Impossible.

di Violette97
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Arroganza ***
Capitolo 3: *** Ti prego. ***
Capitolo 4: *** Bambina. ***
Capitolo 5: *** Liberazione. ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Ho passato i 16 anni della mia vita facendomi paranoie, ammettendo che alcune erano veramente stupide. Ma ora, sento che qualcosa sta cambiando. É come se qualcosa stesse crescendo in me, interiormente intendo, ed è una sensazione che non ho mai provato prima, un po' mi mette paura ma allo stesso tempo mi rende felice. Sento che la mia insicurezza sta svanendo giorno dopo giorno, ma la paura di sbagliare rimane sempre lì, ferma e immobile, attenta a non svanire mai.
Non ho mai avuto molti amici, sempre per la mia stupida insicurezza e paura di dire qualcosa di sbagliato e far sembrare di essere una persona stupida, non ho mai capito come dovessi fare per farmi accettare dagli altri. Forse adesso l'ho capito, se non sono io la prima ad accettarmi nessun altro mi accetterà per quello che sono, e penso che piano piano sto iniziando ad accettarmi.  Sto iniziando a capire come sono fatta realmente e cosa voglio. Anche se per capirlo mi ci sono voluti 16 lunghi anni di paranoie inutili, il merito non è stato nemmeno mio. O meglio io c'ho messo del mio ma il tutto è iniziato da una persona, che lentamente ha scoperto in me cose che nemmeno io sapevo esistessero… Iniziò tutto esattamente 1 anno fa.

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Capitolo 2
*** Arroganza ***


CHAPTER ONE.


Sono le 7 del mattino e la mia sveglia suona senza sosta.
Devo dire però che il suono della sveglia non mi dà fastidio, questa casa è vuota, silenziosa e anche un po' insignificante, come me.
Alle 7.10, come è solita fare, mia nonna entra nella stanza, apre le tende facendo entrare un po' di luce e, baciandomi sulla fronte, dice con un tono di voce molto dolce " Svegliati Violette, la colazione è pronta".
Vivo con mia nonna perché, purtroppo, i miei genitori sono morti in un incidente stradale quando io avevo 4 anni.
Non ricordo molto di loro, devo dire quasi niente. Ma ogni notte li sogno, sogno quel maledetto incidente avvenuto il 4 giugno. Io ero nella macchina con loro, quando all'improvviso un camion taglia la strada a mio padre ed è la fine. É la fine per loro ma soprattutto è la fine per me e per la mia vita. Mi mancano, mi mancano da morire, vorrei avere più ricordi di loro ma niente, ricordo solo quel giorno orribile e la paura e lo spavento nei loro visi che prima dell'impatto si voltarono verso di me. Fortunatamente c'è mia nonna sempre al mio fianco e pronta ad aiutarmi in qualsiasi situazione.
Scendo ancora assonnata, bevo il mio solito latte con un po' di caffè.
Guardo mia nonna, ha il solito sguardo dolce.
Mi alzo dalla sedia e in 10 minuti sono pronta: Jeans, una maglietta semplice e nera, e le mie immancabili converse anch'esse nere. I capelli li lascio sciolti, sono lunghi e neri. Non mi trucco , i miei occhi di colo ghiaccio spiccano da soli.
Saluto la nonna prendo la mia vecchia macchina e vado a scuola.

 
Suona la campanella ed entro in classe per la lezione di chimica nonché una delle mie materie preferite. Mi dirigo verso il mio banco e noto che è occupato dal nuovo arrivato. Tutte le altre ragazza lo ammirano e lo amano disperatamente solo perché fa parte della squadra di football ma per me è solo uno spocchioso arrogante! Ok, anche se ha dei capelli biondi, un viso perfetto, la mascella squadrata e degli occhi verdi intendo con delle sfumature dorate, non significa che è il ragazzo perfetto, anzi!
Non voglio passare per la secchiona possessiva del proprio posto a primo banco, ma senza pensarci troppo dico " Scusa, ma questo è il mio posto".
La sua risposta fu solo uno sguardo gelato che mi fece capire che non si sarebbe mai alzato da quel posto. Frastornata e un po' impaurita mi siedo all'ultimo banco accanto alle più odiose della scuola che non fanno altro che parlare di make up e dei ragazzi che si sono fatti il venerdì sera.
 
Passano lentamente le due ore di chimica, poi si cambia classe per la lezione di fisica e, arrivata l'ora di pranzo, vado alla mensa e mi siedo sl solito tavolo con la mia amica Stacy. É una ragazza semplice come me, ha dei capelli ricci e corti, biondi e degli occhi castani molto intensi, è bellissima. Ma certe volte diventa una stupida per ciò che dice.
" Violette, hai visto il nuovo arrivato? É un figo pazzesco". Ed ecco che la sua stupidità prende vita.
" No Stacy anche tu? É solo un arrogante spocchioso quell'Alex è così menefreghista, non capisco proprio che ci troviate di bello in lui!" sbottai. Guardo Stacy ha una faccia strana, vorrebbe dirmi qualcosa ma non può, e capisco subito perché.
" Tu non sei da meno, secchiona." Mi volto e rivedo quello sguardo gelato. Lo vedo allontanarsi e quando è abbastanza lontano quasi urlo dicendo " Potevi anche dirmelo che era dietro di me, Stacy!".
Lei si discolpa dicendo " Ho provato a dirtelo m tu non mi hai fatto parlare perché eri talmente presa a insultarlo!".


Quella giornata fortunatamente è passata, finita! Tutto ciò che voglio adesso è un abbraccio da mia nonna, solo lei riesce a risollevarmi il morale.


Il pomeriggio lo passo insieme a mia monna a guardare la tv e ascoltando lei che fa dei commenti su tutto e su tutti. Sono le 18:00 quando decido di andare al parco con il mio amato cane di nome Scotty. Sono al parco, amo stare lì,  amo respirare dell'aria pulita, mi fa sentire libera. Sciolgo Scotty e lo vedo giocare lontano con un altro cane, è una femmina. Scotty non sta più giocando con lei, diciamo che sta sfogando la sua voglia repressa. Mi vien da ridere, non avevo mai visto Scotty così allegro e vivace. Ma dopo un po' decido di richiamarlo, lui viene scodinzolando e con la lingua a penzoloni, dietro di lui c'è il padrone della cagnolina con cui Scotty si era "sfogato". Riconosco quello sguardo così frreddo, che urla" Tieni lontano quel cos o da lei, inutile secchiona!".
Di solito sarei rimasta zitta ma questa volta non ci riuscii e dissi" Si è solo sfogato un po', quello che dovresti fare tu, idiota!".E detta la mia battuta fulminante uscii di scena a testa alta con Scotty al mio fianco, torni a casa da nonna che aveva preparato per cena il mio piatto preferito.

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Capitolo 3
*** Ti prego. ***


CHAPTER TWO.



É il 25 Gennaio, un giorno molto freddo qui a New York. Mi piace l'inverno perché così mi posso vestire pesantemente per sentirmi in un certo senso protetta, come se avessi uno scudo.

Sono le 8:30 ed ecco che la mia solita routine ha inizio. Prima ora a scuola e si inizia con chimica, il professore ha portato i test che abbiamo fatto la settimana scorsa, non sono preoccupata, in questa materia me la cavo molto bene e infatti mi tocca una bella A! Non sono una ragazza sicura di sé ma per ciò che riguarda la scuola e le mie materie preferite lo sono molto.

L'ora di chimica è finita stiamo tutti per uscire dalla classe quando il professore dice al signorino Pettyfer di rimanere in classe perché gli deve parlare, io esco con un sorrisino stampato in faccia e sperando per il peggio per lui. Non sono cattiva, è solo che non sopporto lo persone arroganti. La mia  curiosità di sapere cosa si dicessero fa sì che io rimanga fuori dalla porta per cercare di origliare il più possibile ma non sento molto, ma per quel poco che sento ringrazio il cielo per aver fatto sì che le mie preghiere si fossero avverate.

" Pettyfer, non puoi continuare così! Questa è la terza volta che prendi un'insufficienza in questa materia, se nel prossimo test del prossimo mese non prenderai almeno una B, mi dispiace ma mi toccherà bocciarti." Disse il prof. di chimica.

"Ma prof, io ci metto del mio meglio ma questa materia proprio non la capisco." Disse lui in tono pietoso.

" Ti dò un consiglio, perché non ti fai aiutare da qualcuno della tua classe?". Comincio ad avere un brutto presentimento, forse è meglio che vada…

" E da chi prof? Non è che sono tutti dei geni in questa classe.." Ecco, il solito arrogante sbruffone!

" Penso che la signorina Sparks ti possa dare una mano, lei è un'alunna modello!" No, no, no, no. Sparks sono io, e non voglio avere niente a che fare con quell'essere così subdolo. Mi viene da piangere, però ancora non è detta l'ultima parola, nemmeno lui mi sopporta quindi non accetterà sicuramente.

" Prof, per forza con quella? Non c'è nessun altro che mi possa aiutare?" QUELLA? QUELLA HA UN NOME, IDIOTA!

"Pettyfer, o ti fai aiutare dalla signorina Sparks o , mi dispiace, ma per te ci sarà solo la bocciatura." É giunta la mia fine.

 Queste furono le ultime parole che sentii perché dopo si aprii la porta e uscii Alex, mentre io ero ancora con l'orecchio appoggiato alla porta per origliare.

" Oltre che secchiona, sei pure una ficcanaso adesso? Complimenti!". Dio quanto è odioso.

"Senti, di certo ho di meglio da fare che farmi i fatti tuoi. Stavo aspettando che uscisse il prof. per chiedere dei chiarimenti sulla lezione di oggi." Io che chiedo dei chiarimenti? Questa non se la beve… e infatti..

" Ahahah tu secchiona che chiedi dei chiarimenti? Ma per favore, sarai pure brava a scuola ma a dire bugie fai proprio schifo." E adesso è lui che se ne esce di scena dopo la sua battuta trionfante. Siamo pari, palla al centro. Ma adesso ho io il coltello dalla parte del manico, so che mi chiederà delle ripetizioni, e io accetterò ma non per questo significa che gli farò passare l'ultimo test.

 

É l'ora di pranzo e mi reco verso la mensa, mi siedo al solito tavolo. Aspettando Stacy, e poi finalmente arriva. É su di giri, non fa altro che saltellare e fare degli urletti striduli fino a farmi saltare i timpani. In questo momento avrei voglia di ucciderla.

" Stacy, smettila! Calmati e dimmi cos'è successo, mi stai facendo saltare le orecchie!".

" Viol, non ci crederai mai. Aspettavo questo momento da troppo tempo!! Oddio sono così felice."

" Ma mi vuoi spiegare?" Ora ero io quella che urlava.

" Alex Pettyfer, mi ha salutata!" Mentre lo disse le si illuminarono gli occhi e pensai che era altamente malata.

" Ahahahah" Stavo ridendo, e non riuscivo nemmeno a smettere, era una cosa così ridicola! Ma lei ovviamente era troppo esaltata.

" Che hai da ridere? Non capisci? ALEX PETTYFER, il ragazzo più bello della scuola mi ha salutato!".

" Woow, Stacy, non ci credo! E quand'è la data del matrimonio?". Sì, anche io so ironizzare.

" Sei una scema, non puoi solo essere felice per me?"

" Ma dai Stacy, è un saluto, mica ti ha chiesto di sposarti."

" Sì, ma inizia tutto con un saluto." disse lei, altamente convinta.

" Va bene Stacy, ma lo sai che quel tipo non mi piace. Troppo arrogante e presuntuoso per i miei gusti."

Stacy aveva lo sguardo perso… e non mi ci volle molto per capire perché, il suo futuro marito stava venendo verso di noi.

" Vedi Viol? Sta venendo verso di noi e ora mi chiederà di uscire! Sono così felice!!" Era veramente felice, ma penso che la sua felicità finirà presto. Ho il presentimento che non le voglia chiedere di uscire. Il belloccio della scuola arriva e si siede accanto a me.

" Sì, prego fai pure era apposta per te quel posto" Dico io ironica, e mi becco un'occhiataccia dalla sua futura moglie Stacy.

"Viol, smettila di fare la maleducata, per lui tutti i posti sono liberi!" Ok, è andata fuori di testa e adesso sono io a tirarle un'occhiataccia.

"Ho di meglio da fare che stare seduto con una secchiona ficcanaso. Ma ti devo chiedere una cosa o sarà la fine per il mio anno scolastico." Gli occhi di Stacy diventarono tristi, si era fatta troppi castelli in aria e ora piano piano il suo sogno di diventare la Signora Pettyfer stava svanendo.

"Sono tutta orecchie." Forse non avrei dovuto dire così..

" Che sei tutta orecchie l'ho potuto vedere alla fine della lezione di chimica, quando ascoltavi la mia discussione con il professore!". Odioso, odioso, odioso.

" Senti, mi devi dire qualcosa o no? Di certo non sto qui a rovinarmi il pranzo per sentirmi insultare da un arrogante come te." Faccio per alzarmi ma lui mi trattiene per un braccio e dice " Ok, va bene la smetto. Però tu mi darai delle ripetizioni di chimica?" Non aveva più lo sguardo gelato, più che altro era disperato. Provavo un filo di tenerezza per lui.

" E perché mai dovrei darti delle ripetizioni? Per sentirmi insultare ogni volta? Che c'è adesso ti fa comodo la secchione, eh?".

" Ti prego, Violette, ne ho davvero bisogno. Non te lo chiederei se non fossi disperato. Ti prometto che non farò mai più un commento su di te." Per la prima volta mi chiamò Violette, era già un passo avanti.

Non sapevo cosa fare, guardai per un secondo Stacy che aveva quasi le lacrime agli occhi poi guardai Alex, il suo sguardo era sempre più disperato. E purtroppo tra il suo sguardo e quello di Stacy vinse il suo.

" Ok, accetto a solo una condizione! Non dovrai mai fare commenti arroganti su di me, e appena dirai qualcosa di sbagliato io non ti darò più ripetizioni!" Lo dissi con un tono deciso, non sembravo nemmeno io.

"So che sarà difficile non fare commenti su di te, ma ci proverò!".

" Sei un caso perso, arrogante!".

 

 

Suonò la campanella e ognuno ritornò nella sua classe. Mi dispiace tanto per Stacy, appena suonò la campanella è scappata di corsa senza nemmeno dire una parola. Appena arriverò a casa la chiamerò.

 

 

Rimane l'ultima ora di storia dell'arte, quindi si cambia classe.

 Cammino tranquilla nel corridoio quando Alex mi si pianta davanti facendomi cadere tutti i miei appunti.

" Oltre che arrogante sei pure stronzo però eh!" Sbottai, lo so che lo ha fatto apposta,

" Stai calma Violette, volevo solo che ci mettessimo d'accordo per le ripetizioni".Disse mentre si chinò per raccogliermi gli appunti.

"Ok, quando vuoi iniziare?"Dissi io con un tono più pacato.

" Il più presto possibile, anche pomeriggio se non hai impegni!". Sì, devo dire che la mia agenda pullula di impegni!

"Ok, pomeriggio sono libera. Alle 16 a casa mia e non ritardare!".

Detto questo giro i tacchi e me ne vado in classe e, finita l'ora di storia dell'arte salgo sulla mia macchina e mi dirigo verso casa.




Ciao ragazze, spero che questa storia vi piaccia. Per adesso è un po' noiosa lo so, ma vi assicuro che si farà un po' più movimentata. Vi prego recensite, accetto tutti i commenti belli e brutti!! :)

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Capitolo 4
*** Bambina. ***


CHAPTER THREE.

Dopo aver chiamato circa 45 volte Stacy e averle lasciato altrettanti messaggi sul cellulare, intuisco che non mi voglia parlare. 

Mi sento in colpa, ma in fondo non sto facendo niente di male, non ci sto mica uscendo insieme gli sto solo dando delle stupide ripetizioni. É alquanto infantile comportarsi così, o che almeno me lo dicesse in faccia quello che prova. 

Sono le 15:30, tra mezz'ora arriverà Alex e ho una strana sensazione allo stomaco, mai provata prima. 

"Nonna, mi puoi dare qualche medicina o qualsiasi cosa che mi faccia passare questo terribile mal di pancia?".

" No, tesoro! Non le hanno ancora inventate le medicine per le farfalle nello stomaco.Quel ragazzo che deve venire come si chiama?Richard? É per lui che stai così." Disse lei.

Scoppiai in una fragorosa risata.

" Ma che farfalle e farfalle nonna. Intanto si chiama Alex e non Richard e secondo, semmai mi fa venire i vermi nello stomaco e non le farfalle!"

" Ma come sei acida tesoro, che ti avrà mai fatto quel ragazzo?"

" Lasciamo perdere nonna, non puoi capire. E comunque non ho le farfalle nello stomaco!" Dissi io con tono agitato.

" Va bene tesoro, ma non ti scaldare così tanto che poi ti ammali sul serio!". Non le risposi, preferii salire nella mia stanza a leggere un libro ormai di cui avevo scordato anche l'esistenza. C'era qualcosa che non riusciva a farmi concentrare, ogni frase di quel libro la leggevo almeno 4 volte prima che arrivasse ad avere un senso logico per il mio cervello, quel dolore alla pancia era insopportabile, mi vennero mille dubbi. E se avessi veramente le cosiddette "farfalle nello stomaco" ? Al solo pensiero che io potessi provare anche il più piccolo sentimento per quell'essere arrogante mi faceva venire la nausea. 

Erano le 16:00 ed era tempo di lasciar perdere tutti i miei dubbi e timori e di andare ad aprire alla porta perché avevano suonato! Scesi di corsa le scale e, prima di aprire la porta, mi controllai allo specchio solo per vedere se avessi un aspetto decente.

" E poi non ti importa niente di quel Richard eh?" Disse mia nonna dal salotto che mi vide specchiare.

" Alex nonna, ALEX! E ti ribadisco che non provo niente."

" Alex, Richard, cosa cambia? bah" Disse lei prima di ritornare a guardare la televisione e commentare tutto ciò che vedeva.

Aprii la porta e rimasi sorpresa della figura che mi trovai davanti, non era Alex. Era una ragazza, era la mia migliore amica Stacy con in mano i libri di chimica. Ma guarda un po' che casualità!

" Stacy ciaaaao, che ci fai qui?" Dissi io con tono sorpreso e fintamente contento.

" Anche io ho bisogno di alcune ripetizioni di chimica, e so che tu non rifiuterai, vero?"

" Ma veramente stavo aspettando…" Non mi fece nemmeno finire la frase che entrò in casa, salì le scale e se ne andò nella mia stanza.

Non sapevo cosa fare e cosa pensare. Dovevo essere arrabbiata perché si era presentata in quel modo a casa mia o essere contenta perché mi rivolgeva ancora la parola? Dovevo dirle che sapevo che lei aveva una bella B in chimica e che, quindi, non aveva bisogno di ripetizioni o dovevo far finta di niente? Ero sempre più confusa, ma anche stavolta dovevo rimandare le mie confusioni e dubbi perché suonarono di nuovo alla porta.

Questa volta era Alex.

" Ciao Violette." Disse con il suo tono di voce caldo e leggermente attraente.

" Ciao Alex." Dissi io un po' rimbambita a guardare i suoi occhi.

Salimmo le scale e, arrivati nella mia stanza Alex disse : " Ah, c'è pure lei?" riferendosi a Stacy.

In fondo in fondo stavo godendo per quella frase.

" Sì, anche lei ha bisogno di ripetizioni a quanto pare." Dissi guardando lei.

" Ciao Alex" Disse lei facendo gli occhi a cuoricino ad Alex e buttandoglisi, praticamente, addosso. 

" Ciao…" Disse lui guardando me in modo imbarazzato, imbarazzato perché non ricordava il nome di lei. 2-0 per me!

"Stacy, mi chiamo Stacy. Non è così difficile da ricordare!" Disse Stacy con un tono dispiaciuto e amareggiato.

" Allora ragazzi iniziamo? O non finiremo più. " Dissi io.

E dopo che gli altri due mi diedero il consenso iniziai a spiegare, come meglio potevo, la mia amata chimica.

Passai un'ora e mezza a spiegare quella, ormai diventata anche per me, odiosa chimica. Mi sembrava di parlare a due muri, perché Stacy non fece altro che guardare Alex con i suoi soliti occhi a cuoricino e Alex non faceva altro che guardare un punto fisso del muro.

Non so per quale grazia divina ma a Stacy squillò il telefono, era sua mamma che le obbligava di tornare a casa perché avevano egli ospiti a casa. Dopo averla congedata io e Alex restammo soli.

Era ancora perso nei suoi pensieri allora non mi rimase altro che dire:

" ALEX , SVEGLIA!"Stavo urlando, perché lui non mi stava dando retta e, dopo un'ora e mezza, direi che ero stanca e infastidita. Alex fece un sussulto e poi si girò di scatto verso di me.

"Che c'è?" Disse lui con il suo tono da " non colpevole".

" C'è che è da un'ora e mezza che parlo con te e tu hai la testa tra le nuvole. Scommetto che non hai capito nemmeno una parola di ciò che ho detto."Ero infastidita, avevo perso un'ora e mezzo del mio tempo, certo non che avessi di meglio da fare però…

" Hey, stai calma. Mi sono distratto solo un attimo!"

" Solo un attimo? Ma se non hai fatto altro che guardare il muro per tutto il tempo, non riesci ad accettare nemmeno l'impegno che ci sto mettendo per aiutarti!".

" Sei solo una bambina, non fai altro che lamentarti."

" Io sarei la bambina? "

" Sì, sei una bambina che ha solo paura e che quando i suoi genitori non sono in casa fa venire la sua nonnina per proteggersi." 

Mi girava la testa, una marea di ricordi mi affiorarono in testa. Quel maledetto incidente, che sognavo ogni notte.

Avevo le lacrime agli occhi, ma ebbi la forza stampargli 5 dita in faccia e di dirgli " Il bambino sei tu che parli senza sapere. I miei genitori sono morti entrambi, quando io avevo 4 anni. Sei un essere così subdolo e meschino."

Il suo sguardo da cattivo diventò dispiaciuto. Mi aveva ferito, e questo lo aveva capito ma questo non toglie il fatto che è un essere schifoso.

" Mi dispiace, Violette, io non sapevo, non…immaginavo…" Disse lui balbettando…

"Vattene, e non mi rivolgere mai più la parola." 

Lui, avendo capito di aver sbagliato, prese le sue cose e se ne andò in fretta e furia. Appena lo vidi uscire dalla mia stanza scoppiai in lacrime, erano lacrime amare e piene di dolore. Avevo sempre i visi dei miei genitori impressi nella mente, un ricordo che non se ne andrà mai.

 

 

 

Il giorno dopo non andai a scuola, e mia nonna capì il perché. Passai tutto il giorno a piangere, ogni cosa che facevo, guardavo o sentivo mi ricordava il giorno dell'incidente. Nemmeno mia nonna riuscì a calmarmi.

Erano le 18:00 del pomeriggio quando mi arrivò un messaggio sul cellulare da un numero che non avevo memorizzato:

"Mi dispiace Viol, non volevo offenderti in quella maniera, non potevo mai immaginare che ti fosse capitata una cosa così tremenda. 

Ti prego di perdonarmi anche perché in un certo senso anche io ho passato quello che hai passato tu e so cosa si prova.

P.S. tra mezz'ora passo a prenderti per andare a fare un giro,

ALEX". 

Se si aspetta anche solo minimamente che io lo possa perdonare così facilmente si sbaglia di grosso. E poi tutta questa dolcezza e tutto questo interessa di scusarmi con me da dove gli sono spuntati? E poi perché tutto così velocemente?

Nonostante mi feci le mie solite mille domande, per non so quale motivo decisi di prepararmi.

Indossai i miei soliti jeans, una camicia con una giacchetta, nera e le mie solite converse. I capelli sempre e lisci, che cadevano sulla schiena e il mio solito filo di mascara.

Alle 18:30 puntuale, suonarono alla porta ed aprì mia nonna.

"Violette, c'è il tuo ragazzo qui per te"

Grazie della bellissima figura di merda nonna, pensai tra me e me.

"Non è il mio fidanzato!" Gridai io mentre scendevo le scale, e dopo averle dato un bacio in guancia e aver tirato un'occhiataccia a lui entrammo in macchina e ci dirigemmo verso il centro della città.

 

 

 

 

 

 

Sono contenta che almeno una di voi abbia recensito, sono contenta anche per ciò che ha scritto! Spero che questo capitolo vi piaccia e vi prometto che il prossimo sarà ancora più bello.

Recensite, recensite e non dimenticate di recensire!! :) 

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Capitolo 5
*** Liberazione. ***


 CHAPTER FOUR. 





Ero ancora incredula che mi fossi fatta convincere con uno stupido messaggio a uscire con lui.

Non ho mai ceduto così facilmente, di solito quando qualcuno mi faceva un torto non gli rivolgevo la parola per almeno 1 mese nonostante le loro scuse inutili. Ma per qualche strano motivo con lui non riuscii, strano!

Forse perché ero curiosa di sapere cosa mi dovesse dire, forse perché ero curiosa di sapere perché volesse farsi perdonare o forse perché volevo solamente conoscerlo meglio.

E per quale motivo io volevo conoscerlo meglio?

È meglio non rispondere per ora a questa domanda....

Siamo in macchina e non ci siamo ancora rivolti la parola, ogni tanto si gira a guardarmi ma io faccio finta di non accorgermene e io faccio lo stesso con lui.

Per qualche strano motivo, mi piace lanciargli degli sguardi nascosti, mi piace guardarlo...

" Mi dispiace" Disse tutto d'un fiato mentre io gli lanciavo uno dei miei sguardi non più nascosti.

" Mi sembra anche normale che ti dispiaccia, sai forse prima di parlare è meglio che tu sappia ciò di cui tu debba parlare" Dissi io fingendomi calma.

" Senti, io sto cercando di rimediare in qualche modo perché, come ti ho già detto, è qualcosa che ho passato anche io in un certo senso" disse con una voce che mi fece quasi tenerezza.

Ma io non mollai.

" Che è successo? Ti è morto il gatto per caso?" Stavo diventando cattiva, e non volevo ma lui mi aveva ferita il doppio. 

E poi vidi il suo sguardo misto tra tristezza e rabbia, cominciai a sentirmi in colpa per quella battuta così infantile.

"No, il mio migliore amico, mi è morto il mio migliore amico! " stava urlando, e ne aveva il pieno diritto! Mi sentii così stupida, volevo consolarlo o comunque dire qualcosa per tirarlo su di morale, qualsiasi cosa... Ma non mi uscii niente dalla mia bocca, ero pietrificata dalla mia stupidità!

Poi continuò lui dicendo

" E la cosa peggiore è che la colpa è mia, è solo mia se è morto! È morto per la mia ingenuità e la mia stupidità...". 

Adesso ero io ad avere le lacrime agli occhi, non avevo mai visto una persona tenersi tutto quel dolore dentro, dolore causato dai sensi di colpa.

Per i restanti cinque minuti non disse niente, e nemmeno io! 

Decidemmo di andare al parco, un po' d'aria pulita ci avrebbe fatto bene...

Quando scendemmo dalla macchina mi guardò e disse" Mi dispiace se prima ho alzato la voce, non volevo spaventarti" .

Camminando nel parco gli dissi" Non ti preoccupare, hai fatto bene ad urlare, ho fatto una battuta stupida. Comunque quando e se vorrai sfogarti con me, ho le orecchie sempre aperte".

Cercai di sembrare il più sincera possibile, perché lo ero, volevo dimostragli il mio appoggio.

In un primo momento fece cenno di no con la testa, come se cercasse di cacciare via un ricordo orribile, poi guardando sempre dritto, verso il vuoto cominciò a sfogarsi dicendo:

" È successo tutto 2 anni fa quando io avevo 16 anni; a quei tempi io vivevo in Florida e lui, Andy, viveva nella casa accanto alla mia. Lo conoscevo praticamente da sempre, era come un fratello per me, come il padre che mi è sempre mancato. 

Era quasi la fine dell'anno scolastico, e come sempre, c'era qualcuno che organizzava delle feste, noi fummo invitati; io ero, diciamo, quello ribelle che se ne fregava delle regole e di quello che pensava la gente, lui invece era più il santarellino della situazione. 

Io , come al solito, a quella festa bevvi un sacco e, purtroppo, costrinsi anche lui a farlo. Si, l'ho proprio costretto, perché lui non voleva, ma io ho insistito provocandolo, dicendo che era un buono a nulla e che nessuna ragazza lo avrebbe mai considerato se non si fosse divertito un po'. Allora lui mi prese alla lettera e cominciò a bere a più non posso. Sembrava felice, visto che era circondato da diverse ragazze e lui rideva! Mi ringraziò pure, dicendo che senza di me sarebbe rimasto per sempre uno sfigato. Ma non sapeva che se non avesse seguito sarebbe ancora in vita. Erano le 4:00 del mattino, la sbornia di qualche ora prima era quasi passata, ma non per lui. Lui era ancora ubriaco, cercai di convincerlo in tutti i modi a non mettersi alla guida di quella fortuitissima macchina, ma non appena io mi allontanai e lo lasciai solo per 10 minuti, in quella casa non c'era più. Allora pensai che era in qualche stanza con qualche ragazza ma non c'era da nessuna parte, uscii da quella casa e corsi, corsi quanto bastò per vedere la sua morte. Aveva preso la sua macchina, ed era scappato a tutto gas; arrivato al semaforo lui aveva il rosso, ma non lo vide e tirò dritto e, purtroppo, passò un camion un enorme camion che lo spazzò via facendo rotolare più e più volte la sua piccola macchina. Tutto quello che riuscii a fare fu correre il più veloce che potei ma ormai il danno era fatto. Morì sul colpo, e la colpa è solo mia." Sembrò quasi che si tolse un peso raccontando il suo dolore a qualcuno, ma questo non bastava.

"Alex, non potrai vivere per sempre con il pensiero che la colpa della sua morte sia tua; vedi, purtroppo, quando una persona va via non devi pensare che non ci sia più, devi pensare che rimarrà per sempre nel tuo cuore e non andrà mai vai. Non ci sarà fisicamente ma non vuol dire che non esista più. Mia nonna mi dice sempre " quando senti la mancanza dei tuoi genitori, guarda il cielo stellato e quando vedrai due stelle che per te sono le più bella quelle sono i tuoi genitori che vegliano su di te" e io alzo sempre gli occhi al cielo, e quando vedo le mie due stelle più belle mi sento più al sicuro, li sento accanto a me." 

Era più rilassato in viso, capivo che il peso del suo dolore si faceva sempre più leggero e io ne ero felice.

Dopo che io finii di parlare, fece un gesto che mi spiazzò: mi abbracciò.

Un abbraccio forte e serrato ma al contempo dolce e delicato.

Con tutte le forze e la dolcezza che potevo avere ricambiai l'abbraccio, e poi fu inevitabile guardarci negli occhi. Quel verde intenso nei suoi occhi mi faceva sentire felice, è strano che un solo sguardo mi potesse fare sentire così, eppure lui ci riusciva.

Poi, quando ci distaccammo dall'abbraccio mi disse 

" Grazie Violette, finalmente ho trovato una persona che mi possa capire realmente. Qualcuno con cui sfogarmi e sentirmi più libero. Ma adesso basta parlare di cose tristi e andiamo a prendere un gelato, offro io!"

"Penso che in pieno inverno per un gelato faccia troppo freddo, che ne dici di una cioccolata calda?"

"Come al solito secchiona hai ragione tu." Questa volta "secchiona" lo disse in modo ironico e io non me la presi. Ma gli risposi dandogli una gomitata nello stomaco che lo fece tossire fortemente.

"Oh scusa, non volevo farti male!" Dissi io alquanto ironica. Lui, accovacciato, alzò lo sguardo e mi guardò fisso. Da quello sguardo capii che era meglio scappare,o ironicamente, mi avrebbe fatto male anche lui. Così cominciai a correre ridendo come una cretina, ma nonostante io corressi più veloce che potevo lui, giocatore di football, mi raggiunse mi si piazzò davanti spingendomi a terra, sull'erba e cominciò a farmi il solletico. Il solletico, l'ho sempre odiato! Che nervi, ero praticamente bloccata dal suo peso non riuscivo a muovermi e l'unica cosa che riuscivo a fare era ridere, ridere e urlargli di smetterla. Ma ovviamente lui non mi ascoltò. Quando ero quasi al limite della sopportazione di quel fastidiosissimo solletico, lui si bloccò. Si sollevò sulle braccia, rimanendomi sempre sopra, e mi fissò dritto negli occhi. Quello sguardo si faceva sempre meno sopportabile e piano piano lo vedevo avvicinarsi sempre di più a me, poi l'unica cosa che riuscii a sentire furono le sue labbra a contatto con le mie. Le sue labbra erano così morbide, le più belle che avessi mai assaggiato. Certo erano le prime labbra che sfioravano, ma ero certa che fossero le più belle. La sua mano scivolò tra i miei capelli con delicatezza e io feci lo stesso nei suoi. Poi il bacio diventava sempre più intenso, ed era come se entrambi ne volessimo più. Allora le nostre lingue si incontrarono e cominciarono a ballare una danza lenta e dolce. Quando il contatto tra le nostre labbra finì, io sentii una vampata di calore passarmi per tutto il corpo fino ad arrivarmi al viso. Fu una sensazione che non avevo mai provato prima, fu qualcosa che mi spaventò ma allo stesso tempo mi faceva sentire più…viva! Volevo essere felice per quello che era appena successo, ma qualcosa me lo impediva! I miei soliti dubbi e le mie solite domande a cui non riuscivo mai a trovare una risposta.

Perché lo aveva fatto? Perché proprio io ? É una presa in giro, come prende tutte le altre ragazze?

L'unica pensiero che mi ruotava in testa era "Non ti illudere Viol, se no rimarrai fregata".

E infatti non mi illudevo, però volevo almeno godermi i miei 5 minuti di felicità. Così, lui si rialzò da sopra di me e, porgendomi una mano mi aiutò a rialzarmi e ci dirigemmo verso la più vicina caffetteria dove entrambi ordinammo una bella cioccolata fumante. Nessuno di noi due parlò di ciò che fosse successo 10 minuti prima e forse era meglio così, per ora. Parlammo del più e del meno e piano piano cominciai a capirlo e a conoscerlo. E devo ammettere che era davvero una persona fantastica… ma ogni volta che pensavo qualcosa di positivo su di lui il mio solito pensiero riaffiorava " Non ti illudere, non ti illudere, non ti illudere."  

 

Dopo aver passato circa un'ora nella caffetteria a parlare e a lanciarci sguardi furtivi, era ora di tornare a casa.

Arrivati a casa mia accostò, e io scesi dalla macchina per poi dirgli " Grazie!"

Lui mi sorrise, dolcemente e poi io rientrai a casa dove mia nonna stava guardando, al suo solito, la tv.

"Ciao nonna!" Dissi io con un tono di voce diverso dal solito mio. Infatti lei capì.

"Ti ha baciato, vero?" Disse lei scrutandomi da capo a piedi.

Io non le risposi, salii di corsa in camera mia poi andai in bagno per farmi una doccia e ripensare tutto quello che era successo. Appena uscii dalla doccia, presi il mio cellulare e vidi un messaggio ed era Stacy.

 

 

 

 

 

 

 

 

Scusate se ho postato questo capitolo con un po' di ritardo, rispetto al mio solito, ma ho avuto un po' da fare… Comunque spero che vi piaccia questo capitolo e se è così non esitate a recensire. Ma recensite anche se non è stato di vostro gradimento, Grazie! :)

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