Katye.

di youweremysummerlove
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 25 ***
Capitolo 26: *** Capitolo 26 ***
Capitolo 27: *** Capitolo 27 ***
Capitolo 28: *** Capitolo 28 ***
Capitolo 29: *** Capitolo 29 ***
Capitolo 30: *** Capitolo 30 ***
Capitolo 31: *** Capitolo 31 ***
Capitolo 32: *** Capitolo 32 ***
Capitolo 33: *** Capitolo 33 ***
Capitolo 34: *** Capitolo 34 ***
Capitolo 35: *** Capitolo 35 ***
Capitolo 36: *** Capitolo 36 ***
Capitolo 37: *** Capitolo 37 ***
Capitolo 38: *** Capitolo 38 ***
Capitolo 39: *** Nella vita di Katye. Il dopo epilogo. ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


-Katye su dai svegliati che devi andare a scuola.
Le urla di mia madre si sentivano per tutta la casa, odiavo quando mi chiamava a sguarciagola per farsi sentire. Ma adoravo quando mi portava la colazione in camera accompagnata sempre da qualche spicciolo di dollaro.
Piacere, mi presento, mi chiamo Katye ho 15 anni e vivo a Sydney in Australia. 
Vivo in questa città da un po' di tempo, da quando i miei si sono separati e io vivo con mamma;
qui non ho ancora molti amici, frequento una scuola superiore e non conosco quasi nessuno.
Il mattino è un grande trauma per me, non vorrei mai alzarmi dal mio bel lettone grande, ma devo farlo. 
Sono nata a Milano e d'inglese non capisco molto, ma sto comunque tentando.
-Katye su dai, muoviti altrimenti farai tardi, i pancakes sono sul tavolo, si raffreddano!
-Ok mamma, arrivo, ma abbassa un po' la voce che odio le urla di prima mattina.
Scendo mentre mi infilo velocemente una maglietta.
-Buongiorno Katye, ben svegliata.
-Buongiorno mamma urlatrice!
-Sei di buon umore a quanto vedo eh? hai preso tutto da tuo padre.
-Oh grazie, che complimento!
-Dai, volevo scherzare, non si può fare niente con te!
Da quando io e mamma viviamo sole i nostri rapporti si sono intensificati sempre di più; usciamo sempre insieme, dice ogni tanto qualche battuta che lei reputa divertente e poi ci confidiamo molto; essendo figlia unica la considero quasi una sorella.
Saliamo in macchina, indosso le cuffie del mio ipod color viola e ignoro mia madre che continua a parlare da sola.
Ecco la scuola, che l'inferno abbia inizio.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Ecco la scuola, ecco l'inferno. Frequento questa scuola da circa due settimane, ma mi sento ancora un pesce fuor d'acqua. Cazzo, vorrei ritornare a Milano, vorrei riavere tutti i miei amici. Però dai, devo dire che qui i ragazzi sono molti gentili e cordiali, e anche carini, ma questo non è poi cosi' importante.
La giornata prosegue a ritmo molto veloce, quasi non mi accorgo che è già ora di pranzo. Esco dall'aula in fretta e furia per arrivare a prendere i posti quando mi imbatto in lui, il ragazzo più bello che io abbia mai visto, fino ad oggi: Bob.
Bob è un ragazzo alto, moro, occhi castani e un corpo da surfista.
-Oh scusa, non ti avevo visto, stai bene?
Già, ero caduta a terra insieme ai miei libri e alla mia borsa.
-Sì, sto bene tranquillo.
Decise di aiutarmi a rimettere le cose cadute sul pavimento in borsa, per poi darmi una grande stretta di mano per aiutarmi ad alzarmi, prima di proseguire:
- Sei nuova di qui vero?
-Già, non ti sfugge nulla a quanto vedo.
-Beh, non hai un volto conosciuto, sei sola?
-Sì, direi proprio di si. (cazzo, non dovevo dirlo ma era la verità, ero sola davvero e non volevo rimanere tale in quella scuola un altro minuto).
-Bene, vai a pranzo? se vuoi puoi venire con me e i miei amici, vedrai ti troverai bene.
-Ok, andiamo, risposi con decisione senza apparire troppo sognante o troppo timida.
Mi sentivo alquanto importante accanto a questo ragazzo che era a dir poco meraviglioso, tantè vero che tutti, quando noi due passammo per i corridoi, ci fissavano. 
Qualcosa mi faceva pensare che Bob fosse uno dei pochi ragazzi popolari della scuola.
-Hey guys, scusate il ritardo, ma ho incontrato questa bella ragazza che si è trasferita da poco in città si chiama...(si rivolse verso di me) ti chiami?.
-Oh giusto, scusa non te l'ho detto..piacere Katye.
Ciao Katye, benvenuta, dissero i suoi amici, anch'essi gentili e cordiali.
Mi sentivo quasi a casa, tutti si interassavano a me in qualche modo e nonostante la mia conoscenza scarsa della lingua del posto, riusci' a sentirmi al mio agio senza dover pensare troppo ai problemi della mia pronuncia.
La scuola non era più un inferno, quasi quasi stava diventando un paradiso.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Quello fu uno dei miei giorni migliori, in tutti i suoi aspetti. Tornai a casa super contenta, con un sorriso più grande del mio viso.
-Hello mamy, sono a casa!
-Wow tu che parli inglese? che ti è successo?
-Di tutto mamma, di tutto!
-Racconta dai.
-Adesso non ho proprio tempo, tra un'ora devo uscire di nuovo!
-E con chi?
-Con i miei nuovi amici, con chi sennò?, suvvia mamma, fammi vivere la mia adolescenza dai!
-Ok, ma non fare tardi, voglio che torni per cena.
-Va bene.
Salì in fretta in camera mia, tolsi gli abiti da scuola e indossai un paio di collant a cui abbinai una maglietta lunga fin sopra il ginocchio.
Un paio di converse blu, le mie scarpe preferite, matita, mascara, un po' di cipria ed in meno di 20 minuti fui pronta.
Amavo uscire in modo molto semplice, alla fine ero così, una ragazza molto semplice.
La mia ansia da pre-uscita o pre-appuntamento, come volete chiamarlo fate voi, svani' in fretta quando un suono familiare arrivo' alle mie orecchie.
Scesi di corsa le scale ma non feci in tempo, mia madre aveva già aperto la porta.
-Salve signora, sono Bob, c'è Katye? 
-Oh si certo, te la chiamo subito.
Non fece in tempo a girarsi che ero gia' davanti alla porta con il giubbotto in mano. 
Salutai velocemente mia madre e scappai fuori.
-Ciao bob. Solo?
-Ciao bellezza, sì, gli altri avevano impegni.
Oh diamine, allora aspetta , ha detto bellezza? mi ha chiamato bellezza? e siamo soli? ok, muoio.
-Allora cosa vuoi fare? mi domando' con fare educato.
-Beh, non so, abito qui da poco...fai tu.
-Ti porto in un posto caldo? fa un po' freddo.
-Magari una bella cioccolata, ma si dai.
Quel sorriso era magnifico, quasi da togliermi il fiato. 
-Sai, sei bella, bella davvero.
-Oh grazie..ma non dirmi così, mi conosci così poco e poi..
-e poi cosa? ti conosco poco, sì, ma la bellezza si vede fin da subito no?
-Ti prego, smettila..
Quasi arrossivo, quasi non riuscivo a respirare bene, eravamo così piccoli tutti e due in quella città così grande, eppure incominciavo a starci bene davvero. Forse era lui che mi faceva stare bene davvero, o forse ero io, non lo so, so solo che in quel momento non facevo altro che ascoltare lui e fissare quelle labbra così carnose, dio quant'era bello!
Entrammo in una tavola calda, l'atmosfera era così calda, così romantica.
-Allora cosa prendi?
-Una cioccolata grazie.
-Bene, allora ci porti due cioccolate.
Ci sedemmo in uno di quei sedili, mi sentivo in un film americano, ma non era un film era la mia realtà, nessun frutto della fantasia.
-Allora parlami un po' di te. Mi disse.
-Beh, non ho molto da dire, sono una ragazza solare, amo la compagnia. Vengo da Milano, ma vivo a Sydney da qualche mese. Non ho cominciato subito la scuola, prima dovevo abiturami allo stile di vita Australiano.
-Oh, come vedi non c'è modo di cui abituarsi, ad esempio io vengo da Toronto, in Canada, i miei si sono separati quand'ero piccolo e io adesso vivo con mio padre qui a Sydney.
-Oh, wow sei un ragazzo così misterioso.
-Solo perchè le ragazze mi guardano non significa che io sia misterioso.
-Beh, forse hai ragione.
E così passammo il pomeriggio, tra i nostri racconti, risate e sorrisi rubati, incominciava a piacermi sul serio. Eppure non erano passate neanche 24 ore.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Si stava facendo tardi e io stavo così bene con lui, in quella tavola calda, insieme. Non volevo andare a casa, non mi andava, per cui chiamai mia mamma:
-Mamma, guarda non torno per cena, mangio fuori con degli amici. 
-Vabbene tesoro, hai i soldi con te?
-Certo mamma, non esco mai senza.
-Vabbene tesoro, divertiti e non tornare tardi, domani hai scuola.
-Certo, grazie ti voglio bene.
-Ti voglio bene anch'io.
Mia madre su queste cose mi dava sempre il consenso, su questo era sempre comprensiva, almeno.
-Allora, cosa facciamo? gli proposi io.
-Beh, non so, andiamo al mc? 
-Grande! amo il mc donald's!
Insieme sorridemmo e ci incamminammo.
Arrivati lì, ordinammo e ci sedemmo, tutto era così perfetto attorno a me, non erano i soliti mc di Milano, erano diversi, avevano qualcosa di diverso anche se il cibo è sempre lo stesso.
Continuammo a parlare del più e del meno.
-Allora, sei fidanzata? lo so, è una domanda troppo affrettata visto che ci conosciamo da così poco, ma mi sentivo di fartela, mi disse.
-Sai, volevo fartela anch'io, ma non volevo che tu ti facessi un'idea sbagliata su di me ecco, comunque no, non lo sono, e non potrei mai esserlo, sono qui ancora da così poco tempo e non ho conosciuto nessuno che mi facesse battere il cuore, almeno fino ad ieri. Lo sguado malizioso gli fece capire che stavo proprio parlando di lui, mi sorrise:
-Beh anch'io non sono fidanzato, mi sono lasciato circa due mesi fa con una ragazza a cui avevo dato anima e corpo, in tutti i sensi. Poi mi ha lasciato, uscendosene con la scusa che ero troppo per lei, che non mi meritava.
-Oh sì, capisco.
E ascoltavo in modo silenzioso e attento, osservavo e sentivo ogni singola sillaba, era perfetto in tutto, anche quando parlava. *Cazzo Katye, mica ti stai innamorando?, nah, non credo!*
-Hey sei silenziosa, ho detto qualcosa che non va?
-No no,assolutamente, solo che stavo pensando che devi aver sofferto molto eh? anche noi ragazze a volte riusciamo ad essere stronze.
-Certo! incontrate l'uomo perfetto e ve lo lasciare scappare, mentre invece gli stronzi che vi tradiscono ogni secondo ve li tenete stretti.
-Eh chi ci capisce, dissi sospirando.
- Ahah sei divertente sai, mi sorrise di nuovo.
-Oh, grazie, sorrisi anch'io.
Alzati, posammo i vassoio e uscimmo dal mc, lui mi mise un braccio intorno al collo, e io ricambiai mettendolo intorno ai fianchi, non eravamo fidanzati, ma in quel momento sembrava proprio di si.
-Cavolo Bob, scusami, ma devo proprio tornare a casa, si è fatto tardi, mia mamma sarà preoccupata.
-Ma no tranquilla, ci devo andare anch'io, sicuramente mio padre sarà in pensiero, ti accompagno a casa?
-Certo, come vuoi.
Il tragitto fu accompagnato da un lungo silenzio imbarazzante. Nessuno dei due riusciva a dire qualcosa o aveva il coraggio di dire qualcosa. Non era successo niente di imbarazzante, ma la mia quasi confessione forse lo fece spaventare. 
-Ecco casa mia, beh allora ci vediamo domattina a scuola?
-Certo. E ad un tratto successe l'incredibile. Le sue labbra si avvicinarono alle mie, per la prima volta.
No, non era il mio primo bacio, ma lo era con lui. Quasi sentivo le farfalle allo stomaco, quasi non riuscivo a respirare, quasi mi mancavano le parole...
-Non dire niente, mi disse, mi piaci da morire.
-Anche tu Bob, davvero.
E continuammo a baciarci fin quando vidi la luce di casa mia accendersi.
-Cazzo, ecco mia madre, adesso vado buonanotte Bob.
-Buonanotte piccola.
Chiusi la porta e quasi non riuscivo a reggermi. La serata più bella di tutta la mia vita.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


-Katye, è tardi, domani hai scuola, dove cavolo sei stata?
-Mamma ti prego, è stata la giornata più bella della mia vita, non rovinarmela.
-Oh bene, adesso sarei io a rovinare le giornate a te? Katye, sono stata in pensiero, potevi dirmi dove andavi almeno.
-Ok mamma, vuoi che ti dica tutto? vuoi sapere cosa ho fatto?
presi un bel respiro e incominciai ad urlare.
-A scuola ho avuto un piccolo scontro con un ragazzo che mi ha invitato a sedermi al suo tavolo a pranzo, di pomeriggio i ragazzi erano impegnati per cui è rimasto soltanto lui e siamo usciti entrambi, prima siamo andati ad una tavola calda, ti ho chiamato, e subito dopo siamo andati al mc donald's, mi ha riaccompagnata a casa e mi ha dato il bacio della buonanotte, dice che gli piaccio, e lui piace a me, da morire. Contenta?
Mia madre, con gli occhi quasi lucidi, non disse niente, mi sorrise e poi disse:
-Adesso vai a dormire, domani hai scuola.
-Okay, buonanotte mamma.
Passai la notte in modo molto tranquillo, l'indomani mia madre mi portò la colazione a letto, come è suo solito fare, e mi sorrise. Era contenta per me, mi vedeva felice e l'unica cosa che gli importava veramente era quella, vedermi sorridere, cosa che non avevo fatto mai da quando eravamo arrivate a Sydney.
Mi accompagnò a scuola, senza dire nulla durante il tratto di strada, ogni tanto mi guardava e mi sorrideva.
-Buona giornata tesoro.
-Grazie mamma. Ciao.
Chiusi lo sportello della macchina e appena mi voltai vidi Bob.
-Hey, buongiorno piccola. Mi diede un piccolo bacio sulla guancia.
-Buongiorno tesoro. (non credevo di averlo detto, ma ormai l'avevo fatto).
-Dammi i libri, ti accompagno in classe. 
Esclamate queste parole suonò la campanella, dovevo rientrare in classe e l'avrei rivisto soltanto dopo 3 ore.
Passate queste tre ore, uscì in fretta dalla classe, non feci in tempo che lui mi stava già aspettando. Sorrideva, era contento di vedermi, lo ero anch'io.
Questa volta non mi baciò sulla guancia, ma sulle labbra. I suoi amici fissarono sbalorditi la scena. Si vede che non erano abituati a vedere scene di questo genere, sopratutto scene in cui il protagonista e' Bob.
-Bob, mi hai baciata.
-Sì, e quindi?
-No, dico mi hai baciata davanti a tutti.
-Sì, l'ho fatto, è un problema?
-Assolutamente no. Mi aggrappai a lui e lo baciai con passione.
-Ooh, mi fa piacere che ti sia piaciuto il mio bacio, mi disse.
-Tu baci da paura, gli risposi.
E insieme ci avviammo nella mensa, dove ad aspettarci c'erano i suoi amici.
Finita la scuola, dovevo andare a casa, allora gli proposi di venire da me. 
Così, mano nella mano arrivammo a casa mia; presentai Bob a mia madre e salimmo in camera.
-Sai, i miei si sono separati l'anno scorso, ecco perchè io vivo soltanto con mia madre, ha trovato lavoro a Sydney e quindi ho lasciato Milano.
-Non ti manca tuo padre?, mi chiese.
-A te non manca tua madre?, gli risposi.
Insieme restammo in silenzio, come se un velo di tristezza ci aveva coperto il volto, ma appena vidi che qualcosa non andava, mi lanciai sopra di lui e gli dissi:
-Sai, da quando ti conosco sorrido più spesso.
-Dovresti farlo sempre, hai un sorriso stupendo.
E così continuammo a baciarci.
-Puoi voltarti? devo cambiarmi.
-Certo.
Aprì il mio grande armadio e mi tolsi i vestiti che avevo per indossarne degli altri. Davanti a me avevo uno specchio, vedevo che Bob invece di guardare la finestra guardava me.
-Così mi metti in imbarazzo!
-Hai un fisico perfetto, su vestiti, prima che..
-Prima che cosa?
-Niente lascia stare, vestiti che dobbiamo incontrare gli altri.
Mi vestì in fretta e uscimmo dalla camera.
-Mamma sto uscendo.
-Non fare tardi.
-Tranquilla a dopo.
Chiusi la porta d'ingresso, mi mise un braccio intorno alla spalla, mi bacio', mi guardò, mi sorrise prima di dirmi:
-Non poteva capitarmi cosa migliore nella vita.
Rimasi in silenzio a fissarlo, accennai un sorriso, ma dentro di me stavo impazzendo dalla gioia.
Lo amavo, ma era troppo presto per dirglielo.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Passammo una piacevole serata, mi sentivo sempre di più a casa, mi facevano sentire come se fossi a casa. I suoi amici erano davvero fantastici, divertenti, e poi mi accettavano così per come ero; senza fingere di essere qualcun'altra pur di piacere, come facevo quando stavo a Milano.
-Ragazzi scusate ma io e Katye dobbiamo andare.
-Eh? dove? dai rimaniamo un altro po'.
-Eh no, andiamo, ti porto in un posto.
-E dove? 
-E' una sorpresa, stai zitta e seguimi, si mise a ridere per un po', poi fece l'occhiolino al suo amico Michael, anche lui un tipo davvero simpatico; mi prese per mano e mi trascinò via.
-Dai Bob, dimmi dove andiamo.
-E' una sorpresa.
Camminammo per circa 15 minuti, non avevo mai attraversato quelle strade; in fondo non conoscevo bene Sydney, ci vivevo da così poco.
-Bob, ho paura.
-Ti fidi di me?
-Sì..
-E allora stai tranquilla, non ti violento mica.
-Ok! Gli accennai un sorriso, ma dentro avevo le farfalle allo stomaco, ansia, preoccupazione, insomma un po' di tutto.
Arrivammo in un quartiere veramente carino; entrammo in una casa, la sua.
-Ecco la sorpresa, questa è casa mia. Mio padre è fuori città per lavoro, e beh avevo pensato di passare la serata qui, con te.
L'ansia cominciava a salire sempre di più, non avevo mai avuto rapporti, sentivo che lui era quello giusto, ma avevo sempre un po' di ansia insieme alla paura della "prima volta".
-Oh Bob, è un posto così carino, la tua casa mi piace da morire. Da quanto tempo ci vivi?
-Circa un anno, l'abbiamo comprata, mio padre è un imprenditore, viaggia quasi sempre, e allora molte volte utilizzo questa casa per fare delle feste con gli amici.
-Tuo padre lo sa che ci porti anche le ragazze?
-Veramente sei la prima ragazza che entra in questa casa sola, senza altre persone.
-Oh..
Mi sentivo importante, arrossivo, tremavo...
-Hey piccola, che succede? stai tranquilla, adesso ci rilassiamo.
-Ok..che facciamo? cercavo di nascondere la paura.
-Beh pizza e un bel film sotto le coperte? o film e cioccolata calda quella che piace tanto a te?
-Qualsiasi cosa va bene, basta che sia con te allora è perfetta.
Iniziavo a sentirmi a mio agio e a rilassarmi.
-Bene, allora riscaldo la cioccolata, tu intanto scegli un film, si trovano in quella mensola, lo vediamo in camera mia, ok?
-Ok, vado.
Aveva una pila di film pazzeschi, dal romantico all'horror, dal drammatico al thriller.
-Che tipo di film vediamo?
-Qualsiasi genere per me va bene.
Ne presi uno, aveva un titolo strano ma parlava sicuramente della storia d'amore tra due giovani che si incontrano a scuola. Oh ma guarda, pare parli proprio di noi, è perfetto, pensai tra me e me.
-Ok ho scelto.
-La cioccolata è pronta, vieni seguimi ti porto in camera mia.
Salimmo per le scale e sentivo sempre di più l'ansia. 
La sua camera era fantastica, aveva le pareti azzurre, il letto da una piazza e mezzo, una grande scrivania, un pc portatile della apple, la mia marca preferita, cd sparsi qua e là, e un televisore da 42 pollici. 
-Ma la tua camera è fantastica.
-Tutti i miei amici la vorrebbero.
-E ci credo, guarda che tv, che pc...
-Sistemo il letto, intanto metti il film. 
-Faccio subito. Ero sempre più contenta, mi faceva sentire a mio agio, non mi sentivo in imbarazzo, anzi mi piaceva stare lì.
Vedemmo il film per i primi 15 minuti. Ad un tratto sento la sua mano che mi sfiora la spalla, mi tocca i capelli, poi avvicina il mio viso al suo e le nostre labbra si avvicinano, di nuovo.
Prima con dolcezza, poi sempre con più foga.
-Ti senti sicura? mi chiese.
-Sicura più che mai, gli risposi con decisione.
-Bene, mi sorrise.
Incominciò a toccarmi il seno, a scendere sempre di più con la mano fino ad arrivare lì, in quel punto. 
Gli levai la maglietta, lui mi levò la mia. Eravamo quasi nudi, mancavano soltanto i jeans e la biancheria. Spariti in due secondi pure quelli. 
Ora io mi trovavo sopra di lui.
-Sicuro che tuo padre non c'è? gli chiesi.
-Ritorna tra due giorni, puoi stare tranquilla, mi rispose.
-Devo dirti una cosa importante..
-Dimmi..
-Per me questa è la prima volta.
-Lo è anche per me, mi rispose.
Cosa? lui? Bob il più figo della scuola ed era la sua prima volta? rimasi scioccata, ma compiaciuta, io ero la sua prima volta, lui era la mia prima volta.
Così, più eccitati che mai, in pochi minuti me lo ritrovai sopra di me, e dopo un po' mi entrò dentro.
All'inizio sentii un po' di dolore, che in tempo di qualche minuto si trasformò in piacere assoluto.
-Fai piano, gli dissi.
-Ok piccola.
Continuammo per circa un'ora, fin quando arrivammo al culmine del piacere. Si sdraiò sopra di me, mi sfiorò la fronte e mi disse:
-Cazzo quanto sei bella.
-Lo sei anche tu.
Così ci fissammo per 30 secondi, in quell'arco di secondi il tempo sembrava quasi fermarsi.
-E' stato bello amore, mi disse.
-come mi hai chiamato scusa? mi misi a ridere.
-Amore, sì Amore.
-Bob..
-Sì..
-Ti amo.
-Anch'io piccola.
E finalmente glielo avevo detto, eravamo lì, nudi in quel letto grande, dove per la prima volta i nostri corpi si sono incontrati, dove per la prima volta abbiamo sentito l'amore.
-Vuoi rimanere stanotte qui? mi propose.
-Certo, chiamo mia madre e le dico che rimango a dormire da una mia amica.
Chiamai mia madre, quasi incredula mi disse:
-Vabbene, domani vai a scuola con lei allora?
-Certo mamma, è nella mia classe!
-Ok, notte piccola.
-Notte mamma.
Ritornai nel letto, dove ad aspettarmi ci stava Bob. In pochi minuti ci addormentammo abbracciati e con la tv accesa.
Era così bello dormire tra le sue braccia.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


La nostra storia continuò per settimane, passarono anche dei mesi e io e lui ci amavamo come il primo giorno.
Arrivava a casa mia, mi accompagna in classe tenendo i miei libri, stavo vivendo quasi una favola.
Ogni volta, finite le lezioni mi aspettava fuori dalla classe e mi accompagnava in mensa, dove ad aspettarci ci stavano anche i suoi amici.
Quando facevamo l'amore l'atmosfera era sempre calma e tranquilla, casa sua era quasi sempre libera per via del lavoro di suo padre, ogni tanto mia madre usciva con qualche amica conosciuta in giro e quindi potevamo stare anche a casa mia.
Ogni volta era una sensazione bellissima, come se a fare l'amore era sempre la prima volta.
Lo amavo, da morire, e ogni giorno che passava mi affezionavo sempre di più a lui.
Non conoscevo nessuna delle sue ex, dice che non ha mai avuto storie importanti;
beh, non era il tipico ragazzo che all'inizio da l'impressione di essere vergine, ma quando l'abbiamo fatto e lui mi disse che era la sua prima volta, beh come potevo non credergli?
Mi fidavo di lui, cecamente, e ogni qualvolta che lui mi diceva "esco con gli amici" rispondevo "vabbene amore", in fondo dedicava più tempo a me che a lui.
La nostra era una storia fantastica, neanche a Milano riusci' ad averne una così in un cosi' lungo periodo.
Ero certa che lui ormai apparteneva a me, e io appartenevo a lui.
Sapevo che non aveva occhi per nessun'altra, sapevo che ormai lui amava soltanto me, che lui era l'unico uomo che era riuscito a rubarmi il cuore.
Già, tutte queste belle illusioni costruite, il suo nome scritto in tutti i quaderni, i miei pensieri rivolti constantemente a lui, in un nano secondo sparirono. 
-Buongiorno piccola.
-Buongiorno tesoro.
Quel buongiorno era diverso dal solito, sentivo che sarebbe successa qualcosa, ma io non ci facevo così caso. Colpa dell'amore!
Arrivammo a scuola, la giornata pareva tranquilla, più tranquilla del solito, forse quella giornata mi ha fatta illudere, boh chissà.
Sta di fatto che questa volta, all'uscita di scuola, Bob non mi riaccompagnò a casa, dice che aveva da fare, ovviamente mi fidavo di lui, per cui lo lasciai andare.
Erano quasi le 5, lo chiamai, visto che mi aveva detto che alle quattro e mezza passava a prendermi, ma il cellulare suonava a vuoto.
Così, preoccupata corsi diretta a casa sua. Quasi sudata e un po' stanca per via della corsa.
La porta di casa sua era aperta, ma il suo motorino non c'era. Ad un tratto sentìì la sirena di un ambulanza che sfrecciava per le strada ad una velocità assurda, non mi era mai capitata di vederla.
Seguìì la sirena, visto che si era fermata a pochi passi da me.
C'era un motorino, quasi rotto disteso sull'asfalto, un ragazzo quasi ricoperto completamente di sangue.
Non avevo dubbi, quel motorino era di Bob, e quel ragazzo a terra era lui.
Il cuore si fermò, il tempo pure. Le lacrime cadevano sole, non sapevo cosa fare.
Immediatamente corsi verso di lui, mi inginocchiai e incomincia ad urlare il suo nome, come se fossi impazzati.
-Bob, cazzo Bob svegliati, ti prego.
Non riuscivo a smettere di piangere, non sapevo come fermarmi.
-Signorina deve stare lontano, per favore.
-Lontano un cazzo, è il mio ragazzo!
-Ok, allora venga con noi, lo portiamo in ospedale.
Salì sopra l'ambulanza per andare insieme a lui in ospedale. Stava venendo a casa mia, ma una macchina tagliandogli la strada lo ha travolto.
Chiamai mia madre, conosceva Bob e poi dovevo dirle dove ero. Arrivò immediatamente, mi abbracciò:
-Kat, tranquilla andrà tutto bene.
-Mamma i medici dicono che è grave.
-Lo dicono sempre, ma alla fine si riprendono in pochi giorni, tranquilla.
Rimasi abbracciata a mia madre, quasi paralizzata, rischiavo di perdere l'unico uomo della mia vita a soli 16 anni, ancora da compiere.
-Signorina Katye? era il medico.
-Sì, sono io.
-Il padre del ragazzo?
-E' fuori per lavoro, aveva il cellulare staccato, gli ho lasciato un messaggio.
-Lei è la madre?
-Sì, allora ci sono delle novità?
-Mi dispiace diverlo, ma Bob è in coma. Abbiamo fatto tutto il possibile, ma ha subito una grave perdita di sangue, siamo riusciti a bloccargli l'emoragia, e adesso dobbiamo soltanto aspettare e sperare.
-Grazie dottore, gli disse mia madre.
Ok, la mia vita non aveva più un senso. Ok, il mio unico senso era lui. Ok, l'avevo perso. Ok Katye, ancora no, devi soltanto sperare. Cazzo Katye devi essere forte, fallo almeno per lui.
Ok, bisognava aspettare, ma io non volevo aspettare, volevo riabbracciarlo e andare in giro come abbiamo sempre fatto.
Entrai nella stanza, era attaccato a delle macchine, aveva qualche ematoma sul viso. Mi sedetti accanto al letto, gli presi la mano e piangendo gli sussurrai: "Ti amo piccolo. Ti aspetto, non vado via."

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Le mie giornate ormai seguivano una scaletta:
Mattina: scuola.
Pomeriggio: ospedale.
Sera: ospedale.
A volte dormivo lì, a volte tornavo a casa per fare una doccia e riposare.
Non avevo più voglia di fare nulla, mi ritenevo inutile, senza senso. La mia vita stava appesa ad un sottile filo quasi trasparente. Il mio amore era a rischio. 
"Salti tu, salto io" ecco cosa diceva il film titanic. Beh questo era il mio obbiettivo. Mi sarei lasciata andare se qualcosa fosse andato storto.
I giorni passavano ma non c'era mai qualche novità. La situazione rimaneva la stessa. Le condizioni del mio Bob erano quasi critiche, i medici mi dicevano di sperare.
Ma sperare fino ad un certo punto. Ero stanca di andare in ospedale con il desiderio di trovarlo sveglio e ritornare a casa con il rimorso di qualcosa magari non fatto, con le lacrime che bagnavano le mie guancie e con quell'illusione di un qualcosa che magari non sarebbe mai accaduto.
Mia madre non sapeva cosa fare, la tenevo lontana da questo mio momento, in verità mi tenevo lontana da tutti. Sola, con i miei pianti, con le mie urla di disperazione, con la speranza e con l'illusione.
Alcuni amici mi chiedevano di Bob, e io rispondevo che nulla era cambiato, che era sempre lo stesso.
Non volevo perderlo, per niente al mondo. E allora aspettavo, aspettavo, aspettavo.
-Katye, vai a casa, sto qui io. Mi disse suo padre.
-Oh ma Signore io voglio rimanere qui, e se si sveglia? voglio essere presente.
-Vabbene, ma non dovresti rimanere qui sempre.
-Io lo amo, e farei questo ed altro per lui.
-Mio figlio è davvero fortunato ad avere una ragazza come te, ogni tanto qualcosa di buono la fa, e rideva quasi divertito.
In quel momento risi anch'io, ma dopo, fissandolo, dimenticai quella battuta per concentrarmi solo ed esclusivamente su di lui.
-Posso entrare? una piccola vocina che proveniva dalla porta della stanza di Bob.
-Ehm, sì, tu saresti..??
-July, la cugina di Bob, tu sei Katye vero?
-Sì.
-Mi ha parlato molto di te. Non vivo qui, ma in Germania, ma ci sentiamo sempre attraverso delle email.
-Non mi ha mai parlato di te.
-Oh, lui non parla quasi mai di me ai suoi amici. Beh, piacere.
-Piacere mio, accomodati, vuoi stare un po' con lui?
-Sì, grazie mille.
Era una ragazza così graziosa. Di piccola statura, capelli biondi, fisico da modella, beh aveva preso tutto da Bob, tralasciando i colori dei capelli.
Lasciai la stanza e mi sedetti sulle poltrone della saletta d'attesa, in silenzio. 
Quasi piangevo, quasi non volevo smettere, quasi mi sentivo soltanto io, quasi mi sentivo sola in mezzo a tutta quella gente. Ad un tratto sentìì una mano che si appoggiava sulla mia spalla destra.
-Hey, non piangere.
-Oddio, mi hai spaventata.
-Non assomiglio così tanto ad un mostro.
Mi misi a ridere. Era July, che sfociava quel suo bel sorriso a 32 denti.  
-Aalmeno ridi, da quando sono arrivata non ti ho mai visto ridere, Bob diceva che hai un bel sorriso, e non ha tutti i torti.
-Ma che gentile, allora Bob ti parlava di me?
-Sempre, ogni volta nelle sue email ti nominava, diceva che sei fantastica, che sei Italiana e che vivi da poco qui in Australia.
-Oh, non ti sfugge nulla.
-Beh, il nostro argomento ormai eri te, ero così curiosa di conoscerti, volevo farlo, ma non in questo contesto.
-Beh, lo hai fatto, sei contenta?
Quasi ero scontrosa, ma non volevo. Ero troppo preoccupata, mi faceva piacere sapere che ero il centro dei suoi pensieri, ma...pensavo ad altro.
-Scusami, non volevo risponderti in questo modo, davvero. Gli dissi.
-Tranquilla, ti capisco. La mia ragazza è morta qualche anno fa, posso capire come ti senti.
-Ragazza?
-Si, sono lesbica, è un problema?
-Assolutamente, avevo un'amica lesbica a Milano, la mia migliore amica.
-Ah, bene. Da quando stai con Bob?
-Un mese circa.
-Oh...
quasi un velo di tristezza scese sulle sue labbra, quel suo sorriso era scomparso, non riuscivo a capire cosa gli fosse successo.
-Vado da Bob, gli dissi.
-Si certo, vai.
Mentre mi allontanavo gli sorrisi, vedevo che mi fissava dalla testa ai piedi, mi sentivo in imbarazzo ma alla fine ero abituata a frequentare delle lesbiche, visto che molte mie amiche lo erano, ma non avevo mai provato qualcosa in più per loro, cioè non ci avevo mai pensato.
-Piccolo, ma quando cazzo ti svegli? non vedi che sto male? non mangio, non dormo, passo tutte le giornate affianco a te con la speranza di ricevere qualche segnale, ma niente. Sono disperata, davvero, sono distrutta. Ti amo, non voglio perderti, sei troppo importante per me. I miei giorni non hanno più senso, ti prego torna da me. 
Dicendo questo mi abbassai per baciargli la mano, bagnandola con qualche lacrima, una delle tante lacrime versate.
In stanza eravamo io, lui, il mio amore, la mia tristezza e la mia speranza. 
Sentìì una stretta sulla mano, era lui, quel maledetto segno che aspettavo da una settimana è arrivato.
Mi ha sentita, ma questa volta davvero.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Bussarono alla porta.
-Si.. dissi mentre con una mano asciugavo le mie lacrime di gioia.
Era July.
-Hey Katye, che è successo?
-Niente, Bob mi ha stretto la mano.
-Che notizia favolosa!
-Stavo per chiamare i medici, torno subito. Non lasciarlo solo.
-Oh no assolutamente, vai ti aspetto.
-Dottore, il paziente della camera 34 ha mosso la mano.
-Oh signorina, arrivo subito.
Corremmo verso la stanza, il medico fece un controllo e poi con aria normale mi disse:
-E' soltanto la reazione ai farmaci, ma devo dire che ci sono parecchi miglioramenti. Bisogna aspettare e vedere.
-Aspettare e vedere, mormoravo tra me e me.
-Come scusi?
-Niente, ho detto ok aspetterò.
-Vabbene, adesso esco, lasciatelo un po' solo, oggi ha ricevuto troppe visite.
Io e July ci guardammo negli occhi.
-Kat, se posso chiamarti così, vuoi che ti accompagni a casa? almeno ti fai una doccia, ho l'auto parcheggiata proprio qui fuori.
July aveva circa 19 anni, e aveva già un'auto e una sua indipendenza.
-Ok, grazie.
Non potevo non accettare, ero stanca, avevo bisogno di fare una doccia e levar via un po' di tristezza.
-Ecco fermati, quella e casa mia, vuoi entrare? ti offro qualcosa da mangiare.
-Ok, grazie mille.
Entrammo in casa.
-Mamma? maaaaaaaaamma? Ok, non c'è.
Mi avvicinai al frigo e ci stava un biglietto con scritto che stava uscendo con la sua amica e che trovavo qualcosa di commestibile dentro il frigo.
-July, non posso offrirti una cena di lusso, ma possiamo accontentarci di queste polpette.
-Mi va bene qualsiasi cosa.
-Ok, riscaldo queste io vado a cambiarmi e a sistemarmi.
Salita in camera mi cambiai i vestiti, mi sciaquai la faccia, misi un po' di profumo e scesi in cucina.
-Eccomi.
-Bene, le polpette sono pronte.
Così, sedute io e lei, parlammo del più e del meno.
-Come hai scoperto di essere lesbica?
-Mi sono innamorata della mia migliore amica, lo era anche lei. Ho sempre avuto un certo interesse per le ragazze, ma non pensavo arrivassi a questo punto. 
-Capisco... Non sapevo cosa dire.
-E tu invece? come hai conosciuto Bob?
-Ci siamo scontrati a scuola, mi ha aiutata a prendere i libri da terra, poi mi ha proposto di mangiare per pranzo insieme a lui; di pomeriggio siamo usciti insieme e beh da lì è incominciata la nostra storia.
Mi raccontò di cosa facevano quand'erano piccini, di quando si divertivano, di quando si volevano bene. Lei essendo più grande aveva sempre questo lato protettivo nei suoi confronti. La stimavo, perchè a differenza mia che piangevo sempre, lei era fredda come il ghiaccio anche se dentro soffriva da morire. Era una persona da stimare davvero, aveva un carattere molto forte, anche se dentro ero distrutta.
-Sai, mi sei simpatica, e mi dispiace averti risposto in quel modo quando eravamo in ospedale, ma sai tutta questa ansia, questa preoccupazione; i medici che non fanno nulla.
-Perchè non c'è nulla da fare Kat, devi soltanto aspettare e sperare. Tranquilla, tutto tornerà alla normalità.
Mentre mi diceva queste parole, si alzò dal tavolo e mi venne ad abbracciare, come fa un'amica che conosci da non so quanto tempo.
Improvvisamente lì, in quell'attimo, i nostri sguardi si incrociarono:
-Scusami se lo faccio, ma voglio farlo, devo farlo! Mi diceva.
-Fare cosa scusa?
-Questo!
Mi baciò. Un bacio che non avevo mai provato prima, un bacio che mi fece venire le farfalle allo stomaco. Un bacio silenzioso, romantico, pieno di tristezza ma anche di passione. 
Subito la allontanai...
-Ma che cazz...
-Scusami, lo so, ora vado via.
In quell'attimo preciso il telefono squillò, era il medico.
-Bob si è svegliato, aspetta solo te.
Un grande sorriso invase il mio viso.
-Presto, accompagnami all'ospedale, Bob si è svegliato.
Così insieme io e lei ci avviammo verso la macchina per andare da Bob.
Come dovevo vivere con questo rimorso? ma sopratutto cosa dovevo fare per accettare l'idea che quel bacio mi era piaciuto?

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


-Non puoi andare più veloce?
-Sto andando più veloce!
-E accellera!
In 5 minuti o meno arrivammo in ospedale.
Entrai in stanza, come una pazza. Avevo i capelli messi in disordine, il trucco sbavato; già, in auto avevo pianto di nuovo.
-Amore mio!
-Piccola..con voce tremante mi disse.
-Come ti senti?
-Tutto un dolore, ma adesso che ci stai tu sto bene. Avevo paura di non arrivare a dirti una cosa, importante.
-Cosa amore?
-Ti amo baby.
-Anch'io amore. Sai sono stata sempre vicino a te, notte e giorno, attimo dopo attimo. Speravo sempre, speravo che ti saresti svegliato. Sognavo ad occhi aperti. Mi immaginavo insieme a te in quelle grandi strade, a correre come due scemi, due scemi che si amano.
-Lo faremo piccola, adesso devo soltanto guarire, ma presto ritorneremo in quelle grandi strade.
-Aspetto solo questo piccolo, da una lunga e straziante settimana attendo solo questo.
-Non andare via, non lasciarmi solo, ti prego. Mi disse quasi piangendo.
Lì il mio cuore ad un tratto si fermò. Mi sentivo una merda, come avevo potuto? come? a lui? lui che è stato sempre pronto ad aiutarmi? lui che mi stava facendo vivere una favola?
E poi con una donna, come ho potuto fare questo? ma non è stata neanche colpa mia, cioè io non volevo, l'ho respinta, ma il bacio mi è piaciuto, e ogni volta che la guardo mi viene voglia di saltarle addosso. Avrei voluto dirgli Bob, poco fa tua cugina mi ha baciata, io non ci sono stata, ma ad essere sincera quel bacio mi è piaciuto; invece gli dissi soltanto:
-Ovvio che non ti lascio, che fa scherzi? sarei una stupida.
Mi sorrise, gli sorrisi.
-Posso entrare? chiese July
-Sì, io vado a prendere qualcosa da bere, vi lascio soli.
Mi avvicinai a July e sussurandole le dissi:
-Dì soltanto una parola e io ti uccido.
-Ok disse senza aggiungere altro.
-Cuginetto, finalmente eh? ci hai fatto prendere un bello spavento.
-Sai che io cammino sempre piano, ma un auto del cazzo è sbucata dal nulla e mi ha messo sotto. 
-Tranquillo, vedrai che prenderemo quel coglione e...
-So già cosa dirai, ma ti prego, io sono quasi mezzo morto, siamo in ospedale, contieniti un po'.
-Ahah scusa, scusa.
-Hai sempre avuto questi atteggiamenti maschili, in fondo sei lesbica.
-Lo so, e ne vado fiera.
-Beh, carina la tua ragazza, gli disse di nuovo.
-Carina? e tu saresti lesbica? è fantastica!
-Beh, devo limitarmi con gli aggettivi, è pur sempre la tua ragazza.
-Bene, vedi? capisci subito, stai diventando intelligente.
-Coglione! Ti voglio bene.
Si mise a piangere e lo abbracciò. Forse anche lei era pentita di ciò che aveva fatto.
Vidi tutta la scena, lei sulle braccia del mio Bob. 
Ecco, la parte del suo carattere debole è uscita fuori.
Entrai in stanza senza far troppo rumore.
-Cosa mi sono persa? guarda che sono gelosa eh!
-Dai tranquilla, non te lo rubo, è mio cugino e io sono lesbica.
Pare che quella parola ormai le uscisse spontaneamente. O forse voleva sottolinearlo per bene, per non so quale motivo.
-Me lo hai già detto questo, le dissi.
-Uhm allora vi siete già conosciute? disse Bob.
-Beh sì, ero accanto a te quando è arrivata e allora vi ho lasciati da soli. Poi è venuta in sala d'attesa con me e abbiamo parlato un po'. Mi ha parlato della sua ragazza per cui da lì ho capito che era lesbica. Gli risposi.
-Bob, è tutta tua, disse July.
-Mi stavo quasi preoccupando, rispose Bob.
Un nodo allo stomaco, mica avrà sospettato qualcosa?
-Vi lascio da soli. Disse July che uscì dalla stanza.
-Perchè ti stavi preoccupando? gli domandai.
-Perchè July ci ha provato con tutte le ragazze che mi sono fatto, però nessuna essendo lesbica c'è mai stata.
Nessuna, tranne me, pensavo.
-E neanche io guarda. E poi non ci ha provato, mi ha soltanto consolata mentre piangevo. Gli risposi.
-Ti amo amore. Disse Bob.
-Ti amo anch'io cucciolo. E lo baciai, finalmente dopo tanto tempo.

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Bob in pochissimi giorni si riprese del tutto. Io cominciai a respirare un po' d'aria, ma soprattutto cominciai a sorridere.
Era da un bel po' che non lo facevo; notavo dei cambiamenti in me. Non mi vestivo più in modo molto comodo, iniziavo ad indossare magliette con una certa scollatura. Iniziavo a truccarmi un po' più pesante del solito, e con Bob ero sempre molto sensuale. Avevo altri desideri dentro me ancora da scoprire, forse era questo il motivo del mio cambiamento. Dovevo scoprire altre cose, ma non volevo, o almeno non potevo.
-Sono etero, sono etero, sono etero.
Ripetevo spesso quando tornavo da scuola per andare a casa e Bob mi lasciava a metà strada.
Un giorno, stavo proprio tornando a casa da sola. Vicino casa mia vedevo una ragazza, non troppo alta, beh sembrava proprio July. Ma non era tornata a casa sua? Bah. Mi avvicinai ancora di più ed effettivamente era lei.
-E tu cosa ci fai qui? non eri tornata a casa tua?
-Ciao July come stai? è un po' che non ci si vede eh? io sto bene grazie. 
-Parli da sola?
-Guarda, mi serviva soltanto un Ciao come stai?
-Ciao come stai? le dissi con il mezzo sorriso.
-E' evidente che tu non voglia parlarmi o vedermi. Cosa ti ho fatto?
Rimasi in silenzio a guardarla, cazzo era una gran bella ragazza. Ma no, c'era ormai Bob nella mia vita, soltanto Bob.
-Cosa mi hai fatto? beh mi hai baciata nel momento stesso in cui Bob si era svegliato. Tra l'altro io sono etero, sto con Bob da circa due mesi, e credimi non m'è piaciuto affatto.
-Non ti credo, ribattè lei.
-Non credermi, anzi credi ciò che vuoi. Ma io amo Bob, da morire, e non lo lascerei per mettermi con una ragazza, tanto meno sua cugina.
-Hai qualcosa contro le lesbiche per caso? iniziò ad agitarsi.
-Assolutamente no! A Milano avevo tantissime amiche lesbiche, la mia migliore amica lo era, passavo la maggior parte del tempo con loro.
-E non hai mai avuto tendenze a...
-..a baciare una ragazza? ogni tanto, volevo soltanto provare, per vedere come una persona si sentiva dopo. Beh a Milano non l'ho fatto, ma ho provato qui, e no grazie, preferisco i maschi.
Ero agitata, avevo le mani sudate, avevo i brividi, quasi mi sentivo male. Ma ero arrabbiata con lei che mi piaceva da morire, e con me stessa perchè non lo ammettevo. Non ero sincera nè con Bob, nè con July ma sopratutto con me stessa. Non accettavo l'idea che mi potessero piacere le ragazze e i ragazzi contemporaneamente. Ma intanto è successo, per colpa di July!
-Sì ho capito, ma calmati.
-Sei tu che mi metti agitazione. Non sai cosa ho dovuto passare dopo l'incidente di Bob e dopo il nostro bacio.
-Ma Bob sta bene, e il nostro bacio dimenticalo.
-Facile per te che sei abituata, ma prendi me. Che ho passato quasi tutta la mia adolescienza frequentando ragazze lesbiche. Ora che ho trovato il vero amore spunti tu, dal nulla, e mi baci. Neanche mi conosci. E poi a Bob chi ci pensa? Te adesso vai via, io qui dovrò restarci per sempre. Dovrò vivere con questo rimorso.
-Ma cazzo Katye, è stato un bacio, un semplice bacio, tra l'altro neanche con lingua!
-Cazzo, è questo che tu non capisci. Non ti sei resa conto che questo bacio mi ha sconvolta, che a me questo bacio è piaciuto!
Cazzo, non potevo credere a ciò che avevo detto, ma l'avevo fatto. Forse almeno così potrò stare più rilassata. Cazzate! Adesso lei lo dirà a Bob, Bob mi lascerà e io rimarrò sola. Cazzo cazzo cazzo!
-Co..cosa?
-Hai capito. L'ho detto. Contenta?
-Ma Kat..
-Kat un corno! Il bacio è stato bello, con o senza lingua ha risvegliato in me qualcosa che credevo non esistesse. Ora se vuoi entrare in casa mia vabbene, non voglio parlare qui fuori e poi lo zaino oggi pesa parecchio.
-Vabbene entriamo, voglio chiarire questa cosa.
Entrammo in casa, come è mio solito fare urlai per vedere se mia madre c'era; cazzo oggi aveva il turno del pomeriggio!
-Bene, mia mamma non c'è, dimenticavo che oggi ha il turno di pomeriggio. Siediti.
-Ok, allora che ti succede? Mi disse lei, che all'improvviso dal viso incazzato passò al viso duro e serio.
-Non mi succede nulla, ho soltanto una grande confusione in testa per via del bacio tutto qui. Ma standoti lontana capirò bene ciò che voglio davvero. Forse dovrò stare lontana da entrambi, spiegare la situazione a Bob e..
-..e nulla! Tu a Bob non spieghi un cazzo! Non voglio che per causa mia tu e lui rompiate. No, non voglio e non lo accetto. Amo mio cugino, adoro mio cugino, e non gli farei questo per niente al mondo. La mia con te era soltanto un avventura. Sì, sono una lesbica che non crede all'amore, e che appena si trova davanti ad una ragazza, lesbica o etero che sia, la bacia e magari se questa ci sta ci fa anche del sesso, tutto qui.
-Beh, sei il mio ex versione femminile.
-Esatto, potrei essere chiamata la stronza che spezza i cuori, come voi etero chiamare gli stronzi che vi spezzano il cuore.
-Già!
-Allora è tutto chiaro? dimenticami, cioè dimentica il nostro bacio. Fai finta che non sia successo nulla.
-E allora perchè eri davanti casa mia?
-Perchè volevo farti sapere che non dirò niente a Bob, anche se tra di noi c'è stato un semplice bacio. Per cui puoi stare tranquilla.
-Ma non so se riuscirò a continuare così.
-Hey Katye, io starò lontana da tuoi e dai suoi occhi, okay?
-Vabbene.
In verità non mi andava bene, avrei voluta vederla sempre, perchè vederla mi dava un senso di pace. Non so, mi faceva bene la sua presenza. Ma forse era meglio così, la mia era soltanto confusione che doveva essere chiarita parlandone con lei. 
-Ami Bob?
-Da morire, ma con te..
-..con me niente! non è successo nulla, vabbene?
-Ok.
In quel momento squillò il telefono, era Bob.
-Pronto piccola, stasera passo a prenderti io?
-Si amore, ti aspetto alle 8?
-Ok, alle 8 sarò da te, a dopo. Ti amo.
-Ti amo, a dopo.
Entrambe ci guardammo negli occhi, come se non volessimo separarci, ma era giusto farlo.
Amavo Bob, ma amavo anche lei.

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


July se ne andò da casa mia quasi incazzata. Non aveva tutti i torti, ma alla fine la colpa è stata soltanto sua. 
Come gli è venuto in mente di baciare la ragazza di suo cugino? Sapeva in quali rischi andava incontro, ma...
Cazzo, non posso continuare a parlare da sola, devo parlare con qualcuno, liberarmi da questo peso. Devo confidare a qualcuno le mie paura, le mie insicurezze, le mie incertezze, i miei dubbi. Chi può darmi miglior consiglio di MAMMA!
Andai a cercarla al lavoro. Lavorava in un mini market non troppo grande, ma neanche troppo piccolo. L'unico che si trovava nella via centrale di Sydney, e l'unico che era sempre affollato rispetto ad altri.
-Mamma...
-Tesoro, che c'è? che hai?
Ecco che incomincia a invadermi di domande.
-Niente mamma, volevo parlarti, se hai un minuto di tempo.
-Josh, occupa un attimo il mio posto, torno subito!
Non se lo fece dire nemmeno due volte, in 5 secondi mi portò negli spogliatoi dove nessuno poteva sentirci e potevamo parlare in modo tranquillo.
-Allora piccola, ti prego non farmi spaventare, dimmi che ti succede.
-Mamma beh di tutto. Sai che sto con Bob no? che ha avuto l'incidente e ora si è ripreso?
-Certo, c'ero io con te. Allora? che ti ha fatto?
-Lui niente. In ospedale ho conosciuto sua cugina, una ragazza davvero simpatica, che anche se non mi conosceva è riuscita a tirarmi un po' su di morale.
-Oh, finalmente hai trovato un'amica! ma dove sta il problema?
-Se mi lasci parlare, ti dirò tutto! Ho portato la cugina di Bob, July, a casa mia, dovevo fare una doccia, cambiarmi, sistemarmi perchè ero diventata un mostro. Ecco, quella sera abbiamo parlato un po' di tutto, ed ho scoperto che lei è lesbica. A me non ha dato nessun fastidio, sai che Ramona era lesbica.
-Sì, la tua migliore amica di Milano.
-Esatto, solo che quella sera July si è avvicinata a me e mi ha baciata. Subito dopo è squillato il cellulare con la chiamata del dottore, dove diceva che Bob si era risvegliato. Io l'ho subito respinta, amo Bob, e non lo tradirei per niente al mondo, tanto meno con sua cugina.
Mia madre rimase a bocca aperta mentre ascoltava le mie parole. Non sapeva cosa dire, era quasi sconvolta.
-Ecco perchè sono venuta qui a dirti tutto, ho bisogno di qualche consiglio.
-Non vedo dove stia il problema, è un bacio, niente di più no? e poi ami Bob...
-Il problema è che dopo ho ammesso una cosa: il bacio mi è piaciuto! nonostante lei sia femmina; sento che dentro di me sta cambiando qualcosa.
-Hai parlato con lei?
-Certo, poco fa ho appena finito di parlare con lei, mi stava aspettando fuori casa. Mi ha detto che è il classico ragazzo etero che spezza i cuori, che ama fare sesso e non crede all'amore.
-Oh, capisco..beh Kat sei messa in una situazione abbastanza scomoda.
-Grazie, ma lo sapevo già!
-Ti consiglio di parlare con Bob, digli tutto quello che è successo, che sei confusa, che non vuoi rovinare la vostra storia, che ci penserai su, e che se aspetterà un po' capirai ciò che vuoi davvero. Cerca di stare lontana da entrambi.
-Lei ha detto che mi starà lontana a prescindere.
-Meglio ancora! approfitta di questa situazione per riflettere e pensare. Parlane con Bob.
-Vabbene mamma, proverò, grazie.
-Di niente, adesso corro al lavoro altrimenti il capo mi fa secca!
-Vai vai, ci vediamo a casa.
Mentre camminavo per quelle grandi strade di Sydney, vedevo me e Bob che passeggiavamo mano nella mano, sorridendo più che mai, scherzando come due bambini.
Non poteva succedere a me, ma intanto è successo, e adesso sono in un grande casino!
Credevo di aver trovato il vero amore, beh lo è stato. Bob è fantastico, super fantastico. E' perfetto in tutto, e io come una cogliona sto rovinando tutto. Non potrò mai construirmi qualcosa con July. Non la conosco bene, e poi cazzo, è una donna! 
"Ecco, il mio problema stava qui. Lei è una donna, io sono una donna-ragazza. Magari se fosse successo con un ragazzo la situazione diventava meno complicata no? devo assolutamente parlare con Bob, dirgli tutto."
I miei pensieri si affollavano tra di loro, la testa quasi riusciva ad esplodere. Dovevo chiamare Bob, dovevo tagliare questa situazione immediatamente.
-Bob? sei a casa?
-Certo piccola, perchè?
-Puoi venire a casa mia per favore?
-Certo, arrivo subito.
E mentre lo aspettavo in casa mia, lo stomaco non faceva che mormorare, la testa non faceva che far male, e l'ansia saliva ogni secondo. Ma dovevo fare questo, per il mio bene, per il suo bene. Ormai non si trattava più di me e July, ma di me e Bob, di quel NOI che avevamo costruito, e che stavo distruggendo.

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Aspettavo Bob, ma non arrivava, ci stava mettendo un sacco di tempo, non sarà successo qualcos'altro? eh no cazzo, io non voglio più star male!
Ffinalmente, dopo una lunghissima attesa suono' il campanello! 
-Quanto ci hai messo? mi sono preoccupata!
-Amore, ma veramente sono passati soltanto 15 minuti.
-Oh..
Sì, forse ero io ad essere troppo esagerata.
-Allora piccola che cosa succede? dovevamo vederci tra due ore. Sono ancora le 6.
-Sì amore, devo parlarti di una cosa, ma prima voglio sapere come stai.
-Molto meglio, i dottori hanno detto che sono un ragazzo forte, mi sto rimettendo in poco tempo, e questo sai perchè?
-Perchè? gli domandai
-Perchè al mio fianco ci sei te, è il tuo amore che mi da la forza.
Ma quanto cazzo era dolce? sapeva dire le parole giuste nei momenti giusti.
Detto questo si avvicinò a me e mi baciò con passione. Lo desideravo, e come lo desideravo. Non potevo più trattenermi.
-Allora piccola cosa devi dirmi?
-Te lo dico dopo, adesso concentriamoci su ciò che stiamo facendo.
Detto questo salimmo in camera mia, gli tolsi la maglietta, i jeans e continuai a baciarlo. Lui fece la stessa cosa con me, e in pochi secondi ci trovammo nudi sul mio letto a fare l'amore.
Come la prima volta, provai le stesse emozioni che provai la prima volta.
Arrivati al culmine del piacere, restammo abbracciati sul letto, tutti sudati sotto quel grande piumone che copriva il mio letto.
-Piccola, sei stata...wow! Cosa hai fatto mentre ero in coma?
-Nulla! che vai a pensare! E' solo che avevo tanta voglia di te.
-Ti amo amore.
-Ti amo anch'io.
-Cazzo, tra poco arriva mia madre, non voglio che ci trovi così, vestiamoci.
Così ci vestimmo, non sapevo come iniziare il discorso, l'ansia si faceva sentire sempre di più.
-Bene piccola, volevi parlarmi, mi hai fatto venire qui, deve essere una cosa importante.
-Sì, lo è abbastanza, siediti.
Così ci trovammo faccia a faccia, quasi mi perdevo in quegli occhi così grandi. I miei occhi erano lucidi, sapevo che dopo questa discussione sarebbe cambiato tutto.
-Allora amore, quando eri in ospedale è entrata in stanza tua cugina July.
Dalla felicita' passo' subito alla serieta'.
-Però aspetta, fammi finire di parlare.
Presi un bel respiro e iniziai a dirgli tutto.
-Ti stavo tenendo la mano quando è arrivata tua cugina July. Sono uscita dalla stanza, e mi sono seduta in sala d'attesa. Lei è arrivata, abbiamo parlato un po', e dopo un po' mi ha abbracciata dicendomi che tutto sarebbe andato bene e che non dovevo piangere. Mi sono fatta accompagnare a casa, dovevo fare una doccia e sistemarmi un po', e allora l'ho invitata a rimanere a mangiare qui. Mia mamma non c'era. Abbiamo parlato un po' e ad un tratto mi avvicinandosi mi ha baciata. Io l'ho subito respinta, dopo qualche minuto è squillato il cellulare con la chiamata del dottore dove mi diceva che ti eri svegliato, e quindi sono corsa subito in ospedale.
-Cosa cazzo hai fatto Katye?
-Amore, ti giuro, io..
-Amore? ancora mi chiami amore? come hai potuto farmi una cosa del genere? ti è piaciuto il bacio?
-Ecco di cosa volevo parlarti, il bacio mi è piaciuto, ma io ho scelto te, io..amo te!
-Ami me? ma il bacio ti è piaciuto? sei una lurida puttana!
Era andato su tutte le furie, non ragionava più. Dal Bob dolce e affettuoso divento' il Bob arrogante e furioso.
-Bob, non chiamarmi puttana...
Improvvisamente mi strinse tra le braccia e incominciò a picchiarmi. prendendomi a schiaffi.
-Bob, smettila, ti prego!
-Sei una troia!
Con tutta la forza che avevo, uscìì dalle sua mani e con un calcio sulle parti basse lo allontanai.
-Non voglio più vederti, mi hai capito? gli dissi gridando.
-Katye, scusa...io..
-Vaffanculo Bob!
Così spingendolo per le scale, lo cacciai da casa sbattendogli la porta in faccia.
Ero incredula, scioccata, nessun uomo è stato mai capace di farmi questo e poi da Bob, non me lo aspettavo, assolutamente. Che razza di uomo è stato? e io dovevo crescere e morire con lui?
Come non ho fatto ad accorgemene prima? 
Ripetendo queste parole, non riuscivo più a reggermi, così cadetti per terra, con le mani un po' sporche di sangue, per via del labbro spaccato.
Dopo qualche minuto aprirono la porta, era mia madre.
-Katye, o mio dio, che ti è successo?
Corse subito verso di me.
Io senza dire una parole l'abbracciai. Ormai non avevo più la forza di piangere, di pensare a cosa era successo. Come avrei potuto continuare a vivere in questo modo? Chiudevo gli occhi e l'unica cosa che vedevo erano le sue mani che prendevano in pieno il mio viso.
Dovevo parlare con July.

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Passarono alcuni giorni da quando Bob mi aveva aggredita per la prima e ultima volta. Presi la decisione di non vederlo più. I lividi sul viso stavano passando pian piano, ma il dolore che avevo dentro il cuore, beh quellosarebbe rimasto per tutta la vita. 
Avevo ancora 15 anni, non possedevo una mente abbastanza matura per affrontare una situazione del genere. Tra l'altro, senti' in tv, che molte donne dopo un aggressione rimangono sconvolte per tutta la vita. Le persone da cui vengono colpite la maggior parte delle volte sono i loro mariti, i loro fidanzati, insomma gente a cui hanno dato anima e corpo, di cui si fidavano cecamente.
Mia madre ancora non riusciva ad accettare tutto questo, non usciva più di casa, e neanch'io. Ancora troppo sotto shock dopo l'accaduto. Volevo chiamare July, ma passai quei giorni mangiando come un maiale e guardando la tv. Ogni cosa che guardavo, o che faceva automaticamente la collegavo a Bob, ma dovevo dimenticarlo, dopo quello che mi aveva fatto, che considerai più grave e doloroso di un tradimento. In fondo non mi stupirei mai di conoscere le persone. Ma decisi che da quel momento in poi avrei costruito una nuova vita, per dimenticare quella vecchia. Per cui avrei dovuto cominciare a  farmi degli amici nuovi, tanto ormai a scuola avevo acquistato una certa notorieta'. Avrei dovuto cercare un hobbie, uno svago, un qualcosa che non mi avrebbe fatto pensare a niente. Beh, avrei potuto iniziare con la palestra.
-Mamma, voglio iscrivermi in palestra.
-Ma non ne hai di bisogno.
Beh, ero magra, non avevo bisogno di dimagrire.
-Sì, ma ho bisogno di tonificare i muscoli, e poi ho bisogno di amici. Non posso restare in casa e non uscire per il resto dei miei giorni. Sono passati quasi 3 mesi, e io sto ormai bene.
Cazzate, non stavo affatto bene, restare in quella casa mi faceva soltanto venire in mente dei brutti ricordi, volevo uscirne il prima possibile.
-Vabbene Katye, ma ti accompagno io, ancora sei minorenne e non puoi fare tutto da sola.
-Mamma, domani faccio il compleanno, sarò minorenne soltanto per altri 2 anni. 
-Sì, ma voglio tenerti con me in questi 2 anni. Ah, ma non organizzi nulla per domani?
-Con quali amici?
-Beh non penso che quando stavi con Bob non conoscevi nessuno.
-Conosco qualcuno, ma non gli ho mai frequentati.
-Vabbene, usciamo ora?
-Sì, vado sopra a cambiarmi, scendo subito.
-Ok, sbrigati che non voglio aspettare tanto.
Salì in camera mia, ero contenta, finalmente avevo qualcosa da fare invece di deprimermi in quel letto;
-Eccomi, possiamo andare.
Aprì la porta e mi ritrovai chi non volevo vedere in quel momento preciso. July.
-E tu che ci fai qui? le domandai con aria sorpresa.
-Volevo parlarti, posso?
-Stavo uscendo, ma posso dedicarti qualche minuto, mamma vai in macchina arrivo subito.
-Vabbene.
Chiusi la porta e ci sedemmo per due minuti.
-Allora che c'è?
-Vedo che i lividi non sono scomparsi ancora del tutto.
-Hai saputo..
-Sì, appena è successo è venuto a casa mia, mi ha raccontato tutto, abbiamo quasi litigato.
-Perchè? alla fine a te che importa?
-Mi importa, nessun uomo deve mettere le mani addosso a te, nessuno!
-E perchè?
-Perchè tu mi piaci, perchè anche se ci conosciamo da così poco, a te ci tengo davvero. Sei una ragazza fantastica, e mio cugino è stato un pezzo di merda a trattarti in quel modo. Non sapeva come giustificarsi, l'ho cacciato immediatamente da casa.
-Volevo chiamarti, ma non ho avuto il coraggio, le dissi.
-Volevo farlo anch'io, ma dovevo sbrigare alcune cose; appena ho trovato un attimo libero sono corsa immediatamente da te.
-Ah..
-Tu stai bene?
-Sì, anche se di notte ho gli incubi. Non è una cosa che posso dimenticare immediatamente, ma ci sto provando. Mi piace il tuo nuovo colore dei capelli, ti dona.
-Grazie, avevo voglia di cambiare, e ho iniziato dai capelli.
-Attenta! sembri quasi etero!
E ridemmo insieme, come non avevamo mai fatto prima.
-Adesso devo andare, mi sto iscrivendo in palestra, vuoi venire?
-Perchè no, sarebbe un buon inizio.
-Grande!
E insieme ci avviammo verso la macchina.
-Scusa mamma se ti ho fatto aspettare, viene con noi anche July, ricordi te ne ho parlato.
-Sì certo ricordo, ciao July.
-Salve signora.
-Non darmi del lei, chiamami Anne.
-Oh piacere Anne.
Mia madre quasi l'accettava, nonostante sapesse cosa era successo, e chi era lei.
Chissà, magari quello sarebbe stato il mio nuovo inizio, il passo verso la felicità.

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


Quei 15 minuti di strada che ci separavano dalla palestra, a me e July sembrarono 5 secondi.
Arrivati in palestra mia madre incominciò a parlare:
-Buongiorno, devo iscrivere mia figlia e la sua amica in palestra. La sua amica è maggiorenne mia figlia minorenne.
-Bene Signora, deve compilare alcuni moduli e possono incominciare anche da ora.
-Ma non abbiamo la tuta, dissi io.
-Oh non c'è problema, ci sono delle tute che diamo noi ai nuovi iscritti, rispose l'istruttore.
-Ah ottimo, disse mia madre. 
Allora vi lascio qui ok?  continuo'.
-Hai già compilato i moduli? le chiesi.
-Sì, ho fatto anche il pagamento, andate. 
-Ok, grazie mamma, dissi con un debole sorriso.
Vidi July un po' strana, come se le fosse successo qualcosa, o per meglio dire come se avesse visto qualcuno.
-July, che succede?
-Girati.
Mi girai e vidi lui, Bob.
-Oh merda! che cazzo ci fa qui?
-Non lo so! si sarà iscritto anche lui in palestra, ma non è solo!
-No, ha qualche troietta dietro, visto che ormai è libero.
-Già, che coglione!
-E pensare che avevo dato anima e corpo, che avevo donato il mio cuore e lui come uno straccio lo aveva lanciato per terra e lo ha calpestato.
-Katye, ormai è acqua passata. Devi pensare a te stessa e a stare bene, cosa che non hai fatto in questi mesi. Vuoi un nuovo inizio? beh, hai me. Ricordati che non sarai mai sola.
-Ho te?
-Sì, hai me. 
E fu lì che ad un tratto, il mio desiderio di volerla baciare, diventò qualcosa di concreto. Le sue soffice labbra si avvicinarono alle mie, come non avevano mai fatto prima. 
-July, che cazzo fai? C'è Bob.
-E allora? che male c'è?
-Tu non mi ami.
-Oh no, qui ti sbagli, io ti amo.
Bob, sentì queste parole, dopo aver visto il bacio tra me e lei. 
Tutta la gente attorno ci fissava, come se fossimo due alieni. Bob, non era più mio. Non facevo più parte della sua vita dopo ciò che mi aveva fatto.
-Ciao July, ciao Katye, disse avvicinandosi a noi.
Nessuna delle due lo salutò, lanciammo soltanto degli sguardi fulminei, di sfida, o per meglio dire di minaccia.
Non avevo mai odiato Bob in vita mia, almeno non da quando ci conoscevamo.
E poi la mia vita incominciava ad avere un senso oramai grazie a July.
-Non mi salutate? non avete tutti i torti dopo ciò che ho fatto a Katye, ma tu July, cosa ho fatto a te? il male me lo hai fatto tu.
-Senti, ti ho spiegato il perchè l'ho fatto, adesso Katye sta con me, non sai cosa ha dovuto passare dopo quello che le hai fatto. Adesso è tornata a sorridere come una volta. Quel sorriso che tanto amavi, beh adesso è soltanto mio. Capisco di averti ferito, e lo capisce pure lei, ma non si ricorre mai all'uso delle mani, specialmente ad una donna da parte di un uomo. Ti sei fatto scappare l'unica ragazza che magari un giorni avresti sposato. L'unica ragazza che ti amava e che dopo tante indecisioni aveva scelto te.
Rimase in silenzio, quasi distrutto. Io ero sconvolta, scioccata da quelle parole che mi avevano spiazzato a terra.
-Ju..July andiamo ti prego.
Incominciavo a non reggere più la situazione, non volevo vedermelo davanti.
-Ok tesoro. Ciao Bob, stammi bene con quella troietta.
-Ciao July. Katye?
-Che c'è?
-Mi dispiace.
Detto questo voltò le spalle e se ne andò abbracciando, come abbracciava me, una di quelle troiette.
Ma quella scena non mi fece male, perchè accanto a me avevo lei, il mio nuovo inizio.
-July, ma allora sono la tua ragazza?
-Non lo avevi capito? forse questa è la volta buona che cambi davvero.
-Ma non sono piccola per te?
-L'amore non ha età.
E detto questo mi baciò.
-Signorine, la facciamo questa scheda o no?
-Oh, arriviamo, dissi io.
E con un bel sorriso presi per mano July e ci avvicinammo all'istruttore.

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


Finalmente era arrivato il giorno tanto atteso, il mio compleanno.
Sapevo che questo giorno sarebbe stato il migliore di tutti, sarebbe stato magico, fantastico, assolutamente perfetto.
-Auguri angelo mio.
-Mamma...Quasi piangevo.
Per colazione mia madre mi portò a letto una ricca e sana colazione composta da: pancakes, succo di frutta, e un cornetto caldo caldo appena sfornato. 
Mia mamma amava il giorno del mio compleanno. Da piccole mi portava la colazione a letto, non mi faceva andare a scuola per passare tutta la giornata con lei. Mi portava al parco, a pranzare fuori. Di pomeriggio andavamo in piscina e di sera mi organizzava una grande festa con tutti i miei compagni. Sapeva come organizzare tutto nei minimi particolari.
Ma quest'anno, questa volta era tutto diverso. Noi non abitavamo più a Milano, io non avevo nuovi amici, non avevo un ragazzo, ma una ragazza. 
Mia mamma sapeva della storia tra me e July, infatti in questi giorni era sempre con la testa fra le nuvole.
Mio padre? ancora non si era fatto sentire, magari sarà al lavoro, ma dovrebbe anche capire che gli orari non coincidono.
Non mi importa, non si è fatto sentire in questi mesi, figuriamoci se si sarebbe fatto sentire per il giorno del mio compleanno.
Questa volta a scuola dovevo andarci, non perchè voleva mia madre, ma perchè lo volevo io.
-Katye, cosa vuoi fare oggi? mi chiese mia madre.
-Intanto per prima cosa vado a scuola, e poi credo che uscirò con July di sera. Il pomeriggio lo passerò con te ok?
-Vabbene. Il viso di mia madre era triste, come se l'avessi delusa. Io capisco che per lei rimarrò la sua piccola, ma lei deve anche capire che devo vivere la mia adolescenza, non può continuare a trattarmi come se fossi una bambina. 
-Andiamo?
-Ok.
Arrivati a scuola si limitò a dire:
-Buona giornata.
-Grazie mamma.
Entrata a scuola fui accolta con un grande "AUGURI", da parte di tutti. E tutti intendevo anche Bob.
-Ma..ma grazie ragazzi non dovevate!
-Noi festeggiamo sempre il compleanno delle nuove arrivate. Anche se ormai non sei nuova, fai parte di noi.
-Ma ma ma ma...grazie ragazzi, davvero, e in quel momento preciso scoppiai in lacrime. Avrei immaginato quel giorno con un bel mazzo di rose davanti la porta portati da Bob, un dolce bacio appena sarei entrata dalla porta e un dolcissimo Auguri piccola.
Ma tutto questo sarebbe successo soltanto nella mia stupida mente. July non si era fatta ancora sentire.
-Auguri Katye.
-Grazie Bob. e voltai le spalle.
Lui mi tirò da un braccio e mi disse:
-Possiamo parlare?
-Non credo io ti debba dire qualcosa.
-Sì invece, da quando?
-Da quando cosa?
-Da quando stai con mia cugina? da prima che io ti picchiassi?
-No, in quel momento sapevi benissimo che scelta avevo fatto. La mia scelta eri tu. Quella è stata una prova, per capire davvero cosa volevo, e alla fine avevo deciso che quello che volevo eri tu. Ma tu, hai rovinato tutto!
-Non urlare, non vogliono che gli altri sappiano che razza di uomo sono.
-Bob, ti spiego meglio, tu non sei neanche un uomo.
-Dimmi altro, me lo merito.
-Non ho bisogno di dirti altro Bob, ti commenti da solo. E tra l'altro della mia vita privata proprio con te non ne dovrei parlare. Per me non esisti, non sei nessuno.
-Tu per me sei il mondo.
-Peccato che quella sera non la pensavi in questo modo.
-Cazzo Katye, mi ha dato fastidio il fatto che tu hai baciato mia cugina, e che lei aveva baciato te. Mi ha dato fastidio il fatto che le vostre labbra si sono toccate, quella labbra che consideravo mie.
-Bob, ti ho anche spiegato che mi ha baciata lei, io non ho fatto nulla. Ti ho anche detto che in quel momento ero molto vulnerabile, ma che l'ho subito respinta. Tu sei andato su tutte le furie, non sono uscita da casa per 3 mesi interi.
-Voglio tornare con te.
-No Bob, ormai sto con July, che ti piaccia o no. Almeno lei mi è stata vicina più di quanto tu non immagini. Almeno lei sa darmi l'amore che tu hai cancellato picchiandomi.
-Ti prego, non lo dire.
-Lo dico, mi hai segnata per tutta la vita, e tutt'ora ho paura di te. Non ho mai avuto paura di un uomo, di te sì.
Oggi è il mio compleanno, cercherò di dimenticare i miei 15 anni e di ricrearmi una vita a partire da ora. Tanti saluti. Mi voltai nuovamente e lui con grande forza mi tirò a se e mi disse con le lacrime agli occhi:
-Ti prego, perdonami.
e mi baciò.
-Bob, non un'altra volta, ti prego.
-Ti amo Katye.
Dicendomi questo mi allontanai entrando in classe. Avevo le lacrime agli occhi, forse July era un rimpiazzo, forse non l'amavo davvero, forse il mio cuore apparteneva ancora a Bob, forse non lo avevo dimenticato. Forse non volevo dimenticare, forse non dovevo ricominciare.
-Signorina Katye sta ascoltando?
-Oh sì, mi scusi professoressa.
Bene, tanto per concludere questa fantastica giornata scolastica mi ero beccata una bella nota il giorno del mio compleanno. Tutta colpa di Bob, non avrebbe dovuto baciarmi. No! 
Pensando ciò usci dalla classe.
-Ma tu e Bob siete tornati insieme? mi chiedeva qualche troietta che gli correva dietro.
-No, è stato un bacio di auguri.
-Oh, menomale.
-Sparisci! prima che tagli quella lingua che ti ritrovi! le dissi.
-Hey, ma cerca di stare calma.
-Sto calma se te ne vai!
-Vabbene, ciao!
Bob era dietro di me, e quando vide questa scenata di quasi-gelosia si mise a ridere e mi disse:
-Poveretta, l'hai fatta scappare.
-Non devono rompermi il cazzo, sopratutto se parlano di te. Stai tranquillo che non è stata una scenata di gelosia.
Merda, e come se non lo è stata.
-Ah, ok e se ne andò via quasi deluso.
-Vaffanculo Bob! gli urlai.
-Ti amo anch'io Katye, mi rispose.
Ti amo, ti amo, ti amo..questa parola la dicono anche gli animali.
Arrivata a casa davanti la porta trovai una lettera e un pacco. 
-Cazzo, July si è ricordata di me!
Corsi subito a casa, mia madre era al lavoro quindi salì in camera e accesi lo stereo.
-Chissà cosa sarà!
Ero felicissima, non avevo ancora aperto la lettera, non avevo visto neanche da chi mi era stato mandato.
Voltai la lettera e lessi "Papà"
Il cuore mi si congelò per circa 2 minuti, entrai nel panico. Non sapevo cosa fare, avevo paura di aprire la lettera per sapere cosa ci stava scritto. Presi un bel respiro e incominciai a leggere:
"Ciao amore, spero che tu non ti sia scordata di me, il tuo babbo. Come stai piccola? come va la vita a Sydney? ti sei fatta dei nuovi amici? hai trovato l'amore? Sai, ti ho mandato tante lettere in questi mesi ma non capisco perchè non mi hai risposto. Volevo sapere come stavi. Ci tenevo anche a ricordarti che il tuo babbo non ti ha dimenticata, che tu sarai l'unica donna che amerà per sempre nella sua vita, e che io sarò l'unico uomo su cui potrai contare nella tua vita. Tanti auguri piccola mia, no, non ho dimenticato il giorno del tuo compleanno. Saluta mamma. Tuo babbo."
Lette quella parole rimasi in silenzio a fissare il vuoto. Come aveva potuto mia madre tenermi nascosto le lettere di mio padre? e io che credevo che non gli importasse più niente di me. Merda!
July non si era fatta sentire, aveva la segreteria sul cellulare e gli lasciai un messaggio dove dicevo che non potevo uscire perchè avevo delle cose da sbrigare.
Mia madre tornò verso le 9 di sera, non sapendo neanche per quale motivo, visto che lei arrivava dal lavoro alle 6.
-Ciao Katye.
-Ciao mamma, se così potrò chiamarti ancora.
-Hey, che c'è? cerca di calmarti che stai parlando con tua madre.
-Non uscire il discorso del rispetto, perchè mi pare che tu non me ne abbia portato in questi mesi.
-Questi mesi? ma di che stai parlando?
-Vedi questa lettera? la uscì dalla tasca e la alzai.
Questa lettera è di papà, mi ha scritto che mi fa gli auguri e che ti saluta. Ah, mi ha chiesto anche perchè non gli ho risposto alle lettere che mi ha mandato in questi mesi. Forse perchè tu me le hai nascoste! Le urlai contro.
-Katye, c'è un valido motivo al mio comportamento.
-Dove cazzo sei stata adesso? ti aspettavo per le sei, ma sei arrivata alle nove. Ti sei per caso dimenticata del mio compleanno? no perchè sai, oggi a scuola anche degli sconosciuti mi hanno fatto gli auguri. Anche Bob.
-E July?
-Che si vada a fottere anche lei, insieme a te. Io torno da papà.
-Katye, che stai dicendo?
-Hai sentito, io torno da papà, qui con te non voglio più starci, da quando siamo qui la mia vita è un inferno!
Il mio ragazzo che mi picchia, sua cugina che mi bacia, mia madre che torna tardi non sapendo neanche dove lei sia.
Dimmi mamma, che vita è questa? a soli 16 anni? io devo godermi i miei anni migliori, non posso passare la mia vita a piangere e disperarmi senza motivo.
Mia madre stette zitta, non sapeva cosa dire o fare. 
-Adesso mamma, se ci permetti, vado di sopra voglio aprire il pacco che mio padre mi ha mandato e lo chiamo. Ciao.
Salì in camera, ero diventata incazzata nera.
Aprì il pacco e dentro ci stavano delle foto di quand'ero piccola che lasciai a casa sua. Subito lo chiamai.
-Pronto?
-Papà, sono io.
-Katye, ciao amore mio, hai ricevuto il regalo e la lettera?
-Sì, papà. Ti ho chiamato per dirti se posso venire a stare da te.
-Oh Katye, tesoro non lo so. Ne hai parlato con mamma?
-Sì, ma a lei non gliene frega più niente di me, papà mi manchi e voglio stare con te.
-Vabbene, dammi dei giorni di tempo per sistemare la casa, non vivo più a Milano.
-Ah no? e dove? 
-A Toronto amore, in Canada.
Cazzo, dove stava prima Bob. 
-Che bello papà, come mai a Toronto?
-Ho ricevuto un'offerta di lavoro che non potevo non accettare. Dammi alcuni giorni, sistemo la tua camera e poi ti mando i soldi per fare il biglietto, ok? Sicura che mamma sa tutto?
-Non preoccuparti papà, è tutto sotto controllo. 
-Ok tesoro, allora mi faccio sentire io. Un bacio piccola.
-Ciao papà, ti voglio bene.
-Ti voglio bene anch'io.
E detto questo, chiusi la chiamata e mi tuffai nel letto, tenendo in mano una delle tante foto che mio padre mi aveva mandato, guardandole e piangendo.
Non potevo non passare un compleanno più brutto di questo. Ma chissà, Toronto mi avrebbe cambiato la vita.

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


Il mio "bellissimo" giorno di compleanno non si era mica concluso con quella chiamata. Ero entrata un po' nel panico. Avevo litigato di brutto con mia madre, non volevo vederla neanche in faccia; quella casa ormai mi stava troppo stretta, come i jeans che indossavo! Cazzo, la palestra non mi stava facendo "bene". Dovevo sbrigare alcune cose prima di partire, mio padre avrebbe chiamato da un momento all'altro, e io dovevo essere pronta!
-Katye, posso entrare? era mia madre che bussò piano piano sulla porta.
-No, sto uscendo, ciao!
Mi alzai dal letto, aprì la porta e senza guardarla in faccia scesì le scale per uscire. 
Non sapevo veramente cosa fare, non avevo una meta ben precisa, ma dovevo respirare un po' d'aria fresca, anche se fuori si congelava.
Passavo per i negozi, vedevo la gente che cenava, i ragazzi che si divertivano, le discoteche che incominciavano ad aprire, e i ristoranti che incominciavano a chiudere.
Erano quasi le 23, dovevo tornare a casa, ma non mi andava. Avevo troppi pensieri che mi giravano per la testa. Non vedevo l'ora di partire. Mi mancava mio padre, e non riuscivo a capire il perchè mia madre avesse fatto quella cosa. 
Dovevo sentire July, raccontarle ciò che avevo pensato, ciò che avevo intenzione di fare. Provavo a chiamarle ma nulla, il telefono era spento, o non prendeva, sta di fatto che iniziai a preoccuparmi. Non sapevo a chi rivolgermi, o forse una persona c'era.
Cercai il numero sulla mia rubrica, per fortuna non l'avevo cancellato. Selezionai il nome e schiacciai la cornetta verde.
-Pronto?
-Bob, sono io, Katye.
-Katye, che succede? è un po' tardi.
-Sì, lo so, ma devo chiederti urgentemente una cosa.
-Ok, via telefono? o vuoi che ci vediamo?
-No, anche via telefono va bene. Senti, hai notizie di tua cugina? sono giorni che provo a chiamarle ma niente, non risponde perchè tiene il cellulare spento.
-Katye, vieni a casa mia.
Corsì velocemente verso casa sua, già ero preoccupata, già sapevo che quella sarebbe stata la sera più brutta della mia vita, oltre ad essere il mio compleanno.
Bussai alla porta e in tempo di due secondi Bob aprì la porta.
-Vieni, entra che fuori si gela.
-Ok, tuo padre?
-Non c'è.
-Fuori per lavoro?
-No. Katye ti devo parlare in merito a mia cugina.
-Dimmi, che succede?
-Beh, July in questo momento si trova in Germania.
-E perchè? poteva almeno avvisarmi.
-Katye, la madre di July, nonchè mia zia, è morta. Era malata da un bel pò, aveva il cancro.
-Oh...rimasi senza parole. Mi dispiace, davvero.
-Tranquilla, non potevi non saperlo.
-E perchè adesso tu non sei con lei?
-Perchè non mi vuole. Infatti adesso è partito soltanto mio padre, cioè suo fratello.
-Mi dispiace Bob.
Si mise a piangere, non potevo fare qualcosa per lui, o almeno non sapevo cosa fare. Così mi avvinai a lui e lo abbracciai.
-Tranquillo, andrà tutto bene. Gli dissi.
-Grazie per essere qui Katye, dopo quello che ti ho fatto...
-...non ci pensare, è acqua passata.
Alla fine bastava soltanto dimenticare, avere un po' di volontà e farlo. Solo che io la volontà non ce l'avevo, e io non volevo dimenticare.
-Kat..
-Dimmi Bob.
-Ti amo.
-Ti prego, non ricominciare, sai benissimo che io non dimenticherò ciò che mi hai fatto.
-Lo so, e per questo ti chiedo scusa.
-Tranquillo, tanto tra un po' parto.
-Parti? e dove?
-Ho litigato con mia madre e ho deciso di andare a vivere da mio padre, a Toronto.
-Ah, dove abitavo io.
-Sì..voglio dimenticare la mia vita breve che ho avuto qui, voglio dimenticare ciò che mi è successo. Voglio dimenticare tutto.
-Anche me?
-Anche quello che mi hai fatto. Ma non te, o almeno il NOI che eravamo un tempo.
-Non voglio che tu parta.
-Devo farlo, ho bisogno di farlo. Tra l'altro stanotte non so neanche se dormirò a casa. Io non voglio, ma in albergo non posso starci, sono ancora minorenne.
-Dormi qui, prometto che ti lascerò stare in pace. Almeno hai un posto caldo dove poter dormire la notte del tuo compleanno.
Si avviò verso un piccolo armadio e prese un piccolo pacchetto.
-Tanti auguri Kat.
Gli sorrisi, aprì il pacchetto e trovai un ciondolo con le nostre iniziali.
-Bob, è bellissimo.
-Così, quando starai a Toronto ti ricorderai di noi. Questo regalino vale sia come regalo di compleanno che come regalo di partenza.
-Grazie Bob.
E lo abbracciai.
-Non farlo, potrei portarti sul letto e..
-...e cosa? 
-Niente lascia stare.
Lo guardai con aria maliziosa. Non stavo con lui da ben un mese. E poi era così bello, quel fisico da urlo, quel viso dolcissimo. Un modello in poche parole.
In casa non c'era nessuno, lui era pentito sul serio, lo si leggeva negli occhi, perchè non approfittare della situazione?
-Kat..non mi provocare.
-Ma io non lo sto facendo. Dicendo questo mi avvicinavo a lui sempre di più.
-Kat, smettila.
-No no, voglio giocare.
-E io voglio dormire, andiamo.
-Bob, dici sul serio?
-No, ma fammi dormire che è meglio.
-Saliamo in camera allora.
Salite le scale, il suo letto era abbastanza grande per noi due.
-Io voglio dormire con te.
-E io no, mi disse Bob.
Non ce la facevo più, quel suo "no" mi dava sui nervi, sapevo che aveva voglia di me come io avevo voglia di lui.
-Bob..
così dicendo mi avvicinai e lo baciai con passione.
In pochi secondi ci ritrovammo nel letto nudi, come la prima volta, a far l'amore senza che nessuno ci potesse disturbare.
E lo guardavo ansimare, quel suo sguardo perso nel vuoto, i suoi capelli appiccicati alla fronte dal sudore come una colla. Il suo viso che cercava disperatamente il mio tocco.
Leggermente gli accarezzavo i capelli, con un bacio gli asciugavo la fronte, e insieme arrivammo al culmine del piacere.
Dopo pochi minuti, stanchi ma soddisfatti, ci addormentammo abbracciati, proprio come la prima volta.
Solo che questa sarebbe stata la nostra ultima volta, il nostro addio.

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


Quella notte fu l'ultima che passammo insieme, o almeno credevamo entrambi.
Lo amavo, è vero, ma dovevo andare via, dovevo dimenticare, avevo bisogno di farlo; mi avrebbe fatto soltanto stare meglio, e non vedevo l'ora che la chiamata di mio padre arrivasse.
La mattina dopo ci svegliammo nello stesso letto, abbracciati, come quando insieme io e lui formavamo un noi.
-Buongiorno amore, dormito bene?
-Alla grande! dissi baciandolo dolcemente.
-Facciamo colazione?
-Sì, ho leggermente  fame.
Mi preparò dei cornetti caldi, un buon bicchiere di succo di frutta e un dolcissimo caffè. Era tutto così perfetto, io e lui, soli, in quella casa grande, come due adulti, come due persone sposate. Avevo finalmente le idee chiare, mi bastava soltanto stare un po' con lui per capire ciò che volevo. Ma non volevo rischiare, stare da mio padre mi avrebbe fatto stare meglio.
-Cazzo, devo andare per forza a casa.
-Ti conviene farlo, parla con tua madre.
-No, no e poi no. E' una bastarda.
-Non dire così Kat, che avrà fatto di così grave?
-Beh che ha fatto? ha nascosto le lettere che mio padre mi ha mandato in questi mesi. Mi ha fatto credere che mio padre si fosse dimenticato di me, e no! Non l'ha fatto. Mi ha fatto odiare mio padre senza alcun motivo.
-Ah...
-Ecco perchè sto andando da mio padre, magari tornerò qui quando sarò maggiorenne e potrò stare da sola.
-Puoi sempre stare qui.
-No Bob, voglio cambiare aria, voglio dimenticare ciò che è successo. La mia vita qui non è iniziata nel migliore dei modi.
-Mi mancherai.
-Anche tu.
E così dicendo ci abbracciammo.
-Cazzo, devo andare a scuola, vieni?
-No, devo andare a casa, dire a mia madre di togliere l'iscrizione, non posso fare tutto.
-Vabbene, ci vediamo?
-Magari vengo io a scuola quando esci.
-Ok, ti aspetto eh.
-Aspettami.
-A dopo piccola.
Uscì di casa, io salì in camera per vestirmi; chiusi la porta alle mie spalle e mi avviai verso casa.
L'ansia saliva, non volevo affrontare mia madre, non mi andava di farlo, non un'altra volta, ma dovevo farlo.
Bussai alla porta, mia madre era ancora in casa.
-Kat, dove sei stata? mi hai fatta preoccupare.
-Sto bene, ti devo parlare di alcune cose.
-Entra, vuoi un caffè?
-Già preso.
-Vabbene, allora di cosa mi devi parlare?
-Devi cancellare l'iscrizione a scuola e in palestra.
-Kat, non partire, non ti rendi conto di ciò che stai facendo.
-So benissimo cosa sto facendo, e io e la mia decisione stiamo bene. Papà a giorni mi dovrebbe chiamare.
-Mi dispiace tesoro per quello che ti ho fatto, ma dopo quello che papà ha fatto a me, non volevo che ti facesse del male ecco.
-Del male? se papà ti ha tradito saranno cazzi vostri, è pur sempre mio padre, che male mi avrebbe potuto fare? tu non ti rendi di ciò che dici. Ho odiato papà per colpa tua. Ma tranquilla, recupererò tutto il tempo perso.
Dette queste parole il telefono squillò, era mio padre.
-Ecco, è papà. Tra l'altro volevo ringraziarti per avermi fatto passare il compleanno più brutto della mai vita.
Risposi al telefono.
-Pronto, papà.
-Piccola ho grandi notizie. Ti ho già mandato i soldi sul conto di mamma per fare il biglietto, la stanza è pronta e ho trovato anche una scuola che potrai frequentare mentre sei qui.
-Grazie daddy!
-Puoi fare il biglietto anche ora.
-Bene allora vado con la mamma in agenzia.
-Ok, fammi sapere quando partirai che t'aspetto.
-Ciao papi.
Chiusi la chiamata.
-Mamma, portami in agenzia devo fare il biglietto per Toronto.
-Vabbene, se è quello che vuoi. 
Andammo in agenzia, nessuna delle due durante il tragitto parlò.
Dopo un'ora uscimmo dall'agenzia, avevo i biglietti.
Cazzo sì, partirò dopo domani. Finalmente avevo l'occasione di dimenticare, dimenticare tutto il male che mi è stato fatto.
Adesso dovevo soltanto parlare con Bob; sapevo già che non l'avrebbe presa affatto bene.
Prima di partire volevo scattare alcune foto, per ricordo. Almeno dovevo dimenticare il male, ma non potevo dimenticare ciò che è stata la mia casa in questi mesi.

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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


Avevo soltanto un giorno di tempo, un giorno per poter decidere di non partire più e rimanere in quella città così grande, troppo grande per me che mi accontento di poco.
Ma no, avevo preso la mia decisione, dovevo andarmene il prima possibile, dimenticare il male che mi è stato fatto, e magari un giorno sarei tornata qui per perdonare tutti. Avrei rivisto mia madre, Bob, forse July, i miei compagni di scuola, la mia casa, la palestra che ho frequentato per poco, tutti quei luoghi che avevano comunque un ricordo, bello e brutto.
Non avevo mai vissuto in questo modo, cioè la mia vita a Milano era completamente diversa, avevo degli amici stabili, il mio ex non mi aveva mai picchiata, non mi ero mai innamorata di una ragazza e di un ragazzo contemporaneamente. Forse ero cambiata; sta di fatto che a me questo cambiamento non piace, voglio tornare la Katye di prima, quella che si imbarazza per ogni complimento che li si viene fatto. Io non pretendo nulla, odio i cambiamenti. Vorrei tornare alla mia vita di sempre, e non passare il resto della mia vita affrontando problemi che non mi riguardano. Odio la mia nuova vita, odio ciò che sono diventata, odio Bob, odio July, odio mia madre. Ecco perchè forse da mio padre starò meglio con me stessa.
Oggi non voglio parlare con nessuno, non voglio sentire nessuno. Non mangierò, non ho fame. Dormirò per qualche oretta prima di partire. Voglio preparare i bagagli. Parlerò da sola, come ho sempre fatto da bambina. Mia madre sono sicura che sta urigliando alla porta, e starà piangendo. Lei sarà forte, non mi sta dicendo nulla, ma sta male, lo so. La odio con tutta me stessa. Voglio stare lontana da lei, non vederla più.
July? beh, me ne frego di una persona che sparisce per problemi famigliari senza avvisare o lasciare un biglietto. Mi dispiace davvero per lei, stara' passando un periodo bruttissimo. Ma lasciarmi cosi, da sola? senza dire nulla. Non volevo delle spiegazioni, ma poteva almeno avvisarmi. Avrei potuto pensare che fosse stata coinvolta in una incidente. Non ha pensato che avrei potuto essere preoccupata per lei? Non mi sta pensando, questo lo so. Ha pensieri piu' importanti e piu' gravi.
Spero solo che si riprenda al piu' presto.
Le lascerò un biglietto che darò a mia madre, in caso tornasse e non mi ritrovasse in casa.
Bob? Beh, lui è stato il mio vero amore, amore a tutti gli effetti. I primi baci, le prime coccole, la prima volta, tutte le mie prime volte in questa citta'.
Lui? lui è stato quello che in qualsiasi momento c'è sempre stato. E poi è Italiano come me, anche se ha vissuto per molti anni a Toronto, proprio dove andrò io adesso, fra poche ore.
Lui forse è l'unica persona che non dimenticherò mai, anche se quello che ha fatto è imperdonabile. Io l'ho perdonato comunque, perchè alla fine colui che mi è sempre stato vicino è lui, nel bene e nel male. Mi ha accettato così per come ero. Non sono il tipo di ragazza che perdona facilmente, ma forse l'ho fatto perchè questa volta sono davvero innamorata. E poi diciamola la verità, ho fatto una cosa che non dovevo fare.
Mi mancherà un po' però tutto questo. Il mio arrivo, il primo giorno di scuola, il primo incontro con Bob, le uscite con mamma. Ma ormai ho preso una decisione e non tornerò più indietro.
Cazzo, sono già le undici di sera, domattina dovrò svegliarmi presto, l'aereo mi aspetta.
Toronto, sto arrivando.

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Capitolo 20
*** Capitolo 20 ***


Partendo avrei lasciato molte cose: la città, la casa, la scuola, il mio primo vero amore, mia madre.
In verità non mi dispiace affatto lasciare le cose qui elencate, a parte Bob. Volevo passare un po' di tempo, domani avrei preso quell'aereo che ci separa per non so quante ore. Non so come avrei fatto a vivere, visto che accanto a me avevo soltanto mio padre. Ma ora che ci penso anche quando sono arrivata a Sydney ero sola con mia madre, quindi avrei ricominciato la mia vita un'altra volta, sperando che questa sia almeno l'ultima.
Bob venne a casa mia quel giorno, appena uscì da scuola.
-Piccola, oggi voglio passare del tempo con te, e stanotte se vuoi puoi stare di nuovo da me, mio padre non è ancora tornato.
-Grande!
In verità tutto pensavo tranne a mia madre. Non ci parlavamo dal giorno del mio compleanno, non sapevo come stava, cosa provava, se era dispiaciuta; ma alla fine ultimamente non la vedevo spesso, non so cosa faceva fuori, ma adesso non me ne frega più di tanto, visto che sto ricostruendo la mia nuova vita, con il mio babbo.
Bob quel pomeriggio mi portò nel posto dove siamo andati per il nostro primo appuntamento. Non era cambiato nulla, anche perchè erano passati pochi mesi. Quell'atmosfera c'era sempre, quell'aria di romanticiscimo era ancora su di noi. Guardai Bob con gli occhi lucidi.
-Forse non dovresti partire, mi disse. Possiamo dimenticare insieme, scusami ancora se ti ho fatto del male, ma in quel momento non ero in me. Sai che ti amo, ti amo da matti. Ti prego resta.
-Bob, non rendere le cose ancora più difficili. Non posso restare, ho fatto la mia scelta. Magari un giorno tornerò, tornerò da te. Non ti dico di aspettarmi, non puoi stare incollato a me per tutta la vita. Ti dico soltanto di non dimenticarmi, almeno questo.
-Piccola, io ti aspetterò per sempre.
-Non lo dire, so benissimo che non accadrà.
-Sì invece. 
-No, non dire cose che non puoi dire, non fare promesse che non puoi mantenere. Sydney è così grande, e poi ci sono tante altre ragazze migliori di me, tante altre ragazze che possono darti l'amore che ti mancherà, l'amore che ti sto portando via. Io ti porterò sempre nel mio cuore, ormai hai occupato una parte di esso. E' vero, me lo hai distrutto, insieme a tua cugina. Ho fatto cose in questa città che neanche lontanamente potevo immaginarmi di fare. Ho baciato una ragazza, cosa che non ho mai fatto. Ho trovato l'amore vero, cosa che non mi aspettavo. Ho litigato con mia madre, cosa che credevo impossibile visto il rapporto che abbiamo. Ho imparato che la vita è piena di sorprese, belle o brutte.
Tu sei una sorpresa bella, che non dimenticherò mai.
-Piccola, sei speciale, dico sul serio. Sai che non mi sono mai innamorato di nessuno, e sai che sei la prima a cui ho detto "ti amo".
-Lo so amore, e di questo ne sono felice. Ma non dimenticarmi, non dimenticare ciò che c'è stato, ciò che abbiamo vissuto e ciò che abbiamo passato. Devo partire, ho bisogno solo di questo. Ma tornerò, è una promessa.
-Se non vengo prima io di te. Ricordati che ho tutti i parenti lì.
-Ti scriverò l'indirizzo di casa mia, così quando andrai a trovare i tuoi parenti saprai dove trovarmi.
Dette queste parole iniziò a piangere.
-Ti prego, no.. gli dissi.
-Ti amo piccola, per sempre.
Quello fu uno degli addii più tristi. Neanche quando mi separai dalle mie amiche. Sembrava una scena di un film romantico-drammatico. Quando la ragazza deve partire, e l'innamorato piange. Non avevo mai visto Bob in queste condizioni, era distrutto, e non potevo vederlo così. Ma dovevo partire, ormai avevo preso la mia decisione.
Lo abbracciai, più forte che mai, non volevo lasciarlo, l'avrei portato con me se solo avessi potuto.
-Andiamo piccola, ho una sorpresa per te.
Asciugandosi le lacrime mi trascinò dal braccio e mi portò a casa sua.
-Casa tua? ottima sorpresa.
-Eh, mica è questa.
Prese un fazzoletto e mi bendò gli occhi.
Mi portò dentro casa, le luci erano spente e il silenzio stava attorno a noi.
Mi lasciò cadere la benda e ad un tratto sentìì un urlo di tante persone.
-SORPRESAAAA!!
Era una festa a sorpresa per me, per la mia partenza. Neanche le mie amiche di Milano me l'avevano organizzata.
-Oddio, Bob, Emily, Josh..
Erano tutti lì, tutti per me. Chi mi abbracciava da una parte, chi dall'altra. Bob mi prese dai fianchi e mi baciò con passione.
-Basta con questi abbracci, lei è tutta mia.
La festa fu uno sballo, tanto divertimento e tante lacrime di gioia. Non volevo più lasciare il posto, ma dovevo ormai. Avevo fatto una sorpresa a mio padre, il biglietto era pronto e fra qualche ore sarei salita sull'aereo che mi avrebbe separato da tutti, compresa mia madre.
Il telefono quella sera squillò diverse volte, ma non riuscìì a sentirlo. Trovai 5 chiamate di mia madre e un messaggio.
-Zuccherino, stasera perchè non dormi qui? almeno per l'ultima notte.
Il cuore mi si gelò, forse ero stata troppo dura nei suoi confronti.
-Bob, devo tornare a casa, mia madre mi sta aspettando, ho appena letto un suo messaggio.
-Vabbene ti accompagno. Ragazzi continuate la festa senza di me, Katye deve andare a casa.
Il tempo di dare gli ultimi saluti e arrivai a casa.
-Mamma, sono qui.
-Zuccherino, sei venuta. E mi abbracciò.
-Vi lascio sole, disse Bob.
-Ci vediamo domattina, gli dissi. Non tardare, altrimenti perdo l'aereo.
-Tranquilla, buonanotte cucciola ti amo.
-Buonanotte piccolo, ti amo anch'io.
E passai la notte, l'ultima notte, in casa con lei. La persona che tanto ho odiata e che tanto mi sarebbe mancata. Ma sarei tornata, l'avrei fatto, dovevo farlo.
-Zuccherino, mi mancherai.
-Anche tu mamma.
E insieme ci addormentammo nel letto, abbracciate, con in mano la foto di quand'ero piccola e lei mi teneva in braccio a sè.

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Capitolo 21
*** Capitolo 21 ***


Poche ore mi separavano da Bob, mia madre, e tutto quello che ero riuscita a costruire in questi mesi; ma ormai ero salita sull'aereo, ormai ci stavo dentro del tutto. Ascoltavo un po' di musica per fare passare quelle ore noiose sull'aereo. Accanto a me non avevo nessuno, solo che dietro di me ci stava un bambino che rompeva dando dei calci al sedile davanti, cioè quello mio. Per il resto il viaggio è stato molto tranquillo. Arrivai in aereoporto e lì ad aspettarmi ci stava mio padre. Corsi ad abbracciarlo lasciando per terra i bagagli.
-Papiiiiii!!
-Tesoro mio, da quanto tempo!!!
Mi abbracciò così forte che quasi non respiravo. Non vedevo mio padre da parecchi mesi ormai; fu una sensazione bellissima riabbracciarlo per una seconda volta dopo tanto tempo. Mi mancava così tanto!
-Viaggiato bene piccola?
-Sì, bene. Non vedevo l'ora di arrivare!
-Finalmente sei qui. Adesso andiamo a casa, sistemi le valigie, ti faccio vedere camera tua che sono sicurissimo che ti piacerà. E poi andiamo a fare un giro per la città, se non sei troppo stanca.
-Certo papà! Ma tu non devi lavorare?
-Ho chiesto due giorni di riposo, per dedicarmi alla mia piccola,
-Oh papà, non puoi capire quanto io sia felice.
Ed è vero, lo ero veramente. Mio padre è un uomo fantastico, sa sempre come farti divertire, sa sempre cosa dire nei momenti giusti, l'opposto di mia madre che parla anche quando dovrebbe stare zitta.
Mio padre si chiama John, ha 40 anni, sì molto giovane per avere una figlia di 16 anni. E' un uomo molto affascinante, non troppo alto, non troppo magro, insomma è perfetto. Mia madre mi disse che se ne innamorò subito, e ancora oggi mi chiedo il perchè si siano separati, visto che il loro era un rapporto perfetto. Ma adesso non voglio parlare di questo, ho una città da scoprire, e una vita da rifare.
Arrivammo a casa, posai i bagagli e salì in camera.
La mia camera era proprio come la desideravo. Tutti i mobili rosa, il letto da una piazza e mezzo, e tanti oggetti di hello kitty, il mio peluche preferito. Papà conosceva benissimo i miei gusti e ha studiato tutto alla perfezione. Papà è sempre papà.
-Papà, ma questa camera è fantastica!
-Ti piace? l'ho fatta apposta per te.
-E' fantastica, e anche il resto della casa.
Sì, mio padre con tutti i soldi che aveva guadagnato, vivendo anche da solo, aveva un villa, di quelle che si vedono nei film.
-Papà ti amo ancora di più dopo aver visto questa villa.
-Ma è una casetta così, tanto per dormire.
-Papà sta zitto una volta tanto, questa casa è fantastica.
-Ok, lo ammetto, è bellissima!
-Bene, almeno su questo siamo d'accordo.
Per tutto il pomeriggio non pensai a nulla. La città era fantastica. Le strade così grandi, i posti così belli, e la gente era davvero fantastica.
-Quando hai intenzione di cominciare la scuola?
-Per me va bene anche domani.
-Ok, allora ceniamo fuori e torniamo a casa.
-Vabbene, dove mangiamo?
-Vorrei portarti in un ristorante dove lavora un mio carissimo amico, si mangia bene.
-Vabbene, ho una fame!!
Entrammo in questo ristorante di lusso. Era tutto così ordinato, pulito, tranquillo. Musica soft, tavoli e sedie ordinati e comodi. Beh, era un ristorante fantastico. 
-Allora, come mai questo cambiamento? non ti piaceva Sydney? Tutti dicono che sia una citta' bellissima.
-La citta' e' bella davvero, nulla da dire. Ho litigato con mamma, la città anche se era grande ormai mi stava troppo stretta. Troppe cose brutte.
-Avrai tutto il tempo per parlarmene.
-Senz'altro!
Passammo la serata tra chiacchere e risate, ero davvero contenta e quel posto iniziava a piacermi. 
-Andiamo?
-Vabbene papà.
-Cameriere mi scusi, ci può portare il conto?
-Certo!
Usciti dal ristorante ci avviammo subito a casa. Ero stanca morta.
-Papi io vado a dormire, sono stanchissima.
-Vabbene, buonanotte piccola.
-Buonanotte papà.
Prima di andare a letto, non avevo ancora disfatto le valigie, quindi ne aprì una per cercare il pigiama da indossare.
Cercando il pigiama adatto da indossare in quella sera fredda, trovai un piccolo diario segreto con un lucchetto e una lettera.
La lettera era di Bob, il diario era di mamma.
Nella lettera ci stava scritto:
Tesoro, adesso ho la certezza di averti perso per sempre. Ho messo questa lettera senza che tu te ne accorgessi. L'ho data a tua madre affinchè ero certo che tu potessi riceverla. E' il tuo primo giorno a Toronto, e stai tranquilla che qui mancherai a tutti, sopratutto a me, il tuo amore. Non dimenticarmi mai, ci sentiremo sempre comunque. Aspetto tue notizie, anche attraverso delle email. Sai qual'è il mio indirizzo. Ti amo baby, non dimenticarlo mai. 
E sotto ancora ci stava scritta una strofa della canzone di Bruno Mars Just The Way You Are, la canzone che venne trasmessa la prima volta che uscimmo in quella tavola calda:
Quando vedo il tuo volto
Non c’è una cosa che vorrei cambiare
Perchè tu sei splendida
Proprio come sei.
Ed ecco che lì le prime lacrime scesero, mi ero promessa di non piangere, ma nulla. Bob ci è riuscito.
In quanto al diario, iniziai subito a scrivere sulla prima pagina. Fuori dal diario ci stava un pezzo di carta con scritto: 
Dalla tua mamma, ti voglio bene piccola.
Iniziai a scrivere, con la speranza di non piangere più.
Tentativo fallito. Ogni sillaba che scrivevo ecco che le lacrime ricoprivano il mio volto.
Mi manchi mamma. Mi manchi Bob.

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Capitolo 22
*** Capitolo 22 ***


La mattina appena sveglia mi ritrovai in quella stanza tutta rosa; mio padre non si era ancora abituato alla mia presenza, si era perfino dimenticato di me. Non mi portò neanche la colazione a letto, come faceva mamma.
Avevo così tanta voglia di piangere, mi mancava da morire mamma, mi mancava da morire Bob.
Accesi il pc trovai una sua email di risposta:
"Piccola sono Bob, ho ricevuto la tua email, mi fa piacere che la lettera ti sia piaciuta. Mi manchi non sai quanto. Tuo Bob."
Eppure è ancora passato un giorno da quando non ci vediamo, ma a me sembra un eternità.
Scesì sotto per far colazione.
-Buongiorno papà.
-Buongiorno piccola, dormito bene?
-Sì, abbastanza.
-Hai gli occhi gonfi, hai pianto vero?
-Un po' ieri sera, prima di andare a letto ho trovato nella valigia la lettera del mio ragazzo e un diario che mi ha regalato mamma.
-Tu mi devi ancora spiegare cos'ha fatto mamma.
-Praticamente tu in questi mesi mi hai scritto no? ecco, io non ho avuto tue notizie da quando siamo partiti.
-Come no? e perchè?
-Perchè mamma ha nascosto le lettere che mi mandavi, dice che l'ha fatto per il mio bene, anche se tanto bene non è visto che tu non mi faresti mai del male.
-E come potrei! sei sempre mia figlia.
-Lo so, ecco perchè mi sono arrabbiata con lei.
I ricordi mi facevano salire la rabbia, così aggressivamente addentavo il mio croissant.
-Attenta, rischi di ucciderlo quel povero croissant.
-Ah ah ah. Papà sei così divertente. 
No, non lo era, era patetico a volte.
Ma era mio padre, gli volevo bene, era ormai una parte di me. E poi mi era mancato così tanto.
-Allora oggi vai a scuola, è molto bella, ci sono tanti ragazzi. E anche carini.
-Papà, smettila.
-E dai su, sto scherzando.
-Vabbene, vado a vestirmi.
-Vai che t'accompagno.
Mi vestì in fretta. Non ero in ansia, ne tanto meno spaventata, avrò cambiato come minimo 5 scuole, la cosa non mi turbava così tanto.
-Sei pronta?
-Sì, arrivo.
-Vabbene, ti aspetto in macchina.
Misi la lettera dentro la tasca dei jeans, indossai la tracolla e via dritti per andare a scuola.
Dentro la macchina c'era un silenzio che quasi mi uccideva, tuttavia ero contenta, anche se mi mancava da morire quella che era diventata la mia nuova casa.
Misi piede per la prima in quella grande scuola, dal nome da me sconosciuto.
Era grande, anzi grandissima, e tantissimi ragazzi mi circondavano.
Ed eccoci qui ad iniziare una nuova ed eccitante (spero) vita.

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Capitolo 23
*** Capitolo 23 ***


Ormai c'ero dentro, non potevo tornare indietro. Volevo ritornare a casa mia, a passeggiare in quelle grandi strade, con Bob, con mamma, con i miei nuovi amici. Qui è tutto diverso, la gente è diversa.
A scuola mi guardano con occhi strani, come se fossi un'aliena. Ma no, sono sempre io, Katye, la ragazza che in pochi mesi è riuscita a vivere un quarto e mezzo di una vita che magari avrebbe vissuto una donna che adesso si ritrova ad avere una casa e una famiglia all'età di 40 anni.
Sono sempre la Katye che prima voleva partire e adesso vuole tornare. La Katye che ha litigato con sua madre, la Katye che ha avuto dei ripensamenti sulla propria sessualità, la Katye che si è innamorata, innamorata perdutamente di un ragazzo che non dimenticherà mai.
Stamattina, leggendo l'oroscopo sul giornale, mi sono accorta che il segno del Leone è ricco di tenacia, solarità, allegria. E' quel segno che ha bisogno di tante attenzioni, ma che se le riceve è capace di darti anche la luna intera.
Beh, sì, sono Leone e sono fatta proprio così. Ho bisogno che qualcuno mi corteggi, mi adori, e quando mi innamoro? beh, non esiste nessun'altro oltre lui.
Mi piacciono i maschi, l'ho capito solo dopo che ho passato la notte con Bob, la mia ultima notte.
Mi piacciono le femmine, l'ho capito quando oggi a scuola ho visto una ragazza bellissima, che mi fissava.
Mi piacciono i maschi e le femmine che male c'è? Ma non posso rimanere incatenata a vita in questo cerchio. Devo decidere, devo scegliere. Non ora, magari dopo, magari domani, magari mai.
25 febbraio del 2011: il mio secondo giorno a scuola.
Non parlo con mio padre da ieri; ultimamente non ho molta voglia di parlare, forse la nostalgia mi sta uccidendo. Forse la ragazza che ieri ho visto mi ha del tutto sconvolta. Sta di fatto che mi piace, mi piace quando mi osserva senza un perchè.
-Katye fai colazione?
-No papà, non ho fame stamattina, vado a scuola a piedi.
-Ok, buona giornata tesoro.
-Grazie papi.
Do un bacio veloce e via dritti per scuola. La voglia di andare a scuola si faceva sempre più grande. Forse per quella ragazza di cui non conoscevo nulla.
Somigliava tanto a July, la cugina di Bob. Stessa corporatura, stessi capelli.
Camminavo con aria disinvolta su quel marciapiede che mi somigliava tanto a quello di casa mia. Quando ad un tratto una macchina si avvicina a me.
-Vuoi un passaggio? Sei Katye, giusto?
-Ehm, sì, tu saresti? era lei, la ragazza bella.
-Piacere, sono Rose, vengo nella tua stessa scuola.
-Sì, lo so, ti ho visto ieri. Come fai a conoscermi?
-Beh in questa scuola tutti sanno di tutti. Come si dice: anche i muri hanno le orecchie.
Accennai un sorriso.
-Non hai una buona cera, salta su ci facciamo un giro.
Non esitai, accettai subito, non sapevo neanche il perchè.
-Allora che mi dici di te? era così semplice, così naturale, come se ci conoscessimo da una vita.
-Uhm, beh ho origini Italiane, precisamente da Milano.
-Oh, lì ci sta mia nonna, e come mai sei qui a Toronto?
-I miei si sono separati qualche annetto fa, mia madre ha trovato lavoro a Sydney e per qualche mese ho vissuto lì. Poi abbiamo litigato, volevo andare a vivere da mio padre ma lui si trovava già qui, e allora sono venuta qui.
-Uhm, wow viaggi molto.
-Solo se è necessario.
Ero fredda, fredda come il ghiaccio, non riuscivo più a fidarmi di nessuno, ne tanto meno di lei che non conoscevo. Ma cavoli, era bellissima.
-E tu? che mi dici?
-Mi chiamo Rose e vivo a Toronto da qualche anno. Ho origini Siciliane. Anche i miei sono separati.
-Oh, allora siamo sulla stessa barca.
-Però hanno comunque tenuto un buon rapporto.
-Meglio così. Sei figlia unica? gli domandai.
-Ho un fratello più piccolo. Lui vive con mio padre in Sicilia, io con mia madre qui a Toronto. Lei è nata qui.
-Uhm, capisco.
-Allora vuoi andare a scuola o fare qualcos'altro?
-Tu che vuoi fare?
-Divertirmi. Ci facciamo un giro, ti faccio conoscere la città. 
-Grande!
E insieme sfrecciammo per quelle grandi strane Canadesi.
Chissà, magari avevo già trovato un'amica.

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Capitolo 24
*** Capitolo 24 ***


Eravamo felici, spensierati in quella giornata di un sole quasi caldo, quasi freddo. Quel sole che non riusciva ad uscire del tutto e scaldare i nostri visi.
Da quel giorno in poi diventammo inseparabili. Passavano i giorni e mi sentivo sempre più a mio agio con lei e i suoi amici. Mi avevano accettata. Era molto simpatica, ci accorgemmo di avere molte cose in comune. Era un'amica fantastica, non potevo iniziare meglio.
Bob da giorni non si faceva sentire. Mamma qualche email di un "come stai" e basta. La cosa che mi preoccupava adesso era Bob. Gli scrissi centinaia di lettere in quel piccolo mesetto che racchiudeva un cambiamento enorme. Nessuna risposta. Nessuna nuova email. Spesso piangevo davanti al pc sperando di trovare qualcosa scritta da lui, ma nulla.
Mio padre veniva in camera mia, mi dava un forte abbraccio e mi diceva "andrà tutto bene".
No, non andava tutto bene, per niente. Sentivo sempre di più qualcosa di negativo. Sapevo che ormai eravamo lontani, che non ci saremmo più rivisti. Mi mancava, mi mancava da morire. E nonostante io trovassi incredibilmente bella Rose, il mio cuore continuava ad appartenere a Bob, il mio primo ed unico amore.
Ero bisessuale, finalmente ero riuscita ad ammetterlo. Ma amavo comunque Bob, ormai.
I suoi lunghi silenzi erano snervanti. Non riuscivo più a controllarmi. Ero quasi tutti i giorni nervosa, anche Rose se ne accorse.
Una sera, invitai Rose a dormire a casa mia. Ancora nessuno dei miei amici aveva messo piede nella mia camera. Mio padre non c'era, e avevamo tutta la casa per noi.
La chiamai il pomeriggio.
-Katye?
-Rose, sì sono io.
-Che succede? dovevamo vederci stasera.
-Eh appunto, volevo domandarti se potevi dormire a casa mia. Mio padre è fuori, non so neanche se torna a casa.
-Sì, certo che vengo. 
-Perfetto, allora ti aspetto tra qualche oretta?
-Vengo ora, andiamo fuori a fare un po' di spesa per stasera. Invito qualcuno?
-No, non mi sembra il caso di fare una piccola festa qui, è passato soltanto un mese.
-Okay, tranquilla. Arrivo subito.
E riagganciò. 
Ero eccitata, non dormivo con qualche amica da quando stavo a Milano. Finalmente ero felice, anche se quel pensiero mi tormentava.
In pochi minuti arrivò a casa mia.
-Rose, sei già qui.
-Questo ed altro per te amica mia. E poi ti ho sentito giù al telefono, stasera mi dirai tutto. E' successo qualcosa, me lo sento.
-Sei come una sorella, come riesci a capire tutto? Ti voglio bene.
-Anche io amore.
Amore, cazzo. Mi ha detto amore. Un nodo alla gola e una fitta al cuore. No, no e poi no. Non la amo, non sono innamorata di lei, ma, mi ha detto amore, cioè è strano. Al diavolo! Mi piace e mi piace anche il modo in cui mi chiama.
-Che tesoro che sei.
E così che abbracciandola i nostri sguardi si incrociarono, quasi parlavano.
Cercai di allontanarmi, ma lei mi teneva stretta a se, non voleva lasciarmi andarmi.
-Te l'hanno mai detto che sei bellissima? mi disse.
-Ogni tanto, ma io non ho mai creduto alle loro parole, gli risposi.
-Alle mie ci credi? e mi baciò.
Ma non il bacio che si danno due amiche, un bacio vero, quello che ti fa toccare il cielo con un dito, che ti fa venire le farfalle allo stomaco, quello che riesce a fermare il tempo e farti dimenticare del mondo. Perchè in quel momento esisti soltanto tu e lei. 
-Rose, cos'hai fatto?
-Già, dovevo dirtelo. Mi dispiace.
-Dirmi cosa? 
-Che nutro un certo interesse per le ragazze. Sai Kat, ti ho notata dal primo giorno in cui hai messo piede in quella scuola. Il giorno più bello della mia vita.
-Sai, anch'io ti ho notata quel giorno. E tra me e me dicevo che eri fantastica.
-No, tu lo sei.
-I tuoi amici lo sanno?
-Certo, perchè devo nascondere ciò che sono? ciò che mi attira? ciò che mi piace?
-Hai ragione. Magari avessero il tuo coraggio. Io sono bisessuale. 
-Davvero?
-Sì, l'ho scoperto a Sydney, quando mi sono innamorata di un ragazzo e subito dopo di sua cugina. Solo che è stata una cosa passeggiera, anche se il suo bacio mi è piaciuto da morire.
-Che ne dici di riprovarci? magari facendo qualcos'altro.
-Qui? ora? io e te? ...
-Ormai sei Mia.
-Tua?
Ero quasi incredula. Non immaginavo che Rose potesse essere così naturale davanti a certe cose.
-Mia, per sempre.
-Ti voglio bene, le dissi.
-Te ne voglio anch'io, mi rispose.
E così restammo immobili, guardandoci negli occhi.
Ad un tratto Bob era sparito dai miei pensieri.

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Capitolo 25
*** Capitolo 25 ***


In questi ultimi giorni ho pensato molto. Non ho visto Rose, non ho sentito Bob. Non sono uscita e non ho visto neanche mio padre, visto che è partito non so dove per lavoro. Volevo soltanto riabbracciare mia madre. Volevo salutarla, baciarla, mi mancava così tanto.
Eppure dovevo comunque continuare ad andare avanti, continuare la mia vita qui. Anche se tutto questo mi creava un forte disagio.
Non mi sono ancora resa conto di ciò che ero diventata, di ciò che mi piaceva.
Mi piacevano le donne.
Dov'è la Katye di un tempo? La Kat di tanto tempo fa, quella innamorata pazza dell'amore e di tutti i suoi aspetti.
Forse le varie delusioni, ma quali delusioni.
Sono io la delusione in questo mondo.
Voglio tornare a casa, nella mia vecchia vita. Mamma, papà, perchè a me? cos'ho fatto? vi prego. Voglio sparire da questo mondo, voglio andarmene via. Scappo, scappo da tutto e tutti.
Rose? un vecchio ricordo.
Bob? pure.
Io? io non lo so. Voglio tornare a casa mia, soltanto mia. Voglio tornare a sorridere, e dimenticare ciò che sono stata in questo periodo. Mi vergogno di me stessa.
No, aspetta.
Perchè dovrei vergognarmi? per essermi innamorata di due persone? o per essermi innamorata di una ragazza e un ragazzo?
Voglio piangere, voglio urlare al mondo ciò che sto provando. Nessuno mi capisce. Voglio tornare a Sydney, voglio mia mamma. Voglio che mia madre a e mio padre tornino insieme. Voglio la felicità che ho perso e il sorriso che mi è stato rubato.
Voglio tornare bambina, per dimenticare tutti i problemi e ricominciare da zero.
Zero, ecco cosa sono. Lo zero in questo mondo di merda. Troppo diversa, troppo strana.
Non riesco nemmeno ad accettare quello che sono, quello che sono diventata in questi ultimi mesi.
Troppi cambiamenti, cosa devo scegliere? cosa voglio?
Voglio Bob, voglio Rose.
Ma dimentico una persona, July.
Lei? chissà dov'è, chissà cosa starà facendo.
Mamma, aiutami tu, mamma. Mamma, mamma, mamma.
Ripeto sempre mamma e piango. 
Coraggio Kat, abbi un po' di forza e coraggio, ecco cosa direbbe mia madre in questo momento.
Kat devi essere forte, sono sicura che tu ce la farai. Tu sei sempre stata forte, hai sempre superato tutto. Supererai anche questo brutto momento. Abbi fiducia in te stessa, ce la farai.
Tornerò a Sydney un giorno? forse, non lo so.
Non voglio vedere Rose in questo momento, ho staccato anche il cellulare.
Tum tum, il cuore che batte all'impazzata. Hanno suonato alla porta. Sarà Rose, cazzo.
No, non è lei. Forse è anche meglio di ciò che mi aspettavo.
-E tu che ci fai qui?
-Ciao piccola.
Tum tum, tum tum, ecco il cuore che quasi sta per scoppiare. Tum tum, tum tum, non riesce a calmarsi. Che faccio? non ho neanche il fiato per parlare, non riesco a respirare, mi manca l'aria. Pian piano mi avvicina il cellulare all'orecchio, quasi per farmi sentire una canzone appena scaricata.
"Don't wanna miss you, tonight. I wanna kiss you, so right. "
Scoppio in lacrime, corro ad abbracciarlo. E' Bob con una delle sue altre dolcezze!
-Tua madre mi ha dato il nuovo indirizzo, ti ricordo che qui ho dei parenti, e non ti ho detto che sarei venuto.
-No, infatti non ti sei fatto sentire, io ho avuto molto da fare, poi volevo stare un po' da sola.
-Adesso da sola non sei, ci sono io con te.
-Ma tu andrai via.
-No, rimango qui, fin quando tu vorrai.
-Ti prego, dimmi che è vero, dimmi che non sto sognando.
-Ti amo.
-Ti amo anch'io.
Rivederlo mi ha fatto un certo effetto, non avevo mai amato nessuno come ho amato lui. In fondo è stato il mio primo amore, come potevo dimenticarlo? i primi baci, le prime carezze, la prima volta.
Poi è stato lui a farmi entrare in contatto con le altre persone, è stato lui a levare quel velo di timidezza che mi circondava.
-Allora mi fai entrare? disse con un sorriso.
-Entra, amore.
Amore, ho detto a lui per la prima volta Ti amo. Ho chiamato lui per la prima volta Amore.
-Allora, non mi racconti nulla di nuovo? mi disse.
-No, nulla di nulla. Mio padre è come mia madre. Non ha trovato ancora una donna, lavora e lavora, e sono quasi sempre da sola in casa, come in questo momento. Ho pensato tanto a mia madre, nonostante il suo sbaglio mi manca da morire. Ho pensato tanto anche a tua cugina. Ma il mio primo pensiero sei stato tu.
-Mia cugina, ah.. Il tono di voce si abbassò, divenne triste in un secondo.
-Hey, non volevo..ti sto dicendo soltanto la verità. Ho pensato a tante cose, volevo scriverti, ma non trovavo il coraggio o almeno le parole per poter mettere su due righe. Mi sei mancato, da morire. E quasi rimpiangevo il fatto di essere arrivata qui. Ripetevo a me stessa di aver fatto un grandissimo errore. Ma adesso tu sei qui. E quello che più conta è questo.
-Ma no Kat, non me la sono presa per questo. Solo che mia cugina..July..non c'è più.
-In che senso?
-Ha avuto un incidente alcune settimane fa.
Il cuore si gelò in un nano secondo, il respiro, beh era andato a fottersi pure lui.
-Co..cosa?
-Dico la verità Kat, mi dispiace.
-E tu non mi hai detto nulla?
-Tu ne hai passate tantissime, non volevo dirti anche quest'altra notizia brutta. Tu non meriti tutto questo dolore.
-Già, non lo merito.
E così mi abbracciò, con uno dei suoi caldi e teneri abbracci, quelli che ti fanno scordar tutti i problemi, perfino da dove vieni.
Lui sapeva farmi stare bene, ma ancora non riuscivo a credere che July fosse morta. Ma dovevo comunque andare avanti. Ormai Bob era con me e ancora non riuscivo a rendermene conto.
-Grazie amore.
-Grazie di cosa? 
-Di questo abbraccio, di essere venuto qui.
Non potevo piangere, non sarebbe servito a niente. Non avrebbe riportato July indietro. Dovevo soltanto fingere un sorriso e andare avanti, tutto qui.
-Allora, asciugai i miei occhi lucidi, cosa mi racconti tu?
-Niente, solita vita. Scuola, casa, amici. Tu invece ti sei fatta dei nuovi amici?
-Sì, ho trovato una ragazza Rose che non si sta facendo più sentire.
-E' carina? disse ridendo.
-Hey, attento a come parli! 
-Scherzo scemina, sai che amo solo te.
E così passammo la serata piacevolmente. Cucinai quello che era rimasto in frigo, guardammo la tv e salimmo in camera mia, dove ad aspettarci ci stava un letto grande e comodo e tantissimi ricordi, ricordi di quella volta, la mia prima volta.

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Capitolo 26
*** Capitolo 26 ***


Ci svegliammo abbracciati, proprio come i primi tempi. Quel letto da una piazza e mezzo sommerso di cuscini ci faceva da casa. Il sole entrava da quelle grandi finestre della mia camera. In casa non ci stava nessuno, soltanto io e lui.
-Good morning darling, mi disse.
-Good morning love, gli risposi.
In casa non avevo nulla da mangiare, avevo finito tutto, dovevo andare a fare la spesa.
-Amore, devo andare a fare la spesa, vieni con me?
-Ok, nessun problema.
Ci vestimmo e ci avviamo per raggiungere il supermercato più vicino a casa mia. Qualche semaforo da superare. Qui le strade sono così pulite, sono così grandi, qui tutto è migliore.
-Dammi la mano, piccola.
Gli diedi la mano, come la prima volta. Mi mancava casa mia, anche se comunque c'ero stata per poco tempo. Mi mancava l'aria di Sydney, la gente di Sydney, tutto.
Ma ora stavo con lui, la sua calda mano afferrava la mia che era molto piccola e gracile.
Lo amavo, lo amavo da morire, e tutto questo mi sembrava un sogno. Ma pian piano sentivo il bisogno di tornare a casa, di abbracciare mia madre. Nonostante lei non era molto presente nella mia vita, lo era molto più di mio padre, sempre impegnato con il suo lavoro. Ho fatto un errore, e solo adesso me ne accorgo.
-Che hai piccola?
Bob mi vide pensierosa, mentre camminavamo.
-Oh, niente. Stavo soltanto pensando a casa mia, a mia madre.
-Ti manca, vero?
-Tanto, e credo di aver fatto un errore.
-Sbagliando si impara no?
Bob era così comprensivo nei miei confronti.
Squillò ad un tratto il telefono.
-Scusami amore, rispondo subito. Era Rose.
-Pronto?
-Ciao Kat, perchè non ti sei fatta più sentire?
-Ho avuto molto da fare ultimamente, è arrivato il mio ragazzo da Sydney.
-Tu hai un ragazzo e non mi hai detto nulla? era leggermente furiosa.
-Guarda, non credo sia il caso di discutere per telefono, se ci vediamo ti racconto tutto, adesso devo andare ciao.
Riagganciai senza sentire la sua risposta. Non volevo vederla, avrebbe peggiorato soltanto la situazione, e io stavo così bene. Volevo tornare a casa, immediatamente.
-Piccola ti vedo turbata, chi era?
-Nulla, nulla di importante. Ecco il supermercato, entriamo vediamo cosa dobbiamo comprare.
-Prendiamo il carrello?
-Certo, e così sorridendogli come non avevo mai fatto presi il carrello e incominciammo a correre come due bimbi quando giocano nel parco.
Perchè alla fine siamo tutti un po' bimbi, no?
Sorridevo anche se dentro ero preoccupata, sentivo qualcosa, qualcosa di negativo. Quella chiamata evidentemente non me l'aspettavo. Speravo soltanto che non sarebbe successo nulla di grave.

----

La chiamata di Rose mi turbò molto, nonostante avessi la coscienza pulita. Tra le braccie di Bob mi sentivo protetta, al sicuro, come non lo ero mai stata prima. Conoscevo Rose da così poco tempo, anche se la nostra amicizia cresceva ogni giorno di piu'. Rose fu quel porto sicuro che cercavo e a cui mi ero appigliata cercando di proteggere la mia anima da tutto il male che avevo subito e che volevo dimenticare.
Forse lei era un semplice rimpiazzo, una copertura, uno scudo per il mio corpo.
Non volevo dirlo, ma guardandomi allo specchio mi facevo schifo. Mi ero lasciata andare troppo, quasi fossi una troia. Ma forse lo ero, lo ero. Mi sentivo una troia, mi facevo schifo, volevo uccidermi.
Ho baciato due donne, e ho continuato ad amare un solo ragazzo. Che diavolo mi era successo? come ho potuto comportarmi in questo modo?
Amare due ragazze e un ragazzo. So che non c'è nulla di male, ma cavolo; mi sono lasciata andare troppo facilmente. Sarà stato il momento, il mio stato d'animo. Dovevo assolutamente parlare con Bob. Avevo già l'ansia.
Dopo aver sistemato la spesa nelle varie mensole della casa salimmo in camera mia.
I minuti di silenzio furono interrotti dal mio respiro quasi affannoso e preoccupato.
-Amore..
-Che c'è piccola? c'è qualcosa che non va? ti vedo turbata da qualche giorno.
Lui capiva sempre tutto.
-Già, stamattina guardandomi allo specchio mi facevo schifo, provo un semplice ribrezzo nei miei confronti. 
-E perchè mai? sei così bella che anche le stelle provano invidia.
-Mi sento una...
-...una?
-Lo so, mi sento in imbarazzo dicendoti questa cosa, prendimi pure per pazza, ma io mi sento una troia.
-Ma che cazzo dici Katye? non lo devi neanche pensare.
-Bob! ho baciato una ragazza qui, una mia amica,  quella che mi ha chiamata l'altro giorno quando eravamo insieme.
-ehm, cosa?
-Non sono stata io, mi ha baciata lei, anche se io l'ho respinta. No, non faccio la vittima ogni volta che succede, è successa la stessa cosa con July e adesso con Rose.
-Rose?
-Sì, la ragazza che mi ha baciata. Credimi, io non volevo che mi baciasse, la trovavo carina, ma contino ad amarti, nonostante tu fossi stato così lontano da me. E adesso se tu vorrai andare per sempre ti capisco, sono una lurida troia, non merito nè il tuo amore nè la tua comprensione. Faccio schifo e ripeto, sono una troia.
-Tu non fai schifo, tu sei perfetta. Tu non sei una troia, tu sei una delle sette meraviglie del mondo. Devo confessarti anch'io una cosa. Ho avuto un momento di depressione quando sei partita, passavo molto tempo con una mia amica, e lei dopo un po' mi ha baciato, l'ho respinta, mandandola a fanculo.
-ah...
-Hey, tu hai baciato mia cugina e questa Rose, e non sono infuriato o roba del genere con te. L'errore potevo farlo una volta, una volta e basta. Dopo il male che ti ho fatto, adesso non ti toccherei nemmeno con un dito.
-Oh Bob, salì su di lui e lo baciai con passione.
-Com'è stato baciare una ragazza? mi disse lui ridendo come uno scemo.
-Hey, non scherzarci su, se sono bisessuale la colpa è anche di tua cugina! Continuava a girare nei nostri discorsi July, e mi mancava un po'.
Vidi il volto di Bob diventare serio.
-Scusami, non volevo, cioè, cazzo, sono una cogliona. Detto questo lo abbracciai con forza e gli sussurrai..
-Non sarai mai solo okay? hai me, me e nessun'altra. 
-Ti amo Kat.
-Ti amo anch'io amore, e tanto.
E così restammo in quella grande camera mia.
-Vuoi rimanere con me per sempre? mi propose.
-Il per sempre non esiste, gli risposi io.
-E tu che ne sai! se vuoi qualcosa, veramente, vedi che quella dura per sempre.
-Voglio tornare a Sydney, gli dissi con le lacrime agli occhi.
-Andiamoci insieme allora, mi rispose.
 
E così, restammo fermi, lì, sopra quel letto, a fissarci negli occhi e a capire che ciò che volevamo era rimanere insieme per tutta la vita. Era quello giusto, e io ancora non l'avevo capito.

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Capitolo 27
*** Capitolo 27 ***


Il periodo che seguì fu quasi perfetto. Non volevo neanche dirlo, ma sembrava che io e Bob ci conoscessimo da una vita. Era tutto così perfetto. Lui lo era. Al mattino mi portava la colazione, (sì, si era trasferito da me, visto che mio padre era partito per il Giappone).
Comunque dicevo, ah sì, mi portava al mattino la colazione a letto, accompagnata da un dolcissimo bacio. Uscivamo il pomeriggio, proprio come facevamo in Australia.
Il mio inglese grazie a lui era molto migliorato. Di tanto in tanto, i pomeriggi li passavamo in camera mia sui libri e sui dizionari di inglese. Lui mi faceva da insegnante e io stavo imparando davvero tanto.
Era un ragazzo con i piedi posati per terra, era molto maturo per avere 16 anni. Sapeva cavarsela in qualsiasi momento. Sapeva dire le cose giuste al momento giusto. Sapeva star zitto quando riteneva giusto.
Dimenticare, ecco cosa ci vuole. Un po' di ottimismo in questa vita che va a meraviglia.
Ogni tanto la sera, quando andavamo a dormire mi parlava di questa cosa.
-Sai Kat, a volte penso al male che ti ho fatto, che credimi un cuore spezzato non è nulla in confronto al male fisico che ti ho fatto. Fisico e psicologico. Tra l'altro non riesco a capire come tu abbia fatto a perdonarmi, tornare e ospitarmi qui a casa tua, come se nulla fosse successo.
-Bob, io ti amo. E credimi, non sto facendo tutto questo perchè mi sento in colpa, anzi. Okay, ho baciato due ragazze, ho provato sensazioni strane, ma è te che amo e che voglio per il resto della mia vita.
E poi finivamo col fare l'amore, come sempre.
Ho 16 anni e faccio l'amore col mio ragazzo, cosa c'è di male? La mia prima volta è stata con lui, e con lui sarà anche l'ultima volta. Dovrò pur morire no? e poi sognare non fa mai male. 
Il per sempre? no, secondo me non esiste. Esiste il fatto che due persone se vogliono stare insieme per tutta la vita, devono mantenere questo rapporto sano con tutte le loro forze. Quello che stiamo facendo io e Bob.
Durante i pomeriggi io pulivo la casa, lui sistemava un paio di roba e poi guardava la tv. Ogni tanto mi diceva di smettere, di andare da lui a guardare la tv e a farci delle coccole. Ma in quella casa così grande ero da sola, ero l'unica donna, e dovevo pur sempre mantenere l'ordine lì dentro, no?
La sera invece uscivamo. Non so come, ma aveva sempre un sacco di soldi dietro, mio padre mi mandava anche i suoi, visto che stavo da sola e sapeva che io amavo mangiare fuori. 
I pub erano il nostro punto di incontro insieme ad altri ragazzi che avevamo conosciuto in un negozio di musica.
Erano stranieri, cioè non originari del posto, e andavamo molto d'accordo. Ci vedevamo quasi tutte le sere.  Bob sapeva già portare la macchina, come tutti del resto. Io non sapevo neanche come mettere in moto, però una volta ci ho provato, con il risultato dello sportello schiacciato. Brutti ricordi, brutti brutti.
Una sera eravamo nel solito bar, non prendetemi per pazza però eh. Stavamo bevendo qualcosa, un paio di drink per riscaldarci e andare in discoteca (sì, lì ci sono delle discoteche per ragazzi).
Forse quella sera avevo bevuto un po' troppo, diciamo che non ero proprio brilla ma ubriaca. Uscimmo dal locale, ed io ero del tutto fatta, avevo anche fumato nel retro del locale.
-Kat, ma ti senti bene? andiamo a casa su.
-Tranquillo Bob, sto da meraviglia! e così dicendo urlavo come una gallina impazzita in quel locale.
-Kat, non mi fare arrabbiare dai, andiamo a casa che ho anche sonno.
-No, la notte è giovane e io voglio divertirmi!
-Ragazzi, io porto Kat a casa, ci si vede.
*vabbene Bob, ciao* risposero in coro i nostri amici.
-Bob, dove mi porti?
-Andiamo in disco no? dai sali.
Non ricordo quasi niente di quella notte, mi ha raccontato tutto Bob.
Mi ha detto anche che ho fatto una grandissima cazzata, forse la peggiore in assoluto.
Ecco come è andata:
Arrivammo a casa, io ero ubriaca fracida. Litigai con Bob, presi il telefono e chiamai mio padre.
-Papà..
-Kat? 
-Sì, sono io, sono tua figlia.
-Dimmi Kat.
-Fai due biglietti per Sydney, io e la mia amica torniamo lì.
-Kat? sei sicura?
-Sì, voglio tornare a casa.
-Vabbene, ma questa volta vengo io con te!
-Fai quel che cazzo ti pare, ciao.
E caddi a terra.
-Kat? ma sei impazzita? tuo padre sa che sono una tua amica, e appena arriva e scopre che la tua amica è il tuo ragazzo che cazzo gli dici? sei sempre la solita, inutile!
-Bob, voglio dormire, ciao!
La mattina dopo mi svegliai con un mal di testa terribile. Bob non mi portò la colazione, anzi lo trovai a guardare la tv.
-Che è successo ieri? c'è del vomito a terra.
-E' tuo, quello lo pulisci tu. Ah un'altra cosa, sei stata fantastica. Tuo padre sta arrivando con due biglietti, anzi tre, per Sydney. Torniamo lì, l'hai deciso tu.
-Io..io cosa?
-Hai sentito bene. Eri ubriaca, e hai detto queste cose. Adesso paghi le conseguenze, adesso torniamo a Sydney.
-Ma Bob...
-Non voglio sentire nulla, adesso spieghi tu a tuo padre chi sono. 
-Dirò la verità. Dirò che sei il mio ragazzo, che la mia amica saresti tu. Che ho fatto la vita da donna sposata e che voglio tornare a Sydney per riprendermi la mia vita.
-Si ma tuo padre viene con noi.
-Meglio, così vedrà mia madre. Bob, io ti amo.
-Ti amo anch'io piccola. Adesso vai a fare la doccia, vai a pulire il tuo vomito, ti vesti, usciamo e pranziamo fuori. 
-Vabbene, a dopo.
La mia vita stava cambiando, di nuovo. 
Forse non avevo fatto proprio male, in fondo quando si e' ubriachi si dice sempre la verita' e si fanno cose che da sobria non avresti mai il coraggio di fare.

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Capitolo 28
*** Capitolo 28 ***


Era già passato un anno da quando non stavo più a Toronto. La mia vita era cambiata del tutto. Io ero cambiata, tutto ciò che mi circondava era cambiato.
Non avevo più 16 anni, non ero più una bambina, beh, non lo ero mai stata. Le situazioni ti cambiano, ciò che vivi non è più lo stesso, non ha più lo stesso sapore. Ciò che vedi non ha lo stesso colore di quando lo vedevi a 16 anni. Lo so, non è passato tanto tempo, ma un anno, un anno ti cambia radicalmente.
L'ultimo avvenimento a Toronto, la sbronza che mi fece fare la scelta giusta, ritornare a casa.
I miei sono ritornati insieme, e questo da un lato è una cosa molto positiva. Non sono costretta a viaggiare. 
Mia madre non lavora più, e così possiamo passare molto tempo insieme. E' felice, dopo tanto tempo la vedo felice.
Mio padre continua a fare il lavoro di sempre, guardagna molto, e io, essendo figlia unica non posso lamentarmi. 
Ho 17 anni, una bella casa, una bella famiglia, e un cane. Un cane che è quasi diventato un membro della famiglia. Passo la maggior parte del tempo insieme a lui. Bobby, l'ho chiamato così.
Io? io sono cambiata. Mi sa che ho ripetuto questa parola tantissime volte.
Cosa sono diventata? una ragazza matura, una donna, una mamma.
Mamma? sì, mamma.
Nella vita si fanno delle scelte, giuste o sbagliate che siano, le decidi al momento. Se scegli qualcosa, quella cosa, in quel momento, ti sembra la cosa più giusta da fare. E non puoi pentirtene un giorno, sai che quella cosa l'hai scelta tu, che eri contenta quando lo hai fatto.
Nella vita si fanno degli errori, dalla quale noi possiamo ricavarne qualche consiglio, qualche insegnamento.
Io e Bob abbiamo sempre usato delle protezioni, tranne quella sera, quella sera dove tutto è cambiato.
Avevo ritardo di 2 settimane, il che è strano per me visto che sono sempre puntuale.
Mi sono immersa nel mondo degli adulti, ho comprato un test di gravidanza, con qualche problema visto che sono minorenne, e l'ho fatto. 
Il test era positivo, io ero incinta, Bob era il padre.
L'unico uomo che io abbia mai amato nella mia vita, l'unico uomo con cui ho fatto l'amore, con cui ho consumato il mio amore.
L'unico uomo che adesso è scappato via da me. L'unico uomo che odio con tutta l'anima. L'unico uomo che vorrei accanto, ma che adesso non c'è. L'unico uomo, il padre di mio figlio, o figlia.
Sono ancora al 4 mese, non voglio conoscere il sesso del bambino. Sono ancora inesperta in questo campo, ma mamma mi aiuta molto. Andiamo dal ginecologo sempre insieme, mi stringe la mano e mi dice che la vita a volte è dura, ma devo stringere i denti e tenere duro.
Mamma è unica, quando ha saputo, non mi ha detto nulla. Si è avvicinata a me abbracciandomi e dicendomi "non sei sola, piccola".
Piccola, già, come mi chiamava Bob.
Di Bob? Non ho sue notizie da 4 mesi, da quando ha saputo che ero incinta.
No, non ho fatto giri di parole, non amo farli. Gli ho detto semplicemente la verità, che quella sera dovevamo stare più attenti, che se usavamo le precauzioni non eravamo a questo punto. Ero incinta, e lui era il padre.
Doveva prendersi le sue responsabilità, come lo stavo facendo io.
Volevo tenerlo, ed ecco che è scappato, via.
Non volevo uccidere quel qualcuno che mi avrebbe dato la gioia più bella della mia vita, forse l'unica ragione di vita per cui poter vivere.
Cominciavo ad entrare nell'ottica del mondo degli adulti, dovevo farlo. Stavo crescendo dentro di me un piccolo che dovevo accudire per il resto dei miei giorni.
Io come sto? io sto bene. Ho una famiglia che mi ama, mio padre stesso mi ha lasciata perplessa. 
Voglio costruire una famiglia anch'io. Voglio dare al mio bambino una vita migliore, più bella della mia. Voglio farlo crescere in un unico posto, voglio fargli avere accanto una madre e un padre, uniti.
Non che la mia vita sia stata orrenda, anzi. Ma è stata come un uragano. Ho sofferto molto, ed è per questo che non voglio che il mio piccolo soffra.
Io ho fatto una scelta: non sono etero, lesbica o bisessuale. Sono un essere umano, l'amore è unico, a seconda del sesso, non mi importa. Mi innamorerò della persona giusta quando arriverà. Non mi importerà del sesso, femmina o uomo, basta che mi ami, basta che mi dia l'amore di cui ho bisogno. Basta che mi accetti per quello che sono, con i miei difetti, e i miei pregi. Basta che accetti che ho 17 anni e che ho un bambino da crescere.
Quel bambino che io accetterò comunque. Omosessuale, bisessuale, etero, sarà sempre mio figlio. Lo amerò comunque.
La mia vita non è una delle migliori. Sono ancora giovane, giovane, giovane.
Sono sola, mi sento sola. Ho bisogno di Bob, mi manca Bob.
Ho cercato di lasciargli dei messaggi, ma nulla. Provo a chiamargli, ma non risponde. Non vuole più sentirmi. Ha sbagliato, e non se ne rende conto. Il piccolino tra poco verrà fuori e avrà bisogno di un padre.
Un padre che lo cullerà di notte.
Un padre che gli dirà di no quando è giusto.
Un padre che verrà odiato quando non lo accontenta.
Un padre a cui brilleranno gli occhi al suono della parolina "papà".
Un padre che avrebbe dovuto passare la vita con me, il resto della sua vita con me.
Un padre-ragazzo, conosciuto per sbaglio, in quella scuola in cui ci son capitata per sbaglio.
Un padre che io ho amato con tutta la mia anima, che ho tradito ma che ho continuato ad amare.
Un padre che adesso è andato via, ha gettato la spugna, non pronto per un ruolo così grande e importante.
Un padre che non dimenticherò mai, e di cui ne parlerò con mio figlio.
Ma adesso vivo, giorno dopo giorno, aspettando che la vita mi porti qualcosa di positivo. 
Piccolino, io sto aspettando solo te.

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Capitolo 29
*** Capitolo 29 ***


I giorni passavano, alcuni velocemente, altri lentamente. I momenti di malinconia, beh, quelli c'erano sempre e non passavano quasi mai.
Avevo necessariamente il bisogno di uscire, svagare un po', incontrare vecchie amicizie perse e recuperarne delle altre.
Dovevo assolutamente dimenticare Bob e continuare ad andare avanti, continuare a vivere, era giusto così. Avevo 17 anni, un bambino da crescere, e dovevo buttarmi alle spalle tutti i brutti momenti della mia vita, adesso avevo una nuova vita da costruire.
Appena uscivo dalla doccia, spesso mi guardavo allo specchio e mettevo le mani sul mio pancino che pian piano cresceva. Quand'ero sola in casa parlavo con lui, veramente parlavo con lui a tutte le ore. Non era ancora un bambino a tutti gli effetti, ma lo sarebbe stato, pochi mesi.
Andavo dal ginecologo un giorno alla settimana. Essendo molto giovane lui stesso mi ha consigliato di andarci una volta a settimana, anche per fare soltanto un semplice controllo. Potevo andarci benissimo anche sola, ormai mi conosceva.
Il ginecologo era un uomo molto giovane, poteva avere 30 anni circa. Alto, magro, moro e due occhi azzurri. Era italiano, proprio come me. Sua madre aveva origini siciliane, suo padre sarde, ma lui era nato a Milano e dopo anni di studi ha deciso di trasferirsi a Sydney, per fare un po' di fortuna ecco.
Sa parlare l'inglese molto bene, suo zio abita a Melbourne e così ha potuto imparare la lingua quasi subito.
Vi starete chiedendo come faccio a conoscere tutte queste cose di lui, uno sconosciuto. Beh, un pomeriggio ero andata a fare un controllo da sola. E quel pomeriggio io ero l'unica paziente che doveva visitare, così ne abbiamo approfittato per fare quattro chiacchere.
-Ciao Katye, non ti aspettavo così presto.
-Non avevo nulla da fare, in casa ero da sola e allora sono venuta.
-Bene, allora come è andata questa settimana?
era molto premuroso, ma del resto era il suo lavoro! stupida Kat, non farti film che non si possono neanche girare!
-Bene Jack, la nausea diciamo che pian piano sta svanendo.
Jack? sì, è il suo nome, mi ha chiesto lui di chiamarlo così.
-Oh perfetto, vieni sdraiati che diamo un'occhiata. Uhm, bene, anzi benissimo. Il piccolino sta alla grande, guarda come si muove, si mise a ridere.
-Bene Jack, l'ultima cosa che voglio è che ci siano complicazioni.
-Tu devi stare al riposo, non sforzarti troppo e cerca di mantenere la calma.
-Difficile, proprio in questo periodo.
-Katye, oltre ad essere un medico, sono anche tuo amico. Se hai qualche problema puoi parlarne con me. Non sono il massimo, ma a volte fa bene parlare con qualcuno che conosci da poco. E poi ormai siamo amici.
-Già. Beh non sai se sono una ragazza madre, se ho un compagno o un fidanzato accanto. 
-No, non te l'ho mai chiesto, non mi sembrava il caso.
-Bene, circa due anni fa mi sono trasferita a Sydney, ho frequentato una scuola di inglese e lì ho conosciuto un ragazzo, Bob. Bob è stato il mio ragazzo da circa un anno e mezzo. Prima uscivamo spesso insieme, ci siamo conosciuti e poi abbiamo deciso di frequentarci. Un giorno, lui ha avuto un incidente, il mondo mi è crollato addosso. Una tragedia.
-Immagino..
-Lì ho conosciuto sua cugina July, che una sera tra una parola e l'altra mi ha baciata. Lei era più grande di me.
-Era?..
-Sì, è morta in un incidente.
-Ah mi dispiace..
-No, tranquillo. Comunque, ho raccontato tutto a Bob che si è arrabbiato picchiandomi. Ho frequentato per un po' sua cugina, ma poi ho capito di amare Bob e così l'ho perdonato. Poco dopo ho avuto dei problemi con mia madre, la città mi stava ormai stretta e così ho deciso di andare a vivere da mio padre a Toronto, lasciando a Sydney tutti i vecchi ricordi e lasciando Bob. Lì facevo una vita monotona, mio padre non ci stava quasi mai in casa. Lì, in quella città ho conosciuto Rose, una bellissima ragazza che una sera mi ha baciata. Quella sera diciamo che avevo capito chi ero, chi ero veramente e da che parte stare. Ma poi pensavo a Bob, a tutti i momenti belli che avevamo passato insieme. Così un giorno suonano alla porta e mi trovo davanti Bob, che rimane a vivere per qualche settimana a casa mia. Una sera, ubriaca marcia chiamo mio padre, dicendogli di fare i biglietti per Sydney perchè voglio tornare a casa. Così lui decide di venire con me e partiamo io, Bob e mio padre. Mio padre torna con mia madre e io scopro di essere incinta di Bob, l'unico uomo che ho amato e con cui ho avuto dei rapporti. Dico tutto a Bob e così lui scappa via da me, troppo bambino per prendersi una responsabiltà come questa. Troppo bambino per dirmi in faccia "non ce la faccio". Io ho voluto tenere il piccolino perchè non voglio uccidere una vita che migliorerà la mia, e poi mi sento anche pronta a fare questo passo grande. Mio padre e mia madre hanno accettato subito tutto, come vede mia madre viene spesso con me per la visita.
Ma ho una grande angoscia dentro me, ho bisogno di affetto, non che i miei non me ne diano, ma ho bisogno di sapere se là fuori ci sarà qualcuno disposto ad accettere me, i miei errori e disposto a crescere insieme a me e il piccolino. Disposto ad accettare di diventare padre, non biologico però. Ecco cosa ho.
-Wow Kat, sono senza parole. Hai avuto una vita molto movimentata. Anch'io ho fatto degli errori nella mia vita, e da quelli ho preso degli insegnamenti. Ho capito cosa è giusto e cosa è sbagliato. 
-Forse tu sei l'unico che mi capisce. Ho tanti amici attorno, ma nessuno mi ha mai detto questo, nessuno mi ha abbracciato dicendomi "ti capisco, vedrai che troverai la persona che ti amerà, vedrai che tutto si risolverà, adesso pensa soltanto a te e il piccolino, pensa a stare bene".
-Nessuno lo ha fatto perchè nessuno è nella tua stessa situazione. Hai fatto un errore, che tu hai accettato di tenere. Crescere un bambino a soli 17 anni non è una cosa molto facile. E tu, tu hai avuto il coraggio di farlo. Questo bambino è fortunato, perchè ha una mamma come te. Sei fantastica Kat, davvero.
E così mi venne incontro abbracciandomi, come se ci conoscessimo da una vita. Forse avevo bisogno di questo, un abbraccio sincero da una persona matura e che mi capiva.
-Grazie Jack.
-Hey susu non piangere che non mi piace. Voglio vederti sorridere, sei bella quando sorridi.
-Oh no, adesso non farmi diventare rossa. Dai adesso devo andare, grazie per la chiaccherata.
-Ehm, volevo chiederti una cosa, ma non sono sicuro della risposta.
-Dimmi, ti ascolto.
-Usciresti con me, qualche volta?
-Ehm, certo, perchè no!
-Oh bene, non ero sicuro che mi avresti detto di si. Allora ci sentiamo presto.
-Certo alla settimana prossima, ciao.
-Ciao Kat.
Ok, adesso che faccio?

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Capitolo 30
*** Capitolo 30 ***


La settimana proseguì molto lentamente, quasi non volesse arrivare quel giorno. Ma quel giorno tanto atteso finalmente arrivò, insieme ad un po' di angoscia e paura. Paura di una nuova storia? No. Paura di innamorarmi? Si. La paura che accompagnava i miei giorni, i miei ultimi giorni da ragazzina. Jack mi piaceva, mi piaceva tanto, e non avevo mai pensato di uscire con un ragazzo più grande, con un uomo. Durante la mia vita da adolescente non avevo mai avuto una storia lunga. L'unico ragazzo che aveva rapito il mio cuore è il padre di mio figlio, e l'unico ragazzo di cui mi sono fidata ma che è scappato, scappato per la paura. Tutti hanno paura, come me in questo momento. Volevo andare da Jack da sola, per chiarire meglio la mia situazione, per capire anche le sue intenzioni. Non volevo che mia madre si intromettesse in questa situazione, le ho causato troppi problemi, dovevo cavarmela da sola. Il cuore batteva forte mentre camminavo per strada, per fortuna lo studio medico non era così distante da casa mia, quindi non dovevo neanche faticare tanto. Arrivata allo studio non aspettai molto, non c'era nessuno, strano visto che ogni volta la sala d'attesa è piena.
-Hey Kat, ti stavo aspettando. Si avvicinò e mi baciò sulla guancia, ma notò subito la mia espressione e così partì quella domanda:
-E' successo qualcosa? il tuo viso non mi convince molto, dimmi tutto.
-Oh no niente, stavo pensando ad alcune cose mentre camminavo per strada. Tu sei così premuroso con me. Tu sei così, perfetto ecco. Io sono così sbadata, piena di problemi, con un bimbo in grembo. Ecco, forse non ti merito. O forse ho capito male le tue intenzioni.
-Hey Kat, se non volevo frequentarti non ti chiedevo di uscire con me. Te l'ho chiesto perchè ti ritengo una persona molto matura per la sua età, e perchè credo che io possa darti ciò che ti è sempre mancato.
-Cioè?
-Amore, affetto. Vorrei vederti sorridere di più. Vorrei renderti felice. Vorrei crescere insieme a te questo piccolino. Dovrà pur avere bisogno di un padre no? di una famiglia che lo ami, sopratutto una famiglia unita, piena di amore e felicità.
-Si lo so, ma..
-Ma cosa?
-Tu sei troppo grande per me, cioè...
-In amore l'età non conta. Okay, non possiamo parlare di amore ancora, non siamo neanche usciti insieme, ma stai tranquilla che tutto andrà per il meglio. Ma se sei tu che non vuoi uscire con me, beh potevi dirlo subito.
-Oh no, certo che voglio uscire con te, mi va di uscire con te. Tu mi piaci, abbiamo tanto in comune. Tu mi capisci, sai ascoltarmi, sai parlarmi, sai prendermi nel modo giusto. E forse sei uno dei pochi che è riuscito a farlo. Ma sai, sono successe tante cose in questo periodo. Bob che è andato via, io che sono tornata di nuovo qui, in una situazione diversa. Ho un piccolo da crescere, non so se sarò capace di farlo. E se sarò una madre peggiore? la peggiore di tutte? se non saprò dargli l'amore di cui ha bisogno? Vedi, oltre ad essere sbadata, testarda sono anche molto insicura di me. Mi creo mille problemi, e mille paranoie.
-Hey, Kat basta. Asciuga quelle lacrime che sai che non mi piacciono e ascoltami attentamente. Tu sei una donna fantastica.
Donna forse e' una grande parolona, ma lo stavo diventando, forse.
Oltre ad essere una ragazza di 17 anni con un bambino da crescere, sei un donna meravigliosa e sarai una mamma perfetta. Il bambino sarà davvero fortunato ad avere una mamma come te. Sei forte, hai un cuore d'oro.
-No, non sono forte.
-Sì che lo sei. Hai dovuto affrontare situazioni devastanti. Hai dovuto soffrire in silenzio. Nessuno era capace di ascoltarti e di abbracciarti quando ne avevi bisogno. Ma adesso ci sono io con te. 
-Ma sono così piccola per te.
-No, non lo sei. Sei già una donna che ha accettato il ruolo che dovrà fare per il resto dei suoi giorni. Sei una donna che ha avuto il coraggio di  fare una cosa che magari milione di donne non sarebbero capaci di fare. Tu stai crescendo dentro di te una creaturina che un giorno ti ringrazierà per averla messa al mondo.
-Come fai a dire cosa sarò o cosa diventerò?
-Te lo leggo negli occhi. Mi basta guardarti per capire cosa hai dovuto affrontare, e cosa stai affrontando in questo momento. Ma non sei sola, oltre ad avere i tuoi genitori, ora tu hai me. Non saremo fidanzati, ma credimi, avrai un amico ogni volta che ne avrai di bisogno. Io ci sarò sempre, qualunque cosa accada sai che potrai contare sempre su di me.
-Grazie, grazie davvero Jack. 
E così mi persi tra le sue braccia. Così robuste e così dure, ma allo stesso tempo piene di amore e dolcezza. Tutto quello che avrei voluto sentirmi dire me lo ha detto lui, in questo momento. Non volevo innamorarmi di nuovo, per soffrire di nuovo. Ma volevo buttarmi in questa storia, conoscerlo meglio, conoscere le sue passioni, i suoi hobby, cosa è oltre lo studio medico; e magari chissà, crescere insieme a lui.
Finita la visita mi guardò attentamente negli occhi, quasi a farmi svenire. Quasi mi persi in quegli occhi così grandi, così pieni di sicurezza. Era un uomo, un uomo molto maturo, magari tutto ciò che mi serviva, magari tutto ciò di cui avevo bisogno era lui, la sua dolcezza mescolata con la sua freddezza e durezza nel dire le cose. Era semplicemente perfetto, ma non volevo correre troppo, non volevo rifare gli stessi errori che mi avevano portato soltanto tante anzi tantissime sofferenze. Avevo dimenticato ad un tratto tutto: Bob, July, Rose, tutte le persone che mi avevano fatto stare bene e un minuto dopo stare male, erano svanite dalla mia mente, e questo era un bene no?
-Cosa stai guardando? ho qualcosa sul viso per caso? mi voltai verso lo specchio.
-Oh no, stavo guardando quanto sei bella, me ne sono accorto solo ora sai.
-Pensa io mi sono accorta di te dal primo giorno che ho messo piede qui.
-Avevi paura della tua prima visita?
-Avevo paura di tante cose in quel momento. L'espressione di mia madre, il tuo giudizio, che per me comunque avrebbe avuto un valore importante, visto che comunque dovevi essere il mio ginecologo per 9 mesi interi. Non amo quanto c'è tensione tra me e un'altra persona.
-Immagino che per te sia stato straziante, giusto?
-Già, forse, non lo so, non ricordo bene cosa stavo pensando, e non intendo ricordare. Adesso voglio vivere il presente, che è più bello del passato. Non voglio vivere nei ricordi.
-E non lo farai, almeno non con me.
Si avvicinò lentamente a me, credevo che lo stesse facendo per abbracciarmi, ma le sue intenzioni erano ben altre.
-No, per favore, e lo respinsi.
-Che succede? non stiamo facendo nulla di male, e io ho così tanta voglia di baciarti.
-No, ti prego, non voglio correre troppo, non voglio stare male con me stessa.
-Vabbene Kat, rispetto la tua decisione, quando sarai pronta me lo dirai tu ok? tranquilla, anzi forse mi dovrei scusare per aver corso un po' troppo io. Ma sei così perfetta.
-Hey Jack, dimentichi una cosa?
-Cosa?
-Io e te abbiamo un appuntamento, ricordi?
-Oh, io credevo che fosse iniziato proprio adesso, dal momento che stiamo parlando da circa 2 ore.
-Non hai altre visite oggi? 
-No, le ho avute prima, tu sei l'ultima, infatti tra qualche minuto stacco, mangiamo qualcosa insieme?
-Ma non sono vestita in modo molto adatto.
-Oh, sei perfetta così, e poi non ti porto mica a mangiare in un ristorante di lusso, non credo sei il tipo da queste cose, giusto?
-Sono più il tipo da fast food che da ristoranti in cui ti versano il vino nel bicchiere ogni volta che lo vedono vuoto.
-Anche a me da fastidio questa loro usanza, per questo non vado quasi mai a mangiare in un ristorante a 5 stelle.
-A 5 stelle preferisco gli hotel e le loro suite.
-Lussuosa la ragazza, eh! 
-Ogni tanto qualche lusso vorrei immaginarmelo no? immaginare fino ad oggi non è un reato, dovresti farlo pure te.
-Sai quanto immaginavo io alla tua età, ma poi le cose cambiano, diventi più grandi e le prospettive cambiano, inizi a vedere le cose in modo diverso.
-Capisco cosa vuoi dire. Allora andiamo? non mi hai detto quasi nulla di te. Abbiamo sempre e solo parlato di me.
-Certo, mi metto la giacca e arrivo, mi aspetti fuori?
-Sicuro.
E così mi avviai verso la sua macchina, nè troppo lussuosa, nè troppo economica, il giusto, alla fine guadagna abbastanza bene, per essere un ginecologo. Il cuore continuava a battere all'impazzata, il nostro primo appuntamento è iniziato.

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Capitolo 31
*** Capitolo 31 ***


Salita in macchina abbassai lo specchietto della macchina per sistemarmi i capelli. Non ero vestita in modo elegante; avevo un paio di converse blu, un paio di jeans e una maglietta a maniche corte non troppo stretta, per via della pancia. Lui era vestito in modo molto normale, non dimostrava neanche i suoi 30 anni. Era un bel pomeriggio d'estate, e io non avevo nessun pensiero per la testa, almeno non per ora.
-Allora dove andiamo? mi propose.
-Non so, portami dove vuoi tu, io non ho alcun problema.
-Una pizza e un gelato?
-Uhm, ok, va bene, ottima idea.
Così mise a moto e mi portò prima a mangiare una bella pizza e dopo un gustoso gelato. Passammo una bella serata, tra racconti d'infanzia e risate. Stavo bene, dopo tanto tempo, stavo bene. 
Stavamo passeggiando, quando ad un tratto squilla il telefono.
-Pronto?
-Kat, sono io, Rose.
-Oh sì, ciao. Scusami se non mi sono fatta sentire.
-Se non ti chiamavo io continuavi a non farti sentire vero?
-Scusami, ma forse è meglio che non mi cerchi più. Ok, sono stata una stronza, ma è passato un anno, e in un anno cambiano tante cose.
-Ho saputo che sei tornata a Sydney.
-Si, beh, te l'ho detto, cambiano tante cose in un anno. Comunque scusami ma adesso non posso parlare.
-Tu non puoi parlare mai, vabbene.
-Ciao. e chiusi il telefono.
Non volevo più avere niente a che fare con il passato, volevo godermi il presente.
-Hey, tutto bene?
-Oh si, era una mia amica, tranquillo.
-Gli amici sono importanti.
-Non lei.
-Persi il mio migliore amico quando avevo 14 anni. Da allora ho smesso di fidarmi della gente. Non frequentavo qualcuno da quando lui mori'. Poi ho incontrato lei, e la mia vita è cambiata.
-Raccontami, voglio ascoltarti.
-Incontrai lei ad una festa. Era la più bella di tutte. Ci conoscemmo fino a metterci insieme. Una storia fantastica, quasi uscita da una favola.
-Questo quando?
-Quando avevo più o meno la tua età. Restammo insieme per molto tempo, fino a quando mi sentii pronto e le chiesi di sposarla.
-Oh mio dio, quindi tu...
-No. Appena le ho proposto il matrimonio lei non accettò e dopo poco mi lasciò. Dicendo di non meritarla, e roba simile.
-Quanti anni avevi?
-Io 28, lei 27.
-Mi dispiace, davvero.
-Come vedi non sei l'unica ad aver sofferto.
-Hey adesso lo dico io a te: io ci sono, non sei solo, non più.
-Grazie Kat.
E lo abbracciai così forte da fargli perdere il respiro. Ma in quel momento lui aveva tanto bisogno di me e di un mio abbraccio, ma di quello sincero.
-Dai accompagnami a casa che sono stanca e si è fatto tardi.
-D'accordo piccola.

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Capitolo 32
*** Capitolo 32 ***


Durante il tragitto, Jack non parlò molto, e la cosa mi preoccupava parecchio, dal momento che lui parlava tanto.
-Che hai? ti vedo triste.
-Già, alcuni ricordi tornano nella mente. Vorrei dimenticare, ma...
-Ma non riesci a farlo, giusto?
-Sì.
-Ti capisco, anch'io cerco di dimenticare, ma non è semplice.
-Qualcuno che mi capisce.
-Sì, sai bisogna affrontare certe situazione per capire cosa si prova, e a volte ricordare fa male.
-Esatto, io e te abbiamo molte cose in comune.
-Già.
-Eccoci, arrivati a destinazione.
-Dimmi una cosa: ti sei mai aperto così tanto con qualcuno? qualcuno che conosci da poco.
-Ecco, vedi. Oggi mi sono sorpreso di me stesso. Non mi ero mai aperto così tanto, cioè quasi mai riesco a confidarmi così facilmente, specialmente davanti una persona che conosco così poco. Ma tu mi dai sicurezza.
-Davvero?
Spense la macchina avvicinandosi a me.
-Nessuna persona è riuscita mai a farmi tremare.
-Tremare? ma cosa dici...
-Tremare di gioia. Mi fai bene, davvero. Sei speciale.
-Sai Jack, nessuno mi ha mai detto questa cosa. Sei il primo, ma...
-Ssssh! non parlare.
Si avvicinò sempre di più a me.
-No Jack, no per favore.
-Cosa c'è?
-Nulla, solo che, ne abbiamo già parlato. Non voglio che qualcosa vada male. Non voglio soffrire di nuovo. Voglio fare le cose per bene, almeno questa volta. Non posso più comportarmi come una bambina, devo crescere prima o poi no?
-D'accordo Kat, scusami di nuovo.
-Tranquillo, quando ci vediamo?
-Quando mi dici tu?
-Domani mattina vuoi venire a casa mia? facciamo colazione insieme.
-Certo, domani ho anche il giorno libero.
-Perfetto.
- Bene, allora ciao Kat, a domani.
-Ciao Jack, a domani.
Scesi dalla macchina e mi avviai verso la porta di casa; la apri e prima di chiuderla alle mie spalle, osservai la macchina di Jack allontanarsi.
Chiusi la porta e vidi davanti a me ciò che non volevo vedere?
-Tu che ci fai qui? esci subito da casa mia! Mamma? Papà?
-Non ci sono, sono usciti 5 minuti fa, ti stavo aspettando.
-Vaffanculo, Bob che cazzo ti viene in testa?
-Lo so, sono un bastardo. Non dovevo lasciarti, non dovevo andarmene.
-Ma l'hai fatto e adesso puoi anche tornare da dove sei venuto. Ho una nuova vita da andare avanti, e in questa nuova vita non è permesso che i bastardi come te entrino. 
-Lo so, mi faccio schifo da solo.
-Io mi sputerei addosso se fossi al tuo posto. Un bastardo come te, non merita neanche ciò che io sto per dire.
Vedi questa pancia? sai cosa c'è dentro? tuo figlio.
Sei l'unico ragazzo che io abbia amato in tutta la mia vita, e l'unico con cui sono andata a letto. E l'unico padre di mio figlio. Ma adesso tu sei fuori dalla mia vita, devi andartene, non fai più parte di me. Mi hai lasciata, per il semplice fatto che non hai avuto le palle di affrontare la situazione e dirmi "Kat, non sei sola!". No, hai pensato al divertimento, agli amici, alla libertà che un giorno avresti perso. Ma ricordati che quel giorno, sarebbe stato il più bello di tutti, perchè proprio quel giorno nascerà questo piccolino, che io crescerò con tanto amore. Quell'amore che tu mi hai saputo dare e che hai trasformato in odio.
-Kat, ti prego.
-No Bob, basta, non voglio più avere niente a che fare con te. Vattene da casa, prima che ti ci mandi io a pedate nel culo!
-Vabbene, ma un giorno tornerò, tornerò perchè voglio che tu sappia le mie ragioni, per essermene andato.
-Ciao, Bob, è stato un piacere rivederti.
E così uscì di casa, con aria insoddisfatta.
Non mi ero mai sentita così libera!

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Capitolo 33
*** Capitolo 33 ***


Avevo appena avuto una discussione molto accesa con Bob, e non stavo affatto bene, quindi chiamai Jack. Ero preoccupata, sopratutto per il piccolino.
-Jack, Jack, per favore puoi visitarmi? 
-Hey Katye, calma, che succede?
-Mi sono agitata troppo e adesso non mi sento tanto bene, puoi controllare il piccolo? ti prego.
-Vabbene, mi vesto e passo a prenderti, fatti trovare pronta.
-Sono già pronta, aspetto te.
-Ok arrivo.
e riagganciai.
Ero agitata, mi tremavano le gambe e avevo appena vomitato. Non era la solita nausea, questa volta era diverso. Dentro di me avvertivo un forte dolore, e non il solito dolore. Ero preoccupata, tanto.
Tutto ciò che ero riuscita a portare avanti, per colpa di quel bastardo, stava svanendo, stava scappando via da me, stava andando via, come è solito che facciano le persone che mi circondano.
-Eccomi Kat, sali in macchina. Andiamo in ospedale o nel mio studio?
-Forse è meglio che andiamo in ospedale, così mi controllano, ti prego andiamo.
Così sfrecciò come un missile, quell'auto non vide neanche la strada, e neanche i miei occhi.
Svenni e mi risvegliai nella stanza di un ospedale, con una flebo attaccata alla mano e un camice non mio.
Ero stordita, non capivo cosa stava succedendo, ma appena aprì gli occhi vidi Jack accanto a me che mi teneva la mano.
-Jack, che è successo?
-Hai avuto un piccolo svenimento, non so cosa sia successo di preciso, mi hai chiamato e ti ho portato in ospedale.
-E perchè non sono a casa?
-Hanno detto che vogliono tenerti sotto osservazione per qualche giorno.
-Cazzo, adesso ricordo. Ho trovato Bob a casa mia.
-A casa tua?
-Sì, i miei erano appena usciti e lui mi stava aspettando.
-E cosa è successo?
-Abbiamo litigato, o almeno ho parlato ed urlato soltanto io. Forse è per questo che mi sono sentita male. Il piccolo come sta? ti hanno fatto sapere qualcosa?
-Kat..
-Jack, ti prego, non dirmelo..
La sua espressione era diversa, non era contento, era triste, preoccupato per ciò che doveva dirmi. Era successo qualcosa, qualcosa di brutto.
-Jack, allora?
-Kat, sai quando avvertivi il forte dolore sulla pancia?
-Eh.
-I medici hanno fatto ciò che potevano fare, ma non ce l'ha fatta.
-Chi non ce l'ha fatta?
-Kat, hai perso il bambino.
-Cosa? cosa stai dicendo?
-Mi dispiace Kat...
Ad un tratto mi svegliai di colpo, ero distesa sul divano con addosso una coperta che mi aveva messo mia madre. Era un brutto sogno, un bruttissimo sogno. Dopo la discussione con Bob, ero così agitata che mi addormentai sul divano. Mi toccai la pancia, il piccolino ancora c'era, lo sentivo.
'Tranquillo piccolo, andrà tutto bene, mamma non ti farà mai del male.'

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Capitolo 34
*** Capitolo 34 ***


Avete mai ascoltato una canzone, una canzone che vi ha fatto venire in mente tantissimi ricordi che hanno fatto sanguinare il vostro cuore? Ricordi che cercate di cancellare, ricordi che fanno bagnare il vostro viso.
Ricordi che vi rovinano una giornata, che cancellano il sorriso sul vostro volto.
Stamattina mi svegliai quasi felice, spensierata, nessun tipo di problema stava intasando la mia mente, stranamente.
Così, appena mi sono alzata dal letto, ho aperto le finestre di camera mia per far entrare luce e un po' d'aria in questa giornata calda d'estate, e ho iniziato a cercare un cd decente in mezzo a tutti quelli che occupavano una colonna della mia scrivania. Trovato uno, dello stesso anno, lo inserii nello stereo e lo misi a tutto volume per cercare di distrarmi. Sistemai il letto e le poche cose che si trovavano fuori posto, strano per me visto che io vivo nel disordine.
"Oh c'è un nuovo amore in arrivo, o tu sei depressa, visto che ordini la tua camera in queste occasioni." esclamo' mia madre perplessa e divertita allo stesso momento.
-Mamma, vai a preparare la colazione a papà, vai.
Non volevo dirle tutto, non volevo dirle che il ginecologo si era innamorato di me, che siamo usciti insieme, ma che ancora non era successo nulla tra di noi, almeno non per il momento.
Volevo fare le cose con calma, senza avere alcuna fretta, avevo una vita davanti, e poi nessuno ci impediva di fare qualcosa, almeno lo speravo visto che ieri sera si era fatto vivo Bob.
Voglio crescere il mio piccolo nella felicità più assoluta, voglio che lui sappia che io ci sarò sempre. Voglio insegnarli a difendersi, a riconoscere le persone cattive e quelle buone, a non farsi mettere mai i piedi in faccia. Se è una femmina le imparo come si picchia, se è maschio...qui sorge un bel problema. Se è maschio? io non sono mai stata molto mascolina, non posso crescere mio figlio e farlo diventare il cocco di mamma, dovrà pur imparare a diventare maschio e a difendersi no? ma questo può farlo soltanto un padre, che lui in questo momento non ha.
Vabbè, questo si vedrà. Non so neanche il sesso del bambino, ma credo che adesso sia arrivato il momento no? non voglio quel tipo di sorprese, voglio essere pronta per accoglierlo. 
Dopo questa bella pausa di riflessione le canzoni scorrevano lentamente. Canticchiavo qualche strofa, quelle che sapevo o che ricordavo. Finita la prima traccia, poi la seconda, poi la terza, poi la quarta ed ecco la quinta, quella canzone che ti fa venire la malinconia, la voglia di buttarti dal balcone per i troppi ricordi che suscita. Ecco quella canzone che tanto amavi ma che tanto odi adesso. La canzone che segna un momento, la canzone che ti viene dedicato, la canzone conosci a memoria, perfino anche lo stacco tra una strofa e il ritornello. La canzone che ti fa piangere, piangere a dirotto senza motivo, così all'improvviso.
La cantai tutta, a sguarcia gola, come una liberazione. Quella canzone mi era stata dedicata da Bob, e proprio ieri ho discusso con lui. Come potrò dimenticare una persona così importante per la mia vita? il padre di mio figlio? il mio primo ed unico amore? Riuscirò mai a fidarmi di Jack? sarà un buon padre? ma domanda più importante lui è disposto a passare la mia vita con me? Io non voglio attese, voglio risposte, voglio la certezza che lui sia così maturo da prendersi questa responsabilità. Non c'è tempo per aspettare, bisogna fare le cose in fretta, fra poco entro al 5 mese, altri 4 e lui vedrà la luce del mondo. Voglio che qualcuno mi dia la risposta sicura e dirmi "Sì, io starò con te". Io ho fatto la mia scelta, ma lui è disposta a farla?

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Capitolo 35
*** Capitolo 35 ***


La stessa mattina Jack venne a casa mia e mi portò la colazione. Cornetti e ciambelle a volontà, la mia colazione preferita. A casa erano già andati tutti, così non dovetti dare spiegazioni a mia madre o a mio padre. Scesi in fretta dalle scale appena suonarono il campanello, con aria sicura, ero certa che davanti alla porta mi sarei ritrovata lui. E così infatti fu.
Lo accompagnai in cucina, apri il frigorifero e presi il succo di frutta e il latte. A seconda di quello che Jack desiderava.
-Uhm hai portato la colazione, ma che galante!
-Beh, mi andava di farlo, se vuoi vado via.
-Ma sta zitto scemo, mi fa piacere la tua presenza qui. E in men che non si dica mi avvicinai a lui e lo baciai, ma non sulle guancie, sulle labbra. Forse volevo dimenticare ciò che era successo pochi minuti prima del suo arrivo in camera mia. Oppure mi andava di farlo, sta di fatto che non mi riconoscevo più. Ormai reagivo in modo insensato, senza pensarci neanche 2 volte, e questo atteggiamento mi avrebbe portato a molti guai. E io già me lo sentivo, ma ormai avevo fatto ciò che ho fatto e quindi, indietro non si torna.
-Ma che fai? fino a ieri sera eri così insicura, non volevi neanche che io ti toccassi.
-Oggi mi andava di baciarti e l'ho voluto fare. Non era questo ciò che aspettavi da un po'?
-Beh sì, ma non me lo aspettavo proprio oggi, non so, tu sei strana.
-A volte non riesco a capirmi da sola, quindi te lo lascio dire. Lo so, sono strana.
-Molto strana, ma a me piaci così come sei. Con le tue stranezze e i tuoi modi buffi di fare.
-Sono buffa? sono buffa io?
e così cominciammo a giocare e scherzare come due bimbi. Gli facevo il solletivo sulla pancia, gli davo pizzicotti, insomma ridevo, ridevo ed ero felice, come quando una bimba riceve per il suo compleanno la bambola che ha sempre desiderato. O come quando due bimbi che si piacciono tanto giocano ridendo e scherzando insieme, senza pensare al futuro.
Ed è proprio così, quel momento di tristezza era sparito con la presenza di Jack, e stavo bene, quasi non volevo che finisse questo momento.
Continuammo a ridere e scherzare per tutta la mattinata, aveva il giorno libero oggi e quindi potevo godermelo tutto.
-Bene, oggi che hai il giorno libero voglio che tu stia con me tutto il giorno.
-Facciamo per sempre? per me va bene per sempre.
-Il per sempre non esiste, e lo sai. Non esiste neanche nelle favole.
-Mi sa che tu non hai visto alcune favole come ad esempio cenerentola vero?
-No, mia madre non mi ha dato questo tipo di educazione. Preferivo giocare per strada invece che riempirmi la testa di cavolate varie come il principe azzurro, anche perchè alla fine prima o poi tutto lo cercano, e nessuna lo trova.
-Tu lo hai trovato?
-Credevo, ero così sicura di me quando dissi a me stessa "cavolo Kat, hai trovato quello giusto" che non pensavo neanche che un giorno fosse finito tutto. Quindi ho smesso di credere a queste cavolate. Scusa, sono una bambina cresciuta male, e gli accennai un sorriso.
-Ma no, forse hai capito come stanno veramente le cose, e sei una delle poche che è riuscita a farlo. Vedi? ragazze alle tua età credono ancora in queste cose.
-Ragazze della mia età non hanno un bambino in grembo, non sono incite e non sono state lasciate dal padre del bimbo. Come vedi, ho cambiato prospettiva nel vedere le cose, queste cose. Ci sono cose più importanti che cercare il principe azzurro, che poi a che serve un amore che dura pochi anni e poi viene dimenticato? che senso ha dire "ti amo" ad una persona che poi tra qualche anno non rivedrai più? Secondo me è un ti amo sprecato, detto al momento, ma senza sentimento, o forse c'è, ma poco dopo non ci sarà più. Io in questo momento sto cercando soltanto una persona disposta a stare tutta la vita con me e a diventare il padre (non biologico) del bimbo che tra qualche mese verrà fuori. 
-Hai ragione, e credo di avere la soluzione al tuo problema.
-Tu dici?
-Beh, ti trovi davanti qualcuno che è disposto a passare la vita insieme a te e a diventare il padre del bimbo.
-Tu? ma ci conosciamo da così poco.
-4 mesi non sono pochi, e poi mi basta per sapere quel che c'è da sapere su di te.
-Ah, beh non promettere cose che non puoi mantenere. Sono anche stanca di credere a cose che poi non avvengono mai.
-Hai la mia parola.
Verso mezzogiorno Jack dovette tornare a casa sua, per fare non so cosa. Così io, presa dall'entusiasmo di quella bella dichiarazione usci di casa, visto che c'era anche una bella giornata, nè troppo calda nè troppo fredda, e così mi avviai per fare una passeggiata.
Passai davanti vari posti, tra i quali la scuola che frequentavo, il bar dove mi incontravo con gli amici e con Bob. Tutti posti piacevoli dove trascorrevo il resto delle mie giornate. Eppure sono passati 2 anni.
Comunque camminando allegramente, con aria spensierata e toccandomi ogni tanto la pancia mi sentii chiamare da dietro.
-Katye, mio dio quanto tempo!!
-Tu? 
-Eh da un bel pò che non ci si rivede eh! Sei cambiata, in tutto.
-Anche tu Jessica!
Jessica era una mia vecchia compagna d'asilo, nonchè la mia migliore amica che dovetti lasciare quando mi trasferii qui a Sydney. Non la vedevo da molto tempo, e non la sentivo da tanto tempo, avevamo perso i contatti. Jessica aveva la mia stessa età, poco più alta di me e bruna, con occhi color nocciola. Non aveva un fisico invidiabile, ma era davvero carina in faccia. Mi mancava molto, ma non sono mai riuscita a dirglielo.
-Finalmente ci rivediamo, allora cosa mi racconti?
Dopo un lungo abbraccio ci avviammo verso un parco, per raccontarci gli ultimi avvenimenti, le ultime cose che ci hanno cambiato la vita, e chissà, recuperare qualcosa perso in partenza.

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Capitolo 36
*** Capitolo 36 ***


-Ci fermiamo qui?
-Sì, mi sembra un posto tranquillo, le risposi.
Così ci sedemmo su una panchina circondata da un verde prato. Il cielo sereno, il sole splendente, un'ottima giornata per stare insieme ad una vecchia amica.
-Allora tutto bene Kat? ti vedo cambiata, hai messo su kili eh?
-Ehm, veramente aspetto un bambino.
-Co..cosa? Hai 17 anni o sbaglio?
-No, non sbagli. Quasi 18 per la precisione. Lo so, penserai "che troia questa qui, a 17 anni aspetta un bambino" e mi rendo conto anche da sola che sono stata una stupida e che ho sbagliato, ma credo che sia l'errore più bello che io abbia fatto in questi 17 anni. Ho accettato la situazione e ho deciso di proseguire con la gravidanza. Non mi pento di nulla.
-Sai chi è il padre?
-Sì, un lurido bastardo schifoso che appena ha saputo del bambino è scappato. Il mio primo amore, il padre di mio figlio. L'unico ragazzo con cui ho avuto un rapporto, l'unico ragazzo che ho amato.
-Mi dispiace, ma sei sicura di quello che fai? guarda che è una grande responsabilità.
-Lo so, e sono sicura di quello che faccio e poi ormai non posso tirarmi indietro. Sto crescendo dentro di me una piccola creaturina che spero che un giorno mi ringrazi per averla messa al mondo.
-Oh Kat, sono sicura che lo farà, sarai un'ottima madre, questo è sicuro. Mi dispiace soltanto che crescerai da solo il bambino. 
-Oh, non sono proprio da sola. Sto frequentando il mio ginecologo, e diciamo che fino ad ora siamo ad un buon punto.
-Questo mi fa piacere, crescere da sola un figlio non è una cosa facile, se hai accanto qualcuno eviterai alcune fatiche. Sai se è maschio o femmina?
-Ancora no, alla prossima visita me lo farò dire.
-I tuoi come l'hanno presa?
-Stranamente bene, un po' scioccato mio padre, ma è inevitabile dopo la notizia, però tutto ok. Mamma mi accompagna spesso alle visite. Adesso che frequento Jack ci vado quasi sempre da sola.
-Jack?
-Sì, il ginecologo si chiama Jack.
-Bene, ti vedo felice Kat, finalmente. Leggendo alcune tue vecchie email sembra che il mondo ti stava crollando addosso, ma adesso, dopo alcuni anni ti vedo raggiante. Sei contenta e si vede. E anch'io lo sono, mi sei mancata tanto.
-Oh Jessica, anche tu mi sei mancata. Volevo scriverti, ma non sapevo cosa dirti. Ti pensavo sempre, sopratutto i primi tempi, solo che non ho parlato di te a nessuno. Tu invece cosa mi racconti? continui sempre ad avere la fissa che l'amore non esiste?
-Sì, mi diverto alle feste, approfitto di qualche situazione per frequentare qualche ragazzo ma nulla di importante. Preferisco divertirmi.
-Stai attenta però.
-Questo sempre.
-Allora nulla di nuovo dalle tue parti? come mai ti trovi qui a Sydney e non mi hai detto nulla?
-Ho chiamato tua madre per farmi dare il vostro indirizzo, volevo farti una sorpresa. Comunque sono qui per lavoro, mia zia abita qui da un paio di anni, te ne avevo parlato.
-Sìsì, ricordo.
-Ecco, ha trovato un lavorino per me, visto che ho smesso di andare a scuola.
-Davvero? e perchè?
-Ho avuto dei problemi con un professore.
-Davvero? che è successo?
-Un giorno, credo qualche mesetto fa prima che io smettessi di andare a scuola mi sono fermata in classe dopo l'ora di matematica per chiedere alcune cose al professore, tra l'altro è nuovo e neanche lo conosci.
-Beh e allora che è successo?
-Prima ha iniziato a spiegarmi alcune formule, dopo un po' si è avvicinato a me e ha cominciato a toccarmi. Gli ho mollato un ceffone e sono corsa subito dalla preside, ma lei non mi ha creduta essendo innamorata pazza di lui e perciò sono andata via e ho smesso, tanto quella scuola non mi andava giù da prima.
-Cazzo che bastardo!
-Quindi sono qui per lavorare, ho cercato un po' a Milano ma non ho trovato nulla. Con l'inglese me la cavo e allora ho chiesto a mia zia di trovarmi qualcosa qui. Adesso stavo andando a fare un colloquio con un ragazzo che gestisce un ristorante, vedremo se è la volta buona che io mi sistemi.
-Sai già dove stare?
-Sì, mia zia ha una camera in più, quindi non dovrò pagare neanche vitto e alloggio.
-Perfetto, sono contenta per te. Stai tranquilla, qui il lavoro non manca. Farai fortuna.
-Tu non lavori?
-Credo che adesso sia il momento di cercarmi qualcosa anch'io, qualche lavoretto part-time viste le mie condizioni. Non voglio che i miei si prendino cura di me e il bimbo sempre. Devo riuscire a cavarmela da sola.
-Fai bene. Comunque Kat devo proprio scappare s'è fatto tardi. Ti vengo a trovare a casa tua domani ok? Ti mando un messaggio con scritta l'ora, dammi il tuo numero.
-Vabbene, dammi il cellulare che te lo memorizzo.
-Perfetto, allora a domani Kat.
-A domani Jè, in bocca al lupo.
-Crepi il lupo. Ciao e buona giornata.
-Anche a te, ciao.
E così voltai le spalle per dirigermi verso casa, cominciavo ad essere molto stanca. Ma Jessica aveva ragione, ero contenta, davvero contenta, e ora sapevo che se Jack mi avrebbe abbandonata avevo lei.

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Capitolo 37
*** Capitolo 37 ***


I mesi successivi passarono con molta tranquillità. A breve scoprii anche di aspettare un bel maschietto e che avrei chiamato William. Amavo questo nome e non c'era un perchè. Mi aveva sempre affascinato e non avevo conosciuto nessuno che si chiamasse in questo modo.
I giorni passavano, il pancione cresceva sempre di più, tanto che arrivai al nono mese, e il mio compleanno si avvicinava così velocemente che volevo fermare il tempo.
Casa mia era sempre un via vai di gente che voleva sapere come stavo, e tante persone, amici di mamma e babbo che venivano per portarmi tanti regali per il piccolo William.
Ero così accitata all'idea che avrei avuto un bimbo, che gli avrei insegnato a parlare, a camminare, gli avrei fatto vedere tutto quel momento che fino ad ora ero soltanto riuscita a fargli vedere parlando. 
Ero contenta, Jessica veniva quasi sempre a casa mia, Jack pure. Ero circondata da tanto amore, affetto, ed ero felice, ma felice felice.
In uno di quei giorni mi arrivò un pacco da parte di Bob. Un paio di scarpine azzurre della converse per il piccolo. Dentro lo scatolo ci stava un biglietto con scritto: "Queste sono per il piccolo William, non chiedermi come faccio a sapere tutto, non posso dirtelo. Dai un bacino da parte mia quando verrà al mondo. Con affetto Bob."
Questo biglietto mi aveva lasciato un po' così, fissando il vuoto per qualche minuto pensavo a quanto fosse stata difficile portare avanti la gravidanza senza il suo appoggio. Non capisco neanche come sia potuto succedere tutto questo, ma avevo bisogno di parlare con lui, chiarire alcune cose. E in tal caso metterci d'accordo su quando poteva tenere il bambino. Essendo il padre biologico gli spetta di diritto passare almeno un fine settimana con il piccolo William, mi diceva un giorno papà. E' sempre il padre del piccolo, anche se a me non andava giù l'idea di lasciarlo nelle sue mani, ma è sempre suo padre.
Perciò il giorno stesso in cui ricevetti il regalino lo chiamai al cellulare, rispose dopo un po'.
-Ciao Bob, sono Kat.
-Ciao Kat, è arrivato il regalo per il piccolo?
-Sì, e volevo ringraziarti, è stato carino da parte tua. Volevo vederti e parlarti, magari se vuoi puoi venire al mio compleanno dopo domani, si terrà a casa mia intorno alle 8 di sera.
-Ci sarò.
-Ok, allora ci vediamo, ciao.
-Ciao.
Non so perchè avevo invitato Bob, ma ero certa di una cosa; quella sera tutto sarebbe cambiato.
Infatti così fu.

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Finalmente arrivo' il giorno del mio compleanno.
Nella mattinata mamma e babbo sono entrati in camera mia portandomi un buonissimo cornetto caldo alla nutella con sopra una candelina da spegnere. 
-Soffiamo insieme Will, parlavo spesso con la mia pancia, sopratutto ultimamente.
-Tanti auguri a te, tanti auguri a te, tanti auguri alla mammina, tanti auguri a te, dissero in coro mamma e babbo.
-Grazie mamma, grazie papà.
-18 anni si compiono una sola volta nella vita, non credi? perciò cerca di passare il giorno più bello della tua vita il meglio possibile, goditelo fino alla fine.
-Lo farò, così li baciai entrambi sulla guancia e mi alzai dal letto preparandomi per comprare le ultime cose per la festa.
Non avevo organizzato granchè, non amavo grandi festoni alle quali venivano anche gente che nemmeno conoscevo. Non amavo la confusione e i troppi regali, per cui invitai pochi amici, quelli buoni, quelli veri, e alcuni parenti che venivano da varie parti del mondo. Non volevo qualcosa di grande, ma qualcosa di speciale.
Per strada incontrai alcune vecchie amicizie, che non invitai al compleanno ma con la quali feci 2 chiacchere, parlando di me e del mio piccolino.
Non mi vergognavo a camminare per strada con il mio bel pancione, non avevo niente di cui vergognarmi, il mio bambino non era una vergogna.
Così, dopo aver comprato le ultime cose per la festa, arrivò finalmente il momento tanto atteso.
Non mi ero vestita in modo molto elegante, o molto sensuale o roba simile. Misi soltanto un vestito lungo a fiori con un copri spalle nero e un paio di scarpe nere. Non mi truccai molto, soltanto un po' di fard, ombretto e lucido quasi invisibile per le labbra.
Non ero bellissima, ma non ero neanche bruttina. Ero me stessa, la stessa persona che ha fatto innamorare femmine e maschi, e quando dico femmine non dico per scherzare. Appena scesi le scale un "Tanti auguri Katye" rimbombò 
per tutta la stanza. Salutai gli invitati con un bel sorriso, baciai sulle labbra Jack (i miei sapevano tutto di noi due) e abbracciai forte Jessica. Tra i volti conosciuti e non, trovai quello di Bob. Direi che a rivederlo mi fece un grande effetto, non quello che speravo però. Non provavo più nulla, avevo perso ogni tipo di sentimento che provavo nei suoi confronti. Jack era riuscivo a farmelo dimenticare, ma questa volta definitivamente. Jessica era single, lo era pure Bob, così decisi di farli conoscere. Bob doveva dimenticarsi di me, ok era il padre di mio figlio, ma è anche vero che si è tirato indietro appena lo ha saputo e non ha voluto accettare la gravidanza cosa che invece ha fatto Jack. Infatti quella sera notavo un certo interesse tra Bob e Jessica, così parlando un po' con Jessica e scoprendo che già conosceva Bob e che le interessava le dissi di farsi avanti.
Ero contenta quella sera, volevo che ogni cosa attorno a me avesse lo stesso sorriso che io avevo in quel momento. Volevo veder felici le persone a me care, cominciando proprio da Jessica e Bob.
Io stavo bene con Jack, davvero.
-Kat, è arrivata l'ora della torta, spegni le candeline ed esprimi un desiderio.
Così chiusi gli occhi per un attimo, espressi il desiderio (che naturalmente non vi dirò, altrimenti non si avvera) e spensi le candeline che si trovavano attorno a me.
-Scusate, posso avere la vostra attenzione? disse Jack.
devo chiedere una cosa a Kat.
-Che c'è Jack?
-Katye, lo so, sto facendo una mossa azzardata, ma ormai ci conosciamo da quasi un anno, credo di sapere ormai tutto di te. Katye, mi vuoi sposare?
-Oh santo cielo, certo che lo voglio.
Mille lacrime mi bagnarono il viso, dalla gioia ovviamente. Non mi aspettavo una proposta del genere. Accettai senza pensarci due volte, volevo Jack nella mia vita. Volevo che Jack si prendesse cura di me e del piccolo William.
Finita la festa salutai tutti gli invitati, e restarono in casa Jessica, Bob e Jack. I miei andarono a letto quindi ne approfittammo per fare due chiacchere insieme.
-Bob, attento come tratti Jessica, altrimenti ti spezzo le gambine.
-Sta tranquilla Kat, so cosa fare, e così baciò sulle labbra Jessica.
Sì, quella sera stessa scoprìì che Jessica e Bob lavoravano insieme, che si erano conosciuti e si stavano frequentando. Ecco come lui sapeva tutto di me e il piccolo William, Jessica gli diceva tutto.
-Poi parliamo invece su cosa fare appena nascerà questo piccolo, mi disse.
-Credo che sia arrivato il momento, dissi a tutti con aria stravolta.
-Piccola? mi disse Jack.
-Jack, si sono rotte le acque!

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Capitolo 38
*** Capitolo 38 ***


Sono passati 20 anni dal giorno del mio diciottesimo compleanno. Non ricordo molto di quella sera, soltanto che si erano rotte le acque proprio quando stavamo parlando io, Bob, Jack e Jessica.
Ho 38 anni, un marito stupendo, una casa splendida e una famiglia perfetta. Tutto ciò che ho sempre desiderato, tutto ciò che ho sempre voluto, tutto ciò che ho sempre cercato in questi anni.
Sono una donna, non una donna qualunque, una donna che ha dovuto affrontare mille problemi nella sua vita adolescenziale. Ho un corpo abbastanza buono per la mia età, non ho neanche un capello bianco e dopo tanti anni quando mi guardo allo specchio sono soddisfatta di me, di ciò che sono diventata.
Tengo sul comodino la foto delle 2 persone più importanti della mia vita, morti 10 anni fa in un incidente. I miei genitori, coloro che non mi hanno giudicato per ciò che avevo fatto. Coloro che non mi hanno cacciato da casa, coloro che mi hanno sostenuto e mi hanno accompagnato in questa gravidanza. Mi hanno insegnato loro che la vita non è tutte rose e fiori. Mi hanno insegnato loro che se vogliamo qualcosa non dobbiamo arrenderci, che dobbiamo combattere per ottenerla.
Loro, che porterò sempre nel mio cuore.
Loro, che mi hanno dato la forza di andare avanti, di continuare a combattere qualcosa che forse avevo perso in partenza.
Loro, che mi hanno fatto capire che non tutti sono amici, che non tutti sono nemici, che non tutti sono conoscenti.
Loro, che mi hanno fatto capire che se trovi la persona giusta il per sempre esiste, può esistere.
Sono morti insieme, dopo mesi di separazione erano tornati ad essere i miei genitori insieme. La loro vita, stroncata per colpa di qualcuno che non è stato attento mentre guidava. Qualcuno che deve pagare per ciò che ha fatto. Mi ha portato via le due persone che più contavano al mondo, a parte mio figlio che amo da morire e mio marito. 
Ma mio marito e mio figlio mi danno la forza di continuare ad andare avanti. 
Mi mancano, mi mancano da morire. Ma so che un giorno, non molto lontano, li rincontrerò, e finalmente torneremo a sorridere, proprio come quando mamma sgridava me e mio padre per il casino che combinavamo quando giocavamo alla play e mangiavamo patatine a volontà.
Sono momenti che non dimenticherò mai, che sono impressi nella mia mente. Indelebili.
Jack? mio marito Jack è una persona fantastica, mi ha chiesto di sposarlo quando avevo 18 anni, ci siamo sposati un anno dopo, ed è stato il giorno più bello della mia vita.
Lui ha accettato di crescere me e William, che ora ha 20 anni.
Mio figlio è qualcosa di incredibile. Intelligente, bellissimo, fantastico. Chissà quanti ragazzi avrà dietro.
Sì, ha scoperto di essere omosessuale, ed è stata la cosa più bella che mi potesse capitare!
io e Jack abbiamo accettato subito, prima che lui crescesse io e lui abbiamo parlato di ciò che sarebbe diventato William. Io e lui avremmo accettato qualsiasi cosa. Etero, Omosessuale, Bisessuale, era un dono della natura e avrebbe illuminato le nostre giornate comunque.
Io e Jack su queste cose abbiamo la mente molto aperta.
Bob e Jessica si sono sposati e convivono insieme. Lei è rimasta incinta, di nuovo, e questa volta Bob non è scappato. Ci vediamo spesso, visto che abitiamo nello stesso palazzo.
Sua figlia Elisabeth e mio figlio si sbagliano un anno e sono migliori amici. Cosa voglio di più dalla vita?
In mezzo all'album di foto tengo la foto in cui siamo io e July. July è stata una persona molto importante per me, certo ha creato un po' di confusione nella mia mente, ma è stata pur sempre importante. E' morta per colpa della droga, dopo qualche tempo Bob ha deciso di raccontarmi tutto, no non è stato un incidente. Si drogava, è morta per qualcosa che avrebbe potuto evitare.
Riguardo Rose, sta con una ragazza e adesso ci sentiamo spesso. Viene a trovarmi quando può e insieme a sua figlia rimangono a casa nostra per qualche giorno. Sì, a Toronto si possono adottare figli anche se i genitori non sono maschio e femmina. 
La mia vita è stata movimentata, ma non mi pento di nulla. Sto bene con me stessa e se mi chiedono di rivivere tutto io dico "ok, ci sto!".
-Mamma, mi dai 10 dollari? mangio fuori insieme a Elisabeth.
-Vabbene amore, tieni.
Che ci vogliamo fare, sono giovani, lo siamo stati pure noi, anche se dentro mi sento ancora una bambina.
_FINE_

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Capitolo 39
*** Nella vita di Katye. Il dopo epilogo. ***


Questa parte del racconto e' stata aggiunta alla seconda storia che presto pubblichero' e che parla del figlio di Katye, William.
E' una proiezione futura della vita di Katye e del cambiamento che ha nuovamente subito la sua vita. 

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Seduta sul letto, accanto a me ci sta Bob. Una scena che non immaginavo da molto tempo. Una cosa a cui avevo perso anche le speranze. Lo fisso, sta dormendo, sembra un cucciolo, un tenero cucciolo da coccolare.
Ma come diavolo sto parlando? Cazzo Katye svegliati, non sei più una ragazza. Sei ormai una donna.
Solo che non riesco a convincermi di questo. Ho una fantastica casa, una vita che avevo sempre sognato e che avevo sempre sperato e che adesso ho ottenuto. Sono tornata con Bob. E allora perchè mi sento così strana?
Forse perchè mi dispiace per aver lasciato Jack.
Eppure Jack è stato colui che mi ha reso felice in questi anni. Ma non posso mentire al mio cuore. Non posso mentire agli altri e a me stessa.
Ho perso un figlio, un amico e una migliore amica. Questo per cosa? Per essere tornata con Bob. Sarà stato un errore? Eppure io sono felice ma preoccupata per ciò che accadrà.
Domani vado in farmacia, anche se credo sia ormai ovvia la cosa. 
Quale cosa? dicono in coro le persone che stanno nella mia mente.
Quale cosa? Il fatto che aspetto un altro bambino. E di chi sarà? Di Jack o di Bob? E come dovrò dirlo a William se neanche mi parla? 
Ho amato mio figlio con tutta la mia anima, e continuo ad amarlo e continuerò ad amarlo per il resto della mia vita. Mi manca, mi manca tanto il mio orsacchiotto. Devo recuperare i rapporti con lui, devo farmi perdonare. E intanto mi addormento, pensando a com'era la mia vita quand'ero una ragazzina piena di problemi. Che poi, tanto diversa non è. Ho sempre la solita confusione in testa.
 
-Katye.

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