Alex Scirocco's Sin Eater Story

di Angelo Bentivoglio
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il Vincolo di Alex Scirocco ***
Capitolo 2: *** Due mesi dopo: vita dell’altro mondo ***
Capitolo 3: *** Dire, Fare, Mordere ***
Capitolo 4: *** Pericoli ***
Capitolo 5: *** Cos'è la Vita senza qualche complicazione? ***
Capitolo 6: *** Misteri ***
Capitolo 7: *** Il Dono ***
Capitolo 8: *** Una normale tragedia ***
Capitolo 9: *** Una lunga serata ***
Capitolo 10: *** Passioni & Depressioni ***
Capitolo 11: *** Una lunga giornata - 1° Parte ***
Capitolo 12: *** Una lunga giornata - 2° Parte ***
Capitolo 13: *** Una lunga giornata - 3° Parte ***
Capitolo 14: *** Mietitori, spiegazioni e fughe? ***
Capitolo 15: *** Spiegazioni & Scelte Vincolate ***



Capitolo 1
*** Il Vincolo di Alex Scirocco ***


Il Vincolo di Alex Scirocco
 
Alex stava scappando: quell'uomo gigantesco dai tratti affilati e angolari muscoloso e imponente gli stava dando la caccia.
Invece di fare una serena passeggiata sulla spiaggia di Santa Monica, aveva visto l'impossibile davanti i suoi occhi.
Un lupo enorme, dal pelo argentato era di fronte a lui, con zanne spalancate e lingua di fuori.
 
Doveva essere stata un allucinazione, senza dubbio: l'essere che lo inseguiva era bipede, nudo, peloso e dalle grosse mani spuntavano unghie affilate e spesse, più simili ad artigli.
L'ululato, non c'era altro modo per descrivere quel suono alto e penetrante che gli usciva dalla gola, gli rimbombava nelle orecchie e dava una scarica al suo sistema nervoso: la produzione dell'ormone della paura era a regime.
 
Si stava avvicinando sempre di più, l'unica possibilità che sentiva rimanergli era tuffarsi in acqua: se avesse deviato in un altra direzione l'avrebbe preso, e poi Alex è un nuotatore provetto!
Poteva sperare di distanziarlo e magari odiava l'acqua più di quanto sembrasse desiderare la sua pelle...
Vestito ancora con la sua tuta, e dimentico del walkman, si lanciò nell'acqua fresca e ad ampie bracciate si diresse verso il largo.
 
L'acqua salata gli schiaffeggiava il viso, mentre la tuta si infradiciava e appesantiva i suoi movimenti: la disperazione compensava mettendogli le pinne alle estremità.
" Carne morta, Alex Scirocco!" ringhiò la voce innaturale dell'uomo lupo: lo aveva inseguito eccome, uno squalo in miniatura abile quanto lui, ma molto più vigoroso.
Essere la preda di un incubo impossibile era un esperienza nuova per Alex... ma non del tutto.
 
Lui è un medium, sin da quando aveva nove anni.
Gli immateriali spiriti dei morti, iniziarono ad essergli visibili dal giorno in cui, litigando con suo padre, il custode di un cimitero, si era rifiutato di portarlo a lavoro.
E lui, di nascosto, si era infilato nella sua macchina e l'aveva seguito...nel cimitero che cambiò per sempre la sua vita.
 
Si era nascosto in una bara che per una curiosa casualità era aperta e vuota: qualcuno aveva trafugato la salma, e per disperazione vi si era infilato e con molti sforzi l'aveva richiusa sopra di se.
Non aveva considerato che poi non avrebbe avuto la forza di aprirla...
Ma la morte rischiava di coglierlo ora, 21 anni dopo : doveva pensare in fretta... usare al meglio le sue risorse.
 
In quel tratto di costa, c'era una caverna sotterranea che aveva un tratto sopra il livello dell'acqua.
Se ci fosse arrivato, avrebbe potuto nascondersi li e rimanere in parte sommerso, magari guadagnando tempo...era un azzardo, ma cosa gli restava da fare? Farsi mangiare?
La bestia non sembrava lasciargli dubbi su cosa volesse da lui...
 
Prese una buona boccata e si infilò sott'acqua: istintivamente sembrava essersi diretto proprio li, nel punto d'accesso della grotta, vicino all'isolotto scoglioso.
La creatura lupesca non si perse d'animo o di furia, e lo seguì dopo un istante di sorpresa.
 
L'entrata della grotta era ancora distante una decina di bracciate, e l'aria dei polmoni di Alex stava già esaurendosi pericolosamente, quando il walkman si staccò dalla tuta definitivamente e andò a finire dritto sul muso del bestione.
Un secondo di vantaggio in più.. abbastanza per arrivare nella grotta, e velocemente fare scorta d'aria.
Ma forse non era stata una buona idea... il suo sesto senso era scattato: qualcosa di spettrale si nascondeva in quella grotta.
Avvertiva un crescente senso di claustrofobia, come quando era in quella bara che non riusciva ad aprire.
Provava sempre quella sensazione, anche a cielo aperto quando una presenza era vicino a lui.
E poi, immancabilmente, li vedeva... i senza pace, gli incatenati.
 
I fantasmi.
Era oramai un riflesso condizionato: forse persino un opportunità!
Magari il fantasma gli sarebbe stato di aiuto, avrebbe avuto qualche modo per nasconderlo o persino attaccare l'uomo lupo!
Ma quello che i suoi sensi paranormali gli mostrarono...no, era qualcosa che non aveva mai visto prima.
Aveva scorto in passato fantasmi dall'aspetto alterato, vagamente deformato dalla morte o dai tratti esagerati...ma questo non era umano...non sembrava esserlo MAI stato: era un rospo enorme, dalla pelle fradicia e colante acqua nerastra, e dagli inquietanti occhi azzurri, come zaffiri.
 
Ma che diavolo è successo a Santa Monica!? Non solo mostri vivi, ma pure mostri morti!?
Lui era un medium maledizione: il suo lavoro era fare da tramite tra i vivi e i morti, aveva persino aiutato la polizia in qualche caso, si stava facendo un nome...e ora?
 
Il rospo gigante, grande quasi quanto l'uomo lupo si stava avvicinando, il suo gracidare spettrale faceva eco nelle mura, come se fosse materiale e solido...possibile? O era suggestione?
Si era distratto per diversi secondi, e la creatura lupesca gli si era avvicinato...ma non lo attaccò.
La creatura fissava il punto dove era attaccato il rospo, tutt'uno con la roccia della caverna.
Il capelli della testa, ancora umana a parte la mascella e le foltissime basette, si rizzarono anche se bagnate e un ringhio di sfida fece perdere del tutto la ragione al misero Alex.
 
Perse la testa, e si rituffò in acqua, andando nella sezione più profonda della caverna, quella che non aveva mai visitato prima: non sapeva cosa vi avrebbe trovato e non gli importava.
Doveva vivere, doveva sopravvivere a questo manicomio mortale.
 
Le braccia gli facevano male, i polmoni gli bruciavano e l'assenza di luce della grotta lo rendeva cieco.
Se non fosse stato per l'aspetto etereo e vagamente luminoso della creatura sarebbe stato peggio...
Ma la dannata tuta stava per giocargli un brutto tiro: si incastrò in alcune stalagmiti della caverna e agitandosi la situazione peggiorò ancora.
 
Era rimasto intrappolato nei suoi stessi vestiti, tra le rocce e l'acqua troppo alta per farlo respirare.
Il suo corpo non poteva più reggere il trauma, stava annegando...il suo polso destro si era persino incastrato tra un paio di sporgenze, era arrivata la sua ora...la disperazione, il dolore al petto e alla gola, il dolore alla testa ...aveva la meglio.
Penosamente stava morendo…
 
Tutto quello che non voleva: rischiava di diventare lui stesso un fantasma per una morte cosi atroce...
Dopo un altro mezzo minuto di disumana paura e follia, un sollievo.
La morte l'aveva preso...


Ma non del tutto: nel beato stato di oblio che l'aveva avvolto non era solo…
Il rospo gigantesco era con lui, a fargli compagnia.
" Ho scacciato il lupo, mortale...non finirai divorato da lui. Ma stai morendo qui, nel mio dominio... sento la tua anima che si separa dal tuo corpo...ma anche il desiderio di vivere...tu mi piaci.
Ti offro un patto...un occasione nuova.
Ti salverò: tratterrò la morte dal tuo corpo sino a che non sarai in salvo...in cambio, dovrai ospitarmi nel tuo corpo.
 
Non lo possiederò totalmente, non avrò il controllo ...voglio solo accesso ad un corpo, ho bisogno di un uomo che faccia da guardiano tra i vivi e i morti...accetta, e il potere dei morti fluirà in te, lasciandoti però vivo e vegeto...non hai molto tempo, decidi in fretta, mortale!" gli intimò la presenza anfibia.
 
Ad Alex non gliene importava nulla: voleva solo vivere, e al diavolo ogni altra conseguenza.
Per tutta rispose, infranse ogni barriera che sentiva nella sua anima… attaccandosi alla presenza gracidante che aleggiava su di lui.
 
Lo risucchiò, mentre sentiva il suo corpo infondersi della creatura.
* Bene...ora come promesso ti farò uscire di qui...impara, mio giovane portatore...*, sentì nella sua testa.
In quello stato di rinnovata viva stava ancora soffocando, l'ossigeno era esaurito e il suo corpo sembrava stare per morire...di nuovo.
Ma senti qualcosa nella sua coscienza, guidata dallo spettro anomalo, che si accendeva, che si sbloccava.
Come una chiave rugginosa, ma ancora integra, che girava nel chiavistello.
Una Chiave Fradicia di Lacrime, cosi l'avrebbe potuta definire.
 
Il dolore finì di nuovo, e il suo corpo, con tutta la sua coscienza tenacemente invischiata, era in pace.
Uno stato di morte apparente, mentre si vedeva uscire dal corpo.
Era ...un fantasma? No...sentiva ancora il suo corpo, il suo stesso corpo vivo, anche se in coma.
* E ora...rientra nel tuo corpo, muoviti...* ordinò aggressiva la bestia.
Era ancora dentro di lui, persino quando era in forma di fantasma!?
 
Obbedì...e una pressione invisibile catturò il suo corpo immobile.
Le stalagmiti si infransero, mentre una corrente opposta a quella della marea scagliava il suo corpo a velocità folle.
Non gli sembrava possibile...ma che razza di creatura era quella che aveva dato accesso al suo corpo?
Non aveva mai visto anime cosi potenti e terribili...o almeno, non con poteri cosi vasti a palesi.
E’ vero che negli anni, il suo dono di sensitiva si era affinato e rinforzato molto lentamente, sino ad aver raggiunto il culmine nei suoi trent'anni.
Oramai poteva vedere i morti senza quasi più sforzo, e percepire la loro presenza anche prima di aprire gli occhi a quel suo occulto senso.
 
Come un pesce volante stava raggiungendo il limitare dell'acqua, ma invece di spiccare il volo in aria, i suoi piedi pattinarono sugli ultimi metri d'acqua sino a portarlo, in piedi, sano e salvo alla spiaggia.
Deserta.
Crollò, svenuto, dopo una decina di secondi.
* Ti credevo più tosto....Alex Scirocco...* gracidava aggressiva, canzonatoria, la voce dello “spettro”, nella mente torpida del Vincolato.

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Capitolo 2
*** Due mesi dopo: vita dell’altro mondo ***


Dalla sua quasi morte sulle spiagge di Santa Monica, Alex aveva passato due mesi intensi.
 
Era tornato al suo appartamento, e vi era rimasto due giorni interi, mangiando poco e dormendo di meno.
Era iniziato il tutoraggio della sua esistenza di Vincolato, i suoi "discorsi con il rospo".
Si sorprese di quanto poco sapesse sui fantasmi, dell'oltretomba: credeva che una volta distrutti i legami che tenevano un anima in terra, essa dipartisse verso la sua ultima meta.
 
Sbagliato, primo errore.
 
Dante Aligheri, lui c'era andato più vicino: solo che quello non era l'inferno, semmai più un purgatorio.
O meglio, un limbo.
Un abisso stratificato dove le anime che non trascendevano la loro morte venivano risucchiati, sempre più giù, negli strati più nascosti e profondi, mutando e cambiando...in modo sempre più inumano.
Anche le anime vanno a male, proprio come il latte.
 
E alcune di queste entità, però, trovavano un altra strada.
Rinunciavano a parte della loro identità, ai legami con la loro vecchia vita, con la terra...in cambio di qualcosa di più "astratto", metafisico.
Un concetto, uno spirito... non dei morti, ma uno spirito della natura, un "concetto morte" vero e proprio.
Alex era poco ferrato in animismo, ma il suo "Rospo" gli fece un corso accelerato...
Immaggini, suoni, emozioni inumane di un mondo diverso ancora, che non era l'oltretomba, ma il regno degli spiriti.
 
Il modo in cui si era scontrato con i lupi mannari, come era finito in quell'abisso...e poi tracce, sprazzi dei suoi ricordi come fantasma e di quando si incontrarono...il fantasma e lo spirito, e si erano fusi.
 
L'altro vero problema era il freddo lasciato dai cadaveri...
Purtroppo nell'appartamento di Alex il precedente inquilino, roba di 3 anni fà, si era impiccato: la versione ufficiale.
In realtà venne "suicidato" per debiti di gioco: fù il primo fantasma di cui si dovette occupare come Vincolato.
Assurdo di come non l'avesse mai notato prima: era sempre stato un medium, anche se mai lontanamente cosi capace come ora.
 
Il fantasma era diventato un loop non vivente: non faceva altro che stare appeso per il collo al residuo spettrale della corda dove era stato issato.
Aveva paura che se si fosse tolto, i tizi sarebbero tornati a pestarlo a morte.
Di nuovo.
 
Poveraccio...non era certo un esempio di coraggio.
Il coraggio invece ha dovuto trovarlo Alex nel tagliarsi il braccio e assecondare l'ordine del Geist (per qualche motivo apprezzano il tedesco queste entità, non si soffermò a spiegarne il motivo) di "spruzzarlo abbondantemente col suo sangue".
 
Insomma, non era pratico di queste "mode emo" come ironizzava pesantemente tra sè e sè, eppure aveva funzionato.
Il suo sangue ora conteneva la vita e la morte fuse insieme...bizzarramente, aveva ridato lucidità alla povera presenza.
 
Far recapitare i soldi che aveva nascosto ai suoi familiari, e spiegare loro cosa fosse davvero successo bastò a ridargli la pace e darsi requie.
Una bella sensazione.
Una forte sensazione, anche: l'ectoplasma che era in circolo nel Geist ottenne un impennata di potere, e siccome quel potere ora era anche suo... fu "wow".
Bravo Fuffy, meriti un bel biscottino.
 
Ma veniamo al clou, allo strano caso del cadavere al "Sapphire".
Un gay bar, o meglio lesbo bar che era diventato la meta abituale di quando voleva bere qualcosa di economico e in santa pace.
Ogni tanto era meta di qualche donna che non voleva apparire "del giro" o in semplice fase di negazione.
In realtà, a parte servire il più economico rum e pera, molto gradito dal Rospo, era uno dei locali più tranquilli e lontani dalle presenze spettrali.
 
O dalle morti: come Vincolato ora non solo vedeva i fantasmi attuali, ma sentiva nelle ossa il gelo della morte quando raccoglieva una persona.
Poteva rimanere anche per anni... e il bar essendo anche vicino casa... beh, il gioco era fatto.
La cosa curiosa era che questo cadavere, sotto forma di una bella ragazza bionda vestita da dark e con gli occhiali da sole, come Alex del resto, era ancora in movimento.
 
E sembrava anche spassarsela mica male: ballava bene, e aveva un certo successo con le ragazze.
Che fosse una zombie? Eppure non vedeva il suo cadavere posseduto.
Si era spenta all'età di 25 anni, 3 mesi, e 12 giorni esatti.
La sua "Death Sight" era impeccabile, e funzionava persino sui vivi, non correva mai il pericolo di dimenticare un compleanno di chi aveva di fronte.
Rimase a fissarla incuriosito mentre qualcosa nella sua mente cercava di risuonare...qualcosa legato all'ultimo film che aveva visto al dvd noleggio... ma niente.
 
Il Rospo da parte sua, era in uno dei benedetti momenti di quiete, dove la sua voce e scatti d'ira erano silenti.
Era un anomalia nel suo piccolo paradiso, e doveva indagare: era pur sempre un entità aliena, una violazione del patto tra i vivi e i morti.
Decise di offrirle qualcosa da bere: una birra non si rifiuta mai no?
Aveva aspettato che finisse il pezzo e si avvicino con la bottiglia.
 
" Ehy madame, con tutto quel movimento ti verrà una sete del diavolo! " e fece il gesto di offrirle la bottiglia, chiaramente nuova e col tappo ancora sigillato.
Si guadagnò le occhiatacce delle altre ragazze che avevano ballato con lei, ma ebbe fortuna.
La bionda gli si avvicinò per prendere la bottiglia, e nel fare questo lui le sorrise e strisciò l'indice sulla sua mano.
Era questo che voleva davvero.
 
No, non era un suo feticismo sfigato: è che gli serviva un contatto fisico per capire come era morto il corpo, nello specifico.
Un lampo di sensazione dolorosa gli graffio il petto e la natica, mentre una sensazione di debolezza e di languore gli offuscò per una frazione di secondo la vista.
Conosceva questo tipo di morte: violenza, morte per dissanguamento.
Ok, il film che non ricordava era Twilight: esistono i fantasmi, esistono spiriti e misture tra i due...lupi mannari e ora anche vampiri.
Allegria...vattene via.
E ora che caspita fai, Alex?
 

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Capitolo 3
*** Dire, Fare, Mordere ***


Dire, Fare, Mordere
 
La faccia di Alex era tutt'altro che da poker, era visibilmente sbiancato.
 
La donna, che era anche truccata bene per esaltare il suo pallore gli strinse la mano a sua volta, con una presa salda ma nient'affatto inumana.
 " Ti devo ringraziare per la birra, ma stasera devo guidare per tornare a casa. Non te la prendere... ti dispiace se ti faccio compagnia ad un tavolo? Sono nuova e non conosco nessuno." L'immagine dell'innocenza.
 
Dark, ma sempre innocente.
 Alex annuì assente, mentre poteva quasi sentire le maledizioni per l'invidia delle altre ragazze.
 Sicuravano gli auguravano una morte atroce, ma dentro di sé  poteva sorridere mesto " già fatto!".
 
" Mi chiamo Trish, tu ? Bella maglietta a proposito, figo."
 La maglia di Alex era dei Metallica, con il disegno di un tristo mietitore con falce: molto intonato.
 Sporse la bottiglia in sua direzione, con noncuranza.
" Scommetto che se ti offrivo qualcosa di caldo e rosso avresti accettato, vero Trish?" rispose pungente.
 No, decisamente Alex non ci sapeva fare con le donne, con le vampire poi era persino peggio.
 
" Il ketchup sta bene sugli hot dog, ma ho già cenato grazie. Sarebbe educazione però che ti presentassi bello." rispose lei.
" Alex, mi chiamo Alex. Non sono pratico dei preliminari, arrivo subito al sodo..."
" Ma se neanche ci conosciamo, che modi...si tratta cosi una giovane ragazza? Per chi mi prendi..." risponse lei divertita, almeno apparentemente.
" Ti stò dicendo che non voglio morti qui... non dovrebbe nemmeno esistere la tua razza, sanguisuga." le rispose in tono freddo, glaciale.
" Ah, è questo il problema... e tu? Chi dei due mi sta parlando, cocco? " sul bel visino, erano scomparse le farse e uno sguardo calcolatore lo stava esaminando.
 
Alex rimase sconcertato: come caspita l'aveva intuito? Gli stava leggendo nel pensiero? Era una sensitiva? I non morti vedono i fantasmi e i Geist?
" Che cosa sai di quelli come me?" chiese con un tono formale, accademico.
* Rospo...che cosa sai dei vampiri? Rospo, rispondimi! *
 Un gracidare velenoso, mentre il Geist nella sua testa si era svegliato in pieno.
* Idiota, non sei all'altezza di una ladra di sangue...puoi solo sperare che sia giovane...impalettala, bruciala, smembra il corpo...non guardarla negli occhi! *
 
Rabbia, la tensione delle possenti zampe, fasci di muscoli eterei si flettevano dentro l'anima di Alex, dandogli una grinta che non aveva davvero.
Più un osmosi di carattere.
 Per tutta risposta, la vampira scopri leggermente i canini.
 
" Non fare l'idiota...non cerco rogna. Se sei posseduto e hai ancora una volontà, esistono esorcismi e abiure...formule per liberarti...sia chiaro, questo ora è il MIO territorio, e non sarà uno spiritello presuntuoso a fermarmi." Le sue labbra saettavano veloci, quasi frustando l'aria, simili ad un cobra che scatta verso la preda, ripetutamente.
 
Aveva alternato i toni, all'inizio duro, poi persino gentile, per tornare di nuovo aggressiva e tagliente.
Alex era confuso...
 
Era un trucco? O era solo cosi inumana da saper fingere ? E quanto era vecchia, la creatura di fronte a lui?
* Aspetta che se ne vada prima lei... tieniti a portata di mano dell'acqua per affogare, prova ad annegarti di nuovo nei bagni: ficcati la testa nel cesso.
Potrai spiarla. Dubito che sappia di noi, stai attento...*
 
Che bel consiglio...annegare con la testa in un water per poter spiare e confondere una vampira arrabbiata...ma era vero? Un esorcismo poteva liberarlo ? Cosa sapeva davvero?
 Per fortuna questi pensieri erano suoi profondi, e non aveva scelto di condividerli con il suo ospite...almeno, sembrava che non potesse sentirli se cosi non sceglieva.
 
" Spiegati meglio...cosa sai ? Come hai saputo?" decise di disciplinarsi un po l'espressione e di farla parlare il più possibile.
" Vedo che sei tornato più ragionevole...allora c'è ancora speranza. Ascoltami: più tempo passi con questo "passeggero" addosso, più si fonde con te.
E' un processo lento, che può richiedere giorni...e a quel punto non sei più, nè tu, né  lui..ma un amalgama, in un rapporto simbiotico.
Rischi di attirare, anche altre attenzioni... non siamo le sole "creature della notte" qui in giro sai? Il tuo "amico" dovrebbe sapere a chi mi riferisco".
 
Alex rispose subito.
 " Lupacchiotti incazzosi... si, mi hanno già fatto visita...prima che iniziasse tutto.
Sono due mesi che siamo uniti... stà in un recesso , per cosi dire... ma non mi possiede mai veramente.
Sono sempre in pieno controllo." cosa stava succedendo? Perchè diavolo le stava spifferando i fatti suoi?
I gorgoglii del Geist erano più sordi, lontani, forse poteva davvero fidarsi di lei.
 
Non si era potuto confidare con nessuno prima d'ora, non sui dettagli: lo avrebbero rinchiuso in una casa di cura per malati mentali.
E già ci andava vicino con i suoi blog sugli spiriti dei morti, le sedute e il suo lavoro di medium.
" Questo è...strano. Devi essere bello tosto...o forse non è ancora cosi potente da poter avere diretto controllo.
Ascoltami, posso davvero aiutarti: puoi parlarmi di lui? Più ne so, meglio posso prepararmi." i suoi occhi verdi, si era tolta gli occhiali, scintillavano come diamanti e sembravano altrettanto preziosi per lui
.
" Stavo morendo...e mi fece un offerta: diventare un guardiano delle soglie tra i vivi e i morti.
Ero già un medium, mi spiegò che mi avrebbe salvato e mi avrebbe lasciato praticamente libero, ma aveva bisogno di un corpo...di qualcuno che si occupasse dei fantasmi, che sarebbe stata la mia missione.
Ha mantenuto la parola, è una sorta di rospo gigantesco...da allora vedo la gente morta, costantemente.
Come nel sesto senso... è spirito, e fantasma assieme. " si stava confessando, come se fosse davanti ad un prete.
 
La vampira pareva pendere dalle sue labbra, immobile, fissandolo.
" Io... non immaginavo, pensavo si trattasse di uno spirito normale...non ne sò abbastanza... è più complicato di quanto credevo..." non si stava tirando indietro, stava solo riesaminando le sue nozioni.
Gli accarezzò la mano, delicatamente.
" Ti fa soffrire?"
" Lui? No...non davvero...è solo che non sono mai...solo, al massimo ho momenti di tregua in cui non avverto la sua presenza...mi spaventa.
Però mi ha salvato la vita, e non mi ha mai chiesto di fare niente che non avrei fatto prima...mi ha insegnato un sacco di cose sull'oltretomba...cose che non immaginavo.
Ero un medium sin da bambino sai? A volte mi fa paura...ma non mi ha mai fatto del male...non posso dire di si, onestamente."
 
Lei annuì.
" La versione romanzata e cinematografica è scadente: è fatta apposta...non è vero che dobbiamo...nutrirci sino in fondo.
Anzi porta solo inconvenienti, non ultimo per la coscienza: non stà scritto da nessuna parte che dobbiamo agire come bestie.
O meglio qualcuno avrebbe da ridire su questo...ma non è vero che non abbiamo scelta.
Io non ho mai ucciso nessuno, nemmeno per errore: basta nutrirsi poco, ma spesso, e siamo fatti per questo...nessun dolore, un bacetto e spariscono anche i fori.
Niente prurito o altro.
Non dico che siano tutti cosi...gentili, anzi... ma non dobbiamo essere mostri, se non vogliamo.
Capisci che intendo?"
 
In quel momento la creatura che prima gli aveva dato tanta diffidenza e pensiero, sembrava una normalissima ragazza, spaventata lei stessa, triste.
Non era una minaccia.
 
" Non so cosa dirti...scusa se sono ...stato cosi...sei la prima che noto , non se ..." si era impappinato.
" Senti, non è facile la vita...lo sai già. Questo posto è pubblico, e casini è meglio in ogni caso che non succedano... possiamo ri incontrarci no? Parlare, conoscerci, prendere le misure...magari aiutarci a vicenda, no?" le chiese abbassando gli occhi, e di colpo l'orrore di tutte le verità che le aveva spiattellato lo travolse, mentre sensazioni di rabbia folle e inumana affollavano i suoi sensi.
 
" Mi hai stregato..." Alex era d’accordo con la creatura, adesso erano in piena sintonia.
" Se davvero volevo farti del male, se volevo che mi seguissi...l'avresti fatto dietro mio volere.
Invece di mia iniziativa ti ho parlato, ti ho raccontato di me...qualcosa. Lo ammetto: ti ho stregato un pochino...ma non mi sono nemmeno nutrita, o altro.
Potevo farlo ma non l'ho fatto... pensaci Alex...non sono tua nemica, cerco davvero di rimanere a galla ...in questo bagno di sangue."
 
Il Geist vedeva ora una preda, lo sentiva: avvertiva la sua vulnerabilità e lo spingeva ad attaccarla, a fare qualcosa di brutto su di lei.
Subito.
 
" Sei sospetta per me...vai in pace. Non c'è bisogno di farsi la guerra... possiamo scambiarci informazioni, conoscerci meglio. E vedere. " non la guardò più negli occhi, ma le fece un cenno sbrigativo con la mano.
Stava facendo la scelta giusta?
Eppure non sentiva più quella sensazione di fiducia "pressante" su di lui.
Riusciva ora a sentirne la differenza...
 
" Grazie...grazie Alex." detto questo si alzò, e a passo normale uscì dal locale.
Provava un miscuglio di emozioni diverse, era confuso.
Ignorò, stavolta di sua volontà, le proteste furiose del Rospo.
Era successo qualcosa quella sera, che non aveva mai programmato.
Aveva confessato i suoi timori ad un estranea, con un segreto scottante quanto il suo.
E non gli era dispiaciuto: anzi...

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Capitolo 4
*** Pericoli ***


Pericoli
 
Oramai Alex l'aveva lasciata andare, aveva deciso.
 
* E' inutile che sbotti: me l'hai detto tu. Non ero pronto per questa lotta, e attirare attenzione con il trucchetto significava perdere potenzialmente il territorio. * pensava tra sè e il Geist.
* Come te la cavi con le armi? Ti servirebbe un pò di istruzione al riguardo, da quanto ricordo dello scontro con il revenant...* gracidò il Rospo.
" Si, diventerò un maestro di spada, contaci. Lasciami solo dai..." fece per alzarsi.
 
Si sentiva sfinito: emotivamente più che fisicamente, e si decise a tornare al suo appartamento.
Il giorno dopo aveva un incontro con una cliente danarosa per una seduta preliminare, e poi a mezzogiorno incontrarsi in stazione di polizia con Jimmy Della Vita.
Avesse ricordato meglio l'arrugginito italiano di suo nonno, si sarebbe accorto dell'ironia della cosa.
Era preso dai suoi pensieri e non si accorse del punk con catena che gli aveva sbarrato la strada.
 
" Di qui non si passa amico...pedaggio. E' tutta salute..." un teppistello. Piazzato e armato però.
" Anche qui è pedaggio...fuori la grana!" Due , teppistelli. Questo invece era armato di coltello.
* Dagli i soldi e vattene...non rischiare la pelle inutilmente Alex, non ha senso due contro uno...non puoi farcela.* gracidava il Rospo.
Ma Alex era di ben altra idea.
Non sopportava di essere una preda, era già morto in modo simile una volta e aveva le idee chiare: mai più senza combattere.
 
Certo, la morte ha uno schema, ma questa sera voleva davvero gabbarla in altro modo.
Loro non se ne potevano accorgere, ma evoco un piccolo dono del suo amico, il Rospo.
Era la parte fisica del loro Vincolo: una torcia da sub anni 80/90, perennemente piena di melma e alghe, ma perfettamente funzionante.
In realtà gli serviva solo per supporto, come catalizzatore per quello che gli serviva davvero.
Alle sue spalle aveva un cassonetto e lasciò cadere in cima, senza rumore la torcia.
 
Invocò un Sudario di Ectoplasma direttamente dal suo Geist, affinchè ricoprisse come una leggera armatura la sua figura.
Rimase muto, mentre l'aspetto roccioso del Rospo si sovraimponeva su di lui.
Non era un granchè come protezione: una giacca da motociclista sarebbe stata altrettanto utile.
 
" Capitate male: ho speso tutto in drink al bar. Ve ne andate da soli, o facciamo una bella cosetta a tre, uhm?" rispose con un sorriso storto.
Si aspettava la loro reazione.
Il tizio con la catena era preparato, e fece roteare la catena sopra la testa troppo in fretta: al momento di lanciarla, Alex aveva già scansato la testa.
Aveva però esposto il fianco, e il tizio col coltello trovo facilmente il suo fianco: non era un colpo mortale, ma un taglio lungo che strappò la maglietta e macchiò di sangue per terra.
Ma non solo di sangue.
Un denso muco bianco ribollente usciva dalla ferita, visibile anche ai non medium, che copriva e cicatrizzava la ferita.
 
" Oh Cristo! Gesù ma che è..." il tizio col coltello era spaventato, distratto, e Alex ne volle approfittare per dargli un robusto calcio all'inguine.
Una gran bella mossa... se avesse funzionato: aveva solo sprecato le sue energie, ed era ancora circondato dal tipo con la catena.
Questa volta aggiustò il tiro e colpi al petto Alex.
Un rumore leggermente sordo: l'armatura l'aveva in parte protetto, ma il dolore c'era lo stesso... si metteva male.
Si metteva anche peggio, perchè il tizio invece di scappare si lanciò su di lui con furia colpendolo tra le scapole...un colpo violento, duro... il tipo era andato di testa e aveva fatto centro, niente da dire...
Stavolta nemmeno l'abilità soprannaturale era riuscita a tenere l'impatto, e la sua ferita prese a sanguinare...decisamente.
 
In realtà aveva ancora altre riserve, ma temeva che avrebbe attirato troppo l'attenzione e non ne avrebbe avuto poi abbastanza potere per fare...altro.
Aveva smorzato metà del colpo, ma il muco bianco fumante non riusciva a coprire tutto il sangue...mancava poco, prima di mettersi davvero male.
Ad Alex venne in mente un altra follia... lanciarsi addosso al tipo col coltello, contro ogni buon senso.
Lasciò perdere e cercò invece di scappare, inutilmente: il tipo con la catena gli aveva di nuovo sbarrato la strada.
 
Erano decisi a pestarlo a morte, niente da fare...
Il teppista col coltello si prese di nuovo di coraggio " Questo è un mostro, un mutante del cazzo! Io lo ammazzo!!" urlava, spaventato e fatto di droga, pronto a ripetere la carica di prima.
E con un discreto successo, una seconda pugnalata, assolutamente sufficente per metterlo al tappeto.
L'ectoplasma non poteva più fare niente per lui, i danni erano troppo gravi per smorzarli.
Ma non crollò nell'incoscienza.
 
" Ora facciamo un bel giochino eh merdaccia?!"
Alex non reagì, e si lascio catturare dalla catena, troppo debole e lasciò che quello gli finisse alle spalle con l'intenzione di bloccarlo.
L'uomo col coltello aspettò per vedere quando era immobilizzato per dare ad Alex il colpo di grazia.
Il suo piano era di scrollarselo di dosso nel momento in cui il tipo si avvicinava, ma non ci riuscì.
Era come tagliare la carne dal macellaio, e questa volta aveva preso il polmone.
Alex era molto vicino alla morte e si lasciò cadere in avanti.
 
" Wooa...mostro del cazzo...prendi il portafogli, svelto!"
Presero il magrissimo bottino: appena 5$ più il portafoglio, niente documenti grazie, e scapparono, lasciando Alex sanguinante a morte nel vicolo.
Non tutto era ancora perduto...ma doveva agire in fretta.
Solo la potente connessione col Geist gli permetteva di non svenire, anche se il dolore lancinante lo aiutava a rimanere vigile...aveva bisogno di acqua ...o di abbastanza terra già smossa da potersi seppellire.
Si rialzò, coperto di sangue , respirando malissimo a causa delle coltellate al petto e come uno zombie malmenato, barcollò sino a trovare la sua piccola ancora di salvezza.
Un tombino per le fogne.
 
A forza, lasciando una scia rossa, sollevò il coperchio e si trascinò di sotto.
Si lasciò cadere, tanto era già abbastanza malmenato...e l'armatura fantasma l'avrebbe protetto da quei miseri due metri di caduta.
Atterrò con un lamento doloroso non da poco...ma era arrivato alla sua metà.
Acqua putrida, liquami maleodoranti e infetti, ma per lui ancora di salvezza.
Ora veniva la parte "piacevole" : doveva annegarci.
 
Con gli ultimi barlumi di forza che gli erano rimasti, si tuffò in acqua, sforzandosi di aprire le sue vie aree per ingurgitare la stomachevole mistura tossica e iniziare a soffocare...giusto un poco.
E lo fece... iniziò a sbloccare di nuovo il suo trucchetto preferito.
Il suo corpo smise di soffrire, e la sua proiezione astrale si librò sopra il corpo martoriato che aveva smesso di sanguinare e "arrossare" l'acqua.
La stasi perfetta e innaturale...
Ora era libero dal dolore...ma non dalla sete di vendetta.
* Sei stato patetico...e fortunato. Cosa volevi dimostrare?* ringhio disgustato il Rospo.
" Ora lo vedrai...questi due assassini avranno la mia VENDETTA* urlò a sua volta.
Prese quota, passando attraverso il cemento e poi l'asfalto come se fossero aria fine.
In effetti, prese sin troppo slancio: era già a quattrocento metri d'altezza.
Si, la sua velocità di volo era sulle trecento miglia orarie, in tre secondi poteva superare i quattrocento metri.
Niente male eh?
 
Abbassò rapidamente quota e riprese la mano, mentre il suo corpo rimaneva nei liquami fetidi.
Come l'ombra di un tornado, trovò molto facilmente il duo.
Il tizio con il coltello si era sporcato di sangue, del SUO sangue e se l'era tolta arrotolata e sotto braccio mentre si stavano fumando una canna.
Rimase li, appostato, sentendo i loro nomi, osservandone bene i visi...aveva all'incirca 4 ore di autonomia prima di tornare nel suo corpo risorto.
Fece un bel bottino di informazioni: non scopri cognomi, ma dove vivevano, che facevano parte di una banda, i nomi degli altri loro membri...e con sua somma gioia, dove nascondevano la droga.
Erano spacciatori tra le altre cose, e si erano incazzati per il casino fatto.
Troppa attenzione...si, aveva ragione.
 
Erano le 11 di sera, e all'una erano tutti e 5 a dormire, l'indomani mattina gli aspettava una consegna importante.
Un sorriso inquietante si pitturò sul volta di Alex.
Schioccò le dita, mentre in niente si ritrovò di nuovo nel suo corpo: emerse di nuovo, alla solita moda dei pesci volanti dritto sul bordo.
Vomitò per un quarto d'ora l'acqua schifosa che gli era andata addosso...avrebbe quasi preferito morire, e puzzava in modo orribile.
Almeno i liquami avevano lavato via il sangue.
 
E la sua pelle era di nuovo a posto, senza tracce: niente prove, a parte i tagli ai vestiti, ma aveva ben altro.
E sereno e tranquillo, telefonò a Della Vita svegliandolo, ma dandogli una notizia abbastanza succosa da farsi perdonare e ottenere anche un sentito ringraziamento.
Come ricompensa però, pretese di essere venuto a prendere e riaccompagnato a casa: non sarebbe entrato facilmente in un mezzo pubblico, cosi puzzolente.
E in condizioni normali, Della Vita gli avrebbe sparato invece di permettere di inzozzare la sua macchina.
 
Giustizia era stata fatta...il suo ego, aveva tramutato una morte quasi certa per mano di due aguzzini, in una retata e smantellamento di una banda di tossici e spacciatori.
Los Angeles 1, Cattivoni 0.
Evvai.

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Capitolo 5
*** Cos'è la Vita senza qualche complicazione? ***


Cos’è la Vita senza qualche complicazione?
 
Jimmy Della Vita aveva accompagnato con un espressione molto contrariata, e schifata soprattutto, Alex e gli fece mille domande su come avesse le informazioni sul ritrovo dei teppisti, il nascondiglio della droga e l'informazione sul contatto.
 
Lui non era della narcotici, era della sezione furti e rapine: non che gli spiacesse raccogliere favori con qualche soffiata.
Alex rispose soltanto " Mi sono addentrato nella feccia della città: si nota no? E poi non ci crederesti, quindi che senso ha sprecare fiato?"  gracchio, aveva la gola ancora scorticata dagli acidi e liquami che aveva ingerito e poi vomitato.
 
La prima cosa che avrebbe fatto a casa era imbottirsi di antibiotici.
Arrivato a casa ringraziò il poliziotto: l'appuntamento per la tarda mattinata saltava, avrebbe avuto altre cose da fare e si era ricordato il compleanno della bambina.
Tredici anni: l'aveva pure invitato a fare un salto, quella sera se gli andava, alle nove.
" Uhm, cercherò un regalino adeguato Jimmy : cosi ti sdebiti per il pranzo che dovevi offrirmi eh? Sta bene la sera. Farò un saltino e via. "
 
Questo invito era un pò strano: non è che fossero mai stati cosi amici, ma era troppo stanco per badarci.
Arrivato a casa si fiondò nella doccia, mise i vestiti in lavatrice, quel che rimaneva della maglietta, e si fece da solo un iniezione, dose massima.
Se rischiava di morire nel sonno per qualcosa, il Geist l'avrebbe notato e si sarebbe svegliato in tempo per andare in ospedale.
 
Male che vada, sapeva benissimo cosa fare... ma due volte a poche ore di distanza, era troppo perchè potesse sopportarlo.
Passò una nottataccia e si svegliò per vomitare almeno tre volte: sonno scarsissimo, ma in qualche modo al mattino era di nuovo in forma.
Aiutino del Geist, probabilmente: gli aveva accennato che droga e veleni avrebbero avuto un effetto ridotto sul suo metabolismo.
 
Ore sette e mezza, riuscì persino a fare colazione e si diresse in bicicletta sino alla casa della ricca Cloe Smith.
Moglie di un produttore di teatro di discreta fama, ma pessimo giocatore di poker.
In pratica un baro e organizzatore di bische clandestine.
La donna era tutt'altro che una bellezza, ma aveva una discreta dote: una storia sdolcinatamente romantica.
Riguardo l'amore per i soldi, ovviamente.


Si era messo il suo completo più pulito, quello che indossava per i funerali cioè.
D'altra parte lei voleva un medium: che c'era di male?
Al campanello arrivò una graziosa cameriera con tanto di grembiule e completo vecchio stile sorridente ad aprire.
Vedendolo con quel completo, il suo sorriso si gelò e non seppe che dire.
 
" Alex Scirocco, la signora Smithson mi attendeva per la seduta medianica. Può dirle che sono arrivato." la imbecco.
" Oh...si, si signor Scirocco prego, entri, si accomodi: la signora l'aspettava e arriverà tra un momento." disse di colpo tutta affrettata.
Gli indicò una poltrona e levandosi il cappello a cilindro e posandovi dentro i guanti le fece un cenno.
Ad una prima occhiata, non avvertiva alcun freddo da morte  nelle vicinanze.
E non percepiva la presenza di alcunchè.
 
Arrivata la padrona di casa, vestita con una discreta eleganza, e con una collana di diamanti indosso, l'accolse.
 
" Benvenuto, signor Scirocco, sono lieta che sia stato perfettamente puntuale.
Se vuole seguirmi nel salotto, potremo parlare tranquillamente e in privato." Dritta al punto, fece un gesto leggero con la mano, e la cameriera sparì di volata.
 
Esaminò bene la sua futura datrice di lavoro, e notò che almeno portava bene la sua età.
Sembrava appena aver raggiunto i cinquanta,  ma invece ne aveva sette e mezzo in più, e qualche giorno.
" Vedete, credo che la casa sia infestata...ho avuto sentore di strani suoni la notte, e ho visto nel salotto oggetti muoversi in volo. Mio marito è un ateo convinto e accanito, mi avrebbe liquidata come pazza...quando Claire, la serva che vi ha aperto, ha visto assieme a me cosa era successo, ci siamo spaventate a morte e ha cercato, dietro mio ordine, un esperto del settore.
Per questo siete qui... osservate liberamente."
 
Apri la porta e una stanza lussuosa come non ne vedeva nelle pubblicità degli alberghi gli si parò davanti nel suo splendore.
La sua vista non recepiva niente, di nuovo.
" Madame, devo chiederle il permesso di entrare in trance per breve tempo...ho bisogno di potermi sedere."
" Ma certo, si accomodi, non si dia pensiero...può darmi una prima impressione?" chiese con tono petulante.
Ma lui era pronto.
" Non penso sia presente attività spettrale in sè: non legata a questa stanza.
Normalmente i fantasmi non hanno grande libertà di movimento, sono vincolati a persone e luoghi ben specifici: non importa a che distanze, si possono trasportare dall'una all'altra.
Anche se alcuni… imparano a spostarsi, e potrebbe essere questo il caso.
Il problema è quando sono legati ad interi edifici: in quel caso hanno accesso all'intera area oltre ai confini.
Esiste la possibilità che si tratti di presenze di altro tipo, in quel caso non potrò garantire la risoluzione e se fallirò non dovrà pagarmi nulla." il suo tono professionale e serio sembrò fare colpo sulla donna.
 
Probabilmente si aspettava un imbroglione e imbonitore, ma il seme del dubbio le si era palesato in volto.
Accomodato sulla poltrona più vicina, Alex iniziò a fare un altro trucchetto: possessione inversa.
Ovvero, invase lui il corpo spettrale del Rospo, e potè esaminare nella sua interezza, il regno cosiddetto crepuscolare.
Solo che cosi, non poteva lasciare il suo corpo: i suoi sensi si sdoppiavano, ed era sia nel fisico, che nel Crepuscolo.
Avrebbe dovuto spostarsi fisicamente per andare nelle varie aree.
Non il vero mondo degli spiriti, nè l'oltretomba: un piano a metà strada tra entrambi.
Nel regno del Crepuscolo non vide alcuna presenza.
 
" Signora da questo momento sarò estremamente concentrato, non si preoccupi se sembrerò parlare all'aria...mi stia davanti, cosi mi sarà più facile notarla..." le fece un cenno e lei ancora più perplessa esegui le sue istruzioni.
Decise di fare un giro per le stanze, e arrivato ad un soggiorno, notò effettivamente qualcosa.
C'era una specie di spiritello, dalla forma di una bottiglia di whisky antropomorfa , grande quanto un alano che era legata alla riserva dei liquori.
" Salve alcolico..." lo salutò cosi, disse all'armadietto.
" Eh? E tu chi sei? Mai visto una rana cosi grande, per tutti i Jack Daniel! Da dove vieni?"
 
Grazie alle fattezze rospesche, non era facile notare il divertimento e l'espressione tirata per il non ridere di Alex.
 
" Sono stato chiamato dalla signora Cloe Smithson... pare che nel salotto , ci siano stati strani spostamenti di oggetti, li ha visti anche una delle serve..." chiese.
" In salotto? E' vero... si sono prese un bello spavento, e la cara Cloe ha quasi rovesciato per intero il povero bourbon... povera cara, era davvero sconvolta... non c'entro io, sia chiaro.
E' colpa del marito , Jack: è uno sciamano da quattro soldi te lo dico io.
Ha smesso di bere e si è venduto ad uno spirito sorte, una specie di mazzo di carte da poker semovente, puah." fece la bottiglia animata disgustata.
 
" In che senso venduto? " chiese.
" Ha fatto un patto: quello si sta lentamente fondendo, e Jack ha iniziato a spaventarsi e lottare.
Per tutta risposta, lo spirito si è staccato, ma ha iniziato a usare qualche Numen per allucinare e imbrogliare.
Non c'è stata alcuna vera manipolazione, solo illusioni.
Se vuoi fare una bella stangata, brucia il mazzo di Jack, quello che tiene nel suo studio, in cassaforte.
E' il suo collegamento: sarà facilissimo vedrai.
Ah, dì anche alla cara Cloe di comprare altro champagne, le scorte stanno finendo.
E quando vuoi fare un giro, alla salute eh!" ridacchiò.
" Sarà fatto..." terminata la possessione inversa, cercò di spiegare l'accaduto in termini che potesse capire.
 
" Bene signora... in pratica è successo questo: suo marito ha un mazzo da poker che è maledetto.
Bisogna distruggere il mazzo che tiene in cassaforte, nello studio.
Mi è stato riferito che ha anche qualche conoscenza sciamanica...le risulta che abbia iniziato a interessarsi di occulto recentemente?"
La donna sbiancò.
 
" In effetti si, aveva vinto un mazzo da poker francese da un italiano, molto elaborato e di buon gusto...vi era anche un libro piuttosto grande, in copertina nera con degli orribili demoni in copertina.
Diceva che era un fantasioso manuale di strategie, e ne era diventato geloso...mi spaventava quella cosa e...non conosco il numero della cassaforte, ma troverò un sistema.
Lei è sicuro che..." non la lasciò terminare.
" Sicuro come è vero che farebbe felice questo armadio dei liquori prendendo altro champagne, stà finendo dice." aggiunse serissimo.
L'armadietto era chiuso, e dentro non si vedevano le bottiglie.
 
La donna rimase a bocca aperta, con la mascella tremante: era il chiaro segno che era totalmente persuasa.
" MA I CAZZI TUOI NO EH?! LUI APPARTIENE A ME!"
Una voce maschile dura e tagliente si era sentita nell'aria.
La donna emise uno strillo terrorizzato, e la serva, ansante aveva aperto la porta, seguita da un altro uomo della servitù agitati.
 
" Signora, tutto bene?!" chiesero in coro.
" Lo spirito! La prego, lo scacci, lo mandi via!" strillò lei isterica mentre scappava.
Facendo appello nuovamente alla possessione inversa , andò a vedere chi aveva parlato.
Non era un potere di fantasma, questo lo sapeva: era uno spirito burlone, e anche parecchio incazzato.
Tuttavia non c'era nessuno, non nel piano crepuscolare.
 
"Alcolico" scosse il capo.
" Amico, guarda che non è nemmeno nell'Ombra...questo non è nemmeno Pokerissimo...non è la sua voce.
Stavolta non ho davvero idea di chi si tratti..." borbottava spaventato, tormentandosi il tappo, la bottiglia animata.
*Ok...Rospo, tu che mi dici? Hai idee?* pensava tra se e se concentrato.
 
Ma qualcosa lo spinse, non abbastanza forte da spingerlo, ma la sensazione fisica era chiara.
Uno spintone.
E di nuovo parole.
" Non puoi fare niente, stronzone: non hai alcun potere qui! Tornatene a casa tua, questa ora è MIA MIA MIAAAA!" urlava.
" E' tutto qui quello che sai fare? Urlare come un ossesso e spingere? Puah, andiamo, puoi fare di meglio no? O hai paura, cagasotto? Cagasottooo! Cagasotto, cagasotto!" era diventata una questione di principio.
 
La sensazione di un pugno in bocca gli arrivò, seguita da altri spintoni.
Alex rideva sotto i baffi " Lo sapevo, non puoi fare nient'altro...ahahah anche una nonnina picchia più duro di te, impotente" lo derise, sempre di più.
E questa volta si dovette ricredere: iniziarono a sparire oggetti, soprammobili, fermacarte.
Risucchiati nel nulla, senza che capisse come poteva fare a fare queste cose.
Di oggetti o persino persone trasportate in Crepuscolo, le aveva viste… che potesse essere invisibile persino in Crepuscolo, ai propri sensi… era straordinario, ma che potesse pure nascondere gli oggetti … no, non voleva pensarci.
La signora Cloe iniziò a urlare, un urlo tanto forte da sentirsi perfettamente nonostante fosse distratto a percepire il Crepuscolo.
La collana di Cloe era sparita.
Questo era proprio un bel mistero...

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Capitolo 6
*** Misteri ***


Misteri
 
Panico.
Dove accidenti spariscono gli oggetti?
Che sia un illusione?
 
* Se non capisci lo schema, non puoi farci niente: ignora quello che non capisci per ora, e va avanti.*
Il Rospo era in modalità saggio orientale.
E non era un consiglio cosi brutto.
 
" Signora si calmi...faccia un bel respiro...troveremo il modo di ritrovare la collana, bisogna mantenere la calma... " lei non lo stava nemmeno ascoltando.
" Non sono in grado di fare esorcismi, non posso farcela da solo. Ho bisogno di supporto da parte di terzi...ma intanto, il mazzo di carte. Forse è la chiave di questi avvenimenti..." rifletteva ad alta voce.
" Lei...faccia qualcosa, la prego, la pagherò qualsiasi cifra, sono ricchissima, prenda cosa vuole, ma faccia sparire questi fantasmi!" strillava in preda alle lacrime.
" Deve rimanere calma! L'agitazione da loro potere, stia calma...sono tutte illusioni, non possono fare nient'altro..."
Mentiva consapevolmente, ma era per il suo bene, e si sforzò di recitare bene la parte.
 
" Adesso con molta calma, veda di farsi dire da Jack qual'è la combinazione...e bruciamo quel maledetto mazzo, una volta per tutte.
Spezzata la maledizione, sarà tutto più facile." continuò risoluto.
Claire, la serva, si affrettò a recuperare il cellulare , mentre il maggiordomo, scommetteva che si chiamasse Alfred!, accompagnava la signora a sedersi e a farle portare un po’ di scotch doppio.
In effetti, ci stava, dopo quegli eventi.
 
" Va bene...lo farò.
Gli dirò che mi serve la combinazione per...l'assicurazione della macchina: dirò che l'autista ha fatto un incidente e servono i documenti...gli mando un messaggio..." con cura meticolosa, la donna scrisse in fretta il messaggio, rinfrancata dal caro vecchio alcol.
 
Dopo poco, richiamò il marito.
Qualche sceneggiata di lui, ma lei era rimasta calma e diretta, dicendo che l'alternativa era doverlo richiamare a casa.
Alex era preoccupato dell'idea, ma lei sembrava sapere il fatto suo: a malincuore, le diede la combinazione e chiuse dopo poco.
Qualunque cosa stesse facendo, gli importava più di continuarla che di mantenere il segreto.
Ma forse sottovalutava la moglie...
 
Una cosa che lo stupiva, era che l'entità NON avesse più fatto niente per manifestarsi o creare disagi.
Seguì la donna, e appena apri la cassaforte e toccò il mazzo, iniziarono nuovi fenomeni di telecinesi.
Ma era pronto: un bell'accendino e lasciò bruciare il tutto nel cestino della carta straccia.
Erano solo illusioni lo sapeva, e le ignorò stoicamente , fino a che passarono.
 
" Bene...se tutto va bene adesso, la situazione dovrebbe calmarsi nel giro di qualche ora...ha il mio numero: se dovessero continuare gli episodi mi contatti.
Tra un paio di giorni potremo discutere del mio onorario. Arrivederci."
Fece dietro front, mentre la donna annuiva un pò troppo velocemente con la testa, si riprese guanti e cilindro per tornare a casa.
Sperando che non gli capitassero altri eventi assurdi...
Almeno non si era dovuto affogare o seppellire! Che bell'inizio giornata.
 
Erano le dieci e mezza, e passato il fresco mattutino iniziava a sentire caldo, impacciato poi nei movimenti.
Senza contare gli scongiuri e le occhiate divertite o preoccupate di chi lo vedeva.
Il suo prossimo obiettivo era trovare un regalo adatto ad una bimba di 13 anni.
Il suo primo pensiero bacato era una tavoletta Oujah, ma era sicuro che avrebbe demolito il rapporto di amicizia con Della Vita.
Decise di tentare qualcosa di più classico e giovanile: qualcosa che potesse piacere ad una ragazzina senza suscitare ire dal padre.
 
Un computer l'aveva di sicuro, ma l'idea migliore gli venne dopo: c'era un cofanetto con tutti gli episodi di Death Note, con disegni originali e interviste tradotte agli autori, compresi i tre film live action.
Era una discreta spesa, e si ricordò solo al momento che era assolutamente al verde.
Non si era fatto pagare dalla signora Smithson, e presto avrebbe avuto anche l'affitto e le bollette da pagare.
Certo, poteva fregare anche la morte di fame con il suo numero preferito ma... non era il caso.
E poi avrebbe dovuto ripetere MOLTO spesso il trucco… no Alex, no, non ci pensare proprio!
 
Anzi, non aveva nemmeno il portafogli con i documenti con se.
Genio.
Si strinse le spalle, e decise di tornare indietro quando una voce lo richiamò.
" Mi hai negato un po’ di sana vendetta...almeno ci ho guadagnato la collana, ma non so se basterà sai? Forse mi rifarò sui tuoi di beni, ficcanaso che non sei altro."
Oramai era abituato a voci nella testa, anche se stavolta le sentiva fuori, quindi non si scompose nemmeno.
 
" Accomodati pure, non ho nemmeno il portafoglio. Puoi rubarmi i vestiti però: anzi, se lo fai in pubblico mi dai pure una mano. Attirerò l'attenzione e mi farò pagare per raccontare in tv l'evento." gli disse spassionato.
Dall'altra parte, (!?) l'uomo si mise a ridere.
" Certo che pari veramente un becchino! Però hai le palle... che cosa sei? Un ghoul?" disse canzonatoria la voce.
" Non so nemmeno cosa sono per te, di certo non sono uno zombie.
Vado di giorno, e vedo i morti: fai te. Io dico che sono un medium." gli rispose.
 
Ecco, questo era il modo di fregare il "grande piano degli eventi".
Si aspettano che vai nel panico e ti dimeni, e tu invece gli vai contro e li confondi a tua volta.
E' cosi che dovrebbe funzionare: il più furbo frega il meno attento.
Sempre meglio della cara vecchia legge del più forte...
 
" Secondo te sono un fantasma?" gli chiese interessato.
" Non sei nè un fantasma nè uno spirito. Sei assolutamente umano: questo odio multiforme, risentimento infantile è tipico della nostra specie.
Se fossi stato membro dei regni invisibili ti avrei scovato in un nanosecondo." aggiunse pacato.
" Bravo, ben detto... " gli rispose di rimando la voce, pensierosa.
" La cosa brutta è che sei pure un ladro." fece una smorfia con l'ultima parola.
" Ah, tu non sai cosa è successo, parli facile tu! Ti sei immischiato in cose che non sai..."
" Davvero quella donna ti aveva fatto uno sgarro? Mi viene difficile da crederlo" gli risponde strafottente.
" La donna no, è il marito che mi ha fatto incazzare. E deve pagarmi, sino all'ultimo penny." rispose acido.
" Vedi? Se eri davvero onesto, te la prendevi con lui, non con quella donna.
Se Jack ti ha ripulito al poker, dovevi spillare soldi suoi, non i regali alla moglie.
Lei non c'entra, lo hai detto tu."
" Uhm... e non hai neppure torto... in effetti non fa una grinza, lei non c'entra... e va bene, le restituisco la collana.
Ma tu hai bruciato il mio mazzo. Come mi risarcisci?"
 
" Senti quest'idea e dimmi se ti piace: tu mi dici quanto ti deve Jack.
Mi garantisci che non accade più nulla di strano a casa loro e dico che quella è la cifra per un rito di protezione contro la maledizione.
Dico che è stata colpa di Jack e del mazzo, e poi ti prendi la tua parte.
Pulito pulito. Tanto la colpa sarà sua, e pagherà di fatto lui."
" Tu, sei, un, genio. Se fa storie, tu dici che te ne lavi le mani e li tormento, facciamo una sceneggiata e rendiamo tutto più credibile.
Le ho ridato la collana, intanto."
" Guarda, la chiamo subito e le spiego la storia: quanto ti serve? "
" L'ho rimessa sul letto,  venti mila bigliettoni.
Aggiungi la tua parte, e siamo a posto." replica.
 
" Signora Smithson? Sono io... ho una buona notizia e una cattiva notizia... la buona notizia è che la maledizione sulla sua casa si è infranta.
La cattiva, è che invece si è addossata a me bruciando il mazzo.
Sono costretto a chiedere un compenso molto alto per i materiali e le ricerche che dovrò sostenere...la collana intanto è ora sul suo letto...sono riuscito a domare lo spirito.
Si si, non dovrebbe tornare a casa sua...ma in compenso starà da me.
La cifra è 22 mila dollari, e deve essere suo marito a darmeli, perchè abbia effetto la controfattura.
Intendo, prese proprio dai suoi fondi. “ specificò.

“Sono piuttosto sconcertato di dover spezzare una maledizione addossatami dai pasticci dei clienti, senza offesa:  non è rivolto a lei ma a suo marito...se dovesse fare storie, mi spiace ma sarò costretto a "rispedirla al mittente", se farà storie.
Se li può accreditare al mio conto, e poi si fa pagare da suo marito? Solo se provengono da un suo conto personale a cui lei ha accesso: altrimenti potrebbe versarmi anche il triplo e non servirebbe a niente per me...so cosa ha provato, conto molto sulla sua empatia...la ringrazio signora, attenderò una sua chiamata per sapere cosa ha deciso il marito.
Se entro due ore non riceverò risposte, sarò costretto a ...signora non è una mia scelta: ho altri affari e altre persone che cercano il mio intervento, non posso lavorare in questo modo.
Gli può dare il mio numero , anzi la pregherei di farlo: cosi può contattarmi personalmente e chiariamo la situazione.
Ma velocemente, la prego."
E parti una risata satanica da parte dell'uomo misterioso.
Che prese pure a parlare in un linguaggio a lui sconosciuto.
 
" Non si spaventi...mi sono distratto e ha ripreso a parlare, mi scusi ma ora devo chiudere...a presto."
E chiuse.
" Due mila dollari? Non male come parcella eh? Chissà quante sceneggiate di questo tipo...volpone.
E poi dai a me del disonesto" ridacchiò.
" Nessuna sceneggiata: davvero ho messo a riposo diversi fantasmi.
Anche perchè sono costretto: li vedo continuamente... ho anche incontrato un lupo mannaro e ieri sera un vampiro. E non scherzo: esistono davvero."
Si aspettava qualche risata, invece il tipo lo prese sul serio.
 
" Aspetta...sei un Vincolato? Uno di quelli con i fantasmi mezzi spiriti legati addosso?"
Alex che si era rimesso a rinforcare la bicicletta scese subito.
" Si... lo sei anche tu? Hai poteri che non conosco ancora? Lo sono da due mesi."
" No...aggiungi alla lista di stranezze i maghi.
Si, so fare magia... mi chiamo Roma, nell'ambiente. Sai, nickname e simili, anonimato e queste belle storie. Noi le chiamiamo magie simpatetiche.
Posso vederti a distanza, sentirti, parlarti e toccarti, anche se ricevi solo una sembianza di sensazione.
Come vedi traposrto oggetti a volontà, o quasi. 
E altre cosucce.
Tipo leggere nel pensiero, anche a distanza.
Sò quando una persona mi mente o meno, e tu non hai mentito affatto, tranne in parte quando parlavi alla donna...bene, ho aggiunto un pò di conoscenze sia al mio che al tuo bagaglio, ogni tanto ti terrò d'occhio per prendere i miei soldi, e poi...ti lascerò in pace, basta.
A meno che non ti trovi troppo interessante." Concluse divertito.
 
" Guardone... invece, se ti mancano aiuti nel campo spettrale, sai a chi rivolgerti.
Le mie tariffe non sono cosi alte, lo faccio per campare...è che sono al verde e quelli sono ricchi davvero.
Ieri mi hanno pure rapinato dei teppisti che mi hanno quasi ucciso, ma ho saputo vendicarmi..." era iniziata la gara a chi l'ha più lungo, a suon di competenze occulte e sboronate sulle proprie imprese.
 
" Che hai fatto? Li hai fatto infestare dai tuoi amici morti?" Roma si stava divertendo.
" Nah...dopo che mi hanno quasi ucciso ho usato un trucchetto per proiettarmi come fantasma...e li ho seguiti.
Ho scoperto dove si riunivano i loro traffici di droga e ho fatto una soffiata alla polizia. Giusto per gradire..." usa il suo tono più superbo.
" Però, mica male...sei un giustiziere?"
" Se capita, non mi tiro indietro.
Io però ho priorità con i morti: ognuno al suo posto, e tutti siamo amici.
Ecco la mi filosofia."
" La mia è simile: solo che mi devo fare i cavoli miei in pace, se non mi vai contro e non fai porcate non c'è problema, appena uno sgarra gliela faccio pagare...e cara.
Poi sai com'è, già che ho i super poteri come gli eroi dei fumetti, ma sono più furbo, me la spasso un pò..."


Il suo accento italiano era autentico, dal vago esame di Alex.
Un pò diverso da quello del nonno, ma era quella l'intonazione.
" Bene...allora non c'è bisogno di altro: vado a cambiarmi... non che mi piaccia sapere che mi puoi spiare, ma non posso farci niente. Peggio per te se mi guardi sotto la doccia." fece spallucce.
La risata di risposta seguito da un commento a lui incomprensibile fu il saluto e congedo di "Roma".

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Capitolo 7
*** Il Dono ***


Il Dono
 
Fino ad ora, a parte imprevisti, era andato tutto liscio come l'olio.
Mancava un ora e mezza al termine della consegna, e Alex se la prese comoda: fatta la doccia iniziò a preparare il pranzo, hamburger surgelati con contorno di insalatina.
A fargli la compagnia, il poster dei Lacuna Coil e accanto la tv
.
Solite notizie: uno scandalo sessuale, qualche rapimento, le ultime news sul premier italiano: rabbrividi.
I misteri dei morti e dell'oltretomba in campo di orrore hanno i loro limiti.
Erano appena scadute le due ore quando il cellulare trillò: numero sconosciuto.
 
" Pronto?"
"  Non avrai un solo centesimo b..." staccò. Non aveva voglia di sentire le sue stupidaggini.
" Roma...ci sei?" borbottò all'aria, un pò mogio.
" Non sono riuscito a sentire, e sono un pò indaffarato: che ha detto?"
" Che non ne vuole minimamente sapere: pensaci tu"  , disse indifferente.
" Ah si? Ora vedi se quel cane non ti richiama supplicandoti..."
Fine comunicazioni.
 
Mentre stava lavando i piatti, con totale disinteresse per le sue finanze rovinate e a rischio, un altra voce gli si porse al suo orecchio.
* Alex, voglio chiarire una cosa con te: ascoltami bene perchè non lo ripeterò di nuovo. Siediti.*
" Credi di essere mio padre? O mia madre? Prova di nuovo, rospaccio." gli rispose a voce inacidito.
* Come vuoi. Ti ho avvertito omino pallido.* sarebbe dovuta essere una battuta, ma da parte di un entità disumana non era possibile saperlo con certezza.
* Tu sei una Preda, per come sei morto: accettalo.
Dei piani della morte e dei loro progetti: ma tu stai spaziando.
In una notte sola, hai cercato di morire due volte: prima secondo violenza, e poi per malattia e veleno in quella palude urbana.
Sei stato sfortunato a diventare preda di un lupino, e ora stai cercando di morire di stenti.
E' per questo che mi piaci: è questo che sentivo in te, oltre all'affinità della tua morte e alle tue doti medianiche.* Disse il Geist facendo una breve pausa.
 
*Sei un autentico Uomo della Morte: un vero limbo, un vuoto grigio che divora la vita per lasciare posto al vuoto.
L'unica ragione della tua vita è trattare con i morti, gli unici con cui hai veramente voglia di interagire.
La tua è una vita morta.
La cosa che mi da fastidio e mi offende è un altra: stai giocando un ruolo che non ti compete.
Tu non sei tanto un guardiano dei confini : sei un lamentatore, un cordogliante.
Il tuo scopo vero, è quello di accettare la morte in vita, e insegnarlo agli altri.
Non sprecare il tuo talento, ottimizzalo, quindi: ne avremo entrambi più potere.*
 
Se Alex fosse caduto nei fiumi ghiacciati dell'oltretomba, avrebbe sentito meno freddo di quanto gli faceva sentire il suo geist.
" Se o-oserai di nuovo....parlami ...ti giuro...che assisterò a tutti i parti che potrò, cambio vita e ti farò pentire di non essere sprofondato nell'oltretomba...sono stato chiaro?" stava sudando, e il piatto di ceramica che aveva in mano e stava lavando, si riempi di incrinature. Tremava.
* No, non lo farai. Non sei in grado di cambiare. Ma puoi adattarti...pensaci.* rispose in un lento gracidare il geist.
 
Prese il suo portafogli originale, quello con i documenti e uscì.
O almeno ci provò
Arrivato alla porta gli passò la voglia: cosa c'era fuori per lui?
Anche se non volle condividere quei pensieri, c'era qualcosa di orrendamente e disgustosamente vero, sensato in quello che diceva.
 
Aveva pochissimi contatti, più che altro per lavoro: non aveva mai iniziato una carriera universitaria, se ne era andato di casa finito il college perchè non sopportava più la sua famiglia.
Non avevano mai accettato davvero il suo lato medianico, e gli urlavano dietro di smettere di fare l'anormale, di inventarsi storie.
Iniziò a mentire, a stare più sulle sue.
Non condividere il mondo segreto, l'orrore che mostrava: nè a loro, nè ad altri.
 
Era diventato semi nerd: non capiva abbastanza della tecnologia e del virtuale, si occupava solo dell'esoterismo, e solo di una branca specifica.
Aveva iniziato a pensare di scrivere racconti dell'orrore, raccontare le sue gesta: nessun editore lo aveva mai accettato di striscio.
Non che fosse un asso con carta e penna, ma non erano cosi brutte le sue storie: anzi.
E di certo erano più utili di quelle robe come Twilight.
Anche se cercava di non pensare che aveva tutti i  libri e visto tutti i film: più volte.
Che ci poteva fare? La sua passione , il suo tarlo era quello di mettere a riposo le anime.
Ogni volta che erano rasserenati, sembravano cosi felici, in pace...
Li invidiava.
Invidiava i morti.
Si sentì osservato, per la prima volta.
 
" Roma?" chiese all'aria.
" Oh, bravo, mi hai notato questa volta.  Bene, ho una notizia che ti piacerà.
Ho spiato Jack al bancomat, e avrei bisogno del tuo aiuto... con i miei soci, stiamo prosciugando un pò di bancomat nella città: ma dobbiamo farlo tutti assieme per non scattare oltre il limite.
Duemila li trattieni tu, il resto li lasci in una busta che imbuchi: la farò sparire io.
Questi sono i soldi più facili che farai mai, te lo garantisco: avere un mago dalla tua semplifica la vita.
Chiedilo a Jack!" rise compiaciuto.
" Capiti al momento giusto: devo fare compere proprio ora e mi serve grana." rispose ancora un pò rigido.
" Che ti compri?" chiese sfacciato.
" Devo fare un regalo alla figlia di un amico, stasera ho una festa di compleanno." si lecco le labbra.
Detta cosi, la faccenda era oltremodo diversa dal triste scenario disegnato poco prima.
" Bene, sarà un regalo col botto allora...ecco l'indirizzo. Aspetterò te."

Sentiva che c'era qualcosa che non quadrava per niente, nel fondo del suo cervello ma decise di non pensarci.
Doveva agire e in fretta, il tempo passa...
Roma gli aveva fatto avere la busta, piazzata "casualmente" semi inserita in una buca per le lettere.
Digitò il numero e l'importo dettogli da Roma.
5000 dollari.
Fu allora che capì che non avrebbe mai potuto funzionare.
 
" Ma non permettono queste cifre..." mormorò a bassa voce.
Di rimando senti una pacca sulla spalla che lo voleva tranquillizzare.
E in effetti si, era il primo pomeriggio e lui zitto zitto, agitato non per la cifra davanti a lui, ma per quello che significava come violazione se lo beccavano, vide l'ammontare intero di soldi davanti a lui.
Una stangata da paura.
Erano tutti in centoni, una cinquantina.
Ne mise da parte venti, e i restanti trenta li mise nella busta come daccordo.
Con un espressione neutra mise la busta nella buca, ma non senti mai il suo toccare il fondo.
 
" Missione compiuta. Un bel lavoretto di squadra: potremmo rifarlo qualche volta...ma anche no.
Non ti parerò il culo se tenti di derubarlo, e non preoccuparti per la telecamera: era oscurata. Stammi bene Alex..."
Andato, forse.
Ecco un altra cosa a cui era cosi nervoso da non aver notato: la telecamera.
 
Costringendosi a non scappare, rinforcò la bicicletta per andare al negozio prescelto per il regalo.
Si aspettava una serata allegra e divertente, e si stupì di quanto gli sembrava bello e piacevole stare in compagnia di persone normali, per una festa.
Erano passati anni, un pà troppi.
Il suo ottimismo, da lungo tempo in coma riaprì gli occhi.
Non sapeva ancora cosa avrebbe visto alla festa...

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Capitolo 8
*** Una normale tragedia ***


Una normale tragedia
 
Fatto il suo acquisto e messo sotto il materasso il contante rimasto ( Alex è un po’ paranoico riguardo il "sistema", da accettare di usare regolarmente un conto corrente. Non può concretamente farne a meno, ma cerca di "resistere"), e passò il pomeriggio a rispondere sul suo blog di esoterismo.
 
Qualcuno gli aveva scritto un messaggio privato, un tale Shinigamy0000: " Il Sudario, La Furia, Le Marionette... lo sai cosa sono? Industriale, Phantasia sai cosa sono? Se le tue risposte saranno esatte, e se sei davvero a L.A forse potremmo incontrarci."
 
Manifestazioni...il termine in cui i Geist e i Vincolati classificano le loro capacità soprannaturali, e le Chiavi... le "modalità" che sbloccano le Manifestazioni. Shinigami, Dio della morte... il collegamento era chiaro.
Decide di rispondere a sua volta.
 
" Quante sono le Soglie? E quale è la tua? "
Il suo Geist era in un periodo di apparente incoscienza e decise di rimanere il più calmo possibile per non destare la sua attenzione.
La risposta non arrivò per le seguenti ore: niente di immediato.
 
Rimase a rispondere alle solite domande e concordare qualche incontro con una coppia che voleva informazioni sull'oltretomba: cercavano il fantasma del loro figlioletto, rapito da oltre 4 anni... una triste storia, a cui decise di dare priorità.
Mandò loro un messaggio privato con il suo numero.
 
Si erano fatte le otto, e doveva ancora andare a lavarsi e fare la sua comparsata alla festa della figlia di Jimmy.
A pensarci meglio, pensò che il vero motivo era quello di parlargli in privato fuori dall'ambiente della centrale.
Fatti i preparativi e messosi qualcosa di non deprimente o mortifero, jean chiari e maglietta dei Lacuna Coil, inforcò la bicicletta.
Aveva calcolato non troppo bene i tempi, e arrivò alle nove e un quarto: fece per bussare alla porta, ma trovo Jimmy che gli aveva già aperto.
Aveva un cappellino di carta in testa e un bicchiere di succo d'arancia in mano, in casa si sentivano delle ragazzine cantare un karaoke di qualche hit parade del momento.
Un suono che gli fece accapponare la pelle tanto erano stonate, ma sempre meglio di cosa avrebbe fatto lui.
 
" Alex, giusto in tempo, entra entra! Ti chiamo Veronica, resta li eh!" Lo prese per un braccio trascinandolo dentro.
Non si era nemmeno accorto del regalo che teneva in braccio o del suo sorriso incerto.
C'era un atmosfera strana in casa, qualcosa di non detto che aveva stuzzicato il suo sesto senso.
A parte il freddo che proveniva dal giardino ma già lo sapeva: un maniaco aveva iniziato a fare la posta alla moglie, e la stava rapendo al ritorno dalla spesa... Jimmy sparò centrandolo in piena fronte.
Ma non era quella sensazione a turbarlo.
 
Jimmy si affrettò a sedersi sulla poltrona di fronte  ad Alex e chiamò Veronica.
" Tesoro dai, c'è qualcuno che è venuto a farti gli auguri, un amico di papà! Vieni a salutarlo!" era impaziente e la bambina dai capelli ramati e lentiggini in tenuta da pigiama party si avvicinò a sorridere al padre e poi, più timida, verso Alex.
Alex invece non sorrise per niente.
E cosi era questo che aveva in mente Jimmy...non glielo aveva mai detto.


Veronica era malata terminale:  alla sua vista esperta, la ragazza era maculata di ombre di morte... sapeva già di cosa si trattava, ci era incappato prima.
Cancro, vedeva le future metastasi.
 
La vista di quella bambina dagli occhi profondi cosi macchiata di morte fu un pugno di cemento per le sue viscere.
Tutto dentro di lui urlava che era sbagliato, ingiusto, osceno, malvagio...
Il suo Geist si risvegliò bruscamente.
Non disse nulla ma Alex sapeva che era vigile.
 
" Saluta Alex! Dai! E' venuto per te." disse Jimmy che aveva smesso di sorridere e fissava il volto del suo amico.
" Buonasera signor Alex...grazie per essere venuto a fare gli auguri... " non era spaventata da lui, ma timidissima.
Era arrossita.
" Tuo padre mi parla spesso di te, sei il suo angioletto più prezioso." meccanicamente si sforzò di sorridere
Era una parziale balla: aveva parlato una volta sola di lei , e con quella frase.
Si pentì istintivamente del regalo fattole ma oramai non poteva farci niente: glielo diede.
"  Non sò se questi dvd ti piaceranno, spero di si." glieli porse.
 
Veronica sgranò gli occhi e guardò il padre che non le ricambiava minimamente l'attenzione.
Alex si alzò per porgergli.
" Fammi sapere se ti piacciono eh? Buon compleanno Veronica." a giudicare da come era conciata, la sua esperienza non lasciava dubbi che sarebbe stato l’ultimo.
" Li guarderò sicuramente, grazie!" E come se fosse un pò combattuta, gli fece un altro grande sorriso e tornò via, girandosi.
Aveva fatto colpo, ma la sua mente non riusciva a trovare divertente quella bambina.
Rimase in silenzio, mentre il padre abbassò lo sguardo.
 
" Che ne pensi?" disse con la sua voce scura, quella che riservava per parlargli di affari urgenti, quando c'erano morti di mezzo.
Solo più sofferente…
" Dovete prepararvi, non mancherà molto..." la sua voce era un sussurrò.
" Quanto? I medici dicono che non reagisce ai trattamenti...non vogliono azzardarsi, ma dicono che se non migliorerà presto dovremmo prendere in considerazione la possibilità di sospendere le cure...di lasciarla in pace per gli ultimi mesi, di passare alle cure palliative."
" Non lo so dire di preciso...mi spiace. Non posso fare niente per lei...non più di sei mesi, ad occhio e croce."  fece un rapido, spassionato calcolo mentale.
" Maggie non si rassegna e ho paura per lei...che possa dare di matto: il gruppo di sostegno ha fatto più bene a me che a lei...senti...se...dovesse accadere il peggio...mi aiuteresti a darle pace il prima possibile?"
 
Il suo volto era ancora a sguardo basso e scuro.
" Priorità assoluta." rispose secco. Non si era ancora riseduto.
Jimmy annuì.
" Lo apprezzo molto..."
Ma lui non lo ascoltava, voleva chiedere al suo Geist.
 
* Se hai in mente un modo per curarla, sei pregato di parlare.
Niente storie sul fatto che sia contrario o meno ai miei doveri perchè non ti ascolterò.
Dimmi solo quello che voglio sapere.* pensò concentrato.
* Non conosco alcun rimedio per questo suo male: ma se esiste un luogo dove puoi indagare, quello è l'oltretomba.
Forse c'è qualche Cerimonia occulta che potrebbe giovarle...ho memoria di una che permetteva di risanare le ferite di un Vincolato, applicabile anche ai comuni mortali.
Desideri troppo fare qualcosa per lei, quindi non ti fermerò: ma ti avviso.
Dovrai andare più a fondo di quando sei mai andato, nelle vere profondità delle profondità inferiori...non sei abbastanza forte per affrontare da solo questo viaggio, ma se vuoi rischiare a me non da alcun fastidio.*
Stranamente, non sentì il solito gracidare.
 
* E ...se avesse uno spirito maligno addosso? Esistono spiriti di ogni cosa, uno spirito malattia può esistere?* si stava arrampicando sull'albero spoglio della disperazione.
* Probabile...controlla pure.*
 
Alex non si era reso conto che Jimmy lo stava fissando e che aveva con un gesto zittito Maggie, venuta a salutare il suo ospite e ringraziarlo per il regalo fatto alla figlia.
Alex possedette il corpo effimero del suo Geist e vide con una strana gioia, quello che cercava.
Una massa nera e piena di protuberanze che sembrava succhiare nutrimento dall'aria.
Non capiva la sua lingua, ma il suo Geist gli fece una traduzione simultanea.
 
* Disperazione, nutrimento gradito...*
" Posso strapparlo di dosso a lei, secondo te?"
* Può essere un idea, un pò poco ortodosso...non pare essersi accorto di noi.
Prendiamolo alle spalle, e dì a suo padre di richiamare la figlia... spezzare il legame tra i due non la guarirà d'incanto, ma se riesci a distruggerlo, sicuramente toglierai un aggravante alla bambina umana.*
Interruppe la possessione inversa e si voltò verso Jimmy.
 
" Che devo fare?" lo aveva già capito dall'espressione mutata del vincolato.
"  E' solo una teoria, niente entusiasmo...dille di raggiungerci un attimo nel garage con una scusa e poi lasciatemi li solo. Al resto penso io..."
Non si era minimamente accorto che Maggie era alle sue spalle.
" Scusi? Di cosa stà parlando, cosa vorrebbe fare nel nostro garage? " la donna era sul chi vive e sospettosa, specie dopo l'ultima esperienza.
Jimmy si frappose, mentre Alex sussultò di fronte alla, per lui, improvvisa apparizione della donna.
" Cara, questo è Alex Scirocco, un mio informatore...senti, è un tipo a posto... poi ti spiego. 
Mi ha chiesto solo un piccolo favore in separata sede...va bene? Per favore, fidati di me."
Maggie annui, ma non sembrava per niente convinta.
Alex sapeva già dove andare, mentre Jimmy gli dava le chiavi del garage che teneva ancora nelle tasche dei pantaloni.
 
Dopo qualche minuto, senti la voce di Jimmy " Si, mi darà una mano a vedere la macchina e poi se ne andrà: gli fai un salutino e poi torna dalla mamma va bene? Fra poco c'è la torta!"
Alex intanto si stava preparando richiamando su di se la torcia melmosa, canalizzatrice dei suoi poteri di terra.
Ci mise del suo per poter fare una Manifestazione ottima, sperando di renderla un filo meglio del suo solito.
Arrivata Veronica le fece un salutino, due chiacchiere innoque col padre...e appena lei fece per voltarsi riattivò la sua possessione inversa.
 
Presa di sorpresa, la bestia nera e tentacolata era in groppa a Veronica, non venne colta alla sorpresa come sperava il Vincolato, ma le sue braccia ranose si intrecciarono saldamente alla massa.
" Vai Jimmy, qua me la cavo io!" lo disse con un tono un più forte, e Jimmi per tutta risposta fece per prendere in braccio la sua figlioletta mentre lei gridava divertita.
Ora toccava ad altri "divertirsi".
 
La bestia cercava inutilmente di divincolarsi, e Alex non si risparmiò nel cercare di strangolarla.
Uno dei benefici del Sudario della Polvere della Tomba era quello di diventare virtualmente immune alle prese più serrate, e al soffocamento.
 
Lo spirito in lotta con lui, non poteva fargli alcun danno, mentre lui si.
Le urla erano assolutamente insensate per le orecchie del Vincolato, ma il Geist era esaltato dalla lotta e gli traduceva puntualmente.
 
* Vuole che lo lasci in pace, e non capisce che cosa sei. E' spaventato...non fartelo scappare! Devi mettere su carne su quelle ossa, Preda, o non riuscirai a discorporare questa femminuccia!* lo incitava.
 
La creatura nella morsa era totalmente inerme, Alex si godeva quella sensazione di superiorità anche se la sua massa molle sembrava gommosa e difficile da schiacciare in punti sensibili.
Dopo un minuto e mezzo di lotta, riuscì a liberarsi fuggendo "altrove".
Nel mondo degli spiriti probabilmente.
 
" Maledizione...tornerà presto? " chiese frustrato.
* Non credo...ma dovremo tenerla d'occhio. Di sicuro peggiorava la sua situazione: torna a trovarla spesso, può darsi che ancora ce la faccia...* rispose con tono freddo il Rospo.
" Lo spero..." si spolverò la maglia e si avvicino alla porta di servizio vicino la cucina.
Mandò un sms a Jimmy per dirgli di raggiungerlo fuori.
" Che puoi dirmi?" sussurrò, con il cappellino che gli cadeva di lato e una fetta di torta mozzicata nel piatto.
" Aveva qualcosa addosso...l'ho tolto, ma ho bisogno di vederla ogni tanto per assicurarmi che non torni ok? Vedrò di controllarla: se vedo segni promettenti ti faccio sapere..."
 
Spiò come un ladro dalla finestra, e qualcosa era effettivamente cambiato.
Le macchie c'erano ancora, ma erano di tonalità meno scure: un paio di mesi guadagnati, niente di più per ora.
" Che altro posso fare?" chiese angosciato Jimmy: aveva ripreso a sperare, gli tremava il labbro e la forchetta in mano.
"  Solo aiutarmi a trasportarla lontano se noto di nuovo qualcosa di strano: basta che mi fai entrare con una scusa per osservarla."
" Domani mi prendo un giorno di permesso, ha la chemio. L'unica fortuna è che stranamente non perde i capelli: la parrucca l'avrebbe depressa molto...puoi passare alle nove al San Charles? Cosi la vedi..." c'era un che di supplicante nel suo tono.
" Sia all'entrata che all'uscita, promesso. Se le cure parranno fare qualche effetto lo noterò.
Non posso fare di più, se noto qualcosa di anomalo, ci mettiamo d’accordo per fare la sceneggiata come poco fa."
Jimmy annui e gli fece segno di scappare: pare che la moglie fosse troppo sospettosa, e non voleva che lo vedesse con lui.
Col cuore ancora un pò stretto, ma più vivo di prima, Alex si diresse in città, al Sapphire per farsi una mezza sbronza di rum e pera.
 
Al bancone, con aria annoiata, c'era Trish.
Un nome che gli ricordava qualcosa, ma la sua memoria a lungo termine era a nanna.
Era una serata un pò magra al locale, e Alex si sedette accanto a lei.
" Serataccia?" chiese neutro.
" Ne ho viste di peggiori: hai una pessima fama qua sai? Dall'altra sera, mi schivano. Uomini, quante me ne fate passare..." sospirò attaccando a fumarsi una sigaretta artigianale.
" Il fumo fa male sai? " le ricordò con un pizzico di ironia raddolcita.
" Amo il rischio sfrenato bello." rispose con un filo di sorriso.
" La verità è che sono preoccupata, sono a secco...ho dovuto fare straordinari stamattina.
Amici nei guai, guai grossi." si confidò.
Alex non era sicuro del perchè gli stesse dando tanta confidenza.
 
" Amici del tuo giro?" sorseggiò il suo rum.
" Amici per la pelle, di quelli che si svenerebbero per te. E tu per loro." disse seria, ma gli fece un occhiolino.
Alex non era sicuro di aver interpretato bene la seconda parte, ma scrollò le spalle.
" E cos'è che dicono di me, scusa?" il pensiero gli era tornato su.
Lei rise.
" Ti prendono per un becchino sai? Dai, fammi compagnia ad un tavolo, se non vuoi smuovere le ossicina ballando con me. "
Alex accettò la seconda proposta, che a quanto pare era solo una battuta visto il suo sguardo interrogativo e si mise a ballare con lei.
Era brava, e lui sfigurava accanto a lei: pazienza.
 
Accanto a loro una coppia già alticcia, o fintamente alticcia, era  avvinghiata vicino ad una colonna in modo abbastanza poco artistico.
" Stile 3, fisico 6. Buongusto 0. Non sono ancora cosi malconcia." gli sussurrò all'orecchio.
 
Lui rise e finita la canzone si prodigò in un inchino teatrale.
" Brava, bravissima. Sei sprecata." e si avviò ad un tavolo certo che l'avrebbe seguito.
" Si, dieci anni di danza moderna qualcosa lasciano anche alle carcasse come me." disse lei con tono da maschiaccio.
Lui sorrise, ordinando il secondo rum e pera della serata.
Il Rospo gracidò il suo apprezzamento.
" Nemmeno io mi lamento... troppo. Giornata proficua, e nuovi pensieri. Forse ho trovato anche un collega." aggiunse con fare misterioso.
Mentre lei parlava, lei si morse le labbra mentre abbassava la testa sul tavolo, come avesse mal di testa.
 
" Stai bene?" chiese
" Ho il naso troppo delicato...senti scusami, ma è meglio che vada via...non ti seccare Alex." aveva un lampo selvaggio negli occhi e deglutì vistosamente.
Alex decise di seguirla, preoccupato.
Per lei, o per gli altri?
Si fermò solo un attimo a pagare, e velocemente la raggiunse.
" Ti scoccia se ti faccio compagnia?"
Lei lo guardò come se quella fosse il massimo della sfacciataggine.
" Sai, penso che cercherò di rimorchiare stasera... senza offesa ma non mi sei d'aiuto." Lo canzonò.
"  Beh dipende...ho appena avuto un ideuzza che potrebbe farti felice...se hai a disposizione un secchio pieno d'acqua."
La sua mente malata aveva avuto un altra delle sue idee.
 
" Non credo che tu sia Gesù, nè un suo apostolo: e poi non cerco vino." lo derideva ma i suoi occhi erano attenti
" Parlo seriamente...mi serve solo un secchio. Poi puoi fare il pieno, devi solo aiutarmi a tenerne uno vicino, bello pieno."
" Non vado in giro con secchi d'acqua: sono più sexy con l'acqua addosso, se mi capisci..." il suo sguardo si accese come un riflettore puntato su di lui.
" Dimmi dove, e la cena te la posso offrire io. "
Il suo Geist rise, avendo intuito il suo piano.
 
" Stavo andando a casa di un amico... mi ha lasciato le chiavi: andiamo li.
Ma occhio a non mentirmi bello: potrei diventare veramente cattiva. Troppo." lo minacciò facendogli intravedere i denti.
I canini allungati.
 
" Soddisfatta o rimborsata." disse solenne, mano sul cuore.
Lei lo scrutò nuovamente e si fidò, almeno apparentemente.
Camminarono per un pò in silenzio, mentre lui faceva a mente qualche calcolo sui tempi.
Sperava solo fosse veloce come operazione.
Arrivati di fronte ad un palazzetto condominale nel ghetto nero si fermò e lo guardò attentamente.
 
" Mi prometti allora che non hai cattive intenzioni nei miei riguardo, ragazzaccio?" lo stuzzicò.
" Puoi stare sicura, niente danno, per te almeno. Basta che hai con te quel secchiello adorato, o anche una vasca, non sono timido." il suo era humor nero, e lei parve intuirlo.
" Tranquillo, ho le mie precauzioni se le cose vanno male. Ma non approfittarne... sali dai." aprì il portone, all'interno della palazzina malandata c'era l'equivalente di un paio di gang di strada dall'aria tutt'altro che raccomandabile.
Non gli disse niente nessuno, ma lo fissavano.

* Hai un debole per le tane del lupo. O in questo caso, del pipistrello.*
Ignorò il suo Geist e raggiunserò l'appartamento.
" Mi sembra di aver già visto questa scena. Ora dovresti sederti su una sedia, io tornare con la pentola e chiederti " calda o fredda" e tu ..."
" Dai, lo hai visto anche tu? E' il mio film preferito. Hai anche un gatto nero?"
Un miagolio lo fece voltare speranzoso. Ma era rossiccio.
" Guarda che è tosto: se tenti di approfittarti di me reagirà, è fedele."
In effetti sembrava un bestione, più simile ad un cane che ad un gatto.
" Non gli si arrufferrà manco il pelo fidati." sorrideva mentre si preparava psicologicamente.
" Dai, seriamente, qui possiamo parlare: come funziona? " Era passata al tono pratico.
 
"  Semplice: mi rigenero a contatto con l'acqua, ma deve sommergermi la testa.
Mi spupazzi sino in fondo, e quando hai finito posso fare da solo.
Lo guardò ad occhi sgranati.
"  Non l'avevo mai sentita questa allora... ok... ti preparo subito la pentola."
 
Il gatto rimase ad osservarlo la coda ferma.
Lei era tornata indietro e portava con se delle manette.
" Eh quelle non mi sembrano una buona idea..." disse un po allarmato.
" Sono per me, non per te: sulla sedia starò io. Non farti strane idee..." lo scostò e con una certa perizia se le sistemò da sola, incastrandola dietro la schiena.
" Pronta?" disse lui mimando una scena del film.
Lei tesa rispose "NO!" come da copione e Alex avvicino il collo a lei.
 
Forse la sete, forse un pò di fiducia, ma non si fece complimenti.
Alex temeva una gran sofferenza, uno stillicidio.
Non si aspettava minimamente che la cosa sarebbe stata piacevole.
E molto anche.
Non la fermò affatto, semmai dovette resistere a non mugolare, si stava imbarazzando da morire.
Ma solo parte di se rimaneva cosciente abbastanza da badarci.
Non si rendeva più conto del passare del tempo, e si sentiva visibilmente stordito e indebolito, quando lei iniziò a staccarsi, baciandogli il collo.
 
" No...continua, non ha senso ...vai avanti per me è uguale..."
Lei sembrava dubbiosa e tentata, ma per invogliarla stropicciò il collo sulle sue labbra, strusciando il ginocchio sulle sue.
Questo gesto fu notato da lei e non disse altro, lo rimorse.
C'era qualcosa di diverso, era come se si frenasse e avesse paura, e Alex le accarezzò, con mano tremante i capelli.
 
La coccolava, era rimasto stregato e sedotto dal Bacio della vampira.
Lo voleva e lo desiderava, mentre le sensazioni si prolungavano...e poi, la consapevolezza.
Stava morendo, ancora.
Lei si scosse, rendendosi conto di averlo prosciugato: era orripilata, si era lasciata andare dalle sue rassicurazioni e aveva perso la cognizione.
Non era nemmeno la sua sete di sangue ad averla fregata, il peggio del peggio per i suoi sensi di colpa.
Ed era rimasta incatenata alla sedia!
 
" Alex! Santocielo..."  ma lui la fermò con un braccio.
A giudicare dalla sua faccia, non era un bello spettaccolo.
" Tran..quilla..." e crollo  a terra, con una sensazione familiare...infilò la testa nel secchio, e questa volta  con una leggera soddisfazione: l'acqua era pulita.
Ricca di calcare, ma nel complesso niente di tossico vi era dentro!
L'espressione di lei, quando tornò su , di nuovo in piena forma fu impagabile.

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Capitolo 9
*** Una lunga serata ***


Una lunga serata
 
Alex fece un bel respirò e vomitò un sorso d’acqua nel secchio.
“ Dicevamo?”  le disse, mentre si asciugava, alla meglio con le mani il viso.
I segni dei denti, che Trish non aveva ancora fatto sparire, erano assenti:  questo fu un altro fattore a destare la sua meraviglia.
Era rimasta proprio a bocca aperta!
 
“ Non ho mai visto niente di simile… è stupefacente, hai una vaga idea di cosa questo significherebbe nella mia società? Quanto ti è costato, in potere?… non so come la chiamate voi, noi parliamo di Vitae, sangue…” parlava veloce, abbastanza da far ridacchiare Alex, che si schiariva la gola rumorosamente a brevi intervalli.
 
“ A dire la verità ho guadagnato addirittura un po’ di ectoplasma. E’ questo il bello: di solito, o vado in pari o mi ricarico addirittura: ricorda da vicino come sono morto, originariamente.
Esistono anche altri modi, ma sono meno "affidabili" e meno in mio potere, diciamo.” Le racconta.
La mente di Trish viaggiava veloce.
 
“ Quante volte pensi di poterlo fare nel giro di una notte, o giorno? L’acqua deve essere diversa, con certe qualità? Ti prego, spiegami bene come funziona…” le sue pupille si stavano dilatando.
“ A volontà, tiepida mi da meno fastidio, tutto qui.
Devo solo affogare sino all’incoscienza, e poi oplà… oramai sono abituato, per cosi dire… comincio anche a prenderci un certo gusto, a dirla tutta.” Disse sovrappensiero, sgranchendo il collo.
“ Non deve essere cosi piacevole come dici…o si?” il suo tono era professionale: Alex sentiva di trovarsi nel mezzo di un esperimento scientifico bello e buono.
Lo metteva a disagio, sentirsi come una cavia da laboratorio.
Si alzò e prese un asciugamano vicino ad un ripiano.
Se si fosse reso conto quanto quello che faceva, che provava, fosse innaturale si sarebbe sentito ancora peggio.
 
“ L’ho fatto parecchie volte… è cosi che rigenero le mie energie, normalmente.
Quando non riesco a dare pace ad un fantasma, come si deve intendo.
Non ho molti “poteri” o Manifestazioni come si dice in gergo.
Ma tutti richiedono un costo… insomma: mi serve solo un pò d’acqua, a sufficienza… del resto solitamente, sono conciato male quando lo uso quindi non è quasi mai un operazione lunga.
Imparo a “crepare” in fretta.”
Le fece l’occhiolino.
 
La sua espressione da dottoressa veniva messa sempre più in crisi da queste rivelazioni.
“ E tutti quelli come te, possono farlo cosi?” chiese, mordendosi il labbro.
“ Solo se imparano una certa combinazione di Manifestazioni e Chiavi. Ma si: teoricamente chiunque dei miei si impegni un po’ in tal senso, può.
Allora, vuoi trasformarmi in una fontana rossa per farti bella con gli amichetti? Potrei accettare alle dovute condizioni.” Le propose, usando il suo tono più civettuolo.
“ Sentiamo, coraggio.” Lo fissava con interesse.
 
“  Sono a corto di liquidi, non adesso ma saltuariamente. Se mi offrite ogni tanto qualche “spicciolo” per le spese, potete prenotare i miei servizi.
Idem per affari di fantasmi, me ne intendo abbastanza sai?”
Alex la guardava compiaciuto,  i capelli incollati ai lati del volto, gli davano un altro aspetto.
Trish non gli era mai sembrata più interessante e desiderabile di ora: non solo era bella, ma la sensazione del morso che aveva provato gli era piaciuta terribilmente.
 
Era questo quello che voleva davvero: provarla ancora, e ancora.
Sino alla morte?
No: sino alle morti.
La vampira era rimasta muta meditabonda, mentre il suo gatto le si era acciambellato ai piedi.
 
“ Penso si possa fare… se usiamo siringhe e sacche di plasma da riempire, per te non è un problema vero? Vorremmo evitare di far sapere che esiste…una gallina dalle uova d’oro, non so se mi spiego.
Potresti attirare attenzioni indesiderate, e noi di conseguenza.
Rischi seriamente di finire ingabbiato in qualche piscina, incatenato e incaprettato.”
 
Il suo tono era intimorente, ma dovette ammettere nel profondo che non era un idea cosi strampalata.
Non aveva esperienza di vampiri, ma di fantasmi si.
Se avessero avuto bisogni “fisici” cosi diretti come il sangue, e che potessero soddisfare a piacimento, avrebbero fatto questo ed altro.
L’affare era fatto nella mente di Alex, quando cadde in ginocchio, tremando e gorgogliando.
 
Un rumore cacofonico veniva dal suo stomaco: era da ora di pranzo che non metteva sotto i denti qualcosa e le varie emozioni e stress vari avevano risvegliato l‘appetito.
 Trish si lasciò andare ad un mezzo sorriso.
 
“ Ok, tocca a me offrirti la cena. Ho della pizza col salame surgelata: puoi farla fuori tutta tu, non lasciarmi niente, bello.” E velocemente gli scaldò il cibo mentre lui si risedeva nel divano.
Spazzolata la pizza gli fece altre domande, più personali.
Il clima si era scaldato, mentre il miracolo della pizza era compiuto: si rilassò.
“  Perché lo fai?  Non sembri un tipo avido…mi sbaglio?” non era più attenta alle parole e al tono ,  lo guardava però ancora con gli  occhi della predatrice.
Che osserva la preda.
 
“ Ho solo pensato che se continuavo di questo passo sarei schiattato di fame prima o poi.
Non posso provare a fare un lavoro normale: non ci riuscirei. “ si sbottonò.
“I fantasmi sono la mia ossessione… ma soprattutto, sono io la loro ossessione.
Ci ho provato in passato, ma quando mi rifiutavo di ascoltare qualche anima… iniziavano a prendersela con i miei vicini, tormentarmi… era un inferno.
E credimi: i fantasmi stalker sono roba da brividi.
Ho fatto qualche lavoro qua e la in qualche facoltà che studiava il paranormale: finchè non ho trovato la grande idea della mia vita.
Aprire un blog, pubblicizzarmi.
Qui a L.A. c’è una discreta concentrazione di fatti anomali, e di tanto in tanto ho dato una mano alla polizia, sia qui che altrove, nei miei viaggi.
Ma iniziavano a fare domande, a voler indagare troppo su di me.
Alcuni mi hanno minacciato, altri sfruttato e messo in pericolo durante le loro indagini.
Ho viaggiato per un po’,  per poi tornare qui.
E credimi, se sei un medium… MAI E POI MAI, azzardati a mettere piede a New Orleans.
Mai.” Ripetè
 
“Sono letteralmente dovuto fuggire inseguito.
C’erano altri dei miei li, non ho dubbi, erano fin troppo informati i senza pace… sono troppi, li.
Bene, questa è in breve la mia storia.
Ora non viaggio più, devono essere i vivi a raggiungermi.”.
“ Ma perché ti inseguono cosi? Cosa c’è in te che li attira cosi tanto? E’ normale?” chiese sempre più scura in volto.
“ Quando non ero ancora un Vincolato…beh diciamo che li vedevo spesso, ma non sempre.
Poi la situazione peggiorò, e li vidi costantemente… più li vedevo, più loro vedevano me.
Non so dirti il motivo: sfiga, destino, maledizione…chiamala come vuoi.” .
“In questi due mesi come Vincolato ho riguadagnato l’abilità di sopprimere i miei sensi sensitivi…ma il fascino che avevo sui morti, è a dir poco raddoppiato.
Sono nato per i morti, bella mia…” concluse.
Trish guardò la finestra, immersa nei suoi pensieri.
 
“ Ora però sarei io a volerti fare un paio di domande, mi sembra equo no?”
“ Si, sono d’accordo. Spara pure.” Si voltò a guardarlo, svagata.
“ Che ne pensi del mio sapore? Sono appetitoso?” socchiuse gli occhi provocandola.
L’espressione di lei era maliziosa il doppio.
“ Ti devo concedere che hai il miglior rapporto qualità E quantità, prezzo.
Normalmente prendo tutto quel sangue da almeno tre persone, e di solito quattro.
Ero veramente sul finire delle scorte ma ora…sono piena.” Schioccò le labbra in uno stuzzicante bacio in sua direzione.
“ E’ stato bello per te come lo è stato per me, mia cara?” le allusioni si sprecavano.
“ Non montarti la testa… il rum e pera è stata la ciliegina. Dovresti berne di più la prossima volta.” Fece la superiore.
* Concordo* disse nella sua testa il Geist.
“ Va bene… passiamo ad un'altra domanda, più seria. Avete rimedi, voi vampiri, contro il cancro?” disse affilando ora lui lo sguardo.
Trish ci pensò su un minuto intero.
 
“ Un paio, chi ne soffre?”
“ Una mia amica…e no, la vampirizzazione non è una soluzione che accetterebbe lei o la sua famiglia.
Niente di personale.”
“ Si, una soluzione l’avrei…ma solo per rallentare il male, non per guarirla.” Rispose seria.
Alex annuì per incoraggiarla.
“ E’ una droga. Arresta l’invecchiamento totalmente…e causa forte dipendenza.” Sospirò.
“Parlo del sangue di vampiro: conduce parte della maledizione…se raffinato dalla volontà del donatore.
Lo dovrebbe bere una volta al mese, o anche di meno se impara a gestirlo nel modo giusto...ho un amico che potrebbe fare al caso tuo.
Causa forte assuefazione però, ad ogni dose…e una volta smesso di prenderla, il tempo si pareggia di botto.
E’ una sensazione che mi dicono essere orribile.
Ma se è solo uno o due anni di tempo che servono… passerà solo due giorni, uno per ogni anno, di agonia …ma poi, sarà libera a patto che venga ben curata.
 Questo è il prezzo che la vitae chiede al corpo umano, Alex.” Rispose cupa la vampira.
 
Fece due moine al gatto, e la bestia zampò con uno scatto in braccio a lei.
Alex non ci aveva fatto caso prima.
“ Il tuo gatto ne ha assunto vero? Il suo tempo è congelato. E’ cosi che ti scoprii. Il tempo si è fermato e non lo vedo più scorrere.”
Trish tenne a mente anche questo particolare.
“ Esattamente. Funziona cosi sugli animali, anche se gli animali ne hanno in genere meno benefici.
Ma è cosi: la vitae, il sangue di vampiro, è un costoso biglietto per una becera forma di immortalità.
Per uomini e vampiri…”  sospirò.
“ Trish, forse non sono affari miei… ma credo sia il caso che sai un'altra cosa che prima non ti avevo detto…” esitò.
“ Cosa?” disse mentre riceveva le fusa dal suo gattone.
Non Alex: il felino.
 
“ Quando ti ho toccato, ho sentito il tuo…” non sapeva come definirlo.
Un lungo miagolio venne dal micio, infastidito.
“ Capisco… hai diverse doti. Che idea ti sei fatto allora, dei vampiri?” chiese ad occhi socchiusi.
“ Non so. Sto conoscendo ora te. Tu non mi dispiaci affatto, anzi. Avrei voluto conoscerti prima.” Disse cupo.
“ Gentile… perché dici questo?” rialzò lo sguardo, più rilassata.
“ A parte che sei il mio tipo” lei ridacchiò e gli soffiò un bacio mettendo bene in mostra le zanne.
“ Si, direi che i tuoi dentini sono un valore aggiunto… ma avresti fatto colpo anche senza.” Aggiunse.
“ Che sviolinate… non vengo a letto con te Alex, non sprecarti. Nè ho intenzione di morderti ancora, un'altra volta magari.” Si alzò dandogli le spalle e avvicinandosi alla finestra.
Alex rimase ammutolito, notando a sua volta che la sua immagine si rifletteva distorta nello specchio.
Le leggende non sono cosi accurate…
“ Oh beh, peggio per te. Ma non è questo il punto: è che tu sei l’unica persona a cui ho potuto dire tutto quanto. A liberarmi da… questo peso.
Non è piacevole tenersi tutto questo dentro.” La modalità provolone era fallita, ma quello che diceva era vero.
Un sorriso amaro sbocciò sul volto della bionda non morta.

“ Sei fresco di questo stato. Io lo sono da qualche annetto… dieci con questo. La fase più brutta l’ho già passata…”
“ La verità è che ti invidio.” dissero entrambi, all’unisono.
Si guardarono stupiti, sia delle parole che della sincronia.
“ Questa è bella…” disse lei.
“ Divertente…ok, prima tu: perché invidi uno sfigato come me?” la guardava incredulo.
“ Perché tu sei vivo, Alex. Anche se hai una vita complicata, puoi avere davvero il meglio dei mondi.
Non devi fare i conti con una bestia che ti porta a vedere gli altri come cibo o minacce…sei libero di stare alla luce del sole. Puoi avere degli amici normali, volendo. Una vita vera.” Si confidò.
Trish lo aveva valutato: non era un tipo pericoloso, era sicura che se anche avesse voluto lottare, l’avrebbe sottomesso in un attimo.
E poi c’era altro in lui…che fosse il fascino occulto che ha per i morti? Si applica anche, in qualche misura, sui non morti?
 
“ Non conosci cosi bene la mia vita. Io non sono nè di qua, nè di là.
Non ho un vero posto, e la società umana è più fonte di guai e stress che altro.
Ma tu…non devi più preoccuparti del tempo che passa, di mondi invisibili che ti piovono addosso.
Ne fai parte, a pieno titolo, nel bene come nel male.
E lo ammetto: la tua immortalità mi affascina. La vorrei. Tu non sei vittima delle tante, terribili, fragilità del corpo umano.
Non mi piace morire Trish: eppure lo faccio spesso.”
 
Aveva la voce arrochita dal peso.
Dopo mesi, anni, capitò un fatto imprevedibile per lui.
Stava, dopo tanto tempo, piangendo.
Si stava liberando, era come confessarsi col prete: un ricordo della sua infanzia.
L’istinto ferino di Trish vedeva che Alex era alle corde emotivamente, si poteva approfittare meglio di lui in questo stato.
Decise di avvicinarsi e abbracciarlo.
 
“ Non è cosi bello come credi, essere un vampiro. Fare del male a te stesso o subirlo per ricaricarsi è oscenamente masochistico, l’ammetto. Ma pensare di vivere a spese di altri…è peggio Alex.
Ti fa sentire innaturale, un mostro. E non posso negare che lo sono, senza dubbio.”  Gli sussurrò all’orecchio.
Alex ricambiò l’abbraccio.
 
“ Tu non hai ucciso nessuno, mi dici. Hai un equilibrio, un sistema. E poi, ai tuoi donatori  mica dai un dolore: tutto il contrario.
E’ diverso.
Sentirsi “pieno” distruggendosi…rivivendo la propria morte ancora e ancora… soffrirne e iniziare a goderne… ti fa sentire ancora più che innaturale.
Tu hai la tua natura di vampira, e i tuoi simili con cui rapportarti.
Io non ho un'altra natura: il mio essere umano assorbe in pieno tutto…ne è deformato.
Il vero mostro qui…sono io, non tu.” Ricambiò il sussurro.
 
Quelle parole, dette l’uno all’altro ebbero un effetto magico, miracoloso.
Si sentivano vicini, accettati l’un dall’altro.
Quando le avvicinò il viso per baciarla, sembrò naturale ad entrambi.
Come pure continuare a letto la serata.
Ne avevano un gran bisogno entrambi, per lo stesso motivo.

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Capitolo 10
*** Passioni & Depressioni ***


Passioni & depressioni
 
Passata la parentesi focosa della serata, Alex rimase in pieno silenzio con lo sguardo fisso al soffitto.
Non aveva la più pallida idea di che cosa avrebbe dovuto fare ora.
O provare.
Trish da parte sua si era messa di fianco, dal suo lato, come aspettando.
Dopo qualche minuto decise di prendere lei in mano la situazione.
" Stai tranquillo, sono stata attenta io. Non ho nemmeno malattie infettive: ma sarebbe stato più saggio pensarci prima bello." lo sfotteva.
Il discorso fece sgranare gli occhi di lui che si voltò spiritato.
Trish scoppiò a ridere.
E senza sapere perchè, la imitò ridendo di gusto anche.
 
" Come avrai notato avevo riattivato le funzioni del mio corpo: tecnicamente non era necrofilia. O forse si, dovrai conviverci Alex." c'era una domanda implicita nelle sue parole, di cui era cosciente però.
Alex fece un profondo sospiro, chiuse gli occhi e riordinò le idee.
Doveva dirle qualcosa di carino, se lo meritava, sotto tanti punti di vista.
" Sono sconvolto...vorrei dirti qualcosa di speciale, ma posso offrirti solo la verità: non so che dire. Non credevo mi sarei mai sentito cosi a mio agio...felice. Tutto qua... ecco." si sentiva impacciato come non mai.
" La verità è qualcosa di speciale, sopratutto nel mondo della notte.  Te ne do atto." le rispose un pò più fredda.
 
Usci dal letto con la coperta addosso, e si diresse verso un armadio, aprendolo e iniziando a cambiarsi.
Senza farsi vedere, coperta dall'anta.
Alex era teso, aveva notato il cambiamento di lei.
" Trish, se ho fatto qualcosa che ti ha dispiaciuto...scusa. Ho...sbagliato qualcosa?" il tono era un mix di panico e dispiacere preventivo.
Lei continuò a cambiarsi.
 
" Non mi pare tu abbia battuto la testa: dovresti ricordarti che non hai fatto niente di brutto, non mi hai mica violentata. Non ci saresti riuscito, nemmeno con tutte le tue forze." Il suo tono era pratico, deciso, distaccato.
"  Allora perchè ti sento fredda adesso, di colpo? " era ansioso, rimase li nel letto, l'insicurezza fatta persona.
" Non capisco di cosa parli Alex, siamo stati a letto: punto. Non so per te, ma per me è normale e anche frequente: è cosi che mi nutro. E' questo il punto, ti è mancata un morsetto extra?" chiese
" Del morso non mi può importare di meno, ti ho sentita molto vicina... non solo nella carne.
La persona a letto con me sino a poco fa non è quella che sta li, nascosta dietro un armadio..." parole decise, ma non accompagnate dall'intonazione giusta.
 
Un ringhio gutturale emerse dalla gola di Trish.
Il suo stato emotivo era stato sollecitato e punto sul vivo dal Vincolato.
Chiuse l'anta da cui emersa, con addosso mutandine e in mano la maglietta.
 
" Vuoi un altro pò di spettacolo? Mi hai offerto la cena, e sono stata carina con te, non sei ancora soddisfatto Alex? Che altro vuoi da me? Siamo in affari, vuoi essere pagato per la prima cena, in soldi?" rispose sprezzante.
A queste parole, incurante delle zanne scese di lei, lui si mise all'impiedi, nudo e le si avvicino guardandola come fosse una pazza isterica.
" Pagamento? Cena? Non so che idea ti sei fatta, ma ti ho baciata perchè mi piaci Trish.
Non mi venire a dire che per te è stata una seduzione perchè non attacca. Sputa il rospo, adesso.
Quello che ho dentro io, basta per tutti e due."
Non si era nemmeno accorto di aver fatto una battuta.
 
" Tu ti sei montato la testa bimbo. Ti è andata bene, tutto qui. Ora per favore lasciami libero l'appartamento, ti darò il mio numero per contattarmi ok?" e si voltò per rivestirsi.
Trish non lo degnava di uno sguardo.
" E' perchè ti ho ricordato lui? E' questo?" rispose lui con foga.
" Non sò di che parli, senti non rovinare oltre la serata eh?" il tono non celava l'insofferenza.
" Ok, l'hai voluto tu. Parlo del tizio che ti ha violentata e resa vampira. Andare a letto con me ti ha riportato brutti ricordi, Trish?" scandi bene ogni sillaba.
Gli occhi di lei sembravano quasi rossi tanto era furiosa.
Ma la risposta fu verbale.
" Non ti ci avvicineresti nemmeno tra un millennio, bamboccio. E ora fuori dai piedi prima che perda la pazienza!"
" Ok, provaci. Fallo dai. Buttami fuori! Coraggio!" la stava incitando come se fosse in una rissa da bar.
Il rospo rise, dentro la sua testa, come unico commento.
Lei strinse forte i pugni e fece un profondo respiro.
 
" Alex, ti conviene davvero andartene ora. Non sai trattare le donne, meno che mai le vampire.
Non mi hai vista, e prega di non vedermi perdere davvero il senno. Vattene finchè sei in tempo."
Alex invece per tutta risposta attivò il Sudario della Polvere, e rimase immobile.
Aveva la forte tentazione di spingerla, di provocarla fisicamente, ma la memoria freschissima del'ora passata insieme su quel letto lo trattenne.
La sua espressione era degna di un funerale.
" Fa come ti pare, idiota..." riuscì a controllarsi e a continuare a vestirsi.
 
La sua vista aveva notato qualcosa, uno strano alone che era spuntato attorno al suo corpo.
Non era in grado di discernere la funzione del Sudario..
Alex per tutta risposta si spostò e si avvicinò alla porta.
" Non scordarti i vestiti macho man..." ma Alex non l'ascoltava. Si sedette per terra, a gambe incrociate bloccando l'accesso.
" Hai sottovalutato la mia testardaggine. Non ti credo Trish, non hai finto sentimento per me poco fa! Avrò avuto strane relazioni, ma almeno questo l'ho imparato.
E non ti lascerò andare finchè non avremo chiarito questa cosa." il tono stavolta era più deciso, dentro di se aveva fatto una scelta.
" Cos'è? Vuoi sentirti fare l'applauso ? Dire che sei uno stallone selvaggio? Che ti faccia pubblicità tra le mie amiche? Se mi paghi, potrei anche farlo: ma attenzione, non voglio rovinarmi troppo la reputazione." lo derideva.
" A me importa di te, Trish, di te. Ti fa cosi schifo l'idea?" lo chiese apertamente.
Lei sospirò senza rispondere.
Tornò al letto e gli prese i vestiti, per poi lanciarglieli addosso facendogli un largo sorriso.
" Vai a casa Alex. Va tutto bene… ci rivediamo domani sera?" il suo tono era molto più gentile, affettuoso.
Come quello della loro prima volta insieme.
 
Alex la guardava pensando che fosse psicolabile, provocando con la sua espressione, un eccesso di risate che lo spiazzò totalmente.
" Non ti pare prematuro fare questi discorsi? Te l'ho detto, ti monti la testa...dai, rischio di fare tardi: prometto che ti chiamo, intesi?" lo guardò negli occhi, con una luce molto diversa dalla bestia furiosa di prima.
Lui scosse il capo.
" Non ti ho presa in giro, Trish. Non giocare con me. Io sarò onesto, ma devi esserlo anche tu.
Niente cose non dette, patti chiari ok? Fissiamo delle regole." insistè.
 
Lei lo guardò un po’ divertita un po’ seria.
" Alex, ci vuole tempo per queste cose...però sarò sincera. Mi piace che ci tieni.
Mi fa piacere che non sia stato solo per rimorchiarmi, o per il bacio.
E mi farebbe più piacere se fossi sempre cosi chiaro TU, su cosa provi. Ma sei un uomo, devo pur essere paziente per i tuoi limiti." gli offri la mano, e lui l'accettò per rialzarsi.
Si avvicinò, ma fu lei a precederlo e baciarlo, con un certo trasporto anche.
 
" Trish, tu mi piaci, te l'ho già detto. Mi sto avvicinando a te, e non faccio trucchi o sceneggiate...forse  ti sembrerà assurdo e infantile...ma non voglio perderti, non voglio vivere come ho fatto prima...
Sei speciale per me, e credo che potresti anche ammetterlo che per te non è stato solo un passatempo prima.
Invece di dirmi quelle cose disgustose...mi hai ferito prima ok? Ci sono rimasto da schifo." era anche un pò risentito, ora che la situazione era più sicura e calma poteva farlo emergere.
Lei si mordeva il labbro, divertita, ma non solo questo.
" Conosci le regole del fight club? Bene, c'è anche questa: non conosci qualcuno finchè non ci combatti.
Diciamo che potresti diventare interessante, ma lo si vedrà nel lungo tempo, non cosi.
Alex, lo capisci che ti voglio vedere in azione? Prenderti a piccole dose e vedere come reagisci.
Se non mi importasse di te, ti avrei preso per il collo e cacciato in malo modo.
Mi hai capita?" gli passo le unghie sul petto, fintamente aggressiva.
 
" Adesso va bene...però c'è un ultima cosa che devo sapere, ed è urgente." aggiunse.
" Si, il mio cell. " rispose prontamente.
" Anche, ma intendevo a che ora ti addormenti e ti svegli." disse con tono leggero.
" Perchè?" disse lei incuriosità, col suo tono professionale.
" Un ben svegliata e buon riposo non te lo posso lasciare, se non sono con te?"  disse fintamente risentito.
Rimase a fissarlo per un pò, a valutarlo.
Poi scosse il capo. " Dammi il tuo telefono, e fammi memorizzare il numero. Lo faccio io, impiastro. Dammelo su su su."
Fece un gesto spiccio, e lui obbedi.
" Mi sono fatta tre anni in un centro telefonia, potrei farlo ad occhi chiusi...modello preistorico per inciso. "
E mentre lui era curioso, decise di lasciarla fare.
 
Quando glielo restituì, indicò i suoi vestiti.
" Vuoi che ti aiuti a metterli o ce la fai da solo bambolino ?" lo stuzzicava.
" Sei più brava a toglierli, non ho dubbi." sentenziò.
" Un punto per te, ma fammi scappare ...ho una riunione con i miei compagni di lavoro.
Non ho tempo per presentarti e parlare di te: abbiamo altri problemi." gli diede un altro bacio, più veloce ma accompagnato da un abbraccio.
Alex annuì.
"  Un altra cosa, cambierò le mie abitudini alimentari. Sei mio ora, in esclusiva. Guai a te se sento addosso un altra su di te: ti seppellirei vivo." disse con leggerezza.
" Dovresti strangolarmi o bruciarmi, oppure dissanguarmi o sventrarmi e basta.
L'acqua e la terra sono miei amici. " le fece l'appunto.
" Ah si?" lo fissò attenta.
" Esatto, sopravvivo alla terra e all'acqua, ma non ad altri elementi.
Almeno per ora. Dovesse diventare più difficile uccidermi te lo farò sapere." l'imitò, soffiandole i baci come faceva lei.
E chiuse la porta dietro di se, lentamente.
 
Sola nell'appartamento, Trish sospirò tra se.
" Se non lo capisci cosi, sei davvero un idiota, povera me..."
Ma il suo udito finissimo sentì lui mormorare nel corridoio
" Le piaccio, le piaccio! Siii..." e anche il rumore di un saltello e il silenzio mentre usava l'ascensore, di nuovo in mezzo alle ganghe riunite.
" Almeno questo... stò perdendo colpi se mi lego davvero a questo pazzoide. " pensava tra se e se.
Però sorrideva.
 
Non le capitava da tanto, sentire davvero la vicinanza di qualcuno.
Doveva ammetterlo, i suoi sensi occulti, la capacità di sapere se qualcuno mentiva o meno , oltre lo stato d'animo, le dava una sicurezza su cui oramai contava parecchio.
L'aura colorata delle persone non nasconde nè nega i loro stati emotivi: certo possono essere celati da un buon autocontrollo.
Ma quando una persona desidera mostrarti i suoi sentimenti, inconsciamente fa cadere ogni barriera, anzi.
Brillano ancora di più.
 
Non si faceva illusioni: se c'era qualcosa che li legava era la disperazione.
Erano entrambe anime sole, anche se per motivi diversi.
Però, in fondo al cuore, anche se non batteva più di suo, batteva invece una speranza: che quel buono che stava vedendo, cosi naif, fosse anche sinonimo di genuinità.
I Cavalieri del Sole però, non potevano aspettare: erano da poco entrati in città e dovevano scavarsi la loro nicchi.
Come membro, doveva fare rapporto e decidere assieme agli altri il da farsi.
In quanto ad Alex, non si curò del perchè quegli omaccioni fossero li riuniti e lo lasciassero passare, senza derubarlo o ammazzarlo.
Tornato a casa, guardò il cellulare e vide la sua agenda e gli allarmi tutti settati: gli aveva pure cambiato lo sfondo, che non sapeva nemmeno di avere.
Però non c'era il suo numero, non lo trovava da nessuna parte.
Non c'era nessuna Trish.
Cercò sino alla V, ma non trovava nessun nuovo numero.
Forse nella fretta aveva sbagliato?
Alla fine trovò un nuovo numero davvero: Violet.
 
Avrebbe aspettato per capire il perchè: forse era il suo nome in codice tra i vampiri?
Mise in carica il cellulare vicino al letto e si addormentò, cosi come si trovava.
Alle cinque, poco prima dell'alba si svegliò con una suoneria a dir poco fastidiosa e strillante: si svegliò con la tachicardia.
" Dare la buona giornata a Violet= Trish!!! v-v <3 v-v"
La conversazione fu breve: un come va, che facevi, un "cambiami la suoneria o mi verrà un infarto", e un " tieniti un secchio d'acqua vicino allora".
Poche chiacchiere però, dopo cinque minuti dovette chiudere perchè stava crollando.
Non le chiese nemmeno del nome.
 
Alex era contento, e non gli venne in mente neppure per un secondo che la vampira stesse cercando di usarlo o che avesse un tornaconto come movente nella nascente relazione.
In realtà non era cosi stupido: semplicemente si rifiutava di pensarci.
Ed era anche rincretinito dal sonno e la bella serata passata con la nuova donna.
Decise di vedere la posta, e aveva ben quattro appuntamenti domani.
I coniugi che avevano perso il loro bambino sarebbero venuti il giorno dopo al suo indirizzo: erano in viaggio.
Di mattina doveva vedere Veronica e Jimmy in ospedale, Shinigami0000 voleva vederlo al cimitero di St Rose, che Alex conosceva benissimo, e quella sera aveva appuntamento con Violet=Trish.
Che giornata impegnata l'attendeva...

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Capitolo 11
*** Una lunga giornata - 1° Parte ***


Una lunga giornata – prima parte
 
Alex si era preparato: aveva lasciato in portineria una lettera per i coniugi Hammer, quelli del bambino rapito.
 
Ultimamente il suo Geist era molto meno loquace, la cosa non gli dispiaceva, anzi.
Sentiva che la cosa gli dava soddisfazione.
Se solo pensava a come si era sentito ieri pomeriggio, e in meno di dodici ore tutto era cosi...diverso.
Non ci avrebbe mai creduto, ma di colpo si trovava impegnato, con un nuovo lavoro, e per la prima volta in assoluto incontrerà dei "colleghi".
 
L'appuntamento sarebbe stato nel pomeriggio: stranamente gli Hammer non l'avevano mai chiamato al cellulare per concordare nulla, nè lasciato un loro recapito per cellulare.
Aveva il numero di casa, ma se erano in viaggio...mistero.
 
Inforcò la bicicletta e pedalò di ottima lena sino a casa di Jimmy: gli avrebbe dato lui il passaggio sino casa.
Jimmy e la moglie avevano evidentemente parlato a lungo, in quanto la donna fu assai più bendisposta verso Alex: Jimmy gli avrebbe poi spiegato meglio.
Veronica era molto contenta di averlo accanto e lo ringraziò per i dvd: aveva divorato il primo.
Alla vista attenta di Alex, l'organo bersaglio erano le ossa: da li il male si era espanso via via.
Lo spirito malattia era assente e anche se lievissimo, o forse se lo era immaginato?, sentiva che c'era un miglioramento.
Almeno, non era peggiorata.
 
Passarono un paio d'ore, e finalmente venne il turno delle cure per la ragazzina, mentre Alex rimaneva li in sala d'aspetto.
C'era un motivo se di norma evitava gli ospedali: troppi trapassi, nascite, folla...e fantasmi.
Quel luogo era intriso di morti, e anche se non era sempre vicino, stava letteralmente congelando.
Non poteva prendersi una bronchite per un gelo soprannaturale che avvertiva, ma non era di certo meno spiacevole.
 
Ne aveva scorti tre, che lo fissavano: uno di loro stava addirittura possedendo un malato nel lettino, che iniziò ad insultarlo ripetutamente.
" Cane, feccia, topo di fogna, sei un becchino: ecco cosa sei, solo un becchino troppo cresciuto! Fate schifo, voi, tutti voi! " sbraitava, ma era legato fermamente al lettino seguito a vista da infermieri pronti a sedarlo.
Non poteva fare niente... non lo conosceva...
 
La cosa strana però, era che...beh, era ancora vivo.
Il corpo respirava, ma il fantasma...aveva un fratello gemello?
Pensò di provare a chiedere agli infermieri, ma prima che potesse, si erano assentati dentro una stanza riservata.
Un altro era invece un paziente con la testa fracassata e un occhio pendente: un gran brutto spettacolo.
Era nascosto sotto il letto, e lo fissava impaurito.
 
Ogni tanto dava uno scossone al paziente che c'era sopra il "suo" letto e la povera donna disgraziata si lamentava per fitte e dolori.
Provò un moto di rabbia: i morti non hanno diritto di infastidire i vivi... non oltre quei limiti.
Cerano persone che stavano già soffrendo, santo cielo!
Il terzo era seduto accanto a lui, legato probabilmente a qualcuno assieme lui in sala d'aspetto.
Sembrava un giovane, motociclista sui venti, venticinque anni.
 
" Oddio..ti prego, dimmi che puoi sentirmi! Ascoltami, mi chiamo Bob Crystal, e qui...sono tutti pazzi! Pensano che sia morto, capisci!? Non mi vede nessuno, gli vuoi dire a questi idioti di finirla con questo scherzo? Eh? Diglielo! Diglielo che mi vedi! Glielo vuoi dire?!" era esagitato.
Prese il suo cellulare  e fece finta di rispondere, sporgendosi dalla finestra.
 
" Ciao Bob... si ti sento benissimo, non faccio finta, rilassati. Sono Alex...scusami se rispondo solo adesso ma avevo qualche problema. Parla pure ti ascolto..."
Sperò che il fantasma capisse.
E invece no.
" Dannazzione! Stavo parlando con te! Ehy!" lo strattonava, ma non si rendeva conto che NON poteva toccarlo, non ancora almeno.
" Bob rilassati, ti stò dicendo proprio questo: ti ascolto , ma sono in ospedale per ora... mettiti nei miei panni, voglio aiutarti ma tu devi aiutare me , ok? Ti capisco: nessuno ti crede, fanno finta che non ci sei e pensi che pure io me ne voglia lavare le mani. Non è cosi...è solo che sono costretto dalle circostanze. Abbi fede, raccontami quando è successo..."
Bob rimase perplesso.
 
" E' una candid camera di qualche sorta?" chiese.
" No, Bob, è tutto vero credimi. E' solo questione di sensibilità. Sono una persona più sensibile di altri, per questo ti do retta.
Te ne do una prova: secondo te nessuno si era accorto del tizio con quel problema all'occhio? Si, quello che era sotto al letto, controlla tu stesso e saprai se puoi o meno fidarti di me."
" Ok, ok... perchè si comportano cosi? Perchè fanno finta che sia morto, davanti a me?! Vogliono farmi impazzire!?"
" No, è che per loro tu sei uscito proprio dal giro: pensaci un attimo. Non è successo qualcosa che ti ha fatto...stare male, male da morire intendo. A parte il loro atteggiamento recente."
 
Si passò la mano tra i capelli, irritato e affamato: per arrivare in tempo aveva saltato la colazione.
" Ho avuto un brutto incidente d'auto si...sono arrabbiati con me? Ok lo amemtto...avevo bevuto un po troppo ma non mi sono fatto niente! Sono ancora qui no? Eh! " il tizio schiumava di rabbia e andava su e giù mentre la sua ancora, forse il padre?,  era un cinquantenne pelato, con l'aria assente che leggeva una rivista di gossip.
 
" Si comportano come fosse stato il tuo funerale, vero? " chiese in tono un pò triste.
" Ecco...si. E' stato orribile, hanno pure inscenato il mio funerale! Con tanto di manichino...realistico, mi ha fatto una paura del diavolo, giuro. Non mi ascoltano, non mi danno retta..."
" Capisco perfettamente, è tutto frutto del trauma, capisci? Manca l'accettazione del trauma, mi è capitato altre volte. Facciamo una cosa? Perchè non mi dici il tuo indirizzo? Verrò personalmente a parlare e a chiarire la situazione, oggi stesso.
Il problema più grosso è con ... tuo padre?"
" No, la buonanima è ...passato oltre da tempo. Vivo con mio zio, quello col cruciverba. Mi ha cresciuto lui...mi prometti allora che vieni? Davvero?"
" Si, ma tu cerca di stare calmo...ah ti avviso, non spaventarti se indosserò un abbigliamento...eccentrico, fa parte della prassi. Ho sperimentato che aiuta a scuotere...mi riconoscerai, se non altro dalla voce." fece un sorriso.
 
Segnò l'indirizzo dato dal fantasma e gli disse che verso sera avrebbe trovato suo zio in casa sicuramente.
" Va bene, non fare caso se arrivo un po tardi: conto di poter risolvere la faccenda relativamente in fretta.
A stanotte allora, e non mancare miraccomando: senza di te, che figura ci faccio, abbi pazienza."
lo sfotteva, ma la mente incerta del fantasma non poteva capirlo e lo rassicurò.
Gli diede anche delle grandi pacche sulla spalla, contento.
Era tentato di affogarsi in uno dei bagni, ma l'idea di mettersi davvero la testa nel water la escluse categoricamente.
E se poi qualcuno lo notava?
No, presto sarebbe intervenuto.
Ma non ora.
 
Tornati gli infermieri, si  ripreserò l'uomo con il fantasma e sparirono nelle stanze interne.
Presto sarebbe andato all'ospedale, e si sarebbe occupato, dei casi di fantasmi.
Sperava di poter risolvere presto almeno quello di Bob... era un classico caso di rifiuto da trapasso, ne aveva almeno uno al mese cosi, in media.
Non era ancora orario di visita, e non poteva entrare nella sala dove c'era la donna tormentata dal fantasma sotto il letto, ma si annotò anche questo.
Passarono i minuti, dove assaltò un distributore automatico e divorò non meno di quattro barrette di cioccolato e una bottiglietta di coca cola.
 
Il suo istinto di morte cercava di manifestarsi in una bella ulcera ogni tanto: meglio non trascurarla, non sia mai che potesse offendersi!
Al ritorno, vide Jimmy e la moglie accompagnare Veronica.
Maggie sembrava più allegra del marito, e Veronica era stanca ma poteva camminare da sola.
" E' andata meglio: oggi si sente più forte, era da tanto che non succedeva...appena avranno notizie ci penserà il dr. Racker ad avvisarci. Volevo ringraziarla ancora per essere venuto con noi mister Scirocco, è stato molto gentile ieri a trovare tempo per noi... la ringrazio, la ringrazio infinitamente." gli porse la mano e rimase un attimo imbambolato, reagendo in ritardo afferrando la mano.
 
" Per...piacere, mi chiami Alex, è stato un piacere.
Spero anzi potrò disturbare Jimmy ogni tanto, giusto per il lavoro... e per sapere i progressi di Veronica, ovviamente." si mostrò più fiducioso di quanto era prudente mostrarsi.
Jimmy colse le sue parole e annui.
 
" Tesoro, la macchina è vicinissima, ti spiace mettere tu Vera in macchina? Devo parlare un attimo con Alex..." lei parve contrariata, ma annui accompagnando la ragazzina che , seppur stanca, salutava con la mano delicata e pallida Alex.
Appena si furono allontanati Jimmy fisso come al suo solito gli occhi di Alex.
" Cosa devi dirmi?"
"  Stò cercando terapie...alternative. E forse ho messo mano su qualcosa per guadagnare tempo...non una cura, ma una possibilità...insomma, qualcosa di potente e pieno di controindicazioni, ma che serve a guadagnare tempo." disse difilato e si appartò.
Jimmy annui" Vai avanti."
" Funziona cosi: praticamente ferma lo sviluppo...ma di tutto.
Crescita, ormoni, tutto: causa forte dipendenza già alla prima applicazione, una volta al mese.
Con un trattamento di un operatore specializzato, si potrebbe fare uso, teoricamente di una sola dose... ma finita la cura, i disturbi sono forti: il corpo si "sveglia" e deve pareggiare i conti… è un grosso stress, uno sforzo enorme per l'organismo.
Ma debitamente curata e monitorata si sopravvive: il problema è quando le cure proseguono per anni e anni.
Mi stò ancora informando, ma se ci date l'ok...una di queste sere possiamo iniziare la somministrazione.
E' tutto pronto in caso, ma voglio capirne di più.
Stasera avrò altri ragguagli." gli spiegò tutto rapidamente.
Jimmy fece un respiro veloce.
 
" E' legale? E'...medicina...o...altro?" deglutì.
" Non ci sono leggi al riguardo, ne sono sicurissimo: è un rimedio...antico ecco.
Una delle mie cose, non del mio stretto campo ma...collegato intimamente.
Mi devono favori grossi, non si sognerebbero di inimicarmi dando spazzatura: ovviamente devo saperne ancora di più...diciamo che sono rapporti nuovi.
Il problema è se volete rischiare o meno.
Sul fatto che funzioni...l'ho visto con i miei occhi in azione: blocca tutto." annui deciso.
" Alex ascoltami... non mi hai mai dato una falsa pista, e so già che non cercheresti di fregarmi...ma si tratta di mia figlia.
E' il bene più prezioso della mia vita...quanto sei sicuro?" la sua non era una domanda di rito.
 
" Stasera avrò altre prove, e dovrei consultarmi anche con altri del settore. Insomma, stesse domande a gruppi diversi: sul fatto che funzioni, l'ho visto all'opera proprio ieri sera.
Era su un animale, ma mi hanno garantito che principalmente è usata su uomini" ripetè.
" E'... un rito vodoun, una cosa egiziana...?" stava entrando nell'ottica di come proporlo alla moglie.
" No, è un ...beverone, diciamo. Forse è possibile iniettarlo in vena, devo chiedere la somministrazione e..." si bloccò.
Uno dei medici aveva qualcosa di strano.
Era pieno giorno, eppure anche il suo tempo era congelato! Proprio come aveva visto il gatto di Trish!
 
Lo fissava e lo vide di nuovo, con attenzione.
Aveva uno stato di salute ridotto, delle forze vitali ridotte.
Eppure non sembrava ferito o altro.
Sembrava anzi un signor perfettino, con un camice impeccabile e senza una sgualcitura.
Fece un bel respiro.
Jimmy lo guardava.
 
" Fai presto, tra poco Maggie...ah, le ho detto che sei un agente sotto copertura ... non ha fede nel...tuo campo. Se sapesse che bazzico il tuo ambiente chiederebbe il divorzio, lo sai..." tossicchio.
Non che lui non fosse uno scettico, ma oramai con Alex era nell'ottica: " a caval donato, non si guarda in bocca".
 
" Ho appena avuto un altra conferma che la cura funziona sugli uomini.
Il dottore che è appena passato, ne è soggetto." annui.
" Il Dr Flower? Il vice primario?! " lo guardava male.
" Indaga su di lui, se ha più anni di quanto dimostra, avrai da te la conferma.
Domani sera, o al più tardi domani mattina ti farò sapere tutto.
Maggie ti fa cenno vai pure: ho un cliente che mi visita a casa, e un appuntamento nel pomeriggio...e stasera, lo sai." gli strinse le spalle con le sue mani a mò di abbraccio e si battè la mano in fronte.
"Ehy, devi darmi un passaggio anche per il ritorno sai?" ridacchiò.
 
In macchina Jimmy rimase in silenzio, mentre Maggie decise di prendere parola quasi subito, Veronica era già addormentata in macchina.
" Allora, Alex...puoi chiamami Maggie. Ovviamente non posso fare domande indiscrete, ma ...come va il lavoro, la vita?" chiese confidenzialmente.
" Oh, con piacere. Devo dire benissimo: non è un segreto con lei, oramai l'operazione è finita, no Jimmy? Della banda di spacciatori, quelli arrestati." e fece i nomi.

Maggie guardò obliqua il marito.
" Mi aveva detto che era un suo informatore che aveva coinvolto facendogli pressioni..." c'era una punta di accusa verso il marito.
Alex fece appello al suo sangue freddo.
" E' vero, ma l'avevo messo all'amo, per cosi dire, io prima.
L'ammetto...mi è scappato di mano, e Jimmy "l'ha atteso al varco"... insomma, non gli faccio una colpa se si è un pò vantato, se non era per lui sarebbe stato...più complicato, si!" era un po troppo teso per essere convincente, ma Meggie cambiò discorso.

" Deve essere dura la sua vita privata...Jimmy è un agente molto palese, anche un estraneo lo noterebbe." gli strizzò l'occhio, e lui per tutta risposta sbuffò.
" Diciamo che ...sono stato solo a lungo.
Ma sono da poco fidanzato...o almeno, mi vuole tenere sulle spine ma sono riuscito a farle ammettere il coinvolgimento. " il suo tono era sinceramente compiaciuto.
" Ah... beh congratulazioni, spero per la fortunata che sappia del suo lavoro, però." 
Alex in condizioni normali l'avrebbe considerata una gran ficcanaso, ma decise di stare al suo gioco.
" In realtà siamo colleghi, anche se in settori diversi: è una dottoressa, ricercatrice. Ramo scientifico: un pò fissata col lavoro, ma sarei ipocrita a non capirla."  ridacchiò, stavolta pareva averla convinta.
" Cara, quando hai finito col terzo grado col povero Alex fammelo sapere: sai non gli ho ancora letto i suoi diritti e non vorrei che usasse un appiglio, sai come sono gli avvocati." la punzecchiò.
Lei arrossii un pochino e gli lanciò un occhiataccia scherzosa.
 
" Ma no, anzi: me lo dici sempre che faccio una vita troppo ritirata per il mio lavoro, no? Hai una donna, moglie e madre intelligente e accorta, guarda che è una rarità, potevi finire come me sai?" provò a blandirla.
Jimmy spalancò la bocca come se gli avessero proposto di assaggiare dei deliziosissimi calzini di maratoneta olimpico usati e mai lavati da tre mesi.
La signora invece scosse il capo " Ah la cavalleria, magari prendessi esempio da lui Jimmy! Dovresti dargli ripetizioni..." ma il suo tono non aveva abbassato la guardia.
E anzi colpì.
 
" Mi dimmi Alex, hai per caso un omonimo che si interessa di esoterismo e occultismo? Seguo un blog, da qualche tempo, e l'autore ha una foto in profilo che pare IDENTICO a te." disse lei allargando il sorriso e spalancando gli occhi.
Eccheallà.
 
Jimmy notò lo sconcerto di Alex e cercò subito di salvare la situazione.
" Alex non sei autorizzato a dirle ANCHE quello, rilassati. " disse scherzoso.
Ma lui invece seguì il suo istinto.
" In tutta sincerità Maggie, è vero invece. Mi occupo anche di informazione e disinformazione sulle leggende e storie di fantasmi. Mi occupo di parapsicologia, anche se dell'altra mia...attività, per ovvi motivi non la menziono mai.
Ma a parte qualche fatto biografico, quello che ho scritto è tutto vero. Jimmy si rifiuta categoricamente di credermi, un giorno forse riuscirò a convincerlo. E' un po come il rapporto tra la strega nocciola e Pippo, ha presente?"
Il volto di Maggie divenne una lastra di ghiaccio.
 
Mentre Jimmy silenziosamente imprecava per l'assurdità di Alex.
"  Mi riesce molto difficile credere all'esistenza di fantasmi e affinità.
Le considero, francamente, delle pure stupidaggini.
Mi riesce difficile credere che lei lavori come agente sotto copertura e sia anche un medium.
O che abbia lavorato in cosi tanti casi...ammetto però che è molto più coerente delle masse che ho già incontrato.
Anzi, immagino anche come lavori: usa le sue doti come agente per indagare sulle persone, per poi propinare loro qualche storia...fantasiosa.
Non le pare un divertimento un po’ eccessivo?" Alex aveva appena incontrato una scettica di prima categoria.
"  Se vuole mettermi alla prova in modo scientifico a me non da nessun fastidio.
Non mi fraintenda: a me non piace chi si occupa con leggerezza di questo campo.
Negli ultimi mesi ho maturato più saggezza e rispetto per questa branca non ancora sufficientemente rispettata dalla scienza moderna.
E in parte mi sta bene: è giusto che ci sia una netta e curata separazione tra i mondi "sensibili".
Ma non sono un ciarlatano, decida lei quale prova la soddisferebbe e gliela fornirò.
Non solo, le suggerirò anche in quale modo sarebbe falsificabile, renderla più difficile e sicura."
Maggie parve divertita dalla sfida.
 
" Non ho più la spensieratezza per simili giochi, signor Scirocco... la vita si affronta qui ed ora: disturbare l'aldilà per i propri affanni e guai è per i deboli. Cosi la penso." replicò asciutta.
" Fondamentalmente sono d’accordo con lei.
Solo ho avuto troppe prove per ignorare i fatti.
La cosa ironica, è che dal suo atteggiamento si direbbe che se anche vedesse qualcosa di "assurdo" che contraddicesse la sua visione, si rifiuterebbe di credere per principio, arrivando all'inverosimile.
Mi può smentire , ovviamente, se lo ritiene possibile." la punzecchio nel suo orgoglio.
La donna sospirò come chi ha troppa pazienza...ma dopo due minuti di silenziò rispose.
 
" Bene, allora mi dica lei: quale prova potrebbe convincere, aldilà di ogni ragionevole dubbio una persona scettica ma dalla mente razionale? Mi ha incuriosito." gli rispose alterata.
" Gliene offro qualcuna: scelga alcune persone,  a caso, di cui conosce con esattezza la data di nascita.
Dopodiché io, dirò la data di nascita precisa di ciascuna di esse.
Anche di passanti per strada,  scelti a suo puro giudizio.
Non posso mica avere complici sparsi per tutta la città no?
Chiedo solo di poterli vedere."
 
Maggie annui. " La metto subito alla prova... Jimmy scusa, puoi fermarti davanti quel ragazzo, quello in skatebord vicino l'idrante?"
Jimmy era nel panico più totale, ma Alex annuì rilassato.
 
" Coraggio. Dunque, quel ragazzo di colore con i dreadlock? Oggi è il 12 quindi...  attualmente ha compiuto 17 anni, otto mesi e due giorni.
Siamo al 12 ottobre del 2012,  se non sbaglio fa 10 marzo del 1995.
Jimmy chiedigli l'età: non dire tu la data, fagliela dire a lui, sennò sembrerà che lo manipoli." gli suggerì.
Maggie aveva un aria molto divertita e curiosa, mentre accarezzava i capelli della bambina, seduta dietro con lei.
Jimmy si sentiva al patibolo: sapeva che Alex se la cavava bene nel leggere la data dei morti ma dei vivi...
Si accostò, e abbassò il finestrino.


" Ragazzino scusa, ci puoi dare una mano?"
Il giovane vedendo la macchina con la donna e la ragazzina addormentata e pallida si preoccupò.
" Stà male, avete bisogno di aiuto?" sembrava il classico viso d'angelo, il buon samaritano di turno.
"  Oh no no, stiamo andando a casa dall'ospedale...è solo un controllo di routine. " mostrò il tesserino di polizia e il ragazzo si preoccupò
" Qualche problema agente?"
" No no, solo una segnalazione: mi potresti dire come ti chiami intanto?"
" Michael Solomon, signore..."
" Nato il...?"  disse conciliante.
" Io...ho diciassette anni, signore, perchè?"
Meggie scambiava sguardi tra il ragazzo, suo marito e Alex che si era voltato in sua direzione, stava ad occhi chiusi e sorrideva.
" Rispondi solo per esteso, per favore...poi puoi andare, non devi preoccuparti. Hai con te i documenti?"
Lui mostrò la carta al poliziotto, in borghese, e guardò la data.
La girò in modo che Meggie potesse vedere la data.
Sbiancò.
 
Jimmy restituì il documento e ringraziò il ragazzino senza dire altro.
Maggie si riprese poco dopo.
" Va bene...niente in contrario se riproviamo da un altra parte?" propose a voce incrinata.
" Volentieri, a sua discrezione sempre. " si stava divertendo.
Jimmy guardò funereo Alex, e ripeterono il giochetto con due donne: due anziane signore che stavano in fila davanti ad un super market.
Inutile dirlo, di fronte all'accertamento, avvicinate le donne, una aveva dimenticato i documenti ma confermò la data pronosticata da Alex.
Meggie era interdetta, ma dopo poco si riprese.
 
" Capisco...beh, a cosa dovrei credere? Che un sensitivo sappia le date di nascita, o che sia vittima di uno scherzo, una candid camera?! Lei che ne pensa, signor Scirocco?!" lo attaccò.
" Quanti complici dovrei avere per fare questo? In tutta la città, chiunque? Li ha scelti lei, non io." rispose serafico.
" Tu hai gli occhi di uno Shinigami, signor Alex? O meglio una specie...tu sai quanto a lungo le persone hanno vissuto, non quando moriranno vero?" evidentemente era sveglia, forse da un pezzo.
Meggie non capiva di cosa parlava la figlia.
 
" Che stai dicendo Vera?" chiese allarmata e preoccupata.
" Credo che tua mamma non voglia che parliamo di questo argomento.
Quella è un opera di fantasia, questa è la realtà..." replicò gentilmente.
Maggie guardò negli occhi Alex... per un attimo, lui ebbe la sensazione che lei avesse capito la verità.
Jimmy malediceva ogni semaforo rosso: sembrava che ogni cosa fosse una scusa per allungare quella che per lui era una traversata infernale.
" Mi aveva detto che aveva in mente altre prove...ne parleremo in seguito." e chiuse cosi la discussione, tenendosi stretta la figlia.
" Quando sono nata io?" chiese a bruciapelo.

Ma Alex sapeva già la risposta, si era preparato.
" 5 febbraio 1972, alle 11 del mattino, non so dire i minuti esatti." controllando l'orologio.
Jimmy rimase perplesso: Alex aveva sbagliato di due giorni.
Maggie disse glaciale a suo marito.
" Jimmy fai scendere quest'individuo, o non rispondo di me...subito."
 
Alex senza nemmeno fiatare, apri ed uscì di sua iniziativa.
Si trovava senza mezzi ne altro, in una zona per niente familiare per lui.
Si limitò a chimare un taxi, ma il destino aveva altro in mente per lui.
Si era accostato in quel momento uno con una coppia all'interno.
 
" Alex Scirocco?" disse incerta una donna rossa, tinta, sulla quarantina.
" Ci conosciamo?" chiese perplesso.
" Margaret Hammer, e questo è mio marito: Jonathan.
Stavamo venendo a casa sua... siamo stati alla vicina stazione, ci hanno derubato dei bagagli e del cellulare in treno e...ma a quanto pare è destino! Salga pure..." la donna pareva in preda a commozzione ed enormi aspettative.
L'uomo, molto più grande, sessantenne, calvo e dallo sguardo spiritato, forse per la sorpresa, non disse una parola.
Il tassista non fece una piega, e accettò il terzo passeggero.
Nuovo giro, stessa corsa, per Alex?

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Capitolo 12
*** Una lunga giornata - 2° Parte ***


Una lunga giornata – seconda parte
 
Alex era ancora spiazzato e confuso dall'odio della donna e la tensione del suo socio Della Vita, che ora si trovava in un altra macchina, per andare a casa, con un uomo che lo guardava male e una donna che l'adorava.
Ancora una volta erano in 4 nell'auto.
Quattro, come i cavalieri dell'apocalisse... e morte, era il cavaliere a cui sono preposti quelli come lui: le Prede.
 
" Signor Scirocco, mi scusi se glielo chiedo subito...ma...lei vede ehm, lo sa. Ecco." fece segno al tassista.
Scosse il capo.
" No, signora non direi proprio. Nell'ultima e mail le avevo chiesto l'occorrente, se l'ha con se... mi può consegnare il materiale.
Cercherò al più presto di darle ragguagli, avete già speso per il treno...non vi chiederò in alcun caso nulla, non aggreverò la vostra situazione in nessun modo, potete credermi." aveva ripreso il controllo.
" Sa, mio marito è scettico ma...ho letto il suo blog da tempo, e se c'è qualcuno delle cui abilità mi fidi è lei. Lei mi capisce, sono una madre disperata...mi aggrappo ad ogni cosa, per sapere, per avere almeno una speranza..." gli disse con voce soffocata.
Qualcosa nel suo tono smosse Alex.
 
" Signora, perdendo i bagagli non ha più nulla con se di quanto le ho chiesto vero?" chiese di colpo.
" Ho ancora le foto...gliele posso dare, le ho sempre con me..." sussurrò.
" Bene...non ho bisogno di altro per ora: avete già dove andare, dico bene?"
" Si si, ci ospita qualcuno..."
" Ho deciso di lavore immediatamente: vi lascio il mio numero di casa. In segreteria lasciate il numero a cui potrò richiamarvi." si volto verso il tassissta.
" Scusi, il St. Rose quanto è vicino da qui?"
" In linea d'aria poco, ma farebbe prima ad andare a piedi: ci sono lavori sulla strada, e dovrei fare un giro parecchio lungo per arrivarci...sempre che i signori siano daccordo." alzo le dita in alto, lasciando le mani sul volante per farsi vedere dai signori.
 
Il marito non disse una sola parola, Alex pensò che non era da escludere che fosse muto.
" Oh ma noi possiamo aspettare, se serve...possiamo " era ansiosa ma Alex risoluto scosse il capo.
" No. Andate a casa, fidatevi di me." fece segno al tassista che doveva uscire ora e salutò la donna.
Si trovava in una situazione un po difficile: non aveva alcun Memento, nessun catalizzatore per aprire un cancello averniano.
Sarebbe stato più difficile, ma la testardaggine non gli mancava.
Del resto sarebbe stato tutto relativamente veloce: scendere, fare il ritualino di richiamo e via.
All'epoca, la prima volta che vi si era imbattuto, non era in grado di aprirlo: nemmeno immaginava esistesse qualcosa del genere.
Ma era una vita fa, e oramai conosceva il luogo...
 
Dove tutto ebbe inizio:  doveva intrufolarsi nel mausoleo dei Barrington, là dove a nove anni era stata rubata la salma e posta la bara dove si era nascosto.
Era giorno, e doveva stare attento che non ci fosse nessuno in giro: per sua fortuna il mausoleo Barrington stava in piedi più per forza soprannaturale che per la cura con cui era stato tenuto.
Era probabilmente l'unico che la visitasse a memoria d'uomo.
Per quanto ne sapeva lui, almeno.
Con un certo sforzo, iniziò a cercare di sollevare un vecchio anello di ferro spezzato che apriva alla botola sotterranea.
Una botola per l'Oltretomba, la Grande Profondità.
 
La lastra era attaccata al pavimento e non c'era un modo sicuro e serio per spostarla, a parte il rischio di romperla e con una forza erculea tra l'altro.
Ma se hai un Geist incastrato nel tuo corpo, a premerti sull'anima, ci puoi provare.
E nonostante tutto, riusci perfettamente nell'impresa.
Era nell'Erebo, la parte meno profonda e più superficiale, dove le anime senza pace di età inferiore ai cento anni dall'anniversario della propria morte, "vivevano" nel senso più vago del termine.
 
Doveva prestare molta attenzione, cercare di nascondersi: ogni volta che lo vedevano, lo assaltavano.
Non poteva comprensibilmente badare a tutti, erano troppi e attirava fin troppa attenzione li.
Iniziò a navigare nei tunnel a lui ben noti per trovare una zona più buia e profonda del solito, illuminando la via con la sua torcia mistica.
Un pegno del Geist, che all'occorrenza poteva anche ispirarlo, traendo dalla sua sapienza.
Ma non ebbe fortuna: era incappato proprio in un gruppetto di anime vagabonde.
Uno dei tre non-ancora-trapassati era uno dei rari fantasmi a cui era simpatico: un addestratore di leoni di un circo itinerante.
Jerome Badleur: cosi si identificava.
 
Morto avvelenato da almeno dieci anni, era una personalità curiosa che desiderava rimanere nell'oltretomba, piuttosto impaurito di cosa l'avrebbe atteso oltre data la sua vita ben poco morigerata e piena di eccessi.
Il fatto che fosse morto avvelenato da due delle sue amanti e che preferisse le personalità malate del mondo inferiore quadravano perfettamente il suo profilo.
Ed era in "dolce" compagnia: due donne che Alex poteva riconoscere ad occhio come modelle anoressiche.
Erano in tante, ogni anno a fare quella fine: Hollywood non è un posto per i deboli, sotto molti punti di vista.
" Karen! Guarda, un vivo...forse si ricorda di noi! " disse la prima, in uno striminzito costume da bagno, che se avesse potuto riempire avrebbe fatto di lei una donna veramente avvenente.
Idem per l'altra spirata, con un seno cosi rifatto da rimanere gonfiato come le labbra scarne e il viso da teschio rinsecchito e unghie lunghe dodici centimetri.
" Si Morgan, hai ragione! Sicuramente è un nostro fan! Addosso!"
E come due furie ulularono un motivetto etereo, a cui Alex era preparato.
Un canto di sirena, volto ad ammaliare e portare a godere della carnalità le sventurate vittime.
 
Il problema è che un esperienza "dell'altromondo" era proprio come si intende in senso comune: fantastica, incredibile, sorprendentemente...gaudente.
Ma anche assuefacente, e Alex si sentì veramente tentato di trattare con sufficenza le due donne e imporre la sua iressistibile persona a dominare le loro presenze vuote e rattrappite.
Ma ci era già caduto una volta, e poi ora aveva qualcosa di più prezioso a legarlo alla superficie: Trish.
O Violet, era ancora da capire la storia del nome.
Scosse il capo e giocò un altra carta.
 
" Oh vi prego, signore, lasciatemi stare...non sono mica adatto a voi sapete?" sculettò e fece gli occhi dolci a Jerard.
" Ma insomma, sempre con queste donne, donne donne...non ti stanchi mai, mon leon...Roar!" imitando al suo meglio il ruolo di effeminato, le due starlette cadute lo evitarono come la peste.
Ma Jerard era rimasto inorridito.
"Parbleu mon ami...ti prego, contegno..."
Alex gli fece l'occhiolino " Invece dovresti ringraziarmi vecchia volpe! Fingendo, te le lascio tutte e due! E non dirmi che non sono un amico!" gli diede un colpetto di gomito e il volto dell'amico morto si riprese immediatamente.
" Parola mia, ne sai una più del diavolo, ahah ah ah , te ne devo almeno una , ricordamelo, ricordamelo..." e sfrecciò a raggiungere le ombre anoressiche.
 
" Se sono cosi, ci rinuncerei volentieri anche da single." commentò a bassa voce.
Era ora, sentiva il silenzio e la mancanza di punti di riferimento, l'odore opprimente di terra smossa e cemento polverizzato tipico di quella sezione.
 
Il suo Geist sospirava tra se e se, non sapeva dire se in estasi o agonia.
Non che gli importasse granchè, a dirla tutta.
Si decise, sapendo che non sarebbe mancato molto prima di attirare nuove attenzioni, sebbene il luogo pareva abbastanza isolato.
" Patrick Matthew Hammer, figlio di Jonathan e Margaret, appari! Io ti richiamo dalle profondità, nelle profondità, al mio cospetto, davanti a me, avvicinati e non arretrare.
Ti offro il sangue di un Vincolato: avvicinati. Non allontanarti, ma prosegui spedito in mia direzione.
Alex Scirocco, ti richiama." < mormorò con pratica efficenza.>
Non voleva sacrificare le foto, per poterle restituire almeno alla madre.
 
Dopo tre minuti di invocazione ripetuta e concentrazione intensa, spillando sangue grazie alla lametta da barba che si porta sempre dietro, tristemente l'anima si presentò davvero.
Il bambino fantasma si avvicinò: era un pò disgustato e spaventato ma la sua essenza di fantasma bramava un pò di vita, era combattuto.
Alex si voleva dare un calcio nel sedere per non aver pensato a quel particolare, ma oramai era fatta.
" Puoi metterci anche solo un piede, non devi proprio..." gli suggerì.
 
Il bambino aveva dieci anni stando ai suoi dati, e la cosa spiacevole era il vederlo che si tratteneva i pantaloni, con due occhi neri cerchiati...c'era anche una costola che fuoriusciva dalla maglietta strappata.
Un conato di bile gli saliva di sopra, mentre il piccolo spettro lo guardava con occhi dilatati dal terrore.
" Non voglio farti del male, sono un Vincolato: sono incaricato di aiutare ...chi sta qui.
Vengo da parte di tua madre, Margareth..." gli porse le foto, allontanandosi subito dopo per dargli spazio.
Il bambino era preoccupato e si guardava intorno.
Non aveva ancora detto una sola parola, come suo padre del resto.
Lo vide scappare, di gran carriera, con la foto: era esattamente quello che temeva Alex.
Probabilmente Alex conosceva meglio il tratto di Eberos dove si trovavano: i genitori e lui stesso abitavano in una zona diversa.
La caccia era iniziata.
Era pur sempre un bambino, e le sue gambe erano corte e in un ambiente a lui semi sconosciuto: lo raggiunse subito.
 
" Aspettami, per favore Patrick! " gli sbarrò la strada .
Il piccolo si accuciò per terra, tenendosi i calzoni appicicati: per qualche motivo non riuscivano a stare a posto.
" Sei in grado di parlare Patrick, se lo vuoi. Il dolore è finito, non c'è qui... non c'è."
Riprese a correre in direzione opposta.
Questa volta Alex ebbe un altra idea: seguirlo si , ma ad una certa distanza.
Se fosse tornato dove aveva raccolto il suo sangue, la cui proprietà era di ridare senno ai morti, forse avrebbe ceduto alla tentazione della sua natura fansmatica.
Sarebbe bastato poco.
 
Tentò di spingerlo nella direzione dove era prima, ma senza successo.
" Che cosa devo dire a tua mamma Patrick?! E' preoccupata per te, le manchi...e non sa che fine hai fatto! Che le devo dire!? Se vuoi sto lontano, ma almeno parlami, ti prego... ti lascio le foto ok? Io mi allontano, basta che mi parli...per favore...." era disperato.
Di solito i fantasmi fanno a pugni per avere le sue attenzioni...potè immaginare , anche dal suo aspetto, perchè era cosi diffidente.
Se fosse stato una donna, magari...ma non era quello il caso.
L'aveva tentato in tutti i modi che conosceva.
Provò a sedersi guardandolo: non fuggiva ma si teneva pronto.
 
" Mi chiamo Alex Scirocco, sono un Vincolato: Margareth Hammer mi ha incaricato di cercarti...è da quattro anni che manchi ed è sempre più disperata...sei...cosciente, di che posto è questo? Di cosa ti è successo?"
Una domanda gli sorse spontanea: se era legato ai suoi, per quale motivo non aveva un ancora con loro? Nemmeno con la madre, era finito cosi, subito all'oltretomba?
Era parecchio strano.
Lo guardava ma non parlava.
"  Qui è dove stanno le anime, Patrick : sei morto... mi dispiace." gli disse.
Le sue parole echeggiavano sorde nei meandri di pietra della grotte.
Il bimbo si aggiustò ancora i pantaloni, appoggiandosi ad una stalagmite.
" Lo so. " finalmente gli rispose.
Alex annui.
 
" Sai chi è stato a ...mandarti qui, come ci sei finito?" gli chiese.
Alla domanda, si ritirò di un altro paio di passi.
" C'è qualcosa che potrebbe farti stare meglio? Un favore, una richiesta che vorresti fare, a me o ai tuoi?" sospirò.
" Si. Lasciami stare...voglio stare solo...nessuno mi deve più toccare." tirò su col naso.
" Vorresti pantaloni nuovi? Quelli che hai ti cadono continuamente. Te li lascerò qui, e poi me ne andrò, se vuoi." gli propose.
Il bambino lo guardò con diffidenza ancora più marcata.
" Non voglio regali, da nessuno! Non mi fido..." teneva il broncio, arrabbiato, triste.
"  Starò lontano, vedi che sono seduto? Non posso avvicinarmi a te se non mi alzo. Resto qui. Però devo lo stesso chiedertelo Patrick...chi ti ha fatto questo lo potrebbe fare ad altri bambini. Se tu mi dici...dai qualche indizio, la polizia lo prenderà. Per vendicarti." tentò una nuova strada.
" La polizia non ascolta i bambini...non faranno niente per me..." piagnucolò.
" Ma io non sono un bambino. A me daranno retta." cercò di seguire la sua logica.
Il sospetto si tramutò lentamente in dubbio, ogni tanto lo guardava con sospetto, ma più per abitudine: ci stava pensando.
 
Poi scosse il capo: " Non si può fare...poi piangerebbe e sarebbe colpa mia..." abbassò la testa guardando il pavimento di pietra e polvere.
" Potrei parlarci io. Convincerla che non è colpa tua. A me dovrebbe dare retta, no ?" propose con il suo tono più ragionevole.
Era combattuto ma scosse il capo.
" Se la prenderebbe con lei...direbbe che sono stato cattivo...no...non voglio." si mise a piangere.
Alex sospirò.
"Dannazione, ci dovrà pur essere un modo per calmarlo...se solo avesse accettato il mio sangue..." pensava tra se e se.
Intanto, una goccia di sangue gocciolò dall'alto soffitto : una prassi nell'oltretomba.
Guardava sconsolato il bimbo, che lo guardava a sua volta.
 
Uno stallo in cui sarebbe rimasto per...quanto? Forse per sempre, per lui?
" Vuoi che dica qualcosa ai tuoi? Con tuo padre non ci ho parlato, è muto?" gli chiese.
" No... non dire loro niente. Di che non mi hai trovato...che non ci sono, sono sparito ecco...cosi è contento." borbottò.
" Peccato però...tua mamma ti vuole bene...ci resterà male se le dico questo. Non vuoi che ci resti male, vero?" provò a buttarla sul patetico.
Patrick sembrò preso da una grande angoscia, non sapeva che fare.
 
" No...non deve stare male...fai qualcosa, ti prego fai qualcosa!" si mise a frignare.
" Lavoro per lei: vorrebbe sapere dove è il tuo corpo per esempio. Poterti almeno ... salutare."
" E pensi che starebbe meglio, dopo?" gli chiese pigolando, alzando il capo , impaurito.
Si tormentava la cintola.
" Di solito si... anche se il tormento più grosso che ha, è sapere chi ti ha ucciso. " lo disse con noncuranza.
Stavolta ci cascò.
" No, non lo deve sapere...ci rimarrebbe malissimo, non ci crederebbe...e poi è stata colpa mia...l'ho fatto arrabbiare troppo..." si tormentava.
I suoi occhi pesti assumevano una colorazione ancora più scura e malsana quando si tormentava, come se venisse colpito al volto nuovamente...
 
Si era lasciato sfuggire , finalmente qualche dettaglio in più.
Era come giocare a "Indovina chi?"
Ma senza i nomi...solo ruoli.
Un insegnante? Un parente...?
Provò ad osare un po di più.
 
" Il fatto è che sospetta...un po di questo, un po di quello... rischia di litigare con tutti: si seccheranno perchè si sentono offesi. Ma se prendesse il colpevole...allora si, tutti la perdonerebbero e l'appoggerebbero. " concluse.
Bingo.
" Sei...sicuro? Non penseranno che è colpa mia?" , fece finalmente un passo davanti, in sua direzione.
" Certo: i bambini sono sempre innocenti. E poi , credi davvero che tua mamma , che ti adora cosi tanto crederebbe che è colpa tua?" lo guardò incredulo. Si sentiva un po clown.
" Se glielo dice lui...si, temo di si."
Alex scosse il capo. " Se capisse dove è il tuo corpo potrebbe vedere qual'è la verità. Sapere entrambe  le cose ti renderebbe innocente agli occhi di tutti. Senza dubbio."
Il dubbio e la paura lottavano nella piccola anima spaventata....
" Ok...ma ti dirò solo dove è il mio corpo. Lo ha messo in un vecchio congelatore...lo ha coperto col ghiaccio che aveva sbrinato e messo in un secchio.
Poi mi ha minacciato, mi ha detto che dovevo rimanere li e non avvicinarmi a niente o nessuno, o avrebbe rifatto di nuovo la stessa cosa, solo molto, molto peggio.
Se la sarebbe presa con la mia mamma...e rimasi li, per un pò.
La mamma mi mancava...e allora, dopo che non lo vedevo più tornare... sono venuto a trovarla.
Lo venne a sapere e...  mi trovò." si strinse più forte le braccia al petto.
 
"Mi sputò addosso.
Il suo sputo mi faceva male, tanto male...fu orribile...mi sentii sciogliere, e mi ritrovai di nuovo nel freezer.
Poi ...lo fece di nuovo, e mi trovai li, nelle grotte...non ho mai trovato una via d'uscita."
Alex si sforzava di non mostrare segno di agitazione, ma era veramente infuriato.
A quanto pare, aveva a che fare con un sensitivo: forse un collega?
Ma che razza di potere era quello?
Non ne aveva mai sentito parlare prima.

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Capitolo 13
*** Una lunga giornata - 3° Parte ***


Una lunga giornata – terza parte
 
Alex si sentiva come se fosse passato quasi un anno e mezzo da quando era sceso di sua iniziativa dalla macchina di Della Vita e consorte, con figlia.
Non pote’ fare altro che annuire e rialzarsi dal duro e frastagliato pavimento.
 
“ Patrick… è tempo che metta in ordine questa storia. Quattro anni sono lunghi… e non mi piace che resti in questo posto.
Farò del mio meglio per farti uscire, per te va bene? ” Gli chiese.
 
Il bambino sospirò.
“ Ho parlato con altri fantasmi…  non c’è via di uscita. Qui stanno i morti… è per questo che abbiamo paura del buio.
Sappiamo che quando saremo morti, finiremo qui.”
 
Alex scosse il capo.
“ C’è un lato positivo però. Se lo sapevi, chi te l’ha detto?” cercò di tirarlo su.
“ Non me l’ha detto nessuno, l’ho capito io.”
“ Esatto. Tutti noi sappiamo che i luoghi bui ricordano l’oltretomba perché… ci siamo stati, in passato.
Hai mai sentito parlare delle reincarnazioni, delle vite passate? Ecco.
Tu sei in mezzo ad un periodo di transizione: ci sei già passato, solo che non lo ricordi più.” Gli disse, con tutta la dolcezza di cui disponeva, risiedendosi:  c’erano ancora altre cose su cui discutere, riflettè.
 
Patrick lo fissava senza capirlo.
“ Siamo già vissuti e già morti?”
“ Se nessuno te l’ha detto, se lo sai e basta… vuol dire che ti è già successo. Qualcosa lo ricordi.”
“ Siamo qui in punizione…tu no, infatti puoi uscire…” sussurrò.
“ No. Le anime restano qui, solo per paura, sconforto, o perché non riescono a separarsi dalla loro vecchia vita.
O se preferisci: puoi uscire di qui quando avrai fatto pace con tua mamma.
Con la tua storia… “
“ … e se poi me ne capita un  altra brutta, di storia?” iniziò a tremare di nuovo, guardandosi alle spalle, le infinite rocce e cunicoli del labirinto delle anime.
“ Non hai avuto il tempo per capirlo, la sopra ma… vivere, significa andare avanti.
Anche quando pensi che non  vuoi andare oltre.
Il tuo problema, non è che sei morto: ma che hai paura di cosa succederà.
Non è bello stare qui… ma non è diverso da stare “li”: io lo so bene.
Non hai smesso di vivere nemmeno qui: hai solo cambiato forma.” Annuì serio.
 
La forma spettrale del bambino sembrò vagamente trasformarsi: i suoi pantaloni finalmente si reggevano da soli, e gli occhi erano più sbiaditi e giallognoli, non nero cupo.
“ Io non volevo morire… mi manca la mamma… però… non vorrei mai che venisse qui! E’ bruttissimo… !” si stava agitando di nuovo.
“ E’ per questo che lavoro qui: ci penso io a fare da mediatore.
Ognuno deve stare al suo posto, per non creare troppi guai: lei starebbe male senza poter fare niente, e tu … non capisco.
Sei stato morto anche li sopra, giusto? Cosa è successo perché finissi qui?”
“ Quando mi sono svegliato …dopo le botte… ero nel freezer, ma non sentivo più freddo.
Non capivo perché… poi sentii la sua voce…e parlava di me. Ho capito di essere morto.
Sapevo che potevo andare da mia mamma lo stavo per fare ma… non ho voluto.
Non volevo che mi vedesse cosi…che si spaventasse: ho … spezzato il legame.
Non dovevo spaventarla, né ferirla, mi capisci? Ero li, nel mio freezer…e lui… lo distrusse, assieme al mio corpo.
E finì qui… o qui in giro, non me lo ricordo più.” Concluse.
 
Era la prima volta che Alex sentiva di un fantasma cosciente del legame delle Ancore, che spezzava con la sola forza il legame, per proteggerla.
I bambini, avevano una forza misteriosa e prodigiosa: sapevano trovare, a volte, forze insospettabili.
Era ammirato, colpito.
“ Sei stato tanto coraggioso… lo sai? Non so se al tuo posto avrei avuto lo stesso coraggio.
Sei… nobile.”
Patrick sorrise.
 
“ Tu non vuoi farmi del male…l’ho capito. Vai  tu da mia mamma…aiutala. Mettila in guardia da…Benjamin.
E’ stato lui a farmi male… è un mostro. Quando pensa che nessuno lo veda, le sue mani e la sua faccia diventano come quelle di un mostro marino… e poi tornano normali!
Diceva che nessuno mi avrebbe creduto, che ero un bugiardo… e che mi avrebbero preso per pazzo.
Ma tu mi credi, vero?” non sembrava sicuro di sé.
 
“  Io ti credo eccome: non si diventa fantasmi per niente. Farò in modo che non possa fare del male a nessun’altro. Te lo prometto. “ gli porse la mano in segno di saluto.
Con una velocità inaspettata, lui corse per stringergliela, lasciando stupito pure lui.
“ Le foto le vuoi tenere? “ le fissava , Patrick, con evidente bramosia.
“ Si… me la ricorderanno… ma Signor Scirocco… se mia mamma è al sicuro e io me ne vado…non la rivedrò più vero?” era triste.
“ Questo non è l’unico mondo per le anime, ne sono certo. Ti sembra forse il paradiso? Nah.
La guarderai da li, e al momento giusto, vi riunirete. E poi… chissà, magari tornerete sulla terra, e riprenderete la vostra vita da dove l’avevate interrotta.” Sorrise.
 
Alex non aveva mai pensato veramente a cosa succedeva dopo: non sapeva nemmeno lui se era vero, o se erano le SUE speranze a parlare.
Ma in quel momento, con quel bambino accanto che gli stringeva la mano, sentiva che era tutto giusto, normale. Era la cosa giusta.
 
Un caldo tepore irrobustiva la sua anima e il potere ectoplasmatico fluiva in pieno in lui, sino alla pienezza.
Si sarebbe preso carico del suo caso, e aveva fatto sì che un fantasma rinunciasse ad ogni desiderio di tornare al mondo dei vivi per andare avanti.
Al contempo, la madre non avrebbe più cercato nei morti il figlio.
Alex si congedò, e torno sui suoi passi, sino alla botola, e uscì , di nuovo sotto il sole.
 
Aveva molto da fare ora: doveva parlare agli Hammer, pranzare e scoprire chi era Benjamin.
Possibilmente entrò le 5, per l’appuntamento con Shinigamy000.
 
Tornò a casa con un altro taxi, e arrivato alla segreteria trovò un messaggio lasciato dagli Hammer.
Gli telefonò senza indugi, mentre si decise a dare fondo alle uova che stavano per scadere: oggi per pranzo, avrebbe mangiato frittata.
 
“  Signora Hammer? Si sono io , Alex Scirocco… ho raccolto del materiale su cui vorrei discutere con lei.”
“  Oh, l’ascolto… è vivo?” era piena di aspettative.
“ Credo sia meglio concordare un incontro, non è … adeguato parlare di queste cose per telefono.  Che ne dice se passo da lei ? “
“ Guardi,  può venire anche subito… ma la prego di non lasciarmi sulle spine… voglio la verità: è morto, vero?” cercava di farsi forza.
“ Sono totalmente convinto di si. Mi dispiace… e ho dei sospetti su chi sia il responsabile. Ma la prego di non dire nulla a nessuno. Devo verificare prima la mia tesi, si tratta di accuse…molto grosse e forti.”
“ Ha…parlato con il suo spirito? Si?” era scoppiata a piangere.
“ Si. Non ha voluto visitarla… per paura di spaventarla e di farla stare in angoscia. Ho sentito un nome anche… Benjamin… non so cosa… di cognome.” Sospirò, cercò di confortarla, per una mezz’ora al telefono.
La tristezza di questo momento, era forse uno dei momenti peggiori del  suo lavoro, eppure la donna gli credette senza sforzo: dentro di sé, qualcosa l’aveva avvertita?
Alex rimase sorpreso, ma ignorava che la donna aveva a sua volta doti medianiche… sul momento però, non ci badò oltre.
 
“ Benjamin? Oh si, è un nostro amico, si è dato un gran da fare per  cercare Patrick: è stato il primo a notare la sua assenza, a portare i volantini… gli faceva da babysitter e lo aiutava con i compiti, Benjamin White.
Diceva sempre che era vivo… che l’avremmo trovato e riabbracciato…proteggeva sempre Patrick, quando a scuola ha iniziato ad avere problemi con i bulletti. Lavorava come bidello per la scuola.
Patrick finiva spesso nei guai con i compagni, qualche ragazzata, qualche spintone…sapete, abbiamo fatti grandi sacrifici per farlo andare ad una buona scuola… ma la nostra condizione meno …agiata finiva per farlo schernire e qualche contrattempo ce lo aspettavamo.” Raccontò.
” Capisco… Signora”
“ Chiamami Margaret, Alex… diamoci del tu…”
“ Margaret… la scuola , da quel che ricordo era….” E ripetè l’indirizzo che aveva annotato ai tempi della prima e mail, assieme ai dati dei ritagli dei cartoni del latte..
 
“ Si. Benjamin è molto scettico in fatto di sensitivi.
Il contrario di mio marito: era terrorizzato che lei sapesse che era morto, povero caro.
Si è confidato… è taciturno da quando è …scomparso Patrick.
Con Benjamin, ci siamo conosciuti  ad una seduta medianica:  lui faceva il detrattore e lo scettico, mentre io e mio marito testimoniavamo la veridicità di un noto sensitivo, Albert Dove : sicuramente lo conosce.”
Altrochè se lo conosceva: Dove era famoso nell’oltretomba, ed era anche stato in corrispondenza con lui.
Dove non era un Vincolato , ma aveva un capacità identiche a quello di Alex e aveva il raro dono di riuscire a contattare le anime persino nell’Oltretomba vero e proprio.
Anche i Vincolati devono ricorrere a Cerimonie specifiche per riuscirci, lui aveva o per dono o per conoscenza occulta… trovato un'altra strada.
Era però più carismatico e alla mano di Alex, e avrebbero persino dovuto lavorato in passato in coppia, su precisa richiesta di Dove.
Dove aveva dieci anni di attività in più di Alex, e di conseguenza una discreta esperienza superiore anche in qualità : lui era originario di New Orleans, Alex da Vincolato non ebbe la forza di affrontare tutti quei fantasmi.
 
Da quell’evento la loro partnership sfumò: non riuscì mai ad incontrarlo, e gli scrisse dicendo che non era più interessato a lavorare con lui: troppo faticoso.
Lo liquidò cosi, e lui piano piano smise di postare sul suo blog.
“ In realtà Alex… è stato lui a indirizzarmi a te.
Ha detto che solo tu potevi fare luce sulla scomparsa di mio figlio: mi ha anche dato dei soldi dai suoi fondi per coprire ogni spesa di trasporto, ha messo lui a disposizione la casa dove siamo… mi aveva pregato di non dirtelo, sino a quando non avessi scoperto la verità.” Raccontò.
 
Alex era senza parole.
Ma a che gioco stava giocando Dove? Lui era senza dubbio in grado di comunicare con Patrick… ma non era detto che Patrick volesse rispondere ad un invocazione, in effetti.
Come faceva a sapere di lui, e dargli tanta fiducia? Solo per i nuovi post nel blog?
Sapeva tramite i fantasmi che non era un Vincolato…ma non è detto che lui NON sapesse cosa fossero.
La storia si stava complicando.
 
“ Patrick vuole andare avanti, Margaret : l’ho convinto che è un bene per lui e per tutti voi.
Ma devo prima rimettere a posto questa storia, e devo fare le mie indagini... per favore, non ne parli a suo marito per ora, né con altri. Dobbiamo prima fare luce sul mistero, una volta per tutte, e devo avere campo libero. Liberissimo.”
“ Di chi sospetti!? Puoi dirmelo Alex! Devo sapere… sono sola in casa, non posso rimanere all’oscuro cosi! Sono quattro anni che aspetto la verità, e non puoi negarmi almeno i sospetti…te ne prego. Non farmi questo…” stava ricominciando a piangere.
In realtà stava esagerando apposta per scucire informazioni ad Alex.
“ Margaret… sospetto di qualcuno di molto vicino a voi, che se sapesse che sospettate di qualcuno, non oso immaginare che farebbe… vi ucciderebbe. Devo incastrarlo… ho contatti con la polizia: dammi tempo, e stai tranquilla che lo inchioderò alle sue responsabilità. Devi mantenere la calma: mentire spudoratamente.
Dì che ho fatto tante ciance: che la storia è complessa e oscura, e che sei molto delusa di me.
Sarà tutto più facile. Finchè pensano che non ottieni nulla, e ti vedono frustrata, sei al sicuro.
Sono pronto ad andare fino in fondo, abbi fede in me. Abbi fede in Dove.” Replicò.
“…. D’accordo Alex. Io… starò al gioco. Ma fammi sapere, al più presto.” E chiuse.
 
Dopo un minuto che fissava con espressione via via sempre più furiosa il telefono, si calmò di botto.
Aveva preso una decisione: dalla sua borsetta fece emergere un scatola di legno e l’aprì.
Dentro conteneva un revolver a tamburo con sei palle: iniziò lentamente, con efficienza, a caricarlo.
Aveva temuto quel giorno, ma doveva essere pronta: uccidere l’assassino di suo figlio, e prima che Alex potesse incastrare l’assassino.
In California vige la pena di morte: ma voleva essere LEI a uccidere il mostro responsabile della morte di suo figlio.
Non avrebbe concesso a nessun’altro questo compito.
Nemmeno a suo marito. Un uomo di cui aveva iniziato a sospettare: avrebbe seguito il consiglio di Alex.
Non avrebbe detto una parola… a nessuno.
 
Alex era agitato, ed aveva ancora un vago tremore mentre preparava la frittatona.
Doveva mangiare e ricordare di lasciare al portiere una busta con l’affitto, e i soldi per le bollette: avrebbe mandato il figlio a fare la fila alle poste per pagarle.
Era davvero in ritardo con i pagamenti, doveva fare presto ora che aveva i soldi.
Mentre la frittata stava finendo di cuocersi, il Vincolato stava meditando sul da farsi.
“ La mangio ora, e poi mi tengo sullo stomaco il tutto mentre annego un pochetto, o la mangerò fredda dopo aver risolto il caso?” meditava ad alta voce.
Guardò cupo la frittatona e le fece un saluto con la mano.
Era domenica: non ci sarebbe stata scuola, e molto probabilmente avrebbe trovato il mostro “presunto” a casa sua.
Aveva nome e cognome e impiego: trovare il suo account Twitter fu abbastanza facile.
Aveva persino una foto con Margaret e il marito, e sinistramente, Patrick con un occhio nero tenuto con le sue mani sulle spalle.
 
Il “gruppetto” era originario di Santa Barbara, meno di cento miglia da L.A.
Considerando che all’ora ne faceva quasi 300 in forma spettrale… se teneva la frittata in caldo e aveva fortuna poteva ancora gustarsela tiepida.
Google Map era dalla sua e si segnò da casa sua il percorso più rapido in linea d’aria: grazie al cielo il suo senso dell’orientamento era ottimo.
Preparò il secchio “rituale” e guardando malinconico la frittata lasciata di nuovo sulla padella le fece “ciao ciao” con la mano.
“Ritornerò per TE!” disse sicuro di sé evocando la torcia spettrale che ausiliava i suoi poteri.
E dopo i consueti esercizi di respirazione per affogare prima, si diede da fare.
Una parte di lui, notò con sentimenti misti che il senso di piacere per l’attività era assente: un segno di sanità riconquistata?
Dopo il consueto minuto, si liberò del proprio corpo e sfrecciò a velocità folle all’indirizzo di Benjamin White…
 
Aveva guadagnato tre ore di autonomia, sotto la media per l’attenzione e la volontà che vi aveva speso: si consolò che era quanto mai più che sufficiente per l’impresa.
In poco più di mezz’ora era arrivato a Santa Barbara, e in altri 5 minuti aveva trovato l’appartamento.
Con suo disgusto,  notò che il Crepuscolo era pieno di fantasmi: ne aveva contati cinque..
Avevano tutti espressioni di orrore, ed erano due uomini, una donna e due bambini.
I loro Corpus erano deboli, come se qualcosa ne avesse assorbito l’Essenza e reso fragili i loro Corpus, i loro corpi intangibili.
“ Sta attento… o ti mangerà…” disse la donna,  l’unica che pareva riuscire a prestare attenzione ad altro che non fosse se stessa.
“ Che cosa è? Vi ha uccisi lui?” indicò Benjamin, che stava lavorando ad una tavola di disegno.
Stava lavorando alacremente, disegnando i volti contorti dei fantasmi…
La donna annuì.
“ Quando apre la sua bocca, la sua vera bocca… ti risucchia le forze. Prima ti rapisce, ti tortura… e nessuno sente le tue urla! Riesce a insonorizzare l’ambiente… è il diavolo, ti conviene scappare prima che ritorni a guardarci…” la sua figura era asimmetrica: doveva averla tagliata con qualcosa di affilato e largo, come una motosega?, per l’altezza… stava “insieme” per pura forza di volontà.
I due uomini erano nudi, ed erano imbavagliati e incaprettati, uniti assieme da corde spettrali , fluttuanti nel etere.
Le corde che li tenevano legati, puzzavano di cherosene e carne arrostita…  mentre i due bambini, dell’età di Patrick, erano con la testa più trasparente del resto del corpus: segno che erano stati decapitati.


* E’ un Abmortale , senza dubbio:  hai notato che il suo tempo scorre molto lentamente? Non è fermo del tutto. Risucchia energia dai fantasmi evidentemente, e cerca attivamente di crearne altri.
Un allevamento… * gracidò il Rospo.
“ Deve avere un punto debole, un modo in cui la morte può fregarlo… ma cosa?” disse ad alta voce.
La donna scosse il capo.

“ E’ invincibile: ho usato io stessa una motosega contro di lui.
Lo avevo squartato, mi aveva invitata ad un cottage e tentato di stuprarmi: aveva preparato una sega elettrica per tagliare la legna.
Fui più veloce di lui e scappai…arrivai alla macchina prima di lui, e lo investii.  Pensai di averlo ucciso.
Ero in shock e mi misi a urlare, e non potevo chiamare la polizia: aveva preso e rotto i miei cellulari e tagliato i fili del telefono.
Quando mi risvegliai dopo il crollo… lui era di nuovo in piedi, con la motosega, divertito.
Ero più spaventata che mai, e trovai per puro miracolo un'altra motosega.
Lo affrontai nuovamente, caricandolo mentre aveva la lama abbassata dopo un affondo folle.
Lo decapitai, e scappai… ma non servì a niente.
C’era una bufera di neve, e attesi tutta la notte sveglia…quando lo vidi tornare, alle luci dell’alba.
Era ancora più divertito, più svelto… mi uccise rapidamente, con un colpo solo.
E’ un demone in terra… si nutre di noi da morti, e cerca nuove vittime.
Disegna i nostri volti per farne un museo degli orrori.
Vuole attirare altre vittime… i cadaveri li scioglie con un acido che viene dalle sue fauci, cosi non lascia mai tracce.” Raccontò.
 
* Il suo punto debole potrebbe essere legato a qualche caratteristica di Patrick? Non ha voluto tenerlo, anzi  ha distrutto la sua ultima ancora… * chiese.
* Non è detto: può darsi che semplicemente non ha ottenuto da lui soddisfazione nell’essere una sua ancora. O che era troppo attaccato alla madre, alla famiglia : avrebbe potuto manifestarsi e costringerlo ad attirare troppa attenzione.
Bisogna capire da quanto tempo è attivo, spiarlo… non ha senso lottare contro di lui senza sapere il suo punto debole.* mormorava, senza gracidare, il Geist.
 
Mentre Alex pensava a questo, la creatura si voltò e sembrò vederlo e valutarlo.
Senza pensarci mezza volta, aprì le sue fauci: e Alex percepì un gelo che richiamava il passaggio di un Cancello Averniano… solo… diverso.
Ma non attecchì su di lui: il legame al suo corpo era troppo forte perché potesse essere spazzato via.
Si rincuorò anche che l’effetto non era ad area ma limitato alla singola vittima.
La donna era stupefatta, e anche gli altri 4 spettri si voltarono meravigliati.
* Dannazione, ci ha scoperti!* gracidò velenoso e irato.
 
“ Sei un osso duro eh?”  disse con voce sepolcrale.
La sua figura stava ora solida e reale come durante la Possessione Inversa.
COSA era quel mostro?
Alex attivò rapidamente il Sudario della Polvere dei Cimiteri: se la creatura voleva lottare contro di lui, avrebbe avuto una brutta sorpresa.
Il mostro si attaccò a lui, convinto che l’armatura sarebbe stata di scarso effetto di fronte al suo risucchio animico.
Ma non poteva fare alcun effetto,  su Alex che si impegnò a strangolare il mostro a mani nude.
La fisiologia della creatura diventava anomala da sotto il naso sino al petto,  e per tutta risposta, la creatura emise il suo terribile getto acido : non era possibile mancare un colpo simle.
Ma il Sudario ora era rinforzato dalla resistenza fisica dello stesso Alex, oltre che dal suo potere occulto: i danni che aveva subito erano si gravi, ma in zone limitatissime, solo parte del viso era stato corroso.
Doloroso, ma non sufficiente a stenderlo.

“ Immobilizzalo! Gli darò io il colpo di grazia!” la donna fantasma aveva usato un Numen, uno che Alex aveva visto usare pochissime volte: le braccia della donna erano diventate lame acuminate , come una mantide umanoide.
Era un rischio… ma il peggio che poteva succedere, qual’era? Tornare di botto al suo corpo? Morire?
Lo intrappolò,  dando il tempo alla donna di eseguire la sua vendetta: le lame di corpus tranciarono in due il corpo, fisico e spettrale della creatura.
Per qualche strano motivo, il punto debole di quell’abominio erano proprio i danni inflitti in Crepuscolo?
Alex era speranzoso, ma vedeva che non era sufficiente.
I cinque fantasmi erano ancora ancorati a lui… e la creatura ora era intangibile, esisteva solo nel lato materiale: aldilà della loro portata.
“ Si riformerà… deve avere un altro punto debole… ci vuole qualcos’altro per finirlo!” era angosciata.
Alex non aveva in mente nulla, a parte cercare di svegliare dalla trance gli altri fantasmi, sperando che potessero avere un potere utile da usare in questa occasione.
* Rospo! Se mi tagliassi e lasciassi fluire un po’…* proposè Alex
* Cretino, sei in forma spirituale! Il tuo sangue può compiere l’effetto,  non la tua forma spirituale!
Prova invece a tornare indietro, e chiamare la polizia: se saranno veloci, lo beccheranno mentre è ancora morto, e sarà costretto a usare la forza per sparire via. Magari i poliziotti lo abbatteranno nuovamente , indebolito come sarà.
E’ il meglio che possiamo fare. * gracidò concitatamente.

“ No… ho un'altra idea! Come ti chiami tu? Usa le tue lame per liberare gli uomini incaprettati col nastro: forse questo cambiamento li aiuterà a riprendersi dallo shock! “
“  Megan… ottima idea! “ e usando ancora le sue lame, delicatamente, liberò i due uomini.
I loro Corpus erano oramai fusi, e questo parve un brutto segno ad Alex : qualcosa di davvero sinistro era successo per  averli cosi conciati anche nello spirito.
Le loro forme bruciate però sembravano stare…bene.
“ Karl? Siamo liberi ora, finalmente! “
“ Si Alex, il mostro è morto! Oh.. . ci avete liberato, vi saremo debitori per sempre!” in sincrono, la massa si avvicinò per abbracciare sia Megan che Alex,  con vivo disgusto di Megan.
“ Ehy che modi… siamo tutti morti qui, o sbaglio? Poveri bambini, non si sono ancora  ripresi… dobbiamo fare qualcosa!” disse il primo, Alex ?
“ Kowabonga fratello… ma… come facciamo? Voi ne avete capito niente ?”
In realtà parevano perfettamente sani e tranquilli, anche se agitati.
“ Fatemi indovinare: siete fratelli siamesi? “ tirò ad indovinare.
“  E’ evidente no?! Perché pensi che qualcuno possa sopravvivere con un cretino appiccicato per metà corpo?”
“ Ma che simpatico umorista, ora muoio dal ridere!”
Megan era con gli occhi fuori dalle orbite.
* Questa ancora mi mancava, ma stanno perdendo tempo! Non è finito il pericolo!* gracidò rumorosamente, nella testa di Alex almeno.
“ Giusto, pensiamo alle cose serie: il mostro è ko ma non è morto del tutto! Se avete modo di interagire col mondo fisico… beh, sarebbe il momento di pensarci seriamente. Telecinesi, magari?” chiese.
I fantasmi risvegliati dal loop o comunque coscienti, sono più potenti e scoprono di avere più poteri di prima.
“ Fratello, io direi di fargli provare la sua stessa medicina… diamogli fuoco…facciamolo bruciare…” dissero all’unisono i fratelli.
I loro occhi divennerò rossi, mentre i dipinti su cui stava lavorando Benjamin iniziarono a prendere fuoco.
E poco dopo le tendine, e poi il resto dello studio.
Megan si stava esaltando. 
“ Aspettate… ha una bombola del gas, una stufa! Vedo di portarla qui e di aprirla, una piccola esplosioncina….”
Alex fece un attimo il controllo della zona limitrofa.

L’appartamento era in una zona abbastanza isolata, e tanto al piano di sopra che a quello di sotto e ai lati non c’erano anime vive.
“ E’ un rischio…ma prima prova a stendere le tende bruciate sul suo cadavere, vediamo se è sufficiente!”
Ansiosa di danneggiare ancora il corpo del mostro, Megan fece volare le tende incendiarie sui resti della creatura, e con gioia lo vide iniziare a bruciare.
Giustizia era fatta, disse Alex, mentre la presa spirituale della creatura sui fantasmi, andava scemando via via, anche sui bambini.
“ Ricordatevi il mio nome : Alex Scirocco! Ditemi i vostri cosi potrò contattarvi, sono un medium!”
Troppo tardi, per quanto lo avessero ascoltato…sparirono.
Non avevano trovato la pace: erano stati portati via… il mostro era davvero stato distrutto, ed erano stati richiamati alle loro altre ancore… oppure, nell’Oltretomba?
Per sicurezza, sarebbe tornato poi nella Grande Profondità, per invocarli. Non sapeva i cognomi, ma almeno i nomi di tre su cinque.
Se erano tra i vivi, in effetti, tanto meglio per loro.
E poi, probabilmente, Patrick era ora molto vicino a trovare la pace.
* Ottimo lavoro… davvero niente male Alex,  hai usato al meglio le risorse e i fantasmi disponibili. Questa volta, meriti davvero i miei complimenti, Guardiano dei Confini. * non gracidò questa volta, era la sua voce “umana”.
* Grazie… è la prima volta che mi fai i complimenti. Mi monterò la testa.* rispose ironico.
* Non è stata solo fortuna, lo riconosco.  Ma devi migliorare la tua potenza  militare Alex:  agire da solo  non ti è sufficiente per risolvere le minacce più pericolose, te ne sarai accorto.
Con quel Revenant poi,  hai avuto pura fortuna, non scordarlo.

Alex era diventato estremamente resistente da quando aveva imparato ad usare meglio il Sudario delle Polveri, ma nell’atto di ferire…era pressoché impotente.
Tornò indietro,  al suo corpo giusto in tempo per vedere una scena agghiacciante.
Mark Simpson, il suo padrone di casa, era davanti  alla porta della cucina, e stava facendo avvicinare persone dell’ambulanza,  e sentiva le sirene della polizia!
Appena in tempo!
Il secchio si era rovesciato e si sentì il rumore,  seguito dall’urlo di Mark quando vide Alex vivo e in piedi.
“ Ahhhhhhhhhhh! Oddio , il morto, il morto! E’ vivo!”  crollò a terrà in preda al terrore.
Alex era sconvolto, ed aveva la testa fradicia, il secchio vuoto per terra.
Guardò i paramedici, con occhi spiritati indicando Mark e facendo segno che non ci stava tanto con la testa
Dopo un attimo di immobilità, i barellieri pensarono di occuparsi di lui che era in evidente “ stato confusionale e di isteria”.
Un detective della L.A.P.D. arrivò poco dopo con la pistola in pugno.
“ Che nessuno si muova, polizia!”
Alex alzò le braccia. E non disse nulla.
I paramedici non gli diedero nemmeno retta, caricando sulla barella , a viva forza Mark.
“ Detective Swan: si può sapere che diavolo sta succedendo? Dov’è il cadavere?”
Alex prese la parola “ Quale cadavere, scusi? Qua ci sono solo io e il mio padrone di casa… ah…ho capito…” annuì con l’aria di chi aveva capito tutto.
“ Si spieghi meglio, signor?” borbottò.

“ Alex Scirocco. Il mio padrone di casa è molto spiritoso, ed essendo indietro con l’affitto ha fatto questa sceneggiata. Il suo modo di dire: “sei forse morto, che non ti fai più vedere?” , ad ogni modo avevo i soldi arretrati e volevo farmi perdonare offrendogli una frittata ma…” il detective lo interruppe.
“ Non faccia il pagliaccio! La segnalazione era di un suicidio: aveva controllato il polso e il respiro, e ha dichiarato che si era suicidato il suo coinquilino.
Non mi pare che stia certo fingendo… fategli comunque un test per le droghe, non vorrei che fosse un  trip.”
Alex annuì e si avvicino ai paramedici tirandosi su la manica.“ Non a lei! Al proprietario! Senta, si mangi la sua frittata, che è meglio…” ripose nella fondina la pistola.
“ Grazie! Muoio di fame!”  e si sistemò giulivo a mangiare la sua frittata, ancora tiepida, mentre Mark veniva portato via a spiegare alla polizia, e agli infermieri, cosa era realmente successo.

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Capitolo 14
*** Mietitori, spiegazioni e fughe? ***


Mietitori, spiegazioni e spionaggio
Prima di schiacciare uno strameritatissimo riposino, Alex decise di richiamare Margaret.
Non sapeva ancora come dirglielo nel modo migliore… ma decise che era il momento, si era fidata di lui dopotutto.
Avrebbe improvvisato, come sempre.
“ Pronto?” era ancora Margaret.
“ Margaret? Sono io Alex, ho grosse notizie. “ cercò di trattenersi sembrando professionale, ma era palesemente contento.
Dall’altro capo della cornetta, lei rimase impassibile: il marito era accanto, tornato prima da lavoro per un feroce mal di schiena.
Per fare il galletto in ufficio con le giovani colleghe, si era causato uno strappo sollevando pacchi troppo pesanti per lui da solo.
Ovviamente la vera ragione di questi sforzi non l’aveva  menzionata alla moglie: non poteva permettersi di dormire sul divano proprio stanotte.
“ Oh zia Angela, che piacere… ma certo, vuoi passato mio marito? “ increspò le labbra all’orrore del marito che faceva  di no e zoppicava a momenti, tanto era il dolore, per andare in un'altra stanza.
“ Eh purtroppo non c’è , è ancora a lavoro sai… dimmi tutto, non lasciarmi sulle spine.” Riprese.
“  La polizia troverà il cadavere di Benjamin, tagliato in due:  è stato lui. Responsabile di più di una decina di efferati crimini… ho… dato potere ai fantasmi delle vittime di ribellarsi.
L’assassino di Patrick è morto Margaret…  al notiziario sentirai la notizia probabilmente:   generalmente  morti del genere fanno scalpore.”
Dall’altro capo del filo, silenzio.
“ Benjamin hai detto? “ la sua voce tradiva una cupezza mortifera che Alex non riuscì a cogliere.
“ Si. Non ho alcun dubbio… sto andando ora con un collega. Lo voglio convincere a seguire il resto del caso con me.
Questo pomeriggio saprò dirti se Patrick è in pace o se gli serve altro.” Rispose.
“ Ma… non è possibile che lo possa vedere un ultima volta? Farei qualsiasi, qualsiasi cosa , ti prego…” piangeva un torrente di lacrime, mentre ripensava al suo bambino… non riusciva ancora a credere che fosse Benjamin… ma se era vero che morto in modo atroce… no: doveva avere una prova.”

Alex fece un lungo sospiro.
“ Di norma… non lo farei. Ma SE, e ripeto, SE… non è già in pace… te lo farò incontrare.
Ma ti avverto: sarà l’esperienza più sconvolgente della tua vita…e non devi dirlo a nessuno.
Crederai solo ai tuoi occhi, ma ricorda che è un tabù: questa volta soltanto Margaret… ” aveva intuito dove voleva andare a parare, stavolta.
“ Vengo da te? “
“ No. Andremo al cimitero di San Rose. Li vedrai…la verità: in ogni caso… ti farò vedere come compio le mie imprese più… particolari.” Deglutì.
“ Ci sarà anche Benjamin…? “ disse posando la mano accanto alla borsetta, dove c’era ancora nascosta la pistola.
Non rifletteva sull’impossibilità di colpire i morti.
“ Lo escludo… ma ti racconterà la sua stessa storia. Vieni con un impermeabile per  favore, sarà più semplice.
Anzi… vieni pure subito: ti aspetterò li: il custode mi conosce e lo avviso io in caso.
Avverti tuo marito, chi vuoi, chi vieni per una seduta particolare al cimitero.  Ti aspetto.”  E chiuse.
Margaret chiamò immediatamente il cellulare di Benjamin.
Suonò a vuoto, ovviamente.
Disse al marito che doveva uscire, e ignorò ogni sua protesta: come una furia si scaraventò fuori, alla macchina.
Jonathan non poteva fare niente, bloccato dai dolori, ma intuì qualcosa.
Sperò solo che non riguardasse la verità su Patrick: dopotutto, era colpa sua.
Era stato lui a trovare il libro: lui a vendere l’anima di Benjamin, che da ateo miscredente, accettò ridendo l’offerta in cambio di un prestito, accettando serenamente che la remota possibilità che funzionasse, sarebbe stata più “divertente” del prezzo da pagare.
Il suo orgoglio aveva aperto una porta, e quel demone era venuto ad abitare nel suo corpo, ma era troppo debole e spaventato per contrastare il demone.
Jonathan in compenso, aveva davvero ottenuto quello che più voleva: risolvere i suoi problemi di erezione in modo permanente.
Purtroppo però, la moglie a seguito di cosa era accaduto cadde in depressione, perdendo ogni interesse al sesso.
Solo “Pat” soddisfaceva le sue voglie e i suoi peccatucci… in modo che poi, non si sarebbe sentito nemmeno di chiedere alla moglie , tra l’altro: anche per qualche differenza anatomica: Pat è una prostituta transgender di colore, non ancora operata.
Ed era stata lei, senza che nessuno lo sapesse, a trovare e rubare il libro…
Presto, ci sarebbe stato un bel rendez-vous.
Alex sospirò, aveva un bisogno maledetto di dormire ma non poteva… si diede una svegliata con una bottiglia speciale di grappa, retaggio italiano del nonno.
Era bella forte, e gli diede di nuovo “stabilità”.
Come tono dell’umore, perché anche se non era ubriaco… iniziava a sentirsi un pochetto strano.
Si insomma: strano in modo diverso dal solito.
* Questa non è un azione molto in sintonia con il tuo ruolo, Alex * gracidò il Rospo insofferente.
* E’ per una buona causa, ed un investimento: metti caso che muoia mentre Patrick è già andato oltre.
Diventerebbe sicuramente un altro fantasma a cui dovrei badare: prevenire è meglio che curare.  * obiettò fiaccamente.
* Non  sei divertente Alex… * commentò pigramente.

E presosi un paio di autobus, arrivò dritto al cimitero.
E qualcun altro era ad aspettarlo:  Shinigami, evidentemente.
Lo salutò, facendo apparire tra i denti un coltello tattico da Berretto Verde :  aveva visto il modello su Ebay l’anno prima.
Solo che questo era decisamente vecchio e sporco di sangue.
“ Si ok, ho capito chi sei: mettilo via prima che qualcuno ti noti, Rambo…” si preoccupò.
L’uomo era dalla pelle abbronzata, e aveva diverse cicatrici da ustione sulle parti visibili del collo e del petto.
Aveva proprio l’aria del delinquente: vestito con una giacchetta di Jeans, come i pantaloni, orecchini a forma di teschio ad entrambe le orecchie, smalto nero sulle unghie e mani coperte da guanti da motociclista , una maglietta rosso sangue strappata e degli anfibi color catrame.
Difficile capire la sua etnia, essendo molto abbronzato e coperto di molte cicatrici da ustioni, quasi mezza faccia, e la testa lucida e pelata come una palla da biliardo.

“ E cosi alla fine ti hanno preso… sei popolare nell’Eberos.
Conoscevo il tuo blog da prima…da prima di diventare io un Vincolato, intendo.
Chi è il tuo Geist?” gli chiese inquisitorio, mentre il coltello gli cadeva dalla bocca e spariva prima di centrarlo su un piede.
“ E’ un Rospo che si nascondeva in una grotta subacquea sulla spiaggia di Santa Monica. Una Preda, come me.
E tu?” non gli piaceva il suo modo di fare, ma voleva stare al gioco, mentre l’uomo scuro lo guardava con i suoi occhi arrossati e magnetici.
“ Fuoco Nero… un pompiere avvolto nelle fiamme del suo ultimo incendio. “ gli rispose senza fare una piega.
“ Che soglia siete voi due? “ gli chiese, sostenuto. Lo voleva scimmiottare.
“ Mietitori d’anime. Adepti del sacro fuoco purificatore della Pira….” E ridacchiò, iniziando a giocare con un accendino.
Alex scosse il capo: i Mietitori erano la categoria che più odiava in assoluto.
Gente che si prendeva il dovere di giudicare chi doveva vivere e chi morire, per garantire una vita migliore agli altri.
Gli sembrava uno scherzo di cattivo gusto da parte dei Dei della Morte, l’esistenza di un simile Ruolo.
Alex si avvicinò “ Mi stai dicendo apertamente che sei un assassino? “ lo sfidò in una gara di sguardi a cui non ebbe la peggio solo per il suo disinteresse alla pelle.
“ Mi piace pensarmi come uno smaltimento di rifiuti umani.  Hai presente The Punisher? I suoi fumetti, e le sue storie, sono la mia ispirazione e testi sacri. “ rispose con voce particolarmente acuta.
E schioccò le dita.
“ Chissà quanti fantasmi puoi produrre con i tuoi bei sistemi…” lo guardò, Alex, pieno di disprezzo malcelato.
Che però, non venne ricambiato.
Al contrario, il tizio parve rilassarsi e sfoggiare del buonumore.
“ Mi chiamo Samuel  Bretagna. Sono felice di conoscerti, Alex, non fare caso all’ atteggiamento spaccone di prima.
Stavo solo testando il tuo sangue freddo.
Non sono un assassino spietato come puoi pensare: non sono un latore di morte immorale.
Al contrario, uso la morte con estremo giudizio: uso la minor violenza possibile per evitarne altra senza fine.
La violenza è quello che mi ha svegliato e portato alla verità, alla conoscenza… alla rinascita.
La vita ci prende a calci Alex: dobbiamo imparare a tirarne anche noi, se non vogliamo essere calpestati”


Alex rimase spiazzato: quella calma improvvisa lo prese di contropiede, calmandolo e “riscaldando” le sue emozioni verso di lui.
“ Ok… ne avremo tempo di parlare. Ascolta: devo portare una donna ad indagare nell’Eberos per parlare con suo figlio.
Sono un Guardiano delle Soglie, ma è talmente ossessionata che ho deciso di farle vedere come è davvero: ha perso suo figlio… e il criminale ha raggiunto la giustizia: non c’è bisogno di alcun intervento.” Specificò subito.
“ Si è trattato di un incidente? Io appartengo agli squartati, mi hanno investito in realtà, anche se è stata l’esplosione del serbatoio a conciarmi cosi.”  Disse con interesse professionale.

Alex non voleva rispondere: gli seccava dirgli che era un mostro Abmortale che aveva ucciso e risolto “alla maniera pesante”, come faceva lui. Si tenne sul vago.
“ No, era una creatura soprannaturale non identificata. “
“ U.S.C.”  gli fece eco, appoggiandosi al muro.
Strappò un sorriso ad Alex.
“ Te la senti di aiutarmi? Conosci qualche Cerimonia a proposito? Da insegnare… non ne conosco nessuna ti confesso…” mormorò.
“ Due… ed è per questo che cercavo altri. Sono passati tre mesi da quando sono morto... beh si, quasi.
E sono in cerca di altri con cui formare una Krew. Un gruppo sai. Non ho voglia di affiliarmi ad altri, voglio un gruppo tutto mio.
Il tuo Geist ti ha spiegato come funzionano i culti, ovviamente.”
No.
Alex non aveva mai sentito niente del genere, e lanciò un occhiataccia virtuale al suo Rospaccio.
* Di che sta parlando questo? COSA non mi hai detto? *
* E’ un iniziazione Alex: prima di parlarti di questo, volevo vedere come te la cavavi.
Il brutto di riunirsi in gruppo, è che ci si rammollisce se non ti abitui a cavartela da solo.
Tu lo sei fin  troppo.* rispose causticamente.
“ A quanto pare no… mi informerai dopo: la donna si chiama Margaret Hammer. Il figlio Patrick non voleva spaventarla e farla agitare…ha reciso da solo il contatto con lei, un bambino.” Spiegò sinteticamente.

Samuel voleva parlare, ma la vista della donna lo fece ammutolire.
Aveva partecipato con Benjamin ad una fiaccolata per il bambino, ogni anno, per non far cadere nel dimenticatoio la sua storia.
Non era mai venuto in contatto diretto con la famiglia.
Si sentì un idiota a non averci pensato prima, a controllare l’Oltretomba: questo caso l’aveva risolto un altro, a quanto pare.
Vide per primo Margaret, la quale si sbraccio per attirare l’attenzione di Alex.
“ Alex…sono pronta.” Annuì , salutando rigidamente Samuel.
“ Margaret, lui è un mio collega: ci scorterà e aiuterà nei preparativi.
Seguitemi nella cappella…” disse a bassa voce, mentre Samuel con emozione e tristezza, stringeva la mano alla donna.
Saltati i convenevoli, Alex usò la chiave in suo possesso, ma fu Samuel ad aprìre il Cancello Averniano, tenendo le mani in tasca.
Evidentemente, aveva qualche Memento Mori, reliquie della morte di persone, con sé, a facilitargli la transizione.
Margaret non credeva ai suoi occhi, quando vide la tomba aprirsi da sola, e mostrare una gradinata.

Alex le fece un corso accelerato, spiegando che era l’oltretomba, che solo i medium più potenti sono in grado di aprire un varco e che è un azione pericolosa e sconvolgente.
Samuel descrisse come apparivano i fantasmi, delle caverne,  e del soffitto che grondava sangue.
Da qui l’utilità dell’impermeabile, perché la cosa le facesse meno impressione.
Margaret era oltre lo shock oramai, preparata a tutto.
La guidarono assieme, ed Alex ripetè l’invocazione.
Patrick apparve, mentre la madre singhiozzava dalla gioia e dalla tristezza insieme, per poter riabbracciare il suo piccino.
Patrick era molto più umano e normale di prima: alla morte di quel mostro di Benjamin, aveva riassunto buona parte del suo aspetto da vivo.

“ Mi dispiace mamma…è stato Benjamin… non volevo che ci rimanessi male, temevo che saresti stata solo peggio a vedermi cosi…” piangeva.
Alex si sorprese a vedere Samuel che piangeva calde lacrime, emozionato palesemente.
Si sentì anche parecchio in colpa, lo aveva mal giudicato completamente.
“ Oh Patrick… non puoi restare, vero tesoro… non puoi restare con me? Non mi importa se sei morto io…” ma il bambino la fermò.
“ No mamma…io… devo andare avanti. Non ti posso aiutare qui, in questo limbo…e non c’è modo di tornare di sopra. Se non lasciandomi alle spalle tutto.
Ma potrò vegliarti dall’altra parte… e… mi spiace per papà.
Non gli ho chiesto scusa per aver sbirciato il suo libro. Si era arrabbiato tanto…” era ancora scosso.
In mano teneva le sue vecchie fotografie.

La saggezza di Patrick colpiva enormemente Alex.
Sentiva che doveva andare avanti, quando lui stesso avrebbe cercato scuse per rimanere.
Ma essere morti, o essere vivi…non era la stessa cosa.
Provava un forte disagio ripensando alla sua nuova relazione con Trish… ma lei non era un fantasma.
Chiuse cosi, ipocritamente forse, la questione. Per ora.


Samuel osservò l’abbraccio tra madre e figlio, e notò che la madre non riusciva a dire niente , solo a piangere, mentre Patrick era bloccato e…non sapeva come andarsene.
Intervenne lui, era preparato all’eventualità.
“ Signora Hammer… è il momento dell’addio. Mi dia le foto… una volta finito tutto, si accorgerà di quanto sia meglio cosi.” Iniziò ad attivare una Cerimonia , e Alex lo notò , a pelle, pur non avendone mai vista fare una da nessuno.
Strappò con delicatezza le  foto, e le diede fuoco con il suo potere fantasma.
Patrick si illuminò sempre di più come la fiamma di una candela; brillando come una stella in un mondo di oscurità, salutando con la mano il trio, sino a che la luce si riaffievolì e sparì con lui.
Calma, quiete.
Entrambi i Sin Eater sentirono una sferzata di potere, che su Alex fece ben misero effetto essendo già al suo massimo di potere.


Margaret non si sentiva pronta, capace di sopportare il vero addio al figlio…ma capiva che era successo.
Che il vero assassino era morto, Alex aveva detto il vero.
Sentiva i lamenti e intravide le figure contorte dei morti, visioni che la spaventavano enormemente: la fecero risalire facilmente.
Lei abbracciò stretta entrambi e senza dire altro, ma sorridendo… si allontanò.
Non li ringraziò nemmeno a voce, il suo abbraccio conteneva tutto.
Non c’era altro da dire, o forse era l’enormità di quanto aveva visto…

Il silenziò durò un paio di minuti dopo che se ne era andata, e Alex si sentiva chiudere gli occhi dal sonno.
“ Ti riporto a casa: ti lascio il mio numero, quando vuoi mi chiami ok? Teniamoci in contatto Alex.
Se troviamo un terzo, possiamo fare un culto.” Gli buttò li la proposta.
Alex annuì ma non ne capiva niente: voleva solo andare a casa e prendersi il resto della giornata a riposo intensivo.
Non fece nemmeno caso al fatto che Samuel sapesse dove abitava (non che fosse un mistero in effetti, ma di solito ci avrebbe fatto caso), e salutatolo, crollò a dormire nel primo divano che aveva vicino.
Si sarebbe svegliato solo 5 ore dopo, per opera di Trish che li dava…la buona serata.

“ Sonno comatoso, zuccherino?” gli chiese.
“ Giornata piena, che più piena non potevo tesoro… stanotte ho pure del lavoro: una visita a domicilio, e dovrei anche dare un occhiata a nuove anime che infestano il St Charles.
Che ore sono?”
“ Le sette,  ma devo chiederti anch’io un favore… se una mia amica ti viene a prendere, sei in grado di essere presentabile ? I miei colleghi vorrebbero conoscerti…la storia si è complicata alquanto e sarebbero ansiosi di vederti all’opera.” Disse misurata con tono professionale.
“ Se mi fai accompagnare sarebbe fantastico. Certo che vengo, non posso certo passare una notte senza vederti. Tutta la giornata senza di te, oramai mi pesa.” le disse.
“ Ohhh… sei in vena di morsetti?” lo stuzzica.
“ In realtà no, ma sono più che pronto per offrirti tutta la cena che ti serve.” Disse serio, animandosi.

Dall’altro capo della cornetta, Trish era compiaciuta.
Non poteva vedere la sua aura, ma aveva notato di come Alex non nascondesse mai le sue emozioni.
Il suo tono non aveva esitazione: era davvero ansioso di vederla, a prescindere dai piaceri carnali.
Si concesse più tenerezza del solito.
“ Sono appena sveglia, e sei la prima persona a cui ho pensato: mi stai prendendo bene Alex, lo sai?” glielo sussurrò al telefono.
“ Wow… allora sai cosa provo. Tesoro, dobbiamo passare un po’ di tempo da soli: ti prometto che troverò il modo.
Intanto, sono pronto ad aiutare te e la tua compagnia.” Promise serio.
“ Va bene… scoprirò se sei stato buono e fedele: la mia amica è una tipa molto allegra, ti metterà alla prova. Mi aspetto che ti comporti in maniera IMPECCABILE!” quasi gridando l’ultima parola.
E suona il campanello.
“ Ahahah , mi fa piacere sentirti gelosa, lo confesso… “ guarda allo spioncino e vede solo una scollatura.
Apre la porta stranizzato, ancora al telefono con lei.

“ Ciao, sono Patri…” si bloccò di colpo.
“ PATRICK!? Accidenti… quanto sei…ehm…” deglutisce.
Pat, Patricia, all’epoca ancora Patrick quando si erano conosciuti, istintivamente fece un gesto scaramantico molto maschile, che tradì la sua natura.
Dall’altro capo del telefono, Trish stava ascoltando…e anche VEDENDO la scena.
Pat, si quella PAT prostituta che aveva rubato il libro a Benjamin, era una maga.
Anche lei era entrata in affari con i vampiri , con i Cavalieri del Sole, e si era proposta proprio per testare un Vincolato dando sfoggio dei suoi poteri.
Trish poteva vedere la scena, come se fosse presente: per quanto fosse distante svariati chilometri.

Pat scosse il capo “ Oddio no, lui no!” cancellò l’incantesimo, e fece dietrofront, chiudendosi la porta alle spalle.

Questa è davvero…un'altra storia.

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Capitolo 15
*** Spiegazioni & Scelte Vincolate ***


Spiegazioni & Scelte Vincolate

-Alex, il fatto che una prostituta transessuale scappi a gambe levate appena ti vede non è un buon segno per la nostra relazione. Ammetto che quello è il passato, ma facciamo che ora mi spieghi tutto? Grazie.-disse con ironia che non era possibile evincere dal tono, ma solo dalle parole.
- Semplice: la tua amica era con una cliente al locale dove ci siamo incontrati e quando la donna ha scoperto le “doti particolari” di Patrick, ha cacciato un urlo e l’ha malmenato fuori dal bagno.- racconta con voce compassata.
- Vai avanti… -
- All’epoca non ero ancora pratico del locale e pensavo che fosse stata picchiata da un uomo con cui si era appartata.
Quindi entrai senza badare che fosse il bagno delle donne e chiesi “ dove si trova il maniaco?” alla tipa scioccata. Lei per reazione prese la rincorsa per aggredirmi… non ho mai capito perché.
Col risultato che Patrick rientrò, per dirgliene quattro… e si prese lui un calcio nelle… parti basse ecco.
Quando sentìì gli insulti e le nuove sberle date a Patrick, non capiì più niente.
Non capivo più chi aveva aggredito chi e… ho chiamato la sicurezza.
Quando capirono che era una prostituta, o un gigolò: non ho ben capito come si usi… gli diedero altre legnate.- concluse.
Trish stava per rispondere quando si sentì un feroce rumore di clacson e delle urle che si sentivano tramite il telefono : Alex notò che per poco non avevano investito “Pat”.
- Parola mia, persona più sfortunata non l’ho mai incontrata. – sospirò, vedendo che si rialzava illesa ma spaventata e centrando dritto un palo della luce.
- Sfortunata? Esiste il Karma semmai: ha ripulito a turno cinque dei nostri migliori pokeristi.
Ha spiegato come barava, tramite la magia… normalmente non ci fideremmo di qualcuno con le sue doti, ma ha un conto in sospeso evidente con alcuni dei nostri nemici.
E’ troppo utile e sincera nel suo desiderio di vendetta, da non poterla usare.- ribattè Trish.
- Ok… dimmi tu dove devo andare, al tuo appartamento dell’altra volta? –
- Si, va bene… e potrai anche fare presente le tue richieste: abbiamo bisogno di tutto l’aiuto possibile… oggi abbiamo perso tre dei nostri a causa di un attacco a sorpresa. Non va bene cosi…- mormora cupa.
- Non avevo idea che fossi cosi in pericolo… posso sempre chiedere un poco del sangue di vampiro per la bambina no? Devo parlare con il padre per sicurezza: arrivo il prima possibile. Smack smack.-
- Ti ringrazio… sono sicura che apprezzerai il nostro stile.- replicò seria, con determinazione. C’era anche un filo di commozione, che stavolta la Preda notò.

Alex telefonò a Jimmy al cellulare e prese al primo squillo.
- Alex, ciao. Sono in ufficio a stendere il rapporto mensile, niente pattuglia. Non è stata una grande idea cercare di convincere Maggie… Veronica ti adora, e mi ha chiesto se è vero che hai poteri magici.
E’ convinta che possiedi davvero dei poteri, che hai occhi …occulti. – tagliò corto.
- Hai pensato alla questione della cura di cui ti parlavo? Prima la usiamo, meglio è. – rispose cupo.
- Mi hai detto tu che stasera andavi a parlarci: hai già fatto?-
- Sto per andare adesso, ma sono sicuro che è tutto in regola: mi interessa però che tu sia più … aperto di mente Jimmy.
Non puoi continuare a negare le evidenze: non lo dico per me, ma per te.
Le cose si fanno sempre più strane… siamo amici, e ora volente o no devi decidere se far entrare tua figlia in questo mondo: con i suoi rischi e guadagni. Appena ho finito ti richiamo…-
- Alex… questa storia non mi piace, non credere che sia in una bella posizione comoda e divertente! Tu non puoi capirmi, non hai figli… senti, non voglio litigare. Apprezzo che fai del tuo meglio e sarò ancora più felice  se vedrò davvero risultati, d’accordo? Se tu sarai pronto, troveremo modo stasera stessa di…vederci. Passo e chiudo.-
- Ok… a presto. – e chiuse.
Questa volta Alex pensò di chiamare un Taxi, ma si trattenne immediatamente.
Meglio non lasciare alcun indizio su dove va … prudenza.
Prende solo un autobus e si trova ad un isolato di distanza da dove abita Trish.
Questa volta la trova fuori ad attenderlo, dall’esterno è tutto vuoto, e non c’è traccia delle ganghe.
Trish gli fa cenno di seguirlo e lui la segue in silenzio.
Una volta dentro però, non rinuncia ad affrettare il passo, per starle di fianco e carezzarle velocemente la mano.
A lei scappa un sorriso veloce e uno sguardo di apprezzamento.
Arrivati all’appartamento, trova sei altri vampiri, altrettanti “ghoul” uomini e donne.
“ Bene… siamo tutti qui. “ Trish gli posa il braccio attorno alla vita, un gesto che viene osservato silenziosamente dai presenti.
“ Lui è Alex: l’ho esaminato ripetutamente e mi ha dato prova dei suoi poteri.
Può spiare sotto forma di fantasma, ed ha capacità rigenerative impressionanti…con una modica preparazione.
In cambio, vuole solo un accordo economico e …una ghoulizzazione per una persona cara malata di cancro.
Io sono favorevole, immagino vorrete fargli domande e testarlo a modo vostro.”
Alex si sentiva nervoso, gli sguardi più interessati erano da parte dei ghoul, ma più di un paio di vampiri erano curiosi.
Avevano tutti un look simile, con un capo d’abbigliamento militare: una giacca, pantaloni, maglietta o un cappellino di mimetica.
Uno di quelli più in fondo, si fece avanti.
- Mi chiamo Jerome, Alex… Trish ha detto molte cose interessanti su di te… ma io sono un po’… come dire, san Tommaso…- e le sue dita divennero in un batter di ciglia, degli artigli di leone, fiondandosi addosso a lui prima che riuscisse a capire COSA era successo.
Un urlo di dolore acuto e straziante da parte di Alex, mentre il suo istinto lo portava ad allontanarsi e invocare il Plasma per rimarginare subito quelle crudeli ferite.
Il suo polmone destro era stato trafitto da quattro dita, e il sangue era spruzzato sul muro dietro di lui e infradiciava la mano del vampiro.
Trish diede di testa e, zanne snudate, si lanciò a cavalcioni di Jerome, con evidente sorpresa di lui, che si trovò le zanne di lei a cercare presa sul collo.
E non un morso per succhiare il sangue, ma per squarciare e distruggere.
Due altri vampiri si unirono poco dopo per cercare di strappare via Trish dal loro compagno, e sembravano molto tesi, gli altri erano inebetiti e pietrificati.
Qualcuno dei ghoul sembrava indeciso se aiutare o meno ma rimasero a distanza di sicurezza.
Nessuno fece caso ad Alex, e alla schiuma biancastra che fumava nei punti dove gli squarci avevano fatto uscire lembi di carne e fatto spruzzare vivacemente il suo sangue.

Jerome era rimasto lucido tutto il tempo e vedendo il volto di Trish scavato dalla furia e dalle urla disumane che reclamavano la sua vita, scoppiò a ridere.
- Accidenti, non avevo capito che ci tenevi cosi tanto al ragazzo! Ahahahh … va bene, va bene, prometto di non maltrattarlo più. Vedo che è vero che te la sai cavare… e senza il secchio d’acqua.-  e guardando Alex in viso, si leccò la mano rossa cremisi.
Gesto che fece aumentare l’acutezza dei ringhi bestiali della non morta.
- Prima vedo di calmare Trish, poi parliamo Freddy Kruegher – e si parò di fronte a Trish guardandola negli occhi.
- Sto bene… sto benissimo, calmati…ti prego…ti prego…- le mise le mani attorno al viso, mentre lei si dimenava cercando solo Jerome.
Gli altri due vampiri erano visibilmente imbarazzati, divertiti?, ma per niente spaventati.
E per buona misura, le diede un leggero bacio sulle labbra.
L’accarezzò il viso, mentre guardandola negli occhi, ritrovava mano a mano il suo autocontrollo.

- Bene… ora che siamo tutti sereni e tranquilli – ridacchiava Jerome.
Alex lo guardò in cagnesco mentre Trish deglutì a vuoto, rilassandosi, e gli altri due la lasciarono andare sedendosi ai lati di Jerome.
L’imbarazzo era nell’aria.
- Sono il capo di questa allegra famiglia… siamo i Cavalieri del Sole, Alex Scirocco.
Liberi dalle catene di sangue… e da parte delle sue maledizioni.
Vuoi il nostro sangue in cambio del tuo? E’ legittimo, e sei il benvenuto ad unirti tra noi.
Perdona i miei modi bruschi… ma è stato il modo più veloce per capire di che pasta eri fatto, ed è stato davvero illuminante vedere la sentita reazione di Violet.- e con finta timidezza, indicò la bionda, ora scarlatta.
E per rendere scarlatto un vampiro, bisogna impegnarsi tanto, tanto, tanto.

- In forma spettrale raggiungo i 300 … se ci sono spiriti o fantasmi, lo saprò e posso fare da spia.
Ma ho bisogno dell’acqua. Non posso farci niente… ora però a te le spiegazioni.
Come funziona esattamente il sangue di vampiro ? Tutti gli umani qua presenti, oltre me, sono “ghoul” giusto? Io me ne accorgo a vista… come riconosco a vista i vampiri, anche in forma spettrale.
Non so come potrai fare una prova per le mie abilità spettrali, dovrai fidarti temo.
Oppure conosci fantasmi con cui sai di poter comunicare?- rimane neutro nei toni.
Gli spaccherebbe volentieri la faccia, ma è il capo di Trish: e a giudicare dal suo silenzio, deve essere veramente … qualche emozione forte. Non “positivissima”, no.
- Ok… una informazione, in cambio di un'altra. Il sangue di vampiro congela alcuni aspetti del tempo… ma non è in grado di curare alcunchè.
I ghoul imparano ad usare il sangue e le Displine…i poteri fisici di noi vampiri.
Possono curarsi…e immagazzinare parte del potere da usare in seguito: ma hanno bisogno di uno di noi per poter imparare come.
Serve la volontà di un vampiro, la prima volta…per rendere ghoul un umano che beve la Vitae.
Per noi importa solo un regola: mantenere il segreto, noi la chiamiamo la Masquerade.
Il nascondere il segreto.
Abbiamo dei nemici, gli Invictus.-

- Una banda rivale? – chiese interessato.
Un mesto sorriso si affacciò sul volto di Jerome.
- Magari fossero solo una banda…no. Sono una setta vera e propria, di tipo secolare. Soldi…montagne di soldi. Quando pensi ai signori della notte transilvanici come Dracula, ecco che stai pensando ad un Invictus.
Loro non danno nessun peso alle persone, se non come pedine, e non esitano a schiavizzare gli umani piegandoli con gli effetti  più orribili della Vitae.
Non è solo una droga, Violet te lo ha detto:  è anche una maledizione mistica.
 Più ne bevi, e più diventi innamorato, fatto del vampiro da cui bevi.
Noi siamo più umanitari e rispettosi, non ci consideriamo al di sopra delle persone a cui doniamo il sangue e da cui lo accettiamo con gratitudine.
Siamo democratici: rispetta il segreto, dai quello che ti senti e in cambio diamo altrettanto.
Sfido a trovare un altro gruppo, un'altra setta di vampiri più onesta di noi!- e ne parlò con vivo orgoglio.

- Mostratemi i luoghi da perlustrare, le ore e le persone che volete tenute d’occhio. Nomi, fotografie:  posso ispezionare i nascondigli, dirvi chi e cosa c’è.
Sono intangibile, e non posso agire in modo diretto: il punto è, voi vampiri avete modo di vedere spettri e fantasmi? –
Il sorriso largo e le pupille dilatate di Jerome risposero alla domanda.
- E per quella storia del sangue… sei davvero una fontana cremisi vivente? – chiese diplomatico.
- Dammi un dannato secchio , o una vasca.
Quando sono a secco ficcatemi dentro finchè non annego: letteralmente.
Poi tornerò sano e salvo, e potremo ripetere.
Potete pure mordermi tutti insieme, non mi da alcun problema.- disse con indifferenza.
Era l’inizio di un sodalizio.
Jerome era impaziente di fare qualche prova, e Trish annuì distrattamente ad Alex che la guardava, ad assicurarsi che non ci sarebbero stati problemi per lei.
Prima si fece dare le notizie e le istruzioni dei luoghi da visitare, i piani, le trappole, possibile presenza di armi.
Un ora dopo l’alba, avrebbe dovuto iniziare un raid di perlustrazione per sapere anzitutto se i luoghi contenevano ghoul e vampiri a riposo.
Violet si sarebbe occupata di ghoulizzare la bambina in modo sicuro.
Non parlarono di Pat.
Una volta fatta la prova di nutrimento, rimasero d’accordo con Alex che avrebbe fatto la prima indagine.
I tre vampiri distrutti, erano stati distrutti dal Magistrato, un vampiro esperto in combattimento e investigazione, con lo scopo di trovare ribelli vampiri e presentarli al Principe dei vampiri, o fare eliminazione sommaria.
Era coadiuvato da altri tre vampiri e un ghoul guardia del corpo.
Gli mostrarono le riprese del suo ghoul: per i vampiri dovette accontentarsi di schizzi e disegni.
La maledizione del vampirismo reagisce stranamente con le immagini registrate e gli specchi in generale.
- Datemi qualche ora per un indagine dei luoghi che mi avete segnalato. Vi farò sapere, ma sappiate che ho altri affari nel regno spettrale da svolgere stasera.
Non tornerò a mani vuote.-
E cosi fu.
Per quanto il suo corpo passò quasi tutta la notte accanto a Violet, il suo spirito volò per Los Angeles, dove assistette ad una riunione ad un consiglio di amministrazione di un ufficio bancario.
Era presente uno dei ghoul delle foto, che coordinava la seduta pur non essendo palesemente un capo.
Origliò una telefonata fatta in bagno.
-  Padrone, l’affare è andato in porto:  l’informazione era corretta.
Abbiamo messo una ricetrasmittente nelle valigie con i soldi e nel mezzo blindato con cui erano arrivati.
Li terremo d’occhio: appena il segnale si sposterà, sapremo dove sono i superstiti.
I Carthiani hanno detto la verità: debbo spostare i fondi neri al loro conto come previsto?   
Bene, si Padrone, torno al lavoro….vi amo, regneremo per sempre!- sussurrò
E nell’intimità del bagno, manifestò il suo entusiasmo per aver soddisfatto il Vampiro in un modo molto…autoerotico.

Alex non ebbe esitazione: doveva fuggire dalla scena.
I tre vampiri uccisi non avevano lasciato alcuna presenza spettrale: avrebbe controllato dopo nell’Oltretomba, per puro scrupolo.
E si ricordò che doveva andare da Bob Crystal ! Ma prima a rapporto da loro… anche se significava andare di nuovo a fare il “viaggetto”.

Era passata un ora soltanto, ma non voleva correre rischi data la gravità della notizia.
Non aveva idea di chi fossero i Carthiani, ma forse gli altri vampiri si.
Ridestatosi, si ritrovò sbalzato fuori dalla vasca da bagno.
“ I Carthiani… avevano notizie su di voi. Sono stati loro ad avvertire gli Invictus: l’ho sentito con le mie orecchie. Parlava al cellulare con il suo “Padrone”… in cambio di fondi neri. Hanno lasciato microspie in un furgone blindato e nelle valigie con i soldi, per stanarvi quando sareste tornati e trovare il vostro nuovo quartier generale- disse tutto d’un fiato.
Jerome scoprì i denti, e pure Trish, mentre i ghoul e gli altri erano ora assenti.
- Violet, controlla. – disse spiccio.
- Alex, ripeti lentamente cosa hai detto, per favore…- disse neutra e annuì ad ogni frase che diceva.
- Verità, su tutto.- confermò lei e senza pensarci oltre chiamò al cellulare i ragazzi.
- Dobbiamo fermarli! – grugnì
- Buone notizie: se ne erano accorti. Non avevano pensato che potessimo usare la psicometria ma non hanno pensato al camion.
Hanno trovato il segnalatore e sono indecisi se distruggerlo o lasciarli altrove.
Potrebbero usare questo sistema a loro volta: io proporrei di lasciarli dove si trovano. Avranno comunque notizia di noi se li distruggiamo, almeno le avranno più tardi.-
Jerome annuì.

- Ottimo lavoro Alex… ci hai appena salvati da una brutta minaccia e sappiamo anche chi ci ha venduti.
Mi stai simpatico, ora.- lo disse guardandolo negli occhi.
Trish da parte sua, gli mostrò apprezzamento quando Jerome passò all’altra stanza, e non aveva modo di notare l’esternazione di lei per Alex.
Molto sentita tra l’altro, per quanto breve.
- Alex, aspetto di sentire il rapporto degli altri: non cambia se dalla bambina andiamo domani vero? Non sono peggiorate le sue condizioni.- si informa, con gli occhi ancora lucidi e le pupille leggermente dilatate.
.- Fammi fare una telefonata per avere conferme… già dovevo essere in un altro posto, ma in ogni caso questa era urgente: sono felice che mi hai portato… rischiavo di perderti,- e la baciò nuovamente.

L’adrenalina e il senso del pericolo, funzionano similmente pure nei non morti a quanto pare.
Jimmy non rispondeva, ma gli lasciò un messaggio: di vedere quanto era disponibile per passare con un amica da Veronica a vedere come stava.
Molto semplice.
L’automezzo venne lasciato dov’era, mentre le valigie con i soldi e documenti erano stati recuperati con successo.
I vampiri e metà dei ghoul erano andati assieme, mentre gli altri tre avevano lavori notturni a cui andare.

- Ora sappiamo chi ci ha tradito… Alex, ti forniamo un altro ritratto, Jeffry  Flower: dovrebbe trovarsi nei pressi della stazione polizia, sulla 34°.
Se puoi vedere in quel distretto chi sono le sue pedine, sarebbe ottimo. Giusto per farci un idea, si vanta che è la sua zona… sapremo organizzare qualcosa in caso, un po’ di droga non si fatica mai a trovarla e portarla in luoghi precisi. – disse allegro Jerome.
La stazione sulla 34° però la conosce, è quella dove presta servizio Jimmy!
- Calma calma… ne dubito. Sono stato più volte a quella stazione, e non c’era alcun ghoul. Non ho verificato di preciso tutti quanti, ma ho lavorato saltuariamente per aiutarli in qualche caso.
Sono un informatore per qualcuno di loro, capite?
E gradirei che evitaste la droga: quella porcheria ammazza troppe persone per i miei gusti.- replica.

Violet deglutisce.
- Anche la vitae è una droga: eppure ti serve no? Non ci intromettiamo nei tuoi affari privati Alex, non ne parleremo ma… non dirci come dobbiamo gestire i nostri affari. Non obblighiamo nessuno a comprare da noi sai? Non avrai amici nell’antidroga e vorrai farci saltare gli introiti, vero? – disse con leggerezza, e Trish lo guardò funerea.
- Non è all’antidroga. Ok, voi mi servite e io servo voi, mi turerò il naso ok? Non chiedetemi di spacciare e siamo tutti felici.
Non voglio mettermi contro voi e creare guai a Violet…- è la prima volta che usa il suo vero nome.
- Sei ragionevole… tu non fare domande e non spiare noi. Te lo chiederemo periodicamente… ah, a scanso di equivoci: pure io so fare questo giochetto, ma noto che è più brava lei.
Le tentazioni possono indurre a fare passi falsi: evitiamoli, questi incidenti. Sei un tipo sveglio, no? – lo guarda dritto negli occhi.
- Tranne quando dormo… - sospira.
Non poteva ottenere di meglio, e poi diminuire il potere degli altri vampiri più “pericolosi” gli sembrava meglio.
Ma quanto lo erano, LORO?
Il rospo in silenzio, di nascosto ad Alex stesso, gongolava di soddisfazione per la piega potenzialmente mortifera della situazione.

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