William.

di youweremysummerlove
(/viewuser.php?uid=161561)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Anche se chiedo un po' di silenzio, la gente attorno a me continua a parlare. [Introduzione] ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4. ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 26: *** Capitolo 25 ***
Capitolo 27: *** Capitolo 26 ***
Capitolo 28: *** Capitolo 27 ***
Capitolo 29: *** Capitolo 28 ***
Capitolo 30: *** Capitolo 29 ***
Capitolo 31: *** Capitolo 30 ***
Capitolo 32: *** Capitolo 31 ***
Capitolo 33: *** Capitolo 32 ***
Capitolo 34: *** Capitolo 33 ***
Capitolo 35: *** Capitolo 34 ***
Capitolo 36: *** Capitolo 35 ***
Capitolo 37: *** Capitolo 36 ***
Capitolo 38: *** Capitolo 37 ***
Capitolo 39: *** Capitolo 38 ***
Capitolo 40: *** Capitolo 39 ***
Capitolo 41: *** Capitolo 40 ***
Capitolo 42: *** Capitolo 41 ***
Capitolo 43: *** Capitolo 42 ***
Capitolo 44: *** Capitolo 43 ***
Capitolo 45: *** Capitolo 44 ***
Capitolo 46: *** Capitolo 45 ***
Capitolo 47: *** Capitolo 46 ***
Capitolo 48: *** Capitolo 47 ***
Capitolo 49: *** Capitolo 48 ***



Capitolo 1
*** Anche se chiedo un po' di silenzio, la gente attorno a me continua a parlare. [Introduzione] ***


Sono quel ragazzo che passa quasi inosservato. Sono piccolo, bassino, magrolino, una capigliatura da skater, capelli neri, occhi color nocciola, fisico magrolino e no, non dimostro la mia età.

Salve a tutti, mi chiamo William, ho 20 anni compiuti il 15 di gennaio. Perchè mi devo descrivere? non sto mica facendo un tema. No, sto parlando con non so chi, e non so chi immagino che mi ascolti molto attentamente.

Ho poco nella mia vita, sono figlio unico e i miei genitori non mi hanno fatto mancare mai niente, ma a volte mi sento solo, sarà che ho a volte delle crisi.

Ho scoperto, da quando avevo 15 anni di essere gay.

-Oddio! come l'hanno presa i tuoi genitori.

Bene, molto bene. Mi hanno detto che qualunque direzione io avessi preso, loro mi avrebbero accettato comunque.

Ho una migliore amica, Elisabeth figlia di Bob, mio padre.

Non so se dovrei considerarla mia sorella, in fondo abbiamo lo stesso padre, cosa che ho scoperto da poco visto che mia madre ha taciuto per tutto questo tempo. 

La mia vita non è così perfetta, ho degli amici a cui voglio bene, ma ho anche dei nemici.

All'inizio a scuola non mi accettavano, mi chiamavano frocio o roba simile, tutti quei nomi che io odio completamente.

Sono gay e non lo dimostro spesso, tranne per alcune cose.

L'unica che ha creduto in me, che mi ha guarito le ferite quando venivo picchiato e che mi ha abbracciato quando ne avevo bisogno è lei, Elisabeth, la mia migliore amica.

Sono in cerca del vero amore, voi l'avete visto? qui non ne vedo.

Crediate che esiste?

Io sì, ci credo ancora.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Tutto cambiò dal giorno in cui con un semplice "Auguri" lui entrò nella mia vita.

Ciao, sono William ho 20 anni e credo nell'amore e nella sua esistenza. Lo stavo cercando, quando all'improvviso, quando avevo appena 16 anni lui entrò nel mio cuore senza chiedere il permesso.

-Allora Will, vorrai stare tutto il giorno connesso in quello stupido sito oppure usciamo?

-Eli, no, sto aspettando lui.

-Capito, ma lo aspetti da un pezzo ormai, vieni, usciamo, fuori c'è una bella giornata!

-Sta piovendo a dirotto e poi fa freddo. E' febbraio!

Era il 15 febbraio, un mese esatto dopo il mio sedicesimo compleanno che io ed Elisabeth ebbimo (questa parole esiste, cercato su google, prima di dirla io l'ho cercata :P) questa fantastica ed eccitante discussione.

-Eddai Will, per favore.

-No, non voglio farti da palo un'altra volta, io ho una vita.

-Una vita che sprechi aspettando quel qualcuno che non arriva, e che forse non arriverà mai.

-Io aspetto, non ho fretta.

-Se aspetti su quella sedia ti si diventano le chiappe quadrate con delle striscie, come la tua sedia! Dai usciamo, a prendere un cappuccino.

-No.

-Vabbene, come vuoi, allora aspetto insieme a te questo qualcuno di cui non conosco l'esistenza. Sicuro che esiste?

-Certo, e io aspetto.

-Ma l'hai visto?

-Mi ha fatto gli auguri il giorno del mio compleanno, mi ha detto come si chiama, e io l'ho aggiunto.

-E' più grande di te?

-Non tanto. Ha 25 anni.

-Beh, 9 anni non sono nulla vero? 

-Taci. 

-Ma almeno parlami di lui.

-Hai presente quel telefilm queer as folk? dove Justin quando vede per la prima volta Brian dice di aver visto il volto di dio? potrei dire lo stesso io.

-Ma cosa ti ha fatto? cioè che ti ha detto?

-"Hey, qualcuno qui fa il compleanno. Tanti auguri piccolo William".

-E dove lo hai visto?

-Lavora insieme a mio padre nello studio.

Elisabeth era la mia migliore amica, sapeva quasi tutto di me e della mia vita. Non sono mai riuscito a nasconderle qualcosa prima, ma questa volta è diverso, questa volta sento di volere il mio piccolo segreto, sento di volere segretezza in tutto ciò. Non voglio che si sappia che io sono omosessuale, che mi sono innamorato. Eli conosce la mia omosessualità, la prima persona a cui ne ho parlato è stata lei. Lei non mi ha chiesto molto, quel giorno però, è stato il giorno in cui mi sono sentito libero senza dover tenere un peso troppo grande per me.

-Come lo hai scoperto?

-Sai ieri in quel party in cui siamo andati?

-Eh..

-Eh niente, un ragazzo invisibile agli occhi di tutti ma non ai miei, quasi piccolo e minuscolo, mi fissava,  io fissavo lui. Ci siamo allontanati.

-Ecco dov'eri finito! eh, poi?

-Ci siamo allontanati, prima ci siamo fissati negli occhi, poi è scappato un bacio. Ma sai un bacio innocente? non era neanche con la lingua. Ecco, lì ho capito di essere omosessuale, se non lo ero non lo avrei baciato.

Così quel giorno in cui mi liberai lei mi guardò negli occhi e mi abbracciò, senza dire nulla.

Solo lei conosce il mio segreto, non ho avuto il coraggio di dirlo in pubblico, e tanto meno non lo farò ora, anche sei lei ha insistito a farlo, dice che mi sentirei meglio.

Ma ho paura, paura del giudizio delle persone, paura dei ragazzi che si avvicineranno a me chiamandomi "frocio" e mi picchieranno. E' difficile vivere con un peso del genere, ma non posso farci niente se madre natura mi ha fatto così. Sono felice di essere omosessuale e non lo nego. Solo che gli altri non lo sanno, e non lo devono sapere.

-Will è tardi, io torno a casa, ci sentiamo stasera?

-Vabbene, ciao. Ti voglio bene.

-Te ne voglio anch'io.

E così fissai quel monitor per ore, senza ricevere nè un messaggio, nè una risposta. Ma io aspettavo, che tanto nella vita ho aspettato sempre, e poi non scappavo, avevo ancora 16 anni, e avevo voglia di aspettare, aspettare il mio principe azzurro.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Da quando lui entrò nella mia vita, tutto aveva un senso, o almeno tutto ciò che odiavo amavo, ero io a volergli dare un senso.

Le giornate le passavo con allegria, tanto che quasi tutti se ne erano accorti di questo mio cambiamento.

-Credo che dovrei andare in palestra e scalare qualche kg.

-Ma che dici Will! hai un fisichetto da paura, che devi dimagrire? le ossa?!?

Queste battute senza senso erano tipiche di Elisabeth, ma ormai c'ero abituato, quasi non ci facevo più caso.

-Adesso corri che arriviamo tardi alla lezione.

Già, non solo eravamo vicini di casa (lei stava al piano di sopra), inoltre frequentavamo la stessa scuola, gli stessi locali, gli stessi amici e gli stessi corsi.

Lei aveva molti amici. Sapete la più figa della scuola? quella che ha tutti ai suoi piedi? Beh, lei lo era.

Era una ragazza molto bella (non che io me ne intenda eh), non tanto alta, con un fisico magrolino e due occhi talmente dolciosi che quando era piccolina i suoi genitori le facevano passare ogni capriccio.

A parte questo, non è prepotente, snob o roba simile. E' sempre stata se stessa, anche se ha avuto molti ragazzi in passato. Non si è mai innamorata, e non intende farlo, vuole divertirsi, vuole godersi la vita, dice che l'amore arriverà quando meno te lo aspetti, e lei non ha fretta di crescere e non vuole trovarlo, dice che sarà l'amore che verrà da lei.

In verità questa sua teoria io la rispetto e quasi la reputo intelligente.

Se l'amore non va da te, vai tu da lui.

E' una frase sensata, che ne dite?

Ok, sono uno stupido, parlo da solo, mi faccio delle domande e mi auto rispondo, sto perdendo colpi. Ma è l'unico modo per sfogarmi, sapete come quando avete un vostro diario segreto? Bene, io non scrivo perchè la mia scrittura è pari a quella di un neonato, ma penso e parlo con me stesso, con la mia mente e con il mio cuore.

In questo momento lui è andato in tilt, e voi sapete anche il perchè. Ma non vi ho parlato di lui, del mio lui, del mio colui che ha rubato il mio cuore e ci ha sputato sopra. Non so se questa sia una frase mia o una frase inventata, sta di fatto che il suo sguardo mi ha rapito e le sua voce la sentivo anche di notte, mentre dormivo, mentre sognavo. Da quando l'ho conosciuto vado quasi tutti i giorni al lavoro di mio padre. 

-La tua presenza riempie le mie giornate, Will. A che devo la tua visita?

-Non posso andare a trovare il mio babbone?? 

-Non mi piace che mi si dia questo nome.

-Eddai, è bello, è diverso. Ok, fa schifo.

-Will, c'è qualcosa che mi devi dire? vuoi soldi?

-Ma nooo! Voglio soltanto visitare il mio babbo, tutto qui.

-Jack, ci sono delle carte che dovresti firmare.

-Vabbene Edward, lasciale lì.

-Ciao William, e tu che ci fai?

*tum tum, tum tum* il cuore stava quasi uscendo dal petto. Gli occhi brillavano, il sorriso smagliante, ero felice perchè Edward mi ha salutato, sì, lo ha fatto. Vabbene, sembro tanto una ragazza che vede il ragazzo che le piace e comincia ad impazzire. Sii te stesso Will. Levando sorriso smagliante e occhi brillanti:

-Ciao Edward.

-Prima che te ne vai passa da me, devo parlarti.

-Ok, tra un po' passo.

Okay, adesso seriamente cominciavo ad agitarmi, cosa voleva dirmi? cosa voleva da me? di cosa doveva parlarmi?

So solo che dopo questa discussione avrei raccontato tutto ad Elisabeth, tutto.

-Will, cosa devi dirmi allora?

scorsi il capo per qualche secondo e tornai ad essere quello di sempre.

-Oh, nulla papà, stai tranquillo.

-Hey, improvvisamente hai cambiato espressione, cosa ti ha turbato? anzi, dimmi che c'è tra te e Edward. E' grande, è un uomo e non fa per te.

-Papà, calmo, tranquillo. Non so cosa deve dirmi, non so di cosa deve parlarmi, e non c'è nulla.

I miei sapevano della mia omosessualità, e l'avevano presa benissimo.

-Vabbè papà, si sta facendo tardi, io vado.

-Ok, ci vediamo a casa, dai un bacio a mamma.

-Ok, ciao. Buon lavoro, babbone!

-Buona giornata, testina!

Così si concluse la chiaccherata tra me e mio padre, presi lo zaino di scuola e la giacca e mi avviai verso il corridoio, andando verso Edward che doveva parlarmi.

-Eccomi Edward, dimmi tutto, ti ascolto.

-Vuoi uscire con me?

Ok, la cosa si stava complicando un po', non trovate? Lui, me lo aveva domandato, e io cosa dovevo rispondere? Un sì diretto, un forse o un no secco?

risposi soltanto con il mio cuore:

-Sì.

Il fatto è che lui mi ama, ma neanche lo sa. Io lo amo, e neanche me ne rendevo conto.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


La mia vita cambiò dal giorno in cui lui mi chiese di uscire.

Inizio sempre un mio discorso con le parole: " La mia vita cambiò.."

Maybe non so cosa scrivere.

Maybe non so cosa dire, o forse sono troppo impacciato per descrivere una situazione del genere.

Comunque, tralasciando questi particolari gli mandai un messaggio la sera stessa:

" Anche se non ho capito le tue intenzioni, ho accettato con piacere il tuo invito, dimmi tu quando e dove. Will. "

Chiaramente non rispose e neanche si fece sentire per una settimana. 

Così mi presi di coraggio (quel poco che mi era rimasto) e decisi di andarlo a trovare.

-Will, che ci fai qui?

La solita domanda di mio padre.

-Nulla, sono passato a salutarti.

La solita risposta mia, credo anche che mio padre sapesse tutto. Boh.

-Papà vado un attimo in bagno.

Così lasciai a terra zaino di scuola e la giacca e mi avviai in quei grandi corridoi. 

Camminavo come se foss un esploratore in cerca della sua ultima scoperta, ovviamente senza risultati; Edward non c'era.

Ad un certo punto dovevo andare veramente in bagno, così trovato il primo bagno ci entrai con passo rassicurante e con aria disinvolta per fare quello che dovevo fare. Per fortuna il bagno era vuoto, così tirai un sospiro di sollievo e calai giù la zip dei miei jeans.

-Non sei messo male giù eh piccolo Will.

Una voce suonò per tutto il bagno vuoto, era lui, Edward. E non mi aveva fatto uno di quei complimenti del tipo "sei bello" o "mi piaci" no un semplice commento sulle mie parti intime. Ovviamente mi sono sentito molto imbarazzato. Quindi non dissi neanche grazie e cambiai subito discorso cercando di far sparire il rossore dalle mie guancie.

-Riguardo all'appuntamento, volevo dirti...

-Sì, lo so, non ti ho chiamato quando ho ricevuto il messaggio, ma ho avuto molto da fare. Ho dovuto fare alcune visite mediche.

-Hey, tutto ok?

-Sì, tranquillo. Comunque se ancora la proposta è valida che ne dici di..

-Come lo sai?

-So cosa?

-Che sono gay, come lo hai scoperto. Forse sto fraintendendo tutto.

-Sei bello, mi piaci, e sono gay anch'io. Me lo ha detto tuo padre sciocchino, non dimostri di esserlo.

-Neanche tu.

-Io cerco di nasconderlo.

-Pure io.

La mia vita cambiò dal momento in cui lui entrò in quel bagno. Il piccolo, tenero e timido Will improvvisamente si era trasformato in un ragazzo sciolto, tranquillo e sicuro di se.

-Non sarò troppo piccolo per te?

-Hey Will, forse sei nuovo in questo mondo e forse io devo insegnarti un paio di cose. No, non dobbiamo sposarci, non abbiamo questo diritto. No, non dobbiamo amarci per forza, soltanto se non possiamo fare a meno. Se ci va scopiamo con chi vogliamo e poi torniamo a casa dal nostro futuro o non ragazzo. Will, qui non si tratta di amore, ma si tratta di vivere la vita e divertirsi. E' un gioco, capisci?

-Sì, capisco.

Improvvisamente i miei castelli amorosi erano andati distrutti da quelle parole crude e senza sentimento. Ok, non voleva amare. Non era un tipo di molte parole, e questo si capiva già. Era un tipo che amava farsi le storielle. E io forse non ero alla sua altezza. Forse io cercavo qualcosa che lui non voleva: l'amore.

-Allora, esci con me stasera? tuo padre sa già tutto, quindi ti farà uscire.

-Really?

-Of course. Problem?

-No, nessun problema.

Ogni tanto mi escono queste parole inglesi, non fateci caso.

-Allora, quando usciamo? gli dissi io. Ma sì dai, volevo divertirmi anch'io. Anche se sapevo già come sarebbe andata a finire.

-Stasera? 9 e mezza a casa tua? passo io.

-Ok, allora stasera. Dove mi porti?

-Non lo so ancora, vediamo dove possiamo andare.

-Ok, adesso vado. Ci vediamo stasera.

-Hey piccolo Will, non farmi aspettare eh.

-Don't worry honey!

Ok, la mia vita stava cambiando. Ok, volevo qualcosa che lui non cercava. Ok, io lo amavo, lui no. Ok, io cercavo l'amore, lui cercava una scopata da aggiungere alla sua lista. Ok, ormai è fatta, stasera sarei uscito con lui e dovevo raccontarlo ad Elisabeth. Ma prima andavo a fare un bel bagno rilassante, tanto per schiarire le idee e vedere il mondo migliore, che tanto migliore non era.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo 4. ***


La mia vita cambiò dal momento in cui io uscii dal bagno.

Non fate caso alle mie stupide introduzioni, ma è il modo migliore appunto per introdurre un discorso abbastanza lungo, visto le mie poche capacità che ho di esprimermi.

Arrivai a casa quasi esaltato.

-Will? sei tu?

-Ovvio mamma, chi dovrei essere sennò?

-Pensavo fosse tuo padre, non è ancora rientrato e sono un po' preoccupata.

-Ma oggi non fa tutta la giornata?

-Oh sì, cavolo avevo dimenticato.

-Hey mamma, tutto ok?

-Sì, no...forse?

-Mamma, che c'è?

Così vedendola un po' preoccupata mi sedetti accanto a lei. Mamma Katye sapeva sempre come prendermi, sapeva quando stavo male e quando stavo alla grande. Mamma Katye mi conosceva molto bene, sapeva sempre come aiutarmi in qualsiasi momento. Quando scoprii di essere gay, lo dissi subito a lei, perchè un giorno quand'ero in camera mia e stavo chattando con alcuni amici miei lei entrò in camera mia e si mise a parlare. A mamma Katye piace parlare della sua vita, ha avuto una vita movimentata, piena di avventure che lei descrive incredibili. Quando era giovane ha avuto due storie con due ragazze, credendo di essere lesbica. Ma poi ha conosciuto Jack, mio padre, ed ogni suo dubbio è svanito. Magari anche io cambierò, magari mi innamorerò di una ragazza e racconterò a miei figli di essermi preso una bella cotta per un assistente in una clinica.

-Ho paura Will, ma non voglio appesantire la tua vita.

-Mamma, tu me la rendi migliore. Non sono un ragazzino.

-Hai ragione.

-Ecco, allora che succede?

-Non so, credo che tuo padre mi tradisca.

-Mamma che dici? vado da papà quasi tutti i giorni dopo la scuola, ed è sempre solo con il suo assistente Edward.

-Lo so, ma sono preoccupata, ultimamente ritorna a casa tardi dicendo che ha alcune cose da sbrigare in clinica.

-Mamma, hai visto qualcosa di sospetto? il comportamento di papà è cambiato?

-Lo vedo diverso, più distante.

-Allora parla con lui, vedi cosa ti dice, magari lo preoccupa qualcosa e in questo momento vuole stare in disparte. Parlaci, non dare subito delle conclusioni.

-Forse hai ragione, grazie Will.

-Mamma, vado a fare una bella doccia, salgo su da Elisabeth e poi esco.

-Con chi? con i tuoi amici?

-No, con un mio amico. Non è il mio ragazzo e tu lo conosci.

-Edward?

-Sai di lui?

-Tuo padre me ne ha parlato, e non sai la gioia che mi dai nel vederti così felice, ma stai attento, per favore. Io ti do tutta la libertà che vuoi, voglio che tu viva la tua vita al 100%, devi divertirti, devi innamorarti, spero solo che tu non soffra anche se nella vita purtroppo almeno una volta si soffre, ma stai attento. E' più grande di te e non sai neanche le intenzioni che ha.

-Mamma a me piace, è sempre piaciuto, è stato il primo ragazzo che ho visto e di cui me ne sono innamorato. Non abbiamo parlato molto, ma è stato...come dire? un colpo di fulmine, e tu sai che vuol dire perchè lo hai provato con Bob.

-Sì, lo so. Ma ormai io ho la mia vita, tu devi costruirti la tua, ma stai sempre attento.

-Mamma, Edward non mi ama e non mi amerà mai. Probabilmente vuole soltanto conoscermi tutto qui, sapere la mia vita, sapere cosa ho provato quando ho scoperto di essere gay, non lo so, parlare un po' di tutto in generale. Quindi tranquilla mamma, starò attento. 

-Perfetto tesoro, adesso vai.

-Ok, e tu stai tranquilla e parla con papà ok?

-Lo farò. Buona doccia tesoro.

Così salì in fretta le scale senza quasi vederli, posai a terra zaino e giubbotto e mi spogliai in fretta per infilarmi dentro la vasca che avevo preparato qualche minuto prima. Per fortuna in meno di 15 minuti la vasca era piena, aggiunsi un po' di bagnoschiuma ed oli profumati. Volevo rilassarmi, e sapevo che la vasca era il miglior rimedio per farlo. Volevo essere il più rilassato possibile durante la serata. Non ero mai uscito con un ragazzo che mi piaceva tanto. Tanto sarei stato lo stesso teso come una corda di violino, o come le corde di una chitarra o duro come una pietra. 

Volevo provare le stesse emozioni che ha provato mia madre. Le stesse avventure e gli ostacoli che ha dovuto affrontare lei. Volevo provare ciò che lei aveva provata qualche anno fa, prima che io nascessi. Volevo innamorarmi della persona che mi avrebbe dato affetto e gioia, non mi importava se era maschio o femmina. Desideravo avere un futuro (molto lontano) con Edward. Ma sapevo che la cosa era molto ma molto complicata, difficile, quasi impossibile.

So solo che dopo quel rilassante bagno ogni cosa sarebbe cambiata nella mia vita.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


-Will Will...

Elisabeth entrò in camera mia quasi contenta, quasi agitata, quasi preoccupata.

-Elisabeth, sono nudo!

-Mica è un problema per me, e poi sei gay, non credo che ti imbarazzi che una ragazza di veda nudo. Però devo dire che non sei per niente male, peccato che sei gay.

-Stronza, che vuoi?

-Nulla, volevo sapere come stavi visto che sei sparito.

-Ma ci vediamo tutti i giorni a scuola!

-Lo so, ma non come prima, ti vedo distante, che ti succede?

-Dopo il bagno sarei venuto da te, ma mi hai preceduto.

-Siamo telepatici amore!

-Lo so tesoro! Per questo ti amo.

-Ti amo anch'io, cosa c'è sotto allora eh?

Elisabeth riusciva a capire in 2 minuti ciò che mi succedeva, se ero felice o se ero triste, mi conosceva meglio di chiunque altro.

-Edward mi ha chiesto di uscire!

-Really?

Fece una faccia un po' sconvolta, scioccata, come se sembrasse una cosa impossibile.

-Ho fatto bene ad aspettare. Mi sono preso di coraggio e un giorno andando da mio padre mi chiesto di uscire. I miei sanno tutto, anche se non vedo mia madre molto contenta, ma io voglio essere felice e forse questo è il modo migliore.

-Hai ragione! e io sono contenta per te, quando uscite?

-Stasera.

-Oh che bello. Anch'io devo darti una notizia.

-Dimmi tutto, ti ascolto.

-Sai quel ragazzo carino della scuola, quello che viene al nostro corso di biologia.

-Ehm, chi?

-Ma quel ragazzo, Joan.

-Aaah, Joan! Si certo, e allora?

-Beh sai che a me è sempre piaciuto.

-Ma a te piacciono tutti!

-Ma lui ha qualcosa che gli altri non hanno.

-Sè, i soldi!

-Ma stai zitto, non è vero, anche se i soldi nella vita sono importati. Oh ma che dico! Will smettila!!

-Ma che ho detto?

-Tu non dici mai niente! comunque mi ha invitata a prendere un cappuccino domani.

-Oh che bello, credi che sia un'altro da aggiungere alla lista?

-Ma sta zitto, che mi prendi per tr...

-Shh, non dire quella parola perchè sai che non penso questo di te! però visto che te ne sei fatta tantissimi.

-Ma per divertimento Will, guarda che io non sono come te che prima di farmi avanti sto ore ed ore davanti al pc aspettando il vero amore. Io mi butto, voglio vivere la vita giorno dopo giorno, secondo dopo secondo, e non mi importa di trovare il vero amore, se deve arrivare arriverà.

Su questo io ed Elisabeth eravamo molto, ma molto diversi.

-Sì, hai ragione, ma sai che io sono sensibile, tu sei na stronza!

-E vabbene, hai vinto tu! ti lascio vincere sempre tzè!

-Comunque Elisabeth io dovrei vestirmi si è fatto un po' tardi e tra una mezzoretta passa a prendermi Edward.

-Oh, e sapete già dove andare?

-Non lo so, ma ti racconterò tutto domani mattina a scuola.

-Oh, io domani mattina non ci sono, ho dimenticato a dirti che ho una visita medica per non so quale cose. Di pomeriggio sarò con Joan quindi credo che ci sentiremo di sera.

-Vabbene, allora a domani sera, in bocca al lupo per domani.

-Crepi sto lupo e buona fortuna a te per stasera, non essere teso, rigido, freddo come il ghiaccio e duro come la pietra.

Vedete, lei mi conosce in tutto e per tutto.

-Devi essere te stesso, vedrai che Edward capirà che tipo di ragazzo si nasconde sotto quella corazza di timidezza. Non ti vestire troppo elegante nè troppo sportivo. Sai già cosa mettere?

-A dire la verità no..

-Ci penso io, tu siediti nel letto e indossa un paio di boxer.

Così, si avvicinò all'armadio con aria sicura, quasi sapesse che vestiti consigliarmi.

-Allora metti questi pantaloni che non sono troppo eleganti, e questa camicia bianca con sopra una giacca nera che è molto bella e mio parere nè sportiva nè elegante. 

Messi i vestiti mi guardò con aria stupita:

-Cavolo Will, sei bellissimo.

-Ma che dici!

-Dico la verità stupido, guarda che sei bello. Vedrai che stasera gli farai girare la testa.

-Lo spero, anche se io non voglio fargli girare la testa ma voglio rubargli il cuore.

-Vedrai che ci riuscirai amore.

-Grazie di tutto Elisabeth, ti amo amica mia.

-Ti amo anch'io.

Suonò il campanello e da sotto mi chiamò mia madre.

-Will, scendi c'è Edward.

Scesi le scale me lo ritrovai davanti. Era bellissimo, no anzi, di più. Era vestito in modo non troppo elegante, ma il giusto. Era fantastico, non sembrava neanche lui e pareva che avesse la mia stessa età. Il cuore cominciò a battere forte forte.

-Ok mamma io vado, ci vediamo domani.

-Ok, non tornare tardi.

-Ok, buona serata a te e a papà.

Così chiusi la porta che si trovava alle mie spalle e salì in quella mercedes nera così lucente e così perfetta.

-Bella macchina.

-E' la mia piccola questo gioiellino.

-Lo vedo, tratti molto bene le cose a cui tieni vero?

-Solo le cose che amo e a cui tengo, come questa piccolina, e poi chissà, come te.

Ok, la serata devo dire che era iniziata nei migliori di modi, adesso mi aspettava affrontare la cena e tutto il resto. Ma dovevo essere me stesso, come mi aveva detto Elisabeth e forse tutto sarebbe andato per il verso giusto.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


-Guidi bene, lo sai?

-So che questa è una scusa per rompere il ghiaccio, vero?

-Vero, ma tu non parli, io odio il silenzio perchè mi mette ansia, e poi è un complimento vero quello che ti ho detto, eh.

-Lo so, grazie per il complimento. Riguardo al silenzio non parlo molto quando guido. Mentre guido tantissimi pensieri mi frullano per la mente; penso di tutto e di più. Mi rilasso, mi tranquillizzo. Per questo sto in silenzio, scusami.

-Oh, non scusarti, allora scusami tu per aver disturbato il tuo relax. Adesso smetto di parlare anch'io.

-Che musica ti piace ascoltare? non possiedo un enciclopedia di musica, ma mi intendo delle ultime new entry nelle classifiche della settimana. No, a parte gli scherzi, che musica mettiamo per rilassare l'atmosfera tesa?

-Per me quella che vuoi tu, non ho gusti particolari, mi piace ascoltare qualsiasi tipo di canzone. Che abbia un significato o meno, l'importante che abbia un bel ritmo e che mi tenga compagnia allegramente.

-Bene, allora abbiamo qualcosa in comune.

Così, inserì uno dei tanti cd che aveva dentro la custodia. Così ascoltammo un po' di Robbie Williams, Shakira, Beyonce e tanti altri artisti, visto che cambiavo ogni traccia per esplorare il cd.

-Non riesci a stare fermo vero?

-No, quando mi trovo qualcosa davanti preferisco sempre guardare ogni suo lato subito, come questo cd. Non so se mi sono spiegato bene.

-Lo hai fatto, tranquillo. Cosa ti va di fare?

-Non sono il tipo che esce spesso, e neanche il tipo che prende subito una decisione su dove andare o cosa fare. Quindi lascio questa responsabilità a te, non sono molto bravo in queste cose, scusami.

-Bene, possiamo andare a mangiare una pizza e bere qualcosa in qualche locale, che ne dici?

-Dico che va benissimo!

Così percorremmo un piccolo tragitto per circa 15 minuti e arrivammo in una pizzeria a me sconosciuta. Beh, uscivo poco, e quelle volte che uscivo frequentavo soltanto la mia zona, quindi era prevedibile. Entrammo.

-Un tavolo per 2 per favore.

-Subito.

Ci accompagnò il cameriere al tavolo vicino alla finestra. Il posto era molto tranquillo, non c'erano tantissime persone, e l'atmosfera era calma e rilassante e molto romantica, almeno per me, diversamente per Edward. Ma il posto almeno era vicino la finestra, così potevo fissare la luna nei momenti di imbarazzo. Amavo fissare il cielo di notte, le stelle, la luna, e alcuni aerei. Mi dava un senso di tranquillità assoluta.

-Cosa fissi piccolo Will?

-Oh nulla, stavo guardando la luna, amo guardare la luna.

-Si dice che la luna sia più vecchia del sole.

-Davvero?

-No, cioè sì, non lo so, ho sparato una cavolata.

-Sei divertente, quando vuoi. Ma dimmi, perchè siamo qui? io e te a parlare come due amici che ci conosciamo da tanto tempo?

-Mi piaci, quante volte devo dirtelo?

-Ma se mi vuoi solo per una scopata non credi che sia meglio saltare la cena e giungere subito alle conclusioni? Io non me ne intendo di storie, avventure e roba simile, ma so che quando una persona vuole scopare con un'altra persona non lo invita a cena e tutto il resto.

-Forse io non voglio solo scopare con te, non credi?

-Tu mi hai fatto capire questo. Non sono il tipo che si nasconde molto, per questo ho voluto chiarire subito con te.

-Lo so, e io non sono il tipo da storie vere, da storie lunghe ecc. Ma sento che con te sia diverso, cioè non lo so. Non voglio solo scopare con te, voglio conoscerti, voglio ascoltarti, voglio capire come sei, chi sei veramente. Chi si nasconde sotto quell'aspetto timido. Ecco.

Dietro quell'aspetto timido, dentro quella persona che arrossisce per qualsiasi cosa, batte un cuore troppo forte per amare e troppo debole per soffrire. Un cuore che ha bisogno di affetto, di amore. Un cuore innamorato per la prima volta. Un cuore vergine, se così si può chiamare. Un cuore che non ha mai amato, e che ha aperto gli occhi soltanto adesso. Un cuore che è nuovo in questo mondo, questo mondo pieno di crudeltà e sofferenza. Forse l'unico cuore che in questo mondo di disperazione cerca un po' di felicità, e crede anche che ci sia spazio per questa.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


-Buona la pizza!

-Sì, qui la fanno davvero bene, tra l'altro il pizzaiolo è un mio carissimo amico dai tempi delle medie.

-Hai molti amici? Cioè, ti senti con molti di loro?

-Non molti. Tanti di loro sono spariti dalla circolazione. Trasferiti chissà dove, non ricordo neanche alcuni dei loro nomi. E' passato molto tempo. Dopo il college alcuni si sono trasferiti a causa del lavoro del padre. Io sono sempre rimasto qui, e mi sento ancora con vecchi amici. Ma non sono molti.

-Capisco, ti piace il lavoro che fai?

-Sì, lavoro nello studio di tuo padre per imparare meglio il mestiere e magari farlo un giorno. Sai, tuo padre è davvero bravo.

-Sì, lo so. Mia madre ha scoperto di essere incinta e quando ha fatto la sua prima ecografia è andata da mio padre. Lui non è il mio vero padre, ma stanno insieme da quando io ero dentro la pancia e quindi per me è come un padre. Non mi ha fatto mai mancare nulla e lo ringrazio per avermi fatto diventare ciò che sono adesso.

-Conosci il tuo vero padre?

-Certamente. Abita al mio stesso palazzo. Mia madre non mi ha detto subito che Bob era il mio vero padre. Me lo ha detto circa qualche anno fa. Mi ha detto che aspettava il momento giusto e che io fossi più grande per capire certe cose. Bob, il mio vero padre, quando ha scoperto che mia madre era incinta è scappato, è sparito, puff!

-Beh, non è stata un'azione da veri adulti. Poteva prendersi le proprie responsabilità, come ha fatto tua madre.

-Già, ma non lo ha fatto. Troppa paura di diventare grandi. Di crescere un bambino. Troppa paura di diventare padre. A te piacerebbe avere figli?

-Sì, un giorno, ma non adesso. E poi sai, per noi omosessuali, avere dei figli è un po' una fatica.

-Sì, lo so. Anche se per ora io ai figli non voglio pensarci. Sono troppo giovane. Voglio divertirmi.

Volevo fargli capire che anch'io potevo divertirmi senza pensare a cercare il vero amore.

-Allora piccolo Will, cosa vuoi fare adesso?

-Non ho la minima idea, tra l'altro è ancora presto per tornare a casa.

-Facciamo un giro con la mia auto, okay?

-Per me va bene.

Così salimmo sulla sua auto e camminammo per alcune vie di Sydney. Crown street, Oxford street, Elisabeth street e tante altre vie di Sydney molto affollate. Poi prese la strada per uscire da Sydney, non capendo quale intenzioni avesse. Percorremmo per almeno 10 minuti e ci fermammo in un quartiere non molto affollato, con alcune villete e macchine parcheggiate fuori dalle case.

-Cosa ci facciamo qui? gli chiesi con aria preoccupata.

-Tranquillo Will, credevo che ti sarebbe piaciuto chiaccherare in un posto tranquillo. 

Pian piano cominciava ad avvicinarsi a me.

-Non credo che sia una cosa da fare qui, ora, in questo momento. Ti conosco poco e non voglio buttarmi così.

-Sbaglio o il nostro è un piccolo gioco? 

-Gioco?

-Io non voglio innamorarmi, e tu vuoi divertirti, o sbaglio?

-Certo che voglio divertirmi, la vita è fatta anche di queste cose.

Ma sì, alla fine io volevo divertirmi. Volevo fare esperienze. Avevo 16 anni, ero abbastanza carino e non avevo neanche dato il mio primo vero bacio, magari questa sarebbe stata un occasione perfetta, così mi preparavo per il ragazzo che sarebbe arrivato dopo Edward. Dovevo far passare la cotta che avevo nei suoi confronti. Dovevo smettere di pensare che il vero amore esiste, sopratutto per noi ragazzi.

Volevo buttarmi in qualcosa che mi avrebbe fatto soffrire di sicuro. Volevo rischiare e pagare dopo le consequenze. 

-Lasciati andare e non pensare a nulla, mi disse lui avvicinandosi sempre di più a me.

-Ma guarda che io sono tranquillo, gli risposi io.

Quell'attimo avrebbe cambiato la mia vita, del tutto.

Così successe. Quel bacio. Il mio primo bacio.

No, non la butterò sul romantico. Vabbè, un po' sì.

Avete presente quando nel vostro stomaco avete mille farfalle? o mille lombrichi? o mille vermi? O semplicemente avete mal di pancia?

Beh, in quel momento nella mia testa suonavano le campane dell'Alleluia, le mie mani si muovevano da sole in mezzo a quei capelli che tanto avevo desiderato di toccare. Lui mi stringeva sempre più a sè, quasi non volesse farmi scappare, quasi volesse rimanere così per sempre.

Io mi avvicinanavo sempre di più a lui, iniziando a toccare oltre i capelli. In quel momento non sapevo cosa stavo facendo. Che fine ha fatto quel ragazzo così timido? che si imbarazzava anche di un semplice complimento? In quel momento William si era trasformato. Sarà stato il momento, l'atmosfera, l'auto, la luce spenta, la musica messa a basso volume, il suo volto illuminato dalla luna.

Era così bello, riuscivo a intravedere i suoi occhi chiusi di tanto in tanto. Tra l'altro sapeva baciare bene, anche se non me ne intendevo di baci. Dopo il primo bacio ce ne sono stati altri due: lunghi, passionali, dolci. 

-Dai, adesso ti riaccompagno a casa.

-Credo sia meglio. Posso abbassare il finestrino? sento caldo.

-Non mi dire che ti faccio questo effetto, ah ah ah.

-Sì, ma è un effetto bellissimo.

Mi sorrise, non disse nulla. Magari quella sera avrebbe cambiato ogni suo modo di vedere le cose. Magari da quella sera in poi avrebbe cominciato ad amarmi, come io lo stavo già facendo.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


-Aspetta, non voglio andare a casa mia.

-E dove vuoi che ti porti?

-Portami a casa tua. Ma non lo dire a mio padre.

-Vabbene.

Cosa avevo detto io? Io il sottoscritto William? No vabbene, stavo impazzendo o ero già impazzito.

Sì, avete letto bene. Gli ho proposto di andare a casa sua. Quell'atmosfera mi aveva accitato. Avevo voglia di lui più che mai, e sentivo che anche lui ne aveva di me.

Così mi portò a casa sua, come avevo richiesto.

-Eccoci arrivati. Non fare caso al disordine ma non mi sono occupato di riordinarla, ho avuto molto da fare, e non credevo di avere ospiti proprio stasera.

-Tranquillo, vedessi la mia camera.

Si mise a ridere come un matto, come non lo avevo mai visto prima.

Cominciai a camminare e a curiosare in giro.

-Leggi molto.

-Sì, amo leggere, qualsiasi tipo di libro.

-Io invece odio leggere, ma amo scrivere.

-Se non leggi, riesci ad arricchire il tuo vocabolario?

-Oh, ma io uso il dizionario dei sinonimi e contrari su internet.

Si mise di nuovo a ridere. Così mi lanciai verso di lui e mi aggrappai al collo.

-Che ridi? mi sento preso in giro.

Mi afferrò per i fianchi. Sentìì un brivido lungo la schiena.

-Hai freddo? ti è venuta la pelle d'oca.

-Oh no, è solo che..niente, lascia stare.

-No, dimmi.

-Non so, mi fai uno strano effetto, strano ma bello. Capisci?

-Capisco, mi è capitato con il mio primo ragazzo.

-Ne eri innamorato?

-No, e credo di non esserlo stato mai. Ma ricordo la mia prima volta come fosse ieri.

-Davvero? e racconta allora.

Così salimmo in camera sua, e ci sedemmo nel suo letto mettendo un po' di musica come sotto fondo. L'atmosfera era magica, assolutamente perfetta.

-Avevo 17 anni.

-Già sapevi di essere gay?

-Ho scoperto di essere gay a 10 anni. Ma già credevo di esserlo molto prima, fin da quando guardavo i maschi negli spogliatoi quando giocavo a soccer.

-Uhm, capisco. Allora, continua, avevi 17 anni..

-Avevo 17 anni, è stato un sabato sera di novembre. Ero a casa e un mio amico mi aveva proposto di uscire per svagare un po'. Così ci avviammo in una discoteca dove conobbi un ragazzo. Alto, biondo, magro, occhi azzurri, sguardo accecante, insomma un bel ragazzo. Così ci conoscemmo, parlammo e uscimmo insieme più di una volta. Quando poi arrivò quella sera in cui persi la mia verginità. Eravamo a casa sua, lui era più grande di me. Non successe nulla di magico, cioè almeno io ricordo così. Non era pianificata quella sera, è successo e basta. Ricordo di aver sentito un po' di male, che pian piano si trasformava in piacere. Lo facemmo per tutta la notte, fino al mattino. E' stata sicuramente la notte più bella della mia vita.

-Wow..

Rimasi quasi scioccato.

-E sei sicuro di non averlo mai amato?

-No, mai. Ma la prima volta non si scorda mai, giusto?

-Beh, su questo non posso dire nulla visto che sono ancora vergine.

-Oh..beh, di sicuro non lo dimenticherai mai.

Ero pronto a compiere il grande passo, a levare quel velo da fanciullo innocente e provare nuove emozioni, nuove sensazioni. Ero pronto a perdere la mia verginità, lì, in quel letto, con lui. 

Così mi alzai dal letto e mi misi davanti a lui. Misi le mie mani intorno al collo, avvicinai il mio viso al suo e lo baciai. Molto meglio di prima.

-Sei sicuro? mi disse.

-Sono sicuro. Ma non voglio farlo qui.

-Dove?

-Nella vasca da bagno. Mentre facciamo un caldo e rilassante bagno

-D'accordo, riempio la vasca.

Mentre aspettavo che si riempiva la vasca il cuore mi batteva forte, quasi volesse scoppiare. Continuai a baciarlo, fino a quando la vasca si era riempita il giusto.

-Vuoi entrare con i vestiti oppure te li vuoi levare?

Avevo paura. Lui già stava cominciando a togliersi le scarpe, poi la maglietta, i jeans ed infine gli slip bianchi che portava. Potevo osservarlo adesso meglio, ed è proprio come me lo ero immaginato. Aveva un fisico perfetto.

Io cominciai a togliermi le scarpe, i pantaloni, la maglietta e i boxer che portavo.

Appena misi il piede dentro la vasca sentii dei brividi intorno al corpo, forse per via della temperatura.

Così lui si sdraiò e io mi misi sopra di lui. Sentivo la sua eccitazione crescere sempre di più, fin quando mi disse:

-Sei pronto?

-Sì.

Continuai a baciarlo e ad ansimare ogni volta che lui entrava in me. 

-Fai piano.

-Sì, piccolo.

Quel dolore atroce presto si trasformò in piacere assoluto. Ed è come me lo ero immaginato. 

La schiuma pian piano cominciava ad asciugarsi. I nostri corpi scivolavano meglio del dovuto. La nostra pelle era bagnata e sudata alla stesso momento.

-Sei bellissimo, mi disse.

-Lo sei anche tu.

E continuai a baciarlo fin quando finimmo. 

Era soltanto sesso o c'era anche amore?

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


Usciti dalla vasca ci ritrovammo nel letto. Io guardavo lui, lui guardava me. Di tanto in tanto mi accarezzava il viso. Con il dito partiva dal volto per poi finire sulla pancia e andare sempre giù.

Ogni suo tocco era un sussulto per me. Ogni suo tocco, la mia pelle sentiva un brivido. O forse no, non era la mia pelle, soltanto il mio cuore. Il cuore che lui ha rapito.

Mi voltai e dietro di me guardai l'orologio che segnava quasi mezzanotte. Balzai dal letto con scappo, quasi fossi un gatto, e gli dissi di riaccompagnarmi a casa che s'era fatto tardi.

-Dai, rimani con me altri 5 minuti, prometto che dopo ti riaccompagno a casa.

-E vabbene.

Così mi sdraiai e mi feci accarezzare di nuovo, prima una volta, poi due, fino a quando passò più di mezz'ora e allora lo costrinsi ad alzarsi dal letto per riaccompagnarmi.

-Guarda che se vuoi prendo un taxi, nessun problema.

-No, voglio accompagnarti io.

-Vabbene, e allora vestiti che è tardi. Prima che mia madre chiami.

Così mi vestì in fretta, cercando di ordinarmi il meglio possibile e andai in bagno per asciugare quei pochi capelli che mi erano rimasti bagnati.

-Sei bellissimo, mi disse lui avvicinandosi da dietro.

-Guarda che così mi convinci.

-Perchè? tu non credi di essere bello?

-Mi reputo carino, ma non bellissimo.

-Invece sei bellissimo. Guarda, davanti a quello specchio c'è un ragazzo con un grande cuore. Un ragazzo che stanotte è diventato uomo per la prima volta. Un ragazzo che non ha paura di essere ciò che è.

-Ma che ha paura di farlo sapere agli altri. Nella mia scuola non lo sa nessuno.

-Avrai tempo e modo per parlarne. L'importante che tu stai bene con te stesso.

-Sto bene. Mi sento bene. Non potrei stare meglio. Tutto il resto non conta.

Non disse nulla, soltanto un piccolo sorriso e un bacio sulla fronte. Forse mi reputava come un fratello più piccolo, o come un figlio. Sta di fatto che ad ogni mia frase alla fine di un discorso non mi diceva nulla. Mi baciava o mi sorrideva e poi andava via. Non amava parlare molto. Lui parlava con lo sguardo e con il sorriso. L'ho capito quando durante la serata mi ha accennato parecchi sorrisi.

Salimmo in macchina e arrivammo a casa mia.

-Buonanotte Edward, grazie per la bellissima serata.

-Buonanotte a te piccolo Will, e mi strofinò la mano tra i capelli, avvicinando il mio volto al suo per rubarmi un bacio. Quel bacio che avrebbe concluso la serata.

-Se mi vuoi rivedere, se hai voglia di fare quattro chiacchere questo è il mio numero. Fatti sentire quando ne hai bisogno. Io sarò sempre disponibile per te.

-Vabbene piccolo. Buonanotte e sogni d'oro.

-Anche per te.

Così scesi dalla macchina, chiusi lo sportello, voltai le spalle e aprii con molta delicatezza la porta dell'entrata.

Quella serata mi aveva cambiato la vita per molte cose:

1) non ero più vergine, il che significa che ero un uomo a tutti gli effetti.

2) volevo divertirmi, ma durante la serata ho avvertito strane sensazioni. Il mio non era un gioco, ma amore.

3) desidero tanto che lui si innamori di me in qualche modo. Ma è comunque una cosa fuori dal normale, impossibile da ottenere, per i motivi che già sapete.

4) Adesso lo avrei pensato giorno e notte, mattino, sera e pomeriggio. Ogni minuto, ogni ora, ogni secondo della mia vita che sarebbe passato.

5) Lo credevo mio, ma così non era e me ne rendevo conto. Ma sognare ad occhi aperti non ha mai fatto male a nessuno, giusto?

6) Da oggi avrei sperato in un futuro (non tanto felice) con lui.

Pensando a queste cose, mi addormentai senza accorgemene, sperando in un giorno migliore. Anche se migliore non poteva essere visto che la serata è stata super perfetta. Ma io cerco sempre le cose migliori. Migliore di quello che ho avuto. 

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Capitolo 10 ***


Quello non fu il nostro primo ed ultimo incontro. Ce se sono stati degli altri, duranti questi mesi. Incontri pieni di passione, desiderio, dolcezza e un pizzico di morbidezza accompagnata da un po' di durezza.

I giorni passavano, diventando mesi. Passò il mese di marzo, aprile, maggio, arrivò il mese di giugno, un mese strano, brutto o bello, a seconda da come la si vuole vedere.

Elisabeth si era fidanzata ufficialmente con quel ragazzo, Joan. Io, beh io stavo ancora con Edward. Anche se non ero del tutto il suo ragazzo.

Ma i nostri incontri si facevano sempre più caldi ogni volta.

-Tu mi fai uno strano effetto Will.

-Quello che mi facevi tu all'inizio?

-Perchè? Adesso non ti faccio più quell'effetto di prima?

-Ma che dici sciocchino. L'effetto non è passato. Mi dai i brividi ogni volta.

-Non faccio paura, vero?

-Ma no, forse è amore il mio.

-Stai attento, rischi di farti male.

-Se mi faccio del male l'ho voluto io, o sbaglio? Stai tranquillo, che tu in questa situazione non c'entri nulla.

-Beh, una parte è anche mia. E' con me che tu ti vedi. E' con me che tu fai l'amore.

-Co...cosa? Amore? Hai chiamato i nostri incontri amore?

-Come dovrei chiamarli? Non è più solo sesso con te.

Ok, adesso ero senza parole. Okay, ci conosciamo da qualche mese, e da più di 2 mesi usciamo ogni sera. Passiamo molto tempo insieme, inoltre spesso viene a casa mia quando i miei non ci sono. Diciamo che siamo fidanzati, anche se lui non me lo aveva ancora chiesto.

Una sera, dopo una lunga notte d'amore rimasi a dormire da lui, dicendo a mia madre che andavo a dormire da una compagna di classe per studiare alcune cose, visto che in quel giorno in cui la prof ha spiegato la lezione Elisabeth era assente. Che cazzata, ma è un classico no?

Comunque, dicevo che una sera, dopo una notte d'amore rimasi a dormire da lui, per la prima volta.

-Vuoi dormire qui?

-Ok.

Nessun “cazzo, finalmente me lo hai detto” o “certo amore”. No, un semplice ok per lui era sufficiente.

Mi sorrise, di nuovo, Gli sorrisi, come sempre.

Nessuna parola, nessuna frase romantica, nessuno sguardo assassino. Soltanto un semplice sorriso, quel sorriso che mi fece la prima volta che ci siamo visti. Quel sorriso che ormai è stampato nel mio piccolo, tenero e innamorato cuore.

-Allora cosa mi racconti di te?

-Mi pare che tu sappia già tante cose di me, o sbaglio?

In verità sapevo quasi tutto di lui. Non parlava molto in macchina perchè era l'unico momento in cui poteva concentrarsi e rilassarsi al meglio. Sorrideva quando gli andava, ma sopratutto quando gli veniva dal cuore. Non si era mai innamorato, almeno così lui mi ha detto, e no, non cercava l'amore. Amava qualsiasi genere musicale che non sia Rock o Metal. Amava i film comici e horror e non il genere “commedia romantica”.

Amava giocare al calcio e nuotare nel mare aperto ogni domenica d'estate. Indossare il costume a slip e odiava i boxer, quelli che portavo io però no, anche se ogni volta me li toglieva di dosso con ferocia.

Conoscevo ogni suo gusto in ambito musica, del vestire e del cibo. Amavo ogni suo lato negativo, positivo e tutte due. Si arrabbiava anche quando non ce n'era di bisogno, ma quando era l'uomo più felice della terra si trasformava in una persona romantica e dolce.

Perchè parlo al passato? Ah beh, lo scoprirete più avanti.

-So leggere la mano però, per quel che mia madre mi ha insegnato.

-Davvero? E allora leggi la mia e dimmi cosa vedi.

Così porsi la mano verso di lui, e lo guardai dritto negli occhi.

-Vedo...vedo...nulla. Ahaha.

-Dai scemo, dimmi cosa vedi.

-Uhm, allora, vedo che avrai molta fortuna nel campo del lavoro, della scuola e dell'amore. Vedo anche che un giorno, una persona molto vicina a te, ti amerà. Chissà se non lo sta facendo già.

-E chi sarebbe questa persona? La conosco?

-Oh sì, la conosci molto bene a quanto pare. E tu la ami, l'hai amata dal primo giorno che l'hai vista e continui a farlo, nonostante questa persona ti abbia detto le sue intenzioni. Sei un osso duro eh Will. Non ti arrendi.

-Quando voglio una cosa cerco in tutti i modi di ottenerla, anche se questa mi costa tanto, io ci provo. Nella vita mai avere dei rimpianti su una cosa che potevi fare bene. Soffrirò? Ok, è il prezzo da pagare. Ma se otterrò ciò che voglio, allora quella sarà la mia vittoria.

-Quella chi?

-La felicità stupido. Quando raggiungi una cosa che aspetti da tanto, è la felicità che vien su di te. No?

-Hai ragione piccolo Will.

-E poi non è mai tardi per dichiarare il proprio amore, anche usando semplici parole.

-Ti amo Will.

Ok, time out. Cosa mi ha detto? Rileggete due volte, anzi tre, anzi quattro, anzi non so, rileggete finchè potete e pensate.

-Tu cosa? Spalancai i miei piccoli e teneri occhi.

-Ti amo Will.

-Ti si è incantato il disco o...

-Ti amo e basta. Che c'è di strano?

-C'è che tu non puoi amare una persona. C'è che tu mi hai detto di non essere pronto per amare una persona.

-C'è anche che io ho detto di non essere pronto, ma non ho detto che magari un giorno, conoscendo la persona giusta, mi sarei innamorato anch'io. Tutto è possibile in questa vita.

-Oddio Edward. Davvero, non so che dire.

-Dimmi che mi ami anche tu.

-Ti amo, ti amo da morire!

Così mi alzai mettendomi davanti a lui e lo baciai come non lo avevo mai fatto prima. Sì, il mio sogno si era avverato. Sì, avevo raggiungo il traguardo, avevo vinto il trofeo. Avevo finalmente la felicità su di me. Finalmente qualcosa che amavo era mio, mio davvero.

-Dai adesso dormiamo che son stanco e domani mi aspetta un'altra faticosa giornata al lavoro.

-Cosa dirai a mio padre?

-Che per la prima volta sono innamorato.

E così, mi misi sotto le coperte, lo abbracciai da dietro e mi addormentai con il sorriso che avevo quando da bambino mia madre mi leggeva una bellissima fiaba prima di addormentarmi.

-Buonanotte piccolo William.

-Buonanotte amore.

E insieme ci addormentammo felici, come due persone innamorate, non solo della vita, ma anche dell'amore.

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Capitolo 11 ***


La mattina appena mi svegliai allungai la mano per toccare l'altra parte del letto, che per mia sfortuna era vuota, come immaginavo. Cosa potevo pretendere? che mi avrebbe svegliato con un bacio, avremmo fatto colazione sul letto e ci saremmo fatti le coccole?

-Buongiorno piccolo, hai dormito bene?

-Sì, benissimo, e tu?

-Bene, ma che hai? sembri incazzato.

-Oh no, nulla, solo che odio alzarmi presto.

-E dormi ancora un po', io vado al lavoro.

-Ma oggi è domenica, lavori anche oggi?

-Cavolo, avevo dimenticato che oggi fosse domenica. Odio dormire fino a tardi, specialmente se so che devo lavorare.

-Io invece amore dormire.

-Sì, lo vedo! Comunque che vuoi fare? ti riaccompagno a casa o andiamo a fare colazione fuori?

-Vabbene la seconda opzione per me.

-Ok, e allora vestiti che ti aspetto, io sono già pronto.

-Vabbene, mi vesto in un attimo.

Così andai in bagno, mi lavai la faccia, i denti, pettinai i capelli e mi vestii in fretta, indossando gli stessi vestiti di ieri.

-Cambiati i vestiti, tieni questi che sono di mio fratello che ha più o meno la tua età. Ti presto anche la mia felpa se hai freddo, anche se ne dubito visto che fuori c'è caldo.

-Credi che la tua felpa mi stia?

-Non la indosso da molto tempo, inoltre portavo qualche anno fa la tua taglia, quindi credo che ti calzi a pennello.

-Bene.

Così indossai i vestiti che mi aveva dato Edward e vedevo anche che mi stavano molto bene.

-Dove sta adesso tuo fratello?

-Con mia madre, o con mio padre credo. Non lo so. Non ci parliamo più. Non parlo più neanche con i miei.

-Oh..

rimasi in silenzio, aspettando questo suo racconto che però arrivò soltanto dopo alla tavola calda.

-Sarò un po' indiscreto, ma vorrei chiederti come mai non parli più con la tua famiglia.

-Avevano programmato il mio futuro. Dovevo fare l'avvocato secondo i loro piani, anche se io volevo fare tutt'altro. Cioè il lavoro che faccio adesso, che sto imparando piano e che amo.

-Ah..

-Sono andato via di casa quando avevo circa 20 anni. Non sapendo neanche dove stare mi ospitò una mia carissima amica che adesso non c'è più. La casa dove sto io è sua. Questa mia amica, Ashley, aveva un tumore ed è morta. E' stata la mia migliore amica fin da quando eravamo piccoli. Anche se lei avevi 5 anni in meno. Per me era una sorella, la sorella che non avevo e che mi sarebbe piaciuto avere. Non conto mio fratello parte di me, essendo il cocco di mamma, non mi parla più da quando sono andato via di casa.

-Wow..

-Ho imparato a cavarmela da sempre da solo. Senza l'aiuto di nessuno. E quando ero da solo e avevo bisogno di un consiglio, ascoltavo il mio cuore. Era lui che mi diceva ciò che era giusto da fare.

-E adesso non hai qualcuno su cui poter contare se mai avessi bisogno di aiuto? Non hai un membro della famiglia disposto ad ascoltarti?

-No, ma ho te. E per me significa molto.

-Io per te ci sarò sempre, lo sai vero?

-Lo so. Per questo ti ho scelto. Sai Will, forse sono innamorato di te.

-Oh Edward, mi lanciai su di lui e lo baciai, davanti a tutte le persone che ci guardavano.

-Ti accompagno a casa adesso, ci vediamo stasera ok?

-Vabbene.

Così mi riaccompagnò a casa. La casa era vuota, o almeno credevo lo fosse. C'era un silenzio di tomba, le finestre aperte, alcune pentole sul lavello e mia madre da sola, sul divano, che piangeva.

-Mam..mamma...

-Oh Will, non ti ho sentito entrare, si asciugò in fretta le lacrime.

-Mamma, che succede?

-Oh nulla, papà è andato via.

-Andato via? in che senso?

-Che è andato via di casa, mi ha lasciata, ci ha lasciato.

-E perchè?

-Ha conosciuto un'altra. Abbiamo avuto una discussione accesa, molto accesa. Mi ha spinto un paio di volte fino a farmi cadere. Mi ha chiamata con brutti nomi e l'ho cacciato di casa. Will, adesso siamo soli.

-No, mamma, noi non saremo mai soli, ok? Tu non lo sarai mai, vabbene? Io starò con te per sempre. Io, io, non ti lascerò mai. Cominciai a piangere, insieme a lei.

-No Will, piangere non serve a nulla.

-Hai chiamato Jessica? Bob?

-No, ancora no. Jessica è insieme ad Elisabeth che sono andati a trovare alcuni parenti a Boston.

-A Boston?

-Sì, pare che Jessica abbia dei parenti lì, dove io sono andata una volta.

-Ok. Allora guarda che facciamo, io stasera dovevo uscire con Edward, ma lo chiamo e gli dico che rimango con te ok?

-No amore, esci, divertiti e non pensare a me.

-Mamma, che dici?

-Dico che devi vivere la tua vita e non farti pesare questa cosa. Vedrai che mi passerà.

-Come riesci a essere così forte?

-Sei tu la mia forza. Lo sei stato quando ho scoperto che saresti arrivato. E lo sei ora.

-Sei unica mamma, ti amo.

-Ti amo anch'io cucciolo. Dai adesso vai a cambiarti, fatti una bella doccia e poi fatti bello per stasera. Io guarderò un po' di tv e forse chiamerò Bob.

Così salì in camera, questa volta non feci un bagno ma soltanto una doccia. Durante la doccia pensai a mio padre, al male che aveva fatto a mia madre. Al fatto che ci aveva abbandonati, che ci aveva lasciato. Che mi aveva lasciato, senza dirmi nulla, così sparito nel nulla. Ma pensai anche al fatto che mia madre è una bellissima donna, che lei non avrebbe avuto problemi a trovare il vero amore. Che io ero con lei, qualunque cosa sarebbe successa io non l'avrei abbandonata.

Squillò il telefono, mentre mi cambiavo.

-Will, ci sei?

-Si Elisabeth, dimmi.

-Nulla, volevo dirti che mi trovo a Boston con mia madre per...

-...per andare a trovare alcuni tuoi parenti, lo so.

-Oh bene, hai saputo già tutto. Scusa se sono andata via senza dirti nulla, ma è stato deciso all'ultimo momento.

-Tanto non sei l'unica che va via senza dire nulla.

-Cosa? che intendi dire?

-Nulla, ti racconterò appena torni. Ecco, quando torni?

-Non lo so, tra qualche giorno credo.

-Vabbene, allora ci vediamo tra qualche giorno. Ti voglio bene, un bacio e divertiti.

-Bel divertimento! Ma grazie, un bacio anche a te, ah, come va con Edward?

-Tutto bene, ti racconto tutto quando torni, bacio.

E riattaccai senza neanche sentire la sua risposta, come si fai in quei telefilm americani, sapete no? squillà il telefono, non dicono neanche pronto, parlano e poi riattaccano senza neanche salutare. Vabbè, io ho salutato.

*suona il campanello*

-Bene mamma, è arrivato Edward. Sicura che non vuoi che io rimanga qui?

-Sicurissima. Vai tesoro e divertiti.

-Vabbene, tu che farai?

-Non lo so ancora, magari ordino una pizza e guardo un bel film.

-Ok mamma, a più tardi.

Così uscii da casa dove ad aspettarmi ci stava lui, la luce dei miei occhi.

-Dove mi porti stasera?

-Cenetta a casa mia. Ho preparato tutto.

-Grande! provo per la prima volta la tua cucina, onorato!

-Sta zitto e sali.

Arrivati a casa sua, trovai il soggiorno pieno di candele accese, il tavolino apparecchiato, i piatti su di esso.

-Wow, hai preparato tutto alla grande.

-Per te..mi disse calando gli occhi quasi imbarazzato.

-Grazie Edward.

Così, ci sedemmo per terra, dove Edward sistemò prima dei cuscini dove sedersi e mangiammo tutte le prelibatezze che aveva cucinato. Dal primo passammo al secondo e poi al dolce, tutto accompagnato da del vino bianco frizzante. Tutto a base di pesce, tranne il dolce ovviamente. Dopo la cena finimmo nel letto a fare l'amore, come due innamorati, come due amanti, come due mariti, come due fidanzati, insomma come due persone che si amano. Finita la serata mi riaccompagnò a casa.

-Grazie per la bellissima serata amore, buonanotte ci vediamo domani.

-Buonanotte cucciolo, poi mi dici cos'hai, non ti ho visto sereno durante la serata. 

-Se domani mi porti la colazione ti racconto tutto e ti regalo un bacio.

-Non puoi anticipare questo regalo? mi sorrise.

Gli sorrisi. Lo baciai.

Chiusi lo sportello che si trovava alle mie spalle. Entrai in casa dove ad aspettarmi ci stava una grande sorpresa.

-Mamma....Bob...e voi cosa state facendo?

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Capitolo 12 ***


-Will, non credevo rientrassi così presto! disse mia madre spegnendo la tv.

-Beh, sapevo che non stavi tanto bene e allora sono rientrato prima. Ma che stavate vedendo? abbracciati? sul divano sotto la coperta? eh?

-Nulla Will, stavamo vedendo un video..

-...porno! Beh, non siete troppo vecchi per queste cose?

-Will attento a come parli, è sempre tuo padre. Mi disse mia madre.

-un padre che non mi ha voluto e comunque mamma anche tu sei vecchia per queste cose. E poi non capisco perchè..

-Will non stavamo facendo nulla di male. Stavamo guardando alcune vecchie cassette e allora ho trovato questo filmato.

-Mah, io proprio non ti capisco. Hai chiamato papà?

-No, non si è fatto sentire.

-Lo chiamo domattina io, sempre se sei d'accordo.

-Sei libero di fare quello che vuoi Will, io non ti dico nulla.

-Ok, adesso vado a dormire, buonanotte a tutti e due. Salii in camera ma prima di entrare in camera restai ad osservare cosa stavano facendo loro due, la cosa non mi convinceva. Così rimasi a guardarli per circa 5 minuti, quando vidi dalla fessura della porta ciò che non avrei voluto mai vedere. Bob ha baciato mia madre. Ma non sulla guancia bensì sulle labbra. E no un piccolo bacio, no un bacio vero e proprio, quello dove si vede perfino la lingua slinguazzare di fuori.

Chiusi la porta alle mie spalle quasi scioccato da quella visione, mi spogliai e mi misi sotto le coperte, sapendo che l'indomani mattina avrei dovuto affrontare due discussioni. Il bacio di Bob e la discussione di mio padre con mia madre. 

Così mi addormentai con un po' di malinconia. Tutto era cambiato da quel momento, me lo sentivo. Sentivo dentro di me una sensazione inspiegabile. Una tristezza per tantissime cose, nonostante la mia vita era non bellissima ma neanche bruttissima. Non volevo che mia madre tornasse con Bob, avrebbe fatto soffrire tre persone: Me, Jessica ed Elisabeth, la mia sorellastra-migliore amica. 

Non volevo che lei soffrisse di nuovo, come ha fatto in passato. Volevo dimenticare per un momento le cose brutte e pensare a quelle belle, ma appena guardavo la foto appesa sulla parete di me e mio padre mi rendevo conto che lui non avrebbe più fatto parte della nostra vita. Che lui ormai ci aveva abbandonati, mi aveva abbandonato senza chiedermi neanche cosa ne pensavo. Senza salutarmi o dirmi un "ti voglio bene e se avrai bisogno di me io ci sarò". Avrebbe continuato a far parte della mia vita? Ma domanda più difficile, io avrei continuato a far parte della SUA vita? lui voleva me nella sua vita? Non credo che lui mi volesse così bene, altrimenti non mi avrebbe abbandonato. Non amava neanche mia madre, altrimenti non sarebbe scappato con un'altra troietta. Adesso mi rendevo conto di quanto fosse importante la sua presenza nella mia vita. Mi mancava, da morire e volevo dimenticare tutto, fare finta che non fosse successo nulla.

Pensare che l'indomani l'avrei trovato in bagno, mentre si faceva la barba o si lavava i denti come era suo solito fare.

Pensando a queste cose mi addormentai con il viso bagnato da una lacrima.

L'indomani mattina mi svegliai, non trovai mio padre in bagno e mi svegliai con gli occhi un po' gonfi per via delle lacrime della notte prima.

-Will, che hai? hai una faccia..

-Nulla mamma. e voltai le spalle per dirigermi verso il bagno, ma venni fermato da una mano che mi prendeva con forza il braccio.

-E adesso che altro vuoi? 

-Dimmi che hai.

-Che ho? mamma, non sono incazzato perchè ieri stavi facendo una delle tue ragazzate con Bob. Sono incazzato perchè ho usato i miei occhi per guardare il bacio che lui ti ha dato.

-Will...posso spiegarti.

-Mamma cosa mi devi spiegare? nulla. Adesso voglio soltanto sapere come la prenderà Jessica.

-Lei non deve sapere nulla, ok? E' una cosa che deve rimanere tra me, te e Bob. Non deve uscire fuori da questa cosa.

-Vabbene, adesso vado che sta arrivando Edward.

-Ok, ciao e buona giornata.

-Se oggi dopo scuola ritardo stai tranquilla, sono da papà.

-Vabbene. 

Così mi vestii in fretta e appena uscii dalla porta ad aspettarmi ci stava lui, che colorava ogni mia singola giornata.

-Ho portato delle ciambelle, non facciamo colazione a casa tua?

-Meglio di no. E' successo un casino.

-Racconta.

Così inizia a parlare senza più smettere, come se stessi raccontando la mia vita vissuta per 50 anni. Come se stessi raccontando una favola a mio figlio. Tutto attorno a me era silenzioso. Il motore della macchina spento, i suoi occhi puntati attentamente su di me. Mi ascoltò con attenzione, come uno psicologo.

Mi fidavo cecamente di lui, e quelle parole mi uscivano con molta facilità dalla mia bocca.

-Andiamo, ti porto da tuo padre.

-Vabbene.

Così ci avviamo verso lo studio di mio padre, nonostante Edward aveva il giorno libero. Ero in ansia, avevo paura, paura delle parole che mi avrebbe detto mio padre. Paura di non essere più suo figlio. Ma d'altronte io non ero mai stato suo figlio.

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Capitolo 13 ***


Mentre stavo seduto in sala d'attesa, Edward mi teneva la mano e cercava di tranquillizzarmi, dicendo che sarebbe andato tutto bene.

-Tranquillo Will, vedrai che andrà tutto bene. Vedrai che tuo padre ti darà tutte le spiegazioni di cui hai bisogno.

-Lo spero, a questo punto credo di non occupare della sua vita.

-Non dire queste sciocchezze, conosco tuo padre e so che tipo di persona è.

-Sai, ormai penso a tante di quelle cose che non mi rendo neanch'io conto di ciò che dico.

Dette queste parole, si aprì la porta dello studio di mio padre e appena salutò una sua paziente mi guardò con aria stranita.

-Will, che ci fai qui?

-Papà, possiamo parlare?

-Adesso sono molto occupato.

-Però a lasciare me e la mamma così all'improvviso no eh? Urlai davanti a tutti.

-Will, per favore, entra.

-Bene, mi rivolsi verso Edward, se vuoi andare fa pure, io ci metterò un po'. Ti chiamo in caso quando finisco.

-D'accordo amore, a dopo. Un bacio e stai calmo.

-Ci proverò. Così lo baciai sulle labbra e lo feci allontanare da me. Lui non c'entrava nulla in questa situazione, non volevo si mettesse in mezzo. 

Così entrai nella stanza e cominciai a fissare mio padre.

-Non devi dirmi nulla? gli dissi.

-Ho tante cose da dirti. Ti avrei chiamato per chiarire tutto, per spiegarti tutto.

-Ti ho preceduto io. Allora, mamma ha detto che sei andato via con una troia. Chi è?

-Stronzate! non riesce mai a dire la verità eh? non ha perso questo suo difetto.

-Papà, che dici?

-Che dico? ti dico io come sono andate le cose. Una sera, stavo rientrando dal lavoro e ho visto dalla finestra Bob baciare tua madre, mia moglie. Così abbiamo litigato mentre tu non c'eri e ho deciso di andarmene. Ho sempre saputo che Bob non era uscito dalla sua vita, sapevo che Bob non l'aveva dimenticata. Sapevo che io non ero stato nulla per lei. Soltanto un passa tempo.

-Co..come? Allora non è stata la prima volta.

-Cosa la prima volta Will?

-Beh, ieri sera ho visto Bob baciare mamma. Pensavo fosse stata quella la prima volta.

-Allora la loro storia continua. Buon per loro.

-Adesso che vuoi fare?

-Chiamo un avvocato e cerco di sistemare questa questione. Chiedo le carte del divorzio e poi vediamo con chi devi stare tu. Mi dispiace, Will..

-Io voglio stare con te e poi cosa ti dispiace?

-Di essermene andato, di lasciarti solo, di farti passare tutto questo.

-Stai tranquillo papà, ormai sono grande e le capisco queste cose. Non capisco il perchè mamma si comporta in questo modo.

-Evidentemente è ancora innamorata di Bob. E questo io l'ho sempre saputo. E' stato un mio errore quello di chiederle di sposarmi. Ho invaso la sua vita.

-Papà, tu mi hai cresciuto. Papà tu ti sei preso cura di me.

-Lo so, perchè lo volevo.

-Papà, adesso vedrò di parlare con mamma, capire cosa sta succedendo. Adesso vado a scuola che si è fatto tardi. Ti chiamo ok? adesso tu dove starai?

-D'accordo tesoro, comunque andrò nel mio vecchio appartamento.

-Vabbene, ci sentiamo papà. Ti voglio bene.

-Anche io.

E così lo abbracciai forte forte, quasi non volessi lasciarlo. Presi le mie cose e chiamai Edward una volta uscito dallo studio.

-Edward, sono io.

-Dimmi piccolo, passo a prenderti? 

-No, voglio stare un po' da solo. Vado a scuola a piedi, tanto non c'è molta strada da fare. Ti chiamo io e ti racconto tutto ok? Non preoccuparti.

-Vabbene Will, non fare cazzate.

-No, ti amo.

-Ti amo anch'io.

Mentre camminavo in quelle grandi stradi mi sentivo invisibile. Un piccolo parassita. Volevo piangere, volevo urlare al mondo tutto il dolore che provavo. Volevo uccidere Bob, volevo uccidere il dolore che mi stava procurando. Elisabeth? Jessica? Non oso pensare cosa sarebbe successo dopo. Non volevo che mia madre tornasse con Bob. Non volevo Bob nella mia vita, no dopo tutto quello che ha fatto a mia madre.

Il cervello stava andando in tilt. Non potevo sopportare tutto questo. Ma dovevo farlo, ero da solo, con un segreto più grande di me.

Ecco, fu in questo momento preciso che la mia vita cambiò.

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Capitolo 14 ***


Dicembre, eh sì, dicembre. Dicono che a Natale tutti sono più buoni, tutti compiono buone azioni, e tutti sono felici.

Ci sono i regali che scambi con la persona che ami, mamma ho perso l'aereo 1 e 2 in tv, e poi ci sono i saldi nei centri commerciali.

Diciamo che il Natale è il periodo che io preferisco di più, anche se non amo proprio comprare tantissimi vestiti, ma mi accontento anche di un paio di jeans e una nuova felpa.

Tante cose sono cambiate in questi mesi, da giugno fino ad oggi. Papà non ha cambiato idea, non ha perdonato mamma e ha chiesto le carte del divorzio. Mio padre ha avuto il mio affidamento, e così io adesso sto da lui, anche se lui in questo momento è in vacanza a New York con alcuni colleghi e io vivo da Edward.

Mia madre è tornata tra le braccia del suo amato Bob. Bella metafora eh? No, io la odio, e odio lei, e odio lui. Perchè?

Perchè insieme hanno combinato un casino, che poteva essere evitato negli anni precedenti. Bob, con la sua aria da uomo vissuto, poteva pensarci prima invece di far soffrire tre persone: mio padre, Jessica e Elisabeth.

Ovviamente Jessica, appena ha saputo tutta la situazione, dopo che io ho costretto mia madre a parlare, ha lasciato Bob e ha comprato un piccolo appartamento vicino al centro, vicino casa di mio padre. Non vorrei giungere a conclusioni affrettate, ma vedo che Jessica fa gli occhi dolci a mio padre. Non c'è da stupirsi, mio padre e' un bellissimo uomo, ma...con Jessica..boh, non saprei. Meglio non pensarci adesso.

Elisabeth è quella che l'ha presa molto male, rispetto a me. Alla fine io ho ottenuto ciò che volevo, stare con mio padre. Ho trovato il vero amore, sto davvero bene, e con mia madre mi ci vedo 3 volte a settimana.

Mi dispiace che si siano lasciati, ma purtroppo in una relazione quando l'amore svanisce è inutile stare insieme soltanto per il bene dei figli. Mio padre ha fatto la scelta giusta, mia madre adesso è contenta come una ragazzina, e Jessica fa gli occhi dolci a mio padre, e quindi diciamo che non l'ha presa male neanche lei.

Ma Elisabeth, lei, l'ha presa malissimo. Ultimamente ha saltato tutte le lezioni, quando viene, arriva sempre in ritardo. Ha preso dei brutti voti negli ultimi compiti e non frequenta gente molto affidabile. Non è più la stessa, litiga sempre con sua madre, fa tardi ogni sera, fuma, beve, e torna a casa quasi tutte le sere ubriaca. Un giorno mi ha detto che io non meritavo la sua amicizia, che io non ero degno di lei. Che dovevo sparire dalla sua vita, come lei voleva sparire dalla sua vita, per sempre.

-Will, vattene via!

-Elisabeth, che cazzo stai facendo? metti giù quel cortello e ascoltami.

No, non è la solita scena patetica dei film americani dove quello che si vuole ammazzare appena sente le parole "stai sbagliando" smette tutto e torna a vivere la vita di sempre. No, questa volta è tutto vero, questa volta io ci sono dentro.

-Will, io non merito questa vita. No. Bob era importante per me. Bob era mio padre.

-Ma lo è tutt'ora Eli! Cosa è cambiato? soltanto che non vivete più nella stessa casa?

-No! E' cambiato tutto. Io sono cambiata. Non sono più quella che ero un tempo. Non voglio essere la stupida bambina che trova l'amore vero e si innamora. Tutti mi odiano. Tutti mi hanno abbandonata.

-Io no. Vedi? io sono qui. Io ti aspetto, io ci sono ora e ci sarò ogni volta che ne avrai bisogno. Io sono una ragione per cui vivere.

-No, tu non sei nulla per me. Soltanto lo stupido amichetto che sapeva tutto dall'inizio e che non mi ha mai detto nulla.

-Non dire queste cose. Cosa avrei dovuto fare? parlare immediatamente? fare la spia? NO! Quella era una questione di Bob e mia madre, loro dovevano parlare, non io che non centro nulla. Adesso smettila di fare la ragazzina e ascoltami: hai detto che per te non sono nulla, giusto? Ricordati che quel nulla ti è stato vicino quando hai avuto il cuore spezzato. Quel nulla ha cercato di rimetterlo al posto. Quel nulla ha asciugato le tue lacrime che versavi ogni volta che ascoltavi la sua canzone. Quel nulla ti è stato vicino più che mai, quel nulla è rimasto accanto a te quando stavi peggio. Quel nulla che chiami tu, è un fratello.

In quel momento preciso fece scivolare il coltello dalla sue mani e cadde a terra piangendo.

-Quel nulla adesso ti sta abbracciando dicendoti che andrà tutto bene. Quel nulla è qui e non se ne andrà mai dalla tua vita.

-Perchè? perchè proprio a me? I miei si amavano tanto.

-Non tanto da poter durare per sempre. Eli, se due persone non si amano più, è inutile continuare a stare insieme. Alla fine si fanno soltanto del male.

-E a me non pensano?

-Non credi che sia stato meglio così, che continuare a vedere ogni santo giorno le loro litigate? facendoti credere che fosse colpa tua? I genitori fanno anche questo a volte. Prendono decisioni dolorose ma che pian piano quando ci rifletterai su dirai che erano decisioni giuste. 

-Mi manca mio padre.

-E a me manca mia madre. Ma sono qui a sorridere come sempre, a continuare a vivere. Quello che devi anche tu.

-Ci proverò, ma per ora è dura.

-Lo so. Lo so.

Così le diedi quell'abbraccio di cui aveva bisogno e che mai ero stato capace di darle. Aveva bisogno di me, del mio affetto. Ma ero sicuro che lei non fosse così forte come credevo.

Infatti il peggio successe proprio dopo natale.

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Capitolo 15 ***


-Will, Joan mi ha lasciata.

-Joan? chi? il tuo ragazzo?

-Sì, anzi il mio ex ragazzo. Mi ha lasciata. Capisci? lo ha fatto. Will, io..

-..tu?

-Io mi sono innamorata, ma questa volta sul serio. Credevo di non aver trovato il vero amore e invece è arrivato e neanche me ne sono accorta. 

-Eli, il mondo non è finito solo perchè uno stronzo come lui ti ha mollata senza una valida ragione.

-No, la valida ragione c'è...

-E quale sarebbe?

-Che io mi sono innamorata veramente, ma non di lui.

-Avevi una doppia relazione? perchè non me ne hai parlato?

-Non c'è nessuna doppia relazione e poi io sono innamorata di te.

Il cuore mi si gelò per un istante, le lancette dell'orologio sembravano ferme, perfino il vento tra i miei capelli e la musica che ascoltavo sulla panchina di quel grande parco verde.

-Tu cosa? Eli, ma tu..

-Io cosa? non posso amare una persona che è già fidanzata? Non posso amare una persona che ha preferenze sessuali diverse dalle mie? Io l'ho fatto, e non è bello.

-Eli, davvero, non so cosa dire...

-Non devi dire nulla, non volevo dirtelo, ma oggi parlando con me stessa ho capito che dirtelo era la cosa più giusta da fare. Però ho preso anche una decisione.

-Sarebbe?

-Che non devo più vederti, che non devo più frequentarti.

-No, questo no.

-Non posso vederti facendo finta di nulla. Non posso vederti baciare Edward. Non posso vederti e non toccarti o non baciarti.

Le presi la mano e l'avvicinai al mio cuore, presi la sua testa e l'avvicinai alle mie labbra.

-Vedi? mi stai toccando.

E poi la baciai.

-Vedi? mi stai anche baciando.

-No Will, io non intendevo questo bacio. Questo è un bacio amichevole. Io non voglio solo la tua amicizia, io voglio qualcosa di più. Lo sai quanto fa male per me tutto questo? Vederti e sapere che tu sei innamorato di un'altro, di un uomo.

-Mi dispiace Eli, cioè non so proprio cosa dire.

Ero bloccato, riuscivo a dire soltanto "mi dispiace".

-Will, io adesso vado. Ricordati che ti voglio bene, ma bene sul serio.

-No, ti prego, non andare. Io ho bisogno di te!

-Anche io, ma non è lo stesso bisogno. Ti voglio bene e grazie per tutto. 

Così tra le lacrime lasciò la mia mano e si allontanò. Era andata via da me, perchè lei provava per me ciò che io non provavo per lei. Lei era innamorata di me, lei mi vedeva come qualcosa di più, mentre io la vedevo soltanto come una semplice amica. 

Dicono che il Natale è il periodo più bello dell'anno. Per me è stato il più brutto, perchè non solo mio papà non voleva sapere più niente di mamma, ma la mia migliore amica mi aveva abbandonato, mi aveva lasciato, mi aveva detto addio, perchè voleva qualcosa che io non potevo darle.

Non vidi Elisabeth per circa 5 mesi, fin quando arrivò di nuovo l'inverno e le strade si ricoprirono di neve.

-Cazzo che freddo. Dissi in una fredda mattinata a Edward. Ormai vivevo da lui.

-Ti riscaldo io piccolo.

-Ma tu ci credi che noi stiamo insieme da un anno? e non abbiamo neanche festeggiato!

-Piccolo, ma noi festeggiamo ogni giorno, ogni ora, ogni minuto.

Edward era innamorato di me, io lo ero di lui. In questo ultimo anno è riuscito a regalarmi emozioni fantastiche. Pensate che per il mio compleanno mi ha portato a Parigi, una bellissima gita romantica da soli, io, lui e la torre eiffel alle nostre spalle. L'albergo aveva una vista magnifica.

-Adesso devo andare a scuola, mi accompagni tu?

-Ma certo. 

A gennaio avevo cominciato il mio ultimo anno di scuola. Quindi ultimo anno significa anche ballo di fine anno. Solo che non sapevo con chi andarci. Qui a Sydney l'inverno comincia nei mesi estivi e la scuola comincia a Gennaio ma c'è tutto l'anno con qualche giorno di vacanza ogni mese.

Così, appena arrivai a scuola mi avviai verso il mio armadietto per prendere alcuni libri e appena mi voltai vidi lei, Elisabeth.

-Cia..ciao..mi disse con voce tremolante.

Quasi non la riconoscevo. Gli occhi tristi, il viso spento. Troppo magra, quasi scompariva tra i vestiti. Grandissime occhiaie che le coprivano tutto il volto. Non era più lei, non era più la Elisabeth che conoscevo.

-Che ti è successo? hai smesso di aprire il frigorifero?

-Io sto bene, sto bene con me stessa.

-Non ti vedo da un po', dove sei stata?

-A casa mia, ma non sono uscita da casa e ho perso tantissime lezioni, infatti sto ripetendo l'anno.

-Ecco perchè non sei più in classe con me.

-Meglio.

-Devo andare, ciao.

Così mi girai e me ne andai. Ero infuriato con lei, mi aveva abbandonato soltanto perchè non è riuscita a mettere da parte i sentimenti. Ma stavo male dentro, sentivo che qualcosa non andava. Riuscivo a sentire il suo grido di disperazione, riuscivo a sentire le sue urla, riuscivo a percepire il suo dolore. Elisabeth aveva bisogno di me.

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Capitolo 16 ***


Non sapevo se raccontare tutto a Edward, o stare zitto e fare finta di niente.

Pensandoci un po' decisi di far finta di niente e stare zitto. Anche se Edward mi vedeva un po' strano, un po' giù.

Così, una sera mentre stavamo cenando dovetti affrontare questo argomento.

-Will, che hai? Sei strano da un paio di giorni.

-Oh nulla, solo la scuola, sai l'ultimo anno com'è.

-No, non è la scuola, è qualcos'altro. E' successo qualcosa con tua madre, con tuo padre?

-No, loro stanno bene, anzi stanno benissimo. Ho appena saputo che mio padre sta frequentando la madre di Elisabeth.

-Oh, grande. Sai, da quando non lavoro più con lui, non lo vedo da tanto tempo. Elisabeth invece? come sta?

Posai la forchetta sul piatto, e cominciai a parlare, non potevo più stare zitto.

-Elisabeth è innamorata di me.

-Cosa?! ma che dici? sei suo fratello.

-Sì, lo so. Ma proprio qualche giorno fa ci siamo incontrati a scuola. Dice di amarmi e che non vuole più vedermi. Perchè non riesce a starmi vicina e a pensare che siamo soltanto amici. Dice che vuole toccarmi, che vuole starmi vicina e baciarmi. Così l'ho baciata, come sempre facevo; dicendole che lei avrebbe potuto continuare a toccarmi, a baciarmi. Ma niente, non ha voluto sapere più nulla.

-Cavolo Will, mi dispiace..

-Non è più la stessa. Credo che soffra. Non mangia più, è dimagrita parecchio. Io voglio starle vicino, in qualche modo. 

-Invitala a cena, a casa nostra.

-A casa nostra?

-Sì, se vuoi io posso uscire con amici e lasciarti da solo con lei.

-No, non è il caso guarda. Caso mai le parlo a scuola, sempre se viene. Ha dovuto ripetere l'anno, quindi non la vedo spesso.

-Vabbene piccolo, fai quello che senti di fare. Lo sai, da quando stai con me sei maturato parecchio.

-Beh, appunto da quando sto con te. 

-E io mi sono innamorato.

-Cosa che non avresti mai immaginato eh? Adesso vedi, stiamo insieme, stiamo bene, stiamo in una casa nostra.

-E io ti amo.

-Non dirmi questo, mi fai venire una gran voglia...

-..andiamo in camera.

Il resto, immaginatelo voi.

Dopo la bellissima nottata d'amore passata con lui, ero pronto per affrontare una dura giornata a scuola.

-Amore, puoi restare a dormire, vado a scuola a piedi, così passo dalla libreria per comprare un libro.

-Vabbene amore, torni per pranzo o mangi a scuola?

-Pranzo a scuola, ci vediamo di pomeriggio.

-Ok, buona giornata. Ti amo.

-Ti amo anch'io, e pulisci un po' la casa.

Così, un'ora prima di entrare a scuola andai in libreria per comprare quello che mi serviva. La gente mi guardava, mi fissava, e io non riuscivo a capire neanche il motivo. Ma ignoravo i loro sguardi ascoltando Lady Gaga sul mio ipod.

Arrivato a scuola, come sempre presi i libri nel mio armadietto e vidi di nuovo Elisabeth.

-Elisabeth, dobbiamo parlare.

-Stiamo parlando.

-Non qui, da soli, io e te. Vediamo dopo le lezioni in palestra.

-Vabbene, a dopo.

Le ore passavano molto lentamente, ma finalmente arrivò l'ora buca e così mi avviai in palestra dove lei mi stava già aspettando.

-Elisabeth, sei già qui?

-Sì. Allora?

-Allora non voglio che la nostra amicizia finisca così. Io credo che la tua sia una semplice cotta..

-...che dura da anni. Will, certe cose tu non le sai. Ho fatto finta di niente. Ho finto di essere ciò che non ero. Poi mi sono accorta di amarti.

Non mi trattenni più, la presi per le braccia e la baciai. Ma questa volta un bacio vero, completo, passionale. Un bacio lungo, dolce, tenero. Non quello di semplici amici, non quello di semplici fratello e sorella. Ma quello di due persone che si vogliono, che si desiderano. Forse io la desideravo o forse no.

Solo ora mi accorsi che dopo quel bacio la mia vita sarebbe cambiata, nuovamente.

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Capitolo 17 ***


Ok, resettiamo il cervello e cerchiamo di far chiarezza sugli ultimi avvenimenti successi.

Allora Elisabeth dice di amarmi, io prima la evito dopo la bacio, come non avevo mai fatto prima.

Adesso però sono confuso più che mai. O sono innamorato anch'io di lei o l'ho baciata per compassione.

Io? che bacio qualcuno solo perchè mi fa pena? Non è da me, non sono io. Non faccio queste cose e mai le farò.

Devo parlare con Edward, devo fare chiarezza sui miei sentimenti, chiedere un periodo di pausa e capire chi amo veramente.

-Edward, devo parlarti.

-Will, che faccia che hai! Che succede?

-Ho baciato Elisabeth, questa volta un bacio vero, con la lingua e tutto il resto.

-Will, tu non puoi giocare con i sentimenti delle persone.

-Cazzo, lo so. Ma non so che mi è preso. E' mia sorella, solo da parte di mio padre, ma è pur sempre mia sorella, abbiamo un legame. Solo che adesso sono confuso, non riesco a capire cosa provo.

-Cosa provi? Will, se vuoi lei va da lei, io non ho niente da dirti. Credi che questa volta sarei rimasto in disparte come faccio sempre e avrei fatto finta di nulla? Questa volta è diverso. Tu hai reagito senza pensarci, hai reagito con il cuore e questa cosa a me non va. Tu la ami, va da lei, ha bisogno di te.

-Ma Edward..

-Ma cosa? Sono stanco di fare il maturo e capirti.

-Stai dicendo che è finita?

-E' quello che vuoi, no? 

-D'accordo, come vuoi tu. Vado a dormire da mio padre, tra qualche giorno passo per prendere le mie cose.

-Ok.

-Edward...

-Che altro vuoi?

-Ti amo...

-Fanculo!

Improvvisamente era diventato un bastardo, proprio come era prima. L'avevo ferito, sono un coglione!

Così bussai alla porta di mio padre ma lui non era in casa e allora l'unica casa vicina era quella di Elisabeth.

-Cazzo Will, che ci fai a quest'ora qui? E' tardi.

-Edward mi ha lasciato...

-Oh..entra su che fa freddo! Vuoi qualcosina?

-Niente che tu sia in grado di darmi. Sei da sola?

-Sì, mia madre non c'è. E da un po' che non la vedo.

-Mi dispiace, la stessa cosa succede con mio padre.

Stavo male e neanche me ne rendevo conto.

-Dimmi tutto, allora che è successo?

-Ho raccontato tutto a Edward, che si è incavolato e mi ha lasciato.

-Hey hai fatto tutto tu eh, io non ho fatto nulla, quindi adesso ti prendi le tue colpe.

-Lo so cazzo. Sono confuso.

-Confuso? perchè lo ami?

-Perchè non sono più sicuro di amarlo.

-Allora pensaci su e vedi cosa devi fare, ma non fare aspettare troppo tempo prima che sia troppo tardi.

-Credi che dovrei parlarci?

-Se è quello che vuoi, se è quello che ti fa stare bene allora vai da lui, ma ripeto, non fare aspettare troppo tempo.

-Grazie Eli..

-Hei, ti sto parlando da sorella-migliore amica e non da ragazzina innamorata. Sto cercando di darti qualche consiglio, per quello che riesco a fare. Lo sai, baci bene, mi disse ridendo un po'.

-Grazie, modestamente sono un ottimo baciatore.

-Adesso non ti vantare.

-Ma che! Baci bene anche tu, le risposi ridendo.

-Dai adesso andiamo a dormire che è tardi.

-Hai un letto in più per me?

-No, ma credo che il mio letto sia abbastanza grande per noi due.

-Grazie ancora.

Così, non avendo altro posto dove andare, perchè non avevo intenzione di dormire da mia madre e Bob, mi addormentai in quel letto da una piazza e mezzo insieme a Eli, proprio come un fratello e una sorella.

Una settimana era passata da quando Edward mi aveva mollato. Avevo avuto 7 giorni di tempo per pensare e capire cosa provavo e cosa volevo davvero. Volevo lui, mi mancava da morire. Così decisi di andare a parlarci. Bussai alla sua porta ma nessuno rispose. Così, accanto alla porta d'ingresso si trovava una pianta dove dentro ci stava una chiave di riserva. La presi e aprì la porta. Ma trovai ciò che non mi aspettavo.

Edward stava scopando sul divano un tipo che non avevo mai visto prima. E' tornato a prendere le sue abitudini. Il tempo si fermò come il mio cuore e l'aria che ci stava attorno. Anche le lancette dell'orologio appese al muro sembravano bloccate.

-E tu che cazzo ci fai qui?

seppe dire solo questo.

-Ero tornato per dirti cosa avevo pensato in questa settimana, ma nulla ha più senso, nulla conta.

Così chiusi la porta di scatto e uscì dal palazzo piangendo come un disperato.

Avevo il cuore spezzato, perchè per la prima volta era stato qualcuno che amavo da morire ad avermi spezzato il cuore. Non feci in tempo di finire il pensiero che una luce abbagliante di un auto che correva a tutta velocità veniva contro di me. 

La mia vita forse stava per giungere al termine.

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Capitolo 18 ***


Ero stordito, sdraiato per terra in uno stato sotto shock e confuso. Non capivo nulla, attorno a me vedevo delle luci, credo fossero delle sirene di ambulanza. Mi guardavo attorno e vedevo soltanto tanto sangue per terra e sulle mani di Edward.

-No, Will, no!

Piangeva disperato, ma prima di potergli dire qualcosa svenni.

Mi risvegliai dopo due settimana sul letto di un'ospedale. Accanto a me ci stavano dei libri, della cioccolata, dei fiori, alcune bottiglie di acqua e ci stava Edward, a tenermi la mano. Il mio corpo stava attaccato a delle macchine, si poteva sentire il mio cuore battere su una di quelle macchine.

-Co..cosa mi è successo?

.Oh santo cielo, ti sei svegliato! Piccolo..

si avvicinò a me e mi baciò tutto il viso, tanto che le sue lacrime bagnarono le mie guancie.

-Edward, dove mi trovo?

-Piccolo, hai avuto un incidente, sei rimasto in coma per diversi giorni...non sai quanto ci hai fatto preoccupare. Quanto mi hai fatto preoccupare!

-Qua...quando è successo?

-Shh, non parlare, devi ancora riprenderti, ti racconto tutto quando starai meglio e sarai in grado di parlare.

-Edward, avevo paura di non poterti dire più una cosa..

-..cioè?

-Quanto ti ami.

-Adesso riposati, chiamo il medico. E comunque ti amo anch'io.

Il medico entrò con un grande sorriso smagliante e mi visitò.

-Dobbiamo fargli alcune analisi prima di mandarlo a casa. Ha ancora bisogno di sangue, ne ha perso molto.

-Dottore, ma sono passate due settimane.

-Sì, ma i suoi valori sono molto bassi.

-Vabbene, gli do il mio.

-E' sano lei?

-Sì, faccio il test ogni 6 mesi.

-Quando l'ha fatto l'ultima volta?

-6 mesi fa.

-Lo rifaccia di nuovo e se è tutto ok allora la chiameremo per fare il prelievo.

-D'accordo. Torno da lui.

Non riuscivo a sentire bene, parlavano piano ed io ancora ero stordito.

-Mia madre? mio padre?

-Stanno per venire, quando finiscono di lavorare vengono qui.

-E tu..?

-Io sono rimasto con te giorno e notte, aspettando con ansia il tuo risveglio. Credevo di averti perso davvero.

-Ricordo che ero venuto a casa tua e ti ho visto scopare con un altro.

-E' soltanto una brutta e vecchia storia. Non ci pensiamo più.

-Elisabeth? dov'è?

-Non lo so. Non è mai venuta da quando sei qui. Non l'ho mai vista e non l'ho mai sentita. Non capisco il perchè.

All'improvviso stavo più male.

-Edward, perchè mi sento debole?

-I tuoi valori sono molto bassi, hai perso molto sangue e in queste due settimane non te ne hanno dato abbastanza. Ma vedrai, tutto andrà meglio. Tu ti riprenderai.

-Voglio tornare a vivere da te.

-La mia casa è la tua casa, e questo lo sai bene.

-Mi dispiace per tutto quello che è successo.

-Non ci pensiamo più. Adesso vado a fare una cosa, torno tra un po'. Tu intanto riposati.

-Grazie Edward.

-Per cosa?

-Per avermi salvato la vita.

La sua espressione cambiò e cominciò a raccontare...

-Non potrò mai dimenticare ciò che è successo due settimane fa. Credevo che eri morto tra le mie braccia. Ho chiamato ambulanza e tutto ma non potevo far altro che aspettare e sperare. Stringevo la tua mano così forte che neanche me ne accorgevo. Vedevo che dal tuo viso cadevano alcune lacrime, di dolore credo. Dopo un po' però hai mollato la presa, avevo pensato al peggio. Credevo che eri morto, c'era sangue ovunque, su di te, sulla strada, sulla mia maglietta, sulla mia mano. Ma poi i dottori mi hanno detto che eri andato in coma, e allora ho continuato a sperare, giorno e notte, minuto dopo minuto. 

-Adesso è tutto finito, no?

-Sì, è tutto finito.

Dicendomi questo si allontanò e torno dopo circa due orette.

-Edward?

-Sì dottore.

-Venga fuori.

-Piccolo, mi allontano per qualche minuto.

E si avvicinò verso il dottore chiudendo la porta alle sue spalle. 

-Edward, posso darti del tu?

-Mi dica, per favore. Posso donare il mio sangue?

-Edward, sei siero positivo.

-Co..cosa?

-Hai l'aids...

-Co...come.......

lunghi silenzi interrotti da un'infermiera che chiamava il dottore.

Così lui aprì la porta ed entrò.

-Piccolo, che faccia, che hai?

-Nulla tesoro, nulla.

E mi baciò sulla fronte mentre mi stringeva la mano. Sentivo che qualcosa non andava, ma se lui mi diceva di stare tranquillo non vedo perchè avrei dovuto preoccuparmi.

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** Capitolo 19 ***


Mi rimisi in poco tempo. Non avevo nulla di grave, soltanto qualche graffio sul viso che mi rendeva ancora più brutto. Io stavo bene, bene davvero. Ma quello che mi preoccupava era Edward. Ultimamente non era più se stesso. Non voleva più fare l'amore con me, mi chiedeva sempre di fare il test per vedere se sono siero positivo, anche se avevo la sicurezza di essere sano. Non era più in lui. Mi rispondeva in modo strano, quasi sempre era incazzato con mezzo mondo, incluso me. La mattina andava a lavorare e non mi salutava quasi mai. Non mi chiamava, non mi avvisava se tornava a casa per la cena o per il pranzo, così dopo circa due settimane presi un po' di coraggio e gli parlai.

-Edward, mi puoi dire cos'hai? 

-Non ho nulla, adesso lasciami lavorare al computer che ho molto lavoro arretrato.

-No, non ti lascio lavorare. Questa sarà l'ennesima volta che cerco di parlarti, chiedendoti spiegazioni che tu non mi vuoi dare. Sono stanco di sopportare tutto questo. In casa siamo due estranei. Se ti chiedo di fare l'amore, che di solito non te lo chiedevo mai, tu mi respingi. Cosa ho di male?

-Nulla William.

-William?

-Come ti devo chiamare? non è questo il tuo nome?

-Vabbene, fai quel che cazzo ti pare, io vado a dormire.

Prima di entrare in camera sbirciai da dietro la porta per vedere cosa stava facendo, cosa avrebbe fatto dopo questa discussione. Non vidi nulla di strano, solo che dopo un po' smise di scrivere al computer e si mise le mani sui capelli spingendoli indietro con le mani un po' sudate. Qualcosa non andava.

L'indomani mattina ovviamente non lo trovai sul letto, ma sul cuscino trovai un biglietto: "Aspettami per pranzo, dobbiamo parlare". Cazzo, finalmente avrebbe risposto a tutte le domande che gli avevo fatto in queste ultime settimane. Ero eccitato, finalmente avremmo potuto chiarire ogni cosa. Così, come ogni giorno, uscì per andare a scuola e incontrai Elisabeth.

-Ciao Will, come stai?

-Sono qui. Sto bene.

-Non credere a ciò che t'hanno detto.

-Cioè?

-Al fatto che che non sono mai venuta quando eri in ospedale. Io non venivo quando ci stava Edward.

-Perchè?

-Abbiamo litigato, abbiamo avuto una discussione, mi ha incolpata dicendoti che ti avevo portato via e che non dovevo mai più avvicinarmi a te.

-Parlerò con lui.

-No, se sa che te l'ho detto mi uccide come minimo. Fai finta di nulla, e se vuoi vedermi possiamo farlo a scuola, tutti i giorni.

-Sei la mia migliore amica Elisabeth. Sei mia sorella. Lui non può impedirmi di vedere una parte di me.

-Lo so, ma sai com'è fatto. Lui ci tiene a te e ha paura di perderti.

-Vedrò cosa fare. Corro che ho lezione, ci vediamo.

-Non mangi qui a scuola?

-No, corro a casa che mi aspetta Edward, non so di cosa deve parlarmi.

-Vabbene...

Le tre ore passarono quasi in fretta, finite le lezioni corsi subito in casa e Edward era già lì.

-Tesoro mio. Corsi ad abbracciarlo, ma non feci in tempo di annodare le mie braccia intorno al suo collo che mi respinse come un insetto.

-Ma che hai? cosa ti prende?

-William io e te non possiamo stare più insieme. Ho un altro.

Il cuore mi si bloccò come la prima volta che ci lasciammo, solo che questa volta io non avevo fatto nulla. Quello sbagliato era lui, non io. Ma provavo come sempre un senso di colpa.

-Perchè? che ti ho fatto?

-Tu non fai mai niente vero? sei un piccolo angelo caduto dal cielo che non hai mai colpe. Non posso sopportare più la tua presenza in questa casa. Mi da fastidio ogni cosa che fai, ogni cosa che tocchi.

-Ma...le prime lacrime scesero.

-Ma nulla e smettila di piangere che non sei più un bambino. Ho preparato le tue valigie con le tue cose. Vai via da questa casa e non farti più vedere.

Continuando a piangere presi la mia roba e mi avviai verso casa di Elisabeth. Non continuai le lezione, non avevo più voglia di fare un cazzo. Così l'aspettai fin quando non arrivò.

-Will, che ci fai qui? 

L'abbracciai forte mentre piangevo.

-Ti ha lasciato, vero?

-Come lo sai?

-Ho visto le tue valigie..vedrai tutto si sistemerà.

-Elisabeth, non so dove stare. 

-Stai da me, che problema c'è? Quel bastardo la deve pagare.

-No. La colpa è soltanto mia.

-E sentiamo, cosa cazzo hai fatto questa volta?

-Niente.

-E allora non ti prendere colpe che non hai. La colpa è sua. Tu non hai fatto nulla.

-Non parliamone più, per favore.

-Ok. Entriamo che forse sta per mettersi a piovere.

Non fece in tempo di finire la frase che una goccia di pioggia bagnò i miei capelli che odoravano ancora di lui e del suo ultimo abbraccio.

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** Capitolo 20 ***


Dopo una bella cioccolata calda mi misi vicino alla finestra per osservare la pioggia che bagnava le finestre. Amavo l'estate, il sole, le spiaggie, il mare, ma amavo anche l'inverno, il freddo, le cioccolate o i cappuccini caldi, la pioggia che cade quando meno te l'aspetti e che cerchi invano di evitare.

Amavo osservare quelle piccole goccioline di acqua, mi aiutavano a riflettere, a pensare, a capire cosa dovevo fare, qual'era la cosa giusta da fare. Ma spesso mi mettevano tristezza, proprio come in uno di questi momenti.

Ripensavo a tutti i momenti passati insieme a Edward, e non me ne facevo una ragione. Perchè lo aveva fatto?

Ma adesso non parliamo di me, parliamo di cosa è successo mentre io osservavo la pioggia.

-Will, io esco un attimo, non torno tardi.

-Dove vai?

-Devo fare una cosa, nulla di importante, tranquillo. A dopo.

Elisabeth prese l'ombrello e uscì di casa indossando un cappotto rosso e i suoi stivali marcati "UGG".

Io accesi un po' la radio, visto che sua mamma non era in casa e volevo scacciare i brutti pensieri dalla mia mente.

Elisabeth andò a casa di Edward, per chiedere cosa realmente stava accadendo.

-Ciao Edward.

-Cazzo ci fai qui?

-Volevo parlarti. Posso entrare?

-Fa pure. Che vuoi?

-Cosa ti sta succedendo? Non parlarmi come se io fossi la troia che fa lasciare i fidanzati, perchè sai benissimo che io, sì ero innamorata di Will, ma lui ha fatto tutto. Io non ho mai preteso che lui mi amasse. Non può mai esserci niente tra di noi. Io sono solo la sua migliore amica e sua sorella. Capisci?

-Che vuoi?

-Senti bello, mettiamo in chiaro le cose. Non sarei mai venuta qui se non fosse stato necessario, okay? Non ti credere dio sceso in terra, perchè non sei nessuno, almeno per me. Per Will invece sei tutto. Mo siediti e dimmi che cazzo ti sta succedendo prima che io mi incazzi come una bestia.

-Ho l'AIDS, contenta?

-oh...

-Ecco perchè ho lasciato Will.

-Credevi di non essere alla sua altezza? Se pensi questo di lui, ti sbagli di grosso, vuol dire che non lo conosci bene. Will ti avrebbe accettato anche se l'AIDS ce l'avevi da molto più tempo. Will ti ama, ma ti ama davvero.

-Ma io potrei morire da un giorno all'altro.

-Cazzo dici, idiota! Non c'è una cura all'AIDS, ma puoi benissimo rallentarla facendo le terapie. Pensa, si può sopravvivere anche più di 30 anni.

-Si..ma...

-Ma cosa? non potrete più fare sesso senza preservativo? e allora? che c'è di male? Usate la protezione, ma i vostri rapporti saranno gli stessi, perchè in voi c'è l'amore.

-Io lo amo Elisabeth, da morire.

-Lo so che lo ami, ecco perchè sono venuta qui. Non sai quanto sta male, e non sai quanto sto male io a vederlo così. Ma tu ormai hai fatto la tua scelta, no?

-Quale scelta? William è mio.

-Se è tuo io credo che dovresti parlare con lui, spiegargli la situazione e vedrai che lui capirà. E' un ragazzo maturo. Ma fallo ora, prima che qualcun'altro te lo rubi.

-Devo pensarci.

-Non aspettare troppo, questo ho detto a William quando vi siete lasciati la prima volta, se passa troppo tempo rischi di perderlo. E so che tu questo non lo vuoi.

-Cosa gli devo dire?

-Non lo so, parla col cuore, vedrai che lui capirà immediatamente e ti amerà più di quanto ti ami adesso. Sta davvero male, e non voglio vederlo così.

-D'accordo, io adesso vado a riposare, non mi sento tanto bene.

-Hai mangiato?

-No, non ho fame. Il dottore mi ha detto che devo stare attento a non prendere virus e roba simile. Dice anche che perderò peso e ogni tanto mi verranno dei tremori e sudorazione notturna, ma devo prendere tantissime pillole per evitare che questo non accada sempre.

-William si prenderà cura di te, ok? Ma prima lui deve sapere, deve conoscere la verità.

-D'accordo, vedrò cosa posso fare.

Così Elisabeth si allontanò da casa di Edward e appena rientrò in casa mi abbracciò forte.

-Vedrai che tornerà, mi disse piangendo.

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** Capitolo 21 ***


Passò una settimana prima che Edward si facesse vivo. 

Durante quella settimana ho avuto modo di pensare a tante cose. Non avevo ancora capito bene quale fosse il ruolo di Edward nella mia vita. Non avevo ancora capito che lui mi aveva salvato la vita. Non avevo capito che lui aveva rinunciato a tante cose per me, per rendermi felice, per vedermi sorridere.

Dopo una settimana lui si fece vivo a casa di Elisabeth.

-Ciao Will, posso entrare?

-Ma certo, gli risposi sorpreso.

-Volevo parlarti, chiarire la situazione. Dirti il perchè ti ho lasciato.

-Beh, adesso sono qui, dimmi tutto.

-Non ho avuto il coraggio di dirti cosa mi stava succedendo, il perchè ho rotto la bellissima storia che si ormai avevamo creato.

-Edward, sono stato male, ma male davvero. Pensavo che non ti avrei mai rivisto.

-Lo so, sono stato un pezzo di merda, ti ho lasciato senza una valida ragione, senza dirti nulla. Sono stato un cretino, avrei dovuto dirti la verità fin dall'inizio.

-Adesso sono qui, ti ascolto.

-Ricordi quando eri ricoverato in ospedale?

-Sì..

-Bene, avevi bisogno di sangue, e allora avevo deciso di donarti un po' del mio sangue, ma prima ho dovuot fare un test per vedere se ero sano.

-Embè?

-Hanno scoperto che ero sieropositivo e quindi non potevo donarti il mio cuore. Il solo pensiero che ero malato e che non avrei guarito questa malattia per il resto della mia vita mi ha ucciso. Ho cercato di far finta di niente in quelle ultime settimane, ma non ce l'ho fatta. Ti ho lasciato perchè sapevo che sarei stato un peso nella tua vita.

-Tu sei un coglione, a tutti gli effetti. Non perchè mi hai lasciato, non perchè sei malato, ma perchè hai pensato a questa cosa. Come hai potuto pensare che mi sarei stancato di te? Dopo tutto quello che ho fatto per te, dopo tutto l'amore che ti ho donato e che ancora provo per te.

-Lo so, ma..

-..ma nulla! sei stato un idiota. Mi hai fatto credere che la colpa fosse mia, quanto invece il problema era tuo. Tu non puoi immaginare cosa avrei dato per vederti felice. E adesso? la nostra relazione è svanita.

-No, se noi non lo vogliamo.

-Tu mi hai spezzato il cuore, ti rendi conto?

-Lo so, sono un bastardo senza cuore, ti ho tradito, ho spezzato quel cuore che tu mi avevi regalato, e mi merito tutto l'odio di questo mondo. Ma credimi se ti dico che io ti amo davvero, e che sono stato male in questa settimana senza di te.

-Se ti può consolare, io starò vicino a te per tutta la vita.

-Non mi consola, mi rende felice.

-Bene. E allora non pensare che saresti un peso per me perchè ti uccido.

Era rimasto senza parole, credevo che l'avrei respinto, invece no. Lui faceva parte di me, era un cucciolo che adesso aveva tanto bisogno d'affetto.

-Non ti libererai di me tanto facilmente. E se ti preoccupa di fare l'amore, usciamo la protezione. Non sarà lo stesso ma almeno..

-Ti amo Will.

-Ti amo anch'io.

E così ci baciammo, dopo una settimana di distanza, dopo una settimana di lontananza. Dopo una settimana di sofferenza potevo assaporare il sapore delle sue labbra. Potevo ansimare facendo l'amore con l'uomo della mia vita, perchè ero certo di una cosa: lui, l'unico che mi ha rapito il cuore la prima volta nella mia vita e l'unico che ancora ci rimaneva. Potevo incontrare ragazzi belli, magari migliori di lui, ma era l'unico che riusciva a non farmi respirare quando mi guardava, quando mi diceva di amarmi, quando sospirava di piacere, quando mi diceva che ero soltanto suo.

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** Capitolo 22 ***


E così un altro mese passò. Arrivo giugno. Giugno significa inizio dell'inverno qui in Australia. Inverno significa freddo, camino accesso (per chi ne ha uno), film visti sotto le coperte, maglioni, sciarpe, guanti e tanti pigiamoni di lana. Io odio il freddo, come odio l'inverno, i maglioni, il fuoco del camino e la pioggia.

Non parliamo però del tempo qui in Australia che tanto non interessa a nessuno, tranne che se volete farvi una vacanza allora vi consiglio di portare tanti pigiami e maglioni pesanti, e un ombrello. Ma vi consiglio di venire qui durante il periodo natalizio, visto che la maggior parte delle persone vanno al mare.

Comunque, non parliamo delle vacanza, del tempo, perchè tanto vi annoia e lo so già.

La mia storia con Edward sta andando fin troppo bene. Ho 18 anni, credo. Una vita perfetta, forse. Un "marito" stupendo, se così posso chiamarlo. Una casa grandissima, un sogno. Una relazione stabile, incredibile. Amici persi, amici ritrovati. Un futuro davanti, e nessuna idea. Quand'ero bimbo, tutti i miei compagni di classe volevano diventare qualcuno di importante da grandi, io ero l'unico a non aver avuto mai un sogno o un ambizione, dicevo sempre: "quando sarò grande, si vedrà". Solo che adesso faccio l'ultimo anno di scuola e non so se continuare gli studi andando ad un'università, oppure andare a lavorare. La seconda opzione credo sia la migliore visto che non voglio più studiare.

Facciamo una statistica: quanti ragazzi arrivati a 18 anni vogliono continuare a studiare? Forse i secchioni. Ma se qualcuno ha trovato l'amore, vive da Dio, che gli frega di diventare famoso e potente? Forse al tuo compagno.

-Will, ma che stai dicendo?

-Non te lo ripeto, perchè hai capito benissimo, e adesso non voglio più prendere questa discussione, ok?

-Tu devi continuare con gli studi, tu sei un genio.

-Genio? in cosa? Odio la pittura, odio i computer, sono una frana in matematica e amo divertirmi. Dovrei studiare cosa? Danza? Musica? No, non fanno per me. Sono gay, ma non fino a questo punto. E poi, a chi piace studiare?

-A me. Io ero bravissimo a scuola. Vedi? Ho continuato gli studi, gli ho finiti, ho cominciato a lavorare da tuo padre e adesso ho uno studio tutto mio. Io voglio un futuro migliore per te. Voglio che tu diventi importante.

-Ma io sono già importante, per te.

-Vedi, riesci sempre a rovinare tutto.

-Naaaah.

-Sì invece. e comincio a farmi il solletico.

-Ti...ti prego...sme..ttila, gli disse con un filo di voce soffocata da una risata irrefrenabile.

-Ok ok.

Appena mi ripresi un po' continuai...

-...e comunque no, non voglio studiare, non ho voglia. Vado a lavorare, magari inizio così, dopo non so.

-Se è quello che ti rende felice.

-A me non mi importa di avere un lavoro fantastico. Ho una vita quasi perfetta grazie a te, a me basta solo questo.

-Allora vuoi fare la casalinga perfetta.

-Tanti cazzi. No, voglio avere una mia indipendenza.

-D'accordo.

Io ed Edward eravamo d'accordo su tutto, ma non questa volta. Era un marito quasi perfetto, solo che voleva il meglio per me.

Perchè continuo a chiamarlo marito? Noi non potremmo mai sposarci, avere dei figli. Lui non ama queste cose. Dice che il matrimonio è un contorno dell'amore di due persone. Se due persone stanno insieme è perchè lo vogliono entrambi.

All'inizio Edward si scopava il primo ragazzo che incontrava, ma pian piano si è accorto di amarmi. Cosa molto strana per un uomo come lui, di 32 anni, quasi 33.

Comunque, avevo una relazione stupenda, ma ero a corto di amici. Avevo qualche conoscente, ma ogni tanto avevo bisogno di una figura con cui sfogarmi. Elisabeth non faceva più parte della mia vita. Non ci parlavamo più da quando ritornai con Edward. Ogni tanto ci salutavamo, ma niente di più. Ci sto male, lo ammetto, ma lei si è allontanata da me. Lei si è distaccata, e a me non me ne può fregar di meno. Lo ha voluto lei, non io.

Fu così, che un giorno, mentre stavo nella biblioteca della scuola a leggere un libro di cui non ricordo neanche il titolo è apparsa lei. Una ragazza dai capelli rossi, ma non troppo. Un rosso-castano. Magrolina,pelle bianca come il latte, occhi azzurro cielo, una maglietta intonata ai suoi occhi, un paio di lentiggini sul viso, un sorriso smagliante, si avvicinò a me dicendomi:

-Scu..scusa..hm..dove posso trovare i volumi di storia del 700?

Ritorna all'indice


Capitolo 24
*** Capitolo 23 ***


-Vieni, ti dico dove sono. Una lettura leggera eh?

-Oh non tanto, odio la storia, odio la scuola in generale!

-E allora che ci fai qui?

-Devo recupare questa storia altrimenti mi bocciano e dovrei restare a casa ad aiutare mia madre, e non mi va.

-Sei nuova di qui? non ti ho mai visto prima.

-Sì, sono nuova, mi sono trasferita da poco.

-Ah, bene, che hanno sei?

-Sono ancora al primo anno.

-Ah, una matricola allora!

-Direi proprio così, solo che sono stata rimandata due volte, cacciata da scuola, e frequento il primo anno a 17 anni.

-Wow..

-Sei rimasto senza parole eh? Faccio questo effetto a molti ragazzi.

-Ah ah ah, sei divertente. 

Avvicinandomi ad uno di quei grandi scaffali presi il libro che lei cercava.

-Ecco, è tutto tuo, buona lettura!

-Grazie mille. Oh cavolo, sono una cogliona, non mi sono presentata, piacere Karen.

-Piacere William.

-Magari possiamo leggere insieme questo volume di storia, sai non ci capisco molto e avrei bisogno di una mano per riprendere un paio di materie. Tu sei bravo?

-Me la cavo, faccio l'ultimo anno e fino ad ora sono sempre sopravvissuto, quindi potrei darti una mano.

-Bene, magari possiamo conoscerci un po' meglio.

-Certo, con piacere. Vieni, sediamoci qui.

-Bene, allora che mi dici di te?

-Non molto direi, sono nato qui, ho sempre vissuto qui, convivo con il mio compagno...

-Compagno?

-Sì, cioè compagno di infanzia, amico..

-Aaah, credevo fossi gay!

-Ma chi, io? Naaah.

Probabilmente avevo fatto una cazzata, ma conoscevo questa ragazza da così poco, non potevo dirgli che ero gay, nella scuola nessuno lo sa, e io ho paura di essere scoperto. 

continuai io..

-..e poi perchè credevi? Odi i gay?

-Oh no, affatto! Dove stavo io avevo un amico gay che amavo da impazzire. Solo che sei un bel ragazzo, e visto che non sei gay posso provarci benissimo! mi disse con sguardo malizioso.

-Oh...

-...oh? sei fidanzato vero?

-Diciamo che ho una storiella..

-Beh, io non sono gelosa.

-Studiamo questo capitolo? cambiai discorso..lei capii, per fortuna, e così ci misimo a leggere in quelle pagine che tanto odiavo.

-Tu invece, Karen, che mi dici?

-Mi sono trasferita qui con i miei genitori circa due settimane fa. Prima abitavo a Londra, poi mio papà ha ottenuto un trasferimento e ci siamo trasferiti qui con tutta la famiglia.

-Hai fratelli o sorelle?

-Un fratello di 19 anni. Un gran rompi scatole, specialmente ora che ci siamo trasferiti e non ha compagni con cui svagare.

-Non lavora o va scuola?

-Ha finito di studiare e non vuole lavorare, così sono costretta a sentire i suoi lamenti giorno e notte.

-Ah bene, cosa c'è di meglio che ascoltare i lamenti dei propri fratelli, eh!

-Tu hai fratelli?

-No, diciamo che sono figlio unico. Ho una migliore amica-sorella, da parte di mio padre però. All'inizio eravamo indivisibili, non abitavamo nella stessa casa, ma nello stesso palazzo. E anche io ero costretto a sentire le sue lamentele quando una storia con un ragazzo le finiva male.

-Ah bene, allora puoi capirmi. Senti, io non ci capisco molto con questo libro e qui c'è troppa confusione. Che ne dici se dopo scuola vieni a casa mia? Così conosci anche mio fratello e potete uscire anche insieme qualche volta!

-Sarebbe fantastico. 

-Bene, ci vediamo davanti ai bagni delle ragazze dopo le lezioni, così andiamo insieme a casa mia.

-Perfetto, allora adesso io vado, ci becchiamo dopo.

-Ok, ciao William, e grazie mille.

-Di nulla, ciao Karen.

Non so cosa mi aspettava a casa sua, ma ero già eccitato. Oh, non quello che pensate voi. Potevo finalmente avere un'amica e un nuovo amico con cui poter uscire, visto che non avevo una vita molto sociale all'interno della scuola.

Non sapevo cosa aspettarmi, ma di sicuro questi giorni mi riservavano tante sorprese.

Ritorna all'indice


Capitolo 25
*** Capitolo 24 ***


Come previsto, appena finimmo le lezioni lei stava lì, ad aspettarmi con tutto il suo splendore. Potevo osservare da lontano le sue curve nascoste da quel maglione troppo grande per lei. Quei lunghi capelli rossi e alcune lentigini sul viso. Era proprio una bella ragazza, dovevo ammetterlo. E io ero proprio un coglione.

-Sei arrivato. Credevo non venissi più.

-Non ti preoccupare, mantengo sempre le mie promesse.

-Allora andiamo, sempre se non hai cambiato idea.

-Non cambio mai idea. 

-Bene, una cosa che so in più su di te.

Mentre camminavamo per quelle grandi strade di Sydney riuscivo a camminare a parlare allo stesso tempo senza essere impacciato, cosa che non riuscivo a fare con altre persone, ad esempio con Edward.

Karen era una ragazza che sapeva parlare e mettere le parole al loro posto. Era una ragazza con la testa sulle spalle, molto matura, forse troppo per la sua età. Mentre mangiavamo un gelato prima di arrivare a casa mi confidò una cosa:

-Sai William, io non ho mai parlato così tanto con una persona. Di solito riesco ad emettere qualche suono da questa stupida bocca, balbetto e poi mi fermo credendo che ciò che dirò dopo quasi sicuramente sarà poco interessante. Con te è diverso, mi trasmetti sicurezza.

-Sicurezza?

-Sì, quella che mio padre non è riuscito a darmi.

-Come mai?

-Non so se ti piacerebbe ascoltare questa storia.

-Io ho tutto il tempo di questo mondo, quindi se vuoi parlare.

-Mio padre è morto circa 3 anni fa. Non sento molto la sua mancanza visto che quando rientrava dal lavoro picchiava me e mia madre. Mi è sempre mancata questa sicurezza che una figura paterna può darti. Non che mia madre non me ne dia. Ma avere un padre è sempre qualcosa di magnifico. Non credi?

-Beh, mia madre quando rimase incinta rimase da sola perchè il suo compagno che sarebbe mio padre, aveva paura di diventare grande. Ho saputo solo quando ero più grande chi fosse il mio vero padre, ma per tutti gli anni ho sempre avuto accanto un uomo fantastico, un vero padre. Non come quello con cui sta adesso mia madre.

-Non riesco a capire...

-Mia madre è tornata insieme al mio vero padre. Così io parlo soltanto con mio padre visto che odio a morte mia madre.

-Mi dispiace. Non siamo molto fortunati eh?

-Karen, devo confessarti una cosa, ma promettimi che non parlerai con nessuno.

-Ok, dimmi.

-Io sono molto fortunato perchè sono fidanzato con un uomo magnifico, che è riuscito a darmi tutto l'amore e l'affetto di cui avevo bisogno e che avevo perso in questi mesi.

-Davvero?

-Sì, stiamo insieme da più di un anno e conviviamo insieme.

-Perchè non me lo hai detto subito?

-Perchè non ti conoscevo, perchè non potevo sapere se odi ciò che sono.

-Io non ti odio affatto, ho la mente molto aperta su queste cose. Anzi, apprezzo ciò che hai fatto. Ti sei fidato di me.

-Se tu hai qualcosa da confessarmi io sono qui.

-La mia vita non è molto interessante. 

-Parlami del rapporto che hai con tuo fratello. Non hai un padre ma hai lui no?

-Non abbiamo un ottimo rapporto ma neanche cattivo. Scherziamo, giochiamo e ridiamo insieme come due scemi, se ho bisogno di qualcosa lui c'è sempre per me e viceversa. Solo che ogni tanto lo vedo freddo, distaccato. Da quando è morto mio padre tutto diciamo che è andato sempre migliorando. Anche mia madre, ormai è più serena. Ma ogni tanto mio fratello dice di odiarsi perchè ha permesso a mio padre di farci del male. Ma lui era soltanto un ragazzino, non poteva far altro che mettersi in un angolino e piangere in silenzio. Cosa che abbiamo fatto tutti in questi anni, sopratutto io. 

Come vedi non ho avuto una vita fantastica, e sto cercando di migliorandola dimenticando il passato e tutto il male che ho dovuto subire. Per non parlare delle mie storie amorose. Tutte andate al diavolo, sempre per colpa mia.

-Sono sicuro che ti hanno fatto credere che sia stata colpa tua, quando invece non è vero. Da quel poco che conosco di te sei una ragazza che ha sofferto molto, ma che ha una gran voglia di vivere e migliorare la sua vita. Ricordati che dopo la tempesta esce sempre il sole. Hai solo incontrato persone sbagliate, tutto qui. 

-Guarda, non ce ne siamo accorti e siamo arrivati già a casa mia.

-Wow.

Girò la chiave e aprì la porta.

-Daaaaaavid!! Sei in casa?

-Sì sorellina, scendo subito.

-Abbiamo ospiti.

-Adesso ti presento mio fratello, non fare caso se è un gran rompiscatole.

Sorrisi e appena alzai gli occhi vidi un ragazzo scendere dalle scale. Un ragazzo bellissimo direi. Capelli biondi, occhi verdi, il classico australiano, anche se non era di qui, visto che parlando parlando ho scoperto che Karen veniva da Londra. I due fratelli erano molto diversi tra loro. Ma lo sguardo, la forma del viso, il contorno degli occhi, quello era lo stesso. Lo stesso che è riuscito a rapirmi la prima volta che vidi Karen, proprio oggi.

-Hey ciao, io sono David.

Porse la mano verso di me e io ricambiai il gesto.

-Piacere, sono William.

Quello sarebbe stato un luuungo pomeriggio.

Ritorna all'indice


Capitolo 26
*** Capitolo 25 ***


-Come mai sei qui William?
-Io e tua sorella dobbiam studiare un capitolo di storia visto che è molto indietro e vorrebbe recuperare.
-David, non lo invadere di domande come fai con tutti gli amici nuovi che ho avuto.
si avvicinò a me e mi sussurrò all'orecchio:
-Lo devi scusare, ma fa così con tutti, vuole accettarsi che io sia al sicuro.
-Ah ok..Comunque David, non sono un pervertito.
-Vedremo.
Ok, quella frase mi aveva inquietato un po', ma mi trovavo davanti una bellezza fantastica, cosa che non avevo mai visto prima. Sarà che aveva la mia stessa età, sarà che quella maglietta bianca e quei pantaloncini che gli arrivavano quasi sopra le ginocchia, mi avevano lasciato..come si dice? a bocca aperta? Sì, proprio così. Mentre la mia mente stava elaborando qualche fantasia erotica, immaginando il suo corpo bagnato dal sudore e quel ciuffo di capelli biondi appiccicati alla sua fronte e un po' scompigliati, mi suonò il cellulare..guardai lo schermo, era Edward.
-Amore, che succede?
-Niente, volevo dirti che stasera vado ad una cena di lavoro e torno tardi. Tu dove sei?
-A casa di una mia amica, rimango qui perchè dobbiamo studiare.
-Una tua amica?
-Sì, è nuova..ti racconto tutto appena ci vediamo.
-Vabbene tesoro, ti amo.
-Anche io.
Staccai la chiamata e vidi i loro sguardi puntati su di me.
-Sei fidanzato? mi chiese David.
-Ehm, si. Ho una storia.
-Auguri.
-Auguri?
-Auguri.
-Hey, continuiamo con gli auguri oppure mi aiuti con la storia? mi interruppe Karen.
-Ehm...sì.
-Ok, vieni saliamo in camera mia.
Così salimmo le scale e mi portò in camera sua. Una camera molto carina a dire la verità e anche molto grande. Una grande scrivania, una libreria piena di libri, un letto molto grande, tanti peluche e tanti cuscini su di esso. Due computer, uno portatile e uno fisso.
-Hai una bella camera.
-Quella di Londra è migliore, a mio parere. Ma non mi lamento.
-Senti, ma cos'ha tuo fratello? Perchè auguri?
-Ah, non lo so. Te l'ho detto è stranissimo, non farci caso.
Dal corridoio provenì un urlo, era la voce di David.
-Kaaaren! E' arrivato un mio amico, siamo in camera mia, non disturbare.
-No, tranquillo! Rispose Karen. 
Poi tornò a parlare con me.
-...mio fratello ha un amico e io non sapevo nulla? Che bello.
-Non ti vedo molto entusiasta.
-Ci credo. Ho già brutti rapporti con lui, ci manca solo che non mi racconta più nulla e allora siamo al completo.
-Dai studiamo e non pensarci. Tuo fratello avrà avuto i suoi buoni motivi per non dirti nulla.
-D'accordo, meglio che pensiamo alla storia e non a mio fratello. Ci sarà tempo per lui.
Così passata la prima mi disse:
-Sono le 5, vuoi qualcosa da mangiare o da bere?
-Come preferisci.
-Bene, allora scendo sotto e preparo qualcosa, tu intanto aspetta qui.
-Ok. Senti dovrei andare in bagno, dove si trova?
Aprì la porta della sua camera e mi indicò la direzione.
-Ok. grazie mille.
-Torno subito.
Lei scese le scale e io mi avviai al bagno, che si trovava proprio accanto alla porta della camera di suo fratello. Passai senza farmi sentire, e la porta era quasi socchiusa. Visto che la curiosità su cosa stesse facendo lui e il suo "amico" mi mangiava quasi vivo, mi avvicinai e senza farmi accorgere osservai ciò che stava accadendo dentro quella camera. Potevo vedere che lui, David, stava seduto sul letto, con i jeans ai piedi e le mutande abbassate e il suo "amico" che gli stava facendo un "lavoretto" di bocca. Da quella scena non rimasi molto scioccato, visto che essendo omosessuale facevo queste cose con Edward. La cosa che mi lasciò a bocca aperte è che Karen non sapesse nulla, o almeno così pensavo, e che mi eccitai nel vedere questa scena. David avera un corpo magnifico, perfetto e non potevo non guardare le sua parti più intime, che potevo vedere benissimo appena il suo "amico" si alzò. 
Dovevo dire tutto a Karen o dovevo parlare con David dicendogli che avevo osservato tutta la scena, in un certo periodo avevo spiato?
Non mi rimaneva altro che andare in bagno e tornare in camera, facendo finta di nulla.

Ritorna all'indice


Capitolo 27
*** Capitolo 26 ***


-Sei andato in bagno? mi chiese Karen appena tornò con un vassoio pieno di prelibatezze.

-Sì, sono appena tornato. Ma tu lo sapevi che...

Stavo per dirle tutto, raccontarle ciò che avevo visto, ma poi ho pensato qualche secondo a me e alla mia situazione. A scuola non ho detto a nessuno che sono omosessuale e non voglio dirlo. Immagino che per David sia la stessa cosa, o no? Quindi ci pensai su qualche secondo...

-Cosa so?

-Oh no niente, mi sono dimenticato. Non doveva essere importante.

-Sei sicuro? Eri così serio.

-Sisi, sicurissimo. Allora mangiamo? Così poi torno a casa.

-Di già?

-Eh sì, ho qualcuno che mi aspetta.

-Vabbene.

Così mangiai qualche cosa e poi presi le mie cose e tornai a casa mia. Salutai con un bacio sulle guancie Karen e poi salutai suo fratello, facendo sempre finta di niente, ma guardandolo in modo diverso.

Durante il tragitto pensai a quello che avevo visto. Non ero scioccato, soltanto dubbioso. Perchè Karen non mi ha detto che David è gay? O forse lei non sa nulla? E poi chi era quello impiegato a fare dei lavoretti? Non ero riuscito a vederlo neanche in faccia, anche se guardando il profilo, da quel poco che avevo visto, doveva avere intorno ai 30 anni, aveva la barba e i capelli non troppo lunghi, mi ero concentrato soltanto sul viso, il resto del corpo non lo avevo neanche calcolato.

Mentre camminavo per strada sentì il cellulare suonare, era Edward.

-Pronto, amore? risposi.

-Piccolo, sto tornando a casa ora, tu dove sei? mi chiese lui.

-Sono per strada.

-Vabbene allora ci vediamo a casa?

-Certo amore, a dopo.

Arrivai a casa prima di lui, il tempo di levarmi di dosso i vestiti e indossare una tuta tanto per stare comodo. Mi misi sui fornelli per prepare una deliziosa cena, ma appena Edward arrivò a casa aveva in mano un cartone di pizza.

-Tesoro? dissi.

-Piccola, guarda che ho porta...

-Oh, hai portato la cena.

-Scusa amore, non sapevo che stessi preparando la cena, stavo passando da una pizzeria, ho sentito un odorino e allora ho deciso di comprarne una. Vabbè, vorrà dire che mangiaremo la pizza e ciò che stai cucinando.

-Ma figurati, avevo appena iniziato a tagliare le carote, le metterò in frigo e mangieremo la pizza.

-Bene, perchè ho portato anche un film. 

-Dovremmo avere pure i poc corn che si fanno al microonde.

-Metto allora il film.

Così, seduti sul divano guardammo una deliziosa commedia americana mentre mangiavamo pizza e poc corn e come bevande una bella e nutriente coca cola! 

Mentre guardavamo il film, ogni tanto mi giravo verso di lui, tanto per osservare la sua bellezza. Pensavo a quanto fosse perfetto, a quanto mi avesse cambiato la vita, a quanto lo amavo da morire, ed è proprio vero, quando sei innamorato non hai occhi per nessun'altro. Potevo incontrare altri 100 ragazzi, magari più belli e muscolosi di lui, ma io avrei scelto sempre e solo lui. E' riuscito a rapire il mio cuore, è riuscito a impossessarne. Cosa potevo volere di più dalla vita? Non avevo una famiglia perfetta, ma ne stavo costruendo una io, ed andava bene così.

-Perchè mi guardi?

-Niente, sei bello.

-Lo so che sono bello.

-E poco modesto.

-So anche questo, mi disse sorridendo. Vieni qui dai...

e mi abbracciò con tutta la forza rubandomi un dolcissimo bacio, lunghissimo, passionale.

Andammo a dormire e l'indomani mi svegliai così contento che gli portai la colazione a letto.

-Hey e da dove arriva tutta questa dolcezza?

-Mi sono svegliato di buon umore. Buon giorno tesoro.

-Buon giorno a te dolcezza, mi disse baciandomi sulla fronte spostandomi quella piccola ciocca di capelli che coprivano la mia fronte.

Mi vestii e mi avviai per andare a scuola, ci andai a piedi, non era lontano e avevo voglia di perdermi tra le note di Jared Leto con il mio fantastico ipod. 

-Buongiorno William, mi dissero alcuni ragazzi della scuola.

-Buongiorno a voi, come va?

Poi vidi Elisabeth, ma non ci salutammo, facemmo finta di niente e ognuno prese direzione diverse. Ma non ero deluso, ero contento, ok, avevo perso una sorella, ma avevo trovato un'amica.

-Buongiorno dolcezza, mi disse Karen correndomi incontro abbracciandomi.

-Buongiorno honey! ricambiai l'abbraccio.

-Senti, io l'interrogazione di storia ce l'ho tra due giorni, che ne dici se oggi passi di nuovo da casa mia? ti prometto che non ti farò fare tardi e che prima delle 6 sarai a casa.

-Vabbene biricchina!

Così mi avviai in classe e in men che non si dica quelle 6 ore passarono molto in fretta. Si fecero le tre, così aspettai Karen al solito posto e poi ci avviammo a casa sua. Questa volta prendemmo l'autobus per arrivare prima.

-Eccoci arrivati, tu sali che io prendo da bere e ti raggiungo.

Detto questo mi squillò il cellulare, era Edward.

-Amore, dimmi, gli dissi.

-Piccolo devo intrattenermi qui nello studio per sbrigare alcune carte, arriverò prima dell 8, promesso.

-Vabbene, mangiamo insieme?

-Sì, certamente, prepara qualcosa tu.

-D'accordo, e riagganciai.

Salì in camera e incontrai David.

-Ciao William, di nuovo qui?

-Sì, aiuto tua sorella con i compiti.

-E' un bene che ti abbia incontrato, non ha molti amici, anzi forse non ha nessuno.

-Beh, adesso ha me.

-E' molto fortunata, ma attento a come la tratti.

-Non ti preoccupare.

-Vabbene, vado in camera sta per arrivare un mio amico.

Quasi sicuramente era lo stesso ragazzo di ieri. Raggiunsi la camera e qualche minuto dopo arrivò Karen. 

Dopo circa un'ora dovetti andare in bagno, così passai nuovamente dalla camera di David, e vidi la stessa scena di ieri, solo con un particolare: potevo vedere benissimo il viso di quel ragazzo che stava piegato.

No...non poteva essere, non potevo crederci.

Aprì di colpo la porta socchiusa e gran voce dissi:

-CHE CAZZO STAI FACENDO?

Ritorna all'indice


Capitolo 28
*** Capitolo 27 ***


Non potevo crederci che davanti a me ci stava Edward, il mio ragazzo. Proprio lui.

-Will, posso spiegarti.

-Spiegarmi cosa? Che ti piace succhiarlo ai 19enni? Non ti basto io? hai bisogno di mettermi per forza le corna vero? 

-Che co...cosa? disse David con gli occhi spalancati.

-Sì David, lui è il mio ragazzo, stiamo insieme da più di un anno e viviamo nella stessa cosa. Siamo una coppia, o almeno lo eravamo fino a stamattina.

-Will, credo che qui non sia il posto adatto per discutere.

-Oh sì invece, eccome. Urlo quanto voglio e dico quello che cazzo voglio senza che tu mi dica ciò che devo dire e non devo dire. Ma guardati, mi fai pena. Lo hai fatto una volta, e quella volta non ti è bastata a farmi soffrire eh? Mi viene da vomitare se solo ti guardo.

Dicendo queste parole, con le lacrime agli occhi uscì da quell'inferno che aveva completamente rovinato la mia giornata.

Non avevo la forza di camminare, per cui mi sedetti in una panchina e cominciai a piangere.

Accanto a me si sedette un ragazzo, biondo, con un ciuffo abbastanza lungo che gli compriva tutta la fronte. Un paio di piercing sul viso e un tatuaggio lungo il braccio.

-Hey, tutto bene?

-Lasciami in pace, ti prego. Ho già visto troppe cose brutte oggi.

-Guarda, non ho mai ricevuto un complimento del genere, grazie.

Alzai il viso cercando di nascondere quegli occhi gonfi di lacrime, anche se era molto difficile farlo. Davanti a me vidi un ragazzo stupendo, troppo bello per essere vero. Un raggio di sole, ecco.

-Scusami, scusami davvero. Non avevo intenzione di offenderti, solo che ho avuto una brutta giornata.

-Ti capisco, capita spesso anche a me. Mi prenderai per pazzo, ma sai a volte parlare con un estraneo ti fa stare bene. Sai perchè? Perchè non ti conosco e non posso giudicarti. Ma posso ascoltarti, se vuoi.

-Ho troppa paura di parlare e di far sapere al mondo ciò che sono veramente.

-Un travestito? chiese lui ridendo.

-Ma no, beh correrò il rischio.

-Io ti ascolto.

-Il mio ragazzo mi ha tradito.

-Ragazzo?

-Sì, ragazzo.

-Ah, capisco.

-Adesso picchiami, odiami, tanto sto già male.

-Cosa dovrei fare io? ma stai scherzando. Ho avuto una relazione con uomo, tanto per provare. Ma non mi ha dato nulla di emozionante. 

-Quindi ti piacciono le donne, no?

-A dire la verità non lo so neanche io. Ho 22 anni e non mi sono mai innamorato. Chi arriverà e prenderà il mio cuore, allora vorrà dire che mi sarò innamorato. Ma non importa che sia femmina o maschio. L'importante che mi ami. Non mi lascio trasportare da questi pregiudizi. Io devo stare bene con me stesso e con la persona che ho accanto. La mia storia con questo uomo non è andata bene perchè magari non eravamo fatti per stare insieme.

-Il mio ragazzo, chiamamolo ex, mi ha tradito per la seconda volta. 

-Non affrettare le cose, vedrai che chiarirete.

-Mi ero davvero innamorato, sono davvero innamorato. Gli ho regalato tutta la mia anima, capisci? Non merito di essere trattato così, in questo modo. Sono ancora giovane, e non voglio soffrire per tutta la vita per uno come lui. Non ne vale la pena.

-Ben detto. Ma devi darti da fare. Sai una cosa, sono un coglione.

-Perchè?

-Praticamente mi hai raccontato tipo quasi tutta la tua vita e non mi sono neanche presentato. Mi chiamo Josh.

-Io mi chiamo William.

-Quanti anni hai William?

-19.

-Bene, sei maggiorenne. Ti invito a bere una birra stasera. Sono con alcuni amici, vedrai ti divertirai. Non penserai ai tuoi problemi per un po' e poi i miei amici ti piaceranno.

-D'accordo, ci sto. Mi servirebbe un'uscita di tanto in tanto.

-Dove ci vediamo?

-Ci vediamo alle 8 stasera qui, ti passo a prendere con la mia auto.

-Vabbene, ci vediamo stasera allora. 

Così lui se ne andò e io rimasi sulla panchina a fissare il vuoto. Mi mancava, mi mancava da morire, ma non potevo ancora continuare a soffrire, non più. In fondo, non sono così grande come mi dicono. Ho soltanto 19 anni, perchè rovinarmi la vita quando questi sono gli anni più belli?

Ritorna all'indice


Capitolo 29
*** Capitolo 28 ***


Erano le sei e avevo 2 ore di tempo per prepararmi. Ovviamente avevo tutta la mia roba ancora a casa di Edward così dovetti andare lì, ero costretto sì.

Entrai in casa e lui stava guardando una partita di rugby in tv.

-Amore, sei rientrato?

-Sto uscendo, ciao.

-Ti prego, io posso spiegarti.

Continuavo a camminare dandogli le spalle e avviandomi in bagno per fare una doccia fresca facendo scivolare tutti i brutti pensieri. Lui continuava a parlare.

-Ti prego, parlami, posso spiegarti. Io non so cosa mi è successo, ho conosciuto questo ragazzo circa 2 mesi fa e ho perso la testa, ma quando tornavo a casa io ti amavo lo stesso.

Lì mi fermai, perchè non ero riuscito a capire ciò che stava dicendo.

-Edward, ma ti stai sentendo? O io sono scemo o sei tu che spari cazzate. Che cazzo dici ho perso lo testa per un altro ma ti amo ancora? Ma che dici?

-Dico che quando tornavo a casa io ti amavo sempre.

-Ah certo, perchè ormai si usa così.

-Cazzo Will, lo capisci che io non sono il tipo da storie serie? E' vero io ti amo, ma ogni tanto ho voglia di fare qualcosa di diverso con persone diverse.

-Quindi io devo fare la mogliettina perfetta mentre tu puoi scoparti tutti i ragazzi di Sydney?

-Non solo io, questo lo puoi fare anche tu.

-Certo, così posso considerarmi morto vero? Ti ricordo che mi hai lasciato quando avevo baciato Elisabeth.

-Sì, ma perchè lì ho perso le staffe e ancora non conoscevo David.

-Certo, come dici tu Edward. Io so solo che ho regalato il mio cuore a uno sconosciuto.

-Che fai esci?

Vide che mi stavo vestendo.

-Sì, tanto ormai siamo liberi no? Tu scopati chi vuoi, io faccio lo stesso. Anzi, dammi qualche giorno di tempo, il tempo che trovo una casa dove stare e poi mi levo dai coglioni.

-No, io voglio che tu resti qui.

-No, io voglio andarmene. Ho già perdonato troppe volte, adesso sia meglio mettere la parola fine a questi 2 anni.

Così mi vestii mettendo qualcosa di carino tanto per non sembrare uno zingaro e uscì di casa portandomi le chiavi visto che non sapevo a che ora sarei rientrato.

Arrivai alle 8 puntuale davanti quella panchina e lui stava lì.

-Ti ho fatto aspettare?

-Ma no figurati, come sei bello stasera. Lo sai, il sorriso ti dona di più.

-Sei gentile. Allora dove si va?

-Avevo pensato di andare prima a cenare e dopo in un pub, che ne dici?

-Per me va bene.

-Giapponese?

-Mi va più che bene.

Così eravamo solo io e lui e il ristorante giapponese.

-Bel posto qui.

-E' il mio preferito, mi disse. Ti vedo strano.

-Beh sì, ho parlato con il mio ragazzo visto che abitiamo insieme e gli ho detto che doveva darmi un po' di tempo per trovare una casa dove stare e poi lo avrei lasciato. Il problema è che non so dove andare.

-Beh, se vuoi puoi venire a stare da me. Abito in un palazzo che ho ereditato da mio nonno, e io sto al primo piano. Se vuoi puoi stare al secondo piano, è già arredato e c'è una cucina, un bagno, un soggiorno e una stanza dove poter dormire. E' una casa completa.

-Non posso accettare, davvero.

-Ma che non puoi accettare, è una sistemazione temporanea. E poi mi sembra di conoscerti da una vita.

-Quante cose che non sai di me.

-E quante cose vorrei sapere.

-La mia vita non è stata proprio tutta rose e fiori. Ho perso una sorella-migliore amica, cioè abbiamo litigato e non ci parliamo più. I miei si sono separati e mia madre è tornata con il mio vero padre e non parlo neanche con lei.

-I miei genitori sono morti quando avevo 4 anni. Da allora ho vissuto tutti i miei anni con i miei nonni. Mio nonno è morto l'anno scorso, mia nonna sta quasi morendo e a me rimane di lei soltanto una casa e dei ricordi stampati sulla mente.

-Mi dispiace...

-Non devi dispiacerti, ho avuto una bella infanzia, non mi è mai mancato nulla.

-Capisco.

-Però dai, adesso siamo qui per divertirci. Ordiniamo?

-Vabbene.

Così guardammo il menù e scegliemmo cosa prendere. Non ero in vena di ridere come un cretino ma neanche di piangere. Alla fine, avere un amico non è mai qualcosa di brutto.

Ritorna all'indice


Capitolo 30
*** Capitolo 29 ***


La serata passò molto tranquillamente. Durante quelle ore scoprì che io e Josh avevamo molto in comune. Ad entrambi piaceva ascoltare la stessa musica, gli stessi programmi televisivi. 

Non stavo cercando l'amore, di nuovo. Stavo cercando un amico con cui parlare nelle ore tristi e ridere nelle ore felici. Cercavo qualcuno su cui poter contare, una spalla su cui poter piangere. Qualcuno che condividesse le mie stesse passioni. 

Non cercavo l'amore, non avevo bisogno di lui. Avevo bisogni di un amico con la A maiuscola. Avevo bisogno di avere una persona accanto, una persona sincera che sarebbe stata disposta ad ascoltarmi quando volevo gridare al mondo, attraverso il mio silenzio, tutto il mio dolore.

Forse l'avevo trovata, o forse no. Ero stufo di cadere in conclusioni così affrettate. Prima di avere la certezza, volevo assicurarmi che questa volta non l'avrei presa nel culo, di nuovo.

Non era il mio momento migliore, ma volevo vivere, per una volta, magari per la prima volta. Volevo sentire la felicità dentro al cuore e i bei pensieri dentro la mia mente.

Dopo il ristorante decidemmo di andare a bere una birra in un pub; per fortuna ero maggiorenne quindi non avrei avuto problemi nell'entrare o nell'ordinare qualcosa di alcolico.

-Cosa vuoi prendere?

-Una birra, grazie.

-Due birre, grazie, ordinò al banconista che in meno di due secondi riempì quei grandi bicchieri con dell'ottima birra.

Il locale era molto carino, era abbastanza affollato e si poteva ascoltare anche della buona musica.

-Mi piace qui.

-Non sei mai entrato in un pub?

-Diciamo di no. Io e il mio ex ragazzo di solito andavo a mangiare nei ristoranti e poi finivamo per fare l'amore a casa. Non uscivamo spesso, quasi mai. Lui è molto più grande di me.

-Capisco, beh da oggi in poi la tua vita cambierà. Cambierò anche te stesso, se tu vuoi.

-In che senso?

-Ti darò un nuovo look, magari più ragazzino. Taglierò quel piccolo ciuffo e gli darò una forma.

-Tagli i capelli?

-Sono un parucchere la mattina e il pomeriggio gestico un negozio di fumetti.

-Ti piacciono i fumetti?

-Mi piacciono i fumetti, tagliare i capelli, i piercing e i tatuaggi.

-Davvero? hai qualche piercing o tatuaggio?

-Sì, tre piume sul braccio sinistro e un piercing sulla lingua.

Uscì la lingua per farmi vedere il suo piercing, e aveva la pallina con la faccina dello smile.

-Cavolo, quant'è bello, gli dissi. Poi continuai: non ho mai pensato di farmi piercing o roba simile, il mio ex era troppo serio per queste cose.

-Ti piacerebbe?

-Perchè no.

-Bene, andiamo a casa mia.

-A casa tua?

-Sì, a casa mia, dai andiamo.

-D'accordo.

Aveva la macchina parcheggiata proprio di fronte al pub, così mi fece salire lì e ci indirizzamo verso casa sua. La curiosità mi stava uccidendo, proprio perchè non sapevo cosa aveva intenzione di fare.

In meno di 5 minuti arrivammo nell'Elisabeth street. 

-Ecco, questa è casa mia.

-Wow.

Aveva un'appartamento di due pieni, con un garage e un giardino fuori.

-Vieni entra. Ti faccio vedere la casa.

Mi trascinò prendendomi per mano e mi fece fare il giro turistico della casa, ovviamente io stavo comunque zitto.

Mi fece vedere la cucina, arredata molto bene, il bagno pure, il soggiorno con una tv a schermo gigante, una camera da letto e poi scendemmo nello scantinato.

-Non mi vuoi uccidere, farmi a pezzi e vendere le mie parti del corpo vero?

-Ma che dici scemo? si mise a ridere.

-Questo è il mio piccolo studio. Oltre ad avere due lavori ho anche una passione per i piercing e i tatuaggi. E quando un amico mi chiede favori del genere io glieli faccio benissimo, anche ad un buon prezzo. Per te però farò un accezione.

-Cioè?

-Scegliti tutti i tipi di piercing che vuoi, o se vuoi farti un tatuaggio anche meglio.

-Ma non saprei.

-Dai andiamo Will, un po' di fantasia. Dove ti piacerebbe avere un piercing o un tatuaggio?

-Il tatuaggio non tanto, il piercing magari un septum e un central labret. Ma chiedo troppo..

-Ma no dai, su siediti che adesso ti sistemo io.

Per prima mi sistemò il ciuffo, tagliandolo un po'. Poi comincio a prendere pinzette e roba varie per farmi i piercing che avevo scelto. Il primo fu il septum, che fece un male cane, quasi stavo per piangere. Dopo il central labret, lì non sentì nulla.

-All'inizio potrà darti un po' di fastidio il central labret, ma pochi giorni e comincierai a giocarci.

-Per il septum invece?

-In entrambi i piercing devi mettere l'acqua salina almeno 3 volte al giorno.

-Tutto qui?

-Certo, cosa credevi? Dai, adesso guardati allo specchio e dimmi se non sembri cambiato.

Il mio stile era tipo quello americano, mi piaceva indossare le camice quadrattate, i pantaloni a sigaretta neri e le vans. Sul viso non notavo molto il cambiamento. Ero sempre lo stesso Will di sempre, con qualche ferita in più aperta, qualche cicatrice e qualche lacrima asciutta e di tanto in tanto un sorriso finto. Ero sempre io, non notavo alcun cambiamento. Forse i piercing mi facevano più carino, ma io non trovavo nessuna differenza.

Forse da oggi avrei cambiato il mio modo di essere, interiore ed esteriore, no?

Ritorna all'indice


Capitolo 31
*** Capitolo 30 ***


-Stai bene?

-Non proprio, vorrei stare meglio, ma sai è difficile, sopratutto ora.

-Vuoi parlarne?

-Non c'è niente di cui parlare.

-Guarda che se parli ti sentirai meglio, è un consiglio che ti do. 

Rimasi in silenzio. Josh voleva aiutarmi, ma io non volevo l'aiuto di nessuno. Nessuno sarebbe stato in grado di ricucire quelle ferite troppo aperte e che bruciavano, tanto.

-Vabbene Will, come vuoi. Io vado di sopra, tu se vuoi puoi rimanere qui. Mi disse mettendomi una mano sul ginocchio. 

Appena si alzò, mentre stava per togliere la mano dal mio ginocchio lo fermai prendendolo dal polso.

-No, ti prego. Non voglio restare da solo. 

-Credevo volessi un po' di silenzio per pensare magari.

-Non voglio pensare.

Appoggiai le mie mani sulla testa tirandomi all'indietro i capelli e cominciando a balbettare qualcosa che neanche io riuscivo a capire. Pian piano mi accorsi che le mie guancie si erano bagnate. Il dolore che mi causavano quelle ferite era troppo grande.

Josh se ne accorse, così mi prese dal braccio, mi fece alzare e senza dire nulla mi abbracciò, come solo un amico sincero poteva fare.

-Vedrai che passerà, hai solo bisogno di tempo. Io posso aiutarti, se vuoi.

-E come?

-Adesso non sei più solo. Ci sono io. Starai con me, nella mia casa. Dormiremo sullo stesso letto, mangieremo nella stessa cucina, non voglio che tu rimanga solo al piano di sopra. Rimani con me. Vedrai che se starai con una persona non ci penserai più. Il dolore in questo momento è troppo grande, lo so perchè ti capisco e ci son passato. Ma tu sei forte, e potrai sconfingere questo dolore atroce. Ma non da solo, al tuo fianco adesso ci sono io.

Non dissi niente, stavo troppo male per rispondere. Accennai soltanto un sorriso, cercando di nascondere quelle lacrime che ormai erano molto evidenti e quasi silenziosamente gli risposi:

-Grazie.

Mi accompagnò tenendomi per mano al piano di sopra. Non avevo il pigiama con me, visto che ancora i vestiti stavano a casa di Edward. Così lui mi prestò uno dei suoi pigiami che mi stavano un tantino larghi, ma non mi importava.

-Dai adesso ti farai una bella dormita e non penserai a nulla, ok? Domani vedrai il mondo sotto una luce diversa, migliore.

-Buonanotte, gli dissi.

-Buonanotte, mi rispose.

Dopo qualche minuto, mi sentì rapire da un abbraccio, il suo. 

E così ci addormentammo.

La mattina dopo mi alzai per andare a scuola, svegliandomi un po' prima per cambiare i vestiti e per prenderne altri che avrei portato nei cassettoni che Josh mi aveva riservato.

Feci colazione una bella doccia e poi lasciai l'appartamento in cui Josh stava ancora facendo un dolce pisolino.

Mentre camminavo il cuore mi batteva forte, quasi non volesse stare più all'interno di me. Non volevo incontrarlo, anche se una parte di me voleva farlo. Non volevo ragionare col cuore, ma con la mente. Ma alla fine lo sappiamo, chi vince è sempre il cuore.

Così aprì la porta con le chiavi che avevo portato la sera prima. L'appartamento era silenzioso, quasi vuoto. Meglio così, avrei presto tutto molto più tranquillamente e senza avere fretta. Girai per le stanze e no, Edward non c'era. 

Per fortuna, pensai tra me e me.

Andai in camera da letto per prendere i vestiti che si trovavano nell'armadio. Presi tutto il necessario, anche il mio computer e alcuni libri di scuola visto che gli altri li lasciavo nell'armadietto. Percorrendo il lungo corridoio della casa, guardavo ogni angolo di quel luogo che aveva un ricordo. Andavo in cucina e nella mia mente avveniva come un flashblack, io che cucinavo e Edward che da dietro mi abbracciava regalandomi un bacio sulla guancia. Guardavo il divano, e vedevo me ed Edward a vedere chissà quale stupida commedia americana.

Le lacrime ritornano di nuovo sul mio viso, le asciugai in fretta e aprì la porta.

Nel momento esatto in cui aprì la porta, Edward stava rientrando da non so quale serata.

-Che sorpresa, dove stai andando? Mi disse.

-A scuola, dove dovrei andare?

-E perchè quel borsone?

-E perchè non ti fai i cazzi tuoi? Lasciami passare, dai.

-No, tu da qui non te ne vai. Tu resti con me.

-Edward sei ubriaco (la puzza di alcool si sentiva da km di distanza) fammi andare, prima che finisce male.

-No, ho detto che tu rimani! Mi urlò contro.

Mi presi di coraggio, lo spinsi dentro casa per liberare il passaggio e comincia a correre mentre sentivo la voce ubriaca e stordita di Edward che continuava a chiamarmi.

Non lo avevo mai visto in quelle condizioni, e non volevo vederlo in quello stato. Ma lui mi ha tradito, lui mi ha fatto del male, lui mi ha spezzato il cuore, e quindi non devo dare spiegazioni a nessuno.

Mentre camminavo per tornare all'appartamento di Josh incontrai Karen, con la quale rimasi un bel po' a chiaccherare.

-Hei Will, come stai?

-Come devo stare secondo te.

-Ti giuro che io non sapevo nulla. Non sapevo neanche che mio fratello fosse gay.

-Omosessuale, si dice omosessuale.

-Sei incazzato stamani eh?

-Diciamo che ho le palle girate di prima mattina.

-Ci prendiamo un caffè così mi racconti?

-Vabbene.

Ed entrammo allo starbucks per prenderci un cappuccino, ovviamente prima di andare in quell'inferno chiamato scuola.

Ritorna all'indice


Capitolo 32
*** Capitolo 31 ***


-Non parliamo da quando sei fuggito da casa mia quel giorno. A scuola mi eviti, e in questi giorni ti ho visto di sfuggita.

-Sono passati solo due giorni e a scuola preferisco starmene in disparte quando ho dei problemi personali.

-Lo so, io vorrei aiutarti. Sembra che tu sia arrabbiato con me.

-Non sono arrabbiato con te. Solo che se ti vedo, penso a ciò che ho visto a casa tua. Lo so, sono strano perchè alla fine tu non c'entri nulla, ma passerà. Ho solo bisogno di tempo, tutto qui.

-Se c'è qualcosa che posso fare...

-Nulla, non puoi fare nulla. Nè tu, nè altre persone. E' una cosa che guarirà con il tempo. Ho bisogno di svagare e non pensare a niente. Ho bisogno di conoscere altra gente, avere una vita sociale. Godermi i miei 19 anni, visto che in questi ultimi 2 anni non so cosa significhi "andare a prendere una birra in un pub con degli amici".

-Ti capisco. Nella mia città non avevo una vita sociale. Forse ero io che ero troppo timida per parlare e interagire con altra gente. Qui sto cominciando ad uscire con delle amiche, Fare shopping, andare al cinema, una vita normale ecco. E dovresti farlo pure tu.

-Lo sto già facendo. 

-Uh, davvero?

-Sì, ma adesso è tardi, dobbiamo andare a scuola.

Ero freddo, distaccato, sentivo dentro di me che qualcosa non andava. Troppo gentile, troppo sorridente, come se avesse combinato chissà quale cosa. Non mi fidavo più di lei, preferivo starne lontano, non si sanno mai le cose della vita.

Arrivai a scuola, come sempre salutai alcuni amici, mentre attorno a me sentivo delle voci che parlavano di me e tanti occhi puntati su di me. Non capivo il perchè, non ero popolare a scuola. La gente mi conosceva, non sapeva chi ero realmente, ma ero amico di tutti.

Non ci facevo caso, un ultimo anno e sarei andato via da quel posto. 

Incontrai Elisabeth.

-Will, hai saputo?

-Saputo cosa?

-In giro non si fa altro che parlare di te?

-Di me? e che ho fatto?

-Tutti sanno che sei omosessuale.

-Co..cosa?

-Sì Will, a chi lo hai detto?

-Ma io a nessuno, lo sai bene.

-A qualcuno lo hai pur detto, o no?

Pensai qualche secondo e dopo un po' mi accorsi di aver fatto la cazzata più grande del mondo.

-Cazzo! l'ho detto a Karen!

-Karen?

-Sì, a lei.

-Will, ma ti fidi di una come lei? lo sai che in giro si dice che non sia molto affidabile nel conservare i segreti?

-Eh cazzo, mi è scappato. Poi ho visto Edward che mi tradiva con suo fratello, che cazzo potevo fare? Dire solo che era un amico, quando invece quando gli ho visti sono scappato da casa sua?

-Chi ha tradito con chi cosa quando e perchè?

-Elisabeth, Edward mi ha tradito con il fratello di Karen. Ok?

-Ma quando?

-Elisabeth, non ne voglio parlare. Adesso ho ginnastica.

-Alla prima ora?

-Sì, abbiamo supplenza e quindi andiamo in palestra.

Senza dirmi nulla mi abbracciò, come se sapesse che a breve sarei morto.

-Perchè mi abbracci?

-Perchè sei mio fratello. Perchè ti amo. Perchè su di me potrai sempre contare. Perchè mi dispiace di questa nostra lontananza. Perchè mi manchi.

-Tanti perchè eh? ti sei preparata questo discorso a casa o lo stai inventando adesso?

-Vedi che sei acido? Io cerco di fare la carina con te e tu mi ringrazi così. Ti sto chiedendo scusa. Vabbè, non importa.

Prima che lei potesse fare un passo avanti la presi per il polso e l'abbracciai.

-Mi manchi da morire, gli dissi piangendo.

-Non piangere, altrimenti lo faccio anch'io. Su dai, corri.

Mi affrettai a raggiungere la palestra. Arrivai negli spogliatoi, indossai la divisa quando arrivò il bullo della scuola, il più popolare, l'etero di tutti gli etero, Adam.

-Hey, frocio!

-Cazzo vuoi idiota? gli dissi.

-Bella voce ha messo la tua amichetta in giro. Allora è vero che ti piace prenderlo eh?

-Levati dalle palle e fammi passare, gli dissi cercando di ottenere un passaggio. Prima che io potessi mettergli le mani addosso spingendolo lo fece prima lui, facendomi sbattere contro gli armadietti di quegli spogliatoi deserti.

-Lasciami andare!

-Adesso ti metti a piangere come una femminuccia?

-Se voglio posso aprirti il culo in due.

-Oddio che paura!

Non feci in tempo di spingerlo che già avevo le sua mani addosso. Caddi a terra, cominciò a prendermi a calci e pugni, chiamandomi in tutti i modi orribili. Dicendomi che ero figlio di nessuno, che meritavo di morire me e tutti coloro che avevano la mia stessa malattia. 

Quell'inferno durò 10 minuti, lui se ne andò e io rimasi a terra sanguinante. Nel momento in cui venni picchiato cercavo di chiamare Dio affinchè facesse smettere Adam, ma così non fù.

Perchè Dio si fa vedere solo quando non abbiamo bisogno di lui?

Ritorna all'indice


Capitolo 33
*** Capitolo 32 ***


Ero in coma, lo ero grazie a quel fottuto omofobo di merda. Forse avrei perso la vita, forse sarei morto o forse no. Pensavo al peggio, e mentre l'orologio andava avanti, dentro di me il tempo sembrava fermo.

Rimasi circa un'ora disteso in quel pavimento piano di sangue, cercando invano di chiamare qualcuno. Ma dopo qualche minuto, io persi i sensi.

Arrivò dopo Elisabeth, non so cosa stesse cercando.

-Oh mio dio! William! William!

"Non chiamare Dio, tanto non ti sente, non ha sentito neanche me". 

Chiamò subito il professore che chiamò l'ambulanza che arrivò dopo mezz'ora. Non avevo fortuna neanche se stavo per morire.

Mi portarono in ospedale, dove ci rimasi per parecchio tempo.

Intanto fuori, la vita continuava comunque.

Elisabeth chiamò Karen, dicendole che voleva parlargli di non so cosa, anche se comunque immaginavo quale fosse stato il soggetto dell'argomento.

-Sei stata tu a dire in giro di William vero?

-Ma cosa dici?

-Non mentire troia! lo so che sei stata tu!

-Mi è scappato, ok? E non chiamarmi troia!

-Oh, io ti chiamo come diavolo voglio, se non ti sta bene a me non importa, saranno problemi tuoi. Devi imparare invece a tenere la bocca chiusa! Adesso capisco il perchè a Londra non aveva neanche un fottuto amico.

-Ti prego, io non volevo tradirlo. Stavo parlando con una mia amica e Adam mi ha sentito. Ma giuro che fargli del male non era mia intenzione.

-Tu adesso sai che William è in coma, vero? E questo per colpa tua, per essersi fidato di una lurida bugiarda come te. Come reagirebbe se scoprisse tutto eh?

-Tutto cosa?

-Sai benissimo a cosa mi riferisco. In questa scuola le voci girano, e casualmente io sento sempre tutto.

-E con questo?

-Ma ti senti? Hai nascosto a William una verità troppo grande, lo hai portato a casa tua sperando che vedesse tutto ciò. Gli hai spezzato il cuore e lo hai pure tradito. Lui si fidava di te, ma avevo gli occhi troppo chiusi per capire che tipo di persona sei. Ti conviene andare via da qui, per sempre.

-Tu non puoi dirmi cosa devo fare e cosa non devo fare.

-Io posso eccome. William è mio fratello, è il mio migliore amico...

-Non più. Da ciò che mi ha detto siete diventati estranei.

-Questi non sono affari tuoi. Io faccio solo ciò che è giusto per William, anche se a volte sono un po' stronza. Ma è sempre mio fratello, quel fratello che ora, mentre io parlo con un essere come te, sta lottando tra la vita e la morte, per colpa sempre tua! Giuro, fai schifo solo a guardarti.

Karen rimase in silenzio, mille gocce di lacrime e dolore le scesero tra le guancie. Non si era mai sentita così in questo modo, nessuno mai era riuscita a farla diventare così piccola in un nano secondo, utilizzando le parole più brutte di questo mondo, offedendola come mai aveva sentito prima. Era una falsa e bugiarda, non aveva amici, e il motivo si poteva capire benissimo. Nessuno poteva fidarsi di lei. Io non lo sapevo, non potevo sapere e non avrei mai saputo, fino a 22 anni ovviamente.

Nel frattempo, mentre io lottavo per sopravvivere lì fuori succedeva di tutto.

Adam per i forti sensi di colpa e perchè sapeva che sarebbe finito in carcere per aggressione aggravata si uccise, a scuola, negli spogliatoi maschili.

Lì fuori, mentre io lottavo, Edward mi veniva a trovare ogni giorno, quando nessuno veniva. Ma io non lo sapevo.

Lì fuori, mentre io lottavo, mia madre veniva insieme a Bob a trovarmi e proprio in uno di quei giorni mia madre incontrò Jack, mio padre. Che casino, eh?

-Ci...ciao...balbettò mia madre.

-Ciao, rispose freddo Jack. 

-Ci sono novità? continuò lui.

-I medici dicono che è in condizioni critiche. Il ragazzo che lo ha picchiato si è ucciso.

-Beh, ha fatto la cosa migliore. Il mondo è pieno di stronzi come lui, e quando se ne vanno è sempre meglio.

-Non dire queste cose, era pur sempre un ragazzo.

-Un ragazzo? Un umano con un cuore non sarebbe mai capace di fare questo ad un suo coetaneo, senza motivo! Come fai a ragionare in questo modo? Nostro figlio..

Bob lo guardò in modo strano. Ma Jack continuò:

-Volevo dire vostro figlio è lì, quasi morto, in coma, e non sappiamo se un giorno aprirà gli occhi o no. Non sappiamo se un giorno possiamo riabbracciarlo o no. E questo perchè? Perchè al mondo ancora c'è gente che non ha la mentalità aperta, che crede che Dio ha creato l'uomo e la donna per stare insieme, e non ha creato l'uomo e l'uomo o la donna e la donna affinchè stessero insieme.

Jack era distrutto, aveva gli occhi gonfi di lacrime, a differenza di mia madre.

Ma mia madre, Katye, era fatta così. Era troppo forte, non faceva vedere mai il suo dolore, a differenza di Jack.

Lì fuori, mentre io lottavo in quel letto, Karen lasciò la città insieme a suo fratello David.

Lì fuori, mentre io lottavo in quel letto, accanto a me ci stava giorno e notte Elisabeth insieme a Josh.

-Perchè non vai a casa? cambiati, fatti una doccia, riposati, ci sto io qua. Disse Josh ad Elisabeth.

-E se si sveglia?

-Non lo farà.

-Come fai a dire una cosa del genere? gli urlava contro Elisabeth in lacrime.

-Non lo farà perchè aspetterà te, la tranquillizzò Josh.

-Non voglio che muoia.

-Non lo farà.

In quell'istante, aprì gli occhi stringendo la mano di Elisabeth e sorridendo a Josh.

I due venirono incontro a me abbracciandomi.

Mi risvegliai dopo una settimana, 12 ore e 25 minuti.

Ritorna all'indice


Capitolo 34
*** Capitolo 33 ***


-Piccolo, ma che combini? mi disse piangendo Josh.

Non lo avevo mai visto piangere.

-Sei uno stupido, mi anzi ci hai fatto preoccupare! mi disse ridendo Elisabeth.

Non riuscivo a parlare bene ero tutto dolorante e quasi sicuramente avevo una faccia bruttissima piena di lividi.

Riuscivo a ricordare vagamente qualche cosa, ma non tutto.

-Ricordo vagamente qualcosa...dissi ad entrambi.

-Non ricordare, non serve a niente.

-Serve Elisabeth, serve. Serve a far capire che al mondo c'è ancora gente con questa mentalità, le rispose Josh.

-Non credo che sia il caso di discutere in questo momento, non credi John?

-Josh, mi chiamo Josh! Avrai sbagliato il mio nome un centinaio di volte.

-Non ha una buona memoria, gli dissi accennando un sorriso sforzato e un "uhm" causato da dolore.

-Come ti senti? mi dissero entrambi in coro.

-Ho la testa che mi scoppia e il corpo tutto dolorante. Ditemi una cosa importante, per favore...

-Cosa? risposero nuovamente entrambi in coro.

-Come stanno i capelli? e il mio viso? gli dissi.

-Sei uno sciocco, lo sai vero? mi disse Elisabeth quasi incazzata.

-Guarda che ci tengo al mio aspetto, anche se sto in uno letto d'ospedale. A proposito, da quanto tempo sto qui?

-1 una settimana, 12 ore e 25 minuti, anzi adesso 30 minuti, mi rispose Elisabeth guardando l'orologio.

-E voi siete stati sempre qui accanto a me?

-Abbiamo fatto a turni, io, Elisabeth e i tuoi genitori.

-Mia madre insieme a Bob?

-No, tua madre insieme a Jack. mi rispose Elisabeth.

-Non mi dire che sono torna...

-No, non sono tornati insieme, mi interruppe lei.

-Come sta tua madre? le dissi.

-Normale, come sempre. Ma non pensiamoci adesso.

-D'accordo. Josh, come hai fatto a sapere che ero qui? non hai neanche il mio numero di telefono.

-Stavi a casa di uno di cui non hai neanche il numero? mi disse incazzata Elisabeth.

-Sta zitta e fallo parlare, le risposi.

-Posso parlare?

-Come vuoi, uomo! gli disse Elisabeth.

-Bene, al dire il vero è stata una coincidenza. Mi trovavo in una libreria vicino casa mia e c'era tuo padre che stava guardando un libro. All'improvviso gli è suonato il cellulare ha risposto e con aria preoccupata e incredula ha urlato il tuo nome. Gentilmente mi sono avvicinato a lui, gli ho chiesto se il William che aveva urlato eri tu e così siamo venuti insieme in ospedale, dove c'era già Elisabeth e tua madre insieme al suo compagno.

-Sono stata io a trovarti negli spogliatoi. Disse Elisabeth.

-E tu che ci facevi negli spogliatoi maschili?

-Ti stavo cercando, e mi hanno detto che ti avrei trovato in palestra in quell'ora. E per fortuna che sono arrivata!

-E' stato Adam, vero?

-Avevi detto che ricordavi vagamente qualcosa, ma non credevo tutto.

-Prima che lui mi picchiasse ho potuto fissarlo in quegli occhi pieni di rabbia. Solo perchè sono gay.

-Adesso non dovrai preoccuparti di lui.

-E' stato arrestato?

-No, è morto.

-Co..come? non potevo crederci.

-I troppi sensi di colpa lo hanno ucciso, o almeno così dicono i giornali. In verità si è ficcato una pistola in bocca e si è ucciso.

-Non posso crederci.

-Dovresti farlo. Chiamo i tuoi genitori per dargli la bella notizia, torno subito, vi lascio un minuto da soli. Disse Elisabeth.

Josh si avvicinò a me, con gli occhi ancora lacrimanti.

-Non piangere, vedi sono vivo e respiro. Lo rassicurai io.

-Non saprei cosa avrei fatto se tu te ne saresti andato così, in questo modo.

-Non ci pensare, non è successo.

-Lo so, ma...

-Ma cosa?

-Lascia stare, non capiresti.

-Dimmi.

-Quando ti ho visto quel giorno seduto sulla panchina mentre piangevi pensavo a cosa ti fosse accaduto di tanto grave. Ho provato fin da subito un emozione forte, non mi era mai successo neanche con una ragazza.

-Ma tu sei etero.

-Non ho detto che lo sono. Ho solo detto che un giorno mi innamorerò di una persona, non mi importerà il sesso.

-Scusami, ma non riesco a capire.

-Quando ti ho visto ho sentito dentro di me una cosa strana. Sapevo che mi sarei preso cura di te. Ed è quello che voglio fare per il resto dei miei giorni. 

-E' ancora troppo presto, per me, per te, per un noi che forse non ci sarà mai.

-Non dico di costruire una relazione immediatamente, ora, subito, in questo momento. Volevo solo farti sapere che io per te ci sarò e che se vorrai potremmo costruire un futuro insieme.

-E' ancora valida l'offerta di vivere con te?

Si avvicinò mettendomi una mano tra i capelli, le sue labbra sfiorarono le mie per poi incontrarsi in un dolcissimo bacio e dopo mi sussurrò all'orecchio:

-Si.

Ritorna all'indice


Capitolo 35
*** Capitolo 34 ***


Quel bacio mi cambiò. Esatto, mi cambiò. Cambiò il mio modo di essere e di pensare all'amore in quel momento. Non vedevo più le cose allo stesso modo, al dire il vero ero fatto proprio io così. Un giorno vedevo un colore, un altro giorno ne vedevo un altro. La mattina non sapevo cosa indossare per andare a scuola. A volte pensavo ad una cosa e subito dopo ne pensavo ad un altra. Se un minuto prima mi piaceva quel telefono un minuto dopo non mi piace più. Quando andavo al ristorante o a mangiare una semplice pizza ci mettevo secoli per decidere quale prendere, anche se alla fine ricadevo nella semplice margherita. Al ristorante se volevo prendere il secondo poi prendevo il primo, insomma un casino, proprio come la mia vita. Ma alla fine, se la vita è monotona, sempre con le stesse cose, si rischia di avere una vita noiosa. Il bello della vita è che ti sorprende quando meno te l'aspetti, che a momenti ti fa piangere ma subito dopo ti fa sorridere facendoti vedere il mondo col sorriso.

La vita è un casino per tutto, ed è questo il bello. Vivi ogni giorno, sperando che accada qualcosa di speciale, e quando questo accade te lo godi fino all'ultimo secondo.

Io e Josh non eravamo ufficialmente fidanzati. Non era un problema di età, visto che Edward ne aveva 32. Non era un problema di genitori o roba varia. Non era un problema di genitori o di amici, tanto ormai a scuola tutti avevano saputo che ero gay. Questa volta non era nessuno di questi problemi elencati. Questa volta il problema era mio. Ero io il problema. Non riuscivo più a farmi trasportare dalle emozioni a lasciarmi andare.

-Tu hai paura di avere un'altra relazione e di rimanerci fottuto per l'ennesima volta.

-La seconda volta.

-Quello che è. Hai capito quello che voglio dirti?

-Sì, sì, ho capito. Dicevo ad Elisabeth tirando un tiro di sigaretta.

-Da quando fumi? mi chiese.

-Da quando me ne sbatto i coglioni di tutti. Vuoi? gliela porsi davanti. 

Quasi esitò, ma poi mi rispose:

-No, ho di meglio. E prese dal suo portafoglio una canna.

-E tu usi queste? le dissi ridendo.

-Una ogni tanto non fa male, ti fa vedere la vita sotto una luce diversa.

Eh che palle! ero stanco di vedere il mondo "sotto una luce diversa" che poi 'sto mondo io non lo voglio neanche vedere!

-Dai, un tiro che ti costa, mica fa male.

-Ma chi te l'ha data?

-Un amico.

-Tu adesso frequenti questi tipi?

-Quante cose non sai di me.

-Tipo?

-Tipo niente di importante, mi disse con aria indifferente mentre accendeva la canna, poi continuò:

-Su dai, fatti un tiro, provala.

Così la presi tra le dita, come una semplice sigaretta e comincia a tirare.

-Ehi ehi, vacci piano che è forte!

-Dici? io non sento nulla. Le dissi ridendo.

-Dà qua stupido! Sai, ho un ragazzo.

-E perchè me lo dici solo ora?

-Sei stato in ospedale, hai avuto quello che ti è successo e poi con questa storia di Josh non mi andava di appesantirti la vita raccontandoti un po' della mia.

-Ma tu non mi appesantisci mai niente, tanto meno la vita. Lo sai che mi sei mancata da morire?

-E intanto hai trovato un rimpiazzo!

-Che è andato via.

-Hai saputo?

-Alla fine scopro sempre tutto, ma non me lo avevi detto tu?

-Non ricordo, ho tante cose per la testa.

-Cioè?

-Niente, non capiresti. Saresti soltanto capace di giudicarmi dicendomi che sono una bambina e che dovevo stare attenta.

-A fare cosa? le dissi preoccupato.

-Ho un ritardo Will, e tu sai che sono stata sempre puntuale.

-Ma che ne so io delle tue "cose". Parliamo di cose serie, hai già fatto il test?

-No, ancora non l'ho neanche comprato. Ho paura Will.

-Hey, piccola, qualsiasi cosa accada io sono con te. E dicendole questo la rassicurai con un abbraccio. Poi lei interruppe questo momento magico:

-Non ti ho detto che i piercing ti stanno benissimo.

-Grazie, le dissi sorridendo.

-Sei un'altra persona, quasi non ti riconosco più. Non sei più il Will di una volta.

-E quale preferisci?

-Al dire il vero non vedo molta differenza, mi hai sempre chiamato piccola, mi hai sempre abbracciato. Ma se devo essere sincera preferisco questo Will che l'altro innamorato di chissà cosa.

-Ma non ne parliamo, almeno non ora.

-Non vi siete mai visti?

-No, da quando sono uscito dall'ospedale preferisco stare con Josh andando in giro tra i pub, tutto ciò che non facevo con lui.

-Ho saputo che lui veniva tutte le notti in ospedale, ti fissava dalla finestrella e poi se ne andava senza dire nulla.

-Ah...

-Ma questo non toglie che è uno stronzo bastardo che si fa i bambini.

-Elisabeth, anch'io ero un bambino quando mi sono messo con lui.

-Ma tu eri un bambino maturo.

-Non pararti il culo, sai che hai detto una cazzata.

-Forse il "si fa i bimbi" ma lo stronzo bastardo non glielo toglie nessuno, e questo lo sai.

-Possiamo evitare il discorso? o meglio, non parliamone più. Dai, devo preparare la cena che tra poco torna Josh, rimani a cena qui?

-No, stasera esco con il mio ragazzo.

-Lo sa già?

-Sì, e non so neanche come abbia fatto a restare con me.

-Forse questo è quello giusto, che ne sai.

-Credo proprio che io sia lesbica, mi disse ridendo.

-Attenta, potrei anche crederci!

-Ciao vah.

Elisabeth, lesbica? ma neanche se me lo sogno, che poi non è detto, nella vita tutto è possibile.

Ritorna all'indice


Capitolo 36
*** Capitolo 35 ***


 

Quella sera non stavo tanto bene. Dopo che Elisabeth uscì da casa di Josh lo chiamai, visto che ancora erano le 6 del pomeriggio.

-Hey Josh, non mi sento tanto bene, che ne dici se rimaniamo a casa stasera?

-Ok, ma perchè mi hai chiamato?

-Così preparo qualcosa per cena.

-No, non preparare nulla, tra un'oretta sarò a casa porto qualcosa io ok?

-Oh ok, allora ti aspetto.

E chiusi la chiamata.

Al dire la verità non stavo male, cioè mi girava la testa per via della canna che avevo fumato, ma stavo bene, solo che avevo voglia di restare un po' da solo con lui stasera. Sì, avevo preso quel poco di coraggio che mi rimaneva e avevo deciso che stasera sarei andato oltre. Oltre non ci siamo mai andati, ci siamo baciati solo quella volta in ospedale e questa volta avevo voglia di lui. Come diceva Elisabeth dovevo ricominciare a "vivere" dovevo dimenticare il passato e andare avanti con il presente.

Feci un bel bagno caldo di circa mezz'oretta e poi uscì dalla vasca asciungandomi e vestendomi. Non mi misi niente di carino, una tuta grigia e una felpa nera tanto per rimanere in tema "casa". Poi asciugai i capelli ma li lasciai un po' bagnati e un po' sbarazzini.

Non amavo guardarmi allo specchio, troppo "brutto". Ma questa volta mi soffermai a guardare i piercing e il mio nuovo look ed Elisabeth aveva ragione, ero cambiato, ma forse avevo cambiato di me solo l'aspetto. Dentro mi sentivo sempre il William di sempre, con un po' di coraggio ma con tanta voglia di conoscere e scoprire il mondo. Tanta voglia di vivere la vita soffrendo ed amando.

In men che non si dica si fecero le sette e mezza e arrivò Josh che suonò il campanello.

-Hey Josh, non avevi le chiavi?

-Sì, ma volevo vederti davanti alla porta. Guarda che ti ho portato, cibo cinese!

-Sei di buon umore eh?

-E tu non sembri tanto malato.

-Ma che, mi gira la testa e non mi va di uscire ecco, ma se tu vuoi esci non ci sono problemi.

-No, dai, anche io stasera avevo voglia di restare con te e farci le coccole, e si mise a ridere.

-Coccole? stai scherzando, vero? cercavo di fare l'indifferente, anche se avevo una voglia matta di coccole.

-Ovvio che scherzo scemo, mi disse con tono freddo e distaccato quasi se l'avessi deluso.

-Entra e mangiamo che ho fame!! Prendo la coca in frigo?

-Sì, prendila, intanto apparecchio la tavola.

Così sistemò le tovagliette i bicchieri ma niente posate, aveva portato le bacchette dal ristorante cinese.

Così iniziammo a mangiare ma l'aria era più tesa del solito così per rompere il ghiaccio cominciai a parlare e a dire qualche cavolata come ero solito fare.

-E' la prima volta che mangiamo a casa, di solito ognuno mangia da solo e poi usciamo.

-Già, ma sai, mi piace, sembriamo due fidanzati.

-Ahah, non mi fare ridere altrimenti sputo fuori il mangiare che ho in bocca.

-Dai, che hai fatto oggi?

-Ma niente, essendo sabato non sono andato a scuola e ho passato la giornata con Elisabeth.

-Avete ripreso i rapporti?

-Non del tutto, ma diciamo che dei miglioramenti riesco a vederli. Mi è mancata tanto, è pur sempre mia sorella.

-Perchè vi siete allontanati?

-Guarda, se devo essere sincero non lo so, non c'è stato un motivo valido, è stata una cosa reciproca. Ad un tratto abbiamo smesso di parlarci e di guardarci negli occhi anche quando ci vedevamo a scuola nei corridoi.

-Beh, che cosa strana, specialmente che siete fratello e sorella.

-Lo so, ma sai la mia vita è molto complicata, cioè lo è stata almeno fino ad ora.

-Me la racconterai un giorno, adesso voglio pensare solo a noi a questa sera.

Ok, basta, ero arrivato al limite, così mi alzai dal tavolo e con foga lo baciai.

-Perchè? mi domandò.

-Ho voglia di te, gli risposi.

In due secondi, lasciammo ciò che stava sul tavolo e andammo in camera da letto dove facemmo l'amore per la prima volta.

Lui non era gay ma neanche etero, era una persona neutra che si sarebbe innamorata della persona che gli avesse rubato il cuore, maschio o femmina che sia, così la pensava lui.

Io ero gay e ormai lo sapevano tutti, anche a scuola e non me ne vergognavo. Ero orgoglioso di ciò che ero e non avrei cambiato me stesso per nulla al mondo.

Cercavo l'amore, quello che forse Josh poteva darmi o forse no, quello che avrei trovato oppure no. Quello che avrei comunque cercato per raggiungere la felicità e che forse sarebbe stato lui a trovarmi.

"Chi cerca trova". Non so chi abbia inventato questa frase, ma la trovo stupida, in questi anni non ho fatto altro che cercare risposte a tutte le mie domande e non sono mai arrivate. Ho cercato l'amore ma è sfuggito in poco tempo abbandonandomi e spezzandomi il cuore. In questo momento cercavo solo una persona con cui divertirmi e con cui condividere una parte di me, ma no, non cercavo l'amore, almeno non in questo momento. Cercavo una persona che mi volesse bene e che si sarebbe preso cura di me.

E forse è proprio quello che quella notte avevo trovato.

Ritorna all'indice


Capitolo 37
*** Capitolo 36 ***


Le sue mani erano così calde e i suoi movimenti lenti e dolci mi facevano toccare il cielo con un dito.
Non era per niente un animale o un selvaggio, era romantico e dolce.
-Ti devo confessare una cosa, mi disse quando finimmo e cademmo sul letto sfiniti e sudati.
-Cosa?
-E' la prima volta che lo faccio con un uomo.
-Non ti ho deluso? mi disse preoccupato.
-Ma che deluso, sei stato perfetto, gli dissi avvicinandomi a lui e baciandolo con la stessa dolcezza con cui avevamo fatto l'amore. Poi continuai:
-Tu invece sei il primo ragazzo con cui faccio l'amore dopo la storia con tu-sai-chi.
-Non ne parliamo, non roviniamo questo momento.
Gli sorrisi, non feci altro. Non so perchè, ma continuavo a pensare ad Edward, a tutto ciò che avevamo passato, a quanto lo avevo desiderato, a quanto avevo sofferto e a quanto avevo gioito quando ormai lui era tra le mie braccia, "per sempre".
Che stupido che sono stato a pensare a questa cosa. Nulla è per sempre, non l'amore, neanche la vita. Ho rischiato di morire, per colpa di una persona che mi odia, o almeno che mi odiava. Qual'è stata la mia vendetta? la notizia della sua morte appena ho aperto gli occhi? E gli incubi che faccio di notte ma che nessuno sa, il trauma che mi perseguiterà a vita, come farò a dimenticare?
Ad un tratto cambiai espressione, mi alzai e mi sedetti nel letto fissando il vuoto.
-Che ti prende?
-Niente, niente di importante.
-No, questo non è niente. Dimmi che ti prende.
-Sogno tutti le notte Adam e ciò che mi ha fatto. Sogno me dentro una bara o a terra in mezzo alla strada ricoperta del mio sangue. Sento i calci che mi colpivano la pancia e i pugni che colpivano la mia testa.
-Pensavo avessi dimenticato.
-Come faccio a dimenticare tutto in poche settimane?
-Lo so, non è facile, ma devi cercare di dimenticare. Ormai hai nella vita solo le cose belle. Lui ha pagato con la sua vita tu invece sei vivo, è questo ciò che conta.
Mi abbracciò senza ricevere nessuna risposa, anche perchè non sapevo cosa rispondergli. Ma ero certo che non avrei dimenticato facilmente ciò che avevo passato e ciò che avevo subito solo perchè sono "diverso" dagli altri compagni di scuola, solo perchè mi piace l'organo genitale maschile e non quello femminile. Che poi alla fine che c'è di sbagliato a dire pubblicamente ciò che si è? non è per questo che "Dio" ci ha creati? per avere anche la libertà ti parlare e di amare ciò che vogliamo, anche un animale, anche un albero, anche un uomo. Stesso discorso per le donne.
Perchè questo odio? perchè ci chiamano "diversi" se siamo fatti di carne e ossa? Se abbiamo un cuore e un'anima.
-Forse sarà troppo presto, forse non dovrei dirtelo, ma vorrei fartelo sapere. Mi disse.
-Cosa devo sapere? gli risposi.
-Che sei importante per me.
Lo baciai, non potevo far altro che rispondegli con il mio silenzio e un mio bacio. Avrebbe capito.
L'indomani dovetti andare a scuola, pochi mesi e sarebbe finito l'inferno. 
1 ottobre, fine dell'inverno, inizio della primavera.
Quanto amo la primavera. L'odore dell'aria fresca la mattina, i fiori appena sbocciati, le magliette leggere. Anche se a volte odio queste giornate primaverili. Un giorno fa caldo e un giorno fa freddo.
Avevo tanti progetti nella mente.
Andare a scuola, prima di tutto. Poi frequentare più spesso Elisabeth, invitandola nei locali insieme a me e Josh oppure a casa per cena. Parlare con mia madre, andarla a trovare per vedere come stavano andando le cose. Andare da mio padre, che non vedevo e sentivo da un po'. E andare a prendere quella poca roba che era rimasta a casa di Edward, ovviamente non dovevo neanche suonare visto che avevo conservato una copia delle chiavi.
Per prima cosa andai a scuola regolarmente, riprendendo ciò che avevo perso e non parlo solo delle materie. Avevo ripreso i rapporti con Elisabeth e avevo trovato me stesso in qualche angolino dentro questo tunnel chiamato vita.
Poi feci altri piccoli passi. Andai a trovare mia madre.
-William, piccolo mio, che sorpresa. Come stai? vieni qui fatti abbracciare!
Rimasi soffocato dall'abbraccio di mia madre, ma sentivo che era vero.
-Ciao mamma, sono passato per vedere come stavi, tu e quello lì.
-Quello lì è al lavoro, vuoi qualcosa?
-Un bicchiere di succo di frutta grazie.
Così versò il succo in un bicchiere di vetro e me lo porse mentre io stavo seduto nel tavolo della cucina.
-Come vanno le cose da queste parti? gli chiese mentre sorseggiavo il succo.
-Tutto come sempre, io e Bob ci amiamo come prima, il nostro amore non è mai finito.
-Immagino, che bella cosa. Hai sentito papà?
-No, ma ho saputo che si sta frequentando con un'altra.
-Beh, deve avere una sua vita pure lui, no?
-Sì, e gli auguro tutto la felicità di questo mondo.
-Ci mancherebbe altro.
-Senti Will, Bob è sempre tuo padre, non puoi parlare in questo modo.
-Mio padre è Jack, non Bob. Chi cazzo conosce quell'uomo?
-Io, e so anche che è pentito di ciò che ha fatto. Ma era un ragazzino e non sapeva prendere in mano la situazione, per cui ha lasciato tutto. Ma dopo...
-Dopo cosa? prima ha messo incinta Jessica dandole un figlio e poi ha capito di amarti? che tu eri la donna della sua vita? stai attenta.
-William, stai attento tu a come parli. A me non interessa ciò che pensi, io sono felice con lui e dovrai accettarlo prima o poi.
-Lo accetterò forse solo quando morirò.
-Sei sempre stronzo.
-Chissà da chi ho preso, ovviamente mi riferisco a Bob.
-So di chi parli. Sei venuto qui per criticare o per parlare con tua madre che non vedi da un secolo?
-Ero venuto per passare del sano tempo in famiglia e per dirti che quando vorrai sarai la benvenuta a casa di Josh e se vuoi puoi portare pure quello.
Non lo sopportavo, ma mia madre era felice, la vedevo raggiante, e forse contava solo questo no? contava la sua felicità, il fatto che a 33 anni si sentiva ancora una giovane ragazza dentro.
Desideravo vederla felice con Jack, ma forse aveva ragione lei, il suo amore con Bob non era mai finito. E' cominciato dalla prima volta che i loro sguardi si incrociarono tra i banchi di scuola.

Ritorna all'indice


Capitolo 38
*** Capitolo 37 ***


Avevo parlato con mia madre, adesso toccava a mio padre, cioè non proprio mio padre, vabbè avete capito di chi sto parlando.

Così l'indomani decisi di andarlo a trovare al lavoro, ma appena arrivai lì mi dissero che lo studio non apparteneva più a lui e che non lavorava lì da circa un mese. Così andai a trovarlo a casa sua.

Suonai una volta ma nessuno rispose, riprovai una seconda volta.

-Chi è? chiese una voce al citofono.

-Sono io papà. Posso salire?

-Ma certo, aspetta ti apro. 

Così dopo un *tic* spinsi il portone verso di me e salì al terzo piano, dove lui stava.

Bussai alla porta che era aperta.

-Posso?

-Ma si certo, entra Will. Che ci fai qui?

-Ciao papà, mi avvicinai a lui e lo abbracciai.

-Ciao tesoro, ricambiò il gesto, poi continuo:

-Che ci fai qui?

-Niente, sono passato a salutarti e sapere come stavi, sono passato dal tuo studio, ma mi hanno detto che non è più tuo e che non lavori più lì.

-Sì, sai certe cose cambiano.

-In che senso?

-Ho ricevuto un'offerta che non potevo rifiutare. Ho venduto il mio studio e mi sono preso una vacanza che durerà per il resto della vita.

-Ma sei ancora giovane per andare in pensione, non trovi?

-Sì, ma sai, dopo tanti anni che lavori dopo un po' ti stanchi, poi con i soldi che ho posso sopravvivere per altri 100 anni.

-Capisco, e adesso che fai? non ti annoi durante le giornate?

-Mi sono iscritto in palestra, seguo un corso di nuoto e sto andando in una scuola d'arte, sai è sempre stato il mio sogno dipingere, e adesso che ho il tempo libero ne approfitto.

-E con le donne? gli chiesi scherzando.

-Quelle non mi mancano di certo. Mi sono fatto nuovi amici, sai ormai la mia vita è totalmente cambiata.

-Mi fa piacere papà che stai bene. Avevo pensato da un bel po' di passare da te, ma sono successe tante di quelle cose che alla fine me ne sono anche dimenticato.

-Capisco, hai visto tua madre?

-Sì, ci sono andato ieri, ho deciso di fare un giro turistico visto che mi sono allontanato da tutti.

-Bene, e come sta?

-Sta bene, sta ancora con quello.

-Bene, sono felice per lei. Tu che mi racconti invece?

-Ma niente, Edward mi ha tradito e allora l'ho lasciato e ho conosciuto un altro ragazzo.

-E adesso dove stai?

-A casa di questo mio amico, è molto gentile, si chiama Josh e ha 22 anni.

-Sìsì, lo so, l'ho conosciuto quando eri in ospedale. A proposito, come stai?

-Bene, diciamo, a volte faccio dei sogni un po' strani, quasi degli incubi, mi sveglio durante la notte sudato, ma non sono solo, e allora cerco di non pensarci.

-Non ci devi pensare.

-Sì, ma è un po' difficile.

-Lo so, ma per lo meno provaci, sei circondato da persone che ti vogliono bene davvero, compresi Josh e Elisabeth.

-Sì, ho ripreso i rapporti anche con lei.

-E' sempre tua sorella, in un modo o nell'altro farà parte della tua vita no? 

-Esatto.

-Vuoi qualcosa?

-Vorrei ma adesso devo proprio scappare, devo andare a prendere delle cose a casa di tu sai chi.

-Ma non hai scuola?

-No, oggi è chiusa per non so cosa e allora ne approfitto.

-Vabbene, mi ha fatto piacere rivederti dopo tanto tempo.

-Anche a me. Dai, adesso scappo. 

Così rubai un bacio sulle guancie a mio padre e uscì da casa sua per andare in un'altra casa, dove avrei preferito non vedere nessuno.

Camminai per strada, presi un cappuccino allo starbucks, e con il borsone vuoto sulle spalle mi avviai a casa di Edward che una volta era anche casa mia. 

Mi avvicinai al portone, presi le chiavi e girai la serratura.

La casa sembrava vuota, come lo era sempre. Troppo grande per due persone, figuriamoci per una. Girai per i corridoi per vedere se c'era qualcosa di diverso, e no, era tutto come sempre, tutto come avevo lasciato. Entrai in camera da letto per prendere quei pochi vestiti che erano rimasti, e notai che erano messi in ordine e profumati, strano visto che non li indosso da più di un mese e che l'ultima volta che li ho visti erano tutti in disordine.

Ma a questo pensiero non feci caso, anche perchè avevo solo una gran voglia di uscire da quella casa che mi soffocava.

Sistemai le ultime cose nel borsone e mi diressi verso l'uscita, ma prima mi soffermai sul tavolino dove ci stavano ancora alcune riviste mie. In una delle riviste ci stavano sopra degli occhiali e pensai che Edward non indossava gli occhiali. Ma anche questo pensiero svanì velocemente,  così presi quelle riviste e le misi dentro il borsone. Proprio in quel momento si aprì la porta che si trovava alle mie spalle, e vidi una classica scena da classica famigliola felice:

Karen, David ed Edward.

Ritorna all'indice


Capitolo 39
*** Capitolo 38 ***


-William, mi disse con aria sorpresa Edward, che ci fai qui?

-Niente, ero venuto a prendere alcune cose mie che erano rimaste qui, adesso stavo per andarmene.

-William, continuò Karen, come stai?

-Benissimo, scusate ma io vado.

-Rimani a prendere qualcosa con noi, mi disse David.

Che faccia tosta!

-Ho di meglio da fare, ma grazie.

Così presi le ultime cose, le infilai dentro il borsone e mi avvicinai alla porta, ma prima di mettere piede fuori feci una cosa che avrebbe posto fine alla storia mia e di Edward.

-Queste sono le chiavi di casa, non so perchè le abbia tenute tutto questo tempo, ma adesso non mi servono più.

-Sei sicuro?

-Dopo la scena che ho visto credo che servino più a loro che a me. Ciao.

E uscì di casa, lasciandogli le chiavi in mano e vedendo il suo volto abbassarsi sempre di più.

Mentre camminavo mille pensieri si affollavano nella mente, facendo una gara tra di loro, il pensiero più importante, quello che mi assillava, quello che mi aveva spezzato il cuore. Ma nessuno di questi riuscì ad essere il primo. Il primo pensiero era Josh, sarei andato a trovarlo al suo negozio. Mi importava solo di lui adesso. Vedendo la scena di quella famigliola non mi rese molto triste. Karen, neanche l'ho calcolata, quella che mi spezzò il cuore fu Edward e David insieme, come quando lo erano a casa di Karen.

Il mio cuore ormai era spezzato, non reggeva più il peso del dolore, ma ormai non ci facevo neanche caso. 

In men che non si dica arrivai al negozio di Josh.

-Ciao amore, mi disse lui salutandomi con un bacio davanti a tutti i clienti.

-Ciao, ricambiai il bacio ma non con la stessa passione.

-Qualcosa mi dice che hai visto chi-so-io.

-Stava andando tutto liscio oggi. Ero andato da mio padre, da mia madre e poi a prendere alcune cose a casa di Edward, ma proprio mentre stavo per uscire dalla porta spunta Karen insieme a David ed Edward.

-E loro che cazzo ci fanno qui? non erano tornati a Londra?

-La stessa domanda che mi sono fatto. Ma non ci ho fatto tanto caso anche perchè me ne sono andato subito. Ho lasciato le chiavi di casa ad Edward, così gli ho fatto capire che ormai tra di noi è definitavamente finita.

-Adesso non pensarci. E mi lasciai trasportare da uno dei suoi abbracci.

Amavo i suoi abbracci e amavo il modo in cui sapeva farlo e in cui lo faceva. Mi sentivo protetto, sapevo che nessuno avrebbe osato dirmi o fare qualcosa, nessuno avrebbe osato farmi del male, nessuno avrebbe osato toccarmi. Mi sentivo distaccato dal mondo, in pace con me stesso, in paradiso, se così potevo definirlo. Mi perdevo in quegli abbracci, in quelle braccia muscolose. Un sospiro solleva leggermente la maglietta e poi brividi, su tutto il corpo.

-Senti freddo? hai i brividi.

-No, sei tu.

-Ti faccio così paura? se vuoi ti lascio.

-No, non lasciarmi, tienimi con te, per sempre.

-Per sempre è una parola grossa, non pensi?

-Non pensiamoci in questo momento, abbracciami e basta, ne ho bisogno.

E così chiusi gli occhi e mi lasciai trasportare dalle emozioni. Non ero alto, gli arrivo giusto al cuore. Lo sentivo battere all'impazzata, forse ero io, forse era il suo battito cardiaco così accellerato. Ma il mio andava molto più veloce del suo.

Ero contento, forse sarebbe durata per sempre, forse no. Forse avremo invecchiato insieme, forse sarebbe finita domani. 

Ma in quel momento l'ultima cosa a cui pensavo era al futuro. Le lancette dell'orologio si erano fermate, come il vento attorno a me e le persone che parlavano tra di loro. Un lungo silenzio scendeva sulla mia mente, un senso di pace scendeva su di me. Non mi ero mai sentito così bene in vita mia.

Edward non mi dava queste emozioni, con lui era un fuggi fuggi, sempre lavoro casa, casa lavoro.

Con Josh è diverso, sarà l'età, sarà il carattere, ma io ci stavo bene, non come quando stavo con Edward. Io mi sentivo amato e protetto come nessuno aveva mai fatto prima.

Ero pronto, mi sentivo pronto. Dopo questa lunga riflessione e questa bellissima discussione con la mia bellissima mente ero pronto a dirlo. Così piano piano, quasi a non volermi farmi sentire gli sussurrai all'orecchio:

-Ti amo, davvero.

Non mi importava quale reazione avrebbe avuto dopo, se avrebbe ricambiato il gesto o se semplicemente mi avrebbe guardato negli occhi e mi avrebbe sorriso. Ma io mi sentivo pronto, volevo passare il resto dei miei giorni con lui.

Ritorna all'indice


Capitolo 40
*** Capitolo 39 ***


-William...

Ecco, adesso mi dirà che non mi ama, adesso mi dirà che è troppo presto. Adesso mi dirà che non dovevo farlo, adesso mi dirà che ho sbagliato, adesso mi dirà che...

-Ti amo anch'io...

Co...cosa? mi ha detto ti amo? oh mio dio, non ci posso credere, cioè, bho, cioè, sì, me lo ha detto, proprio a me. A me, William, il ragazzetto di Sydney che passa quasi inosservato, quello che si innamora anche di una pietra, se questa ricambia l'affetto.

Non potevo far altro che rispondergli con il mio dolce sorriso, con il mio dolce silenzio e con il mio dolce e profondo sguardo, anche perchè il mio punto forte era il sorriso e lo sguardo, entrambi parlavano al posto della bocca.

-Adesso vado...

-Usciamo stasera?

-Dove vuoi andare?

-A cena fuori.

-Perchè? E' successo qualcosa?

-Devo parlarti di una cosa.

-D'accordo, spero non sia niente di grave.

-No, non lo è.

-Ok, allora vado a casa.

Così uscì dal negozio per avviarmi a casa. Era così strano, così freddo, perchè voleva uscire con me, cioè andare a cena? di solito lui voleva uscire per andare a bere qualcosa o per andare a ballare, ma mai per andare a cena, cioè non sono cose che lui fa.

Da quanto tempo ci conosciamo? un mese? forse due ed è come se lo conoscessi da una vita, come se ormai facesse parte di me, come se ormai lui era una parte di me.

Non volevo pensare, non pensavo. Volevo soltanto cacciare via dalla mente quei brutti pensieri che ad un tratto mi facevano gonfiare gli occhi di lacrime.

Non volevo amare e non volevo innamorarmi, ma l'ho fatto, è successo, per la seconda volta, con un uomo, un ragazzo che mi tratta per come sono, che si diverte, che piange, che ride, che ama. Mi ama e per la prima volta mi sentivo amato davvero.

Ed eccomi qui, in un altro bagno, come quando uscì per la prima volta con Edward. Eccomi qui, dentro la vasca a fare un bagno caldo per diventare bello, anche se bello non sono. Eccomi qui, quasi un flashback di quella volta che Edward mi chiese di uscire. Eccomi qui, ad affogare i miei pensieri nell'acqua sotto le note di una canzone di Adele. Eccomi qui, a pensare a come sarà la mia vita tra 10 anni. Devo smetterla di pensare la futuro, devo smettere di pensare a come sarà la mia vita tra chissà quanti anni.

Devo smetterla di pensare e devo guardare dritto davanti a me. Non devo pensare, devo vivere.

Mi preparai tanto per far sembrare ciò che non sono. Il cuore mi batteva a mille, proprio come quando uscì la prima volta con Edward, ma questa volta era diverso, non so per quale strano motivo ma era diverso. Sentivo che sarebbe successo qualcosa di importante, qualcosa che mi avrebbe cambiato la vita.

Ritorna all'indice


Capitolo 41
*** Capitolo 40 ***


Controllai l'acqua per assicurarmi che fosse calda al punto giusto e ci aggiunsi qualche olio profumato e un po' di bagnoschiuma, amavo affogarmi nell'acqua con tutta quella schiuma che compriva il mio piccolo corpicino. Amavo farmi lunghi, caldi e rilassanti bagni il pomeriggio, o la sera quando però non avevo scuola il giorno dopo. Amavo pensare a tutto quello che mi succedeva, a come ero cambiato, a cosa mi aspettavo, a cosa sarebbe successo dopo che avevo fatto il bagno, insomma in poche parole amavo pensare e a cose molto complicate, amavo sopratutto complicarmi la vita anche con le cose più semplici, che alla fine poi la vita se non è complicata che vita? una vita monotona e noiosa, io amo le cose complicate, amo fare le cose più assurde e più difficili, per poi prendermi a parole da solo dicendomi che sono un idiota e un coglione che dovevo prendere la via più facile, ma io sono fatto così. Tanti puntini sulla mia vita e tante virgole, tanti punti interrogativi e tanti punti esclamativi. Una grammatica in poche parole.

A volte sono idiota, faccio battute squallide e rido da solo per qualsiasi motivo. 

Cercando di scacciare questi pensieri ridicoli affondai la testa nell'acqua coprendo tutto il viso, bagnando i capelli e facendomi entrare un po' di schiuma negli occhi che quasi ero rimasto cecato.

Mentre ero nel momento più rilassante della mia vita squillò il telefono. Così uscì di fretta dalla vasca, misi un'asciugamano intorno alla mia vite e risposi, era Elisabeth.

-Ciao piccolo William che fai?

-Hai interrotto il mio magico momento, quindi male.

-Magico momento? scommetto che stavi facendo il bagno, giusto?

-Mi conosci fin troppo bene. Che vuoi?

-Niente volevo dirti se stasera potevamo vederci, tanto per stare insieme.

-Non posso, Josh mi ha invitato a cenare fuori, dice che deve parlarmi.

-E di cosa?

-Non lo so, sono un po' in ansia per questa cosa, sai come sono fatto.

-Non ti mettere strane idee in testa, magari ti dirà che vuole cambiare casa...

-...o magari vuole lasciarmi perchè si è stancato di me e della mia inutile presenza?

-A te fare il bagno in questi momenti fa soltanto male, la smetti di pensare a cose assurde e ti fai carino?

-Ma..

-...anzi no, vengo io e ti sistemo per benino, così ti dico anche la mia ultima novità su tu sai cosa.

E riattaccò, senza darmi neanche il tempo di risponderle, come fanno nei film americani, che riattaccano subito ma non litigano mai con nessuno, bah saranno strani ma io odiavo queste cose, ma era Elisabeth e quindi non potevo far altro che starmene zitto altrimenti le avrei prese e Elisabeth mena, mena tanto.

In pochi minuti suonarono il campanello, pensai fosse lei quindi aprì la porta con un grande sorriso e per mia sfortuna non era lei, ma lui, Edward.

-Che cazzo vuoi?

-Devo parlarti, ti prego dammi un minuto.

-Ma che altro vuoi? non mi hai rovinato la vita già abbastanza? 

-Non sono venuto per rovinarti la vita, come hai detto tu ho già fatto abbastanza.

-E quindi?

-Volevo solo spiegarti il perchè Karen e David sono a casa mia.

-Non mi interessa, e chiusi la porta, ma prima che io potessi farlo lui la bloccò.

-Ascoltami, Karen appena ha saputo che tu eri stato aggredito per colpa sua voleva lasciare la città, ma entrambi hanno i genitori morti e vivono da soli in una casa piena di debiti, non so neanche come abbiano fatto a sopravvivere in questi anni, ecco perchè sono venuti qui a Sydney, per cercare un po' di fortuna.

-Una storia commuovente, ma non mi interessa. Avranno i suoi problemi, spero li risolvino. Io ho tanti problemi e non chiedo aiuto a nessuno. Aiutali, fai quello che vuoi, continua la tua relazione con David, adesso che state insieme è un bene no? hai ottenuto quello che vuoi. Scusami ma sto aspettando una persona.

-Il tuo ragazzo?

-Anche se fosse che ti interessa? 

In quel momento arrivò Elisabeth.

-Scusami Will, ma non sapevo che indossare.

-Stai bene con qualsiasi straccio addosso, dai entra.

-Ciao Edward, dissi io.

-Ciao Will, ciao Elisabeth.

-Ciao Edward, rispose Elisabeth, poi continuò:

-Che ci faceva qui?

-Niente, allora ci prepariamo?

-Proprio come facevamo un tempo, tu uscivi e io ti facevo bello, che tanto sei bellissimo anche con una tuta.

Le diedi un bacio sulla fronte e la trascinai per mano nella mia camera, dove ad aspettarmi ci stava la lotta con i vestiti. Anche noi omosessuali abbiamo il dilemma: che cosa mi devo mettere?

Ritorna all'indice


Capitolo 42
*** Capitolo 41 ***


Odiavo il mese di ottobre, non sapevo cosa indossare in quel periodo. Un giorno faceva caldo e un giorno dopo faceva freddo. Io amavo l'aria fresca, indossare enormi felponi, enormi cappelli, enormi guanti. Amavo la pioggia e il suo rumore quando sbatteva contro la finestra. Amavo osservare di notte la pioggia in mezzo alle luci di quella grande città. Non avevo mai visto niente oltre Sydney, non ero mai uscito fuori dall'Australia e quasi quasi pensavo di fare un bel viaggetto con Josh, avevo abbastanza soldi messi da parte visto che contribuivo con le spese della casa di Josh grazie ai soldini di mamma e di papà. 

Ma al viaggetto avrei pensato dopo, chissà cosa doveva dirmi di così importante Josh, visto che oggi era molto serio e che di solito non usciamo mai a cena fuori, se non a bere qualcosa in qualche pub in Oxford Street.

Alla fine decisi di indossare un paio di jeans neri con un paio di converse nere e un camicia dai colori freddi a quadretti. Tanto non andavamo in un ristorante di lusso, me lo aveva detto lui. 

-Sei preoccupato? mi chiese Elisabeth mentre facevo un tiro sulla sua sigaretta appena accesa.

-Non tanto, cioè non lo so, non sono sicuro. Non so di cosa mi vuole parlare e sì, sono preoccupato.

-Sì vede, tremi da solo, non riesci a stare fermo. 

-Lo sai che quando sono nervoso divento così, non mi toccare rischi di prendere la scossa a quanta energia ho.

Mi abbracciò senza dire niente, poi disse:

-Qualsiasi cosa sia non ti preoccupare, andrà tutto bene. Pensa positivo e vedrai che non accadrà nulla di grave.

-Facile a dirlo.

-Sai quanto ti avevo detto che avevo un ritardo?

-Ah sì, vero, come è finita?

-E' stato un falso allarme, e adesso sono tornata single.

-Single? ma non lo eri già? o eri fidanzata? dio mio quanto mi confondi con i tuoi intrighi amorosi.

-Ci siamo lasciati per due giorni, poi siamo tornati insieme ma dopo un solo giorno ci siamo rimollati di nuovo, non era una storia destinata a concludersi con un bel finale, come nelle favole.

-Tu non sei la tipa di queste storie. Tu preferisci far soffrire i ragazzi.

-Prima che loro lo facciano con me. Ecco la mia filosofia: io faccio soffrire te prima che tu lo faccia con me. Vedila così, non tutte le ragazze hanno questo coraggio, di fottere prima di essere fottute. Non mi voglio innamorare perchè so che soffrire tanto, e non voglio. Sono ancora giovane e avrò tempo per trovare il vero amore.

-Tra una settimana compirai 19 anni.

-Lo so.

-Festeggierai?

-Non so, magari andrò a bere qualcosa fuori con qualche amica, vuoi venire insieme a Josh?

-Perchè no? tanto ormai tutti sanno che sono gay.

-Ormai puoi uscire allo scoperto. Ormai puoi dire al mondo intero che ami persone del tuo stesso sesso. Ormai non dovrai temere nulla. Ormai sei libero.

-E' una cosa grave?

-Ma no scemo, anzi è una cosa molto positiva. Avere la libertà ti parole e di amare è una cosa che non tutti riescono ad avere e che non tutti sanno di avere e che non tutti sfruttano. Hai passato tanti anni nascondendo ciò che realmente sei, finalmente potrai dare un bel vaffanculo a tutti coloro che ti hanno criticato per i tuoi modi "strani", visti sotto il loro punto di vista, che avevi di fare. Il mondo è omofobo, compreso Dio.

-Sai che non mi piace parlare di ciò a cui non credo. Con tutto il male che ci sta nel mondo dubito fortemente che dall'alto ci sia qualcuno che ci protegga. Mi ha protetto quando stavo rischiando di vivere? No. Non ho mai visto lui, nessuno mi dice che sia esistito realmente, quindi sono anche libero di pensare che sia solo una fantasia di alcuni fanatici che vogliono credere che il mondo sia protetto da chissà quale Dio.

-Hai ragione, ma non tutti la pensano come noi. C'è chi pensa che Dio esiste davvero e che prima o poi cercherà di togliere il male di questo mondo.

-Quando tutto il male svanirà, comprese le guerre e i bimbi del terzo mondo che muoiono di male, allora forse ci crederò. Ma per ora voglio pensare che solo io posso proteggermi.

Dette queste parole, in men che non si dica si fecero già le 7 di sera e suonarono al campanello.

-Sarà lui.

Aprì la porta ed effettivamente era Josh, più bello che mai.

-Ciao amore, mi salutò con un bacio.

-Ciao piccolo, ricambiai il bacio.

-Sei pronto?

-Sì, tu ti devi cambiare?

-No, non c'è ne di bisogno. Andiamo.

-Esco con voi, ma vado dalla direzione opposta, intervenne Elisabeth.

-Ciao Elisabeth, non credevo di trovarti qui, disse con aria sorpresa Josh.

-Lei è la mia consulente di moda, quando devo uscire e non so cosa mettermi lei mi aiuta, gli dissi io.

-Bene, allora ragazzi io tolgo il disturbo. Buona serata e non fate troppo i porcellini eh.

-Ciao Eli, la salutammo noi.

Mentre lei pian piano si allontanava Josh mi disse:

-Sei bellissimo.

-Lo sei anche tu.

E così, mi prese per mano e mi portò in un locale non troppo affollato e non troppo elegante. Casual, direi.

-Ordiniamo?

-D'accordo.

Così presi in mano il menù, cercando invano cosa prendere. Ero in ansia che non mi accorgevo di ciò che ci stava scritto lì dentro.

-Cosa prendi?

-Quello che prendi tu.

Ero troppo agitato per decidere dettagliatamente ciò che volevo.

Ritorna all'indice


Capitolo 43
*** Capitolo 42 ***


-Come è andata la tua giornata? mi chiese.

-Tutto bene, gli risposi mentre addentavo un boccone di sushi, poi feci la stessa domanda:

-..e la tua?

-Non c'è male, solita giornata stressante e piena di lavoro.

-E' la prima volta che usciamo a cena insieme.

-Avevo voglia di stare un po' lontano dalle luci e dalla musica di quei locali che mi sembrano gli stessi.

-Capisco, allora devi dirmi qualcosa di importante.

-Sì, abbastanza importante.

-Scusami Josh se te lo dico così, ma aspetto questa sera da un giorno intero e sono anche abbastanza in ansia per questa cosa, perchè nessuno mi ha mai chiesto di uscire a cena dicendomi che voleva parlarmi, perciò dimmi subito che mi vuoi lasciare e così la facciamo finita adesso.

-Io? lasciarti? ma che dici Will? ti ho invitato a cena per parlarti di una cosa abbastanza seria, ma non si tratta di lasciarti, non ne ho la minima intenzione.

Ad un tratto fuori si mise a piovere a dirotto, come se qualcuno stesse facendo cadere dal cielo enormi secchi pieni di acqua.

-Ah...e allora di cosa mi vuoi parlare? cominciai a tremare di meno.

-Hey, calmati, non credevo avresti reagito in questo modo, neanche ho cominciato.

-Dovresti conoscermi, quando sono in ansia comincio a tremare senza fermarmi, dicevo mentre giocherellavo con le posate.

-Stai fermo e prendi un bel respiro, quando sei pronto io parlo, ma se fai così chiedo il conto e andiamo via.

-No no, ok, mi calmo, ma fai portare un'altra coca che ho sete.

-Meglio dell'acqua. Scusi cameriere, indicò con il dito un cameriere molto giovane, poi continuo:

-Potrebbe portarci dell'acqua fredda per favore?

-Ma certo, gliela porto subito signore, rispose il cameriere con aria gentile.

Aspettammo cinque minuti, il tempo che il cameriere portò l'acqua e la versò nei nostri bicchieri appannati dalla freddura dell'acqua. Fuori ancora pioveva.

-Che tempaccio, esclamo Josh.

-Odio la primavera per questo, un attimo c'è il sole e un'attimo dopo il cielo diventa grigio e comincia a piovere.

-Già, un attimo prima vedi il cielo limpido e un attimo dopo lo vedi opaco.

Afferrai il bicchiere freddo per bere un po' di acqua e lo posai lasciando l'impronta delle mie piccole dita.

-Allora, sono pronto, sono calmo, ho bevuto l'acqua e ho smesso di tremare, ti ascolto.

Prese un bel respiro e cominciò a parlare mentre attorno a me tutto il mondo si era fermato e non sentivo nessun rumore, a parte la sua voce acuta e seria ma allo stesso tempo dolce e sensuale.

-Bene, non ti ho mai detto che i miei genitori sono di origine Italiana. Bene, si sono trasferiti a Sydney quando io stavo per nascere, pensavano che questa casa sarebbe stata migliore di quella che avevano avuto loro nella loro adolescienza e così è stata. Non ti ho detto però che i miei sono tornati in Italia due anni fa e io sono rimasto qui a Sydney da solo in quella casa dove abiti pure tu insieme a me.

-E il punto è...?

-Il punto è che mio papà ha aperto un ristorante in Italia ma non è più in grado di portarlo avanti anche perchè sta andando in pensione e ha deciso di lasciarlo a me.

-Mi stai dicendo che...

-Ti sto chiedendo di venire in Italia con me e gestire insieme questo ristorante, avremo anche una casa tutta nostra vicino al mare.

-Oh...

-Questo significa dover lasciare tutto, e tutto intendo anche la tua famiglia, Elisabeth, i tuoi amici. Ovviamente se accetterai avrei pensato di partire a gennaio, quando tu finirai la scuola, così completerai gli studi.

Ero senza parole, ero scioccato, ero completamente bloccato. Non sapevo che fare, non sapevo che dire.

-Lo so, sei senza parole, è uno shock, ma pensaci con calma e poi mi darai la risposta. Non avere fretta, prendi tutto il tempo che vuoi.

All'improvviso l'ansia era scomparsa ma era venuta la paura. All'improvviso avevo anche perso l'appetito e tutto quello che c'era attorno a me si era sbloccato.

-Sono senza parole, credimi. Cioè è una cosa strana, un cambiamento radicale. 

-Lo so, sono già andato in Italia un paio di volte ed è bellissima.

-Dove andremo a vivere se accetto?

-Rimini, i miei vivono là.

-Capisco, è bella? io non ho mai viaggiato tanto meno visitato qualche nazione.

-E' bellissima ed ha un mare stupendo. Ma ovviamente tu non sei tenuto ad accettare ora, pensaci con calma.

-Ci penserò su e ti farò sapere. 

-Non è una cosa facile, lo so, non ti voglio ricattare dicendoti "se mi ami parti con me" perchè non è facile abbandonare la propria casa per andare a vivere in un'altra, nuova e sconosciuta.

-D'accordo.

Bene, adesso dovevo prendere la decisione più grande della mia vita e quella che me l'avrebbe cambiata.

Ero disposto ad abbandonare la mia famiglia, la mia casa, i miei amici e tutto ciò che avevo costruito in questi 19 anni?

Ma cosa più importante, se non avrei accettato, avrei incontrato un'altra persona speciale come Josh? capace di farmi tremare con un solo sguardo e farmi venire i brividi lungo la schiena mentre facciamo l'amore?

Ero disposto a lasciare tutto per costruirmi una vita, insieme a lui?

Ad un tratto la pioggia si calmò e mentre lasciavamo il ristorante mano nella mano, qualche goccia scendeva giù dal cielo per poi bagnarmi i capelli. Dentro di me avevo una pace mai provata, e con me pure il cielo si era calmato.

Ritorna all'indice


Capitolo 44
*** Capitolo 43 ***


Dopo quella sera sapevo che la mia vita sarebbe cambiata, se avessi detto si o no niente sarebbe stato più lo stesso. Se avessi detto di no Josh non sarebbe stato più mio. Se avessi accettato avrei cambiato tutto ciò che avevo nella mia vita. Questa domanda mi torturò per giorni, ovviamente Josh non mi mise fretta, anzi la mattina mi salutava con un grande bacio e un enorme sorriso portandomi la colazione a letto, ma non prese mai il discorso, almeno per la prima settimana.

In quella settimana ebbi tutto il tempo di pensare, pensare a cosa volevo davvero, se avrei accettato avrei cambiato il contratto della mia vita. Alla fine presi la decisione per che me sembrava la più giustà, almeno in quel momento. Sapevo anche che qualsiasi risposta avrei dato non potevo tirarmi indietro. 

-Josh, devo parlarti, gli dissi mentre lui stava guardando la tv sul divano.

-Dimmi tesoro, prendendo il telecomando e abbassando il volume della televisione.

L'atmosfera si fece alquanto pesante e tesa, ma cercai di andare dritto al punto senza fare troppo giri di parole.

-Non ne ho parlato con nessuno, anche perchè questa è la mia decisione, sono io che devo decidere se cambiare o no la mia vita. E poi anche se ne avrei parlato con Elisabeth o con i miei loro ovviamente non avrebbero potuto decidere per me. Ci ho pensato molto in questa settimana, cercando di capire, cercando di pensare al futuro, ad un NOI. Noi siamo un noi, e non voglio che questo finisca. Se per te questa è l'opportunità di cambiare la tua vita ok, ma io vengo con te. Ho davvero lottato per cercare il vero amore, tra pochi mesi sarà il mio compleanno, compirò 20 anni, sono abbastanza grande per decidere cosa voglio, no? E io ho deciso che voglio stare con te, ovunque tu voglia andare.

Rimase senza parole, non si aspettava che avrei preso questa decisione in poco tempo. Non è una cosa facile trasferirsi da un momento all altro in un paese straniero, senza conoscere nessuno, ma volevo ottenere questo cambiamento. Che poi, se stavo con Josh cosa sarebbe cambiato? La casa forse o gli amici, ma stavo con lui e sarei rimasto con lui per tanto tempo.

-Sei sicuro della scelta che hai preso Will? guarda che è una cosa seria, se lo fai non puoi più tirarti indietro.

-Lo so già, ma ci ho pensato troppo, a volte piangevo, ma è questo che voglio. Passare il resto della mia vita con te.

Si alzò dal divano, afferrandomi per il viso e rubandomi un grosso bacio, accarezzandomi il viso e mettendomi una mano sul fianco per poi portarmi a se. Petto contro petto, riuscivo a sentire il suo cuore battere all'impazzata, i suoi occhi chiusi e la sua espressione decisa. Amavo tutto di lui, anche il modo violento in cui mi baciava, delle volte mi sbatteva anche contro il muro, ma non con violenza, sempre con delicatezza e dolcezza. Sapeva come trattare un uomo e sapeva farlo volare fin sopra il cielo. Sapeva come farmi provare emozioni e brividi lungo la schiena. Lui sapeva come prendermi, sapeva come trattarmi. Finimmo sul letto a fare l'amore come se fosse la prima volta, con la stessa dolcezza e passione di quando lo fecimo in quel freddo inverno dello stesso anno.

Amavo quando mi mordeva le labbra per poi andare sempre più in fondo con la sua bocca, cercando qualcosa di nuovo, qualcosa mai scoperto, qualcosa che aspettava da tempo. Amavo il modo in cui, sfinito dopo un enorme momento di piacere, mi guardava con gli occhi quasi lucidi e mi sorrideva. E amavo asciugargli la fronte sudata, spostando qualche ciocca di capello in più e giocherellando con i suoi piercing.

In poche parole, amavo ogni singola parte del suo corpo e del suo carattere. E ormai avevo deciso, sarei partito in Italia con lui, in una nuova avventura, in una nuova esperienza, tutto nuovo per un piccolo ragazzo di città come me.

Solo che adesso arrivava la parte più difficile, annunciare la notizia ai famigliari. Non mi preoccupava dirlo agli amici, con loro non avevo un rapporto stretto, mi preoccupava la reazione che avrebbe avuto mia madre, mio padre ed Elisabeth.

-William, tesoro mio! che ci fai qui? mi disse mia mamma lanciandosi contro di me dandomi un bacio sulla guancia così forte da stamparmi quel poco di rossetto che aveva sulle labbra.

-Ciao mamma, tutto bene?

-Tesoro, come vedi qui le cose non cambiano, sono sempre le stesse, e tu invece?

-Bene, sono venuto per parlarti di una cosa.

-Quel faccino non mi piace, che succede?

-Vedi mamma, sai che sto con Josh no?

-Sì, e trovo che sia un ragazzo fantastico, e molto carino.

-Sì...ecco..vado dritto al punto. L'anno prossimo partirò con lui in Italia.

-Per una vacanza, no?

-No, per viverci. Suo padre sta lasciando a lui un ristorante che si trova in Italia. E' una grande opportunità per lui, fare ciò che sempre ha voluto. Io lo amo e voglio passare la mia vita con lui. Tra poco compio 20 anni, e mi sento pronto per andare dall'altra parte del mondo, in cerca di nuove avventure, esperienze e magari un po' do fortuna. E poi, da quello che so l'Italia è una bellissima nazione.

-Tesoro, non so se ti ricordi ma io sono Italiana e ho vissuto 16 anni della mia vita lì. 

-Sai che l'avevo dimenticato?

-Eh, immaginavo. Hanno ragione gli altri, l'Italia è una bellissima nazione.

-Allora, che ne pensi?

-Tesoro sei abbastanza grande per decidere ciò che è giusto nella tua vita, e io sono troppo vecchia per decidere per te. Fai ciò che ti senti di fare, ciò che ti rende felice, perchè lo sai, la mia felicità dipende dalla tua. E papà è d'accordo con me.

-Di quale papà parli? Bob o Jack.

-Jack stupidino, con Bob non hai mai avuto modo di parlare.

-Esatto. Adesso dovrò andare da papà e dirgli tutto.

-Capirà, come ho fatto io, e poi io conosco l'Italia, verremo a visitarti spesso. A proposito, dove andrai?

-A Rimini.

-Bella città con ottime spiaggie, bel posto bravi! 

-Dai adesso vado, che mi tocca parlare con papi.

-Elisabeth lo sa?

-No, in questo momento è presa dalla sua festa di compleanno, quindi magari le parlerò dopo il compleanno.

-Ok, ci vediamo presto tesoro. Tanto prima che parti starai un'intera giornata con me.

-Certo, ciao mami.

L'abbracciai e uscì di casa dirigendomi verso casa di mio padre. Feci suonare il citofono e salì a casa sua.

-William, che sorpresa, che ci fai qui?

-Ciao papi, niente sono venuto per un saluto e per dirti una cosa.

-Che succede? vuoi qualcosa?

-No grazie, sono a posto così. Volevo parlarti di una cosa abbastanza seria.

-Dimmi tutto, ti ascolto.

-Come ho detto a mamma lo dirò anche te direttamente senza fare giri di parole. I genitori di Josh stanno in Italia, entrambi hanno un ristorante, ma avendo una certa età sono andati in pensione lasciando il ristorante nelle mani di Josh. E' un'offerta che lui non poteva rifiutare, il sogno della sua vita si realizza. Io lo amo, voglio passare il resto della mia vita con lui e ho deciso di andare a vivere in Italia con lui.

-Che bella cosa Will, sei abbastanza grande per prendere decisioni abbastanza importanti, sono contento per te tesoro. Esci fuori dall'Australia, lì fuori c'è un mondo tutto nuovo, bellissimo, vai e fai tutte le esperienze che ti aiuteranno a crescere. 

-Sono davvero contento che tu e mamma l'avete presa benissimo. 

-E come dovevamo prenderla? noi non decidiamo più sulla tua vita, sei tu il padrone di te stesso.

-Grazie papà, ti voglio bene.

-Te ne voglio anch'io, quando e dove andrai?

-L'anno prossimo, appena finiro la scuola e andremo a vivere a Rimini.

-Sai, visto che tu andrai a vivere lì, un bel viaggetto in Italia non me lo toglie nessuno, un motivo in più per farmi una vacanza in un posto nuovo.

-Quando avrai voglia tu e mamma sarete i benvenuti.

Dicendogli questo abbracciai pure lui e mi diressi in un negozietto per scegliere un regalo carino, non troppo vistoso, ma significativo per il compleanno di Elisabeth che sarebbe stato tra due giorni. L'unica cosa difficile sarà trovare le parole giuste per dirle che mi trasferirò dall'altra parte del mondo, ma cosa più grave, come la prenderà?

Ritorna all'indice


Capitolo 45
*** Capitolo 44 ***


Due giorni, mancavano soltanto due fottutissimi giorni e finalmente avrei compiuto 19 anni. Sì, lo so, il traguardo più grande l'ho già superato un anno fa, ma 19 anni sono 19 anni, mica si compiono tutti i giorni, no?

Tra l'altro, non ho avuto il tempo di vedere i miei amici, sapere come sta William, il mio piccolo Will. Il mio dolce fratellino che amo da morire e che quando non c'era mi mancava da morire. Ma adesso c'è e so che ci sarà sempre, non andrà mai più via da me, non mi lascerà più.

A volte penso che ciò che provo per lui non è semplice amore fraterno, è qualcosa di più. Io credo di essermi innamorata di lui, ma innamorata proprio eh. Non so perchè, ma adesso con quei piercing è ancora più figo. Ma io non mi sono innamorata del suo aspetto fisico, io mi sono innamorata della persona che lui è dentro, del carattere. Perchè tremo quando mi guarda? Perchè mi viene la pelle d'oca quando mi abbraccia o quando mi sfiora? Perchè quando lo vedo ho una gran voglia di baciarlo? Eppure sono così forte che nascondo i miei veri sentimenti per lui, sono così brava a recitare che lui in questi anni non ha mai capito che l'unica persona che gli stava accanto lo amavo più della sua stessa vita. Eppure una volta ho provato a farglielo capire, ma si è mezzo in mezzo quell'Edward che ha rovinato tutto, e allora ho cercato di fingere, dicendogli che ormai lui faceva parte del passato, la mia era soltanto una cotta passeggiera. All'inizio lo pensavo anch'io, solo che questa cotta si è prolungata per vari anni, fino ad ora. Ma io ho tenuto nascosto questo sentimento, lui è innamorato di un ragazzo e io non sono un ragazzo, ma una ragazza, e allora non potrò mai ottenere da lui ciò che vorrei, ossia il suo amore. E allora vado avanti, tra un sorriso e una lacrima, cerco di nascondere questo amore troppo grande per me, quest'amore che cerca di distruggermi, ma io sono forte e allora sono che distruggo lui prima che lui distrugga me. Tanto lo troverò anch'io il vero amore, prima o poi no? Io non lo cerco, sarà lui a venire da me un giorno, forse lontano o forse non troppo, ma aspetterò perchè tanto non ho fretta.

Cavolina, tra questi pensieri non so neanche dove dovrò festeggiare il compleanno. Non voglio una grande festa, voglio soltanto uscire con degli amici per bere qualcosa e stare con William.

Dai adesso chiamo William, vediamo come sta.

Presi il telefono che stava accanto a me e digitai il numero di Will.

-Pronto? mi rispose una voce sensuale.

-Will?

-No, sono Josh, Will è fuori, tu sei..

-Sono Elisabeth.

-Accidenti, non avevo riconosciuto la tua voce al telefono, scusami Elisabeth.

-Tranquillo Josh, sai quando torna o dove è andato?

-Non saprei, so che sarebbe andato a trovare i suoi genitori.

-Capisco, quando torna?

-Non saprei, ma appena torna ti faccio richiamare da lui ok?

-Ok, grazie mille, ciao Josh, buona serata.

All'improvviso la tristezza prese possesso del mio corpo. Presi la mia giacca e andai a cercarlo fuori, avevo voglia di vederlo e dirgli tutta la verità. Sono stanca di stare nascosta dietro questo sentimento che pian piano sta prendendo il controllo della mia mente. Non posso vivere con questo rimorso, non cambierà niente e questo lo so, ma voglio che sappia quanto ci tengo a lui e a quanto lo amo e non da semplice sorella.

Presi un bel po' di coraggio e andai a cercarlo, andando nei parchi e addirittura allo starbucks, sapevo che adorava quei posti. Quando ogni mia speranza di trovarlo era svanito ecco che me lo ritrovai davanti, silenzioso con lo sguardo fisso nel vuoto, seduto su una panchina sotto al chiaro di luna, pensieroso.

-William, ciao!

-Hey Elisabeth, ciao. Che ci fa qui?

-Niente, ero andata a fare una passeggiata...in realtà ti stavo cercando.

-Mi devi dire qualcosa?

-Sì, in verità c'è qualcosa che devo dirti. Ma sei strano, è successo qualcosa?

-Un casino Eli, un casino. 

Detto questo mi abbracciò forte e si mise a piangere.

-William, che cosa è successo?

-Devo parlarti di una cosa importante Elisabeth...

-E allora dimmi, sono qui e non vado via.

-Mi trasferirò in Italia insieme a Josh.

-Co...cosa?

L'aria si fermò insieme alle persone che stavano camminando. Il cuore smise di battere e il respiro quasi svanì. Non stavo capendo nulla in quel momento, non potevo crederci a cosa mi stava dicendo. Prima cosa avevo detto? che lui non mi avrebbe lasciata mai, e invece adesso cosa va? mi abbandona, per l'ennesima volta.

-Mi...mi abbandoni per l'ennesima volta? dopo tutto quello che abbiamo passato? dopo tutto quello che ho fatto io per te?

-Lo so, sapevo che non l'avresi presa bene, mi dispiace, ma ormai ho fatto la mia scelta.

-No, tu non lo sai cosa sto provando io in questo momento, cosa provo per te da 5 lunghissimi anni. Tu non sai che io ti sogno ogni notte, che ho pianto per te, che il mio cuore gridava il tuo nome ma tu non sentivi.

-Elisabeth, ma che stai dicendo?

-William, io ti amo, io sono innamorata di te.

Detto questo mi alzai dalla panchina e corsi verso non so quale meta, nascondendomi in chissà quale angolo di strada, piangendo con la consapevolezza di aver perso l'unica ragione che mi restava al mondo. Sapendo che il mio amore non sarebbe mai stato ricambiato, sapendo che adesso l'avrei perso per sempre.

Ritorna all'indice


Capitolo 46
*** Capitolo 45 ***


Dopo quella volta non vidi Elisabeth per due giorni, fino al giorno del suo compleanno dove mi trovai davanti il dilemma: ci vado o non ci vado?

-Credo che dovresti andarci, mi disse Josh mentre stavamo chiaccherando sul letto in una calda notte di primavera.

-Non saprei, dopo quello che mi ha detto. Ci credi? è stata sempre innamorata di me ma non me ne sono mai accorto.

-Non te ne sei mai accorto perchè sai che la tua vera natura è questa.

-Io sono gay dichiarato, i miei amici lo sanno, i miei genitori pure, compresa lei. L'ho vista sempre come la mia piccola sorellina da proteggere, mai come la mia ragazza.

-Sei innamorato di me! mi disse lui ridendo.

-Non è questo sciocchino, cioè sì, ma a parte questo, lei vuole da me ciò che io non posso dargli.

-La questione non è "hey, sono gay dichiarato", il fatto è che lei ti ama ma tu non ricambi questo stesso sentimento. Poi naturalmente appena ha saputo che tu stai partendo lei non ha retto più ed è scoppiata. Non le hai parlato in questi giorni?

-No, ha cambiato numero di telefono e non l'ho vista neanche a scuola, non so cosa pensare.

-Vai a casa sua.

-No, ci stavo pensando ma poi ho pensato che mi avrebbe sbattuto la porta in faccia, quindi ho evitato.

-Vai al suo compleanno, le porti il piccolo pensiero che le hai comprato e le parli, le spieghi la situazione, perchè in questo momento lei sente il bisogno che tu le dica che tu ci sarai sempre per lei e che la ami.

-Ma non la amo come mi ama lei.

-Faglielo capire, vedrai che tra una lacrima e un'altra lei capirà e ti abbraccierà.

-Le sto facendo del male.

-No, lei si sta facendo del male da sola. Perchè sa che questa è la tua natura.

-E quindi che dovrei fare allora?

-Te l'ho detto, vai al suo compleanno le parli e cerchi di farle passare la serata più bella della sua vita.

-Ci penserò su, adesso andiamo a dormire.

Così, dopo un piccolo bacio della buonanotte cercai di non addormentarmi, cosa molto impossibile visto che mille pensieri e mille parole parlavano tra di loro ad una velocità assurda che mi era impedito addormentarmi. Mi giravo e rigiravo cercando la parte più fresca del cuscino, ma nulla, non riuscivo ad addormentarmi. Così mi alzai senza fare troppo rumore per non svegliare Josh che a differenza mia stava dormendo già come un sasso e mi misi fuori nel terrazzino a fumare una sigaretta e ad osservare le stelle. Amavo questo momento magico della mia vita, dove tutto il mondo scompariva, a parte me e la sigaretta che pian piano si consumava. Amavo sentire il rumore della sigaretta che pian piano diventa piccola e vedere il fumo che si dissolve nell'aria come una nube grigia in un cielo azzurro.

Era il momento perfetto dove poter rilassare i propri pensieri, così mentre pensavo a cosa dover fare riguardo alla questione di Elisabeth rimpensavo anche ai momenti passati insieme, difficili, divertenti, tristi, neutri.

Ma, ripeto, non poteva mai funzionare tra di noi, io la amavo, ma non fino a quel punto. Solo che lei non riusciva a capirlo e adesso non voleva più parlarmi.

-Piccolo, non dormi?

-Amore, che ci fai qui?

-Ho toccato il letto e ho visto che non c'eri.

-Non riesco a dormire e ho acceso una sigaretta per rilassare un po' la mente.

-Sei teso?

-Abbastanza, mi trovo in una situazione incasinata dove per la prima volta non so cosa fare. Ho sempre una soluzione a tutto, ma questa volta è diverso, questa volta si tratta dei sentimenti di una persona che mi sta a cuore.

Mi abbracciò, sapeva che avevo bisogno di un abbraccio, e lui lo capiva subito, capiva che avevo bisogno di lui e del calore delle sue braccia.

-Voglio andare via, voglio staccare la spina, allontanarmi da qui, gli dissi.

-Lo faremo piccolo, lo faremo.

Dopo un lunghissimo bacio sotto il chiaro di luna, ci misimo nel letto per cercare di dormire. E finalmente trovai un po' di riposo.

L'indomani, appena sveglio, io e Josh facemmo colazione e poi andai a scuola. Era il giorno del compleanno di Elisabeth e non si presentò neanche quel giorno a scuola.

Così, dopo le lezioni decisi di andare a casa sua, visto che aveva cambiato anche numero di telefono e non sapevo dove avrebbe festeggiato il compleanno.

Suonai il campanello e nessuno rispose, suonai la seconda volta e una vocina piccolina disse: "chi è?".

-Elisabeth, sono io, William, posso salire?

-Vabbene.

Sentì lo scatto del portone, aprì la porta e presi l'ascensore per salire al quarto piano, la porta era aperta e lei mi stava aspettando lì.

-Ciao Elisabeth.

-Ciao, che vuoi?

-Non ti vedo da un po'.

-Solo due giorni.

-Per me è tanto. Io...

-Tu cosa?

-Io volevo chiarire la situazione con te, non ci siamo lasciati in ottimi rapporti l'ultima volta, sei scappata via piangendo senza che io potessi darti spiegazioni.

-Non avevo voglia di spiegazioni quella volta, entra dai.

Così ci sedemmo sul divano per parlare.

-Ascoltami Elisabeth, io ti voglio bene e sei anche una bella ragazza, ma non ti ho mai visto come la mia ragazza, non ho mai immaginato noi camminare per le vie della città mano nella mano come una coppia felice. Io ho la mia vita, io ho fatto una scelta, non proprio una scelta, io sono così Elisabeth, sono fatto così, mi piacciono i ragazzi e adesso amo un ragazzo.

Stette zitta ma io continuai.

-Io credevo che quella volta fosse solo una cotta passeggera, invece hai nascosto i tuoi veri sentimenti. 

-Non la pensavi così quando mi hai baciato.

-Forse tu hai frainteso le mie intenzioni. Io ti amo, ma non come mi ami tu, io ti vedo come la mia piccolina sorellina che devo proteggere.

-Come mi proteggerai adesso che andrai via?

-Eli, devi capire che io devo farmi una vita, io devo essere felice e lo sono perchè finalmente ho trovato l'uomo giusto, non posso stare attaccato tutta la vita in un posto che ormai mi sta stretto.

Rimase in silenzio, e continuai a parlare.

-Tu potrai venirci a trovare quando vorrai, la mia casa sarà la tua casa, la porta per te sarà sempre aperta. Ma mi devi dimenticare, perchè stai facendo del male a te stessa. Tu hai una tua vita, vai oltre, non guardare solo me. Non potrà mai esserci qualcosa tra di noi.

-Ma io voglio te.

-Ma non posso ricambiare il tuo amore, lo vuoi capire?

Cominciò a piangere.

-No, non piangere, le dissi tenendole la mano. Ma lei la evitò.

-Perchè fai così? le chiesi.

-Perchè per tutto questo tempo sono rimasta zitta a piangere in silenzio, a pensarti tutti i giorni, a pensare al tuo sorriso, al tuo modo di fare, al tuo comportamento, e ho rovinato tutto.

-No, tu non hai rovinato tutto, possiamo sempre riprendere i rapporti di prima, ma devi farti una vita, non sono l'unico ragazzo di Sydney.

Mi sorrise.

-Vieni qui, la tirai per il braccio e l'abbracciai cercando di calmare quella lacrime che avevano bagnato tutta la mia maglietta.

-Scusa, ti ho bagnato la maglietta, mi disse.

-Non fa nulla, le risposi spostandole una ciocca di capelli che le copriva gli occhi, poi la guardai attentamente e i nostri sguardi si persero l'uno negli occhi dell'altro come non avevano mai fatto prima.

-Perchè mi guardi?

-Hai due occhi fantastici, le dissi.

-Grazie, ma quelli belli sono i tuoi.

-Ti voglio bene scimmietta.

-Te ne voglio anch'io.

Tornai a casa, mi tolsi la maglietta e mi gettai sul lettone, ripensando a quegli occhi fantastici che per un attimo mi avevano fermato il cuore. E non parlo di Josh.

Ritorna all'indice


Capitolo 47
*** Capitolo 46 ***


Mentre stavo sdraiato sul letto a pensare ad Elisabeth squillò il telefono:

-Pronto?

-Sono io Will, Elisabeth.

-Oh, scusa ma non ho il tuo nuovo numero.

-Adesso sì. 

-Che c'è? è successo qualcosa?

-No, volevo solo chiederti se possiamo uscire solo io e te, tanto non festeggio il mio compleanno.

-D'accordo, lo festeggierai con me tranquilla. Vengo a prenderti tra mezz'ora il tempo di avvisare Josh.

-Ok, ti aspetto.

Chiamai Josh per dirgli che avrei passato la serata insieme ad Eli per il suo compleanno e che non sarei tornato troppo tardi.

Come previsto mi preparai indossando ciò che mi capitava per prima sulle mani, ossia un camicia tipo scozzese con vari colori che comunque si abbinano insieme e di sotto una maglietta rossa e un paio di jeans e ovviamente il cappello che non poteva mancare, ormai faceva parte della mia vita. 

Andai sotto casa sua e lei stava già sotto ad aspettarmi. Indossava un paio di pantaloncini di jeans neri e una magliettina bianca scollata, non faceva neanche freddo, era una perfetta giornata primaverile.

-Come sei bella! le dissi.

-Ma che dici, ho messo la prima cosa che ho trovato nell'armadio tanto non dobbiamo andare chissà dove!

-Hai ragione, vuoi che facciamo una passeggiata nel parco? 

-Certo, andiamo.

Così camminammo per le vie di Sydney come due semplici amici e intanto ogni tanto, senza farmi accorgere, la guardavo e notavo quand'era perfetta. 

Cazzo Will, ma che dici? fermati e pensa che hai una relazione e che stai partendo in Italia. 

Cazzo è così bella. Will, ma sei un idiota! Per fortuna questi pensieri furono interrotti dalla sua vocina:

-Hey, a che pensi?

-Oh, nulla, stavo solo pensando a come sarà l'Italia.

-Ah, ma non mi hai detto il perchè vai via, disse Elisabeth bevendo un po' del suo frappuccino offerto ovviamente da me.

-I genitori di Josh sono italiani, hanno un ristorante in Italia ma stanno andando in pensione e hanno lasciato il ristorante nelle sue mani.

-Oh capisco e ti ha chiesto di andare con lui?

-Beh, sono il suo ragazzo e io lo amo.

-Tu ami solo me! disse lei ridendo.

-Certo stupidina, amo solo te, le dissi scompigliandole i capelli. 

-Non mi toccare i capelli che sono perfetti! mi disse lei pizzicandomi i fianchi.

E così finimmo per giocare come due bambini su quel parco, seduti su quella panchina. Improvvisamente i nostri sguardi si incrociarono di nuovo, ma questa volta fui io ad evitare il suo sguardo.

Nessuno dei due spiccicò una parola per almeno 2 minuti, fin quando lei non parlo per prima:

-Che ti prende?

-Niente, tranquilla. 

-Mi sembri strano, sicuro che non hai nulla?

-Sì, sono sicuro.

Non sapevo cosa dirle, non avrebbe capito. Ma non avrebbe capito cosa? che mi batteva il cuore quando lei mi guardava negli occhi?

-Allora, dove mi porti adesso? mi disse lei.

-Possiamo andare all'opera house, non è un posto romantico ma di sera è bellissima.

-Ci credi che non ho mai visto l'opera house di sera?

-Beh, c'è sempre una prima volta. Andiamo prima che si faccia troppo tardi, tanto sta facendo già buio.

Mentre camminavamo verso l'opera house nessuno dei due parlò, l'atmosfera era alquanto tesa, e non lo volevo. Era il suo compleanno cazzo, non potevo fare mica scena muta proprio in questo giorno. Che cavolo, non l'ho notata per tutto questo tempo e solo adesso che parto mi accorgo di quanto lei sia speciale?

-Eccoci arrivati, mi disse lei.

-Eccoci qui, ti piace?

-E' bellissima, meglio della mattina, riesco a vedere tutte le luci della città.

-Sediamoci sugli scalini.

Attorno a noi il mare, l'Harbour Bridge, la grandissima opera house che in confronto a lei eravamo due formichine e il cielo stellato. 

-Siamo soli, mi disse lei.

-Eh già, ma vedrai che le persone arriveranno, anche se di solito amano guardare l'opera house da lontano che sedersi sugli scalini la sera.

-Già, sono venuta qui sempre di mattina ma solo adesso sto notando che è fantastica. Tu lo sai chi l'ha costruita?

-No, le risposi ridendo.

-Che sciocco che sei, mi disse lei dandomi un pugno sulla spalla.

-Non ti azzardare mai più, vedi che mi fai male.

-Oh, andiamo uomo, vuoi dire che ti fai picchiare da una ragazza piccola piccola? mi disse facendo gli occhi dolci.

-Lo faccio solo perchè sei tu, vieni qui dai. 

La presi per il braccio e la trascinai a me abbracciandola sotto quel cielo stellato e l'opera house che ci faceva da tetto. Cominciava a piovere.

-Mi è arrivata una goccia Will, sta piovendo!

-Rimaniamo un altro po' così e poi andiamo, tanto l'opera house ci copre.

-D'accordo, mi disse guardandomi negli occhi. 

Voltai di nuovo il viso, ma lei  lo girò verso il suo con la sua piccola mano:

-Perchè eviti il mio sguardo?

-Nulla, nulla.

-Dimmelo!

-No.

-Dai!

-No.

-E dai!

Forse l'atmosfera, forse il posto, sta di fatto che presi il suo viso, lo avvicinai a me e le sussurrai:

-Per paura di fare questo...

e la baciai sotto quel cielo poco stellato per via della pioggia e delle nuvole, mentre l'opera house ci proteggeva da quel brutto tempo che rovinava poco l'atmosfera.

Ritorna all'indice


Capitolo 48
*** Capitolo 47 ***


Quello fu il bacio più lungo e più bello che io avevo mai ricevuto-dato-provato. Attorno a noi le luci della città silenziosa, la pioggia che cadeva e alcuni turisti che si avvicinavano per fare foto all'opera house.

Le nostre mani si incrociavano per poi chiudersi in un unico abbraccio fino a diventare una cosa sola. I suoi occhi chiusi mi facevano pensare che lei stava sognando o stava pensando a non so cosa oppure non stava facendo nulla, era soltanto concentrata a fare i movimenti giusti, a non sbagliare, ad essere perfetta. Ma lei già lo era, e non lo capivo solo da un bacio, l'avevo sempre capito solo che me sono accorto troppo tardi, quando già avevo deciso da che parte stare.

Mentre la baciavo, le accarezzavo i capelli e quando mi allontanavo dalle sue labbra le sorridevo, ma lei mi tirava a se con passione e mi baciava con foga, quasi ad intendere che desiderasse da una vita quel bacio che poteva solo assaporare adesso, il giorno del suo compleanno.

-Non potevi farmi regalo migliore. Mi disse.

Stetti zitto, cercando invano una risposta tra i mille pensieri nella mente, ma nulla. Non trovai nulla di piacevole o di divertente, o di azzeccato al momento, gli sorrisi, ciò che facevo in assenza di buone idee.

-Dobbiamo andare, si è fatto tardi, le dissi.

Guardai l'orologio ed erano quasi le 11 di sera.

-Domani abbiamo scuola signorina, su svelta alzati, continuai.

-Dobbiamo proprio?

-Devo tornare a casa Eli.

-Come non detto, andiamo allora.

-Prendiamo un taxi? le proposi.

-No, possiamo andare anche a piedi.

Così ci avviammo e per tutto il resto della strada nessuno dei due parlò, fin quando non arrivammo a casa sua.

-Vuoi salire? mi chiese.

Rimasi un po' a pensare su cosa dovevo fare. Alla cosa più giusta da fare, poi presi la mia decisione:

-Ok.

So che quello che sarebbe accaduto in quella casa andava oltre al semplice bacio e quindi andava oltre ai semplici brividi che ti provoca un bacio, ma lo desideravo quanto lo desiderava lei.

-Vuoi qualcosa? mi domandò.

-Non c'è nessuno a casa tua?

-No, mia madre è partita in Thailandia per una vacanza e tornerà domenica prossima. Vedi? avrei passato questa serata da sola. Allora, prendi qualcosa?

-No, grazie.

-Sei tesissimo, che ti succede?

-Nulla, nulla, nulla, nulla, nulla, continuavo a ripeterlo a bassa voce.

Avevo le mani sudate, il cuore che batteva a mille e sì, ero abbastanza imbarazzato. 

-Dai, ti rilasso io, mi disse Eli avvicinandosi a me e sfiorandomi le labbra per farmi andare in tilt e farmi perdere decisamente il controllo di me stesso, del mio corpo e del mio cuore.

Preso dalla passione con cui la baciai qualche ora prima le presi il volto e l'avvicinai a me per poi perdermi in un lungo bacio che ci portò a rimanere mezzi nudi sul suo letto.

-William, ti devo dire una cosa, mi disse spostando il viso mentre la stavo baciando.

-Che c'è?

-E' la mia prima volta.

Quell'affermazione mi lasciò un po' perplesso e anche dubbioso riguardo ad alcune cose che erano accadute in passato, tipo la sua presunta gravidanza. Ma cacciai questi pensieri stupidi e le dissi:

-Vedrai che non lo dimenticherai mai.

Dicendo questo continuai a baciarla per poi piano piano scendere accarezzando la sua pancia con le mia labbra e sfilandogli il regiseno. Le baciai il seno e continuai a scendere sfilandogli con l'aiuto della mani le mutandine di pizzo rosa che indossava. Adesso mi ritrovavo faccia a faccia con il sesso femminile. Era la prima volta anche per me, che lo facevo con una donna però. Non sapevo che sensazione avrei provato, strana comunque. Non sapendo come muovermi, cercai di utilizzare la mia fantasia, e allora presi un po' di respiro, le allargai le gambe e affondai il mio viso sulla sua dolce patatina. Che sensazione strana, ecco. Ma vidi che le faceva piacere avere la mia lingua sulla sua patatina e allora continuai per qualche minuti fino a quando lei non ebbe un orgasmo. Accarezzai di nuovo la sua pancia e arrivai sulle sue labbra, mentre mi toglievo i miei boxe e prendevo il preservativo dentro al portafoglio.

-Vuoi che te lo metto io? mi chiese lei.

-D'accordo.

Lo spacchettò e me lo mise.

-Sei pronta?

-Sì, fai piano.

-Farò piano, tranquilla.

Le aprì le gambe, di nuovo, e in pochi minuti diventammo una cosa sola. 

-Ti faccio male? le chiesi.

-No, vai più veloce.

Così continuai dando dei colpi sempre più forti e più veloci, tanto che il aumentava anche il mio piacere e iniziavo a prenderci gusto.

Continuai a baciarla mentre mi muovevo dentro di lei e dopo un po' mi tolsi da sopra di lei e cambiammo posizione. Questa volta lei mi dominava e vedevo anche che cominciava a piacergli davvero.

Non so che quella volta potevo considerarla una semplice notte di sesso o di amore o di semplice amicizia.

Quando finimmo, lei si sdraiò accanto a me coprendosi con un lenzuolo i suoi teneri seni.

-Wow, era la prima volta anche per me, le dissi ridendo.

-Posso farti una domanda? mi disse lei quasi col fiatone.

-Sì certo, dimmi, le risposi mentre accendevo una sigaretta.

-Ti è piaciuto?

A quella domanda mi bloccai per qualche secondo. Ok, facciamo il punto della situazione.

Non era stato male, ma neanche bellissimo o emozionate. Non ho provato nulla, oltre al piacere dopo un po'.

Forse la mia vera natura era questa, forse io ero davvero gay e adesso avevo creato un bel casino.

-Non lo so, le risposi.

Fu quasi delusa dalla mia risposta e io misi in chiaro la situazione.

-E' bello baciarti, toccarti, guardarti, ma forse, no forse, io sono gay e basta. Questa è la mia natura, basta. Ho voluto provare, e facendo questo ti sto facendo del male, lo so. Sono un pezzo di merda, sono un bastardo perchè ho giocato con i tuoi sentimenti. Ma non posso amare ciò che non posso amare.

Non mi disse niente, mi abbracciò soltanto.

-Sono sempre attratta dai ragazzi gay, perchè? mi disse lei ridendo.

-Allora non sei arrabbiata?

-Arrabbiata per cosa? pensa se fosse accaduto a te e io fossi stata lesbica. Non puoi ricambiare il mio amore, ok, non fa nulla.

-Ti voglio bene davvero Eli.

-Non dirò nulla a Josh, tu dirai qualcosa a lui?

-No, sarà il nostro piccolo ricordo. E poi sei fortunata, hai fatto l'amore per la prima volta con una persona che conosci da 17 anni e che è anche tuo fratello-migliore amico.

-Io ti amerò sempre comunque, anche quando ti troverai dall'altra parte del mondo.

-Adesso devo andare.

Guardai l'orologio, era quasi l'una di notte. Presi i miei vestiti e mi vestì velocemente. Uscì di casa e in pochi minuti arrivai a casa mia col fiatone.

-Piccolo, sei tornato. Mi disse Josh.

-Sì amore, Eli non voleva più lasciarmi.

-Almeno avete passato una bella serata?

-Sì.

-Andiamo a dormire che ho sonno, mi disse trascinandomi per mano.

-Arrivo, vado un attimo in bagno a fare una doccia veloce.

Mi sedetti sul water, levandomi la camicia e rimanendo con addosso la maglietta rossa. Misi le mani dietro la testa e abbassai lo sguardo. 

Avevo finalmente capito chi ero e non ero mai stato così felice in vita mia.

Ritorna all'indice


Capitolo 49
*** Capitolo 48 ***


E così passò un altro mese, e poi un altro, e un altro ancora. Arrivò natale e con lui anche l'estate calda, forse la più calda negli ultimi anni.

Mancava meno di un mese al mio 20esimo compleanno, e non so se la cosa mi eccitava o mi spaventava, forse entrambe le cose.

-Buon natale piccolo! mi disse Josh in una calda mattina del 25 dicembre portandomi la colazione a letto.

-Buon natale anche a te amore! Gli risposi, prendendo da sotto il letto un pacco con un enorme fiocco rosso sopra.

-E questo cos'è? mi chiese con aria sorpresa.

-Un piccolo regalino di natale.

-Ma non dovevi piccolo, mi disse lanciandosi su di me e rubandomi un bacio.

-Sì che dovevo.

-Will, tua madre ci ha invitato a cena questa sera a casa sua. Non potevo dirgli di no.

-Tu cosa? ma quando?

-Mi ha chiamato qualche giorno fa, mentre tu stavi a scuola.

-Oh, vabbè lo faccio solo per mia madre.

-Ha detto che comunque non siamo solo noi.

-E chi altro viene?

-Jack, una certa Jessica che non so chi sia ed Elisabeth.

-Oh, la famiglia al completo, manca solo Edward.

-Viene anche lui..

-E te pareva! ma che c'entra lui, con la mia famiglia?

-E' rimasto in buoni rapporti con Jack e allora lo ha invitato lui. Ma non ti devi preoccupare, perchè tanto tu sei con me. 

Mi disse camminando verso l'altra stanza e ritornando con in mano due buste bianche.

-E questi?

-Apri.

-Con felicità aprì la busta e mi ritrovai due biglietti aereo con destinazione Italia.

-Ma...

-Che c'è?

-Ti amo Josh.

-Ti amo anch'io, anima mia.

-Dai alzati che andiamo un po' in giro per la città.

Mi vestì in fretta, mettendo la prima cosa che capitava e urlai a Josh che ero pronto.

Uscimmo di casa mano nella mano, osservando tutti i negozi pieni di addobbi natalizi e quelle canzoncine fastidiose. 

La città era più illuminata del solito, e questo mi piaceva. Le case, peggio, e questo NON mi piaceva.

-Mangiamo fuori?

-Vabbene, ma mi va bene anche un panino al Mc.

-Ok, allora andiamo al Mc, non ci mangio da un bel po'.

Ci fermammo nel primo Mc che incontrammo e ordinammo un panino take away da mangiare all'Hide Park, con quella bella giornata di sole, il parco era pieno di gente.

Il tempo passò talmente velocemente che si fecero le 7 di sera e ci avviammo direttamente a casa di mia madre, dove ad aspettarci ci stavano già gli altri invitati.

Entrai, mano nella mano insieme a Josh, a casa di mia madre, salutando con un grande abbraccio Eli e un grande bacio mio padre Jack, e un ciao freddo a Bob ed Edward, e un "da quanto tempo" a Jessica.

Insomma, eravamo tutti lì, quasi una bellissima famiglia felice, che non ha mai avuto un problema. 

Sapevo che quello era l'ultimo momento per vedere tutti, per stare insieme e per condividere un momento felice come un tempo. Ma sapevo anche che ormai ero grande e che presto sarei partito per l'Italia. 

Nel biglietto che avevo visto stamattina, la partenza era prevista per il 16 di gennaio, un giorno dopo il mio 20esimo compleanno e la cosa mi eccitava ancora di più.

Quella serata fu tremendamente bella, a parte la presenza di alcune persone, mi divertì molto. Non passavo tantissimo tempo con la mia famiglia da un bel po'. Era anche bello vedere che mia madre parlava allegramente con Jack e che Bob comunicava con Edward, mentre io parlavo tranquillamente con Josh ed Elisabeth.

Tra un bicchiere di vino e altri piatti prelibati la serata passò velocemente, come il resto della giornata.

Giocammo a carte, come era solito fare in Italia diceva mia madre, e poi finimmo per guardare un programma tv tutti nel divano.

-Io e Josh dobbiamo andare, grazie per la bella serata. 

-Vabbene, tesoro, disse mia madre. 

Facemmo un saluto veloce a tutti gli invitati, tranne Edward che era andato via prima, e ci avviammo verso casa. 

-Non vedo l'ora di partire, dissi a Josh.

-Anche io amore, mi rispose abbracciandomi e baciandomi sulla guancia.

-Lo sai, sono stato promosso agli esami di fine anno.

-Che bello amore! così partirai senza pensieri.

-Eh già.

Arrivammo a casa e ci addormentammo subito. Il resto delle vacanze natalizie passarono in modo molto tranquillo e quasi velocemente. Salutammo pure l'anno vecchio per dare il benvenuto all'anno nuovo che mi avrebbe portato tante cose belle, almeno speravo.

E' il 16 gennaio di un anno di cui non vi importa. Le valigie sono già pronte e messe accanto alla porta, stanno solo aspettando di essere imbarcate.

Io e Josh ci siamo svegliati presto stamattina, per rivedere le ultime cose e vedere cosa abbiamo dimenticato. Il cuore mi batte a mille, ma sono felice, perchè passerò il resto della mia vita insieme all'uomo che amo da morire.

Ho anche visto la casa in alcune foto, abbiamo una piscina all'interno della casa, il giardino e viviamo vicino al mare, cosa possiamo volere di più dalla vita? Ho saputo però che in Italia in questo momento è inverno. Ma non mi importa.

Sto per lasciare la città dove sono nato e dove ho vissuto i miei fantastici anni e le mie fantastiche emozioni con persone che non dimenticherò mai e che mi hanno segnato questa stupida vita.

Eccomi qui, sopra l'aereo, mentre tengo per mano Josh. Ho salutato tutti i miei amici, i miei genitori ed Elisabeth ieri sera, per la festa del mio compleanno, che ho festeggiato a casa nostra, per l'ultima volta, insieme a quelle persone che mi hanno aiutato a crescere, a combattere e a sperare in un mondo migliore.

Mi mancherà un po' tutto di questa città, sopratutto mi mancheranno i miei genitori ed Elisabeth, ma ho fatto una scelta, e sono felice di questo.

Eccomi qui, in volo verso l'Italia. Una nuova avventura in questa nuova nazione mi aspetta. 

Addio Sydney.

 

_FINE_

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1674520