Amelia

di plsdavid
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'inizio, ma anche la fine ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***



Capitolo 1
*** L'inizio, ma anche la fine ***


Il suono metallico mi fece tirare un sospiro.
Era stata una giornata lunga e pesante, quelle che t’infliggono dolore dalle prime ore dell’alba, privandoti del respiro e dei piaceri.
Tutto quello che volevo fare, era scappare via da quella classe e rifugiarmi nell’acqua tiepida della piscina.
La professoressa sistemava i suoi libri a testa bassa, evitando gli sguardi crudeli dei suoi alunni. Appena suonava la campana, la sua sicurezza scivolava via da quei lineamenti duri del suo viso e si nascondeva nel silenzio, per paura dei ragazzi che tanto la temevano.
Raccattai velocemente ciò che avevo lasciato sul banco e lo buttai disordinatamente nella grande borsa di pelle scura.
Avevo appena varcando la soglia della classe quando sentii chiamare il mio nome. Feci finta di nulla e mi avviai a grandi passi verso la piscina.
- Amelia!- La voce era troppo vicina per essere evitata, mi fermai di colpo e girai lentamente la testa.
- Amy, ma dove stai scappando?- Lo sguardo angelico di Alexandra era chiaramente fisso sul mio viso, attendendo una mia risposta.
- Sto andando in piscina, non te l’avevo detto?- Le chiesi, anche se conoscevo già la sua risposta.
Scosse velocemente la testa, facendo così ondeggiare i lunghi capelli scuri.
- No, ti sarai dimenticata. Va beh, fa niente. Vuoi che ti aspetti? Ho dei pettegolezzi da raccontarti.- Sogghignò.
- C’è già Jake. Ci vediamo domani, ora devo scappare.- La salutai con la mano e ritornai sulla mia strada.
Ultimamente la sua amicizia mi andava un po’ stretta. Poco tempo prima, invece, era praticamente il contrario. Forse stavamo cambiando, forse crescendo.
Spinsi la grande porta blu in avanti e un violento calore mi travolse.
Mi diressi in fondo allo spogliatoio, come da mia abitudine e mi cambia in fretta.
Avevo solo un’ora per i miei esercizi, non potevo far aspettare Jake, si sarebbe arrabbiato come al solito.
Mi dimenticai di fare la doccia prima di entrare in vasca e lo sbalzo di temperatura tra il mio corpo e l’acqua me lo ricordò. Scesi velocemente i gradini e m’immersi completamente nell’acqua gelata.
La piccola piscina rettangolare era silenziosa. La debole luce del sole entrava dalle ampie finestre che prendevano quasi tutte le pareti, tranne una, coperta dai gradoni per il pubblico.
Inizia a nuotare e dimenticai tutti i miei pensieri.
La mia mente era concentrata nei movimenti fluidi, che ormai erano naturali.
Mi fermai per riprendere fiato e guardai il grande orologio appeso sopra i gradoni grigi.
La mia ora stava scadendo e questo non aiutò a migliorare il mio umore. Di malavoglia raggiunsi il bordo della vasca e con un movimento agile, saltai fuori.
Riguardai l’orologio sperando di aver letto male le lancette, per rientrare così in acqua.
Ma il mio sguardo fu attirato da qualcos’altro.
Un ragazzo era seduto nella fila più alta degli spalti e guardava verso di me. Non riuscii a intravedere il suo viso per colpa dell’acqua che mi scendeva sugli occhi, ma notai l’alternanza del biondo chiaro con un leggero castano dei capelli. Alzò la mano, accennando un saluto ed io, senza pensarci, ricambiai goffamente. All’improvviso, però, un dubbio mi bloccò il respiro e mi girai di scatto.
Come pensavo, dietro di me c’era un’altra ragazza, che stava scuotendo allegramente la mano verso il ragazzo.
Il mio viso avvampò, tingendosi di un rosso acceso.
Raccolsi il mio asciugamano e quasi correndo, me ne tornai in spogliatoio.







Salve a tutti C: Beh, questo è il primo capitolo della mia prima ff, it's a scary thing! 
Comunque spero vi sia piaciuto e che non vi abbia annoiato come questi appunti post lettura sks 
Anyway ho aggiunto una nuova ff eccola http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1791001&i=1 c:
Lasciate una recensione, mi farebbe davvero piacere sapere le vostre opinioni.
Vabboh xx
@plsdavid

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


La grande porta si chiuse dietro di me e accovacciato vicino al calorifero, riconobbi Jake.
Quando mi vide uscire, sospirò e mi rivolse un grande sorriso. Mi scaldò il cuore vendendo il suo volto felice.
- Ehi. – I ricci castani quasi rossastri, gli ricadevano sul volto, portando il mio sguardo dritto nei suoi occhi azzurri, dalle venature verdastre, che tanto amavo.
Ricambiai il sorriso, senza dire nemmeno una parola.
- Come è andata?- Si alzò in piedi e mi tolse dolcemente la borsa della piscina dalla mano.
Per guardarlo negli occhi dovetti alzare lo sguardo.
- Diciamo bene.- Sentii il viso colorarsi di rosso pensando alla figuraccia di poco prima. Jake cercò la mia mano, che poco dopo intrecciò con la sua.
- Scommetto che sei stata bravissima.-
Uscimmo dalla scuola in silenzio, la stanchezza iniziava a farsi sentire. Al pensiero di dover prendere l’autobus mi fece girare la testa.
Uscimmo dal cancello principale ma Jake mi tirò dalla parte opposta da dove si trovava la fermata.
-Jake!- Quasi gridai, indicando l’autobus passarci davanti.
- Amy, non ti preoccupare.- Mi trascinò nel grande parcheggio semi deserto.
Tirò fuori dalla tasca un piccolo telecomando e al suo tocco, una macchina rispose lampeggiando.
Ammirai il volto squadrato di Jake, colmo di soddisfazione per quel momento.
Si avvicinò alla macchina e aprì la portiera del passeggero con un grande sorriso stampato sulla faccia.
- Prego.- Mi disse scherzosamente.
Lo ringrazia silenziosamente con il capo e mi sedetti esausta sul sedile di pelle.
In pochi secondi Jake saltò anche lui a bordo.
- Che ne pensi?- I suoi occhi brillavano dall’emozione.
Un oggetto poteva regalare così tanta felicità a una persona.
- E’ molto bella.- Dissi guardandomi in torno.
- Non è una super car, ma…- Lo zittì con un bacio, prima che potesse continuare. Non potevo sopportare un discorso riguardante il mezzo, al solo pensiero mi sentivo male.
- E’ fantastica.- Gli sorrisi, accarezzandogli i morbidi ricci.
Gli rubai un altro bacio prima che accendesse il motore.
Rimanemmo in silenzio, Jake era troppo attento alla strada per portare avanti una conversazione e ne fui felice di ciò. L’unica cosa che volevo fare era godermi quel momento di tranquillità, guardare fuori dal finestrino il triste paesaggio che ci circondava. Il cielo era coperto da minacciosi nuvoloni neri, che annunciavano un violento temporale.
- Ah, me ne stavo dimenticando! Questa sera ci aspettano al pub, me l’ha detto prima Alexandra.-  
Mi girai di scatto verso di lui.
- Non credo di venire.- Dissi freddamente.
- E’ già la terza volta che mi lasci andare da solo.- Distolse lo sguardo dalla strada e mi guardò innervosito.
- Lo sai che non amo uscire la sera dopo l’allenamento.- Girai la testa e guardai dritto davanti a me.
Jake rallentò, fino a fermarsi dolcemente. Raccolsi la borsa che si trovava sul sedile posteriore e aprì la portiera.
La sua mano calda mi bloccò il braccio, impedendomi di uscire.
- Passo a prenderti alle nove.- Il suo tono di voce era severo, impedendomi di controbattere.
Mi liberai dalla stretta, scesi velocemente dalla macchina e chiusi la portiera con tutta la forza che avevo nel braccio.
Jake partì velocemente, senza salutarmi, accettando quella stupida sfida silenziosa che avevo iniziato.
Mi avviai con calma verso il cancello, che lo trovai aperto.
Salii le grandi scale di marmo lentamente, raggiungendo pigramente il secondo piano.
Quando vidi la porta di legno scuro, sospirai, quasi felice.
Schiaccia un paio di volte il campanello, facendo risuonare la fastidiosa cantilena all’interno della casa.
I minuti passarono, ma nessuno rispose.
Un dubbio mi fece gelare il sangue. Guardai velocemente all’interno della fessura e il mio dubbio fu confermato.
Nessuno vi era in casa ed io non avevo con me le mie chiavi. Lancia per terra le due borse e mi accovacciai davanti alla porta, ringraziando almeno di non trovarmi fuori, aspettando al freddo pungente dell’autunno.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Un rumore sordo si fece spazio tra i miei pensieri e pigramente girai il capo verso le scale.
Quando vidi comparire mia madre le sorrisi dolcemente.
Dal suo aspetto capii che aveva iniziato a piovere. I suoi abiti erano completamente bagnati e i corti capelli intrisi d’acqua, le incorniciavano il volto.

Mi vide seduta davanti alla porta e scosse impercettibilmente la testa.
- Da quanto stai aspettando?- Sapevo che le veniva da ridere, non era la prima volta che rimanevo chiusa fuori di casa.
- Un paio d’ore.- Ammisi, alzandomi lentamente per lasciarle la porta libera.
- Quante volte ti ho detto di portarti dietro sempre le chiavi?- Si stava divertendo.
- Tante, hai ragione.- Con quella risposta misi fine alla discussione.
- Com’è andata oggi?- Mi chiese per interrompere il silenzio.
- Bene.- Mentii. – Questa sera esco.- 
Spalancò la porta ed entrai velocemente.
Buttai le borse sotto il tavolo in salotto, strappai degli abiti dalla gruccia in camera da letto e corsi in bagno a cambiarmi. 
- Dove vai?- Mi chiese quasi gridando dalla cucina.
Indossai i pantaloni morbidi della tuta e mi sfilai la canottiera aderente che mi fasciava il piccolo busto, per sostituirla con una vecchia maglia spaziosa. 
- Non lo so.- Risposi mentre mi scaraventavo sul letto. 
- Come non lo sai?- Comparve la sua sagoma all’inizio della stanza. 
Il suo sopracciglio destro era leggermente inarcato verso l’alto.
- Jake ha detto che è una sorpresa.- Mentii spudoratamente, non volevo farle capire che il mio rapporto con Jake si stava sgretolando tra le mie mani. 
- Che cosa dolce. Però non fare tardi, sorpresa o no, le regole sono sempre le regole.- Disse con un tono severo.
Uscì silenziosamente, lasciandomi da sola con i miei pensieri. Il mio corpo era disteso goffamente sul piccolo letto e non voleva muoversi. 
Di malavoglia presi la sveglia, che era appoggiata sul piccolo comodino bianco e la impostai mezz’ora prima delle nove. 
Sapevo benissimo che avrei ceduto alla stanchezza, lasciandomi trascinare in un coma profondo.
Appoggiai la testa sul morbido cuscino, che tanto amavo e chiusi pigramente gli occhi.

*******

Un rumore fastidioso mi strappò via bruscamente dal mio coma e mi riportò alla realtà. 
Dovevo alzarmi e prepararmi alla lunga serata che mi aspettava.
Strisciai giù dal letto e mi diressi verso l’armadio bianco lucido, che mi fece intravedere l’aspetto trasandato che avevo. 
Con dei movimenti alquanto lenti, presi dei pantaloni neri e una camicia di seta blu notte.
I miei passi risuonarono per tutta la casa, spezzando il silenzio. 
Aprì decisa il rubinetto e mi bagnai il viso con l’acqua fredda, svegliandomi un po’.
Indossai gli abiti e mi accorsi poco dopo di quali pantaloni avessi scelto; Jake li detestava, mi ripeteva sempre di quanto mi facessero le cosce grandi.
Alcune volte mi chiedevo perché gli davo ancora corta.
Il mio amore per lui era ormai svanito, era scappato via con la mia felicità.  Forse non volevo rimanere da sola o magari aspettavo solo il momento perfetto per dirgli addio.
Cercai di pettinare i capelli, senza grandi risultati e rimasero una massa castana indisciplinata.
Andai in salotto e trovai mia madre seduta sulla piccola poltrona grigia, mentre leggeva un libro. Alzò lo sguardo e quando mi vide, il suo sguardo si addolcì.
- Sei davvero carina vestita così.- 
- Grazie.- Le rivolsi in tenero sorriso.
- Vuoi mangiare qualcosa prima di uscire?- Guardai l’orologio e mi accorsi di essere in ritardo. 
- No, grazie, devo finire di prepararmi. Sai quando torna papà?- Le chiesi preoccupata. Era tardi, quell’uomo si sarebbe distrutto, il lavoro lo avrebbe divorato.
- Non lo so.- Notai la tristezza nella sua voce, ma non dissi nulla, ormai avevamo usato troppe parole inutilmente.
Tornai velocemente in bagno e mi sistemai come meglio potei. 
Lo specchio rifletteva la parte peggiore di me, quella che attirava l’attenzione, la facciata esteriore, quella che si poteva modellare a proprio piacimento. Ma ciò che ero realmente nessuno poteva vederlo e tristemente lo nascondevo sotto la mia pelle, nel mio cuore.
Quando sentii il rumore del citofono, sobbalzai. Misi velocemente le scarpe e salutai con un bacio sulla fronte la donna semi addormentata.
Il piccolo cancello si chiuse dietro di me con un rumore tonfo.
Quando aprì la portiera della grossa macchina nera, la luce di sicurezza illuminò il viso di Jake, mostrando un’espressione disgustata. 
Aveva notato i miei abiti, ne ero certa.
- Ciao.- Si limitò a dire.
Gli rivolsi un debole sorriso, quasi inesistente, mentre mi sistemavo sul duro sedile. 
L’odore della plastica nuova era ancora presente nell’auto.
- Mi vuoi punire?- Sogghignò.
- Perché dovrei?- Feci finta di non capire.
- Guarda come ti sei conciata!- Scosse la testa, le sue mani erano saldamente aggrappate al volante e con la coda dell’occhio sbirciò la mia reazione.
Non volevo litigare, a malapena volevo rivolgergli la parola.
- Scusa, non ci ho pensato.- Gli accarezzai i morbidi ricci per addolcire la situazione. 
Notai i suoi muscoli rilassarsi.
- Jake, sei appena passato col rosso!- Gli feci notare un po’ infastidita.
- Siamo in ritardo, dolcezza.- 
Mi aveva mentito.
- Non stiamo andando al pub, vero?- Mi sistemai sul sedile, con una postura rigida.
- Cambio di programma.- 
Quanto avrei voluto togliergli quel sorrisetto dalla faccia.
- Dove stiamo andando?- 
La macchina sfrecciava ad alta velocità, ignorando tutti i semafori.
- Lo vedrai.- Cercò goffamente la mia mano, che ritrassi immediatamente. 
- Dai, non arrabbiarti.- Mi accarezzò i capelli.
Gli spostai bruscamente la mano e girai la testa verso il finestrino. 
Era crollato il silenzio all’interno dell’auto, non c’era nemmeno la radio ad allietare la situazione.
- Se ti fa piacere, Alexandra è già arrivata e ci sta aspettando.- Quando pronunciò quel nome, un peso invisibile mi oppresse il cuore.
- Con lei c’è Liam.- Mi voltai lentamente e incontrai gli occhi di ghiaccio di Jake. 
- Mi fa piacere.- Dissi sincera.
Jake frenò bruscamente.
- Che diavolo fai?- Gli gridai contro.
- Stai facendo tutto il possibile per irritarmi!- La sua voce era irritata e minacciosa e non gli importava dei clacson delle altre macchine che lo incitavano a ripartire.
- Porca miseria, rimetti in moto la macchina.- Gli gridai sempre più forte. 
Ultimamente era sempre più diffidente e brusco, sicuramente il mio atteggiamento distaccato non aiutava.
- Ogni volta che parlo di Liam, sorridi come un’idiota!- Il suo volto, prima calmo e rilassato, era diventato severo e colorato leggermente di rosso.
- Lo sai che siamo solo amici! Riparti!- I rumori provenienti dalle altre macchine mi stavano irritando sempre di più.
- Non ne sono così sicuro.- 
- Se non ti fidi di me, chiedilo a lui!- Ci guardammo negli occhi in tono di sfida.
Senza distogliere lo sguardo da me, Jake riaccese il motore e ripartì violentemente.
Non parlammo più, tranne quando parcheggiò in una stretta stradina, circondata da palazzi di mattoni rossi.
- Siamo arrivati.- Non accennò altro.
Scesi alquanto felice dalla macchina e il freddo di quella sera mi travolse.
Ci incamminammo velocemente.
Più camminavamo e più la musica diventava alta.
Una piccola fila era davanti alla porta del locale, semi nascosta dalla nuvola di fumo, provocata dalle sigarette.
Quell’odore acre mi fece tossire e mi coprii il naso con la mano.
Quei minuti di attesa sembravano ore, passate in mezzo alla nebbia e al freddo pungente.
Jake non mi rivolse nemmeno uno sguardo, tranne quando finalmente entrammo nel locale affollato.
Mi cinse le spalle con il suo braccio muscoloso e mentre cercavamo dei visi famigliari , crebbe un piccolo sorriso, mentendo spudoratamente a se stesso e chiunque lo stesse guardando.
La musica era talmente alta che a malapena sentivo i miei pensieri.
Jake mi trascinò verso i divanetti, dove trovammo Liam e Alexandra.
- Ehi!- La voce stridula della ragazza si fece largo sopra la musica assordante.
- Come ti sei vestita?- Mi chiese ridendo. 
- Ciao Jake.- Si alzò di scatto dal divanetto e fissò infastidita il braccio intorno alla mia spalla.
- Liam non vuole ballare, Jake non farai lo stesso anche te?- Si sistemò poco finemente il vestito nero attillato, che le cingeva il piccolo corpo. I suoi lunghi capelli neri come la pece le ricadevano sulla schiena, incorniciando il suo busto perfetto.
- Prima ho bisogno di bere.- Gridò Jake per farsi sentire.
Alexandra prese dal basso tavolino due bicchieri e gliene porse uno.
- Andiamo.- Ridacchiò, spostando il suo braccio dalle mie spalle a quelle di Alexandra.
In un’altra occasione l’atteggiamento della ragazza sbronza mi avrebbe infastidito, quasi offesa, ma in quel momento lo ringraziai.
Mi sedetti di fianco a Liam.
- Ciao.- Gli sorrisi dolcemente. 
- Grazie per avermi salvato.- Ricambiò il mio sorriso, mostrando le sue fossette.
- Scommetto che il drink era il tuo.- Osservai i due, che si muovevano animatamente nella folla.
- E’ stato sacrificato per una giusta causa.- Ridemmo insieme. 
Liam aveva la capacità di farmi sorridere in qualsiasi momento.
- Vi ho visti arrivare e ho ordinato altri due drink.- Lo ringraziai, quasi sollevata.
Mi sistemai comodamente sul morbido divanetto, aspettando quasi impazientemente i cocktail.
Quando arrivarono, lo buttai giù violentemente e ne ordinai subito un altro. Ne avevo bisogno, mi avrebbe sicuramente aiutata.
- Perché stai ancora con lui? Ti tratta di merda.- Seguii il suo sguardo e finì su Jake, mentre si strusciava incurante su Alexandra.
- Mi sono abituata, oppure sto aspettando solamente il momento giusto per andarmene. Tu non sai che sceneggiata ha fatto prima.- Scossi la testa ripensando a qual momento.
- Che cosa ha fatto?- La sua voce era preoccupata e mi sentii il suo sguardo sul mio viso.  Chiuse le sue mani in un pugno, sopra le gambe coperte dai jeans scuri.
- Ha frenato di colpo e ha iniziato urlare, solamente perché gli avevo detto che ero felice della tua presenza. Prima ancora mi ha obbligata a venire qui con una scusa dopo l’altra.- La temperatura nel locale si faceva sempre più calda.
- Mi sta preoccupando Jake. Sta diventando troppo possessivo.- 
Si alzò le maniche della giacca celeste, anche lui sentiva caldo, forse per colpa dei bicchieri che continuavamo a bere senza sosta.
Parlammo senza sosta, i discorsi nascevano spontanei, la musica la ignorai completamente per seguire la voce profonda di Liam. 
Il piccolo locale era colmo di gente sia fuori che dentro, a malapena si distinguevano i corpi di Jake e Alexandra.
Passò quasi un’ora quando i due ritornarono a sedersi. 
- Amy, scusa se ti ho rubato il tuo uomo.- Ridacchiò scioccamente Alexandra, mentre si faceva aria con la mano.
- Non fa niente.- La testa mi faceva male leggermente.
Avevo bevuto troppo alcool, accettai quella frase come una sfida.
- Liam, balli con me?- Il suo sguardo era incerto, sapeva cosa avrebbe comportato la sua risposta.
Però, a un tratto, un ampio sorriso comparve sul suo volto e alzandosi, mi prese la mano.
Con la coda dell’occhio osservai la reazione di Jake e ne rimasi quasi soddisfatta.
Il suo volto, già paonazzo per colpa del ballo scatenato che aveva appena fatto, si colorì ancora e i suoi zigomi, di solito dolci e insignificanti, si irrigidirono in un’espressione rabbiosa. 
Scoppiammo a ridere e iniziammo a ballare.
Liam si muoveva goffamente e la camicia bianca, che gli fasciava troppo strettamente il busto muscoloso, non lo aiutava.
All’improvviso, la mia attenzione si concentrò su una massa di capelli biondi, che si avvicinava nella nostra direzione.
Mi si gelò il sangue nelle vene quando riconobbi il ragazzo.
Liam si accorse della mia preoccupazione e osservò attentamente il ragazzo venire verso di noi, smettendo di ballare.
Il ragazzo si fermò solamente a pochi centimetri dal mio viso e sfiorò il suo naso contro il mio.
I suoi occhi azzurri erano fissi nei miei e le sue mani erano saldamente poggiate sui miei fianchi.
Spostò lentamente la testa di lato, potevo sentire il suo alito sul mio collo.
- Volevo ricambiare il saluto di oggi.- 
Il mio cuore batteva velocemente, non riuscivo a vedere la reazione di Liam, per colpa dei capelli del ragazzo.
Il tempo sembrava essersi fermato, sentivo le mie mani sudate per la paura.
- Io sono Niall.- Spostò ancora il suo viso e i suoi occhi blu tornarono fissi nei miei.
- Amelia.- Balbettai, inconsapevole di quello che stava accadendo.
Alzò lo sguardo e mi diede un piccolo bacio sul naso. 
Dopo quel gesto, si tuffò nella folla e scomparve.
Rimasi pietrificata.
- Amy, va tutto bene?- Gridò Liam, terrorizzato.
- Chi cazzo era quello lì?- Sbottò Jake, cacciando via Liam con una spinta. I suoi ricci rossastri erano disordinati, i suoi occhi erano spalancati  e squadravano la folla, cercando il misterioso ragazzo. 
- Non lo so.- Riuscii a pronunciare quelle parole, nulla di più.
- Andiamocene.- Mi afferrò per un braccio e cercò di portarmi via.
Mi liberai dalla presa e mi rintanai dietro la grande figura di Liam, la paura aveva bloccato la mia mente, riuscivo a malapena a fidarmi di quel ragazzo che mi stava proteggendo dalla brutalità di Jake.
Si pietrificò dopo quel gesto, lo avevo ferito nell'orgoglio.
- D’accordo, fai quel che ti pare, io me ne vado.- Cinse per le spalle Alexandra, incredula. 
Mi aggrappai alla giacca calda di Liam, mi stavo piano piano riprendendo.
Liam si girò di scatto verso di me. 
- Lascia, ti porto a casa io.- Il mio sguardo era colmo di gratitudine. Mi tenne stretta conducendoci all'uscita, facendo da scudo con il suo corpo robusto.
Uscimmo velocemente dal locale e il ragazzone bruno mi disse di aspettare davanti all’ingresso, mentre lui andava al parcheggio a recuperare l’auto.  Non riuscivo a camminare per colpa della sbronza e per i tacchi alti.
La zona era colma di gente, non vi era nessun pericolo. 
Ringrazia silenziosamente tutti i fumatori, che con quel vizio mi facevano inconsciamente compagnia.
Erano passati pochi minuti, quando qualcuno mi cinse la vita con il braccio. 
- Scusami per prima.- Mi sussurrò. 
Il suo alito puzzava di birra.
Mi allontanai dalla paura.
- Ti ho spaventata?- Lo guardai in faccia e quella strana sensazione d’angoscia, scomparve all’improvviso. Il suo viso era angelico, come quello di un bambino, le guance color fragola gli facevano risaltare le labbra carnose e i capelli biondi arruffati non lo rendevano per nulla spaventoso.
La sua figura, abbastanza alta, emanava sicurezza. 
- Abbastanza.- Ripresi un po’ di coraggio. Mi spostai delle ciocche ribelli dal volto.
- Volevo solamente essere cortese.- 
Oltre all’alcool anche la musica non mi aiutava a ragionare. La sua presenza mi faceva battere il cuore freneticamente, avevo paura che lo sentisse pure lui. Girai la testa, spostando lo sguardo verso la strada. Il freddo si stava facendo sempre più insistente e Liam era scomparso nel buio.
Niall mi osservò scuotendo la testa e si tolse velocemente la giacca di pelle, scoprendo una leggera maglia verde che lasciava intravedere il suo petto.
- Mettiti questa, me la ridarai domani.- Mi baciò dolcemente in fronte, accarezzandomi delicatamente il collo e poi, ritornò dentro il locale senza dire una parola.
- Come faccio a trovarti?- Gli gridai dietro, sperando che mi avesse sentito.
La mia mente era bloccata dalla confusione, mille domande e mille pensieri mi smorzavano il respiro.
A passi incerti mi rivolsi verso la strada e quando arrivò Liam, feci fatica a riconoscerlo.
Salii goffamente sulla piccola auto, il mio sguardo era perso nel vuoto.
- Chi ti ha dato quella giacca?- Chiese Liam, quando mi vide. Mi toccò leggermente il braccio, giusto per ricordarmi di rispondere. 
- Niall.- Balbettai. 
- Che idiota che sono stato a lasciarti lì.- Iniziò a battere la testa contro il volante.
- Non è successo nulla, stai tranquillo. Era solo un po’ ubriaco, ma nulla di più.- Gli sorrisi, accarezzandogli la testa rasata.
- La giacca gliela riporto io domani.- Disse Liam con un tono severo, mentre accendeva il motore. 
Appoggiai la testa sul sedile. 
Non riuscivo a smettere di pensare a quel ragazzo, che si era fatto facilmente spazio tra i miei pensieri. Forse Niall era proprio ciò di cui avevo bisogno.

 

 

 

 Ciao a tutti c: 
Beh, questo capitolo è uscito veeeramente lungo, non so nemmeno io come ho fatto sks
Comunque, spero vi sia piaciuto, ho cercato di descrivere al meglio Liam e Niall, non voglio renderli troppo diversi dalla realtà.
Va beh, come al solito lasciate una recensione del capitolo e fatemi sapere
@plsdavid xx

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


- Reagisci!- Mi gridò in faccia Louis.
Eravamo appena arrivati nel locale ed era già ubriaco fradicio.
Louis inciampò nei suoi stessi piedi e May lo salvò appena in tempo, prima che sbattesse la testa per terra. May era da tutto il giorno che rideva sotto i baffi, da quando avevo visto la ragazza in costume e con Louis nei paraggi di certo non la aiutava a smettere.
- Ma stai zitto!- Lo spinsi lontano da me scherzosamente, con una leggera pacca sulla spalla.
Me ne pentii subito, quando vidi il ragazzo barcollare paurosamente indietro.
L'equilibrio lo aveva perso con la quarta birra.
- Ti sei preso una cotta per una ragazza che hai visto a malapena.- Mi schernii la ragazza, rendendomi ridicolo.
- Ho detto solamente che mi piacerebbe conoscerla.- Abbassai lo sguardo cercando di evitare quello di May.
I suoi grandi occhi scuri mi osservavano divertiti da dietro gli occhiali da vista neri, che alcune volte li nascondevano.
Louis si muoveva scompostamente di fianco a noi e alcune volte colpiva inconsciamente il tavolino d'acciaio.
Era così divertente guardarlo ballare, si scatenava come un pazzo.
- Oh mio Dio... -
- Che c'è?- May fissava attentamente un punto sopra la mia spalla e incuriosito mi girai in quella direzione.
- Guarda chi c'è...- Continuò a ripetere.
Il respiro mi si smorzò quando la vidi.
Mi girai di scatto verso May e le chiesi come avesse fatto a riconoscerla.
- Ah boh.- Disse sinceramente.
- Buttati fratello!- Mi gridò in faccia ancora Louis, mentre scuoteva la testa istericamente.
Fissai in silenzio la ragazza che si muoveva nella folla, mentre rideva con un ragazzo muscoloso.
Una scarica improvvisa di adrenalina mi percorse tutto il corpo, spingendomi in avanti, verso di loro.
- Vai Niall.- Sentii alle mie spalle.
La ragazza mi vide arrivare, i suoi occhi seguivano impauriti i miei movimenti.
Non distolsi mai lo sguardo dal suo viso ovale, dipinto leggermente di rosso, ma con la coda dell'occhio percepì che il ragazzo di fianco a lei aveva smesso di ballare, per regalare a me tutte le sue attenzioni.
Dovevo sembrare sicuro di me, senza nemmeno un'esitazione.
Quando mi ferma, i nostri volti erano separati per pochi centimetri ed ero tentato di eliminarli con un gesto.
La tenni stretta a me cingendole i fianchi, sentendo il suo fragile corpo tra le mie dita.
Era così indifesa.
Mi sentivo quasi in una bolla, eliminando chiunque si trovasse a fianco a noi, la musica e quel costante calore avevano cessato di infastidirmi.
Spostai le mie labbra vicino al suo orecchio e le sussurrai, cercando di sembrare più tranquillo possibile.
- Volevo ricambiare il saluto di oggi.-
Tornai a fissarla negli occhi impauriti, con un sorrisetto stampato in volto.
Mi stavo gustando quel momento.
- Io sono Niall.-
- Amelia.- Balbettò, mostrandomi il mio successo.
Non pensavo di essere stato così sicuro di me, quasi seducente.
Qualcosa mi colpì leggermente la schiena, facendomi alzare lo sguardo di riflesso.
May mi passò di fianco, facendomi segno di seguirla.
Baciai la punta del piccolo naso di Amelia e me ne andai di contro voglia.
Ero così soddisfatto.
Seguii May fino a quando non si fermò.
- Ringraziami.- Indicò il luogo, dove mi trovavo poco prima, quasi proprio in mezzo alla pista da ballo.
- Quello lì ti avrebbe ucciso di botte.- Il ragazzo rasato, che ballava poco prima con Amelia, sembrava quasi indifeso a fianco dell'alto ragazzo riccioluto.
Il suo volto era contratto in un'espressione di rabbia, i suoi atteggiamenti mi stavano facendo saltare i nervi. Mi stava cercando con gli occhi e tirai un sospiro quando si arrese.
- Credo che sia il suo ragazzo.- Percepii la frase senza capirne il significato per colpa di quella dannata musica.
- Io invece credo che sia un idiota.- Dissi senza pensarci due volte.
Quando strattonò Amelia per il braccio, una strana sensazione m’invase, quasi di disgusto se non di rabbia.
Seguii la scena da lontano, senza pronunciare neanche una parola.
Il ragazzo rasato faceva da scudo tra i due e silenziosamente lo ringraziai.
Il ricciolino cinse con un braccio una ragazza e se ne andarono, come se non fosse successo nulla.
Non riuscivo a vedere il viso di Amelia, ma ero certo di quale espressione avesse contratto il suo volto.
Quasi smarrita, magari anche impaurita.
Il suo protettore la trascinò via lentamente dalla pista, come se fosse fatta di un cristallo prezioso e la condusse fuori dal locale.
Senza neanche pensarci li seguii.
- Dove stai andando?- Gridò May, anche se conosceva già la risposta.
- Torna da Louis, io non ci impiegherò tanto.-
Attraversai la folla a fatica, spingendo via i corpi accaldati per farmi spazio velocemente.
Quando uscii, cercai con lo sguardo i due e intravidi il grosso ragazzo rasato andare via quasi correndo.
Avanzai incerto verso la ragazza, che mi dava le spalle.
Feci per toccarle la spalla, ma ritrassi immediatamente la mano. Mi sentivo osservato, tutti gli altri intorno a noi sembravano interessati a ciò che stavo per fare.
Presi un respiro profondo e con la poca sicurezza che mi rimaneva in corpo, le cinsi la vita con le braccia.
- Scusami per prima.- Mi uscirono solo quelle parole, che nemmeno pensavo realmente. Avevo provato piacere vedere quell’idiota andarsene insoddisfatto, quasi vinto.
Si liberò dalla mia stretta, infilandomi le unghie nella carne.
- Ti ho spaventata?-
I suoi occhi mi stavano scrutando attentamente, la sua massa di capelli castani era disordinata e alcune ciocche le ricadevano sul volto, quasi con una cornice naturale.
La ammirai mentre aspettavo la sua risposta.
- Abbastanza.- Fu l’unica parola che uscì dalle sue labbra carnose.
- Volevo solamente essere cortese.- Mi sforzai in un sorriso.
Girò la testa verso la strada, sicuramente stava cercando il suo amico.
Il suo corpo tremava per il freddo, la camicetta blu, che con quella flebile luce faceva intravedere leggermente il suo busto, non la copriva abbastanza.
Senza neanche pensarci mi tolsi la giacca nera e gliela porsi.
- Mettiti questa, me la ridarai domani.-
Misi la mano tra i suoi capelli e avvicinai la sua testa alle mie labbra.
Mentre le davo un bacio sulla fronte, mi riempii i polmoni con il suo dolce profumo, forse di cannella.
Mi staccai pigramente e me ne andai, senza nemmeno guardarla.
Gridò qualcosa alle mie spalle, ma ormai ero troppo lontano per riuscire a capirle.
Quando rientrai nel locale affollato, privo d’aria, ripresi a respirare, cacciando via tristemente quel dolce profumo.
Ritornai da Louis, che si era messo a sedere su una poltrona viola di plastica.
May, quando mi vide arrivare, si alzò di scatto, curiosa di sapere.
- Quante volte ti ho detto di non uscire senza la tua giacca.- Sbiascicò Louis in tono scherzoso, quasi imitando mia madre.
- L’ho data a lei.- May mi guardò incredula, spalancando gli occhi.
- Lo sai che ti stai cacciando nei guai?- Mi disse lei, scuotendo la testa.
- Mi aiuterai, non è vero?- La guardai speranzoso.
Il suo volto era privo d’espressione, fissava un punto nel vuoto.
All’improvviso, s’illuminò, facendomi battere il cuore più velocemente.
- Certo, lo chiedi pure?-
Mi porse una bottiglia di birra, accompagnata dal suo sorriso beffardo.
Non potevo chiedere di meglio ormai.

 Saaaalve a tooodos c:
Allora ho voluto descrivere anche la parte di Niall perché sono tanto trasgru(?) 
Comunque spero vi sia piaciuto e dovrei caricare presto il capitolo 5 :3
Lasciate una recensione, vorrei tanto sapere i vostri pareri xx 

 @plsdavid

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


- Amy, siamo arrivati.- Non riuscivo a tenere gli occhi aperti, sentivo la sua voce profonda in lontananza, come se mi trovassi fuori dall'auto.
- Amelia, sveglia.- Girai lentamente la testa verso Liam, a malapena distinguevo la sua sagoma dal sedile scuro.
- Che cosa hai?- La sua mano fredda si posò sulla mia guancia, facendomi capire la sua preoccupazione.
Continuò a chiamarmi, ma nemmeno un suono uscì dalla mia bocca per tranquillizzarlo, le mie forze erano scomparse.
Improvvisamente una luce riempì l'abitacolo, facendomi chiudere gli occhi di scatto, accompagnata poco dopo da un rumore tonfo.
La luce cessò un paio di secondi per ricomparire subito dopo.
Liam mi sollevò dal sedile e mi tenne stretta vicino al suo corpo caldo, proteggendomi come meglio poteva dalla bassa temperatura della notte.
Mi rannicchiai tra le sue braccia, sentendomi ormai sicura nel suo pungente profumo.
Mi sentii di nuovo piccola e indifesa, come quando mi addormentavo sul divano e mi risvegliavo dolcemente nel mio letto.
Il freddo si trasformò lentamente in un flebile calore.
Sentii la voce di mia madre, ma le parole si mischiarono insieme.
La sua voce leggera continuava ad alternarsi con quella di Liam, non riuscivo a capire cosa stesse succedendo.
La presa del ragazzo si allentò, posandomi delicatamente su qualcosa di morbido.
Mi accoccolai e non ascoltai più nulla di ciò che mi circondava.
****
Un rumore stridulo mi svegliò e infastidita mi girai dall’altra parte del letto, ignorando la sveglia che tanto detestavo.
Un colpo di tosse mi fece spalancare gli occhi per lo spavento.
Mi alzai di scatto e quando vidi la faccia conosciuta, mi rilassai leggermente.
- Cosa ci fai qui?- Gli chiesi con la voce roca per colpa del sonno, mentre spegnevo l'oggetto.
- Ieri mi hai spaventato.-
Liam era seduto sulla piccola poltroncina del salotto, che aveva spostato nell’angolo della mia stanza, permettendogli di tenere tutto sotto controllo.
- Che cosa ho fatto? Mi ricordo solamente di essermi addormentata in auto.- Mi grattai la testa, che martellava incessantemente.
- E’ quello che non hai fatto che ci ha preoccupati.- I suoi dolci occhi marroni erano cerchiati da un piccolo alone nero e mi sentii in colpa per questo.
- Non dovevi restare, ero solo stanca.- Dissi con un tono severo per rimproverarlo, sviando di assumermi interamente la colpa.
- Ero in pensiero e lo era anche tua madre, anzi lo è tuttora.-
Non dissi nulla.
L’imbarazzo mi colorò il viso di un rosso intenso.
Sul volto di Liam crebbe un leggero sorriso e mi fece capire che non era per niente arrabbiato con me.
- Ora faccio un salto a casa. Ci vediamo a scuola.- Si alzò dalla poltrona, scricchiolando la maggior parte delle sue ossa, sottolineando inconsciamente che aveva passato la notte scomodamente.
Mi salutò con un ampio sorriso e poco prima che chiudesse la porta d’ingresso, lo sentii salutare mia madre.
Mi nascosi sotto il piumone, non volevo pensare alla prossima conversazione che avrei avuto con quella donna.
- Amy.- Mi chiamò dolcemente. – Come ti senti?- La sua voce era colma di preoccupazione.
- Mi fa male un po’ la testa, nulla di più.- Uscii lentamente da sotto le coperte per guardarla in volto. Era ancora in pigiama, con i capelli arruffati e aveva delle grosse borse sotto gli occhi.
- Papà?- Era da giorni che non lo vedevo, sentivo una strana sensazione di vuoto dentro di me.
- E’ tornato a casa quattro o cinque ore fa, ma è appena uscito.- La sua preoccupazione si spostò da me a lui.
- Sei arrabbiata?- Le chiesi impaurita.
- Mi hai spaventata a morte!- Mi gridò contro, mentre si sedeva sul letto, giusto per eliminare la differenza d’altezza tra noi. – Per non parlare di Liam! Forse era più spaventato di me! Dovevi vedere la sua faccia. È per questo che ho accettato per farlo dormire qui. Tu non sai... Quando ti ho visto in braccio a lui senza conoscenza, ho pensato al peggio.- Prese un respiro profondo.
- Poi tuo padre che non è mai con noi, in queste situazioni avrei proprio bisogno di lui.- Una strana sensazione m’invase, una morsa invisibile mi afferrò il cuore, stritolandolo tra le sue luride dita, infettandolo con la sua cattiveria.
Mi alzai di scatto e apaticamente dissi.
- È tardi. Devo andare.-
La donna rimase da sola nella stanza con il suo dolore, con lo sguardo fisso nel vuoto e con i pensieri che le uccidevano l'anima.
*************
Il telefono continuava a vibrare nella tasca del mio giubbotto e la sua insistenza irritava i miei nervi già logori.
Di sicuro era Jake, pronto a rimproverarmi per non averlo seguito e per aver deciso indipendentemente da lui. Speravo in un suo vuoto, che mi dimenticasse, lasciandomi così libera.
Oltre a quello, c'era il fatto di non aver trovato la giacca di pelle di Niall a peggiorare il mio umore.
 Liam mi aveva promesso che gliela avrebbe riportata lui, ma avevo sperato ardentemente il contrario.
Le porte del piccolo autobus si aprirono, riportandomi alla realtà.
Stava ricominciando a piovere, anche se il cielo era poco più chiaro del giorno precedente.
Seguii la folla e mi persi nei discorsi degli altri.
- Ehi!- Sentii alle mie spalle, ma non gli diedi molta importanza.
La strada verso la scuola era affollata, il grande marciapiede era trafficato.
Qualcuno mi toccò la spalla, facendomi girare di riflesso in quella direzione.
L'imponente figura mi tolse quasi il respiro.
Era una ragazza alta, dai folti e lisci capelli scuri. Quella spaventosa altezza, che poteva mettere in soggezione, veniva dimenticata alla vista del dolce viso nascosto dagli occhiali da vista neri.
La ragazza tremava leggermente dal freddo.
- Ciao.- Mi disse, mostrandomi un timido sorriso.
- Dimmi.- Non sapevo cosa fare e cosa dirle, la timidezza mi paralizzò la mente.
- Piacere, io sono May.- Mi porse la mano destra.
La fissai in silenzio, fino a quando, con un gesto, m’incitò a stringergliela.
- Amelia.- Mi presentai imbarazzata.
- Lo so che ti stai chiedendo perché ti ho fermata.- Le sue piccole dita giocherellavano con una ciocca scura.
La fissai in silenzio.
- Beh, io sono una amica di Niall.- La mia curiosità crebbe a dismisura dopo quella frase.
- Lui non sa che sono venuta a parlarti.- Disse guardandosi intorno, forse per paura che comparisse il ragazzo biondo.
- Volevo solo avvertirti che lui sarà in cortile alla seconda ora, casomai tu gli volessi parlare.-
Riprendemmo a camminare lentamente verso la scuola.
- Lo so che ti potrebbe sembrare strano, ma gli piaci e non è facile conquistare l'attenzione di Niall.- Il suo sguardo era fisso su di me, non lasciava sfuggire nulla, neanche il movimento più insignificante.
- Solamente perché ho fatto una figura di merda con lui?- Dissi scherzando.
Non volevo sembrare nervosa, stranamente volevo piacere a May.
- Lo hai conquistato.-
- Ci penserò.- Dissi sincera.
- Ora devo andare, mi stanno aspettando.- Solo con quella frase mi accorsi di essere arrivata dentro l'edificio poco illuminato dai neon.
Mi salutò con un ampio sorriso, che ricambiai faticosamente e se ne andò verso un ragazzo dai capelli scuri, che la fissava arrivare.
Li guardai andare via, mentre lei lo salutava.
Il suono della campana mi riportò alla realtà, facendomi correre su per le scale, entrando di fretta nella piccola classe affollata.
*************
- Dove stai andando?- Mi chiese Alexandra, quando ero già oltre la soglia della classe.
Il suo corpo alto e sottile era proprio all'entrata dell'aula e ritentò con un tono severo di farmi cambiare idea.
- Jake è da ieri che cerca di chiamarti.- Non mi girai e continuai a camminare lungo lo stretto corridoio. Il mio passo era svelto, non avrei dovuto scappare via in quel modo.
Però oltre ad Alexandra, nessuno se ne sarebbe accorto.
Inciampai un paio di volte sulle scale di marmo, i miei piedi erano scoordinati per la velocità.
Sgattaiolai silenziosamente nell'atrio, in quel momento deserto e uscii dalla piccola porticina, che si affacciava verso il cortile interno.
Il piccolo cortile quadrato era popolato da pochi studenti, seduti sulle panchine grigie sparse nel prato.
Nell'angolo più remoto del giardino, una folta chioma chiara era abbassata sui libri.
Mi avvicinai lentamente, misurando ogni mio minimo movimento, giusto per evitare altre figuracce.
Di fianco a lui c'era la giacca nera, che mi aveva dato la sera precedente.
La sollevai per farmi posto e la appoggiai comodamente sulle gambe.
Niall sobbalzò leggermente a quei movimenti e quando mi riconobbe, un sorriso beffardo comparve sul suo viso pacifico.
- Ehi.- Tolse le cuffie dalle orecchie.
- Ehi.- La mia voce uscì smorzata per colpa del nervosismo.
 Io non dovevo essere lì.
- Grazie per la giacca.- Ruppi il silenzio.
Sembrava divertito al mio disagio.
- Ti ho creato problemi con il gorilla?-
- Il che?- Sapevo benissimo a chi si stava riferendo.
- Il tuo fidanzato, il ricciolino intendo.-
- Non lo so ancora.- Risposi sinceramente.
Spostò il suo corpo nella mia direzione, poggiando il braccio sulla panchina, dietro alla mia schiena.
Mi stavo immaginando la scena dall’esterno.
Io dovevo sembrare rigida, con un’espressione alquanto sforzata, a fianco del ragazzo con il volto angelico, forse un po' troppo espansivo.
Intorno a noi c'era solamente la tranquillità che quell'ora poteva offrirci.
- Vorrei scusarmi per il mio comportamento di ieri.- Lo guardai dritto negli occhi blu dalle venature cristalline.
Quella frase mi aveva incuriosita.
- E come vorresti scusarti?- Mi rilassai leggermente.
- Domani pomeriggio, solo io e te.-
- Non credo che questo aiuterebbe.- L'idea però mi elettrizzava. Provavo per quel ragazzo uno strano interesse, era una sensazione completamente nuova.
- Il gorilla non ti lascia uscire?- Fece una smorfia.
Mi sentii colpita nell'orgoglio, forse era proprio quello che voleva.
- Jake non ha nessuno controllo su di me.- Il mio volto si irrigidì, stava vincendo e lo sapeva bene.
Se avessi rifiutato la sua offerta, gli avrei dato in qualche modo ragione; invece, se avessi accettato, avrei passato un pomeriggio con lui.
- Allora... - Alzò gli occhi al cielo, imitando un’espressione dubbiosa. Sapeva come manipolarmi e si stava divertendo.
Scossi la testa e rinunciai.
- Dove dovremmo andare?-
- Vestiti comoda e copriti bene.- Mi sorrise, alzandosi dalla panchina elettrizzato.
Raccolse i suoi libri e fece per andarsene. Lo guardai attentamente, quasi sbigottita.
All'improvviso, tornò verso di me.
- Mi servirebbe il tuo indirizzo.- Mi porse il suo telefono, sorridendomi.
- Non dovrei... -
- Non dovresti nemmeno essere qui.- Mi incastrò, ancora una volta.
Scossi la testa e raccolsi il cellulare con un gesto goffo. Silenziosamente m’inviai un messaggio, giusto per
avere un leggero vantaggio.
- Almeno dimmi per che orario devo essere pronta.- Mi alzai, avvicinandomi troppo al suo viso.
- Per le tre.- Mi salutò con una leggera carezza tra i miei capelli e se ne andò.
Lo guardai andare via, ammirando il suo corpo atletico.
Quel ragazzo mi avrebbe portato solo guai.

 Saaaalve!
Lo so, lo so, è un capitolo un po' incasinato, ma nei prossimi sarà ancora peggio lol
Il piccolo Niall è troppo dhguiagyi da descrivere #js
Anyway, lasciate una recensione e fatemi sapere c:
@plsdavid 

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


-Vuoi lasciarmi?- La sua espressione dura e severa, si era trasformata, lasciando trapelare un leggero dolore.
Avevo deciso di dare un taglio a quella relazione, per me era diventata solamente un peso e addirittura avevo quasi il timore di vedere Jake.
Perché mai dovevamo fingere di essere felici insieme?
- Sai bene che è la cosa migliore da fare.- Cercavo di essere tranquilla, i miei occhi però gridavano il contrario.
Gli avevo dato appuntamento nell'atrio della scuola, colmo di gente e sicurezza.
- Chi è lui?- Mi prese il volto fra le mani, costringendomi a guardarlo.
- Quell'idiota di Liam?- La sua presa si spostò sul mio braccio.
- Lui non centra nulla, questa cosa riguarda noi.- Controllai malamente la mia voce, gli risposi quasi gridando.
- Palle!- Sbottò.
Stavamo dando spettacolo.
I perfidi occhi degli estranei, di cui prima avevo avuto bisogno più che mai, erano puntati su di noi, incuriositi da quella scena.
Mi liberai dalla sua stretta con un gesto brusco.
- Io non voglio che finisca.-
Jake, così grande e imponente, in quel momento sembrava quasi indifeso e vedendolo in quella condizione, la paura che provavo verso di lui si trasformò in tristezza.
Dopo di tutto, stavamo dicendo addio ai momenti trascorsi insieme, a quell'amore, che ormai poteva vivere solamente nei nostri ricordi.
- Io invece si.- Dissi cacciando via la tristezza e pensando al bene che mi avrebbe procurato la libertà.
- Tu non lo vuoi veramente.-
Le sue parole mi stavano irritando più che mai.
Come osava parlarmi in quel modo?
Per colpa del nervoso si passava le grandi mani tra i riccioli rossastri, scompigliandoli.
- Ora devo andare, ti prego, fattene una ragione.- Mi girai per andarmene.
- No!- Mi riprese il braccio con forza e mi avvicinò violentemente a lui.
- Ho detto di no.- Sussurrai per la paura, mentre tremavo leggermente sotto la sua presa.
- Amy?- Girai la testa di scatto.
I miei occhi trovarono May e sul suo volto si poteva leggere una leggera preoccupazione, celata dalla curiosità.
- Amelia, ti stavo aspettando! Come il solito sei in ritardo.-
Si avvicinò a noi sorridendo e scuotendo leggermente il capo.
Jake seguiva i movimenti di May in silenzio, senza capire cosa stesse succedendo.
- Scusa, ma ora dobbiamo proprio andare.- Levò la mano di Jake dal mio braccio con un gesto veloce e lo fissò dritto negli occhi.
- Chi cazzo sei?- Mi allontanai velocemente da lui e lo scrutai con occhi diversi.
Era un ragazzo alto e muscoloso, i lineamenti del viso si erano contratti per la rabbia e i suoi riccioli dalle sfumature rossastre erano scompigliati, ricadendo sulla fronte.
Sembrava così stupido e insignificante.
- Sono May e ora dobbiamo andarcene.-
Ci allontanammo velocemente, quasi correndo.
Avevo paura di una sua reazione ma Jake rimase fermo in piedi dov'era, a fissare le nostre figure allontanarsi, mentre veniva urtato dai pochi alunni rimasti che stavano uscendo dalla scuola.
Quando fummo fuori dal cupo edificio, la ringraziai.
Prese tra le piccole dita una ciocca di capelli e iniziò a giocarci.
- Ti ho visto in difficoltà, tutto qui.- Le sue guance si colorarono leggermente di rosso.
Sul marciapiede opposto intravidi la testa rasata di Liam e mi fermai davanti al cancello per aspettarlo.
- Se vuoi, facciamo la strada insieme.- Mi sorrise.
Lei era diversa dagli altri, il suo atteggiamento gentile era spontaneo e i suoi dolci occhi marroni emanavano sicurezza.
- Mi piacerebbe, ma sto aspettando un mio amico.- Ricambiai il sorriso.
- Oh, okay, allora ti terrò compagnia.- Si sedette sul muretto di cemento del cancello rossastro.
In un'altra occasione quell'atteggiamento invasivo mi avrebbe solamente irritato i nervi, ma in quel momento la ringraziai silenziosamente.
Mi avvicinai a lei, eliminando quel leggero distacco che ci divideva.
- Ho saputo che hai accettato il suo invito.- I suoi grandi occhi marroni guardavano i miei, così curiosi di sapere una mia risposta.
- L'invito di chi?- Quella voce mi fece gelare il sangue nelle vene, non tanto per paura, ma solamente per un'ansia innaturale.
Ci girammo nella direzione dalla quale proveniva la profonda voce e trovammo Liam, con un leggero sorriso
stampato sul suo bel viso.
- Ciao.- Rivolse il saluto a May, che era rimasta senza parole.
- Ciao.- Balbettò lei, sorridendogli impacciatamente.
Come potevo darle torto, Liam in quel momento era in forma smagliante. I jeans chiari e la camicia a scacchi blu, che avvolgeva strettamente il suo busto muscoloso, di sicuro non lo rendevano più brutto. Aveva recuperato completamente le forze dalla notte passata e le sfoggiava con gioia.
- Liam, lei è May.- Gli dissi per spezzare quel silenzio imbarazzante che era caduto tra noi.
- Amy ed io stavamo solamente parlando del suo appuntamento di oggi pomeriggio.- May aveva recuperato la sua sicurezza e la stava mostrando tutta.
- Con chi?- Richiese dolcemente Liam, spostando lo sguardo da me a May in attesa di una risposta.
- Ieri Niall le ha proposto di uscire con lui e Amy ha accettato.-
Lo sguardo di Liam si bloccò sul mio viso e sapevo benissimo cosa stava pensando.
Dopo mi aspettava una bella ramanzina.
- Beh, noi dovremmo andare.- Le sorrisi, cercando di cessare quella tremenda conversazione.
- Oh, certo. Ci vediamo.-
Prima di salutare Liam con un cenno della mano, mi strinse tra le sue braccia.
Se ne andò via sorridendo, felice di quella breve chiacchierata.
Liam si avviò senza dire una parola, lasciandomi indietro.
Lo seguii in silenzio.
Aveva solo bisogno di elaborare la situazione, nulla di più.
- A questo punto potevi ridargliela tu la giacca.- Disse svariati minuti dopo, mentre stavamo ancora camminando verso la sua macchina.
- Non l'ho programmato, è successo all'improvviso. - Non avevo il coraggio di guardarlo in faccia e forse mi disprezzava. Più che disprezzare me, provava repulsione nei confronti di Niall e non lo biasimavo per quello.
- Come?- La sua voce era calma, ma intravedevo la sua mano contratta in un pugno stretto.
- Ci siamo incontrati in cortile e basta. Stai tranquillo, non è una cattiva persona.- Quelle parole mi sfuggirono via e colpirono dritto in faccia Liam, bloccandolo sul marciapiede.
M’impiantai davanti a lui, costringendolo a guardarmi.
- Come fai a dirlo?- Quella sicurezza nella sua voce contrastava con i muscoli contratti dal nervoso.
- So cosa faccio, non ti devi preoccupare.-
Non era assolutamente vero. Adoravo in maniera malsana quella protezione che Liam mostrava nei miei confronti.
- Jake lo sa?-
- L'ho lasciato poco fa. Stava iniziando a soffocarmi.- Ripresi a camminare, ma vidi un leggero sorriso comparire sulle sue labbra piene.
- Mi spiace.- Mi fece una leggera carezza sulla spalla.
Mi girai di scatto verso di lui e gli sorrisi.
- A me no.-
Sul suo volto comparve un grande sorriso, ma lo vidi scomparire subito.
- Beh, dovresti.-
Intravidi la sua piccola macchina e le corsi in contro.
Aspettai di rispondergli quando fummo seduti sui comodi sedili.
- Era solamente un'idiota, non devo piangere per uno come lui, nemmeno se gli ho voluto bene.- Erano parole aspre e ciniche anche per le mie orecchie.
Mentre accese il motore, si mordicchiò le labbra per trattenere una risata.
Sapeva che era vero, ma il suo senso del dovere e del giusto gli impedivano di darmi ragione.
- Cosa ti ha detto Niall quando lo hai visto?-
- Niente di che, mi ha solo chiesto se ero io il tuo ragazzo.-
Il mio volto si colorò leggermente di rosso.
- E cosa gli hai risposto?- Una strana curiosità mi invase.
- Di no, ma che eri impegnata e che doveva starti lontano. Però questo non lo ha fermato. -
- A quanto pare.-
Adoravo quella protezione che mostrava nei miei confronti, quasi come un fratello maggiore.
Passò il resto del piccolo viaggio a farmi domande su Niall, forse per tranquillizzarsi o per sapere tutto il possibile su di lui.
Una piccola parte di me fu felice di scendere dall’auto, facendo cessare così l’interrogatorio.
- Chiamami se hai bisogno, io sarò subito lì da te.-
Quella frase mi scaldò leggermente il cuore, facendomi sentire al sicuro.
Non guardai andare via la macchina, corsi velocemente su in casa.
Dovevo sbrigarmi, il tempo correva e non voleva darmi un attimo di tregua.
***
Quando il telefono vibrò sul tavolo di marmo, mi alzai in piedi di scatto e velocemente lo presi in mano, impedendogli di continuare a suonare.
Ero pronta da una mezz’oretta abbondante e per il nervoso avevo saltato il pranzo.
Papà era seduto scompostamente sul divano, russava leggermente immerso nel sonno e mamma mi guardava di nascosto mentre lavava i pochi piatti che avevano sporcato.
- Esci con Jake?- Aveva notato la mia ansia.
- No.- Dissi secca. – Ci siamo lasciati.-
Le sfuggì il piatto insaponato tra le mani nel lavandino colmo d’acqua e il suo sguardo sbigottito era fisso su di me.
- Stai bene?-
- Certo.- Le dissi sfoggiando un leggero sorriso.
I suoi capelli arruffati le davano un aspetto buffo e quell’aria stupefatta, non la aiutava a renderla seria.
- Non sei triste?-
Non sapeva come comportarsi, era la prima volta che vedeva sua figlia rompere con un ragazzo, era una situazione nuova e sconosciuta.
- No, l’ho lasciato io.- Questa frase la rassicurò, togliendole un peso enorme dal cuore.
- Ah, bene.- Raccolse il piatto che aveva fatto cadere.
- Esci con Alexandra?-
- Umm, no.-
Mi sedetti sulla sedia, appoggiando i gomiti sul tavolo freddo.
Niall era leggermente in ritardo.
- Allora con chi?-
Alzai gli occhi al cielo.
- Con un mio amico.- Tagliai corto.
- Un amico?- Mi fissò severamente.
Il telefono vibrò all’improvviso, salvandomi da una conversazione alquanto imbarazzante.
“Sono sotto casa tua, ti aspetto”
- Devo andare.- Dissi mentre sgattaiolai giù dalla sedia.
Raccolsi la borsa per terra e uscii velocemente dalla porta d’ingresso.
- Stai attenta!- Sentii la voce di mia madre in lontananza.
Scesi i gradini due alla volta per arrivare prima alla grande porta a vetri.
Prima di uscire mi sistemai la grande felpa verde e i jeans troppo aderenti, cercando di non avere neanche un capello fuori posto.
Uscii dalla porta, ma vidi il ragazzo biondo solamente dopo aver chiuso il piccolo cancello alle mie spalle.
Era appoggiato su una grande moto nera, quasi minacciosa.
Indossava la giacca di pelle che mi aveva dato la scorsa notte, sopra una maglia bianca, forse di una squadra di rugby e in mano reggeva un casco nero.
Quando mi vide arrivare, comparve un sorriso beffardo sul suo volto.
- Salve.- Disse scherzoso.
Invidiavo la sua disinvoltura, non era per niente nervoso.
- Ciao.- Gli sorrisi, abbassando leggermente lo sguardo.
- Sei pronta ad andare?-
- Dove?- Tornai a fissarlo curiosa.
Mi si avvicinò lentamente e infilò sulla mia testa il casco che teneva in mano poco prima.
Mentre mi spostava dolcemente i capelli dalla fronte, disse.
- Lo vedrai.-
Montò sulla motocicletta e la accese, riempiendo la piccola strada con un rumore forte e fastidioso.
- Andiamo con quella?- Balbettai.
Dovevo sembrargli uno strazio, continuavo a lamentarmi per tutto.
- Ti prometto che starò attendo.- Ridacchiò, facendo sembrare quelle parole come uno scherzo.
- Lo prometti.- Ricalcai la sua promessa.
Misi la borsa di pelle chiara a tracolla e salii incerta sul mezzo.
Mi allacciai bene il casco e una leggera ansia m’invase.
- Stringimi forte.- Disse Niall mentre si metteva il casco.
- Sono serio, stringimi forte.- Mise le mani sul grosso manubrio.
Mi resi conto solamente quando partì di cosa significasse quella frase.
Mi avvinghiai al suo busto con tutta la forza che avevo, di riflesso mi strinsi a lui anche con le cosce e sperai
che non se ne fosse accorto.
La moto sfrecciava tra le macchine a una velocità spaventosa, non lasciai neanche per un secondo Niall, avevo troppa paura.
Quando rallentava, azzardavo ad aprire leggermente gli occhi, ma appena ripartiva la paura me li faceva richiudere di scatto.
Le mie mani stringevano con forza la maglia sottile e sentivo il petto di Niall contrarsi in delle risate, soffocate dal rumore assordante del motore.
Mi accorsi di essere arrivati quando le mani del ragazzo toccarono le mie e con una carezza slegarono la morsa delle dita.
Scese dalla moto con un salto e quando tolse il casco, sfoggiò un ampio sorriso divertito.
- Ho sentito dire che sei molto coraggiosa.- Mi slacciò il gancio di metallo e mi liberò la testa.
Ero pietrificata.
- Ti porto dentro in braccio?- Scossi la testa, riprendendomi.
- Ce la posso fare!- Ridacchiai scendendo goffamente dalla grossa moto.
Appena i piedi toccarono il terreno, mi colpii ciò che ci circondava.
Eravamo nel parcheggio affollato dello stadio, gruppetti chiassosi si dirigevano all'interno, gridando e cantando cori incomprensibili.
- Rugby?- Gli chiesi riconoscendo la sua maglia con quella di altre persone.
- Brava!- Mi guardò sorpreso. - May ti ha detto tutto?-
- Non mi ha detto nulla.- Lo guardai dubbiosa.
- Allora è un'adorabile coincidenza che ti sei vestita di verde.-
Passò la mano tra i capelli biondi.
- Andiamo.-
Mi cinse le spalle con un braccio e ci avviammo velocemente verso l'entrata.
Adoravo la sua disinvoltura simile quella di un bambino.
Camminammo in silenzio, ero troppo impegnata a guardare ciò che accadeva intorno a noi.
Tirò fuori dalla tasca due biglietti e li porse a uno dello staff, che lo salutò come se fosse un suo vecchio amico.
Tolse il suo braccio dalle mie spalle solamente per cercare distrattamente la mia mano con la sua, ma all'improvviso la ritrasse.
- Scusami.- Disse.
- Perché?- Gliela ripresi, recuperando un po' di sicurezza che avevo perso per strada.
- Dobbiamo tenere certi limiti o penseranno che sia io il tuo ragazzo. Poi il gorilla si arrabbia.- Ridacchiò.
- Io e Jake non stiamo più insieme.- Gorilla si addiceva proprio a quel ragazzo dall'aria indifferente.
- Oh beh, allora cambia tutto.- Disse intrecciando le sue dita affusolate tra le mie.
Era piacevole stringere quella grossa mano, così morbida e calda.
Mi condusse a due posti, facendosi spazio tra la folla.
Eravamo in un’ottima posizione e il campo, dove si stavano ancora allenando i giocatori, si vedeva chiaramente.
Mi sedetti sullo scomodo sedile di plastica e guardandomi intorno, capii per quale squadra stavamo tifando.
- Non pensavo che fossi un tifoso dell'Irlanda.- Quasi gridai per farmi sentire.
- Non sai tante cose.- Ridacchiò.
- Senti freddo?- Mi chiese.
Scossi la testa, ma lui lesse tra le righe.
- Vieni qua.- Mi cinse le spalle e mi avvicinò dolcemente a lui, proteggendomi dall'aria fredda di quella giornata.
Il suo profumo mi riempì i polmoni.
Iniziò la partita e Niall mi spiegò le regole del gioco, ma inutilmente.
Pochi minuti dopo avevo già dimenticato tutto.
Quindi scelsi di imitare i suoi movimenti; quando si arrabbiava, mi arrabbiavo anch'io e quando esultava, esultavo con lui.
Più il tempo passava e più i miei nervi si scioglievano, rendendomi conto di quanto fosse ridicolo preoccuparmi per Niall.
Il suo sguardo era fisso sul gioco, ma alcune volte lo sorpresi sbirciare dalla mia parte, con un sorriso stampato in volto.
- Ti stai annoiando?- Mi chiese di punto in bianco.
- No.- Risposi velocemente.
Il suo volto si fece dubbioso.
- Però non è il tuo posto preferito.- Era così premuroso.
- Diciamo di no.- Dissi sinceramente, non serviva a nulla mentirgli.
- Che cosa avresti preferito?- Iniziò a giocare con i miei capelli.
Intorno a noi tutti si alzarono in piedi, forse avevano segnato contro la squadra avversaria.
- Sai quei vecchi locali, dove suonano musica dal vivo? In quei posti si riesce sempre a trovare un posto tranquillo dove parlare.- Dissi senza pensare.
Niall mi faceva un effetto strano, non riuscivo a nascondere ciò che pensavo e salivano a galla tutte le emozioni.
Ero così indifesa ai suoi occhi e adoravo la protezione che mi offriva.
Il volto di Niall s’illuminò.
- Magari dove il cantante suona la chitarra.-
- Esatto.- Gli sorrisi dolcemente.
- Domani sera sei libera?-
Quella domanda mi lasciò senza parole.
- Credo di si.- Lo guardai incuriosita.
- Ottimo, ti sorprenderò.- I suoi occhi blu erano fissi nei miei e il mio povero cuore stava per esplodere.
- Non mi vuoi dire ancora dove andiamo?- Le sorprese mi innervosivano.
- Almeno questa volta hai un'idea più chiara di quella di oggi.- Rise divertito.
- Ti avverto che io e le sorprese non andiamo molto d'accordo.- Di scatto feci una faccia infastidita.
Un boato di disapprovazione riecheggiò nello stadio, catturando l'attenzione di Niall.
La sua faccia divertita scomparve e questo non era un buon segno.
- Io ti farò cambiare idea.- Disse pochi minuti dopo.
- Ora godiamoci la fine.-
***
Il cielo chiaro si stava spegnendo, lasciando spazio alla luna e alle sue stelle.
- Cioccolato.- Disse Niall di punto in bianco, mentre gustava il suo gelato.
La partita era finita da un paio d'ore e avevamo fatto una passeggiata nel parco vicino allo stadio, giusto per parlare.
- Cosa?- Gli risposi non curante, ero troppo impegnata ad assaporare il dolce.
Non mi aveva fatto bene saltare il pranzo.
- Dovevo prendere il cioccolato.-
- Ah!- Esclamai. - Cosa tu avevo detto io?- Lo presi in giro, soddisfatta.
- Ma dovevo provare anche questo! Non posso fare il razzista con i gusti del gelato.- Ridacchiò mentre fissava intensamente il mio cono.
- Il tuo è sparito.- Rise di gusto come un bambino.
- Non ho mangiato a pranzo.- Mugolai, guardando di sfuggita il ragazzo con la giacca di pelle.
Il suo volto cambiò all'improvviso, come se dalla mia bocca fossero uscite parole di disprezzo nei suoi confronti.
- Perché?- Si era fermato e mi fissava stordito da quelle parole.
- Non avevo fame, tutto qui.- Non mi fermai ad aspettarlo.
- Con me non potrai mai saltare un pasto, è impossibile.- Le sue braccia coprirono dolcemente le mie spalle.
- Torniamo a casa?- Chiese quasi sussurrando.
Annuii lentamente, quasi controvoglia, mentre mi stringevo goffamente a lui.

 Taaaa daaaa! Ce l'ho fatta a pubblicare anche il sesto capitolo! 
Allora, nel prossimo capitolo succederanno molte più
cose e compariranno anche dei nuovi personaggi, non molto importanti ma molto mlmlml(?) 
Come al solito una recensione non mi schifa c:
xx
@plsdavid 

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