Il Cavaliere Della Nebbia

di Variabile
(/viewuser.php?uid=32441)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La Lettera ***
Capitolo 2: *** L'incubo ***
Capitolo 3: *** Scarlet Brown ***
Capitolo 4: *** Solo Scarlet e Stephan ***
Capitolo 5: *** L'uomo, l'elfo e la Ninfa ***
Capitolo 6: *** -Scegliete la vostra arma- ***
Capitolo 7: *** L'uomo vestito di bianco ***
Capitolo 8: *** Amore e Libri Proibiti ***
Capitolo 9: *** Rivoluzione ***
Capitolo 10: *** campana d'allarme ***
Capitolo 11: *** Nei Tuoi Pensieri ***
Capitolo 12: *** Insieme ***
Capitolo 13: *** Pesca Fruttuosa e Acqua Calda ***



Capitolo 1
*** La Lettera ***


La lettera LA LETTERA

Stava seduto appoggianto con la shiena ad un muretto, i capelli neri e gli occhi azzurri illuminati dal sole del tramonto, quando una ragazza gli si avvicinò e gli chiese: -Stephan? - Sospirò. -Cosa c'è? - -Ti vuole tuo padre. Dice che è arrivato un documento per te. -
Si alzò incuriosito dal fatto: nei suoi 17 anni di vita non aveva mai ricevuto una lettera. Non ne arrivavano mai molte nel villaggio dove viveva, Ham. Doveva essere qualcosa di molto importante e si sentiva addosso una strana frenesia, simile a quella che ha un bambino prima di aprire i propi regali a Natale. Corse a casa, schivando i passanti della strada principale, ed entrando in quella che a prima vista appariva subito come la bottega di un fabbro. Si chiuse la porta alle spalle, boccheggiando per lo sforzo della corsa.
Suo padre lo stava aspettando seduto su una sedia di legno, con in mano una lettera vergata dal sigillo in ceralacca del capo delle isole dove Stephan viveva. Gli porse gentilmente la lettera. Rimase per un attimo imbambolato davanti alla lettera, con il suo costoso sigillo di ceralacca. La voltò dall'altro lato, per leggerne il mittente: -A Stephan Malory, da Sua Maestà il Re delle Isole di Kayre. - A bocca aperta, stupefatto, la aprì. Fece questo gesto quasi automaticamente., rompendo il sigillo reale. Ne estrasse un fogli dal quale balzava all'occhio una calligrafia ordinata, pulita e precisa. Fortuna che sò leggere... Pensò Stephan. Con la pergamena tra le mani, valutò la lettera.

Sua maestà, Re delle Isole di Kayre,
intende comunicare a Malory Stephan, l'intenzione di accoglierlo nella sua dimora come cavaliere, per imparare l'arte della spada e del combattimento...

Suo padre, ascoltandolo, lo guardava con gli occhi sgranati.
-Perchè io? Io non sò combattere, sono il figlio di un fabbro! ...- Sbottò ad un tratto Stephan. Il padre aveva improvvisamente abbassato lo sguardo. Il ragazzo inclinò la testa come per capire l'atteggiamento del padre e il significa della lettera. -Padre... Cosa vuol dire ciò?-
Silenzio. Silenzio. Un silenzio di quello che rompono l'aria e tolgono il respiro. Una timore improvviso e ingiustificato si fece strada nel cuore di Stephan.
-Malory non è il mio cognome! Ne tanto meno quello di mia madre, ne quello di un mio parente alcuno! Ci deve essere un errore! Devo andare a chiedere al capo villaggio delle spiegazioni...-
Silenzio. Stephan sarebbe presto scoppiato ad urlare, se non fosse state per il padre, che in quel momento diede segno di volere parlare.
-Continua a leggere ,per favore. - disse pacatamente il padre.

... Il signorino sarà quindi atteso al castello del Re, sull'isola di Giantstray. La sua istruzione inizierà il primo giorno del mese di Novembre. Potrà portare con se degli effetti personali, se ne possiede. -

C'è un errore. E' un errore. Io non sono Stephan Malory. IO non diventerò cavaliere!
Continuava a ripetersi quelle parole, per tranquillizzarsi. Guardava il padre con due occhi che imploravano una risposta soddifacente a placare la sua curiosità e il suo timore.
-Non c'è nessun errore. Come temevo.- disse il padre, a bassa voce. Ma Stephan continuava a non capire. Non comprendeva un progetto più grande di lui del quale, però era protagonista. Non se ne dava una spiegazione. Il perchè di ciò era una domanda martellante nel suo cervello in quei minuti.
-Ti ho mai raccontato di quella guerra scoppiata quindici anni fa, dove il Re spodestò il governatore precedente?-
Annuì impercettibilmente con il capo. -Non capisco casa centri con tutto questo!- Stava alzando il tono di voce. Era impazie di conoscerer la verità, e si stava mettendo ad urlare.
-Quindici anni fa, scoppiò una guerra nell'isola di Giantstray. La gnete scappava nelle isole vicine con mezzi di fortuna per scappareai soldati. Poi piano piano vennero conquistate tutte le altre isole da un condottiero, Erik Malory, seguace del Re... Mi segui?-
-Non capisco! Non ci credo! NON CI VOGLIO CREDERE ! Malory è un cognome diffuso e comune, NO?-
- Si ma un giorno, di Malory non si seppe più NIENTE! E un giorno, quindici anni fa, un soldato sporco di sangue e morente venne alla mia porta, con un fagotto. Un bambino di due anni..-
La soria diventava sempre più folle...
Il padre riprese: -Mi disse di allevarlo come mio, a patto che lo proteggessi e lo chiamasso Stephan! Di lui, poi seppi solo che morì sulla via del ritorno-
Stephan scattò in avanti, prendendo il padre per il colletto della maglia e tirandolo a sè, con uno strattone. Le due faccie ora erano molto vicine.
-MENTI!- disse il ragazzo.
Poi si accasciò a terra, inginocchiato, come chi è sorpreso improvvisamente da un forte malore. A terra continuava a mormorare che si stava sbagliando. Poi ad un tratto, dopo alcuni minuti, si alzò in piedi. ormai era tanto alto da poter guardare suo padre dritto neglio occhi.
-Non ti credo. Ma comunque ho deciso di...-
Il padre assunse un espressione stupeffata.
-PARTIRO'-

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** L'incubo ***


L'incubo L'incubo
Ormai aveva deciso e non poteva voltarsi indietro, neanche davanti alla prima neve che quella mattina aveva coperto il suolo. Mosse un passo nella neve, con lo stivale che affondava di un paio di centimentri.  Tutto il paesaggi era illuminato di una luce malata che trapelava dalle nuvole grigie cariche di neve.  Aveva in spalla un sacco con qualcosa da mangiare, un coltelllo, e naturalmente la lettera. Rabbrividì per il freddo. Speriamo di scaldarmi un pò con la cavalcata...Fece una decina di metri, poi voltò rapidamente a destra, puntando diritto verso un edificio con la facciata di legno e intonaco scrostato, che lasciava intravede dei mattoni. Era la stalla della sua famiglia. Puntò dritto verso il cavallo di suo padre.
Era uno stupendo stallone arabo, nero come la pece. Appoggiò la sua mano alla faccia dell'esemplare, propio al centro del muso, sussurrandogli : Sta buono, adesso... Gli mise la sella, regolò le staffe, le cighie, si mise il mantello nero che avrebbe dovuto proteggerlo dal freddo e dall'umidità e lo condusse piano piano fuori dalla stalla.
Poi gli montò in groppa e si diresse al passo verso il cancello delle mura del villaggio di Ham. La neve fortunatamente attutiva leggermente lo zoccoliò del cavallo. Uscì di soppiatto dalla cittadella e si mosse verso la foresta.
Attorno a sè, vedeva solo prati imbiancati dalla neve, e all'orizzonte, il bianco immacolato della prima neve andava a morire in una sfumatura di blu e grigio, la dovè c'erano foreste. Aumentò il passo fino al galoppo. Sentiva l'aria del mattino sulla faccia, il vento che gli spettinava i capelli neri e gli faceva freddo, quando qualche spiro riusciva ad insinuarsi attraverso la mantella. C'era un silenzio tombale, interrotto solo dal repentinuo rumore dei ferrri del cavallo sulla terrra battuta.
All'alba, una figura incappucciata di nero, si muoveva velocemente a cavallo, in mezzo alla prateria ghiacciata.

Riprese a nevicare. I fiocchi cadevano uniformi, tanto fitti che poi, verso la sera, dovette fermarsi perchè la visibilità si era molto ridotta.
Raggiunse il limite di una radura.  Lo stallone pascolava tranquillo, cercando di brucare un pò di erba, malgrado essa fosse coperta di fame. Si alzò e coprì con una coperta il cavallo, per evitare che con la notte, prendesse freddo e si ammalasse.  Posò la mantella per terra e ci si sedette sopra. I rami erano tutti umidi, quindi non sarebbe riuscito ad accendere un fuoco per scaldarsi neanche se avesse avuto una pietra focaia. Estrasse dallo zaino un pezzo di pane e lo mangiò in pochi attimi. Purtroppo un pasto così leggero non era sufficente per saziare un 17enne che ha cavalcato tutto il giorno. Così cercò di non badare ai crampi e si sdraiò per guardare il cielo.
Intanto aveva smesso di nevicare, e le nubi in cielo si erano diradate. Alla sua sinistra, i rami spogli delgi alberi, sembravano volerlo ghermire , e oltre i loro bracci scheletrici, riusciva ad intravedere  il nero cielo stellato.
Chissà, magari vedo una stella cadente... Ma di comete alla fine, non nè vide nessuna. Fa freddo... Che bel cielo che c'è stasera... E' triste... Non mai avuto il mio primo amore... Non ho mai baciato una ragazza...Che sonno... Forse entro domani raggiungerò il molo di Tryniet e riuscirò ad imbarcarmi per Giantstray...Chissà come stà mio padre...
Per la prima volta nella sua vita, quellla notte ebbe freddo. Per la prima volta da quando ne serbava ricordo aveva paura. E non era la semplice paura del buio, di ciò che non si vede. Era il timore di non potersi permettere più il minimo margine di errore...Era un'amara paura del fatto che suo padre avesse ragione. Che fosse stato veramente adottato. Aveva deciso di intraprendere quel viaggio, solo per provare che suo padre si sbagliava. Ma se non fosse stato così? Se avesse avuto ragione? Se lui fosse veramente Stephan Malory?
Ma alla fine, si abbandonò al sonno.

Era completamente immerso nell'oscurità, ma il suo corpo pareva brillare di luce propia. Indossava il suo mantello nero, con il cappucio abbassato, che dava a mostrare i suoi capelli corvini, la pelle pallida e gli occhi azzurri. In lontanaza apparse una figura in bianco. Più si avvicina a Stephan, più lui si abbandonava ad una sensazione di puro sgomento.  Qunado l'uomo candido si trovò abbastanza vicino al ragazzo, estrasse una spada dorata. Menò un fendente in aria. Quasi automaticamente lui estrasse una lama, molto diversa da quella del guerriero immacolato. La sua era sottile e nera. Lunga e ben bilanciata.. Si scontrò con l'altra arma, sprizzando scintille nere e rosse. Poi combatterono, fino a quando Stephan si ritrovò a terra. La lame dorata era puntata al suo collo, e lo minacciava.

Si svegliò ansimante.  Era mattina. I sogni e i colori hanno sempre un significato. Lui era il cavaliere nero, l'altro che vinceva, era vestito di bianco.
Il bianco è sempre il simbolo di bene e purezza. E il nero?

Io chi sono? Perchè vestivo di nero nel sogno?

SONO FORSE IL MALE?

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Scarlet Brown ***


Scarlet Brown Il sole era ormai alto in cielo, e malgrado si fosse accampato al margine della radura, i rami spogli non lo avevano protetto dalle interperie, e ora si ritrovava con il volto bagnato, probabilmente effetto postumo di una nevicata notturna. Si asciugò il viso con la manica della maglia e rabbrividì. Poi si alzò e sellò il cavallo.
Infine si mise addosso la mantella, che essendo stata stesa a terra per proteggerlo dal freddo, ora era leggermente umida, malgrado fosse impermeabile.
Montò a cavallo e con un colpo dei piedi, ne aumentò l'andatura e si strinse le briglie attorno alle mani.
Mancava circa un ora di viaggio per raggiungere Tryniet. Obiettivo: imbarcarsi per Giantstray.
Riprese a nevicare, stessa luce malata dei raggi del sole che riuscivano a trapassare quella colte di nubi così opprimenti.
Continuava a dannarsi per il sogno della sera precedente, non si dava pace. Perchè? Perchè?
Ma il perchè lo avrebbe scoperto solo molto tempo dopo, dopo aver assaggiato la gloria e soprattutto il fallimento e la polvere. La mia maledizione è stata quella notte di inverno di quindici anni fà...
Aumentò l'andatura. Riprese a nevicare. Cadevano fiocchi di neve grandi come un pugno, ma facevano più male, perchè così non riusciva a smettere di pensare a quell'incubo... L'uomo di bianco stava assoggettando il suo cervello.
Perchè? Perchè? Perchè a me? Perchè adesso? Perchè mai?
Alzò il cappuccio del mantello, scostando leggermente la neve con la mano. I suoi capelli neri erano impregnati di neve e odoravano di pioggia. I suoi occhi azzurri non erano più inespressivi come ghiaccio, ma ora erano illuminati dalla determinazione. Il suo cuore, sotto il mantello nero, batteva della certezza di chi sà che sta per dare il tutto per tutto.
In lontananza intravide il profilo grigiastro di Tryniet, stagliarsi contro la neve immacolata.
Attorno a se, solo piccolo cristalli di ghiaccio. Candidi, come l'uomo del sogno. Puro come la neve. E io?
Entrò nella città senza destare minimamente l'attenzione delle guardie al cancello, che evidentemente non si preoccupavano delle motivazione che aveva potutto spingere un ragazzo così giovane ad intraprendere quel viaggio.
La cittadina era deserta. Le uniche anime erano quelle di qualche mattiniero bottegaio, che si svegliava presto per preparare la merce all'acquisto.
Per il resto nulla. Seguì la strada centrale, il leggero rumore delgi zoccoli dello stallone nero, era attuttito dal manto di neve sulla strada di pietra.
Arrivato al molo, la brezza marina gli entrò piacevolmente nelle narici. Il mare era grigio e spumeggiante.
Seduta su un masso, una figura avvolta in un mantello rosso, contemplava beata il mare.
Ad un tratto, poi, si svilò il cappuccio.
A Stephan mancò il fiato. Era una ragazza. E non una semplice ragazza, ma una ragazza stupenda, coi capelli di un rosso fuoco ( per far piacere alla Secchan... grazie per la recensione, Nee-san!!! N.d.A), raccolti in due treccie sottili, ma molto lunghe. Aveva i crampi allo stomaco. Stupido, è SOLO una ragazza, quando affrontterai un nemico, cosa farai? Ti lascerai sopraffarre? Sono davvero uno stupido! Cosa mi succede... Ho i crampi allo stomaco! Ma purtroppo Stephan non sapeva che amare è più difficile che affrontare cento agguerriti nemici.
Si avvicinò alla ragazza. Quando fu distante da lei meno di un metro, quest'ultima si voltò. Maledetti stivali che scricchiolano nella neve! Aveva la pelle pallida, e gli occhi di un verde scuro, con l'iride cerchiata di nero.
-St...Stephan...Malory...-
Una voce squillante, timbro pulito e alto. -Scarlet Brown, piacere-
Scarlet, rosso scarlatto. Rosso come la passione. Rosso come i suoi capelli, come il suo mantello, come il...sangue...
-Scusa se sono indiscreto, dove sei diretta?-
-A Giantstray, perchè?-
-No... cioè...Ehm... Anche io vado a Giantstray...-
-Possiamo viaggiare assieme, no? Abbiamo più o meno la stessa età...-
-Uhm, si... Io ho diciassette anni...-
-Bene! Io sedici, piacere di conoscerti!-
-Certo, piacere...- Rispose timidamente il ragazzo, metre pensava
Scarlet Brown, che nome particolare...
Che bello fare la sua conoscenza...
Il piacere è tutto mio,
FIDATI!-




Grazie per le recensioni!!!!!!!!!!!!
Grazie mille a Dark, che ha scritto la prima "recensione" .
Grazie a SelphieT, grazie davvero!
E sopratutto, ultima ma non meno importante, GRAZIE A SECCHAN, che si merita tutti i miei complimenti: I capelli rossi di Scarlet sono per te ( conosco la tua passione per Gaara, credo ti faccia piacere... N.d.A)

Scusate se l'ho pubblicata più tardi rispetto al solito: Un disegno geometrico su A3, mi ha dato parecchio filo da torcere, questa sera!
Ciao a tutti! Prometto, aggiorno prima possibile!

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Solo Scarlet e Stephan ***


Solo Scarlet e Stephan Allora, eccoci ad un nuovo capitolo! Come finirà quest'ultimo? Non ne ho la più pallida idea! :-D In genere i finali mi vengono mentre scrivo...
A proposito: grazie a tutti quelli che hanno recensito!
E' probabile che avendo più tempo, domani aggiorni di un paio di capitoli, quindi recensite (perchè io le leggo tutte)!!!
A proposito: lo sapevate che Giantstray significa "gigante vagabondo"?

Solo Scarlet e Stephan.
Si imbarcarono la sera dello stesso giorno. Lo stallone arabo color pece, li avrebbe seguiti.
Finamente il cielo si era aperto, ma a Stephan non importava nulla di tutto ciò: era troppo, TROPPO preso da altri pensieri.
Scarlet, la ragazza che aveva accanto, sembrava non sortire nessun effetto della sua vicinanza con lui.
Si strinse nel mantello nero, soffiava un forte maestrale quella sera. Ti prego, ti prego... Fa che almeno non stia male per il mare mosso!  Continuava a pensare a questa frase.
Accanto a lui, una figura in rosso, si stagliava come una polena sulla prua di una nave, perfetta e composta nella sua bellezza, tanto da parer una effimera sifilide.
La barca era semplice e piccola, con una piccola stiva, e due o tre cabine. Naturalmente, queste erano troppo constose sia per il figlio di un fabbro, e la ragazza semi-sconosciuta aveva deciso di prendere la sua stessa decisione. Scelsero di comune accordo, quindi, che avrebbero dormito all'esterno, sperando che non nevicasse.
- Tu lavori?- gli chiese la ragazza, dopo aver percorso il corridoio che collegava prua e poppa una decina di volte.
- Aiutavo mio padre come garzone. Tu?-
- No, io studiavo...-
Non ci aveva mai fatto caso, Stephan, al bel vestito che sfoggiava quando la incontrò, e alla mantella di raso. Era tanto preso dalla sua bellezza, che anche il più sontuoso dei vestiti sfigurava al confronto della sua figura. E' sicuramente altolocata, magari figlia di un nobile... I suoi vestiti...Sono ricchi, ha anche dei gioielli... IO sono un pezzente, al suo confronto, coi pantaloni di pelle nera, la maglietta bianca e gli stivali di cuoio...
Ora che la osservava meglio, vedeva che appariva come una dama. Lui poteva benissimo essere un artigiano...
- Come mai vai a Giantstray? - la ragazza si faceva sempre più curiosa...
Dannazione! ... Ma anche se le dicessi la verità, quanto potrebbe nuocermi? Non la incontrerò più, probabilmente... No, meglio mantenere il segreto, non si può mai sapere...
La ragazza, vedendolo così pensoso e contrarioato si scusò: -Oh, perdonami... Non dovevo essere così indiscreta!-
Rimasero un attimo in silenzio, abbassando lo sguardo.
-E' tardi - disse il ragazzo, per porre fine a quella taciturnità, che aeva lo stesso effetto di cento pugnali.
Detto ciò, fece un inchino, come si addice davanti alla propia signora e esclamò ridendo: -Fanciulla,- porgendo, la mantella - Gradirebbe questo umile dono per allaviare i patimenti di questa notte di gelo?- Ormai ridevano entrambi...- No, la ringrazio! -
Altro che mantello, vorrei io alleviare il tuo freddo... Non ti immagini neanche quanto vorrei sapere che odore ha la tua pelle, che sapore hanno le tue labbra.... Non te lo immagini neppure, con quanta forza ti stringerei a me, affinchè non provassi freddo e la perfezione della tua pelle non venga interrotta del benchè minimo brivido di gelo! ... Ti amo...

Ma naturalmente non accadde nulla di tutto ciò: queste cose esistono solo nelle fiabe... La vita le schiaccia e le cancella.
Scarlet era così vicina, tanto da poter incrociare il suo sguardo. Entrambi erano sdraiati per terra. Il pavimento è così scomodo!  Pensò il ragazzo.
Vedeva i suoi capelli rossi, i suoi occhi si erano chiusi per riaprirsi in una frazione di secondo, per un battito di ciglia.
Eppure era così lontana. So far...
Ora Scarlet aveva gli occhi chiusi. La sua pelle era di un bianco naturale, e contrastava con il rosso dei capelli.
Da sotto il suo mantello, spuntava un abito bianco e rosso, di raso probabilmente.
Se la può permettere una cabina! E allora perchè rimane fuori? Lo fa forse per me?
Si addormentò.

Sognava, sognava scene che non aveva mai vissuto. Scarlet accanto a lui, vicina. Attorno a loro il nulla. SOLO SCARLET E STEPHAN. Ad un tratto il ragazzo si voltò, i loro visi erano così vicini..  Le mani di lei gli accarezzavano i capelli corvini, le sue correvano dritte verso le sue guancie. 

Poi si baciarono.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** L'uomo, l'elfo e la Ninfa ***


L'uomo, l'elfo e la ninfa Scusate se non ho potuto aggiornare di due o tre capitoli come promesso, ma non era previsto che mi venisse la febbre! Se i capitoli precedenti vi sono piaciuti, RECENSITE! Tanto non c'è bisogno che vi registriate e forniate un nickname, capito?
Perfetto!

Era praticamente addormentato, quando una catinata d'acqua gelita lo colpì in pieno volto.
-Aaargh! Ma che ....?-
Vedeva ergersi sopra di lui, un uomaccione con un secchio d'acqua mezzo pieno. Dedusse che fosse un marinaio.
- La nave è già in porto! Pensi di dormire ancora a lungo e ti decidi a scendere? -chiese bruscamente il nauta.
-Uhm...- annuì il ragazzo. Sbadigliando, si alzò in piedi, la schiena tutta indolenzita.  
-La ragazza con te, ha detto di riferirti che è andare via subito...-
Certo, e c'era da immaginarselo! Una ragazza così bella, sarebbe stato incredibile se fosse rimasta al mio fianco.
Raccolse la sua sacca, controllando che ci fosse tutto.
Poi percorse la passerella e si ritrovò a Giantstray.
Lo investì il profumo del pane appena cotto, i rumori del mercato, del porto della città, tutto che aleggiava in un senso di strana perfezione. Ma di Scarlet nemmeno l'ombra.
La cosa che stupì Stephan, non furono le case bianche, ordinate, simili a quelle greche, ma delle figure nere che popolavano la città. Erano simili a guardie, con questa armatura nera, un elmo che gli copriva il volto, eccetto gli occhi.
La gente del luogo sembrava impaurita da tali figure, come se ne fossero assoggettati...
Incrociò uno sguardo di un soldato Oddio, ha lo sguardo affilato come un pugnale, ma fa più male... E' come se... se non fossero... umani...No, impossibile, ma ... C'è qualcosa di mostruoso... nella loro figura...
Si diresse per la via principale, sperando che essa conducesse al castello del re. Tutte le persone accanto a lui erano di un pallido innaturale, coi capelli chiari e gli occhi di ghiaccio. Che siano tutti albini? Ma evidentemente non era possibile.
Aveva percorso circa due miglia a piedi, quando intravide di fronte a se il castello. Si mise a correre tra la folla. Era enorme, gigantesco, imponente. E mette angoscia... commentò sarcastico tra sè e sè, Stephan.
Era ormai giunto al castello. Sulla cancellata, stava una bestia enorme. Strabuzzò gli occhi. Era un drago.
Non se ne vedevano mai molti dove a Ham, dove viveva. Ma li sapeva riconoscere. Era un bell'esemplare argentato con riflessi blu. Muscolatura imponente e una luce fiera negli occhi, come di chi sà di essere una bestia leggendaria.
-Tu devi essere uno dei tre ragazzi che diverranno Cavalieri!- Ma Stephan continuava a fissare il drago - Ti piace? Forse ne avrai uno anche tu, finito l'allenamento! Oppure un kayjn...-
Mi piacerebbe solo sapere cos'è un kayjn! ...
-
Devi mostrarmi la lettera, se vuoi entrare...- gli disse il soldato di prima. Questo, al contrario di quelli che aveva visto in città, era un ragazzo sui 25, albino come gli altri, ma pur sempre umano.
Stephan estrasse un foglio umido e spiegazzato, con l'inchiostro che aveva trapassato la pergamena.
Il soldato lo prese con un sguardo di disgusto ( che spaccone... grrrr....N.d.A.), lo aprì, lo lesse e disse: -Ehm, si! Perfetto, puoi passare...-
Rimise la lettera nella sacca. Nel farlo, vide però un altro foglio, sul fondo dello zaino. Lo estrasse
Settimo giorno del quattordicesimo mese dell'anno corrente.
Caro Stephan Malory,
perdona la mia pessima calligrafia, ma il mare era grosso, stamane.
Ti chiedo scusa, di essermermene andata così, senza preavviso. Chissà, forse ci rivedremo, se è nel nostro destino ( sono fatalista...N.d.A) .
Ti chiedo di perdonarmi.
Tua Scarlet Brown.

Rimase senza fiato. Era stupendo. Non si è dimenticata di me!  Camminò per il cortile del castello con la guardia accanto, emanando un aura di felicità inimmaginabile.
- Ora conoscerai gli altri due ragazzi che con te diverranno Cavalieri.- gli disse il soldato. Stephan annuì. Era troppo felice per dare importanza a ciò che gli si diceva.
L'entrata del castello era magnifica, ma alui non importava. Come non gli importava degli interni lussuosi del mastio.
Il soldato lo portò in una saletta.
Appena entrato lo investì il forte odore del legno. Nella stanza c'erano altri due ragazzi.
Uno aveva una mantella azzurra. Il cappucciò abbassato mostrava capelli biondi piuttosto lunghi e occhi azzurri, che spiccavano sulla sua pelle chiara.
L'altra figura aveva indosso un mantello rosso, col cappuccio che gli copriva il volto.
Entrarono in quella che doveva essere la sala udienze del Re. Le pareti affrscate mostravano scene leggendarie di battaglie. C'erano elfi, ninfe, draghi. Figure perfette e sinuose come canne di giunco.
Il monarca era basso, albino come tutti gli abitanti dei Giantstray. La sua voce era lenta e solenne.
Il Re li nominò uno ad uno:
Stephan Malory, figlio del Cavaliere Malory. Dell'etnia umana, benvenuto nella mia Reggia, ove imparerai l'arte della spada e della magia.
Kevin Leight, figlio dell deceduto Re degli Elfi - e qui il ragazzo storse il naso, come se coscesse una verità a Stephan sconoscita - Figlio degli Elfi, benvenuto nella mia Reggia, ove imparerai l'arte della spadae della magia.
Scarlet Brown - e qui la ragazza abbassò il cappuccio, rivelando la sua identità...- Ninfa, benvenuta nella mia Reggia, ove imparerai l'arte della spadae della magia.-
Il ragazzo sbiancò in volto e gli mancò il respiro.
Il destino ha fatto ciò! Il destino! La provvidenza!Oh, Scarlet quanto ti amo! Come non ho fatto ad accorgermi che c'eri tu sotto il mantello rosso?

I ragazzi camminarono fino al trono, sotto lo sguardo curioso del Re.
L'elfo si spostava leggero sul marmo, avanzando. Scarlet si muoveva sinuosa, quasi danzasse su una pista da ballo, in un immaginario valzar e accanto a lei, Stephan procedeva con una camminata cadenziata. rocedevano nell'ordine di Kevin, Scarlet e Stephan.





Il mio destino mi cammina accanto. 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** -Scegliete la vostra arma- ***


-Scegliete la vostra arma.- Grazie a SelphieT!!!
I personaggi della mia fic li ho inventati l'anno scorso, per una storia a fumetti che non ho ancora realizzato... I nomi, invece, li ho modificati, finchè una sera non ho scelto quelli definitivi con mia sorella e una mia amica...
Grazie a tutti quelli che hanno recensito: se volete leggere un nuovo capitolo, sappiate che ne aggiorno uno ogni sera, verso le 21... Per qualsiasi cosa ( errori, incoerenze, passaggi non chiari, ecc...) contattatemi.

Un soldato condusse i tre ragazzi per un corridoio stretto, con il pavimento di marmo e le pareti di pietra, adorno di arazzi.
Lungo quel passaggio, si aprivano quattro porte di legno massiccio.
Qui il combattente se ne andò, al posto del quale sopraggiunse una serva pallida, sui 40 anni, con le palpebre sbattute di chi non dorme la notte. Aveva i capelli di un biondo innaturale, raccolti in una treccia lunga fino a metà schiena, e gli occhi chiari.
La prima porta venne aperta, per rivelare ai loro occhi un locale ampio,con un camino, un letto e una panca.
-Questa è la sua stanza, Sir Kevin Leight. L'allenamento inzierà domani alle sette.-
La donna camminò per qualche metro, e aprì un altra porta.
La stanza era del tutto simile a quella precedente.
Con una voce stanca e annoiata, come di chi è costretta a riformulare una stessa frase tutto il giorno, la cameriera disse:
- Questa è la sua stanza, Miss Scarlet Brown. L'allenamento inizierà domani alle sette.-
Infine venne aperta anche la terza stanza, quella per Stephan.
Quasi automaticamente entrò, si chiuse la porta alle spalle e lasciò cadere la sacca a terra.
Sospirò. Evidentemente avrebbe dovuto ignorare i morsi della fame fino alla mattina seguente, perchè la cena era già stata servita.
Si lasciò cadere di peso sul letto .
Incredibile, ho rivisto Scarlet, ci sarà stata una possibilità su cento che accadesse! Ma ancora più sorprendente è il fatto che lei sia una ninfa! Ecco perchè mi appariva sempre così aggraziata! Sembra che danzi quando cammina!  E l'altro ragazzo? Avrà circa diciott'anni! Ed è un elfo! Di sicuro sarà un guerriero formidabile...
Ormai era notte inoltrata, ma Stephan non riusciva a dormire. Uscì dalla sua stanza di soppiato  bussò alla porta di Scarlet, senza ottenere risposta Starà già dormendo...
Si portò di fronte a quella di Kevin, dando un forte colpo sul legno massiccio.
-Chi è?- chiese una voce seccata all'interno.
-Sono Stephan. Posso entrare?-
Si udì un rumoroso sospiro all'interno, segno che quella visita non era molto gradita.
- Entra pure.- sentenziò l'elfo.
Aprì la porta ed entrò nella stanza. Sul letto sedeva un ragazzo coi lunghi capelli biondi, dai quali trasparivano le sue orecchie a punta e gli occhi azzurri, dall'abbigliamento principesco.
-Non riesci a dormire?-
Stephan annuì impercettibilmente. Fu così che fece la conoscenza dell'elfo Kevin, parlando del più e del meno.
Alla fine si ritirò nei suoi appartamenti.
Per la prima volta dopo molto tempo, ebbe un sonno senza sogni.

Il sole traspariva dall'orizzonte. Si svegliò, si vestì e scese nel campo allenamenti, la ciu locazione gli era stata indicata precedentemente. Nel campo ritrovò Scarlet e Kevin. In fondo all'arena c'era un uomo dall'aria burbera e agguerrita, dai capelli arancioni e gli occhi verdi, con la pelle abbronzata. Vestiva una casacca bianca, sotto la quale intravedeva pantaloni cangianti e un torace muscoloso. Poteva avere 30 anni al massimo.
Stephan ne incrociò lo sguardo. Era tagliente come un rasoio. Era il Maestro.
Davanti a lui tre armi letali: Una spada nera e sottile, un bastone lungo due metri e un arco munito di freccie.
-Perfetto ragazzi. Scegliete la vostra arma.-

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** L'uomo vestito di bianco ***


L'uomo vestito di bianco -Ragazzi, scelgliete la vostra arma!- ripetè l'uomo, questa volta con più decisione.
La sua figura si stagliava nel cielo mattuttino.
Scarlet fece un passo verso l'arco, lo raccorle, ne saggiò la resistenza e disse: -Io sceglo questo- -Ottima scelta, degna di una ninfa.- ribadì l'uomo.
Nel frattempo, Kevin si era avvicinato al bastone. Lo sollevò: era di una ventina di centimetri più alto del ragazzo, ma lui non se ne curò.
Appoggiata sulla terra battuta, era rimasta solo la spada nera. Stephan si chiedeva come mai nessuno dei due ragazzi avesse voluto utilizzare un arma di una così leggiadra finitura. La raccolse e ne calcolò il peso. E' piuttosto leggera! ... Devo averla già vista da qualche parte! Ma dove?
-
Io scelgo questa...- disse il ragazzo.
Chi dei tre aveva un mantello, lo posò a terra. I ragazzi indossavano pantaloni neri. Stephan aveva anche una maglieta leggiera bianca, mentre l'elfo era a torso nudo.
Ma la cosa che lasciò a bocca aperta il ragazzo fu l'abito di Scarlet. Era composto da una lunga tunica bianca, con due profondi spacchi, sopra la quale c'era una tunica rossa più corta, che le arrivava al ginocchio.
-Bene, ora che avete un arma con cui combattere, possiamo iniziare. Devo capire le vostre capacità, quindi combattete con me... Iniziamo da... Kevin Leight!-
L'elfo sbuffò: -Uff, e ti pareva...- disse seccato.
Il ragazzo fece un veloce balzo in avanti, tanto che Stephan spalancò gli occhi dallo stupore. Ma il Maestro non si fece trovare impreparato, sfoderando all'istante una spada dorata...Dove ho già visto quella spada? Malory temette che il bastone si sarebbe spezzato, invece esso rimase perfettamente intatto.
I due inizarono a combattere: era una veloce combinazione di parate e stoccate. Ad un tratto, l'elfo si innazò sul bastone, in posizione verticale. Da lì attaccò con un velocissimo colpo dall'alto. Il Maestro lo parò all'istante, cosicchè l'allievo fu costretto e saltar indietro di alcuni metri.
-Basta così, per oggi.-
Seguì il test di Scarlet, che sembrava avare l'agilità di una gazzella. Era rapidissima nell'incoccare e scagliar freccie.
Povero me, io non sono nulla in confronto... Sono indubbiamente più forti!
Anche la prova della ninfa terminò in pochi minuti.
-Rimane solo... Malory Stephan...-
-Guardi che io non sono Malory Stephan, sono solo Stephan!- rispose il ragazzo, infastidito: dopotutto, non poteva aver la certezza che suo padre dicesse il vero, no?
-Uhm, hai qualcosa contro il Cavaliere Malory?-
Scosse la testa, spaventato. Non riusciva a comprendere come mai, ma l'espressione dipinta sul volto del Maestro, non lo rassicurava per nulla. Il cielo in breve si era annuvolato, e minacciava di piovere. Raccolse il mantello nero e lo indossò.
Si avvicinò, sfoderando la spada.
Mentre combattevano, capì di cosa si trattava.
L'avevo già vissuto...Quel sogno...Quello fatto i primi giorni...C'era un uomo vestito di bianco...La sua spada era d'oro...Io ero vestito di nero... La mia spada era nera...
Lui è l'uomo vestito di bianco, cosa può voler dire?

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Amore e Libri Proibiti ***


Amore e Libri Proibiti SCUSATE! E' un bel pò che non aggiorno, mi dispiace, ma non avevo ispirazione e prima di scrivere cose orribile, ho deciso di aspettare. Per chi ama la coppia Scarlet x Stephan, questo capitolo sarà una bella sorpresa!!!
Grazie a SelphieT, che ha recensito quasi tutti cap!

Amore e libri proibiti
L'allenamento l'aveva veramente stancato e quella sera si era straiato sul letto. Accanto a se, aveva un paio di pantaloni si pelle e una maglietta leggera di tessuto rosso. Osservò a lungo gli stivali di pelle E' ora che ne compri un paio nuovo... pensò il ragazzo. Ma forse era troppo stanco anche per pensare. Vedeva di sbieco il suo petto alzarsi e abbassarsi, mentre respirava piano piano sul letto a baldacchino. Malgrado il camino fosse acceso,  aveva indosso il mantello e continuava ad avere freddo.
Quasi automaticamente, si alzò e si sedette accando al camino. Vedeva l'effimero spettacolo delle fiamme rosse e gialle, e per qualche minuto ne rimase ipnotizzato. Poi vi fu un delicato colpo alla porta. Ne sueguì subito un altro. Attraversò rapidamente la stanza, per aprire la porta di legno massiccio.
Di fronte a lui si stagliava Scarlet, immobile e perfetta come una polena, ma molto più bella.
Ci fu un attimo di silenzio: -Ho visto il tuo turbamento oggi...- I suoi grandi occhi verde scuro, lo fissavano con insistenza: -Qualunque cosa sia, puoi trovare le risposte che cerchi in biblioteca.-
Sulla faccia di Stephan si dipinse un espressione di timore, soddisfazione, felicità e gratidudine. -Se vuoi ti ci porto...-
Annui. Erano così vicini: per un momento, il ragazzo provò l'istinto di afficinarsi ancora di più e darle un bacio, e di abbracciarla, ma si trattenne all'istinto e prese la candela che la ragazza teneva in mano, accendendola.
Era poco più di mezzanotte, quindi tutti nel castello, stavano dormento, e le due figure si aggiravano furtive per il castello, mentre i loro piedi nudi gelavano a contatto con la pietra fredda.
Silenziosamente, puntarono alla zona centrale del castello, passando per il corridoio attiguo alla sala delle udienze. Da dentro proveniva una voce attutita, e Stephan fece per appoggiarsi alla porta. -Non sta bene! Non si origlia!- lo riprese in d'un fiato la ragazza. Riuscì ad udire solo: -La ninfa, l'elfo e il ragazzo, non va bene....Pessimo segno....- sussurrato con voce roca dall'interno.
-Hai sentito?-gli chiese bisbigliando il ragazzo... Non ottennere risposta. Così si limitò a seguirla nei suoi passi leggiadri, attraverso il castello, e poi dritti in biblioteca.
Ne socchiuse la porta e accese una torcia con la candela.
Era una stanza di pietra, esattamente come la sua, eccetto il fatto che non presentava alcun arredo, se non quello di librerie rigonfie di volumi.
-Sono in ordine alfabetico, ma se mi dici cosa cerchi, ti posso dare un mano...-
Stephan era un poco timoroso di rivelare i suoi dubbi. Ma lo fece comunque.
-Cerco di dimostrare a tutti che non sono figlio del Cavaliere Malory!-
-Non ne capisco il perchè... Ma ti aiuterò comunque....-
Piano piano selezionarono decine e decine di volumi dalla copertina di cuoio antica, qualche d'una usurata, impolverata o ricoperta da riccioli di pittura d'oro.
Ad un tratto, lo sguardo di Stephan venne irresibilemente attratto da una libreria collocata in fondo alla biblioteca.A prima vista appariva come un mobile del tutto simile agli altri, ma se ci si avvicinava di un poco, celeta dall'ombra, si riusciva a scorgere una pesante grata di metallo, che impediva di prelevare i libri lì riposti. Si doveva trattare di libri sfarzosi e costosissimi. Si avvicinò per leggere qualche titolo : Le ninfe dell'acqua... Gli elfi delle cascate...La guerra dielle Isole di Kayre... E' la guerra di quindici anni fa!! Come mai questo è l'unico volume e si trova sotto una grata?-
-Non devi prendere quei libri!- mormorò preoccupata Scarlet. Stephan la fissava con sguardo interrogativo.
-Sono proibiti!-
Erano in biblioteca da alcune ore, e ormai probilmente si avvicinava l'alba.
La candela illuminò ancora per un frazione di secondo, poi si spense con una spirale di fumo.

Erano completamente al buio. Lui sentiva il suo battito del cuore, che come impazzito, sembrava voler scoppiare. Altro rumore era il delicato respiro della ninfa. Staphan sapeva che lei si trovava precisamente di fronte a lui.
Si mosse velocemente ancora più vicino. E chi se ne frega di ciò che penso, ora seguo il mio istinto...

Fu in quella circostanza, che i due si diedero il loro primo bacio.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Rivoluzione ***


Rivoluzione Per SelphieT: ho cercato di rendere il cap. più lungo... Sò che non è ancora molto,ma migliorerò col tempo.

Rivoluzione
Era rimasto bloccato.
I sordi e ritmici colpi della campana d'allarme gli risuonavano nelle orecchie, riempivano i suoi polmoni e l' aria che respirava con microscopiche vibrazioni.
Lo sguardo vacuo, gli occhi vitrei, persi nel vuoto.
E' incredibile quando sei in pericolo, di cosa ti passa per la testa.
I libri...Dannazione...Le voci dietro la porta! La guerra di quindici anni fa... Mio padre... Scarlet...

Scarlet gli era accanto che lo fissava spaesata.
La voce di lui si fece bassa, quasi un effimero sussurro nel silenzio di quello che pareva l'inizio della fine.
-Dimmi, Scarlet... Cosa sai dei libri proibiti?- la sua voce era tanto calma da parere innaturale
-Non c'è tempo! Diamine... Ci attaccano!-
Naturalmente lo sapeva anche Stephan che quel rumore repentinuo e ostinato che udiva era una campana d'allarme... Ma non me ne importa nulla!!!  Giorni addietro, il Maestro gli aveva fornito personalemente le istruzioni da seguire in caso d'attacco, quindi questo evento era già stato previsto. E come mai - se lo sapevano che sarebbero stati attaccati - non ci hanno detto nulla? Mistero...
Avrebbero dovuto correre fino alla sala d'armi E naturalmente: Dov'è la sala d'armi?
-Non ho intenzione di scendere alla sala d'armi, se prima non mi riveli quel segreto!-
-Cos'è? Un ricatto? Mi minacci?-
Il loro tono di voce si era fatto saccente e nervoso.
- Dannazione! Cosa ti costa dirmi la verità?-
- La tua sete di sapere è così insaziabile? Non ti interessa se poi sarai triste per una vita intera?- . Ormai stavano urlando, ma nel cortile non c'era nessuno.
Stephan portò il volto esattamente di fronte a quello di Scarlet, così da poter incrociare i suoi occhi.
Così vicini...
Non ce la fece a resistere all'impulso e appoggiò leggermente le labbra a quelle della ragazza.
Il loro secondo bacio.
Durò solo una frazione di secondo.
La ragazza abbassò lo sguardo.
-Mi odierai a morte, solo per averti rivelato questo segreto.-
-Non ti preoccupare...- Il loro tono era ritornato calmo e profondo, malgrado la campana d'allarme che suonava insistentemente.
Sospirò. Scarlet era evidentemente triste e contrariata.
Stephan si sedette.
E così iniziò a raccontare, mentre il ragazzo ascoltava ogni sua parola:

-Quindici anni fa, sul trono sedeva un re che veniva chiamato "Il Giusto". Egli aveva due fratelli. Entrambi erano degli ottimi cavalieri.
Il primo, con un abile colpo di stavo, instaurò il regno odierno. Quell'uomo era il Re, che avvelenò il sovrano precendente per usurpare la sua posizione.Naturalmente era il rpimo dal punto di vista genealogico, quindi nessuno contestò, all'inizio.
Come ti ho detto, esisteva un altro fratello. Il suo nome gentilizio era Malory.
Quell'uomo era tuo padre, e fece la stessa fine del primogenito appena deceduto. Il Re lo avvelenò.-
Il ragazzo era perso con gli occhi fissi nel vuoto.
- Il Re si era macchiato di due omicidi. Ne suguirono molti altri, per eliminare gli oppositori e le i problemi che potevano conseguire da un atto simile. Quando venne a scoprire che il fratello minore aveva vissuto con una dama per qualche mese e che ella aspettava un bambino, si mosse per uccidere anche l'ultimo erade che avrebbe potuto spodestarlo.
Fortunatamente il bambinò venne abbandonato da un uomo che lo crebbe come suo.
Eri tu, quel bambino.-

-Ma perc...Perchè mi ha voluto qui? Mi vuole morto?- Ormai il ragazzo aveva perso il controllo, era furibondo.
Dannazione! Ho vissuto in una menzogna! La mia vita è una grande bugia!
- Tutto tre- tu, l'elfo ed io- siamo discendenti diretti delle tre stirpi che prima governavano le isole pacificamente. Gli ultimi discendenti. Il Re vuole assicurarsi che i nostri popoli non si rivoltino, ma a quando pare il suo piano contorto non ha funzionato: gli umani ci attaccano...Se noi combattiamo per lui, ninfe, elfi e uomini, si piegheranno al suo comando.-
Scarlet vedeva due occhi sgranati.
-Qunado l'hai scoperto?-
-Ieri notte sono riuscita ad aprire la libreria proibita con un intantesimo...Era per questo che ti volevo parlare, Stephan...-
-Kevin lo sà?-
-Si, ma crede nel Re...- disse lei sospirando.
 -Combatterai per il Re?- La sua voce si era di nuovo abbassata ad un tono normale.
-No.-
E' incredibile come due lettere che formano una parola di senso compiuto, possano dare immediatamente un senso alla tua vita.
Il ragazzo disse: -Vieni, andiamoce.-
La prese per una mano, e , correndo, la portò nella stalla, sellando il suo stallone arabo color pece e uno per la ragazza, uno splendido pezzato bianco e nocciola.
Montò a cavallo e con un colpo di tacco, spronò il cavallo ad uscire dal locale.
All'esterno regnava il caos più totale.
-Non sarà molto difficile uscire di nascosto...-
Si avviarono a galoppo, schivando bruscamente i passanti che, disperati, urlavano in preda al panico e che quando rischiavano di essere travolti, imprecavano.
I cancelli erano completamente spalancati e fortunatamente, tutti i soldati erano nella sala d'armi a prepararsi allo scontro con la popolazione.
Da un lato della strada vide  un centinaio di persone che camminavano con torcie e forconi urlando.
Come può il nemico avere il volto di ragazzetti, uomini dalle mani consumate dal lavoro?
-Vieni!- gli urlò Scarlet, per far sentire la sua voce sopra le urla dei rivoltosi.
La seguì al galoppo, nella prateria ghiacciata.
Non dovevo scappare così, senza combattere... Ma avevo altra scelta?
Gli si strinse il cuore al pensiero di quelle persone che probabilmente sarebbero state represse, imprigionate e uccise.
-Dove andiamo, adesso?- chiese il ragazzo.
-I rivoluzionari sono più organizzato di quanto si creda...C'è il regno degli elfi, a un paio di giorni da qui. E' lì che si organizzano per riportare la giustizia...-

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** campana d'allarme ***


Campana d'allarme. Grazie a tutti per le recensioni...

Campana d'allarme.
Infondo aveva diciassetta anni, la ragazza sedici: non c'era nulla di male se si erano baciati. Infondo erano abbastanza grandi... Ma allora perchè ho questa sensazione di aver sbagliato? Dannazione... Dopo il fatto accaduto, si erano ritirati ognuno in camera sua, stando in silenzio nel tragitto. Il camino si stava spegnendo. Gli ultimi tizzoni ardevano solitari in un mucchio di cenere. Ma c'erano questioni più importanti dell'accandere il fuoco. Sospirò. Di riprendere a dormire, non ci penso neanche... Ormai era troppo agitato per riposare. E poi ora, dal primo problema iniziale, ovvero di dimostrare che suo padre era un fabbro e non un cavaliere, se ne erano aggiunti altre tre.
Il primo era evidentemente la relazione con Scarlet. E domani  mattina come la guardo in faccia? E poi c'era anche la preoccupazione di non dare a vedere il suo sgomento a Kevin e il Maestro.
Il secondo era costituito da quel libro proibito...
E infine quelle voci da dietro la porta... Che senso aveva fare una conversazione nel pieno della notte? Ma Stephan sapeva che le congiure non erano cosa rara e sporadica. Doveva prestare più attenzione alle persone che lo circondavano.
Bisogna iniziare a rivolvere almeno uno dei tre problemi... Sbadigliò. Tanto valeva ammettere di essere il figlio di un Cavaliere. La cosa comportava solo l'ammettere di aver sbagliato di fronte a suo padre adottivo, e ciò non comportava un compito così difficile. Mi ferirà nell'orgoglio, lo sò... Ma tanto ho sbagliato, no?

Due raggi trapelavano da una fessura nella tenda. Dedusse che poteva essere l'alba.
Due colpi secchi alla porta, interruppero i suoi pensieri.
Si alzò seriamente preoccupato del fatto che il bussare appartenesse a Scarlet...
I suoi timori vennero comfermati da due occhi verdi e i capelli rossi che trapelavano da sotto il cappuccio di una mantello rosso.
Ora era seriamente impaurito: quella giornata non c'era allenamento perchè c'era una festa in paese.
-Lo sò che oggi non c'è lezione, ma ti devo parlare...- iniziò la ragazza.
Apprensione. Preoccupazione. Ansia. Timore. Allarme. inquietudine. Tremore. Spavento. Panico. Terrore.
Un paio di occhi azzurri la fissavano pieni di interrogativi.
-C'è la festa in paese, sono usciti tutti. Vuoi uscire nel giardino?-
Annuì. Infondo era troppo scosso per controbattere.
All'interno del castello, tra il mastio e le mura più interne, c'era un piccolo prato con una decina di piante da frutto e al centro una grande fontana gotica.
Camminarono fino al centro.
Poi si sedettore sul bordo della fonte. Troppo vicini... E così pensando il ragazzo si sposto di qualche decina di centimetri.
-Perchè ieri lo hai fatto?- biascicò la ragazza.
-Sei promessa?-
Ci fu un cenno di no.
-Non mi ami?-

Silenzio.

-Tu mi ami?-

Silenzio.

In fondo che significa ha una parola in confronto ad un emozione così forte? Lo sò benissimo che ti amo, cosa credi?
Camminarono un poco per il giardino ormbroso.
Ad un tratto si udì un suono sordo e repentinuo.
Prima come una leggere vibrazione nell'aria e poi, dopo che si fu alzato sui suoni della festa  e della città, sempre più forte e distinto.
Si guradarono negli occhi:
Dannazione, è la campana d'allarme.

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Nei Tuoi Pensieri ***


Nei Tuoi Pensieri Nei tuoi pensieri.
Era circa da due ore che cavalcavano a folle velocità, da quando avevano abbandonato il sentiero. Badavano ad evitare i rami spruzzati di neve, che sembravano volerli ghermire. I loro capelli erano scossi dal vento e si agitavano contro il loro cappuccio. Viaggiavano come se alle loro spalle ci fosse stato un leone e loro fossero la sua preda.
In realtà cercavano di allontanarsi il più possibile da Giantstay, dal Re, dal maestro, dai Libri Proibiti.
Sono un codardo..Un buono a nulla... Non sarei dovuto scappare così...
- Non ti devi autocommiserare, non serve a nulla...- Lo ammonì la ninfa.
Frenò il cavallo di scatto. Sono sicuro di averlo solo pensato, dannazione...
-Certo che l'hai solo pensato.- gli disse la ragazza. -Ma vedi, io sono una ninfa...lo sai?-
Annuì. La vicenda non gli era molto chiara...
-Le ninfe intuiscono qualche pensiero. Non di tutte le persone, ma solo delle persone alle quali sono molto legate.-
Rimase di stucco: -Allora sai tutto di ciò che provo?-
La risposta fu tranquilla e pacato, come se fosse la cosa più ovvia del mondo: -Si.-
Per un momento nonsi dissero nulla. Si udiva soltanto il rumore dalla neve che cadeva, piano piano, andando a posarsi sui rami.
Ha ripreso a nevicare...
-
I cavalli sono stanchi, non ci servono a nulla in questo stato.- esordì la ragazza... - Liberali, troveranno loro la strada per tornare...
Sospirò. Sciolse le briglie e gli diede il comando perchè partissero veloci, che andassero lontano.
Chissà cosa starà succedendo in città...Chissà come sta mio padre.
Suo padre...Erano passati secoli da quando non ci aveva riflettuto. Malgrado tutto, suo padre rimaneva quella figura alta e robusta, con le braccia muscolose. I capelli  neri, con qualche ciuffo pallido. Gli occhi neri, che potevano scrutare nel cuore delle persone. Con le mani rovinate.
Era lui, suo padre. Non l'altro. Non riusciva ancora a darsene una spiegazione, ma era stato abbandonato. E sua madre, dov'era? Era morta pure lei?
Era così triste.
Ripresero a camminare, velocemente, verso una direzione a lui sconosciuta.
Il prossimo centro abitato l'avrebbero incontrato la mattina seguente. C'era da aspettarsi che non avrebbero mangiato.
Uscirono dalla foresta. Davanti a loro si stagliava la steppa, coperta di neve. Poco più aventi, ad una decina di metri dal limitare del bosco, si stagliavano due basse roccie, che però li avrebbero protetti dal freddo. Decisero di accamparsi in quel luogo.
Le pietre erano disposte una parallela all'altra, e tra loro correva uno spazio di circa un metro, ricoperto dal prato. Era l'ideale.
Ormai il sole era completamente calato dietro l'orizzonte. In lontananza svettava il profilo della montagne, coperta da uno strato di nebbia.
Stesero i mantelli a terra. Con un pò di fortuna, riuscirono anche ad accendere un piccolo fuoco, quello appena sufficente a scaldarsi e ad allontanare gli animali.
Si straiò sul mantello. Faceva molto freddo.  Un brivido gli percorse la schiena.
Ad una certa distanza da lui, si straiò anche Scarlet.
Smise di nevicare.
-Scarlet...- chiamò Stephan nella notte. Riusciva a distinguere la sua forma illuminata dall'effimero gioco di luci del fuoco. Gli unici rumori erano quelli dei loro respiri e del crepitio del fuoco.
- Cosa c'è?- chiese seccamente la ragazza. Evidentemente era molto stanca e voleva dormire.
-Non rieco a dormire.-
-Chiudi gli occhi e pensa a qualcosa di bello.- disse sarcasticamente la ragazza.
- Lo sai benissimo che non serve a nulla...Ti andrebbe di parlare?-
La ninfa sospirò: avevano così tante cose su cui discutere. -Possiamo parlare domattina? Sono troppo stanca per ragionare lucidamente...E poi abbiamo tutto il tempo per discutere, no?-
Stephan annuì. Aveva ragione, avevano tutto il tempo del mondo.
Ad un tratto il freddo lo assalì, e smise di imporsi di vegliare. Il sonno lo colse all'improvviso, appena in tempo per dire: - 'Notte, Scarlet.- E poi non udì più nulla.

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Insieme ***


Insieme *** Questi simboli indicano il cambiamento di luogo o tempo.

Insieme.
Si svegliò nel pieno della notte. La luna invisibile e non se ne manifestava la presenza, fatta eccezione per un timido raggio di luce che trapelava un pesante strato di nuovole nere. Aveva il viso bagnato, gli abiti fradici. Il fuoco doveva essersi appena spento, perchè le braci erano ancora accese e emanavano qulahc edebole sospiro di fumo. Accanto a lui Scarlet, perfetta nei suoi abiti di alta nobilità.
Quella notta aveva indosso una camicia stretta in un corsetto, che terminava in un ampia gonna a sbuffo. Chissà come fà a combattere con quella gonna... Mistero? Anche perchè soleva combattere molto meglio di lui, o almeno così a Stephan pareva. Dormina con un espressione assorta in chissà quali pensieri, contratta in un espressione indecifrabile. Aveva il volto decorato dalle microscopiche goccioline della pioggia che cadeva, sciogliendo lentamente la neve.
Era cos' bella, che se ne avesse avuto l'occasione, Stephan ne avrebbe fatto un ritratto Purtroppo non ho mai disegnato molto bene... pensò sarcastico.
Ma era fondamentale cercare immediatamente un riparo, il temporale pareva dover infuriare da un momento all'altro.
-Scarlet?!- prima un bisbiglio, poi un sussurro, e infine, con un tono che ruppe l'ovattato silenzio della steppa, le disse: -Dannazione, Scarlet, ma ti vuoi svegliare? Arriva il temporale, accidenti...- Certo non è il modo nel quale mi padre mi ha insegnato a riferirmi alle persone di alto lignaggio...ghignò sorridendo, ma era strettamente importante trovare un riparo!
Stephan aveva sentito parlare di comeil temporale devastava il territorio in quelle zone, gli albrei venivano sdradicati e spesso veniva colpitit dai fultimini e si incendiavano - motivo per cui era decisamente saggio allontanasi ancora di più dal limitare della foresta.
Due occhi assonntati si aprirono alla visione della pioggia imminente. Accidenti, quanto sei bella quando ti svegli!
Era completamente buio. Non si ruisciva a distinguere nulla.
-Dob-dobbiamo cercare un riparo?- chiese sbadigliando Scarlet. Domanda stupida pensò la ragazza subito dopo...
-Non si vede niente, dannazione!- urlò Stephan. La pioggia stava aumentando, e con lei il vento, che spostava i capelli bagnati, squotendoli sul volto dei due ragazzi.
La ragazza frugò velocemente nello zaino, ne estrasse una candela, e con uno dei pochi tizzoni non ancora estinti, fece luce.
-Geniale, mi complimenteo con te!- disse frettoloso il ragazzo e aggiunse: -Ora bisogna solo trovare un riparo...-
-Questa steppa è ricca di caverne...- bisbigliò quasi impercettibilemte la ragazza. -troveremo qualcosa....-

***

Camminava.
Affondava i piedi nel fango e fra la terra umida.
Perdeva molto sangue dal braccio. Un taglio parallelo alla clavicola, leggermente inferiore ad essa. Ne usciva un liquido rosso che andava impregnando la camicia e il mantallo blu.
Se ne era andato. Ci aveva dovuto pensare a lungo, mentre la battaglia infuriava attorno a lui, poi la decisione di shcierarsi per la fazione che più segiuva i suoi ideali.
Chissà, forse aveva sbagliato.
Ma avanzata, un passo dopo l'altro. E un altro ancora, cosicchè camminava arrancando nell'erba fradicia.
E poi ad un tratto gli sgorgarono le lacrime agli occhi. Un pianto amaro e incotrollabile. Un pianto infantile e rumoroso Tanto qua non c'è nessuno! Si era lasciato andare alla disperazione, ci si era abbandonato e aveva sperato che essa lo portasse sul fondo.
Ma non era stato così, perchè avanzava ancora. Sangiunava, ma non smetteva di cercare la salvezza.
Ad un tratto, con gli occhi coperti di lacrime, vide una caverna dalla quale usciva una leggere luce.
Delle ombra si proiettavano in quella luce.
Chissà chi erano?
Chissà se erano "buone" o "cattive"? In tutta la sua vita, Kevin aveva sempre creduto che sistevano essenze maligne e  benigne. Non si era mai soffermato a pensare che gli uomoni sono spinti sia da ideali, sia da esigenze, sia da egoismo. Tanto... Morire dissanguato o morire di spada.... pensò sarcasticamente l'elfo.
Con le ultime forze che gli rimanevano in corpo, il ragazzo corse veloce come il vento, spinto dalla speranza e dalla forza della disperazione.
Correva.

***

Era stato un miracolo che avessero trovato quel eprtugio nella raccio.
Lungo un fiume, correva un letto di pietra ai lati del quele si aprivano numerose insenature. Era in una di quelle, praticamente per un colpo di fortuna, che i due avevano scoperto un piccolo pertugio, che si apriva un una piccola caverna. Stavano cadento in ipotermia, e quindi entrarono velocemente dentro essa.
All'interno c'era una grande umidità. Il soffitto della grotta era bassissimo, tanto che dovettero proseguire per una decina di metri a carponi. Scarlet proseguiva per ultima, mentre Stephan cercava di non pensare al fatto che la roccia dura, al contatto con le sue gambe, gli stesse consumando tutta la pelle della ginocchia.
-Non ci posso credere! Non ci posso credere!- si mise ad urlare completamente sconvolto dall'improvvisa felicità, Stephan.
Se si proseguiva lungo il cunicolo, la caverna si apriva in un maestoso antro alto circa tre metri, e largo circa il doppio.
In un angolo, si apriva una piccola pozza di acqua calda, che probabilmente proveniva da una sorgente termale, cosa tutt'altro che rara, in quella zona.
Stavano piangendo entrambi dalla felicità. Rapidamente si abbracciarono dalla contentezza e si diedero un bacio, un gesto che parve loro così istintivo che neanche ci diedero molto peso. La stanchezza pareva essersi volatilizzata.
Ma ad un tratto, Stephan prese Scarlet in braccio e, mentre la ragazza urlava e si dimenava ridendo, si tuffo con la ragazza nell'acqua calda.  Un calore che non provavano da molto tempo, li pervase in tutto il corpo. Scarlet urlò di colpo. -Scottaaaaa! L'acqua scottaaa!-
Si sfilarono i mantelli che li appesantivano inutilmente, e inizarono a spintonarsi e a schizzarsi, mentre le loro risa e i loro schiamazzi eccheggiavano nella caverna.

***
Aveva guadato il fiume - operazione più complicata del previsto - e si dirigeva verso la grotta illuminata.
Aveva iniziato a sanguinare molto, e ad ogni secondo che passava, sentiva la vita sfuggergli a fiotti da quella ferita sanguinante.
Si diresse verso l'entrata del pertugio Più piccolo di quanto me lo immaginassi.... disse, ma non era il momento di porsi questi quesiti, così si mise a carponi e percorse i suoi dieci metri imprecando un "dannazione" dopo l'altro.
Come vide la luce fioca provenire da una candela e due figure che cercavano di asciugarsi i vestiti, crollò a terra.
Svenne, e l'ultima cosa che vide furono i due venirgli incontro - chissà perchè conoscevano il suo nome? - e poi chiuse gli occhi.

***

Kevin si svegliò tutto indolenzino. La schiena gli faceva male. Si alzò di scatto e si ricordò della ferita ricevuta mentre combatteva contro il re. Urlò.
Le due figure gli corsero incontro, mentre il suo sguardo correva alla benda che gli fasciava la spalla. Lo avevano curato. Non gli avevano fatto nulla di male!
-Kevin?! Kevin?!- era una voce femminile e una maschile che lo stavano chiamando -Ti sei svegliato?-
Mise a fuoco la scena. Erano Scarlet e Stephan.
Erano tutti spettinati e il loro volto e i loro vestiti erano umidi e sporchi di fango e polvere.
-Ragazzi, avevate ragione! Sono uno stupido! Ho letto i Libri proibiti, c'è tutta la vferità! Il Re è un despota...-
-Stai tranquillo e riposati, sennò svieni di nuovo....-

Velocemente chiuse gli occhi e si abbandonò al sonno.

Stavano bene. Ed erano di nuovo assieme.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Pesca Fruttuosa e Acqua Calda ***


Pesca fruttuosa e Acqua Calda Pesca fruttuosa e acqua calda.
Si svegliò, grazie ad un timido raggio di sole che lo colpiva in viso.
-Ma dove...- Sono? terminò la frase mentalmente, per poi ricordarsi del temporale e di Kevin.
Cercò l'amico con lo sguardo, preoccupato. L'elfo stava dormendo un sonno molto agitato. Il suo viso era contratto in un espressione indecifrabilmente preoccupata. Ogni tanto si lamentava, mormorando chissà cosa, in una lingua a lui sconosciuta. Il volto e il corpo erano ricoperti da tagli e cicatrici. Aveva i capelli e gli abiti imbrattati di sangue.
Oltre al piccolo raggio di luce che penetrava dal pertugio, la caverna era completamente buia. E faceva ancora molto freddo.
Cercò con lo sguardo Scarlet, doveva essersi addormentata nell'ombra, e quindi non gli era possibile scorgerla in quella cortina di buio che calava nella grotta.
Si decidette sul accendere un fuoco, ravvivando le braci che la sera prima, quando Kevin si era addormentato, avevano acceso. Questa operazione non si protasse per più di una decina di minuti - stava diventanto piuttosto bravo a cavarsela da solo - e poi osservo la caverna illuminata. Non era una luce allegra, e scoppiettante, come quella che bruciava nel caminano della sua casa. La luce che spandeva aveva un non sò che di tetro, qualcosa che rendava la sua anima irrequita, ma almeno non aveva più freddo.
Ormai sono passati circa sei mesi da quando sono partito...Così tanti?
Scorse Scarlet nell'ombra.
Doveva essere l'alba, quindi strisciò fino all'uscita, per venire investito da una leggera brezza notturna, mentre all'orizzonte il sole spuntava timido, contrastato da qualche stella che brillava tenue nel cielo.
Gli venne un crampo allo stomaco. Evidentemente doveva mangiare qualcosa, ma le provviste erano finite.

*** ( ricordo )

-Stephan?! Stephan!! Mi stai ascoltando? Impara, che ti servirà, prima o poi!-. Suo padre era un uomo molto intransigente e lui, da adolescente che era, naturalemente, cercava di dargli retta il meno possibile.
-Uff, si papà... Ti stò ascoltando... ma a che cosa mi serve saper costruire una trappola per i pesci?-
-Ti può sempre servire... E perchè te lo dico io.-
Sbuffò ancora, facendosi cadere due ciuffi spavaldi di capelli sugli occhi.
-E allora fammi vedere...- disse.
E fu così, che una mattina di estate, calda e dal cielo terso, Stephan imparò a costruire una trappola per i pesci.

***

E ora gli tornava utile. Ringraziando il cielo e la provvidenza, avrebbe mangiato qualcosa.
Si mise in senso contrario alla corrente del torrente lì vicino.
L'acqua spumava con violenza, e gli bagnava il viso: era un torrente in piena.
Si sfilò il mantello - era davvero sporco... - e lo immerse per 3/4 nell'acqua, tendone le estremità.
E poi da lì era solo pazienza. Doveva solo aspettare.
Ma quanto tempo è passato? Un ora? E non abbocca niente... Diamine, mi fanno male le bracc...
Ad un tratto passo di lì un branco di pesci, e lui, svelto, li intrappolò con il mantello e li portò sulla riva.

Erano tre pesci non troppo grandi, che si dibattevano fuori d'acqua.
Velocemente li uccise e li pulì con il coltello. Raccolse dalla legna, prese in mano i pesci e tornò strisciando nella caverna.
Il fuoco si era quasi spento, e Stephan lo ravvivò con la legna. I pesci è meglio che li cucinì quando anche gli altri si svegliano... A nessuno piace mangiare il pesce freddo...
Si guardò attorno, dormivano entrambi senza sembrare volere svegliarsi. Scarlet la sera prima aveva insistito per accure l'elfo fino a tardi, ed era stanca. Kevin, invece era ferito e aveva il viso sporco di sangue. Inumidì la maglietta con l'acqua della sorgente e gli pulì il volto.
Poi si mosse veloce verso la sorgente di acqua calda.
Dovrei farmi un bagno... pensò guardandosi attorno, per vedere se gli altri accennavano a svegliarsi, e poi ridendo continuò .. Ma  figurati se si svegliano!!!
Si guardò riflesso nell'acqua, i pantaloni si erano tutti strappti, fino a sopra il ginocco. Si sfilò il mantello fradicio e che sapeva di pesce, abbandonandolo sul pavimento della caverna. Poi si tolse anche la maglietta, mostrando una pelle d'avorio. Si immerse, prima fino alla cintola, poi mise anche la testa sott'acqua. Era di un caldo piacevole, al contrario delll'atmosfera fredda che aleggiava fuori dalla caverna. Una calura che ti penetra nella ossa. Gli piaceva, quella sensazione. Riemerse sospirando - doveva pur respirare, no?
Cercò di sfregare la pelle e i capelli per quanto gli era possibile, poi uscì dall'acqau.
Prese silenziosamente la maglietta ed il mantello e li lavò velocemente, quel poco che bastava per togliere la polvere e la terra, mettendoli ad asciugare al fuoco.
Si sedette accando alle fiamme, sorreggendo i vestiti, che asciugarono in una decina di minuti.
Li indossò, rabbrividento Sono ancora un poco umidi...
Ad un tratto, Scarlet ebbe uno scatto e si svegliò sudata, avendo avuto un piccolo grido.
-Incubo?- chiese tranquillamente Stephan.
-Uhm, si... Ma niente di importante...-. Una brusca risposta sbrigativa ed evasiva.
Sospirò, evidentemente non aveva voglia di parlarne.
-Vuoi venire qua a sederdi acccanto al fuoco?-
Senza dire una parola, si alzò e si sedette accanto al ragazzo. Poi gli si avvicinò rapidamente, appoggiando la sua testa alle spalle del ragazzo. Prese i pesci e li mise a cantatto con qualche tizzone, perchè cuocessero.
Lo guardò. Lui aveva gli occhi persi nelle fiamme.
Ad un tratto, anche Kevin si svegliò. I suoi lunghi capelli si scostarono, lasciando intravedere le sue orecchie a punta. Si alzò silenziosamente e si mosse alle spalle dei due, tanto silenziosamente che neanche se ne accorsero.
-Buongiorno, fidanzatini!- esclamò ridendo, e canzonando i due.
Trasalirono - non lo avevano sentito arrivare: quando si muoveva era inudibile.
-Se non fosse perchè sei conciato malissimo, ti picchierei.. Sappilo!- ribattè ridendo l'altro.
-Oh, grazie!-
-Ragazzi... Ragazzi...- cercò di interromperli Scarlet, riprendendo poi, quando ebbe ottenuto la loro attenzione: -La nostra meta è la foresta degli elfi, dove possiamo trovare degli aiuti per distruggere il despota...-
-Tra quanto si parte?- chiese trise Kevin. Evidentemente non và a genio a nessuno, di fare un viaggio a piedi...
- Questa sera... Ci vorrà circa un giorno, a piedi, se non ci sono ulteriori intoppi...-
Sospirarono.
E' pericoloso viaggiare di notte, ma non c'è alternativa... probilmente quei cani che servono il despota, ci staranno seguendo... uhm, ero anche io al soldo del re, forse sono alla loro stessa stregua...

 


Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=167557