Salve a tutti! È Piperina che parla.
Proprio così. Io e Selene87 ci siamo messe in società, creando questo account unico con il
quale posteremo tutto ciò che scriveremo insieme.
Ho scritto questa one-shot
di getto, su un’idea che avevo in testa da un po’. Ho buttato giù qualche idea,
scritto qualche frase… ed eccola qui^^
Scritta da me, ma ovviamente
grammaticalmente e logicamente corretta dalla mia collega (evviva le
ripetizioni!).
Ed ora passo il testimone alla mia
gemellina ^.*
Oddea,
proprio grammaticalmente corretta no, ci vuole chi corregge le mie!
Ho solo aggiunto qualche grassetto
qui e lì…. XD
Comunque, grazie per avermi passato la parola tesoro.
Siamo gemelline, amiche e ci dovrete
subire anche insieme.
Non si tratta di una one-shot, ma saranno solo due capitoli. Se Ivana si è dedicata al primo capitolo riguardante Draco, io mi
occuperò dei pensieri di Hermione.
E’ stata una sorpresa anche per me,
la mia dolce metà mi ha informata solo ieri sera(se le
mie ff rallentano ancora prendetevela con lei... XD)
Per questa volta ci siamo dedicate a
due capitoli separati, ma dal prossimo lavoro mescoleremo i nostri stili.
Abbiamo già le idee chiare!
Ora non ci resta altro che augurarvi
buona lettura.
Ivana & Ilaria
-Never
Ending Curse-
Non doveva andare così.
Assolutamente.
Molto tempo fa feci una promessa. A mio padre.
Era stato tratto in
inganno, catturato e portato ad Akzaban. Era successo tutto così velocemente
che non se ne era neanche reso conto.
Sapeva solo una cosa e cioè il nome di chi aveva ideato quel piano: Hermione Granger.
Maledetta Mezzosangue.
Era stato colto sul
fatto.
Sentenza:
Bacio del Dissennatore.
Mia
madre quasi morì a quella notizia.
Si tenne in vita in uno stato pietoso fino al giorno
in cui quell’assurda delibera fu messa in atto.
Quel giorno, poco prima
di subire il Bacio, mio padre mi fece una richiesta.
“Distruggila, Draco. Falla a pezzi. Uccidila
dentro.”
“Lo farò, Padre.”
Con quelle ultime parole
salutai mio padre.
Si allontanò da me,
strettamente scortato e sorvegliato e fu portato lì, dove quell’orrenda,
immonda creatura, quella bestia senz’anima si chinò su
di lui per prendere la sua.
Ed ora, Lucius Malfoy giace senza anima.
Era un involucro vuoto.
Non più un uomo.
Senza luce negli occhi.
Senza sangue nelle vene.
Senza battiti nel petto.
Quel giorno, persi la mia
anima insieme alla sua.
E senza quel soffio vitale è facile ferire gli
altri.
Niente voce interiore,
niente coscienza, niente sentimenti.
Niente di niente.
Il nulla.
È così che ti ho ridotta,
Mezzosangue.
Mi sono avvicinato a te,
un giorno qualunque, fingendo di essere ubriaco.
Fingendo di star male e aver bisogno di aiuto e tu,
nonostante la tua diffidenza per il cognome che porto, mi sei corsa in aiuto.
Povera stupida
Gryffindor… non avevi ancora imparato la lezione, eh?
Ma ci ho pensato io a questo.
Così, piano, poco per
volta, abbiamo iniziato a parlare.
Ci è voluto molto tempo, ma è servito. Il mio duro
sforzo è stato ricompensato.
Almeno in parte.
Ho iniziato a raccontarti
piccole cose della mia vita, ricordi, veri o fittizi. Tu mi hai creduto.
Hai eri certa che stessi
male, che avessi bisogno di aiuto, che fossi cambiato.
È stato questo il tuo errore, Mezzosangue.
Un Malfoy non cambia. Mai.
Credendo di non dovermi
più temere, credendo che fossi diverso, hai abbassato
le difese e ti sei mostrata a me.
Mi hai parlato di te,
della tua vita prima di Hogwarts, del tuo rapporto con
Potter e Weasley… di te.
Povera, piccola sciocca
Mezzosangue.
Non vedevi la luce della
vendetta brillare nei miei occhi?
Quando mi guardavi, vedevi solo ciò che volevi vedere?
Cosa vedevi?
- E’ piacevole parlare
con te.- dici una sera, seduti su una panchina di un parco anonimo –Non avrei
mai creduto che fosse possibile pensarlo, sai?- ridi.
La tua risata è fresca e
sincera.
Io sono cupo e disonesto.
Ti sto solo prendendo in
giro, non te ne accorgi?
Ti guardo e tu mi ricambi.
Mi costa ammetterlo, ma mi è sempre piaciuto il modo in cui rispondevi
ai miei insulti, alle mie occhiate torve, alle mie sfide.
Questa è l’unica sfida che non hai colto,
Mezzosangue.
Quando ti guardo in questo modo, mi chiedo se davvero
capisci cosa c’è dentro di me, o se non lo vedi.
Non eri tu quella intelligente? Quella che doveva essere smistata a
Ravenclaw invece di Gryffindor?
Il tuo acume non ti mette
in guardia?
Quanto sei
sciocca…
Ed è stata quella sera, in quel
momento, che ho capito.
Ho capito di aver
conquistato qualcosa di più della tua fiducia.
Ho fatto breccia in quel
piccolo organo pulsante che batte nel tuo petto. Dopo molti mesi trascorsi
insieme, dopo molte bugie tessute intorno a te, ho
visto i primi veri risultati del mio lavoro.
Ti guardo negli occhi, lo
sguardo d’oro che, se non presto attenzione, rischia di risucchiarmi nel gioco
di luce che si riflette in essi, catturandomi fin
quasi a togliermi il respiro.
Ed è proprio
mentre formulo questo pensiero, che ti
vedo: vedo il tuo piccolo viso colpito dalla tenue luce del lampione poco
distante da noi, vedo le tue guance leggermente imporporate da un lieve
rossore, un imbarazzo che non hai mai mostrato prima.
Vedo la tua espressione
rilassarsi e farsi dolce.
Persa.
Ti ho conquistata,
Mezzosangue.
Non hai idea della gioia
selvaggia che ho provato in quel momento. Oh, no, non puoi proprio immaginarlo.
Ti accorgi di come ti
guardo, e velocemente sposti le tue iridi dorate altrove, davanti a te,
togliendomi dal tuo campo visivo.
Inutile.
Quei pochi secondi mi
hanno mostrato una cosa molto, molto interessante.
Sicuro di questo
pensiero, allungo una mano e ti sfioro il viso.
Tremi.
Ho le mani fredde. Fredde
come la morte. Fredde come il corpo di mio padre.
Non ti sembra di sentire il suo tocco?
Forse lo senti davvero.
Interessante.
Mi passo la punta della
lingua sulle labbra, ma tu non puoi vedere questo mio gesto.
Lentamente accarezzo la
tua guancia. Hai la pelle di velluto. È calda.
Ti faccio girare verso di
me e… oh, cosa vedo… vedo i tuoi occhi illuminati da un’emozione che non avresti mai pensato di provare insieme a me.
Mai, mai avresti
immaginato una cosa simile.
Neanche io, a dire il
vero. Fin quando non hai gettato mio padre tra le spire dei Dissennatori.
E allora ho deciso di renderti la vita un Inferno.
Un Inferno.
Ti volti, mi guardi… con quegli occhioni da cerbiatta, le guance
arrossate e le labbra appena dischiuse.
Mmh… sai che sei molto
invitante?
Non resisto.
L’eccitazione per averti
colpita, per aver incrinato le tue difese e, sì… per come mi guardi,
è forte.
Molto forte.
Non riesco a fermarmi.
Mi chino su di te e ti
bacio. Forse non è il bacio dolce che aspettavi… o forse volevi proprio un
bacio come questo.
Non ci vuole molto per
stringerti a me e approfondire quel contatto.
Sento una tua mano
infilarsi tra i miei capelli.
Ti piace…
Meglio di così non potevo
sperare.
L’eccitazione cresce, ma
è meglio fermarmi.
È stata dura portare
avanti quella farsa del ragazzo diverso e innamorato, molto difficile.
Ma tu ti sei aperta a me completamente.
Mi hai donato il tuo
cuore, il tuo corpo, la tua anima.
Oh, se penso a quando ti ho avuta, provo ancora un brivido.
Ricordo nitidamente
quella sera.
Era la sera in cui
abbiamo festeggiato un anno.
Un anno.
Mai trascorso più di una
notte con una ragazza senza rotolarmi con lei in un letto, e con te avevo
trascorso un anno intero senza toccarti.
Senza possederti.
Accontentandomi solo di
baci e carezze.
Ma quella notte, ti ho avuta.
Ed è stata una soddisfazione così immensa che non
credo tu abbia mai provato nulla di simile in tutta la tua insulsa vita.
Quella sera ti ho portata
fuori a cena nel ristorante più raffinato di Londra.
Abbiamo cenato, parlato,
riso e scherzato.
Le tue gote si imporporavano spesso, ricordo.
Nonostante l’odio che
nutrivo nei tuoi confronti, in quei momenti riuscivi
addirittura ad apparirmi graziosa.
Che magia hai usato, Granger?
Poco importa. Ho ottenuto
il mio scopo.
Non del tutto.
Quella sera ti sei donata
a me, Mezzosangue.
Bella e nuda, bagnata
dalla luce della Luna, ti sei data a me.
“Draco…” dicevi.
Pronunciavi il mio nome
con una dolcezza infinita.
E io ti stavo rubando l’anima che mi
donavi.
Ti ho toccata, baciata e
accarezzata con un’attenzione che non ho mai riservato a nessuna delle ragazze
che erano entrate nel mio letto.
Ma tu, Mezzosangue, non ti sei infilata nel mio
letto.
Tu, mi hai donato la tua
anima.
Ed io l’ho catturata, stretta fra le mie mani e
fatta a pezzi.
Oh, sì, Granger.
Ti ho distrutta.
E non sai che piacere è stato, per me, vederti in
quello stato.
Ti ho baciata
con dolcezza, toccata e accarezzata con passione.
Sono entrato in te
riempiendoti di me.
Ho fuso il tuo corpo con
il mio, incastrandolo con le catene con cui ti ho legata.
Ho stretto i tuoi polsi,
morso il tuo collo, lacerato la tua carne.
Quanto è durata quella
farsa?
Oh, tanto, troppo tempo.
E, alla fine, dopo mesi e
mesi di finzione, di bugie e menzogne, ti ho gettata nel baratro che avrebbe dovuto inghiottirti fin dalla nascita.
In quel baratro nero che
brama i corpi dei Sanguesporco quale sei tu.
È stato bello illuderti,
Granger.
Farti credere che fossi
cambiato, diverso.
Che ti amassi.
Io, amare la feccia come
te?
Rido di gusto a queste
parole.
E mi sbagliavo.
“Avevi detto di amarmi!”
piagnucoli.
Balle.
Tutte balle, Granger, non
l’avevi capito?
Io sono
un Malfoy, bella, questo dovrebbe
bastarti, no?
E invece non ti è bastato.
Continui a dire che mi ami, che sono confuso, che no, non può essere
vero.
Non insistere.
Non capisci che devo farti male? Distruggerti?
L’ho promesso a mio padre poco prima che andasse a farsi prendere l’anima,
Granger, credi davvero che possa lasciar perdere tutto per due occhioni
lacrimanti?
Non posso, Granger. Ho
promesso.
E un Malfoy mantiene sempre le promesse che fa.
“Sei
proprio stupida, Granger!” dico ridendo –“Non hai capito niente!
NIENTE!”
Mi guardi, tremante, le
mani unite al petto.
Guarda, Granger.
Non ti reggi neanche in
piedi.
“Sei patetica,
Mezzosangue.”
Sussulti quando ti chiamo così.
Ti ho ferita,
vero? Lo so.
L’ho fatto apposta.
“No…” sussurri –“Draco…
non è… non è possibile… tu…”
“Io. Sì, proprio io. Ti
ho solo presa in giro, Granger.”
La mia voce è ghiaccio
sul tuo piccolo, stupido cuore pulsante.
Ti getto addosso il mio dolore, la mia frustrazione, le umiliazioni
che tu e i tuoi amichetti mi avete fatto subire, gli ordini di mio padre, le
minacce di Voldemort… tutto, tutto.
Lo riverso tutto su di
te.
E forse non lo meritavi.
Vedo una scintilla nei
tuoi occhi d’oro.
Rabbia.
Ti senti ferita,
Mezzosangue? Ti senti umiliata? Ti senti sporca?
Tu lo sei, Mezzosangue.
Sei sporca, perché sporco
è il tuo sangue e il tuo nome, sporco è il tuo corpo che mi hai
concesso infinite volte, sporca è la tua bocca che ho violato, sporca è l’anima
che mi hai donato.
Sporco è il tuo cuore che
mi ama.
Non devi amarmi! Non così!
“Tu!” mi
inveisci contro –“Come hai potuto? Come?!”
Ti arrabbi, Mezzosangue.
“Come hai
potuto farmi una cosa simile?”
La rabbia va scemando.
Sei furiosa, lo so, ma
l’amore che provi per me ti impedisce di ragionare.
“Non… non è possibile…”
la tua voce si abbassa, i tuoi occhi si inumidiscono.
Non tremi più per
l’indignazione.
Come ti senti, Mezzosangue? Ti senti stupida?
Lo sei. Lo sei stata.
“Io… io mi sono fidata di
te!” scuoti il capo riccioluto, incredula –“Ho creduto che fossi cambiato!”
“Cambiato?” ti faccio eco
–“Io?”
Sì, è disprezzo quello
che leggi nei miei occhi, Granger.
Ti disprezzo perché sporca.
Ti disprezzo perché debole.
Ti disprezzo perché sei fragile.
Ti disprezzo perché non hai saputo sostenere il
mio sguardo.
Ti disprezzo perché non hai saputo cogliere questa
mia, ultima, sfida.
“Mi sono fidata di te…” ripeti –“Non… non posso crederci…”
Credici, Granger. È la
realtà.
“Non può essere stato
tutto una finta!” asserisci alzando il capo, decisa –“Nessuno
può fingere per tutto questo tempo!”
“Dici?” ribatto
ghignando.
Mi guardi in quel modo
che… ah, eccolo, Granger, lo sguardo che mi piace.
Lo sguardo con il quale
mi hai sempre sfidato.
“Dico.” confermi.
Smettila di sfidarmi, Granger. Hai perso.
Ma non smetti di guardarmi in quel modo.
“Sei solo una stupida,
Granger. Pensavi davvero che io… IO! Potessi provare
qualcosa per te? Qualcosa che va oltre l’ovvio disprezzo che ho sempre provato?
Eh?” avanzo verso di te, ma tu non ti muovi.
Mi sfidi. È tardi, ormai, per farlo.
È inutile.
“Come hai
potuto pensare che io potessi abbassarmi a provare… amore… per una come te? Per
TE?”
Mi fermo a pochi
centimetri dal tuo viso, alto e fiero seppur rosso per la rabbia e la vergogna
dell’umiliazione subita.
“Tu non sei nessuno,
Granger. Sei solo inutile feccia. Sei una lurida
Sanguesporco.” ti sputo in faccia questa parole con
tutto l’odio di cui sono capace.
I tuoi occhi brillano,
orgogliosi, ma vedo una luce disperata in essi.
“Mi sono divertito a
giocare con te. Ti ho manovrata a mio piacimento. Ti
ho avuta, come più mi piaceva averti. E tu ti sei prostrata ai miei piedi. Hai assecondato ogni
mio desiderio.” rido amaro –“Ti sei gettata tra le mie
braccia, nelle mie lenzuola, Granger.”
Sempre più vicino, la
punta del mio naso sfiora la tua.
E ti sento tremare.
Provi vergogna? Eh? La
provi, Granger?
“Sei diventata la mia
puttana.”
Violento come solo tu
puoi darlo, il tuo schiaffo mi colpisce in pieno viso.
La guancia sinistra
pulsa.
Non mi muovo, passandomi
solo la punta della lingua sulle labbra.
Mi piace
quando fai così. Sei graffiante, Mezzosangue.
Ma la rabbia mi invade.
“PUTTANA!” grido quasi senza accorgermene.
Ti afferro i polsi,
strattonandoti, avanzando fino al muro, contro il quale ti spingo
senza tante cerimonie.
“Tu hai reso la mia vita
un inferno!” ti urlo contro –“Tu hai sempre
intralciato i miei piani! Mi hai sempre deriso davanti a tutti, e non potevo far niente per vendicarmi! Tu hai mandato mio padre a
morire, maledetta Sanguesporco!!”
Sono furioso.
Non doveva andare così.
Terrorizzata, tremi
cercando di divincolarti dalla mia stretta.
Mi godo lo spettacolo,
calmandomi un poco.
Sorrido come faccio
sempre, e ti lascio andare, facendo qualche passo
indietro.
“Ti senti sporca, vero?”
sibilo verso di te –“Ti senti sbagliata. Non è così?”
Oh, hai capito a cosa mi
riferisco.
Smetti di muoverti,
immobilizzandoti come fossi stata pietrificata, lo
sguardo basso, le braccia ancora alzate davanti al viso.
Ma non mi guardi.
Non ne hai il coraggio,
vero? Eh, Gryffindor?
Faccio un passo avanti
–“E’ umiliante sentirti dire la verità, Granger. Tu
hai lasciato Potter e Weasley per stare con me.”
La verità fa male. Molto,
molto male.
Tremi, stringi i pugni,
serri la mascella.
È un divertimento
guardare le reazioni che tenti di contenere, Mezzosangue.
Ricordo ancora quando mi
parlavi dei tuoi amichetti.
“Loro non capiscono.” dicevi scuotendo la testa –“Sono convinti che tu non
cambierai mai.”
Mi guardavi come se fossi stata colpevole anche tu –“Ho cercato di spiegare che
non è così, Draco, ma…” un sospiro –“Non è servito a niente.”
Ti aggrappavi al mio
braccio, accoccolandoti come una bambina.
“Mi dispiace.”
Non dispiacerti per me. Preoccupati per te stessa.
Alla fine, dopo mesi di
discussioni, litigi, parole crudeli e insulti, silenzi e riprese, successe.
Era riuscito a farti
rompere i legami con quei due buoni a nulla dei tuoi
amici.
Oh, quanto hai pianto tra
le mie braccia, Granger… ti addormentavi, piangendo, pensando a loro.
“Meno male che ci sei tu
con me, Draco…” piagnucolavi –“Sto così bene con te…”
Sorridevi.
E quel sorriso faceva male, Granger.
Abbassi le braccia e,
lentamente, alzi il volto. Mi guardi, con il fuoco negli occhi dorati.
“Bastardo…” sussurri –“Sei un bastardo! Io mi sono fidata di te! Ti ho
creduto! Ti ho dato tutto, tutto! Ti ho dato la mia
vita!” tremi di rabbia.
Continua. È piacevole guardarti mentre cadi in mille pezzi.
“Ho rotto con Harry e
Ron, ho litigato con loro mesi interi… per TE!” mi punti il dito contro –“Ma
sappi che non finisce qui, Draco Malfoy!” pronunci il mio nome come se ti
facesse schifo.
Fa schifo anche a me.
“Divertente, Granger…
davvero divertente.” rido
delle tue parole, rido del tuo dolore, rido della tua rabbia.
Mi guardi, e mi maledici
con quegli occhi d’oro.
“Io sarò sempre con te,
in ogni momento, in ogni attimo della tua vita!” dici come se stessi facendo
una profezia –“Quando ti guarderai allo specchio, sarà
il mio volto che vedrai! Quando toccherai una donna,
sentirai il profumo della mia pelle. Quando sarai a
letto con una donna, sentirai la mia voce invocare il tuo nome. Saranno mie le
unghie che ti graffieranno la schiena. Saranno miei i denti che morderanno la tue pelle.”
Rabbrividisco. Devo ammetterlo.
Non sei mai stata così
bella come in questo momento.
Senza rendermene conto
faccio un passo avanti. Uno dopo l’altro, fino ad arrivare di fronte a te.
Afferro la tua mano,
stringendola nella mia.
Ti spingo contro il muro,
premendo il mio corpo contro il tuo.
E mi chino su di te per baciarti.
L’ultimo bacio, prima della fine.
Le tue labbra hanno il
sapore delle lacrime che hai versato.
Le tue guance sono
bagnate e accaldate.
Mi stai uccidendo con
questo bacio, Granger.
La tua lingua nella mia bocca
è veleno, veleno puro. E non
riesco a farne a meno.
Ti stringo a me con un
impeto di passione che non ho mai provato prima.
Voglio averti, Granger,
un’ultima volta.
Devo
averti. Ma tu non la pensi come me.
Come una carezza le tue mani sfiorano il mio petto per fermarsi sulle
spalle.
Fai pressione e mi allontani da te.
Mi fissi con i tuoi occhi
d’oro, colmi di qualcosa che non ho mai visto.
E che non vedrò mai più.
“Se io sono maledetta,
Draco, tu lo lo sarai quanto me.”
Con queste parole ti
Smaterializzi, lasciando solo l’eco di quell’amore bruciante che riluceva nei
tuoi occhi.
Quell’amore che, fino
alla fine, non sei riuscita a reprimere per far posto
all’odio.
Quell’amore che mi ha
bruciato l’anima con un bacio.
E adesso sono qui, Granger, davanti ad una lastra
di marmo bianco su cui è inciso il tuo nome e le date che segnato la tua
nascita e la tua morte.
Perché sei morta, Granger.
Uccisa.
Ti sei uccisa quella
notte, vittima della disperazione.
Ed io, qui, davanti a te, mi sento sporco.
Maledetto.
Perché non ho smesso di pensare a te per un solo istante
da quella sera.
La sera in cui mi hai maledetto col tuo amore.
Tengo in mano un oggetto
babbano. Metallo gelido tra le mie dita.
Sorrido.
Non ho mantenuto la
promessa, Padre.
Ma che senso avrebbe vivere, dopo quello che è successo?
Non era così che doveva
andare, dannazione, no! Non doveva andare in questo modo!
Perché diavolo ti sei uccisa, Granger? Perché?
L’amore fa fare cose folli.
Ma l’amore è follia.
Vivi, vivi d’amore e vivrai
di follia.
Il freddo del metallo di questo oggetto mi ferisce.
Ma mi ferirono molto di più, a quel tempo, le tue
parole.
La maledizione d’amore
che mi scagliasti addosso con la luce che brillava nei tuoi occhi.
Dannazione, Granger, mi
manca tutto di te.
E ti odio per questo, perché mi hai maledetto,
rendendomi incapace di vivere senza la tua presenza al mio fianco.
Senza la tua voce, il tuo sorriso e le tue mani.
Senza te.
Sorrido amaramente.
“Hai vinto, Granger.” alzo il braccio destro.
La punta fredda mi
solletica la tempia –“Ma adesso pareggeremo i conti.”
Un solo colpo, e Draco
Lucius Malfoy cade a terra, privo di vita.
Il corpo steso sulla
lapide della donna che ha ferito, la pistola stretta ancora nel pugno, e il suo
prezioso sangue puro riversato sul bianco del marmo che reca il nome di
Hermione Jane Granger.
Perché una maledizione non è mai a senso
unico.