Ophelia

di keiko86
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologue - Down in the Deep Blue ***
Capitolo 2: *** Chapter 02. Empathy ***
Capitolo 3: *** Chapter 03 - Recovery ***
Capitolo 4: *** Chapter 04. Reality ***
Capitolo 5: *** Chapter 5.0 - Epilogue ***



Capitolo 1
*** Prologue - Down in the Deep Blue ***


Ok, è la prima storia ambientata in questo fandom in cui mi cimento, chiedo scusa in anticipo per gli eventuali errori! ^_^"

Dovrebbe essere una storiellina breve, 3/4 capitoli al massimo....

Sto leggendo il libro (ma non l'ho ancora terminato! XD), ho visto il musical e alcune versioni cinematografiche, nella mia testa (e in questa storia) ho immaginato i personaggi e le ambientazioni mescolando un po' le varie versioni, ad esempio come Jean Valjean ho sempre in mente Hugh Jackman (XD), mentre Javert lo preferisco con l'aspetto che ha nel musical (quello di Philip Quast su tutti!!) con i capelli lunghi e le basettone! *_*

 

Cooomunque...... Ora basta con le sciocchezze, ed ecco la storia:


Chapter 01. Prologue - Down in the Deep Blue

Era ormai da qualche minuto che l'Ispettore Javert se ne stava immobile a fissare la porta di legno scuro dietro alla quale era scomparso poco prima 24601, anzi no, Valjean, la sua personale nemesi, il fuggitivo, il santo..... L'uomo la cui cattura era diventata il suo scopo di un'intera vita.

Lo aveva sorpreso poco più di un'ora prima, all'uscita di una fogna, ricoperto di melma (e di qualcos'ALTRO, a giudicare dal rivoltante olezzo che emanava) che trasportava sulle spalle il corpo apparentemente senza vita di uno di quei ragazzini della barricata; lì l'uomo lo aveva supplicato di lasciargli un'altra ora di libertà per avere la possibilità di portare in salvo il ragazzo esanime, di cercargli un medico o comunque un aiuto.

Si era stupito egli stesso ad accettare senza molti problemi la richiesta accorata di Valjean, anzi (incredibile a dirsi) lo aveva addirittura aiutato, chiamando una carrozza di passaggio e accompagnandolo fin alla dimora del nonno del ragazzo, dove lo avevano lasciato alle cure dei servitori, e infine scortarlo al suo alloggio, in via de l'Homme Armèe 5.

Quì aveva permesso all'uomo più anziano di rientrare, a sbrigare le ultime formalità in sospeso e (probabilmente) a dire addio alla figlia adottiva, asserendo che lo avrebbe aspettato all'uscita, per arrestarlo ufficialmente.

Col passare dei minuti, però, la sua convinzione verso ciò che la legge, e la sua stessa morale, gli imponevano di fare si stava sgretolando come sabbia: come poteva arrestare ora Valjean? Se gli avessero posto il dilemma giusto un giorno prima, ne avrebbe certamente riso; arrestare finalmente, dopo tutti quegli anni quel malvivente era il suo DOVERE, e gli avrebbe certamente portato anche una buona dose di piacere personale!

Ma ora....?

In sole poche ore, quel giorno, le sue convinzioni e certezze erano finite a testa in giù: aveva assistito agli atti di coraggio di quell'uomo, arrivato alla barricata con il preciso obbiettivo di salvare ad ogni costo, e riuscendovi, la vita del giovane amato della figlia senza alcun riguardo per la sua propria sicurezza; inoltre si era anche ritrovato suo malgrado ad avere verso l'ex detenuto addirittua un debito di vita, infatti Valjean dopo aver chiesto ed ottenuto di poter personalmente giustiziarlo per essere una spia, lo aveva invece fatto scappare attraverso una zona nascosta della barricata, senza chiedere nulla in cambio dall'ispettore e anzi, coprendone addirittura la fuga con uno sparo in aria.

Mentre stava così rimuginando, un leggero rumore lo riscosse dai suoi pensieri, facendogli alzare lo sguardo: dalla finestra del primo piano, rischiarato dalla fioca luce di una candela, era apparso il profilo inconfondibile di Valjean, a quanto pareva impegnato ad armeggiare con qualcosa su un ripiano di fronte a sè. Javert si ritrovò a fissare l'altro inebetito per qualche attimo, poi come se avesse ricevuto uno schiaffo si voltò di scatto sui suoi tacchi e si allontanò quasi correndo dall'abitazione, il volto contratto in una smorfia quasi sofferente.

Chi lo avesse scorto in quel momento, avrebbe faticato non poco a riconoscere in quella figura tormentata e rannicchiata l'austero e irreprensibile ispettore Javert, che pallido in volto si dirigeva come trasognato lungo la via, diretto quasi a casaccio verso le rive della Senna.

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Non si era accorto Javert, tuttavia, che con il suo movimento rapido aveva fatto un rumore piuttosto forte raschiando con il piede il selciato, e che dalla finestra socchiusa Jean Valjean, sorpreso, aveva alzato di scatto lo sguardo e aveva notato con perplessità la partenza improvvisa del poliziotto.

Per un attimo liquidò la scena rispondendosi che con ogni probabilità Javert stava andando a chiedere rinforzi, ma poi si era soffermato meglio ad osservare l'altro uomo ed aveva notato il modo strano in cui si muoveva, le spalle abbassate e il passo scomposto, quasi come se questi stesse scappando.

Se ne chiese il motivo.

Rimase alla finestra ad osservare la figura in rapido allontanamento dell'ispettore per un po', poi senza un particolare motivo si sentì come invaso da un senso improvviso di allarme, come un pugno allo stomaco che lo fece quasi piegare in due. Alzò di nuovo gli occhi verso Javert, ormai quasi scomparso in fondo alla via.

"Devo essere pazzo...." Borbottò fra sè, prima di fiondarsi di corsa giù per le scale all'inseguimento dell'uomo che lo avrebbe dovuto arrestare.

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 Nel frattempo Javert si era ritrovato ad attraversare un ponte sopra il fiume, e perso nei suoi pensieri si era fermato circa a metà strada, poggiandosi con i gomiti sopra il parapetto di pietra, sospirando e chiudendo gli occhi grigi per un attimo. Cosa avrebbe dovuto fare ora? Come poteva gestire quel dilemma? Con un fremito si rannicchiò su sè stesso, sbattendo la fronte ed i pugni sul parapetto, in un gesto improvviso di rabbia e disperazione.

"Che devo fare?!" Esclamò con voce strozzata.

Rialzò il volto verso il cielo, quasi a chiedere consiglio alle stelle, ma si ritrovò a fissare solo un vuoto oscuro e freddo.... Spalancò gli occhi, come una scossa gli sembrò di aver ricevuto la risposta su cosa dovesse essere la sua soluzione.

Soffocando un sussulto di paura e posando al proprio fianco il cappello scavalcò il muro di pietra , ritrovandosi seduto su di esso con le gambe sospese sopra le acque scure e rumorose della Senna, lo sguardo appannato a fissare tutto e niente.

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Valjean per un po' aveva perso di vista l'ispettore, ed aveva temuto di non riuscire a raggiungerlo. Si era messo a correre senza più curarsi di fare o meno rumore con i suoi passi sul selciato per non farsi notare, e infine aveva sospirato con un sollievo che lo aveva non poco sorpreso alla vista di Javert fermo su un ponte.

Avvicinandosi però si era accorto immediatamente che qualcosa non andava: l'altro uomo infatti non se ne stava soltanto appoggiato al parapetto, bensì ci si era stranamente seduto sopra, rimanendo pericolosamente in bilico proprio sopra la parte più profonda del fiume.

Si chiese brevemente che cosa stesse facendo, ma notò avvicinandosi l'espressione inquieta di Javert,le sue nocche strette poggiate ai fianchi… Nel complesso l’aria desolata che la sua figura emanava. Fece ancora una manciata di passi, cauto.

Javert sembrò riscuotersi dai suoi pensieri, alzò di scatto il mento chiudendo per qualche secondo gli occhi, e facendo un respiro profondo, quindi si lasciò cadere in avanti.

Valjean sbarrò gli occhi e scattò immediatamente verso l’argine del fiume e raggiungendolo in un paio di falcate e senza nemmeno rendersi conto del grido che automaticamente gli era sfuggito dalle labbra. Udì il rumore del corpo che si scontrava con l’acqua, quindi con il cuore che gli martellava furioso nelle orecchie si lanciò anch’egli in mezzo alla corrente.

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Javert aveva ormai preso la sua decisione. Aveva chiuso brevemente gli occhi recitandosi in testa una preghiera (anche se sapeva bene che per lui non ci sarebbe più stato posto in Cielo dopo quell'atto) ed era scivolato giù dal ponte senza un suono, rassegnato.

"JAVERT! NO!!"

Quell'urlo improvviso gli fece aprire di scatto gli occhi, giusto un attimo prima di toccare la superficie della Senna.

Il tuffo violento nel fiume gelido gli fece fuoriuscire immediatamente tutta l'aria che tratteneva dai polmoni, lasciandolo senza fiato a dimenarsi mentre le acque scure si richiudevano sopra di lui, ricacciò in un angolo il suo primo istinto di raggiungere la superficie ad ogni costo e le mani febbrilmente gli andarono a stringersi il collo, tentando di impedirsi di cercare di respirare e di ingerire così l'acqua.

Tentativo vano.

Mentre l'acqua fredda e salmastra gli riempiva i polmoni e gli bruciava gli occhi, si ritrovò a pensare confusamente che non si aspettava di morire in quel modo, aveva sperato infatti di picchiare magari la testa in qualche roccia e perdere i sensi immediatamente.....

Oh, e com'era ironico che anche ora, alla fine della sua vita, il fantasma di Jean Valjean gli apparisse davanti, la mano tesa verso di lui come per donargli la salvezza eterna. Si concesse un lieve sorriso prima che tutto diventasse nero, finalmente.

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Valjean non aveva pensato due volte prima di affrontare risolutamente le torbide acque della Senna, immergendosi ed allungando alla cieca le mani per cercare di trovare l'ispettore scomparso sotto di esse.

Finalmente dopo alcuni minuti frenetici credette di intravedere la sua forma e preso fiato sparì a sua volta nuotando velocemente in quella direzione, allungando un braccio ed afferrando con una stratta d'acciaio il lembo di una manica di Javert, per poi risalire immediatamente in superficie.

Riaffiorò con un respiro rauco, tirò il corpo inerte del poliziotto sù a sua volta, voltandosi preoccupato a guardarlo; quando l'altro uomo non reagì affatto, continuando a tenere gli occhi chiusi e reclinando mollemente la testa all'indietro contro il suo braccio, pregò in cuor suo che fosse solamente privo di conoscenza e arrancò nuotando a fatica verso la riva cercando di mantenere la testa dell'ispettore fuori dall'acqua.

Infine riuscì a raggiungere la sponda, con un grosso sforzo fece rotolare Javert all'asciutto, per poi trascinarcisi vicino con un gemito.

Per un attimo si ritrovò prono a terra col fiato corto a cercare di ritrovare il respiro, ma poi si riscosse alzandosi in ginocchio di fianco al corpo disteso dell'ispettore; notò che questi non respirava, stava semplicemente immobile sulla sabbia, le labbra che stavano acquisendo un preoccupante colore bluastro.

"Non ti azzardare a morire adesso!" Gridò, iniziando a comprimergli la cassa toracica cercando di rianimarlo, gli occhi selvaggi "Non provarci nemmeno! Maledizione!!"

Era passato qualche altro minuto e stava per entrare nel panico, ma proprio in quella Javert si riscosse all'improvviso, rialzando di scatto il capo e sputando una gran quantità di acqua, tossendo e ansimando violentemente, per poi affondare nuovamente all'indietro gemendo, e perdendo di nuovo immediatamente i sensi.

Valjean, ancora inginocchiato, si ritrovò a fissare leggermente sollevato l'uomo a terra al suo fianco, che ora finalmente aveva ricominciato a respirare da solo, anche se un po' rauco.

Notò poi lo stato in cui entrambi erano: bagnati come pulcini fino al midollo, Javert con i capelli leggermente sciolti e sparsi sul terreno, sè stesso senza una scarpa e la camicia strappata.... Si chiese cosa avrebbe dovuto fare ora per risolvere la situazione.

Per un po' l'unico rumore oltre allo sciabordio tranquillo del fiume fu l'incrociarsi dei loro respiri affannati.

End Chapter 01.

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Capitolo 2
*** Chapter 02. Empathy ***


Chapter 02. Empathy

Jean Valjean se ne stava ancora rannicchiato al fianco dell'ispettore svenuto. Sovrappensiero aveva iniziato a strizzarsi i capelli che gli ricadevano in riccioli umidi sugli occhi, schiarendosi un po' la voce rauca e finendo per tossire leggermente.

Si rendeva conto che non era possibile rimanere ancora per molto sulla sponda limacciosa del fiume, erano entrambi bagnati fradici e l'aria della notte ormai inoltrata non era di certo calda, anzi! Avrebbe preferito che l'altro uomo si fosse ripreso prima di agire, in modo di (provare almeno a) confrontarsi con lui, cercare di capire il perchè di quel suo gesto disperato.... Ma non era proprio possibile, per il momento.

Sospirò, rialzandosi ed afferrando saldamente Javert sotto le spalle e le ginocchia iniziò ad arrancare lentamente per arrampicarsi fuori dalla sponda del fiume, di nuovo sulla strada.

Di fermare una carrozza non se ne parlava nemmeno, non si sarebbe fermato nessuno vista la condizione in cui erano messi i loro vestiti, li avrebbero scambiati per mendicanti....

Così si rassegnò a trasportare l'ispettore a braccia, ritornando a piedi verso casa.

Era arrivato a poco più di metà strada, quando finalmente Javert diede segno di stare per riprendersi, iniziò a muoversi leggermente accoccolandosi un po' di più contro il torace dell'ex ladro, sospirando un poco, forse per cercare un po' di calore residuo.

Sorpreso da quel gesto spontaneo, Valjean abbassò lo sguardo e si ritrovò a fissare un paio di occhi grigi offuscati e confusi.

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Quando Javert tornò in sè, la prima cosa che notò fu che non riusciva a muovere le gambe. Poi che aveva parecchio freddo, ma che c'era qualcosa accanto a lui che emanava un piacevole tepore, ed istintivamente cercò di stringersi di più verso quella fonte di calore inaspettata ma gradita.

Un momento.

Era di un cuore quel battito che udiva sotto l'orecchio? 

In un secondo la confusione che gli regnava in testa sparì, invasa dal ricordo di tutto quello che era accaduto in quella giornata da incubo.

Le barricate.

La prigionia, e Valjean.

Il suo nemico che gli risparmiava la vita.

Le fogne.

Il dilemma.

La disperazione.

Il fiume....

IL FIUME!

L'acqua nei polmoni.

La visione di Valjean che lo afferrava.

Il buio.

Aprì di scatto gli occhi, ormai ben consapevole di esser vivo, e fuori dall'acqua, a giudicare dalle boccate d'aria affannose che stava prendendo in quel momento di agitazione.

La sua attenzione fu catturata in quel momento dalla leggera stretta di una mano che gli stava sorreggendo la schiena, seguì con lo sguardo il braccio e alzando il capo fissò sopra di sè il viso di Jean Valjean, apparentemente fradicio, con i capelli gocciolanti e gli occhi verdi stanchi ma luminosi.

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- V-Valjean?- Fu il sibilo fioco che l'ex forzato si sentì rivolgere dall'ispettore, che lo stava guardando con aria esausta ancora poggiato con la guancia contro il suo petto, gli occhi sgranati come un cervo illuminato da un faro.

- Ispettore? State meglio?- Chiese pacatamente, rivolgendogli un sorriso bonario anche se leggermente di scusa.... Dopotutto in quel momento lo stava trasportando sorreggendolo in braccio come un bambino, immaginò anche che nonostante tutte le sue buone intenzioni questo di per sè per l'altro fosse quasi un'insulto, o comunque qualcosa di terribilmente imbarazzante....

- Io... Uh... Ma cosa....?- La conferma gli arrivò quando Javert sembrò finalmente rendersi conto della sua posizione, ed arrossì fino alle orecchie, abbassando lo sguardo. - Dannazione, che state facendo?! Possibile che anche anche quando sono io a volere la morte arrivate di nuovo voi ad interferire, 24601?- Esclamò questi, forse con un tono troppo aggressivo causatagli dall'essere scattato immediatamente sulla difensiva.

A quelle parole caustiche tutta l'espressione conciliante di Valjean si dissolse, e rivolse all'ispettore uno sguardo duro e accusatorio, socchiudendo gli occhi e interrompendo i suoi passi immediatamente, fermandosi in mezzo alla strada.

- Ora, ispettore. Non so che idea voi vi siate fatto di me, ma non credo personalmente d'essere il tipo d'uomo che alla vista di qualcuno gettarsi da un ponte se ne resti impassibile senza far nulla.... - Sospirò pesantemente, per poi continuare in tono amaro - Ma che dico? Ovviamente voi pensate questo. Mi avete sempre considerato null'altro che un criminale.... Me ne duole, ma ormai non credo ci sia più nulla che io possa fare per convincervi del contrario, nemmeno salvarvi la vita. -

Javert a quelle parole si sentì sprofondare. Sì, il suo parere era sempre stato "Una volta criminale, per sempre criminale", ma ora, dopo tutto quello che l'altro aveva fatto, dopo il profondo turbamento che l'aveva spinto addirittura a volerla fare finita.... Si rendeva conto di come lui stesso a causa dei suoi pregiudizi non avesse fatto altro che rovinare la vita a quell'uomo... E chissà a quanti altri.... Fu di nuovo invaso da quel senso di vergogna profonda, di disperazione... Incapace ormai di continuare a reggere quel peso tutto quello che potè fare fu semplicemente nascondere il viso contro i lembi bagnati della camicia di Valjean, soffocando un sospiro che sembrò quasi un singhiozzo.

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Di suo, Valjean si era rivolto in quel modo duro al poliziotto a causa di un'ondata di rabbia e frustrazione che lo aveva travolto al sentirsi apostrofare di nuovo 24601.

Se ne pentì quasi immediatamente, si era accorto che l'altro non era del tutto stabile (aveva appena cercato di suicidarsi dopotutto) e a giudicare dal sussulto che gli aveva provocato doveva averlo ferito più di quanto intendesse.

Fu comunque sorpreso dall'azione successiva di Javert, si era aspettato di ricevere magari una risposta tagliente, o essere colpito da un pugno, o magari che l'altro non gli parlasse più.... Mai poteva immaginare che l'ispettore semplicemente nascondesse il viso contro di lui, singhiozzando silenziosamente, scosso da tremiti.

- Ispettore...? Io... Mi dispiace, non avrei dovuto dirlo! 

- No.... No! Avete ragione. Diamine, avete tutte le ragioni del mondo! - Fu la risposta ovattata che l'altro gli diede, per poi rialzare la testa verso di lui, ma senza incontrare il suo sguardo - A me dispiace, con la mia sciocca ostinazione non ho fatto altro che rovinarvi la vita per tutti questi anni.... Dovevate lasciarmi affogare, Valjean... Sarebbe stato meglio per entrambi: voi sareste stato di nuovo un uomo libero, e io, anche se in modo codardo, avrei potuto sfuggire a questo rimorso che mi stringe il petto... - Sospirò amaramente, la voce roca e spezzata dai singhiozzi - Anche se la sua stretta è così forte che penso, e spero, basti da sola a tagliarmi il fiato e a concedermi l'oblio che tanto anelo! - Concluse, sempre evitando gli occhi dell'ex forzato, ignaro dei rivoli scintillanti che silenziosi gli rigavano le guance leggermente arrossate.

Valjean era rimasto interdetto, una persona dura, irreprensibile ed orgogliosa qual'era Javert.... Che ora stava letteralmente andando in pezzi fra le sue braccia, in lacrime.... Non sapendo cosa fare a quel proposito, e temendo di offendere l'uomo, preferì semplicemente cercare di calmarlo strofinandogli leggermente la schiena con la mano, sussurrandogli qualche sciocchezza di conforto.

Per qualche minuto Javert continuò a piangere senza un singolo suono, coprendosi il volto con le mani per cercare di nascondersi, imbarazzato. Poi finalmente sembrò calmarsi, tornando a guardare Valjean con gli occhi gonfi ed arrossati.

- Vi prego, Monsieur. Non merito la vostra generosità, nè il vostro perdono. Lasciatemi quì, non procedete oltre... Io sparirò dalla vostra vita, e voi non avreste più di che temere, vi giuro che non più dovrete guardarvi alle spalle temendo l'ispettore Javert! Ve lo giuro...

- E come? Volete dimettervi? Cambiare giurisdizione? - A quella domanda acuta l'ispettore distolse di nuovo gli occhi, arrossendo - No... Voi vorreste tentare di nuovo di togliervi la vita, non è così?

Silenzio.

- E' quello che pensavo. Ascoltate Javert, capisco che in questo momento vi sentiate in colpa e che vogliate espiare in qualche modo, ma non posso e non voglio lasciare che voi buttiate via così la vostra vita! Ci sarà sicuramente un'altra soluzione!

- I-io... Ma voi... Perchè? - Chiese l'altro con voce rotta. Valjean gli rispose solo con un sorriso conciliante, portandolo a sospirare in rassegnazione, consapevole che l'altro non lo avrebbe veramente abbandonato lì, nemmeno se l'avesse costretto a farlo.

- Soluzione, avete detto... Quale s-soluzione intendete?

- Ancora non lo so... - Rispose l'ex carcerato, sorridendo, per poi notare come i tremiti del poliziotto tra le sue braccia si fossero intensificati parecchio. Inizialmente li aveva liquidati come una conseguenza del conflitto interiore dell'altro, solo ora sembrò ricordarsi che entrambi fossero completamente bagnati e notò di essere egli stesso percorso da brividi. Si schiarì la voce leggermente.

- Ah! Ma voi state tremando, ispettore! Direi di continuare la questione quando saremo entrambi al caldo e all'asciutto. Vi accompagno a casa mia, ormai non è rimasta molta strada, che ne dite?

Javert non gli rispose, semplicemente posò di nuovo il capo contro il suo petto lasciandosi trasportare in braccio. Si disse che era per non rischiare che le sue ginocchia non lo reggessero, ma nel suo cuore sapeva che stava soprattutto cercando una qualche forma di conforto in quella specie di abbraccio.

Se Valjean notò questo, saggiamente preferì non commentare.

End Chapter 02.

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Capitolo 3
*** Chapter 03 - Recovery ***


Chapter 03.Recovery

Dopo aver passato alcuni minuti in uno scomodo silenzio (Javert, ancora tra le braccia dell'ex forzato, diveniva sempre più imbarazzato di secondo in secondo aveva le labbra serrate, e lo sguardo abbassato ostinatamente, mentre Valjean ogni tanto avrebbe voluto iniziare una conversazione, ma gli bastava un'occhiata al poliziotto per rinunciare) i due si ritrovarono daccapo di fronte all'ingresso dell'appartamento di Rue de l'Homme Armè 7.

Javert sospirò "D'accordo, Valjean. Fatemi scendere, ora, non pensate nemmeno un istante di trascinarmi in casa vostra in questo modo!"

"Ispettore? Non mi sembravate contrario, un attimo fa..."

"Un attimo fa è un attimo fa, per l'appunto!" Ribadì Javert, divincolandosi e riuscendo da sè a ritornare con i piedi per terra. Valjean si concesse un leggero sorrisetto.

"State arrossendo, credo. Siete forse imbarazzato?"

"Certo che no. E'.... Ecco, è solo il freddo!" Rispose secco l'altro, ma con suo orrore arrossì ancora di più, mentre il sorriso di Valjean si faceva più largo.

"Siete imbarazzato. E va bene.... Ma non preoccupatevi, non c'è nessuno quì. La domestica sarà tornata a casa sua ormai ore fa, ci sono soltanto io, e nulla di questo mi imbarazza, lo avrete capito da voi ispettore!"

Lo sguardo che Valjean ricevette a quel punto da un Javert rosso in volto come un pomodoro maturo, avrebbe potuto incenerirlo.

"No, eh? Vi siete dimenticato di vostra figlia?!" Esclamò ironicamente, al chè l'uomo più anziano rispose con un'espressione conciliante che non c'era di cui preoccuparsi, la sua cara Cosette era nella sua stanza addormentata, non ci sarebbe stato alcun problema.

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Javert sospirò di nuovo, ma accettò riluttante di seguire l'ex detenuto in casa sua, ancora tremando leggermente dal freddo.

Una volta all'interno si soffermò per qualche istante sulla soglia, guardandosi attorno e notando l'arredamento raffinato e squisitamente curato dell'appartamento, e non potè inconsciamente non paragonarlo al suo, con solo i mobili prettamente necessari, nessun confort e uno stile decisamente spartano ed essenziale, scelto non per povertà ma bensì a causa del suo poco interesse anche solo all'oziare in casa, avendo il vizio di passare ogni suo minuto libero al distretto di polizia a riordinare gli elementi di qualche caso, studiarsi gli indizi o a redigere rapporti.... Praticamente faceva uso della sua abitazione prettamente come luogo dove dormire, e neanche sempre visto che si era trovato numerose volte ad addormentarsi alla sua scrivania al distretto.

Era così perso nei suoi pensieri che quasi non si accorse del ritorno di Valjean fin quasi quando questi non gli comparve dinnanzi, le braccia cariche di abiti e coperte, sorridente.

"Ecco quì, ispettore. Vi ho portato coperte in abbondanza con cui potrete asciugarvi, e questi sono degli abiti asciutti da indossare. Mi dispiace non aver trovato qualcosa di più consono, ma c'era troppa urgenza per cercarne di migliori, vogliate scusarmi." Detto questo l'uomo poggiò il mucchio sul divano della sala, guidando poi Javert all'interno con una delicata spinta alla spalla con una mano, non volendo innervosirlo.

"Se permettete vado a cambiarmi anch'io, vi lascio alla vostra privacy ispettore. Fate come se foste a casa vostra!" E sparì su per le scale, silenzioso come un gatto.

Javert si concesse un breve sorriso ironico.

"Mpfh. Privacy ha detto." 

Si ritrovò a pensare che questa ai detenuti di Tulon non venisse data affatto... Tutta qulla cura da parte di Valjean lo spiazzava e confondeva, si sarebbe aspettato di tutto da un uomo contro il quale aveva sempre imposto rigidamente la sua autorità durante gli anni di prigione, che aveva egli stesso braccato per anni senza tregua.... Ora che si ritrovava vulnerabile e sottomesso nelle sue mani avrebbe potuto (e dovuto) aprofittarne per vendicarsi, fargli scontare tutti quegli anni di sofferenza e odio, e invece.... Invece....

"Ma ispettore! Siete ancora così?!" Fu il commento improvviso che lo riscosse dai suoi pensieri.

Si voltò di scatto per notare Jean Valjean tornato di nuovo all'ingresso della sala con i piedi scalzi e indosso un abito diverso, una camicia sciolta e dei pantaloni semplici, i capelli leggermente umidi che stava frizionando con un panno, che lo stava osservando con aria interrogativa.

"Che state facendo? Non vi cambiate?" Chiese questi, avvicinandosi di un paio di passi mentre Javert lo fissava come trasognato "Ispettore state ancora tremando, non vorrei sembrarvi scortese, ma siete fradicio, così vi prenderete qualche malanno!"

Il poliziotto sbattè in risposta le palpebre confusamente, quindi abbassò lo sguardo su di sè e sembrò finalmente accorgersi del suo stato, e che a forza di essersene rimasto immobile per tutto quel tempo aveva ormai creato una piccola pozzanghera ai suoi piedi, sulla moquette. Arrossì per l'ennesima volta.

"Io.... Mi dispiace... Ho bagnato tutta la vostra tappezzeria...." Mormorò, imbarazzato. Valjean scosse la testa bonariamente facendosi vicino.

"Non preoccupatevi per questo. Ecco, sedetevi quì vicino al camino, vi prendo la coperta." Gli rispose, guidandolo nuovamente con la mano sopra i cuscini del divano, sui quali l'altro si sedette docilmente, quindi raccolse un paio di coperte e gliele avvolse sulle spalle con cura, frizionandogli leggermente la schiena per aiutarlo a scaldarsi. Javert non riuscì a reprimere un brivido ben visibile, ma ormai non era più affatto sicuro se fosse causato solo dal freddo o dal suo sconvolgimento emotivo, e preferì evitare di chiederselo, per il momento.

Si limitò ad allungarsi un po' più vicino al fuoco, sospirando e godendosi il piacevole calduccio per un po'.

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Valjean vedendo che l'ispettore sembrava a posto, finalmente, uscì nuovamente con la scusa di preparare un the caldo, magari, in modo da permettere all'uomo più giovane di cambiarsi gli abiti in tranquillità.

Quando tornò nel salone dopo una ventina di minuti, in mano un vassoio con due tazze fumanti sopra, si concesse un sorriso alla vista che gli si parò davanti: l'ispettore Javert, con indosso uno dei suoi pigiami, che data la differenza sostanziale della loro corporatura (massiccio e imponente Valjean, alto e sottile Javert) era troppo grande per lui di parecchio e che gli dava un'aria quasi da ragazzino, di nuovo avvolto nel mucchio di coperte soffici e raggomitolato del tutto sul divano, profondamente addormentato con il viso affondato ad uno dei cuscini e con un braccio mollemente gettato verso il pavimento.

Si sorprese a provarsi quasi intenerito nei suoi confronti, in quel momento, e poggiato il vassoio su un tavolinetto nelle vicinanze attento a non fare il minimo rumore, si avvicinò all'uomo e gli sistemò uno dei lembi della coperta di nuovo sopra le spalle, per poi sedersi tranquillamente sulla poltrona lì a fianco ed aprire un libro, attendendo il suo risveglio.

Prima di immergersi completamente nella lettura non potè fare a meno di constatare sorridendo di come nel sonno il viso dell'ispettore fosse davvero sereno e rilassato.

End Chapter 03.

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Capitolo 4
*** Chapter 04. Reality ***


Ok, è ora direi di mostrare un po' la situazione dagli occhi di qualcun altro... Ed è il momento per un altro, doveroso, confronto... Immagino tutti avranno capito di chi sto parlando! XD


Chapter 04. Reality

Cosette tutto si sarebbe aspettata, quella mattina, tranne lo spettacolo che le si presentò davanti agli occhi quando entrò in salotto...

Dapprima notò suo padre arroccato su una delle poltrone, la testa piegata all'indietro ed un libro abbandonato sulle ginocchia capovolto, vestito con degli abiti da casa ormai piuttosto spiegazzati.

Poi si accorse di quello che a prima vista le sembrò un cumulo di coperte ad occupare il divano.

Avvicinandosi incuriosita scoprì con non poca meraviglia che a far capolino da sotto la trapunta vi era un uomo che non aveva mai visto, con capelli lunghi raccolti in una coda parzialmente sciolta e l'aria austera, arricciato alla meglio sul divano in posizione fetale, le gambe evidentemente troppo lunghe rispetto al suo giaciglio improvvisato raccolte contro il corpo.

Si chiese chi fosse, ma notando che sembrava fosse giusto leggermente più giovane di suo padre pensò fosse un suo amico (si accorse anche di due tazze di the abbandonate sul tavolino, ormai irrimediabilmente fredde), e sapendo quanto questi fosse schivo alle sue domande curiose sulla propria vita privata lasciò cadere la questione con un'alzata di spalle.

Ormai si era abituata alla sua riservatezza, non ci faceva quasi più caso.

Entrambi erano profondamente addormentati, ed avevano un'aria piuttosto arruffata ed esausta (per esempio suo padre dava proprio l'impressione fosse crollato dalla stanchezza mentre stava leggendo), quindi preferì uscirsene dalla stanza in punta di piedi con un sorriso, diretta nelle cucine per preparare una bella colazione per tutti e tre.

Ritornò poco dopo, sorseggiando tranquillamente una tazza di latte caldo e chiedendosi in cuor suo cosa fosse accaduto il giorno precedente, preoccupata. Anche se era in casa aveva udito distintamente e con non poco spavento il rumore degli spari che risuonavano per tutta Parigi, non sapeva ovviamente che il suo amato Marius avesse preso parte alle rivolte nè della bruttissima fine che i suoi amici avevano avuto e che lui stesso fosse scampato alla morte per un soffio, ma provava in ogni caso un deciso senso di inquietudine, come se avesse un brutto presentimento.

Era rimasta sempre dentro l'appartamento, ma si era accorta che suo padre sembrava fosse sparito durante la notte precedente, e questo l'aveva terrorizzata non poco, lasciandola da sola a struggersi su dove l'uomo fosse andato, nonostante il pericolo concreto di incappare in una sparatoria.

Quindi fu non poco l'ovvio sollievo che provò quando lo rivide addormentato in poltrona, quel mattino. Quello che la ragazza non sapeva era che suo padre fosse andato di persona alle barricate, ignorava tutto il discorso della lettera disperata di addio del ragazzo, della corsa disperata di Valjean al suo salvataggio, del suo viaggio attraverso le fogne della città e di come l'uomo avesse anche salvato quello che a tutti gli effetti era il suo persecutore non una ma due volte, e che lo stesso poliziotto fosse proprio la persona che in quel momento dormiva placidamente sul loro divano della sala.

Fu in quel momento che si accorse del foglio accuratamente ripiegato poggiato in bella vista sopra il tavolinetto in legno affianco alla porta d'ingresso, e notandovi scritto sopra il proprio nome si avvicinò e lo afferrò aprendolo, ed iniziando a leggere quella lettera.

A poco a poco la sua espressione si fece sempre più turbata.


Entrambi gli uomini furono svegliati improvvisamente pochi minuti dopo da un forte rumore di cocci rotti, ed essendo da sempre abituati a dormire costantemente sul chi vive, reagirono forse fin troppo bruscamente.

Valjean sobbalzò spaventato finendo per scivolare giù dalla poltrona con un grido sorpreso, mentre Javert scattò a sedere come una molla, rimanendo intecciato però con le coperte e scalciando come un lupo in trappola, mentre nella confusione dall'essere ancora mezzo addormentato credette di essere sotto un qualche tipo di attacco criminale.

- Oof! Che male!

- Maled... Ma che...?!

Quando poi riuscirono a rendersi conto finalmente dei loro dintorni, quasi contemporaneamente si accorsero della ragazza poggiata al muro dinnanzi a loro.

Cosette sembrava una statua di sale; impallidita teneva con una mano tremante la lettera scritta da suo padre ormai accartocciata, mentre la tazza che stava reggendo poco prima le era scivolata dalle dita intorpidite finendo in terra e schiantandosi in mille pezzi, diffondendo sul pavimento una pozzanghera di latte.

Osservava immobile i due uomini senza dire una parola.

Javert la fissò dapprima sorpreso, non avendola mai vista di persona ci mise un po' a capire che quella fosse la figlia della prostituta morta tanti anni prima e di cui Valjean si era preso cura, ma poi notando l'incrociarsi di sguardi fra lei e l'ex forzato comprese.... Rimase dunque immobile ancora seduto fra le coperte, osservando le reazioni dei due.

L'ispettore vide l'altro uomo impallidire non appena posò gli occhi sul foglio tra le mani della ragazza, e che poi tornò a fissarla boccheggiando come un pesce, senza trovare la forza di dirle nulla.

Da parte sua, Valjean dopo un primo attimo di confusione, ed il successivo imbarazzo dall'essere scoperto dalla sua amata figlia a dormire in poltrona accanto all'ispettore Javert, si accorse dell'espressione sconvolta della giovane, e della sua lettera aperta.

Sbiancò.

Se n'era completamente dimenticato.

Quella era la sua lettera di addio a Cosette, che aveva scritto d'impeto la sera prima, disperatamente, mente era ancora convinto che l'ispettore lo avrebbe arrestato da un momento all'altro.... Lì l'avvertiva che il suo amato Marius era in salvo nella dimora di suo nonno, che non doveva più essere in ansia per lui... Ma vi aveva anche confessato infine a cuore aperto tutta la sua storia come ex carcerato, in fuga da anni ed anni, dei suoi continui cambiamenti di nome, di come aveva sempre vissuto nel costante timore di venire scoperto e portato in galera... Di come si scusava con lei di averle sempre taciuto tutto ciò per paura di perderla o turbarla, e della sua profonda vergogna per questo.

Si aspettava però che la ragazza avrebbe letto quel suo addio solo una volta che lui non ci fosse stato più, sapeva che le avrebbe spezzato il cuore ma avrebbe infine saputo la verità, era un suo diritto che le aveva sempre negato.... Ma non aveva mai avuto il coraggio di dirglelo a voce, così sarebbe spettato a quella lettera informarla, senza che lui vedesse la sua espressione distrutta.

Una volta che la situazione con Javert si era evuluta in una direzione totalmente diversa ed inaspettata, però, aveva per un momento pensato di farla sparire, sollevato che non avrebbe dovuto abbandonare più la ragazza... Ma poi non vi aveva pensato più, ed ecco che Cosette la scopriva nonostante tutto.

Terrorizzato dall'aspettativa di un confronto diretto e di una dovuta spiegazione che però non sapeva come dare, si limitò a fissare la figlia adottiva senza fiatare, irrigidito, ancora seduto a terra di fianco della poltrona.

Alla fine fu la stessa Cosette, ancora profondamente scossa, a spezzare quel silenzio teso come una corda:

- Papà...? Padre...? Ma tutto questo... Tutto quello che mi avete scritto... E' vero? Siete un latitante? Jean Valjean?

Valjean continuò a guardarla senza parole, poi si schiarì nervosamente la gola, rispondendole con voce rotta:

-Mia cara figl... Cosette. - Si corresse all'ultimo secondo, non essendo più sicuro se la ragazza lo avrebbe accettato ancora come suo padre - Io... Sì, mi dispiace che tu lo sia venuta a scoprire così, ma quello che ho scritto su quella lettera è tutto vero. Sì, io sono un criminale, il mio vero nome non è Ultime Fauchelevent, ma Jean Valjean.... Sono in fuga dalla giustizia ormai da circa 20 anni, e non ti ho mai detto nulla, me ne vergogno profondamente, ma volevo risparmiarti un dolore....

- Voi...

- Ti ho scritto quella confessione in un momento di disperazione, ero convinto che mi restassero giusto pochi momenti di libertà e per una volta ho cercato di essere onesto con te. E mi imbarazza ancora di più ammettere che avrei di certo distrutto quel foglio, se me ne fossi ricordato.... Ma in fondo è meglio così, e tu sei infine venuta a conoscenza di tutto, delle mie menzogne e colpe... Mi dispiace, in ogni modo se tu non mi vorrai più nella tua vita non posso che comprenderti, non mi merito altro che il tuo giusto risentimento, e mi basterà una tua parola e me ne andrò per sempre, sparirò... E sarai libera di proseguire il tuo cammino al fianco di quel ragazzo che ami, senza la mia presenza inopportuna...

 

Prima che Cosette potesse replicare alcunchè, fu inaspettatamente Javert ad intromettersi nella conversazione:

- Come al solito, Valjean, raccontate le cose omettendo un sacco di particolari!

Gli altri due si girarono sorpresi a guardarlo, mentre l'ispettore si rivolse risolutamente a Cosette:

- Mademoiselle, quello che vostro padre ha così incautamente dimenticato di dirvi è che da anni ormai ha totalmente cambiato vita, quello che un tempo era un vero e proprio criminale si è mutato del tutto in un uomo in odore di santità. Nel suo periodo come sindaco non ha cercato che il bene di tutti quelli che aaveva sotto di sè, che l'avervi cresciuta ed amata come sua è una sacrosanta promessa che fece a vostra madre sul suo letto di morte.... Lo so, ero lì a testimoniarlo.... Che giusto un giorno fa è coraggiosamente andato alle barricate con l'intenzione di salvare da morte certa il vostro amato, c'è riuscito, e nel mentre ha salvato anche me che ero stato scoperto e imprigionato come spia da quegli stessi giovani rivoluzionari.... Ha inoltre trasportato di peso quel giovane attraverso le fogne, lo ha messo al sicuro da suo nonno e infine si è arreso spontaneamente lasciandosi arrestare, e mi ha nuovamente salvato la vita, senza curarsi della sua propria sicurezza personale.... Pochi altri uomini lo avrebbero fatto, devo ammetterlo!

Davanti a quell'arringa così appassionata ed inattesa, Valjean rimase colpito, limitandosi a sussurrare il nome del poliziotto:

- Javert... Io....

Cosette a quel nome sgranò gli occhi, nella comprensione.

- Javert! Voi dunque siete l'ispettore Javert, colui che ha cacciato mio padre per tutti questi anni?!

L'ispettore abbassò il viso, sospirando.

- Sì, mademoiselle. Dite bene. Ho perseguitato Valjean per molti anni, ingiustamente. Non mi merito che il vostro odio e disprezzo. E mi vergogno ad affermare solo ieri ho aperto gli occhi e mi sono finalmente reso conto di come avessi così profondamente torto... Volevo espiare tutto ciò, pagare le mie colpe... E quindi....

Valjean lo interruppe bruscamente:

- Sì, volevate espiare, e quindi avete cercato di uccidervi! Sia chiaro, ispettore, so che ieri eravate scosso e sconvolto, ma non vi perdonerei mai se cercherete nuovamente di suicidarvi!

Cosette durante quel discorso era rimasta muta e sorpresa ad ascoltarli, vedere quei due uomini imponenti così scossi ed entrambi profondamente rammaricati da tutta quella situazione l'aveva colpita.

Si sorpese a sorridere dolcemente, sentendo dentro di sè la spinta a volerli rassicurare a tutti i costi.

- Papà, non dovete temere. Sì, devo ammettervi che leggere la vostra lettera, e scoprire il vostro passato così bruscamente mi ha fermato il cuore, per un attimo, ma non per questo smetterò di amarvi, nemmeno per secondo dovete pensare che vi permetterò di abbandonare la mia vita! Voi per me siete e rimarrete sempre il mio amato padre, non c'è modo che io possa odiarvi o disprezzarvi... Quello che siete stato per me, l'uomo che mi ha salvata, accudita, amata e cresciuta... Vale di più lui che tutto quello che siate stato in passato!

Si voltò quindi verso Javert:

- E voi, ispettore... Ho saputo come avete perseguitato mio padre per tutto questo tempo, di tutto quello che gli avete fatto... Ma sto anche vedendo come siete così evidentemente dispiaciuto e scosso in questo momento, e so che se avete perfino cercato di porre fine alla vostra stessa vita siete davvero rammaricato e pentito per tutto questo... Come potrei mai odiarvi, monsieur?

Entrambi gli uomini si sorpresero a guardare con soggezione quella ragazza, che con quelle poche e delicate parole sagge li aveva saputi risollevare e confortare più che qualsiasi altra cosa.

End chapter 04.


Sì, ho inserito Cosette in questo capitolo, era doveroso che meritasse una spiegazione, anche perchè non era verosimile si alzasse la mattina dopo trovando Javert a dormire sul divano e non si stupisse minimamente di quello sconosciuto comparso all'improvviso come la fatina di zucchero! XD

BTW, Cosette per me ha l'aspetto di Amanda Seyfried, la trovo praticamente identica alla Cosette che mi sono sempre immaginata fin da piccola (quando lessi di lei in un adattamento dei Miserabili per bambini, che comprendeva soltanto la sua storia e quella di Gavroche)!

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Capitolo 5
*** Chapter 5.0 - Epilogue ***


E siamo arrivati alla fine di questo raccontino! T_T

Chapter 05. Epilogue

Come dicevamo, alla giovane Cosette erano bastate poche parole affettuose, cariche della sua dolce ingenuità e del suo profondo affetto per il padre, ma era riuscita a sistemare così una situazione tesa, complicata.... Con una semplicità disarmante.

Da quel momento meraviglioso in cui finalmente Valjean fu liberato dal peso della menzogna, e potè infine gioire per la prima volta dopo tanti anni di poter presentarsi davanti alle persone care senza timore, nè con quel senso di colpa che il dover sempre nascondere la verità gli causava, era passato ormai diverso tempo.

Nel frattempo la sua adorata figlia si era dapprima fidanzata con il giovane Marius (ormai completamente rimesso dagli infortuni), poi i due ragazzi, con la benedizione sia del nonno di Marius sia di Valjean stesso avevano deciso di sposarsi.

Era stata la stessa Cosette a convincerlo a rivelare al proprio fidanzato fin da subito il suo passato, lo aveva fatto con non poca titubanza, ma fortunatamente il ragazzo non appena ebbe appreso di trovarsi dinnanzi all'uomo che aveva salvato la sua vita gli si era semplicemente inginocchiato davanti e gli aveva baciato le mani, grato.

Anche per Javert le cose si andavano a poco a poco risolvendo: tutto il caos che gli era andato a gravare la mente, a tal punto da spingerlo a tentare il suicidio, ed il profondo rammarico che provava verso l'ex forzato a causa di tutte le ingiustizie che gli aveva causato, andavano scemando, anche grazie proprio all'altro uomo, ed alla sua mite ostinazione.

Infatti l'ispettore aveva cercato di andarsene immediatamente, quella mattina, subito dopo aver trascorso l'intera colazione in un silenzio imbarazzato e fissando ostinatamente il proprio piatto, ma lanciando di tanto in tanto uno sguardo di sottecchi a Valjean e a Cosette.

Si era scusato con i due, ed aveva balbettato goffamente a proposito di tornarsene al lavoro, o forse a casa sua, o forse, ehm, ehm.... Tutto questo per mascherare semplicemente la sua confusione, a quel punto.

Inutile dire che Valjean se n'era accorto, e prima che riuscisse a defilarsi gli aveva gentilmente posato una mano sulla spalla, e con poche parole lo aveva invitato a rimanere con loro ancora un po', almeno per essere sicuri che non avesse contratto un raffreddore.

Poi il giorno dopo lo aveva convinto ad accompagnarli a casa del nonno di Marius per visitare il giovane, e che a Cosette avrebbe fatto così piacere.

Poi gli aveva chiesto se sapeva giocare a scacchi. La partita era durata ore, e fuori era ormai tanto buio...

Poi, anche se ormai aveva fatto ritorno al proprio alloggio, ed al suo lavoro, lo aveva invitato per la cena.

Poi se l'era trovato davanti all'uscita dalla Centrale di Polizia, e lo aveva accompagnato fino a casa chiacchierando amichevolmente. Stavolta lo aveva invitato lui a cena, ed avevano cucinato insieme.

Poi Valjean lo aveva invitato ad una passeggiata mattutina.

Poi ai giardini.

Poi in campagna a pescare.

Poi gli aveva chiesto di dargli una mano ad accudire il suo giardino.

Poi aveva iniziato a piombargli continuamente tra i piedi in Centrale, ogni volta con una sciocchezza tra le mani, senza curarsi minimamente della curiosità divertita dei colleghi alla vista di un "amico" di Javer-Orso. Ormai aveva il suo ufficio pieno di quadretti, calendari, orologini, portapenne, fermacarte....

Poi lo aveva convinto a dargli qualche lezione di equitazione.

Insomma, lo fregava ogni volta, e con mille scuse diverse trovava sempre il modo per trascorrere del tempo insieme.

Questo inizialmente aveva irritato parecchio Javert, che da sempre era solitario e scontroso, ma ormai si era scoperto ad iniziare a godere di tutta quell'attenzione, al solo pensarci provava un calore strano al petto, l'ostinazione del più anziano lo faceva sentire, in un certo qual modo, curato. Importante. Protetto.

Gli piaceva.

Ormai non protestava più, anzi, quella volta che lo aveva trascinato ad accompagnare Cosette dalla sarta per la prova dell'abito da sposa, si era ritrovato anche a sorridere divertito alle affettuose battute che Valjean lanciava alla figlia.

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E tutto questo infine li portava a dove si trovavano ora.

Seduti su una panca di legno in chiesa, ad assistere al matrimonio tra Cosette e Marius, di fianco a Monsieur Gillenomand, il nonno del ragazzo.

Era una cerimonia semplice, e non c'era alcun testimone di nozze: Marius aveva perso tutti i suoi amici sulle barricate, non voleva sostituire nessuno di essi, e per rispetto dietro ai due promessi erano semplicemente state poste due sedie vuote.

Valjean aveva tenuto duro il più a lungo possibile, aveva scortato la figlia all'altare camminando lungo la navata con uno sguardo orgoglioso... Ma ora, che gli anelli erano scambiati, si era lasciato andare piagnucolando miseramente sulla spalla di uno Javert metà imbarazzato e metà divertito da quella scena.

- Su, Valjean, stai facendo una scenata. Ci stanno guardando tutti!

Sussurrò l'ispettore, con un sorrisetto, battendogli goffamente la mano sulla schiena in un tentativo per calmarlo.

- Mi dispiace... - Borbottò l'altro, rialzando il viso con gli occhi gonfi di lacrime ed asciugandosi il naso col dorso della mano, finendo però per fare un pasticcio infernale. Javert si concesse una risata, e gli allungò un fazzoletto che aveva in tasca.

- Sù, sù... Quasi non ti riconosco più, così ti rovini la reputazione, vecchia volpe... E datti una pulita! - Rise di nuovo, quando l'ex forzato si soffiò il naso rumorosamente, borbottando delle scuse.

Sull'altare, finalmente, i novelli sposi si stavano scambiando un bacio.

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Dopo la cerimonia era accaduto anche un altro fatto.

A sorpresa si erano presentati quei truffatori incalliti dei Thenardiér, imbucandosi tra gli invitati alla festa, e con una gran faccia tosta avevano pensato bene di andare a rivelare al giovane Marius la verità sul temibile criminale Jean Valjean....

Peccato che: uno, la verità ormai la si sapeva, e da parecchio.... Due, lo stesso Valjean fosse ovviamente presente e si fosse OVVIAMENTE arrabbiato... E tre, alla festa c'era anche un ben noto ispettore....

Il buttare fuori quei due fu scontato, come anche la manciata di pugni che l'uomo si beccò da parte dello sposo e del suocero... E il vaso che la moglie si prese in testa da parte di una furiosa Cosette...

E l'essere quindi ammanettati ed arrestati entrambi da Javert, con un biglietto di sola andata per la Centrale di Polizia, fu solo la ciliegina sulla torta.

Quella stessa sera, un Valjean visibilmente esausto (e forse anche un po' ubriaco) fu praticamente trascinato di peso in casa dall'ispettore.

Il vecchio per tutta la giornata aveva alternato momenti di felicità estrema ed orgoglio per la figlia finalmente sposa a momenti di pura e patetica emotività, scoppiando a piangere a più riprese, morendo d'imbarazzo.

Questo lo aveva dapprima divertito, ma poi si era sentito dispiaciuto con lui, capiva che stava temendo di perdere definitivamente Cosette, e come avesse paura della solitudine.

Decise che per una volta avrebbero invertito i ruoli, toccava a lui stavolta far sentire l'altro che non era solo, nè abbandonato. Che comunque qualcuno per lui ci sarebbe stato, a qualunque costo.

- Ti va un po' di the, Jean?

Lo sguardo grato che ricevette lo ricompensò più di mille distintivi.

 

End Epilogue.

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Ok, So this is the end. XD

Sono contenta di averla finita, mi sono affezionata a questa storiellina!^^

Mi sono affezionata anche al fandom (Javert! **) e sto già mettendo in cantiere una nuova Short-story, su Jean, Javert e Cosette bimba.

BTW, Marius lo reputo un personaggio piuttosto scemotto (da piccola lo adoravo, ma dopotutto nel libro che avevo letto, con solo la storia di Cosette fino al matrimonio, era semplicemente il figo di turno... Tipo Erik della Sirenetta) e soprattutto dopo aver letto come si comporta nel VERO romanzo mi verrebbe voglia di andar lì e prenderlo a pedate! XD

COmunque, non ho in mente un preciso viso per lui, sarà che l'ho sempre associato alla sua illustrazione del mio libro da piccina (dove somiglia in modo inquietante a Ron Moss... O_O) ma diciamo che Eddie Remayne va anche bene...

Anche se dopo QUESTO:

C'è da rimanere traumatizzati a vita.

Ugh.

Good bye, so soon....

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