Tra Inferno e Paradiso - Amore Proibito

di Alyss_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


-Prologo-
 
Una figura ammantata di nero scivolava silenziosa per le strade della capitale degli angeli. Era un sicario inviato per uccidere il capo della resistenza, e sapeva che abitava in quelle vie scure di quella città in rovina.
Quella guerra si protraeva da anni, e vedeva il regno del misterioso comandante Nagranus opporsi alla fiera resistenza di Angeli e Devil. Quello che un tempo era un fiorente pianeta, ora era ridotto ad un regno devastato dalle continue scorrerie degli uomini di Nagranus.
Gli Angeli sostenevano che i Devil fossero in combutta con lui, e i Devil che gli Angeli aiutassero Nagranus a distruggere il loro mondo.
Nessuno, Angelo o Devil, sapeva chi fosse in realtà il misterioso comandante che ormai da dieci anni devastava il loro mondo, e cosa si nascondesse sotto il cappuccio del mantello che indossava. La figura raggiunse una casa diroccata, con la porta mezza sfondata e le assi alle finestre.
Sorrise malignamente, e estrasse dal fodero un pugnale, la cui lama affilata scintillò alla debole luce della luna che splendeva nel cielo punteggiato di stelle. Spinse la porta che si aprì con un leggerissimo e impercettibile cigolio. Era una stanza squallida, completamente vuota, con il legno marcio alle pareti mangiato dai tarli. Mormorò un’imprecazione tra i denti, e avanzò cautamente, prestando la massima attenzione al minimo cigolio del legno del pavimento che sfiorava appena con i piedi.
Doveva pur esserci un passaggio, da qualche parte, la sua spia non poteva essersi sbagliata, aveva assicurato la veridicità dell’informazione. Testò le pareti con le mani, fino a quando non incontrarono resistenza, anche se non c’era nulla che bloccava il passaggio. 
Un incantesimo, dunque. Furbi, gli angioletti, ma non abbastanza… pensò ghignando perfidamente, mentre mormorava un contro incantesimo. Sul legno marcio del muro si delineò lentamente la figura di una porta, come se fosse appena stata dipinta da una mano invisibile.
Afferrò la maniglia di metallo, e la abbassò cercando di fare il più piano possibile. Senza alcun rumore, spinse la porta verso l’interno e attraversò la soglia.
Grazie agli occhi abituati all’oscurità, vide una pallida figura slanciata che spiccava contro la luce che proveniva da una finestra. Sulla ampie spalle si aprivano delle ali di piume bianche, ma non avevano la caratteristica purezza degli Angeli, sembravano smorte e quasi grigie. Si avvicinò piano alla figura, e alzò il pugnale, che scintillò alla luce che proveniva dalla finestra. Con un scattò del polso, affondò la lama nella carne della schiena, mentre il sangue scorreva copioso lungo il braccio del sicario. L’Angelo inarcò la schiena e le ali ebbero un fremito, prima di accasciarsi a terra facendo scivolare il pugnale fuori dal corpo. Un ghigno beffardo si aprì sul volto del sicario, mentre se ne andava con lo stesso silenzio con cui era entrato.
Quando la porta si chiuse, le ali dell’Angelo si tinsero di un grigio scuro che sapeva di morte.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


-Capitolo 1-
 
Nell’avamposto dell’Esercito Nero, tutti, dai guerrieri ai servi, sono in fermento. Un giovane servitore correva verso la tenda del generale Nagranus, reggendo in mano un rotolo di pergamena chiuso da un sigillo di ceralacca nera portata pochi minuti prima dal corvo nero del sicario inviato nella capitale degli Angeli. Il giovane bussò al palo che sosteneva la stoffa rossa della tenda, e una voce cupa e profonda gli disse di entrare. Emozionato, il servitore pensò:
Forse finalmente riuscirò a vedere in faccia il generale, quello che persino gli Angeli e i Devil temono!
Le sue speranze andarono in fumo, quando vide Nagranus seduto dietro una grande scrivania di legno scuro, avvolto in un pesante mantello nero con il cappuccio alzato sulla testa a coprirgli il volto. Si inchinò e tese il messaggio
<< Un messaggio dalla capitale degli Angeli, mio signore. >> disse in tono servile.
<< Posalo sulla scrivania. >> rispose il generale con voce profonda come il suono di una valanga. Il giovane bruno posò la missiva sul tavolo e se ne andò inchinandosi profondamente, nascondendo un’ombra di irritazione.
Ma perché deve starsene sempre coperto dalla testa ai piedi? Pensò stizzito mentre andava alla tenda destinata ai servitori, situata al lato opposto dell’accampamento. Quando vi entrò, l’odore acre del sudore e della fatica gli pizzicò le narici facendogli storcere il naso. La tenda era grande poco più di una di quelle destinate agli ufficiali, eppure dovevano entrarci tutti i servitori, che erano forse una quindicina, senza contare gli scudieri, che avevano una tenda separata. Si sedette a terra, sul fondo della tenda, tra gli schiavi più giovani e stanchi.
<< Oilà, Markus. >> lo chiamò un ragazzo biondo dalla pelle diafana.
<< Mm >> mugugnò per fargli capire che lo aveva sentito.
<< E’ vero che sei andato dal generale Nagranus? >> domandò l’altro, che si chiamava – se Markus non si sbagliava – Karl. >>
<< Si. >> grugnì in risposta, e gli occhi di Karl si accesero.
<< E’ hai visto com’è? Nessuno lo ha mai visto in faccia, è un mistero, pensa che una volta… >> il ragazzo aveva iniziato a straparlare, e Markus non era esattamente dell’umore giusto, ma  l’entusiasmo di Karl era contagioso, e il ragazzo si ritrovò a sorridere suo malgrado.
<< Frena il cavallo*, Karl. Non l’ho visto in faccia, indossava un mantello con un cappuccio che gli copriva il volto, quindi non so che aspetto abbia. >>
Per un attimo il biondino sembrò deluso, ma la luce nei suoi occhi non si spense comunque. Ad un tratto, si udì uno scalpiccio di piedi in corsa, e in battere ritmico degli zoccoli dei cavalli sul terreno.
<< Che succede? >> sussurrò Karl stringendo spasmodicamente il braccio a Markus.
<< Attaccano la capitale dei Devil. >> intervenne un vecchio seduto di fianco a loro << Mentre pulivo le stalle ho sentito due soldati che ne parlavano, Nagranus ha intenzione di sterminarli tutti. >> concluse ridacchiando lugubre.
 
*°*°*
 
Nella capitale dei Devil, tutti i soldati stavano prendendo le armi e si dirigono verso il portone principale, protetto da una robusta barricata.
<< No, madre, non potete chiedermi questo! >> protestò una giovane Devil strappando il braccio alla debole presa di una donna. Aveva dei lunghi capelli neri leggermente mossi che le cadevano sulla schiena in boccoli scomposti, i fieri occhi rossi rilucevano della luce del sole.
<< Tenebris, figlia mia, la nostra città è ormai perduta, tu devi scappare, metterti in salvo! >> disse la madre, e Tenebris storse il naso al verbo “scappare”. No, non l’avrebbe di certo fatto: lei era una Devil, certo, ma era fedele alla sua città e l’avrebbe difesa.
<< Come potete parlare in questo modo, dopo tutti gli sforzi che abbiamo fatto per proteggere la nostra gente! >> urlò, ignorando gli sguardi dei soldati che si affrettavano verso il portone.
<< Se vuoi proteggerli davvero, devi scappare! Non potrai aiutare nessuno se vieni uccisa! >> protestò con veemenza la donna, e alla figlia vennero le lacrime agli occhi mentre abbracciava la madre.
<< Trova una donna di nome Tessa, lei potrà aiutarti. Vive nel mezzo della Foresta Selvaggia al centro del Deserto. Ma ora devi fuggire! >> disse la madre, sospingendo Tenebris verso un vicolo solitario. 
<< Tieni, questa era la spada di tuo padre. >> disse la donna porgendole l’arma ancora nel suo fodero di pelle che lei si assicurò alla cintura. La Devil guardò la madre, consapevole del fatto che forse era l’ultima volta che la vedeva. Agitò le ali nere come la pece e si alzò in volo, superando il muro di cinta e atterrando con una capriola. Volò rasoterra per evitare di diventare facile preda per gli arcieri dell’Esercito Nero, mentre i capelli si agitavano nel vento e brillavano di riflessi dorati. Una freccia piumata passò sibilando sopra la sua testa, non colpendola per pochi millimetri. Allora Tenebris cominciò a volare a zigzag per confondere gli arcieri nemici che lanciarono un nugolo di frecce nella sua direzione.
Possibile che ci tengano così tanto ad uccidere un Devil fuggitivo? Pensò la ragazza mentre creava uno scudo dai riflessi nerastri dove si conficcarono le frecce dal piumaggio nero, penetrandolo di qualche millimetro. Si buttò a capofitto tra le piante della foresta che circondava la città, facendo una capriola e rialzandosi cominciando a correre.
 
*°*°*
 
Nella capitale degli Angeli, un ragazzo dai capelli ramati e gli occhi verdi stava volando verso una casa diroccata con le assi alle finestre. Con le ali bianche chiuse sulle spalle, aprì la porta socchiudendola leggermente, quel tanto che bastava per poter entrare. Tastò con le mani sul muro, e con orrore notò che l’incantesimo che nascondeva la porta era stato spezzato. Si precipitò dentro, e si bloccò quando vide il corpo dell’Angelo, le ali diventate color grigio scuro afflosciate ai lati del corpo. Soffocò un grido di angoscia, e cadde in ginocchio di fianco al corpo senza vita. Il sangue non del tutto rappreso gli sporcò le mani e i pantaloni, ma questi non se ne curò, mentre si abbandonava ad un pianto che esprimeva tutto il suo dolore.
<< Padre… Chi è stato il bastardo che ha osato farvi questo? >> sussurrò con rabbia, mentre stringeva i pugni talmente forte da far scricchiolare le nocche. 
Un tramestio alle sue spalle, e gli Angeli Guerrieri fecero irruzione nella stanza con le spade sguainate, ma quando videro il corpo senza vita del loro capo, ringuainarono le spade e chiusero le ali sulle spalle, rispettando il dolore che provava quel giovane Angelo. Un guerriero dai capelli neri e gli occhi color del mare, posò una mano sulla spalla al giovane e disse in un mero tentativo di consolarlo:
<< Vostro padre vi ha sempre amato, Gabriel. >> lui annuì senza parlare, mentre le lacrime scorrevano bollenti e impetuose sulle guance pallide. All’improvviso vi fu un enorme boato che scosse la casa fin alle fondamenta, e Gabriel scattò in piedi mettendo mano alla spada.
<< Le porte del Nord sono cadute, l’Esercito Nero sta entrando! >> urlò una voce dalla strada, e tutti gli Angeli Guerrieri corsero fuori pronti alla battaglia. Prima di uscire, il ragazzo si ferì il palmo della mano con la punta della spada, e lasciò che il sangue colasse a terra mescolandosi con quello del padre.
<< Quei bastardi hanno osato uccidervi, ma se pensano che mi arrenderò, allora si sbagliano >> disse con voce dura mentre trapassava la parete con lo sguardo << Finché avrò un briciolo di energia nel mio corpo, combatterò. Le mie ali sono vostre. ** >> concluse portandosi la mano ferita al petto, prima di uscire dalla casa e spiccare il volo, pronto per combattere.
 
 
* Frena il cavallo = antico detto umano che si potrebbe tradurre con “Calmati, rilassati, non correre troppo”
** Le mie ali sono vostre = frase che gli Angeli dicono quando giurano fedeltà al loro signore, in questo caso viene usato come simbolo di amore e devozione.
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Look at me! 
Ciao a tutti! Spero che il mio capitolo vi piaccia, e se lasciaste un commentino sarei molto felice… *occhietti da cucciolo* 
Baci, Diamante

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


AMORE PROIBITO
-Capitolo 2-
 
<< Gabriel!>> urlò una voce alle spalle dell’Angelo. Quest’ultimo si girò a mezz’aria, menando un fendente all’altezza della testa con la spada. La lama bianca ne incontrò una imbrattata del sangue nero e viscoso come melassa appartenente ai mostri creati dall’Esercito Nero, facendo volare dappertutto schizzi scuri. Di fronte a lui c’era un giovane Angelo, che agitava le enormi ali bianche nell’aria tersa del mattino. Aveva lisci capelli neri, forse un po’ troppo lunghi per le loro usanze, e profondi occhi verdi, uguali a quelli del fratello minore.
<< Rafael, fratello mio. >> disse Gabriel, con voce rotta, mentre ringuainava la spada. L’altro socchiuse gli occhi, che perforarono quelli dell’Angelo di fronte a lui.
<< Dov’è nostro padre? >> chiese con voce dura, mentre piccole gocce di sangue colavano dalla punta dell’arma ancora sguainata. L’altro deglutì, e disse infine:
<< Morto. >>
Niente, nessuna reazione. Solo un tic della mascella faceva intuire quanto fosse sconvolto. Gabriel aspettava da un momento all’altro l’esplosione del fratello, che stringeva ossessivamente in mano l’elsa della spada.
<< Quei bastardi! >> ruggì << Come hanno osato! Maledetti! >>urlò, tracciando un arco con la lama in direzione dell’esercito. Dal filo della spada scaturì un arco bianco, che uccise tutti i soldati delle prime file. Altri presero il loro posto, camminando sui corpi dei loro compagni che giacevano a terra con i vestiti fumanti.
<< Rafael! Smettila, stai consumando la tua energia! >> gli disse il fratello afferrandogli il polso. La tempesta che si agitava nelle iridi verdi di Rafael si placò, lasciando il posto ad una piana desolata e indicibilmente triste.
<< Hai ragione, scusami. >> disse mentre ringuainava la spada. << Dobbiamo andare dagli Angeli Anziani, sono nascosti nella parte Sud della città, vicino alla font... >> si bloccò, mentre spalancava gli occhi, stupito, fissando qualcosa alle spalle di Gabriel. Quest’ultimo si girò a guardare, e per poco non svenne: una spaventosa colonna di fumo nero si innalzava nel limpido cielo mattutino, simile ad un enorme serpente che si srotola davanti al suo incantatore.
<< Ma... ma... Lì c’è... >> balbettò Gabriel, incapace di formulare un singolo pensiero coerente, al contrario di Rafael che era apparentemente calmo.
<< C’è la capitale dei Devil. Questo vuol dire che le nostre città non sono le uniche a essere state messe a ferro e fuoco, e che i Devil non aiutano il Generale Nagranus... >> aggiunse l’angelo moro, quasi meditabondo.
 Infatti le due capitali, Davlvil e Anglevil, erano situate all’estremo confine dei due regni, e l’una distava solo pochi chilometri dall’altra, in modo che se l’altro popolo avesse provato ad attaccare tutti se ne sarebbero accorti. Erano circondate da un’enorme foresta che abbracciava entrambe le città, e che si estendeva sino ai confini del Deserto e a quelli dei due regni.
<< Ma... ma questo è impossibile! I Devil sono creature malvagie e... >> cominciò il minore, infervorandosi, ma venne fermato da un cenno della mano di Rafael, che stava ancora pensando. Gabriel poteva quasi sentire il rumore dei meccanismi del suo cervello che si mettevano a ronzare. Un boato fece sussultare entrambi, che si voltarono verso la porta del Nord. Gli Angeli avevano eretto delle barricate formate da macerie appoggiate alle porte principali per respingere l’orda di invasori, e avevano tessuto una fitta trama di incantesimi a sostenerle. Ma sotto l’impeto dei colpi nemici, gli incantesimi si spezzavano uno dopo l’altro come tanti fili ormai consumati dallo sfregamento contro le dita del tessitore.
<< Le barricate stanno cedendo! Muoviti, dobbiamo andare subito dagli Angeli Anziani! >> disse Rafael, ma il fratello scosse la testa. Fissava le fila dei nemici con le iridi brucianti di odio, mentre sguainava la spada e faceva atto si slanciarsi contro di loro, ma venne trattenuto dall’Angelo moro.
<< No, dobbiamo andare dagli Anziani per capire come sconfiggere l’Esercito Nero! >> disse, cercando di persuaderlo.
<< Devo vendicare nostro padre! >> urlò l’altro, cercando di liberarsi con uno strattone. 
Per un attimo, anche Rafael fu tentato. Si immaginava vincitore, mentre con una mano sollevava la testa mozzata del generale Nagranus e il popolo acclamava lui e il fratello come degli eroi. Per un attimo, per un singolo istante, fu tentato di sguainare la spada e volare contro i nemici, imperversando dall’altro insieme a Gabriel. Poi scosse la testa, cercando di scacciare quei pensieri, e disse con un tono che non ammetteva repliche:
<< Nostro padre non lo vorrebbe, vorrebbe che noi pensassimo alla salvezza del popolo piuttosto che alla vendetta. Tu non sei mai stato abile con gli incantesimi, e se ci fosse uno stregone tra le fila nemiche? Sai come combattono: individuano i più deboli e si insinuano nella loro mente, uccidendoli e facendoli cadere a terra come volatili colpiti da una pietra. Dobbiamo andare dagli Anziani. Ora. >> concluse, calcando la voce sull’ultima parola.
Il fratello si arrese, e ringuainò la spada la cui lama era ancora bianca, guardando per l’ultima volta il campo di battaglia, mentre volava verso la fontana della zona Sud della città.
Atterrarono davanti al monumento, e entrarono in una delle case diroccate ai margini della via. La porta era stata sfondata, e il passaggio era talmente piccolo che dovettero chiudere le ali sulla schiena e chinarsi per poter entrare. La casa era semidistrutta: sulle pareti di legno marcio c’erano segni di profonde incisioni e bruciature, i mobili erano rotti o rovesciati per terra, i libri buttati sul pavimento senza alcun riguardo, le pagine aperte e stracciate, i soprammobili ridotti ad un cumolo di macerie.
<< Qualcuno è stato qui. >> sussurrò Rafael, e Gabriel gli strinse il braccio per fargli capire che aveva sentito. << Cercavano qualcosa... oppure qualcuno. >> aggiunse dopo un attimo, e la presa sul braccio dell’Angelo moro si fece spasmodica, stappandogli una smorfia di dolore.
<< Secondo te, sono ancora qui? >> domandò Gabriel in un sussurro e una voce beffarda ,alle sue spalle, disse:
<< Credo di si, angioletto! >> 
I due Angeli si voltarono di scatto, sguainando all’unisono le spade. Di fronte a loro c’era una figura maschile, con spalle larghe, e i muscoli del petto visibili anche sotto il mantello nero. Il cappuccio era alzato e celava i lineamenti dello sconosciuto. 
<< Chi sei? >>
 Lui ghignò, o per lo meno sembrò che ghignasse, poiché i due angeli non potevano vedere il suo volto nascosto dal tessuto nero.
<< Mentis oculis invisibilis!*>> esclamò l’uomo, e la temperatura all’interno della stanza sembrò calare di qualche grado. Con uno rumore simile a quello di una stoffa che si strappa, l’incappucciato sparì in un lampo bianco.
<< Dov’è? >> esclamò Gabriel, e Rafael alzò la mano mentre chiudeva gli occhi, la fronte solcata da piccole rughe.
<< Lo sento, è ancora qui... Lo percepisco ancora... E’ alle tue spalle! >> urlò aprendo gli occhi di scatto, mentre colpiva con la spada qualcosa di invisibile alle spalle del fratello minore. Un rumore di tessuto lacerato, e la lama già sporca di nero si tinse di un rosso vermiglio, che spiccava sul sangue scuro degli Abtidi***. 
<< Maledetto! >> urlò l’uomo mentre nell’aria si formava un taglio da cui colava sangue rossastro. << Ferte me ad dominum meum!** >> urlò con voce sepolcrale, mentre lo squarciò spariva.
 Poi tutto tacque.
 Gabriel ansimava come se avesse fatto una lunga corsa, mentre fissava la macchia rossa che si era allargata sul pavimento.
<< Se ne è andato davvero, adesso. Non lo sento più... >> mormorò Rafael.
<< Chi era? Cosa era? >> disse Gabriel , e il fratello scosse la testa. Un mugolio gli fece alzare il capo di scatto, mentre percorreva con lo sguardo la casa devastata.
<< Hai sentito anche tu? >> sussurrò il fratello minore, e lui annuì lentamente. Con la spada in pugno si avvicinò ad un mobile, e lo scaraventò sul pavimento con un calcio, rivelando una porta nascosta. La spalancò, e vide tre anziani Angeli seduti su delle sedie di vimini intrecciato. 
<< Voi siete gli Anziani? >> domandò, e loro annuirono.
<< Cosa è successo? Abbiamo sentito combattere. >> disse quello che pareva il più giovane, se di giovinezza si poteva parlare.
<< Era un sicario, presumibilmente mandato qui per uccidervi. >> intervenne Gabriel mentre entrava nella stanza, evitando con cura il mobile caduto a terra.
<< Non è un sicario qualsiasi, Gabriel... E’ anche uno stregone, ha usato la magia, e parlava Agelivil Antico. # >> lo corresse il fratello , e i tre Angeli si scambiarono uno sguardo preoccupato,
<< Angelivil Antico? Ma quella lingua risale a... a quasi dieci secoli fa! >> esclamò Gabriel stupefatto. L’Angelo più anziano prese la parola, e disse con voce grave:
<< Non è uno stregone. E’ qualcosa di molto più oscuro, che si credeva scomparso dalla notte dei tempi. >> tacque un attimo, e sembrò che stesse raccogliendo le parole sulla lingua << E’ un Demone. >>
 
 
# Agelivil Antico = corrisponde al nostro latino.
* Mentis oculis invisiblis =  Invisibile alla mente e agli occhi.
** Ferte me ad dominum meum = Portami dal mio signore.
***Abtidi = mostri creati con la magia nera dagli stregoni dell’Esercito di Nagranus, con lo scopo di combattere Angeli e Devil. Sono stati aggiunti alle fila dell’Esercito Nero, e sono temibili avversari che attaccano alle spalle e infieriscono sui corpi di chi cade in battaglia, dominati da una furia cieca. Hanno il corpo di un lupo, ma non hanno peli a coprilo e la pelle marrone come fango. La testa è quella di un cinghiale, coperta da una rada peluria gialla, mentre gli occhi sono rossi come tizzoni ardenti. Possono essere uccisi solo da un colpo in mezzo agli occhi, oppure sul cerchio rosso che hanno sulla schiena.
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Look at me!
Ma salve, luci dei miei occhi! Allora, vi è piaciuto il mio chappy? Io spero di si! Ma veniamo a noi! Voglio ringraziare LadySaphira, senza la sua infinita pazienza, questo capitolo sarebbe pieno di orrori grammaticali. Ma che sarà 'sta mania di mettere il mantello con il cappuccio? E i Demoni? Chi sono? Cosa vogliono? Siete ancora qui a rompervi le scatole? Bravi, vi ammiro! Se il mio capitolo vi è piaciuto, mi lasciate una recensioncina? Sono una cosa che fa bene all’autostima di un autore!
Baci, Diamante <3
P.s. Ecco, ora ho spiegato perché dicevo "Devil" e non "Demoni", sono due cose totalmente diverse!

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