E se gli innamorati sventurati non fossero stati quelli del Distretto 12?

di EmmaClove
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo Uno. ***
Capitolo 2: *** Capitolo Due. ***
Capitolo 3: *** Capitolo Tre. ***



Capitolo 1
*** Capitolo Uno. ***


Capitolo 1.



Era una fredda giornata d'inverno e la neve che aveva già imbiancato con un lieve strato candido i tetti delle case del Distretto 2 continuava a cadere a grandi fiocchi; era una cosa insolita per gli abitanti del Distretto veder nevicare, visto che in genere gli inverni non erano particolarmente freddi li.

Il Distretto 2, tutto sommato non era un brutto posto dove vivere, pensò Cato.

Cato viveva nella zona del Distretto riservata ai Vincitori, visto che sia sua madre che suo padre avevano vinto gli Hunger Games.



Mentre passeggiava per le strade ormai quasi deserte sentì una voce provenire da uno dei giardini delle case; pensò di dare un'occhiata... dopotutto che male c'era?

Dopo aver formulato questo pensiero, Cato trovò un buco nella siepe del giardino e vi si affacciò.

Nel giardino c'era una ragazza di circa undici anni che si esercitava a lanciare coltelli.

Niente di strano. A undici anni si entra nell' Accademia, è naturale esercitarsi con l'arma con cui si è più portati. Cato, per esempio, era il migiore con la spada. Lo sapeva per certo, nessuno nel Distretto 2 (e probabilmente nemmeno negli altri) era migliore di lui con quell'arma, glielo dicevano tutti, ragazzi,adulti e bambini.

Cato ritornò a guardare la ragazza. Era magra, altezza normale per la sua età, abbastanza carina si; ma la cosa che lo colpì di più fu la sua straordinaria bravura con i coltelli.

Non sbagliava un lancio, centrava tutti i manichini (e in genere tutto ciò che aveva in torno) precisamente nella X dove sarebbe dovuto stare il cuore.

Precisissima, e letale, eppure lanciava quei coltelli con un'eleganza che Cato non aveva mai visto prima.

Le campane suonarono, erano le 18.00, e riportarono Cato alla realtà.

Si scostò dalla siepe del giardino e riprese a camminare verso casa. Pensava alla ragazza dei coltelli, non sapeva perchè ma le rimaneva simpatica, e poi per Cato qualunque persona maneggiasse con quell'eleganza e precisione (e ce n'erano ben poche) un'arma era degna di rispetto e ammirazione.



Quando arrivò a casa erano circa le 18 e 15, e sua madre lo aspettava davanti alla porta con aria arrabbiata. Molto arrabbiata.

Appena Cato fece capolino al cancello del giardino sua madre urlò:

- Cato! Ma ti sembra questa l'ora di arrivare a casa?! Dovevi essere qui almeno 15 minuti fa! Devi allenarti con la spada! Ricordati che tra una settimana entrerai in accademia e io e tuo padre non vogliamo un rammollito! Corri a prendere la spada!-

Cato fece poco caso a quelle parole. Gliele avevano dette così tante volte che ormai le potrebbe recitare a memoria. Tanto sapeva che non lo credevano un rammollito, anzi, lui era convinto che avessero anche un po' paura di lui e di quello che avrebbe potuto fare loro con quella spada in mano.

Comunquesia non si voleva sorbire un'altro discorso interminabile, quindi andò in camera sua a prendere la spada e si fiondò in giardino a tagliuzzare quei poveri manichini.

Non vedeva l'ora di entrare in Accademia, un po' perchè voleva levarsi di torno quella palla al piede che erano i suoi genitori e sua sorella, una rammollita che pensava solo a farsi bella e non le passava neanche per l'anticamera del cervello di offrirsi volontaria come Tributo per gli Hunger Games, ma in Accademia doveva andarci lo stesso, e era 2 anni avanti a Cato, anche se lui avrebbe potuto farle seriamente male con un semplice pugno ben assestato.

Quando i manichini ormai erano a brandelli rientrò in casa per la cena.

Stasera stranamente si parlava dell' Accademia, degli Hunger Games e di quanto i suoi genitori non vedessero l'ora di vedere Cato offrirsi volontario.

Sua sorella li guardava perplessa, non sembrava nemmeno parte della famiglia. Cato che si divertiva a "torturarla" con frecciatine di vario genere disse rivolto a lei:

- Anche Rose non vede l'ora di offrirsi volontaria. Non vedete come è eccitata?- disse ghignando.

I genitori risero sotto i baffi e lei diventò letteralmente rossa di rabbia.

Cato per prevenire i piagnistei della sorella e le lamentele dei genitori andò in camera e vi si chiuse a chiave.



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Spazio dell'autrice

Ciao a tutti! ^^ intanto grazie mille per aver letto la mia FF, che è la prima che scrivo. Spero vi sia piaciuta!

Volevo dirvi che, anche se nei libri Cato a 16 anni e Clove ne ha 15, ho deciso di fargli avere la stessa età, per questioni di "organizzazione" della FF.

Grazie mille di nuovo, e al prossimo capitolo!

EmmaClove

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Capitolo 2
*** Capitolo Due. ***


Capitolo 2.



Era il 5 Settembre, il giorno in cui le nuove “reclute” (così venivano chiamate) entravano in accademia per la prima volta.

Cato camminava per le strade ancora coperte di neve del Distretto 2. Era pieno di gente; i più piccoli venivano accompagnati dai genitorni verso l’Accademia, mentre i più grandi camminavano spavaldi. Tra questi Cato intravide la faccia di quello che, stando a ciò che aveva sentito dire, sarebbe stato il tributo maschile dei prossimi Hunger Games. Al momento gli sfuggiva il nome, ma quel volto se lo ricordava bene.. come non ricordarlo? Aveva una vistosa cicatrice che gli era stata provocata da un coltello durante un combattimento con uno dei vincitori delle precedenti edizioni dei Giochi con cui si allenava, ne andava molto fiero a quanto pare.

Dopotutto alla vista di quell’imponente diciottenne Cato non potè fare a meno di pensare a lui, quando lui avrebbe camminato sbavaldo e fiero per le strade (non che adesso non lo fosse) , in direzione dell’ Accademia, dove avrebbe affrontato il suo ultimo anno e poi si sarebbe offerto volontario alla mietitura.. beh a quel punto sarebbe stato parecchio letale, e niente lo avrebbe fermato. No, lui avrebbe vinto i Giochi, ne era sicuro. Dopotutto era nato e cresciuto per questo, e non riusciva ad immaginarsi – forse non lo voleva neanche- un destino diverso da qello.

Questi  frammenti di pensieri attraversarono la mente di Cato in un secondo, e avrebbero cpntinuato, se solo non fosse stato riportato alla realtà dalla vista della coda di cavallo scura della ragazza dei coltelli.

Provò a raggiungerla, la voleva conoscere meglio, da quando l’aveva vista –o meglio, spiata-  per la prima volta lanciare coltelli nel suo giardino le era sembrata subito una persona molto interessante, visto le sue potenziali doti da assassina, che per Cato erano importantissime  per valutare una persona.

Cato non vece in tempo a raggiungerla, e la perse di vista nella folla; dopotutto ci sarebbero stati molti altre opportunità per conoscerla meglio una volta entrati in Accademia.



Finalmente in quello che a Cato parvero 2 ore arrivarono all’entrata dell’imponente edificio grigio che si trovava al limitare della città: l’ Accademia.

Quest’anno, scoprì Cato, non c’erano molte nuove reclute perché l’epidemia di varicella aveva costretto molti ragazzi a rimanere a casa. Cato fortunatamente non era stato contagiato; ma cosa vi aspettavate? Lui era forte, sia con la spada che in quanto a difese immunitarie!

Piano piano la fila scorreva (per la maggior parte erano curiosi che guardavano i futuri Tributi) e Cato arrivò all’entrata trepidante, dove ad “accogliere” – semplicemente chiedevano il nome ai ragazzi e gli assegnavano una camera-  i ragazzi c’erano Brutus ed Enobaria, due Vincitori e di conseguenza mentori delle edizioni passate dei Giochi. Brutus era giovane, non più di 25 anni, forte e con  corti capelli biondi. Enobaria, anche lei non avrà avuto più di 25 anni, era bella, con lo sguardo furbo ma al contempo truce.

Brutus chiese a Cato quale fosse il suo nome e lo assegnò alla stanza numero 21, al 2 piano, inoltre si premurò di fargli sapere che di lì a 2 ore massimo si sarebbe tenuto il raduno obbligatrorio –e sottolineò con maggiore enfasi questa parlola- per le nuove reclute. Chiunque fosse mancato sarebbe stato espulso immediatamente. Le regole in Accademia non erano particolarmente rigide, perché comunque la maggior parte dei ragazzi erano interessati a non farsi espellere e a  ricevere un’ ottimo addestramento per gli Hunger Games, ma gli allenatori-vincitori erano molto precisi al riguardo e ci tenevano che fossero rispettate.

Cato di diresse alle scale, e una volta arrivato al secondo piano intravide nuovamente la ragazza dei coltelli salire al piano di sopra. Era già un’indizio sapere che era tra il 3 e il 4 piano, visto che dal 5 al 7 venivano alloggiati le reclute dai 15 ai 18 anni; si sarebbe premurato successivamente di scoprire dove alloggiava di preciso la ragazza.

La stanza numero 21 era a circa metà del piano, non era molto spaziosa, ma ospitava altri due letti oltre a quello di Cato, ma ancora non era arrivato nessun’altro oltre a lui.

-    Bene- pensò Cato. Non era un tipo che amava particolarmente la compagnia delle persone, se non di quelle rigidamente selezionate da lui, ovvio.



Si sitemò sul letto, e vedendo che mancava ancora un’ora e trenta all’assemblea generale delle nuove reclute si appisolò sul letto, mentre l’immagine della coda di cavallo della ragazza dei coltelli gli balenava quasi sempre in testa, assieme a quella della sua spada lucida che trafiggeva vari manichini.





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Angolo dell'autrice

Beh su questo capitolo non c'è da dire molto.. ^^ spero solo vi piaccia, aspetto taante recensioni! <3

A domani per il prossimo capitolo (si spera) ;)

- EmmaClove

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Capitolo 3
*** Capitolo Tre. ***


Capitolo 3.


Cato  si era alzato in fretta e furia dal letto, vedendo che mancavano pochi minuti all’assemblea corse subito giù per le scale e si catapultò  - letteralmente – nella palestra.
Era la prima volta che la vedeva, ed era enorme. Sulla sinistra c’erano le postazioni di tiro con l’arco, lancio di coltelli e lotta corpo a corpo; mentre sulla destra c’erano le postazioni di lancia,spada e vari percorsi a ostacoli.


Quando vide le spade gli si illuminarono gli occhi; erano semplicemente stupende, di tutti i tipi,lunghezze,larghezze, forme e spessore. Non vedeva l’ora di prenderne una in mano e di trafiggere qualche manichino. Sarebbero rimasti tutti a bocca aperta, di questo ne era certo.


Quando tutti i ragazzi si furono radunati Brutus ed Enobaria iniziarono a parlare dell’ Accademia, delle regole, degli orari e tutte altre cose che Cato oramai sapeva a memoria dopo tutto quello che gli avevano detto i suoi genitori.  Era estremamente noioso, quindi si mise ad esaminare gli altri ragazzi. Alcuni erano proprio messi male… forse li avevano obbligati ad andarci, erano pelle e ossa e evidentemente privi di allenamento.
Dopo aver vagato con lo sguardo in giro per la palestra Cato vide la ragazza dei coltelli, e qui si che gli si illuminarono gli occhi. Voleva conoscerla a tutti i costi, gli sembrava una persona interessante, e come si era ripetuto milioni e milioni di volte chi sapeva maneggiare un’arma a quel modo sarebbe stata sicuramente una persona interessante da conoscere. Fattostà che Cato si avvicinò piano piano nella sua direzione e quando gli fu alle spalle le sussurrò in un orecchio:
 - Ciao ragazza dei coltelli.- lei sussultò dallo spavento, ma a quanto pare era tosta, -proprio come lui si era creata un muro di ghiaccio attorno al cuore, che la proteggeva dalle emozioni e dai sentimenti-  quindi si girò leggermente di lato e sussurrò a sua volta:
- Ciao ragazzo delle spade.-


Allora lo sapeva! Lo aveva visto allenarsi! Ma dove? Beh effettivamente non era difficile notare Cato, quasi sempre ovunque si allenasse accorreva sempre qualche persona che lo osservava. Lui era il migliore del Distretto 2 con le spade. Nonostante i suoi 11 anni era già un guerriero, pronto alla lotta, dalla quale non si tirava mai indietro.  Quindi forse la ragazza lo aveva notato in una delle sue sessioni di allenamento con suo padre nelle campagne del Distretto, o nel suo giardino nel villaggio dei vincitori. Ma questo era solo un dettaglio.


Cato ritornò nel mondo reale, e si mise accanto alla ragazza. Era la prima volta che la vedeva davvero. Non era particolarmente alta, ma aveva un viso furbo e con delle piccole lentiggini sul naso, i suoi capelli erano scuri, e i suoi occhi color nocciola.  Carina era carina, ma a Cato questo non importava più di tanto; almeno per ora.
I due si guardarono e sorrisero. Cato le porse la mano dicendo: - Piacere, Cato.- lei fece altrettanto porgendole la sua: - Piacere, Clove.- si lasciarono le mani e si sorrisero di nuovo.  Poi fu lei stavolta a rompere il silenzio: - Allora… interessante quello che sta dicendo no? Vedo che anche tu sei molto interessato.- Cato rise, e disse: - Ooh si, interessantissimo! Peccato che lo abbia già sentito un mucchio di volte, potrei recitartelo!-  Clove rise nuovamente e disse: - Ti ho visto con le spade qualche giorno fa, mentre ti allenavi nel bosco dopo il villaggio dei vincitori, sei bravo.-
-Bravo io? Ma dico mi hai visto? Sono il migliore del Distretto! – Disse Cato con una punta di sarcasmo nella voce, anche se infondo quelle parole erano vere, ma non voleva apparire spocchioso agli occhi della sua nuova … alleata, potremo definirla così.
- Comunque anche io ti ho vista allenarti nel tuo giardino, sei brava.-
- Brava io? Ma dico mi hai vista? Sono la migliore del Distretto!- disse lei imitando Cato.
- Spii sempre le persone nei loro giardini? E sei sempre così modesto?- ammiccò lei.
- No veramente no, passavo di li e ho sentito delle voci, nella tua siepe c’è un buco e ho guardato. E comunque non è modestia. E’ essere consapevoli delle proprie capacità, io lo sono al cento per cento, e dovresti esserlo anche te. –
- Sai che hai ragione? Io sono la migliore del Distretto con i coltelli. Comunque adesso Brutus ha finito di parlare, quindi sarà meglio che torni al tuo posto. Allora… amici? –
Questa richiesta (se così si poteva definire) lasciò Cato piacevolmente sorpreso, quindi si tesero di nuovo la mano, e lui disse – Amici.-


Ma che gli era preso? Che effetto gli faceva quella ragazza? Da quando era così simpatico con le altre persone? Perché era tutto così strano?
Cato non lo sapeva, non trovava risposta a nessuna di quelle domande, avrebbe solo voluto che Brutus ciarlasse all’infinito per poter parlare ancora con Clove.
Stava provando un sentimento che non aveva mai provato prima, più forte dell’amore. Questo era, se lo sentiva dentro, il principio di una lunga e duratura amicizia, che stava nascendo proprio in quel momento. Che aveva sciolto il muro di ghiaccio intorno al suo cuore. Clove era l’unica persona che c’era riuscita.
Chissà se era lo stesso anche per lei?

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