Io

di xxX Tristas Veritatis Xxx
(/viewuser.php?uid=375276)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prefazione ***
Capitolo 2: *** 1-L'Amore ***



Capitolo 1
*** Prefazione ***


Prefazione
Se devo essere sincero, inizialmente non avevo assolutamente l’intenzione di raccogliere tutte le mie riflessioni, i miei appunti, il frutto di serate estive insonni passate a guardare il cielo e a domandarmi se la mia vita avesse uno scopo, in quello che si potrebbe coraggiosamente definire un libro. Perché questo non può essere chiamato “libro”, in quanto, a mio parere, il libro dovrebbe essere una forma di intrattenimento che proietta il lettore in un mondo diverso, e non una raccolta di pensieri messi alla rinfusa. Tuttavia, credo che, se presa con le dovute pinze, la mia opera potrebbe (o almeno spero che lo faccia) suscitare in voi domande e, perché no?, farvi riflettere. Introduco allora la raccolta con uno dei miei pensieri scelti, uno che possa fare anche da monito per coloro che in questo momento stanno leggendo la prima pagina e si domandano, dubbiosi, di che possa mai parlare un libro (che, come ho già detto, libro non è) che inizia in tale modo.

“Se dovessimo suddividere il mondo in categorie, le mie sarebbero tre, giacché nel mondo esistono tre tipi di uomini: quelli che pensano, quelli che non pensano e quelli che pensano troppo. Non è affatto motivo di vanto per me ammettere di appartenere alla terza categoria di persone, poiché essere un pensatore equivale spesso all’incappare nell’altrui giudizio. La nostra condizione, infatti, può essere apprezzata o ripudiata a seconda del tipo di persona che ci troviamo davanti; noi eravamo i filosofi nell’antica Grecia, i pazzi nel Medioevo,la normalità nell’Illuminismo e gli emarginati del ‘900, siamo stati amati e odiati, accolti e cacciati, e tutto questo ha segnato le generazioni, che hanno tramandato il loro sapere alle successive, in un continuo accrescimento della cultura di “quelli che pensano troppo”. La mentalità del filosofo può essere  fredda e distaccata dal resto del mondo, oppure romantica e strettamente legata alla condizione umana , ma una cosa è certa: come il mondo ha bisogno di qualcuno che si fermi a riflettere nel trambusto della vita quotidiana, anche il pensatore necessita di un mondo che lo stia a sentire, poiché a cosa serve il sapere se non v’è nessuno al quale interessi?”   

Ora che vi siete fatti un’idea di quello che troverete qui, credo di dovervi delle spiegazioni.
Anzitutto vi sarete chiesti per quale motivo un adolescente, tra l’altro appartenente ad una generazione giudicata svogliata e priva di mentalità proprie, dovrebbe porsi problemi più grandi di lui invece di uscire a divertirsi con gli amici. Qui, con grande rammarico, devo abbattere la tradizionale credenza, divenuta quasi uno stereotipo, dell’adolescenza vista unicamente come periodo di gioia e spensieratezza. Mi dispiace dirlo, cari lettori, ma non è così, e qui si spiega anche un altro dei motivi per cui ho deciso di raccogliere i miei pensieri: troppo in fretta,infatti, gli adulti dimenticano che l’adolescenza non è solo divertimento, ma anche fonte delle prime grandi domande sulla vita derivanti dai primi veri problemi.
Altra domanda che immagino vi starete ponendo ora è: “ma cosa ne può sapere un ragazzino dei veri problemi della vita?”, e allora io vi rispondo con un’altra domanda “Esiste forse qualcuno che possa dire se i problemi della vita sono grandi o piccoli?”; come molte altre cosa nell’umana esistenza, anche le difficoltà che affrontiamo sono soggette spesso alla valutazione degli altri, e ciò che per alcuni sembra impossibile per altri potrebbe non esserlo.
Ultimo dubbio che magari non vi sarete neanche posti (preferisco sempre specificare onde evitare incomprensioni) riguarda il motivo per il quale uso un linguaggio “arcaico”, diciamo, anche se io privilegio il termine “poetico”. Nulla di più semplice: amo usare una scrittura complessa non solo perché la trovo più musicale e molto elegante, ma anche perché a mio parere l’uso di termini complessi favorisca l’attenzione in primis, e forse anche la comprensione. Concludo dicendo che probabilmente tra di voi ci sarà qualche scettico che prenderà poco sul serio le riflessioni di un ragazzo, ed è proprio a loro che faccio questa domanda: non iniziò forse  Leopardi, sommo poeta, a menzionar li problemi de la vita quand’era poco più che fanciullo?

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** 1-L'Amore ***


1 – L’Amore
Un apostrofo rosa tra le parole “T’amo”… Quante volte l’ho sentito dire, eppure ogni volta che lo risento non posso fare a meno diassumere un’espressione incerta e divertita allo stesso tempo, nel vedere gente che corre dietro allo stereotipo di amore che si vede nei film, quello romantico con il lieto fine. Oggi circa il 90% delle persone sostiene che il vero amore sia morto, che non esiste più il romanticismo e che il modello del principe azzurro sia scomparso, e come dar loro torto? Sempre più spesso la tv trasmette notizie allarmanti riguardo al numero sempre crescente dei divorzi, degli omicidi in famiglia, le ragazze sono trattate quasi come oggetti… e questi “modelli di amore”, se così possono essere chiamati, vengono trasmessi alle nuove generazioni, che li seguono e li trovano addirittura giusti (qui sopraggiunge la seconda categoria di persone, ovvero quelle che non pensano). Il mondo dev’essere davvero caduto in basso se è questa la fine che deve fare l’amore vero.
Ma non sono qui per fare polemica sulla civiltà moderna, bensì per far riflettere la gente con le mie riflessioni, e qui di seguito riporto il mio io interiore con un appunto che scrissi tempo addietro (ovviamente la mia mentalità non è cambiata da allora, quindi potrà capitare che si verifichino ripetizioni rispetto a ciò che ho detto prima) .
 
Lunedì 20
L’amore. Un apostrofo rosa tra le parole “t’amo”, ma anche una spina nel fianco, un problema voluto ma indesiderato. Quante volte ci si ritrova a chiedersi cosa sia quello strano calore che ti pervade quando ti trovi davanti a Lei. Quante le notti insonni passate a pensare a Lei, a fantasticare sulla felicità che ci darebbe il poter stare con Lei. Ma chi è Lei? Lei è il desiderio fatto persona, l’ideale di gioia incarnato nell’anima gemella che devi ancora trovare, o forse che credi di aver trovato. Lei è il pezzo di cuore che ci manca, perché anche se non ce ne accorgiamo perché troppo presi da qualcosa o per semplice mancanza di interesse, a noi manca qualcosa, qualcosa che non si compra, non si fa,non si ottiene. Si può passare una vita intera a cercare l’amore senza trovarlo, oppure no, si può semplicemente vivere e poi l’amore ti piomba addosso, ma che ci si vuole fare, l’amore è fatto così. Non sai se cercarlo o sperare che sia lui a trovarti, e come condannarti per la tua ignoranza… nessuno lo sa. Ma ci sono tanti pro quanti contro, qui subentrano le domande che ci mettono in crisi su ogni aspetto della nostra personalità e del nostro essere. E di colpo ci si ritrova a chiedersi se quella persona ci trova attraenti, quando, come e se farle la fatidica domanda (e qui rientra il discorso delle crisi esistenziali riassunte in “come faccio?”), senza porsi la domanda più ovvia di tutte: “perché?”. Perché si è disposti a cambiare noi stessi per una persona? Perché al mondo esiste chi sa farci star male, chi ci rende incapaci di dormire, chi ci fa fare queste domande senza neanche sapere chi siamo (o perlomeno, senza volerlo fare)? Mi è stato detto “a volte una parola ferisce più di una coltellata”, e in questo caso la parola che ferisce è amore. Dolce e terribile quel momento in cui si scopre la verità dopo troppe volte che ce l’eravamo negata, respingendola con violenza e vergognandoci di doverlo fare per non essere sinceri con noi stessi e dover ammettere che “forse… forse io la amo”.
Amore, una parola difficile, strana. Sono stati scritti libri in merito, forse effettuate ricerche in merito, ma non esiste e mai esisterà un libro, una legge, una teoria scientifica in grado di spiegarlo. È un mistero che va oltre l’umana conoscenza, un dubbio così profondo che va ad inserirsi tra le più grandi domande della vita come: “Perché esisto?”, “La mia vita ha un senso?”, “Cosa c’è dopo la morte?” e via dicendo.
Ma come non esiste una sola interpretazione dell’amore, non ne esiste neanche un solo tipo. C’è infatti anche l’amore verso il prossimo, l’affetto, quello che ti spinge ad aiutare l’amico in difficoltà,che ti induce ad aprirti completamente con una persona che ti ispira fiducia, anche questo è amore.
Ma non esiste cosa al mondo che non abbia un rovescio della medaglia, infatti c’è purtroppo nell’amore un momento che ti uccide: il tradimento. Quando una persona con cui sei stato bene per tanto tempo decide che non sei più speciale, sei stato solo un altro, uno dei tanti, un giocattolo che le ha dato gioia per un po’ di tempo e poi è finito insieme agli altri,inutilizzato, vecchio. E ti lascia così, senza un motivo apparente, o con uno palesemente inventato per darti un motivo per non odiarla, o perlomeno per stare buono. E finisce lì, quando in un attimo ti rendi conto che quelle poche parole, quell’SMS, quel messaggio lasciato su Facebook mentre non c’eri hanno segnato la fine della tua gioia e la rinascita della bestia nera che ti mangia il cuore. Il mondo ti cade addosso. E stai male. Di nuovo. Ancora. Vaghi in te stesso come un’anima tormentata, sei l’essere più disperato nel mondo, sei perso, ti chiedi “Dov’è che ho sbagliato?”, come se fosse colpa tua. Perché se tu ogni volta che ci riprovi fallisci, allora arrivi a pensare che il problema sei solo ed unicamente tu. E stai male. Di nuovo.  Ancora. Lì, seduto con gli amici che ti dicono che ci sono tanti pesci nel mare, che sei troppo buono, che devi saperti dare un contegno, e tu annuisci tristemente con la testa, abbozzando un sorriso per farli contenti, ma nel profondo sai già che non puoi e non potrai mai andare contro la tua natura, contro te stesso. Le guerre contro sé stessi non si possono vincere, perché anche se trionfasse una delle due parti,sarebbe comunque una parte di te che sta male. E ti tartassi la testa, la mente, il cuore, mentre ti ripeti quanto sei stato stupido a provarci, sapendo già come sarebbe andata a finire. Provi ad ascoltare il cuore, ma il cuore è ferito e incapace di consigliarti, così ascolti la mente, che però, ancora confusa dall’accaduto, è come un navigatore che ti dice di girare a sinistra, anche se a sinistra c’è un muro di cemento. Dici che l’amore ha cessato di esistere per te, ma ci ricascherai. Oh sì che ci ricascherai. Perché l’amore è un circolo infinito. E tra una sofferenza e una felicità ci saranno quei bei ricordi impressi nella tua mente, tu e Lei insieme, che ti faranno ricordare che l’amore c’è e, malgrado a volte faccia male, è una cosa meravigliosa.
 
Strano, eh? Quando ho riletto queste parole mi sono stupito io stesso di ciò che avevo scritto. Tuttavia, solo ora riesco a capire che, malgrado quella sera io non avessi creduto appieno a ciò che avevo detto, l’amore c’è davvero, esiste ed è bellissimo. Non bisogna mai smettere di crederci, perché vivere senza amore è vivere senza una parte immutabile di noi stessi, privarsi di un bene necessario, ma non di un diritto. Questa cosa tengo molto a specificarla: l’amore non è un nostro diritto, nessuno può pretendere l’amore come se fosse un ben materiale. L’amore va cercato, meritato, bisogna fare sacrifici per l’amore, scelte difficili a volte, ma alla fine tutte le fatiche vengono sempre ripagate. Non abbiate paura di amare e di mostrare il vostro amore al mondo, perché se la gente arriverà perfino ad avere paura di amare, allora il vero amore morirà davvero.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1678873