Boulevard of Broken Dreams

di MimiRyuugu
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Boulevard of Broken Dreams ***
Capitolo 2: *** Call Me ***
Capitolo 3: *** Take Me Away ***
Capitolo 4: *** One Thing ***
Capitolo 5: *** I Missed You ***
Capitolo 6: *** You and Me ***
Capitolo 7: *** Putting Holes in Happiness ***
Capitolo 8: *** Coma White ***
Capitolo 9: *** Pretty Boy ***
Capitolo 10: *** Pale ***
Capitolo 11: *** Everything I Do, I Do it for You ***
Capitolo 12: *** This is Halloween! ***
Capitolo 13: *** Tell Me What the Rain Knows ***
Capitolo 14: *** You'll Be in my Heart ***
Capitolo 15: *** Nothing's gonna harm you, not while I'm around. ***
Capitolo 16: *** A Little Pain ***
Capitolo 17: *** Evidence ***
Capitolo 18: *** Far Natale ***
Capitolo 19: *** The Funeral of Hearts ***
Capitolo 20: *** All I Want for Christmas is You ***
Capitolo 21: *** White Christmas (Eve) ***
Capitolo 22: *** Good Riddance (Time of Your Life) ***
Capitolo 23: *** I Caught Myself ***
Capitolo 24: *** Let me Sign ***
Capitolo 25: *** We've got Tonight ***
Capitolo 26: *** Ti Voglio Bene ***
Capitolo 27: *** Everything ***
Capitolo 28: *** Super Trouper ***
Capitolo 29: *** Shopping for labels, shopping for love? ***
Capitolo 30: *** Lay all your Love on me ***
Capitolo 31: *** Devour ***
Capitolo 32: *** The Way You Make Me Feel ***
Capitolo 33: *** When The Heart Guides The Hand ***
Capitolo 34: *** Slipping Trought My Fingers ***
Capitolo 35: *** Lui&Lei ***
Capitolo 36: *** Are We, We Are ***
Capitolo 37: *** Virgin State of Mind ***



Capitolo 1
*** Boulevard of Broken Dreams ***


Buonnnnsalve *-*
si, sono pessima. Inizio ogni ff/aggiornamento così ma è vero. Ho postato l'ultimo cap di Midsummer nemmeno una settimana fa e sto già iniziando la ff dopo. *si fustiga* Anyway, ci risiamo. Questa è oramai la settima ff dei Tre Uragani Saga. Sono felice che le precedenti avventure di Giulia vi abbiano entusiasmato, e vi ringrazio subito se vorrete seguirmi anche in questa lunga continuazione (perchè fidatevi, è lunga xD). C'è solo un cambiamento da qui in poi (diciamo pure un grosso cambiamento xD): rispetto alle altre, in cui era Giulia che narrava in prima persona, Boulevard è scritta in terza persona, quindi si vedranno anche i punti di vista di Anna ed Hermione :3 spero vi affezionerete anche a loro come a Giulia.
Detto ciò, in questo primo capitolo troviamo Boulevard of Broken Dreams dei Green Day, If I Was Your Vampire di Marilyn Manson e The Best Damn Thing di Avril Lavigne.

Avvertenze: occitudine generale, musica a manetta e...basta *V*

Spero che la nuova storia vi piaccia,
Buona lettura <3



Primo Capitolo

Metà agosto. Poteva sembrare un banale pomeriggio. Con il sole ancora alto. L’afa estiva. Però, non per tutti lo era. Dalla finestra di una camera, uno stereo mandava la voce di Billie Joe Armstrong. Giulia, raggruppava i vestiti, gli oggetti, e tutto quello che le sarebbe potuto servire, per poi metterlo nel baule scolastico. No. Nonostante fosse ansiosa di tornare ad Hogwarts, non stava già preparando i bagagli. Semplicemente, tutti i membri dell’Ordine dovevano riunirsi. Essendo oramai casa Black non più sicura, si era optato per riunire tutti alla Tana Weasley. E quello era il giorno stabilito per partire. La terza traccia finì, per lasciare spazio alla successiva. Giulia si fermò e sospirò. Aveva piegato ogni singola maglia. Ogni singola gonna. E riposto ogni singolo oggetto. Come dimenticarsi poi del suo ombrello da sole. E Snakey e Mistery, i suoi fidati peluche. Si diresse incerta alla scrivania. Aprì piano il cassetto. Boulevard of Broken Dreams risuonava nella stanza. La ragazza guardò il contenuto. E si portò una mano al ciondolo. Così Poi, l’allungò verso la miriade di lettere sistemate in ordine di consegna. L’ultima risaliva ad una settimana prima. Le scorse veloce. Le doveva portare con se? Sospirò indecisa. Poi, le cadde l’occhio sul sacchetto nell’angolo. “I walk this empty street, on the Boulevard of Broken Dreams…” iniziò a cantare. Posò le lettere sulla scrivania e prese il sacchetto. Lo aprì piano. Ci infilò l’altra mano e prelevò il piccolo ricordo prezioso. “Don't know where it goes but it's home to me and I walk alone…” continuò. Osservò il bracciale. Così piccolo. Così luccicante. Un emblema di bei ricordi. E sorrise. Perché le era tornata in mente la giornata del compleanno. Sorrise per le Api Frizzole. Per l’ombrello. Per Eveline. Strinse piano il bracciale. E congiunse le mani a mo di preghiera. Le portò all’altezza del viso e posò i pollici sulle labbra. “I walk this empty street on the Boulevard of Broken Dreams, where the city sleeps and I'm the only one and I walk alone…” sussurrò. Chiuse gli occhi, pensando intensamente a lui. All’unica persona per cui pregava ogni sera. All’unica persona che pensava prima di andare a dormire. La prima al risveglio. Lui. Il suo amato professore. Il suo principe. Riaprì gli occhi e rimise il bracciale nel sacchetto. Lo richiuse. E selezionò due lettere. Le piegò con cura. E le mise, insieme al bracciale, in una piccola pochette a teschi viola su sfondo nero. Gliel’aveva regalata la madre. Per i suoi gioielli. I suoi piccoli tesori. “I walk alone, I walk alone…I walk alone, I walk a...” proseguii. Mise la pochette nell’angolo del baule. Al sicuro, accanto al suo vestito viola. Prese qualche cd e lo mise vicino. Ed in tasca, l’immancabile mp3. Si voltò per controllare la stanza. E vide una pila di cd sul comodino. Sobbalzò e la raggiunse. Scorse piano i cd. Ricordando ogni copertina. I titoli li aveva scritti lei. Con cura e precisione. Sapeva che Piton li avrebbe apprezzati. Evanescence. Avril Lavigne. “My shadow's the only one that walks beside me, my shallow heart's the only thing that's beating…” disse, distratta. Ed ancora. Paramore. Uno misto. Il suo sguardo si soffermò sulla sesta traccia. Everything, dei Lifehouse. Ed ancora un sorriso. Li ricontrollò, poi, li posizionò nel baule. Prese i soliti poster dalla scrivania. Sex Pistols, Green Day. A settembre li attaccava sulla parete vicino al letto. E a giugno li staccava. Per poi riattaccarli l’anno dopo. Andò alla finestra e si sporse. Prese un lungo respiro. “Sometimes I wish someone out there will find me 'til then I walk alone…” sussurrò, al vento. Anche per quell’anno doveva salutare casa sua. Sweeney era tornato. Stava placido sul suo davanzale. Oramai si era abituato a rimanere fisso alla finestra di Giulia. Però. L’ultima volta. Il volatile era arrivato. Senza lettere. Ne bigliettini. Nemmeno un misero post-it. La ragazza gli fece una carezza sulla testa. “Andiamo Giulia! È ora! Sei pronta?” la chiamò dal piano di sotto la madre. “Si mamma!” rispose subito lei. Billy Joe era già nella sua cuccetta da viaggio. Giulia chiuse il baule. Sistemò la targhetta con il suo nome sulla maniglia. “Immagino che sia pesante…tieni Billy, io porto il baule…” sorrise il padre, entrando. Fece levitare il bagaglio con la bacchetta. La ragazza annuì. “Mi raccomando Sweeney, fai il bravo! Grazie per tutti i viaggi che hai fatto quest’estate…” lo ringraziò. Poi, gli schioccò un piccolo bacio sulla testa. Il gufo per poco perse l’equilibrio rimanendo su una zampa. Giulia rise. E prese la cuccetta con il suo Billy Joe che sonnecchiava all’interno. Scese le scale prima di suo padre. Qualche valigia era sistemata nell’ingresso. Sua madre sistemava finestre, tende e tutte le formalità di una casa babbana. “Preso tutto?” chiese a Giulia. Quest’ultima annuì sorridente. Billy Joe sbadigliò e si stiracchiò, andando a sbattere con la testa sul coperchio della cuccetta. La ragazza rise. Ed il gatto miagolò contrariato. “Su Billy…tra poco saremo alla Tana, ed allora si che potrai stiracchiarti quanto vuoi…con Grattastinchi e James…” lo consolò. Il micio la guardò truce, poi, riprese a dormire. “Sebastian, ci sei?” lo chiamò Mary, madre di Giulia. L’uomo arrivò insieme ad una valigetta volante. “Lavoro? Anche alla Tana?” sbottò la donna, seccata. Lui le sorrise e le diede un bacio sulla fronte. “D’obbligo…finché non mi chiamano come Auror…” rispose. Giulia trasalì. Altro motivo per cui sperava che Voldemort non comparisse. Vedere sua madre preoccupata. Con il pensiero di suo padre alla mercé dei Mangiamorte. “Dunque…vediamo…ci siete tutti vero?” chiamò poi la madre. “Si!” esclamarono marito e figlia all’unisono. Il gatto miagolò annoiato. “Bene allora, si parte!” esordì Sebastian. Le due si strinsero a lui. Subito dopo, svanirono nel nulla. Lasciando vuota la casa. Con tapparelle abbassate. Porte e finestre chiuse. Ed un povero gufo che realizzò di dover fare la strada in volo fino alla Tana.
Nel contempo, in un’altra casa, il clima era un altro. Una stanza, dalle pareti coperte di poster. La scrivania sommersa da fili. Un mp3 abbandonato in un angolo. Ed un computer dalle casse a tutto volume. La roca voce di Marilyn Manson risuonava nella stanza. Vestiti alla rinfusa sul letto. Un baule ancora vuoto. E lei, appoggiata allo stipite della portafinestra. Riparata dal sole. 6 AM Christmas morning, no shadows, no reflections here, lying cheek to cheek in your cold embrace. Le braccia abbandonate lungo i fianchi. Un poco ricurve con le mani in grembo. Sembrava una bambola. Nella sua t-shirt tre volte più larga. Ed il collare che le stringeva la gola. So soft and so tragic, as a slaughterhouse. Anna guardava verso il cielo. Cercando. Sperando. Di scorgere all’orizzonte lui. Il gufo del suo Draco. Che le mandava qualche cosa. Una lettera. Un biglietto. Un segno di vita. Non lo sentiva da metà luglio. Si erano scritti delle lettere dopo che lei era tornata dal suo soggiorno al Malfoy Manor. Poi, da quando aveva iniziato la sua presunta vacanza con la madre, niente più. Anna si voltò verso il computer. Sguardo vuoto. Assente. You press the knife against your heart and say "I Love you, so much you must kill me now". “I love you, so much you must kill me now…” disse, insieme a Manson. La porta si aprì. “Insomma Anna! Cos’è tutto questo casino?! Manca poco alla partenza! E tu non hai ancora iniziato!” la rimproverò Christian, guardandosi in giro. La ragazza lo guardò disinteressata. Lui sbuffò. “Muoviti, e per Merlino, spegni questo orrore!” sbottò, richiudendosi la porta alle spalle. Anna non si mosse. Sentì altre urla. Anche Mary Kate era nel suo stesso stato. Ma non per mancanza di voglia di vivere o altro. Semplicemente perché aveva altre cose per la testa. Blaise, ad esempio. Stavano ancora assieme. La più lunga relazione di sua sorella. If I Was your Vampire, certain as the moon, instead of killing time, we'll have each other until the sun. La ragazza sbuffò, e si alzò. Non voleva avere altre prediche da sua madre. Sapeva che sarebbe finita con l’insultarla in serpentese. Facendola arrabbiare ancora di più. Iniziò a piegare i vestiti buttati sul letto. Delle gonne. Un corpetto. Poco a poco il letto iniziò ad intravedersi. Il baule a riempirsi. Finiti vestiti, prese il suo pinguino di peluche. Lo ripose con cura in un angolo. Poi una pochette a forma di tomba, da porta gioielli. Anche se alla fine tutti i suoi bracciali finivano disordinati sul comodino. If I Was your Vampire, death waits for no one…hold my hands across your face, because I think our time has come. Sentiva la musica di sua sorella scontrarsi con la voce del suo Manson. Quegli stupidi Tokio Hotel. Mise pian piano tutto ciò che le poteva servire nel baule. Setacciando cassetti. Tutte le sue magliette dei gruppi. Le capitò tra le mani una maglia dei Sex Pistols. Anarchy in the UK. Anna sospirò. Si guardò in giro. E la strinse a se. Chiudendo gli occhi. Inspirandone il profumo. Quel profumo. Quello del suo Draco. L’aveva presa in prestito ancora alla fine della scuola. Quella notte. Dopo che era tornata dal Ministero. Aveva dormito con quella. Le arrivava alle ginocchia. Non sapeva come poteva star bene una maglia così gigantesca sul fisico così mingherlino del suo Draco. Eppure gli stava bene. Digging your smile apart with my spade-tongue and the hole is where the heart is. Di scatto Anna allontanò la maglia. E la buttò sul pavimento. Non doveva cadere in simili smancerie. Non erano da lei. Eppure. Si avvicinò alla t-shirt e la sistemò. Poi la ripose con cura nel baule. Draco le mancava. Non serviva un genio per capirlo. Il baule era quasi pieno. Si voltò verso la scrivania. James era nella sua gabbietta da viaggio. Oramai abituato, dormicchiava tranquillo. Nell’ombra, una foto. La ragazza si avvicinò, incerta. Allungò una mano e la prese. La cornice verde e argento. Con serpenti attorcigliati. E due iniziali incise sugli angoli. A e D. era stato un regalo di Narcissa. Per essere andata a tenere compagnia a lei e al figlio. All’interno, due ragazzi teneramente abbracciati. Lei e Draco. Lui che l’abbraccia, poi le cinge le spalle con un braccio. Lei, che sorride. We built this tomb together, and I won't fill it alone. Guardandosi. Osservando lei e il suo adorato, Anna sorrise. Non avrebbe potuto farne a meno. Ricordando quanto Draco la prendesse in giro per la sua altezza. Il suo metro e sessantatre scarso. Prese della carta, e vi avvolse la cornice con la foto. La ripose tra i vestiti, in modo che non si potesse rovinare. Chiuse il baule con un tonfo sordo. Poi, mise in tasca il suo mp3. Sentì ancora dei rumori sommessi dalla camera vicino. Mary Kate aveva spento lo stereo. Niente più Bill Kaulitz. Solo Manson. Anna ghignò, trionfante. Si stiracchiò. Un po’ di vento entrò dalla finestra. Fece svolazzare la sua gonna a pieghe. Bussarono alla porta. “Anna sei pronta? La mamma ci ha chiamato a raccolta!” esclamò Mary Kate. La ragazza si avvicinò al computer. Beyond the pale everything is black no turning back. Ed ecco. Spento. Il silenzio totale. Christian entrò subito in camera sua. “Muoviti…la mamma chiama…” sbottò. Anna lo ignorò e prese la gabbietta di James. Scese, mentre suo fratello faceva levitare il baule dietro di lei. Tutta la famiglia era già riunita in salotto. Sua madre stava trafficando con le serrature. Mary Kate sbadigliò. I capelli castano chiaro fino alle spalle sciolti. La frangetta ribelle. “Ora…controllo componenti…dunque...moglie…presente!” iniziò a dire Ilary. “Marito…eccomi!” esclamò Andrew, vicino a lei. “Figlio maggiore, presente!” esordì Christian, raggiungendoli. “Figlia di mezzo, presente…” disse con poca grinta Anna. “Figlia minore, presente…” concluse Mary Kate. “Un attimo…gatto?” continuò la madre. James fece un miagolio sommesso. “Gufo?” disse ancora la donna. Un piccolo gufo, nella gabbia, stava appollaiato distrattamente. “Archimede!” lo chiamò la sorella più piccola. L’animaletto sbattè le ali e fece un verso. “Perfetto…ed ora, si parte! Tutti stretti a me!” esclamò Ilary. La famiglia obbedì. Ed in pochi secondi, si smaterializzarono. Lasciando la casa vuota. Senza più rumori. Musica. E ricordi.
In qualche casa più in la, una ragazza correva per la stanza, trafelata. Seguita da una canzone altrettanto movimentava. Hermione spostava oggetti dal baule alla scrivania. E dalla scrivaniaal baule. Mai soddisfatta. I hate it when a guy doesn't get the door even though I told him yesterday and the day before. Aveva provato a chiudere il bagaglio una decina di volte. Eppure. Non voleva rimanere chiuso. Doveva eliminare qualcosa. I suoi libri certo che no! Cosa avrebbe fatto nelle lunghe serate alla Tana? Di certo non voleva starsene con le mani in mano. Forse quel maglione non era così poi tanto necessario. E nemmeno quella gonna. Quando l’avrebbe messa? Non certo in Sala Comune.I hate it when a guy doesn't get the tab and I have to pull my money out and that looks bad. Dopo l’ennesimo viaggio scrivania-baule, decise di fermarsi e prendere fiato. Osservò il suo bagaglio. In effetti c’erano più libri che vestiti. Così non poteva andare. Doveva liberarsi di qualcosa. Con rammarico, iniziò a tirare fuori le pile di libri. Dopotutto, alla Tana ci sarebbero state anche Anna e Giulia. E con loro, di certo non sarebbe stata a far nulla. Eliminò qualche libro. Ma non c’era ancora abbastanza spazio. Si voltò pensierosa verso la scrivania, e trasalì. Si stava dimenticando la cosa più importante. Where are the hopes, where are the dreams, my Cinderella story scene, when do you think they'll finally see. Prese l’album dalla copertina azzurra che giaceva sulla scrivania. Come dimenticato. In realtà, di solito lo teneva nel primo cassetto del suo comodino, accanto al letto. Però. Lo aveva tirato fuori solo per poterlo portare con se. Dentro, le foto dei suoi genitori. Delle sue amiche. Che aveva collezionato con il passare degli anni. Lo doveva ammettere. Giulia ed Anna erano la sua seconda famiglia. Nonostante fossero così diverse da lei. La prima, con i suoi modi gentili e l’atteggiamento allegro. La seconda, dai modi sgarbati e un po’ ribelli. Loro. Che insieme facevano iTre Uragani. That you're not not not gonna get any better, you won't won't won't you won't get rid of me never, like it or not even though she's a lot like me we're not the same. E poi c’era lui. Hermione arrossì solo a pensarlo. Non sapeva proprio come facevano le sue amiche. Giulia, innamorata pazza di Piton. Era riuscita ad ottenere la sua attenzione. Il suo affetto. Il suo amore. Anna, intrecciata in una relazione strana. Pazza. Macabra. Ma felice. Mentre lei. Ancora speranzosa di un amore destinato ad aspettare un bradipo dai capelli rossi. And yeah yeah yeah I'm a lot to handle, you don't know trouble but I'm a hell of a scandal.Hermione sbuffò. Possible che quello stupido di un Ron non si fosse ancora accorto della sua cotta? Lei era una ragazza all’antica. Non riusciva a fare come le proponevano le amiche. Chiedergli perfino di fare una passeggiata le risultava difficile. E perché? Perché lui la vedeva come un’amica. Un puro esempio quello del quarto anno, al Ballo del Ceppo. L’aveva usata come ultima risorsa. Cosa inaccettabile da parte sua. In verità si era presa una piccola cotta per Krum. Dopotutto lui aveva fatto il primo passo. Mentre Ron non la vedeva nemmeno come una ragazza! Me I'm a scene, I'm a drama queen, I'm the best damn thing that your eyes have ever seen. Tra un mese il prefetto avrebbe compiuto i sedici anni. Il rosso si sarebbe dovuto accorgere di quanto era cresciuta. Hermione arrossì a quei pensieri. Le faceva davvero male stare sola con Anna. Però sorrise. Infondo ciò che più contava era la salute. E gli amici. Anche se di quelli lei ne era attorniata. Alright Alright yeah. Mise nel baule l’album. Giusto qualche libro. E aggiunse dei vestiti. Poi sistemò anche qualche oggetto. Visto il suo rendimento scolastico, i suoi genitori, le avevano comprato un regalo. Arrivata a casa, si trovò nelle mani un piccolo mp3 blu. Giulia ed Anna l’avevano aiutata a riempirlo e a capire come usarlo. In poco tempo, era diventata una maestra. Aveva finalmente capito come mai Giulia adorasse tanto starsene sul letto ad ascoltare musica. Però il suo passatempo preferito rimaneva la lettura. Sistemò le ultime cose, e finalmente chiuse il baule. Niente aperture improvvise. Niente libri sparsi per la camera. Mise le ultime cose in ordine, poi aspettò. Il signor Weasley sarebbe dovuto passare a momenti. Scese a salutare i genitori, prima che tornassero al lavoro. Poi, tornò in camera. Ed ecco un uomo famigliare. “Buongiorno signor Weasley!” sorrise la ragazza. Arthur ricambiò il sorriso. “Giorno anche a te Hermione! Pronta?” le chiese. Lei si guardò in giro, poi annuì. “Bene! Allora si parte!” esclamò lui. Hermione si strinse al braccio dell’uomo. E subito sparirono. Lasciando una stanza vuota. Ordinata. Con una pila di libri fino al soffitto sulla scrivania.

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Capitolo 2
*** Call Me ***


Buonsalve *-*
stavolta sono stata brava. Più di così però non riesco a trattenermi xD anyway, ringrazio subito Giorgy89, CenereSnape e Lambretta per le recensioni allo scorso capitolo <3 e ringrazio anche te, che stai leggendo in questo momento *-* spero che questo capitolo vi piaccia *w* 
Qui troviamo Call Me dei Cadaveria e Are We The Waiting dei Green Day.

Avvertenze: ooctudine, come al solito. le battute di Fleur sono sgrammaticalmente corrette :3 nel senso che, siccome parla un inglese molto francesizzato, ho deciso di cambiare le parole per rendere di più xD leggetelo col suo soave *sarcasm* tono e penso capirete la disperazione generale xD un'ultima cosa, la Johanna a cui fanno (e faranno) spesso riferimento le nostre amiche è la Johanna del film Sweeney Todd :3

Detto ciò, vi lascio all'aggiornamento :3
Buona lettura <3



Secondo Capitolo

I primi ad arrivare furono i Wyspet. Molly Weasley li aspettava a braccia aperte. Fred abbracciò Giulia. “Non ti vedo da un mese e mezzo e sei già così cresciuta!” la prese in giro. La ragazza sorrise. “Bassa sono, e bassa rimango…” rise. Poi lo guardò dubbiosa. “Non dovresti essere ad amministrare il tuo nuovo negozio?” chiese Giulia. Fred scosse la testa. “Abbiamo fatto una pausa…” spiegò, quasi ovvio. “Ovvero, lui ha rotto le scatole per tornare a salutarti!” precisò George. Il fratello lo guardò truce e gli tirò un pugno al braccio. La ragazza rise. Con un gran frastuono, arrivarono anche gli Haliwell. Mary Kate non mise nemmeno a terra la gabbietta di Archimede, che si gettò fra le braccia di Ginny. Anna la salutò, insieme ad i gemelli. Scambiò uno sguardo gelido con Molly. E corse ad abbracciare Giulia. Poco dopo, le raggiunse anche Hermione. Dopo la confusione dei saluti iniziali, le ragazze vennero aiutate dai gemelli a mettere nella loro stanza i bagagli. Stavano salendo le scale scricchiolanti, quando Ginny sbuffò. “Ah dimenticavo… abbiamo una nuova ospite in camera quest’anno…” disse. Le altre la guardarono dubbiose. “Non dirmi che…” iniziò ad ipotizzare Anna, inorridita. La rossa annuì truce. Salirono in camera. Una ragazza bionda passò davanti a loro con la sua camminata aggraziata. “Tutto questo biondo mi acceca!” sbottò Anna, coprendosi gli occhi con una mano. Giulia, Mary Kate e Ginny risero. Hermione le diede una gomitata. “Solve Ginny! Oh, sono orrivate le rogosse!” esclamò Fleur, storpiando le parole per via del suo accento francese. La rossa annuì. “Voliate scusormi, ma non mi ricordo i vostri nomi…” disse ancora. Il prefetto fu la prima a presentarsi. “Io sono Hermione…Hermione Granger…” sorrise. Fleur sobbalzò. “La rogossa del bulgaro!” esclamò subito la bionda. Il prefetto arrossì. “Io sono Giulia Wyspet…” continuò l’altra. “Molto piocere!” rispose subito Fleur. “Mary Kate Haliwell…” esordì poi l’amica, a fianco di Ginny. La bionda annuì, sfoderando un sorriso quasi accecante. Anna, riluttante, si fece avanti. “Io sono Anna Alvis Haliwell…” disse solo. Il sorriso di Fleur si tramutò in una smorfia. “Bhe, che hai da guardare così?” sbuffò la castana, irritata. La bionda la guardò ancora con il nasino all’insù. “Anna? Sei tu?! Non ci credo!” esclamò Bill, dal fondo delle scale. La ragazza si girò di scatto. E si illuminò di gioia. Fece i gradini di corsa e si buttò fra le braccia dell’uomo. Fleur le riservò uno sguardo di puro odio. “A quanto pare se ne vedranno delle belle…” commentò Mary Kate. “Sei cresciuta tantissimo!” disse ancora Bill, stupito. Anna scosse la testa. “Bassa sempre uguale…” sbottò. Il rosso le fece una carezza sulla testa. “E con Draco? Come va?” chiese ancora. “Non ha nemmeno salutato Flebo…” sogghignò ancora Ginny. Hermione scuoteva la testa esasperata. Mentre Giulia si godeva la scena, pronta ad intervenire in caso di rissa tra Fracia-Inghilterra. “Non c’è male…” sorrise Anna. Fleur tossì ancora. E Bill fu costretto a girarsi. “Oh…ciao amore! Vedo che hai fatto la conoscenza delle ragazze…” disse. La Veela le sorpassò, e con eleganza raggiunse i due. Si mise proprio vicino ad Anna. “Povera la mia sorellina…sembra un puffo in confronto a Flebo!” rise Mary Kate. “Dunque quosta è la fomosa Annà…Bill mi ha porlato molto di te…” disse, con tono stizzito la bionda. La ragazza si sentì il sangue raggelare. “Ovvio, sono la sua sorellina…” sorrise, incerta. Fleur la guardò dubbiosa. Bill rise. “Anna intende dire che gli sono affezionato come se fosse mia sorella…” spiegò. La bionda sbuffò. “Sorella? Io non vedo tutta questa somigliansa…” sbottò. “È ovvio…non sono sua sorella di sangue...” precisò Anna. Fleur la squadrò da capo a piedi. La castana ebbe un sussulto. Odiava quello sguardo nei suoi confronti. Che si trattasse di quella biondina snob poco le importava. Quello sguardo. Era quello che detestava. “Si vode…il mio Bill ha buon gusto nel vestire…quelle crosci mi danno ai brividi!” rimbeccò, rabbrividendo. Anna strinse i pugni. Giulia andò a soccorrerla. “Non è poi così male…” sorrise, in sua difesa. Fleur scoccò uno sguardo anche a lei. “Tutto quel viola…fate compere nello stesso negosio?” chiese poi. La ragazza trasalì. Il fatto che avesse insultato Anna era già un incentivo per mollarle un destro diritto sul naso, ma insultare anche il suo viola. Giulia non lo poteva permettere! Hermione sospirò esasperata. La cosa andava di male in peggio. “Su…andiamo Fleur…non volevi fare una passeggiata?” la persuase Bill. La Veela lo guardò raggiante. “Scerto caro! Ora andiamo…salve… ragassine…” le salutò, gelida. “Ciao ragazze…ci vediamo a cena!” sorrise Bill. Poi, i due si allontanarono. Anna tirò un urletto di irritazione. “Come si permette quella Barbie di venire ad insultarmi così?!” ringhiò, salendo a grandi falcate le scale. “Certa gente è davvero insopportabile!” concordò Giulia. “E voi ci convivete da solo dieci minuti…io è da un mese buono che sto qui con quella in giro…” sbuffò Ginny. “Bhe, sono stati i dieci minuti più lunghi della mia vita…” rimbeccò Anna. Le ragazze raggiunsero finalmente la camera, seguite dai gemelli. La stanza era piccola, come tutte del resto. Un armadio sgangherato stava in un angolo. E sei letti erano posizionati in modo tale da essere quasi attaccati tra loro. Disposti su due file, come in una camerata militare. “Sembra di stare in collegio, vero?” osservò rabbrividendo Ginny. Mary Kate annuì schifata. “Io mi sono presa questo letto…” precisò poi la rossa, tuffandosi sul primo letto vicino alla porta, alla sua sinistra. Mary Kate lanciò la gabbia con il povero gufo sul letto vicino. Quello in mezzo, davanti all’armadio. “L’ultimo la infondo è di Flebo…mamma ha detto che dovevo lasciarla mettere dove voleva…in quanto ospite…” spiegò ancora Ginny. Anna si posizionò nel letto di mezzo, nella fila di destra. Giulia andò al letto vicino alla finestra. Ed Hermione si dovette accontentare dell’ultimo, misero letto vicino alla porta. Le ragazze si guardarono, poi, una dopo l’altra, si sdraiarono sul rispettivo letto. George e Fred risero. “Ecco qua fannullone!” esclamò il primo, sistemando infondo ad ogni letto un baule. “Grazie!” rispose il prefetto. “Tra poco si cena… vi conviene rimanere qui se non volete finire nei preparativi di tavola…” esordì George. “E chi si muove?!” sbottarono Mary Kate e Anna all’unisono. I gemelli se ne andarono via ridendo. Poi uno stomaco brontolò. “Avanti ragazze! Siamo ospiti! Dovremmo aiutare la signora Weasley!” le rimproverò Hermione, alzandosi a sedere. Giulia la guardò. “In effetti…” le diede ragione. Anna sbuffò. “Sono stufa di ricevere i suoi sguardi malevoli! Andateci voi ad aiutarla quella! Senza offesa Ginny eh…” rimbeccò poi. La rossa alzò le spalle. “Insulta pure…non ho niente da obbiettare…” sorrise. Il prefetto le guardò sbalordita. “Allora facciamo così…tu vai avanti…tra mezzora noi arriviamo…” propose Mary Kate. Hermione incrociò le braccia al petto esasperata. Giulia rise. Pochi minuti di silenzio, poi Ginny parlò. “Ah dimenticavo…c’è una cosuccia di cui devo avvisarvi…” iniziò a dire. Subito, una scia bionda entrò in camera. “Vedo che avete scià scelto i posti…” esclamò Fleur, guardandosi in giro. Mary Kate constatò di essere nel letto accanto al suo. E rabbrividì d’orrore. “Essendo io la più gronde, ho il diritto di scegliere cosa si forà dopo scena…” iniziò a spiegare. Giulia la guardò stupita. “Come prego?” le chiese, cercando di essere più gentile possibile. “Desciderò cosa si forà dopo scena…stasera, ad esempio, avevo pensato di vedere un film…ovviamonte romontico…” spiegò, sospirando. Anna finse di vomitare. “Qualcosa non và?” sbottò irritata la bionda. La castana annuì. “Sono allergica ai film romantici…” ghignò. Fleur la guardò gelida. “Non sono fattì che mi riguordano…” soffiò infine. Frugò nel suo baule, dopodiché uscì dalla stanza. Anna affondò la testa nel cuscino e tirò un urlo. “Uccidetemi…ora!” pregò Mary Kate. Hermione le guardò scuotendo la testa. “Andiamo ragazze…magari Fleur ha solo voglia di stare un po’ con noi…” provò a dire Giulia. Anna le riservò uno sguardo scettico. “Ah Giulia Giulia…nonostante tu veda il buono in tutte le persone, non sempre c’è…” sospirò. La ragazza sorrise e si avvicinò alla castana. Le accarezzò la testa. “Perfino tu sei buona…” sorrise. Anna arrossì intenerita. Si sentirono dei passi svelti. Ilary, la madre di Anna e Mary Kate, entrò nella camera. “Avanti ragazze! È ora di cena!” esordì. Hermione si alzò, seguita da Giulia. Le figlie si alzarono poco dopo. Ginny rimase seduta, sospettosa. “Finalmente, ho una fame!” sbottò Mary Kate. Ilary la guardò finta sbalordita. “Cosa avete capito? Avanti! Filare di sotto a preparare la tavola!” precisò poi, battendo le mani. “Mi sembrava troppo bello…” sbuffò Anna. Giulia rise. Tutto il gruppo scese a dare una mano. Anna fu tentata di dare in testa qualche piatto a Fleur, ma Hermione la bloccò sempre in tempo. La cena si svolse tranquillamente, anche se le moine della bionda con il bel Bill, davano abbastanza sui nervi. Sia ad Anna, in parte gelosa, in parte rattristata. Sia a Giulia, che sperava di vedere Piton al più presto. O almeno, di avere sue notizie. Ed infine, anche Hermione. Il prefetto cercava di ignorare lo sguardo da armadillo e la salivazione abbondante rivolti da Ron alla Veela. Passata la cena, quasi tutte le ragazze si riunirono in camera. Ginny e Mary Kate, pur di evitare il film romantico, si erano nascoste in qualche angolino della casa. Per aggiornarsi degli ultimi fatti. Della relazione della seconda con Blaise, ad esempio. Invece, le nostre tre cercavano un passatempo per sviare l’idea della bionda. Hermione, dall’atteggiamento di pacifista e ottimista nei suoi confronti, si era trasformata in un’acida, riluttante…insomma, nella copia più normale di Anna. Proprio questa, frugava in modo maniacale nel baule. “Non ci vorrai mica abbandonare con lei spero!” le sussurrò nevrotica il prefetto. “Di certo non me ne sto qui… fuori c’è ancora luce…” rispose secca la castana, prelevando un libretto. Giulia annuì. “Ha ragione lei Herm…anche io me ne vado fuori…” disse poi. Il prefetto, sbuffò. “Secondo voi c’è un posto tranquillo qui in giro per leggere?” chiese, esasperata. Giulia alzò le spalle, mentre tirava fuori con cura dal baule il suo ombrello da sole viola. “Prova infondo al corridoio…più lontano possibile da qui…” suggerì Anna. Dei passi si facevano vicini. Qualcuno stava salendo le scale. “Bene ragosse! Il nostro film sci attende!” esclamò entusiasta Fleur. Anna scosse la testa. “Ma anche no…io me ne vado fuori a leggere…” rispose, spingendo di poco la bionda per uscire dalla camera. Questa tirò un urletto isterico. Giulia la guardò. In effetti era così entusiasta. Le dispiaceva farla rimanere li da sola. “Quasi quasi me ne rimango qui…” sussurrò, ad Hermione. La Veela si voltò verso le due. E squadrò l’ombrello della ragazza. “Credevo di aver buttoto tutte le cose orripilanti di questa camera…” sentenziò. Giulia rimase a bocca aperta. “Cos’hai detto?” le chiese. Non poteva averlo detto. No. Aveva sentito di certo male. “Quel…coso…è orripilante! Non mi dirai mica che è tuo?” le rispose Fleur, quasi ridendo. Hermione sospirò esasperata. Per fortuna che Anna sen’era andata prima. Altrimenti si che si sarebbe scatenato l’inferno. Giulia tremò di poco. Aveva osato. Aveva osato insultare il suo ombrello. “Si, è mio!” sbottò. Strinse i pugni. Gli occhi lucidi dalla rabbia. La Veela la guardò e stavolta scoppiò a ridere. “Non usciroi così conciota? Quelle vecchie scorpe non si intonato affatto!” completò poi. Giulia fece un profondo respiro. E no. anche le sue Converse. Quella era la goccia che faceva traboccare il vaso. “Me ne vado in giardino!” soffiò, spingendola via per uscire dalla camera. Hermione scosse la testa. “Ma che modi!” sbottò Fleur. Senza degnarla di una parola, il prefetto uscì dalla stanza. Intanto, Anna era seduta sotto un misero alberello. Uno dei pochi nel giardino sul retro dei Weasley, che si affacciava su un campo. La castana sbuffò. ed iniziò a sfogliare il libricino. “Cosa c’è di meglio di un manga per scordarmi della voce irritante di quella Barbie?” sussurrò. Aprì la prima pagina. Scorse le prime righe del riassunto del volume precedente, ma non le lesse veramente. Anna faceva scorrere gli occhi sulle parole. Senza badarci. Senza interesse. Poggiò il manga con cura. E prese dalla tasca il piccolo mp3 nero. Si mise le cuffie. Cadaveria. Call me. Alzò gli occhi al cielo. Call on me, oh call up, baby. Call on me, oh call. Essendo estate c’era ancora luce. Però lei preferiva il buio. Perché al buio erano legati tanti ricordi. Tutte le sue gite con Giulia ed Hermione. E le scappatelle da Draco. Come riusciva ad entrare nel suo dormitorio. Arrivare alla sua stanza. Salutare Blaise prima che uscisse con sua sorella talvolta. E poi si sdraiava sul suo letto. Tranquilla, pacifica. Draco le lasciava sempre qualcosa da fare. Qualche rivista da leggere. Oppure lo aiutava con i compiti. Anna era abbastanza brava in Pozioni. Avendo preso ripetizioni direttamente da Piton. Call on me oh call up, darling. I know who you are. La ragazza allungò le braccia al cielo. Sospirò, annoiata. Si stiracchiò. E mosse il collo. Le ossa le scricchiolavano. Sbuffò. Il cielo aveva iniziato a tingersi di arancione chiaro. Pallido. Finalmente. La sua notte. Sorrise, mentre una brezza le sfiorava il viso. E le venne in mente di quella sera. In cui Draco era arrivato in ritardo. Call me (call me) on the line. Call me, call me any anytime. Lei lo aspettava nel dormitorio. Lo aveva aspettato. Aspettato. Ed ancora aspettato. Per quanto? Non se lo ricordava oramai più. Si era arresa ed aveva chiuso gli occhi per qualche minuto. Risvegliandosi poi tra le braccia del biondo. Aveva osato anche definirla “troppo carina per essere svegliata”. Call me (call me), I'll arrive. You can call me any day or night. Call me! In un caso normale se qualcuno glielo avesse detto, lo avrebbe steso con un gancio allo stomaco. Però. Quella volta l’unica cosa che Draco ottenne, fu un leggero pugno al braccio. Anna non riusciva a fargli male. Probabilmente perché il biondino era più forte. Ma c’era qualcosa in lei. Era l’amore probabilmente che la riduceva così. Cover me with kisses, baby. Cover me with love. Roll me in designer sheets. I'll never get enough. Emotions come, I don't know why. Cover of love's alibi. E rise. Rise di se stessa. Non pensava che si sarebbe mai trovata nemmeno a fare una conversazione decente con quel Malfoy. Eppure, ora era li. Seduta sotto uno squallido albero. A pensare a lui. Al perché non le avesse scritto nulla. Pur sapendo che lei non poteva più scrivergli essendo nel territorio dell’Ordine. Cosa aveva combinato in vacanza con Narcissa? E se le avesse mentito? E se…e se fosse ora di smetterla con tutte queste paranoie? Anna sbuffò. Call me (call me) on the line. Call me, call me any anytime. Doveva smetterla. Tra un mese l’avrebbe rivisto. Ci sarebbe stata assieme per tutto l’anno. La sera della Vigilia di Natale avrebbero festeggiato il loro anniversario. Sarebbero stati due anni. Si poteva dire che lei e Draco fossero cresciuti insieme. Prima, nell’odio. Poi, nell’amore. Anna rise. Dandosi della stupida. Della patetica. Dell’idiota. Perché perdeva tempo a farsi paranoie su di lui? Call me (call me), I'll arrive. When you're ready we can share the wine. Il biondo in quel momento era con sua madre. Magari in riva a qualche lago. Non c’era motivo di preoccuparsi. Non c’era nessun motivo di pensare cose così tragiche. Draco non era un ragazzo stupido. Call me. Una mano le si poggiò su una spalla. La ragazza sobbalzò, ma poi, riconoscendone il proprietario, sorrise. Bill aveva ritirato la mano e la guardava. Anna si tolse una cuffia. “Posso unirmi a te o eri nella contemplazione del tuo Manson?” le chiese. “No…vieni pure…” rispose lei, facendogli segno di accomodarsi. L’uomo le si sedette vicino. Lei spense l’mp3 e lo rimise in tasca. Si portò le gambe al petto, appoggiando il mento sulle ginocchia. Guardando davanti a se. “Tutto bene?” le chiese Bill, avvicinandosi. Anna lo guardò. Ed annuì debolmente. Si vedeva lontano un miglio che c’era qualcosa che non andava. “Avanti…raccontami qualcosa…è settembre scorso che non ti vedo! Sei cresciuta tanto, lo sai?” le disse Bill. Sembrava proprio un fratello maggiore. “Ho sentito che tu, Giulia ed Hermione avete combinato un bel casino al Ministero…” sorrise. Anna annuì. “E mi hanno anche riferito che hai salvato Giulia da un’Avada…” continuò a dire lui. La ragazza annuì ancora. “Vieni qui Anna…” le ordinò, facendole segno di avvicinarsi. Lei obbedì. “Ora dimmi cosa c’è che ti preoccupa…anche se ho un sospetto…” la invitò ancora Bill. Anna prese un profondo respiro. “È Draco…” rispose. L’uomo sorrise compiaciuto. E le fece una carezza sulla testa. “Lo immaginavo…dunque, esponimi i tuoi dubbi, incertezze, e quant’altro cara!” esordì in modo teatrale Bill. Alla ragazza scappò una risata. “Ok…ora basta fare lo stupido…ci sono già i gemelli per questo…avanti…dimmi…” precisò lui. Anna annuì. “Ecco…non mi scrive…da quando è partito per quella che mi ha detto di essere una vacanza…con la madre…ed io sono preoccupata…sai con Lucius ad Azkaban Draco potrebbe essere attirato in qualche giro losco… Voldemort può promettere tutto…e non mantenere nulla…però c’è gente che presa dalla disperazione non capisce…e…” cercò di spiegare. Bill annuì. “Hai paura che Draco diventi un Mangiamorte?” le chiese, diretto. Lei annuì. L’uomo le sorrise comprensivo. Si avvicinò e l’abbracciò. Anna si strinse nel suo abbraccio. Le mancavano le smancerie di Bill. Chiuse gli occhi per qualche minuto. “Vedrai che andrà tutto bene…” sussurrò lui, mentre le accarezzava la testa. Poco dopo, Anna annuì. “Grazie…Bill…” lo ringraziò, timida, staccandosi dall’abbraccio. Lui le circondò affettuoso le spalle con un braccio. “Ed ora, veniamo alle cose serie…” disse, Anna. Bill la guardò dubbioso. “Hai sul serio intenzione di sposarti con quella Barbie?” gli chiese, seccata. L’uomo rise. “Andiamo…Fleur è una ragazza dolce…” cercò di difenderla. “Si…come un limone…” soffiò Anna. Bill scosse la testa divertito. “Dovete solo diventare amiche…” osservò. “Amica?! Io?! Di quella?!” rimbeccò stupita la ragazza. Lui annuì convinto. “Altro argomento scottante…cara la mia sedicenne…” sorrise poi. Anna lo guardò dubbiosa. “Mi è giunta voce, che le tue scappatelle nel dormitorio Serpeverde sono aumentate…” continuò Bill. La ragazza tossicchiò finta innocente. “Dimmi la verità Anna…quel serpente travestito da furetto ti ha messo le mani addosso?” le chiese. Stavolta la castana arrossì. “Perché se è così dovrà aver paura solo ad uscire di casa…” sbottò Bill. “Cos’è, sei geloso?” lo punzecchiò lei. “Certo…vuoi che lasci toccare la mia sorellina al primo che capita?” rimbeccò lui, in tono ovvio. Anna rise. “Non è il primo che capita! È il mio Draco! Stiamo assieme da due anni!” osservò poi. Bill la guardò poco convinto. “Dunque…?” commentò. Anna arrossì ancora. “Dunque…no…non è ancora…successo nulla…cioè…sono capitate occasioni propizie…però…Draco è un bravo ragazzo…mi tratta benissimo…e poi rimangono ancora anni e anni…” sorrise. L’uomo tirò un sospiro di sollievo. E le scompigliò i capelli. “Menomale! Mi ero già preparato al peggio!” disse poi. La ragazza lo guardò truce. “Quanta fiducia!” sbottò. Bill rise. “Scommetto che pensi che Draco sia come eri tu alla sua età…” ghignò Anna. L’uomo scosse la testa divertito. “Io non ero quel tipo di ragazzo…o almeno…i primi anni…” ricordò. Lei rise. “Si come no! Vecchio volpone!” lo prese in giro. “Un po’ di rispetto marmocchia, sono più grande di te!” rimbeccò divertito Bill. Anna gli fece la linguaccia. “Che impertinente!” esclamò lui, ridendo. La ragazza sorrise. Si sentì un tossire. “Ecco dov’eri! Ti ho scercato dappertutto!” sbottò stizzita Fleur. Anna si strinse nell’abbraccio dell’uomo. Sapeva che quella oca platinata era venuta a reclamarlo. Ma purtroppo per lei, ora lui era impegnato. “Scusa tesoro…” le rispose lui tranquillo. La bionda lo guardava arrabbiata. Incrociò le braccia al petto e sbuffò. Bill si alzò. “Dove vai?” gli chiese Anna, ingenua. L’uomo sorrise. “La mia futura mogliettina mi reclama…” rispose. La ragazza lo guardò delusa. Lui scosse la testa divertito. Si chinò e le diede un bacio sulla fronte. “Non stare qui fino a tardi…” le raccomandò. Poi, raggiunse Fleur. Che lo prese subito a braccetto. Anna lo guardò andare via. Più triste di prima. “Vai, vai da quella gallina! Stupida Flebo…stupido Bill…e stupido Draco!” sussurrò arrabbiata. Prese l’mp3. Alzò il volume al massimo. Affondò la testa nelle ginocchia. Irritata. Abbandonata. Triste. Sconsolata. Con il suo unico Manson a farle compagnia.
Intanto, più in la, al riparo da bionde dalla voce squillante. Da piagnistei controllati. Dalla rabbia. Giulia se ne stava sotto un alberello solitario. Tenendosi stretta il suo ombrello. Aveva acceso l’mp3. Per farle dimenticare l’ultimo battibecco avuto con Fleur. Non lo sopportava. Quando facevano commenti sui suoi teschi. Se ne fregava. Perfino sui suoi gusti musicali. Ma nessuno poteva osare anche solo pensare di insultare un regalo. Fattole da lui. In primis. Severus. Starry nights city lights coming down over me. Giulia sobbalzò. Si era appena accorta della canzone. Che coincidenza. Proprio quella canzone. Alzò gli occhi al cielo. E l’immagine di quella notte le tornò in mente. Skyscrapers and stargazers in my head. Lei che cantava. Trotterellandogli intorno. Poi. Pian piano si era fermata. Si era avvicinata. Ed aveva guardato negli occhi il suo professore. In quegli occhi stupendi. Scuri. Neri. Come il lago nero quella notte. Arewe we are, are we we are the waiting unknown. Poi. Le mani si erano incrociate. La magia della neve. Poi era successo. Il loro primo bacio. Nella realtà. La sua mano stretta in quella di Piton. Il calore che emanava. Le loro labbra che si incontravano. Piano. Lentamente. Come se lui avesse avuto paura di farle male. This dirty town was burning down in my dreams. E lei. Non era stato il suo primo bacio. Ma è come se lo fosse stato veramente. Perché l’unica persona di cui le importava era lui. Quell’arcigno professore di Pozioni. A cui lei sorrideva. A cui pensava. Ancora. Ed ancora. Lost and found city bound in my dreams. Giulia chiuse gli occhi. Lasciò ricadere piano l’mp3 sul grembo. E portò la mano che lo teneva al ciondolo. Quello che per lei significava tutto. La loro promessa. La sua promessa. Quella che Piton le aveva fatto. Dopo il Pensatoio. Quella di una nuova vita. Insieme a lui. Insieme ad Eveline. And screaming. E le mancavano. Le ore passate a correggere compiti. A chiacchierare davanti al fuoco. A ridere. Scherzare. Perché lei lo sapeva. Sapeva com’era fatto un suo sorriso. Non un ghigno. Un sorriso. E quando rideva. La sua voce. Are we we are, are we we are the waiting. Giulia sorrise. Perché solo pensare a lui la rendeva felice. Le mettevano allegria i ricordi di quell’anno. Perfino la notte del Crucio. In cui Severus. Le aveva cantato While I’m Around. Perché lui l’aveva promesso. Piton aveva promesso di proteggerla. Dai Mangiamorte. Dal male. Da tutto. And screaming. La ragazza scosse la testa. Quell’anno sarebbe stato più duro del solito. Ma lei lo sapeva. Avrebbe aiutato Severus. A liberarsi delle sue vecchie ferite. Non le interessava quanto i suoi racconti potessero essere disumani. Anche se le azioni le aveva compiute il professore stesso. Per lei, Piton sarebbe rimasto sempre lo stesso uomo. Are we we are, are we we are the waiting. L’uomo che la riservava sempre una battutina cinica. Sarcastica. Eppure poco dopo le sorrideva. L’uomo che le voleva bene. Davvero bene. Tanto da accoglierla tra le sue braccia. E nel suo cuore. Nonostante le delusioni passate. Gli errori. L’uomo in grado di farle dimenticare ogni problema. Con un solo sorriso. Perché un sorriso di Severus. Un piccolo, insignificante sorriso. Per Giulia equivaleva alla felicità. Forget me nots and second thoughts live in isolation. Doveva stargli vicino. lui aveva promesso di proteggerla. Ed ora, in quel momento. Sotto quel misero alberello. Giulia si decise. A giurare a se stessa che non l’avrebbe mai abbandonato. Mai. Nemmeno sotto un’altra Cruciatus. Voleva dare un po’ di felicità a Severus. Lo voleva veramente. Heads or tails and fairytales in my mind. All’improvviso se ne ricordò. Lo sguardo dell’uomo. Nello Specchio delle Brame. Quel sorriso. Rivolto a lei. E alla bambina. Ad Eveline. Per cui Giulia aveva già lottato una volta. Al Ministero. Quella notte. In cui rischiò di perdere la vita. E così di far ancora del male a Piton. Are we we are, are we we are the waiting unknown. Perché Giulia sperava. Che lui si sentisse perso senza di lei. Come era lei senza di lui. Aveva pensato più volte, a cosa sarebbe successo se. Se non fosse mai andata a reclamare il suo bracciale, alla fine del quarto anno. Magari sarebbe andata Anna al suo posto. Niente sorrisi. Niente promesse. Niente Eveline. The rage and love, the story of my life. Giulia scosse la testa convinta. Solo a pensarci le venivano le lacrime agli occhi. Non doveva nemmeno immaginare una cosa del genere. Tra un mese tutto sarebbe tornato come prima. Tutte le sere nel suo ufficio. A correggere compiti. O ad aiutarlo con le Pozioni. Non le importava. Le bastava stare con lui. Parlarci. The Jesus of suburbia is a lie. Sentì la canzone provenire da una sola cuffia. Si portò una mano all’orecchio, ma non trovò nulla. Si voltò. Fred le sorrideva. La cuffia cel’aveva in mano lui. Giulia sorrise e spense l’mp3. “Eri così assorta…a chi pensavi eh?” le chiese divertito il gemello. La ragazza arrossì. “Ora ho capito…al misterioso Serpeverde…” ipotizzò. Lei arrossì ancora di più. “No…non…è…così…” negò, imbarazzata. Fred le punzecchiò una guancia con un dito. “Ah no? E perché mia cara fanciulla sei arrossita così?” rimbeccò, malefico. Poi le scompigliò i capelli. Fred era suo amico. Forse. Avrebbe dovuto sapere. “Fred…se…ti dico una cosa…un…un segreto…mi prometti di non dirlo a nessuno?” gli chiese. Il ragazzo annuì curioso. “Ecco…è vero…sono…innamorata…” iniziò a dire lei, rossa in viso. “Lo sapevo!” esclamò Fred, soddisfatto. Giulia sorrise timida. “Ed il ragazzo…l’uomo è…era un Serpeverde…lo conosci bene…” cercò di spiegargli. Il ragazzo la guardò dubbioso. Poi, sobbalzò. A bocca aperta. “Non dirmi che è…no…non può essere…quel pipistrello troppo cresciuto?!” esclamò, incredulo. Giulia sorrise ancora. “Non è…un pipistrello…” rimbeccò. Fred scosse la testa. “Ora capisco…e lui? Il nasone ricambia?” sbottò quasi geloso. La ragazza rise. “Non chiamarlo così…ha un nome…e comunque…si…ricambia…” rispose. Fred sbarrò gli occhi. “Però…ci sono questi due anni di scuola in mezzo…appena mi sarò diplomata…ci sposeremo…” raccontò Giulia. Gli occhi le brillavano di gioia. E Fred se ne accorse. Sorrise intenerito. E le circondò le spalle con un braccio. Portandola piano a se. “La mia piccola sta crescendo…” sussurrò, a mo di vecchio genitore. La ragazza scosse la testa divertita. “Sicura di voler sprecare la tua giovinezza con quel vecchio gufo?” le chiese, dubbioso. Giulia si staccò da lui. Guardandolo truce. “Smettila di prenderlo in giro! Piton è dolce, sensibile…e…gentile…e io voglio passare tutta la mia vita con lui ecco! E se dici ancora qualcosa di male, mi arrabbio e non ti parlo più!” rimbeccò arrabbiata. Fred rise. “Sembri proprio una bambina…” sorrise. La riportò a se. L’abbracciò ancora. Stretta stretta. “Però se solo osa mettere una sua manaccia sulla mia piccola, giuro che lo uccido…” sbottò poi il ragazzo. Giulia sbuffò. “Piton non è come i ragazzini d’oggi…che hanno solo ormoni in testa…” rispose. Fred la guardò offeso. “Io non sono così!” precisò. La ragazza tossì. “Cattiva!” rimbeccò lui. Giulia gli fece la linguaccia. “Scherzavo…” sorrise. Fred le accarezzò la testa. “Ok…ti perdono!” disse subito. Lei rise. Si sentì una voce tuonare dall’interno della casa. Fred rabbrividì. “Ora è meglio che vada…mi sa che la mamma ha trovato qualcosa da farmi fare…” sorrise. Si alzò. Diede un bacio sulla guancia a Giulia. E se ne andò. La ragazza scosse la testa divertita e tornò ad immergersi nella sua amata musica. E nei suoi pensieri. E ricordi. Tutti incentrati su Severus. Sperando che apparisse al più presto.
Nel contempo, una ragazza era finalmente riuscita a trovare riparo. Hermione si rannicchiò nel suo angolino e aprì l’enorme libro dalla copertina porpora. “Streghe nel Mondo: dall’Antichità ad oggi” recitava il titolo dorato. La ragazza scorse le prima righe. Poi sentì delle risatine provenire da vicino. Sbuffò, cercando di riconcentrarsi sulla lettura. Altri risolini attirarono la sua attenzione. “Quanto scommetti che Anna entro una settimana strangola Fleur?” disse divertita Mary Kate. Ginny rise. “Se potessi l’avrei già fatto io…” osservò. Hermione scosse la testa e cercò di tornare al suo libro. “Riguardo a te ed i tuoi milioni di spasimanti? Hai deciso di stare con qualcuno?” chiese, stavolta Mary Kate. Senza volerlo, il prefetto aguzzò l’udito. “Mah…sai che non lo so? È che sai…” cercò di dire la rossa, indecisa. “Si che lo so….Harry, Harry ed ancora Harry…Ginny, lascialo perdere quello! Se aspetti ancora un po’ va a finire che rimani zitella! Fai come ho fatto io no!” le consigliò l’altra. Hermione si sporse di poco. Vide dei capelli rossi ed intuì che le due erano molto vicine. “Cioè?” chiese, finta tonta Ginny. Mary Kate sbuffò. “Se stavo ad aspettare Fred sai che agonia! Ora sto felicemente con il mio Blaise da…sei…sette…forse sei…insomma, da tot mesi!” rispose. Hermione per poco lasciò cadere il libro. A Mary Kate piaceva Fred?! Da quanto?! E soprattutto, come aveva fatto a nasconderlo così bene?! “Bhe, io non ci riesco! Ogni volta che vedo quegli occhi…” iniziò a decantare Ginny. Si sentì un tonfo. “Mi hai fatto male!” sbottò ancora la rossa. La baby Haliwell rise. “Ti ho solo dato un pugnetto…” si giustificò. “A te Blaise…manca?” chiese poi Ginny. “Ovvio! Che razza di domande mi fai?!” rimbeccò l’amica. “Sai…tu ed Anna siete davvero diverse…lei soffre da matti perché non vede Malfoy, mentre tu è già tanto se si vede che te ne frega qualcosa di Blaise!” notò Ginny. Altro tonfo. Altra lamentela. “Anna si preoccupa troppo…anche se Malfoy diventasse un Mangiamorte come suo padre…chissene! Per quanto mi riguarda Blaise può fare tutto quello che vuole! A parte tradirmi, ovvio…” spiegò Mary Kate. Ginny sospirò esasperata. Mentre Hermione scosse la testa. “Ah beata gioventù…ancora innocente…” sussurrò. “Riguardo quella cosa…novità?” chiese ancora Ginny, curiosa. Mary Kate sbuffò. “Tel’ho detto mille volte…no…non ho intenzione di far nulla con Blaise…è…troppo presto!” rispose seccata poi. “Ma guarda! Anche Mary Kate Haliwell ha un po’ di buonsenso!” la prese in giro la rossa. Ennesimo tonfo. Il prefetto sbarrò gli occhi. “Che palle però…voglio dettagli scabrosi!!” si lagnò Ginny. “Ginevra Weasley, non dire queste cose! Hai solo quindici anni!” esclamò l’amica, imitando Molly. L’altra rise. “Andiamo ad infastidire un pò Flebo?” propose poi. Mary Kate annuì. Si sentirono dei passi. Sempre più lontani. Hermione era rimasta basita. “Questa si che è bella…altro che innocenti…generazioni precoci!” esclamò stizzita. Tornò alla contemplazione del libro. Anche perché, stranamente, di leggere proprio le era passata la voglia. “Ciao Hermione! cosa fai di bello?” le chiese una voce famigliare. La ragazza alzò gli occhi. “Ah Ron…sei tu…nulla…” rispose, poco convinta. Il ragazzo scosse la testa. “Stavo cercando qualcosa da fare…senza Harry mi annoio a morte…Bill sta tutto il tempo con Fleur, George e Fred aiutano la mamma…” spiegò il rosso. Il prefetto lo guardò truce. “Potresti dare una mano anche tu…” commentò. Lui rise. “Nemmeno per sogno! Preferisco aiutare Fleur a lavare i piatti!” sbottò. Hermione lo guardò stizzita. “Certo, per aiutare tua madre non hai tempo, però per quella…quella…biondina non ti fai scrupoli!” sbottò, irritata. Ma cos’aveva quella che a lei mancava?! Certo. Forse tutto. La ragazza decise di autoignorarsi. Per non giungere a conclusioni troppo ciniche. O omicide. Dato che dormiva nella stessa stanza di quella smorfiosa. “Bhe, che c’è?! non ho detto nulla di male!” rimbeccò stranito Ron. Hermione chiuse di botto il libro. Si alzò. “Buonanotte, Ronald!” esclamò. Poi, se ne andò via. Lasciandolo li. “Miseriaccia…che diavolo ho detto stavolta…” sussurrò Ron. Si guardò intorno. Era solo. “Ma con chi cavolo sto parlando?!” sbuffò, ancora. poi, prese la parte opposta di Hermione.
Il prefetto percorse a grandi falcate le scale e quello che la separava dalla camera. nello stesso momento, una castana si alzava. La luna splendeva oramai grande nel cielo. Se fosse stato per lei, sarebbe rimasta li fuori fino all’alba. Per poi andare a dormire con l’arrivare del giorno. Come i vampiri. Al richiamo di sua madre però, dovette rientrare. “È tardi! Fila a letto signorina!” esclamò Ilary, una volta avuta la ragazza davanti. Anna la guardò scettica. “Non mi risulta che Mary Kate sia già a letto…” sbottò. Ilary la guardò truce. “Fila a dormire! Immediatamente!” rimbeccò. La ragazza sbuffò. “Ginny sarà oramai a dormire…e penso anche Giulia ed Hermione…” fece notare Molly. Anna la fulminò con lo sguardo. Però si arrese. Si trascinò fino alla stanza vicino. sentì la voce di Bill, così si sporse. Fleur era vicino a lui, sul divano. E parlava. Non capiva come lui potesse sopportare quella voce cinguettante. Le mancavano solo un uccellino in gabbia ed un set da cucito e l’avrebbe chiamata Johanna. Odiosa uguale. La castana entrò nel salotto. “Ancora sveglia?” esclamò sorpreso Bill. La bionda si voltò, irritata per essere stata interrotta. “Mamma mi ha chiamato ora…anche se sarei rimasta volentieri fuori…” sorrise Anna. Poi si avvicinò ai due. L’uomo rise. “La piccola vampira…vai a dormire…altrimenti ti vengono le rughe!” la prese in giro. La ragazza lo guardò scettica. Bill si sporse in avanti. Ed Anna si abbassò. Le stava per dare il bacio della buonanotte sulla fronte, quando Fleur lo tirò a se. La castana la guardò male. “Svelta, trotterella di sopra…le brave bambine dovrebbero essere scià a letto…” commentò la bionda. Anna strinse i pugni. Bill lo notò. “Allora amore...di cosa mi stavi parlando?” cercò di deviare il discorso. Fleur sobbalzò. “Cosa? Oh si…di Isabelle…quella ragassa…è un totale disastro!” ricominciò a cinguettare. Anna guardò Bill. Senza ira. Senza collera. Solo. Triste. L’uomo le sorrise. “Scusa…buonanotte” le sillabò, sottovoce. “Notte…” rispose la ragazza. intanto, anche Giulia era rientrata. Stava dando la buonanotte ai suoi e al resto delle famiglie, in cucina. Poi, sentì delle voci, provenire dal salotto. Anna. Bill. E. Oh no. Fleur. Intuendo l’utilità di un’amica per la strada fino alla camera, la ragazza si fermò ed attese. Fino a che apparve una castana. “Ah Giulia…sera…” la salutò Anna. Grazie al cielo. Qualcuno di fidato. “Ho sentito l’usignolo che cinguettava e allora ti ho aspettata…” spiegò l’amica. Iniziarono a salire le scale. “Ma l’hai sentita?! Non la sopporto! Per colpa sua Bill non mi ha nemmeno dato il bacio della buonanotte…quella è…è…un diavolo!” ringhiò Anna. Giulia la guardò divertita. “In azzurro?” osservò. “Dettagli cara…solo insignificanti dettagli…” rimbeccò la castana. Le due iniziarono a percorrere il corridoio. Videro qualcuno infondo arrivare, e sbattere la porta della camera. con passo svelto, entrarono. Trovando Hermione che maltrattava un cuscino. “Hey che fai?” le chiese Giulia. Il prefetto buttò il cuscino sul letto. “Sto preparando il letto!” rispose, stizzita. “Per cosa, un’operazione con Dr. House?” continuò Anna, sarcastica. Hermione le guardò. E rise. Le solite battutacce. Che però la facevano ridere. Prese il pigiama, prima piegato infondo al letto. “Che ha fatto ancora Ron?” intuì Giulia. Il prefetto alzò le spalle. “Nulla…a parte sbavare dietro a Flebo…ehm…Fleur…” commentò irritata. Anna si spogliò la maglia e la buttò sul proprio letto. “Sempre quella di mezzo! È una disgrazia!” osservò. Hermione la guardò dubbiosa. “Appropriazione indebita di Weasley…” spiegò Giulia. Il prefetto annuì. Anna buttò i vestiti nel baule. E si mise la camicia da notte. Nera con pizzi. Hermione si sistemò il pigiama blu. Mentre Giulia indossava la sua camicia da notte viola. “Altro che Johanna… le decanto io qualcosa…” borbottò arrabbiata la castana. Si tuffò sul letto. “I kill you…Johanna…” iniziò a canticchiare, ghignando. “Try the Barbie!” completò Giulia. Ci fu un minuto di silenzio. E dalla porta comparirono Mary Kate e Ginny. Le tre ragazze si guardarono e scoppiarono a ridere. A discapito delle nuove arrivate, che le guardavano dubbiose. “Che succede?” chiese Ginny. “Nulla…nulla…buonanotte!” le liquidò, Anna. Poco dopo, la luce venne spenta. Mentre le tre ragazze si addormentavano. Tutte con lo stesso pensiero. I kill you…Johanna.

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Capitolo 3
*** Take Me Away ***


Buon pomeriggio *-*
non ho resistito. Ma quando mai resisto io? xD un enorme grazie alle donzelle Giorgy89, CenereSnape, Lambretta e Skelanimal per le loro recensioni sull'ultimo cap *abbraccia e sommerge di baci* sono contenta che la storia vi stia piacendo *.*
In questo cap troviamo Take Me Away di Avril Lavigne, Satanic Mantra dei Cradle of Filth e A Little Priest dalla soundtrack del film Sweeney Todd.

Avvetenze: occtudine, tranquillità generica e...Sweeney Todd, sempre e comunque.

Spero che l'aggiornamento vi piaccia,
Buona lettura <3


Terzo Capitolo

Mattina. Un primo raggio di sole. Che filtrava dalle vecchie tapparelle. Giulia si voltò dall’altra parte. Si sentì un rumore. “Avanti ragasse! È mattina!” cinguettò Fleur, alzandosi. Anna aprì un occhio. La ragazza era vicino alla finestra. Con indosso ancora quella sua camicia da notte azzurra. Svolazzante. Sembrava davvero Johanna. “Avanti! È sciorno!” continuò a dire, entusiasta. Mary Kate le tirò un cuscino. La prese in piena fronte. La bionda sbuffò. Si avvicinò alla ragazza. E le tirò via la coperta. “Avanti Mary Kate! Alsati!” cercò di convincerla. Ginny alzò molle una mano per richiamare Fleur. Sapeva che l’ultima cosa da fare era svegliare una Haliwell. Specialmente se la minore. Stufa di tenere il braccio sospeso senza nessun risultato, la rossa lo lasciò cadere sul materasso. Mentre la bionda insisteva ancora. Mary Kate, irritata, spinse in la Fleur. La ragazza cadde a sedere in giù sul pavimento. Con un tonfo. La baby Haliwell si voltò dalla parte opposta, come nulla fosse. La Veela si alzò indignata. E sbuffò isterica. “Non volete svegliarvi? Très bien!” sbottò. Si cambiò veloce e uscì dalla stanza. “Non so cosa tu abbia fatto, ma ti voglio bene sorella…” biascicò Anna. “Voglio dormire!!!” si lagnò Ginny. Dopo questo piccolo contrattempo, le ragazze si riaddormentarono. Una dopo l’altra. Passarono delle ore. La prima a riaprire gli occhi fu Ginny. Mary Kate la seguì poco dopo a colazione. Il primo Uragano che aprì gli occhi fu Giulia. A pancia in su. Guardava il soffitto. Le vecchie tavole scure di legno. Portò un braccio sugli occhi, per ripararsi dal sole. Si era scelta giusto il letto vicino alla finestra. Aveva la coperta tirata su fino alla vita. Voltò la testa per vedere le sue amiche. Anna, nel letto vicino a lei, ronfava tranquilla. Hermione era stretta al cuscino. Sembrava di essere tornate ad Hogwarts. Giulia non aveva voglia di scendere da sola, così, allungò una mano e prese l’mp3. Appeso alla spalliera del letto in una piccola borsetta. Lo accese. Senza farlo apposta. Una canzone. Lenta. I cannot find a way to describe it, it's there inside; all I do is hide. Era vero. Non sapeva come descriverlo. C’era qualcosa in lei. Che la inquietava. Era fosse successo qualcosa a Severus? Oppure era semplicemente la cattiva influenza di Fleur a suggestionarla? I wish that it would just go away. Vide Anna muoversi. Chissà cosa stava sognando. Il suo Draco forse. Lei se lo ricordava. Quella notte. Come le ultime notti. Sempre lui. l’unico protagonista dei suoi sogni. Quello che la proteggeva dagli incubi. What would you do, you do, if you knew, what would you do. Anche Hermione si mosse. Giulia si rigirò nel letto. Si misea pancia in giù. Stringendo il cuscino. “All the pain I thought I knew, all my thoughts lead back to you, back to what was never said, back and forth inside my head…” iniziò a canticchiare. Piano. Per non svegliare le amiche. Non voleva alzarsi dal letto. Altrimenti sarebbe stata costretta ad affrontare la giornata. L’ennesima giornata. Senza nessun segno di Piton. Sembrava che tutta la sua allegria se ne fosse andata con lui. Quella sera. Dopo il loro secondo bacio. Sotto casa. Dove lei aveva pianto. Giulia strinse il cuscino. Chiuse gli occhi. “I can't handle this confusion, I'm unable; come and take me away…” sussurrò, ancora. Perché quei giorni erano così lenti? Perché Sweeney era tornato senza messaggi? Perché. Mille immagini si erano formate nella mente della ragazza. Che poi avevano lasciato il posto a mille domande. Stava bene? Voldemort gli aveva chiesto di eseguire qualche missione per essere riammesso tra i Mangiamorte? E soprattutto. Severus aveva bisogno di lei? Solo, nel suo ufficio. No. Giulia non lo sopportava. Voleva stargli accanto. Aiutarlo. Anche se lui non l’avrebbe mai ammesso. “I feel like I am all alone, all by myself I need to get around it…” continuò Anna. La ragazza si voltò. La castana guardava fissa il soffitto. Sentire Anna cantare era storico. Non che non avesse una bella voce. Anzi. Però. Era una delle cose che solo le amiche sapevano e sentivano. “My words are cold, I don't want them to hurt you…if I show you, I don't think you'd understand…” proseguii Giulia. Anna si voltò e la guardò negli occhi. “Cause no one understands…” sussurrò. Si sentirono dei rumori. Anche Hermione si stava svegliando. O forse, lo era già. “All the pain I thought I knew, all my thoughts lead back to you, back to what was never said, back and forth inside my head…” dissero tutte e treassieme. Come d’accordo. Una strana telepatia. Un tacito accordo di dolore comunque. Forse anche le sue amiche provavano la stessa sensazione. Di smarrimento. Di tristezza passeggera. Di vuoto. “I can't handle this confusion I'm unable; come and take me away…” conclusero, ancora all’unisono. Rimasero qualche minutoin silenzio. Persa ognuna nei suoi primi pensieri di quella mattina. Tra doveri e gelosie. Tra istinti omicidi e malinconia. Tra preoccupazione e ansia. Poi, il silenzio venne interrotto. “Scusate se vi ho svegliato ragazze…” si scusò Giulia. Anna sorrise. E le tirò un cuscino. “Non dire stupidaggini! Io ero già sveglia!” sbottò, divertita. Hermione annuì. “Svegliarsi con la tua voce mette allegria…” osservò. Giulia sorrise. E si stiracchiò. “Scendiamo ad affrontare le nostre più grandi follie omicide?” propose poi. Hermione rise. “No ti prego! Stiamo qui ancora cinque minuti!” la pregò Anna. La ragazza la guardò divertita. “Cos’è, hai paura di una Johanna francese?” la stuzzicò. La castana la guardò truce. Poi però, nascose la testa sotto al cucino. “Andiamo Anna! Non fare lo struzzo!” sbottò Hermione. “Struzzo a chi?!” rimbeccò lei, tirandole un cuscino. Il prefetto venne preso in pieno naso. “Politica dell’indifferenza…” sorrise, fiera. Anna ghignò. “Ah si?” soffiò. Poi iniziò a tirare cuscini, coperte e peluche a raffica al prefetto. Ed ecco che il risveglio si era trasformato in un combattimento all’ultima piuma. Giulia rise. Finché non fu vittima anche lei di un cuscino. Così, si unì. Poco dopo, la porta si aprì. “Ragazze! Cosa diamine avete combinato?!” sbottò Ilary. La stanza era tutta sottosopra. Cuscini e coperte ovunque. “Mettete apposto subito! Poi potrete scendere per la colazione…” ordinò seria la donna. Poi si richiuse la porta alle spalle. Le tre si guardarono. E scoppiarono a ridere. Hermione si alzò ed andò a tirare su le tapparelle. Il sole illuminò la stanza. “Herm sei pazza?! Così d’improvviso?!” esclamò Anna, nascondendosi sotto la coperta più vicina. Il prefetto la scoprì esasperata. “Mica ti sciogli per un po’ di sole…” rimbeccò. Anna le fece la linguaccia. “Tu non mi vuoi più bene, vero Herm?” sussurrò poi, completa di occhi lucidi. Il prefetto la guardò. “Ma certo che te ne voglio…” sorrise, intenerita. “Bene! Allora, tira giù immediatamente quelle tapparelle!” esclamò ancora la castana, tornando a rifugiarsi sotto un cuscino. Hermione, offesa, le tirò su completamente. Giulia scosse la testa divertita. Ed iniziò a sistemare cuscini e coperte sparse in giro. Mentre Anna si lamentava. Pian piano riordinarono tutto. Si cambiarono. Hermione guardava fuori preoccupata. “Farà caldo secondo voi oggi?” chiese. “Siamo in estate Herm…valuta un po’ tu…” osservò Anna. Il prefetto sbuffò. Indossò una semplice t-shirt blu e dei jeans fino al ginocchio. Giulia invece si sistemò la gonna viola, le Converse ai piedi e una maglia viola a teschietti bianchi. Anna si mise la solita maglia extra large. Solo che su questa stava sorridente la faccia bianca di Jack Skeletron. Gonna a pieghe nera. E Converse nere. Uscirono dalla stanza e si diressero in bagno. Hermione si sistemò i capelli. Giulia il fermaglio. Ed Anna la matita. Scesero assieme. Unite. Per affrontare il male comune. “Buongiorno…” sorrise il prefetto, entrando in cucina. “Giorno…” la seguì Giulia. “Idem…” sbuffò Anna. Nella stanza c’erano Mary, Ilary e Molly che chiacchieravano. “La colazione è sul tavolo…mi auguro che abbiate sistemato tutta quella confusione…” disse la seconda. Le tre si sedettero a tavola. Hermione annuì pentita. Mentre le altre due azzannarono la loro fetta di pane tostato. “Cos’è tutto questo silenzio?” chiese poi il prefetto. Le due si fermarono ad ascoltare. Niente passi aggraziati. Niente vocina cinguettante dalla grammatica scarsa. Niente. “Intendete le ragazze? Fleur, Ginny e Mary Kate sono andate a fare la spesa…” spiegò Mary. Le tre sorrisero. “E Bill?” chiese subito Anna. “È uscito…” rispose Ilary. “Ed i gemelli?” chiese ancora Giulia. “Sono tornati al negozio…” disse infine Molly. Le due annuirono sconfortate. Finita la colazione, tornarono nella camera. Rimasero sul letto di Giulia a giocare agli scacchi dei maghi, mentre Hermione leggeva. C’era un piacevole silenzio, interrotto qualche volta dai commenti di Anna sulla partita. Dopo un’ora buona arrivarono in camera Mary Kate e Ginny. Sfinite. Esasperate. Facendo promettere alle altre di ucciderle piuttosto che tornare a fare spese con Fleur. I tre Uragani saltarono il pranzo. Le altre due invece, mangiarono veloci e si rintanarono nel solito angolino a chiacchierare. Erano le tre, quando le ragazze decisero di scollarsi dalla camera. “Che ne dite di andare in giardino? C’è un bel sole…” suggerì Hermione. Anna la guardò di traverso. “In effetti…non possiamo stare chiuse qui tutto il tempo…” le diede ragione Giulia. La castana alzò le spalle. “E così sia…” sospirò arresa. Frugò nel suo baule, e ne tirò fuori un ombrello da sole. Giulia fece lo stesso. “Finalmente ti decidi ad usarlo!” esclamò entusiasta Hermione, alla vista dell’oggetto di Anna. Questa la guardò come se nulla fosse. Anna, oltre che essere allergica di principio al sole, in realtà, aveva un piccolo ostacolo di salute. Non poteva stare sotto al sole senza protezioni per più di cinque minuti, altrimenti avrebbe sicuramente avuto un malore. Per evitare questi casi, Draco, le aveva regalato un ombrello da sole. Nero, con pizzi e ricami. Ma, non essendo nel suo stile, la castana lo aveva usato solo rare volte. Le tre scesero e si posizionarono accanto all’albero che la sera prima aveva ospitato Anna. Lei e Giulia stavano placidamente sedute sull’erba ad ascoltare musica, mentre il prefetto, leggeva. La castana si sporse per leggere il titolo del libro. “Non è quel volume che avevi ieri sera!” notò. Il prefetto annuì piano. “Vediamo un po’…Lo…” cercò di leggere Anna. Hermione allontanò il libro. Era un volume piuttosto piccolo, dalla copertina ingiallita. Sembrava abbastanza vecchio. Giulia lo riconobbe subito. “…li…” continuò Anna. Hermione strinse il libro al petto, coprendone il titolo. E arrossì. “Lolita...luce della mia vita, fuoco dei miei lombi. Mio peccato, anima mia. Lo-li-ta: la punta della lingua compie un percorso di tre passi sul palato per battere, al terzo, contro i denti. Lo. Li. Ta” iniziò a citare Giulia. Poi, un piccolo sospiro. “Era Lo, semplicemente Lo la mattina, ritta nel suo metro e quarantasette con un calzino solo. Era Lola in pantaloni. Era Dolly a scuola…” continuò, lentamente. Ed un altro respiro. “…era Dolores sulla linea tratteggiata dei documenti…ma tra le mie braccia era sempre…Lolita” disse infine. Sorridendo. Anna applaudì estasiata. Poi si voltò verso il prefetto. “E così stiamo leggendo Lolita eh…chi era quella che diceva che era un libro indecente, dai bassi contenuti morali?” le fece il verso. Hermione sbuffò rossa in viso. “Bhe…Giulia me ne ha parlato così bene che…ecco…ero curiosa…” spiegò, imbarazzata. Giulia sorrise. Ed alzò gli occhi al cielo. Teneva il mano dell’ombrello in una mano. L’asta appoggiata ad una spalla. Iniziò a farlo girare. Piano. “Lolita non è un libro qualunque…è un’insieme di emozioni…di…sensazioni…di passione… d’ossessione…d’amore…” lo descrisse, sognante. Anna scosse la testa. “Cara la mia Dolores…altro che emozioni! Questa storia mi ricorda tanto qualcuno…” osservò. Giulia scosse la testa. “Vuoi dire che…tu e Piton…” interpretò male Hermione. La ragazza scosse la testa. Rossa in viso. “Però la storia è quella…il vecchio professore che si innamora di una ragazza che potrebbe essere sua figlia…” precisò cinica Anna. Giulia sorrise. “Ma non ti fa nessun effetto pensare che Piton è andato a scuola con i tuoi genitori?” le chiese Hermione. La ragazza scosse la testa. “Vedi Herm…io…è da quando sono entrata in Sala Grande la prima volta…sei anni fa…quando ho incrociato quegli occhi…profondi…che…qualcosa è nato in me…ed ora finalmente posso gridarlo al mondo intero…” spiegò. Anna sorrise. “Non per fare la pessimista, ma manca ancora più di un anno…” osservò meticolosa il prefetto. Giulia alzò le spalle. “Non mi importa…voglio solo che Piton mi voglia bene…voglia stare con me…” rispose. Anna diede una leggera spinta ad Hermione. “Non romperle le scatole Herm! Lasciala vivere nel suo candido sogno d’amore!” la rimproverò poi. Il prefetto la guardò scettica. “Tu parli!! Quella che se ne va in giro come un fantasma da tutta l’estate…” sbottò. “Non è colpa mia se Draco non mi scrive da un mese…” sospirò affranta. Hermione la guardò. Dapprima dura. Poi, si addolcì. “Andiamo…vedrai che ti scriverà!” cercò di consolarla Giulia, facendole una carezza sulla testa. “Massì! Non ti scrive perché sai che sei in riunione dall’Ordine…aspetterà il primo settembre per vederti di persona…” continuò Hermione. Anna sorrise. “Grazie…ragazze…” le ringraziò. Poi le guardò. “Sapete…non so davvero cosa fare se non ci foste voi!” esclamò. “A questo servono le amiche…” recitò Giulia. “E poi…siamo i Tre Uragani di Hogwarts! Dobbiamo sostenerci a vicenda!” ricordò il prefetto. Le altre due annuirono convinte. Dopo pochi minuti, ognuna tornò al suo passatempo. Era passata circa un’ora. Il sole batteva forte. Hermione rimaneva concentrata sul libro, cercando di ripararsi sotto le misere fronde dell’alberello. Giulia si guardava in giro, facendo girare piano l’ombrello. Anna era anche lei sotto il suo ombrello. Ed osservava le sue amiche. Passò qualche minuto. Poi la castana interruppe il silenzio. “Archangel, Dark Angel…” iniziò a canticchiare, lugubre. Giulia la guardò divertita. Mentre Hermione cercò di ignorarla. “…lend me thy light…” continuò Anna con un sorrisino. Il prefetto rabbrividì. “…through Death's veil…” proseguì in un sussurro. Stavolta Hermione lasciò perdere il libro. E si tappò le orecchie con le mani. “Anna piantala!! Mi fai rabbrividire!!” protestò. Anna ghignò. Giulia scosse la testa divertita. Poi, notò un’ombra avvicinarsi. Dei passi. “Ecco dove vi eravate casciate!” esclamò Fleur. “Mi sembrava strano…troppa tranquillità…” sussurrò Giulia. “È colpa tua! Tua e delle tue cantilene!” sbottò Hermione, verso Anna. Questa si voltò con poco interesse. E guardò la bionda. “Avonti! Venite! Sci sono un sacco di cose da fare!” esclamò lei. Le tre la guardarono scettiche. “Andiamo! Dovete aiutormi a sistemare i panni!” sbottò. “Dobbiamo…?” ripeté stupita Giulia. La Veela annuì. “Sei adulta, vaccinata ed hai una bacchetta…non credo che ti serva altro…” disse Hermione, cercando di essere più gentile possibile. Fleur incrociò le braccia al petto. “Non potete stare qui a for nulla mentre io fascio tutto il lavoro!” protestò. “Senti carina…noi riprendiamo scuola tra poco, quindi non ci rompere le scatole…inoltre, nessuno ci ha detto che dobbiamo aiutarti, quindi, da qua non ci schiodiamo!” sintetizzò sicura Anna. La bionda rimase a bocca aperta. “Sono io la più grande! Descido io!” sbottò, isterica. La castana rise e si voltò dall’altra parte. Di norma, Hermione avrebbe rimproverato Anna per la sua maleducazione, ma, in quel momento, desiderava solo godersi la scena. Fleur camminò fino a tornare nel campo visivo della castana. “Sei ancora qui?” le chiese, seccata. “Scerto! E non me ne andrò finche non mi avrete dato rettà!” rispose, puntando i piedi. Giulia scosse la testa. Sapeva che si sarebbe scatenato il caos. “Senti…se noi siamo qui a rilassarci ci sarà pur un motivo no? Non stiamo battendo la fiacca, è solo che per oggi non ci sono cose da fare per noi…” cercò di farla ragionare. La Veela la guardò truce. “Vuoi un consiglio? Sparisci…oggi non è giornata…” rimbeccò Anna, trafficando con l’mp3. Fleur si avvicinò. E la castana si alzò. La differenza di altezza era evidente. Anna si alzò sulle punte ma non si scoraggiò. Poi, d’improvviso, sorrise. Anzi, ghignò. Tolse le cuffie e adagiò piano l’mp3 accanto ad Hermione. Iniziò a far girare l’ombrellino e lo chiuse. Vi si appoggiò. E guardò la bionda. “Cosa abbiamo qui?” sorrise. Poi si tirò su. E la squadrò divertita. “Ma che…” iniziò a dire lei. Giulia ed Hermione guardavano incuriosite la scena. “Seems a downright shame...” sussurrò, guardando ancora la bionda. “Shame?” l’assecondò Giulia. “Seems an awful waste...such a nice, plump frame, wot's 'is name has...had...has!” continuò Anna divertita. Iniziò a girare intorno a Fleur. Che la guardava stupita. Senza capire. “Nor it can't be traced…bus'ness needs a lift, debts to be erased...think of it as thrift, as a gift, If you get my drift!” ragionò, guardandolaancora. La bionda cercò di mantenere indifferenza. “Seems an awful waste...I mean, with the price of meat, what it is, when you get it, if you get it...” sogghignò Anna. Si avvicinò. E guardò Fleur come se fosse un qualcosa di prezioso. Poi si sfregò le mani. Hermione scuoteva la testa. Giulia osservava la scena. “For what's the sound of the world out there?” continuò la castana, aprendo l’ombrello. Si guardò in giro. Poi guardò Fleur. “What, Mr. Todd? What, Mr. Todd? What is that sound?” si chiese. Si avvicinò. E la bionda arretrò di un passo. Anna sorrise soddisfatta. “Those crunching noises pervading the air!” esclamò, alzando l’ombrello al cielo. Trotterellò attorno ala Veela. “Yes, Mr. Todd! Yes, Mr. Todd! Yes, all around!” si assecondò, facendo l’ennesima piroetta. La bionda si stava pentendo di essere andata a disturbare le ragazze. “It's man devouring man, my dear! Who are we to deny it in here?” canticchiò ancora, fermandosi davanti a Fleur. Questa, la guardò e fece un altro passo indietro. Anna allungò una mano verso il suo braccio, e questa arretrò ancora. Poi, diede un rapido sguardo alla castana. E scappò via. In casa. Anna scoppiò a ridere. “What is that?” chiese complice Giulia. “It's Fleur. Have a little Fleur” propose l’altra, allungando la mano verso la ragazza. Questa la rifiutò. “Non ho molta fame ora…” sorrise Giulia. Poi, si guardarono. E scoppiarono in una fragorosa risata. “Che cattiva che sei stata Anna!” la rimproverò Hermione, poco convincente. La castana si sedette dov’era prima. E riprese l’mp3. “L’ho solo spaventata un pochetto…” sorrise, compiaciuta. “Scommetto che ti beccherai una bella ramanzina a cena…” disse il prefetto. Anna scosse la testa. “Non credo…Molly odia Fleur…penso che sarà l’unica volta in cui mi darà ragione…e se la francesina prova a fare la vittima con Bill…le scateno contro un serpente…” sbottò ancora. Hermione la guardò allibita. “Ma di peluche! Che pignola che sei Herm!” la rassicurò subito. Il prefetto tirò un sospiro di sollievo. Le ragazze rimasero tranquille in giardino fino all’ora di cena. Fleur rimase lontana da Anna per tutto il giorno. Appena finito il dolce, i genitori mandarono in camera le figlie. Mary Kate si buttò sul letto. Ginny sospirò annoiata. Anna si sdraiò a pancia in giù. E Giulia si stiracchiò. Mentre Hermione si riattaccò al libro. Dopo qualche minuto passato nel silenzio, la baby Haliwell sobbalzò. “Ragazze, ho un’idea!” esclamò, soddisfatta. Le compagne la guardarono curiose. “Ora si inventa qualche gioco stupido…” sospirò esasperata Ginny. Mary Kate le tirò un cuscino. “Un bel test!” disse poi. La rossa sbuffò. “Ecco…come volevasi dimostrare…” sbottò. Mary Kate la guardò truce. “Allora inventa tu qualcosa!” rimbeccò. Ginny sorrise. “Ho poca inventiva…” si giustificò. “Appunto…allora stai zitta e buona e lascia fare a me!” la rimproverò. Poi si guardò in giro. “Giocate?” chiese. “Se proprio non c’è nient’altro…” alzò le spalle Anna. Giulia annuì. “Tu Hermione?” le chiese Ginny. Il prefetto finì di leggere una riga. Poi guardò le amiche. Ed annuì. “Chi inizia?” chiese Anna. Mary Kate guardò la rossa. “Se proprio devo…” sbuffò, poco entusiasta. “Allora…prima domanda, come ti chiami?” iniziò a dire la baby Haliwell. Ginny la guardò scettica. “Sai benissimo come mi chiamo…” sbottò. Mary Kate le tirò l’ennesimo cuscino. “È un test!! Devi solo rispondermi!” rimbeccò. La rossa prese un profondo respiro, per evitare di compiere un omicidio. “Ginevra Weasley…” le rispose. Le altre tre le guardavano divertite. Hermione era seduta a gambe incrociate sul suo letto. Anna era seduta con i piedi verso il cuscino e la testa appoggiata sulle braccia conserte. Giulia abbracciava Snakey, a pancia in giù come la castana. “Soprannome?” continuò Mary Kate. “Ginny…” rispose ancora la rossa. “Il tuo ragazzo ideale è biondo o moro?” proseguì l’amica. “Moro…” sussurrò Ginny. “Sei innamorata?” continuò. La rossa annuì. “Corrisposta?” ghignò Mary Kate. Ginny le tirò un cuscino. “Basta! Mi rifiuto di continuare!” sbottò. La baby Haliwell rise. Anna si stiracchiò. “Me ne vado a fare un giro…” disse ancora Ginny. Si alzò. Mary Kate la seguì. Hermione scosse la testa. “Certo che ci si diverte parecchio eh…” osservò Anna. Giulia sorrise e si voltò verso la finestra. La luna splendeva. E le stelle le facevano compagnia. “Ragazze…” iniziò a dire. Le amiche si girarono. “Avete visto che bel cielo che c’è stasera?” osservò. Hermione scosse la testa. “È il solito cielo…” commentò, tornando al suo libro. Giulia si mise a sedere. Le gambe al petto. “Se le persone si fermassero a guardare il cielo, ne capirebbero la bellezza…e se si fermassero a riposare sotto gli alberi, oppure ad aiutare altre persone…penso che non ci sarebbe tutta questa guerra…” spiegò. Anna sorrise intenerita. “Non credo che basti così poco per scacciare la malvagità dall’animo delle persone…” commentò Hermione. “In effetti non ce lo vedo Voldemort che fa giardinaggio…” disse divertita la castana. Giulia sorrise. “Non capisco perché la gente voglia così tanto più potere di quello che ha… la salute, gli amici…l’amore…ecco cosa conta davvero!” continuò a dire. Il prefetto scosse la testa. “Per te conta solo questo…invece le persone sono avide…danno spazio di più alla cattiveria che all’amore…” rispose. Giulia sospirò. “Hai una visione troppo pura del mondo mia cara…” notò Anna. La ragazza annuì. “Lo so…me lo dicono tutti…però io credo che ci sia bontà in ogni cuore…” sorrise. “Anche in Flebo?” chiese la castana. Giulia annuì. “Anche in Voldemort?” disse ancora Anna. La ragazza annuì ancora. Hermione la guardò stupita. “Magari da piccolo era orfano…oppure un ragazzo incompreso…e gli altri invece che aiutarlo lo trattavano male…” spiegò. Poi si alzò e si stiracchiò. “Vado a fare un giro…” sorrise Giulia. Le amiche annuirono. E lei uscì dalla stanza. “Magari al mondo fossero tutti come lei…” commentò Anna. Hermione sorrise. “Sarebbe di sicuro un mondo migliore…” disse. Poi la castana la guardò. “Secondo te…Piton sta bene, vero?” le chiese. il prefetto rimase stupita da quella domanda. “Certo che sta bene! Non è un principiante, qualunque missione Silente gli abbia affidato, sono sicura che lui saprà portarla a termine vivo e sano come un pesce!” sbottò. Anna annuì. Giulia intanto girava per il corridoio. Annoiata. Sentì le chiacchiere da sotto. Si avvicinò piano e si sporse. C’era un gran baccano. Riconobbe delle voci nuove. Scese piano le scale. Poi andò verso il salotto. E li riconobbe. “Tonks! Professor Lupin!” esclamò. I due nuovi ospiti si voltarono. Remus fece un piccolo sorriso. Tonks cercò di essere più allegra possibile. Giulia li guardò. Il primo aveva un viso più pallido del solito. E gli occhi stanchi. Mentre la seconda aveva i capelli grigio topo. Anche lei un’aria più stanca e affaticata dell’ultima volta. La ragazza si avvicinò. “Giulia! Vedo che sei cresciuta ancora!” le disse Remus. Giulia sorrise. Tonks le riservò un sorriso sbilenco. “E le altre?” le chiese ancora Lupin. “Sono in camera…Hermione legge, mentre Anna ascolta musica…” rispose lei. L’uomo annuì. “Giulia…per favore, vai a prendere qualcosa da bere per gli ospiti…” le chiese gentilmente Molly. La ragazza annuì. Anche se aveva intuito che la volevano fuori dai piedi. Probabilmente dovevano discutere qualcosa di importante. Giulia trotterellò in cucina. Si guardò in giro. Forse sarebbe stato meglio portare qualcosa di più forte del succo di zucca. Dopo aver passato diversi minuti a guardarsi in giro, sentì dei rumori. Si voltò, e vide Tonks, sulla soglia della cucina. “Volevo aiutarti…” disse. La sua voce non risuonava più energica come prima. Giulia annuì. Si avvicinò. “Come stai?” le chiese la donna. Lei sorrise. “Non c’è male…” rispose. Poi si guardarono negli occhi. “Piuttosto, tu, come stai?” chiese la ragazza. Tonks alzò le spalle. E Giulia di scatto l’abbracciò. “Mi dispiace per Sirius…” sussurrò. Tonks annuì. E ricambiò l’abbraccio. “Purtroppo non ci possiamo far nulla…” rispose poi. Giulia annuì. “Vedrai che le cose miglioreranno…” sorrise. “Non credo…sono tempi duri…” disse affranta la donna. La ragazza le passò un bicchiere di succo di zucca. “Grazie…” la ringraziò. Giulia prese un vassoio e ci mise gli altri bicchieri. “Se hai bisogno di qualcosa, io sono di sopra…e ricordati…che ti voglio bene…” le sussurrò. Poi. Prese il vassoio e lo portò in salotto. Lupin le diede della cioccolata. E lei si congedò, tornando in camera dalle amiche. Rimasero tutta la sera a leggere ed ascoltare la musica. E prima di addormentarsi, Giulia guardò ancora fuori dalla finestra. Delle nuvole avevano oscurato la luna. Le stelle. Nere come quelle che avevano attorniato il cuore di Tonks.

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Capitolo 4
*** One Thing ***


Buongiornoo *-*
chiedo perdono, stavolta ho aggiornato più tardi del solito D: inizio subito col ringraziare le fedeli Giorgy89, Skelanimals, Lambretta e CenereSnape per le recensioni <3
In questo cap troviamo A La Nanita Nana dal fim The Cheetah Girls 2, Vermillion part 2 degli Slipknot, Whisper degli Evanescence, Over and Over dei Three Days Grace e One Thing dei Finger Eleven.

Avvertenze: occtudine, diabetanza mista, pioggia (perchè? XD). Sono ben nove facciate di word, quindi se ne avete bisogno per le vostre care diottrie al banco 3 ci sono occhiali da vista in omaggio u.u *indica banco 3*

Detto ciò, vi lascio all'aggiornamento *-*
Buona lettura <3


Quarto Capitolo

La pioggia picchiettava forte sui vetri. Un tuono sovrastò il silenzio. Come un messaggero di sventura. Un incubo. “Draco!” esclamò Anna, svegliandosi all’improvviso. Si guardò intorno. Tutte le sue compagne di stanza dormivano tranquille. Fleur si mosse nel sonno. La castana di mise a sedere. Prese il viso tra le mani. Era sudata. Prese un profondo respiro. Inforcò gli occhiali. Vide il temporale imperversare fuori. Scosse la testa. E ritolse gli occhiali. Si sdraiò. Forse era stato solo un incubo. Niente di più. Eppure non se lo ricordava. Però sapeva che era molto reale. Per farla svegliare così. “Anna?” si sentì chiamare. Si voltò. Giulia la guardava. “Scusa…non volevo svegliarti…” si scusò. La ragazza scosse la testa. “Un incubo?” le chiese. Anna annuì. Giulia allungò una mano verso l’amica. Questa sorrise. E cerco di raggiungerla. Ma i due letti non erano abbastanza vicini. Così Giulia si alzò. Piano. E si andò a sedere sul letto di Anna. Accanto a lei. Questa le sorrise. “Non serve che…puoi…dormire tranquilla…” la congedò. Ma Giulia scosse la testa. “Ti ricordi cos’hai sognato?” le chiese. La castana scosse la testa. L’amica annuì. “Centrava con Draco…” sussurrò ancora Anna. Poi strinse in una mano un lembo del cuscino. Giulia le sistemò la coperta. E si avvicino. Le accarezzò la testa. Un altro tuono. Anna chiuse gli occhi e sospirò. “Non ti preoccupare…sono sicura che sta bene…” sorrise Giulia. La castana la guardò. “Come fai a saperlo? Ad esserne certa?” le chiese. La ragazza alzò le spalle. “Non lo so…è una sensazione…ne sono certa…come sono certa che anche Severus sta bene…” spiegò. Anna sorrise. Era una delle rare volte in cui la sua amica chiamava Piton per nome. Giulia le accarezzò ancora piano la testa. “A la nanita nana nanita ella nanita ella…mi niña tiene sueno bendito sea, bendito sea…” iniziò a cantare poi. Anna sorrise. “A la nanita nana nanita ella nanita ella…mi niña tiene sueno bendito sea, bendito sea...” continuò Giulia. Mentre accarezzava la testa alla castana. Piano. Sussurrando. Hermione si mosse di poco. Fleur strinse il cuscino. “Fuentecita que corre clara y sonora…ruiseñor que en la selva cantando llora…” disse piano Giulia. Voleva tranquillizzare Anna. Dopotutto era solo un incubo. Lei era li. Non l’avrebbe lasciata. Anna si lasciò andare alla canzone. Alla voce melodiosa dell’amica. “Calla mientras la cuna se balansea…a la nanita nana, nanita ella…” continuò. Anna si stava addormentando. I capelli castani ricadevano morbidi sul cuscino. Un lampo. Giulia sobbalzò, ma non si fermò. La pelle diafana dell’amica illuminata per poco dal bagliore. Il cuscino stretto in una mano. Dalle unghie laccate di nero. Che risaltavano sulla federa bianca. “A la nanita nana nanita ella nanita ella…mi niña tiene sueno bendito sea, bendito sea…” sorrise intenerita la ragazza. Nonostante Anna avesse un carattere forte. Con i suoi modi poco gentili. Era una brava ragazza. Ma non tutti lo capivano. Lei ed Hermione erano due delle poche persone che lo sapevano. Draco anche. Conosceva la vera Anna Alvis. La poteva vedere. Così indifesa nel sonno. “Fuentecita que corre clara y sonora …ruiseñor que en la selva cantando llora…” sussurrò ancora Giulia. Le passò una mano tra i capelli. Con delicatezza. La stretta al cuscino si allentava pian piano. La ragazza mise il pinguino di peluche accanto ad Anna. In caso ne avesse avuto bisogno. “Calla mientras la cuna se balansea…a la nanita nana, nanita ella…” cantò infine Giulia. Anna dormiva tranquilla. L’amica si chinò e le diede un bacio sulle fronte. Sorrise. E tornò nel suo letto. Prese Snakey tra le braccia. Lo strinse a se. Mentre l’ennesimo tuono solcava la notte. La ragazza chiuse di scatto gli occhi. Ancora un lampo. Poi Giulia riaprì gli occhi. “Severus…spero che…tu stia bene…ovunque tu sia…” sussurrò. Strinse il ciondolo in una mano. E Snakey accanto a lei. Richiuse gli occhi. Abbandonandosi al suono della pioggia. Mentre una solitaria lacrima le scorreva sul viso.
Non smise di piovere nemmeno per un minuto. Però non si sentivano più tuoni. Ed i lampi erano cessati. Quando aprirono gli occhi, le ragazze, si trovarono davanti la tipica giornata uggiosa. Triste. Fleur quella mattina era scesa da sola. Senza disturbare nessuna di loro. Anche Ginny e Mary Kate erano scese prima. Per godersi un po’ di pace a colazione. Hermione fu la prima delle restanti tre a svegliarsi. Non sapeva perché, ma quella mattina aveva una strana canzone in testa. Sembrava una ninna nanna. Spagnola. Ma lei nemmeno lo conosceva lo spagnolo! Guardò l’orologio. Erano le 11.00 passate. Decise di svegliare le amiche. Pian piano, Anna aprì gli occhi. Per poi stiracchiarsi. Mentre Giulia sbadigliava. Il prefetto alzò di poco le tapparelle. Poi tutte e tre si cambiarono. Hermione andò in bagno per prima. Appena finito, uscì dando il posto ad Anna. Questa, appena prima di entrare, si voltò verso Giulia. “Grazie…sarai davvero una buona mamma…” le sorrise. Poi scomparì dietro la porta di legno. La ragazza sorrise. Mentre Hermione la guardava interrogativa. Appena finirono in bagno, scesero in cucina. C’era solo Mary. Ilary e Molly stavano sistemando i panni con un incantesimo fuori, in modo che si asciugassero senza bagnarsi per colpa della pioggia. C’era un senso di pesantezza nell’aria. Qualcosa che appannava i sensi. Che attutiva i rumori. Tonks e Lupin non si erano fermati per la notte. Senza fare obbiezioni, le tre aiutarono Mary a lavare i piatti. Poi, si divisero. Hermione, tornò in camera a leggere il solito libro. Giulia, cercò un posto isolato per stare un po’ da sola con la sua musica. Ed Anna si sedette sotto la piccola tettoia del giardino sul retro. Per assaporare l’odore della pioggia. Il pranzo dei rimanenti membri della Tana fu veloce. Per poter sovrastare le loro voci, Anna dovette alzare il volume dell’mp3. She seemed dressed in all of me, stretched across my shame. La pioggia scendeva veloce. E colpiva il suolo. A qualche centimetro dalle sue Converse. Se solo allungava di poco le gambe, poteva bagnarsi. Allungò un braccio. Si sporse. Le gocce le colpivano la pelle. Come piccoli aghi. All the torment and the pain leaked through and covered me. Tornò a sedersi. Con la schiena poggiata al muro. Portò le gambe al petto. Lasciando scivolare l’mp3 sul suo grembo. Incrociando le lunghe e magre dita. Alzando lo sguardo. Perso. Vuoto. Perché voleva ricordare. Quello che l’aveva tanto spaventata quella notte. I'd do anything to have her to myself, just to have her for myself…now I don't know what to do, I don't know what to do when she makes me sad. Vide un’ombra ovattata sovrastarla. Si voltò. E sorrise. “Non hai freddo?” le chiese Bill. Anna scosse la testa. “Posso sedermi qui?” chiese ancora. La ragazza annuì. Il rosso si sedette accanto a lei. Dovette incrociare le gambe per non essere soggetto alla pioggia. Anna spense l’mp3. Lasciandolo in precario equilibrio sulla pancia. She is everything to me, the unrequited dream, a song that no one sings. “Sai…se fossi vestita come quando eri più piccola saresti davvero identica ad una bambola di porcellana…” disse Bill. La ragazza sorrise divertita. “Anna…mi prometti una cosa?” le chiese poi. Lei annuì. “Non spegnerti mai…rimani sempre come sei…non farti comandare, rimani la solita ragazza testarda, pasticciona, scontrosa…” iniziò a dire. La ragazza lo guardò. “…ma anche dolce, leale, sincera…la Anna Alvis che ho conosciuto tempo fa…” concluse Bill. Lei annuì. All I need to make it real is one more reason, I don't know what to do, I don't know what to do when she makes me sad. “Ti posso chiedere ancora un favore?” le chiese. Anna annuì. Lo guardava persa. Cercando un appiglio. “Potresti cercare di far amicizia con Fleur?” continuò Bill. La castana lo guardò truce. “Si sente abbastanza spaesata…la mamma non la sopporta, e lei rimane sempre da sola…” spiegò l’uomo. Anna alzò le spalle. “E io che ci posso fare?” sbottò, seccata. Bill sorrise. “Ti chiedo solo di parlarci…vedrai che ti starà simpatica…” disse ancora. But I won't let this build up inside of me, I won't let this build up inside of me. La castana lo guardò. La stava pregando. Fleur era davvero così sola? “Quella ragazza è irritante…con il suo cinguettio…” soffiò Anna. Bill scosse latesta. “Solo un’opportunità…guardate un film assieme…tutte in gruppo…” propose. La ragazza sospirò. I won't let this build up inside of me. E guardò negli occhi Bill. Non era tipo da basarsi solo sulla bellezza esteriore in quanto a ragazze. Quindi qualcosa di buono in Fleur doveva averlo trovato. Oppure era il suo fascino di Veela. Con quei capelli biondi. Morbidi. La pelle perfetta. L’andatura aggraziata. Forse la verità era che non la odiava veramente. Solo. Fleur era lo stereotipo di tutto ciò che lei odiava. I won't let this build up inside of me. Dopotutto non ci aveva mai parlato veramente. Forse odiava solo quello che rappresentava. La tipica ragazza ruba uomini. Perché Bill era il suo fratellone. Quello che la tirava fuori dai guai fin da piccola. E non aveva mai dovuto dividerlo con nessuno. A catch in my throat choke torn into pieces, I won't, no! I don't wanna be this.... Anna alzò le spalle. “Se proprio ci tieni…mi sforzerò…” accettò. Bill sorrise. “Sei un tesoro! La mia piccola Anna!” le disse, scompigliandole i capelli. Lei sbuffò seccata. “Però se ti sposi e te ne vai senza nemmeno salutarmi stai certo che ti trovo e mi vendico!” esclamò poi. L’uomo scosse la testa. “Sai benissimo che non lo farei mai…” rimbeccò. But I won't let this build up inside of me, I won't let this build up inside of me. Anna allungò un braccio fuori dalla tettoia. Pian piano le gocce gelate iniziarono a scorrere sulla sua pelle diafana. Lei le sentiva forti. Pesanti. Come se le stessero trapassando il braccio. I won't let this build up inside of me. Stavolta fu Bill a guardarla. Se ne rendeva conto. Anna era cresciuta. Ed ora se ne stava li. Con lo sguardo vuoto. L’uomo tirò delicatamente il braccio della ragazza verso l’asciutto. E lei chiuse gli occhi per qualche minuto. I won't let this build up inside of me. Fleur non aveva motivo di sentirsi sola. Aveva Bill accanto a se. Mentre lei. Cos’aveva? Nessun bacio. Nemmeno una misera lettera. Anche con solo due parole. Le uniche che Anna voleva sentire. Quelle che in quel momento le avrebbero scaldato il cuore più di ogni cosa. She isn't real. “Bill…posso…chiederti una cosa?” sussurrò piano la castana. L’uomo annuì. “Per favore…abbracciami…” disse lei. Non come una richiesta. Solo come una supplica. I can't make her real. Bill non se lo fece ripetere. Vedendo gli occhi di Anna diventare lucidi. L’abbracciò forte. L’mp3 cadde a terra. E lei si strinse a lui. Disperatamente. She isn't real. Per averlo come appiglio. In quei giorni. In quei momenti. In cui sembrava che nulla fosse più al suo posto. Nulla fosse più lo stesso. In un mondo che nemmeno lei riconosceva. I can't make her real.
Nel frattempo, Giulia si era rifugiata in un angolino tranquillo. Accese l’mp3. Sbuffando. Era la ventesima volta che scorreva tutte le canzoni. Per una come lei, che di musica ci viveva, essere stufa di sentire sempre le stesse parole era davvero un segno di cattivo presagio. In realtà era l’attesa che la sfiancava. Si fermò su una traccia. Non l’aveva notata. Un tuono si fece sentire da fuori. Giulia alzò il volume. Catch me as I fall, say you're here and it's all over now. Era infondo al corridoio. L’ultima porta distava un pò da lei. La Tana aveva sempre dei nascondigli perfetti. Per riflettere. O solo per dare spazio a quei pensieri malinconici che affioravano in lei in quei giorni. Era strano trascorrere le giornate così. Senza un nesso logico. Senza una routine quotidiana. Per lei, che le regole meno le seguiva e meglio era. Speaking to the atmosphere, no one's here and I fall into myself. Eppure non aveva voglia. Ne di leggere. Ne di scrivere. Le sarebbero venute fuori solo parole tristi. Anche se voleva dirglielo. Che le mancava. Che non aveva mai sperato che passassero così in fretta le vacanze. Per lui. Severus. This truth drive me into madness, I know I can stop the pain if I will it all away (if I will it all away). Voleva tornare a svegliarsi ogni mattina. Insieme alle sue amiche. Ai loro finti battibecchi. Cambiarsi. Lottando con quello stupido cravattino che le dava il nervoso. Preparare in velocità e la borsa. Guardando il suo orario. Disseminato di quadratini viola. Sulle sue ore. Poi seguire Hermione per le scale. A passo così svelto da poter inciampare ad ogni movimento. Entrare in Sala Grande. Ghermita di studenti. E guardare per prima cosa la. Al tavolo insegnanti. Don't turn away (Don't give in to the pain). Cercare il suo sguardo. Sorridere. Per poi vedere anche lui. Il suo sorriso. Mascherato a tutti tranne che a lei. Ed inciampare contro Anna che si è fermata per sbaglio. Facendo brutte figure. Ridendo. Don't try to hide (Though they're screaming your name). Fare colazione con gli amici. Scherzando. Per poi andare a lezione. Li. Rinchiusa in quei bui sotterranei. In cui lei passava anche le sere. Osservare Severus entrare elegante. Con il mantello svolazzante. Per poi fermarsi di colpo. Con un colpo di bacchetta per scrivere gli ingredienti della pozione. Don't close your eyes (God knows what lies behind them). Giulia incrociò le braccia al petto. Per scaldarsi. Un vento gelido la stava colpendo. Forse una finestra li vicino era aperta. Portò piano una mano al ciondolo. Gelido. La ragazza scosse la testa. Non voleva dire nulla. L’empatia di quell’oggetto non andava tanto in la. Eppure. Se avesse tentato. Don't turn out the light (Never sleep never die). “Severus…” sussurrò, stringendo ancora il ciondolo. Ma non successe nulla. Non poteva succedere nulla. Cosa si aspettava? Che si sarebbe precipitato alla Tana solo per aver pronunciato il suo nome? Solo per lo stupido capriccio di una ragazzina? Giulia scosse la testa. Era come se qualcosa le stesse stringendo la gola. Le mancava il respiro. Quell’aria gelida le stava entrando nelle narici. Nella gola. Nel cuore. I'm frightened by what I see but somehow I know that there's much more to come. Si guardò in giro. Era un corridoio. Niente finestre. Da dove poteva venire quell’aria? Alzò lo sguardo. E fu un attimo. Mal di testa. No. quella sensazione la conosceva bene. Un lampo. Tuono. La pioggia che batteva violenta. Un flashback. Immobilized by my fear and soon to be blinded by tears. Era molto piccola. La madre percorreva a grandi falcate la stanza. Guardava fuori. Era una giornata come quella. Giulia era seduta da qualche parte. Forse nella carrozzina. La madre guardava insistente il telefono. Un tuono. E lei era scoppiata a piangere. Doveva avere circa un anno. Mary l’aveva presa in braccio. Ma tremava. Un sussulto. Una goccia. Delle lacrime rigavano il viso della madre. “Tranquilla Giulia…papà…tornerà…ne sono sicura…” sussurrò la donna. I can stop the pain if I will it all away. La ragazza tornò in se. Era appoggiata alla parete. Respirava affannosamente. Quello era uno dei suoi ricordi più nitidi. Di quando suo padre. Era andato alla caccia dei Mangiamorte. Giulia chiuse gli occhi. Don't turn away (Don't give in to the pain). Una domanda le affiorò spontanea. E se tra i Mangiamorte ci fosse stato anche Piton? Era il tempo della potenza di Voldemort. Quando i genitori di Harry. Scosse la testa. Doveva smetterla di pensare brutte cose. Severus era vivo. E forse voleva vederla. Don't try to hide (Though they're screaming your name). No. Lei doveva crederci. Però. Non doveva. Non voleva. Pensare. Che il loro bacio quella sera. Di luglio. Fosse stato l’ultimo. No. Strinse i pugni. “Severus sta bene…Severus sta bene…” iniziò a ripetersi, a bassa voce.Don't close your eyes (God knows what lies behind them). No. Lei non avrebbe pianto. Eppure. Allora cos’erano quelle scie calde sulle sue guance? Si portò una mano agli occhi. Ecco. Stava piangendo. Non riusciva a smettere. Don't turn out the light (Never sleep never die). Portò le ginocchia al petto. E vi affondò la testa. Singhiozzando silenziosamente. Voleva tornare alla sua routine. Vederlo tutte le sere nel suo ufficio. Mentre le rivolgeva il suo solito sguardo seccato. A cui Giulia avrebbe rispostocon un sorriso. Fallen angels at my feet, whispered voices at my ear, death before my eyes, lying next to me I fear. La ragazza alzò la testa. Piton l’avrebbe guardata alzando un sopracciglio. Chiedendole per quale motivo stesse piangendo. Poi l’avrebbe rimproverata. Le aveva detto di non preoccuparsi. Mentre Giulia stava facendo tutto l’opposto. She beckons me shall I give in upon my end shall I begin, forsaking all I've fallen for. La ragazza scosse la testa. Si asciugò le lacrime. Dandosi della stupida. Allungò le gambe sul pavimento. Alzò la testa. Un altro tuono. E lei sobbalzò. Però sorrise. E spostò la levetta dell’mp3. Senza aspettare che la canzone finisse. Cambiò. I rise to meet my end.
Nella camera, invece, comodamente sdraiata sul suo letto, Hermione sfogliava l’ennesimo libro. Aveva oramai finito Lolita. Lei leggeva in fretta. Per non badare ai tuoni, aveva acceso il piccolo oggetto blu. La voce di Adam Wade Gontier le solleticava la mente. I Three Days Grace. L’unico gruppo che le tre avevano in comune. I feel it everyday it's all the same, it brings me down but I'm the one to blame, I've tried everything to get away. Hermione allungò una mano verso il sacchettino accanto a lei. Era pieno di Api Frizzole. Le avevano portate Fred e George. Un po’ per ognuna. Anche se si sapeva che Fred ne aveva prese di più a Giulia. Quelle erano delle abitudini che proprio non avrebbe mai immaginato di poter avere. Ascoltare musica mentre leggeva. Mangiare. Non sapeva come faceva a concentrarsi con così tante distrazioni. Ora ci mancava solo che pensasse a Ron! So here I go again, chasing you down again. Arrossì per quel pensiero. Proprio a lui. Di tutte le persone che c’erano. Proprio a quel tonto di un rosso doveva pensare! Stavolta Hermione sorrise. Era troppo tardi. Le sue amiche l’avevano contagiata irrimediabilmente. Vide un lampo illuminare per poco la stanza. I letti. Ognuno con il proprio disordine. Tranne quello diFleur. Why do I do this? Perfettamente sistemato. Dopotutto doveva pur vantarsi di saper fare la brava moglie. Il prefetto si stava irritando. Avrebbe voluto alzarsi e disfare quel letto centimetro per centimetro. Certo, era capace anche lei di bere una pozione afrodisiaca e passare davanti a Ron come se nulla fosse. Logico che lui le sarebbe caduto ai piedi. Over and over, over and over I fall for you. Ecco cos’era l’effetto della Veela. Però lei aveva un grande vantaggio. Il cervello. Dubitava che la bionda ne avesse uno. O almeno, uno funzionante. Hermione iniziò a mangiare velocemente i dolci. Per nervosismo. Per rabbia. Anzi, per gelosia. Over and over, over and over I try not to. Ma perché Ron non si muoveva? Eppure aveva sedici anni oramai. Si sarebbe dovuto svegliare. Lo sperava. Allora, l’avrebbe inchiodata a qualche muro e l’avrebbe baciata. Con passione. Facendola emozionare così tanto da farle tremare le gambe.It feels like everyday stays the same it's dragging me down and I can't pull away. Hermione arrossì. Da quando faceva certi pensieri?! Doveva stare lontana da Anna. Quella ragazza le faceva male! Eppure. L’avrebbe voluto. Si era stufata di fare la parte dell’amica pronta a tutto. So here I go again, chasing you down again. Il prefetto era così assorto nei suoi pensieri, che non notò nemmeno un bussare alla porta. Ron, stufo di aspettare una risposta, entrò. Si avvicinò piano alla ragazza. E le mise una mano sulla spalla. “Hermione…” la chiamò. Why do I do this? La ragazza si girò. E sobbalzò. Lui le sorrise. “Non ci credo!!! Ma stai davvero ascoltando musica?” esclamò Ron sorpreso. Lei si ricompose. “No Ron…sto giocando a ping pong con un mp3…” sbottò seccata. Lui la guardò interrogativo. “Cosa vuoi? Non vedi che stavo leggendo…” lo rimproverò. “Ehm…veramente…mi annoiavo…pensavo che foste tutte assieme qui…” rispose, affranto. Hermione lo guardò truce. Over and over, over and over I fall for you. “Anna penso sia fuori, Giulia non ne ho idea mentre Mary Kate e Ginny saranno in qualche angolo a confabulare…” sbottò acida. Ron la guardò ancora. “Ah giusto…Fleur sarà in cucina con Bill e il resto delle famiglie…” concluse, irritata. Il rosso rubò una caramella da sacchetto e le sorrise. “Grazie Hermione! Allora buona lettura!” esclamò, dirigendosi verso la porta. Il prefetto lo guardò allibita. “Ronald Weasley! Tu hai disturbato la mia lettura per sapere dove si trovava quella…quella… francese!” soffiò, aggiungendo un urletto esasperato. Lui la guardò interrogativo. Over and over, over and over I try not to. Ed Hermione gli tirò dietro il libro che aveva vicino. Ron lo evitò per poco. “Hey per Merlino!! Stai attenta!! Mi hai quasi preso!” sbottò. Il prefetto sospirò affranta. “Era quello il mio intento…” sussurrò. Intanto, Ron uscì di fretta dalla stanza. Prima di prendersi davvero un libro in fronte. Over and over, over and over you make me fall for you. Perché a lei?! Perché doveva essersi innamorata di un babbeo simile?! Cos’aveva fatto di male?! Forse il principio della vita prima della morte si era avverato su di lei. In tal caso però, doveva essere stata un killer nella vita passata. Altrimenti perché una disgrazia simile?! Come se non bastasse, stava anche pensando come Anna. Hermione scosse la testa. Prese il cuscino. E vi affondò il viso. Non ne poteva davvero più. Over and over, over and over you don't even try.
Anche nel pomeriggio piovve a dirotto. Ed ogni tanto qualche lampo squarciava il cielo. Arthur, Sebastian, Bill e Andrew stavano comodamente seduti sul divano a parlare. Del Ministero. Di politica. Di ogni stupida cosa. Mentre Mary, Ilary e Molly stavano in cucina. A spettegolare. Mentre Fleur era nel suo solito angolino. A leggere una rivista. Un po’ più di attività si fece sentire verso l’ora di cena. Le donne iniziarono a sfaccendarsi tra bacchette e fornelli. Molly cacciò Fleur fuori dalla cucina. “Avanti cara…vai a…non so…pulire da qualche parte…” l’aveva liquidata, spingendola letteralmente fuori dalla cucina. La bionda, era andata addosso a Ginny. Ed aveva mormorato “scusa” in francese. Anna era salita in camera. stufa di vedere la pioggia cadere. Aveva anche recuperato Giulia. L’aveva trovata addormentata nel corridoio. La testa inclinata di poco verso destra. E l’aveva svegliata. Si erano aggiunte ad Hermione, che ancora mangiava in preda ad un attacco nervoso. Insomma, non era davvero giornata quella. Poco dopo le raggiunsero anche Mary Kate e Ginny. Le ragazze rimasero in camera a farsi ognuna i fatti loro, fino all’ora di cena. quando bussarono alla porta. “Ragasse…la scena è pronta…” le avvertì Fleur, entrando piano. Anna la guardò. In effetti ora che lo notava aveva qualcosa di strano. La stessa aria di pesantezza che avevano anche lei e le sue amiche. “Arriviamo tra dieci minuti…” sbottò Ginny. “Molly ha detto di scendere subito…” riferì ancora la bionda. Mary Kate la guardò scettica. Anna tossì. E guardò Giulia. Questa annuì. C’era qualcosa di telepatico in quelle tre ragazze. “Cosa facciamo stasera?” chiese Giulia poi. Ginny alzò le spalle. La ragazza si voltò verso Fleur. “Potremmo…guordare un film…” propose. Per qualche minuto le si erano illuminati gli occhi. Anna sospirò. “Perché no…” l’assecondò. Mary Kate, Ginny ed Hermione si voltarono allibite. “Davvero?” chiese entusiasta Fleur. Anna annuì. “Però il film lo scelgo io…” ghignò. La bionda la guardò dapprima stupita. Poi però sorrise. “Dirò a Molly che siete in bagno…” disse. Poi, uscì. “Ma ti rendi conto?! Ecco perché diluvia!!” rise Mary Kate. Anna la fulminò con lo sguardo. “Perché hai dato retta a quella?” sbottò Hermione. La castana alzò le spalle. “Bill ha chiesto di farle compagnia…lui ce la sta mettendo tutta per farla ambientare e se noi non le diamo nemmeno una possibilità...” iniziò a predicare poi. Ginny le tirò un cuscino. “Ma smettila!” rimbeccò. Giulia scosse la testa. “Infondo Anna ha ragione…dobbiamo conviverci ancora con Fleur…quindi, perché non andare d’accordo?” propose, serena. “Finalmente qualcuno che mi ascolta! E comunque ho già il film perfetto…” ghignò la castana. Le ragazze rabbrividirono. Decisero di scendere a cena. Questa si svolse pacificamente. Appena ebbero mangiato anche il dolce, salirono in camera. Ognuna si sedette sul proprio letto. tranne Giulia. Che guardava fuori. “Ragazze…il cielo piange ancora…” sospirò. Hermione sorrise. “In verità è un effetto dovuto…” iniziò a spiegare. Ma Anna la bloccò subito con una cuscinata. “Io preferisco la versione di Giulia…” commentò Mary Kate. Ginny annuì. Ed il prefetto sbuffò offesa. Subito la porta si aprì. Fleur fece levitare una televisione babbana, completa di mobiletto, nella stanza. Lo mise al centro della stanza, con lo schermo rivolto verso la fila dei letti di sinistra. Ginny e Mary Kate unirono i loro letti per poter vedere meglio. Anna frugò nel suo baule e ne tirò fuori una custodia. La aprì. “Allora, cosa vediamo?” chiese Hermione, sedendosi sul letto di Ginny. Anna ghignò. “Halloween, The Beginning!” rispose, tranquilla. Il prefetto scosse la testa convinta. Fleur le guardò dubbiosa. “Devi sapere che mia sorella ha un gusto macabro nello scegliere i film…sempre e solo horror…” ridacchiò Mary Kate. Anna le scompigliò i capelli. “Come se tu non avessi i miei stessi gusti…in camera tua hai appeso il poster di Jack lo Squartatore ed un post-it con su scritto ‘questo è il mio futuro marito’ con tanto di freccia indicante…” la prese in giro. la baby Haliwell arrossì e poi sbuffò. Hermione sospirò affranta. “Qualche obbiezione?” chiese ancora la castana. Ginny e la sorella si erano già accomodate. Giulia stava pronta accanto alle tapparelle, pronta ad abbassarle per creare atmosfera. Anna guardò Fleur. “Devo ammotere che questo non è il mio scenere, ma perché non provore?” alzò le spalle. “Bene! Allora, si può iniziare! Mi dispiace Hermione, ti dovrai adeguare…” sorrise la castana. Giulia abbassò le tapparelle. Fleur posizionò dei pop corn che Ilary aveva preparato per loro pochi minuti prima. E Ginny mise a disposizione il suo sacchetto di caramelle. Anna mise il dvd nella fessura apposita. Sullo schermo apparsero i comandi iniziali. La castana prese il telecomando e si tuffò sul letto. Accanto a Giulia ed Hermione, che stringeva già il cuscino. Premette play. Ed il film iniziò. Ad ogni scena con un accenno di sangue, il prefetto si nascondeva dietro al cucino. E alla bionda sfuggiva qualche gridolino d’orrore. Però tutto sommato si stavano divertendo. Il film durò due ore. In cui i pop corn furono divorati. Nessuno escluso. Intanto che la musichetta dei titoli finali invadeva la stanza, le ragazze si stiracchiavano. “Allora, piaciuto?” chiese Anna. “Non male…la prossima volta, il sano e vecchio The Ring però!” propose Ginny. “Oh quel film l’ho vistò anche io! Non è quello della bambina nel posso?” chiese Fleur. La rossa annuì. “E hai visto anche il secondo?” le chiese Mary Kate. La bionda scosse la testa. “Però mi piascerebbe!” disse poi. Ginny alzò una mano decisa. “Bene! Il prossimo film, The Ring 2!” decantò. Hermione sospirò depressa. Aveva passato tutto il film facendo sbucare la testa di tanto in tanto dal cuscino. Bussarono alla porta. “Avanti!” esclamò Giulia. Dei capelli scuri ed una maschera famigliare apparvero. Con un coltello sguainato. Anna lo guardò scettico. Mentre il prefetto tirò un urlo e si nascose ancora sotto il cuscino. Fleur per poco cadde dal letto. Più che altro perché Hermione le aveva rotto un timpano. “Ron, smettila di fare il cretino!” rimbeccò Ginny, tirandogli un cuscino. Il rosso, si tolse la maschera. “Stavo solo scherzando…” sbuffò. Giulia tenne ferma Hermione prima che potesse compiere un Weasleycidio. “Tel’avevo detto che non avrebbero apprezzato…” commentò Bill. Fleur gli sorrise. “Allora, com’è andata? Bello il film?” chiese. le ragazze annuirono. “Mamma ha detto che è ora di dormire…eravamo venuti a salutarvi…” precisò poi Ron. Le ragazze gli rifilarono uno sguardo truce. E lui se ne andò. La bionda di alzò e andò dal suo futuro marito. Mentre Anna metteva il dvd nella custodia e lo ributtava nel suo baule. I due si scambiarono un bacio. Appena la bionda si staccò, la castana andò ad abbracciare il ragazzo. Gli diede la buonanotte e lui le diede un bacio sulla fronte. Mentre la Veela non diceva nulla. Nemmeno un’opposizione. Anche Bill se ne andò e le ragazze iniziarono a cambiarsi. “Fleur…tu andavi a scuola a Beauxbatons giusto?” le chiese stupidamente Giulia. Lei annuì. Quel pomeriggio le erano tornate in mente due persone. “Conosci per caso una certa Emily? Dovrebbe avere la mia età…sarebbe il suo sesto anno questo…a Beauxbatons…” spiegò. Fleur la guardò dubbiosa. “Emily…” ripeté. Giulia annuì. “Ha una sorella più piccola…Allegra…” precisò. La bionda annuì. “Allegra ed Emily! Oui oui!” esclamò, battendo le mani. “L’ho conosciuta fino dal suo primo anno…sci scriviamo ancora! E poi la sorellina! Que tendre! Une petite poupée!” sorrise ancora Fleur. Anna si avvicinò ad Hermione. “Che tradotto sarebbe…?” le chiese, sottovoce. “Che tenera! Una piccola bambola!” tradusse letteralmente il prefetto. Giulia sorrise. “Le conosci anche tu?” le chiese la Veela. La ragazza annuì. “Le ho conosciute un mese fa...al Luna Park dei fratelli Bennet…” spiegò. Hermione e Anna si scambiarono uno sguardo complice. Le ragazze si scambiarono ancora qualche parola, poi, si misero a letto. Appena tutte furono pronte, Fleur spense la luce. La pioggia imperversava fuori. Battendo insistente sui vetri. Mary Kate accese l’mp3. Mentre Ginny si stringeva seccata al cuscino. Giulia invece chiuse gli occhi. Il rumore della pioggia la cullò. Come una ninna nanna stonata. Si addormentò poco dopo. Dando la schiena alla finestra.
Un tuono più forte degli altri fece tremare tutto. Vetri. Pavimenti. Giulia aprì gli occhi di scatto. Allungò una mano per cercare Snakey. Era vicino a lei. Lo strinse a se. Ed un altro tuono si fece sentire. La ragazza si voltò. Vedeva il picchiettio della pioggia sul vetro. Poi guardò l’orologio da polso. In bilico nella borsettina vicino al suo mp3. Erano le 00.25 passate. Cercò di riprendere sonno per qualche minuto. Però i tuoni la distraevano. Si alzò a sedere. Anna dormiva tranquilla. Stretta al suo pinguino di peluche. Ginny era rannicchiata in un angolo del suo letto. Hermione respirava tranquilla. E Fleur stringeva delicatamente le coperte con una mano. Mary Kate si era addormentata con l’mp3 acceso. Ed ora, in quel silenzio interrotto di tanto in tanto dai tuoni, la canzone risuonava nella stanza. Restless tonight cause I wasted the light, between both these times I drew a really thin line. Finger Eleven. One Thing. Giulia rimase ad ascoltare la canzone per poco. Poi si alzò. Decise che un buon tè con dei biscotti al cioccolato le avrebbero tenuto volentieri compagnia. Prese in braccio Snakey. E andò pian piano verso la porta. La camicia da notte viola che svolazzava ad ogni suo passo. Rabbrividì dal freddo. Si sarebbe dovuta mettere qualcosa di più pesante. It’s nothing I planned and not that I can but you should be mine, across that line. Giulia chiuse piano la porta della camera. Per poco l’aveva presa in pieno. Il corridoio era buio. Strinse a se il peluche. E procedette piano. Un passo dopo l’altro. Per non far rumore. Sembrava dovesse percorrere chissà quanto. Le scale non le erano mai sembrate così lontane. If I traded it all, if I gave it all away for one thing, just for one thing. Iniziò a tenere con una mano Snakey. E l’altra poggiata sul muro. Non credeva che fosse così buio. Un tuono la fece sobbalzare. Ed un lampo illuminò per poco il corridoio. C’era quasi. Passò davanti alla stanza di Bill, Christian e Ron. Tra poco si sarebbe aggiunto anche Harry. Più avanti vide le stanze da letto dei suoi genitori, i Weasley e gli Haliwell. If I sorted it out, if I knew all about this one thing, wouldn’t that be something. Giulia arrivò alle scale. Sbadigliò e si stiracchiò. Riuscì ad intravedere il gradino. Fece per metterci il piede. Ma qualcosa andò storto. E fu un attimo. Capitombolò giù dalle scale. Lei e Snakey. Finì la rampa a sedere all’insù. Occhi chiusi. Mezza dolorante. “Signorina Wyspet? Cosa ci fa in giro a quest’ora?” chiese una voce. I promise I might, not walk on by, maybe next time but not this time. Giulia riconobbe quella voce all’istante. Alzò la testa. Piton la guardava divertito. No. Era un sogno. “Allora? Mi vuole rispondere?” sbottò lui seccato. No. Forse non lo era. “Avanti…si alzi…” le disse ancora il professore, porgendole una mano. Giulia la accettò. No. Non era un sogno. Severus era davvero davanti a lei. “Si è fatta male? Ha fatto un notevole volo…” osservò, trattenendo una risata. La ragazza lo guardò. Come se fosse stato un fantasma. Con il suo mantello svolazzante. La bacchetta che faceva luce. Gli occhi scuri come la notte che le stava intorno. D’impulso Giulia lasciò cadere il peluche e abbracciò il professore. “Che energia! Sono passati più di due minuti da quando l’ho vista e lei non ha ancora aperto bocca…le mie preghiere sono state esaudite…” esclamò maligno. La ragazza scosse la testa. Era troppo felice per rispondere alla sua frecciatina. Era troppo felice perfino per ricordarsi di respirare. Piton per poco rimase fermo. Poi, ricambiò l’abbraccio. “Ora che ci siamo salutati, le dispiace staccarsi?” sbottò, seccato. In realtà quella notte era tornato solo per lei. Solo per vederla. Solo per quel piccolo insignificante gesto d’affetto. La ragazza si staccò. Sorridente. “Allora, posso sapere cosa ci faceva in giro a quest’ora?” le chiese acido. Giulia si sistemò la camicia da notte e riprese il peluche. “Ecco…mi sono svegliata e…” cercò di spiegare. Un tuono la interruppe, facendola sobbalzare. Piton sorrise. “…ho pensato che un po’ di tè con i biscotti al cioccolato mi avrebbe aiutato a conciliare il sonno…” continuò Giulia. Severus annuì. I due si guardarono per qualche minuto. “Le va di farmi compagnia?” gli chiese la ragazza. Il professore la osservò. Eccola. La sua Giulia. Davanti a lui. Che gli sorrideva. Nonostante fosse stanco e volesse solo mettersi a letto, non riuscì a resistere. A farne a meno. “Ho forse scelta? Rischierebbe di fare un disastro in cucina…” accettò lui. La ragazza sorrise. E trotterellò in cucina, con al seguito Severus. La prima cosa che fece Giulia, fu mettere a sedere Snakey su una sedia. Mentre il professore faceva apparire un fuocherello blu per far luce. Poi si sedette lontano dal peluche. Giulia si alzò in punta di piedi per cercare un bollitore. Piton, esasperato, si alzò. “Si sieda…se lascio fare a lei rischio di trovarmi ancora qui domani mattina…” sbottò. La ragazza obbedì. Non ci credeva. Aveva paura di potersi svegliare da un momento all’altro. Aveva tante cose da chiedergli. “Ecco qua…” disse Piton, poggiando davanti a Giulia una tazza di tè fumante. Poi fece comparire dei biscotti al cioccolato. I suoi preferiti. E si sedette. La ragazza ne prese uno e lo intinse nel tè caldo. Severus scosse la testa. Come poteva piacerle un miscuglio simile non lo sapeva. “Grazie…” sorrise Giulia. Piton alzò le spalle. “Professore…posso chiederle una cosa?” chiese lei. Lui annuì. “Come mai è qui alla Tana?” continuò Giulia. Severus ghignò. “Si era illusa di non vedermi fino alla fine delle vacanze eh?” esclamò. La ragazza scosse la testa decisa. “Non è per quello…anzi…è che…non mi aspettavo che potesse…venire qui…” spiegò timida. Piton sorrise. E Giulia lo guardò. Il cuore iniziò a batterle forte. Quel sorriso. Che le mancava. Sempre. Ovunque. Nella sua mente. “A quanto pare ha usato molto il ciondolo in questo mese…” osservò Severus. Giulia arrossì. “Ecco…io…scusi…” sussurrò. Lui sorrise. E allungò una mano. Le accarezzò la testa. “Le avevo detto di non preoccuparsi…” la rimproverò poi. Giulia abbassò lo sguardo dispiaciuta. “Mi scusi professore…” si scusò. Piton scosse la testa. “La mia missione non è ancora finita…sono passato solo per poco…probabilmente domani sera me ne andrò di nuovo…” spiegò. La ragazza lo guardò triste. “Avanti…non è un dramma…manca poco a settembre! Tra poco tornerà ad importunarmi nel mio ufficio…” le disse Piton. Giulia lasciò cadere un biscotto nel tè. Aveva lo sguardo fisso sulla tazza. Severus non poteva vederla così. “Avanti! Non sono venuto a trovarla per vederla incupita…voglio uno dei suoi sorrisi…” si lasciò sfuggire. Giulia alzò la testa. “Venuto a trovarmi?” ripeté stupita. Severus evitò di rispondere. Però sorrise. Se solo lei sapesse. Quanto l’ha pensata. Quanto avrebbe voluto vederla davanti a se. Stringerla tra le braccia. “Ed allora cos’è quella faccia mogia?” sbottò acido. La ragazza alzò le spalle. Era vero. Dopotutto lui era li. Con lei. In quel momento. Quel momento che aveva desiderato tanto. A quei pensieri, finalmente, sorrise. “Ora la riconosco signorina Wyspet!” esclamò Piton. Giulia sorrise ancora. “Allora, immagino che la nullafacenza qui alla Tana le abbia impedito anche solo di pensare ai G.U.F.O. in imminente arrivo vero?” ghignò Severus. “Non sono stata con le mai in mano! Ho aiutato in cucina, messo apposto i letti e impedito ad Anna di fare un Fleurcidio!” elencò Giulia. “Notevole…da brava bambina insomma…” commentò Piton. Lei sbuffò. “Non mi prenda in giro!” rimbeccò infastidita. Poi lo guardò. Alla luce del fuocherello azzurro. Severus aveva il solito mantello. E sotto, una camicia leggera. Dalle maniche rivoltate quasi fino al gomito. Giulia intravide qualcosa di verde scuro. Piton seguì il suo sguardo. La ragazza allungò una mano. E Severus ritrasse il braccio. “Non abbia paura…non voglio farle nulla…solo…posso…me lo può mostrare?” gli disse. Come stesse parlando con un animale selvatico. Il professore la guardò dubbiosa. Giulia gli sorrise dolcemente. Severus spostò il mantello. Si slacciò qualche bottone della manica. E la tirò su fino a scoprirlo. Il Marchio Nero. Una macchia scura sulla sua pelle diafana. La ragazza si avvicinò. Allungò ancora una mano. La fermò proprio sull’oscuro tatuaggio. Il serpente dalla bocca del teschio si era mosso. Severus la guardava. In quei suoi occhi nocciola non c’era paura. Giulia posò delicatamente la mano sul teschio. La passò piano. “Le fa male?” gli chiese. Piton scosse la testa. “Cel’ho da così tanto oramai…che non ci bado nemmeno più…” sospirò ancora. La ragazza fece una carezza sull’avambraccio del professore. Poi gli srotolò la manica. Piano. E gli richiuse i bottoni. A quel contatto, Severus fremette. Quella mano candida. Delicata. Giulia posizionò le mani attorno alla tazza. “Professore…come sta?” gli chiese. Finalmente era riuscita a dirlo. Voleva sapere. Voleva stargli vicino. Voleva non lasciarlo più andare via. Severus la guardò. Non sapevo nemmeno cove aveva fatto a vivere senza di lei. Di quei piccoli momenti. “Non c’è male signorina Wyspet…” rispose secco. Giulia annuì. Posò una mano su quella dell’uomo. Abbandonata sul tavolo. “Lei…mi è mancato…davvero tanto…” sussurrò. Severus la guardò. Aveva gli occhi lucidi. “Ho…avuto…paura…che…lei non tornasse…più…” continuò. Una lacrima iniziò a rigarle il viso. Come quella sera. A quell’ora. Davanti a casa sua. Severus non poteva vederla così. Non poteva. Piano strinse la mano della ragazza nella sua. Giulia lo guardò. Gli occhi nocciola pieni di lacrime. Calde lacrime. Per lui. La ragazza si alzò. Ma Piton la precedette. Veloce. L’abbracciò. Come poco prima Giulia aveva fatto con lui. le accarezzò la testa. E lei si strinse. Finalmente attorniata da quel profumo. Coperta da quel mantello. “Avanti…non c’è motivo di piangere…sono qui ora…” le sussurrò Severus. La ragazza annuì. Il professore le scostò la frangia. E le diede un bacio sulla fronte. Inspirando quella dolce fragranza. Che sapeva di zucchero filato. Di giovinezza. Di freschezza. Di lei. A malincuore, Piton si staccò. “È tardi…finisca il tè…” le ordinò. Giulia si asciugò le lacrime. Bevve il tè rimanente. E prese in braccio Snakey. Il professore spense il fuocherello e lo rimpiazzò con la propria bacchetta. Poi, salirono le scale. Senza dir nulla. Percorsero il corridoio. Che a Giulia era parso tanto lungo prima, ma che in realtà era a due passi dalle scale. Si fermarono davanti alla camera delle ragazze. “Ora lei…ornerà a Spinner’s End?” gli chiese Giulia. Severus scosse la testa. “Molly mi ha preparato una stanza al piano di sopra…” spiegò. La ragazza lo guardò. Avrebbe voluto salire con lui. Dormire stretta fra le sue braccia. Come la notte del Crucio. Come fra le mura di quei sotterranei. “Dunque…buonanotte signorina Wyspet…” le disse Piton. Giulia sorrise. Si alzò in punta di piedi. E gli diede un bacio sulla guancia. “Buonanotte professor Piton…” rispose. Poi si voltò. Per poco andando a sbattere sulla porta. Severus sorrise divertito. La vide salutarlo con una mano. E con un gesto del peluche. Poi, si richiuse la porta alle spalle. Così anche lui se ne andò. Diretto verso la sua stanza. Mentre Giulia andava piano al suo letto. Si infilò sotto le coperte. Con il suo profumo addosso. Ed ancora. una lacrima. Le rigò una guancia. Una calda. Limpida lacrima. Di felicità.

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Capitolo 5
*** I Missed You ***


Buonaseeeera *^* anzi, buonanotte. No, non sono diventata definitivamente pazza, so che ho aggiornato due giorni fa (inutile dire che ho fatto il giochetto della mezzanotte per poter far passare almeno un giorno xD). Però cavolo, 6 recensioni *_* dovevo premiarvi <3 grazie di cuore a Giorgy89, Skelanimals, mistery_sev, lambretta (a cui dedico questo cap, sperando che il morale le si sollevi almeno un poco con la mielositudine di Giulia), CenereSnape e lolos :3 tanti abbracci e ammmore a voi donnine recensiste *-* spero che le amanti della coppia Sev/Giulia siano soddisfatte dall'aggionamento, per una dose di insulina contro diabete rivolgersi al banco 3 u.u *indica*
In questo capitolo abbiamo Lavorare Insieme dal film Come d'Incanto (io ce la vedrei Giulia a lavorare per la Disney xD), That's Amore di Dean Martin, I Miss You degli Incubus (che poi ho modificato per dare il titolo al cap :3) ed Everything dei Lifehouse (come poteva mancare? XD).

Avvertenze: occtudine, diabetanza, cinguettio disneyano, manga, gelosia paterna portami via.

Ora vi lascio al capitolo *^*
Buona lettura <3



Quinto Capitolo

La pioggia cessò. Con i tuoni e i lampi. Lasciando spazio ad un’aria fresca e frizzante. Ed un sole altrettanto allegro. Un raggiò filtrò dalla tapparelle. E colpì Giulia. In pieno viso. La ragazza si mosse infastidita. Poi, pian piano, aprì gli occhi. Subito il profumo la fece sobbalzare. “Professore…” sussurrò. Iniziò a cercare intorno con una mano. Ma non trovò nulla. Si stropicciò gli occhi. E poi si ricordò. Del bacio della buonanotte. Guardò l’orologio. Erano le 8.30. Le sue amiche dormivano ancora. Ovvio. Era troppo presto. Nonostante avesse dormito meno del solito, decise di alzarsi. Forse sarebbe riuscita a trovare Severus a colazione. Si vestì in fretta. Una gonna. Ed una maglia a maniche corte con dei nastri incrociati sulla scollatura. Si infilò le Converse. Uscì dalla camera e fece tappa nel bagno. Poi scese. Al piano inferiore non c’era nessuno. Sia il salotto che la cucina erano vuoti. Quest’ultima poi, era in uno stato di caos totale. Trovò un biglietto sul tavolo. Era della signora Weasley. “A chiunque si svegli prima: siamo andati al mercato. Scusate per il disordine. Arriveremo verso le 9” lesse Giulia. Alzò le spalle. In quel disastro non era facile trovare quello che le occorreva per prepararsi una colazione. Quella mattina aveva voglia di uova strapazzate. E succo. Spostò la sedia e notò Grattastinchi beatamente sdraiato sotto al tavolo. Che sonnecchiava con James e Billy Joe. Giulia sorrise. Prese in braccio il suo gatto. E questo si lamentò. “Non pretenderete mica che io faccia tutto da sola?” chiese. Riposò il micio a terra. Ed i tre gatti si guardarono pigri. “Forza amici miei tutti qui per sentire quel che vi dirò! Posso insegnarvi ciò che so e spiegarvi l'arte del pulire bene!” iniziò a cantare Giulia. Si avvicinò ad una pentola delle tante abbandonate sul lavello. “Meglio lavorare insieme canticchiando un po’!” sorrise ancora. Spostò qualche padella. I tre mici iniziarono a muovere la code a ritmo. “Una melodia servirà se la muffa vuoi cacciare via! Se lo scarico è in agonia e con l'allegria ogni cosa brillerà!” continuò, allegra. Iniziò a ordinare da una parte le pentole sporche. Giulia liberò il lavello e lo sciacquò. “Stracci, schiuma, energia, colpi di ramazza! Intonando un'armonia risplenderà la tazza!” proseguì serena. Pulì una pentola e la mise sul fornello ancora spento. Ora doveva sistemare le credenze. E la polvere per terra! Prese una scopa li vicino ed iniziò ad agitarla. “Io vi salverò quando voi resterete intrappolati qua, vi restituirò la libertà ed a tutti andrà di canticchiare un po’!” esclamò, spostando di poco Grattastinchi. Per poco lo aveva preso in pieno. La ragazza si voltò verso gli altri due felini. “Hmm, di canticchiare un po’!” disse. Billy Joe e James miagolarono a tempo. Giulia appoggiò la scopa accanto alla credenza. Decise di aprire una finestra per far entrare un po’ d’aria. Intanto, un uomo scendeva dalle scale. Si era svegliato davvero male. Il letto che gli aveva preparato Molly era scomodo. E lui non era più giovane come una volta. Severus si massaggiò la schiena. “Oh, adesso aspetto che, lui torni insieme a me, ma il cuore attende!” sorrise la ragazza. Prese uno straccio e iniziò a pulire il davanzale. Il professore si avvicinò. E la vide. “Si, e intanto che sto qui, io cercherò di adempiere alle mie faccende! Hey, risplende!” continuò, allegra. Piton sorrise. Giulia faceva svolazzare lo straccio. Con i tre gatti che la guardavano. “Quante pulizie quando c'è un bel clima di serenità! Le codine vanno qua e la! Basta solo un po' di collaborazione, senza fare confusione! E ogni oggetto splenderà!” esclamò. I tre felini mossero veloci le code sul pavimento. Normalmente quella scena avrebbe dato sui nervi a Severus. Ma la voce di Giulia oramai l’aveva conquistato. Sembrava che quella mattina fosse iniziata male. Ma si stava giù rallegrando. “Lavorando a ritmo di musica, è una questione di fisica! E voilà! Brillantezza e felicità! Il segreto resta sempre questo qua!” concluse Giulia soddisfatta. In effetti ora la cucina sembrava un posto più abitabile. Si chinò verso i tre gatti. “Non è stato così male! Vero? Bhe…vi meritate un premio…” sorrise, facendogli una carezza. Prese le tre ciotole nell’angolo accanto a dove prima era la scopa e le riempì di croccantini. Billy Joe, James e Grattastinchi andarono subito a mangiare. “Dovevo immaginarlo che fosse lei…” disse Piton, uscendo allo scoperto. La ragazza sobbalzò. E lo guardò dubbiosa. “Solo lei può cantare a quest’ora…” sbottò, sedendosi al tavolo. Il professore lesse il biglietto e sbuffò. “Mi scusi…non volevo…svegliarla…” si scusò Giulia, arrossendo. Severus scosse la testa. “Non è stata causa sua…” rispose acido. La ragazza annuì. “Qualcosa non va? Non è riuscito a prendere sonno?” gli chiese. Piton la guardò inarcando un sopracciglio. Giulia gli sorrise. “Comunque ora l’importante è la colazione! È il pasto più importante della giornata!” esordì. Il professore la guardò ancora. “Cosa le va da mangiare? Non so fare molto…però forse riesco a prepararle qualcosa…” propose lei. Severus alzò le spalle. “Le ricordo che ho una bacchetta…” commentò. “Ah…giusto…bhe…io comunque stavo già per preparare anche per me…quindi…se voleva…però…in effetti…forse è meglio evitare eventuali avvelenamenti…” rispose Giulia. Piton sospirò. “E va bene…cosa stava per preparare?” le chiese il professore. “Uova strapazzate…una delle poche cose che mi vengono bene…” sorrise. Lui annuì. “Ne faccia per due…” confermò poi. Giulia sorrise e si mise al lavoro. Stava preparando la colazione per Piton. Sperava di riuscire a cucinare qualcosa di buono. Intanto il professore prese la Gazzetta del Profeta abbandonata in un angolo del tavolo. Diede una letta veloce alla prima pagina. E scorse le altre. Giulia lo guardava furtiva. E sorrideva. Non ci credeva ancora di averlo vicino. E pensare a tutte quelle sue preoccupazioni. Al giorno prima. Al flashback. Finì di cuocere le uova e mise tutto su due piatti. Prese due bicchieri e la bottiglia quasi piena di succo di zucca li vicina. “Ecco qua…” sorrise la ragazza, poggiando il piatto e il bicchiere davanti al professore. Poi ci aggiunge anche le forchette. Questo guardò la sua colazione. “Spero che le piacciano…buon appetito!” esordì Giulia, sedendosi. “Buon appetito…” rispose Piton. Prese la sua forchetta ed iniziò mangiare. Mentre con una mano teneva il giornale. Giulia lo guardava. A suo parere non erano venute così male le uova. Anzi. Meglio del solito! Poi, un pensiero le sfiorò la mente. Sembrava la tipica scena dei telefilm. Il padre di famiglia che mangia la sua colazione leggendo il giornale. E la moglie appena allontanata dai fornelli. Per gustarsi il frutto della sua fatica. La ragazza arrossì. Sarebbe stata una situazione futura. Solo che al posto della sedia vuota, ci sarebbe stata anche la piccola Eveline. Che magari allungava una mano per arrivare alla bottiglia di succo. Piton la guardò diverito. “Tutto bene?” chiese. Giulia sobbalzò. Poi annuì. Mentre arrossiva ancora di più. Ricominciò a mangiare. “Non è una situazione di tutti i giorni quella di fare colazione con un professore…” osservò poi. Severus la guardò alzando un sopracciglio. “In effetti molti dei suoi compagni preferirebbero fare una nuotata nel Lago Nero…” commentò. Giulia scosse la testa. “Io preferisco stare qui con lei…” confessò. Severus sospirò divertito. “L’ho sempre detto che lei è una ragazza strana signorina Wyspet…” commentò. Giulia sorrise. “E io le ripeto sempre…che…sono…solo innamorata…” sorrise, arrossendo. Piton la guardò. Adorava quel visino. Quei grandi occhi nocciola. E le sue guance che si coloravano. “Devo ammettere che questa colazione non è niente male…o almeno, sono ancora vivo dopotutto…” commentò. Vide gli occhi della ragazza illuminarsi di gioia. Allungò una mano e le accarezzò la testa. Poi tornò al giornale. Giulia sorrise soddisfatta. Doveva ancora migliorare. Doveva diventare una cuoca perfetta. Finì in fretta le sue uova e bevve del succo. Poi mise il piatto nel lavello. E tornò a sedersi. Appoggiò le braccia conserte sul tavolo. Appoggiandoci poi anche la testa. Guardava il professore. Concentrato su un articolo del giornale. La ragazza sospirò. Dalla finestra arrivava un po’ di sole. Non c’era vento. Però l’aria della stanza era diventata fresca. “In Napoli where love is king, when boy meets girl here's what they say…” iniziò a canticchiare Giulia. Severus distolse lo sguardo dal giornale. “When the moon hits you eye like a big pizza pie…that's amore!” sorrise ancora. Il professore scosse la testa divertito. La voce di Giulia di prima mattina era davvero un toccasana per lui. “When the world seems to shine like you've had too much wine…that's amore!” continuò, iniziando a dondolare le gambe sotto al tavolo. “In verità lei è sempre così…” ghignò Severus. Giulia gli fece la linguaccia. “Bells will ring ting-a-ling-a-ling, ting-a-ling-a-ling and you'll sing ‘Vita bella’…” proseguii poi. Chiuse gli occhi. “Hearts will play tippy-tippy-tay, tippy-tippy-tay like a gay tarantella!” sospirò. Il professore la guardava divertito. La tranquillità di quella ragazza era contagiosa. Il mal di schiena era scomparso. E lei stava cantando per lui. Si. La giornata era decisamente migliorata. “When the stars make you drool just like a pasta fazool…that's amore!” disse Giulia. Era tutto così magico. Prefetto. Era felice che lui fosse li. Ad ascoltare la sua canzone. La ragazza sapeva che cantare per Severus era l’unica cosa che le dava veramente soddisfazione. “When you dance down the street with a cloud at your feet you're in love!” sorrise. Riaprì gli occhi. Ed incontrò quelli di Piton. Come se non li vedesse da una vita. Le fecero accelerare il battito del suo cuore. “When you walk down in a dream but you know you're not dreaming signore…” sussurrò. Severus la osservava. Il ciuffo della frangia in mezzo agli occhi. La faceva sembrare buffa. Però era lo stesso incredibilmente bella. Si diceva di tornare al giornale, ma il suo sguardo non obbediva agli impulsi del cervello. Non l’aveva vista solo per un mese. E gli sembrava che fosse passata un’eternità. “Scuzza me, but you see, back in old Napoli…that's amore!” esclamò ancora Giulia. D’improvviso, un rumore la fece voltare. “Ma che ordine in questa cucina!!” esordì Molly, entrando. Al seguito Ilary e Mary. Quest’ultima guardò la figlia e poi il professore. “Buongiorno Severus…non mi dire che è opera tua!” pigolò ancora Molly. Lui la guardò scettica. “Allora…Giulia…sei stata tu?” chiese stupita Ilary. La ragazza annuì timida. “Che brava figlia che hai Mary!” esclamò sorridente Molly. La donna la guardò. “Modestamente…sono i geni Wyspet…” rispose il padre della ragazza, entrando in cucina. Vide Severus e Giulia. E le si avvicinò. “Buongiorno bambina…” la salutò, dandole un bacio sulla fronte. Lei sorrise. “Avete già fatto colazione vedo…” osservò Mary. Giulia annuì. “Allora, dormito bene Severus?” chiese ancora Molly. Piton alzò un sopracciglio. Ed evitò accuratamente di rispondere. “Ho molte cose da sbrigare…torno nella mia stanza…buona giornata…” si congedò poi, alzandosi. Giulia lo guardò. Non voleva che se ne andasse. Non le andava di rimanere con gli altri adulti. Voleva stare solo con lui. Parlare. Dell’estate che era trascorsa. Di cosa avevano fatto. E poi doveva raccontargli. Del concerto. La ragazza si alzò. Indecisa su cosa fare. Mentre il professore faceva un cenno di saluto. Mary se ne accorse. E la vide. Quella luce negli occhi della figlia. “Giulia…perché non chiedi a Severus se ha bisogno di aiuto…” la rimproverò, però con tono dolce. Sia Piton che la ragazza si voltarono. Questa tossì. “Ehm…ecco…ha bisogno…di  aiuto?” gli chiese poi. Severus guardò Giulia. Sbuffò finto seccato. “No grazie signorina Wyspet…Mary…non venitemi a disturbare…” rispose acido. Giulia lo guardò delusa. Sperava che lui accettasse. “Ma…Severus…e il pranzo?” chiese Molly. L’uomo la ignorò e si avviò alle scale. “Cos’è tutto questo chiasso?!” sbuffò Mary Kate, appena finite le scale. Intanto si grattava il sedere e sbadigliava sonoramente. Quando vide Piton sbarrò gli occhi. “Fine come al solito signorina Haliwell…” ghignò maligno, per poi sorpassarla e salire. La ragazza arrossì e corse in cucina. “Da quanto è qui il vecchio gufo?” chiese, ancora stupita. “Mary Kate! Un po’ di rispetto!” ridacchiò Ilary. Mary si avvicinò alla figlia. “Tesoro…” le sussurrò. Giulia scosse la testa. “Non ti preoccupare mamma…non…è successo nulla! Piton ha una reputazione da mantenere…e a me sta bene così…” sorrise. Anche se un po’ male c’era rimasta. La donna le accarezzò la testa. La ragazza tornò in camera. Trovò le amiche intente a cambiarsi. “Eccoti! E noi che pensavamo che ti fossi smaterializzata da Piton…” sorrise divertita Anna. “Ovviamente io le ho detto che non era possibile…dobbiamo ancora dare l’esame!” precisò Hermione. Giulia scosse la testa e si sedette sul suo letto. “Piton…è qui…” disse. Le amiche la guardarono sbarrando gli occhi. “Cosa?! E da quanto?!” esclamò stupita Hermione. “Da…stanotte…mi sono svegliata per colpa del temporale e sono scesa a bere un po’ di tè e biscotti…e…me lo sono trovato davanti…” raccontò Giulia. Anna tirò un urletto entusiasta. “Mi ha fatto compagnia…e stamattina…mi sono svegliata presto…ho fatto un po’ di pulizie in cucina…e mentre stavo preparando la colazione per me è arrivato…così…” continuò. Anna iniziò a saltare dalla contentezza. “Siete rimasti da soli!!! Per due volte!!! Avanti racconta! Ti ha baciata?” chiese subito. Hermione trasalì. L’amica scosse la testa. “Ma che delusione!!” sbottò ancora la castana. “Perché sei così giù allora?” le chiese il prefetto, sistemandosi la maglietta. Giulia alzò le spalle. “Stasera se ne andrà di già…è ancora in missione…e poi…” cercò di spiegare. Anna la guardò. “Ho capito…insomma, voi eravate tranquilli e beati giù a piccioncinare quando sono arrivati gli altri adulti a rompere le scatole…” riassunse. La ragazza annuì. “Santo Manson, certo che farsi gli affaracci loro mai eh!” sbottò la castana. Hermione corrucciò la fronte. “Però…Piton poteva sempre chiederti di dargli una mano in qualche cosa…così almeno potevate stare ancora un po’ da soli…” osservò. Giulia scosse la testa. “Ha una reputazione da mantenere…lui non chiederebbe mai un aiuto ad una sua studentessa…” rispose affranta. “Però tu non sei solo una sua studentessa! Sei la sua futura moglie per Merlino!” sbottò Hermione. La ragazza alzò le spalle. “Vorrà dire che lo vedrai a pranzo…” commentò Anna. Giulia annuì. Aspettò le amiche ed insieme scesero. Le due fecero colazione mentre lei leggeva il giornale. Poi, tutte e tre uscirono. Per approfittare del momentaneo sole. Vennero richiamate per pranzo. Però la sedia destinata al professore rimase vuota. Non si presentò. Però la sua porzione rimaneva. “Ginny, per favore, vai a portare il pranzo a Severus…” le chiese Molly. La rossa sbuffò. “Perché ci devo andare io?!” sbottò seccata. Anna diede una gomitata a Giulia da sotto il tavolo. “Come non detto…Giulia, per favore, vai tu?” le chiese Mary. La ragazza annuì timida. “Vedi? Impara un po’ da lei!” rimproverò Molly alla figlia. Giulia si alzò e prese il piatto con il pranzo. Solito polpettone. Quel giorno a pranzo era toccato a Molly il turno in cucina. Lo posò su un vassoio insieme a un bicchiere contenente del vino elfico. Suo padre, il signor Weasley e il signor Haliwell lo bevevano sempre durante i pasti. Dicevano che faceva bene alla circolazione sanguigna. La ragazza sollevò il vassoio e, stando molto attenta, iniziò il suo percorso. Salì le scale piano e passò il corridoio. Infondo, sul soffitto, c’era una botola con un manico. Giulia tenne il vassoio con una mano e tirò la maniglia. Una scala scese. La ragazza la salì piano. Spuntò su uno stretto corridoio. Non molto lungo. Che finiva con una porta. Giulia bussò. “Chi è?” tuonò Piton. Era chino sulla vecchia scrivania accanto al letto. Eppure aveva detto che non voleva essere disturbato. “Sono…Giulia…ecco…le ho…portato il pranzo…” rispose lei. Severus sobbalzò. Non se lo aspettava. Dopo qualche minuto sentì bussare ancora. “Avanti…” disse. La ragazza spinse la porta con un piede. La punta della sua Converse, oramai diventata grigia spuntò. Poi entrò tenendo ben stretto il vassoio. “Lo appoggi sul letto…” ordinò il professore, senza togliere lo sguardo dai fogli. Se l’avesse guardata sapeva che non avrebbe resistito e l’avrebbe fatta rimanere. Sentì dei passi. Giulia aveva poggiato il vassoio sul letto. “Le si fredda se aspetta…” osservò poi. “Ora sono impegnato…” sbottò acido. Sentì altri passi. Poi la porta che si chiudeva. Sospirò di sollievo. “Non mi dica che corregge compiti anche in vacanza!” sorrise Giulia, apparendo dietro di lui. Severus sobbalzò. “Ma le pare il modo di apparire?!” sbottò. “Mi scusi…non volevo spaventarla…” rispose dispiaciuta la ragazza. Piton scosse la testa. “Non mi ha spaventato! Mi ha solo preso di sorpresa!” la corresse. Ed ecco. Nel giro di un secondo. L’aveva fatto. Aveva commesso quell’errore. Si era voltato. Trovandosi quegli occhi nocciola a poca distanza da lui. “Se mangio ora, poi se ne andrà?” propose, cercando di sottrarsi a quello sguardo. Meraviglioso. Giulia annuì. Voleva davvero che lei se ne andasse? Voleva davvero liberarsi di lei? Severus si alzò e andrò al letto. Prese il vassoio e lo appoggiò alla scrivania. Mangiò in fretta, mentre Giulia rimaneva in piedi vicino a lui. “Ecco fatto…ora può andare…” esordì, porgendole il vassoio con il piatto vuoto. Il bicchiere lo aveva sistemato in un angolo della scrivania. La ragazza accettò il vassoio. Però lo guardò. Triste. E Piton se ne accorse. Forse la stava trattando con troppa freddezza. “Professore…posso…rimanere qui con lei?” gli chiese d’improvviso. Lui la guardò. Quegli occhi nocciola fissi sui suoi. Imploranti. Così sospirò. “Avanti…si sieda…” le rispose. La ragazza sorrise. Gli occhi le si illuminarono. Severus si voltò verso i fogli. Giulia lo guardava. Seduta sul letto. Mentre dondolava le gambe. Era una scena molto famigliare. Dopo pochi minuti il professore si voltò verso di lei. “Non si annoia a stare li?” le chiese. La ragazza scosse la testa sorridendo. Piton sospirò divertito. E lasciò perdere i fogli. Si alzò e si sedette accanto a lei. “In effetti è un po’ duro come materasso…” commentò Giulia, tastando il letto. “Comunque non dovrò usarlo ancora…” rispose Piton. La ragazza annuì. “Se ne andrà stasera? Tornerà a Spinner’s End?” gli chiese. Lui scosse la testa. “Ho…altre cose…da fare...penso che tornerò a Spinner’s End solo per prendere il necessario da portare ad Hogwarts per il nuovo anno…” spiegò. Giulia lo guardò. “Non le manca casa sua?” gli chiese ancora. Severus scosse la testa. “Quella di certo non si può nemmeno definire casa…” sbottò acido. Giulia scosse la testa. “Non dica così…a me è piaciuta… piccola, calda…accogliente…” la descrisse. Piton la guardò divertito. Descritta da lei, perfino casa sua sembrava un posto piacevole. La ragazza si guardò le punte delle Converse. “Dunque, cosa muore così tanto dalla voglia di raccontarmi per essere venuta a disturbare?” le chiese. Giulia sorrise. “Si ricorda…quando le avevo detto che mia madre aveva trovato la notizia di un presunto concerto dei Green Day a Londra?” iniziò a dire. Severus annuì. “È stato a metà luglio…e…ci sono andata…con Anna ed Hermione…è stata un’impresa convincere Herm! Però alla fine si è divertita!” continuò lei. Piton sorrise. “I biglietti me li ha comprati mia madre…per il mio coraggio al Ministero…li ha pagati anche ad Anna e ad Herm! Dopotutto Anna mi ha anche salvato la vita…” precisò Giulia. Il professore trasalì. Al pensiero di quella notte. Quando Silente era apparso dal nulla ad avvertire della scomparsa di alcuni studenti. E lui sapeva già. Che tra quelli c’era la sua Giulia. Testarda. Coraggiosa. Fedele Giulia. “Comunque, il posto dove suonavano era bellissimo! Hanno allestito un palco spettacolare! È iniziato con qualche minuto di ritardo…però i nostri posti erano ottimi!” esclamò ancora la ragazza. Severus scosse la testa divertito. “C’era un grande telone nero con in mezzo il cuore a bomba, come la copertina del cd…e quando è arrivato Billie Joe!! Professore, l’avesse visto!! Era in giacca nera e cravattino rosso!” descrisse sorridente lei. Piton non sapeva perché le ragazzine si agitassero tanto per degli scalmanati che facevano chiasso su un palco. Ma vedendo Giulia emozionarsi tanto per quei ricordi, evitò di proferire parola. “Hanno seguito la traccia dell’ultimo cd…iniziando con American Idiot…Billie Joe ha messo mano alla chitarra…eravamo in prima fila!!” sorrise ancora la ragazza. “Che dire poi quando hanno suonato Jesus of Suburbia! Ho cantato a squarciagola! Nove minuti di canzone!” esordì Giulia alzandosi. Piton sorrise. “Quando mai lei non canta eh?” rispose. La ragazza rise. E fece una piroetta sul posto. “Quando hanno cantato Boulevard of Broken Dreams…tutti le mani alzate…e Billie Joe che si è avvicinato tanto che quasi gli toccavo le Converse!” proseguì, alzando le braccia in alto. “Nel mezzo della canzoni, mentre gli altri prendevano fiato, lui si è messo a parlare con il pubblico…e poi…con St. Jimmy ci siamo scatenate in un modo! Perfino Hermione saltava a ritmo!” esclamò, facendo un’altra piroetta. “Si figuri…la signorina Granger è esagitata anche normalmente…con quella mano sempre alzata…non avrà fatto fatica ad ambientarsi…” ghignò Piton. Giulia scosse la testa divertita. “E poi…quando hanno cantato Are We The Waiting…” sospirò poi. Ed arrossì. Perché quando Billie Joe aveva iniziato a cantare quella canzone. Lei era piombata nei ricordi. In quella sera di neve. Nel giardino di Hogwarts. Unita al suo professore da un bacio. “Dunque? Non mi dica che è svenuta in mezzo al concerto…” commentò Piton. Giulia scosse la testa. “Tutte le canzoni mi sono piaciute…però…la più bella…è stata She’s a Rebel! Quella è stata quella che ho cantato fino allo sfinimento!” concluse il resoconto. Severus sorrise. “Ma non è finita…oltre a questo, appena finita l’ultima canzone, Billie Joe si è rivolto al pubblico, si è avvicinato, ed ha firmato autografi appena gli capitavano un foglio ed una penna in mano…e ne ha fatto uno anche a me!” raccontò entusiasta. Piton ghignò. “Perfetto…un altro foglio sprecato…” disse maligno. Giulia lo guardò divertita. “Prima ero affezionata alla mia maglia dei Green Day, ma da quel giorno, mi ci sono affezionata ancora di più!” precisò. Poi si risedette accanto al professore. “E lei? Ha qualche oggetto a cui tiene particolarmente?” gli chiese. Piton alzò lo sguardo. “Trovo che affezionarsi ad un oggetto sia inutile…” rispose. Giulia lo guardò dubbiosa. “Nemmeno se rappresenta un momento particolare o un ricordo davvero bello?” chiese ancora. “Ci si può affezionare alle persone…e questo lo trovo logico…ma a degli oggetti…” ripeté lui. Lei annuì. “Però…io…ecco…sono affezionata a molte cose…non materiali…tra cui la maglia dei Green…e a…al nostro ciondolo…” disse Giulia. Si portò una mano al ciondolo arrossendo. Severus le fece una carezza sulla testa. E le sorrise. “Mi scusi se le ho disobbedito…” sussurrò ancora la ragazza. Piton scosse la testa. “Basta che da d’ora in poi lei stia tranquilla…vede? Sono ancora vivo e vegeto!” commentò. Giulia accennò un sorriso. Poi lo guardò. “Lei come ha passato l’estate?” gli chiese. Si avvicinò al professore. “Diciamo che sarebbe potuta andare meglio…riassunto in un termine…faticosa…” rispose secco Piton. “Mi dispiace…” disse piano la ragazza. Severus scosse la testa. “Non ha nulla di cui dispiacersi…” commentò. Giulia lo guardò. Negli occhi. “Mi dispiace di non esserle stata vicino…” ripeté lei. Piton si voltò. Doveva sottrarsi a quello sguardo. Non avrebbe resistito. Non voleva rendere partecipe Giulia della sua vita da Mangiamorte. Anche se lei sapeva che era solo una missione per conto di Silente. Non voleva raccontarle tutte le orribili cose che aveva visto. Che aveva fatto. “Non avrebbe potuto fare nulla comunque…” rimbeccò acido Piton. “Nei momenti difficili la cosa più importante è avere qualcuno che ti stia accanto…la tristezza…la rabbia…tutte le brutte sensazioni possono essere sconfitte…se divise…con le persone a cui si vuole bene…” esordì. Severus sorrise. E le fece una carezza sulla testa. “La solita altruista…mi creda, non le piacerebbe condividere nulla con me…” commentò poi. La ragazza scosse energicamente la testa. “Ed invece si! Non mi importa quanto quello che mi racconterà sarà agghiacciante, orribile, triste…non voglio che lei lo affronti da solo!” rimbeccò decisa. Stavolta fu Piton a guardarla negli occhi. “E poi…sono abituata ai racconti dell’orrore…abbiamo visto ieri sera un film!” aggiunse Giulia. “Quelli sono finzione…quello che lei vuole sapere invece, è realtà…un’orribile realtà di cui io non voglio che sia partecipe…” rispose serio il professore. “Non mi importa! Io ho deciso di starle vicino, sia nel bene che nel male!” rimbeccò Giulia. Severus sorrise divertito. “Le vorrei ricordare che non siamo ancora sposati…” precisò. Arrossendo di poco. La ragazza sorrise. Prese una mano del professore. E la avvolse nelle sue. Severus sospirò. Esasperato. Ma felice. Quella ragazza era davvero testarda. Però. Era anche per quella sua testardaggine. Che si era innamorato di lei. “Comunque…non si preoccupi! Anche quest’anno verrò a trovarla nel suo ufficio!” esclamò allegra Giulia. “È una minaccia?” commentò perfido Piton. La ragazza sbuffò. “Non sarebbe il caso di applicarsi nello studio?” disse poi. Lei scosse la testa. “Farò i compiti mentre lei corregge le verifiche…” rispose. “Questa cosa mi suona famigliare…” osservò divertito. Giulia rise. “To see you when I wake up, is a gift I didn't think could be real…” iniziò a cantare. Piano. Severus sorrise. Quanto le era mancata la sua voce. Così leggera. Melodiosa. Che rapiva i sensi. “To know that you feel the same as I do, is a three-fold, utopian dream…” continuò Giulia. Mentre sperava che quel momento non finisse mai. Mentre sperava di poter rimanere in quella stanza per sempre. Con il suo professore. “You do something to me that I can't explain…so would I be out of line if I said…” sussurrò ancora. La ragazza appoggiò la testa sulla spalla di Piton. Che arrossì. Ancora con la mano tra quelle di lei. Sperando che non la lasciasse mai. “…I miss you…” sorrise Giulia, chiudendo gli occhi. Cullata dal suo profumo. Rimasero qualche minuto così. In quel silenzio. Che però significava più di mille parole. “Signorina Wyspet…” la chiamò Severus. La ragazza aprì gli occhi. E lo guardò. “Dovrei finire di controllare quei fogli…” le disse. Giulia annuì. “Posso…stare qui con lei? Prometto di non disturbarla…” sorrise timida. Severus sospirò divertito. “D’accordo…quindi immagino che dovrò farle apparire un libro…” commentò. La ragazza annuì. “Ho dei manga nel baule di sotto…” precisò. Il professore prese la bacchetta. “Accio manga!” esclamò. I volumetti apparvero sul letto. “Grazie…” ringraziò Giulia. Sentì dei rumori da fuori. Si alzò. Ed andò alla piccola finestra. Che dava sul giardino posteriore. Il sole splendeva ancora fuori. Niente nubi all’orizzonte. Anna era seduta sotto il suo ombrello da passeggio. Hermione vicino a lei. Con un altro libro in mano. La castana alzò la testa. E vide l’amica alla finestra. Giulia la salutò con una mano. Anna diede una gomitata ad Hermione. Che le sorrise. Poi tornò al libro. E la castana alla sua musica. “Non è costretta a stare qui…” precisò Piton. Giulia scosse la testa. “Voglio farle compagnia…” sorrise. Poi andò al letto. Si tolse le Converse. Scelse un manga e poi posò sul piccolo comodino i restanti. Si sdraiò a pancia in giù e lo aprì. Severus la guardò incuriosito. La copertina mostrava una ragazza in uniforme e dietro di lei una bambina. Vestita di nero. Con un abito tutto pieghe e fronzoli. In braccio un pupazzo con un’ascia in mano. A fondo pagina, un nome scritto in caratteri grandi. Giulia seguì lo sguardo del professore. “Si chiama Karin…è la storia di una vampira al contrario…” sorrise. Piton la guardò dubbioso. “Karin ha sangue in eccesso, quindi, invece di succhiarlo, lo deve iniettare…lei è attirata dalle persone tristi…ogni vampiro ha una preferenza di sangue…” spiegò lei. Il professore annuì. “I disegni sono molo carini…mi piace molto come personaggio Karin…mi somiglia di carattere…però anche la bambina vicino a lei nella copertina mi piace…” sorrise, indicandola. “Questi scrittori babbani…si inventano di tutto…” commentò divertito Piton. “Non trova che Anju, la bambina, assomigli ad Allegra?” gli chiese Giulia. Severus la guardò alzando un sopracciglio. “Una delle due lolita che abbiamo incontrato al Luna Park…si ricorda?” precisò lei. Il professore ci pensò. Poi annuì. “In effetti nel modo di vestire c’è qualche analogia…” commentò. Giulia sorrise. E tornò a leggere. Piton la guardò ancora per qualche istante. Poi tornò ad esaminare i fogli. La ragazza iniziò a dondolare le gambe. Il tempo passò così. Giulia leggeva tranquilla. Ridacchiando qualche volta. Mentre Severus controllava i fogli. E qualche volta si voltava di poco e guardava la ragazza senza farsi vedere. Erano quasi le cinque, quando Piton sistemò i fogli in ordine. Intanto Giulia aveva finito il volume e ne aveva iniziato un altro di un’altra serie. “Professore…lei sa che avremo come insegnate di Difesa Contro le Arti Oscure quest’anno?” chiese la ragazza. “Non ne ho idea…qualche altro amico svitato di Silente presumo…” sbottò acido. Giulia trasalì. Si accorse poco dopo della domanda poco delicata che aveva fatto. “Mi scusi…” si scusò. Piton scosse la testa. “Comunque spero tanto di avere G.U.F.O. sufficienti per riuscire a continuare sia Difesa che Pozioni…poi Incantesimi…” elencò Giulia. “Sono certo che ne avrà…” commentò il professore. La ragazza lo guardò. “Lei sa i miei risultati?” gli chiese. “Potrei…” ghignò Severus. Giulia lo guardò curiosa. “Mi può dire quante materie ho passato?” chiese ancora. Piton scosse la testa. “Per favore…solo una…piccola piccola…” lo pregò la ragazza, alzandosi. Lui inarcò un sopracciglio. “Dovrà aspettare la fine di agosto…” sorrise maligno. Giulia sbuffò. “Cattivo!” sbottò arrabbiata. Si avvicinò alla sedia. Arrivò alle spalle di Severus. E poggiò il mento sulla sua spalla. “Ho le labbra serrate…non le dirò nulla…” ripeté lui. La ragazza non si spostò. “Almeno Pozioni…potrò seguirla anche quest’anno?” gli chiese. “Ovvio…e comunque lei troverebbe un modo per infastidirmi anche se non venisse a lezione…” commentò perfido. Giulia rise. E gli diede un bacio sulla guancia. Poi tornò a sedersi sul letto. E si rimise le Converse. “Ci pensa? Niente più Umbridge a comandare!” esclamò, contenta. “Chi accetterà le sue provocazioni ora?” chiese sarcastico il professore. Si alzò e si sedette accanto a lei. Giulia rise. Poi si stiracchiò. “Il penultimo anno…” sussurrò. Severus annuì. “Quest’anno diventerà maggiorenne…mi aspetto dei comportamenti più maturi…” le disse. La ragazza annuì. “Anche se, conoscendola, sarà tale e quale al solito…sotto la cattiva influenza della signorina Haliwell poi…” osservò affranto. Giulia gli diede un pugno leggero sul braccio. D’improvviso bussarono alla porta. Senza aspettare risposta, si aprì. Era il padre di Giulia. Sebastian si guardò intorno. E vide la figlia. “Hey bambina! Cosa fai qui? Anna ed Hermione sono in giardino…” esclamò, stupito. La ragazza sorrise. “Tenevo compagnia la professor Piton…” rispose. Severus la guardò. Lei era l’unica che avrebbe ammesso di stare bene in sua compagnia. Sebastian passò lo sguardo al professore. “Sei rimasta qui dall’ora di pranzo?” le chiese. Giulia annuì. Per quanto volesse bene a suo padre doveva ammettere che si stava comportando in modo strano. “Avanti…vai dalle tue amiche…il professore non ha tempo da perdere immagino…” commentò Sebastian. La ragazza lo guardò tristemente. Non voleva andare via. “Non stavo facendo nulla di male…” sussurrò dispiaciuta. In effetti Piton avrebbe voluto sostenere Giulia. Le avrebbe voluto fare una carezza sulla testa. E mandare via quello scocciatore. Sebastian le fece segno di scendere. Giulia si alzò affranta. Severus avrebbe voluto prenderla per mano e farla sedere di nuovo. Vicino a lui. “Buon lavoro professore…all’ora di cena…” lo salutò triste. “Ti aspetto infondo alle scale…” le disse Sebastian. Giulia annuì. E l’uomo sparì dalla loro vista. “Mi dispiace…verrà giù a cena vero?” gli chiese. Implorante. Piton annuì. E le fece una carezza su una guancia. Lei accennò ad un sorriso. “Giulia!” la richiamò il padre. La ragazza si chinò e baciò sulla guancia Severus. Poi uscì dalla stanza. Richiudendosi la porta alle spalle. Il professore posò una mano sul posto dove era seduta Giulia. Era ancora caldo. E le lenzuola avevano preso il suo profumo. Dolce. Zucchero filato. Allegria. E sbuffò. Sebastian sarebbe stato suo cognato. Quindi non poteva fare passi falsi. E non poteva nemmeno rivendicare del tempo insieme a Giulia. Non era normale che un professore ed una sua studentessa stessero delle ore insieme. Fuori da scuola poi. Si voltò e trovò ancora i manga. Doveva smaterializzarli nella camera della ragazza. Allungò una mano verso il primo volume che lei aveva letto mentre lui era chino alla scrivania. Lo sfogliò. E notò qualche somiglianza tra la protagonista e Giulia. Lo rimise tra gli altri. Prese la bacchetta e li fece comparire sul letto della ragazza. Annoiato, si alzò. E tornò alle sue carte. Intanto, Giulia aveva percorso il corridoio e sceso le scale. Tirò su la botola poi scese le altre scale. Suo padre la stava aspettando come aveva detto. “Ciao tesoro! Dov’eri sparita eh?” le sorrise la madre. “Era da Piton…” le rispose Sebastian. La moglie lo fulminò con lo sguardo. “Ti ho solo chiesto dove fosse Giulia! Non di andarla a recuperare!” lo rimproverò. Lui la guardò stupito. “Comunque con questo sole non credo che sia un bene starsene chiusi in una stanza buia…” sbottò. Mary incrociò le braccia al petto. “Anna ed Hermione sono fuori…” disse a Giulia. “Appunto…vai a giocare tranquilla!” sorrise Sebastian. La ragazza lo guardò dubbiosa. Poi uscì. “Giocare? Amore…non so se ti sei accorto che nostra figlia ha sedici anni…è quasi maggiorenne…” commentò Mary. Il marito la ignorò. “Oh! Arthur vuoi una mano?” esclamò, dirigendosi verso il signor Weasley. Mary scosse la testa esasperata. Ci mancava anche la gelosia di suo marito. Ma lei non l’avrebbe permesso. Nel frattempo, Giulia era andata dalle sue amiche. Si sistemò sotto le povere fronde dell’albero, accanto ad Hermione. “Come mai scesa?” chiese Anna. La ragazza alzò le spalle. “Mio padre è venuto a chiamarmi…” rispose affranta. Hermione alzò la testa dal libro. “Gelosia portami via…” recitò. Giulia la guardò dubbiosa. “I padri sono molto gelosi con le figlie femmine…” sintetizzò il prefetto. “Figurati se il padre di Giulia sapesse che le piace Piton!! Darebbe di matto…” commentò Anna. La ragazza sospirò. “Non ci trovo nulla di male…” sussurrò, alzando la testa verso la finestra del professore. “Per te può essere normale avere un uomo di ventidue anni più grande di te, però per tuo padre è come se ti mettessi con lui…” rimbeccò Hermione. Anna rabbrividì. “Non è la stessa cosa…” sbuffò Giulia. “Non dimenticarti che Piton in effetti ha la stessa età di tuo padre…” commentò ancora il prefetto. “Un vecchio bavoso insomma…” osservò la castana. Hermione trattenne una risata. “Piton non è un vecchio bavoso…è un gentiluomo…” la corresse Giulia. Anna sorrise e scosse la testa. “Su…scherzavo! Non ne dubito…contando tutte le volte in cui avete dormito assieme, e lui nemmeno ti ha sfiorata!” aggiunse poi. La ragazza arrossì. “Ci mancherebbe altro! È un suo professore! Non può permettersi certi atteggiamenti con delle allieve! Minorenni per giunta!” sbottò seria Hermione. Anna le diede una piccola spinta. Che però la fece sbilanciare. “Oh Santo Manson! Era per sostenere che Piton fosse un gentiluomo! Un ragazzo della nostra età avrebbe…” iniziò a dire la castana. Hermione si tappò le orecchie con le mani. “Non voglio sentire!!” sbottò. Giulia rise. “Mi stupisci Herm! Dopo sei anni in camera con noi insisti nel mantenere la tua purezza di discorsi!” la prese in giro Anna. “Parla per te!” scherzò Giulia. La castana le fece la linguaccia. Poi scoppiarono tutte e tre in una sonora risata. Le ragazze rimasero fuori fino all’ora di cena. vennero richiamate per andare a lavarsi le mani. “L’ultima che arriva è uno Schiopodo!” esclamò Ginny, iniziando a correre. Mary Kate la seguì. “Noi siamo mature…non giochiamo a certe cose…” sbottò Anna. La sorella si voltò. “Siete vecchie! È diverso!” la prese in giro. La castana la fulminò con lo sguardo. E la rincorse. Hermione sbuffò esasperata. Si sentì un tonfo e il prefetto a Giulia accorsero. Anna era a sedere a terra. “Le ricordo i suoi sedici anni signorina Haliwell…” ghignò Piton. La castana mise il broncio offesa. E sorpassò il professore. “Buonasera professor Piton…” sorrise Hermione. Lui le rispose con un cenno della testa. “Sera professore…” disse Giulia. Piton inclinò un angolo della bocca. E la ragazza sorrise. “Sbaglio o quello era un accenno di sorriso?” sussultò Hermione. L’amica annuì. “Sbrigati Herm! Io non voglio essere uno Schiopodo!” esclamò poi, iniziando a correre. Il prefetto sbuffò. E la seguì. Appena finito scesero. C’erano pochi posti vicini liberi. Hermione ed Anna si guardarono complici. La castana si sedette alla destra di Giulia, mentre il prefetto vicino a quest’ultima. Il posto alla sinistra era vuoto. Si erano seduti quasi tutti tranne Piton e Ilary, che comunque aveva un posto vicino al marito. La donna distribuì la cena. Avanzava giusto quel posto. Anna ed Hermione si guardarono compiaciute. Giulia era insospettita dagli sguardi delle amiche. Così notò quel piccolo particolare. Sorrise al professore. “Avanti Severus…siediti pure!” lo invitò Ilary. Piton si avvicinò. Spostò la sedia. Però, prima che potesse sedervi arrivò Sebastian. “Mary! Prendi una sedia in più per Severus!” ordinò, sedendosi alla sinistra di Giulia. Anna per poco sbattè la testa sul tavolo. La madre di Giulia si teneva la testa con una mano esasperata. E la ragazza guardò il posto oramai occupato con tristezza. Severus si dovette sedere vicino a Molly. La cena proseguì normalmente. Anche se Piton dovette sorbirsi le chiacchiere inutili di Molly sulla cucina. Vuotato ogni singolo piatto, Mary iniziò a sparecchiare. Non mancando di dare una sberla sul collo al marito. “Vogliate scusarmi, ma ho ancora del lavoro da sbrigare…” si congedò Severus, alzandosi. Giulia lo aveva guardato tutta la sera. Quando prendeva delicatamente il cibo con la forchetta. E sorseggiava il suo vino. Arrossì ripensandoci. “Sicuro Severus? Non rimani nemmeno per un pezzo di dolce?” gli chiese delusa Mary. Doveva aggiustare quello che Sebastian aveva rovinato. Il professore scosse la testa. Spostò la sedia ed uscì dalla stanza. “È sempre stato un uomo molto riservato…però almeno il dolce…” sbottò Molly. “A me fa paura…” sussurrò Fleur rabbrividendo. Giulia strinse i pugni. “Andiamo…Severus è fatto così…non gli è mai piaciuto avere tanta gente intorno…” lo difese Mary. “Certo…a parte Lily ovviamente…” commentò maligna Ilary. Anna la fulminò con lo sguardo. Giulia si alzò. “Scusate…ho caldo…vado a prendere una boccata d’aria…” sussurrò. Poi, senza aspettare risposta, uscì dalla stanza. “Tesoro…aspetta…” la chiamò la madre. Ma la ragazza era già arrivata in giardino. Anna guardò Hermione. E si alzò. “Ho caldo anche io…” disse. Poi seguì l’amica. Giulia stava sotto la tettoia. Dov’era la castana il giorno prima. Nell’angolo. Anche da li riusciva a vedere la finestra. “Hey…non ti va nemmeno una fetta microscopica di dolce?” le chiese Anna. Giulia scosse la testa. “Su dai…non dare ascolto a quelle li…mia madre è una pettegola nata…se non sparla di qualcuno non è contenta! Figurati che ieri l’ho beccata a parlar male di Fleur…” raccontò la castana. “È esattamente per questo che odio il mondo…” sbottò Giulia. Anna la guardò dubbiosa. “Non ci si può fidare di nessuno…nemmeno di quelli che cenano al tuo stesso tavolo…se Severus avesse avuto dei compagni più buoni…non si sarebbe cacciato nei guai ad Hogwarts…” spiegò. Tremò di poco. E l’amica lo notò. “Ora capisco…tu…hai ancora paura…” sussurrò piano Anna. Come se perfino gli alberi avessero orecchie. Giulia scosse la testa. Stringendosi le braccia al petto. Però la castana lo sapeva. Lo vedeva quell’alone nei suoi occhi nocciola. “Stupida…ti conosco più di me stessa, vuoi che non me ne accorga?” la rimproverò Anna. Sorridendo dolce. Giulia la guardò. La castana la prese per un braccio. D’impulso la portò a se. E l’abbracciò. “Non devi aver paura…Piton è qui…al tuo fianco…bhe…in un’altra stanza, però il senso è quello…” le sussurrò ancora Anna. Giulia si strinse a lei. Si sentiva davvero una stupida. Eppure non poteva fare a meno di preoccuparsi per lui. Nonostante fosse adulto e vaccinato. Intanto, da una solitaria finestra, qualcuno le stava osservando. Forse sen’era andato troppo presto dalla cena. E Giulia ci era rimasta male. No. Non poteva piangere per quello. Ogni singola lacrima di quella ragazza era come un pugnale conficcato nel suo cuore. Non poteva vederla così. Come quella sera. Sotto casa sua. Severus si portò una mano al ciondolo. Dubbioso. Non era bollente. Ma nemmeno gelido. E gli trasmetteva un senso di inquietudine. Scosse la testa. “G…grazie Anna…ora…sto meglio…” disse piano Giulia. La castana le fece una carezza sulla testa. “Ed ora…torta al cioccolato arriviamo!” esclamò, prendendo l’amica a braccetto e trascinandola dentro. Le due tornarono in cucina e mangiarono la loro parte di dolce. Rimasero per poco nel salotto, poi, annoiate dai discorsi dei genitori, andarono in camera. Hermione leggeva beatamente. Era già il terzo libro che iniziava alla Tana. Anna ascoltava l’mp3, sdraiata a pancia in giù sul letto. Con un blocco da disegno davanti e la matita che guidava la sua mano in schizzi. Giulia si rigirava nel letto. Ginny e Mary Kate erano in giardino. Ad aspettare l’arrivo delle stelle. Mentre Fleur se ne stava un salotto accanto al suo Bill cercando di partecipare ai discorsi tra adulti. “Vai da Piton…” iniziò a canticchiare Anna. Giulia si voltò. “Hai detto qualcosa?” le chiese dubbiosa. La castana scosse la testa. Appena l’amica si girò ricominciò la cantilena. “Se non l’avessi capito, ti sta suggerendo di andare da Piton…” esclamò Hermione, la cui cantilena dava abbastanza sui nervi. Giulia arrossì. “È sera oramai…se mi dovessero beccare i miei cosa potrei dire?!” esclamò imbarazzata. Anna ridacchiò maliziosa. “Ti copriamo noi…” disse subito il prefetto. La ragazza le guardò. Si alzò. “Sicure?” chiese. Le due annuirono. Giulia prese un respiro e si avviò verso la porta. La aprì piano. Si rivoltò verso le amiche. Anna la minacciò con un cuscino. Così dovette uscire. Percorse fino infondo il corridoio. Ed arrivò alla botola. Si sentiva come quando arrivava davanti alla quella porta di legno scuro. Ad Hogwarts. Nei sotterranei. Tirò la maniglia e la scala venne giù. La salì veloce e risistemò la botola. Lo stretto corridoio era immerso nelle tenebre. Giulia appoggiò una mano ad una parete per orientarsi. Poco dopo qualche passo però, inciampò, finendo a sedere a terra. Si tirò su e arrivò alla porta. Alzò una mano per bussare. Ma ebbe un sussulto. E se Severus se ne fosse già andato? No. non poteva. Non senza salutarla. Eppure. Si fece coraggio e bussò. “Chi è?” tuonò il professore. Giulia tirò un sospiro di sollievo. Aprì piano la porta. “Sono…io…” sussurrò timida. Piton era ancora alla scrivania. Si voltò. La ragazza si stava richiudendo la porta alle spalle. “Dovevo immaginarlo…avrei dovuto chiudere a chiave la botola…” sbottò Piton. Giulia sorrise e si avvicinò. “È un peccato che se ne sia andato prima del dolce...la torta era squisita!” esclamò. Poi si sedette sul letto. “Al cioccolato…con la crema alle nocciole in mezzo!” descrisse, sospirando sognante. Severus si voltò e la guardò. Il solito sorriso allegro. Il ciuffo in mezzo agli occhi. “Vedo che ha riacquistato il suo buon umore…” commentò. La ragazza lo guardò dubbioso.  “Prima…per sbaglio…mi sono affacciato alla finestra…e l’ho vista…con la signorina Haliwell…” raccontò secco Piton. Giulia trasalì e arrossì. Abbassò lo sguardo. Però Severus riuscì a leggere i suoi pensieri. Era come immaginava. Centrava lui. “Mi…dispiace…” sussurrò Giulia. Piton scosse la testa. “Eppure le ho ripetuto mille volte che non c’è nulla di cui preoccuparsi…” ribadì poi. La ragazza rimaneva sguardo basso. Occhi fissi sulle Converse. “Oppure non mi reputa così preparato?” sbottò seccato Piton. Non voleva essere così brusco. Non avrebbe dovuto. L’avrebbe fatta piangere di nuovo. “No…io…” cercò di rispondere Giulia. Severus la guardava. Così piccola. Timida. L’avrebbe abbracciata. Eppure. Cos’era che lo frenava? “Allora non c’è nulla per cui angustiarsi…piangere poi…” rimbeccò acido. Ecco. Un’altra risposta sbagliata. Possibile che riuscisse ad essere così odioso anche con lei? La sua unica ragione di vita. “Mi dispiace…io…” continuò a biascicare Giulia. Aveva ragione lui. Era una stupida. Alzò lo sguardo. Incrociò gli occhi del professore. Piton ebbe un sussulto. No. Non poteva averlo fatto. Non ancora. Quegli occhi nocciola velati dalle lacrime. Si sentiva un mostro. Un essere ignobile. Un verme. “Mi dispiace… professore…io...sono una stupida…” sussurrò con la voce tremante Giulia. Severus scosse la testa. “È che…io…non riesco a non stare in pensiero…perché…ho paura…di…poterla perdere…” continuò la ragazza. Lui la guardò ancora. Non voleva farla stare male. “E se dovessi perderla…io…non so come farei…perché…io…la amo…”  concluse Giulia, alzandosi e andando ad abbraccialo. Piton sentì un tuffo al cuore. Quelle parole. Che dette da lei erano la sua salvezza. Solo dopo qualche minuto se ne accorse. Non era una sua visione. Giulia era davvero stretta a lui. Severus timidamente ricambiò l’abbraccio. “Professore…non mi abbandoni…la prego…” gli sussurrò tra i singhiozzi Giulia. Lui la strinse più forte a se. “Se crede che rinuncerò a lei così facilmente è davvero sciocca…” le rispose. La ragazza strinse un lembo della casacca in una mano. Non voleva lasciarlo andare. Esattamente come quella notte. Sotto casa. Però. Ora che era tra le sue braccia. Sentiva un senso di protezione. Attorniata da quel profumo. Rimasero abbracciati per dei minuti. Poi Severus la fece sedere sul letto. Giulia si asciugò le lacrime. “Mi scusi…non volevo…” disse ancora. Il professore sorrise e le accarezzò la testa. “Basta che non mi allaghi la camera…” commentò divertito. Giulia sorrise. “Voglio che sappia che io ci sono sempre…se vuole parlare…” disse poi. Severus annuì. Ci fu un breve silenzio. La ragazza fece scivolare piano la mano su quella del professore, appoggiata sul ginocchio. Severus si liberò dalla stretta. Però subito imitò il gesto di Giulia poco prima. Incrociando le dita. “Find me here…speak to me…” iniziò a cantare la ragazza. Piton sobbalzò. Poteva riconoscere quella canzone fra mille. “I want to feel you, I need to hear you…” continuò piano Giulia. Si avvicinò. Sorrise. E guardò il professore. “You are the light that's leading me…to the place…where I find peace…again…” sussurrò. Appoggiò la testa sulla spalla di Piton. Quest’ultimo arrossì. Si voltò verso di lei. E sorrise. Vedendo quegli occhi nocciola brillare. Per la felicità. Per la dolcezza. “You are the strength that keeps me walking…you are the hope that keeps me trusting…” proseguì Giulia. Avrebbe voluto rimanere li per sempre. L’importante era che ci fosse lui. Severus chiuse gli occhi. Per gustarsi quella magnifica voce. Che ogni volta lo incantava. “You are the life, to my soul…” disse  piano la ragazza. Piton rimase con gli occhi chiusi. Cullato dalla voce di Giulia. Dal calore della sua mano. Dei suoi gesti. E forse fu anche per quell’atmosfera così magica. Così rilassante. Che si addormentò. “…you are my purpose…” sussurrò Giulia. Si voltò e vide il professore con gli occhi chiusi. Il respiro tranquillo. Sorrise. Appoggiando la testa sulla sua spalla. “…you are everything…” disse infine. Poi chiuse gli occhi. Si strinse a Severus. Ancora con le dita delle mani incrociate. E dopo qualche minuto di silenzio. Lo raggiunse. Nel suo mondo dei sogni. Sorridendo. Perché per lei il sogno si stava già avverando.

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Capitolo 6
*** You and Me ***


Buonanotte (se siete nottambule come me) o buongiorno (se siete delle persone da orari sani xD) *-*
sono incorreggibile lo so *parte la sigla di Lupin* e oramai da internare. Ho aggiornato un giorno fa e sono già qui. Ma è tutto merito vostro e delle altre cinque recensioni e tante visualizzazioni dell'ultimo cap in un giorno ç_ç Mimi commossa ç_ç un grazie enorme alle mie oramai fidate recensioniste Giorgi89, Skelanimals, Lambretta, CenereSnape e mistery_sev *-* <3
In questo cap troviamo The Way You Make Me Feel di Michael Jackson e You and Me dei Lifehouse.

Avvertenze: occtudine, nevrosi, diabetanza mista u.u
Precisazioni: perchè le Avvertenze qui sopra non bastavano xD come vedrete seguo l'andazzo del libro (anche perchè il sesto film non era ancora uscito u.u), ed ho una particolare predisposizione a far diventare odioso Potter. Chiedo venia =w= ho anche corretto alcuni dettagli dei precedenti film e uno importante del libro (che zia Row non mi cruci): il vestito di Herm al Ballo del Ceppo era azzurro, e non rosa (lo aborro come colore.) e sempre riguardo alla nostra So-Tutto-Io preferita, è nata si il 19 Settembre, ma di anno regolare. Nei libri Herm ha un anno in più di Harry e Ron, mentre nelle mie ff è dello stesso anno. Comunque il perchè e il percome si spiegheranno nei prossimi capitoli u_u

E dopo questo poema di intro, vi lascio al capitolo,
buona lettura <3



Sesto Capitolo

Piton aprì gli occhi piano. Ci mise qualche minuto a riconoscere il posto in cui si trovava. La soffitta della Tana. La finestra che dava sul cortile. Però. Non filtrava luce. Fuori il cielo era scuro e la luna aveva presa il posto del sole. Quando fu sveglio completamente. La vide. Appoggiata alla sua spalla. Ed arrossì. Just kiss me baby and tell me twice that you're the one for me. Le loro mani incrociate. Lei. La sua Giulia. Che sorrideva anche nel sonno. Con quel ciuffo di frangia in mezzo agli occhi. The way you make me feel (The way you make me feel). Severus sorrise intenerito. Quella ragazza era davvero un angelo. L’angelo che l’aveva fatto rivivere. Divertire. Provare cose che nemmeno per Lily aveva provato. La sua gentilezza. La sua spontaneità. La sua innocenza. You really turn me on (You really turn me on). Era tentato di non svegliarla e dormire ancora un po’. Però non poteva. Se gli altri si fossero accorti che lei era li. Era troppo rischioso. Districò le sue dita da quelle della ragazza. Ma lei le ricongiunse subito. Il professore scosse la testa divertito. You knock me off of my feet (You knock me off of my feet). Vide l’orologio al polso di Giulia. Sobbalzò vedendo l’ora. Erano le 00.25. Era tardi. Doveva svegliarla. Allungò la mano libera e la scosse piano. La ragazza si mosse di poco. “Signorina Wyspet…” la chiamò. Lei si mosse ancora. “Giulia…” sussurrò Severus. La ragazza aprì gli occhi. My lonely days are gone (My lonely days are gone). Il professore arrossì. Giulia sbadigliò. “Buon giorno…” sorrise. Severus scosse la testa divertito. “Guardi che non è ancora mattina…è quasi mezzanotte e mezza…” precisò. La ragazza sbadigliò ancora sonoramente. “A quest’ora le bambine sono già a letto signorina Wyspet…” commentò acido Piton. Giulia scosse la testa. “Io non sono una bambina!” sbottò, tra uno sbadiglio e l’altro. Severus rise. “In effetti…ora somiglia di più ad un ippopotamo…” ghignò poi. Giulia sbuffò. “Cattivo!” rimbeccò. “Se evitasse di farmi vedere le sue tonsille potrei anche prendere in considerazione di trattarla come un essere umano…” osservò Piton. La ragazza arrossì. Poi notò le mani. E sorrise. “È ora che lei torni nella sua camera…” disse il professore. Giulia scosse la testa. “Non può stare qui…se la scoprissero passeremo guai seri…” spiegò Severus. La ragazza lo guardò triste. E lui le fece una carezza sulla testa. “Questi due anni non passano mai…” sbuffò Giulia. Piton rise. “Avanti…ci vedremo a settembre…” disse poi. La ragazza lo guardò stupita. “Vuol dire che se ne va? Ora? Subito? Adesso?” gli chiese. Severus scosse la testa. “Se permette, prima vorrei cercare di dormire…dopo colazione mi smaterializzerò…” rispose. Giulia sospirò affranta. “Su non faccia così…ci rivedremo presto…” cercò di consolarla. La ragazza annuì. “Ora vada…è tardi!” la rimproverò Piton. Giulia annuì. Si alzò. Non voleva lasciare la sua mano. Guardò quegli occhi scuri per qualche minuto. Come per marchiarli a fuoco nella sua mente. Ma era inutile. Quei laghi profondi erano fissi nei suoi pensieri dal primo giorno in cui li aveva visti. “Buonanotte professor Piton…” sussurrò. “Buona notte signorina Wyspet…” rispose Piton. Giulia si chinò e gli diede un bacio sulla guancia. “Faccia sogni d’oro…” disse ancora. Severus sorrise. Pian piano la ragazza lasciò la mano del professore. E si diresse verso la porta. Lo salutò ancora con una mano. poi uscì dalla stanza, richiudendosi la porta alle spalle. L’uomo scosse la testa e sospirò. Quel profumo di zucchero filato sulle sue coperte. Su di lui. Oramai anche in lui. Nel suo cuore. Che oramai batteva solo per lei. Si passò una mano sugli occhi. E decise di cambiarsi. Anche se sapeva che si sarebbe addormentato pensando a lei. La sua Giulia. Che l’aveva cambiato. Nel bene. Intanto la ragazza percorreva a grandi passi lo stretto corridoio. Aprì la botola e scese la scale. Ritrovandosi sul corridoio che dava sulla camere. Sentiva le risate degli adulti al piano di sotto. Si avviò alla sua camera. Poi aprì la porta. Anna ed Hermione stavano sul letto della prima, con davanti la televisione. L’inconfondibile voce di Carrie Bradshaw troneggiava nella stanza. “Ancora sveglie?” esclamò Giulia. Le amiche la guardarono. “Volevamo sapere i tuoi dettagli piccanti!” sorrise curiosa Anna. Mise un pausa il dvd. E guardò speranzosa l’amica. “Sono stata da Piton tutta la sera…abbiamo parlato…e ci siamo addormentati…” riassunse Giulia. Anna per poco cadde dal letto. “Che delusione! Nemmeno un bacetto?” le chiese. La ragazza scosse la testa arrossendo. “Tel’avevo detto!” rimbeccò Hermione. Giulia sorrise. Si cambiò e raggiunse le due sul letto. tirando un cuscino ad ognuna. “Così imparate a guardare Sex and the City senza di me!” esclamò finta offesa. Anna riavviò il dvd. E le tornarono a concentrarsi sull’episodio. Rimasero sveglie finché non arrivarono anche Fleur, Ginny e Mary Kate. Si addormentarono una dopo l’altra. Dimenticandosi di puntare la sveglia.
La mattina, fu un cinguettio a svegliare le dormiglione. “Avanti ragasse! Svoglia!” esclamò Fleur, aprendo le tapparelle. Anna si nascose sotto le coperte per evitare il sole. Hermione cacciò la testa sotto al cuscino. Giulia aprì piano gli occhi e si mise a sedere. Sbadigliò e si stiracchiò. Poi guardò la sveglia. Quando vide l’ora per poco cadde dal letto. Erano le 10 e mezza. “Cavolo!!!” esclamò. Saltò in piedi e si fiondò in bagno. Si diede una rapida pettinata e corse alle scale. Non vide un gradino e fece gli altri rotolando. Arrivano di sotto a sedere in su. “Ben svegliata tesoro…” sorrise divertita Mary. Giulia scattò in piedi e si guardò in giro. “Avete già fatto colazione?” le chiese. La donna annuì. Giulia sbuffò affranta. “Mi sono dimenticata di mettere la sveglia ieri sera!” sospirò. Mary scoppiò a ridere. E la figlia la guardò truce. La donna la spinse verso la cucina. “Buon giorno bambina!” la salutò Sebastian. era seduto al tavolo, con in mano una parte della Gazzetta del Profeta. Dall’altra parte, c’era il padre di Anna. E vicino a lui. “Buon giorno signorina Wyspet…” disse Piton trattenendo un sorriso. Giulia si illuminò. Credeva che se ne fosse già andato! Poi però si guardò. E si accorse di essere ancora in camicia da notte. Arrossì smisuratamente. E corse in camera a cambiarsi. Scese con Anna ed Hermione. Nel frattempo, Mary aveva preparato la colazione. Le sue famose frittelle. La castana si prese subito il posto vicino a suo padre, mentre Hermione quello vicino a Sebastian. Così Giulia dovette mettersi a sedere vicino al professore. “Scommetto che siete state sveglie fino a tardi eh…” sorrise Mary. Anna e Giulia fecero finta di nulla. Mentre Hermione annuì. “Allora Severus, sai chi sarà il nuovo insegnante di Difesa per caso?” lo punzecchiò Sebastian. Piton lo guardò alzando un sopracciglio. “Dobbiamo proprio parlare di scuola anche a colazione?” sbottò Giulia. Il padre la guardò stupito. La colazione proseguì senza altre interruzioni. Quando fu vuoto anche l’ultimo piatto, Piton si alzò. “Bene…è giunta l’ora che io vada…” disse. “Sicuro Severus? Potresti rimanere ancora per qualche giorno…” cercò di convincerlo Mary. Per sua figlia, questo ed altro. Il professore scosse la testa. “Ho delle cose molto importanti da fare prima che cominci il nuovo anno scolastico…” rifiutò. La donna annuì dispiaciuta. “Arrivederci prof!” lo salutò Anna. Hermione fece un cenno del capo. Giulia lo guardò triste. Voleva abbracciarlo. Ed era una sofferenza non poterlo fare. “Al primo settembre professor Piton…” sussurrò. Severus guardò bene Giulia. Sarebbe andato avanti per il restante tempo che li separava con quei piccoli ricordi. “Arrivederci…” rispose secco. Poi, si smaterializzò. Lasciando il vuoto al suo posto. Giulia ebbe un sussulto. Quello era stato davvero un brutto saluto. Odiava non poter dimostrare i suoi sentimenti. Però l’aveva promesso. Però almeno l’aveva visto. Cercò di convincersi che il tempo sarebbe volato. E così fu. I giorni passarono veloci. Fra pulizie obbligate. Nostalgia continua. La speranza di qualche gufo appollaiato sul davanzale. Che fosse per Giulia. O per Anna. Nulla però arrivò. Erano oramai iniziate le ultime settimane di vacanze. Pareva che lo spirito scolastico di Hermione fosse passato anche alle amiche. No vedevano l’ora di tornare ad Hogwarts. Ognuna per i suoi motivi ovvio. Ed insieme a questo spirito, una notte, arrivò alla Tana anche Harry. Le ragazze erano riunite a colazione, quando la signora Weasley le aveva avvertite dell’arrivo del ragazzo. Queste, assieme a Ron, si precipitarono a dargli il benvenuto. Non era cambiato molto. Ed era più in forma di quanto Hermione pensasse. Sembrava aver superato la morte di Sirius. Lo salutarono tutti assieme. E poco dopo li raggiunse anche Fleur. Harry raccontò della sua visita a Lumacorno. E le ragazze raccontarono le loro poche novità. Parlarono di Tonks. Dell’assurdità di Fleur. Di Silente. “Sapete…Silente ha detto che i G.U.F.O arriveranno oggi…” si lasciò sfuggire Harry. “Cosa?! Oh no…oh mio Dio…Harry dovevi dirlo!!” esclamò Hermione esagitata. Corse al piano di sotto per controllare se fossero già arrivati. “Santo Manson…mia madre mi ucciderà!!” commentò affranta Anna. “Per Billie Joe…non ci devo pensare!!” esclamò Giulia nervosa. Appena ebbero raggiunto il prefetto in cucina. Questo aveva iniziato a fare predizioni di natura pessimistica, tanto che sembrava una lontana parente della Cooman. “Ho fatto un disastro in Antiche Rune! Ne sono sicura! Per non parlare di Storia della Magia!” continuò a lamentarsi Hermione. Anne allungò una mano verso la padella accanto a lei, ma Giulia la fermò. Il prefetto cacciò un urlo. Ed indicò fuori dalla finestra. In lontananza si intravedevano cinque gufi. Anna fece qualche passo indietro ma la madre la bloccò. I cinque allocchi volavano proprio verso la Tana e, come si vide man mano che calavano sul vialetto, ognuno portava una grossa busta quadrata. Molly si fece largo tra i ragazzi e aprì la finestra. Gli allocchi planarono sul tavolo in una fila ordinata. Tutti e cinque sollevarono la zampa destra. Il primo che si fece avanti fu Harry. Ron tentò di aprire la lettera per secondo, seguito da Anna, Giulia ed Hermione. Anna spiegò la pergamena in contemporanea con le amiche. Le tre si guardarono. “Avanti…si legge!” esclamò Giulia, dando il via. Gli uragani scorsero la pergamena. “Allora?” chiese Hermione. Anna deglutì. “Ho una E in Incantesimi…sei O in Astronomia, Cura delle Creature Magiche, Difesa, Divinazione, Pozioni e Trasfigurazione…e due A in Erbologia e Storia della Magia…” elencò la castana. La madre le prese il foglio di mano. “Solo una E?! Anna Alvis Haliwell! Tuo fratello ha avuto quattro E!!!” la rimproverò. La ragazza alzò le spalle. “Poteva andarmi peggio…” ghignò. Ilary le tirò una sberla dietro la testa. “Speriamo che Mary Kate abbia più fortuna…” sbuffò poi. La baby Haliwell tossicchiò. “Tu Giulia?” chiese ancora Hermione. Sebastian e Mary si avvicinarono. “Ho tre E, in Incantesimi, Trasfigurazione e Pozioni...e sei O in Astronomia, Cura delle creature Magiche, Difesa, Divinazione, Erbologia e Storia della Magia…” elencò. Mary iniziò a fare i salti di gioia. Mentre Anna ricevette un’altra sberla dalla madre. “La mia bambina! Diventerà un’Auror con i fiocchi!” esclamò entusiasta Sebastian. Giulia lo guardò. “Papà…devo ancora decidere cosa farò…” puntualizzò divertita. “Pozionista…” tossicchiò Anna. “Tu Herm?” cambiò subito argomento Giulia. “Non male…” commentò. La castana la guardò scettica e le rubò il foglio di mano. “Certo! non male…con nove E ed una O in Difesa…” rimbeccò Giulia. “Vergognati Herm! Fai schifo!” sbottò Anna. “Taci e prendi esempio!” sbuffò la madre, rifilandole un'altra sberla. Poi confrontarono i voti con anche Harry e Ron. Altri giorni passarono. Anna, Hermione e Giulia guardavano Ginny e Mary Kate giocare a Quiddich contro Harry e Ron. Fino a che arrivarono le liste dei libri e delle cose da comprare per Hogwarts. I tre uragani erano al settimo cielo. Ed Harry era al loro stesso livello. Era stato nominato Capitano della squadra di Quiddich. Dopo la lieta notizia, i genitori decisero che il sabato successivo sarebbero andati a Diagon Alley. Armati di soldi. Di liste. Anzi, di quei tempi, diciamo pure solo armati. Quando uscirono di casa, si allacciarono i mantelli. Era una giornata cupa. Le nuvole coprivano un già pallido sole. “Cavolo… certo che è proprio una bella giornata per lo shopping…” sbuffò Mary Kate rabbrividendo. “Tutto urla disgrazia ovunque ci si gira…” concordò Ginny. Arrivarono a Diagon Alley comodamente seduti in un’auto del Ministero. Iniziarono a girare per i negozi. “Che ne dite di passare da Madama McClan?” propose Molly. “Potremmo lasciare andare i ragazzi mentre noi andiamo a prendere i libri…” suggerì Mary. “È pericoloso muoversi da soli! Dobbiamo stare uniti!” sbottò. “Facciamo così…io accompagno Harry e Ron a dare un’occhiata alle uniformi, e voi ci raggiungete…” propose Sebastian. Molly annuì e i due si separarono. Anna, Giulia e Hermione andarono a comprare i loro libri. Cen’erano davvero una miriade. Dopo aver fatto la coda per pagarli, tutto il gruppo uscì, poi si diresse da Madama McClan. Anna parlava fitta con le amiche, quando andò addosso a qualcuno. “Stai attento a dove metti i piedi!” sbottò irritata, mentre Giulia la aiutava a rimettersi in piedi. “Gentile come al solito Haliwell…” rispose una voce famigliare. La castana si voltò subito. E lo vide. Gli occhi le si illuminarono. “Draco!” esclamò la ragazza, buttandosi letteralmente tra le sue braccia. Il ragazzo sorrise. Solo dopo Anna notò che non era da solo. “Buon giorno Narcissa…” la salutò. La donna le sorrise. Draco fece un cenno di saluto a Giulia ed Hermione. “Andiamo…abbiamo ancora molte cose da comprare…” lo richiamò Narcissa. Il ragazzo annuì. Anna però non voleva lasciarlo. “Ci vediamo presto…” sorrise Draco. Poi la baciò. La castana si staccò e lo guardò andare via al seguito della madre. “Andiamo…anche noi dobbiamo finire le compere!” la richiamò Molly. La ragazza annuì ed entrarono nel negozio. Harry e Ron si precipitarono dal trio. “Avete visto i Malfoy?” chiese il primo. Le ragazze annuirono. “Non avrete mica attaccato briga come vostro solito…” sbottò Hermione. I due tossicchiarono. “Avete già preso quello che vi occorre?” chiese Molly. Harry e Ron annuirono. La prima a provare la nuova uniforme era Anna. Quella vecchia le era piccola. Anche se di altezza rimaneva sempre uguale. Però era cresciuta. “Che nostalgia…quando ancora navigava nei vestiti…” sussurrò commossa Ilary. “Mamma non cominciare!” sbottò Anna. “Appunto mamma…è bassa uguale…” ghignò Mary Kate. Ilary le mollò una sberla dietro alla testa. Poi toccò ad Hermione. Anche lei era cresciuta abbastanza. Si era alzata di qualche centimetro. Infine venne il turno di Giulia. Rimaneva sempre la solita. Compreso l’odio per il bianco delle camicie. Dopo Ginny e Mary Kate, il gruppetto uscì dal negozio. Ora dovevano andare da Fred e George. appena arrivati la prima cosa che notarono fu un poster, viola come quelli del Ministero, a lettere gialle nella vetrina destra. “Perché hai paura di Tu-Sai-Chi? Meglio aver paura di No-Pupù-No-Pipì, la sensazione di Occlusione che Stringe la Nazione!” lesse Ron. I ragazzi scoppiarono a ridere. Mentre Molly già si figurava i figli uccisi nel sonno. Entrarono riempiendo ancora di più il negozio. Per Anna e Giulia, quello era il paradiso! Si fermarono davanti ad un grosso espositore vicino al banco, dove c’era una scatola con l’immagine coloratissima di un bel ragazzo ed una ragazza in estasi sul ponte di una nave pirata. “‘Sognisvegli Brevettati, un semplice incantesimo ed entrerete in un sogno a occhi aperti lungo trenta minuti, di alta qualità e assolutamente realistico, facile da inserire in una tipica lezione scolastica e virtualmente in intercettabile (gli effetti collaterali includono espressione vacua e rivolo di bava). Vietata la vendita ai minori di sedici anni’” lesse il prefetto. “Io ne prendo uno!” sorrise Anna. “Tu lo sguardo vacuo e il rivolo di bava ce li hai sempre…quindi non ti beccheranno mai!” osservò divertita Giulia. La castana sbuffò. “Questa è davvero magia straordinaria!” notò Hermione. “Per quello che hai detto, puoi averne uno gratis…” sorrise Fred, apparendo dalle spalle delle ragazze. Giulia gli sorrise. “Questo posto è davvero fantastico!” esclamò. Anna annuì. “Penso che tutti i miei risparmi li spenderò qui!” disse poi. Fred rise. “Non ce ne sarà bisogno…potete scegliervi un articolo a testa…completamente gratis!” spiegò. Anna saltò di gioia. Mentre Giulia gli diede un bacio sulla guancia. “Io vado a sbirciare in giro!” trillò ancora la castana, trascinandosi dietro il prefetto. Giulia e Fred risero. “Allora, come stai?” gli chiese. Lui alzò le spalle. “Bene…gli affari vanno benissimo! Siete venuti a comprare le cose per la scuola?” rispose. La ragazza annuì. “E i G.U.F.O.? Arrivati?” chiese ancora Fred. Giulia annuì. “Come sono andati? Hai tutti gli arti, quindi suppongo che siano stati buoni…” sorrise. “Ho avuto tre E!” esclamò orgogliosa la ragazza. Fred le accarezzò la testa. “Brava la mia secchiona!” la prese in giro. Giulia gli fece la linguaccia. “Hey Fred! Muoviti, vieni qui!” lo chiamò George. Il rosso annuì. “Come vedi mi chiamano…torna da Hermione e Anna e dai un’occhiata…” le sorrise poi. La ragazza annuì e trotterellò dalle amiche. Anna stava analizzando un omino di legno intento a salire degli scalini diretti ad un vero patibolo. Poi si diressero verso Ginny e Mary Kate, che guardavano con aria ebete dei batuffoli di colori varianti dal rosa al viola. Giulia allungò una mano e una creaturina viola le si avvicinò, facendole il solletico. Anna scosse la testa rabbrividendo mentre Hermione analizzava gli animaletti. Harry e Ron si voltarono e videro, oltre la vetrina, un ragazzo famigliare. Si guardava in giro. per poi sparire in una stradina. I due si guardarono. “Presto venite!” sussurrò Harry ai tre uragani. La castana ed il prefetto li guardarono dubbiose, mentre Giulia giocava ancora con la Puffola viola. “Non c’è tempo per spiegare avanti!” sbuffò Ron, prendendo per un braccio Hermione. Harry trascinò Anna che prese veloce Giulia. I cinque sgattaiolarono fuori dal negozio. “Presto, sotto!” esclamò Harry, tirando fuori il Mantello dell’Invisibilità. Le ragazze si strinsero per poterci stare. “Per Melino, che vuoi fare Harry?!” sbuffò Hermione esasperata. Il ragazzo la ignorò ed iniziò e camminare. Il resto del gruppetto non potè fare altro che seguirlo. Però lo avevano perso. Harry si guardò intorno finché non lo rivide. Si, era lui. Era entrato a Notturn Alley. “È pericoloso stare qui! Andiamocene!” pregò Hermione, mentre sorpassavano il cartello indicando la via. Giulia si strinse al prefetto. Mentre Anna si insospettiva. Ron diede una gomitata ad Harry, che trascinò ancora il gruppetto. Erano davanti ad un negozio che Anna conosceva bene. “Che siamo venuti a fare da Magie Sinister? Io non ho soldi per comprare!” sbottò la castana. “Compri cose da Sinister?!” esclamò stupito Ron. Anna sbuffò. “Zitti e guardate!” li zittì Harry, indicando l’interno del negozio. Ecco il soggetto dell’inseguimento. Draco dava la schiena al gruppetto. E stava parlando animatamente con il proprietario. “Sei forse diventato pazzo Harry?! Perché stiamo spiando Draco?!” sbottò adirata Anna. “Magari potessimo sentire quello che dice…” sussurrò il ragazzo, ignorando la castana. Ron tirò fuori un paio di Orecchie Oblunghe. E ne infilò una sotto la porta. “Andiamo, cosa sperate di ottenere?” rimbeccò Hermione. Giulia scuoteva la testa. Sapeva cosa stesse pensando Harry. Se solo avesse osato dirlo però. Gli avrebbe tirato un ceffone storico. Perché sapeva che ad Anna si sarebbe spezzato il cuore. La voce di Draco iniziò a farsi spazio con quella di Sinister. Parlavano di qualcosa da aggiustare. Il ragazzo ostentava sicurezza. Mentre il mago cercava di accontentarlo. “Non posso garantire nulla…” disse Sinister. “No? Forse questo le darà più sicurezza” sogghignò Draco. Avanzò verso Sinister. Ma l’armadio lo nascose. Ad Anna stava scoppiando il cuore. Perché era li? Perché non se ne tornava al negozio dei gemelli? Poco dopo un Sinister alquanto terrorizzato apparve. Poi Draco parlò di un certo Fenrir. Ed altre minacce. Anna scosse la testa. Si tappò le orecchie. E chiuse gli occhi. Non voleva ascoltare. Giulia se ne accorse. “Ora basta!! Non si origliano le conversazioni altrui!” sbottò, prendendo il capo di orecchio che teneva Ron strappandoglielo di mano. Hermione vide Anna ed annuì. “Di che cosa parlava?” chiese Ron. Harry alzò le spalle. “Qualcosa di prezioso…che gli serve…che però non può utilizzare perché è rotto!” ipotizzò. “Insomma, la volete smettere?! Questi sono discorsi assurdi!” rimbeccò Giulia. Harry si voltò verso Anna. Draco oramai era uscito dal negozio e scomparso dalla via. “Tu sei la ragazza di Malfoy…vai a dare un’occhiata!” propose. La castana sbarrò gli occhi. “Come puoi chiederle una cosa del genere?!” esclamò adirata Hermione. “Avanti…solo un’occhiatina…” cercò di dissuaderla Ron. Harry annuì e la spinse fuori dal mantello. Giulia gli diede una sberla dietro alla testa. Anna sbuffò rimanendo a braccia conserte. “Io me ne vado…” sbottò, dirigendosi verso Diagon Alley. Harry la raggiunse fino a spingerla davanti alla porta del negozio. “Anna! Benvenuta cara!” sorrise mellifluo Sinister. “Harry…sei uno…uno stupido!” ringhiò Hermione. Lui la zittì. “Buongiorno Sinister…” sorrise falsamente Anna, avvicinandosi al bancone. “Qual buon vento? Sei venuta a ritirare quello che mi hai chiesto l’ultima volta?” le chiese l’uomo. “Ero in giro con la mia famiglia e sono passata a farti un saluto…comunque si, se ti è arrivata mi piacerebbe pagartela…” rispose la ragazza, iniziando a frugare nella borsa alla ricerca del portafoglio. I suoi ultimi risparmi. Harry gliel’avrebbe pagata questa! Sinister prese un pacco e lo consegnò ad Anna, che gli porse i soldi. “Sei stata fortunata, era l’ultima croce disponibile…” disse fiero Sinister. La ragazza scartò il pacco e ne tirò fuori una croce dalle medie dimensioni, con in mezzo un porta candela. Iniziò ad esaminarla. “Pensavo che la candela fosse compresa nel prezzo…” disse fredda. L’uomo la guardò un po’ intimorito. “Bhe…sai…un’autentica croce così antica ha un suo valore…” iniziò a spiegare. Anna lo fulminò con lo sguardo. “Dovrei avere ancora una candela nera qui da qualche parte…” si affrettò a dire Sinister, iniziando a cercare con lo sguardo sugli scaffali. “Non ne voglio una con proprietà magiche…una banale candela…” precisò Anna, rimettendo via la croce. Doveva mantenere un tono distaccato. Prima usciva di li, meglio era. “Si…dunque…quella più normale che ho è questa…” disse l’uomo, prendendo da uno scaffale vicino una lunga candela nera. “Se proprio vuoi…costa un po’, però ti potrei fare uno sconticino…” tentò di trattare. Anna guardò il possibile acquisto. “Penso che andrò nel negozio qui vicino…” esclamò stizzita, prendendo il pacco. “Aspetta!! Quelli sono dei truffatori! Ti faccio uno sconto del cinquanta percento!” propose, mettendole una mano sulla spalla. Anna sbuffò. “Sessanta percento?” chiese ancora. La ragazza scosse la testa, allontanandosi. “Gratis! Te la do gratis…considerala un omaggio…” cercò di dire convinto. Anna sorrise, poi si guardò intorno. “C’è ancora qualcosa che posso fare per te cara?” chiese poi mellifluo. Era arrivata la parte peggiore. “Prima ho visto Draco…” iniziò a dire la ragazza. Sinister trasalì. “Ho visto che ti ha mostrato qualcosa…e l’ho sentito parlare di tenere qualcosa da parte…” continuò lei. “Lo sai che non è bene impicciarsi degli acquisti altrui…” rimbeccò Sinister. Anna lo guardò severa. “Andiamo Anna…la professionalità mi impone che io non spifferi ai quattro venti gli acquisti dei miei clienti…” si giustificò, tornando dietro al bancone. “Però è Draco quello di cui stiamo parlando…” precisò lei. Sinister trasalì di nuovo. “Non è che per caso…” continuò Anna, guardando una collana li vicino. “…che questa è l’oggetto delle attenzioni del mio tesoro?” chiese. L’uomo sorrise falsamente. “Ma no cara…” rispose. “Allora non avrai problemi a vendermela…” commentò secca lei, pentendosi mentalmente di essersi cacciata in una così intricata situazione. “Non…non posso! La tengo da parte per un altro cliente…” disse svelto. Anna lo guardò dubbioso. “Sbaglio o oggi fai molte domande?” commentò sospettoso in seguito. La ragazza strinse il pacco. “Ebbene mi hai scoperto…è che tra poco torneremo a scuola e ci rivedremo, e di solito Draco mi fa sempre un regalino…e sa che adoro gli articoli di questo negozio…” spiegò subito. Sinister la guardò compiaciuto. “Capisco…però non ti posso dare nessun indizio…mi dispiace cara, ma…” ricominciò lui. “…si, il segreto professionale…speriamo che sia qualcosa di carino…” sorrise infine Anna. Sinister la salutò, invitandola di andarlo a trovare presto. La ragazza ricambiò, uscendo di volata dal negozio. Dei piedi erano ancora davanti al negozio. Anna si avvicinò e pestò quelli di Harry, che iniziò a saltellare. “Che cavolo ti viene in mente eh?! Mi devi i soldi della mia ultima paghetta!” ringhiò nervosa. “Potevi almeno scucire un po’ di informazioni!” sbottò il ragazzo. La castana lo guardò adirata. “Segreto professionale non ti dice nulla vero?!” sbuffò ancora Anna. Harry si voltò verso Ron. Che annuì. “Malfoy ha il Marchio Nero, ne sono sicuro…” disse. Hermione strinse i pugni. Non credeva che quel ragazzo fosse così idiota. Giulia si preparò allo schiaffo, ma Anna la superò. Un rumore sordo si fece largo nel viale. E le cinque dita stampate sulla guancia di Harry erano l’effetto visivo. “Non dire mai più una cosa simile!” esclamò la castana. Non con la solita voce aggressiva. Solo. Tremante. “Ma l’hai visto anche tu! Malfoy ha mostrato qualcosa a Sinister, e l’ha spaventato!” intervenne Ron. Hermione gli pestò un piede. “Magari era un’irritazione cutanea…” buttò li Giulia. Anna si voltò e si incamminò verso il negozio dei gemelli. Cercando di trattenere le lacrime. “Allora siete proprio due deficienti di prima categoria!” esclamò esasperata Hermione. Ron la guardò dubbioso. “Non vi azzardate mai più a dire cose simili di fronte ad Anna!” le diede ragione Giulia. “Ma le prove…” iniziò a dire Harry. “Quali prove? Eh? Avanti! Io non ne vedo!” sbottò Hermione. “Bhe…l’oggetto da riparare…Sinister impaurito…” iniziò ad elencare Ron. “Voi non sapete come ci si sente quando...mettetevi nei panni di Anna! Non è esattamente una bella cosa sapere che la persona che ami di più al mondo rischia la vita ogni singolo minuto del giorno! No…certo…voi non sapete cosa vuole dire avere un Marchio che brucia sulla pelle…e non ve ne preoccupate nemmeno!” li rimproverò arrabbiata Giulia. Poi, prese a braccetto Hermione. Ed insieme raggiunsero Anna. I due ragazzi si guardarono straniti. “Tu hai capito cosa voleva dire?” chiese Ron. Harry scosse la testa. Impiegarono un’altra ora per finire le compere, poi tornarono alla Tana. Anna non parlava con Harry. E nemmeno Giulia ed Hermione ne avevano molta voglia. Tornarono a casa. Mentre la pioggia ricominciava a scendere. Erano le 21.30 passate. Le ragazze erano in camera a fare le loro solite cose. Hermione contemplava i suoi G.U.F.O.. Cosa che faceva almeno una volta al giorno dal loro arrivo. Giulia ascoltava l’mp3. Mentre Anna fissava il soffitto dal suo letto. “Credete davvero che Draco…sia…insomma…” chiese d’improvviso. Hermione scosse la testa. “Non dare ascolto a quei due…sai com’è fatto Harry…deve avere una paranoia ogni anno…” sorrise. Giulia annuì. “Non pensarci…sono solo chiacchiere…” le diede ragione. La castana annuì. E tornò a richiudersi nel suo silenzio. L’ultima settimana passò veloce. Tra giochi con la nuova Puffola di Ginny. Anna che evitava di parlare ad Harry. Hermione euforica per i G.U.F.O.. E Giulia impaziente per l’inizio del nuovo anno scolastico. Così arrivò la sera del 31 agosto. Ginny e Mary Kate avevano già preparato i bauli il pomeriggio. Così erano state ingaggiate da Molly come lavapiatti. Fleur cinguettava con Bill in salotto. Mentre gli altri adulti parlavano tra loro. I tre uragani invece erano in camera. A sistemare le cose da portare ad Hogwarts. Il resto le avrebbero lasciate ai genitori. Anna aveva l’intero baule sparso sul letto. Hermione aveva sistemato tutti i vestiti per tipo, ripiegati. Giulia aveva metà roba sul letto, mentre l’altra metà per terra. Insomma, la camera era un caos totale. “Ragazze, che disordine! Non ce la farete mai se non riordinate qualcosa!” le rimproverò Hermione. Anna la guardò scettica. “A che serve riordinare i vestiti per tipo?” rimbeccò. Il prefetto sbuffò. “Così poi non devo mettere sottosopra tutto il baule se cerco qualcosa…se per esempio voglio una camicia primaverile, so che si trova nell’angolo dei vestiti primaverili!” spiegò poi. Anna scosse la testa esasperata. “E se ti dimentichi di rimetterla li poi?” le chiese Giulia. Hermione sorrise con fare superiore. “È la prima cosa che faccio quando mi cambio…” rispose. “E scusa…i farmaci anti-uscite stupide dove li tieni? Perché per ragionare così mi sa che li hai persi…” ghignò Anna. Giulia rise. “Molto spiritosa! Dovresti provarci anche tu a riordinare i vestiti! Così almeno risparmieresti tempo e fatica a quei poveri elfi domestici ogni mattina…” sbottò Hermione. La castana si voltò dalla parte del letto del prefetto. Sorridendo diabolicamente. “Sarebbe così grave…se io…” iniziò a dire. Poi, di scatto, iniziò a mischiare tutti i vestiti. Hermione impallidì. “Et voilà! Questo dalle mie parti, si dice ordine!” sogghignò, mostrando la massa di vestiti. Il prefetto per poco svenne. Giulia scosse la testa. “Questa me la paghi!!!” esclamò Hermione, rinvenuta. Anna le fece la linguaccia. Il prefetto si armò di cuscino e lo tirò alla castana. Che però si abbassò facendo colpire Giulia. “Non volevo intervenire…ma ora sarò costretta…” sorrise. Così prese il suo cuscino e colpì Anna. Che a sua volta colpì Hermione. Che di seguito aveva preso Giulia. Una tipica reazione a catena. Quanto tutte e tre furono stremate sul pavimento, la battaglia finì. “Proclamo bandiera bianca!” disse Giulia. Le altre annuirono. Anna dovette aiutare Hermione a rimettere apposto, trattenendo le sue smorfie quando le passavano sotto agli occhi magliette rosa. Appena tutto fu come prima, ognuna tornò al suo baule. Giulia non aveva scartato quasi nulla. Dopo aver passato del tempo china sul suo bagaglio, si stiracchiò. Anche Hermione non aveva rinunciato a nulla. Era stata una fatica il solo gesto del lasciare sul letto quei libri che aveva già letto in quei giorni. Anna stranamente aveva ripiegato tutto con cura, in modo da non dover lasciar fuori nulla. Chissà cosa ne avrebbe fatto sua madre. In un momento di paura, si voltò e vide Hermione prendere un libro. Non era uno dei soliti mattoni. Aveva la copertina azzurra. E il prefetto lo stava trattando con più cura degli altri oggetti. “Hey Herm…cos’è quello?” le chiese la castana. Hermione arrossì. “Niente…” sussurrò. Giulia si avvicinò curiosa. “È un album!” esclamò. Il prefetto tossicchiò. “Hai le foto dei tuoi? Di Ron? Avanti vediamo!” le pregò Anna. Lei arrossì ancora di più. Però si diresse verso il letto di Ginny, il primo libero. E vi si sedette. Le amiche la raggiunsero. Giulia si sedette accanto a lei, mentre Anna si posizionò dietro Hermione, con le gambe incrociate. “Questo…è l’album con le foto che abbiamo fatto durante tutti questi anni…” sorrise il prefetto. Aprì piano la copertina. Scorse la prima pagina.  What day is it and in what month, this clock never seemed so alive. C’erano una serie di foto babbane che ritraevano due sposini. Poi a loro si era aggiunta una bambina. “Eri tu da piccola? Che amore!” sorrise Giulia. Hermione annuì. Gli stessi capelli. Gli stessi occhi. La ragazza voltò la pagina. Una scritta all’inizio del foglio. “Hogwarts, primo anno” lesse Anna. I can't keep up and I can't back down, I've been losing so much time. C’erano poche foto. La prima ritraeva una bambina nella sua uniforme, con una postura fierissima. Libri in mano. Era lei. La piccola Hermione. Quella che avevano incontrato nel viaggio di andata per Hogwarts. Sull’Espresso. E senza farlo apposta, si erano ritrovate in camera tutte e tre assieme. Lei, che con quelle due bambine così chiassose pensava di non riuscire a convivere. Poi altre foto. Con Harry e Ron. Giulia ed Anna. Una foto dei gemelli che camminano in Sala Grande. Cause it's you and me and all of the people with nothing to do nothing to lose. “Questa l’ho fattaio!” esclamò Giulia. Hermione annuì. L’amica aveva portato una macchina fotografica babbana, di quelle usa e getta, e lei l’aveva incantata in modo che facesse foto magiche. And it's you and me and all of the people and I don't know why. Iniziarono a sfogliare l’album. Immergendosi nei ricordi. Il secondo anno. Con le sue paure. Quando Hermione era stata pietrificata dal Basilisco. Ed Anna l’aveva seguita poco dopo. Giulia era rimasta da sola. Aveva chiesto appoggio ad Harry. Impaurita. Persa. I can't keep my eyes off of you. Il terzo anno. Con i suoi Dissennatori. I Mollicci. Lupin. Piton che le aveva salvate alla Stamberga. E il sentimento per lui in Giulia era cresciuto. Come ammirazione. Credeva lei. Ma in realtà era qualcos’altro. All of the things that I want to say just aren't coming out right. E finalmente. Il quarto anno. Una foto di loro tre. Tutte in vestito da cerimonia. Pronte per il Ballo del Ceppo. Giulia col suo vestito viola. Anna attorniata di tulle nel suo vestito nero. Ed Hermione. Fasciata nel vestito azzurro. Tutte e tre sorridenti. I'm tripping inwards you got my head spinning I don't know where to go from here. Quello si che era stato un anno propizio. Anna si era messa con Draco. Giulia si era avvicinata a Piton. Mentre Hermione. Avrebbe tanto voluto essere considerata di più che un’amica. Così passarono all’anno appena trascorso. Il quinto. Con le sue Umbridge. Le punizioni. Cause it's you and me and all of the people with nothing to do nothing to prove. Eppure, loro tre erano sempre sorridenti nello foto. Perché? Perché erano assieme. Avrebbero affrontato tutte le difficoltà. Così. Spalleggiandosi. Come al Ministero. Loro tre. I Tre Uragani di Hogwarts. Hermione chiuse l’album. Le foto erano finite. Si guardarono. Anna si buttò letteralmente addosso alle amiche. Abbracciandole. “Ragazze…vi voglio bene!” esclamò. And it's you and me and all of the people and I don't know why. Hermione iniziò a singhiozzare. Giulia rise e strinse Anna. “Dai Herm! Non ti ho mica detto che sei una racchia!” sbottò la castana offesa. Il prefetto scosse la testa. “Tu sei…sei stata…gentile…anche io vi voglio bene!” squittì poi, abbracciando strette le amiche. Anna rise. “Herm!!! Non stringere!!! Le ossa mi servono!!” protestò Giulia. Le tre si staccarono ed iniziarono a ridere. Poi, Giulia le guardò. Prese per mano le sue amiche. Come aveva fatto quella notte al Ministero. “Insieme…qualunque cosa accada…” disse sorridendo. Hermione annuì. “…sempre…” continuò, stringendo la mano. “…contro ogni difficoltà!” concluse Anna, stringendola a sua volta. Poi, si guardarono ancora. I can't keep my eyes off of you. E sorridendo, tornarono ai loro bauli. Appena Ginny e Mary Kate arrivarono, dovettero spegnere le luci. Ognuna nel proprio letto. pensava. Mary Kate avrebbe rivisto Blaise. Anche se un vecchio sentimento stava riaffiorando in lei. Scosse la testa e si voltò verso la finestra. Ginny non pensava a Dean. Nonostante ci stesse assieme. No. Solo una persona le occupava la testa. Chiuse gli occhi. Cercando di non vedere quegli occhi verdi. Hermione era sempre nervosa prima del ritorno a scuola. Però quella sera il suo maggior pensiero non era lo studio. Ron. Sempre e solo lui. Anna non aveva messo da parte quel giorno a Notturn Alley. Ma non poteva nemmeno chiedere spiegazioni a Draco. Anche se in quel momento. Voleva solo vederlo. Giulia, euforica, si rigirava nel letto. Finalmente avrebbe potuto stare con lui tutti i giorni. Tutte le sere. Cantare per lui. Sorridere per lui. Così. Pian piano. Tutte si addormentarono con i loro pensieri. Le rinunce. Gli amori. In attesa del nuovo anno scolastico, che avrebbe riservato loro molte sorprese. E cambiamenti.

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Capitolo 7
*** Putting Holes in Happiness ***


Buonsaaaalve *-*
perchè sono sicura che io sono l'unica nottambula aggiornatrice e voi mi leggerete tomorrow morning u.u coooomunque, questo è il terzo aggiornamento della settimana °_° è un mio nuovo record °A° anyway, so che fino a martedì non avrò molto tempo, per cui ho preferito aggiornare ora :3 anche perchè devo ringraziarvi per le ultime recensioni del sesto capitolo çwç *abbraccia forte forte* appena finisco di aggiornare qui vado a rispondervi, I promise é_è sono undici pagine di word, per cui, se vi volete accostare al banco 3 la gentile assistente Skelanimal vi porgerà un paio di occhiali per le vostre diottrie çwç
Ora ciando alle bande, in questo cap troviamo Certe Notti di Ligabue, Give Me Novacaine dei Green Day (vi pare che non li scomodavo? xD), Putting Holes in Happiness di Marilyn Manson (penso sia diventata la mia canzone preferita in assoluto dopo aver scritto questo cap, anni orsoooono) e He Wasn't di Avril Lavigne.

Avvertenze: occtudine, diabetanza, violenza da prefetto, Brown moleste.
Precisazioni: perchè oramai non ci facciamo mancare niente xD Hermione ha un'insana fissazione per Avril Lavigne se non l'aveste notato XD

Bene, ora vi lascio all'aggiornamento *^*
Buona lettura <3



Settimo Capitolo

Il sole splendeva già da qualche ora nel cielo. Una brezza mattutina lo accompagnava. I candidi panni già stessi fuori. La tranquillità regnava sovrana. Finchè. Un trillo irruppe nel silenzio. Hermione scattò in piedi prima ancora di aprire gli occhi. Mary Kate sbadigliò e si girò dall’altra parte infastidita. Ginny sbuffò. “Ma è già ora?!” si lagnò. Intanto il prefetto si stiracchiava. Anna aprì gli occhi e allungò una mano per prendere gli occhiali. Mentre Giulia sbadigliava sonoramente. “Herm…sei sicura di aver puntato la sveglia all’ora giusta? La mia fa le nove…” osservò la castana, dubbiosa. Hermione annuì. “Hai visto giusto…sono le nove! Dobbiamo fare una buona colazione e prepararci per il nuovo anno scolastico!” recitò poi. Anna sbarrò gli occhi. Non sapeva se avventarsi sull’amica con un cuscino o tornare tra le coperte. “Però Herm…l’Espresso parte alle undici…due ore non ti sembrano troppe?” commentò Giulia. La testa le oscillava. Rischiava di tornare a tuffarsi sul cuscino da un momento all’altro. Il prefetto la guardò scuotendo la testa. “Avanti! Cos’è tutta questa pigrizia! Stasera saremo di nuovo ad Hogwarts!” esclamò battendo le mani. Ginny nascose la testa sotto al cuscino. “Yuhu!” esclamò alzando con finta allegria un pugno Anna. “Finchè non ci chiamano da sotto possiamo dormire…” commentò Mary Kate, già tornata al suo cuscino. Hermione sbuffò. Si sentirono dei passi da fuori. “Avanti ragosse! Svoglia!” cinguettò Fleur aprendo la porta. Mary Kate tirò un urlo di disperazione. Intanto il prefetto era andato alla finestra e stava tirando su le tapparelle. “Mi sciolgo!!” esclamò drammatica Anna, nascondendosi sotto le coperte. Giulia sbadigliò ancora e guardò la stanza con aria ebete. “Mi arrendo…” sospirò affranta Ginny, alzandosi. Poi però, tolse le coperte a Mary Kate. Che non ebbe altra scelta se non andare con la rossa. Rimasero i tre uragani. “La colassione è pronta!” avvertì infine Fleur. Poi uscì dalla stanza e tornò al piano di sotto. Anna sgusciò pian piano fuori dal letto. Come anche Giulia. Insieme al prefetto andarono in bagno, aggiungendosi alla coda che si era formata. Dopo aver sorpassato Harry, andarono in cucina per la colazione. Ilary aveva preparato del pane tostato. Sul tavolo un barattolo di marmellata di fragole, uno di Nutella ed una bottiglia di succo di zucca. Le ragazze si accomodarono ed iniziarono a mangiare. “La prima cosa che farò sarà andare a picchiare Blaise…è da una settimana che non mi scrive!” sbottò Mary Kate. “Da una settimana?! Draco non lo sento da un mese!!” commentò Anna. Ilary scosse la testa divertita. “Quello dei Serpeverde è un vizio di famiglia…” sospirò affranta. Andrew tossì. “Si caro, ci sei anche tu in mezzo!” completò Ilary. Infatti, pur essendo cresciuto come un babbano, il padre di Anna aveva una lunga stirpe di antenati Serpeverde, tra cui la madre, da cui Anna aveva ereditato il serpentese. “Senza offesa Andrew, ma nella mia famiglia tutti i componenti sono Grifondoro, e lo saranno ancora per decenni!” esclamò con fare altezzoso Sebastian. Anna tossicchiò verso Giulia. Mary rise. “Io non ci conterei…magari la tua cara figliola decide di sposarsi un Tassorosso…oppure proprio un Serpeverde…” commentò poi. Sebastian trasalì. Mentre Giulia arrossì. “Sinceramente preferisco mille volte una lucertola per colazione che un Serpeverde in famiglia…” commentò a bocca piena Ron. Anna lo guardò truce. “Allora Hermione, hai già deciso che corsi frequenterai?” le chiese Molly. La ragazza annuì. Stava spalmando la marmellata sul suo pane tostato. “Probabilmente le seguirà tutte…” ghignò Anna. Ilary la fulminò con lo sguardo. “Prendi esempio! Scansafatiche! Anche se avrai un marito ricco l’istruzione ti serve!” la rimproverò. Andrew sbarrò gli occhi. “Un marito ricco?! Non lascerò mai la mia bambina nelle mani di quel Malfoy!! Mai!!” esclamò teatralmente. Anna scosse la testa divertita. “Comunque anche io so già cosa frequenterò…” puntualizzò poi. Ilary la guardò curiosa. “Trasfigurazione, Pozioni, Difesa e Incantesimi…” elencò Anna. La donna scosse la testa esasperata. “Cos’ho fatto di male per avere una figlia così…” sospirò. La castana le sorrise. “Probabilmente eri un killer nella tua vita precedente…” commentò. Ilary rise. “Tu Giulia? hai già deciso?” le chiese Ginny. La ragazza alzò le spalle. “Penso che non farò grandi cambiamenti…” rispose. “Bhe…Divinazione non ti serve a nulla…potresti scartarla…” osservò Sebastian. Giulia annuì. “E Pozioni…non credo che ti serva ancora…” continuò lui. La ragazza scosse sicura la testa. “È una materia molto importante papà! Serve a preparare pozioni molto utili! Come quelle mediche!” spiegò in fretta. Anna ridacchiò. Sebastian la guardò incuriosito. “Avanti! Ora basta trastullarsi! Dovete ancora vestirvi!” le richiamò Ilary. Le ragazze mangiarono ancora una fetta di pane, poi andarono in camera. Ginny e Mary Kate si prepararono in poco tempo, per poi andare a rinchiudersi in bagno tra ombretti e smalti. Dei tre uragani, quella più veloce fu Hermione. “Hey Herm! Voltati!” la chiamò Anna. La ragazza si girò e la castana iniziò a saltellare di gioia. “Hai messo la maglia che ti ho regalato per Natale!” esclamò allegra. “Credevo non te la saresti mai messa…” sorrise Giulia. In effetti Hermione non andava pazza per quella maglietta. A maniche corte, scollata, blu con una chitarra azzurra sul fianco. “Bhe dai…mi piace…” commentò secca. Sapeva quanto Anna si fosse data da fare per cercare una maglia che corrispondesse ai suoi gusti. Ed Hermione lo apprezzava. Così, tanto per farle piacere, aveva deciso di metterla. “Però ti sta bene!” osservò Giulia. Il prefetto arrossì e si allacciò la cintura dei jeans. Giulia si mise una maglietta a maniche corte con la stella della Converse davanti ed una gonna a pieghe a fantasia scozzese viola e nera. E le sue immancabili Converse. Mentre Anna metteva la solita maglia con la doppia M. Gonna a pieghe nera e Converse nere. Dopo aver fatto una breve tappa in bagno, le ragazze scesero. Erano le 10.25. “Hey Herm…ehm…bella maglia!” biascicò Ron, soffermandosi a guardare un punto fisso. Hermione arrossì ed incrociò le braccia al petto. “G…grazie…” rispose imbarazzata. Anna le diede una gomitata. Poi qualcuno le posò una mano sulla spalla. La ragazza si voltò. “Vieni un attimo con me…” le sorrise Bill. La castana annuì. Bill la portò in giardino. “Niente piagnistei…non li sopporto…” sbottò subito Anna. L’uomo scosse la testa. “Mi dispiace non potervi accompagnare alla stazione…” rispose. Lei alzò le spalle. “Devi fare compagnia a Flebo…poverina…” ghignò poi. “Avanti…non chiamarla così! Siete andate d’accordo fino ad ora no?” sbottò Bill. Anna lo guardò scettica. “Solo per te…” precisò. Il rosso sorrise. “Comunque Fleur ti vuole bene…si è affezionata…” aggiunse poi. “Mi hai portato qua per parlami della biondina?” gli chiese seccata Anna. Bill scosse la testa. “Rivedere Draco ti ha fatto tornare normale eh Anna? Mia piccola testa calda…” la prese in giro, scompigliandole i capelli. La castana sorrise. “Scrivimi almeno una volta al mese mi raccomando!” le raccomandò. Anna annuì. “Studia…e non esagerare con quel Malfoy…” continuò a dire Bill. Lei rise. “Guarda che un padre ce l’ho già!” commentò. Il rosso scosse la testa divertito. Poi si avvicinò e l’abbracciò. “Mi raccomando…stai attenta ad ogni cosa…i tempi peggiorano…” disse infine. Anna annuì. Si staccarono. “Ah dimenticavo…apri le mani…e chiudi gli occhi…” le ordinò. La ragazza lo guardò dubbiosa. “Avanti!” la istigò Bill. Anna ubbidì. L’uomo frugò nella tasca del gilet del giubbotto di pelle e ne estrasse un pacchetto. Lo poggiò sulle mani della castana. Che aprì gli occhi. “Aprilo…un pensiero da Hogsmerade…” spiegò. Anna sfilò piano il fiocco. E scartò il pacchetto. In una scatolina, era posato un bracciale con il suo nome. Sembrava dovesse valere molto. “Un regalo anticipato per il tuo compleanno…” aggiunse Bill. Anna sorrise. Lo tolse dalla scatolina e lo guardò. Era fatto di piastrine una incastrata nell’altra. Il suo nome in caratteri dorati. E vicino, una piastrina con una piccola croce laccata di nero. Era della stessa collezione della collana di Giulia. “Siamo a settembre…mancano quattro mesi…” notò la castana. Non sapeva cosa dire. Bill le accarezzò la testa. “Così quando sarai ad Hogwarts tra le braccia del tuo biondo ti ricorderai ancora del tuo fratellone…” sorrise. Anna scosse la testa. “Sciocco…come potrei mai dimenticarmi di te?” lo rimproverò, dandoli un leggero pugno sul braccio. Bill fece finta di aver ricevuto un colpo forte. E barcollò apposta. La castana rise. “Anna! Muoviti! Noi andiamo!” la richiamò da dentro Ilary. “Arrivo mamma!” rispose lei. Poi guardò Bill. Si mise il bracciale. Per il suo polso minuto, era un poco grande. Però a lei non importava. Lo abbracciò. E gli diede un bacio sulla guancia. E sorrise. Bill si avvicinò. Le scostò la frangia. E le diede un bacio sulla fronte. “Stai attenta…” le sussurrò poi. Anna annuì. E sorrise ancora. Felice. Era la prima volta che la vedeva così da quando era arrivata alla Tana. La sua sorellina. Cresciuta. Non ci credeva nemmeno lui. L’unica cosa che contava era vederla sorridere. Bastava quello. “Ora vai…altrimenti ti lasciano qui…” esclamò Bill, spingendo piano la ragazza verso la porta. “Stai per piangere vero?” lo prese in giro. Il rosso fece finta di tirare su col naso. Anna rise. E raggiunse la amiche. Si stavano scambiando gli ultimi saluti con Fleur. Senza spargimenti di sangue. “Buon anno cara Annà! Ora non mi dovroi più sopportore!” la salutò la bionda. Anna la guardò e scosse la testa. Si vedeva che Fleur era dispiaciuta. “Dai…non dire così! Non sei tanto male dopotutto!” sorrise. La bionda l’abbracciò ricambiando il sorriso. Le tre famiglie si diressero verso la macchina del Ministero parcheggiata davanti alla Tana. Con i bauli al seguito. Dopo averli sistemati, si posizionarono in macchina. Giulia notò il nuovo bracciale di Anna. E lei raccontò ciò che le aveva detto Bill. Arrivarono alla stazione in orario. Mancavano venti minuti alla partenza. Giusto il tempo per dei saluti strazianti. “Mi raccomando Ronald, controlla tua sorella!” raccomandò Molly. Ginny sbuffò. “Ho quindici anni mamma…so badare a me stessa!” sbottò infastidita. “Tu Harry…mangia…e anche tu Hermione…studiate sodo!” continuò a dire. “Non combinare più guai! Non fare impazzire i professori…soprattutto Piton…e se mi arriva un’altra tu-sai-cosa, lo dirò a tuo padre!” disse Ilary. Anna trasalì. Stava parlando della lettera che la McGranitt aveva mandato a casa sua quando era stata sorpresa nei dormitori di Serpeverde. Diciamo una decina di volte. Ilary aveva evitato di dirlo ad Andrew. Perché infondo sapeva che sua figlia era una brava ragazza. Responsabile. “E tu, studia! Hai i G.U.F.O. quest’anno!” disse a Mary Kate. Le ragazze sorrisero. “Non combinare troppi guai eh…” disse Mary, dando un bacio sulla fronte a Giulia. “E soprattutto, se qualche maschio ti importuna, dagli un calcio ben assestato nei paesi bassi!” raccomandò Sebastian. “Amore! Ma ti sembrano cose da dire?!” sbottò Mary. “I geni Wyspet vanno tenuti in forma!” le rispose il marito. Giulia rise. Si sentì qualcuno tossire. Mary Kate si voltò. Sorrise. E si buttò fra le braccia di Blaise. Andrew rimase a guardare il loro successivo bacio appassionato con voglia omicida. Appena staccati, il ragazzo salutò tutto il gruppo. “Hai visto Draco in giro?” gli chiese subito Anna. “No… penso che sia già salito…” rispose Blaise. Diede un bacio sulla guancia a Mary Kate e salì sul treno. “Chi doveva picchiare il suo ragazzo perché non le aveva scritto?” chiese maligna Ginny. L’amica le diede un pugno sul braccio. Il treno fischiò, annunciando la partenza. “Mi raccomando…” disse ancora Ilary. Poi abbracciò le figlie con le lacrime agli occhi. “Cara…sono sei anni oramai! Dovresti essere abituata!” la rimproverò divertito Andrew. “Appunto! Sei insensibile! Le nostre figlie crescono!” commentò. Molly abbracciò Ginny e Ron, poi venne il turno di Harry ed Hermione. Anche Mary abbracciò stretta Giulia. “Mi raccomando…in bocca alla serpe…” le sussurrò. Giulia sorrise. Sebastian le diede un bacio sulla fronte. Ginny e Mary Kate erano già salite. Giulia prese a braccetto le amiche e le trascinò sull’Espresso. Il corridoio era abbastanza trafficato, con gli studenti più piccoli che correvano agitati per trovare uno scompartimento. La tre si infilarono nel primo libero e vi si chiusero dentro. Anna si mise sul sedile e ci si sdraiò, allungando le gambe e poggiando un piede sul muro. Hermione si sedette composta vicino a Giulia dall’altro lato. “Un po’ di finezza Anna! Hai anche la gonna!” la rimproverò il prefetto. La castana le fece la linguaccia e prese dal bagaglio che aveva lasciato a terra un lecca lecca. “Avete visto che piccoli che sono i nuovi primini?” osservò ancora Hermione. “È vero! In confronto a loro Anna è alta!” esclamò maligna Giulia. La castana sbuffò. “Bhe…se uno cerca di sedersi qui, è tutto occupato!” sbottò subito. “Sei perfida! Sono spaesati, hanno bisogno di una guida!” rispose Hermione. “Di certo non la troveranno qui…” rise Giulia. Poi tirò fuori l’mp3 dalla tasca della gonna. E guardò le ragazze. “Certe notti la macchina è calda e dove ti porta lo decide lei…” iniziò a cantare. Anna sorrise e si tolse il lecca lecca al sangue dalla bocca. “Certe notti la strada non conta e quello che conta è sentire che vai...” continuò poi. Hermione le guardò divertita. “Certe notti la radio che passa Neil Young sembra avere capito chi sei…” proseguì il prefetto. Poi si guardarono. “Certe notti somigliano a un vizio che non voglio smettere, smettere mai…” cantarono assieme. Intanto il treno aveva preso a muoversi. Il paesaggio di cemento e genitori piangenti se ne stava andando. E nel corridoio poco a poco il caos si stava placando. Giulia passò una cuffia ad Hermione. Mentre Anna accendeva il suo mp3. E lo sintonizzava anche lei su quella canzone. “Certe notti fai un po' di cagnara che sentano che non cambierai più…” ricominciò Giulia. Chiuse gli occhi. “Quelle notti fra cosce e zanzare e nebbia e locali a cui dai del tu…” esclamò Anna, sistemandosi sul sedile. Hermione iniziò ad ondeggiare la testa a tempo. “Certe notti c'hai qualche ferita che qualche tua amica disinfetterà…” sorrise, voltandosi verso la amiche. Giulia la prese a braccetto. “Certe notti coi bar che son chiusi al primo autogrill c'è chi festeggerà!” continuò poi. “E si può restare soli, certe notti qui, che chi s'accontenta gode, così così…” proseguì Anna, alzando il lecca lecca e muovendolo come un accendino. Ed ecco. Un altro sguardo. “Certe notti o sei sveglio, o non sarai sveglio mai, ci vediamo da Mario prima o poi!” cantarono ancora tutte assieme. Poi scoppiarono a ridere. “Ragazze…un altro anno inizia!” esordì Anna. Hermione ripassò la cuffia a Giulia. Poi si alzò. “Te ne vai di già?” le chiese l’amica, dispiaciuta. Hermione annuì. “In quanto prefetto devo andare nella stesso scompartimento dei miei coetanei…considerando poi l’efficienza di Ron…meglio che vada io…” sospirò affranta. Salutò le amiche e uscì dallo scompartimento. “Insomma mi lasciate qua da sola…” sbuffò Giulia. Anna la guardò dubbiosa. “Mica vado via io…” commentò quasi offesa. L’amica la guardò scettica. “Ok…vado da Draco…però non subito! Ti faccio un po’ compagnia…” spiegò la castana. Giulia scosse la testa. “Muoviti, vai dal tuo biondo! Stavo scherzando! Sopravvivo benissimo da sola…” sorrise. Anna la guardò divertita. “La tua gentilezza è spiazzante…fai venire quasi il diabete…” commentò. Poi le passò un lecca lecca. Giulia rifiutò. Aveva ancora la colazione sullo stomaco. Era l’agitazione che non la faceva andare giù. Anna si alzò. “Mi dispiace lasciarti qui tutta sola…” disse. Giulia sorrise. “Cosa odono le mie orecchie! Anna Alvis Haliwell che si preoccupa per qualcuno!” la prese in giro. “Dai stupida! Ovvio che mi dispiace, ti voglio bene!” sbottò. Poi però le scompigliò i capelli. “Ho per caso la lingua di qualche colore anormale?” chiese ancora Anna, facendo la linguaccia all’amica. Questa scosse la testa. “Tutto normale! Vedi di non consumare Draco eh! Altrimenti Piton ti ucciderà a colpi di calderone!” scherzò Giulia. Anna rise. “Certi giochetti penso li riservi con te la prima notte di nozze…” precisò. La ragazza arrossì smisuratamente. Anna la salutò con una mano e uscì dallo scompartimento. Giulia sospirò. Da sola. Con i bagagli. E tre gatti. Alzò il volume dell’mp3. Si appoggiò con la schiena dalla parte destra. Vicino alla finestra. In modo che voltando lo sguardo potesse vedere il paesaggio fuori. Le gambe allungate sul sedile. Le Converse a sfiorare il muro. Si stiracchiò. Vide che Anna aveva lasciato il lecca lecca che le aveva offerto prima sul sedile. Giulia allungò una mano e lo prese. Delle note famigliari iniziarono ad arrivarle dalle cuffie. Give Me Novacaine. “Take away the sensation inside…bitter sweet migraine in my head…” iniziò a cantare. Piano. Scartò il lecca lecca al sangue. Era di un rosso. Che faceva quasi impressione. Eppure Anna ne andava matta. Lo mise in bocca ed iniziò a torturarlo piano con i denti. No. Ancora troppo duro. Perfino i denti del giudizio che ancora non aveva si sarebbero spezzati! “It’s like a throbbing tooth ache of the mind, I can't take this feeling anymore…” continuò, togliendosi il lecca lecca dalla bocca. Lo mise in controluce. Il colore era sbiadito. Ancora qualche minuto e sarebbe diventato trasparente. Per poi scomparire. Piano. Lasciando un bastoncino di plastica inutile. “Drain the pressure from the swelling, the sensations overwhelming…” sussurrò ancora. Giulia sospirò. Fuori c’era il sole. E verdi prati sconfinati si stagliavano. Si ricordò quella volta in cui, le pareva al secondo anno, Hermione aveva detto che il verde era diuretico. E rise. Si guardò in giro triste. Le sue amiche. Quando Herm non era ancora prefetto. Quando Anna non era ancora vincolata a Draco. Quando lei sospirava per un uomo. Che pensava fosse così bello e così impossibile. “Give me a long kiss goodnight and everything will be alright, tell me that I won't feel a thing…” sospirò. Non vedeva l’ora di arrivare ad Hogwarts. Percorrere quei corridoi. Fino ad arrivare alla Sala Grande. Silente avrebbe fatto il suo discorso annuale. Presentando anche il nuovo insegnante. Lumacorno. O Lumacone, come lo chiama Anna. Avrebbe mangiato. Sferrando qualche sorriso verso il tavolo insegnanti. Poi si sarebbe fiondata in camera. Si sarebbe cambiata. Avrebbe preso tutti i cd per Piton e sarebbe scesa. Senza evitare qualche caduta come suo solito. “So give me Novacaine…” sorrise. Fino ai sotterranei. Al suo ufficio. Avrebbe bussato alla porta di legno scuro. Tenendo i cd tra una mano e sotto il mento. Piton l’avrebbe guardata divertito. Giulia avrebbe messo i cd sulla scrivania. Poi lo avrebbe abbracciato. Il suo Severus. Il suo amato professore. “Out of body and out of mind, kiss the demons out of my dreams…” continuò. Il lecca lecca era finito. Iniziò a giocare con il bastoncino di plastica. Poi lo buttò sul sedile di fronte. Aveva aspettato quel momento da quando. Da quando Piton si era smaterializzato. Con un secco saluto. Dopo essere rimasti vicini tutta la notte. Giulia si strinse le braccia al petto. Chiuse gli occhi. Le sembrava di sentirlo. Il suo profumo. Come quella sera. Portò istintivamente una mano al ciondolo. Era sempre stato li. Vicino al suo cuore. Quel piccolo gioiello. Che valeva più di mille diamanti. “I get the funny feeling, that’s alright…Jimmy says it's better than here, I’ll tell you why…” sospirò ancora. Giulia sferrò uno sguardo al suo baule. Dentro, messi con cura, Mistery e Snakey. Il suo ombrello da sole. E nella tasca interna. Insieme alle lettere. Il bracciale. La scena di Eveline che si agitava su quello stesso sedile prese spazio nella sua mente. Rose che cercava di farla star buona. Ed Elizabeth spaparanzata sul sedile di fronte. Come aveva fatto la madre poco prima. “Drain the pressure from the swelling, the sensations overwhelming…” sussurrò. Sapeva che Severus sarebbe stato un buon padre. Lo vedeva già. A guardare languido la figlia in procinto di salire sull’Espresso per Hogwarts. Preoccupato. Dispiaciuto. Fiero. Della sua bambina. Che avrebbe agitato la sua manina nella loro direzione. Con il bracciale splendente sotto al sole. “Give me a long kiss goodnight and everything will be alright Tell me that I won't feel a thing…” continuò Giulia. Era strano. Pensare che Piton l’avesse vista crescere. Per poi vedere anche la loro figlia. Severus aveva visto la Giulia triste. La Giulia allegra. La Giulia ballerina. La Giulia violenta. E quella dolce. Perfino quella permalosa! E le stava ancora accanto. Perché infondo. Era questo l’amore. Accettare la persona che si ama. Senza farle pesare ogni minimo difetto. Senza puntualizzare sempre. Per lei era facile. Giulia di difetti in Piton non ne vedeva. Ma forse è così che la vedeva lui stesso. Forse in realtà era dispiaciuto davvero se lei non lo andata a disturbare ogni sera. Canticchiando le sue sciocche canzoni da ragazzina. Eterna bambina. “So give me Novacaine…” concluse. Poi abbandonò le mani sulla pancia. L’mp3 vicino a loro. Il rumore delle rotaie colpite dal treno coperto dalla voce di Billy Joe. A farle compagnia. Mentre la strada si accorciava. La strada. Fra lei e il suo desiderio più grande. Stare ogni giorno con Severus.
Intanto, Anna aveva percorso un paio di carrozze. Aveva trovato lo scompartimento dei prefetti. Hermione inclusa. Aveva spaventato dei bambini in un altro. Litigato con Cho Chang nell’ennesimo. Insomma, sembrava che il treno fosse infinito. Fino a quando. Sentì una voce. Uno squittio irritante. Aprì la porta dello scompartimento. Ma si trovò davanti solo Millicent e Pansy. “Oh guarda chi si vede! Anche qui vieni a rompere Haliwell?” esclamò stizzita Pansy, mentre masticava a bocca aperta quella che sembrava una gomma da masticare rosa. “Buongiorno anche a te Pansy…stavo cercando Draco…” ghignò, guardandosi in giro. “Il tuo cocco non c’è…è infondo al corridoio rintanato con Tiger e Goyle…” rispose più civile Millicent. Pansy le diede una gomitata. “Grazie Millicent…e tu impara la buona educazione! Non si mastica a bocca aperta! Ti si vedono tutte le carie…” ghignò Anna. Prima che Pansy le si fondasse addosso, richiuse la porta. La sua cattiva azione quotidiana contro le serpi l’aveva fatta. E si sentiva realizzata. Però doveva trovare Draco. Percorse anche quella carrozza fino infondo. L’ultimo scompartimento. Forse. Aprì la porta. “Era ora Haliwell! Ti sto aspettando da una vita! Mi sono venuti i capelli bianchi!” sbottò Draco. Anna sbuffò. E fece per richiudere la porta. Ed tornarsene da Giulia offesa. Ma il ragazzo la prese per il polso. “Le vecchie abitudini non muoiono mai eh Malfoy?” sorrise Anna, tirandolo. Lui strinse la presa. “Nemmeno tu perdi il vizio Haliwell…permalosa come al solito…” commentò di risposta il biondo. La tirò dentro lo scompartimento. Solo allora Anna notò la presenza di Tiger e Goyle. “Sparite! Imbucatevi da qualche altra parte…non voglio essere disturbato fino a che arriviamo ad Hogwarts!” ordinò lui come un principe. Schioccando le dita. I due uscirono salutando la Grifondoro e si avviarono verso un’altra carrozza, probabilmente per infastidire quelli del primo anno. Appena la porta si richiuse alle loro spalle, Draco lasciò la presa. Poi squadrò Anna da capo a piedi. The sky was blonde like her. “Vedo che non sei cambiata…di carattere…” osservò il ragazzo. “Anche tu…sei cresciuto in altezza…ma giusto un pochino…” precisò Anna. Draco si alzò e si mise vicino a lei, poi misurò l’altezza. “Tu vedo che rimani sempre bassa…” ghignò. Anna gli tirò un pugno. “Non è colpa mia se non cresci!” la prese ancora in giro. La castana, offesa, si sedette nell’altro sedile. Il biondo si alzò e la guardò. Le prese il mento con una mano e le alzò la testa. Poi si chinò. E la baciò. It was a day to take the child out back and shoot it. Anna chiuse gli occhi. Quanto le era mancato. Allungò un braccio e tirò il biondo verso di se. Quando si staccarono, Draco sorrise. “Mi sei mancata…” le sussurrò. E si sedette accanto a lei. La castana scosse la testa divertita. “Anche tu…però potevi almeno scrivermi…” sbottò Anna. Draco la guardò. Poi andò alla borsa ed iniziò a frugarci dentro. “Per farmi perdonare, ecco qua! Spero che ti piaccia!” esclamò, tirando fuori un pacchetto. Il secondo regalo in un giorno! Quella si che era davvero una bella giornata! Pian piano Anna tirò il nastro nero che legava il pacchetto. Lo scartò altrettanto lentamente. I could have buried all my dead up in her cemetery head. Come aveva fatto con il regalo di Bill. Quando ne vide il contenuto, rimase senza fiato. Draco la guardò un po’ nervoso, sperando di aver fatto la scelta giusta. Anna tirò fuori dalla scatola la collana: era una croce fatta di teschi, con una pietra nera in mezzo. “È...è bellissima!” commentò stupita. Draco sorrise modesto. “Del resto tutto quello che viene da Sinister ti piace…lo sospettavo…” esordì contento. Anna si mise la collana e saltò al collo del ragazzo. “Grazie mille! Mi vizi così però!” lo rimproverò dolce. Lui le diede una spinta senza preavviso che la fece inciampare e cadere distesa sul sedile. She had dirty word witchcraft I was in the deep end of her skin. Draco raggiunse Anna. Iniziò a baciarla con passione. Lei ricambiava allo stesso modo. Poi le guardò il polso. “Bracciale nuovo?” le chiese. La castana annuì. Il ragazzo la guardò curioso. “Un tuo spasimante?” scherzò. Anna sbuffò. “Me l’ha regalato Bill…” rispose poi. Draco la guardò sospettoso. “Bill Weasley stupido! Il mio fratellone!” rise Anna. Senza farsi vedere, il biondo tirò un sospiro di sollievo. Poi la guardò. Then, it seemed like a one car wreck but I knew it was a horrid tragedy…ways to make the tiny satisfaction disappear. Quella ragazza. Così gracilina sotto di lui. I polsi minuscoli. “Ti sei incantato?” lo prese in giro Anna, dandogli un colpetto sulla spalla. Draco rinsavì. La baciò. Delicatamente. Le sue labbra morbide. Blow out the candles on all my Frankensteins. “Hai mangiato un lecca lecca?” le chiese il ragazzo. Anna annuì. E sorrise. Lui la baciò ancora. Sulla guancia. Le spostò i capelli. La pelle così morbida. Iniziò a baciarle il collo. Inspirò il suo profumo. Cioccolato al latte. Quanto gli era mancato. At least my death wish will come true. Poi si fermò. Con la testa nell’incavo tra il collo e la spalla. E la strinse. La strinse a se. Come se dovesse svanire da un momento all’altro. “Draco…non stringere troppo…mi fai male…” lo richiamò. Il ragazzo alzò la testa e ricominciò a baciarle il collo. Piano. Lentamente. Anna arrossì. Si sentiva divampare. La mano del ragazzo scivolò sotto la maglia. La castana ebbe un sussulto. Gli prese il braccio. You taste like Valentine's and we cry, you're like a birthday. “Guardati…sei diventata rosso pomodoro…” la prese in giro. Anna sbuffò. “Tutta colpa tua e delle tue manacce…” rimbeccò, pizzicandogli quella che aveva appoggiato sulla sua pancia. Poi lo guardò. Con una tale intensità. Come se avesse voluto imprimere l’aspetto del ragazzo nei suoi pensieri. Anche se l’aveva già fatto. Da un anno e mezzo. I should have picked the photograph It lasted longer than you. Eppure in quel momento era li. Con lei. Comunque il senso di tristezza c’era. Sentiva qualcosa. forse suggestione. “Sai…c’è Harry che è completamente uscito di testa ultimamente!” sorrise Anna. “Io ho sempre detto che è un’idiota, ma tu non mi ascolti mai!” sbottò Draco. La castana scosse la testa. “Si fa strani viaggi mentali! È convinto che tu stia architettando qualcosa…” continuò a raccontare. Il ragazzo sorrise. Cercando di essere convincente. “E la cosa più bella…la vuoi sentire? Pensa che tu abbia il Marchio Nero! Che assurdità!” commentò Anna. Draco trasalì. E guardò la manica del braccio sinistro. La ragazza non se ne accorse. Però poi lo guardò negli occhi. Putting holes in happiness, we'll paint the future black, If it needs any colour. “Perché…se c’è qualcosa che non va…me lo diresti vero?” sussurrò. Il suo tono sicuro si era spento per qualche minuto. Implorante. “Certo che te lo direi amore…” le rispose Draco. Anna sorrise e lo abbracciò. Le aveva mentito. Ma come avrebbe potuto vedere quegli occhioni riempirsi di lacrime? No. L’aveva fatto. Oramai era troppo tardi. Però sarebbe statala prima e l’ultima volta. My death sentence is a story, who'll be digging when you finally let me die? Si baciarono ancora. “Mi prometti una cosa?” chiese d’improvviso Anna. Draco annuì. “Non mi lasciare mai…” sussurrò lei. Arrossendo. Abbassando lo sguardo. Come solo Anna sapeva fare. Come solo con lui sapeva fare. Mostrare tutta la sua fragilità. Il biondo sorrise. “Qualunque cosa succeda…io e te…fino alla fine…” le rispose. La ragazza lo guardò. Gli occhi lucidi dalla commozione. “Ti amo…” gli disse. Ed un altro bacio. Mentre fuori il sole ancora splendeva. Sui prati. Le colline. Senza ombra di nuvole. Attendendo il suo culmine. A mezzogiorno. The Romance of our assassination, if you're Bonnie, I'll be your Clyde.
Hermione girava nei corridoi. Aveva già aiutato due bambini a trovare uno scompartimento. Nella sua tasca, l’mp3 fremeva. Avrebbe voluto tornare dalle sue amiche. Oppure immergersi in qualche canzone. Scosse la testa. No. Lei doveva resistere. Aveva una grande responsabilità. Si ricordava quanto fosse stata male quando la Umbridge aveva tolto il potere ai prefetti. Una vocetta squillante la distrasse dai suoi pensieri. Una ragazza mora si stava avvicinando. Hermione conosceva bene quei risolini. Le davano l’isteria. Vide Lavanda salutare Calì. Quest’ultima entrò in uno scompartimento. Mentre la prima continuava a camminare verso di lei. “Ciao Hermione… credevo che i prefetti dovessero indossare la divisa…” osservò Lavanda, squadrandola da capo a piedi. Il prefetto indicò la spilla appuntata al petto. “Basta questa…comunque, non è opportuno girare per gli scompartimenti del treno…a parte nell’ora di pranzo…” la richiamò. La ragazza le sorrise. Perfidamente. “Stavo cercando Ronald…sai se è in servizio?” chiese poi. Hermione trasalì. “Non ho la minima idea di dove sia…sarà in qualche vagone…con Harry…” rispose seccata. “Grazie…” sorrise Lavanda. Poi le passò vicino. Facendo ondeggiare i capelli neri e lucenti. Il prefetto la fulminò con lo sguardo. Appena la ragazza sorpassò la porta della carrozza, Hermione iniziò a camminare a passo svelto. Che nervi che le dava. Quella smorfiosa. Sbuffò ed entrò nel bagno. sbattendo la porta. Si guardò allo specchio e scosse la testa. “Calma Hermione…sii razionale…” si disse guardandosi negli occhi. Quello che le ci voleva non era l’autoconvinzione. E nemmeno più calma. Aprì la porta della cabina. E si sedette sulla tavoletta. Con la testa fra le mani. Sembrava una scena famigliare. Così aveva trovato Giulia, alla fine del quarto anno. A piangere per Piton. Nel bagno di Mirtilla. E ora lei stessa ne sembrava una lontana parente. Prese l’mp3 azzurro dalla tasca dei jeans. Lo accese e inforcò le cuffie. There's not much going on today. I'm really bored, it's getting late. Hermione tirò un sospiro di sollievo. Ecco quello che ci voleva. Avril Lavigne la risollevava sempre. What happened to my Saturday? Monday's coming, the day I hate. Non ci credeva. Era davvero seduta in bagno. Nascosta. Come se stesse facendo qualcosa di illegale. O forse. Voleva solo stare un po’ da sola. Perché gli altri non si erano accorti di quanto fosse cambiata. Questo non era da lei. Bigiare i turni nei corridoi da prefetto. Per ascoltare musica. Solo le sue amiche lo sapevano. Perché infondo, erano proprio loro che l’avevano cambiata. Sit on the bed alone, staring at the phone. L’avevano proiettata nel mondo reale. Tra le scappatelle dopo il coprifuoco. E le risse. Sapeva che non erano cose da dover fare. Però loro la trascinavano. Giulia e Anna. Le sue piccole pesti di amiche. Hermione sorrise. Senza di loro. Come avrebbe fatto? Poi ovviamente c’era anche l’altro di mezzo. Ron. Ronald. L’imbecille. Il mollaccione. Che, comunque lo si volesse chiamare, era sempre interessato ad altro che a lei. He wasn't what I wanted, what I thought, no. He wouldn't even open up the door. Anna le aveva detto che c’era gente migliore al mondo. Tanti ragazza più carini. E a qualcuno lei piaceva. Però Hermione non ci credeva per nulla. Lei. Con quei capelli così crespi. E i dentoni. E quel caratteraccio da so-tutto-io. E ora ci si metteva pure Lavanda. He never made me feel like I was special. He isn't really what I'm looking for. Quella civetta da quattro soldi. Il prefetto sbarrò gli occhi. Impossibile. Forse. Anche a lei. Scosse la testa energicamente. Doveva pensare con razionalità. Ron non era così stupido da accettare le moine della prima che passava. O forse si? This is where I start to bite my nails. And clean my room when all else fails. E anche se fosse stato così. Cosa poteva importare a lei? Sapeva già che con quello non c’era speranza. Perfino un opossum aveva prontezza di riflessi sentimentali più elevata della sua! Doveva solo strasene zitta. Sopportare. Però. Era anche vero quello che aveva visto. Nello Specchio delle Brame. Quella sera. Forse era tutto inventato. Aveva visto solo quello che voleva vedere. Ma allora anche per Giulia ed Anna era così. No. Loro ci tenevano troppo a quei piccoli spezzoni di vita futura. I think it's time for me to bail. This point of view is getting stale. Ed anche lei. Vedere quella bambolina. Con loro. Rose. La sua Rose. Così tremendamente somigliante. Con quei capelli crespi. Rossi. E le lentiggini. Hermione scosse la testa. Perché Ron non si muoveva?! Non le bastava un semplice complimento! Perfino Piton era stato più generoso con Giulia. era questo che lei voleva. Un bacio. Una dichiarazione. Non le importava che fosse in un posto romantico. Le sarebbe andata bene anche la Guferia. Bastava che lui la guardasse negli occhi. E la baciasse. Ma era impossibile. Surreale. Ma allora cos’era quella visione nello specchio? Sit on the bed alone, staring at the phone. Hermione si guardò intorno. Era seduta. Nel bagno del treno. A crucciarsi per Ron?! Era davvero caduta in basso. Tirò un lieve calcio alla porta. Non doveva. Lei non se lo meritava un trattamento del genere. Era sua amica si. Ma anche una ragazza. He wasn't what I wanted, what I thought, no. He wouldn't even open up the door. E lui non se ne accorgeva. Peggio per lui. Ron non si meritava le sue lacrime. Le sue preoccupazioni. Le sue scenate. Quelle si che se le meritava. Eccome! Hermione si alzò in piedi. E diede un altro calcio alla porta. Più forte. Poi la aprì. E si riguardò allo specchio. Si sistemò i capelli. La maglia. Il distintivo. Si guardò intorno. Si puntò la bacchetta alla gola. “Ron Weasley, sei proprio uno stupido!” urlò. Però la sua voce uscì come un sussurro. Tornò a mettere apposto la bacchetta nella sua tasca. E si guardò soddisfatta allo specchio. Spense l’mp3. Era ora di tornare a pattugliare i corridoi. Uscì dal bagno sorridendo. Nemmeno un altro incontro con Lavanda l’avrebbe fatta irritare. He never made me feel like I was special. He isn't really what I'm looking for.
La mattinata passò veloce. Giulia si addormentò. Con l’mp3 accesso. Anna rimase tra le braccia di Draco. Ed Hermione continuò i suoi doveri di prefetto. A pranzo ognuna andò a prendersi qualcosa da mangiare, non appena il carrello delle vivande passò accanto al proprio scompartimento. Poi ognuno tornò ai propri doveri. Erano le sei passate quando un puntino nero iniziò ad intravedersi dal finestrino. Era Hogwarts. Giulia aveva giocato un po’ con Billy Joe. Ascoltato musica. Mangiato dolci. A metà pomeriggio era andata a trovarla Luna. Anche se, in verità, era entrata nel primo scompartimento che aveva trovato. Appena visto il puntino avvicinarsi, Anna aveva iniziato a salutare Draco. Dopo dieci minuti di saluti, finalmente si staccarono. Si erano raccontati tutto quello che avevano fatto nelle vacanze. Hermione invece si era subito defilata appena uno dei prefetti di Tassorosso aveva annunciato l’arrivo imminente. Non vedeva l’ora di tornare dalle sue amiche. Non che la compagnia degli altri prefetti fosse noiosa. Però le sue amiche erano sempre le sue amiche. Si ritrovarono tutte e tre nello scompartimento iniziale. Tenuto in custodia da Giulia. Mentre si cambiarono, si raccontarono il pomeriggio e la mattina passati. Hermione raccontò dell’incontro con Lavanda. E di quanto sel’era presa. In poco tempo, le tre avevano indossato le loro uniformi. Giulia non mancò di litigare con il cravattino. Che puntualmente le sistemò Hermione. Appena guardarono fuori dal finestrino, videro Hogwarts stagliarsi tra le colline. Sempre più vicino. “Bene ragazze! Un altro anno ci aspetta!” esclamò Hermione, battendo le mani. Anna scosse la testa divertita. E Giulia sorrise. Poi allungò una mano. “I Tre Uragani di Hogwarts tornano in azione!” esordì. Anna appoggiò la mano sulla sua. “Sempre!” continuò. Hermione fece lo stesso. “E comunque!” completò. Poi levarono le mani al cielo. Il prefetto prese i bagagli. Però quando aprì la porta constatò l’impossibilità di movimento. I primini erano tutti ammassati nel corridoio. “Se metti un piede fuori vieni risucchiato dalla folla…” osservò rabbrividendo Anna. Giulia rise. Vide una ragazzina famigliare, fare capolino dallo scompartimento accanto. “Ciao Sicily!” la salutò Giulia. Lei la vide. E si illuminò di gioia. Poi ricambiò con un gesto della mano il saluto. Il treno si fermò. Le tre aspettarono che i primini scendessero e venissero scortati da Hagrid. Appena il corridoio fu libero, scesero. E si diressero alle carrozze. Giulia allungò una mano. Ed accarezzò la criniera di un Thestral. Anna fece lo stesso. “Ma ciao piccolino!” esclamò la castana. Hermione scosse la testa esasperata e salì. Le amiche la raggiunsero poco dopo. Avevano visto Ginny scendere a braccetto con Mary Kate. Tra gli ultimi. Di Draco e Blaise nemmeno l’ombra. Poi era uscito Ron. E Harry non era con lui. Strano. Arrivarono al castello alle 18.40. Entrarono nella Sala d’Ingresso. Un branco di ragazzini sciamanti le circondò. Anna si strinse a Giulia. Non sopportava i bambini. “Sei tu Anna Haliwell? Del sesto anno?” le chiese un ragazzino minuto. Lei annuì dubbiosa. “Mi fai un autografo?” le chiese, implorante. La castana guardò le amiche perplessa. “Tu sei Giulia Wyspet?” chiese un altro. La ragazza annuì. “Forte! Voglio un autografo!” esclamò ancora. Giulia lo guardò stupita. “Scusa ma…perché mai vorresti un mio autografo?” gli chiese. Il ragazzino saltellò sul posto. “Tu sei la ragazza che ha combattuto con Bellatrix Lestrange!” squittì. Giulia trasalì. “Eravate al Ministero ad affrontare Voldemort!” esclamò un altro. Le tre si guardarono. “Cos’è tutto questo chiasso? Sbaglio o dovreste essere tutti già in Sala Grande?” li rimproverò la McGranitt, apprendo dal corridoio. “Ma vede professoressa…volevamo una autografo…” cercò di spiegare il ragazzino che aveva fermato Anna. Lei lo guardò esasperata. “Misericordia…muovetevi! La cena ste per iniziare!” sbottò. Lo sciame di ragazzini si diradò, lasciando libera via alle tre. “Grazie professoressa…a quanto pare le voci corrono…” commentò Giulia. “E anche ad alta velocità!” completò Anna. La donna annuì. E le ragazze si diressero in Sala Grande. Quando entrarono, notarono che i tavoli erano già quasi tutti pieni. Giulia si voltò al tavolo insegnanti. Ma lui non c’era. Le venne un tuffo al cuore. Dove poteva essere Piton? Seguì le amiche fino a tavolo dei Grifondoro. Il vociare degli studenti riempiva la sala. Finchè le porte si spalancarono. E due figure famigliari percorsero il corridoio centrale. Piton ed Harry. Quest’ultimo aveva il naso malridotto. Molto malridotto. Il professore lo lasciò al tavolo. Era adirato. Perché proprio lui aveva dovuto scortare Potter fino alla Sala Grande? Non aspettava altro che quel momento da mesi. E quel ragazzino gliel’aveva rovinato! Rivedere Giulia. Mentre percorreva la sala. E gli sorrideva. Appena il professore si sedette, la McGranitt entrò. Con la coda di primini dietro di se. Giulia si voltò. Verso Piton. Lo salutò con una mano. Questo scosse la testa divertito. E le fece un cenno con la testa. Poi dovette concentrarsi sullo Smistamento. Intanto, le pietanze apparvero. E loro approfittarono. “Ma che hai fatto?!” esclamò Ron, ad Harry. “Un piccolo scontro con un Serpeverde…” rispose seccato. Anna fece finta di non sentire. Hermione sistemò il naso del ragazzo con un incantesimo. “Anna…dopo cena aspettami un attimo…ti devo parlare…” disse ancora Harry. Ma la castana lo ignorava. Non ci parlava da quel giorno a Notturn Alley. E non aveva intenzione di ricominciare a farlo proprio quella sera. Ad un certo punto Silente si alzò. Ed andò al vistoso leggio. “Cos’ha fatto alla mano?” sussurrò Anna a Giulia. La ragazza scosse la testa. Era nera. E non pareva essere in buone condizioni di salute. Il preside si accorse che l’attenzione degli studenti era proiettata sulla mano, così la coprì con la veste. Ed iniziò il suo discorso. Diede il benvenuto ai vecchi e nuovi studenti. Poi, un uomo si alzò. Non l’avevano mai visto. Doveva essere il nuovo professore. “Così quello è Lumacone eh?” ghignò Anna. “Più che un lumacone sembra un tricheco…” ridacchiò Mary Kate. “Sono lieto di presentarvi un mio ex collega…date il benvenuto al caro Horace Lumacorno, che ha accettato, con mio sommo piacere, di riprendere il suo vecchio posto di insegnante…di Pozioni…” lo presentò Silente. Ogni singolo studente della sala sbarrò gli occhi. Un bisbiglio si levò. A sentire quelle parole, Giulia per poco svenne. Com’era possibile?! Si voltò verso Piton. che ghignava soddisfatto. “Il professor Piton, nel frattempo, ricoprirà il ruolo di insegnate di Difesa contro le Arti Oscure…” continuò a spiegare il preside. Piton fece un cenno di assenso verso Silente. Giulia trattenne il respiro. Non ci poteva credere. Finalmente. Severus aveva avuto ciò che più desiderava. Non potè fare a meno che sorridere. Però subito si presentò un uccellaccio del malaugurio. “Quel lavoro è stregato…nessuno dura più di un anno…Raptor è addirittura morto! Personalmente terrò le dita incrociate sperando che anche Piton…” iniziò a dire Harry. Hermione spalancò la bocca indignata. “Non dire queste cose!” gli urlò contro Giulia. Il ragazzo la guardò stupito. “Personalmente trovo che dovremo essere contenti per Piton…dopotutto lo ha desiderato così tanto quel posto…” le diede ragione Anna. Hermione annuì d’accordo. Harry e Ron le guardarono sbalorditi. Le ragazze li ignorarono e continuarono a seguire il discorso del preside. Dopo aver augurato un buon anno a tutti, Silente li congedò. I dolci sul tavolo sparirono. Per lo stupore dei primini. Le tre si alzarono. “Andrai a congratularti con Piton?” chiese Hermione. Giulia annuì sorridente. Harry fermò Anna. “Non mi hai sentito prima?” rimbeccò, infastidito. La ragazza lo guardò truce. “Lasciami stare…” sbottò poi. “Senti…lo so che probabilmente cel’hai ancora con me per quella volta a Notturn Alley, ma ti devo dire una cosa…” cercò di dire Harry. Anna scosse la testa. “Non mi interessa!” rimbeccò. “Tu non sai…non capisci…è stato il tuo Malfoy a farmi questo casino al naso…e a lasciarmi nel treno…” iniziò a raccontare Harry. La castana lo guardò fredda. Aprì la bocca per replicare, ma il ragazzo fu più veloce. “Mi sono intrufolato nello scompartimento dei Serpeverde e l’ho sentito vantarsi con i compagni che Voldemort gli ha…” continuò a dire. All’udire di quel nome, Anna si mise le mani sulle orecchie. Ma Harry gliele tolse. “Ascoltami Anna! Mi aveva detto di non dirtelo, ma io volevo solo avvisarti...non lo faccio per ripicca nei suoi confronti, ma perché ho paura per te…ci conosciamo da sei anni oramai, ed è normale che io mi preoccupi per te…” le spiegò. La castana scosse la testa e si liberò dalla debole presa del ragazzo. “Lascia perdere Malfoy finché sei in tempo…io sono sicuro che sta architettando qualcosa, non so contro chi ma so che lo sta facendo!” ribadì Harry. Anna chiuse gli occhi. Strinse in una mano la collana. La croce tra le dita. “Stai zitto! Harry basta! Non voglio sapere nulla!” rispose. Non voleva ascoltare. Il ragazzo la guardò dispiaciuto. “Non puoi chiedermi di buttare all’aria due anni di relazione per degli stupidi presentimenti!” rimbeccò poi Anna. “Non sono stupidi presentimenti! L’ho sentito! Ero li!” continuò a sostenere Harry. Giulia ed Hermione, accorte della assenza dell’amica, erano tornate indietro a cercarla. E l’avevano vista con il ragazzo. Non sembrava molto propensa a parlare. “Se c’è qualcosa, Draco me lo dirà! Lui mi parla di certe cose! Lo saprei, non credi?” rimbeccò ancora Anna. “Non penso che…” ricominciò a dire lui. “Ora basta Harry!” gli intimò Hermione. Harry aprì la bocca per replicare. “Non vedi che la fai stare male? Se hai qualcosa contro Malfoy, tienitelo per te! Mi dispiace dirti certe cose Harry, ma penso che sarebbe una buona cosa che tu la smettessi di fare il paranoico e tenessi le tue liti con Malfoy per te…” lo bloccò Giulia. Il ragazzo non disse nulla. “Andiamo in dormitorio…” le disse Hermione. Prese a braccetto Anna. ed andarono via. Draco guardava la scena da lontano. Se solo quel Potter osava avvicinarsi ancora alla sua Anna. Gli avrebbe fatto di peggio che quel naso. Le avrebbe detto tutto al momento opportuno. Anche se non sapeva esattamente quando sarebbe stato. Intanto, Giulia aveva accompagnato le amiche fino alle scale. Quando Anna le aveva ordinato di andarsene dal suo professore. E lei non aveva osato disobbedirle. Così aveva imboccato il corridoio. Ed eccole li, le scale. Così scivolose. Le scese piano. Voleva evitare di finire a faccia in giù. Proseguì diritta. Fino infondo al corridoio. Le pareti illuminate dalle torce. Avanzò con una mano appoggiata al muro. Freddo. Però non vice una buca nel pavimento. Ed inciampò. Finendo esattamente a faccia a terra. Si rialzò. Ridendo. Si sistemò l’uniforme. Non si era nemmeno preoccupata di cambiarsi. Non stava nella pelle. Giulia prese a trotterellare verso l’ufficio. Poi a correre. Fino ad arrivare alla porta. Sorrise. E bussò. Passò qualche secondo. Che per Giulia sembrava un’eternità. Iniziò a dondolarsi sulle punte. E se Piton avesse cambiato ufficio? Dopotutto aveva un’altra aula. No. A lui piacevano i sotterranei. Stava bene in mezzo a quel buio. “Avanti…” rispose finalmente una voce. La sua voce. Giulia aprì di botto la porta. Severus era in piedi accanto alla cattedra. Aveva in mano dei fogli. La ragazza non gli diede nemmeno il tempo di salutarla che gli si buttò tra le braccia. “Immaginavo fosse lei…le brutte abitudini non muoiono mai, eh signorina Wyspet?” disse acido Piton. Giulia guardò il professore. Aveva gli occhi lucidi. Severus trasalì. “E ora cosa c’è? Non ho idea se lei sappia la differenza che intercorre tra me ed un fazzoletto…” iniziò a dire. Giulia sorrise. E scosse la testa. “Congratulazioni professore!” esclamò, poi lo abbracciò ancora. Piton sorrise. E le accarezzò la testa. “Non serve piangere…” commentò, notando le lacrime della ragazza. Lei scosse la testa. E con una mano si asciugò gli occhi. “Sono lacrime di felicità!” spiegò sorridente Giulia. Severus sorrise. La ragazza si staccò da lui. Rossa in viso. Piton andò a chiudere la porta dell’ufficio. “Allora, da quanto lo sa? Cioè…quando l’ha avvertita Silente?” gli chiese Giulia, curiosa. “Non sono cose che la riguardano…” sbottò divertito Severus. La ragazza gli fece la linguaccia. “Poteva scrivermelo!” commentò, quasi offesa. Piton scosse la testa. “Mi sarei perso la sua faccia all’udire della novità…” ghignò. Giulia sorrise. E battè le mani. Poi però si rabbuiò. “Lei aveva detto che accettava solo chi avesse preso una E nei G.U.F.O….” iniziò a ragionare la ragazza. Piton annuì. “Io però ho avuto solo una O…” continuò. Il professore ghignò. “Quindi vuol dire che non potrò frequentare le sue lezioni…” concluse Giulia. le lacrime le stavano tornando. Però di disperazione. Piton sospirò esasperato. E le passò un fazzoletto. “Purtroppo dovrò adottare il criterio di giudizio che mi ha imposto Silente per questa materia…e questo significa che dovrò accettare anche gli studenti al di sotto dei miei standard…più precisamente al di sopra di una misera A…” spiegò con riluttanza. Giulia si illuminò. “Quindi posso frequentare Difesa?” gli chiese di nuovo felice. Piton sospirò esasperato. “Se trova che una O sia più altra di una A allora in quel caso si…dovrò sopportarla anche quest’anno…” sbottò acido. Giulia sorrise. “Dica la verità…le sarei mancata a lezione…” lo punzecchiò. Il professore si sedette alla sedia della cattedra. Ed alzò un sopracciglio. “Certo signorina Wyspet…avere un’alunna in meno che se ne sta con lo sguardo vacuo a contemplare il soffitto sarebbe stata una grave perdita…” commentò perfido. “Io non guardo il soffitto…sto attenta alle sue lezioni!” precisò. Severus la guardò scettico. “Stendiamo un velo pietoso su questo argomento…” aggiunse. La ragazza sbuffò. poi sobbalzò. “Professore guardi!” esclamò. Severus la guardò. Non c’era nulla di diverso in lei. Solito ciuffo. Solita uniforme dai colori orribili. Solite Converse smesse. “Non nota nulla?” gli chiese ancora. Poi Giulia fece una piroetta. Piton scosse la testa. “Ho comprato l’uniforme nuova! Quella vecchia mi andava stretta! Sono cresciuta!” sorrise soddisfatta la ragazza. Il professore la guardò scettico. “In altezza non di certo…” ghignò. Giulia annuì affranta. Si avvicinò. E scoccò un lieve bacio sulla guancia a Severus. “Non l’ho salutata come si deve l’ultima volta che ci siamo visti…” spiegò timida. Piton arrossì. Cercando di non farlo notare. “Non cambierà ufficio vero?” gli chiese poi Giulia. Il professore scosse la testa. “Purtroppo no…ne avevo richiesto uno irraggiungibile ad eventuali scocciatrici, ma Silente non mel’ha concesso…” rispose acido Piton. La ragazza scosse la testa. Poi sbadigliò. “Noto che è molto sveglia…” commentò Severus divertito. Giulia sorrise. “Hermione ha fissato presto la sveglia stamattina…mi sono addormentata in treno ma non è la stessa cosa che dormire in un lettone comodo…” spiegò. “Le mancavano i peluche?” ghignò Piton. Giulia arrossì. “In effetti Snakey mi mancava…” confessò. “Quella sottospecie di verme troppo cresciuto è ancora presente?” rimbeccò Severus. Giulia sbuffò. “Non lo chiami così! Povero, non è colpa sua se è un poco cresciuto! Ha provato a stare a dieta, ma mi sa che il suo è un problema di ossa grosse…” spiegò quasi seria. Severus rise. Quella ragazza. Riusciva ad essere così. Sincera. Spontanea. “Evito di commentare…comunque, farebbe meglio a tornare in dormitorio…è stato un lungo viaggio, sarà stanca…” le disse Piton. Giulia lo guardò delusa. “Non vuole che le faccia un po’ di compagnia?” chiese. Severus sbuffò. “Possibile che lei prenda sempre lucciole per lanterne? Volevo solo farle notare che domani ci sarà il primo giorno di lezioni…vorrei averla sveglia nelle mie ore…” spiegò. La ragazza annuì. “Ha ragione…e poi anche lei sarà stanco…scommetto che non ha avuto un attimo di tregua in questi mesi…” concordò poi. Severus scosse la testa divertito. Quella ragazza pensava più a lui che a se stessa. Sempre la solita. Giulia si avvicinò. “Allora buonanotte…domani sera la vengo a trovare…le porto un po’ di cose!” sorrise. Piton la guardò curioso. “Mi devo preoccupare?” commentò. La ragazza scosse la testa. Poi gli diede un bacio sulla guancia. Severus le accarezzò la testa. Giulia fece un’altra piroetta, ma inciampò in un laccio e cadde a sedere in giù. “Tutto bene signorina Wyspet?” le chiese Piton, trattenendo una risata. Lei si rialzò. Rossa in viso. Ed annuì. Poi uscì dall’ufficio. Severus sorrise. Intenerito. Era proprio vero. Un altro anno era iniziato. E la piccola Giulia gli aveva già portato gioia e vitalità. Rise tra se e si voltò alla sua solita mensola. Alla solita boccetta. Quella con l’etichetta più consumata. Si alzò, ed andò a prenderla. Poi andò al Pensatoio. E vi versò il contenuto. Lo guardò. Sorridendo. Pronto per rivivere per la millesima volta quello. Che era il ricordo più bello che avesse. Grazie a lei. Il giorno in cui fece una promessa. Che gli cambiò definitivamente la vita. Intanto Giulia correva verso i dormitori. Aveva incrociato già due Tassorosso. Ed un Serpeverde. Fece le scale. Ed entrò nella Sala Comune. Era deserta. Probabilmente erano tutti troppo stanchi per uscire dai loro letti quella sera. Entrò nel dormitorio. Anna aveva appena finito di fissare i soliti poster alle pareti. Hermione era già in pigiama. Giulia sorrise alle amiche. “Allora, contento il gufo?” chiese Anna. La ragazza annuì. “Ma non chiamarlo gufo!” la rimproverò poi. La castana rise e si mise sotto le coperte. Giulia si cambiò veloce. Piegando poi l’uniforme e poggiandola infondo al letto. Billy Joe arrivò a farle compagnia. Snakey tra le sue braccia. “Notte!” disse Hermione. le amiche risposero. Così il prefetto spense la luce. Giulia chiuse gli occhi. Ancora sorridendo. Non ce la faceva. La felicità non voleva andare via. Si strinse al peluche. Pensando alla giornata che doveva venire. A quanto sarebbe stato strano sentire Piton parlare di Difesa. A quanto non vedeva l’ora che arrivasse la sera. E così. Immersa nei suoi pensieri, Giulia si addormentò. Con Snakey tra le braccia. Il sorriso sulle labbra. E la felicità nel cuore

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Capitolo 8
*** Coma White ***


Buongiornooo *-*
spero che abbiate passato un buon week end pasquale *^* e tante uova <3 *distribuisce digestivo* anyway, eccoci qui ad un aggiornamento ** stavolta non ho sproloqui da fare u.u grazie mille alle recensioni dello scorso capitolo, la Mimi scondinzola grazie a voi *_*
In questio capitolo troviamo Swan di Elisa, Coma White di Manson e By The Sea dal film Sweeney Todd *^*

Avvertenze: occtudine, sopratutto potteriana. la mia simpatia per Harry si denota molto nè?

Spero che l'aggiornamento vi piaccia **
Buona lettura <3



Ottavo Capitolo

Un solitario raggio di sole filtrò nella stanza. Seguito da un tintinnio famigliare. Hermione scattò in piedi, senza spegnere la sveglia. Anna sbuffò e si tappò le orecchie. Mentre Giulia dormiva ancora beata. Il prefetto si precipitò in bagno, con la solita energia. La castana, esausta di sentire il suono della sveglia, si alzò e la spense. Sbadigliò. Ed andò a svegliare Giulia. Insieme, le ragazze raggiunsero Hermione in bagno. Si lavarono a turno il viso. Si pettinarono. Lasciando poi lo spazio ad Anna per truccarsi. Hermione iniziò a buttare dentro alla borsa ogni libro del suo baule. Mentre Giulia la guardava divertita. “Avremo un sacco di ore buche quest’anno…” sorrise. Il prefetto annuì. “Fatte per studiare!” precisò. Anna uscì dal bagno e si cambiò. “Speriamo di averne qualcuna anche oggi…sono già stanca!” sbottò, allacciandosi il collare borchiato. Hermione scosse la testa. “E siamo solo al primo giorno di scuola…nemmeno fatto colazione!” rise Giulia. Il prefetto aspettò che le amiche preparassero la borsa, poi scesero in Sala Grande. Infondo era bello tornare ai vecchi tempi. Hermione era stufa di passare le giornate a non far nulla. Ciò la induceva a pensare. E in quei mesi lei l’aveva fatto anche troppo. Giulia si voltò subito verso il tavolo insegnanti. Il posto della professoressa McGranitt era vuoto. E anche quello di Silente. Piton invece era presente. Cercava di liberarsi dalle chiacchiere di Lumacorno. Le tre si sedettero al tavolo di Grifondoro. Harry e Ron erano già scesi. Stavano già mangiando. Anna si sedette più lontano possibile dal ragazzo. Poi si guardò in giro. Vide sua sorella entrare nella sala mano nella mano con Blaise. E a loro seguito, Draco. “Allora ci vediamo a pranzo…” sorrise Blaise. Mary Kate annuì. Poi si baciarono. Il biondo era andato da Anna. L’aveva abbracciata da dietro. Appoggiandole il mento sulla spalla. “Buon giorno amore!” la salutò. Anna sorrise. Si voltò e lo baciò. Blaise fece segno all’amico di andare e questo ubbidì. Salutando ancora la castana con una mano. Harry aveva guardato truce Draco per tutto il tempo. Giulia intanto aveva preso una ciambella glassata e un cappuccino. Ed Hermione stava addentando una brioche alla marmellata. Subito la professoressa McGranitt si avvicinò. Doveva consegnare gli orari, diversificati per ogni studente in base ai M.A.G.O. prescelti. La più facile da classificare fu Hermione. Ricevette subito il via libera per continuare Incantesimi, Difesa Contro le Arti Oscure, Trasfigurazione, Erbologia, Aritmanzia, Antiche Rune e Pozioni. Poi venne il turno di Anna e Giulia. Entrambe poterono continuare Incantesimi, Difesa, Trasfigurazione e Pozioni. La McGranitt puntò la bacchetta su un orario vuoto e questo si riempì. Poi lo consegnò ad Hermione. Ripeté il gesto e consegnò i fogli ad Anna e Giulia. In seguito venne il turno di Neville. Le amiche poggiarono sul tavolo gli orari. “Dunque…ora c’è un’ora buca…poi una prima di pranzo…e una dopo!” osservò Giulia. Anna battè le mani entusiasta. “Io ho Antiche Rune la prima ora…” disse Hermione. Le amiche annuirono. Ed Anna si alzò. “Vado a vedere se Draco ha qualche ora buca che combacia con la nostra…” spiegò. Si diresse al tavolo dei Serpeverde. Oramai in quel tavolo la conoscevano tutti. Le uniche che la guardavano male erano Millicent e Pansy. “Amore! Ho tre ore buche oggi!” esclamò Anna, sedendosi vicino a Draco. Il ragazzo annuì. Poi bevve un sorso di cappuccino. La castana prese il suo orario e li confrontò. “Hai le mie stesse materie più o meno! Potremmo stare assieme prima di andare a pranzo, ti va?” gli chiese entusiasta. Draco poggiò la tazzina vuota. “Ehm…veramente…ho un impegno quell’ora…” rispose. Anna annuì dispiaciuta. Scrutò ancora l’orario. “Allora dopo pranzo! Usciamo a fare un giro…” sorrise poi. Il biondo tossì. “Non posso nemmeno quell’ora…devo…sistemare delle…cose…” rifiutò ancora. La castana sbarrò gli occhi affranta. “E questa prima ora? Andiamo fuori e ci stendiamo sotto al sole!” propose speranzosa. Lei poi. “Tu non odiavi il sole?” osservò Draco. Anna alzò le spalle. “Comunque non posso…devo…fare altro…” concluse. La castana si alzò e sbattè sul tavolo l’orario del ragazzo. “Va bene…allora fai quello che devi fare…” sbottò. Poi si voltò ed andò verso il tavolo dei Grifondoro. Draco la guardò dispiaciuto e si alzò. “Anna!” la chiamò. La fermò trattenendola per un braccio. La ragazza gli rifilò uno sguardo furente. “Dai…non fare così…” la pregò. “Cosa dovrei fare allora? L’anno scorso volevi che marinassi le lezioni per stare con te, e ora che possiamo stare un po’ assieme mi dici che devi fare altro…” rimbeccò lei. Draco scosse la testa divertito. “Ti ho detto che oggi ho da fare…non che non ci possiamo vedere per tutto l’anno…comunque avevo in mente di vederci stasera…nel mio dormitorio…” spiegò poi. Anna lo guardò. “Promesso?” disse dubbiosa. Il biondo sorrise. “Promesso!” rispose. Poi la baciò. La castana sorrise a sua volta. Lasciò andare il ragazzo e tornò al suo tavolo. Appena arrivata i dolci sparirono. Hermione salutò le amiche e prese la strada per l’aula di Antiche Rune. Mentre Anna e Giulia decisero di uscire a godersi un po’ d’aria fresca. Niente nubi all’orizzonte. Il sole era ancora pallido. Le acque del Lago Nero scintillavano sotto i suoi tenui raggi. Anche altri studenti si erano dati alle passeggiate. Anna era corsa alla riva del lago. La piovasi era già svegliata. L’ombra scura che si aggirava sul pelo dell’acqua lo confermava. La castana si protese. Immergendo una mano. Giulia la guardava curiosa. Un piccolo tentacolo spuntò dall’acqua. La ragazza si sporse vicino all’amica. E lo accarezzò. Il tentacolo si mosse per qualche minuto, poi si ritirò nell’acqua. E l’ombra della piovra si allentò. “A quanto pare la cara piovra è timida…” sorrise Anna. Giulia rise e alzò gli occhi al cielo. “Che bello essere finalmente tornati ad Hogwarts!” esclamò. L’aria mattutina sfiorava i loro visi. Le braccia ancora scoperte dalla divisa primaverile. Anna guardava le acque del lago. Giulia si stiracchiò. “Walking by yourself in the cold, cold winter...wrapped up in your coat like it’s a magic blanket…” iniziò a cantare poi. Anna sospirò. Giulia si protese sulle punte. E chiuse gli occhi. Il vento a farle ondeggiare i capelli. “You say: ‘No matter where I go, they all look like strangers’…” continuò. Riaprì gli occhi. E guardò Anna. I loro occhi così simili rimasero in contatto per qualche secondo. Poi la castana sorrise. “You see, the world only seems the fairytale that it isn’t…” sussurrò Giulia. L’aria le stava entrando nella pelle. Il sole non scaldava. La ragazza si strinse le braccia la petto. Anna buttò un ramo secco nel lago. Che galleggiò. Poi la piovra lo afferrò e lo portò sott’acqua. “Dream on, dream on…there’s nothing wrong if you dream on, dream on…of being a swan…” sorrise Giulia. Iniziò a dondolarsi sulle punte dei piedi. Guardando il cielo. Limpido. Azzurro. Come non lo si vedeva quasi mai a Londra. Dei ragazzi ridevano poco lontano. Anna si alzò. “Fa freddo per essere settembre…” osservò Giulia. “Dopotutto é ancora presto…vedrai che caldo oggi pomeriggio!” rispose la castana. Poi la guardò ancora. “Draco ha detto che non può stare con me oggi…ha altro da fare…probabilmente avrà trovato un’altra ragazza…” sorrise ironica Anna. Giulia scosse la testa. “Non dire assurdità…ama solo te…” rimbeccò poi. “Torniamo in Sala Comune…” suggerì la castana. Giulia annuì. Ed insieme si diressero verso il castello. Entrando. E percorrendo i corridoi. Appena arrivarono in Sala Comune videro che anche Harry e Ron erano li. Anna ebbe la tentazione di tornare fuori. Poi però decise di adottare la politica dell’indifferenza. Le due ragazze rimasero a far nulla fino alla comparsa della terza. Hermione, sbuffava carica di libri. Le amiche si alzarono e la aspettarono. Giulia controllò l’orario. Sorrise nel vedere che era arrivata l’ora di Difesa. “Abbiamo una quantità di compiti di Rune…cinquanta centimetri di saggio, due traduzioni, e devo leggere questi per mercoledì!” spiegò. Era tornata buttando il resto dei libri rimasti nella borsa. Anna le trotterellò vicino. “Vedi Herm? Noi abbiamo scelto poche materie…così possiamo respirare ogni tanto!” osservò. Il prefetto scosse la testa. “Aspetta a dirlo…scommetto che Piton ci caricherà!” sbottò infastidita. Anna smise di saltellare. “Ma io devo andare da Draco stasera!” rimbeccò truce. Hermione ghignò. Cosa alquanto rara. “Abbiamo altre due ore buche…dai, li facciamo assieme in biblioteca!” propose Giulia sorridente. Anna scosse la testa. “Tu li farai stasera con Piton…cavolo! Anche io voglio il ragazzo professore!” sbottò poi. Giulia arrossì. “Non è il mio ragazzo!” precisò. La castana la guardò scettica. “Amante?” si corresse. L’amica arrossì ancora e scosse energicamente la testa. “Partner?” continuò Anna. Hermione la zittì. Piton era davanti a loro. Aveva appena aperto la porta. “Buongiorno professore!” esclamò allegra Anna. Hermione gli fece un cenno del capo. Mentre Giulia gli sorrise. Severus la guardò. “Dentro” soffiò soltanto, indicando l’aula. Le tre obbedirono. Ed entrarono. Rendendosi subito conto del passaggio del professore in quell’aula. Era più buia del solito, illuminata con candele. Nuovi quadri adornavano le pareti, e molti mostravano persone che soffrivano, esibivano ferite orrende o parti del corpo stranamente deformate. “Santo Manson che cambiamento! Potrei viverci in questa stanza!” esclamò allegra Anna, iniziando poi a saltellare come una bambina in un negozio di dolci. Hermione si strinse a Giulia. Si sedettero veloci. Il prefetto tirò subito fuori il libro, ma Piton la richiamò. Iniziò la sua introduzione alla materia. Giulia lo guardava muoversi per la stanza. Elegante. Sembrava un vampiro alla fioca luce delle candele. Severus cercava di rimanere concentrato sulle sue parole. Eppure il suo sguardo finiva sempre su di lei. Che sorrideva. Innocente. In mezzo a quelle figure sulle pareti. Orribili. Mentre il suo sorriso luminoso offuscava gli altri. “Voi siete, credo, principianti assoluti nell’uso degli incantesimi non verbali. Quel’è il vantaggio di un incantesimo non verbale?” chiese Piton. La mano di Hermione scattò in aria. Giulia alzò la sua di poco. Timidamente. Non era sicura della risposta. Ma voleva provare. Severus scrutò le due. “Nessun altro? Signorina Wyspet?” la chiamò. Giulia si schiarì la voce. Mentre Millicent le fece una pernacchia. Qualcuno ridacchiò. Ma lo sguardo di Piton li mise subito a tacere. “Entro il prossimo Natale se è possibile…” sbottò sarcastico poi. Giulia annuì. “Bhe…l’avversario non sa quale tipo di magia si sta per praticare…” rispose. La luce flebile delle candele tremò. “Quindi…?” chiese ancora Severus. Sapeva che poteva rispondere. Giulia era una ragazza intelligente. “Quindi si ha un vantaggio…se pur breve…” concluse. Piton annuì soddisfatto. La ragazza gli sorrise. Il professore continuò a spiegare, poi, ordinò di dividersi in coppie. Uno doveva stregare l’altro, senza l’uso delle parole. Hermione si accodò a Neville. Anna con Giulia. il prefetto riuscì a respingere la Fattura Gambemolli borbottata dal compagno. Mentre Anna cercava invano di stregare Giulia. Piton stava passando vicino a Harry e Ron. Quest’ultimo era viola, le labbra compresse per trattenersi dalla tentazione di mormorare l’incantesimo. Harry aveva la bacchetta levata. Ed aspettava di respingere l’incantesimo. “Patetico Weasley…ecco…le faccio vedere io…” commentò Piton. Puntò la bacchetta contro Harry così veloce che lui reagì d’istinto. Così tanto da dimenticare gli incantesimi non verbali. “Protego!” urlò svelto. Il suo Sortilegio Scudo fu così potente che Piton perse l’equilibrio e urtò contro un banco. Tutta la classe si voltò a guardare l’insegnante, che si raddrizzava. Torvo. Giulia lo guardò preoccupata. Che diavolo era saltato in mente a Harry?! “Ricorda che stiamo praticando gli incantesimi non verbali, Potter?” rimbeccò Piton. “Si…” rispose rigido Harry. “Si, signore” precisò Severus. “Non c’è bisogno di chiamarmi signore, professore” esclamò il ragazzo. Anna rimase a bocca aperta stupita. Giulia ebbe la tentazione di dare in testa a quella zucca vuota un banco. Ron, Dean e Seamus sorridevamo ammirati. “In punizione, sabato sera nel mio ufficio. Non accetto l’impudenza da nessuno Potter…nemmeno dal Prescelto” disse subito Severus. La campanella annunciò la fine della lezione. Ron ed Harry uscirono subito dall’aula. Hermione ed Anna li seguirono. Giulia invece andò da Severus. che era seduto alla cattedra. “Tutto bene professore? Si è fatto male?” gli chiese. i libri tra le braccia. Piton la guardò. Fece un piccolo cenno con la testa. “Vada…oppure arriverà in ritardo alla prossima lezione…” la congedò. Giulia rimase a guardarlo preoccupata. “Signorina Wyspet vada!” ordinò acido Piton. La ragazza sobbalzò. Annuì e uscì dall’aula. Era arrabbiata. Vide il gruppetto infondo al corridoio. Iniziò a camminare a passo svelto. Ed urtò qualcuno. “Stai attenta a dove vai Wyspet!” sbottò Millicent. Giulia non rispose e la sorpassò. Raggiungendo le amiche. “Ah Giulia eccoti!” esclamò Hermione. Ron si stava complimentando con Harry. “Non avresti dovuto…” sbottò Giulia. Il ragazzo si voltò. “Ha cercato di stregarmi!” si giustificò. Giulia lo guardò truce. “Ha solo cercato di mostrarti come si doveva fare…” rimbeccò. Ron la guardò scettica. “Ne ho avuto abbastanza durante quelle lezioni di Occlumanzia! Perché non usa un’altra cavia una volta tanto? E a che gioco gioca Silente, a lasciargli insegnare Difesa? Ma l’avete sentito quando parlava delle Arti Oscure? Le adora!” disse d’un fiato Harry. “Sei davvero un ingrato! Piton ha solo cercato di aiutarti con l’Occlumanzia, e tu non gliene hai nemmeno dato un opportunità! Potrà anche darsi che sia interessato alle Arti Oscure, ma allora chi ne sa più di lui per insegnare Difesa?” sbottò irritata Giulia. Harry sbarrò gli occhi incredulo. La ragazza velocizzò il passo. Non voleva ascoltarlo un minuto di più. Hermione lo guardò. Avrebbe voluto rimproverarlo lei stessa. Magari con più leggerezza di Giulia. Anna prese a braccetto il prefetto e raggiunse l’amica. Poi si divisero. Avevano un’altra ora buca. Mentre Hermione dovette andare ad Aritmanzia. Giulia ed Anna andarono in biblioteca. Dovevano iniziare i compiti per Piton. “Harry certe volte è davvero insopportabile!” osservò Anna, iniziando a giocare con la piuma. Giulia sfogliava annoiata il libro di Difesa. “Si crede davvero il migliore…Severus sarebbe un bravissimo insegnante se gli si desse una possibilità!” concordò. La castana annuì. “Quando mi ha dato ripetizioni al quarto anno ho imparato più cose in quelle poche lezioni che in classe…” commentò poi. “Ovvio…in classe non facevi altro che scambiarti bigliettini con Draco…” rise Giulia. Anna sbuffò e si immerse nel compito. Poi ci fu il pranzo. Che passò veloce. Anna ancora non parlava ad Harry. Giulia non voleva parlare ad Harry. Ed Harry non aveva intenzione di aprir bocca. La castana qualche volta si voltava verso il tavolo di Serpeverde. Draco era sceso solo qualche minuto per un pranzo veloce. E Giulia guardava il tavolo insegnanti. In cui Piton mangiava senza contatto con gli altri insegnanti. Quando anche i dolci scomparvero, le ragazze si diressero alla biblioteca per un’altra ora di compiti. Poi, dovettero spostarsi, per la doppia ora di Pozioni. Era strano pensare che non ci sarebbe stato Piton sulla porta. Mentre Anna lo salutava. Giulia gli sorrideva. Fuori dall’aula, c’erano già alcuni studenti. Blaise, che salutò Anna. con lui anche Draco. In più quattro Corvonero e un Tassorosso. Subito la porta si aprì ed il pancione di Lumacorno fece capolino. Fece entrare gli studenti. Soffermandosi su Anna. “Cara…tu devi essere Anna Alvis, giusto?” le sorrise mellifluo. La ragazza annuì. “Tua madre era una delle più brave del corso! Eh dimmi, come sta?” le chiese. “Sopravvive…” rispose secca Anna. Lumacorno sorrise. “E tua nonna Artemisia? Lei, come sta?” chiese ancora. La castana lo guardò. “Bene…dovrebbe essere in Transilvania in questo momento…” rispose. Lumacorno annuì. “Senti, immagino che avrai già sentito parlare del Luma Club…” iniziò a dire. “Si…però sinceramente ora ho cose più importanti a cui pensare…” sbottò Anna. Poi entrò veloce nell’aula. La segreta era, cosa alquanto strana, già piena di fumo e strani odori. Giulia ed Hermione annusarono interessati passando accanto ai calderoni. Anna le raggiunse subito. “Cosa voleva il Luma?” le chiese Giulia. la castana alzò le spalle. “A quanto pare ha saputo le mie origini…ah, la cara nonna Artemisia fa sempre colpo…” rispose. Hermione la guardò dubbiosa. “Mi ha proposto di entrare nel Luma Club…ma ho rifiutato…ho cose più importanti…” spiegò. Le amiche annuirono. Si sistemarono accanto ad un calderone che emanava un incantevole aroma. Giulia lo inspirò. Viole appena colte. E quel profumo intenso. La ragazza sbarrò gli occhi incredula. Anna guardava il calderone curiosa. Lumacorno iniziò la lezione. Ordinò di prendere bilance e libri. Ma Harry lo interruppe. Per precisare di non aver nulla del materiale. Il professore gli fornì il necessario. Tra cui due libri. Usati all’inverosimile. Li consegnò ad Harry e Ron. Poi proseguì. Illustrò di aver preparato dei calderoni con delle pozioni diverse. Chiese di identificarne il contenuto. Hermione le riconobbe tutte. Facendo guadagnare venti punti a Grifondoro. Infine, passarono all’ultimo calderone. Conteneva la Felix Felicis. Hermione diede l’ennesima definizione. Guadagnando altri diedi punti. Lumacorno spiegò che quello sarebbe stato il premio alla fine della lezione. Poi disse di andare a pagine dieci del libro. Si trattava di dover preparare una pozione particolarmente complicata. Il Distillato della Morte Vivente. Anna ghignò. Era una delle poche pozioni che pensava fosse in grado di preparare. L’aveva riletta talmente tante volte nei vecchi libri di suo fratello, che la sapeva a memoria. Giulia si voltò. E vide Harry consultare il suo libro. Notò che c’erano delle scritte in più. A mano. con una calligrafia che a lei era famigliare. Cercò di sbirciare sul libro. Ma Harry girava continuamente la pagina. Così, si arrese. E tornò alla sua pozione. Il tempo passò veloce. Alla fece dell’ora Lumacorno diede lo stop. E valutò tutte le fatiche degli studenti. Quella più simile era quella di Anna. Fino a che arrivò al calderone di Harry. Fu lui il vincitore. Tra lo stupore di Ron e Giulia. la delusione di Hermione. E la rabbia di Anna. Anche la doppia ora finì. Il resto del pomeriggio passò veloce. Ed arrivò al cena. “Ma come diavolo ha fatto?! Una volta tanto che riesco a combinare una pozione! Santo Manson che rabbia!” sbuffò Anna, addentando una coscia di pollo. Hermione scosse la testa. “Siamo a tavola…un po’ di contegno…” la rimproverò. La castana la ignorò. “In effetti Harry non è mai stato un asso nelle pozioni…” commentò Giulia. Poi le scritte del libro le tornarono in mente. “In effetti…sul suo libro…c’erano delle scritte che non combaciavano con il testo…erano scritte a mano…” osservò poi. “Ha imbrogliato! Che nervi! Se gli parlassi le sentirebbe! Eccome se le sentirebbe! Non si imbroglia così!” esclamò ancora la castana. Il prefetto le battè una mano sulla spalla. Le dispiaceva un po’ per l’amica. Non era mai stata un asso nemmeno Anna in pozioni, però sembrava talmente sicura. Ad Harry invece era bastato imbrogliare. Hermione si alzò e raggiunse i due. “Avanti, di come hai fatto a fare quella pozione…” sbottò. Harry la guardò incredulo. “Dillo che ho imbrogliato! Avanti, di che pensi che io non sappia fare una pozione decente!” sbottò poi. Il prefetto lo guardo scettica. “Io non ho detto questo…però Giulia ha detto di aver visto delle scritte sul tuo libro…” spiegò. Poi guardò Anna. se la stava prendendo con una patatina fritta. “Ho solo seguito istruzioni diverse dalle nostre…” disse Ron. Hermione lo fulminò con lo sguardo. Apparve Ginny. Che per sbaglio aveva ascoltato la discussione. E li rimproverò. Seguita dal prefetto. Arrivata all’esasperazione per le patetiche scuse dei due, alla fine quest’ultima era tornata a sedersi dalle sue amiche. Dopo essersi sfogate su delle fette di torna al limone, le tre andarono nel dormitorio. “È incredibile! Quest’anno Harry è uscito di testa!” sbottò Anna, buttandosi sul suo letto. Hermione scosse la testa. “Vede Voldemort da tutte le parti…pericoli, libri che aiutano…” sbuffò poi. Giulia annuì. Si cambiò. Doveva scendere da Piton. si mise una salopette di jeans e sotto una t-shirt viola. Le Converse viola. Poi svuotò veloce la borsa dai libri. E ci infilò i cd che aveva portato per lui. Anna intanto si era tolta il cravattino rosso e oro e l’aveva sostituito con uno nero. Le due si guardarono. “Non fate tardi mi raccomando!” raccomandò Hermione. Le due annuirono ed uscirono. Attraversarono la Sala Comune. E si diressero verso i sotterranei. Anna svoltò un po’ prima di Giulia. Si intrufolò per lo stretto corridoio. Il Barone Sanguinario le sbarrò la strada. “Sera!” sorrise la ragazza. Il fantasma la guardò. “Immaginavo che ti avrei incontrata Alvis…” disse poi. Anna annuì. “La parola d’ordine è sempre quella?” gli chiese. Il Barone annuì. La lasciò passare. Per poi iniziare a blaterare sulla precocità giovanile. Dopo aver detto la parola d’ordine, Anna entrò veloce nella Sala Comune. Non c’era nessuno. Si diresse svelta verso il dormitorio maschile. Arrivò a quello del sesto anno. Ed entrò. La stanza era vuota. Il letto di Draco era quello infondo. Però anche quello era vuoto. Anna sbuffò e lo raggiunse. Dove diavolo era finito?! Si tolse le Converse abbandonandole sul pavimento accanto al letto. E si sdraiò a pancia in giù. Immerse la testa nel cuscino. Inspirando quel profumo. Il suo profumo. Pregiato. Inebriante. Iniziò a far dondolare le gambe annoiata. Non si era nemmeno portata dietro l’mp3. si voltò a pancia insù. “Something is cold and blank behind her smile…” iniziò a cantare. Normalmente non l’avrebbe fatto. Ma era sola in quel momento. Già. Chissà che fine aveva fatto Draco. Guardò l’ora spazientita. Le 21.07. “She's standing on an overpass in her miracle mile…” continuò, annoiata. Poi pensò al pomeriggio. All’ora di Pozioni. Harry la aveva proprio fatta innervosire. Come faceva sempre ultimamente. Lui e quelle supposizioni assurde. “‘You were from a perfect world, a world that threw me away today…today to run away’ ” sussurrò ancora Anna. Alzò una mano verso il soffitto. Coperto dal tetto del baldacchino. La osservò. Le lunghe unghie laccate di nero. Tranne il mignolo. La sua brutta abitudine di mangiarsele. Aveva fatto una tale fatica per farle rimanere così lunghe. “A pill to make you numb, a pill to make you dumb, a pill to make you anybody else…” sospirò. Il bracciale di Bill stava in bilico sul polso. Alzò di poco lo sguardo. Un anello sul dito medio. Due teschi collegati da una catena. Un anello vecchio. Ossidato. Si portò una mano sul piccolo pendente a croce della collana. “But all the drugs in this world…won't save her from herself…” continuò Anna. Era un regalo. Dei suoi genitori. Per il suo undicesimo compleanno. Già da piccola aveva la particolare passione per le croci. L’occulto. Abbandonò la mano sul letto. Le lenzuola scure. Sbuffò. E guardò ancora l’ora. Le 21.15. “Her mouth was an empty cut and she was waiting to fall…” sussurrò. Cosa stava facendo?! Impossibile che si fosse dimenticato del loro appuntamento. Avrebbe finito con l’addormentarsi. Come quella volta un anno prima. Odiava farsi vedere indifesa dagli altri. Però con Draco. Non poteva farne a meno. Nonostante non lo volesse ammettere, si sentiva protetta. “Just bleeding like a polaroid that lost all her dolls…” proseguì Anna. Si stiracchiò. Il braccio destro tintinnò. Capitava. Quando le borchie si scontravano fra loro. Iniziò a giocare con il collare. Svitando e avvitandone le piccole borchie. Si stava proprio annoiando. “‘You were from a perfect world, a world that threw me away today…today to run away’ ” continuò. Si era stufata di aspettare. Avrebbe dovuto alzarsi, rimettersi le Converse e tornare in dormitorio. Però non lo fece. Voleva vedere Draco. Perché alla fine era così. Gliele faceva passare tutte. E lui le dava sempre ragione. “A pill to make you numb, a pill to make you dumb, a pill to make you anybody else…” sospirò. Anna si tolse gli occhiali. Si poggiò le mani sugli occhi. Senza premere. O addio trucco. Era già stanca. Stanca di innervosirsi. Stanca di prenderla per ogni minima cosa. Stanca di aspettare. “But all the drugs in this world…won't save her from herself…” concluse. Si voltò. E lo vide. Seduto sul letto accanto. Che la fissava. Anna arrossì e girò dandogli la schiena. Draco rise. “Tu che canti? A cosa devo questa novità?” esclamò, alzandosi. La ragazza sbuffò. “Mi annoiavo…tua madre non ti ha insegnato che le signorine non si fanno aspettare?” sbottò. Il ragazzo la raggiunse. “Io qui di signorine non ne vedo…” ghignò poi. Anna sbuffò. Draco si sporse e  la baciò. Poi le si sdraiò vicino. “Dove sei stato?” gli chiese la castana. Il biondo la guardò. “In giro…” rispose vago. Anna lo guardò scettica. “È dalle nove che sono qua…” sbuffò. Poi tornò a voltarsi. Draco si avvicinò e la portò a se. Le scostò i capelli e le diede un bacio sul collo. Anna arrossì. “Non ti perdono così facilmente…” disse sicura. Draco sbuffò. “Prometto che la prossima volta sarò in orario…” rispose seccato. Anna si voltò di poco. “Se ti dispiace così tanto stare con me allora possiamo anche vederci solo a pranzo e a cena…” commentò acida. Draco scosse la testa. “Non dire stupidaggini…sai benissimo che vorrei stare con te…ogni singolo giorno…ogni singola ora…ogni singolo minuto…” disse poi. Anna sorrise. “Va bene…ti perdono…però…giura che non mi tradisci!” esclamò sicura. Il biondo la guardò stupito. “Cosa diavolo pensa quella tua testa bacata?! Ho così tanto casino con le materie M.A.G.O. che non riesco a vedere te! Figurati se ho il tempo di farmi pure un’amante!” la rimproverò, dandole un leggero pugno sulla testa. Anna sorrise. E si strinse lui. Poi chiuse gli occhi. E sospirò. Mentre Draco affondava la testa tra i suoi capelli. Nel suo profumo.
Intanto, Giulia percorreva a passo svelto il rimanente pezzo di sotterranei. Rischiò di scivolare due volte. Finalmente arrivò all’ufficio. Bussò. “Avanti…” rispose Piton. La ragazza entrò piano, richiudendosi la porta alle spalle. Trotterellò fino alla cattedra. “Buonasera professore!” lo salutò. Severus alzò la testa dai compiti e la guardò. “Visto, nuovo anno, nuovi vestiti!” esclamò lei allegra. Piton alzò un sopracciglio. “Ho molto lavoro da fare…se ne stia in qualche angolino buona e potrà rimanere…” la liquidò subito. Giulia lo guardò delusa. “Ma come? Già compiti da correggere il primo giorno?” chiese stupita. Piton annuì. “Ora stia buona…” le ordinò. Giulia si sedette. Sulla sedia di fronte a lui. Poggiò la borsa a terra. E incrociò le braccia. Poi le poggiò sulla scrivania. Appoggiandoci poi sopra anche la testa. Iniziò a osservare Severus. Concentrato sui fogli. Con i capelli neri che gli incorniciavano il viso. Giulia sorrise. Piton alzò lo sguardo. “Non ha nulla da fare?” disse acido. La ragazza scosse la testa. Severus divise il blocco di fogli a metà e una la consegnò a Giulia. Erano del terzo anno. Un test d’entrata probabilmente. “Professore…riguardo ad oggi…” iniziò a dire lei. “Non c’è nulla da dire signorina Wyspet…” la liquidò acido. Invece era l’esatto opposto. Severus di cose ne aveva da dire. E la metà erano insulti. Rivolti a Potter. Che anche quel giorno era stato così stupido da non capire. “Ed invece si! Harry è stato un idiota! Lei gli stava solo mostrando come eseguire un incantesimo…e lui…” sbottò Giulia. Piton la zittì. “Con certa gente non c’è nulla da fare…” sbuffò. Ed in più gli aveva anche fatto perdere il sabato sera. Un’intera serata con la sua Giulia sprecata. A cercare di punire in qualche modo quell’arrogante ragazzino. Quando invece avrebbe potuto ascoltare quella soave voce. “Professore?” lo chiamò la ragazza. Lui alzò lo sguardo. “Si è fatto male?” gli chiese ancora. “Se crede che io mi faccia mettere al tappeto da una banale botta contro un banco allora non mi conosce signorina Wyspet…” sbottò seccato. Giulia abbassò lo sguardo. “Io penso che lei sia un ottimo insegnante…” sussurrò, arrossendo. “Lo so…me lo ha già detto…” rimbeccò Piton. “Penso che se anche gli altri studenti le dessero un’opportunità, impareremo tante cose utili…” sorrise ancora Giulia. Severus allungò una mano. E le fece una carezza sulla testa. “Ho provato a stregare Anna oggi…ma non ci sono riuscita…” confessò lei. Piton sorrise. “È solo il primo giorno signorina Wyspet…piuttosto, ha eseguito i compiti per domani?” le chiese. Giulia annuì fiera. “Con l’aiuto della signorina Granger immagino…” commentò il professore. La ragazza scosse energicamente la testa. “Herm era a Aritmanzia! Ho fatto tutto da sola!” esclamò. “Bene…allora domani il suo compito sarà il primo che correggerò…” ghignò Piton. Giulia sbiancò. “Però…ecco…non so…se è giusto…” rispose timida. Severus scosse la testa divertito. “Errare è umano signorina Wyspet…” osservò poi. Giulia sorrise. E iniziò a correggere i compiti. Dopo qualche minuto, sobbalzò. E prese la borsa. “Me ne stavo dimenticando!! Le ho portato dei regalini!” sorrise. Severus alzò la testa e la guardò dubbioso. Giulia estrasse i cd e li poggiò sulla scrivania. “Le ho portato un po’ di cd…” spiegò. Piton allungò una mano e ne prese uno. Lesse le tracce. Era un cd misto. Ed eccola li. Everything. Lo ripose insieme agli altri. “Spero che le piacciano! Appena ne sente qualcuno mi dice come sono…” sorrise Giulia. Piton annuì. Nemmeno il tempo di tornare con gli occhi sul foglio che la ragazza lo richiamò. “Sa…oggi Lumacorno ci ha fatto preparare il Distillato della Morte Vivente…era difficile come pozione…però Anna è stata bravissima!” iniziò a raccontare. Severus annuì. “La cosa più bella però, è che per lo studente che la preparava meglio c’era un premio! Una boccetta di Felix Felicis!” continuò. Piton la guardò alzando un sopracciglio. “Devo ammettere che non era proprio del colore giusto la mia pozione…però le giuro su Billie Joe, quella di Anna era giusta! Lei l’avrebbe trovata eccezionale!” assicurò Giulia. “Una pozione della signorina Haliwell? Eccezionale? Ne dubito fortemente…” obbiettò Piton. La ragazza scosse la testa. “Alla fine però ha vinto Harry…” sospirò affranta. Il professore la guardò stupefatto. “Dopo quello che le ha detto non se sarebbe meritato!” sbottò lei. Piton scosse la testa. “Non si valuta il comportamento…ma le attitudini…anche se con le capacità del signor Potter non riesco a capacitarmi di come possa aver vinto…” osservò. Giulia sospirò affranta. “Mi dispiace per Anna…era talmente convinta di aver fatto un buon lavoro…ed era vero! Perfino Lumacorno stava per assegnare a lei la boccetta!” commentò. Piton la guardò divertito. “Non è dispiaciuta per non aver ricevuto la Felix Felicis?” le chiese. Giulia scosse la testa. “E come mai?” chiese curioso Severus. “Perché io sono già fortunata!” sorrise. Piton la guardò divertito. “Ho delle amiche fantastiche…la scuola non mi tocca più di tanto…e soprattutto…posso stare qui con lei ogni sera!” spiegò Giulia. Severus sorrise. “La diverte così tanto disturbarmi?” commentò. La ragazza scosse la testa. “Però…mi piace stare con lei…” aggiunse, rossa in viso. Severus le scompigliò i capelli. Poi tornarono entrambi ai compiti. Giulia aveva iniziato a dondolare le gambe sotto la sedia. Confrontando le risposte con il foglio di quelle esatte. Anche se era un argomento che conosceva bene. I Mollicci. “Oh, Mr. Todd! I'm so happy! I could eat you up, I really could!” iniziò a cantare Giulia. Piton la guardò divertito. “You know what I'd like to do, Mr. Todd? What I dream if the business stays as good?” continuò, allegra. Intanto spuntava alcune risposte sbagliate del malcapitato Corvonero. “Where I'd really like to go, in a year or so? Don't you want to know?” chiese Giulia. Severus sorrise. “Yes, yes, of course…” le rispose poi. La ragazza alzò la testa sorridendo. “Do you really want to know?” chiese ancora. “Yes, I do, I do…” ripetè Piton. Giulia rise. “By the sea, Mr. Todd, that's the life I covet, by the sea, Mr. Todd, ooh, I know you'd love it! You and me, Mr. T, we could be alone in a house wot we'd almost own, down by the sea!” disse poi. “Anything you say...” le diede corda ilprofessore. “Wouldn't that be smashing? Think how snug it'll be underneath our flannel, when it's just you and me and the English Channel! In our cozy retreat kept all neat and tidy, we'll have chums over ev'ry Friday! By the sea!” continuò la ragazza. Aveva già corretto metà compiti. Anche Piton era a buon punto. “Don'tcha love the weather? By the sea! We'll grow old together! By the seaside, hoo, hoo! By the beautiful sea!” sorrise ancora Giulia. Poi guardò il professore. “Sa…quest’estate ci sono andata al mare…” commentò. Piton annuì, con gli occhi sul compito. “Era metà luglio…i miei volevano andare fuori città così hanno deciso di smaterializzarsi sulla costa…anche Anna ed Hermione sono venute…” continuò a raccontare. Severus alzò lo sguardo. “Anna era rintanata sotto l’ombrellone, con la crema a protezione massima! Mentre Hermione giocava al sodoku…” rise la ragazza. Il professore la guardò dubbiosa. “È un gioco babbano…consiste nel campire la logica di mettere dei numeri nei riquadri giusti…io non ci ho mai capito nulla! Però Herm è brava…” spiegò poi. “Provi i puzzle con gli animali…sarebbero più adatti a lei signorina Wyspet” ghignò Piton. Giulia mise il broncio. “Domani sera le porto le foto!” sorrise poi. Severus la guardò divertito. Quella ragazza non riusciva a rimanere arrabbiata per più di un minuto. Giulia spuntò anche l’ultima risposta, poi poggiò l’ultimo compito in cima alla pila sulla scrivania. Il professore alzò lo sguardo verso l’orologio. “Sono quasi le undici…” osservò, sistemando i compiti nel cassetto. Giulia sbuffò. “Non ho sonno!” esclamò, aggiungendo poi un sonoro sbadiglio. “Si dimentica forse che domani ha lezione? Ed il coprifuoco è già scattato…dovrebbe essere a letto da due ore…” precisò Piton. La ragazza lo guardò supplichevole. “Se non sparisce entro il mio dieci, le darò una relazione di due fogli di pergamena sulle Maledizioni Senza Perdono…” sbottò Piton. Giulia lo guardò. Severus sobbalzò. Si era accorto della gaffe che aveva fatto. Continuò a sostenere lo sguardo della ragazza. senza riuscire a pronunciare quelle due parole. Nemmeno a lei. Giulia gli sorrise. “Posso riportare anche degli esempi?” scherzò, inclinando la testa di lato. Piton sorrise. Doveva immaginarlo. Giulia non si sarebbe fatta prendere dalla paura. “Se non se ne va entro il mio dieci, le proibirò di venire qui fino a tempo indeterminato…” disse poi il professore. Stavolta Giulia lo guardò triste. “Uno…due…” iniziò a dire. La ragazza si alzò dalla sedia. “Tre…quattro…” continuò Piton. Giulia prese la borsa e si avvicinò. “Cinque…sei…” proseguì Severus. La ragazza sorrise. Si chinò. “Buonanotte professore…” disse. Poi gli diede una bacio sulla guancia. “Sette…otto…” disse Piton. poi sorrise. Giulia lo guardò. “Nove…buonanotte signorina Wyspet…” si fermò. La ragazza sorrise e si diresse verso la porta. Lo salutò con la mano. E Severus scosse la testa divertito. Giulia uscì, chiudendosi la porta alle spalle. Che però poi si riaprì. “Dimenticavo…le voglio tanto bene professore!” sorrise Giulia, sbucando. Piton la guardò. Alzò un sopracciglio. La ragazza rise e chiuse la porta. Severus sorrise. Scuotendo la testa. Mentre sentiva ancora risuonare nella testa le risate. Di quella ragazza. che ogni sera gli faceva dimenticare i suoi problemi.
Anna era accoccolata in un angolo del letto. Draco giocava con i morbidi capelli castani. Nonostante lui li attorcigliasse sulle sue dita, tornavano lisci. Morbidi. Lucenti. Profumati di shampoo. Di fresco. La ragazza aprì piano gli occhi. “Che ore sono?” chiese in un sussurro. Blaise non era ancora tornato. Nemmeno Tiger e Goyle. Ma era normale. Il biondo gli ordinava di tornare tardi ogni volta che Anna andava a trovarlo. Non voleva avere scocciatori tra i piedi. “L’ora di ieri a quest’ora!” rispose ovvio Draco. La castana sorrise. “No sul serio…che ora è?” ripetè. Non aveva la forza e la voglia di avvicinare il braccio con l’orologio. Il biondo le girò di poco il polso. “Quasi le undici…” la accontentò. Anna cercò di alzarsi a sedere. “È tardi…Giulia mi starà già aspettando…” disse poco convinta. Draco l’abbracciò e si buttò a peso morto su di lei. Non voleva lasciarla andare. “Rimani a dormire qui…tanto…è tardi…” propose. Anna cercò di liberarsi dal peso del ragazzo. Dopo un paio di tentativi si arrese. “Ho promesso ad Herm che tornavo a dormire su…dai…Draco alzati!” lo pregò la castana. Il biondo scosse la testa. “Non ho la camicia da notte!” obbiettò lei. “Non ti serve…” sorrise Draco. Anna lo guardò scettica. “Prova tu a dormire con una cintura che ti buca il fianco e la gonna che ti sale ogni due minuti, poi mi dici…” sbuffò. Il biondo la guardò. Iniziò a far scorrere una mano sulla gamba liscia della ragazza. “È quello il bello…” le sussurrò malizioso. Anna scosse la testa. In effetti non aveva voglia di alzarsi. Si stava così bene sdraiati su quel letto. “Sul serio…devo andare…” ripetè convinta. Draco ghignò. La mano iniziò a giocare con il bordo della gonna. La castana sbuffò. Chiuse gli occhi per qualche minuto. Poi si alzò a sedere di scatto. Facendo sprofondare Draco sul cuscino. “Io tel’avevo detto che dovevo alzarmi…” si giustificò Anna. Prese una Converse e se la allacciò. Subito anche l’altra. Draco la osservava. Una mano le accarezzava la schiena sotto la maglietta. Iniziò a farle il solletico. La castana iniziò a ridere. Mentre il biondo ancora la guardava. Adorava vederla così. Allegra. Sincera. Anche se Anna per lui era bella in ogni momento. Anche quando faceva l’imbronciata. La ragazza tentò di tirarsi su. Poi gli pizzicò la mano. E si alzò. Anna guardò il ragazzo sbuffando. “Se vuoi domani sera rimango qui…” sorrise. Draco la guardò. “Se mi dici che non ci possiamo vedere nemmeno domani ti uccido!” sbottò subito. Il biondo rise. “Mi dispiace, ma domani sera c’è già una Haliwell in questo dormitorio…” spiegò. Anna lo guardò sospettosa. “Blaise mi ha chiesto se me ne sto fuori dalle scatole, così lui e Mary Kate possono farsi i fatti loro…” raccontò ancora Draco. “Precisiamo pure, così lui e Mary Kate possono farsi…punto…” commentò Anna. Il ragazzo rise. “Avevo pensato ad un giro in giardino…” disse poi. La castana annuì. Si chinò. Poi gli diede un bacio. Chiudendo gli occhi. Lo faceva sempre. Pensava fosse da maleducati non chiudere gli occhi in un bacio. Soprattutto da parte delle ragazze. Draco ricambiò. Le morse il labbro inferiore. Appena staccati Anna gli sorrise. “Tanto non rimango…” lo liquidò. Il biondo sbuffò. La castana iniziò ad avviarsi verso l’uscita. “Dai!! Per favore! Rimani qui!” la chiamò lui. Anna scosse la testa. “Rimango dopodomani…notte!” lo salutò. “Buonanotte amore!” rispose Draco. Appena la ragazza fu uscita, lui si allargò sul letto. Sospirò. E chiuse gli occhi. Doveva stare più tempo possibile con Anna. Anche se quel tempo l’avrebbe dovuto dedicare al suo progetto. Scosse la testa. Cel’avrebbe fatta. Però. Le conseguenze. Si passò una mano sugli occhi. No. Anna. quella era la sua priorità.
Giulia aspettava all’entrata dei sotterranei. Indecisa se aspettare ancora. Poi eccola. L’amica arrivò veloce. “Draco non mi lasciava più andare!” si scusò subito. La ragazza la guardò con un sorrisetto compromettente. Anna scosse la testa e la spinse di poco. Percorsero il corridoio. Le scale. Entrando nella Sala Comune. Mentre Hermione aspettava impaziente il loro arrivo. Perché poi le aspettava! ci perdeva solo lei alla fin fine. Chiuse il libro che stava leggendo e lo buttò nel baule. Si mise sotto le coperte. Le amiche entrarono nella stanza poco dopo. La salutarono. Con il loro solito chiasso. Ed ecco trovata la risposta. Anche se fosse andata a dormire, loro l’avrebbero svegliata. Poi però Giulia l’abbracciò. Sorridente. Dandole la buonanotte. Anna la imitò. Ed ecco svelata la vera motivazione. Non riusciva a star tranquilla senza di loro. il loro chiasso. La buonanotte. Così, sorridendo, il prefetto ricambiò. E spense la luce. Mentre i raggi della luna filtravano dalla finestra. Illuminando la stanza di una luce pallida. Sfocata. Che le avvolse come una coperta. Mandata dal mondo dei sogni.

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Capitolo 9
*** Pretty Boy ***


Buonsalve *-*
ecco qui che rirotolo nella trappola dell'aggiornamento veloce xD un enorme grazie a Giorgy89, mistery_sev, LucyCherie, CenereSnape e lambretta per le recensioni <3 *manda abbracci*
In questo capitolo troviamo Albachiara di Vasco Rossi, Lose Control degli Evanescence, Gabriel di Lamb e Pretty Boy delle M2M.

Avvertenze: occtudine, intreprendenza malfoyniana, bradipanza varia, diabete (per tutto ciò, trovate la cura al banco 3 <3)

Spero che l'aggiornamento vi piaccia,
Buona lettura <3


Nono Capitolo

Il trillo della sveglia irruppe nel silenzio che aveva regnato nella stanza. Hermione alzò una mano, tastando il vuoto verso il soffitto. Anna sgusciò sotto la coperta. Mentre Giulia strinse in cuscino infastidita. Quando finalmente la mano del prefetto raggiunse l’oggetto di tanto rumore, il silenzio si ripristinò. “Avanti…è ora di alzarsi…” disse Hermione alzandosi a sedere. Non era mai stata così stanca in vita sua. Di solito si alzava con un’energia pari a quella di dieci elefanti. Si stiracchiò e di malavoglia si trascinò in bagno. Giulia sbadigliò. Ci volle qualche minuto per uscire dalla fase di coma perenne e alzarsi. Raggiunse l’amica. Immergendo poi il viso nell’acqua fredda per riprendere almeno la consapevolezza del suo nome. Hermione si guardò allo specchio e sbuffò. Quella mattina i capelli le stavano peggio del solito. E stranamente le dava fastidio. Giulia la guardò. “Acqua fredda! Un buon metodo per riprendere conoscenza!” esordì poi. Intanto il prefetto cercava invano di aggiustarsi la frangia. Che però rimase ribelle divisa in ciuffi scomposti. Giulia rise. Scosse la testa e prese la spazzola. Accese la piccola piastra a pile di Anna e aspettò qualche minuto. “Girati…” ordinò ad Hermione. Questa obbedì. L’amica iniziò a spazzolarle piano i capelli castani e crespi. Piano, con tocco delicato. “Allora signorina Granger, come vuole che le faccia i capelli oggi?” le chiese Giulia, a mo di parrucchiera. Il prefetto aggrottò la fronte. Istintivamente le vennero in mente i lisci e lucenti capelli corvini di Lavanda. Si diede uno schiaffo mentalmente. “Mossi…vorrei avere i boccoli…però…è un’impresa!” le rispose poi affranta. Giulia scosse la testa. “Nulla è difficile se la si fa con allegria e determinazione!” rimbeccò poi. Hermione la guardò scettica. “E questa chi tel’ha detta? Piton?” rise poi. La ragazza sorrise. “Me lo diceva sempre mia madre…” spiegò. Mentre continuava a spazzolare con dolcezza i capelli dell’amica. Era arrivata a trenta colpi di spazzola. “Sai…quando ero piccola giocavo sempre nel parco giochi poco lontano da casa mia…hai presente quello in cui siamo andate a mangiare il gelato quest’estate?” iniziò a raccontare Giulia. “Quello con quell’enorme quercia?” chiese Hermione. La ragazza annuì. “In quel parco venivano anche altri bambini…io avevo fatto amicizia con quelli più grandi…e loro sapevano fare molte cose più di me…erano più veloci nella corsa, si arrampicavano sugli alberi…ed un giorno vollero salire proprio su quella quercia…” continuò Giulia. Era arrivata a cinquanta colpi di spazzola. “Io provavo ad arrampicarmi…arrivavo solo a metà tronco, e poi scivolavo giù…loro intanto salivano sui rami, giocavano…ed io rimanevo a terra a guardarli…” proseguì Giulia. “Potevano aiutarti a salire…” osservò Hermione contrariata. La ragazza scosse la testa. “Ero la più piccola…non volevano aiutarmi…” spiegò, pur sorridendo. Spazzolò ancora e ancora i folti capelli del prefetto. “Una sera, tornai a casa…ero triste, perché non riuscivo a raggiungere i miei amici…così, mia madre mi disse di non rimanere concentrata sul fatto che dovevo a tutti i costi salire…di pensare invece a quanto mi sarei divertita…” spiegò ancora Giulia. Hermione la guardò curiosa. “Alla fine cel’hai fatta a salire sull’albero?” le chiese. L’amica scosse la testa. “Però mi sono divertita…perché gli altri bambini avevano iniziato a fare il tifo per me…” aggiunse. Hermione sorrise. “Quindi, la morale è: anche se non sai salire su un albero non è una tragedia!” precisò Giulia. Il prefetto la guardò dubbiosa. “Ah si giusto…cioè…la morale è: nulla è impossibile se si fa con allegria e determinazione!” si corresse la ragazza. Hermione rise. L’amica era finalmente arrivata a cento colpi di spazzola. Poggiò il pettine vicino al lavandino e prese la piastra. Iniziò ad arrotolarci delle ciocche di capelli del prefetto. Che si guardava poco convinta allo specchio. Analizzando ogni suo minimo difetto. Giulia notò il suo sguardo affranto. Sorrise. “Respiri piano per non far rumore, ti addormenti di sera ti risvegli con il sole…” iniziò a cantare. Hermione sobbalzò. “Sei chiara come un'alba…sei fresca come l'aria…” continuò Giulia. Il prefetto spostò lo sguardo lontano dallo specchio ed arrossì. “Diventi rossa se qualcuno ti guarda e sei fantastica quando sei assorta, nei tuoi problemi, nei tuoi pensieri…” sussurrò la ragazza. I capelli si stavano pian piano arrendendo. Mentre Hermione ascoltava la canzone. “Ti vesti svogliatamente, non metti mai niente che possa attirare attenzione, un particolare…solo per farti guardare…” sorrise ancora Giulia. Aveva quasi finito. Quella piastra era portentosa. Il prefetto non credeva ai suoi occhi. Sapeva che l’amica faceva davvero delle magie. Ma anche dei miracoli. Quelli erano nuovi. “E con la faccia pulita cammini per strada mangiando una mela coi libri di scuola…ti piace studiare, non te ne devi vergognare…” disse infine Giulia. Hermione le sorrise. L’amica poggiò ancora la piastra e le diede una spruzzatina di lacca sui boccoli. Che le ricadevano sulla schiena. Il prefetto aveva davvero i capelli davvero lunghi. “Ora stai ferma…non vorrei ustionarti la fronte…” scherzò Giulia. Prese il pettine e le pettinò la frangia. Poi prese la piastra e la chiuse tra le due lastre di formalina. Le fece scorrere piano. Infine diede un’altra pettinata alla frangia. Che ora stava liscia a coprire la fronte di Hermione. Il prefetto si riguardò allo specchio. Non ci credeva. Ed abbracciò l’amica. “Mettiti il cerchietto azzurro…così poi starai ancora meglio…” le suggerì Giulia. Il prefetto annuì e torno nella stanza e cercare l’oggetto nel baule. Anna si trascinò piano in bagno. L’amica le sorrise e si pettinò i capelli. Poi, si sistemò il solito fermaglio a teschio. Tornò al suo baule. L’uniforme era già preparata. Piegata ordinatamente la sera prima. Si infilò veloce la gonna. I calzini viola a teschietti. Ed allacciò le scarpe della divisa. Guardò rammaricata le Converse ai piedi del suo letto. Poi si mise la camicia e litigò ancora con il cravattino rosso oro. Infine aggiunse il pullover smanicato con lo stemma di Grifondoro. Quella giornata prometteva freddo. Hermione fece lo stesso. Il cerchietto azzurro a pois tra i capelli. Che le ricadevano con i boccoli morbidi sulle spalle. Giulia lesse l’orario e buttò dentro la borsa i libri necessari. Seguita da Hermione. Anna arrivò poco dopo, facendo tutto con molta calma. Nonostante questo, erano in orario. Si guardarono un’ultima volta allo specchio ovale vicino alla finestra e uscirono. Passarono per la Sala Comune. Scesero le scale. Ed arrivarono in Sala Grande. Erano appena entrate, quando un ragazzo le raggiunse. “Oh cos’è quella luce che brilla da quella finestra? Essa è l’oriente, e Giulietta, è il sole!” recitò Keith. Anna lo guardò scettica. “Giulia è lei…” precisò, indicando l’amica. Il ragazzo scosse la testa. E le prese la mano. Poi sfoderò uno sguardo ammaliatore. O almeno, secondo lui. “Anna…io andrei in capo al mondo per te!” esclamò poi. La ragazza liberò la mano. “Ah si? E dimmi Keith…sapresti starci anche a lungo?” sbottò infastidita. Lui la guardò qualche minuto per cercare di capire la battuta. Mentre Giulia ed Hermione ridacchiavano. “Sei bella anche quando mi insulti sai?” le disse poi. Anna sbuffò. “Si dai continua! Tutto quello che ti fa piacere! Avanti!” la incitò. La ragazza lo guardò esasperata. “Ci ha già pensato madre natura ad insultarti abbastanza…” sbottò. Prese le amiche a braccetto. E filò veloce al tavolo di Grifondoro. “E io che avevo sperato che dopo aver visto cos’era successo a Josh mi lasciasse in pace…” sospirò Anna affranta. Hermione scosse la testa. “Certa gente è proprio dura di comprendonio…” le diede ragione. Giulia intanto sorrideva al solito tavolo insegnanti. Piton però stava annuendo verso Lumacorno. Si voltò verso le amiche solo quando sentì dei rumori sospetti. Keith era tornato all’attacco. E Draco gli stava pizzicando la mano che lui aveva messo allegramente sulla spalla di Anna. “Potresti lasciarci mangiare in pace? Grazie!” sbottò Hermione. Keith le rivolse uno sguardo glaciale. “Finchè non me lo dice Anna non me ne vado!” rimbeccò. “Bravo…allora vattene…” rispose subito la castana. “Visto? Allora rimango!” continuò Keith. Draco stava per mollargli un destro sul naso. “Che logica schiacciante…” sospirò esasperata Giulia. “Vorrei solo sapere…Keith…quando hanno distribuito i cervelli…tu eri fuori a rincorrere le farfalle?!” sbuffò al limite Hermione. Anna, Giulia e Draco la guardarono. Poi scoppiarono a ridere. Keith diventò paonazzo. “Questa me la paghi Granger!” esclamò. Poi tornò al tavolo dei Corvonero. “Brava la nostra Herm! Ha fatto una battuta maligna e divertente allo stesso tempo!” si complimentò Anna. Il prefetto sorrise fiera. Draco baciò la castana e poi tornò al suo tavolo. Giulia si stiracchiò. Anna le diede una gomitata. E le indicò un rosso famigliare. L’amica si voltò e vide Ron. Guardava febbrilmente Hermione. Giulia si chinò verso il prefetto. “Hai un ammiratore a quanto pare…” le sussurrò. Lei si voltò e vide Ron. Poi arrossì. E scosse la testa. “Starà guardando qualcuno dietro di me…” disse svelta. Anna ghignò. “Hey Ron…chiudi la bocca, oppure ti entreranno le mosche…” lo richiamò. Il ragazzo sobbalzò. Hermione iniziò a torturarsi una ciocca di capelli nervosa. “Visto? Sta benissimo con i boccoli!” esclamò poi Anna. Ron annuì. “Tutto…merito…di Giulia…” sorrise Hermione. Il ragazzo ricambiò il sorriso. Poi si voltò verso Harry. Anna battè una mano sulla spalla del prefetto. “Cosa fate stasera?” chiese Ginny, sedendosi. Mary Kate e Blaise si stavano scambiando effusioni tra i due tavoli. “Passeggiata al lago con Draco…” rispose Anna. Giulia arrossì. “Giretto…” rispose solo. La rossa si voltò verso Hermione. “Che bene che stai con i boccoli!” esclamò. Il prefetto la ringraziò. Poi prese una ciambella glassata ed iniziò a mangiarla. Giulia si buttò su cappuccino e brioche. Mentre Anna si diede al caffè e pasticcini. Appena finito, Hermione tirò fuori l’orario. “Prima ora, buca…potrei ripassare le ultime cose di Rune…” osservò. Giulia prese l’orario dalla borsa di Anna. “Anche noi abbiamo ora buca!” esclamò allegra. “Bene…allora lo studio di Rune è rimandato…” disse subito la castana. Il prefetto la guardò dubbiosa. “Usciamo a fare una passeggiata!” rispose. L’amica alzò le spalle rassegnata. Poco dopo i dolci sparirono. Lasciando così liberi i tre uragani. Si diressero con calma verso il giardino. Ebbero il tempo di fare un passo sull’erba, che piccole gocce iniziarono a cadere. Giulia alzò lo sguardo. “Bene…che ne dite della biblioteca?” propose subito Hermione. Anna scosse la testa e le prese una mano. Poi la trascinò sotto la pioggia. Veniva giù piano. Fredda. Giulia sorrise. E le raggiunse. Alzò le braccia al cielo e chiuse gli occhi. Inspirò l’odore della pioggia. Quel profumo pungente. Ed inebriante. “Anna! Lasciami!! Ci prendiamo una polmonite se stiamo sotto la pioggia!” protestò Hermione. Cercando di ripararsi sotto la borsa. Anna piroettava. Colpita dalla miriade di goccioline. “Con tutto quel metallo sei un perfetto parafulmine…” notò Giulia. La castana le fece la linguaccia. Hermione si era arresa. Non cercava più di ripararsi. Ma rideva. Anna alzava le braccia al cielo. Con gli occhiali sulla punta del naso. E Giulia sorrideva. Vedendo le sue amiche. La pioggia diventava sempre più fitta. Hermione starnutì. “Torniamo dentro…” propose. Giulia annuì. Prese Anna a braccetto e rientrarono nel castello. Con un colpo di bacchetta del prefetto, tornarono asciutte. Mancavano ancora dei minuti alla fine dell’ora. Hermione controllò l’orario. Un’ora di Difesa. Poi lei avrebbe avuto Aritmanzia. Le tre, annoiate, decisero di recarsi all’aula della prossima lezione. Era strano essere già davanti alla porta. Di solito Giulia voleva aspettare Anna. Che ovviamente era in ritardo. Ed Hermione aspettava Giulia. Così, arrivavano tutte e tre in ritardo. Dopotutto. Erano i Tre Uragani. Una campanella pervase l’aria. Ecco. La prima ora era finita. La porta dell’aula si spalancò. Però non c’era la solita folla di studenti sbuffanti che usciva. Dei capelli neri fecero capolino. “Santo Manson! Samara!” esclamò stupita Anna. Hermione scosse la testa esasperata. “Molto divertente signorina Haliwell…mi stupisco di vedervi già qui fuori…” commentò acido Piton. Giulia gli sorrise. “Sa prof…non ci passava niente e allora siamo venute in anticipo!” rispose ancora la castana. Il prefetto le diede una gomitata. Mentre Giulia rideva. “Entrate…prima che la signorina Haliwell possa dire ancora qualcosa di incredibilmente stupido…” ordinò Severus. Giulia ed Hermione obbedirono, mentre la castana sbuffò. Si sedettero ai propri posti. Poco a poco anche gli altri li raggiunsero. Appena l’aula fu piena, Piton ordinò di tirare fuori i compiti. Poi, con un elegante gesto di bacchetta, li raccolse tutti e lo poggiò sulla cattedra. Giulia sobbalzò. Si era ricordata che il suo tema era il primo che il professore si era ripromesso di correggere. Piton diede una scorsa ai fogli. “Vedo che si è sprecato signor Weasley… signorina Haliwell…vedo che si è degnata di rispettare la consegna per la prima volta in sei anni…” commentò maligno. Poi li riappoggiò sulla cattedra. Ed iniziò la lezione. Quell’ora passò veloce. Senza però l’azione del giorno prima. Successivamente Giulia e Anna si recarono in biblioteca. Anche quel giorno, Piton si era preoccupato di dare una miriade di compiti per il giorno dopo. Così, mentre Hermione frequentava Aritmanzia, loro cercarono di svolgere un compito decente. Tanto il prefetto se la sarebbe cavata in nemmeno mezzora. Il resto della giornata passò veloce. Anche se era iniziata con meno energia, le ore quel giorno volarono. Arrivando alla cena. con la Sala Grande ghermita di studenti. Dalle loro chiacchiere. Mentre fuori il tempo si scatenava. Anche il cielo artificiale della sala ne dava dimostrazione. Nubi nere si erano addensate coprendo le magiche stelle. Accompagnate dai veri lampi fuori dalle finestre. Hermione sobbalzò un po’ di volte all’udire dei tuoni. Quando i dolci sparirono, le tre andarono in dormitorio. Anna si buttò sul letto sbuffando. Giulia iniziò a cercare una felpa per sopportare il freddo che la pioggia aveva portato. Ed il prefetto finì il tema di Difesa, che aveva iniziato prima di cena. “Vai lo stesso da Draco?” chiese quest’ultima, mentre scorreva veloce la penna sulla pergamena. Anna alzò le spalle. “In dormitorio ci sono già Blaise e mia sorella…quella bamboccia…santo Manson, sono io la più grande! Dovrei avere la precedenza!” sbottò. Giulia sorrise. “Precedenza di cosa?” chiese dubbiosa. “Di letto ovvio…” rispose pronta Hermione. Anna la guardò allibita. “Quei boccoli ti fanno uno strano effetto Herm…” commentò. Il prefetto sorrise innocente. “Comunque dovevamo andare al lago…ma con questo tempo…però Draco non mi ha detto nulla a cena…quindi vuol dire che ci vediamo…” ragionò Anna. Giulia si stiracchiò. “Tu vai da Piton?” le chiese ancora Hermione. l’amica annuì. Indicò il comodino. La castana allungò il collo per vedere. Delle foto spaiate erano sparse. “Le foto di quest’estate al mare?” ipotizzò quest’ultima. Giulia annuì. Ed Hermione arrossì di botto. “Non vorrai farle vedere a Piton!” sbottò. La ragazza annuì tranquilla. “Ma siamo in costume! Io non voglio che Piton mi veda in costume!” protestò ancora il prefetto. Giulia rise. “Herm…non penso che Piton starà a guardare te…c’è la sua futura moglie mezza nuda in quella foto…” osservò Anna. Giulia arrossì. “Sarà…però mi vergogno lo stesso…è imbarazzante!” commentò Hermione. La castana scosse la testa. “Io non mi vergogno…” rispose. “Logico! Sei riparata sotto l’ombrellone! E poi…con tutte le volte che Draco ti ha vista in costume…” rimbeccò ancora il prefetto. Anna scosse la testa. “Solo due volte…se è per questo anche Lucius mi ha vista in costume…” precisò. Hermione sbarrò gli occhi. Giulia diede una gomitata alla castana. “Di la verità…il tuo obbiettivo era vedere Malfoy senior!” scherzò. Anna arrossì. “Certo…e magari mi mettevo pure a sbavargli davanti con Draco e Narcissa vicino…” aggiunse acida. Giulia rise. Poi si alzò e mise le foto nella tasca della felpa. Si stiracchiò e guardò fuori dalla finestra. La pioggia imperversava ancora. Colpiva l’acqua del Lago Nero con violenza. Gli alberi erano martoriati dal vento. “Anna…fammi il favore di non uscire…c’è davvero un tempo da cani…” la pregò la ragazza. La castana annuì. “Nemmeno sotto tortura…mi si increspano i capelli tra vento e pioggia!” rispose sicura. Un lampo squarciò il cielo. Le nubi l’avevano coperto. Un tuono lo seguì subito. Hermione sobbalzò e l’inchiostro le cadde sul pavimento. Subito prese la bacchetta e pulì. “Ma dimmi Herm…perché ci chiedi dove andiamo?” chiese sospettosa Anna. Il prefetto la guardò con indifferenza. “Ve lo chiedo sempre…” disse cercando di essere convincente. La castana la guardò dubbiosa. “Non è che non vuoi rimanere da sola?” le chiese Giulia. Il prefetto scosse sicura la testa. Anna la guardò. “Herm…hai paura…di la verità…” ghignò poi. “Non ho affatto paura!” rimbeccò Hermione. Ma un lampo tagliò a metà il cielo. Seguito da un tuono. Il prefetto tirò un urletto. Ed Anna ghignò soddisfatta. Giulia si avvicinò e le accarezzò la testa. “Vuoi che rimaniamo qui con te?” le chiese. Lei scosse la testa. “Devo fare la ronda notturna nei corridoi…non dovrei nemmeno lasciarvi uscire…” disse. Giulia e Anna la guardarono supplichevoli. Ed Hermione sorrise. “Ovvio che vi lascio uscire…oramai Silente sa che ve ne andate a spasso tutte le sere…” osservò. Le amiche tirarono un sospiro di sollievo. Anna si diresse al suo baule e si tolse la divisa scolastica. Buttò tutto sul letto promettendo di mettere apposto al ritorno. Come faceva con sua madre. Prese una gonna fino al ginocchio. Nera, con tulle e fiocchi. Poi tirò fuori una maglietta nera senza disegni. Maniche corte a rete, collegate a dei copribraccio sempre in rete tramite un gancetto. Con passante al dito medio. Scollatura tonda con una piccola V, nascosta dal pendente a croce regalatole da Draco. Il collare largo che fasciava il collo. Giulia ripiegò con cura la gonna della sua uniforme e si infilò una gonna a pieghe a fantasia scozzese viola e nera. Usava molto quella gonna ultimamente. Sopra la felpa viola. Con le orecchie di gatto sul cappuccio. La stessa che aveva messo a fine scuola. Quella notte. Quando Severus era rimasto a vedere l’alba con lei. Anna intanto rivoltò tutto il baule. “Hai visto le mie calze nere?” chiese all’amica. Hermione si astenne a commentare, mentre si sistemava la spilla con la P di prefetto al gilet smanicato dell’uniforme. Giulia scosse la testa. “Se vuoi ti presto le mie…anzi, te le regalo…le ho usate solo una volta…” sorrise. Passò alla castana una busta. Anna l’aprì e vi trovò un paio di calze nere uguali alle sue. Fino alla coscia. Con ricamo. Giulia si era messa i calzini a teschietti viola su sfondo nero. Buttò in la le scarpe dell’uniforme e si mise le sue amate Converse viola. La castana si allacciò gli anfibi. Hermione le squadrò. “Sembra che dobbiate andare chissà dove…” commentò. Anna sorrise. “Ovvio…stiamo andando dai nostri uomini!” esclamò. Giulia arrossì. “Io mi vesto sempre così…” precisò in un sussurro. Hermione scosse la testa affranta. Poi si mise una mano sugli occhi. “Ora conterò fino a cinque…voi avrete tempo di sparire dal mio campo visivo…così non avrò visto nulla…” spiegò. Le due si guardarono e sorrisero. “Promettiamo di non tornare tardi…” precisò Giulia. Hermione tossì. Poi iniziò a contare. Le amiche sgattaiolarono fuori dalla stanza. Percorsero le scale. Ed arrivarono alla Sala Comune. Su due poltrone, stavano placidamente seduti Ron e Harry. “Dove andate?” chiese quest’ultimo. Giulia arrossì e Anna la prese a braccetto. La trascinò verso l’uscita della sala. “Ron fai qualcosa! Sei un Prefetto!” rimbeccò ancora Harry. Anna gli fece la linguaccia. “Abbiamo il permesso di Hermione!” precisò Giulia. Il rosso rimase a guardarle con aria ebete. Mentre le due uscivano. Anna e Giulia percorsero i corridoi. Le scale. Erano vicine ai sotterranei, quando videro un ragazzo famigliare appoggiato al muro. “Sera fanciulle!” salutò Draco. Anna si buttò fra le sue braccia. Mentre Giulia lo salutò con un cenno della mano. “Buon divertimento!” disse ai due. Draco la guardò dubbiosa. “Vado a fare un giro…” sorrise la ragazza. Anna le fece l’occhiolino e prese il biondo a braccetto. Lo trascinò via per qualche corridoio. Fino a quando Draco puntò i piedi. Anna lo guardò sorridendo. Lui la bloccò con le spalle al muro. E la baciò. “Fuori non si va…cosa facciamo?” gli chiese. Draco la guardò. Iniziò a giocare con una ciocca di quei morbidi capelli castani. Ghignò. La prese per mano. Anna sorrise. Ed il biondo iniziò a correre. La ragazza che cercava di stare al passo. Percorsero le scale. Fino ad arrivare ad un piano. Il settimo. Draco lasciò la mano della castana. Quando furono davanti ad un arazzo. Anna conosceva bene quel posto. Incrociò le braccia al petto in attesa della prossima mossa del ragazzo. Questo camminò avanti e indietro alla parete di fronte all’arazzo tre volte. Subito una porta apparve. Anna l’aprì piano, curiosa. Si trovò davanti una stanza di media grandezza. Al centro, un letto a baldacchino. Una fedele copia di un tipico letto Serpeverde. “La tua fantasia ha larghi orizzonti…” commentò la castana. Draco scosse la testa divertito. La spinse nella stanza. La porta si richiuse con un tonfo. Anna si guardò in giro. C’era solo quell’ovvio letto. Guardò truce il ragazzo. “Bhe, che c’è?” sbottò lui. “Non mi sono agghindata così per stare tutta la sera su un letto…” rispose la castana. Poi con fare stizzito si slacciò i pesanti anfibi. Abbandonandoli da una parte. Draco ghignò. Tipico. La solita ragazza. Pronta a lamentarsi di tutto. Con quel suo tono freddo. Che lo faceva impazzire. Si avvicinò ad Anna. La baciò. Mordendole il labbro inferiore. Lei aveva chiuso gli occhi. Come faceva sempre. Appena staccati, Draco la spintonò. Anna cercò di mantenere l’equilibrio ma cadde sul letto. Scosse la testa divertita. I suoi soliti modi. Così nascosti. Violenti. You don't remember my name. Draco la raggiunse subito. Sovrastando la figura esile della ragazza. Anna lo guardò. In quegli occhi color ghiaccio. Draco sostenne il suo sguardo. E fu un attimo. La baciò ancora. Con passione. La lingua che scorreva piano sulle labbra della ragazza. Così morbide. Anna arrossì. Strinse in una mano il braccio del biondo. Ci impuntò le unghie. I don't really care. Mentre lui continuava. La sua sadica tortura. Ed ecco. Le loro lingue iniziarono ad incrociarsi. A danzare. Coinvolte in un ballo. Sensuale. Che infuocava le guance di lei. E trasmetteva una scarica di adrenalina a lui. Can we play the game your way? Si staccarono piano. “Draco…” sussurrò Anna. Il ragazzo la zittì. Con un altro bacio. La mano di lei sfiorò l’avambraccio del biondo. Che trasalì. La seguì piano con gli occhi. Fino a vederla poggiare sul copriletto scuro. Quelle dita affusolate. Can I really lose control? Draco intrufolò piano una mano sotto la maglietta della ragazza. Anna si lasciò sfuggire un gemito. Quando la mano del ragazzo le si poggiò sulla pancia. Poi scese pian piano. A sfiorare l’orlo della gonna. Le calze. Just once in my life I think it'd be nice. Iniziò a sfilarne una. Lentamente. Anna si irrigidì. Il suo cervello voleva fermare la mano di Draco. Purtroppo però. Era il cuore che in quel momento comandava. Lasciandolo continuare. Just to lose control- just once. Le sfilò anche l’altra calza. Lasciandola poi cadere sul pavimento. Accanto all’alta. Draco passò piano un dito sulla gamba di Anna. Liscia. Con quella pelle chiarissima. Lei lo guardava. Ammaliata. Immobile. Come una bambola. La sua bambola. With all the pretty flowers in the dust. Draco si chinò. La baciò sulle labbra. Senza malizia. Un casto bacio. Poi le baciò una guancia. Ed il collo. La morse. Violento. Senza pietà. Anna si lasciò sfuggire un gemito. Un misto tra dolore. E piacere. Mary had a lamb, his eyes black as coals. Pian piano il ragazzo iniziò a scendere. Seguì la scollatura. Le scostò una manica. Rivelando la spallina nera. In pizzo. Iniziò a giocarci. A intrecciarla sul dito. Anna lo guardava. Con gli occhi luminosi. La mente annebbiata. Da quella droga chiamataamore. If we play very quiet, my lamb Mary never has to know. L’altra mano ancora sulla gamba di lei. Salì di nuovo. Piano. Le accarezzò un ginocchio. Draco baciò ancora Anna. Doveva approfittarne. Era brutto da pensare. Però ogni bacio potrebbe essere stato l’ultimo. Perché si era cacciato in quella situazione? Non lo sapeva. Just once in my life I think it'd be nice. Il ragazzo si staccò. E ricominciò a torturare il collo della giovane. Quella pelle candida. Morbida. Vellutata. Pian piano iniziò a salire con la mano. La coscia. Mentre cercava di concentrarsi su di lei. Sulla sua Anna. La sua piccola Anna. E non sul peso che aveva sul cuore. Just to lose control- just once. “Draco…” lo chiamò Anna. Era talmente assorto che non la sentiva nemmeno. La ragazza trasalì. Mentre la mano di lui le tirava su di poco la gonna. “Draco!” lo richiamò ancora. Nessunarisposta. Ed ancora. If I cut you down to a thing I can use I fear there will be nothing good left of you. Dopo averlo richiamato una decina di volte, Anna sbuffò stufa. Gli prese la mano e gliela storse. Draco si risvegliò dai suoi pensieri. La ragazza lo guardava con aria arrabbiata. “Draco…stai bene?” gli chiese. Raddolcendosi. Il ragazzo si spostò. E si stese vicino a lei. Anna si voltò. Gli prese la mano che poco prima gli aveva storto. E incrociò le loro dita. “Scusa…” mormorò il biondo distratto. Anna scosse la testa. “Sei scuro che va tutto bene?” gli chiese poi. Draco annuì. “Ero soprappensiero…” rispose. La castana lo guardò dubbiosa. “Avanti…vieni qui…” le disse lui. E la strinse a se. Sospirando. Doveva smetterla. Stare con lei il più possibile. Senza mentire. Senza farla star male. E quando sarebbe arrivato il momento giusto. Le avrebbe detto. Intanto però. Doveva nasconderlo. Quel tatuaggio oscuro che era il simbolo dei suoi peggiori incubi.
Nel frattempo, Giulia aveva percorso la strada per i sotterranei. Quasi scivolò sui gradini. Percorse il corridoio trotterellando fino ad arrivare all’ufficio di Piton. Si bloccò davanti alla porta. Tese le orecchie. Una musica lenta si propagava da dentro. Giulia si concentrò. Era la voce di Sharon den Adel. La cantante dei Within Temptation. La ragazza sorrise. Era sicura che gli sarebbero piaciuti. Bussò piano. La musica smise di imperversare. “Avanti…” rispose Piton. Giulia entrò. “Buonasera professore! Vedo che un cd le è piaciuto!” sorrise. Severus tossì indifferente. Era alla solita scrivania. Con i soliti compiti davanti. La piuma in mano. La ragazza si sedette sulla sedia davanti a lui. “Sono i nostri compiti quelli?” chiese poi curiosa. Severus la ignorò. Mentre scorreva lo sguardo sulla pergamena che aveva sotto gli occhi. Giulia si sporse. E trasalì. Quella era la sua scrittura. “Gliel’avevo detto che il suo sarebbe stato il primo…” ghignò Piton. La ragazza arrossì. Si rimise sulla sedia. Iniziando a torturare l’orlo della gonna nervosa. I minuti sembravano non passare mai. Così Giulia si fece coraggio. “Come sta andando?” gli chiese. Severus scosse la testa divertito. “Poteva fare di meglio signorina Wyspet…” commentò acido. La ragazza si intristì. E rimane in attesa che l’uomo staccasse gli occhi dal foglio. Finalmente, dopo qualche altro minuto, Piton vi scrisse qualcosa e lo posò alla sua sinistra. Quella che sarebbe stata la pila di compiti corretti. Giulia lo guardò supplicante. “Compito poco accurato e superficiale…mi aspettavo di meglio…” sentenziò il professore. La ragazza sospirò affranta. “Nonostante questo le conoscenze ci sono…anche se presumo che per lei il lessico specifico non esista…ha fatto certi giri di parole degni della signorina Haliwell…” continuò Piton. “Mi scusi…è che non abbiamo avuto molto tempo per svolgere il compito…mi sono arrangiata con gli appunti della lezione…” si scusò Giulia. Severus la guardò inarcando un sopracciglio. “Esiste una cosa chiamata biblioteca…” sbottò. Lei arrossì. “Prometto che il prossimo compito sarà migliore…” promise poi. Piton la guardò scettico. Ed iniziò a leggere il compito successivo. Era quello di Hermione. “Le serve una mano professore?” gli chiese Giulia. L’uomo scosse la testa. “Se le facessi leggere i compiti dei suoi coetanei non sarebbe corretto… anche perché metterebbe un voto eccellente a tutti…” commentò poi. La ragazza sorrise. Iniziò a dondolare le gambe. Mentre si guardava in giro. L’ufficio non era cambiato di molto. C’era solo qualche boccetta in più rispetto alla capienza delle mensole. Giulia si alzò ed andò allo scaffale vicino alla fornitissima libreria. Iniziò a scorrere lo sguardo sulle boccette. Erano tutte impolverate. La ragazza ci soffiò e una nuvola di polvere si librò nell’aria. “Non tocchi nulla...è capace di provocare un disastro solo spostando l’aria…” la richiamò Piton. Giulia tossicchiò. “Quanta polvere!” esclamò poi. Severus scosse la testa. “Sa signorina Wyspet…non ho molto tempo per darmi alle pulizie…” commentò. La ragazza annuì imbarazzata. “Professore…sa…anche io vorrei avere così tanti libri…” disse poi. Piton sorrise. “Ha due librerie qui a scuola…e anche a casa sua…a Spinner’s End…ce ne sono così tanti!” osservò Giulia meravigliata. Sbirciò i titoli di qualche libro. Quelli almeno che arrivavano alla sua altezza. “Non credo che il genere di lettura che seguo le interesserebbe molto…” commentò divertito Severus. In effetti quei pochi titoli che aveva letto Giulia, riguardavano pozioni. La sua attenzione fu attirata da un volume dalla copertina lucente. Nera. Il titolo inciso a lato con caratteri viola. La ragazza allungò una mano per prenderlo. Ci arrivava a filo. Era davvero un volume pesante. “Chissà se Herm l’ha letto…” esclamò curiosa Giulia. Quella era la grandezza minima dei libri dell’amica. Piton si voltò curioso. Appena riconobbe il libro però, trasalì. Giulia passò una mano sulla copertina. Scorse veloce gli occhi sul titolo. Severus si alzò. La raggiunse. E glielo strappò di mano. “Non ci sono cose che le possono interessare in questo libro…” disse acido. La ragazza lo guardò dispiaciuta. “Io…avevo visto la scritta viola…e allora…mi aveva incuriosito…” si scusò in colpa. Piton scosse la testa. E sospirò. Aveva reagito veramente in modo avventato. Doveva immaginarlo che Giulia lo aveva scelto in base ad altri criteri. E non in base al contenuto. “Sembra un volume molto prezioso…” commentò poi la ragazza. Severus alzò le spalle. “Posso vederlo?” gli chiese poi lei. Il professore la guardò incerto. “Non è un libro per bambini…” sbottò maligno. Giulia sbuffò. “Voglio solo…dargli un’occhiata…” cercò di convincerlo. Piton la ignorò e lo rimise apposto nella libreria. La ragazza lo guardò triste. “Signorina Wyspet…gradirei che lei stesse più lontana possibile da…certe cose…” le disse secco. Giulia abbassò lo sguardo. “Mi…mi scusi…” si scusò. Severus la guardò. E le accarezzò la testa. “Lei è come una bambina…deve ficcare il naso sempre dappertutto…” sorrise. La ragazza sbuffò. Però accennò ad un sorriso. Piton tornò a sedersi alla scrivania. “Professore…a dir la verità…io…ho già letto dei libri sulle Arti Oscure…” disse sincera Giulia. Severus la guardò inarcando un sopracciglio. “Anna ne ha ricevuti molti da sua nonna…alcuni di storia, altri di leggende…altri ancora di incantesimi e altre cose proibite dal Ministero…con l’eventuale spiegazione del motivo per cui sono state vietate…come ad esempio le Maledizioni…” raccontò. Piton annuì. Diede una rapida occhiata alla sua libreria. Ad Hogwarts teneva meno volumi possibili riguardanti le Arti Oscure. Con l’approvazione di Silente ovvio. Non si fidava a lasciarli a casa. Così quelli più preziosi li teneva in ufficio. Oppure, in camera sua. Riconosceva benissimo quelli di cui gli stava parlando Giulia. Li aveva letti. “Ne legge almeno uno all’anno…se li deve portare dietro…altrimenti chissà che fine farebbero se li scoprisse sua madre…” continuò a raccontare la ragazza. Severus annuì. Conosceva bene Ilary McGuire, madre di Anna. Dopotutto avevano frequentato Hogwarts nello stesso periodo. E sapeva che quella donna era allergica ad ogni forma di magia oscura. Curioso. Che poi si fosse andata a sposare con un uomo allevato si come un babbano, ma pur sempre con sangue Serpeverde. “Hermione ne ha letto solo uno…quello sulla storia…io invece li ho letti più o meno tutti…sono libri antichi…però scritti dettagliatamente…” proseguì Giulia. Piton la guardò. “Trovo che una ragazza della sua età non dovrebbe interessarsi alle Arti Oscure…” commentò. La ragazza sorrise. “Non si preoccupi…ero solo curiosa…non mi interessano gli incantesimi proibiti e quelle cose…” gli rispose. Poi tornò a sedersi davanti a lui. diede un’occhiata al foglio che stava leggendo. Era scritto in modo disordinato. E con parecchie correzioni. Dalla faccia riluttante di Piton doveva appartenere per forza ad Harry. Giulia lo guardò. E rise. Vecchi ricordi le erano riaffiorati nella mente. Quella notte. Al lago. Quando aveva perso il suo bracciale. Osservò l’oggetto. Che stava al suo polso. “Professore?” lo chiamò. Piton alzò la testa. “Lei ci crede agli angeli?” gli chiese la ragazza. Lui la guardò dubbioso. “Se lei non ha nulla da fare non significa che anche io me ne debba stare con le mani in mano…” sbottò poi seccato. Giulia sbuffò. “Avanti…mi risponda!” lo supplicò. “Se credo agli angeli? Cioè quegli stupidi addobbi natalizi vestiti di bianco e con le ali?” chiese Piton. La ragazza scosse la testa. “Gli angeli…quello che diventiamo quando…insomma…quando moriamo…il corpo riposa sulla terra mentre l’anima vola il cielo…” spiegò. Severus la guardò inarcando un sopracciglio. “Ha diciassette anni eppure crede ancora a queste storie da bambini?” rimbeccò. Le parole gli erano uscite da sole. “Io negli angeli ci credo! Anche perché…anche io ne ho uno…” annuì Giulia. Piton la guardò come se avesse detto che Silente e Voldemort fossero diventati amici. “…quell’angelo…è proprio lei professore…” sorrise la ragazza. Severus sobbalzò. Lui?! Un angelo?! “Ha preso proprio la persona sbagliata signorina Wyspet…” commentò sicuro. Giulia scosse la testa. “Lei mi protegge…si preoccupa per me…mi sta sempre accanto…lei…è il mio angelo professor Piton!” spiegò. Le guance di Severus si colorarono. Non riusciva a credere alle parole che le aveva rivolto la ragazza. C’erano altri modi per definirlo. Molti dispregiativi. Però. Angelo. Non di sicuro. “Lo so che sono pensieri un po’ infantili…” disse imbarazzata Giulia. Il professore scosse la testa. E sorrise. “Sa signorina Wyspet…mi hanno affibbiato molti appellativi nella mia vita…ma questo, senza dubbio, è quello più strano e particolare…che però ricorderò senz’altro…” rispose. La ragazza sorrise. Severus tornò a concentrarsi sui compiti. Se l’avesse guardata negli occhi, non si sarebbe più staccato. Giulia intanto lo osservava felice. Ne era convinta. Quell’uomo di fronte a lei era il suo angelo protettore. “Sono certa che sarà un buon angelo…anche per Eveline…” sussurrò piano. Il professore alzò di poco la testa. E sorrise. Poi tornò alle correzioni. Giulia lo guardava. Intenerita. Tutti dicevano che Piton era un professore gelido. Senza cuore. Un avvoltoio. Bastardo. Ma lei no. Lo sapeva. Che per far sciogliere quell’armatura ghiacciata dal suo cuore. Bastava un sorriso. Il suo sorriso. I suoi pensieri infantili. O semplicemente. Farlo sentire a suo agio. Perché con lei. Severus riusciva ad essere se stesso. Così Giulia chiuse gli occhi. “I can fly, but I want his wings…” iniziò a cantare. Severus si estraniò dalla calligrafia minuta di Anna. Per concentrarsi su quella voce. “I can shine even in the darkness, but I crave the light that he brings, revel in the songs that he sings…” continuò la ragazza. Aveva lo sguardo rivolto verso il soffitto. Anche se gli occhi erano chiusi. La sua mente vedeva. I mille e mille ricordi. “My angel Gabriel…” sorrise. Ricordandosi della prima volta. Quando era entrata in Sala Grande. Attaccata ad Anna ed Hermione. Così timida. Persa. E si era voltata. Verso quel tavolo. E l’aveva visto. Un uomo. Vestito di nero. Capelli corvini ad incorniciargli il viso. Espressione corrucciata. E quegli occhi. Che per qualche minuto avevano incrociato i suoi. “I can love, but I need his heart…” sospirò. In quel piccolo istante. quegli occhio profondi. Neri come l’inchiostro. Belli come il mare di notte. Le avevano dato una sicurezza. Pari solo a quella di un angelo. “I am strong even on my own, but from him I never want to part…” disse Giulia. Severus la guardava di soppiatto. Lei. Il viso verso il cielo. Gli occhi chiusi. Le mani unite sul ciondolo. E d’improvviso. Gli venne in mente. Della prima volta che l’aveva vista. Che sgambettava in Sala Grande con la scia di primini. Stretta alle sue amiche. Una bambina come le altre. Che però l’aveva guardato. Negli occhi. Come nessuno del primo anno aveva mai osato fare. La prima persona che Giulia aveva guardato entrando. Era lui. Aveva incontrato per la prima volta quegli occhi nocciola. Così innocenti. Così persi. Imploranti di sostegno. “He's been there since the very start…my angel Gabriel…” sussurrò la ragazza. Se lo ricordava ancora. Che dopo aver incrociato i loro occhi. Giulia aveva sorriso. La prima volta che aveva visto il suo sorriso. Allora non sapeva. Che quella bambina dagli occhi nocciola. Sarebbe diventata la sua via d’uscita. Da quel mondo buio che si era creato. Quella bambina. Che ora era davanti a lui. Diventata oramai ragazza. Ma con la stessa purezza negli occhi. Nello sguardo. Nei gesti. Che era diventata tutto per lui. E che sarebbe diventata sua moglie. Colei che era riuscito a svegliarlo. Da quel tedio che era la sua vita. “My angel Gabriel…” sorrise infine Giulia. Aprendo gli occhi. E guardandolo. Perché quella canzone era solo per lui. Quella voce era solo per lui. Quello sguardo era solo per lui. lei era solo per lui. Così. Come fu quel giorno di sedici anni prima. I loro occhi si incontrarono. Solo che qualcosa era cambiato. La luce che brillava. Non più paura. Non più odio. Solo amore. Dolce. Tormentato. Desiderato. Felice. Amore.
Intanto, Hermione percorreva i corridoi. Annoiata. In effetti aver qualcuno da rimproverare era un buon passatempo la sera, quando le sue amiche erano occupate. Il prefetto si stiracchiò. Sbadigliando. Nella tasca della camicia il suo più grande tentatore. Quell’infernale mp3 azzurro. Era diventata una dipendenza. Ed ostacolava le sue ronde. Perché lo aveva portato con se? Semplicemente perché si era affezionata. A quell’oggettino. Alle canzoni che racchiudeva. Che la tiravano su nei momenti bui. Solo quando avrebbe iniziato a fare i compiti con le cuffie alle orecchie se ne sarebbe liberata. Come dire che ci sarebbe riuscita. Hermione sbuffò. Iniziò a torturarsi un ricciolo. Giulia aveva davvero fatto un buon lavoro. Il prefetto stava percorrendo l’ennesimo corridoio. Quando sentì dei rumori strani. Sobbalzò. “Chi…chi va la?” chiese. Un tuono risuonò nel corridoio.  Ed un lampo squarciò la semi oscurità. Le fiamma delle torce traballò. Ed Hermione rabbrividì. Quanto avrebbe voluto rimanere in camera. Al riparo. Sotto i cuscini. Altri rumori sinistri. Quando avrebbe voluto strozzare Anna in quel momento. Per tutti i film horror che le aveva fato vedere. “Pix…se…se sei tu…non è divertente!” sbuffò. Nessuna risposta. Solo un altro tuono. Il prefetto cercò di ricomporsi. Di pensare in modo razionale. Non c’era nulla di cui aver paura. Era ad Hogwarts. Immancabilmente i fantasmi c’erano. Ma erano buoni. O quantomeno, indifferenti. Anche se in effetti pur di non star da sola in quel corridoio semibuio avrebbe preferito la compagnia di un fantasma. Sentì dei passi dietro di lei. Ma non osò girarsi. Una mano le si poggiò sulla spalla. E il prefetto tirò un urlo. Che riecheggiò per tutto il corridoio. “Scusa…non volevo spaventarti…” disse stupito Ron. Hermione sospirò di sollievo. “Non mi…hai spaventato…” rispose poi. Il ragazzo la guardò scettica. “Ronda da prefetto eh?” le chiese. la ragazza annuì. “Se vuoi la facciamo assieme…passiamo alcuni corridoi…poi torniamo assieme in Sala Comune…” propose Ron. Hermione sorrise ed annuì. Incredibile. Uno spiraglio di interessamento nei suoi confronti. I due iniziarono a camminare. I lie awake at night, see things in black and white. Lui, con le mani nelle tasche dei pantaloni. Fischiettando. Lei, guardandosi le scarpe. Torturandosi ancora quella povera ciocca di capelli. Timidamente. Nervosamente. I've only got you inside my mind. Quando le cose si erano fatte complicate? Quando lei era diventata così distaccata. You know you have made me blind. “Cosa…cosa facevi in giro? Cioè…ronda anche tu?”gli chiese Hermione. Ron scosse la testa. “Harry voleva pensare ai suoi piani contro Malfoy… con la Mappa del Malandrino…così io sono andato a farmi un giro…” spiegò. La ragazza abbassò lo sguardo. Ora si spiegava. Harry era occupato. Ecco perchè era rimasto li con lei. I lie awake and pray that you will look my way. “Dovrebbe smetterla di escogitare stratagemmi per infastidire Draco…non capisce che fa soffrire Anna così?” si limitò a sentenziare Hermione. Il rosso si stiracchiò. “Anche secondo me Malfoy sta architettando qualcosa…ma non ne sono così ossessionato come Harry…piuttosto…le selezioni di Quiddich…quelle si che mi preoccupano!” esclamò. Ecco un altro argomento. Il Quiddich. I have all this longing in my heart. “Ah è vero…ci sono le selezioni…Harry è il capo della squadra…e sei il suo migliore amico…quindi…” cercò di commentare poi. Non si intendeva molto di quello sport. Ma sapeva solo che il rosso era negato. Però un po’ d’incoraggiamento non gli avrebbe fatto male. I knew it right from the start. “E Giulia dove se ne va tutte le sere? Anche l’anno scorso se non sbaglio si dileguava!” chiese curioso Ron. Hermione trasalì. Fece spallucce. “Come…ti trovi con le materie dei M.A.G.O.?” gli chiese poi. Prevedibile. Il rosso scoppiò a ridere. “Tipico di te Hermione…la scuola è iniziata solo ieri!” disse divertito. La ragazza arrossì. Se solo lui si fosse accorto di quanto fosse cambiata. Oh my pretty pretty boy I love you like I never ever loved no one before you. Ron la guardò. “Comunque…come stai?” le chiese. Hermione trasalì stupita. “I…io? Bene…grazie…e tu?” rispose timida. Il rosso sbadigliò. “Assonnato direi…” disse poi. La ragazza sorrise. Ed un lampo illuminò il corridoio. Ma lei nemmeno se ne accorse. Perché era persa nella contemplazione del rosso. Pretty pretty boy of mine just tell me you love me too. “Ho visto che ti hanno regalato un mp3…” le disse Ron. Hermione annuì. Lo prese dalla tasca e glielo passò. Il ragazzo lo osservò. “Non sapevo che ascoltassi musica…” notò. La ragazza sorrise. “Tutti ascoltano musica…anche io!” esclamò. Un po’ più sicura. Oh my pretty pretty boy I need you. “Che genere ascolti? Quel’è il tuo cantante preferito?” le chiese subito il rosso. “Non ho un genere in particolare…comunque la mia cantante preferita è Avril Lavigne…” disse Hermione con orgoglio. Ron la guardò stupito. “Miseriaccia… non pensavo che ti piacesse quel genere…ti ho rivalutato!” esclamò. La ragazza sorrise felice. Oh my pretty pretty boy I do let me inside. “Sai…papà mi ha portato un vecchio mp3 dal suo ufficio al Ministero…un regalo di compleanno…non è molto intatto, però funziona…” spiegò Ron. Le ridiede l’oggetto azzurro. E frugò nelle tasche. Per poi estrarne un altro. I used to write your name and put it in a frame. Rosso scuro. Aveva un laccetto striminzito per appenderlo al collo. E il vetrino tutto rigato. “Non è malaccio dai…quello di Giulia ha il vetrino in mille crepe…” sorrise Hermione. Ron annuì. “Per non parlare di quello di Anna…non so come faccia a sopravvivere con quel disastro di ragazza…” disse ancora. Con affetto. Il rosso rise. And sometime I think I hear you call right from my bedroom wall. “Quando eravamo alla Tana non abbiamo parlato molto…con tutto il via vai che c’era…” osservò poi Ron. Hermione annuì. “In più dopo la disastrosa visita a Diagon Alley…” completò lei. “Giusto…Harry ha avuto le cinque dita di Anna in faccia per due giorni!” commentò divertito. “Ha fatto bene a dargli quello schiaffo…” sentenziò sicura Hermione. You stay a little while and touch me with your smile. “Io sinceramente non ho ben capito…se Anna è così sicura che Malfoy non ha il Marchio Nero…allora perché ha reagito così?” le chiese Ron. La ragazza sobbalzò. Una domanda. Pure intelligente. Quella era la sera dei miracoli! Hermione alzò le spalle. “Probabilmente perché era come dire che Draco fosse un delinquente…e nonostante le apparenze, credimi, quel ragazzo ha un cuore d’oro…o almeno…da quanto dice Anna…” gli rispose. Il rosso annuì. Poi si guardò in giro. And what can I say to make you mine to reach out for you in time. “Io direi che di gente qui non cen’è…per stasera abbiamo girato abbastanza!” commentò Ron. Hermione si voltò. “In effetti…non c’è nessuno…saranno tutti troppo stanchi per gironzolare…” concordò. “Allora torniamo alla Torre di Grifondoro…” propose lui. La ragazza annuì. Oh my pretty pretty boy I love you like I never ever loved no one before you. Ripercorsero i loro passi. Che rimbombavano nello spazio vuoto intorno a loro. Hermione lo guardava di sottecchi. Timida. Cercando un argomento per parlare ancora. E si sentiva patetica. Perché avrebbe voluto abbracciarlo. Guardarlo negli occhi. Magari anche baciarlo. E se ne stava li. A camminare a metri didistanza. Pretty pretty boy of mine just tell me you love me too. Un altro tuono arrivò da fuori. Hermione sobbalzò. Le sfuggì uno squittio. E Ron se ne accorse. Sorrise intenerito. “Hai paura dei temporali?” le chiese. Lei scosse fermamente la testa. Però un altro tuono la fece sobbalzare ancora. “Colpa dei film horror che mi fanno vedere Giulia e Anna…non sono la mia passione…” spiegò imbarazzata. Oh my pretty pretty boy I need you. “Odio tutto quel sangue…anche se so che è finto…non lo sopporto…” commentò ancora la ragazza. Oh my pretty pretty boy I do let me inside. Ron sorrise intenerito. Fu un attimo. Prese coraggio. E si avvicinò. Voleva starle vicino. Accorciando così la distanza fra i loro passi. Fra le loro parole. Fra i loro pensieri. E fra i loro cuori. Make me stay right beside you.
Anna sospirò piano. Guardando l’ora. Erano le undici passate. E lei era stanca. Sapeva che se fosse rimasta un minuto di più su quel letto. Abbracciata al suo Draco. Si sarebbe addormentata. La castana si voltò piano. Il biondo aveva chiuso gli occhi. Quell’espressione così tranquilla. Da bravo ragazzo. “Draco…” lo chiamò piano, battendogli una mano sulla spalla. Il ragazzo non si mosse. “Draco…” ripetè, spingendolo di poco. Ancora nulla. Si era addormentato. “Amore…” lo chiamò ancora spingendolo. Draco si mosse. Anna sorrise intenerita. Gli baciò la fronte. “Andiamo…svegliati…dobbiamo tornare in dormitorio…” gli sussurrò. Il ragazzo mosse una mano nel sonno. Girandosi poi dall’altra parte. La castana sbuffò contrariata. “Draco!!!” esclamò, quasi urlando. Il biondo sobbalzò dallo spavento. Poi la vide. “Ti sei svegliato amore si?” ghignò soddisfatta. Lui la guardò sospettoso. E sbadigliò. “È tardi…dobbiamo tornare in dormitorio…” gli spiegò, alzandosi a sedere. Draco però la prese per un braccio e la riportò a se. “Scegli…o mi lasci andare, o ti stacco le braccia…” propose Anna. Il biondo rise. E la liberò dal suo abbraccio. La guardò. Mentre si metteva a sedere. E si infilava le calze. Piano. Scrupolosamente. Per farle aderire bene. Poi aveva preso gli anfibi. Allacciandoli piano. Anna si alzò e lo guardò. Draco ricambiò supplichevole. “Prometto che domani sera rimando a dormire da te…” gli sussurrò. E gli porse una mano. Il ragazzo sorrise. Ed accettò. Non voleva fare capricci. I due uscirono dalla stanza. E la porta scomparve alle loro spalle. Intanto, qualcun altro aveva riposto una pila di compiti corretti sulla scrivania. Giulia sbadigliò. Piton aprì la bocca ma la ragazza lo anticipò. “Ho capito…è tardi…” sorrise lei. Severus la guardò divertito. Giulia aveva preso un libro dalla libreria li accanto. E l’aveva divorato tutta la sera. Mentre lui correggeva i compiti. Incredibile di come lo avesse letto velocemente. La ragazza si avvicinò. “A domani allora…buonanotte professore…” disse. Si chinò per dargli il consueto bacio sulla guancia. Ma stavolta fu Severus ad anticiparla. Si alzò e le scostò la frangia. Dandole un bacio sulla fronte. Giulia sorrise felice. “Io l’ho detto che lei era il mio angelo…” disse poi. Il professore sorrise divertito. “Buonanotte signorina Wyspet…” la congedò. Così, la ragazza uscì dall’ufficio. Correndo verso la torre. Mentre Ron ed Hermione avevano percorso i corridoi. Fatto le scale. Ed erano arrivati alla Sala Comune. Anna e Giulia si incontrarono davanti alla Signora Grassa. La castana salutò Draco. Ed entrò. Le due andarono in dormitorio. Trovando il prefetto con un’enorme nuvola rosa sulla testa. Ovviamente ci fu l’annessa spiegazione. Dopo l’aggiornamento di serata, le tre si cambiarono. Hermione si spazzolò i capelli. Dando l’addio ai suoi boccoli perfetti. Anna si struccò. Togliendosi quella maschera di matita e mascara. Che la separava dal mondo. E Giulia. Si tolse il bracciale. Ripensando ai soliti occhi. Che la facevano sognare.

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Capitolo 10
*** Pale ***


Buonsalve *-*
sono passati solo 3 giorni dall'ultimo aggiornamento eppure a me sembra un'eternità °_° curatemi vi prego. Anyway ho deciso di aggiornare lo stesso *V* (come direi che sarei riuscita ad aspettare.). Ringrazio voi lettrici fidate, che commentate ogni capitolino <3 *abbraccia*
In questo capitolo troviamo Pale dei Within Tempatation e El Tango de Roxanne dal film Moulin Rouge.

Avvertenze: occtudine, novità improvvisate, stralci di vita futura. Diabetanza depressiva.

Ora vi lascio all'aggiornamento *-*
Buona lettura <3



Decimo Capitolo

La settimana procedette normalmente. Tra lezioni, compiti e fatiche. Anna si vedeva giornalmente con Draco. Giulia si recava puntualmente allo scoccare del coprifuoco da Piton. mentre Hermione viveva dei ricordi di quella sera di lampi e tuoni. Le ore passarono velocemente. Ed arrivò il sabato mattina. Giorno prefissato per le selezioni di Quiddich. Hermione voleva assolutamente andare a vederle, probabilmente per tifare in segreto per Ron. Nonostante fosse arrabbiata per lo scambio di libri che Harry aveva intenzione di fare. Infatti, aveva deciso di tenersi la vecchia copia di Pozioni Avanzate, e ridare a Lumacorno quella nuova, scambiando le copertine. Giulia aveva chiesto più volte al ragazzo di vedere il libro. Voleva analizzare quella scrittura. Le sembrava famigliare. Ma Harry gliel’aveva sempre impedito, geloso com’era degli appunti che conteneva. Le tre stavano percorrendo il campo per arrivare alle tribune. Hermione si sedette e vicino a lei le amiche. “Perché non sei andata a proporti come cercatrice?” chiese Giulia ad Anna. Quest’ultima alzò le spalle. Infatti, Anna era stata nella squadra di Quiddich di Grifondoro. Era una specie di riserva. Aveva sostituito Harry un paio di volte come cercatrice. Durante il secondo e terzo anno. Fu proprio in quest’ultimo che, durante una partita, Draco la disarcionò dalla scopa e cadde come un peso morto sul campo. Anna si ruppe un braccio. E la partita venne sospesa. Il biondo ricevette un pugno sul naso dalla castana. Appena il braccio guarì completamente. Grazie alle pozioni curative di madama Chips. Al rimembrare di quei ricordi, la castana sorrise. Quante se ne dicevano lei e Draco. Ogni occasione era buona per insultarsi. E, anche se non lo ammetteva lei ci stava male. Quando Hermione la chiamò, Anna si distrasse dai suoi pensieri. “Sono cresciuta…non mi interessano più certi giochi…” spiegò poi. Giulia annuì e guardò verso il campo. La folla per le selezioni era davvero vasta. Alcuni non erano nemmeno di Grifondoro. In mezzo a quella folla, riconobbe Ginny. Mary Kate l’aveva appena accompagnata. Poi, la vide. E le raggiunse alla tribuna. “Non sapevo che Ginny volesse entrare nella squadra di Quiddich…” osservò stupita Hermione. La baby Haliwell alzò le spalle. “Ginny è formidabile! Entrerà in squadra sicuramente!” disse poi entusiasta. Si sentì Harry urlare. Così le quattro si voltarono e assistettero alle selezioni. Come aveva detto Mary Kate, Ginny era stata ammessa in squadra. Anche Ron entrò. Aiutato da Hermione. successivamente, tutto il gruppetto andò da Hagrid. Per scusarsi della scelta di non seguire più le sue lezioni. Dopo aver parlato anche del suo ragno gigante Aragog (di cui al suo nominare Anna rabbrividì con Ron), tornarono nel castello per la cena. Si erano quasi seduti al tavolo di Grifondoro, quando Lumacorno li bloccò. Propose di fare uno spuntino nel suo ufficio quella sera. Invitando Harry, Hermione ed Anna. Quest’ultima rifiutò subito. Anche se il prefetto la pregava ad andarci con lei. Harry invece aveva la punizione con Piton. Quindi fu costretto a rifiutare. Dopo aver cenato, il gruppetto si recò in Sala Comune. C’era un’aria strana. Era da molto che non stavamo tutti assieme. Certo, Anna ancora non parlava con Harry. E anche Giulia voleva evitare di proferire parola con lui. Si sedettero in un angolo. Trovarono un tavolo libero, anche se la sala era molto affollata. Hermione prese la Gazzetta del Profeta. “Qualcosa di nuovo?” chiese Harry. Il prefetto scorreva le pagine. Trovò un articolo che coinvolgeva il padre di Ron. Aprì la bocca per riferirne il contenuto. Però, appena visto anche l’altro nome, si bloccò. “Allora? Cos’è quella faccia?” le chiese Anna. Hermione deglutì. Tutti si aspettavano che leggesse. “C’è tuo padre Ron…” iniziò a dire. Il ragazzo si girò preoccupato. “Sta bene!” aggiunse poi. Il rosso tirò un sospiro di sollievo. “Dice sono che è andato a far visita a casa…Malfoy…” cercò di sintetizzare. Anna si voltò verso di lei. “E poi?” chiese ancora Harry. Giulia avrebbe voluto mollare una sberla su quella zucca vuota. Ma si astenne. “Santo Manson dammi qua!” sbottò Anna, prendendo di mano all’amica il giornale. Scorse gli occhi sull’articolo. “‘La seconda perquisizione della residenza del Mangiamorte non sembra aver sortito alcun risultato. Arthur Weasley dell’Ufficio Intercettazione e Confisca di Incantesimi Difensivi e Oggetti Protettivi Contraffatti ha dichiarato che la sua squadra è intervenuta in seguito ad una soffiata’” lesse la castana. “Certo, la mia!” dichiarò Harry. “A King’s Cross gli ho detto di Malfoy e della cosa che stava cercando di far riparare a Sinister! Bhe, se non è a casa loro, qualunque cosa sia, deve averla portata con se a Hogwarts…” continuò a dire. Hermione scosse la testa. Anna prese un profondo respiro. “Mi vuoi dire…che secondo le tue stupide supposizioni…hai fatto perquisire il Malfoy Manor?!” esclamò. Era tutto tranne che calma. Il ragazzo la guardò. “Lo sai anche tu che non sono stupide supposizioni!” sbottò. Anna lo guardò scettica. Harry sostenne lo sguardo della ragazza. Poi la sua attenzione fu attirata dall’oggetto che lei aveva al collo. “Sbaglio o quella è nuova?” le chiese. La castana annuì. Portò una mano sul ciondolo. Lo voltò. E lesse l’incisione. Draco gliel’aveva fatta notare dopo che lei l’aveva indossata. Harry si alzò. “Tel’ha regala Malfoy! Allora vuol dire…” iniziò a ipotizzare. Anna strinse la collana nella mano. “Fammela vedere!” esclamò il ragazzo. La castana scosse la testa. “Nemmeno per sogno!” rimbeccò. Hermione sbuffò stufa. “Harry, piantala…” lo richiamò. Ma il ragazzo oramai si era fissato. “Avanti! Fammi vedere quella collana!” le chiese ancora. Anche se suonava di più come un ordine. Anna scosse la testa. Harry si chinò su di lei appoggiando le mani sui braccioli della poltrona. Gli occhi verdi contro quelli castani di lei. Duri. Inflessibili. “Andiamo Harry…ti pare che Draco potrebbe dare qualcosa di pericoloso ad Anna?” sbottò Giulia. “E poi all’entrata Gazza ci ha perquisito…e quella collana è passata…è un semplice regalo!” commentò Hermione. Harry scosse la testa. Allungò una mano per prendere il ciondolo. Anna prontamente se lo infilò nella scollatura della maglietta. Il ragazzo trasalì. “Se ci tieni così tanto prenditela…” ghignò. Hermione si portò le mani alla bocca. Harry non poteva essere così ossessionato. Tutti sapevano ad Hogwarts che l’unico che poteva toccare Anna era Draco in persona. Metà Sala Comune assisteva alla scena. Se davvero Harry avesse avuto il coraggio, il giorno dopo si sarebbe ritrovato con molto peggio di un naso rotto. Il ragazzo si bloccò per qualche minuto. “A mali estremi…” esclamò. Deglutì a fatica. Ed arrossì. Allungò ancora una mano. Anna non gli diede il tempo nemmeno di avvicinarsi che gli diede un portentoso calcio nello stomaco. Harry venne catapultato sul pavimento. “Non osare mai più pensare di fare una cosa del genere!” esordì furibonda. Il ragazzo la guardò. Anna aveva gli occhi lucidi. “Draco non è una cosa che ti riguarda! Lasciaci vivere in pace!” esclamò, poi, si alzò e si diresse verso il dormitorio femminile. Harry si rialzò tenendosi lo stomaco. “Harry? Ho un messaggio per te…” lo chiamò Demelza Robins, la nuova cacciatrice. “Dal professor Lumacorno?” chiese lui speranzoso. “No…dal professor Piton…” rispose lei. Giulia la guardò. Mentre il cuore di Harry sprofondava. “Dice che devi andare nel suo ufficio alle otto e mezzo per la punizione…ehm…non importa quanti inviti mondani tu possa aver ricevuto. E voleva che sapessi che dovrai separare i Vermicoli marci da quelli buoni da usare a Pozione, e…dice che non c’è bisogno che porti i guanti protettivi” spigò ancora la ragazza. “Va bene…grazie mille Demelza…” rispose cupo Harry. Detto questo, la ragazza tornò dal suo gruppetto di amiche. Giulia si alzò dalla poltrona. Sferrò uno sguardo ad Harry. Non era di compassione. Solo. Avrebbe voluto essere al suo posto. Una sera senza Piton per lei equivaleva alla tristezza. Le sarebbe andato bene perfino separare i Vermicoli. Anche Hermione si alzò. Insieme all’amica, si diressero verso il dormitorio femminile. Anna era seduta sul suo letto. La schiena appoggiata al muro. Le braccia conserte. “Tutto bene?” le chiese Hermione, avvicinandosi. La castana annuì. Le amiche si sedettero sul suo letto. Giulia iniziò ad accarezzarle la testa. “Anna…posso vedere la collana?” le chiese Hermione. La ragazza la fulminò con lo sguardo. “Pensi anche tu che sia qualcosa di pericoloso?” le chiese seria. Il prefetto scosse la testa. E sorrise dolce. “Voglio solo vederla…” disse. E tese piano una mano. Anna si sfilò la collana. Piano. Come fosse qualcosa di estremamente fragile. Hermione la guardò. Era in argento. Anche la pietra in mezzo doveva essere preziosa. “Guarda dietro…” sussurrò la castana. Il prefetto la girò. Dietro ‘era un’incisione. “Io...Tu…semplicemente noi. Anna e Draco per sempre” lesse. “È una cosa sdolcinata…però…” sorrise Anna. Giulia l’abbracciò. Hermione le ridiede la collana. “L’unico pericolo che ha quella collana è di addolcirti Anna…” disse divertita. La castana rise. “Harry è proprio un deficiente…è talmente ossessionato dal male intorno a lui che non si fa scrupoli…” sbuffò Giulia. Hermione annuì. “Si vede che sente la mancanza di qualche attacco di Voldemort…” commentò Anna. Giulia ridacchiò. Mentre al prefetto scappò un sorriso. “Ora cosa facciamo?” chiese poi. Anna alzò le spalle. “Draco ha promesso a Blaise una serata tra uomini…” sbuffò. In effetti anche Mary Kate era su una poltrona in Sala Comune a non far nulla. “Piton ha la punizione con Harry…” disse poi Giulia. Hermione le guardò. “Ragazze…vi rendete conto degli stati un cui siamo? Dipendiamo dai nostri uomini!” sbottò con fare da adulta. Giulia sorrise. Era vero dopotutto. Da quanto non stavano tutte assieme? Dalla Tana. Quando i loro prediletti non c’erano. “Allora è deciso! Serata al femminile!” esclamò Anna, rimettendosi a sedere. Giulia annuì sorridente. La castana si alzò e andò a frugare nel suo baule. “Guardate cosa sono riuscita a portarmi dietro…” ghignò. Dopo qualche minuto la ragazza ricomparse con un libro in mano. Nella copertina, Sarah Jessica Parker nelle spoglie di Carrie Bratshaw. “I dvd non li possiamo vedere…però c’è sempre il libro…” spiegò Anna. Si sedette a gambe incrociate sul letto. Giulia prese della caramelle dal suo baule. “Un capitolo a testa?” propose Hermione. Le amiche annuirono. E lei aprì la prima pagina. Lessero metà libro. Tra aneddoti divertenti e commenti. Dolci e risate. Per dimostrare che anche in quel mondo di pregiudizi e litigate, l’amicizia sopravvive sempre.
Il tempo passava veloce. Il vento fresco e piacevole fu sostituito da folate di vento freddo. Gli alberi del giardino iniziavano a dare i primi segni dell’autunno. Le foglie si stavano ingiallendo. E la piovra mostrava qualche tentacolo ogni tanto. I tre uragani cercavano di stare al passo con compiti, verifiche, interrogazioni e lezioni, in cui si richiedeva sempre più frequentemente l’uso degli incantesimi non verbali. Tutto proseguiva normalmente. Anche se di giorno avevano il posto fisso in biblioteca. Mentre la sera c’era chi se ne stava in qualche angolo a sbaciucchiare il proprio biondo. Chi faceva ronde notturne nella speranza di incontrare altri prefetti. E chi si rinchiudeva nell’ufficio di un professore per fargli da assistente. Tra tutto questo via vai, una delle poche cose che si notavano, erano le nuove affinità che si stavano creando. Ginny stava uscendo, sotto consiglio di Mary Kate, con Dean Thomas. Ron frequentava spesso Lavanda Brown. Mentre Hermione faceva finta di nulla. E Keith ci provava ancora spudoratamente con Anna. Nella speranza che abbandonasse Draco per stare con lui. Era la seconda settimana di ottobre. Un venerdì. La settimana dopo ci sarebbe stata la prima visita ad Hogsmerade. Per concedere un po’ di meritato riposo agli studenti. Le ragazze si erano appena sedute al tavolo di Grifondoro per la cena. quella sera Silente occupava sorridente il suo posto al tavolo insegnanti. Anna aveva appena addentato una coscia di pollo, con conseguente rimprovero sulla femminilità da Hermione, quando il preside si alzò. Cercò di richiamare l’attenzione degli studenti. Però il brusio copriva la sua voce. Ad un certo punto, stufo di urlare per farsi sentire, Silente fece uscire dalla bacchetta delle scintille rosse che percorsero la sala. Presi dallo spavento generale, i ragazzi si zittirono. Ed il preside potè prender finalmente parola. “Mi rendo conto che le lezioni sono diventate così frenetiche da non permettervi nemmeno scambiarvi un saluto, però, volevo interrompere la cena per fare un annuncio…” iniziò a dire. Si alzò in piedi, nel suo vestito azzurro. Giulia sorrise. Le ricordava un po’ Mago Merlino. Tutti gli studenti tesero le orecchie. Alcuni sperando nella diminuzione delle ore di lezioni. Altri della cancellazione degli esami. “Vedo con piacere che vi ho incuriosito! Dunque…devo subito deludere chi spera che l’annuncio centri in qualche modo con la facilitazione della vostra vita scolastica…” continuò Silente. Alcuni sbuffarono affranti. Il preside riservò uno sguardo comprensivo. “Ci ho riflettuto a lungo, e, dopo attenta considerazione, ho pensato ad un modo piacevole per alleggerire l’atmosfera oramai così pesante, creatasi non solo dalle lezioni, ma dalle continue notizie della Gazzetta…” proseguì. Anna, Giulia ed Hermione si guardarono dubbiose. “È con enorme gioia che vi comunico, che il trentuno ottobre, si terrà un ballo di Halloween…” disse Silente, arrivando al succo del discorso. Dagli studenti, si levò un grido di eccitazione. Il preside battè le mani per richiamarli. “La cena avrà luogo come di consueto in questa sala. Dopodiché, mentre le giovani saranno a farsi belle per i loro cavalieri, con il gentile aiuto degli insegnanti, la sala sarà addobbata e preparata per il ballo come merita…” spiegò poi. Severus scoccò uno sguardo agli altri professori. Tutti sorridevano. Probabilmente solo lui era all’oscuro che avrebbe dovuto partecipare. “Il ballo inizierà alle 21.00 precise. Essendo un ballo di Halloween, vi chiederete, bisognerà venire in costume? Non vi preoccupate. Non è necessario, però si richiede una certa originalità!” spiegò ancora. Anna sorrise pregustandosi già la scelta del proprio vestito. Giulia d’istinto guardò verso Piton. “Detto questo, vi lascio alla cena…ancora buon appetito!” concluse. Poi Silente si risedette. Dagli studenti ripartì il gran vociare. “Perfetto…l’ennesima distrazione dalle lezioni…” sbuffò Hermione prendendo un po’ di purè di patate. Anna scosse la testa divertita. “Ho deciso…mi vestirò da Gothic Lolita…” esordì poi. Giulia continuava a guardare dalla verso il tavolo insegnanti. “Glielo chiederai?” le chiese Anna. La ragazza arrossì. Hermione seguì il suo sguardo. “No Giulia…non ci pensare nemmeno! Ti dirà di no! È un professore! E se vi vedessero assieme?” obbiettò subito. “Però io…un ballo l’ho già perso…” sospirò Giulia tristemente. Hermione la guardò dubbiosa. “Vedi Herm…al Ballo del Ceppo…io…continuavo a guardare verso di lui…mentre ballavo con un altro…e la cosa mi faceva male…i suoi sguardi…freddi…si sono sostituiti…ora…è diverso…” cercò di spiegare la ragazza. Il prefetto scosse la testa. “Va bene…siete innamorati, ma finché siete fra queste mura, nulla può accadere! Già quello che avete fatto fino ad ora non è consentito Giulia…” le rimproverò ancora. L’amica si fece piccola piccola nel suo posto. Bevendo un sorso di succo di zucca. “Bhe…è Halloween…tutto può accadere!” esclamò ottimista Anna. Hermione la guardò scettica. “Scusa…non è Natale quello?” chiese dubbiosa. La castana alzò le spalle. “Ma Halloween è la mia festa preferita…quindi tutto può accadere!” si corresse. Il prefetto sospirò esasperata. Poco dopo la cena finì. E poco a poco gli studenti lasciarono la sala. Sulle loro bocche, ancora il ballo. Le tre andarono di filato in dormitorio. “Sarà fantastico vedrete! Zucche, fantasmi, zombie, ah quanto adoro Halloween!” esclamò Anna, andando al baule. Lo aprì ed iniziò frugarci con foga. Giulia aveva fatto le stesso. Prese un libricino. “Cos’è?” chiese Hermione, curiosa. La ragazza le mostrò la copertina. “Lady Armony, ogni vostro vestito diventa realtà…” lesse il prefetto. Una donna a loro molto famigliare “Armony ha fatto un catalogo?” chiese stupita Hermione. Giulia sorrise. “Ha aperto una piccola bottega a Hogsmerade… sai…con le gite di Hogwarts si fanno molti affari…e poi non vende solo vestiti punk, gotici e metal…ha cose anche molto particolari…” spiegò poi. Anna riemerse dal suo baule. “Potremmo vestirci da personaggi di Sweeney Todd…” propose. Hermione la guardò scettica. “Io faccio Mrs Lovett…” precisò subito la castana. Giulia scosse la testa divertita. “Comunque ho visto un bel vestito che mi piacerebbe mettere…con magari le mie ballerine e un bel cerchietto con due antenne da farfalla…” spiegò poi. Iniziò a cercare la pagina che raffigurasse il vestito. “Non riusciresti a vestirti da qualcosa di spaventoso nemmeno se lo vorresti…” commentò divertita Anna. Giulia la guardò. “Io da Umbridge non mi vesto…” sbottò. Poi le tre si guardarono e scoppiarono a ridere. Il prefetto si stiracchiò. “Non dimentichiamo che è un ballo a coppie…” sospirò affranta. “Bhe…che vuol dire?! Invita Ron-Ron no?” commentò Anna. Hermione arrossì. “Non dire sciocchezze…non vedi come se la intende con Lavanda?” sbuffò infastidita. “Tu sei più bella di Lavanda!” rimbeccò la castana. “Si certo…” rispose affranta il prefetto. “Secondo me si…” ripetè Giulia. “Lo dite solo perché siete mie amiche…” sbuffò Hermione. Anna abbandonò la ricerca nel baule e prese per le spalle il prefetto. La trascinò davanti allo specchio. “Ora stammi a sentire: tu sei carina, molto di più di quell’oca di Lavanda! Guardati santo Manson!” esclamò. Costrinse Hermione a guardarsi in viso. Il prefetto si osservò per qualche minuto. In effetti i denti non erano più così pronunciati. Ed i capelli le stavano più ordinati del solito. E finalmente, sorrise. Giulia le raggiunse. “Vedi? Se Ron non vede quanto sei bella allora è un deficiente…” commentò. Il prefetto si portò dietro un orecchio una ciocca di capelli. Imbarazzata. “Va bene…proverò a chiedergli se viene al ballo con me…anche se non è per nulla romantico!” sorrise. Anna scosse la testa esasperata. “Sta zitta…Charlotte!” disse, dandole una leggera spinta. Hermione la guardò e rise. “E tu cosa ti metti Herm?” le chiese poi Giulia. La ragazza alzò le spalle. “Non so…riciclerò qualche vestito che ho li nel baule…” rispose. Buttò un’occhiata mentale ai vestiti con cui l’aveva riempito. In effetti non cen’erano di adatti. “Eh no! tu vieni con noi a fare shopping sabato prossimo! A costo di pagarti io stessa il vestito!” rimbeccò Anna. Hermione sorrise ancora. E si chiese per la millesima volta. Cosa avrebbe fatto senza le sue chiassose. Ribelli. Ma dolci. Amiche. Le ragazze si prepararono in fretta. Ognuna aveva il suo solito appuntamento serale. Hermione chiuse gli occhi. Come faceva di solito quando poi doveva fare la ronda per i corridoi. Mentre le amiche se la svignavano promettendo di tornare presto. Le due assieme percorrevano la strada fino ai sotterranei. Quella sera Anna aveva appuntamento da Draco. Forse ci sarebbe rimasta anche a dormire. Mentre Giulia. Aveva promesso a Piton di rifare l’ultimo compito sugli incantesimi non verbali. Cel’aveva messa tutta, ma quell’argomento proprio non lo digeriva. Anna deviò un poco prima dell’amica. Arrivò all’entrata della Sala Comune. Si stupì nel vedere un biondo famigliare fuori dalla porta. “Sera!” esclamò Draco. Anna lo guardò dubbiosa. “Sera…cosa fai qua fuori?” gli chiese. Il ragazzo sorrise. “Ti aspettavo…dovevamo vederci no?” rispose sicuro. La castana annuì. “Però…pensavo che rimanessimo in camera…” confessò. Draco si avvicinò e le sorrise. Poi le spostò la frangia e le diede un bacio sulla fronte. “Voglio che tu faccia una cosa per me…” le sussurrò. “Cosa?” chiese lei. “Voglio che mi porti…dov’è tenuto…lo Specchio delle Brame…” rispose. Anna trasalì di stupore. “Ma…perché?” gli chiese. Draco sorrise. “Voglio…vedere…vederci…tra qualche anno…e voglio vedere…Elizabeth e Scorpius…” rispose sincero. Non era mai stato così vulnerabile nella sua vita. Se l’avesse visto suo padre. Però li Lucius non c’era. C’erano solo lui e Anna. La ragazza sorrise intenerita. “Li vedrai…tra qualche anno…non c’è nessuna fretta…” commentò. Non si aspettava quella richiesta. Il biondo scosse la testa. “Voglio vedere anche io…quello che hai visto tu…” aggiunse. Anna si alzò in punta di piedi e lo baciò. “Draco Malfoy…sei un sentimentale eh…” sussurrò poi a fil di labbra. Il ragazzo le riservò uno sguardo supplichevole. La castana gli prese una mano. Poi iniziarono a camminare. Draco la seguì. Con il cuore in gola. Gli batteva all’impazzata. Sperava di vedere anche lui la stessa cosa che aveva visto lei l’anno prima. Voleva vederli. I loro bambini. Perché se li vedeva allora voleva dire che ci sarebbe stato un futuro. Per lui. per loro. Per la loro famiglia. Non ci volle molto a raggiungere la stanza dello specchio. I due entrarono piano. Ancora mano nella mano. “Eccolo…” sorrise Anna, indicando un oggetto coperto da un telo. Draco si guardò in giro. La castana corse allo specchio. E tirò giù il telo. Il biondo lo guardò da lontano. “Vuoi che guardi prima io?” gli chiese. Draco scosse la testa. Però non si mosse di un passo. Così Anna si parò davanti allo specchio. Tutto si ripetè. Come era successo quella sera con le sue amiche. Erano li. Loro. I futuri Malfoy. “Avanti amore! Non sai cosa ti stai perdendo!” lo chiamò. Il ragazzo si avvicinò incerto. Poi si fece coraggio e si posizionò vicino alla ragazza. The world seems not the same, though I know nothing has changed. Pian piano davanti ai suoi occhi presero forma delle figure. Anna gli strinse la mano. Mentre Draco riconosceva le figure. Quello era lui. Cresciuto. Un mantello a coprirgli le spalle. Ed accanto. Lei. La sua Anna. Bella come una mattina d’estate. In un vestito nero ed elegante. Il tempo di un battito di palpebre, che davanti ai suoi occhi comparvero altre due figure. It's all my state of mind, I can't leave it all behind. Una la teneva in braccio proprio lui. L’altra allungava le mani verso Anna. Quella bambolina che teneva la tre braccia. la sua futura bambina. Elizabeth. Con i piedini ciondolanti nelle scarpette nere. Lucide. E quegli occhi. Così simili ai suoi. Così azzurri da far invidia al cielo. I have to stand up to be stronger. Anna si strinse vicinoal biondo. Lo vedeva. Si stava emozionando. E anche lei in effetti non era differente. Certo. Non c’era lo stupore iniziale. Però. Ad essere sincera. Quel bambino che tendeva le mani verso di lei. Poteva sentirlo. Con la sua voce. Che la chiamava. Mamma. Lei. Che non pensava nemmeno di sposarsi. Figurarsi avere figli. Pure uno maschio! Con quei capelli biondi. I have to try to break free from the thoughts in my mind. I due ragazzi si guardarono. “Li vedi?” sussurrò piano Draco. Come se tutto si dovesse infrangere in mille pezzi da un momento all’altro. Anna annuì. Rimasero ancora qualche minuto a fissare lo specchio. A guardarsi. Fino a che. Ad un certo punto. Draco si destò da quella magia. Si voltò verso la castana. Che guardava ancora estasiata. Negli occhi una luce particolare. Use the time that I have I can say goodbye, have to make it right. Quella felicità tanto sognata. Che lui credeva di averle tolto per sempre. Nel momento in cui il Signore Oscuro gli aveva poggiato la sua bacchetta sull’avambraccio. No. Lo capì solo in quel momento. La felicità. Quella che lui voleva per Anna. Non gliel’avrebbe potuta portar via. Nessuno. Nemmeno lui. Have to fight 'cause I know in the end it's worthwhile, that the pain that I feel slowly fades away. Il ragazzo sorrise. Strinse la sua mano in quella di lei. Poi la tirò a se. L’abbracciò con tutte le forze che aveva. It will be all right. Anna ricambiò. Se aveva rivisto la loro famiglia. La loro futura famiglia. Voleva dire che nulla sarebbe andato storto. Draco non l’avrebbe abbandonata. Perché quella era la sua paura. Di perderlo. Per sempre. Così lo strinse. I know I should realize time is precious, it is worthwhile. Sembrava facessero a gara a chi stritolasse di più l’altro. Anche se Draco aveva più forza di lei. Allentò la presa. Perché ebbe paura che Anna gli si sbriciolasse tra le braccia. Era così gracilina. Così. Bella. Come una rosa delicata. Despite how I feel inside, have to trust it'll be alright. “Draco…non mi abbandonare mai…per favore…” gli sussurrò la castana. Non era da lei. Però. Al diavolo. Doveva. Voleva. Dirglielo. In quel momento, non le importava. Della sua reputazione di dura. Della sua maschera. In quel momento. Si mostrò fragile. I have to try to break free from the thoughts in my mind. Draco sorrise. “Ovvio stupida…non ti abbandonerò…sei sempre la madre dei miei futuri figli dopotutto…” rispose. Era la verità. Non stava mentendo quella volta. Glielo disse con il cuore in mano. Come un Malfoy non aveva mai fatto. O forse. Chissà com’era suo padre con sua madre. Prima. Quando anche loro erano una Anna. E un Draco. Use the time that I have I can say goodbye, have to make it right. Il biondo la prese per i fianchi. E la sollevò. Così. Senza preavviso. Anna rise. felice. La prese in braccio. Ed iniziò a farla girare. “Ti verrà il mal di schiena! Non sono una piuma!” esclamò la castana. Ma Draco non l’ascoltava. Avrebbe fatto qualunque cosa per vederle ancora quel sorriso. Have to fight 'cause I know in the end it's worthwhile, that the pain that I feel slowly fades away. La ragazza continuò a ridere. Mentre girava tenuta da lui. In una danza strana. Insensata. Poi Draco la poggiò a terra. Le mise una mano sulla spalle. E si guardò nello specchio. Anna fece lo stesso. Le loro versioni adulte si stavano baciando teneramente. Solo allora la ragazza lo notò. Al collo della donna. Una collana. Con un pendente a croce. Il suo. Lo strinse in una mano. E si alzò in punta di piedi. Draco le sorrise. Poi la baciò. Finalmente l’aveva ritrovata. Quella cosa che lo faceva sentire allegro. Felice. Che gli dava una scarica di adrenalina dritta al cuore. Quella cosa a cui non poteva rinunciare. Lei. La sua Anna. It will be all right.
Intanto, Giulia aveva continuato la sua strada. Infondo, aveva trovato l’ufficio. Aveva il materiale con se. Nella sua borsa a tracolla. Viola. Con la stella della Converse davanti. Era di ottimo umore. Dopo la notizia del ballo si era rallegrata. Bussò con energia alla porta. “Avanti!” rispose Piton. Giulia entrò. Richiuse la porta. E trotterellò fino alla scrivania. “Buonasera professore!” sorrise. Severus la guardò alzando un sopracciglio. “Buonasera…vedo che è di ottimo umore…bene…così svolgerà meglio il compito…” commentò. La ragazza arrossì. Si sedette davanti a lui. Nella solita sedia. E tirò fuori gli appunti. La piuma. E la pergamena. Piton non la degnò di grande attenzione. Stava confrontando due compiti. Sembravano appartenere a degli inermi Tassorosso del quarto anno. Giulia iniziò a scrutare gli appunti. Anche se la sua attenzione era concentrata altrove. “Ha sentito Silente prima?” gli chiese stupidamente. Piton alzò lo sguardo. “Ovvio…era seduto accanto a me…non sono ancora sordo signorina Wyspet…” rispose acido. La ragazza arrossì. Severus la guardò. Era davvero come pensava. Voleva invitarlo al ballo. Anche se normalmente sarebbe dovuto essere il contrario. “Ecco…è…una...una bella idea, non trova?” chiese timida. Piton era tornato ai compiti. “No…non credo…altro svago a degli studenti che già non fanno nulla…” sbottò. Giulia rise. “Hermione ha detto più o meno la stessa cosa…” disse. Ci fu qualche minuto di silenzio. “Sa…questo…sarà…un ballo a coppie…” iniziò a dire la ragazza. Stava torturando la povera piuma tra le mani. Piton la guardò alzando un sopracciglio. “Ecco…mi chiedevo se…se…lei…si insomma…le andrebbe di…” continuò impacciata Giulia. Era arrossita parecchio. “Dunque? Le sarei grato se finisse la frase entro Natale…” commentò seccato Piton. La ragazza prese coraggio. “Mi chiedevo se lei…se le andrebbe di…andarci con me…si insomma…al ballo…vorrebbe venire al ballo con me?” gli chiese. Il cuore di Severus ebbe un sussulto. Non credeva che quella proposta potesse fargli un tale effetto. Per qualche minuto. Lo rese felice. Però poi si rabbuiò. Giulia intanto attendeva con ansia la risposta. “Signorina Wyspet…nonostante la sua volontà di farmi questo invito sia stata tanta, devo rifiutarlo…” rispose. La ragazza impallidì. Lasciò cadere la piuma nelle sue mani. Severus la fissò. Non poteva vederla così. Però. Non poteva nemmeno accettare. “Senta…lo sa che non sarei potuto venire con lei in ogni caso…” aggiunse. Parve però di aver solo peggiorato le cose. Giulia abbassò lo sguardo. Aveva ragione Hermione. “Signorina Wyspet…ascolti…” cercò di dirle Severus. La ragazza se ne stava a sguardo basso. Ci era rimasta davvero male. Eppure era così convinta che lui accettasse? “Può cortesemente alzare la testa? Gradisco che quando parlo mi si guardi negli occhi…” le disse Piton. Forse con un tono troppo duro. Giulia alzò lo sguardo. Aveva gli occhi lucidi. Un altro tuffo al cuore per il professore. “Mi dispiace di aver dovuto rifiutare in un modo così…brusco. Però lo sa benissimo anche lei…sono un suo professore…e anche se mi sarebbe piaciuto enormemente partecipare a questo ballo con lei…sono comunque costretto a rifiutare…” spiegò arrossendo. La ragazza sorrise. Non un suo solito sorriso. Qualcosa. Di malinconico. “Non si preoccupi…non è colpa sua…mi sono lasciata trasportare dalla fantasia…” si scusò Giulia. Severus la guardò un’ultima volta. Poi si riconcentrò sui compiti. Si sentiva tremendamente in colpa. Avrebbe voluto anche lui volteggiare sulla pista. Chissà se Giulia aveva già scelto il vestito. Gli venne in mente il ricordo della sua festa di compleanno. In cui lei aveva indossato il suo vestito del Ballo del Ceppo. In quel ballo. In cui l’aveva sorpresa più volte con lo sguardo verso di lui. “A quanto pare Silente ha fatto tutto da se…oppure ciò dimostra quanto io venga considerato nelle decisioni del corpo insegnanti…” sbuffò Piton. Che stupido. Stava cercando un modo per dirle di andarci con un altro. ma non aveva nemmeno lui il coraggio. “Signorina Wyspet…ci sono altri ragazzi che staranno già facendo la fila alla porta del suo dormitorio per invitarla…vada con loro…” riuscì a dire. Giulia scosse la testa. Stava cercando di decifrare delle aggiunte da parte di Hermione sugli appunti. O almeno, avrebbe dovuto fare quello. Invece continuava a pensare. “Non mi dirà che se ne starà chiusa in Sala Comune spero…” commentò ancora Severus. La ragazza alzò le spalle. “Non ho molta scelta…Anna ci va con Draco…ed Hermione ci va con Ron…” spiegò. Ecco un’altra freccia scoccata nel cuore oramai in colpa del professore. La ragazza si accorse del guaio che stava combinando. Dopotutto non era colpa sua se non poteva andare. E lei glielo stava facendo pesare. Non poco. “Non si preoccupi…non è così importante questo ballo…avrei preferito girare di casa in casa vestita da fantasma a fare Dolcetto o Scherzetto…” sorrise. “Non è un po’ troppo grande?” commentò Piton. “Non si è mai troppo grandi per certe cose…e poi…l’ho sempre fatto quando ero piccola...mi vestivo sempre da fantasma…con un lenzuolo e due buchi per gli occhi…” raccontò Giulia. Severus sorrise. “Ribadisco, comunque, che può accettare altri inviti…” ripetè lui. La ragazza scosse di nuovo la testa. A Severus venne un brivido. E se quel Josh fosse ritornato all’attacco? L’avrebbe mandata nella braccia del lupo. O meglio. Del porco. No. Lei non era così stupita. Intanto, Giulia lo guardava di sottecchi. Piton se ne stava con lo sguardo fisso sullo stesso foglio da minuti oramai. Forse aveva una lotta interiore. Anche se le aveva detto di cercarsi un altro. in realtà voleva tenerla tutta per se. La ragazza lo guardò comprensiva. “Roxanne, you don't have to put on that red light…walk the streets for money…you don't care if it's wrong or if it is right…” iniziò a cantare. Severus alzò la testa. La guardò. Incontrando i suoi occhi nocciola. Ancora lucidi. Glielo leggeva a chiare lettere. Nella sua mente. Voleva solo lui. “Roxanne, you don't have to wear that dress tonight…Roxanne, you don't have to sell your body to the night…” continuò Giulia. Al sua voce risuonava così limpida. In contrasto con quelle parole di tragedia. Di supplica. Severus si chiedeva perché. Perché Silente avesse voluto per forza organizzare quel ballo. Dopotutto gli studenti non avrebbero fatto altro che cianciarne per le due settimane che distavano. “His eyes upon your face, his hand upon your hand, his lips caress your skin…it's more than i can stand!” proseguì Giulia. Avrebbe voluto che non si preoccupasse per lei. Non sarebbe andata con nessun altro. Lo sapeva. Era testarda. Non per nulla era una Wyspet. Gli sorrise. Per cercare di farlo star meglio. “Why does my heart cry? Feelings I can't fight! You're free to leave me but just don't deceive me!” sussurrò. Poi d’improvviso Giulia si alzò. Si avvicinò piano a Piton. Fino ad arrivargli dietro. Si alzò in punta di piedi in modo da sovrastare lo schienale della sedia. E gli cinse il collo piano con le braccia. Severus arrossì. “...and please believe me when I say…I love you…” gli disse Giulia. Piano. Come una carezza. Poi poggiò la fronte sulla sua spalla. Ci fu qualche minuto di silenzio. “Non si preoccupi…non andrò con nessun altro…le voglio tanto bene professore…” gli disse la ragazza. Rimase ancora qualche minuto stretta a Piton. Poi si staccò. E tornò al suo posto. Anche se il cuore pregava. Supplicava. Perché lui cambiasse idea. Perché Giulia voleva stare con lui quella sera. Solo con il suo adorato professore. Prepararsi solo per lui. Farsi bella. Mettere un bel vestito. Se Severus non c’era. Non le importava. La ragazza ricominciò ad analizzare gli appunti. Anche se era più propensa a scarabocchiare la pergamena vuota davanti a se. Mentre Piton. Cercava inutilmente di correggere quei compiti. Ma aveva altro in testa. Non poteva finire così. Doveva trovare un modo. Un piccolo sotterfugio per stare con lei. Decise così come avrebbe impiegato quelle due settimane. Sperando che nessun altro si facesse avanti con Giulia. E cercando un rimedio. Per renderla felice.
Hermione aveva gironzolato per i corridoi tutta la sera. Senza nessun risultato però. Il prefetto sbuffò avvilita. Cosa sperava, di incontrare Ron anche quella sera? Fece qualche passo e sentì dei rumori sospetti. Dei passi veloci. “Hermione!” si sentì chiamare. La ragazza si voltò. E lo vide. Nemmeno averlo fatto apposta. Ron si stava avvicinando. “Immaginavo che fossi qui!” esclamò. Lei aspettò che la raggiunse e riprendesse fiato. “Stavi tornando alla Torre?” le chiese. Hermione annuì. “Andiamo assieme?” sorrise. La ragazza ricambiò il sorriso. Iniziarono ad avviarsi. “Ultimamente è un vero mortorio la sera no?” osservò Ron. “Vero…bhe…meglio così!” commentò Hermione. Il rosso rise. “Hai visto Ginny in questi giorni?” le chiese. La ragazza scosse la testa. “Dovresti chiedere a Mary Kate…perché?” rispose poi. Ron alzò le spalle. “Si comporta in modo strano…” confessò. Hermione lo guardò. “Comunemente detta adolescenza mio caro…” sorrise. Ron la guardò perplesso. “Miseriaccia…mi sa che ho perso dei passaggi…” esordì dubbioso. “Ginny ha quindici anni oramai…ha i suoi interessi, le sue passioni…” iniziò ad elencare la ragazza. Il rosso la guardò scettico. “Tutte chiamate Dean Thomas…” sbottò infastidito. Hermione rise. “Tu a quanto pare sei nella fase del fratellone geloso eh?” lo prese in giro. Ron arrossì. La ragazza prese coraggio. Ricordandosi le parole delle amiche. “Riguardo questa cosa del ballo…” iniziò a dire Hermione. Però altri passi si aggiunsero ai loro. “Ron-Ron!” squittì una voce. I due si voltarono. Quella visione per Hermione fu peggio della Umbridge in bikini. Lavanda si stava avvicinando. Appena raggiunti, la ragazza squadrò il prefetto. Poi il rosso. E gli si appiccicò al braccio. “Lavanda…cosa ci fai in giro dopo il coprifuoco?” sbottò Hermione irritata. La ragazza fece gli occhi dolci. “Cercavo lui ovvio! Ma ora che l’ho trovato posso stare tranquilla! Mi scorti alla Torre?” gli chiese. Ron la guardò stranito. “Per favore…ho paura a girare da sola per i corridoi!” lo pregò. Sbattè le ciglia da cerbiatta. E ci aggiunse anche un labbro tremulo. “Ecco…si…se proprio vuoi…” rispose Ron. Subito Lavanda sorrise radiosa. E senza nemmeno aspettare che lui salutasse Hermione, lo trascinò dalla parte opposta alla sua. Ovvero, stava prendendo la strada più lunga per arrivare alla Sala Comune. Il prefetto sbuffò. E ricominciò a marciare da sola. “Ragazza indifesa un cavolo! Quella è un’oca…travestita da cerbiatta! Anzi no…una volpe! Si, è una volpe travestita da…da…da Lavanda!” esclamò. Solo dopo si accorse che quella parole non avevano senso. Mentre Hermione cedeva ai suoi attacchi di rabbia, Draco aveva accompagnato Anna alla Sala Comune. Giulia invece, aveva consegnato giusto il tempo il compito corretto e migliorato. Aveva dato un bacio sulla guancia al professore. Che ancora pensava ad una soluzione per il ballo. Le tre si trovarono in dormitorio. Si raccontarono i vari particolari della serata. “Io quella Lavanda la strangolo!” sbuffò Hermione, buttandosi sotto le coperte. Anna scosse la testa divertita. “Tu Giulia? Cosa pensi di fare? Ci vieni al ballo no?” chiese poi. La ragazza scosse la testa. E si beccò un cuscino in testa. “Non pensare nemmeno di restartene da sola in dormitorio! Tu ci vieni! A costo di legarti con le manette a Piton!” sbottò Anna. Giulia sorrise. Se solo fosse stato così semplice. Le tre si accoccolarono nei loro letti. Però, anche quando il prefetto spense la luce, non riuscirono a dormire. Ognuna pensava alla propria serata appena trascorsa. Tra nevrosi. Tristezza. E sogno.

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Capitolo 11
*** Everything I Do, I Do it for You ***


Buonsalve *-*
o come ogni volta in cui aggiorno, dovre dire buonanotte xD volevo aggiornare ieri ma ho preferito aspettare. Si, potete tirarmi i pomodori *si fa piccola piccola sotto l'impermeabile* scusate la lentezza con cui rispondo alle recensioni >.< ringrazio Giorgy89, lolos, mistery_sev, lambretta, CenereSnape e Skelanimal per le recensioni allo scorso capitolo <3 vi risponderò presto, promise!
Coooomunque, in questo capitolo troviamo Everything I Do, I Do It for You di Brian Adams e Re del Blu, Re del Mai dal film Nightmare Before Christmas (che io personalmente adoVo <3)

Avvertenze: occtudine, la stravaganza dei fatti, l'occtudine, la merlinositudine di Silente *spoiler* vi ho già detto occtudine? Ah un annuncio, Anna mi informa che, se qualcuna si vuole prendere il suo spasimante Keith è liberissima di farlo, glielo cede molto volentieri. *dlindlonfineannuccio*

Basta divagare, vi lascio all'aggiornamento
Buona lettura <3


Undicesimo Capitolo

Come aveva previsto Piton, i giorni seguenti si parlò solo del ballo di Halloween. A lezione vari innamorati si scambiavano bigliettini per assicurarsi la compagnia dell’altro. Per i corridoi si assistevano a scene di dichiarazioni amorose. Con conseguenti ragazze lasciate in lacrime da proposte rifiutate. E ragazzi inneggianti cori da stadio per gli amici. Tra questi, c’era la singolare scena che si svolgeva quasi ogni giorno. Anna camminava tranquilla nel corridoio. Era stata trattenuta dalla McGranitt per chiederle delle spiegazioni sull’ultimo compito svolto. Era stato particolarmente ben svolto che la professoressa cercò di farle confessare di averlo copiato da Hermione. La castana, offesa, aveva ripetuto tutto il contenuto del compito, facendo rimanere la donna a occhi sbarrati. Dopodiché, l’aveva lasciata andare. Avevano un’ora buca, e dopo ci sarebbe stata la cena. Hermione era ad Aritmanzia. Mentre Giulia l’aspettava in giardino. Il vento autunnale si era calmato, però le foglie avevano iniziato a cadere. “Anna!” la chiamò una voce. La ragazza sbuffò. La scena stava per ripetersi. Keith la raggiunse con il fiatone. “Non mi hai sentito? Ti stavo chiamando!” sbuffò il ragazzo. Anna mantenne lo sguardo alto. “Si…ti ho sentito…è per quello che non mi sono fermata…” rimbeccò maligna. Non ne poteva più. Il Corvonero le dava il tormento dal giorno dopo l’annuncio di Silente. Keith si limitò a sorridere. La castana sbuffò. “Anche se Draco non è qui con me questo non ti da il diritto di ricominciare con le tue sceneggiate…” commentò. Continuando a camminare seria. Svoltò l’angolo. Il giardino era vicino. “Magari cambi idea…” ipotizzò speranzoso Keith. Anna scosse la testa. “Ti ho detto di no ieri, l’altro ieri e anche due giorni fa! Te lo dico ora e continuerò a dirtelo fino ad Halloween! Non ci vengo al ballo con te!” sbottò al limite. Era arrivata nel giardino. Vide Giulia seduta sotto il solito albero da lontano. Prima che Keith potesse dire qualcosa, la castana corse via. L’amica era intenta a leggere un libro. Non era molto spesso. Però era concentrata. Non alzò la testa nemmeno quando Anna le si sedette vicino. “Da chi scappi? La McGranitt ti insegue?” scherzò Giulia, con gli occhi fissi sul libro. La castana scosse la testa. “Keith…quel ragazzo non molla!” rispose affranta. Poi frugò nella sua borsa ed estrasse anche lei un libro. “È il suo ultimo anno…logico che ci provi con te fino all’ultimo…” commentò l’altra. Anna sbuffò. E voltò le pagine fino ad arrivare al segnalibro. Le due rimasero in silenzio per qualche minuto. “Poi dimmi com’è il ballo…” disse Giulia. Anna la guardò. “Non ti ci mettere pure tu che non è giornata! Sei fortunata che ho scaricato tutti gli insulti a disposizione per oggi contro Keith, altrimenti avrei già iniziato ad urlare…” rimbeccò irritata. La ragazza la guardò divertita. “Inutile che mi guardi così…tu al ballo ci vieni…” sbottò Anna. Giulia scosse la testa. “A reggere la candela a te e a Hermione? Per poi finire a fare cerchietti sul muro in un angolo? No grazie…” commentò. La castana sbuffò. “Quanti ti hanno chiesto di andare al ballo? Eh? Una decina?” rimbeccò. Giulia alzò le spalle. “Possibile…ma ho intenzione di starmene in camera piuttosto che andarci con un altro…” rispose arrossendo. “Ma scusa…non hai provato a convincere il vecchio gufo?” propose Anna. L’amica la guardò male. “Non voglio forzarlo…e poi…lui vuole venire…però la carica di professore non glielo premette…spero…cioè…credo…che voglia venire…” rispose poi. La castana le fece una carezza sulla testa. “Stupida…ovvio che vuole venire! quello è innamorato cotto Giulia!” sorrise. La ragazza abbozzò un piccolo sorriso. “E ora, torniamo alle avventure di Mirta Fossati…” esclamò poi Anna, tuffandosi nella lettura del suo libro. Giulia la guardò per un poco, poi tornò a leggere. Quando videro che gli studenti usciti da Erbologia uscivano per recarsi al castello, dedussero che era arrivata l’ora di cena. Inoltre, il cielo si era rabbuiato presto. Come stava succedendo ultimamente. Così le due si alzarono e fecero tappa in dormitorio per lasciare le borse. E per aspettare Hermione. Appena anche lei fu pronta, scesero in Sala Grande. Mentre Anna e Giulia si stavano sedendo al tavolo dei Grifondoro, il prefetto era rimasta indietro. Stava rivedendo degli appunti. Ed era andata addosso a Ron. Hermione lo guardò. Aveva la braccia tutte e due libere. Di Lavanda, nemmeno l’ombra. Così si decise. Non era un posto molto romantico, ma si decise. “Dovevo immaginarlo che ci fossi tu dietro a quegli appunti…” sorrise il rosso divertito. La ragazza raccolse i fogli che le erano caduti. Poi guardò Ron negli occhi. Diventando delle più svariate sfumature di rosso. “S…senti Ronald…hai presente…il ballo di Halloween?” gli chiese a denti stretti. “Quello che c’è tra due settimane?” rispose incerto. Hermione annuì. Era vero. Mancavano solo due settimane! Due giorni dopo ci sarebbe stata la visita ad Hogsmeade! Ci fu qualche minuto di silenzio. “Ecco…se…se sei da solo…volevo… ecco…siccome…secondo la legge ad esclusione…cioè…se…” iniziò a farfugliare il prefetto. Ron la guardò curioso. “Si insomma…hai già una ragazza con cui andarci?” riuscì finalmente a dire la ragazza. Il rosso ci pensò. “No…anche se penso che Lavanda me lo chiederà a giorni…” rispose. Ecco la doccia fredda che si aspettava. si era decisa troppo tardi. “Ah…ok…dovevo immaginarlo…bhe dai…non importa…” disse Hermione, cercando di sfoderare un falso sorriso. Ron la guardò stupito. “Comunque…non mel’ha ancora chiesto…quindi…se vuoi…certo! Accetto l’invito!” rispose subito. La ragazza lo guardò come se avesse avuto davanti un elefante rosa. “Non ti preoccupare…il vecchio vestito della prozia Tessy l’ho buttato…andrò a comprare qualcosa di più moderno con Harry…” la rassicurò. Hermione annuì. Ancora stupita. “Allora…alle 21.00 in Sala Grande?” propose poi Ron. “S…si…si! Per me va bene!” accettò. Il rosso le fece l’occhiolino. “Bene…ora andiamo…altrimenti al tavolo penseranno che ci siamo persi…” disse. Poi iniziò ad incamminarsi. La ragazza al suo seguito. Ancora incredula del coraggio avuto. Il rosso si sedette verso metà tavola con Harry. Mentre lei si mise tra le sue amiche, all’inizio. Era ancora rossa come un pomodoro. Anna la guardò dubbiosa. E Giulia le sorrise. Poi le due si scambiarono uno sguardo. “Non ci credo!! Gliel’hai chiesto?” esclamò Anna. Hermione annuì. Giulia battè le mani. “E lui cos’ha risposto?” chiese poi curiosa. Il prefetto annuì. E le amiche scoppiarono in un urlo di gioia. Brindarono alla loro salute. Poi la cena proseguì normalmente. Andarono in dormitorio per prepararsi al dopo cena. Anna aveva una lezione integrativa con Lumacorno. Hermione doveva finire di studiare Antiche Rune. Mentre Giulia aveva in programma la solita visita da Piton. Intanto, proprio quest’ultimo, era nel suo ufficio. Sapeva che la sera non avrebbe concluso molto con la ragazza in giro. Anche perché avrebbero chiacchierato. Quindi cercò di avvantaggiarsi con i compiti. Aveva appena preso in mano la piuma, quando qualcuno bussò alla porta. Piton invitò ad entrare. Una lunga barba bianca fece capolino. Seguita da Silente. Severus lo guardò dubbioso. Avevano forse un appuntamento? “Lo so cosa ti stai chiedendo Severus…no, non hai mancato ad una visita nel mio ufficio…” sorrise il mago. Poi, con la sua solita andatura tranquilla, si avvicinò. Si era richiuso la porta alle spalle. “Allora Albus, qual buon vento?” gli chiese Piton. Non era un buon segno. Quell’aria pacifica nascondeva di certo qualcosa. “Non posso nemmeno venire a trovare un amico?” rispose sereno Silente. Il professore alzò un sopracciglio all’udire dell’ultima parola. Poi sospirò. “Ho molto lavoro da fare…devo avvantaggiarmi più che posso…” commentò arcigno, indicando tutti i fogli sulla scrivania. Silente sorrise. “Lo so…stai tranquillo Severus…non oserei mai privarti della compagnia della signorina Wyspet…” lo rassicurò. Piton trasalì. Forse il preside voleva spiegazioni riguardanti le uscite notturne di Giulia. Eppure non gli sembrava arrabbiato. “Non fare quella faccia Severus…vuoi che non me ne sia accorto che tra te e Giulia c’è del tenero?” commentò divertito il mago. “Io…Albus…ti stai sbagliando!” cercò di difendersi Piton. Silente scosse la testa ridendo. “Stai tranquillo…non sono arrabbiato…perché dovrei? Sono stato proprio io a farvi avvicinare…” disse complice. Severus lo guardò dubbioso. “Ricordi la pozione del Pensatoio, al quarto anno? Sono stato io a darla alla signorina Wyspet…hai perso colpi eh Severus? Perfino io mi ero accorto di quanto quella ragazza fosse innamorata! Prima ancora di te…” spiegò Albus. Piton lo guardò sbalordito. “Ero certo che tu avresti fatto la scelta giusta…ed infatti, ecco qua…a soffrire pene d’amore…” disse infine Silente. “Non dire assurdità…per quale motivo dovrei soffrire?” sbottò Piton. Silente sorrise ancora pacifico. “Due anni passano in fretta…mi sento già fortunato solo del fatto che lei mi ami…come potrei lamentarmi?” aggiunse poi Severus. “Un certo ballo di Halloween ti suggerisce nulla?” commentò Albus. Il professore lo guardò. Dove voleva arrivare? Un pensiero si fece largo nella sua testa. Non era possibile. Che lui avesse finalmente trovato una risposta che gli martellava il cranio da quella sera? In cui aveva visto il sorriso morire dal viso della sua Giulia. “Non sono un abile Legilimens come te Severus…eppure certe cose le vedo…dai comportamenti…dalle azioni…dai gesti e parole delle persone…so che la signorina Wyspet ti ha invitato al ballo…e so anche che tu hai dovuto rifiutare…” spiegò Silente. Piton abbassò la testa. “Non avrei potuto fare altrimenti…” rispose. Il preside scosse la testa. “Avresti potuto rivolgerti a me…invece di penarti così per una settimana…” gli suggerì poi. Severus alzò la testa. Inarcò un sopracciglio. E lo guardò. “Cosa vorresti fare, licenziarmi per una sera?” rimbeccò acido. Albus scosse ancora la testa divertito. “Avrei potuto darti questa…” sorrise. Cacciò una mano nella manica della sua veste (che quella sera era di un argento sfavillante, in contrasto con la mano nera e malata). E ne uscì con una boccetta. Dentro, un liquido di verde acido. Piton guardò l’oggetto scettico. Forse sapeva cosa fosse. Però non ci voleva credere. Non poteva farlo. Era un uomo grande e vaccinato. Sarebbe stata una cosa ridicola. Però poi pensò. A Giulia. Felice. Sorridente. “Esattamente Severus…ti farò un’offerta che non potrai rifiutare!” esclamò Silente, facendo l’imitazione del mafioso del film “il Padrino”. Piton lo guardò scettico. “Lo so…devo affinare la tecnica…è che ieri ho visto un film davvero emozionante e…” iniziò a spiegare Silente. Poi vide l’espressione di Severus. E si zittì. Ritornando sul discorso principale. “Comunque, dicevamo…mi stupisco che tu non sia arrivato ad una conclusione così ovvia…” commentò il mago. Piton scosse la testa. “Pozione Restringente…semplicemente assurda…finirei per tornare bambino non credi?” commentò riluttante. Silente sorrise compiaciuto. “Ma questa non è una normale Pozione Restringente Severus…” disse. Piton lo guardò scettico. “Nemmeno per sogno Albus…io un altro intruglio della Sprite non lo bevo!” sbottò acido. Il preside lo guardò ancora sorridendo. “Diciamo che è una Pozione Restringente potenziata…non rischi di regredire all’età infantile…diciamo che arriveresti ai diciassette anni…” iniziò a spiegare poi. Severus lo guardò. Ma non disse nulla. Diciassette anni. La stessa età in cui. Aveva avuto il primo bacio con Giulia. Si sentì infuocare le guance solo al pensiero. “L’effetto dura fino a mezzanotte…diciamo che saresti un Cenerentolo…” sorrise divertito Silente. “Non lo so Albus…” commentò sincero il professore. Il preside annuì comprensivo. Lo guardò. E si diresse alla porta. “Se cambi idea, prevedo di essere nel mio ufficio fino alla fine del mese…” disse. Piton annuì. E il preside uscì dal suo ufficio. Lasciandolo con una marea di pensieri. Quella pozione poteva essere la sua salvezza. Però. Sarebbe stato il giovane Severus. Quell’acido. Nasone. Brutto. Manico di scopa. Piton si alzò dalla scrivania. E andò nella sua camera. Sbatté tre volte la bacchetta su un ripiano della libreria. Subito uscì un piccolo cassetto nascosto. Pieno di cd messi perfettamente in ordine. Con un altro colpo di bacchetta gli apparve in mano un bicchiere di vino elfico. Il suo migliore consigliere. Da sempre. Iniziò a scorrere lo sguardo sui cd. Ne prese uno misto. Lo fece levitare fino al piccolo stereo nell’angolo. E lo inserì. Poi con un gesto elegante del polso premette play. Una melodia invase la stanza. Severus bevve un lungo sorso di vino. Poi si sedette sul letto. Look into my eyes - you will see what you mean to me. Non capiva nemmeno perché si assillava tanto. Giulia era testarda. Sapeva che non sarebbe andata con nessun altro fuorché lui. Allora perché si dava tanta pena? Search your heart - search your soul and when you find me there you'll search no more. Bevve un altro sorso di vino. Non era per gelosia che stava facendo tutto quel putiferio mentale. Era perché voleva veramente andare a quel ballo. Non sapeva cosa l’avesse convinto. A lui quegli eventi non erano mai piaciuti. Si sentiva a disagio. Non sopportava di vedere tutti i suoi studenti. Avvinghiati in coppie. Mentre si scambiavano sguardi melensi. Contornati da umidi baci. Don't tell me it's not worth tryin' for. In realtà lui sapeva. Che quella era tutta invidia. Perché lui, quei momenti, da adolescente non li aveva mai avuti. Certo, gli sarebbe piaciuto scambiare teneri baci. Con lei. You can't tell me it's not worth dyin' for. Che però aveva scelto unaltro. Forse quello era l’ennesimo motivo per cui odiava i balli. E le occasioni mondane tra quelle mura. Gli ricordavano tremendamente Lily. You know it's true. Eppure. A vedere lo sguardo felice di Giulia quella sera. Le sue guance diventare rosse. La voce tremante. Per prendere il coraggio per invitarlo. E mentre lui rifiutava. Qualcosa nel cuore si era mosso. Everything I do - I do it for you. Non era solo senso di colpa. No. In quei giorni. Passati a trovare un modo. L’apparizione di Silente faceva proprio al caso suo. Però. Non voleva andare al ballo come il Severus giovane. Quello lui lo era già stato. Anche se non in modo del tutto normale. Look into my heart - you will find there's nothin' there to hide. Era anche vero che si sarebbe confuso fra i suoi studenti. Così lui e Giulia sarebbero stati in pace. Le avrebbe potuto rivolgere la parola senza tutti quei fronzoli da professore. Chiamarla per nome. Quel suo meraviglioso nome. Che aveva preso posto nel suo cuore. Take me as I am - take my life, I would give it all - I would sacrifice. Giulia l’aveva già visto giovane una volta. Però ora era cresciuto. E l’unica cosa che voleva fare era rendere lei felice. La sua futura moglie. La sua futura madre di sua figlia. La metà di quella che credeva non si sarebbe mai meritato. Una famiglia tutta sua. Don't tell me it's not worth fightin' for. Grazie a lei. Aveva riscoperto quel sentimento che odiava. Perché in passato l’aveva portato solo a scelte sbagliate. L’amore. I can't help it - there's nothin' I want more. Dunque amare significa veramente questo? Cercare in ogni modo di rendere felice la persona che si ha accanto? Severus sospirò e bevve l’ennesimo sorso di vino elfico. No. Per essere veramente amore doveva essere semplice. Nulla di costruito. Solo. Essere se stessi. Trovare una persona che lo accettasse per com’era. Lui. Il vecchio, scorbutico professore. Ya know it's true. Giulia l’aveva fatto. Possibile che non vedesse in lui nemmeno un minimo di difetto? In realtà Severus lo sapeva. Dei due, il vero angelo era lei. Everything I do - I do it for you. Quella ragazza che lo faceva ridere. Che lo faceva sognare. Con il suono della sua voce melodiosa. Che gli faceva ritrovare la voglia di vivere. Solo guardando un suo sorriso. E allora. Se il prezzo per farla sorridere era ringiovanire di qualche anno. Avrebbe potuto farlo. Avrebbe provato. Dopotutto. Era solo una sera. There's no love - like your love and no other - could give more love. Per quella ragazzina buffa che si ostinava a fargli compagnia ogni sera. Che gli diceva continuamente di volergli bene. Che lo pregava perché le rivolgesse un sorriso. Che Severus aveva promesso di proteggere. Dagli altri. Dal mondo. Per preservare la purezza di quell’animo. L’innocenza nel suo sorriso. There's nowhere - unless you're there, all the time - all the way. Si era chiesto più volte come faceva a meritarsi una simile meraviglia vicino. Ma non aveva trovato risposta. Forse era stata lei. Lily. A mandargli Giulia. Come segno di perdono. Ci aveva pensato più di una volta. Perché non riusciva davvero a spiegarsi come una tale ragazza nel fiore degli anni si fosse innamorata di lui. Oh - you can't tell me it's not worth tryin' for. Per Giulia avrebbe rubato la luna. Spento tutte le stelle del cielo. Se solo glielo avesse chiesto. Ma lei era una ragazza semplice. Le bastava un peluche. Ed era felice. E le sue lacrime. Come gocce di rugiada. Cadute dai petali di un fiore raro e grazioso. I can't help it - there's nothin' I want more. Severus scosse la testa. Da quando era diventato così melenso? Da quando faceva certe similitudini? Poggiò il bicchiere sul comodino. E sorrise. Lo sapeva benissimo. Da quando aveva incontrato lei. Che gli aveva portato allegria. L’aveva immerso nella luce. Trascinandolo via dalle tenebre. I would fight for you - I'd lie for you. Giulia. Con i suoi pensieri infantili. Con i suoi atteggiamenti innocenti. La sua risata allegra. Il sorriso sempre presente. La poteva sentire qualche volta la sera. Mentre sgambettava con ai piedi le sue Converse viola. Usate al massimo. Verso il suo ufficio. Che bussava piano. E lo salutava con energia. Trotterellando fino da lui. Walk the wire for you - ya I'd die for you. Quella ragazza che non si era tirata indietro nemmeno davanti ad un Marchio Nero impresso sulla pelle. Nemmeno davanti a delle confessioni orribili. Ed aveva fatto tutto per lui. Lo leggeva nella sua mente. E sperava. Come lui. Che quegli anni che li dividevano passassero. Per poter stare finalmente insieme. Ya know it's true, everything I do - I do it for you. Dei battiti improvvisi lo destarono dai suoi pensieri. Guardò l’orologio appeso nella sua camera. Le 21.00 passate. Sorrise, facendo sparire il bicchiere dal comodino. Spegnendo la musica. “Avanti!” la invitò ad entrare. Giulia trotterellò dentro l’ufficio. Chiuse la porta. E fece una piroetta. Intanto Piton l’aveva raggiunta. “Buonasera professore!” esclamò la ragazza. Severus sorrise. “È di buon umore stasera vedo…” commentò, sedendosi alla scrivania. Giulia annuì. “Anche lei!” sorrise. Poi si sedette nella solita sedia. Davanti a lui. Piton scosse la testa divertito. “Allora, come mai tanta allegria signorina Wyspet?” le chiese poi. La ragazza sorrise. “Sa…Hermione è riuscita a chiedere a Ron di andare al ballo con lei! E lui ha accettato!” esclamò, contenta. Piton sorrise. “Ed è così allegra per questo?” le chiese ancora. Giulia annuì. “Herm è una mia amica…se è felice, anche io lo sono con lei!” sorrise. Severus sospirò. Quell’altruismo incontrollato. La ragazza tirò fuori dalla borsa il libro che aveva con se quel pomeriggio. Sorrise al professore. Poi si immerse nella lettura. Quella sera Severus sembrava strano. Poco dopo la ragazza alzò lo sguardo. “Professore…tutto bene?” gli chiese. Piton alzò il viso. E la osservò. “Andrà al ballo?” le chiese. Giulia scosse testa. Severus sbuffò. Appoggiò i gomiti sulla scrivania e congiunse le mani incrociando le dita. “Lei andrà al ballo…è un ordine…” disse poi serio. La ragazza si limitò a ricambiare lo sguardo. Non sapeva perché lui ci tenesse tanto che andasse. Senza di lui. Poi però un’idea si fece spazio nella sua testa. “Dopodomani accompagnerò Anna ed Herm a prendere il vestito…” sorrise timida. Piton la guardò ancora. “Segua il mio consiglio…si compri anche lei un bel vestito…” rispose poi. Giulia lo guardò stupita. “Vuol dire che…lei…” iniziò a chiedere. Severus ghignò. Quella luce. Gli occhi della ragazza si erano illuminati al sol pensiero. “Io…cosa, signorina Wyspet?” le chiese. però anche lui non riuscì a trattenere un sorriso. Giulia balzò in piedi e raggiunse Severus. Lo abbracciò con tutte le forze che aveva. “Davvero? Verrà sul serio? Ma…come farà?” disse poi a raffica. Il professore rise. Le accarezzò la testa. Con le guance che gli si erano colorate. “Stia calma…non si faccia venire un eccesso di bile, non è ancora sicuro nulla!” l’avvertì. Però era quasi sicuro della risposta. La sua decisione. A quel punto, poteva essere una sola. Giulia si staccò. “Sa…ho già visto un bel vestito…” sorrise. Piton annuì. “Si compri il vestito che desidera signorina Wyspet…poi si presenti in Sala Grande alle 21.00 precise…” le disse poi. La ragazza sorrise. “Ad Halloween tutto è possibile…” ridacchiò. Il professore la guardò alzando un sopracciglio. “Filosofie di vita di Anna…” spiegò in breve. Poi tornò al suo libro. Il resto della serata fu abbastanza tranquillo. Giulia leggeva. Poi esponeva qualche sua teoria sul libro e Piton commentava. Dopo quella bella notizia, la ragazza sorrise perennemente, più del solito si intende. Perfino nel sonno. Così, arrivò il giorno prestabilito per l’uscita ad Hogsmerade. C’erano più studenti del solito che sfidavano il gelido vento autunnale per la gita. Le ragazze erano caratterizzate da uno squittio comune. Erano tutte concentrate sul vestito da comprare. E anche tre uragani famigliari, non erano da meno. “Santo Manson se sarà una figata il mio vestito! Oh se lo sarà!!” esclamò Anna, stringendosi nella sciarpa nera. Hermione scosse la testa divertita. “Cosa vuoi indossare? Hai visto qualcosa nel catalogo?” le chiese Giulia. Infatti, le tre avevo optato subito per una visita al negozio di Armony. Prezzi bassi. Bei vestiti. Erano queste le parole magiche. “Dev’essere nero…con la gonna piena di tulle e fronzoli…mi metterò un nastro fra i capelli…e per completare il tutto, lascerò gli occhiali in dormitorio…” sorrise. Giulia ed Hermione la guardarono dubbiosa. “Prima di iniziare l’anno sono dovuta andare a fare la visita oculistica…mia madre ci tiene…e così mi sono fatta fare la ricetta per delle lenti a contatto! Volevo metterle in un’occasione speciale…e questo ballo direi che lo è decisamente! Me le spediranno da casa entro la prossima settimana…” spiegò Anna. Hermione sorrise. “Io voglio un vestito azzurro…niente di complicato…magari un po’ più corto di quello che ho messo al Ballo del Ceppo…” descrisse poi. Anna ridacchiò. “Appunto Herm…hai delle belle gambe, falle vedere!” esclamò. Il prefetto arrossì. “Io ho già visto un vestito carino nel catalogo…anche se voglio vedere prima gli altri per sceglierlo bene…” commentò Giulia. “Ovvio, devi andare al ballo con Piton! Devi lasciarlo senza parole!” esclamò Anna. “Non che ci voglia molto…” tossicchiò Hermione. Giulia le diede una gomitata. “Non è sicuro che verrà…” disse poi. Le amiche si scambiarono uno sguardo sicuro. “Dove hai lasciato il biondo eh?” sorrise poi Giulia. Anna alzò le spalle. “Ha detto che ha da fare…chissà cosa starà combinando…” rispose. “Magari ha in serbo una sorpresa per il ballo…oppure…sta preparando qualcosa per il vostro anniversario…” fantasticò Hermione. La castana la guardò scettica. Però si lasciò sfuggire un sorriso. “Ho sentito che molte ragazze si tingeranno i capelli magicamente per la festa…” commentò Giulia, passando vicino ad un festante gruppetto di ragazze Tassorosso. Anna spalancò la bocca. “Davvero si può?” esclamò incredula. Hermione annuì. “C’è un particolare incantesimo che equivale alla tinta permanente babbana…si può cambiare solo con un altro incantesimo…anche se i capelli non torneranno mai del colore originale…” spiegò. Anna ghignò. “Non ci pensare nemmeno! Se ti fai i capelli neri non ti faccio più entrare in dormitorio!” sbottò subito il prefetto. La castana rise. “Potrei farmi una ciocca viola…sarebbe originale…e carino…” osservò Giulia. Hermione trasalì. “Ha detto una ciocca! Non una cresta alta venti centimetri!” sbottò Anna. Il prefetto sbuffò contrariato. Le tre presero la carrozza. Giulia sorrise, a ripensare al suo compleanno. Purtroppo non era una giornata soleggiata. Quindi l’ombrello se ne stava placido nel baule in dormitorio. Il viaggio proseguì senza intoppi, facendo arrivare le ragazze a destinazione. Si precipitarono al negozio di Armony, prevedendo già quale successo sortissero i suoi vestiti. Erano tra le prime. La donna era dietro al bancone. Aveva i soliti capelli corti. Dietro neri. Ma davanti verdi. Appena vide le ragazze gli sorrise. Era occupata a fare il conto degli acquisti di alcune ragazze. Le tre si guardarono in giro. Da fuori poteva sembrare un negozio piccolo. Ma dentro, aveva lo spazio di un centro commerciale. Appena finito, Armony andò dalle tre. “Dovevo immaginare che sareste venute qui…” disse divertita. “Non ti avremmo tradito per nulla al mondo Armony!” esclamò Giulia. La donna sorrise. “Ti sta bene quel colore!” commentò poi Anna. “Grazie…il fucsia mi aveva stancato!” rispose cortese Armony. Poi le guardò. “La infondo ci sono i camerini…” spiegò. Le ragazze annuirono. “Ci incontriamo la tra dieci minuti! Buona caccia!” disse Anna. Giulia ed Hermione annuirono. Poi si divisero. Una canzone famigliare iniziò a pervadere l’aria. Giulia si era diretta verso uno spazio infondo al negozio. Dove comprava di solito le maglie. Ed eccoli. I vestiti. “Re del blu, re del mai, non ho più dentro me, quella voglia di terrore e di guai…” iniziò a cantare. Riconosceva quella melodia. Quelle parole. La ragazza iniziò ad esaminare i vestiti. Si fermò ad uno. Corto. Con la gonna ampia e le maniche a sbuffo. Scosse la testa e lo sorpasso. “Quando è notte i passi miei fanno quel tic-tac che ti angoscia finché griderai!” ghignò Anna. aveva già visto qualche vestito che le poteva interessare. Però per quella sera si era prefissata un modello. Ed aveva intenzione di rispettarlo. “Piccolissimi trucchetti per stupirti un pò! Fantasie arcane il Venerdì!” sussurrò Hermione. Nightmare Before Christmas era l’unico film vagamente horror che non le dispiaceva. Anna ascoltava le canzoni quasi sempre. E a forza di sentirle, anche lei le aveva imparate. Sorpassò un vestito blu pieno di lustrini. “Quando mormoro ‘Ciao!’ o lo rantolo, treman tutti e si disperano così!” continuò Anna. Esaminò un vestito. Però, appena notò i troppi fronzoli bianchi, lo scartò. Ne vide uno semplice. Con la gonna a balze. Ed i pizzi grigi. Annuì e lo prese. “E tutto va via, è la mia routine e mi sento stanco di quest'aria qui…” proseguì Giulia. aveva già visto metà dei vestiti appesi. Poi l’aveva trovato. Lo guardò ben bene. Poi, sorridendo, cercò la taglia. E lo tolse dagli altri. “E io, Jack! Fantasma re, son stufo ormai e non so il perché!” disse Hermione. Era indecisa fra due vestiti. Avrebbe fatto freddo nella sala? Maniche lunge o smanicato? Alzò le spalle e prese il secondo. Le piaceva decisamente di più. “Ho dentro me che cosa non so, un vuoto che non capirò, lontano da quel mondo che ho, c'è un sogno che spiegarmi non so!” disse Giulia, aggiungendo una piroetta. Passò davanti da uno scaffale. Venne attratta da delle bombolette. Assomigliavano a quelle babbane. L’etichetta recitava “Colori d’Halloween”. Erano degli spray per capelli. Il colore durava quattro ore. Poi svaniva e si tornava del colore naturale. La ragazza pensò di approfittarne e ne prese una. Viola. “Ahi che brivido avrai quando mi incontrerai! E l'angoscia avrà vinto anche te!” sbuffò Anna. Fino ad ora nulla faceva al caso suo. Aveva trovato un nastro magico per capelli. Non appena indossato, si creava un fiocco con al centro un piccolo teschio. Scorse il resto dei vestiti annoiata. Poi però, notò qualcosa. E li ripercorse con lo sguardo. Sorrise e prese dal mucchio appeso l’oggetto prediletto. “Tu sarai incantato, avrai visto e toccato, il più grande terrore che c'è!” esclamò Hermione. Si era bloccata alla vista di un cerchietto. Azzurro. Con tanti piccoli teschietti bianchi. I teschi non le piacevano. Però era attirata da quell’oggetto. Tanto che lo prese con se. Era tutte e tre vicino ai camerini. Il negozio si stava pian piano riempiendo. “Sono morto, giacchè, la mia testa non c'è, ma ti declamerà Shakespear a memoria!” esordì Anna, alzando a mo di Amleto un teschio di cera poggiato li accanto. Armony sorrise divertita. “Non ridere di me, ma grida perché la mia furia si rivestirà di gloria!” la richiamò poco dopo la castana. Poi, le tre entrarono ognuna in un camerino. Poco dopo, tutte uscirono. Si guardarono a vicenda. “Ragazze, ho trovato la mia anima gemella in formato vestito…” sorrise Anna. “Se lo sapesse Draco…” ridacchiò Hermione. La castana le fece la linguaccia. “Siete davvero un incanto…” commentò Armony. Giulia fece un breve inchino di ringraziamento. Dopo altri dieci minuti passati davanti allo specchio, le tre decisero di passare alla cassa. Uscirono giusto in tempo per evitare l’affollamento che si stava creando all’interno del negozio. I tre uragani optarono per una passeggiata. Nonostante il carico di borse. Poi, si fermarono a pranzo in un pub li vicino. Tornarono ad Hogwarts che era oramai ora di cena. quella sera Piton aveva l’ennesima punizione. Stavolta con un inerme Tassorosso. Anna aveva lasciato Draco alle sue faccende. Mentre Hermione era così stanca da non riuscire a muoversi dal letto. “Sarà una sera memorabile!” esclamò Anna, infilandosi la camicia da notte. Giulia iniziò a piroettare contenta. Hermione scosse la testa divertita. “Io farò rimanere a bocca aperta Draco…Giulia ballerà con il suo Piton…e tu…bacerai finalmente Ron!” esclamò ancora la castana. Il prefetto per poco cadde dal letto. Giulia ridacchiò. Si sistemarono tutte e tre sul letto di Anna. Tirando le tende. Prendendo i dolci che si erano concesse a una breve visita a Mielandia nel pomeriggio. E iniziarono a fantasticare. Fino a non riuscire più a parlare da tanto che sbadigliavano. Si sistemarono ognuna nel proprio letto. Tutte e tre elettrizzate. Chi per il pensiero di un bacio da favola. Chi per la prospettiva di una serata indimenticabile. E chi per speranza di felicità. Chiusero gli occhi. Sprofondando in un sogno che speravano diventasse realtà.

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Capitolo 12
*** This is Halloween! ***


Buonsalveee *-*
anzi, buon giorno/notte (se siete nottambule come me *w* in tal caso, batti cinque yo *scappa*). Lo so, sono da cruciare. Prima aggiorno ogni secondo e poi sparisco per...una settimana? °^° si, cruciatemi, me lo merito. Anyway a maggior ragione non vi trattengo con un'intro introidale introlitica e la smetto di blabblerare. Preparatevi una tazza di the, caffè o qualsiasi cosa perchè è un cap bello lungo u_u e che forse attendevate :3 (non si capisce dal titolo, nooo? xD). Ah ultima cosa: grazie mille alle recensioniste del mio cuore çwç <3 vi adoVo <3 *sparge cuoricini e polvere fatata diabetosa*
In questo cap troviamo Questo è Halloween dal film Nightmare Before Christmas, La Danza delle Streghe di Gabry Ponte (su le mani chi la ascoltava da gggggiovine XD), Giulia di ....non so ancora chi sia °A°, Baciala dal cartone Disney La Sirenetta, Così Vicini dal film Come D'Incanto, You Shock Me All Night Long degli AC/DC (per loro voglio la ola.), I Put A Spell On You e Come Little Children dal film Hocus Pocus.

Avvertenze: a parte la lunghezza, la diabetanza, ecc ecc...che la Rolla mi perdoni per cos'ho anticipato a una So-Tutto-Io e un bradipo rosso di nostra conoscenza. Dovevo farlo e.e

Bon, la smetto, vi lascio all'aggiornamento :3
Buona lettura <3



Dodicesimo Capitolo

La domenica fu una giornata noiosa. Un susseguirsi di compiti e scappatelle. Il lunedì non fu da meno. Infatti, per i giorni rimanenti al ballo di Halloween, gli studenti sembrava che si fossero messi d’accordo. Un tacito patto comune alla nullafacenza totale. Contornato dagli ultimi preparativi tra le coppie. C’erano ancora gli ultimi. Quelli che dovevano rimediare un compagno entro quel venerdì. Tra questi, c’era Harry. Stranamente, non gli piacque molto vedere Ginny in compagnia sempre più frequente di Dean Thomas. Mentre Ron si crogiolava nella sicura partecipazione di Hermione. Era esattamente venerdì trentuno ottobre. La sveglia suonò, ma sembrò trillare più del solito. Il prefetto si alzò di scatto e andò in bagno. Giulia cercava di svegliare Anna. Una normale mattina insomma. Infatti, Silente aveva stabilito che le lezioni si dovessero frequentare come ogni altro giorno. Le tre si cambiarono e scesero in Sala Grande. Solo quando videro i primi pipistrelli di carta volare sopra le loro teste, i loro pensieri andarono al ballo della sera. Nemmeno Hermione riusciva a stare attenta alle lezioni. L’ora di Aritmanzia non le era mai sembrata così lunga in tre anni di scuola. Il pranzo fu un menù speciale creato degli elfi. Ogni pietanza, aveva l’aspetto di qualcosa di disgustoso. Anche se il sapore era ottimo come al solito. Anna fu la prima a fare da assaggiatrice. Solo lei poteva mangiare delle bistecche conciate da ali di pipistrello. “Avanti, mangiate! Pensate ad Ozzy Osburne, che ha mangiato un pipistrello vivo e vero!” le incitò, iniziando a mangiare la sua bistecca. Giulia aveva scosso la testa divertita e si era fiondata su uno spiedino di occhi di rospo, in realtà un insieme di carni, tra cui pollo e maiale. Hermione si aggiunse poco dopo, buttandosi su delle dita di giudice, anche detti fiori di zucca fritti ed impanati. Dopo aver pranzato con quelle singolari pietanze, andarono a lezione. Mente l’ora fatidica si avvicinava. Quelle del pomeriggio furono più veloci. Ed ecco finalmente la cena. Anch’essa dalle più prelibate combinazioni di cibi e nomi disgustosi. Tutta la sala aspettava con ansia la sparizione dei dolci. Per aver modo di precipitarsi in dormitorio. Soprattutto le ragazze. Silente, divertito dalla loro eccitazione, decise di mettere fine alla loro attesa. I dolci sparirono. Ed un fuggi fuggi generale prese il sopravvento. Le nostre tre camminavano tranquille. Quando Anna venne spinta. “Hey guarda dove vai!” sbottò la castana. Una ragazza si voltò. La fulminò con lo sguardo. “Haliwell… credo che stasera ti sentirai molto a tuo agio…è la festa dei mostri…” ghignò Pansy. Anna non si scompose. Si limitò a sorridere. “Allora mi vuoi dire che tu ti sei già cambiata? Cavolo Pansy, questo costume è impressionante davvero!” commentò maligna. La ragazza digrignò i denti. Hermione sbuffò e prese a braccetto l’amica, trascinandola poi in dormitorio. Giulia le seguì a passo svelto. Le tre si chiusero in camera per non essere disturbate. Ognuna aveva il proprio vestito steso sul letto. Giulia si affacciò alla finestra. E vide una zucca illuminata passarle vicino. Evitò di sottolineare quell’apparizione. Per non procurare un eccesso di bile ad Hermione. Però sorrise. “Bimbi e bimbe di ogni età, ecco qualcosa che vi stupirà! Su, venite è proprio qui! È il paese di Halloween!” iniziò a cantare. Anna ghignò, guardando l’amica. “Questo è Halloween! Questo è Halloween! Ogni zucca lo griderà!” continuò, piroettando. Hermione scosse la testa divertita. “Questo è Halloween! Spaventoso Halloween! Dacci un dolce o il terrore ti attanaglierà!” proseguì Giulia, avvicinandosi al prefetto. “Urla anche tu! Fuggi via da qui! È il paese di Halloween!” la assecondò Anna. “Io sono quello che sotto il letto langue, ho mille denti e occhi rossi più del sangue!” soffiò Giulia, abbassandosi e alzando le coperte del baldacchino. Hermione rise. “Sotto le scale io spappolo i cervelli, dita come serpi e ragni fra i capelli!” ringhiò Anna, andando dietro alla porta del bagno e facendo uscire solo le lunghe dita affusolate. Poi le due si riavvicinarono. “Questo è Halloween! Questo è Halloween! Halloween! Halloween! Halloween! Halloween!” esclamarono assieme. “Ora tu, se lo vuoi, canta la ballata della zucca con noi…” sorrise Hermione. Anna salì sul letto e si mise un peluche in testa. A mo di cappello. “La città è fantastica, ricca di sorprese si rivelerà!” esordì poi, facendo una piroetta e saltando giù dal letto. “Lì, davanti a te, dentro quel bidone c'è una brutta faccia che ti assalirà!” completò Giulia, indicando il baule aperto accanto a loro. Anna tirò un urletto finta spaventata. “Questo è Halloween!” continuò poi. “Putrido!” esclamò Hermione. “E macabro!” sorrise Giulia. “Hai paura?” ghignò Anna. Il prefetto e Giulia si avvicinarono. Si guardarono negli occhi. “Puoi star sicura! Se tu vuoi scappar via, qui si rischia la pazzia ed un attacco di licantropia!” esclamarono all’unisono. Anna le guardò scettica. Piroettò verso i suo baule. “Urla anche tu! Grida sempre più!” soffiò, alzando le braccia a mo dei rami di un albero. “Questo è il nostro Halloween!” aggiunse Hermione. “Io sono il clown dall'incredibile faccia! Posso sparire senza lasciar traccia!” proseguì Anna, mettendosi una mano davanti al viso e poi togliendola all’improvviso. “Sono la paura quando gridi ‘Chi sei?’, sono il vento fra i capelli tuoi!” sussurrò Giulia, facendo finta di pettinarsi. “Io sono l'ombra che di notte va! Semino il panico in città!” ghignò Anna. Poi andò al suo letto e prese il vestito. “Questo è Halloween! Questo è Halloween! Halloween! Halloween! Halloween! Halloween!” cantarono poi assieme le tre. “Quanti orrori attorno a te! Senza ribrezzo che vita è?” esclamò quasi ovvia Anna, facendo una piroetta tenendo il vestito appoggiato a se. “Tutti qui, viviamo così, nel paese di Halloween!” disse divertita Hermione. “La città è fantastica, ricca di sorprese si rivelerà!” sorrise Giulia, alzando una mano a mo di sindaco. “Skeletron Jack, lo spirito di morte può farti accapponar la pelle dal terror! Questo è Halloween, grida insieme a noi! Fate largo a chi è speciale più di voi!” continuò Hermione. Anna aveva posato il vestito sul letto e al suo posto aveva preso James tra le braccia. “Jack è il re del campo di zucche, gridate "HI" per il gran sovrano! Questo è Halloween! Questo è Halloween! Halloween! Halloween! Halloween! Halloween!” incitò la castana. “Ora qui, se lo vuoi, canta la ballata della zucca con noi!” sorrise Hermione. Poi si guardarono. Anna lasciò andare il gatto. E fermò una mano a mezz’aria. Il prefetto mise la sua mano su quella della castana. E Giulia mise la sua su quella di quest’ultima. “La la-la la, Halloween! Halloween! Halloween! Halloween! La la-la la-la! Wheeee!” conclusero. Poi le spinsero in aria. E scoppiarono a ridere. “Avanti ragazze! Muoviamoci o faremo tardi!” suggerì Hermione. Anna prese il suo vestito e gli accessori e si chiuse in bagno. “Mi raccomando, non starci tutta la sera!” la richiamò subito Giulia. Ci fu un silenzio di qualche minuto. “Hey Giulia! Hai notato che tu e Piton assomigliate a Jack Skeletron e Sally?” gridò poi la castana. “In effetti è vero…il tipico uomo dall’anima tormentata perché non capisce cosa gli manca…e la ragazza timida che vuole aiutarlo a trovare se stesso…” osservò Hermione. Giulia arrossì. Dopotutto non avevano tutti i torti. Anna uscì dal bagno un quarto d’ora dopo. Chiuse gli occhiali nella loro custodia, poi l’abbandonò sul letto. Si chiuse l’ultimo laccio del vestito. Giulia si era messa il vestito. Ed Hermione si sistemava il cerchietto. Fu il turno di quest’ultima di andare in bagno. Si mise dell’ombretto azzurro e tornò in camera. Giulia la imitò con una stesura leggera di ombretto lilla. E prese la bomboletta del negozio di Armony. Prese una ciocca di capelli. Quella vicino all’orecchio destro. Poi spruzzò chiudendo gli occhi. Quando li riaprii, una striscia viola faceva capolino tra i suoi capelli biondo castani. Tornò in camera. Ora arrivava il momento del controllo amiche. Anna stava davvero bene senza occhiali. Il fiocco nero tra i capelli le donava un’aria più adulta. Il vestito aveva un piccolo scollo a U. Le maniche fatte di ricami in pizzo nero. Che si allargavano via via che arrivavano alle mani. La gonna aveva vari strati di tulle, dal nero al grigio chiaro più sotto. Aveva le calze fino poco più su del ginocchio, nere, con dei pizzi infondo. E ai piedi, i suoi amati anfibi neri. Fece una piroetta e sorrise. Poi guardò le amiche. Hermione stava d’incanto fasciata in quel’abito azzurro. Le era lungo fino al ginocchio. La gonna cadeva morbida. E delle spalline fini poggiavano sulle sue spalle. Ai piedi delle ballerine azzurre e tra i capelli, il cerchietto azzurro a teschi. Il prefetto si guardava timida. Doveva ammettere che però stava decisamente bene. Hermione e la castana si girarono. E guardarono Giulia. Quel vestito era fatto apposta per lei. Viola, in tinta perfetta con la ciocca di capelli. La schiena della ragazza era scoperta da uno scollo a V. Anche davanti c’era lo stesso modello. Appena sotto al seno una fascia, che congiungeva di fiocchi ai lati del vestito. Due teschietti lilla a fermarli. La gonna le arrivava al ginocchio e cadeva morbida come quella del prefetto. Ai piedi, le fidate ballerine a teschi. Che le avevano portato più volte fortuna. Anna sospirò. “Eh si…siamo proprio cresciute…” commentò. “Di altezza non molto…” precisò Giulia. La castana la fulminò con lo sguardo. Poi però rise. Hermione guardò l’orologio. Mancavano cinque minuti alle nove. Era il caso di scendere. Piegarono l’uniforme scolastica, che ognuna aveva abbandonato in una parte diversa della camera, poi uscirono. Si tenevano per mano. Era vero. Erano cresciute nel fisico. Anche nella mente. Però nel cuore, erano sempre le tre bambine che si erano conosciute sull’Espresso per Hogwarts. La porta della Sala Grande era aperta. Molte coppie si erano già congiunte. Le tre aspettarono sulla soglia. La sala era stata decorata con zucche illuminate. I fantasmi delle varie case gironzolavano tranquilli. Il cielo, era stellato. I pipistrelli di carta giravano indisturbati. Hermione si guardava in giro nervosa. E se Ron non fosse venuto? Subito però, una mano le si posò sulla spalla. “Ehm…Hermione…sei tu vero?” le chiese proprio il rosso. Il prefetto sorrise felice e lo abbracciò d’impulso. Staccandosi poi rossa in viso. “Miseriaccia che schianto che siete stasera ragazze!” esclamò poi. “Grazie Ron…come dire che di solito siamo racchie…” sbottò Anna. Il rosso cercò di scusarsi, ma Hermione scosse la testa. “Non starla a sentire…” gli disse. Ron annuì. “Allora…andiamo a bere qualcosa?” le chiese. Il prefetto annuì sorridente. Da prefetto gentiluomo, il rosso le tese il braccio. Così Hermione lo prese a braccetto. Anna le fece l’occhiolino. “E rimasero in due…” sorrise Giulia. Un biondo le si avvicinò. Anna lo guardò dubbiosa. “Hey Giulia…hai visto Anna?” le chiese Draco. La ragazza non potè fare a meno di ridere. La castana si fece avanti. Lasciando il biondo a bocca aperta. “Malfoy…chiudi quella bocca che ti entrano le mosche!” lo prese in giro. Lui sbuffò e scosse la testa per riprendersi. “Haliwell…sembri perfino più grande così!” le disse. Anna rise e gli diede un bacio sulla guancia. Poi guardò Giulia. “Andate pure…non vi preoccupate!” sorrise. La castana la guardò ancora. Draco la prese per mano e la condusse verso il tavolo delle bibite. “E rimase da sola…” sussurrò Giulia. Aveva iniziato a giocherellare con la ciocca viola. Le piaceva proprio quel colore. Però in effetti. Cercava di non pensare a come avrebbe fatto Piton ad arrivare. Li. Davanti a tutti gli studenti. Agli insegnanti. Si sistemò una piega del vestito. Iniziò a fissarsi le punte delle ballerine. Qualcuno la urtò. “Scusa…” disse subito la voce. Era maschile. Giulia si voltò speranzosa. Ma, con suo grande ribrezzo, si trovò davanti solo Josh. Di tutte le persone che le potevano capitare. Lui la guardò un po’ sperso. Esattamente come Draco aveva guardato Anna poco prima. Una ragazza biondina lo raggiunse. Poi lo trascinò via. E lei rimase ancora da sola. Tornò ai suoi pensieri. Subito però sentì tossire. Ed una mano le picchiettò piano sulla spalla. Giulia si voltò ed alzò la testa. Quando vide chi aveva davanti, per poco svenne. Non era possibile. Un ragazzo a lei molto famigliare stava in piedi. Diciassette anni. Alto. Magro. Fasciato in un completo nero. Con i capelli corvini ad incorniciargli il viso. L’aveva già visto. Due anni prima. In una giornata non proprio allegra. Tormentato da dei ragazzi antipatici e irrispettosi. Lui. Con quegli occhi meravigliosi. I suoi. Si. Non poteva che essere che lo stesso ragazzo. Severus Piton. La guardava. Era arrossito. Ma cercava di sostenere i suoi occhi. Aveva preso la pozione qualche minuto prima. Non ci credeva nemmeno di aver ceduto alla soluzione di Silente. Ed ora era davanti a lei. Bella. Stupenda. La prima cosa che aveva notato era quella solitaria ciocca viola. E poi quel vestito. Che la faceva sembrare una perfetta signorina. Giulia sorrise. Aveva le lacrime agli occhi. D’impulso lo abbracciò. Forte. Le sembrava un sogno. “Signorina Wyspet! Stia calma!” sbottò seccato Severus. La ragazza rise. “Mi…mi scusi…è che…ho paura che se la lascio andare lei svanirà…” confessò timida. Il ragazzo le sorrise. E le fece una carezza sulla testa. Poi la guardò ancora. “Sta davvero bene vestito così professore!” disse Giulia. Severus tossì. “Anche lei…quel vestito…” cercò di dire. La ragazza sorrise e fece una piroetta. “Sa…credo che…sia opportuno darci del tu…dopotutto solo lei sa chi sono in realtà…quindi…sarebbe sospetto che due giovani della nostra età usino un linguaggio così formale…” spiegò Piton. Giulia rise. Anche se era un ragazzo, aveva sempre quella parlantina da adulto. “Per me va bene…Severus…” sorrise poi. Il ragazzo ebbe un tuffo al cuore. Il suo nome. Pronunciato da lei. Gli dava un’emozione indescrivibile. Silente stava contemplando la scena da un lato della sala. Guardò l’ora. E si decise. Andò sul suo solito leggio. Battè le mani per attirare l’attenzione degli studenti. Giulia si avvicinò a Severus. Insieme si immersero nella folla di ragazzi. La ragazza gli si strinse vicino. Avevano raggiunto Anna, Hermione, ed i rispettivi cavalieri. “Hey Giulia! Allora, il tuo uomo?” chiese la castana. Giulia fece un cenno al ragazzo accanto a lei. “Non avrà osato darti un bidone vero!? Perché se è così vado nei sotterranei e gli faccio ingoiare una delle sue pozioni!” sbottò Hermione. Severus guardò sbalordito la ragazza. “Signorina Granger…vedo che alla fine le sue compagne di stanza l’anno contagiata…” ghignò. Il prefetto lo squadrò. E trasalì. Anna strabuzzò gli occhi. Non ebbe il tempo di commentare, dato che Silente si apprestava ad iniziare il suo discorso. “Buonasera a tutti! Noto con piacere che abbiamo le più belle dame tutte raccolte nella stessa sala…” disse. Le ragazze si guardarono divertite. “Siamo già in ritardo, quindi vi dirò solo che è vietato raggiungere il giardino prima delle undici…verso mezzanotte vi prego di riunirvi tutti fuori, stando attenti a non avvicinarvi troppo al Lago Nero ovviamente. Detto questo, vi lascio al ballo…” continuò. Poi fece un gesto a Gazza, che poi si allontanò. Doveva averlo inviato a controllare le uscite. Silente scrutò ancora la sala. “Ah dimenticavo…buon Halloween!” esclamò, poi buttò qualcosa a terra. Una nuvola di fumo aleggiò, tramutandosi poi in una massa di veri pipistrelli che percorsero l’intera sala. Hermione si aggrappò a Ron. Giulia guardava meravigliata. Ed Anna saltava per cercare di prenderne uno. Appena lo sciame di pipistrelli si dileguò, le luci divennero soffuse. Dai toni di colori più scuri. Rosso. Viola. Grigio. Dal soffitto iniziò a propagarsi una musica. Gli studenti esplosero in un grido di gioia ed eccitazione. “Silente ha proprio fatto le cose in grande!” osservò Hermione. Anna sorrise. “Vero! Santo Manson…io ci vivrei qui!” esclamò. Draco rise e la prese per mano. Poi la trascinò a se. Danzano le streghe. Hermione guardò Ron. E sorrise. Il rosso ricambiò e si avvicinò. Il prefetto annuì. Per autoconvincersi che ce la poteva fare. Iniziò a muoversi accanto a lui. Danzano le streghe. “Immaginavo che Silente avesse scelto della musica orribile…” commentò Piton. Non sapeva cosa fare. Cosa dire. Si sentiva impacciato. Proprio come un adolescente. Dei suoi tempi però. Perché a quanto pareva, quelli intorno a lui si erano convertiti alla precocità di movimenti. Danzano le streghe. Draco si era appiccicato ad Anna. Che nonostante volesse ballare era tentata di star ferma. In mezzo a quella musica che per lei era nient’altro che un putiferio. Danzano le streghe. Hermione aveva messo una mano sulla spalla di Ron. E si muoveva. Imitando tutte le volte in cui aveva visto Anna ballare. Il rosso sembrava apprezzare lo sforzo. Spiriti potenti, vi invochiamo, vegliate su noi che stanotte balliamo. Giulia sorrise a Severus. Alzò le braccia al cielo ed iniziò a muoversi. Era la prima volta che la vedeva ballare. Tutte le feste a cui lei era andata erano solo per studenti, organizzate in posti nascosti e di cui lui nemmeno avrebbe dovuto sapere. La guardava incantato. Volti alla luna, alta la fronte, danzano le streghe di Gabry Ponte. Senza rendersene conto le mise le mani sui fianchi. Giulia era arrossita, ma continuava la sua magica danza. Sinuosa. Sensuale. Allegra. I capelli che si muovevano piano. In onde. E la frangia che impertinente le cadeva tra gli occhi. Quando è notte il lupo grida all'ombra della luna, la danza delle streghe non porta mai fortuna. I due continuarono a muoversi. Erano perfettamente in sincronia. Stranamente Severus si sentiva a suo agio. Forse perché c’era lei. Giulia era con lui. poteva fare tutto. Perfino fingersi alla pari dei suoi studenti. Fuochi e Spiriti ballate dentro al cerchio della luce. All’improvviso, tutta la sala si fermò. “Tramontate stelle…anime sorelle!” cantarono all’unisono. Poi tornarono al movimento. Le tre si guardarono e risero. La canzone continuò sempre con lo tesso ritmo martellante. Severus davvero non sapeva come certi suoni potessero essere considerati musica. Finalmente, la voce del cantante si fermò. Lasciando qualche minuto alle chiacchiere degli studenti. Anna prese un respiro. Mentre Hermione sorrise. Fiera di quello che aveva appena fatto. E che avrebbe continuato a fare per tutta la sera. Giulia alzò le mani al cielo felice. Poco dopo, un’altra canzone riempì l’aria. Sempre con lo tesso ritmo. Ma più conosciuta. Giulia, dammi il tuo amore. Anna ed Hermione si girarono verso l’amica. Lei si voltò verso Silente. Che le sorrise. Subito il prefetto e la castana si guardarono. “Giulia, oh mia cara ti prego salvami tu, tu che sei l’unica, mio amore, non lasciarmi da solo in questa notte gelida!” iniziarono a cantare assieme. La ragazza scosse la testa divertita. Severus le guardava curioso. Draco rideva. Come anche Ron. “Per favore, non vedi dentro i miei occhi la tristezza che mi fulmina!” continuò Anna. Le prese una mano. “Non scherzare, sto in mare aperto e mi perdo e tu sei la mia ancora!” proseguì Hermione, prendendole l’altra mano. Poi iniziarono a farla piroettare. Giulia rideva divertita. Mentre Severus sorrideva. Così era quello il suo mondo. Le sue amiche. Una delle cose più preziose che avesse. “Ti prego sali in macchina, come faccio a respirare? Cosa faccio di me, senza te?” esclamarono ancora Anna ed Hermione. Poi scoppiarono tutte e tre a ridere. La lasciarono andare a ballare. Con lui. che le parole di quella canzone le pensava veramente. Anche questo ballo durò poco. Come tutte le canzoni rimbombanti da discoteca. Anna approfittò del momento di silenzio per vedere a che punto fosse la situazione sentimentale delle amiche. Hermione sorrideva a Ron. La castana si avvicinò. “Lei ti è accanto, se ne sta seduta lì…non sa cosa dire ma i suoi occhi ti parlano…” iniziò a canticchiare, nell’orecchio del rosso. Questo tossicchiò. “E tu lo sai che vorresti darle un bacio e allora baciala!” continuò Anna. Ron divenne del colore dei suoi capelli. “Tutto bene?” gli chiese Hermione. Il ragazzo annuì. Anna sorrise e si avvicinò a Severus. Anche lui conversava con Giulia. “Lei ti piace tanto, tanto da morir, forse tu le piaci ma lei non sa come dirlo…” gli sussurrò in un orecchio. Piton la guardò truce. “Ma non servono le parole sai e allora baciala!” proseguì. Severus arrossì. Giulia lo guardò interrogativo. Il ragazzo scacciò via Anna con una mano. E lei tornò da Draco sorridendo. “Ora fai anche da cupido?” le disse divertito. La castana alzò le spalle. “Tutto per rendere felice le amiche!” rispose. Le note di una canzone sostituirono il silenzio. Questa volta era lenta. Noi siamo insieme e ciò che voglio è qua. Hermione arrossì vistosamente. Avvicinandosi a Ron. Ancora del colore dei sui capelli. “Se non vuoi…ecco…possiamo…” cercò di dire il prefetto. Il ragazzo però scosse la testa. la prese per i fianchi e la tirò a se. Hermione gli mise le mani dietro il collo. Il mondo passa e va introno a me. Anna si avvicinò sorridente. “Da quando balliamo i lenti?” le chiese divertito. La castana scosse la testa e gli mise le mani sulle spalle. “Sei cresciuta…mi arrivi giusta!” esclamò il biondo stupito. Anna rise. “Basta parlare a vanvera Malfoy…” ghignò. Poi lo baciò. Così vicini solo io e te. Giulia si era avvicinata timidamente. Come quella sera. Al compleanno. Stretti. Severus era arrossito. Mise ancora le mani sui fianchi di Giulia. E la portò piano a se. La ragazza poggiò la testa sulla sua spalla. Inspirando il suo profumo. Così intenso. E sorrise. Perché era davvero fra le sue braccia. Quelle del suo Severus. Il mio destino sei tu. Piton non ci credeva ancora. Non poteva credere di averlo fatto davvero. Era andato da Silente. Lui lo sapeva che avrebbe accettato. Ed ora si trovava li. In mezzo a tutti i suoi studenti. A ballare un lento. Con lei. Giulia. La sua Giulia. La persona più importante che avesse. Ed io vorrei che non finisse mai, l'intesa tra di noi e la magia. A respirare il profumo dei suoi capelli. Mentre lei era appoggiata alla sua spalla. Quel profumo di allegria. Di giovinezza. Che gli provocava uno strano fremito al cuore. Lo faceva battere veloce. Quasi dovesse scoppiare. Di felicità. Perché potevano. Io non credevo alla fantasia, ma so che ora sei mia. Erano solo un ragazzo e una ragazza. teneramente abbracciati. Con i cuori vicini. Lo poteva sentire. Il battito del cuore di Giulia. Accelerato contro il suo. Emozionato. Agitato. Perché sembrava tutto un sogno. Qualcosa che da un momento all’altro potesse svanire. Quello che voglio è stare con te. Giulia alzò la testa. “Professore…ehm…cioè… Severus…come hai fatto a tornare adolescente?” gli chiese timida. Il ragazzo sorrise. “Devo dedurre che in tutti gli anni in cui ti ho insegnato non hai imparato proprio nulla eh…” rimbeccò acido. La ragazza lo guardò dubbioso. “Una pozione?” ipotizzò. Severus annuì. “L’effetto dura fino a mezzanotte…” spiegò. Giulia sorrise. “Sei un Cenerentolo!” commentò. Piton la guardò inarcando un sopracciglio. “È la stessa cosa che ha detto Albus…” sbuffò. Giulia lo guardò stupita ed arrossì. “Quindi…Silente…sa…di…di noi?” gli chiese. Severus annuì. “In effetti era stato lui a darmi quella pozione per il Pensatoio al quarto anno…” ragionò la ragazza. Con te i sogni diventano realtà, tu sei nel cuore e nell'anima. Piton la guardò. E ancora. Sorrise. Quella sera aveva sorriso più di quanto avesse fatto durante gli anni di scuola. Giulia si avvicinò. Si alzò in punta di piedi e gli diede un bacio sulla guancia. “Grazie Severus…per avermi accompagnata…” sorrise. Il ragazzo arrossì. “Di…di nulla…non potevo certo lasciarti sola in camera ad ascoltare quei Green Day…” commentò. La ragazza scosse la testa. “Povero Billie Joe…non ha fatto nulla di male!” lo difese poi. Severus la prese per mano. E le fece fare una piroetta. Adesso non è possibile l'idea di perderti. Anna sorrise intenerita. “Che carini che sono…” commentò. Draco diede una breve occhiata ai due. “È la prima volta che lo vedo quello…dovrebbe essere del settimo anno però…” osservò. La castana rise. Se solo avesse saputo che quel diciassettenne era il loro professore. “Tu sai chi è?” le chiese. Anna sorrise sorniona. “Te lo dirò quando sarai più grande!” rispose. Draco la guardò truce. “Mocciosa impertinente…guarda che se voglio ti schiaccio sotto una scarpa…” ghignò. Anna scosse la testa divertita. Cercò di appoggiare la propria fronte su quella del ragazzo. La realtà cancella la nostra fantasia, la tua paura è la stessa mia. Draco era diventato alto durante quei mesi. Con la fronte gli arrivava alle labbra. Il biondo trattenne una risata. Però poi le diede un bacetto. Anna era troppo tenera. Se glielo avesse fatto notare però, si sarebbe beccato come minimo un pugno in testa. Così si limitò ad abbassarsi. Ora erano fronte contro fronte. La castana sorrise. E lo baciò. Ma poi ti svegli e perdi quel che hai perchè per noi è tardi ormai. Dalla sala si levò un applauso. Hermione e Ron si staccarono. Il prefetto guardò l’ora. Erano le dieci e mezza. “Ti va di bere qualcosa?” propose il rosso. La ragazza annuì. E si diressero verso il tavolo. Anna e Draco rimasero in pista. Mentre anche Severus e Giulia andavano a ristorarsi con le bibite. Silente, gironzolava per la sala. Lo rallegrava guardare i suoi studenti. Gli mettevano tenerezza quella ragazze dagli sguardi innamorati. E i ragazzi, che cercano un approccio anche solo per avvicinarsi di più. Aveva perfino visto uno sbadiglio con annessa mano sulla spalla. Severus stava versando del succo di zucca e Giulia, quando il preside le passò vicino. “Allora, vi state divertendo?” chiese Albus. Quella sera si era concesso una veste viola con delle stelle brillanti. Un lungo cappello gli copriva la testa. Giulia sorrise. “Si…è tutto stupendo!” rispose. Silente schioccò un’occhiata a Severus. Poi si chinò verso l’orecchio della ragazza. “Le mie felicitazioni…” sorrise. Giulia arrossì. “Ho cercato di vestirmi da Mago Merlino…ma mi sa che ho sbagliato qualcosa…” commentò poi il preside. La ragazza ridacchiò divertita. “Mago Merlino ha il vestito azzurro…però anche questo è molto bello…” rispose. Silente le sorrise. “Anche il tuo vestito è bello! Sembri proprio una signorina! Una bellissima signorina aggiungerei…ovviamente se il tuo accompagnatore me lo concede…” disse poi. Severus si era appena aggiunto con i bicchieri pieni. “Ora vado…cerco di sciogliere un po’ l’atmosfera tra gli insegnanti…la professoressa Cooman sembra che sia l’unica che si sia ambientata bene…” si congedò Albus, Per poi indicare la donna accanto al tavolo. Che cercava di far ballare la McGranitt. Giulia rise ed annuì. Passarono la mezzora successiva a ballare e a chiacchierare. Finchè alle undici le entrate si aprirono. Permettendo agli alunni stufi di ballare di cercarsi suoi vari terrazzi e nel giardino. Hermione e Ron si erano rifugiati su un balcone. La musica era talmente alta che si poteva sentire benissimo. Il ragazzo si sedette sul cornicione con agilità. Il prefetto lo guardò preoccupata. “Avanti Hermione…prova anche tu!” la incitò Ron. La ragazza sorrise timida e scosse la testa. “Finirei per cadere dall’altra parte…” commentò. Il rosso rise e le tese una mano. “Avanti…ti tengo io…” sorrise. Hermione accettò la mano. E si diede una piccola spinta. Con l’aiuto di Ron, si sedette accanto a lui. Però non osava guardarsi indietro. “Grazie…” lo ringraziò Hermione. She was a fast machine she kept her motor clean, was the best damn woman that I ever seen. Ron tirò un sospiro. “Ah…i cari vecchi AC/DC…Silente si che sa scegliere le musiche!” esclamò. Poi si stiracchiò. Mentre Hermione si teneva saldamente. “Gli AC/DC?” gli chiese. Ron la guardò strabuzzando gli occhi. “Non li conosci?! Eppure Giulia dovrebbe ascoltarli…” osservò stupito. Hermione arrossì imbarazzata. Il ragazzo si voltò e la guardò. Era davvero carina con quel vestito. Avrebbe voluto dirglielo. Però. She had the sightless eyes telling me no lies knocking me out with those American thighs. “Ehm…Hermione?” la chiamò Ron. Lei si voltò. “Si?” sorrise. Il ragazzo arrossì. Doveva dirglielo. “Ecco…ti…ti…sta bene…il nuovo vestito…” disse d’un fiato. La ragazza sorrise ancora. “Grazie Ron…anche tu stai bene così…” gli rispose. Il suo cuore batteva all’impazzata. Ron le aveva fatto un complimento. E questo le dava una felicità immensa. Taking more than her share had me fighting for air. Il ragazzo sorrise. Era da un pò che qualcosa era nato dentro di lui. Voleva stare di più con Hermione. Ma la corte serrata di Lavanda glielo impediva. Si era accorto di essere stato uno stupido al quarto anno. Aveva finito per rovinare il ballo a lui, ed a Hermione. Si era ripromesso di non vederla mai più come l’aveva vista quella sera. Con le lacrime che le solcavano le guance. Quelle limpide lacrime dagli occhioni nocciola. She told me to come but I was already there. “Hermione...?” la chiamò ancora. La ragazza si voltò. “Hai mai notato…cioè…il tuo nome è davvero lungo…” commentò. Hermione sorrise divertita. “Lo so…infatti Anna e Giulia mi chiamano sempre Herm…” rispose. Ron annuì. “Certo…anche tu…cioè…ecco…puoi chiamarmi Herm se ti va…” aggiunse la ragazza. Il rosso scosse la testa pensieroso. “Herm l’hanno inventato loro…non sarebbe giusto…” commentò. Hermione lo guardò. He walls start shaking, earth was quaking my mind was aching, we were making it and you shook me all night long. Dopo qualche minuto, il rosso sobbalzò. “Ma certo! Ti chiamerò Mione!” esclamò. La ragazza sorrise. Sapeva che si era limitato solo a togliere le prime lettere del suo nome. Però le faceva tenerezza. “Mione…si…suona bene!” concordò. Ron la guardò soddisfatto. “Davvero ti piace?” le chiese insicuro. Hermione annuì. Poi si avvicinò. E gli diede un bacio sulla guancia. “Grazie Ron…” gli sorrise. Il ragazzo arrossì. “Di nulla Mione…” rispose. Pian piano si avvicinarono. E la ragazza appoggiò la testa sulla sua spalla. Dondolando i piedi. Yeah you shook me all night long.
Appena finita la canzone, Draco ed Anna si erano precipitati fuori. Il biondo adorava gli ACDC, quindi la castana non era riuscita a smuoverlo un passo. Appena fuori, un’altra canzone attaccò. Anna sorrise. L’aveva riconosciuta. Era nella soundtrack di uno dei film che Giulia le aveva fatto vedere fino allo sfinimento. La ragazza guardò Draco. “I put a spell on you and now you're mine. You can't stop the things I do, I ain't lyin’!” iniziò a cantare. Il ragazzo sorrise divertito e si appoggiò al balcone. Anna si avvicinò fissandolo negli occhi. “It's been 300 years right down to the day, now the witch is back and there's hell to pay!” esclamò ancora, alzando elegantemente una mano. La manica di pizzo le scoprì l’avambraccio. Draco sostenne il suo sguardo. Anna mise la mani sul balcone. Vicino a quelle del ragazzo. Era bloccato. “I put a spell on you and now you're mine!” sussurrò infine. Il biondo la baciò. Poi la guardò. “Ecco perché non riesco a smettere di pensarti…un incantesimo eh?” sorrise. Anna scosse la testa. Si allontanò. Con agilità si sedette sul cornicione accanto a lui. Poi, veloce. Si alzò in piedi. “Scendi di li…se cadi non ti recupero di sotto…” ghignò il ragazzo. La castana lo ignorò. E continuò a passeggiare come se nulla fosse.  My whammy fell in you and it was strong. Anna si voltò. Da li sopra si aveva una vista del lago stupenda. Però. Le sembrava famigliare. Si distrasse un momento. E scivolò. Sarebbe dovuta cadere a faccia in giù sul pavimento del balcone. Ma Draco la prese in tempo. “Io tel’avevo detto…” sbottò. Poi la rimise in piedi. La castana tornò al cornicione. Vi appoggiò i gomiti. “Draco…lo sai dove siamo?” gli chiese. “Su un balcone…” rispose subito lui. Anna sorrise. “Non su un balcone…ma su quel balcone!” lo corresse. Il biondo la guardò dubbioso. Poi seguì il suo sguardo. Il Lago Nero. Quella luna. Your wretched little lives have all been cursed, 'cause of all the witches working I'm the worst! “Siamo…sul balcone di due anni fa…” sussurrò Anna. Draco le si avvicinò. “Quello in siamo scappati a metà Ballo del Ceppo…” aggiunse. Lei annuì. “Dove mi hai baciata…” continuò. “E dove tu mi hai dato uno schiaffo…” proseguì divertito il biondo. Anna rise. “E dove ti ho detto che mi piacevi…” riprese Draco. La ragazza sospirò. “Me lo ricordo ancora…mi hai chiamato per nome…niente Mezzosangue…niente insulti…” ricordò. Il biondo annuì. La abbracciò da dietro. Ed appoggiò il mento sulla sua spalla. I put a spell on you and now you're mine! “Sai… davvero due anni fa mi facesti un incantesimo…” iniziò a dire Draco. Anna lo guardò dubbiosa. “Sono stati i tuoi occhi…non vedevo l’ora che fossero sui miei…e volevo abbracciarti…toccarti…baciarti…ma avevo paura…” continuò lui. La castana trattenne il respiro. “Non pensavo di piacerti…però alla fine…mi sono messo in gioco…ed ora…sono irrecuperabile… Anna…io oramai vivo solo di te…” concluse Draco. La ragazza tremò di poco. Gli occhi le si erano riempiti di lacrime. Si voltò e abbracciò il ragazzo con tutte le sue forze. affondò la testa nel suo petto. “Draco…non so cosa farei senza di te…” sussurrò. La voce tremante. Il biondo l’abbracciò stretta. La sua piccola Anna. Che cosa le aveva fatto. I put a spell on you and now you're mine!
Anche un’altra coppia si dirigeva fuori. Giulia trotterellava allegra. Severus la guardava divertito. Avevano appena raggiunto un balcone abbastanza appartato. “Chissà cos’ha in serbo Silente…” esclamò curiosa la ragazza. “Sarà sicuramente qualcosa di spettacolare…da come ha organizzato il ballo…” commentò Severus. Oramai si sentiva a suo agio. Dopotutto essere adolescente non era male. Se solo ai suoi tempi ci fosse già stata Giulia. Sarebbe andato tutto nel migliore dei modi. Le note della canzone precedente erano appena finite. La ragazza si sporse dal cornicione. “Sai Severus…quando ero piccola adoravo il film Hocus Pocus!” sorrise. Il ragazzo le si avvicinò. E la guardò dubbioso. “Non l’hai mai visto? Mai mai?” gli chiese stupita. Severus scosse la testa. “È la storia di tre streghe…per vivere devono succhiare la linfa vitale dai bambini…dopo l’ennesimo episodio di sparizione, le tre vengono condannate al rogo…dopo molti anni, la notte di Halloween, un ragazzo le invoca per sbaglio…e le tre tornano in vita…devono riuscire a bere abbastanza linfa per sopravvivere prima che arrivi il sole…” raccontò Giulia. Guardava incantata la luna davanti a se. Così grande. Splendente. Magica. “E questo sarebbe un film per bambini?” commentò acido Piton. Giulia annuì. “Non è horror…e poi è molto vecchio…comunque è simpatico…si ride dall’inizio alla fine…le tre streghe sono fantastiche! Figurati che…ah scusa…sto parlando solo io…” si scusò, imbarazzata. Severus scosse la testa. “Vai avanti…” la incitò. La ragazza sorrise. “Ecco…cen’è una, la mia preferita, che è un po’ svampita…è la più bella delle tre, si chiama Sarah…è lei che attira i bambini nella loro casa…con una canzone…quando ero piccola la cantavo sempre…” continuò a dire. Severus la guardò. “Davvero curioso…una canzone per attirare alla morte dei bambini cantata da uno di loro…” commentò ironico. Giulia sorrise. “La vuole sentire?” gli chiese. Il ragazzo annuì. “Come little children, I'll take thee away into a land of enchantment…” iniziò a cantare la ragazza. Severus sospirò. E chiuse gli occhi. Adorava quella voce. “Come little children, the time's come to play…” continuò Giulia. Alzò le braccia verso il cielo. Come per toccare la luna. Era davvero ammaliante. Anche se non la conosceva. A Severus pareva di averla già sentita. “Here in my garden of magic…” sussurrò la ragazza. Piroettò. Spostando l’aria. Con i capelli morbidi al vento. La solitaria ciocca viola. Il ragazzo alzò gli occhi al cielo. La luna risplendeva su di loro. Cercava di farsi notare, lassù con le sue ancelle luminose che erano le stelle. Però c’era qualcosa che la offuscava. “Come little children, I'll take thee away into a land of enchantment…” sorrise Giulia. Era lei. Quella ragazza che saltellava accanto a lui. Più luminosa della stessa luna. Più raggiante di un sole. Più bella di una regina delle fiabe. “Come little children, the time's come to play…” sussurrò ancora Giulia. Al vento. A chiunque la stesse ascoltando. Era felice. E voleva dirlo al mondo intero. Perché lui era li. Accanto a lei. Il suo Severus. Il suo principe. Il suo angelo salvatore dalle ali nere e bellissime. Che la guardava. “Here in my garden of magic…” concluse la ragazza. Poi, con dopo un’ultima piroetta, si fermò. Davanti a Severus. Gli sorrise. Gli si avvicinò. E si appoggiò sul cornicione accanto a lui. “Severus…” lo chiamò. In un sussurro. Il ragazzo si voltò. “Grazie ancora per avermi accompagnata…per…aver preso la pozione…” gli disse. Piton sorrise. “Di nulla…non è stato di certo un dispiacere! Mi sono divertito stasera…” si lasciò sfuggire. Poi arrossì. Ci fu un silenzio di qualche minuto. “Andiamo a prendere da bere? L’ora della sorpresa sta arrivando!” propose Giulia. Severus annuì. Quindi era quasi mezzanotte. Sarebbe tornato il solito professore. E avrebbe dovuto raggiungere i suoi colleghi. Lasciando quella bellissima creatura da sola. Giulia si staccò dal cornicione e fece un passo verso l’entrata che dava sulla Sala Grande. Piton di decise. Non doveva lasciarla andare. Sarebbe stato uno stupido. Ma cosa poteva fare? D’impulso le prese la mano. Trattenendola. La ragazza si voltò. Era arrossita. Doveva dirglielo. Approfittare di quel momento in cui erano solo due ragazzi. Senza titoli ad impedire loro una vita normale. Giulia lo guardava. Il cuore le batteva all’impazzata. Era il momento. Doveva confessargli i suoi sentimenti. Senza mascherarli con un “ti voglio bene”. Doveva dirglielo. Che l’amava. Più di se stessa. Aprì la bocca. Ma riuscì solo a prendere fiato. Per la prima volta Severus si stava davvero maledicendo. Erano due semplici parole. I ragazzi di quei tempi se lo dicevano continuamente! Perché allora lui non riusciva a pronunciarle? Forse. Perché lui non era uno di quei ragazzi. Era più vecchio. Però si comportava come un adolescente. Perché Giulia era capace di fargli provare infinte sensazioni. Tutte assieme. Non riusciva nemmeno a descriverle ciò che provava. Così fu un attimo. Erano uno davanti all’altra. Severus l’avvicinò a se. Le dita della mano intrecciate. Come quella sera. Di neve. Di magia. Giulia si alzò in punta di piedi. chiudendo gli occhi. Severus si sporse di poco. E così. A mezzanotte. Sotto una pioggia di fuochi artificiali. Unirono le loro labbra. Assaporando ognuno quelle dell’altro. Come quel giorno di due anni prima. In cui lui aveva accettato il suo amore.
Quando si staccarono, Giulia aveva ancora gli occhi chiusi. Li riaprì piano. Era arrossita. Ma non le importava. Davanti a lei però, non c’era quel ragazzo con cui aveva trascorso la serata. Severus era tornato se stesso. Il vecchio professore di Hogwarts. Imbarazzato, schivò lo sguardo della ragazza. Giulia sorrise e lo abbracciò. Piton non sapeva che fare. La sua mente era un tutt’uno con il cuore. Avrebbe voluto baciarla ancora. E ancora. Per tutta la sera. Però si limitò ad abbracciarla. “Grazie per la bella serata…” sussurrò poi. La ragazza sorrise. Lo guardò negli occhi. E si strinse ancora tra le sue braccia. Immergendosi nel suo profumo e nel suo calore.
Intanto, qualche balcone più in la, un’altra coppia guardava i fuochi. “Sono meravigliosi…” osservò Hermione. Ron annuì. Quella serata passata con lei era stata davvero bella. Lei, era davvero bella. Si avvicinò piano. “Hermione…” la chiamò. la ragazza si voltò. Pronta a ricordargli il nuovo soprannome. Quando si trovò faccia a faccia con il rosso. Senza pensarci due volte, il ragazzo si sporse. Congiungendo le loro labbra. Hermione arrossì smisuratamente. E chiuse gli occhi. Non ci poteva credere. Il cuore le stava per scoppiare da un momento all’altro. Poco dopo, si staccarono. Ron era del colore dei suoi capelli. Però sorrideva. Era felice. C’era finalmente riuscito. Quando i fuochi finirono, nella Sala Grande la musica non ricominciò. Era arrivata l’ora di tornare al dormitorio. “Ti accompagno…” sussurrò Ron. Hermione annuì. Come loro, anche Anna e Draco erano sulla via del ritorno. Giulia accompagnò Piton ai sotterranei. lo salutò con il consueto bacio sulla guancia. E corse fino alla torre. Quando entrò, venne accolta dal prefetto, che piangeva sul suo letto. “Herm…qualcosa non va?” le chiese subito. La ragazza scosse la testa. Anna uscì dal bagno. “Che bene che si stava con le lenti…uffi…hey Herm, qualcosa non va?” esclamò poi. “No…è che…sono felice…” spiegò timida il prefetto. Anna e Giulia si scambiarono uno sguardo. “Non dovresti ridere allora?” chiese la castana. Hermione alzò le spalle. E l’amica le fece una bocciaccia. Facendola così scoppiare in una risata. “Allora, cos’è successo di così bello da farti piangere?” le chiese Giulia. Si tolse il vestito e lo piegò. Poi si infilò il pigiama e prese Snakey. Hermione arrossì. “Io e Ron…eravamo sul balcone…e…mentre c’erano i fuochi…mi ha baciata…” raccontò. A Giulia cadde il peluche. Anna tirò un urlo di gioia. “Era ora!!!!!” esclamò. “Quindi…ora siete assieme?” le chiese poi la castana. Hermione alzò le spalle. “Non lo so…però…a me basta questo…alla faccia di quell’oca di Lavanda…” rispose. Anna rise. “E tu, con Piton, com’è andata?” chiese a Giulia. Anche questa arrossì. “Santo Manson ragazze! Stasera vi siete proprio date da fare!” commentò divertita la castana. Dopo essersi raccontate tutti i particolari, le tre spensero la luce. Erano stanche. Sfinite. Eppure, si addormentarono tutte e tre con il sorriso sulle labbra.

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Capitolo 13
*** Tell Me What the Rain Knows ***


Buonaseeeera *-*
hei cos...nooou ç_ç non picchiatemi ç_ç ok, si me lo merito. So che sono sparita non aggiornando da metà aprile, ma chiedo perdono. Ho avuto un periodaccio ed ho bloccato tutto. Non avevo capacità mentale di aggiornare, anche perchè il capitolo che vi lascio è un pò infelice. Spero che non lo leggiate col cuore pesante, altrimenti potrebbe portarvi a fondo. Bando alle metafore. Sono felice che il capitolo del ballo vi sia piaciuto <3
In questo aggiornamento troviamo Tell Me What The Rain Knows di Maya Sakamoto, The End dei My Chemical Romance, The Red Carpet Grave di Marilyn Manson, We Believe dei Good Charlotte e una citazione dal libro "Anatomia di Marilyn Manson" (che stavo leggendo nei giorni di scrittura del cap =ç=)

Avvertenze: occtudine, tristezza a palate, lavanditudine acuta.

Spero che mi perdoniate per l'assenza, ora vi lascio al capitolo :3
Buona lettura <3


Tredicesimo Capitolo

La mattina dopo la sveglia non suonò. Hermione era troppo agitata per ricordarsi di impostarla. Comunque, non essendoci lezioni il giorno dopo, non servì. Nonostante lo strillo di quell’oggetto mancasse quella mattina, Giulia si svegliò. Aprì di poco gli occhi. Aveva abbracciato Snakey nel sonno. Se lo portò vicino. Sospirando. Quella notte non aveva fatto altro che sognare loro. Lei, e il suo principe. Uniti in quel bacio che li aveva legati. Ai confini della realtà. Tra presente e passato. Sorrise. Severus aveva bevuto quella pozione. L’aveva fatto per lei. Per starle accanto. Era tornato quel ragazzo che aveva cercato di salvare. Aveva partecipato ad un ballo. Giulia lo sapeva che a Piton quelle cose non piacevano. Eppure l’aveva fatto. Per qualche minuto sospirò. Poi. Un brivido lungo alla schiena. Qualcosa di gelido. Di brutto. E se Piton avesse fatto tutto per starle accanto. Però sapendo qualcosa di cui lei non era a conoscenza? Magari Silente lo aveva mandato da qualche parte. Oppure era stato convocato da Voldemort. Giulia scosse la testa. Non ci doveva pensare. Si voltò verso la sveglia. E si accorse che non era stata programmata. Guardò l’ora. Le 11.00. Sbuffò e si voltò verso gli altri letti. Anna dormiva tranquilla. Non si sarebbe di sicuro svegliata prima di mezzogiorno. Ed Hermione. Anche lei sonnecchiava. Con un sorriso beato sul viso. Giulia sorrise. Era contenta per lei. Era ora che quel bradipo si facesse avanti! Forse adesso le cose sarebbero andate bene per tutti. O almeno, così sperava. La ragazza si voltò dall’altra parte. Vedeva la finestra. Il sole però non c’era. Giulia abbracciò ancora una volta Snakey. Gli diede un bacetto sulla fronte. E scivolò via dalle coperte. Pian piano andò alla finestra. Fuori dei nuvoloni neri coprivano il cielo. La pioggia colpiva violenta le acque del Lago Nero. Le chiome degli alberi martoriate dal vento violento. Scosse la testa. Nulla di buono c’era nell’aria. Si sentiva strana. Fin da quando aveva aperto gli occhi. Anche se la sera prima era stata in paradiso. Anche se era felice per le sue amiche. Qualcosa la bloccava. Un presentimento. O forse il pessimismo di Hermione che girava nella stanza in cerca di una nuova padrona. Non sapeva cosse fosse in verità. Così, si limitò ad andare in bagno. Poi si cambiò. Richiudendosi piano la porta alle spalle per non svegliare le amiche uscì. Passò per la Sala Comune. Vuota. Era nel corridoio del primo piano, quando qualcuno la chiamò. Giulia si voltò e sorrise. Vedendo dei capelli biondi ornati di tante forcine a forma di ravanello. Luna la raggiunse subito. “Buongiorno Luna!” la salutò la ragazza. La bionda aveva la solita aria pacifica. “Giorno! Hai visto come piove oggi? Sarà colpa degli Snilli…ne sono sicura!” esclamò lei. Giulia la guardò dubbiosa. “Non hai mai sentito parlare degli Snilli? Sono delle creature che hanno una potente magia…si dice che quando uno Snillo è arrabbiato, è in grado di far piovere!” spiegò convinta Luna. L’amica sorrise intenerita. Poi annuì. “Hai ragione…allora da qualche parte c’è uno Snillo molto arrabbiato…” concordò. La bionda sorrise. Aveva la solita collana di tappi di Burrobirra. E una maglia larga dai mille colori. La gonnellina a fiori verdi e viola. E le solite scarpe. “Vedo che i Nagilli non si sono ancora presentati…” commentò divertita Giulia. Luna si guardò i piedi ed annuì. “Probabilmente si sono nascosti…vedrai che ricompariranno tra qualche giorno…” rispose. “Speriamo che se ne rimangano nascosti…senti, io sto andando a fare colazione…mi accompagni?” le chiese Giulia. “Oh che peccato…io sto giusto tornando dalla Sala Grande…pensavo di aspettare che finisse di piovere per andare a fare un giro fuori…” rispose rammaricata Luna, con il solito tono pacato. L’amica annuì. “Non ti preoccupare…sarà per la prossima volta…” sorrise Giulia. Le due fecero ancora un pezzo di strada assieme. Dopodiché Giulia svoltò verso la Sala Grande. Non c’erano molti studenti in giro. Quelli del settimo anno avevano prolungato il ballo nelle rispettive sale comuni la sera prima. infatti, in quella di Grifondoro c’erano ancora i residui dei festoni. La ragazza entrò tranquilla nella sala. Non c’era quasi nessuno. Giusto due Tassorosso piuttosto assonnati. Uno, aveva la faccia immersa nel caffèlatte. L’altro, fissava con aria ebete la brioche. Dovevano essere del primo anno. A quell’anno non si era ancora abituati a sopportare le feste ad Hogwarts. Lei se lo ricordava bene. Della stessa vitalità erano tre Serpeverde. Questi del terzo anno forse. La guardarono per qualche minuto. Poi, tornarono ai rispettivi caffè, brioche e giornale. Giulia sbadigliò e si sedette al suo tavolo. Anche lei era sveglia pari ad un orso nel periodo di letargo. Allungò una mano verso una tazza li vicino. Credeva fosse caffè. Che invece scoprì essere succo di ananas. Lo poggiò al suo vecchio posto e si sforzò di aprire un po’ di più gli occhi. Prese del caffè ed un pezzo di torta al cioccolato. Poi si voltò verso il tavolo degli insegnanti. Vitious dormicchiava con tanto di bollicina che usciva dal naso da un lato. Mentre la McGranitt scrutava la sala poco più in la. Anche lei sembrava non essere molto sveglia. Giulia l’aveva vista bere qualche bicchierino con la Cooman la sera prima. Incitata da Silente. Sorrise a quel pensiero. Stava per dare il secondo morso alla fetta di torta, quando sentì una mano batterle sulla spalla. Forse Anna ed Hermione si erano svegliate. Quando si voltò però, vide un ragazzo famigliare. L’aveva incrociato anche la sera prima, mentre aspettava Severus. “Buongiorno Giuly…” biascicò Josh. La ragazza sbuffò. Però cercò di essere calma. Non gli rispose e tornò alla torta. “Posso…sedermi qui?” le chiese. Lei alzò le spalle. Poi trasalì. Forse Josh centrava qualcosa con il brutto presentimento di quella mattina? Si sforzò di scacciare ogni pensiero. Stufo di aspettare una risposta, il ragazzo si sedette. Ad una debita distanza da lei. “Buffo ieri sera no? Cioè…” cercò di dire divertito. Giulia lo ignorò. “Sai…ti ho vista…con quello...non l’ho mai visto qui…di che anno è?” le chiese. La ragazza si voltò contrariata. “Se intendi fargli qualcosa sappi che non ci metterò molto a darti una lezione peggiore di quella che ti ho dato l’anno scorso…” sbottò subito. Josh scosse la testa. “È del settimo anno…Serpeverde…” rispose poi. Il ragazzo rimase a bocca aperta stupito. Anche se fosse andato a ficcanasare, le serpi del settimo anno non gliel’avrebbero mai fatta passare liscia. Giulia era amica di Anna. E pertanto, era amica degli amici di Draco. Ne aveva anche all’ultimo anno. Avrebbero scoraggiato Josh. E magari pure deriso. “Eri bellissima ieri sera…ma…non hai più la ciocca viola?” notò il ragazzo. Giulia scosse la testa. “Spray magico…” rispose semplicemente. Josh annuì. “Vedo che hai trovato una ragazza finalmente…” commentò poi lei. Il ragazzo trasalì. “Chi? Helena? No…lei non mi piace…cioè…mi ha solo invitato…ed ho accettato…sarei rimasto in dormitorio, ma mi ha talmente pregato che non ho potuto rifiutare…e pensare che è solo del secondo anno! Queste nuove generazioni…sono così precoci!” raccontò. A Giulia scappò una risata. Che poi fermò a forza. Non poteva ridere. Non doveva ridere. Non con lui. La ragazza guardò Josh. Sul suo viso si era formato un sorriso. “Era da tanto che non ridevi…davanti a me…” osservò. Poi si alzò. Giulia lo guardò dubbiosa. “Ora me ne torno in dormitorio…ho un casino di compiti…sai, i M.A.G.O. sono incombenti…comunque…mi ha fatto piacere chiacchierare…con te…” disse. La ragazza sorrise. Ed annuì. “Ricorda una cosa però…tu rimarrai sempre la mia piccola Giuly…anche se dovessi stare con altre ragazze, la chiave del mio cure cel’avrai sempre e solo tu…buona colazione…” esordì infine Josh. Poi se ne andò via. Lasciando Giulia stupita. Incredula. Aveva finalmente capito. Tornò alla sua fetta di torta. Anche se in realtà pensava ad altro. In un lampo, sen’era accorta. Quella situazione era già successa. Con altri sviluppi. Con altre persone. In un passato che a lei stessa era stato raccontato dalla persona che amava. Lei, era la Lily di Josh. Ovvio, la madre di Harry non aveva lasciato Piton per James Potter. Però l’aveva lasciato a se stesso. Senza cercare di perdonarlo, di capirlo. E a modo suo, Giulia era come lei. Aveva lasciato Josh solo, nei suoi problemi. E solo allora se ne ricordò. Di come le aveva chiesto di uscire quell’anno prima. L’aveva guardata negli occhi. E le aveva proposto un giro vicino al lago. Lei aveva accettato, e la sera, sotto la luna, si erano baciati. Anche se solo Giulia sapeva. Che c’era un vuoto nel suo cuore. Quello che solo Piton sarebbe stato in grado di colmare. E soffocava il grido di quella parte di lei. Che voleva avere il professore tutto per se. Quando questa parte aveva vinto, lei aveva agito d’impulso. E aveva lasciato Josh. All’inizio aveva pensato a quanto male sarebbe stato. Però con il passare del tempo. Lo svolgersi dei fatti dell’anno prima, aveva escluso che lui potesse avere anche solo metà di un sentimento. Solo quella mattina aveva capito. E si rammaricò. Per essere stata così cieca da non vedere. Che stava diventando la Lily Evans che tanto lei stessa non sopportava. Finì la fetta di torta ed uscì. Dopo quella colazione così intricata, decise di andare in un posto a lei caro. O meglio, da una persona a lei cara. Aveva bisogno di un abbraccio. Di un suo sorriso. Era passato mezzogiorno quando iniziò a percorrere quei bui ed umidi sotterranei. Arrivò davanti alla porta dell’ufficio di Piton. E bussò. Ma non ebbe nessuna risposta. Aspettò qualche minuto. Forse non l’aveva sentita. Bussò ancora. Ma ebbe la stessa risposta. Nulla. Mise una mano sulla maniglia e la abbassò. L’ufficio era chiuso. Forse Piton stava ancora dormendo. Giulia ebbe un brivido. Scosse la testa e cacciò indietro i brutti pensieri. Optò per lasciar perdere quella mattina. Sarebbe tornata la sera. Così ripercorse i suoi passi. Verso un altro luogo a lei famigliare. Intanto, Anna si era svegliata. Aveva guardato l’ora, e si era rimessa a sonnecchiare. Mentre Hermione dormiva ancora tranquilla. Nonostante ciò la castana non riprese sonno. Non ci riusciva. Vedere il letto di Giulia vuoto le metteva inquietudine. Anche se sapeva che forse era andata da Piton. Anna si alzò. Andò veloce in bagno. Quella mattina non curò particolarmente il trucco. Non ne aveva voglia. Così tornò poco dopo in camera. Guardò il prefetto, così assorto nel sonno. Chissà cosa stava sognando? Si avvicinò piano. E si chinò. Per poi darle un piccolo bacio sulla fronte. Accortasi del gesto che aveva compiuto, Anna buttò il pigiama sul suo letto ed uscì di corsa dalla camera. Non sapeva che Hermione si era svegliata pochi minuti prima di lei. E che aveva sorriso. Dopo aver ricevuto il bacio di uno dei suoi due angeli custodi. Le sue amiche. Anna andò veloce in Sala Grande. Non c’era nessuno. Draco si sarebbe svegliato tardi. In certi campi quel ragazzo era peggio di lei! Riusciva a dormire anche fino alle quattro del pomeriggio se non veniva svegliato! Fece colazione veloce. Aveva una meta quel giorno. Voleva tornare in quel posto in cui uno dei suoi primi ricordi affioravano. Dopo la sera prima. In cui aveva rivisto il loro balcone. E si era abbandonata ai sentimentalismi. Si era mostrata fragile. Davanti a Draco. Finita la colazione, Anna percorse il corridoio a grandi falcate. Fuori pioveva, ma non le importava. Aveva il mantello per coprirsi. Così uscì e corse per il giardino. Nel frattempo, Giulia era arrivata. La Guferia. Aveva fatto le scale di corsa. Quasi scivolando. Aveva lasciato l’ombrello in dormitorio. Si fermò solo quando fu all’asciutto. Si stupì di non vedere nemmeno un gufo. E gli elfi domestici dovevano aver fatto pulizie. Il pavimento era lucido. Nemmeno una piuma. La ragazza si avvicinò al davanzale. Le arrivava ai fianchi. Si sporse. Pioveva ancora. E le gocce le picchiettavano sul viso. Giulia chiuse gli occhi e prese un lungo respiro. Quell’odore. L’odore della pioggia. Così acre. Buono. Che però in quel momento le sembrava così pungente. Come una lama. Due mani la presero per i fianchi. Tirandola lontana dal davanzale. “Hey, mica vorrai cadere!” commentò divertita Anna. Giulia la guardò e sorrise. “Pensavo stessi ancora dormendo…” disse. La castana alzò le spalle. E si stiracchiò. “Sono sveglia da un’ora neanche…Herm piuttosto…sta ancora sonnecchiando…” rispose. Poi guardò l’amica. E lo notò. Quel velo di malinconia nei suoi occhi. “Qualcosa non va?” chiese Anna. Giulia si strinse nella felpa. Il vento aveva iniziato ad aumentare. E lassù, arrivava con una violenza due volte maggiore. La castana la guardò ancora, in attesa di una risposta. La ragazza chiuse per poco gli occhi. “Tell me what the rain knows o are these the Tears of Ages, that wash away the Wolf's Way and leave not a trace of the day?” iniziò a cantare. Anna dovette imitarla. Il vento le schiaffeggiava il viso con una forza tale che nemmeno gli occhiali riuscivano a proteggerle gli occhi. “Tell me what the rain knows o is this the flood of fortune, that pours itself upon me? O see how I drown in this sea…” continuò Giulia. I capelli ondeggiavano torturati da quel vento. Portatore di ansie. Di paura. Che non faceva altro che assecondare i suoi pensieri tristi. Anna si avvicinò. Il mantello svolazzava. Era davvero una brutta giornata. “Giulia…tutto bene?” disse poi piano. “Hark, hear the howl that eats the moon alive, your fur is on fire, the smoke turns the whole sky raven black and the world upon your back will crack…” rispose la ragazza, alzando una mano verso il cielo coperto dal tetto. Fuori, le nuvole si erano annerite. Erano del colore delle acque del lago. Nere. Nuvole di tempesta. Di grandine. Di cattivo presagio. Anna la guardò dubbiosa. “Where will you go, now you've no home? Let the rain wash away your last days…” concluse Giulia. Abbassò la mano. Poi guardò l’amica. “Lei lo sente…la natura ci sta avvertendo…Anna, non c’è nulla di buono in queste nubi…” disse. “Direi, è un temporale!” sbottò la castana. Giulia scosse la testa. “Voldemort è risorto…cerca alleati…la gente ha paura…nemmeno qui ad Hogwarts siamo sicuri…mentre le ore passano, tutto sta cambiando…da qualche parte c’è della gente che soffre…” continuò. Anna trasalì. Non si sarebbe mai aspettata che Giulia potesse dire certe cose. Pregava perché non lo dicesse. Perché se anche lei, la ragazza più buona e sincera che conoscesse, si fosse abbandonata alla paura. Se anche lei avesse rinunciato alle speranze. Allora a lei cosa rimaneva? “Non succederà nulla Giulia…finché c’è Silente siamo al sicuro…e poi…ce la siamo cavata al Ministero…ce la caveremo qualunque cosa succeda…basta che rimaniamo assieme! Io, te ed Herm…” rispose subito Anna. L’amica la guardò. Doveva crederci. Voleva crederci. Che tutto sarebbe rimasto com’era. Però più osservava quelle nubi. Più sentiva che le cose stavano mutando. Senza nessuna via d’uscita. Qualcosa si stava scatenando la fuori. Prendendo il sopravvento. Anna la prese per le spalle. E la spinse piano verso le scale. “Ti fa male questo clima…forse sei un po’ lunatica…” sorrise. Giulia annuì. “Vai a vedere se la bella addormentata nel dormitorio è ancora la…” suggerì la castana. La ragazza sorrise. E d’impulso l’abbracciò. Si alzò il cappuccio della felpa. E andò alle scale. Per poi correre fino al giardino. Anna invece, rimase li. Era salita lassù per riflettere. Ed era quello che voleva fare. A grandi passi si avvicinò al balcone. Dove quasi un anno prima era seduta. Con le lacrime che le rigavano le guance. Now come one come all to this tragic affair. Mancavano quattro giorni al Ballo del Ceppo. E lei si stava maledicendo. Perché aveva rifiutato tutti gli inviti che le avevano fatto. Tutti quei ragazzi che erano andati da lei con il cuore in mano. E a cui lei aveva risposto seccata. Wipe off that makeup, what's in is despair. In realtà solo lei sapeva il perché. E ne soffriva. L’unico ragazzo che voleva veramente non si sarebbe mai azzardato a invitarla. Ne era certa. So throw on the black dress, mix in with the lot. Quel biondino arrogante che le stava facendo versare preziose lacrime. Lo odiava. Non lo sopportava. Eppure. Perché il suo cuore vibrava quando lo vedeva? You might wake up and notice you're someone you're not. Anna sorrise. Ricordando di come Draco l’aveva distratta dai suoi pensieri. Lei aveva evitato accuratamente di girarsi. Non voleva che la vedesse piangere. Non per lui. If you look in the mirror and don't like what you see you can find out firsthand what it's like to be me. Draco invece aveva fatto una sua solita battutina velenosa. Chiamandola Mezzosangue. Anna non credeva nemmeno che lui lo sapesse il suo nome. Ed ecco. Che l’aveva presa per un polso. All’improvviso. L’aveva fatta voltare. E le aveva visto gli occhi lucidi. So gather 'round piggies and kiss this goodbye. L’aveva zittito. Con quelle lacrime versate. La castana era anche arrossita. “Stai…piangendo…” aveva sussurrato lui. Anna aveva scosso la testa. “Non…non sto piangendo!” aveva sbottato. Però le lacrime rendevano vane le sue scuse. I'd encourage your smiles I'll expect you won't cry. Così lui aveva confessato. Non aveva ancora invitato nessuna al ballo. E fu un attimo. In quel momento. La guardò. Si sforzò di ricordarsi il suo vero nome. E le aveva detto quelle parole magiche. Another contusion, my funeral jag. Anna non se lo sarebbe mai aspettato. Quattro giorni dopo, si misero assieme. La vigilia di quel Natale sarebbero stati due anni da quella sera. Here's my resignation, I'll serve it in drag. La castana sospirò. Il vento imperversava ancora. La pioggia batteva insistente. Si sedette sul balcone.  Era davvero alto. Senza pensarci nemmeno, con un salto salì sul cornicione. Come aveva fatto la sera prima con Draco. You've got front row seats to the penitence ball. Se ne stava in piedi. Guardando in basso. Allungò una mano verso il lago. Cercando di tenersi in equilibrio. Se l’avesse vista Hermione sarebbe svenuta probabilmente. Il balcone era scivoloso. La pioggia la colpiva. Le bagnava i vestiti. Con una violenza tale da paragonarla a mille pungiglioni. Trapassava la sua pelle diafana. Fino ad entrarle nelle vene. Ed infettarle il sangue. Fino ad arrivare al cuore. When I grow up I want to be nothing at all! Sapeva che quello che aveva detto Giulia era più che vero. Però le pesava sul cuore. Come quella pioggia sulla sua pelle. Eppure non si mosse. Rimase a fissare il vuoto. Poi ritrasse la mano. Si sedette con le gambe verso il giardino. A metri e metri di altezza. Iniziò a dondolarle. I said yeah, yeah! I said yeah, yeah! Si sentiva una bambola di porcellana. Di quelle che bastava toccarle perché si infrangessero. Avanzò di poco. I lacci degli anfibi che ondeggiavano nel vuoto. Fradici. Anna alzò le mani al cielo. Nulla la teneva più saldamente attaccata al balcone. Sarebbe potuta scivolare facilmente. Ebbe la tentazione di lasciarsi andare. Ancora qualche centimetro ed avrebbe fatto un tuffo nel vuoto. Verso l’erba fresca. Umida. C'mon C'mon C'mon I said. Anna scosse la testa. Sorrise. E si tirò su. Ancora in piedi su quello strapiombo artificiale. “Non mi fai paura! Hai capito? Tu non mi fai paura!” urlò. Verso il cielo. Oppure verso Voldemort. Non lo sapeva nemmeno lei. (Save me!) Get me the hell out of here. In quel momento un lampo squarciò il cielo. Ed un tuono rimbombò. Anna allargò le braccia. Chiuse gli occhi. Aveva un sorriso dipinto sul volto. Soddisfatto. Un ghigno. Il vento la trapassò come un pugnale. La pioggia continuò a bagnarle il viso. Con i suoi piccoli aghi intrisi di veleno. (Save me!) Too young to die and my dear. Rimase per qualche minuto in quella posizione. Il mantello svolazzava dietro di lei. Poi, aprì gli occhi. Si voltò. Schiena rivolta al lago. Fece qualche passò. Il piede destro scivolò. Cadde di poco indietro. Sentì il vuoto sotto di se. (You can't!) If you can hear me just walk away and. Ma mantenne l’equilibrio. Con un balzo felino scese dal balcone. Si voltò ancora verso il temporale. E scosse la testa. Ancora con il sorriso sul volto. Anna rise. Fece una piccola piroetta. Poi corse via. (Take me!).
Intanto Giulia era corsa nel castello. Al riparo. Poi si era diretta ai dormitori. Quando aprì la porta della camera, trovò Hermione sorridente. Sul suo letto. Mentre abbracciava il cuscino. “Giorno Herm!” sorrise la ragazza. Il prefetto sospirò. “Hai intenzione di stritolare quel cuscino ancora per molto oppure scendi a fare colazione?” scherzò Giulia. Hermione arrossì. Forse anche Ron era in Sala Grande. In quel caso. Come si sarebbero dovuti comportare? Far finta di nulla? Oppure uscire ancora qualche volta? Lei come si sviluppavano certe cose non lo sapeva. Hermione lasciò il cuscino ed andò in bagno per sistemarsi. Poi si cambiò. Solo allora notò che fuori la tempesta imperversava. “E Anna? È da Draco?” chiese il prefetto. Giulia alzò le spalle. “Era in Guferia fino a mezzora fa…” rispose incerta. Hermione sbarrò gli occhi. “In Guferia?! Con questo tempo?! Anna è capace di arrampicarsi sul balcone e di scivolar giù…” sbuffò. Poi trasalì alla sola visione dell’amica trotterellante a metri e metri di altezza. In quel momento la porta della camera si aprì. La castana entrò, con il mantello fradicio che svolazzava pesante dietro di lei. “Che tempo da schifo che c’è oggi!” sbottò. Hermione la squadrò. “Ti dispiacerebbe toglierti quel mantello Anna? stai lasciando una scia d’acqua…” commentò. “Appunto…se volevi imitare Samara bastava dirlo che chiedevamo agli elfi un pavimento impermeabile…” disse divertita Giulia. Anna rise. E si tolse il mantello fradicio. Lo buttò in un angolo. Era contenta che l’amica fosse tornata del suo solito umore. Quando anche Hermione si fu sistemata, le tre scesero in Sala Grande. Di Ron nemmeno l’ombra. Come anche di Draco e Piton. Il prefetto fece colazione, mentre le amiche approfittarono per mangiare qualche pasticcino. Poi, annoiate dal tempo, tornarono in Sala Comune. Non c’era quasi nessuno. Così ne approfittarono ed andarono in dormitorio, tornando ognuna con in mano un libro. Si sistemarono i tre poltrone vicine in un angolo. Anna si mise con le gambe a penzoloni dal bracciolo. Giulia stava a gambe incrociate. Mentre Hermione stava composta da perfetta signorina. Riemerse qualche minuto dal suo libro di Antiche Rune solo per dare un’occhiata a quelli delle amiche. Quello di Giulia aveva in copertina una ragazza seduta. Capelli biondi, matita nera intorno agli occhi e frangia. Il titolo recitava ‘Amore senza amore’. Il prefetto passò ad Anna. Non riusciva a vedere bene. La castana lo teneva troppo inclinato. Forse una scritta rossa. Anna girò pagina e sistemò meglio il libro. “Ragazze sentite qua: ‘penso che un artista debba per forza essere provocatorio, dato che lo scopo dell’arte è proprio quello di far riflettere, di porre domande che necessitano una risposta. Fin dall’inizio ho cercato di smontare i giudizi fondati sulle idee preconcette, di stimolare la gente a interrogarsi su ciò in cui crede, sui suoi desideri e le sue paure…la cosa più importante è imparare ad accettare gli altri e ad accettarsi. Altrimenti la gente comincia a detestare se stessa e il mondo. Per questo in giro c’è tanta violenza, tanta frustrazione e problemi psicologici’” lesse poi la castana. Giulia alzò gli occhi dal libro. “Bhe è una cosa che ha senso…chi l’ha affermata?” chiese curiosa Hermione. Anna ghignò. “Marilyn Manson…” rispose fiera. Il prefetto sgranò gli occhi. “Non ci credo!!” sbottò. La castana le prese il libro. La citazione che l’amica aveva letto era sul retro del libro. “‘Da bambino non riuscivo ad addormentarmi per paura che di notte il diavolo mi portasse con sé perché ero stato cattivo. Poi ho capito che il diavolo non poteva essere peggiore di me’. Complimenti…davvero educativo…” citò Hermione. Anna sbuffò. Il prefetto iniziò a scorrere le pagine. “Non capisco perché leggi certe cose…con tutti i compiti che abbiamo poi…” commentò stizzita. Una foto le passò sotto gli occhi. Non osò nemmeno tornare indietro per guardarla. Anche se aveva un poster con quell’uomo vicino al letto, le faceva comunque paura. Giulia allungò una mano. Hermione le diede subito il libro. Anche la ragazza iniziò a scorrere le pagine. Però soffermandosi sulle foto. Doveva ammettere che quell’uomo era abbastanza esibizionista. Però non un mostro come lo dipingeva la società. “Solo perché si veste in modo diverso non significa che sia un criminale…è un uomo intelligente e le sue idee sono brillanti!” lo difese Anna. Hermione la guardò scettica. “Non ti sei mai fermata ad ascoltare le parole delle sue canzoni…l’ultimo cd è stupendo e se lo ascoltassi sono sicura che te ne innamoreresti!” continuò la castana. Il prefetto scosse la testa. “Non ci tengo…” rimbeccò acida. Giulia passò il libro all’amica. “Quando lo hai finito passamelo…mi incuriosiscono alcune idee che ho letto…anche se quella cosa della registrazione della canzone nella casa del massacro di Sharon Tate mi ha dato un po’ i brividi…” le disse. Anna annuì. “E comunque, giusto a titolo informativo, Avril Lavigne era la migliore amica di Manson…” aggiunse. Il prefetto la guardò incredula. Si voltò verso Giulia. “È vero Herm…l’ho letto anche io…lei ha detto che quando riuscivano ad incontrarsi tra il tram tram di impegni mondani si chiudevano in albergo con degli snaks e parlavano per ore…” confermò lei. Il prefetto non osò guardare Anna. Si rituffò nel suo libro di Rune. Mentre la castana ghignava soddisfatta. Quel pomeriggio le tre lo trascorsero il Sala Comune. Pian piano, gli studenti uscirono dai dormitori. Quando l’atmosfera fu diventata così chiassosa da non permettere più una pacifica lettura, Hermione si rifugiò in camera. Le amiche la seguirono. Evitando così tutte le chiacchiere delle ragazze dei primi anni, ancora emozionate dal ballo. Fuori pioveva ancora. Non accennava a smettere. “Cosa fate stasera?” chiese Anna. Hermione era alle prese con un tema di Aritmanzia. “Finirò i compiti…ce ne sono davvero un mucchio!” rispose ovvia. Giulia finì di leggere la riga e alzò lo sguardo. “Torno da Severus…” sorrise. Anna ghignò. “Severus…” la imitò, aggiungendo un sospiro trasognato. L’amica le tirò un cuscino rossa in viso. “Certo che Piton da giovane era un bel ragazzo…” commentò la castana. Giulia arrossì ancora. Ed annuì. “Ma mai quanto il mio Draco!” completò, facendo la finta snob. Hermione scosse la testa esasperata. Nemmeno in camera poteva avere un po’ di quiete. Giulia rise. “Avete visto come si pavoneggiava Pansy ieri sera?” disse acida la castana. Giulia la guardò dubbiosa. “Certo che è parecchio masochista quella ragazza…è venuta con il rischio di poter vedere te e Draco assieme…” commentò. Anna alzò le spalle. “Josh c’era però…” esclamò Hermione. Giulia annuì. “Lo so…ci siamo scontrati all’entrata della Sala Grande…era con Helena…quella bionda del secondo anno…” rispose tranquilla. Il prefetto la guardò sospettosa. “Non sarai gelosa spero…” commentò. La ragazza scosse la testa. “Ci siamo parlati stamattina…è stato gentile…mi ha detto una cosa davvero carina…a quanto pare ha capito che ha sbagliato a cercare di farmi stare a forza con lui…” spiegò. “E chi non l’avrebbe capito con tutte belle botte? L’hai ridotto in fin di vita!” esclamò divertita Anna. Giulia abbassò lo sguardo imbarazzata. “Quel che è passato è passato! Pensiamo al presente piuttosto!” commentò Hermione, dando un’occhiata ai libri ancora riposti nei bauli delle sue amiche. Anna sprofondò la testa nel cuscino. “Ecco appunto…oggi c’è troppa negatività in giro!” sbuffò. “Io sono allegra…” rispose il prefetto. “Solo tu a quanto pare…” sbottò ancora Anna. poi la guardò. In effetti Hermione aveva qualcosa di diverso quel giorno. Una nuova luce negli occhi. Il prefetto la guardò. “Bhe…cosa c’è?” le chiese infastidita. “Herm…se sei felice non gridarlo al vento…ricordati che la tristezza ha appena comprato l’apparecchio acustico!” rispose la castana. Giulia scosse la testa divertita. “Cosa sono queste tue uscite così sagge?” le chiese. Anna alzò le spalle. Hermione scosse la testa. “Solite cavolate…” borbottò. La castana le fece la linguaccia. Per poi tornare a fissare annoiata il soffitto. Le tre rimasero in camera fino all’ora di cena. Andarono in Sala Grande. Si era riempita rispetto al pranzo. Anche se alcune facce assonnate erano ancora presenti. Giulia guardò subito al tavolo insegnanti. Erano tutti presenti. Anche il suo professore. Seduto alla solita sedia. Sembrava soprappensiero. La ragazza fu felice di vedere che stava bene. Non sapeva perché, però quel brutto presentimento con cui si era svegliata non voleva andare via. Appena Piton si girò, Giulia gli sorrise. Lui le fece un cenno con la testa. Anna si voltò verso il tavolo di Serpeverde. Vide subito Pansy che si rimpinzava come suo solito. Qualche studente del settimo anno. Ma di Draco nemmeno l’ombra. Non c’era nemmeno Blaise. Solo Tiger e Goyle del loro anno. Hermione scrutò la tavolata dei Grifondoro. Harry non c’era. Ginny era in un angolo. Al solito posto accanto a lei di Mary Kate c’era Dean Thomas. Della baby Haliwell nemmeno un capello. Mancavano più studenti del sesto e settimo anno. Quelli più pigri. Il prefetto tirò un sospiro di sollievo nel notare che anche Ron non c’era. Non sapeva come comportarsi con lui. se lo avesse visto sarebbe arrossita smisuratamente, lo sapeva. Ed avrebbe iniziato a balbettare. Non voleva che la vedesse così. Fortunatamente quello era un problema che in quel momento non la toccava. Così si gettò sul pasticcio di carne. Non si accorse degli sguardi furenti che Lavanda Brown le lanciava. Appena di dolci sparirono, le tre si avviarono verso il dormitorio. Erano vicine al quadro della Signora Grassa, quando vennero bloccate. Proprio la mora che a cena aveva quasi ucciso con gli sguardi Hermione, si era parata davanti a loro.  “Sera Lavanda…” salutò il prefetto. Cercò di non sorridere. Anche se le risultava difficile. Poi avanzò di un passo. “Potresti spostarti? Abbiamo molti compiti per lunedì e vorremmo finirli ad un’ora umana…” le chiese gentilmente. Anna guardò divertita Giulia. Lavanda però non si spostò. “Non mi incanti sai! Ti ho vista ieri sera con Ron-Ron!” sbottò acida. Hermione arrossì. Che li avesse visti sul balcone? “Me lo hai rubato!” commentò ancora Lavanda. Il prefetto strabuzzò gli occhi. “Come scusa?!” le rispose stranita. Lavanda tirò su con il naso. “Ti ho vista! Eri al ballo con lui! Volevo invitarlo io! Quando gliel’ho chiesto però mi ha detto che non poteva!” spiegò. Hermione alzò le spalle. Anche se nel suo cervello i neuroni ballavano la canzone della vittoria. Ron aveva rifiutato quella smorfiosa per stare con lei! “Mi dispiace…semplicemente gli ho chiesto se gli andava di partecipare con me e lui ha accettato…” disse poi. Lavanda tirò un urletto isterico. “L’hai avuta buona solo perché io sono timida!” squittì. Anna scosse la testa. Quella vocina le stava rompendo i timpani. “Se tu sei timida io sono un ornitorinco…” tossicchiò la castana. Lavanda la guardò truce. “Zitta tu Morticia!” sbottò. “Come mi hai chiamata scusa?! Penso di non aver sentito…” commentò Anna, iniziando a scrocchiarsi le dita. Lavanda deglutì. “Proprio così! Morticia! E comunque tu non centri! Sto parlando solo con lei!” aggiunse. Giulia sbuffò. “Senza offesa Lavanda…ma stai appiccicata tutto il giorno a Ron…e comunque anche Herm è timida, cosa credi…ha solo trovato il coraggio prima di te…” la difese. La ragazza si voltò e la squadrò. “Se volevo l’opinione di una finta santarellina ti avrei chiamata…” soffiò poi. Giulia la guardò. Strinse i pugni. “Lavanda…lasciaci passare…” disse Hermione. non voleva che la situazione degenerasse. Anche se insultare le sue amiche così. Davanti a lei. No. Doveva stare calma. “Nemmeno per sogno! Non me ne vado finché non mi sarò vendicata!” sbuffò la ragazza. Anna scoppiò a ridere. “Santo Manson questa si che è bella! Vendicarti? E di cosa? Herm non centra nulla! Perché devi fare la vittima? Cresci invece…” esclamò spazientita. Lavanda rimase a bocca aperta. “E ti dico ancora una cosa…se non facessi la finta innocente e l’appiccicosa, forse Ron ti considererebbe…” concluse la castana. La ragazza tremò di rabbia. Hermione scosse la testa. “Sentite…calmiamoci per favore…infondo non è successo nulla!” esordì. Lavanda le riservò uno sguardo di puro odio. “Hai davvero così tanta stima di te, mia cara so-tutto-io? Non dovresti…quei dentoni da coniglio dovrebbero dartene la conferma…per non parlare dei tuoi modi…e di quella voce da cornacchia che ti ritrovi…” rimbeccò subito. Anna si sentì ribollire il sangue nelle vene. “Come ti permetti di offendere Herm? Tu, piccolo insetto dai denti storti e i capelli di paglia!” ringhiò. Lavanda tirò un gridolino di rabbia. “Stai zitta uccellaccio del malaugurio! Sai, hai mai notato che quando passi per i corridoi la gente fa gesti scaramantici? Non me ne stupisco!” ghignò malignamente. Anna la fulminò con lo sguardo. “Scommetto che Draco si è messo con te solo per pietà…altrimenti come si spiegherebbe?” aggiunse perfida. All’udire di quelle parole, la castana si infuriò ancora di più. Stava per darle un pugno nello stomaco, ma Giulia fu più veloce di lei. Le tirò uno schiaffo in pieno viso. “Non osare mai più dire certe cavolate sulle mie amiche! Sei solo una bambina viziata, che si sente grande sminuendo gli altri! Non sai nemmeno cosa vuol dire amare una persona! E ora sparisci! Tu e la tua lingua biforcuta!” disse poi. Lavanda la guardò nel peggior modo possibile. Nei suoi occhi si poteva leggera la quantità industriale degli insulti che avrebbe voluto urlarle. Dopo qualche secondo, la ragazza corse via. con una mano sulla guancia. Hermione aveva lo sguardo basso. Mentre Anna ancora ribolliva di rabbia. Giulia le prese a braccetto. “Andiamo in dormitorio…” disse piano. Le tre entrarono. In silenzio. Percorsero la Sala Comune. Piena, rispetto al pomeriggio. Ed entrarono in camera. Hermione si sedette sul letto. Anna diede un calcio al suo baule. “L’avrei uccisa di botte quell’oca!” ringhiò. Il prefetto scosse la testa. “È colpa mia…scusate…” sussurrò. Le parole di Lavanda le avevano trafitto il cuore come un pugnale. Giulia scosse la testa. Poi le si sedette vicino. “Non dire sciocchezze…non è colpa tua Herm…è che sai…la gelosia è una brutta bestia…” la consolò. Anna sbuffò. Smise di dare calci al suo baule. E anche lei le raggiunse. “Ha ragione Giulia…tu non centri…è lei che è una vipera…” le diede ragione la castana. Hermione guardò le amiche. Sospirò affranta. Giulia e Anna si scambiarono un’occhiata. E abbracciarono il prefetto. Era stato senza dubbio un brutto incontro. Quando si staccarono, Hermione non aveva ancora riacquistato il sorriso. “Avanti Herm…non eri allegra?” cercò di smuoverla Anna. Il prefetto alzò le spalle. “Avevi ragione…la tristezza ha proprio comprato l’apparecchio acustico…” le rispose. La castana scosse la testa. “Quando mai io ho ragione? E soprattutto, quando mai tu mi dai ragione?” commentò stupita. Hermione sospirò. L’allegria le era proprio passata. “Su Herm…non è successo nulla! Hai anche aiutato Giulia ad allenarsi per i campionati scolastici di box!” sorrise Anna. poi si alzò. Fece cenno a Giulia di andare nell’angolo opposto. Questa capì ed iniziò a correre sul posto, come da perfetto pugile in preparazione. “E nell’angolo sinistro, abbiamo la campionessa Giulia Wyspet! La sua mossa migliore, lo schiaffo manuale e psicologico!” recitò Anna, con voce da cronista. Hermione le vide. E non potè trattenere una risata. “Grazie ragazze…non saprei proprio come fare senza di voi…” sorrise. La castana le si buttò letteralmente addosso. Giulia la seguì poco dopo, con più leggerezza. Così iniziò una battaglia con cuscini. Dieci minuti dopo, le tre si fermarono. Per riprendere fiato. In mezzo alle piume e alle risate. “Sono già le nove e mezza! È tardi!” esclamò Anna, guardando la sveglia. Giulia si stiracchiò. “Mi hai spostato una costola…” sorrise divertita. La castana scosse la testa e prese il suo pigiama. Con un colpo di bacchetta lo rimpicciolì e lo mise nella tasca della gonna. “Rimani da Draco?” le chiese Hermione. Anna annuì. “Gliel’avevo promesso già da un po’…e poi devo andare a controllare…secondo me sta ancora dormendo…” spiegò poi. Il prefetto sbarrò stupita gli occhi. “Insomma, hai trovato qualcuno che ti supera!” commentò divertita Giulia. Anna le fece la linguaccia. “Tu vai da Piton?” chiese poi il prefetto. Anche la ragazza annuì. Abbracciarono ancora una volta Hermione. Poi le due si diressero verso i sotterranei. “Lavanda è stata proprio una vipera con Herm…” commentò Giulia. “Vero…il nostro prefetto è una ragazza sensibile…scommetto che ci penserà tutta la sera…” annuì Anna, saltellando i primi due gradini. Come al solito, Anna svoltò prima di Giulia. Arrivò alla Sala Comune. Disse la parola d’ordine ed entrò. Per fortuna era vuota. Salì le scale del il dormitorio maschile. Fino a quello del sesto anno. Entrò piano. Come immaginava, i letti erano vuoti. Draco doveva aver mandato via apposta per stare con lei. La porta del bagno si aprì. Ne uscì Blaise, in jeans e maglietta. Stava sbadigliando. E nel contempo, grattandosi il sedere. Anna ridacchiò. Quando il ragazzo si accorse della sua presenza trasalì. “Sera Blaise! Non ti preoccupare, non racconterò della tua finezza a Mary Kate…” lo salutò. “Oramai mi conosce…anche se certi particolari è meglio ometterli…ci si vede!” rispose divertito. Poi uscì dalla camera. Anna trotterellò fino al letto del suo amato. Le coperte erano sfatte. Il cuscino di sbieco. Come immaginava, Draco doveva essersi alzato recentemente. Se non qualche minuto prima. Cercò di sistemare il lenzuolo e si sedette. Chissà dove era finito. Anna sbadigliò e si stiracchiò. “Era ora! Pensavo non venissi più!” disse una voce. La castana si guardò in giro. La porta del bagno di fronte a quello da cui era uscito Blaise si aprì. “Ci sono state delle complicazioni…ma ti sembra il modo di presentarti?!” sbottò divertita Anna. They call her bulldozer speech demon without distractions of hope. Draco camminava verso di lei. Con indosso il pigiama verde scuro. I primi bottoni della maglietta slacciati. I capelli biondi spettinati. “Mi sono svegliato mezz’ora fa…non avevo voglia di cambiarmi…” sbuffò, sedendosi vicino alla ragazza. Anna scosse la testa esasperata. “Sei peggio di me…hai dormito per tutto il giorno?!” commentò. Draco alzò le spalle. “Mi sono svegliato questo pomeriggio…non avevo voglia di alzarmi e allora sono rimasto ad ascoltare musica…poi mi sono riaddormentato…perché, tu cos’hai fatto tutto il giorno?” le chiese. “Nulla di particolare…una passeggiatina sul cornicione della Guferia…ho quasi fatto rissa con Lavanda Brown…letto in Sala Comune…” elencò vaga Anna. Il biondo sorride divertito. “Tutte cose normali…” commentò.  Poi la guardò. She makes the depression business look surprisingly novel. Doveva ammetterlo. Si erano salutati dopo il ballo. E non era passato nemmeno un giorno. Ma lei gli mancava. Era la prima cosa che aveva fatto quel pomeriggio quando si era svegliato. La pioggia lo metteva di malumore. Così aveva messo su il primo cd che aveva trovato. Oramai aveva il monopolio dello stereo babbano ritoccato di Blaise. Nemmeno a farlo apposta, la voce di Manson aveva pervaso la stanza. Anna gli aveva fatto alcuni suoi cd misti. Non era esattamente il suo genere di musica. Però non si era alzato a cambiare. Si era rimesso a letto. A pensare. And she's not just royal, allegedly loyal, not unfaithful but she has no faith in me. “Sei andato in stand by per caso?” lo chiamò Anna, passandogli una mano davanti agli occhi. Draco sobbalzò. “Sono ancora un po’ addormentato…” si scusò. La castana rise. Poi, d’improvviso, lo abbracciò. Dopotutto le era mancato. “Mi stritoli così!” sbottò Draco. Anna si staccò e sbuffò. Il biondo sorrise e le cinse la vita con un braccio. Poi la portò a se. “Rimani qua a dormire giusto?” le chiese. Anna annuì. Il ragazzo si staccò, poi si sdraiò. La castana lo guardò divertita. Si slacciò gli anfibi e si distese vicino a lui. Inhale the damage smoothly paradise isn't lost, it was hiding all along. Erano viso davanti a viso. Con i capelli castani di lei che si riversavano morbidi sul cuscino. Draco la guardava. Era davvero bella. Non sapeva come facesse a meritarsi una simile creatura vicino. There's the ones that you love. Anna si avvicinò. Appoggiò la fronte sul petto del biondo. Draco incrociò le gambe con le quelle della ragazza. Poi la strinse a se. The ones that love you. Lui l’aveva notato. Quel giorno Anna non si era truccata più di tanto. E non aveva con se i soliti bracciali. “Sai…senza trucco sei strana…non sembri nemmeno tu!” commentò divertito. The ones that make you come. Anna gli diede un leggero pugno sul braccio. Ma Draco non si lamentò. Si avvicinò piano all’orecchio della ragazza. “Però…sei bella lo stesso…” concluse. Anna arrossì. Si strinse a lui. “G…grazie…” sussurrò. Poi chiuse gli occhi. The ones that make you come unglued.
Intanto, Giulia era arrivata all’ufficio di Piton. Aveva bussato. E il professore l’aveva invitata ad entrare. “Buonasera!” esclamò Giulia, entrando. Severus era alla solita scrivania. Non alzò nemmeno gli occhi. “Sera…” rispose semplicemente. La ragazza trotterellò fino alla sedia della sua scrivania. “Quanti compiti! Li deve correggere tutti per lunedì?” commentò stupita. Piton annuì. Giulia si sedette. Iniziò a far dondolare le gambe. Poi guardò il professore. Infondo il suo aspetto non era cambiato nel corso degli anni. Per lei era bello comunque. Quella sera indossava una camicia nera. I risvolti delle maniche erano tirati su fino a gomito. Giulia intravide qualcosa di scuro sull’avambraccio sinistro di Piton. una parte del Marchio Nero. Oramai però c’era abituata. D’improvviso la mente ripercorse i pensieri fatti nel pomeriggio. E in Guferia. Poi il litigio con Lavanda. Giulia sospirò. Davvero non capiva come certa gente potesse essere così malevola. Hermione non aveva fatto nulla dopotutto. Se poi Ron l’aveva scelta, non era stata colpa sua. Si ricordò della chiacchierata avuta con Josh a colazione. Le sue parole le rimbombavano ancora in testa. “Professore?” lo chiamò Giulia. Piton alzò seccato la testa. “Cosa c’è signorina Wyspet?” rispose acido. “Ecco…io…volevo chiederle…cosa pensa delle persone?” disse la ragazza. Severus la guardò dubbioso. “Le persone?” ripetè poco convinto. Giulia annuì. “Trovo che le persone, cioè gli esseri umani quindi, siano delle creature complicate…sono meschine, egoiste, e escogitano modi per approfittare delle debolezze altrui…” rispose Piton. La ragazza lo guardò. “Penso che lei sia l’unica a considerare la possibilità che in ogni persona ci sia del buono…” commentò poi. Giulia annuì. Passò qualche minuto. “Perché di grazia una simile domanda?” le chiese Piton. La ragazza sospirò. Poi lo guardò in viso. I suoi occhi nocciola sui suoi neri. “There's a woman crying out tonight, her world has changed, she asks God why her only son has died and now her daughter cries, she can't sleep at night…” iniziò a cantare. Severus sostenne lo sguardo. Quella sera Giulia aveva qualcosa di strano negli occhi. Una strana luce. Più opaca. Da quando era entrata nell’ufficio non aveva ancora sorriso. Che qualcosa la preoccupasse? “Downtown, another day for all the suits and ties, another war to fight there's no regard for life, how do they sleep at night…how can we make things right?” concluse Giulia. Severus la guardò dubbioso. “Qualcosa che la turba signorina Wyspet?” le chiese. La ragazza abbassò lo sguardo. “Dunque? Se non mi dica c’ha non posso aiutarla…” commentò ovvio Piton. Giulia sospirò. “Professore…tutto sta cambiando…le persone hanno paura…diventano violente…paranoiche…nessun posto è più sicuro…” iniziò a dire. Severus trasalì. “La madre ha paura per il figlio…per il marito…la gente inizia a sparire…gli incubi iniziano a diventare realtà…” continuò triste Giulia. Piton scosse la testa. “Dovrebbe smetterla di leggere i giornali signorina Wyspet…dicono solo sciocchezze…” le consigliò. Ci fu un silenzio di qualche minuto. “Professore…non voglio perderla…non voglio perdere i miei amici…i miei genitori…non voglio che la guerra inizi…” sussurrò Giulia. Severus la guardò. Gli occhi nocciola lucidi. “Purtroppo non posso garantirle nulla signorina Wyspet…posso solo dirle di non pensare…è l’unico modo per sopravvivere di questi tempi…” commentò sincero. We believe. La ragazza annuì. Ripensò al flashback avuto quando era ancora alla Tana. Sua madre nel salotto in pena. Non voleva che succedesse ancora. “Professor Piton…mi promette una cosa?” gli chiese. “Gliene ho già fatte molte…tra poco dovrò scrivermele da quante sono…” sbottò Severus. Giulia lo guardò ancora. Piton sbuffò. Quegli occhi. Gli facevano perdere la ragione. Il cinismo. Non sopportava di vederla così. We believe. “Avanti…” la invitò rassegnato. La ragazza portò una mano al suo ciondolo. “Mi prometta…che…non…non…non morirà…” disse piano. In un sussurro. Severus scosse la testa. “Mi dispiace…ma questo non posso prometterglielo…” iniziò a dire. In this love. Giulia lo guardò. Le lacrime iniziarono a rigarle le guance. Solo al pensiero il suo cuore smetteva di battere. “…però in cambio, le prometto che farò tutto quello che è in mio potere perché le cose si sistemino nel migliore dei modi…non si dimentichi che ho promesso di proteggerla…questa è la mia priorità…” concluse Severus. So this world is too much. La ragazza si alzò di scatto dalla sedia. E corse dal professore. Gli si buttò fra le braccia. Singhiozzando. “Non voglio perderla…” disse Giulia. Iniziò a ripeterlo. Severus la strinse a se. “Avanti…si calmi…è tutto apposto…ci sono qui io…” le sussurrò. For you to take just lay it down in front of me. Rimasero per alcuni minuti così. stretti l’uno nell’abbraccio dell’altra. Giulia finalmente l’aveva capito. Cosa le faceva tanto paura. “Devo finire di correggere questi compiti…lei vada in camera mia e si riposi…” le propose Severus. La ragazza si staccò piano da quell’abbraccio. Ed annuì. Si asciugò gli occhi. “Grazie…” sussurrò. Poi si chinò e gli diede un bacio sulla guancia. I'll be everything you need in every way. Giulia andò nella camera del professore. Era da tanto che non ci entrava. Si tolse piano le Converse. E si sdraiò. Affondando la testa nel cuscino. Mentre con la mente era ancora nell’altra stanza. Avvolta nell’abbraccio del suo adorato professore. We believe, in this love.

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Capitolo 14
*** You'll Be in my Heart ***


Buonsalve *-*
si, sono incoerente. Avevo detto che non avrei aspettato mille anni per aggiornare ed invece sono in ritardo come al solito .-. scusatemiiii ç_ç *indica banco 3* tiratemi pure i pomodori çwç ora recupero e vado a rispondere anche ai commentini >.< vi rigrazio tutte per il sostegno e il fatto che io vi possa considerare lettrici abituali, anche chi non recensisce e legge solo <3
Anyway, in questo capitolo possiamo trovare Hello degli Evanescence, You'll Be in My Heart di Phil Collins, Piccoli Problemi di Cuore (la siglia del cartone *__*) ed Hey di Paola e Chiara.

Avvertenze: occtudine, diabetanza e sonnolenza =ç=

Spero che il capitolo vi piaccia, ora corro a cucinare dei biscotti (fa molto Giulia, me ne rendo conto xD) u.u
Buona lettura <3


Quattordicesimo Capitolo

Nel frattempo, la Sala Comune di Grifondoro si era svuotata. Solo una poltrona era occupata. Hermione se ne stava a gambe a ciondoloni dal bracciolo. Come Anna quel pomeriggio. Nella stessa poltrona. Il camino era acceso. Anche se era solo autunno. Lei se ne stava stretta nel suo maglione blu. E in quei jeans. I suoi preferiti. Con fiori ricamati sulle tasche posteriori. I lacci delle vecchie Converse blu oscillavano senza toccare terra. Giulia l’aveva proprio contagiata. In grembo il libro di Antiche Rune. Era alle prese con le solite traduzioni. O almeno, cercava di tradurre. Anche se la mente le andava al litigio avuto con Lavanda. Era ancora arrabbiata. Quella ragazza aveva davvero esagerato. Non solo si era accanita su di lei, ma anche sulle sue amiche. Cosa ineccepibile. In quel momento la sua autorità di prefetto aveva vacillato. Non ci aveva nemmeno pensato ad un rimprovero. L’orologio segnava le undici. Era tardi per lei. Eppure non aveva voglia di alzarsi. Giulia non era ancora rientrata. L’avrebbe vista. Di solito urtava sempre qualcosa per colpa del buio. Hermione sorrise. All’immagine della piccola Giulia. Al primo anno. Subito le venne in mente anche Anna. Così carina nei suoi nastri neri e vestiti da bambolina. Se non ci fossero state le sue amiche probabilmente si sarebbe chiusa in se stessa. Non era una ragazza molto socievole. Hermione era timida. Insicura. Altro che Lavanda. Però, l’esuberanza delle sue compagne l’avevano migliorata. Era cresciuta con loro. Erano la sua seconda famiglia. Il prefetto scosse la testa e tornò al libro. Il fuoco scoppiettava. Illuminandola e riscaldandola. Hermione chiuse per qualche minuto gli occhi. Lasciandosi cullare da quel rumore. Quello scoppiettio così rilassante. Così tanto da rapirla. Da estraniarla dal suo obbiettivo. Così tanto da farla cadere fra le braccia di Morfeo. Si addormentò beatamente. Il respiro tranquillo. Gli occhi dolcemente chiusi. Sola in quel calore. Quello che l’aveva circondata da sei anni prima. Quando aveva conosciuto Giulia ed Anna. Il calore dell’amicizia.
Da qualche altra parte, qualcuno dormiva un sonno meno tranquillo. Davanti a se una figura. Incappucciata. Degli occhi rossi. Al solo sguardo si sentiva bruciare le viscere. Anna cercò di indietreggiare. Una mano bianca come la neve la fermò. Un bianco impuro. Macchiato del sangue di mille persone. Le sibilò qualcosa in serpentese. La castana scosse la testa. Incredula. Cercò di divincolarsi. E il cappuccio della figura cadde. Rivelando lui. Anna aprì gli occhi di scatto. Si mise a sedere. Il respiro affannato. Aveva le lacrime agli occhi. Il braccio che le bruciava. “Hey…tutto bene?” chiese Draco. Era rimasto sveglio tutto il tempo. L’aveva guardata dormire. Però da qualche minuto Anna aveva preso ad agitarsi nel sonno. La ragazza si tolse gli occhiali e si passò una mano sugli occhi. E sulla fronte madida di sudore. Tremava. “Anna…tutto bene?” ripetè preoccupato il biondo. La castana annuì. “Era…solo…un incubo…” rispose piano. Draco scosse la testa. La prese delicatamente per i fianchi. E la portò a se. Anna gli si raggomitolò accanto. Il viso immerso nel suo petto. Le mani che gli stringevano convulsamente la maglia del pigiama. Il ragazzo iniziò ad accarezzarle la testa. Non l’aveva mai vista così. Agitata. Inquieta. E tremava. “Piccola…stai tranquilla…è tutto passato…” le sussurrò Draco. Stringendola ancora a se. La castana annuì. Passarono dei minuti. La ragazza sospirò. “Ora sto bene…era solo…un incubo…” disse poi convinta. Si passò ancora una mano sugli occhi. Draco la guardava ancora in pena. Anna guardò la sveglia sul comodino del ragazzo. Segnava le undici e mezza. “È tardi…è ora di andare a nanna…” sorrise. Draco annuì. “Anna…tutto bene? Sicura?” le chiese ancora. La castana si alzò. “Si…ora si…dopotutto è stato solo un incubo! Uno stupido incubo…” commentò. Poi spinse il la il biondo. Fuori dal letto. Anna tirò le tende e si cambiò. Piegò i vestiti e li appoggiò infondo al letto. Accanto alla divisa di Draco. E si rimise a letto. Playground schoolbell rings, again. Anna si accoccolò nell’angolo. Dalla parte sinistra. A filo dal materasso. Affondò la testa nel cuscino. Non se le ricordava. Quelle poche parole pronunciate in serpentese. Da lui. Il signore del veleno. Quello che fa morire ogni cosa che tocca. Voldemort. Rainclouds come to play, again. Draco la guardava preoccupato. Anna non stava bene. Lo vedeva. Di solito si buttava nel mezzo del letto. E solo quando lui protestava, la castana gli lasciava spazio. Has no one told you she's not breathing?Draco si infilò sotto le coperte. Anna allungò una mano. Ed appoggiò gli occhiali sul comodino. Poi poggiò la mano sul petto. All’altezza del cuore. Le batteva ancora forte. Hello, I'm your mind, giving you someone to talk to...Hello.... Il ragazzo si avvicinò piano. Voleva abbracciarla. Voleva darle il bacio della buonanotte. O semplicemente, starle vicino. Una manica del pigiama si alzò di poco. Nel buio della notte, non si poteva distinguere quella macchia nera. If I smile and don't believe. Però Draco lo sapeva cos’era. E gli bastava. Guardò ancora Anna. Sospirò malinconico. E si sistemò la manica. Poi si avvicinò ancora. Le coperte si mossero piano con lui. “Anna…” sussurrò. Soon I know I'll wake from this dream. La ragazza sobbalzò. Come mai era così scossa? Dopotutto era solo un incubo. Anche se sognare Voldemort certo non era un buon presagio. Don't try to fix me. Al solo ripensare a quegli occhi rossi. Tremò. E Draco se ne accorse. I'm not broken. Le prese la mano che era appoggiata al petto. E piano la fece girare verso di lui. In modo da stare faccia a faccia. Anche se era buio, poteva vederli. Gli occhi di Anna. Quei grandi occhioni marroni. Lucidi. Hello, I'm the lie living for you so you can hide.... Anna lo guardò. Come una bambina, tese le mani. E afferrò due lembi della giacca del suo pigiama. Poi affondò il viso nel suo petto. Ora capiva come si era sentita Giulia. Quando era stata perseguitata da Josh l’anno prima. Voleva dimenticare quell’incubo. Quella mano bianca che le afferrava il braccio. Don't cry.... Draco l’abbracciò forte. Poi iniziò ad accarezzarle la testa. “Tranquilla…ci sono io con te…” le sussurrò. Anna annuì e si strinse ancora di più a lui. Suddenly I know I'm not sleeping. Passò qualche minuto. “Draco…?” lo chiamò. “Si?” rispose il ragazzo. La castana nascose il viso agli occhi del suo innamorato. “Non voglio riaddormentarmi…” continuò poi. Draco sorrise intenerito. “Non rifarai quell’incubo…” commentò. Anna alzò la testa. “Avanti…sei qui con me ora…” disse piano il biondo. La ragazza lo guardò supplichevole. “Prometti…che non vai via…” sussurrò quasi imbarazzata. Hello, I'm still here, all that's left. Draco annuì. Le scostò la frangia. E le diede un bacio sulla fronte. Per poi stringerla ancora a se. “Lo prometto…” disse infine. In un soffio leggero. Of yesterday.... Anna chiuse gli occhi. Cullata da quella sensazione. Quell’insieme di amore. Affetto. Gioia. Sicurezza. Che solo lui riusciva a darle. Protezione.
Nel mentre, Severus stava ancora alla sua scrivania. Appena Giulia era andata in camera per riposare, lui si era ributtato sui compiti. Correggendo senza sosta. Per non pensare. Sentiva ancora nella sua mente le suppliche della ragazza. Dopo aver segnato l’ennesima T rossa su un elaborato, alzò la testa. L’orologio davanti a se segnava quasi la mezzanotte. Si voltò verso la sua camera. Giulia non dava nessun segno di vita. “Signorina Wyspet, è tardi…” la chiamò. Ma non ci fu nessuna risposta. Il professore scosse la testa. “Signorina Wyspet! Mi risponda!” ordinò. Ancora nulla. Sbuffando, si alzò dalla scrivania. Scostando la sedia. Si avviò a passi svelti verso la porta aperta. “Signorina Wyspet, sono spiacente di interrompere la sua nullafacenza, però le ricordo che è mezzanotte…” iniziò a dire. Quando però la vide, si bloccò. Aveva fatto un solo passo nella camera. Come stop your crying it will be all right. Piton scosse la testa e si avvicinò. Giulia era sul letto. Le Converse sul pavimento. Per poco Severus vi inciampò. Just take my hand hold it tight. Le spostò più il la. “Signorina Wyspet…” continuò. La ragazza dormiva tranquilla. I morbidi capelli che accarezzavano il cuscino. Le mani accanto al viso. Chiuse in due pugni. Poteva sentirlo. Il suo respiro. Tranquillo. I will protect you from all around you. Severus si bloccò. Non sapeva come fare a svegliarla. Era così bella. Così candida, su quel lenzuolo. Come una rosa bianca. Così delicata. Aveva paura che avesse potuto rompersi, sotto il tocco così rozzo delle sue mani. I will be here don't you cry. Piton scosse ancora la testa. Che stupidaggini andava a pensare. Doveva svegliarla. Era tardi. Il coprifuoco era già scaduto da tre ore. Non voleva che Giulia passasse dei guai. Però. For one so small, you seem so strong. Dopo due anni, gli sembrava ancora così strano. Impossibile. Che una creatura tanto dolce si fosse innamorata di lui. Così giovane. Innocente. Semplicemente meravigliosa ai suoi occhi. My arms will hold you, keep you safe and warm. Senza rendersene conto, Severus si sedette. L’aveva già vista dormire. Quante volte. Tante. Ma mai abbastanza. Per soffermarsi su quel viso. Con quegli occhi. Che anche chiusi riuscivano a scaldargli il cuore. This bond between us can't be broken. Allungò una mano. E le accarezzò la guancia. Quella pelle così morbida. E quel profumo. Severus lo sapeva. Sarebbe rimasto sulle sue lenzuola tutta la notte. Zucchero filato. Giovinezza. E tenerezza. I will be here don't you cry. Amava Giulia. Oramai ne era più che sicuro. Lei era il solo pensiero che gli faceva vivere quella mesta vita. Andare avanti. Con la gioia che alle nove precise, lei sarebbe entrata nel suo ufficio. Sorridendo. 'Cause you'll be in my heart yes, you'll be in my heart. Perché Giulia era stata la prima a donarglielo. Nessuno gli aveva mai rivolto un sorriso così. Nemmeno Lily. Un sorriso pieno d’amore. Di fiducia. Se solo lei fosse arrivata prima. From this day on now and forever more. Prima di Lily. Prima dei Malandrini. Prima di Voldemort. Prima di tutto. La sua vita sarebbe stata diversa. Niente tristezza. Sarebbe sicuramente stato un uomo migliore. Uno spiraglio della sua mancata vita, l’aveva avuto quella sera. Al ballo. You'll be in my heart no matter what they say. Si era divertito. E l’aveva baciata. Non ce la faceva più. Gli mancavano quella labbra. Quella piccola formalità che loro non si potevano permettere. Ed invece li vedeva. I suoi studenti. Nei corridoi. Nell’atrio. Baciarsi, tenersi per mano. Molte volte senza significato. O magari solo per ripicca nei confronti di qualcun altro. You'll be here in my heart, always. Severus scosse la testa. Ritrasse svelto la mano. Giulia si era mossa. Chissà se lei lo sapeva. Si immaginava. Che quei giorni in cui l’aveva accudita l’anno prima durante il suo periodo di malattia erano uno dei suoi ricordi più preziosi. Whycan't they understand the way we feel. L’orologio oramai segnava la mezzanotte passata. Il professore si alzò dal letto. Subito si sentì tirare per il mantello. Giulia stringeva un angolo nella sua mano. Piton scosse la testa divertito. Cercò di sciogliere la presa. Il contatto fra le loro mani gli procurò un brivido lungo la schiena. Quel calore. Il suo calore. Della sua piccola Giulia. They just don't trust what they can't explain. Dopo qualche minuto, Piton riuscì finalmente a liberare il suo mantello. Però subito la ragazza lo rimpiazzò. Gli afferrò la mano. E piano la portò accanto al suo viso. Il professor poteva sentire il suo respiro contro la pelle. I know we're different but, deep inside us we're not that different at all. Severus cercò di liberarsi. Però senza successo. Quella ragazza era davvero tenace. Così, veloce, il professore sostituì di nuovo la sua mano. Con il mantello. E se lo tolse. Lasciandolo alla mercé di Giulia. Che si voltò dandogli la schiena. Strinse a se il mantello. Come fosse un peluche. And you'll be in my heart yes, you'll be in my heart. Il professore la guardò intenerito. L’aveva pregato più di una volta di dormire con lei. Però, quella notte. L’ultima trascorsa insieme. Severus non se la poteva dimenticare. Di come l’aveva aiutata. Aveva anche cantato per lei. E dire che Bellatrix si vantava ancora di averla Cruciata. Ed ogni volta, lui le avrebbe voluto tappare la bocca a suon di Maledizioni. From this day on now and forever more. Un rumore interruppe i suoi pensieri. “Severus…” lo chiamò Giulia. Il professore sobbalzò. Che fosse sveglia? Si chinò per controllare. No. Stava solo parlando nel sonno. Piton sorrise. Forse lo stava sognando. Fece il giro del letto. E si sedette. Giulia si avvicinò piano. Evidentemente il mantello non le bastava. Don't listen to them 'cause what do they know. Senza nemmeno rendersene conto, Piton si sdraiò. Accanto a lei. La ragazza allungò una mano. E gli afferrò saldamente un lembo di camicia. Poi appoggiò la fronte sul suo petto. Severus arrossì. Non ci era ancora abituato. Subito però sorrise. Al pensiero che sarebbe stato di routine fra meno di due anni. We need each other, to have, to hold they'll see in time I know. Severus sospirò. Lui non se la meritava. Quel bocciolo di rosa che lo stava abbracciando in quel momento. Cosa aveva fatto per meritarsela? Davvero non lo sapeva. Era convinto di essere un uomo molto fortunato. E non aveva intenzione di lasciarsi sfuggire quella fortuna. When destiny calls you, you must be strong. La missione affidatagli da Silente non avrebbe coinvolto la sua vita privata. Si stava già sforzando per tenere lontano Voldemort. Senza sospetti. Se il Signore Oscuro avesse scoperto della presenza di Giulia nel suo cuore. Allora. I may not be with you but you've got to hold on they'll see in time I know we'll show them together. No. non poteva nemmeno pensarci. Iniziò ad accarezzarle la testa. A passare le dita in quei capelli. Delicati come fili di seta. Le avrebbe promesso tutto. La luna. Le stelle. L’intero mondo. Avrebbe sfidato Voldemort per lei. Per proteggerla. Renderlafelice. 'Cause you'll be in my heart yes, you'll be in my heart. Giulia. La madre di quella che sarebbe stata il suo orgoglio. la sua futura bambina Eveline. Già sel’era figurata più di una volta. Bella come la madre. Con quel sorriso. From this day on, now and forever more. Severus sbadigliò. Le palpebre gli erano diventate pesanti. O forse era il calore dell’abbraccio di Giulia che lo stava stregando. Non lo sapeva. Senza pensarci. Si voltò verso di lei. Faccia a faccia. Avrebbe voluto baciarla. Tenerla stretta fra le sue braccia per qualche minuto. Per tutta la notte. Per sempre. Oh, you'll be in my heart. E così fece. Cedette alla sua parte più umana. Quella che si rifiutava di obbedire al suo cervello. Quel suo stramaledetto cuore. Che batteva solo per lei. No matter what they say. Le circondò i fianchi con le braccia. E la portò a se. Appoggiando il mento sulla sua fronte. Per poi scostarle piano la frangia. E appoggiare al suo posto le labbra. In un piccolo. Casto. Bacio della buonanotte. You'll be in my heart, always. Severus chiuse gli occhi. Inspirando il suo profumo. Sorrise. Solo di una cosa si rammaricava. Non aveva ancora espresso i suoi sentimenti. Invece, Giulia gliel’aveva già detto più di una volta. I’ll be there always, always. Scosse la testa. A suo tempo gliel’avrebbe detto. In quel momento, non doveva pensare a nulla. solo a tenerla con se. I’ll be with you. Tra le sue braccia. Stringendola forte. Per non lasciarla più andare via. I’ll be there for you always, always and always. Così fece. Rimase immerso in quel caldo abbraccio. Unito a quella fata dal profumo dolce. Con gli occhi chiusi. I’ll be there. E si addormentò. Raggiungendola nel suo mondo di sogni. Always.
L’orologio segnava oramai la mezzanotte e mezza. Due rintocchi nell’orologio della Sala Comune irruppero nel silenzio. Il fuoco si era quasi spento. Però una figura esile giaceva ancora sulla poltrona. Hermione dormiva tranquilla. Ancora con il libro di Antiche Rune sul grembo. I piedi a ciondoloni. Dalle scale si sentì un rumore. Dei passi. Un ragazzo alto e magro apparve dalla porta che conduceva ai dormitori maschili. Si stiracchiò. E sbadigliò. Solo dopo qualche minuto notò la ragazza sulla poltrona. Ron si avvicinò piano. Aveva pensato bene. Era proprio lei. Hermione. la sua Hermione. A quel pensiero arrossì. Non era ancora sua. Forse però presto lo sarebbe stata. Il bacio della sera prima gli aveva provocato una scarica d’adrenalina pazzesca. Gli era entrato nelle vene. Finendogli nel cuore. Per farlo battere veloce come non mai. Che cosa c’è, che cosa c’è, guardo fuori e penso a te. Il ragazzo sorrise. Notando il libro che il prefetto teneva accanto a se. Strano. Hermione non si sarebbe mai addormentata mentre era occupata dallo studio. O almeno. La vecchia Hermione. Quella che aveva davanti non era più la bambina so-tutto-io dai dentoni e il carattere stizzoso. No. Era cresciuta. Chissà se tu, chissà se tu, mi stai pensando ancora di più. Sen’era accorto già dal quarto anno. Quando l’aveva vista con Krum. Al Ballo del Ceppo. Com’era bella. Quel vestito azzurro le stava d’incanto. Lui era stato uno stupido. Avrebbe dovuto invitarla subito. Ed invece aveva finito con rovinare la serata a tutti e due. Senza accorgersene, Ron allungò una mano verso la guancia di Hermione. Insieme noi, insieme noi, per specchiarmi negli occhi tuoi. Sentendo un contatto dalla realtà, la ragazza sobbalzò. Ed aprì gli occhi. Ron ritrasse svelto la mano. Ringraziò il buio. Sentiva di essere diventato del colore dei suoi capelli. Cosa gli era saltato in mente! Ma non lo so, io non lo so, se un giorno o l'altro ci riuscirò. Hermione si stropicciò gli occhi con una mano. Appena riconobbe il ragazzo davanti a se, trasalì. E si guardò in giro. “Ma cosa…” iniziò a dire stranita. Il libro cadde a terra con un tonfo. Ron lo raccolse e glielo porse. “Ben svegliata Mione!” sorrise divertito. La ragazza prese il volume. Vedendolo, si ricordò. Era scesa in Sala Comune per finire le traduzioni. Però si era abbandonata ai pensieri. E di conseguenza il sonno l’aveva raggiunta. Perché dei giorni tu sei distante più che mai, poi mi prendi per mano e ancora te ne vai. “Sono sceso a fare una passeggiata e ti ho…vista…così…ho cercato di fare piano…ma come al solito ho fatto casino…” spiegò timido Ron. Hermione gli sorrise. Poi si voltò verso l’orologio. “Cavolo! È tardissimo! È mezzanotte e mezza passata!” esclamò, saltando in piedi. Il rosso rise divertito. “Non così tanto...” osservò poi. Hermione lo guardò. “Eri sceso per una passeggiata?” gli chiese, curiosa. Ron annuì. “A quest’ora?” aggiunse poi lei. Il rosso alzò le spalle. “Non avevo sonno…penso che il silenzio della Sala Comune concili più il sonno che il russare di Neville…” commentò divertito. Hermione rise. Perciò mi chiedo e richiedo se c’è un posticino nel tuo cuore per me. Il rosso si spaparanzò sulla poltrona accanto a quella dove era seduta lei poco prima. La ragazza lo guardò. “Se ti va…puoi rimanere a farmi compagnia…” propose Ron. Era quello che sperava. Hermione si voltò verso le scale del dormitorio femminile. In effetti, se lei era rimasta a dormire sulla poltrona, significava che Giulia non era ancora tornata. Quindi che senso aveva tornare nella camera? Almeno in Sala Comune avrebbe avuto un po’ di compagnia. Sono piccoli problemi di cuore nati da un’amicizia che profuma d'amore. “Perché no?” sorrise la ragazza. Appoggiò il libro sul tavolino li vicino e si risedette sulla sua poltrona. La luce del fuoco oramai era debole. E anche il suo calore stentava a raggiungerli. Hermione rabbrividì. Anche se aveva il maglione, aveva freddo. Ron lo notò. Si era messo il mantello sul pigiama immaginando che il fuoco fosse oramai spento. Sono piccoli problemi di cuore dove un bacio rubato è qualcosa di più. “Hai freddo?” le chiese Ron. “Solo un poco…” ammise Hermione. Con un gesto, il rosso si slacciò il mantello. E glielo porse. La ragazza arrossì. “Ecco…io…” cercò di rifiutare. Ma Ron non accettò proteste. Così Hermione dovette arrendersi. Si mise il mantello sulle spalle. Ancora rossa in viso. Aveva sempre sognato quella scena. Draco aveva ceduto il suo mantello ad Anna. Ed anche Piton aveva fatto lo stesso con Giulia. Ed ora era toccato a lei. Chiuse gli occhi. E si strinse in quel dono inaspettato. Come fosse qualcosa di prezioso. Fan sognare, trepidare, bisbigliare dolcemente “I love you”. Ron sorrise. Non gli importava di morire di freddo. Da quando l’aveva vista, non aveva nemmeno più badato agli spifferi che gli passavano lungo la schiena per colpa del pigiama troppo grande. Per Hermione, avrebbe sopportato quello ed altro. Avrebbe affrontato perfino Aragog. Solo per vederla felice. E in quel momento. Ad averla davanti a se. Una meravigliosa visione. Sono piccoli problemi di cuore dove anche un sorriso è qualche cosa di più. Gli occhi chiusi. E la labbra dolcemente socchiuse in un dolce sorriso. Il cuore gli vacillò per qualche minuto. L’avrebbe guardata ancora e ancora. per ore. Giorni. L’impulso di avvicinarsi e baciarla di nuovo si faceva sempre più forte. Voleva ancora quelle labbra morbide sulle sue. Abbracciarla. Piccoli problemi perché, perché dei giorni tu sei distante più che mai, poi mi prendi per mano e ancora te ne vai. Immergere il suo viso in quei capelli profumati. Di fiori. Di fresco. Di buono. Hermione aprì gli occhi. E subito incontrò quelli di Ron. La ragazza arrossì. La stava guardando. Sorrise debolmente. Imbarazzata. Perciò mi chiedo e richiedo se c’è un posticino nel tuo cuore per me. “Sai…Lavanda mi ha detto del litigio che avete avuto dopo cena…” disse piano il rosso. Hermione sobbalzò. Abbassò lo sguardo. Doveva immaginarlo che quell’oca sarebbe andata a starnazzare da lui. “Mi dispiace per come si è accanita con voi…con te…certe volte quella ragazza è peggio di una vipera…” commentò seccato. Hermione lo guardò stupita. “Mi ha detto quello che le ha urlato Anna…e lo schiaffo di Giulia…a mio parere hanno fatto bene…” continuò a dire lui. Sono piccoli problemi di cuore nati da un’amicizia che profuma d’amore. “Sapessi quello che ha detto lei a loro…mi è dispiaciuto tantissimo che siano state coinvolte nella lite…” esordì la ragazza. Ron scosse la testa. “Tu non centri Mione…è colpa mia…avrei dovuto chiarire subito con Lavanda…” osservò. Hermione lo guardò. Gli sorrise dolcemente. Sono piccoli problemi di cuore dove un bacio rubato è qualcosa di più. Ron allungò una mano. Fino a toccare quella della ragazza. Che arrossì. Piano il rosso intrecciò le loro dita. Sospirò. E chiuse gli occhi. Affondando nella poltrona. La presenza di Hermione lo rassicurava. Aveva un potere tranquillante su di lui. Fan sognare trepidare, bisbigliare dolcemente “I love you”. La ragazza strinse la mano di Ron. Sentiva che il cuore le stava per esplodere di felicità da un momento all’altro. Si accoccolò placidamente sulla poltrona. Ancora le gambe a ciondoloni. La lite con Lavanda era oramai solo un brutto ricordo. In quel momento Ron era con lei. Le importava solo quello. Sono piccoli problemi di cuore dove anche un sorriso è qualche cosa di più. La ragazza chiuse gli occhi. Si lasciò cullare da quel calore. Che dalla mano le passava a filo sul braccio. Arrossandole le guance. Facendole battere il cuore all’impazzata. Quella sensazione di sicurezza. Che aveva cercato per anni. E che nemmeno Krum era riuscito a darle. Piccoli problemi d’amore dove un bacio rubato è qualcosa di più. Così entrambi si lasciarono cullare. Dal calore che uno trasmetteva all’altra. E presto li avrebbe condotti al sonno. Oramai uniti dalle loro dita incrociate. E dai battiti i cui cuori si erano sovrapposti la sera prima. Con quel dolce bacio concesso dall’amore. I love you I, I love you I, I love you. Piccoli problemi di cuore.
La notte passò così. In un soffio. I tre uragani protetti dai loro angeli custodi. La mattina arrivò portandosi via il buio. Ed il vento gelido. Sovrastando la oramai pallida luna. Era una normale domenica. Gli studenti ritardatari si erano svegliati presto per poter finire i compiti che con pigrezza avevano rimandato fino all’ultimo. Mentre qualcuno si godeva la temporanea assenza di pioggia per passeggiare nel giardino. Nel dormitorio maschile di Serpeverde, una coppia di dormiglioni si apprestava a svegliarsi. Anna aprì gli occhi piano. Dopo che si era rifugiata fra le braccia del suo Draco, gli incubi sen’erano andati. Non aveva sognato nulla. Ma non le importava. Il ragazzo si destò con lei. Si guardarono negli occhi per qualche minuto. “Come stai piccola? Dormito bene?” le chiese Draco. Anna annuì sicura. Alla luce di quella mattina, il panico avuto quella notte sembrava un lontano passato. Forse non era poi un così brutto presagio. Oppure. Forse era la sicurezza che aveva stando li. In quel letto. Sotto le coperte con lui. Draco l’abbracciò nascondendo il viso sulla sua spalla. Sorrise vedendo il pigiama della ragazza. Nero. A teschietti di Jack Skeletron qua e la. Anna diede una rapida occhiata alla sveglia. I numeri appannati a cause della sua vista difettosa. Erano le undici e mezza. O forse le dodici. “Forse dovremmo alzarci…” osservò divertita. Draco scosse la testa. “Non ne ho voglia!” sbottò. A casa sua non gli era permesso di dormire fino a tardi. Sua madre lo trovava sconveniente per un ragazzo della sua età. Solo quando Anna andava a fargli visita al castello glielo permettevano. “Sei davvero un bambino…” commentò intenerita la ragazza. il biondo sollevò la testa in modo da essere faccia a faccia e le fece la linguaccia. Anna rise. Draco poi la baciò. “In effetti hai ragione…potremmo stare qui ancora per un po’…al massimo il tema di Difesa lo copio da Herm…” sorrise poi la castana. Il ragazzo annuì complice e la strinse a se. Il silenzio tornò ad imperversare per qualche minuto. “Non vedo l’ora di avere fra le mie braccia Elizabeth e Scorpius…” sussurrò Anna. Le era scappato. Non sapeva perché in quel momento. Però lo disse. Draco la guardò ghignando. “Se vuoi mi metto subito all’opera!” esclamò pronto. La castana scosse la testa esasperata. “Stupido…io intendevo…sai…tenerli tra le braccia…cullarli…vederli crescere…” spiegò. Draco annuì. “Devo ammettere che la nostra Elizabeth sarà davvero una bella bambina…” commentò. “Già…con quegli occhi…chissà quante conquiste farà!” sorrise Anna. Il biondo la guardo severo. “Chi solo oserà guardare la mia bambina verrà rinchiuso nella stanza delle torture…” sbottò. La castana rise. “Parli già come un padre…” lo prese in giro. Draco scosse la testa divertito. Poi tonò ad affondare la testa nei suoi capelli. “Draco…?” lo chiamò la ragazza. Lui fece grugnì per risposta. “Ti amo davvero tanto…” aggiunse Anna. Il biondo la strinse ancora a se. E la baciò. “Anche io…” le rispose. Poi entrambi chiusero gli occhi. Per godersi ancora per un po’ la compagnia l’uno dell’altra. Nel frattempo, Severus si era svegliato. A malincuore si era sciolto dall’abbraccio di Giulia ed era tornato alla scrivania. Dimentico di un particolare. Era quasi mezzogiorno, quando la ragazza si svegliò. Giulia strinse i pugni. Sentì qualcosa di setoso tra le dita. Così aprì gli occhi. E lo vide. Un mantello. le due S inconfondibili ricamate in verde. La ragazza sorrise. Si alzò a sedere. Il letto era oramai sfatto. Si ricordò della sera prima. Dell’ennesima promessa. E poi. Si era rannicchiata accanto al cuscino. E si era addormentata. Aveva sognato di essere fra le braccia del suo professore. Era un sogno così reale. Quel mantello poi. Come c’era finito li? Forse non era stato solo un sogno. Prese le Converse e se le mise. Piegò con cura il mantello e lo rispose sul comodino li accanto. Giulia guardò il letto. non poteva lasciarlo in quegli stati. Doveva sistemarlo. E l’avrebbe fatto alla maniera Cohen. la ragazza si stiracchiò e si rimboccò le maniche della felpa. poi radunò tutte le coperte infondo al letto. “Apri adesso le tue ali sul mio cuore…sento forte il mio bisogno di te…” iniziò a cantare. Prese i cuscini e li appoggiò piano sopra il mantello. Piton, nell’altra stanza, sobbalzò. L’aveva sentita. Quella era la voce di Giulia. oppure solo l’ennesimo miraggio d’amore? “Ho ballato fra le onde del mare…sei la sola luce dentro di me…” continuò la ragazza. Sistemò il lenzuolo sopra il materasso in modo che fosse liscio e tirato. Nemmeno un lembo fuori posto. Il professore guardò l’ora. Si. Si era svegliata. Piano si alzò dalla scrivania. “Questa mia malinconia che ho dentro l'anima…” disse Giulia. Prese la prima coperta. La stese delicatamente sul letto. Lisciandola con una mano. Severus si era fermato allo stipite della porta. Sorrise divertito. “Fra le tue braccia fammi tornare, dimentichiamo questo dolore…” rise Giulia. Alzò la seconda coperta. Che ricadde sulla prima come un manto delicato. Era di un tessuto più pesante. Probabilmente era invernale. Piton scosse la testa. Incredibile come quella ragazza sapesse trasformare ogni cosa in un gioco. “Bella la vita, grande il tuo amore, per questa notte fammi sognare!” esclamò Giulia. Sistemò la terza ed ultima coperta. E con una piroetta andò a prendere i cuscini. Piton la guardava come stregato. Stava facendo quell’errore che non voleva commettere. Dare spazio all’immaginazione. Quella ninfa che danzava e cantava vicino sarebbe stata presto un’abituale visione. “Ho provato a darti tutto il mio cuore, a negarti tutto quanto di me, ma solo tu mi fai sentire speciale, ogni mio respiro vive di te…musica nostalgica, sei corpo ed anima!” continuò allegra Giulia. Sprimacciò i cuscini. Poi li posizionò sul letto. La tristezza che l’aveva pervasa il giorno prima sen’era andata. Che fosse stato Piton, con le sue promesse e le parole gentili a mandarla via? Lui era il suo principe dopotutto. Quello che la difendeva. Dagli incubi. Dalle paure. “Fra le tue braccia fammi tornare, dimentichiamo questo dolore! Tutta la vita, tutto il tuo amore…” proseguì Giulia. Sistemò le coperte a filo dei cuscini. Poi prese il copriletto. Verde scuro. Morbido. Lo abbracciò. E fece qualche piroetta. Piton sorrise. Se quella mattina si era svegliato con la tristezza di doversi separare dal quell’abbraccio così sognato. In quel momento qualcosa era nato in lui. Il cuore lo tradiva. Gli batteva forte. A vedere Giulia. Cantare. Con quei movimenti aggraziati. E gli occhi nocciola luminosi. “…per questa notte voglio cantare!” aggiunse Giulia. Sciolse il copriletto dall’abbraccio e lo sistemò sul letto. Coprendo anche i cuscini. Severus sapeva che quello sarebbe stato il momento per tornare alla scrivania. Ma non riusciva a muoversi. Oramai era il cuore che comandava i suoi movimenti. La ragione non sapeva più cosa fosse. “Fra le tue braccia fammi tornare, dimentichiamo questo dolore! Sei la mia vita, sei nel mio cuore…” rise ancora Giulia. ammirò il suo lavoro. Poi trotterellò al comodino. E prese il mantello. Lo ripose sul cuscino su cui aveva dormito. E alzò le braccia al soffitto. “…per questa notte fammi sognare!” concluse con una piroetta. E sospirò. “Vedo che si è ripresa da ieri sera…” commentò Piton. Giulia annuì. E sorrise. “Buongiorno professore!” lo salutò. Severus la guardò inarcando un sopracciglio. “Deve proprio fare le sue scene teatrali ogni mattina?” osservò acido. La ragazza gli trotterellò vicino. “Le ho disfatto il letto…volevo rimediare…” spiegò. Piton sbuffò. “Quante volte le ho detto che per queste cose basta solo un colpo di bacchetta?” sbottò poi. Giulia lo guardò delusa. “Però mia madre dice sempre che se le cose sono fatte con le proprie mani hanno più valore…” raccontò. Severus scosse la testa divertito. E le accarezzò la testa. La ragazza gli sorrise. “E lei? Non ha dormito?” gli chiese. “Non ne ho avuto il tempo…e poi una mia studentessa occupava il letto…” rispose maligno. Giulia osservò i fogli sulla scrivania. Non erano diminuiti di molto rispetto alla sera prima. “Ora vada se non vuole saltare la colazione…è mezzogiorno passato…” le suggerì Piton. La ragazza lo guardò sorridendo. Ne era certa. Piton era rimasto con lei tutta la notte. Non era stato solo un sogno. Giulia arrossì. “Tutto bene signorina Wyspet?” le chiese Severus., vedendo l’improvviso rossore. La ragazza annuì. E lo abbracciò. “Grazie per ieri sera professore…” lo ringraziò. Poi, si staccò e si alzò in punta di piedi. Per poi dargli un bacio sulla guancia. “Ci vediamo stasera!” lo salutò Giulia. Il professore gli fece un cenno con la testa. E la ragazza corse via. Diretta a suo dormitorio.
In Sala Comune, invece, una ragazza dormicchiava ancora sulla poltrona. Hermione aprì piano gli occhi. Era rannicchiata. Il mantello sistemato a mo di coperta. Il prefetto si voltò di scatto verso la poltrona vicino alla sua. Era vuota. Si guardò intorno. C’era solo lei in Sala Comune. Probabilmente Ron si era svegliato. L’aveva coperta. Ed era andato a fare colazione. Hermione sorrise. Arrossì al pensiero della sera prima. cercando di stabilire un contatto con i suoi neuroni, tentò di rimettersi in piedi. il prefetto si stiracchiò. Prese il libro di Antiche Rune ancora appoggiato sul tavolino. E andò nel dormitorio femminile. Poco dopo, la raggiunse Giulia. Immaginando la permanenza nel dormitorio Serpeverde di Anna, le due scesero a colazione. C’erano abbastanza studenti per ogni tavolata. Fecero colazione con torta e caffè e tornarono in dormitorio. Li, trovarono Anna. Era seduta sul letto. Con la testa fra le mani. “Buongiorno! Sei riemersa dal tuo rifugio d’amore eh?” scherzò Hermione. Anna le sorrise poco convinta. “Hey tutto bene?” chiese Giulia. si sedette accanto a lei. La castana alzò le spalle. “Ho avuto un incubo stanotte…” rispose. Il prefetto la guardò dubbiosa. “A solo pensarci mi viene la pelle d’oca…” continuò Anna. Le amiche si guardarono. Possibile che fosse stato un incubo così terribile? “Cos’hai sognato?” le chiese Giulia. la castana sospirò affranta. “Voldemort…” disse solo. Hermione trasalì. “Hai…hai sognato Voldemort?” ripetè scioccata. Anna annuì. “Ora capisco…comunque non ti preoccupare…era solo un sogno no?” cercò di consolarla Giulia. La castana scosse la testa. “Mi ha detto qualcosa…in serpentese…solo che non mi ricordo le parole!! Però era qualcosa di tremendo…ne sono certa…” spiegò. Hermione annuì. “Forse è solo quella specie di depressione che si aggirava ieri…tra Harry e le sue paranoie, il litigio con Lavanda ed il tempo, forse ti sei fatta influenzare…” ipotizzò poi. Anna alzò le spalle. “Speriamo…voi, piuttosto! Cos’avete fatto stanotte? I letti sono ancora belli integri!” commentò curiosa. Hermione e Giulia raccontarono le loro serate. Nonostante le parole confortanti del prefetto però, ognuna sentiva che c’era qualcosa nell’aria. Non era solo pessimismo. Qualcosa doveva accadere. E il sogno di Anna, era stato solo un assaggio. Della catastrofe imminente.

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Capitolo 15
*** Nothing's gonna harm you, not while I'm around. ***


Buonsaaaave *-*
anzi, buona notte, o benvenute alle nottambule xD è da giooooorni che non aggiorno, lo so. è che volevo aggiornare due giorni dopo, però mi son detta "è presto D:", poi ho iniziato a lavorare nei weekend e il cap è slittato .-. chiedo perdonoh. E vi devo chiedere perdono perchè so che questo nuovo cap appena finito avreste voluto non leggerlo xD sono sadica e diabolica, perdonatemi. Ho già detto la parola "perdono" tre volte in due righe circa, avete già capito che qualcosa non va nevvero? .-. *scappa prima di essere fucilata*  e dire che avevo appena finito di leggere la recensione della cara Skelanimal che diceva che quello scorso era un capitolo tranquillo çwç *si sente in colpa*. Ma bando alle ciance é_è
In questo aggiornamento troviamo Everything dei Lifehouse (ormai è onnipresente xD) e Not While I'm Around dalla soundtrack di Sweeney Todd.

Avvertenze: munirsi si fazzoletti e sacchetti per il vomito. I pomodori da tirarmi sono sempre al banco 3 çwç occtudine e blablabla

Spero che il capitolo non vi faccia intristire troppo (a fine lettura mi odierete, lo so),
Buona lettura <3



Quindicesimo Capitolo

Il giorno dopo, le lezioni ricominciarono. Come ogni lunedì. I giorni proseguirono con la solita routine. Mentre le prime interrogazioni ed i compiti spuntavano. Fuori, il vento autunnale aveva sostituito oramai la candida brezza. Le foglie pian piano si apprestavano a cadere per l’inverno. E il sole aveva perso la sua luminosità, confermando oramai il pieno autunno. I tre uragani seguivano il flusso dei giorni. Anna non ebbe più incubi. Gli occhi rossi di Voldemort però ancora attiravano i suoi pensieri. Voleva ricordare cosa le aveva detto. Sentiva che doveva ricordarselo. Mentre Hermione studiava. E pensava. A lui. Ai loro piccoli momenti. Alla mattina qualche volta Ron si sedeva vicino a lei. A colazione. E parlavano. Non per copiare temi o appunti. Lavanda però non gettava la spugna e gli stava appiccicata come una cozza allo scoglio. Anche Giulia trascorreva tranquillamente le giornate. Studiando. Leggendo. Stando con le sue amiche. E la sera si concedeva quelle visite che la rallegravano. Le paure erano state seppellite nel suo cuore. Sapeva che prima o poi sarebbero riaffiorate, ma decise di tenerle al sicuro blindate nel suo profondo più tempo possibile. Era un sabato di fine novembre. La penultima settimana per la precisione. Essendo appunto sabato, le lezioni non c’erano. La mattina Giulia si era svegliata prima delle amiche. Se voleva andare a trovare Piton doveva finire l’infinità di compiti assegnati. Il primo che svolse, fu appunto quello di Difesa. Essendo state le undici, decise di fare una pausa. Sarebbe passata da Piton a consegnarlo. E poi sarebbe tornata in dormitorio. Arrivò trotterellando al suo ufficio. Era scivolata un paio di volte sugli scalini. L’umidità sembrava aumentare con l’arrivo dell’inverno. Giulia bussò piano alla porta. Aspettò qualche minuto. Ma non ci fu risposta. Riprovò. Aveva iniziato a dondolare sui talloni. Passarono altri cinque minuti. “Professore?” lo chiamò. “Professor Piton…sono Giulia! Sono venuta a portarle il tema per lunedì!” aggiunse poi. Ma nessun invito ad entrare la raggiunse. La ragazza poggiò una mano sulla maniglia. La porta era chiuse a chiave. Era mattina tarda. Eppure la sera prima non si era trattenuta fino a tardi. Forse Severus era rimasto a correggere i soliti compiti anche dopo che sen’era andata. Come faceva sempre. Eppure di solito era un uomo mattiniero. Giulia alzò le spalle ed aspettò ancora una quindicina di minuti. Dopo altro svariati tentativi, si arrese. Si incamminò verso la Torre di Grifondoro. Raggiunse le sue amiche e andarono a pranzo. Al tavolo insegnanti non c’era la solita imponente figura di Silente a sovrastarli. La McGranitt passava lo sguardo su tutti gli studenti. faceva saettare gli occhi da un lato all’altro della sala. Mancava anche Piton. Un brivido percorse la schiena di Giulia. Scosse la testa per mandare via dei brutti pensieri che stavano affiorando. Forse era semplicemente malato. Un’influenza autunnale. Poteva capitare dopotutto. Il pomeriggio lo passò ancora in biblioteca con Anna ed Hermione. Svolse i compiti di Trasfigurazione e Pozioni. In confronto a quelli che Piton assegnava gli anni prima, i compiti di Lumacorno erano una sciocchezza. Quando anche l’ultima riga venne scritta, l’orologio segnava le sei e mezza. Giulia decise di tentare di nuovo con la consegna del tema. Ripercorse la strada dei sotterranei. Ma la scesa si ripetè. Dall’ufficio non veniva nessuna voce. Nessun suono. E questo non le piaceva. Si arrese per la seconda volta in quel giorno. E tornò dalla amiche. Scesero in Sala Grande per la cena. Silente mancava ancora. E a malincuore di Giulia, anche la sedia di Piton era vuota. Era sempre più preoccupata. C’erano molte ipotesi che giravano nella sua mente. Poteva essere tornato per il week end a Spinner’s End per prendere alcune cose. Oppure lui e Silente stavano nell’ufficio di quest’ultimo a confabulare su qualche piano. Anche se. Poteva essere stato bloccato. Da. Solo a pensarne il nome Giulia rabbrividì. Da quando Anna aveva raccontato il suo sogno, cercavano di fare il nome del Signore Oscuro meno possibile. Anche se le continue paranoie di Harry su Draco non aiutavano. La cena passò con una lentezza estenuante. Giulia mangiò qualcosa. Però era talmente preoccupata che non badò nemmeno. Le avrebbero potuto rifilare un piatto di rane vive, che lei le avrebbe mangiate senza obbiettare. Appena i dolci sparirono, accompagnò le amiche in dormitorio. Poi, a grandi falcate ripercorse la stessa strada la terza volta in quel giorno. Scivolò sugli scalini dei sotterranei. Sentiva un odore strano nell’aria. Si postò una mano al ciondolo. La pelle su cui era appoggiato era ruvida. Solo allora si accorse che scottava. Era bollente. Sempre più in ansia, la ragazza prese a correre verso l’ufficio. Arrivò davanti alla porta con il fiatone. Quando ebbe un minimo di voce, bussò. Aspettò i soliti estenuanti minuti. Quel silenzio non era normale. Mise una mano sulla maniglia. Inaspettatamente, la porta si aprì piano. Era socchiusa. Strano. Quel pomeriggio era chiusa a chiave. Forse Piton era tornato. Giulia avanzò piano richiudendosi la porta alle spalle. “Professore?” lo chiamò con voce tremante. L’ufficio era vuoto. Vide solo delle carte gettate alla rinfusa per terra. La ragazza avanzò ancora. Sentì dei rumori. Provenivano dalla camera da letto. qualcosa di rotto. Forse un vaso. “Professor Piton?” lo chiamò ancora Giulia. Il ciondolo stretto in una mano bruciava. Arrivò alla porta. E si bloccò. Una figura in nero stava accasciata sulla poltrona accanto alla porta del bagno. La ragazza avanzò di qualche passo. “P…professore…è lei?” gli chiese timidamente. Appena varcò la soglia, Giulia rimase pietrificata. Sotto la sedia, una pozza di sangue. Il suo cuore accelerò il battito. Scosse la testa incredula. Non poteva essere lui. Tutti fuorché lui. “P…professore…” sussurrò ancora la ragazza. La figura alzò tremante la testa. I lunghi capelli neri gli scoprirono il viso. Giulia si postò le mani alla bocca. Severus la guardò. E fu un attimo. Si accasciò. Cadendo dalla poltrona. Nella pozza sul pavimento. “Professore!” esclamò ancora. Subito, Giulia lo raggiunse. Non sapeva cosa fare. Non poteva essere vero. Con le mani tremanti cercò di spostarlo. Aveva capito cos’era quell’odore che già si sentiva nel corridoio. Sangue. E lei vi era immersa. Prese tutta la forza di cui era in possesso, e spostò il corpo esanime di Piton sul letto. Lasciando scie rosse lungo tutto il pavimento. Appena lo distese le vide. Quelle due linee pulsanti di un rosso vivo. Una nel braccio. E una nel fianco. L’emorragia non accennava a smettere. Giulia pensò di andare a chiamare Madama Chips. Poi si ricordò di quello che aveva sentito dire una volta da Hermione. In situazioni del genere, la cosa più importante era mantenere la calma. La ragazza si guardò le mani. Erano anch’esse rosse oramai. Aveva sangue sulle gambe. Sui vestiti. Dappertutto. Quell’odore le stava facendo venire la nausea. Però doveva stare calma. Prese un profondo respiro. Doveva bloccare l’emorragia. Fasciare le ferite. E anche disinfettarle. Corse in bagno. La prima cosa che trovò fu dell’alcool. Lo scartò subito. Lo sapevano anche i bambini che era la prima cosa da non dare al ferito. Prese un po’ di quello che le sembrava utile. E le tornò in camera. Scivolando immancabilmente nella pozza di sangue. Che si ergeva ancora in tutta la sua macabra tragedia sotto la poltrona. Giulia iniziò a praticare le norme che sua madre le aveva fatto imparare da piccola. Miscelate a tutti gli episodi di Dr. House che aveva visto. Le lenzuola verdi oramai erano intrise di sangue. Piton ne stava perdendo molto. Troppo. Dovette affrettarsi a togliere la giacca al professore. Maledì ogni singolo bottoncino. Quando la tolse, le vide. Così vivide, su quella pelle diafana. La ragazza iniziò a lavorare sulla ferita del braccio. Era identica a quella che Piton le aveva curato l’anno prima. Dopo la battaglia al Ministero. Fasciata quella, si spostò a quella sul fianco. Sperava che non avesse colpito nessun organo importante. Giulia cercò di fare in fretta. Però le ci volle il doppio di tempo. Il senso di nausea le era passato. L’unica cosa che importava era riuscire a fermare il sangue. Poi avrebbe pensato al resto. Finalmente, dopo un’ardua guerra, anche la ferita sul fianco fu sconfitta. Giulia si accasciò a terra. Il respiro affannato. Il sangue sulla sua pelle si era quasi indurito. Ora che aveva risolto il peggio, si doveva dare una pulita. Prese la bacchetta dalla tasca della gonna. L’aveva visto subito. Quelle due ferite erano state causate da Magia Oscura. Non si potevano curare con semplici incantesimi. Con un colpo di bacchetta si ripulì da cima a fondo. Così fece anche con la poltrona e il pavimento. Sembrava di essere capitata nella bottega da barbiere di Sweeney Todd. Quando anche l’ultima goccia di sangue sparì, Giulia tornò al letto. Ad osservare il corpo inerme del suo professore. Si passò una mano sugli occhi. Le sue preoccupazioni erano fondate. Guardò l’orologio appeso alla parete. Le undici e mezza. Erano passate due ore da quando l’aveva trovato. Giulia scosse la testa. Avvicinò al letto la sedia li accanto. Non osò guardarlo ancora. Il suo Severus. Steso sul letto. La ragazza gli prese una mano. Era fredda. Anche il viso era più pallido. Subito mise due dita sul polso. Lo sentiva debole. Giulia tremò. Non poteva. Aveva fatto del suo meglio per cercare di guarirlo. Lo sapeva che aveva perso molto sangue. Però sperava che il suo piccolo gesto bastasse. Scosse la testa incredula. Strinse la mano fra le sue. Rimanendo in silenzio. Non poteva finire così. Non doveva. “Professore…la prego…si svegli…” disse piano. Piton se ne stava immobile. Occhi chiusi. Giulia prese un profondo respiro. “Professore…apra gli occhi…per favore…” ripetè. Severus ancora non si muoveva. La ragazza mise due dita sul polso. Ancora più debole di prima. Giulia iniziò a tremare. Chiuse gli occhi. Era solo un incubo. Non stava succedendo veramente. Si sarebbe svegliata. E sarebbe andata da lui. A trovarlo nel suo ufficio. Piton sarebbe stato seduto alla sua scrivania. L’avrebbe salutata. Con qualche frecciatina maligna. A cui lei avrebbe risposto con un sorriso. Quando riaprì gli occhi però, non si trovò nel suo letto. Era ancora su quella sedia. Accanto all’uomo che amava. Che pian piano stava perdendo conoscenza. “Professore…se…se si sveglia prometto che farò la brava…non mi preoccuperò più…non le farò più promettere nulla…farò qualunque cosa voglia…però…apra gli occhi…per favore…” lo supplicò Giulia. Gli occhi lucidi. Allungò una mano. Gli sistemò una ciocca di capelli. Poi aspettò qualche minuto. La situazione non migliorava. La ragazza strinse forte la mano del professore. La portò accanto al viso. Sulla sua guancia. Era fredda. Calde lacrime iniziarono a rigarle le guance. “Severus…non mi abbandonare…per favore…” sussurrò tra i singhiozzi. Non voleva lasciare andare quella mano. La voleva scaldare. Tremando, la poggiò piano sul suo petto. “Lo senti Severus? È il mio cuore…che batte solo per te...se riapri gli occhi…ti prometto…tutto quello che vuoi…ti porterò la luna…prenderò ogni singola stella…” disse piano Giulia. Lasciò andare la mano dell’uomo. Che però ricadde pesantemente sul suo grembo. La ragazza la prese di nuovo. “Non ti arrendere…fallo per…noi…manca poco oramai…tra poco ci sposeremo…fallo per lei…per la nostra Eveline…” continuò, con un amaro sorriso. Giulia posò le due dita sul polso. Il battito non c’era quasi più. E lei piangeva. Tutte le lacrime a sua disposizione. Se avesse potuto, gli avrebbe donato il suo cuore. Lo guardò un’ultima volta. Nella testa tutte le immagini dei suoi ricordi. Dei loro ricordi. Il bracciale. La promessa solenne. La festa di compleanno. Il ciondolo. Il bracciale di Eveline. Il Luna Park. Tutto stava diventando sfocato. Le lacrime appannavano ogni ricordo. Giulia sentiva il cuore rallentare i suoi battiti. L’immagine di Severus. Immobile su quel letto. La ragazza si decise. Voleva tentare un’ultima cosa. “Find me here, speak to me…I want to feel you, I need to hear you…” iniziò a cantare. Piano. Tra le lacrime. Mentre pregava. Che Severus si svegliasse. Aprisse gli occhi. Per qualche minuto. “You are the light that's leading me, to the place where I find peace…again…” continuò Giulia. Era arrabbiata. Con Silente. Con Voldemort. Perché non lo lasciavano in pace? Severus aveva già sofferto abbastanza. Lei voleva solo stare con lui. Vivere con lui. Magari in una casetta in campagna. “You are the strength that keeps me walking, you are the hope that keeps me trusting…” sussurrò Giulia. Aveva la testa bassa. Fissava la mano di Piton stretta fra le sue. Bagnate dalle limpide lacrime che scorrevano come fiumi. Le mancava già quel sorriso. Quella voce. I suoi occhi. E ancora tremò. “You are the life to my soul, you are my purpose, you are everything…” disse con voce tremula. La loro futura casa. La loro futura vita. Severus. Lei. Ed Eveline. La loro bambina. Con quei capelli corvini. Uguali a quelli dell’uomo. Sapeva che sarebbe stata una bambina intelligente. Quanto suo padre. “And how can I stand here with you and not be moved by you…would you tell me how could it be any better than this?” proseguì Giulia. Pronunciando ancora più tristemente l’ultima frase. Chissà se anche sua madre aveva passato dei momenti così. Alzò di poco la testa. Voldemort l’avrebbe pagata. Eccome. Prima però avrebbe detto qualche parolina a Silente. Se davvero Severus non avesse più riaperto gli occhi però. Giulia sapeva. Che non sarebbe più riuscita a fare nulla per molto tempo. Quello che stava provando in quel momento. Al confronto, la Cruciatus di Bellatrix non le sembrò così male. Perfino piacevole. Poi realizzò veramente cosa stava rischiando. Non avrebbe più visto Piton sorridere. La sua voce non l’avrebbe più richiamata. Niente più abbracci. Niente più Severus. Giulia strinse convulsamente lasua mano. “Cause you're all I want, you are all I need, you are everything…everything…” esclamò. Tremando. Come fosse una supplica. Una preghiera. Si accasciò sul corpo di Severus. Appoggiò la fronte sul suo petto. “You are all I want…you are all I need…you are everything…everything…” sussurrò infine. Per poi abbandonarsi alle lacrime. Un fremito. La mano di Piton tremò. Per poi stringere quelle di Giulia. “Signorina…Wyspet…” la chiamò piano il professore. La ragazza smise di singhiozzare. Sbarrò gli occhi alzando lo sguardo. Lo vide. Severus la stava guardando. Gli occhi scuri che la scrutavano. Il cuore ricominciò a batterle forte. L’emozione era troppa. Così scoppiò di nuovo a piangere. Convulsamente. Piton rimase in silenzio. A guardarla. Aspettò che la ragazza si calmasse. Con le mani ancora unite. Dopo qualche minuto, Giulia smise di singhiozzare. “P…professore…” sussurrò. Non sapeva cosa dire. Cosa fare. Piton cercò di tirarsi su a sedere. Con molta fatica, riuscì ad appoggiare la schiena alla spalliera del letto. Si guardò le ferite. E poi intorno. “L’ho medicata io…” disse piano Giulia. Severus annuì. Era stata la sua voce a tenerlo sveglio. Il suo pianto disperato. Il professore allungò piano la mano libera. Ed accarezzò la ragazza sulla testa. “È stata brava signorina Wyspet…la ringrazio…senza di lei avrei perso del tutto conoscenza…” la ringraziò. Giulia lo guardò dubbiosa. “L’ho sentita mentre mi parlava…” spiegò. La ragazza arrossì. Severus scosse la testa. Le lacrime rigavano ancora quelle candide guance. Piano, gliele asciugò. Con il palmo della mano. Delicatamente. Quella ragazza era stata davvero il suo angelo. L’aveva salvato. Lei tremava ancora di poco. Passarono dei minuti. In silenzio. Giulia ripercorreva con la mente gli ultimi fatti. Mentre Piton cercava qualcosa da dire. Da fare. Questa volta aveva rischiato. “Io…sono passata stamattina per portarle il tema…poi sono tornata oggi pomeriggio…” sussurrò Giulia d’improvviso. Severus la guardò. Ed annuì. “È stata una dura giornata…” sospirò. Poi vide l’orologio. Era quasi l’una. Gli occhi saettarono subito sulla ragazza. Che alzò piano la testa. I loro occhi si incontrarono. Quelli di Giulia erano rossi. Ancora lucidi. Mentre quelli di Severus erano persi. Non si era mai trovato in una situazione simile. O almeno. Non aveva mai avuto nessuno vicino. A preoccuparsi per lui. Se l’era sempre dovuta cavare da solo. Il professore prese un profondo respiro. “Sono partito stamattina…appena dopo l’alba…” iniziò a dire. Giulia lo guardava. Sentiva quelle iridi nocciola puntate su di se. “Il Marchio ha iniziato a bruciare…Voldemort ha chiamato a se tutti i Mangiamorte…o almeno, quelli che gli sembravano utili…” continuò a raccontare. Le mani strette in quelle della ragazza. Gli davano un senso di sicurezza. Doveva dirle il meno possibile. Anche solo un’informazione in più poteva costare un caro prezzo a Giulia. Così Piton si limitò. “All’inizio sembrava una normale esercitazione…però qualcosa è andato storto…siamo finiti con il combattere uno contro l’altro…e prima che potessi capire cosa stesse succedendo, Bellatrix ha iniziato a scagliare incantesimi e Maledizioni dovunque…” proseguì Severus. Giulia strinse i pugni. Doveva immaginarlo che centrasse quella vecchia megera. “E Voldemort? Che fine ha fatto?” gli chiese poi. “È riapparso solo alla fine di tutto quel caos…probabilmente era una prova di fedeltà o qualcosa del genere…non per nulla Bellatrix ha iniziato a dar di matto più del solito…” sbottò Piton. La ragazza lo fissò incredula. “Che razza di sovrano è qualcuno che guarda i suoi seguaci mentre si distruggono a vicenda?!” esclamò. Piton alzò le spalle. “Normale routine da Mangiamorte signorina Wyspet…anche se questa volta è stato più difficoltoso…” spiegò. Giulia scosse la testa. “Che rabbia…se Voldemort si annoia potrebbe benissimo guardare un po’ di tv! Oppure giocare con qualche videogioco rubato a qualche bambino…” sbuffò irritata. Severus la guardò inarcando un sopracciglio. “Mi auguro che stia scherzando…” commentò poi. Ci fu ancora qualche minuto di silenzio. Successivamente, Giulia si alzò. Prese delle bende che aveva riposto li vicino. Ed optò per cambiare la fasciatura. Severus non disse nulla. Non voleva disturbarla. Si lasciò sfuggire un gemito di dolore non appena la ragazza passò alla ferita sul fianco. “Quella pazza furiosa…dovrebbero legarla…ah, ma se mi capita fra le mani! Se solo ci riprova! Altro che Maledizioni…” sbottò adirata Giulia. Piton scosse la testa. “Non è così semplice signorina Wyspet…Bellatrix Lestrange non è una sprovveduta…” commentò. La ragazza fermò la benda. “Ce la fa ad alzarsi professore?” gli chiese. L’uomo annuì. Cercò di muoversi. Ci riuscì con molta fatica. Giulia lo fece sedere sulla sedia. Mentre toglieva il copriletto. Ancora sporco di sangue. Sistemò le coperte. Ed aiutò Severus ad adagiarvisi. Con un colpo di bacchetta, gli trasfigurò i pantaloni in quelli del pigiama. Doveva riposare. E quelli di ogni giorno non erano certo comodi. Lo aiutò ad infilarsi la maglia. E gli chiuse piano i bottoni. La ragazza gli sprimacciò il cuscino e gli sistemò le coperte. Poi si sedette sulla sedia. Piton scorse l’ora. Era tardi. “Se le serve qualcosa…io sono qui…” sorrise Giulia. “Grazie…ma sono apposto così…piuttosto, è tardi…sarebbe ora che tornasse in dormitorio…” commentò Severus. La ragazza scosse la testa. “Non si preoccupi…sto bene. Non serve che rimanga qui con me…” disse ancora Piton. Giulia gli sorrise dolcemente. Ora che l’aveva ritrovato, non intendeva lasciarlo più solo. O almeno, non in quegli stati. “Ha sete? Vuole un po’ d’acqua?” gli chiese premurosa. Il professore sbuffò. “No…voglio che lei vada in dormitorio…” sbottò. Giulia lo guardò triste. Stava solo cercando di essere gentile. Non si mosse. “Mi ascolti…ora sono sveglio e cosciente…non ho bisogno di un’infermiera che mi stia attaccata per tutta la notte…” rimbeccò acido Piton. Non voleva essere così brusco. Però non voleva nemmeno che lei rimanesse sveglia per lui. Si era data anche troppa premura. Era adulto e vaccinato. Giulia rimase immobile sulla sedia. Le mani congiunte in grembo a mo di preghiera. La testa bassa.  “Signorina Wyspet, sto bene, davvero! Non è necessario che lei stia qui…le ho già dato abbastanza pena per stasera…è stata un’ottima infermiera improvvisata, però ora è meglio che torni in dormitorio…sarà stanca…” cercò di dissuaderla. Giulia tremò di poco. “No…io…voglio rimanere qui…” rispose solo. Piton sbuffò. “Non voglio…lasciarla…” continuò la ragazza. “Le sto solo suggerendo di andare a riposarsi…le sono grato per quello che ha fatto…e non le impedisco di certo di tornare a trovarmi…però ad un’ora nel limite della decenza…” commentò il professore. Giulia scosse la testa. “Non voglio… perderla…” sussurrò. Ed alzò la testa. Severus ebbe un tuffo al cuore. Ancora lacrime rigavano il viso della giovane. “Stia tranquilla…in qualche ora non succederà nulla…” cercò di rassicurarla lui. Giulia abbassò di nuovo lo sguardo. Si sentiva una bambina. Fragile. Persa. Come avrebbe fatto senza di lui? Senza il suo acido professore? Senza più poterlo stringere a se? E potergli cantare dolci note venute dal cuore? E a quel pensiero. Le lacrime avevano preso il sopravvento. Era ancora scossa. “Ho avuto…paura…ho avuto tanta paura…di non poter più stare con lei…” continuò Giulia. Piton aprì la bocca per ribattere. Poi però si bloccò. Era vero. Aveva sul serio rischiato. Di non poterla più vedere. Di non sentirla più cantare. La sua dolce. Piccola. Giulia. Severus allungò una mano timidamente. Le prese delicatamente una mano. E la trascinò a se. Era stato un impulso. La strinse forte tra le sue braccia. Come aveva fatto l’ultima notte in cui avevano dormito assieme. Giulia si immerse in quell’abbraccio. Come fosse stato oro. Una cosa preziosa. Perché per lei lo era. Non avrebbe più voluto staccarsi. Rimanere avvolta in quel calore. Mentre le ultime, silenziose lacrime scendevano. Rimasero dei minuti così. L’uno nel calore dell’altra. Severus non sapeva cos’era stato a fargli compiere quel gesto. Forse l’appena percepita sensazione di vuoto. Oppure semplicemente. Voleva dimostrarle il suo affetto. Il suo bisogno di averla vicino. Però non poteva pretendere che rimanesse con lui tutta la notte. Giulia doveva essere stanca. Affaticata. I due si staccarono a malincuore. La ragazza si asciugò in fretta le lacrime. Così il professore si arrese. Oramai la conosceva. Giulia non si sarebbe piegata alla sua richiesta. La guardò. La ragazza gli sorrise dolcemente. “Visto signorina Wyspet? Sono riuscito a mantenere la promessa che non ero nemmeno riuscito a farle…” commentò divertito Piton. Giulia sorrise. Gli aveva chiesto di non lasciarla. Di non morire. E anche questa volta, lui l’aveva fatto. La ragazza si avvicinò con la sedia. Gli riboccò le coperte. “Ora riposi…è tardi…” gli raccomandò. Il professore la guardò. L’adulto doveva essere lui. Eppure Giulia era stata capace di affrontare una situazione come quella. “Tutto ok? Ha sete?” gli chiese poi. Severus scosse la testa. La ragazza gli prese una mano e la poggiò sul suo ginocchio. Iniziò ad accarezzarla dolcemente con le dita. “Signorina Wyspet…?” la chiamò Piton. La ragazza alzò lo sguardo. “Si?” rispose. Severus sorrise. “Grazie…” disse. Poi chiuse gli occhi. “Nothing's gonna harm you, not while I'm around…nothing's gonna harm you, no sir, not while I'm around…” iniziò a cantare Giulia. Piano. Come quella notte. Come lui aveva fatto con lei. Severus sospirò. Se la ricordava. Quella canzone l’aveva cantata lui stesso. “Demons are prowling everywhere, nowadays, I'll send 'em howling, I don't care, I got ways…” continuò la ragazza. Mentre accarezzava piano la sua mano. E chiuse gli occhi. Il peggio era passato. O almeno così sperava. “No one's gonna hurt you, no one's gonna dare. Others can desert you, not to worry, whistle, I'll be there…” proseguì Giulia. Piton non si era ancora addormentato. Lei lo vedeva. Gli scostò un ciuffo ribelle di capelli dagli occhi. “Demons'll charm you with a smile, for a while, but in time...nothing can harm you…” sospirò. Era vero. Ora che c’era lei nulla l’avrebbe toccata. Giulia non l’avrebbe permesso. A costo di dover dare la sua stessa vita. Guardò ancora il professore. Il respiro calmo. Tranquillo. La mano era appoggiata pesantemente sul ginocchio della ragazza. Giulia sorrise. Si. Severus si era abbandonato al sonno. “..not while I'm around...” concluse. Si chinò di poco. E gli diede un bacio sulla fronte. Poi si risedette. Sarebbe rimasta li con lui tutta la notte. Tutto il giorno. Senza mai chiudere occhio. Avrebbe vegliato su di lui. Non voleva perderlo ancora.

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Capitolo 16
*** A Little Pain ***


Buonsalve *^*
non sono sparita, visto visto visto? Non mi dovete cruciare ora çwç anche se so che l'altro capitolo è stato brutto brutto u.u quindi non mi dilungo nella intro e passo subito alle cose serie u.u
In questo capitolo troviamo Lilium dall'anime Elfen Lied, Bella di Paola e Chiara, A Little Pain di Olivia (aka Reira Serizawa dei Trapnest, nell'anime Nana :3). Alzi la mano chi ha letto/guardato Nana o riconosce la favola della principessa di Park Evenue *-*

Avvertenze: occtudine, diabetanza, protezione dei geni wyspet e...basta *^* niente sangue, davvero. *regala marshmellows*

Detto ciò vi lascio al capitolo,
Buona lettura <3


Sedicesimo Capitolo

Così fece Giulia. Gli rimase vicino tutta la notte. Si alzò solo per andare in bagno a sciacquarsi il viso. Si guardò allo specchio per qualche minuto. Gli occhi erano ancora rossi dal pianto. Si asciugò il volto con un asciugamano. Verde. Con la doppia S ricamata su un lato. Poi, sospirando, Giulia si diresse alla sua postazione. Rimase ad occhi aperti per tutte le ore successive. Anche se questi le facevano un po’ male. Anche se aveva sbadigliato una decina di volte. Non voleva richiuderli. Aveva paura di non trovare più Severus davanti a lei. Ma solo una pozza di sangue. Perché quella notte aveva visto il suo incubo fatto realtà. Avere quasi perso per sempre il suo principe. Così passò la notte. Giulia rimase sulla sedia accanto al letto. Con una bacinella d’acqua fresca vicino. Ed un panno da mettergli sulla fronte. Piton dormì tranquillo. Aprì gli occhi che era oramai mattina tarda. Giulia aveva già provveduto a cambiargli la fasciatura nel sonno. La prima cosa che il professore vide fu la ragazza. Lo guardava sorridendo. Con le mani abbandonate sul grembo. “Buongiorno!” esclamò Giulia. Severus la osservò. Poi tentò di alzarsi a sedere. La ragazza lo aiutò. “Faccia piano…non deve fare movimenti bruschi o le ferite potrebbero riaprirsi…” commentò. Piton appoggiò la schiena al cuscino. Giulia gli sistemò le coperte. “È rimasta sveglia tutta la notte?” le chiese. La ragazza annuì. Prese il panno. Poi lo immerse nella bacinella. L’acqua era ancora fresca. E lo poggiò delicatamente sulla fronte dell’uomo. “Ha sete professore? Gradisce un bicchiere d’acqua forse?” gli chiese. Piton annuì. Giulia con un colpo di bacchetta fece apparire il bicchiere e glielo porse. Severus lo bevve tutto d’un fiato. Una luce fioca entrava dall’ufficio. L’uomo guardò l’orologio appeso alla parete di fronte al letto. Le lancette segnavano le 11.30. “Signorina Wyspet…” la chiamò Piton. “Si professore?” rispose la ragazza. “Vorrei farle notare l’ora…” commentò. Giulia si voltò e guardò l’orologio. “Giusto che sbadata! Ha forse fame? Vuole che chiami un elfo e le faccia portare il pranzo?” disse subito. Piton scosse la testa. “Sono grado di avermi assistito stanotte, ma trovo che ora sia arrivato il momento per lei di riposare…torni in dormitorio…” spiegò. La ragazza scosse la testa sorridendo. “Non ho sonno…non si preoccupi…non sono stanca…” gli rispose. Severus sbuffò. Quella ragazza era davvero testarda. Voleva stargli vicino ad ogni costo. “Signorina Wyspet…non me ne andrò di certo se lei andrà a riposarsi per qualche ora…” cercò di dissuaderla. Ma Giulia scosse ancora la testa. “Lo so che quello che è successo ieri sera è stato uno shock per lei ma è ora di riprendersi…io sono vivo e vegeto, e lo ammetto, solo grazie alle sue cure…” iniziò a spiegare Severus. Giulia abbassò lo sguardo. “Quindi, glielo chiedo come un favore personale, può tornare in dormitorio?” continuò Piton. La ragazza strinse i pugni. “Voglio stare qui con lei…” sussurrò appena. “Ho notato…però dovrà dormire prima o poi!” sbottò acido Piton. “Professore…ho paura…” rispose Giulia. Severus la guardò dubbioso. “E di cosa?” rimbeccò arcigno. “Ho paura…di chiudere gli occhi…perché se poi li riapro, e lei non c’è più…” rispose sincera la ragazza. Il professore si bloccò. Si sentiva tremendamente in colpa. La sera prima, quando si era smaterializzato nel suo ufficio, sperava che lei non ci fosse. Non voleva che lo vedesse così. Eppure era successo. E lui non aveva nemmeno fatto in tempo a dire una parola. Che era svenuto. Aveva ripreso conoscenza sentendo la voce di Giulia. Le sue preghiere. Il suo pianto disperato. Le aveva tolto il sonno. Severus non voleva pesare ancora un minuto di più a quella ragazza. Così buona. Gentile. “Signorina Wyspet…si sieda qui…” la invitò, battendo una mano nello spazio di letto accanto a lui. Giulia si alzò timidamente. Ed obbedì. Piton la guardò negli occhi. “Non vado da nessuna parte…mi creda…sto bene! E tutto grazie a lei…però ora è meglio se si riposa…si sentirà male altrimenti…” disse piano. La ragazza abbassò la testa. Severus sbuffò. Non voleva proprio andarsene. Certo, non che lui volesse separarsi da lei. Però non poteva farla rimanere li per tutto il giorno. “Facciamo così…siccome lei non mi vuole dare retta, sarò costretto…a mali estremi, estremi rimedi…” sbottò Piton. Giulia alzò la testa. “Le permetterò di dormire qui…dopotutto questo è un letto a due piazze. Oramai la conosco e se anche la dovessi pregare in ginocchio lei non se ne andrebbe…quindi si sdrai qui e spenga per un po’ quel suo irritante cervellino da Grifondoro testarda…” spiegò ancora Severus. La ragazza lo guardò stupita. In effetti Piton occupava solo la metà del letto. “Avanti, è un ordine!” ripetè acido Severus. Giulia annuì. Sorridente scattò in piedi e fece il giro del letto. Si tolse le Converse. E si sdraiò dal lato che prima era vuoto. Piton scivolò pian piano con la testa sul cuscino. La ragazza era arrossita. “Ora dorma!” esclamò ancora il professore. Giulia rise. E Severus scosse la testa divertito. “Professore…sa cosa mi ha detto una volta mia madre?” gli disse. Lui scosse la testa. “Sentiamo cosa va predicando Mary Cohen…” rimbeccò divertito. La ragazza si avvicinò. “Mia madre mi ha detto che se due persone che si vogliono bene dormono vicine, sono in grado di fare lo stesso sogno…” raccontò. Piton la guardò inarcando un sopracciglio. “Professore…lei mi vuole bene?” gli chiese ancora Giulia. Lui sbuffò esasperato. “Ovvio signorina Wyspet…” commentò acido. La ragazza sorrise. “Allora vuol dire che se ci addormentiamo insieme ci vedremo anche in sogno…” esclamò felice poi. Severus allungò una mano. E le fece una carezza sulla testa. Come poteva non voler bene ad una creatura tanto pura ed ingenua? “Dovrei quindi far avverare il mio incubo ricorrente?” commentò maligno. Giulia sbuffò. E lo guardò. Con quei suoi occhi nocciola. Così belli. “Davvero sono il suo incubo?” gli chiese triste. Piton scosse la testa affranto. “Possibile che lei mi prenda sempre così sul serio?” rimbeccò poi. Giulia si avvicinò pian piano. Solo qualche misero centimetro li separava. “C’è solo un piccolo problema…mi sono appena svegliato…” le fece notare il professore. La ragazza sorrise. “E se le raccontassi una favola?” propose. Piton la guardò scettico. “Sono un adulto oramai…non credo che funzioni…” commentò. Giulia strinse un lembo della manica del suo pigiama in una mano. A mo di supplica. “Avanti…racconti questa favola allora…” sbottò arreso Severus. La ragazza sorrise felice. Rimase in silenzio qualche minuto. Cercando cosa narrare al professore. Poi sobbalzò. “Allora…questa è la storia di una principessa…” iniziò a dire. Piton la guardò non molto convinto. Si aspettava qualcosa come Cenerentola. Oppure Cappuccetto Rosso. “…ma non una principessa qualunque…era la principessa di Park Avenue…” continuò Giulia. Il professore la guardò dubbioso. “Questa principessa, viveva in un bell’appartamento tutto suo e lavorava in un’importante galleria di New York…” proseguì la ragazza. Severus sorrise. Solo Giulia poteva narrare la storia di una principessa newyorkese. “Però alla principessa questo non bastava…ella cercava qualcosa di molto più importante…qualcosa di unico…cercava il suo bel principe…” aggiunse la ragazza. Piton voleva sottolineare sarcasticamente l’originalità della favola, ma evitò di proferire parola. “Dopo molti anni passati a baciare svariati rospi di New York, una sera, la principessa di Park Avenue, sotto l’effetto di molti Tè Long Island bevuti all’ennesima uscita con le amiche, decise che per lei il tempo della ricerca era concluso…” continuò Giulia. Severus scosse la testa divertito. Una favola completa di alcolici e rospi. Questa era davvero nuova. “Così, decise che entro l’anno si sarebbe dovuta sposare…così iniziò la sua impresa per trovare marito. Una sera, mentre fuggiva da un appuntamento andato male, la principessa di Park Avenue inciampò su un marciapiede e cadde, facendosi quasi investire da un taxi. Il destino volle che su quel taxi ci fosse un affascinante uomo…” proseguì Giulia. Piton sorrise incredulo. Doveva immaginarlo che non si sarebbe trattato di una favola normale. “La principessa di Park Avenue e l’uomo, si conobbero, e alla prima occhiata ebbero un colpo di fulmine. Fu così che la principessa pensò di aver trovato finalmente il suo bel principe. Dopo appena qualche settimana, il presunto principe la chiese in sposa, sotto lo sgomento generale delle sue amiche. Però, la principessa non aveva fatto i conti con due aspetti del principe: sua madre, che in realtà era una astuta strega, e un piccolo inconveniente fisico dell’uomo stesso…” spiegò Giulia, arrossendo. Severus rise. Rospi, taxi, ed un principe dai problemi sessuali. Questa era davvero una favola fuori dal comune. “La principessa di Park Avenue all’inizio pensò che tutto si potesse risolvere. Così finalmente i due convolarono a nozze. All’inizio andò tutto bene, però l’indifferenza al problema del principe stesso finì per intaccare la loro vita…provarono tutto il possibile: la principessa scappò per qualche giorno in una città vicina con le amiche; quando tornò, provò a convincere il marito a fare qualcosa, ma ciò la portò soltanto da un specialista…ed infine, a baciare il giardiniere della tenuta della famiglia del principe. Così ci fu un periodo di pausa tra i due” raccontò Giulia. Severus l’ascoltava curioso. Chissà cosa si sarebbe inventata ancora. “Durante questa pausa, il principe mostrò un certo interessamento alla principessa di Park Avenue, e così, in poco tempo, i due tornarono assieme…finché, un brutto giorno, la principessa scoprì di non essere in grado di avere figli…eppure avere un bambino era quello che più lei desiderava! Ed il principe, non comprendeva questo suo bisogno…la coppia iniziò a litigare e, dopo un gesto avventato del principe, le cose si ruppero definitivamente…fu in quel momento che la suocera strega diede filo da torcere alla principessa…” continuò a dire Giulia. Severus annuì. Vedeva quella luce negli occhi della ragazza. Si stava divertendo a raccontare quella storia. “Ci fu una dura lotta per la divisione dei beni. Il principe aveva promesso alla principessa di Park Avenue il suo appartamento, ma la suocera malefica non voleva darle nemmeno un centesimo…ed ecco che entrò in scena un povero avvocato assoldato dalla principessa per vincere la causa. Alla fine, la suocera strega venne sconfitta e la principessa ebbe il suo appartamento. Però, senza che lo sapesse ella aveva conquistato anche qualcos’altro: il cuore del povero avvocato” sorrise Giulia. Piton sentiva che la favola era quasi finita. E, anche se gli interessava la storia, le palpebre gli erano diventate pesanti. “Il povero avvocato si dichiarò alla principessa di Park Avenue. Ella però, all’inizio, non ritenendolo nei suoi canoni di uomo, lo sfruttò solo per una storia di passione…con il passare del tempo, la bella principessa se ne innamorò…scoprendo così che il povero avvocato era ebreo…ciò comportava che dovesse sposare una ragazza ebrea…al primo impatto, la principessa reagì con sgomento a questa notizia…così, ci pensò su e, dopo aver letto la biografia di una sua coetanea che si convertì per amore, pose la domanda finale al povero avvocato: perché essere ebreo era così importante per lui?” spiegò Giulia. Pian piano aveva raggiunto la mano di Severus con la sua. Il professore non sen’era accorto, preso com’era dalla storia. “Lui le rispose che voleva educare i suoi figli come ebrei, e questo costrinse la principessa a rivelargli il suo segreto: la probabilità di avere figli era molto bassa. L’avvocato accettò questo piccolo difetto. Dopotutto esisteva l’adozione, cosa che il precedente principe aveva rifiutato. Così, la principessa di Park Avenue si convertì all’ebraismo…poi però, ebbe un litigio con il povero avvocato, e di due si lasciarono…” spiegò Giulia. Severus la guardò stupito. La storia non poteva finire così! “Non si preoccupi, c’è il lieto fine! Dopo qualche settimana, la principessa di Park Avenue e il povero avvocato si videro ad una festa del tempio per single…la principessa gli spiegò quanto le mancasse e così, l’avvocato, si inginocchiò e chiese la sua mano…ma non finisce qui! Dopo le nozze, i due provarono ad avere un bambino, ma con scarsi risultati…o meglio, la principessa rimase incinta, però poi perse il bambino dopo tre settimane di gravidanza…così, nelle loro vite arrivò Lily, una bambina cinese da loro adottata…ecco come si conclude la storia della principessa di Park Avenue…” concluse Giulia. Poi sbadigliò. Solo allora Severus si accorse che le loro mani erano unite. Però non disse nulla. Gli piaceva quel contatto. “Davvero una storia originale…e mi dica signorina Wyspet, la principessa ha un nome? Oppure è un personaggio della sua fantasia?” le chiese Piton. Giulia sorrise. “Il nome della principessa di Park Avenue è Charlotte…Charlotte York…” rispose, aggiungendo poi uno sbadiglio. Severus annuì. “Devo dedurre che sia la protagonista di un qualche telefilm?” le chiese ancora. La ragazza si rannicchiò accanto a lui. “Una delle protagoniste…se vuole le racconto anche la favola della scrittrice dell’Upper East Side…” propose Giulia. Severus scosse la testa. Vedeva la stanchezza della ragazza. “Sarà per un’altra volta…ora è meglio dormire…” commentò. Quando però il professore guardò la ragazza, sorrise. Il respiro tranquillo. E una mano stretta nella sua. L’uomo chiuse gli occhi. Sospirando. Rendendosi conto. Che in realtà. Era la sua vita. Quella che lui odiava fino a qualche anno prima. La favola più bella che Giulia gli avesse fatto conoscere.
I due dormirono vicini per tutto il pomeriggio. Saltando così il pranzo. Giulia riprese quel sonno che la notte aveva perso. Mentre Severus si crogiolava in quel calore temporaneo. Pensando che in effetti non fosse male essere accudito dalla ragazza. E poi, sen’era accorto. Sapeva che Giulia sarebbe stata un’ottima madre e moglie. Però, da quando l’aveva tenuto cosciente. Ed aveva pregato per lui. Con la sua voce rotta dalle lacrime. L’aveva capito. Quella ragazza sarebbe stata in grado di far sciogliere anche il cuore di Voldemort. Come aveva fatto con il suo. Pian piano. Senza fretta. L’aveva avvolto in un caldo abbraccio. Medicando non solo le ferite fisiche infertegli il pomeriggio prima. Ma anche quelle psicologiche. Tutti i dubbi che gli martellavano la testa. E così si era liberato. Con la sua mano stretta in quel tepore. Sarebbe rimasto così per tutto il giorno. Anche se sapeva. Che Giulia sarebbe dovuta andare via quella stessa sera. Il giorno dopo era lunedì, perciò c’erano le lezioni. Ci aveva pensato prima di addormentarsi. Mentre sentiva il respiro calmo di Giulia. La prima a svegliarsi dei due fu proprio lei. La ragazza aprì piano gli occhi. ritrovandosi il viso di Severus a pochi centimetri dal suo. Ed arrossì. Poi però sorrise. Si era divertita a raccontare la storia di Charlotte a Piton. Finalmente, dopo quella notte di incubo, era riuscita a sorridere. Non le interessava che il giorno dopo riprendessero le quotidiane lezioni. Non se ne sarebbe andata finché Severus non fosse guarito. Si sarebbe fatta passare gli appunti da Hermione ed avrebbe studiato in quella camera se fosse stato necessario. Giulia sobbalzò. Si ricordò di non aver detto nulla alle sue amiche. Non le vedeva da sabato sera. Piano la ragazza si voltò verso l’orologio. Segnava le 20.30. Severus si mosse. Giulia lo guardò. Stava ancora dormendo. Tirò un sospiro di sollievo. Aveva bisogno di molto riposo. La ragazza tornò ad affondare la testa sul cuscino. Si lasciò rapire dal professore. Dalla sua figura. I capelli scuri gli sfioravano il viso per poi adagiarsi sul cuscino. I primi bottoni non allacciati del pigiama mostravano la pelle chiara. Ed al collo. Le due catenine. Una, terminava con il ciondolo a piastrina regalata a Piton da sua madre. Mentre l’altra, era la loro collana. Il ciondolo a serpente. Giulia portò una mano al suo. Lo strinse forte. E chiuse gli occhi. sentì la mano di Piton tremare nella sua. Poi un rumore. Quando Giulia riaprì gli occhi si trovò quelli del professore puntati su di lei. Entrambi arrossirono. Poi la ragazza sorrise. “Buonasera professore…dormito bene?” lo salutò. Severus tossicchiò. “Si…direi di si…” rispose subito. Poi diede un’occhiata all’orologio. Giulia si stiracchiò. Lasciando a malincuore il calore della mano del professore. “Abbiamo dormito tutto il pomeriggio…” commentò divertita. Poi piano si alzò. Si rimise le Converse. E fece il giro del letto. Radunò le bende e stappò una boccetta che era appoggiata sul comodino. Severus la guardava. “Le cambio le fasciature…così poi potrà mangiare un po’…deve riprendere le forze…” spiegò la ragazza. Il professore annuì. Si tolse piano la maglia del pigiama rimanendo a torso nudo. Le sue guance si colorarono. Non era ancora abituato a spogliarsi così facilmente. Giulia sorrise. Iniziò con la ferita sul braccio. Al suo tocco, Severus rabbrividì. Quelle mani calde. Con il loro profumo. La ragazza spalmò la pomata delicatamente. Non voleva fargli male. Lasciò respirare la ferita per qualche minuto. Poi la fasciò. Senza stringere troppo. Si pulì le mani in un fazzoletto. E passò all’altra. Giulia rimosse con più lentezza le bende. Erano solo punteggiate di rosso. Piano mise anche su questa la pomata. “Mi dica se le faccio male…” esordì la ragazza. Piton annuì. Lasciò scoperta anche questa ferita per qualche minuto. Giulia intanto si pulì ancora le mani. Non voleva sporcare la benda. Aveva paura di causare qualche infezione. “Potrei farlo anche da solo…” commentò ad un certo punto Piton. La ragazza scosse la testa. “Non voglio che si sforzi…sono ferite piuttosto delicate…o almeno, lo è quella sul fianco…” rispose sicura. Poi prese le bende ed iniziò ad avvolgerle piano. Severus la osservava interessato. Giulia era molto concentrata. Quei gesti così delicati. “Come ha fatto a sapere quello che doveva fare? Ha seguito un corso di pronto soccorso?” si lasciò sfuggire Piton. La ragazza sorrise. “Quando ero piccola mia madre ha tentato di insegnarmi qualcosa…per il resto…mi sono affidata al mio amico Gregory House…” spiegò. Severus alzò un sopracciglio. “Non conosce Dr. House? È un telefilm abbastanza famoso!” osservò Giulia. Piton ebbe un tuffo al cuore. Sbarrò gli occhi. “Lei si è giocata la mia vita in base ad un telefilm?!” esclamò incredulo. La ragazza arrossì. “Ecco…io… non…non sapevo cosa fare…e allora…ho cercato…di aggrapparmi…a tutto quello che sapevo…” spiegò in colpa. Severus scosse la testa. “Ha ragione…di norma non si insegnano ai maghi come curare in modo babbano…è stata brava…” la lodò. Giulia sorrise. “Davvero?” gli chiese. Piton annuì. Allungò una mano e le accarezzò la testa. La ragazza sistemò le bende. E poggiò quelle avanzate sul comodino insieme alla boccetta. Le fasciature usate le buttò nel cestino apposito in bagno. Poi tornò a sedersi sulla sedia accanto al letto. “Allora professore, cosa preferisce per cena? Ci vuole una cosa calda…dunque…una zuppa di verdure?” gli chiese. Piton la guardò inarcando un sopracciglio. “Forse…una bistecca…oh che stupida che sono! Non le ho nemmeno chiesto se ha fame…” osservò poi Giulia. “Un po’ di fame in verità l’avrei…” borbottò Piton. La ragazza sorrise. Chiuse gli occhi. Ed iniziò a pensare intensamente al soggetto. Con uno schiocco di dita, un elfo famigliare apparve nella stanza. Giulia riaprì gli occhi e gli sorrise. “Buonasera Dobby!” lo salutò. “Buonasera signorina! Cosa posso fare per lei?” le chiese gentile. La ragazza ci pensò. “Vorrei che portassi la cena…è possibile o le cucine sono già chiuse?” rispose poi. Dobby inclinò la testa di lato. Le buffe orecchie da pipistrello ondeggiarono. “Non si preoccupi signorina...le cucine sono sempre aperte per lei! Mi dica cosa le devo portare!” esclamò subito. Giulia sorrise. “Perfetto! Dunque…porta una bistecca, tenera e assolutamente non al sangue…poi anche un po’ d’acqua naturale...e…cosa c’era di buono a cena stasera?” elencò Giulia. L’elfo ci pensò. “Pasticcio di carne, pasticcio ai funghi, cotoletta alla milanese oppure pasticcio di verdure…di dolce torta al limone, torta alle fragole, salame di cioccolata e profitteroles…” descrisse. Lo stomaco della ragazza ribollì. “Porta anche un piatto di pasticcio ai funghi e qualche fetta di salame alla cioccolata…grazie…” ordinò ancora. Dobby annuì. “Quando tornerai ci sarà una sorpresa…” sorrise poi Giulia. Gli occhioni dell’elfo divennero brillanti. “Tornerò in un lampo signorina!” rispose subito. Poi, con il solito schiocco di dita, svanì. Severus la guardò divertito. “Un sorpresa?” le chiese curioso. La ragazza annuì. Dopo dieci minuti, l’elfo riapparve. Vicino a lui, tutte le ordinazioni su dei vassoi levitanti. Giulia poggiò tutto sul comodino. Dobby la guardò emozionato. “Dunque…la sorpresa è nella mia camera…però dovrai anche riferire un messaggio…” spiegò la ragazza. L’elfo annuì. “Smaterializzati nel dormitorio femminile di Grifondoro, sesto anno. Ci dovrebbero essere due ragazze, Hermione e Anna…ti ricordi di loro vero?” gli chiese. “Oh si! Dobby si ricorda di loro! Quella ragazza che voleva aiutare gli elfi e la ragazza del figlio del mio ex padrone!” rispose sicuro Dobby. Giulia sorrise. “Bene! Di ad Anna, quella castana tutta vestita in nero, che se passa per i Sotterranei l’aspetto al bivio dove c’è la strada per andare ai dormitori intorno alle nove e mezza…” spiegò. L’elfo annuì. “Bene…e dille anche di aprire il mio baule. Sulla destra c’è un bel calzino blu tutto per te…” sorrise infine. Dobby saltellò felice. “Dobby ha capito tutto! Stia tranquilla signorina!” la rassicurò. “Grazie ancora…” lo ringraziò Giulia. Poi l’elfo sparì in uno schiocco di dita. La ragazza tornò al letto. “Spero per la signorina Haliwell che non si presenti…” sbottò acido Piton. Giulia gli sistemò il vassoio con la sua cena. prese forchetta e coltello ed iniziò a tagliargli la bistecca a pezzetti. “Signorina Wyspet, sono un uomo adulto le ricordo…” commentò seccato. “E io le ricordo che non deve sforzarsi…” rimbeccò divertita Giulia. Appena finito, diede la forchetta al professore. Poi prese il suo vassoio. Il pasticcio di funghi era abbastanza invitante. “Non penso che la signorina Haliwell le serva a molto…la strada per la torre di Grifondoro la sa…” osservò Piton. Giulia scosse la testa. “Mi dispiace che si sia illuso, ma non torno in dormitorio…la avverto solo che sono viva…scommetto che Herm ha già pensato al peggio…” spiegò poi. “Non crederà di rimanere ancora stanotte qui! Non glielo permetterò! Ha lezione domani!” tuonò Severus. Giulia sbuffò. “Mi farò passare gli appunti da Herm o Anna…lei è più importante di Trasfigurazione o Incantesimi…” commentò decisa. Piton sbattè la forchetta sul vassoio. “Signorina Wyspet, non le permetto di dire certe cose in mia presenza! Sono un suo professore, e in quanto tale, è mio dovere che frequenti le normali ore di lezione!” la rimproverò severo. La ragazza abbassò lo sguardo. Possibile che lui non capisse? Lei volevo solo stargli accanto. Sostenerlo. Curarlo. Aveva una media alta e con la scuola non se la cavava male. Saltare qualche lezione di certo non avrebbe influito. Ci fu qualche minuto di silenzio. “Mi…mi dispiace…” sussurrò Giulia. Severus scosse la testa. Era stato troppo duro. Dopotutto lei lo diceva solo per lui. “Non si deve scusare…signorina Wyspet, apprezzo che lei si prenda tanta pena per me, però l’ho già disturbata abbastanza…” cercò di dire Piton. “Lei…lei non è affatto un disturbo! Io ci tengo a lei professore, di conseguenza voglio che guarisca…” rispose la ragazza. “Ne sono consapevole, ma non può soppesarsi tutto…domani riposerò per tutto il giorno, così martedì sarò in grado di alzarmi e fare lezione…” spiegò il professore. Giulia scosse la testa. “Domani lei andrà a lezione…così potrò riposare in pace…” ripetè sicuro Severus. La ragazza sospirò triste. “E se dovesse aver bisogno del mio aiuto?” gli chiese. “Sono adulto e vaccinato, ed ho una bacchetta a mia portata di mano…non mi succederà nulla…” sorrise Piton. Giulia aveva lo sguardo fisso sul piatto. “Ed ora, mangi…altrimenti le si fredderà la cena…” le ordinò l’uomo, tornando poi alla sua bistecca. “Professore?” lo chiamò ancora lei. Severus si voltò. “Cosa c’è ancora signorina Wyspet?” sbottò. Giulia strinse la forchetta in una mano. “Posso…posso rimanere qui con lei?” gli chiese timida. Piton la guardò dubbioso. “Intendo…stanotte…” aggiunse poi arrossendo. Le guance del professore si arrossarono. “Ecco…non penso sia opportuno…” cercò di rifiutare. Però, quando vide quegli occhi nocciola. Così tristi. Lucidi. “Prometto che non le darò fastidio…starò qui…sulla sedia…così se avrà bisogno io ci sarò…” lo pregò ancora Giulia. Severus sospirò. “Come vuole…però di certo non la lascerò dormire sulla sedia!” acconsentì. La ragazza sorrise. Avrebbero diviso il letto. Come avevano già fatto molte volte. Passarono alcuni minuti. Entrambi ricominciarono a mangiare. “Strano…niente pasticcio di carne stasera?” osservò divertito Piton. “Stasera no…sa, il pasticcio di marinaio non mi è mai piaciuto…” sorrise Giulia. Severus la guardò curioso. “Come fa a dire con certezza che era pasticcio di marinaio?” le chiese. La ragazza alzò le spalle. “Ieri sera c’era anche pesce a cena…magari hanno trattenuto qualche marinaio…” spiegò quasi ovvia. Il professore la guardò. Poco dopo anche Giulia si voltò. Ed entrambi scoppiarono a ridere. Erano le 21.15 quando i piatti furono vuoti. Giulia e Piton chiacchierarono. E si divisero il dolce. Poi, la ragazza si alzò. Doveva incontrarsi con Anna. Sistemò le coperte del professore. Ed uscì. Trotterellò fino al luogo dell’incontro. Star seduta tutto il tempo le aveva intirizzito le gambe. Giulia si appoggiò con la schiena al muro e guardò l’orologio. Era giusta. Si guardò in giro. era abbastanza buio. L’aria fredda che girava per i sotterranei era davvero penetrante. Le infiammava le narici e la gola. La ragazza sbadigliò e si stiracchiò. D’improvviso sentì dei passi in lontananza. “Os iusti meditabitur sapientiam…et lingua eius loquetur indicium…” iniziò a cantare Anna. Giulia la riconobbe subito. In quell’atmosfera spettrale poi. Sapeva che la castana adorava spaventare quelli del primo anno. Poteva capitare che alcuni si perdessero nei sotterranei. “Beatus vir qui suffert tentationem…quoniam cum probatus fuerit accipient coronam vitae…” continuò Anna. Dobby era apparso nella loro camera un’ora prima. Con un messaggio da Giulia. Hermione ne fu sollevata. E lei ne approfittò per andare da Draco. Il prefetto però aveva insistito di portarsi dietro la borsa dei libri di Giulia. E l’uniforme. “Kyrie, ignis divine, eleison…” disse piano Anna. Quella sera sembrava che non ci fosse nessuno. Peccato. Quando voleva sapeva cambiare la sua voce in base al tono della canzone. Come uno dei suoi cantanti preferiti, Dani Filth. Però, invece del solito Satanic Mantra, aveva optato per Lilium. “O quam sancta, quam serena, quam benigma, quam amoena…” soffiò ancora la castana. Sapeva che Giulia non si sarebbe spaventata. Si ricordava di quando, l’anno prima, aveva spaventato un paio di primini. Da quella sera si pensò che ci fosse un altro fantasma in giro per Hogwarts. E poi. Aveva già in mente di proporre a Giulia una bella scampagnata per i dormitori dei primi anni di Grifondoro. Magari anche Hermione avrebbe partecipato. Senza le sue amiche però, non c’era divertimento. Era arrivata al bivio. “O castitatis lilium!” concluse per lei Giulia. Anna sorrise. Non sel’aspettava! “Sempre a spaventare i primini eh? Se lo viene a sapere Herm!” rise Giulia. La castana ghignò. Poi si abbracciarono. “Allora, com’è che sei sparita? Herm credeva che ti avessero rapito gli alieni…” commentò Anna divertita. Giulia la guardò dubbiosa. “Perché gli alieni?” le chiese. La castana alzò le spalle. “Mah…o quelli, o un esercito di puffi! Figuriamoci se nominavo Voldemort! Come minimo Herm radunava le forze armate inglesi!” sbottò poi. Giulia scosse la testa divertita. “Piuttosto, potevi anche salire un momento invece di mandarci Dobby…” commentò seccata Anna. L’amica la guardò dispiaciuta. Solo all’ora la castana notò gli occhi di Giulia. Un poco gonfi. “Ma…Giulia…hai pianto?” le chiese preoccupata Anna. La ragazza fissò gli occhi nocciola su quelli più scuri dell’amica. “A parte gli scherzi…eravamo preoccupate…come mai non sei più tornata in dormitorio? Ieri sera pensavamo fossi rimasta a dormire da Piton, ma quando non sei tornata nemmeno oggi…poi è arrivato quel mezzo pipistrello del malaugurio e abbiamo pensato chissà cosa…” confessò Anna. Giulia sospirò. Si passò una mano sugli occhi. “Mi…mi dispiace…non volevo farvi preoccupare…è che è successo un casino…” si scusò poi. La castana la guardò dubbiosa. “Con Piton? Cos’è successo? Cos’ha fatto ancora?” sbottò irritata Anna. Giulia scosse la testa. “Lui non centra…cioè, si centra però…” cercò di spiegare. Le tornarono in mente quelle immagini. Piton riverso nella pozza di sangue. La pelle fredda. Bianca. Giulia si lasciò scivolare lungo il muro. “Giulia!” esclamò preoccupata Anna. Le si sedette accanto. “Tutto bene?” chiese ancora. L’amica annuì. “Ieri sera sono tornata da Piton…la porta dell’ufficio era aperta...sono entrata e l’ho chiamato, ma non mi rispondeva nessuno…” iniziò a raccontare. Anna la incitò a continuare. “Sono andata nella sua camera…e l’ho trovato…era sulla poltrona…solo che c’era qualcosa che non andava…” continuò Giulia. Anna trattenne il respiro. “Poi ho visto che…sotto la poltrona c’era una macchia di sangue…per Billy Joe Anna! Sembrava di essere nello studio di Sweeney!” commentò Giulia. La castana la guardò stupita. “Piton era ferito… però appena sono entrata è svenuto…l’ho portato sul letto e l’ho medicato…però…non si svegliava…l’ho chiamato…gli ho parlato…ho avuto una paura! Per fortuna poi si è svegliato…sono rimasta con lui tutta la notte…” concluse il racconto l’amica. Anna scosse la testa. “Santo Manson…davvero una brutta cosa…e tu come stai?” le chiese. Giulia fece un debole sorriso. Ma la castana non si accontentò. L’abbraccio subito. La ragazza si strinse in quell’abbraccio. Era quello che ci voleva. Poco dopo le due si staccarono. “Rimango anche stasera…devo cambiargli la fasciatura...” aggiunse Giulia. Anna annuì. “Se lo sapevo ti portavo anche il pigiama…comunque Herm mi ha fatto portare la tua borsa…ci sono tutti i libri di domani e l’uniforme…” spiegò poi, passandole la tracolla della Converse viola scuro. “Ringraziala da parte mia…” sorrise Giulia. La castana annuì. “Ora ti lascio al tuo Draco…ti fermi a dormire da lui?” chiese ancora l’amica alzandosi. Anna la imitò. “No…lo vado solo a trovare poi torno in dormitorio…così spiego tutto ad Herm e ti evito il flashback dei ricordi…” rispose poi. Giulia le sorrise. “Grazie…” la ringraziò. Anna alzò le spalle. “E di cosa? Sul mio contratto da amica c’è scritto un intero paragrafo riguardo il sostegno morale…” commentò ovvia. La ragazza sorrise. La castana l’abbracciò ancora una volta, poi si salutarono. Giulia camminò piano verso l’ufficio. Per non scivolare. La tracolla stretta fra le braccia. La ragazza entrò piano richiudendosi la porta alle spalle. Appena fatto un passo sentì un rumore. Giulia accelerò il passo preoccupata. Arrivata in camera vide del liquido rosso sul pavimento. Il cuore le tremò. Poi vide Piton. Imprecava sottovoce. Per terra mille frammenti di vetro. La ragazza tirò un sospiro di sollievo. Poggiò la borsa e si avvicinò. “Non posso lasciarla da solo per qualche minuto eh?” commentò divertita. Piton sbuffò. “Ho solo fatto un errore di calcolo…” sbottò acido. Giulia sorrise. Si chinò e raccolse tutti i pezzi di vetro. Uno ad uno. Prese un fazzoletto dalla scatola sul comodino e ce li posò. Poi prese un altro fazzoletto e ripulì il pavimento. Controllò meticolosamente che questo fosse pulito da tutte le schegge di vetro. Ne raccolse ancora qualcuna che prima le era sfuggita. Poi prese i due fazzoletti e andò a buttarli nel cestino del bagno. Severus la osservava divertito. Non aveva nemmeno pensato di usare la magia per sistemare tutto quel disastro. Tipico. “Ecco fatto! Stia più attento la prossima volta però…e se c’è qualcosa e io non ci sono, aspetti che torni…” sorrise gentile Giulia. Piton sbuffò. “Non mi serve il suo aiuto…sono un uomo adulto…” rimbeccò arcigno. La ragazza scosse la testa. Poi si sedette in un piccolo spazio di letto accanto a lui. “Sa…anche a me è successo…di rompere qualcosa…quando ero piccola…” disse piano. Severus la guardò alzando un sopracciglio. “Ero malata…e mia madre era uscita…ero sola in casa…e volevo il bicchiere d’acqua che stava sul comodino…ho allungato il braccio ma invece di afferrarlo l’ho fatto cadere…” raccontò Giulia. “Tipico di lei signorina Wyspet…” commentò Piton divertito. “Avevo paura che mia madre mi sgridasse…così cercai di pulire e raccogliere i pezzi di vetro da sola…però mi tagliai…ed iniziai a piangere…” continuò la ragazza. Severus sorrise. Se la immaginava la sua Giulia seduta sul pavimento con i grandi occhi pieni di lacrimoni. “In quel momento mia madre tornò a casa...e mi trovò…mi disinfettò il taglio e sistemò tutto…le spiegai perché avevo cercato di pulire tutto da sola e lei si mise a ridere…mi fece una carezza sulla testa e mi disse che non si sarebbe arrabbiata… mi raccomandò solo stare più attenta e di aspettarla sempre se volevo qualcosa…” concluse Giulia. “E la morale sarebbe?” chiese dubbioso Piton. La ragazza sorrise. Allungò una mano e gli fece una carezza sulla testa. “Che è stato bravo a non cercare di raccogliere tutto da solo…e che la prossima volta le converrà avere la bacchetta al suo fianco così da evitare eventuali strigi di boccette…” rispose dolce. Severus sbuffò. “Per prima cosa, ho trentotto anni, quindi so che il vetro non va mai raccolto a mani nude…al contrario di lei, signorina Wyspet…e per secondo, anche se avessi voluto raccogliere tutto non avrei potuto perché sono bloccato a letto…” commentò acido. Giulia sorrise. Ed i suoi occhi si illuminarono. “Avevo fatto i calcoli giusti allora! Lei ha trentotto anni!” esclamò, battendo entusiasta le mani. Severus arrossì e si voltò dall’altra parte. “Signorina Wyspet…lei mi farà venire un infarto prima o poi…” commentò affranto. Giulia si fermò. “E ora che c’è?” sbuffò ancora Piton. La ragazza lo guardò triste. “Non voglio che le venga un infarto professore…” rispose. Severus scosse la testa esasperato. “Era un modo di dire signorina Wyspet…questa sua innocenza è disarmante sa?” disse infine. Giulia lo guardò dubbiosa. Poi sorrise. Piton guardò per qualche minuto quegli occhi nocciola. Poi sospirò. “È stanco professore?” gli chiese la ragazza. “Di lei? Si…purtroppo però sono costretto a sopportarla ancora per otto ore e mezza…” rispose acido. Giulia sbuffò. E guardò l’orologio. “Ha ragione…è ora di andare a nanna!” commentò. Poi si alzò e si stiracchiò. “Parli per lei…io ho riposato tutto il giorno e non intendo dormire un minuto di più!” sbottò Piton. Giulia lo guardò stupita. “E cosa vorrebbe fare?” gli chiese. “Ho dei compiti nella scrivania…devo correggerli per martedì…” rispose subito. La ragazza scosse la testa. “Ora lei fa il bravo e dorme…ha tutto domani per vedere quei compiti…non si deve affaticare…” lo rimproverò. Piton inarcò un sopracciglio. “Le ricordo chi è l’autorità in questa stanza dei due, signorina Wyspet?” esordì seccato. Giulia si guardò in giro. “Il suo pigiama è nel primo cassetto dell’armadio accanto al comodino…” disse Piton. La ragazza sorrise e trotterellò fino al cassetto. Lo aprì e ne estrasse il pigiama viola. Quello che aveva usato la notte del Crucio. E anche le altre notti. “Non pensavo che lo avesse conservato…” sorrise felice Giulia. Severus alzò le spalle. “Ho avuto così tanto da fare negli ultimi mesi che quel pigiama è stato l’ultimo dei miei pensieri…” rispose secco. La ragazza annuì ed andò in bagno per sistemarsi per la notte. Al professore scappò un debole sorriso. In verità aveva conservato gelosamente quel pigiama. Nella speranza che lei fosse tornata a dormire con lui. Fra quelle lenzuola. Si sentiva fortunato ad essere accudito da Giulia. Era la prima volta che affrontava una situazione simile. Sel’era sempre dovuta sbrigare da solo. Intanto, la ragazza si era raccolta i capelli con una fascia. La cara Hermione aveva pensato proprio a tutto. Giulia si sfilò piano la felpa e la poggiò sul porta asciugamani. Si slacciò paino la gonna e la lasciò scivolare a terra. Con un piccolo calcio la spostò in la. Poi si tolse la calze viola. Rimasta in biancheria, si guardò allo specchio. Ed arrossì. La sua pelle era così bianca da far concorrenza ad Anna. Chiuse gli occhi per qualche minuto. Ricordandosi di quella estate. Quando era andata da sua madre. Per chiedere consiglio per la lettera a Severus. Si stava pettinando davanti alla specchiera. Stava cantando. Quanto le piaceva la sua voce. Suo padre le aveva sempre detto che anche la sua era così bella. Però Giulia non ci credeva. “Che cosa c’è? Che cosa non va dentro te? E sei splendida seduta su quella seggiola, ma nei tuoi occhi blu non ti ci senti più…” iniziò a cantare. Senza accorgersene. Oramai rapita dai ricordi. Quante volte si era guardata allo specchio. E si era odiata. Perché avrebbe voluto i capelli rossi. E quegli occhi verdi. Perché avrebbe voluto essere Lily. “Sei così bella e sai perché? Non c'e' nessuna come te, unica al mondo, solo tu, ma non ti basta vuoi di più…” continuò Giulia. Quella era la canzone che le cantava sua madre. Istintivamente si coprì il petto. Ed abbassò lo sguardo. Strinse le mani appoggiate sulle braccia. Come per crogiolarsi un abbraccio. Quello di sua madre. “Vedrai, ti butterai, sembra banale, che ne sai? Sei bella, tanto bella sei non lo dimenticare mai…” sussurrò ancora. Giulia l’aveva pensata tanto in quei due giorni. Non che soffrisse particolarmente di nostalgia da casa. Si scrivevano almeno due lettere al mese. Solo. Il giorno prima Giulia si era trovata di fronte ad una grande responsabilità. Aveva dovuto affrontare da sola una situazione abbastanza dura. L’abbraccio di Anna l’aveva alleggerita un po’. Però avrebbe voluto anche lasciarsi andare fra le braccia di sua madre. Come faceva sempre quando era piccola. Ed aveva paura. “Lascia che sia solo una piccola bugia, pensaci su prova a mangiare un po’ di più…su quella bilancia là, ci hai perso anche l'anima…” proseguì Giulia. Si sedette sul bordo della vasca. Rabbrividì al contatto della pelle con la superficie gelida. Lasciò andare le braccia lungo i fianchi. Le mani strette fra loro. Lo sguardo perso. Avrebbe voluto tornare bambina. Quando la sua unica preoccupazione era di non deludere i suoi genitori. Niente pianti. Niente paure. Niente Voldemort. “Quando sei sola e stai per cadere ricordati sempre chi sei…” disse ancora Giulia. Poi alzò lo sguardo. No. Non voleva davvero tornare bambina. Niente Anna. Niente Hermione. Niente Severus. No. La ragazza si alzò e tornò allo specchio. Guardò l’immagine che vi si rifletteva. Era quella di una ragazza di sedici anni. Giulia sorrise. Era palese che, essendo quasi maggiorenne, delle responsabilità le stessero per cadere addosso. Lei doveva solo sapere come prenderle. “Sei così bella e sai perché? Non c’è nessuna come te, sei bella adesso che ti volti e scoppi a ridere…” esclamò Giulia. E poi. Non sarebbe mai stata sola. Le sue amiche erano sempre vicino a lei. Qualunque cosa fosse accaduta in futuro. Qualunque cosa che era accaduta in passato. E quello che stava accadendo nel presente. Erano li con lei. Giulia si portò una mano al bracciale viola. Quello con i teschietti comprato a Hogsmerade. Anche se era quello che l’aveva fatta avvicinare a Severus, lei lo considerava di più un nesso di comunicazione con le sue amiche. “Lo sai, ti spegnerai se questo è il bene che ti vuoi, ma tu difenditi se puoi, il buio non perdona mai...” concluse la ragazza. Con un sorriso. Si sentiva già meglio. Fece scorrere l’acqua calda del lavandino e si lavò la faccia. Poi si tolse la fascia. E si mise il pigiama. Prese il fermaglio a teschio ed uscì dal bagno. Giulia si avvicinò e poggiò il fermaglio sul comodino. Quando si voltò, sorrise. Piton aveva gli occhi chiusi. “Professore…?” lo chiamò. Severus aprì di scatto gli occhi. “Mi scusi…non volevo svegliarla…” si scusò Giulia. Piton scosse la testa. Le guance gli si erano colorate. “Non…non stavo dormendo!” sbottò preso alla sprovvista. In realtà aveva chiuso gli occhi per concentrarsi su quella voce. L’aveva sentita cantare dal bagno. Giulia sorrise e giro intorno al letto. Poi si sedette su quello che oramai era il suo lato. A sinistra. Severus la osservò. Non ci poteva credere che una così bella ragazza fosse innamorata di lui. Giulia appoggiò la testa sul cuscino. “Buonanotte professore…” sorrise. Poi gli sistemò le coperte. “Buonanotte signorina Wyspet…” rispose piano lui. E spense la luce. Passarono dei minuti. Travel to the moon kimi wa nemuri yume o toku. “Professore…?” lo chiamò la ragazza. “Si?” rispose curioso Severus. Giulia si avvicinò di poco. “Posso…chiederle un favore?” gli rispose timida. Piton annuì. “Ecco…volevo chiederle se…se potrebbe…darmi un abbraccio per favore…” chiese la ragazza. Era arrossita. Dare mo inai hoshi no hikari ayatsurinagara. Severus sorrise. Ma la fece attendere qualche minuto. Giulia sospirò. “Non…non si preoccupi…era solo…una richiesta stupida…” si scusò. Severus però si avvicinò piano. Senza farsi sentire. Tsuyoku naru tamewasureta egaokitto futari nara torimodosu. “Signorina Wyspet?” la chiamò Piton. La ragazza si voltò di poco. Solo allora Giulia si accorse di essere vicinissima a lui. In un gesto, Severus la portò a se e l’abbracciò. Delicatamente. Per assecondare la sua richiesta. Kizuite, I'm here waiting for youima to wa chigau mirai ga attemo. Giulia era stupita. Non si aspettava che lo facesse davvero. “Professore…g…grazie…” lo ringraziò. Severus scosse la testa. “Non mi deve ringraziare…è il minimo che io possa fare…dopo quello di cui lei è stata capace poi…” rispose. I'm here waiting for you, sakebitsuzukete. Giulia sorrise. Prese un lembo della maglia del pigiama di Severus. E appoggiò la fronte sul suo petto. Il professore la strinse a se. E la ragazza si accoccolò piano accanto a lui. “Ha già fatto abbastanza per me…” sorrise Giulia. Kitto kokoro wa tsunagu ito o tagutte 'ru, ano koro no watashi me o samasu you ni. Piton la guardò dubbioso. E lei sorrise ancora. Chiuse gli occhi. immersa nel suo profumo. In quell’abbraccio. “Lei esiste professore…mi basta questo…” sussurrò Giulia. Il cuore di Severus ebbe un sussulto. Nessuno. No need to cry. Nessuno aveva pronunciato mai quelle parole. Non per lui. Non ebbe nemmeno il tempo per risponderle. Giulia si era già addormentata. Così Severus chiuse gli occhi. Mentre una piccola lacrima di felicità gli rigava una guancia.

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Capitolo 17
*** Evidence ***


Buonsalve *-*
come promesso non ci ho messo secoli per aggiornare u.u i cinque caffè che ho bevuto oggi stanno finendo il loro effetto e fra poco ronferò sbavando sulla tastiera (bellissime immagini, nè? xD), quindi vi stoppo l'intro e vado al sodo u.u ringrazio voi commentatrici abituali Skelanimal, Giorgy89, mistery_sev e CenereSnape <3 un grazie anche a chi legge la mia ff e mi segue nel silenzio *^*
In questo capitolo troviamo What's Up People? che è la seconda siglia di partura dell'anime Death Note, Evidence del nostro Reverendo Marilyn Manson e Underneath Your Clothes di Shakira.

Avvertenze: occtudine, perti del libro, fatti random *scappa*

Chi vuole uccidere Potter alzi la mano \*_*/ eeee infine volevo precisare che questo cap in originario era dedicato alla mia razor sister Vale, per cui lo ripeto anche qui >//< (se stai leggendo, caVa, un abbrash <3)
Ora la pianto e vi lascio all'aggiornamento u.u
Buona lettura <3


Diciassettesimo Capitolo

La notte passò tranquilla. Giulia dormì serena fra le braccia del professore. Che la tenne stretta a se. Pian piano le ombre del buio svanirono con l’arrivare del giorno. Portando con loro le paure. E le preoccupazioni. Lasciando solo un velo di pace. Il primo ad aprire gli occhi, fu Severus. Aveva già riposato sufficientemente nel pomeriggio. Il suo cuore ebbe un fremito nel vedere la ragazza. così bella. Indifesa. Stretta a lui. Le sistemò meglio la coperta sulle spalle. Non voleva che prendesse freddo. Si voltò di poco. L’orologio segnava le 06.45. Era presto. Poteva tenerla con se ancora per una ventina di minuti. E, come fosse tornato adolescente, benedì quei minuti in più prima dell’inizio delle lezioni. Quando era ad Hogwarts, erano rare le volte in cui si concedeva l’ozio mattutino. Di solito andava in biblioteca a leggere. Sapeva che i Malandrini si sarebbero svegliati tardi, e così approfittava della momentanea tranquillità. Al contrario dei suoi coetanei. Lucius rimaneva fino a tardo pomeriggio fisso nel letto. Con qualche ragazza accanto. O anche da solo. A leggere giornaletti su scope e Quiddich. Piton scosse la testa. Non doveva lasciarsi andare ai ricordi. Belli o brutti che fossero. L’unica cosa che contava in quel momento era lei. Giulia. La sua Giulia. d’improvviso Severus sobbalzò. No. Lei non poteva stare li con lui! Doveva andarsene dal suo ufficio prima che gli altri studenti si svegliassero. Il professore la guardò. Gli dispiaceva svegliarla. Però doveva. Battè piano una mano sulla sua spalla. Giulia non si mosse. Al contrario, gli si avvicinò ancora di più. Le guance di Piton si colorarono. Le diede ancora qualche piccola spinta. Ma la ragazza sembrava voler dormire ancora. Mancavano oramai dieci minuti alle sette. Il professore tossicchiò. “Signorina Wyspet…” la chiamò. Ma non ebbe i risultati sperati. Giulia si raggomitolò al suo fianco. Severus si sentiva le guance in fiamme. Era una ragazza così bella. La pelle morbida. E quel profumo. Sembrava che fosse immerso in una vasca di zucchero. Quell’aroma dolce. Fresco. Piton scosse la testa. Non doveva perdersi. Lo faceva per lei. Prese un profondo respiro. Il profumo gli andò dritto al cuore. Si sentì stranamente rilassato. Gli stava tornando il sonno. però. Avrebbe tanto voluto rimanere li. Per tutta la mattina. Nel letto con lei. Ad abbracciarla. Coccolarla. Per la prima volta in tutta la sua vita. L’idea di oziare gli aveva sfiorato la mente. Severus sospirò. Giulia aveva le lezioni. Non le avrebbe permesso di lasciarsi andare così per lui. Tra due anni sarebbero rimasti a letto a poltrire ogni mattina. Così, Piton prese coraggio. “Giulia…svegliati…o farai tardi…” le sussurrò. Piano. Normalmente si sarebbe messo a sbraitare. A fare ogni rumore possibile. Con Potter poi. L’avrebbe buttato giù dal letto direttamente. Giulia si mosse. Una mano si chiuse in un pugno. Severus richiuse prontamente gli occhi. Mentre la ragazza li apriva. Lentamente. Si tirò su a sedere. Poi si guardò in giro. Dopo qualche minuto ripercorse gli ultimi avvenimenti. E si voltò. Il professore dormiva accanto a lei. Giulia sbadigliò con gli occhi ancora mezzi chiusi. Poi si portò una mano alla spalla. E si accorse che il pigiama gliel’aveva lasciata scoperta. La ragazza se lo sistemò subito. Rossa in viso. Si stiracchiò. “Ma…che ore sono…” sussurrò, stropicciandosi gli occhi. Aveva dormito meravigliosamente. In effetti il letto degli insegnanti era molto più comodo di quello per gli studenti. Forse però. Non era solo quello. Lei sapeva che cos’era in realtà cosa la faceva riposare serenamente. Il suo professore. Giulia sorrise. Allungò una mano e accarezzò piano la guancia a Severus. Poi sbuffò. Si scoprì piano e si alzò. L’orologio segnava le 6.55. Si sarebbe dovuta cambiare in fretta. Doveva passare in dormitorio a poggiare i vestiti. E anche qualche libro. Hermione le aveva decisamente riempito troppo la borsa. La ragazza prese l’uniforme ed il fermaglio sul comodino. Poi andò in bagno. Si lavò veloce il viso e si pettinò i capelli. Si preparò a tempo record, a parte il solito cravattino pestifero. E si ripresentò in camera. Cacciò i vestiti del giorno prima nella borsa a tracolla. Severus intanto cercava ancora di non dar a vedere che fosse sveglio. Sapeva che Giulia avrebbe iniziato qualche discorso. Facendole perdere così un sacco di tempo. Preferiva rimanere così. Con gli occhi aperti giusto quel poco per vederla furtivamente. La ragazza controllò di non aver lasciato nulla. Poi si avvicinò al letto. Sistemò le coperte. Non voleva che Severus patisse il freddo. Le mattine autunnali erano peggio delle notti d’inverno. “Ecco qui…mi raccomando, stia buono finché non torno intesi? Dovrei avere un’ora buca prima di pranzo…” sussurrò piano Giulia. Piton trasalì. Forse sapeva che non stava dormendo? Giulia sorrise e trotterellò nell’ufficio. Tornando con la bacchetta del professore in una mano. La poggiò sul comodino. Poi prese la sua e fece apparire un bicchiere d’acqua accanto all’oggetto. “Ora c’è tutto…allora…a dopo…e non faccia danni!” disse soddisfatta. E sospirò. Giulia si chinò di poco. E gli diede un piccolo bacio sulla fronte. “Buon riposo professore…le voglio tanto bene!” sorrise. Prese borsa. E trotterellò via. Lasciando solo la scia di zucchero nell’aria. Piton scosse la testa diverito. Si strinse nelle lenzuola. Sfiorando il posto in cui aveva dormito lei. Lasciandosi cullare. Dal ricordo della sera prima. Mentre l’immagine di una famiglia prendeva spazio nella sua mente. Offuscando le sue paure. Anche solo momentaneamente. Intanto Giulia aveva chiuso a chiave con un incantesimo la porta dell’ufficio. Ed era corsa alla Torre di Grifondoro. In giro non c’era ancora nessuno. Nemmeno i soliti mattinieri. Dopo essersi sorbita la tipica predica dalla Signora Grassa, aveva passato la Sala Comune. Per fiondarsi nel dormitorio femminile. Appena aperta la porta della camera, vide Hermione. Con una mano a mezz’aria. Probabilmente stava aprendo la porta. Il prefetto la guardò stupita. Poi, pian piano gli occhi le luccicarono. E saltò in braccio a Giulia. “Herm…che casino fai?! Non sono nemmeno le sette e mezza!” protestò Anna, uscendo dal bagno. Poi notò l’amica e le sorrise. “Oh Giulia! Per Merlino, eravamo preoccupatissime!” esclamò Hermione. Anna la guardò scettica. “Parla per te…io sapevo che stava bene…” commentò poi. Giulia sorrise. “Scusa Herm…” disse dispiaciuta poi. Il prefetto scosse la testa. “No…hai ragione…non ti devi scusare…è che…sai…non tornavi…Anna ieri sera mi ha fatto un riassunto di quello che è successo…” disse subito. Giulia l’abbracciò ancora. e le fece una carezza sulla testa. Hermione tirò su con il naso. Così Anna si alzò e le separò. Giulia sospirò ed andò al suo letto. Billy Joe la seguì. Saltò sul lenzuolo ed iniziò a fare le fusa. “Sei mancata anche a lui…” commentò divertita il prefetto. La ragazza sorrise. Gli fece qualche carezza sulla pancia. Poi tirò fuori i vestiti dalla tracolla e li ripose sul baule. Tolse anche qualche libro. “Come sta Piton?” chiese ancora Hermione. Giulia sorrise. “Meglio…però lo conoscete…domani vuole fare lezione…quindi sarà meglio che oggi gli cambi la fasciatura più spesso…abbiamo un’ora buca prima di pranzo no?” chiese. Anna annuì. Ed Hermione tirò ancora su con il naso. La castana sbuffò spazientita e le tirò una cuscinata. Che fece cadere il prefetto sul letto. Anna la guardò trattenendo le risate. Hermione sbuffò e ritirò il cuscino addosso alla castana, che barcollò. Giulia scosse la testa divertita. Il prefetto e Anna si guardarono. Poi presero due cuscini. Che finirono addosso a Giulia. Così si scatenò l’ennesima battaglia. Dopo dieci minuti, il pavimento era foderato da piume bianche. Come anche le tre. Anna se ne tirò via qualcuna dai capelli, poi prese la borsa. Giulia aiutò Hermione, che decise di ripulire tutto. Quando la camera fu di nuovo in ordine, le tre scesero in Sala Grande. Seduta al tavolo di Grifondoro, con in mano una brioche alla cioccolata. Mentre ascoltava i finti battibecchi tra la castana ed il prefetto, la ragazza sorrise. Le erano mancate le sue amiche. In effetti a pensare alla sua futura vita da sposata, un po’ malinconia la prendeva. Non avrebbe più dormito con loro. Non si sarebbe più svegliata con il trillo della sveglia di Hermione. e i lamenti di Anna. Ed un po’ le dispiaceva. Però si immaginava sua figlia. Nello stesso dormitorio. Con le amiche. A percorrere gli stessi corridoi che aveva girato lei. Magari sarebbe anche andata a visitare la stanza delle torture. Se la figlia di Anna fosse stata come la madre, l’avrebbe di sicuro trascinata in giro per tutta Hogwarts. “Hey Giulia! Ma mi ascolti?!” sbottò la castana. La ragazza sobbalzò. “Lasciala stare un po’ tranquilla Anna!” la rimproverò Hermione. Giulia scosse la testa. E le guardò. “Ragazze…sapete una cosa?” sorrise. Le amiche si guardarono dubbiose. “Vi voglio un mondo di bene!” esclamò subito. Anna sbuffò divertita. “Che novità!” commentò. Poi però abbracciò Giulia. Hermione si unì subito. Con gli occhi ambrati lucidi. “Santo Manson, ora torniamo con i goccioloni Herm?” sbottò Anna divertita. Il prefetto tirò su con il naso e le diede un leggero pugno in testa. Giulia sorrise. Era proprio vero. Come avrebbe fatto senza le sue amiche.
Quel giorno le ragazze seguirono normalmente le lezioni. Ad ogni possibile pausa Giulia si recava da Piton. La settimana andò veloce. Così arrivò il venerdì. Terzultimo giorno di novembre. Anche il clima si era rinfrescato, dando i primi segni dell’inverno. Erano le 7.00 precise e le tre tentavano di svegliarsi. Qualcosa però quella mattina lo impediva più del solito. “Che freddo stanotte!! Come si fa a dormire con queste cavolo di coperte?!” sbuffò Anna. Hermione scosse la testa esasperata. “Il freddo è venuto all’improvviso…quei poveri elfi domestici passeranno stamattina a cambiarle non credi?” commentò. La castana alzò le spalle. Giulia guardava fuori dalla finestra. Un sole pallido aveva sostituito quello caldo. Le foglie degli alberi erano mutate. I colori autunnali erano sbiaditi, lasciando spazio a quelli più grigi dell’inverno. “Non dimentichiamo che dopodomani sarà già dicembre…” osservò ancora Hermione. Giulia sospirò. “A me sembra di essere tornata ad Hogwarts solo ieri…anche se sono successe un mare di cose in questi due mesi…” commentò. Anna annuì. Si sistemò la camicia e iniziò a frugare nel baule. Intanto Giulia aveva preso a litigare con il cravattino. Hermione si stiracchiò. La stagione fredda era l’ideale per starsene chiusi in Sala Comune, davanti al fuoco. Almeno le amiche non sarebbero uscite, rischiando i soliti punti di Grifondoro. Anna richiuse il baule con un tonfo. Aveva in mano dei volumetti. Ne aprì uno e diede un’occhiata alle immagini. Poi li ripose nella borsa. Le tre uscirono e si diressero in Sala Grande. Giulia si voltò verso il tavolo insegnanti. Con enorme sollievo notò che finalmente Piton aveva ripreso il suo posto. Infatti, anche se andava a lezione, il professore non si presentava durante i pasti. Giulia aveva chiesto gentilmente a Dobby di portargli tutto in camera. Quando si sedettero però, le ragazze videro con sorpresa che anche Silente era al suo posto. Non sembrava avere una bella cera però. “Sembra più…pallido…” commentò Giulia. Hermione annuì. “Si vede che sta faticando parecchio…” la diede ragione. D’improvviso il preside si alzò. Battè le mani per avere attenzione. Gli studenti, lieti di rivederlo al suo posto alla tavola, si zittirono subito. “Buongiorno! Mi scuso per avervi interrotto nella colazione, però, volevo fare un annuncio…” iniziò a dire. “Magari ci sarà un altro ballo!” squittì Lavanda, da qualche posto più in la. Hermione rabbrividì d’orrore a quella vocina. “Vi comunico che la prossima giornata ad Hogsmeade si terrà il sei dicembre, più precisamente sabato prossimo…vi auguro di passare una serena giornata in compagnia dei vostri amici, e mi raccomando, approfittate per comprare i regali di Natale!” continuò sorridendo Silente. Un brusio si levò dalla sala. “Speriamo che i miei mi mandino la paghetta entro sabato allora…” osservò speranzosa Anna. Giulia sorrise. Aveva da parte qualche soldo risparmiato dall’ultima visita. “Ora, vi lascio ai dolci…e mangiate a più non posso! Ricordate che la colazione è il pasto più importante della giornata!” concluse Silente. Poi si risedette al proprio posto. Hermione sospirò. “Così anche quest’anno è arrivata la tragedia dei regali di Natale…” esclamò affranta. Non aveva molta fantasia in fatto di regali. “Vorrà dire che ci toccherà passare tutto il sabato in giro per negozi…” sorrise ottimista Giulia. Anna bevve d’un fiato il suo caffè. Poi si stiracchiò. Frugò nella borsa e prese uno dei volumi che aveva messo prima. “Anna, non è educato leggere a tavola!” l’ammonì il prefetto. La castana sbuffò e la ignorò. “Cosa leggi? Nuovo manga?” chiese curiosa Giulia. L’amica annuì. “Terzo numero della ristampa gold di Death Note…” sorrise Anna, mostrandole la copertina. Questa era blu, con in mezzo un mostro dagli occhi gialli e bocca larga. “Quando l’hai finito me lo passi?” le chiese ancora Giulia. La castana le sorrise, poi sobbalzò. “A proposito, ti dovevo passare il due se non sbaglio…” disse, prendendo il manga e porgendolo all’amica. La ragazza lo prese e lo osservò curiosa. Era bello spesso. “Che bello! C’è L in copertina!” esclamò entusiasta Giulia. Anna annuì. Un ragazzo seduto su una poltrona compariva nella copertina del secondo numero. Capelli neri con una lunga frangia e le guardava. “Settimana prossima dovrebbero uscire anche Nana e Karin…” osservò poi Giulia. Anna annuì. Hermione le guardò dubbiosa. Alzò gli occhi al soffitto. Quella mattina c’erano delle nuvole grigie che sovrastavano la sala. Anche il tempo fuori stava cambiando. “Giulia…hai presente il manga che stavi leggendo un po’ di tempo fa?” le chiese il prefetto. La ragazza la guardò pensierosa. “Quale? Quello con un ragazzo in copertina?” rispose vaga. Hermione scosse la testa. “Quello con una ragazza in uniforme…capelli corti, occhi viola…” iniziò a descrivere. Giulia annuì e sorrise. “Karin…quello della vampira al contrario!” esclamò. Hermione sorrise. “Ecco…me lo potresti prestare?” chiese timida. Giulia annuì. “Certo! cel’ho su in camera! Dopo nell’ora buca torniamo su così poi te lo do…” esordì. Anna prese l’orario dalla borsa. Lo scrutò e fece una smorfia schifata. “Non per deluderti Giulia, ma oggi non abbiamo ore buche…anzi…ben tre ore di Pozioni con il Lumacono…” sbuffò la castana. L’amica scosse la testa affranta. Il venerdì era un giorno pesante. “Tre ore di Pozioni…le avessimo avute gli anni scorsi quando c’era Piton!” commentò Giulia. Anna rabbrividì al sol pensiero. “Santo Manson! Nemmeno per sogno! Ci sarebbe stato da fustigarsi…” osservò poi. Hermione scosse la testa. “Sono necessarie tre ore…le pozioni che dobbiamo preparare quest’anno sono più complesse e richiedono più tempo…” sbottò. Anna la guardò scettica. Sopra le loro teste un lampo finto illuminò la sala. Giulia sobbalzò. “Fuori sta iniziando il temporale…perfetto…” sospirò seccata Anna. Hermione per poco fece cadere la sua brioche a terra. Pochi minuti dopo, i dolci sparirono dalla tavola, dando segno ai ragazzi che era ora di iniziare una nuova giornata di lezioni. “Santo Manson…oggi è una delle giornate peggiori…” sbuffò Anna. Giulia la prese a braccetto. “Avanti! È venerdì no? Poi ci aspetta il week end!” sorrise. Hermione scosse la testa. “Ed i compiti?” aggiunse. Anna abbassò la testa affranta. “Ora si che sono senza voglia di vivere…” esordì. Giulia rise e prese a braccetto anche il prefetto. Per condurle nell’aula di Pozioni. La prima ora passò con estrema lentezza, essendo quella di teoria. Quel giorno c’era una particolare pozione da preparare, e serviva tutta l’attenzione possibile. Perfino Anna cercò di non addormentarsi sul banco o mettere un manga tra le pagine del libro in modo da leggerlo di straforo. Come al solito, le tre si impegnarono a fare una pozione corretta. Alla fine della terza ora, prima di pranzo, Lumacorno fece il giro dei calderoni per vedere a che punto fossero. “Molto bene signoria Granger…come al solito…” la lodò il professore. Hermione sorrise compiaciuta e, dopo un’ultima mescolata, mise un po’ della pozione nella boccetta da consegnare. “Anche lei signorina Wyspet…eccellente…vedo che si è adeguata ai tempi senza fare errori…” sorrise Lumacorno. Giulia annuì. “Ci sono volute un po’ di lezioni, ma alla fine cel’ho fatta!” esclamò poi, facendo il tipico segno di vittoria a due dita. Il professore rise divertito. “Molto bene signorina Haliwell…davvero molto bene…il colore è perfetto…” commentò ancora. Anna sorrise soddisfatta. Travasò un po’ di pozione nella boccetta per consegnarla. “Ottimo! Davvero ottimo signor Potter! Non mi delude mai! Davvero il migliore!” osservò infine Lumacorno. Harry lo guardò beato. “Ancora?! Pensavo di aver fatto meglio io stavolta!” sibilò Anna. Giulia scosse la testa. “Non te la prendere…è quel libro…” cercò di consolarla. Hermione scosse la testa. quella situazione non la sopportava davvero più. Non era gelosa di Harry. Non quanto lo era Anna almeno. Ma lei ne aveva tutto il diritto! Il prefetto si era accorta di quanto impegno la sua amica aveva messo in Pozioni quell’anno. Anche se le costava ammetterlo, Anna in poco tempo era arrivata ai suoi livelli. Eppure i suoi meriti non venavo rispettati. Tutto per colpa di Harry. Hermione l’aveva notato. Quell’anno era diverso. Già la trovata di tenersi il vecchio libro di Pozioni non le era sembrata una buona idea. Inoltre consultando le note di quel libro otteneva più lodi di quante se ne meritasse. Anna intanto guardava con puro odio il ragazzo. Avrebbe voluto affogarlo nella sua stessa pozione. Aveva davvero sopportato troppo quell’anno! “Harry…mi fai vedere il tuo libro?” gli chiese la castana. Cercando di mantenere un tono meno omicida possibile. Il ragazzo la guardò. Era da molto che non gli rivolgeva la parola. Come anche Giulia ed Hermione. Se non per le solite frasi di cortesia. Il prefetto conversava di più con Ron in quel periodo. Ed Anna non gli parlava. Ancora per quel litigio in Sala Comune avuto a proposito della collana. “Perché ti serve? Il tuo è li…” rispose sospettoso Harry, indicando il volume accanto alla ragazza. “Si l’ho visto…però io voglio il tuo… devo controllare una cosa…” ripetè Anna. Hermione e Giulia la guardavano pronte a scattare in caso di pericolo. Sapevano che l’amica avrebbe fatto qualcosa di avventato. Harry la ignorò e ripose il libro nella sua borsa. In quel momento, la campanella annunciò la fine della lezione. “Harry…dammi quel libro!” sibilò Anna. Il ragazzo la guardò. “Solo se mi consegni la collana…” rimbeccò lui. La castana sbarrò gli occhi. Intanto, Draco aveva raggiunto Giulia ed Hermione. “Cosa succede?” chiese sottovoce alle due. Il prefetto sospirò affranta. “Anna ha superato il limite di sopportazione…” rispose. Il biondo annuì. Sapeva quanto alla sua ragazza non andasse giù il fatto della superiorità in Pozioni di Potter. “Nemmeno per sogno…e ora, dammi quel libro…” ripetè ancora Anna. Harry scosse la testa convinto. Prese la borsa e passò davanti alla ragazza come se nulla fosse. “Lo sai che non puoi imbrogliare così…quel libro non è tuo!” ringhiò ancora la castana. Harry si voltò. “Però Lumacorno l’ha dato a me…ciò significa che ora è mio…” commentò. Anna scosse la testa. “Santo Manson non puoi ottenere voti alti imbrogliando! Non pensi a chi si impegna veramente?” rimbeccò sicura. Harry sbarrò gli occhi stupito. “Proprio tu parli! Ma se fino all’anno scorso avresti pagato per avere un libro così! Non mi dire che l’avresti riconsegnato! Ti conosco Anna, non negarlo! Sei sempre stata la prima a violare regole e cercare sotterfugi per passare sicura le lezioni!” sbottò adirato. Hermione rimase a bocca aperta. Giulia scosse la testa. Sentiva che si stava avvicinando una brutta tempesta. Non solo climatica. “Se non sbaglio tu eri con me ogni volta che ho violato le regole Harry! Ti conosco anche io oramai…anche se mi sembra che tu sia diventato tutt’altra persona...” rispose Anna. Harry scosse la testa. “Io l’ho sempre fatto in nome di qualcosa di buono! E poi non capisco perché te la prendi tanto…” sbottò poi. La castana lo guardò con gli occhi stretti in due piccole fessure. “Perché me la prendo? Semplicemente perché per la prima volta in vita mia sentivo di essere capace in qualcosa! Speravo di poter essere la prima in qualcosa di importante! Cosa credi, ho visto la faccia di mia madre mentre leggevo i G.U.F.O.!” spiegò Anna. Hermione guardò Giulia. Nemmeno loro lo sapevano. Harry la squadrò dubbioso. La castana sorrise malinconicamente. “Però ovviamente ci dovevi mettere il tuo zampino! Sei sempre stato il preferito di tutti i professori…e ora ti vuoi anche arruffianare Lumacorno…incredibile!” sbuffò. “Io non sono stato il preferito di nessuno!” rimbeccò Harry. Anna scosse la testa. “Lupin, la McGranitt, Silente…non ti dicono nulla? Un solo professore ha creduto in me…fino all’ultimo…l’unico che tu non sei mai riuscito a conquistare…” aggiunse poi. Il ragazzo la guardò accigliato. Poi capì. “Vuoi dirmi che Piton è stato l’unico a credere nelle tue capacità? Figurati! Quel vecchio gufo non sa nemmeno cosa vuol dire credere in qualcosa o qualcuno!” commentò Harry. Giulia rimase a bocca aperta. Hermione la prese per mano per evitare la strage finale. “Sei davvero presuntuoso…” sbottò Anna. Harry strinse i pugni. “Io presuntuoso? Parla per te piuttosto! Se ti piace tanto Piton perché non te ne vai nei sotterranei? E magari ci rimani pure!” rimbeccò furioso. “Harry!” lo richiamò Hermione. Ma il ragazzo la ignorò. “Potresti diventare una buona Serpeverde…la lingua biforcuta cel’hai…ti manca solo un Marchio Nero sul braccio…” ringhiò ancora. Anna lo guardò digrignando i denti. Harry chiuse gli occhi, aspettandosi già una sberla. Però la castana non fece nulla. Rimase li davanti a tremare di rabbia per qualche minuto. Poi, prese la borsa ed uscì di fretta dall’aula. Giulia ed Hermione si guardarono. Li avevano visti. Gli occhi di Anna. Lucidi. Quella era stata davvero l’ultima goccia. “Tu…” iniziò a dire Draco. Era furioso. Come si era permesso. Quell’insetto. Quella stupida cimice. Harry aprì gli occhi. Il biondo lo raggiunse e lo prese per il colletto della camicia. Hermione si avvicinò ai due. “Draco…calmati…lascialo andare…” cercò di dissuaderlo. Giulia la guardò stupita. Il biondo obbedì, passati dei minuti. “Grazie Hermione…” le sorrise Harry. Subito però il prefetto stampò le sue cinque dita sulla guancia del ragazzo. Questo la guardò stupito. “Prima di dire certe cose, sarebbe meglio che riflettessi Harry…mi hai davvero deluso…non pensavo arrivassi a tanto!” esclamò Hermione. Giulia annuì. Le due presero le borse ed uscirono dall’aula. Draco guardò soddisfatto l’impronta rossa che troneggiava sulla guancia di Harry. Poi prese anche lui la borsa ed uscì. Intanto, Anna si era fermata alla fine del corridoio. Aveva preso lo specchietto che teneva in borsa e si era asciugata gli occhi. Non avrebbe pianto una sola lacrima per colpa di quel ragazzino. Le amiche la raggiunsero subito, come anche il biondo. “Anna…come stai?” le chiese preoccupata Hermione. La castana mise via lo specchietto e tirò un profondo respiro. “Tutto bene Herm…” rispose. “Sai…Herm ti ha vendicata…” sorrise Giulia. Anna la guardò dubbiosa. “Ha dato una sberla al caro Potter…” spiegò il biondo. La castana guardò il prefetto stupita. Poi l’abbracciò. Hermione arrossì. “È…stato…solo un impulso…dovevo…fare qualcosa…” si giustificò modesta. Anna la strinse ancora di più. “Grazie Herm…ti voglio tanto bene…” sorrise. Il prefetto ricambiò. “Ora vado…Blaise mi aspetta in Sala Grande…ci vediamo a Difesa! Buon appetito piccola…” sorrise Draco. Diede un bacio ad Anna, ed andò via. Le tre invece tornarono in dormitorio. Lasciarono qualche libro e si diressero verso la Sala Grande per il pranzo. Erano appena entrate, quando una ragazza bionda le fermò. Indossava la divisa di Serpeverde. Giulia non l’aveva mai vista. E nemmeno Hermione. La ragazza guardò Anna e sorrise. “Da quanto tempo!” esclamò. La castana sorrise. “Era ora che ti facessi viva! Pensavo che fossi stata seppellita sotto ai libri!” commentò. La bionda sbuffò. “Non me ne parlare! Odio il settimo anno! Non si respira nemmeno un momento!” rispose. Poi guardò le due. “Santo Manson che stupida! Non vi ho nemmeno presentate! Lei è Valentina James…” la presentò Anna. “Io sono Giulia Wyspet!” esclamò Giulia. “Hermione Granger…” disse il prefetto. Valentina sorrise. “Anna mi ha parlato di voi…molto piacere! Ora scusate, ma stavo andando in dormitorio…” esordì. La castana la guardò dubbiosa. “Libri?” chiese. Valentina sospirò affranta. “Dopo ho compito con il Luma…e non ho aperto libro!” spiegò. Poi, le salutò e proseguì per la sua strada. Le tre si andarono a sedere. “Sembra una ragazza simpatica…” sorrise Giulia. Anna annuì. “Ma come l’hai conosciuta?” le chiese Hermione. La castana alzò le spalle. “Era la ragazza di un amico di Draco dell’ultimo anno…l’anno scorso siamo usciti tutti e quattro una sera e così ho fatto amicizia…mi somiglia molto come carattere…” spiegò. Le amiche annuirono. E presero a mangiare. O meglio, Anna spazzolò in fretta una coscia di pollo, si pulì le mani e si immerse ancora nel manga. Hermione scosse la testa rassegnata. “Sapete…se avessi il Death Note…penso proprio che il nome di Harry sarebbe il primo che scriverei…” commentò la castana. Hermione trasalì. “Non puoi dire sul serio! Nessuno si merita la morte!” sbottò. Anna alzò le spalle. “Io se avessi il Death Note ci scriverei il nome di Voldemort…” esordì Giulia. La castana sorrise. “Solo quello però…poi lo lasceresti tutto in bianco…sei troppo buona per uccidere della gente!” commentò. Giulia sorrise imbarazzata. “In effetti mi sa che hai ragione…penso che terrei il Death Note solo per avere vicino uno Shinigami…” le diede ragione. Hermione la guardò stupita. “Ti piacciono quei mostri?” le chiese. Giulia annuì. “Vorrei tanto avere un Ryuk che mi segue tutto il giorno…” sorrise. Anna annuì. “Anche io!” concordò. Il prefetto scosse la testa. Le nuvole del soffitto artificiale non si erano ancora diradate. E dei lampi illuminavano ancora la sala. Fuori il temporale stava imperversando. Da qualche posto più in la si sentì uno squittire. Hermione per poco soffocò con il boccone di pasticcio che stava mangiando. Si voltò inorridita. “Running through the monsoon beyond the world to the end of time where the rain won’t hurt!” aveva iniziato a canticchiare Lavanda. Ad Anna si erano drizzati i capelli. “Santo Manson…non so cosa sia peggio! Se quella vocetta stridula o la canzone!” commentò esasperata. Hermione si portò le mani alle orecchie. “O la finisce, o inizio a dare testate al tavolo!” soffiò Ginny. Mary Kate la guardava a bocca aperta. “I miei Tokio Hotel…storpiati così…” sussurrò inorridita. Anna poggiò il manga sul tavolo. Prese un profondo respiro. “Hey hey ningen sucker! Aa ningen…ningen fucker! Hey hey ningen sucker! Aa ningen…ningen fucker!“ iniziò a cantare. Lavanda la guardò male. Hermione la guardò dubbiosa. “Fighting the storm into the blue and when I lose myself I’ll think of you together we’ll be running somewhere new through the monsoon just me and you!” proseguì poi. Il prefetto si tappò ancora le orecchie. Sembrava il rumore delle unghie strisciate sulla lavagna. Anna non si arrese. “Hey hey ningen sucker! Aa ningen…ningen fucker! Hey hey ningen sucker! Aa ningen…ningen fucker!” ripetè sicura. Lavanda sbuffò. Mary Kate approfittò del momento per avvicinarsi alla ragazza. Prima che potesse rispondere, la baby Haliwell le mise una mano davanti alla bocca. Da tutto il tavolo dei Grifondoro si levò un applauso. Lavanda si liberò dalla mano della ragazza e tirò un urletto isterico. Poi, si alzò e se ne andò. Mary Kate tornò al suo posto, dando un cinque alla sorella. “Ora sappiamo che Lavanda ed i Tokio Hotel sono una coppiata micidiale…” sorrise Giulia. Hermione tirò un sospiro di sollievo. “Piuttosto, cosa stavi cantando?” chiese ad Anna. La castana sorrise fiera. “Seconda sigla di apertura dell’anime di Death Note…” rispose. Il prefetto alzò le spalle e tornò al suo pasticcio. Il pranzo proseguì tranquillo. Il pomeriggio avrebbero avuto un’ora di Incantesimi e due di Difesa. In più Hermione avrebbe avuto anche un’ora di Rune. Appena i cibi sparirono, le ragazze si diressero verso l’aula di Incantesimi. L’ora passò veloce essendo tutta di pratica. Sfortunatamente, Harry aveva gli stessi loro orari. Le tre cercavano di stargli più lontano possibile. Finita l’ora di Incantesimi, le ragazze si diressero a quella di Difesa. Giulia trotterellò per tutti i corridoi. Sotto gli sguardi divertiti della amiche. Fu la prima ad entrare e salutare Piton. Anche Anna lo salutò, in modo più rispettoso del solito. Quando tutti gli alunni furono arrivati, la lezione iniziò. Giulia si era seduta al solito posto tra Hermione e Anna. quest’ultima accanto a Draco. Piton si alzò pesantemente dalla cattedra con un pacco di fogli in mano. La classe trattenne il respiro. Quelli erano i compiti svolti martedì. Non essendoci stato a colazione, tutti gli studenti avevano pensato ad una possibile assenza. Trovando poi davanti ad un test scritto. Giulia era l’unica che sapeva. Piton non era riuscito a finire il nuovo argomento e così aveva preparato quei test. “Non mi dilungherò in prediche…credo che sappiate già che il vostro livello in questo compito è scarso…come al solito, solo alcuni hanno raggiunto un voto decente…” iniziò a riassumere il professore. Poi con un colpo di bacchetta li distribuì. Anna strinse forte la croce. “Santo Manson, grande Reverendo di tutti i tempi, ti prego, fa che abbia preso almeno A…” pregò la castana. Draco scosse la testa divertito. Giulia guardò verso Piton. Quell’ultimo compito non era stato particolarmente brillante per lei. “Billie Joe che paura! Speriamo bene…” sussurrò. L’unica che sembrava essere sicura era Hermione. I tre fogli si posarono contemporaneamente sul banco di ognuna. La prima a guardare fu Anna. Quando vide un’enorme e rossa E il suo cuore si fermò. Sorrise incredula. Hermione diede una rapida occhiata al suo compito. Nemmeno un segno rosso. Se non la solita E. prese qualche appunto sul foglio e si stiracchiò. Giulia vide prima le correzioni in rosso, coprendo il voto con una mano. Quando ebbe letto tutto, lo scoprì. Una O troneggiava. La ragazza tirò un sospiro di sollievo. “Com’è andata?” chiese curiosa Anna. Hermione le passò il compito, come anche Giulia. La castana fece lo stesso. “Cavolo Anna! Penso che i tuoi ti daranno la paghetta raddoppiata!” commentò la seconda. “Non credo…mia madre mi scriverà una cosa tipo ‘da chi hai copiato?’ oppure ‘smettila di farti aiutare di nascosto da Giulia e Hermione’…molto incoraggiante no?” rimbeccò sarcastica Anna. Hermione la guardò intristita. “Ma tu non hai copiato…non l’hai mai fatto in nessun compito in classe fino ad ora! Giusto?” le chiese. La castana annuì fiera. “Vero Herm…hai proprio ragione!” rispose. “E tu Giulia? Com’è che ti sei abbassata?” chiese poi. La ragazza alzò le spalle. “Non ho avuto molto tempo per studiare…ho dovuto fare tutto lunedì…” si giustificò. “Però non hai studiato perché hai curato Piton…poteva almeno darti qualche punto in più…” commentò Anna. Giulia scosse la testa. “Non sarebbe stato giusto…mi rifarò nel prossimo compito…dopotutto non mi è andata così male!” rispose. Poco dopo, Piton raccolse tutti i compiti. Segnò qualcosa sul registro. Poi si voltò verso la classe. Con un ghigno dipinto in viso. Gli studenti si guardarono impauriti. “Dunque…è passata solo una mezzora…il che mi dice che ho ancora un’ora e mezza di tempo…” iniziò a dire. Gli allievi lo guardarono perplessi. Qualcuno annuì impaurito. “Immagino che voi sappiate che con questi voti decadenti, non posso andare avanti con il programma…perciò, ho deciso che quest’ora e mezza sarà adibita a spazio per delle interrogazioni…voglio subito precisare che chiamerò indistintamente dal voto di questo compito…” spiegò Piton. Dalla classe se levò un brusio contrariato. “Che bello…interrogazioni a sorpresa, e io non ho paura perché ho studiato!” ghignò soddisfatta Anna. Hermione scosse la testa divertita. Giulia sorrise. In quei giorni aveva studiato di volta in volta. Avrebbe recuperato il voto in un attimo. Il professore analizzò il registro. “Dunque… abbiamo un po’ di candidati…come per esempio la nostra signorina Haliwell, che ha conseguito un risultato stupefacente in questo compito…devo forse dedurre che si è finalmente messa a studiare?” commentò, alzando la testa verso Anna. La castana sorrise. “Certo professor Piton! E anche di buona lena!” rispose sicura. Piton ghignò. “Meglio tardi che mai…quindi non avrà problemi a dimostrare quanto è capace riguardo agli Incantesimi non verbali…” disse. Anna annuì. Si alzò. Poi andò alla cattedra. Piton setacciò i compiti fino a trovare quello della ragazza. Sapeva benissimo che Anna si era messa a studiare seriamente. Però voleva testare la sua bravura. “Bene signorina Haliwell…eviterò di farle domande di teoria…” iniziò a dire. Poi prese la bacchetta che era poggiata sulla cattedra. Anna lo guardò dubbiosa. “Provi a disarmarmi…” ordinò Piton. La castana annuì. Guardò concentrata la bacchetta che il professore teneva all’altezza del petto. La osservò per qualche minuto. Tutta la classe era in attesa. Non si vide nulla. Fino a quando fu Piton a muoversi. “Protego!” disse. Si videro delle scintille sbalzare via da pochi centimetri alla bacchetta. Anna guardava in attesa il professore. “Sopra alle mi aspettative…torni al posto signorina Haliwell…” sentenziò Piton. La castana lo guardò curiosa. “Allora…?” chiese. Il professore inarcò un sopracciglio. “La sua E è confermata…ora sparisca dal mio campo visivo…” sbottò acido. Anna sorrise e tornò al proprio posto, sotto lo sguardo sgomento dei Serpeverde. Piton ricominciò a scorrere il registro. “Vediamo un po’…signorina Wyspet…vedo che ha battuto la fiacca nell’ultimo compito…cos’è, lei e la signorina Haliwell vi siete scambiate i corpi?” commentò sarcastico. Qualche Serpeverde rise. Giulia arrossì. “Mi dica, a cosa servono esattamente gli Incantesimi non verbali?” le chiese Piton, appoggiandosi con una mano alla cattedra. La ragazza lo osservò. “Entro Natale se le è possibile…” sbottò seccato il professore. Giulia sobbalzò. “Ecco…gli…gli Incantesimi non verbali sono gli incantesimi per i quali non è necessario pronunciare la formula ad alta voce…ciò comporta di avere un vantaggio sugli avversari, poiché questi…non…” iniziò a dire. Piton la guardò. “Dunque? Avanti continui…sono tutt’orecchie…” disse poi. Giulia annuì. Le guance erano diventate rosse. Le capitava sempre di bloccarsi. Anche se oramai Severus non aveva più segreti per lei, non riusciva a tranquillizzarsi. Il cuore le batteva a mille. “…ciò…comporta un vantaggio sugli avversari, in quanto questi non sanno che incantesimo si stia per compiere…questi incantesimi sono più difficili nell’esecuzione, dato che serve molta concentrazione…può anche capitare che l’incantesimo in questione sia meno potente di quello corrispondente verbale…” concluse Giulia. Piton annuì. “Basta così signorina Wyspet…a parte la sua normale lentezza, i contenuti ci sono…metterò un più accanto alla sua O…” sentenziò poi. La ragazza sorrise. Mentre Hermione rimase a bocca aperta. “Solo un più? Poteva anche sprecarsi ad alzarle il voto! Dopotutto l’ha curato e non ha studiato perché era accanto a lui!” sbottò sottovoce. Piton la fulminò con lo sguardo. “Qualcosa da ridire signorina Granger?” la interpellò. Il prefetto arrossì a dismisura e scosse la testa. Il professore scorse ancora il registro. “Vediamo cosa abbiamo qui…oh mio caro signor Potter! Farebbe la cortesia di alzarsi e di venire qui? Se non le è di troppo disturbo ovvio!” lo chiamò sarcastico. Harry si alzò irritato. “Se proprio devo…” sibilò. Il professore lo fulminò con lo sguardo. Il ragazzo arrivò alla cattedra. “Bene signor Potter…noto che anche lei ha deciso di mettersi a studiare finalmente…la speranza non è mai l’ultima a morire vero? Quindi anche con lei non toccherò la teoria…” spiegò Piton. Aveva un tono freddo. Giulia lo osservava. E lo vedeva bene. Severus negli occhi di Harry ci vedeva ancora Lily. La ragazza scosse la testa per tornare ad assistere all’interrogazione. “Avanti…provi a disarmarmi…” gli ordinò il professore. Il ragazzo annuì. Senza nemmeno dare il tempo a Piton di prepararsi, Harry pronunciò mentalmente il primo incantesimo che gli passava per la mente. Colpì il professore in pieno, facendolo barcollare. Piton sbattè il fianco contro lo spigolo della cattedra. Hermione si portò le mani alla bocca. Mentre Giulia lo guardò a bocca aperta. “Che stupido esibizionista!” sbottò Anna. “Signor Potter, le rammento che la classe non è il luogo adatto per sfogare l’ira dei suoi problemi personali…non accetto questo suo comportamento! Venti punti da Grifondoro! E ora se ne vada al posto!” commentò Piton. si era appoggiato alla cattedra con una mano. Sembrava non riuscisse a tirarsi su. Giulia lo guardava preoccupata. Fece per alzarsi ma Hermione la prese per il braccio. La ragazza si sedette impotente. Lei lo sapeva. Era il fianco con la fasciatura. In pochi minuti il professore si alzò e fulminò Harry con lo sguardo. Poi tornò al registro. Chiamò alla cattedra Pansy, Blaise e Ron. Poco dopo la lezione finì. Piton se ne stava seduto immobile. I gomiti poggiati sulla cattedra e le mani conserte. A osservare gli studenti che pian piano lasciavano l’aula. Hermione raccolse le sue cose lentamente. Come Anna. Mentre Giulia si avvicinava a Piton. “Tutto…tutto bene professore?” gli chiese. Lui la guardò. Il fianco gli aveva dato un dolore lancinante. A stento era riuscito a tirarsi su. Nonostante ciò aveva continuato la lezione. Aveva visto la ragazza cercare di alzarsi. “Si…vada a lezione…” rispose secco. Giulia lo guardò. “Ho finito per oggi…se vuole…posso rimanere qui con lei…” propose. Piton scosse la testa. “Vada…le sue amiche la stanno aspettando…” ordinò. La ragazza annuì poco convinta. E raggiunse Anna ed Hermione. Quest’ultima doveva raggiungere l’aula di Aritmanzia. “Allora Giulia…se avessi il Death Note scriveresti ancora solo il nome di Voldemort?” le chiese Anna. La ragazza la guardò. Poi si voltò dall’altra parte. Accompagnarono il prefetto, dopodiché andarono in Sala Comune per finire i compiti. Si misero sulle solite poltrone nell’angolo. Una pila di libri sul tavolino accanto. Però Giulia non riusciva a concentrarsi. Pensava a Piton. Harry aveva agito davvero slealmente. Proprio in quel momento, il ragazzo entrò nella sala. Accompagnato da Ron. Diede una rapida occhiata in giro, poi vide le due. Giulia alzò lo sguardo e lo notò. Strinse i pugni arrabbiata. Seamus era andato dai due. Forse per complimentarsi dell’ennesima malefatta. Mentre lei era talmente furiosa. Chiuse il libro e lo poggiò sulla poltrona. Anna alzò la testa dalla sua pergamena. E osservò Giulia dirigersi verso Harry. Seamus la salutò, poi andò via. “Ti senti soddisfatto vero?” chiese la ragazza. Harry la guardò dubbioso. “Spero che tu ti renda conto che maltrattare gli insegnanti non ti fa certo più grande davanti ai tuoi amici…” spiegò poi. Il ragazzo sbarrò gli occhi. “Cosa?! Maltrattare gli insegnanti? Io…ho solo fatto come mi aveva chiesto Piton!” si giustificò. Giulia scosse la testa. “L’incantesimo che hai usato l’hai preso da quel libro vero?” gli chiese. Harry trasalì. “Come volevasi dimostrare…non so cosa ti sia successo quest’anno Harry, ma ora stai esagerando…Piton ti stava interrogando…non ti ha puntato contro la bacchetta per farti chissà cosa…” lo rimproverò ancora Giulia. “Anche se avrebbe voluto…” soffiò il ragazzo. La ragazza scosse la testa. “Non sai minimamente cosa ha passato Piton…” commentò adirata. Harry la guardò dubbioso. “Perché tu si? Vuoi farmi credere che c’è una specie d’amicizia fra te e quel pipistrello? Andiamo!” scoppiò a ridere poi. Giulia strinse i pugni rossa in viso. “Non trovo sia giusto che tu ti comporti così con lui…” osservò. Harry strabuzzò gli occhi. “Io? Ma se è lui che non fa altro che accanirsi contro di me!” sbottò. Giulia sbuffò. “Anna ha ragione…ti stai comportando come un ragazzino presuntuoso Harry…mi dispiace ammetterlo…però è vero…” rispose sicura. Il ragazzo non le rispose. Si limitò a spingerla di lato per poter passare. Ron le guardò e alzò le spalle, poi lo seguì. Giulia tornò a sedersi sulla poltrona. Passarono dei minuti. “Anna…” la chiamò la ragazza. La castana alzò la testa. “Secondo te…non mi sto accanendo su Harry vero?” le chiese. Anna scosse la testa. “Certo che no Giulia! È lui che se le cerca! Che rabbia che mi fa venire! E poi scusa, per quale motivo dovresti accanirti su di lui?” rispose. L’amica arrossì di poco. “Perché…è il figlio di Lily…” sussurrò. Anna sorrise divertita. Allungò una mano e le fece una carezza sulla testa. “Non dire assurdità Giulia…tu cerchi solo di far capire ad Harry che quello che sta facendo è sbagliato…e che ultimamente si sta comportando da vero pazzo…” commentò. La ragazza le sorrise. “Sai…certe volte sembri proprio Herm…” notò poi. Anna la guardò scettica. Per poi tornare ai libri. Giulia rise. ed abbassò la testa. Per tornare a concentrarsi sul tema di Pozioni. Le due aspettarono l’arrivo di Hermione, poi scesero in Sala Grande. A quanto pare dopo la sua esibizione canora malriuscita, Lavanda aveva deciso di non presentarsi al tavolo quella sera. Il prefetto ne fu soddisfatta. Anna finì di mangiare veloce, poi iniziò a scrivere una lettera per sua madre. Sottolineando più volte la E avuta in Difesa. Sarebbe andata l’indomani in Guferia. Giulia aveva un noto allo stomaco. Non aveva particolarmente fame. Alzò lo sguardo verso il tavolo degli insegnanti. Notando a malincuore che Piton non era presente nel suo solito posto. Accanto a quello di Silente, anch’esso senza il suo proprietario. La cena passò veloce, per poi portare le tre in dormitorio. “Allora Herm, vai in Sala Comune o te ne resti qui?” le chiese Anna, togliendosi i pesanti bracciali. Il prefetto alzò le spalle. “Penso che rimarrò qui…fuori c’è troppo caos…” osservò. Poi guardò curiosa la castana. “Come mai lasci tutto qui?” le chiese Giulia. Anna alzò le spalle. “Stasera mi va così…anche se ad essere sincera mi sento incompleta senza i miei gioiellini…” commentò, poggiando piano i bracciali sul comodino. Giulia scosse la testa divertita. Anna prese la bacchetta e rimpicciolì il numero di Death Note. Poi se lo mise nella tasca segreta della gonna. “Come mai te lo porti dietro?” le chiese Hermione. La castana sorrise. “Sono curiosa di vedere come continua…e poi mi dovrebbe arrivare il quarto tra poco…quindi prima lo finisco meglio è…” spiegò. Giulia la guardò dubbiosa. “Non devi andare da Draco? È strano che ti porti anche il manga…” osservò. Anna alzò le spalle. “Sono di umore pessimo…e un po’ di lettura è quello che ci vuole! Se Draco non sa cosa fare, può anche dormire…” sbottò. Giulia ed Hermione risero. Appena anche la prima fu pronta, lei e la castana salutarono il prefetto e uscirono. Direzione sotterranei. Per i corridoi parlarono del manga. Era meglio non riaffrontare l’argomento Harry quel giorno. Ne avevano già avuto abbastanza. Arrivate al bivio si separarono. Anna camminò annoiata lungo il corridoio umido e buio. Si poteva sentire lo scrosciare della pioggia di fuori. Poco dopo, arrivò alla Sala Comune. Disse la parola d’ordine ed entrò. Si guardò in giro. Non era particolarmente attenta. Oramai i Serpeverde sapevano che lei poteva accedere quando voleva alla Sala Comune. E la cosa non gli dava fastidio. Quella sera però, non tutte le poltrone erano vuote. In una, accanto al fuoco, c’era una ragazza. Anna sorrise. La riconobbe subito. Si avvicinò piano. Valentina stava seduta a gambe a penzoloni dal bracciolo. Come faceva sempre anche lei. Tutt’intorno libri su libri. Sembrava di vedere Hermione bionda e Serpeverde. La ragazza riposava tranquilla. Una mano abbandonata sulla pergamena in grembo. La castana si voltò e vide una coperta abbandonata sulla poltrona vicino. La prese. Piano tolse la pergamena dalle mani di Valentina e la poggiò sul tavolo. Poi coprì la ragazza con la coperta. Cercando di non inciampare tra i libri, Anna si allontanò. E si addentrò alle scale dei dormitori maschili. A metà rampa incontrò Blaise. Raccomandandogli di non fare rumore. Poco dopo entrò nella camera. come al solito, solo il letto di Draco era occupato. La castana si avvicinò trascinando i passi. Il ragazzo era immerso nella lettura di una rivista. Una di quelle babbane sulla musica. Anna si slacciò i pesanti anfibi abbandonandoli accanto alle converse blu del ragazzo in un angolo. Con eleganza si sdraiò dalla parte che il biondo aveva lasciato vuota per lei. Draco si voltò piano coperto dalla rivista. Aveva notato che Anna era arrivata. Aveva spiato ogni suo minimo movimento. Così femminile. Così sensuale. E misterioso. “Guarda che lo so che mi stai guardando eh…” commentò seccata la ragazza. Il biondo sobbalzò. Chiuse la rivista e la poggiò sul comodino. Poi si voltò sul fianco sorridendo. “Sono stato scoperto…” rispose solo. Anna sorrise e scosse la testa. allungò una mano e prese quella rivista che poco prima lui aveva lasciato. In copertina un gruppo famigliare. Gerard Way la guardava dentro ad uno stretto giubbotto di pelle. dietro di lui gli altri componenti dei My Chemical Romance. La ragazza iniziò a sfogliare il giornale. Notò molti gruppi da lei conosciuti. Poi, all’ennesima foto di Bill Kaulitz e soci chiuse la rivista schifata e la buttò sul letto di Blaise li affianco. “Piano Haliwell! Devo ancora finire di leggerla quella!” sbottò Draco. Anna si mise a pancia in su. Osservandosi le lunghe unghie laccate di nero. “Un articolo su ogni genere di gruppo a parte su di lui…che tristezza…” sbuffò irritata. Il biondo sorrise divertito. “Guarda che Manson non può essere su ogni rivista…” commentò. La castana lo guardò scettica. “Però i Tokio Hotel sono dappertutto no? Secondo me Voldemort ha fatto un Imperio a tutte le case editrici…altrimenti come si spiega questa orda di foto di quei quattro?!” sbottò. Draco rise. “Sei incredibile Anna…sei arrabbiata e te la prendi con la prima cosa che ti capita davanti…” osservò. La castana sbuffò. Prese la bacchetta infilata nella cintura di borchie e ingrandì il volume di Death Note. Il biondo la guardò dubbioso. “Siccome quella stupida rivista mi ha irritato ancora di più ho bisogno di leggere un po’…e gli ingegnosi piani di Light ora fanno proprio al caso mio…” spiegò secca Anna. Aprì il volume verso la metà ed iniziò a scorrere lo sguardo. Draco sbuffò. Con un colpo di bacchetta fece arrivare da lui la rivista. Si sdraiò anche lui a pancia in su. E cercò la pagina a cui era arrivato. La pioggia imperversava fuori. Li nei sotterranei sembrava che fosse amplificata. Quello era il solo rumore che riecheggiava nella camera. Nonostante volesse leggere l’articolo che aveva sotto gli occhi, Draco non ci riusciva. Era distratto. Non era il rumore della pioggia però che lo rapiva. Ma lei. Come poteva starsene zitto e buono con la sua Anna vicino? Così, senza accorgersene, ricominciò a spiarla. You have eyes that lead me on and a body that shows me death. I capelli castani che ricadevano morbidi sul suo cuscino. Come tanti fili di seta. La frangia un poco troppo lunga. Che arrivava alla montatura degli occhiali. Gli occhi saettanti. Castani. Scuri come i capelli. così belli. Dietro a quelle lenti. Your lips look like they were made for something else but. Se lo ricordava bene. Almeno una volta a sera, Anna si tirava su seccato gli occhiali. Che, come quando era piccola, le scivolavano sulla punta del naso. Draco sapeva bene che la ragazza odiava quel suo profilo. Diceva che poteva benissimo essere parente di Piton in quanto a naso. Però secondo lui era un naso così grazioso. They just suck my breath. Il ragazzo si avvicinò piano. Non voleva disturbare la sua lettura. Pian piano con lo sguardo scese alle labbra. Quella sera erano tinte di un rosso scuro. Davvero invitanti. Più giù, il collo scoperto. Draco si stupì nel notare che le mancavano il collare e i bracciali. Poteva vedere i polsi così piccoli. Quante volte nei primi anni l’aveva bloccata nei corridoi. Addossata al muro tenendola ferma. Premendo su quei ossicini striminziti. I want your pain. Il biondo si spostò ancora sul quel collo. La pelle morbida. Di un bianco così chiaro. La solita collana con un piccolo ciondolo a doppia croce, oramai ossidato, si abbassava con il suo respiro. una volta Anna gliel’aveva raccontato. Quel ciondolo era un regalo dei suoi genitori. Quando era partita per Hogwarts. To taste why you’re ashamed and I know you're not just what you say to me and I'm not the only moment you're made of. Più sotto, la collana che le aveva donato lui. Il filo tenuto largo. Con il ciondolo più grande rispetto a quello sopra. Copriva la piccola scollatura della maglietta. Draco si soffermò a guardare le forme della ragazza. Il seno non esageratamente grande. Ma nemmeno accennato. La pancia piatta. E la gonna stretta attorno ai fianchi. Si era alzata di poco, mostrando il bordo in pizzo delle calze nere. You're so sudden and sweet, all legs, knuckle, knees head's blown clean off your mouth's paid off. Il biondo fu colto da una scarica improvvisa. Chiuse di scatto la rivista e la buttò a terra. Si tirò su sostenendosi con un gomito e si chinò. Baciando una guancia di Anna. La ragazza lo ignorò. Draco si spostò di poco. Baciando così la ragazza sulle labbra. La castana si scostò. “Draco…voglio leggere…” lo rimproverò seccata. Ma stavolta fu il ragazzo ad ignorare lei. Le diede un altro bacio. Più passionale. Anna chiuse gli occhi. La presa sul manga si affievolì. “Sai una cosa?” le chiese il biondo. La ragazza lo guardò dubbiosa. “Oggi hai detto a Potter che volevi essere la prima in qualcosa…” citò Draco. Anna annuì. “Bhe…sappi che in qualcosa prima lo sei…” iniziò a dire lui. Fuck me 'til we know it's unsafe and we'll paint over the evidence. La ragazza lasciò andare il manga. Draco le scivolò piano sopra. Facendo cadere il volumetto per terra. “Cioè?” gli chiese Anna. Il biondo la baciò ancora. Poi sorrise. “Anna Alvis Haliwell…tu sei e sarai sempre la prima nel mio cuore…” sussurrò. La castana sbarrò gli occhi. non se lo aspettava. Tremò di poco. Mentre il biondo continuava a darle piccoli baci. Lungo il collo. I want you Wanting me I want what I see in your eyes. Piano introdusse una mano sotto la maglietta. Le sfiorò la pancia. Fino ad arrivare al bordo del reggiseno. E sorrise. Pizzo nero. Cosa altro poteva indossare la sua Anna? La castana trattenne il respiro. Si stava lentalmente calmando. La rabbia le stava scivolando via. Come una vecchia pelle indesiderata. Il biondo seguì il filo della croce. Trovandosi a baciare il bordo della scollatura. So Give me something to be scared of don't give me something to satisfy. Anna chiuse gli occhi. Chinò di poco il capo contro il cuscino. Aveva caldo. Draco passò l’altra mano sulla spalla. Per poi seguire il percorso dei suoi baci con l’indice. Arrivando poi più giù. Fino al fiocco di nastri neri. La chiusura di quella maglia così sofisticata. Iniziò a giocherellare con il fiocco. Bastava un gesto. “Anna…ti amo…” sussurrò piano il biondo. La ragazza arrossì. “A…anche io…” rispose. Draco sorrise. Era la prima volta che sentiva la voce sempre così sicura della castana tremare. Il ragazzo alzò la testa. “Lo sai che sei la più bella cosa che io abbia mai visto?” sorrise. Anna teneva ancora gli occhi chiusi. Sentiva di avere le guancerosse. In fiamme. Fuck me 'til we know it's unsafe and we'll paint over the evidence. Sapeva che qualcosa era scattato dentro Draco. Lo sentiva. Dopotutto a fra meno di un mese sarebbero stati due anni. Però. Qualcosa in lei non andava. Non sapeva minimamente cosa fare. Si sentiva tornata bambina. Troppo bambina. Così fragile. Si mostrava così solo a lui. Perché lo amava. Eppure c’era qualcosa che la bloccava. “Draco…senti…” cercò di dire Anna. La voce insicura. Il ragazzo la guardò. “Si?” rispose. La castana sospirò. Aprì gli occhi. Prese piano il suo innamorato per il colletto. Portandolo in modo che fossero faccia a faccia. I want your pain. “Lo sai che ti amo tantissimo…però…” cercò di continuare. Draco annuì. “Però…voglio…voglio dirti che…ecco…per certe cose…penso che valga la pena aspettare…” concluse Anna. Il ragazzo sorrise. To taste why you're ashamed and I know you're not just what you say to me and I'm not the only moment you're made of. La castana lo guardò. Draco si spostò e si sdraiò accanto a lei. “Non…sei arrabbiato…vero?” gli chiese timida. Il ragazzo la guardò divertito. Ed intenerito. L’abbracciò e la portò a se. “Certo che no…non ne ho motivo…” spiegò. Anna sorrise. E lo strinse forte. “Grazie…e poi…abbiamo ancora tanto tempo…” disse ancora. Draco trasalì. Mentre la ragazza chiuse gli occhi. You're so sudden and sweet all legs, knuckle, knees head's blown clean off your mouth's paid off. Il biondo guardò ancora una volta Anna. La sua Anna. Che cosa le Aveva fatto. Si guardò si sfuggita il braccio sinistro. Per poi sospirare affranto. Era solo uno stupido. E non poteva continuare così. Ad illuderla. Inoltre c’era un’altra cosa che doveva fare. Parlare con Piton. doveva affidargli un’importante compito. Aver cura di Anna. In caso lui fallisse il compito. Però. Al sol pensare di non vedere più quell’esile creatura che si stringeva a lui. Gli veniva un tuffo al cuore. Fuck me 'til we know it's unsafe and we'll paint. Così strinse ancora a se Anna. Chiudendo gli occhi per non pensare. E lasciarsi andare. All’unica cosa che lo faceva stare bene. Stringendola tra le braccia. La cosa più cara che avesse al mondo. Over the evidence.
Intanto, Giulia aveva raggiunto veloce l’ufficio. Aveva bussato e Piton le aveva risposto. Stava come al solito seduto alla scrivania. Chino sui mille fogli sparsi. La ragazza si avvicinò piano. Lo salutò. Il professore ricambiò secco. Giulia si sedette sulla solita poltrona davanti a lui. E lo guardò. Era ancora arrabbiata per come era andata la lezione del pomeriggio. Ed era triste. In più il rumore della pioggia le ricordava quel giorno di una settimana prima. Aveva voglia di alzarsi ed andare ad abbracciare Severus. Semplicemente perché era li davanti a lei. Piton, sentendosi osservato, alzò la testa. “Dunque, cosa c’è?” sbottò acido. Destando Giulia dai suoi pensieri. “E…ecco io…volevo chiederle se…ecco…sta bene…” sussurrò timida. Piton la guardò. “Ovvio…gliel’ho già detto oggi…” rispose seccato. Giulia lo guardò ancora. “Forse dovrei cambiarle la fasciatura…” propose poi. Il professore scosse la testa. “Non è necessario…ho già provveduto da solo…” la liquidò. La ragazza annuì delusa. Si guardò in giro. Poi abbassò lo sguardo. La pioggia ancora batteva imperterrita. Violenta. Giulia guardò il professore. Triste. Stanca. Quella era stata davvero una brutta giornata. “Invece di occupare inutilmente la poltrona, che ne dice di sparire dalla mia vista cambiando stanza oppure tornandosene in dormitorio?” commentò seccato Piton. La ragazza sospirò. “Professore…lei crede che io sia presuntuosa?” chiese poi. Severus sbuffò. “Se lei è presuntuosa allora non oso immaginare come sia qualcuno più presuntuoso di lei…” commentò. Giulia annuì. “Secondo lei sono…una ragazza antipatica?” gli chiese ancora. Piton la guardò alzando un sopracciglio. “Se continua a distrarmi dal mio dovere lo diventerà…” rimbeccò acido. La ragazza abbassò lo sguardo. “Perché queste domande?” chiese poi il professore. Giulia alzò le spalle. “Oggi non è stata un a bella giornata…era iniziata bene…però…poi sono iniziate una serie di litigate…” spiegò. “Capisco…dunque devo dedurre che qualcuno giri per Hogwarts con qualcosa di rotto per merito suo…” osservò divertito Piton. La ragazza scosse la testa. “Sono state risse verbali…tra Anna ed Harry…poi Herm ci ha aggiunto anche un bello schiaffo…” raccontò. Severus la guardò curioso. “Mi fa arrabbiare come si sta comportando quel ragazzo quest’anno! Sta esagerando…anche con lei…” continuò Giulia. Piton alzò un sopracciglio. “Gli ho detto delle cose dopo la lezione di Difesa…ma lui sembra non capire…” sbottò affranta. Severus poggiò la piuma e congiunse la mani. “Lei mi vuole forse dire che ha cercato di difendermi?” commentò. Giulia arrossì. “Capisco…comunque devo informarla che un ragazzo in piena crisi ormonale non mi preoccupa così tanto…e poi vorrei rammentarle che il professore sono io, non ho bisogno di un avvocato difensore…” sbuffò Piton. La ragazza si fece piccola piccola sulla poltrona. “Io…però…non trovo giusto che Harry se la prenda con lei…ha cercato di aiutarlo anche l’anno scorso in Occlumanzia ma lui è stato così…stupido…” cercò di spiegare. Severus scosse la testa. “Come fa ad aiutarlo se lui non gliene da l’opportunità? Se solo vedesse che uomo buono è lei professore…ed invece se ne sta immerso nei suoi stupidi pregiudizi…” sbuffò Giulia. Piton rise. La ragazza lo guardò dubbiosa. “Lo sa vero che solo lei pensa che io sia un buon uomo…” commentò arcigno. Giulia scosse la testa. Si alzò ed andò dal professore. “Non sono l’unica! Anche Anna, Hermione, Draco…” elencò. Severus la guardò scettico. “E poi…io non penso che lei sia un buon uomo…io ne sono sicura!” sorrise ancora la ragazza. Poi si avvicinò piano. E lo abbracciò. Piton rimase immobile. Era sconcertato. Non sapeva se erano più quelle parole o il gesto che la ragazza aveva fatto. Qualcosa in lui però si sciolse. Quella freddezza che lo aveva avvolto quella sera. Si stava pian piano estinguendo. Grazie al calore che Giulia gli dava. “Apprezzo molto i suoi pensieri signorina Wyspet…” le disse. Sorridendo. Per poi ricambiare timidamente l’abbraccio. Quando si staccarono, anche Giulia sorrideva. Si sentiva un po’ meglio. “Senta…io ho molto da fare qui…che ne dice di andare a importunare un po’ i miei cuscini?” propose Piton. La ragazza sorrise. Si chinò di poco e gli diede un bacio sulla guancia. “Ma solo se poi lei viene a farmi compagnia…” aggiunse. Il professore annuì. Così Giulia trotterellò in camera. Si tolse le Converse e si sdraiò su quel morbido letto. Le faceva uno strano effetto essere sdraiata dove nemmeno una settimana prima giaceva il corpo ferito di Severus. Però scosse la testa. Non voleva pensare a quelle brutte cose. Non dopo un abbraccio del suo professore. You're a song written by the hands of God. Si mise a pancia in giù. Appoggiando le braccia conserte sul cuscino. E sopra, il mento. Iniziò a muovere le gambe. Come quando era bambina e stava sul letto die suoi genitori. Osservava sua madre per ore mentre si preparava. Don't get me wrong cause this might sound to you a bit odd. Era una donna abbastanza precisa. Chissà se anche lei sarebbe stata ore davanti allo specchio. Magari con Eveline che la guardava. L’avrebbe chiamata e fatta sedere sul suo piccolo sgabello dal cuscino verde e morbido. Ed avrebbe iniziato a spazzolarle i lunghi capelli neri. Come quelli del padre. Li sentiva già così soffici fra le mani. But you own the place where all my thoughts go hiding. E la sera. Sarebbe andata a darle il bacio della buonanotte. Assieme a Severus. Le avrebbe cantato una ninna nanna. Oppure raccontato una favola. Forse quella della principessa di Park Avenue. Oppure di quella della scrittrice dell’Upper East Side. O dell’avvocatessa di Brooklyn. E poi, quando sarebbe stata più grande, anche quella della PR del Meatpacking District. And right under your clothes is where I find them. Giulia sorrise. Al pensiero della piccola Eveline in braccio al suo Severus. Lei lo sapeva. Sarebbe stato un ottimo papà. L’avrebbe coccolata. Forse anche viziata. E gli si sarebbe spezzato il cuore a vederla salire sull’Espresso per Hogwarts, per iniziare la sua vita scolastica. Ed infondo, anche ad Eveline sarebbe scappata qualche lacrimuccia. O almeno, lo credeva. Underneath your clothes there's an endless story,there's the man I chose, there's my territory. Perché secondo Giulia Eveline avrebbe avuto le capacità del padre. Quelle dell’abile pozionista. Ma il carattere. Era il suo. L’aveva vista nello Specchio delle Brame. Quella purezza che tutti vedevano anche in lei. Negli occhi nocciola. Uguali ai suoi. Forse erano proprio quelli che trasmettevano quelle particolari caratteristiche. Giulia non lo sapeva. Però era sicura di una cosa. Eveline sarebbe sempre stata fedele alle sue amiche. And all the things I deserve for being such a good girl honey. Forse avrebbe anche avuto la sua voce. Come lei l’aveva ereditata da sua madre. E sarebbero passate sere su sere. In cui loro tre sarebbero stati in veranda. Severus vicino a lei. A cingerle con un braccio le spalle. E sulle sue ginocchia Eveline. Mentre una melodia comune sarebbe uscita dalle loro labbra. Anche perché Giulia lo sentiva. Sentiva di voler già bene ad Eveline. Nonostante non fosse nemmeno nel suo grembo. Solo nella sua fantasia. E si era chiesta più volte. Se anche Severus fantasticava così sulla loro bambina. Poi ci pensò. A quel meraviglioso momento. Fra meno di due anni. Because of you I forgot the smart ways to lie. Quando lei avrebbe pronunciato i suoi voti d’amore di fronte ai suoi amici e parenti. E Severus le avrebbe risposto sorridendo. Prendendosi per mano. Per riempire la vita l’una con l’allegria dell’altro. Stare intere sere a coccolarsi. Essere finalmente marito e moglie. Senza più limiti. E costrizioni. Senza più parole formali a dividerli. Come era stato nel Pensatoio. E al ballo di Halloween. Uno dei momenti più belli dei suoi sedici anni. Because of you I'm running out of reasons to cry. Però, il più bel momento in assoluto. Era stato quando, il primo settembre di sei anni prima, era entrata un Sala Grande. E la prima cosa che aveva visto erano i suoi occhi. Così profondi. Che l’avevano rapita da subito. Perché era stato in quel momento. Che aveva deciso. Che Severus sarebbe stato l’uomo per lei. Non le importava cosa potesse comportare. Non le importava quanto avesse dovuto soffrire. Voleva lui e solo lui al suo fianco. When the friends are gone, when the party's over, we will still belong to each other. E sembrava stupido detto alla sua età. Però era vero. Lei aveva visto nei suoi occhi la bontà. Anche se agli altri era nascosta. Giulia l’aveva capito. E quei momenti che Severus le aveva fatto vivere, sia belli che brutti, erano tutti importanti. Perché c’era lui. Si ricordava ancora della sua prima interrogazione in Pozioni. Era agitata e le tremava la voce. Esattamente come era successo quel pomeriggio. Underneath your clothes there's an endless story, there's the man I chose, there's my territory. Intanto, Severus correggeva i suoi compiti. Anche se il racconto fattogli prima da Giulia lo aveva disturbato non poco. A quanto pareva, Potter stava iniziando a dare i primi segni di squilibrio. Ciò significava forse che il Signore Oscuro aveva iniziato a compiere qualche intromissione nella sua mente. E questo non era un buon segno. And all the things I deserve for being such a good girl honey. Finito di correggere un foglio, Piton ne prese un altro. Lesse distrattamente il nome. Poi però, sobbalzò e dovette rileggerlo. Eveline Joel, primo anno, Grifondoro. Il professore non potè fare a meno di sorridere. Perché quel nome gli aveva riportato in mente dei bei ricordi. O almeno, alcuni erano ricordi, altri erano solo fantasie. Fatte in qualche ora buca particolarmente noiosa. In cui aveva sognato ad occhi aperti. Lei. Loro. La sua futura famiglia. I love you more than all that's on the planet, movin' talkin' walkin' breathing. All’inizio gli era sembrato patetico che un uomo di quasi quarant’anni si mettesse a fantasticare come un adolescente. Però una volta iniziato non riuscì a mettere la parola fine. Vedere Giulia cresciuta. Seduta sul dondolo in veranda. Con in braccio la piccola Eveline. Lo allettava. E poi, anche se non aveva visto quell’immagine riflessa coi suoi occhi, sapeva che la sua bambina avrebbe avuto la purezza e l’ingenuità di Giulia. Ereditata con quei suoi occhi nocciola. You know it's true, oh baby it's so funny, you almost don't believe it. Così Severus sorrise. Si voltò di poco verso la sua camera. Giulia non aveva fiatato nemmeno una volta. Forse si era addormentata. “Signorina Wyspet? Le ricordo che per dormire ha un letto suo dall’altra parte del castello…” la chiamò. Nell’altra stanza, Giulia sobbalzò. “Non si preoccupi! Non sto dormendo!” rispose. Poi rise. C’era mancato poco però. Ricominciò a dondolare le gambe. Più piano però. E sospirò. As every voice is hanging from the silence, lamps are hanging from the celing, like a lady to her good manners I'm tied up to this feeling. Stavolta Giulia chiuse gli occhi. Affondando la testa in quel cuscino profumato. La pioggia ancora scorreva fuori. Però si era calmata. Così, si lasciò cullare dal rumore della pioggia. Il picchiettare così ritmico delle gocce. Severus sospirò soddisfatto. Per quella sera, il suo dovere l’aveva fatto. Si alzò stando attento a non fare rumore. E si diresse alla sua camera. Riconobbe subito Giulia, dai vestiti viola in contrasto con le lenzuola verdi. Si avvicinò piano. Underneath your clothes there's an endless story, there's the man I chose, there's my territory. “Signorina Wyspet…” la chiamò. Ma la ragazza non rispose. Severus si sedette sulla sedia accanto al letto. E la vide. Il viso poggiato di lato. Con la frangia a coprirle un occhio. Il respiro tranquillo. E le mani a stringere il cuscino. Il professore sorrise. “Chi è che non si stava addormentando?” sussurrò divertito. Poi allungò una mano e le accarezzò piano i capelli. And all the things I deserve for being such a good girl honey. Gli sembrava incredibile avere una così bella e giovane ragazza. Vicino a lui. Che gli aveva giurato eterno amore. Severus sel’era ripromesso. L’avrebbe fatta felice. E avrebbe dato ad Eveline quello che suo padre non si era mai curato di dare a lui. Affetto. Amore. Un posto sicuro in cui vivere. E mai. Mai e poi mai avrebbe anche solo pensato di toccare sua figlia con un dito per punirla. Mai. Ne Eveline, ne Giulia. Underneath your clothes there's an endless story, there's the man I chose, there's my territory. Piton chiuse per un attimo gli occhi. Continuò ad accarezzarle piano i capelli. Avrebbe voluto stare li con lei per sempre. Immerso in quel profumo di zucchero filato. Che stava pian piano riempiendo la stanza. Impregnando le sue lenzuola. Che però gli era entrato nel cuore. And all the things I deserve for being such a good girl honey. D’improvviso Severus si sentì prendere la mano. Aprì gli occhi e la vide. Giulia l’aveva presa nel sonno. E sel’era avvicinata alla guancia. “Severus…” lo chiamò nel sonno. Il professore sorrise. “Sono qui Giulia…lo sarò per sempre…” rispose piano. Mentre la ragazza stringeva la sua mano.

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Capitolo 18
*** Far Natale ***


Buonaseeeera *-*
Mi odiate, lo so. E fate bene, vi do ragione! è dal 2 che non aggiorno D: *si tira i pomodori* sono pessima. *distribuisce carta igienica da farsi lanciare addosso*. Ma bando agli autoinsulti, muoviamoci con sto intro così vi lascio al cap. Vi annuncio che in questo capitolo sentirete a lot of canzoni natalizie, per cui spero vi facciano effetto ventilatore pensando alla neve xD
In questo capitolo ci sono Mutilation Is The Most Sincere Form of Flattery del caro Reverendo Manson, Far Natale dal film Nightmare Before Christmas, Hey Betty [You Are Beautiful] dalla soundtrack di Ugly Betty e composta da Mika, The Love Song ancora del nostro Reverendo Manson e A Natale Puoi che è proprio la sigla della pubblicità del Bauli XDXD

Avvertenze: occtudine, lungo na' cifra ecc ecc u.u

Spero di farmi perdonare, ora scappo e vi lascio all'aggiornamento <3
Buona lettura *^*


Diciottesimo Capitolo

Giulia dormì beatamente nel letto del professore. Alla fine, lui rimase a guardarla. Senza nemmeno vedere il tempo che passava. Si era ritrovato all’una ancora li. A osservare quella casta bellezza. Decise così di concedersi solo un piccolo riposo. Per svegliarsi prima della ragazza e tornare poi alle sue scartoffie. Così fece. Giulia dormì fino alle dieci. Anche Anna rimase in quel letto. Stanca dalla giornata piena di litigi, si era abbandonata al sonno fra le braccia di Draco. Che non potè fare altro che chiudere gli occhi. E lasciarsi cullare dal respiro della sua amata. Anna si svegliò alle dieci. Dopo molti minuti passati a crogiolarsi nel caldo delle coperte finalmente più pesanti, decise di alzarsi. Lasciando Draco alla sua rivista. Così, uscì piano e scese le scale del dormitorio maschile. Arrivata in Sala Comune, notò divertita che Valentina si era svegliata. Ed era tornata in dormitorio. La coperta abbandonata sul tavolo. al suo posto, c’era un’altra figura. Esile, con i capelli rossi raccolti i due codini. Gli occhi grigi saettanti. Appena la vide, la bambina sobbalzò. Doveva essere del primo anno. Anna alzò le spalle e si diresse verso l’uscita. Sentiva lo sguardo della ragazzina addosso. “Hey…tu non sei di Serpeverde!” sbottò poi. La castana si voltò. La guardò dubbiosa. “Ti ho vista…sei una schifosa Grifondoro!” esclamò, indicandola. Anna strabuzzò gli occhi. Non sapeva nemmeno chi fosse quella pulce! “Bada a come parli sai..sono al sesto anno io…” rimbeccò. La primina la squadrò ancora. Si alzò dalla poltrona e la raggiunse. “Tu non sei di Serpeverde…” scandì ancora. Come se stesse parlando con un neonato. “Questo lo so anche io piccolina…” sorrise paziente. Non aveva voglia di litigare con una mocciosa. “Il prefetto ha detto che sono noi di Serpeverde possiamo entrare qui! Chi ti ha dato la nostra parola segreta?” sbuffò lei. Anna scosse la testa divertita. “Il prefetto non ti ha avvertito che una ragazza di Grifondoro ha accesso alla Sala Comune?” commentò. La bambina scosse la testa. “Bene…quella ragazza sono io…e ora che lo sai, lasciami in pace e torna a fissare il fuoco…” continuò Anna. Aveva fame e quella pulce le stava facendo perdere la colazione. “E perché potresti entrare liberamente?” sbottò stizzita la primina. “Perché sono la ragazza di Draco Malfoy…” rispose secca Anna. L’altra strabuzzò gli occhi. La castana la guardò dubbiosa. Subito la bambina si riprese e la guardò male. Poi, battè i piedi per terra e si avvicinò. “Stai bene?” le chiese. La rossa si alzò in punta di piedi per cercare di arrivare all’altezza di Anna. E d’improvviso, le pestò un piede. Gli anfibi spessi della castana non fecero altro attutire il dolore. Così lei non sentì nulla. Però rimase stupita da quel gesto. “Non meriti di stare con Draco! Sei solo una sporca Mezzosangue!” gracchiò rossa in viso. Anna spalancò gli occhi. Sparito lo stupore iniziale, la ragazza scosse la testa. “La mamma non ti ha insegnato a rispettare le persone più grandi di te mocciosa?” rimbeccò. La bambina cercò di tirare un pugno alla castana, ma questa la bloccò lontano poggiandole una mano sulla fronte. Sembrava di essere in un anime giapponese. “Lasciami! Lasciami!” iniziò a ringhiare la rossa. Anna scosse la testa. “Non è mia abitudine prendermela con le primine, quindi, se mi chiedi scusa, posso lasciarti andare…” ghignò. “Mai! Io non chiedo scusa ad una Mezzosangue! Traditrice! Lurida!” continuò ad insultarla la bambina. Anna la guardò furiosa. “Sarebbe meglio se ti lavassi quella bocca con il sapone sai?” sorrise maligna. La primina continuò ad insultarla ed a imprecare contro di lei. Fino a quando si sentì una voce per le scale. Una ragazza alta dai capelli rossi e lunghi fino ai fianchi apparve. Guardò le due. “Ciao Selene…” la salutò Anna. La rossa guardò subito la bambina. Ancora intenta ad urlare insulti. “Ciao Anna…Kathrin! Cosa diavolo stai facendo?!” la richiamò. La castana la guardò dubbiosa. La bambina si voltò ed un espressione terrorizzata apparve sul suo viso. “Conosci questa piccola peste?” le chiese Anna. Selene annuì e si avvicinò. Poi diede una sberla assestata sulla testa alla primina. “Questa peste è mia sorella…cosa cavolo stavi facendo stupida?! Ti ho detto mille volte di non attaccar briga con quelli più grandi di te! La prossima volta ti lascio nei casini!” la rimproverò. Kathrin si voltò verso Anna e la fulminò con lo sguardo. “Scusala…ha un brutto caratterino…piuttosto, cosa ti ha fatto?” le chiese. La castana alzò le spalle. “Ha iniziato a urlarmi contro insulti…Mezzosangue ecc ecc…come si usa di solito…devi farla stare di meno con Pansy…” commentò divertita. Selene guardò stupita la sorella. E le tirò un’altra sberla. “Cosa ti avevo detto? Non devi dire quella parola! E non devi nemmeno insultare Anna! È una mia amica!” rimbeccò poi. La bambina la guardò dubbiosa. “Ma è una Grifondoro…” soffiò. Selene scosse la testa. “Dopo devo dire due paroline a Pansy e Millicent…cosa diavolo ti insegnano!” sbuffò. Anna sorrise. “Mi è sembrato strano…oramai nessuno fa più caso a me se giro per i territori Serpeverde…” commentò. Selene annuì. “Le ho solo detto che ero la ragazza di Draco ed è esplosa…” aggiunse poi la castana. La rossa ghignò. Mentre Kathrin arrossì. “Ora capisco…vedi, la mia cara sorellina ha una cotta per Draco…” spiegò Selene. La bambina guardò la sorella. Stava per darle un calcio ma la rossa fu più veloce. Con un colpo di bacchetta la immobilizzò. Anna applaudì. “Se vuoi puoi pure picchiarla…per quanto me ne importa…questa peste mi ha rotto…” sbuffò Selene. La castana alzò le spalle. “Non è divertente se non può muoversi…e comunque sto morendo di fame! Vieni con me a colazione?” propose. La rossa sorrise ed annuì. Mentre la bambina le guardava schifata. Anna le fece la linguaccia in segno di vittoria e prese a braccetto Selene. Poi le due si voltarono e si diressero all’uscita, lasciando Kathrin ad imprecare da sola. Le ragazze andarono nella Sala Grande, poi si separarono. Anna andò al tavolo di Grifondoro. E vi trovò Giulia ed Hermione. La prima stava aggredendo una fetta di torta al cioccolato e fragole, mentre la seconda beveva un caffè corretto latte. “Eccoti qua!” esclamò Hermione. Appena Anna si sedette il prefetto prese un quaderno dalla sua borsa li accanto e glielo diede un testa. “Santo Manson Herm!! Cosa ti ho fatto?!” protestò la castana. “Potevi avvertire che non tornavi a dormire! Per Merlino, sono stata in pensiero!” sbottò. Anna scosse la testa esasperata. Giulia le sorrise. “A me a tirato una ventina di cuscini quando sono entrata in dormitorio…” la consolò. La castana sorrise divertita. “Lo sapete che dovete avvertirmi se non tornate! Così almeno vado a dormire tranquilla…” sbuffò Hermione. Giulia ed Anna si guardarono. “Ci siamo addormentate e né Piton ne Draco ci hanno svegliato…è stata una cosa imprevista…” spiegò la seconda. Il prefetto le guardò. Poi sospirò. “Avete ragione…scusate ragazze…è che di questi tempi ho sempre paura che succeda qualcosa…” commentò. Le amiche la abbracciarono. Ed Hermione sorrise. Qualche minuto dopo, tornarono a mangiare. “Sapete…oramai non c’è più rispetto per le vecchie generazioni! Questi giovani d’oggi sono davvero degli impertinenti!” sbottò Anna. “Che scoperta…io l’ho sempre detto…” rimbeccò Hermione. Giulia la guardò dubbiosa. “Ho quasi picchiato un primina prima…ha iniziato ad insultarmi…credetemi, le avrei lavato io stessa la bocca! Ma non con il sapone…con una buona dose di acido muriatico!” ghignò ancora la castana. Hermione scosse la testa. “Ma come mai ti ha urlato contro? Cosa le hai fatto?” le chiese poi. Anna alzò le spalle. “Nulla! Sono solo una sporca Grifondoro Mezzosangue, di cui l’unica colpa è che sto con Draco…” rispose ironica. Giulia scosse la testa. “Un’altra fan di Draco eh? Ecco cosa succede ad essere fidanzate con il ragazzo più bello del nostro anno…” commentò divertita. La castana sbuffò. “Cambiamo argomento per carità di Manson…allora, che si fa oggi pomeriggio?” chiese poi. Hermione indicò la borsa stracolma di libri. “In effetti…ci hanno caricato per bene…” notò Giulia. Anna le guardò storto. “Io non intendo passare il sabato pomeriggio facendo compiti! Devo andare avanti con il libro! Oramai Death Note l’ho finito, quindi voglio dedicarmi un po’ al mio Manson…” spiegò. Giulia sorrise. “Potremmo andare in giardino…approfittiamo di queste giornate in cui non fa ancora così tanto freddo…” propose. Hermione alzò le spalle. “Per me va bene…basta che ci sia almeno un po’ di tranquillità per fare i compiti…” commentò. “Bene, allora è deciso!” esclamò Anna. così, le tre finirono la colazione, rimanendo a chiacchierare in Sala Grande. Era l’una passata quando salirono in dormitorio per prendere le borse ed i libri necessari e recarsi in giardino. Il freddo era arrivato, e già si stava portando via le fogli degli alberi. Comunque bastavano delle magliette pesanti e si poteva rinunciare al cappotto. I tre uragani si sistemarono sotto al solito albero, da cui si aveva la vista del lago. Quello a cui era più affezionata Giulia. Dopo pochi minuti Hermione era già attorniata da pergamene e libri, mentre Anna aveva aperto il suo libro con gioia. E Giulia aveva iniziato a scorrere lo sguardo sul secondo numero di Death Note passatole qualche giorno prima da Anna. con tutto quello che le era successo quella settimana, non aveva avuto nemmeno il tempo di guardarlo. La maggior parte degli studenti era chiusa in Sala Comune davanti al camino, oppure ancora a fare colazione in Sala Grande. O a cercare il coraggio di alzarsi dal letto contrastando così il gelo fuori dalle coperte. Erano le 16.00 precise. Un pallido sole era alto nel cielo. Nemmeno un alito di vento. Le tre stavano ancora beatamente sotto l’albero. Hermione aveva già finito Aritmanzia ed Antiche Rune. Era passata a Difesa. Sommersa oramai dai libri. Anna aveva la schiena appoggiata al tronco, con le gambe incrociate per fare da appoggio al libro. Lo stava letteralmente divorando. Però allo stesso tempo cercava di andare piano. Non voleva finirlo subito. Per lei era come una caramella. Da gustare lentamente. Fino alla fine. Giulia era concentrata. Quel manga le metteva sempre interesse addosso. Raramente riusciva a fermarsi per prendere anche solo un respiro. E non vedeva l’ora di finire quel numero, oramai vecchio, in modo da mettersi al pari con le uscite degli altri. D’improvviso, degli scricchiolii ruppero il silenzio che regnava attorno a loro. Nessuna però alzò la testa dalla propria postazione. Anna stava leggendo l’inizio dell’ottavo capitolo, quando un’ombra la sovrastò. Nemmeno il tempo di finire la terza riga della pagina, che qualcuno le prese di mano il libro, sollevandolo. “Da quando sai leggere Haliwell?” sogghignò Pansy. La castana alzò la testa. E con lei e le sue amiche. Davanti a loro c’erano le solite due serpi. Più una bambina, dai capelli rossi a codini. Anna la riconobbe subito. Kathrin. “Da quando tu sai comunicare nel nostro linguaggio Parkinson?” rimbeccò. Anche Giulia si vide strappare di mano il manga. “Guardi le figure Wyspet?” commentò Millicent. Hermione sospirò esasperata. Ora la calma per continuare i suoi compiti se la poteva solo che sognare. “Vediamo cosa abbiamo qui…cos’è, un libro sui mostri?” soffiò ancora Pansy. Anna fece per alzarsi ma Hermione la trattenne. “Questa peste è con voi…immaginavo…sai, le serpi sono sempre tutte in gruppo…” ghignò poi. Kathrin sbarrò gli occhi e battè i piedi a terra. “Bada a come parli stupida Mezzosangue!” ringhiò. “E parli a tua madre con quella bocca?!” esclamò incredula Hermione. La bambina la fulminò con lo sguardo. “Tu sei il prefetto che mi ha sequestrato il mio frisbee!” la indicò. “Ecco dove ti avevo già vista! Eri quella peste che cercava di colpire Mrs. Purr con un frisbee Zannuto!” la ricordò il prefetto. “Bene, ora che abbiamo fatto le presentazioni, Parkinson, ridammi il mio libro grazie…” ordinò Anna. Pansy ghignò. Chiuse il libro. E lo tirò a terra. Con l’intenzione di pestarlo poi con un piede. Ma Giulia fu più veloce e, estraendo la bacchetta lo richiamò con l’incantesimo di appello. Fece lo stesso con il manga. “Cosa siete venute a fare qui?” sbuffò Anna. Pansy sorrise malignamente. “Siamo venute a fartela pagare…” spiegò vaga. La castana la guardò dubbiosa. “Farmela pagare? Senti Parkinson, non vorrei deluderti, ma io stavolta non ho fatto assolutamente nulla…” rimbeccò. Poi si voltò verso Kathrin. Era rossa in viso. “Ora ho capito…la mocciosa vi ha detto quello che è successo in Sala Comune, e siccome anche a te piace Draco, ti sei sentita tirata in causa…” commentò divertita. Anche Pansy arrossì. “Stai zitta Haliwell!” ringhiò poi. Anna ghignò. “Eh brutta l’invia vero Parkinson?” disse ancora. La serpe sbarrò gli occhi. “Invidiosa io? Di chi, di te? Non vorrei mai essere una Mezzosangue e per di più Grifondoro! Dai capelli marroni cacca che sembrano fili di paglia secchi!” rimbeccò. La castana sorrise. “Inutile che neghi…però, se proprio vuoi adularmi fai pure…” commentò. Pansy rise. “Questa è davvero bella!” esclamò divertita. Anna ghignò ancora. E si alzò. Giulia ed Hermione la guardavano curiose. “Hey there's no rules today, you steal instead of borrow, you take all the shapes that I make and you think that you thought all the thoughts that I thought you, don't you?” iniziò a cantare la castana. Le tre serpi la guardarono. Anna fece un passo in avanti. Agli altri due uragani ricordava molto la scena avvenuta qualche mese prima nel giardino della Tana con Fleur. “Mutilation's the most sincere form of flattery. If you want to be me, then stand in line like the rest now, do you know what I mean?” continuò Anna. Avanzando man mano che pronunciasse una parola. Kathrin la guardò all’inizio con superiorità. Poi però si andò a nascondere dietro a Millicent. La castana fece una piccola piroetta. “The Young get less bolder the legends get older but I stay the same as long as you have less to say…” proseguì la castana. Oramai era a poca distanza da Pansy. Giulia la conosceva quella canzone. E sapeva che Anna avrebbe fatto qualcosa di offensivo. Sapeva che quel giorno si sarebbe scatenata una rissa. e che, come da bravo uragano, avrebbe dovuto prenderne parte. Così si alzò. Pronta per l’azione. “Do you think that I wouldn't say this? You know that I play this better than you. Fuck you, fuck you, fuck you and fuck you too!” concluse la castana. Completando il tutto con una panoramica del suo dito medio laccato di smalto nero. Ed un ghignò trionfante in viso. Hermione scosse la testa esasperata. Giulia applaudì. Mentre Pansy digrignò i denti. E in un momento, si accanì contro Anna. le tirò un destro allo stomaco, che la castana evitò. Poi glielo restituì subito. Anche Pansy lo evitò. Millicent si avvicinò e prese Anna per le spalle. Giulia intervenne e diede un calcio alla ragazza. che lasciò andare la castana. Hermione si battè una mano in fronte. Sapeva che sarebbe successo il disastro. Ma lei era intenzionata a non partecipare minimamente. Finchè vide la primina dai capelli rossi tirare fuori la bacchetta e puntarla verso Anna. Così, il prefetto si trovò a pronunciare l’incantesimo di disarmo. E subito dopo anche uno immobilizzante. Poi Hermione sospirò. E rimise via la bacchetta. Tornando a guardare la scena con aria esasperata. Anna si beccò qualche calcio e anche tre pugni, ma Pansy ne ricevette almeno il doppio. Anche Giulia se la stava cavando bene. Millicent era già stanca, quindi le bastò un pugno allo stomaco per farla finire stesa tra l’erba. La castana diede l’ennesimo pugno, completando poi con uno sgambetto. Pansy cadde a sedere in giù per terra. Mentre Anna se la rideva di gusto. Così le serpi batterono in ritirata. Sbloccando prima la compare immobile. “E anche stavolta, i tre uragani hanno la meglio!” annunciò trionfante Giulia. Hermione scosse la testa. “Potevamo ricorrere alla politica dell’indifferenza…” sbottò. Anna scosse la testa. “Insultare me è un conto…ma dare del mostro a Manson e fargliela passare liscia…mai!” commentò. Giulia sorrise divertita. Le due si risedettero e tornarono ai rispettivi passatempi. Mentre il prefetto ricominciò con i compiti. Durante la settimana, le tre Serpeverdi non si fecero più vedere. Inoltre, Valentina raccontò ad Anna, che Kathrin si era presa una bella Strillettera dalla madre, dopo che era stata messa in punizione per l’ennesima volta. Così, arrivò dicembre. Portando con se i primi accenni delle date delle vacanze Natalizie, ancora interrogazioni e nuovi compiti. E anche la seconda gita ad Hogsmeade. Era il sabato successivo. La sveglia suonò alle 7.00 in punto. E, come di routine, Hermione scattò in piedi al primo trillo. Seguita da Giulia e Anna. Fuori grandi nuvoloni non prevedevano nulla di buono. Anche se tutti speravano fossero le portatrici della prima neve. “Allora, avete già deciso cosa comprare?” chiese curiosa Anna. Aveva la testa immersa nel baule, alla ricerca del suo amato Chiodo. Il suo giubbotto di pelle regalatole dai genitori l’anno prima a Natale. L’aveva così tanto desiderato che era come un tesoro. Giulia alzò le spalle. “Non so…però sono riuscita a trovare quello che ho risparmiato dall’ultima visita!” spiegò felice. Quella mattina si era messa una maglia a maniche lunghe lilla. Sopra una felpa della Converse viola a stelle nere. E sotto una gonna a fantasia scozzese viola e nera. Solite calze nere. Converse viola. E sul suo letto, aveva preparato il suo cappotto preferito. Nero, lungo fino alle ginocchia. Che si era messa un anno prima. Quel sabato sera d’inverno. In cui era scesa la neve. Ed aveva scambiato il ciondolo a serpente con Piton. “Però dobbiamo fare il punto dei negozi da visitare! Altrimenti ci troveremo a vagare tutto il giorno senza poi ricavarne nulla…” osservò Hermione, sistemandosi la felpa blu. Quell’estate, in un’uscita di shopping a Londra con Anna e Giulia, aveva comprato un paio di stivali. Beige, poco appariscenti. Con poco tacco e a punta. Sarebbero stati meravigliosamente con quei jeans a sigaretta che si era trovata nel baule. Non si ricordava nemmeno di averli messi. Però l’abbinamento le piaceva, così, decise di provare ad infilare i pantaloni negli stivali. Anche se era una moda oramai passata, aveva sempre desiderato provare. Sul letto, aveva poggiato il cappotto. Lungo più sotto del ginocchio, simile a quello di Giulia. Però beige. Sua madre era convinta che avrebbe avuto bisogno di un’infinità di cappotti quell’inverno. Quindi avevano fatto rifornimento. Anna si sistemò la gonna a pieghe nera. Era invernale, e quindi le avrebbe tenuto caldo. Come anche le calze. Sopra, una maglia a manche lunghe con dei nastri incrociati. Il Chiodo. E per completare il tutto i suoi fidati anfibi. Le tre presero ognuna la propria borsa, controllando di avervi messo il necessario, come fazzoletti, la bacchetta ed i soldi, poi scesero per la colazione. Mangiarono tranquille e si diressero all’uscita per raggiungere la carrozze. Dovettero però anche sottostare alla perquisizione di Gazza. Poi proseguirono tranquille. Anna e Giulia accarezzarono i Thestral e poi salirono sulla carrozza. “Bene…ora dobbiamo decidere dove andare…” iniziò a dire Hermione. Anna si sistemò sul sedile. Accanto a lei Giulia. “Da Astrid dobbiamo andare sicuramente! E poi anche da Armony!” rispose subito la castana. L’amica vicino a lei annuì. “Dobbiamo pensare prima di tutto ai regali…” le rimproverò Hermione. Anna annuì convinta. Ed il prefetto le rifilò un’occhiata dubbiosa. “Santo Manson è vero! Non vel’ho detto! Quando mi è arrivato Death Note, insieme c’era anche un volantino! Cel’ho in borsa…” esclamò poi la castana. Iniziò a frugare nella sua borsetta a forma di tomba, con due ali di pipistrello. Ne estrasse un volantino lilla. E lo passò alle amiche. “È la pubblicità del negozio di Armony…” osservò Giulia. Anna annuì. Le amiche lessero la miriade di scritte, per poi arrivare alla parte interessata. La castana le guardava curiosa. “Allora?” chiese impaziente. Giulia battè le mani entusiasta. “Cavolo…se Armony ha aggiunto delle sale al suo negozio vuol dire che gli affari vanno a gonfie vele…” osservò Hermione. Anna annuì. “Di questi tempi la musica babbana sta avendo un successone tra i maghi più giovani…quindi lei ha ben pensato di allestire un angolo musica nel suo negozio…dvd compresi! Senza contare che poi ha anche aggiunto un’ala videogame!” sorrise agitata. Giulia si strinse nel suo cappotto ed annuì. “Piuttosto, cosa regalate ai vostri uomini?” chiese ancora Anna. Hermione arrossì. Come anche Giulia. La castana ghignò divertita. “Tu piuttosto?” le chiese il prefetto. Anna alzò le spalle. “Vedrò se trovo qualcosa nel reparto musica…anche se pensavo di fare un grande regalo…” spiegò. Giulia sorrise. “È vero! Hai anche il regalo di anniversario!” osservò. Anna annuì. “Volevo fare una cosa unica…anche perché so che Draco farà lo stesso…” commentò. Hermione la guardò scettica. “Di piuttosto che non sai cosa regalargli per l’anniversario e così ricicli il regalo di Natale…” ipotizzò. Anna tossicchiò e si voltò dall’altra parte. Giulia e il prefetto risero. Il resto del viaggio fu tranquillo. Le ragazze chiacchierarono fino ad arrivare ad Hogsmeade. Essendo ancora presto, le tre decisero di fare un giro. Il cambiamento della cittadina era evidente. L’anno prima, all’inizio di dicembre, tutte le vetrine erano adornate da magiche luci ed elfi ballerini. C’era un sacco di gente per strada e tante musiche natalizie. Ora, le luci erano diminuite. Degli elfi nessuna traccia. E le musiche si erano affievolite. Solo Mielandia aveva ancora quell’allegria. Ed infondo ad una via anche un altro negozio esibiva quell’atmosfera. Quello della cara Astrid. Le ragazze decisero di entrare. Videro subito la vecchietta al banco. Il negozio era quasi vuoto. A parte qualche ragazza squittente. Appena le notò, Astrid le raggiunse. “Ragazze! Finalmente, vi stavo aspettando!” esclamò felice. Le abbracciò una alla volta. “Come siete cresciute! Allora, come va?” chiese poi. “La scuola ci uccide…” disse solo Anna. La vecchietta rise. “Anna sei sempre la stessa! E con Draco, come va?” le chiese. La castana sorrise. “Bene…facciamo due anni alla Vigilia…” rispose. Astrid battè le mani entusiasta. Poi si voltò verso Hermione. “E tu? Non dirmi che tieni ancora tutto il giorno questo bel faccino sui libri!” commentò. Il prefetto scosse la testa sorridente. “La nostra Herm ha uno spasimante!” confessò Giulia. Hermione arrossì. “Cara che bello! Vedi che finalmente qualcuno ha notato quanto sei dolce, bella e intelligente?” osservò Astrid contenta. Il prefetto annuì timida. “E tu Giulia? Come va con il tuo Serpeverde?” le chiese. La ragazza arrossì a dismisura. “Bene…” biascicò. La vecchietta rise. “Ora vi lascio fare un giro…buon divertimento!” esordì. Poi andò al banco davanti a cui delle ragazze aspettavano con i loro nuovi gioielli in mano. Le tre osservarono vagamente gli scaffali. Poi ognuna si diresse da una parte. Anna venne attirata da uno scaffale pieno di cose argentate. Un fermaglio a forma di croce attirò la sua attenzione. Ma la castana scosse la testa. Abbassò lo sguardo e lo vide. Un magnifico anello. Aveva la forma di un serpente a due teste, che si congiungevano con una pietra nera. Sembrava la sua collana in versione serpentesca. Senza nemmeno vedere il prezzo lo prese dallo scaffale. Intanto Giulia dava un’occhiata ai gioielli meno luccicanti. Non le piacevano con tutti quei brillii. A lei piacevano le cose semplici. Vide un paio di orecchini. Uno, era un normale teschietto. Mentre l’altro era un pendente. Le piacevano, però li passò. Non poteva comprarli e rischiare di non avere abbastanza soldi per il regalo di Severus. anche se non sapeva ancora cosa voleva comprargli. Forse una camicia. Oppure una sciarpa. Giulia sbuffò. Erano idee troppo banali. Voltò lo sguardo e vide un anello. La fascia d’argento. E sopra un teschio. Ma non di metallo. Il contorno era argentato, ma all’interno era di un viola brillante. Rimase a fissarlo per dei minuti. Le piaceva ancor più degli orecchini. Però scosse ancora la testa. costava ben più del budget che voleva spendere quel giorno per se stessa. Quindi passò anche quello. Hermione guardava gli scaffali distratta. Sapeva già dove voleva comprare il regalo a Ron. Da Armony. Il prefetto si ricordava perfettamente che gruppi ascoltasse il rosso. Una volta a colazione le aveva detto che stava cercando disperatamente un cd. Ma era talmente raro che non riusciva mai ad aggiudicarselo. Gli occhi di Hermione saettavano da gioiello in gioiello. Fino a quando. Si fermarono. Il prefetto allungò una mano. La sua attenzione era stata rapita. Rapita da un fermaglio. Blu, con sopra un fiocco. Non appariscente. E nemmeno di cattivo gusto. Era il tipo di cose che lei adorava, anche se comprava raramente gioielli per se stessa. Hermione sospirando, si allontanò. Non sapeva quanto potesse costare il cd per Ron. Così non voleva rischiare di non avere abbastanza soldi. Le tre si riunirono ed accompagnarono Anna a pagare l’anello. Costava meno di quanto si aspettasse. Probabilmente Astrid aveva praticato uno smisurato sconto famiglia. Come faceva di solito con loro tre. In più, diede ad ognuna un mini avete di peluche come omaggio. Le ragazze uscirono dal negozio. E decisero di passare a dare un’occhiata a Mielandia. Sapevano che a fine giornata si sarebbero concesse dei dolci. A costo di spendere i loro ultimi risparmi in un sacchetto condiviso. Gironzolarono per il negozio indicando cosa avrebbero voluto, in modo da rimanere in una cifra umana. Appena uscirono, lo stomaco di Giulia diede segno che era arrivata l’ora di pranzo. Così entrarono in un piccolo ristorante anonimo, di cui la maggiore clientela era costituita dagli studenti di Hogwarts, che non avevano molti fondi da spendere nemmeno per mangiare. Si sedettero in un tavolo all’angolo. “Sai Herm…ho deciso di fare due regali a Draco…” sorrise Anna. Il prefetto annuì fiera. “Allora, cos’hanno detto i tuoi della E in pozioni? Ti è arrivata una lettera martedì giusto?” le chiese Giulia, mentre osservava distratta il menu. La castana annuì. “Mi hanno dato qualche soldo in più…mio padre era contentissimo! E mia madre!! Ha risparmiato le sue battutine! Figurati che nemmeno mio fratello ha avuto un voto così alto con Piton!” spiegò. Giulia sorrise. “Quindi potresti offrirci da bere con i soldi extra…” propose Hermione. Anna scosse la testa divertita. “Ma anche no…io direi piuttosto un bel sacchetto di caramelle a fine giornata!” la corresse. “Bene! Io accetto l’ultima proposta!” commentò Giulia. Il prefetto sorrise. “E vada per le caramelle!” acconsentì. Poi le tre si guardarono. E scoppiarono a ridere. Una ragazza alta e magra con l’uniforme rossa di avvicinò al tavolo. “Volete ordinare?” chiese, mentre accanto a lei aleggiava una pergamena con una piuma, pronta a scrivere. Hermione annuì. “Io prendo delle polpette di pollo e una porzione di patatine fritte…” elencò. “Anche io volevo prendere quello!” osservò Anna. Giulia annuì. “Allora vi consiglio una porzione grande di entrambi…” commentò la cameriera. Hermione annuì e le passò i menu, mentre la piuma scriveva veloce. “Da bere?” chiese ancora la ragazza. Le tre si guardarono. “Tre coche piccole…” rispose Hermione. La cameriera annuì e se ne andò. Giulia sorrise. “Sembra di essere al McDonald…” osservò. “…però senza ingrassare di dieci chili ogni volta che mangi qualcosa…” completò Anna. Le tre si guardarono e risero ancora. Le loro ordinazioni arrivarono poco dopo, fluttuando su un vassoio. Chiacchierarono e mangiarono per un’ora buona, concedendosi anche il dolce finale. Del gelato con sopra le meringhe. Pagarono ed uscirono ancora ridendo. Fuori, la gente era aumentata. Si vedeva che gli studenti più grandi avevano usato la mattina per studiare. Le ragazze si presero a braccetto una con l’altra per non separarsi e si immersero nella folla. Percorsero tranquillamente la strada fino ad arrivare ad un negozio. La vetrina mostrava un albero di Natale canterino. E vicino a lui, sul vetro, la A di anarchia. Le ragazze entrarono. Si introdussero tra tutti i loro coetanei cercando di andare al reparto di musica. Videro di sfuggita Armony, intenta al bancone a fare il conto a dei ragazzi. Anna andò diretta ad uno scaffale di musica. “Punk? Da quanto tu ascolti punk?” le chiese stupita Hermione. la castana alzò le spalle. “Non lo ascolto io…è Draco quello che se ne intende…e so anche che cd vuole…però i suoi non vogliono che frequenti negozi babbani…quindi non può comprarlo…infatti tutte le canzoni che ha sono dei cd masterizzati da Mary Kate…” spiegò. Il prefetto annuì. Anche Ron ascoltava quel genere. Giulia intanto guardava fissa un cd li accanto. “Bullet in a Bible…il mio sogno…” sussurrò adorante. Herm scosse la testa divertita. Notò il cd della sua Avril guardarla e urlare di comprarlo, ma lo ignorò a malincuore. “Santo Manson che fortuna! l’ho trovato!” esultò Anna. Giulia staccò gli occhi dal cd e si voltò. “Sex Pistols, Never Mind The Bollocks originale…” aggiunse poi la castana. Iniziò a saltare di gioia. L’amica sorrise. “Hey Anna…guarda qua!” la chiamò Hermione. Lei trotterellò verso il prefetto. Con Giulia divertita al seguito. “Questo non è il tuo amato?” le chiese Hermione, indicando un cd. La copertina ritraeva un uomo senza mascella e crocifisso ad una croce. Anna sbarrò gli occhi. Per poco lasciò andare il cd che aveva in mano. “Non ci credo…è da anni che lo cerco…originale…così…bello…Holy Wood…” disse. Le stava andando via la voce dall’emozione. La castana allungò la mano e osservò la copertina. Voltò il cd e ne lesse le tracce. “‘Le tre persone a cui mi riferisco spesso nell’album sono Cristo, Kennedy e John Lennon’ ha detto Manson…sono tre icone postume, considerate simbolo di pace ma morte di una morte violenta…” disse piano Anna. Dopo alcuni minuti passati a fissare il cd, la castana sospirò. Con mano tremante lo ripose sullo scaffale. “Cosa fai? Non lo compri?” le chiese stupita Giulia. Anna scosse la testa. “Non ho abbastanza soldi…” rispose affranta. E, trascinandosi via si avvicinò al reparto vestiti. Hermione guardò Giulia. “Hai appena visto quello che ho visto io?” le chiese. L’amica annuì ancora incredula. “Anna ha rinunciato a comprarsi un cd di Manson…per Draco…” commentò ancora stupita Hermione. Stavolta fu Giulia a guardare l’amica. “Anna si merita questo cd! E sai chi glielo regalerà?” sorrise. Il prefetto la guardò dubbiosa. “Noi!” aggiunse poi. Hermione sorrise ed annuì. Prese il cd e lo mise dietro alla schiena. “Io distraggo Anna, tu lo paghi e poi lo metti in borsa…” propose Giulia. Il prefetto annuì. La ragazza frugò nella borsetta, poi prese i soldi necessari e li passò all’amica. Questa, li accettò e sgattaiolò con il cd dietro la schiena alla cassa. Mentre Giulia si diresse verso Anna. “Trovato qualcosa di bello?” le chiese. La castana alzò le spalle. “Ho scoperto anche la sezione libri…tutta roba gotica e quel genere…” rispose. Giulia guardò lo scaffale di libri. Si voltò e vide una teca. Si avvicinò. Dei libri erano poggiati su qualcosa di vagamente morbido e rosso. Giulia capì che dovevano essere molto importanti. Ed intuì che fossero libri di pittori gotici famosi. Ne ebbe la conferma quando vide quel volumetto. Rimase a guardarlo a bocca aperta come poco prima aveva fatto con il cd dei Green Day. E come Anna aveva fatto con il cd di Manson. “Cos’hai trovato?” le chiese curiosa quest’ultima. Giulia indicò il piccolo libro. La castana seguì il dito dell’amica. Era un libricino piuttosto minuto. Sulla copertina c’era una figura femminile. il viso era preso dal naso in giù, fino al busto. Sembrava quello di una bambola. Aveva un seno solo. Dalla parte sinistra troneggiava una cicatrice. “‘Il cuore di Arlene’…mi sembra di averlo già sentito…” lesse Anna. Poi vide la firma dell’autrice. “Ora capisco…Victoria Frances…” sorrise. Giulia annuì. “Adoro i disegni di Victoria Frances…sai, mi piacerebbe molto avere tutta la collezione dei suoi libri…” spiegò. Anna annuì e si abbassò per vedere il prezzo. Quando lo trovò, sobbalzò. “Santo Manson! Costa però!” osservò. Giulia sorrise. “I suoi libri non si possono trovare dappertutto…e poi questa è la versione con infondo l’autografo originale dell’artista…” raccontò ancora. Anna annuì. “Peccato…mi sarebbe piaciuto…” sospirò l’amica. “Non puoi chiederlo per Natale ai tuoi?” suggerì la castana. Giulia scosse la testa. “Non posso chiedere ai miei di spendere una cifra simile per un libro…e poi so che mia madre mi ha già comprato un regalo…” commentò. Anna la guardò. Giulia diede ancora un’occhiata alla copertina, poi si allontanò. La castana aveva pensato di proporre ad Hermione di regalare quel libro a Giulia, però, dopo averne visto il costo, aveva dovuto abbandonare l’idea. Il prefetto, intanto, era tornata allo scaffale di prima. Non aveva la minima idea dell’identità di metà dei gruppi. Anche se Ron le ripeteva che non poteva non conoscerli. Il prefetto sobbalzò appena vide il cd. Back in Black, degli AC/DC. Lo prese dallo scaffale e guardò le tracce. Non ne conosceva nessuna. Tranne. Quella canzone. You Shook Me All Night Long. La loro canzone. Hermione arrossì. E con il cd fra le mani, raggiunse le amiche. Ora mancava solo Piton da sistemare. Giulia stava guardando il reparto uomo. Aveva escluso subito cose come pelle di drago. E così era stata costretta a scartare metà articoli. La ragazza sospirò. Non poteva regalargli un semplice cd. Anche perché l’aveva già riempito. Gli occhi della ragazza vagavano sempre più tristi da un capo all’altro. Finchè non trovarono qualcosa. Giulia si avvicinò. E la prese fra le mani. Una camicia. La stoffa era morbida. Verde scuro. Tendente al nero. I bottoni curati nei dettagli. Era davvero una magnifica camicia. Appena l’aveva vista, lei l’aveva pensato. Era fatta per lui. però una camicia di così alta finitura non poteva costare di certo entro il suo budget. Stava già per piegarla e rimetterla sullo scaffale, quando notò il cartellino. La scritta ‘sconto’ lampeggiava a caratteri cubitali. Era uno degli articoli primaverili, quindi in quel periodo era venduta in saldò. Giulia non se lo fece ripetere due volte e la tenne stretta fra le mani. Andò al bancone a pagare, ed incontrò Hermione. La ragazza si mise in fila mentre il prefetto andò da Anna. Che le propose di comprare come regalo a Giulia il cd dei Green Day. Dopotutto, nella loro stanza, avevano un piccolo stereo. L’aveva portato Mary Kate e lo usavano a turno. Così, dopo aver pagato anche quello, ed aver fatto qualche giro, le tre uscirono dal negozio. Ognuna con i suoi regali, e tre cd che avrebbero fatto contente le ragazze. Alla fine, Giulia e Anna avevano deciso di comprare ad Hermione l’ultimo cd di Avril Lavigne. Così l’avrebbero ripagata per tutte le volte in cui aveva chiuso un occhio con loro ed era stata così paziente da sopportarle in quegli anni. Erano le sei passate e la prossima carrozza sarebbe stata fra un’ora. I tre uragani optarono per la finale visita a Mielandia. Anna mantenne la sua promessa e comprò un sacchetto formato gigante di caramelle per lei e le sue amiche. Più qualche lecca lecca al sangue per dimenticare il cd lasciato sullo scaffale. Giulia prese un sacchetto di caramelle miste ed uno di Api Frizzole. L’avrebbe portato a Piton quella sera. Hermione usufruì delle caramelle della castana. E, alle sette, presero la carrozza per tornare ad Hogwarts. Era tutte e tre stanche. Però soddisfatte. Quando arrivarono a castello filarono in dormitorio a mettere giù le borse ed i cappotti, poi scesero a cena. Arrivate in Sala Grande però, ebbero una brutta sorpresa. Si sedettero al tavolo di Grifondoro. Ginny e Mary Kate erano vicino a loro. Così, mentre parlavano tranquillamente, la baby Haliwell disse che nel pomeriggio una studentessa della loro Casa era stata investita da una maledizione. Katie Bell. L’avevano trovata Ron ed Harry. Poi avevano chiamato la McGranitt. Il rosso, che era seduto vicino ad Hermione, annuì. Raccontò tutta la scena. Anche Harry partecipava alla discussione. E presto, iniziò a dar sfogo alle sue paranoie. Dicendo che Draco centrava qualcosa. Anna lo liquidò subito dicendogli che quel pomeriggio il biondo era in punizione con la McGranitt per non aver fatto dei compiti. Harry aveva ribattuto che anche la professoressa gli aveva risposto così. Ma che probabilmente Draco aveva avuto dei complici. Così, Anna aveva sbuffato e aveva cambiato di posto. Mettendosi più lontano possibile dal ragazzo. Hermione l’aveva zittito più volte per godersi in pace il pasto. Ecco che anche la cena finì. Le ragazze tornarono in camera. Anna prese un lecca lecca al sangue. Appena lo mise in bocca lo ridusse in mille pezzi. Così fu costretta a prenderne un altro. “Anna calmati…Harry non sa quello che dice…è nervoso…sai…il Quiddich…” cercò di sviare Hermione. La castana alzò le spalle. “Avanti basta pensare alle cose brutte! Mancano tre settimane a Natale!” sorrise Giulia. Anna si voltò. Si tolse il lecca lecca dalla bocca. “Ormai, ormai…Far Natale, far Natale! Che bontà!” iniziò a cantare. Hermione e Giulia si guardarono divertite. “Si fa per noi, è nostro ormai, che favola! E festa sarà!” aggiunse poi la castana. “Far Natale! Far Natale! Far Natale!” dissero tutte assieme. Anna saltò in piedi sul suo letto. “E' ora di stregarli un po’, con il Natale già si può!” continuò. Giulia trotterellò fino al suo baule. “Facciamo un brindisi per noi!” propose, alzando al soffitto un calice immaginario.  “È qui la festa!” completò Hermione. “Far Natale!Far Natale!” esclamò ancora Giulia. “Serpi e ratti van da matti! Ai ragni, poi, pensiamo noi!” osservò Anna. Giulia aiutò Hermione a salire sul letto accanto a lei. “E' nostro, ormai!” precisarono le due all’unisono. “Tutti insieme far Natale Mummie e bestie Far Natale, noi!” disse Anna. “Arriva Jack!” notò Hermione. Giulia scese dal letto. E fece una piroetta. “So cos'è ma capita a me! Non fugge più via la fantasia!” esordì, aggiungendo alla fine una risatina. Anna saltò giù dal letto seguita da Hermione. “Vuoi vedere che io sono un genio? Ho trasformato un topo già in un cappello ed ecco qua!” esclamò la castana, facendo finta di mettere qualcosa in testa al prefetto. Giulia scosse la testa. “Ma complimenti ancor di più se un pipistrello metterai al posto di quel topo, tu, che è troppo vecchio e puzza, ormai!” osservò divertita. Anna sbuffò. Hermione prese un cuscino e lo sistemò. Ci mise sopra un lenzuolo. Giulia si avvicinò e lo guardò. “E no! No-no! Non va! non è un regalo questo arnese è stecchito, in verità! Cerca un dono più cortese! Tenta ancora! Non mollare!” le consigliò. Il prefetto rise e buttò il cuscino. Poi le tre si guardarono. “Tutti insieme, far Natale mummie e bestie, far Natele, noi!” cantarono. “Ormai, ormai, far Natale,far Natale! La, la, la è quasi qui!” continuarono Hermione ed Anna. Giulia salì sul suo letto. “Natale, mio!” sorrise Anna. “Fa din-don-dan lo scampanio!” aggiunse Hermione. “E se la luna sorgerà poi si canterà!” dissero ancora assieme. Giulia alzò le braccia al cielo. “E' arrivato il Natale!” esordì. Poi si lasciò andare all’indietro. Atterrando con un tonfo sul letto. Hermione battè le mani entusiasta. Mentre Anna tornò al suo lecca lecca. “Meglio iniziare a dividere i regali…altrimenti mi ritroverò alla Vigilia con i gufi ancora da mandare…” sbuffò il prefetto. Giulia si alzò a sedere. “Avete della carta da regalo per caso?” chiese. Hermione annuì e si mise a frugare nel baule. L’amica intanto aveva preso la borsa in cui c’era il regalo per Piton. “Non ti sei fatta fare il pacchetto da Armony?” le chiese curiosa Anna. Giulia scosse la testa. “Aveva da fare…e poi…ecco…io volevo fare il pacchetto con le mie mani…” spiegò timida. La castana le sorrise. Hermione le passò della carta da regalo verde ed un fiocco blu. Anna intanto si era messa sul letto e sfogliava un giornale. “Hey ragazze…cosa chiederete ai vecchi per Natale?” chiese. Giulia alzò le spalle. “Qualunque cosa mi regalino andrà bene…” sorrise. Hermione annuì. La castana sbarrò gli occhi. “Avrete pure qualcosa che vorreste no?” osservò. “Non mi interessa più di tanto…a me basterebbe anche una cartolina di auguri…” sorrise Giulia. Anna scosse la testa divertita. “Bhe…in realtà io una cosa cel’avrei…” confessò Hermione. Le amiche la guardarono curiose. “Ecco…io non ho mai chiesto nulla ai miei genitori…però…sapete…quest’estate hanno fatto le repliche di un telefilm che mi è piaciuto un sacco…si chiama Ugly Betty…” spiegò il prefetto. “Ah si! Lo guardavo anche io!” esclamò Giulia. Anna annuì. “Lo guardavo sempre con mia madre la sera…e poi mi ritrovo molto in Betty…quindi…ho sentito che è uscito il cofanetto con i dvd della prima serie…e mi piacerebbe averli…” raccontò Hermione. “Secondo me tua madre lo sa…e te lo ha già comprato!” commentò Giulia. Il prefetto alzò le spalle. “Ora stanno mandando in onda la nuova serie…mia madre mi ha promesso che registra tutte le puntate…” sorrise timida. Anna la guardò. “Sapevi che il cantante…quello con la vocina acuta…aspetta…Mika! Ecco si! Che Mika ha fatto una canzone apposta per Ugly Betty? Siccome per la seconda serie hanno utilizzato la sua canzone ‘Big Girl You Are Beautiful’ lui l’ha cambiata in ‘Hey Betty You Are Beautiful’…” raccontò. Hermione annuì. “Cel’ho nell’mp3…ma tu come fai a sapere delle seconda serie?” le chiese. La castana ghignò. “Mary Kate si è portata da casa un minitelevisore e ha trafficato in modo da poterlo far funzionare…come hai fatto tu con gli mp3 Giulia…” spiegò. Hermione annuì e sorrise. Essendo un prefetto, non avrebbe dovuto fargliela passare liscia. Ma lei stessa aveva con se un oggetto babbano non attinente al contesto scolastico, quindi non poteva dir nulla. Ci fu qualche minuto di silenzio. “Sentite?” osservò Anna. Giulia ed Hermione si guardarono curiose. “Cosa?” chiese la prima. La castana si alzò. “Questo silenzio…significa che il coprifuoco è scattato…e noi siamo in ritardo!” rispose. Giulia annuì. “Bene ragazze! Vi do i soliti tre minuti di vantaggio!” esordì Hermione. Anna la guardò dubbiosa. “Vai a fare un giretto punitivo?” chiese divertita Giulia. Il prefetto si stiracchiò ed annuì. “Diciamo pure una caccia al raro bradipo rosso…” osservò Anna. Hermione arrossì. E Giulia rise. “Io inizio a contare eh…” decretò. Poi chiuse gli occhi. La castana prese a braccetto Giulia. “Torniamo a dormire, promesso!” dissero in coro. Ed uscirono. Mentre Hermione rimase a contare fino a tre. Quando non sentì più chiasso decise di iniziare la ronda da prefetto. Prese il mantello con la spilla ufficiale appuntata e uscì dalla camera. superò la Sala Comune. Era vuota. Iniziò il suo giro sbadigliando. Hermione arrossì, ripensando alla battuta di Anna. Passò davanti alla prima armatura. C’era troppo silenzio in giro. Non presagiva nulla di buono. Ed in più vagare da sola per i corridoi con quel silenzio spettrale le metteva una certa agitazione. Così decise di mettere mano alla tasca della felpa. Il suo fedele mp3 giaceva inutilizzato da qualche giorno. “Scusa…prometto che non ti trascuro più così tanto!” gli sorrise Hermione. Poi scosse la testa divertita. Si stava comportando come Giulia. Inforcò le cuffie e premette il tasto d’accensione. Non si ricordava nemmeno che canzone aveva ascoltato l’ultima volta. Finalmente una scrittina apparve sul display. Hermione sorrise. Nemmeno a farlo apposta la canzone che voleva. Schiacciò play e rimise l’mp3 in tasca. Walks in to the room, see she's a big balloon I said, 'Hey girls you are beautiful'. La ragazza iniziò a muovere la testa a tempo. Era la canzone giusta per liberarsi di quel silenzio tenebroso. E poi. Pensare ad Ugly Betty le metteva sempre allegria. Quella ragazza le ricordava molto se stessa. Lei si considerava il prototipo dell’anti-ragazza perfetta. Aveva le gambe corte. Non era di certo la magrezza in persona. I denti da coniglio. Ed ecco anche i capelli ribelli. E stranamente, ultimamente le andava bene così. Red shoes red glasses please, red glass going on my knees, singing 'Hey Betty you are beautiful'. Hermione iniziò a trotterellare. Con anche qualche piroetta. Quella giornata era stata davvero bella. E chissà. Magari si sarebbe conclusa altrettanto bene. Certo, non era uscita solo per la speranza di un incontro con Ron. Però. In effetti era stanca. Sarebbe potuta stare tranquillamente a leggere a letto aspettando Anna e Giulia. però era uscita. Hermione sospirò. Era davvero uscita solo per incontrare Ron! You take on fashion girls feel like I'm gonna die. Hermione si fermò in mezzo al corridoio. Aveva sentito un rumore estraneo alla canzone. Si voltò. Nei dintorni c’era solo lei. La ragazza scosse la testa. probabilmente era la sua immaginazione che giocava brutti scherzi. Oppure. Pix che faceva il suo solito caos. Il prefetto si era appena girato quando sentì ancora il rumore. Si tolse una cuffia per ascoltare meglio. Sembrava il rumore di passi trascinati. Sempre più veloci. Cos a writer woman needs a wrote man here's why. Rimase a fissare il corridoio dietro di se per qualche minuto. I passi si avvicinavano. E vi si aggiunsero delle voci. “Ho fatto schifo! Ho giocato come un sacco di cacca di drago!” sbottò Ron. Harry scosse la testa. “Non è vero!” rimbeccò sicuro. Hermione tirò un sospiro di sollievo. Il suo cuore vacillò. Ma la sua gioia si spense quando sentì anche la voce dell’altro. Era indecisa se continuare ad andare per la sua strada. Anche se. Si sarebbero incrociati comunque. La sua ragione le imponeva di rimettersi la cuffia e velocizzare il passo. Ma il suo cuore la pregava di rimanere li in mezzo. Hermione sbuffò. Chiuse per qualche minuto gli occhi. They threw us there when Nancy walk through the door. Quando li riaprì, si sentì sprofondare. Ron ed Harry avevano già girato l’angolo e stavano venendo verso di lei. Il rosso alzò la testa e la vide. “Hey Mione!” la chiamò. La ragazza arrossì. Ogni volta che la chiamava con quel soprannome. Perché le ricordava il ballo. Il balcone. Il magnifico bacio fra loro. Sotto ai fuochi. Il prefetto dovette scuotere la testa un paio di volte per cacciar via quell’immagine. “Ci…ciao…” rispose piano. I due la raggiunsero subito. “Cosa fai in giro? Ronda da prefetto?” le chiese Harry. Hermione annuì timida. Notò che i due avevano indosso ancora l’uniforme da Quiddich. But if you show her love she'll shoo you so much more. Un silenzio imbarazzante prese il sopravvento per qualche minuto. Fu Ron a parlare per primo. “Senti Harry…io accompagno Mione…sono anche io un prefetto dopotutto…” disse. Harry lo guardò sospettoso. Però annuì. Li salutò. E si diresse a passo svelto verso la torre. Hermione sorrise. “Gra…grazie…però…sarai stanco…non serviva…” lo ringraziò. Ron scosse la testa sorridente. “Finiamo il corridoio e poi prendiamo una scorciatoia per la torre…così facciamo prima, ti va?” propose. La ragazza annuì. Così i due iniziarono a camminare. Hey Betty you are beautiful. Hermione proseguiva guardandosi la punta delle scarpe. Aveva deciso di rimanere vestita come il pomeriggio. Quindi si fissava le punte degli stivali. Il cui tacchetto faceva un fievole rumore. “Come sono andati gli allenamenti?” chiese piano. Ron alzò le spalle. “Ho giocato malissimo…Ginny mi ha insultato per tutto il tempo…e ho quasi ucciso Demelza…direi che sono migliorato no?” sorrise ironico. Hermione rise. Hey Betty you are beautiful. “Scommetto che sei solo nervoso per la partita…quand’è, settimana prossima?” gli chiese ancora. Il rosso annuì. “Grifondoro contro Serpeverde…dobbiamo stracciarli! Però se gioco io mi sa che non arriveremo nemmeno a perdere in modo onorevole…” sbuffò sconsolato. Hermione prese coraggio e gli battè una mano sulla spalla. “Avanti non dire così…vedrai che andrà tutto bene! E io verrò a fare il tifo! Promesso!” esclamò sincera. Ron la guardò. “Allora se ci sarai tu vedrò di giocare al meglio!!” sorrise. La ragazza arrossì. Hey Betty you are beautiful. “E tu che hai fatto di bello oggi? Sei andata ad Hogsmeade?” le chiese. Hermione annuì. “Ho fatto le compere natalizie con Anna e Giulia… ho preso tutti i regali!” sorrise felice. Ron la guardò intenerito. “Non hai preso nulla per te?” osservò. La ragazza scosse la testa. “Anche se avevo visto un bel fermaglio al negozio di Astrid…però prima volevo comprare gli altri regali…solo che alla fine non ci siamo tornate…però Anna ci ha comprato un sacchetto grande di caramelle da Mielandia!” spiegò. Il rosso annuì. “Quindi rimai qui per le vacanze di Natale?” le chiese. Hermione annuì. “Ho fatto un patto con le altre…rimaniamo tutte e tre…anche se mi dispiace non vedere i miei…però…una promessa è una promessa!” sorrise. Ron allungò una mano e le fece una carezza sulla testa. “E brava la mia Mione!” si lasciò sfuggire. Hey Betty you are beautiful. La ragazza arrossì. Però sorrise felice. “E tu rimani?” gli chiese. Ron scosse la testa. “I miei vogliono che torni a casa…sia io, che Ginny…” rispose. Hermione annuì. Ed abbassò la testa. Quella notizia l’aveva rattristata. E Ron lo notò. “Cioè…io avrei voluto rimanere… ma…ecco…sai com’è mia madre…” cercò di scusarsi. La ragazza annuì. “Sai…mi sarebbe piaciuto passare la sera della Vigilia con te…” confessò Ron. Hermione sobbalzò e lo guardò. “A…anche a me…” sorrise. Walks in to the room feels like a big balloon I said, 'Hey girls you are beautiful'. “Sai già cosa ti regalano i tuoi?” le chiese curioso. La ragazza alzò le spalle. “Io dei messaggi subliminali nelle lettere glieli ho mandati…” sorrise. Ron rise divertito. “Davvero? E cosa ti piacerebbe?” le chiese ancora. “Il fermaglio che ho visto oggi sarebbe carino…però…ecco…vorrei il cofanetto con i dvd della prima serie di Ugly Betty…” rispose imbarazzata Hermione. Si nascose il viso fra le mani. “Si…lo so che è una cosa stupida…” aggiunse poi. Ron scosse la testa. “Non è stupido! È normale che ti piaccia una serie tv! Quanto darei per avere a casa mia una televisione babbana…infatti quando ero piccolo speravo che mio padre ne portasse a casa una dall’ufficio…” raccontò. Diet coke and a pizza please diet coke I'm on my knees, screaming 'Big girl you are beautiful'. Hermione sorrise intenerita. “Allora vorrà dire che quest’estate verrai a casa mia…io ho una televisione babbana…” lo invitò. Ron annuì. “Perfetto!” esclamò. E si avvicinò piano alla ragazza. I due voltarono l’angolo. “Mi dispiace per le varie liti di prima…a cena…” sussurrò Hermione. Ron alzò le spalle. “Non ti devi scusare…Harry la sta tirando un po’ troppo lunga questa storia su Malfoy…e ad essere sincero, mi dispiace per Anna…sai, dopo il litigio a Pozioni, mi è dispiaciuto vederla quasi in lacrime…miseriaccia, è una cosa che non capita mai!” spiegò. La ragazza lo guardò dubbiosa. “Cosa non capita mai?” gli chiese. “Anna in lacrime…non l’ho mai vista piangere in sei anni che la conosco…” osservò ancora Ron. You take your girl and multiply her by four, now a whole lotta woman needs a whole lot more. Hermione scosse la testa. “Sai…Anna è una ragazza con un carattere molto forte…vuole fare la dura…però secondo me l’unico con cui si scioglie è Draco…lei è l’unica che lo vede come un ragazzo normale…senza pregiudizi...e quindi ci sta bene…” cercò di spiegare. Ron annuì. “Voi tre vi completate a vicenda…” sorrise. “Trovi?” commentò divertita la ragazza. Il rosso annuì ancora. “Anna è la dura, Giulia è la buona e tu…sei l’intelligente!” elencò. Hermione lo guardò finta offesa. “Ah…sarei l’intelligente?” sbottò. Ron sobbalzò. Get yourself to the Butterfly Lounge find yourself a big lady, big boy coming around and there we gonna do baby. “Miseriaccia…cioè…volevo…volevo dire…che…sei intelligente…però…” cercò di spiegare. Hermione lo guardava divertita. “Però?” chiese. Ron tossicchiò. “Però…anche se sei intelligente…sei…sei bella…” concluse, diventando del colore dei suoi capelli. Anche la ragazza arrossì. I due arrivarono al passaggio segreto. Ron spostò l’arazzo per far andare Hermione per prima. “Prima le signore…” sorrise. La ragazza gli passò davanti. “Grazie…però sono ancora signorina…” precisò divertita. Ron rise e la seguì. No need to fantasise since I was in my prizes. “Sai Mione…oggi non è stata una giornata molto allegra…prima Katie e la maledizione…poi gli allenamenti andati male…” iniziò a dire poi. Hermione annuì. “…però…da quando ti ho incontrato prima è già migliorata!” finì Ron. La ragazza sorrise. “Non penso di essere una così buona compagnia…” commentò. Poi con un salto, uscì dal passaggio segreto, ritrovandosi nel corridoio della torre. “Ed invece lo sei! Mi piace conversare con te…sei spiritosa…intelligente…metti allegria!” la lodò Ron, seguendola. Hermione arrossì. A watering hole with the girls around and curves in all the right places. “Gra…grazie…” sorrise. Il rosso la guardò. “Lo sai…stai davvero bene vestita così!” commentò ancora. La ragazza mormorò un altro grazie. “A….anche tu…stai bene con l’uniforme da Quiddich…” aggiunse timidamente. Ron sorrise. I due camminarono piano, arrivando al ritratto della Signora Grassa. Ron sussurrò la parola d’ordine. La donna si svegliò di soprassalto e lo guardò male. Li fece entrare, blaterando qualcosa sugli orari. “Bene…siamo qui…” osservò Hermione, una volta davanti al bivio della scale dei dormitori. Ron sorrise divertito. La ragazza si appoggiò con la schiena al muro. Hey Betty you are beautiful. “Ehm…Mione…c’è una cosa che ti volevo chiedere…dal ballo…” iniziò a dire il rosso, mettendosi davanti a lei e poggiando le mani sul muro vicino alle sue spalle. Hermione lo guardò curiosa. Il cuore le batteva a mille. “Ecco…ti…ti andrebbe di uscire qualche volta? Magari…magari facciamo un giro giù al lago…ti andrebbe?” le chiese. Aveva la voce tremante. La ragazza rimase a bocca aperta. Senza accorgersene annuì piano. Ron sorrise. “Bene! Ecco…allora…buona…buonanotte!” la salutò. “Ehm…Ron…se non ti sposti non posso andare in dormitorio…” osservò Hermione. Il rosso si spostò imbarazzato. Hey Betty you are beautiful. La ragazza lo ringraziò. Poi lo guardò. Si avvicinò e si alzò in punta di piedi. “Buonanotte Ronald…” sussurrò. Poi gli diede un bacio sulla guancia. Lo guardò un’ultima volta. E scappò via. mentre Ron rimase imbambolato. Portandosi una mano sulla guancia. Con un sorriso ebete. Hermione fece le scale di corsa. Entrò veloce in camera. Era ancora vuota. Si tolse gli stivali e li buttò in un angolo, poi salì felice sul letto. Solo allora si accorse di avere ancora una cuffia nell’orecchio. “Hey Betty you are beautiful!” cantò seguendo Mika. Poi iniziò a saltare sul letto. Era felice. Ron le aveva chiesto di uscire. Non vedeva l’ora di dirlo alle sue amiche! Dopo qualche minuto passato a saltare, si abbandonò sul letto. Tirò un sospiro. E sorrise. chiudendo felice gli occhi. Hey Betty you are beautiful.
Intanto, Anna e Giulia erano scese nei sotterranei. Si erano divise al solito bivio. Dandosi appuntamento alle undici proprio li. Anna aveva percorso come al solito il corridoio. Fino ad arrivare al punto della parola d’ordine. L’aveva sussurrata ed era entrata nella Sala Comune, per fortuna vuota. Poi era sgattaiolata nei dormitori maschili. Come al solito, tutti i letti erano vuoti fuorché uno. Draco stava steso a pancia in su. Anna ghignò e si avvicinò piano. I got a crush on a pretty pistol, should I tell her that I feel this way?Draco era immobile. Le mani incrociate sulla pancia e gli occhi chiusi. La castana gli si avvicinò con passo felpato. Aveva in mente un bello scherzetto. Anche se sapeva che poi il biondo gliene avrebbe dette di tutti i colori. Father told us to be faithful. Anna l’aveva oramai raggiunto. Con un gesto elegante si tolse gli anfibi. Abbandonandoli piano sul pavimento. Le Converse blu scuro di Draco dall’altra parte del letto. La castana guardò il ragazzo. Sembrava quasi un angioletto. Certo, se lei fosse stata Giulia o Hermione, si sarebbe accoccolata li accanto tra le sue braccia. Facendo le fusa come una gattina. Per fargli una sorpresa al suo risveglio. Ma lei non era ne Giulia ne Hermione.I got a crush on a pretty pistol, should I tell her that I feel this way? Anna ghignò. Prese la bacchetta ed insonorizzò la camera. Prese un profondo respiro. Strinse i pugni. E chiuse gli occhi. Poi tirò un urlo talmente acuto da spaccare i vetri. Draco aprì gli occhi di scatto sobbalzando. Per poco cadde dal letto. Anna riaprì gli occhi e vide che si era svegliato. E tossicchiò per riprendere un po’ di voce. “Buonasera amore! Dormito bene?” lo salutò. Do you love your guns? Yeah! God? Yeah! And Government?Draco la guardò ad occhi sbarrati. “Ma sei diventata scema?!” sbottò. Anna lo guardò con aria angelica. E sorrise. “Volevo svegliarti…” rispose. La biondo strabuzzò gli occhi. “Ma ti pare?! Esiste una cosa chiamata sveglia!” sbuffò. La castana ridacchiò. Draco tirò un sospiro. E si passò una mano sulla fronte. Poi guardò Anna. Allungò una mano e la prese per il braccio. Tirandola verso di se. Do you love your guns? Yeah! God? Yeah! And Government? Fuck yeah. La castana lo lasciò fare. Curiosa. Draco la prese tra le braccia. Poi ghignò. “Non dovevi sfidarmi…” sussurrò. Non diede nemmeno ad Anna il tempo per replicare. Iniziò a farle il solletico. La castana iniziò a contorcersi ridendo. “Malfoy! Non vale così! È un colpo basso!” cercò di dire, tra le risa. Ma il biondo la ignorò e continuò la sua tortura. Dopo qualche minuto, Anna arrivò a pregare pietà. Così Draco la lasciò andare. I got love songs in my head, killing us away. La castana si sedette ai piedi del letto. Per poi stiracchiarsi. Il biondo sbadigliò. “Allora, com’era la punizione con la McGranitt?” sogghignò ancora Anna. Il ragazzo alzò la testa e la fulminò con lo sguardo. “Vuoi ancora un po’ di solletico?” sbottò. La castana scosse la testa. “Guarda che io lo chiedevo per te eh…” sbuffò. Draco sorrise. Le fece segno di sdraiarsi vicino a lui. Ma Anna rimase immobile. Seduta a gambe incrociate nonostante la gonna. I got love songs in my head, killing us away. Draco si sporse un po’ in avanti. Mentre la castana la guardò dubbiosa. “Anna…lo sai che se stai così con la gonna mi fai un gran favore?” ghignò. La ragazza sbarrò gli occhi rossa in viso. “Draco!” lo richiamò. Poi gli tirò un cuscino. Il biondo rise, parando il bolide. Se lo mise tranquillo dietro la schiena. “Allora, comprati i regali oggi pomeriggio?” le chiese. Anna annuì. “Li ho trovati tutti!” sorrise. Draco la guardò curioso. “Allora…un poster dei Paramore per Mary Kate, in modo da farla tornare sulla retta via; una nuova cartellina porta documenti per mio padre e un libro di cucina stregata per mia madre…invece, per Giulia io ed Herm abbiamo comprato il cd dei Green live Bullet in a Bible, e per Herm invece, con Giulia, abbiamo comprato l’ultimo cd di Avril Lavigne…” elencò. Il biondo la guardò ancora. She tells me I'm a pretty bullet, gunna be a star some day, momma says that we should look away. “Non ti aspetterai mica che io ti dica cosa ti ho regalato?” commentò acida Anna. Draco sorrise sornione. E si avvicinò a quattro zampe alla ragazza. “Almeno dammi un indizio!” la pregò. La castana scosse la testa.  “Dai! Uno piccolo piccolo!” pregò ancora il biondo. Anna sbuffò e si voltò dall’altra parte. “Microscopico come il cervello di Potter…” tentò ancora Draco. Stavolta la castana scoppiò a ridere. “Per favore!! Lo sai che detesto aspettare!” si lagnò il ragazzo. Anna scosse la testa esasperata. “Draco Malfoy, sei davvero un bambino viziato!” commentò. She tells me I'm a pretty bullet an imitation christ. “Chi, io? Senti chi parla Haliwell! Sbaglio o sei tu quella che stressa l’anima alle persone due mesi prima del compleanno per sapere cosa le regaleranno?” rimbeccò Draco. Anna tossicchiò finta innocente. “Se la metti così allora ti do un suggerimento…anzi, una precisazione…” esordì poi. Il biondo la guardò curioso. I got love songs in my head, killing us away. “Ti ho comprato due regali…uno per Natale, e uno per l’anniversario…” spiegò la castana. A Draco si illuminarono gli occhi. “Davvero?” le chiese. La ragazza annuì. “Piccola non dovevi!” sorrise subito il biondo. Anna alzò le spalle. “Certo che dovevo…” sbuffò. Draco si sporse e le prese piano un braccio. La portò a se. “L’unico regalo che mi basta sei tu…” sorrise. La castana scosse la testa. cacciò fuori la lingua schifata. “Dove l’hai trovata questa, nei cioccolatini?” commentò divertita. Do you love your guns? Yeah! God? Yeah! And Government? Draco scoppiò a ridere. Poi le scompigliò i capelli. Anna sbuffò irritata. “Sei la mia piccola Schiopoda irascibile!” rise ancora il ragazzo. La castana lo guardò male. “Schiopoda a chi? Razza di Vermicolo platinato?!” sbottò. Poi i due scoppiarono ancora a ridere. Passò qualche minuto. In modo che tutti e due riprendessero fiato. Do you love your guns? Yeah! God? Yeah! And Government? “A parte gli scherzi…non dovevi comprarmi due regali…” commentò ancora Draco. Anna scosse la testa. “Tranquillo…tu piuttosto, cosa mi hai comprato?” gli chiese. “Non te lo dico!” rimbeccò, facendole la linguaccia. La castana rise divertita. “Cosa ti piacerebbe ricevere?” le chiese poi Draco. Anna alzò le spalle. “Ho una vasta gamma di cose…dunque…in primis, il cd Holy Wood di Manson…oppure anche Portrait of an American Family…poi…l’anello di Manson…quello con le due croci…oppure…il libro ‘La Mia Lunga Strada dall’Inferno’…non lo trovo da nessuna parte!” elencò contando sulle dita di una mano. Do you love your guns? Yeah! God? Yeah! And Government? Draco ghignò. Anna lo guardò. “Cosa mi hai comprato?” chiese, con negli occhi una strana luce. Il ragazzo alzò le spalle. “Forse questo…forse quello…” rispose vago. Anna battè le mani entusiasta. Poi gli buttò le braccia al collo felice. “Grazie amore! Però anche tu non dovevi sprecare soldi per me…” osservò. Draco scosse la testa. “Non è nulla dai…mi piace farti regali…” confessò. Anna lo guardò curiosa. “Fai quell’espressione talmente felice quando scopri qualcosa che ti piace…sei più bella del solito…” sorrise ancora il biondo. Do you love your guns? Yeah! God? Yeah! And Government? Fuck yeah. Anna arrossì. “Gra….grazie…” sussurrò timida. Draco la guardò. “Che carina!!” esclamò, poi l’abbracciò forte. Anna rise. “Ma cosa facciamo la Vigilia?” gli chiese curiosa. Draco alzò le spalle. “Sopresa…” sorrise. La castana scosse la testa divertita. E sospirò. Davvero non capiva come faceva Harry ad odiare tanto Draco. In effetti anche lei l’aveva odiato un paio di volte nei primi anni. L’aveva anche pestato. “Ti ricordi di quando mi hai fatto un occhio nero?” gli chiese la ragazza. Il biondo annuì divertito. “Tu mi avevi dato un calcio in un posto dove non batte il sole!” sbottò. Anna sorrise. I got love songs in my head, killing us away. “Si, mi ricordo! Ti sei accasciato a terra!” rise. Draco la fulminò con lo sguardo. “Non è divertente!” sbuffò. La ragazza però continuava a ridere. “Che pesti che eravamo…” commentò ancora Draco. Anna annuì. “Però tu non mi mettevi paura…” precisò. Il biondo la guardò scettico. “Davvero?” le chiese. La ragazza annuì sicura. “Nemmeno ora…” precisò. Draco ghignò. “Vediamo se ti faccio cambiare idea…” commentò. I got love songs in my head, killing us away. Anna lo guardò curiosa. Il biondo iniziò a farle il solletico senza darle un attimo di pausa. E così andarono avanti per alcuni minuti. “Basta Draco! Se continui giuro su Manson che non ti rivolgo più la parola!” sbraitò Anna. Il ragazzo rise. “Una benedizione!” esclamò. La castana lo spinse via e cominciò a dargli dei pugni sulle braccia. Sembrava fossero tornati ai primi anni. Entrambi però sorridevano. Perché si sentivano fortunati ad essere ancora così affiatati come due anni prima. I got love songs in my head, killing us away.
Nel mentre Giulia era arrivata all’ufficio. Aveva bussato piano e Piton l’aveva fatta entrare. Seduto come al solito alla scrivania. Con mille scartoffie sparpagliate. La ragazza era entrata trotterellando. “Buonasera professore!” sorrise. Piton alzò la testa. “Che casualità…è felice…” osservò acido. Giulia rise. “Si! Però stasera lo sono ancora di più!” precisò. Poi andò a sedersi sulla poltrona davanti alla scrivania. “I miei nervi saranno felici di questa notizia…e perché, di grazia, è più felice del solito?” chiese Piton arcigno. Giulia sorrise. “Oggi sono andata a Hogsmeade a comprare i regali…li ho trovati tutti!” spiegò. Severus poggiò la piuma ed incrociò le mani poggiando i gomiti sulla scrivania. “Davvero un modo utile per impiegare una giornata…” commentò. La ragazza battè le mani. “Sono riuscita a trovare una spilla per mia madre! Lei adora le spille! Però non ne ha nessuna viola…e il viola è il suo colore preferito!” raccontò. Severus sorrise. “Un vizio di famiglia insomma…” osservò. Giulia annuì. “E per mio padre invece, ho comprato un portachiavi con su scritto ‘miglior papà’ e poi anche un set di acquerelli magici…” elencò. Piton la guardò curioso. “Suo padre disegna?” le chiese. La ragazza annuì. “Mi ha fatto un sacco di ritratti da piccola…uno cel’ho appeso in camera mia, mentre un altro è nella loro stanza…” rispose. Severus annuì. “Per Anna un cd di Manson e per Herm un cd di Avril Lavigne…” continuò Giulia. “Insomma, ha speso tutti i suoi risparmi?” osservò acido il professore. La ragazza arrossì. Poi però sobbalzò. E mise una mano nella tasca della felpa. Estrasse un sacchetto bianco con una M rosa stampata davanti. Il marchio di Mielandia. “Ho pensato anche a lei!” sorrise. E gli poggiò il sacchetto davanti. Severus lo prese riluttante. E lo aprì. “Cosa ci dovrei fare?” sbottò. “Api Frizzole…l’unico dolce che le piace…ho pensato che non sarebbe stato carino comprare dolci sono per me…e poi io ero fuori a divertirmi e lei chiuso qui…” spiegò. Piton richiuse il sacchetto e lo mise in un angolo della scrivania. Giulia lo guardò. Gli occhi nocciola avvolti in una luce speciale. Si vedeva che era allegra. “Che bello! Tra tre settimane è Natale!” battè le mani entusiasta. Piton sbuffò. “Non so davvero cosa la ecciti così tanto…il Natale è solo un giorno come un altro…solo che la gente lo usa come scusa per regalarsi oggetti inutili…” sbottò. Giulia lo guardò stupita. Poi si alzò dalla sedia. “Perché mi piace il Natale?” sorrise. Piton inarcò un sopracciglio curioso. “A Natale puoi fare quello che non puoi fare mai: riprendere a giocare, riprendere a sognare, riprendere quel tempo che rincorrevi tanto…” iniziò a cantare. “Quando mai lei ha i piedi per terra signorina Wyspet?” commentò Severus. Giulia sorrise. Prese la bacchetta che sporgeva dalla tasca della gonna. “È Natale e a Natale si può fare di più, è Natale e a Natale si può amare di più, è Natale e a Natale si può fare di più per noi…” continuò. Iniziò a far sprizzare scintille verdi e rosse. Piton sbuffò. “Che cosa ridicola…” osservò. Giulia scosse la testa. Con un gesto di bacchetta fece apparire una ghirlanda. “A Natale puoi!” esclamò. poi, facendo una piroetta, la appese alla porta. Severus scosse la testa. Ed inorridì, alla vista di quella cosa verde. Lui lo odiava il Natale. Non sopportava tutte le smancerie. L’aveva festeggiato da solo l’anno prima. E l’anno prima ancora. E l’anno prima ancora. anzi, non aveva festeggiato per nulla. “A Natale puoi dire ciò che non riesci a dire mai: che bello è stare insieme, che sembra di volare, che voglia di gridare quanto ti voglio bene…” proseguì sorridente Giulia. Con un altro gesto di bacchetta fece apparire dei fili argentati. Li dispose lungo gli stipiti della porta. Severus rabbrividì. Non aveva mai fatto tutti quelli squallidi addobbi. Nemmeno l’albero. E non erano di certo cose che gli potessero interessare. “È Natale e a Natale si può fare di più, è Natale e a Natale si può amare di più, è Natale e a Natale si può fare di più per noi: a Natale puoi!” sorrise ancora Giulia. Fece apparire qualche rametto di vischio e lo mise un po’ qua e là. Poi trotterellò fino alla scrivania e ne mise uno accanto al sacchetto di caramelle. “Inutile…tutto ciò è palesemente inutile…” sbottò Piton. La ragazza scosse la testa decisa. “È Natale e a Natale si può amare di più, è Natale e a Natale si può fare di più per noi: a Natale puoi!” disse ancora. Stavolta fece apparire due cappelli rossi da Babbo Natale. Se ne mise in testa uno. Poi si avvicinò al professore. “Non si azzardi nemmeno a pensarlo!” la avvertì. Ma Giulia non si arrese e mise il cappello a Piton. Che la fulminò con lo sguardo. Era un’immagine piuttosto buffa. La ragazza trotterellò fino alla poltrona davanti alla scrivania. Poi con un colpo di bacchetta spense la luce. E fece apparire nella sua mano un piccolo fuocherello azzurro. “Luce blu, c’è qualcosa dentro l’anima che brilla di più: è la voglia che hai d’amore, che non c’è solo a Natale, che ogni giorno crescerà, se lo vuoi…” sussurrò. Poi lasciò andare il fuocherello che iniziò a vagare per la stanza. Illuminandola. Severus ora guardava Giulia. Stranamente, l’idea del Natale lo stava attirando. Non per la musica mielosa. E gli addobbi insulsi. Ma per lei. Forse se trascorsa con  Giulia, quella festa non era così male. E poi. Come resistere a quei due occhioni brillanti con stelle. A quella voce dolce. Però. Non poteva certo chiederle di trascorrere Natale assieme. Non era più un ragazzino. “A Natale puoi…” disse ancora Giulia. Ed intanto si avvicinò al professore. Fece apparire una morbida sciarpa. E gliela mise. “È Natale e a Natale si può fare di più, è Natale e a Natale si può amare di più, è Natale e a Natale si può fare di più, è Natale e da Natale puoi fidarti di più!” aggiunse poi la ragazza. Tornando alla poltrona. Giulia si sedette. E sorrise. “A Natale puoi…puoi fidarti di più…” continuò. Severus la guardò scettica. Doveva resistere. Non si sarebbe fatto intenerire. Aveva cose ben più importanti da fare che addobbi e smancerie varie. Anche se. Quel faccino. “A Natale puoi...” concluse Giulia. E lo guardò curiosa. “Tutto qui signorina Wyspet?” commentò Piton. Il sorriso della ragazza si spense. “Bhe…no…c’è l’albero…i dolcetti…” elencò ancora. Il professore sbuffò. Si tolse il cappello e lo buttò in un angolo. Poi prese la bacchetta e fece sparire gli addobbi. Giulia abbassò lo sguardo. “Non basta qualche canzoncina mielosa per cambiare la mia opinione…” precisò. “Io…non volevo…cambiare la sua opinione…volevo solo…” cercò di dire la ragazza. Piton la guardò. Ed il cuore gli tremò. Guardando gli occhi nocciola lucidi. Che stupido che era! Aveva usato troppa freddezza! Era stato il solito mostro senza cuore. “…volevo solo…che lei fosse felice…perché se lei non è felice…il Natale allora non è una cosa bella…i miei genitori…mi hanno insegnato…che in questo periodo dell’anno…il regalo più grande che si può donare è la felicità…” spiegò Giulia. Oramai in lacrime. “Signorina Wyspet…” sussurrò Severus. Ora si sentiva davvero un verme. Avrebbe voluto auto infliggersi una Cruciatus. La ragazza alzò la testa. E si asciugò gli occhi. “Sa…i miei genitori mi hanno sempre detto che io ho un cuore buono…e che ho tanta felicità…che è un dono prezioso…perché nel mondo cen’è così poca…per questo volevo regalargliene un po’…così anche lei può sorridere…” raccontò ancora. Severus scosse la testa divertito. E sorrise. “Signorina Wyspet…lei è così pura che perfino gli angeli sfigurano vicino a lei…” osservò. Giulia arrossì. E rise. “Professore?” lo chiamò. “Si?” rispose lui. “Posso chiederle una cosa?” gli chiese. Piton annuì. “Ecco…le…le andrebbe di…stare insieme a me la…la sera della Vigilia?” sussurrò timida la ragazza. Il cuore di Severus sussultò. Non si sarebbe mai aspettato un invito. Da lei. “Non dovrebbe trascorrerla con le sue amiche?” commentò. Giulia scosse la testa. Facendo sbattere di qua e di là il ponpon del cappello. “La Vigilia voglio passarla con lei…” rispose sicura. Le guance di Severus si arrossarono. “E cosa dovremmo fare?” chiese, scettico. Giulia sorrise. “A casa mia la Vigilia si sistemano gli ultimi addobbi dell’albero…e poi, a mezzanotte, ci si scambia i regali…” spiegò. Piton la guardò. Gli occhi nocciola spalancati in attesa di risposta. “Programma banale…però se proprio insiste…” commentò. La ragazza battè le mani felice. Si alzò e raggiunse il professore. “Grazie! Le voglio un mondo di bene!” sorrise. Poi lo abbracciò. Piton arrossì. “Signorina Wyspet!” la richiamò divertito. Però Giulia rideva. E quelle risa erano il suono più bello che Severus avesse mai sentito. Era vero. Quella ragazza aveva la felicità nel cuore. Ed un po’, ne aveva trasmessa anche a lui. Quella sera. Grazie ad un semplice abbraccio.

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Capitolo 19
*** The Funeral of Hearts ***


Buonaseeera *-*
so che voi mi volete cruciare e ne avete tutto il motivo siccome non aggiorno da...giugno. *scappa*
In questo capitolo ci troviamo Storia D'Amore Vista da Fuori di Roberta e Pasqualino da Amici di anni orsoooono (non mi linciate XD), The Funeral of Hearts degli Him (<3), Just a Car Crashed Away del nostro caro Reverendo Manson e Wake Me Up When September Ends dei cari Green Day.

Avvertenze: occtudine, svenamento, voglia omicida verso bradipi rossi u.u

Spero di farmi perdonare, vi lascio all'aggiornamento >w<
Buona lettura <3



Diciannovesimo Capitolo

Le ragazze rimasero dai rispettivi amori fino alle undici. Anna e Giulia si incontrarono al solito bivio e salirono assieme. Trovando una Hermione canticchiante. Lei raccontò della serata e dell’invito di Ron. Le amiche furono contente per lei. Finalmente quel bradipo si stava svegliando! Così i giorni passarono veloci. Hermione incontrò ancora Ron in biblioteca la domenica. Lo aiutò con i suoi compiti. E, mentre stavano tornando alla torre di Grifondoro, incontrarono Harry. Il prefetto lasciò i due maschi a parlare da soli. Così accelerò il passo e attraversò la scorciatoia che aveva fatto la sera prima con Ron. Appena era giunta dall’altra parte, si era trovata davanti Ginny, impegnata in un bacio appassionato con Dean. Hermione era arrossì e aveva mormorato un debole saluto per la ragazza. Poi era filata via. Sperava tanto che Ron non prendesse quel passaggio segreto. Altrimenti chissà cosa sarebbe successo. A cena però, constatò che il rosso aveva proprio beccato in pieno la sorella. Ginny era furiosa. E stranamente, Ron si era seduto lontano da Hermione. la ragazza pensò che si lui non volesse stare nei dintorni della sorella. Così non ci badò. Però, con il passare dei giorni, notò che il rosso aveva preso ad ignorarla. Anna le aveva detto che forse era solo nervoso per la partita di Quiddich di quel venerdì, quindi, ancora, il prefetto aveva lasciato correre. Anche se quell’indifferenza la deprimeva. Domenica, Ron le aveva detto che dopo la partita avrebbero deciso una sera per uscire assieme. Forse era questo che la innervosiva. Aveva paura che Ron cambiasse idea. Dopotutto gli ci erano voluti tre mesi solo perché le proponesse di uscire. Ed ecco che arrivò la fatidica partita. Grifondoro contro Serpeverde. “Dobbiamo proprio andarci? Fa freddo!” sbottò Anna. Erano appena uscite dal castello, dirette al campo da Quiddich. Erano in perfetto orario, anche se riuscire a schiodare la castana dal letto era costato alle amiche quindici minuti. Hermione sbuffò. “Dobbiamo sostenere la nostra squadra!” la rimproverò. Anna la guardò scettica. “Il tuo futuro marito vorrai dire…” la corresse. Il prefetto arrossì. Giulia scosse la testa divertita. “Ma scusa…tu non dovresti sostenere Draco?” osservò poi. Anna alzò le spalle. “Draco oggi non gioca…ha la febbre…” rispose. Hermione la guardò stupita. “Qualcosa non va Herm?” le chiese Giulia. Il prefetto alzò le spalle. “Avanti…dillo…è una vera fortuna che Draco non ci sia, così la nostra squadra potrà vincere…” ghignò Anna. Hermione scosse la testa. Anche se era esattamente quello che aveva pensato. Poco dopo le tre arrivarono al campo. Si sedettero accanto a Mary Kate. Teneva tra le braccia un cartello giallo brillante con la scritta “Ginny spacca!”. Le squadre fecero il loro ingresso in campo. Anna notò che anche altri giocatori di Serpeverde erano stati sostituiti. Mentre Hermione guardava Ron. Il rosso si era girato verso di lei solo una volta. Subito però si era voltato dall’altra parte. Nella ragazza iniziò a crescere una certa ansia. Forse aveva fatto qualcosa di sbagliato. La partita cominciò. Già dopo alcuni minuti Mary Kate sbraitava. “E che Kaulitz! Era fallo!! Gliel’hanno rubata!” iniziò a urlare. Anna le tappò la bocca a forza. Le stava venendo mal di testa a forza di sentirsi urlare nelle orecchie dalla sorella. E poi non vedeva l’ora di tornare in dormitorio al calduccio. Spaparanzarsi sul suo letto fino all’ora di cena. Magari sfogliando l’ultimo numero del catalogo dell’Alchemic Gothic. Oramai aveva rinunciato a comprare riviste di musica. Giulia si stringeva nella calda sciarpa. il Quiddich non la entusiasmava più di tanto. Ma almeno poteva starsene tranquilla fingendo di guardare la partita, quando invece osservava il suo professore. La divertiva il suo sguardo concentrato e impassibile. Non esultava nemmeno quando i Serpeverde segnavano. Si limitava soltanto a esibire un ghigno fiero sul viso. Mentre la McGranitt sbuffava stizzita. La partita si terminò con la sconfitta dei Serpeverde. Hermione sorrise. Avrebbe voluto scendere dalla gradinate e andare da Ron per congratularsi con lui. Aveva giocato veramente bene. Però non lo fece. Decise di andare da lui in Sala Comune. Così aspettò Anna e Giulia. Per dirigersi verso la torre. Con calma. In modo da permettere ai giocatori di arrivare prima di loro. Quando le tre attraversarono il ritratto della Signora Grassa però, si trovarono davanti uno spettacolo inaspettato. Hermione si bloccò. Ron era sulla poltrona accanto al camino. Avvinghiato a Lavanda. Mani ovunque. Gli occhi della ragazza iniziarono a bruciare. Hermione deglutì a fatica. Il respiro sembrava essere cessato. Si sentiva male. Il cuore le batteva velocissimo. Anna strinse i pugni furiosa. E con lei Giulia. Il prefetto tremò di poco. Poi di scatto corse verso i dormitori. Sparendo per le scale di quello femminile. Anna si sgranchì le dita. E andò filata da Ron. Prese Lavanda per la camicia e la staccò a forza da lui. “Che diavolo ti salta in testa razza di ameba?!” ringhiò. Giulia la raggiunse. Il rosso la guardò. “Che c’è?” sbuffò lui. “Che c’è?! Ma dico, non hai il minimo rispetto per i sentimenti altrui allora! Sei solo un casanova da strapazzo!” gli urlò contro. Lavanda intanto cercava di districarsi dalla presa della ragazza. Ron guardò indifferente la castana. “Non hai visto Hermione qualche secondo fa? Le hai spezzato il cuore!” commentò Giulia. Il rosso non disse nulla. Si voltò semplicemente dall’altra parte. Anna tirò un urletto esasperato. Poi gli scaraventò addosso Lavanda. E si diresse verso le scale. Giulia la seguì. “Ma che volevano quelle?! Sono davvero delle pazze furiose!” squittì Lavanda. Ron non rispose. Abbassò la testa. Aveva visto Hermione. Eccome se l’aveva vista. E gli aveva fatto venire un tuffo al cuore. Intanto, il prefetto era entrata in camera. E si era buttata sul suo letto. Era arrabbiata. Triste. Un sacco di sensazioni assieme. E l’immagine di Ron e Lavanda assieme la tormentava. Anna e Giulia spinsero piano la porta. Entrarono piano. Hermione se ne stava a pancia in giù, stretta al cucino. Soffocando il pianto. O almeno, cercava di soffocarlo. Le due amiche però lo sentivano benissimo. E le faceva innervosire. Ron non si meritava quella lacrime. Giulia si avvicinò lentamente al letto. Seguita da Anna. Entrambe si sedettero accanto ad Hermione. Il prefetto si voltò di poco. Aveva gli occhi già arrossati. I capelli scompigliati. Giulia le sorrise dolcemente. Allungò una mano e le fece una carezza. Il prefetto chiuse gli occhi. Si godette quel piccolo gesto d’affetto. Poi però tornò alla dura realtà. “Sono stata una stupida…mi ha solo usata…” sussurrò Hermione. Giulia scosse la testa. “Sono sicura che non è così…ci deve essere un buon motivo del perché Ron ha deciso di stare con quell’oca di Lavanda…” le rispose. Anna la guardò stupita. “Lo difendi anche?!” sbuffò. Giulia scosse la testa. “Lo capirebbe anche un armadio che a Ron non piace Lavanda! Se poi consideri che fino a domenica lui ed Herm andavano d’accordo…deve essere successo qualcosa che ha fatto scattare la stupidità nel cervellino bacato di quel bradipo rosso…” spiegò. Anna sorrise divertita. “Non ho mai sentito tanti insulti in una frase…e detti anche in modo cortese!” esclamò. Hermione guardò l’amica. E sorrise debolmente. Giulia si voltò verso Anna. “Certo che una storia d’amore vista da fuori è tutta un’altra storia…e fuori è più facile…” iniziò a cantare la prima. Il prefetto abbassò lo sguardo. “Dare anche buoni consigli come a quei due là, che hanno ancora qualcosa da dirsi ma…che fatica parlarsi…” osservò la seconda. Giulia annuì. Appoggiò piano un dito sul mento di Hermione. E le alzò di poco il viso. “E vorresti dirgli di non camminare sulle parole con quei lunghi giri inutili più di testa che di cuore…” continuò, sorridendole dolce. Anna sorrise a si avvicinò al prefetto. “E vorresti dargli tu quel raggio di sole a far crescere il coraggio, delle proprie paure e la voglia di lottare…” aggiunse. Poi guardò Giulia. “Certo che una storia d’amore vista da fuori è tutta un’altra storia…” cantarono assieme. Hermione le osservava. Le sue amiche. Così premurose. “Se lui o lei che chissà perché non si lascia amare…” continuò Anna. “Solito problema di tutti come quei due là…” osservò Giulia. Scoccando uno sguardo al prefetto. Questa arrossì e strinse il cuscino. “…che si vede lontano un miglio che…” continuarono poi le due. Hermione si mise a sedere. Gli occhi ancora pieni di lacrime. “Il gioco per loro potrebbe anche essere meglio…” sorrise Anna. Giulia annuì. “E vorresti dirgli di non camminare sulle parole con quei lunghi lunghi giri inutili ma fermarsi ad ascoltare…” aggiunse. Hermione strinse ancora il cuscino. “E vorresti dirgli di non calpestare le aiuole…” proseguirono le amiche. Il prefetto le guardò dubbiosa. “Come crescerà il coraggio delle loro paure…” disse Anna. Giulia sorrise. Prese una mano del prefetto e la tenne stretta fra le sue. La castana fece lo stesso. “E la voglia di volare! Ma credimi, credimi oh credimi, credimi! Non servirebbe a niente, le tue parole, i consigli, tutti i tuoi discorsi…guardali, e guardali, si allontanano, si allontanano…ed ecco che si perdono…” esclamarono assieme. Hermione abbassò lo sguardo triste. “Non si cercano più…” sussurrò Anna. “Non si cercano più…” ripetè Giulia. Entrambe strattonarono piano il prefetto. Che alzò la testa. “Certo che una storia d’amore vista da fuori è…” iniziò a dire Anna. “…tutta un’altra storia…peccato solamente che…” continuarono assieme. Poi guardarono Hermione. “Io ci sono dentro…” completò lei. Le amiche la abbracciarono. “Io ci sono dentro!” ripetè. Accolta dal caldo abbraccio delle due. Rimasero così per qualche minuto. Quando si staccarono, Hermione sospirò. “Grazie ragazze…” le ringraziò. Le amiche sorrisero. Anna guardò la sveglia. Era ora di cena. “Se volete voi scendete…io non ne ho voglia…” spiegò il prefetto. Giulia scosse la testa. “Noi rimaniamo qua!” rimbeccò convinta. “Non…non serve…davvero…” cercò di dire Hermione. Anche se non voleva che andassero via. non voleva rimanere da sola. Con se stessa. Ed i suoi brutti pensieri. “Stai zitta! Noi rimaniamo qua a farti compagnia!” la zittì Anna. Hermione sorrise divertita. Giulia si alzò e andò al suo baule. “Però…cosa facciamo?” osservò poi la castana. “Evitiamo l’autocommiserazione…quindi, direi di starcene sul letto di Herm a mangiare i dolci del nostro sacchetto in comune e…Uno!” spiegò la prima, alzando la mano trionfante. Stretto tra le dita, un pacchetto colorato di carte. Hermione la guardò dubbiosa. Mentre Anna si era alzata e aveva preso il pacchetto di caramelle. Giulia aspettò l’amica, poi si sedettero sul letto in cerchio. Il sacchetto di caramelle vicino a loro. La ragazza iniziò a mescolare le carte. “Sapete come si gioca no?” chiese. Anna ed Hermione annuirono. Quando fu tutto pronto, la partita iniziò. Giulia si beccò molti insulti dalla castana, grazie alla sua capacità di buttare la carta cambia colore nel momento meno opportuno. Ed Hermione si divertì a far cambiare così tante volte il giro che per poco ad Anna venne una crisi di nervi. Era oramai la fine della partita. Giulia aveva tra le mani tre carte. La castana otto. Mentre Hermione aveva appena buttato giù la sua seconda carta. “Uno!” esclamò la ragazza, sorridendo. Anna sbuffò. “Mi arrendo…” commentò affranta, poggiando la carte davanti a se. Giulia scosse la testa divertita. “Rassegnati Anna…fortunata in amore…sfortunata nel gioco…” disse, buttando una carta blu. La castana la guardò scettica. “Fortunata in amore?” ripetè non proprio convinta. “Il nome Draco non ti dice nulla?” ripose divertita Giulia. Anna alzò le spalle. “Certo…però se fossi davvero fortunata in amore a quest’ora starei con Manson…” precisò. L’amica scosse la testa divertita. Hermione sorrise. Buttando l’ultima carta e vincendo così la partita. “Io sono sfortunata in amore…quindi vinco…” osservò. Anna le tirò un cuscino. “No Herm…tu fai semplicemente schifo…” sbottò. Le tre si guardarono e scoppiarono a ridere. “Che facciamo, un’altra partita?” propose Giulia. Hermione guardò il suo orologio da polso. “Sono le nove…ed è venerdì sera…non dovreste andare dai vostri futuri mariti?” commentò. Anna alzò le spalle. “Non rinunciate a vedere Piton e Draco per stare a giocare a carte qui vero?” iniziò a dire Hermione. Giulia e la castana si guardarono. Il prefetto le guardò severa. “Vi proibisco di starvene qui mentre avete due baldi fanciulli ad aspettarvi!” sbottò. Anna la guardò. “Il mio baldo giovane è pieno di germi...e non so dove ho messo la mia tuta ermetica anti batterica…” commentò. Hermione la guardò ancora. Giulia sospirò. “Sicura che non ci vuoi qua?” chiese. Il prefetto annuì sicuro. “Allora sai che faccio? Vado da Mary Kate e le frego il mini televisore…dovrebbe esserci una programma divertente stasera…” propose Anna. Hermione sorrise. “Non serve…ho il mio libro…” rifiutò gentile. Ma la castana scosse la testa. Uscì. Precipitandosi al dormitorio del quinto anno. Entrò nella camera di Ginny e della sorella. ad accoglierla, la solita voce di Bill Kaulitz. Anna proseguì riluttante. “Mary Kate!!!” la chiamò. Nessuno le rispose. “I Tokio Hotel fanno schifo!!” iniziò a sbraitare la castana. Si sentirono dei rumori dal bagno. “Se lo ripeti ti faccio volare giù dalla Guferia!” sbottò Mary Kate. “Ah allora ci sei!” ghignò Anna. “Si! Sono sotto la doccia! Che vuoi?!” rimbeccò ancora la sorella. “Prendo in prestito la mini tv per Herm! Ha bisogno di una tirata su di morale…” spiegò. Ci fu qualche minuto di silenzio. “Mary Kate? Sei morta per caso?!” la chiamò ancora. La porta del bagno si aprì, rivelando una ragazza avvolta in un asciugamano arancione. “Ti piacerebbe eh?” sbottò. Anna ghignò malefica. “Puoi prenderlo…ho messo anche il lettore mini dvd…basta rimpicciolire i dvd con l’incantesimo apposta e puoi vederli…” rispose Mary Kate. Andò al suo baule e ne tirò fuori una mini tv. La cornice dello schermo era arancione, mentre il dietro era bianco. Lo passò alla sorella. E le fece promettere di riportarlo il giorno dopo. Anna annuì e si prese l’oggetto. Tornando poi veloce nella sua camera. “Ecco qua!” sorrise ad Hermione, dandole l’oggetto. “Puoi vedere anche i dvd…basta che li rimpiccolisci…” spiegò poi. Il prefetto annuì. Anna e Giulia si diressero alla porta. La prima aveva appena messo una mano sulla maniglia, quando la seconda si girò. “E mi raccomando Herm…non tirare fuori quel dvd…” le raccomandò. Il prefetto la guardò finta innocente. “E non fare quella faccia...lo sai che ogni volta che vedi quel’orrido film scoppi in lacrime…” sbottò Anna. Hermione arrossì. “Non è colpa mia se Tre Metri Sopra il Cielo è drammatico…” rimbeccò. La castana la guardò scettica. “È solo un film per ragazzine con problemi ormonali in fase adolescenziale…avevo sentito una buona opinione sui film italiani, ma quello è stato proprio una delusione!” commentò. Giulia rise. “Ti ricordo che anche noi siamo ragazzine con problemi ormonali ed in fase adolescenziale…” osservò. Hermione ridacchiò. “Bhe…comunque non guardarlo!” la liquidò la castana. Il prefetto annuì. Così le due poterono uscire dalla stanza. Hermione accese il televisore. Dopo aver girato i canali per una decina di minuti, sbuffò annoiata. Non era mai stata quel tipo di ragazza che si inchiodava davanti alla tv per ore. Non le interessava. Però. Si ricordava che Ron le aveva detto di aver sempre desiderato una televisione babbana. Love's the funeral of hearts and an ode for cruelty. Hermione scosse la testa. Non poteva pensare ancora a lui. Non doveva. Sentiva già le lacrime riaffiorare. Eppure le sue amiche avevano cercato di consolarla in tutti i modi. Si sentiva in dovere di trattenere le lacrime. Però. When angels cry blood on flowers of evil in bloom. Le immagini. Quei ricordi che lei custodiva gelosamente. Soprattutto uno. Il colpo finale. Quello che le diede la botta finale. E che le fece uscire quella tanto odiata lacrima. Il ricordo del loro primo bacio. Certo, per Hermione non era un vero primo bacio. Il suo sel’era giocato due anni prima, con Krum. Perché il bel bulgaro le piaceva. E si era lasciata baciare. Con risultati soddisfacenti oltretutto. The funeral of hearts and a plea for mercy. Però il bacio con Ron. Quando le loro labbra si erano unite. Sotto le mille luci dei fuochi d’artificio. Le era sembrato di volare alta nel cielo. Come quel famoso film che Giulia ed Anna le avevano vietato di vedere. When love is a gun separating me from you. Quella sera Hermione si era sentita davvero tre metri sopra il cielo. Il posto dove stanno gli innamorati. Si era adagiata su una nuvola. Felice. Fino a quando era entrata in Sala Comune qualche ora prima. Ed aveva trovato quei due. Avvinghiati l’uno all’altra. Senza rispetto per nessuno. Tantomeno per lei. She was the sun shining upon the tomb of your hopes and dreams so frail. Ed ecco che si era trovata catapultata via dalla sua nuvola. Tra l’incredulità. La rabbia. La tristezza. Hermione tremò di poco. Prese il cuscino. E lo strinse fra le braccia. Per poi immergerci il viso. Non sapeva cos’aveva fatto per scatenare in Ron quella reazione. Domenica pomeriggio avevano tranquillamente studiato. Scherzato. Come al solito. E d’improvviso lui si era voltato. E le aveva promesso che sarebbero usciti dopo la partita di Quiddich di quel venerdì. He was the moon painting you with it's glow so vulnerable and pale. A ripensarci, altre calde lacrime iniziarono a scorrere sulle guance di Hermione. La rabbia le era passata. Era triste. Molto triste. Si sentiva usata. Aveva creduto di piacergli veramente. E gli aveva anche comprato il regalo per Natale. Aveva creduto a tutti i suoi complimenti. Quelli che nessuno le aveva mai fatto. Se però lei era così bella, come mai in quel momento lui se ne stava a fare il polipo con Lavanda? Altre mille domande iniziarono ad apparire nella testa di Hermione. Forse era stata troppo riservata e timida? No. Ron sapeva che lei era così. La conosceva da sei anni dopotutto. The funeral of hearts and a plea for mercy. Forse era per quello. La conosceva da troppo tempo. Però se l’avesse volute solo come amica non l’avrebbe baciata. Non le avrebbe promesso di uscire. Hermione non si sapeva davvero spiegare il perché del cambiamento di Ron. Ed era sicura di non aver fatto nulla che potesse averlo fatto arrabbiare. When love is a gun separating me from you. Hermione alzò la testa. Senza accorgersene si era fermata sul canale di musica. Un uomo vestito di nero e dagli occhi contornati da matita nera la guardava. E cantava. In testa un cappello nero. Aveva una bella voce. Se Anna fosse stata li, l’avrebbe definito carino. She was the wind, carrying in all the troubles and fears here for years tried to forget. La ragazza rimase a fissarlo per qualche minuto. La canzone era triste. Lesse il nome del gruppo segnato sul lato destro dello schermo. His Infernal Majesty, detti Him. L’aveva già sentito. Forse Anna lo conosceva. Di scatto Hermione lasciò andare il cuscino. Si alzò. E si tolse piano il cravattino. He was the fire, restless and wild and you were like a moth to that flame. Presto lo raggiunse anche il resto dell’uniforme. La ragazza prese il suo pigiama e lo indossò. Buttando poi ciò che si era appena spogliata per terra accanto al letto. Per la prima volta, non aveva voglia di piegare nemmeno una camicia. The heretic seal beyond divine pray to god who's deaf and blind. Hermione rimase in piedi per qualche minuto. A guardare ancora quel video. Le lacrime non avevano ancora smesso di scendere. Lei sapeva che nulla sarebbe servito trattenerle. Così si decise. Andò al baule di Anna. Era li che tenevano tutti i dvd. Lo aprì piano. I suoi vestiti si confondevano con il fondo del baule. Tutto quel nero. In quel momento non le dispiaceva. The last night's the soul's on fire three little words and a question why. Ed eccoli, nell’angolo. Tutti i dvd. La maggior parte erano di Anna. Non si fidava a lasciarli a casa. Sua madre li avrebbe fatti sparire. Hermione trovò subito quello che cercava. Una copertina azzurra. Un cuore con due ali. Lo prese. E richiuse subito il baule. Stringendo l’oggetto al petto. Love's the funeral of hearts and an ode for cruelty. Andò alla mini tv. Guardò ancora quegli occhi. Che sentiva stranamente vicini a se. Poi. Senza aspettare che la canzone si concludesse. Accese il lettore dvd. Tolse il dvd dalla confezione e lo rimpicciolì. Poi lo mise nell’apposita fessura. When angels cry blood on flowers of evil in bloom. Cercò di orientarsi tra i pulsanti sotto alla mini tv. Intanto la voce di quel cantante le risuonava in testa. Forse quella sensazione era quella che provava Anna quando ascoltava Manson. Hermione non lo sapeva. Ma quella voce l’aveva incantata. Stregata. Ammaliata. Con quegli occhi. The funeral of hearts and a plea for mercy. Finalmente sulla tv apparve la schermata iniziale con le opzioni. Hermione si sedette al posto del cuscino. Che stringeva al petto. La schiena appoggiata all’asse del letto. Fece un incantesimo di levitazione in modo che la tv rimanesse ferma davanti a lei. Poi premette play. Consapevole del fatto che dopo aver visto quel film, si sarebbe sentita peggio. When love is a gun separating me from you.
Intanto, sempre preoccupate, Anna e Giulia avevano raggiunto i sotterranei. nessuna delle due sapeva cosa fare per Hermione. E questo alla castana procurava irritazione. E a Giulia dispiacere. Però entrambe avrebbero voluto dare una bella lezione a Ron. O almeno, farci una chiacchierata per sapere cosa gli passava per la testa. Le due si separarono al solito bivio. Con il tacito accordo che quella che tornava indietro prima aspettava l’altra. Così Anna si diresse verso la Sala Comune di Serpeverde. Entrò con la solita calma. Solo due poltrone erano occupate. La castana li riconobbe come due ragazzi del settimo anno. “Sera…” li salutò con poco entusiasmo. I due si voltarono. “Ciao Anna…” disse il moro. “Che avete? Ancora quella stupida partita?” sbottò lei, passandogli davanti. L’altro ragazzo sbuffò. “Potevi almeno cambiarti…quei colori mi danno il voltastomaco…” esclamò poi. Anna ghignò. “Rode la vittoria eh?” disse. Il moro scosse la testa divertito. “Anna sparisci…” rispose. La castana allargò il ghigno sul viso. Li salutò con una mano e trotterellò per le scale del dormitorio maschile. Pensando a quanto fossero stupidi i maschi. Si entusiasmavano per una partita a Quiddich. Però erano tanto furbi da riuscire a rubare il cuore di una povera ragazza. Anna entrò nella camera. Blaise come al solito non c’era. Tiger e Goyle oramai non li vedeva nemmeno più. La castana si diresse verso l’unico letto occupato. Draco se ne stava comodo sotto le coperte. I capelli scompigliati. Più pallido del solito. Con in mano una delle solite riviste. Sul comodino un termometro. Anna si fermò accanto a questo. E mise le braccia sui fianchi. “Immaginavo che fossi tornato in dormitorio…” sorrise. Il ragazzo si voltò. E la salutò con la mano. “Lo sai che non sopporto di stare in infermeria…Madama Chips mi mette ansia…” disse subito. La castana scosse la testa divertita. Draco cercò di alzarsi a sedere. Ma Anna lo fermò e lo rimise sotto le coperte. “Sei malato…stai fermo e tranquillo…” lo rimproverò. Draco le obbedì. E sorrise. Il lato più gentile di Anna veniva fuori solo con lui. Love is a fire, burns down all that it sees, burns down everything, everything you think will burn, everything you say. “Allora, caro malato, come stai?” gli chiese. Sedendosi sul bordo del letto. Draco alzò le spalle. “Un po’ meglio…com’è andata la partita a Quiddich?” chiese. Anna ghignò e fece il tipico segno a due dita di vittoria. Il ragazzo sbuffò e si portò le coperte alla fronte. “Che permalosi che siete voi Serpeverde!” commentò divertita la castana. Draco riemerse per qualche minuto per farle la linguaccia. “Non capisco come abbiate fatto a vincere…c’erano un paio di cambiamenti nella squadra oggi, ma cavolo! Voi avevate lenticchia! Perfino un bradipo in letargo è più capace di lui!” aggiunse da sotto le coperte. Anna rise. Poi gli sistemò la coperta in modo umano. She blew me her death-kiss and the mouth-marks. “Stai calmo…che altrimenti ti agiti…ti si alza la febbre…e poi muori…” esordì. Il biondo strabuzzò gli occhi e si apprestò a fare il tipico gesto scaramantico di ogni maschio. La castana intanto rideva divertita. “Cosa ridi?! E se poi muoio davvero?!” rimbeccò Draco. Anna lo guardò. E alzò le spalle. “Vado in America, picchio a sangue la ragazza di Manson e me lo sposo…” rispose tranquilla. “Grazie! Che considerazione!” si lagnò il biondo, voltandosi dall’altra parte, in modo da darle la schiena. La castana sospirò divertita. “Che permaloso che sei…non è mica colpa tua se sei l’unico ostacolo che mi divide dal mio Manson…” commentò. Bled down my eye, like her dying on my windshield. Draco sbuffò. “Vai…vai dal tuo cantante da due soldi…chi ti vuole…” rimbeccò. Anna lo guardò scettico. “Finiscila…razza di Schiopodo pieno di germi che non sei altro…” sbottò. “Schiopodo a chi?! Bada a come parli piccola cosa deforme!” rimbeccò ancora Draco. La castana scosse la testa. “Sta zitto Vermicolo platinato!” esclamò. “No, sta zitta tu piccola Mezzosangue impertinente!” esordì il biondo. Poi si voltò sul fianco per vedere Anna. si guardarono per qualche minuto. Poi scoppiarono a ridere. I Can already feel her worms eating my spine. La castana prese il termometro. “Alza il braccio che ti provo la febbre…” gli ordinò. Draco ubbidì. Poi Anna prese la rivista appoggiata li accanto. La sfogliò per qualche minuto. Dopo aver dato un’occhiata agli articoli, decise si rimetterlo apposto. Non c’era niente di particolarmente interessante. Iniziò a guardarsi le unghie. Stranamente lo smalto non si era ancora scheggiato su nessuna. Erano tutte perfette. Non sapeva come facessero a starle così bene. Non se le curava più di tanto. So how can it be this lonely? Is this all we get for our lives? Is love only sweeter when one of dies? Dopo qualche minuto, Anna riprese il termometro. “Trentotto…caro mio, passerai il week end a letto…” commentò. Draco sbuffò. “Però tu rimani con me vero?” le chiese. La castana lo guardò non troppo convinta. “Così mi passi i tuoi bei germi? No grazie…” rispose secca. Il biondo le fece il suo sguardo da cucciolo bastonato. E Anna gli fece una carezza sulla testa. “Ti faccio compagnia ora…poi però devo tornare in dormitorio…Herm ha avuto una brutta giornata e non mi va di abbandonarla…” spiegò. Draco la guardò diverito. “Anna Alvis Haliwell…lo sai vero che nel tuo cuore un ragazzo è fortunato se arriva terzo?” commentò. La castana sorrise. Then I knew that our love was just a car crash away. “Voglio bene alle mie amiche…è normale…” osservò. Poi gli scompigliò i capelli. “Guarda che lo so che hai preso la citazione da Sex and the City eh…” precisò ancora. Draco la guardò finto innocente. “Anna sei un mostro…non so come fai a ricordarti tutto di quel telefilm…” si arrese poi. La castana sorrise. “Quella frase è nell’ultimo episodio della serie…il mio preferito! Vuoi che non me lo ricordi?” commentò. Il biondo si mise a pancia in su. E allungò una mano. I knew that our love was just a car crash away. Le fece una carezza sulla guancia. Anna chiuse gli occhi per qualche minuto. “Lo so…e so anche che la tua preferita è Carrie…che hai un debole per Mr. Big…che ti piacerebbe avere i dvd della seconda serie, che sono quelli che ti mancano…” elencò Draco. La castana sorrise piacevolmente stupita. “Vedo che anche tu ti ricordi un sacco di cose…” notò poi. Il ragazzo sorrise. “Sai…l’altro giorno ho letto su un giornale che sta per uscire il film di Sex and the City…e che Carrie indosserà un bellissimo vestito da sposa di Wivienne Westwood…” spiegò Anna. Draco annuì. I knew that our love was just a car crash away. “Ho visto la foto…e anche se è in bianco è un bel vestito…” continuò. Il ragazzo sorrise. Le prese una mano e la fece sdraiare accanto a se. Poi sollevò le coperte. Anna si tolse in un attimo gli anfibi. “Se è il vestito da sposa che vuoi…l’avrai piccola…” disse poi Draco. La castana arrossì. “Io…non tel’ho detto perché lo voglio…cioè…mi piacerebbe averlo…però di certo non mi starebbe bene…” precisò subito. Love is a fire, burns down all that it sees. Il biondo la guardò dubbioso. “Non sono così elegante ed aggraziata…figuriamoci poi camminare sui tacchi…” spiegò Anna. Draco scosse la testa. L’avvicinò a se e l’abbracciò. “Tu puoi essere tutto quello che vuoi Anna…e poi…sono sicuro che sarai una sposa bellissima…” sorrise. La castana arrossì. “Sai…quello che mi hai detto un po’ di tempo fa?” le chiese d’improvviso il ragazzo. Anna lo guardò dubbioso. “Cosa?” gli chiese. “Quando hai detto…che non vedi l’ora di avere Elizabeth e Scorpius tra le braccia…ecco… anche io sento la stessa cosa…” spiegò lui. La castana sorrise. Annuì. E gli si strinse vicino. Burns down everything, everything you think will burn, everything you say. Draco raggiunse una mano di Anna con la sua. E piano incrociò le loro dita. “Anna…sei la cosa migliore che mi sia mai capitata…non vedo l’ora di sposarti…” le sussurrò piano. La castana arrossì ancora. “Anche io… non vedo l’ora di poter stare sempre con te Draco…perché sarà per sempre giusto?” rispose. Il ragazzo la guardò. Gli occhi castani brillanti. Di gioia. “Si…per sempre, finché morte non ci separi…e oltre…” le rispose. Anna sorrise. “Però un vissero per sempre felici e contenti non è nel mio stile…” osservò poi. Draco rise. “Nemmeno sposarti in bianco è nel tuo stile…” commentò. La castana arrossì. Love is a fire burns down all that it sees. “Voglio abitare vicino alle ragazze…vicino a Giulia ed Herm…” sorrise poi. “Ecco, questo è nel tuo stile…” precisò Draco. La castana annuì. “Voglio che Elizabeth cresca con Rose ed Eveline…” disse ancora. Il ragazzo la guardò dubbiosa. “Le loro future figlie!” spiegò quasi ovvia Anna. “E con chi si sposeranno?” chiese curioso Draco. La castana si portò il dito indice alla bocca e lo poggiò sulle labbra. “Segreto…” sillabò. Il biondo rise e la strinse a se. Ci fu qualche minuto di silenzio. Entrambi chiusero gli occhi. Anna si crogiolava in quell’abbraccio. L’unico che poteva farla stare bene. Al sicuro. Mentre Draco si abbandonava al suo profumo. Estraniandolo dal suo segreto. Quello che gli pesava sempre di più sul cuore. Burns down everything, everything you think will burn, everything you say.
Nel frattempo, Giulia si era diretta verso l’ufficio di Piton. Era ancora in ansia per Hermione. Infatti si era decisa a non trattenersi fino a tardi. La ragazza bussò alla porta. E venne invitata come al solito ad entrare. Piton era chino sulla scrivania. Tra compiti. Giulia lo guardò divertita. Si andò a sedere sulla poltrona davanti alla scrivania. E appoggiò i gomiti. Congiungendo poi le mani. E appoggiandoci sopra il mento. Iniziò a dondolare le gambe. Il professore alzò lo sguardo. “Dunque?” le chiese. La ragazza si limitò a guardarlo ancora. “Non ha proprio nulla da fare che stare a fissarmi?” sbottò Piton. Giulia scosse la testa. Il professore la osservò. “Da quando è entrata non ha ancora parlato…devo dedurre che ha perso finalmente l’uso della voce?” commentò speranzoso. La ragazza scosse ancora la testa. “Non ha voglia di parlare?” le chiese. Giulia alzò le spalle. Piton la guardò alzando un sopracciglio. “Signorina Wyspet…questo suo silenzio mi preoccupa…chissà cosa le sarà mai successo…” esclamò sarcastico. La ragazza appoggiò la schiena allo schienale della poltrona. Le mani incrociate sulla pancia. “Avanti signorina Wyspet…mi dica… cos’è successo di così eclatante da toglierle la parola per ben quindici minuti?” esordì ancora Piton. Giulia sospirò. “Herm sta male…” rispose. Severus annuì. “Capisco…sarebbe potuta stare in dormitorio con lei allora…oppure portarla almeno da Madama Chips…” le consigliò. La ragazza scosse la testa. “È un male emotivo…però lei ci ha obbligato ad andare via…” precisò. Severus la guardò. “Male emotivo?” ripetè dubbioso. Giulia annuì. “Grossa delusione amorosa…” completò. Piton scosse la testa esasperato. “Avanti…non è una tragedia…la signorina Granger sa cavarsela da sola…” commentò. La ragazza scosse la testa. “Però…sta male…e io non voglio che stia male…” sospirò. Severus la guardò. Poi sorrise. Allungò una mano. E le fece una carezza sulla testa. “Professore?” lo chiamò Giulia. “Si...?” rispose lui. “Un po’ di tempo fa volevo farle vedere le foto della mia estate…però mi sono sempre dimenticata…” spiegò. Severus sorrise divertito. “E cosa rappresentano queste foto?” le chiese. Giulia sorrise. “Tanti bei momenti…come la gita al mare… e ne ho qualcuna anche del concerto dei Green Day…” raccontò. Piton annuì. “Una gita la mare?” le chiese ancora. Si era accorto che la ragazza era abbastanza giù di morale. E forse facendole raccontare delle sue avventure estive l’avrebbe rallegrata. “Si! Io, Herm e Anna e i nostri genitori siamo andati al mare…ci siamo smaterializzati a gruppi…ed Herm e i suoi erano con noi…” iniziò a dire Giulia. Severus annuì. Posò la piuma e si mise comodo sulla sedia. La ragazza prese la bacchetta. La teneva sempre nella cintura della gonna dell’uniforme quando non si cambiava. “Accio album!” esclamò poi. Dopo pochi minuti un libricino dalla copertina viola apparve sulla scrivania. Giulia sorrise. Si alzò e cercò di trascinare la poltrona vicino a Severus. Essendo troppo pesante però, la spostò solo di qualche centimetro. Così Piton l’aiutò con un colpo di bacchetta. La ragazza lo ringraziò e si sedette accanto a lui. Aprì il libricino. Summer has come and passed the innocent can never last. Un cartoncino giallo con disegnate le caricature di tre ragazze diceva ‘Gita al mare’. “I disegni me li ha fatti Anna…” precisò Giulia. Severus annuì. La ragazza girò il cartoncino. Era un libricino di media grandezza. Severus vide che poteva contenere due foto a facciata. Giulia sorrise ed indicò la prima foto in alto. “Qui eravamo appena arrivati in spiaggia…era mattina presto e Anna stava dormendo in piedi…si appoggiava a tutto quello che era possibile da usare come appiglio…” raccontò. Piton annuì divertito. La foto ritraeva Anna appoggiata ad un muretto. Accanto a lei un gabbiano la guardava sconcertato. Wake me up when September ends. Giulia passò alla foto sotto. Ritraeva due ragazze. “Qui siamo io ed Herm…prima di sistemarci sotto l’ombrellone…” spiegò. La ragazza salutava verso l’obbiettivo. Indossava una gonna corta viola scuro e una maglietta lilla. Il prefetto invece aveva indosso una gonna di jeans e una canottiera blu. Sistemati sulla piccola scollatura un paio di occhiali da sole. Tutte e due avevano sulle spalle uno zaino. Dietro di loro la spiaggia. Ed un mare sconfinato. In cui si rifletteva il sole mattiniero. “Erano le otto…il sole non era ancora alto nel cielo e le acque brillavano….ci fosse stato anche lei professore le sarebbe piaciuto…” sorrise Giulia. Piton la guardò inarcando un sopracciglio. “Io odio il mare…” commentò soltanto. La ragazza strabuzzò gli occhi. “Non sopporto la sabbia che si infiltra dovunque…e l’acqua gelida già di mattino presto…e tutta quella folla…” elencò arcigno. Giulia rise. “Sembra Anna! Anche lei diceva così…però quando siamo arrivate non ha avuto più da ridire…” osservò. Severus scosse la testa. Like my fathers come to pass seven years has gone so fast. La ragazza voltò pagina. Mostrando altre due foto. Indicò la prima in alto. “Questa è uno spettacolo! Avevamo appena messo giù gli asciugamani e il padre di Anna stava sistemando l’ombrellone…noi ci stavamo svestendo e Herm era vicino a Christian, il fratello di Anna…se lo ricorda?” gli chiese. Piton annuì. Eccome se se lo ricordava. Christian Haliwell, un ragazzo tanto intelligente quando impertinente. Tutto la sorella. “Herm si stava togliendo la canottiera e quando si è girata si è trovata Chris in costume…è quasi svenuta con la bava alla bocca…” rise Giulia. Severus sorrise. La foto mostrava il prefetto sorretto da Anna. E il fratello dietro di loro che gironzolava tranquillo. Wake me up when September ends. La ragazza indicò la foto in basso. “Qui siamo io, Anna e Herm in una foto di gruppo...Anna voleva fare le corna ad Herm ma io gliel’ho impedito…” raccontò fiera Giulia. Severus osservò la foto ed arrossì. Le tre si tenevano a braccetto. Da destra, c’era Hermione. In costume a due pezzi azzurro e blu, con i capelli raccolti in una coda. Al centro, Anna. Costume nero a due pezzi, che le risaltava ancora di più la pelle chiara. Sulla punta del naso i soliti occhiali. Ed infine, a sinistra, lei. Le guance del professore si colorarono di più. Giulia sorrideva con indosso il suo costume viola a fantasia di teschietti bianchi. La pelle esposta al sole. E al collo. La loro collana. Here comes the rain again falling from the stars. La ragazza sorrise un po’ imbarazzata. Non era abituata a mostrare le sue foto in costume. Però. Dopotutto quello era il suo futuro marito. Severus sorrise. Il suo odio per il mare si stava attutendo sempre di più. Giulia girò la pagina. “In questa ci sono mio padre, quello di Anna e di Herm che fanno a gara a chi gonfia prima il materassino…” spiegò, indicando la foto. C’erano tre uomini. Ognuno con qualcosa di diverso in mano. Il primo, che Severus riconobbe come Andrew Haliwell, aveva tra le braccia un materassino nero e azzurro. Due occhi flosci guardavano verso il mare. Era un tipico materassino babbano a forma di ippopotamo. Il secondo uomo, che il professore non aveva mai visto, doveva essere il signor Granger. Aveva in mano un qualcosa di blu, quasi trasparente. E l’ultimo, che Severus identificò come Sebastian Wyspet, cercava di gonfiare un qualcosa come una ciambella fucsia. Piton non ne aveva visti molti dal vero, però sulle riviste estive che i postini babbani persistevano a portargli, cen’erano in grandi quantità di quegli strani oggetti. Una volta ne aveva sfogliata una. Si stava annoiando incredibilmente così aveva deciso di dare un’occhiata. Drenched in my pain again becoming who we are. “Alla fine ha vinto il padre di Herm…dopo che ci hanno gonfiato i materassini, ci siamo messe la crema…si figuri che Anna aveva quella protezione integrale! Sua madre poi…era convinta che sarebbe tornata a casa rosso acceso…ma Anna non voleva sentire storie e si è messa tutta la crema possibile…” raccontò divertita Giulia. Severus annuì curioso. “Siamo entrate in acqua…sa…Anna non sa nuotare molto bene…o meglio, solo quando è costretta…se può evitare di andare dove non tocca è meglio…quindi non ci eravamo spinte tanto in la…io e Herm facevamo le gare di nuoto…però io non sono molto brava…lei invece è una forza! Una volta mi ha raccontato che da piccola ha frequentato un corso di nuoto in una piscina babbana…” spiegò ancora Giulia. Severus sorrise. Non immaginava che Hermione potesse eccellere in altre attitudini oltre la scuola. As my memory rests but never forgets what I lost. “Mentre stavamo tranquille sui materassi è arrivato Christian che ha ribaltato Anna…lei l’ha quasi ucciso…” raccontò la ragazza. Piton rise. “Menomale che la signorina Haliwell ha lasciato i suoi bracciali a casa…altrimenti sarebbe affondata…” commentò maligno. Giulia sorrise. Mostrò la foto in basso.  “Questa è la terzultima…siamo uscite dall’acqua e ci siamo messe sotto l’ombrellone a chiacchierare…abbiamo lasciato il posto con più ombra per Anna…sa…non può stare per tanto sotto al sole…altrimenti le viene mal di testa…fin da quando era piccola…” spiegò. La foto mostrava le tre ragazze. La castana era quella più sotto l’ombrellone. Aveva le gambe incrociate. I capelli ancora bagnati. E a coprirle gli occhi, un paio di occhiali a forma di cuore con le lenti nere ed il contorno rosso. Vicino a lei Hermione, con le gambe ai lati dei fianchi, in una posizione quasi insostenibile da trattenere. I capelli ricci appiattiti dall’acqua. Gli occhiali da sole inforcati. Accanto a lei, Giulia. Le gambe sistemate di lato. Anche lei aveva indosso un paio di occhiali da sole. Lenti piccole e rotonde. Wake me up when September ends. Le successive due foto furono altrettanto buffe. Nella penultima si vedeva Anna mentre teneva sott’acqua la testa del fratello. E nell’ultima, Giulia stava in piedi vicino alla riva. Evitando l’onda facendo dei passi indietro. Severus guardò quella foto ammirato. Sotto al sole. La ragazza era ancora più bella. Giulia chiuse l’album piano. “Le foto del concerto le ho in un libro…sono poche…e poi sono uno dei miei tanti portafortuna…” sorrise. Piton sobbalzò. Svegliandosi dall’incanto che gli aveva procurato quella foto. Giulia se ne accorse. “Professore…vuole una copia di una foto?” gli chiese, timida. Le guance di lui si arrossarono. “No…non ho nessun motivo per volerla…” rimbeccò. La ragazza sorrise divertita. Summer has come and passed the innocent can never last. “Professore…?” lo chiamò Giulia. Poi abbassò lo sguardo. “Si signorina Wyspet?” rispose lui. La ragazza arrossì. “Quando…Eveline sarà abbastanza grande…la porteremo a vedere il mare?” disse piano. Severus sorrise divertito. Allungò una mano e le accarezzò la testa. “Si…se le fa piacere si…però l’avverto…io non gonfio materassini…” precisò. Giulia lo guardò e rise. Poi lo abbracciò forte. “Eveline sarà fortunata…ad avere lei come padre…” sorrise. Il cuore di Severus ebbe un sussulto. Senza accorgersene ricambiò l’abbraccio. Mentre la sua mente gli diceva. Che il vero fortunato era lui. Per aver trovato una ragazza così dolce da tenere al proprio fianco. Wake me up when September ends.

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Capitolo 20
*** All I Want for Christmas is You ***


Buonanotte *-*
perchè si, mentre la gente normale dorme, io aggiorno. Non rimarrò a dilungarmi in intro spropositate, perchè so che voi siete alquanto adirate con me siccome non aggiorno (e non rispondo ai commenti) da tipo ottobre XD questo non è nemmeno un capitolo ricco di cose (è lungo, anyway). Per cui scappo prima di essere cruciata come si deve (e come merito XD).
Ultima cosa: la scenetta verso la fine, quella in cui cito Suor Nausicaa, deriva da circa tre o quattro anni fa, quando Colorado era ancora uno show decente ><
In questo capitolo troviamo Che Fai per Dirle che l'Ami dal film disney Come d'Incanto, All these things I hate dei Bullet for my Valentine e una piccola citazione di Closer dei Nine Inch Nails (XD)

Avvertenze: occtudine, diabete, Herm che si sente born to be free XD

E ricordate: se mi avadakedavrizzate, non posso aggiornare u.u *scappa*
Buona lettura <3


Ventesimo Capitolo


Anna e Giulia rispettarono i loro propositi quella sera. A malincuore, la prima si era allontanata dalle lenzuola e dagli abbracci di Draco. Mentre la seconda aveva interrotto i suoi racconti estivi. Si erano incontrate al bivio e avevano percorso i corridoi fino ad arrivare alla Torre di Grifondoro. Erano quasi le undici quando le due oltrepassarono il ritratto della Signora Grassa per passare nella Sala Comune. Essendo venerdì sera, le poltrone erano tutte vuote. Molti degli studenti sgattaiolavano fuori come loro subito dopo il coprifuoco e si aggiravano nella scuola fino a tarda ora. Quelli dell’ultimo anno poi, essendo fieri maggiorenni, uscivano dopo le undici, per poi tornare sfiniti ad ore improbabili. Le due imboccarono le scale del dormitorio femminile. Per raggiungere la porta della loro camera poco dopo. Già da fuori sentivano delle voci. Anzi, una musica. Le ragazze pensarono subito che Hermione fosse ancora sveglia davanti alla televisione. Cosa che le sorprendeva non poco. Anna entrò e Giulia si richiuse la porta alle spalle. “Herm? Sei ancora in piedi?” esclamò la prima. Ma quando si avvicinarono al letto, la castana ebbe la sua risposta. Il prefetto se ne stava nel suo letto, accucciato in posizione fetale. Il cuscino fra le braccia. Occhi chiusi e respiro tranquillo. Addormentata fra mille fazzolettini. Giulia si voltò verso la mini tv. Scosse la testa vedendo le immagini e udendo la canzone che le accompagnava. My Angel, di Lamb. Anna sbuffò. “Spegni quella lagna…non ci credo proprio che Herm abbia visto quel film! Le avevamo vietato espressamente di guardarlo!” commentò poi. L’amica spense la mini tv sospirando. Poi si voltò verso Hermione. Prese la bacchetta e fece levitare i fazzoletti nel cestino accanto alla porta del bagno. Anna prese il dvd, lo rimise con espressione schifata nella custodia e lo buttò sotto al letto. Quell’abominio non si meritava nemmeno di essere appoggiato vicino ai suoi preziosi dvd. “Aiutami a metterla a letto…” le ordinò Giulia. La castana annuì. Insieme spostarono le coperte e le misero sopra il prefetto. Appoggiandone delicatamente la testa sul cuscino. Hermione aveva ancora i segni delle lacrime sulle guance. E sia Anna che Giulia sapevano che non era stato quello stupido film melenso a fargliele scendere. “Anna…cosa facciamo?” le chiese la ragazza, rimboccando bene le coperte all’amica. La castana alzò le spalle. “Ci sono due possibilità…o andiamo a spaccare la faccia a quel doppiogiochista di Ron, oppure gli chiediamo come stanno le cose…e ci facciamo una lunga, estenuante chiacchierata…io patteggio per la prima…” spiegò. Giulia scosse la testa divertita. “Io sono per la lunga ed estenuante chiacchierata…anche se un pugno in faccia glielo darei…” commentò. Anna sorrise. Poi si voltò verso Hermione. Sospirò esasperata. “Mai una volta che ti vada bene eh Herm? Ma non ti preoccupare! Ci siamo qui noi!” disse piano. Giulia annuì. “I tuoi angioletti custodi!” completò. La castana la guardò scettica. “Ok…i tuoi quasi angeli custodi!” si corresse la ragazza. Anna ghignò soddisfatta. Poi fece una carezza sulla guancia del prefetto. Giulia fece lo stesso. Scambiò uno sguardo con la castana. Per poi concludere la serata infilandosi nel comodo pigiama. La mattina dopo Hermione dormì fino a tardi. Come le amiche. Anche perché il prefetto, preso com’era dal suo film, aveva trascurato la sveglia. Di conseguenza, le tre scesero in Sala Grande che era quasi mezzogiorno. Anna e Giulia erano abituate a certi orari. Hermione però non era affatto d’accordo e si ripromise di non svegliarsi più tanto tardi. Al tavolo di Grifondoro le ragazze trovarono già Ginny e Mary Kate, intente a parlottare fitte fitte. Quando i tre uragani si sedettero, le due interruppero le loro chiacchiere e le salutarono. Comunicando poi che Silente, quella mattina sul presto, aveva dato comunicazione delle vacanze natalizie. Sarebbero iniziate il ventidue, per durare fino all’otto gennaio. Le tre mangiarono tranquille, poi tornarono in dormitorio. Hermione si piazzò sul suo letto, attorniata dai soliti libri. Che fosse sabato a lei non importava. Voleva distrarsi da tutti suoi brutti pensieri. E i compiti erano una buona soluzione. Anna si mise sul suo letto. Sdraiata sulla schiena e a gambe in su, aveva aperto il suo libro. L’aveva quasi finito. E si stava già proponendo di rileggerlo ancora. Giulia si mise a pancia in giù. Aveva un libro dalla copertina azzurra fra le mani. Le amiche l’avevano già vista immersa fra quelle pagine da qualche giorno. Eppure lei era arrivata già quasi alla metà. “Hey Giulia…cosa leggi?” le chiese curiosa Anna. La ragazza alzò la testa dal libro. “Orgoglio e Pregiudizio, di Jane Austen…” rispose. Hermione si voltò verso di lei. “Anche io l’ho letto! Dove sei arrivata?” disse. Giulia sorrise. “Quando Jane è andata a Londra e tenta di convincere Lizzy che sta bene…” raccontò. Il prefetto annuì. “Io ho visto solo il film…ho sentito che il libro è lungo e noioso…” osservò Anna. Giulia scosse la testa. “Non è affatto vero! È ricco di dettagli che il film tralascia…per non parlare di Darcy…ci sono interi capitoli in cui è citato!” esclamò. Hermione sorrise. “Secondo me tu potresti benissimo essere Jane…” commentò. L’amica la guardò timida. “Tu sei Elizabeth…” disse subito Anna, verso il prefetto. Questa scosse la testa. “No…tu sei Lizzy…io sono…Mary…” la corresse. La castana sbuffò e le tirò un cuscino. Mary era una delle più piccole sorelle della famiglia Bennet. Era la più colta, ma anche quella più bruttina. Jane invece, era quella più grande, ed aveva un giudizio molto ottimista su ogni persona di cui sentisse parlare. Non riusciva a disprezzare nessuno. Ed infine Elizabeth, la maggiore dopo Jane, era quella più obbiettiva. Una ragazza molto intelligente, dalle pretese amorose legate a vere relazioni sentimentali. “Non vedo l’ora di arrivare al capitolo in cui Jane ritrova Bingley! Sono fatti l’uno per l’altra! Per non parlare di Lizzy e Darcy!” esclamò entusiasta Giulia. Hermione annuì. “Allora è deciso…appena hai finito io ti passo quello di Manson, se tu mi passi quello…” patteggiò Anna. L’amica accettò volentieri. Poi entrambe ripresero a leggere. Hermione aveva interrotto la sua lettura da più di una settimana. Oramai gli unici libri che riusciva a vedere erano quelli scolastici. Così il prefetto si decise. Non avendo programmi per la sera, sarebbe stata in dormitorio a leggere il suo caro fidato libro. Le doleva pensare all’estate, quando aveva consumato libri su libri. Hermione sbuffò. Non vedeva l’ora che arrivasse la sera per immergersi nel suo amato passatempo cartaceo. Però intanto si doveva accontentare di quello che le stava sotto gli occhi. Antiche Rune. Sbuffando, il prefetto tornò sulla sua traduzione. Mentre le amiche continuavano a leggere. Anche quel sabato passò. Le ragazze non ebbero particolari sorprese. Anna si dimenticò di restituire la mini tv alla sorella. Forse di proposito. La domenica la passarono finendo i compiti e giocando a Uno. La sera rimasero in dormitorio tutte e tre. Andando a letto alle undici. Era circa l’una del mattino, quando Giulia aprì gli occhi. Si voltò e vide che anche Hermione era sveglia. Entrambe erano state destate da dei rumori. Provenivano dal bagno. Le due notarono che il letto era vuoto. Dubbiose, Giulia ed Hermione si alzarono dai propri letti e si avvicinarono alla fonte dei rumori. Una voce femminile era quella che faceva più chiasso. Non era quella di Anna. E gemeva in modo più che osceno. Hermione guardò Giulia rossa in viso. La seconda sorrise curiosa. Le ragazze aprirono piano la porta e videro la loro amica. Seduta accanto alla piccola vasca da bagno. Il mini televisore in una mano. “Che fortuna!! Lo sapevo che c’eri!!!! Il mio tesoro bello! Cosa non ti farei!!” esclamò Anna. Giulia scosse la testa divertita. “Cosa ci fai sveglia a quest’ora?!” sbottò subito Hermione. La castana sobbalzò. Alzò per qualche minuto la testa, poi tornò allo schermo. “Lasciamola stare…aspettiamo che il video sia finito poi la interroghiamo…” suggerì Giulia. Il prefetto annuì, così tornarono in camera. Dopo qualche minuto, Anna fece il suo ingresso. Con un sorriso trionfante. “Allora, si può sapere cosa ci fai alzata a quest’ora?! Abbiamo lezione domani! Anzi, tra sette ore!” la rimproverò Hermione. La castana si sedette sul suo letto. “Ora ti spiego…mamma…” ghignò. Giulia scosse la testa divertita. Mentre il prefetto la guardava ancora in attesa di una scusa plausibile. “Non avevo sonno…perciò ho acceso la mini tv…e ho sintonizzato giusto sul canale di video a rotazione…ed indovinate? Il mio caro Manson non si è fatto attendere! Sono andata un bagno per non svegliarvi, ma la Evan ha una vocina così odiosa che sveglierebbe anche un cammello morto…” sbottò Anna. Giulia rise. “Quindi tutto questo caos per un video?” commentò Hermione. “Non un video! Il suo video! Herm…non ho da mesi notizie del mio Manson…devo sapere se sta bene!” rimbeccò Anna. Il prefetto la guardò esasperata. Poi si mise sotto le coperte. Giulia sorrise divertita. Diede la buonanotte alle amiche e imitò Hermione. La castana subito fece lo stesso. Le tre si addormentarono tranquillamente. Per svegliarsi un po’ assonnate la mattina. Anna rimase con il sorriso gongolante tutto il giorno. Ed Hermione ebbe i nervi a fior di pelle per essere stata svegliata nel mezzo della notte. Giulia era la più normale. Ascoltava tranquillamente le amiche. Continuando a ripetere che quella sarebbe stata l’ultima settimana di scuola prima delle vacanze. Durante la giornata, vennero a sapere che molti dei loro conoscenti sarebbero tornati a casa per le vacanze. Mary Kate raggiungeva tutti a casa. Carica di pacchi anche da parte di Anna. Ilary aveva pregato anche quest’ultima di tornare a casa, ma la castana era testarda. Anche Ginny aveva in programma il ritorno a casa, come Hermione si ricordava che le avesse accennato Ron. Per fortuna, anche Lavanda aveva deciso di tornarsene all’ovile. La cerchia degli studenti che sarebbero rimasti a scuola era piccola. Dopo lunedì non ebbero più novità. I giorni passarono con ritmo più lento del solito. Era mercoledì sera. Giulia ed Anna avevano accompagnato Hermione all’aula di Aritmanzia. La sua ultima ora per quel giorno. Stavano tornando alla torre di Grifondoro quando, da lontano, videro Ron. Aveva bloccato Lavanda al muro e si stavano baciando con ardente passione. Giulia aveva guardato esasperata Anna. Appena le due si erano voltate verso i piccioncini, videro che Lavanda si era diretta da sola verso il corridoio opposto. Ron era rimasto solo. E le guardava. Probabilmente non sapeva se salutarle o no. Le due amiche si guardarono complici. Il momento che stavano aspettando era finalmente arrivato. Giulia trotterellò dal ragazzo. Anna la seguì. “La riesci a conquistare…se dici ciò che hai nel cuore...” iniziò a cantare la prima. Ron la guardò dubbiosa. “Lavanda…lo sa già…” rispose incerto. La ragazza scosse la testa. “Che fai per dirle che l’ami…” continuò Anna. “…e dirle ciò che hai nel cuore?” sorrise Giulia. Il rosso sobbalzò. Aveva capito di chi stavano parlando. Ed in effetti lui non aveva pensato ad altro in quei giorni. Però. Dopo quello che gli aveva detto Ginny. Non ci aveva visto più. “Qual è il tuo trucco per dirle ‘cara tu sei grande’?” continuarono all’unisono Giulia e Anna. Poi la prima iniziò a trotterellare intorno al ragazzo. La castana sorrise e seguì l’amica. Cosa toccava fare per Hermione! “Hai tanti modi per farlo, che trucchi usi per dirlo, qual è il tuo modo per dirle ‘cara io ti amo’?” proseguirono ancora girando attorno al rosso. Lui le guardava dubbioso. In verità gli stava girando la testa. Giulia si fermò. “Deve capire che per te lei è speciale! Se non sai dimostrarlo si domanderà…” sorrise. Poi prese Ron per mano. Che divenne del colore dei suoi capelli. “…‘Chissà se lui mi ama? Chissà se sogna me?’” osservò ancora Giulia. Subito prese la bacchetta e sorrise. “Potresti scrivere qualcosa a cui non può resistere…” propose, formando delle parole nell’aria. “Cogliere un fiore bello come lei è…” disse ancora, facendo apparire un fiore dalla bacchetta. E lo porse a Ron. Era una margherita. Semplice. Bianca. Se lo ricordava che ad Hermione piacevano un sacco le margherite. “Cerca di dirle ogni giorno che tipo di uomo sei!” consigliò ancora Giulia. Anna si morse la lingua per evitare di dare un appellativo piuttosto volgare a Ron. “Tanto lo so! Tanto lo so che lo vuoi!” esclamò ancora Giulia. Il rosso deglutì a fatica. Aveva una voglia matta di andare ad abbracciare Hermione. “Dovrai seguire l’istinto, guardarla come un dipinto e dirle in modo convinto quanto sia preziosa!” aggiunse Anna. Giulia prese le mani a Ron. E la castana lo prese per le spalle. Lo scortarono fino all’uscio della porta dell’aula. Questa era rimasta socchiusa. Hermione era in primo banco e da li si vedeva perfettamente. “Ogni donna sogna d’incontrare il vero amore e le piacerebbe che non finisse più!” osservò Giulia. Il prefetto guardava il foglio concentrata. La matita in bocca. Ron arrossì. Era così carina. Gli venne in mente quando al ballo si erano baciati. “E infondo so che questo è proprio ciò che vuoi…” continuò la ragazza. Ron si ricordò delle parole della sorella. Ed indietreggiò. Scoraggiato dall’immagine di Hermione e Krum teneramente uniti da un bacio. Anna scosse la testa e lo fermò. “Magari tienila stretta mentre balla insieme a te!” propose Giulia. “Io non ballo…” sbottò convinto Ron. “Dille che è tutto quello che vuoi tu!” disse ancora la ragazza. Ron scosse la testa. “Non so cantare…” rispose. “Ti troverà favoloso e ti amerà di più!” lo ignorò Giulia. Fece una piroetta e portò il rosso con se. Anna trotterellò dietro ai due. “Tanto lo so, che questo è quello che vuoi!” rimbeccò poi Giulia. “Io…io ora sto con Lavanda…” cercò di dire Ron poco convinto. “Ascolta il tuo istinto, saprà che tu sei suo!” sbottò ancora la ragazza. Anna annuiva complice. “Potresti metterti i vestiti del colore adatto a lei!” osservò la prima. La castana avvolse Ron in una tenda blu li vicino. “Preparare un pic-nic magico per voi!” proseguì Giulia. Anna indicò il giardino al di fuori delle finestre. “Giura di amarla per sempre mentre guardi gli occhi suoi!” aggiunse la ragazza. La castana prese la testa del rosso e la girò verso l’aula di Aritmanzia. Ron scosse la testa per liberarsi della sua presa. Anna trotterellò vicino a Giulia. “Tanto lo so! Tanto lo so! Tanto lo so! Tanto lo so! Tanto lo so! Tanto lo so sarà così!” esclamarono in coro. Ron le guardò confuso. Non sapeva davvero che fare. “Dovrai seguire l’istinto, guardarla come un dipinto e dirle in modo convinto quanto sia preziosa!” ripetè Anna. “Che fai per dirle ‘ti amo’? Per dirle ciò che hai nel cuore?” chiese Giulia. Poi le due si guardarono. “Vedrai che poi saprà che tu ami lei!” conclusero all’unisono. Ron le guardò ancora qualche minuto confuso. I due uragani non gli diedero nemmeno il tempo di rispondere. Che si presero a braccetto e corsero via soddisfatte. “Giuro che è l’ultima volta che trotterello come una Vispa Teresa!” sbottò divertita Anna, mentre correvano via. “Dai andiamo!” rise Giulia. Hermione non seppe mai di quell’improvvisata canzone. Però le amiche notarono di come Ron aveva preso a guardarla a cena. E a colazione. E nei corridoi. Così passarono i giorni. Tra le ultime lezioni. Le interrogazioni. Man mano che si avvicinavano le vacanze, una certa ansia incombeva. Ron non sapeva se salutare Hermione. anche se aveva pensato a quello che gli avevano cantato le ragazze. Ed Hermione non sapeva se salutare Ron. Dopotutto era una ragazza intelligente. Nessuno sapeva di quello che era stato fra loro due. Anzi, ad essere sincera nemmeno lei sapeva se fosse mai successo qualcosa fra loro. Così facendo però, il prefetto ci stava ancora più male. Dovendo negare uno dei suoi più bei ricordi. Quindi, la mattinata di lunedì ventidue dicembre, Hermione si ritrovò insieme a Giulia ed Anna a salutare chi partiva per le vacanze. Nella borsa, il cd per Ron. Avrebbe voluto buttarlo nel lago nero. Once more I say goodbye, to you. Però, quel cd significava molto per lei. Quindi la sera prima decise di salutare il rosso. O almeno, distrarlo per infilargli il dono in borsa. Lo aveva impacchettato con una carta oro ed un fioccio rosso. Aggiungendoci anche un bigliettino. Things happen but we don't really know why. La ragazza aveva deciso di non firmarsi. Ma di scrivere soltanto di aprire il pacchetto la mattina di Natale. Hermione cambiò quasi idea, vedendo una Lavanda alquanto irritante. Si appiccicava al ragazzo ogni cinque minuti, pur potendolo vedere lungo tutto il tragitto sul treno. Quando la ragazza fu chiama da Calì, finalmente Ron rimase da solo. Fu allora che il prefetto si avvicinò. If it's supposed to be like this, why do most of us ignore the chance to miss? Gli battè tremante una mano sulla spalla. Ma quando il ragazzo si voltò. Ed i loro occhi entrarono in contatto. Le parole che Hermione si era preparata la sera prima le si bloccarono in gola. Oh yeah.... Anche Ron non sapeva cosa dire. Sperava che lei gli rivolgesse la parola. Gli mancava il suono della sua voce. E anche le loro serate passate a ridere e scherzare. Con qualche fugace abbraccio. Eppure il suo orgoglio gli impediva di fare qualsiasi mossa. Torn apart at the seams and my dreams turn to tears, I'm not feeling this situation. Così Rimasero li. Per minuti e minuti. A guardarsi. Ron ammirava finalmente gli occhi di lei. Quegli occhioni castani che l’avevano fatto impazzire. Rimbecillire. Innamorare. E in quel momento odiò sul serio il suo orgoglio. Perché lo stava trascinando via dalla più bella cosa che gli potesse mai capitare in vita sua. Run away try to find a safe place you can hide. Hermione non riusciva a staccarsi da quegli occhi. Non poteva. Non voleva. Li aveva cercati. Li aveva odiati. E le mancavano. Non riusciva ad accettare che potessero guardare qualcun’altra come avevano guardato lei. La sera che Ron le aveva proposto di uscire assieme. Nella sua mente il prefetto si ripeteva che non poteva lasciarlo andare via così. Solo con uno scambio di sguardi. Le costava troppo. Ma le sue corde vocali non volevano capacitarsi di dover per forza funzionare. It's the best place to be when you're feeling like. Intanto Anna era andata dalla sorella. “Allora…il pacchetto blu è per mamma, quello verde per papà e quello rosso per Chris…” elencò la castana, dando una piccola borsa a Mary Kate. La ragazza la guardò delusa. “E per me?” chiese, mentre gli occhi castani le si ingrandivano lucidi. Anna scosse la testa divertita. Allungò una mano e le fece una carezza. “Promettimi che non lo aprirai prima di Natale!” propose poi. Mary Kate annuì. “Giuralo su Bill Kaulitz!” esclamò ancora. “Lo giuro su Bill Kaulitz…” sorrise la baby Haliwell. Anna rise. “È quello arancione…” le rispose. Mary Kate saltellò felice. Infondo le sarebbe mancato trascorrere il Natale in famiglia. Però Anna sapeva che i suoi genitori l’avrebbero capita. Le sue amiche erano la sua seconda famiglia dopotutto. Me...(me!). Yeah...(yeah!). All these things I hate revolve around. Me...(me!). Yeah...(yeah!). Just back off before I snap. Anna abbracciò la sorella. “Scusa ma…e il mio regalo?” commentò poi. La ragazza sorrise. “L’ho dato a Dobby insieme a tutti gli altri pacchetti per te…” rispose. La castana scosse la testa divertita e le scompigliò i capelli. Intanto, Giulia salutava Ginny. Essendo figlia unica, non aveva nessuna scena strappalacrime da dover interpretare. Anche se le sarebbe piaciuto abbracciare qualcuno in particolare. Però almeno era sollevata. Sabato sera lei, Anna ed Hermione erano andate in Guferia per spedire tutti i regali. Once more you tell those lies, to me. Infatti, i regali per le famiglie dagli studenti venivano spediti via gufo. Come anche quelli dalle famiglie per gli studenti. Solo che quelli comparivano nelle camere il giorno di Natale. Al primo anno, tutti e tre gli uragani erano tornati a casa per le vacanze natalizie. Ma avevano festeggiato comunque assieme. Dato che la madre di Anna, dopo aver scortato la figlia alla  stazione, aveva fatto amicizia con quella di Giulia e di Hermione. Così avevano passato il Natale tutti assieme. Allora Hermione non era ancora abituata a tutto il fracasso combinato dalle amiche. Giulia se lo ricordava ogni anno di come il prefetto cercasse di stare tranquilla mentre lei ed Anna facevano chiasso. Why can't you just be straight up with honesty? Ed ecco che arrivò l’ora della vera partenza. Harry chiamò Ron, distraendolo così dagli occhi della sua amata Hermione. Lei, ne aveva approfittato ed aveva fatto scivolare il cd nel pacco dei regali che il rosso si portava dietro. Così potè allontanarsi, sicura almeno di aver fatto qualcosa di quello che si era prefissata. Ron si voltò ancora una volta, speranzoso che lei gli rivolgesse la parola. Quel silenzio lo addolorava. Quasi quando aveva visto il prefetto superare a grandi falcate la Sala Comune con le lacrime agli occhi due settimane prima. When you say these things in my ear, why do you always tell me what you wanna hear? Purtroppo Ron si dovette arrendere ai numerosi richiami di Harry. Ed ecco che in un attimo si stavano muovendo verso la carrozza che li avrebbe portati momentaneamente via da Hogwarts. Dalle lezioni. E nel suo caso. Da lei. Oh yeah.... Nel frattempo, Anna aveva scherzato ancora un po’ con la sorella. Era una cosa rara vedere le due Haliwell andare così d’accordo. “Salutami tutti…e picchia Chris da parte mia…” sorrise infine Anna. Mary Kate annuì. E fu lei ad abbracciarla stavolta. “Ciao ciao Annuccia…” la salutò. La castana sobbalzò. La sorella non la chiamava così da quando era piccola. “Ciao ciao Katiuzzola…” rispose poi. Wear your heart on your sleeve, make things hard to believe, I'm not feeling this situation. Ginny richiamò Mary Kate. Così le sorella dovettero separarsi. Inaspettatamente, mentre guardava le amiche impegnate nei saluti, anche Giulia ebbe una visita. Una ragazzina, le battè una mano sulla spalla. Quando lei si voltò, riconobbe subito quei capelli castani nelle codine e quegli occhi limpidi. Azzurri come il cielo. “Sicily!” esclamò Giulia contenta. La ragazzina l’abbracciò felice. “Non ti vedo dalla fine dell’anno scorso! Mamma mia come sei cresciuta!” disse poi la ragazza. Sicily sorrise. Un’altra ragazza la chiamò. “Anche se per poco sono felice di averti rivisto! Appena arrivo a casa ti scrivo!” promise. Abbracciò ancora Giulia. Poi dovette raggiungere l’amica verso le carrozze. Run away try to find a safe place you can hide. Hermione rimase immobile. A fissare Ron che si allontanava da lei. Gli occhi a squadrarne ogni minimo dettaglio. Così fece anche il rosso. Con la coda dell’occhio guardò finché potè la ragazza. Come per marchiare la sua perfetta figura a fuoco nella sua mente. Non si sarebbe mai stancato di osservarla. Se solo Harry non lo si fosse messo nel posto davanti a lui sulla carrozza. Avrebbe potuto scorgere almeno il suo profilo. Così ci rinunciò. E, mentre Lavanda gli si stringeva vicino, Ron si immerse nei suoi pensieri. Davanti agli occhi l’immagine di Hermione. Sorridente. Al ballo. E in quel momento avrebbe voluto davvero tornare indietro. Cancellare la litigate con Ginny. E dimenticarsi di non essere stato il primo bacio di Hermione. It's the best place to be when you're feeling like.
Quando le carrozze con a bordo i famigliari, amici e mancati innamorati non si videro più, le tre si apprestarono a tornare in dormitorio. Erano appena le dieci, e per Anna era ancora mattina presto. “Che facciamo adesso?” disse quest’ultima, sbadigliando sonoramente. Giulia la guardò divertita. “Torniamo a letto?” propose ironicamente poi. La castana sbuffò. Mentre Hermione camminava guardandosi i piedi. Le due amiche si guardarono. “Ho un’idea!” esclamò all’improvviso Anna. Giulia la guardò dubbiosa. “Dolci e….dvd!” spiegò la castana. Hermione si estraniò dai suoi pensieri e si voltò verso l’amica. “Mary Kate mi ha dato in affidamento la mini tv…e anche un po’ di dvd…quindi pensavo di metterci comode su un letto…e mangiare dolci guardando film su film tutto il giorno!” propose. Giulia sorrise. “Che film abbiamo?” chiese. Anna ghignò. “Dunque…The Ring, Non Aprite Quella Porta, Hocus Pocus e Orgoglio e Pregiudizio…” elencò, contando sulle dita. L’amica battè le mani entusiasta. Hermione le guardò. “Dovremmo rinchiuderci un’intera giornata in camera a rintronarci davanti alla tv e a rimpinzarci di dolci fino a farci venire il mal di stomaco?” osservò. Anna e Giulia annuirono speranzose. Il prefetto sospirò. Poi sorrise. “Si…direi che ci può stare come primo giorno di vacanze natalizie!” commentò. Così le tre si presero a braccetto ed andarono di corsa in camera. Si misero sul letto di Anna, essendo quello in mezzo. E presero le loro caramelle avanzate. Videro i film in ordine di come la castana li aveva elencati. Non fecero nemmeno la pausa pranzo. E tantomeno qualcuna tra i film. L’ultimo durò due ore. In complessiva, le ragazze finirono alle sei passate. Senza contare qualche piccola scena rivista per godersi la bella figura del signor Darcy. Appena la mini tv fu spenta, Anna mise tutti i dvd nel suo baule. Si stiracchiò. Giulia si tuffò sul suo letto. Mentre Hermione si stropicciava gli occhi. “Tra un’ora c’è la cena…” osservò la castana. Il prefetto la guardò a occhi sbarrati. Si erano rimpinzate di dolci tutto il giorno. E ora lei parlava di cena! “Anna sei un pozzo senza fondo!” commentò ridendo Giulia. La castana sbuffò. “È sono che dopo tutti questi dolci voglio una bella bistecca al sangue…” rimbeccò. “Bistecca…non parlarmi di cibo!” sbottò Hermione, mettendosi una mano davanti alla bocca. Anna le andò vicino e le battè una mano sulla spalla. “Mia cara Herm, ti ci abituerai! Susu! Stasera cena leggera leggera e poi un bel bicchiere di digestivo…” propose. Il prefetto la guardò sconsolata. Giulia si alzò divertita e andò alla finestra. Essendo oramai inverno. E in puro periodo natalizio. La neve non si era ancora fatta vedere. O almeno, quella vera. Di quella artificiale sembrava esserne piovuto un intero camion in Sala Grande. Alberi di Natale da tutte le parti. Vischio appeso ad ogni angolo. La ragazza sospirò. Quell’atmosfera la metteva sempre di buon’umore. Considerando poi che quell’anno avrebbe passato la Vigilia con il suo professore. A quel pensiero però, sobbalzò. Un brutto presentimento le si era presentato. “Scusate ragazze…ma voi cosa fate la Vigilia?” chiese, voltandosi. Anna la guardò ovvia. “Draco ha detto che ha preparato una sorpresa per l’anniversario…” rispose. Hermione alzò le spalle. Così il presentimento di Giulia ebbe una conferma. Anna si voltò. “Non mi guardate così…rimarrò in dormitorio a ripetere a memoria uno di quei melensi film natalizi…poi andrò a dormire…quindi, non fate tardi!” commentò il prefetto. In effetti passare la Vigilia di Natale da sola non era la sua massima prospettiva. Ma non poteva di certo dire alle sue amiche di annullare i programmi per stare con lei. “Nemmeno per sogno! Non ti lasciamo passare la sera da sola!” obbiettò Giulia. Hermione scosse la testa. “Non posso stare con voi…rovinerei l’anniversario ad Anna e la serata con Piton a te…quindi…” la liquidò. Giulia sbuffò contrariata. “Non importa! Starò io con te!” esclamò poi. Hermione la guardò scettica. “Certo…e ovviamente dirai a Piton che non puoi stare con lui…come farai a ritirare l’invito?” rimbeccò. Giulia sobbalzò. Sarebbe stato un colpo al cuore per Severus. Lo sapeva. “Per l’appunto…dai! Non preoccuparti! Starò bene! Staremo tutte assieme a Natale…” sorrise Hermione. Giulia si voltò verso Anna. Ci fu qualche minuto di silenzio. “Piuttosto, sai nulla di cosa ha programmato Draco?” chiese il prefetto alla castana. Anna scosse la testa. “No…però penso che sia qualcosa di speciale…nelle sorprese tremendamente romantiche Draco è davvero portato…” commentò. Aggiungendo poi una smorfia di disgusto. Giulia rise. “Non cambierai mai…” osservò. Hermione la guardò dubbiosa. “Ho paura a chiedertelo Anna, ma per te il romanticismo cos’è?” chiese. La castana ghignò. Si diresse verso il suo comodino dove era appoggiato il piccolo mp3 nero. Lo collegò con le casse li vicino. E trafficò per qualche minuto con i tasti. Poi, una canzone iniziò a vagare nell’aria. “You let me violate you, you let me desecrate you, you let me penetrate you, you let me complicate you…” iniziò a cantare Anna. Giulia scosse la testa divertita. Mentre Hermione sospirava esasperata. La castana sorrise compiaciuta. “Help me I broke apart my insides, help me I’ve got no soul to sell help me the only thing that works for me, help me get away from myself…” continuò. Giulia era tentata di filmare la scena per poi farla vedere a Draco. Lo vedeva già con la bava. Però, in assenza di videocamera e completa di buonsenso, la ragazza decise di tralasciare lo sfogo dell’amica. Anna intanto si era appoggiata sensualmente alla colonna del baldacchino del suo letto. “I want to fuck you like an animal, I want to feel you from the inside…” ghignò. Hermione arrossì. Era inconcepibile per lei ascoltare quelle parole. Lei, che considerava l’amore fisico qualcosa di poetico. Melodioso. Ma anche un pensiero del tutto taboo. Giulia cercava di trattenere una risata, nel vedere il viso attonito del prefetto. Mentre Anna continuava nel suo spettacolo. “I want to fuck you like an animal, my whole existence is flawed…” esclamò ancora. Passandosi la lingua sulle labbra. Hermione era tentata di soffocarla con un cuscino. Sel’avesse vista Keith le sarebbe saltato addosso come minimo. Per non parlare di Draco. “You get me closer to god!” concluse Anna. Poi con passo lento andò a spegnere l’mp3. E si voltò verso le sue amiche. “Questo, per me, è romanticismo…” spiegò. Quando vide la faccia di Hermione, non potè non ridere. Giulia intanto applaudiva divertita. “Questo non è romanticismo…questa è pura perversione!” sbottò il prefetto. Anna scosse la testa. “Non dirmi che non ti sciogli davanti ad un mazzo di rose…” commentò ancora Hermione. La castana sbuffò. “Le rose appassisicono…preferisco qualche buon cioccolatino…oppure qualche gingillo sbrilluccicoso da mettere al polso…” rimbeccò. Giulia scosse la testa divertita. Guardò l’amica. E le si avvicinò. “The French are glad to die for love…” sorrise. Anna ricambiò lo sguardo complice. “A kiss on the hand may be quite continental, but diamonds are a girl's best friend…” continuò poi. Hermione scosse la testa esasperata. Anna salì sul suo letto con un passo elegante. Poi aiutò Giulia a seguirla. Le due si guardarono. “A kiss may be grand but it won't pay the rental on your humble flat, or help you feed your helpless cat…” proseguì Giulia. Le due si misero schiena contro schiena. “Men grow cold as girls grow old and we all lose our charms in the end…” osservò poi Anna. Giulia le diede la mano. “But square-cut or pear-shaped these rocks don't lose their shape!” completò. Le due si voltarono e sorrisero. Poi si staccarono. “Diamonds are a girl's best friend!” esclamarono assieme. Tendendo una mano verso Hermione. Lei le guardò scettica. “...Tiffany...Cartier...” la tentò ancora Anna. Il prefetto si accorse che in fondo sarebbe stata felice di ricevere un bel gioiellino. Magari da Ron. “Cause we are living in a material world…” iniziò a dire la castana. Hermione alzò le spalle e accettò la mano di Giulia. Salendo sul letto con loro. “…and I am a material girl!” conclusero all’unisono le tre. Poi scoppiarono a ridere. “Dite quello che volete, ma non lo penso veramente…” precisò il prefetto, saltando giù dal letto. Giulia sorrise. “In effetti a me piacerebbe di più un peluche o un gesto carino che un diamante…” le diede ragione, seguendola. Anna scosse la testa affranta. Poi però le guardò e portò una mano al mento. “Se devo essere sincera…preferirei anche io un vestito…oppure un collare nuovo di zecca…” commentò. Hermione sospirò. Di fronte alla materialità di Anna, nulla c’era da fare. “Comunque, riprendendo il discorso, cosa pensi che ti abbia organizzato di così tremendamente romantico?” le chiese Giulia. La castana alzò le spalle. “Cena a lume di candela, un caminetto acceso…un lettone comodo su cui accoccolarsi per passare la serata guardandoci negli occhi…” elencò. La ragazza le rifilò uno sguardo scettico. “Certo…per passare la serata guardandovi negli occhi…” ripetè poco convinta. Anna arrossì. “Bada a come parli sai! Sono ancora una fanciulla pura ed innocente…” sbottò finta offesa. Hermione tossicchiò. “E cosa ti metterai per questo grande evento?” chiese ancora Giulia. La castana sorrise. “Ho un nuovo vestito che freme per essere usato…l’ho comprato dal catalogo di Armony…mi ero già immaginata che con l’arrivo delle compere natalizie il suo negozio sarebbe stato preso d’assalto, quindi mi sono organizzata e ho fatto tutto via gufo…è quel pacco che mi è arrivato l’altro giorno a pranzo…” spiegò. Hermione la guardò dubbiosa. “E cos’ha di tanto speciale questo vestito, per essere descritto con così tanto entusiasmo?” chiese, notando gli occhi luccicanti dell’amica. Anna fece una piroetta. “È da mesi e mesi che sbavo sui vestiti dell’Alchemic Gothic…sono bellissimi, e costano un occhio della testa…così, quando l’ho visto in sconto, ho preso subito l’occasione!” rispose. Il prefetto annuì poco convinto. “Immagino quindi che dovremmo aspettare la Vigilia per vederlo, vero?” osservò Giulia. Anna annuì. “E tu, cosa ti metti per la serata con Piton?” le chiese subito. La ragazza alzò le spalle. “Metterò uno dei vestiti invernali che ho comprato quest’estate con mia madre…un misto fra qualcosa di natalizio e il mio solito amato viola…” spiegò. Le amiche annuirono curiose. Passarono ancora qualche minuto a chiacchierare. Poi, videro che era arrivata l’ora di cena e scesero in Sala Grande. Dire che era poco popolata era un eufemismo. Sembrava che ci fosse stato un fuggi fuggi degli studenti verso le proprie case. “Sembra di essere a casa mia quando tocca fare le pulizie…tutti spariti…” commentò Anna, sedendosi al tavolo di Grifondoro. Hermione si sedette accanto a lei. “Sinceramente trovo che sia più sicuro stare qui che tornare a casa…” osservò poi. Giulia annuì distratta. Le erano appena tornati in mente i suoi genitori. Chissà se avrebbero passato il Natale con quelli delle sue amiche. Poi un altro dubbio meno allegro si insinuò nella sua testa. E se suo padre fosse stato chiamato dal Ministero come Auror? Non sopportava l’immagine di sua madre. Da sola. In salotto ad attendere notizie. Giulia ripensò a quel dubbio per tutta la cena. Trovandosi poi a sostenere una tesi. Essere la moglie di un Auror era ansioso tanto quanto essere quella di un Mangiamorte. Entrambi correvano pericoli simili. Tutti e due a rischio della stessa vita. “Hey Giulia!” la chiamò Anna. La ragazza sobbalzò. Era talmente concentrata nei suoi pensieri che non aveva visto Sweeney, il gufo di sua madre, planare sulla sua testa. “Ciao Sweeney! È da tanto che non ci vediamo! Cosa mi hai portato?” gli chiese. il gufo le porse la zampa. Vi era legata una lettera. Giulia trasalì. Aveva paura che fosse una lettera di brutte notizie. Hermione e Anna la guardavano preoccupate. Era la prima volta che la loro amica impallidiva all’arrivo di una lettera da casa. Giulia sfilò il nastro che la legava alla zampa di Sweeney e la prese. Aprì la busta. Poi diede un pezzo della sua bistecca al gufo. Che volò via contento. Il prefetto e la castana si guardarono ansiose. Sapevano cosa stava pensando l’amica. La ragazza aprì piano la lettera. Riconobbe la solita calligrafia minuta. Quella di sua madre. Era uno scritto abbastanza corto. Contando che Mary scriveva fogli su fogli. Giulia lesse la lettera. Arrivando presto ai saluti finali. “Allora…? Qualcosa non va?” chiese preoccupata Hermione. La ragazza sorrise e scosse la testa. “Mia madre mi ha scritto che va tutto bene…mio padre è ancora al solito lavoro…a quanto pare non hanno ancora bisogno di lui…” iniziò a dire. Anna e il prefetto tirarono un sospiro di sollievo. “E ha anche aggiunto che non lo sopporta più…a quanto pare ci è rimasto male che non sono tornata per le vacanze…” spiegò ancora Giulia. Le amiche si guardarono. Sebastian era un padre protettivo e molto affezionato a lei. Si ricordavano dei salti mortali fatti alla Tana per tenerlo lontano da Giulia e Piton. “E quella cos’è?” chiese curiosa Anna, indicando qualcosa che era appena caduto dalla busta. Giulia guardò l’oggetto dell’attenzione della castana. Era una carta da gioco. “A quanto pare mia madre vuole raccontarmi un po’ di cose stasera…” commentò. Anna rabbrividì. Le era venuto un brutto presentimento. Non riguardo a Giulia. Ma a quella carta. Le tre finirono la cena tranquillamente, per poi tornare in dormitorio. Le attendeva la chiamata di Mary. Appena si furono accomodate sul letto di Giulia, la carta iniziò a illuminarsi. E il solito squillo invase l’aria. “Acceptio!” disse la ragazza. Hermione e Anna si avvicinarono. Subito videro apparire l’ologramma di Mary. I capelli castani raccolti in una coda alta. E la frangia ribelle. Era avvolta in un vestito rosso. Giulia sorrise. Era da quando era bambina che sua madre si metteva quel completo la settimana di Natale. Tirava fuori tutti i vestiti rossi che aveva. E girava sempre con un cappello da Babbo Natale. E immancabilmente, anche in quell’ologramma il buffo cappello copriva la testa di Mary. “Tesoro mio!!” esclamò, con la sua solita voce carezzevole. Mentre con una mano la salutava. Giulia ricambiò il saluto. “Ciao mamma! Mi sembrava strano che avessi scritto una lettera tanto corta…” osservò divertita. Mary alzò le spalle. “Sono in mezzo ai preparativi natalizi! Quest’anno siamo invitati dagli Haliwell…” spiegò. Anna tossicchiò. “Oh…ci siete anche voi! Ciao!” sorrise poi Mary, accorgendosi delle due ragazze. Sia Hermione che la castana salutarono con un cenno della testa. “Comunque, li come vanno le cose?” chiese ancora la donna. Giulia sorrise. “Nulla di che…Hogwarts è vuota come è solito nelle vacanze…e li, come va mamma?” le chiese a sua volta. Mary sbadigliò. “Bene…peccato che non ha ancora nevicato! E…a proposito, come procede il tuo amore illegittimo? Piton come sta?” commentò curiosa. Giulia arrossì smisuratamente. “Sta…sta bene…” dissi timida. Mary sorrise compiaciuta. “Mi auguro che trascorrerai la Vigilia con lui…” osservò. Anna annuì per lei. “Hey Mary! Cosa stai facendo?” si sentì urlare dall’ologramma. La donna sbuffò. “Niente Sebastian…” rispose. Poco dopo però, l’uomo apparve accanto a lei. “Stavi parlando con Giulia e non mi hai detto nulla!” sbottò contrariato. Mary sospirò esasperata. “Perché sapevo che ti saresti messo a fare scene tragiche appena l’avresti vista…” si giustificò. Ma l’uomo la ignorò. “Bambina mia!! Ti hanno rapito? Ti hanno costretto a stare a scuola vero?” le chiese. “Ecco…per l’appunto…” commentò Mary. Sebastian la fulminò con lo sguardo. Giulia rise. Erano esattamente le stesse cose che aveva detto a marzo, quando era rimasta ad Hogwarts per le vacanze pasquali. “No papà…avevo promesso a Herm e Anna che sarei rimasta qui con loro…” rispose, in tono dolce. L’uomo la guardò deluso. “Sei un caso disperato! Lasciala stare in pace…” lo richiamò Mary, prendendolo a braccetto. “Ora ti salutiamo tesoro…Anna, c’è qualcuno anche per te…” disse poi. La castana trasalì. I coniugi Wyspet sparirono, lasciando il posto a quelli Haliwell. Per poco Anna cadde dal letto. “Anna Alvis Haliwell! Ti pare il modo di scaricare i tuoi genitori?! Il tuo caro e vecchio padre…che ti vuole tanto bene…per quel biondino impomatato!” esclamò tragico Andrew. La castana si portò una mano alla testa esasperata. Lei non cascava in quelle stupide sceneggiate di gelosia. “Papà…sai benissimo che sono rimasta a scuola perché l’ho promesso a Giulia ed Herm… e per tua informazione si, volevo passare l’anniversario con Draco!” rimbeccò sicura. Ilary sorrise. “Non ascoltarlo Anna! È solo geloso…probabilmente dopo cena a Natale si unirà a Sebastian per piangere sulle figlie lasciate ad Hogwarts…” commentò. Anna rise. Anche se quell’estate aveva litigato spesso con sua madre, le voleva bene. E poi, fin da quando era bambina, la castana si ricordava di come Ilary diventasse buona nel periodo natalizio. Era la sua festa preferita. E stranamente, metteva di buon umore anche lei. “Allora falli stare lontani dagli alcolici…altrimenti Mary Kate finirà per buttarsi giù dalla sua camera…” propose poi. Ilary annuì facendole il tipico segno di pollice in su. “A proposito della tua cara sorella…è arrivata un’ora fa a casa e si è chiusa in camera…era un po’ giù…è forse successo qualcosa con Blaise?” le chiese. Anna scosse la testa. “Io penso che le manchi la sua sorellona…” intervenne Giulia. Hermione annuì. “Quando si sono salutate non la voleva lasciare andare!” aggiunse. La castana arrossì. “Capisco…dopotutto è il primo Natale che non passate assieme…” osservò. Anna se ne accorse solo allora. Era vero, l’anno prima erano tornate a casa entrambe. Lei aveva festeggiato con Draco appena tornata a scuola. Ed era rimasta con Mary Kate per tutte le vacanze. Anche se non sembrava, erano molto affezionate l’una all’altra. “Bene…ora vi lasciamo alla vostra serata…e mi raccomando, non abbuffatevi di dolci!” raccomandò Ilary. Anna ghignò. “Già fatto mamma…” confessò. La donna scosse la testa divertita. “Un abbraccio a tutte e tre…a proposito Hermione…i tuoi genitori mi hanno detto che ti chiameranno stasera…dopo cena…Mary ha deciso di fare una cena tutti assieme e così appena staccano dal lavoro si aggiungono anche i tuoi genitori…ovviamente vogliono chiacchierare anche loro…” spiegò. Il prefetto sorrise. Era felice che i suoi si interessassero a lei. Era da qualche anno che sua madre era diventata una buona confidente. E, anche se non capivano molto di magia, erano degli ottimi genitori. L’intenzione di concludere la chiamata da parte di Ilary venne interrotta da Sebastian ed Andrew. Supplicavano per avere ancora qualche minuto in più per parlare con le loro figlie. Ma Ilary e Mary li liquidarono in pochi secondi, per poi chiudere la conversazione. Così la carta tornò una semplice componente di un mazzo da gioco. Dopo quel piacevole, se pur breve, contatto con le loro famiglie, Anna e Giulia si sentirono sollevate. Una mezzora più tardi, venne anche il turno di Hermione. Raccontò le ultime cose alla madre. Mentre le amiche si preparavano per andare dai rispettivi uomini. Il prefetto invece, rimase a leggere in camera. Anna e Giulia non fecero tardi quella sera. Avrebbero dedicato le attenzioni meritate ai loro amori la Vigilia. Decidendo così di rimanere il più possibile con Hermione. Così trascorsero i due giorni successivi. Tra film. Programmi comici sulla mini televisione. Libri. Anna aveva a malincuore finito il suo libro su Manson. Giulia procedeva spedita tra le avventure della famiglia Bennet. Ed anche Hermione aveva concluso il suo. Prendendo dal suo baule l’ennesima fonte di intrattenimento cartaceo. Era il tardo pomeriggio della Vigilia di Natale. Le ragazze si erano svegliate tardi ed erano scese per fare colazione. Anche se oramai era ora di pranzo. Hermione si era lasciata convincere ad impostare la sveglia ad un’ora meno normale. Le tre avevano trascorso il pomeriggio in camera. Anna aveva acceso il mini televisore. Giulia all’inizio si era dedicata alla lettura. Poi però si era unita alla castana. Mentre Hermione decise di rimpiazzare la mini tv e immergersi nella solita lettura. Sia Giulia che Anna avevano appuntamento con i loro amori dopo cena. Ma nessuna delle due aveva molta fame. E rimasero in camera. Come anche Hermione. “A che ora dovete vedervi con Draco e Piton?” chiese distrattamente il prefetto. Anna alzò le spalle. “Alle otto e mezza credo…mi aspetta fuori dal quadro della Signora Grassa…” rispose. “Anche io devo scendere a quell’ora...” le diede ragione Giulia. Hermione controllò l’orologio da polso. “Mancano tre quarti d’ora…vi conviene iniziare a prepararvi…” commentò. Anna scosse la testa. “Devo finire di vedere questo programma Herm! Ho scoperto che la tv prende anche le reti italiane! E c’è un programma comico che mi fa morire!” osservò. Giulia sorrise. Il prefetto sospirò affranta. E chiuse il libro con un tonfo. “Giulia! Vieni qui! C’è la suora!” la chiamò la castana. La ragazza trotterellò dall’amica. “Solo questa…poi inizio a sistemarmi!” promise. Hermione si alzò dal letto e andò dalle due. Sul palco, un uomo dalla giacca e cravatta bianca guardava in modo perplesso una suora. Il prefetto la riconobbe subito come un uomo. “Da quando capite l’italiano?” chiese curiosa. Anna sorrise. “Non è difficile! Mia nonna Artemisia mi ha portato un libro gotico in italiano…e ho dovuto imparare a leggerlo…” spiegò. Hermione si voltò verso Giulia. “E tu?” le chiese. La ragazza sorrise. “Mia madre ha molte risorse…sai, da quando le piace quel cantante italiano, Renato Zero, è fissata…si è messa a imparare l’italiano e qualcosa mi ha insegnato…” raccontò. Anche Hermione aveva letto parecchi libri in quella lingua. Era simile al latino dopotutto. Così si decise ad ascoltare il comico. La falsa suora sembrava chiamarsi Nausicaa. Aveva uno strano accento denominato bergamasco. Dopo poche parole, sia Anna che Giulia ridevano. Mentre il prefetto cercava di capire le battute. “Sono venuta con i poveri mezzi del convento…con la Ducati sei uno sei trial!” esclamò la suora. “Che modello è la sei uno sei trial?” chiese perplesso il presentatore. “Ignorante! Sei uno sei trial! Va su anche per le scale, va su dai i muri! È la moto naked! Spoglia, senza i fronzoli! Non c’è neanche il serbatoio di benzina per andare in povertà…la usava anche San Francesco!” spiegò ancora la suora. Lo sguardo del conduttore però non cambiava. “Capito…” sussurrò. “L’ho modificata io che sono bergamasca! Hai capito, mi arrangio! Da sola, con una cazzuola e una formina del paté ti faccio su...una cattedrale!” esclamò poi la suora. Anna scoppiò in una fragorosa risata. Mentre Giulia rideva già. Hermione però non capiva molto la comicità italiana. Ci fu giusto qualche minuto per asciugarsi le lacrime provocate dalle risa, che le ragazze scoppiarono a ridere di nuovo. Una musica ecclesiastica aveva iniziato a propagarsi per lo studio. La suora aveva aperto la collana che portava al collo e l’aveva portata all’orecchio come fosse un cellulare. Ed aveva iniziato a parlare, sostenendo al conduttore che fosse la madre superiora. “Vergogna! Guarda che se vengo giù io…si…sia fatta la sua volontà…si, anche tu…anche tu…che ti accolga presto nel suo regno..si…si…” iniziò a dire. Dopo qualche minuto, il comico finì la sua performance. Giulia ed Anna stavano ancora ridendo. Mentre Hermione le guardava perplessa. “Adoro Suor Nausicaa!” esclamò la prima, alzandosi dal letto. La castana annuì. “Però nessuno è meglio di Baz!” rimbeccò. Il prefetto tornò sul suo letto. “Non so come fai a stare così seria Herm…” commentò Anna, iniziando a trafficare con i pulsanti della tv. Hermione alzò le spalle. “La comicità italiana non fa per me…” rispose soltanto. La castana scosse la testa esasperata. Giulia intanto aveva iniziato a frugare nel baule. E a fischiettare una delle tante canzoni natalizie. Così, per farla contenta, Anna riaccese la mini tv. Sintonizzandola su uno dei tanti concerti della Vigilia. Giulia tirò fuori un vestito e trotterellò in bagno. La castana sorrise. “Da quanto tu sei gentile?” le chiese Hermione. Anna alzò le spalle. “Com’è che faceva la canzone? È Natale e a Natale si può fare di più, è Natale e a Natale si può amare di più, è Natale e a Natale si può fare di più per noi…” canticchiò in risposta. Il prefetto la guardò. Se perfino Anna sentiva dello spirito natalizio, allora si che potevano accadere miracoli. Giulia intanto si era cambiata. E si guardava allo specchio. Il solito ciuffo in mezzo agli occhi. Il fermaglio a teschio. Eppure non si convinceva. Sentiva la mancanza di qualcosa. così lo sguardo le cadde vicino allo specchio. C’era la mensola con i loro prodotti. Gli shampoo di Hermione. I trucchi di Anna. E in mezzo alle altre bombolette di spuma per capelli e deodoranti. Lo spray. Quello che lei aveva usato ad Halloween. Giulia allungò una mano e lo prese. Non ne aveva usato quasi nulla al ballo. Guardò ancora il suo riflesso. E si decise. Tolse il tappo dalla bomboletta. Prese la ciocca che aveva tinto per il ballo. E fece partire il getto di spray. Chiudendo gli occhi. Quando li riaprii, vide la ciocca colorata. La ragazza sorrise soddisfatta. L’aveva tenuta per un’occasione speciale. E quella decisamente lo era. Prese il cappello da Babbo Natale appoggiato sul porta asciugamani, e se lo mise. Poi uscì dal bagno. “Allora…come sto?” chiese timida, facendo una piccola piroetta. Anna ed Hermione la osservarono. Giulia aveva indosso un vestito. La scollatura non troppo pronunciata. Con un bordino di pizzo viola. Completato dalle due collane. Il busto rosso non era troppo aderente, ma le fasciava perfettamente le forme. Le maniche corte, a sbuffo, poi continuavano a sigaretta fino al polso. La gonna era a fantasia scozzese, righe nere, viola e rosse intrecciate. Arrivava a qualche centimetro sul ginocchio. E a completare il tutto, il cappello da Babbo Natale e la ciocca viola. Giulia sorrise aspettando un giudizio dalle sue amiche. “Ho sempre pensato che il rosso e il viola messi assieme fossero una tortura per gli occhi…però se sono così scuri ammetto che stanno bene…” osservò Hermione. Anna annuì. “Anche io non ero proprio convinta, però volevo un Natale sia rosso che viola!” spiegò Giulia. Il prefetto scosse la testa divertito. Mentre Anna, con tra le braccia il suo vestito, scivolò in bagno. La castana se lo mise veloce. E passò subito al trucco. In quei giorni non aveva quasi mai messo mano alla matita per gli occhi. Non si era mai mossa dalla camera. Tranne per i pasti. Così iniziò a farsi scorrere l’oggetto attorno agli occhi. Come era solita fare. E con un’eleganza che solo lei sapeva ostentare. Poco dopo si guardò allo specchio. Soddisfatta del proprio operato. Si pettinò i capelli lisci. Ed uscì dal bagno. “Santo Manson che fame che mi è venuta!” esordì, presentandosi davanti alle amiche. Fu la volta di Giulia ed Hermione di osservare Anna. Aveva indosso il tanto descritto vestito. Nero, con una piccola scollatura. Il collare a fasciarle il collo. E le due collane più sotto. Il busto con nastri intrecciati davanti, che terminavano in un fiocchetto all’altezza del petto. Le maniche lunghe con un’arricciatura di pizzo sui polsi. La gonna fino al ginocchio. Davanti arricciata e ai lati e dietro più liscia. Il bordo dai pizzi neri. Indubbiamente sembrava un abito elegante. “Ti sta davvero bene!” sorrise Giulia. Hermione annuì. Il suo sguardo vagava da un’amica all’altra. Stranamente, le era venuto uno strano formicolio in gola. Anna si era appena messa le calze alla coscia e si stava allacciando i soliti anfibi. Intanto Giulia era immersa nel solito conflitto. Ballerine o Converse. Il prefetto sorrise. Le stavano venendo in mente i ricordi di due anni prima. Quando tutti erano rimasti ad Hogwarts per il Torneo Tre Maghi. Era stato un bell’anno per le sue amiche. Anna si era messa finalmente con Draco. E Giulia aveva iniziato a conoscere veramente Piton. Lei aveva avuto quella piccola storia d’amore con Krum. Certo, erano andati al ballo insieme. E si erano anche baciati. Però non le piaceva sul serio. Perché nel suo cuore c’era sempre stato Ron. Così il suo cuore ebbe un sussulto di dolore. Ne aveva spesso in quei giorni. Ma cercava invano di nasconderli agli altri. E di più, a se stessa. Chiuse per qualche minuto gli occhi. E tirò un sospiro. Quando li riaprì, Anna stava radunando con se le cose nella borsetta a tomba, con le ali da pipistrello. Mentre Giulia si sistemava le ballerine. Promettendo di tornare presto alle sue Converse. In un attimo la ragazza prese il regalo per Piton dal baule. Mettendolo delicatamente nella sua tracolla. “Pronta?” le sorrise Anna. Giulia annuì. Le due si avvicinarono ad Hermione. “Ci vediamo domani allora…non stare alzata ad aspettarci eh…” le raccomandò la castana. Il prefetto le sorrise. Ed annuì. Giulia l’abbracciò forte. E le diede un bacio sulla fronte. Anna fece lo stesso. Poi insieme uscirono dalla camera. Lasciando così Hermione da sola. Con il suo libro. E purtroppo anche con i suoi pensieri. Le due passarono nella Sala Comune. Degli addobbi erano apparsi e decoravano quasi tutta la stanza. Anche il camino era stato addobbato. Divertite, i dure uragani uscirono. Appena attraversato il varco del quadro, si trovarono davanti un biondino famigliare. Anna sorrise. “Sera fanciulle!” le salutò Draco. Giulia lo salutò con la mano. “Buona serata! Ci vediamo dopo Anna! e ancora auguri!” disse subito. Poi corse via. Prendendo una scorciatoia. “Scusa…mi sono messa a guardare la tv e sono arrivata in ritardo…” si scusò la castana. Vide che il ragazzo la stava guardando. E arrossì. Draco si era incantato sulla splendida figura che aveva davanti. Solitamente Anna era bella certo. Ma quella sera. Era più splendente che mai. D’improvviso, nella sua testa, marchiata a fuoco nella, si figurò l’immagine della stessa ragazza. Più bassa. Dal lungo vestito nero pieno di tulle il corpetto stretto con lacci intrecciati. Lo stesso collare. E gli occhiali che puntualmente le cadevano sulla punta. Draco sorrise. Quella era la sua Anna. Due anni prima. al Ballo del Ceppo. “Hey…ti sei incantato?” sbottò la castana, passandogli una mano davanti agli occhi. Il biondo sobbalzò. E gli riapparve la ragazza davanti a lui. La Anna sedicenne che lo stava aspettando. Il ragazzo le porse un braccio e lei lo accettò volentieri. “Allora, dove mi porti? Cosa facciamo?” chiese subito la castana, iniziando a camminare. Draco rise. “Vedrai…” rispose vago. Anna lo guardò curiosa. Si lasciò condurre fra i corridoi. I passaggi segreti. Anche se la strada la conosceva. Sapeva dove la stava portando il biondo. Arrivati al settimo piano, il ragazzo camminò avanti e indietro per qualche minuto. Una porta immancabilmente apparve. La castana sorrise. La cara e vecchia Stanza delle Necessità. “Aspettami qui un attimo…” la avvertì Draco. Aprì piano la porta e vi entrò. La ragazzi si guardava intorno. Era sempre più curiosa. Poco dopo, la bionda testolina del ragazzo fece capolino. “Puoi entrare ora…” le sorrise. Anna annuì ed aprì piano la porta. Quello che le si presentò davanti, la lasciò stupefatta. La stanza era al buio. Accanto alle pareti molte candele. Nella stanza suonava l’inconfondibile voce di Manson. Ed in mezzo. Un tavolo rotondo. Coperto da una tovaglia porpora. Solo alla luce di quella candele, Anna notò che Draco era vestito elegante. Non le solite felpe dei Sex Pistols. Non i soliti jeans. Indossava un paio di pantaloni neri. Una camicia bianca. Ed una cravatta. Tutto tirato a lucido. La ragazza sorrise e si avvicinò al tavolo. Quando vi fu vicino, vide una candela. Posta proprio in mezzo. Sembrava la solita candela da cenetta romantica. Ma non era ne bianca, ne rossa. Era nera. Ed emanava una luce soffusa. La fiamma si muoveva piano. Come se sentisse il suo respiro. Da così lontano. Ai due lati del tavolo, stavano due bicchieri. E due piatti. accanto alla candela, una bottiglia scura. Draco fece il giro del tavolo ed andò alla sedia di sinistra. La scostò piano dal tavolo. “Prego signorina…” disse. Anna scosse la testa divertita. Quello era romanticismo. Lo aveva riconosciuto bene. Però non era semplice romanticismo. Quello l’avrebbe fatta vomitare al momento. Ma Draco sapeva di cose lei avesse bisogno. Non semplici luci soffuse e canzoni romantiche. Ma candele e Manson. Quello, era romanticismo gotico. E lei ne era pienamente soddisfatta. Anna si sedette con eleganza sulla sedia. Era di legno, con un cuscino rosso di velluto. Il biondo andò al suo posto. “Quando hai fatto tutto questo?” gli chiese stupita. Draco alzò le spalle modesto. “Oggi…e comunque non hai ancora visto nulla…” sorrise compiaciuto. Anna lo guardò curiosa. “Per iniziare, che ne dici un po’ da bere?” propose. La ragazza annuì. Il biondo prese la bottiglia e la stappò. Un odore acre si espanse per la stanza. “Passami il tuo bicchiere…” le disse Draco. La ragazza annuì. Prese piano il bicchiere. Era davvero un oggetto pregiato. La coppa era di media grandezza. Trasparente. Il manico sembrava d’argento. Era formato da uno scheletro con le braccia alzate che sorreggevano la coppa. Dai suoi piedi, partiva la base d’appoggio. Anna si rigirò il bicchiere per qualche secondo. Alla luce della candela sembrava ancora più bello. Luccicante. Poi, la ragazza si arrese e lo passò al biondo. Questo vi poggiò la bocca della bottiglia. Da cui iniziò a fluire un liquido rosso. Draco glielo ripassò solo quando il bicchiere fu pieno. Anna lo prese piano. E se lo portò vicino al viso. Per ispirarne a pieno il profumo. Anche il ragazzo si riempì il bicchiere. Poi poggiò la bottiglia accanto alla candela. E guardò la ragazza. Questa lo guardò sorridendo. “Vino elfico? Draco Malfoy, non so come tu abbia fatto a procurartelo, ma ti adorerò per sempre!” esclamò felice. Il biondo ghignò soddisfatto. “Ho fatto un patto con gli elfi domestici giù alle cucine…loro ci servono per tutta la sera…senza badare a cosa ci passano…e io eviterò di insultarli per un bel po’…” spiegò poi. Anna scosse la testa divertita. “E comunque, se mi adori solo per del vino rosso, cosa mi farai quando assaggerai il digestivo?” commentò ancora Draco, appoggiando la schiena allo schienale di velluto della sedia. La ragazza sistemò piano il bicchiere fra le dita. Guardando il ragazzo. “Cos’hai contrabbandato di bello mio caro?” gli chiese, curiosa. Il biondo prese fra le mani il bicchiere. E ricambiò lo sguardo. Anna sentì una scarica di adrenalina correrle lungo la schiena. Quegli occhi grigi le producevano sempre quella sensazione. Fin da quando erano bambini. “Assenzio…” ghignò Draco. Anna sbarrò gli occhi. “Non ci credo…non puoi…” commentò incredula. Il ragazzo annuì. “Ma certo che posso…sono un Malfoy, posso tutto…oramai dovresti saperlo…” osservò. Anna sorrise. Aveva già assaggiato quella bevanda. A quanto pare, era una tra le più usate a casa Malfoy. Lucius ne beveva frequentemente. E anche Narcissa a quanto pare. Così la castana si era ritrovata con un bicchiere di assenzio in mano. In veranda. Ed aveva constatato che oltre ad essere buono, scorreva in gola che era un piacere. Dimostrandole così, che reggeva benissimo l’alcool. Anche alle gradazioni più alte, benché avesse solo sedici anni. “Dunque, iniziamo con in brindare che ne dici?” propose Draco. Anna annuì. “Brindiamo ai due anni che sono passati…e che tra poco saranno festeggiati con una cenetta coi fiocchi…” sorrise poi. Il ragazzo portò il suo bicchiere verso quello di lei. E la castana fece lo stesso. Così, appena sopra la candela, i due bicchieri si scontrarono in un flebile tintinnio. Sovrastato dalla roca voce di Marilyn Manson. Ad augurare entrambi una buona serata.
Intanto, Giulia era trotterellata verso i sotterranei. Con la sua solita allegria, aveva sorpassato passaggi segreti. Corridoi. La strada le era sembrata più lunga del solito. Poi però, si trovò finalmente tra le pareti umide e scure. Avanzò con la sua solita camminata leggera. Ciò nonostante, fece i suoi soliti capitomboli. Arrivando davanti così davanti all’ufficio. Aveva bussato. E Piton le aveva aperto. Non l’aveva salutata dalla sua scrivania, come faceva di solito. Ma era andato ad aprirle di persona. Giulia sorrise ed entrò nell’ufficio. Era la solita stanza. Niente addobbi. Però lei si era già preparata a questa ovvia evenienza. “Buonasera! L’aiutante di Babbo Natale è arrivata!” esclamò allegra, trotterellando accanto all scrivania. Severus, la guardò divertito. “L’altezza elfica ce l’ha signorina Wyspet…le mancano le orecchie a punta…” osservò. Giulia rise. E vide che il professore non indossava la solita casacca. Aveva un paio di pantaloni eleganti. Neri. Una camicia nera. I capelli che ricedevano lisci sulle spalle. Niente mantello. In effetti la ragazza si era accorta che faceva un po’ più caldo del solito nell’ufficio. Forse Piton aveva acceso il camino. “Ora che la guardo bene anche il vestito è quello di un elfo…questi colori sono una vera gioia per i miei occhi…” commentò ancora maligno il professore. Il realtà appena l’aveva vista aveva avuto un fremito al cuore. Quel vestito stava a pennello a Giulia. Anche se per lui, lei sarebbe stata bene anche con un costume da ippopotamo. “Lo so…è un po’ appariscente…ma volevo un viola e rosso Natale!” esclamò la ragazza. Appoggiò la borsa sulla sedia dove di solito era seduto Piton. E prese la bacchetta. “Un tempo non era un bianco Natal?” osservò divertito Severus. Giulia sorrise. Con un colpo di bacchetta spostò la poltrona davanti alla scrivania. La mise accanto al muro. Così fece anche con l’altra. “Signorina Wyspet, non l’ho mai vista così impegnata in qualcosa…mi spaventa a dir la verità…cosa vuole fare al mio ufficio?” le chiese Piton, quasi sorridendo. La ragazza fece una piroetta. “Voglio dargli un’atmosfera più natalizia!” rispose. Il professore la guardò scettico. E si allontanò. Si sedette sulla sua solita sedia. Per osservarla mentre trasformava il suo povero ufficio. Appena lui si sedette, Giulia iniziò la sua opera di ristrutturazione natalizia. Mise una ghirlanda sulla porta. E decorò gli stipiti e il bordo della scrivania con del filo argentato. Ne mise un po’ anche sul lampadario. Poi spostò la scrivania poco più al centro della stanza. Piazzò qualche pupazzetto a forma di abete qua e la. “Penso che possa bastare…” osservò Piton riluttante. Ma la ragazza scosse la testa. Con un altro colpo di bacchetta, fece propagare nella stanza una carezzevole melodia. Severus la conosceva bene. Era la più famosa canzone natalizia che esistesse. E a lui metteva una certa nausea. Ma evitò di proferire parola. Giulia intanto si guardava intorno dubbiosa. C’era ancora qualcosa che mancava. Ma non riusciva a capire di cosa si trattasse. Poi vide un pupazzetto a forma di abete. E sobbalzò. La ragazza si voltò e trovò un angolo perfetto. Così, in pochi minuti, fece apparire un abete di media grandezza. Era senza addobbi. “Ora è contenta?” chiese Severus, stanco di aspettare. Giulia sorrise ed annuì. Il professore si alzò e la raggiunse. “Una curiosità signorina Wyspet…perché un abete spoglio?” le chiese. La ragazza inclinò di poco la testa. Facendo dondolare il ponpon del cappello. Puntò la bacchetta ai piedi dell’abete e vi fece apparire tante scatole. Dal coperchio trasparente. Piton trasalì. Aveva capito le intenzioni di Giulia. “Non si aspetterà che io addobbi quella sottospecie di albero, spero…” commentò acido. La ragazza gli sorrise. “Non lo farà da solo…lo addobberemo assieme!” lo corresse. Severus sospirò esasperato. “Non ci vorrà tanto…” lo pregò ancora Giulia. “Non può sistemarlo con la magia? È più veloce e pratico…” suggerì seccato Piton. La ragazza scosse sicura la testa. “L’albero di Natale va addobbato alla maniera babbana…perché per farlo si mette tutta la gioia e l’affetto che si ha…” spiegò. Severus sospirò esasperato. Poi però allungò una mano. E le fece una carezza sulla testa. “Come vuole lei…” disse arreso. Giulia sorrise e gli prese una mano. Le guance del professore si colorarono a quel contatto. Lasciandosi così trascinare dalla ragazza verso l’abete. “Non vorrei deluderla signorina Wyspet…ma non conosco l’anatomia di un albero natalizio…” confessò. Giulia lo guardò stupita. “Vuol dire che non ha mai fatto un albero di Natale?” gli chiese. Severus scosse la testa. La ragazza sorrise. “Allora questo sarà il suo primo albero! In tal caso, le insegnerò io!” rispose. Il professore la guardò intenerito. “Avanti allora…mi dica cosa devo fare…” le chiese. Giulia annuì. “Prenda le luci e le avvolga intorno al ramo in mezzo…” iniziò a spiegare. Severus si voltò e prese la scatola con quelle che dovevano essere le fantomatiche luci. Ne tirò fuori un filo pieno di lampadine colorate ed iniziò ad avvolgerle come gli aveva detto la ragazza. Intanto, Giulia aveva iniziato ad appendere le palline colorate. “Professore…sa…quando ero piccola volevo sempre mettere la stella sulla punta dell’albero…però ero troppo bassa e non ci arrivavo…così mio padre mi prendeva sulle spalle e mi aiutava…” iniziò a raccontare. Severus sorrise. Si avvicinò a lei ed iniziò ad imitarla per mettere correttamente tutti gli addobbi. “Mi ricordo di un Natale in cui ero malata…avevo la febbre e non potevo scendere per fare l’albero con i miei…ci ero rimasta parecchio male…non smettevo più di piangere…” continuò a dire Giulia. Arrossendo. Severus la guardava. Era davvero una creatura dolce quella che stava in piedi accanto a lei. Bella come nessun’altra. “…mia madre non voleva che stessi male…così mi ha comprato un piccolo alberello di Natale…l’addobbammo in camera mia con piccoli fili argentati e palline colorate…e lo mettemmo sul mio comodino…” sorrise ancora la ragazza. Il professore annuì. Lui non aveva ricordi così felici della sua infanzia. Però sentire quelli di Giulia non lo rattristava. Anzi, lo rallegrava. I due, finiti gli addobbi da appendere, si diedero ai fili. Cen’erano alcuni argentati. Alcuni rossi. E altri dorati. Giulia era si stava divertendo. Le sembrava di essere a casa. Qualche anno più in la nel futuro. Forse lei avrebbe dovuto avere un pancione da futura mamma. D’improvviso l’immagine di Eveline che saltellava di qua e di la prese posto nella sua testa. Severus che la prendeva in braccio. Per aiutarla negli addobbi a cui non arrivava. “Professore…” lo chiamò la ragazza. Piton si voltò. Stava litigando con un filo rosso. Ancora qualche minuto, e le sue mani sarebbero state inesorabilmente annodate a quel filo demoniaco. “Quando…quando…tra un po’…ecco…noi…saremmo…sposati…e ci sarà Eveline…lo faremo l’albero di Natale?” gli chiese timida. Severus sorrise. “Certo signorina Wyspet…” le rispose. Le avrebbe fatto una carezza. Se solo il filo rosso gliel’avesse concesso. Giulia rise e lo aiutò a districarsi. Appena liberato, il professore la ringraziò. E rise. Per la prima volta in vita sua, una di quelle stupide ricorrenze lo stava facendo divertire. Ed era tutto merito suo. Di quell’angioletto dal cappello buffo accanto a lui. Quando finirono con i fili, arrivò il turno della stella. Giulia la prese dalla sua scatola. Era una stella giallo brillante. La ragazza la passò a Severus. Che la guardò dubbioso. “Credevo che ci tenesse a mettere la stella…” osservò. Giulia scosse la testa. “Voglio che sia lei a metterla!” spiegò. Piton la guardò. Timidamente, le prese una mano e la mise sulla stella. Sopra, ci mise la sua. Così, in un gesto, assieme, posizionarono l’addobbo sulla punta dell’albero. Giulia si alzò in punta di piedi. Mentre al professore bastò solo allungare una mano. Appena la stella fu messa bene, i due si allontanarono. Le loro mani però rimasero congiunte. Con un colpo di bacchetta, Giulia accese le lucette. E spense il lampadario. L’atmosfera era perfetta. “Abbiamo fatto un buon lavoro!” esclamò felice. Severus annuì. La ragazzi si voltò. “Ed ora, un po’ di dolcetti natalizi…” sorrise. Bastò un battito di mani. Che la scrivania si riempì di piatti con prelibate leccornie. Biscotti alla glassa. Torte. Pandori. E panettoni. Budini. Tutto ciò che si potesse desiderare. Giulia aveva chiesto aiuto a Dobby. E lui gliel’aveva concesso. In cambio dell’ennesimo calzino. La ragazza si avvicinò all’improvvisato tavolo da buffet. “Signorina Wyspet…devo ammettere che mi ha stupito…” confessò Piton, seguendola. “Voglio solo che lei passi un buon Natale…” gli rispose timida Giulia. Il professore si avvicinò a lei. “Il suo proposito sta avendo successo signorina Wyspet…questo è il miglior Natale che abbia mai passato…” sorrise. Gli occhi della ragazza iniziarono a brillare di felicità. Ed in pochi secondi, Giulia si buttò fra le sue braccia. Severus, divertito, ricambiò l’abbraccio. Stringendola forte a se. Era proprio vero quello era il suo dolce angelo. L’angelo che aveva portato gioia. Felicità. Al suo Natale.
Nel mentre, Hermione era rimasta ad annoiarsi in camera. Stufa di stare da sola con il suo libro, aveva deciso di andare a fare un giro per i corridoi. La scuola era quasi deserta, e poi lei era un prefetto. Non le sarebbe successo nulla di male. Così, si sistemò ed uscì. Il fedele mp3 in tasca. Percorse qualche corridoio. Corse per i passaggi segreti. Piroettò davanti alle armature. Ad un certo punto però, sentì dei rumori. Era curiosa. Però anche sospettosa. Avanzò cauta. Con passo lento e silenzioso arrivò all’angolo. Lo svoltò. Una figura stava seduta per terra. La schiena appoggiata al muro. Hermione si avvicinò. Guidata dalla curiosità. Pian piano riconobbe quel taglio a caschetto. I capelli neri attorno alla faccia paffuta. La figura si voltò si scatto. “Chi è la?” esclamò. Senza nemmeno premurarsi di prendere la bacchetta. Il prefetto respirò a fondo. Poteva girare i tacchi e correre via. Però. Qualcosa le diceva di rimanere. “Sono…sono Hermione…Granger…” rispose. E pian piano la raggiunse. Pansy se ne stava seduta sul pavimento. “Ah sei tu Granger…cosa vuoi fare, togliermi punti?” ringhiò quando la vide. Non era lo stesso tono che usava sempre però. Era meno autoritario. “No…non…non ti toglierò punti…non sono in giro come prefetto…” rispose. Poi, senza sapere il perché, si sedette accanto a lei. Pansy la squadrò dubbiosa. “Avanti, dove sta la fregatura?” sbottò. Hermione scosse la testa. “Non c’è fregatura…sono in giro…da sola…e… volevo compagnia ok!” rimbeccò. La serpe la guardò scettica. “E le tue compari dove sono?” chiese ancora. Il prefetto alzò le spalle. “Anna è con Draco…e Giulia…con il suo ragazzo…” rispose. Pansy ghignò. “E così ti hanno abbandonato eh?” commentò. Hermione sbuffò. “Non mi hanno abbandonato! Volevano rimanere con me…ma avevano già fatto i loro programmi…non volevo essere un peso per loro…” spiegò. La serpe cacciò fuori la lingua in segno di voltastomaco. “Scusa, e Millicent dov’è?” rimbeccò poi Hermione. Pansy trasalì. “Millicent è…in giro…con…un ragazzo…” soffiò piano. Il prefetto sobbalzò. “Uno stupido Tassorosso del settimo anno…” grugnì ancora. “A quanto pare siamo da sole tutte e due…” osservò Hermione. Pansy scosse la testa. “Io ho questo…” precisò, alzando una bottiglia tenuta nella mano sinistra. Il prefetto cercò di identificarne il contenuto. “È limoncello…rubato alle cucine qualche giorno fa…” rispose. Hermione annuì. Di norma avrebbe dovuto sequestrare quella bottiglia. Rimproverare Pansy. E mandarla di filato nel suo dormitorio. Ma qualcosa la bloccò. “Che ne dici…se rimango qui per un po’?” le chiese. La serpe la guardò stupita. “Non ho bisogno della tua compagnia Granger…” la rifiutò. Hermione annuì. “Capisco…” sospirò, alzandosi. Si sistemò la gonna. E fece per andare via. Quando qualcosa la trattenne. “Cioè…se proprio ci tieni…puoi rimanere…” sussurrò d’improvviso Pansy. Il prefetto sorrise e si sedette. “Ho due bicchieri…ti va di fare a metà?” propose la serpe. Hermione guardò poco convinta la bottiglia di limoncello. Poi però sospirò. “Riempi il bicchiere sorella…” commentò, lasciandosi andare con la schiena al muro. Pansy la guardò divertita e stappò la bottiglia. Passandole un bicchiere. E, mentre il liquido corposo riempiva il bicchiere, Hermione sorrise. Forse quello che aveva detto Anna era sensato. E forse i miracoli natalizi non succedevano solo nei film. Quindi il prefetto decise di provare. Non voleva stare da sola quella sera. Non voleva leggere ancora un libro. Non voleva rimanere con l’ombra dei suoi brutti pensieri. Non quella sera. Che era la sera della Vigilia di Natale. 

 

 

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Capitolo 21
*** White Christmas (Eve) ***


Buonaseeeera *^* *parla da dietro ventordici scudi*
so che sono sparita e che inizio ogni intro così. Quindi mi limito ad aggiornare e scappare XD

Avvertenze: capitolo natalizio ad inizio maggio, che tempismo Mimi XD (mi ricordo che quando lo scrissi era tipo agosto, quindi sono migliorata XD) anyway, solita diabetanza ed Assenzio. E limoncello. E comunella Grifondoro-Serpeverde u.u ah e OOC, ma concedetelo un pò di svago alla nostra Herm *w*

In questo capitolo troviamo The Last Tour on Earth del nostro caro Marilyn Manson, White Christmas di Bing Crosby e I Can Do Better della oramai sempre presente Avril Lavigne *-*

Spero che il nuovo capitolo vi piaccia,
Buona lettura bimbe <3

 
Ventunesimo Capitolo

Fuori era oramai buio. Gli alberi spogli facevano da contorno al giardino silenzioso. La luna illuminava il giardino. Pallida. Alcune nuvole le passavano davanti. Oscurandola dalla visuale del Lago Nero. La piovra insisteva per nuotare tranquilla, nonostante il freddo dell’acqua. Forse si sentiva soltanto sola. Erano oramai le undici passate. E nel castello c’era un silenzio spettrale. Dovuto dalla mancanza degli studenti. Alla oramai dormiente veglia dei professori. Ma non tutti si erano oramai arresi al sonno. Al settimo piano, una stanza era occupata. Non era visibile. E la porta era nascosta. Anna stava seduta con le gambe accavallate elegantemente. In mano un nuovo bicchiere. Più piccolo. Un liquido verde lo riempiva quasi fino all’orlo. Con un gesto fine, la ragazza si postò il bicchiere alle labbra. Assaporandone il contenuto goccia dopo goccia. Draco la guardava divertito. Anche lui aveva in mano lo stesso bicchiere. Solo che quello di lei era mezzo vuoto. “Quanto adoro l’assenzio…” sorrise Anna. Il biondo scosse la testa e bevve un lungo sorso dal suo calice. “Ti piace solo perché è la bevanda preferita di Manson…” commentò poi. La castana lo guardò scettica. “Anche per quello…però è buono…forte al punto giusto…” spiegò. Draco ghignò. “Tu non sei una ragazza normale…saresti già dovuta essere svenuta sul tavolo per quanto ne hai bevuto…o almeno, dovresti girare per la stanza cantando cose senza senso…” osservò. Anna scosse la testa. “Se lo assaggiassero Giulia o Herm, farebbe questo effetto…ma non dimenticarti che ho una buona soglia d’alcool…” commentò. Poi ne bevve ancora un sorso. Stavolta più lungo. La bottiglia, stappata da una mezzora, era già alla sua metà. “E comunque lo so quali sono i tuoi propositi, caro mio Malfoy…volevi farmi ubriacare e poi approfittarti della mia confusione mentale…” soffiò divertita. Draco rise. “Si, mi hai scoperto! Infatti questo non è assenzio…ma è una miscela di alcolici a gradi altissimi e veleno…tra poco sverrai e io me ne approfitterò…” spiegò. Aggiungendo una risata malefica alla fine. Anna lo guardò scettica. Il ragazzo se ne stava con la schiena affondata nello schienale morbido. Gambe accavallate. Il bicchiere tenuto con due dita in una mano. Alla castana sembrò di vedere Lucius. Quell’estate Narcissa le aveva fatto vedere un’ala del Malfoy Manor piena di quadri. E in uno, era ritratto proprio il capo famiglia. Nella stessa posizione in cui era in quel momento Draco. Anna sorrise. E bevve ancora il contenuto del bicchiere. Anche se fosse stato veleno, non gliele sarebbe importato nulla. Era talmente buono, che non si sarebbe fermata per nulla al mondo. Draco, dal canto suo, osservava quella magica creatura seduta di fronte a lui. Gli ricordava incredibilmente sua madre. Quando era piccolo, i suoi genitori usavano riunirsi nella sala accanto alla biblioteca. Davanti al camino, li aveva visti più volte conversare. Scambiarsi complimenti pungenti. Con in mano qualche buon alcolico. Esattamente come stavano facendo lui e Anna in quel momento. D’impulso, il ragazzo prese la bacchetta. la puntò verso il muro vicino a loro. E fece apparire un caminetto acceso. “Ora sono pienamente soddisfatto…” ghignò Draco. La castana sorrise. Per poi bere un altro sorso di assenzio. La voce di Manson suonava ancora nella stanza. E lei sarebbe potuta rimanere li per sempre. Quella era l’atmosfera che le faceva vibrare il cuore. Che le dava una sensazione di vita. Vita eterna. Vita perpetua. Anna chiuse gli occhi. E inclinò di poco la testa. “Draco…” lo chiamò. Il ragazzo si estraniò dai suoi pensieri. Per concentrarsi su di lei. Quella fata che lo chiamava. Dalla voce suadente. E, guardandola così. La carnagione chiara. Il bicchiere in mano. Non potè fare a meno di paragonarla ad una vampira. La signora delle tenebre. E lui allora cos’era? La sua vittima designata? No. Lui era il suo compagno. “Si?” rispose piano. La castana riaprì di scatto gli occhi. Per poter incatenarli con quelli grigi di lui. E aspettò qualche minuto. Seguì piano la voce del suo Manson. “I love you, so much you must kill me now…” canto. Insieme a lui. Il biondo la guardò divertito. Mentre Anna ancora lo osservava. “Draco…” lo chiamò ancora. Il ragazzo fece un cenno della testa. Per poi sorseggiare il suo assenzio. “Moriresti con me?” gli chiese. Il biondo sorrise. lo sapeva. Non era l’alcolico che parlava. Era il cuore di Anna. Che aveva preso il sopravvento. Trasportato da quell’atmosfera romantica. Gotica. Lugubre. Che anche lui adorava. “Si…morirei con te…” le rispose poi. La ragazza chiuse ancora gli occhi per qualche minuto. Poi si portò alla bocca il bicchiere. Per berne avidamente il contenuto. Draco la guardò ammaliato. E si alzò. Anna lo guardò curiosa. Il ragazzo le andò vicino. “Signorina Haliwell…mi concede questo ballo?” le chiese. La ragazza lo guardò stupita. “Certo signor Malfoy…con piacere…” sorrise. Bevve ancora un sorso di assenzio. Poi poggiò il bicchiere e si alzò. Sistemandosi la gonna. Draco le porse una mano ed Anna la accettò. I due si spostarono vicino al camino. Mentre Manson li accompagnava. Yesterday was a million years ago. La castana si avvicinò piano. Il ragazzo la attirò a se. Ed Anna gli cinse il collo con le braccia. “Sono passati due anni…” sussurrò Draco. Mettendole le mani sui fianchi. La ragazza annuì. “Vero…sono successe così tante cose…” concordò. In all my past lives I played an asshole. “Già…però io mi ricordo ancora la sera del ballo…” precisò lui. Anna sorrise. “Anche io…sai…anche se ti avevo davanti agli occhi…non credevo che mi avessi invitato davvero…mi sembrava un sogno…” spiegò. Draco si chinò di poco e le diede un leggero bacio sulle labbra. “Non pensavo di piacerti…” aggiunse poi Anna. Now I found you, it's almost too late. Il ragazzo le fece fare una piroetta. Poi l’attirò a se. “Nemmeno io pensavo di piacerti…” osservò. La castana scosse la testa. “Mi sei piaciuto al primo anno…al secondo…al terzo…e anche al quarto…” commentò. Draco ghignò. “E ora? Non ti piaccio più?” le chiese. Anna rise. “Certo che mi piaci stupido! Altrimenti perché pensi che starei con te?” rimbeccò. And this earth seems obliviating. Draco ghignò. “Per i soldi, ovvio…” rispose. La castana scosse la testa divertita. “Piuttosto, quando hai capito che anche io ti piacevo?” gli chiese. Il biondo alzò le spalle. “Quando ti ho invitata al ballo…vederti li da sola…con le lacrime agli occhi…” rispose. Anna sbuffò. “Insomma ti ho fatto pena…” riassunse in breve. Draco scosse energicamente la testa. “No…mi piacevi…ma cercavo di non darlo a vedere…volevo evitare un sacco di casini…sai…eri una Grifondoro…e anche Mezzosangue…pensavo che i miei mi avrebbero fucilato come minimo!” spiegò. Anna sbuffò. We are trembling in our crutches. “Lo sono ancora…” osservò poi. Draco annuì. “Però i miei genitori ti adorano…” commentò. Anna lo guardò divertita. “Quindi ti piaccio ancora?” gli chiese. Il biondo annuì. “Altrimenti perché starei con te?” la imitò. La castana lo guardò. “Perché hai il gusto del macabro!” rispose. Draco scoppiò a ridere. E la strinse forte a se. Anna appoggiò la testa sulla sua spalla. Chiudendo gli occhi per qualche minuto. High and dead our skin is glass. In effetti era rimasta a dir poco sconcertata dal suo invito di due anni prima. Aveva accettato. Ma credeva ci fosse qualche inganno. Forse uno scherzo di cattivo gusto. Nonostante ciò la sera di quattro giorni dopo, aveva indossato il suo vestito. Si era tirata a lucido. E quando aveva sceso le scale per la Sala Grande. L’aveva trovato li. Ad aspettarla. Nel suo smoking verde dalle finiture argento. I capelli tirati indietro con il gel. I'm so empty here without you. Aveva sognato quella serata per molto tempo. Aveva rifiutato inviti su inviti dei ragazzi che si erano fatti avanti. Così Anna era stata ripagata. Aveva ballato tutta la sera con Draco. Si era perfino addolcita. Poi, verso mezzanotte, i due si erano recati sul balcone per prendere un po’ d’aria. Anna guardava il panorama. Non osava guardare il suo accompagnatore in viso. Sarebbe arrossita di sicuro. I crack and split my xerox hands. Draco l’aveva fatta voltare. E l’aveva baciata. Senza preavviso. Ed il suo cuore aveva smesso di battere per qualche minuto. Poi, gli aveva dato uno schiaffo. Non sapeva il perché di quel gesto. Gli aveva urlato contro. Ma il biondo l’aveva fermata. E le aveva confessato il suo amore. Così era iniziata la loro storia. Impossibile. Che tutti dicevano fosse destinata a terminare presto. Perché nessuno credeva possibile che il bel rampollo della famiglia Malfoy si fosse messo assieme con la lugubre Mezzosangue Haliwell. I know it's the last day on earth, we'll be together while the planet dies. Per un secondo Anna tremò. E Draco la strinse ancora di più a se. Immergendo il viso in quei capelli morbidi. Profumati. Se la ricordava come fosse stato ieri. La sera che era andato in Guferia, per scappare da Pansy. Gli stava costantemente alle costole. In modo che lui si decidesse ad invitarla al ballo. Però lui era deciso. Non voleva lei. Voleva qualcun’altra. I know it's the last day on earth, we'll never say goodbye. Ed ecco che l’aveva trovata. Proprio Anna. In Guferia. Gli rivolgeva la schiena. E lui sen’era uscito con una delle solite frecciatine. Però la castana non voleva voltarsi. Così Draco l’aveva presa per un polso e fatta girare a forza. Rimanendo poi di sasso. Guardando quegli occhi castani che tante volte aveva visto ostili. Colmi di lacrime. Che scendevano dalle guance della ragazza. The dogs slaughter each other softly. A quell’immagine, il suo cuore si era fermato. Lui il perché lo sapeva bene. Non voleva vederla in lacrime. Non lo sopportava. E così. Quella parole gli erano uscite dalla bocca senza rendersene conto. “Anna Alvis Haliwell, vuoi venire al ballo con me?”. Non la chiamava mai per nome. Solo insulti usciti di getto. Lei era visibilmente stupita. E per un attimo il biondo aveva temuto in un rifiuto. Però, dopo lo stupore iniziale, la castana aveva accettato. Così Draco si era ritrovato infondo alle scale della Sala Grande. A controllare l’orologio. Love burns it's casualties. Quando l’aveva vista scendere le scale. Nel suo abito nero. Meravigliosa. Draco era rimasto senza fiato. E dopo qualche ballo di rigore. Si erano defilati sul balcone. Quello che avevano ritrovato ad Halloween. Anna fissava il Lago Nero. Ma lui. Lui era lei che osservava. I capelli castani mossi dal venticello. Gli occhiali sulla punta del naso. Così si era deciso. L’aveva fatta voltare. E l’aveva baciata. We are damaged provider modules. Finalmente a contatto di quelle labbra morbide, che aveva voluto tanto. A cui aveva pensato per giorni e giorni. In quel momento. Erano sue. Quando si erano staccati però, Anna gli aveva rifilato uno schiaffo. Gli aveva urlato contro. Di smetterla si giocare con i suoi sentimenti. Di smetterla di prendersi gioco di lei. Gli occhi le si erano riempiti di lacrime. Ancora. E lui non aveva resistito. Spill the seeds at our children's feet. Le aveva confessato i suoi sentimenti. Di getto. Non gli importava più della sua famiglia. Delle tradizioni. In quel momento, avrebbe voluto solo baciarla ancora. Stretta a se. Come stava facendo in quel giro di danza. E nel ricordo di due anni prima. Draco abbracciò forte la sua Anna. Per non lasciarla andare. Per tenerla sempre con se. La sua piccola Anna. Quella mocciosa con cui battibeccava sempre. Quella mocciosa che d’improvviso era diventata una ragazza ai suoi occhi. Quella mocciosa che amava più di se stesso.  I'm so empty here without you. Anna si strinse in quell’abbraccio. Le sue labbra increspate in un sorriso. Non un ghigno. Ma un vero e puro sorriso. Che solo lui riusciva a farle avere. Se lui era vicino a lei, nulla le importava più. Se Draco era li con lei. La scuola non sembrava nulla. La sua rabbia svaniva. Le sue paure si eclissavano. Ed il suo cuore si schiudeva. Come un fiore. Solo grazie a lui. Solo per lui. I know they want me dead. I due rimasero incatenati in quell’abbraccio. Fino a che fu proprio Draco a scioglierlo. Anna lo guardò dubbiosa. Però il ragazzo sapeva cosa fare. L’aveva programmato da più di un mese. Ci aveva pensato a lungo. Guardando con riluttanza quel tatuaggio oscuro sul braccio sinistro. Aveva deciso di darle una vita felice. Qualunque cosa fosse successa. I know it's the last day on earth. Così Draco guardò la ragazza. Le si inginocchiò davanti. Anna lo guardava curiosa. Cosa si era inventato stavolta? Il biondo portò una mano al taschino della giacca. Ed alzò la testa. Per fondere i suoi occhi con quelli di lei. “Anna Alvis Haliwell…è da due anni che stiamo assieme oramai…” iniziò a dire. La ragazza annuì. “Mi rendo conto che quello che ti sto per dire sembrerà una proposta affrettata…ma giuro che ci ho riflettuto…e tanto anche…” continuò. Anna si portò le mani alla croce che le aveva regalato a settembre. We'll be together while the planet dies. “Ho capito che ti amo…ti amo tanto…ma probabilmente sai anche questo…e non pensare che quello che stia per dire sia frutto di una semplice pazzia adolescenziale…” proseguì. La ragazza lo guardava curiosa. “La verità è che questi due anni sono stati meravigliosi…tu sei meravigliosa…e ho visto con i miei occhi cosa mi donerai fra qualche anno…non mi importa cosa succederà nei prossimi mesi…non mi importa cosa succederà al mondo…per quanto mi riguarda, siamo solo noi due…” sorrise Draco. I know it's the last day on earth. Estrasse la mano dal taschino. Al suo interno, una piccola custodia nera. Anna sbarrò gli occhi. Incredula. “Lo so che questo proposito varrà solo tra un anno e mezzo…quando finiremo la scuola…quando nulla più ci potrà trattenere…però…voglio chiedertelo ora…perché il mio cuore non resiste più…” spiegò. La ragazza annuì. “Anna Alvis Haliwell…vuoi diventare mia moglie? La futura madre dei miei figli? Una Malfoy? Insomma…mi vuoi sposare?” le chiese, d’un fiato. Il cuore di Anna si fermò. Gli occhi le si riempirono di lacrime. Draco le prese piano la mano sinistra. Aprì la scatola. E prese l’anello che era contenuto al suo interno. Mentre la ragazza annuiva piano. L’altra mano sulla bocca. E calde scie di felicità le scorrevano sulle guance. Mentre l’orologio batteva la mezzanotte. E delineava l’unione di due cuori. Finchè morte non li avesse separati. We'll never say goodbye.
Intanto, anche un’altra coppia stava festeggiando. Giulia era seduta accanto al tavolo. Mangiando una fetta di torta al limone. Mentre Severus si guardava attorno. Incredulo di aver permesso una tale trasformazione del proprio ufficio. L’albero li illuminava. Con le sue mille luci colorate. Nell’aria ancora le canzoni natalizie. Il camino scoppiettava nell’altra stanza. Ed un’atmosfera soffusa ed ovattata avvolgeva dal primo all’ultimo oggetto. Giulia sorrise. Iniziò a muovere la testa a tempo della canzone. Severus prese un dolcetto a forma di abete glassato e lo guardò sospettoso. Poi però, lo mise in bocca. Gustandosi quel sapore dolce che di norma avrebbe odiato. “Sono buoni dolcetti?” chiese la ragazza. Il professore alzò le spalle. Giulia lo guardò insoddisfatta. Poi sobbalzò. Sapeva cosa l’avrebbe sciolto del tutto. Prese la bacchetta e fece apparire due tazze di cioccolata calda fumante. E subito vicino, un pacchetto di marshmallow. Severus lo guardò poco entusiasta. “Non si può mai dire di aver celebrato una Vigilia di Natale senza i marshmallow intinti nella cioccolata!” esclamò entusiasta la ragazza. Poi si alzò e avvicinò la sedia a quella di Piton. Passandogli la tazza. “Cosa dovrei mangiare io?” le chiese riluttante il professore. Giulia sorrise. “Deve prendere un marshmallow e inzupparlo nella cioccolata calda…prima che si raffreddi però!” spiegò, aprendo il sacchetto. Lo porse a Piton. Che non potè fare altro che infilarci una mano. Prese un dolcetto. Era rosa e bianco. Morbido. Severus si ricordava di quando vedeva dei bambini al parco giochi arrivare con sacchetti pieni di quegli strani dolcetti. Nonostante ciò, non aveva mai avuto il coraggio per chiederne uno a qualche suo coetaneo. Non sapendo esattamente cosa fare, guardò di sottecchi la ragazza. Aveva appena preso anche lei il suo marshmallow. Poi l’aveva intinto piano nella cioccolata calda. L’aveva tirato fuori ed aveva iniziato a soffiare per raffreddarlo. Severus provò ad imitarla. Cercando di non sporcarsi le dita di cioccolata. In qualche modo ci riuscì e si portò subito alla bocca il dolce per non sporcare ulteriormente. Doveva ammettere che era un sapore singolare. Si scioglieva in bocca. “Allora?” sorrise curiosa Giulia. Il professore alzò ancora le spalle. La ragazza scosse la testa decisa. Allungò una mano e prese un dolcetto dal sacchetto. Lo intinse nella sua cioccolata. Poi guardò Piton. Ed arrossì. “Professore…” lo chiamò. Lui alzò un sopracciglio curioso. “Apra la bocca…” chiese Giulia. Severus sbarrò gli occhi e le sue guance si colorarono. La ragazza lo guardò imbarazzata. Il marshmallow fumante a mezz’aria tra le dita. Dopo qualche minuto, Piton si decise. Aprì la bocca. Giulia si sporse di poco e lo imboccò. Nel mentre i loro occhi si incontrarono. Potevano vedere l’imbarazzo l’una dell’altra. Però la ragazza era decisa. Voleva regalare un bel Natale a Severus. Perché lei voleva veramente farlo felice. Lo amava. E in cuor suo voleva rendere felice le persone a cui voleva bene. Passarono qualche minuto a mangiare i dolcetti. Finchè le cioccolate si raffreddarono. La musica continuava a fare da sottofondo. E le luci soffuse dell’albero creavano una delicata armonia nella stanza. “Sa professore…l’atmosfera è una delle cose che adoro di più di questa festa…” iniziò a dire Giulia. Severus la guardò. E sorrise. “Fin da quando ero piccola ho sempre aspettato con gran gioia il Natale…era un’occasione per stare con la mia famiglia…e con le persone a cui volevo più bene…è da oramai sei anni che passo il Natale insieme alla famiglia di Anna, quella di Herm e la mia tutte assieme…” raccontò. Piton annuì. Poi la guardò. Non gli sembrava ancora vero di trovarsi nella stessa stanza di quella creatura così bella. Così preziosa per lui. Aveva sempre creduto di star bene da solo. E che il Natale fosse solo una sciocca occasione per far uscire la falsità delle persone. Lui prima di tutti aveva visto cosa poteva fare la gente. Un esempio lampante era Lucius. Crudele Mangiamorte. Che ad ogni Natale lo invitava al Malfoy Manor per partecipare alla sua gioia. Per mostrare la sua falsa bontà. Severus non aveva mai accettato. Sapeva che lo faceva solo per pena nei suoi confronti. Però, guardando il viso di quella ragazza davanti a lui. Con gli occhi brillanti di gioia. Di entusiasmo. Che si stava impegnando per fargli passare una buona Vigilia. Non potè far altro che lasciare le sue pessimistiche supposizioni. Per credere che ci fosse ancora qualcuno nel mondo. A cui importasse veramente la sorte degli altri. In tutti i suoi anni di vita non aveva mai incontrato una persona come Giulia. Nonostante la sua età non era una ragazzina frivola. Al contrario lottava per ciò in cui credeva. Cercando di far del bene qua e la. Dopo gli ultimi due anni passati accanto a lei, Severus l’aveva capito. D’improvviso il professore si rabbuiò. “Non sarebbe stato meglio quindi che fosse tornata a casa?” commentò acido. La ragazza alzò lo sguardo dalla sua tazza di cioccolato caldo e lo guardò dubbiosa. “Sarebbe stato più sensato se fosse tornata a casa fra i suoi famigliari…dalle persone a cui vuole bene, come ha detto lei…” commentò ancora Piton. Giulia sorrise. E scosse la testa. “Ma professore…io sono con le persone a cui voglio bene!” esclamò. Fu Severus stavolta a rivolgerle uno sguardo interrogativo. “Io le voglio bene professore…senza di lei che Natale sarebbe stato?” rispose. Piton la guardò per qualche minuto. “Lei è…una delle persone a cui voglio più bene al mondo…non l’avrei mai lasciata da solo professore…e…non…non lo farò mai…io…io voglio starle sempre accanto…” aggiunse poi Giulia. Era arrossita. Ed aveva abbassato lo sguardo per l’imbarazzo. Il cuore di Severus ebbe un fremito. Quelle parole. Lei era stata la prima a dirle. A lui. Per lui. In quel momento la canzone di turno finì. Per lasciare il posto a quella successiva. I'm dreaming of a white Christmas just like the ones I used to know. Dopo qualche minuto, la ragazza alzò la testa. Facendo così incontrare le iridi nocciola con quelle nere di Severus. Entrambi stavano pensando la stessa cosa. Il professore era rimasto basito di fronte a quell’ennesima dimostrazione d’affetto da parte di Giulia. Mentre la ragazza, era felice di aver comunicato quello che teneva nel cuore. Però allo stesso tempo era triste. Perché quello che in realtà provava non si limitava ad un semplice “le voglio bene”. Where the treetops glisten and children listen. Piton sapeva ciò che Giulia volesse intendere con quelle parole. I suoi veri sentimenti. Nascosti da quegli stupidi convenevoli sociali. Eppure lei gliel’aveva già confessato. Già dall’anno prima. E lui cos’aveva fatto per dimostrarle tutto l’affetto che provava nei suoi confronti? Le aveva regalato quel bracciale. Però era un gesto diretto alla piccola Eveline. Certo, le aveva permesso di stare al suo fianco. E sembrava che a Giulia bastasse così. Però Piton si sentiva in colpa. Sentiva di non meritare tutto l’affetto che quella ragazza gli aveva donato. E che continuava a donargli. Giorno dopo giorno. To hear sleigh bells in the snow. Gli occhi di Giulia erano fissi su quelli di Severus. Non riusciva a smettere di guardarli. Aveva paura che se li avesse chiusi. Anche solo per un secondo. Lui non sarebbe stato più li. Si sentiva così felice. Stava trascorrendo la Vigilia di Natale con l’uomo che amava. Ciò che aveva desiderato per anni. E mentre facevano l’albero. Qualche attimo prima. Insieme. Aveva immaginato la loro futura vita. Davanti ad un abete come quello. Adornato da mille luci colorate. Seduti vicino al camino acceso. A bere cioccolata calda. Insieme alla loro piccola Eveline. Il cuore di Giulia aveva sobbalzato. I'm dreaming of a white Christmas with every Christmas card I write. Le sembrava ancora strano. Il fatto che un uomo così intelligente. E irraggiungibile le avesse concesso di stare al suo fianco. E tenesse così tanto a lei da farle una promessa. Nonostante lei avesse combinato solo guai. D’improvviso. Senza rendersene conto. Giulia iniziò a muovere la testa a tempo di canzone. Il ponpon del cappello di Babbo Natale ondeggiava. Severus sorrise. La ragazza finì di bere la sua cioccolata. E poggiò la tazza sul tavolo. Poi si stiracchiò. E notò l’ora. “Professore! È quasi mezzanotte!” esclamò, alzandosi di scatto. Piton scosse la testa divertito. “La signorina Granger le ha attaccato l’agilità a quanto vedo…” commentò. La ragazza rise. “Sa…a casa mia c’è una tradizione…alla Vigilia si prepara l’albero…e si beve la cioccolata calda aspettando la mezzanotte…e poi, quando l’orologio a pendolo suona, ci si scambiano i regali…” raccontò. Severus la guardò inarcando un sopracciglio. Giulia andò alla borsa e ne tirò fuori un pacchetto. May your days be merry and bright and may all your Christmases be white. Lo prese fra le braccia e si avvicinò piano a Piton. “Professore…io…ecco…ho pensato…che…siccome le ho chiesto di passare la Vigilia con me…ecco…sarebbe stato opportuno…farle…un regalo…per ringraziarla…” sussurrò imbarazzata. Severus la guardò stupito. Poi però si alzò. Allungò una mano. E le fece una carezza sulla testa. “La ringrazio signorina Wyspet…però devo confessarle una cosa…” iniziò a dire. La ragazza annuì curiosa. “…deve sapere che io di norma non amo ricevere regali…e non ho molta fantasia per farne…” continuò il professore. Fece il giro del tavolo. Per raggiungerne i cassetti. Giulia lo guardò un po’ triste. Forse aveva sbagliato a compragli qualcosa. I'm dreaming of a white Christmas With every Christmas card I write. Con un gesto elegante Piton aprì un cassetto. E ne tirò fuori qualcosa. Nascondendolo poi dietro la schiena. Giulia lo guardò curiosa. “Nonostante ciò, io le devo un grande favore…signorina Wyspet, il le devo la vita…le sue cure sono state fondamentali per me…e per questo, ho dato retta alla mia gratitudine…così…questo è quello che ne è uscito…” concluse Severus. Così Giulia vide che quello che il professore aveva preso dal cassetto era nientemeno che un pacchetto. La carta regalo era lucida e viola. Il fiocco rosso. La ragazza rimase stupita. Piano porse il suo pacchetto a Piton. E questo fece lo stesso con il suo. “Davvero è per me?” gli chiese Giulia. Severus sorrise. Ed annuì. “Lo scarti…” le suggerì. La ragazza non se lo fece ripetere. Lo aprì cercando di non rovinare la bella carta da regalo. E conservando il fiocco. Piton fece lo stesso con il suo regalo. Doveva ammettere che aveva scelto una bella carta. Il pacchetto sembrava fosse stato fatto a mano. Finalmente Giulia lo scartò. Quello che vi trovò dentro la fece rimanere ancor più di sasso. Nelle sue mani si trovava quel libricino. Quello che aveva visto da Armony. Ne accarezzò piano la copertina. Passando delicatamente un dito sul titolo. ‘Il cuore di Arlene’. May your days be merry and bright and may all your Christmases be white. Severus rimase piacevolmente stupido del suo regalo. Era un’elegante e raffinata camicia. Verde scuro. I bottoni pregiati. Così morbida al tatto. Il professore alzò lo sguardo per poter poi fare una carezza a Giulia. Era stata davvero gentile. Quando vide la ragazza però, sobbalzò. Aveva gli occhi lucidi e delle lacrime avevano iniziato a scorrere sulle sue guance. “Signorina Wyspet…” la chiamò stupito. Forse aveva sbagliato regalo. Eppure aveva sentito che ne parlava con le sue amiche mentre usciva da una lezione di Difesa. Giulia lo guardò. Sorrise. Poggiò il libro sul tavolo. E gli si gettò fra le braccia. Severus tirò un sospiro di sollievo. E poco dopo ricambiò l’abbraccio. “Non c’è motivo di piangere signorina Wyspet…” osservò poi. La ragazza annuì. “Piango…perché…sono felice…” rispose solo. Piton sorrise divertito. E le fece una carezza sulla guancia. Per asciugarle le lacrime. “Non so davvero come ringraziarla!” esclamò ancora Giulia. Severus scosse la testa. “Lei ha già fatto tanto…mi ha fatto passare una bellissima Vigilia di Natale…” commentò. Poi arrossì. Le parole gli erano uscite di getto. La ragazza sorrise. Quando alzò la testa, notò che sopra di loro stava appeso un rametto di vischio. Così fu un attimo. Giulia si alzò in punta di piedi. Chiuse gli occhi. E. Mentre l’orologio nell’altra stanza suonava. La ragazza unì le sue labbra con quelle di Severus. In un piccolo bacio. Più dolce di qualunque leccornia natalizia. E ricolmo di un affetto più spontaneo e grande di quelli che il mondo avesse mai visto.
Qualche corridoio più su, altre due persone stavano festeggiando il Natale. In un modo un po’ fuori dal comune. “Ne vuoi ancora?” chiese Pansy, alzando la bottiglia mezza vuota di limoncello. Hermione la guardò. E alzò le spalle. “Massì! Riempi tu!” rispose sicura. La serpe ghignò e le riempì il bicchiere. Poi fece lo stesso con il suo. E per l’ennesima volta bevvero d’un fiato. “E così lenticchia ti ha mollato per quell’oca eh?” le disse ancora Pansy. Il prefetto la fulminò con lo sguardo. “Sta zitta Parkinson!” sbottò. La serpe sbuffò. “Sta zitta tu!” esclamò. Poi le due si guardarono. E scoppiarono a ridere. Passò qualche minuto. “Hey…ma tu passi spesso serate così?” chiese Hermione. Pansy la guardò dubbiosa. “Così come?” rispose. Il prefetto alzò le spalle. “A bere in un angolino di qualche corridoio…” spiegò. La serpe scosse la testa. “Di solito me ne sto in dormitorio ad ascoltare musica…” rispose. Hermione le sorrise. “Che musica ascolti?” chiese ancora. “Hey Granger guarda che qua non siamo a lezione! Puoi evitare di sparare domande alla velocità della luce…” osservò divertita Pansy. Il prefetto arrossì. Mentre le serpe si riempiva di nuovo il bicchiere. “Comunque ascolto un po’ di tutto…anche se ultimamente Millicent mi ha fatto fissare con gli Him…” rispose poi. Hermione si illuminò. “Anche io conosco gli Him! Ho visto un loro video sul programma di musica del venerdì sera!” esclamò. Pansy la guardò stupita. Poi avvicinò la bottiglia e le riempì il bicchiere. “Che voce che ha il cantante! E poi ha anche un bell’aspetto…” commentò ancora il prefetto. La serpe annuì. “Eh si…decisamente…Ville è proprio il mio uomo ideale…” sospirò. Hermione la guardò dubbiosa. “Ville Valo…il cantante…” spiegò sintetica Pansy. Il prefetto annuì. “Scusa…è che li ho sentiti solo una volta…vorrei avere un loro cd ma mi sa che dovrò aspettare la prossima uscita ad Hogsmeade…” sbuffò. La serpe scosse la testa. “Non necessariamente...” ghignò. Hermione la guardò dubbiosa. “Io ho un cd misto in dormitorio… doppio…” spiegò. Gli occhi del prefetto si illuminarono. “Potrei passartelo…” precisò Pansy. Hermione annuì. “Se vuoi…io accetto volentieri…” sorrise. La serpe scoppiò a ridere e si riempì il bicchiere fino all’orlo. Per poi farlo anche con quello del prefetto. “E tu che ascolti? Oltre a cercare di farti una cultura sugli Him…” le chiese poi Pansy. Hermione alzò il suo bicchiere stracolmo. “Avril Lavigne…” rispose. La serpe sobbalzò. “Anche io…” commentò con un filo di voce. Il prefetto la guardò stupita. Uh, yeah you can do it. Hermione guardò il liquido giallo brillante nel proprio bicchiere. Senza indugio lo portò alla bocca e ne bevve un lungo sorso. Pansy la guardò divertita. “Buono il limoncello eh? Però ti do un consiglio…bevilo lentamente…lo assapori meglio…” spiegò. Il prefetto annuì. Si portò ancora il bicchiere alla bocca e bevve. Stavolta più piano. I didn't give a damn what you say to me, I don't really care what you think of me. Il limoncello le infiammò la gola. Le andò direttamente alla testa. E perfino alle narici. Dovette scuotere la testa per riprendersi. Pansy scoppiò a ridere. “Non ho davvero resistito! Stessa cosa di Millicent!” esclamò. Hermione la fulminò con lo sguardo. “Sei una vipera Parkinson…” soffiò. Poi però bevve ancora un sorso veloce. Doveva riprendersi. “Una vipera? Questo è l’insulto migliore che sai tirare fuori Granger?” commentò la serpe quasi delusa. Il prefetto le rivolse un’occhiata dubbiosa. “Avanti ammettilo…sono stata una stronza…” ghignò. Hermione sobbalzò. Certi linguaggi scurrili li sentiva usare da Anna. E non le piacevano per nulla. “Dillo…avanti…” cercò di persuaderla Pansy. Il prefetto scosse sicura la testa. Cause either way you're gonna think what you believe there's nothing you could say that would hurt me. La serpe sbuffò. “Sai cosa mi sono sempre chiesta Granger? Come tu faccia a mantenere quell’aria da perfettina anche quando sei con i tuoi amici…mi auguro seriamente che tu non sia veramente così…” osservò. Hermione trasalì. “Io…io non sono perfettina!” rimbeccò. Pansy la guardò scettica. “Cioè…con Anna e Giulia…non lo sono…” precisò. La serpe bevve un lungo sorso di limoncello. “E comunque non credo che dire parolacce mi gioverebbe molto…” commentò ancora Hermione. Pansy sbadigliò. “Chissene…io mica le dico per rendermi più dura agli occhi degli altri…” rimbeccò. Il prefetto la guardò dubbiosa. “Semplicemente sfogano…e certe volte esprimono molto più di una frase ben fatta…mai sentito il detto ‘ferisce più la lingua che la spada’?” spiegò. I'm better off without you anyway I thought it would be hard but I'm ok. Hermione dovette per forza darle ragione. Anche se trovava ancora impossibile che stesse davvero bevendo limoncello. Con Pansy tra l’altro! “Strano che la Haliwell non ti abbia insegnato nulla…” commentò ancora. Il prefetto vuotò in un colpo il suo bicchiere. Poi guardò negli occhi Pansy. “Avanti Granger…dillo…” ghignò. Hermione sostenne il suo sguardo. “Parkinson…sei davvero…” iniziò a dire. La serpe le sorrise compiaciuta. “Cosa sono?” la aiutò. Il prefetto le prese la bottiglia di mano e riempì di poco il suo bicchiere. “Parkinson…sei davvero una stronza!” esclamò. Poi d’un fiato vuotò ancora il bicchiere. Ed infine, tirò un sospiro di sollievo. I don't need you if you're gonna be that way because with me, it's all or nothing. Pansy intanto aveva preso a battere le mani esultante. “Ti senti meglio giusto?” le chiese. Hermione arrossì. Ed annuì. “Visto? E ora, brindiamo!” esclamò ancora la serpe. Il prefetto la guardò interrogativa. “E a cosa scusa?” rimbeccò. Pansy le rubò la bottiglia di mano e riempì ad entrambe i bicchieri. “A noi!” rispose spiccia. Hermione scosse la testa. “Mi dispiace Parkinson ma non sei il mio tipo…” precisò. La serpe scosse la testa divertita. “Mi correggo…la Haliwell e la Wyspet ti hanno contagiato…” si corresse. Il prefetto le diede una piccola spinta alla spalla. Che però non la fece muovere di un solo millimetro. “Bene! E ora, sfoghiamoci!” esordì Pansy. Hermione annuì già pronta a bere il contenuto del suo bicchiere. I'm sick of this shit, don't deny. La serpe alzò in alto il bicchiere. “Brindo all’essere single! Perché non mi serve un maschio senza cervello per essere felice!” esclamò. Poi bevve un sorso di limoncello. E fece segno al prefetto di continuare. You're a waste of time. Stavolta fu Hermione ad alzare il bicchiere. “Concordo in pieno…brindo all’essere una donna indipendente! I maschi non servono a nulla!” esordì. Poi buttò giù un lungo sorso di bevanda. I'm sick of this shit, don't ask why. “Vai così sorella!” concordò Pansy. Il prefetto sorrise e la invitò a continuare. “Brindo a me stessa! Perché sono egoista e me ne vanto!” ghignò. E giù un altro sorso di limoncello. Hermione applaudì. “Buona scelta! Brindo anche io a me stessa…perché mi merito di meglio di un bradipo con le lentiggini!” esclamò sicura. Poi anche lei bevve un altro sorso di liquido. “Esattamente…ci sono altri mille ragazzi in questa scuola! Ci meritiamo di meglio!” sorrise Pansy. Il prefetto annuì. Ed insieme bevvero anche l’ultima goccia nei loro bicchieri. I hate you now, so go away from me. You're gone, so long. I can do better, I can do better. “Hey sai una cosa Granger? Noi due siamo più simili di quanto pensassi!” osservò la serpe. Hermione annuì. “Non avrei mai pensato di passare la Vigilia a bere limoncello…e con te! Senza offesa eh…” confessò. Pansy ghignò. “Nemmeno io…sinceramente non pensavo nemmeno che reggessi così bene l’alcool Granger! Quando ti ho versato il primo bicchiere ti immaginavo già stesa a terra dopo averlo bevuto! Senza offesa eh…” le fece il verso. Hermione scoppiò a ridere. “Sta zitta Parkinson…altrimenti ti rubo la bottiglia…” sbuffò divertita. Pansy scosse la testa. E riempì i bicchieri di entrambe. Hey, hey you, I found myself again. That's why you're gone. I can do better, I can do better. “Comunque non su come tu faccia a star dietro a un idiota come quel Weasley…sinceramente sei una ragazza intelligente…e anche passabile…dovresti puntare più in alto…” commentò ancora la serpe. Per poi sorseggiare il suo limoncello. Hermione sospirò. “Sono felice che almeno tu mi trovi passabile…e comunque non so nemmeno cosa gli sia preso a quello li…il giorno prima era tutto dolce e sensibile, poi da qualche giorno era freddo e distante…senza contare quella pugnalata alla schiena…che nervi…” spiegò amareggiata. Pansy annuì. “Mettersi con la Brown…davvero un colpo basso! Che poi…dicendola tutta…quella li non è così bella…è un’oca! Quando starnazza con Calì sembra che abbiamo appena aperto il recinto delle galline…” sbottò. Il prefetto scoppiò a ridere. Stava davvero rivalutando Pansy. You're so full of it, I can't stand the way you act, I just can't comprehend. “E poi ha quei capelli…così piatti…bleah…sembrano spaghetti tinti e scotti…” continuò acida la serpe. Hermione quasi si rotolava per terra dalla risate. Pansy sorrise soddisfatta. Appoggiò in terra la bottiglia quasi vuota di limoncello. E si alzò. Si sistemò la gonna e si schiarì la voce. “Oh RonRon ho paura! Portami con te, non si sa mai che una pericolosa e brutta mosca mi aggredisca!” esordì poi con tono stridulo. Congiungendo le mani. E sbattendo le ciglia a mo di cerbiatta. “Per Merlino! Sei uguale!” esclamò Hermione, che si teneva la pancia dalle risate. La serpe si avvicinò e la prese per un braccio. “Avanti RonRon andiamo!” disse ancora. Il prefetto cercò di ricomporsi. E si alzò. “Certo LavLav…” rispose, abbassando il tono della voce per renderlo più maschile. Pansy prese a braccetto Hermione. Per poi iniziare a trotterellare per il corridoio scambiandosi nomignoli quantomeno ridicoli. I don't think that you can handle it, I'm way over, over it. Dopo aver percorso tutto il corridoio ed essere tornate indietro, le due si dedicarono al limoncello. In modo da riprendersi dalle risate. “Comunque…forse ho capito cosa gli è preso al bradipo lentigginoso…” disse all’improvviso Pansy. Hermione la guardò curiosa. “Avanti…esprimi la tua teoria…almeno così mi metto l’anima in pace appigliandomi ad una spiegazione…” la invitò. La serpe scosse la testa divertita. “Non credo che sia solo una teoria…era domenica mi pare…si…la domenica prima del venerdì della partita di Quiddich…” iniziò a dire. I prefetto annuì sorseggiando il limoncello. Era proprio da quella domenica che Ron aveva iniziato a comportarsi freddamente nei suoi confronti. “Stavo girovagando con Millicent quando siamo capitate per caso verso la Torre di Grifondoro…” continuò a raccontare. Hermione la guardò scettica. Ma Pansy evitò il confronto. “Siamo arrivate dall’altra parte del corridoio…quello che si raggiunge anche con il passaggio segreto dell’arazzo…hai presente?” proseguì. Il prefetto annuì. Mentre affogava i suoi dubbi nel limoncello. “Ecco…abbiamo visto il caro RonRon battibeccare contro la sorellina…non abbiamo capito molto, tranne che lei lo ha accusato di essere invidioso…e poi ha elencato i vari baci dei suoi amici…” disse tranquilla Pansy. Hermione strabuzzò gli occhi. Per poco le sputò il limoncello in faccia dallo stupore.  I will drink as much limoncello as I can and I'll do again and again. “Co…cosa ha detto di preciso?” esclamò il prefetto. La serpe la guardò curiosa. “Solo che Potter ha baciato la Chang…e mi pare che abbia nominato anche te e Krum…e ovviamente la sua grandissima lista di amicizie…” rispose. Hermione per poco lasciò andare il bicchiere. Il cuore aveva smesso di batterle. “Hey Granger…tutto bene?” le chiese Pansy. Il prefetto annuì poco convinta. “Ora capisco tutto!! Ma certo!!” esclamò. La serpe annuì. “In poche parole RonRon si è sentito ferito perché ha scoperto che tu avevi baciato Krum…e così per ripicca si è messo con LavLav…” riassunse. Hermione annuì. Però, non scoppiò in lacrime. No. Guardò negli occhi Pansy. “Grazie…” le disse. “E di che…certo che però quella pigna della Weasley poteva starsene zitta…” sbottò. Il prefetto le diede ragione. Si ricordò che quando aveva raccontato del ballo ad Anna e Giulia, con loro c’erano anche Ginny e Mary Kate. Lei voleva bene a Ginevra. Però decise che l’avrebbe insultata in tutte le lingue del mondo appena fosse tornata dalle vacanze. I don't really care what you have to say cause you know, you know you're nothing. “Sai che ti dico Parkinson? Finiamo questa bottiglia!” esordii poi Hermione. La serpe non potè fare altro che accettare la proposta. Così prese la bottiglia. E ne versò il rimanente contenuto nei loro bicchieri. Si sfogarono fino ad aver finito anche l’ultima goccia di limoncello. Incredibilmente, la rivelazione di Pansy aveva chiarito le idee ad Hermione. Però non voleva pensare a Ron in un momento come quello. Ci avrebbe pensato l’indomani. “Hey Granger…sai che ora è?” chiese la serpe. Il prefetto guardò l’orologio. Segnava la mezzanotte ed un minuto. “È ufficialmente Natale!” esclamò poi. Pansy ghignò e le passò la bottiglia. Cen’era ancora un goccio. Hermione non se lo fece ripetere e lo bevve. Un po’ stupita che l’altra gliel’avesse lasciato. “Della bottiglia, mi sbarazzo io…” commentò Pansy, alzandosi. Il prefetto la imitò e le passò l’oggetto di vetro oramai vuoto. Poi si stiracchiò. “Te ne torni in dormitorio?” le chiese la serpe. Hermione annuì. “E tu?” chiese a sua volta. Pansy alzò le spalle. “Mi tocca…Millicent vorrà raccontarmi i dettagli del suo appuntamento natalizio…” rispose poco entusiasta. Il prefetto rise. Poi le due si guardarono. “Sai…non sei poi così male Granger…” osservò Pansy. Hermione sorrise. “Nemmeno tu Parkinson…” rispose. Dopo qualche minuto di silenzio, le due si dettero la mano. E si scambiarono gli auguri natalizi. Per poi prendere ognuna la propria strada. Che le avrebbe condotte i loro dormitori. Camminarono da sole per i diversi corridoi. Entrambe con un sorriso stampato sul volto.

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Capitolo 22
*** Good Riddance (Time of Your Life) ***


Buonaseeera u.u anzi, dovrei dire buonanotte XD
Lo ammetto, ho aggiornato in modo nottambulo per non essere cruciata da voi. *scappa*

Avvertenze: solita magia natalizia anticipata, occtudine ed assenza di uomini u.u godetevi il trio XD

In questo capitolo troviamo Gothic Girl dei The 69 Eyes, Running Away dei Three Days Grace, Good Riddance dei Green Day e Dance Inside dei The All American Rejects. Senza dimenticare l'apparizione di una canzone del caro vecchio amico Sweeney Todd u.u/

Inoltre volevo avvisarvi che: di uno dei ricordi a cui fa riferimento Anna è presente uno spin-off fanficcioso, che trovet qui u.u e per le fanz di Sex and The City e dell'anime Saiyuki troverete delle citazioncine sparse *^*

Detto ciò, la smetto di tediarvi e vi lascio all'aggiornamento XD
Buona lettura <3



Ventiduesimo Capitolo

Hermione arrivò subito in dormitorio. Si sentiva stanca, affaticata. Forse era solo l’effetto del limoncello. Si cambiò, poggiando poi i vestiti sul baule. E si infilò sotto le coperte. Appena ebbe preso sonno, Giulia aprì di poco la porta, lentamente, con il suo prezioso libro fra le braccia. Entrò e si svestì. Lasciando il regalo sul comodino. Per poi cambiarsi e mettersi il pigiama viola, caldo e soffice. L’ultima ad arrivare fu Anna. Ancora scossa. Stupita. Si spogliò, abbandonando i vestiti sul pavimento. Si infilò il pigiama. Appena appoggiò la testa sul cuscino si lasciò andare. Chiuse gli occhi e si immerse nel buio dei suoi sogni.
Le tre dormirono sonni tranquilli per le rimanenti ore di buio. E le conseguenti di luce. Il prefetto si era scordata di fissare la sveglia. Così, tutte e tre stanche dalla serata passata, dormirono della grossa. Erano le undici e mezza, quando Giulia aprì lentamente gli occhi. Sentiva qualcosa di morbido sulla sua guancia. Pian piano mise a fuoco l’immagine, trovando Billy Joe in piene effusioni. La ragazza sorrise di poco. Gli fece una carezza sulla testa, sbadigliando. Ma il gatto non si accontentò. Le si avvicinò e iniziò a darle delle piccole testate sulla guancia. Giulia si alzò piano a sedere. Mentre Billy Joe le si intrufolava fra le lenzuola. La ragazza si guardò in giro. E si stiracchiò. Poi lo vide. La copertina lucida. Il titolo in caratteri eleganti. E sobbalzò. Il gatto tornò a terra in tempo per non essere travolto dall’euforia della sua padrona. Che era scattata in piedi a tempo record. Anna ed Hermione stavano ancora dormendo. Però ai piedi dei loro letti c’erano già i regali. “Ragazze! I regali!! È Natale!!” iniziò a sbraitare felice Giulia. Le amiche non sembrarono darle retta. Continuò a chiamarle per altri dieci minuti buoni. Mentre Billy Joe era andato da James e Grattastinchi. Che dormivano come le padrone, accoccolati placidamente in un angolo. “Scusate ragazze…ma mali estremi…estremi rimedi…” commentò dispiaciuta la ragazza. Così si avvicinò alla finestra. E si sedette sul davanzale interno. “Green finch, and linnet bird, nightingale, blackbird, how is it you sing?” iniziò a cantare. I tre gatti si voltarono di scatto. James e Grattastinchi alzarono la testa. Anna ed Hermione però non si mossero di un millimetro. “How can you jubilate sitting in cages never taking wing?” continuò Giulia. Billy Joe la osservava soddisfatto. Mentre gli altri due guardavano la ragazza. Ancora con gli occhioni mezzi chiusi. Hermione si mosse di poco. Ed Anna persisteva nel suo sonno. Giulia scosse la testa divertita. “Outside the sky waits beckoning! Beckoning! Just beyond the bars...” esclamò poi. Si sentiva un pò in colpa a svegliarle. In quel modo subdolo poi. Però se avessero tardato ancora avrebbero perso il pranzo. Billy Joe si diresse a coda alta sul letto di Giulia. James si stiracchiò e saltò sul letto di Anna. Mentre Grattastinchi ponderava se valesse la pena alzarsi. Hermione aveva iniziato a rigirarsi nel letto. E la castana, dopo aver sentito il peso del gatto sul letto, si era allungata sotto le coperte in uno stiracchiamento inconscio. Giulia sorrise. “How can you remain staring at the rain maddened by the stars?” proseguì. In quel momento Anna si tirò su a sedere. “Santo Manson!! Pensavo ci fosse Johanna in camera!” esclamò inorridita. L’amica arrossì dispiaciuta. “Non sapevo come svegliarvi…ed è quasi mezzogiorno…ci sono i regali da aprire…” spiegò in colpa. La castana sbadigliò. Si stiracchiò, buttando quasi giù dal letto James. Poi si alzò ed andò da Giulia. Le fece una carezza sulla testa in segno di perdono. La ragazza le sorrise. “Comunque bastava che mi chiamassi…” ghignò. Per poi andare da Hermione. Con un gesto veloce le tirò via le coperte. Salì sul letto. Ed iniziò a saltare. “Sveglia Herm!! È Natale!!” iniziò a sbraitare. Giulia scosse la testa. Al prefetto non rimase scelta che aprire gli occhi, almeno per guardare storto Anna. Dopo i primi minuti di ripresa dalla sveglia più o meno dolce, le ragazze andarono alla loro montagna di regali. “Santo Manson che roba! Quanti regali!” esordì la castana. Era tentata di buttarvisi a tuffo. “Quanti ne avete voi?” chiese ancora curiosa. “Dunque…quello dei miei, della nonna Clotilde, le mie cugine, uno di Fred e ovviamente il vostro…” elencò Giulia. Anna sorrise ed annuì. E si voltò verso Hermione. Il prefetto contò i pacchetti. Però qualcosa non quadrava. “Ho quello dei miei…il vostro…e poi questi due…” osservò incerta. Prese il primo. Era una striminzita custodia, nemmeno incartata. Lo aprì e vide una scritta sul cd che le tolse tutti i dubbi. Fatta con un pennarello indelebile nero. La scritta diceva ‘Misto Him’. Sapeva chi glielo aveva messo fra i suoi pacchetti. E si ricordò della sera prima. Fra limoncello e chiacchiere. Anna la distolse dai pensieri curiosa. Così Hermione passò al secondo oggetto non identificato. Era un pacchetto blu con un fiocco giallo. Non molto grande. Dietro al fiocco un biglietto. Il prefetto lo prese e lo aprì piano. Quella era una scrittura che conosceva. Ed anche molto bene. Hermione arrossì all’istante. Senza accorgersene, il biglietto le cadde di mano. Anna lo raccolse ansiosa. E Giulia si avvicinò. “Buon Natale e un felice anno nuovo Mione…mi dispiace non poter essere li con te! Con affetto il tuo Ron” lesse la castana. Il prefetto stropicciò gli occhi, incredula. “Che coraggio! Prima ti seduce poi ti abbandona! E ha anche il coraggio di scriverti un bigliettino d’auguri!” sbottò Anna. Giulia scosse la testa. “Infondo al biglietto c’è la data…ed è del sei dicembre…prima che iniziasse tutto il grande caos!” osservò. Hermione sospirò. “Comunque ha un bel coraggio il signorino! Se lo sapesse Lavanda…” ghignò ancora la castana. Il prefetto scosse la testa. “Ron non ama Lavanda…” disse soltanto. Le amiche la guardarono dubbiosa. “Cioè? Ti ha scritto? Ti ha detto qualcosa?” le chiese subito curiosa Anna. Hermione sorrise. “So come sono andate le cose…Ginny e Ron hanno litigato e lei gli ha detto che ho baciato Krum due anni fa...così lui per ripicca si è messo con Lavanda…” spiegò spiccia. La castana e Giulia si guardarono a bocca aperta. “Santo Manson…questa è bella…” esclamò la prima. “Ma…come l’hai saputo? Tel’ha detto lei?” le chiese la seconda. Il prefetto scosse la testa. “Me l’ha detto la Parkinson…” rispose. Anna aggrottò la fronte. “E tu le credi?” sbottò. Hermione annuì. “In effetti è l’unica spiegazione logica…” le diede ragione Giulia. “Ma quand’è che tu e la Parkinson vi siete scambiate informazioni?” le chiese Anna. Il prefetto alzò la testa. “Ieri sera chiusa qui mi stavo annoiando…così sono uscita per fare un giro…e ho trovato Pansy da sola…così abbiamo fatto comunella per tutta la sera in compagnia di una bottiglia di Limoncello…” raccontò. Le amiche la guardarono stupite. “Allora è vero che a Natale tutto può succedere!” sorrise poi Giulia. Hermione annuì divertita. “Ora iniziamo ad aprire questi regali…altrimenti saltiamo il pranzo…” propose. Le ragazze furono d’accordo con lei. Giulia aprì il regalo delle sue cugine. “E voi che avete fatto ieri sera?” chiese curiosa il prefetto, mentre scartava il regalo dei genitori. Anna alzò le spalle. “Cena romantica e Assenzio…” rispose solo. Giulia intanto cercava di identificare la fragranza del profumo che aveva trovato dentro il pacchetto. “A proposito…cos’è quel libro che hai sul comodino?” le chiese Hermione. La ragazza alzò lo sguardo ed arrossì. “È…il regalo…di Severus…” sussurrò. Il prefetto tirò un gridolino entusiasta. Mentre Anna scartava con riluttanza un pacchetto blu. “Giulia ama Piton e questo già si sa! Ma l’amore in eterno durerà? Si, ma attenta, prima dell’amore viene la carica di professore!” cantilenò la castana. Giulia rise e le spruzzò addosso del profumo. “Perfetto…ora puzzo di…” iniziò a dire Anna. Hermione si sporse verso la boccetta e rise. “Di mela e fieno!” lesse. La castana sbuffò. Poi le tre si guardarono e scoppiarono a ridere. Anna iniziò a sventolarsi con una mano. Quando d’improvviso il prefetto la fermò. All’anulare sinistro aveva un luccicante anello con una pietra nera. “Hey…questo è nuovo…” osservò Hermione. Giulia si sporse per guardarlo curiosa. “Però hai sbagliato posto…li va l’anello di fidanzamento…” commentò poi il prefetto. Anna arrossì. “Ecco…veramente…li…è il posto giusto…” rispose. Giulia ed Hermione la guardarono. “Sono fidanzata…” disse con un filo di voce la castana. Il prefetto strabuzzò gli occhi, mentre la prima batté entusiasta le mani. “Ma…come…cioè…avete solo sedici anni…” boccheggiò Hermione. Anna sorrise. “Ci sposeremo appena finita scuola…” spiegò. Poi chiuse per poco gli occhi e sospirò. “Ora basta guardarmi! Mi mettete ansia!” sbottò irritata. Giulia scosse la testa divertita. Mentre Hermione tornò ai suoi regali. “Che bello! La nonna Clotilde mi ha fatto una nuova sciarpa!” sorrise la prima poco dopo. Tra le mani aveva una calda e morbida sciarpa nera e viola. Il prefetto era appena riuscita ad aprire il regalo dei suoi. Pian piano vide che era qualcosa di arancione. Una scatola. Quando la carta fu tolta completamente, Hermione rimase a bocca aperta. Tra le sue mani, stava il cofanetto della prima serie di Ugly Betty. Esattamente come avevano predetto le sue amiche settimane prima. “Visto Herm? I tuoi te l’hanno comprato…” osservò contenta Giulia. Il prefetto si strinse il cofanetto tra le braccia, come fosse una cosa preziosa. Anna rise divertita. “E tu Giulia? Cosa ti è arrivato?” chiese poi, mettendo da parte la maglia appena trovata nel pacchetto regalatole dai suoi. La ragazza sorrise. Elencò tutti i suoi regali. Aveva ricevuto un simpatico pupazzetto a forma di gatto con lo scheletro disegnato sopra, da Fred. Un cappello invernale con sopra due orecchie da gatto ed i guanti coordinati dai suoi. Una sciarpa viola e nera dalla nonna Clotilde. Ed il profumo dalle cugine. Hermione prese titubante il pacchetto blu: tolse il fiocco giallo e lo aprì piano. Quando vide cosa c’era dentro rimase stupita. Vi aveva trovato quel fermaglio blu. Con un fiocco. Lo stesso che aveva visto da Astrid all’ultima visita ad Hogsmeade. “Che carino!” osservò Giulia, sbirciando il regalo. Anna annuì. “Ha anche gusto l’ipocrita…” commentò. Hermione scosse la testa. Sospirò, poi rimise il fermaglio nella scatola in cui era custodito. Anna e Giulia si guardarono. La prima prese il terzultimo pacchetto che le rimaneva. “Santo Manson questa è bella!” esclamò, leggendo il biglietto. Le amiche si voltarono curiose. “È da parte di mio fratello…” aggiunse poi la castana. Giulia sorrise e scosse la testa. “Che c’è di strano?” chiese. Anna ispezionò con lo sguardo il pacchetto. “Per quello che ne so potrebbe anche essere una Caccabomba…” commentò sospettosa. Il prefetto sospirò. “Ma tuo fratello ti ha mai fatto un regalo?” le chiese. “Si…una volta a Natale mi ha regalato un cuscino a forma di cacca rosa…” rispose Anna, poco entusiasta. Hermione e Giulia si guardarono. Poi scoppiarono a ridere. La castana sfilò il nastro verde che abbelliva il pacchetto. E tolse la carta regalo. Quando vide cosa le aveva regalato, trattenne il fiato. Tra le sue mani stava una felpa nera. Le maniche strette e due tasche sul davanti. Con il teschio sorridente di Jack Skeletron. Nel cappuccio erano applicate piccole borchie. Anna si portò la felpa al petto e la strinse a se. Le amiche avevano finito di scartare i regali dei parenti e la guardavano curiose. Finito di adulare quel dono, la castana passò al successivo. Arrivava dalla sorella. Anna lo scartò veloce e vi trovò un paraorecchie. Al posto dei comuni copri orecchie, ancora la faccia sorridente del caro Jack. La castana sorrise. Hermione le porse l’ultimo pacchetto. Aveva fretta di lasciare da parte i regali per andare a pranzare. O semplicemente voleva evitare di sospirare su quel fiocco così dannatamente azzeccato. Anna lo prese. Questo era da parte di Draco. Di sottecchi la ragazza si guardò l’anello. E ripensò alla sera prima. Quando, poco prima di tornare in dormitorio, gli aveva dato il suo regalo di anniversario. Anche lei un anello. Lo scartò senza attenzione. Era qualcosa di piatto. Non molto pesante. Subito si intravide dell’azzurro. Ed un occhio molto famigliare. Anna lo riconobbe subito. E strappò letteralmente la carta. Per ritrovarsi fra le mani un libro. “Perfetto…dovrò sopportare la visione di Manson il doppio ora…” sbuffò Hermione. La castana scorse una mano sulla copertina. Per quel regalo non avrebbe più commentato malignamente Draco, nemmeno per scherzo. Le tre si guardarono. E presero ognuna il pacchetto a fianco a loro. Si erano promesse di aprire i loro doni per ultimi. Pian piano, tutte e tre lo scartarono. Per trovarsi con un cd in mano. Anna rimase a bocca aperta. Giulia sorrise entusiasta. Ed Hermione scosse la testa incredula. Le tre si scambiarono un abbraccio di ringraziamento. “Ora è meglio mettere a posto e cambiarci…” osservò il prefetto. Le amiche furono d’accordo. Ciascuna posò ordinatamente i propri regali sul letto, facendo evanescere i vari fiocchi e carte. Poi si vestirono per il pranzo. Anna indossò una gonna con vari strati di tulle. Sopra la sua nuova felpa. Anfibi. E collane. Giulia si mise la felpa con le orecchie da gatto. Una gonna pesante viola. E le solite care Converse. Hermione indossò i suoi jeans preferiti. Chiari, con un ricamo a quadrifoglio sulle tasche dietro. Una felpa morbida blu. Degli stivali con due ponpon ai lati. Ed il cerchietto azzurro che usava come portafortuna. Quello comprato ad Hogsmeade con le amiche qualche anno fa. Quando tutte e tre furono pronte, scesero in Sala Grande. I tavoli erano quasi vuoti. Tra il fuggi fuggi che si era creato con l’arrivo delle vacanze natalizie e la voglia di rimanere a letto fino a tardi, la sala era simile ad un deserto. “Peccato che si sia così poca gente…Silente si è impegnato per gli addobbi quest’anno!” osservò Hermione. Anna vagava con lo sguardo tra i tavoli. Draco non c’era. Doveva essere ancora a dormire. Dopotutto Blaise era andato a casa per le vacanze. Quindi non c’era nessuno che lo faceva svegliare ad ore umane. Comunque alla castana non dispiacque. Voleva starsene un po’ per i fatti suoi quel giorno. O al massimo, con le sue amiche. Giulia puntò subito gli occhi sul tavolo insegnanti. Erano tutti presenti. A parte il solito posto vuoto del preside. Sorrise ed inclinò di poco il capo verso Piton. Che ricambiò con uno dei suoi mezzi sorrisi. La ragazza notò con stupore la famigliarità della camicia che indossava. Quel verde. E quel tessuto. Era quella che gli aveva regalato lei! Giulia arrossì. Il professore invece, aveva trattenuto un raro sorriso. Le tre ragazze si sedettero al tavolo di Grifondoro, che era imbandito di ogni leccornia, sia dolce che salata. Un piccolo pensiero anche a chi era propenso per la colazione. Le ragazze comunque sapevano che il pezzo forte sarebbe stato il cenone serale. “Chissà se Silente ci sarà stasera…” chiese curiosa Hermione. Anna alzò le spalle. “Avrà qualcosa di meglio da fare…” commentò. Il prefetto sbuffò e prese un dolcetto allo zenzero. “È ingiusto far lavorare quei poveri elfi per un cenone, quando basterebbe tranquillamente la metà del cibo…” sbottò poi. La castana la ignorò. In verità Hermione aveva detto la prima cosa che le era passata per la mente. Solo, non voleva parlare di lui. Per farlo però non doveva pensare. E non pensare per lei era impossibile. Alla fine optò per il silenzio. Concentrandosi sul suo dolcetto. Giulia prese una fetta di torta alla crema. Non aveva smesso una attimo di dondolare le gambe allegramente. Quello era stato davvero un bel Natale. O almeno, la Vigilia e la mattina lo erano state. Sperava di trascorrere un po’ di tempo con le amiche quel pomeriggio. I tre uragani fecero tranquillamente colazione. Più tranquilla del solito. Appena finito, si diressero in dormitorio. Giulia si sistemò sul suo letto. Mentre Anna ed Hermione rimasero sulla porta. “Bene ragazze…io vado a fare un giro…” esclamò la prima, per poi trotterellare al suo baule. “Spero che tu stia cercando il cappotto…mica vorrai uscire così!” commentò la seconda. Anna scosse la testa, estraendo il suo ombrellino nero. “Non fa freddo! Però le nuvole scure di fuori non mi piacciono…mi porto via l’ombrello…” osservò, dando un veloce sguardo alla finestra. Hermione scosse la testa esasperata. “Torno per cena così scendiamo assieme!” le salutò infine Anna. Per poi ficcarsi l’mp3 in tasca e uscire. Il prefetto la seguì con lo sguardo. Non aveva voglia di gironzolare senza meta per il giardino. Buttò lo sguardo sul suo comodino. Al centro, il solito librone. Ed accanto. La custodia del fermaglio maledetto. “Sai Giulia…penso che andrò a fare un giro anche io…però mi terrò ben lontana dal giardino…fa troppo freddo…” sorrise. Si avvicinò al comodino con fare naturale. “Va bene…io me ne starò qui a leggere…” rispose l’amica, che aveva già intuito le intenzioni del prefetto. “Si…ecco…ci vediamo a cena!” commentò infine Hermione. Con un gesto veloce prese l’oggetto e se lo mise in tasca. Salutò con la mano Giulia. Ed uscì di corsa dalla stanza. La ragazza scosse la testa. Conosceva il prefetto. E sapeva che se ne sarebbe stata tutto il pomeriggio a rimuginare su quel regalo. Poi si voltò verso la finestra. Delle nuvole grigie si stagliavano all’orizzonte. Non c’era vento. Il sole oscurato. Ed un atmosfera alquanto strana inghiottiva tutto.
Anna camminava tranquilla. In una mano l’ombrello ancora chiuso. Fece gli ultimi scalini saltellando. Facendo tintinnarle collane tra loro. Poi percorse il desertico corridoio. Fino ad arrivare alle colonne che davano sul giardino. La castana chiuse un attimo gli occhi. Prese un profondo respiro. Aprì l’ombrellino e mise un piede sull’erba dura di ghiaia. Iniziò a camminare. Non aveva una meta precisa. Voleva solo girare. E riflettere. You can see her whenever it rains. Anna percorse piano il tragitto che la separava dal lago. Oramai quel posto lo conosceva come casa sua. L’aveva analizzato nei minimi dettagli, dall’alto della Guferia. Era stato fin dal primo anno un rifugio. Per quando voleva star sola. A pensare, o solamente a nascondere quelle lacrime che non voleva che gli altri vedessero. E ci rimaneva ore e ore. Con la sola compagnia del suo mp3. Il suo Manson a confortarla con note aspre, dal tono rauco. Che si insinuavano nel suo cuore. Burden by the heart she loves her, sunglasses after dark. Anna era sempre stata una ragazza tenace. L’unico sentimento che voleva manifestare da piccola era l’indifferenza. Eppure se li ricordava così felici gli anni dell’infanzia. Coccolata dai genitori, protetta dal fratello. Anche la nascita di Mary Kate l’aveva presa piuttosto bene. Però la castana sapeva cosa aveva risvegliato il suo piccolo ego maligno. Quello che la faceva litigare con sua madre. Quello che Christian odiava. And every single day her little life falls apart. Anna si fermò solo arrivata alla riva del lago. L’acqua era diventata una lastra ghiacciata. In profondità, visibile dalla riva, la piovra si muoveva. La castana si inginocchiò e poggiò la mano sinistra sulla lastra. Nella destra teneva stretto l’ombrellino. Non sentiva freddo. Solo quiete. Iniziò a formare cerchi sempre più grandi con un dito. L’unghia rigava leggermente il ghiaccio. Senza nessun rumore. Solo tranquillità. Come se qualcosa di ovattato avesse inghiottito tutto ciò che le era intorno. Forse anche lei stessa. She's out to look so macabre and alone. La stessa atmosfera strana che c’era quel lontano giorno, quando era bambina. Giocava nel giardino di casa sua. Era sull’altalena. In quella vicino si dondolava Mary Kate, cercando di toccare a terra con i piedi. Davanti a loro, Christian esaminava l’erba. Fu un suo sobbalzo ad attirare la loro attenzione. Il bambino le aveva chiamate. Annunciando di aver trovato qualcosa. Le due scesero dall’altalena curiose. E lo raggiunsero. Trovandosi di fronte un serpentello. She's close to hook on her dying. Era piccolo, verde scuro. Li scrutò uno ad uno. Per poi soffermarsi su Anna. La bambina non era spaventata. Anzi, aveva incrociato subito lo sguardo della bestiola. E poi era stato un attimo. L’aveva sentita. Una vocina vibrante. Melliflua. Chiedere aiuto. Anna aveva sbarrato gli occhi. Si era chinata verso di lui, sorpassando il fratello. E gli aveva teso una mano. Senza rendersene conto, aveva chiesto al serpente perché doveva aiutarlo. La bestiola aveva l’aria soddisfatta. Come se fosse stato fiero. Solo allora Anna capì che il serpentello l’aveva davvero chiamata. E lei gli aveva risposto. Così l’animale le spiegò che si era perso. La bambina non aveva nemmeno avuto il tempo di annuire che la madre l’aveva presa in braccio. Poi suo padre aveva scacciato il serpente. Vedendo andare via quel piccolo animale, Anna era scoppiata a piangere. Cosa che non faceva quasi mai nemmeno da piccola. La ragazza sentì una scossa gelida percorrerle il braccio. Riaprendo così di scatto gli occhi. Just like a gothic girl, lost in the darken world. La castana ritrasse la mano. E tirò un sospiro. Quello non era esattamente un ricordo felice. Come dimenticarsi la litigata che avevano avuto i suoi. Sua madre era davvero infuriata. Ma lei. Lei l’aveva ascoltata dalle scale. Stringendo i pugni. Aveva saputo cos’aveva fatto. Anche se non le pareva così brutto. E si sentiva in colpa. Non per aver parlato serpentese, ma per non aver aiutato quel povero serpentello. Che infondo le aveva solo chiesto la via di casa. E certe volte ci pensava. Anna si chiedeva dove fosse finita quella bestiola. Sperando non sotto a una qualche macchina del viale. My lil’ gothic girl darkerside jewel are your razor cuts for real – baby. Quello era il ricordo della prima volta in cui aveva parlato il serpentese. Sua madre si era talmente infuriata che le aveva vietato di uscire per qualche giorno. Aveva paura che il serpentello ricomparisse. E ovviamente, le aveva proibito di parlare quella lingua. Però Anna non ci trovava nulla di male. Qualche volta Mary Kate le chiedeva di dirle qualcosa, con innocente curiosità. E lei l’accontentava, da brava sorella maggiore. La castana pensava di essere l’unica in grado di parlare il serpentese. Poi, una visita della cara nonna Artemisia le chiarì tutto. Le spiegò le origini. La storia. E anche chi era il possessore maggiore di quella lingua. Anna si ricordava con piacere una piccola discussione avuta sibilando in veranda. L’anno successivo, a casa Haliwell era arrivata la lettera da Hogwarts proprio per lei. La castana sapeva benissimo che sua madre era preoccupata. Aveva paura che finisse a Serpeverde. Colpa dei geni Haliwell diceva lei. Ma quei geni ad Anna piacevano. You can see she's on her road to ruin. Così c’era stato lo smistamento. Era finita a Grifondoro. Ed ecco i dubbi della madre venire meno. Nonostante questo però, il secondo anno Anna dovette confessare di parlare quella lingua maledetta. E tirò un sospiro di sollievo nel vedere che anche Harry ci riusciva. Però non tutti i ricordi legati al serpentese erano spiacevoli. C’era quello legato alla prima visita al Malfoy Manor. Quando Lucius aveva scoperto che lei lo sapeva parlare, si era fatto tutto entusiasta. Era così che si era conquistata l’affetto e la fiducia di Malfoy Senior. Stigmata from crucifixion on her pale white skin. Anna guardò istintivamente la mano sinistra. La pietra nera risplendeva sul suo anulare. La castana fece un passo in avanti. Ed ancora. Finendo così sulla lastra di ghiaccio. Sotto di lei, la piovra sgambettava divertita. Ma Anna non aveva paura. Nemmeno ansia. Solo. Vuoto. Sapeva che più ricordi riesumava, più ne venivano fuori. Erano tutti collegati in qualche modo. Come appunto quello del serpentese. Non lo raccontava con molta gioia. Le prime che lo ascoltarono furono Giulia ed Hermione. Cosa inevitabile, erano le sue migliori amiche. E poi lui, Draco. Si erano messi assieme da cinque mesi. Era oramai la fine della scuola. Non si ricordava più il motivo che la condusse a raccontare quella brutta storia. L’unica cosa che riecheggiava nella sua mente oramai intrisa di memorie passate erano le sue lacrime. Perché quando aveva finito di descrivere quell’episodio. Era scoppiata a piangere. E per la prima volta si era mostrata fragile davanti a qualcuno che non fossero state le sue amiche. Tribal pagan art she loves her tattood egyptian mark. Draco l’aveva abbracciata, stupito. Ma intenerito. Ed Anna si era rifugiata fra le sue braccia. Scoprendole così come un posto sicuro. La castana fece ancora qualche passo sul ghiaccio. Poi tornò sull’erba. Per continuare la sua camminata senza meta. Mentre teneva stretto l’ombrellino pensava. A Draco. Alla proposta. A quella pietra che aveva al dito. Il suo cinismo interiore rideva. Fidanzata, lei! Che il più delle volte litigava perfino con se stessa. Eppure. Sapeva che Draco l’amava. Però c’erano tutte quelle piccole e stupide coincidenze che la facevano trasalire. Come tutti quei discorsi che facevano. Matrimonio. E non si erano mai azzardati ad entrare nel tema di Voldemort. Anna all’inizio aveva pensato fosse di poco tatto parlarne, dati i fatti ancora presenti dell’arresto di Lucius. Poi c’era tutta la passione che Draco aveva tirato fuori quell’anno. Le sembrava un po’ sospetta. Per non parlare della proposta. Romantica si. Nel suo stile si. Ma sospetta. And every single day her love will tear us apart. Anna percorse a grandi falcate una piccola collina. Ce n’erano tante nel giardino. Arrivò in cima. Non era tanto alta. Però si godeva di un bel panorama. Certe volte aveva bisogno di prendersi un momento per se. Per stare da sola. Anche se il più delle volte si rifugiava in Guferia. Si sentiva bene lassù. A metri e metri di altezza. Per non parlare poi della sensazione di vuoto quando lasciava le gambe a penzoloni verso il giardino. Seduta sul cornicione, coi gufi che la guardavano curiosi. Per quella sua mania era stata spesso rimproverata. Da Hermione, anche da Draco. Una volta l’aveva vista la McGranitt. A lei si che aveva fatto drizzare i capelli! A quel pensiero, la castana sorrise. Sospirò. Sentiva qualcosa nell’aria che non andava. Ma voleva evitare di confessarlo alle sue amiche. Hermione l’avrebbe preso come un cattivo presagio. Depressa già com’era per colpa di Ron. E Giulia. A lei avrebbe rovinato quei bei momenti che stava passando. No. Decise che quei pensieri li avrebbe tenuti per se ancora un po’. Dopotutto non c’era nulla di fondato. She's out to look so macabre and alone. Una folata di vento improvvisa la fece tremare. Le gambe strette nelle sue fini calze a rete. Anna dovette reggere l’ombrellino perché non le volasse via. Non aveva decisamente voglia di rincorrerlo. Detto francamente, non aveva voglia di fare un bel nulla! La sera se ne sarebbe stata in dormitorio. A leggere o a chiacchierare con le amiche. Oppure a fissare il camino con aria apatica. Non le importava. E non aveva necessità di vedere Draco quel giorno. Decise di lasciarlo crogiolare nel suo letto. Sotto le coperte. Quelle coperte che tante volte avevano ospitato anche lei. She's close to hook
on her dying
. Anna si stiracchiò. Si guardò ancora intorno: deserto. Solo l’ombra della piovra che si muoveva sotto il ghiaccio, imprigionata. La castana chiuse gli occhi. Non sembrava nemmeno fosse il giorno di Natale. Era abituata ad essere a casa. Tra il fracasso dei suoi parenti. Stretta nella cerchia dei suoi amici in attesa del cenone. Ogni anno a casa sua c’era un gran fracasso. L’apertura dei regali poi. Era rimasta abbastanza stupita di quello che aveva ricevuto. Suo fratello non si impegnava mai per farle un regalo decente. O si aggregava a Mary Kate oppure se ne fregava altamente. Lei però gli aveva comprato qualcosa. Inoltre, quella mattina si era trovata a scartare due regali che attendeva molto. Quello della nonna Artemisia (una croce in argento con dietro un’incisione in serpentese, appartenuta forse a qualche antenato della famiglia Haliwell). E quello di Bill. Nel biglietto era presente anche la firma di Fleur. Ma Anna non ci aveva badato più di tanto. Quando aveva visto la splendida gonna piena di pizzi e tulle il fiato le si era mozzato in gola. Bill sapeva sempre cosa le piaceva. Perché era la sua sorellina. La sua piccola bambolina.Just like a gothic girl lost in the darken world. Aveva conosciuto il rosso al primo Natale in cui avevano festeggiato tutti assieme. Molly aveva invitato tutte le famiglie nella piccola ma accogliente casa per il giorno di Natale. E li, Anna lo aveva incontrato. Bill era l’unico che non l’avesse guardata storto. Erano ancora ai tempi in cui si vestita con pizzi e fronzoli. Con quei magnifici vestiti da Gothic Lolita che adorava. L’aveva abbracciata e coccolata. Lei lo adorava. E così era ancora. In effetti forse Christian era geloso di Bill, però non l’avrebbe mai ammesso. Anna sospirò. Abbassò l’ombrellino. E sentì qualcosa di freddo posarsi su una guancia. La castana aprì di scatto gli occhi. Levò la mano libera al cielo. Ed ecco che. Intorno a lei fiocchi bianchi avevano iniziato a cadere. In quel giorno che non sembrava nemmeno Natale. La prima neve aveva iniziato a scendere. Su di lei. Sui suoi pensieri. Rendendola come al solito una macchia scura. In mezzo a tutto quel soffice bianco. My lil' gothic girl darkerside, jewel are your razor cuts for real – baby.
Intanto, anche un’altra ragazza vagava senza una precisa meta. Hermione si aggirava per i soliti corridoi. Vuoti. Ogni suo passo rimbombava nel silenzio, che a lei sembrava come un peso opprimente. Ma non era il silenzio il vero problema. Se n’era andata dal dormitorio. Per la prima volta voleva starsene un po’ da sola. Le dispiaceva aver lasciato Giulia in camera. Ma la sua priorità era quella di mettere in ordine quel caos che regnava nella sua mente. E che lei non sopportava. Così aveva imboccato corridoi. Passaggi segreti. Tutto assolutamente a caso. Aveva bisogno di un posto tranquillo. Anche solo un angolo in cui rannicchiarsi. Per immergersi nelle sue riflessioni. Nei suoi problemi. Così, dopo aver svoltato l’ennesimo corridoio, si fermò. Tirò un sospiro. Era stufa di camminare. Non era facile tenere il suo passo svelto e rigido. Hermione si appoggiò ad un arazzo li vicino. Subito però senti il vuoto. E sprofondò con mezzo busto nel muro. Dietro all’arazzo c’era un passaggio segreto. Ma lei non l’aveva mai visto. Si alzò tutta intirizzita per la brusca caduta. Avanzando a carponi. Un sedere e due gambe che spuntavano da un arazzo non erano certo cose normali da vedere. Anche se, essendo ad Hogwarts, si poteva trovare di peggio. Il prefetto sistemò l’arazzo e si sedette per terra. Il passaggio non era buio. Essendo forse giorno la luce trapelava dal tessuto dell’ornamento. Hermione poggiò la schiena al muro. E allungò le gambe. I ponpon degli stivali si scontravano, andando di qua e di la. La ragazza si guardò in giro. Era arrivato il momento di dare spazio ai suoi pensieri. Prima però, decise di prendere un bel respiro. E così fece. Hermione inspirò. E chiuse gli occhi. Sapendo benissimo che sarebbe rimasta tutto il pomeriggio a pensare a lui. Quel bradipo con le lentiggini. I'm thinking to myself that I've done something wrong. La ragazza aprì gli occhi. Si incrociò le braccia al petto. Così stavano le cose dunque. Ron si era messo con Lavanda per ripicca. Veramente un atteggiamento maturo! That I've crossed the line, have you found out this time. Hermione lo sapeva. Ron non era sveglissimo. Però lei aveva sperato. Si stava finalmente facendo avanti. E poi. Tutto si era rotto. Il loro rapporto era stato come una bolla di sapone. Era bastato un piccolo spillo per farlo scoppiare. Ci aveva pensato più volte quel maledetto venerdì sera. Lei piangeva circondata dai fazzoletti. Guardando un film melenso per adolescenti con gli ormoni in subbuglio. E lui. Se ne stava avvinghiato ad un’oca di passaggio. Quel suo atteggiamento la faceva infuriare! Lo odiava per quello che le stava facendo passare. Tutto per uno stupido dettaglio. What led you to believe, it's only you and me. Hermione sbuffò. Certo, forse il bacio con Krum non era solo uno stupido dettaglio. E lei non poteva negare che fosse un ricordo prezioso. Dopotutto Viktor era stato il primo ragazzo ad interessarsi a lei. L’aveva invitata al ballo. Se lo ricordava ancora. Era in biblioteca a finire il tema di Trasfigurazioni. Il ragazzo si era avvicinato timidamente. L’aveva osservata, come faceva sempre. Hermione infastidita aveva alzato gli occhi. Non sopportava più quelle sue occhiate taciturne. Stava per chiedergli di andarsene, ma lui l’aveva battuta sul tempo. Le si era seduto accanto e le aveva chiesto come stesse. Con quel suo strano accento russo. Che al prefetto fece battere il forte il cuore. Krum le piaceva. Non perché fosse famoso. E nemmeno per il suo aspetto. Ma perché era sensibile, forse a suo modo timido. Le disse sussultando che l’aveva guardata tanto da quando era arrivato ad Hogwarts. Hermione era arrossita. Non riusciva a spiccicare parola. Così Viktor aveva continuato. Dicendole che gli sembrava una ragazza carina. Studiosa. Ed infine, che gli piaceva. A quella confessione, il cuore del prefetto si fermò. Dimenticandosi del tema. E perfino di Ron. Che era stato talmente lento di comprendonio da non considerarla nemmeno come una ragazza. Do you see it in my eyes, have you found out this time. Così aveva accettato. Sbandierando la sua decisione in faccia al bradipo qualche giorno dopo. Quando lui si era accorto che Hermione era una creatura dalle sembianze pressoché femminili. Poi, come se tutto fosse stato impostato sulla massima velocità, il Ballo arrivò subito. E lei si trovava sulla scalinata con Giulia ed Anna. L’unica tranquilla era la prima. Che aveva il solito sorriso e il ciuffo sbarazzino in mezzo agli occhi. Anche se lei sapeva che Giulia avrebbe voluto andare al ballo con qualcun altro. Molto diverso da quel ragazzino di Tassorosso che la aspettava dietro ad una tenda. Anna poi, cercava di fare l’indifferente. Anche se lei la vedeva. Tremare nei suoi anfibi. Ovviamente Hermione non era da meno. Si rigirava convulsamente le mani. Stretta nel suo vestito blu pervinca. Vedeva benissimo infondo alle scale Harry e Ron. Ma era sicura che loro non l’avessero notata. La prima a scendere fu Anna, che raggiunse veloce Draco. Giulia era rimasta con lei. L’aveva tranquillizzata. Ed erano scese assieme. Quando Hermione prese a braccetto Krum, vide benissimo lo sguardo di Ron. Con la solita bocca aperta. In quel momento la ragazza si era sentita soddisfatta. Però aveva anche dei sensi di colpa. Certo non così grossi da impedirle di godersi la serata. Era proprio la fine che voleva evitare di ricordare. Hermione si portò le gambe vicine. Le circondò con le braccia stringendole a se. E immerse il viso nelle ginocchia. You see right through me, cause you're running away, you keep turning your back on me. Ron le aveva rovinato la serata più bella che avesse mai avuto. Perché quello stupido ovviamente non capiva. Non capiva che lui a lei piaceva. Non capiva che non ci sarebbe voluto tanto per pronunciare sei misere parole. Draco ci era riuscito. E lui no. Così la ragazza aveva fatto la scelta più giusta per se stessa. Per una volta, aveva pensato solo ai suoi sentimenti. Ed in quell’attimo di infinita timidezza, in biblioteca, erano rivolti a Viktor. Era anche arrossito mentre la invitava. E anche se aveva passato la maggior parte della serata correggendogli la pronuncia del suo nome, era stato un bel Ballo. Poi era arrivato quel bradipo isterico e gliel’aveva rovinata. Così si era trovata a piangere aggrappata al suo cuscino. Nel dormitorio delle ragazze. Singhiozzava a tutto spiano. E appena Giulia entrò, accorse da lei. Subito arrivò anche Anna, con un non so ché nello sguardo. Entrambe avevano abbracciato Hermione. L’avevano consolata. Quando si era calmata si erano cambiate tutte e tre. E si erano messe sul letto di Anna a mangiare dolci. Spettegolando sulla serata. La ragazza alzò la testa. Sul suo viso stava un sorriso. Le era comparso senza volerlo. Come succedeva ogni volta che ripensava al Ballo del Ceppo. I tried so hard but you're running away, please don’t turn your back on me. Le sue amiche erano sempre con lei. Le stavano vicino. Nei momenti belli. Per gioire con lei. Ed in quelli brutti. Per tirarle su il morale. Come mai allora lei si struggeva tanto per Ron? Dopotutto aveva delle amiche fantastiche. Ed una carriera scolastica impeccabile. Hermione alzò la testa. Perché permetteva all’unica cosa che le mancava di rovinarle quelle che aveva già? La ragazza sbuffò. Infondo sapeva già qual’era il problema. Si era innamorata di un ragazzo stupido e permaloso. Che però l’aveva fatta ridere. Le aveva tenuto compagnia. E le aveva donato momenti felici. Se però a questi si sottraevano le notti passate a piangere, non ne rimaneva molto. Hermione era una ragazza di sedici anni. Oramai avrebbe dovuto sapere come ci si comportava in situazioni amorose del genere. Ed invece no. Quando qualcosa le sembrava estraneo, correva a cercare spiegazioni sui libri. Ma per l’amore. Per quello nessuno aveva mai scritto nulla. Anche se in verità sapeva cosa le sarebbe servito. Una conferma. Un qualche appiglio a cui aggrapparsi. Per sapere se per lei e Ron un futuro ci sarebbe stato. I'm drinking by myself and oh, I'm going down. Hermione sobbalzò. Sbarrò gli occhi. Ma certo che un appiglio c’era! Lo Specchio delle Brame! Anna aveva detto che Silente lo teneva ancora nella stessa stanza. Doveva solo farsi descrivere la strada per arrivarci. E poi, una volta davanti allo specchio, avrebbe avuto la prova. La ragazza strinse i pugni in segno di entusiasmo. Dopo qualche minuto però, li sciolse. E se nello specchio non fosse apparso ciò che sperava? Sarebbe stata peggio di come stava ora. Però era un rischio che doveva correre. Voleva sapere. E non poteva aspettare oltre. But will you pick me up, will you leave me on the ground. Mille domande le ronzavano in testa come mosche fastidiose. Doveva scacciarle. E l’unico modo era affrontare ciò che lo specchio le avrebbe fatto vedere. Si! La sera sarebbe andata a controllare. In modo da mettersi il cuore in pace. Subito però, uno spiraglio di ottimismo si fece largo nella sua testa. E se avesse visto l’immagine della sua futura famiglia? Doveva fare lei il primo passo per chiarire con Ron? Infondo, non sapeva proprio cosa avrebbe potuto dirgli. Chiedergli scusa no di certo. Per cosa poi. Per aver baciato qualcun altro che non fosse lui? Dopotutto erano passati due anni. E Krum l’aveva sentito di rado. Mentre Ron aveva avuto mille e più occasioni per avvicinarsi a lei. Hermione sprofondò la testa fra le mani. Non ne poteva davvero più. In ogni caso con quel ragazzo c’era da assillarsi con qualcosa. E lei era stanca. Stufa. Voleva anche lei un amore passionale e sincero. Come Anna. Oppure le bastava anche una relazione a lunga aspettativa. Come quella di Giulia. D’improvviso la ragazza sobbalzò. E se quello fosse stato un segno? Forse lei non era fatta per sprecare tempo dietro ad un bradipo. E quella specie di pausa era un incentivo a lasciarlo stare. Forse doveva semplicemente rendersi conto di quando lei valesse. Come le aveva detto Pansy la sera prima. Perché una ragazza intelligente come lei perdeva il suo tempo con un imbecille come Ron? I led you to believe, it's only you and me. Hermione sentì qualcosa premerle nella pancia. All’inizio pensò si trattasse della sua autostima che saliva. Oppure dell’imminente senso di colpa. Poi si infilò una mano nella tasca della felpa. Trovandovi il pacchetto che ci aveva infilato furtivamente. La ragazza lo tirò fuori piano. E fece uscire il fermaglio dal sacchetto. Con delicatezza. Se lo portò accanto agli occhi. Per poi iniziare ad analizzarlo scrupolosamente. Quello che si era chiesta, era come avesse fatto Ron a comprarglielo. Lei gliene aveva parlato soltanto la sera stessa della visita. Hermione sbarrò gli occhi. E se Ron l’avesse seguita da Astrid? Impossibile. Se ne sarebbe accorta! Però così tutto avrebbe avuto un senso. Lei non sapeva davvero cosa pensare. Era stufa di far girare le rotelline del suo cervello. Non ne poteva più! Ultimamente tutti i suoi pensieri riguardavano Ron. E nessuno era stato un pensiero allegro. La ragazza era scoraggiata. Demoralizzata. Non vedeva l’ora che le vacanze di Natale finissero. Così almeno avrebbe avuto la scuola in cui buttarsi a capofitto. I can see it in your eyes that you found out this time. Anche se lo sapeva. Lo studio era solo un diversivo. Però era ciò di cui aveva bisogno. Non si era mai servita dei libri con un secondo fine. Era arrivato il momento di fare la ragazza seria. Dura. Come Anna. Non avrebbe dimostrato il minimo interesse per Ron. Tantomeno non si sarebbe arrabbiata per le effusioni fra lui e Lavanda. Non la riguardavano. Non le interessavano. E anche se li avesse sorpresi imboscati in qualche passaggio segreto, non avrebbe detto nulla. Nemmeno aperto la bocca per respirare. Eppure. You see right through me cause you're running away. Ripercorrendo le ultime immagini di quei due assieme. Hermione provava un caos di sentimenti. Rabbia. Delusione. Tristezza. E tutto in una volta sola. Non le era mai successo. E cercava di non darci peso. Credeva di essere abituata a tutti i colpi bassi di Ron. Però quello era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso. Solamente perché lei si era illusa. Di averlo conquistato. Di potergli piacere. Nonostante sapesse benissimo di essere una ragazza saccente. Petulante. Difficilmente sopportabile. E Ron aveva addirittura detto che lei era la sua, di ragazza saccente, petulante, difficilmente sopportabile. In biblioteca, quel pomeriggio maledetto, il prefetto aveva corretto minuziosamente il suo tema. Gli aveva spiegato cosa non andava. Poi era arrossita. Perché le sembrava avesse fatto troppo la saputella. Ron aveva scosso la testa. E le aveva sussurrato che lei era ‘la sua saputella’. Facendola arrossire ancora. Mentre un sorriso le si formava sul viso. You keep turning your back on me I tried so hard. A ripensarci, Hermione ebbe una fitta al cuore. Si strinse ancora contro la parete. Le ginocchia contro il petto. Non voleva piangere. Ne aveva versate abbastanza di lacrime per quell’idiota. Eppure non ci riusciva. A non pensare a lui. Ed era arrivata perfino ad odiarsi. Perché si rendeva conto di stare avvelenando i più bei ricordi che possedeva. Addirittura quel bacio. Per cui c’erano voluti anni. Che l’aveva tramortita interiormente. Le aveva fatto battere il cuore. Così tanto che sembrava stesse per scoppiare. In quel momento. Schiacciata contro la parte del passaggio segreto. Hermione sobbalzò. Poi. Poco a poco. Iniziò a tremare. “Dannazione stupido di un Ron! Ti amo davvero!” esclamò in un impeto di rabbia. Stanchezza. Per poi lasciarsi andare ad un pianto liberatorio. Le spalle scosse dai singhiozzi. La faccia affondata fra le ginocchia. Gli occhi chiusi. Mentre nella mano, ancora il fermaglio. Stretto convulsamente fra le sue dita. But you're running away please don’t turn your back on me.
Nel frattempo, nel dormitorio femminile si diffondevano delle note. Giulia aveva acceso il mini stereo. Per godersi la voce dal vivo di Billy Joe. Quello era il cd del tour a cui avevano assistito. C’erano tutte le canzoni. E le voci dei fan da sottofondo a quella del cantante. In mezzo a quelle voci, c’era anche la sua. Anna ed Hermione avevo azzeccato il regalo. Quel cd le riportava alla mente un sacco di ricordi. All’inizio Giulia aveva optato per la lettura del libro che le aveva donato Piton. Poi però, aveva dato ascolto al suo cuore. Che l’aveva condotta allo stereo. L’aveva avvicinato al suo letto. Ci aveva messo il cd. E che in quel momento, stava guidando le tracce. Fino all’ultima. Un urlo si levò per la stanza. Giulia si mise sul letto sorridendo. E subito Billy Joe partì. Another turning point, a fork stuck in the road. La ragazza chiuse gli occhi. Aveva deciso di dedicarsi a quei cari ricordi che la chiamavano. Però in effetti dedicava sempre tempo ai ricordi. Ultimamente aveva avuto così tanti grattacapi che non era mai riuscita a fantasticare nemmeno un po’. Fra la tristezza di Hermione e le preoccupazioni di Anna. Time grabs you by the wrist, directs you where to go. Giulia si lasciò cadere sul letto. La testa sul cuscino. C’era qualcosa che le ronzava in testa, da quando esattamente non lo sapeva. Però lei sapeva di cosa si trattasse. Era una risata. Un sorriso. Dei capelli neri come la notte. E due dolci occhi nocciola. Semplicemente una bambina. Eveline. La vedeva. Nella sua testa, come se fosse con lei già tutti i giorni. Ogni volta che ci pensava, sentiva un calore nel petto. All’altezza del cuore. Ed ogni volta, le appariva l’immagine dello specchio. Di quella bambina dal vestitino viola svolazzante. So make the best of this test, and don't ask why. Giulia era certa che Eveline si sarebbe affezionata molto a Severus. Anche perché sapeva che lui sarebbe stato un padre esemplare. Come era Sebastian per lei. Sarebbe stata una bambina intelligente. Con le doti del padre. E il suo carattere. Sempre solare ed allegro. Ed al suo fianco, le sue amiche fidate. Elizabeth e Rose. It's not a question, but a lesson learned in time. La prima, sarebbe stata la bambina più corteggiata. Giulia lo sapeva. Quegli occhi glaciali avrebbero fatto una strage fra gli studenti. Però lei avrebbe voluto solo un uomo come suo padre. Il fiero rampollo di casa Malfoy. Il suo cuore l’avrebbe dato solo ad un principe. O almeno, a quello che per lei lo sarebbe stato a sufficienza. Ed avrebbe sopportato quella piccola elegante miniatura di Anna. Dall’animo coperto da pizzi e fronzoli alla gothic lolita. Tormentato dalla colpa di essere una dei  discendenti impuri di una stirpe troppo restrittiva. It's something unpredictable, but in the end is right. La seconda invece, sarebbe stata la tipica bambina seria. Con la testa sulle spalle nonostante la poca età. La bellezza e l’intelligenza di sua madre. L’astuzia di suo padre. E le lentiggini tipiche dei Weasley. Probabilmente si sarebbe innamorata di qualche ragazzo più grande. Forse proprio un certo Serpeverde. A cui Ron non avrebbe mai dato consenso. Per non parlare del peso che avrebbe dovuto portare la piccola rossa. Essere la figlia di Hermione equivaleva all’eccellere come lei in tutte le materie. Con ottimi voti. Senza mai pensare a se stessa. Per fortuna però, avrebbe avuto vicino le amiche. I hope you had the time of your life. Elizabeth, Rose ed Eveline. I nuovi uragani. Giulia sorrise al pensiero. Forse si stava lasciando trasportare troppo dalla fantasia. In effetti nulla era decisivo. Quello era tempo di guerra e di certo non era bene lasciarsi cullare da futuri progetti. Anche se era il giorno di Natale. La ragazza sospirò. Un poco le era dispiaciuto non essere tornata a casa. Però un patto era un patto. Aveva promesso ad Anna ed Hermione che sarebbe rimasta. E così aveva fatto. Tuttavia quel giorno non era ancora rimasta con le amiche. A parte l’ovvia apertura dei regali. E ciò le dispiaceva. So take the photographs, and still frames in your mind. Giulia teneva alle sue amiche. Erano la sua seconda famiglia. Avrebbe fatto di tutto per loro. Proprio non sopportava vederle stare male. Hermione, immersa nei fazzoletti. I segni delle lacrime sulle guance. Anna, continuamente occupata ad attorcigliarsi tra le dita quella croce. Gli occhi lucidi come non mai. No, non l’avrebbe più permesso! Doveva fare un bel discorsetto sia a Ron che a Draco. Soprattutto a Ron però. Voleva che le sue amiche fossero felici. Voleva vedere Hermione sorridere. Uno dei suoi sorrisi. Quelli apparsi d’improvviso. Che non si accorgeva nemmeno di aver fatto. Voleva vedere Anna ridere. Sentire la sua risata. Quella profonda. Che sprizzava allegria. Quella che veniva dal suo cuore. Anche perché non vedeva né quel sorriso né sentiva quella risata da molto. Hang it on a shelf in good health and good time. Giulia sospirò. Guardò in su. Il soffitto coperto dal baldacchino. Il letto su cui era doveva essere abbastanza vecchio. Hogwarts, era abbastanza vecchia. Però era la sua casa per nove mesi l’anno. Da sei anni. Anche se cambiavano dormitorio ogni anno, lei sentiva suo quel posto. Anche perché sua madre l’aveva istruita per bene sulla scuola. Giulia se lo ricordava ancora, quel giorno di cinque anni prima. Lei era sul solito dondolo in giardino. A coccolare Billy Joe. Suo padre era al lavoro. Mentre sua madre beveva il tè in salotto. Era una giornata di metà agosto. E soffiava un tiepido venticello. Ad un certo punto un gufo le era atterrato in testa senza molti convenevoli. Poi le aveva teso la zampa con una pergamena. Giulia l’aveva presa curiosa e l’aveva letta. Fu allora che il suo cuore iniziò a battere forte. Il gufo volò via subito. Lei saltò giù dal dondolo e corse da sua madre. Inciampando sui propri passi. Felice. Entrò nel salotto quasi andando a sbattere contro la porta. Mentre Billy Joe la seguiva con passo lento. Sua madre la guardò divertita. Chiedendole il perché di tanta euforia. Però, quando anche lei vide la lettera. Stretta fra le braccia di Giulia. Si alzò di scatto dal divano rovesciando il tè sul tappeto. Saltando di gioia andò da lei. Poi la prese in braccio. Sollevandola in alto e facendola girare. La strinse in un abbraccio. E lesse la lettera. Giulia aveva iniziato a fare mille domande. Sulla scuola. Sui professori. Sulle sue nuove compagne. Come sarebbe stato. Se le sarebbe piaciuto. E sua madre paziente le aveva risposto, sempre sorridente. Lei era felice. Per essere stata chiamata ad Hogwarts. Ma ancora di più. Perché adorava vedere sua madre sorridere. Tattoos of memories and dead skin on trial. Per cena Mary cucinò il piatto preferito di Giulia. Inoltre comunicarono la bella notizia a Sebastian. Sembrava addirittura più contento di loro due messe assieme. La ragazza chiuse gli occhi per un attimo. Le sembrava di sentire ancora le risate di gioia di sua madre. I cori di suo padre. Per non parlare del giorno della partenza per Hogwarts. Lei stava in piedi accanto all’espresso. Che le sembrava una grande macchina rossa. E le faceva anche un po’ paura. Mary stava davanti a lei. La abbracciava ogni due minuti. Mentre suo padre le accarezzava la testa. Cercando di trattenere una lacrima solitaria. For what it's worth it was worth all the while. A Giulia però dispiaceva lasciare i suoi genitori. Nonostante fosse felice per la nuova scuola. Il nuovo mondo in cui stava per entrare. Fu il fischio del treno ad interrompere i solo saluti. Lei aveva guardato in alto. Verso suo padre. Che le aveva sorriso. L’aveva spinta piano verso l’entrata della carrozza. Giulia aveva sorriso. Aveva abbracciato lui e sua madre. Ed era salita. Una cosetta timida in mezzo allo sciamare di studenti. Era andata addosso a chissà quante persone. Ed iniziava a sentirsi impaurita, persa, sola. Poi si era ritrovata per terra, dopo l’ennesimo scontro. Era scoppiata a piangere. Fu allora che una voce le entrò nel cuore. Una voce sicura. Dolce. Ma allo stesso tempo tagliente come la lama di un rasoio. Così Giulia aveva alzato il viso. Con gli occhi pieni di lacrime. Ed aveva visto una mano tendersi verso di lei. Una piccola mano dalle dita lunghe. Le unghie non ancora cresciute tinte di smalto nero. E sul palmo. Una piccola caramella dalla carta azzurra. Pian piano poi aveva alzato lo sguardo sul viso della bambina. La frangia lunga sulla fronte. Gli occhiali sulla punta del naso. La carnagione pallida. E un tocco di ombretto sulle palpebre. A contornare gli occhi scuri. Quella era Anna. Che le aveva offerto aiuto. Nonostante non sembrasse una bambina socievole. Nonostante avesse quegli occhi dallo sguardo duro. Nonostante non la conoscesse. L’aveva aiutata. E Giulia si era sempre chiesta il perché. It's something unpredictable, but in the end is right. La ragazza sorrise. Anna. Come Hermione. C’erano sempre nei suoi ricordi. Erano una parte importante. Nella sua vita. Nel suo cuore. In lei. Doveva ricambiare il grande favore che le stavano facendo. Ed avevano fatto in tutti quegli anni. Starle accanto. Doveva aiutarle nei momenti bui. Ed essere felice nei giorni importanti. Aiutarle nelle loro scelte. Stare sempre con loro. Perché per lei l’amicizia era di più che un semplice chiacchiericcio tra ragazze. Era un legame vero e proprio. Duraturo. Tre persone. Che si volevano bene. Tre vite. Incatenate da sentimenti di affetto. Gioia. Anche dolore qualche volta. Ma anche il dolore per lei era sopportabile, bastava avere qualcuno su cui fare affidamento. Qualcuno che la sopportasse. Lei. Le sue paure e le sue ansie. Si sentiva fortunata. Anche perché, come una volta aveva sentito dire. “È difficile trovare persone che ti amino per quello che sei”. E lei era stata così fortunata da trovarne due. I hope you had the time of your life. E, mentre la voce di Billy Joe Armstrong si affievoliva. Indicando la fine della canzone. La fine del cd. La fine del concerto. Anche i ricordi di Giulia svanivano. Sfumando pian piano in un dolce sorriso.
La ragazza rimase sola fino all’ora di cena. Era stata Hermione la prima a tornare in dormitorio. Appena era entrata aveva cercato di non farsi guardare in viso da Giulia. Ed era corsa in bagno per sciacquarsi il viso. Cancellare con una passata d’acqua tutto il pomeriggio. I brutti pensieri. Le scie delle lacrime sulle guance. Gli occhi rossi. Che Giulia era comunque riuscita a vedere. Nonostante il prefetto avesse tenuto il volto basso. Fisso a terra. E quell’atteggiamento. Per l’amica era stato come una freccia diritta nel cuore. Doveva mettere la parola fine a tutto. Non voleva più vedere Hermione così. Non se lo meritava. Nel contempo, anche Anna aveva aperto la porta. Giulia si voltò. La castana andò al suo letto. Lasciando una scia bianca dietro di se. Solo allora la ragazza guardò alla finestra. Dei fiocchi pallidi cadevano placidi fuori. Hermione uscì dal bagno e guardò con fastidio la scia bianca lasciata sul pavimento. “Bene ragazze…l’inverno è ufficialmente iniziato…” commentò pacata Anna, lasciando cadere stancamente l’ombrellino accanto al suo baule. Giulia sorrise. “Che bello! La prima neve!” esclamò entusiasta. La castana alzò le spalle. “Appunto…già nevica fuori…se ci porti anche la neve in camera sai che bello! Potevi almeno pulirti gli anfibi prima di entrare…” la rimproverò Hermione. Poi prese la bacchetta e pulì il pavimento con un gesto secco. La castana non la guardò nemmeno. Giulia si alzò e si andò a sedere sul davanzale interno della finestra. Gli occhi puntati sui fiocchi. Il prato sotto di loro oramai coperto. “Ma da quando ha iniziato a nevicare?” chiese. “Una o due orette fa…non so…” rispose vaga Anna. Ci furono dei minuti di silenzio. “Hey ragazze…che dite se andiamo a fare una passeggiata stasera?” osservò ancora la ragazza. La castana ed il prefetto la guardarono dubbiose. “Con questo tempo?” sbottò la seconda. “Io ci sono già stata tutto il pomeriggio sotto la neve…” sbuffò la prima. Giulia annuì triste e tornò a volgere lo sguardo al giardino. Hermione ed Anna si guardarono. E capirono. La loro amica cercava soltanto di farle stare assieme. Era il giorno di Natale. E i tre uragani non lo avevano nemmeno passato vicine. Così si decisero. La castana si avvicinò piano. “Dopotutto è solo neve…” commentò. “Esatto…basta munirsi di cappotti, sciarpe e guanti!” completò il prefetto. Giulia si voltò e le guardò con un sorriso. “Però dobbiamo coprirci bene! Intesi?” osservò Hermione, rivolgendo uno sguardo sbilenco ad Anna. “Va bene mamma!” ghignò quest’ultima. Il prefetto sbuffò esasperata. Mentre Giulia sorrideva divertita. Dopo qualche minuto le tre scesero in Sala Grande per dedicarsi ad un’abbondante cena. Al contrario di come si era sperato, il posto di Silente era comunque vuoto come a colazione. Mentre Piton se ne stava nel suo solito angolino. Mangiucchiando il suo cenone senza avere particolari contatti audio-visivi con gli altri insegnanti. Il tavolo Tassorosso e quello Serpeverde invece, in quei giorni, sembrano facessero a gara per aggiudicarsi il premio di quello con più assenti. Quello verde argento aveva decisamente vinto quella sera. Anna non si stupì particolarmente di non vedere il suo biondino occupare il solito posto. Così le tre si godettero le infinite portate del cenone. Stavolta chiacchierando. In attesa dell’uscita serale. Quando anche dell’ultimo dolce rimasero solo le briciole, le ragazze si alzarono. Andarono in camera a prepararsi. Hermione si mise il cappotto pesante. Dei guanti morbidi di lana. Ed un cappello azzurro felpato. Giulia indossò il solito cappotto nero. E un paio di guanti viola. Mentre Anna si limitò a mettere il giubbotto di pelle lasciandolo aperto. Ed i paraorecchi regalatogli dalla sorella. Le tre si guardarono ancora una volta. Poi Giulia le prese a braccetto. Trascinandole fuori dalla camera. Per i corridoi. Rifacendo il percorso che la castana aveva seguito il pomeriggio. In poco tempo arrivarono in giardino. Quello che si parò davanti alle tre ragazze le lasciò senza fiato. Il prato era interamente coperto di neve. Dal cielo i fiocchi cadevano ancora. Lenti. Ed il lago pareva più brillante che mai. La prima che si rianimò fu Giulia. Che si fiondò sotto la neve piroettando. “Ragazze!! Andiamo venire!! C’è la neve!!” esclamò entusiasta. Hermione ed Anna non poterono far altro che seguirla. You don't have to move, you don't have to speak, lips for biting. Al primo passo, la seconda sprofondò con mezza gamba nella neve. “Santo Manson, non era così alta oggi pomeriggio!” sbottò. Il prefetto iniziò a ridere. “Molto divertente!” sbuffò ancora la castana, cercando di tirare fuori la gamba bloccata. Giulia le osservava divertita. Anna finalmente riuscì a liberarsi. Con uno scatto talmente improvviso però da far causare lo sprofondamento dell’altra gamba nella neve. Il prefetto cominciò a ridere ancora più forte. Mentre la castana aveva iniziato ad inveire. You're staring me down, a glance makes me weak, eyes for striking. “Cosa ridi?! Qua è come nelle sabbie mobili! Più mi muovo e più sprofondo!” sbottò ancora Anna. Hermione scosse la testa. “Non dire sciocchezze! Non si è depositata così tanta neve!” commentò poi. La castana indicò la sua gamba con cipiglio nervoso. “Bhe Anna…devi ammettere che la lunghezza della tua gamba equivale a quella della gamba di uno sgabello…” osservò Giulia. Il prefetto scoppiò nell’ennesima risata. Anna prese della neve e ne fece una palla. Tirandola poi a Giulia. Che si spostò di qualche passo già preparata. Così la castana ricominciò ad imprecare contro la neve. Ed Hermione che non smetteva di ridere. “Non è divertente Herm! Mi si sta ibernando la gamba!” continuava a lamentarsi Anna. Il prefetto era piegato in due dalle risate. Now I’m twisting up when I’m twisted with you, brush so lightly. Dopo qualche minuto la castana sbuffò. Era stufa. Così con uno scatto fulmineo circondò la gamba di Hermione con le braccia. Questa perse l’equilibrio e cadde a faccia in giù nella neve. “Ora dimmi se è divertente…” ghignò Anna. Il prefetto alzò il viso riservandole un’occhiataccia. Si liberò dalla sua presa e si voltò verso Giulia. Si guardarono con intesa per qualche minuto. Entrambe presero veloci le bacchette. Subito dopo Anna si ritrovò sommersa da una valanga di neve. “Brave ragazze, brave! Siete davvero delle persone mature…aggredire così una povera ragazza indifesa…” sbuffò. Hermione e Giulia la guardarono e scoppiarono a ridere. Dapprima la castana fece l’offesa. Poi però si lasciò andare anche lei ad una grossa risata. And time trickles down, and I'm breathing for two, squeeze so tightly. Mentre Giulia ed Hermione ridevano ancora, la castana riuscì a liberarsi. Fece due mucchietti di neve e con un colpo di bacchetta sommerse le amiche. Dopo varie scuse e preghiere, Anna decise di accontentarle e liberarle. Una volta riacquistato l’uso degli arti congelati le tre si rianimarono. Giulia ricominciò a trotterellare fra i fiocchi. Hermione saltellava per lasciare le impronte sul manto soffice. Mentre la castana le guardava. Quella era la prima neve. Lei ne era stata testimone già dal primo pomeriggio. Però in quel momento non si sentiva come qualche ora prima. Non aveva più quel senso di vuoto dentro di se. Si sentiva solo…libera. Guardare le amiche le metteva allegria. Perché sapeva. Di non essere più solo quella macchia scura in mezzo a tutto quel bianco. I’ll be fine, you'll be fine. this moment seems so long. Fu la valanga di neve sul viso a estraniarla da quel piccolo pensiero. Anna si tolse gli occhiali e se li pulì nella maglietta. Poi guardò con aria di sfida Giulia ed Hermione. Che si indicavano a vicenda per sfuggire alla sua ira. La castana prese un mucchio di neve fra le mani. Ed iniziò a sparare palle di neve a destra e manca. Per riuscire di colpire le due. Il prefetto aveva preso a correre. Aveva il fiatone. Le sembrava di aver caldo sotto tutti quegli strati di lana. In realtà sapeva che non era la corsa a farle quell'effetto. E nemmeno la fatica di muoversi sulla neve. Quel calore veniva da dentro di lei. Dal suo cuore. Che per tutto il pomeriggio era stato confinato in una lastra di ghiaccio. Spessa quanto quella che ricopriva il lago. Ed era stato in quel momento. A vedere le sue amiche rincorrersi. Ingaggiando una finta battaglia. Che quella lastra si era finalmente sciolta. Don't waste now, precious time, we'll dance inside the song. Mentre Hermione si era fermata. Anna e Giulia si erano rincorse fino ad essere talmente stanche da gettarsi sulla neve di loro spontanea volontà. La castana si era avvicinata allo scalino di marmo accanto all’entrata del giardino. E l’amica l’aveva pian piano seguita. Lasciando il prefetto con il viso rivolto verso il cielo. Alle nuvole grigie. Soffici portatrici di quella magia bianca. “Già arresa?” osservò Giulia, sedendosi accanto ad Anna. Questa alzò le spalle. Ed iniziò a sfregarsi le mani. Non aveva portato dei guanti. Quindi le lunghe ed ossute dita erano rosse. Ma non le facevano poi così male. Giulia lo notò. Si tolse i guanti e glieli offrì. Anna però scosse la testa. What makes the one to shake you down? “Ora si che mi servirebbe una sigaretta…” sbuffò. La ragazza la guardò stupita. “Anna…tu non fumi…” commentò divertita. La castana ghignò beffarda. “Anche quello è vero…in effetti penso che se iniziassi a fumare tu ed Herm mi picchiereste…vero?” chiese. Giulia annuì cercando di fare un’espressione dura. Senza però molto successo. Each touch belongs to each new sound. Rimasero qualche minuto in silenzio. Anna aveva preso a guardare Hermione. Che aveva iniziato a radunare la neve per farne un piccolo pupazzo. Invece Giulia guardava proprio la castana. Gli occhi fissi sui suoi. Anche se questi non la contraccambiavano. “Anna…?” la chiamò piano. In un sussurro. “Si?” rispose l’altra. Senza però girarsi. “Hai presente…ecco…cinque anni fa…quando…ci siamo incontrate sul treno?” continuò a dire Giulia. La castana annuì. “Ecco…perché…perché quella volta mi hai aiutata?” concluse d’un fiato. Say now you want to shake me too. Anna stavolta si giro. La guardò negli occhi. “Perchè ti ho aiutata? Bhe…sai Giulia…l’insistenza con cui continuavi a chiamarmi era tale…che…non ho potuto far finta di niente…si insomma…eri talmente rumorosa…che volevo darti quantomeno un pugno…però quando hai alzato il viso verso di me, avevi un’espressione talmente idiota che mi è passata la voglia…” spiegò. La ragazza la guardò sorpresa. Non per le parole. Ma perché sul viso della castana era comparso un sorriso. Non un ghigno. Un vero sorriso. Quello che lei aveva pregato di rivedere. Così anche Giulia sorrise. E per di più Anna aveva ragione. Lei voleva qualcuno. L’aveva chiamata veramente. Il suo cuore l’aveva fatto. Aveva invocato aiuto come un cucciolo abbandonato. Perché all'inizio lo era stata davvero. Per la prima volta nella sua breve vita si era sentita sola. Poi però Anna era arrivata. Illuminandola di quella sua strana luce. Portandola via dalla paura. Dal pianto. E così aveva continuato a fare durante quei sei anni. Move down to me, slip into you. La castana si alzò. “È meglio andare a recuperare Biancaneve…altrimenti mi sa che in mezzo a tutto questo orrido bianco ce la perdiamo…” propose. Giulia alzò lo sguardo ed annuì. Così Anna le porse una mano. Che lei accettò volentieri. Insieme andarono da Hermione. Tornarono in camera solo quando un venticello gelido iniziò a soffiare. Coinvolgendo i poveri fiocchi di neve in una bufera. Arrivate in camera, le tre si sistemarono sui propri letti. Si cambiarono, infilandosi poi nelle calde coperte. “Ho le mani congelate!” sbuffò Anna, iniziando a sfregarsi le povere dita oramai rosse. Hermione scosse la testa. “Così impari a non portarti dei guanti…” commentò. Giulia sorrise. Diede un’occhiata veloce all'orologio. Mancavano cinque minuti a mezzanotte. “Ragazze…Natale sta passando…” osservò triste. Le amiche si voltarono dubbiose. “In verità oramai è già passato… anche perché ho intenzione di chiuderlo qui…” sbadigliò il prefetto. Anna scosse la testa. “Non è stato così male…” commentò poi. “Giusto! E poi ha anche nevicato!” completò Giulia. Hermione le guardò divertita. Dopo qualche minuto le tre sbadigliarono all'unisono. Scoppiando poi nell'ennesima risata. “Santo Manson! Dobbiamo concluderlo bene questo Natale…” propose poi la castana. Giulia annuì. “Io dico…andiamo a dormire…” rispose subito Hermione, portandosi le coperte fin sulla testa. Anna sbuffò esasperata. “Hey Giulia…che ne dici di leggerci il libro che ti ha regalato Piton?” esclamò poi. In un impeto di curiosità. L’amica arrossì. Il prefetto fece un chiaro segno di assenso da sotto la coperta. Così la ragazza non poté fare altro che prendere il libro. Anna sorrise e si accoccolò nel caldo piumone. Giulia si schiarì la voce. “C’era una volta una giovane mendicante di nome Arlene che viveva nelle strade della grande città di New York. Sin da bambina aveva dedicato la sua vita a costruire bambole per le bambine ricche…e a essere sinceri, ogni volta che gliene compravano una piangeva…visto che erano la sua vera famiglia…” cominciò. Anna chiuse gli occhi. Mentre Hermione già iniziava la sua veglia. Pian piano la voce dell’amica si affievoliva. E loro seguivano quel poco che ne rimaneva. Lo sapevano. Che quella voce. Dolce e delicata. Era la loro protettrice. La loro guida. Attraverso quell'intricato labirinto tra la realtà e il sogno. 

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Capitolo 23
*** I Caught Myself ***


Ma buonasera...notte...giorno. Ma buon! XD
Nono tranquille, non sono eterea e nemmeno un'allucinazione da abboffate natalizie u.u dopo un anno (che vergogna D:) finalmente mi sono decisa a riprendere in mano la mia adorata FF. La difficotà principale è che l'ho scritta cinque anni fa (e quindi si, vi ho fatto aspettare nonostante sia completa) e io sono cresciuta, sono cambiata.
Però avevo io stessa bisogno di un po' di sano diabete alla Wyspet, per cui sono tornata 'a casa'. E Hogwarts è esattamente questo. Anche perchè ve lo ricordate no? Che 'a Hogwarts chi chiede aiuto lo troverà sempre'. Non si nota che ho riletto i libri, nooo *coro sarcastico*
Ma basta premesse per la mia coda di paglia e veniamo al dunque! 

Avvertenze: questa ff la scrissi nel 2009, anno in cui impazzavano i Tokio Hotel (e in cui impazzava prenderli in giro, mea culpa.) e Twilight andava di moda. Stavolta sono pure in pari con l'atmosfera natalizia! *^* solito OCC, diabetanza e tante diottrie perse <3

In questo capitolo troviamo Supernatural dei Flyleaf, The Girl That All Bad Guys Want dei Bowling for Soup, Hide and Seek (i vecchi tempi di The OC regnano XD) degli Imogean Heap, I Caught Myself del Paramore ed infine Never Think di quel vampiro sbrilluccicoso che altri non è se non Robert Pattinson (però è bella la canzone nè u.u ps. la canzone vera inizia quando son più o meno arrivati sulla Guferia, siccome metà canzone è solo suonata XD).

Inoltre volevo avvisarvi che: grazie ad una mia carissima amica ho scoperto il magico mondo delle playlist di Spotify, per cui se mi cercate sotto il solito fantasioso nome di mimiryuugu, troverete tutte le tracce musicali di ogni fan fiction dei Tre Uragani *^*

Spero che il capitolo vi piaccia e speriamo non sia anche l'ultimo prima di secoli, oltre che l'ultimo del 2015 (primo e ultimo, per le mutande di Merlino!). 
Buona lettura <3



Ventitreesimo Capitolo 

Durante la notte la neve non smise un attimo di scendere. La bufera si era calmata, lasciando i piccoli fiocchi cadere nella loro tranquillità. Un silenzio avvolgeva l’intero giardino. La piovra si era oramai arresa al freddo. Gli ultimi sprazzi di vento facevano muovere le fronte al ritmo di un valzer pacato e magico. Nonostante nulla producesse rumore, qualcuno non riusciva a dormire. Giulia si rigirava nel letto. Billy Joe dormiva appallottolato accanto a lei, il musetto appoggiato al cuscino. La ragazza lo guardava senza prestarvi veramente attenzione. Si era svegliata all’improvviso pochi minuti prima. Non sapeva il perché. Forse, si era finalmente accorta che il Natale era passato. Oppure aveva fatto un sogno particolarmente intenso. Giulia si alzò piano dal letto scostando le coperte. Il freddo le si insinuò da sotto i pantaloni del pigiama. Ed i piedi a contatto con il pavimento gelato la fecero rabbrividire. Si mosse piano verso la finestra. Sedendosi poi sul davanzale con una leggerezza strana. Non le era naturale. Eppure non si accorgeva nemmeno dei gesti che stava facendo. Forse stava ancora sognando. Una volta che i piedi si staccarono dal pavimento gelido, Giulia sospirò. Lasciandoli a ciondoloni. Le braccia ben salde ai lati dei fianchi. Iniziò a guardarsi intorno. La stanza era avvolta nel buio. Her headaches are constant increasing in pain each passing day. Anna dormiva nel suo letto. Le coperte strette a lei. Nemmeno James era riuscito ad infiltrasi fra loro per raggiungere la sua padrona. Ed ora giaceva a terra addormentato. Qualche volta emetteva un ringhio soffocato per l’irritazione. Giulia scosse la testa divertita. She cant even manage to stand on her own its gotten so bad. Grattastinchi se ne stava beato ai piedi del letto di Hermione. Il prefetto si era addormentata con le coperte ancora sulla testa. Persisteva in quella posizione per evitare il più minimo contatto con il freddo. Il povero gatto non aveva nemmeno provato a varcare il muro di piumone. Arrendendosi così ad un misero posticino nel posto più sicuro e caldo possibile. You think in saying there’s no use in praying but still she bows her head so she can say. Giulia sobbalzò. Aveva ancora gli occhi intenti a scrutare nel buio. Quando aveva sentito qualcosa piombarle in grembo. Tirò un sospiro di sollievo vedendo la palla di pelo strusciarsi su di lei. “Che spavento che mi hai fatto prendere Billy Joe!” lo rimproverò sottovoce. Il gatto alzò il musetto. Per poi bloccarsi a guardare la sua padrona negli occhi. La ragazza sospirò. “Scusa se ti ho svegliato…” si scusò poi Giulia. Facendogli una carezza sulla testolina. Billy Joe scese dalle sue gambe. Posizionandosi poi nel piccolo spazio rimasto sullo stretto davanzale. Thank you for just one more day. Giulia lo seguì con lo sguardo. Il gatto fissò i suoi occhi al di fuori della finestra. Forse guardavano il giardino in cerca di qualche preda scura in mezzo a tutto quel bianco. Oppure scrutavano con inquietudine proprio la neve. “Billy Joe?” lo chiamò piano la ragazza. Il diretto interessato non si voltò. Si limitò a tirare indietro le orecchie. Giulia alzò piano un ginocchio. Si voltò senza fare rumore. Per poi aggiungere anche l’altra gamba, ritrovandosi così in ginocchio sulla fredda pietra. La finestra era abbastanza grande da consentirle di tenere la schiena pienamente dritta. Billy Joe rimase immobile fissando fuori. “Non ti piace tutta quella neve eh?” commentò la ragazza sottovoce. Il micio finalmente si voltò a fissarla. Supernatual patience graces her face and her voice never raises. Giulia gli rivolse un sorriso. “Non è male…anche se con tutto quel pelo forse è fastidiosa…” continuò. Il gatto bloccò ancora le sue iridi su quelle della sua padrona. Sembrava uno sguardo di rimprovero. A cui la ragazza non seppe resistere. “Mi conosci fin troppo bene…” sussurrò divertita. Billy Joe si spostò piano dalla sua postazione. E piano picchiò la testa contro la gamba di Giulia. Come se volesse spronarla a parlare. “Sai…è stato un bel Natale...anche se non l’ho trascorso con i miei non mi dispiace…c’erano Anna ed Hermione con me…e anche Severus…la mia seconda famiglia…” iniziò a ragionare lei. Il gatto le diede ancora un colpetto sulla gamba. La ragazza scosse la testa. All because, of a love, never let go of. “Tu lo sai vero Billy Joe? Dovresti capirlo prima di me che qualcosa non va nell’aria…” aggiunse. Poi guardò verso il suo interlocutore in segno di risposta. “Ho paura…sento che tutto sta cambiando…però…io…devo essere forte vero?” disse ancora. Il felino si avvicinò al vetro della finestra. Il suo sguardo era tornato a scrutare il giardino. Gli occhi nocciola di Giulia fecero lo stesso. “Questo potrebbe essere stato l’ultimo Natale tranquillo…forse l’ultimo che ho potuto festeggiare con loro…” sussurrò. Poi si voltò per qualche secondo verso i letti delle sue amiche. Billy Joe le puntò addosso le iridi. Luminescenti in mezzo a quel buio. He has every reason to throw up his fists in the face of his God who let his mother die. “Possibile che per colpa di un fanatico egoista il mondo sia destinato a un così grande cambiamento? Non è necessaria una distinzione in base all’appartenenza…Severus è un Mezzosangue, eppure ha un cuore buono e gentile…quella è una vera virtù...perché versare sangue innocente per un nuovo mondo in cui regnerà la meschinità e l’oppressione?” disse piano la ragazza. Billy Joe si lasciò sfuggire un miagolio sommesso. “Voldemort non capisce…anche se la sua è una grande potenza, anche ammesso che crei questo mondo, non riuscirà a rimanerne sempre lui il solo sovrano…qualcuno avrà il coraggio di spodestarlo prima o poi…” obbiettò ancora Giulia. Il felino si avvicinò piano a lei, per poi appoggiarle una zampa su un ginocchio. Through all the prayers and tears, she still passed in pain anyway. “Lo so…è inutile che mi arrabbi…però...” sbuffò in risposta la ragazza. Billy Joe strusciò piano la sua testa contro la gamba della sua padrona. Giulia lo guardò. Se voleva che quel mondo in cui aveva vissuto per sedici anni non crollasse doveva contribuire. Si era fatta una promessa prima di andare a combattere al Ministero con gli altri alla fine del quinto anno. Lei voleva combattere per la pace. Non voleva che nessuno soffrisse, ma soprattutto voleva proteggere loro. A cui voleva più bene che a se stessa. I suoi genitori, le sue amiche, Severus. Sapeva di non avere molte possibilità. Non era nemmeno arrivata alla maggiore età. Eppure era decisa. You think in saying there’s no use in praying but still he bows his head so he can say. “Mi impegnerò per proteggerli…quando Eveline nascerà voglio che viva in un mondo sereno…lo farò ad ogni costo! Devo solo aspettare il momento giusto…quando anche Anna ed Hermione saranno pronte…il cambiamento ci sarà!” affermò convinta Giulia. Billy Joe parve confortato dalla determinazione della sua padrona. Così le saltò in grembo. “Non mi sono dimenticata di te, stai tranquillo…” aggiunse la ragazza divertita. Poi guardò un’ultima volta fuori. Il giardino sembrava davvero un posto incantato. Più del solito ovvio. Dall’alto di dove si trovava il dormitorio Grifondoro si aveva una vista stupenda. Thank you for ending her pain. Giulia prese Billy Joe fra le braccia. Lo strinse con delicatezza. Per poi liberare le sue ginocchia oramai intorpidite dalla dura roccia. “È meglio se andiamo a nanna ora…” suggerì. Dovevano essere quasi le due. La ragazza si avviò piano al suo letto. Liberò il gatto dalla sua presa e si voltò a guardare le sue amiche. Anna doveva essersi rigirata nel sonno. La coperta le era scesa ai fianchi, così si era raggomitolata verso il bordo del letto per cercare calore. Giulia la raggiunse, sorridendo intenerita. “Spero che tu e Draco viviate per sempre assieme…Elizabeth ed Eveline dovranno sostituirci nelle escursioni notturne…” sussurrò. Poi le rimboccò piano il piumone e il resto degli strati. Supernatural patience graces his face and his voice never raises. La ragazza aggirò il letto di Anna ed andò da Hermione. Le mani non reggevano più la presa della coperta, che oramai le ricadeva pesante sugli occhi. Giulia le scoprì il viso e la sistemò in modo da evitare spifferi. Concedendo anche a lei un sorriso dolce. “Farai la scelta giusta Herm…Ron ti starà sempre accanto…anche perché senza Rose chi farà copiare i compiti di Pozioni a Eveline e Elizabeth?” commentò. Poi le fece una carezza sulla guancia, tornando finalmente al suo letto. All because of a love never let go of. Billy Joe l’aspettava impaziente. Giulia si infilò sotto le coperte. Dando ancora una veloce occhiata fuori dalla finestra. Sperava che almeno per il resto della notte la neve ricoprisse con il suo manto ovattato anche il suo cuore. Voleva ignorare i brutti pensieri che le occupavano sempre di più la testa. O almeno nasconderli. Sperando che non diventassero mai realtà. Never let go of.
Le ragazze dormirono senza altre interruzioni. La sera prima il prefetto non si era ricordato di impostare la sveglia. Fu la prima a svegliarsi. “Per Merlino che dormita! Non mi sentivo così stanca dai giorni dei G.U.F.O.!” esclamò Hermione, aprendo veloce gli occhi. Poi si lasciò andare in uno stiracchiamento. Sentiva le gambe stranamente indolenzite. Dopo aver riaperto le palpebre per qualche minuto per focalizzare la stanza, capì cosa le era successo. Grattastinchi si era spaparanzato finendo per sdraiarsi sulle sue gambe, credendo forse di non essere per nulla pesante. Piano il prefetto fece rotolare più in la l’enorme palla di pelo in modo da riuscire ad alzarsi. Per sbaglio puntò gli occhi sulla sveglia. La fissò incredula per qualche secondo. Poi sbarrò gli occhi. “Non è possibile! La sveglia deve essere impazzita!” strillò. Nemmeno il tempo per ricontrollare l’orario che un cuscino l’aveva già presa in piena testa. “Ma è modo di svegliare le persone questo Herm?! Sembri Bill Kaulitz che fa le prove per un concerto!” sbottò irritata Anna, tirandosi su la coperta fino alla testa. Giulia era saltata a sedere nel momento stesso in cui aveva sentito la voce della sua amica. Gli occhi ancora aperti a metà. “Herm…cosa succede?” chiese ancora assonnata. “Cosa succede? Succede che abbiamo una pazza maniaca in camera con noi!” rimbeccò convinta Anna. La faccia coperta dal piumone per evitare di incontrare la luce. “Ragazze è tardissimo! Non ho messo la sveglia ieri sera!” esclamò ancora Hermione. Poi saltò giù dal letto e sfrecciò in bagno. Giulia scosse la testa divertita. Piano si alzò dal suo letto per far svegliare a forza la castana. Dopo qualche minuto passato tra suppliche ed insulti, le due raggiunsero il prefetto in bagno. Hermione era davanti allo specchio. Si stava sistemando la fascia in modo che non le si bagnasse la frangia. Giulia prese un pettinino dal ripiano accanto al lavandino e raccolse il ciuffo ribelle da una parte. Poi si aggiunse al prefetto. Anna le guardava con gli occhi ridotti a fessure. Non si era nemmeno messa gli occhiali. “Herm…tu sei tutta psicopatica…” sbottò, spingendo in la Giulia. Il prefetto sbuffò. “Non voglio ridurmi a svegliarmi all’ora di pranzo ogni giorno! Altrimenti quando ricominceranno le lezioni non riuscirò più a riprendere il mio ritmo biologico…” spiegò convinta. La castana si raccolse con una fascia la frangia. Evitando accuratamente di lanciare qualcosa di contundente all’amica. “Avanti, avanti! Non è bene litigare la mattina presto!” esordì Giulia, con tono pacato. “Non ho di certo iniziato io…” sbuffò Hermione. Anna la fulminò con lo sguardo. La terza sospirò. Passarono dei minuti di silenzio. Fino a quando la castana sputò nel lavandino, dopo essersi lavata i denti. Il prefetto scosse la testa esasperata. Subito l’altra le rivolse un ghigno. Giulia guardò curiosa l’amica. “8 o'clock, Monday night and I'm waitin’ to finally talk to a girl a little cooler than me…” iniziò a canticchiare Anna. Hermione la ignorò, continuando ad asciugarsi il viso dopo un’ondata di acqua gelata. “Her name is Nona, she's a rocker with a nose ring, she wears a two way, but I'm not quite sure what that means...” continuò la castana. Sempre guardando di sottecchi la diretta interessata. Giulia sorrise divertita. Il prefetto unì le mani sotto al rubinetto aperto, poi si portò l’acqua al viso. Cercava ancora di non dar peso all’amica. “And when she walks, all the wind blows and the angels sing…” ghignò Anna, buttando da parte un asciugamano. Per poi scambiarsi uno sguardo d’intesa con Giulia. “She doesn't notice me!” aggiunse subito quest’ultima. Hermione sbuffò spazientita. “Cause she is watchin' wrestling creamin’ over tough guys…” sibilò Anna. Avvicinandosi al prefetto. “Listenin' to rap metal  turntables in her eyes…” la raggiunse Giulia. Hermione le guardava spazientita. Quella mattina si era già svegliata con la luna storta. Forse da Anna se lo aspettava, ma che Giulia le desse anche corda era davvero snervante! “It's like a bad movie, she is lookin' through me…” mugugnò ancora la prima, con aria finta sofferente. La seconda le poggiò una mano sulla spalla. “If you were me, then you'd be screaming "Someone shoot me!"” aggiunse poi, unendo due dita a mo di pistola. Il prefetto si tolse seccata la fascetta. “As I fail miserably, tryin' to get the girl all the bad guys want…” ghignò Anna, parandosi davanti alla vittima. Hermione boccheggiò indignata. Si voltò verso Giulia in cerca di aiuto. Ma l’amica alzò le spalle. “She's the girl all the bad guys want!” cantò infine in coro con la castana. Per poi scoppiare entrambe in una grossa risata. Il prefetto tirò un urletto esasperato ed uscì dal bagno. “Avanti Herm! Non te la prendere!” cercò di consolarla Giulia, buttando accanto al lavandino il fermaglio. “Che permalosa! Ti stavamo solo prendendo un po’ in giro…” commentò ancora Anna. Quando le due tornarono in camera, Hermione era immersa nel suo baule. “Che fai?” chiese la castana, trotterellandole accanto. “Cerco dei vestiti per poter uscire a fare colazione…anzi, pranzo oramai…” rispose secca. Anna ridacchiò soddisfatta. Per poi dirigersi al suo baule. Giulia fece lo stesso. “Cosa si fa oggi pomeriggio?” chiese. Era quasi sicura che la prima sarebbe andata da Draco. Mentre la seconda sarebbe andata in biblioteca. “Forse me ne vado a fare i compiti…” rispose timida Anna, vergognandosi quasi. Hermione interruppe la sua ricerca solo per alzare la testa e guardarla a bocca aperta. “Herm chiudi quella bocca…ti entrano le mosche…” sbuffò la castana, nascondendosi dietro a un mucchio di maglie appena tirate fuori dal baule. “Ora mi spiego perché nevica…Anna Alvis Haliwell che vuole fare i compiti…in vacanza poi! Questa è da segnare!” commentò sorpresa Hermione. “Che c’è di strano? Voglio fare del mio meglio in Pozioni…così Potter non mi potrà più superare…” sbottò convinta, analizzando una felpa. il prefetto la guardò quasi commossa. “Allora è deciso, tutte in biblioteca per oggi pomeriggio…” sentenziò Giulia. Le amiche voltarono gli occhi dubbiose. “Non vai da Piton oggi?” chiese subito Anna. La ragazza scosse la testa. “Preferisco fare i compiti…ci vedremo stasera…” spiegò sorridente. “Tu cosa fai stasera Herm?” chiese d’improvviso Anna. Il prefetto alzò le spalle. In realtà sapeva bene cosa avrebbe fatto. Sarebbe dovuta andare nella stanza dello Specchio delle Brame. Per vedere se il suo futuro fosse cambiato. Se avesse dovuto dar ragione al suo cuore, perdonando così il bradipo con le lentiggini. Le tre si cambiarono e prepararono le borse con i libri. Una volta che furono pronte Giulia prese a braccetto le amiche e le trascinò in Sala Grande. Come ogni giorno di vacanza, non c’era nessuno. Gli Uragani si sedettero al solito tavolo Grifondoro. “Certo che c’è stata proprio una pigrizia tempestiva…” osservò Anna, guardandosi in giro. “Non usare parole di cui non conosci il termine…” sibilò piano Hermione. La castana le rifilò un’occhiataccia. Per poi sfogarsi su una povera brioche ignara. Giulia perlustrava il tavolo insegnanti. Erano come al solito i più necessari. La McGranitt aveva scalato di qualche posto. Pentendosene subito per essere finita accanto a Lumacorno. Mentre questo cercava di coinvolgere la professoressa in una discussione sugli addobbi natalizi, Piton se ne stava seduto dalla sua parte. Mangiava con disinteresse il suo pranzo. Aveva notato arrivare in sala le tre ragazze, ma aveva cercato di non alzare lo sguardo. Sapeva che se avesse incontrato quei due occhi nocciola le sue guance si sarebbero colorate in un modo poco dignitoso. Dopo la notte passata, non doveva stupirsene. Si sentiva talmente stupido che non si era nemmeno concesso di godere del sogno che lo aveva intrattenuto quella notte. Il più bel sogno che avesse fatto da mesi. E poi si ricordava ancora cos’era successo la notte della vigilia. Ogni rametto di vischio glielo ricordava. Senza accorgersene aveva voltato lo sguardo. Piton si maledì per essersi perso in quei ridicoli pensieri. Giulia invece sorrise. Rivedendo finalmente quelle iridi nere. Anche se non si erano visti per un solo giorno a lei sembrava molto di più. Salutò il professore con un piccolo cenno della mano. Il diretto interessato fece un sorriso sghembo. Solo quando Piton distolse lo sguardo da lei, la ragazza sentì la voce di Anna. “Giulia!! Mi ascolti?! Hai finito di flirtare a distanza con il pipistrello?!” sbottò. Lei sobbalzò di poco e si voltò rossa in viso. Hermione scosse la testa esasperata. Il tatto della castana lasciava parecchio a desiderare. “Mi passi quel pasticcino? Mi sta chiamando da mezzora!” sbuffò ancora quest’ultima. Giulia annuì ancora imbarazzata. Prese il dolce e provò a passarlo ad Anna. Ma il prefetto fu più svelta. Lo prese e lo mangiò in un solo boccone. La castana ringhiò piano. “Chiamata terminata…c’è stato un problema di linea…” ironizzò Hermione. Giulia ridacchiò divertita. “Herm…tu devi smetterla di frequentare la Parkinson…” sentenziò inorridita Anna. Il prefetto ghignò felice della reazione. Poi tornò a suo pasto. Dopo aver bevuto una tazza di caffè ciascuna, le tre si decisero ad iniziare il pomeriggio dedito allo studio. Nonostante fosse un giorno di festa, la biblioteca era aperta. I tre uragani si accomodarono al tavolo più vicino agli scaffali. Con la lista dei compiti accanto. L’unica che rimase concentrata fino all’ora di cena, fu Hermione. Anna si perse più volte. Dopo aver finito il tema di Pozioni si lasciò distrarre da ogni cosa. Mentre Giulia qualche volta la seguiva, nonostante cercasse di appliarsi per il tema di Difesa. Arrivate le 19.00, la bibliotecaria le cacciò quasi in malo modo. Così furono costrette ad andare a poggiare le borse in dormitorio e tornare in Sala Grande. I tavoli non erano deserti come a pranzo. Però gli studenti rimasti si potevano benissimo contare sulle dita. Dopo aver saziato la loro fame, le ragazze tornarono in camera per prepararsi alla sera. “Herm che fai allora?” le chiese Anna. Stava cercando qualcosa nel baule. Vestiti più pesanti forse. Il prefetto alzò le spalle. Non sapeva se confidare alle sue amiche il suo vero programma. Si sentiva abbastanza stupida. “Ecco…forse…vado a fare un giro…” rispose vaga. Sedendosi di peso sul letto. Giulia la guardò dubbiosa. “Non devi fare il giro da prefetto anche stasera…non c’è nessuno!” osservò. Per poi tirare su la zip della felpa con le solite orecchie da gatto. Hermione abbassò lo sguardo. “Lo…so…infatti…devo andare in un posto…” precisò. La castana le rivolse uno sguardo curioso. Appoggiando il risultato della sua ricerca nel baule. Il prefetto arrossì. “Hai un appuntamento?” ipotizzò subito stupida Giulia. Hermione scosse la testa decisa. Anna si tolse la gonna e la lasciò sul pavimento. Si vestì esattamente come il giorno prima. La felpa di Jack che l’avvolgeva in un caldo abbraccio. “Allora, parli oppure dobbiamo usare le maniere forti?” protestò poi, brandendo un cuscino. Il prefetto puntò gli occhi sui suoi stivali. “Ecco…vado…nella stanza dello Specchio delle Brame…” disse finalmente. Le amiche strabuzzarono gli occhi. “Perché?” chiese semplicemente sbigottita la castana. Hermione sospirò. “Ho bisogno di conferme…voglio…voglio vedere se quel futuro che ero convinta di poter vivere c’è ancora…” spiegò. Giulia ed Anna si scambiarono uno sguardo perplesso. “Hai paura che non ci siate più tu e Ron nel riflesso?” chiese la seconda. La prima le diede una gomitata nel fianco. Il prefetto alzò gli occhi verso le due. “Voglio sapere se devo continuare a stare male o mettermi il cuore in pace…” aggiunse. La castana scosse la testa. “Quindi se non ci vedrai Ron ti arrenderai?” chiese. Hermione annuì. Solo pensare ad un opzione simile le metteva i brividi. “Santo Manson, che cavolate che dici Herm!” sbottò ancora Anna. Il prefetto strabuzzò gli occhi incredula. “L’hai detto tu stessa no? Ron si è messo con Lavanda per ripicca… secondo me gli sei talmente mancata in queste vacanze che appena ti vedrà ti inchioderà al muro…” esordì la castana. Hermione arrossì. “Grazie per il romanticismo Anna…comunque anche secondo me gli manchi…e poi diciamocelo, chi sopporterebbe ancora Lavanda? Penso che Ron preferisca abbandonare il suo orgoglio che continuare a sentire quella vocetta stridula…” le diede ragione Giulia. Il prefetto sorrise. Scattò in piedi con un po’ più di sicurezza. “Herm…e se nello specchio ci vedi la futura famigliola Weasley, che fai? Gli mandi messaggi subliminali che si deve scusare?” commentò ancora Anna. Aveva iniziato ad allacciarsi i pesanti anfibi. Su una gamba sola. Tenendosi con una mano alla spalla di Giulia. “Penso che…ci parlerò…forse cercando un compromesso le cose si sistemeranno…” rispose timida Hermione. La castana aprì bocca per replicare. Ma Giulia le fece segno di stare zitta. Se questo era quello che la loro amica voleva, era meglio lasciarla fare. “E tu invece, vai nei sotterranei?” disse subito la ragazza, rivolta ad Anna. quest’ultima ghignò. “Potrei farti la stessa domanda…” rimbeccò. Giulia arrossì e distolse lo sguardo. “Comunque no…prima ho inviato un bigliettino a Draco…spero che gli sia arrivato…ci vediamo in atrio alle nove…” spiegò poi la castana. Si stava avvolgendo il collo in una morbida sciarpa nera. “Da quando non vuoi seppellirti sotto un caldo piumone?” osservò Hermione. Anna alzò le spalle. “C’è la neve…voglio approfittarne…” sorrise. Le amiche si guardarono stupite. “Questo mi sa tanto di appuntamento romantico…” sentenziò Giulia. La castana sbuffò. Anche se il colorito che era apparso sulle sue guance la tradiva. “Appuntamento romantico…appuntamento romantico…” iniziò a cantilenare Hermione. “Zitta o ti faccio ingoiare un calzino…e comunque voglio solo fare un giro fuori…” sbottò Anna irritata. Giulia sorrise. “Posso chiederti un favore?” le disse subito. La castana annuì. “Posso avere l’esclusiva della Guferia?” precisò. “Certo…anche tu in vena di passeggiate con Serpeverde eh?” sorrise divertita Anna. L’amica arrossì ancora. “Però se non state attenti finirete per incontrarvi…il coprifuoco per le vacanze è allargato, ma c’è!” commentò veloce Hermione. La castana le diede una pacca sulla spalla. “Non ho mica detto che staremo in mezzo al giardino…faremo una passeggiata…” obbiettò. “Appuntamento romantico…” tossicchiò Giulia. Anna le rifilò l’ennesima occhiataccia. Continuando a parlare dei programmi per quella sera, le tre finirono di prepararsi. Anna e Giulia erano avvolte nei loro cappotti. La prima, nel giubbotto di pelle. La seconda, nel solito cappotto nero, lungo un po’ più su del ginocchio. Hermione invece era armata di decisione. Uscirono dalla camera che erano le 20.50. Fecero la strada assieme fino ad un corridoio prima dell’atrio. Il prefetto si staccò da loro per poter seguire la strada che l’avrebbe condotta al suo obbiettivo. Invece Giulia proseguì con Anna ancora per qualche passo. Poi dovette svoltare e dirigersi verso i sotterranei. Così la castana si ritrovò da sola. Bruciò in pochi minuti la distanza che la separava dall’atrio. Quando svoltò l’ultimo angolo, lo vide subito. Le scappò un sorriso. Draco era appoggiato ad una colonna. Avvolto nel suo cappotto più pesante. Aveva un taglio classico, nero e lungo fino a coprirgli le ginocchia. Cozzava abbastanza con il suo chiodo di pelle. Anna trotterellò con passo leggero fino a lui. “Buonasera Malfoy…” lo salutò, facendo un piccolo inchino. Where are we. Il ragazzo si voltò. Per poi scuotere la testa stupito. “E io che pensavo di avere un appuntamento con una mia ammiratrice…che delusione…” commentò finto seccato. Anna lo fulminò con lo sguardo. “Cos’è, sei anche cieco ora?! Vuoi i miei occhiali? Guarda che mi sono firmata nel messaggio!” rimbeccò. Draco ghignò soddisfatto della reazione. What the hell is going on. “Se proprio vuoi me ne vado…anzi guarda, vado a chiamarti Pansy…sarà felicissima di uscire con te…” sbottò ancora la castana. Il biondo si lasciò andare ad una risata. Mentre Anna si voltava infastidita. Fece qualche passo in avanti, ma Draco la afferrò subito per un braccio. Poi la portò veloce a se. “Che stupida che sei Haliwell…” la canzonò. Lei tentò di divincolarsi dalla stretta. Ma il ragazzo la teneva inchiodata a se. Così dopo qualche tentativo si arrese. In uno sbuffo. The dust has only just began to fall. Il biondo la tenne ancora fra le sue braccia. Anna chiuse piano gli occhi. Draco si chinò piano. Le scoprì un orecchio. “Farò la figura dell’idiota però…mi sei mancata…” le sussurrò. Per poi darle un bacio sulla fronte. La castana aprì di scatto gli occhi. Aveva le guance in fiamme. “A…anche tu…” cercò di rispondere. Passò qualche minuto. Il cuore aveva preso a batterle forte. E stretta com’era a lui era in grado di sentire anche quello del ragazzo. Battevano all’unisono. Crop circles in the carpet, sinking, feeling. D’improvviso Anna si divincolò dalla presa. Allontanandosi poi di qualche passo da Draco. Lui la guardò divertito. “Basta cose melense!” sbottò sicura la castana. Il ragazzo si lasciò scappare ancora una risata. “Allora, come mai questa improvvisa voglia di uscire?” le chiese poi, cercando di ricomporsi. Anna alzò le spalle. “C’è la neve…” disse solo. Il biondo la guardò come se avesse detto la cosa più ovvia del mondo. In effetti era così. Spin me around again and rub my eyes, this can't be happening. Draco se n’era stato tappato in camera tutto il giorno per evitare il freddo. Poi all’improvviso gli era volato sul naso un messaggio. Aveva tirato un sospiro di sollievo nel sapere che lei lo cercava. Aveva avuto quasi paura che stesse ripensando alla proposta che le aveva fatto alla vigilia. Un rumore distrasse il biondo dai suoi pensieri. Anna stava raggiungendo il giardino trotterellando. When busy streets a mess with people would stop to hold their heads heavy. Draco la seguì piano. C’era qualcosa di strano in lei. Sembrava un folletto. “Avanti! Che lento che sei!” lo prese in giro la ragazza. Fermatasi a qualche passo tra la neve. Il biondo scosse la testa divertito. Camminava piano. Le mani in tasca per ripararle dal gelo. La castana sbuffò spazientita. E proseguì per ancora qualche passo. Hide and seek. “Tanto non mi prendi!” lo provocò ancora. Iniziando a correre. Draco continuava ad osservarla. “Se speri che io ti insegua puoi scordartelo…” commentò maligno. Anna si fermò all’istante. Voltandosi stizzita. “Draco Malfoy, sei davvero uno Schiopodo!” rimbeccò delusa. Il biondo scosse la testa. “E tu Anna Alvis Haliwell sei un’ingenua…” ghignò soddisfatto. La castana lo guardò dubbiosa. Poi, quando lo vide avanzare veloce, capì che l’aveva presa in giro. Trains and sewing machines? Anna ricominciò a correre, cercando di sfuggirgli. Era stato davvero sleale stavolta! D'altronde però, cosa si poteva aspettare da un Serpeverde incallito? Draco la rincorreva come se nulla fosse. Era anche troppo lenta per lui. Solo voleva giocare ancora un poco. Come un leone con la sua preda. All those years they were here first. La ragazza continuò a sfuggirgli. I pesanti anfibi affondavano nella neve fresca. Lasciando impronte. I fiocchi bianchi non avevano ancora smesso di cadere. Dopo qualche minuto, Draco si decise. Si era stufato di correre. Si diede lo slancio e in pochi secondi la raggiunse. Anna si voltò giusto il tempo per vederlo arrivare. E gettarsi in bomba su di lei. Oily marks appear on walls where pleasure moments hung before the takeover, the sweeping insensitivity of this. Caddero entrambi con un tonfo. Affondando fra le impronte ancora fresche. “Così non vale! Sei stato sleale!” sbottò Anna. Cercando di togliersi di dosso il ragazzo. Draco scosse la testa divertito. Poi si alzò appoggiando le mani accanto alle braccia della castana. Lei puntò gli occhi scuri su quelli di ghiaccio del biondo. Si guardarono per qualche minuto. Still life. Draco si chinò e unì piano le labbra con quelle di Anna. Si stupì di sentirle calde. Le sue erano gelide. La ragazza chiuse gli occhi. Avvolgendogli il collo con le braccia. Era diventato oramai un gesto inconscio per lei. Hide and seek. Il bacio durò qualche minuto. Anche se per tutti e due era stato solo un breve istante. Anna voltò piano lo sguardo. Alla sua destra una mano del ragazzo era immersa nella neve. Si stava arrossando. “Hai…hai freddo?” gli chiese. Poi però, senza aspettare una risposta, la ragazza vi poggiò la sua mano. Draco sorrise. Un silenzio ovattato calò fra i due. Anna si sentiva un po’ stupida a dir la verità. E per cosa poi? Perché si era appena accorta che lui le era mancato davvero. Per interrompere quel silenzio, o più semplicemente i suoi pensieri, fu lei a parlare per prima. “Sai…stavo pensando…di…tingermi…diventare mora…” disse senza pensare. Trains and sewing machines. Il biondo la guardò un poco sorpreso. “E perché?” le chiese. La castana teneva lo sguardo fisso sulle loro mani. “Ho sempre voluto avere i capelli neri…non sarebbe male…” rispose distratta. Draco scosse la testa. “Tua madre non ti farebbe più entrare in casa…” commentò divertito. Anna socchiuse piano gli occhi. “Verrei a vivere con te…” rispose solo. Oh, you won't catch me around here. Il ragazzo sorrise. Si abbassò fino ad appoggiare la fronte contro quella di lei. “Sei già bella così…non serve che ti tingi i capelli…” aggiunse. Anna arrossì e chiuse gli occhi. “Lo dici solo perché non credi che io starei bene con un altro colore…” sbuffò. “No…dico solo la verità…e poi…se dovessi andarmene, come farei a riconoscerti?” si lasciò sfuggire. La castana sbarrò gli occhi. “A…andare? Dove?” chiese, forse con troppa preoccupazione nella voce. Draco si voltò di poco per non farsi intrappolare da quei tunnel scuri. Non voleva mentirle. Non ancora. Blood and tears they were here first. “Draco…Draco rispondimi!” lo chiamò Anna. La voce aveva iniziato a tremarle. Mentre il ragazzo aveva chiuso gli occhi. Il suo cuore era stretto in una morsa. Hmm what you say, oh that you only meant well, well of course you did. “Draco…cosa…cosa vuol dire? Dove devi andare?” ripetè ancora la ragazza. Il biondo si insultò mentalmente. Che codardo che era! Riaprì gli occhi. E quando la vide gli si strinse ancora il cuore. Anna aveva gli occhi lucidi. Hmm what you say, hmm that it's all for the best, of course it is. I suoi occhi di ghiaccio si sciolsero. Era stato uno stupido. Se l’era già detto. Dieci. Cento. Mille volte. Eppure non era mai bastato per placare il suo senso di colpa. “D…Draco…per favore…rispondimi…cosa…cosa sta succedendo?” gli chiese ancora la ragazza. Il biondo diede una fugace occhiata al suo braccio sinistro. Hmm what you say that it's just what we need, you decided this. Forse quello era il momento. Doveva confessarle tutto. L’avrebbe fatta piangere. Lo sapeva. Ma era stufo di mentirle. Però aveva paura. Non voleva perderla. Se dopo il racconto Anna non avesse più voluto aver niente a che fare con lui? Allora si che avrebbe potuto gettarsi in pasto a Voldemort. L’ennesima supplica lo distrasse dai suoi pensieri. “Draco…cosa…cosa c’è? Perché dovresti andare via? Santo Manson rispondimi!” lo pregò ancora la ragazza. Hmm what you say, what did she say. Il biondo tornò a puntare il suo sguardo su quello di Anna. Aveva ancora gli occhi spalancati. Lucidi. Non ce la faceva a sopportare quella visione. Era troppo. Prese un profondo respiro. Per poi cercare di rendere i suoi occhi più neutri possibili. Con lei non era molto bravo a nascondere i suoi sentimenti. O almeno. Non più. Ransom notes keep falling at your mouth. “Anna…io…” iniziò a dire. La castana rimase in silenzio. Si sentiva sprofondare. Il cuore le batteva a mille. Aveva paura. Forse tutte le sue supposizioni erano esatte. Oppure Draco la stava solo prendendo in giro ancora. L’avrebbe preso a pugni in ogni caso. Però nel suo profondo sperava si stesse prendendo gioco di lei. Mid-sweet talk, newspaper word cut outs. Il biondo chiuse gli occhi. Era un codardo. Uno stupido. Stava facendo del male a se stesso. E a lei. Maledì quello stupido tatuaggio oscuro che stava placido sul suo avambraccio. Cosa avrebbe dato pure di tornare indietro. Di rifiutare la proposta. Ed invece no. Era stato un ragazzino egoista e impulsivo. Speak no feeling no i don't believe you. “Anna…io…stavo scherzando…non vado da nessuna parte…” disse. Non se n’era nemmeno reso conto. Le parole gli erano uscite dalle labbra senza il consenso della sua testa. Forse era stato il suo cuore a farlo agire. Anna non era pronta. Quello non era il momento adatto. O semplicemente, non lo sarebbe stato mai. You don't care a bit you don't care a bit. La ragazza tirò un sospiro di sollievo. Avrebbe voluto davvero prenderlo a pugni. Ma non ci riuscì. Di scatto avvolse ancora il collo del biondo con le braccia. E lo portò a se. “Sei davvero perfido…non farlo più…” lo implorò. Draco annuì. Alzò di poco la testa e le diede un bacio sulla fronte. You don't care a bit. “Promettimi che non andrai via…” sussurrò ancora Anna. Il biondo sussultò. “Avanti…stavo scherzando…” cercò di liquidarla. Ma la castana non si lasciò persuadere. “Draco…promettimelo…” ripetè. Non era una richiesta. Ma una supplica. You don't care a bit. “Promettimi che non mi lascerai…” disse piano Anna. Il biondo appoggiò ancora la fronte sulla sua. “Prometto che non ti lascerò…” promise. You don't care a bit. “Promettimi che non mi abbandonerai…” aggiunse ancora la ragazza. “Prometto che non ti abbandonerò…” ripetè Draco. You don't care a bit. “Quello che ti ho chiesto l’altra sera...ecco…dicevi sul serio?” gli chiese la castana. Il biondo la guardò dubbioso. “Quanto ti ho chiesto se…moriresti con me…” precisò lei. Il ragazzo annuì. “Davvero?” esclamò Anna. Draco sorrise. “Si…non ti ricordi? Finchè morte non ci separi…” sussurrò infine. Poi la baciò. D’impulso. Un bacio dolce. Quasi sofferente. Mentre anche i suoi occhi di ghiaccio, diventavano lucidi. You don't care a bit.
Nel frattempo, lontana dalla neve e dalle promesse, Hermione percorreva l’ennesimo corridoio. Le sembrava di camminare da un’infinità di tempo. Però in realtà erano passati solo pochi minuti da quando si era staccata dalle sue amiche. I corridoi le parevano senza fine. Il silenzio che le aleggiava intorno contribuiva all’inquietudine che sentiva addosso. E più si avvicinava alla meta, più rallentava inconsciamente il passo. Guardava davanti a se. Ma in realtà non prestava attenzione a dove stesse veramente andando. Tanto che per poco si scontrò con una parete. Quando sentì la punta del naso contro qualcosa di gelido sobbalzò. Sbattè le palpebre e si rese conto di essere arrivata. Il prefetto deglutì sonoramente. Il cuore le batteva a mille. Quando il respiro le si fece pesante si portò una mano alla gola. Poi scosse la testa violentemente. “Andiamo Hermione…è solo una stanza…ne hai viste così tante in vita tua…avanti…puoi farcela…” si auto incoraggiò. Fece un passo in avanti verso quel luogo. Che non sapeva perché, le faceva paura. Down to you, you're pushing and pulling me down to you. Forse si stava avvolgendo nel suo solito pessimismo. Non era da dare per scontato che quello che l’attendesse sarebbe stato un mero futuro. Non era certa di vedere nel riflesso qualcos’altro di differente da loro. Un piccolo sorriso non potè far altro che apparire sul suo viso. Era più rilassata. Sapendo che avrebbe rivisto Rose la confortava. Quei lunghi capelli rossi. Gli occhietti vispi. E il piccolo ancora senza nome. Che pretendeva di farsi abbracciare dal papà. Ammesso che ancora ci fosse stato. But I don't know what I. Quest’ultimo pensiero la innervosì ancora. Non poteva fare a meno di rilassarsi. Finchè non avrebbe saputo le cose con certezza, non si sarebbe crogiolata nell’ottimismo. Così, un passo dopo l’altro lo raggiunse. Quella sagoma imponente coperta da un telo logoro. Lo specchio era come lo ricordava. Più alto di lei. Anche troppo. Incombeva su di lei come un peso. Hermione prese un sospiro. Allungò una mano e sfilò il telo. Gli occhi le si chiusero d’istinto. Era stato il cuore a farli reagire così. Now when I caught myself, I had to stop myself, I'm saying something that I should have never thought. Quando il prefetto li riaprì, ciò che vide la fece impallidire. Rimase a bocca spalancata. Le braccia improvvisamente buttate lungo i fianchi. Il riflesso rappresentava soltanto lei. Pian piano i suoi occhi si riempirono di lacrime. Subito Hermione si allontanò. Senza rendersene conto, si sedette sui gradini li accanto, con le ginocchia attaccate al petto. Un tremolio involontario si impadronì di lei. La ragazza si prese la testa fra le mani. Oramai le lacrime le scorrevano sulle guance. Non era riuscita a trattenerle. Lo shock era stato troppo. Si era illusa da sola. Aveva avuto fino alla fine una speranza. Piccola. Minuscola. Eppure l’aveva fregata lo stesso. Now when I caught myself, I had to stop myself, I'm saying something that I should have never thought of you, of you. E ora cos’avrebbe fatto? Tante insidiose domande iniziarono ad invaderle la testa. Troppe. Allora era davvero finita? Non avrebbe mai potuto tornare indietro? Non avrebbe più rivisto Ron sorriderle dolcemente? Non avrebbe più sentito la sua voce pronunciare quel nomignolo a cui oramai si era affezionata? Non avrebbe più potuto guardarlo con occhi felici? Non avrebbe più potuto ricordare quel bacio con gioia? Secondo le sue supposizioni no. E man mano che i secondi passavano, le domande si moltiplicavano. Rimbalzandole sulle pareti celebrali come boomerang. Scontrandosi fra di loro. Non aveva mai avuto un caos mentale così vasto. Non si era mai sentita così persa. Così. Sola. You're pushing and pulling me down to you, but I don't know what I want, no I don't know what I want. Eppure sapeva benissimo di non esserlo. C’erano le sue amiche. Però non poteva negare a se stessa che una parte del suo cuore era di qualcun’altro. Quel cuore che ora le faceva male. Tanto da farle sperare che scoppiasse per lasciarla libera dal dolore. E le domande continuavano a tamponarle il cervello. Era la sua voce a farle. Quella piccola vocetta triste che non voleva sentire. Non le sembrava nemmeno irragionevole essere innervosita dalla sua stessa voce. Hermione si sentiva sul punto di scoppiare. Voleva fermare tutto. In preda alla crisi di disperazione si premette le mani sulle orecchie. Digrignando i denti. Fu allora che la sentì. Un’altra voce, fra le tante. Non era la sua. Era chiara. Limpida. Felice. “Mamma…” la chiamava. Così la ragazza si lasciò cadere le mani in grembo e si voltò. Sbarrando gli occhi. You got it, you got it some kind of magic. Hermione si alzò piano. Non tremava più. Non era più arrabbiata. Era solo. Sbalordita. Quello che le si proponeva davanti era una scena troppo agognata. E lei. Rose. La guardava. Una manina a mezz’aria. Hypnotic, hypnotic you're leaving me breathless. La ragazza si avvicinò piano. Tendendo anche lei una mano verso lo specchio. Non voleva fare movimenti bruschi. Aveva paura che tutto si sarebbe dissolto. Eppure sembrava così concreto. Quella visione era anche meglio di quello che aveva visto l’ultima volta. Rose, sorridente. Aveva preso la mano ad una donna. Hermione la riconobbe subito. Come non riconoscere il proprio riflesso? Anche se era cresciuta, era sempre lei. I hate this, I hate this you're not the one I believe in. Al suo fianco poi. Nella sua spropositata altezza. Con i soliti capelli rossi. Le lentiggini sul viso ancora da giovane uomo. Ed il bambino scalciante in braccio. Ron. La ragazza si avvicinò tanto da poggiare una mano sul freddo specchio. Nulla cambiò al tocco delle sue dita. Ne era così contenta che le sembrò che il suo cuore si risvegliasse. Da un coma profondo. Da una tomba di tremenda disperazione. Allora non tutto era perduto. Ora sapeva cosa doveva fare! E l’avrebbe fatto al più presto. With God as my fitness.
In un altro corridoio, una figura saltellava allegra. Giulia danzava quasi. Facendo larghi passi. Era quasi inciampata due volte. Si era catapultata su qualche parete dopo dei giri su se stessa. Però il suo umore non dava segni di cedimento. Così quando arrivò alla porta oramai famigliare, bussò con energia. All’inizio nessuno le diede risposta. Poi una voce tuonò. “Avanti…” rispose Piton biascicando seccato. Giulia entrò sorridendo. Richiuse la porta alle sue spalle dolcemente. Per poi salutare con una mano il suo professore, che se ne stava come al solito alla scrivania. “Buonasera signorina Wyspet…la vedo estremamente disperata…” la salutò sarcastico. La ragazza trotterellò da lui. In modo che potesse osservarla meglio. Subito l’uomo si accorse di un particolare. “Esce stasera?” le chiese. Alzando un sopracciglio. Giulia rise. “Signorina Wyspet…non mi faccia illudere inutilmente che abbia perso la voce…” la supplicò acido. Lei scosse la testa. “No…non esco…” precisò poi. Piton la guardò dubbioso. La ragazza lo guardò cercando di non arrossire. Il professore rimase in silenzio per qualche minuto. Mentre rimetteva in ordine i pezzi. “Dunque…gioia incontenibile, cappotto pesante…eppure non esce…deduco che sia diventata pazza signorina Wyspet…” ragionò lui. Giulia trattenne una risata. Si avvicinò. E timida gli prese la manica più vicina della casacca. “Noi…usciamo…” spiegò spiccia. Severus la guardò divertito. “Cosa le fa pensare che io decida di assecondarla? Sta anche nevicando…” sbottò. Giulia trattenne le dita sulla stoffa della manica. “Perché…ecco…voglio portarla in un bel posto!” sorrise. Piton sbuffò. “E poi non ci sono studenti! Potrà state tranquillo…” aggiunse la ragazza. Il professore le rivolse un’occhiata. “Ha proprio pensato a tutto…” commentò. Lei arrossì ed abbassò lo sguardo. Severus la fissò per qualche minuto. Forse sarebbe stata una buona occasione per rivelarle il sogno. Dopotutto lei gli aveva raccontato cosa aveva visto nello specchio. Ci aveva pensato molto. Ed aveva deciso che era la cosa giusta da fare. “E va bene…glielo concedo, ma solo per stasera…” sospirò il professore. Alzandosi dalla poltrona. Giulia gli sorrise felice. Lasciandogli la manica. Così con un colpo di bacchetta Piton fece apparire un mantello pesante sulle sue spalle. “Spero per lei che sia un posto speciale per davvero…” commentò acido. Probabilmente solo per mantenere un poco della reputazione che fra poco sarebbe crollata. La ragazza annuì. Poi uscì dalla stanza seguita da Piton. Percorsero lentamente i sotterranei. E ancora i corridoi che li separavano dal giardino. Il professore camminò sempre qualche passo dietro di lei. Lo divertiva vederla trotterellare. Inciampando di qua e di la. Lo scalpiccio delle scarpe sulla pietra dura. E la gonna che seguiva ogni suo movimento. Le mani congiunte dietro la schiena. Proprio come una brava bambina. I due uscirono all’aperto. Giulia non esitò ad affondare nella neve. Nonostante sapesse che le sue vecchie Converse di tela non avrebbero retto al bagnato. Severus esitò. Tutto quel bianco non lo convinceva molto. La ragazza si fermò e si voltò con una piroetta. Sbilanciandosi un po’ troppo sul fianco. “Andiamo professore! Siamo quasi arrivati!” lo chiamò sorridente. Piton non potè far altro che immergersi fra i fiocchi. Quel giorno si sentiva estremamente buono. E non era per nulla da lui. Forse anche un po’ protettivo. Aveva un’insieme di emozioni che gli albergavano nel cuore che non sapeva nemmeno di avere. Forse era stata quell’atmosfera così intima della vigilia a risvegliarle. Eppure provava l’enorme impulso di raggiungere veloce la ragazza. Tirarla a se. E stringerla fra le sue braccia. “Ancora qualche passo professore!” lo chiamò d’improvviso lei. Severus si coprì il viso con un braccio. Facendo finta di ripararsi dai fiocchi. In realtà voleva solo nascondere il colore sulle sue guance. Giulia lo guardò curiosa. Poi riprese a camminare. Anche se non era facile trotterellava. Era già scivolata un paio di volte. Ma finché non cadeva, non c’era problema. Così, troppo impegnato a nascondere le sue emozioni, Piton non si accorse della destinazione. Quando arrivarono ai piedi della Guferia Giulia si fermò. Il professore la guardò piuttosto perplesso. “Ebbene, questo è il posto?” chiese con una smorfia. La ragazza annuì ancora sorridente. Severus fece per aprire la bocca. Ma Giulia fu più veloce. Ed iniziò a salire le scale. “Dovrei salire in quel covo di gufi e piume?” sbottò acido Piton. “Mi segua e vedrà!” rispose la ragazza senza fermarsi. Così ancora una volta Severus dovette assecondarla. Almeno per tenerla d’occhio. Sbadata com’era, era capace di scivolare sulle scale e volare giù. Dopo qualche minuto la coppia arrivò in cima. Giulia spalancò la pesante porta di legno ed entrò nella stanza dei gufi. Era da molto che non ci veniva. Il professore la seguì riluttante. La ragazza sorrise, guardandosi in giro soddisfatta. I gufi se ne erano andati tutti a casa con i padroni. Per cui quella era una stanza vuota. Rimanevano solo i cornicioni a strapiombo sul giardino. E qualche piuma qua e la. “Dunque, cosa avrebbe mai di speciale questo posto?” commentò ancora Piton. Era entrato subito dopo di lei. Ora che erano in uno spazio ridotto, le sensazioni erano ancora più forti. “Ha tanti ricordi…” rispose Giulia. Appoggiandosi ad un cornicione. Quello centrale. Le arrivava poco sopra i fianchi. Severus rimase zitto. Sapeva che lei voleva spiegare cosa significasse quel posto. E sapeva anche che non sarebbe riuscito a dissuaderla. Quindi rimase in piedi e braccia incrociate, osservandola curioso. “All’inizio io, Anna ed Herm venivamo qui come ogni studente, solo per mandare le lettere…ma ad un certo punto, Anna lo ha trovato un buon nascondiglio…” iniziò a dire. Piano Giulia appoggiò le mani sul freddo cornicione. Piton annuì. “Io l’ho seguita di conseguenza, mentre ad Herm non è mai piaciuto…lei preferisce rintanarsi in Sala Comune, oppure in camera…comunque Anna veniva qui tutte le volte che voleva stare da sola con il suo mp3…ovviamente lei non ha paura delle altezze…lo dimostra quante volte la McGranitt l’ha richiamata per averla trovata in bilico con i piedi a mezz’aria qui su…” proseguì la ragazza. Facendo un piccolo salto per sedersi sul cornicione. Severus trasalì di poco. “Sa professore…prima che iniziassimo a conoscerci veramente venivo anche io spesso qui…oramai Anna aveva trovato Draco, quindi questo era diventato il mio posto…un giorno mi sono chiesta come facesse Anna a starsene in bilico a metri di altezza…così ci provai anche io…” proseguì Giulia. Poi tirò piano su una gamba. Piton rimase impietrito. “Imitai Anna e salii in piedi su questo cornicione…” aggiunse lei. Con un altro gesto fulmineo tirò su anche l’altra gamba. E pian piano, tenendosi con le mani alla colonna li accant, si tirò su. I fiocchi di neve le frustarono il viso. Mentre Severus la guardò incredulo. “Signorina Wyspet scenda di li…” la richiamò subito. Giulia gli sorrise. “Non c’è nulla di cui preoccuparsi…” lo rassicurò. Ma il professore avanzò di qualche passo. “Avanti, scenda immediatamente! Sono un suo docente dopotutto, ed è mio dovere evitare ogni comportamento irresponsabile da parte sua!” la rimproverò. La ragazza si voltò verso il giardino. Staccando una mano dalla colonna che la sosteneva. “Professor Piton…sa che cos’ho visto quando mi sono voltata verso il giardino?” gli chiese. Severus continuava a guardarla preoccupato. Sarebbe bastato un passo falso. E lei sarebbe volata giù. Però non fu capace di proferire parola. Forse era troppo preoccupato per la visione che gli si presentava. “Signorina Wyspet…” iniziò a dire poi. Giulia lasciò cadere un braccio contro il fianco. Lo sguardo fisso verso il lago. “Io…quel giorno…ho visto lei…” sussurrò. I should never think what's in your heart, what's in our home. Severus la guardò stupito. “È stato allora che ho capito che lei veniva a leggere in riva al lago…pian piano mi sono avvicinata…ed è stato grazie al coraggio di arrampicarmi qui su che l’ho vista…ecco perché questo è un posto speciale per me…” concluse piano. Giulia gli dava le spalle. Però Piton era sicuro che fosse arrossita. D'altronde nemmeno lui era rimasto impassibile. Il suo cuore vacillò per qualche minuto. So I won't. “Davvero un bel racconto signorina Wyspet…però ora venga giù di li…” la chiamò ancora. Con più freddezza di quanta volesse dimostrarne. La ragazza si voltò. Le guance arrossate. E quel sorriso timido. Senza pensarci Piton si avvicinò ancora fino ad esserle di fronte. “La prego signorina Wyspet…scenda…” ripetè. Per poi congiungere le iridi scure a quelle nocciola di lei. You'll learn to hate me but still call me baby. Giulia rimase immobile. Guardando il suo principe. Mentre Severus pregava perché gli desse ascolto. Rimasero così per qualche minuto. Finché lui si decise. Allungò piano le braccia, poggiando le mani sui fianchi della ragazza. Per poi sollevarla ed attirarla a se. A terra. Senza che se ne rendesse conto il cuore aveva comandato i sui gesti. Ed ora si ritrovava quella fata con la testa sul suo petto. Oh love so call me by my name. Giulia aveva chiuso piano gli occhi. Rossa in viso come non mai. Il cuore le batteva all’impazzata. Le paure di quella notte sembravano lontane. Era felice. Perché era fra le sue braccia. Ed in quel momento, a lei bastava. Non sentiva nemmeno i fiocchi di neve attorno a se. Il vento gelido non le frustava la pelle. Sarebbe rimasta così per sempre. And save your soul. Fu Piton a dover rompere il contatto. “Signorina Wyspet, non lo faccia mai più! È pericoloso!” la rimproverò. Staccandosi da lei. Giulia si sentì frastornata per il brusco ritorno alla realtà. Rimanendo a guardare il professore per qualche minuto. Poi il vento la fece rabbrividire. Severus lo notò. “Ha freddo?” le chiese. La ragazza scosse la testa timida. Il professore le sorrise divertito. “Sta tremando…” commentò poi. Giulia abbassò lo sguardo imbarazzata. Save your soul before your to far gone. Piano Piton si avvicinò. Era arrivato il momento. Sentiva che doveva dirglielo. Non era giusto tenersi tutto per se. “In verità signorina Wyspet…anche io dovrei raccontarle una cosa…” iniziò a dire. La ragazza alzò la testa. Con espressione stupita. “Prima però sarà il caso che ci ripariamo da questa specie di bufera…” osservò secco. Giulia guardò dispiaciuta intorno a se. Il professore sbuffò. Le andò vicino. E sistemandosi il mantello si sedette con la schiena contro la parete del cornicione. Poi allargò un braccio tenendo un lembo del mantello. Cercando di ignorare quell’imbarazzo che lo stava per rapire. La ragazza sorrise e si sedette accanto a lui. Severus le mise il lembo del mantello sulle spalle. E Giulia si strinse a lui. “Allora, che cosa voleva dirmi?” gli chiese curiosa. Piton tossicchiò. Before nothing can be done. “Vede…questa notte ho fatto un sogno...e riguardava…noi…” iniziò a raccontare il professore. Giulia lo guardò a bocca aperta. Per poi arrossire. “D…davvero?” sussurrò poi felice. Severus annuì. Alzando lo sguardo per non incrociare quello di lei. Era davvero troppo imbarazzante. I'll try to decide when she'll lie in the end. “Ho visto…Eveline…proprio come me l’aveva descritta lei…il sogno non era in un contesto ben preciso…c’eravamo solo noi…io, lei e la bambina intendo…” proseguì Piton. La ragazza sorrise. “E cosa facevamo?” gli chiese curiosa. Severus non potè fare a meno di abbassare lo sguardo. Gli occhi nocciola di Eveline e di sua moglie se li ricordava bene. Come se fossero stati davvero li con lui. “Penso fosse stato uno sprazzo di vita comune…Eveline ci trotterellava attorno…come fa sempre lei…con i suoi capelli neri al vento…e la frangetta ribelle…mentre lei signorina Wyspet…mi stava accanto…” le rispose Piton. Mentre l’immagine delle loro mani unite gli riaffiorava nella mente. I ain't got no fight in me in this whole damn world so hold off. Quando Severus puntò gli occhi su quelli di Giulia sobbalzò. Erano lucidi. “Signorina Wyspet? Ho forse detto qualcosa di male?” esclamò rammaricato. La ragazza scosse la testa. Senza riuscire a trattenere le lacrime. Iniziarono a scorrere limpide sulle sue guance. “M…mi scusi professore…” si scusò con la voce tremula. Asciugandosi il viso con una manica del cappotto. Piton la guardava preoccupata. Non sapeva cosa fare. “Che cos’ha?” si lasciò sfuggire. Giulia abbassò lo sguardo. “Ecco io…sono…sono felice…” sussurrò. Poi si buttò fra le braccia del professore. She should hold off it's the one thing that I've known. Severus si lasciò sfuggire un sospiro. “È davvero incorreggibile signorina Wyspet…mi fa sempre preoccupare per nulla…” sbottò poi. “Mi…mi scusi…” singhiozzò ancora la ragazza. Piton scosse la testa divertito. Allungò una mano ed iniziò ad accarezzarle la testa. “Infondo il sogno è stato come una premonizione no? Normalmente non credo a queste cose…però per lei potrei fare un’eccezione…” sussurrò poi. Giulia singhiozzò più forte. “Avanti…non c’è bisogno di fare così…” commentò acido il professore. Once I put my coat on I coming out in this all wrong. “Lo…lo so…però…però…sono talmente felice che il cuore mi batte fortissimo…sembra che stia per scoppiare…” disse la ragazza, stringendosi ancora a lui. Le guance di Severus si colorarono. “Ripensandoci il futuro sarà una bella sfida…come farò a badare a due bambine come lei ed Eveline? Finirò per diventare pazzo come voi…” osservò divertito. Giulia sorrise di poco. Le lacrime ancora non accennavano a smettere di scendere. She standing outside holding me saying oh please. “Avanti la smetta di piangere! Non è il caso!” sbottò ancora il professore. La ragazza cercò di trattenersi. “Ora basta signorina Wyspet…voglio un suo sorriso, immediatamente!” ordinò sicuro Severus. Giulia alzò di poco la testa. “Ancora non ci siamo…cosa dice a sua discolpa?” brontolò lui. La ragazza lo guardò qualche minuto. Poi chiuse gli occhi. “Ti amo Severus…” sussurrò timida. I'm in love. Il professore ne rimase stupito. Il suono di quelle parole. Dette dalla persona che amava. Non poteva sprecare un momento così. Nemmeno Silente sarebbe stato così lento da lasciarselo scappare. Così lo fece. Finalmente. Per buttare via del tutto la pesante armatura che gli circondava il cuore. “Ti amo anche io Giulia…” le rispose. I'm in love.

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Capitolo 24
*** Let me Sign ***


Buonaseeeeera! Cioè notte. 
Visto, non è il 2017 u.u devo ammetterlo, mi avete ri-accolta così bene che mi sono sentita in dovere di regalarvi il primo aggiornamento dell'anno <3 grazie mille ed un abbraccio alle donnine che mi hanno recensito il precedente capitolo *^* (e anche a quelle che leggono silenziose, vi vedo \e.e/ ed abbraccio pure voi.)

Avvertenze: occtudine sparsa ed eventuale, diabete *lancia insulina*, poesie a manetta. Nel 2009 ero in quarta superiore (credo XD) e stavamo affrontando lo stilnovo. Io adoravo studiare italiano e come la mia prof ci spiegava le cose =ç= inoltre, troverete un riferimento ad uno sketch che andava molto su Colorado (quando ancora faceva ridere çwç) cinque anni fa XD cercate Mariello Prapapappo. 

In questo capitolo troviamo Amandoti di Gianna Nannini, Let Me Sign di Robert Pattinson e I Don't Like the Drugs (but the Drugs Like Me) di Manson <3 vado ad aggiornare la playlist di Sportify, in cui vi ricordo ci sono tuuuttte le canzoni di tuuuuttte le ff dei Tre Uragani *^* basta cercare mimiryugu u.u

Domandona: ho pensato, e se per evidenziare il testo delle canzoni lo colorassi invece che renderlo solo in corsivo? Che ve ne pare? Risalterebbe troppo? Let me know

Ora vi lascio all'aggiornamento, altrimenti si che arriva il 2017 XD
Buona lettura <3



Ventiquattresimo Capitolo

La neve non smise di cadere per tutta la notte. Pian piano i fiocchi leggeri erano stati investiti dal vent, coinvolgendoli così in una bufera. Solo quando la temperatura si abbassò in modo drastico, Severus riuscì a convincere Giulia a tornare nel castello. Lei aveva insistito di non avere freddo. Voleva rimanere nella Guferia ancora ed ancora. Però alla fine il professore aveva vinto. Si era alzato ed aveva iniziato a dirigersi verso le scale per conto suo. Così la ragazza non ebbe altra scelta che seguirlo. Anche Draco dovette fare parecchia fatica per riportare al caldo Anna. La castana si fece trascinare per tutto il giardino prima di rimettere piede nel castello. Per essere sicuro che non uscisse di nuovo, il biondo accompagnò Anna fino al dormitorio Grifondoro. Nel mentre Giulia dava la buonanotte sui gradini dei sotterranei a Piton. Hermione rimase nella stanza dello specchio fino a tarda notte. Impegnata com’era a contemplarne il riflesso non si accorse delle ore che passavano, ritrovandosi che era quasi l’una a varcare la soglia del dormitorio. Le amiche erano già nei loro letti. Anna e Giulia l’avevano aspettata. Erano preoccupate! Di solito il prefetto era quella che arrivava in camera per prima. Però poi erano crollate. Hermione ne ebbe la certezza quando trovò la luce accesa. Sorrise nel vedere le due rannicchiate accanto al cuscino. Rimboccò le coperte ad entrambe perché non prendessero freddo, poi il prefetto si cambiò e spense la luce. Dimenticandosi ancora di fissare la sveglia. Nonostante questo la prima che si svegliò fu proprio Hermione. Ma non si mise a sbraitare come il giorno prima. Era talmente sollevata che si alzò piano dal letto. Cercando di non svegliare anche le amiche, andò in bagno quasi trotterellando. La seconda ad aprire gli occhi fu Giulia, dieci minuti dopo. Lo scroscio dell’acqua aperta dal prefetto attirò la sua attenzione, così piano la raggiunse. “Posso entrare?” sussurrò Giulia, aprendo di poco la porta. Hermione si voltò sorpresa. “Certo! Scusa…non volevo svegliarti…” si scusò. L’amica entrò chiudendosi alle spalle la porta. Il prefetto si era tirata su la frangia con una fascia e si stava asciugando il viso. Giulia prese un pettinino e fermò in parte il ciuffo ribelle. Poi cacciò le mani sotto l’acqua e se ne buttò un’abbondante dose in faccia. Hermione le passò premurosa un asciugamano. “Allora, tornata tardi ieri sera eh?” commentò divertita la ragazza, strofinandosi con il panno. Il prefetto annuì. Aveva un sorriso raggiante che le andava da un orecchio all’altro. Vedendolo Giulia si rilassò. Aveva il via libera per chiederle della visita allo specchio. Doveva essere andata più che bene, poiché non c’era traccia di finzione in quell’espressione. “Immagino che sia andata bene la tua ricerca nel futuro…” osservò. Hermione si tolse la fascetta, poi si pettinò la frangia con un pettine dai denti sottili. L’amica ripose con cura l’asciugamano accanto al lavandino. Si tolse la molletta dalla frangia e prese la spazzola. Scambiò uno sguardo con il prefetto. Che si sedette sul bordo della vasca da bagno. Giulia le si sedette dietro. Poi prese una ciocca ed iniziò a pettinare, in attesa che l’amica trovasse le parole giuste. “All’inizio nello specchio avevo visto solo il mio riflesso…ho perso cinque anni di vita…” iniziò a raccontare Hermione. Giulia scosse la testa divertita. “Poi però…dimmi pure che sono pazza però…ho sentito la sua voce, la voce di Rose…della mia futura Rose! Mi sono voltata ed era proprio li…davanti a me!” continuò il prefetto. Aveva iniziato a tormentarsi le dita. Mentre l’amica continuava ad ascoltare. Quanto le sarebbe piaciuto sentire la voce della sua Eveline. “Forse è stata un’allucinazione uditiva…” ragionò ancora Hermione ad alta voce. Giulia scosse la testa. “Magari era davvero la sua voce…non voleva che tu piangessi…e quindi ti ha chiamata per farti vedere che tutto sarebbe andato bene…” ipotizzò poi. Il prefetto sospirò. “Quindi perdonerai quel bradipo rosso?” chiese una terza voce. Le ragazze si voltarono. Trovando una Anna ancora assonnata aggrappata alla porta. Hermione alzò le spalle. “Direi di si…non c’è altra scelta…” rispose. La castana le raggiunse e si lavò svelta il viso. “Però non è giusto che ti scusi…è stato lui a comportarsi da bambino…” sbottò ancora Anna. Il prefetto scosse la testa esasperata. “Sai…in un rapporto qualche volta c’è bisogno di un compromesso…” osservò saggia. La castana la guardò scettica. “Conosco le regole di un rapporto a due…si da il caso che io ne faccia parte…” rimbeccò irritata poi. Hermione alzò gli occhi al cielo. Mentre Giulia riponeva la spazzola. “Qualcosa non va Anna? Come mai così di cattivo umore oggi?” le domandò preoccupata. La castana alzò le spalle. “Hai forse soffocato Draco sotto la neve?” commentò divertita il prefetto. Anna le fece la linguaccia. Era indecisa. “Non ancora…però penso che presto mi farà venire un infarto…” rispose vaga. Le amiche la guardarono dubbiose. “Stavamo parlando di non mi ricordo cosa…forse avevo accennato all’idea di farmi mora…e lui se n’è uscito con qualcosa tipo ‘se cambi colore poi se me ne vado come faccio a riconoscerti’ e mi è venuto il panico…” raccontò Anna. Cercando di non dare peso alle sue stesse parole. In verità ci aveva pensato anche troppo. Ed era stufa di fare supposizioni. “E quando gli hai chiesto spiegazioni che ti ha detto?” esordì Hermione. Aveva abbandonato il tono sarcastico. “Che stava scherzando…ma me l’ha detto dopo dieci minuti! Santo Manson ora si che sono in ansia!” sbuffò ancora la castana. Dopo qualche momento di silenzio, le tre uscirono dal bagno. “Magari diceva davvero per scherzo…” cercò di concludere bene Giulia. Ma Anna oramai non ne era molto sicura. Prima che potesse aggiungere qualche altra opinione un rumore attirò la sua attenzione. Come quella delle altre ragazze. Giulia lo riconobbe come un picchiettio. Così si diresse alla finestra. Rimanendo stupita nel vedere due gufi ed un barbagianni appollaiati sul davanzale. Di cui due, erano piuttosto famigliari. “A quanto pare abbiamo visite!” esclamò divertita, aprendo la finestra. Il vento gelido entrò nella stanza. Facendo rabbrividire i tre uragani, ancora in pigiama. “Addirittura tre gufi! Potevano anche aspettare l’ora di pranzo…” commentò acida Hermione. Sweeney svolazzò nella stanza abbandonando un pacchetto sul letto. Per poi posizionarsi sulla testa di Giulia. L’altro gufo si limitò a mollare il suo carico sul letto di Anna, uscendo poi dalla stanza. Il barbagianni invece se ne stava sul bordo della finestra. Sembrava quasi intimidito. Legato al petto aveva anche lui un pacco. La castana lo riconobbe subito. Gli andò vicino. L’animale sembrò tranquillizzarsi un po’. “Hey Legolas! Vecchio mio, da quanto tempo!” lo salutò. Giulia ed Hermione si guardarono sconcertate. Il barbagianni inclinò la testa come saluto. Veloce la castana gli slegò il pacco. Sembrava piuttosto pesante per un povero animaletto. Legolas sbattè libero le ali. Anna gli fece una piccola carezza sulla testa. Così il barbagianni capì che il suo compito era stato portato a termine. Fece per ributtarsi fuori alla bufera ma Giulia lo fermò. “Forse ti converrebbe andare a riposare in Guferia…almeno finché il tempo non migliora…” suggerì. Legolas parve poco convinto. Guardò Anna. Che gli fece segno di assenso. Ed ecco che in un battito d’ali si stava dirigendo verso la Guferia. La castana si affrettò a raggiungere il suo letto. Mentre Giulia suggeriva a Sweeney di imitare il barbagianni. Quando anche lui uscì dalla camera, la padrona chiuse la finestra. “Regali di Natale ritardatari…” commentò Anna, esaminando minuziosamente il pacco appena recapitatole.  “E da chi?” chiese curiosa Giulia. La castana notò che al contenitore di cartone era legato un biglietto. Lo prese veloce e lo aprì. Le amiche si sedettero accanto a lei. “Cara Anna, mi dispiace per il ritardo. Purtroppo sono riuscita solo oggi a mandare in viaggio Legolas. Comunque io e mio marito ti mandiamo i più sentiti auguri di Natale. Spero che i regali ti piacciano. Il libro l’ho scelto cercando di orientarmi fra i tuoi gusti. D’altronde Draco non mi ha dato molti indizi utili. Lucius spera che tu gradisca anche il suo regalo (che, detto fra noi, ha comprato di sua iniziativa, senza nemmeno dirmi cosa fosse, quindi immaginati anche la mia curiosità). Ancora sentitissimi auguri, con affetto, Lucius e Narcissa Malfoy” lesse d’un fiato Anna. Hermione sbarrò gli occhi. “I Malfoy ti hanno fatto un regalo di Natale! Anzi no, due!” esclamò sorpresa. La castana ghignò compiaciuta. Non ne sapeva assolutamente nulla. Però doveva ammettere che il gesto la faceva sentire importante. “Scusa Anna…ma com’è che il loro gufo si chiama Legolas?” chiese divertita Giulia. La castana alzò le spalle. “Narcissa cel’ha dai tempi della scuola…ed era una fan dell’elfo…come darle torto scusa?” spiegò. Il prefetto bloccò una sonora risata. “E a te Giulia, cos’è arrivato?” le chiese poi Anna. La ragazza giocherellava con il pacchetto, delle stesse dimensioni di quello dell’amica. “Libri da mia madre…quelli che aveva ordinato prima delle vacanze forse…” rispose dubbia. Era chiaro che sia lei che Hermione aspettavano curiose che la castana aprisse i regali. Anna rassegnata le esaudì. Tolta la confezione di cartone fungente da protezione, ne tirò fuori due pacchetti elegantemente incartati. “Poveri elfi domestici…” sussurrò Hermione contrariata. La castana la ignorò. Prese per primo quello che sapeva già cosa fosse. Aprì veloce la carta e si ritrovò appunto un libro fra le mani. La copertina era nera ed aveva due braccia fra le cui mani congiunte stava una mela rossa. Sotto compariva il titolo dello stesso colore della mela. “Twilight…” lesse curiosa Anna. Hermione si immobilizzò in quella che oramai veniva definita la posizione da biblioteca ambulante. Prima di chiederle consulto però, la castana girò il libro. Una scritta bianca troneggiava ancora la copertina nera. “Di tre cose ero certa. Primo, Edward era un vampiro. Secondo, una parte di lui – chissà quale e quanto importante – aveva sete del mio sangue. Terzo, ero totalmente, incondizionatamente innamorata di lui.” lesse ancora Anna. A questo punto, il prefetto moriva dalla voglia di esporne la trama. Aveva perfino la tentazione di alzare la mano come quando era in classe. Giulia la guardava divertita. “Ma questo non è quel libro…” iniziò a dire. Hermione la bloccò. “…in cui una ragazza che si trasferisce in un nuovo paese si innamora di uno studente strano che scoprirà essere un vampiro…ciò la porterà ad essere travolta da un sacco di eventi che…” iniziò a dire a macchinetta. Anna le tirò un cuscino. “Mai sentito nominare…” osservò poi. Il prefetto sbuffò contrariata. “Ho sentito che la critica lo considera uno dei più bei libri in circolazione…” commentò Giulia. La castana lo guardò scettica. “Un’umana che si innamora di un vampiro, e che pure la ricambia! Sai che novità…” sbottò. Poi buttò il libro con noncuranza sul cuscino. Hermione scosse la testa indignata. “Non credi che dovresti almeno provare a leggerlo? E magari spedire un biglietto con le tue impressioni ed i ringraziamenti a Narcissa?” le suggerì. Anna alzò le spalle. “Se ne avrò voglia…” la liquidò. Per poi fiondarsi sull’altro pacchetto. Questo era più piccolo dell’altro. Ed era chiuso da un nastro nero. La castana lo sfilò piano. Sembrava la custodia di qualcosa di prezioso. Anna buttò veloce lo sguardo sul suo anello. Che se ne stava placido sul suo anulare. Intanto anche Giulia aveva iniziato ad aprire la sua posta, ovviamente con meno entusiasmo. Hermione voltava lo sguardo dal regalo che l’amica aveva ancora in mano al povero libro buttato sul letto. Le piangeva il cuore a vedere dei libri trattati così male. Mentre Giulia già aveva preso a smistare i libri trovati nel pacco, Anna si era decisa ad aprire la custodia. Hermione sbirciò da dietro la sua spalla, rimanendo a bocca aperta. La castana ne tirò fuori un orologio. Il quadrante era piccolo e nero, con intorno una fascia d’argento. Le lancette erano anch’esse d’argento e man mano che si spostavano apparivano i numeri. Il cinturino era composto da dei bordi in argento che tenevano fermi delle placche nere. Anna si stupì nel vedere che Lucius aveva azzeccato la misura. Di solito tutti i bracciali le stavano grandi anche se accorciati al minimo. “Cavolo…Lucius te lo deve aver fatto fare apposta…” osservò Hermione. La castana intanto aveva passato l’oggetto prezioso a Giulia. “Hey Anna, guarda!” la chiamò stupita. L’amica si sporse verso di lei. La ragazza aveva trovato un’incisione, dietro al quadrante. “Certo che i Malfoy sono fissati con le incisioni…” osservò divertita quest’ultima. Anna si sistemò gli occhiali ed identificò cosa formavano le linee sottili. “Cos’è?” chiese Hermione, sporgendosi ancora di più. Giulia ripose nelle mani della legittima padrona l’orologio. “È lo stemma dei Malfoy…” rispose. Il prefetto si zittì. “Cavolo Anna…questo significa che ora sei davvero una di loro…” disse dopo qualche minuto. La castana divertita sistemò l’oggetto nella sua custodia. Poi la poggiò sul comodino. “Ragazze, avevate ordinato libri l’ultima volta?” intervenne Giulia. Inutile chiederlo. Hermione fece subito scattare la mano in aria. Così la ragazza le consegnò i titoli che le pareva fossero suoi. A lei rimase un piccolo libricino. Davanti c’era in primo piano sotto una luce azzurra il viso di una bambina. Sopra troneggiava un titolo giallo. “Da quando leggi libri psicologici?” commentò Anna. Giulia alzò le spalle. Hermione esaminò la copertina. “Se ricominci con le trame ti soffoco stavolta…” la minacciò pronta la castana. Il prefetto la fulminò con lo sguardo. “Voglio solo entrare un po’ nella psicologia infantile…” aggiunse poi Giulia. Anna scosse la testa. Cercando di aprire il pacchetto che il gufo di suo fratello le aveva cordialmente gettato sul letto. Quando lo aprì ne rimase affascinata. Conteneva una rivista che sembrava un catalogo di vestiti. Hermione, stufa di starsene a guardare le amiche, andò a poggiare i nuovi libri su comodino. Mentre Giulia iniziava a vestirsi. Anna invece si allungò sul divano con le gambe dalla parte del cuscino ed iniziò a sfogliare il nuovo giornale. “Hai forse deciso di darti al Gothic Lolita?” le chiese divertita Giulia, notando i molti abiti sul catalogo. “Non proprio…diciamo che voglio spendere un po’ di soldi natalizi…ovviamente non mi converto…mi ci vedi sgambettare con quelle scarpe alte per i corridoi?” le rispose divertita, indicandone un paio. “Di certo la tua altezza ti sarebbe grata…” tossicchiò l’amica. Hermione trattenne una risata. Anna le fece la linguaccia. “Contando i miei fondi poi non potrei comprare nemmeno mezzo vestito di alcuni di quelli che mi piacciono…però non sono così egoista da pensare solo a me…” precisò poi. Il prefetto la guardò scettica. “Ti ringrazio ma preferisco i miei vestiti…” rifiutò subito. Anna ghignò divertita. “Non è di voi che stavo parlando…” commentò ancora. Giulia la guardò dubbiosa. La castana si fermò ad osservare una pagina. Su un lato, in mezzo a quello che sembrava un corridoio, una figura se ne stava in piedi. Aveva il viso dai tratti orientali pallido. Delle labbra inscurite dal rossetto ed i capelli raccolti in una crocchia sulla nuca, tenuti fermi da una rosa blu. La frangia lunga e nera le copriva la fronte. Il collo era coperto da un grosso collare di stoffa nero. Che si univa a due nastri alla scollatura. Il vestito era rigorosamente nero. Delle maniche corte quasi trasparenti a palloncino rifinite di tulle sul fondo. La stoffa nera ricadeva morbida sul petto per poi stringersi in uno stringi vita, collegato ad una gonna a tutù. Le gambe invece erano interamente coperte da degli stivali dalla zeppa alta. Anna guardò la figura quasi morbosamente. “Cavolo…quando sarò la signora Malfoy voglio assolutamente essere come lui…” si lasciò sfuggire. Le amiche si voltarono stupite. Anche se la proposta di fidanzamento non era un segreto, era ancora strano sentir parlare la castana di matrimonio. Hermione si avvicinò curiosa. “Bhe Anna…questa è la tipica bellezza orientale…nessuna delle nostre ragazze occidentali potrebbe assomigliarvi…” commentò. La castana si voltò con sguardo divertito. Il prefetto la guardò  dubbiosa. “Mana-sama è un uomo Herm…” confessò sorniona. L’amica strabuzzò gli occhi e si avvicinò meglio alla figura. Giulia scosse la testa. “Mana-sama è l’icona gothic lolita per eccellenza…devi acculturarti di più Herm…altrimenti non passerai il mio esame…” la provocò Anna. Era difficile trovare qualcosa su cui il prefetto non fosse informata. La castana non voleva lasciarsi scappare quel momento. Hermione la guardò indignata, tornando al suo letto. “Comunque da quello che ho potuto vedere la so molto lunga sui futuri gusti di mia figlia…” esordì ancora Anna. Le due amiche per poco non caddero a terra. Prima matrimonio. Da quando la castana parlava anche di maternità così come se nulla fosse? “Anna…di la verità…hai preso una botta in testa…” le chiese Giulia. La ragazza la guardò quasi offesa. “Appunto…cioè…non volevi nemmeno sposarti! E ti sei fidanzata…e poi te ne vieni fuori con figli…” aggiunse Hermione. Anna alzò le spalle. Iniziò a far dondolare le gambe verso il cuscino. “Non sarai mica già incinta vero?” se ne uscì all’improvviso il prefetto. Stavolta fu la castana che quasi cadde a terra. “Ma sei matta Herm?!” esclamò, iniziando a fare gesti di scaramanzia a destra e manca. Hermione tirò un sospiro di sollievo. Poi la guardò sospettosa. Giulia la guardò divertita. Trotterellò davanti ad Anna e mise le mani suo fianchi a mo di Molly Weasley. “Prevenzione e sicurezza! Queste sono le parole d’ordine!” esclamò con tono autoritario, cercando di rimanere seria. La castana abbassò lo sguardo arrossendo. “Certo che avete davvero fiducia in me!” sbottò, quasi vergognandosi. Giulia scosse la testa. Poi le si sedette vicino. “Stavo solo scherzando scemotta...ne io ne Herm crediamo che faresti mai qualcosa di così importante senza venire poi a raccontarci i particolari…” commentò. Facendole una carezza premurosa sulla testa. Hermione cercò di ribattere sul fatto dei particolari, ma si morse la lingua. “Si…lo so…è che…se devo dire la verità…mi sembra tutta una gran cavolata…” sbottò Anna. Anche il prefetto le si sedette accanto. “Cavolata?” le chiese. La castana annuì. “Ora che siamo fidanzati non ci sono barriere e cose così dovrei essere più tranquilla…e poi…se veramente Draco se ne dovesse andare…forse dovrei approfittare finché posso ancora vederlo tutti i giorni…” si lasciò scappare. Hermione scosse la testa. “Se lo fai ti picchio…” sbottò subito. Anna la guardò stupita. “Non dare peso alle sue parole…vuoi forse diventare come Harry?” aggiunse ancora il prefetto. La castana scosse energicamente la testa. Così si concluse il discorso. Le tre rimasero in camera ancora per mezzora poi si cambiarono e scesero a pranzo. La Sala Grande si era riempita un po’ di più rispetto agli altri giorni. Il tavolo meno occupato era quello di Serpeverde. C’era un unico biondino che mangiava da solo. Così Anna invitò il suo caro fidanzato ad unirsi a lei e le sue amiche. Dopo pranzo tornarono tutte e tre in camera, lasciando tornare nel suo dormitorio Draco. La sera non si prospettava molto attiva per i tre uragani. Come al solito Giulia si sarebbe recata nell’ufficio del suo professore. Hermione aveva deciso di andarsene in un posto tranquillo per elaborare le sue fantomatiche scuse. Mentre Anna sarebbe rimasta in camera a vedere la tv. Draco l’aveva avvertita già la sera prima che non si sarebbero potuti vedere. Alimentando così i suoi sospetti.
Erano circa le 20.30. Gli uragani erano ancora rintanati al caldo in camera. Mentre fuori imperversava la bufera di neve. Anna e Giulia stavano sul letto della prima. La castana se ne stava a pancia in giù, mentre l’altra era a gambe incrociate. Erano intente a guardare l’ennesimo programma dalla mini tv. Hermione invece se ne stava accucciata nel suo letto. La schiena appoggiata al cuscino, con uno dei soliti volumi enormi fra le mani. Sbuffando ogni cinque minuti. I rumori della televisione la distraevano dalla lettura. Come anche le risate delle due amiche. “Cosa state guardando di così divertente?” sbottò irritata il prefetto. “Il solito programma italiano…è davvero una forza!” spiegò piegata in due dalle risa. Hermione si sporse giusto per vedere lo schermo quanto bastasse. Non sarebbe riuscita a leggere comunque. Quindi tanto valeva sbirciare. Una sigletta inquietante si levò dall’aria. Giulia ed Anna avevano gli occhi incollati allo schermo. Mentre sul palco il solito ignaro presentatore si guardava intorno. All’improvviso da una specie di impalcatura scorrevole uscì un uomo. Hermione lo guardò non molto convinta. Indossava quello che doveva essere l’imitazione di un completo da esploratore. Pantaloncini ultra corti. Maglia a maniche lunghe beige. Tutto completato da un paio di calzettoni lunghi fino al ginocchio e della pantofole. I capelli acconciati a caschetto. E le mani giunte. “Buonasera grazie…mi…sono io…sono il vostro Mariello Prapapappo…” disse poi, avanzando. Aveva uno strano accento. Anna e Giulia intanto avevano preso a ridere. Il povero presentatore lo guardava sconcertato. “…e anche oggi siamo qui per la seconda puntata di questa trasmissione…Misteri…” continuò l’uomo. Poi d’improvviso tirò un urlo acuto. Hermione per poco cadde dal letto. Il presentatore aveva subìto lo stesso effetto. “Madonna che paura! C’ho il cuore che batte! L’ha visto anche lei?” chiese ancora l’uomo, in atteggiamenti agitati. “Ma che io non ho visto niente! Ma ha tirato un urlo così e non ho visto nessuno!” rispose ancora scosso il presentatore. L’uomo si avvicinò. “Stiamo parlando di cose serie…” commentò convinto. Il presentatore si asciugò con una mano la fronte ed annuì. “Lei...non deve ridere perché il riso abbonda…in Cina…” disse poi l’uomo. Anna e Giulia scoppiarono a ridere. Mentre Hermione si tenne ad una sbarra del letto per paura dell’arrivo di un altro urlo. Invece l’uomo continuò a parlare. Aggiungendo battute che per il prefetto erano scontate. Invece le amiche ridevano come pazze. “Oggi ci troviamo in posto straordinario per questa puntata…ci troviamo a Città del Messico che…dovrebbe stare in Messico…ed esattamente stiamo andando alla ricerca delle tomba di Montezuma…” spiegò ancora l’uomo. Aggiungendo poi alla fine l’ennesimo urlo. Che fece sobbalzare sia Hermione che il conduttore. Dopo qualche attimo di smarrimento il prefetto tornò a seguire la trasmissione. “Allora adesso…voi ci avete scritto in tantissimi questa settimana…e ora rispondiamo alle domande di chi ci ha scritto da casa…quelli che non ci hanno scritto…non posso rispondere…” iniziò a dire l’uomo. Hermione si tenne anche con l’altra mano alla sbarra del letto. Le amiche invece ridevano ancora. “Passiamo alle domande dei nostri spettatori…ci scrive da Firenze…Fiorenza…che ci dice “Caro Mariello, ti ricordi di me? Mi hai respinta più volte, mi hai trattata male e non te lo perdonerò mai per questo mi voglio vendicare e ho avvelenato il foglio che stai leggendo”” lesse d’un fiato l’uomo. Per poi terminare con un urlo che fece quasi cadere la cartellina al presentatore. Hermione sbuffò. “Povero Braida…se continua così gli viene un infarto!” osservò divertita Anna. Giulia era piegata in due dalle risate. Per la fortuna del prefetto l’esibizione del comico durò ancora per poco. Ed oramai era arrivata l’ora di uscire. Giulia prese la borsa e vi mise il nuovo libro. Mentre Anna non si mosse. Iniziò solo a fare zapping fra i canali. Hermione si alzò, felice di allontanarsi dalla tv. Si mise il cappottò ed infilò l’mp3 in tasca. Voleva sostare nel corridoio che dava sul giardino. E di sicuro faceva freddo. La castana salutò entrambe con la raccomandazione di non tornare tardi. Così Giulia ed Hermione si presero a braccetto e fecero la strada assieme. Arrivate alla strada per i sotterranei, il prefetto prese la via opposta. Mentre camminava per gli infiniti corridoi iniziò ad armeggiare con l’mp3. Arrivata alla sua meta indossò le cuffie. La musica iniziò a diffondersi nella sua testa. Il prefetto gironzolò per qualche minuto nel il corridoio. Appoggiandosi ogni qualvolta al muretto che dava sul giardino. La neve cadeva ancora, ma il vento si era tranquillizzato. Hermione fissò i singoli fiocchi che cadevano placidi sul terreno. Catturavano la sua attenzione e ciò non andava bene. Così distolse il suo sguardo voltandosi verso il muro. Però ora era la musica a distrarla. Con un gesto veloce il prefetto spense l’mp3 e lo rimise in tasca. Poi sbuffò. Odiava essere a corto di spunti. Di solito quando le capitava correva in biblioteca. Purtroppo Hermione sapeva che per il suo scopo nessun volume le sarebbe servito. Nè forse esisteva. Sospirò e tornò a guardare la neve, appoggiando la testa sulle mani congiunte. Ed i gomiti fermi sul muretto. Come poteva fare ad avere anche solo un abbozzo di cosa poter dire a Ron? Non poteva scusarsi per aver baciato un altro prima di lui. Fino alla sera di Halloween il rosso non si era mai avvicinato tanto a lei! In fondo non aveva fatto nulla di male. La mente di Hermione iniziò a vagare piano fra congetture. Come avrebbe fatto? Forse doveva solo pensare agli ultimi fatti successi. Partendo proprio dalla sera di Halloween. Quando ancora erano solo amici. Il bacio sotto ai fuochi. I compiti in biblioteca. E tutto ad un tratto. Vederlo avvinghiato a Lavanda. Hermione sentì il cuore tremare. Era da tanto che sentiva di dovergli dire due parole. Anche solo supplicandolo. Facendo la figura della patetica. “Amarti m'affatica mi svuota dentro, qualcosa che assomiglia a ridere nel pianto…” iniziò a cantare. Non le importava che qualcuno la sentisse. Avvertiva che stava trovando quello di cui aveva bisogno. Ripercorrendo quello che prima era un magnifico viale di alberi dalle chiome strabordanti di fiori. E che ora era solo un giardino d’inverno. Spoglio. “Amarti m'affatica mi da' malinconia…” continuò la ragazza. Ed era vero. Era una cosa che non poteva controllare. Si era innamorata di lui così. Senza nemmeno rendersene conto. Perché forse se, se ne fosse accorta prima avrebbe cercato di fermarlo. Quel sentimento che cresceva libero e selvaggio. Avrebbe cercato qualcun altro. Forse un ragazzo più gentile. Dolce. Più sveglio. Più colto. “Che vuoi farci è la vita…è la vita, la mia…” aggiunse Hermione. Iniziando a muoversi, con passo leggero. Saltellante quasi. Aveva indosso i suoi stivali preferiti. Azzurri. Con due pon pon ai lati. Una volta Ron le aveva detto che stava bene in abiti normali. E che gli stivali le donavano molto. In effetti il rosso le aveva fatto un mucchio di complimenti. A cui lei non credeva ovvio. Però, almeno si parlavano. Era come se fra loro fosse stato cancellato tutto quello che erano riusciti a costruire in quei mesi. Che per lei erano stati così felici. Forse Ron li aveva già buttati nel cestino. Solo le solite due parole riuscirono a farsi spazio fra i ricordi. Quelle che avrebbe voluto dirgli già da tempo. “Amami ancora, fallo dolcemente…un anno, un mese, un'ora, perdutamente…” urlò al vento. Una folata di fiocchi di neve le investirono il viso. Senza accorgersene Hermione era uscita dal corridoio scoperto. Ed ora se ne stava nella bufera. Nonostante la ragione le dicesse di tornare al riparo. Lei rimaneva immobile. Mentre i fiocchi l’avvolgevano. D’improvviso nella sua testa prese forma un’immagine. Ancora lui e quel suo stramaledetto sorriso! Hermione l’adorava. E quella voce che la chiamava. Con quel soprannome che lei aveva imparato ad amare. Era inutile cercare di illudersi. Oramai la ragazza l’aveva capito. Ron le mancava. “Amarti mi consola le notti bianche…qualcosa che riempie vecchie storie fumanti…” proseguì a piena voce. Lo sapeva. Era come se un pezzo della sua vita si fosse staccato. Come se il suo cuore fosse stato un puzzle con un pezzo mancante. Che fino a poco tempo prima era al suo posto. E che all’improvviso qualcuno aveva rubato. Lasciando così un vuoto che nessun altro pezzo avrebbe colmato. La sagoma di quel pezzo era formata da tutti quei piccoli ricordi che lei amava ma a cui continuava a ripensare con dolore. E le dispiaceva. Perché in questo modo sapeva che avrebbe finito con odiare Ron. Non riusciva a fermarsi. Fino alla sera prima. “Amarti mi consola mi da' allegria…” sorrise Hermione. Ripensando a quel riflesso. Alla piccola famigliola ancora intatta. Ai due coniugi abbracciati. A loro. E a quella bambina. Che nonostante non esistesse ancora aveva convinto la ragazza a tornare ad avere una speranza. L’aveva risvegliata da quel mondo buio. E l’aveva convinta a non sfogare più la sua rabbia. Basta. Era arrivato il momento di finire questa storia. “Che vuoi farci è la vita, è la vita, la mia…” sussurrò immersa nei pensieri. Si era decisa. Basta orgoglio. Lord Darcy aveva messo da parte il suo per confessarsi ad Elizabeth. Così lei avrebbe fatto per poter stare con Ron. Sperando in cuor suo che anche lui si scusasse per qualche sua colpa. Di certo ne aveva. Però era meglio per Hermione non pensarci. Ma che cosa avrebbe detto? Forse le parole le sarebbero affluite nel momento esatto in cui il rosso l’avrebbe degnata di attenzioni. Lontano dalla voce di Lavanda. Lontano dagli sguardi altrui. Forse doveva solo portarlo in un posto caro a tutti e due. In fondo c’era tempo. Ci avrebbe pensato con calma. “Amami ancora, fallo dolcemente…un anno, un mese, un'ora, perdutamente…” esordì ancora Hermione. Si sentiva già più leggera. Fece ancora qualche passo. Facendo attenzione a non affondare nella neve. Poi alzò la testa. Un fiocco le atterrò sul naso. La ragazza lo tolse piano, per lasciarlo andare con i suoi compagni prima che si sciogliesse. Con una piroetta leggera, Hermione tornò al riparo nel corridoio. Si sedette sul muro. Con una mano verso il giardino. Il dorso rivolto all’insù. “Amami ancora, fallo dolcemente…solo per un'ora perdutamente!” concluse infine. Senza suppliche. Senza tristezza. Solo, sentendosi tanto tranquilla da essere più leggera. Forse quanto un fiocco di neve.
Nel mentre, Giulia aveva percorso gli umidi sotterranei. Cercando di non scivolare sui gradini aveva trotterellato fino alla porta del suo ufficio. Oramai era una strada che sapeva fare a occhi chiusi. Anche se con il buio sempre presente non faceva molta differenza. La ragazza bussò piano alla pesante porta. Attese per qualche minuto dondolandosi sulle vecchie Converse viola. Ma non ebbe risposta. Giulia riprovò. Dopo altri minuti iniziò a guardare la maniglia dubbiosa. Era già successo che nessuno le rispondesse. E sapeva che non era un buon segno. Senza farsi prendere dal panico la ragazza bussò ancora, cercando di convincersi che forse Piton era solo in bagno. Oppure si era addormentato. Dopo il quarto tentativo Giulia decise di entrare. La porta stranamente era aperta. Entrò per poi richiudersela alle spalle, facendo anche girare la chiave. Per sicurezza. “Permesso…” sussurrò timida. Fece qualche passo. Poi trasalì nel vedere la scrivania vuota. “Professore?” lo chiamò con un filo di voce. C’era solo uno scoppiettio a disturbare il silenzio. Veniva dalla camera da letto. Piano Giulia si avvicinò. Quando si affacciò alla stanza sospirò di sollievo. Piton era sul letto. Se ne stava con la schiena appoggiata alla testata in legno. Le gambe allungate ed incrociate in una posizione molto elegante. Le coperte ripiegate infondo. Era concentrato nella lettura di un libro. La ragazza non potè fare altro che osservare il professore. Quasi a bocca aperta, incantata. Non voleva disturbarlo. Sembrava così tranquillo. Giulia allungò una mano per appoggiarsi allo stipite della porta. Gli occhi ancora puntati su Severus. Sfortunatamente calcolò male la distanza, così da appollaiarsi nel vuoto. E cadere sbadatamente a faccia in giù. Piton alzò lo sguardo quasi annoiato. Sapeva benissimo che era lei. Chi poteva fare tanto chiasso appena arrivata? “Buonasera signorina Wyspet…” la salutò esasperato. La ragazza si alzò veloce. Era arrossita dalla vergogna. “B…buonasera professore…mi…mi dispiace…non…volevo disturbarla…” si scusò subito. Piton scosse la testa. “Troppo tardi…immaginavo che la mia serata libera sarebbe stata sovrastata dalla sua visita…” commentò acido. Richiudendo il libro. “Serata libera?” chiese Giulia. Forse l’aveva davvero disturbato. Piton annuì. “Ho finito di correggere i compiti che mi ero prefissato per oggi…essendo stufo di tutte le incompetenze di voi studenti mi sono rinchiuso in camera con un buon libro…soddisfatta signora Wyspet?” spiegò poi alzandosi. La ragazza entrò nella stanza timidamente. “Ecco…non…non si alzi…non serve che interrompa la sua attività…” esordì. Severus la guardò alzando un sopracciglio. Giulia frugò veloce nella borsa e ne estrasse il libro. “Anche io volevo leggere…e…è da tanto che non…leggiamo assieme…potrei…raggiungerla…” propose. Sentiva le guance prendere fuoco. Il professore sbuffò. Normalmente avrebbe rifiutato. Però non voleva rinunciare alla sua lettura. Ed in effetti era vero. Era da molto che lui e Giulia non rievocavano vecchi ricordi con i libri. Comunque c’era la sua reputazione da mantenere. “Se vuole leggere non crede che potrebbe anche tornarsene in dormitorio?” ghignò malefico Severus. La ragazza abbassò lo sguardo. “Però…ecco…è più bello qui…con…lei…” sussurrò rossa in viso. Piton la guardò. Oramai non riusciva più a torturare psicologicamente Giulia. Si sentiva perfino in colpa. Così si arrese. “E va bene…però se ne deve stare zitta…” acconsentì secco. Per poi rimettersi nella posizione di prima. Lasciando apposta il alto accanto a lui libero. La ragazza si avvicinò timida. Si tolse piano le Converse e le sistemò sul pavimento accanto al comodino. Appoggiandoci vicino la borsa. Severus la osservava di sottecchi, mentre riapriva il libro. Giulia salì sul letto. Accomodandosi poi vicino a lui. Notò che le coperte erano state spostate infondo al letto. Quando finalmente si sistemò aprì anche lei il volumetto. Era più piccolo di quello che stava leggendo il professore. La ragazza incuriosita lo osservò. La copertina sembrava vecchia. Non c’era scritto nulla. Nemmeno un titolo. Severus si voltò di poco. Sorridendo divertito dall’espressione di Giulia. “Che cosa c’è signorina Wyspet?” le chiese. Lei scosse la testa. Ed imbarazzata tornò alla lettura del suo libro. Anche Piton notò i particolari del volume della sua compagna. Non sembrava un romanzo. E non aveva nemmeno molte pagine. Poteva vedere sia il titolo che il nome dell’autrice. Pur non essendo una lettura lunga pareva essere complessa. Da come Giulia vi era concentrata. Eppure era solo alla terza pagina. “Da quando legge temi psicologici?” commentò Severus. La ragazza sobbalzò, presa alla sprovvista dall’uscita del professore. Non era solito fare domande. Però lei ne fu divertita lo stesso. Ed una volta tranquillizzata si lasciò scappare una risata. Piton la guardò dubbioso. “Mi sembrava un buon libro…così l’ho preso…e poi la psicologia infantile mi ha sempre affascinata…” spiegò Giulia, giocherellando con la copertina. Severus annuì. “E lei professore, cosa legge?” chiese poi la ragazza. Piton sorrise. “Non è un libro di pozioni…e nemmeno di magia…un romanzo non più essere…” ragionò ancora lei. Il professore la stava ad ascoltare curioso. Sapendo che non avrebbe mai indovinato. In effetti sperava che lei non indovinasse. Poteva trovarlo un libro poco dignitoso. Dopo qualche altri minuti spesi in ipotesi Giulia si sporse per vedere meglio una pagina. Vide che il testo non era uniforme. Ma riunito a strofe. Così lo riconobbe. “È un libro di poesie!” esclamò stupita. Severus annuì cercando di nascondere il rossore sulle guance. La ragazza si avvicinò incuriosita. “Quale poesia stava leggendo?” chiese ancora. Piton sorrise. Non credeva che un ragazzo d’oggi potesse essere interessato da una poesia. Dopotutto però era Giulia la giovane. Quindi poteva benissimo aspettarsi di tutto. Intanto la ragazza cercava di leggere il titolo. “Voi che…per li occhi…mi passaste ‘l core…” lesse piano. Il professore trattenne un sorriso nel sentire l’accento strascicato di lei. “Anche se l’intonazione non è male il suo italiano deve migliorare di molto…” commentò critico. Giulia arrossì. “Sembra una bella poesia…di che cosa parla?” sussurrò poi. Piton allungò una mano e le fece una carezza sulla testa. Poi tossì leggermente per schiarire la voce. “Voi che per li occhi mi passaste ‘l core e destaste la mente che dormia, guardate a l’angosciosa vita mia, che sospirando la distrugge Amore.” lesse intonato. La ragazza lo guardò incantata. “Ha capito o devo farle la parafrasi?” suggerì il professore. Notando la sue espressione. Giulia scosse la testa. Aveva capito cosa volessero dire quelle parole. Non proprio sapendone riprodurre una parafrasi perfetta. Però il significato l’aveva intuito. Era la sua voce. Calda. Così avvolgente. Che l’aveva ammaliata. Piton sorrise divertito. Poi iniziò a scorrere la pagine. Fino a fermarsi su una in particolare. “Ecco…provi a leggere…” disse. Passando il libro alla ragazza, che annuì. “Biltà di donna e di…saccente core…e cavalieri…armati che sian genti…cantar d’augelli…e ragionar d’amore…adorni legni ‘n mar…forte…correnti…” tentò di leggere Giulia. Ma le parole erano troppo difficili. Severus scosse la testa. “No…decisamente non ci siamo…per un intenditore di poesia è come sentire lo stridio di unghie su una lavagna…” ghignò maligno. La ragazza sbuffò. “Mi ha dato una poesia difficile…” sbottò abbassando lo sguardo. Piton rise. Riprese il libro. Ed ancora si schiarì la voce. La ragazza chiuse gli occhi. Pronta per godersi ancora quel suono incantevole. “Biltà di donna e di saccente core, e cavalieri armati che sian genti; cantar d’augelli e ragionar d’amore; adorni legni ‘n mar forte correnti;” lesse piano il professore. Giulia sorrise. Anche se aveva solo capito qualche parola poteva figurarsi l’immagine di una donna bellissima. Forse una nobile italiana del tempo. Con un vestito lungo di stoffa preziosa. I lunghi capelli trattenuti in una acconciatura raffinata. “Aria serena quand’apar l’albore e bianca neve scender senza venti; rivera d’acqua e prato d’ogni fiore; oro, argento, azzurro ‘n ornamenti” continuò Severus. La sua voce avvolgeva ogni singola parola. La faceva splendere di una luce fioca. Ma tanto forte da scaldare il suo cuore. Giulia alzò lo sguardo verso il professore. Che staccò le iridi scure dalla pagine. E subito il nocciola e il nero si scontrarono. La ragazza arrossì. “Professore… questa poesia…parla della donna del poeta giusto?” chiese timida. Piton annuì incerto. “Diciamo solo che la paragona alla natura…comunque nello Stilnovo non si parla veramente di vere e proprie donne…diciamo che sono la reincarnazione della fede…” precisò poi. Giulia lo guardò affascinata. “Lei sa tante cose sulla poesia…” osservò. Severus sorrise. “Diciamo solo che questa è la mia musica…” rispose. La ragazza sorrise. Standing by, a broken tree. “Mi fa piacere averla sentita professore…è una musica bellissima…” sussurrò. Rossa in viso. Era ciò che pensava. Piton sospirò. E le fece un’altra carezza sulla testa. “Siccome lei mi ha aiutato a conoscere la sua musica, che ne direbbe di provare a conoscere un po’ della mia?” propose. Giulia annuì. Her hands are all twisted. Poi all’improvviso abbracciò il professore. Che sorrise divertito. Il libro gli era sfuggito di mano. Finendo aperto su una pagina sulle gambe della ragazza. She's pointing at me. Quando si sciolsero dall’abbraccio lei rimase accanto a Severus. Alzando il libro. E notando con piacere che la poesia della pagina era famigliare. I was damned by light coming. “Professore, questa la so leggere!” esclamò. Piton rise divertito. “Ovvio signorina Wyspet…è in inglese…” commentò palese. Giulia lo guardò quasi offesa. “Io…la conosco!” sorrise fiera. Severus la guardò inarcando un sopracciglio. “Ebbene? Cosa aspetta, avanti legga!” la incitò. Più che altro curioso. La ragazza annuì. Tenendo il libro in una mano. All that I see. “I miei pensieri sono già rivolti a te, mia amata immortale. Posso vivere soltanto unito a te, non altrimenti. Sii calma, mia vita, mio tutto. Solo contemplando con serenità la nostra esistenza potremo raggiungere il nostro scopo di vivere insieme. Continua ad amarmi - non smentire mai il cuore fedelissimo del tuo amato.” lesse piano Giulia. Severus sentì il respiro fermarsi in gola. L’aveva sottovalutata. Come aveva anche solo potuto paragonare quella splendida voce allo stridio di unghie su una lavagna? Doveva essere davvero impazzito! Intanto la ragazza aveva preso fiato per decantare le ultime parole. “Eternamente tuo...eternamente mia…eternamente nostri” concluse. Piton battè piano la mani. “Complimenti signorina Wyspet…le devo dire la verità…un’interpretazione eccellente…” commentò entusiasta. Gli occhi di Giulia diventarono lucidi dalla felicità. Ci aveva messo cuore nel leggere quella poesia. Era la sua preferita e voleva che anche al professore piacesse. She spoke with a voice and struck to the sky. “Mi tolga una curiosità…dove l’ha sentita questa poesia la prima volta?” le chiese poi Piton. Giulia arrossì. “Ecco…nel film di Sex and the City c’è una scena…in cui…Carrie e Mr Big sono nel letto e lei sta leggendo un libro con poesie scritte dai grandi uomini storici per le loro donne…e questa è proprio quella che Carrie legge a Big…mi è piaciuta davvero…” spiegò. Il professore annuì. Evitò di far notare quanto la scena descritta dalla ragazza assomigliasse a quello che stava accadendo fra loro in quello stesso momento. Anche perché non sapeva chi fossero questi due personaggi. I will wrap you in my arms. “Comunque, mi ha fatto piacere…ecco…sarei felice se mi insegnasse qualcosa di più sulle poesie…” esordì ancora Giulia. Piton annuì. “E io sarò felice di insegnarglielo…devo proprio ammettere che lei è una ragazza intelligente signorina Wyspet…se solo…” iniziò a dire poi. “…mettessi quest’impegno nella scuola allora avrei tutti buoni voti” completò la frase lei. I due si guardarono. E scoppiarono in una risata. And all you say. Qualche minuto di silenzio. “Professore, vorrei chiederle…potrebbe leggermi ancora qualche poesia? Se non le dispiace, ovvio…” propose poi Giulia. Porgendogli il libro. Severus le sorrise. “Normalmente rifiuterei…però…” iniziò a dire. La ragazza lo guardò speranzosa. Mentre il cuore del professore si sciolse. “Siccome so che lei sarà in grado di apprezzarne il contenuto posso fare un eccezione…” accettò Piton. Giulia battè le mani felice. “Esigo silenzio durante la lettura!” ordinò ancora il professore. La ragazza fece finta di cucirsi la bocca. “Bene…” sentenziò infine Severus. Per poi schiarirsi la voce. Let me sign. Piton iniziò a leggere. Giulia chiuse gli occhi. Rapita a poco a poco da quella voce. Appoggiò piano la testa sulla spalla del professore. Che non mutò il suo tono. Anche se in cuor suo strepitava di gioia come non mai. Let me sign. Entrambi erano consci del momento che stavano vivendo. Severus si era aperto più di quanto avesse mai fatto. E Giulia ne era felice. Perché era riuscita a fare un ancora un passo in avanti verso il cuore del suo professore. Piton non si sentiva affatto vulnerabile come pensava. Anzi. Voleva stringere ancora di più quella creatura meravigliosa che stava accanto a lui fra le sue braccia. Quella creatura che sembrava uscita da una delle sue poesie d’amore. E che come nelle sue poesie. Gli aveva donato luce e splendore.
Anna era rimasta sul suo letto. Aveva fatto zapping per tutti i canali. Ma sembrava che i programmi comici scarseggiassero. Avevano lasciato tutti il posto a quei soliti film triti e ritriti di Natale. “Ora cade…ora il bambino scappa…” elencò la castana annoiata. In contemporanea con le scene del film Mamma Ho Perso l’Aereo. Dopo soli cinque minuti del film era già allo stato esasperato. Così decise di spegnere la tv. Anna la poggiò per terra accanto al letto e si mise a pancia in su. Con le mani sul grembo. Certo non l’affascinava contare il numero di pieghe nel panneggio del baldacchino. Però quella era una buona posizione per riflettere. Peccato che quella fosse l’ultima cosa che si era ripromessa di fare. Subito la castana scattò a sedere. Guardandosi poi in giro. Era sola. Perfino i gatti l’avevano abbandonata. Fuori il vento aveva ricominciato a battere sui vetri e ciò la irritava. La castana si mise a gambe incrociate. Era vestita ancora come quel pomeriggio. Felpa con maniche a pipistrello. Gonna rigida con vari tulle neri. Calze fino alla coscia nere. Per qualche minuto Anna pensò di darsi alla meditazione. Poi sbuffò e si rituffò sul letto. Evitando di far sprofondare il viso nel cuscino per non lasciare il trucco sparso sulla stoffa. Così tenendo la testa girata verso il comodino lo notò. Lo stereo stava esattamente ai piedi del mobile. La castana ghignò. Forse aveva trovato un’alternativa alla noia. Allungò un braccio per accenderlo. Ma era troppo lontano. Così dovette strisciare fino a quasi il bordo del letto. Finalmente riuscì a premere il pulsante play. Ma poi perse l’equilibro cadendo sul pavimento. Imprecando come uno scaricatore di porto Anna si alzò. Voltandosi di scatto sentendo le note che avevano iniziato a vagare per la stanza. La castana ghignò. Si sistemò con fare altezzoso la gonna e fece una piroetta. “È ora dello show…” sibilò. I don't like the drugs but the drugs like me, I don't like the drugs, the drugs, the drugs. Anna si diresse al grande specchio messo sulla parete di fronte ai letti. Era talmente grande che rifletteva tutta la sua figura. La castana si scrutò minuziosamente, per poi annuire. Non le importava che qualcuno avesse potuto entrare mentre lei parlava con se stessa. Per lei ora esisteva solo il suo riflesso. E il Reverendo che l’accompagnava. Norm life baby "we're white and oh so hetero and our sex is missionary". Anna iniziò ad atteggiarsi. Assunse una perfetta posizione da dama. Schiena eretta. Un piede davanti all’altro. Quasi ad imitare una ballerina classica. Le mani dietro la schiena. Poi iniziò a fare piccoli inchini ordinati. “Molto piacere…sono Anna Alvis Haliwell…” disse gentile. Allungò una mano come per porgerla a qualcuno. “Sono felice di fare la vostra conoscenza…” sorrise ancora. Quando si guardò allo specchio per poco scoppiò a ridere. Era stupefacente quanto fosse credibile. Norm life baby "we're quitters and we're sober our confessions will be televised". Con un’altra piroetta cambiò. Stavolta la castana alzò il naso chiudendo di poco gli occhi. Con un gesto deciso schioccò le dita. Poi si voltò come se qualcuno le fosse piombato ai piedi. E subito rivolse ad un povero sgabello malcapitato uno sguardo di ghiaccio. “Allora, cos’hai da guardare, verme! Non ti ho chiamato per stare a sbavare sul mio tappeto costoso! Avanti, puliscimi gli stivali!” ordinò. Alzando con violenza una gamba e poggiandola senza delicatezza sullo sgabello. Poi poggiò elegantemente una mano sul ginocchio. “Anna Alvis Haliwell…un nome una tortura…” sussurrò con tono spiritato. Leccandosi la labbra e mostrando i denti. Guardandosi nel riflesso la castana ebbe un brivido lungo la schiena. You and I are underdosed and we're ready to fall. Fece l’ennesima piroetta e l’atteggiamento cambiò. Anna si guardò ancora. Scrocchiandosi poi le dita. Poi si sistemò gli occhiali. E ghignò. Raised to be stupid, taught to be nothing at all. La castana iniziò a sbattere le palpebre. Mentre il labbro assumeva una sfumatura tremula. “Io…veramente…ecco…” iniziò a biascicare. La voce rotta da una perfetta finta timidezza. Piano si avvicinò una mano alla bocca con espressione indignata. Riuscì quasi a farsi arrossire le guance. “Non potrei mai fare una cosa del genere! È…sbagliata…io…non potrei mai picchiare qualcuno…è…immorale…non è giusto!” sbottò. Con voce rotta da delle quasi lacrime. Sbattè ancora qualche volta le palpebre. Poi annuì alla sua immagine riflessa. I don't like the drugs but the drugs like me, I don't like the drugs, the drugs, the drugs. Anna si voltò sorridente verso lo stereo. “Allora Reverendo, come vado? Sono convincente?” chiese quasi convinta. E mentre le parole continuavano. La castana raggiunse trotterellando lo stereo. Lo specchio la inquadrava ancora. “Avanti non mi faccia il broncio! Lei è favoloso come al solito ma cosa dice di me?” ripetè ancora. Incrociando la mani al petto con aria sognante. Aspettò qualche minuto. “Forse ha ragione…devo esercitarmi ancora un po’…posso fare di meglio…” sorrise Anna. Per poi tornare specchio. Piroettando. Norm life baby "our god is white and unforgiving we're piss tested and we're praying". Stavolta la castana rimase più lontana dall’oggetto. Si diresse con passo cadenzato e sculettante verso il suo letto. Lo specchio era giusto li davanti. Piano si appoggiò al palo intarsiato del baldacchino. Allungò le braccia finché potè. Con gli occhi fissi sul suo riflesso. Anna iniziò a scendere stusciandosi sul palo. Ghignando. Solo allora si immaginò la faccia di Draco davanti a quello spettacolo. Sarebbe morto dissanguato probabilmente. Forse un po’ di vendetta era quello di cui aveva bisogno. O forse era meglio lasciar stare in pace il gatto finché dormiva. Norm life baby "I'm just a sample of a soul made to look just like a human being". Insoddisfatta si voltò ed abbracciò il palo stretto a se. Poi sollevò una gamba e la allungò. Certo. Non c’era molto di cui potersi pavoneggiare in effetti. Però aveva altre doti. D’improvviso si slacciò dal palo e saltò sul letto. Si sedette sul fondo con i piedi appoggiati sul baule. I gomiti sulle ginocchia. Le mani conserte. E la testa che ci ciondolava sopra. “Potrei far pagare il biondino per il balletto…” commentò ad alta voce. Per poi ridere. Norm life baby "we're rehabbed and we're ready dor our 15 minutes of shame". Non si sprecò ad alzarsi e fare un’altra piroetta. Si limitò a buttarsi sul letto. Laciandosi con le gambe a penzoloni sul baule. Ora che aveva fatto il suo show non si sentiva molto annoiata. E nemmeno stupida, anzi. Aveva risparmiato tempo. Se solo lei avesse finto davvero. Invece Anna era sempre se stessa. Ma ciò non comportava sempre un vantaggio. Non tutti erano come le sue amiche. Ovvio! La gente era sempre pronta a giudicare, mormorare, sparlare. E lei ci era abituata. Per non parlare del tumulto che si era creato due anni prima. Quando si era messa con Draco. Erano uscite certe voci assurde. Pozioni d’amore. Ricatti. Perfino riti woo doo. Che a dirla tutta Anna avrebbe praticato volentieri su qualcuno. Ma non era così perfida da unirsi ai Mangiamorte. Lei non era schiava di nessuno. Lei e solo lei decideva cosa fare di se stessa. Anche se doveva ammettere che le sue amiche erano un buon motivo per contenere la cattiveria dentro di lei. Non che ne avesse così tanta. Però si conteneva per il bene di quella che secondo lei era la sua famiglia. Hermione. Giulia. Mary Kate. Bill. Anche per Draco. Però come poteva fidarsi degli altri se loro le mentivano? Non aveva nessun dubbio su sua sorella. O le sue amiche. O Bill. Ma lui era diventato un punto sfocato. E ciò non le piaceva. Norm life baby "we're talkshown and we're poiting just like christians at a suicide". Ed ecco la temuta riflessione. Se davvero Draco fosse diventato un Mangiamorte. Lei cosa poteva fare oramai? La sua strada l’aveva scelta. Lo sguardo di Anna si puntò sull’anello che oramai si era abituata ad avere all’anulare. Se Draco era davvero sicuro del loro futuro allora non poteva aver commesso qualche cosa di così stupido. Era anche vero che il biondo era un ottimista patentato. L’unico motivo per cui Anna l’avrebbe perso a schiaffi volentieri. Ma come avrebbe reagito se Draco, il suo Draco, avesse intrapreso una strada diversa dalla sua? L’anello che le aveva dato non poteva valere così poco per lui. Perfino per una scettica come Anna la promessa che si erano fatti valeva qualcosa. In realtà sapeva come avrebbe reagito se un giorno Draco le avesse confessato di essere diventato uno di loro. La castana lo avrebbe picchiato a sangue. O almeno quanto bastava per farlo rinsavire. Anna sospirò scettica. Non avrebbe fatto nulla di tutto ciò. Avrebbe solo. Pianto. You and I are underdosed and we're ready to fall, raised to be stupid, taught to be nothing at all. La castana scosse la testa. Doveva levarsi quei pensieri dalla testa immediatamente! Ma nemmeno la musica la distraeva più. Così iniziò a guardarsi in giro nervosa. Sul suo comodino stava ancora nuovo il libro su cui era stampata la faccia di Manson. Con suo rammarico la ragazza dovette rifiutare. Gliel’aveva regalato Draco quel libro. E almeno per il tempo che rimaneva prima di dormire non doveva pesare a lui. Anna si alzò in ginocchio e si buttò esasperata verso il cucino. Quando atterrò però qualcosa le colpì una spalla. Imprecando infilò una mano sotto le coperte e lo trovò. Il libro che aveva scartato quella mattina. Twilight. Con quanto si era mossa sul letto durante tutto il giorno era scivolato dal cuscino e finito dove l’aveva trovato. La castana si guardò ancora in giro. E non trovando nulla di meglio da fare si decise. Tolse la sovra copertina. “Con tanti saluti a Draco…” sbuffò irritata. Per poi saltare le pagine bianche. Ed iniziare a leggere. Mentre le ultime note della canzone finivano. Portandosi con se anche quegli attimi di pazzia che l’avevano rapita poco prima. I don't like the drugs but the drugs like me, I don't like the drugs, the drugs, the drugs.


 

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Capitolo 25
*** We've got Tonight ***


Buonasssssera :3
Si, sto mantenendo la promessa e vi sforno un altro aggiornamento. Avrei voluto farlo sabato, che era il compleanno del caro professore Piton, però non ho avuto tempo e ve lo schiaffo oggi u.u come già annunciato ho deciso di mettere il testo delle canzoni in un altro colore. Ho messo il rosso per aiutare le vostre diottrie XD 

Avvertenze: occtudine delirante, diabete (perchè ci sta sempre e comunque u.u). 

In questo capitolo troviamo Chanenlos di Annette Louisan (che stavo studiando in quel periodo, per cui ci ho buttato pure la canzone in tedesco XD riassunta parla di sta ragazzina un pò sfigatella con l'apparecchio, a cui piace un ragazzo ma non la ricambia), sempre la solita e bella One Thing dei Finger Eleven, Dark Secret Love degli Him feat 69 Eyes e We've Got Tonight di Roan Keating feat Giorgia. Vi ricordo che se cercate mimiryuugu su Spotify potete trovare la playlist aggiornata man man che la ff va avanti *^*

Premessa: a quell'espoca il mio ex era talmente un fidanzato pessimo che, leggendo la saga di Twilight mi fece sembrare Edward Cullen un buon partito. Immaginate in che condizioni stavo <.< per cui non prendetevela con Anna, cruciate me. 

Detto ciò vi lascio all'aggiornamento XD
Buona lettura <3



Venticinquesimo Capitolo

Anche il giorno dopo la sveglia si godette le vacanze. La prima a svegliarsi fu stranamente Anna. Che sgattaiolò in Sala Comune ancora in pigiama per poter leggere senza essere disturbata. Poi fu il turno di Hermione. Ed infine Giulia. Dopo aver aspettato che la castana si cambiasse le tre si diressero in Sala Grande per la solita colazione ritardataria. “Dobbiamo ricominciare a svegliarci ad un’ora decente…” commentò il prefetto addentando una brioche. Giulia si stiracchiò. “Herm siamo in vacanza…svegliarci ad orari non umani è il bello di essere rimaste a scuola…” osservò Anna. Per poi guardarsi in giro, con in bocca il solito cornetto al cioccolato a penzoloni. In effetti quella mattina più gente aveva osato sfidare il mondo oltre le calde coperte. C’era qualche Tassorosso in più. Due Corvonero mezzi addormentati sul tavolo. E un ragazzo al tavolo Serpeverde. Non era Draco. Però la castana l’aveva già visto parlare con il suo biondo. “Hey c’è un tipo che si gira di qui ogni due secondi…” commentò Anna. Storpiando le parole per colpa del cornetto ancora in fase di masticazione. “Quando parlerai in un modo civile ti ascolterò…” la rimproverò Hermione. Giulia seguì per un attimo lo sguardo della castana. Poi tornò alla sua colazione. Quando ebbero finito tornarono in dormitorio a recuperare eventuali libri. E dirigersi in biblioteca. Era più vuota della Sala Grande la mattina di Natale. “Ed ecco che ci apprestiamo ad entrare nel deserto del Sahara…” commentò divertita Anna. Hermione la zittì. Mentre Giulia trotterellò al bancone in cerca di vita. Non avendo molta fortuna però. Un misero cartello era posto sul bancone a sostituire la bibliotecaria. “Hey Herm! Perfino la Pince se l’è svignata!” osservò la ragazza. Il prefetto la raggiunse, poi lesse il cartello. Sbuffando infine indignata. Anna non ci badò e andò subito a sedersi al tavolo in fondo. L’ultimo prima dell’iniziare di immensi scaffali. Aveva portato il suo libro con se. Le amiche la raggiunsero non appena Hermione ebbe finito di registrare i libri riportati, nell’apposito volume che la bibliotecaria aveva lasciato accanto al cartello. “Ora mi toccherà setacciare ogni scaffale…” sbuffò sconsolata Giulia. Il prefetto poggiò la borsa sul tavolo. Poi si immerse nel muro di libri. Dopo dieci minuti l’amica l’aveva già persa di vista. “Allora Giulia, Divina Commedia o vita dantesca in generale?” esclamò d’improvviso Hermione. Sembrava molto lontana. “Tutti e due…sono curiosa…” le rispose l’altra, quasi urlando. “Già che ci sei, cerca anche un libro che si chiama New Moon…” aggiunse placida Anna. Che se ne stava con i piedi poggiati sul tavolo. La sedia a ciondoloni. E lo sguardo incollato alle pagine. Il prefetto arrivò poco dopo, con due pesanti volumi fra le braccia. Ne porse uno a Giulia. Poi si sedette. Insieme iniziarono sfogliarli. Nel giro di un’ora la seconda li analizzò. Per poi alzarsi e girare per i primi scaffali. Anna era oramai arrivata alle ultime pagine. Mentre Hermione era concentrata su un libro che Giulia aveva scartato. “Quell’uomo era davvero un genio…” sottolineò ammirante. La castana sospirò esasperata. “Voi che 'ntendendo il terzo ciel movete udite il ragionar ch' è nel mio core, ch'io nol so dire altrui, sì mi par novo.” lesse appassionata il prefetto. Anna alzò lo sguardo alzando un sopracciglio. “Che in lingua normale sarebbe...?” commentò acida. Il prefetto sbuffò. “Quanta ignoranza…” disse scuotendo la testa. Mentre la castana tornava al suo libro. “Anna sai cosa ti farebbe bene?” chiese poi Hermione. “Un po’ di sano silenzio per leggere in pace?” sbottò l’altra irritata. “Anche se mi fa piacere sentitelo dire, no…direi che sarebbe più utile una bella letta all’Inferno di Dante…il quinto Canto è uno spettacolo!” rispose con enfasi il prefetto. Poi chiuse il libro ed iniziò a sfogliare l’altro grosso volume. Anna sbuffò. “Amor, ch’al cor gentil ratto s’apprende, prese costui de la bella persona che mi fu tolta; e ’l modo ancor m’offende…” iniziò a leggere Hermione. La castana non ebbe nemmeno il tempo di aprire bocca, che qualcuno apparve al loro fianco. “Amor, ch’a nullo amato amar perdona, mi prese del costui piacer sì forte, che, come vedi, ancor non m’abbandona.” concluse un ragazzo. Stava in piedi accanto al prefetto. Che meravigliata lo guardava a bocca aperta. Era alto. Doveva avere all’incirca diciassette anni o più. I capelli bronzei tirati su in una bassa cresta. E gli occhi di un grigio chiaro. Con un piccolo luccichio nelle pupille. “Scusate, sono stato un vero maleducato…ma quando ho sentito il poema non sono riuscito a contenermi…” si scusò, sfoderando un sorriso. Il prefetto lo guadava ancora incredula. Mentre Anna lo riconobbe subito. Era il ragazzo che le fissava in Sala Grande. “Sono Mark Wright…” si presentò. Facendo poi un cenno di saluto alla castana. Intanto Giulia sbirciava la scena da dietro lo scaffale vicino. Stava cercando qualche libro e la voce nuova l’aveva attirata. Dal primo momento però notò lo scintillio negli occhi del ragazzo. Capendo subito a chi fosse rivolto. “Ehm…Anna…vieni qui un attimo! Ho trovato il libro che cercavi!” la chiamò subito. La castana si voltò seccata. Chiuse il libro con un colpo secco, poi si trascinò fra gli scaffali dall’amica. “Dov’è?” chiese poco attiva. Giulia indicò i due rimasti soli. E le fece segno di silenzio. Anna ghignò. Intanto Mark osservava Hermione. Che ripresa dalla sorpresa cercava  di darsi un contegno. “Io…sono Hermione Granger…piacere…” si presentò finalmente. Il ragazzo sorrise ancora. Ed annuì. “Lo so...Hermione Granger…del sesto anno…Grifondoro…” completò poi. Il prefetto lo guardò incredula. “Ti avevo vista in giro un po’ di tempo fa…non ti spaventare però! Non sono un invasato o cose simili…ecco…io ti trovo interessante e…carina…” spiegò Mark. Hermione a quelle parole arrossì. Lei. Interessante passi, ma addirittura carina! Sie war die Kleine auf dem Schulhof, der keiner Briefchen schreibt. “I…io?” si lasciò sfuggire. Il ragazzo sorrise. “Posso?” chiese, indicando la sedia vuota vicino a lei. Il prefetto annuì. Così Mark spostò di poco la sedia e con eleganza vi si sedette. “Ho visto che stavi sempre con la ragazza di Draco, allora ho chiesto informazioni…spero non ti dia fastidio…” continuò a raccontare Mark. Hermione imbarazzata scosse la testa. Das zahnbespangte Lächeln, das immer unerwidert bleibt. “Quindi tu…sei un Serpeverde?” chiese poi. Il ragazzo annuì. “Serpeverde, settimo anno…” precisò. Il prefetto abbassò lo sguardo. Dire che fosse sorpresa era un eufemismo. “C’è forse qualche problema?” commentò preoccupato Mark. Hermione sobbalzò. “N…no…è che…è strano…sai…tutti i vostri discorsi di stirpe...” cercò di spiegare. Il ragazzo scosse la testa sorridendo divertito. “Solo chiacchiere per vecchi fanatici…io le persone le frequento valutando con criteri miei…ed il sangue non è incluso fra questi…” specificò. Il prefetto si sentì tranquillizzata. Dessen Name niemals fällt, wenn man Sportmannschaften wählt. “Scusa…non è che io sia così paranoica di solito…è che…mi sembra strano comunque…” si scusò subito. Con un piccolo sorriso. In realtà quello che la shockava era che un ragazzo l’avesse notata. E il ragazzo in questione non era uno qualunque. Era colto. Più grande. Ed incredibilmente bello. Forse il mondo le stava inviando un segno di speranza? Hermione sospirò sconsolata. Era comunque troppo tardi. Una decisione l’aveva già presa. Chancenlos. “Allora…ti andrebbe di uscire una di queste sere?” le propose Mark. Il prefetto abbassò di nuovo lo sguardo. “Ehm…ecco…in verità…non posso…” rifiutò. Mentre fra gli scaffali si udivano chiare esclamazioni di dissenso. Eine Schleife unter vielen, dessen Knoten niemals hält. “Ah…capisco…c’è già un altro…” intuì il ragazzo. Nel tono un po’ di dispiacere. “Non proprio…non è il mio…ragazzo…però…ecco…mi piace lui…” spiegò contrita Hermione. Mark annuì. E dagli scaffali si udirono altri segni di disaccordo. Dessen Brötchen eigentlich immer auf die Butterseite fällt. “Santo Manson, ma è pazza?! Se lei non lo vuole lo prendo io!” esclamò sottovoce Anna. Giulia scosse la testa. “Non dubito che quel Mark potrebbe essere migliore di Ron…” iniziò a dire. “Infatti…Mark è migliore di Ron…” la interruppe secca la castana. La ragazza sbuffò. “Oramai Herm ha deciso…e dobbiamo rispettare le sue scelte…” concluse saggia. Anna la guardò scettica. “Ma…cioè…Giulia l’hai visto?! È…perfetto! È un Edward in carne ed ossa! Anzi, di più!” sbottò ancora. L’amica sorrise divertita. Così la castana fu costretta a spostare alcuni libri dallo scaffale davanti a loro. E puntare gli occhi di Giulia sul ragazzo. “Mark è perfetto per Herm! E poi Ron non ha fatto altro che farla soffrire fino ad adesso!” esordì Anna. L’amica sospirò. “Santo Manson…perfino i loro nomi non si possono comparare! Mark…e Ron!” rimbeccò ancora la castana. Giulia si liberò dalla sua presa e risistemò i libri. “Il cuore è di Herm…è lei che decide…” la zittì infine. Anna grugnì indispettita. Damals hat sie dich gewollt, mehr als alles auf der Welt. Intanto, fra gli altri due un silenzio imbarazzante aveva preso il posto delle prime parole. “Ecco…Hermione…lo so che ti sembrerà una richiesta strana…però…possiamo parlare un po’?” disse d’improvviso Mark. Il cuore del prefetto sobbalzò. Era agitata. Ma dopo avergli confessato il suo amore per un altro si sentiva sollevata. Chancenlos. “Per…me…non c’è problema…” gli rispose con un sorriso. Il ragazzo parve rallegrato. “Bene…ecco…ho visto che stavi leggendo Dante…è un autore che difficilmente piace…” osservò poi. Era chiaro che si era aggrappato all’unica cosa che conoscesse che piacesse ad Hermione. “Io…io lo trovo un autore fantastico…la Divina Commedia è un’opera stupenda…era da tanto che non la rileggevo…e Giulia voleva leggere un po’ di poesia…così ho approfittato…” spiegò lei. Mark annuì. “Capisco…affascina anche me…” commentò entusiasta. Das Leben spielt auf Zeit, bis es gewinnt, grad' wenn du brüllst und schreist, stellt es sich blind. “Con tutte le cose di cui possono parlare…Dante?!” sbottò annoiata Anna. Giulia le fece segno di stare in silenzio. “Ti ricordo che noi dovremmo essere impegnate nella ricerca di un qualche libro…” le precisò. “Non ci eravamo nascoste per origliare la conversazione fra i due?” chiese dubbiosa la castana. L’amica stava per farla rinsavire con un bel librone di duecento pagine atterrato casualmente sulla sua testa, quando si rese conto che era vero. In effetti lo scopo era quello. Accortasi di avere ragione Anna ghignò. So viele Dinge bekommt man erst dann wenn man sie nicht mehr gebrauchen kann. Dopo qualche minuto di attenta osservazione fu ancora quest’ultima a riprendere parola. “Certo che se Ron sapesse che un così bel ragazzo punta alla sua Mione diventerebbe pazzo di gelosia…” notò. Quasi con una vena di gioia. Giulia la fulminò con lo sguardo. “Guai a te Anna se vai a mettergli la pulce nell’orecchio!” le proibì subito. La castana ridacchiò piano. “Scommettici quello che vuoi Giulia, ma io sono certa che lo verrà a sapere prima del mio compleanno…” predisse. L’amica scosse la testa. “Non sono la Cooman, però direi che se non è amore potrebbe essere amicizia…” commentò ancora Anna. Giulia la guardò dubbiosa. “Anche se Herm ha già scelto, non c’è nulla di male se diventassero amici…e poi pensaci bene…io ho Bill…tu hai Fred…ed Herm? Non può affidarsi sempre al bradipo lentigginoso…o è il suo ragazzo o il suo amico!” ragionò seria. L’amica la guardò sbigottita. “Leggere tanto ti ha riattivato l’unico neurone buono eh?” rispose divertita. Anna sbuffò finta offesa. Das Schicksal lacht dich aus, voll Ironie, es zieht dich rein und raus, spielt Lotterie. Nel mentre Hermione e Mark avevano continuato nella loro chiacchierata. Il prefetto dovette ammettere quanto il Serpeverde fosse un ragazzo colto. La sua compagnia non le dispiaceva poi così tanto. “Mark…sai…mi dispiace per aver rifiutato un appuntamento con te…” si lasciò scappare. Il ragazzo sorrise. “Possiamo sempre uscire…da amici ovvio…” propose. Hermione lo guardò. In quegli occhi quasi ipnotici. “Sei sicuro?” gli chiese. Mark annuì. “Tutto pur di stare in tua compagnia…” rispose sicuro. Ein dummer Teenagertraum, jetzt wird er wahr warum erst jetzt, und nicht als sie sechzehn war? Il prefetto arrossì smisuratamente. Era la prima volta che qualcuno le parlava così. “Non tenterò di baciarti a tradimento o cose del genere…lo prometto…” aggiunse subito il ragazzo. Hermione abbassò la testa. Baciare? Il cuore aveva iniziato a batterle davvero forte. Non le capitava più da molto. Dall’ultima volta in cui era stata in quella biblioteca. Ma non con le sue amiche. Con lei c’era il suo lui. Che come sapeva ora non era più suo. E che forse non lo era mai stato. Mentre lei era persa ancora nei ricordi, Mark la osservava. Anche se l’aveva fatto così tante volte che oramai il viso di Hermione era impresso nella sua mente. Senza accorgersene buttò l’occhio verso l’orologio che il prefetto aveva al polso. E sobbalzò. Lei se ne accorse. “Tutto bene?” gli chiese preoccupata. Il ragazzo annuì. “Si…è solo che ho appena visto l’ora…dovevo passare solo per un saluto…ed invece mi sono rattenuto anche troppo…” spiegò alzandosi. Hermione sorrise comprensiva. “Capisco…i compiti?” intuì. Mark spostò la sedia al suo posto con eleganza. “Esatto…vorrei cercare di finirli prima che tornino gli altri dalle vacanze…da quando arriveranno non ci sarà più pace…” spiegò sconsolato. Il prefetto annuì. “Ti capisco…immagino che l’ultimo anno sia duro…” commentò. Il ragazzo sorrise. “Bene…allora a una di queste sere Hermione…mi ha fatto piacere parlare con te…e saluta le tue amiche appena riappaiono…” si congedò. Il prefetto gli sorrise. “Tranquillo…le saluterò con molta enfasi…” rispose. Mark rise. E si diresse all’uscita. Nel mentre Hermione non gli staccò mai gli occhi di dosso. “Quando hai finito di guardargli il sedere possiamo decidere cosa fare stasera…” ghignò Anna. Apparendo accanto all’amica. Che sobbalzò. “Io…io non gli stavo guardando il sedere!” sbottò imbarazzata. Giulia scosse la testa ridendo. “Ah giusto…gli stavi solo facendo una radiografia completa del fondoschiena…” si corresse la castana. Hermione sbuffò. “Comunque tu sei matta Herm…ma l’hai visto bene?!” esclamò ancora Anna. Giulia le diede una gomitata nelle costole. “No Anna…non sono matta…sono stupida, che è diverso…” commentò sconsolata il prefetto. La castana le diede un leggero pugno sulla testa. “Non direi…se tu sei stupida, io cosa sono?” sbottò. “Appunto Herm…” concordò Giulia. Il prefetto rise. Mentre Anna sbuffava offesa. “Comunque…parlando di cose più costruttive…cosa si fa stasera?” chiese poi. “Anche se hai imparato una nuova parola non serve che la usi dappertutto…soprattutto se non sai il significato…” osservò maligna Hermione. La castana le diede uno spintone. Facendola quasi cadere dalla sedia. “Che ne dite di una bella serata fra noi?” propose Giulia. Le amiche annuirono, per poi tornare alle loro ricerche e libri. I tre uragani rimasero in biblioteca fino all’ora di cena. Tornarono in dormitorio per poggiare le borse. Poi si diressero in Sala Grande. Quando arrivarono sembrava che il letargo natalizio fosse tornato. Le tavole come al solito erano imbandite di ogni prelibatezza, ma gli studenti che si erano spinti ad assaggiarle erano pochi. “Che spreco! Ci sono più piatti che presenti!” commentò Giulia. Hermione annuì. “Per non parlare di quanta fatica hanno fatto gli elfi domestici per preparare tutto…e quegli ingrati non si alzano dal letto nemmeno per i pasti!” sbottò acida. Anna annuì. Iniziando a servirsi di una bella bistecca rossa. “Anna…non so se hai notato che ogni volta che tagli un pezzo escono spruzzi di sangue…” osservò disgustata il prefetto. La castana ghignò. “Stasera avevo voglia di una bella bistecca al sangue! Se ci fosse anche del buon vino elfico sarebbe l’ideale…” rispose. Giulia scosse la testa divertita. Hermione si allontanò di poco. Iniziando a guardare i possibili piatti da cui servirsi. Mentre Anna aveva tagliato l’ennesimo pezzo dalla bistecca, lasciandolo sulla forchetta a mezz’aria. Gocciolante. Il prefetto si voltò dall’altra parte. “Davvero buona! Considerando poi che la carne è fornita direttamente dalla cantina del negozio di Mr Lovett…” esclamò, divorando subito il boccone. “Perfetto…dopo questa battuta credo che ora mangerò pesce…” rimbeccò Hermione. E finalmente trovò un bel piatto di filetti di platessa impanati. “Allora, stasera che si fa? Partita a Uno o tv?” propose Anna. Giulia alzò le spalle. Mentre il prefetto gustava il primo pezzo, un gufetto famigliare atterrò sulla sua testa. “Archimede!” esclamò sorpresa la castana. Giulia si affrettò a prendere l’animaletto e a poggiarlo sulla tavola. Tremava infreddolito. La ragazza lo avvolse in un paio di tovaglioli. “Ha legato qualcosa alla zampa!” notò Hermione. Anna allungò una mano e slegò il laccio che teneva legata una lettera ad una delle zampette. Poi aprì svelta la busta. La prima cosa che tirò fuori fu una lettera. Le diede una veloce occhiata  “Ragazze, ci sono notizie da casa!” annunciò con poco entusiasmo. Giulia la guardò preoccupata. “È successo qualcosa di grave?” chiese subito Hermione. La castana scosse la testa. “Sentono la nostra mancanza…voglio sapere se mangiamo regolarmente e facciamo i compiti…se non facciamo troppo casino…e che a quanto pare stasera dovremmo ricevere una loro chiamata…” elencò. Le amiche la guardarono dubbiose. Così Anna frugò nella busta. E ne tirò fuori una carta da gioco. “Bene ragazze…anche per stasera siamo impegnate…” esordì infine poco entusiasta. Giulia tirò un sospiro di sollievo. Dopo che ognuna ebbe letto la lettera tornarono alla cena. Rimasero a crogiolarsi e a giocare con Archimede fino a che i dolci non sparirono. Poi tornarono in dormitorio. Ebbero solo il tempo di infilarsi il pigiama che nell’aria iniziò a trillare il solito squillo. “Acceptio…” sospirò Anna. Ed ecco che dalla carta poggiata per terra davanti a loro apparve un ologramma a grandezza naturale. Era Ilary. La castana sentì una sensazione di pace invaderla. “Ciao Anna! Oh vedo che ci siete tutte e tre!” sorrise la donna, salutando con una mano. “Ciao mamma…” rispose un po’ più allegra la castana. La donna sorrise. “Abbiamo interrotto una serata di sole donne a quanto vedo…” osservò curiosa. “Hey Ilary! Hai già iniziato?” la chiamò una voce. Giulia la riconobbe subito. “Si, sbrigatevi!” esclamò ancora la donna. E subito si aggiunsero a lei altre due figure. Mary stava alla sua destra, avvolta in uno dei suoi soliti vestiti rossi. I lunghi capelli lasciati sciolti. Dall’altra parte un’altra donna stava in piedi. Era altra, con i folti capelli castani in un mucchio di boccoli a contorlarle il viso. Era vestita in modo piuttosto formale. Nel vederla Hermione spalancò la bocca e gli occhi le si riempirono di lacrime. In quei giorni non aveva mai pensato a sua madre. Però solo ora che se l’era trovata davanti si era accorta di quanto le mancasse. “State tranquille…Sebastian, Andrew e John sono a giocare a carte di la…” aggiunse subito Mary. “Volevamo risparmiarvi le solite scenate tragiche…” aggiunse Jane. I tre uragani si scambiarono uno sguardo sollevato. E divertito. Sapevano che le loro madri erano a caccia di particolari amorosi. “Bambina mia ti vedo rilassata sai? Sono felice che tu ti stia riposando…” osservò subito Jane. Il prefetto arrossì. “Spero non l’abbiate contagiata con le vostre cattive abitudini…” commentò subito Ilary. Anna fece finta di nulla. “È chiaro che stiamo morendo dalla curiosità…quindi direi di dare iniziò ai racconti…” esclamò Mary. Giulia arrossì. Da un punto vicino alle tre donne si udirono dei rumori. “Andate a tenere a bada gli uomini…appena finisco con Giulia vi chiamo…” propose ancora la donna. Ilary e Jane annuirono e sparirono dall’ologramma. “Allora tesoro…raccontami, com’è andata la Vigilia?” chiese subito Mary. Giulia stavolta divampò. La prima cosa che le era tornata alla mente era stato il bacio di mezzanotte. E ciò alla madre non era di certo sfuggito. “Avanti…cos’è successo?” chiese curiosa. Più rivolta ad Anna ed Hermione che alla propria figlia. “Diciamo solo che Giulia ed il suo centenario innamorato si sono scambiati un dolce bacio d’amore sotto il vischio…” tossicchiò la castana. Giulia strabuzzò gli occhi e le diede un piccolo spintone. Mary iniziò a saltellare dalla felicità battendo le mani. “E le ha anche regalato un libro prezioso che lei desiderava molto…” aggiunse Hermione. La donna trattenne un urlo di gioia. Mentre Giulia era così rossa da fare concorrenza al vestito della madre. “E non solo! Ieri sera le ha letto delle poesie!” precisò ancora Anna. Mary sorrise soddisfatta. “Molto bene…sto cominciando a dare molti punti simpatia a Severus…sarà un ottimo genero…” ragionò. Giulia fece un piccolo sorriso. “Sono felice di sapere che ti tratta bene…” commentò ancora. La ragazza annuì. “E da voi come va?” chiese. La donna alzò le spalle. “Oramai è come se ci fossimo trasferiti dagli Haliwell…è dalla Vigilia che non facciamo altro che festeggiare, mangiare…c’è un caos incredibile!” raccontò entusiasta. Giulia rise. “Ora però è finito il turno…hey Jane, io qui ho finito!” la chiamò. La donna apparve poco dopo. Giulia fece un ultimo saluto alla madre, per lasciare il posto ad Hermione. “Allora bimba…come va?” le chiese. Il prefetto abbassò lo sguardo. “Non ti sarai data pena per Ronald fino ad oggi spero!” sbottò Jane. “Non tutti i giorni…quando finalmente ha deciso cosa fare le è piombato addosso un pretendente…” disse Giulia. La donna strabuzzò gli occhi. “Un pretendente? Chi?” esordì curiosa. “Mark Wright, del settimo anno Serpeverde…” rispose imbarazzata Hermione. Jane sospirò entusiasta. “Però lei lo ha rifiutato…rimarranno solo buoni amici…” commentò acida Anna. L’entusiasmo della donna si spense di poco. “Gli ho detto che ci sarei uscita una di queste sere…secondo te ho fatto bene? Cioè…non è che lo sto sfruttando?” chiese il prefetto. Jane scosse la testa. “Un buon amico è quello che ti serve per lasciare stare l’argomento Ron…ti sei già data pena abbastanza bambina, è ora di divertirsi non credi?” rispose seria. Hermione annuì felice. “Poi dimmi com’è andata…ed ora, Ilary!” la chiamò la donna. Ed anche stavolta una madre prese il posto dell’altra. “Allora Anna…com’è andato l’anniversario?” chiese subito Ilary. La castana arrossì. Senza preavviso le amiche le presero la mano e la avvicinarono all’ologramma. La donna rimase a bocca aperta vedendo l’anello. “Ma Anna…hai sbagliato posto, quello è l’anulare!” osservò dubbiosa. Anna alzò lo sguardo. Anche lei ora era rossa al livello di vestito natalizio. “No mamma…è giusto così…” riuscì solo a dire. Ilary strabuzzò gli occhi incredula. “Quindi quello è…un…un anello di fidanzamento?” chiese. La castana annuì. Gli occhi della donna si fecero lucidi. Poi non seppe più tenere un urlo di gioia. “Mamma piantala di fare casino!” la rimproverò subito Anna. “Non ci posso credere! Diventerò cognata dei Malfoy! Oddio Anna…ti rendi conto?” squittì ancora Ilary. La castana la guardò storto. “Ma se quando mi sono messa con Draco non volevate saperne nulla…” sbuffò acida. La donna scosse la testa. “Mi stai dicendo che dovrei mettermi a piangere dalla disperazione? Ma per favore Anna! Io sono felicissima per te! Certo, i Malfoy ora come ora non hanno una bella fama, ma sono due persone a modo…e poi…” elencò ancora. Anna sorrise divertita. “Avanti mamma…dillo…” le permise. Sul viso di Ilary si aprì un ghigno degno della figlia. “Sarai ricchissima! Castelli, elfi domestici, immense proprietà!” concluse. La castana scosse la testa. Ed ecco che un altro rumore arrivò dalle vicinanze della donna. “Scusa tesoro ma i padri sospettano…ancora congratulazioni! E aggiornami!” esordì infine Ilary. Anna annuì. Così l’ologramma sparì del tutto. “Non credo che mio padre ne sarà così felice…” sbuffò la castana. “Però tua madre era felicissima…” precisò Hermione. “Ma l’hai raccontato a Bill?” chiese d’improvviso Giulia. Anna trasalì. “Forse una bella chiamata a tre risolverebbe molte cose…” suggerì il prefetto. “Hai detto una cosa molto ambigua Herm…” le fece notare la castana. Il prefetto scosse la testa, dandole poi una piccola sberla sulla testa. “Conoscendo Bill vorrà che Draco chieda a lui la tua mano…” spiegò. Giulia annuì. “Certo…Bill penserà che Draco gli voglia chiedere qualcos’altro di me…altro che la mano…” rimbeccò ambigua Anna. Hermione sbuffò esasperata. Mentre Giulia sorrise divertita. Le ragazze passarono l’ora successiva a parlare. Poi si abbandonarono allo zapping. Successivamente a qualche partita a carte, giusto per passare il tempo. Andarono a dormire a tarda ora. Per poi svegliarsi tardi anche il giorno dopo. Trascorsero anche quel giorno in biblioteca, per finire gli ultimi compiti e girovagare fra i polverosi scaffali. Uscirono che era oramai ora di cena, dirette subito verso la Sala Grande. Hermione non vide Mark in tutto il giorno. Anche se una piccola parte di lei sperava di trovarlo in biblioteca. Anna non sentiva Draco dalla sera trascorsa fuori. Aveva deciso di lasciargli i suoi spazi. O più semplicemente lo voleva torturare un po’. Mentre Giulia cercava di documentarsi sulla poesia, come aveva promesso a Piton. Ovviamente aveva una voglia matta di vederlo. Però sapeva che non poteva stargli addosso ogni giorno. Era davvero impegnato! Le ore volarono ed un altro giorno giunse al termine. Facendo ritrovare le ragazze in dormitorio, sdraiate sui propri letti, la vigilia di Capodanno. “Anna abbassa quel coso! Starei leggendo…” la rimproverò Hermione. Con il solito librone appoggiato sulle ginocchia. La castana invece se ne stava a pancia in giù. Gli occhi fissi sulla mini tv. Giulia alternava la lettura a sprazzi di programmi scelti da quest’ultima. “Ragazze…domani è l’ultimo dell’anno!” esclamò all’improvviso la ragazza. “Che novità…” ribeccò annoiata Anna. “Cavolo…certo che il tempo scorre veloce…è già finito un anno! Mi sembrava fosse ieri quando siamo salite sull’Espresso per Hogwarts…” osservò pensierosa Giulia. La castana si voltò. Spense la tv e lasciò cadere il telecomando a terra. “Santo Manson…l’ultimo anno da minorenni…” precisò. Anche Hermione stavolta alzò la testa dal libro. “Stiamo diventando grandi…” sorrise intenerita. “Certo che abbiamo accumulato un bel po’ di ricordi!” notò Giulia. Anna si mise a sedere. “Vero…belli e brutti…ed indelebili…” concordò. Alzando il dorso della mano destra. Delle cicatrici di una scritta erano ancora impresse nella sua pelle. Giulia ed Hermione fecero lo stesso. “Peggio di un tatuaggio…” sbuffò il prefetto. “Per non parlare delle cicatrici della battaglia al Ministero…” aggiunse ancora la castana. Evitando però di far vedere le sue. Ognuna di loro aveva quella ferita incancellabile sulla pelle. Giulia sul braccio. Anna sul fianco. Hermione sulla schiena. “Però ci sono anche ricordi belli!” si affrettò a ricordare la prima. Le amiche sorrisero. “Lo sapete vero che questo potrebbe essere l’ultimo anno tranquillo che abbiamo trascorso?” commentò poi la castana. Giulia la tirò per un braccio. “Non fare l’uccellaccio del malaugurio Anna!” la rimproverò. Senza però cancellare il suo sorriso dal viso. Tutte e tre non ce la facevano a cambiare espressione. Solo il fatto di essere riunite tutte assieme in quella stanza. Che era stata la casa e l’inizio della loro amicizia. Da quelle tre bambine che erano. “Hey sapete una cosa?” esordì piano Anna. Hermione e Giulia si voltarono. “Ecco…vi voglio davvero bene…” sussurrò, abbassando lo sguardo imbarazzata. Il prefetto abbandonò subito il pesante volume ed andò ad abbracciare la castana. Così come Giulia. Si staccarono dopo dieci minuti. “Cambiamo argomento che è meglio…” suggerì Hermione. Le amiche annuirono. “Che fate voi domani sera?” chiese subito Anna. Giulia alzò le spalle. “Vado da Severus…mi manca…” sorrise. Rossa in viso. La castana scosse la testa divertita. Poi si voltò verso Hermione. “Io…esco…” rispose solo. Anna la guardò dubbiosa. “Non serve che fai la ronda Herm…non c’è praticamente nessuno…” osservò Giulia. Il prefetto scosse la testa. “No…ecco…io…ho…ho chiesto di uscire…a…Mark…” spiegò. Era al massimo del suo imbarazzo. Anche perché detto in questo modo aveva tutta l’aria di un appuntamento romantico! “Gliel’hai chiesto!! Quando?” esclamò entusiasta Anna. “Stamattina…gli ho mandato un bigliettino…spero che gli sia arrivato…” raccontò timida Hermione. Giulia battè le mani felice. “Cosa gli hai scritto?” chiese curiosa. Il prefetto alzò le spalle. “Ecco…che…se gli andava…potevamo passare la sera di Capodanno assieme…faremo un semplice giro del giardino, nulla di più…” biascicò sempre più imbarazzata. Anna per poco si mise a saltare sul letto. “La nostra Herm sta crescendo!” commentò Giulia. A mo di madre commossa. La castana intanto aveva stretto fra le braccia un ignaro cuscino. “E se ti bacia tu che cosa fai?” esclamò all’improvviso. Hermione arrossì smisuratamente. Nascondendosi poi la faccia fra le mani. “Lui…ha detto…che non lo farà…” farfugliò. La castana scosse la testa delusa. Così Giulia le tirò una cuscinata. “E tu donna della notte, che fai?” le chiese poi. “Vado a vedere se Draco è vivo…se gli sono mancata…o se è in putrefazione sotto una miriade di libri di uso scolastico…” rispose con tono quasi ovvio Anna. Giulia sorrise divertita. Mentre Hermione era ancora in fase lampadina di Natale. La castana si avventò su di lei. Iniziando a farle il solletico. Poi si aggiunse Giulia. Con la sua arma cuscino. Così passò anche la vigilia di Capodanno. Quando le ragazze si svegliarono il giorno dopo trovarono il giardino coperto di quattro strati di neve in più. Dal giorno di Natale non aveva smesso un secondo di nevicare. I tre uragani rimasero al caldo nella Torre di Grifondoro fino all’ora di cena. Scesero in Sala Grande per uno spuntino. E poi di nuovo di sopra a cambiarsi per le rispettive uscite. Anna si infilò un vestito nero. Non era proprio elegante. “E questo da dove salta fuori?” chiese stupita Hermione. La castana alzò le spalle. “Regalo di Natale da Bill e Fleur…mi sono trovata un gufo fuori dalla finestra stamattina…mentre voi dormivate ancora…” raccontò in breve. Per poi posizionarsi davanti allo specchio. Era un vestito semplice. La gonna le arrivava al ginocchio. La stoffa le ricadeva morbida dai fianchi, con del pizzo sull’orlo infondo. Mentre la parte sopra aveva una scollatura non molto profonda. Chiusa con dei raffinati nastri di seta. Le maniche a sbuffo sulle spalle. Per poi stringersi sulle braccia. “Questi vestiti ti fanno più grande sai?” osservò Giulia. Anna fece un cenno con la testa. Dopo un’attenta analisi andò al suo comodino. Iniziò a frugare nel portagioie a forma di bara. E ne tirò fuori un collarino in pizzo. Sottile. Lo sistemò stretto al collo. A far compagnia alle altre due collane poste più in basso. Intanto Giulia aveva tirato fuori una maglia rimasta troppo tempo nel baule. Sembrava la parte sopra del vestito della castana. Solo che era viola. Con le maniche più piatte. Ed un unico laccio a chiudere la scollatura. Se la infilò veloce. Per poi abbinarci una gonna a pieghe. A fantasia scozzese. Viola e nera. Un paio di calze a righe. Dello stesso colore della gonna. Ed infine le sue amate Converse sbiadite. Che però non si sarebbe mai sognata di lasciare in camera. Hermione fu quella più indecisa. Dopo aver passato cinque minuti buoni in rassegna il baule arrivò ad una conclusione troppo scontata. Ma che faceva al caso suo. Qualunque cosa si fosse messa Mark non l’avrebbe vista. Doveva mettersi il cappotto. Così si mise il solito maglione azzurro. Una gonna blu a pieghe, di velluto. Calze bianche. E gli immancabili stivaletti azzurri con i pon pon. “Hey Herm stai davvero bene!” commentò Giulia. Il prefetto prese il cappotto beige. Lungo fino al ginocchio. Lo indossò e si diede una controllata nello specchio della camera. Non stava male in effetti. “Bene allora! Io credo di tornare a dormire…” esordì Anna. Giulia ed Hermione annuirono. Così uscirono tutte assieme. Come al solito fecero metà strada assieme. Poi Giulia ed Anna si incamminarono verso i sotterranei. Mentre il prefetto andava verso l’atrio che dava sul giardino. Hermione si sentiva abbastanza tranquilla. Era una visita fra amici dopotutto. Il prefetto prese un profondo respiro. Pian piano arrivò al luogo prestabilito. Mark era già li, appoggiato ad una colonna. Restless tonight, cause I wasted the light. Aveva indosso un cappotto lungo fino alle caviglie, nero. Aperto. Lasciava vedere un maglione marrone a collo altro e un paio di jeans scuri. Le guance di Hermione si colorarono. Si avvicinò e prese coraggio. “Ci…ciao…scusa, ti ho fatto aspettare…” lo salutò titubante. Il ragazzo si voltò. Era davvero alto! La ragazza non l’avena notato in biblioteca. Between both these times I drew a really thin line. “Tranquilla, sono appena arrivato anche io…” le sorrise. Il cuore di Hermione iniziò a battere forte. Non riusciva più a controllarlo. Eppure non era amore. Aveva un incredibile impulso di avvicinarsi ancora ed abbracciarlo. Ma non era di certo un pensiero da lei! Ciò la sconvolgeva non poco. “Allora…ti va di andare a fare un giro?” propose Mark. Hermione sobbalzò, ripescata dalla sua battaglia interiore. Ed annuì. Così i due uscirono dal portico. Iniziando ad affondare nella neve fresca ad ogni passo. It’s nothing I planned and not that I can. Dopo qualche minuto di silenzio fu Mark a prendere parola. “È davvero imbarazzante…ecco, spero di non farti sentire a disagio…” disse. Hermione scosse subito la testa. Quello che era davvero imbarazzante per lei erano quegli stupidi pensieri. Lei. Il cui unico pregio era la ragione. “No è che…sai…non sono abituata ad uscire…con…ecco…ragazzi…” rispose timida. Mark sorrise intenerito. But you should be mine across that line. “Sai…forse è meglio se ci andiamo a sedere sul muretto…altrimenti i tuoi poveri stivali finiranno male…” osservò ancora il ragazzo. Il prefetto annuì. Così i due tornarono sotto al portico. Con un salto elegante Mark si sedette sui mattoni. Mentre ad Hermione ci volle più di un minuto. “Forse non sono normale sai?” disse d’improvviso lei, una volta seduta. Mark la guardò dubbioso. “Sono così psicotica da stentare ancora a credere che…che tu sia qui con me…” spiegò. Con un ironico sorriso. “Io sono qui infatti...cosa c’è di strano?” chiese ancora lui. La ragazza sospirò divertita. If I traded it all, If I gave it all away for one thing. “Io non sono una campionessa di bellezza, diciamoci la verità…la mia autostima è molto bassa…sono una ragazza petulante, saccente e vengo da una famiglia di babbani…non sono forse delle buone motivazioni?” elencò affranta. Mark scosse la testa e si avvicinò. “È questo quello che pensi di te stessa quando ti guardi allo specchio?” le chiese. Hermione abbassò lo sguardo. “Ultimamente si…” sussurrò. D’impulso il ragazzo le prese il mento fra le mani. Just for one thing. “Hermione Granger…ti ho osservata molto ultimamente…e trovo che tu sia una ragazza intelligente, giudiziosa, bella…” esordì Mark sicuro. Il prefetto strabuzzò incredula i grandi occhi castani. “Ogni volta che ti vedo io…penso questo…” aggiunse infine lui. Lasciandole il viso piano. Hermione sorrise. “Grazie…” sussurrò. Mark ricambiò il sorriso. Poi allungò piano una mano e le fece una carezza sulla testa. If I sorted it out  If I knew all about this one thing. La ragazza chiuse gli occhi. Il cuore le batteva normalmente ora. Però lo sentiva leggero. Quel gesto. Solo una persona glielo aveva donato: Ron. Però non era la stessa cosa. Con Mark era diverso. E mentre le sue guance erano in fiamme ed il cuore galleggiava trasportato da una lieve brezza, finalmente capì. Wouldn’t that be something. Era bastato poco per arrivare alla soluzione. Mark era il suo Bill. Il suo Fred. Era così che si sentivano Giulia ed Anna con loro. Con quel fratello maggiore che non avevano mai avuto. Che lei non aveva mai avuto. E così, rendendosene conto, finalmente Hermione ne capì il segreto. I promise I might not walk on by. “Hermione…posso chiederti una cosa?” disse piano Mark. La ragazza annuì. Ancora avvolta dal calore lasciatole dalla carezza di poco prima. “Chi è il ragazzo che ti fa tanto stare male?” chiese. Lei sorrise di poco. “Te lo dico solo se prometti di non ridere…” rispose. Il ragazzo annuì serio. “Ron Weasley…” disse d’un fiato il prefetto. Il Serpeverde dovette davvero trattenere il fiato per non scoppiare a ridere. “Ma…non sta con Lavanda Brown?” precisò poi. Hermione abbassò lo sguardo alle punte degli stivali. “Hai ragione, scusa…non volevo infierire…” si scusò subito Mark. La ragazza scosse la testa. “Tranquillo, dopotutto è la verità…sono io che sono stata stupida ed ingenua…” sospirò. Il ragazzo sbuffò ed alzò gli occhi al cielo. “No, lo stupido è lui, che si è lasciato scappare una persona speciale come te…” sbottò. Maybe next time but not this time. “Anche io la pensavo così, però c’è stato un malinteso…è una lunga storia…” tagliò corto Hermione. Il ragazzo annuì. “Scusa…non vorrei farti stare male…” si scusò poi lei. Mark scosse la testa. “Non ti devi scusare, in questo momento sono felice…però sai…ora come ora l’unica cosa che vorrei è poterti dare un serio abbraccio…perché da quanto ho sentito quell’idiota ti ha trattato davvero male, ti ha fatto creare delle paranoie assurde…e davvero non ti meriti tutto questo Hermione…” spiegò. Il prefetto sorrise. Poi puntò le iridi castane su quelle di lui. “Allora per favore, dammi quello che merito…perché io non lo so più…” sussurrò. Even though I know I don’t want to know. Così Mark si avvicinò e la prese fra le sue braccia. Tenendola stretta in un lungo e caldo abbraccio. Quando si staccarono rimasero vicini. “Dunque…io sto ancora aspettando quella storia…” precisò il ragazzo. Hermione scosse la testa divertita. “È davvero lunga…” lo avvertì. “Quanto?” chiese divertito Mark. “Cinque anni e mezzo…” sorrise la ragazza. “Abbiamo tutta la sera no?” esordì infine lui. Hermione annuì. Ed iniziò a raccontare. Mentre una nuova sensazione aveva avvolto il suo cuore come una calda coperta. Una sensazione che non se ne sarebbe più andata. Yeah I guess I know I just hate how it sounds.
Nel mentre Giulia e Anna avevano percorso la strada che le separava dai sotterranei. Avevano fatto assieme gli scivolosi scalini e si erano immerse nel buio. Per poi separarsi al solito bivio. La castana aveva girato a destra. I suoi passi pesanti riecheggiavano nel corridoio. Accompagnati dal gocciolio dei muri. Dal fondo del tunnel una sagoma bianca iniziò ad avvicinarsi, mentre Anna continuava tranquilla la sua camminata. Pian piano l’ectoplasma le fu davanti. “Buonasera Alvis…” la salutò il Barone Sanguinario. La castana si fermò. Poi fece un piccolo elegante inchino per ricambiare il saluto. “Vedo che cresci a vista d’occhio, stai proprio diventando una bella fanciulla…a che anno sei?” le chiese. Anna rimase con la solita espressione seria ed imperturbabile. “Sono al sesto anno, signore…” rispose educata. Il fantasma fece un cenno di assenso. “E dimmi mia cara, vai a trovare il tuo amato?” chiese infine. La castana annuì. “Dunque non ti trattengo oltre cara fanciulla, buona serata…” la congedò. Anna fece ancora un piccolo inchino. Poi proseguì per la sua via. I pesanti anfibi strascicati sulla fredda roccia. Dopo qualche minuto si trovò davanti all’entrata. Senza alcuna difficoltà disse la parola d’ordine ed entrò. La Sala Comune era deserta. Ma il fuoco era comunque acceso. La castana sorpassò l’enorme stanza e andò a passo veloce alle scale. Fece i gradini saltellando, arrivando finalmente alla porta del dormitorio. Con un leggero gesto della mano aprì la porta. Tutti i letti erano vuoti. Tutti tranne uno. Anna si infilò nella stanza leggera come uno spirito. Richiudendosi la porta alle spalle. Draco non si accorse di nulla. Sdraiato sul suo letto, gli occhi fissi al soffitto. La castana si fermò a pochi passi da lui. Immobile. Il biondo si voltò e sobbalzò. “Accidenti Anna! Mi vuoi far prendere un infarto!” sbottò. La castana ghignò. “Sono solo venuta a vedere se eri vivo…” commentò. Draco si alzò a sedere e la guardò. Non si vedevano dal giorno di Santo Stefano. Lei non gli aveva scritto. E lui non era sceso in Sala Grande per i pasti. “Davvero simpatica…un’altra tua apparizione così e giuro che ci rimango secco…” rimbeccò acido. Anna alzò le spalle. “Allora me ne vado…” esordì pacata, voltandosi. Il biondo scosse la testa. “Avanti spiritello notturno, vieni qui…” la chiamò subito. La castana fece qualche passo saltellante. Piano si slegò i pesanti anfibi. Lasciandoli abbandonati accanto al comodino. Con fare distinto si sedette sul letto. Le gambe accavallate. “Sei elegante…” osservò Draco. Per poi squadrarla da capo a piedi per una decina di volte. Anna arrossì. “È l’ultimo dell’anno dopotutto no? Bisogna festeggiarlo come si deve…” spiegò. Il biondo sorrise. Le era mancata quella vocetta. Per non parlare di quel visino pallido. Ma solo quando vi soffermò gli occhi lo notò. Dietro alle lenti degli occhiali. Solo quelle iridi castane. Meravigliose. Le lunghe ciglia. Nemmeno l’ombra di matita nera. “Anna…non ti sei truccata!” sorrise Draco. La ragazza arrossì. “Non…non avevo voglia…” farfugliò. Il biondo la guardò intenerito. Allungò una mano e le prese piano un polso. Anche i pesanti bracciali erano rimasti in camera. Solo un semplice collarino di pizzo. E le due croci. For a moment the world turns its back and you let me come closer. Anna si voltò. “Pensavo di non mancarti più…” disse sottovoce. Il biondo la guardò dubbioso. “Non mi hai mai cercato in questi giorni…” spiegò la castana. Draco sospirò. “Io pensavo fossi impegnata a fare casino con le altre in dormitorio…sai, quelle riunioni tra ragazze che fate voi no? Non volevo disturbare…” rispose. Sviando su cosa avesse fatto realmente lui. Anna abbassò lo sguardo. “È palese dire che mi sei mancata davvero…” aggiunse poi il biondo. La ragazza stava con gli occhi bassi. Ed il cuore di Draco ebbe un crampo di dolore. Perché sapeva benissimo che non l’aveva chiamata per evitare di metterla in mezzo ai suoi piani loschi. Though the hearts were filled with fear for this Dark Secret Love. Piano il biondo la portò a se. Anna si lasciò muovere come una bambola. Era talmente leggera e fragile che era semplice trascinarla da un posto all’altro senza fare fatica. Draco la strinse fra le sue braccia. Ma la ragazza era immobile. Non ricambiava. Oh let the world turn its back and please let me come closer. Dentro di se Anna sentì muovere qualcosa. Se avesse fatto l’indifferente per ancora un solo minuto il suo cuore sarebbe scoppiato dalla tristezza. Moriva dalla voglia di contraccambiare i suoi gesti. “Stai tranquilla amore…non potrei mai vivere senza di te…” le sussurrò piano ad un orecchio. E la magia avvenne. Come fossero state le parole fatate per una qualche serratura segreta. Il cuore della ragazza si aprì. Permettendole di ricadere finalmente fra le braccia del suo Draco. Though the hearts filled with fear for this love. Rimasero abbracciati per dieci minuti. Ma che a loro sembravano essere stati molto meno. Quando si staccarono il biondo sorrise. “Allora, ci sono novità dal mondo esterno?” chiese. Anna si buttò di peso con la testa sul cuscino. “Nulla di che…mi sono arrivati i regali dei tuoi…ieri ho mandato il bigliettino di ringraziamento…” raccontò spiccia. Draco si sdraiò accanto a lei. “Davvero? E cosa ti hanno regalato?” disse ancora curioso. La castana fece un piccolo sorriso. “Tua madre un libro, che per altro ho già finito di leggere…e tuo padre un orologio…sembra molto prezioso…” descrisse. Il biondo sospirò esasperato. “Conoscendo mio padre lo è…gli avevo detto di non esagerare...” sbuffò. Anna scosse la testa. “A me piace…” precisò divertita. Draco sorrise. La prese per i fianchi e l’avvicinò. “Ne sono felice…” commentò infine. Poi la baciò. Our 666 has got a name we burn in its flames again and again for it is our Dark Secret Love. Nella camera regnava un’atmosfera tranquilla. Placida. Il calore emanato dal camino della Sala Comune saliva sulle scale, entrando nel dormitorio. Li avvolgeva. Mentre fuori la neve ancora cadeva. Più lentamente. “Non sarebbe male stare per sempre così…” osservò Anna. Draco annuì. Per poi baciarla ancora. Passando lentamente sulla guancia. E poi sul collo. Mentre un dito scorreva sul fianco. E seguiva l’esile profilo della ragazza. Finendo sulla chiusura del collarino di pizzo. Set me as a seal upon thine heart, as a seal upon thine arm, for love is strong as death jealousy is cruel as the grave. Dopo averglielo tolto Draco continuò a far scorrere l’indice sul collo vellutato della ragazza. La pelle di Anna era così morbida. Così candida. Perfino più della sua. “Sembri davvero uno spirito lo sai?” commentò divertito. La castana sorrise. “Infatti tra poco sparirò…” rispose. Il biondo ghignò. “Non ce la faresti a lasciarmi qui da solo…” rimbeccò. Anna sospirò esasperata. “Draco Malfoy...possibile che tu sia sempre così sicuro di te?” esordì. Il ragazzo scosse la testa. “È solo apparenza…e tu lo sai bene…” sussurrò. Per poi scivolare piano accanto ad Anna. Fino ad appoggiare la fronte sul suo petto. La castana abbassò di poco la testa. Rimasero in silenzio per qualche minuto. The coals thereof are coals of fire, which hath a most vehement flame. “Ti amo…” mormorò Anna. Draco chiuse gli occhi. “Più di ogni altra cosa al mondo…” continuò la ragazza. I love you - I love you. “Più della mia stessa vita…” proseguì la castana. Mentre in una mano Draco stringeva un lembo del vestito. I love you - I love you. “Oramai io sono legata a te…” sussurrò ancora lei. Il biondo alzò lo sguardo. “Per sempre?” chiese. Anna sorrise dolce. “Per sempre…” ripetè. Per poi chinarsi e dagli un piccolo bacio sulla fronte. I love you - I love you. Draco sorrise. Si sentiva più sereno. Tranquillo. Quando era con lei si sentiva sempre così. “Mi mancavi davvero…” disse ancora il biondo. La ragazza annuì. “Anche tu…” rispose. Mentre le loro mani si univano. Per tenersi strette. E riscaldarsi a vicenda. For a moment the world turns its back and you let me come closer though the hearts touched with joy.
Giulia invece aveva continuato la sua strada dritta. Trotterellando come solo lei poteva fare. In quel luogo così buio ed inospitale. I suoi passi svelti e leggeri echeggiavano per il corridoio. Un rumore così lieve da poter essere confrontato al battito di una farfalla. Piano era arrivata alla porta oramai per lei famigliare. Sorridendo bussò sul duro legno. Poi iniziò a dondolare sui talloni. Le braccia dietro la schiena. Gli occhi fissi sulle punte delle Converse, aspettando una risposta. “Avanti…” esordì una voce. La sua voce. Quella che Giulia attendeva con impazienza. Così la ragazza aprì la porta. Come al solito il professore se ne stava alla scrivania. Chino sulle immancabili scartoffie. Richiudendosi la porta alle spalle Giulia si avvicinò. “Buonasera professore!” lo salutò sorridendo. Piton alzò di poco lo sguardo. “Buonasera…dovevo immaginare che la pace sarebbe finita presto…” commentò acido. La ragazza trotterellò da lui curiosa. “Sta correggendo compiti?” gli chiese. Severus annuì. “Non faccio altro da giorni…” precisò. Giulia si posizionò dietro di lui. Poi appoggiò il mento sulla sua spalla per sbirciare. Erano dei compiti del quarto anno. “Non si stanca a correggere sempre?” domandò perplessa. Piton scosse la testa divertito. “È il mio lavoro signorina Wyspet…” rispose spiccio. “Ma sono davvero tanti!” osservò ancora stupita. Notando la pila di fogli alla sua destra. “Tanti quanti sono gli errori che queste sottospecie di amebe commettono in ogni compito…dopo anni e anni nulla mi può più sconvolgere…” sbuffò stufo Piton. Giulia annuì. “Però oggi è Capodanno! Non può rimanere tutta la sera a correggere compiti!” osservò. Il professore la guardò alzando un sopracciglio. “Chi corregge compiti a Capodanno li corregge tutto l’anno!” esordì saggia la ragazza. Severus sorrise. “Si sieda e stia buona signorina Wyspet…” le ordinò. Indicando la sedia davanti a lui. Giulia ubbidì. Trotterellando al posto. Un beato silenzio regnò per qualche minuto. Fino a quando fu Severus a spezzarlo. “E lei che cos’ha fatto per tutti questi giorni? Si è stabilita nel suo letto parlando con i peluche?” chiese maligno. La ragazza scosse la testa. “Sono stata in biblioteca con Herm ed Anna…” rispose. Il professore alzò la testa. “Volevo cercare qualche libro sulla poesia…ne ho trovato uno che parlava delle opere di Dante…La Vita Nova e la Divina Commedia…Herm li sa quasi a memoria…” spiegò fiera. Piton poggiò la penna sulla scrivania. Poi incrociò le mani in grembo. “E come le sono sembrate?” le chiese curioso. Giulia alzò le spalle. “La Vita Nova non è male…parla soprattutto dell’amore che lui prova a Beatrice, dell’importanza del suo saluto…ci sono le cose che mi aveva detto lei sullo Stilnovo…però non mi è piaciuto il fatto della donna-schermo…” spiegò. Severus annuì interessato. “Avanti, continui…” la invitò. “Non mi pare una cosa bella fingere di amare un’altra donna per sviare le maldicenze altrui…ho approvato in pieno la scelta di Beatrice di togliergli il saluto, però mi è anche dispiaciuto per Dante…” ragionò la ragazza. Il professore sorrise soddisfatto. “L’amore a quei tempi era un vero casino…” sospirò infine Giulia. Piton scosse la testa divertito. “Avrei voluto cercare altri autori però la biblioteca non è molto fornita…mi piacevano le lettere d’amore del suo libro professore…” commentò poi lei. Severus annuì. Era incredibile come quella ragazza riuscisse ad assorbire concetti simili come fossero semplici filastrocche. Per la sua età poi. Doveva ammettere che stava iniziando a rivalutare le nuove generazioni. O semplicemente stava iniziando a valutare Giulia sotto una luce diversa. Oramai non era quasi più quella ragazzina che se ne sgattaiolava ogni sera da lui. Stava diventando una giovane donna. Intelligente. Capace di risolvere situazioni complicate. Mantenendo sempre quell’innocenza e sincerità che di solito si perdevano con l’arrivo dell’adolescenza. I know it's late, I know you're weary, I know your plans don't include me. “Le piaceva davvero il libro che le ho letto l’altra sera signorina Wyspet?” le chiese. Giulia annuì sicura. Severus sorrise. Piano allungò una mano e aprì il cassetto accanto a lui. Estraendone un libricino. “Ecco qui, tutto per lei…” disse solo. Porgendo il volumetto alla ragazza, che lo guardò stupita. “Me…me lo presta?” esclamò incredula. Piton le appoggiò il libro davanti. “Ovviamente lo dovrà trattare con estrema cura…me lo promette?” rispose. Giulia sorrise felice. Still here we are, both of us lonely, longing for shelter from all that we see. Il professore tornò così ai suoi compiti. Anche se la concentrazione se n’era andata. Come ogni volta che quell’angelo varcava la soglia del suo ufficio. “Professore?” lo chiamò Giulia. “Si?” rispose Piton. “Lei li ha fatti i propositi per l’anno nuovo?” gli chiese. L’uomo alzò la testa. “Non ne faccio più da anni oramai…non li manterrei comunque…” sbottò. La ragazza scosse la testa. “Se parte con questo atteggiamento è ovvio che non li manterrà!” osservò. Severus sorrise. “Allora sentiamo i suoi…così magari potrò trovare ispirazione…” ribeccò. Giulia prese il libro fra le mani. Tenendolo stretto. Why should we worry, no one will care. “Ecco…io mi sono ripromessa di essere più giudiziosa e di aiutare più persone possibile…e di lottare con tutte le mie forze quando servirà…e poi…” iniziò a dire la ragazza. Il professore rimase in attesa. “…e poi…di…essere una buona madre…per Eveline…e una buona moglie…per…lei…” concluse Giulia. Le guance rosse dall’imbarazzo. Severus sorrise. Poi allungò una mano e le fece una carezza sulla testa. “Sono sicura che li manterrà…” commentò. La ragazza annuì fiera. Look at the stars so far away. Ci fu qualche minuto di silenzio. “Allora…lei che cosa di ripromette?” chiese Giulia. Piton la guardò scettico. “Non c’è proprio nulla che vuole fare con tutto il cuore?” lo spronò ancora la ragazza. Severus ci pensò per qualche minuto, iniziando a guardarsi intorno. “Potrei…cercare di arricchire ancora la mia biblioteca personale…” osservò poco concentrato. Passando in rassegna lo scaffale dei libri con gli occhi. Giulia annuì rallegrata. “E poi?” disse. Il professore continuò a vagare con lo sguardo. Fino a passare sui fogli che aveva fra le mani. “Cercare di essere meno indulgente con gli alunni fannulloni…” continuò. La ragazza ridacchiò. Mentre Piton dava via libera ai suoi occhi. Solo una cosa era rimasta di cui parlare nell’ufficio. Però ci aveva girato intorno fino ad ora. Lei. We've got tonight, who needs tomorrow? Giulia. Che se ne stava seduta davanti a lui in attesa. Curiosa. E sorridente. Ma cosa poter promettere a quella meravigliosa creatura? Felicità? Sicurezza? Vita? Severus non poteva permettersi di dire la prima cosa che gli fosse passata per la testa. E non voleva nemmeno illuderla. Però una cosa era vera. Sarebbe stato disposto a morire per lei. We've got tonight, why don't you stay? Se lo ripeteva ogni sera. Ogni volta che sentiva i suoi passi leggeri nel corridoio. Il bussare impaziente alla sua porta. Per poi vederla entrare. Sentire la sua voce. E vedere il suo sorriso. Sarebbe stato disposto a tutto pur di continuare a tenersi stretto Giulia. Tutto. Deep in my soul, I've been so lonely. “Professore?” lo chiamò Giulia. Severus scosse la testa e sbattè le palpebre. Probabilmente si era perso con lo sguardo. Troppo concentrato nei suoi pensieri. “Tutto bene?” chiese preoccupata la ragazza. Il professore sorrise ed annuì. “Ha altri propositi per l’anno nuovo?” esordì ancora Giulia. Severus prese ad osservarsi le mani. In realtà era solo un gesto strategico. Lo faceva fin da quando era ragazzo. I capelli gli ricaddero di poco sul viso. Coprendo le guance. “In realtà ce ne sarebbe ancora uno…” rispose. Giulia sorrise. “E qual è?” chiese infine. Piton alzò di poco gli occhi. “Voglio continuare a rispettare tutte le promesse che le ho fatto fino ad ora signorina Wyspet…ma soprattutto una…” iniziò a dire. Il solito colorito prese posto sulle sue guance. Mentre la ragazza lo guardava. “Voglio continuare a proteggerla, voglio garantire un futuro…a lei…a noi…ed Eveline…” disse infine. All of my hopes, fading away. Gli occhi di Giulia si velarono di lacrime. Di scatto si alzò in piedi e andò ad abbracciare Severus. Che si lasciò circondare da quelle braccia piene di amore per lui. Rimanendo così per minuti e minuti. Quando si staccarono la ragazza tornò a sedersi. Asciugandosi le lacrime di commozione con una manica della maglietta. “Professore?” lo chiamò piano. Piton si voltò. “Grazie…” sorrise Giulia. Severus scosse la testa divertito. “Grazie a lei signorina Wyspet…” le rispose. Per poi sciogliersi anche lui in un dolce sorriso. I've longed for love, like everyone else does. Ancora sotto l’effetto di quell’attimo di languida felicità il professore tornò ai suoi compiti. Mentre Giulia aveva aperto il libro. Lesse qualche poesia. Poi tornò a guardare Piton. Spostando lo sguardo anche sull’orologio posizionato sulla parete di destra. All’ennesimo controllo dopo qualche tempo però la ragazza sobbalzò. Severus alzò lo sguardo dubbioso. “Professore! È quasi mezzanotte! Dobbiamo festeggiare!” esclamò agitata Giulia. Piton scosse la testa divertito. “E come dovremmo festeggiare, sentiamo…” rimbeccò. “Con un brindisi! E dei fuochi artificiali!” rispose sicura la ragazza. Il professore sospirò. impilò tutti i compiti sulla scrivania, mettendoli poi nel cassetto vicino a lui. “E va bene…festeggiamo allora!” commentò arreso. Giulia saltò in piedi battendo le mani felice. I know I'll keep searching, even after today. Piton prese la bacchetta. Facendo poi apparire un pacco di piccoli fuochi d’artificio. Una bottiglia di spumante. Ed un bicchiere di succo di zucca. Accanto a lui. “Ecco qui…” esordì. Passando il misero bicchiere alla ragazza. Che lo guardò dubbiosa. “Non pretenderà di bere alcolici in mia presenza spero…” osservò maligno il professore. Giulia guardò affranta il contenuto del suo bicchiere. “Avanti, non faccia quella faccia signorina Wyspet! Le brave bambine bevono il loro succo senza lamentarsi…” ghignò ancora Piton. La ragazza gli fece la linguaccia. “Lei è cattivo professore!” sbottò offesa. Severus sorrise fiero. “Sono solo realista…” commentò ancora. So that there it is, we've got it all now. Giulia abbassò lo sguardo. Tra le mani il bicchiere pieno. Piton la guardò, poi sbuffò. “Lei mi delude signorina Wyspet…senza un minimo di resistenza non c’è divertimento nell’umiliarla moralmente…” si lamentò. La ragazza scosse la testa divertita. Mentre il professore impugnava ancora la bacchetta. E faceva sparire il suo bicchiere. Per farne apparire altri due. Più eleganti. Ci versò piano lo spumante. Ed ecco che subito la lancetta dell’orologio si mosse. Annunciando così il nuovo anno. We've got tonight, who needs tomorrow? I due si guardarono, prendendo i bicchieri. “Buon anno professor Piton!” sorrise Giulia. “Buon anno signorina Wyspet…” rispose divertito Severus. Alzando i bicchieri. Per poi farli scontrare piano. Da soli. Nell’ufficio in cui era stato dimora di tanti ricordi. Belli. Brutti. Di emozioni. Risa. Lacrime. Ma sopratutto. Era stato il caldo rifugio dei sentimenti. Di quella coppia che avrebbe continuato ad amarsi. Per l’eternità. We've got tonight, why don't you stay?

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Capitolo 26
*** Ti Voglio Bene ***


Buonasseera *V* *si affaccia di poco per vedere se le tirano i pomodori*
Sono di nuovo sparita. Però oh, solo due settimane stavolta! Sabato scorso era il mio compleanno, così non ho avuto molto tempo di star dietro agli aggiornamenti ç^ç senza contare i brutti fatti successi (Alan ç_ç), non me la son sentita di rimetter mano subito alla ff :/ 

Avvertenze: occtudine, mooolta bradiposità e incongruenza dei fatti XD cioè, Hermione teoricamente dovrebbe avere un anno in più degli altri, ma io me ne sono ricordata troppo tardi e mi urtava doverle far passare un anno di differenza con le altre.

In questo capitolo troviamo Gives You Hell degli The All-American Rejects e Non l'hai Mica Capito di Vasco Rossi (che io credevo chiamarsi Ti Voglio Bene XD). Corro a aggiornare anche la playlist di Spotify, in cui mi chiamo mimiryuugu ed inserisco tutte le canzoni dei capitoli man mano che escono u.u

Detto ciò vi lascio all'aggiornamento *^*
Buona lettura <3



Ventiseiesimo Capitolo

La neve continuò a cadere lieve. I piccoli fiocchi si accumulavano per terra placidi. Formando altri strati di manto bianco. Hermione e Mark rimasero fuori per tutta la sera. Seduti sul muretto. A parlare. Il prefetto aveva raccontato quella che le era sembrata la sua epica storia. Mentre il ragazzo ascoltava interessato. Annuendo e facendo pronti commenti. Intanto nel castello qualcuno dormiva già, nei sotterranei. Con gli occhi chiusi il respiro tranquillo, Anna si era addormentata in un punto impreciso della serata. Solo quando Draco sentì che non c’era più risposta alle sue parole lo notò. Così si strinse a lei. E chiuse a sua volta gli occhi. Lasciandosi cullare dal rumore del respiro della sua amata. E poco più in la in un ufficio, si presentava una singolare scena. Dopo il primo bicchiere di spumante Giulia si era messa ad accendere i fuochi d’artificio. Coinvolgendo Severus. Quando non rimase più nemmeno un misero fuocherello da usare i due si erano seduti alla scrivania. La ragazza aveva ricominciato a bere lo spumante. Mentre il professore la guardava, divertito. In attesa di toglierle il bicchiere dalle mani. “È stato un bel capodanno vero?” sorrise Giulia. Piton annuì. “Speriamo che ce ne siano altri…” commentò ancora la ragazza. appoggiando le braccia sulla scrivania. In una mano il bicchiere quasi vuoto. “Ce ne saranno altri signorina Wyspet…” sospirò Severus. Giulia alzò di poco lo sguardo. Gli occhi nocciola sfocati dallo spumante. “Chissà se a Eveline piaceranno i fuochi artificiali…” disse piano. “Ovvio che le piaceranno…a quale bambino non piacciono?” rimbeccò il professore. La ragazza sorrise. Poi finì il sorso che aveva nel bicchiere. “Sa professore, ho immaginato tante ricorrenze…con la nostra futura famiglia come protagonista…però il Capodanno…mai…” iniziò a dire. Appoggiando la testa sulle braccia. “Ah davvero?” commentò ancora Piton. La ragazza annuì. “Ora che ci penso però…ci vedo…noi tre…insieme nel giardino di casa…Eveline gioca con i fuochi, nel suo bel vestitino da festa…” descrisse poi. Severus sorrise. Non era una così brutta visione. “Subito la raggiungono Elizabeth e Rose…ed è felice…la vede professore?” gli chiese Giulia. Piton chiuse gli occhi. “Certo signorina Wyspet…che corre per il prato senza fare attenzione e capitombola ogni momento…però si rialza subito e torna a giocare…ammirando i fuochi colorati…” proseguì. La ragazza annuì e chiuse anche lei gli occhi per vedere meglio. “Poi piena di gioia inizia a cantare e corre da noi…indicando il cielo…dove ci sono altri fuochi, molto più belli…” continuò a raccontare Piton. Lasciandosi trasportare. Era davvero una bella visione. La piccola Eveline che li prendeva per mano. Forse per essere presa in braccio. Oppure solo per poter far vedere i fuochi a loro. I suo genitori. Severus poteva quasi sentirlo. Il calore della sua piccola mano. La sua risata meravigliosa. Con quella voce cristallina identica a quella della madre. Era davvero una prospettiva allettante. Che Piton non avrebbe mai creduto di poter realizzare per se stesso. Dopo aver rivisitato la scena il professore aprì gli occhi. “Signorina Wyspet?” la chiamò. Ma dopo aver visto ciò che gli si presentava davanti capì che non gli avrebbe risposto. Non per quel momento almeno. Giulia se ne stava con la testa inclinata. Appoggiata alle braccia. Il bicchiere in bilico in una mano. Gli occhi chiusi. La frangia ribelle che le ricadeva piano sul viso. Il respiro tranquillo. Si era addormentata. Severus scosse la testa divertito. Si alzò, per poi far sparire i bicchieri e la bottiglia con un colpo di bacchetta. “È ora di andare a dormire…” sussurrò. Prendendo la ragazza fra le braccia. E portandola in camera. La adagiò fra le calde coperte. Facendole una carezza sulla testa. Piton sapeva che sarebbe rimasto sveglio a guardarla per almeno un’ora. Quell’angelo accanto a lui era la cosa più bella che avesse mai visto. E voleva imprimersela nella mente. Per ricordarla. Quando le circostanze l’avrebbero costretto a starle lontano.
Nel frattempo Hermione e Mark erano rientrati. Camminavano tranquilli per i corridoi. Chiacchierando, ancora. Durante tutta la serata avevano parlato praticamente di tutto. Gusti personali, materie preferite. “E così odi Storia della Magia eh?” commentò divertito il ragazzo. Il prefetto annuì. “Lo so…anche se sinceramente non so perché tutti credono che io ami tutte le materie…” rimbeccò. “Perché sei una secchiona…semplice…” esordì Mark. Hermione gli diede una spinta. Che però non lo mosse di nemmeno un centimetro. “Senti chi parla! Hai avuto G.U.F.O. più alti dei miei!” sbottò poi. Il ragazzo iniziò a fischiettare innocente. Mentre il prefetto ridacchiava. Era da tanto che non si divertiva così tanto in compagnia di qualcuno che non fossero le sue amiche. Aveva perfino preso un passo trotterellante degno di Giulia. Purtroppo però mancava poco all’arrivo. Dopo svoltato l’angolo i due si trovarono all’entrata della Sala Comune Grifondoro. “Grazie per la bella serata Mark…mi sono divertita davvero tanto!” lo ringraziò Hermione. Lui sorrise soddisfatto. Per poi fare un piccolo inchino. “Se vuoi possiamo uscire ancora…nessuno ce lo vieta! E poi se hai bisogno di aiuto con i compiti sarò felice di darti una mano…sai, l’esperienza…” si vantò finto snob. Il prefetto scosse la testa. “È meglio se me ne torno in dormitorio…” osservò divertita. Anche se non ne aveva così tanta voglia. Dietro di lei la Signora Grassa dormiva placida. “Non mi sembra che il quadro abbia molta voglia di farti passare…” commentò Mark. Hermione allungò una mano verso il ritratto. Toccando la cornice con la mano fredda. La Signora Grassa sobbalzò. “Ma ti sembra il modo di svegliare una povera donna che dorme?! E poi il coprifuoco è scattato da più di due ore! Ti sembra educato?!” iniziò a sbraitare. Il prefetto la guardò dubbiosa. “Sono io la prima a tornare al dormitorio?” le chiese. La donna annuì imbronciata. Mentre Hermione dava un’occhiata all’orologio. Era l’una e mezza passata. Strano che nemmeno Giulia fosse tornata. Poi collegò la possibilità che lei e Piton avessero festeggiato fino a tardi. Così tutto tornò. “Cavolo…né Giulia né Anna sono tornate…e non penso lo faranno…” sbuffò. Non le andava di starsene in dormitorio. Seduta sul davanzale. A pensare. Aveva bisogno di oscurarsi la mente ancora per un po’. “Se non ti dispiace Hermione, io ti farei ancora un po’ di compagnia…” propose Mark. Il prefetto scosse la testa. “Non posso obbligarti a stare con me solo perché faccio i capricci…” osservò dispiaciuta. Il ragazzo sorrise divertito. Poi allungò una mano e le fece una carezza sulla testa. “In verità non ci siamo ancora detti un sacco di cose…” puntualizzò. Hermione lo guardò intenerita. “Ti ho raccontato praticamente tutto!” rispose. Mark scosse la testa. “Non abbiamo ancora parlato di musica…e poi c’è sempre Dante che tappa i buchi…” disse subito. La ragazza sorrise. “Povero Dante, ridotto a tappabuchi…” sospirò. Il ragazzo rise. Per poi circondarle le spalle con un braccio. Hermione arrossì. “Bene signorina Granger…che ne dice di un bel tour per i corridoi della scuola? È un suo dovere di prefetto! Chiacchiere comprese…” propose Mark. La ragazza annuì. Così i due fecero dietrofront. Accompagnati dagli urli di imprecazione della Signora Grassa.
Hermione e Mark rimasero in giro fino a quando l’alba non si vide spuntare all’orizzonte. Era la prima volta che il prefetto faceva così tardi. Però era anche la prima volta dopo tanto che si addormentava con un grosso sorriso stampato sul viso. Anna si risvegliò verso mezzogiorno. E con lei Draco. Rimasero al caldo sotto le coperte per un po’. Fino a quando la fame si fece sentire. Anche Giulia si svegliò tardi. Trovandosi inaspettatamente nel letto di Piton. Quando si ricordò di aver bevuto troppo si scusò con il professore. Lui si limitò ad un piccolo rimprovero, con tono divertito. Poi la spedì a fare colazione. Giulia, Anna e Draco si incrociarono nel corridoio di sopra. Appena usciti dai sotterranei. I due uragani si stupirono di non vedere anche Hermione in Sala Grande. Per una come lei, che non sopportava dormire troppo a lungo, era davvero un record! Le due optarono per tornare in dormitorio appena finito di mangiare. Trovarono la camera silenziosa. Fuori il cielo era coperto da dense nubi nevose. Così il sole non colpiva la stanza. Ma la cosa che più le lasciò di stucco fu la famigliare testolina castana che usciva dalle coperte. Le amiche si avvicinarono piano. “Hey bella addormentata!” la chiamò Anna. Hermione si rigirò nelle coperte. “Anna parla a bassa voce…magari sta male!” la rimproverò Giulia. Il prefetto si portò le coperte sulla testa. “Secondo me le hanno fatto il lavaggio del cervello…” commentò ancora la castana. Hermione grugnì di disappunto. “Ecco, si è svegliata…” sbottò esasperata Giulia. Lentamente il prefetto si scoprì. Poi sbadigliò. Aprendo gli occhi. “Cosa c’è? Perché mi guardate così?” chiese dubbiosa. Anna la squadrò da capo a piedi. “Per me sta bene…” confermò. “Perché non dovrei stare bene?” rimbeccò stranita Hermione. Giulia scosse la testa divertita. “Ma Herm…sai che ore sono vero?” le chiese la castana. “Certo! Che domande Anna! Sarà mezzogiorno…” rispose sicura il prefetto. Le amiche strabuzzarono gli occhi. “In verità è l’una e mezza passata…” le confessò Giulia. Hermione per poco cadde dal letto. Si voltò di scatto verso la sveglia sul comodino. Segnava le 13.40. “Per Merlino…non ho mai dormito così tanto in vita mia!” boccheggiò. Ecco. Aveva definitivamente rovinato la sua condotta perfetta. “Ma a che ora sei tornata ieri sera Herm?” le chiese Giulia. Il prefetto tossicchiò. “Voi piuttosto! Non siete tornate a dormire!” cercò di sviare lei. “Herm non attacca…a che ora?” ghignò Anna. Hermione sorrise sorniona. Stava per avere una ramanzina dalle sue amiche. Lei! “All’alba…” rispose. Quasi fiera. Anna si aggrappò a Giulia. “Stavolta ha quasi fatto cadere me!” sbottò stupita. L’altra sorrise. Mentre il prefetto si gustava le loro facce. Da quando assisteva a certe scene? Uscire con ragazzi più grandi. Tornare all’alba. Dormire fino a tardi. Vivere, finalmente! “Non fate quelle facce, ho imparato dalle maestre…” commentò secca. Poi alzò e si diresse in bagno. Mentre le amiche la seguivano. “Santo Manson Herm…ti abbiamo proprio contagiata!” esclamò soddisfatta Anna. Il prefetto alzò le spalle. “Non durerà per molto…quando saranno finite la vacanze avrò così tanti compiti da non potermi muovere dalla biblioteca…” precisò entrando in bagno. La castana ghignò. “Con Mark magari…” soffiò. Hermione la ignorò. “Herm…non è che…si insomma…quando tornerà Ron tu…ti dimenticherai di Mark, vero?” le chiese Giulia. Il prefetto scosse la testa sicura. “Nemmeno per sogno! Anzi! Ci siamo già accordati per studiare assieme…” spiegò. “Devo dedurre che la serata ieri è andata bene allora…” sorrise ancora l’amica. Hermione annuì. “Abbiamo parlato di tutto! È davvero un ragazzo intelligente! E poi ascolta musica classica…e anche rock abbastanza vecchio…” decantò felice. “Edward…” tossicchiò Anna. Giulia le diede una gomitata nel fianco. Era contenta di vedere il prefetto così allegra. Era come se d’improvviso avesse ricevuto una scarica di adrenalina. Come fosse tornata a vivere dopo un’ibernazione sentimentale. Dopo il bagno Hermione dovette raccontare i particolari alle amiche. Anche loro poi raccontarono i dettagli della sera prima. Così per i tre uragani passò il pomeriggio. La sera si divisero ancora. E tra appuntamenti e racconti passarono i giorni delle vacanze. Giulia si era recata da Piton quasi ogni sera. Lui continuava a farle frecciatine sullo spumante. Mentre lei divertita leggeva il libro di poesie. Anna e Draco si videro più di quanto avessero fatto nei primi giorni di vacanza. Dovevano sfruttare il tempo libero che avevano per stare insieme. La castana lo pensava solo per sfizio. Ma per il biondo era oramai un obbligo. Ed infine Hermione si incontrò qualche pomeriggio in biblioteca con Mark. Senza dimenticare le uscite serali. In quei pochi giorni approfondirono la conoscenza l’uno dell’altra. Il prefetto si sentiva a suo agio con il ragazzo. E lui era felice di parlare con lei, di confrontare le opinioni, di aiutarla con lo studio. Poi come un lampo arrivò. Le tre ragazze si trovarono la sera del 5 gennaio in dormitorio. Il giorno dopo sarebbero tornati i compagni. E fra due giorni la scuola sarebbe ripresa. “Santo Manson come sono volate le vacanze!” osservò Anna, quasi seccata. Di certo non schifava quella vita di nullafacenza. “Davvero! Però ci siamo divertite almeno…giusto?” sorrise Giulia. Hermione annuì. Un po’ dispiaciuta. Doveva tornare alla vita normale. Ultimamente si era concessa troppi lussi. “Grazie a voi dopodomani non riuscirò a svegliarmi in tempo…” sbuffò. La castana ghignò. “Benvenuta nel club delle incasinate Herm…” esordì soddisfatta. Il prefetto la ignorò. “Herm puoi continuare a vivere come più ti piace se è questo che vuoi…nessuno te lo impedisce…” osservò Giulia. L’amica scosse la testa. “Un pensiero molto carino Giulia…ma non posso…sono un prefetto e dovrei dare il buon esempio…non posso andare a dormire tardi e arrivare in ritardo alle lezioni mattutine…non posso saltare le ronde la sera…” elencò affranta. Anna sbuffò. “Se rimani li a lagnarti non combinerai nulla Herm! Va bene, sei un prefetto…però sei un essere umano…devi pur divertirti un po’ no?” commentò. Hermione tirò a se Grattastinchi. Che fino a un momento prima dormicchiava beato sul letto accanto a lei. Poi lo strinse in un abbraccio. “Anna…questa non sono io…io non vado in giro a bere limoncello, non sto in giro tutta la notte a fare baldoria, non cerco mai di svoltare ai miei doveri di prefetto…questa non è la Hermione Granger che conosco io!” spiegò. Appoggiando mogia il mento sulla testolina del gatto, ancora mezzo addormentato. Giulia sospirò. “Allora non ti conosci bene…tu hai sempre fatto casino per i corridoi la notte, hai sempre bevuto senza permesso, hai anche violato le regole…l’unica differenza è che lo facevi con noi,quindi ti sembrava normale…” commentò. Hermione alzò la testa stupita. “Giulia ha ragione Herm…e poi se non ti riconosci più non è detto che sei cambiata in peggio…sei solo cresciuta…hai liberato quegli istinti che prima tenevi oppressi…Santo Manson, abbiamo quasi diciassette anni!” ragionò Anna. Il prefetto ci pensò. Era cresciuta come dicevano loro? Eppure a lei sembrava solo di essere peggiorata. “In verità se proprio devo dirla tutta Herm…era da un po’ che non ti vedevo così felice…ora sei così piena di vita…perché bloccare tutto?” le chiese sincera Giulia. Hermione sorrise. Era vero allora. Era cresciuta. Ed era tornata alla vita dopo quello che era stato un orribile periodo. Però nessuno di quegli ultimi ricordi che le avevano dato energia era da disprezzare. Dalla Vigilia con Pansy alle gite notturne con Mark. “Grazie ragazze…” le ringraziò. Giulia ed Anna sorrisero. “È compreso nel nostro contratto di amiche…dico bene?” esclamò la prima. La seconda le fece l’occhiolino in segno di assenso. Ci fu qualche minuto di silenzio. Mentre Grattastinchi ancora stava fra le braccia della padrona. Troppo assonnato per accorgersi perfino di essersi alzato dalla sua posizione. “Quindi domani…” iniziò a chiedere Anna. Giulia si voltò verso Hermione. “Se volete possiamo andare alle carrozze…dopotutto tornano Ginny e Mary Kate…” propose. Le amiche si guardarono. Sapevano che appena Ron avesse toccato suolo scolastico Lavanda sarebbe apparsa dal nulla e si sarebbe gettata fra le sue braccia urlando smancerie. Di certo quello non poteva essere un bel clima di pace. Il prefetto captò i pensieri delle amiche. “Tranquille, non sono più così sensibile da non poter nemmeno guardare quei due pomiciare…so controllarmi…” commentò saggia. Giulia sospirò. “Se vogliamo svegliarci entro mezzogiorno allora dovremmo andare a dormire ora…” osservò. Anna rabbrividì. “Ma è presto!” sbottò. Poi sobbalzò. “Ora che mi ci fate pensare…Silente ha deciso di far arrivare gli studenti tramite Metropolvere…quindi non servirà che usciamo e ci addentriamo nella neve ad ore inumane…” spiegò convinta. Hermione la guardò scettica. “Mezzogiorno ti sembra un’ora inumana?” rimbeccò. La castana la fulminò con lo sguardo. “Chi è che si è svegliato all’una e mezza?” tossicchiò. Il prefetto arrossì e si voltò indispettita. “Questa cosa della Metropolvere l’avevo sentita anche io…quindi mi sa che ha ragione Anna…” la assecondò Giulia. La castana sorrise sorniona. Così le ragazze rimasero ancora sveglie. Il proposito era quello di continuare ciò che stavano facendo. Però alla fine abbandonarono le attività per darsi a chiacchiere e dolci. Il mattino dopo si svegliarono ancora verso l’ora di pranzo. Erano appena arrivate in Sala Comune che un fulmine le investì. O almeno, prese in pieno Anna. Facendola arretrare di qualche passo. A passo più moderato arrivò dietro di lei una figura rossa. “Anna! Cavolo non sai cosa ti sei persa!” strepitò Mary Kate. Aveva avvolto la sorella in un abbraccio stritolatore. “Mary Kate…mi…stai…togliendo il respiro…” cercò di protestare la castana. Hermione e Giulia sorrisero. Poi andarono ad abbracciare Ginny. Il prefetto le mollò un pugno in testa. “Che male Hermione! Ma che ho fatto?!” sbottò contrariata. L’altra incrociò le braccia al petto con fare severo. “Così impari a divulgare le mie informazioni in giro, soprattutto a tuo fratello…” sbuffò. La rossa rimase a bocca aperta imbarazzata. “Io te l’avevo detto che te la faceva pagare…” gracchiò Mary Kate. Ginny le fece la linguaccia. “Scusa Hermione, lo so che è colpa mia se avete litigato…ti giuro che mi sento davvero in colpa!” cercò di scusarsi poi. Il prefetto sospirò. “Fa nulla…il danno è fatto oramai…” commentò esasperata. “Però ti assicuro che Ron ti ha pensata durante tutte le vacanze! Ogni volta che Harry ti nominava faceva un’espressione ebete…e poi gli è piaciuto il cd! Lo ha ascoltato a ripetizione…non ne potevamo davvero più!” raccontò ancora Ginny. Hermione mantenne l’espressione fredda. Però il cuore aveva cominciato a batterle forte. Gli era mancata allora! Però almeno un gufo poteva sprecarsi a mandarlo. Quel bradipo insensibile ed orgoglioso! Anna e Giulia guardarono l’amica sorridendo. Perfetto. In pochi giorni tutto sarebbe tornato come prima. Così le ragazze trascorsero il pomeriggio. La biblioteca ora oramai il posto di ritrovo quotidiano. Ginny e Mary Kate invece avevano preferito dividersi. La prima era andata a cercare il suo Dean. Mentre la seconda Blaise. I tre uragani controllarono gli ultimi compiti. Con l’aggiunta di due nuovi membri. Mark e Draco. Hermione doveva ammettere che era piacevole stare tutti assieme così in allegria. A quanto pare i due Serpeverde si conoscevano già. E poi era utile avere uno studente dell’ultimo anno a cui chiedere aiuto. Ovviamente Anna e Draco ne approfittarono cercando di farsi correggere i temi. Però Mark non cedette. O almeno senza il consenso di Hermione. Dopo la biblioteca si diressero tutti e cinque alla Sala Grande. Per l’ultima cena ufficiale delle vacanze. Le ragazze rimasero senza fiato al vedere tutti i tavoli ghermiti di studenti. Quello Grifondoro poi, era il più rumoroso. I tre uragani salutarono i due Serpeverde e si accomodarono alla tavolata. Accanto a loro Ginny e Mary Kate. Poco più in là Neville ed Harry. E vicino a quest’ultimo. Hermione diede solo una sbirciatina. Si. Ron era li. A poca distanza da lei. Era intento ad esaminare i piatti davanti a lui. All’inizio una sensazione di tristezza invase il prefetto. Si ricordò di quante lacrime aveva versato in quella vacanze e oltre. La sera della partita di Quiddich. Il pomeriggio di Natale. Tutto le passò davanti come un film. Poi però si riprese. L’immagine dello Specchio delle Brame scacciò via tutti i pensieri. Hermione strinse i pugni e si decise. Doveva parlargli. In quel momento sentì qualcuno chiamarla. Il prefetto si voltò e vide che Ginny cercava di attirare la sua attenzione. Appena vide che lei l’aveva notata si chinò. “Hey Hermione! Stasera Ron ha deciso di andare a fare ronda da prefetto…” le sussurrò. La diretta interessata arrossì. Mentre la rossa sorrise. Era il suo modo per cercare di riparare al danno fatto. Ed Hermione lo apprezzò. “Grazie Ginny…” la ringraziò. Una scarica di adrenalina le si iniettò nelle vene. Giulia e Anna si scambiarono uno sguardo di comune accordo. La sera avrebbero seguito da lontano l’amica. Per aiutarla nel caso una cornacchia giuliva si presentasse a guastare la festa. E nel mezzo di propositi e piani telepatici anche la cena finì. I dolci sparirono e tutti tornarono ai dormitori. Hermione si sistemò la spilla da prefetto sul maglione azzurro. Il suo preferito. Poi si mise il fermaglio a fiocco fra i capelli. “Bene ragazze! Spero di fare più in fretta possibile…domani si ricomincia!” esordì il prefetto. Per poi salutarle. Ed uscire dalla camera. Le amiche aspettarono qualche minuto. “Dici che possiamo andare?” chiese Anna. Giulia annuì. Così le due si alzarono. E seguirono Hermione. Che aveva già passato la Sala Comune. Ed era arrivata a metà corridoio. Aveva il passo più frettoloso del solito. Inoltre aveva iniziato a guardarsi in giro. “Avanti Hermione! Non sai proprio cosa vuol dire il concetto di nonchalance allora…” si rimproverò. Rallentando il passo. Ora sembrava più tranquilla. Tirò un sospiro di sollievo. E fu allora che venne colpita. “Hey tu! Il coprifuoco è scattato da esattamente cinque minuti!” esclamò qualcuno. La ragazza riconobbe quella voce all’istante. E la cosiddetta nonchalance andò a farsi benedire. I wake up every evening with a big smile on my face and it never feels out of place. Ron la raggiunse subito. Sobbalzando nel riconoscerla. Eccola finalmente, la sua Mione. L’aveva pensata per tutte le vacanze. Ed ora era li davanti a lui. Una vocina nella sua testa gridò immediatamente di inginocchiarsi e di chiedere perdono. Ma il corpo non la ascoltava. “Oh…sei tu Mio…ehm…Hermione…” disse solo. La ragazza abbassò lo sguardo. Il cuore del rosso sobbalzò. Forse l’aveva offesa? Eppure gli sembrava così da maleducato chiamarla ancora con il suo soprannome. “S…si…ecco…volevo…fare un giro nelle vicinanze…” rispose solo Hermione. Maledicendosi. Doveva trovare tutto il coraggio che era sicura di avere trovato in quei giorni. Mark l’aveva preparata a quel momento. Era cresciuta. Avevano ragione le sue amiche dopotutto. La vecchia Hermione non c’era più! Doveva dimostrarlo. And you're still probably working at a nine to five pace, I wonder how bad that tastes. Così di scatto alzò la testa. E lo guardò negli occhi. “Ron…ecco…io…devo…” iniziò a dire. Il rosso si immobilizzò. Gli era mancato il suono della sua voce. Per non parlare di quegli occhi. Che per colpa sua aveva visto pieni di lacrime. “Si…?” la incoraggiò subito. Forse voleva fare pace. Forse non lo odiava più. O forse voleva insultarlo. Le avrebbe comunque dato ragione. “Ecco…io…ci ho pensato…e vorrei…” continuò imbarazzata. Però qualcosa la interruppe. Dal fondo del corridoio un rumore di passi veloce si propagò. Ed una figura aveva preso ad avanzare. “RonRon!” esclamò. When you see my face hope it gives you hell, hope it gives you hell. La voce squillante di Lavanda creò sgradevoli rimbombi in tutto il corridoio. Il rosso si irrigidì e imprecò mentalmente. Perché quella cornacchia doveva apparire proprio in quel momento?! “Finalmente ti ho trovato! Harry mi ha detto che dovevi fare la ronda…così sono venuta a farti compagnia…” squittì ancora Lavanda. Una volta arrivata dai due scoccò uno sguardo ad Hermione. Strinse gli occhi in due fessure. Poi stritolò un braccio di Ron fra le sue. “Non puoi stare qui fuori Lavanda…tornatene in dormitorio…” la ammonì lui. La ragazza sgranò gli occhi. Iniziando poi a far tremare il labbro inferiore. Hermione ebbe la tentazione di saltarle addosso e strappare ogni singolo capello. Prenderla a calci e pugni. Ma se ne rimase semplicemente ferma li. “Ma RonRon io voglio stare con te!” lo pregò ancora Lavanda. Il rosso sbuffò esasperato. “Me ne tornerò io in dormitorio, finisci pure tu la ronda…” biascicò solo Hermione. Poi lo salutò veloce con un cenno della mano. E fece dietro front. Ron avanzò di un passo. Ma Lavanda lo tenne inchiodato a lei. When you walk my way hope it gives you hell, hope it gives you hell. Intanto Anna e Giulia osservavano la scena con rabbia da dietro un arazzo. Intrufolate in uno dei tanti passaggi segreti. “Ora vado la e la ammazzo! Giuro quanto è vero che mi chiamo Anna Alvis Haliwell!” ringhiò la castana. L’amica dovette tenerla ferma. “Accuccia Anna! Dobbiamo tornare in dormitorio…prima che Herm distrugga la camera…” osservò. La castana annuì. Così ripercorsero il passaggio. Appena fuori però Giulia andò a sbattere contro qualcuno. “Stai attenta dove vai idiota! Oh Wyspet…guarda chi si vede…” ghignò Pansy. Anna avanzò. “Non ti conviene attaccar briga Parkinson! Siamo già abbastanza agitate…” la minacciò. “Oh che paura Haliwell! Me la sto già facendo sotto!” rimbeccò l’altra. Giulia sbuffò. “Anna dobbiamo andare da Herm!” le ricordò. La castana si calmò. “Giusto…non abbiamo tempo da perdere con te…” soffiò. Pansy però già non l’ascoltava più. “Ho sentito la Brown e Weasley cinguettare più in la…è successo qualcosa?” si lasciò sfuggire. Anna rimase a bocca aperta. “In effetti…Herm stava per parlare con Ron ma è apparsa quella cornacchia…” spiegò Giulia. La Serpeverde strabuzzò gli occhi. Poi alzò le maniche. “Bene, ci penso io…” commentò. La castana scosse la testa. “Eh no! Quella è già roba mia!” ringhiò. Giulia sbuffò. “Calma ragazze…sembrate due cani che vogliono dividersi una bistecca…” osservò esasperata. Le due rivali abbassarono il cipiglio battagliero. “Ecco…va già meglio…” sorrise la terza. “Però ora che si fa? Se quella è nei dintorni Herm non può parlare con Ron…” disse Anna. Pansy annuì. “Dovremmo cercare di distrarla in qualche modo…” suggerì Giulia. “Potremmo allontanarla da loro senza che se ne accorga…” aggiunse poi la serpe. La castana la guardò stupita. “Giusto a titolo informativo…ma…perché ci stai aiutando?” le chiese. Giulia le diede una gomitata nello stomaco. Pansy sorrise. “Diciamo solo che la mia stima per la Granger è salita dalla Vigilia…non so se vi ha raccontato…” spiegò. Le altre due annuirono. “Bene…ecco…è nato tutto da li…e comunque se è troppo impegnata a soffrire per quel coso lentigginoso non è più divertente provocarla…” osservò ancora. Anna ghignò. “Allora dichiariamo tregua!” esclamò entusiasta Giulia. “E tregua sia…” sospirò Pansy. Così lei e la castana si strinsero la mano. Poi passarono dieci minuti buoni a fare congetture su un ipotetico piano. “Dunque, ricapitolando…” iniziò a dire Anna. “Hermione e Ron si trovano nel corridoio…Lavanda arriva sempre da quello opposto, così…” proseguì Giulia. “…così noi la blocchiamo prima che possa fare danni e la allontaniamo…” concluse soddisfatta Pansy. “Allora a domani sera!” la salutò Giulia. La Serpeverde annuì. Le tre si separarono. E i due uragani rimasti andarono in dormitorio. Trovarono un mucchio di piume per la stanza. Ed Hermione intenta a farle sparire con la magia. “Oh Santo Manson! Che spettacolo orribile! Una strage di cuscini!” esclamò finta terrorizzata Anna. “Non ho fatto apposta…cioè…si…li ho fatti esplodere…” sospirò affranta il prefetto. Giulia la raggiunse subito. “Può capitare dai…” la rassicurò. Hermione si buttò a sedere sul suo letto. Levando un sacco di piume in aria. “Perché quella deve sempre rovinare tutto?! È un essere inutile!” sbottò. Poi una solitaria lacrima le scivolò su una guancia. L’amica si sedette accanto a lei. “Lavanda non deve avere le tue lacrime Herm!” esclamò subito Anna. Ma il prefetto abbassò lo sguardo. “Herm…sai che cos’è Lavanda? Solo una proiezione…tu sei Beatrice…e Ron è il tuo Dante…lei è la sua donna schermo ma in realtà lui ama te…” le sussurrò Giulia. Hermione alzò piano lo sguardo. Mentre Anna le guardava dubbiosa. “Da quando Lavanda è una tv?” esclamò. Le due amiche si voltarono verso di lei e scoppiarono in una sonora risata. “Anna…devi sempre rovinare i bei momenti!” esclamò Giulia ridendo. Hermione era piegata in due dal ridere. La castana sbuffò. “Volete prendermi in giro eh? Vedrete ora se non mi vendico!” esordì. Poi prese un cumulo di piume accanto a lei. E vi sommerse le due amiche. “Quanto sono diabolica!” esclamò. Aggiungendo poi una risata maligna. Hermione riemerse dal cumulo che era diventato il suo letto. “Anna…guarda che hai anche tu una piuma in testa…” precisò divertita. La castana rabbrividì. “Toglimi quella cosa bianca immediatamente!” iniziò a sbraitare. Il prefetto crollò di nuovo presa dalle risate. Passò qualche minuto. In cui le tre finalmente si ripresero. Anna e Giulia aiutarono Hermione a liberarsi delle prove del misfatto. “Comunque non ti preoccupare Herm! Domani vai a fare la ronda…al resto, pensiamo noi!” disse convinta la prima. Dapprima il prefetto la guardò dubbiosa. Poi però sorrise. Voleva sapere cosa stavano macchinando le sue amiche. Però si fidava di loro. Qualunque cosa fosse l’avrebbero fatta per il suo bene. E a lei bastava. In meno di mezzora i tre uragani ripulirono tutto. Subito di cambiarono e si infilarono a letto. Consapevoli che l’indomani avrebbero ripreso le lezioni. In un misto di impazienza e dispiacere. Ma anche felicità e allegria.
Il giorno dopo la sveglia tornò a fare il suo lavoro. Squillò alle 7.00 precise. E come di consuetudine la prima a scattare fu Hermione. Le mattinate passate a dormire fino a tardi non l’avevano condizionata in male per fortuna. Anche altre due ripresero i loro ritmi. Giulia si svegliò per seconda. Mentre Anna per ultima. Si prepararono e uscirono dalla camera. Quando passarono davanti alla bacheca della Sala Comune però qualcosa attirò la loro attenzione. “Lezioni di Materializzazione…se hai diciassette anni, o li compirai entro il 31 agosto, sei idoneo per un corso di dodici settimane di lezioni di Materializzazione tenuto da un Istruttore del Ministero della Magia. Se desideri partecipare sei pregato di apporre qui sotto la tua firma. Iscrizione: 12 galeoni.” lesse Giulia. “Immaginavo che l’avrebbero affisso in questi giorni…” commentò quasi annoiata Hermione. Anna invece prese subito la piuma li accanto. “Allora che dite, ci iscriviamo?” propose. Giulia sorrise. “Perché no? Può essere utile…” osservò. La castana mise il suo nome sotto i pochi nomi che c’era già. Subito dopo Giulia. Ed infine Hermione. A vederla firmare però Anna la guardò dubbiosa. “Herm…tu compi gli anni in settembre…” precisò. Il prefetto sfoderò un sorrisone sornione. “È vero…però data la mia ottima media scolastica e la mia maturità Silente ha deciso di permettermi di frequentare il corso…a patto che io mi materializzi solo al compimento della maggiore età…” spiegò fiera. Era vero. Hermione era la più piccola delle tre. Però era forse la più responsabile. Le amiche annuirono felici. Avrebbero frequentato il corso tutte assieme. Così uscirono anche dalla Sala Comune. Commentando curiose la nuova esperienza. Arrivarono in Sala Grande. E si buttarono sulla ricca colazione. Per quel giorno nessuna aveva ore buche. Ma tutte e tre avevano un’ora in meno al pomeriggio. Le lezioni mattutine passarono come al solito. Fra Storia della Magia. Trasfigurazione. Ed infine Pozioni. Il carico di compiti per il giorno dopo era tale che i tre uragano dovettero recarsi urgentemente in biblioteca. Madama Pince era tornata al suo solito posto da avvoltoio. Pronta a scovare qualcuno intento a parlare. Le ragazze si sedettero al solito tavolo. L’ultimo infondo, vicino agli scaffali. “Che ne dite di iniziare con Pozioni?” propose Hermione. Giulia annuì. “Dopo la battuta che ha fatto Lumacorno io i compiti non li faccio…” sbottò Anna. Il prefetto la colpì in testa con una pergamena arrotolata. “Dopo un’intera lezione sulla pozione della memoria, è d’obbligo un’esercitazione pratica! Quindi per domani voglio l’albero genealogico della vostra famiglia…altrimenti…potete sempre venire da me…e io vi darò un goccio della pozione…” lo imitò ancora la castana. Giulia rise. “In effetti è un po’ inutile…” commentò Hermione. Ma non avevano altra scelta. Così ognuna prese una pergamena. “Io scrivo l’albero genealogico Cullen…” esordì Anna. Il prefetto sbuffò esasperata. “Io però non so tutti i miei avi e tris avi…” si lamentò Giulia. “Da quando c’è l’ora di disegno in questa scuola?” commentò una voce, apparendo da dietro Anna. Hermione sobbalzò presa alla sprovvista, rovesciando la boccetta di inchiostro sul foglio. “Scusa Herm…riparo subito…” sorrise Mark. Draco si chinò sul foglio della castana. “E questo sgorbio cos’è?” sbottò divertito. Anna gli diede un pugno nello stomaco. “Dobbiamo fare il nostro albero genealogico per Lumacorno…” spiegò Giulia. I due Serpeverde annuirono. E presero posto accanto ai tre uragani. “Se volete ho un incantesimo per voi…” propose Mark. Anna si voltò interessata. “Al settimo anno ci hanno insegnato un incantesimo che trasferisce  nostri ricordi su carta…è una figata!” spiegò tutto elettrizzato. Hermione scosse la testa divertita. “E ovviamente da bravo secchione quale sei, lo sai eseguire perfettamente vero?” lo prese in giro. Il ragazzo si sporse verso di lei. “Hey mocciosa, bada a come parli sai!” ghignò. Picchiettandole un dito sulla fronte. “Anche Herm è una secchiona…” esordì Anna. La diretta interessata sbuffò. Draco sbirciò qualche nome nella mappa della castana. “Certo che per la tua età hai la memoria un po’ ridotta…” commentò maligno. “Senti chi parla…” rimbeccò lei. Giulia appuntò qualche altro nome. “Ah Draco! Sai, ci siamo iscritte alle lezioni di Materializzazione!” raccontò ancora Anna. Sembrava una bambina che attendeva l’arrivo di un nuovo giocattolo. “Un altro pericolo in circolazione allora…” ghignò il biondo. La castana gli mollò un altro gancio in testa. “Per fortuna che Herm dovrà aspettare fino a settembre…altrimenti…” aggiunse Mark. Hermione si voltò dall’altra parte finta offesa. Dopo altri cinque minuti di giochi e risa le ragazze si rimisero al lavoro. Con l’aiuto di Mark ovvio. I compiti ricevettero un’accelerata colossale. Così le tre ebbero finito per l’ora di cena. Tornarono in dormitorio per mollare borse e libri. Poi tornarono alla Sala Grande. Anna e Giulia si voltarono un paio di volte verso Pansy. Anche lei sembrava non stare più nella pelle. Mentre Hermione era ancora agitata. Sarebbe riuscita a parlare con Ron? In tutto il giorno lo aveva visto solo a lezione. Ma non aveva provato nemmeno una volta a parlarle. Ed ecco che in un attimo anche i dolci sparirono. Le ragazze tornarono in dormitorio. E la scena della sera prima si ripetè. Il prefetto si preparò come la sera prima. Si cambiò l’uniforme e si mise il maglione azzurro. Ed il fermaglio fra i capelli. Mentre le amiche aspettavano allerti sui loro letti. Hermione annunciò la sua uscita. Anna e Giulia aspettarono qualche minuto. Ed uscirono dalla camera. Fuori dalla Sala Comune trovarono Pansy. Le tre si unirono subito e seguirono il prefetto a distanza. Arrivate ad un arazzo svoltarono. Entrarono nel passaggio segreto. “Allora…ricapitoliamo…” esordì Anna. le altre due annuirono. Le bacchette sguainate per illuminare la strada. “Giulia si apposterà all’entrata del passaggio che sbocca un poco più in la dove si bloccheranno Ron ed Herm…” continuò la castana. La ragazza annuì. “Io starò alla fine del passaggio mentre Pansy starà nel corridoio di destra…” aggiunse poi. L’altra annuì a sua volta. “Quando sentirai Lavanda arrivare, la porterai nel tuo corridoio prima che possa far danni, poi la terrai occupata…falle un po’ paura…non avrà il coraggio di strillare o cose simili…” spiegò ancora Anna. Pansy ghignò. “Tu Giulia tieni sottocontrollo come va fra i due…quando vedi che hanno finito di parlare e si sono separati, verrai da me e poi io farò segno a Pansy di lasciare Lavanda…così Ron ed Herm faranno pace…e la cornacchia non sospetterà di nulla…” concluse la castana. Le altre due concordarono. Poco dopo le ragazze arrivarono alla fine del passaggio. “Bene allora…l’operazione “Salviamo la bella e il Bradipo” ha inizio!” esclamò Giulia trionfante. Anna e Pansy storsero il naso a sentire il nome. Poi lasciarono perdere. Tutte e tre unirono le mani. Poi si incitarono con un coro che annunciava l’inizio del piano. Pansy uscì dal passaggio segreto e si mise appoggiata al muro. La castana rimase dietro l’arazzo. Mentre Giulia tornava indietro. Svoltando però a sinistra. In questo modo sarebbe arrivata nel punto prefissato. Intanto Hermione aveva continuato la sua ronda. Non c’era nessuno nei paraggi. Dubitava che Ron facesse il giro due sere di fila. Però se le sue amiche avevano dato la loro parola non doveva dubitare. Se poi c’era anche Pansy di mezzo! Le tre avevano fatto tregua per aiutarla. E lei avrebbe fatto del suo meglio per terminare quella faccenda una volta per tutte. Il prefetto era arrivata a metà corridoio. Esattamente nel punto della sera prima. All’inizio non vide nulla. Poi però. Quando notò una figura avvicinarsi. Il suo cuore sobbalzò. “Ferma la! Il coprifuoco è già iniziato!” esclamò una voce. Hermione sorrise. La fortuna era dalla sua parte per quella sera. Ron la raggiunse subito. Rimanendo stupito nel vederla. La stessa scena per la seconda volta di fila. Sapeva che Lavanda si sarebbe intromessa anche quella sera. Lo faceva apposta. Lo cercava sempre quando faceva la ronda. Forse sospettava che lui la facesse solo per vedere Hermione. Che in effetti era la verità. In tutto il giorno non aveva provato ad avvicinarsi nemmeno una volta. Era stato il solito cretino. Però ora basta, era arrivato il momento di farla finita. Doveva smettere quella messinscena dell’uomo ferito. “Oh…ciao…scusa, pensavo fossi uno studente…” la salutò svelto il rosso. Hermione sorrise. Ron per poco ebbe un infarto. Il suo cuore accelerò in modo pazzesco. Quella sera la sua Mione era più bella del solito. Illuminata dai raggi lunari. Scusa non ho capito, vuoi ripetere, che cosa avevi da fare. E mentre la guardava. Ancora immerso nel suo splendore. Lo notò. Il fermaglio a fiocco azzurro. Che fosse stato un segno? Ron lo sperò vivamente. Così si lasciò andare ad un sorriso. “Stasera…stasera è davvero tranquillo eh?” esordì stupidamente. Hermione annuì. Prendendo poi un profondo respiro. Doveva farlo. Di tanto importante da non potere proprio proprio rimandare. Da lontano dei passi saltellanti iniziarono a propagarsi. Diventavano sempre più vicini. Pansy non dovette fare molte ipotesi su chi potesse essere. Piano si sporse dall’angolo. Lavanda trotterellava per il corridoio con fare giulivo. La Serpeverde ghignò. Appena vide il braccio pallido della ragazza la tirò nel suo territorio. Da dietro l’arazzo Anna guardava incuriosita. “Hey! Ma che modi!” si lagnò Lavanda. Pansy sorrise maligna. E trascinò la ragazza contro il muro. Non fu difficile. La Serpeverde era due volte lei. “Ma….ma….Parkinson…cosa…cosa fai qui? Il coprifuoco…è…già…scattato…” squittì Lavanda. Era già titubante. Pansy sorrise. “Da quanto sei diventata un prefetto Brown?” commentò. La ragazza cercò di sovrastare l’altezza della sua rivale. “Ecco…io…io non sono un prefetto! Ma RonRon si! E vedrai cosa ti farà se ti trova qui!” gracchiò. Pansy fece una grossa risata. “Mamma mia che paura! Il prefetto cattivo sta per venire a prendermi!” esclamò. Lavanda si appiattì contro il muro. “Veniamo al dunque cara…” iniziò a dire la Serpeverde soddisfatta. A sentire l’appellativo la ragazza si fece piccola piccola. “Sai…le tue smancerie con il lenticchia hanno stufato un po’ tutta Hogwarts…ma più di tutti me…” iniziò a dire Pansy. “Ecco…se…se sei frustrata perché Draco sta con quella sgualdrina della Haliwell…ecco…noi non centriamo!” si fece coraggiosa Lavanda. Anna si dovette trattenere per uscire dalla sua postazione ed andare a riempire di schiaffi quella piccola vipera. “Sgualdrina eh? Vedo che nemmeno fra voi Grifondoro siete leggeri con i termini…” osservò. Lavanda fece un sorrisetto sornione, che fece innervosire Pansy ancora di più. “Credi che io sia stupida Brown? Cercare di fare la leccapiedi non ti salverà…e poi…se la Haliwell è una sgualdrina, tu che cosa sei?” ghignò maligna. La ragazza sgranò gli occhioni da cerbiatta. Mentre Anna era quasi scoppiata a ridere. Doveva ammetterlo, stava davvero rivalutando la Parkinson. “Io…io amo solo il mio RonRon!” esclamò sull’orlo delle lacrime. La Serpeverde scosse la testa esasperata. “Ma va? Che novità! Però vedi…non è che dovete pomiciare in ogni angolo di Hogwarts…mi date il voltastomaco…” sbuffò. Lavanda la guardò dubbiosa. “E quindi cosa dovremmo fare scusa?” le chiese. “Smetterla di farvi di qua e di la…” rispose ovvia Pansy. Anna stava per morire dalla risate. Si stava godendo ogni minimo insulto. Non mi dire, ti prego, non mi dire che dovevi solo studiare. Intanto più in la le cose andavano a rilento. Dopo qualche minuto di silenzio finalmente Hermione si decise. Purtroppo anche Ron fece lo stesso. “Ieri sera mi stavi per dire qualcosa…” esclamò lui. “Ecco…io…” disse all’unisono lei. Poi i due si guardarono. “Scusa, continua…” si scusò il rosso. Hermione annuì. “Si, ecco…ieri sera stavo per…stavo per…” cercò di dire. Ron la guardava curioso. E speranzoso. La ragazza strinse i pugni e prese coraggio. “Volevo parlare di quello che è successo…che sta succedendo fra noi…è una cosa davvero stupida…” disse finalmente. Il rosso annuì sicuro. “Ci stiamo comportando come due bambini…” aggiunse. Hermione evitò di puntualizzare che ad iniziare era stato lui. Dopo sedici anni aveva capito come interagire con quegli animali chiamati maschi. E ti sembra un buon motivo, questo, per non farti neanche sentire! “Mi dispiace per come ho reagito…ecco…tu sei libero di stare con chi vuoi, sono stata una egoista a pretendere di…di avere la tua esclusiva…” si scusò Hermione. Ron rimase a bocca aperta. Era la prima volta che la sentiva ammettere di aver sbagliato. Però c’era un errore. Stavolta lei aveva pienamente ragione. “No…Hermione non ti devi scusare…sono io lo stupido…ho reagito d’impulso e mi sono trovato in qualcosa di più grande di me…” si scusò a sua volta il rosso. La ragazza annuì. “So quello che ti ha detto Ginny…” precisò poi. Ron arrossì fino alle orecchie. “Dovrebbe imparare a tenere quel forno di bocca chiuso…” soffiò acido. “Decisamente si…” concordò Hermione. Sì ti ho capito, t'interessa più la scuola e poi del resto chissà come sei brava. “Però…capiscimi…come avresti reagito se ti avessero detto una cosa del genere?” esclamò d’improvviso Ron. La ragazza sbarrò gli occhi. “È successo due anni fa! Due lontani anni fa! Oramai con Krum non ho più nessun contatto!” rimbeccò. Il rosso abbassò lo sguardo. “Io…pensavo che il bacio di Halloween fosse stato il primo…” precisò. Hermione sospirò. “No…non lo è stato…però per me è stato importante…più importante di quanto potesse contare un bacio dato da un palestrato russo che nemmeno sapeva pronunciare il mio nome!” commentò. Ron alzò il viso e la guardò negli occhi. “Però all’ora Krum ti piaceva no?” esordì. La ragazza sbuffò esasperata. “Si, all’ora mi piaceva…e sai perché? Perché si era avvicinato e mi aveva invitata al ballo! E non mi aveva lasciata come ultima risorsa!” si lasciò sfuggire. Ma scusa, tra i vari interessi che hai, dimmi che posto mi dai! Il rosso rimase impietrito. “Anche io avrei voluto andare al ballo con te Hermione…e lo sai bene…” osservò. La ragazza strinse i pugni. Perché non capiva? “Allora avresti potuto invitarmi! Non mi vedevi nemmeno come una ragazza!” rimbeccò. Gli occhi le diventarono lucidi. Esattamente come alla fine del ballo. Il cuore di Ron ebbe un sussulto. Lo stava facendo di nuovo. Stava cercando di aggrapparsi a scuse. Doveva smetterla di lasciarsi guidare dall’orgoglio e dare retta per una buona volta al suo sentimento. Ti voglio bene, non l'hai mica capito. “Mione…scusa…sono stato e sono ancora un’idiota…ti sto ferendo per la millesima volta…e mi dispiace…” si scusò. Al sentirsi chiamare in quel modo il cuore della ragazza ebbe un fremito. “So benissimo che ora Krum non ti piace più e sono stato uno stupido a non accorgermi di te prima…sarei dovuto venire a parlarne con te, non mettermi con la prima che capitava…” continuò Ron. Sinceramente in colpa. Ti voglio bene, lascia stare il vestito. Hermione sorrise. “Io non voglio che tu soffra più…lo sai bene che ho la sfera emotiva di un bradipo e che potrei farti soffrire altre volte senza accorgermene…forse è meglio se ti dimentichi di me…” commentò. La ragazza scosse la testa. “Io non voglio dimenticarti Ron…non ci riuscirei…” rispose. Il rosso sorrise. “È tuo masochismo che parla?” esordì. Hermione annuì. “Al mio masochismo piacciono i bradipi…” sorrise. Ti voglio bene, non cambiare discorso dai non scherzare! “E al bradipo qui presente piace come quel fermaglio sta alla padrona del masochismo…” commentò Ron. La ragazza arrossì. “Gra...grazie…era proprio quello che volevo…” sorrise timida. Il rosso annuì spavaldo. “Ma come facevi a saperlo?” gli chiese lei. Ron alzò le spalle. “Ad Hogsmeade ti ho vista entrare nel negozio con Anna e Giulia…mi sono avvicinato e ti ho vista attraverso la vetrina…guardavi il fermaglio poi l’hai lasciato perdere e sei uscita…così per farti una sorpresa senza farmi vedere sono entrato e l’ho comprato…” spiegò quasi ovvio. Hermione sorrise. Ti voglio bene, smetti di giocare. “Anche tu però hai gusto nello scegliere i cd…” osservò poi Ron. La ragazza arrossì. “Sapevo che era un gruppo che ti piaceva…e poi…” disse piano. Il rosso annuì. “C’era la canzone di Halloween…mentre noi eravamo sul balcone…” concluse. Hermione lo guardò stupita. “Non me ne sono dimenticato…” precisò ancora Ron. Ti voglio bene...nonostante tutto. Poi le si avvicinò veloce. E la abbracciò. “Mi sei mancata Mione…” le sussurrò. La ragazza lo strinse forte. Mentre gli occhi le diventarono lucidi dalla felicità. “Anche tu mi sei mancato…” rispose piano. E così. Mentre intorno a loro c’era il silenzio. I due rimasero stretti. Senza aggiungere altro. Godendosi la vicinanza l’uno dell’altro. 

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Capitolo 27
*** Everything ***


Buonaseranotte *-*
sono puntualAH! E ho spento The Sims 3 dopo giorni di giocate continue solo per aggiornare, questo mi giustifica dalle prossime cruciate vero? u.u

Avvertenze: occtudine, nuovi risvolti estremamente diabetosi *lancia insulina*, Hermione particolarmente scalmanata. Ah, in quei giorni ero particolarmente fissata con il film Mamma Mia! XD

In questo capitolo troviamo Il Regalo Mio Più Grande di Tiziano Ferro, Honey Honey dal film Mamma Mia! (Amanda Seyfried), Lay All Your Love on Me sempre da Mamma Mia!, Contagious della cara Avril Lavigne ed infine Everything dei LifeHouse (per la millesima volta XD). Corro ad aggiornare la playlist su Spotify, che potete trovare cercando mimiryuugu u.u

Detto ciò vi lascio all'aggiornamento, 
buona lettura <3



Ventisettesimo Capitolo

Ron ed Hermione rimasero stretti in quel caldo abbraccio per più di cinque minuti. Sotto gli occhi di Giulia. Ancora alla sua postazione. Si era trattenuta dal battere le mani e ora faceva strani gesti di vittoria. Appena i due si separarono Giulia si diresse da Anna per farle il segno. La castana era davvero presa nella tortura psicologica inflitta da Pansy e sperava che durasse ancora ed ancora. Purtroppo per lei, l’amica le apparve subito vicino. Così Anna sbuffò e iniziò a fare miagolii sordi. Giulia iniziò a sbracciarsi per farle segno di silenzio. Poi capì che quello era il segnale. Pansy bloccava ancora Lavanda al muro. Quando sentì il segnale si rizzò fingendosi sorpresa. “Sembra che Mrs Purr si stia avvicinando...spero che tu abbia capito il concetto LavLav…” le ricordò un’ultima volta la serpe. La ragazza annuì timida. Si vedeva da lontano un miglio che moriva dalla voglia di scappare via di li. Pansy si allontanò ghignando. E subito Lavanda approfittò e se la diede a gambe nel corridoio opposto a quello di Ron ed Hermione. Appena anche il rimbombo dei suoi passi sparì le ragazze uscirono allo scoperto. “Allora?” chiese curiosa la Serpeverde. Giulia sorrise facendole il tipico gesto a pollice in su. “Lei e Ron hanno fatto pace…ora c’è solo da aspettare che lui molli Lavanda…” osservò in fine. Le altre due si voltarono sconcertate. “Certo che Herm si accontenta di poco…” bofonchiò Anna. Pansy annuì d’accordo. Giulia le guardò divertita. “Devo proprio dirlo Parkinson…sei stata fantastica! Hai fatto sciogliere quell’oca dalla paura!” si complimentò la castana. La Serpeverde si strofinò le dita chiuse a pungo su una spalla. “Modestamente…” esclamò orgogliosa. Giulia sorrise. “Missione compiuta!” esordì fiera. Le tre si guardarono. “Bene, è ora di tornare alle basi…” confermò Pansy. Le altre annuirono. “Non è stato poi così male collaborare no?” osservò ancora Giulia. La Serpeverde guardò scettica Anna. Poi però si sciolse in un sorriso. “Buonanotte Parkinson…non torturare nessuno mentre torni nella tua caverna…” la salutò ghignante la castana. Giulia le diede una gomitata. “E tu chiudi bene la tua bara prima di addormentarti Haliwell…non si sa mai che Van Hellsing sia in giro per il castello…” rimbeccò pronta Pansy. Stavolta Giulia scoppiò a ridere. “Questa è buona Parkinson…sembra quasi un complimento…” le diede ragione Anna. La Serpeverde le fece la linguaccia. Poi si voltò per andare dalla parte opposta alla loro. Appena le altre due girarono per tornare al loro dormitorio Pansy si fermò. “E…Haliwell…un’ultima cosa…” esordì. La castana si voltò dubbiosa. “Per la cronaca…Draco puoi tenertelo, non mi piace più…” disse infine la Serpeverde. Anna scosse la testa divertita. Così le tre si divisero. Le Grifondoro arrivarono al dormitorio camminando con calma. Quando entrarono in camera Hermione le aspettava già, seduta sul suo letto a braccia incrociate. Ma con un enorme sorriso sul viso. Le amiche non ebbero nemmeno il tempo di richiudere la porta che il prefetto si fiondò su di loro. Per poi abbracciarle forte. “Grazie ragazze…grazie…” iniziò a dire grata. Anna cercò di liberarsi dalla presa. “Herm…mi stai stritolando…” si lamentò. Giulia invece rideva felice. Dopo dieci minuti ancora di abbraccio di gruppo, le tre si spostarono sul letto di Hermione. Per ascoltare gli eventuali particolari. Ovviamente anche Giulia ed Anna dovettero rivelare il loro piano. Era quasi mezzanotte quando le tre finalmente finirono ogni racconto. “Ragazze, se non troviamo una carriera che ci soddisfi…da grandi possiamo fare le spie!” osservò la castana. Una volta sotto le coperte. Hermione la guardò scettica. “Anna…dormi…” sbottò. L’amica si voltò. “Non sarebbe male!” ipotizzò ancora. “Anna…dormi…” la liquidò ancora il prefetto. “Ma…” cercò di dire ancora la castana. “Dormi!” rimbeccò stanca Hermione. Poi spense la luce. “Quanta gratitudine…” soffiò irritata Anna. Giulia scoppiò a ridere. Il prefetto sbuffò esasperata. Così la castana, per dispetto, iniziò a far finta di russare sonoramente. Hermione tirò un urletto. Mentre Giulia si teneva la bocca con le mani per evitare di ridere ancora. Alla fine Anna si addormentò per prima. Seguita dall’amica. Ed infine anche dal prefetto.
La mattina dopo tutte e tre si svegliarono come al solito. Ritrovandosi immancabilmente a dividere il bagno. “È solo il secondo giorno di scuola e già sono stanca…” sbottò Anna, pettinandosi i capelli. Hermione la spinse un poco in la. “Se invece di ipotizzare lavori stupidi te ne andassi a letto prima la sera…” commentò acida. Giulia intanto si lavava il viso per cercare di aprire del tutto gli occhi. “Bada a come parli sai…guarda che fra otto giorni sarò maggiorenne e potrò fare quel che mi pare…” rimbeccò irritata la castana. Hermione rise ironica. “Guarda che essere maggiorenni biologicamente non equivale sempre ad essere maggiorenni mentalmente…” esordì Giulia in un attimo di ripresa. Anna la fulminò con lo sguardo. “E comunque guarda che mancano più di otto giorni…” commentò ancora l’amica. La castana scosse la testa. “Ha ragione lei Giulia…purtroppo abbiamo solo otto giorn, poi il mondo andrà alla rovina…” percisò Hermione, in tono drammatico. Anna le tirò un asciugamano. Subito Giulia strabuzzò gli occhi. “Quindi oggi è…” cercò di ragionare. “L’8 gennaio…” completò di rimando il prefetto. L’amica rimase a bocca aperta “Cavolo dannato cavolissimo!!” esclamò precipitandosi fuori dal bagno. Anna ed Hermione la guardarono stupite. “Addirittura una situazione da ‘cavolo dannato cavolissimo’…” commentò la prima. Intanto Giulia si era messa a frugare nel suo baule. “Che cosa cerchi?” chiese ancora la castana. “Un’idea!” rispose in panico l’amica. Poi si buttò a sedere per terra arresa. Le due si avvicinarono. “Che cos’hai dimenticato?” chiese Hermione. Giulia scosse la testa. “Sono un’idiota, una stupida, un mostro!” si insultò. “Hey vacci piano! È della mia amica che stai parlando!” la rimproverò Anna. “Ma come si fa?! Come ho potuto dimenticarmene…” sospirò in colpa la ragazza. Hermione la guardò dubbiosa. Poi ripercorse mentalmente ai ricordi che potevano essere d’aiuto per capire. Appena se ne accorse sobbalzò. “Domani è il 9…è il compleanno di Piton!” esclamò. Giulia annuì. “E tu te ne sei dimenticata…” sottolineò Anna. L’amica annuì di nuovo. “Non abbatterti Giulia…non è colpa tua…sono successe tante cose in questo periodo…” cercò di consolarla Hermione. “Se Draco si dimenticasse del mio compleanno lo crucerei all’istante…” sentenziò la castana. Il prefetto le tirò una sberla sulla testa. “Piton non ti crucerà, Giulia...” la corresse subito. La ragazza si alzò e si andò a sedere sul letto. “Devo trovare qualcosa…un regalo…e tutto in un giorno!” ragionò preoccupata. “L’anno scorso la festa gliel’hai organizzata il giorno stesso, no?” osservò Anna. Giulia sospirò affranta. “Si ma…io volevo che fosse qualcosa di speciale…Severus odia il suo compleanno…” spiegò. Era quasi sull’orlo delle lacrime. “Puoi sempre fare tu il regalo…” propose la castana. Hermione la fulminò con lo sguardo. “Che hai capito?! Poi sono io la maliziosa eh…” sbottò irritata. Il prefetto arrossì imbarazzata. “Sono sicura che un qualcosa fatto direttamente da te sarà apprezzato perfino da uno come Piton…” spiegò poi Anna. Giulia la guardò. “Però non so cosa potrei costruire…io non sono brava a fare nulla senza bacchetta e non credo che un barattolo portapenne fatto di pasta come quelli che facevo a mia madre da piccola possa essere un bel regalo…” osservò. Hermione iniziò a scrutare la stanza dubbiosa. “E un album di foto?” esordì. “Non abbiamo foto in cui siamo assieme e di certo non posso essere così egocentrica da pensare che un album con solo mie foto possa piacergli…” declinò Giulia. Anna scosse la testa. “Tu sei brava in ogni cosa che fai Giulia…non negare, sei stata tu ad insegnarmi a disegnare…” precisò. L’amica alzò le spalle. “Tu sei molto più brava di me…io non disegno da un sacco di tempo…” osservò ancora. La castana sbuffò. “Secondo me un ritratto potrebbe essere una buona idea…” la assecondò Hermione. Giulia arrossì. “I…io non sono in grado di…” cercò di dire. “Pensa a qualcosa che vi accomuna…che però lui non possiede o comunque non ha l’occasione di poter avere…” provò a proporre il prefetto. La ragazza si guardò in giro. Che valore poteva avere un banale disegno per Piton? Da lei poi. Era una tale presunzione pensare un suo disegno potesse essere considerato un regalo! Non era brava e pure fuori allenamento. Non sarebbe venuto fuori nulla di buono, ne era certa. Però le sue amiche si stavano dando da fare per lei. Non era nel suo carattere rinunciare senza aver nemmeno provato. Ma anche se avesse provato, che cosa avrebbe potuto disegnare? Le mancava un soggetto. Che cosa avevano in comune lei e Severus? Hogwarts. Di certo non poteva disegnare il castello. Il suo ufficio, escluso. E la sua futura vita? Ed ecco che, fu come un lampo. Giulia si illuminò. L’aveva sentito parlare a capodanno. Anche se non era proprio lucida se lo ricordava. Lei. Piton non l’aveva mai vista. Eppure anche la sua immaginazione correva. “Ho deciso…” esclamò la ragazza. Poi si alzò e tornò al suo baule. Vi si immerse frugando veloce. “Gli farai un ritratto?” chiese curiosa Hermione. Giulia scosse la testa. Finalmente lo vide, fra tutti i suoi vestiti sparsi per il baule. Non si ricordava nemmeno di averlo portato: il suo album da disegno. “Stasera andrò nella sala dello Specchio delle Brame…” annunciò trionfante. Fra le braccia un album di fogli. Ed un piccolo astuccio. “Che cosa farai?” disse ancora il prefetto. “Gli farò un ritratto di Eveline…è tutto quello che posso fare…” spiegò Giulia. “Io ho già disegnato Lizzy un paio di volte…” si lasciò sfuggire Anna. L’amica sorrise, finalmente calma. “Potresti prestarmi il tuo album per favore?” le chiese. La castana annuì. A quel punto Hermione sospirò sollevata. “Ora che abbiamo risolto il dilemma esistenziale, possiamo andare? Altrimenti faremo tardi a colazione…” precisò. Le amiche annuirono e si cambiarono a tempo record. Le tre arrivarono in tempo per sedersi e mangiare una brioche a testa. Poi le tavolate divennero vuote. Annunciando l’inizio delle lezioni. Fu una giornata abbastanza tranquilla dal punto di vista scolastico. Le lezioni non erano eccessivamente pesanti. Così il tempo scorse fino al pranzo. Subito dopo un’ora buca, trascorsa sul prato a leggere e finire gli ultimi compiti. Come ricompensa, un breve pisolino. Che sfociò in una predica da Piton per essere arrivate in ritardo. Il pomeriggio passò ancora veloce. E la sera finalmente arrivò. La cena fu calma. Gli studenti risentivano ancora del ritorno a scuola. Al tavolo Grifondoro non si aggirava la solita cornacchia. Lavanda se ne stava infondo al tavolo a sbirciare Ron. Dopo la minaccia di Pansy era corsa via rifugiandosi in un angolo. Pix l’aveva seguita e aveva avuto la simpatica idea di versarle addosso un secchio di acqua gelata. Così lei si era presa un bel raffreddore. E non voleva di certo farsi vedere con il naso gocciolante dal suo amato. Hermione ghignava trionfante. Lei e Ron avevano ripreso a parlare. Mentre Harry li guardava basito. Quando i dolci sparirono gli studenti si alzarono creando la solita folla. Questa si diramò in direzione dei vari dormitori. Giulia tornò in camera per prendere l’occorrente per il regalo. “Voi che fate?” chiese curiosa alle altre due. Anna alzò le spalle. “Mi è arrivato New Moon, quindi credo che leggerò…Draco non sta molto bene…” rispose solo. Hermione annuì. “Devo finire i compiti di Rune…Ron farà la ronda al posto mio e sicuramente LavLav gli starà appiccicata, con o senza raffreddore…quindi preferisco starmene qui piuttosto che prendermi dei germi da quella li…” spiegò. La ragazza sorrise. “E non fare tardi fermandoti nei sotterranei mi raccomando…domani abbiamo lezione e vorrei arrivare puntuale…” esordì ancora il prefetto. La castana le fece il verso. Giulia le salutò divertita. Poi uscì dalla camera, con in borsa i due blocchi da disegno, ed un astuccio. Si sentiva leggera ora che finalmente aveva trovato un regalo. Eppure sapeva che appena sarebbe stata davanti al foglio bianco i dubbi l’avrebbero investita in pieno. Camminò per qualche corridoio. Salutando ogni quadro e facendo inchini ai vecchi signori. Guardò malinconica verso i sotterranei. Chissà se Piton la stava aspettando. Giulia scosse la testa. Lui lo sapeva che lei avrebbe fatto qualcosa per il suo compleanno. Lo aveva sempre detto che era una festa importante. Così iniziò a trotterellare verso la stanza. Piano saltellò sui gradini quasi invisibili. Durante l’anno passato l’avevano visitata più volte. Lei e le sue amiche. Per cercare conferme. Accontentare richieste. La ragazza appoggiò la tracolla viola sugli scalini davanti allo specchio. Si avvicinò e con delicatezza sollevò il pesante panno che lo copriva. Un cumolo di polvere cadde sul pavimento, facendola tossire. Giulia stropicciò un po’ gli occhi. Poi rivolse le iridi nocciola all’oggetto. All’inizio solo al suo riflesso. Voglio farti un regalo. Ne fu quasi stupita. Nonostante fosse la sua immagine, quella che vedeva ogni giorno nello specchio grande della camera. Eppure quel riflesso non era come lei se lo ricordava. Queclla ragazza in piedi lì davanti. Una mano sollevata a mezz’aria. Gli occhioni chiari sgranati. L’immancabile ciuffo che oramai le cadeva accanto al naso non molto pronunciato. I capelli sotto le spalle, con la molletta a teschio da un lato che faticava a tenere gli altri ciuffi ribelli. Qualcosa di dolce. Perfino la sua uniforme era cambiata. L’aveva comprata nuova giusto quell’anno. Il maglione sbracciato grigio, con i colori Grifondoro sul bordo infondo e sulla scollatura, le stringevano addosso la camicia sottostante. La gonna a pieghe le arrivava quasi al ginocchio. Piano Giulia allungò una mano verso quel riflesso sconosciuto. La sua mano toccò quella dello specchio. Si, era proprio lei. Era cresciuta. Qualcosa di raro. Arrossì di poco. Chissà se anche Severus se ne era accorto. Ma certo che si. Forse lui non aspettava altro. Che lei crescesse. Come avevano fatto anche le sue amiche. Lei se n’era accorta. Hermione era diventata più alta e snella. Anna oramai aveva i capelli lunghi quasi a metà schiena, più scuri. E lei? Non un comune regalo. No. Non li aveva notati quei piccoli cambiamenti. L’adolescenza stava passando sempre più veloce. Ed aveva portato con se tutte le tipiche caratteristiche. Aveva quasi diciassette anni. Fra qualche mese sarebbe stata maggiorenne. Ma la sua mente era sempre la stessa. Con quei pensieri ingenui. L’animo di una bambina imprigionata nel corpo in fase di sviluppo di un adolescente. Di quelli che hai perso, o mai aperto, o lasciato in treno, o mai accettato. Di certo lei non era responsabile, nè organizzata, né tantomeno precisa e pignola. Però era ancora leale, fedele, gentile. Avrebbe dato tutto per le persone a cui voleva bene. Giulia sospirò. Forse era quella la maturità di cui parlavano tutti gli adulti. Forse non centrava il fatto di sapersi svegliare in tempo la mattina, o di avere la forza di volontà per prendere un bel voto. Forse contava quello che si sentiva per le altre persone. La ragazza sorrise. Ed in un batter di palpebre l’immagine del riflesso cambiò. Di quelli che apri e poi piangi, che sei contenta e non fingi. Giulia si allontanò piano. Mentre vedeva il suo corpo cambiare ancora, diventando adulto. E accanto a lei un’altra figura appariva. Severus. Non sembrava nemmeno invecchiato. La stringeva fra le sue braccia. Il solito mantello svolazzante. La guardava con quegli occhi bellissimi, che oramai lei conosceva. Sulle labbra il sorriso che lui non concedeva a nessuno se non lei. In questo giorno di metà settembre ti dedicherò il regalo mio più grande. La ragazza si andò a sedere. Staccando per il meno tempo possibile gli occhi dallo specchio. Si sedette sul gradino più alto, portandosi le ginocchia vicine. Le strinse fra le braccia. E vi appoggiò il mento. Fissando quel riflesso con morbosa riflessione. Vorrei donare il tuo sorriso alla luna perché di notte chi la guarda possa pensare a te. Severus era più grande di lei. Aveva frequentato la scuola con i suoi genitori. Eppure questo pensiero non le faceva nessun effetto. L’unica cosa a cui aveva pensato più volte era stata l’unica compagnia per cui in quegli anni il professore aveva provato affetto. Quella ragazza dai capelli rossi che Giulia aveva immaginato. Dai racconti di sua madre. Dalle parole di Harry. Dai sentimenti che Severus aveva rivelato di avere per la rossa. Per ricordarti che il mio amore è importante. La ragazza sospirò affranta. Ogni volta che pensava a lei. Quella che le aveva fatto da rivale quando lei non era nemmeno nata. Provava un pizzico di gelosia, di invidia. Nonostante amasse Severus così com’era, le sarebbe piaciuto trascorrere i suoi anni ad Hogwarts insieme a lui. Conoscerlo in un tempo in cui non ci fossero state cariche scolastiche a dividerli. In un tempo in cui girare per la riva del lago mano nella mano non sarebbe stato impossibile. In un tempo in cui lei era già entrata. Anche se per poco. Che non importa ciò che dice la gente perché tu mi hai protetto con la tua gelosia che anche. Giulia scrutò quella coppia così perfetta davanti a lei. Si fermò per poco sull’avambraccio del professore. Lei l’avrebbe aiutato. Non l’avrebbe lasciato nella sofferenza e l’avrebbe accettato. La ragazza sospirò ancora. Poteva. Voleva. Doveva. Che molto stanco il tuo sorriso non andava via. La ragazza sciolse le gambe dall’abbraccio. Poi si sistemò qualche gradino più in giù e prese la borsa. Intanto nel riflesso era apparsa una terza figura. Era piccola e snella. Saltellava intorno ai genitori per farsi prendere in braccio. Giulia le diede solo un rapido sguardo. Mentre prendeva l’album da disegno di Anna. Sulla copertina c’erano le sue iniziali. Lo aprì piano. Iniziò a sfogliarlo con cura. La castana variava il suo stile di disegno da quello dei fumetti a quello realistico. La ragazza aveva notato parecchi schizzi su Draco. In un foglio c’erano disegnate una D in carattere gotico e più sopra un cuore, ancora incompleto. Andò avanti di ancora qualche foglio e lo trovò. Devo partire però se ho nel cuore la tua presenza, è sempre arrivo e mai partenza. Il ritratto di una bambina. Colorato ad acquerelli. Sul volto di Giulia si aprì un sorriso. Elizabeth era identica a sua madre. Tranne che per gli occhi azzurri, limpidi. Dopo aver guardato bene il disegno la ragazza notò anche una piccola frase. Scritta infondo al foglio. “Non importa a quante difficoltà andrai incontro Lizzy…hai la forza degli Haliwell con te, e due amiche fantastiche. Puoi fare tutto quello che vuoi.” recitava la minuta calligrafia di Anna. Giulia annuì piano. Poi si decise. Regalo mio più grande, regalo mio più grande. Aprì l’astuccio e prese la matita. Se la tenne stretta fra le labbra in cerca del suo album da disegno. E lo aprì veloce. Alzò la testa ed iniziò a scrutare la piccola creatura che apriva le mani in direzione di Severus. Era da tanto che non disegnava. E catturare la bellezza di Eveline le sembrava quasi impossibile. Iniziò a tracciare delle linee. Poi subito le cancellò. Giulia chiuse gli occhi e sospirò. Chiamando la sua immaginazione in aiuto. Vorrei mi facessi un regalo. Pian piano la vedeva prendere forma nella sua testa. La piccola Eve seduta sul davanzale interno della finestra. Lo sguardo all’orizzonte. Fra le braccia un gattino. Il suo regalo di compleanno. E lei e Severus nell’altra stanza. La osservano dalla cucina. Sorridenti. Sanno cosa sta aspettando con così tanta impazienza. Un sogno inespresso, donarmelo adesso. Ed ecco che finalmente si scorge un gufo all’orizzonte. Eveline scalpita e si arrampica sul davanzale. Apre veloce la finestra. E il volatile entra rapido nella stanza, lasciando cadere una lettera. La bambina corre a raccogliere la busta. Lascia andare il micetto, che le sta comunque accanto. Poi trotterella dai genitori. Eveline è impaziente. Vuole aprire la lettera ma non ci riesce. Così Giulia la aiuta. E estrae i fogli di pergamena oramai famigliari. Severus si scioglie in un sorriso fiero. È quello che stavano aspettando. Un’altra Piton andrà ad Hogwarts quell’anno. Eve ride. Balla. Canta. Con lei la madre. Poi d’improvviso Giulia riaprì gli occhi. Di quelli che non so aprire di fronte ad altra gente. Abbassò lo sguardo sul foglio. La sua mano aveva tracciato dei lineamenti sottili. Un viso da bambina. Sorridente. Gli occhi rivolti verso di lei. La ragazza sorrise stupita. Sapeva che le sue fantasie l’avrebbero aiutata. Forse il regalo non sarebbe stato così male. Poi però Giulia alzò di scatto la testa. Severus era un uomo adulto. Non sarebbe stato di certo uno stupido disegno a farlo felice. Perché il regalo più grande è solo nostro per sempre. La ragazza appoggiò l’album e la matita accanto a lei. Si alzò ed avanzò di qualche passo verso lo specchio. Perché aveva quella sensazione di insoddisfazione che la tormentava? Forse perché non si era ricordata per tempo del compleanno di Piton. Oppure perché sapeva che il territorio in cui poteva lavorare era abbastanza ristretto. Giulia sbuffò. La faceva facile Anna. Lei e Draco erano due normali adolescenti. Lei non poteva di certo pensare di intrufolarsi nella stanza di Piton e dormire con lui ogni notte! A quel pensiero la ragazza arrossì. Lei voleva donargli qualcosa di dolce, fatto con il cuore. Sapeva che Severus non era tipo da amare il suo compleanno. Voleva solo renderlo speciale. Senza uscire dai limiti. La ragazza si avvicinò allo specchio. Si appoggiò alla cornice lavorata. Ed iniziò a far scorrere un dito sul riflesso. Vorrei donare il tuo sorriso alla luna perché di notte chi la guarda possa pensare a te. Per poco questo cambiò. Giulia lo fissò sbigottita. Aveva chiaramente visto ancora se stessa. Con indosso indumenti non molto convenzionali. Pizzo e tutta quella biancheria così sfiziosa. Ma quello che l’aveva sconvolta di più era che non era la se stessa adulta. No. Era la solita ragazza che vedeva ogni mattina appena sveglia. Per lei non erano pensieri normali. Forse perché si considerava ancora una bambina. Però infondo Severus non era un adolescente in piena fase ormonale. Eppure tutto ciò le faceva trarre una sola conclusione. Per ricordarti che il mio amore è importante. La ragazza scosse la testa e tornò a sedersi sui gradini. Solo a pensarci le andava in tilt il cervello. Quindi decise semplicemente di continuare il disegno. Che non importa ciò che dice la gente perché tu mi hai protetto con la tua gelosia che anche, che molto stanco il tuo sorriso non andava via. Così riprese l’album e la matita. Lasciandosi cullare dal riflesso tornato come prima. La mano trasportata dall’immaginazione. Dall’amore. Delineando quei fili neri sottili. La frangetta ribelle. Il cerchietto viola. Le ciglia lunghe. Quell’espressione così spensierata, che Severus non aveva mai realmente visto. Se l’era solo figurata. E ripercorrendo quel pensiero. Giulia sorrise. Perché si rese conto che gli stava donando la prima visione di Eveline. Uno dei tanti punti fermi del loro futuro. E che forse, quello non era un disegno poi così inutile. Perché infondo arrivava dal cuore. Devo partire però se ho nel cuore la tua presenza è sempre arrivo e mai.
Giulia mise via nella borsa tutto l’occorrente che non era nemmeno tarda sera. Ricoprì piano lo specchio e lo salutò con una mano. Poi corse in camera. Trovò la luce della stanza ancora accesa ed entrò. Anna era stesa sul suo letto. Una felpa enorme di Jack Skeletron la copriva fino alle cosce a mo di gonna. Con un paio di calze alla parigina a righe nere e bianche. Hermione se ne stava con le ginocchia vicine al petto. Attaccata al muro in un angolo del suo letto. Anche lei con una vecchia felpa di lana a farle da vestito. Un calzino le era sceso ma il prefetto era talmente concentrato da non badarci. “Hey Anna…da quando copi Misa?” commentò divertita Giulia, richiudendosi la porta alle spalle. La castana alzò di poco la testa. “Questo libro di demoralizza in modo atroce…” biascicò. Hermione scosse la testa. “È da tutta la sera che lo ripete…” precisò esasperata. La ragazza sorrise divertita. Trotterellando al suo letto. Poggiò la borsa per terra e ne tirò fuori l’album di Anna. Poi glielo appoggiò sul comodino. “Allora, com’è andata la serata, artista improvvisata?” chiese curiosa il prefetto. Giulia alzò le spalle e si buttò a sedere sul letto. Si tolse le scarpe e le calze in un sol colpo. Per poi incrociare le gambe. “Non è venuto male…però…non sono ancora soddisfatta del tutto…” confessò. Stavolta la castana chiuse il libro e si tirò su a sedere. Anche il prefetto mise da parte il suo volume. “Anna…a te non capita mai di…ecco…provare certe cose per Draco?” provò a chiederle la ragazza. L’amica la guardò dubbiosa. “Si insomma…non credi che lui voglia approfondire la vostra relazione?” precisò ancora Giulia. Sentiva già le guance in fiamme. Anna la guardò ancora piuttosto persa. “Insomma…non pensi che ti voglia saltare addosso da un momento all’altro?” esclamò finalmente la ragazza, rossa come un pomodoro. La castana ghignò. “È un maschio…il loro cervello non è nella testa…è fra…” iniziò a decantare. “Anna, credo che Giulia abbia capito!!” la richiamò Hermione, sbracciandosi. L’altra sbuffò. “Comunque come mai questa improvvisa domanda?” osservò ancora il prefetto. Giulia deglutì a fatica. “Non dirmi che il pipistrellone si è finalmente deciso a fare un passo avanti!” ipotizzò elettrizzata Anna. L’amica per poco cadde dal letto. “Per Merlino Anna! Stai parlando di un professore!” squittì Hermione. “Santo Manson è un uomo pure lui!” rimbeccò pronta la castana. “Ecco appunto…” sussurrò affranta Giulia. Le altre due la guardarono dubbiose. “Non ti piacciono gli uomini? Io l’avevo detto di non sentire troppe volte Katy Perry…” osservò Anna. Il prefetto le tirò un cuscino. “Katy Perry non centra…è solo che…credo che Severus si meriterebbe di più da parte mia…si insomma….” cercò di spiegare la ragazza. La castana battè le mani. “I want to fuck you like an animal, I want to feel you from the inside!” iniziò a canticchiare. Giulia si nascose il viso fra le mani. “Anna piantala! La metti in imbarazzo così!” la rimproverò Hermione. La castana sbuffò. “Spesso lo sguardo ha fame, può saziare l'appetito, ma l'amor carnale non consuma tutti i sì…” precisò ancora. Il prefetto la fulminò con lo sguardo. “Giulia…non è d’obbligo che tu faccia una cosa del genere…” osservò poi. “Come se fosse una cosa così orribile…” soffiò Anna. La ragazza sospirò. “È stata come una doccia gelida…sono cresciuta e amo Severus più di ogni altra cosa al mondo…però…se continuiamo così non andremo più avanti…oramai viviamo in tempi in cui ogni sera in cui stiamo assieme potrebbe essere l’ultima…Silente lo può mandare in qualsiasi angolo del pianeta e così non è abbastanza…” spiegò. Hermione scosse la testa. “Già quello che state facendo è contro ogni regola! Siete ancora professore e studentessa Giulia, non dimenticarlo…” precisò. “Lolita aveva tredici anni, Humbert il doppio…” sussurrò ancora la ragazza. “E guarda com’è finita! Lui l’ha costretta! Andiamo Giulia, riprendi la tua ragione…” commentò subito il prefetto. “E se io fossi stufa di seguire ciò che è giusto o sbagliato?” sbottò l’altra. Hermione rimase a bocca aperta. “Ha ragione lei Herm, è normale che ognuna di noi abbia bisogno di qualche cambiamento ogni tanto…lei vuole solo stare un po’ più vicina a Piton…tu hai scavalcato il tuo orgoglio e ora ti ritrovi con un amico meraviglioso e un quasi fidanzato…” la difese Anna. Il prefetto scosse la testa convinta. “Non stiamo parlando di una tresca fra adolescenti Anna! Giulia è una studentessa, minorenne, mentre Piton è un professore! È già un miracolo che si possano amare così come stanno facendo!” rimbeccò secca. “Forse…ha ragione lei…io…io…mi sono esaltata troppo…ed ora…voglio avere sempre di più…” sospirò Giulia, con la voce tremula. Anna fulminò con lo sguardo Hermione. “Non farebbe male nemmeno a te un po’ di trasgressione delle regole sai?” la riprese acida. Il prefetto abbassò la testa. “Giulia…scusa…” sussurrò, in colpa. L’amica alzò le spalle. “Non fa nulla Herm…erano solo pensieri sparsi…” sorrise Giulia. “Che lagne che siete! Avanti, abbraccio di gruppo!” annunciò Anna. Poi prese per un braccio prima l’una poi l’altra amica e le trascinò a se. I tre uragani si unirono in un abbraccio. Rimasero unite per qualche minuto. “Ora è meglio andare a dormire…domani sarà una giornata molto lunga…” esordì Hermione. Le amiche concordarono. “Comunque io tifo per te…” precisò Anna. Il prefetto annuì timida. Giulia sorrise. “Vi voglio bene ragazze…” disse piano. La castana ed Hermione ricambiarono il sorriso. Poi si infilarono sotto le coperte. “Ah ragazze…sapevate che la prossima uscita ad Hogsmeade è il giorno dopo del mio compleanno?” disse svelta Anna. “Questo vuol dire che ci offrirai una Burrobirra?” ipotizzò Giulia. La castana le fece la linguaccia. “Non proprio…dovrete accompagnarmi in un posto…Draco e Mark sono invitati chiaro…” spiegò vaga. Hermione e Giulia si guardarono un po’ preoccupate. Poi però si avvolsero nelle coperte. Dopo qualche minuto il prefetto spense la luce. Il silenzio calò ancora. Per accompagnarle nel sonno. E prepararle per il giorno che sarebbe venuto.
La mattina la prima a scattare in piedi come un grillo fu Giulia. Come l’anno prima si doveva organizzare per la serata. Seguita da Hermione, ed infine Anna. Appena infilata la divisa scolastica la ragazza schioccò le dita. Dopo nemmeno un minuto un esserino le apparve davanti. “Buongiorno signorina Giulia…Dobby è felice di essere stato chiamato…” la salutò l’elfo con un inchino. Le orecchie penzolanti. “Buongiorno anche a te Dobby…mi dispiace di averti chiamato all’ultimo momento ma ho bisogno di un favore…” disse spiccia la ragazza. Dal bagno Hermione grugnì di disappunto. “Tutto quello che vuole signorina…lei essere amica di Harry Potter…e io la aiuto volentieri…” esordì Dobby. Un luccichio quasi ossessivo negli occhioni da elfo. Giulia sorrise. “Mi servirebbe che portassi qui una grossa torta decorata con panna e cioccolato appena finite le lezioni…e anche una bottiglia di vino elfico dalle cucine…” elencò veloce. “Non mi dire che il pipistrello ti permette di bere il vino!” esclamò stupita Anna, uscendo dal bagno. “A Capodanno abbiamo bevuto lo spumante…” raccontò distratta l’amica. “Non è giusto! Se io bevo un goccio di assenzio finisco nei casini più completi…” sbottò ancora la castana. “Anna…c’è una bella differenza fra un bicchiere di vino bevuto responsabilmente ed una bottiglia di superalcolico allucinogeno…” rimbeccò pronta Hermione. Seguendola nella stanza. Anna bofonchiò qualcosa a sua difesa. “Una torta e del vino elfico…Dobby ha capito!” confermò la creatura. Giulia annuì e gli lanciò al volo un calzino abbandonato sul suo baule. L’elfo ingrandì gli occhi commossi. Ringraziò ancora e, in uno schiocco di dita, sparì. “Non credo che sia giusto che tu sfrutti Dobby per i tuoi scopi personali…” osservò zelante Hermione. Giulia abbassò lo sguardo. “Gli ho dato un premio…e poi se potessi gliela cucinerei io la torta, ma oggi abbiamo orario pieno e comunque non saprei dove andarla a preparare…” si giustificò. “Basta che poi ce ne porti un pezzo!” patteggiò Anna. Allacciandosi il cravattino rosso-oro. L’amica sorrise. “Voi che fate stasera?” chiese poi. La castana alzò le spalle. “Rimarrò in dormitorio, nulla di che…” rispose. “E Draco?” precisò il prefetto. “Lo vedrò ora presumo…chissà se muoverà quel bel fondoschiena anche stasera…sia chiaro però, io da qui non mi muovo!” sbottò subito Anna. “Tu si che sai scendere a compromessi…” commentò acida Hermione. “Ricordati che i maschi non possono entrare nei nostri dormitori…e poi Draco è un Serpeverde, non conosce la parola d’orine della Sala Comune…” fece presente Giulia. Allacciandosi le scarpe della divisa. La castana ghignò. “Chi ti dice che non la sappia?” la corresse. Hermione scosse la testa esasperata. “Non puoi dire in giro la parola d’ordine della nostra Sala Comune! E comunque Silente ha messo un buon sistema di incantesimi di alto livello per impedire al genere maschile di entrare nei dormitori femminili…” sentenziò obbiettiva. Anna sorrise. “Draco non è stupido…è già entrato qui una volta, troverà il modo…” concluse infine. Hermione la guardò storto. “E tu Herm, che fai? Ronda?” ipotizzò Giulia. Il prefetto scosse la testa. “Probabilmente vado a fare un giro con Mark…finalmente entrambi abbiamo trovato un buco fra i compiti e caos vari…” rispose innocente. “Però se Ron dovesse vedervi chissà cosa penserebbe…non vorrete litigare ancora per gelosia spero…” osservò divertita Anna. Hermione trasalì. A quell’eventualità non aveva affatto pensato. “Mark è il mio migliore amico…è ovvio che io e lui…ecco…ci vediamo! Che Ron lo voglia o no…” esordì. Cercando di essere convinta. “Ovviamente il rosso Weasley non si sentirà una sottospecie di protozoo decerebrato vedendosi confrontato con il bel Mark Cullen giusto?” commentò ironica la castana. “Non chiamarlo Cullen…” sbuffò Hermione. Anna ghignò. “Giusto…allora il caro, atletico, bel, semidio dagli occhi grigi come il cielo d’inverno Wright…” si corresse. Giulia ridacchiò. “Non dire sciocchezze Anna…” la richiamò il prefetto. Anche se in effetti il confronto non reggeva molto. Continuando a parlare dei piani per la serata, io tre uragani ultimarono i preparativi per la colazione. All’entrata della Sala Grande, trovarono già due ragazzi ad aspettarle. Un biondino ed un moro, oggetti delle precedenti discussioni, chiacchieravano tranquilli. “Buongiorno!” trillò allegra Giulia. Hermione salutò Mark con un timido gesto della mano. Mentre Draco si fiondò ad avvolgere le spalle di Anna con un braccio. I cinque si diressero al tavolo dei Grifondoro. “Probabilmente se ci sedessimo qui verremmo diseredati entrambi…quindi ci tocca lasciarvi al mattutino pasto…” decantò Mark. Il prefetto scosse la testa divertita. Senza accorgersi che da metà tavolata qualcuno li osservava curioso. “Allora vieni da me stasera?” chiese infine Anna. Draco annuì sicuro. Poi scambiò uno sguardo con il compare in piedi vicino a lui. “Niente compiti stasera?” iniziò a dire quest’ultimo. Hermione sorrise fiera. “No…” rispose subito. “Nemmeno ronde?” ipotizzò ancora Mark. Il prefetto scosse ancora la testa. “Perfetto! Allora ci vediamo al solito posto…” stabilì infine il ragazzo. Per poi voltarsi ancora verso Draco. “Ora andiamo…altrimenti ci fregano tutte le cose più buone…a stasera donzelle…” salutò quest’ultimo. Schioccando un fugace bacio sulle labbra di Anna. Mark mosse una mano come saluto. Accompagnato da uno dei suoi sorrisi. “A stasera secchiona…e vedi di non prendere toppe E…” commentò ancora. Hermione gli fece la linguaccia. Così i due Serpeverde si diressero al loro tavolo. Intanto Giulia scrutava il posto degli insegnanti. Non ne mancava nessuno a parte Silente. Perfino il più basilare si era presentato. E lei che credeva che Piton se ne sarebbe stato chiuso in camera! In effetti non aveva uno sguardo molto felice. Quando Severus si voltò verso la ragazza lei gli sorrise raggiante. Ciò sembrò avere qualche effetto sulla sua espressione cupa. Era vero che Piton si stava proprio interrogando su ciò che rappresentasse quel giorno. Anche se voleva far finta di nulla sapeva che Giulia avrebbe fatto qualcosa quella sera. Lo giustificava il fatto che non fosse andata da lui la sera prima. O forse si stava facendo solo inutili castelli in aria. Quello che contava però era che lui aveva un anno in più. Da aggiungere a quelli che lo facevano sentire molto più vecchio rispetto alla ragazza che gli stava vicino. Però era anche vero che era solo mattina. Severus aveva l’intera giornata piena di lezioni. Quindi non ci avrebbe pensato più di tanto. Al contrario, Giulia continuava a rimuginare, giocherellando con un cucchiaio fra le dita. Le vivande e il regalo erano sistemati. Ma rimaneva la decisione fatidica: avrebbe davvero avuto il coraggio di offrirsi a Piton come regalo finale? Dopotutto non era certo una prospettiva che la schifava, anzi! E poi il giorno dopo sarebbe stato sabato. Le lezioni non c’erano e pertanto poteva benissimo rimanere a dormire nelle sue stanze. Erano pensieri abbastanza strani per lei. Senza accorgersene era perfino arrossita. La amiche la guardavano fra il divertito e il preoccupato. Però erano sicure che Giulia avrebbe trovato un compromesso adeguato. Ed ecco che anche la colazione passò. Con le successive ore di lezione. A pranzo Mark e Draco si accostarono al tavolo per una chiacchierata con i tre uragani. Poi ci furono ancora ore di lezione. Hermione aveva Antiche Rune come materia finale. Mentre Giulia e Anna approfittarono di aver già terminato le lezioni per andarla ad aspettare fuori dall’aula. Notarono un certo ragazzo dai capelli rossi molto famigliare aggirarsi nei dintorni. Quando finalmente Ron si decise ad avvicinarsi, l’ora del prefetto era quasi finita. “Ehm…ciao ragazze…” le salutò svelto. Le due lo guardarono piuttosto perplesse. Dopo qualche minuto di sguardo vacuo il rosso finalmente prese l’iniziativa. “Ragazze…sapete dirmi chi era il ragazzo con Malfoy che parlava a Mione stamattina?” chiese. Anna ghignò, ma prima che potesse aprir bocca Giulia la precedette. “È Mark Wright, del settimo anno…” disse solo. Ron annuì non ancora del tutto soddisfatto. “Giusto a titolo informativo, è il migliore amico di Herm…” aggiunse Anna. Il rosso sobbalzò. “M…migliore amico? Ma…è…un Serpeverde…e poi…non…non mi pareva che esistesse prima delle vacanze di Natale!” si lasciò sfuggire. Senza frenare il tono isterico. Anna ridacchiò. “Purtroppo per te è da diciassette anni che Mark esiste…comunque non dovremmo essere di certo noi a dirtelo, perché non lo chiedi direttamente ad Herm?” suggerì Giulia. Ron non ebbe il tempo di rispondere che la campanella suonò, annunciando la fine di Antiche Rune. Il rosso si guardò in giro ansioso. Poi nel giro di un secondo si volatilizzò. Due minuti dopo Hermione uscì dall’aula. Le amiche le raccontarono del piccolo sprazzo di interrogatorio sostenuto da Ron. Ma il prefetto non ci fece caso. Dopotutto non doveva spiegare nulla. Lei e Mark erano solo amici. Certo, nel giro di un mese erano diventati molto amici. E forse lei gli piaceva ancora. Ma fra loro non c’era nulla. Il rosso poteva chiederle qualunque cosa volesse sapere. Anche se il fatto della dichiarazione in biblioteca era meglio tralasciarlo. Così le tre tornarono assieme in dormitorio. Nella camera trovarono l’occorrente per la festa di Giulia, come previsto. Lasciarono veloci le borse poi si precipitarono in Sala Grande. Mangiarono ognuna un boccone al volo. Ma Giulia era abbastanza agitata. Durante la giornata aveva stabilito ogni minimo particolare. Per sua fortuna i dolci sparirono presto. Lasciandole tornare nell’accogliente stanza. “Allora, come ti vesti?” le chiese curiosa Anna. Giulia era immersa nel suo baule fino alla vita. Non trovava nulla di adatto. Hermione invece si era appena tolta il cravattino. Per sostituirlo con un gilet nero. La castana la osservò divertita. “Quando esci con Ron non ti metti mai la gonna…” osservò. Il prefetto la fulminò con lo sguardo. “Infatti, perché è scomoda…però non ho voglia di cambiarmi e così riciclo l’uniforme…e poi non si sa mai cosa può istigare a un maschio una gonna…” spiegò puntigliosa. Anna ridacchiò. “Guarda che anche Mark è un maschio…” rimbeccò pronta. Hermione arrossì. “Lo…lo so! Però…non è la stessa cosa!” sbuffò imbarazzata. La castana ghignò soddisfatta. Poi tornò a voltarsi verso Giulia, intenta a provare ogni singolo capo del baule. “Di grazia, cosa stai cercando?” chiese ancora Anna. La ragazza sospirò affranta. “Qualcosa di elegante ma non troppo…qualcosa nel mio stile insomma…” spiegò. Hermione le si avvicinò. “Il vestito che hai messo al ballo di Halloween…” suggerì, alzandolo dal letto su cui era stato adagiato. Giulia arrossì. “Darei un po’ nell’occhio a girare così per la scuola…” sussurrò. Il prefetto rimise apposto il vestito. “E quel coso ammucchiato nell’angolo del letto?” propose Anna. Indicando una massa informe viola in bilico sul bordo del lenzuolo. Giulia lo prese e lo stese per bene. Era un vestito che aveva preso più di un anno fa. Non l’aveva indossato molte volte. Veloce si tolse la maglia e la gonna che aveva addosso e se lo provò. Era un semplice vestito viola. Un nastro passava sotto al seno ed i due lembi laterali si aprivano sulla schiena. Evidenziata da un intreccio di altri nastri. Sembrava tutto molto complicato ma bastò sistemare un fiocco per far combaciare il vestito con la misura giusta. Sotto al seno si stringeva e pian piano formava una gonna. Che le arriva a qualche centimetro in su delle ginocchia. “Ti sta benissimo!” esclamò incantata Hermione. Anna annuì. “Perfetto…elegante, nel tuo stile e sexy…” riassunse. Giulia arrossì. “S…sexy?!” ripetè stupita. La castana sorrise. “Sono quasi le nove…ci conviene muoverci…” precisò ancora il prefetto. La ragazza corse in bagno a pettinarsi e darsi gli ultimi ritocchi. Mentre le amiche mettevano apposto il caos vestiario a colpi di bacchetta. “Ragazze…spero che il regalo gli piaccia…” sospirò Giulia. Le altre due sorrisero comprensive. “Se è il regalo che penso io gli piacerà di sicuro…” commentò allusiva Anna. La ragazza arrossì smisuratamente. Corse in camera e tirò un cuscino alla castana. “Ti ricordo che non lo devi fare per forza, hai solo sedici anni Giulia…ho capito che Piton è molto più vecchio ed ha i suoi bisogni però non è che devi regalargli…te stessa…” osservò ancora Hermione. La ragazza si portò le mani al cuore. “Herm…lo sai bene anche tu che Severus è l’unico uomo che ho mai amato veramente e che continuerò ad amare per l’eternità…” spiegò subito Giulia. Il prefetto aprì la bocca per ripetere le sue parole. Ma l’amica la interruppe prima. “Honey honey, how he thrills me, a-ha, honey honey!” iniziò a cantare. Anna scosse la testa divertita. “Honey honey, nearly kills me, a-ha, honey honey!” continuò Giulia. Appoggiandosi alla colonnina di legno lavorato del baldacchino. Hermione la guardò non proprio convinta. “I've heard about him before, I wanted to know some more!” aggiunse ancora la ragazza. Si staccò sospirando dalla colonnina e si sedette pieno sul letto. La castana ed il prefetto si alzarono e si avvicinarono. “And now I know what they mean, he's a love machine! Oh, he makes me dizzy!!” esclamò Giulia. Alzando gli occhi al soffitto sognante. Le amiche si sporsero e appoggiarono il mento sulle sue spalle. “Honey honey, let me feel it, a-ha, honey honey!!” sorrise la ragazza. Poi spinse indietro piano le altre due. “Honey honey, don't conceal it, a-ha, honey honey!” sospirò. Sdraiandosi di peso con la schiena. Hermione ed Anna si guardarono. “The way that you kiss good night…” sussurrò Giulia. “The way that you kiss good night!” ripeterono in coro le altre due. Sporgendosi verso di lei. “The way that you hold me tight…” sospirò ancora. “The way that you hold me tight!” commentarono Anna e Hermione. Giulia si voltò verso di loro. “I feel like I wanna sing…when you do your…” iniziò a dire. Le altre due la alzarono a sedere di peso. Poi si guardarono. “thing!” esclamarono all’unisono. Scoppiando a ridere. Giulia si alzò ed iniziò a trotterellare per la stanza. “Honey honey, touch me, baby, ah-hah, honey honey!” continuò a cantare. Portandosi le mani alle guance arrossate. Mentre Anna faceva finta di svenire addosso ad Hermione. “Honey honey, hold me, baby, ah-hah, honey honey!” ripetè la ragazza. Girando su se stessa. Intanto che la castana abbracciava il prefetto. “Look like a movie star…” sorrise ancora Giulia. Alzando gli occhi al cielo e sbattendo le ciglia a mo di cerbiatta. “Look like a movie star!” le fecero il verso le altre due. Sbattendo le braccia su e giù come fossero ali di un pipistrello. “I know just who you are…” proseguì la ragazza. Fermandosi al davanzale. “I know just who you are!” ribadirono Anna ed Hermione. Mentre la seconda batteva sulla testa della prima il libro di Difesa. “Honey, to say the least, you're a dog-gone beast!” trillò Giulia. Aprendo la finestra. Il prefetto scosse la testa divertita. E la castana rideva. “Honey honey, how you thrill me, ah-hah, honey honey!” sospirò sognante la ragazza. Puntando lo sguardo verso il cielo buio. Anna fece finta di prendere una freccia invisibile. Per poi spararla con un arco ancora invisibile verso di lei. “Honey honey, nearly kill me, ah-hah, honey honey!” esordì Giulia. Accasciandosi sul davanzale. Tenendosi il petto con una mano. Hermione sbuffò. “I'd heard about you before…I wanted to know some more…” sussurrò piano la ragazza. Tornando in piedi e scrutando l’orizzonte con le iridi nocciola. Le amiche la guardarono curiose. “And now I'm about to see…what you mean to me…” concluse sospirando Giulia. Hermione si alzò e andò a schiudere veloce la finestra. “Ho capito…non serve che mi fai un musical…” sbottò acida. Anna scosse la testa. “Sei forse gelosa Herm?” commentò, tornando sul proprio letto. Il prefetto la fulminò con lo sguardo. “E di cosa?” rimbeccò irritata. “Dell’amore che aleggia nell’aria…” rispose pronta la castana. Hermione si guardò allo specchio da parete, con fare non curante. “Guarda, uccellaccio del malaugurio, che Ron e io abbiamo fatto pace…” precisò. Anna ghignò. “Però lui non ha mollato Lavanda…” rimbeccò a sua volta. Giulia le tirò un cuscino. “Tranquilla Giulia…la sua lingua biforcuta non mi tocca nemmeno un po’…” esordì Hermione superiore. “Quella di Ron ti piacerebbe però…” tossicchiò ancora la castana. Facendo arrossire il prefetto. Giulia scosse la testa divertita. “Andiamo Herm…altrimenti si fa tardi…” le chiamò. Anna aprì la bocca ma l’amica la precedette. “Non analizzare questa frase Anna…o giuro che ti uccido…” la minacciò Hermione. La castana ghignò. Giulia prese a braccetto il prefetto. “E non vi addormentate…quando torno esigo che Draco sia fuori di qui!” ordinò quest’ultima. Anna si sporse e prese una scatola dal primo cassetto del comodino. “Va bene Superiora…” rispose strafottente. Aprendo la confezione di sigarette al cioccolato. Hermione la squadrò stizzita. Fino a quando Giulia non la trascinò fuori dalla stanza. La castana sospirò rincuorata. Allungò una mano e prese il suo album da disegno. Che l’amica aveva lasciato sempre sul comodino. Scorse i fogli per poi selezionarne qualcuno. Anna si mise in centro al letto, con le gambe incrociate. E il bastoncino al cioccolato fra le labbra. Intorno a lei schizzi di quello che sarebbe stato il suo duplice regalo di compleanno. Da lei, per lei. Uno dei disegni la faceva sentire abbastanza stupida. Rimase minuti su minuti a fissarlo con aria assente. Mentre lei lo contemplava pian piano la porta della camera si aprì. “Permesso…” esordì soddisfatto Draco. La castana alzò lo sguardo finta indifferente. “Sera amore…difficoltà ad entrare?” chiese distratta. Il biondo alzò le spalle e buttò la bacchetta sul letto di Hermione. “Per nulla! Mark mi ha insegnato un incantesimo che elude tutti quelli di riconoscimento vari che Silente ha piazzato…è stato un gioco da ragazzi!” commentò spavaldo. Anna sorrise divertita. “Devo proprio dirlo, conoscere Mark è stata la cosa più sensata che abbia fatto la Granger quest’anno…” osservò ancora maligno Draco. Poi si avvicinò al letto di mezzo. Incuriosito da tutti quei fogli attorno alla castana. “A proposito di belle combriccole…il 17 tu e Mark siete invitati ad unirvi alla gita ad Hogsmeade con me, Herm e Giulia…” precisò quest’ultima. Il biondo ghignò. “Non dirmi che ci offri una Burrobirra! Che gentile!” la canzonò. Allungando una mano e spettinandola. Anna sbuffò irritata. “Può darsi…ma prima dovete accompagnarmi in un posto…” iniziò a dire. Draco la guardò curioso. “La sorella di Armony ha aperto un negozio vicino a quello della sorella…” continuò la castana. Passando un foglio al biondo. “Tatuaggi, Body Art e Percing Studio di Camille. Magicamente sulla vostra pelle” lesse lui. “Esatto…” sogghignò Anna. Draco la guardò dubbioso. “Voglio farmi un tatuaggio…ma non di quelli magici…sai…che vanno via con un incantesimo o cose così…voglio farlo con il metodo babbano…” spiegò infine la castana. Il biondo parve allibito. “Ovviamente i miei non lo sanno… però, essendo io dal giorno prima maggiorenne, potrò farmi questo bel regalo, da me, per me!” aggiunse soddisfatta. Draco diede ancora una scrutata ai fogli intorno a lei. “Lo sai che hai la pelle sensibile Anna…morirai di dolore…” le ricordò. La ragazza alzò le spalle. “Non mi importa…” lo liquidò. Il biondo si soffermò su un foglio. C’erano due disegni in bianco e nero. Quando Anna si accorse che lui lo stava squadrando era troppo tardi per nasconderlo. Draco avvicinò il foglio. A destra c’era disegnato un cuore irregolare. Lui sapeva benissimo dove la ragazza l’avesse copiato. All’interno della prima curva del cuore, in alto a sinistra, c’erano due iniziali. H e G. Al biondo non ci volle molto per immaginare a chi appartenessero. Poi voltò lo sguardo e la vide. Una D in carattere gotico. Al Serpeverde sfuggì un ghigno. “Anna Alvis Haliwell, non l’avrei mai pensato…” iniziò a dire. La castana puntò gli occhi sull’iniziale e arrossì a dismisura. “Non…non è come pensi…” soffiò. Draco si sporse verso di lei. “Ah no? Sbaglio o vuoi tatuarti la mia iniziale?” precisò soddisfatto. Anna sbuffò e si riprese il foglio. “Dai, perché fai così?” commentò lui. La ragazza si voltò dall’altra parte. “Non è così difficile Anna…avanti, dillo…” sorrise sornione. La castana si voltò di scatto. “Lo sai benissimo perché lo farei!” sbuffò. Draco scosse la testa. “Voglio sentirlo dire da te…” soffiò stavolta lui. Anna abbassò lo sguardo imbarazzata. “Non fare sempre così…” la richiamò ancora il biondo. La castana distolse ancora gli occhi arrabbiata. Così il ragazzo si decise. “I wasn't jealous before we met…now every man I see is a potential threat!” iniziò a cantare. Anna si giro un poco stupita. “And I'm possessive, it isn't nice! You've heard me saying that smoking was my only vice…” esclamò Draco. Rubando dal pacchetto una sigaretta di cioccolata. La castana scosse la testa divertita. “But now it isn't true…now everything is new!” commentò il biondo, piazzandosi davanti alla ragazza. “And all I've learned has overturned…I beg of you…” aggiunse poi. Anna sorrise. “Don't go wasting your emotion! Lay all your love on me…” continuò lei. Il ragazzo la guardò soddisfatto. Poi si allontanò un poco. “It was like shooting a sitting duck…a little smalltalk, a smile and baby I was stuck!” ricordò la castana. Mentre Draco faceva finta di spararle una freccia con un arco invisibile. “I still don't know what you've done with me...a grown-up woman should never fall so easily!” esordì ancora Anna. Alzandosi di scatto. Il biondo la raggiunse. “I feel a kind of fear when I don't have you near…” sussurrò lei. Poggiando una mano sul suo petto. “Unsatisfied, I skip my pride, I beg you dear!” aggiunse. Draco la spinse piano sul letto. “Don't go wasting your emotion! Lay all your love on me…” suggerì poi. La castana sorrise. E lo tirò a se per il colletto della camicia. “Don't go sharing your devotion! Lay all your love on me…” conclusero assieme. Per poi darsi un lungo bacio. Mentre i disegni scivolavano piano sul pavimento. Anche quello che fu galeotto della richiesta d’amore.
Le amiche intanto trotterellavano alla volta dei sotterranei. “Cosa farai con Mark? Andrete sul solito muretto a parlare?” chiese curiosa Giulia, mentre svoltavano l’angolo. Hermione alzò le spalle. “Con questo freddo non è molto consigliato…magari troviamo qualche passaggio segreto che non abbia ragnatele e ci rintaniamo li…” osservò. La ragazza la guardò stupita. “A parlare ovviamente!!” precisò subito imbarazzata il prefetto. Giulia ridacchiò. “In quanto a te, ricordati che non è necessario…” ricominciò a predicare l’altra. La ragazza sbuffò. “Stai tranquilla Herm…so quello che faccio…” la rassicurò. Le due arrivarono all’entrata dei sotterranei. Dove un ragazzo era già appoggiato al muro. “Buonasera signorine…” salutò Mark. Hermione sorrise e lo salutò con una mano. “Sera! Scusa se non rimango ma sono già in ritardo! Herm…non tornare tardi!” scherzò veloce Giulia. Per poi scendere di fretta gli umidi scalini. Il Serpeverde la guardò andare via divertito. “Vorrei tanto sapere con chi sta Giulia…” osservò curioso. Il prefetto rise. “Se lo sapessi non ci crederesti…” commentò. Mark sorrise e si alzò dal muro. “Bene bene Granger…finalmente hai trovato una sera per stare con il vecchio Mark eh?” la prese in giro lui. “Senti da che pulpito! Sei tu che sei sempre sommerso dai compiti! Ingrato di un serpente…” sbuffò Hermione. Il ragazzo scosse la testa divertito e allungò una mano per scompigliarle i capelli. “Ho anche saltato la ronda, dovresti essere onorato…” sbottò ancora il prefetto. Mark la guardò scettico. Poi però un sorriso malizioso si fece spazio sul suo viso. When you're around I don't know what to do. “Allora, cara la mia cacciatrice di bradipi…com’è andata ieri sera?” sogghignò. Hermione arrossì a dismisura. “Dobbiamo parlane proprio qui in mezzo al nulla?” esordì imbarazzata. Il ragazzo si guardò intorno. “Se usciamo rischiamo di prenderci una broncopolmonite acuta alla trachea ortogonale sinistra…” disse subito. Al prefetto scappò una risata. “Che ne dici di andarcene in un luogo ampio, corredato di poltrone e camino, cara signorina?” propose poi Mark. Ad Hermione si illuminarono gli occhi. “E dove sarebbe codesto posto gentil messere?” rispose stando al gioco. Il ragazzo fece un inchino. Poi si voltò di poco ed allargò un braccio in direzione dei sotterranei. “Non mi sembrano proprio un posto caldo con camino…” replicò subito la ragazza. Mark scoppiò a ridere. “Ma no sciocchina! Intendevo quello che c’è più in la…” rimbeccò quasi ovvio. I do not think that I can wait to go over and to talk to you, I do not know what I should say. Hermione si sporse verso il tunnel buio che le si profilava davanti. “La Sala Comune Serpeverde…” rispose divertito il ragazzo. Il prefetto sobbalzò. “Ma…ma…io sono…io sono una Grifondoro…rischio di essere uccisa se entro la…” commentò impaurita. “Anche Anna è una Grifondoro…” commentò pronto Mark. “Si…però lei è la ragazza di Draco…” rispose a catena la ragazza. Il Serpeverde sorrise. “Mi sottovaluti grifoncina…guarda che anche io sono uno piuttosto rispettato la dentro…sono un Wright dopotutto! Una delle più importanti famiglie nobili di maghi!” esordì. Hermione sbuffò. “Ora non ti vantare eh…” lo richiamò. Mark la spinse di poco. “Comunque non credo che i tuoi amici mi gradirebbero molto, non sono considerata una buona compagnia…anche se ho avuto precedenti discussioni civili con Pansy…però…” provò a dire timida la ragazza. “Non dire sciocchezze…poi sei amica di Anna e anche mia, questo basta a farti accettare…e poi noi Serpeverde non siamo così male…” si difese lui. Hermione sospirò. “Allora andiamo…” si arrese. “Fantastico! Vedrai che la Sala Comune ti piacerà un sacco!” esclamò soddisfatto Mark. And I walk out in silence that's when i start to realize what you bring to my life. La ragazza iniziò a scendere gli scalini come se nulla fosse. Senza badare che fossero scivolosi. Così mise male un piede. Fortunatamente il ragazzo la prese al volo. Nel mentre Hermione notò una sagoma nascondersi dietro ad una colonna poco più in la. Appena rimessa in piedi scrutò puntigliosa. “Che c’è Herm?” le chiese curioso Mark. Il prefetto alzò le spalle. Sembrava non esserci più nessuno. “Nulla…nulla…” lo liquidò. Poi torno a scendere gli scalini con più attenzione, tenendosi alla parete con una mano. Il Serpeverde la seguì subito. Più per stare attento che non cadesse di nuovo. Senza accorgersi che la sagoma si allontanava piano. Passando veloce sotto una torcia come una scia rossa. Nel mentre i due si erano addentrati nei bui sotterranei. Mark in testa, con la bacchetta a far luce. Hermione che seguiva tutti i suoi passi. Per evitare di finire di nuovo a terra. Le sembrava così strano. Era passata mille volte per quei corridoi per andare a lezione, però in quel momento le trasmettevano qualcosa di nuovo. Era una nuova scoperta. Il ragazzo la condusse fino ad un bivio. Poi svoltarono. Fino a raggiungere un altro tunnel e l’entrata di qualcosa, che Hermione suppose essere proprio la Sala Comune. Mark pronunciò la parola d’ordine. E il muro si aprì lasciandoli entrare. It's so contagious I cannot get it out of my mind. Quando il prefetto fu finalmente entrata rimase abbagliata dalla quantità di argento e verde di quella stanza. Non era nulla di speciale, come diceva Anna. Solo la copia della loro Sala colorata in modo differente. “Allora…che ne dici?” chiese orgoglioso Mark. La ragazza alzò le spalle. Per fortuna la stanza era vuota. Eppure il camino ardeva con vigore. Illuminando le poltrone di tutte le tonalità di arancio e giallo. “Scommetto che su da voi questo spettacolo non c’è…” commentò ancora il ragazzo. Sorpassando la ragazza e dirigendosi verso una poltrona più vicina al fuoco. Hermione lo seguì incantata. In effetti era vero. C’era qualcosa che nella loro Sala Comune mancava. Il prefetto scrutò in giro per trovare quel piccolo dettaglio. “Sbaglio o sono i colori a dare quest’effetto più soffuso?” ragionò concentrata. Sedendosi sulla poltrona di fronte a Mark. “E brava la mia secchiona! Da voi c’è così tanto oro e rosso che il fuoco si confonde…e poi agli occhi serve più tempo ad abituarsi…mentre qui…” iniziò a spiegare lui. “…qui i colori sono scuri e richiamano i sotterranei…non c’è una così grande differenza di toni…gli occhi non subiscono cambiamenti bruschi ed è quasi rilassante…non mi stupisco che Anna preferisca questa Sala…” concluse lei. Mark sorrise trionfante. It's so outrageous you make me feel so high. “Ma bando alla ciance Herm…raccontami tutto!” esordì poi. Il prefetto affondò nella sua poltrona. “Abbiamo fatto pace…all’inizio è stato un po’ difficile perché Ron voleva avere ragione…lui è fatto così…certe volte i discorsi che fa gli prendono la mano e senza accorgersene è convinto di essere nel giusto…” spiegò spiccia. Il ragazzo la guardò scettico. Aprì la bocca per replicare ma una voce lo fermò. “Hey Mark! Ma non eri uscito?” lo chiamò un altro ragazzo. Era slanciato ed alto. Occhi blu e capelli castani tirati su in una grossa cresta. “Senti chi parla Jamie…non mi verrai a dire che esci ora…” lo rimproverò subito Mark. L’amico lo raggiunse e si appoggiò allo schienale della poltrona su cui era seduta Hermione, che si irrigidì. “Non mi presenti questa bellezza? Scusa eh ma dovresti condividere le gioie della vita con i tuoi amici!” esordì saggio Jamie. Il prefetto lo guardò allibita. “Aspetta un po’…forse ti ho già vista in giro…Hermione Granger dico bene? Stai sempre con Anna giusto?” la riconobbe il ragazzo. Lei annuì timida. “Capito…piacere allora! Benvenuta nella stanza più bella di tutta Hogwarts cara! Ora vado che ho un appuntamento…” disse ancora svelto Jamie. “Jam, guarda che lei è un prefetto…” ghignò divertito Mark. Il ragazzo sobbalzò. “Tranquillo, ora sono in pausa…farò finta di non averti visto…” gli sorrise Hermione. Jamie tirò un sospiro di sollievo. Li salutò con una mano e uscì veloce dalla Sala Comune. “Com’è possibile che voi Serpeverde siate tutti così…così…” cercò di dire la ragazza sconcertata. Il ragazzo la guardò compiaciuto. “…così belli?” completò per lei. Hermione arrossì a dismisura. “Comunque…non cambiamo discorso…continua pure…” riprese serio Mark. La ragazza annuì. Si sistemò sulla poltrona. E continuò a raccontare divertita. Soddisfatta. Di poter far parte di un nuovo mondo. Che in quegli anni non aveva neppure immaginato di avvicinarsi. All the time.
Nel frattempo Giulia aveva proseguito verso il suo obbiettivo. Stando attenta a dove mettesse i piedi per evitare di scivolare e sporcarsi il bel vestito. Finalmente arrivò all’ufficio. Sorridente, bussò come ogni sera. La bacchetta nascosta dietro la schiena. Subito il professore le rispose. “Buonasera!” esclamò allegra la ragazza entrando. Appena Severus la guardò il suo cuore sobbalzò. No, non si era dimenticata del suo compleanno. E chissà che cosa aveva progettato. “Sera…” rispose solo Piton. Concentrando lo sguardo sui compiti davanti a lui. Giulia scosse la testa, avanzando piano. “Così non va professore! Corregge compiti anche nel giorno del suo compleanno?” commentò indispettita. Severus alzò le spalle. “Sono il regalo dei miei cari ed intelligentissimi studenti…eppure lo sa signorina Wyspet che nulla mi crea più piacere di valutare dei compiti che sembrano svolti con…diciamo pure una parte in cui non batte il sole…” rispose pronto. Giulia gli trotterellò accanto. “L’ascella?” provò ad indovinare. Piton scosse la testa divertito. “Per l’esattezza io avevo un altro modello anatomico, però possiamo accettarla per buona…” commentò. La ragazza rise. “Avanti professore! Si alzi!” lo incitò. Severus si voltò scettico. “Devo preparare il suo ufficio! Dobbiamo festeggiare!” esclamò felice lei. Il professore si alzò affranto. “Giusto…dimenticavo che fra i miei alunni ho un folletto delle feste…” sbuffò acido. Giulia battè le mani, poi lo spinse piano verso il bagno. “Rimanga li finché non la chiamo intesi?” spiegò convinta. Piton non potè fare altro che chiudersi nella stanza, sperando che il suo ufficio rimanesse intatto. La ragazza invece iniziò subito a preparare. Con un colpo di bacchetta sistemò la scrivania. La coprì con una tovaglia elegante e ci mise sopra la torta e il vino. Portò lo stereo dalla camera da letto all’angolo dell’ufficio, insieme a qualche cd. Ne mise subito su uno. Poi sistemò le sedie accanto al tavolo ed appese uno striscione sulla porta. In modo babbano però arrampicandosi su eventuali sedie rimaste. Infine insonorizzò gli interi appartamenti, senza evitare di arrossire. Quando ebbe finalmente finito mise la bacchetta nella borsa, che aveva fatto apparire assieme alle vivande, sotto al tavolo. “Può uscire professore!” esclamò fiera Giulia. Piton uscì dal bagno un poco riluttante. Si era tolto il mantello ed era rimasto con la camicia che aveva indossato poco prima. In previsione di una festa alla Wyspet. “Non è così male…pensavo che avrebbe abbondato di festoni e stupidaggini varie…” ammise Severus. Lanciando un’occhiata schifata allo striscione sopra la porta. Giulia lo guardò felice, facendogli segno di sedersi, mentre lei rimase in piedi. “Allora, lo so che di solito i regali si aprono alla fine…però ho deciso che questa sarà una festa al contrari! Quindi, se lei è d’accordo, vorrei che lo aprisse ora…” spiegò decisa. Piton annuì. Così la ragazza andò alla borsa e ne tirò fuori un pacchetto incartato di blu. Con un fiocco verde. Poi lo porse al professore. Al tatto era rigido. Ciò lo incuriosì non poco. E lo spinse ad aprire veloce. Quando si ritrovò fra le mani un semplice foglio ne rimase quasi sconcertato. Però quando guardò il disegno rimase letteralmente a bocca aperta. Giulia lo guardava ansiosa. Sperava che almeno quella parte del regalo gli sarebbe piaciuta. “È…è Eveline…la nostra Eve…da come l’ho vista nello specchio…lei non l’aveva ancora vista e così…” cercò di raccontare timida. Severus scrutò il ritratto. Vi passò sopra un dito. Era davvero realistico. “E così questa…è Eveline…” sussurrò. La ragazza annuì. “Questo ritratto è fatto davvero bene…l’ha disegnato lei signorina Wyspet?” chiese Piton. Giulia annuì, arrossendo. “I miei complimenti, devo dire che è un regalo molto apprezzato…” ammise Severus. La ragazza sorrise fiera. “Ne sono molto felice…però…ecco…però non è tutto…” iniziò a dire. Piton la guardò dubbioso. “Ecco…ci…ci ho ragionato molto su…e…e…entrambi sappiamo che siamo destinati a stare assieme…” cercò di continuare Giulia. Sentiva le guance in fiamme. Il professore la osservava curioso. “…è per questo che io…ecco…io volevo…” provò a proseguire la ragazza. Severus scosse la testa divertito. “Signorina Wyspet si calmi…rischia di svenire da un momento all’altro a quanto vedo…” commentò alzandosi. Giulia tirò un profondo respiro. Aveva lo sguardo basso e le guance rosse più che mai. Era ancora in tempo a ritirarsi. No. Doveva farlo. “Che cosa mi dovrebbe dire di così importante da rischiare un’iperventilazione?” la spronò Piton. Si era avvicinato. La ragazza alzò gli occhi. Sapeva che se avessero potuto arrossire anche quelli l’avrebbero fatto. “I…io…ecco volevo proporle…lo so che il ritratto non è molto…però io…ecco…sono io…” provò a dire. Severus la guardò dubbioso. “Lei è…cosa esattamente?” ripetè. Giulia fermò le iridi in quelle profonde di Piton. “Io…io sono…sono io il suo regalo!” esclamò finalmente. Il professore sorrise divertito. “Davvero? E perché non si è presentata con un fiocco in testa?” la prese in giro. La ragazza scosse la testa. “Sto parlando sul serio professore!” rimbeccò pronta. Piton sorrise ancora. “Lo so già signorina Wyspet…non serve che lo venga a precisare…” la rimproverò. Poi allungò una mano per farle una carezza sulla testa. “Non…non nel senso che intende lei…” sussurrò imbarazzata. E d’improvviso prese la mano del professore. Per poi poggiarla sul suo petto. Severus fu alquanto sconcertato da quel gesto. “Signorina Wyspet…cosa sta dicendo?” esordì incredulo. Giulia rimase con lo sguardo basso. “Voglio che la nostra sia una relazione normale…lo so che sono ancora minorenne però le prometto che non le creerà problemi…” continuò a dire. Piton era sempre più in confusione. Aveva intuito il senso del gesto e delle parole di Giulia. Però era talmente impossibile che stentava a crederci. Non era la prima volta che lui ci pensava. Era un uomo dopotutto. Però sapeva che l’occasione faceva l’uomo ladro, e in quel caso lui di certo non voleva esserlo. “Io…io voglio essere solo sua e ho pensato che questa sia la giusta occasione…” concluse la ragazza. Severus la fissava pensieroso. Si, era esattamente come aveva pensato. Stava a lui decidere. Giulia lo guardava con quegli occhioni da cerbiatta indifesa. E ciò non lo aiutava di certo. La sua parte razionale lo trascinava via da anche solo il pensiero di quello che poteva fare. Lei era una sua alunna, minorenne. Ed erano fra le mura della scuola. Eppure. L’altra parte di lui. Quella che era sempre stata repressa. Faceva i salti di gioia. Era vero che Giulia era minorenne, ma consenziente. E anche la sua futura sposa. Non era più una bambina. Se n’era accorto anche lui. Le due parti litigavano come cane a gatto. E quando una trovava una valida opzione l’altra la distruggeva come fosse nulla. Forse si faceva troppi problemi. Non era quel tipo di uomo. Sarebbe bastato un rifiuto, anche se sapeva che la cosa lo avrebbe tormentato per mesi. Però il suo cervello rifiutava già di ascoltarlo. Era allettato troppo dalla bianca pelle di Giulia, l’aria così indifesa, la voce calda ed avvolgente. Il respiro di Severus si fece pesante. Senza contare la mano che stava ancora sul petto della ragazza. Di certo non si lamentava! Sentiva quanto lei era tesa. Il suo cuore batteva a mille. Era in attesa di una risposta. Piton si maledì. Di non essere nato un decennio dopo. Di non poter avere la stessa età di Giulia. Avrebbero potuto essere una normale coppia, con normali regole. Ed invece lui doveva per forza rovinare le cose facendo la parte dell’adulto responsabile. Era la prima volta in cui Severus non sapeva davvero cosa fare. Forse avrebbe solo dovuto seguire il suo cuore. E fu in quel momento, che le parole di una canzone lo risvegliarono. And how can I stand here with you and not be moved by you. “Signorina Wyspet, lei ne è davvero sicura?” chiese finalmente il professore. Giulia annuì convinta. Piton lo sapeva, non c’era velo di malizia in lei. I suoi occhi erano rimasti puri anche durante il gesto deviante. Lei era una ragazza che considerava il sesso come la dimostrazione profonda d’amore per eccellenza. “Signorina Wyspet…lei per caso dubita dell’affetto che io provo nei suoi confronti?” chiese ancora Severus. “Assolutamente no!” rispose subito lei. “E allora perché questa proposta?” commentò di nuovo il professore. Giulia abbassò lo sguardo. “Io…io ho pensato che le avrebbe fatto piacere…e poi…io credo…che sia una cosa importante per tutti e due…così…volevo donarle la cosa più bella che ho trovato…la cosa che più si avvicinava alla felicità…” spiegò timida. Piton sorrise. Fece scorrere la mano dal petto al fianco. E tirò la ragazza a se, in un dolce abbraccio. “Non sono molto bravo ad esprimere sentimenti, questo credo lo abbia già notato…però mi creda signorina Wyspet, la felicità ce l’ho già! Ogni volta che mi viene a trovare in ufficio, o che la vedo trotterellare per i corridoi con quell’andatura buffa…mi riempie il cuore…” le sussurrò piano. Giulia ricambiò timida l’abbraccio. Would you tell me how could it be any better than this. “Quindi…non…non succederà nulla?” chiese innocente. Severus si lasciò sfuggire una risata. “Domani è sabato, indi per cui le lezioni non ci sono ed io non ho impegni…a parte quei soliti compiti…” elencò. La ragazza lo guardò dubbiosa. “Potrebbe rimanere a dormire qui…nessuno ci verrà a disturbare…” la invitò il professore. Gli occhi di Giulia si illuminarono. “E…riguardo al regalo?” precisò incerta. Piton scosse la testa divertito. “Per quanto la sua proposta mi attragga signorina Wyspet, sono costretto a rifiutare…” risponse infine lui. La ragazza rimase quasi delusa. “Però nulla mi vieta di comportami come un normale uomo…” osservò. Giulia lo scrutò ancora più dubbiosa. And how can I stand here with you and not be moved by you. Così Severus si chinò piano. Ed unì le labbra a quelle della ragazza. Lei gli intrecciò le braccia al collo. Però Piton non si fermò. La strinse ancora più forse a se. La ragazza sentiva che fra poco il cuore le sarebbe scoppiato. I due si staccarono. Le iridi ancora incatenate. Giulia era rimasta in punta di piedi. Il cuore le batteva a mille. Eppure ne voleva ancora. Rivoleva quelle labbra sovrastare le sue. Esperte, eppure così dolci. Would you tell me how could it be any better than this. Mentre Severus si malediva interiormente. Come tutte le volte che baciava quella ragazza. Era sempre la stessa sensazione. Gli mancavano già quelle labbra, soffici e rosee. Anche se le aveva assaporate qualche secondo prima. E avrebbe voluto averle ancora. Ed ancora. Così bastò un secondo. Le iridi si sciolsero ancora fra loro. Senza preamboli Giulia si spinse ancora più in punta di piedi, chiudendo gli occhi. Era chiaro quello che entrambi desideravano. Severus la prese per i fianchi. Si chinò e si baciarono ancora. Cause you're all I want you are all I need. Stavolta però non era un semplice bacio innocente. I due unirono le loro labbra come fossero una cosa sola. E passarono dei minuti. Nessuno dei due si voleva staccare. Fu Piton a spingersi più avanti. You are everything, everything. Giulia gli strinse le braccia dietro al collo. Mandando a quel paese i suoi scarsi sedici anni. Mentre Severus finalmente decise di tirare fuori i suoi trentanove. Erano cresciuti entrambi. Volevano una relazione come si deve. C’erano certi limiti da non poter superare. You are all I want, you are all I need, you are everything. La ragazza si era lasciata andare al bacio passionale. In cui oramai anche le lingue erano un tutt’uno. Le sembrava di essere morta e di essere arrivata finalmente in paradiso. Così passarono altri minuti. Senza essere costretti a dividersi. In quell’ufficio c’erano solo loro. Solo due amanti, per quella sera. Non più divisi da un’insulsa età. Everything.

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Capitolo 28
*** Super Trouper ***


Buonaseeera...notte...mattina! 
Ci sarebbero mille righe di scuse e preamboli per cui vi ho fatto penare per due settimane, ma siccome so che ogni parola in più è un altrettanto maggiore rischio di Crucio, mi defilo e aggiorno u.u *vola*

Avvertenze: OCCtà (anche detta, abbiamo perso il senno di Hermione), festazza mista *lancia caramelle* e chi più ne ha più ne metta u.u e per la cronaca, il 16 gennaio non è solo il compleanno di Anna, ma anche il mio XD (ceeeerto Mimi, anche tu compi 17 anni sisi. *oscilla le sopracciglia*). Ah, insulina! La trovate infondo alla stanza a quel banchetto là! *indica* Le più affezionate lo ricorderanno come "il banco 2" u.u

In questo capitolo troviamo Innocence della Avril Lavigne e Super Trouper dal film Mamma Mia (e all'ossessione non c'è mai fine!). Corro ad aggiornare la playlist di Spotify, che potete trovare con lo stesso titolo della ff se cercate mimiryuugu *^*

Detto ciò vi lascio all'aggiornamento,
Buona lettura <3



Ventottesimo Capitolo

Nei sotterranei un’altra ragazza stava dando sfogo alle sue parole. Davanti ad una calda fiamma. “Così ci siamo abbracciati…” concluse Hermione. “Quindi non ha mollato la Brown…” sottolineò Mark. Il prefetto annuì. Sapeva che era stata stupida ad accettare un compromesso come quello. “Sono felice che abbiate fatto pace Herm, solo che…non credo sia una grande conquista…se li vedi ancora insieme stai male uguale!” osservò schietto il ragazzo. Hermione sospirò affranta. “Abbiamo appena ripreso a parlarci, non voglio che mi veda già come un’isterica gelosa…” spiegò. Mark scosse la testa. “Tu hai tutto il diritto di essere la sua ragazza…si è messo con la Brown solo per fare competizione! Merlino solo sa come fa ancora ad avere una coscienza quel ragazzo…baciare una ragazza che non ama quando sa che ce n’è una mille volte più speciale che lo aspetta a braccia aperte!” sbottò spazientito. “Lo farà…è solo questione di tempo…” sussurrò sempre più sfiduciata Hermione. Il ragazzo la guardò intenerito. “Herm…sei troppo buona per quel bradipo…” esordì. Il prefetto sorrise timido. “Mark…posso chiederti una cosa?” gli chiese. Lui annuì. “Hai mai trasgredito pesantemente le regole della scuola?” chiese la ragazza. Il Serpeverde alzò le spalle. “Cambio d’argomento interessante signorina Granger…comunque le risponderò solo se quello che dirò non sarà usato in titolo di prefetto contro di me…” patteggiò. Hermione annuì curiosa. “Allora diciamo pure di si…sono al settimo anno dopotutto e non sono tantomeno un santo…” ghignò Mark. La ragazza lo scrutò ancora più curiosa. “Del tipo?” commentò. Il ragazzo sogghignò quasi soddisfatto di se stesso. Accavallò elegantemente le gambe, affondando piano la schiena nello schienale della poltrona. “Dalla più classica delle cose come girare per la scuola dopo il coprifuoco…a usare la Stanza delle Necessità per scopi non molto puri…” si vantò. Hermione strabuzzò gli occhi. “E tu prefetto perfetto, hai mai violato le regole?” le chiese a sua volta lui. La ragazza si guardò in giro. “Non sono perfetta! Anche io ho girato per la scuola dopo il coprifuoco…e…” cercò di ricordare. Mark la guardò divertito. “E…?” la istigò. “…e sono tornata dopo l’alba…e ho preparato la pozione Polisucco e…” provò a continuare Hermione. Certo, anche il fatto di star nascondendo la relazione illecita fra il professore di Difesa e una delle sue migliori amiche aveva il suo peso. Ma non poteva usarla. “In effetti non ho fatto molte cose eccitanti…” sospirò arresa la ragazza. Mark scosse la testa. “E cosa vorresti fare Herm? Sentiamo…” la punzecchiò curioso. Hermione alzò le spalle. “Non so…mi sono stufata di essere sempre perfettina…ecco, l’ho detto! I miei giudizi sono sempre severi e mettono a disagio le mie amiche…” spiegò. Il ragazzo la guardò dubbioso. “È forse successo qualcosa con Anna e Giulia?” ipotizzò. Il prefetto dondolò la testa. “Nulla di grave però…ecco…non trovavo pertinente una decisione presa da Giulia, così mi sono espressa da brava ragazzina saccente…farendola nei sentimenti…e io odio ferire le persone a cui tengo!” raccontò spiccia. Mark annuì pensieroso. “Semplice, basta che fai qualcosa che nemmeno tu reputi giusta…così vedrai che tutto quello che pensavi prima fosse solo un’idea troppo retrograda…devi scioglierti ed agire di più con il cuore Herm!” sentenziò saggio. La ragazza lo guardò come se fosse stato Gandhi. “Quindi dovrei avventarmi contro Lavanda e ucciderla a colpi di matita?” si lasciò sfuggire. Il Serpeverde scoppiò a ridere. “Qualcosa che non implichi una condanna ad Azkaban magari…” suggerì. Hermione si guardò in giro. La prima cosa che le saltava all’occhio erano le scale per i dormitori. Al sol pensiero arrossì, ma non le sembrò una brutta prospettiva. Però sapendo che a Mark lei piaceva non era una cosa molto giusta. “Mark…io…ti piaccio ancora?” gli chiese. Il ragazzo le sorrise. “Non come quando mi sono presentato…sinceramente non sto male come tuo migliore amico…anzi, credo che il mio affetto nei tuoi confronti sia cambiato un po’…” rispose. Hermione annuì ed abbassò lo sguardo imbarazzata. “Allora…mi considereresti tanto perfida se ti chiedessi di…di farmi rimanere qui a dormire?” propose. Mark rise divertito. “In verità il mio unico obbiettivo di questa serata era quello di portarti a letto con me Herm…” confessò quasi serio. Il prefetto scosse la testa. “Non sei credibile…” lo rimproverò. Il ragazzo si alzò allegro. “Bene allora signorina Granger, vogliamo andare a coricarci? È mezzanotte oramai…” le propose, porgendole una mano per alzarsi. Hermione accettò. Così Mark la condusse per le scale. Erano meno ripide di quelle della loro torre. Si diramavano in due altre rampe. Quella a destra era quella maschile. La ragazza non si sentiva agitata. Solo. Divertita. E soddisfatta di se stessa. Sorpassata una porta i due entrarono in una camera. C’erano tre letti. Esattamente come nella stanza del prefetto. “Chi ci dorme qui?” chiese curiosa. Mark alzò le spalle. “Verso la finestra Jamie, il ragazzo di prima…mentre verso la porta Sam…anche se praticamente dorme sempre nel dormitorio femminile…credo si veda con la Bulstrode…e ovviamente quello in mezzo è il mio…” elencò indicando i letti. Hermione sorrise. “Io ho preso quello vicino alla porta…era l’ultimo rimasto…” raccontò divertita. “Tipico…peccato che non ho ricordi di quando eri piccina, chissà com’eri tenera…una piccola so-tutto-io!” la prese in giro il ragazzo, scompigliandole i capelli. Il prefetto sbuffò. “Se vuoi ti trasfiguro i vestiti in un pigiama…non deve essere molto comodo dormire in gonna…” propose ancora Mark. Hermione annuì. Non aveva di certo progettato quella sosta notturna. “Prego…fai come se fossi in camera tua…” la invitò il ragazzo. Il prefetto si sedette piano sul suo letto. “Stanotte dormirò nel letto di Sam?” chiese innocente. Il Serpeverde si sporse verso si lei. Fino ad arrivare quasi naso contro naso. “Certo che no piccola, tu dormi con me!” sogghignò. Per poi prendere veloce il pigiama da sotto il cuscino. Hermione rimase basita. “Sam odia che si tocchino le sue cose…di solito salta colazione e viene a controllare il suo letto ogni volta che torna dall’altra locazione notturna…” spiegò spiccio Mark. Togliendosi la camicia dell’uniforme. Quella visione quasi stese Hermione. “F…forse dovrei tornarmene in camera mia…magari a Jamie da fastidio se rimango…” provò a ritirarsi. Il ragazzo sorrise divertito. “Jam non torna, lo conosco ormai…ultimamente poi frequenta una tipa Corvonero…quindi non credo che tornerà nemmeno lui…” spiegò. Il prefetto strabuzzò gli occhi. “Da quando voi Serpeverde siete così socievoli con le altre case?” osservò. Mark esibì un sorriso sghembo. Slacciandosi il primo bottone dei pantaloni. “Quando c’è l’amore mia cara non ci facciamo così tanti problemi…dopotutto le distinzioni di sangue non ci interessano se una ragazza ci fa battere il cuore così forte da farlo scoppiare!” rispose fiero. Poi prese i vestiti e andò nel bagno. Hermione tirò un sospiro di sollievo. Mark era il prototipo di ragazzo perfetto. Bello, affascinante. Colto, gentile. Ma con quel pizzico di ironia da Serpeverde nelle vene. Ed un sedere da far invidia ad ogni modello babbano. Per un attimo il prefetto si maledì per esserselo fatto scappare in senso sentimentale. Purtroppo per lei non sentiva nulla. Però poteva comunque ammirarlo! “Mark…sicuro che non ti crea problemi? Infondo è solo un mio capriccio…” cercò di dire la ragazza. Il diretto interessato uscì dal bagno. “Per nulla…e a te ne crea?” rigirò la domanda. Hermione scosse la testa. “Solo che…non ho mai dormito con un ragazzo…ecco…” sussurrò. Mark si avvicinò ghignando. Le prese il mento fra le mani. “Tranquilla piccola…sarò delicato…” esordì con tono dolce. Il prefetto arrossì all’istante. E si liberò dalla presa. Per poi tirargli un cuscino. “Piantala!!!!!” esclamò imbarazzata. Il Serpeverde rise. “Bene Herm…alzati così ti trasfiguro i vestiti…” le ordinò. Lei ubbidì poco sicura. Il ragazzo prese la bacchetta appoggiata sul comodino. Ed in un sol movimento Hermione si ritrovò in un pigiama di seta azzurro. “G…grazie…” lo ringraziò. Mark sorrise. “È ora della nanna…le brave bambine sono già a letto da ore…” osservò. La ragazza sbuffò. Mentre lui scostava le coperte. E si faceva piccolo piccolo nel lato destro del letto. Lasciandole quasi tutto lo spazio. Hermione si accomodò, facendogli segno di venire avanti. Così i due si trovarono a stretto contatto. “Buonanotte Herm…fai sogni d’oro…” le augurò Mark. “A…anche a te Mark…” sussurrò imbarazzata Hermione. Lui spense la luce. E pian piano il prefetto si rilassò. C’era un sacco di calore sotto quelle coperte. Il profumo del ragazzo così vicino. Gli occhi le si erano appesantiti. Prima di addormentarsi però, la ragazza si avvicinò. Poggiando la fronte sul suo petto. E stringendosi fra le sue braccia. Per finire finalmente in un sonno profondo.
Da tutt’altra parte invece due ragazzi stavano tranquillamente sdraiati su un letto. Il sonno non li aveva ancora presi. “Sei proprio sicura di volerlo fare?” chiese Draco. Anna alzò le spalle. E sistemò meglio la testa accanto alla sua sul cuscino. Le loro mani giocherellavano con le dita una dell’altra. “Si…non smetterò di piacerti vero?” rispose la castana. “Certo che no…basta che non ti riempi un intero braccio…” commentò comprensivo il biondo. Anna sorrise. “Dove ti vuoi fare il cuore?” chiese ancora il ragazzo. “Sulla spalla destra…” rispose lei semplicemente. “E la mia iniziale?” esordì di nuovo Draco. La castana sciolse le sue dita dalle sue. Piano si portò una mano al seno destro. “Sarà il mio nuovo cuore…” disse solo. Il ragazzo si alzò di poco. Anna aveva la pelle davvero bianca. Anche solo un puntino nero sarebbe risaltato sul quel pallore. “Ma il cuore è a sinistra…” osservò. La castana sorrise. “Farlo veramente li è pericoloso…lo sposto solo un po’ più in la…quindi il significato rimane…” spiegò ancora semplicemente. Draco annuì. “Anche io ho sempre voluto farmi un tatuaggio…dietro l’orecchio non sarebbe male!” raccontò. Tornando a sdraiarsi. Anna annuì. Poi riprese fra le mani una delle sue. E la poggiò sul petto. All’altezza del vero cuore. Draco potè sentire il suo battito accelerato. In realtà si sentiva davvero onorato per la decisione presa dalla castana. Nessuno l’aveva considerato così importante da poter pensare di marchiare la sua iniziale impressa nella pelle. Mentre lui era stato così stupido da macchiare la sua con un altro tipo di tatuaggio. “Sai…all’inizio volevo tatuarmi un teschio con un serpente che gli viene fuori dalla bocca…sull’avambraccio sinistro…” confessò ancora Anna. Il biondo trasalì. “Non dirlo nemmeno per scherzo Anna!” la rimproverò subito. La ragazza scoppiò a ridere. “Anna…promettimelo…” rimbeccò Draco. Anna si fece seria. “Ovvio che non lo farei…non voglio mica far prendere un colpo ai miei!” sbottò. Poi si alzò di scatto dal letto. “È tardi…rimani a dormire qui vero?” gli chiese. Il biondo annuì senza fare compimenti. La castana si sporse verso il cuscino e lo alzò. Prendendo il pigiama con le facce di Jack Skeletron su tutta la stoffa. Poi andò in bagno trascinando i piedi. Draco tirò un sospiro di sollievo. E si trasfigurò veloce i vestiti in un paio di comodi pantaloni di tuta e una felpa dell’ennesimo gruppo musicale. Sistemò i disegni nell’album sul comodino. Per poi andare al bagno. Anna si era già cambiata. E si stava struccando. Una miriade di batuffoli bianchi sporcati di nero sul lavandino. Appena il biondo si sporse la ragazza si rimise gli occhiali. E si tolse la molletta che le teneva su la frangia. “Io ho finito…” esordì lei. Poi prese i vestiti ed uscì. Lasciando il posto al ragazzo. Che entrò richiudendosi la porta alle spalle. Anna piegò e rispose i vestiti nel suo baule. Poi diede una rapida occhiata all’orologio. Era mezzanotte passata. Strano che Hermione non fosse già tornata. Dopotutto però quando usciva con Mark stava sempre in giro fino ad ore improponibili. La castana alzò le spalle. Meglio così. Ancora con l’andatura strisciante si diresse al suo letto. Draco intanto uscì dal bagno sbadigliando. “Se tuo padre ti vedesse ridotto in questi stati…” lo prese in giro la ragazza. Il biondo ghignò. “Parli tu, che ancora un po’ vai a dormire truccata?” rimbeccò pronto. Anna si voltò finta offesa. “Ti conviene prendere una coperta mio caro Malfoy, perché dopo questa dormirai per terra…” sbottò. Draco scosse la testa divertito. “Non dire assurdità Haliwell…” soffiò. Poi si sporse verso di lei per darle un bacio. La ragazza non oppose resistenza e chiuse gli occhi. Ancora uniti dal bacio i due si sdraiarono. Il biondo si sistemò dalla parte destra. Mentre Anna si raggomitolò nella sinistra. “Io suggerisco di chiamare la squadra CSI…” commentò Draco. La castana lo guardò dubbiosa. “I tuoi piedi sono così freddi che credo abbiano subito un omicidio…” spiegò maligno. Anna gli tirò un pugno alla spalla. “Dacci un taglio con queste battute scadenti Draco, altrimenti mi farai venire gli incubi!” soffiò. Il biondo rise. Poi con un solo gesto la portò a se. “Buonanotte Anna…ti amo…” le sussurrò. La ragazza si sciolse. E appoggiò la testa sotto il suo mento. “Buonanotte Draco…ti amo anche io…” rispose piano. Con un piccolo movimento di bacchetta il ragazzo spense la luce. “Anna…” disse ancora Draco. “Si?” rispose lei. Già assonnata. “Ti puoi spostare più in la? Il tuo nasone mi fa solletico…” ghignò il biondo. La castana alzò di poco la testa. Per poi mordergli il collo. “Va bene…la smetto…basta che non mi vampirizzi…” promise Draco. Anna annuì. E nemmeno passati due minuti. Che già era caduta in un tranquillo sonno. Il biondo sorrise. Mentre dolcemente la teneva ancora fra le sue bracca. Ripetendosi quanto amava quella creatura.
Non tutti dormivano ancora nel castello. In un ufficio. Nei sotterranei. Un uomo faceva piroettare piano una ragazza, al centro della stanza. “I miei complimenti Giulia…sei migliorata dall’ultimo ballo…” osservò Severus. Si erano accordati di chiamarsi per nome. Solo per quella sera. E a lui non suonava poi così strano. “Che spiritoso! Anche tu sei migliorato Severus…” sbottò divertita la ragazza. Per poi dirigersi a passo elegante verso il tavolo. Avevano già tagliato la torta. E lei era già al bis. Piton la seguì piano. Giulia prese il suo piatto. Mangiò l’ultimo boccone con soddisfazione. La torta era squisita. La serata perfetta. E non era ancora finita! In più lei si sentiva davvero cresciuta, nel cuore. “Vuoi ballare ancora?” lo invitò la ragazza. Severus la osservò e rise. Lei lo guardò dubbiosa. “Hai un bel pezzo di crema sul naso…” confessò. Giulia arrossì fino alle orecchie. Poi sbuffò contrariata. Svelta infilò un dito nella crema della torta e lo mise sul naso a Severus. “Ora ne hai anche tu…” osservò trionfante. Piton sbuffò. La ragazza prese un tovagliolo e si pulì il naso. Poi si levò in punta di piedi e baciò quello del professore. Le cui guance si colorarono. Giulia intenerita tornò al tavolo, stavolta per prendere il suo bicchiere. In cui giaceva ancora una goccia di vino. Severus scosse la testa. “Direi che data la quantità rimasta nelle bottiglia sia ora di ripulire tutto dai festeggiamenti…” propose. La ragazza lo guardò delusa. Il professore scoccò un’occhiata all’orologio. “È mezzanotte passata…il compleanno è ufficialmente e finalmente finito!” esordì quasi allegro. Giulia scosse la testa. Prese la bacchetta e rassegnata fece scomparire tutto ciò che era rimasto sulla tavola. “Se vuoi finisco io qui…vai pure in bagno a cambiarti…” si propose Severus. La ragazza rimase stupita da così tanta dimostrazione di gentilezza. Per premiarlo gli trotterellò vicino. Ed ancora una volta in punta di piedi gli diede un bacio a fior di labbra. “Va bene…scommetto che non so come, troverò il pigiama di la…quindi…ti aspetto a letto…” disse divertita Giulia. Le guance di Piton si colorarono. “Devo decisamente impedirti di frequentare così spesso la signorina Haliwell…” commentò. La ragazza ridacchiò e andò nella camera. “Sai Severus…anche Anna avrà una bambina…forse te l’ho già detto…” precisò. Si sentì provenire un sospiro esasperato dall’altra stanza. “Speriamo che Eveline non sia influenzabile…” rimbeccò poi il professore. Giulia sorrise. Prese fra le braccia il morbido pigiama e trotterellò felice nel bagno. Richiudendosi la porta alle spalle. Andò piano al lavandino, per guardarsi allo specchio. Soddisfatta. Si sentiva così felice che non ci credeva nemmeno lei. Così felice che sentiva il cuore battere fortissimo nel petto. Così felice che sentiva le labbra fremere. Così felice che. “Waking up I see that everything is ok, the first time in my life and now it's so great…” iniziò a cantare piano. Mentre alzava lo sguardo verso il suo riflesso. Giulia si sentiva davvero cresciuta. Il suo cuore glielo diceva. Anche se in quel momento urlava mille cose assieme. Lei la più importante l’aveva sentita. “Slowing down I look around and I am so amazed…I think about the little things that make life great…” continuò. La ragazza si tolse il fermaglio dal lato della frangia. Si lavò veloce il viso. E prese la spazzola sul ripiano li vicino. Non se la ricordava. Infondo era da tanto che non entrava in quel bagno. “I wouldn't change a thing about it…this is the best feeling! sorrise Giulia. Iniziando a pettinarsi delicatamente. Quasi accarezzando i capelli con i denti morbidi dell’oggetto. Era da molto che non si dedicava al rito Cohen. Non ne aveva più avuto il tempo. “This innocence is brilliant, I hope that it will stay…” sussurrò ancora. Arrivando alla quarantesima passata. Chiudendo gli occhi. Sospirando. Sentendo un buon profumo intorno a se. “This moment is perfect, please don't go away, I need you now…” pregò. Giungendo finalmente alla centesima. Piano Giulia poggiò la spazzola. E si guardò intorno. Una boccetta viola, a lei molto famigliare, era rimasta aperta accanto alla vasca da bagno. Diffondeva un dolce aroma alle viole. Il suo profumo preferito. La ragazza sorrise, arrossendo. Non sapeva se Severus l’avesse fatto apposta. Fatto sta che quella serata sembrava più per lei che per lui. E lei si sentiva in colpa. Anche se aveva visto che finalmente anche Piton era più sciolto. Sollevato. Magari aveva davvero il peso dell’età fra loro che lo aggravava. Giulia però non lo sentiva affatto. Anzi, non sarebbe stata così bene nemmeno con un suo coetaneo. Ne era sicura. “…and I'll hold on to it, don't you let it pass you by…” concluse la ragazza. Facendo poi una piroetta. Il vestito che formava petali leggeri tutt’intorno. Ricadendo morbido sulla sua figura. Appena si fu fermata. Giulia tornò allo specchio. Tirò il sensibile nastro intrecciato sulla schiena. E il vestito scivolò a terra come se fosse stato improvvisamente privato della vita. La ragazza lo scalciò in là, senza violenza. Prese l’indumento piegato che aveva trovato sul letto. Senza accorgersene però le cadde qualcosa. Era viola e frusciante. Quando lo tirò su e lo tenne fra le mani Giulia sorrise. Era una morbida vestaglia viola. Seta forse. La ripiegò e la poggiò piano sul porta-asciugamani. Scrutò così anche l’altro indumento. Non era il solito pigiama. Era lungo e viola. Morbido. Dello stesso tessuto della vestaglia. E di certo non era un pigiama. La ragazza lo indossò curiosa. Fece una piroetta. E si allontanò per vedersi palesemente intera nel riflesso dello specchio. La camicia da notte le stava a pennello. Ne troppo aderente. Ne troppo larga. Raffinata. Non squallida. Lunga fino al ginocchio. Due semplici spalline di raso. Avrebbe dovuto aver freddo in quelle condizioni. Però sapeva che ci sarebbero state le molte coperte e la vicinanza di Severus a tenerla al caldo. A quel pensiero arrossì. Le sembrava di aver fatto un lungo salto nel futuro. Quasi si aspettava di trovare una bambina saltare sul letto appena entrata nella camera. Purtroppo Giulia sapeva che non sarebbe successo. Lei aveva ancora sedici anni. E c’era ancora tutta una guerra da combattere la fuori. Però ora non le importava. Per quanto egoista potesse sembrare in quel momento contava solo Severus. Così ripiegò il suo vestito. Poi indossò veloce la vestaglia. Uscì dal bagno che la camera era ancora vuota. La ragazza mise le ballerine a teschietti accanto al comodino. Dalla parte in cui di solito dormiva. I nudi piedi al contatto con il freddo pavimento. Guardandosi intorno si accorse che la fiamma del camino era bassa. Non si era nemmeno resa conto che fosse acceso prima. E poi nella stanza regnava ancora quel profumo di viole. Però Giulia era tentata di vedere che fine avesse fatto Severus. Se ne stava accanto ad una delle colonnine del baldacchino. Proprio come aveva fatto ore prima cantando con le sue amiche. Quando decise di fare un passo Piton entrò nella camera. Rimanendo senza fiato alla vista di quella creatura meravigliosa. Che se ne stava in piedi. quasi timida. Sembrava un angelo. Una fata. Senza parole il professore attraversò la stanza e andò in bagno. Giulia lo seguì. Senza mancare di urtare una cassettiera o scivolare. Era cresciuta, ma il dna rimaneva. “Tutto bene Severus?” gli chiese. Accostandosi alla porta. “Si…ovvio…devo solo abituarmici…” farfugliò in difficoltà Piton. La ragazza sorrise timida. “Anche io…” sussurrò. Poi si appoggiò con la schiena sulla parete accanto alla porta. “Severus?” lo chiamò. “Si?” rispose pronto lui. Giulia abbassò lo sguardo. “Posso chiederti una cosa?” propose. L’uomo attese qualche minuto prima di rispondere. Quando uscì dal bagno annuì. Si era cambiato. E indossava un pigiama elegante. Della stessa stoffa leggera e confortevole degli indumenti di lei. “Avanti…dimmi pure Giulia…” la invitò. Avanzando verso il letto. La ragazza lo seguì ancora timida. “Ecco…io…volevo chiederti se…” iniziò a dire. Piton la guardò curioso. Intanto Giulia fece il giro del letto per andare dalla sua parte. “Dunque?” la incitò ancora il professore. La ragazza si tolse piano la vestaglia. Sedendosi poi in modo da rivolgergli la schiena. Severus la guardò dubbioso. “Severus…tu…sei mai stato con altre donne?” chiese finalmente Giulia. Piton sospirò. Sedendosi dalla sua parte. “Dalla parte sentimentale no…è abbastanza demoralizzante ammetterlo ma diciamo che i tuoi sentimenti sono i primi che contraccambio…” rigirò la risposta. La ragazza scosse la testa. “E nell’altro senso?” precisò. Severus trasalì. “Non posso risponderti Giulia…” disse sincero. Lei si voltò di scatto. Gli occhi neri del professore trafitti dai suoi nocciola. “Perché?” si azzardò ancora Giulia. Piton sospirò. Stavolta in modo quasi sofferente. “Non voglio contaminarti con i miei racconti…nemmeno io vorrei ricordare certe cose…” confessò. Questa volta fu la ragazza ad avvicinarsi. Abbracciandolo da dietro. “Severus Piton…l’ho detto e lo ripeto per altre mille volte…ciò che sei stato non muta ciò che sei ora per me…per quanto mi riguarda puoi anche essere stato Tu-Sai-Chi in persona…oramai il mio amore per te è irremovibile…mi dovrai sopportare finché morte non ci separi…” sussurrò. Severus chiuse per un attimo gli occhi. “Ho fatto molti errori come sai Giulia, troppi dei quali nel primo periodo da Mangiamorte…ero ancora un ragazzino, cocciuto e offeso dal mondo…facevo tutto quello che Lui mi ordinava…quindi credo che tu possa capire come possano essere accaduti certi episodi…per cui altre donne siano inciampate nel mio cammino…” cercò di spiegare. La ragazza annuì e lo strinse più forte a se. “Io non ti abbandonerò mai…lo prometto Severus…starò con te per sempre…sempre…” promise sicura. Il sorriso ironico di Piton si trasformò in qualcosa di più sciolto, umano. Un vero sorriso. “Io ti ho fatto così tante promesse…ne ho perso perfino il conto…” osservò divertito. Giulia si sporse e gli diede un bacio sulla guancia. “E le hai mantenute tutte…” sorrise. Il professore annuì soddisfatto. I due rimasero abbracciati ancora per qualche minuto. “È ora di dormire, sei ancora una bambina…devi riposare di più…” ghignò Severus. La ragazza gli fece la linguaccia. Poi scese dal letto per scostare le coperte. Come anche l’uomo. “E…Severus…?” lo chiamò ancora. Lui si voltò divertito. “È successo qualcosa fra te e Bellatrix?” disse d’un fiato Giulia. Piton quasi impallidì. “Perfetto…ora avrò gli incubi!” sibilò. La ragazza rise e si infilò sotto le coperte. Mentre con un colpo di bacchetta Severus spense il camino. La camera sprofondò nel buio. “Severus…certo che dormi con una miriade di coperte!” esclamò dopo un secondo la ragazza. Il professore rise. “È incredibile Giulia…sei già riuscita ad arrotolarti nelle coperte?” osservò. La ragazza arrossì. Senza aspettare risposta Piton cercò di aiutarla. In effetti si era aggrovigliata ben bene. Dopo qualche minuto finalmente tutto tornò al suo posto. Il colore delle guance di Giulia però tendeva verso il rosso Weasley. Senza accorgersene Severus le aveva sfiorato una gamba. E il suo cuore era andato in iperventilazione. “Severus…dormi?” sussurrò piano lei. L’uomo si mosse di poco. “Giulia…sarei troppo patetico se ti riproponessi la tua domanda?” disse d’improvviso lui. Lei sobbalzò. “N…no…” rispose. Piton annuì. “A dire la verità di ragazzi fissi non ne ho avuti molti…uscivo con chi me lo chiedeva…però se non c’era sentimento non li baciavo nemmeno…era più un favore…ti ho sempre avuto nel cuore Severus…riguardo al lato pratico…bhe…come sai…esperienze non ne ho avute…a parte i vari tentativi violenti di Josh l’anno scorso…” raccontò. Severus non disse nulla. Però le si avvicinò. E la tirò a se. Gli sembrava di essere tornato davvero un adolescente alla prima cotta. Con un ufficio e delle stanze private tutte sue però. Giulia alzò di poco la testa, in modo da arrivare alle labbra di Piton. Ed ancora un bacio. Corredato da un altro. “Riguardo…alla seconda parte del regalo…” iniziò a dire Severus. Fra una pausa bacio e l’altra. La ragazza lo guardò. “Fra due mesi forse se ne riparlerà…” sentenziò. La ragazza sorrise. “Sempre se i tuoi voti non caleranno…” aggiunse. Giulia sbuffò. “Ho anche il tuo rendimento scolastico sotto protezione! Ragazzina ingrata…” sibilò. Lei rise e lo abbracciò più forte. “Ora è davvero il momento di dormire…” concluse Piton. “L’avevo intuito…” rispose pronta la ragazza. Passò qualche minuto di silenzio. “Buonanotte Severus…ti amo…” sussurrò in fine Giulia. “Buonanotte Giulia...anche io ti amo…” rispose piano Piton. E dopo quelle ultime parol, che si addentrarono in entrambi i cuori. E nei loro sogni. Il silenzio imperversò.
La notte passò in fretta. L’alba portò con se vento, contornato da della pioggia leggera. Ovviamente non bastò per portare via i mucchi di neve caduta in abbondanza in quei giorni, ma raffreddò ancora di più l’atmosfera. Ciò si sentiva particolarmente in una parte del castello. Ed una ragazza era stata svegliata dall’alito freddo della mattina invernale. Hermione rabbrividì nel suo pigiama. Si raggomitolò in posizione fetale. Urtando qualcosa con un ginocchio. Piano il prefetto aprì gli occhi, trovandosi praticamente appiccicata a Mark. Il suo cuore ebbe un tuffo. Mentre la sua mente vagava nello smarrimento più totale. Poi come un flashback improvviso le tornò alla mente la sera. La chiacchierata in Sala Comune. La bella sensazione che aveva provato addormentandosi. Così si tranquillizzò, crogiolandosi in quel tepore. Hermione poggiò una guancia sul petto del ragazzo. Lo sentiva scendere e salire a ritmo del respiro. Il prefetto richiuse qualche minuto gli occhi. Era una situazione così strana per lei, così nuova. Se proprio le fosse venuta in mente l’idea di dormire con qualcuno, il primo pensiero sarebbe andato a Ron. A quella prospettiva Hermione arrossì. No, non era la stessa cosa! Mark non era il suo amante. Ma il suo migliore amico. Stare sotto le coperte, nello stesso letto. Assieme. Non implicava necessariamente un contatto fisico troppo spinto. Forse nemmeno se fosse stata nella stessa situazione con Ron sarebbe dovuto capitare. Però l’ansia ci sarebbe stata. Il prefetto scosse la testa. Non ci doveva pensare! Non doveva rovinare quel bel momento. Così rimase ancora un poco con gli occhi chiusi. Poi però, appena riaperti, guardò in alto. Il viso di Mark rilassato. Hermione doveva ammettere quanto Anna avesse ragione. Aveva tutte le caratteristiche di bellezza idilliaca per un vampiro. La pelle liscia, candida. Chissà se era fredda. Il prefetto allungò una mano e gli accarezzò una guancia. Il ragazzo si mosse d’improvviso., stringendola forte a se. Hermione divenne del colore di un pomodoro. Trattenendo il respiro. Per poi scoppiare in un attacco di tosse poco dopo. Mark sbadigliò. “Buongiorno Herm…” disse, aprendo gli occhi. Il prefetto sorrise non molto convinta. “Buongiorno…scusa…non volevo svegliarti…” si scusò. Il ragazzo scosse la testa divertito. L’attirò ancora a se e le scompigliò i capelli. “Ha rinfrescato stanotte eh?” osservò poi. Hermione annuì. Rabbrividendo di uno spiffero entrato nel pigiama. Mark sorrise e premuroso le sistemò la coperta sulle spalle. Poi si voltò a guardare l’ora. “Sono le undici passate…” commentò. Il prefetto lo guardò beata. “Dobbiamo alzarci?” sbadigliò. Il ragazzo rise. “Possiamo rimanere qui al calduccio…” propose. Hermione però si alzò a sedere. Mark la guardò divertito. “Il bagno prima alle signore…” esordì. Il prefetto si alzò e lo ringraziò con un inchino. Trascinandosi poi al bagno. Richiudendosi la porta alle spalle. Era esattamente uguale al bagno di una camera femminile. Mancava solo l’unica cosa che a lei avrebbe fatto comodo: un pettine. Dal riflesso dello specchio i suoi capelli sembravano più indomabili del solito. “Mark scusa, dove posso trovare un…” iniziò a dire Hermione. Aprendo il primo cassetto a lato dello specchio. “Un…?” chiese il ragazzo. Entrando in bagno. E rimanendo poi divertito dalla scena che gli si era presentata. Il prefetto era rimasto con la mano a mezz’aria. Lo sportello aperto, l’espressione basita. Con gli occhi puntati sulla scatola di Trojan che troneggiava nel ripiano. Mark scosse la testa e rise. “Quando sarai più grande Herm ti spiegherò a che servono…” soffiò maligno. La ragazza si voltò scettica. “So a che servono…non ho mica quattro anni…” sbottò. Il ragazzo sospirò commosso. “La mia piccola sta crescendo!” esclamò a mo di padre premuroso. Hermione si lasciò scappare una risata. “Però la scatola è quasi vuota…così non va bene Mark Wright!” lo rimproverò poi. Lui si chinò verso di lei. Solo allora il prefetto si accorse che Mark era a torso nudo. “Non essere gelosa piccola…ce n’è abbastanza per noi due…” esordì languido. Hermione arrossì violentemente. “E piantala!” rimbeccò. Il Serpeverde scosse la testa divertito. Poi allungò una mano e aprì l’altro cassetto accanto allo specchio. “Ecco qui signorina…” disse infine. Porgendole una spazzola. “G…grazie…” sussurrò il prefetto. Mark sorrise ed uscì dal bagno. Mentre la ragazza richiudeva imbarazzata l’altro cassetto. “Giusto a titolo informativo…i preservativi sono di Jamie…” precisò ancora dalla camera il ragazzo. Hermione iniziò a pettinarsi i capelli. “Molto esplicita come cosa…” commentò. Dopo qualche spazzolata decretò che più di così la sua chioma non sarebbe migliorata. Il prefetto si sciacquò la faccia ed uscì dal bagno. Mark le trasfigurò i vestiti. Poi prese il suo posto, portandosi dietro un asciugamano. Cinque minuti dopo lo scroscio della doccia invase anche la stanza. Il prefetto decise di rendersi utile e cercò di rifare il letto nella maniera più normale possibile. Dopotutto aiutare sua madre nelle faccende d’estate non era stato così inutile. “Oh guarda chi si vede!” esclamò una voce maschile. Hermione si voltò e si trovò davanti il ragazzo che era apparso la sera prima in Sala Comune. “Salve…” lo salutò timida. Jamie non fece troppi complimenti e si fiondò a circondare le spalle della ragazza con un braccio. “E così sei rimasta qui stanotte…” commentò, occhieggiando il letto sospettoso. Il prefetto diventò subito rosso lampadina. “Jam stai lontano da lei! Le dai il brutto esempio!” si sentì urlare dal bagno. “Mi rubi le scorte e mi fai anche la predica?!” rimbeccò pronto l’amico. Hermione divampò ancora di più. “Noi…non…io…ho…ecc…solo…dormito…” farfugliò impacciata. Jamie la guardò un po’ dubbioso. “Io e Herm non stiamo insieme…” precisò Mark. Uscendo dal bagno accompagnato da una ventata di profumo. Il prefetto si tranquillizzò un po’. “Ah no?” ripetè scettico l’amico. Mark scosse la testa e levò di peso il braccio dalle spalle di Hermione. “Ehm…Mark…io…io devo tornare…in dormitorio…se non la sveglio io Anna dorme fino a stasera…” sussurrò. Il ragazzo annuì. “Ci vediamo a cena allora…io mi sa che ora dovrò spiegare un po’ di cosette a questo orso qui…” spiegò. Il prefetto sorrise. E salutò veloce Jamie. Per poi uscire veloce dalla camera. E percorrere le scale a tempo record. Prima che qualcuno la vedesse. Si fermò solo al bivio che il territorio degli studenti con quello di Piton. Hermione era sicura che Giulia sarebbe apparsa di li a poco. Così si appoggiò alla parete. Cercando di riprendere fiato.
Proprio nel contempo, la diretta interessata apriva gli occhi. Ricordandosi perfettamente ogni singolo dettaglio della sera prima. Arrossendo a dismisura. Quando poi si voltò il cuore di Giulia ebbe un sussulto. A poca distanza c’era il viso di Severus. Gli occhi color pece puntati su di lei. “Buongiorno…” sussurrò imbarazzata. Il professore sorrise divertito. “Buongiorno piccola Giulia…” si lasciò sfuggire. La ragazza sorrise. “Sei sveglio da tanto?” gli chiese. Stringendosi a lui. Quasi come fosse un gesto normale. Le guance di Piton si colorarono. “No…giusto da qualche minuto…” rispose. Poi si passò una mano sugli occhi. Quella notte era passata anche troppo in fretta. Per la prima volta Severus si era svegliato rimpiangendo il suo compleanno. In trentanove anni aveva sempre desiderato saltare quella data maledetta. Eppure in quel momento avrebbe voluto tornare indietro. “Sai Severus…mi aspetto che da un momento all’altro la porta si apra di scatto…” disse Giulia, senza agitazione. Piton ne capì il perché. “Ed Eveline piombi sul letto fra noi…” annuì lui. La ragazza sorrise. “Che ora è?” chiese poi lei. Il professore si voltò di poco verso l’orologio da parete. “Le undici è mezza…” rispose tranquillo. “È ora di colazione…” osservò Giulia. Severus rise. “Anche pranzo direi!” la corresse. La ragazza scosse la testa divertita. “E io che avevo progettato di finire quella montagna di compiti nel cassetto stamattina…” sbuffò finto contrariato Piton. Giulia lo guardò scettica. “Avevi promesso a Eveline di stare con lei prima di pranzo…” gli ricordò. Severus sospirò rassegnato. “Hai ragione Giulia…vorrà dire che i compiti li lascerò stasera…che dici, Eve sarà già sveglia?” ipotizzò. La ragazza tornò a voltarsi verso l’orologio. “Secondo me sta aspettando impaziente che il suo papà le porti la colazione a letto…” commentò. Piton la guardò alzando un sopracciglio. “Sicura di non stare parlando di un’altra ragazza di questa famiglia?” rimbeccò. Giulia alzò gli occhi al cielo finta innocente. “Proprio non so a cosa tu ti stia riferendo…è Eveline quella che vuole le frittelle con lo sciroppo al cioccolato e un bicchiere di latte…” precisò. Severus scosse la testa divertito. Allungò una mano verso il comodino e prese la sua bacchetta. Con un semplice gesto un vassoio con dei piedini d’appoggio apparve svolazzando sopra di loro. La ragazza si mise a sedere, guidando l’oggetto fino alle sue gambe. Gli occhi le si illuminarono appena vide il contenuto. Un piatto con una colonna di succulente e profumate frittelle calde. Immerse nello sciroppo al cioccolato. Ed un bicchiere di latte con cannuccia di biscotto fuori e al cacao dentro. “G…grazie…” sussurrò Giulia meravigliata. Severus si sporse e le diede un leggero bacio sulla fronte. “Non ti ci abituare signorina…” esordì subito. Poi fece per alzarsi. Ma la ragazza lo trattenne. “Facciamo colazione assieme…” propose. Piton la guardò per qualche minuto. Gli occhioni nocciola sgranati per pregarlo. La bocca socchiusa in un sorrisetto dolce. Il professore non potè fare a meno che sospirare. E tornare sotto le coperte accanto a lei. Giulia tagliò un pezzo di frittella con le posate. Poi si voltò. “Avanti Severus…fai aaaa!” esclamò allegra. Avvicinando la forchetta. Piton la guardò scettico. La ragazza sorrise. E Severus mangiò il pezzo in un sol boccone. Giulia rise soddisfatta, per poi tornare alla colazione. Il professore se ne stava appoggiato alla testiera delle letto. Con un braccio le circondava le spalle. Mentre lei mangiava. E lo imboccava. Bevettero un sorso a testa dal bicchiere. Attraverso la cannuccia di biscotto, che venne mangiata per ultima. Giulia era davvero al culmine della felicità. Non si sarebbe mai immaginata di passare dei momenti così. O almeno non ora. E che dire dell’arcigno professore, rigido e incorruttibile. Che si era fatto fregare da delle iridi languide ed un’espressione da cerbiatta! I due rimasero sotto le coperte ancora per qualche minuto. Poi Severus occupò il bagno. “Severus…?” lo chiamò la ragazza. Appoggiata al muro. Accanto alla porta chiusa del bagno. “Si?” rispose a sua volta il professore. Lei tossicchiò. “Quando…ecco…quando uscirò dall’ufficio…stamattina…” iniziò a dire. Dal bagno si sentì un segno d’assenso. “…tornerà tutto come prima?” concluse a fatica Giulia. Infondo si era abituata troppo bene. Non ci poteva essere tutta quella confidenza fra loro. La porta si aprì. Rivelando un Severus rivestito della sua impeccabile uniforme da professore. “Purtroppo si Giulia…lo sai vero che questa è stata un’occasione rara?” le rispose. La ragazza abbassò lo sguardo ed annuì. Piton non resistette e la prese piano fra le braccia. Stringendola in un caldo abbraccio. “Non ho detto che sarà l’ultima volta…” precisò. Giulia alzò gli occhi speranzosa. “Quindi…potrò rimanere qui a dormire qualche volta?” propose. Severus sospirò. Appoggiò piano le labbra sulle fronte di lei. “Dovrei essere un adulto responsabile, ma tu sai subito come disarmarmi Giulia…” sussurrò quasi affranto. La ragazza alzò ancora il viso. Si alzò in punta di piedi e lo baciò, subito rossa in viso. L’uomo non oppose resistenza. Quando si staccarono lui sorrise. “Non ti ci abituare Giulia…” la avvisò. Lei arrossì ancora. “S…scusa…” disse imbarazzata. Severus scoppiò a ridere e le scompigliò i capelli. “Avanti, cambiati…le tue amiche ti staranno aspettando no?” osservò. La ragazza sobbalzò ed annuì. Prese il vestito e sfrecciò in bagno. Fu triste togliersi quella meravigliosa camicia da notte. Significava proprio che quella serata era finita. E chissà dove sarebbero stati fra un anno quel giorno lei e Piton. Se il destino non li avesse divisi. Subito Giulia scacciò via quei pensieri. Ripiegò le vesti da notte e tornò in camera. Piton le indicò il primo cassetto del mobile più in là del letto. Dove aveva riposto il suo pigiama. La ragazza richiuse il cassetto e sospirò. Severus l’accompagnò alla porta. “Non correggere troppi compiti, mi raccomando…” commentò divertita Giulia. “E tu non combinare troppi guai in giro per la scuola con le tue compari…” rimbeccò pronto il professore. Poi i due si guardarono. Di scatto la ragazza lo abbracciò. “Prometto di venire a trovarti stasera Severus…” promise. Piton sorrise. “Oramai ti aspetto ogni sera Giulia, è inutile che tu me lo dica…” precisò. La ragazza lo strinse ancora forte. E lui le diede un bacio sulla fronte. Poi lei uscì. Salutandolo con una mano. Gli sorrise un’ultima volta. E corse via. Severus rimase ad ascoltare il picchiettio dei passi leggeri di Giulia allontanarsi. La sua figura oramai inghiottita dal buio. E solo allora il professore si accorse del rumore della pioggia. Piton scosse la testa e richiuse la porta. Sorridendo. Come non aveva mai fatto il giorno dopo del suo compleanno.
Giulia corse per il corridoio. L’abito da sera svolazzante intorno a lei. La tracolla che le batteva su un fianco. Arrivata al bivio si stupì nel vedere una chioma famigliare. “Herm?” la chiamò. Il prefetto si voltò. Sembrava annoiato. “Giulia! Finalmente!” sbottò. L’amica sorrise imbarazzata. “Com’è andato il compleanno?” chiese poi. Giulia sorrise. “Non male…anzi…è stato stupendo…” sospirò sognante. Poi si guardò in giro. E guardò il prefetto, che arrossì. “Herm…ma tu che ci fai qui sotto?” osservò. Hermione sobbalzò. “Mentre andiamo in dormitorio ti racconto…” riuscì solo a sussurrare. E così fu. Mentre percorrevano corridoio su corridoio. Salivano scale su scale. Il prefetto le raccontò tutto. Dalla chiacchierata nella Sala Comune a dormitorio. L’amica però non la giudicò. “Tu hai mai dormito con Fred?” le chiese Hermione. Giulia arrossì. “Q…quando ero più piccola si…e prima che tu me lo chieda, Anna ha dormito con Bill fino a quando non è comparsa Fleur…” le spiegò. Il prefetto annuì. Poi la istigò a raccontare la sua serata. Giulia l’assecondò. E immerse nei racconti le due arrivarono finalmente in dormitorio. Salirono le scale. Quando la ragazza aprì la porta la camera era ancora immersa nel buio. Hermione scosse la testa e andò dritta alla finestra. Fuori pioveva. Quindi nemmeno un raggio di sole poteva passare attraverso il vetro. Così con un colpo di bacchetta accese la luce. Anna si rigirò nel letto. Mentre Draco grugnì. “Ecco un tipico Serpeverde in letargo…” osservò divertita Giulia. Il biondo aprì un occhio d’improvviso. Facendo sobbalzare Hermione. La castana invece si coprì la testa con la coperta. Il prefetto scosse la testa esasperata. “È ora di pranzo! Svegliatevi, coppia di lumache in periodo degli accoppiamenti!” li richiamò ancora. Giulia scoppiò a ridere. “Granger piantala o ti uccido…” soffiò infastidito Draco. Anna gli diede un calcio e lo spinse giù dal letto. “Non…dire…certe cose…alle mie amiche…” biascicò ancora mezza addormentata. Giulia aiutò il biondo a rialzarsi. Poi quest’ultimo occupò il bagno. Intanto la castana si mise a sedere sbadigliando. Guardò le altre due. Poi sobbalzò vedendo Hermione. “E tu dove sei stata?!” esclamò. Quasi facendo venire un colpo alla poverina. “I…io…sono rimasta da Mark…” disse veloce quest’ultima. Anna strabuzzò gli occhi. Ma il prefetto la bloccò prima che potesse commentare. “Abbiamo solo dormito…da buoni amici…e comunque avevi ragione, la Sala Comune Serpeverde è proprio carina…” esordì subito per sedarla. La castana si voltò verso Giulia. “Sbaglio o questo è un sogno?” commentò. L’amica rise e scosse la testa. “E a te com’è andata con il pipistrellone?” le chiese improvvisamente sveglia. La ragazza sorrise. Poi le fece il riassunto breve e conciso della serata. Anna si alzò quasi trotterellante dal letto. Si stiracchiò. Dirigendosi subito a grandi falcate verso il bagno. Per poi aprire la porta senza nemmeno bussare e buttare fuori il povero Draco mezzo svestito. “Che modi! Guarda che hai lasciato la femminilità di qua Haliwell!” la avvertì scorbutico. La castana ringhiò. Hermione scosse la testa affranta, coprendosi gli occhi con una mano. “Malfoy…per carità di Merlino, copriti…” sospirò. Giulia era andata al suo letto per prendere dei vestiti normali con cui cambiarsi. Draco sbuffò e sedette di peso su un letto a caso. Allacciandosi la camicia e sistemandosi i pantaloni. “Ehm…Draco scusa…potresti alzarti dai miei vestiti?” lo pregò Giulia. Il biondo si voltò e notò di essersi davvero seduto sul letto sbagliato. E appunto sui vestiti della ragazza. Così si alzò. “Prego madmoiselle…” esordì galante. Lei scosse la testa divertita. “Malfoy…passa di qua a portarmi la mia femminilità così approfitti e ti riprendi le palle magari…” ghignò ancora dal bagno Anna. Il biondo si avviò deciso e fece irruzione nella stanza. Il prefetto sospirò esasperato. “Ecco perché non voglio trovarlo qui la mattina…Anna è più agitata del solito!” sbuffò. “Hey voi due! Potreste muovervi a picchiarvi che mi serve il bagno?” propose Giulia. La coppietta uscì subito. Cedendo il posto alla ragazza. Quando anche lei fu pronta i quattro uscirono dal dormitorio. Hermione, Anna e Draco non vedevano l’ora di buttarsi su un’abbondante colazione. Mentre Giulia faceva da spettatore. Però non fu così facile. Infatti, appena arrivati in Sala Comune, incontrarono un duo. Che non sembrò felice di vedere l’unico componente maschile. Harry si piantò davanti al quartetto. “Buongiorno Harry, possiamo passare?” salutò cordialmente Hermione. Accompagnata dal sonoro rimbombo del suo stomaco. Il ragazzo non rispose al saluto. Gli occhi fissi su Draco. “Che diavolo ci fai qui?” soffiò. Il biondo gli rivolse uno sguardo piuttosto annoiato. “Qui? Nulla…infatti ora vorrei andare in Sala Grande a fare colazione…” rispose pacato. Harry avanzò e lo squadrò ancora. “Fai poco lo spiritoso con me Malfoy!” rimbeccò irritato. Draco sorrise sprezzante e scosse la testa. “Avanti Potter, lasciaci andare a colazione…” ripetè stufo. Il ragazzo si voltò quasi allibito verso Hermione. “Hermione sbaglio o tu sei un prefetto?” precisò. La ragazza annuì. “E allora che ci fa lui nel nostro territorio?!” sbottò ancora iracondo Harry. Hermione spalancò la bocca indignata. “Draco è nel nostro territorio, perché l’ho invitato io!” intervenne Anna. Pronunciando quelle tre parole con riluttanza. Il ragazzo grugnì. “E tu lo lasci girovagare così?!” sbottò ancora. In direzione di Hermione. Questa roteò gli occhi al cielo esasperata. “Santo cielo Harry, non è un animale selvatico!” rimbeccò. Aveva quasi finito la sua dose mattutina di pazienza. Il ragazzo la guardò sbigottito. “È un Serpeverde!” seppe solo dire. Anna ghignò. “In primis è il mio ragazzo…” soffiò. Harry la fulminò con lo sguardo. “Non mi interessa con chi vai a letto Anna…la mia unica premura è solo che tu lo faccia fuori da qui…” sbottò furioso. La castana ridusse gli occhi a due fessure. Draco si fiondò subito sul ragazzo, arpionandolo stretto per il colletto. “Non osare mai più dirle cose simili…altrimenti…” lo minacciò. Harry sorrise ironico. “Altrimenti che fai? Vieni a prendermi con i tuoi amici Mangiamorte?” lo istigò. Il biondo strinse in pugno la mano che aveva libera. “Harry…Draco…calma! Per favore non è nemmeno passata l’ora di pranzo!” cercò di sedarli Hermione. Il biondo lasciò andare l’altro e si allontanò. “Hermione, da che parte stai?” disse ancora nervoso Harry. Il prefetto gli rifilò un’occhiata ovvia. “Già Hermione…da che parte stai?” intervenne Ron. L’intero gruppetto si voltò. Prima non l’avevano nemmeno notato. Il prefetto lo guardò dubbiosa. “Ti sei alleata al nemico per caso?” commentò ancora il rosso. Hermione sorrise divertita. “Nemico? Ron di che stai parlando?” chiese incredula. Il rosso si avvicinò. “Parlo del fatto che ieri sera ti ho vista in bella compagnia…” rispose. Una punta di ironia velenosa nella voce. La ragazza trasalì. “Eri con quel bellimbusto Serpeverde dico bene? Quel...Mark…” continuò a dire Ron. Pronunciando il nome con assoluto disprezzo. Hermione fece un lungo respiro. “Si Ron…ieri sera ero con Mark…” non negò. Il rosso per poco ebbe un infarto. “È inutile che impallidisci, sai benissimo che Mark è oramai un caro amico…perciò è inevitabile che qualche volta ci vediamo…” sbuffò ancora il prefetto. “Certo…ed è anche inevitabile che in queste visite ci sia la clausola che lui ti porti nei sotterranei? E che magari tu entri nella loro Sala Comune?” rimbeccò quasi isterico Ron. Hermione inchiodò i piedi al suolo e incrociò le braccia. “Si, siamo andati nei sotterranei! Ed ancora si, sono entrata nella Sala Comune dei Serpeverde!” confermò. Senza un minimo di vergogna. “E di grazia…ciò implicava il fatto che tu rimanessi a dormire la? Perché dubito che Pansy o qualsiasi altra ragazza delle loro ti abbia ospitato…oppure ti diverti a girare con gli stessi vestiti per due giorni di fila?” sparò svelto il rosso. Il prefetto si irrigidì. Era vero: in mezzo al trambusto in camera di poco prima si era dimenticata di cambiarsi! Eppure come aveva fatto lui a sapere tutto quello che era successo con Mark la sera prima? “Ronald Weasley, mi hai spiata!” esclamò indignata. Ron annuì soddisfatto. E all’improvviso Hermione se ne ricordò. La sagoma accanto alla torcia, quella che si era volatilizzata subito! “Io…io…si! Sono rimasta a dormire con Mark ok?!” trillò infuriata il prefetto. Il rosso rimase a bocca aperta. “Con…?” boccheggiò. Hermione arrossì fino alle punte dei capelli. Giulia scosse la testa. La cosa stava degenerando. Ci voleva un aiuto. “Ron…calmati…” cercò di dire. Ma il rosso la fulminò con lo sguardo. “Scusa, tu?” lo richiamò Anna. Lui si voltò. “Giusto a titolo informativo…che potere hai sulla vita di Herm? No perché mi sono persa un pezzo allora…da quando lei ti ha dato il permesso di controllare ogni suo movimento?” osservò. Una specie di scossa emotiva fece risvegliare Hermione. “Giusto…grazie Anna! Di grazia, da quando dovrei informarti di ogni passo che faccio?” commentò. Ron sobbalzò. “Non…non intendevo questo…” disse piano. Il prefetto lo guardò scettico. “Se tu fossi venuto anche solo per un attimo da me a chiedere spiegazioni…e dico da me, non dalle mie amiche, riguardo a Mark, forse ora non ti ritroveresti a dire certe sciocchezze Ron…” lo rimproverò. Il rosso strabuzzò gli occhi. “Sciocchezze?! Ti sembra una sciocchezza dormire con un altro ragazzo quando…” iniziò a dire. Ma poi si fermò. “Quando…cosa? Avanti Ron, termina la frase!” lo punzecchiò Hermione. Giulia scambiò uno sguardo preoccupato con Anna. Che si passò due dita sulla gola. Come segno significativo per descrivere la situazione in cui si era cacciato Ron. Passarono dei minuti. Eppure il rosso non proferì parola. “Quando…sei mia amica? È così che volevi finire la frase? No perché io di altre alternative non ne vedo!” lo precedette ancora il prefetto. Si sentiva che la voce le stava vacillando. E gli occhi le stavano diventando lucidi. Si sentiva immensamente stupida. Ma non per aver dormito da Mark, al contrario per aver creduto che un semplice abbraccio avrebbe risolto tutto. “Mione senti…” cercò di dire Ron. Il prefetto lo zittì puntandogli l’indice contro. “È troppo tardi per tirare fuori quel soprannome Ron! Io non sono la riserva che aspetta paziente! Mi sono stufata di accontentarmi…” rimbeccò. Giulia sospirò. Sapeva che prima o poi Hermione sarebbe scoppiata. Ed aveva pure ragione! “Mione ascoltami…te l’ho detto che…” cercò ancora di recuperare il rosso. Il prefetto scosse la testa. Il viso rivolto verso il pavimento. E gli occhi chiusi. Per mantenere fermezza. “Che cosa? Che mollerai Lavanda? Che usciremo ancora assieme? Non l’hai detto…però pensavo fosse implicito…e ci credevo…invece ora ho la conferma che mi stavo sbagliando per la millesima volta…” sussurrò. E si voltò verso le amiche. Che capirono al volo. Anna e Giulia la raggiunsero subito. Poi uscirono dalla Sala Comune, con Draco al seguito. Che aveva mostrato un bel dito medio a Harry, nel frattempo. I quattro arrivarono finalmente in Sala Grande. Il biondo salutò Anna e andò al tavolo Serpeverde. Per sedersi subito accanto a Mark e raccontagli un’anteprima di cosa gli avrebbe raccontato Hermione stessa. Le ragazze discussero del litigio incrociato in Sala Comune per tutto il giorno. La sera Mark si precipitò dal prefetto per sapere. Per starle vicino. Perché anche se era vero che non si conoscevano da molto, lui le si era affezionato ed ed il sentimento che credeva essere amore si era trasformato in qualcosa più fraterno. Perciò non la voleva lasciare da sola. A soffrire per quell’idiota di un bradipo poi! Le amiche rimasero ad aspettarla in dormitorio. Infine rimasero sveglie fino a tardi fra dolci e partite a carte. Il giorno dopo lo impiegarono a fare i compiti. Hermione sembrava abbastanza tranquilla. Si sentiva davvero svuotata. Voleva avere delle scuse. O un gesto concreto da parte di Ron. Finchè una di queste due cose non fosse arrivata lei non avrebbe mosso nemmeno dito verso di lu!. Anche se. Era difficile cercare di evitare incroci di sguardi. Per fortuna la settimana passò veloce. E lei e Giulia avevano ben altro a cui pensare. Infatti venerdì sarebbe stato il diciassettesimo compleanno di Anna. Insieme a Mary Kate avevano organizzato qualcosa di speciale. A sorpresa ovviamente. E anche in grande. Quindi c’erano molte cose da fare. Avevano assoldato Draco per tenere occupata l’amata mentre loro sbrigavano gli ultimi preparativi. Così, più veloce di quanto si aspettassero, arrivò il tanto atteso venerdì sedici gennaio. Di certo Anna non cambiava le sue abitudini solo perché era il suo compleanno. Quindi si svegliò per ultima. Aggiungendo solo il doppio dell’energia che di solito era presente. Le amiche le fecero gli auguri, anticipando che i regali li avrebbe avuti la sera. Al tavolo Grifondoro invece sembrò che tutti se ne fossero dimenticati. Anna non sospettò minimamente che fossero tutti d’accordo. A parte Ron. Che non osava avvicinarsi a nessuna di loro tre da quanto si sentiva in colpa dopo la scenata. Ed Harry, che era deciso a non rivolgerle nemmeno la parola. La giornata sembrò quasi andare al rallentatore per la festeggiata. Che era già abbastanza offesa del fatto che nessuno della sua Casa si fosse ricordato di che giorno fosse. Da casa erano arrivati i soliti biglietti di auguri a pranzo. Da sua madre e suo padre. Suo fratello. Anna decise di non rispondere a nessuno. Sapevano com’era fatta. Quindi lasciò scivolare anche il pomeriggio in tranquillità. Dopo cena Hermione e Giulia le proposero un giro per il castello. Però i corridoi erano praticamente deserti. Così il trio non si trattenne molto e si diresse presto verso la Sala Comune. “Che perdita di tempo…” sbuffò la festeggiata. Trascinando gli anfibi lungo il pavimento dell’ultima rampa di scale che le separava dalla meta. Giulia scosse la testa e le trotterellò davanti. “Su Anna! Hai diciassette anni! Sei maggiorenne!” tentò di tirarle su il morale. Ma la castana alzò solo le spalle. “Che gusto c’è se nessuno si ricorda del tuo compleanno?” sbuffò. Hermione tossicchiò. Indicando lei e Giulia. “È ovvio che voi ve lo siete ricordato…siete le mie migliori amiche…” rimbeccò acida. “Senza contare che è da più di un mese che ci stressi con la faccenda della maggiore età…” commentò divertita Giulia. Anna le fece la linguaccia. E lei saltellò i gradini rimanenti. Per poi correre all’entrata della Sala Comune. Lo spettacolo stava per avere inizio! “Sbaglio o oggi Giulia è più trotterellante del solito?” osservò la castana. Hermione la spinse per i gradini fino alla Signora Grassa. “Piano Herm! Lo so che hai fretta di tornare al caldo però non è che mi devi far fare scii in corridoio!” sbottò Anna irritata. Il prefetto sorrise e la fece entrare per prima. La Sala Comune si presentò a loro completamente buia. “Perfetto…pure il camino oggi si è spento prima…” sbuffò ancora la castana. “Vuoi smetterla di lamentarti una buona volta?!” la rimproverò Hermione. “Appunto! Se stessi zitta ti accorgeresti di una cosa…” continuò Giulia. Anna le guardò scettica. “E di cosa?” rispose poco convinta. Subito un fuoco d’artificio esplose proprio in mezzo alla Sala Comune. Le varie scintille si posizionarono sul soffitto formando piccole lucciole sospese e luminose. Ed un grido si levò da tutte le voci li presenti. “Sorpresa!” esclamarono in coro. La castana rimase a bocca aperta. Notò che le poltrone erano state messe contro i muri. La fiamma del camino era più bassa. Per lasciare spazio alle lucette sul soffitto. E davanti a lei. Una folla di persone se ne stava ferma sorridendo. Anna si voltò verso le sue amiche. “Voi…vi eravate messe d’accordo!” boccheggiò. Hermione e Giulia annuirono compiaciute. Poi una terza figura si unì a loro. Mary Kate si era appena avvicinata e sorrideva sorniona. La castana scosse la testa divertita e le si buttò letteralmente addosso. “Hai capito la mia infida sorellina!” commentò divertita Anna. La baby Haliwell cercò di liberarsi dalla presa. “Sono i tuoi diciassette anni, una festa era il minimo…” si giustificò. La castana la lasciò andare. Poi analizzò tutte le persone che erano presenti. Tutti quelli del loro anno di Grifondoro. Qualche imbucato più piccolo. E anche del settimo anno. “Non è finita…” sorrise entusiasta Giulia. Anna la guardò dubbiosa. “Devo avere paura?” commentò. L’amica le diede una leggera gomitata. “Siccome è un compleanno importante abbiamo pensato di invitare qualcuno che siamo sicure ti avrebbe fatto piacere vedere…” spiegò Hermione. La castana spalancò gli occhi. “Manson! Non ci credo! L’avete invitato! E dov’è?” si esaltò subito. Il prefetto la tenne ferma. “Ora non esageriamo…” precisò. Anna si calmò, subito po’ delusa. “Che bell’accoglienza…e io che credevo di mancarti…” commentò una voce. La castana scrutò in mezzo alla folla. Fino a quando lo vide. Un uomo alto. Dal fisico magro e i capelli rossi legati in una coda. Che si fece spazio fra i ragazzini. Ginny sorrise. Mentre gli occhi di Anna brillavano di stupore e di felicità. “Bill!” esclamò. Per poi buttarsi fra le sue braccia. Giulia ed Hermione si scambiarono uno sguardo compiaciute. Però non era ancora tutto. Il prefetto tossì per attirare l’attenzione. Giulia invece sottrasse la castana a Bill e la condusse al centro della stanza. Dietro di lei si radunò il resto degli studenti. Solo allora Anna notò che era stato messo su un piccolo palco da un lato. Al posto della solita consolle usata negli anni precedenti da Fred e George nelle loro feste improvvisate. Giulia fece un gesto a Ginny. Poi prese a braccetto Hermione e la fece salire sul palco. Il prefetto era rossa in viso. La festeggiata le guardava alquanto perplessa. E curiosa. Ginny abbassò le luci con un colpo di bacchetta. Mentre Mary Kate trasfigurò i vestiti delle due sul palco. Facendoli diventare dei completini stile anni sessanta. Il primo, di Hermione, era azzurro con delle spalline di piume. Il secondo, di Giulia, era viola e con delle pailette qua e la. Ed anche lei con le spalline piumate. Il prefetto si voltò per cercare conforto nell’amica vicino a lei. Che però le passò un microfono. Ai piedi avevano pesanti zatteroni brillantinati. Giulia colpì piano il pavimento con tre colpi di tacco. Mentre del fumo dietro di loro creava lo scenario. “Super Trouper beams are gonna blind me, but I won't feel blue like I always do! 'Cause somewhere in the crowd there's you!” iniziarono a cantare insieme. Mettendosi in posizione con gli indici alzati verso il soffitto. Dopo un secondo la musica partì. Anna le guardava incredula. “I was sick and tired of everything when I called you last night from Glasgow! All I do is eat and sleep and sing wishing every show was the last show!” continuò Giulia. “Wishing every show was the last show!” fece coro Hermione. Iniziando a muoversi facendo passi ondeggianti a destra e a sinistra. Ritmando con le mani. “So imagine I was glad to hear you're coming…” seguì la prima. “So imagine I was glad to hear you're coming!” ripetè la seconda. “Suddenly I feel all right!” aggiunse Giulia. “And suddenly it's gonna be!” completò Hermione. Avvicinandosi e mettendosi schiena contro schiena. “And it's gonna be so different when I'm on the stage tonight!” esordirono assieme. Mentre le luci suffuse si trasformarono in luci intermittenti. Anna le guardava divertita. Commossa. Ammirata. “Tonight the Super Trouper lights are gonna find me, shining like the sun! Smiling, having fun! Feeling like a number one!” intonarono ancora le due. Sorridendosi a vicenda. Fra la folla anche due non proprio invitati stavano assistendo alla scena. Ron non credeva che Hermione sapesse cantare così. “Tonight the Super Trouper beams are gonna blind me but I won't feel blue, like I always do! 'Cause somewhere in the crowd there's you!” esclamarono in coro. Marciando sul posto. Poi le due si avvicinarono al bordo del palco. “Avanti Anna! Vieni!” la chiamò Giulia. La castana sobbalzò e scosse la testa. Mary Kate si fiondò da lei e la spinse dalle amiche. Che la tirarono su sul palco. Ginny contribuì a trasfigurare i vestiti anche a lei. Che d’improvviso si trovò in un completo dalle maniche larghe e a strati. Dalle spalle scoperte e la scollatura ad intreccio. “Avanti Anna!” la istigò Giulia. La castana arrossì. “Facing twenty thousand of your friends how can anyone be so lonely! Part of a success that never ends still I'm thinking about you only! iniziò a cantare. Le amiche la affiancarono. Still I'm thinking about you only!” fecero coro. “There are moments when I think I'm going crazy!” continuò la castana. “Think I'm going crazy!” dissero quasi con lei Giulia ed Hermione. “But it's gonna be al right…” precisò Anna. “You'll soon be changing everything!” aggiunsero le altre due. Poi il trio si guardò. “Everything will be so different when I'm on the stage tonight!” esclamarono assieme. Sotto di loro gli altri studenti applaudivano contenti dello spettacolo. Bill sorrideva divertito. Ed accanto a lui un uomo era apparso. Muovendo la tenta a ritmo facendo ciondolare la lunga barba grigia. Senza contare Ginny e Mary Kate. Che facevano foto e saltellavano esagitate stile groupie. “Tonight the Super Trouper lights are gonna find me, shining like the sun! Smiling, having fun! Feeling like a number one!” continuarono all’unisono. Mentre Giulia ed Hermione avevano preso a girare intorno ad Anna. Bill scosse la testa divertito. Il prefetto non andava molto d’accordo con le zeppe. “Tonight the Super Trouper beams are gonna blind me but I won't feel blue, like I always do! 'Cause somewhere in the crowd there's you!” esordirono ancora le tre. Qualcuno da sotto al palco applaudiva. Qualcuno cantava. Altri seguivano il ritmo. E c’era pure qualcuno a bocca aperta. “So I'll be there when you arrive the sight of you will prove to me I'm still alive!” proseguì da sola Anna. Hermione le passò davanti ma si sbilanciò troppo. La castana la prese in tempo fra le braccia. And when you take me in your arms and hold me tight I know it's gonna mean so much tonight!” sorrise il prefetto all’amica. Per poi tirarsi su. “Tonight the Super Trouper lights are gonna find me, shining like the sun! Smiling, having fun! Feeling like a number one!” intonò il trio. Poi i tre Uragani si guardarono. Sorridendo misero tutte le mano sinistro al centro. “Tonight the Super Trouper beams are gonna blind me but I won't feel blue, like I always do! 'Cause somewhere in the crowd there's you!” conclusero. Per poi alzare le mani al cielo. Accompagnate da un’esplosione di applausi. “Anna Alvis Haliwell ha ufficialmente diciassette anni!” gridò Giulia. Sollevando altre grida di incitamento. La festeggiata mise un braccio attorno alle spalle delle due amiche. Ed insieme saltarono giù dal palco. Appena la canzone era finita i loro vestiti erano tornati normali. “Davvero brave!” le lodò Bill. Anna sorrise soddisfatta. Poi guardò stupita Silente, che se ne stava in piedi vicino al rosso da tutta l’esibizione. “Concordo in pieno!” esclamò divertito. Il trio fece un piccolo inchino. “Prende qualcosa da bere preside?” gli chiese Giulia cortese. Silente scosse la testa rammaricato. “Purtroppo mi sono trattenuto fin troppo…voi continuate pure la festa ragazze…divertitevi!” si scusò. Hermione sorrise. “Il prossimo compleanno quand’è?” chiese poi il vecchietto. Anna ciondolò indicando Giulia. “A marzo!” rispose. La ragazza arrossì. Albus annuì soddisfatto e le salutò ancora una volta. Poi si diresse all’uscita. “Voi siete matte…è una festa stupenda! E avete pure avuto il permesso da Silente!” esclamò Anna. Abbracciando le amiche. Intanto Bill aveva raggiunto qualcuno di molto famigliare. “Fratellino! Harry!” lo chiamò. I due si voltarono. Il primo era piuttosto imbarazzato. Si stava proprio pentendo della litigata con Hermione. Mentre il secondo non vedeva l’ora di tornare in dormitorio. L’unica cosa che lo tratteneva era la splendida figura di Ginny. Che andava da una parte all’altra della stanza. “Avanti, buttatevi nella mischia!” gli suggerì Bill affiancandosi. Il palco era diventato la solita postazione da dj e Seamus stava dando il meglio di se. Li sotto si era già riunita una folla di gente danzante. “Io…penso che tornerò in dormitorio…ecco…Lavanda non sta bene e non è giusto che io rimanga qui a divertirmi…” rispose Ron. In realtà era tutta una scusa. Lavanda era a letto con la febbre. Ed era vero. Però a lui non importava. Sarebbe voluto rimanere. E ballare con Hermione. Ma sapeva che se si fosse avvicinato lo avrebbe cruciato come minimo. Bill lo guardò a bocca aperta. “Stai ancora con Lavanda?! E quando pensi di rispettare i patti con Hermione scusa?” lo rimproverò. Ron cercò di evitare il suo sguardo. Ma il fratello gli diede una spinta. In modo che piazzasse i suoi occhi sulla pista da ballo. Hermione, Anna e Giulia stavano ballando. “Intendi fartela scappare anche quest’anno?” sbottò Bill. Dando al rosso una leggera sberla in testa. “La fai facile tu…” sbuffò quest’ultimo. Massaggiandosi il punto colpito. Il fratello lo squadrò. “Avete litigato di nuovo, ed immagino che sia per colpa tua…” intuì. Ron sobbalzò. “Hey Bill...tu conosci bene Anna, giusto?” gli chiese all’improvviso Harry. Bill annuì. “Credi che per amore di Malfoy lei possa…ecco…si…diventare una Mangiamorte?” esordì. Ron lo guardò allibito. Bill invece scosse la testa sicuro. “Non lo farebbe…ascolta Harry, da quanto ho capito stai dando molto filo da torcere a lei e Draco…te lo chiedo come suo amico, smettila di farti accecare dalle tue paranoie e vivi la tua vita finché puoi…quando la guerra inizierà non credo che ci saranno più occasioni come queste…” spiegò. Facendo un cenno verso la pista da ballo. Harry ammutolì. E si andò a sedere su una poltrona più in la. “Tu te ne vai davvero?” chiese poco convinto Bill al fratello. Ron si guardò in giro un po’ imbarazzato. Sarebbe stato quello che avrebbe dovuto fare. Però. I suoi piedi non volevano muoversi. Intanto il trio ballava e si scatenava in pista. Così fu fino a mezzanotte. Ora massima per la fine della festa imposta da Silente. Tutti i partecipanti fecero ancora gli auguri ad Anna. Poi si sparpagliarono nel dormitorio. Lo stesso fecero Ginny e Mary Kate. Dopo aver ripulito e aver rimesso apposto le poltrone. Hermione e Giulia tornarono in camera. Per permettere a Bill e la festeggiata di rimanere soli. La castana si buttò subito sulla solita poltrona. “Giulia ed Herm sono state fantastiche! Giuro che domani compro un sacchetto di dolci a testa!” esclamò grata. Il rosso sorrise e si sedette nella poltrona di fronte a lei. “Da quanto mi hai detto te la stai spassando quest’anno eh? Con i voti che prendi riesci a sedare i tuoi alla grande…” osservò poi. Anna ghignò fiera. “Modestamente…mi sto impegnando un sacco! Anche se Herm mi da una mano…però non copio mai i suoi compiti! Bhe…quasi mai!” raccontò. “Anche Draco e il nuovo amico di Hermione ti aiutano giusto?” precisò Bill. La castana annuì. “A parte le litigate con quel paranoico di Harry direi che sta andando benissimo!” esordì infine. Il rosso sorrise. “Dunque niente novità?” le chiese. Anna scosse la testa. “E allora cos’è quella pietra che ti pesa sull’anulare?” osservò quasi offeso Bill. La castana arrossì. “Ah…questo…ecco…volevo…volevo aspettare di vederti per dirtelo…” spiegò imbarazzata. Il rosso si chinò verso di lei. Appoggiando i gomiti alle ginocchia. In attesa. “Ecco…io…sono…fidanzata…” disse Anna spiccia. Bill per poco cadde dalla poltrona. “Draco mi ha chiesto di sposarlo appena finita la scuola e questo è l’anello di fidanzamento…” specificò la castana. Il rosso rimase a bocca aperta. Poi si alzò di scatto. Anna lo guardò preoccupata. “Così non va bene!” esclamò Bill. La castana lo guardò dubbiosa. “Se ti fa certe proposte allora vuol dire che sei cresciuta davvero…non sono pronto ad una notizia così…” spiegò il rosso. Passandosi una mano sugli occhi drammatico. Anna si alzò e lo abbracciò, ridendo. “Anche tu ti sposi…con Fleur! Che dovrei dire io?” commentò divertita. Bill ricambiò l’abbraccio e appoggiò il mento sulla sua testa. “Non mi importa se ti sposerai…se avrai dei figli…Anna tu per me sarai sempre la bambina che sedeva sul divano di casa mia…vestita da perfetta gothic lolita…sarai sempre la mia sorellina formato bambola…” sussurrò. La castana arrossì e sorrise. “Manca ancora più di un anno…non affrettiamo le cose…” osservò. Anche se in effetti era lei stessa che voleva far scorrere veloce il tempo. Bill la abbracciò più forte. I due rimasero così ancora per qualche minuto. Poi tornarono sulle rispettive poltrone. “Fratellone…tu com’eri quando eri giovane?” gli chiese la castana innocente. Il rosso la guardò male. “Ora non esageriamo…ho ventisette anni, non novanta!” sbottò. Anna sorrise. “Allora, com’eri quando avevi la mia età?” ripetè. Bill alzò le spalle. “Come adesso…solo molto più gasato e impulsivo…” rispose. La castana scosse la testa. “Intendevo…con le ragazze…” precisò. Il rosso la guardò dubbioso. “Insomma…eri un tipo da relazioni lunghe o una notte e basta?” aggiunse ancora Anna. Bill rise. “Andavo a periodi…in effetti c’è stata qualche ragazza con cui sono stato per un bel po’ di tempo…” ricordò. La castana sorrise. “Quanto?” chiese. Il rosso si passò una mano sul mento. “Un anno e mezzo mi pare…perché?” osservò. Anna sprofondò nella poltrona. “Ecco…hai il tipico aspetto da playboy…” ghignò. Bill si alzò e si avventò su di lei. Facendole il solletico. “Sei più impertinente del solito ragazza mia!” commentò. Mentre la castana rideva. Quando iniziò a supplicare il rosso la lasciò andare. “Se stai pensando a ciò che ho intuito vacci piano Anna…e se proprio lo devi fare, abbi testa…” le consigliò. Anna arrossì a dismisura. “G…grazie…” sussurrò. I due rimasero a ricordare i vecchi tempi e a scambiarsi novità per altri dieci minuti. Poi il rosso dovette andare. Doveva recarsi fino ai confini di Hogwarts per smaterializzarsi e tornare a casa. Così si salutarono. Ed Anna tornò dalle sue amiche. Appena aprì la porta però qualcosa le svolazzò accanto. “Eccoti finalmente! Stavamo per addormentarci…” sbottò Hermione. La castana sorrise. E afferrò al volo il pacco. “Che cos’è?” chiese stupita. “Un regalo da qualche tuo parente forse…è da mezzora che svolazza allegramente sulle nostre teste…” rispose Giulia divertita. Anna si buttò sul suo letto e ispezionò l’oggetto. Era incartato con carta nera. E il fiocco era stato legato in modo da formare due alette da pipistrello. “C’è solo una persona che sa fare queste cose…” sorrise. Poi si avventò sul povero pacco strappandogli la carta. Le amiche si avvicinarono curiose. Quando anche il contenitore di cartone fu aperto la festeggiata rimase a bocca aperta. Tirò fuori il contenuto del pacchetto. Gli occhi le brillavano d’eccitazione. “C’è un biglietto!” notò Hermione. Anna lo prese. “Cara Alvis, spero che il regalo ti sia arrivato in orario. Da quello che mi ha raccontato tua madre quest’anno te la stai cavando proprio bene a scuola, così ho deciso che ti meritavi un regalo di compleanno che fosse degno di tale nome (e poi è un compleanno già molto speciale!). Perciò ho pensato che consultare il caro Conte Dracula sarebbe stato di aiuto. Così la tua nonnina Arty è partita per la Transilvania e ne è tornata piena di belle cosucce. Ho promesso al caro Vlad che una volta andremo a trovarlo assieme. Dice che “buon sangue non mente!” e quindi che anche tu sarai una cara fanciulla. Ma basta tergiversare! Ancora infiniti auguri bimba mia. Spero che ci potremmo sentire o vedere presto. Artemisia Anko Wytter.” lesse d’un fiato. Hermione strabuzzò gli occhi. “Tua nonna conosce il conte Dracula? Ma non era morto?” esclamò incredula. Anna ghignò. “Sono amici di vecchia data…e comunque Dracula non è morto! L’ha solo fatto credere per evitare di avere altre rogne con la gente…non è un tipo molto paziente…” raccontò. Giulia scosse la testa divertita. “Allora, che cos’è?” disse poi. La castana estrasse tutto quello che conteneva il pacco. Che a quanto pareva era bello capiente. Prese ogni capo con assoluta cura. Poggiandolo intorno a se sul letto. Il primo era un corpetto con un’arricciatura sul seno e un bustino di cinghie regolabili. Il secondo era una gonna a balze con più strati di tulle. Il terzo era collarino in pizzo con una piccola croce nel mezzo. Il quarto un ditale. E il quinto un corpetto con maniche lunghe e larghe infondo. Anna rimase senza fiato. “Se non fanno santa nonna Artemisia giuro che mi ribello!” esordì. Giulia sorrise. “Sbaglio o non è arrivato nulla dalla nonna materna?” osservò Hermione. La castana rimise apposto i vestiti nel pacco. Per poi alzarsi e poggiarlo nel baule. “Non ci conto nemmeno…conoscendo nonna Celine se ne sarà dimenticata…per lei conta solo Christian…” osservò. Giulia ed Hermione si guardarono rassegnate. Era vero. Anna e Mary Kate erano le preferite di nonna Artemisia, la nonna paterna. Lei discendeva da un’importante famiglia purosangue, da generazioni Serpeverde. Fino all’arrivo di Andrew, padre di Anna. Nato dall’unione di Artemisia con un babbano. Quando nonna Artemisia aveva saputo che Anna si era messa con Draco, aveva quasi organizzato una festa nazionale. La storia si invertiva invece nel caso di nonna Celine, nonna materna. Fiera purosangue da generazioni Grifondoro. L’idea di avere un cognato quasi Serpeverde e una nipote in carica per diventare la nuova signora Malfoy non la faceva di certo felice. Quindi riponeva tutte le aspettative sull’unico figlio maschio di casa Haliwell. “Oh, era il compleanno di Anna lo scorso mese? Che sbadata, me ne sono dimenticata! Bhe di certo sto meglio quando non vedo quella ragazzina cadaverica in giro per casa…” le fece l’imitazione la castana. Hermione scosse la testa. Ma Giulia le diede una gomitata. “Tocca a noi!” le sussurrò. Ma il prefetto guardò scettica il pacchetto appena riposto nel baule. “Non sarà nulla in confronto…” rimbeccò sottovoce. L’amica però la spinse. “Anna…c’è un regalo che ancora non hai scartato…” esordì. La castana si voltò dubbiosa. Poi le guardò e capì. “Ma…ragazze! Siete davvero pazze! Già la festa era un bel regalo!” sbottò. Hermione la guardò divertita. “Non fare la finta tonta…sappiamo che lo stavi aspettando da tutto il giorno…” ghignò. Anna sbuffò. Però era già trepidante. Giulia andò al suo letto e prese un pacchetto da sotto al letto. “Ecco qua…io e Herm speriamo che ti piaccia…” sorrise. Porgendoglielo. La castana lo accettò. E subito lo scartò con più enfasi di quello di prima. Quando ne vide il contenuto rimase senza parole. Incartato ben bene c’era un corpetto nero. Con delle spalline fini in raso. E sul davanti un’abile incrociatura di altri nastri. Sopra a questo c’era anche un copri spalle in pizzo. “Così potrai mostrare il nuovo tatuaggio…” sorrise Giulia. Anna sobbalzò. Non ne aveva ancora parlato a loro di cosa consisteva la visita dell’indomani ad Hogsmeade. “Inutile che fai quella faccia, abbiamo visto il biglietto di prenotazione…faceva da segnalibro al libro di Pozioni…che mi hai prestato l’altro giorno…” spiegò Hermione. La castana arrossì imbarazzata. “Quindi domani verremo a tenerti la mano?” commentò Giulia. “Te lo scordi…mi fanno impressione i tatuaggi!” sbottò il prefetto. Anna la guardò supplichevole. Poi si ricordò che aveva il disegno a portata di mano. Allungò un braccio e prese l’album da disegno sul comodino. Prese il foglio giusto e lo porse alle amiche. Le due analizzarono il disegno. Rimanendo stupide delle due iniziali dalla parte destra. Hermione si portò le mani alla bocca commossa. “E…e dove te lo fai?” chiese stupita Giulia. La castana sorrise intenerita. Indicandosi il braccio destro. “E ti farai anche la D?” chiese a sua volta il prefetto. Anna alzò le spalle. “Non lo so…prima vedo se mi fa male il primo…” rispose. “E quella dove te la fai?” chiese stavolta ancora Hermione. La castana si poggiò una mano sul seno sinistro. “È la parte più vicina al cuore…” sorrise. Per poco il prefetto scoppiò in lacrime. Invece si buttò su Anna. Abbracciandola forte. Giulia sorrise e la seguì a ruota. “Ragazze…vi adoro davvero…” sussurrò la castana. Hermione singhiozzò ancora. Mentre Giulia tratteneva le lacrime. Ed Anna le stringeva forte. Esattamente come l’ultima sera alla Tana. Quando si erano messe a guardare l’album del prefetto. Anche Giulia se ne ricordò. Così si sciolse dall’abbraccio. “Insieme, qualunque cosa accada…” disse sorridendo. Hermione annuì. Intuendo il flashback. “…sempre…” continuò, stringendo la mano. “…contro ogni difficoltà!” concluse Anna, stringendola a sua volta. Poi, si guardarono ancora. Tornando ad abbracciarsi. Rimasero così finché la castana non diede lo stop ai sentimentalismi. Così si radunarono sul letto di quest’ultima. Per finire in bellezza la serata. Fra dolci e vecchi ricordi. In onore di quel giorno. in cui I Tre Uragani di Hogwarts si erano incontrati per la prima volta. Dando inizio ad uno dei sentimenti più potenti al mondo: l’amicizia

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Capitolo 29
*** Shopping for labels, shopping for love? ***


Buonaseeera :3
sono puntuale, visto visto vistoh? XD questo capitolo mi è molto caro, infatti l'ho scritto un mese dopo essermi fatta il primo tatuaggio. Sei anni dopo, lo ripubblico, con la differenza che ora di tatuaggi ne ho quattro XD 

Avvertenze: mooolto OOC, sopratutto per determinati personaggi che probabilmente intuirete da voi. Ah, il diabete, ma quello oramai è sottinteso =w=

In questo capitolo troviamo Labels or Love di Fergie e S.O.S. dal film Mamma Mia! (io vi avevo detto che la fissa non era finita XD). Rinnovo come al solito l'invito a cercare la playlist su Spotify, che ha lo stesso nome della ff e che trovate sul profilo mimiryuugu *^*

Ora vi lascio al capitolo, 
buona lettura <3



Ventinovesimo Capitolo

Il giorno dopo la sveglia trillò più acuta del solito. Le ragazze si erano addormentate verso le due e mezza, decidendo infine di prendere la carrozza delle nove l’indomani. Così le tre si erano ritrovate a trascinarsi per la camera in cerca chi di vestiti, chi del bagno e chi della borsa. Hermione si sistemava l’ultimo acquisto che aveva fatto sua madre al mercatino fuori città. E che puntualmente le aveva mandato via gufo nell’ultima settimana. Era una maglia vestito blu, di lana, con la scollatura fatta ad onde. Non troppo profonda. I lembi ricadevano perfetti uno sull’altro. Senza fare un effetto troppo voluminoso. Aveva le maniche lunghe e la gonna arrivava fino a metà coscia. In vita aveva una cintura nera lucida inclusa già nel vestito. Sotto il prefetto ci aveva messo un paio di jeans chiari stretti. E ai piedi i soliti stivali. Blu foderati all’interno. Hermione si guardava proprio soddisfatta allo specchio. Intanto Giulia si pettinava in bagno. Quel giorno aveva optato per un semplice vestito viola. Cintura borchiata a due file di traverso sui fianchi. Sotto un paio di leggins neri. E ai piedi le immancabili Converse di tela viola. Invece Anna trafficava con oggetti sparsi lungo tutto il suo letto. Faceva centinaia di elenchi mentali. Mentre la povera borsa a forma di bara attendeva di essere riempita. La castana aveva scelto di mettere il regalo fattole dalle amiche per il compleanno, completo di copri spalle. Sotto la gonna regalatale da nonna Artemisia. Ancora sotto calze a rete e sopra parigine fino al ginocchio nere. Il tutto completato dai soliti anfibi. Bracciali. E collane. Quando le tre si furono preparate scesero a colazione. Portandosi dietro borse e cappotti. Dopotutto era ancora gennaio e fuori la neve non si era ancora sciolta. Dopo una brioche e un caffè a testa le tre vennero raggiunte dai due Serpeverde invitati. Superati i saluti iniziali il quintetto si diresse alle carrozze, senza sapere di essere spiati. Infatti Ron e Harry li seguivano a distanza. Il primo voleva accurare che Mark tenesse giù le sue manacce da quella che reputava fosse la sua Hermione. Approfittando delle paranoie del secondo, che voleva seguire Draco ovunque andasse. I primi cinque presero la prima carrozza libera. Era una mattinata tiepida, senza sole. Ancora nubi grigio chiaro all’orizzonte. “Così oggi conosceremo anche la sorella di Armony eh?” osservò curiosa Giulia. Anna sorrise e le passò il volantino. “Giuro che se non riesco a passare gli esami vado a lavorare da loro!” commentò poi. Hermione le rifilò un’occhiataccia. “Non sapevo che Armony avesse una sorella…minore o maggiore?” chiese poi. Giulia alzò le spalle. “Hai appuntamento alle dieci? E quanto pensi che durerà?” chiese ancora curiosa quest’ultima alla castana. “Camille purtroppo riceve solo di mattina…il pomeriggio torna nella bottega a Londra…fa più affari nel mondo babbano da quanto ho capito…” raccontò Anna. “Sei proprio sicura di volerlo fare? Può essere rischioso…hai una pelle sensibile…e i tuoi problemi di salute…” iniziò ad elencare Hermione. La castana la fulminò con lo sguardo. Mark la guardò dubbioso. “Anna non può stare per molto tempo sotto al sole…diciamo che il suo sistema immunitario non è molto forte e quando si agita troppo può capitare che abbia delle crisi respiratorie…” spiegò Draco. La castana sbuffò indifferente. “Non fatela così lunga…se sto tanto sotto al sole mi viene mal di testa e se mi prendo dal panico respiro male, non è così grave…e poi è da tanto che non mi succede!” commentò acida. Mark sorrise. “Non devi essere così tanto debole…con tutte quelle che ho sentito su di te e su Giulia…” osservò. La ragazza sobbalzò. “Cos’hai sentito di preciso?” chiese. Il ragazzo ghignò. “Che hai mandato in infermeria quel Corvonero che continuava ad infastidirti…e vi ho visto fare a botte in Sala Grande l’anno scorso contro la Parkinson e la Bulstrode…” esordì. Giulia arrossì e si voltò. Anna sorrise vittoriosa. “Appunto…con tutte quelle che abbiamo passato un tatuaggio non è nulla!” rimbeccò. Hermione sospirò esasperata. La carrozza arrivò ad Hogsmeade in perfetto orario. Il gruppetto potè spostarsi facilmente fino al negozietto di Armony. Non c’era molta folla a quell’ora. Gli studenti prediligevano le carrozze in tarda mattina. Se non nel pomeriggio. Il negozietto che Anna cercava era proprio attaccato a quello solito. Da fuori sembrava un posto molto professionale. E sulla porta era attaccato un adesivo con un uomo palestrato e abbronzato che ammiccava nei suoi jeans firmati, sbarrato di rosso e contornato da una scritta. “Io qui non posso entrare. I cani sono benvenuti, i tamarri no” lesse divertito Draco. Anna entrò ammirata. Subito le note di una canzone famigliare impregnarono l’aria. “I Caught Myself, Paramore…” intuì subito Giulia. Il gruppetto entrò nello studio. Subito davanti c’era un lungo bancone bianco. Appese alle pareti varie foto di tatuaggi, scattate appena dopo averli fatti. Anna si sporse sul bancone per guardarsi in giro. Mentre gli altri curiosavano con gli occhi. Dopo qualche minuto una donna apparve da un angolo. Era alta. Doveva avere circa trent’anni. Magra, fasciata da un corpetto nero in pvc. Ed un paio di jeans strappati. Ai piedi un paio di vecchie Vans scolorite. Capelli rosso fuoco legati in due codini. Percing al labbro ed un tatuaggio sul collo. Erano due lettere, A e C. “Posso esservi utile?” chiese, con tono neutro. Hermione si strinse un poco a Giulia. “Ecco…io sono Anna…ho mandato un gufo una settimana fa, ho appuntamento per le dieci…” spiegò la castana. La donna andò svelta al quaderno aperto sul bancone. Dopo una breve controllata la sua bocca si aprì in un amichevole sorriso. “Anna! Molto piacere, io sono Camille…” si presentò. La castana annuì. “Piacere…loro sono Giulia, Hermione, Mark e Draco…” elencò. Indicando i singoli ragazzi. “Perfetto! Ho ricevuto i disegni…li vuoi fare tutti e due oggi?” le chiese Camille. Anna alzò le spalle. “Sperando che il primo non mi traumatizzi si…” sorrise. La donna diede una rapida occhiata a Draco. E capì. “Appoggiate pure i cappotti su quelle sedie…tu Anna vieni con me…” disse. La castana si tolse il cappotto e borsa e la seguì. Mentre gli amici facevano lo stesso. “Sembra simpatica…” osservò Giulia. “Assomiglia veramente tanto ad Armony…” commentò Hermione. Intanto Camille aveva accompagnato Anna nel vero studio. Era un’altra stanza, collegata a quella di prima. Al centro c’era un lettino di pelle. Alle pareti vari poster di gruppi e altre foto di tatuaggi erano appesi. Sul muro più vicino al lettino c’era un mobile con tante boccettine colorate. Una boccia con molti guanti all’interno. E in un cassetto aperto altrettanti disegni. Camille tirò fuori quelli interessati. “Accomodati pure…intanto togliti il copri spalle…” le disse. Anna annuì, ubbidendole. E sedendosi sul lettino. Hermione e Giulia la raggiunsero, seguite dai due ragazzi. “È da tanto che fai la tatuatrice?” le chiese la castana. Camille sorrise. “Da un po’ di anni…braccio destro giusto?” precisò. Anna annuì. La donna prese una bottiglietta di un liquido trasparente e lo mise su un tovagliolo. Che poi passò sulla pelle della ragazza. Poi si chinò su dei fogli e ritracciò le linee del cuore. Anna se ne stava pacifica e tranquilla sul lettino. Le gambe che dondolavano. “Ora ti faccio lo stampo, dimmi se va bene qui…” spiegò Camille. Imprimendole sulla pelle il disegno. Una prima stesura di colore blu rimase sulla pelle diafana della castana. Che si alzò e si andò a rimirare allo specchio. “Perfetto…” ghignò. Poi tornò a sedersi. La donna sorrise. “Ora aspettiamo che si asciughi giusto qualche minuto…” esordì. Mentre spostava uno sgabello verso il lettino. “Allora, che scuola frequentate? Anche se credo che siate tutti di Hogwarts, giusto?” indovinò. Giulia annuì. “Anche io ci sono andata…ai miei tempi ovvio…di che Casa siete?” chiese curiosa. “Io, Giulia ed Hermione di Grifondoro…Mark e Draco di Serpeverde…” raccontò Anna. Camille li guardò sorpresa. “Non credevo che avrei mai visto dei Grifondoro e dei Serpeverde andare d’accordo…ai miei tempi si mandavano maledizioni solo a vedersi…” osservò. Mark sorrise. “Dovrebbe ancora essere così, ma ci sono anche le eccezioni!” commentò. Draco annuì. “Scommetto che lui è il ragazzo della D…” sorrise intenerita la donna. La castana arrossì di poco ed annuì. “Davvero carino…” aggiunse poi. Anna rise. “Modestamente…è mio!” si vantò. Camille scoppiò a ridere. Poi controllò lo stampo. “Bene! Siamo pronti ad iniziare…lo vuoi fare tutto nero giusto?” chiese conferma. La castana annuì esagitata. Si sdraiò sul lettino con le mani conserte in grembo. Hermione strinse una mano a Giulia. “Herm guarda che sono io che devo tatuarmi…mica tu…” ghignò divertita Anna. Il prefetto sbuffò. Mentre Camille trafficava con guanti. E montava una macchinetta composta anche da un ago. Preparò un piccolo contenitore con del liquido nero. “Bene Anna…ora ti farò un piccolo segno per vedere se il livello di dolore è sopportabile…” spiegò. La castana annuì. La donna accese la macchinetta che iniziò a produrre un ronzio. Fu sufficiente a far rabbrividire Hermione. Draco si era avvicinato ad Anna. E guardava curioso. Il viso della castana si trasformò in una smorfia di dolore. “Santo Manson!” esclamò sofferente. Il prefetto si chinò preoccupato. “Tutto bene Anna? Non devi farlo per forza se ti fa male!” suggerì. L’espressione di Anna mutò in un ghigno. “Scherzetto…sento solo un pizzichio… niente di così insopportabile…anzi…è quasi piacevole…” confessò. Il prefetto per poco la buttò giù dal lettino. Camille scosse la testa divertita. Poi tornò a concentrarsi sul suo lavoro. Dopo dieci minuti i nervi di Hermione diedero i primi segni di vacillamento. “No…non ce la faccio…mi fa troppa impressione…” esclamò. Correndo nell’altra stanza. Anna sorrise. Giulia si era messa vicino a Draco. Mark invece guardava le foto nell’altra stanza. Il prefetto lo raggiunse subito. “Non ce la faccio…” disse solo. Il ragazzo la guardò divertito. “Non vorresti un tatuaggio Herm?” le chiese. Hermione scosse convinta la testa. “E tu?” rigirò la domanda. Mark ghignò. “Io ce l’ho già…” rispose. Il prefetto lo guardò stupita. “E dove?” chiese ancora. “Te lo dirò quando sarai più grande…” rimbeccò con fare superiore Mark. Hermione sbuffò e si spostò a guardare altre foto. Mentre il ragazzo si voltava verso Draco. Guardava il nero comparire a poco a poco sulla pelle di Anna. Come fosse stato un richiamo si girò verso Mark. Entrambi si guardarono l’un l’altro l’avambraccio sinistro. Per poi tornare a quello che stavano facendo. Anna invece se ne stava tranquilla e beata sul lettino. Camille procedeva veloce e precisa. Se il ritmo fosse stato quello il cuore sarebbe stato terminato nel giro di un’ora. E così fu. Mentre la castana riprendeva fiato e mostrava il nuovo segno sulla sua pelle alle amiche, Draco si era avvicinato alla donna. “Senti…Camille giusto? Ecco…fai tatuaggi solo su prenotazione?” le chiese un po’ timido. La donna buttò via l’ennesimo paio di guanti e sorrise. “Avresti voglia di improvvisare un gesto d’amore?” intuì. Draco si guardò in giro finto innocente. “Oggi pomeriggio il negozio a Londra è chiuso…quindi se passi io sono qui…” rispose. Il biondo si illuminò. Le spiegò brevemente cosa volesse e lei capì. Tutto senza farsi vedere da Anna. Che dopo un quarto d’ora era tornata sul lettino. E gongolava per il secondo tatuaggio. Questo durò ancora meno. E fece si che il gruppetto potesse andare a pranzo verso mezzogiorno e mezzo. I cinque si rinchiusero nel ristorante in cui le ragazze erano andate a mangiare l’ultima volta. Quello più somigliante ad un fast food babbano. “Che si fa nel pomeriggio?” chiese Draco, addentando il suo hamburger. “Noi tre dobbiamo assolutamente andare a salutare Astrid!” rispose divertita Anna. Mangiando una patatine fritta. Hermione osservò sbalordita il biondo. “Bhe…che c’è Granger?” sbottò questo infastidito. Il prefetto fece finta di niente. “Nulla Malfoy…solo che…non credevo che tu mangiassi certe cose…” commentò. Draco rise. “Secondo quello che si dice in giro noi Serpeverde dovremmo essere nobili in tutto e per tutto…invece ci piace solo stare in fast food a mangiare mega hamburger come tutti i ragazzi normali…che alla fine è quello che siamo…” sentenziò saggio Mark. Hermione scosse la testa sorridendo. “Vi dispiace se io torno un attimo da Camille? Mi sa che ho dimenticato una cosa la…mi deve essere scivolata dal cappotto…” esordì Draco. Anna sorrise. “Vai pure…vuoi che ti accompagni amore?” propose. Il biondo scosse la testa. “Nemmeno mezzora e torno…non scappo…” rispose. Poi la castana lo guardò quasi ridendo. “Che c’è?” sbottò lui. “Sei sporco di salsa…” precisò divertita. Draco si avvicinò e la baciò. “Ora ce l’hai anche tu…” disse. Anna si pulì la bocca con il tovagliolo. “Mark passami il ketchup…devo affogare questa dolcezza, altrimenti mi verrà il diabete…” gracchiò Hermione. Giulia sorrise. I cinque pranzarono con comodo. Il programma del pomeriggio prevedeva la visita al negozio di Astrid. Sosta a Mielandia. E giro con gelato per finire in bellezza. Draco si separò da loro, promettendo di essere immediatamente di ritorno. A poca distanza i soliti due sbirciavano la situazione. “Molto sospetto…” soffiò Harry. Partendo all’inseguimento. Ron guardò gli altri quattro andare nella direzione opposta. Però non poteva fare altro che seguire l’amico. Era già stato masochistico il fatto di seguire Hermione sapendo che sarebbe stata tutto il giorno con Mark. In più vederla così felice. Senza di lui. Lo metteva davvero di cattivo umore. Il biondo raggiunse quasi subito il negozio. Come d’accordo Camille era appoggiata al bancone. “Eccoti qua Draco! Iniziamo subito? Tanto hai già visto come si procede…” sorrise. Il ragazzo annuì. I due andarono nell’altra stanza. E lui si sedette sul lettino. “Dove pensavi di farlo?” gli chiese. Iniziando a rifare i contorni del disegno su un altro foglio. Draco alzò le spalle. “Di solito i posti che si tatuano di più i maschi sono le braccia…in questo caso ti suggerirei il polso…” suggerì la donna. Il biondo guardò si sfuggita l’avambraccio. Maledizione a lui e alle sue stupide scelte. Non si dava di certo pena per quello che stava per fare. Di certo i suoi l’avrebbero ucciso. Però non trovava giusto che Voldemort avesse posto sulla sua pelle. Ed Anna no. Quando lei stessa si era fatta la sua iniziale poche ore prima. La castana ne aveva di certo più diritto. “Dietro l’orecchio fa molto male vero?” chiese Draco riluttante. “Un po’…in effetti non te lo consiglierei come primo tatuaggio…” confessò Camille. Ed ecco un’altra botta al cuore. Non era il primo tatuaggio. Se l’altro si poteva chiamare così. “Vada per il polso…” decise finalmente. “Il destro? Giusto per stare in coerenza con Anna…” sorrise la donna. Draco annuì. Camille gli passò il fazzoletto intriso del liquido trasparente, poi gli premette contro il disegno. Che lasciò i contorni blu. “I miei mi uccideranno…” commentò il ragazzo. Osservandosi allo specchio. La donna lo guardò un attimo dubbiosa. Poi sobbalzò. “Ora ho capito! Tu sei Draco Malfoy! Il figlio di Narcissa e Lucius Malfoy!” esclamò. Il biondo annuì. E tornò a sedersi pesantemente sul lettino. “Anna immagino non lo sappia che cosa stai facendo ora giusto?” sorrise ancora Camille. Draco sorrise. “Sorpresa di compleanno…” disse solo. La donna ricambiò il sorriso. Mentre conversavano aveva montato la macchinetta. Ed ora l’aveva accesa. Il tipico ronzio pervase l’aria. “Pronto?” chiese. Draco annuì. Chiuse gli occhi. Ma quello che sentì fu solo un leggero pizzichio. Esattamente come aveva detto Anna. Era perfino piacevole. “Deve essere una cosa seria se entrambi siete così sicuri di voi da tatuarvi le vostre iniziali…” osservò curiosa Camille. Draco annuì. “Due anni e un mese è più che serio…se fosse per me l’avrei già sposata Anna…” raccontò. La donna lo guardò ammirata. “Ce ne fossero di più di ragazzi come te al mondo…per trovare mio marito ci ho messo tutta l’adolescenza…” sorrise. Il biondo abbassò lo sguardo. Non era così perfetto come sembrava. Era solo uno stupido. Quello che doveva fare era godere della compagnia della sua Anna fino all’inizio della guerra imminente. Quando questa sarebbe iniziata si sarebbero trovati da due parti differenti. E questo lo faceva infuriare. Per fortuna Camille riprese a parlare quasi subito. In modo da non lasciarlo ai suoi pensieri. Nel giro di mezzora il misfatto fu compiuto. Draco pagò. E corse verso il negozio di Astrid. “Questa si che è una cosa sospetta…Malfoy si è fatto tatuare qualcosa per il compleanno di Anna…davvero una cosa malvagia!” sbottò irritato Ron. Harry scosse la testa. “C’è qualcosa di più…” sussurrò. Non voleva arrendersi. “Andiamo paranoico…” lo richiamò il rosso. Prendendolo per un braccio e trascinandolo verso la meta comune. Gli altri quattro erano già arrivati da Astrid. Avevano salutato. Chiacchierato un po’. Presentato Mark. Il trio si era fiondato sulle varie mensole. Mentre il ragazzo le seguiva divertito. Draco arrivò quando il gruppetto era appena uscito. “Eccoti qua!” sorrise Anna. Il biondo ghignò. “Hai trovato quello che avevi perso?” gli chiese Giulia. Draco si voltò verso la castana. Poi alzò la manica destra del cappotto. E quella della maglietta. Anna riconobbe subito la fasciatura. Il biondo si staccò il nastro da un lato per sollevare la benda. La castana rimase a bocca aperta. Vedendo una A troneggiare sul polso del ragazzo. Era in caratteri gotici. Esattamente la gemella della sua D. Anna gli si buttò fra le braccia commossa. “Draco Malfoy sei pazzo!” esclamò felice. Giulia li guardò intenerita. Hermione sorrise. “Goditi la mia compagnia adesso, perché quando i miei lo vedranno mi uccideranno…” ghignò lui. La castana lo baciò. “La cosa è reciproca…io ne ho due…i miei mi uccideranno, poi mi resusciteranno e poi mi uccideranno ancora…” rise. Il biondo mostrò il tatuaggio agli altri. Poi il gruppetto fece tappa da Mielandia. Anna prese un sacchetto ricolmo di lecca lecca al sangue per festeggiare. Giulia uno di Api Frizzole da dividere con Severus quella sera. Mentre Hermione e Mark presero un sacchetto in comune di dolci assortiti. Dopo la sosta al negozio di dolci le ragazze fecero giusto due passi. Per poi fermarsi davanti una vetrina. Era un negozio di scarpe. Dietro al vetro era allestito un palchetto con tre ripiani. Nel primo c’era una serie di stivali di tutti i tipi. Hermione incollò gli occhi alla vetrina. Nel secondo delle scarpe dai tacchi vertiginosi erano messe in fila. Anna rimase a bocca aperta. E nel terzo ballerine con tacchettini erano una accanto all’altra ordinatamente. Le tre si guardarono. “Shopping for labels, shopping for love…” iniziò a canticchiare Giulia. “Manolo and Louis, it’s all I’m thinking of!” la seguì a ruota Anna. “Shopping for labels, shopping for love…” sorrise Hermione. “Manolo and Louis, it’s all I’m thinking of!” esclamarono assieme. Mark e Draco si guardarono rassegnati. Mentre i Tre Uragani entravano veloci nel negozio. Appena entrare due commessi di bell’aspetto le accolsero. “Possiamo esservi utili?” sorrise il primo. Anna ghignò. “Vorrei provare le Manolo Blahnik modello Mary Jane in vetrina…un trentotto…e anche un paio di Mary Jane stile gothic lolita grazie…” ordinò. “Tu non porti scarpe con tacchi a spillo…” osservò a bassa voce Giulia. La castana la guardò emozionata. “Carrie Bradshaw si è impossessata di me…” sussurrò. Intanto Hermione aveva già mandato al lavoro l’altro commesso. “Non solo di te a quanto pare…” commentò divertita Giulia. Poi anche lei si abbandonò alle compere. Dieci minuti dopo tutte e tre erano sedute su sedie morbide. Con almeno un paio di scarpe a testa da provare. Anna si alzò e iniziò a camminare con le Manolo. Pensava che fosse come portare i suoi vertiginosi anfibi. Ma in effetti non era così semplice. “Quando sarò un vera signora porterò queste ogni giorno…” sorrise. Draco la guardò barcollare divertito. “Immagino che dovremo comprare un armadio con una casa intorno vero?” suggerì. “Non sarebbe male…” commentò la castana. Poi tornò a sedersi. Giulia le diede al cambio. Ai piedi aveva delle ballerine con tacchetto molto eleganti. E in più sulla scatola c’era scritto Converse. Erano viola scuro. Lucide. Con una fibbietta lilla sul davanti. Che riprendeva una piccola stella sul lato della scarpa. Fece un paio di passi. Poi trotterellò. Mark e Draco le fecero il tipico gesto a pollice in su. Così fu la volta di Hermione. Aveva trovato un meraviglioso paio di stivali. Tacco non alto. Giusto quei centimetri per non stare attaccata a terra con tutto il piede. Erano blu. Alti qualche centimetro sotto al ginocchio. Avevano una fibbia nella parte sopra, a forma di stella. Il prefetto se n’era innamorata dal primo momento che li aveva visti in vetrina. Anna si cambiò a malincuore le scarpe. Ora indossava quelle da gothic lolita. Alte più o meno come i suoi anfibi. Avevano i lacci incrociati sul davanti del piede. Ed una semplice fascetta alla caviglia. Le tre si alzarono insieme. Draco scosse la testa divertito. “Ed ecco entrare la prima modella, Anna Alvis Haliwell…la cara Anna porta un paio di Mary Jane nere semplici e da abbinare con un perfetto completo da gothic lolita…” descrisse Mark. La castana iniziò a sfilare lungo il tappeto. Per poi fermarsi davanti allo specchio in posa. E tornare al suo posto. Draco applaudì. “Ora la seconda modella, Giulia Wyspet…la nostra Giulia sta indossando un paio di ballerine modello Converse eleganti, corredate da una deliziosa fibbia lilla… l’apoteosi del viola ha inizio!” esclamò ancora il Serpeverde. La ragazza sfilò come aveva fatto Anna. Arrivata allo specchio si fermò e fece una piroetta sul posto. Tornando poi al suo posto. “Ed ecco la terza modella, Hermione Granger…la deliziosa Hermione porta un paio di stivali blu anche questi con fibbia…che dire, incantevole!” sorrise infine Mark. Il prefetto sfilò professionale. Arrivata davanti allo specchio rimase in posa per qualche secondo poi mandò un bacio verso un ipotetico pubblico. Poi tornò dalle amiche. “Allora, le comprate?” commentò Draco. Le ragazze si guardarono ed annuirono convinte. Così si cambiarono le scarpe poi andarono a pagare. Appena uscite dal negozio le tre sorrisero. “Shopping for labels, shopping for love, Manolo and Louis, it’s all I’m thinking of!” cantarono assieme. Per poi scoppiare a ridere. “Menomale che mi sono data un budget limitato, altrimenti avrei speso tutti soldi del compleanno!” commentò Anna. “Se prendevi le Manolo finivi in bancarotta…” rise Giulia. “Che ora è?” chiese improvvisamente Hermione. “Quasi le cinque e mezza, abbiamo ancora mezzora…” rispose Mark, guardando l’orologio. “Perfetto! Cioccolata calda?” propose il prefetto. “Offro io!” esclamò Anna. “Perfetto!” concordò all’unisono il gruppetto. Così si diressero al bar più vicino. Seguiti sempre dai soliti due. “Tatuaggi, scarpe e gioielli…questa si che è una giornata da vero Mangiamorte!” sbottò sempre più annoiato Ron. Harry sbuffò. “Andiamo da Mielandia ad affogare nei dolci?” propose il rosso. Ma l’amico era partito all’inseguimento. Ron sospirò esasperato. Raggiungendolo subito. I cinque rimasero a bere e a scaldarsi in bar per quella mezzora che mancava. Poi andarono alle carrozze. Per prendere quella delle sei. Il cielo si era oramai rabbuiato. Ed aveva iniziato a far freddo. Senza contare il vento del viaggio. “Grazie mille ragazzi…è stata una giornata stupenda! Dovremmo fare più spesso il bis…” li ringraziò Anna. Hermione e Giulia l’abbracciarono forte. “Non è ancora finita…” sorrise Draco. La castana lo guardò dubbioso. “Stasera presentati alle nove nell’atrio…” precisò il biondo. Anna scosse la testa divertita. “Voi che fate stasera fanciulle?” curiosò Mark. Giulia alzò le spalle. “Vai dal tuo misterioso ragazzo…” intuì il Serpeverde. La ragazza arrossì ed annuì. “E tu Herm?” chiese stavolta Anna. Il prefetto si stiracchiò. “Sono davvero stanca…penso che farò giusto un giro di ronda per i corridoi e poi me ne scapperò a letto…e tu Mark?” rigirò la domanda. Il ragazzo sbuffò. “Devo dare ripetizioni a quella testa calda di Jamie…” spiegò affranto. “Magari domani possiamo trovarci tutti assieme in biblioteca per fare i compiti…” suggerì Anna. Gli altri la guardarono stupiti. “No Anna…non ti faccio copiare i compiti di Difesa…” rifiutò Hermione. La castana fece il tipico labbro tremulo. “Ma sono difficili!” supplicò. Il prefetto si voltò dall’altra parte. Poco dopo arrivarono ad Hogwarts. Arrivati al primo corridoio nel castello il gruppetto dovette dividersi. Draco e Mark salutarono le tre e si separarono. Erano arrivate giusto per l’ora di cena. Si fecero la doccia veloce, lasciando per prima Anna in modo che si potesse medicare i tatuaggi. Poi scesero tutte assieme. Nessuna aveva voglia di rituffarsi nel baule alla ricerca di vestiti, per cui optarono per gli stessi del pomeriggio. La castana aveva lasciato il copri spalle in camera. Esibendo così sia il cuore che l’iniziale. I Tre Uragani mangiarono tranquille. Quando i dolci sparirono tornarono in dormitorio. Hermione e Giulia optarono per rimanere con gli stessi vestiti. Mentre Anna si tuffò nel baule. “Certo che Draco è stato davvero preciso eh…” commentò divertita Hermione. “Lo dici a me? Non so nemmeno cosa mettermi!” sbuffò la castana. “Magari ha organizzato un’altra cena come quella dell’anniversario…” provò ad indovinare Giulia. “Io mi vesto elegante…poi decida lui…” disse solo Anna. Riemergendo dal baule. Veloce si tolse le calze, la gonna e il corpetto. E si infilò in un vestito nero. Era composto nella parte superiore da un corsetto con dei nastrini neri che si incrociavano sul fronte e del pizzo sul bordino in alto. La parte superiore era formata da una semplice gonna in tulle con balze e pizzi. Lunga fino a due centimetri sopra il ginocchio. Sotto un paio di calze nere. Ai piedi le nuove Mary Jane. Per completare il tutto un polsino di pizzo e il collarino regalatole da nonna Artemisia. Con annesse la collana a croce piccola e quella grande di Draco. Per evitare di congelare Anna si mise il copri spalle che aveva usato quel pomeriggio. La castana si sistemò davanti allo specchio. “Allora, come sto?” sorrise. La amiche applaudirono entusiaste. “La nostra piccola Anna è cresciuta Herm!” commentò commossa Giulia. Il prefetto annuì facendo finta di tirar su con il naso.  La castana scosse la testa divertita ed andò ad abbracciarle. “Non state sveglie fino a tardi bambine…” ghignò. Giulia le tirò un cuscino. “Vai festeggiata…altrimenti arrivi in ritardo!” esclamò Hermione. Anna le salutò ancora con la mano poi corse via. Giulia prese il sacchetto di dolci. “Prometto che non torno tardi…” sorrise. Diede un abbraccio ad Hermione. Poi uscì dalla camera. “E rimase da sola…” sospirò il prefetto. Prese anche lei il sacchetto di dolci che le aveva lasciato Mark. E si mise a gambe incrociate sul letto. “Preparazione ronda…” esordì. Accendendo anche l’mp3. Chiudendo gli occhi. Affondando nel mondo di Avril per almeno venti minuti.
Intanto Anna era corsa verso l’atrio. Era come avere addosso i suoi soliti anfibi. Le nuove scarpe le stavano perfette. Erano le nove precise quando arrivò. Draco la stava già aspettando. Appoggiato ad una colonna. Si era cambiato anche lui. Indossava un paio di pantaloni eleganti neri. Camicia bianca con i primi due bottoni sbottonati. E con tanto di scarpe lucide nere. Anna lo guardò e sorrise. “Quale eleganza signor Malfoy!” esclamò. Poi fece un inchino. Draco le prese una mano e gliela baciò. “Anche lei non scherza signorina Haliwell…” commentò. Poi i due si guardarono e risero. “Allora, che si fa stasera?” chiese lei curiosa. Il biondo tirò fuori quello che sembrava un fazzoletto dalla tasca dei pantaloni. “Giochiamo a ruba bandiera?” ipotizzò dubbiosa Anna. Draco scosse la testa. Piano andò dietro di lei. E la bendò. Stando attento a non stringere troppo per via degli occhiali. “Hey Draco! Che fai?!” sbottò lei. Il biondo le prese la mano. “Ora ti guido io…stai tranquilla…” sussurrò. Anna sbuffò. “Ora si che mi devo preoccupare…” soffiò. Draco ghignò. Ed iniziò a farla camminare accanto a se. I due uscirono dal castello. La castana sentì la temperatura abbassarsi all’improvviso. “Mi vuoi ibernare forse?! Santo Manson che freddo!” si lamentò. Draco continuò a farla avanzare. In una mano aveva la bacchetta per far luce. L’altra stretta a quella della ragazza. La coppia camminò ancora. Attraversarono il tutto il giardino. Fino ad arrivare ai confini di Hogwarts. Anna si sentiva abbastanza persa. Avevano camminato tanto. E in più non vedeva nulla. Invece Draco era più tranquillo. Aveva già percorso quella strada altre volte. Non per occasioni così allegre però. Il biondo scrutò nell’ombra fino a trovare una figura famigliare. Questa li raggiunse subito. “Ora Anna tieniti forte…” ordinò Draco. La castana ubbidì e lasciò condurre le mani intorno a quello che sembra un altro braccio. Lo strinse forte. In un attimo sentì ancora più freddo. Non solo fuori ma anche dentro di lei. Conosceva bene quella sensazione. Si stavano smaterializzando. Ma non poteva essere! Draco era minorenne ed ovviamente non era ancora capace. Dopo qualche minuto Anna sentì i piedi appoggiati per terra. Lasciò andare il braccio e barcollò. Qualcuno la tenne su. “Siamo arrivati…” precisò il biondo. Togliendole poi la benda. La castana sbattè gli occhi un paio di volte per riabituarsi. Anche se la persona che si trovò davanti la lasciò abbastanza stupita. Lucius Malfoy se ne stava in piedi davanti a lei, avvolto nel suo mantello. E le riservava pure un caldo sorriso! “B…buonasera signor Malfoy!” esordì all’improvviso. Facendo un piccolo inchino. Si era finalmente ripresa dal viaggio. Draco la osservava divertito. Intanto l’uomo si era avvicinato. “Buonasera anche a te Anna…” la salutò. Prendendole la mano e baciandogliela come aveva fatto il figlio poco prima. La castana arrossì smisuratamente. “Spero che il viaggio sia stato piacevole…” sorrise ancora Lucius. Anna annuì. Ogni volta che rivedeva quell’uomo rimaneva impietrita. Si era abituata alla bellezza di Draco. Ma a quella del padre no. Subito la ragazza rinsavì. “Quindi…è lei che ci ha portati qui?” chiese. Lucius annuì. La castana per poco svenne rendendosi conto che si era stretta al suo braccio. “Anna…se ci sei dacci un segno per favore…” la chiamò Draco. Il padre scosse la testa. “Che modi sono questi Draco? Anna deve ancora riprendersi dal viaggio…” lo rimproverò. Per poi slittare accanto a lei e metterle un braccio sulle spalle. Il biondo lo fulminò con lo sguardo. Nemmeno lui si doveva permettere di toccare la sua Anna. Intanto la castana cercava di riprendersi il suo contegno. Iniziò a guardarsi in giro per cercare di localizzare dove fossero. Era una vasta radura. Poco più in la si trovava quello che sembrava essere un lago. Solo allora la ragazza notò una luce poco distante da loro. “Do…dove siamo?” chiese. Lucius sorrise. Le porse il suo braccio per accompagnarla. E lei lo accettò. Draco stava vicino a loro un poco geloso. “Poco fuori da Londra…siamo vicini alla tenuta estiva…” rispose cordiale l’uomo. Man mano che si avvicinavano Anna capì. Era stato allestito un gazebo. E la luce proveniva da uno sciame di lucciole che vi giravano attorno. Sotto c’era un tavolo rotondo, imbandito di una miriade di dolci. Quattro sedie. Di cui una occupata. Quando la donna che appunto ci era seduta notò l’arrivo dei tre, si alzò. “Iniziavo a sospettare che vi foste persi…” sbuffò spazientita Narcissa. Anna sorrise. “Buonasera Narcissa…” la salutò. Con lei la castana riusciva a stare più tranquilla. A sciogliersi. Forse perché avevano passato così tante serate assieme durante le ultime due estati. A bere vino davanti al camino, chiacchierando. “Sera Anna…sei davvero splendida…” la lodò la donna. Andando da lei e dandole due baci sulle guance. La castana scosse la testa divertita. “No…tu sei splendida Cissy…” la corresse. Era vero. Quella donna era di una bellezza quasi disarmante. Stretta in un lungo vestito nero. Scarpe con il tacco vagamente famigliari a quelle che Anna aveva provato nel pomeriggio. Una magnifica collana con brillante al collo. Gli occhi azzurri circondati da una dose di mascara. E i lunghi capelli biondi lasciati sciolti. Anna si sentì davvero insignificante davanti a lei. Dei quattro era l’ultima che si poteva sospettare potesse appartenere a quella famiglia. Sembrava di più la serva. La castana scacciò via quei pensieri. “Allora, vogliamo iniziare questa serata?” sorrise amichevole Narcissa. Anna guardò il tavolo imbandito di leccornie. Poi guardò lei dubbiosa. “Draco ci ha detto che ieri è stato il tuo compleanno…e di solito i compleanni si festeggiano con la famiglia no?” osservò ancora la donna. Gli occhi della castana brillarono. Draco le si avvicinò. “Prima però c’è una cosa che non vi ho detto…e che devo annunciare…” disse subito. Anna trasalì. Non gli aveva detto della proposta. Come lei aveva fatto con Bill. E se non l’avessero voluta con loro? La ragazza scosse la testa. Lucius e Narcissa li guardavano curiosi. “Come sapete, alla Vigilia sono stati due anni che…io e Anna stiamo assieme…perciò, dopo attenta osservazione ho deciso di farle una proposta…” iniziò a raccontare il biondo. La madre spalancò gli occhi. Mentre Draco prendeva la mano della ragazza e mostrava l’anello. “Appena avremo ottenuto i M.A.G.O. io ed Anna ci sposeremo…” concluse. Narcissa si portò le mani alla bocca. Gli occhi brillanti dall’emozione. Lucius scosse la testa divertito. “Posso solo dire una cosa…” disse. I due giovani lo guardarono in attesa. “Congratulazioni!” aggiunse l’uomo. Draco sorrise soddisfatto. Narcissa andò ad abbracciare Anna. Lucius fece un piccolo elegante inchino. “Benvenuta in famiglia Anna…” esordì. La castana arrossì. “G…grazie mille…sono onorata che Draco mi abbia proposto di diventare sua moglie…” confessò. Il biondo la attirò a se e la baciò. Lucius e Narcissa si guardarono inteneriti. Poi però l’uomo si accorse di una cosa. “Draco…che cos’hai sul polso?” chiese. Il ragazzo sobbalzò. “È…è un tatuaggio…” rispose. Allontanandosi di qualche passo. Lucius rimase senza parole. La moglie però gli prese una mano. “Quando l’hai fatto?” chiese lei. Draco le sorrise. “Oggi pomeriggio…è stato una cosa impulsiva…” spiegò. Anna fece un passo in avanti. “In realtà…è stata colpa mia…” lo giustificò. Poi si abbassò un poco la scollatura del corpetto. Facendo vedere la D. Narcissa la guardò dolcemente. “Un tatuaggio in comune eh? Molto romantico…” commentò. “Quindi…non siete arrabbiati?” provò Draco. La donna scosse la testa. “Il danno è fatto oramai…e poi non sei più un bambino…” le diede ragione Lucius. Il biondo tirò un sospiro di sollievo. I quattro decisero così di sedersi. Per iniziare quella specie di festicciola. Narcissa si avvicinò con la sedia ad Anna. Approfittando del fatto che Draco e Lucius erano impegnati in una fitta conversazione. “È stato davvero un bel gesto Anna…” osservò. La ragazza arrossì. “Io l’avevo deciso già da qualche mese…” spiegò. Narcissa annuì. “Ne so qualcosa anche io di tatuaggi in comune…” sorrise. Poi con eleganza scoprì la caviglia. Anna la guardò stupita. Vicino alla fascetta che teneva chiusa la scarpa c’erano incise sulla pelle tre lettere. Erano incrociate in modo da formare una specie di cavigliera con tre fili incrociati. Al centro le lettere N, B e A formavano un disegno. “È stato un risultato di una notte brava fra sorelle…è stata Bellatrix a insistere…Andromeda le è andata dietro…e così io…” raccontò in breve la donna. La castana le sorrise intenerita. “Andromeda se l’è fatto sulla spalla sinistra…invece Bellatrix sul fianco…anche se dubito che lo guardi più…” sospirò quasi affranta Narcissa. Anna la guardò. “Cissy…posso farti una domanda?” chiese. Lei annuì. “Eravate molto unite quando eravate adolescenti?” completò la ragazza. Narcissa sospirò ancora. Poi prese il suo bicchiere colmo di vino e ne bevve un sorso. “Non abbiamo molta differenza d’età, quindi andavamo abbastanza d’accordo…forse io ero più in sintonia con Andromeda, anche perché Bellatrix faceva troppo la superiore a volte…però in complessiva eravamo un bel trio…ne abbiamo combinate di tutti i colori!” iniziò a raccontare. Anna annuì curiosa. “Come per esempio quando eravamo piccole…Bella adorava girare per i corridoi di notte e ci trascinava anche me ed Andromeda…abbiamo fatto prendere così tanta paura alla servitù che dicevano ci fosse un fantasma…” continuò a raccontare. Il viso aperto in un sorriso. “So cosa vuoi dire…però ecco…se ti manca tanto Andromeda perché non le scrivi?” propose. Narcissa scosse la testa. “Non è così semplice…magari lo fosse…purtroppo sono stata educata a non trattarla più come una di famiglia…” rispose amara. “Solo perché ha sposato un babbano? Allora nemmeno io dovrei essere qui ora…sono una Mezzosangue eppure mi avete saputo accettare lo stesso…è terribile che una cosa insignificante come l’origine di sangue possa dividere famiglie intere!” commentò quasi adirata Anna. Bevendo anche lei un sorso di vino dal suo bicchiere. Narcissa la guardò ammirata. “Sai Anna…sono felice che Draco abbia scelto te per la vita…sei una ragazza giudiziosa e sono sicura che in futuro prenderai ottime decisioni…inoltre sei perfettamente degna di prendere il mio posto come nuova donna del casato Malfoy…” si complimentò. La castana arrossì. Le due vennero interrotte da un colpo di tosse. “Non è giusto che vi estraniate…” sbottò Draco. La madre lo guardò divertita. Allungò una mano e gli pulì la bocca con un tovagliolo. “Sei tutto sporco di cioccolato Draco…” osservò. Il ragazzo arrossì e la scacciò via. “Mamma!” sbuffò imbarazzato. “Avanti Cissy lascialo stare…gli fai fare brutta figura davanti ad Anna…” la pregò Lucius. Anna rise. “Anche tu sei sporco se è per questo…” commentò acida la donna. Pulendo anche l’uomo con il tovagliolo. “Cissy!!!” la richiamò lui. Draco si voltò verso la castana. “Benvenuta in famiglia Anna…” sillabò sottovoce. Anna sorrise. Non le importava cosa di dicesse in giro sui Malfoy. Loro l’avevano accolta e la viziavano come fosse già parte della loro famiglia. Non le importava di che cosa avesse sul braccio Lucius. Nemmeno Draco. L’unica cosa che contava in quel momento per lei era crogiolarsi in quell’atmosfera. Così accogliente e calda. Rassicurante. Proprio come fosse davvero fra suoi famigliari.
Intanto ad Hogwarts una ragazza si era decisa ad uscire dalla camera. Hermione aveva spento l’mp3. Ed anche se i suoi piedi protestavano si era alzata e si era buttata nella sua ronda. Non voleva andare a letto presto di sabato sera. Preferiva un noioso giro per i corridoi vicini. Anche se la situazione non appariva molto sveglia. L’unico suono animato che provenisse dalle vicinanze erano i tacchetti dei suoi stessi stivali. Così dopo una ventina di minuti il prefetto decise di fare marcia indietro e tornare in dormitorio. Verso la stessa direzione un altro prefetto si avvicinava. Ron aveva finalmente scaricato Harry. Era davvero esasperante quando ci si metteva! Ed in più non l’aveva ascoltato per un solo minuto. Lui voleva un consiglio riguardo alla situazione con Hermione. Però l’amico era troppo impegnato a pedinare Malfoy. Ed ecco che il rosso se l’era data a gambe un’ora fa. Aveva camminato cercando una soluzione. Ed ora stava tornando verso il dormitorio. Quand dei rumori attirarono la sua attenzione. Ron si guardò in giro un po’ agitato. Sembrava il rumore di passi. Subito il ragazzo sorrise. Poteva essere solo che lei. E i suoi amati stivali. Veloce il rosso si precipitò all’angolo. Fece sbucare di poco la testa. Ed eccola. Esattamente come aveva previsto. Hermione camminava verso la sua direzione. Illuminata dalla fioca luce lunare era ancora più bella. Si notava perfettamente che non era più la ragazzina che aveva sottovalutato al quarto anno. Il rosso si appoggiò al muro, nascondendosi di proposito. Cosa doveva fare? Era un’occasione perfetta per fare quel gesto che tanto lei voleva. Però. Nemmeno lui sapeva che gesto fare. I passi erano vicinissimi. E Ron si stava facendo prendere dal panico. Così gli tornò in mente quel pomeriggio prima delle vacanze di Natale. Quando Giulia e Anna gli avevano cantato una soluzione perfetta. Il rosso fece un profondo respiro. Sentiva Hermione a pochi passi. Si schiarì la voce. “Where are those happy days, they seem so hard to find…” iniziò a cantare. Un pò nervoso. Ancora appoggiato al muro. Hermione si bloccò. A pochi passi dall’angolo che doveva svoltare. Non era possibile. La ragazza scosse la testa e fece un altro passo. “I tried to reach for you, but you have closed your mind…” continuò Ron. Preoccupandosi nel non sentire più i passi. Hermione sbarrò gli occhi. Non era stata un’allucinazione. Era davvero Ron. Il suo Ron. “Whatever happened to our love? I wish I understood…” continuò il rosso. Non osava uscire allo scoperto. Aveva paura di essere ignorato dalla ragazza o che gli scoppiasse a ridere in faccia. Però doveva provare. “It used to be so nice, it used to be so good…” esordì ancora. Hermione si appoggiò al muro. Premendoci una mano sopra. Dall’altra parte c’era lui. E cercava di darle un segno. La ragazza chiuse gli occhi. “So when you’re near me, darling can’t you hear me, S.o.s…” esclamò ancora Ron. Voleva che lo perdonasse. Era stato uno stupido. Ancora. E forse lui non si meritava il suo perdono. Però l’unica cosa che voleva era prenderla fra le braccia. E stringerla. Erano stati troppo tempo lontani. “The love you gave me, nothing else can save me, S.o.s…” la pregò il rosso. Hermione si appoggiò con la schiena al muro. Cosa doveva fare? Non voleva cadere ancora nei suoi sentimenti. Però Ron le mancava. Tanto. Troppo. Lo voleva accanto a se. “When you’re gone, how can I even try to go on?” chiese il rosso. La ragazza strinse i pugni. “When you’re gone, though I try how can I carry on?” ripetè Ron. Così Hermione si fece coraggio. “You seem so far away though you are standing near…” iniziò a cantare. Il rosso sobbalzò. Il cuore per poco gli si fermò. “You made me feel alive, but something died I fear…” spiegò la ragazza. Ron sospirò. “I really tried to make it out I wish I understood…” continuò Hermione. Ron si avvicinò. “What happened to our love, it used to be so good…” sussurrò la ragazza. La voce tremante. “So when you’re near me, darling can’t you hear me, S.o.s…” esordirono assieme. Avvicinandosi sempre di più. “The love you gave me, nothing else can save me, S.o.s…” proseguirono. Le voci unite. Entrambi non resistevano più. Così si decisero. “When you’re gone, how can I even try to go on?” esclamarono. Uscendo dai nascondigli. E trovandosi faccia a faccia. “When you’re gone, though I try how can I carry on?” si chiesero. Poi fu un attimo. Giusto il tempo di incrociare gli sguardo. E poi Ron tirò a se Hermione. “Mi dispiace Mione…sono un cretino…” le sussurrò. Ma la ragazza ci era già ricaduta. Infatti lo stava già stringendo fra le sue braccia. Quasi in lacrime. “Fra me e Mark non c’è nulla…però gli voglio bene…e da d’ora in poi sarà sempre presente nella mia vita…” spiegò. Il rosso annuì. “Mi fido di te Mione…non avrei dovuto fare quella scenata…” si scusò. Hermione scosse la testa. “Infatti…sai benissimo che amo solo te…stupido bradipo rosso…” commentò. Ron sorrise. “Mollerò Lavanda…lo giuro…” promise. La ragazza arrossì. Lui le prese piano il mento fra le mani. Le alzò il viso. E la baciò. Hermione chiuse gli occhi. Mentre una solitaria lacrima di felicità le scendeva su una guancia. When you’re gone, how can I even try to go on?
Una ragazza vagava trotterellando verso la sua meta. Un sacchetto di Api Frizzole in mano. Giulia si dirigeva verso l’ufficio di Piton. Saltellò gli ultimi gradini. Scivolando per terra ed atterrando con il sedere. La ragazza rise. Si tirò su e rabbrividì nei suoi miseri leggins. Così decise di dar retta al suo istinto di sopravvivenza e correre all’ufficio. Appena arrivata bussò. “Avanti…” tuonò Piton. Giulia sorrise ed entrò. “Buonasera professore!” lo salutò. Per poco lo aveva chiamato per nome. Per fortuna si era fermata prima. Voleva rispettare i patti. Intanto Severus aveva alzato la testa. “Sera signorina Wyspet…” ricambiò. Poi tornò a posare gli occhi sulla solita pila di fogli davanti a lui. Era possibile che quella ragazza fosse così bella? Ogni volta che la guardava Piton pensava sempre a cosa avesse fatto in vita sua per poter permettersi di stare con un angelo così. Giulia trotterellò fino alla sedia davanti alla scrivania. Sedendovisi. “Che cosa fa?” gli chiese distratta. Severus la guardò alzando un sopracciglio. “Sto ballando ad un party…” rimbeccò acido. La ragazza si guardò in giro. “Io non vedo nessuno…deve essere un party un po’ triste!” osservò. Piton sospirò esasperato. “Signorina Wyspet…quando la signorina Lovegood le chiede di prestarle qualche neurone, può farmi la cortesia di non accettare?” la pregò. Giulia rise. “Saranno stati gli Snilli…” rispose. Incrociando le gambe sulla sedia. “Ecco appunto…” scosse la testa il professore. Poi tornò ai suoi compiti. Passò qualche minuto, in cui Giulia rimase a guardarlo senza far nulla. “Signorina Wyspet…intende rimanere li a svolgere la funzione di un soprammobile oppure ha intenzione di chiedermi di dividere questi compiti?” osservò Piton irritato. La ragazza arrossì. “Devo dedurre che ieri sera ha fatto festa grande…io lo dico sempre che i giovani d’oggi bevono troppo alle feste…” sbottò ancora il professore. Giulia scosse la testa. “I…io non ho bevuto ieri sera!” esclamò subito. Severus ghignò. “È più beata del solito oggi…che cosa avrà mai fatto questo pomeriggio?” le chiese. La ragazza sorrise. “Sono andata ad Hogsmeade…c’era la gita ed Anna ha approfittato per festeggiare il suo compleanno tutti assieme…” iniziò a raccontare. Piton la guardò incredulo. “La signorina Haliwell è maggiorenne quindi? Che Merlino ci salvi!” esclamò. Giulia rise. “Herm ha detto la stessa cosa…comunque l’abbiamo accompagnata a farsi due tatuaggi…” continuò a dire. Severus la squadrò. “Lei non l’ha seguita spero…” commentò. Tornando al foglio fra le mani. La ragazza scosse la testa. “Però è stato carino…si è fatta un cuore in stile Manson sulla spalla destra…e dentro ci sono l’iniziale mia e di Herm…” spiegò. “Cosa molto utile…” sbottò Piton. “È stata carina…Herm non è riuscita a vedere tutto perché le faceva troppa impressione…così lei e Mark sono andati nell’altra stanza…” precisò. “Mark? Un vostro nuovo amico suppongo…” osservò il professore. Giulia annuì. “Mark Wright…settimo anno Serpeverde…” recitò. Severus la guardò quasi sbigottito. “Inizio a sospettare che voi tre abbiate una calamita per farvi seguire da ogni essere di genere maschile della mia Casa…” commentò. La ragazza arrossì imbarazzata. In effetti lei si era fatta seguire niente di meno che dal capo! “Comunque Anna si è anche fatta l’iniziale di Draco sul seno destro…” aggiunse poi. “Non mi interessano certi particolari signorina Wyspet…non sono il signor Malfoy…” rimbeccò. Segnando una bella T rossa sul compito di un malcapitato Corvonero. “Non è finita però! Draco il pomeriggio se l’è defilata e si è tatuato l’iniziale di Anna sul polso…ora si che sono legati per sempre…” sorrise Giulia. Piton sospirò. Che diamine stava facendo Draco? Aveva una missione imminente e se ne andava in giro a bighellonare per Hogsmeade. Inoltre Severus dubitava fortemente che avesse detto le ultime novità ad Anna. Quel ragazzino stava complicando ancora di più le cose. E lui era stato ancora più allocco. Perché oltre che proteggere Giulia, doveva anche fare da balia a Draco. Piton si decise. Avrebbe dovuto fargli un discorsetto. E se lui non ci riusciva avrebbe fatto tentare Mark. Era un ragazzo giudizioso, responsabile. Magari la sua compagnia sarebbe giovata a Draco. “Professore? Professor Piton?” lo chiamò Giulia. Il diretto interessato sobbalzò. Rispondendo con un suono seccato. “Le ho comprato un regalo…” sorrise ancora la ragazza. Porgendogli poi il sacchetto. Severus lo guardò scettico. “Molto gentile…bastava già la commovente storia dei tatuaggi a farmi venire il diabete…” sbottò. La ragazza scosse la testa divertita. Era incredibile quanto il suo Severus fosse diverso a seconda dei contesti. Una settimana prima lo imboccava a colazione. Ed ora lui faceva storie per un semplice sacchetto di caramelle! “Ecco qui…mi raccomando stia attenta…” esordì il professore. Passandole metà compiti. Giulia li prese insieme ad una piuma con dell’inchiostro rosso. “Professore…?” lo chiamò ancora. “Si?” rispose subito lui. “Io…ecco…io mi tatuerei la sua iniziale…” precisò imbarazzata la ragazza. Piton scosse la testa. “Non lo pensi nemmeno…non voglio vederla con uno di quegli orribili segni neri sulla pelle…” sbottò. La ragazza sbuffò. “Non sono orribili segni neri…a me piacciono! E da quanto ho visto non fa nemmeno così male…” osservò. “È fuori discussione…” ripetè Severus. Giulia scrutò il primo compito torva. Sembrava la tipica discussione padre e figlia. Poi all’improvviso sobbalzò. Aveva capito il perché di questo atteggiamento contrario. Piton associava i tatuaggi al Marchio Nero. Perciò non ne voleva nemmeno sentir parlare. “Professore?” lo richiamò. “Che c’è signorina Wyspet?” rimbeccò brusco Severus. Giulia scosse la testa rimanendo zitta. Certe volte si sentiva vagamente come una bambina. Si ricordava l’effetto che il professore le faceva quando era al primo anno. Era talmente freddo. Talmente austero. Che lei ne aveva quasi timore. Piton alzò la testa. “Dunque?” la esortò. Ma la ragazza rimase a testa bassa. Si vedeva che non stava leggendo il compito. Severus sospirò. “Mi scusi se sono stato brusco signorina Wyspet…non volevo essere così violento…” si scusò. Giulia lo guardò. Alzò il foglio fino agli occhi. “Io…io non passerei mai dalla parte di Lei-Sai-Chi…” sussurrò. Piton annuì. “Lo so signorina Wyspet…” commentò. “E…non voglio…non voglio separarmi da lei quando la guerra arriverà…” aggiunse poi. Severus sospirò. Appoggiò la piuma e la guardò. “Ciò sarà inevitabile signorina Wyspet…se le cose vanno come devono andare le nostre strade si separeranno…però non sarà da sola, ci saranno le sue amiche…e di certo non ci separeremo per sempre…non potrei mai abbandonarla, lo sa vero?” le disse. Giulia sorrise. Piton si sporse e le fece una carezza sulla testa, per poi tornare ai suoi compiti. Anche la ragazza iniziò a leggere il primo dei suoi. Dovevano essere del settimo anno. Corvonero. Lo corresse in un secondo. Il ragazzo aveva fatto tutto giusto. Il secondo fu più difficile. Si vedeva che non aveva studiato. Ma a lei dispiaceva assegnargli un brutto voto. Per sbaglio Giulia alzò gli occhi sul nome. Il cuore quasi le si bloccò. Aveva fra le mani il compito di Josh. Segno veloce una A e poi lo mise sotto alla pila di quelli corretti dal professore. “Davvero una classe penosa…e sono anche all’ultimo anno…devo dedurre che gli esami di quest’anno saranno molto divertenti…” ghignò Severus. Non si era accorto del gesto della ragazza. “Signorina Wyspet?” la chiamò stavolta lui. Giulia alzò la testa stupita. “Presumo che lei abbia dei posti in giro per il mondo che vorrebbe visitare dico bene?” continuò a dire. Lei annuì. “Quali sono?” disse il professore. “Dei…posti? Bhe…non saprei…mi piacerebbe andare in Italia…e in Francia…voglio andare a vedere Notre Dame…” elencò Giulia. Piton la guardò divertito. “Ha per caso letto il famoso libro?” osservò. La ragazza scosse la testa. “Ho visto il musical in tv…quando l’hanno fatto in Italia…a…Verona mi pare…le musiche erano spettacolari e l’attrice che impersonava Esmeralda era perfetta…” raccontò. Severus annuì. “Bella, la parola bella è nata insieme a lei, col suo corpo e con i piedi nudi, lei, è un volo che afferrerei e stringerei...” canticchiò Giulia. Facendo venire un brivido alla schiena al professore. “Bene…grazie per aver soddisfatto la mia curiosità…” la ringraziò. Tornando a chinare la testa. La ragazza fece lo stesso. Ed il silenzio piombò nell’ufficio. Mentre la mente di Severus elaborava su ciò che aveva sentito. E Giulia se ne stava concentrata sul suo compito. 

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Capitolo 30
*** Lay all your Love on me ***


Buonaseranottegiorno <3
Si, sono in ritardo. Sono ignobile, lo so. Però mi faccio perdonare con un aggiornamento succulento! Se così non dovesse essere, cruciatemi pure (ma piano, che fa male ç_ç).

Avvertenze: Occ, diabete (tanto diabete, troppo, infinito). Situazioni surreali, discorsi imbarazzanti e...ho finito XD

Non ci sono canzoni, però vi rinnovo l'invito a dare un'occhiata alla playlist di Spotify mimiryuugu, con lo stesso nome della ff u.u i film citati sono Il Curioso Caso di Benjamin Button e Il Mai Nato

Ah dimenticavo, vi amo e vi lancio amore perchè seguite ancora questa mia sgangherata fan fiction piena di imprecisioni TwT <3
Vi lascio all'aggiornamento,
buona lettura bimbe <3



Trentesimo Capitolo

L’ora si era fatta tarda oramai. Un venticello si era permesso di spirare e muoveva le chiome degli alberi in una sorta di danza silenziosa. Lenta. Due figure si muovevano piano lungo un piccolo sentiero di marmo. La donna aveva le braccia incrociate al petto. Aveva freddo. La ragazza invece procedeva tranquilla. “Appena Lucius è tornato a casa da Azkaban stavo per fare una festa dalla gioia…” disse infine Narcissa. Anna sorrise. “È naturale…sono felice che sia tornato…è il pilastro di casa Malfoy…” osservò. A qualche centimetro di distanza da loro levitavano due bicchieri ricolmi di vino rosso. La bionda si fermò per prendere il suo. La castana la imitò. “Questo posto è molto bello di notte…” commentò ancora quest’ultima. Narcissa annuì. “Non ti sei mai spinta così in la nelle estati che hai passato qui vero?” precisò. Anna scosse la testa. Aveva passato molto tempo nella tenuta estiva dei Malfoy. Però di solito lei e Draco se ne stavano in riva ad un lago poco più in la. A fare bagni e crogiolarsi all’aperto. “Anna…posso chiederti una cosa? So che forse è un po’ prematura…” le chiese la donna. La castana annuì tranquilla. “Hai intenzione di avere bambini…dopo il matrimonio?” esordì. Anna rise. “Prima non ne ero molto convinta…però ora ne sono certa…specialmente dopo aver avuto un’anteprima!” rispose. Sorseggiando il suo vino. Narcissa si fermò ed indicò una panchina accanto al sentiero. Le due si sedettero. “Cosa intendi con un’anteprima?” commentò curiosa. La castana alzò lo sguardo al cielo. Era pieno di stelle. “Io e Draco abbiamo visto i nostri futuri figli…e ti giuro Cissy…sono bellissimi…” spiegò. Gli occhi della donna brillarono. Colmi di esagitazione per la notizia. “Potresti parlarmene un po’? Sono certa che se chiedessi novità a Draco lui non mi accontenterebbe…dice che sono troppo avida di informazioni…” sbottò. Anna sospirò. “Avremo due figli…un maschio ed una femmina…il maschio sarà il primogenito…” iniziò a raccontare. Narcissa annuì felice. “Avete già deciso i nomi?” la interruppe. La castana annuì. La divertiva il modo in cui era riuscita a rapportarsi con lei. Le sembrava più di parlare con una sua coetanea. Non con sua suocera. “Il maschio l’ha deciso Draco…si chiamerà Scorpius Hyperion…” rispose. La donna sospirò esasperata. “Tipico…” osservò. Anna ridacchiò. “La femmina invece l’ho scelto io…si chiamerà Elizabeth Eiko…tutte le donne della mia famiglia hanno un secondo nome giapponese…è una tradizione…anche mia nonna Artemisia ce l’aveva…spero non ti dispiaccia…” spiegò. Narcissa scosse la testa. “Sono dei bei nomi…e come saranno i miei futuri nipotini?” chiese ancora. La castana sorrise intenerita. “Scorpius assomiglierà tutto a Draco…capelli biondi, però occhi castani…mentre Lizzy prenderà da me…capelli castani, ma occhi di un azzurro glaciale…” raccontò. Nel mentre la donna aveva chiuso gli occhi per immaginarseli meglio. “Cissy?” la chiamò Anna. Lei si voltò. “Dimmi pure cara…” sorrise. La castana abbassò lo sguardo. “Non…non vi crea proprio nessun problema il fatto che io sia…ecco…una Mezzosangue? I nostri figli saranno i primi della famiglia Malfoy…” osservò. Da quel punto di vista si sentiva davvero la pecora nera di quella splendente famiglia. Narcissa scosse la testa. “Certo che no sciocchina! Ad essere sincera quando Draco ti ha portato a casa nostra la prima volta io e Lucius eravamo un po’ scettici, però ora sei praticamente una di noi…e poi ci hai fatto rendere conto che il sangue non è tutto…anche se probabilmente la mia povera madre si rivolterebbe nella tomba sentendomi…però ti assicuro che ai miei nipotini non mancherà nulla!” le rispose. Anna sorrise. “Se questo è il tuo ragionamento trovo che riconsiderare Andromeda nella tua vita non sarà un passo così duro da fare…e nemmeno tanto lontano…dico bene?” osservò soddisfatta. Narcissa alzò le spalle. “Può darsi…anche se dopo tutti questi anni non vorrà più sentir parlare di me…di Bellatrix poi…” sospirò affranta. La castana scosse la testa. “Tu e Bellatrix siete due persone completamente differenti…è vero che nelle vostre vene scorre lo stesso sangue però non è detto che se Andromeda ipoteticamente odi lei debba odiare anche te…” commentò. La donna sorrise amara. “Speriamo…certo che stasera sei davvero in forma a quanto consigli Anna…eppure è il tuo compleanno…dovrei essere io a fare l’adulta saggia…” disse divertita. La castana bevve un lungo sorso di vino. “Come avrai capito sono molta gelosa dei miei uomini…vero?” esordì poi Narcissa. Anna annuì. “Però infondo sono felice che Draco si sia trovato una buona compagna…mi ricordate molto me e Lucius da giovani…” spiegò rasserenata. La ragazza arrossì. “Purtroppo Anna sai anche che non è tutto oro quel che luccica…” cominciò a dire la donna. Anna la guardò dubbiosa. “Quando Lord Voldemort era alla sua prima guerra…ecco…lo sai che Lucius è un Mangiamorte vero? Ecco…le lunghe notti in cui lo aspettavo a casa da sola…con Draco ancora neonato nella culla, erano interminabili…io spero davvero che si risolva tutto per il meglio…per voi… non voglio che tu patisca le stesse ansie che patii io a quei tempi…e che, detto sinceramente, sto ancora patendo…” disse d’un fiato Narcissa. Concedendosi poi anche lei un lungo sorso di vino. La castana annuì. “Cissy…tu non sei cattiva e nemmeno Lucius…questo è quello che ho capito da quanto vi conosco…” sorrise. La donna la guardò con gli occhi sbarrati. Forse Draco non le aveva detto nulla. Probabilmente non lo aveva ancora fatto. Il cuore quasi le si spezzò. Narcissa si avvicinò piano. Si rivedeva così tanto in quella ragazza. Sapeva che nemmeno Anna in fondo era cattiva. Era quasi come una vera figlia per lei oramai. Così, dimenticandosi di anni e anni di buone maniere e contegno generale, la donna si avvicinò ancora e la abbracciò. La castana rimase stupita da quel gesto. Il profumo dei lunghi capelli di Narcissa la investì. Le sembrava uno di quei cari abbracci. Caldi. Confortevoli. Dolci. Quelli che le dava sua madre. La donna si staccò imbarazzata. Anna però le sorrideva. “Mi sembra davvero di essere tornata più giovane…” cercò di giustificarsi Narcissa. “Cara, tu sei ancora giovane!” la corresse Lucius. Accostandosi alla panchina dal sentiero. Poi porse una mano alla moglie. Per aiutarla ad alzarsi. Lei accettò. “La compagnia della festeggiata non è solo un tuo privilegio…non monopolizzare Anna…” sbuffò finto offeso Lucius. Narcissa scosse la testa divertita. “Si sta facendo tardi…non allontanatevi troppo mi raccomando…” raccomandò. L’uomo sorrise ed offrì in braccio alla ragazza. Ancora seduta e palesemente stupita. “Una passeggiata?” propose lui. Anna scattò in piedi. E gli avvolse il braccio con le sue. Narcissa era già sparita nel buio. I due iniziarono a camminare. La castana cercava di mantenere un decoro. Pancia in dentro, petto in fuori. Schiena dritta. Non era la prima volta che si trovava da sola con Lucius. Però c’era qualcosa che la faceva sentire a disagio. “G…grazie per lo splendido regalo di Natale…” cercò di dire Anna. L’uomo fece picchiettare il bastone con la testa di serpente davanti a se. “Di nulla, è stato giusto un pensiero…” rispose cordiale. La castana tenne lo sguardo basso. Era sempre così. All’inizio erano immersi in quell’atmosfera fredda. Poi d’improvviso il ghiaccio si scioglieva. “Chiedo scusa per la mia sbadataggine Anna…non ti ho nemmeno ringraziato per aver tenuto compagnia a Narcissa e a Draco quest’estate…” disse Lucius. La ragazza quasi sobbalzò. “Non mi devi ringraziare, l’ho fatto con piacere…piuttosto, sono felice che tu sia tornato da Azkaban…” esordì. L’uomo sorrise. “Si sta di certo meglio fuori…anche se da quello che mi ricordo al Ministero c’eri anche tu…” osservò. Anna si irrigidì. “Ti ho vista…hai salvato quella tua amica dalla Maledizione di Bellatrix…” ricordò. La castana alzò le spalle. “Puro istinto…non ho fatto nulla di così eroico…io sono fatta così, finché insultano me va bene…ma quando si toccano le persone che amo divento peggio di un serpente a sonagli…” ghignò. Lucius annuì soddisfatto. Allungò una mano e le fece una carezza sulla testa. “Io l’ho sempre detto che sei una Serpeverde mancata!” commentò. Anna rise. “Me lo dicono tutti…però io sono felice così…” rispose. Poi i due si fermarono. La castana alzò gli occhi al cielo. Una splendida luna era fissa in cielo. “È triste pensare che fra non molto quella bella luna sarà coperta di rosso…” esordì. Lucius si voltò e la guardò. Doveva proprio dar ragione a suo figlio. Quella ragazza assomigliava ad uno spettro. Un meraviglioso spettro notturno. La pelle diafana quasi alimentata dai raggi lunari. “Narcissa tiene molto sia a te che a Draco…lo sai vero?” continuò lei. L’uomo annuì. “Se devo dirla tutta anche io mi sono affezionata a…te…a…voi…siete una bella famiglia…al contrario di ciò che dice la gente…quindi per favore Lucius, non correre troppi pericoli…ora come ora spezzeresti ben tre cuori…” sorrise quasi amara Anna. Gli occhi puntati su di lui. Lucius si avvicinò. “Cercherò di fare il possibile Anna…nemmeno io voglio perdere la mia famiglia…ci ho pensato molto ad Azkaban…ma quello che è fatto è fatto! Non mi resta che eseguire…sperando che non mi capitino ingrati compiti…” rispose. La castana trattenne il suo sguardo. Il ghiaccio fra loro si era sciolto. “Lo sai che per me sei come una figlia vero? Non temerai per caso che possa farti qualcosa…” commentò ancora Lucius. Anna arrossì. Dovette tenere a freno quei suoi ormoni maliziosi. “Certo che lo so! È palese oramai…guarda che ti ho scoperto, anche tu hai un cuore caro papà!” lo prese in giro. L’uomo le scompigliò i capelli. “Ora si che dovrò ucciderti…che bambina impertinente…” ghignò. La castana rise. Se ci fosse stata Hermione probabilmente avrebbe trattenuto il respiro. “Ora andiamo…è arrivata l’ora ti tornare ad Hogwarts…” esordì infine Lucius. Iniziando a camminare per tornare indietro. Anna lo seguì subito. I due arrivarono al gazebo a passo normale. Draco si fiondò dalla sua amata. Come per sottolineare che fosse di sua proprietà. Poi i coniugi Malfoy la salutarono. Lucius riportò lei e Draco ad Hogwarts. “Che ti ha detto mio padre?” le chiese il biondo. Mentre percorrevano i bui corridoi. “Nulla di che…abbiamo chiacchierato…” rispose vaga. Draco la guardò scettico. I due si salutarono arrivati ai sotterranei. Il biondo cercò di dissuaderla a tornare in dormitorio e a fermarsi a dormire da lui. Ma Anna fu irremovibile. Così dopo un lungo bacio lei corse verso la Torre Grifondoro. Reduce da quello che si sarebbe ricordata come il più bel compleanno della sua vita.
Alla stessa ora un altro duo si era rintanato in un passaggio segreto. Hermione e Ron avevano passato la serata a parlare. Lei gli aveva spiegato come era nata l’amicizia con Mark. E lui l’aveva ascoltata senza interromperla. E dare giudizi. Il tutto contornato da qualche bacio di sfuggita. “Finalmente abbiamo fatto definitivamente pace…” sospirò il rosso. Si era davvero tolto un peso dalla coscienza. “Però ricorda che mi aspetto che le cose cambino..” gli ricordò la ragazza. “A proposito di cambiamenti…sai che Harry sta diventando sempre più paranoico? Mi fa paura…” commentò Ron rabbrividendo. Hermione scosse la testa esasperata. “Devi fargli bere camomilla alla mattina invece che il caffè…” propose. Poi i due si guardarono e scoppiarono a ridere. “Mi sei mancata un casino Mione…davvero…” esordì poi lui, guardandola con occhi dolci. La ragazza si voltò imbarazzata. Ron si chinò verso di lei e cercò di schioccarle un altro bacio. Però lei glielo impedì, piazzandogli davanti la sua mano. “Prima molla Lavanda…” ghignò. Il rosso scosse la testa divertito. “È incredibile quanto tu sia cresciuta…” osservò. Hermione lo guardò curiosa. “Quando eravamo al primo anno eri timida, stizzosa, so-tutto-io…” elencò lui. “Mille grazie Ron!” commentò divertita. “Ora però sei cambiata…Anna e Giulia ti hanno guidata in meglio sai? Sei diventata una ragazza fantastica…e speciale…sono stato un’idiota a non accorgermene prima…” confessò il rosso. La ragazza arrossì. “Inutile che mi fai così tanti complimenti…non mi lascio baciare così facilmente…” soffiò. Però dopo qualche minuto aveva già congiunto di nuovo le labbra con quelle di Ron. Era una situazione così strana. Così nuova. Così proibita. “Giuro che mollerò Lavanda…però…poi potremo davvero metterci assieme?” le chiese il rosso. Iniziando a giocare con una ciocca dei capelli della ragazza. Lei lo guardò dubbiosa. “Da quello che ho capito Harry non se n’è ancora reso conto che noi…ecco…ci piacciamo…” osservò. Hermione scrollò le spalle. “Sai cosa mi importa…ho smesso di considerare le opinioni di Harry da quanto ha insistito sul tenere il libro di Pozioni…e da quanto ha iniziato a fare stupide supposizioni su Draco…” sbottò. Ron la guardò un po’ dispiaciuto. “Magari qualcosa di vero c’è…” provò a dire. La ragazza sospirò. “Sai cosa ti dico Ron? Non mi interessa…che Draco sia un Mangiamorte o un opossum non fa differenza, basta che non spezzi il cuore ad Anna…allora si che può considerarsi morto!” commentò. Il rosso sorrise. L’attirò a se abbracciandola piano. Hermione arrossì. Erano tornati quelli di prima. Anzi. Erano addirittura più vicini. “Mione…senti…” iniziò a dire Ron. La ragazza si voltò. Sentiva di avere un’espressione da ebete. “Riguardo al fatto dei dormitori…ecco…se ti va…qualche volta puoi fermarti a dormire con me…ecco…insomma…” cercò di invitarla. Hermione divampò. Erano diventati anche troppo vicini. “G…grazie Ron...ci penserò…” lo liquidò. In realtà la ragazza sapeva che il rosso lo diceva solo per evitare di farla andare a dormire da Mark. Però non avrebbe rinunciato alla sensazione che aveva provato una settimana prima. Per nulla al mondo. Ron appoggiò la testa sulla sua spalla. “Forse è ora di tornare in dormitorio…” osservò. Hermione sorrise ed annuì. I due si alzarono ed uscirono dal passaggio segreto. La ragazza si tolse un po’ di polvere dai vestiti. Poi iniziarono a camminare verso la Torre. Ron si trattenne dal prenderla per mano. Anche se oramai di Lavanda non gliele fregava più nulla. Aveva il minimo senso del limite. Mentre il suo cuore esplodeva dalla felicità. Mancava un piccolo ostacolo. E finalmente sarebbero stati assieme.
Era tarda ora anche nei sotterranei del castello. Però una ragazza se ne stava ancora con le gambe incrociate. Su una sedia davanti alla scrivania del professore. Giulia e Piton avevano corretto compiti su compiti per tutta la sera. Non avevano parlato molto. Giusto qualche parola per chiarire dei dubbi su voti che la ragazza doveva mettere. “Professore?” lo chiamò ad un certo punto lei. Severus alzò lo sguardo per la millesima volta. “No signorina Wyspet…non può mettere la sufficienza ad uno perché ha fatto giusto metà risposte giuste…” sbottò. La ragazza scosse la testa. “Volevo chiederle…ecco…nella sedici…” iniziò a dire. Quasi intimorita. Piton prese un compito dalla pila che aveva alla sua sinistra. Lui aveva lasciato i Tassorosso a Giulia. Mentre lui si occupava dei Grifondoro. “Dica…” commentò sbuffando. Era la domanda sulla difesa dai veleni. Piton sapeva perfettamente quanto i suoi alunni fossero stati incompetenti quando c’era lui come professore di Pozioni. Quindi aveva messo questa domanda trabocchetto. “Ecco, esattamente…qual é la risposta giusta?” chiese timida Giulia. Severus diede una veloce occhiata alla pila di compiti a sinistra. Quello che aveva fra le mani lei era il primo. Intanto la ragazza attendeva risposta. Piton poggiò la sua piuma. Ed appoggiò i gomiti alla scrivania, congiungendo le mani. “Devo forse intuire che nemmeno lei ha mai ascoltato una sola parola durante le mie precedenti lezioni di Pozioni?” osservò, con tono di rimprover. Giulia si rizzò a sedere stupita. “Signorina Wyspet, legga la domanda…” le ordinò. La ragazza annuì. “L’unico modo perché un bezoar funzioni è: a. tirarlo addosso al soggetto; b. farlo inghiottire al soggetto; c. farne degli infusi da far bollire per almeno un mese…” lesse subito. Poi alzò la testa ancora più confusa. “Ebbene?” la richiamò Piton. La tipica espressione arcigna sul viso. Giulia si sentiva come fosse tornata al primo anno. Eppure quell’ingrediente non le suonava nuovo. “Professore…che cos’è un bezoar?” gli chiese. Severus alzò un sopracciglio. “Lei mi stupisce davvero signorina Wyspet…” soffiò. Per poi inchiodarla con uno sguardo glaciale. La ragazza ebbe la tentazione di scoppiare in lacrime. Il professore si alzò e camminò intorno alla scrivania. “Un bezoar…è una pietra magica molto rara che si trova dentro la pancia delle capre, e che salva da molti veleni…” spiegò. Giulia sobbalzò. Ora se lo ricordava! Piton l’aveva chiesto ad Harry il primo anno. Alla prima lezione. “Quindi…la b?” tentò intimorita. Severus ghignò. Si era fermato alla sua destra. “Se vuole proviamo con la prima soluzione…in questo momento ne sarei davvero tentato…” sbuffò acido. Giulia abbassò la testa. “Non mi tratti male…” sussurrò triste. Piton sbuffò. “Non faccia quell’espressione da cane bastonato signorina Wyspet…mi aspetto grandi risultati da lei…” rimbeccò. Poi però allungò una mano e le fece una carezza sulla testa. Giulia sorrise. “Non la deluderò…” esordì. Severus sospirò scettico. Per poi tornare a sedersi al suo posto. La ragazza segnò la risposta sbagliata. Probabilmente ora si sarebbe ricordata cosa fosse stato un bezoar per il resto della sua vita. E non solo. Lei voleva davvero che il professore fosse fiero di lei. Come anche i suoi genitori e le sue amiche. Subito le venne in mente Anna. Lunedì ci sarebbe stata un’altra ora di Pozioni. E lei odiava starsene impotente ogni volta in cui Harry superava la sua amica. Quell’anno Anna si stava davvero impegnando. Però i suoi meriti non venivano riconosciuti a causa degli imbrogli del ragazzo. Tutto merito di quello stupido libro. Giulia sbuffò. Eppure aveva già visto quella scrittura da qualche parte. “Signorina Wyspet?” la chiamò Piton. Era da qualche minuto che lo ripeteva. La ragazza alzò la testa. “Si è fatto tardi…è ora che torni in dormitorio…” osservò. Indicando l’orologio da parete. Giulia sbuffò. “Domani è domenica…non c’è scuola…non posso rimanere ancora un po’?” chiese. Gli occhioni nocciola sgranati. Severus inchiodò i suoi occhi sul foglio. No. Non doveva arrendersi! Sapeva che se le avesse detto di si l’avrebbe fatta rimanere anche a dormire. E non poteva sopportare un’altra notte nello stesso letto con quella dolce creatura. Dal suo compleanno Giulia aveva insidiato il peggiore dei vizi nella sua testa. La lussuria lo chiamava. Ma lui doveva resisterle. Non voleva contaminare la purezza della ragazza. Aveva paura di non frenarsi più. “Professore…tutto bene?” gli chiese lei. Poggiando una mano sulle sue. Severus alzò la testa. “Signorina Wyspet…lei è davvero sicura di quello che mi ha detto una settimana fa?” le chiese. Giulia sobbalzò. La sua mente andò subito alla proposta. Arrossì. Però sorrise. “Certo…” rispose tranquilla. Il cuore le batteva già a mille. Che avesse cambiato idea? Infondo un po’ lei ci sperava. Le sembrava di essere in una relazione normale. E certe cose nelle relazioni normali accadevano. Piton sorrise. “Credo che sia davvero l’ora per lei di tornare in dormitorio…” commentò ancora. La ragazza lo guardò delusa. “Ma ci sono tanti compiti…” provò a sviare. Severus scosse la testa. “Avanti…” ripetè lui. Alzandosi e andando da lei. Giulia si alzò rassegnata, facendosi accompagnare alla porta. Doveva riabituarsi ad un rapporto non troppo confidenziale. “Buonanotte professor Piton…” lo salutò la ragazza. Severus aprì piano la porta. “Buonanotte signorina Wyspet…” rispose. Però quando Giulia fece il primo passo per uscire lui la fermò. La portò veloce fra le sue braccia. E le diede un bacio sulla fronte. La ragazza arrossì smisuratamente. Ed uscì dall’ufficio barcollante. Proseguì inciampando e facendo la pallina da flipper fra le pareti fino all’uscita dai sotterranei. Per poi correre veloce verso il dormitorio. Intanto Hermione e Ron erano appena entrati in Sala Comune. Il rosso l’aveva bloccata al muro prima che lei potesse scappare via sulle scale. “Allora…domani cosa fai? Anzi…oggi pomeriggio…” le chiese. La ragazza sorrise. “Probabilmente eviterò che Anna copi i miei temi in biblioteca…e tu?” rispose. “Probabilmente pedinerò Malfoy con Harry…” sbuffò annoiato. Hermione scosse la testa arresa. “Non ci sarà molto da pedinare…conoscendolo sarà con noi…e Mark…” spiegò. Ron alzò le spalle. “Speriamo…non mi va di passare il pomeriggio a girare senza meta per il castello…” commentò. La ragazza rise. Rimasero qualche minuto con gli occhi incatenati. Nessuno dei due voleva tornare in dormitorio. A dire il vero non volevano semplicemente separarsi. “Allora…buonanotte Mione…” la salutò il rosso. Hermione lo fissò. “B…buonanotte Ron…” rispose. Poi lui si chinò ancora. E la baciò. Meno frettolosamente delle altre volte. Un contatto leggero, dolce. Dalle scale vicino a loro si sentì applaudire. “Bravi!!! Stupendi!! Santo Manson se ce n’è voluto!!” esclamò Anna. Ron ed Hermione sobbalzarono stupiti. Per poco la ragazza le tirò addosso una poltrona. “Da…da quanto sei li?!” trillò lei. La castana alzò le spalle. Era seduta qualche gradino più in su. Nella sua camicia da notte nera. Ed in bocca un lecca lecca al sangue. Sulla spalla spiccava il nuovo tatuaggio. “Quello è un nuovo arrivato?” chiese curioso Ron. Non aveva detto ad Hermione che li avevano spiati per tutto il giorno. Era meglio fare il sorpreso. Anna si alzò e saltellò qualche gradino più giù. Era a piedi nudi. “È il mio primo bimbo…” si vantò. Mostrando il tatuaggio. “G e H…si è tatuata le vostre iniziali! Fico!” commentò il rosso. La castana ghignò. “Ne ho anche un altro…” gli fece notare. Ron la squadrò e notò che sulla scollatura appariva un segno nero. “Cos’è?” le chiese. Anna si stiracchiò. “Una D…” disse. Il rosso sorrise divertito. “Draco si è tatuato una A sul polso oggi…” completò Hermione. “Bello! Ah comunque…auguri in ritardo Anna…e scusa per la poca partecipazione mia e di Harry alla festa…” si scusò ancora Ron. La castana alzò le spalle. “Fa nulla dai…” lo perdonò. D’improvviso i tre sentirono un tonfo provenire da vicino a loro. Qualcuno era appena entrato in Sala Comune. Il ritratto della Signora Grassa si stava chiudendo. Però il soggetto doveva essere capitombolato. Hermione e Anna si guardarono. Ed ecco come pensato Giulia si alzò. Li guardò ridendo. Le amiche scossero la testa divertite. Finalmente salutarono il rosso. E tornarono in dormitorio. “Herm e Ron si sono baciati…” tossicchiò la castana. Buttandosi sul suo letto. Giulia strabuzzò gli occhi. “È vero…e non solo una volta…poi abbiamo fatto pace…mi ha promesso che mollerà Lavanda…e poi staremo assieme…comunque Anna, ti dispiacerebbe evitare di origliare i miei discorsi?” sbottò il prefetto. La castana ghignò. “Ero arrivata in camera e non c’era nessuno…così mi sono cambiata e mi sono messa ad aspettarvi sulle scale…” spiegò solo. “Dove ti ha portato stavolta Draco?” chiese curiosa Giulia. Togliendosi i vestiti e mettendoli piegati sul baule. “Nella sua tenuta estiva…fuori Londra…” rispose Anna tranquilla. “Pardonne moi?” esclamò incredula Hermione. Anche lei infilandosi il pigiama. “In verità abbiamo fatto smaterializzazione congiunta…” precisò. “E con chi?” disse ancora Giulia. Sedendosi sul letto di Anna. “Suo padre è venuto a prenderci…e una volta arrivati la ho scoperto che avevano allestito un piccolo gazebo con un tavolo pieno di dolci…c’era anche Narcissa…hanno detto che di solito i compleanni si organizzano in famiglia…perciò…” raccontò questa. Hermione rimase a bocca aperta. “Sono stati molto comprensivi sui tatuaggi…e poi ho chiacchierato tantissimo con Cissy…e Lucius poi…ragazze quanto mi scombussola!” esordì Anna. Giulia le tirò un cuscino. “È di tuo suocero che stai parlando!” le ricordò indignata il prefetto. La castana le fece la linguaccia. “Non ditemi che Lucius non vi attrae…” sbottò. Le amiche si guardarono. Poi fecero le finte innocenti. Anna rise. “E tu e Piton?” cambiò argomento Hermione. Giulia alzò le spalle. “Abbiamo corretto compiti tutta la sera…” disse solo. La castana la guardò un poco delusa. Poi invitò anche il prefetto a sedersi sul suo letto. Questa le ubbidì. “Cavolo…ora che Draco ha anche un tatuaggio è ancora più sexy…” osservò Anna. Hermione scosse la testa esasperata. Mentre l’altra rise. “Non ci pensate mai ragazze? Infondo abbiamo l’età giusta per queste cose no?” commentò seria la castana. “Queste cose…cosa in precisione?” le chiese il prefetto. La castana giocherellò con il bastoncino del lecca lecca fra le dita. “Sesso intendo…” rispose. Senza nascondere che le sue guance si erano un po’ colorate. Hermione arrossì violentemente. Giulia si contenne un poco. “Cioè?” chiese poi. “Come potrebbero essere i vostri pretendenti…escludendo Mark…perché altrimenti il povero Ron non lo si può neanche tirare in causa…” ghignò ancora Anna. Il prefetto la guardò scettica. “Hey hey non andiamo così in fretta! Ron bacia benissimo! E se quello è il suo livello dei baci penso che nemmeno…l’altro livello…sia molto basso…” lo difese subito. Giulia ed Anna scoppiarono a ridere. Solo allora Hermione notò la frase molto ambigua. “Ogni uomo ha la sua doppia faccia…poi vanno a momenti…” osservò la castana. L’amica annuì. “Anche Severus bacia bene…anzi, benissimo…quindi direi che non c’è problema…” precisò. Anna ghignò. “Basta che non ci sia la lingua ad effetto mollusco morto…” commentò. Hermione rabbrividì. Mentre Giulia rise. “No perché scusate…se la lingua se ne starà li…cosa credete che farà qualcos’altro?” continuò a riflettere la castana. Il prefetto le tirò un cuscino. “Smettila Samantha!” rimbeccò. “Come per esempio Voi-Sapete-Chi…secondo me è frustrato per quello…già non ha il naso, figurarsi altri attributi!” disse infine Anna. Hermione tentò di soffocarla con il cuscino. L’altra però la spintonò di poco. “Io credo che ci sia tempo e tempo…certe volte è meglio il sesso dolce, altre quello senza limiti…” sentenziò Giulia. Le amiche rimasero basite. “Questo significa che c’è una speranza con il pipistrellone?” disse subito Anna. La ragazza arrossì. “La decisione è rinviata al mio compleanno…però…credo che Severus ci stia pensando molto…” sorrise, quasi soddisfatta. La castana la spinse in la. “Non è giusto! Pensavo di essere io la prima delle tre!” si lagnò. Hermione sospirò esasperata. “Non è una gara Anna…ognuno ha i suoi tempi…” rimbeccò. Più per se stessa che per le altre. “Di la verità che non sarebbe male passare un’intera notte con Ron…scommetto che ti piacerebbe…” ghignò la castana. Il prefetto arrossì. “Con Harry magari che entra nella camera all’improvviso…” sbuffò poi contrariata. “Potete sempre digli che stavate giocando a carte…” propose Giulia. “Appunto…tanto Harry non capirebbe la differenza…” le diede ragione Anna. Poi le tre si guardarono. E scoppiarono a ridere. “Che cattive ragazze!” commentò Hermione. Senza però smettere. “Però dai…immaginate la scena…” cercò di dire Anna. “No grazie…” soffiò il prefetto. La castana le tirò un cuscino. “Ma non quella scena! Immaginatevi sul letto mente il vostro amato si spoglia…cioè…gli ormoni si sprecano!” continuò. Hermione abbassò lo sguardo verso il pavimento. La visione di Ron che si sbottonava piano la camicia e si toglieva il cravattino in un solo gesto le fecero venire i brividi alla schiena. Giulia guardò distratta il soffitto. Mentre si figurava Piton che si slacciava ogni singolo bottone della casacca. Per poi farla scivolare sul pavimento. Anna le guardò divertita. Sembrava che le sue amiche fossero cadute in coma. Mancava solo un filetto di bava vicino alla bocca. “Basta!!!!” esclamò d’un tratto Hermione. Agitandosi talmente tanto da far cadere Giulia a sedere in giù dal letto. La castana scosse la testa. “Ora…dormiamo!” sentenziò il prefetto. Aiutando poi l’amica a tirarsi su. “Giuro che se faccio sogni strani, domani ti uccido Anna…” la minacciò Hermione. Sistemandosi le coperte. Giulia stava già sotto i piumoni. Abbracciata al suo Snakey. Anna fece segno al prefetto di fare silenzio. Quest’ultima si limitò a farle una boccaccia. Poi spense la luce. Tutte e tre chiusero gli occhi. Subito la stanchezza le prese. Aprendo le porte ad una nottata piena di sogni.
La mattina le tre si svegliarono assieme. Era oramai ora di pranzo quindi i Tre Uragani decisero di scendere subito a colazione. Dopo mangiato le amiche si dedicarono ai compiti in biblioteca, come aveva predetto Hermione il giorno prima. Stavolta erano da sole. Mark e Draco non si erano presentati nemmeno a pranzo. Così le tre passarono il pomeriggio fra loro. Tutte e tre avevano fatto progetti per la sera. Però solo Giulia potè rispettarli. Il prefetto moriva dalla voglia di raccontare gli ultimi sviluppi a Mark. Ma questo sembrava sommerso di compiti. Senza contare Draco. Ed ecco che Hermione ed Anna si ritrovarono in camera a leggere. L’amica tornò verso le undici. Severus le aveva quasi imposto un coprifuoco. La domenica passò senza particolari novità. Lasciando spazio al giorno più odiato dagli studenti. Il lunedì. I Tre Uragani fecero colazione normalmente. Poi vennero raggiunte da Mark e Draco. Il primo le salutò veloce. Purtroppo aveva altri orari. I restanti quattro si diressero a Pozioni. Anna era più determinata che mai a sconfiggere Harry. L’esaltazione di Hermione era ai suoi stessi livelli. Draco e Giulia le guardavano divertiti. Il gruppetto decise di condividere un tavolo. Alla loro destra si erano appostati Harry e Ron. Per fortuna dalla loro parte c’era Giulia. Altrimenti Anna avrebbe sputato volentieri nel calderone del ragazzo. Dopo qualche minuto Lumacorno entrò nell’aula, intimando il silenzio. “State buoni! Lo so che è lunedì e sono le prime ore, però oggi abbiamo un sacco di lavoro da fare! Come ad esempio…la Terza Legge di Golpalott…chi sa esporla?” esordì. Il braccio di Hermione scattò subito. Draco si allontanò di poco per evitare di ritrovarsi un dito in un occhio. “Bene signorina Granger…” le sorrise il professore. Il prefetto si rizzò ben composta sullo sgabello. “La Terza Legge di Golpalott dice che l’antidoto per un veleno composto è maggiore delle somma degli antidoti di ciascuno dei singoli componenti…” recitò d’un fiato. Anna e Giulia si guardarono divertite. Era quello su cui avevano lavorato il pomeriggio prima. Avevano messo a dura prova la pazienza di Hermione. Che aveva dovuto rispiegargliela una ventina di volte. Perfino loro se la ricordavano a memoria oramai. “Esatto! Dieci punti per Grifondoro!” gongolò Lumacorno. Poi iniziò a spiegare le altre proprietà dalle leggi. “Mi aspetto una completa esecuzione di questo esercizio ragazze…” precisò il prefetto alle amiche. “Altrimenti che fai?” soffiò Anna. “Semplice…vi chiudo fuori dal dormitorio…” rimbeccò subito Hermione. Le amiche scossero la testa divertite. “Puoi sempre trasferirti da me…” propose Draco. Il prefetto gli tirò una gomitata. “Zitto Malfoy! Stiamo cercando di seguire la lezione…” ghignò. Il biondo la fulminò con lo sguardo. “La prossima volta vicino a questa pazza nevrotica ti ci siedi tu…” sbuffò verso Anna. Ron intanto si stava accasciando sempre di più sul libro. Si diede mentalmente del cretino per non essere andato in biblioteca con le ragazze il giorno prima. Di certo sarebbe stato più utile che aver girato per tutto il castello in cerca di Malfoy. “…e quindi, voglio che ciascuno di voi prenda una di queste fiale sulla mia cattedra. Contengono un veleno al quale dovete creare un antidoto prima della fine della lezione. Buona fortuna, e non dimenticate i guanti protettivi!” concluse Lumacorno. Pian piano ogni studente era andato a prendere la sua boccetta. Harry sfogliava già in panico il suo libro. Hermione ghignò vedendolo. Anna osservava la sua boccetta. Era un liquido verde, molto scuro. Giulia invece ne aveva presa una blu. Sembrava alquanto densa. Il prefetto aveva già iniziato a fare la sua pozione. Oramai era talmente brava con gli incantesimi non verbali che non le serviva ripetere gli ingredienti ad alta voce. Draco non aveva la minima idea di cosa fare. E così sperava di copiare dalla sua amata. Che però si era limitata a versare il veleno nel suo calderone. Giulia sfogliava il suo volume di Pozioni Avanzate senza trovare soluzione. Hermione si fermò solo un attimo per dare un’occhiata ai compagni del suo tavolo. “Per Merlino Draco stai fermo! Rischi di far esplodere la classe se metti le radici senza aver fatto due giri in senso antiorario!” lo fermò. Il biondo la guardò arreso. “Hey Anna…tutto ok?” chiese ancora alla ragazza. La castana sbuffò. “Stavolta è davvero difficile…però non voglio aiuti Herm…devo farcela da sola!” commentò. Per poi tornare a tuffarsi nel suo libro. Giulia era di certo più tranquilla. Anche se stava brancolando nel buio pure lei. Tutti gli studenti erano abbastanza in difficoltà. C’erano alcuni che copiavano dai compagni di tavolo. Altri che stavano pensando di auto avvelenarsi. Giulia staccò gli occhi dal suo libro e controllò la situazione attorno a lei. Al tavolo vicino Harry e Ron erano più indietro di loro. Il primo stava ancora cercando una soluzione sul suo caro libro. Fu un gridolino esasperato di Anna a distrarla. “Non capisco! Devo essere stupida…” si insultò. L’amica scosse la testa. “Ho provato di tutto…eppure non è un veleno così difficile…” sospirò. Giulia sobbalzò. Era lei la stupida! “Hey Anna…ho trovato la soluzione!” esclamò. La castana si voltò stupita. “Beata te…” sbottò. Ma la ragazza sorrise. “Vai nell’armadio e prendi un bezoar…muoviti!” le ordinò. Anna la guardò allibita. Le stava cedendo la sua soluzione. Giulia quasi la spinse. Così la castana si precipitò all’armadio degli ingredienti. Vi si immerse fino a trovare una scatolina vecchia. Dentro la castana vi trovò alcuni oggetti raggrinziti. Simili a reni secchi. Ne prese uno e tornò al posto. Nel mentre Harry si era fiondato all’armadio. “Ragazzi, ancora un minuto!” avvertì Lumacorno. Hermione guardò Anna stupita. Poi si sbrigò a mettere nella pozione gli ultimi due ingredienti. Giulia provò a migliorare la sua pozione. Che iniziò a emanare un odore più accettabile. “Tempo scaduto!” trillò il professore. Iniziando dal tavolo infondo verso la parete. Dopo aver controllato i primi studenti passò al tavolo del gruppetto. “Ottimo signorina Granger, come al solito…ho visto che ha avuto una stupefacente padronanza degli incantesimi non verbali…dovrò complimentarmi con il professor Piton…” la lodò. Hermione sorrise soddisfatta. “Non ci siamo ancora signor Malfoy…le consiglierei di non mettersi fra delle signorine così di bell’aspetto…altrimenti le pozioni passeranno in secondo piano!” lo prese un po’ in giro Lumacorno. Draco sospirò esasperato. “E lei che cosa mi presenta signorina Haliwell?” le chiese. Anna allungò la mano con il bezoar. Harry per poco ebbe un infarto. Il professore la fissò per dieci secondi buoni, per poi scoppiare in una sonora risata. “Davvero un gran coraggio ragazza mia! E sentiamo, come saresti arrivata a questa conclusione?” le chiese divertito. La castana si rizzò in tutto il suo metro e sessantatre di fierezza. “Il veleno che mi è capitato è veleno di serpente corallo…e siccome non ho trovato degli antidoti che potessero andare ho provato con il bezoar… da quanto mi ricordo è l’antidoto per eccellenza ad ogni tipo di veleno…” spiegò decisa. Lumacorno la guardò con gli occhi illuminati dallo stupore. “Devo proprio ammetterlo…il professor Piton è stato un ottimo insegnante negli anni precedenti! E tu mia cara hai fatto guadagnare quindici punti a Grifondoro!” annunciò soddisfatto. Anna ghignò. Il professore si spostò a Giulia. “Signorina Wyspet, non ci siamo…però vedo che si è data da fare…” osservò. La castana si sporse verso di loro. “In verità l’idea del bezoar è stata di Giulia professore! Ha voluto cedermela perché sapeva che tenevo particolarmente a mostrarmi capace davanti ai suoi occhi…” raccontò melliflua. Ron rimase a bocca aperta. Lumacorno scosse la testa divertito. “Altri dieci punti a Grifondoro…per il suo altruismo signorina Wyspet…e signorina Haliwell, mi sono già reso conto della sua capacità...non è da tutti identificare il veleno dei serpenti, siccome sono molto simili fra loro!” la lodò. Anna gongolò soddisfatta. Poi il professore passò ad Harry. Che imitò il gesto della castana. “Tu mi sorprendi Harry…devo forse intuire che tu ed Anna siete in collegamento telepatico?” commentò un poco deluso. Il ragazzo si voltò verso di lei. Che ghignava trionfante. Lumacorno continuava a fissarlo. Probabilmente voleva sapere almeno di che veleno fosse quello che era toccato ad Harry. Però lui non gli rispose. E così il professore passò a Ron. Appena finito con lui la campanella suonò. “L’hai letto sul mio libro…” esordì Harry, rivolto a Giulia. Questa lo guardò allibita. Però rimase calma. Sorridendo si avvicinò al libro del ragazzo e scorse una frase scritta con la ricorrente calligrafia che le era famigliare. “Ficcagli un bezoar in gola…” lesse. Poi scosse la testa. “Mi dispiace deluderti Harry, ma non tutti si fanno consigliare dagli appunti su un libro…” rispose schietta. Hermione ed Anna le si avvicinarono. “Ed allora come facevi a sapere…” cercò di incastrarla lui. Giulia si mise la tracolla. “Ho semplicemente ricordato le parole che Piton ci ha detto un po’ di tempo fa…” rispose pacata. Ma Harry la guardò scettica. Ron lo spintonò. “Piuttosto, potevi suggerirlo anche a me!” sbottò. L’amico lo fulminò con lo sguardo. “Lo sai che l’ho fatto per cercare di ammorbidire Lumacorno…per quella cosa…” cercò di alludere. Il rosso sbuffò contrariato. Decise così di unirsi al gruppetto e di uscire dall’aula. Lasciando Harry alla sua missione. “Che cosa deve fare ancora il Prescelto? Salvare Lumacorno da un’imminente attacco di mosche?” rimbeccò stizzita Anna. Draco ghignò, circondandole le spalle con un braccio. Ron alzò la testa. “È una cosa segreta…” disse solo. Giulia sbuffò. “Se ammettesse che sta diventando troppo ossessivo e ci chiedesse scusa magari potremmo anche aiutarlo…” propose Hermione. Il biondo si fermò alla fine del corridoio. Salutò Anna con un bacio e gli altri con un gesto veloce della mano. Doveva andare a lezione, mentre loro avevano un’ora buca. Così si fermarono sul muretto verso il giardino. “Perché non molli Harry alle sue paranoie e non torni con noi?” gli propose Anna. Ron sospirò. “Sono il suo migliore amico…e poi qualcuno dovrà tenerlo con i piedi per terra no?” osservò quasi divertito. Qualche minuto dopo il diretto interessato li raggiunse. “Allora, com’è andata?” chiese il rosso. Harry lanciò uno sguardo diffidente verso Giulia ed Anna. “Te lo dico dopo…” soffiò. “Hai paura che andiamo a spiattellare le tue missioni per Silente in tutta la scuola?” sbottò maligna quest’ultima. “Perché non direttamente a Voldemort eh?” rimbeccò Harry. Hermione scosse la testa esasperata. La castana si avvicinò. “Credi davvero che io sia una Mangiamorte?” commentò. Giulia cercò di trattenerla. Ma l’amica la ignorò. “Bhe…stai con un Mangiamorte, esci con una famiglia di Mangiamorte…perché non dovresti essere come loro?” rispose ancora Harry. Anna lo fulminò con lo sguardo. “Non ti permetto di parlare male dei Malfoy…tu non li conosci, sai soltanto giudicare! Ti credi chissà chi perché sei il bambino sopravvissuto…bhe, sai quanto me ne importa! Per me sei solo un ragazzino esaltato che si è fatto prendere dalla smania di potere!” ringhiò furiosa. Hermione e Giulia si guardarono. La cosa si stava mettendo male. “Io sarei esaltato? Anna ma connetti il cervello quando parli?” sbuffò Harry. Ron rimase a bocca aperta. Giulia prese per un braccio l’amica prima che potesse avventarsi su di lui. “E tu ragioni prima di parlare Harry? Io non credo…” rimbeccò la castana. Il ragazzo sorrise strafottente. “Quando Voldemort andrà al potere vedrai quanto gliene importerà di te ai Malfoy… Anna cresci una buona volta! Sei una Mezzosangue e se Lui vorrà eliminarti loro non si faranno scrupoli!” commentò. “Harry, stai esagerando…” lo richiamò Giulia. Ma Anna non gli diede nemmeno tempo di rispondere. “Che cosa ne sai su di loro Harry? Che ne sai? Non sono esseri senza cuore! Sono delle persone…brave persone! Non oserebbero mai farmi del male!” rimbeccò ancora più arrabbiata. Harry scoppiò in una sonora risata. “Quando la guerra scoppierà non potrai stare da due parti…” osservò. Anna scosse la testa, stringendo i pugni. “Sei solo un egoista…solo perché Silente ti da dei compiti non vuol dire che tu sia importante!” gli soffiò in serpentese. Harry sobbalzò. Preso da uno scatto d’ira si avvicinò. E prima che Ron potesse fermarlo sferrò cinque dita sulla guancia della castana. “Harry ma che diamine ti salta in testa?!” esclamò il rosso. Giulia si parò davanti ad Anna. Mentre Hermione l’abbracciava. “Se non te ne vai giuro che non mi riterrò responsabile di quello che potrei farti…” ringhiò seria la ragazza. Il prefetto teneva ferma la castana. “I…io…” cercò di dire Harry. Ma Ron lo prese per un braccio e lo trascinò via. “Andiamo in bagno…” suggerì Hermione. Così le tre si rintanarono nel bagno più vicino. Fecero sedere Anna in una delle cabine. Giulia bagnò un fazzoletto e glielo passò sulla guancia. “Che cavolo gli è preso?! Io davvero non lo riconosco più…” sbuffò Hermione. Le due tornarono al lavandino per ribagnare il fazzoletto. Sentirono Anna imprecare ad alta voce. Iniziò a prendere a calci la cabina del bagno. “È meglio che mi stia alla larga per i prossimi giorni…altrimenti giuro che lo uccido…” soffiò Giulia. Il prefetto le battè una mano sulla spalla. Mentre ancora rumori ed imprecazioni non molto leggere venivano dalla cabina della castana. “Anna non ti agitare!” le ordinò Hermione. Dopo qualche minuto il silenzio irruppe all’improvviso. Si sentì un tonfo. Le amiche si guardarono ed accorsero. Trovarono Anna piegata in ginocchio a terra. Si teneva a stento ad una parete. “Per Merlino! Anna stai bene?” esclamò in panico il prefetto. La castana scivolò piano sul pavimento. Le mani unite alla gola. “Ha una crisi respiratoria! Cavolo! Dobbiamo lasciarle aria!” ordinò Giulia. Le due si allontanarono. Non era la prima volta che succedeva da quando conoscevano Anna. Però ultimamente non le era accaduto quasi più. Dopo qualche minuto la castana si tirò su. Le amiche la aiutarono facendosi usare come stampelle. La portarono al lavandino. Anna si appoggiò a questo. Il respiro era tornato normale. Però lei era più pallida del solito. “Forse dovremmo andare in infermeria…” osservò Hermione. Intanto fuori la campanella di fine ora trillava. La castana scosse la testa. Così le tre uscirono dal bagno. E vennero investite da un alquanto infuriato Draco. Che si precipitò ad abbracciare la sua amata. “Draco staccati…ha appena avuto una delle sue crisi…le serve aria…” lo rimproverò Giulia. Il biondo la guardò stupito. “Come mai tanto arrabbiato?” osservò Hermione. “Ho saputo che quell’insetto di Potter ti ha picchiata…ora lo vado a cercare e lo ammazzo…ma prima volevo vedere dov’eri…” spiegò. Anna scosse la testa. “Mi ha solo dato uno schiaffo, sto bene…” precisò. Draco la squadrò. “Ciò non toglie che si è spinto troppo in la…deve smetterla di fare certe insinuazioni…finché accusa me va bene…ma quando inizia ad offendere te sono cavoli amari…” rimbeccò. Giulia scosse la testa. “Calmati Draco…non penso che Harry le si avvicinerà più di tanto…” cercò di sedarlo. Il biondo sbuffò. Appena gli animi si calmarono andarono assieme a Storia della Magia. “Dobbiamo trovare il modo di prendere quello stupido libro ad Harry…” disse ad un certo punto Anna. Rüf intanto svolazzava intorno alla cattedra blaterando di una delle numerose guerre degli elfi. I Tre Uragani e Draco si erano messi in seconda fila. Con disappunto di Hermione. “Non ti sembra una vendetta un po’ da bambini?” osservò quest’ultima. Anna scosse la testa. “Anna ha ragione Herm…non è una vendetta…dobbiamo vede chi è questo Principe…quella scrittura mi sembra famigliare…” le diede ragione Giulia. Il prefetto alzò le spalle. In effetti anche lei voleva sapere chi o che cosa fosse. “Non sarà facile…Harry si porta quel libro praticamente dappertutto…” fece notare Anna. Però qualcosa interruppe la loro discussione. Un aereoplanino di carta era atterrato sul banco di Hermione. Il prefetto lo aprì piano. “Sono Ron…scusate per lo scatto che ha avuto prima Harry, non voleva veramente fare male ad Anna…anche se come immaginate non si avvicinerà per un bel pò. Volevo solo chiedervi di vederci subito fuori dall’aula appena finita la lezione…vi devo parlare di una cosa.” lesse sottovoce. Il trio si guardò. Infondo Ron non centrava con tutto quel trambusto. Ed ora che fra lui ed Hermione le cose si erano sistemate non ci vedevano nulla di male ad accontentare la sua richiesta. Così aspettarono la fine dell’ora. Harry se ne andò subito per conto suo. Come anche Draco. Invece come previsto il rosso le aspettò. “Allora Ron…cosa ci devi dire?” chiese curiosa Giulia. Il ragazzo iniziò a camminare verso la Sala Grande. “Voi sapete…che cosa sono gli Horcrux?” chiese. Hermione lo guardò dubbioso. “Una volta ne ho sentito parlare…ma era soltanto nominato…” disse solo. Scioccata per non sapere di cose si trattasse. Giulia alzò le spalle. Mentre Anna ghignò. “Io so cos’è un Horcrux…ma Ron…dove l’hai sentito?” chiese a sua volta, diventando seria. “È quello che Harry doveva chiedere a Lumacorno…ma lui l’ha praticamente cacciato via…” spiegò il rosso. La castana sospirò. “Mi dispiace Ron, ma finché non avrò scuse non aiuterò nemmeno con un dito Harry…scusa…” disse pacata. Ron le sorrise. “Stai tranquilla…se la caverà in qualche modo…scusa ancora per prima…” rispose. Poi allungò una mano e le fece una carezza sulla testa. Anna ne rimase incredibilmente stupita. Ed arrossì. Il rosso le salutò e raggiunse veloce il suo amico oramai arrivato. I Tre Uragani invece se la presero con più calma. “Anna…che cos’è quella cosa?” chiese curiosa Hermione. Più per colmare il buco culturale che le rodeva dentro. La castana si guardò in giro sospettosa. Poi si fermò in un angolo. Facendo segno alle amiche di avvicinarsi. “È un argomento taboo qui ad Hogwarts…sia Ron che Harry non dovrebbero andarsene in giro a nominarli…” iniziò a dire. Le altre due annuirono. “Un Horcrux è un oggetto o essere vivente contenente un pezzo di anima separato dal corpo originario…se la persona che ha creato l'Horcrux subisce una ferita mortale, non muore, infatti il frammento d'anima imprigionato nell'Horcrux le impedisce di abbandonare il mondo…” spiegò sussurrando Anna. Hermione si portò le mani alla bocca. “Sembra una cosa molto importante…” osservò Giulia. La castana annuì. “Si tratta di Magia Nera molto avanzata, infatti richiede un incantesimo molto complicato e l'unico atto che permette all'anima di scindersi è un assassinio…ecco perché non è in nessun libro di Hogwarts…” concluse poi. Il prefetto la guardò. “E come fai a sapere tutte queste cose?” le chiese. Anna tornò a camminare tranquilla per il corridoio. “I libri di famiglia che mi ha regalato nonna Artemisia quando ero piccola sono praticamente tutti di Magia Nera…in qualcuno parla anche di loro…” raccontò tranquilla. “Forse dovremmo avvertire Silente…” commentò ancora Hermione. Ma Giulia scosse la testa. “Se ha dato quel compito ad Harry vuol dire che deve farlo lui…sperando che veramente ce la faccia…” sentenziò. Hermione ed Anna si guardarono un poco scettiche. Poi finalmente arrivarono in Sala Grande. Per quel lunedì le novità si esaurirono. Il pomeriggio fu solo un divagarsi su un modo per riuscire a prendere il libro ad Harry. Anche se ora lui se ne stava ancora più lontano da loro. Comunque per quella settimana il trio fu sommerso di compiti ed interrogazioni. Quindi ebbero poche occasioni per attuare diverse strategie. E gli Horcrux non vennero più nominati. In compenso sembrava che anche Mark e Draco fossero stati isolati dai compiti. Hermione riusciva a vedere il primo solo durante i pasti. Lui si sedeva con loro e anche il biondo. Anna non lo vide quasi nessuna sera nella settimana a venire. Inoltre, il venerdì, mentre il trio entrava in Sala Comune per darsi un po’ alla nullafacenza meritata, si trovò in mezzo ad una lite. “Perché dici così RonRon? Cosa ti ho fatto?” strillò Lavanda in lacrime. Ron la guardava imbarazzato. Praticamente tutta la sala stava osservando la scenata. I Tre Uragani slittarono con passo felpato in un angolo, raggiungendo Ginny e Mary Kate. “Che succede?” chiese curiosa Anna. La prima alzò le spalle. “Mio fratello vuole mollare LavLav…ma lei a quanto pare non capisce…vanno avanti così da dieci minuti…” sospirò. Hermione trattenne un ghigno. “Avanti Lavanda! Non fare così…possiamo rimanere amici se vuoi!” propose Ron. Ma alla ragazza la proposta non andava molto a genio. O almeno così pareva dalla scarica di libri scagliati a ripetizione contro il povero rosso. “Io ti amo RonRon! Ti prego non farmi questo!” lo implorò poco dopo. Gettandosi quasi ai suoi piedi. Il rosso sbuffò. “Lavanda… non credi sia meglio lasciarci che stare assieme illudendoci?” osservò saggio. Lavanda gli si aggrappò ad un braccio. “Illusione!” strillò. Scoppiando ancora a piangere. Mary Kate si tappò le orecchie con le mani. “Abbassate il surround o quella cornacchia mi farà scoppiare i timpani…” sbottò irritata. Il prefetto non riuscì a trattenere una risatina. Lavanda si voltò di scatto verso di lei. “È tutta colpa tua Granger! Ti odio! Non puoi andartene in giro a rubare i ragazzi altrui!” strillò puntandole il dito contro. Hermione rimase basita. Eppure gli sguardi puntati su Lavanda dicevano tutt’altra cosa. “LavLav…ti ricordo che sei stata tu a rubare il ragazzo ad Herm…” tossicchiò Anna. Gli altri presenti si azzardarono ad applaudire. La ragazza scoppiò ancora in lacrime. Ron oramai si era arreso. Solo la prospettiva di una felice e normale relazione con la sua Hermione lo facevano andare avanti. Dopo qualche altro minuto di crisi isterica finalmente Calì arrivò a soccorrere Lavanda. Uscirono assieme dalla Sala Comune, facendo esplodere i presenti in un applauso congenito. Giulia ed Anna si guardarono. Poi spinsero Hermione verso Ron. Seamus fece lo stesso con lui. Così i due si abbracciarono. E osarono scambiarsi un bacio. La sala esplose ancora in cori di felicità. In quel preciso momento due occhi verdi si erano trovati davanti la scena festante. La sala trattenne il respiro. “Che succede?” chiese sbigottito Harry. Hermione ancora fra le braccia del rosso. Entrambi arrossirono smisuratamente. “Dopo anni ed anni di agonia di coppia finalmente mio fratello e Hermione si sono messi assieme…” esordì Ginny. Il ragazzo spalancò gli occhi sorpreso. “Congratulazioni…” sussurrò. Poi svelto andò nei dormitori maschili. Ron scosse la testa divertito. Diede un bacio veloce ad Hermione e lo seguì. Quella sera i Tre Uragani rimasero in camera a fare festa. Come ospite speciale una buona bottiglia di limoncello trafugata dalle cucine. Che le tre si scolarono in onore di Hermione. La sera dopo Giulia passò da Piton. Si sarebbe fatta aiutare con i compiti. Mentre le altre due facevano lo stesso ma in camera. Il prefetto era riuscita a vedere Mark quel pomeriggio. Avevano festeggiato anche li. Così arrivò anche l’ultima settimana di gennaio. Anna e Draco si vedevano oramai solo ai pasti. Lui era davvero impegnato con i compiti. Ma la castana non ci credeva molto. Ne avevano in uguali quantità. E lei riusciva a farli sempre tutti per tempo. Anche Mark riciclava la stessa scusa. Però per lui essendo al settimo anno era più credibile. Era arrivato un altro atteso venerdì sera per gli studenti. Dal quinto anno in su erano stravolti per via della massa di compiti ed interrogazioni. Così aspettavano l’arrivo del week end con grande frenesia. Giulia andava da Piton ogni sera. Quindi per quel venerdì aveva optato per una breve visita. Per poi tornare in camera a partecipare alla maratona di Sex and the City proposta dalle amiche. La ragazza entrò in ufficio. Lei e Severus si scambiarono i soliti convenevoli. Giulia specificò che quello era solo un breve saluto. Fu allora che il professore la stupì. Le diede esplicitamente un appuntamento per la sera dopo. Quando Giulia tornò in dormitorio dalle amiche era su di giri. “E così ti ha chiesto di uscire eh? Non mi sembra un po’ troppo vecchio per queste cose?” ghignò Anna. Posizionando una pila di dvd accanto ad una televisione due volte più grande di quella portatile rubata alla sorella. “Per lui è un grande passo…Severus è un uomo timido…e io sono felice! Anche se si tratterà solo di un giro attorno al Lago Nero!” esclamò sorridente Giulia. Hermione scosse la testa divertita. Tirando fuori un sacchetto ricolmo di dolci e biscotti. Ne avevano raccolti più del solito alla cena. Mentre la televisione era un regalo da parte di Mary Kate e Ginny. La castana inserì il primo dvd. “Però non credo che sarebbe così ingenuo da portarti a passeggiare nel giardino…si sa che quello è il posto più frequentato dalle coppiette…” osservò il prefetto. Mangiando un primo biscotto pralinato al cioccolato. “Vorrà dire che ti porterà fuori dai confini della scuola…” commentò più ottimista Anna. La tipica colonna sonora del telefilm iniziò a rimbombare nella camera. “A me basta stare con lui…” sospirò Giulia. La castana le tirò un cuscino facendo finta di vomitare. Poi le tre si radunarono sul letto di quest’ultima. Spensero la luce. E si tuffarono nei dolci. Con la compagnia di altre quattro amiche fidate. Carrie, Charlotte, Miranda e Samantha.
Le ragazze arrivarono fino alla terza serie, poi crollarono. Il giorno dopo Giulia era più pimpante del solito. I Tre Uragani scesero a fare una veloce colazione in Sala Grande poi si diressero in biblioteca. Riuscirono a fare i compiti stabiliti per quel giorno. Così da tornare in dormitorio prima di cena. Poi subito in camera ad aiutare Giulia con i vestiti. Infatti anche quella sera Hermione e Anna rimanevano da sole. Ron era in punizione con la McGranitt per aver fatto esplodere un rospo in faccia ad un ragazzo di Tassorosso. Mark era immerso nei compiti, che a quanto pare avevano sequestrato anche Draco. Quindi l’unica che sarebbe uscita quella sera era Giulia. Piton la aspettava alle nove davanti alla Foresta Proibita. “Magari è la volta buona che ti fa conoscere i suoi amici pipistrelli…” osservò divertita Anna. Se ne stava sul suo letto a pancia in giù. Mangiando un lecca lecca al sangue. Hermione le tirò un cuscino. Lei era sul suo letto a gambe incrociate. “Oppure ti porta con una scusa nella foresta e ti fa delle advances…” azzardò ancora la castana. Il prefetto rise. “Advances? Seee il gameboy Anna! Si dice avances!” la corresse. La castana le fece la linguaccia. Intanto Giulia rideva in bagno. Si stava pettinando. Aveva deciso che si sarebbe messa un altro vestito viola. Di quelli estivi. Con la cintura borchiata sui fianchi ma di traverso. Sopra il copri spalle nero. E sotto i leggins neri. Le nuove ballerine Converse ai piedi. Per essere ancora più colorata decise di usare la bomboletta spray viola sulla ciocca accanto all’orecchio destro. Poi la divise in tre e ci fece una piccola treccina. Fermata da un nastrino viola. Dopo due minuti la ragazza uscì da bagno. Anna le fischiò. “Pensi che tornerai a dormire?” chiese Hermione. Giulia alzò le spalle. “Sinceramente non lo so…io spero di no…” sorrise innocentemente. La castana scosse la testa divertita. La ragazza indossò il suo cappotto nero. Lungo fino a metà coscia. E prese la piccola tracolla viola con l’immancabile stella. “Non state sveglie fino a tardi bimbe…la mamma tornerà tardi…” esordì Giulia. Salutando le amiche con la mano. “Si spera che la mamma rimanga a dormire dal papà…” aggiunse Hermione. La ragazza arrossì ed uscì. “Che ne dici di finire la maratona?” propose Anna. Il prefetto tirò fuori i biscotti avanzati dalla sera prima. “Attacca il dvd sorella!” esclamò. Così anche loro occuparono la serata. Intanto Giulia correva nelle sue ballerine. Era in perfetto orario. Ma sapeva che Severus era già là da almeno una decina di minuti. Lo conosceva oramai. Quando la ragazza uscì l’aria fredda di fine gennaio la colpì in pieno. Per fortuna aveva optato per un cappotto pesante. Giulia dovette rallentare il passo. Non riusciva a correre sull’erba. Dopo qualche minuto scorse una figura in piedi nel buio. Lei si era dimenticata la bacchetta in camera. Però pur essendo scuro inoltrato riuscì a riconoscere il suo bel professore. Avvolto in un pesante cappotto fino al ginocchio. Da cui si intravedevano un paio di eleganti pantaloni. La ragazza si avvicinò timida. “B…buonasera professore…” gli sorrise. Piton si voltò. “Buonasera signorina Wyspet…dovevo immaginare che si sarebbe dimenticata la bacchetta in dormitorio…” osservò divertito. Lei arrossì, avvicinandosi piano. Severus la guardò curioso. Sembrava davvero una perfetta signorina. “Ora mi segua…dobbiamo camminare ancora un po’ per arrivare alla meta…” ordinò. Per poi iniziare a camminare. Giulia ubbidì. Prendendogli un lembo del cappotto per evitare di perderlo. Pian piano arrivarono ai confini di Hogwarts. “Siamo quasi arrivati signorina Wyspet…avanti, mi prenda il braccio…” disse ancora. La ragazza non se lo fece ripetere. Seppur dubbiosa. Improvvisamente sentì che intorno a lei la temperatura scendeva. Così chiuse gli occhi. Conosceva quella sensazione. Si stavano smaterializzando. Giulia riaprì gli occhi qualche minuto dopo. Quando sentì di essere tornata al solito freddo. Era ancora appesa al braccio di Piton. Però non si trovavano più nel giardino di Hogwarts. Ma in un vicoletto come ce n’erano tanti a Londra. “Siamo arrivati…” esordì Piton, sciogliendosi in un sorriso. La ragazza rimase a bocca aperta. Lui la spinse verso la strada, facendola stupire ancora di più. Intorno a loro era pieno di gente. Le luci delle vetrine dei negozi scintillavano. Giulia si voltò sorpresa. “Perché quella faccia Giulia? Non gradisci il posto?” chiese Severus. Lei sorrise. L’aveva chiamata per nome! Allora quello era un appuntamento vero e proprio! “Cosa pensavi, che ti avrei portato a passeggiare nel giardino per tutta la sera?” commentò Piton. Giulia arrossì. “Mi sarebbe bastato…l’importante è stare con te Severus…” precisò. Il professore si voltò un poco rosso in viso. “Avanti, andiamo…il tempo passa e non abbiamo tutta la notte…” osservò lui. “Guarda che io non mi trasformo in una zucca a mezzanotte!” rise la ragazza. “Ah no? Pensavo fossi già sulla buona strada…” rimbeccò Piton maligno. Giulia gli fece la linguaccia. Poi i due iniziarono a camminare nella folla. C’era davvero un sacco di gente per la strada. In effetti era sabato sera. “Allora, dove mi porti di bello?” chiese curiosa. Severus si guardò intorno più sicuro di se. In realtà quella serata l’aveva programmata già da una settimana. “Voi giovani di solito cosa fate quando uscite?” esordì. Giulia scosse la testa divertita. Man mano che avanzavano si facevano sempre più vicini. “Non sono così giovane…” osservò lei. Piton la guardò scettica. “Sei ancora un bambina in pratica…potrei portarti a bere un bicchiere di succo di frutta…” ghignò. La ragazza sbuffò. Qualcuno la urtò e la fece finire addosso al professore. “Fra un mese e mezzo avrò diciassette anni…sarò grande ecco!” precisò. Tirandosi su. Piton sorrise. “Allora signorina quasi maggiorenne, stammi vicino…non vorrei perderti in mezzo a tutta questa folla…poi non saprei più come trovarti…sei alta quanto uno sgabello!” commentò ancora maligno. Giulia gonfiò le guance in segno di protesta. Poi si avvicinò. E rossa in viso gli prese una mano. Stringendola nella sua. “C…così non mi perderò…” sussurrò imbarazzata. I due camminarono ancora per qualche passo. Fino ad arrivare davanti ad uno di quei centri commerciali moderni. A più piani. Con un cinema. “Che bello! Qui c’è un multisala! E anche una sala giochi!” esclamò sorpresa la ragazza. Severus sorrise divertito. Era esattamente la reazione che si aspettava. “Severus ci possiamo andare?” gli chiese. Il professore annuì. Giulia lo guardò sospettosa. “Di la verità…sapevi già che saremo finiti qui?” intuì. Piton fece finta di nulla. La coppietta entrò nel grande centro commerciale. Nonostante fosse passato un mese da dicembre in certe vetrine c’erano ancora gli addobbi natalizi. La ragazza si fece guidare. Capì dove Severus la stava portando quando iniziarono ad intravedersi le insegne luminose con gli orari ed i titoli di diversi film. “Andiamo al cinema?” chiese ancora stupita. Piton alzò le spalle. “Andiamo al cinema…” ripetè divertito. Giulia iniziò a trotterellare appema scena dalle scale mobili. Senza accorgersene gli lasciò la mano per avvicinarsi ai tabelloni. Severus sentì una brutta sensazione data dalla sua mano vuota. “Hai già visto qualcosa che ti piace?” le chiese, raggiungendola. C’era un enorme tabellone elettronico a lato della prima fila di botteghini. Almeno cinque nomi di film lampeggiavano. “Dunque…Madagascar 2AustraliaMamma Mia!...e Yes Man…in più le repliche di Natale a Rio e in via eccezionale Nightmare Before Christmas…” lesse la ragazza. Severus scorse veloce la lista. “Ti avverto subito che nemmeno sotto imperio guarderò Madagascar e Natale a Rio…” escluse subito. Giulia lo guardò delusa. “Yes Man mi sembra carino…” provò a proporre. Piton aveva letto di sfuggita le trame accanto ai vari nomi. “Alla fine ci sarà di sicuro qualche faccenda sentimentale che rovinerà l’effetto comico…” lo bocciò. La ragazza rise. “Tendi sempre ad analizzare tutto Severus…se fossi nato ai tempi di Freud saresti diventato suo rivale…anche se in effetti potrebbe essere tuo coetaneo…” commentò stavolta lei. Il professore alzò un sopracciglio ghignando compiaciuto. “Vedo che stiamo imparando qualche battuta degna signorinella…” osservò. Scompigliandole i capelli. Giulia sorrise fiera. “E se guardassimo Mamma Mia!?” provò ancora. “Musical…no grazie…” sentenziò quasi subito Severus. “Allora scartiamo anche Nightmare Before Christmas, ci sono parti cantate…e poi è il film preferito di Anna…l’ho visto almeno un milione di volte…” commentò la ragazza. Piton squadrò l’ultimo film rimasto. Non se ne parlava. “Allora che si fa? Possiamo sempre fare un giro invece del cinema…” suggerì Giulia. Ma il professore non si arrese. “Puoi rivalutare uno dei film…tranne Madagascar…” ripetè. La ragazza sbuffò. “Che cos’hai contro Alex, Gloria, Marty e Melman?” chiese. Severus alzò le spalle. “Nulla...anche perché non li ho mai sentiti…” spiegò. Giulia lo guardò pensierosa. “Allora se non hai visto il primo film forse non dovremmo vedere nemmeno il secondo…però da quello che ho capito non ci sono collegamenti particolari…al massimo ci saranno i lemuri canterini…” osservò. Piton la guardò scettico. “Lemuri canterini?” ripetè riluttante. La ragazza rise. “Comunque scordatelo…non sopporto i cartoni animati…” rimbeccò subito. Giulia tornò seria. Poi si mise vicino alla locandina in cartone del film. Il viso messo accanto a quello del leone. “Diresti di no sia a me e ad Alex il leone?” provò ancora. Severus alzò un sopracciglio. “Non sarà di certo un leone in cartone a convincermi a guardare un film animato…” sbottò. Però cinque minuti dopo si trovavano già in fila per comprare i biglietti per Madagascar 2. La ragazza gongolava felice. Piton alla fine non ne era così dispiaciuto. Nelle sue estati solitarie era andato al cinema qualche volta. A vedere vecchi film. Li aveva visto capolavori come Arancia Meccanica. Evitando sempre cose romantiche o cartoni animati. Non era male cambiare una volta tanto. Subito dopo toccò a loro. “Due biglietti per Madagascar 2…spettacolo delle dieci…” sorrise Giulia. Dietro al vetro del botteghino c’era un ragazzo. Doveva essere poco più che ventenne. Diede una rapida occhiata al professore. Soffermandosi poi con lo sguardo sulla ragazza. “Posti infondo alla sala?” chiese. Sempre gli occhi fissi su di lei. Piton fece finta di nulla. Anche se quell’atteggiamento lo stava irritando non poco. Giulia annuì. Pagò tutto il professore. Nonostante le proteste della ragazza. Così i due poterono finalmente dirigersi verso la sala 4. Quando passarono davanti alla zona degli stuzzichini Giulia si fermò ancora. “Tocca a me offrire! Pop corn o dolci?” chiese. Severus scosse la testa divertito. “Ti sembro un tipo da dolci?” commentò. La ragazza rise. “Allora una mega porzione di pop corn salati!” decise. Il professore annuì. “Ti aspetto all’entrata della sala…” le disse. Poi si piazzò poco più in la. Appoggiato al muro. Giulia si mise in fila. Non c’era poi così tanta gente per essere un cinema il sabato sera. O forse era lei che vedeva tutto dal lato positivo. Dopotutto era nel pieno di un appuntamento. Con Severus! E si stava davvero divertendo. Una mano le si poggiò piano sulla spalla, distraendola dai suoi pensieri. La ragazza si voltò. Trovandosi davanti il tipo del botteghino. “Ciao…” le sorrise spavaldo. Lei avanzò nella fila senza dargli troppa corda. “Hey bellezza…ho detto ciao!” ripetè. “E io ti ho ignorato…” rimbeccò Giulia sorridendo. “Che peperino! Allora, come ti chiami?” le chiese. Lei avanzò ancora di un passo. “Io sono Jonathan…” si presentò. Giulia trattenne una risata. “Come il gabbiano…” osservò divertita. Il bellimbusto rimase un poco stupito. “Comunque…ragazza misteriosa…che fai?” le chiese ancora. La ragazza sbuffò. “Sono al cinema…quindi di certo non vuol dire che vado a ballare no?” rispose. Sempre con tono garbato. Lui le sorrise complice. “Molto divertente…senti…io ho appena staccato…ti va di venire a bere qualcosa?” le propose. “Ti ho appena detto che devo andare a vedere un film…” sbottò Giulia. Severus intanto guardava la scena dal muro. La ragazza non sembrava gradire molto. E lui ancora meno. Già non gli piaceva come quel galletto l’aveva guardata dal botteghino. Sembrava la stesse mangiando con gli occhi. “Avanti bellissima…offro io!” propose ancora Jonathan. “Ho già detto di no…e poi sono qui con il mio…ragazzo…” rispose Giulia, arrossendo. “Quel vecchio il tuo ragazzo? Maddai! Io sono molto meglio! Ti posso dare sensazioni molto più da brivido di quello la…” ghignò ancora l’uomo. Intanto era arrivato il turno della ragazza, che lo ignorò. “Uno grande di pop corn salati e una coca…” elencò. Però il tipo non demordeva. La donna dietro il bancone lo fulminò con lo sguardo. “Sullivan, smettila di provarci con le clienti…” lo rimproverò. Il tipo sembrò ignorarla come Giulia aveva fatto con lui fino adesso. La donna porse le ordinazioni e la ragazza pagò. Mentre l’altro ancora insisteva. Giulia non ne poteva davvero più. Così esasperata si voltò verso Piton. Che la capì al volo. E la raggiunse. “Vuoi un aiuto a portare la roba?” le chiese il professore. La ragazza gli porse la coca cola. “Si…grazie…” sorrise. Ovviamente il grazie era per averla liberata dalla sgradita compagnia. I due si allontanarono. E il tipo rimase li al bancone basito. “È per questo che odio i miei coetanei...non hanno davvero scrupoli quando si parla di rimorchiare una ragazza…dov’è finita la galanteria?” sbuffò esasperata Giulia. La coppia entrò nella sala ancora illuminata. E si andò a sedere ai propri posti. Nella terzultima fila, in mezzo. “Sarei dovuto arrivare prima…” commentò quasi in colpa Piton. Ma la ragazza scosse la testa. Si sporse e gli diede un bacio sulla guancia. “Grazie Severus…sei davvero il mio principe…mi salvi sempre dai cattivi…” esordì. Le guance del professore si colorarono. Però sorrise. Giulia sistemò la coca cola nel porta bibite fra i due posti. Poi si tolse il cappotto e lo sistemò con quello di Severus nella sedia accanto vuota. “Riguardo ai film…prima hai detto che Nightmare Before Christmas è il preferito della signorina Haliwell…ed…il tuo?” provò a chiederle Piton. La ragazza iniziò a vagare con lo sguardo per la sala. “Orgoglio e Pregiudizio…basato sul libro di Jane Austen…” rispose. Il professore annuì. Doveva immaginarlo. “Ed il tuo?” gli chiese a sua volta lei. Piton si sistemò sulla poltroncina. “Non ne ho uno in particolare…però prediligo i generi che trasmettono un messaggio serio…ecco perché ero molto restio a vedere questo…cartone…” spiegò. Pronunciando l’ultima parola con riluttanza. Giulia rise. “Ma questo film ha un profondo significato!” lo difese. Severus la guardò scettico. “Sarebbe?” chiese. “Ecco…che…non importa…se sei un leone o un opossum…l’importante è che se...se fai un incidente aereo poi mi mandi un piccione viaggiatore!” esclamò seria la ragazza. Il professore la guardò per qualche secondo. Poi scoppiò in una grossa sonora risata. Lei lo seguì subito. “Che cosa ho detto di così buffo?” commentò Giulia. Ancora fra le risa. Severus scosse la testa. Non si era mai lasciato andare così in vita sua. Dopo qualche minuto entrambi si ripresero. Quando alzarono il viso si trovarono uno di fronte all’altro. La ragazza chiuse gli occhi. Piton si chinò di poco. Con le guance colorate di rosso. E la baciò. Nello stesso tempo le luci si spensero. E il rumore del proiettore invase la sala. Giulia si sistemò nel suo posto. Poi si avvicino appoggiando la spalla destra allo schienale del posto del professore. Severus la guardò divertito. Si sentiva molto Humbert Humbert, quando portava la sua Lolita a vedere quei film che le piacevano tanto. Bastò un suo avvicinarsi che le loro spalle si toccarono. “Se…se vuoi vado più in la…” propose imbarazzata la ragazza. Piton scosse la testa. “Così riuscirai a prendere i pop corn…” spiegò ancora lei. Avvicinando il contenitore. Dopo qualche minuto di pubblicità di vari sponsor i trailer iniziarono a scorrere. “Non capisco perché i babbani debbano pubblicizzare qualcosa ogni minuto…” osservò irritato Piton. Giulia rise. “Al giorno d’oggi l’ottica del consumismo è molto elevata…” rispose saggia. Severus scosse la testa divertito. “Riproponi la tua tesi quando andremo a vedere un film degno di questo nome…” osservò. La ragazza gli fece la linguaccia. Poi iniziò a mangiare i pop corn. Sullo schermo intanto era proiettata l’immagine di un orologio. “Il mio nome è Benjamin Button e la mia nascita si verificò una circostanza insolita…mentre tutti gli altri invecchiavano io diventavo più giovane…” iniziò a recitare una voce. Severus allungò una mano per prendere un pop corn. Il suo sguardo si fissò su Giulia. Gli occhi fissi sullo schermo. Il ciuffo ribelle. E la treccina viola. Sembrava quasi più giovane di quello che era. Piton sorrise. Non ci credeva nemmeno lui di essere in un cinema babbano. In pieno anno scolastico. Con lei. Per non farsi notare il professore rivolse gli occhi allo schermo. C’era una sequenza di immagini. Prima un neonato dalle sembianze anziane. Poi presumibilmente lo stesso neonato dalle fattezze di bambino, ma dalle caratteristiche di un vecchio su una sedia a rotelle. Intervallate alle immagini di una bambina. Prima lunghi capelli rossi. Severus non potè fare a meno di paragonarla a Lily. Però subito si dissolse. Anche se lei era la prima ragazza che aveva amato veramente ora c’era Giulia. Ed era li accanto a lui. Nel mentre altre immagini scorrevano. La bambina era cresciuta e sembrava fosse diventata una ballerina classica. Poi immagini di mare. Di guerra. Un ritorno a casa. Quello che prima era il bambino dalle fattezze anziane ora era un giovane. Da qualche fila più avanti di levò un gridolino da parte di qualche ragazzina. Giulia sorrise. Brad Pitt faceva lo stesso effetto a tutte le ragazze del mondo. Compresa la cara Hermione. Ed ecco che in un lampo scene con il ragazzo oramai diventato adulto e la ballerina. Scene romantiche. D’amore. Che auspicavano una vita in comune fra i due. Poi ecco qualcosa di inaspettato. Il protagonista saliva sulla moto nella notte e si allontanava. L’inquadratura finale su due donne. Una era anziana in un letto d’ospedale. Subito ancora un ragazzo. “Sei così giovane…” sussurrò una voce. Quella della ballerina probabilmente. “Solo in apparenza…” la risposta del protagonista. Poi la veduta di un viale alberato. Una donna anziana mano nella mano con un bambino. Una scritta a destra dello schermo. “Il curioso caso di Benjamin Button…” lesse Giulia. Piton scrutò lo schermo incuriosito. “Mi sembra un bel film…anche se so che alla fine piangerò come una fontana…” osservò la ragazza. Severus sorrise. “Che novità…” rimbeccò maligno. Giulia lo spintonò di poco finta offesa. “Potrebbe essere l’opzione per una prossima volta…” esordì ancora lui. Lei lo guardò stupita. “Una prossima volta?” ripetè. Ma Piton le fece segno di silenzio. “Inizia un altro trailer…” ghignò. La ragazza sbuffò. Ed ecco lo schermo di nuovo sovrastato da immagini. Una casa e subito inquadratura su una ragazza. Al telefono. La tipica adolescente babysitter americana. Poi una voce. La ragazza andò a controllare nella stanza. Il solito bambino spiritato apparve parlando da solo. Per poi dare uno schiaffo alla ragazza. “Lui vuole nascere adesso!” esclamò. Giulia rabbrividì. Altre immagini flash presero posto sullo schermo. La ragazza che chiedeva spiegazioni al padre. Severus sbuffò. “Il tipico trailer che rivela parte della trama per attrarre spettatori…non sanno più che espedienti usare per sbancare al botteghino…” commentò irritato. Si voltò per prendere ancora qualche pop corn. E ghignò. Nel vedere la ragazza abbracciare il contenitore. Probabilmente era in attesa di qualche scena strappa grida. “Vivendo…tu gli hai negato l’ingresso nel nostro mondo…” spiegò una donna alla protagonista. Ed ecco una serie di scene inquietanti. Qualche ragazzina tirò degli urletti. Piton si guardò intorno scettico. Che sciocchezza. Eppure quelle immagini non mostravano assolutamente nulla. I minuti passarono ricolmi di immagini simili. Giulia pian piano affondava nella poltrona. Quando si vide l’immagine di un uomo che girava la testa in modo alquanto innaturale ed iniziare a muoversi a scatti come un ragno su un pavimento anche lei chiuse gli occhi. Stringendo il contenitore. “Avanti Giulia…è solo un film…” cercò di rassicurarla il professore. Se pur divertito. La ragazza scosse la testa. “Sono finite le brutte scene?” chiese. Piton ghignò maligno. “Certo…” rispose pacato. Invece nello schermo c’era la ragazza che girava per una stanza. “Mamma?” chiamò la protagonista. Verso una donna seduta a faccia in giù. Giulia alzò la testa giusto nel momento in cui questa si fece vedere in viso. Accompagnata da un urlo agghiacciante. Giulia sobbalzò di poco impaurita. Il professore trattenne una risata. “Cattivo!” rimbeccò lei. Incrociando le braccia al petto offesa. Severus scosse la testa. “Avanti…prometto di non rifarlo più…” cercò di farsi perdonare. La ragazza lo guardò imbronciata. Così il professore fu costretto ad avvicinarsi. E con le guance ancora rosse dall’imbarazzo le diede un leggero bacio sulle labbra. Giulia chiuse gli occhi. Sentiva le gambe molli come gelatina. Appena si staccarono si sciolse in un sorriso. Sullo schermo apparve un cielo azzurro con una luna. Era la raffigurazione della casa di produzione del film. Dei palloncini le volarono vicino. Alla loro fine stava appeso un bambino. Che si lasciò andare sulla luna. Tirò fuori una canna da pesca ed iniziò a pescare tranquillo. Tutto accompagnato da una musichetta rilassante. Però ad un certo punto apparve una minuscola pinna nera che diede un colpo al bambino. E lo trascinò via. Piton alzò un sopracciglio. Si sentì il rumore di qualcosa come una rissa. Ed ecco tre pinguini scivolare sulla luna al posto del bambino. “Ben fatto ragazzi! Avremo sushi ghiacciato per colazione!” esclamò uno. Tirando su la canna con un bel pesce attaccato all’amo. Giulia rise. “Inizia il film!” disse allegra. “Magnifico…” commentò finto entusiasta Severus. Così il film iniziò. Fra savane. Aerei pilotati da pinguini. Lemuri canterini. Zebre con problemi esistenziali. Giraffe innamorate di ippopotami. E leoni con spirito d’amicizia. Erano le undici e mezza quando le luci si accesero. Giulia si stiracchiò. Aveva finito sia la coca cola che i pop corn a metà film. Piton scosse la testa. Aveva sentito ridere la ragazza per tutto il film. E ciò lo aveva messo di ottimo umore. I due uscirono dalla sala sotto la canzoncina rituale del film. “Mi piace se ti muovi! Mi piace quel che muovi!” canticchiò trotterellante Giulia. Tornando fra le luci intermittenti del grande magazzino. “Allora, era così brutto come pensavi il film?” chiese curiosa la ragazza. Severus la guardò alzando un sopracciglio. “Peggio…” soffiò. La ragazza rise e fece una piroetta. Fra le braccia il cappotto. Poi si avvicinò ad alcune vetrine. Fermandosi quasi con il naso attaccato al vetro di una macchinetta di peluche. “Severus guarda!” lo chiamò. Il professore la raggiunse scettico. “Guarda! C’è Gloria! E anche Alex e Melman! E anche Patrick Stella di Spongebob!” elencò Giulia indicando vari peluche. Piton riconobbe l’ippopotamo, il leone e la giraffa. Intanto la ragazza stava frugando nel suo porta monete. “Non vorrai provare a prenderli?! In queste macchinette infernali non si vince mai nulla…” osservò. Ma Giulia si era decisa ed aveva inserito una monetina. Il braccio meccanico si mosse verso l’ippopotamo. Riuscì a prenderlo. Però una volta arrivato vicino alla meta il peluche scivolò, tornando fra gli altri. La ragazza sbuffò. E riprovò. Severus se ne stava divertito. Appoggiato da un lato della macchinetta. Dopo altre due tentativi tentò di dissuadere la sua amata. “Io l’avevo detto che questi trabiccoli sono fatti solo per mangiare soldi…” osservò acido. Giulia se ne stava schiacciata sul vetro per guardare il suo caro ippopotamo. C’era rimasta veramente male. Il professore sbuffò. “Avanti Giulia…fatti da parte e lascia fare agli adulti…” propose. La ragazza sbarrò gli occhi. Piton le diede il cappotto e si mise ai comandi. In effetti non era così facile. Però nemmeno lui voleva rinunciare. Appena vide che il braccio meccanico stava per mollare la presa scattò con un movimento secco del joystick. Due secondi dopo una zampa grigia spuntava dalla bocca della macchinetta. Giulia prese il peluche ammirata. “Sei contenta ora?” chiese Severus. Riprendendo il suo cappotto. La ragazza annuì sorridendo. Si alzò in punta di piedi e gli diede un bacio. “Grazie Severus…” lo ringraziò. Piton si voltò imbarazzato. Doveva imparare a controllare quel dannato rossore sulle guance! “Che facciamo ora?” chiese ancora sorridente Giulia. Severus lanciò un’occhiata all’orologio. “Manca poco a mezzanotte…” precisò. La ragazza si avvicinò timida. “Possiamo prendere un frappé prima di andare via?” gli chiese. Un po’ triste. Non voleva tornare a scuola. “Non si dovrebbero dare bevande fredde prima di dormire ai bambini…” ghignò lui. “Io e Gloria non siamo bambine!” rimbeccò Giulia. Piton scosse la testa esasperato. E in uno slancio di sicurezza passò un braccio sulle spalle della ragazza. Che arrossì. I due andarono in una gelateria li vicino. Lei prese un frappé al cioccolato. Mentre il professore una pallina di gelato al limone nel cono. Poi si sedettero su una panchina. Davanti ad una delle tante fontane illuminate del centro commerciale. Giulia dondolava le gambe. Aveva appoggiato il peluche accanto a lei. Severus se ne stava con un braccio appoggiato allo schienale della panchina. La ragazza continuava a bere il suo frappé. Quando all’improvviso fermò lo sguardo sul professore. Guardava gli spruzzi della fontana davanti a loro. Con la solita espressione poco interessata. Giulia si soffermò sul suo abbigliamento. Aveva preferito mettersi una normale maglietta nera. E sopra una giacca. Sembravano davvero una normale coppia di fidanzatini. Senza farlo apposta la ragazza fissò ancora lo sguardo su Severus. Non dimostrava di certo gli anni che aveva. Lei gli avrebbe dato trent’anni al massimo. Era lei forse che sembrava ancora più piccola. Giulia quasi si fece uscire il frappé dal naso. Piton aveva iniziato a dare piccole leccate al suo gelato. Gli occhi color pece vagavano dalla fontana alla gente che passava intorno a loro. La ragazza dovette ammetterlo. Il suo professore era sexy più di tutti i ragazzi che le giravano attorno ad Hogwarts. Intanto anche Severus lanciava qualche occhiata furtiva a Giulia. La vedeva persa nei suoi pensieri. Con il rumore del frappé risucchiato di sottofondo. Aveva quell’aria così beata. Così innocente. Sarebbe stata davvero una tentazione per ogni ragazzo o uomo li intorno. Però con lei c’era lui. E non un adolescente con problemi di ormoni imbizzarriti ed acne precoce. I due finirono i reciproci dessert buttandone i resti in un bidone. Era arrivata l’ora di tornare a casa. Entrambi si rimisero il cappotto. Ed uscirono. Diretti al vicolo per smaterializzarsi. Durante la camminata Giulia e Severus si tennero per mano. Una volta arrivati in uno stretto spazio vi si intrufolarono. La ragazza si strinse svelta a lui. E il professore l’abbracciò. Qualche secondo dopo i due si trovarono ai confini di Hogwarts. Il castello illuminato a poca distanza. Entrambi non volevano ammettere di essere arrivati. “G…grazie per la bella serata Severus…mi sono davvero divertita…” sorrise timida Giulia. Azzardandosi a chiamarlo per nome. Piton sorrise e le fece una carezza sulla testa. “Grazie a te Giulia…anche io mi sono divertito…” rispose. La ragazza lo guardò un po’ triste. Poi lo abbracciò forte. “Ti amo davvero tanto…” sussurrò arrossendo. Il professore ricambiò l’abbraccio. “Anche io…sei la cosa più bella che mi potesse capitare…” rispose. Anche lui con un velo di imbarazzo. Poi la ragazza alzò il viso. Severus non potè fare a meno si chinarsi. E darle un ultimo bacio. Quando si staccarono lei era quasi in lacrime. “Ora è meglio tornare in dormitorio…vai prima tu, io entrerò fra dieci minuti…” spiegò. Giulia annuì. Strinse fra le braccia il peluche. “Buonanotte Severus…” lo salutò. “Buonanotte Giulia…” ricambiò lui. Poi lei corse via. Subito inghiottita dal buio notturno. Piton la guardò andare via. Mentre nella sua mente risuonavano gli echi della serata appena passata. E la sua voce. Le sue risate. Perché oramai era chiaro che Giulia era diventato tutto per lui. Importante come l’aria che respirava. Senza cui non sarebbe più riuscito a vivere. 

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Capitolo 31
*** Devour ***


Buongiooorno *-*
perchè si, come al solito è oramai mattina. Ed io sono presumibilmente in ritardo, ma mi hanno cambiato i giorni lavorativi, per cui devo cercare di organizzarmi meglio le nottate libere XD 

Avvertenze: OCC, casino vario, vecchie e moleste conoscenze. I fazzoletti sono accanto all'insulina laggiù *indica banco 2 in fondo alla sala* u.u

In questo capitolo troviamo We Be Burning di Sean Paul (quanto vecchie le canzoni però XD), Bad Boy dei Cascada, Anna-Molly degli Incubus (una fra le mie preferite *^*) e Devour del caro Manson. Come al solito vi invito a sbirciare su Spotify sotto il nome mimiryuugu, in cui ci sono tutte le playlist delle ff *^*

Ora vi lascio al capitolo,
buona lettura <3



Trentunesimo Capitolo

Giulia corse veloce fino al castello. Fuori l’aria era diventata davvero gelida e nemmeno il suo cappotto bastava più. Strinse a se il peluche. E andò alla Torre di Grifondoro. Arrivata alla camera si fermò un attimo per prendere un respiro. Una luce si intravedeva da sotto la porta. “Non trattare le mie amiche così! Sono le persone più care che ho!” esclamò una voce. “E io chi sono?” sbottò una voce maschile. “Tu?! Tu sei l’uomo che mi ha regalato un bambino di cartone!!” urlò quasi la voce prima. La ragazza scosse la testa divertita. “Io voglio il tuo bambino di cartone Trey!!” squittì Hermione. “Io preferisco il lungo arnese di Richard…” commentò Anna. Per poco Giulia scoppiò a ridere. Però si trattenne ed aprì la porta. Le amiche se ne stavano sul letto della castana. La tv grandezza normale accesa sul loro telefilm preferito. Anche se in quel momento il prefetto stava colpendo Anna con una scarica di cuscini. “Io parlavo della rosa Herm!!” si difese quest’ultima. Quando sentirono la porta richiudersi le amiche si voltarono. Anna stoppò il dvd. “Che delusione! Mamma è tornata a dormire!” commentò poi. L’amica si spogliò il cappotto e glielo tirò addosso. “Sbaglio o hai un nuovo figlio fra le braccia?” notò divertita Hermione. Giulia abbracciò forte Gloria poi la ripose sul suo letto. “Dove siete andati?” chiesero quasi in coro le altre due. La ragazza si tolse le ballerine abbandonandole in un angolo. Poi ancora zitta andò in bagno con il pigiama su una spalla. Anna ed Hermione si guardarono incuriosite. Poco dopo Giulia tornò in camera. “Severus mi ha portata in centro a Londra…in un centro commerciale fighissimo! Con tantissime vetrine, sala giochi e cinema…” iniziò a raccontare. Le amiche si posizionarono tutte e due a pancia in giù dividendosi il letto. “Cosa siete andati a vedere? ‘Scenario Retrospettivo della Vita nelle Grotte Africane?’” ghignò Anna. La ragazza sorrise. Poggiando i vestiti sul baule. E sedendosi sul proprio letto a gambe incrociate. “Madagascar 2…” la corresse. Il prefetto strabuzzò gli occhi. Mentre la castana cadde a sedere in giù dal letto. “Abbiamo mangiato pop corn e diviso una coca cola…poi mi ha offerto un frappé…” elencò Giulia. Arrossendo un attimo al ricordo di Severus ed il gelato. Anna intanto si era tirata su. “E voi che avete fatto?” chiese divertita la ragazza. Hermione indicò la tv. “Mangiato dolci, continuato la maratona, urlato oscenità…il solito…” raccontò. La castana ghignò. “Dove siete arrivate?” chiese Giulia. Alzandosi e fiondandosi sul letto di Anna. “Trey ha regalato il bambino di cartone a Charlotte, Samantha fa finta che Richard non le piaccia e Carrie inizia a vivere con Aidan…” spiegò Hermione. La castana riprese il telecomando. “Finiamo la quarta serie?” propose. Le altre due annuirono. “Però dobbiamo tenere legata Anna…altrimenti violenta la tv finché c’è Richard…” precisò il prefetto. “Senti chi parla…miss McDougal…” la prese in giro Anna. Giulia rise e prese un biscotto.  “Avanti allora! E speriamo che Mr Big compaia al più presto!” esclamò. Ed ecco che castana premette play. Le ragazze si godettero la compagnia del telefilm fino a che la serie fu finita. In realtà sarebbero state in grado di continuare. Ma si erano rese conto che si sarebbero svegliate ad un’ora più disumana del solito se avessero proseguito la visione. Così le tre conclusero un altro sabato sera. L’ultimo di gennaio per la precisione. Febbraio le investì con il suo vento gelido contornato da umidità. Facendo sciogliere l’ultima neve rimasta. Ma portandosi con se la prima lezione di Materializzazione. Rivelando un trio piuttosto irritato il sabato successivo. La settimana era passata più svelta di quanto si fossero aspettate. Il ritmo dei compiti ed interrogazioni non faceva altro che abbondare. Portando con se serate tutte al femminile nel dormitorio. Il sette febbraio gli uragani si recarono in Sala Grande, dove si era deciso di spostare la prima lezione, causa maltempo. Infatti una violenta pioggia aveva iniziato a spirare quella notte. E non aveva dato nemmeno un attimo di tregua, continuando a frustare le finestre. Hermione, Giulia ed Anna si posizionarono accanto a Draco. La prima era di umore abbastanza neutro. Aveva avuto una serie di bei voti. Si era messa con Ron. Però non erano mai riusciti ad uscire come una vera coppia. In più c’era sempre il problema di Mark e dei compiti. La seconda era entusiasta ancora per i ricordi dell’uscita al cinema. E anche se per quella settimana non avevano fatto altro che correggere compiti lei ne era comunque felice. La terza era un po’ seccata di essere stata buttata giù dal letto anche di sabato mattina. Però almeno poteva vedere il biondo, che sembrava ancora immerso nei compiti. “Hey Draco!” lo chiamò Hermione. Il ragazzo si voltò seccato. “Che c’è?” sbuffò. “Hai visto Mark nelle ultime due settimane? In Sala Comune ad esempio…” gli chiese. Draco trasalì. “Si…anche se era sommerso dai libri…stanno davvero pestando duro i prof con quelli del settimo anno…” spiegò. Il prefetto annuì. Eppure c’era qualcosa che non le quadrava. “Hey amore…tutto ok?” chiese poi Anna. Il biondo trasalì. “Certo…perché non dovrei?” le sorrise. La castana abbassò lo sguardo. Oramai si vedevano solo ai pasti. Ogni sera c’era qualcosa. E lei si stava intristendo. E diventando pure paranoica. Giulia intanto scrutava la sala. C’erano i professori capi di ogni Casa. Accanto a loro un piccolo mago che doveva essere l’istruttore mandato dal Ministero. “Buongiorno…mi chiamo Wilkie Twycross e sarò il vostro Istruttore Ministeriale di Materializzazione per le prossime dodici settimane. Spero in questo periodo di riuscire a prepararvi…” iniziò a dire. “Possiamo vederci stasera?” sussurrò piano Anna. Cercando di avvicinarsi per prendere la mano a Draco. “Devo finire Trasfigurazione…e ho promesso a Blaise di aiutarlo in Pozioni…mi dispiace amore…” rifiutò. “Malfoy e Haliwell, silenzio! State attenti!” li richiamò la McGranitt. Il biondo le strinse la mano per qualche minuto. Intanto Twycross proseguiva nella spiegazione. Precisando che la sala era stata liberata dal suo incantesimo anti smaterializzazione per un’ora da Silente. “Prego, disponetevi in modo da avere un metro e mezzo di spazio davanti a voi…” esordì poi. Gli studenti cercarono di obbedire. Causando soltanto un gran caos. Dovettero intervenire i direttori delle quattro Case per sistemarli in fretta. In più l’istruttore fece apparire dei cerchi sul pavimento. Attorno ad ogni alunno. “Le cose importanti da ricordare quando ci si Materializza sono le tre D!” spiegò Twycross. “Destinazione, Determinazione, Decisione!” aggiunse. Poi iniziò a precisare a punti i passi da svolgere. Quando diede il via iniziarono a vedersi le prime comiche. Hermione tentò con tutte le sue forze di girare su se stessa e materializzarsi. Ma tutto quello che ottenne fu solo un capogiro. Giulia invece prese troppo slancio e finì a sedere in giù nel suo cerchio. La determinazione di Anna era tornata a dormire. Quindi la castana provò a fare un breve giretto. Quando vide che non succedeva nulla si arrese. La McGranitt sospirò esasperata. Alla fine l’unica cosa di più simile ad una materializzazione fu lo Spaccamento di una ragazza di Tassorosso. Che finì singhiozzante e spaventata. Così l’ora passò senza particolari emozioni. Alla fine Twycross congedò gli studenti. Ed uscì dalla sala accompagnato dalla professoressa McGranitt. Draco diede un veloce bacio alla castana e si volatilizzò. “Draco…” sospirò affranta Anna. Hermione le battè una mano sulla spalla. “A quanto pare i Serpeverde sono troppo impegnati…” sbuffò. Poi prese Giulia per un braccio per evitarle l’ennesimo scontro con il pavimento. La sera non fu prolifera per nessuna delle tre. Hermione se ne rimase in dormitorio. Mark non dava segni di vita. Ed ecco che anche Ron la liquidava per i compiti. Giulia andò dal suo professore. Passarono tutta la sera chini sui soliti fogli. Mentre Anna rimase in camera con il prefetto. A rimuginare su cosa stesse combinando Draco. Così un altro week end trascorse. La seconda settimana di febbraio portò con se la festa prediletta degli innamorati. “Che gioia…” soffiò irritata Anna. Giulia sorrise. Le tre stavano andando a fare colazione in Sala Grande quel lunedì. Hermione in testa. Si erano svegliate in ritardo a causa del mancato suono della sveglia. D’improvviso la castana si sentì prendere la mano. Speranzosa che fosse Draco si voltò. Ma con suo disgusto era un altro ragazzo. “Quanto mi sei mancata mio tesoro! Mia vita! Mio sole estivo!” esordì tragico Keith, abbracciando Anna. Che si liberò subito. “E io che speravo fossi morto…” sibilò. Il Corvonero scosse la testa. “Sono vivo e vegeto! Sopravvissuto solo grazie al mio desiderio di stare con te amor mio!” recitò ancora. Però quando si voltò la diretta interessata e le sue amiche avevano già ripreso a camminare. “Quanto vorrei un Death Note…” sussurrò inviperita Anna. Le amiche scossero la testa divertite. Ovviamente il ritorno di Keith si sentì. Ad ogni buona occasione si fiondava sulla povera Anna. Sembrava deciso ad impegnarsi ancora di più per renderle la vita impossibile. Così quel venerdì la castana scoppiò del tutto. Esasperata al limite. “Piantala! Evapora! Sparisci!” gridò sfinita. Il trio stava andando a Pozioni. Ed immancabilmente era stato fermato. “Ma tesoro! Devo assolutamente proporti una cosa!” le disse fiero Keith. Anna lo guardò scettica. “Vieni con me alla festa di domani sera!” la invitò. Giulia lo guardò dubbiosa. “Festa?” chiese. Il ragazzo annuì. “Festa di San Valentino…dalle nove in poi nella Stanza delle Necessità!” spiegò. “E scusa…secondo la tua logica schiacciante, perché dovrei venire con te, visto che ho già un ragazzo?” sbottò acida Anna. Keith le scivolò vicino. “Perché a quanto pare tu e Draco non vi vedete quasi più…quindi ho ufficialmente campo libero…” spiegò mellifluo. Giulia ed Hermione gli tirarono i loro libri in testa. Mentre la castana iniziò a camminare verso l’aula. Fuori c’era proprio il biondo che le serviva. Quando lo vide lo raggiunse correndo. “Draco!” lo chiamò Anna. Il biondo le sorrise. Lei lo abbracciò. “Come mai tutta queste energia di venerdì?” osservò divertito. “Domani andiamo assieme alla festa vero?” disse subito lei. Draco la guardò dubbioso. “C’è una festa di San Valentino…” spiegò spiccia. Il biondo ghignò. “E da quando a te interessa questo tipo di feste?” commentò. Anna lo guardò implorante. “Non usciamo assieme da almeno un mese! Non ci vediamo se non in Sala Grande…sembra che…che non stiamo nemmeno più assieme!” confessò preoccupata. Draco scosse la testa. “Non dire sciocchezze…quando i professori smetteranno di soffocarci con i compiti torneremo a vederci regolarmente Anna…lo sai che se inizio ad andare male mio padre inizierà a rompere…” rimbeccò. “Quindi domani ci andiamo?” chiese ancora speranzosa. Il biondo scosse la testa. Anna tremò di poco. “Ti prego Draco…mi sto davvero preoccupando…” sussurrò. Il ragazzo le diede un bacio. “Non hai nulla di cui preoccuparti piccola…davvero…” rispose. Mentre il suo cuore sussultava. Si stava comportando veramente come un’idiota. Si era fatto prendere dal panico. Ed ora quello che davvero contava lo stava perdendo. Giulia ed Hermione li raggiunsero poco dopo. “Ora andiamo…non vorrai farti richiamare da Lumacorno?” commentò divertito. Anna fece il suo labbro tremulo ma il ragazzo rimase fermo sulla sua decisione. E così nemmeno quella sera i due si videro. Oramai Anna ed Hermione passavano ogni sera in dormitorio. Non era il massimo. Così decisero che, per premiarsi, la sera dopo sarebbero andate tutte e tre alla festa. Con o senza uno straccio di uomo accanto. Nonostante il proposito, Anna la sera si rifiutò di mangiare. Il giorno dopo non fece colazione e nemmeno pranzò. E ancora niente cena. “Giuro che stasera mi ubriaco…” disse secca Anna. Sistemandosi la gonna a balze. Hermione la fulminò con lo sguardo. “È da ieri sera che non mangi Anna…non vorrai rischiare il collasso…” osservò. Per poi raggiungere in bagno Giulia. “E poi non credo che ci siano alcolici…siamo a scuola dopotutto…” aggiunse quest’ultima. La castana sbuffò. Intanto la ragazza aveva iniziato a sistemare i capelli al prefetto. “Credi che ci sarà Ron stasera?” le chiese. Hermione alzò le spalle. “Non lo so…ammetto che mi piacerebbe, però questa è una serata fra ragazze…” recitò. Anna irruppe in bagno. “Sai che novità…abbiamo esaurito tutti i dvd a forza di serate fra ragazze…senza contare i tuoi libri Herm…quelli che avevi nel baule li hai finiti ed io ho letto l’intera saga di Twilight…” commentò acida. Dandosi poi una veloce passata di pettine ai capelli lisci e scuri. “Se solo Ron si fosse deciso a mollare Lavanda quando ancora non ci davano valanghe ci compiti sarebbe stata una relazione più fattibile…” sbuffò il prefetto, alzandosi. Giulia le aveva fatto i boccoli e lisciato la frangia con la piastra. “Io però sono un po’ scettica riguardo a questa festa…erano Fred e George gli organizzatori di solito…” confessò quest’ultima. Anna annuì. “Loro si che mettevano musica quasi decente…se io sento anche solo un tunz tunz para para tunz tunz me ne torno in camera eh…” precisò subito. Storpiando le parole per via delle labbra aperte per mettersi il suo rossetto rosso acceso. Hermione si mise giusto un velo di lucidalabbra. Poi il trio tornò in camera. Per controllarsi allo specchio più grande. Dalla finestra si vide un lampo squarciare il cielo scuro. Seguito da un tuono. Il prefetto sobbalzò andando addosso alla castana. “Stai tranquilla Herm…è solo un tuono…” sospirò lei. Facendole una carezza sulla testa. Hermione la guardò stupita. “Ho carenze d’affetto ok?” ammise seccata. Il prefetto sorrise e l’abbracciò. Dopo diedi minuti Anna la staccò a forza. “Pronte?” chiese Giulia. Le altre due annuirono. Così uscirono a braccetto dalla camera. La Sala Comune era vuota. Probabilmente tutti erano già alla festa. I Tre Uragani percorsero tranquillamente i corridoi. Nemmeno un deserto era più vuoto. Un quarto d’ora dopo erano arrivate. Una porta apparve davanti a loro. “Le dieci meno venti…puntuali eh?” osservò Hermione. “Noi siamo dive…ci facciamo aspettare!” sorrise Giulia. Anna ghignò ed aprì. La prima visione della festa non diede una bella impressione alle ragazze. La stanza era immersa in una luce rossa molto ambigua. Alle pareti festoni con cuori ondeggiavano. Sembrava addirittura che la stessa stanza fosse stata ingrandita. Per permettere di piazzare, tutt’intorno alla pista da ballo, dei divanetti. Le note di Sweet Dreams degli Eurithmics accompagnava le coppiette che già ci si erano piazzate. Da un lato anche un lungo tavolo faceva la sua presenza. Sopra vasta scelta di bottiglie di ogni colore troneggiava. “Non è poi così male…” cercò di autoconvincersi Giulia. Anna entrò indifferente. “Era meglio quella di Manson…” soffiò. Andando subito al tavolo. Le amiche la seguirono. La castana iniziò a analizzare le bottiglie. “Limoncello, Jack Daniels, Anima Nera…sono tutti alcolici!” esclamò allibita Hermione. Anna ghignò e prese un bicchiere. Giulia scosse la testa. “Ti farà male…” la rimproverò. Ma la castana non volle sentir ragioni. E si versò una dose abbondante di Baileys. Il prefetto guardò fra le bottiglie. Non trovando nulla che le suonasse bene e non sapendone i gradi optò per il solito caro Limoncello. Giulia invece non si versò nulla. Non aveva sete. Anche se forse una bella dose di alcool le avrebbe fatto bene. Tutto pur di offuscare quella festa. Era il disfacimento di tutto quello che avevano cercato di costruire Fred e George. In quel momento si che si sentiva la loro mancanza. “Che palle che sei Ginny! Dammi quel Jack!” rimbeccò una voce vicino a loro. “Non rompere tu e vai a ballare con Blaise!” sbottò Ginny. Scolandosi un lungo sorso dal bicchiere che aveva in mano. Hermione le guardò allibita. “Quello è il mio bicchiere!” si lagnò Mary Kate. Anna rise. “Da quando bevi sorellina?” la prese in giro. La baby Haliwell sbuffò. Subito la raggiunse Blaise. Passandole un altro bicchiere. “Ecco qua bimba… sapevo che Ginny si sarebbe appropriata del tuo Daniels…” sorrise. Mary Kate gli saltò quasi in braccio. Bevve un sorso dal bicchiere. Poi guardò male Ginny e prese a braccetto il Serpeverde. Passando accanto alla sorella. Anna prese Blaise per un braccio. “Controllala e non farle bere troppo…” soffiò. “Si signora!” esclamò serio il ragazzo. Mary Kate lo strattonò ed i due tornarono sulla pista da ballo. Anche Ginny si dileguò subito. “Questa festa è oscena…” commentò stizzita Hermione. Bevendo a tratti dal bicchiere. “Sei più credibile senza il Limoncello in mano Herm…” le fece notare Giulia. La castana rise. “Io credevo che ci fosse solo la piovra del Lago Nero…ed invece guardate la…” osservò indignata il prefetto. In effetti le coppie sui divanetti mostravano chiaramente la loro passione reciproca. Mani ovunque. Gonne troppo alzate. “Che spettacolo degradante…” commentò Anna. “Potrebbe capitare di peggio…” osservò una voce famigliare. Il trio si voltò. Trovando Ron apparso da chissà dove accanto ad Hermione. “Tipo?” chiese divertita Giulia. “Potevano trasformare la stanza nella magione di Playboy…” commentò. Solo dopo il prefetto notò che anche il rosso aveva un bicchiere in mano. “Mione…tu bevi?” la superò lui. Lei arrossì. E si guardò intorno innocente. “Solo qualche volta…” rispose. “Anche tu però vedo che non scherzi! Martini bianco?” cercò di indovinare Anna. Facendo una radiografia del bicchiere di Ron. Lui scosse la testa fiero. “Sempre e solo vodka…” commentò. Hermione sorrise incredula. Era vero che nelle feste tutti davano il peggio di se. “Dove hai lasciato il paranoico?” chiese ancora Anna divertita. Bevendo l’ultima goccia di Baileys. “Harry dici? Era qui in giro…anche se penso che si tornato in dormitorio…e tu, dove hai lasciato il platinato?” commentò Ron. La castana alzò le spalle. “Non è voluto venire…magari si sono incontrati in segreto…ti immagini che scoop?” osservò. Poi lei e il rosso si guardarono. E rabbrividirono. Una canzone famigliare divagò nell’aria. “Toh guarda il caro Alice Cooper…” sorrise Anna. Ron non se lo fece ripetere ed invitò Hermione a ballare. Le amiche la spinsero quasi verso la pista. Così i due bevettero d’un fiato ciò che rimaneva nei bicchieri e si tuffarono. “Quanto sono carini quei due insieme?” sospirò Giulia. La castana ghignò. “Dovremmo fare una statua a Ron…l’ho veramente rivalutato…” osservò. Poi fece per riprendere la bottiglia di Baileys per versarsene dell’altro. Però qualcuno ebbe la sua stessa idea. “Molla l’osso! Prima le signore!” ringhiò. Il malcapitato rimase a bocca aperta. “Accuccia Haliwell…stai calma…non te la rubo mica…” commentò Josh quasi impaurito. Anna si riempì veloce il bicchiere e andò accanto a Giulia. Il ragazzo rinunciò alla sua dose. Poi si avvicinò. “Hey bodyguard, posso parlare un po’ con Giulia?” le chiese. La castana lo fulminò con lo sguardo. Ma l’amica le battè una mano sulla spalla. “Tranquilla Anna…è tutto apposto…” sorrise. Anna si allontanò. “Guarda che ti tengo d’occhio…” soffiò verso Josh. Andando a poi sistemarsi in un angolo accanto al tavolo. “Scusala…è un po’ nervosa…” disse timida Giulia. Il ragazzo alzò le spalle. “Strano…di solito è sempre attaccata a Malfoy…problemi di coppia?” buttò li. La ragazza lo guardò male. “S…scusa…io…io non intendevo fare nessuna insinuazione…” si scusò subito. Giulia scosse la testa. “Già…basta Keith a rompere le scatole…” sbuffò secca. Josh sospirò. “Il troppo studio a volte fa morire i neuroni…mai sentito dire che lo studio fa male?” commentò. La ragazza sorrise divertita. Era tranquilla. Dopo la chiacchierata del primo novembre ogni brutto sentimento verso di lui si era cancellato. “Sono…felice sai? Dico…di questo…” esordì ancora Josh. Giulia annuì timida. “È bello parlare come…una volta…” aggiunse ancora lui. La ragazza sorrise. La musica si interruppe per un minuto. “Allora ragazzi, vi state divertendo?” esclamò un ragazzo da sopra la consolle. Doveva essere del settimo anno. Dalla folla si levò un grido di eccitazione. “Perfetto! E ora l’atmosfera si scalda! Avanti!” urlò ancora. Per poi riprendere la musica alzandola di altri dieci decibel. “Più che una festa di San Valentino sembra una festa per trovarsi chi portare a letto stasera…” commentò un poco irritata Giulia. Josh la guardò allibito e lei arrossì. “Ti va di ballare? Prometto di stare ad una distanza di sicurezza…” la invitò. La ragazza alzò le spalle. Così i due si buttarono in pista. Just gimme the gees an we be clubbin yow.(clubbin yow). Gal a make we please and we be thuggin' now.(thuggin' now). Si sistemarono verso il bordo. “Non so tu, ma non ho voglia di finire la in mezzo…” osservò riluttante Giulia. Josh annuì. “Probabilmente quelli là non sanno nemmeno come uscirne, ecco perché c’è così tanta gente sulla pista…” commentò. La ragazza rise. Non ci credeva nemmeno lei! Stava ballando con il suo ex ragazzo. Che l’anno prima l’aveva quasi violentata. Eppure non provava più nulla. Rabbia, rancore, erano tutti sentimenti che si era lasciata indietro. Little hennesy an we'll be bubblin yow.(bubblin yow). Set we mind at ease we got to take it slow. Giulia continuò a muoversi senza badare molto nè a chi aveva vicino nè alla folla a qualche passo da lei. Josh però la guardava eccome. Era come essere tornati ai vecchi tempi. Se solo fosse cresciuto prima. Prima, di commettere tutti quegli errori. Anche se lo aveva notato subito. Non solo lui era cresciuto, anche lei. Quella che per lui sarebbe stata sempre ‘Giuly’. In un attimo l’aveva vista vicino al tavolo con Anna. Nelle sue solite Converse viola. Solo che qualcosa era diverso. La vedeva sotto un’altra luce. E non centrava di certo l’illusione rossa da cui erano avvolti. Lei gli piaceva ancora, la voleva ancora più di ogni altra cosa. Però era abbastanza saggio da non fare nulla di avventato. Non voleva farla soffrire di nuovo. So when you see the S.p. floatin don't provoke him, cause the girls we be poking have to smoking. “Hey Josh! Tutto ok?” gli chiese Giulia. L’aveva visto un pò imbambolato. “Tutto ok…tranquilla…” sorrise lui. Non era più abituata a tutto quel movimento. Era fuori allenamento. Così la ragazza provò a fare dei semplici passi, seguendo il ritmo. Best thing fi the recreation a fi get the best girls inna every nation. All Topper girls we promotin and suportin. “Ehm…Giuly…come…come va con il tuo ragazzo? State ancora assieme?” chiese d’improvviso Josh. La ragazza si fermò un attimo, fulminandolo con lo sguardo. “Io…io non volevo fare nessuna allusione, lo giuro! Volevo solo…ecco…sapere se ti tratta bene…” si corresse subito. Giulia tornò a ballare. “Si, stiamo ancora assieme e ancora si, mi tratta benissimo…e tu? Con quella ragazza del ballo?” rispose. Josh alzò le spalle. “Helena? Non ci stavo assieme…sai mi ha fatto tenerezza ed allora ho accettato il suo invito…per il resto nulla, felicemente single…” spiegò. Giulia lo guardò divertita. “Felicemente?” commentò. Il ragazzo annuì. And dem love how we flow king here them shouting. First class ticket invitation girls from New York, England and Jamaican. All’improvviso qualcuno urtò Giulia. Josh la prese giusto prima che cadesse a faccia in giù. Venendo così investito dal suo profumo. La ragazza si rialzò imbarazzata. “Grazie…” sussurrò. “Potevano allargare la pista invece che far posto per quegli stupidi divanetti…” osservò lui. Giulia annuì, tornando a ballare. Chissà che stava facendo Piton. Correggeva compiti. Ultimamente ne aveva veramente una montagna. La ragazza si sentiva un po’ in colpa per averlo lasciato da solo. Però lui aveva insistito che prendesse parte ad uno dei “rituali dell’adolescenza”, come li chiamava lui. Raccomandandole di non bere e non accettare caramelle dagli sconosciuti. Giulia gli aveva sorriso da brava bambina. In fondo non aveva ancora bevuto nulla. Però le stava venendo sete. Everyday we be burnin not concernin what nobody wanna say. We be earnin dollars turning cause we mind de pon we pay. “Cos’hanno, svaligiato le cucine per riempire tutta la tavola?” commentò divertita la ragazza. Josh rise. “Da quanto so hanno altre tre casse di superalcolici…” rispose. “Prevedo una romantica nottata a tenersi la testa a vicenda sul water del dormitorio per molte di queste coppiette…” esordì Giulia. Facendo una piroetta. “Penso che tu sia l’unica che non beve qui…” sorrise Josh. Lei scosse la testa. “Io bevo…ma solo se ho sete…e sinceramente me ne sta venendo abbastanza…” confessò. Il ragazzo si accorse di essersi avvicinato. “Se vuoi possiamo andare a prendere qualcosa…” propose. Ma la ragazza rifiutò. “È da tanto che non ballo! Voglio sgranchirmi le ossa!” precisò. Josh rise. “Il tuo ragazzo non è venuto stasera?” le chiese. Giulia scosse la testa. “Immerso nei compiti di Difesa…” rispose. Il che era vero. “Anche a San Valentino? Però!” osservò quasi impressionato Josh. Ora entrano davvero vicini. Troppo. Bastava che qualcuno spingesse un dei due e si sarebbero potuti tranquillamente baciare. Ma il ragazzo scosse la testa. Si allontanò facendosi spazio. Mentre Giulia continuava a ballare ignara di tutto. A Josh bastava così. Ballare con lei anche solo un’ultima volta. Senza sfiorarsi. Come ai vecchi tempi, quando lui la osservava dal suo tavolo a pranzo. Worth more than gold and oil and diamonds girls we need dem everyday. Recognize it, Pimpin as we riding. Anche un’altra coppia ballava senza freni. Poco più in la Hermione era letteralmente appiccicata a Ron. Appena la canzone finì i due presero un profondo respiro. “Che dici, pausa bevuta?” propose la ragazza sfinita. Il rosso rise. “Hermione Granger…devo forse intuire che le tue amiche ti hanno condotto sulla via sbagliata?” commentò. La ragazza scosse la testa. “Io sono sempre stata così…solo che tu te ne sei accorto solo ora…” ghignò. Ron la tirò a se per un braccio e la baciò. “Quanto mi piace quando fai così Mione!” esclamò. Hermione arrossì. Però rise. Ed ecco che un’altra canzone iniziò. Remember the feelings, remember the day, my stone heart was breaking, my love ran away. “Eh no…questa la dobbiamo ballare!” decise subito Ron. Hermione alzò le spalle. I suoi piedi potevano resistere un altro round. Quando si voltò per tornare a ballare vide Giulia e Josh. “Hey, Roberts è vivo e vegeto…non mi dirai che sono diventati amici!” disse sorpreso il rosso. Ricominciando a muoversi. “Non lo so sinceramente…dopo Giulia mi dovrà raccontare un po’ di cosette…” rispose dubbiosa. Poi anche lei lo seguì. This moments I knew I would be someone else, my love turned around and I fell. Era incredibile come si sentisse sciolta. Libera. E dire che ci erano voluti ben due anni per arrivare a quel punto. Eppure non era soddisfatta. Però cercava di nasconderlo ballando. Seppur fosse felice di essere con Ron, di poter stare finalmente con lui. Una persona a cui teneva si stava affievolendo pian piano nella sua vita. In realtà la prima cosa che la ragazza aveva fatto quando era entrata era controllare se lui c’era. Che Ron ci fosse era palese. Ma Mark non si era visto. Doveva dirgli un sacco di cose. Be my bad boy, be my man, be my week-end lover but don't be my friend. Anche il rosso si stava scatenando. Non apprezzava particolarmente quella musica però si doveva scaricare. Per poco Harry lo aveva fucilato quando gli aveva detto che lui ed Hermione si erano messi insieme. Loro avevano così tanto da fare e lui pensava a una misera cotta adolescenziale! Il rosso però l’aveva semplicemente ignorato. Se solo avesse smesso di farsi certe paranoie anche lui si sarebbe goduto le poche occasioni di vera vita. Di certo quando la guerra sarebbe scoppiata non ci sarebbe più stato posto per feste. E allora tanto valeva spassarsela finché si poteva! You can be my bad boy but understand that I don't need you in my life again. Hermione aveva buttato l’occhio verso il tavolo delle bevande. Anna se ne stava in piedi appoggiata al muro. Con la sola compagnia del suo Baileys. Guardava fisso il bicchiere da almeno qualche minuto. Era ancora quello che si era riempita quando lei era andata a ballare. Quindi poteva stare tranquilla. Però le dispiaceva. Durante l’ultimo mese erano praticamente rimase sole ogni sera. E certe volte Anna si lasciava prendere dallo sconforto. La ragazza spostò lo sguardo su Josh e Giulia. Ballavano ancora, ad una distanza media. Won't you be my bad boy, be my man, be my week-end lover but don't be my friend. Ron invece le si avvicinò di più. Ballavano praticamente appiccicati. Come una cosa sola. Hermione sorrise. Chissà che cosa avrebbe detto la se stessa di qualche anno fa se l’avesse vista. Probabilmente l’avrebbe presa per un orecchio e portata fuori dalla pista. Le avrebbe indicato tutte le cose che, in qualità da prefetto, avrebbe dovuto proibire. Però sinceramente a lei in quel momento non fregava un granché. Fare la guastafeste non la soddisfava più. Così fece un ultimo slancio. Il rosso le ballava attorno sorridente. You can be my bad boy but understand that I don't need you again, no I don't need you again. Anna se ne stava appoggiata ancora la muro. Lo stesso bicchiere di Baileys in mano. Non le piaceva così tanto. Ma voleva bere qualcosa. Se fosse stato Assenzio l’avrebbe bevuto d’un fiato. La castana sbuffò. Non era da lei starsene in un angolo a contemplare un bicchiere. Era pure sobria! Di solito si scatenava sempre in pista, era quasi una tradizione. Però con lei c’era sempre Draco. Quando pensò quel nome rimase qualche minuto imbambolata. Poi si risvegliò, sentendo un ritmo rimbombante provenire dalla pista. La folla si era divisa in due. Appostata ai due lati della pista. Al centro un duo di ragazze si esibiva. Anna conosceva quella specie di danza. Di solito si ballava nelle discoteche. Consisteva nell’alzare le gambe al ritmo tartassante di quella che per la castana non era vera musica. Solo un tunz tunz elettronico. Facendo una specie di battaglia coreografica congiunta. Anna guardava la sorella e Ginny esibirsi. Erano abbastanza coordinate. E le seccava un po’. Perché in pista di solito lei e Mary Kate erano rivali. Si sfidavano a coppie. Lei e Draco contro l’altra e Blaise. Non ballando certo quella cosa infernale. Facendo semplicemente a gara di mosse su una musica qualsiasi. Con delle parole magari. Gesti sensuali. Anche se la sorellina se ne usciva sempre con qualcosa di volgare. Però era una tradizione. Le seccava un po’ essere messa da parte. “Non vai a sfidare tua sorella?” le chiese una voce. Anna sbuffò. “Credi che io vada a rendermi ridicola ballando quella cosa?” rimbeccò acida. Senza accorgersi di chi aveva vicino. “Eppure fino a poco fa tu e Mary Kate vi sfidavate in pista…e vincevi sempre tu…” osservò ancora l’interlocutore. La castana sbattè irritata il bicchiere sul tavolo. Non ne poteva più. Né di quel rimbombo né di quella festa. E anche di quel bell’imbusto che le si era appiccicato. Quando Anna vide chi era i nervi le saltarono ancora di più. Keith se ne stava appoggiato con aria spavalda al tavolo. “Che ne dici se andiamo a dare una lezione a quelle mocciose?” sogghignò. La castana lo guardò scettica. “Io non ballo senza il mio compagno…” lo liquidò, passandogli vicino. Il ragazzo la bloccò. “Però ci sono qui io…” osservò. Anna ghignò. “Grazie Keith…mi hai dato un altro valido motivo per tornarmene in dormitorio…” soffiò. Ma il diretto interessato non demordeva. “È un invito?” sogghignò allusivo. La castana sospirò esasperata. Decise di adottare la politica dell’indifferenza e lo sorpassò. Keith la seguì. Nel contempo la musica rimbombante cessò. Così Giulia, Josh, Hermione e Ron tornarono al tavolo, stufi di ballare. “Hey…ma dov’è Anna?” chiese subito la prima. Il prefetto si guardò in giro preoccupato. “Prima l’ho vista allontanarsi con Keith…” osservò Josh. Le due lo guardarono allibite. “Cavolo! Vuoi vedere che si è davvero ubriacata e ora quel verme se la porta chissà dove?” ipotizzò Hermione in panico. Giulia scosse la testa. Invece i due interessati avevano appesa scavalcato la folla davanti alla porta. Ed erano arrivati in corridoio. Il caos all’interno della stanza si sentiva anche da fuori. Un’altra canzone partì. Stavolta più sul rock per far prendere fiato, e possibilmente anche bibite, agli studenti. “La vuoi piantare di seguirmi?!” gridò esasperata Anna. Keith la raggiunse subito. “Sei tu che mi hai invitato!” rimbeccò lui. La castana scosse la testa. Per quella sera era troppo. Voleva solo tornare in dormitorio. Buttarsi nel suo letto. L’mp3 a tutto volume, con il suo Manson che la consolava con parole suadenti. Ed addormentarsi per spegnere il cervello per un po’. A cloud hangs over this city by the sea. “Avanti Anna…lo sai perfettamente che io non ti farei mai questo…” esordì ancora Keith. La castana chiuse gli occhi. “Questo cosa?” sibilò. “Io ti amo Anna…non ti lascerei mai sola!” continuò chiaramente determinato il ragazzo. Anna riprese a camminare veloce. Ma lui la bloccò ancora, prendendole una mano. I watch the ships pass & wonder if she might be out there & sober as well from loneliness. Please do persist, girl it’s time we met & made a mess. “Anna…se io potessi averti fra le mie braccia non ti lascerei più andare…” iniziò a dire Keith. La castana lo guardò a occhi sbarrati. Subito l’immagine di Draco le si figurò in mente. “Se io potessi baciarti non mi staccherei mai!” continuò lui. Draco sorridente. “Se io potessi avere l’opportunità di amarti non smetterei di ripetertelo per un secondo…” proseguì il ragazzo. Draco imbronciato. “Se io potessi averti nel mio letto non ti staccherei mai le mani di dosso!” concluse infine Keith. Eppure nella mente di Anna c’era solo Draco. Però in quel momento, lui dov’era? I picture your face at the back of my eyes. A fire in the attic, a proof of the prize! Anna-Molly, Anna-Molly, Anna-Molly. Giulia ed Hermione avevano guardato in lungo ed in largo. Ma nella stanza di Anna non c’era traccia. Così decisero di uscire e provare a vedere nei corridoi intorno. Con l’aiuto di Josh e Ron. “Giuro che se quel verme le ha fatto qualcosa lo ammazzo!” ringhiò Giulia. Intrufolandosi nella folla di studenti davanti alla porta. “Io poi lo resuscito così poi possiamo ammazzarlo di nuovo…” aggiunse il prefetto. Josh e Ron erano davanti a loro. Cercando di liberare un po’ la via. A cloud hangs over & mutes my happiness. A thousand ships couldn’t sail me back from distress. “Basta…” protestò Anna. Cercando inutilmente di divincolarsi dalla presa di Keith. “Perchè neghi così l’evidenza? Draco ti sta trascurando…non vi si vede nemmeno più in giro assieme!” commentò. La castana si coprì un orecchio con una mano. “Basta…” ripetè esausta. Il ragazzo la prese per le spalle e la strattonò. “Anna svegliati ti prego…io so cos’è bene per te!” la pregò. Lei scosse la testa decisa. Wish you were here I’m a wounded satellite. I need you now, put me back together, make me right. Intanto in qualche corridoio più in la un biondo famigliare faceva grandi passi verso un punto preciso. Draco non ce la faceva più. Se n’era reso conto in dormitorio. Continuamente chino sulle scartoffie che dovevano essere le opzioni per il suo piano. Quando aveva lanciato uno sguardo al suo polso il sangue gli si era congelato. La stava veramente perdendo. E lui di certo non voleva. Non voleva mentirle. Non voleva smettere di vederla. Di abbracciarla. Di amarla. Eppure sembrava il contrario. Così si era deciso ed era uscito di tutta furia dai sotterranei. I picture your face at the back of my eyes. A fire in the attic, a proof of the prize! Anna-Molly, Anna-Molly, Anna-Molly. I quattro erano finalmente usciti da quel casino. “E ora dove andiamo?” esclamò ansiosa Hermione. Giulia si voltò davanti a se. “Ho visto qualcosa…” osservò Ron. “Sembra il rumore di passi!” aggiunse ancora Josh. Il gruppetto si guardò. E corse veloce in quella direzione. I’m calling your name up into the air. Not one of the others could ever compare! Anna-Molly, Anna-Molly! Anna si era liberata dalla stretta di Keith. Veloce aveva iniziato a camminare verso il passaggio segreto più vicino. Sentiva che se avesse ascoltato anche un’altra sola parola il suo cuore si sarebbe spezzato. Era delusa. Triste. Stanca. Ed in parte arrabbiata. Ma Keith questo non lo comprendeva. Così la trattenne ancora. Stavolta prendendola per i polsi. Immobilizzandola davanti a se. Stufo di ogni parola sprecata, si decise a compiere quel gesto che gli urlava l’istinto. Wait…there is a light…there is a fire, de-fragmenting the attic. Fate? Or something better? I could care less, just stay with me a while. E fu un secondo. Giulia ed Hermione, seguite dagli altri due voltarono l’angolo. Affrettandosi vedendo due figure nella semioscurità. Dall’altra parte del corridoio invece appariva Draco. Bloccandosi a bocca aperta. Wait…there is a light…there is a fire illuminated attic. Fate? Or something better? I could care less, just stay with me a while. Keith si era chinato ed aveva quasi unito le sua labbra a quelle di Anna. Ma la ragazza l’aveva fermato. Si era liberata dalla sua presa e gli aveva stampato quattro dita su una guancia. Keith sorrise divertito. Non sarebbe bastato per farlo arrendere. La castana se ne accorse. E lo spinse via violentemente. Poi. Un lampo. A poca distanza da loro c’era lui. Il suo lui. Draco si avvicinò incredulo. “Dove diavolo eri?!” gli urlò la castana. Era furiosa. Il biondo si arrestò a bocca aperta. “Dove diavolo eri?!” ripetè Anna. La sua voce rimbombò per tutto il corridoio. Picture your face at the back of my eyes. A fire in the attic, a proof of the prize! Anna-Molly, Anna-Molly, Anna-Molly. Draco la raggiunse subito. “Anna stai bene? Cos’è successo?” le chiese. “Mi hai lasciata da sola…se tu fossi stato con me…sarebbe andato tutto bene…” soffiò adirata la ragazza. Il biondo le tese una mano per cercare di calmarla. Ma tutto quello che ottenne fu uno spintone. Poi Anna singhiozzò e sentendo le lacrime che salivano lo sorpassò correndo. Finendo subito inghiottita nel buio. Il biondo si avventò subito su Keith. “Che le hai fatto? Parla o giuro che ti spezzo un braccio!” ringhiò furioso. I quattro li raggiunsero subito. I’m calling your name up into the air. Not one of the others could ever compare! Anna-Molly, Anna-Molly! “Cos’ho fatto io? Pensa piuttosto a cosa non hai fatto tu…” ghignò il ragazzo. Draco gli storse il braccio destro, facendolo cadere a terra. Poi gli mollò due calci nello stomaco. Ron lo immobilizzò. “Hey Malfoy calmati! È mezzo morto dai!” cercò di dissuaderlo. “Appunto! Io voglio che quel bastardo muoia completamente!” soffiò acido il biondo. Josh prese in spalla il suo amico. “Lo porto in infermeria…anche se non se lo meriterebbe…” osservò. Giulia annuì. “Cavolo…chissà dov’è andata Anna…dobbiamo andarla a cercare! Potrebbe venirle una crisi respiratoria…oppure potrebbe svenire…non mangia da ieri e ha bevuto un sacco!” squittì in panico Hermione. Draco sbarrò gli occhi. “E lasciami!” ringhiò a Ron. Liberandosi dalla presa. “Dobbiamo andarla a cercare…” commentò decisa Giulia. Il biondo sobbalzò. Anna sarebbe andata in un solo posto. Ci andava praticamente sempre prima di mettersi con lui. “Io so dov’è!” esclamò Draco. Per poi subito dileguarsi nella stessa direzione della ragazza. “Che casino…” sbuffò il rosso. Le altre due annuirono. “Speriamo che la trovi…” sospirò Hermione. Ron sorrise. “Certo che i Corvonero hanno una quantità inesauribile di ormoni…” sbuffò ancora il prefetto. Giulia si voltò verso la finestra. La luna era coperta da pesanti nuvoloni grigi. La pioggia picchiettava violenta sulle finestre. E lampi squarciavano il buio. “Il tempo sta davvero peggiorando…speriamo che Anna non sia andata davvero in Guferia…” sussurrò. Hermione si portò le mani alla bocca. Ron le cinse i fianchi con le braccia. “Ora basta ragazze…vi riaccompagno in dormitorio, così almeno potrete aspettare lontane da questo caos…” propose. La musica interrompeva il silenzio nei corridoi vicini. Il prefetto annuì. “Ora si che ci vorrebbe un bel bicchiere di Limoncello…” sospirò in pena Giulia. Ron sorrise e le battè una mano sulla spalla. La festa per quella sera era decisamente finita.
Intanto la diretta interessata aveva attraversato il giardino, arrivando alle scale della Guferia. Anna si appoggiò al muro esausta. Non aveva più fiato. Aveva corso ininterrottamente anche sotto la pioggia. Ed era fradicia. Il cuore le batteva a mille. Era l’adrenalina che ancora le scorreva dentro. Aspettò che il respiro le si calmasse per iniziare a salire le scale. Ma dopo qualche minuto ancora non si era stabilizzato. La castana vide per un attimo sfocato. Si tenne al muro digrignando i denti furiosa. “Stupida crisi…” ringhiò. Scosse veloce la testa per cercare di riprendere in controllo. Sentiva i piedi affondare nel fango. Anna cercò di prendere quanta più forza poteva e con uno scatto veloce saltò sul primo gradino, per poi salire. Non sarebbe stato il suo stupido fisico malandato a fermarla. Aveva già abbastanza sensazioni in lei quella sera. Non si sarebbe aggiunto un quasi svenimento. Così continuò ad avanzare, tenendosi al muro. Arrivata ad una certa altezza si fermò. Si sporse verso il giardino. Le mancava ancora molto per arrivare alla fine. Però doveva ammettere che il suo corpo voleva cedere prima di lei. La castana tornò all’altro muro. Sentiva ogni minuto il respiro morirle in gola. Senza pensarci oltre ricominciò a salire, fermandosi ogni tanto per controllare la situazione. Il vento e la pioggia le battevano contro. Bagnandole il viso. I vestiti. Rendendole la salita ancora più difficile di quanto non fosse nelle sue condizioni. Però Anna ce la fece. Arrivò all’ultimo scalino e si buttò in un angolo. Nel suo angolo. Raccolse le gambe e le tenne strette al petto. Il respiro pesante. Poi chiuse gli occhi. I'll swallow a bowl of you like a big bottle of big, big pills. Non era stato facile. Come da piccola, quando con una corsa saltellante faceva anche due gradini alla volta. Per raggiungere il suo piccolo rifugio. In quella Guferia erano accadute un sacco di cose. Una in particolare. Anna tremò di poco. Non aveva nemmeno la bacchetta per potersi asciugare. Your the one that I should never take but I cant sleep until I devour you, I cant sleep until I devour you. Sentiva tutte le giunture immobilizzate. Il respiro non si era stabilizzato. E lei era sola. Arrabbiata. Furiosa. La ragazza si portò una mano sul cuore. Le faceva male. Ma non a causa della crisi. Sentiva che si era spezzato. Lo sentiva vuoto. Era così da quando Keith le aveva buttato in faccia tutte quelle parole. Your flowers withering, I cant feel your throns in my head, his is no embrashion ability. Era in collera. Con lui, perché aveva tentato di baciarla nonostante lei l’avesse riiutato più volte. L’insistenza era una delle cose che non tollerava nelle persone. Anche se lei stessa ne faceva sfoggio. E poi, ’era l’altro. Che in realtà sarebbe dovuto essere il suo punto di sicurezza. E lo era stato, fino a quando aveva iniziato a svanire pian piano. La verità era che Anna aveva paura. Giulia ed Hermione erano la sua famiglia. Mentre Draco, era il suo futuro. La castana si lasciò andare con la schiena sul muro. Non ce la faceva più. Ora sia la testa che il corpo si erano messi d’accordo. Nessuno dei due voleva resistere con lei. Your not crying this is blood all over me, your not crying this is blood all over me, your not crying this is blood all over me. Anna riaprì gli occhi. Sentiva lo scroscio della pioggia dietro di se. Però i suoi occhi mettevano a fuoco solo buio. Qualche mattone del pavimento scrostato. Lampi dall’arco in pietra che era la porta. Tuoni. La castana si tirò su debolmente gli occhiali. Non cambiava molto. Sentiva il proprio respiro rotto da quelli che sembravano singhiozzi. Eppure lei non stava piangendo. O si? And I’ll love you if you let me and I’ll love you, if you wont make me stop. D’improvviso un altro lampo. Seguito da un tuono fortissimo. Anna chiuse gli occhi di scatto. Forse aveva paura. Quando li riaprì però rimase a bocca aperta. Una sagoma se ne stava appoggiata alla porta. Capelli di un biondo quasi bianco. Due occhi color del ghiaccio la guardavano spalancati. “Anna!” la chiamò Draco. La castana lo fissò con sguardo vacuo. Vedendola in quello stato, il biondo per poco ebbe un infarto. Corse subito da lei. Used to hold your heart tonight i know I’ll miss you if i close my eyes I'll be so lonely if i open them I'll see you and I’ll blow your heart to pieces. “Anna…piccola come stai? Rispondimi…Anna ti prego…” la implorò Draco. La castana cercò di metterlo bene a fuoco. La sua voce risuonava così lontana. Il biondo non sapeva cosa fare. Non l’aveva mai vista in certe condizioni. Sembrava più pallida del solito. Anna tentò di allontanarsi. Mentre Draco allungava una mano per sentirle la fronte. Ma lei gliela mandò via con un debole schiaffo. “Cavolo…sei gelata…hai preso tutta la pioggia!” osservò il ragazzo. Poi le poggiò una mano sul petto. L’altra invece la mise sul proprio. Il ritmo di quello di Anna era molto più accelerato. I will blow your heart to pieces, I will blow your heart to pieces, I will blow your heart to pieces. La castana tentò di mandarlo via. “Andiamo Anna…non fare così…” la pregò lui. Ma Anna non voleva arrendersi. Era furiosa. E anche se il suo corpo non l’ascoltava più non si sarebbe lasciata andare. Draco cercò di accostare una mano alla sua guancia. La castana si ritrasse. “No…” sussurrò. Con un filo di voce. Il cuore del ragazzo sobbalzò, sentendo quel bisbiglio. “Anna avanti…stai tremando dal freddo…” le disse ancora, avvicinandosi. Anna si schiacciò contro il muro. “Piccola…ti prego…vederti così mi sta uccidendo…fatti proteggere da me…almeno ora…” sospirò Draco affranto. La ragazza lo guardò. Gli occhi ridotti a fessure. “Saresti…dovuto…arrivare prima…” soffiò. Poi chiuse per un attimo gli occhi. La testa si mosse di lato. Per poi tornare dritta con un sobbalzo. Il biondo scosse la testa. “Perdonami…” sussurrò. E senza darle il tempo di ribellarsi, l’abbracciò. And I’ll love you if you let me, and I’ll love you if you wont make me stop, oh oh oh oh, oh oh oh oh, oh oh oh oh, oh oh oh oh. Anna cercò di opporsi. Però non aveva la forza necessaria. E neppure il suo orgoglio era più così forte da sostenerla. Anzi. La ragazza sentì il cuore rallentare, riprendere un ritmo normale. Draco la prese in braccio piano. Per poggiarla sulle sue ginocchia. Il pavimento era ghiacciato. Non voleva che la salute già precaria di Anna ne approfittasse. La castana si lasciò muovere. Per poi accoccolarsi addosso a lui. Anche Draco era fradicio. Eppure emanava un grande calore. “Prometto che non ti lascerò più sola…mai più…” sussurrò piano il biondo. Tenendola stretta. Anna annuì piano. Il respiro le stava tornando regolare. “Sai…ho mandato Keith in infermeria…” ghignò soddisfatto Draco. La ragazza stentò un sorriso. Weights no ashamed to repeat itself, weights no ashamed to repeat itself, weights no ashamed to repeat itself, weights no ashamed to repeat itself. Il biondo iniziò a farle piccole carezze sulla testa. “Come stai?” le chiese. Anna immerse il viso nel suo petto. “Meglio…” rispose. Però la sua voce suonava ancora come un sussurro. “Dobbiamo aspettare che il tempo migliori…altrimenti potresti stare peggio…” spiegò. Poi la strinse piano a se. “Draco…ti…ti ricordi di quando…eravamo piccoli?” esordì lei. Il biondo annuì, sorridendole dolce. “Certo…siamo cresciuti assieme in pratica…” osservò. Anna cercò di tirarsi su, senza risultati. Ricadde sul suo petto. Come una bambola. “Non ti sforzare piccola…sei fredda ma ho paura che tu abbia la febbre…” commentò preoccupato Draco. La castana riuscì a scuotere la testa. “Non…non sono così debole come credi sai?” precisò. Però un colpo di tosse la sminuì. I can't sleep until I devour you, I can't sleep until I devour you, I can't sleep until I devour you, I can't sleep until I devour you. “Draco…perché…perché eri nel corridoio?” gli chiese ancora Anna. Il biondo appoggiò la sua guancia sulla sua testa. “Stavo venendo alla festa…” rispose semplicemente. La castana lo guardò stupita. “Stavi…stavi…venendo…da…da me?” sussurrò senza fiato. Draco annuì. Anna cercò di abbracciarlo. Ma tutto ciò che riuscì a fare fu solo prendere un lembo della sua maglietta fra le mani. “Tranquilla piccola…ora ci sono qui io…” sorrise il biondo. Tenendola stretta. La castana chiuse gli occhi. Calma. Non era più arrabbiata. And I'll love you, if you let me. And I’ll love you, If you won’t make me stop.
Intanto nel dormitorio due ragazze rimanevano in attesa. Giulia era seduta sul davanzale della finestra, con lo sguardo rivolto verso il giardino. Hermione girava per la stanza inquieta, voltando gli occhi verso l’orologio ogni due minuti. Fuori la pioggia aveva iniziato a farsi leggera. Niente più tuoni. Niente più lampi. Era passata almeno un’ora da tutto il trambusto in corridoio. Ron era rimasto un po’ con loro in Sala Comune, poi le due avevano deciso di andare in camera. Da quando erano entrare il silenzio aveva regnato. Solo sguardi. Fino a che la porta si era aperta all’improvviso, rivelando tre figure. Giulia ed Hermione si alzarono di scatto. Draco e Ron entrarono. Sulle spalle ognuno teneva per un braccio Anna. Il prefetto scoppiò a piangere. “Herm Santo Manson…sono già abbastanza fradicia, non mi serve anche la tua fontanella!” commentò la castana. Poi tolse le braccia dalle due stampelle improvvisate, rimanendo in piedi per qualche minuto. “Scusate per l’attesa…ma abbiamo dovuto aspettare che la pioggia smettesse…” si scusò Draco, anche lui fradicio. Giulia guardò dubbiosa Ron. “Ero in Sala Comune ad assistere Ginny…quella stupida ha bevuto troppo, così l’ho dovuta aiutare a trovare il dormitorio…” iniziò a spiegare. Poi sbuffò seccato. “Quando sono tornato in Sala Comune ho visto il quadro che si apriva e siccome Draco non aveva la bacchetta ho fatto l’incantesimo anti-maschio per venire qui al posto suo…” continuò. Hermione  lo guardò con un piccolo sorriso. “Insomma stasera hai fatto la crocerossina…” osservò divertita Giulia. Ron rise. “Praticamente…ora però è meglio che torni in dormitorio…sempre se non trovo altra gente da soccorrere in Sala Comune!” disse infine. Poi schioccò veloce un bacio al prefetto ed uscì. Anna intanto era andata in bagno. “Grazie mille Draco…grazie davvero…” lo ringraziò ancora Hermione. Il biondo sorrise. “È il minimo…la colpa di quello che è successo è mia…” sospirò. Giulia prese veloce la bacchetta. “È meglio che anche tu ti dia un’asciugata o ti prenderai una polmonite fulminante…” osservò. Draco le si avvicinò. E la ragazza lo asciugò con un colpo di bacchetta. “Draco…forse è meglio se rimani qui a dormire…” propose il prefetto. Giulia e il diretto interessato la guardarono sbalorditi. “Perché quella faccia?! Non sono poi così severa di solito…” sbuffò Hermione. Draco la guardò scettico. “Di solito sei al pari della Signora Rottenmeier…” commentò. L’altra ridacchiò. “Hey Giulia! Prendimi il pigiama da sotto il cuscino per favore…” le chiese Anna dal bagno. L’amica ubbidì. La castana uscì dopo dieci minuti, rinfrescata e asciutta. Ma incredibilmente stanca. Le amiche decisero di usare il bagno a turni. Quando finalmente tutti furono in pigiama sotto le coperte, Hermione spense la luce. “Buonanotte!” esclamò Draco. Giulia trattenne una risata. “Notte!” rispose. Il prefetto sospirò incredula. “Buonanotte…e scusate se vi ho fatto preoccupare…” disse infine Anna. I Tre Uragani si addormentarono subito. Giulia ed Hermione finalmente calme. E la castana immersa nell’abbraccio sicuro di Draco, che aveva deciso di concludere la sua falsa con la ragazza. Entro la fine del mese le avrebbe fatto vedere il Marchio Nero. In modo da non passare più serate come quella. Fra bugie. Pentimenti. E liti.
La mattina il trio si svegliò verso l’ora di pranzo. Anna era più debole del solito. Le amiche fecero una breve capatina in Sala Grande e le portarono un’abbondante colazione. poi rimasero con lei. Invece Draco si trattenne solo fino al pasto. Aveva una cosa molto importante da fare. Voleva farlo da molto tempo ma non si era mai deciso. E tutto il trambusto della sera prima lo aveva spinto. Così subito dopo pranzo si trovò nei sotterranei. Era arrivato al bivio che divideva i dormitori con l’altro territorio, quando incontrò un ragazzo famigliare. “Hey Draco!” lo salutò Mark. Il biondo gli sorrise. “Alla fine sei andato alla festa ieri sera?” gli chiese l’amico. Draco alzò le spalle. “È successo un casino con Anna, comunque ora è tutto apposto…da quello che mi hanno raccontato non ti sei perso nulla…l’unica cosa decente era l’enorme quantità di alcool…” riassunse. Il ragazzo annuì. “Più che altro volevo vedere Herm…” sospirò affranto. Il biondo gli battè una mano sulla spalla. “Ora è in dormitorio con Anna e Giulia…se vai a farci un salto penso che potrete parlare tranquillamente…” consigliò. Mark sorrise ed annuì. “E tu dove vai?” chiese curioso. Draco ghignò. “Vai dal tuo prefetto e non fare domande…” rimbeccò divertito. L’amico scosse la testa ridendo. Gli scompigliò i capelli e continuò la sua strada. Lo stesso fece il biondo, che svoltò veloce verso la direzione opposta. Non sapeva esattamente come fare. Però oramai che era li tanto valeva portare il suo proposito fino infondo. Ed ecco che nemmeno qualche minuto dopo stava bussando alla porta dell’ufficio. “Avanti…” rispose secco il professore. Poi alzò qualche minuto la testa per vedere chi fosse. Le sue speranze caddero quando vide Draco entrare. “Buongiorno professor Piton…” lo salutò. “Buongiorno signor Malfoy…” rispose Severus. Il biondo si richiuse la porta alle spalle e andò diretto verso la poltrona davanti alla scrivania. “Professore io…devo dovrei chiederle una cosa…” iniziò a dire Draco. Piton lo guardò. “In merito a…?” commentò. Il ragazzo si sistemò nella poltrona, un po’ nervoso. “Ebbene? Signor Malfoy al contrario di lei io non ho tempo da perdere…” sbottò irritato il professore. Draco deglutì a fatica. “Lei…lei tiene ad Anna vero?” gli chiese. Severus lo guardò alzando un sopracciglio. “Non tema signor Malfoy…non ho intenzione di farle da rivale…” rimbeccò acido. Ma il biondo scosse la testa. “Non sto scherzando professor Piton…io ho…un favore da chiederle…” disse finalmente. Piton rimase zitto in attesa. “Lei sa…che cosa io sono stato incaricato di fare giusto?” gli chiese. “A grandi linee si…” rispose piatto Severus. “Ecco…una volta che avrò concluso…vorrei affidarle Anna…” spiegò. Il professore sorrise ironico. “E che cosa le fa pensare che io abbia i mezzi per poterle fare questo favore? In primis, signor Malfoy, siamo nella stessa barca a quanto pare…senza contare che non sono una balia! Avrebbe dovuto pensarci due volte prima di accettare…la proposta…se è davvero così tanto intenzionato a proteggere la signorina Haliwell…” sbottò d’un fiato. Draco rimase a bocca aperta. “Sa benissimo che lei ha molti più mezzi di me per fare quello che le ho chiesto!” ribatté nervoso. “Le devo ricordare chi dei due comanda qui, signor Malfoy?” esordì freddo Piton. Ma il biondo scosse la testa. Severus non voleva di certo essere cattivo. O almeno, non stavolta. Sapeva benissimo cosa provava Draco. Era la stessa cosa che stava succedendo a lui con Giulia. Però non poteva arrivare a proteggere anche Anna. Aveva ben altri compiti da eseguire, oltre le promesse a Giulia. E si era già allargato troppo concedendo un favore a Narcissa. “Se proprio vuole saperlo, so cosa sta provando signor Malfoy, però purtroppo è tutto segnato oramai…mi dia retta, prepari la sua cara amata all’avvenire…quando sarà il momento sono certo che una soluzione la troverà…” si azzardò Piton. Draco lo guardò dubbioso. “Lei sa cosa provo? Davvero? Io non ne sarei così sicuro…” soffiò acido. Severus sorrise amaro. “Più di quanto si immagina signor Malfoy…ma non sono tenuto a renderne conto a lei…ed ora esca di qui, ho molto lavoro da sbrigare…” lo liquidò. Il biondo si alzò. Non era sicuro di aver capito bene. Quindi c’era qualcuno che anche il professore si era impegnato a proteggere? In effetti lui non poteva pretendere di saperne di più. Era solo uno studente. Però in qualche modo Draco si sentì sollevato. “Allora…arrivederci professor Piton…” lo salutò. Per poi uscire dall’ufficio. Così il biondo optò per tornare nel dormitorio da Anna. Ora c’era solo una cosa da fare. Dirlo a lei. Però era troppo presto. Doveva farla riprendere almeno dalla festa. Oppure era sicuro che Anna avrebbe avuto un collasso.

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Capitolo 32
*** The Way You Make Me Feel ***


Buonasera u.u anzi, buonanotte o oramai buongiorno XD
come al solito ricompaio e non sono un fantasma, spero di non svanire subito. Mi scuso immediatamente per l'ignobile attesa dell'aggiornamento, avevo promesso che non sarebbe ricapitato e mi spiace se ho deluso qualcuno di voi ç_ç Però, mi mancavano i Tre Uragani e così ho finalmente deciso di muovere il deretano e.e 

Avvetenze: diabete, in ogni luogo e in ogni lago. L'insulina sarà disponibile al caro vecchio banco 2 u.u 

In questo capitolo troviamo la siglia del Principe Cacca (quando la scrissi era giugno 2009, quando Colorado faceva ridere ogni tanto), Her Ghost in the Fog dei CCradle of Filth, The Way You Make Me Feel del sempre caro Michael Jackson (che ai tempi era appena spirato, e io ci aggiunsi questa canzone in sua memoria proprio perchè ci sono molto affezionata), un accenno de La Festa dei Folli da Notre Dame De Paris e Thank You For The Music dal film Mamma Mia! 

Come al solito vi invito a sbirciare su Spotify sotto il nome mimiryuugu, in cui ci sono tutte le playlist delle ff *^*

Detto ciò vi lascio al capitolo e spero che non mi cruciate çwç vi voglio bene e vi ringrazio infinitamente per la pazienza <3
Buona lettura! 



Trentaduesimo Capitolo


La domenica passò senza altre novità. A quanto pareva la festa di San Valentino aveva fatto più vittime del ballo di Halloween. In giro per la scuola non si vide nessuno per tutto il giorno. Invece fu una bella giornata per i Tre Uragani: Draco rimase con Anna tutto il pomeriggio; Hermione riuscì a vedere Mark e a fare una degna chiacchierata; mentre Giulia la sera approfittò per passare dal suo professore, che però non le accennò nulla del dibattito avuto con il biondo il pomeriggio. Così arrivò un altro lunedì. Le tre passarono la nuova settimana ad escogitare nuovi stratagemmi per portare via il libro a Harry. Anche Draco e Mark parlarono, arrivando ad una decisione comune. “Quindi, se troviamo Harry in un momento di distrazione possiamo provare, no?” propose esagitata Anna. Dopo la brutta esperienza di sabato sera, la castana sembrava perfino rinata. Hermione alzò le spalle, dando una veloce occhiata al ragazzo. “Lo sai che quando ha quel libro in cartella non è mai distratto…” sbottò. Giulia scosse la testa. “Potremmo chiedere a Ron di aiutarci…” propose. “Cosa dovrei fare io?” chiese il rosso. Storpiando le parole a causa della coscia di pollo che stava inghiottendo. “Nulla tesoro…nulla…torna a mangiare…” lo liquidò il prefetto veloce. Ron le sorrise e tornò al suo pranzo. “Comunque non è opportuno parlarne qui…ci sono orecchie ovunque…” osservò ancora Hermione. Le amiche si guardarono attorno. In effetti la Sala Grande all’ora di pranzo non era un buon posto per parlare di certe cose. Quel giorno poi, in cui Silente faceva capolino dal tavolo insegnanti, con la sua solita aria serena. “Non vi sembra che Silente sia un po’ pallido?” commentò Giulia. “In effetti è vero…dopotutto sta lavorando molto per conto suo, senza contare che si è messo pure ad affidare compiti ad Harry…deve essere proprio con l’acqua alla gola dagli impegni!” soffiò maligna Anna. “Sbrana la tua preda e ritira le zanne Anna…” ribeccò Hermione. La castana fece finta di buttarsi sul suo piatto poi prese una coscia di pollo ed iniziò a mangiarla senza pietà. Il prefetto sbuffò spazientita. “Che fate oggi pomeriggio?” chiese Giulia, con l’ultimo boccone della sua bistecca infilzato a mezz’aria sulla forchetta. “Io pensavo che saremmo andate in biblioteca…” osservò il prefetto. “Su Herm! È sabato e non abbiamo così tanti compiti ora…possiamo staccare un po’…” precisò Anna. Sembrava che il periodo di accanimento degli insegnanti sulle valutazione avesse avuto una pausa. Questo consentì a tutti gli studenti di prendersi un agognato respiro. “Tu che fai?” chiese la castana curiosa verso Giulia. Questa alzò le spalle. “Volevo andare a fare una passeggiata…finché il tempo regge vorrei approfittarne…” rispose. Hermione si voltò verso le alte finestre. Delle neutri nuvole bianche si muovevano placide nel cielo. Il sole però non c’era. “Che ne dici se facciamo giusto qualche compito…poi torniamo in dormitorio e giochiamo a Uno?” propose Anna, offrendo al prefetto una mano in segno di  accordo. Questo la accettò. Così appena i dolci sparirono il trio si divise. Giulia trotterellò subito in giardino. Sentiva qualcosa di diverso nell’aria, qualcosa di frizzante. Forse sarebbe stata la sera buona. Quella che Severus aveva deciso per il loro secondo appuntamento. Dal cinema non ne avevano mai parlato. Eppure lui gliel’aveva accennato. E poi lei ci sperava così tanto! La ragazza saltellò fino a lago. Finalmente l’acqua era tornata libera dal ghiaccio invernale, piovra inclusa. Si vedeva chiaramente la sua immagine nuotare in quelle acque. Forse era felice anche lei. Giulia sorrise e si inginocchiò sulla riva. La punta di un tentacolo uscì da quello specchio. La ragazza allungò una mano e le fece una carezza. Questa tornò nell’acqua, per poi uscire ancora e ondeggiare. “Avanti…non ti faccio nulla…” la rassicurò. Il tentacolo uscì ancora di qualche centimetro. Giulia lo accarezzò divertita. Subito ne uscì un altro. “Stai cercando di dirmi che dopo sei anni che ci vediamo vuoi diventare mia amica?” chiese. I tentacoli ondeggiarono assieme. Giulia allungò una mano e ne strinse piano uno. “Piacere piovra…io sono Giulia…” si presentò. Il tentacolo usato come mano si mosse di poco. Come a ricambiare la presentazione. La ragazza sorrise. “Non è triste starsene tutto il giorno li a nuotare da soli?” chiese. I tentacoli ondeggiarono facendo una specie di movimento simile ad un si. “Capisco…io non so nuotare bene…e sono sicura che quell’acqua è troppo fredda per me, però se vuoi posso farti compagnia da qui…” propose. La piovra fece ondeggiare ancora i tentacoli, poi d’improvviso li ritirò. Giulia si alzò. E vide la sua ombra sparire nelle profondità. “Ciao ciao…” la salutò. “Oh Merlino! Mi dispiace davvero…non volevo interrompere la conversazione…” si scusò una voce famigliare. La ragazza si voltò sorpresa. “Con te è stata precoce…per fare amicizia con me ha aspettato ben dieci anni!” osservò Silente divertito. Raggiungendola. “È solo timida…però sembra tanto dolce…non potremmo cercarle un compagno?” propose lei. Il preside annuì. “L’ho sempre pensato…però se anche l’altra piovra fosse timida, come faremmo?” commentò. Corrucciando la fronte preoccupato. Giulia alzò lo sguardo. “Potremmo trovarne una non timida…così poi scioglie la nostra…sarebbe una bella storia d’amore, non crede preside?” sorrise intenerita. Silente ricambiò il sorriso. “Due cuori ed un Lago Nero…molto romantico!” concordò. Poi i due si guardarono e scoppiarono in una candida risata. “Immagino che tu stia approfittando del bel tempo per fare un giro, dico bene Giulia?” le chiese. La ragazza annuì. “Volevo uscire un po’…stare tutto il giorno chiusa nel castello non mi piace…è bello stare anche all’aria aperta…” spiegò. “Concordo in pieno…e poi i giovani hanno bisogno anche di aria fresca…se solo non fossero così pigri…” osservò Silente. Giulia rise. “Anche io sono pigra!” precisò. Il preside la guardò finto stupito. “Una volta mi dissero che finché la pigrezza riguarda il fisico non c’è nulla di male…basta che non sia pigrezza mentale…allora si che bisogna darsi una smossa…” recitò saggio. La ragazza lo guardò curiosa. “E chi glielo disse preside?” chiese. Silente rise. “Forse un mio amico…o forse l’ho letto nei cioccolatini…” rispose incerto. “Cioccolatini?” ripetè dubbiosa Giulia. “Esatto…quei buonissimi cioccolatini babbani con al centro una croccante nocciola…mentre nell’incarto hanno nascosto un bigliettino con riportate delle citazioni…” spiegò il preside. Poi si chinò e passò una mano dietro un orecchio della ragazza. Quando la riaprì c’era uno di quei cioccolatini. Silente glielo porse. “Grazie…” lo accettò. Per poi scartarlo. E trovando anche il bigliettino. “Che cosa dice?” chiese curioso il preside. “La speranza è l’ultima a morire…” lesse Giulia. Appena lasciò il bigliettino questo si trasformò in una colorata farfalla. E volò via. Silente sorrise. La ragazza mangiò piano il cioccolatino. “Giulia…credo che Severus ti abbia già detto che cosa sta facendo per me…giusto?” le chiese. Giulia si bloccò. “S…si…quest’estate… però…però non mi ha detto nulla di preciso!” lo difese subito. Silente annuì. Non sembrava arrabbiato. “Lo ha fatto per te…sai, Severus sembra un uomo arcigno e antipatico ma in realtà ha davvero un grande cuore ed ha un modo tutto suo di dimostrare affetto…” esordì. La ragazza arrossì. “Lo…so…” concordò. “È un uomo responsabile che cerca di adempiere a tutti i suoi doveri ed accetta qualunque cosa senza tirarsi indietro…è anche disposto ad assecondare i piani di un suo vecchio e oramai pazzo amico…” raccontò Silente. Giulia lo guardò dubbiosa. “Io…io credo di non capire cosa sta cercando di dirmi preside…” confessò timida. Lui le sorrise comprensivo. “Tu come vedi Severus?” le chiese. La ragazza arrossì ancora. “Ecco…io…io credo che lui sia una brava persona…come…come ha detto lei…farebbe di tutto pur di aiutare le persone a cui vuole bene. Sembra un uomo senza scrupoli, ma in realtà è un buon professore ed un ottima persona…io…io lo ammiro tanto per come sa gestire i suoi compiti e so con certezza che ha un grande cuore!” illustrò. Il preside annuì soddisfatto. “Il mondo è come un grande palcoscenico e la vita è come uno spettacolo…noi siamo i suoi attori e certe volte ci mettiamo una maschera per interpretare una parte che non ci rispecchia. Ecco Giulia, a certi può toccare una brutta maschera. Per portare con successo lo spettacolo fino alla fine si devono fare sacrifici…” spiegò poi. Giulia non disse nulla. Stava iniziando ad associare tutti i riferimenti. Aveva capito che Silente parlava di quello che stava per avvenire. Ed aveva trovato il modo per avvertirla di qualcosa, riguardante Severus, che doveva sapere. Alle volte era un po’ tonta, ma questa era una metafora più che palese. Il preside la lasciò mettere insieme tutte le varie tessere. “Ho capito…” confermò la ragazza. Silente sorrise soddisfatto. “Sai Giulia, quando avevo la tua età ascoltavo raramente musica…erano altri tempi…ora invece ne vado matto e stranamente non generi di quelli che piacciono ai vecchi come me!” iniziò a dire. La ragazza scosse la testa divertita. “Ma lei non è vecchio!” precisò. “Diciamo anziano allora…dov’ero? Ah si…mi sono abbastanza affezionato alla figura dei duri rocker…come i Metallica, gli AC/DC e pure a quel grande scalmanato di Ozzy Osburne…” elencò Silente. Giulia strabuzzò gli occhi. “Qual è la tua canzone preferita Giulia?” le chiese. “She’s a Rebel, dei Green Day” rispose lei subito. Il preside annuì. “E la sua qual è?” gli chiese a sua volta la ragazza. Silente alzò lo sguardo alle pallide nuvole sopra di loro. “Dreamer, appunto del caro Ozzy…” rispose, poi la guardò. “Ti ho sentita cantare al compleanno di Anna, hai davvero una bella voce…” la lodò ancora. Giulia aprì la bocca per iniziare a intonare quella canzone, ma Silente la fermò. “Non ora cara…saprai quando cantarla al momento giusto…” le sorrise. La ragazza lo guardò intenerita. “Lei è un grande preside professor Silente…grazie per quello che ha fatto e farà per questa scuola…” disse. Il vecchietto le fece una carezza sulla testa. “È stato bello chiacchierare con te Giulia…ora però il dovere mi chiama…” esordì. Giulia lo guardò dispiaciuta. “Anche per me è stato bello…allora…a presto!” lo salutò. Silente ricambiò il saluto ed iniziò a camminare verso il castello. La ragazza sospirò affranta, poi si ringinocchiò sulla riva. Guardando il suo riflesso nell’acqua limpida. Aspettando che la piovra le tornasse a fare compagnia.
Intanto, come promesso, Hermione e Anna si erano recate in biblioteca per avvantaggiarsi con i compiti. Anche se in verità era il prefetto quella che sfogliava una miriade di libri. La castana invece giocherellava con la sua piuma. “Vuoi fare qualcosa di utile Anna?! Io ho quasi finito la traduzione di Rune…e tu che hai fatto?” sbottò irritata Hermione. La castana mostrò la sua abilità del tenere sul naso la piuma senza farla cadere per più di un minuto. “E poi Herm aspetto che tu finisca…così facciamo insieme Difesa…” precisò. Giusto per non farsi vedere nullafacente. Il prefetto però la guardò scettica. “Tanto non ti faccio copiare…” rimbeccò. Anna la guardò indignata. “Voglio solo che tu mi corregga il tema quando lo avrò finito…sempre se vorrai…” spiegò. Hermione rimase a bocca aperta. “In questo caso lo farò molto volentieri…” sorrise. “Impassibile fino all’ultimo, eh Herm?” la prese in giro una voce da dietro di lei. Il prefetto si voltò e Mark le appoggiò tre libri sulla testa. “Guarda chi si vede! Ti sei deciso ad uscire dal tuo igloo di spessi volumi?” commentò divertita Anna. Il ragazzo sorrise. “Mi sono abbastanza portato in avanti con lo studio…così mi sono concesso un’uscita veloce…” spiegò. La castana annuì. “Ah Anna…Draco mi ha detto di dirti di aspettarlo sulla riva del lago stasera…” le disse poi. Anna sospirò tranquillizzata. “Finalmente si cambia…non ne potevo più di stare nei dormitori Serpeverde! Senza offesa eh…” osservò. Per tutta la settimana lei era andata dal biondo. Erano rimasti chiusi in camera, senza concludere nulla di nuovo ovvio. Mark scosse la testa divertito. “E tu Cenerentola dello studio, che cosa fai stasera?” le chiese. Hermione aprì la bocca per rispondere ma la castana la precedette. “Ha un appuntamento con Ron…probabilmente poi vorrà continuare la serata in dormitorio…” ghignò. Il prefetto arrossì. “Anna, torna a giocare con la piuma…” le ordinò, lanciandole la sua. Anna la prese al volo ed iniziò veramente a giocarci. Come fosse un gatto. “È la prima vera uscita da quando stiamo assieme…non credo che Ron sia così…sicuro di se…” precisò poi Hermione. Mark la guardò con il suo sorriso sghembo. “Se ti mette anche solo una mano addosso lo crucio…” ghignò. Il prefetto lo fulminò con lo sguardo. “Benvenuta sotto l’ala protettiva del migliore amico…” annunciò Anna. Per poi continuare a cercare di tenere in aria la piuma soffiandole contro. Il ragazzo fece un inchino. “Ho la mia morale…non mi farò abbindolare da qualche bacio…” sbuffò quasi offesa Hermione. Mark e la castana la guardarono scettici. Da poco più in la si sentì uno sbuffare. “Vorrei forse ricordarvi che siamo in biblioteca, e non in una sala da tè!” gracchiò Madama Pince. Raggiungendoli quasi immediatamente. Anna la guardò sorridendo sorniona. Per poi far finta di avere una tazzina in mano e portarsela alla bocca. La donna tirò un urletto esasperato e tornò al suo bancone. Mark ridacchiò. Hermione scosse la testa. “Bene mie donzelle…è giunta l’ora per me di tornare ai miei impegno scolastici…buoni compiti…e mi raccomando Herm, stai attenta…” recitò il ragazzo. Poi le fece una carezza sulla testa. “Prometto di non fare sciocchezze…” sorrise intenerita il prefetto. La castana lo salutò con una mano. Mark andò a registrare i suoi libri, per poter uscire dalla biblioteca. Le due tornarono ai loro fogli. O meglio, Hermione cercò di riprendere il tema. Mentre Anna continuava a giocare con la piuma. “Anna…tu credi davvero che Ron…sarebbe capace di provarci…così presto?” le chiese d’improvviso il prefetto. La castana fece volteggiare la piuma con un ultimo soffio. Poi l’afferrò fra le mani, svelta come un felino. “C’è solo una cosa da fare…” iniziò a dire con aria seria. Hermione si allontanò di poco. Le faceva paura. “C…cioè?” esordì. Anna annuì sicura. “Mettiti la gonna stasera…se i neuroni gli vanno in tilt stai sicura che ci proverà…” spiegò semplicemente. Il prefetto sospirò. “È decisamente presto…troppo presto…io…io non mi sono preparata psicologicamente ecco!” iniziò a riflettere. La castana lasciò perdere la piuma e si stiracchiò. “Herm calmati…non serve andare in iperventilazione…” cercò di tranquillizzarla. Hermione la guardò isterica. “Tu hai mai affrontato l’argomento con Draco?” le chiese. Anna alzò lo sguardo per evitare di far vedere un certo rossore sulle guance. “Solo una volta e nemmeno in modo così tanto esplicito…con i maschi non è mai bene parlare di sesso…loro pretendono solo fatti…e le uniche parole che vogliono avere a letto sono quelle sporche!” recitò. Il prefetto alzò gli occhi per guardare nel punto che fissava la castana. “Hai per caso scritto le battute di Samantha sul soffitto oppure le hai studiate a memoria?” sbottò. Anna ghignò. “In questo campo io sono stata cresciuta da Carrie, Miranda, Charlotte e Samantha…ovvio che mi ricordo le loro parole…” rispose subito. Hermione la guardò dubbiosa. “Non ne hai mai parlato con i tuoi?” osservò. La castana iniziò a dondolarsi sulla sedia. “Mia madre ha raccontato la storia della cicogna a me e a Mary Kate quando eravamo piccole…a dieci anni io sono sapientemente andata a chiedere spiegazioni a nonna Artemisia, mentre mia sorella…bhe…penso che lei sia nel pieno della sua attività pratica con Blaise…” commentò maligna. Il prefetto la guardò scandalizzata. “Draco mi ha raccontato certi particolari che è meglio che io non ripeta…mi sono fatta superare da mia sorella cavolo!” sbuffò ancora Anna infastidita. Poggiando pesantemente i piedi sul tavolo. Hermione scosse la testa allibita. “Questa precocità non va affatto bene…basta ricordare quegli spettacoli rivoltanti sui divanetti di San Valentino…” ricordò schifata. La castana continuò a dondolarsi sulla sedia. “E tu Herm, non ne hai mai parlato con i tuoi?” le chiese. Il prefetto scosse la testa affranta. “Nemmeno con tua madre?” precisò Anna. Hermione sospirò. “Penso che creda che io abbia già imparato tutto ciò che serve sui libri…ed invece a quanto pare non ho imparato proprio nulla…” sbuffò. Oramai il tema di Difesa era andato in secondo piano. “Non è una tragedia Herm…se Ron fa qualcosa che non va lo fermi e gli dici semplicemente “no”…sei una ragazza razionale e responsabile…” esordì saggia la castana. Il prefetto la guardò stupita. “Non credevo che saremmo arrivate a fare questi discorsi così presto…” confessò. Anna scosse la testa divertita. “Abbiamo diciassette anni…gli ormoni si fanno sentire anche se sono schiacciati fra nozioni scientifiche Herm…” commentò. Hermione sorrise. “Anna…come mai sei andata a chiedere certe cose proprio a tua nonna?” le chiese curiosa. La castana tolse i piedi dal tavolo. “Perché le cose avevano iniziato a non quadrarmi…e sapevo che se le cose non quadravano solo lei poteva chiarirmele…così alla prima occasione in cui la vidi mi buttai sul discorso…” iniziò a dire. Il prefetto annuì. Invitandola così a continuare. “Mi ricordo che eravamo a casa mia, lei era venuta a trovarci dopo l’ennesimo viaggio…verso tarda sera, quando Mary Kate era oramai a dormire, io la raggiunsi nel giardino sul retro…hai presente che ho il dondolo grande, come quello di Giulia?” continuò Anna. Hermione annuì ancora. Appoggiando le braccia al tavolo, per poi metterci sopra la testa. “Ecco…nonna Artemisia ha sempre avuto l’abitudine di mettersi li verso tarda sera, così l’ho raggiunta. Mi sono seduta vicino a lei…e le ho detto ‘Nonna, dimmi la verità, non sono nata da una cicogna rosa vero?’…” raccontò divertita la castana. Il prefetto trattenne una risata. Anche prima che si conoscessero, Anna era stata sempre la solita. “E lei cosa ti ha detto?” la incitò poi. Sembrava lei stessa tornata bambina. L’amica alzò le spalle. “Mi ha semplicemente spiegato in modo scientifico quello che succedeva…siccome devo aver fatto una faccia abbastanza schifata ha aggiunto anche altre cose…” sorrise. Hermione la fissò rapita. “Cioè?” volle sapere. Anna ricominciò a dondolarsi sulla sedia. “Ha fatto un discorso sulle varie implicazioni sentimentali che derivano dall’atto in se…mi ha detto che noi femmine veniamo coinvolte di più e che pertanto per noi la prima volta diventa una vera e propria questione personale…i maschi invece tendono a farne più un gesto simbolico di virilità…se sei vergine a vent’anni, per un maschio, equivale ad essere uno sfigato…per noi ragazze invece vuol dire che non siamo frivole…” spiegò. Il prefetto annuì. “Però se noti bene ci sono tante differenze fra uomo e donna per quanto riguarda la sfera sessuale…” commentò poi. Anna annuì. “Basta notare che, se un uomo è stato con tante donne lo si chiama Casanova, al massimo Playboy…se invece una donna è stata con tanti uomini è una puttana…” concordò. Hermione la guardò male per l’ultimo termine. “Senza contare che se rifiuti di stare con tanti tipi magari vieni anche considerata una ragazza difficile…” aggiunse ancora la castana. Il prefetto sospirò affranto. “Perché nell’adolescenza ci sono così tante paranoie da farsi?” osservò. Anna rise. “In realtà non sarebbe così difficile Herm…la cosa che ti frega è quando l’opinione che hai di te stessa si mette in mezzo…” precisò. Hermione la guardò dubbiosa. “Ognuno di noi ha una cosa chiamata coscienza, che a volte si tramuta in un’altra simpatica bestiolina, per l’appunto ‘l’opinione si se stessi’…se tu devi seguire il determinato canone di persona che hai deciso di essere, è ovvio che  ti condizionerà...senza contare l’entrata in scena del rispetto per se stessi…” cercò di spiegarle la castana. Ma il prefetto la guardò persa. “Ti faccio un esempio semplice: se tu ti sei imposta di essere una brava ragazza, studiosa, che non beve, non fuma, di certo non potrà concedersi al primo che passa…e nonostante tu sia attratta da un ragazzo, e questo ti chieda esplicitamente di andare a letto con lui, tu sarai costretta in ogni modo a dir di no…perché altrimenti infrangerai tutto quello che credevi di essere e ti cadranno in testa paranoie a secchiate…” sintetizzò Anna. Stavolta Hermione annuì. “Allora si può dire che io sia fortunata…la mia opinione di me stessa è cambiata in meglio ultimamente…” esordì. La castana sorrise. “Meglio per te Herm…comunque, in caso di chiarimenti, non c’è nulla di meglio che un sano discorso con il migliore amico…” disse infine. Il prefetto arrossì. “Con…con Mark?!” boccheggiò. Anna rise. “Io ne ho parlato con Bill e credo che anche Giulia l’abbia fatto con Fred…prima di diventare la possibile amante del pipistrellone ovvio…e poi l’opinione maschile aiuta sempre!” ipotizzò. Hermione deglutì a fatica. Perché era così impossibile parlare di certi argomenti per lei? Perfino con le sue amiche era impacciata. “Comunque cara Charlotte, la regola la dovresti sapere oramai…” ghignò ancora la castana. Il prefetto sogghignò complice. “Mai andare a letto prima dei quattro appuntamenti…” recitò, alzando un dito solenne. Poi lei e Anna si guardarono. E annuirono sicure. Così solo verso le sei riuscirono a mettersi davvero d’impegno nei compiti. A mezzora dalla cena le due ritirarono il materiale e tornarono in dormitorio. Incontrando Giulia a metà strada. Il trio scese in Sala Grande per un’abbondante pasto. Per poi tornare veloci in dormitorio a prepararsi. Appena arrivate però, notarono qualcosa. Uno strano picchiettio veniva da fuori. “Avrà ricominciato a piovere…” ipotizzò Hermione. Anna scrutò oltre il vetro della finestra. C’era una leggera nebbiolina, ma niente pioggia. “C’è qualcosa che si muove…” osservò ancora. Giulia si avvicinò, senza aspettare aprì la finestra. Facendo così entrare una piccola cosa nera. “Un pipistrello!” strillò il prefetto. Correndo a rintanarsi in bagno. Anna iniziò a rincorrerlo. Sembrava un aereoplanino di carta. Alla fine la castana si arrampicò su un letto. E con un affondo degno del lottatore Hulk Hogan bloccò l’essere svolazzante a terra. “L’avete preso?” squittì ancora agitata Hermione. “Torna qui fanciulla indifesa! Era solo un aereoplanino di carta…” la chiamò Giulia. Anna analizzò il pezzetto di carta. Su un’ala c’era scritto un nome. “Hey Giulia…guarda che è per te…” precisò porgendoglielo. La ragazza lo accettò, mentre il prefetto tornava in camera sentendosi abbastanza ridicola. “Di chi è quella cosa infernale?” sbuffò. Un largo sorriso si aprì sul viso di Giulia. “È di Severus...mi ha scritto di incontrarci al nostro solito albero…” spiegò. Hermione la guardò a bocca aperta. “Questo significa che avrete un secondo appuntamento!” esclamò. L’amica annuì timida. Anna sorrise. Poi le tre si guardarono. E scoppiarono in urla di agitazione. “Questo è il secondo…quindi, contando che il tuo compleanno è fra circa un mese…c’è spazio per almeno un altro appuntamento…” contò il prefetto. La castana ghignò. “Questo vuol dire che il fattaccio avverrà presto…” completò. Giulia arrossì. “Basta fare le oche ora! Dobbiamo renderci visibili!” ripristinò l’ordine Hermione. Le amiche concordarono. Così si dettero al bagno e ai bauli. Anna se la cavò con la solita gonna nera a balze, doppio strato di calze (sotto a rete, sopra parigine fino al ginocchio), e una felpa dal cappuccio borchiato. Già una settimana prima aveva rischiato la febbre, non voleva prendere altro freddo. Così si avvolse la sua calda sciarpa nera al collo. E appese alla catena della gonna il paraorecchie di Jack Skeletron. Hermione accettò il consiglio della castana e optò per una gonna di jeans con sotto vari strati di tulle. Era lunga un poco più su del ginocchio. Si mise un paio di calze bianche fino alla coscia e un maglione simile a quello smanicato dell’uniforme. Solo blu e con le maniche lunghe, la scollatura a V. Ai piedi gli stivali blu che ultimamente aveva iniziato ad usare molto. Giulia invece rimase a guardare il suo baule per qualche minuto. Non sapeva dove sarebbero andati e sperava che Severus non dovesse portarla in un posto elegante. Sotto mise una maglietta viola chiaro a maniche lunghe. Così si buttò su una semplice t-shirt. Era nera e davanti aveva la caricatura di un mostriciattolo sorridente che porgeva un vassoio di biscotti. Sopra e sotto a lui una scritta. “Come to the dark side, we have cookies” recitava. Riguardo le calze la ragazza decise di metterne un paio a righe viola e nere fino alla coscia. Da abbinare con la sua cara gonna a fantasia scozzese degli stessi colori delle calze. La cintura borchiata di traverso. Infine si allacciò le solite Converse. Prendendo una piccola tracolla viola con l’immancabile stella sopra. E avvolgendosi la calda sciarpa della zia Clotilde al collo. Sopra il solito cappotto. Stavolta aperto per lasciar intravedere la maglietta sotto. Quando Giulia si specchiò sorrise soddisfatta. Sembrava un incrocio fra il personaggio di un manga e una tipica punk londinese. Hermione lanciò uno sguardo alla scritta. “Non credi che sia un poco inopportuna in questo periodo?” osservò. La ragazza poggiò le mani sulle cornine del mostriciattolo per non fargli sentire le parole dell’amica. “Così gli fai venire i complessi…povero Carolingio…” commentò. Il prefetto non potè fare a meno di ridere divertita. “E poi Severus coglierà l’ironia…” aggiunse poi Giulia. Anna le raggiunse. Oramai erano tutte e tre pronte. Così uscirono dalla camera. La Sala Comune era vuota. Erano quasi le nove. E solo il rumore del fuoco interrompeva il silenzio. Dopo qualche minuto si sentirono dei rumori dalle scale. Hermione trattenne il respiro. “Respira tesoro…o ti farai venire un infarto…” ghignò Anna. Il prefetto le tirò uno spintone. Non era abituata a portare la gonna tanto spesso. A parte quella dell’uniforme. Sentiva come se avesse avuto indosso solo le calze. E si sentiva nervosa. Anche se lei si sentiva sempre così prima di stare con Ron. Le faceva battere forte il cuore. Il rosso apparve dalle scale del dormitorio maschile. Le vide subito. Rimanendo imbambolato appena concentrato lo sguardo su Hermione. Lui aveva optato per una semplice maglia rossa, un paio di jeans e le comode Converse. Il prefetto intanto era arrossito. Ron si avvicinò. Lo sguardo lasciava ad intendere le probabili intenzioni della mascella, che fra poco si sarebbe staccata. Per poco rotolare più in la per conto suo. Anna tossicchiò. Facendo sobbalzare il rosso. “S…sera ragazze!” le salutò. Giulia e la castana ricambiarono il saluto con la mano. Mentre Hermione avanzò timida. “B…bene…andiamo allora…” propose Ron. Cercando di riprendersi. Poi le offrì un braccio. “Per stasera sarò il tuo principe…” sorrise. Il prefetto si sciolse in un sorriso ed accettò. Avvolgendo il suo braccio con le sue. Giulia ed Anna si guardarono scettiche. “Paraparà, paraparà, paraparappapà…principe Cacca!” canticchiarono assieme sottovoce. Hermione, che conosceva quella tiritera, le fulminò con lo sguardo. Ron invece le guardò dubbioso. Essendo la canzoncina in italiano non aveva capito molto. Però cercò di non darlo a vedere. “Voi due non dovevate uscire?” le richiamò ancora Hermione. Le amiche guardarono l’ora a trasalirono. Salutarono veloce i due ed uscirono di corsa dalla Sala Comune. “Cosa diceva la canzoncina?” chiese curioso il rosso. La ragazza sorrise. “Nulla…nulla…andiamo mio principe?” propose. Ron non potè fare altro che annuire. Così anche loro uscirono.
Anna e Giulia corsero a perdifiato per tutti i corridoi sulla loro strada. Ridendo come matte ovvio! Si salutarono appena arrivate in giardino. Una nebbiolina si era insinuata nella notte. “Sei sicura di riuscire ad arrivare dal pipistrellone senza danni? Tu non hai gli ultrasensori del buio come lui…” ghignò la castana. L’amica tentò di darle un pugno sulla spalla, finendo per centrare il vuoto vicino a lei. “C…ce la faccio! È qui vicino!” esclamò Giulia. Anna la guardò poco convinta. “Non girate troppo per la foresta, a meno che tu non voglia incontrate Aragog…” osservò ancora l’altra. La castana rabbrividì. “Buona serata…a domani!” la salutò poi. Giulia la guardò dubbiosa. “Rimani a dormire da Draco?” le chiese. Anna scosse la testa divertita. “Io spero per te che sia tu a non tornare a dormire…” soffiò maliziosa. L’amica tentò di spintonarla ma anche stavolta la mancò. Poi Giulia si arrese e si limitò a salutarla con la mano. Per andare verso il suo albero. Due minuti dopo era già sparita fra la nebbia. Anna iniziò a trotterellare tranquilla. Le cerniere del suo Chiodo di pelle sbattevano contro la catena della gonna. Si sentiva come una bambina in un parco divertimenti. Adorava girare nel buio, aveva gli occhi talmente allenati che era in grado di vedere anche nella notte più scura. Magari avessero funzionato così bene anche durante il giorno! Così lei si sarebbe potuta sbarazzare di quegli occhiali. La ragazza arrivò al limitare della foresta, non c’era ancora nessuno. Anna iniziò a guardarsi intorno. La nebbia la stava esaltando non poco. Sembrava volesse attirarla fra i rami. I suoi occhi scuri scrutarono nell’intricato labirinto di alberi. Sembrava addirittura che la vegetazione fosse così fitta da aver conservato ancora neve sul terreno. La castana si avvicinò curiosa. La nebbia sembrava provenire da li. E mano a mano che ci si addentrava nella foresta, essa diveniva più fitta. Anna tese una mano. Le sembrava quasi che la foresta la stringesse e la tirasse a se. The Moon, she hangs like a cruel portrait soft winds whisper the bidding of trees as this tragedy starts with a shattered glass heart and the Midnightmare trampling of dreams…. La ragazza si voltò verso la luna. Non era seppellita sotto la coltre di nebbia. Era l’unica cosa che si vedeva nettamente chiara. Piano Anna abbassò lo sguardo. A pochi metri da lei era apparsa una figura. La castana ghignò in sfida e la figura si mosse. Veloce, come fosse un cacciatore con la sua preda. Svelta spinse Anna contro un albero, inchiodandole i polsi fini contro il legno freddo. Eppure lei mantenne la sua espressione fiera. …but on, no tears please fear and pain may accompany Death but it is desire that shepherds it's certainty as we shall see....  “Non va bene che tu sia così tanto a portata di violenza Anna…” sogghignò Draco. La ragazza lo guardò scettica. “Io non sono mai a portata di violenza…” sibilò quasi offesa. Il biondo strinse la presa sui polsi. “Non mi sembra che la tua tesi valga molto…” la corresse. Anna scosse la testa divertita. Le sue labbra si incresparono in un sorriso maligno e si leccò le labbra. “Non giocare con il fuoco Draco…” sussurrò. Draco ghignò. “Tu non sei di certo il fuoco…direi piuttosto della calma, semplice acqua…” la sminuì. “Nessuno ti ha mai detto che nell’acqua si può affogare?” soffiò la castana. Poi senza preavviso si staccò dal tronco con il busto e chinò la testa in avanti, mordendo così il collo del biondo. Che la lasciò andare subito. She was divinity's creature that kissed in cold mirrors, a Queen of Snows. Anna ghignò e si leccò ancora le labbra. Mostrando alla luce della luna i denti bianchissimi. Draco si massaggiò il collo. “Tu sei una vampira mancata!” commentò divertito. La castana trotterellò di qualche passo nella foresta. “Mancata? E perché? Io sono una vampira! Io vivo di notte e mi nutro del sangue di giovani fanciulli indifesi…” esclamò quasi ovvia. Il biondo la seguì, immergendosi nella nebbia. “Quindi io sarei la tua vittima?” ipotizzò. Anna saltellò su un tronco monco. E gli fece segno di avanzare con un dito. L’unghia laccata di nero puntata verso di lui. Draco si avvicinò come manovrato da lei. Far beyond compare lips attuned to symmetry sought her everywhere dark liquored eyes, an Arabian nightmare. La castana sorrise soddisfatta. Il biondo le si fermò davanti. Anna si chinò. “Sei il mio schiavo?” ghignò. Draco alzò lo sguardo. Gli occhi freddi come il ghiaccio. “Solo se mi farai diventare come te…” rispose in un soffio. La castana ebbe un brivido lungo la schiena. Il biondo se ne accorse e ne approfittò. Spinse la ragazza, che atterrò su un manto di foglie dietro di lei. She shone on watercolours of my pond life as pearl until those who couldn't have her cut her free of this world. Draco fece il giro del tronco fino ad arrivare ad Anna, che aveva chiuso gli occhi. Sembrava davvero una vampira. Le mani incrociate al petto, la pelle chiara come i raggi della luna. Le labbra tinte del nero più scuro. Anche quando l’aveva vista sul limitare della foresta aveva pensato la stessa cosa. Sembrava uno spettro in mezzo alla nebbia. Una bella e dannata visione. That fateful Eve when...the trees stank of sunset and camphor their lanterns chased phantoms and threw an inquisitive glance, like the shadows they cast on my love picking rue by the light of the moon. Anna aprì di scatto gli occhi, sollevandosi a sedere. Seguendo lo sguardo del biondo con le iridi castane. “Peccato che i primini non possano venire fin qui…gli avresti fatto prendere un colpo…” commentò Draco. Tornando al tronco monco e sedendovisi sopra. La castana sorrise. “Nemmeno noi potremmo…tu soprattutto, mio caro Schiopodo minorenne…” lo prese in giro, dandogli un leggero calcio alla gamba. Il biondo glielo ritornò. “Sarò anche minorenne, però sono giovane…al contrario di te, Mandragola rinsecchita…” commentò maligno. Anna lo guardò scettica. Allentò la sciarpa e fece intravedere la scollatura della felpa. Draco cercò di sbirciare. E la castana rise. “Chi sarebbe rinsecchita?” soffiò. Putting reason to flight or to death as their way they crept through woods mesmerized by the taffeta leys of her hips that held sway over all they surveyed save a mist on the rise (A deadly blessing to hide). Poi Anna si alzò. Il biondo fece lo stesso. Stava per prenderla per un braccio ma un verso straziante si propagò per tutta la foresta. Veniva dal folto degli alberi. Her ghost in the fog. “Che cos’era?” sussurrò la castana. Draco alzò le spalle e le si avvicinò. Il grido si sentì ancora. Stavolta molto più vicino. I due si guardarono. Erano curiosi. Dopo qualche minuto le foglie nel cespuglio accanto a loro si mossero. Anna indietreggiò d’istinto. Ancora un verso. Stavolta però era vicinissimo a loro, se non proprio nel loro punto. Draco si guardò in giro perplesso. La castana invece abbassò lo sguardo, notando così un salsicciotto verde. Era delle dimensioni di un peluche. Sembrava perfino morbido. Subito tirò la manica al biondo. “Che roba è?!” sbottò quest’ultimo. Anna si chinò di poco. Fu allora che due occhioni spuntarono dalla sommità dell’essere: erano grandi, con una piccola pupilla nera nel mezzo. “Sembra un bruco troppo cresciuto…” ghignò Draco. Sulla faccia dell’esserino comparì una linea che poi si aprì. Rivelandosi la sua bocca. Iniziò così un altro di quegli urli disumani. I due si coprirono le orecchie. “Non insultarlo! Non si vedono ma probabilmente ha le orecchie!” lo rimproverò Anna. Poi si inginocchiò davanti a lui. “Non starlo a sentire…è solo geloso perché lui non ha questo bel colorito verde…” cercò di convincerlo. Il bruco smise di urlare, increspando la bocca in un enorme e inquietante sorriso. “Visto?” esclamò trionfante la castana. Draco si avvicinò divertito. Ora la ragazza assomigliava vagamente a Giulia. Anna allungò una mano ed accarezzò il bruco sulla testa. “Mi pare di averlo già visto da qualche parte…” osservò il biondo. “Se tu avessi ascoltato una sola parola di quello che ci ha spiegato Hagrid a Cura delle Creature sapresti che questo è un Bruco Urlatore...” esordì ancora la castana. Draco sorrise. Ed ecco una vaga comparsa di Hermione. Anna era proprio l’emblema delle sue amiche. L’animaletto iniziò a produrre uno strano suono. Simile alle fusa di un gatto. “Non ti ci affezionare troppo,non possiamo portarlo con noi…” precisò il biondo. La castana annuì, quasi dispiaciuta. Il bruco iniziò a strabuzzare gli occhi. Anna lo guardò divertita. Era buffo! Prese un ramo da li vicino e glielo sventolò davanti. “Hai fame piccolino?” gli chiese. Gli occhioni dell’animaletto si illuminarono alla vista dello spuntino. Senza aspettare nemmeno un secondo si avventò sul ramo divorandolo tutto. La castana rimase a bocca aperta. La mano ancora a mezz’aria. “Credo che avesse fame…” annuì Draco. Il bruco si guardò intorno. E vide la mano di Anna. Gli occhi gli si illuminarono come quando aveva visto le foglie. Poi mosse l’estremità del suo corpicino, preparandosi a fare un balzo. La ragazza se ne accorse e nel contempo si alzò. Togliendo la sua mano al menù del bruco. “Ma anche no!” sbuffò Anna. La creaturina però non si arrendeva. Si avvicinò e aprì la bocca, mordendo solo che la punta di un suo anfibio. La castana lo guardò scettica. “Fantastico…io lo nutro, e lui vuole avermi come pasto!” commentò acida. Draco si chinò per togliere il bruco ma questo si staccò da solo. Per poi saltare verso il biondo. Questo prontamente si spostò. “Forse ti è sfuggito un piccolo particolare signorina Haliwell…i Bruchi Urlatori si nutrono di foglie ma preferiscono le prede un po’ più…vive…attirandole facendo finta di essere una creaturina indifesa…” esordì fiero. Anna sbuffò. Prese qualche ramo da un cespuglio li vicino e li lanciò più il la. Il bruco si voltò e strisciò via, credendo di dover rincorrere una preda. “Mangiata da un bruco…questa si che è la fine degna che vorrei!” ironizzò ancora la castana. Draco rise. “Che dici tesoro, andiamo a cercare altri animali da cui farci sbranare?” propose. Mettendole un braccio sulle spalle. Anna scosse la testa divertita. “Certo amore…è il mio appuntamento romantico per eccellenza…” rispose. Così i due si addentrarono ancora di qualche passo nella fitta foresta. Venendo inghiottiti da quella nebbiolina magica.
Intanto, in un posto più sicuro, un’altra coppia camminava. Hermione stava alla destra di Ron, che dal canto suo avanzava rigido come una trave di legno. Gli occhi gli cadevano immancabilmente sul sedere della ragazza. Motivo per cui l’aveva fatta camminare al suo fianco e non davanti. Però non voleva cedere. Erano al loro primo vero appuntamento da fidanzati e lui non voleva far comandare i suoi ormoni. La ragazza teneva lo sguardo basso, fin troppo imbarazzato. Non era stata una buona idea quella di ascoltare i consigli di Anna. Le aveva messo ancora più agitazione. “Ehm...Mione?” la chiamò. Lei si voltò. “Si Ron?” rispose. Il ragazzo sorrise dolce e le prese una mano. “In verità non so dove stiamo andando…” confessò poco dopo. Hermione lo guardò intenerita. “Non è il posto giusto per uscire questo in effetti…solo che…cioè…potessimo smaterializzarci ad Hogsmeade quando vogliamo ti avrei portata a bere qualcosa…” cercò di scusarsi Ron. La ragazza scosse la testa sorridente, stringendogli al contempo la mano. “Potremmo anche andare nello sgabuzzino delle scope di Gazza, a me basta che ci sia tu…” precisò, estremamente rossa in viso. Il rosso si fermò d’improvviso. “So dove possiamo andare!” esclamò. Hermione lo guardò dubbiosa. Ma Ron le strinse la mano ed iniziò a correre verso le scale. Lei non potè fare altro che seguirlo. Per altri successivi due corridoi si udì il ticchettio degli stivali sul pavimento. Solo quando arrivarono in un corridoio oramai famigliare il rosso si fermò. La ragazza si guardò in giro, mentre il compare camminò ancora solo tre volte lungo il perimetro. Dopo qualche secondo una porta apparve. Ron le aprì, facendole segno di entrare. “Prego madmoiselle…” sorrise. Hermione accolse l’invito. Rivelando l’ennesima trasformazione della Stanza delle Necessità. Stavolta era diventata una piccola ma accogliente stanza: da un lato un caldo camino, al centro due divanetti, simili a quelli dell’ultima festa, e fra questi un tavolino con una bottiglia e un vassoio di dolci. La ragazza si guardò intorno meravigliata. Era la prima volta che usava la Stanza delle Necessità per suoi scopi personali. A parte le feste ovvio. Ma quelle non le organizzava lei. Ron sorrise nel vedere l’espressione dell’amata. “Però con questo silenzio finiremo per addormentarci…meglio aggiungere un po’ di buona musica!” osservò. Per poi tirare fuori dalla tasca il suo mp3. E adagiarlo in un angolo. Hermione intanto era andata a sedersi su una poltrona. Quella alla sua sinistra. Delle note iniziarono a propagarsi nella stanza. “Non sapevo conoscessi simili incantesimi…” si complimentò meravigliata la ragazza. Il rosso annuì soddisfatto e si andò a spaparanzare sull’altra poltrona. Si mise a pancia in giù. Con il mento appoggiato al poggiolo verso Hermione. Lei fece lo stesso. Ron allungò un braccio e prese un pasticcino dal tavolo, divorandolo in un sol boccone. Mentre la ragazza era concentrata sulla musica. “Da quando ascolti Michael Jackson?” gli chiese stupita. Il rosso sorrise. “Non è esattamente il mio genere…però lui è un grande…i suoi balletti non li supera nessuno!” rispose esaltato. Hermione annuì. Credeva che lui ascoltasse solo musica rock. Questo voleva dire che doveva aggiornarsi. “Ho anche provato ad imparare il moonwalk…però è difficile…” raccontò. Poi si alzò e fece apparire un cappello simile a quello del cantante. Ron se lo mise in testa in poco inclinato e si posizionò davanti ad Hermione. Per poi provare a fare i passi all’indietro. Di certo non erano perfetti, però era sulla buona strada. La ragazza si tirò su a sedere ed applaudì. “E le piroette?” chiese divertita. Il rosso la guardò scettico. Si avvicinò e le mise il cappello il testa, poi le diede un lungo bacio. “Quelle le lascio a lui…” rispose. Tornando a sdraiarsi sulla sua poltrona. Hermione si tolse il cappello e si rimise sdraiata. Stavolta con la pancia in su e la testa appoggiata sul poggiolo. Ron la imitò. Entrambi si accorsero che la canzone era cambiata. Un motivo più movimentato aveva preso posto della cara Thriller. The Way You Make Me Feel. Il rosso annuì. Come per dare ragione a Michael. Hey pretty baby with the high heels on you give me fever like I've never, ever known. “Sai Mione…è bello poter parlare di musica decente…” commentò. Hermione posò il cappello sulla pancia. “Cioè?” gli chiese dubbiosa. Ron iniziò a schioccare le dita a ritmo. “Ascolti  buona musica…e nello stesso tempo hai anche una cultura generale…” spiegò. La ragazza arrossì. “Lavanda non aveva dei gusti sufficienti?” si lasciò sfuggire, anche se la risposta la sapeva già. You're just a product of loveliness I like the groove of your walk, your talk, your dress. Il rosso sospirò. “Per nulla…roba pop trash da ragazzine, da brividi!” rispose riluttante. Hermione ghignò. “Mi dispiace se ti ho fatto soffrire Mione…sono davvero un idiota…” si scusò poi Ron. La ragazza scosse la testa. “Ora sei il mio idiota…” commentò divertita. Il rosso rise. “Era un complimento?” chiese. Anche Hermione rise. “Certo…” rispose. Ron allungò una mano sopra la sua testa. La ragazza fece lo stesso. “Non riesco a capire perché una fata come te voglia stare con un coso come me…” esordì ancora il rosso. Hermione rise. “Tu non sei un coso Ron! Sei…dolce…e mi piaci…e poi l’hai detto tu…sei il mio principe…” lo corresse. Ron sorrise e le prese la mano. I feel your fever from miles around I'll pick you up in my car and we'll paint the town. “Sei vuoi, alla prossima visita ad Hogsmeade, potrai venire con noi…però cedo ci saranno anche Mark e Draco…” lo invitò Hermione. Il rosso annuì. “Draco non è male, è simpatico...non è così spocchioso come credevo! E poi ho capito cosa intendevate tu e Giulia a Notturne Alley, a settembre…lui e Anna sono molto legati…poi Draco è molto premuroso con lei…non è giusto dare giudizi così affrettati su persone che alla fin fine non si conoscono bene…” spiegò. La ragazza sorrise compiaciuta. “Riguardo a Mark…mi ci devo abituare no? Spero che tu non gli abbia detto troppe brutte cose su di me…” aggiunse ancora Ron. Hermione scosse la testa. “Io non parlo male di te Ron…” osservò. Il rosso rise e le strinse la mano. Just kiss me baby and tell me twice that you're the one for me. Poi si alzò d’improvviso. La ragazza lo guardò dubbiosa. “Su Mione! C’è il ritornello ora!” la invitò. Tirandola per la mano. Hermione arrossì. “E non dire che non sai ballare!” la anticipò il rosso. La ragazza scosse la testa. Non poteva fare altro che arrendersi. Così si alzò. The way you make me feel (The way you make me feel). “Che cosa dovrei fare?” chiese divertita. Ron le mise ancora in testa il cappello. Per poi farle vedere ancora il moonwalk. “Non lo so fare…” disse subito Hermione. Ma il rosso la guardò scettico. La ragazza si sistemò il cappello inclinato sulla testa. E provò ad andare indietro. I tacchi non erano molto consigliati. Così ci rinunciò. Provando a fare qualche piroetta, finendo con una mano sul cappello. Stavolta fu Ron ad applaudire. “Io so quasi fare il moonwalk, tu sai quasi fare le piroette…insieme siamo quasi Jackson!” commentò. You really turn me on (You really turn me on). “Facciamo così…tu sei Michael ed io sono Janet…” propose Hermione. Il rosso si avvicinò e le prese una mano. “Però stiamo assieme…così viene fuori quello che è chiamato incesto!” osservò. La ragazza rise. Ron iniziò a farla ballare. La fece piroettare. Condotta dalla sua mano. Saltare. Scatenare. You knock me off of my feet (You knock me off of my feet). Hermione si sentiva leggera. Senza pensieri. Era così che stava quando era in compagnia di Ron. Già da prima che si mettessero assieme. Lui aveva il potere di farle dimenticare tutto. Era quasi come una droga. “Sai Ron…è come se tu fossi la mia dipendenza…” precisò. Il rosso la guardò divertito. “Se inizi a citarmi Twilight mi metto a dar testate al muro…” rimbeccò. La ragazza lo guardò dubbiosa. “Ginny ha letto tutta la serie…è andata avanti a rompere per tutte le vacanze di Natale…” spiegò lui. Hermione annuì. Per poi fare un’ultima piroetta. Finendo in pieno fra le braccia di Ron. Che la piegò in un caschè. “Mione…io…ti amo…” le sussurrò. La ragazza arrossì. Non aveva minimamente pensato che potesse succedere così presto. Eppure le parole fluirono prima di dare una coerenza logica al tutto. “A…anche io Ron…” rispose. Poi si unirono in un lungo bacio. Godendosi finalmente la felicità meritata. My lonely days are gone (My lonely days are gone).
Nello stesso tempo una ragazza si era introdotta nella nebbia. Giulia cercava di avanzare appoggiandosi agli alberi. Era quasi convinta di essersi persa quando vide una figura stagliarsi poco più in la. “Professore?” lo chiamò. La figura si voltò, così la ragazza lo raggiunse. “Dovevo immaginarlo che anche stasera la sua bacchetta sarebbe stata in vacanza…” osservò Piton. Giulia arrossì. “Andiamo, altrimenti si farà tardi…” disse subito Severus. La ragazza prese un lembo del suo cappotto. Il professore iniziò a camminare con lei al seguito. Dopo qualche minuto furono ai confini di Hogwarts. Senza dir nulla Giulia si aggrappò ad un suo braccio. Così i due si smaterializzarono, per poi ritrovarsi nel vicolo dell’ultima volta. La ragazza cercò di riprendersi dal viaggio. Non era ancora abituata. Severus si sistemò il cappotto, poi la guardò. Soffermandosi sulla maglietta. “Perché hai una miniatura della professoressa Umbridge sulla maglia?” commentò maligno. Giulia rise. “Non è la Umbridge! È Carolingio il mostro oscuro…” lo presentò. Piton alzò un sopracciglio.  “Sei fortunata…se fossimo ad Hogsmeade probabilmente avresti fatto rabbrividire tutti i passanti…” osservò ancora lui. La ragazza scosse la testa. “Herm ha detto la stessa cosa…” sorrise. Severus ricambiò il sorriso. Giulia corse fuori dal vicolo curiosa. Aveva sentito più movimento dell’ultima volta per la strada. E così era: davanti a lei il doppio della gente camminava ai lati. Al centro, dispersi qua e la, c’erano degli strani personaggi. Alcuni più alti su dei trampoli. Altri saltellanti su delle molle. “Severus guarda! I saltimbanchi!” esclamò meravigliata. Piton la raggiunse. In verità non sapeva che ci fosse una simile manifestazione. Lui aveva optato per una passeggiata, magari una sosta al cinema. Però doveva ammettere che era bello vedere lo sguardo di Giulia davanti a ciò che le si presentava. Gli occhioni nocciola illuminati di curiosità. “Possiamo andare a vedere?” chiese innocente. Severus sorrise. “Certo…” acconsentì. E come fare a dire di no ad un tale entusiasmo? La ragazza arrossì e gli prese la mano. “Promettimi che non mi lascerai mai la mano…ho paura di perdermi…” sussurrò. Il professore gliela strinse divertito. “Promesso…ed ora andiamo…” rispose. Giulia trotterellò fra la folla. Si fece un po’ di spazio. Ritrovandosi davanti un singolare individuo. Era un uomo sulla trentina. I capelli neri e lunghi lasciati sciolti. Sugli occhi dell’ombretto argentato. Vestito di una maglia azzurra. E dei pantaloni dalle mille toppe colorate. All’improvviso dei tamburi iniziarono a suonare. L’uomo sorrise. “Lasciate che sia mia la voce che dà il via e spinge l'allegria, folle alla follia!” cantò. La ragazza lo guardò ammaliata. Intorno a lui dei giocolieri si muovevano festanti. “E che il più brutto sia trovato e fatto Papa, in piazza per la sua fisionomia pazza!” aggiunse. Per poi fare qualche acrobazia e finire davanti a Giulia. “Ecco qui bella straniera…” le sorrise. Facendo apparire un fiore nella sua mano e porgendoglielo. “G…grazie…” sussurrò imbarazzata la ragazza. L’uomo le fece un inchinò e tornò alla sua esibizione. Piton lo guardò un po’ scettico. “Sembra di essere finiti a Notre Dame…” esclamò meravigliata Giulia. Severus annuì. In verità quello zingaro non gli piaceva per nulla. Solo per il fatto di aver avvicinato lei. “Severus guarda! I mangiafuoco!” esordì ancora la ragazza. Indicando degli uomini più in la. Piton si lasciò condurre in quella direzione. Ora davanti a loro vi erano altri due personaggi. Tutti e due uomini, vestiti solo di un paio di pantaloni blu, sputavano del fuoco verso il cielo. Dopo qualche fiammata si spostarono. Al loro posto arrivò una gitana, che iniziò a danzare come condotta dal vento. Leggiadra, seguita dalla lunga gonna svolazzante. I capelli neri come l’inchiostro, sciolti e ricci. E nelle mani un tamburello. Iniziò a saltellare vicino agli spettatori. Prendendo di tanto in tanto una ragazza da far danzare con lei. Anche stavolta si fermò davanti a Giulia. Le porse una mano. E questa timida accettò. Finendo a ballare nel centro. Tutti battevano le mani a ritmo dei tamburi più in la. Piton sorrise. Stavolta toccava a lui guardare meravigliato. Giulia saltellava in perfetta sintonia con la gitana. E aveva quel suo splendido sorriso. Rideva. Il fiore che le aveva regalato lo zingaro fra i capelli. Dopo qualche giro la ragazza tornò dal professore. E la gitana la salutò. Per poi riprende il suo spettacolo. Giulia riprendeva fiato divertita. Severus scosse la testa. La vitalità della ragazza lo lasciava sempre stupefatto. Nel frattempo anche la zingara si era spostata, lasciando spazio ai clown. “Avevi in mente un posto particolare dove andare?” chiese d’improvviso Giulia. Riprendendogli la mano. Le guance di Piton si arrossarono. “No…pensavo di tornare al centro commerciale, ma se preferisci possiamo anche rimanere qui e fare una passeggiata per la strada…” propose lui. La ragazza si guardò in giro pensierosa. “Possiamo andare a dare un’occhiata anche là, abbiamo tutta la notte!” commentò. Severus annuì. “Mezzanotte per la precisione…” la corresse. Giulia sbuffò. Poi però tornò a sfoggiare il suo sorriso. Così i due proseguirono. Fermandosi ogni tanto a vedere i saltimbanchi per strada. Poco dopo arrivarono al centro commerciale. Nonostante l’enorme folla fuori, anche li era abbastanza affollato. La coppia prese la scale mobili per andare al secondo piano. Dove c’era un misto fra ristoranti, negozi e la sala giochi. Stavano passando davanti al McDonald di turno, quando Giulia venne attirata da un profumo invitante. “Lo senti anche tu Severus?” gli chiese. Il professore si guardò in giro. Accanto al fast food, c’erano dei tavoli con una lanterna rossa. Poco più in la un lungo bancone. Con una piastra e dei cuochi abbastanza indaffarati. “È un ristorante giapponese…” precisò Piton. La ragazza vide l’enorme insegna che lo confermava. “Hai mai mangiato giapponese?” chiese ancora. Severus scosse la testa. Non amava molto variare il suo menù. “Ti ricordo che abbiamo già cenato…” precisò. Speranzoso di scappare da una seconda cena. Giulia guardò triste un tavolo poco più il la. Piton sospirò e la spinse verso quest’ultimo. Lei lo guardò sorpresa. “D’altronde, c’è sempre una prima volta per tutto…” spiegò lui spiccio. La ragazza sorrise e lo condusse al tavolo. Appena seduti una cameriera portò i menù. “Tu hai mai mangiato giapponese Giulia?” le chiese stavolta Severus. Giulia annuì. “Anna va pazza per il cibo giapponese…questa estate ha trascinato me ed Hermione in giro per la città a caccia di menù orientali, solo che dopo dovevamo rotolare per tornare a casa…le porzioni sono enormi! Senza parlare degli All You Can Eat!” raccontò. Piton dette una letta veloce al menù. Sotto il nome della pietanza c’era anche la lista di ingredienti. “Io non ho molta fame a dire il vero…” confessò il professore. “Nemmeno io…che ne dici di dividere un piatto?” propose la ragazza. “Mi sembra un’ottima idea…” concordò Severus. “Però dobbiamo scegliere qualcosa che piaccia a tutte e due…altrimenti non vale…” precisò ancora Giulia. Piton sorrise divertito. In effetti non sapeva molto dei gusti della ragazza in quanto a cibo. “Che cosa non ti piace?” provò a chiedere. “Dunque…sia la frutta che la verdura se posso le evito, anche se la verdura è quella che non sopporto proprio…la carne invece mi piace abbastanza…” elencò lei. Severus annuì. Come per appuntarselo nella mente. “E a te Severus?” gli chiese Giulia. Il professore alzò le spalle. “Mangio un po’ di tutto…anche se anche io preferisco la carne, soprattutto ben cotta…a dire il vero non ho una particolare passione per il pesce…” spiegò. La ragazza annuì. Considerando che avrebbe dovuto cucinare per lui, queste informazioni le sarebbero tornate utili. “Anche io non vado d’accordo con il pesce…mia madre è riuscita a farmi mangiare solo quegli anellini fritti con uno strato di pastella sopra…credo sia calamaro…” osservò poi. Piton sorrise. Era sollevato di non dover mangiare pesce quella sera. E poi aveva appena scoperto di avere dei gusti alimentari affini con Giulia. “Severus, che ne dici di ordinare un piatto di noodle Yakisoba?” propose lei. Il professore guardò gli ingredienti sul menù. “Spaghetti di soia saltati, non sembrano male…” confessò. “Perfetto! Ora basta decidere cosa ci vogliamo dentro…il pesce a questo punto lo scarterei…” esordì ancora la ragazza. “Anche le verdure aggiungerei…non voglio farti mangiare cose che non gradisci, anche se farebbero bene…” precisò Severus. Giulia sorrise intenerita. “Manzo e funghi?” dedusse infine. Piton annuì. “Salsa dolce però…vorrei riportarti viva a scuola…” ghignò. La ragazza sbuffò. La cameriera arrivò subito a prendere l’ordinazione. “Dunque…un piatto di noodle Yakisoba con manzo e funghi, salsa dolce grazie…” elencò Piton. La donna appuntò sul suo blocchetto. “E da bere?” chiese. “Una coca cola!” esclamò Giulia. “Del sakè…” rispose tranquillo Severus. La ragazza lo guardò stupita. Mentre la cameriera se ne andò. “Come mai quella faccia? Non sono lo sprovveduto che credi, sai Giulia?” la prese in giro il professore. Lei arrossì. Le prime che arrivarono furono le bevande. E dopo un’attesa di venti minuti arrivò anche il cibo. I due però non si accorsero nemmeno del tempo. Avevano iniziato a parlare dei loro gusti. Giulia scoprì tante cose su Severus che nemmeno si immaginava. “Che cosa ti ha fatto il budino per essere odiato così?” gli chiese, finta triste. Il professore rise. Subito arrivò l’ordinazione. La cameriera poggiò un piatto di fumanti spaghetti, con sopra pezzi di manzo e funghi, al centro del tavolo. Poi porse ad entrambi due bustine di carta. Per poi tornare al bancone. Giulia aprì la busta più piccola. Quella delle bacchette. Severus la guardò scettico. “Non intendo mangiare con un pericolo pubblico…” osservò. La ragazza le separò e se le sistemò fra le dita. “Le so usare! Me l’ha insegnato Anna!” rimbeccò offesa. Piton alzò un sopracciglio. “Siamo messi bene allora…nelle mani della signorina Haliwell…” esordì. Giulia scosse la testa divertita. Poi iniziò a mischiare gli ingredienti. “Avanti Severus! Prova anche tu!” cercò di convincerlo. Il professore guardò la bustina più piccola incerto. “È più divertente così!” lo invitò. Piton sbuffò arreso. Aprì il sacchetto e ne tirò fuori le bacchette. Le spezzò con un colpo secco e cercò di imitare il modo in cui le aveva messe la ragazza. “L’indice va più su…altrimenti scivolano…” lo corresse lei. Allungando una mano per sistemargli le dita. Severus cercò di non far notare il rossore sulle guance. Era sempre la stessa storia! Il tocco di Giulia lo emozionava come fosse stata ogni volta la prima. “Allora…buon appetito…” augurò. Per poi fiondarsi sulla cena. Il professore la guardò qualche minuto. La ragazza era riuscita a prendere degli spaghetti, qualche pezzo di manzo e un fungo. Li aveva mangiati in un boccone. Solo che aveva tirato troppo forte ed uno spaghetto l’aveva colpita sul naso. Giulia sobbalzò, strabuzzando gli occhi. Severus rise. Era talmente buffa! “Cosa c’è? Mi sono sporcata?” chiese imbarazzata. Un timido rossore sulle guance. Piton annuì. La ragazza cercò di pulirsi con un tovagliolino ma non ci riuscì. Così il professore prese un altro tovagliolo e la aiutò. Pulendola veloce. “Ecco fatto…vuoi che chieda al cameriere un bavaglino?” la prese in giro. Giulia lo guardò alzando un sopracciglio. Era palese che stesse cercando di imitarlo. Severus scosse la testa divertito. Poi iniziò a mangiare anche lui. Non fu così difficile come pensava. Ed in più lo Yakisoba era veramente buono. Con il sakè poi. La ragazza gustava il pasto felice. Anche se quello era il secondo appuntamento era incredula. Il suo cuore stava battendo forte. E si stava divertendo. Così tranquillamente consumarono la loro seconda cena. Finito, pagarono e tornarono fra la folla del centro commerciale. Giulia venne subito attirata dalle lucette della sala giochi. “Giulia, sei peggio di una falena…” osservò divertito Severus. La ragazza si mise le mani dietro la schiena a mo di ali. “Bzz!” esclamò. Il ciuffo ribelle fra gli occhi ondeggiò. Ridendo, Piton entrò nella chiassosa sala giochi con lei. Giulia prese qualche gettone e si fiondò su un finto sedile da auto da corsa. “È un gioco troppo serio…ti supereranno in meno di un minuto…” ipotizzò maligno il professore. La ragazza gli fece la linguaccia e mise il gettone. Dopo aver selezionato il tipo di macchina la corsa partì. All’inizio Giulia era in testa, poi però una macchina blu la sorpassò. Facendola finire contro un guardrail. Severus tossicchiò soddisfatto. La ragazza cercò di tornare in testa ma, come previsto, arrivò ultima. Appena la partita finì si sentì delle urla di vittoria dal sedile accanto a lei. Giulia si voltò. Rimanendo di stucco vedendo il proprietario della macchina blu che l’aveva mandata fuori strada. Era un bambino di massimo sette anni. Batteva le mani felice, mentre il padre vicino lo adulava. La ragazza si alzò sconsolata. “Non sei fatta per le macchine…questo l’abbiamo capito…” evidenziò Piton. Giulia sospirò. Poi vide un altro videogioco. Stavolta era una normale postazione con un joystick. Ed era un’altra corsa. “Arrenditi Giulia…le corse non fanno per te…” cercò di dissuaderla il professore. Ma lei inserì un gettone. Delle macchine colorate con accanto degli svariati animali apparvero sullo schermo. “Guarda Sev! Le corse con gli animali!” si lasciò sfuggire. Piton alzò un sopracciglio all’udire del soprannome. Ma non disse nulla. Mentre la ragazza sceglieva una macchina verde. Pilotata da un goffo dinosauro viola. La corsa iniziò e Giulia finì in sesta posizione. Però recuperò subito. Al terzo giro, arrivò prima al traguardo. “Vorrei farti notare che questo non è un gioco serio…” la sminuì. “Non è vero! È stato difficile!” rimbeccò finta offesa la ragazza. Il bambino di prima passò vicino alla postazione con il padre. “Vuoi fare questo?” gli chiese quest’ultimo. Ma il bimbo rifiutò. “Papà è per bambini quello! Ci vince anche una scimmia!” sbottò. Guardando con superiorità la povera Giulia. Severus trattenne una risata. La ragazza gli passò un gettone. Il professore la guardò dubbioso. “Vediamo se è così facile!” lo sfidò. Piton guardò scettico il videogioco. Poi però si decise e prese posto alla postazione li vicino. Giulia scelse il dinosauro di prima. Mentre Severus optò per un toro marrone dalla macchina nera. La gara partì. Al primo giro il professore era in testa. Ma al secondo giro Giulia lo superò, vincendo così anche questa gara. “Non ti montare la testa ragazzina, ti ho fatto vincere…” esordì ancora fiero Severus. La ragazza lo guardò scettico. Poi frugò nella tasca della gonna. C’era un solo gettone. Stavolta fu Piton a venir attirato da un suono martellante. Si voltò e vide che proveniva da un altro gioco. C’erano due pedane attaccate e su queste delle frecce. Sullo schermo, più grande di quello degli altri giochi, apparivano delle frecce uguali a quelle delle pedane. C’era anche della gente radunata li intorno. A quanto pare una ragazza stava dando il meglio di se. Aveva appena sconfitto una sua coetanea, che se ne andava a testa bassa. “Perché non provi quello?” propose Piton. Giulia si voltò e guardò il gioco. Poi lanciò una breve occhiata alla ragazza. Era bionda e aveva un cappello bianco e morbido con una faccina e due orecchie penzolanti. Indossava un vestito giallo e sotto dei leggins blu. Ai piedi un paio di Converse gialle. Giulia sorrise e si avvicinò. La ragazza aveva preso a parlare con quelli che sembravano suoi amici a lato della pedana. Quando Giulia salì sull’altra lei voltò lo sguardo. Quest’ultima si tolse giubbotto e sciarpa e li porse a Severus. Messo vicino a lei. Poi mise il gettone. Essendo la vincitrice, l’altra potè scegliere una canzone. “Caramell Dansen?” propose. Giulia annuì sorridente. Subito dopo che la rivale aveva premuto il pulsante, la musica partì. Era una canzoncina allegra. Cantata da una vocetta. Le due seguirono fin da subito le frecce. Piton le guardava divertito. Era incredibile cose si inventassero i babbani per passare il tempo. Entrambe le ragazze erano sincronizzate con lo schermo. Arrivate al ritornello tutte e due si posizionarono le mani sulla testa ed iniziarono a muoverle di qua e di la. Come fossero orecchie. Ed intanto facevano i passi. Quando poco dopo la musica finì, entrambe avevano il fiatone. Il gioco decretò l’assoluta parità. Un uomo si avvicinò alle concorrenti. “Sei la prima che riesce ad arrivare al suo punteggio sai?” sorrise a Giulia. Questa arrossì. “Potete scegliere entrambe un simpatico premio…” precisò poi. L’altra ragazza scosse la testa. “Mi accontento di Mokona…grazie…” disse, indicando il cappello. L’uomo annuì e mise davanti agli occhi di Giulia tre premi. Uno era lo stesso cappello della rivale, solo nero. Il secondo era un paio di orecchie da gatto di peluche. Ed il terzo un cappello nero con delle orecchie da gatto morbide e all’interno rosa. Giulia scelse quest’ultimo. Se lo mise e trotterellò da Piton. “Hai visto che bello Severus? Come mi sta?” esclamò felice. Il professore scosse la testa divertito. La bionda le si avvicinò. “Ciao, io sono Amber…è stato un piacere ballare con te!” si complimentò. “Io sono Giulia…comunque grazie a te!” le rispose cortese l’altra. Poi la bionda si diresse ad un altro gioco. “Che ne dici di tornare in strada? Sono le undici e mezza…abbiamo tempo ancora per una passeggiata…” propose Severus. Giulia annuì. E sorridente gli prese una mano. Oramai era diventato un gesto abituale per lei. Piton si fece condurre fuori da quel caos ben volentieri. Anche se in effetti si era divertito. E poi doveva ammettere che quel cappello rendeva la sua Giulia ancora più carina. Le dava un’aria dolce. Appena usciti in strada un venditore di palloncini passò davanti alla coppia. La ragazza spalancò la bocca davanti ad un palloncino viola. Severus decise di concludere la serata e di comprarglielo. Oramai tanto valeva. Giulia se lo legò al polso e riprese a trotterellare allegra. I due stavano passeggiando quando qualcosa andò addosso alla ragazza. Questa abbassò lo sguardo e si trovò ai piedi una bambina. Era mora, con i capelli legati in due codini bassi. Gli occhioni azzurri spalancati che si guardavano intorno. “Tutto bene piccola?” le chiese Giulia. Poi l’aiutò a tirarsi su. La bambina la guardò ed iniziò a piangere. “Non mi sembra che si sia fatta male…” osservò Severus. La ragazza si inginocchiò davanti a lei. “Come mai piangi?” le chiese. Questa si strofinò gli occhi con le mani e tirò su con il naso. “Non…trovo…mamma…e papà…” singhiozzò. Giulia alzò la testa verso il professore. “Capisco…in questo caos deve aver perso i genitori…” commentò. Piton si guardò in giro. C’era davvero troppa gente. Era impossibile trovarli! E la bambina aveva ricominciato a piangere. “Hey piccolina…come ti chiami?” le chiese ancora la ragazza. Il professore la guardava intenerito. La piccola tirò ancora su con il naso. “Allyson…” rispose lei in un singhiozzo. Giulia sorrise. “Io sono Giulia…e senti Allyson…se io ti regalo questo palloncino, prometti che smetti di piangere?” propose. La bambina alzò lo sguardo al palloncino viola. Poi annuì. La ragazza lo sciolse dal suo polso e lo legò a quello della bimba. Che, come promesso, si calmò un po’. “I suoi genitori dovrebbero essere qui nei dintorni…la staranno cercando…” osservò ancora. Piton annuì. Giulia si guardò intorno. “Meglio spostarci più in la, qui intralciamo i passanti…” commentò il professore. La ragazza annuì e prese in braccio la bambina. Si spostarono sul marciapiede li vicino. “Come facciamo a trovare i suoi genitori?” chiese preoccupata Giulia. Scrutando nella folla. Severus sospirò dubbioso. “Sarebbe di certo più semplice usando con tu-sai-cosa…però siamo accerchiati dai babbani e tu sei minorenne…” ragionò. La bambina intanto stava tornando irrequieta. La ragazza la cullò un po’ per tranquillizzarla. Dopo dieci minuti però la situazione non era cambiata. E Allyson reclamava i suoi genitori. Giulia l’aveva poggiata e le faceva carezze sulla testa. Piton doveva ammettere che era una bella visione. Era come aver fatto un lungo passo nel futuro. “Mamma…” singhiozzò ancora la bimba. La ragazza sospirò affranta. Le spezzava il cuore vedere una creaturina così persa. Era il suo carattere dopotutto. Però non poteva far nulla. Dei saltimbanchi poco più il la attirarono la sua attenzione. Così sobbalzò. Le si inginocchiò davanti. “I'm nothing special, in fact I'm a bit of a bore…” iniziò a cantare Giulia. Allyson smise di piangere. Mentre Severus la guardava un poco stranito. “If I tell a joke, you’ve probably heard it before…” continuò. Poi si alzò e trotterellò un poco più in la. “But I have a talent, a wonderful thing cause everyone listens when I start to sing!” esclamò. E Severus capì. Si avvicinò alla bambina per evitare di perderla di vista. Anche se lei era incantata a guardare Giulia. “I'm so grateful and proud, all I want is to sing it out loud!” proseguì. Creandosi un piccolo spazio fra la folla. Poi fece una piroetta. “So I say thank you for the music, the songs I’m singing thanks for all the joy they’re bringing!” sorrise la ragazza. Qualcuno intorno a lei si fermò incuriosito. “Who can live without it, I ask in all honesty, what would life be? Without a song or a dance what are we?” osservò Giulia. Severus si guardò in giro. “So I say thank you for the music, for giving it to me!” esordì la ragazza. I passanti iniziavano a fermarsi curiosi. Piton sorrise. La ragazza sperava di attirare l’attenzione dei genitori della bambina. “Mother says I was a dancer before I could walk…” proseguì Giulia. Andando dalla bimba e porgendola una mano. Questa gliela strinse e lei le fece fare una piroetta. “She says I began to sing long before I could talk and I’ve often wondered, how did it all start?” continuò. Facendole una carezza sulla testa. Allyson fece un piccolo sorriso. “Who found out that nothing can capture a heart like a melody can? Well, whoever it was, I’m a fan!” esclamò ancora Giulia. Trotterellando intorno a Severus. Per poi tornare davanti alla folla che si era radunata. “So I say thank you for the music, the songs I’m singing, thanks for all the joy they’re bringing!” sorrise. Alzando le braccia al cielo. Piton la guardava incantato. Chi mai si sarebbe messo a tirare così tanta attenzione per una bambina che nemmeno conosceva? Lui sapeva che la maggior parte della gente li presente l’avrebbe portata dal poliziotto più vicino. Ma lei no. Giulia voleva vedere la bimba tornare fra le braccia dei genitori. “Who can live without it, I ask in all honesty what would life be? Without a song or a dance what are we?” ripetè. Alcuni passanti battevano le mani. Come per crearle un ritmo su cui cantare. “So I say thank you for the music, for giving it to me!” concluse la ragazza. Facendo un’ultima piroetta. E poi lasciando le mani al cielo. La gente intorno a lei scoppiò in un applauso. Giulia fece un piccolo inchino ed iniziò a guardarsi in giro. Ma non c’era segno dei presunti genitori. La ragazza raggiunse Severus e la bambina, che la guardava a bocca aperta. “Signorina…tu sei una fata?” le chiese stupita. Giulia arrossì e la prese in braccio. “Vorrei piccola…così potrei trovare i tuoi genitori…” le rispose. La bimba spalancò la bocca. Ed indicò dietro di lei. “Tu sei una fata allora!” esclamò. Subito delle voci li raggiunsero. “Allyson!” si sentì chiamare. La ragazza si voltò. E vide un uomo e una donna avvicinarsi. In effetti assomigliavano alla bimba. La donna andò subito da Giulia. “Che paura…è da mezzora che le stiamo cercando!” sospirò sollevata. La ragazza mise la bambina fra le braccia della madre. “Grazie mille per averla tenuta con voi…” li ringraziò il padre. “Di nulla…dovere…” rispose cortese Severus. Allyson scalpitava in braccio alla donna. “Mamma! Lei è una fata!” esclamò indicando la ragazza. “Abbiamo visto che si era radunata della folla…eri tu che cantavi?” le chiese il padre. Giulia annuì rossa in viso. “Volevo attirare la vostra attenzione…la piccola era persa e sapevo che voi eravate qui in giro preoccupatissimi…” disse solo. La donna la guardò sorpresa. “Giulia…si è fatto tardi…” precisò Piton. La ragazza annuì. “Grazie ancora…davvero…” la ringraziò la madre. Giulia sorrise. “Ciao ciao Allyson…” salutò. La bambina mosse la mano. “Ciao ciao fata…” ricambiò. Così la coppia potè avviarsi al vicolo. “Sei stata molto gentile con quella bambina…non è da tutti…” commentò Severus. La ragazza arrossì. “I…io…ho solo fatto quello che mi sembrava giusto…quando ero piccola mi sono persa anche io qualche volta…ed ho sempre dovuto trovare i miei da sola…non è bello lasciare le persone quando sono in difficoltà…” spiegò. Piton sorrise. Tipico di Giulia. Qualche minuto dopo arrivarono al vicolo. Vi si intrufolarono senza dare nell’occhio. “Severus?” lo chiamò la ragazza. Il professore si voltò. “Ci…ci sarà anche un terzo appuntamento?” chiese timida. Piton le prese piano una mano. Poi la tirò piano. Facendola finire fra le sue braccia. Giulia spalancò gli occhi. Immergendosi in quel meraviglioso profumo. Rimasero così qualche minuto. Poi Severus le prese il mento con una mano e la baciò. Non l’aveva ancora fatto quella sera. La ragazza chiuse gli occhi. Entrambi erano rossi in viso. Quando si staccarono, dovettero decretare la fine della serata. Così Giulia si aggrappò al braccio del professore. E in men che non si dica si trovarono ai confini di Hogwarts. “Allora…b…buonanotte Severus…” sussurrò piano la ragazza. Severus sorrise. “Buonanotte Giulia…” ricambiò. Per poi farle una carezza sulla testa. Lei si allontanò di poco, poi iniziò a correre verso il castello. Piton la seguì con lo sguardo. Anche in quel buio poteva vedere la luminosa figura di Giulia. “Bella, la parola bella è nata insieme a lei…” sussurrò infine il professore. Non sapeva perché un tale angelo volesse stare con lui. Però oramai aveva deciso. Non poteva fare più a meno di Giulia. Era diventata troppo importante. Lei. La sua futura moglie. E madre di sua figlia. 

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Capitolo 33
*** When The Heart Guides The Hand ***


Buonanotte anzi oramai buongiorno u.u
un'oretta e mezza fa mi sono detta "bhe dai, inizio a correggere il capitolo, poi aggiornerò domani". Invece non è vero mai, è talmente imortante che ho finito ora e tutta convinta mi appresto pure ad aggiornare. E non lo racconto solo per distrarvi del fatto che sono scomparsa per millenni anche stavolta, nono.

Avvertenze: finalmente si va a toccare situazioni un po' più piccantine, ma lievi eh. L'ho scritto nel 2009 e può sembrarvi tutto così mah, ma non me la sentivo di riscrivere perchè in fondo sono affezionata ad ogni cosa in questa ff, nonostante ci siano diverse imprecisioni o cose superficiali. Ah, ovviamente diabete, causa lacrimoni (i fazzoletti sono al banco 2 u.u) etc etc


In questo capitolo troviamo Girls Just Wanna Have Fun di Cindy Lauper, How Does It Feel della cara Avril Lavigne ù.ù, Heart-Shaped Glasses dell'oramai nostro associato Manson, Iris dei Goo Goo Dolls e I Miss You degli Incubus. Tutta le playlist delle ff sono disponibili su spotify, basta cercare mimiryuugu u.u

Detto ciò, vi ho tenuto anche troppo in fremito.
Buona lettura <3



Trentatrèesimo Capitolo

La nebbia si era diradata ed un vento freddo aveva iniziato ad espirare. Draco ed Anna avevano passato la serata a girare per la foresta, intravedendo di tanto in tanto il caro bruco. E, una volta intuito che se volevano evitare di diventare dei ghiaccioli dovevano rientrare, uscirono dall’intricato groviglio di rami per dirigersi al castello. Draco la pregò di rimanere a dormire da lui, però la castana voleva tornare in dormitorio. Voleva sentire il resoconto di Giulia ed Hermione. Era troppo curiosa! Così tornò in dormitorio verso mezzanotte e mezza. Fu la prima ad entrare, trovando la camera immersa nel buio. Hermione e Ron avevano ballato, mangiato i pasticcini, parlato di musica. Si erano baciati più e più volte. Quando la ragazza si accorse dell’ora decise che era meglio tornare alla Torre. Ed eccoli camminare mano nella mano verso il dormitorio. Passarono il ritratto della Signora Grassa e si fermarono al bivio. Dove Ron diede un lungo ed ultimo bacio ad Hermione. Poi lei salì le scale, rimanendo stupita di vedere la luce della camera accesa. Vi trovò Anna in camicia da notte, intenta a piegare i vestiti nel baule. Qualche minuto dopo, vennero raggiunte da Giulia. Quando tutte e tre furono in pigiama, con la compagnia di dolci, iniziarono i resoconti. Hermione raccontò della serata nella Stanza delle Necessità: di come Ron aveva cercato di insegnarle il moonwalk; dei pasticcini; il tutto con gli occhi ancora luccicanti. Poi venne il turno di Anna, che parlò del piccolo incontro con il Bruco Urlatore e di quanto si erano divertiti lei e Draco a rincorresti nella foresta. Ed infine venne il turno di Giuli, che raccontò il suo appuntamento per filo e per segno. Dai saltimbanchi alla bambina. “Non è giusto! Anche io volevo mangiare giapponese!” protestò Anna. “Sapevo che lo avresti detto…” commentò Hermione divertita. La castana le tirò un cuscino, ma lei si spostò facendo prendere in pieno Giulia. Ed ecco che si ricominciava. Ogni volta le battaglie a cuscinate iniziavano così. Dieci minuti dopo le ragazze si trovarono a dover occultare tutte le piume cadute sul pavimento. “Che facciamo ora?” chiese Anna. Giulia cadde a sedere in giù sul mucchio di piume appena raccolte. “Intanto rimettiamo apposto qui…” ordinò Hermione, iniziando ad agitare la bacchetta. L’amica si tolse alla svelta dal caos bianco. Così il prefetto potè ricomporre i cuscini. La castana si fiondò sul letto a pancia in giù. Un braccio penzolante sul baule aperto. “Che ne dite di un bel dvd scatena ormoni?” propose. Hermione la guardò scettica. “Io non guardo porno…” rispose solo Giulia. Le amiche la guardarono allibita. Poi scoppiarono a ridere. “Ma che porno e porno! Un bel film pieno di bei baldi giovani!” precisò ancora Anna. Iniziando a frugare distrattamente nel suo baule. “Di solito sono quelli che durano un casino…non vorremmo mica fare tutta una tirata fino a domani mattina?” osservò Giulia. Il prefetto scosse la testa convinta. “È l’una e mezza…direi che è già tardi…” commentò. I Tre Uragani si guardarono. “Io non sono stanca…” precisò Anna. “Nemmeno io…” sorrise Giulia. Hermione alzò le spalle. “Pure io…” sospirò arresa. Poi si andò a buttare sul suo letto. “Però se ci fossilizziamo davanti alla tv finiremo per addormentarci prima del primo tempo…” esordì ancora Giulia. La castana annuì. Si guardò in giro un po’ delusa, poi d’improvviso si bloccò. Le iridi scure sulle sue amiche. Seduta sul letto di Giulia. Le due si guardarono preoccupate. “Voi come ve la immaginate la vostra…prima…si ecco avete capito!” esclamò improvvisamente timida. Le amiche sobbalzarono impreparate. “Perché ultimamente i nostri discorsi vanno sempre a finire su questo argomento? Potremmo parlare…di politica!” cercò di dissuaderla Hermione. La castana la guardò scettica. “Dovrebbe essere una cosa unica, speciale…” iniziò a fantasticare Giulia. Prendendo Snakey vicino a lei. Anna si barricò dietro ad un cuscino. “Le tue nuvolette rosa mi stanno uccidendo…ritira il diabete Giulia!” la pregò. La ragazza le fece la linguaccia. “Anche tu vuoi che sia così! Altrimenti ora non saresti ancora pura!” rimbeccò Hermione. Giulia alzò un sopracciglio in una perfetta imitazione di Piton. “Herm…Anna è stata pura fino a dieci anni, poi la sua purezza è sparita portandosi via i suoi neuroni…” osservò quasi seria. Il prefetto scoppiò a ridere. La castana fece finta di singhiozzare. “È stata una grave perdita! Non ricordatemi quel nefasto giorno!” esclamò. Poi buttandosi con la schiena sul letto in modo teatralmente drammatico. Le amiche ridacchiarono. “Comunque so che sarà tutto perfetto, se con me c’è Severus…” sospirò ancora Giulia. Anna fece finta di cacciarsi due dita in gola. Hermione sorrise divertita. “Ovvio che è speciale…Piton non è un novellino, sa cosa fare e come fare…mica come qualcuno…” si lasciò sfuggire. Appena si accorse della sua uscita si tappò la bocca con le mani. Rossa in viso. La castana alzò le sopracciglia in un’allusione alquanto ambigua. “Vorresti dire che Ron non ci saprebbe fare?” ghignò. Il prefetto si voltò dall’altra parte imbarazzata. “In tal caso Herm basta che gli regali un navigatore satellitare...oppure ti metti dei cartelli a mo di indicazioni…” esordì Giulia, con l’aria più serafica del mondo. Le mancava solo l’aureola. “Giulia!!” squittì allibita Hermione. Anna intanto si rotolava sul letto in preda a una ridarola acuta. “Era un suggerimento…” precisò poi la ragazza. Stringendo innocentemente il peluche. Il prefetto scosse la testa incredula. “Chissà che figata…il letto a due piazze di Piton è spazioso…non è giusto! Quello di Draco è a una piazza e mezza!” osservò ancora la castana. Giulia sorrise sorniona. “Vedila così…è più efficace della cintura di castità…” commentò Hermione. Anna sbuffò. Mentre le altre due ridevano. “Comunque a me basta una bella atmosfera…candele disseminate un po’ in giro, un cd di Manson in sottofondo…” descrisse poi. Raggiungendo quasi l’espressione sognante che aveva l’amica poco prima. “Addirittura tutto un cd? Non sopravvalutare così Draco, poverello gli verrà l’ansia da prestazione sennò…” decanto pacifica il prefetto. Le amiche la guardarono sbalordite. Anna le tirò un cuscino. “Draco è un bel ragazzo, bacia alla grande e ha delle mani da musicista…basta così o continuo?” ghignò. Hermione sospirò esasperata. “Severus è un abile pozionista…bacia davvero bene e ha un profumo assolutamente buono…” elencò Giulia. Sempre con l’aria sognante. Il prefetto sospirò arresa. “Ron è dolce e gentile…grazie al Quiddich gli sono venuti degli addominali che…per Merlino!” precisò anche lei. “Siamo messe bene tutte e tre…” osservò Giulia. Le amiche annuirono. Poco dopo Anna scattò in piedi sul suo letto. “La verità è che…” iniziò a dire. Poi saltò giù e prese la bacchetta. Trasfigurando la sua malaugurata sciarpa in un boa di piume. Le amiche la guardavano curiose. “I come home in the morning light, my mother says when you gonna live your life right, oh mother dear we're not the fortunate ones and girls they want to have fun…” iniziò a cantare. Avvolgendosi l’oggetto piumato intorno al collo. Poi trasfigurò anche altre due sciarpe. Passandole alle amiche. Ad Hermione toccò un boa verde muffa. A Giulia uno bianco. Entrambe cacciarono fuori la lingua disgustate. Per poi scambiarsi uno sguardo complice. Il prefetto prese la bacchetta e cambiò colore a quello di Anna. Che divenne di un bel rosa shocking. “Oh girls just want to have fun!” ripeterono soddisfatte. La castana le guardò male. Giulia ed Hermione saltarono giù dal letto imitando l’amica. “The phone rings in the middle of the night, my father yells what you gonna do with your life…” iniziò a dire la prima. Sventolando le piume bianche. Il prefetto annuì convinta. “Oh daddy dear you know you're still number one but girls they want to have fun…” continuò. Anna rise divertita. “Oh girls just want to have!” esordì. Raggiungendole. Sventolando il boa come una perfetta vamp. Le tre iniziarono a saltare all’unisono. “That's all they really want some fun when the working day is done!” cantarono ancora. Se qualcuno le avesse viste, le avrebbe prese sicuramente per tre pazze. In effetti loro erano così. I Tre Uragani iniziarono a piroettare. Le piume facevano su e giù. “Girls - they want to have fun oh girls just want to have fun!” esclamarono. Altri salti. Altre piroette. Altri boa intrecciati. Stavano per proseguire alla strofa successiva quando un rumore le distrasse. La porta della camera si aprì. “La piantate di fare casino?!” sbottò Mary Kate. Aveva i capelli scompigliati. Gli occhi mezzi chiusi. Una vecchia maglietta le faceva da camicia da notte. Le arrivava a malapena a metà coscia. “Sonata Artica?” lesse sconcertata Anna. La baby Haliwell si limitò a strizzare gli occhi. “A Blaise piacciono…” soffiò. Facendo un sorriso sghembo che doveva essere identificato come un ghigno. La sorella maggiore la guardò divertita. Mary Kate sbadigliò, poi chiuse la porta. Grattandosi il sedere con un’altra. “Quella era davvero mia sorella?” ghignò Anna. Le amiche annuirono. Per poi guardarsi tutte e tre in modo sconcertato. E scoppiare subito in una grossa risata. Dopo dieci minuti tornarono serie. Hermione ridiede la loro dignitosa forma alle sciarpe. Mentre le amiche sistemavano i letti sfatti. Infilandosi al caldo sotto le coperte. Quando tutte e tre furono comode il prefetto spense la luce. “Hey…I Tre Uragani spaccano sempre…” esordì Anna. Giulia rise. “Di certo a Mary Kate qualcosa abbiamo spaccato…” precisò. Stavolta anche Hermione rise. “Notte pazze…” commentò. “Notte prefetto perfetto!” esclamarono in coro Giulia ed Anna. Si sentì il rumore di una pernacchia. Poi silenzio. Così tutte e tre poterono finalmente addormentarsi. Con un sorriso meritato sulle labbra.
La mattina la prima a svegliarsi fu stranamente Giulia. Sentiva uno strano peso che si era stanziato sulla sua pancia, che poi aveva iniziato a spostarsi. Per infine mettersi a dare delle piccole testate alla sua guancia. La ragazza aprì di poco gli occhi. Ritrovandosi il naso di Billy Joe schiacciato sul suo. Il gatto miagolò piano e glielo picchiettò con la fronte. Giulia sorrise intenerita. Lo prese in braccio e alzò le coperte. Billy Joe capì e si accoccolò accanto alla sua padrona. Con la testolina sul cuscino accanto a lei. “Potresti anche evitare di usarmi come strada…” osservò sottovoce la ragazza. Il gatto ingrandì gli occhi azzurri e si rotolò verso di lei. Giulia rise. “Ho capito…hai bisogno di affetto…” commentò. Poi lo prese fra le braccia portandolo a se. Billy Joe iniziò a fare le fusa. La ragazza lo coccolò per dieci minuti buoni. Fino a quando il gatto si addormentò. Giulia si voltò verso l’orologio poggiato sul comodino. Erano le 11.30. La ragazza si alzò a sedere piano. Hermione ed Anna dormivano ancora. Facendo attenzione Giulia si alzò. Dalla finestra arrivavano alcuni raggi di sole. Inondavano il pavimento come getti di vita. La ragazza si chinò e aprì il suo baule. Non aveva molta voglia di andare da sola a fare colazione, però non aveva molto sonno. Di solito il prefetto le faceva sempre compagnia. Ma oramai lei e Anna avevano corrotto perfino i suoi orari del finesettimana. Giulia sorrise ed iniziò a spostare piano vestiti da una parte all’altra. Scoprendo così oggetti che nemmeno si era ricordata di aver portato con se. La custodia del suo mp3, che oramai non usava più. Anche perché dopo essere stato tartassato da Pansy l’anno prima, l’oggetto era sotto una protezione costante fra morbide tasche. Ed ecco ancora un’altra t-shirt. Della stessa linea di quella che aveva messo la sera prima. C’era il mostriciattolo bianco a bocca aperta. Intorno a lui fogli sparpagliati. E sotto la consueta scritta. “A monster ate my homework…” lesse sottovoce la ragazza. Ridacchiando poi. Doveva assolutamente metterla una sera. Chissà che commento era in grado di fare Severus. Subito vicino alla t-shirt c’era la salopette che aveva messo all’inizio dell’anno. Si era davvero dimenticata della sua presenza. Spostando anche questa Giulia si accorse di un’altra custodia. Era più grande di quella di prima. La ragazza trattenne il respiro felice. La prese veloce. Una custodia viola, con il davanti pieno di adesivi. Teschietti, gatti stilizzati e perfino la A di Anarchia. Giulia la aprì cercando di non far rumore. Trattenne un gridolino di felicità quando si trovò fra le mani la sua macchina fotografica digitale. Era viola scuro metallizzato. Dietro, fra il pulsante di accensione ed i comandi, c’era attaccata una fototessera. Dentro la cornice tre ragazze sorridevano. La prima, a sinistra, aveva la frangetta ed i capelli ricci. Le labbra arricciate in una smorfia buffa. La seconda, in centro, aveva un ciuffo ribelle biondo castano fra gli occhi, ed un paio di occhialetti da sole neri sulla punta del naso. La terza, a destra, aveva i capelli castano scuro e la frangia un po’ più lunga di quella della prima. Questa aveva un paio di occhiali da vista sulla punta del naso. Ed un altro paio di occhiali, stavolta da sole, rossi e neri a forma di cuore, in testa. Giulia sorrise. Quella fototessera l’avevano scattata in centro a Londra. In una macchinetta di foto babbana, dopo un lungo giro di shopping. La ragazza si sedette con la schiena contro il baule. Lasciando perdere il motivo principale per cui aveva iniziato a frugarci dentro. Invece premette play. E lo schermo a sinistra si illuminò. I'm not afraid of anything I just need to know that I can breath and I don't need much of anything, but suddenly suddenly. Giulia sorrise vedendo la prima foto. Nella memoria della digitale erano messe al contrario. E quella era l’ultima foto che aveva scattato prima di fare i bagagli, per poi andare alla Tana con i suoi genitori. Al centro dell’immagine c’era il suo amato dondolo in giardino. Sweeney se ne stava appollaiato sulla sbarra di sopra. Aveva la solita espressione annoiata. Intorno a lui i cespugli verdi. E uno sprazzo di cielo azzurro. La ragazza sospirò. Casa sua un po’ le mancava in effetti. I am small and the world is big, all around me is fast moving. Giulia premette il tasto per andare indietro. Così da avere una visione complessiva delle foto. Era solita cancellarle subito dopo averle trasferite sul computer. Stavolta però sen’era dimenticata. Ed aveva lasciato tutte le prove del suo ultimo giro per Londra con le ragazze. Era stata Anna a proporre di uscire. Per poter godersi una giornata fra loro prima di tornare alla loro solita vita magica. Così si erano incontrate di mattina presto. Hermione aveva con se un libretto con tutti gli orari dell’autobus e della metropolitana. Non voleva trovarsi a piedi in mezzo alla città. Surrounded by so many things suddenly suddenly. La prima foto di quella giornata l’aveva scattata alla fermata. Giulia si era alzata alle sette precise. Aveva fatto colazione, si era cambiata ed era uscita per andare a prendere Anna. Poi assieme erano andate da Hermione. Avevano camminato assieme per mezzora fino alla fermata più vicina. La castana si trascinava sul marciapiede, lamentandosi dell’ora. Appena erano arrivate si era fiondata sulla panchina e si era sdraiata. Usando la borsa come cuscino. Infatti eccola: Anna con i piedi a penzoloni da un lato, mentre gli occhiali a cuore le coprivano gli occhi per ripararsi dal sole. Le mani incrociate al petto. Addosso una canottiera con le faccine di Jack Skeletron e una gonna a pieghe. La ragazza mandò avanti. E trattenne una risata. Hermione si era seduta su Anna. How does it feel to be different from me are we the same how does it feel. Poi un video. Giulia premette play. Si vedeva la castana risistemarsi dopo l’attacco del prefetto. Questa rideva. “Hey ragazze, salutate!” aveva esclamato la ragazza. Indicando la digitale. Hermione si voltò dando la schiena all’obbiettivo. Anna la guardò scettica. “Inizi già di primo mattino?” osservò divertita. L’inquadratura andò su e giù in un chiaro movimento di assenso. Hermione si girò timida e salutò con la mano. La castana le si buttò addosso pesantemente. “Un insettone nero mi ha aggredita!! Giulia toglimelo!” iniziò a strillare. Lei però scoppiò a ridere. “Insettone a chi?!” sbottò Anna. Per poi iniziare a picchiettare la testa sulla spalla del prefetto. Questa frugò nella tracolla e prese uno spray. Poi glielo spruzzò addosso. “Autan family! Nulla combatte meglio le zanzare!” recitò a mo di pubblicità. Puntando l’oggetto verso la digitale. Anna iniziò a barcollare. Facendo il tipico ronzio da zanzara. L’inquadratura tremò. Giulia stava ridendo. “Arriva l’autobus!” esclamò d’improvviso la castana riprendendosi. Hermione controllò l’orario sul libretto ed annuì. La ragazza si puntò la digitale in modo da inquadrarsi il viso. “Per ora il documentario è finito…per ora!” precisò. Poi il video finì. To be different from me are we the same how does it feel. Giulia scosse la testa divertita. Seguì le foto. Erano quelle scattate sull’autobus. E loro l’avevano trovato semi deserto. In effetti nessuno si sarebbe sognato di andare in centro, in piena estate, a quell’ora. Così si erano messe in tre posti differenti. C’era la foto di Anna con le gambe allungate sui due sedili, lo sguardo verso il finestrino. Ed una cuffia nell’orecchio. Poi Hermione, composta come al solito, anche lei intenta a trafficare con l’mp3. Un’altra invece era sua. La ragazza si era auto fotografata. Facendo una faccia buffa per far vedere gli occhiali da sole nuovi. Erano viola e quadrati. Le lenti scure. Trovati ad una bancarella come quelli di Anna. I am young and I am free but I get tired and I get weak. Lo scenario di quella successiva cambiò. Erano arrivate a Londra. Giulia si ricordava benissimo quel giorno. Si era davvero divertita. Avevano fatto un giro per il centro. Ammirando le vetrine. Saccheggiando i negozi di dolci. Pranzato al fast food. E si erano concesse un pomeriggio ai grandi magazzini. Il restante numero di foto lo dimostrava. C’era quella di Giulia con un grande peluche a forma di orso. Hermione attaccata alla vetrina di una gigantesca libreria. Ed un altro video. I get lost and I can't sleep but suddenly suddenly. Stavolta c’era Anna da sola nell’inquadratura. Guardava le vetrina di uno di quei negozi che vendono le cose più strane. Accanto a lei, sul vetro, un ragno di peluche la guardava con occhi fluorescenti. In un angolo dell’inquadratura apparve Hermione. Un ghigno in viso. Battè veloce le mani. Ed il ragno iniziò a muoversi su e giù. La castana per poco ebbe un infarto. Fece un salto di tre metri e strabuzzò gli occhi. Quando si accorse che era stato il prefetto iniziò a rincorrerla coprendola di insulti. “In questo particolare episodio, notiamo come non si debba mai far arrabbiare la caratteristica donna Haliwell: potreste ritrovarvi senza un braccio, oppure con una borsa presa in ostaggio…” elencò inquadrandosi Giulia. Spostandosi poi a far vedere la scena. Ora la situazione si era ribaltata ed era Hermione che rincorreva Anna minacciandola. Questa le aveva preso la borsa e non accennava a volergliela ridare. Poi il video si fermò. How does it feel to be different from me are we the same how does it feel. La ragazza sorrise. Proseguendo nella vista delle foto. C’erano loro in giro per Londra. Mangiando un gelato. Poi altre foto senza senso. Anna che scrutava l’orizzonte su un muretto. Hermione che faceva la linguaccia. Lei che imitava un piccione. Ancora ed ancora. Tutti preziosi ricordi di quell’estate spensierata. Giulia si sentì immensamente felice di averli ritrovati. Doveva ringraziare sua madre per averla aiutata a rendere la digitale a prova di Hogwarts. Lei non poteva usare la magia essendo minorenne. Quindi sua madre le era venuta in soccorso. To be different from me are we the same how does it feel. La ragazza sospirò. Guardò lo spazio rimanente della memory card. Aveva ancora più di metà foto libere. Soddisfatta si alzò. Richiuse il baule e poggiò la custodia sul letto. Poi si sedette ed iniziò a giocherellare con la rotellina per la scelta dell’azione. La fermò su foto. E si guardò intorno. Provò a farne una della camera. Senza flash ovvio. Riuscì abbastanza. Poi toccò a Billy Joe. “Già sveglia?” sussurrò Hermione. Giulia sobbalzò, mentre il prefetto la raggiungeva. “Billy Joe voleva un po’ di coccole però poi mi ha abbandonata…” spiegò. L’amica sorrise. “Hai visto Herm? Ho trovato la digitale! Non mi ricordavo nemmeno di averla portata! Ci sono le foto della nostra giornata a Londra…” raccontò. Hermione battè piano le mani. “Vedere vedere!” esordì. La ragazza le passò la digitale e gliela mise sulle foto. Il prefetto le scorse tutte. “Sei già andata in bagno?” le chiese poi. Giulia scosse la testa. “Perfetto! Allora vado un attimo io, mentre tu ti vesti, poi il contrario e poi scendiamo a fare colazione…” propose. L’amica annuì. Così Hermione andò in bagno a sistemarsi. Anna intanto aveva preso a muoversi nel letto. Si stava svegliando. Giulia sorrise e si andò a fiondare in ginocchio vicino al suo letto. Appena la castana si stiracchiò aprendo gli occhi si sentì un click. Anna si stropicciò gli occhi. Cadendo quasi dal letto vedendola con la digitale in mano. “Non avrai osato…” soffiò. Giulia annuì serafica. La castana digrignò i denti. “Cancellala…” le ordinò. Ma l’amica si alzò sorridendo e trotterellò al suo baule. Se fosse stato un altro momento Anna si sarebbe presa la digitale e avrebbe cancellato la foto per mano sua. Però essendosi appena svegliata non potè fare altro che rituffarsi sul cuscino. Poco dopo Hermione tornò in camera. “Herm!! Giulia fa le foto alle persone che si svegliano!” si lagnò la castana con tono da bambina. Il prefetto scosse la testa divertita. Giulia andò in bagno tranquillamente. Si sistemò e si cambiò. Poi, quindici minuti dopo, venne il turno di Anna. Quando finalmente tutte e tre furono pronte uscirono dirette alla Sala Grande. Dopo colazione i Tre Uragani si spostarono in biblioteca. Mark e Draco si aggiunsero a loro e, successivamente anche Ron. Aveva deciso di lasciar perdere Harry e si era dato ai compiti. Anche se il vero motivo era che voleva stare con Hermione. All’inizio il rosso era distaccato. Non era abituato a tutta quella compagnia. Si sentiva un po’ un imbucato. Però il prefetto lo aiutò ad ambientarsi. Così dopo qualche ora stava già ridendo con Draco e Mark. Hermione era felice di questo cambiamento. Voleva che Ron e il suo migliore amico andassero d’accordo. Andarono a cena tutti assieme e la sera le coppiette si divisero. Anna e Draco rimasero in camera a fare i piccioncini. A loro modo ovvio, battutine maligne incluse. Giulia era andata a trovare Piton, che l’aveva messa a correggere compiti. Ed Hermione uscì ancora con Ron. Non tornarono in dormitorio eccessivamente tardi, giusto per potersi fare i resoconti della serata. Inoltre proclamarono ufficialmente l’inizio della prima settimana adibita a prendere il libro ad Harry. Definite le ultime cose andarono a dormire. Essendo il giorno dopo lunedì le facce degli alunni in Sala Grande a colazione decretarono che avevano tutti festeggiato durante il weekend. Ed erano decisamente riluttanti a tornare alla vita scolastica. I Tre Uragani provarono il primo approccio alla Arsenio Lupin nell’ora di Pozioni. Giulia cercò di approfittare del caos creato dal suono della campanella alla fine della lezione per prendere il libro. Ma grazie ad uno zaino con la cerniera a prova di furto fallì miseramente. Così toccò ad Anna alla lezione successiva. In cui provò a frugare nella sua borsa. Harry non la lasciò nemmeno avvicinare. Ed ecco che l’orgoglio Haliwell la spinse a iniziare a fare un caos allucinante per farselo tirare almeno addosso. Anche questa volta il tentativo fu vano. Il testimone venne passato ad Hermione, che provò con la tattica della confusione. Fece cadere i suoi libri su quelli di Harry. Però lui prontamente raccolse tutti i suoi volumi e glieli porse. Stando bene attento ad allontanare il suo. Venerdì i Tre Uragani tentarono con l’approccio finale. Mandarono Ron in missione. Aveva chiesto all’amico di prestargli il libro per copiare qualche appunto. Ma Harry lo liquidò con una scusa, dicendo poi che poteva anche copiarli da Hermione. Ed ecco che le tre si trovarono a cena venerdì sera, alquanto sconsolate. “È stato un immenso, colossale, epico fiasco…” annunciò il prefetto. Anna sbuffò. Aveva iniziato a tormentare una povera patatina fritta in preda al nervoso. Giulia sospirò. “Eppure sono sicura che se potessi guardare meglio quella calligrafia la riconoscerei…” commentò. Hermione guardò avvilita le amiche. “Avanti! Non ci crucciamo! Ce la faremo!” esclamò ad un certo punto. La castana sorrise sorniona. “Io vorrei cruciare lui…” soffiò. Sferrando un’occhiata affilata come una lama ad Harry. Il prefetto la spinse di poco. “Potresti fare pace con lui e parlargli in serpentese…così magari si scioglierà un po’…” propose Giulia. Anna la minacciò alzando uno stuzzicadenti. “Nemmeno per scherzo! E comunque un modo per scioglierlo io lo saprei…” esordì. Le amiche la guardarono dubbiose. “Acido muriatico…” ghignò. Hermione sospirò. “Merlino donale dei neuroni che funzionino!” pregò. Giulia invece ridacchiava. La castana continuò a fare proposte sadiche fino all’arrivo dei dolci. Il prefetto stava per addentare un pezzo di torta al limone, quando qualcuno gliela rubò. Lei si voltò di scatto, immobilizzandosi nel vedere Mark mangiarla tutto d’un boccone. Pulendosi poi le labbra con la lingua. Hermione arrossì. Perché il suo migliore amico doveva essere così dannatamente bello? Intanto anche Anna era rimasta a bocca aperta guardando quella reincarnazione vampiresca. Draco la svegliò soffiandole nell’orecchio. La castana si drizzò a sedere in preda ai brividi. Giulia scosse la testa divertita. Mark intanto aveva fatto segno di saluto a Ron, seduto un po’ più in la. Lui aveva ricambiato sorridendo. “Posto, fate posto!” strillò Draco. Mettendosi alla sinistra di Anna. Spostando così in la due primini intimiditi. Mark fece lo stesso alla destra di Hermione. Con la sua solita eleganza e molta più delicatezza. “Hey Mark…lo senti anche tu lo sguardo omicida di Piton vero?” ghignò il biondo. L’altro annuì divertito. Intanto il prefetto aveva preso un’altra fetta di torta. Giulia si era concessa un budino al cioccolato. Mentre Anna si era fiondata sulla torta di cioccolato. Trovando però la fetta con una fragola. La castana si voltò riluttante verso le amiche. Hermione le avrebbe fatto la paternale sulla sua brutta abitudine di non mangiare né frutta né verdura. Così quando vide Draco ghignò soddisfatta. “Amore…” lo chiamò. Il biondo si voltò. Ed Anna gli ficcò in bocca la fragola senza molti complimenti. Il ragazzo fu costretto a masticare ed inghiottire. “Affittatevi un motel…” tossicchiò Blaise più in la. Anche lui li aveva seguiti al tavolo. Solo che era andato diretto da Mary Kate. La castana gli fece vedere una panoramica del suo dito medio. “Herm…domani sera esci con il tuo innamorato?” chiese Mark. Il prefetto scosse la testa. “Ci vediamo stasera…” sorrise timida. Il Serpeverde le fece l’occhiolino. “Perfetto! Allora domani sera sei riservata a me!” la prenotò. Hermione fece finta di scrivere l’impegno sulla mano. Subito dopo i dolci sparirono. Il gruppetto si divise ancora una volta. I Tre Uragani andarono a prepararsi per la serata ed uscirono. Tornando dopo mezzanotte. Il giorno dopo rimasero a dormire fino a tardi. La lezione di smaterializzazione di quel sabato era stata posticipata, per la gioia del sonno di Anna. Il pomeriggio lo passarono in biblioteca. Con Ron come unico maschio. Alle sette precise andarono a cenare tutti e quattro. Poi le ragazze filarono a cambiarsi. Giulia stava analizzando il suo baule. Non aveva idea di cosa mettersi. Hermione aveva scelto i soliti jeans e un caldo maglione a collo alto azzurro. Ai piedi gli stivali che oramai metteva sempre. Anna gongolava incerta per la stanza. Anche lei era in crisi vestiaria. Sapeva che alla fine sarebbero rimasti in camera. “Intendi fare per tutta la sera il fantasma in pena oppure ti decidi a prepararti?” sbottò irritata il prefetto. Tutto quell’andare su e giù la innervosiva non poco. “E poi guarda che disordine, potresti anche sistemare meglio le tue cose!” osservò ancora. Indicando la massa di vestiti che giaceva sul letto. La castana la guardò annoiata. Così Hermione decise di prendere quella cosa informe e nera e ributtarla nel legittimo baule. Ma appena sollevato il cumulo qualcosa cadde a terra. Era chiaramente un manga. Il prefetto mise a posto i vestiti e andò a prenderlo. In copertina c’erano due maschi molto vicini. Uno teneva il mento dell’altro con fare sensuale. Avevano dei capelli rossi sparati. “Anna…che roba è?” chiese il prefetto sconcertato. La castana andò a riprendersi il manga in tranquillità. Poi lo buttò sul letto. “Sono Hikaru e Kaoru!” esclamò Giulia. Appena sbirciata la copertina. Anna annuì. “È uno yaoi per la precisione…” precisò. Hermione la guardò dubbiosa. Mentre l’altra arrossiva di poco. “Uno yaoi sarebbe…?” chiese il prefetto. La castana ghignò. “Maschio con maschio Herm…” spiegò semplicemente. Il prefetto la guardò, poi il viso le diventò più rosso di un pomodoro. “Anna inizi a farmi paura…la tua perversione non ha limiti…” esclamò allibita. “Io non credevo che facessero yaoi anche sull’Ouran…” osservò Giulia. “A quanto pare si…era nella lista di manga che mi sono fatta inviare da mamma un mesetto fa…” rispose pacifica Anna. Hermione la guardò ancora più stupita. “Quando l’hai finito me lo passi?” chiese innocente l’altra. Il prefetto per poco cadde. La castana annuì, poi iniziò a spogliarsi. Alla fine decise di mettersi una semplice camicia nera. Gonna a pieghe, senza calze. Ultimamente quando stava in compagnia di Draco era particolarmente sensibile al caldo. Anche Giulia scelse. Un maglioncino con la scollatura a v, somigliante a quello dell’informe, solo viola. La oramai famigliare gonna a fantasia scozzese, viola e nera. Calze a righe. Converse. In testa il cappellino con le orecchie. E la sciarpa della nonna Clotilde. Con il giubbotto aperto. “Come mai anche il giubbotto? Fa così freddo nei sotterranei?” osservò divertita Hermione. L’amica sobbalzò. “Che sbadata che sono! Mi sono dimenticata di dirvi che…Severus ed io stasera…ecco…abbiamo il terzo appuntamento! Me l’ha detto ieri sera…” spiegò. Anna scosse la testa finta delusa. “Dovrai fare la penitenza…” commentò. Il prefetto sorrise. Dieci minuti dopo le ragazze stavano controllando la loro borsa. Giulia ci buttò dentro la digitale. In fondo non aveva nemmeno una foto con Severus. Tanto valeva rimediare! Anna invece mise nella sua una boccetta con un liquido blu dentro. Che attirò la curiosità di Hermione. “Che cos’è?” chiese. Stavolta la castana arrossì di poco. “Una pozione…anticoncezionale…” rispose. Le amiche la guardarono stupite. “Me l’ha data Vale, quella del settimo anno…in verità era per mia sorella ma io me la sono tenuta per ripicca…anche se non mi ricordo più come mai…” spiegò. Cercando il tono più innocente che avesse. Il prefetto scosse la testa. “Le sta bene! Loro e le generazioni precoci!” sbottò. Giulia le sorrise comprensiva. E trotterellò a farle una carezza. “Hai avuto una buona idea Anna…” le disse. La castana sospirò non molto convinta. “Andiamo!” esclamò poi. Ed ecco che i Tre Uragani uscivano dalla loro camera. Per disperdersi in procinto di iniziare una nuova serata.
Hermione e Anna proseguirono insieme fino ai sotterranei. Giulia invece si diresse verso il giardino. Le prime due si divisero ancora. La castana andò nei sotterranei, mentre il prefetto si appoggiò al muro per aspettare Mark. Questo incrociò Anna a metà strada. Si salutarono veloci. E lei si fiondò dritta ai dormitori. In Sala Comune non c’era nessuno. Era tutto immerso nel silenzio. La castana salì piano le scale ed arrivò alla sua meta. Come immaginava solo il letto di Draco era occupato. “Sera…” sorrise lei, aleggiando per la stanza come uno spettro. Il biondo sobbalzò. Non l’aveva sentita entrare. Era disteso sul suo letto a pensare. A guardarla il cuore per poco gli saltò in gola. Quello era il momento. Anna si era ripresa dalla festa. E lui non ce la faceva più a tenerlo nascosto. Oramai il Marchio gli bruciava anche quando non lo chiamava Voldemort. Si sentiva sporco. E forse, se avesse detto la verità a colei che amava più di se stesso, il suo animo si sarebbe ripulito. La castana si tolse con un gesto i pesanti anfibi. Poggiando poi la borsa sul comodino. Si tolse anche i bracciali. Draco la seguì con lo sguardo, soffermandosi su ogni particolare. I suoi ormoni sobbalzavano ogni volta che la guardava. “Se eviti di guardarmi come un maniaco mi fai un favore Draco…” osservò acida Anna, che in realtà era in imbarazzo. Anche se in effetti la lusingava che lui la pensasse in certi ambiti, lei non era del tutto a suo agio. Non lo era per nulla. Eppure sentiva che quella sera sarebbe successo qualcosa. Il biondo le fece segno di mettersi vicino a lui sul letto. La castana obbedì. Draco la baciò appena si fu seduta. Lei non se lo aspettava e cedette senza ribellioni. Non sapeva che il ragazzo era nel panico più totale. Non sapeva come fare a dirle una cosa del genere. Sarebbe stato più facile confessare un tradimento forse. Essere Mangiamorte non era un gioco. E anche se Anna aveva visto così tante volte il Marchio sulla pelle di Lucius non voleva dire che avrebbe accettato anche quello che stava sulla sua pelle. Senza rendersene conto Draco iniziò a baciarla più appassionatamente. La castana si abbandonò. Non c’era niente di strano. Avevano passato ore e ore a baciarsi così. Era più che altro una sfida per loro. Per vedere quale lingua avrebbe avuto la meglio. Però stavolta non fu così semplice. She reminds me of the one in school when I was cutting she was dressed in white. Il biondo scivolò sopra di lei, continuando a baciarla. Una sua mano iniziò a scendere fino al primo bottone della camicia. Glielo sbottonò piano. Poi la sua bocca abbandonò quella di Anna e scese al collo. Con un gesto dell’altra mano le slacciò e le sfilò il collare. Buttandolo a terra. Poi Draco proseguì il suo percorso. E man mano che le labbra scendevano i bottoni venivano slacciati. Fino ad arrivare all’incavo fra i seni. Si vedeva il pizzo nero del reggiseno. E sopra adagiata la grande croce d’argento. Il biondo baciò la pietra nera poi tornò a sbottonare la camicia. Fino a quando non rimase nemmeno un bottone. La castana sbattè veloce le palpebre, riprendendosi improvvisamente dall’incanto. And I couldn't take my eyes off her but that's not what I took off that night. Veloce vide il collare a terra. E sentì una mano tirarle la cerniera della gonna. Il sangue le si congelò. “Draco fermati!” esclamò d’istinto. Il biondo alzò la testa. Anna si divincolò dalla sua presa e si mise a sedere. La schiena appoggiata alla spalliera del letto. “Non…non fa troppo caldo?” esordì. Draco la guardò e si avvicinò. “Appunto…” sussurrò. Scoprendole una spalla. La castana si accorse di essere mezza nuda e di riflesso incondizionato si coprì, rossa in viso. “Anna…ti amo. Ti voglio. Adesso.” disse sicuro il biondo. La ragazza sbarrò gli occhi. Persa nella meravigliosa sensazione delle sue mani su di lei,  non si era nemmeno accorta di come le cose avessero progredito. “Oh con queste citazioni! Piuttosto, toglitela tu la camicia!” soffiò sulla difensiva. Stavolta fu Draco a trasalire. “Io non ho caldo…” rispose secco. Ma Anna lo guardò sospettosa. And she'll never cover up what we did with a dress. Con uno scatto la castana si avventò su di lui. Iniziando a sbottonargli veloce la camicia. Le sue dita sottili erano più rapide. Draco non ebbe il tempo di fermarla. Quando anche l’ultimo bottone si arrese Anna tentò di togliergli la camicia, ma il biondo le bloccò i polsi. Forse con troppa violenza. La castana si stava davvero agitando. Allora le stava nascondendo veramente qualcosa! Senza rendersene conto il suo sguardo squadrò prima il petto, poi il collo ed infine le braccia. Solo allora notò: una macchia nera risaltava sotto il bianco. All’altezza dell’avambraccio. Sentiva il cuore battere ad un ritmo troppo innaturale. Di scatto Anna si liberò dalla presa e gli tirò su la manica. Il cuore di Draco si fermò per un istante. La castana tremò, gli occhi si ingrandirono. “Il…il Marchio Nero…” sussurrò incredula. Il biondo tentò di distogliere lo sguardo da lei, ma non ci riuscì. No, she said "kiss me, it will heal but it won't forget. kiss me, it will heal but it won't forget". Anna rimase a fissare quella cosa. L’aveva già vista sul braccio di Lucius, però aveva sperato, aveva pregato addirittura con tutte le forze che Draco non fosse come lui. Senza volerlo gli occhi le si offuscarono. Draco sentì il cuore pugnalato da una miriade di aghi. Lo sapeva, era uno stupido, un irresponsabile. Lei non si meritava questo e lui non si meritava una come lei. And I don't mind you keeping me on pins and needles. If I could stick to you and you could stick me too. Anna spostò le sue iridi scure su quelle di ghiaccio del ragazzo. A Draco parve di sentirle bruciare a contatto con quelle di lei. La castana non abbassò lo sguardo, cercò di mantenere il controllo. Poi d’un tratto iniziò a singhiozzare. Il biondo si sentì morire. In quel momento gli parve di sentire il suo cuore smettere di battere. Don't break, don't break my heart and I won't break your heart-shaped glasses. “Anna…io…” riuscì solo a dire. La castana gli si buttò fra le braccia, iniziando subito a prenderlo a pugni. Non erano forti, non ci riusciva. “Draco, perché…perché?!” singhiozzò ancora. Il biondo l’abbracciò. “Mi dispiace, ho dovuto farlo…sono stato davvero un idiota, però non mi interessa cosa accadrà…io ti ho promesso di non abbandonarti…e non lo farò…” disse sicuro. Anna si staccò piano da lui. “Ti fidi di me?” le chiese Draco. La castana si asciugò le lacrime con una mano. Ed annuì. Il biondo si chinò e le diede un dolce bacio sulla fronte. Per poi stringerla ancora a se. Little girl, little girl you should close your eyes, that blue is getting me high. Anna si perse in quel calore. Doveva smetterla di fare la stupida. In questo modo faceva soltanto sentire in colpa Draco. Doveva essere forte per tutti e due. Nella sua mentre ancora intorpidita dallo shock, iniziarono a volteggiare tutte le belle sensazioni che provava stando con lui, quasi come se dovesse evocare un Patronus. E in un secondo, prese la decisione. “Io…lo voglio fare…” sussurrò la castana. Il biondo la guardò stupito. “Anna…non devi farlo per forza…” sorrise intenerito. Ma la ragazza scosse decisa la testa, togliendosi la camicia. Gettandola accanto ai suoi anfibi. Sapeva di essere diventata completamente rossa in viso. Era imbarazzata. Anche un po’ impaurita. L’unica cosa che importava per lei però era solo stare con lui. Don't break, don't break my heart and I won't break your heart-shaped glasses. Draco le fece una carezza su una guancia. Era davvero strano vederla così imbarazzata. Però doveva ammettere che quello che aveva davanti l’attirava non poco. Il biondo decise di fare la sua parte e tolse la camicia. Anna cercò di rimanere impassibile. Voleva controllare quel dannato rossore. Il cuore le batteva a mille e tremò di poco. Draco sorrise intenerito. Sembrava un pulcino indifeso. “Andiamo sotto le coperte, non vorrei che ti congelassi…” osservò. In realtà anche lui era nervoso. Non erano mai andati così in la in quel campo. C’era stato solo qualche accenno. Little girl, little girl you should close your eyes, that blue is getting me high making me low. La castana annuì. Si ficcarono sotto al caldo piumone. Nella stessa posizione di prima. Il biondo non riusciva a staccare gli occhi da lei. Sembrava ancora più gracile sotto di lui. Anna si fece coraggio e si slacciò la gonna. Scalciandola poi con un piede. L’imbarazzo stava andando via. Lasciando posto alla paura. Draco la baciò ancora. Ed ancora. Mentre la sua mano scendeva. Passandole dietro la schiena, fino alla chiusura del reggiseno. La castana non disse nulla, lasciandogli via libera. Poco dopo l’ennesimo capo si aggiunse a quelli sul pavimento. Il biondo iniziò a baciarle il seno sinistro. Soffermandosi sulla sua iniziale incisa in quella pelle chiara. Anna si lasciò sfuggire un gemito. “Dannazione Draco fallo e basta!” soffiò poi spavalda. Draco ghignò soddisfatto. Si tolse i pantaloni con una velocità quasi sorprendente. Poi i due si guardarono. Ed insieme si tolsero l’ultimo indumento rimasto. Il pavimento era diventato l’equivalente del letto della castana quella sera. That blue is getting me high making me low, that blue is getting me high making me low. Draco guardò ancora Anna. La sua Anna. Sorrise incredulo. Quella era davvero la bambina con cui si era scambiato insulti e veleno al primo anno? Era davvero quella peste che gli aveva procurato un occhio nero al secondo anno? Certo. Però era cresciuta. Era diventata la ragazza per cui avrebbe dato la vita. La castana aveva il respiro irregolare. Il suo cervello era andato in stand by dopo aver fatto una completa radiografia al corpo del suo Draco. Non poteva essere lui il bambino platinato che l’aveva disarcionata dalla scopa al terzo anno, rompendole così un braccio. Non poteva essere lui quel bambino dal ghigno sempre pronto che le aveva augurato di finire fra le mani dell’erede di Serpeverde al secondo anno. Eppure lo era. Era cresciuto, contro di lei. Poi con lei. Era lui quello che aveva deciso di amare. Finchè morte non li separasse. She reminds of the one I knew that cut up the negatives of my life. Draco le appoggiò le braccia vicino alle sue spalle, per potersi muovere meglio. “Spero di non farti male…” confessò lui. Anna sorrise. Un dolce e genuino sorriso. “Non mi interessa…oramai puoi farmi quello che vuoi…” rispose. Poi si sporse e lo baciò, dandogli così il consenso. Il biondo la guardò divertito. “Anna…ti amo e sempre lo farò, indipendentemente da quello che succederà…” sussurrò ancora. La castana annuì. “Anche io ti amo Draco, non ti lascerò da solo…” sospirò piano lei. Così Draco si decise. I couldn't take my hands off her she wouldn't let me be anywhere but inside. Iniziò ad entrare in lei piano. Anna iniziò ad avere i primi segni di dolore. D’istinto artigliò la schiena del ragazzo. Questo chinò il viso verso di lei e appoggiò la fronte alla sua. “Pronta?” chiese. La castana annuì. Ed il biondo la penetrò con una spinta, secca. Anna si morse il labbro inferiore fino a farlo sanguinare. Dopo qualche minuto il dolore la abbandonò. Per lasciare il posto dal piacere. And I don't mind you keeping me on pins and needles If I could stick to you and you could stick me too. Entrambi iniziarono a gemere. Anna premeva le unghie contro la pelle del biondo. Draco spingeva sempre più veloce, per avere ancora più piacere. Tutti e due si erano finalmente messi a loro agio. La castana inarcava la schiena per assecondare i movimenti del ragazzo. E per un momento si lasciò sfuggire un ghigno. Le sue amiche avrebbero dovuto ricredersi. Poi Anna tornò ad abbandonarsi. In quel gesto che finalmente aveva suggellato la loro promessa. Uniti prima nell’anima ed ora anche nel corpo. Finchè morte non li separasse. Don't break, don't break my heart and I won't break your heart-shaped glasses.
Nel mentre una ragazza se ne stava vicino all’entrata dei sotterranei, a dondolarsi sulle punte. Hermione era felice. Lo era sempre quando riusciva a stare un po’ con Mark. Le dava un senso di libertà. Il ragazzo arrivò poco dopo. “Ciao Herm…” la salutò. Il prefetto lo salutò con la mano. “Allora, che si fa stasera? Dove mi porti?” sorrise poi. Il Serpeverde la guardò. L’avrebbe voluta portare in un luogo incantato. Un posto senza cattiveria e crudeltà. Un posto in cui avrebbe potuto passare una bella serata. Ed invece, sapeva di doverla portare in un infimo passaggio segreto. Nascosti come topi. Ed era tutta colpa sua. Perché quella sera Draco gli aveva parlato. Gli aveva confessato che avrebbe detto del Marchio ad Anna. A questo punto lui non poteva tirarsi indietro. Sperava solo che Hermione lo capisse. Quella ragazza buffa che gli stava accanto in quel momento. Con gli occhioni spalancati dalla curiosità. “Sorpresa…” le rispose lui, con quanta più falsa allegria poteva mettere. Poi la prese per mano. Hermione arrossì e si lasciò condurre da Mark. I due girarono per qualche corridoio. Fino a quando il ragazzo si fermò. “Hey Mark…tutto ok?” gli chiese. Il Serpeverde sorrise. Non era mai stato bravo con le confessioni. “Herm…io…ti devo dire una cosa…” disse solo. La ragazza annuì. And I'd give up forever to touch you 'cause I know that you feel me somehow. “Io…spero che dopo quello che sto per dirti tu non cambierai opinione su di me e sopratutto non mi toglierai la tua amicizia…davvero Herm averti come migliore amica è la cosa più bella che mi potesse capitare…” esordì Mark. Hermione lo guardò dubbiosa. Che cosa le voleva dire di così importante? Forse un’altra dichiarazione. Oppure qualcosa di grave. Stava iniziando a preoccuparsi. You're the closest to heaven that I'll ever be and I don't want to go home right now. “Stai tranquillo Mark, dimmi pure…” sorrise dolce lei. Il Serpeverde sospirò. “Ti ricordi al compleanno di Anna, quando mi hai chiesto se avevo un tatuaggio?” le ricordò. Hermione annuì. Sentiva lo stomaco contorcersi. Era forse un segno di avvertimento? And all I can taste is this moment and all I can breathe is your life. Mark la osservò ancora. Come avrebbe fatto a dirglielo? Però infondo non era così grave. Non aveva ucciso nessuno, per ora. A questo pensiero il ragazzo si irrigidì. Voleva davvero rendere partecipe Hermione di quello scempio che stava diventando la sua vita? No. Ma non poteva nemmeno nascondere una cosa così grossa. Fino ad ora era riuscito a coprirsi il Marchio con della crema magica. Solo nei casi in cui la ragazza l’avesse dovuto vedere senza maglietta. Lo aveva anche fatto per Draco. Non voleva che finisse nei guai con Anna. Era incredibile come tutto fosse diventato più difficile. 'Cause sooner or later it's over I just don't want to miss you tonight. Lei era stata la sua vita per molti mesi. Ed anche se ora era sono un’amica non gli importava. Certo, il suo amore si era tramutato in vero affetto. In qualcosa di meno potente ma in grado di proteggerla. Eppure ora doveva proteggerla da se stesso. Era alquanto ironico. Anche perché lui sapeva che se Draco avesse portato a termine la missione tutto sarebbe cambiato. “Mark?” lo chiamò Hermione, svegliandolo dai suoi pensieri. Il ragazzo sospirò sconfortato. “Herm...scusa…” sussurrò. Per poi tirarsi su di scatto la manica della felpa. And I don't want the world to see me 'cause I don't think that they'd understand. La ragazza si portò le mani alla bocca. Sull’avambraccio sinistro troneggiava quel segno. Portatore di morte e di sventura. Quel teschio unito ad un serpente che Hermione non avrebbe mai voluto vedere così da vicino. Il respiro le morì il gola. Non stava succedendo davvero. Non poteva essere vero. Non lui. Non il suo Mark. When everything's made to be broken I just want you to know who I am. Il Serpeverde la guardò dispiaciuto. La vedeva, era paralizzata dal terrore. Forse doveva immaginarselo che sarebbe finita così. Era stato troppo egoistico pensare di potersi tenere Hermione. Lei odiava quelli come lui. Odiava i Mangiamorte. E quel segno dimostrava che fosse uno di loro. And you can't fight the tears that ain't coming or the moment of truth in your lies. Pian piano gli occhi della ragazza si riempirono di lacrime, che iniziarono a scendere sulle sue guance. Come poteva aver fatto una cosa del genere? Mark era un ragazzo sveglio ed intelligente. Non aveva bisogno di una stupida setta per sembrare potente! Hermione allungò una mano verso il Marchio. Il Serpeverde non si ritrasse. When everything feels like the movies yeah you bleed just to know you're alive. La ragazza poggiò la sua mano sul teschio. Lei era diventata improvvisamente la Lily della situazione. Se l’era ricordato all’improvviso. Giulia le aveva raccontato dei diverbi fra lei e Piton. E della conseguente rottura d’amicizia. No, Hermione non l’avrebbe permesso. Voleva davvero bene a Mark. E non l’avrebbe abbandonato. Non ora che ne aveva più bisogno. And I don't want the world to see me 'cause I don't think that they'd understand. Mark la guardò colpevole, ma lei scosse la testa e si asciugò le lacrime veloce. Lui l’aveva aggiustata quando era oramai in pezzi. Ora toccava a lei. Così lo abbracciò forte. “Non basta un tatuaggio un po’ appariscente per farmi cambiare idea, sciocco…” sorrise. Il Serpeverde contraccambiò l’abbraccio. Anche se effettivamente si sentiva a disagio. Forse avrebbe preferito non saperlo. “Non hai paura di me?” le chiese, come se intuisse i suoi pensieri. Hermione prese un profondo respiro. “Di te? Ma se ti batto quando voglio! Secchione…” lo guardò scettico. Mark sorrise. Doveva immaginarlo che il suo prefetto perfetto non si sarebbe scoraggiato. When everything's made to be broken I just want you to know who I am. “Mark…posso chiederti una cosa?” esordì poi la ragazza. Il Serpeverde annuì. “Quando? E perché?” chiese. Mark sorrise amaro. “Appena prima di iniziare l’anno scolastico, è stato quasi un obbligo…sai, tutte le cavolate sul casato Wright eccetera…mio padre mi ha letteralmente buttato fra le braccia amorevoli del Signore Oscuro…” ironizzò. Hermione scosse la testa affranta. Non c’erano dubbi allora. A quanto pare la stessa sorte era toccata a Draco allora. When everything's made to be broken I just want you to know who I am. “Sai Herm…ho avuto tanta paura di perderti…” conessò ancora Mark. La ragazza alzò le spalle. “Mi ci vorrà un po’ per realizzare…” commentò solo. Il Serpeverde annuì. Si sentiva finalmente libero. “Ora possiamo andare in un posto più…bello?” chiese timida Hermione. Il ragazzo la guardò male. “Critichi i miei gusti mocciosa?” ghignò. La ragazza sbuffò e gli fece la linguaccia. Mark rise. “Andiamo…” decretò infine. Avvolgendole le spalle con un braccio. Hermione annuì. Così assieme si allontanarono verso un posto un po’ più allegro. Avevano tante cose di cui parlare. Senza rendersi conto di aver fatto un ulteriore passo per consolidare la loro amicizia.
Una ragazza era arrivata a destinazione, si guardava in giro ansiosa. Era il secondo appuntamento nel giro di due settimane. Non che il terzo ufficiale. Giulia era davvero felice. Si divertiva tanto con Piton e chissà dove l’avrebbe portata quella sera. Un rumore distrasse la ragazza dai suoi pensieri. Si voltò stupita. Il professore avanzava con la bacchetta illuminata. Giulia tirò un sospiro di sollievo. “Buonasera…” la salutò secco lui. La ragazza sorrise. “Buonasera professore!” esclamò. Oramai chiamarlo in modo formale le sembrava divertente. Però le ricordava i vecchi tempi, quando non osava nemmeno chiamarlo per cognome. Severus la guardò. Possibile che Giulia stesse bene con ogni cosa indossasse? La ragazza gli trotterellò vicino. Piton le porse automaticamente il braccio e lei lo strinse. Poi in un attimo li avvolse il gelo totale. Giulia chiuse gli occhi. Si stava abituando a quella sensazione. Però le faceva uno strano effetto vedere il vuoto intorno a lei. Dopo nemmeno cinque minuti arrivarono a destinazione. Il solito vicoletto. La ragazza scosse la testa per riprendersi. Severus la guardava divertito. “Cosa facciamo di bello stasera Severus?” gongolò felice Giulia. Iniziando a dondolarsi sulle punte. Piton sorrise. “Quello che vuoi…” rispose. Ma la ragazza scosse ancora la testa. “Allora decido che stasera mi porterai dove vuoi tu…” esordì. Il professore la guardò scettico. “Ho sempre scelto io i posti e non è giusto…” spiegò Giulia. Severus si astenne dal dirsi che in verità il cinema della prima uscita l’aveva scelto lui. Anche perché sapeva che la ragazza se ne sarebbe uscita dicendo che l’aveva trascinato a vedere un film deciso da lei. “E va bene…” sospirò arreso Piton. Giulia gli trotterellò vicino soddisfatta, poi si sporse verso la strada. “C’è tanta gente anche stasera! Però non ci sono i saltimbanchi…” descrisse. Severus scosse la testa divertito e uscì dal nascondiglio. In effetti non credeva che ogni sabato sera ci fosse così tanta folla. Anche se era il pieno centro londinese. “Andiamo?” la chiamò Piton. La ragazza annuì, prendendogli la mano. Per poi mischiarsi nella folla. Giulia si guardò intorno sorpresa. “Ci sono le bancarelle! Che bello!” esclamò. Severus rise. Era così buffa, senza contare quel cappellino. Però era bella come al solito. Ancora più raggiante, immersa nei colori della città. E lui aveva una gran voglia di stringerla fra le braccia. Di baciare quelle morbide labbra. Severus si maledì mentalmente per essere così maledettamente timido. Doveva ammetterlo a se stesso. Giulia era la prima ragazza che aveva mai avuto. La prima per cui provasse quello che si chiamava comunemente amore corrisposto. Le uniche donne entrate nella sua vita non se le ricordava nemmeno più. Tranne Lily. Sempre sepolta nei ricordi del suo cuore. Le altre non sapeva nemmeno come chiamarle. Erano solo state vittime degli ordini di Voldemort. Stupidi errori commessi per oscurare il vuoto che sentiva dentro di se. Fino a quando, aveva iniziato ad amare lei. Quella ragazzina buffa che gli trotterellava vicino. E dire che fino a due anni prima la considerava una semplice studentessa. “Severus guarda! È come il mercatino di Natale!” esclamò quest’ultima divertita, guardandosi intorno. Distogliendolo dai suoi pensieri. “Sappi che non ti lascerò sperperare soldi in queste cianfrusaglie inutili…” commentò il professore. Giulia sbuffò. Piton doveva ammettere che potevano una coppia abbastanza singolare vista da fuori.  Una ragazza che a stento mostrava i suoi sedici anni. Sorridente, allegra. Un uomo che dimostrava probabilmente più dei suoi anni, dal cipiglio perennemente scontroso. Severus venne distolto bruscamente dalle sue congetture. Giulia gli era appena caduta fra le braccia. “Scusa…mi hanno spinto…” si scusò. Il professore la rimise in piedi. La ragazza sorrise gentile. Piano intersecò le dita con le sue. Piton fece finta di guardarsi in giro per mascherare il suo consueto rossore. Nel mentre i due continuavano a camminare. Giulia iniziò a osservare le bancarelle ai lati della strada. Alcune vendevano gioielli di bigiotteria oppure fatti a mano. Altre si spingevano sull’antiquariato. Per arrivare infine ai libri. La ragazza sorrise meravigliata. Poi iniziò a frugare nella tracolla per prendere la digitale. Severus la guardò curioso. “L’ho trovata una settimana fa nel baule! Non credevo nemmeno di averla portata!” esclamò allegra accendendola. Ed iniziando a fare foto praticamente a tutto. “Sai vero che certi oggetti non sono permessi ad Hogwarts?” ghignò Piton. Giulia si bloccò con la digitale a mezz’aria. “Ci sono le foto di quest’estate…tanti ricordi…non…non posso tenerla?” chiese triste. Severus abbandonò il sorriso malefico. Sospirò e le fece una carezza sulla testa. “Scherzavo Giulia…tu mi prendi troppo sul serio…” precisò. La ragazza saltellò felice. Poi d’improvviso gli scattò una foto. Il professore non era abituato a simili diavolerie. Quindi ci mise un po’ per capire cosa aveva fatto Giulia. Lei invece era andata nell’archivio delle foto. Ed era rimasta a bocca aperta. Severus era venuto benissimo in foto. “Guarda!” sorrise la ragazza. Mostrandogli la foto. Piton la guardò alzando un sopracciglio. Evitando di esprimere quanta poca stima avesse del suo aspetto. “Severus sai…io e te non abbiamo nessuna foto assieme…” osservò poi Giulia. “Penso sia normale…” commentò subito il professore. La ragazza alzò le spalle. “Però…visto che oggi siamo…usciti assieme…e che…tu adesso non sei il mio professore…” cercò di dire timida. “Io sono sempre il tuo professore Giulia…” rimbeccò ancora Severus. Giulia sobbalzò. “Lo…lo so…però…siccome ho trovato la digitale…e…siamo qui assieme…e…” provò ancora a proporre. Piton sorrise divertito. “Normalmente risponderei con un no secco, dovresti conoscermi oramai…” rispose. La ragazza annuì un poco delusa. “Però per stavolta posso fare un’eccezione…” completò ghignando lui. Giulia lo guardò stupita. “Veramente per davvero?” esclamò a mo di bambina. “Non rispondo a domande senza una corretta logica grammaticale…” rimbeccò maligno. La ragazza gli fece la linguaccia, poi tornò alle sue foto. Fino a passare vicino ad una bancarella che la fece fermare. Era una di quelle che esponevano tanti libri. Anche a metà prezzo. Ed in mezzo a quelli lei aveva riconosciuto un volumetto ingiallito. Non troppo spesso. Il copertina la foto di due gambe con i polpacci avvolti da un paio di calzini bianchi. Severus si fermò e seguì il suo sguardo. E sorrise. Anche lui lo aveva riconosciuto subito. “Era Lo, semplicemente Lo la mattina, ritta nel suo metro e quarantasette con un calzino solo. Era Lola in pantaloni. Era Dolly a scuola…” iniziò a citare la ragazza. Piton allungò una mano verso il libro. “…era Dolores sulla linea tratteggiata dei documenti…ma tra le mie braccia era sempre…Lolita.” concluse Giulia. Severus voltò il volume. Lesse velocemente il commento che prendeva tutta quella piccola pagina. “Chissà se danno il film in qualche vecchio cinema nei dintorni…” osservò poi la ragazza. Il professore rimise a posto il volumetto. “Nel cinema in cui siamo andati quest’estate lo davano…sabato prossimo potremmo passare a vedere…” si lasciò sfuggire. Giulia sgranò gli occhi. Aveva sentito giusto? Ci sarebbe stato il quarto appuntamento il sabato successivo? “Dunque?” la richiamò Severus. La ragazza annuì svelta. Poi i due ripresero la passeggiata. Venendo distratti solo quando sentirono una musica pompare da una parte. Entrambi si voltarono. Giulia osservò i suoi coetanei in fila. Quella doveva essere una delle discoteche più frequentate. Se Anna fosse stata li si sarebbe messa ad esorcizzare quei ragazzi allineati su uno scarso tappeto rosso. Erano uno più strano dell’altro. Qualcuno indossava addirittura gli occhiali da sole, nonostante fosse buio e piena sera. Senza contare le ragazze. Sembrava che avessero fatto a gara a chi si vestisse di meno. “Non ti manca nemmeno un po’ essere la?” le chiese Piton. La ragazza sorrise. “Per nulla…io non frequento certi posti, mi piace ballare libera, senza venire schiacciata fra la folla…oppure bere ed appoggiare il bicchiere senza la paura che mi ci possano mettere qualcosa di poco legale…” esordì. Severus annuì. In verità si sentiva un po’ sollevato. “In effetti devo ammettere che sono contento che tu non sia come quell’orda di ragazzine scalmanate…” commentò ancora il professore. “Io sono una ragazzina scalmanata! Solo che io, Anna ed Herm amiamo altri posti, come semplici locali…basta essere noi tre…” aggiunse la ragazza. Piton si avvicinò di poco. Mentre la loro passeggiata continuava. Sorpassando la discoteca. La coppia tornò ad ammirare le bancarelle. Giulia aveva sempre la digitale in mano. Fotografava tutto: le luci, gli oggetti troppo costosi che non si poteva permettere, la gente intorno a lei. Ed ovviamente Severus. Era riuscita a fare qualche scatto con lui. Vicini. In una perfino ridevano. Il professore sembrava tutto così strano. Nessuno aveva mai voluto fare foto con lui. Però doveva ammettere che l’idea di avere una foto della sua amata non gli sarebbe dispiaciuta. I due erano giunti quasi alla fine delle bancarelle. La folla si diradava un po’. E le persone tornavano indietro per ripercorrere il mercato. Anche loro stavano per seguire il loro stesso percorso. Quando vennero fermati. “Giulia!” la chiamò una voce femminile. La ragazza si voltò, trovandosi davanti sua madre. Per un attimo ebbe i sudori freddi, poi si calmò quando vide che suo padre non c’era. “Che ci fai qui?” le chiese finta stupita. Giulia la guardò poco convinta. Sapeva riconoscere quando sua madre fingeva. Mary spostò lo sguardo alle loro mani intrecciate. Quindi successivamente su Piton. “Sera Severus…” salutò quasi con un sorrisetto malizioso. Il professore era pietrificato. Non sapeva cosa fare! Trovato in centro di Londra con una sua alunna. Mano nella mano. “Mamma piantala, lo stai mettendo in imbarazzo!” la richiamò subito Giulia. La donna ridacchiò. “Va bene, va bene! Volevo giocare un po’!” sbottò. Severus la guardò alzando un sopracciglio, chiaramente irritato. “Sei qui da sola? E papà?” le chiese poi la ragazza. Piton guardava le due un po’ stranito. Come poteva Giulia starsene così tranquilla in una situazione come quella? Poi il professore capì. Evidentemente sua madre sapeva qualcosa. Come del resto anche Anna ed Hermione. “Tranquilla bimba, l’ho mandato a prendermi lo zucchero filato appena vi ho visti piccioncinare teneramente a poca distanza…” raccontò Mary. La ragazza arrossì. “Mamma!” sbottò. La donna rise e le fece una carezza sulla testa. Passando lo sguardo al professore. “Oh avanti Severus! Non startene li impalato! Non sto mica pensando di denunciarti al Wizengamot!” rimbeccò. Piton riuscì solo ad alzare un angolo della labbra. “Molto spiritosa…” soffiò fra i denti. Mary sorrise divertita. “Cosa facevate? Un giro per le bancarelle?” chiese curiosa. Giulia annuì, ancora in imbarazzo. “Non sperperare tutta la paghetta in cianfrusaglie mi raccomando!” le raccomandò ancora la donna. La ragazza sbuffò. “Lo…lo so…” rispose. “Tu, controllala!” esordì Mary, puntando un dito verso il professore. Che la fulminò con lo sguardo. “Mamma…smettila…” la pregò Giulia. Era ancora rossa in viso. “Che permalosa che sei, sto scherzando…ovviamente quella cosa della paghetta è vera…e se devi proprio comprarti qualcosa di inutile, fammi il piacere di comprarne qualcuna anche a me…” si corresse la donna. La ragazza sorrise divertita. “E voi cosa facevate? Passeggiata romantica?” provò ad indovinare. Mary fischiettò innocente. “Tuo padre starà tornando, vi conviene entrare in qualche bar almeno per la prossima oretta…Sebastian è un gelosone di prima categoria!” precisò poi. Giulia annuì. Così la donna si chinò e le diede un bacio sulla fronte. “Divertitevi!” augurò. “Altrettanto…” rispose stavolta Severus. Mary gli riservò un sorriso complice. Poi salutò ancora con la mano e si dileguò fra la folla. “Scusa Severus, mia mamma è fatta così…non si accorge quando esagera!” si scusò subito la ragazza. Piton scosse la testa divertito. Era tornato rilassato. “Non pensavo che le avessi parlato di…me…” confessò. Giulia arrossì. “Non l’ho aggiornata sugli ultimi fatti, però…ecco…si, sa di…di te, insomma di…di noi…” confermò. “Spero non ti dispiaccia...cioè…scusa…” sobbalzò poi abbassando lo sguardo. Severus le sorrise e l’abbracciò. “Non sono arrabbiato…non ho motivo per esserlo…” osservò. La ragazza lo strinse forte a se. “Però non l’ho detto a papà…hai visto quando ero alla Tana no? Lui è fatto così…è geloso…” precisò un po’ in colpa. Piton annuì. “A nessun padre fa piacere che la figlia esca con un ragazzo…senza contare che io ho studiato con Sebastian…” commentò. Giulia si immerse nel suo petto. “Quando lo saprà darà di matto…però non mi importa…Severus io ho scelto te per la vita...” disse piano. Il professore inspirò il suo dolce profumo. Quella fragranza allo zucchero filato che gli era mancata così tanto quell’estate. Non credeva che sarebbero potuti arrivare fino a quel punto. “Davvero non hai nessun problema per l’età?” le chiese. La ragazza scosse la testa. Si sarebbe sposata anche ora se avesse potuto. “Non ti disturba nemmeno un po’ che io abbia la stessa età di tuo padre?” disse ancora lui. Giulia alzò la testa. E d’improvviso gli mise una mano sulla bocca. “Severus Piton, anche se tu avessi cento anni non mi importerebbe…ora tu hai il mio cuore e non lo vorrei dare a nessun altro al mondo…” esordì sicura. Arrossendo. Il professore la guardò. Si sentiva un uomo davvero fortunato. Una voce li portò alla realtà. Mary e Sebastian erano più vicini di quanto pensassero. Severus e Giulia si guardarono. Bastò un incontro di iridi per stabilire che sarebbe stato meglio imbucarsi nel bar più vicino per evitare eventuali brutte situazioni. Così fecero. Sgattaiolarono vicino a loro confondendosi con la folla. Per andare a rintanarsi in un locale verso metà della via. Da fuori emanava una piacevole luce blu. La coppia entrò, rimanendo piuttosto stupita. Era una specie di locale moderno. Con morbide poltrone blu e tavoli bianchi raffinati. Occupavano mezza sala. L’altra metà era spoglia, adibita a pista da ballo. La clientela era perlopiù ragazzi e ragazze al di sopra dei vent’anni. Contornata anche da qualche coppia più vecchia. Giulia si sentì improvvisamente più grande. Lei e Severus si sedettero nel tavolo all’angolo. Quello più appartato. “È un bel posto no?” osservò lei esagitata. Piton la guardò divertito. “Non penso che abbiano i seggioloni qui…quindi non agitarti, altrimenti rischieresti di cadere…” ghignò. Giulia lo guardò alzando un sopracciglio. Il professore fece lo stesso. Dopo cinque minuti lei scoppiò a ridere. “Non è giusto! Tu sei più bravo!” esclamò la ragazza. Piton sorrise. “Mai sfidare Severus Piton nel suo stesso gioco cara Grifondoro…” rispose ancora maligno. Giulia scosse la testa divertita. Subito un cameriere apparve davanti ai due. Portando i listini delle bibite, poi tornò al bancone. “Severus tu cosa prendi?” chiese indecisa la ragazza. In verità aveva voglia di bere qualcosa di alcolico. Però non voleva sembrare che si stesse atteggiando a gran donna. “Devo aggiornarmi sulla lista dei drink…quindi penso che rimarrò alla cara e vecchia Anima Nera…” rispose. Giulia scrutò il listino curiosa. “Un liquore di liquirizia? È forte?” chiese ancora. Severus ghignò. “Meglio che tu rimanga fedele ad un semplice bicchiere di latte…” la prese in giro. La ragazza gli fece una linguaccia. Poi scorse ancora la lista. Trovò un paio di nomi di drink adatti alle sue amiche. Un classico Limoncello per la cara Hermione Lavigne. Ed un interessante Orgasmo per Anna Manson. Il cameriere tornò al loro tavolo. “Avete deciso?” chiese. Giulia annuì. “Un’Anima Nera…” ordinò Severus. Porgendo i due listini. “Martini Bianco grazie…” aggiunse la ragazza. Il ragazzo scrisse sul block notes e andò via. Piton guardò la sua compagna divertito. “Dovevo immaginare che la signorina Haliwell avrebbe influenzato anche te…” osservò. Giulia sorrise. “Io non bevo quello che beve lei…praticamente ogni volta che usciamo si ordina un bicchiere di Assenzio…io finirei stesa a terra dopo il primo sorso! Però comunque mi piace provare nuovi drink…” raccontò. Il professore annuì. La ragazza si avvicinò a lui. Della musica faceva compagnia agli ospiti del locale. Non era come quella da discoteca. Questa era la cara buona musica. Quella con parole ed un ritmo non opprimente. Molte di quelle canzoni Giulia le conosceva. Il suo sguardo vagava per tutta la sala. Solo poche coppie erano seduta ai tavoli. O tornavano per riprendere fiato e per bere. Quella pista da ballo spoglia attirava anche lei. Poco dopo il cameriere tornò con le ordinazioni. Severus bevve un piccolo sorso. Come anche la ragazza. Lui lo notava. Lo sapeva. Era nell’indole di Giulia. Non sarebbe resistita li ferma per molto. Infatti dopo aver bevuto altri due sorsi la ragazza tirò fuori la digitale. Iniziando a fotografare il locale. Poi gli si mise vicino vicino. I loro visi attaccati. Lei era arrossita. Mentre Piton cercava di contenersi. Così click. Uno scatto. Ed eccone un altro con i bicchieri. “Vuoi per caso rifarti di tutte le foto che non abbiamo fatto negli ultimi due anni?” commentò divertito Severus. Giulia arrossì. “Io di solito faccio tante foto…perché è come se congelassi un ricordo…” spiegò. Piton sorrise. Approfittando della luce blu per non far vedere il rossore delle guance si chinò. E le diede un bacio. Senza che la ragazza se ne accorgesse premette il tasto. Ma nessuno dei due se ne accorse. Fu un bacio molto lungo. Giulia si perse in quel sapore di liquirizia. Poggiò la digitale sul tavolino e appoggiò le mani al petto del professore. Piton non voleva più staccarsi. Quelle morbide labbra non gli bastavano mai. Dopo qualche minuto dovettero separarsi. Almeno per bere un sorso del drink. La ragazza sorseggiava il Martini con sguardo ebete. Severus baciava divinamente. E non come quei ragazzini con cui era uscita per tutti quegli anni. Senza accorgersene il suo sguardo era tornato sulla pista. “Puoi andare a ballare se vuoi…” osservò. Ma Giulia scosse la testa. “Non senza di te…” rimbeccò sicura. Mettendo in borsa la digitale. Piton la guardò. Il suo io interiore lo avrebbe odiato per tutta la vita. Lo sapeva. Però in quel momento lui si alzò. La ragazza lo guardò stupita. Per poi seguirlo e prenderlo per mano. Così si buttarono fra la gente. Piton ringraziò che la canzone che partì in quel momento fosse lenta. Non se la cavava molto nei balli moderni. O almeno sembrava. To see you when I wake up is a gift I didn't think could be real. I due si sistemarono in uno spazio abbastanza largo. Giulia guardò timidamente il professore. Severus si avvicinò. E l’abbracciò piano. Mentre lei gli avvolgeva le braccia al collo. “Mi servirà una scala…” sorrise divertita. “Anche due…” ghignò Piton. “Antipatico!” sbottò la ragazza. Poi però si lasciò andare. Ancora una volta in quel suo profumo. To know that you feel the same as I do Is a three-fold, utopian dream. Così avvolgente. Sensuale. Giulia si sentiva davvero al sicuro. Quanto l’aveva cercato quell’estate. Rimanendo ore e ore sul davanzale aspettando Sweeney. Con la sua lettera. Perché anche loro avevano il suo profumo. Il profumo dell’amore. You do something to me that I can't explain. So would I be out of line if I said. Severus si sentiva in un sogno. Qualcosa di incredibile. Non pensava di poter meritare tanto. Ed ancora se lo chiedeva. Aveva fra le braccia una ragazza che fino a pochi anni prima non considerava. Era stato così cieco da non accorgersi dei suoi sguardi. Ed ora ringraziava quel piccolo oggetto viola. Se lo ricordava ancora. La sera che l’aveva trovato. Se l’era rigirato fra le mani con riluttanza. Pensando che fosse un oggetto di poco conto. Quando il giorno dopo l’aveva denunciato in classe aveva visto Giulia sobbalzare. Però non gliele importava più di tanto. I miss you. Il giorno dopo lei confessò. E lui la sera si ritrovò a rigirarsi ancora il bracciale. Stavolta più cauto. Quasi curioso. In effetti solo in quel momento notò gli strani atteggiamenti che prendevano a quella ragazza buffa nelle sue lezioni. Però non avrebbe di certo immaginato che fosse innamorata di lui. Lui. L’arcigno e bastardo professore di Pozioni. I see your picture, I smell your skin on the empty pillow next to mine. Giulia sorrise. Le veniva quasi da piangere. A pensare a quanto il suo cuore aveva lottato contro il suo cervello. Si diceva di lasciarlo perdere. Che non avrebbe mai potuto stare con lui. Eppure. Era vero che i sogni se desiderati intensamente si sarebbero avverati. Lei, con quell’incredibile vena gentile nel cuore. Innocente. Anche un pò credulona forse. Lei, in cui scorreva melassa nelle vene, invece del sangue. Come aveva detto Anna. Quella bambina che per la prima volta aveva avuto il cuore a mille guardando degli occhi scuri. Quelli del suo professore. You have only been gone ten days, but already I'm wasting away. “Severus…?” lo chiamò piano la ragazza. Piton abbassò lo sguardo. “Ora ne ho avuta la conferma…” iniziò a dire lei. Il professore la guardò dubbioso. “I sogni anche più impossibili si avverano…se…se si vogliono davvero…ma davvero davvero…” continuò. Severus sorrise. “E sai come lo so?” chiese Giulia. Piton scosse la testa. “Perché…tu…tu sei il mio desiderio numero uno…” concluse la ragazza, arrossendo. I know I'll see you again whether far or soon. But I need you to know that I care. Il professore non potè fare a meno di stringerla forte a se. La sua piccola Giulia. Quella bambina che faceva a botte nel giardino con i più grandi. Quella che lo faceva dannare rischiando di far esaltare in aria l’intera classe per la sbadataggine. Quella che inciampava ogni cinque passi. L’aveva vista crescere. L’aveva vista cambiare. Così come avrebbe visto Eveline in futuro. Ed ecco che si decise. Severus si chinò di poco. E la baciò ancora, dolcemente. Per ringraziarla di essere li con lui. Di stargli vicino. O più semplicemente, di esistere. And I miss you.

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Capitolo 34
*** Slipping Trought My Fingers ***


Ma buonasera uwu
io ci ho provato ad aggiornare quando c'è il sole, ma una serie di sfortunati eventi mi riconduce alla notte fonda u.u  ringrazio in modo spropositato Aloysia Piton e Sherlockstardust per i loro commenti al capitolo precedente, vi pastrugno <3 come ringrazio anche chi continua a leggere in silenzio, ma segue comunque le sconclusionate avventure delle mie bimbe çwç

Avvertenze: estrema fratellanca, OCC (e chi più ne ha più ne metta), party all night long e bona. 

In questo capitolo troviamo solo Slipping Throught my Fingers dal film Mamma Mia! Vi rimando sempre alla playlist di spotify con tutte le canzoni delle mie ff u.u basta cercare mimiryuugu. 

Vi lascio alla nuovo capitolo,
buona lettura <3



Trentaquattresimo Capitolo

La luna era oramai alta nel cielo. Nessuna nube all’orizzonte. I suoi raggi filtravano attraverso le finestre del castello, illuminando i corridoi bui. Fino all’atrio, per fermarsi e cedere il posto alle torce. Nei Sotterranei, nessun rumore interrompeva più il silenzio. Draco si rigirò nel letto, lo sguardo fisso su di lei. Anna se ne stava su un fianco, con il lenzuolo a coprirla. La pelle chiara in contrasto con le lenzuola verdi scuro. Era voltata verso di lui, ma riposava tranquilla. Si erano definitivamente fermati un’ora prima. La castana era stata la prima a venire, lui subito dopo. Erano ancora storditi e affannati. Anna aveva preso veloce la pozione che teneva in borsa. Anticoncezionale probabilmente. Mentre lui sistemava il lenzuolo. Lei aveva perso sangue, ma con un colpo di bacchetta il biondo ripulì tutto. Appena si erano sdraiati lei aveva avuto solo il tempo di poggiare gli occhiali. Poi erano caduti in un sonno profondo. Ed ora Draco se ne stava li. Ad osservarla. I capelli morbidi sul cuscino, una mano stretta al lenzuolo. Il viso così dolce. Sembrava davvero indifesa. La sua iniziale era nascosta dalla coperta. Mentre sulla spalla destra stava placido il cuore. Il biondo si guardò il Marchio sull’avambraccio, poi allungò una mano e fece alla castana una carezza sulla guancia. Sospirando. Forse con quella notte le aveva fatto il torto peggiore. Sconsolato Draco si alzò. Si infilò i boxer e si diresse allo specchio grande in fondo alla stanza. Aveva i segni delle unghie di Anna sulla schiena. Li sentiva. E se li era pure meritati. Anche se sapeva che lei non l’aveva fatto apposta. Nel mentre proprio la ragazza si agitò nel sonno. Allungò inconsciamente una mano. Sentendo il vuoto aprì piano gli occhi, senza ottenere molti risultati. Si voltò e prese gli occhiali sul comodino ancora assonnata. Se li mise e si guardò intorno. Alzandosi a sedere. Tenendo con una mano il lenzuolo. “Draco?” sussurrò. Poi lo vide. Anna si rimise le mutandine e usò la camicia del ragazzo per coprire il resto, abbottonandola a metà. Poi lo raggiunse. abbracciandolo da dietro. “Tutto ok amore?” gli chiese. Il biondo annuì. “Piuttosto tu…hai perso tanto sangue…sei sicura di riuscire a reggerti in piedi?” osservò lui. La castana sorrise. “Sono forte io!” esclamò. Draco poggiò le mani sulle sue. “Mi odi?” le chiese. Anna appoggiò la fronte fra le scapole del ragazzo. “Certo, faccio l’amore con te perché ti odio…ma che domande sono?!” sbottò. Il biondo sorrise. “Draco, dimmi solo…quando è…quando è successo? E…com’è stato?” gli chiese la castana. Draco si slacciò dall’abbraccio. La prese per mano e la condusse al letto per sedersi. I gomiti appoggiati alle ginocchia. La testa fra la mani. Anna raccolse le gambe al petto e lo guardò. “Quando ti ho detto che andavo in vacanza con mia madre, in realtà siamo andati al castello del Signore Oscuro…mio padre è stato scarcerato prima di quanto avessero riportato i giornali…comunque non c’ero solo io da Marchiare, era una specie di iniziazione…mio padre sorrideva fiero, mia madre invece ha pianto per due giorni…l’ho sentita…chiusa in camera…” iniziò a dire. La castana abbassò lo sguardo. In effetti la capiva. Aveva già visto Lucius in pericolo di vita ed ora anche il suo unico figlio. Il cuore di Anna ebbe una fitta. Ora anche lei avrebbe vissuto quell’incubo. “Comunque non è come fare un tatuaggio normale…hai una bruttissima sensazione addosso…” concluse ancora Draco. La castana si avvicinò e lo abbracciò. “Stai tranquillo, ci sono io ora…” sussurrò. Dandogli dei piccoli baci al braccio. “Anna…io…ti ho mentito…fino ad ora…non ti fa incazzare? Non pensi che io sia uno stronzo egoista?” le chiese un poco confuso il biondo. Anna sorrise divertita. “Certo che no, sei sempre il mio Schiopodo…solo con un tatuaggio in più…” rispose. Il biondo sospirò. “Il Signore Oscuro mi ha affidato una missione…e sono sicuro che non ce la farò…” spiegò spiccio. La castana si irrigidì. In quel momento avrebbe voluto davvero avere un Death Note. O almeno avere sotto mano Lucius. Così da portegli dare un pugno dritto sul naso. “Sei un novizio…non dovrebbe darti compiti così importanti!” osservò poi. Draco sorrise ironico. “Vallo a dire a lui…” rimbeccò acido. Anna si voltò. “Ti ho detto anche troppo…perfetto…ora sei anche in pericolo…bene, sono davvero uno Schiopodo!” si insultò il biondo. La castana sbuffò. “Draco Malfoy, smettila di auto commiserarti e tira fuori le palle!” lo richiamò. Draco si voltò e scoppiò a ridere. Anna lo fulminò con lo sguardo. “Che c’è?” sbottò. “Non sei molto credibile vestita così…” esclamò lui. La castana si mise in ginocchio e lo prese per i capelli. “Non sottovalutarmi Malfoy…ricordati che non sono una donnicciola indifesa…” soffiò maligna. Il biondo la guardò scettico. Poi con uno slancio si tolse dalla sua presa. E le bloccò i polsi. “Draco…dimmi la verità…com’è Tu Sai Chi, visto da vicino?” gli chiese Anna, senza opporre resistenza. Il ragazzo la lasciò e alzò le spalle. “Mette abbastanza ansia…” rispose solo. La castana lo guardò non molto convinta. “Anche se è senza naso?” rimbeccò poi. Draco si lasciò sfuggire una risata. “Che cos’è che devi fare esattamente?” gli chiese ancora Anna. Il biondo scosse la testa. “Non posso dirtelo…e poi non voglio che tu sia in pericolo…” si rifiutò. La castana annuì. Poi comprensiva gli fece una carezza sulla testa. “Sappi che io ci sarò sempre…ora siamo davvero legati. Però niente più segreti…quindi se vuoi sfogarti, io ci sono…” gli disse. Draco sorrise un poco confortato. Non era mai stato solo nel corso della missione. Mark era diventato il suo braccio destro. Però ora si sentiva decisamente meglio. “Anna…se davvero riuscirò in quello che devo fare…dovrò scappare…” confessò. La castana sbarrò gli occhi. Poi fece un profondo respiro. “Dobbiamo trovare un modo per tenerci in contatto allora…” commentò. Il biondo la guardò un poco apprensivo. “Se il Signore Oscuro venisse a sapere della tua esistenza saresti davvero in pericolo e io non lo voglio…sei la madre dei miei futuri figli Anna, non posso permetterlo!” rispose secco. Ma Anna scosse la testa convinta. “Lo so che quella megera di Bellatrix vorrebbe torturarmi, però non mi lascerò trovare…e io, senza di te per un tempo indeterminato, non ci resto!” sbottò a mo di bambina capricciosa. Draco sorrise divertito. E l’abbracciò, poi le diede un lungo bacio. La castana si staccò prima che degenerasse in altro. “Ora io vado a farmi una doccia, poi me ne torno in dormitorio, intesi?” spiegò. Il biondo la guardò deluso. “Dai rimani qui a dormire! Ti vanterai domani con le tue amiche!” la pregò. Ma Anna era decisa. Scosse la testa e si alzò. Per poi andare in bagno. “Se provi ad entrare ti crucio!” lo minacciò subito. Draco sbuffò. La castana si tolse la camicia e l’unico pezzo di biancheria. Poi si tirò su i capelli e la frangia con due fermagli per non bagnarli. E si tuffò sotto il caldo getto della doccia. Quando si avvolse nell’asciugamano dovette lavarsi la faccia altre due volte per far andare via il trucco. Poi si sciolse la frangia e di capelli e li pettinò. Trasfigurò gli slip in un paio puliti e li mise. Tenendosi su l’asciugamano sul petto. Prese la camicia e tornò in camera. Il biondo se ne stava tranquillo, ancora in boxer sul letto. Anna dovette frenare i suoi ormoni da adolescente neo sessualmente attiva. “Potevi anche sprecarti a sistemare…il pavimento è un cumulo di vestiti!” lo rimproverò. Draco sorrise divertito e si voltò verso di lei. “Sei felice?” le chiese. “Di rimettere a posto i vestiti? Direi anche di no…” sbottò, radunando le sue cose. “No stupida! Di…averlo fatto…con me…” rimbeccò il biondo. La castana lo guardò in modo eloquente. “No…ora ti odio, sei stato violento ed insensibile e non lo farò mai più…” ironizzò. Poi i due si guardarono e scoppiarono a ridere. “Non volevo farti male…” confessò Draco. Anna sorrise divertita. “È normale amore dai…e ora, ti pregherei di girarti, devo cambiarmi…” ordinò. Il biondo la guardò scettico. “Se pensi che io mi perda lo spettacolo ti sbagli di grosso cara…” ghignò. “Che gentiluomo!” rimbeccò sarcastica. Poi fu lei a voltarsi per dargli la schiena. Infondo Anna doveva ancora abituarsi a tutta quell’intimità. Lasciò cadere a terra l’asciugamano e si mise il reggiseno. Litigando con la chiusura. Poi si infilò la gonna. Ed infine si rimise la camicia di Draco, che la guardò dubbioso. “La prendo in ostaggio…” commentò solo lo castana. Poi mise tutti i bracciali ed il collare nella borsa. Insieme alla boccetta vuota. “Devo andare a rubarne qualcuna a Mary Kate…” esordì. Il biondo sbattè le ciglia per addolcirla. “Non rimango…” replicò lei. Draco sbuffò. Anna controllò di aver preso tutto. “Ti aspetto domani sera allora…” ghignò ancora il biondo. La castana rise. “Metti a cuccia l’amichetto Malfoy…mica pretenderai che mi conceda tutte le sere…” osservò finta signora. Poi i due si guardarono. E scoppiarono ancora in una grassa risata. “A domani amore, ti amo...” lo salutò. Si chinò e gli diede un bacio. “Anche io ti amo…a domani…” ricambiò lui. Per poi darle una pacca sul sedere. Anna gli tirò un pugno sulla testa. E sorridendo divertita si avviò alla porta.
Intanto, nelle vicinanze, una coppia conversava. Anzi, proprio a pochi scalini di distanza. Hermione e Mark si erano trasferiti nella calda Sala Comune di Serpeverde. Per poter parlare di cose più semplici, meno segrete. “Mark…quante ragazze hai avuto fino adesso?” gli chiese timida il prefetto. Il ragazzo la guardò divertito. “Non ti rispondo finché sono ancora sobrio…” rimbeccò. Hermione scosse la testa. “Tu ti intendi di…si insomma…di…sesso?” continuò poi. Perché mai stava iniziando quel discorso? Era come mettersi il trappola da sola! “Come mai un cambiamento così totale di argomento?” osservò Mark. Il prefetto si guardò in giro per far andare via l’imbarazzo. “La mia prima volta è stata…l’anno scorso…decisamente si…non sono mica uno vissuto io…” spiegò lui. Hermione annuì. Era arrossita. “Che diamine! Non capisco perché io mi imbarazzi tanto!” sbottò stufa. Il Serpeverde rise. “Noi maschi abbiamo una visione tutta diversa…e poi diciamoci la verità, i padri parlano più volentieri del sesso che le madri…” osservò. Il prefetto sospirò. Quanto era vero! “Penso che mia madre creda che io abbia già imparato tutte le cose teoriche dai libri… ecco perché mi chiudo a riccio…eppure ho sedici anni, dovrei avere almeno un minimo di cultura generale…” commentò. Mark ghignò. “Se vuoi posso farti da insegnante…” propose. Hermione arrossì. “Ora che so quanto io sia ignorante su questo argomento potrei anche dirti di si…” soffiò irritata. Il Serpeverde scosse la testa divertito. “Herm…che c’è che non va?” le chiese. Il prefetto alzò le spalle. Poi rivolse lo sguardo al camino. “Il fatto è che Anna e Giulia sono cresciute sia nel cuore che nel corpo…hanno iniziato ad affrontare certi argomenti che a mio parere potrebbero anche aspettare…non lo so che cosa non va in me…” sospirò. Mark la guardò comprensivo. “Non c’è nulla che non va in te…è solo che tu hai altri interessi…e poi ricorda che Anna e Draco stanno assieme da due anni…per quanto riguarda Giulia e…il suo misterioso ragazzo non lo so, però se arriva a parlare in certi termini deve stare con lui da un tempo quasi uguale…tu e Ron state assieme da quanto? Un mese scarso?” osservò. Hermione appoggiò un gomito al bracciolo della poltrona. Poi sulla mano appoggiò ancora il mento. Le iridi castane rivolte al fuoco scoppiettante. “Un mese…e sei anni…” lo corresse. Il Serpeverde la fissò. “Ad Anna piacciono i manga yaoi…tu sai cosa sono?” gli chiese all’improvviso il prefetto. “Ovvio…” rispose subito lui. Hermione si voltò e lo guardò stupito. “Ma di solito a voi maschi non infastidisce parlare di gay o cose simili?” commentò un po’ confusa. Mark ghignò. “Non fare di tutta l’erba un fascio…” sbottò. Il prefetto lo guardò sospettosa. “Mark…dimmi la verità…tu ne sai qualcosa?” aggiunse perplessa. Il Serpeverde si limitò a vagare con lo sguardo per la stanza. Senza togliersi quel sorriso sghembo e soddisfatto dal viso. “È solo sesso occasionale…non amore omosessuale…” precisò poi. Hermione lo guardò curiosa. “Stai parlando di te, oppure degli yaoi?” rimbeccò. Mark si chinò di poco verso di lei. “Degli yaoi…anche se…” si lasciò sfuggire. Il prefetto pendeva curiosa dalle sue labbra. “Anche se…?” ripetè come ipnotizzata. “Anche se…non ne leggo da molto…me li facevo prestare dalla James ma pare che abbia esaurito le scorte…” spiegò. Hermione lo guardò delusa. La James. Subito le venne in mente l’amica di Anna. Quella bionda di Serpeverde a cui aveva preso la pozione anticoncezionale. Se la stava figurando un po’ come una spacciatrice occasionale. “Sei una vera delusione Wright…” sbuffò poi il prefetto, affondando di peso nella poltrona. “Hey mocciosa…di certo potrei raccontarti qualche dettaglio che nemmeno oseresti immaginare!” rimbeccò Mark. Hermione lo guardò scettica, poi si alzò. “Sarà per un’altra volta caro il mio maestro…si è fatto tardi e mi aspettando due resoconti di appuntamenti a cui non voglio mancare…” lo congedò. Il Serpeverde sorrise. “Granger, oh mia piccola e innocente Granger…non scappare dalle tue paure…” cantilenò. Il prefetto gli fece la linguaccia. “Vedrai…riuscirò a farmi una cultura entro un mese…” rimbeccò sicura. Mark ghignò. “Farti…solo una cultura?” commentò malizioso. Hermione gli tirò un cuscino li accanto. Il Serpeverde aprì la bocca per ribattere ma un rumore attirò la sua attenzione. Come anche quella del prefetto. Anna era appena entrata in Sala Comune. Veloce guardò i due e sorrise compiaciuta. “Devo proprio dirtelo Herm…è davvero una soddisfazione vederti in questa sala…peccato che non ci sia la digitale di Giulia…” osservò. Hermione la guardò. Aveva qualcosa di diverso. Forse era solo la camicia bianca. “È tardi…magari Giulia ci sta già aspettando…andiamo…” disse solo. Poi andò a prendere a braccetto la castana. Trascinandola fuori dalla Sala Comune. “Ho grandi novità…” esordì Anna. Il prefetto annuì. “Anche io…” concordò. Per poi uscire dai sotterranei. E continuare in silenzio la strada fino alla Torre.
Nel mentre una coppia aveva smesso di ballare. Si era seduta per finire di bere i loro drink ed infine erano tornati nella folla londinese. Stavolta Giulia guardava con più attenzione le bancarelle. Voleva comprare un po’ di cose per le sue amiche e sua madre. Severus la osservava curioso. Anche lui si era voltato a qualche bancarella di libri. Nonostante amasse i preziosi volumi non disdegnava quelli a poco prezzo. E poi avevano quell’aria di vissuto che a lui piaceva tanto. La ragazza notò che il professore stava analizzando dei libretti in una bancarella dall’altro lato della strada. “Severus…se vuoi puoi andare a vedere, io rimango qui…forse ho trovato qualcosa anche io…” disse lei. Piton si guardò intorno. “Meglio non separarsi Giulia…c’è ancora molta gente…” rimbeccò. Ma la ragazza scosse la testa. E a malincuore gli lasciò la mano. Per poi spingerlo di poco verso i libri. Severus sorrise divertito. “Non ti muovere…” le raccomandò. Giulia annuì sicura. Così il professore si avvicinò ai volumi. La ragazza invece iniziò a guardare curiosa la bancarella davanti a se. C’era un po’ di tutto. Ma ciò che aveva attirato maggiormente la sua attenzione erano stati dei portafoto. Erano fatti a mo di libretto, così da poterci mettere due foto all’interno. Davanti vi era incastonata una pietra piatta. Dal taglio liscio e quadrato. Giulia sorrise, notandone i colori piuttosto azzeccati. Il prezzo non era nemmeno alto. Ne prese quattro: uno dalla pietra nera, una azzurra, uno viola ed uno verde. Li pagò veloce e li mise nella borsetta. Dovevano essere una sorpresa. Poi ispezionò anche gli altri oggetti. Alla fine optò per un pupazzetto con sonaglino. A sua madre piacevano quelle cose inutili. Erano troppo buffe. La ragazza prese anche questa. “Hai trovato quello che cercavi?” le chiese d’improvviso Severus. Apparendole al fianco. Giulia sobbalzò. Poi sorrise tranquillizzata ed annuì. I due si fermarono a comprare dello zucchero filato. E tornarono ad incamminarsi verso il vicolo. Per dirigersi ad Hogwarts. La ragazza aveva appena finito il morbido dessert giusto in tempo per potersi infiltrare nel buio nascondiglio. Senza fare storie prese il braccio di Piton. E così poco dopo si trovarono ai confini della scuola. “Grazie per la serata…mi sono divertita…” sorrise Giulia. Severus annuì. “A domani allora e non rimanere alzata con quelle scapestrate fino a tardi…” le raccomandò. La ragazza scosse la testa divertita. Poi si levò in punta di piedi. E rossa in viso gli scoccò un candido bacio sulle labbra. “Buonanotte Severus, a domani…” lo salutò. Per poi iniziare a correre in direzione del castello. Piton sorrise divertito, vedendola inciampare e cadere come suo solito fra l’erba. Giulia si rialzò subito. Si sistemò la gonna e riprese la sua corsa, mentre il professore ancora la guardava. Senza mai smettere di mostrare quel sorriso. Che era stata lei a fargli nascere sulle labbra.
Hermione ed Anna arrivarono placide in dormitorio. La prima si cambiò distrattamente. Infilando la calda camicia da notte blu. Lunga fino al ginocchio. Dalla stoffa morbida e una piccola scollatura. Lei preferiva di certo i pigiami. Ma tutti quelli pesanti che si era portata erano stati mandati a lavare con il giro di bucato di quella mattina degli elfi. Di solito era la madre che insisteva nel regalarle certi capi da notte. Nel mentre il prefetto ripercorreva nel suo cervello i fatti della serata. Si era davvero stupita del suo autocontrollo. O forse non aveva semplicemente realizzato cosa davvero fosse successo. La seconda si fece scivolare la gonna ai piedi. Gli anfibi già buttati in un angolo. Poi si immerse per un attimo nel profumo della camicia. Chiudendo gli occhi. Era estremamente patetico per una come lei. Eppure non riusciva a smettere di pensarci. A quei momenti vissuti solo qualche ora prima. Alle mani di Draco su di se. A cosa aveva scorto sotto quel tessuto che stava indossando. Con uno scatto la castana si tolse la camicia. Sentiva che il suo profumo era rimasto su di lei. Anzi, le era entrato nelle vene. E si era insidiato nel suo cuore. Hermione ripiegò precisa i vestiti, poggiandoli sul baule. Anna li lasciò alla rinfusa, mettendosi subito anche lei la camicia da notte nera. Era una delle sue preferite. Liscia al tatto, lunga a metà coscia. La scollatura non troppo azzardata. Giusto per fare quell’effetto vedo e non vedo. In verità a lei piaceva perché somigliava molto ad una di quelle che aveva visto indosso a Narcissa quell’estate. Le sembrava adatta per quella sera. Poi un rumore distrasse le due dai loro pensieri. Giulia era appena entrata in camera. “Scusate il ritardo! Mi cambio in un secondo e arrivo!” si scusò. Lasciò la borsetta sul comodino. Prese veloce anche lei la camicia da notte preparata sotto al cuscino, iondandosi in bagno. Cinque minuti dopo la ragazza uscì. Struccata e cambiata. Trotterellando nella sua camicia da notte viola chiaro. Piegò veloce i vestiti e si sedette sul suo letto. Hermione e Anna si sedettero di fronte a lei. Sul letto di quest’ultima. “Bene…chi inizia?” sospirò il prefetto. Di solito la castana scalpitava per raccontare ma stavolta non sapeva da dove cominciare. Così rimase in silenzio. Anche Hermione passò parola. “Allora tocca a me?” chiese stupita Giulia. Le amiche annuirono. “Siamo stati a Londra, c’erano le bancarelle…solo che i miei hanno avuto la brillante idea di venire a fare un giro…” iniziò a raccontare. Il prefetto trasalì. “Mia madre per fortuna ha mandato via mio padre con una scusa ed è venuta a salutare me e Severus…poveretto era imbarazzato al massimo…e sapete com’è mia madre…” continuò la ragazza. “E ci credo! Beccato in pieno appuntamento con una sua allieva…” osservò Anna. Giulia annuì. “Così ci siamo rinchiusi in un locale a bere e a ballare…e nulla…poi siamo andati a prenderci uno zucchero filato e siamo tornati…però ho fatto un po’ di foto…” concluse. Hermione battè le mani. “Vediamo!” esclamò. L’amica prese la digitale dalla borsa e la passò alle due. Che guardarono le foto curiose. Soffermandosi su una. “Giulia! Dovevi avvertirmi che c’era un alto contenuto vietato! Mi hai bloccato la crescita!” sbottò Anna. Il prefetto scosse la testa esasperata. “Tanto più di così non cresci…” commentò. Giulia la guardò dubbiosa. E la castana le fece vedere la foto del loro bacio. La ragazza arrossì in modo totale. Non si ricordava nemmeno di averla scattata! Hermione e Anna finirono il giro delle foto e ridettero la digitale alla padrona. “Presumo che tocchi a me…” intuì la seconda. Le amiche la guardarono dubbiose. La castana sospirò. Chiuse per un attimo gli occhi e si decise. “Draco è un Mangiamorte…gli ho trovato il Marchio Nero sull’avambraccio stasera…” disse spiccia. Giulia sbarrò gli occhi. Il prefetto sorrise ironico. “È una cosa di casata allora mia cara…” disse sarcastica. “Che intendi dire?” chiese l’altra. “Anche Mark ce l’ha…me l’ha fatto vedere stasera…” spiegò Hermione. Anna scosse la testa. “Quanto vorrei avere Lucius fra le mani e strangolarlo!” soffiò. Il prefetto appoggiò la testa sulla sua spalla. “Ora si che siamo tutte sulla stessa barca…” commentò. Giulia le guardò dispiaciuta. “A me sembra che questa barca stia diventando un transatlantico però…” osservò acida la castana. Le tre si guardarono. “Come state?” chiese preoccupata Giulia. “Non è stato esattamente quello che mi aspettavo dall’uscita di stasera…ma sento che non sono impazzita…quindi devo dedurre che ho assimilato la cosa…” esordì Hermione. La castana annuì. Ci fu qualche minuto di silenzio. Poi fu quest’ultima ad alzare la mano. “Io però non ho finito…” aggiunse. Le amiche la osservarono. “Anna Alvis Haliwell è fiera di annunciare che è diventata una donna finalmente!” recitò. Per poco Giulia cadde dal letto. Mentre il prefetto strabuzzò gli occhi. “No cioè…fammi capire…cosa?!” boccheggiò la prima. Anna alzò le spalle divertita. “Ma…ma…come? Non l’avrai fatto per senso di colpa vero?” aggiunse la seconda. “Certo che no Herm! È stato tutto così veloce…un minuto prima ci baciavamo, poi Draco ha iniziato a fare il solito polpo e poi abbiamo iniziato a discutere…” iniziò a raccontare la castana. Le amiche la guardavano curiose. “Li ho scoperto che lui aveva il Marchio…mi sono sentita morire dentro ma la cosa peggiore è stata la mia reazione…ho pianto ragazze e voi sapete che piuttosto io mi prenderei a pugnalate…me ne sono resa conto solo dopo, sono stata una completa idiota! Draco si sentiva già in colpa come non mai e io sono stata una stronza…” continuò Anna abbassando lo sguardo. Giulia scosse la testa. “È una reazione normalissima Anna…” osservò. Ma la castana sospirò. “Draco mi ha promesso che non mi abbandonerà ed io mi fido di lui…l’ho capito appena ho guardato quei suoi occhi cristallini…non c’era cattiveria in lui. Era solo il ragazzo che mi ha resa felice in questi due anni. Così mi sono decisa…e l’abbiamo fatto…” concluse. Sentendosi un po’ più sollevata. Hermione si portò le mani alla bocca commossa. “Com’è stato?” chiese Giulia. Anna sorrise. “Non dirò bugie, il primo impatto è stato un inferno, un dolore assurdo…e ho perso sangue…ma è normale! È come avere una ferita alla fin fine…” rispose. Hermione la guardò molto convinta. “Così si che ci fai venire voglia di fare sesso…” osservò. La castana e Giulia la guardarono allibite. Poi scoppiarono a ridere. “La cosa migliore è una spinta secca…ma penso che Piton lo sappia…” ghignò poi la prima. La seconda arrossì. “Dopo l’impatto iniziale però è una vera figata…vi giuro delle sensazioni stupende…se poi l’altra persona è come Draco…cavolo!” continuò a dire Anna. Hermione sorrise scettica. “Gli è venuto un bel corpicino in questi anni devo dire…e la visione al nudo è l’apoteosi dell’ormone…” descrisse la castana. Ripercorrendo con la mente ogni singolo muscolo del ragazzo. Giulia scosse la testa divertita. “Ti manca solo la bavetta Anna…” la prese in giro. La castana si risvegliò dalla sua trance. “Mi è venuta fame però…” commentò come se nulla fosse. Il prefetto la guardò con gli occhi commossi. “Hey Herm? Che c’è?” chiese stranita Giulia. “Anna…Anna…è diventata grande!” esclamò. Per poi scoppiare a piangere ed abbracciarla forte. La castana strabuzzò gli occhi. “Herm sono debole! Non mi strizzare così!” la implorò. L’amica le guardò intenerita. “Allora c’è da festeggiare! Per prima cosa, una foto!” elencò. Prendendo veloce la digitale. Poi si andò a mettere alla sinistra di Anna. Attivò l’autoscatto e fece la foto. “E ora? Come festeggiamo?” chiese Hermione. Giulia scattò in piedi. E schioccò le dita. Subito un paio di orecchie penzolanti seguite da un gracile corpicino di elfo apparve. “Sera signorina Giulia! Essere molto tardi, in che cosa posso servirla?” le chiese. La ragazza guardò le amiche. “Assenzio! Assenzio!” decantò Anna. Il prefetto la guardò male. “Possibilmente qualcosa che non ci faccia stramazzare a terra in preda alle allucinazioni…” precisò. “Dobby…sai se gli elfi sanno preparare cocktail?” chiese Giulia. L’elfo la guardò sconcertato. “Dobby credere di si…hanno già preparato per professoressa Cooman…però lei essere una professoressa…voi siete studentesse…” commentò prontamente. Anna si agitò sul letto. “Io però sono maggiorenne! Ed Harry sicuramente approverebbe!” mentì spudoratamente. Dobby sorrise. “Allora essere apposto! Cosa dovere preparare?” chiese. “Una caraffa di Malibu grazie…e portaci anche un bel piatto pieno di patatine fritte…” elencò la ragazza. Per poi frugare nel baule e trovare l’ennesimo calzino spaiato. “Questo come mancia…” precisò. L’elfo saltellò sul posto felice. “Perfetto! L’ordinazione arrivare presto qui!” esordì. Poi sparì con uno schiocco di dita. Hermione scosse la testa. “Quanto è facile bere alcolici in questa scuola…” sospirò. Anna le diede una piccola spinta. “Avanti! Non vuoi festeggiare?” le chiese. Il prefetto la guardò seria. Sciogliendosi in un sorriso poco dopo. “Per Merlino si!” rispose. Giulia scosse la testa divertita. Prendendo la bacchetta. Recitò una semplice formula. “Incantesimo di insonorizzazione…mica vogliamo essere interrotte da un’altra baby Haliwell dalle sembianze assonnate…” spiegò. La castana annuì e andò a prendere il mini stereo. Poi iniziò a trafficare con i cavi. Collegando i loro tre mp3 con quello. Dopo qualche minuto una caraffa colma di una bevanda bianca era apparsa sul davanzale della finestra. Li accanto un piatto fumante di patatine fritte. Hermione liberò il comodino di Anna e lo occupò con la roba appena arrivata. Anche lei puntò la bacchetta sia sul piatto che sulla caraffa. “Riempitura continua ragazze! O almeno per tre giri è sicura…” annunciò. La castana dette il via alla musica. E Giulia riempì i tre bicchieri fino all’orlo. “Ad Anna! Che finalmente può sostenere di non essere più pura del tutto!” recitò. Anna alzò fiera il bicchiere. “Puoi dirlo forte sorella!” concordò. Poi bevve metà cocktail d’un fiato. L’amica scosse la testa divertita e ne bevve un sorso. Hermione applaudì felice. La castana la guardò stupita. “Ti rendi conto che stai applaudendo una scopata?” osservò. Il prefetto la guardò male. “È la tua prima volta e tu lo ami! È la cosa più sana che hai fatto da anni!” squittì esagitata. Anna bevve un altro sorso divertita. “Come quando Mr Big ha sposato Carrie…” precisò Giulia per enfatizzare. Hermione annuì convinta. “Ora sono sessualmente attiva! Posso tranquillamente usufruire di Manson senza che Draco lo scopra!” commentò infine la castana. Il prefetto scosse la testa esasperata. Poi assaggiò finalmente il drink. “Quanti gradi ha questa cosa?” chiese. “Non molti…giusto quelli che bastano ad evitare tendenze suicide il giorno dopo…” spiegò Giulia. Hermione annuì confortata. E bevve un lungo sorso. Una musica movimentata invase la stanza. Il volume era parecchio alto. “Gimme gimme gimme a man after midnight!” iniziò a cantare Anna. Facendo gesti alquanto osceni. Le amiche si guardarono divertite. Per poi buttarsi sul ballo. Mangiando e bevendo. I Tre Uragani si diedero alla pazza gioia per le successive due ore. Erano quasi le due quando finirono sedute a terra. Ancora scatenate e con la voglia di festeggiare. “Draco è davvero fortunato che non ci sia un bell’uomo dall’aria misteriosa e tanto kajal sotto gli occhi…ora potrei violentarlo senza problemi!” ghignò ancora la castana, bevendo. Si era scolata almeno tre bicchieri del drink. Poi aveva perso il conto. Giulia scosse la testa divertita. “Questa si che è fedeltà!” annunciò. Sorseggiando il suo Malibu. Lei ci era andata più leggera. Però ne aveva bevuti almeno la metà di quelli di Anna. Il prefetto oscillò pericolosamente il bicchiere. “Ora rinchiudi gli ormoni tu! Non verrai sempre a raccontarci i dettagli piccanti spero!” sbottò. Anna sorrise sorniona. “Io li voglio i dettagli piccanti…” osservò Giulia. Hermione la guardò stupita. Poi si lasciò andare ad una risata alquanto alcolica. Le amiche si guardarono divertite. “Sono davvero fortunata! Ho un ragazzo che è una bomba a letto ed è così sexy!” annunciò ancora la castana. Il prefetto le tirò un cuscino per zittirla. “Grazie mille Lussuria…ora mi hai incuriosito…odio i miei ormoni da adolescente!” sospirò Giulia. Anna rise sguaiatamente. “Dovresti odiare il tuo cocktail…se ti sentisse Piton ti salterebbe addosso peggio di Josh!” commentò. La ragazza arrossì. “Severus è un gentiluomo…” ribadì. Bevendo un lungo sorso di drink. “Con svariati anni di astinenza aggiungerei…quando vi deciderete non uscirete più dal letto!” rimbeccò maliziosa Anna. Giulia tossicchiò. Affogando gli eventuali commenti nel drink. “Giuro che se Ron non si spiccia inchiodo Mark ad un angolo…” soffiò Hermione. Riempiendo il suo bicchiere. Le amiche la guardarono allibite. Poi scoppiarono ancora a ridere. Sembravano tre pazze. Una famigliare canzone iniziò a pompare nella stanza. Anna levò fiera il bicchiere. “You let me violate you, you let me desecrate you, you let me penetrate you, you let me complicate you…” esordì con il cantante. “Altri due di questi…e giuro che te lo lascio fare!” esclamò divertita il prefetto. Alzando anche lei il bicchiere. Giulia scoppiò a ridere. Seguita da Anna. “Herm sei ubriaca!” osservò fra le risate quest’ultima. Hermione la guardò con fare superiore. “Io non sono ubriaca! Solo diversamente sobria!” precisò. Le amiche si abbandonarono alle ulteriori risate. La loro pazzia era infine venuta fuori del tutto. Giusto il tempo di finire la caraffa e le ultime patatine, che decisero di andare finalmente a dormire. Il prefetto si lavò la faccia una decina di volte per evitare di maledirsi la mattina dopo. “La prossima sarai tu…” canticchiò la castana verso Giulia. Quest’ultima le fece la linguaccia. “Magari Ron si accorge che è iniziata la stagione degli accoppiamenti…” osservò poi. “Guardate che vi sento anche da qui!” le richiamò Hermione dal bagno. Le amiche fecero finta di nulla. Aspettarono il prefetto. Poi si misero a letto, ddandosi la buonanotte. Decretando la fine di una delle serate che si sarebbero ricordate probabilmente per sempre.
La mattina, o meglio qualche ora dopo, le tre si svegliarono quasi nello stesso momento. La più affaticata era di certo Hermione. “Per Merlino! Ma quanti drink ho bevuto?!” sbottò. Anna ghignò sgusciando dalle coperte. “Dopo il terzo abbiamo perso tutte il conto mi sa…” osservò. Giulia barcollò e ricadde assonnata sul letto. Dopo dieci minuti di ripresa generale le tre si fecero spazio in bagno. “Muoviamoci…necessito di un silos di caffè…” rimbeccò il prefetto. “Io voglio una buona brioche al cioccolato…” precisò la castana. Hermione si portò le mani alla bocca. Giulia rise. “Quanto darei per le frittelle di nonna Artemisia…” sospirò Anna. All’amica vennero subito in mente quelle che preparava sua madre. “Mi sa che oggi chiamerò mamma…” disse poi. Prendendo lo spazzolino lilla. Il prefetto la guardò curiosa. “Io devo assolutamente chiamare Bill…gliel’ho promesso…” aggiunse la castana. “Non dovresti chiamare tua madre?” commentò ancora Hermione. Anna la guardò scettica, per poi sputare nel lavandino in modo poco fine. “Certo…così le dovrei dire dei due tatuaggi, del fatto che ho perso la verginità e magari anche che Draco è un Mangiamorte?” soffiò ironica. Il prefetto scosse la testa esasperato, rimettendo apposto il suo spazzolino. “Tu che farai oggi?” le chiese Giulia. Hermione alzò le spalle. “Finirò i compiti…e poi agonizzerò su una poltrona sperando che gli effetti collaterali del Malibu non si facciano sentire…” rispose. La castana la guardò divertita. “Herm…non ti stai dimenticando qualcosa vero?” chiese gongolante. Il prefetto la fulminò con lo sguardo. “Decisamente no…” gracchiò spazientita. Anna ghignò soddisfatta. “Sai che giorno è oggi?” cantilenò. Hermione fece il conto sulle dita. “Il primo marzo…” rispose. “E questa data non ti ricorda nulla?” chiese ancora sorniona la castana. Il prefetto ci pensò su. Giulia compiva gli anni a fine marzo, quindi non centrava con loro tre. Il compleanno di Mark invece cadeva in aprile. Mary Kate in agosto. Come anche quello di Ginny. A pensare alla rossa Hermione sobbalzò. Si portò due mani alla bocca allibita. Anna ghignò malefica. “Herm si è dimenticata il compleanno del suo ragazzo…” soffiò. Giulia le battè una mano sulla spalla. “Dopotutto è domenica…è perfettamente normale che noi ci alziamo così tardi…ora andiamo a fare colazione e gli farai gli auguri come se nulla fosse…” la consolò. Il prefetto prese un profondo respiro. “Hai ragione Giulia…calma…devo stare calma…Hermione Jane Granger, trova il tuo autocontrollo…” si richiamò. Chiuse un attimo gli occhi. Poi sobbalzò. “Ma certo…certo…tutto quadra…” ragionò. Assecondando i propri pensieri. Le amiche si guardarono un poco dubbiose. “Gli organizzerò una piccola festicciola stasera! In Sala Comune…però io sono negata come dj…servirebbero proprio Fred e George…” spiegò. Giulia sorrise. “Possiamo sempre chiamarli, sono i suoi fratelli dopotutto…” osservò. Hermione iniziò a saltellare esagitata. Anna scosse la testa divertita. “Ora andiamo a vestirci Vispa Teresa…altrimenti non arriveremo in tempo a colazione…” esordì. Spingendo il prefetto fuori dal bagno. Giulia le seguì ridendo. Il trio si cambiò veloce e scese in Sala Grande. Come ogni domenica i tavoli non erano molto affollati a quell’ora. E nemmeno i professori erano molto propensi a presentarsi. Lumacorno si era evitato questa fatica. Come anche la Cooman. Piton invece se ne stava al solito posto. E la McGranitt vicino a lui. Alla tavolata Grifondoro c’era un tranquillità quasi disarmante. Hermione notò subito Ron in mezzo alle poche teste. Così si fece coraggio e andò da lui. Le sue amiche al seguito. Piano gli mise le mani sugli occhi. “Indovina chi sono…” sorrise il prefetto. Il rosso sobbalzò. Poi adagiò veloce le sue mani su quelle di lei. “Potresti essere...la mia Mione?” chiese divertito. Voltandosi. Hermione annuì timida. “Indovinato…auguri mio bradipo maggiorenne!” esclamò. Sul viso di Ron si aprì un enorme sorriso. In effetti era un po’ deluso che circa solo metà delle persone che lo conosceva gli avesse fatto gli auguri. Però quelli più importati li aveva ricevuti. Così la prese per una mano e la fece sedere veloce vicino a lui. “Auguri Ron!” recitarono con il tono da brave bambine Giulia ed Anna. “Finalmente qualcuno raggiunge la vecchiaia con me!” esclamò ancora quest’ultima. Il rosso rise e fece spazio anche per loro. “Purtroppo non ho potuto comprarti un regalo…mi dispiace…” si scusò il prefetto. Ma Ron le avvolse i fianchi con un braccio e si chinò. Dandole così un dolce bacio. “Non fa nulla Mione…mi basti tu…” disse poi. Anna fece finta di avere conati di vomito. Giulia le diede una gomitata. “Comunque stasera tieniti libero…ho intenzione di organizzare qualcosa per te…” esordì Hermione. Iniziando inconsciamente ad imburrare una fetta di pane tostato. Il rosso scosse la testa divertito. “Ehm…Herm…non volevi affogarti solo nel caffè?” le fece notare Giulia. Mentre il prefetto si portava la fetta verso la bocca. Questa sbattè veloce le palpebre. Poi impallidì. Si mise veloce una mano davanti alla bocca e appoggiò sul piatto il mancato cibo. Anna scoppiò a ridere. Ron le guardò dubbioso. “Ieri sera abbiamo festeggiato fino a tardi…e…abbiamo un po’ esagerato con l’alcool…” confessò sottovoce Giulia. Il rosso sorrise e fece una carezza sulla testa all’amata. Harry se ne stava un poco più in la, senza dare segni di partecipazione. Da quando Ron andava così d’accordo con quel gruppetto poi? “Non voglio niente di così grande eh Mione…solo tanto ma tanto casino…” precisò poi il rosso. Hermione scosse la testa divertita. “E ovviamente anche Mark e Draco sono invitati…immagino che sappiano la parola d’ordine no?” aggiunse. Sorseggiando il suo cappuccino. Il prefetto spalancò gli occhi. Poi lo abbracciò. Anna ghignò. “Allora mio caro Ron avrai tutto il casino che vuoi…” esordì. Harry per poco cadde dallo stupore. “Ti ha per caso dato di volta il cervello Ron?” esclamò. Senza riservare un minimo di contegno. “Certo che no Harry…perché, c’è qualcosa che non va?” chiese innocentemente l’amico. Il moro rimase a bocca aperta. “È la mia festa e Mark e Draco sono miei amici…non sono così male e poi ad Anna e a Mione fa piacere…ah Giulia, se vuoi puoi invitare anche il tuo ragazzo…” spiegò tranquillo Ron. La ragazza arrossì e guardò di sottecchi Piton. “Non so se potrà venire…sai, è uno a cui non piace stare molto in compagnia…però…magari dopo glielo chiedo…” disse solo. Il rosso annuì comprensivo. “Hey tu maggiorenne…” lo chiamò una voce. Il gruppetto si voltò. Senza esitazione Mark andò a stringere la mano a Ron. “Auguri…” disse ancora divertito. “Grazie amico…” lo ringraziò. Stringendogli la mano. “Guarda rosso che ci sono anche io…” ghignò Draco. Il festeggiato si alzò per stringere la mano anche a lui. Blaise gli aveva già fatto gli auguri mentre accompagnava Mary Kate a sedersi. “Stasera Mione organizza una festa…spero che veniate…” li invitò poi. I due Serpeverde si guardarono ed annuirono. Draco andò a dare un bacio alla sua Anna. Mentre Mark si concesse un abbraccio ad Hermione. Harry si allontanò allibito. “Oh che bella visione! Serpeverde e Grifondoro andare d’accordo!” cinguettò una voce famigliare. Il gruppetto si voltò ancora. “Sono tornato qualche ora fa al castello…quindi già che c’ero ho pensato di fermarmi a fare gli auguri al caro Ronald…diciassette giusto?” esordì Silente. Il rosso si alzò a bocca aperta. La giornata si stava evolvendo in modo magnifico. Il preside gli strinse la mano. “Carissimi auguri! Ora mi concedo un pranzo veloce…chissà se in mezzo a tutte queste leccornie c’è anche un bel piatto di lasagne!” si congedò poi. Il gruppetto lo salutò divertito. E Silente si avviò al tavolo degli insegnanti. Tempo dopo tutte le pietanze sparirono. Facendo così alzare automaticamente gli studenti. Il gruppetto si separò. Ed i Tre Uragani tornarono in dormitorio. “Ora andrò nelle cucine e vedrò cosa potranno fare…poi credo che inviterò anche Luna…dopotutto anche lei è una di noi…” elencò Hermione. Le amiche la guardarono stupite. Per Ron la ragazza avrebbe fatto di tutto. Perfino chiamare Luna. Anna tirò fuori una vecchia foto. “Io mi rintanerò nella Stanza delle Necessità, devo parlare un po’ con Bill…e già che ci sono gli chiedo di inviarci per Metropolvere i gemelli…” spiegò. Giulia prese la solita carta da gioco. Le tre si salutarono poi la castana ed il prefetto uscirono. Lasciandola così da sola. La ragazza si sedette sul suo letto. E appoggiò la carta davanti a se. In verità era sempre la madre che la chiamava. Quindi lei non sapeva bene come fare. “Reclamo!” esclamò, un poco titubante. Con suo enorme sollievo uno squillo simile a quello del telefono di propagò nell’aria. “Acceptio!” rispose veloce la serena voce di Mary. Giulia si sciolse in un sorriso. Sua madre era appena apparsa in ologramma davanti a lei. Aveva i capelli legati in una morbida treccia. Ed era fasciata da un vestito corto rosso. Forse lo spirito natalizio non le era ancora passato. “Ciao mamma…” la salutò timida la ragazza. La donna le sorrise dolcemente. “Sapevo che mi avresti chiamato tesoro…” esordì. Doveva essere sul suo letto matrimoniale. Le gambe un poco piegate verso destra. Da vera signora. L’ologramma era grande quanto lei. “Allora…avanti Giulia racconta…” esclamò poi Mary. Battendo le mani. Giulia scosse la testa divertita. Le sembrava di aver chiamato una delle sue amiche. E non sua madre. Schoolbag in hand, she leaves home in the early morning waving goodbye with an absent-minded smile. “Nulla di che…sai…è da un mesetto che Severus mi invita qualche sera ad uscire…la prima volta mi ha portato al cinema, ha anche vinto un peluche per me!” iniziò a raccontare. La donna annuiva. Aveva preso un cuscino e lo stringeva emozionata. “Al secondo appuntamento invece c’erano i saltimbanchi per strada…abbiamo girato un po’ per le vie a guardare gli spettacoli, poi siamo andati a mangiare al giapponese…e in sala giochi…” continuò la ragazza. Anche lei aveva preso un sostengno. Teneva Snakey fra le braccia e lo stringeva forte. Un poco imbarazzata. Mary si chinò di poco per invitarla a continuare. I watch her go with a surge of that well-known sadness and I have to sit down for a while. “E ieri sera era il terzo appuntamento abbiamo fatto un giro delle bancarelle e poi siamo andati in un locale…ed ancora bancarelle…” concluse Giulia. La donna battè le mani entusiasta. “Non credevo che Severus potesse riservare così tante sorprese…” confessò. La figlia alzò un sopracciglio. E Mary scoppiò a ridere. “Sei uguale a lui!” commentò. La ragazza arrossì. Lasciandosi anche lei prendere da una risata. “Uscire con lui è sempre fantastico mamma…quando siamo lontani da scuola siamo semplicemente Severus e Giulia, senza fronzoli…solo tanta gentilezza e dolcezza. Sev è un uomo così…speciale! E poi quel suo modo di fare…quel sarcasmo…mi piace da morire…” spiegò ancora Giulia. The feeling that I'm losing her forever and without really entering her world. La donna si bloccò. Vedendo quegli occhi nocciola così simili ai suoi illuminarsi. Le ricordava se stessa da giovane. Quando nel silenzio della notte parlava a Felicia di Sebastian. Doveva ammetterlo, quella ragazza che aveva davanti, sua figlia, la sua bambina. Non lo era più. Era cresciuta. Stava diventando una donna. E fra poco sarebbe diventata maggiorenne. Il cuore di Mary sobbalzò di poco. Strinse il cuscino a se come un’adolescente. Giulia lo notò. “Hey mamma…tutto ok?” le chiese. Alla donna sfuggì una lacrima. “Si…si piccola…sono solo una vecchia sentimentale…” sospirò. Poi si asciugò veloce le guance con una mano. “Mamma…” sussurrò stupita la ragazza. Mary tirò su con il naso. “Credevo di essermi abituata al fatto che tu fossi cresciuta o almeno fino a quando non me ne sono veramente accorta…” disse solo. Giulia scosse la testa. “Non sono poi così cresciuta mamma…” commentò. Ma la donna la guardò con ancora gli occhi lucidi. I'm glad whenever I can share her laughter. “Tesoro…avanti se ne accorgerebbe anche un palo della luce! Tu sei cresciuta, sei quasi maggiorenne…e hai quella luce negli occhi, quando parli di lui…” sorrise. La ragazza avrebbe voluto abbracciarla. Stringerla forte fra le braccia. “Mamma…io sarò sempre la tua bambina…quella che scende le scale inciampando per mangiare le tue buonissime frittelle…” esordì. That funny little girl. Mary asciugò le ultime lacrime. “Slipping through my fingers all the time I try to capture every minute, the feeling in it” iniziò a cantare poi. Giulia la guardò intenerita. Anche lei reagire così vedendo la sua Eveline crescere? Era bastata la sensazione avuta la sera prima. Quando si era resa conto che Anna era cambiata. Tutte stavano cambiando. E presto si sarebbero trovare tutte e tre in un futuro molto prossimo. “Slipping through my fingers all the time do I really see what's in her mind” continuò Mary commossa. Era incredibile come fossero passati così veloce diciassette anni. E se lei credeva di aver accettato la cosa chissà come l’avrebbe presa Sebastian. Che era rimasto a quando Giulia lo salutava da King’s Cross. Quel primo settembre di sei anni prima. Quando avevano dovuto salutare la loro bambina, doverosi di introdurla nel mondo magico. “Each time I think I'm close to knowing she keeps on growing slipping through my fingers all the time” sospirò infine la donna. “Mamma…io ti vorrò sempre bene…” sorrise la ragazza. Ed ecco altre lacrime. “Bambina mia sei perfida però…mi fai piangere ancora così!” commentò Mary. Giulia scosse la testa divertita. Ed aspettò che la madre si rimettesse in sesto. “Parliamo di cose serie…c’è qualcosa che mi devi dire tesoro?” le chiese. La ragazza arrossì. Com’era possibile che sua madre intuisse tutto quello che le passava per la testa? La donna sorrise sorniona. “O meglio, c’è qualcos’altro che devi raccontarmi? Come per esempio…dei particolari piccanti?” cercò di indagare. “Mamma!” la richiamò imbarazzata Giulia. Nascondendo il viso dietro a Snakey. “Io e Felicia pensavamo che Severus fosse un timidone…anzi, era un dato di fatto…però credevamo che in certi ambiti se la sapesse cavare bene…” osservò divertita. La ragazza si coprì le orecchie. “Mamma basta! Mi blocchi la crescita così!” sbottò. Mary rise. “Allora aggiornami sui tuoi progressi ormonali tesoro…” la ricattò. Giulia sbuffò. “Ci siamo baciati…molto…” rispose solo allusiva. La donna battè le mani. “Cosa ancora?” la invitò. La ragazza arrossì. “Mi sono proposta come regalo al suo compleanno…e lui mi ha detto che si vedrà…” spiegò spiccia. Mary sospirò un poco delusa. Intanto Giulia cercava di tornare al colore naturale. “Io credo solo che aspetti che tu diventi maggiorenne…poi sappiamo tutte e due com’è fatto Severus, ti richiederà conferma…” osservò la donna. “E io dirò ancora di si…ne sono sicura mamma…davvero!” sospirò la figlia. Mary la guardò intenerita. Le avrebbe voluto fare una carezza su una guancia. “Di certo io non te lo impedirò…sono sicura che Severus ti tratterà come una principessa…sai, ho visto come ti guardava ieri sera…è innamorato perso!” precisò. La ragazza sorrise. “Non ci credo che la mia piccola sta per diventare una donna…” squittì la madre. Giulia strabuzzò gli occhi. “Mamma non ur…” cercò di richiamarla. Ma una voce la interruppe. “Donna? Chi starebbe per diventare donna scusa?” chiese stranito Sebastian. Sia la ragazza che Mary trasalirono. “Ma…ma nulla caro…” cercò di liquidarlo. “Con chi stavi parlando cara?” chiese ancora. Poi Giulia lo vide sputare dall’ologramma. “Stavi parlando con Giulia e non mi hai detto nulla?” rimbeccò chiaramente infastidito. La donna ragionò per inventarsi una scusa plausibile. “Oh avanti Sebastian…stavamo facendo una chiacchierata fra donne…” si giustificò. La ragazza non osò parlare. Sperava che il padre non avesse origliato tutto. “E che cosa sarebbe questo ‘diventare donne’ esattamente?” ripetè quest’ultimo. Giulia guardò la madre implorante. “Confidenze fra donne…” rispose convinta Mary. Sebastian la guardò scettica. Poi si voltò verso Giulia. “Non ti sarai mica trovata un ragazzo vero?” commentò. La ragazza per poco cadde dal letto. Per quanto voleva bene a suo padre doveva ammettere che era un po’ tardo. “Caro avanti, risparmiati queste sceneggiate da padre geloso…ti ricordo che Giulia è quasi maggiorenne…” cercò di dissuaderlo la donna. “Mary…penso che sia meglio che tu vada di la, devo parlare un attimo con la bambina…da solo…” esordì. Giulia strinse a se il peluche. Non sapeva se sentirsi spaventata oppure arrabbiata. La madre lanciò uno sguardo sconfortato alla figlia. Per poi uscire dall’ologramma. La ragazza sentì una porta chiudersi. “Avanti bimba, cos’è quello sguardo spaventato? Sono il tuo papà…non penserai che voglia sgridarti o cose del genere?” commentò quasi offeso. Giulia si fece piccola piccola. Si sentiva tornata davvero a quando era bambina. Forse perché in fin dei conti Sebastian le parlava come se lo fosse. “È un po’ difficile parlare di queste cose per un padre, come in effetti ammettere che la propria figlia è cresciuta…comunque tu hai solo sedici anni Giulia, non sei ancora diventata grande…però è ora che tu sappia certe cose…” iniziò a dire. La ragazza evitò di puntualizzare sul fatto che avesse quasi diciassette anni. E rabbrividì, intuendo l’argomento che il padre potesse riesumare. “Ecco vedi bimba, sei in un’età molto difficile…forse penserai che l’amore è tutto rose e fiori come me e tua madre…però la maggior parte dei ragazzi diciamo che non la vede così…” continuò Sebastian. Giulia strabuzzò gli occhi. Non stava succedendo veramente! Non poteva essere che suo padre la credesse talmente indietro biologicamente! “Lo so bimba…è sconvolgente però la maggior parte dei tuoi coetanei pensa ad una cosa soltanto e diciamo che non sono esattamente i tuoi occhi…” proseguì l’uomo. La ragazza per poco lasciò andare il peluche. “Non voglio spaventarti però…ecco…anche se un ragazzo ti ama non sempre purtroppo lo pensa per davvero…diciamo che…ti ricordi quella storia delle api bimba? Ecco…le api…” cercò di spiegare Sebastian. Giulia si irrigidì. Sapeva che se avesse continuato ad ascoltare sarebbe stata così traumatizzata da non voler più nemmeno vedere un fiore. Senza parlare del regalo di Severus. Avrebbe compiuto gli anni fra tre settimane e di certo se lo aspettava. “...papà…basta ti prego…” provò a dissuaderlo, prima che il danno fosse fatale. Sebastian si fermò. “Ti ho sconvolta? Scusa bambina ma sono cose necessarie da…” ricominciò a dire. La ragazza scosse la testa veloce. “Papà, so già cos’è il sesso…” commentò, cercando di essere più gentile possibile. La mascella dell’uomo parve staccarsi. “Dopotutto sono cresciuta con Sex and the City…e poi sono quasi maggiorenne…” spiegò ancora Giulia. Il padre si irrigidì. Si sentì una porta chiudersi. E subito apparve Mary a scansare il marito. Tratteneva una grossa risata. “Caro, ti cercano al telefono…” lo chiamò. Sebastian annuì e strisciando i piedi a terra andò via. “Io non volevo offenderlo…” sussurrò in colpa la ragazza. La madre sorrise divertita. “Grazie al cielo che l’hai fermato tesoro, altrimenti non saresti più riuscita a fare l’amore con Severus fino al matrimonio!” commentò sollevata. Giulia si lasciò scappare una risata. “Ora è meglio chiudere, immagino che avrai i compiti da fare…” osservò ancora Mary. “In verità devo aiutare Herm ad organizzare la festa di compleanno di Ron…ah mamma…domani ti mando un gufo con la mia digitale…mi serve che mi stampi alcune foto, nella lettera ti segno quali…” spiegò veloce la ragazza. La donna annuì. Per poi salutarsi. Giulia si tuffò sul suo letto sospirando. “Prometto che non farò mai parlare Severus ed Eveline di sesso…piuttosto la faccio allevare da Anna…” sbuffò. Snakey la guardò con quei suoi occhioni non molto convinti. E la ragazza scoppiò a ridere.
Intanto la castana era arrivata alla Stanza delle Necessità. Si era seduta con le gambe incrociate sulla semplice poltrona. Messa nel mezzo della stanza. E davanti a se aveva posto la foto. Era una vecchia istantanea magica. Un uomo dai capelli rossi raccolti in una coda faceva apparire in secondo piano lo scricciolo di bambina vicino a lui. Bill era abbracciato ad una bambolina di circa dodici anni. Un headdress di pizzo fra i capelli. Le mani poggiate su quelle di lui. Con le piccole unghie laccate di nero. Gli occhiali sulla punta del naso. Ed un piccolo sorriso sul viso. Che non era niente meno che quello di Anna da bambina. Subito la castana aveva iniziato la chiamata. Aveva risposto una famigliare vocetta dall’accento francese. Anna aveva conversato qualche minuto con Fleur. Il suo umore era magnifico quel giorno, quindi perché non fare una buona azione e parlare con la cara Johanna francese? Appena finito quest’ultima aveva chiamato Bill, poi li aveva lasciati soli. La castana aveva iniziato il discorso in modo contorto, come suo solito. Però alla fine ce l’aveva fatta. La reazione del rosso non fu così disastrosa. Prima minacciò Draco di morte. Poi si lasciò andare ai ricordi di quando si erano conosciuti. Commuovendosi del fatto che lei era veramente cresciuta. Quando ebbero finito, Anna disse di mandare urgentemente i gemelli ad Hogwarts. Quella sera ci sarebbe stata la festa del loro oramai maggiorenne fratello e mancavano dei dj decenti. Bill aveva annuito e si erano salutati. La castana rimase a fissare la vecchia istantanea per almeno mezzora. Nel mentre Hermione aveva sbrigato tutte le faccende. Aveva trovato Dobby e, anche se contro i suoi principi, aveva chiesto di portare un po’ di dolci in Sala Comune quella sera. Poi aveva incontrato per caso Luna per i corridoi ed aveva approfittato per invitarla. Infine era tornata in dormitorio. Quando anche Anna tornò alla Torre era oramai ora di cena. Così i Tre Uragani andarono in Sala Grande. Mangiando leggero in vista della festa. Appena i dolci sparirono la castana ed il prefetto tornarono alla base Grifondoro per sistemare le ultime cose. Mentre Giulia andò nei sotterranei ad avvertire il professore che per quella sera non sarebbe andata a trovarlo. Si azzardò perfino ad invitarlo, ma ovviamente Piton rifiutò. Facendo tornare la ragazza da sola. Quando lei entrò in Sala Comune tutto era già pronto. Festoni appesi alle pareti. Un lungo tavolo pieno di cose buone da mangiare. Mark e Draco erano già arrivati e stavano dando una mano con gli ultimi ritocchi. In più qualcuno era arrivato in anticipo. “Ora mancano solo i dj…” osservò Hermione. Aveva controllato meticolosamente ogni particolare. “Spero che non siano gli stessi di San Valentino…” commentò Ron, saltando l’ultimo gradino. A suo seguito Harry. Avevano avuto una lunga discussione. Fino a che il rosso era stato costretto ad obbligarlo a fare il bravo. Con lo stesso tono usato per i bambini. Il prefetto sorrise. A poco a poco la sala si riempì e finalmente la parte mancante fece un ingresso trionfale dal camino. Due fulmini rossi rotolarono uno dopo l’altro sul tappeto. “Qualcuno ci ha ingaggiati se non sbaglio!” esordì Fred. Alzandosi subito e sistemandosi i vestiti. “Questa festa è un mortorio, ma ora ci pensiamo noi!” aggiunse ancora George. Ron rimase a bocca aperta. Si voltò verso Hermione e l’abbracciò. “Sei una ragazza fantastica lo sai?” esclamò. Il prefetto arrossì e gli prese una mano. “Si…qualcuno me lo deve aver detto una volta…” commentò finta modesta. Il rosso le diede un bacio e corse dai fratelli. “Ecco qui Santa Hermione, colei che sussurrava ai bradipi…” precisò divertita Anna. “Devo aspettarmi il peggio per i miei diciassette vero?” disse ancora Giulia. La castana ed il prefetto si guardarono complici. Facendo rabbrividire l’amica. Intanto Fred e George avevano fatto gli auguri a Ron. Gli avevano fatto i complimenti per aver finalmente concluso con Hermione. E poi si erano appostati sulla cara e amata pedana da dj. Bastò che Fred toccasse un pulsante e la musica riempì la stanza. “Ed ora, fate casino! Fatelo per il nostro fratellino maggiorenne, e per quella meraviglia di ragazza che ha organizzato tutto…quindi…scatenatevi!” decantò George. Per poi alzare al massimo il volume. Ginny si affrettò ad insonorizzare la stanza. Il festeggiato ricevette prima gli auguri. Per poi sgusciare verso l’amata. “Mi concedi questo ballo Mione?” la invitò. Il prefetto annuì sorridente. Seguita subito da Draco ed Anna. Mark e Giulia se ne stavano vicini. Appoggiati al muro. “Herm è davvero felice…” osservò il primo. La seconda annuì. “Lo è anche per merito tuo…” precisò. Poi i due si guardarono. “Posso fare le veci del tuo ragazzo stasera invisibile ed invitarti a ballare?” recitò Mark. Porgendole una mano. Giulia alzò le spalle. “Con grande piacere caro…” accettò divertita. Prendendogli la mano. Così i Tre Uragani passarono la prima parte della festa ballando. Poi le coppie si scambiarono. Hermione ballò con Mark. Giulia ed Anna fecero compagnia ai gemelli sulla consolle. Draco e Ron guardavano le loro ragazze scatenarsi in pista. “Sai Weasley, ti ho rivalutato…non sei poi così male…” commentò infine il primo. Il rosso sorrise. “Nemmeno tu lo sei Malfoy…altrimenti non ti avrei invitato no?” rispose. I due risero. Mary Kate e Ginny passarono vicino ai due. Scoccandosi uno sguardo sorpreso. “Hai intenzione di fulminare con lo sguardo il gruppetto tutta la sera oppure intendi ballare?” rimbeccò infastidita la baby Haliwell. Fermatasi davanti ad Harry. Il ragazzo si limitò a guardarla male. Così per ripicca lei gli buttò Ginny fra le braccia. E li spinse in pista. Quando Anna e Giulia tornarono cambiarono coppie. La prima ballò con Ron. Con suo sommo divertimento. E la seconda prese in prestito Draco. E per concludere bene la serata. Mary Kate venne invitata da Fred. Rivelando un dolce rossore sulle sue guance. Sulle note dell’ennesima canzone movimentata e allegra. 

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Capitolo 35
*** Lui&Lei ***


Buon pomeriggio.
Nono, non è un miraggio, sto veramente aggiornando e pure nel primo promeriggio u.u Dopo essere sparita per tempi immemori (quasi un anno?). 
Vi ringrazio innazitutto se siete ancora qui ad aspettare il continuo di questa mia vecchia, lunghissima ff.
Volevo ringraziare in particolare Layla Cullen, che ieri notte mi ha scritto un messaggio molto bello e che mi ha invogliato a ricominciare a pubblicare. Non vi prometto che divnterà una cadenza settimanale o mensile, ma spero di che non passi un altro secolo (anche perchè sento già le cruciatus che incombono sulla mia testa). Scrivere rimane una delle mie più grandi passioni e anche se quello che sto ripubblicando ora è stato scritto quasi nove anni fa, voglio continuare a portarlo avanti. Sono cambiate tante cose, come sono cambiata io, ma lo devo a queste tre piccole pesti nate dalla mia fantasia e dalle nottate in piedi a suon di tanto caffèlatte.

Dopo questa intro incredibilmente commovente, facciamo che la smetto e vi lascio ai soliti convenevoli XD

Avvertenze: varia diabetanza, situazione oscenicamente esilaranti, un Potter sconvolto, OCCtà smisurata e pseudo trama di Lolita xD e gi che siamo in revival, Paolo Meneguzzi u.u

In questo capitolo troviamo solo Lui e Lei di Paolo Meneguzzi appunto, mentre la scena di Lolita l'ho tradotta ad orecchio dal film, per cui perdonate le eventuali imprecisioni. Vi ricordo della playlist di spotify con tutte le canzoni delle mie ff u.u basta cercare mimiryuugu


Grazie ancora per tutto il supporto,
Buona lettura <3



Trentacinquesimo Capitolo

Così la festa procedette senza intoppi. Purtroppo non finì tardi per via delle lezioni del giorno dopo. Ma tutti si divertirono, specialmente il festeggiato. Gli ultimi ad andare via furono Mark e Draco. Rimasti per sistemare tutto. Fred abbracciò forte Giulia, poi si salutarono. E ognuno tornò nel proprio dormitorio. Hermione sfoggiava un grande sorriso. Era soddisfatta di com’era andata la serata. E non solo. Per la prima volta si sentiva in pace con se stessa. Giulia aveva rivisto il suo migliore amico. Ed aveva parlato molto con Mark. Mentre Anna aveva visto sua sorella ballare con Fred. Chissà se magari la piccolina si sarebbe decisa a tornare all’attacco. Continuando a pensare alla festa appena passata i Tre Uragani si misero a letto. Godendosi i sorrisi che ancora gli era concesso di avere.
La mattina alzarsi fu più faticoso del giorno prima. Non tanto per l’aver festeggiato la sera prima. Più che altro per il semplice fatto di tornare a scuola. Perfino ad Hermione pesava doversi alzare. “Che dite si sospendere il furto del libro a fine settimana?” biascicò Anna. Intenta a lottare con la matita per gli occhi. Il prefetto si tolse la fascetta azzurra dai capelli. “Se continuiamo a rimandare non otterremo nulla però…” commentò. “Ha ragione Herm…” concordò Giulia. Storpiando le parole per via dello spazzolino da denti in piena azione. La castana sferrò a quest’ultima uno sguardo di fuoco. “Attenta, c’è un’ape…” ghignò. L’amica rabbrividì. “Anna ti prego…non ho nemmeno fatto colazione…” la pregò. Hermione sbadigliò sonoramente. “Io non ci credo che tuo padre sia fermamente convinto che tu non sappia certe cose…” osservò poi quasi sconvolta. “Ora lo sa…l’ho praticamente traumatizzato…” rispose in colpa Giulia. Sistemando lo spazzolino nel bicchiere sul lavandino. “Meglio lui che tu…” esordì Anna. La ragazza la guardò. In effetti non aveva tutti i torti. Le tre passarono così dalla zona bagno a quella vestiario. Giulia iniziò subito a litigare con il cravattino. “Hey…noi abbiamo la prima ora buca…” commentò un po’ più allegra la castana, scrutando l’orario dell’amica. Il suo era fra i libri nella tracolla. Mentre quello del prefetto era piegato perfettamente in un quaderno. Quello di Giulia si riconosceva subito. Era pieno di macchie viola di smalto. E le ore di Difesa erano colorate di lilla. Hermione andò a prendere il suo. “I professori non posso continuare a cambiare così gli orari, Silente dovrebbe mettere un limite!” sbottò infastidita. Era già il decimo cambio di lezioni in quell’anno. Tutta colpa di Lumacorno e dei impegni fittizi. “A quanto vedo anche tu sei libera la prima…potremmo rimuginare su un piano per il libro…oppure tornare in Sala Comune, a meno che tu non debba stare con Ron…” propose Giulia. Il prefetto la guardò quasi indignata. “Come puoi pensare che io vi abbandoni così! Anche se ho il ragazzo non significa che devo stare ogni momento con lui!” squittì quasi offesa. Anna scosse la testa divertita. “Andiamo, altrimenti addio colazione…e io ho una fame!” le richiamò. “Sai che novità…” rise Giulia. La castana le fece la linguaccia. Poi il trio uscì dal dormitorio. Diretto in Sala Grande. Prima di entrarvi però vennero attirate da un avviso. “Si comunica agli studenti che la visita ad Hogsmeade di sabato 14 Marzo è stata posticipata…” iniziò a leggere Hermione. “Ti pareva…” sbottò Anna. “Zitta un attimo…dunque…dov’ero rimasta? Ah si…è stata posticipata a sabato 28 Marzo per motivi dettati dal Ministero della Magia. Gli orari delle carrozze non saranno mutati. Grazie per l’attenzione, dal vostro preside Albus Silente.” finì di leggere il prefetto. Giulia sorrise. “Che fortuna! Giusto per il tuo compleanno Giulia…” osservò la castana. L’amica annuì. “Così possiamo andare a comprare un po’ di cosucce per il tuo quarto appuntamento…” aggiunse Hermione quasi esagitata. Anna ghignò complice. Questo preoccupò non poco la diretta interessata. “Quali…quali cosucce scusate?” chiese timida. “Un bel vestito…” iniziò ad elencare il prefetto. “…un buon profumo…” continuò la castana. “Un bel completino sexy per il tuo professore…” conclusero assieme. Giulia divampò. “Piton non porta completini, mi dispiace…al massimo semplici boxer…” le liquidò. Le due risero. “Ma non per lui letteralmente! Per te!” precisò poi Anna. La ragazza la guardò scettica. “Di la verità che vuoi rifornirti per far impazzire Draco…” ipotizzò. La castana scosse la testa convinta. “Dobbiamo occuparci della tua prima volt, siccome la mia è già un lontano ricordo!” commentò con aria vissuta. Giulia la guardò divertita. “È stato l’altro ieri…” precisò. Anna fece finta di nulla. Hermione sospirò e le prese a braccetto, altrimenti non sarebbero più andate a fare colazione! Finalmente i Tre Uragani si sedettero al tavolo Grifondoro. La castana si buttò su brioche al cioccolato e caffè. Il prefetto su tè caldo e biscotti. E l’altra su cappuccino e pasticcini. Dieci minuti dopo i dolci sparirono. Lasciando così le ragazze all’ora buca. “Che facciamo? Giretto in giardino?” propose Anna. Hermione la guardò male. “Che ne dite di un ripasso? L’ora dopo abbiamo Difesa…magari Piton si alza con la voglia di interrogare…” la corresse. La castana ghignò. “Non c’è problema…gli buttiamo fra le braccia Giulia, così gli passa la voglia di interrogare e gliene viene un’altra…” ipotizzò. La ragazza arrossì. E la spintonò. “Deciso allora…biblioteca!” decantò il prefetto. Le amiche si guardarono rassegnate. Subito si diressero alla biblioteca. Hermione iniziò controllando i compiti per casa delle due. Poi fecero un po’ di ripasso. “A quanto pare tutte e tre siamo diventate brave con gli incantesimi non verbali…” osservò il prefetto, mettendo via i libri. Mancavano quindici minuti alla fine della prima ora. “Io preferisco dirli ad alta voce, danno di più un senso di potere…” commentò Anna. Giulia sorrise, chiudendo la tracolla. “Anche io preferisco quelli a voce…ho paura di confondermi e fare un casino…” concordò. Hermione sorrise divertita. I Tre Uragani lasciarono la biblioteca per recarsi all’aula di Difesa. Mancavano cinque minuti al suono della campanella. E le tre erano già fuori dalla porta. Anna si controllava il rossetto nel piccolo specchietto da tasca. Giulia invece si dondolava sulle punte. Improvvisamente la campanella suonò. Le tre si addossarono sul muro per evitare di essere investite dall’orda di studenti in uscita. Ma quando la porta si aprì non uscì nessuno. “Avete intenzione di entrare o continuare a mimetizzarvi con la parete?” soffiò acido Piton, facendo subito capolino. I Tre Uragani scattarono come tre soldati. “Buongiorno professore…” salutò svelta Hermione, fiondandosi nell’aula. “Giorno prof!” gongolò Anna. Per poi seguire l’amica con passo strascicato. “Buongiorno professor Piton…” sorrise timida Giulia. Andando anche lei al suo posto. Pian piano tutti gli studenti arrivarono. Quando anche l’ultimo ritardatario si sedette, Piton chiuse la porta con un sol colpo di bacchetta. Poi aggirò con passo cadenzato la cattedra. “Poggiate i compiti sul banco…” ordinò secco. Immediatamente tutti i banchi furono sommersi da fogli. Il professore li fece levitare fino alla cattedra. Guardandoli riluttante. Poi iniziò a far vagare le iridi scure fra gli studenti. “Come ben sapete oggi è lunedì…perciò immagino che abbiate avuto tutto il weekend per ripassare…detto questo, io direi di iniziare con delle belle interrogazioni…” ghignò. Si sentì metà dei presenti trattenere il fiato. “Io l’avevo detto…” canticchiò Hermione soddisfatta. Piton si voltò. “Signorina Granger, devo forse dedurre che le piacerebbe essere la prima?” commentò maligno. Il prefetto trasalì. Anna e Giulia sorrisero sornione. “A titolo informativo non era una richiesta, quindi venga qui subito…” le ordinò poi Piton. Hermione prese la bacchetta e obbedì un poco nervosa. “Avrai bisogno di un compagno…dunque…si! Decisamente credo che il signor Potter possa essere un buon elemento…” esordì ancora il professore. Harry sbuffò. Prese la bacchetta e raggiunse il prefetto accanto a Piton. “Provate a disarmarvi…” spiegò semplicemente quest’ultimo. Per poi allontanarsi per osservare meglio i due interrogati. Entrambi si misero in posizione. Hermione cercò di concentrarsi al meglio. Non doveva lasciarsi prendere dalle emozioni. Anche se una bella lezione l’avrebbe data volentieri a quel montato davanti a lei. Per come si era comportato con Anna. E con Ron. E Draco. Però si disse di contenersi. Così veloce formulò un incantesimo e lo pensò intensamente. Appena scagliato ne pensò un altro, stavolta di protezione. A quanto pare Harry fece lo stesso. Con la differenza che il suo incantesimo non scalfì minimamente il prefetto. Mentre la bacchetta del ragazzo volò via. “Discreto signorina Granger…signor Potter, a dir poco scadente…” soffiò Piton. Hermione evitò di commentare quel ‘discreto’. Rimettendosi invece in posizione rilassata. “Per ora il livello di questa interrogazione è deludente…proviamo con un incantesimo di attacco…” ordinò ancora il professore. Il prefetto tornò in posizione attenta. Formulò subito l’incantesimo nella sua mente. E lo scagliò. Per poi ripararsi subito come prima. Harry invece fu più lento. D’istinto si protesse prima ancora di attaccare. Lasciando così Hermione in sospeso. La sua barriera però non resse. Ed il ragazzo barcollò. “Per Merlino, concludiamo qui questa pietosa esibizione!” decretò Piton. Avvicinandosi ai due. “Andate al posto…” disse poi secco. Hermione ed Harry obbedirono. “Perfino una partita di scacchi babbana sarebbe stata più emozionante…” osservò acido. Per poi scrivere qualcosa sul registro. “Sei stata grande Herm!” la lodò Anna. Il prefetto rimase in attesa piuttosto nervoso. “Potter…per definire questa sua abominevole interrogazione c’è solo un voto adatto, una bella D…” iniziò a dire il professore. Harry evitò di proferire parola. Hermione intanto era ancora più ansiosa. “In quanto a lei signorina Granger, le darò una E…ora può riprendere pure a respirare…” concluse con tono pacato. Sul viso del prefetto si aprì un ghigno degno di Anna. Mentre Piton tornò a squadrare i suoi alunni. “Direi che la prossima ad esibirsi potrebbe essere lei…signorina Wyspet…ed accanto a lei…signorina Bulstrode prego…” le chiamò. Giulia prese la bacchetta e si alzò. Dirigendosi poi verso la cattedra. Inciampando come al solito. Millicent ghignava già trionfante. “Provate a disarmarvi…” ripetè Piton. Le due si misero in posizione. Senza aspettare nemmeno un secondo la Serpeverde scagliò il suo incantesimo. Giulia non ebbe nemmeno il tempo di proteggersi che vide la bacchetta volare ai piedi di Severus. Eppure l’aveva vista. Le sue labbra avevano sillabato l’incantesimo! “Quell’imbrogliona…non è stato non verbale…” soffiò irritata Anna. Intanto l’amica si affrettò a riprendersi la bacchetta. “Ancora…” ordinò Piton. Giulia scagliò veloce l’incantesimo di disarmo e subito si protesse. Però la sua barriera oscillò, accusando il colpo di Millicent. Che anche stavolta aveva pronunciato chiaramente l’incantesimo. La mano della ragazza bruciava ancora dal colpo precedente. Se la Bulstrode avesse continuato ad imbrogliare era sicura che l’avrebbe stracciata anche nella prova d’attacco. Dall’altra parte Giulia sperava che Piton la richiamasse. Sapeva che il suo professore era restio a contrastare gli studenti della sua Casa. Però lei non voleva lamentarsi come una bambina. “Attacco…” decretò infine Piton. Le due si misero in posizione. Giulia era decisa. Dopotutto aveva superato un Crucio. Attaccare in modo leggero una sua coetanea doveva essere un gioco da ragazzi! Così subito scagliò il suo incantesimo. Proteggendosi con un altro immediatamente. Millicent barcollò all’indietro. Tanto da cadere a sedere a terra. Qualche Grifondoro osò ridacchiare. Giulia si voltò verso le sue amiche. Anna le faceva il tipico pollice all’insù. Hermione sorrideva fiera. “Tornate pure ai vostri posti…” disse infine il professore. Giulia si avvicinò a Millicent e le porse una mano per aiutarla ad alzarsi. Ma questa si alzò da sola e la spinse via. Così la ragazza tornò al proprio posto. “Signorina Bulstrode, questa interrogazione meriterebbe una O…” iniziò a dire Piton. La Serpeverde ghignò soddisfatta. Hermione ed Anna strabuzzarono gli occhi. Il braccio della prima era già pronto a scattare in difesa dell’amica quando Severus le lanciò un’occhiataccia per zittirla. “Si tolga quel sorrisino dal viso, non ho ancora finito. Creda forse che io non mi sia accorto del fatto che ha praticamente utilizzato tutti incantesimi verbali?” sbottò irritato il professore. Millicent impallidì. “Pertanto mi vedo costretto ad abbassarle il voto…una A, senza dubbi…” soffiò compiaciuto. La Bulstrode ridusse gli occhi in due fessure. Stavolta erano Anna ed Hermione a ghignare soddisfatte. “In quanto a lei signorina Wyspet, mi meraviglia…ha saputo tener testa con decisione alla sua avversaria pur essendosi accorta che questa stava imbrogliando…nessuno le può togliere una O, con un più accanto…” spiegò secco. Gli occhi di Giulia si illuminarono. Avrebbe voluto saltare in braccio a Severus e abbracciarlo fortissimo. “Direi che c’è posto ancora per una coppia…dunque…direi che non c’è due senza tre, quindi cara signorina Haliwell, venga pure…ed insieme a lei, perché no? Il signor Weasley…” li chiamò quasi subito Piton. Le due vittime lo raggiunsero. Questa fu l’interrogazione più corta. Anna non fu affatto cattiva con Ron, che seppe fronteggiarla. Andando così al posto quasi subito con una O per lei ed una A per lui. Quindici minuti dopo la campanella suonò. Tutti gli studenti iniziarono ad uscire. Millicent urtò poco casualmente Giulia. Facendola sbattere sullo stipite della porta. La ragazza accusò il colpo e andò con le amiche a Trasfigurazione. A pranzo poi, lei ed Anna constatarono di avere l’ultima ora buca. Mentre Hermione era impegnata in Rune, la castana decise di accompagnarla. Intanto Giulia sarebbe andata in Guferia. E così fu. La ragazza finì di scrivere la lettera per sua madre e la allegò al pacchetto. In cui giaceva la cara digitale. “Sweeney!” chiamò Giulia. Il gufo le si avvicinò annoiato. E lei gli legò il pacchetto ad una zampa. “Mi raccomando, è un oggetto fragile…appena arrivi dalla mamma fatti dare una bella cenetta per ricompensa…e stai attento…” gli spiegò. Poi lo abbracciò. Il pennuto gongolò quasi imbarazzato. Per poi prendere il volo. La ragazza rise e saltellò giù dai gradini. La cena si svolse in modo tranquillo. L’unica vicenda con un minimo di azione era stato un mancato avvelenamento a Ron. Subito si pensò ad una ripicca di Lavanda, poi si venne alla conclusione che il veleno era diretto a Silente. Anna rimase zitta, anche se iniziava ad intuire qualcosa. Nonostante ciò, i professori andarono avanti normalmente per il resto della settimana. Piton continuò ad interrogare. Lumacorno seguitava a far cambiare gli orari giorno per giorno. Fino a far arrivare all’esasperazione perfino la McGranitt. Inutile evidenziare poi la situazione del libro di Harry. I Tre Uragani avevano continuato a fare attacchi casuali. Ma tutti erano finiti in un fallimento. Così le ragazze si trovarono quel venerdì sera in dormitorio, ognuna stesa sul proprio letto. Hermione se ne stava appiattita con la schiena contro la testiera del letto. In tuta sportiva, con in grembo il solito librone di Antiche Rune. Gli occhi fissi su una traduzione. Grattastinchi dormicchiava pacifico infondo alle coperte. Anna era a pancia in giù, avvolta in una t-shirt di grandezza massima delle sue, con davanti una donna ed un calice. La scritta Cradle of Filth in giallo sopra. Davanti a se un catalogo di vestiti. Sfogliato con attenzione parziale. Attorno a lei ovunque cartine di lecca lecca al sangue. Ne aveva in bocca uno ogni minuto. Giulia stava con le gambe incrociate. La cara maglietta dei Green Day, della stessa grandezza di quella della castana, con il cuore a bomba. Sotto un paio di short. Fra le mani un libro di medio spessore. Uno dei tanti psicologici che ultimamente le piacevano. E anche lei, come l’amica, era attorniata da piccole confezioni vuote di cartone di tè al limone. Quando la ragazza scartò l’ennesima cannuccia il prefetto alzò lo sguardo un po’ infastidito. “Giulia, non berrai un altro di quei cosi spero!” sbottò. Lei arrossì di poco. Oramai aveva messo la cannuccia nel bricchetto di tè. E se l’era quasi portato alla bocca. “Sarà il decimo che ti bevi…non fa bene al tuo stomaco…” la rimproverò Hermione. Poi si voltò perentoria verso la castana. “Anche tu Anna, tutti quei dolci stanno uccidendo i tuoi denti ed il tuo povero fegato…” la richiamò. Anna ghignò. “Herm…con tutto l’alcool che ingurgito il mio fegato è felice di accogliere lecca lecca…” osservò. Il prefetto sospirò esasperata. Intanto Giulia aveva approfittato del momento di distrazione per bere il suo tè. Per quale minuto si sentì il risucchio della cannuccia. Poi silenzio. Fino a che non fu ancora quest’ultima a interromperlo. “Ragazze…voi cosa volete fare da grandi?” chiese. Le amiche alzarono contemporaneamente la testa e si voltarono. La ragazza sorrise in attesa. “Devi smetterla di leggere quei libri…ti fondono i neuroni…” commentò Anna. Giulia però la guardò male. Era seria. “Ora come ora non ne ho idea…però dei lavori dell’ambiente magico non mi attira nessuno…potrei provare una carriera babbana o simile…come per esempio, la modella di abiti gothic…anche se sarebbe un’impresa…” le rispose poi la castana. Guardando un po’ insicura una ragazza dal catalogo. “Perché no scusa? Si guadagna, e poi tu hai un bel fisico…” sbottò pronta l’amica. Anna strabuzzò gli occhi. Poi arrossì imbarazzata. “Io invece vorrei fare qualcosa di importante nell’ambito magico, magari lavorare al Ministero…potrei così introdurre le leggi C.R.E.P.A….” spiegò Hermione. Le amiche si guardarono divertite. Era anni che il prefetto portava avanti quel progetto sulla salvaguardia degli elfi. “Tu sei fortunata Herm, non hai genitori che si aspettano un futuro da te…” commentò secca la castana. Hermione la guardò scettica. “I miei vorrebbero darmi in eredità il loro studio dentistico…ti pare?” precisò. Anna sospirò. “Penso che mia madre si aspetti che io diventi un’alta funzionaria del Ministero…” raccontò annoiata. Giulia buttò l’ennesimo cartone di tè fra gli altri ed alzò gli occhi al cielo. “Mio padre vuole che io diventi un Auror, però lo escludo a priori…” aggiunse. La castana annuì. “Un Auror sposato con un Mangiamorte…questo si che è un colmo!” commentò. La ragazza sorrise amaramente. Le tre si guardarono. “A che serve parlare del futuro? Tanto fra non molto andrà tutto in pezzi…” sbottò Hermione rattristata. Lasciando scivolare il libro sulle coperte e portandosi le gambe al petto. “Dobbiamo trovare un modo per rimanere in contatto con i nostri uomini…” esordì Anna. Giulia però scosse la testa. “Li intralceremo e basta così…se Tu Sai Chi dovesse scoprire che Severus, Draco e Mark hanno dei contatti con quelli che lui considera nemici, prima li punirebbe, poi ci verrebbe a prendere e ci torturerebbe…tutte e tre in pasto a Bellatrix, ti immagini?” disse. Hermione rabbrividì. “Io non sono una nemica di Vold…Tu Sai Chi, voglio solo avere il mio uomo tutto per me…e non sarà di certo un cadavere senza naso a fermarmi!” soffiò agguerrita la castana. Il prefetto la guardò indignata. “Comunque, Bellatrix può farmi quello che vuole, io non ho paura!” aggiunse Anna spavalda. Giulia sorrise. “Hai ragione…mi ha già cruciata una volta, ora non mi fa più paura…e poi per avere Severus sarei capace di annientare un plotone intero di Mangiamorte…” concordò. Hermione sospirò esasperata. “Ragazze piantatela di fare le eroine, stiamo parlando di Mangiamorte! Bellatrix Lestrange! Se non Voi Sapete Chi in persona! Non stiamo progettando di assaltare la Parkinson e la Bulstrode…” le richiamò. Anna alzò le spalle. “Io e Giulia siamo pronte a combattere per quelli che amiamo…sei con noi Herm?” le chiese. Il prefetto si irrigidì. Poi le guardò sconvolta. “Mi avete forse presa per una codarda? Non vi ricordate? I Tre Uragani sempre e comunque…e se dovrò andare contro ai Mangiamorte, come credo succederà, lo farò…” rimbeccò. Giulia alzò un pugno in segno di fedeltà. La castana la imitò e subito dopo anche Hermione. “Sia chiaro però, combattimento in modo preciso e prestabilito…qui c’è in gioco la nostra vita, non possiamo di certo correre urlanti brandendo la bacchetta e scagliare incantesimi a caso…” completò quest’ultima. “Perfetto! Allora tu Herm avrai anche la parte strategica oltre che quella pratica…Giulia avrà il combattimento corpo a corpo…e io.., le Maledizioni…” illustrò Anna seria. L’amica la guardò dubbiosa. “Con i tempi che stanno per arrivare le Maledizioni Senza Perdono si sprecheranno…ci vuole almeno una delle tre che le possa usare senza avere i rimorsi di coscienza…Herm nemmeno per sogno, la tua parte razionale ti bloccherebbe il pensiero sul nascere…” iniziò a spiegare la castana. Hermione rimase a bocca aperta. In effetti non aveva tutti i torti. “Giulia poi, non esiste ragazza più pura di te…la tua coscienza cadrebbe in pezzi, senza contare che se ti lasciassimo usare le maledizioni Piton sterminerebbe sia me che Herm…” continuò Anna. “E tu sei immune alla tua coscienza Anna? Io non ci credo che rimarresti impassibile davanti alla morte di qualcuno…” osservò obbiettiva Giulia. La castana la guardò. Niente ghigno beffardo. Solo una strana serietà. “Per me un Mangiamorte x non è un essere umano…è solo feccia…se vedessi morire te, o Herm, o Draco o chiunque mi stia a cuore non rimarrei impassibile e lo sai…però per me loro non sono persone…solo cappucci e maschere che celano individui senza scrupoli…non fa nulla se ne uccido uno o due…” spiegò pacata. Il prefetto rabbrividì ancora. In quei sei anni aveva scoperto quanto l’amica potesse fare paura. Sapeva che credeva in tutto ciò che diceva. Le parole di Anna non erano mai parole buttate a casaccio al vento. “Anche Draco, Piton e Mark sono dei Mangiamorte…” obbiettò Hermione. La castana sospirò. “Lo sappiamo tutte e tre che Draco e Mark sono stati costretti dai padri…mentre Piton ha fatto un errore di percorso quando era più giovane, ed ora sta cercando di rimediare rischiando la sua stessa vita…penso sia l’uomo che ammiro e che potrei ammirare di più al mondo…” rispose subito. Giulia annuì. “Anche più di Manson?” le chiese. Anna sorrise. “Anche più di Manson…senza contare che Piton è forse l’unico insegnante che crede in me. Lui crede in noi tre, possiamo fare grandi cose!” spiegò. L’amica chiuse il libro. “Immaginate che razza di pressione devono sopportare quei tre…Severus è un uomo adulto e sa incanalare bene le emozioni, però Draco e Mark sono ancora giovani…chissà quanto sono frustrati…” disse piano. Hermione abbassò gli occhi. Il suo migliore amico era un ragazzo intelligente, ma come lei sapeva l’intelligenza non salvava da certi sentimenti. La castana sospirò. “Mi aspetto di vedere Draco cedere da un momento all’altro…ora che so tutto il peso che quel mostro gli ha affibbiato sulle spalle mi sono resa conto di quanto davvero lui stia male. Alla fin fine lui è stato solo travolto dagli eventi, non ha mai fatto male a nessuno…se invece penso quanto dovrà soffrire quando la guerra inizierà mi si spezza il cuore…” esordì. Le amiche rimasero a bocca aperta. Giulia si alzò e andò sul letto di Anna, poi l’abbracciò forte. Il prefetto fece lo stesso. “Ognuno di noi ha un limite e il principale compito di Voi Sapete Chi è sfruttare i suoi seguaci fino a che non lo raggiungono…poi li butta via come fantocci…io però credo che ci sia qualcosa che è in grado di sconfiggerlo…” sorrise la ragazza. Hermione e la castana la guardarono stupite, ancora strette nell’abbraccio. “L’affetto…l’amore per le altre persone! Harry ne è un esempio vivente…nemmeno l’Avada  può contrastarlo!” spiegò. Anna le fece una piccola carezza sulla testa. “In noi alberga sia il bene che il male…e Lui sfrutta quest’ultima parte per farci fare il suo gioco. Basta vedere quanta paura è riuscito a mettere anche ai membri più alti del Ministero…” osservò il prefetto. “È per questo che noi dobbiamo rimanere unite…o per lo meno in contatto! Lo dicono tutti e lo credo anche io: la nostra amicizia è grande e potrebbe essere una grande arma contro Voi Sapete Chi…” concordò Giulia. La castana abbassò lo sguardo. “Voi due siete i filtri che incanalano la mia cattiveria…dovete starmi vicino…” sussurrò poi. Le amiche si guardarono. “E tu sei il nostro distributore di malignità…devi starci vicino…” rimbeccò pronta Hermione. Giulia annuì. Ed ecco che il trio si abbracciò ancora. “Mi verrà il diabete a forza di sentimentalismi…” soffiò poi Anna. Le altre due sorrisero. E tornarono ai loro letti. Per continuare la prima sera del weekend. L’indomani mattina ci sarebbe stata la lezione di Smaterializzazione. Nel pomeriggio le ragazze si spostarono in biblioteca. Stavolta c’era tutto il gruppetto al completo, compreso il nuovo acquisto. Dopo l’incidente, Ron si era riabilitato meglio che mai. Però aveva dovuto bloccare il Quiddich almeno per un po’. Così almeno poteva approfittare per stare con Hermione. E a quanto lei vedeva, al rosso non dispiaceva la loro compagnia. Quel pomeriggio Mark dovette spiegare all’intera tavolata un argomento di Trasfigurazione, mentre l’unica che non aveva avuto problemi andava avanti con Antiche Rune. Ron si fece tranquillamente aiutare dal Serpeverde. Ed inoltre aveva scoperto di divertirsi un mondo. Quell’anno non aveva avuto molte occasioni. Harry era ossessionato dai suoi obbiettivi e lui non si sentiva più trattato da amico, ma solo da sfogatoio per i suoi deliri. Quindi gli faceva piacere stare in biblioteca. Assistere alle scenette fra i Tre Uragani, parlare con gli altri due maschi. E anche guardare Hermione. Adorava vederla concentrata in quello che faceva. Come tutte le cose piacevoli, anche quel pomeriggio passò in fretta. Consentendo alle ragazze di andare a cena. Per poi filare in camera a prepararsi alla serata. Tutte e tre avevano un appuntamento con il proprio uomo. “Così Piton ti ha chiesto un quarto appuntamento eh?” ghignò maliziosa Anna, sistemandosi le autoreggenti nere. Giulia arrossì cercando di ignorarla. “Da stasera avrai via libera…” aggiunse ancora la castana. Hermione le tirò un leggero schiaffo sulla testa. “Piton avrà via libera solo fra due settimane, quando la cara Giulia avrà compiuto i diciassette! E non sarebbe ancora del tutto corretto eticamente!” recitò. “La smettete di fare insinuazioni sulla mia vita sessuale?” sbottò la ragazza. Poi le tre si guardarono. E scoppiarono a ridere. “Cavolo! Fra due settimane mi raggiungi!” esclamò esagitata Anna. Giulia sorrise. “Sai cosa vuol dire no Anna?” la richiamò il prefetto. La castana annuì e sorrise sorniona. “Devo dedurre che mi farete una festa con alcool, casino e musica?” intuì la futura festeggiata. Le amiche fischiettarono innocenti. “Anche se fosse…ti dispiacerebbe?” chiese innocente Hermione. Giulia scosse la testa divertita. “Puoi invitare anche il pipistrellone!” esordì Anna. La ragazza la guardò scettica. “Non può mica venire ad una festa di suoi studenti…” obbiettò. “Però ad Halloween l’ha fatto…” tossicchiò il prefetto. “E poi tu non sei solo una sua studentessa…sei la sua ragazza!” precisò la castana. L’amica arrossì. “Dove ti porta stasera?” chiese ancora Hermione curiosa. “Andiamo a vedere Lolita…Sev ha visto che nel vecchio cinema dove siamo andati quest’estate lo fanno ancora, così volevamo approfittarne…poi se non finisce tardi mi porta a prendere un gelato magari…” raccontò Giulia, già con aria sognante. “E voi che fate?” rigirò poi la domanda. Anna si sistemò corpetto e gonna e si stiracchiò. “Vado a Draco…” disse solo. Hermione la guardò divertita. “A farti annebbiare la mente dal sesso?” precisò. La castana annuì fiera. “Che novità, avete molta fantasia voi due…” sbuffò il prefetto. “Abbiamo appena iniziato…” ghignò Anna. Giulia alzò un sopracciglio. Oramai stava diventando un’abitudine imitare il suo professore. “Ora per caso stai facendo stretching?” osservò. Hermione ridacchiò. La castana scrutò Giulia. L’amica era andata in bagno. Era da dieci minuti buoni che trotterellava indecisa da uno specchio all’altro. Il prefetto si sporse curiosa. Lei non era mai stata tipo da molti fronzoli. Un semplice paio di jeans ed un maglione caldo erano l’apoteosi del benessere in inverno. Ed insieme ai jeans scoloriti gli stivali. Oramai suoi compagni fidati, se non seconda pelle. Anche Anna aveva optato per i soliti vestiti. Conoscendo il tipo di serata immaginava che sarebbero rimasti sotto le coperte. Si sarebbe potuta mette un sacco della spazzatura, che tanto Draco non l’avrebbe notato. I suoi occhi oramai la spogliavano appena la vedevano entrare in camera. Giulia invece capitolava ancora da una stanza all’altra. Aveva deciso di mettersi una gonna corta con tantissimi strati di balze. Era nera e da sotto uscivano due fili che facevano da attacco con un paio di scaldamuscoli sempre neri. Era l’ultimo acquisto di sua madre. Appena l’aveva vista su un’asta su internet l’aveva associata alla figlia e l’aveva comprata. Era fra il punk ed il visual rock. Sapeva comunque che la sua cara bambina avrebbe saputo come abbinarla. Ed infatti Giulia ci aveva messo una semplice maglia un poco scollata viola. Nastro sotto al seno e dietro con un incrocio di nastri a corpetto. Poi ci aveva aggiunto un bel paio di manicotti neri in rete. Comprati su consiglio di Anna in uno dei loro giri shopping a Londra. Ai piedi le care Converse. L’unica cosa che non la soddisfaceva erano i suoi capelli. Non le piaceva particolarmente legarli. Anzi, le dava quasi noia. Ora che erano diventati anche più lunghi addirittura alle scapole, li lasciava sciolti. Però quella sera era indecisa. All’ennesimo cambio di specchio le amiche la videro apparire con i capelli legati in due bassi codini. Le coprivano le orecchie e due ciuffi erano lasciati liberi davanti. I codini le stavano morbidi prima sulle spalle poi scendevano davanti. Lasciando così l’intera schiena scoperta. “Era Lo, semplicemente Lo la mattina, ritta nel suo metro e quarantasette con un calzino solo. Era Lola in pantaloni. Era Dolly a scuola…” cantilenò Anna. Giulia arrossì. “Sembri una moderna Lolita punk…” osservò Hermione. La ragazza però si vedeva più giovane di quello che veramente era. “Non vorrei mettere fretta, però mancano cinque minuti alle nove…” precisò ancora il prefetto. Guardando insistentemente l’orologio da parete. Anna le si affiancò. Giulia prese veloce la solita tracolla e le raggiunse. “Sto davvero bene?” chiese ancora timida. Le amiche annuirono convinte. Così il trio potè finalmente uscire. Hermione fu la prima a staccarsi. Ron la aspettava direttamente fuori dalla Sala Comune. Le altre due proseguirono fino ai sotterranei. Poi si salutarono e si divisero. La castana si inoltrò fra il buio e umido corridoio. Si sentiva strana. Era da quando aveva lasciato la torre che si sentiva come osservata. Anna scosse veloce la testa, si sicuro era solo un’impressione. Anche se l’ombra dietro di lei non la pensava così. La ragazza percorse svelta il cammino, fino ad arrivare ai dormitori. Bisbigliò veloce la parola d’ordine ed entrò veloce. La Sala Comune era il solito deserto. Facendo passi più lunghi delle sue stesse gambe salì le scale a due a due verso le camere maschili. A metà strada incrociò Blaise, che probabilmente stava andando a prendere Mary Kate per la solita uscita del sabato sera. Subito dopo Anna arrivò alla meta. Entrò svelta nella camera e tirò finalmente un sospiro di sollievo. “Haliwell respira, non serve che ti fai venire un infarto per la mia bellezza…” ghignò Draco. La castana si tranquillizzò. Alzò la testa con fare provocatorio. “Sempre il solito modesto eh Malfoy?” sbottò. Poi venne attirata da un odore. Decisamente un buon profumo che ricordava bene. Solo allora si accorse che fra le mani del biondo stava un bicchiere. E dentro a questo un liquido rosso si muoveva piano. “Vino rosso! Si!” esclamò felice Anna. Iniziando a trotterellare come una bambina in un negozio di dolci. “L’ho fregato a Blaise, l’ultima uscita con tua sorella è stata meritevole di vino e quello che è avanzato l’ha dato a me…” spiegò fiero Draco. Anche se alla fine lui non aveva fatto proprio nulla. La castana lo fulminò con lo sguardo. Si slacciò in un sol gesto gli anfibi e si avventò letteralmene sul bicchiere del biondo. Glielo strappò di mano e avida bevve un lungo sorso. Poi ghignò. Il rossetto rosso brillante era rimasto sul bordo del bicchiere. Ed una goccia iniziò a scendere dal labbro fino al mento della ragazza. Draco la fissava incantato. “Dammene un po’…” sussurrò lui. Ma la castana scosse la testa. Si leccò le labbra e ne bevve ancora. “Avanti…Anna…” la richiamò ancora il biondo. La ragazza scosse la testa. E finì in un sorso il rimanente contenuto del bicchiere. Draco ghignò sadico. Poi come Anna aveva fatto con il vino lui si avventò su di lei, bloccandola al letto. Il bicchiere cadde sul pavimento. “Non lo dovevi fare…” soffiò maligno. La castana scoppiò a ridere. Una risata acuta, da far gelare il sangue nelle vene. “E che cosa oseresti farmi eh? Povero piccolo Draco…” lo canzonò poi. Il biondo strinse la presa. Ma sembrò solo ingrandire il sorriso beffardo sul viso di lei. “Alla fine comando io lo sai, arrenditi…” disse spavalda Anna. Poi iniziò a strusciare la sua coscia su quella del ragazzo. “Stai giocando col fuoco mocciosa…” rimbeccò Draco pronto. La castana gli avvolse i fianchi con una gamba e lo spinse contro di se. “Sei tu il moccioso qui…” ribadì sicura. Continuando a strusciarsi senza ritegno. Il biondo scosse la testa divertito. Per poi chinarsi su di lei. “Lo sai benissimo che non servono certi giochetti per farmi eccitare…” le sussurrò in un orecchio. Anna fissò le sue iridi scure in quelle di lui. Sembravano ardere dal divertimento. “Lo sento…” soffiò. Draco la guardò ancora tranquillo. Un secondo dopo le sue mani avevano lasciato i polsi della ragazza e avevano iniziato a sciogliere i lacci del corpetto. La castana se ne stava pacifica e beata sotto di lui. Questo era il ritmo che avevano preso in una sola settimana. E a lei di certo non dispiaceva. Finalmente il biondo le tolse l’indumento ed iniziò a baciarle la candida pelle bianca. Anna gemette quando anche le mani del ragazzo iniziarono a fare la loro parte. Così decise di iniziare a muoversi anche lei. Lenta, quasi da esasperazione, portò una mano sulla cintura di Draco. Gliela levò senza nemmeno fare fatica. Poi la lanciò quasi nell’altro letto con uno schiocco. “Hey Draco?” lo chiamò d’improvviso la castana. Il biondo stava lottando con l’intricato groviglio di nastri che chiudevano la gonna a balze. Così emise solo un grugnito. “Sei sicuro che Blaise e mia sorella non piomberanno qui a metà sera vero?” gli chiese. Draco alzò la testa. “Mi sono assicurato che lui e Mary Kate se ne stessero fuori dai piedi, penso siano andati nella Stanza delle Necessità…” rispose. Anna annuì. Odiava fare la pignola, però non avrebbe mai voluto essere colta in flagrante dalla sorella. Quella sarebbe stata così serpe da ricattarla. “Ma come diavolo si toglie?!” ringhiò infastidito il biondo. La castana gli tolse le mani dai nastri. “Prima che tu faccia un disastro, hai mai pensato a questa alternativa?” propose. Poi si tirò giù di poco la gonna. Senza nemmeno toccare una chiusura. Draco scosse la testa divertito. Anna era così magra da poter passare nella cruna di un ago! Intanto la ragazza gli aveva slacciato prontamente i pantaloni. Ed aveva iniziato ad accarezzare da fuori i boxer gonfi. Sorrise nell’immaginarsi in quello che stava facendo. “Oh al diavolo…” sospirò il biondo. Si tolse veloce i pantaloni e li abbandonò sul pavimento. “Quanta fretta…” lo prese in giro la castana. Draco ghignò e tornò su di lei. Mordendole il collo. Anna tornò ad avvolgere le sue gambe sui fianchi di lui e a sollevare il bacino. Di tutta risposta il biondo le abbassò il reggiseno. Senza nemmeno toglierlo. Ed continuò a mordicchiare la pelle. La castana si lasciò andare ad un gemito. “Santo Manson, Draco piantala e prendimi!” sbottò quasi irritata. Draco quasi si mise a ridere. Solo lei poteva venirsene fuori con certe uscite. Però per il bene dell’atmosfera si trattenne e slacciò le gambe della ragazza dai suoi fianchi. Poi portò una mano alle sue mutandine. Le aveva abbassate quasi del tutto quando un rumore fece trasalire entrambi. La porta della camera si aprì all’improvviso. Rivelando un ragazzo famigliare. “Lo sapevo che stavate combinando qualcosa! Vi ho…be…beccati…” esclamò d’un fiato Harry. Ma quando vide la scena gli morirono le parole in gola. Anna strabuzzò gli occhi e divenne rosso acceso. Era pietrificata. “Razza di idiota! Che cavolo ci fai qui eh?!” ringhiò furiosa. Draco si portò una mano alla testa. “Potter…sto seriamente pensando di ucciderti…” soffiò. Lo sguardo del ragazzo però era bloccato sulla castana, che oramai era praticamente nuda. “Smettila di fissarla! O giuro su Salazar Serpeverde che ti cavo gli occhi!” lo minacciò il biondo. Poi coprì la ragazza con la coperta. “Che diavolo ti è saltato in mente Harry!? Come hai fatto ad entrare?! Aspetta un attimo…tu…tu mi hai seguita!” disse stizzita la castana. “I…io…” cercò di rispondere il ragazzo. Ma a quanto pareva un’improvvisa paralisi facciale l’aveva accolto. Era rimasto praticamente a bocca aperta. Non aveva mai visto Anna sotto a quell’aspetto prima d’ora, ed i neuroni gli si erano inceppati. “Ti do tempo dieci secondi per sparire, se non sei fuori di qui al decimo, stai sicuro che stavolta non te la caverai con un naso rotto!” ordinò Draco. Dire che fosse infuriato era poco. Il ragazzo si mosse. Anna lo guardava con istinto omicida. Se avesse avuto la bacchetta l’avrebbe cruciato come minimo! Il biondo iniziò a contare. Così Harry fu costretto a riprendere le sue sensibilità motorie. Nel giro di due secondi uscì dalla stanza. Il rumore dei suoi passi riecheggiò per le scale e dopo qualche minuto sparì. “Ci mancava solo questa…” sbottò arrabbiato il biondo. La castana aveva il cuore a mille. “Harry Potter mi ha visto come mi ha fatta mia madre, magnifico!” sospirò. Questo incontro improvviso l’aveva stremata. Lasciò stare la coperta e si sdraiò di peso sul letto. Draco le si avvicinò. “Stammi lontano Malfoy, questa cosa mi ha traumatizzata…penso andrai in bianco per un po’…” commentò stufa Anna. Il biondo strabuzzò gli occhi. Mezzora di preliminari buttati dalla finestra. “Se stai cercando di alimentare il mio istinto omicida verso Potter ci stai riuscendo…” precisò. Poi si stese accanto a lei. “Giuro che lo castro…cavolo chissà come mi immaginerà ogni volta che ci vediamo…maledizione!” sbuffò infastidita la castana. “Stava praticamente sbavando…che nervi…che nervi! Mi urta che altri ragazzi ti guardino già da vestita…figurati ora…” confessò acido Draco. Anna si voltò e sorrise di poco. Poi gli accarezzò una guancia. “Che carino che sei…” commentò intenerita. Subito gli occhi slittarono sul corpo del ragazzo. Finendo immancabilmente sui boxer. La castana ghignò. “Certo che nemmeno un intervento repentino di Harry ti distrae…eh Draco?” osservò. Il biondo sorrise quasi fiero. “In questo caso allora…” aggiunse Anna. Passandosi un dito sulle labbra. Draco si animò all’improvviso. Saltandole letteralmente addosso. La castana scosse la testa e scoppiò in una cristallina risata. Prima di riprendere dal punto in cui erano stati bruscamente interrotti, il biondo prese la sua bacchetta e chiuse con un incantesimo la porta. Per quella sera, ne avevano avuto abbastanza di sorprese indesiderate.
Ignari di tutto, un’altra coppia passeggiava tranquilla per i corridoi. Hermione e Ron camminavano mano nella mano. Forse era anche una ronda da prefetti. Qualunque cosa fosse, entrambi erano felici. Chiacchieravano e ogni tanto guardavano fuori dalle enormi finestre. La luna risplendeva limpida nel cielo. D’improvviso nel buio corridoio si sentirono dei passi. I due si voltarono ma non videro nessuno. Poi Ron per poco cadde per terra. “Hey Ron! Tutto bene?” chiese Hermione., cercando di tenerlo su per un braccio. Ma sembrava che una forza lo tirasse dalla parte opposta. Così la ragazza lo strattonò ancora, rivelando una mano attaccata al nulla dalla parte del braccio. Hermione non se ne stupì e lasciò andare la presa. “Harry vieni fuori da li…” sbottò irritata. Il ragazzo indugiò. Ron iniziava a perdere la pazienza. Senza nemmeno pensarci prese un lembo del Mantello dell’Invisibilità e scoprì il ragazzo. Harry aveva un aspetto abbastanza trafelato. Le guance rosse ed il respiro abbastanza irregolare. Forse aveva corso. Il colletto della camicia era sbottonato come altri due o tre bottoni. “Hai per caso ceduto alle avances di Romilda?” gli chiese divertito. Gli occhi verdi del ragazzo lo fulminarono. “Ti devo parlare…” disse solo. Il rosso lo guardò incredulo. Era uscito con Hermione che diamine! “Harry, non vedi che sono occupato?” commentò secco. La ragazza assisteva alla scena senza perdere la calma. C’era qualcosa che non le quadrava. Harry non era arrivato dalla solita direzione dei dormitori Grifondoro. “È urgente…” soffiò ancora quest’ultimo. “Non ne possiamo parlare quando torno?” cercò ancora di liquidarlo Ron. Hermione capì che, se voleva avere delle informazioni su quel comportamento sospetto, poteva fare solo una cosa. “Ron…senti…puoi andare. Harry sembra sconvolto…noi…noi ci vediamo domani in biblioteca…c’è tutto il gruppo…” esordì gentile. Il rosso strabuzzò gli occhi. Era da molto che non si prendeva cura dei sentimenti di Harry. Così capì che c’era sotto qualcosa. L’interessato però sembrò non accorgersi di nulla. “Grazie Mione…sei un angelo davvero…tu cosa farai adesso? Raggiungi Anna o Giulia?” le chiese. A sentire il primo nome il ragazzo vicino a loro trasalì. Ed arrossì smisuratamente. La ragazza scosse la testa, un cordiale sorriso sul viso. “Giulia è con il suo ragazzo e Anna è con Draco…tornerò in dormitorio a leggere, tanto a mezzanotte tornano tutte e due…” spiegò. Harry si irrigidì ancora di più. “Allora buonanotte Mione…sogni d’oro per dopo…ti amo…” la salutò Ron. Per poi abbracciarla forte e darle un bacio. Hermione si sentiva un po’ a disagio con l’altro vicino, però ricambiò il bacio. “Buonanotte Ron…non fare tardi…ti amo anche io…” rispose. Subito Harry andò all’attacco e prese il rosso per un braccio. Lo trascinò via prima ancora che la ragazza potesse replicare. Il prefetto capì che i due sarebbero passati per il passaggio segreto più corto. Così lei decise di fare la strada lunga. Sospirando, si avviò verso il dormitorio. Era tentata di andare da Mark, ma sarebbe stato come un insulto. Quindi decise di tornare in camera. E sperare che le amiche tornassero presto.
Nel contempo una ragazza correva a perdifiato nel giardino. Giulia era in ritardo. Erano le nove passate. E tutto perché si era fermata a chiacchierare con Anna prima di separarsi. Quando finalmente arrivò nei pressi dell’albero, fu colta da estremo sconforto non vedendo nessuno. Veloce la ragazza si appoggiò all’albero per riprendere fiato, poi guardò l’orologio. Era in ritardo di tre minuti. Piton non poteva essersene andato! Però non era da lui arrivare in ritardo. Giulia rimase ancora qualche minuto ad aspettare. Fino a che, d’improvviso, di sentì tirare per il cappotto. La ragazza si voltò. E rimase a bocca aperta vedendo quello che si era trovata davanti: una cerva argentea la stava ancora tirando per un lembo del cappotto. Giulia la guardò stupita. Lei non aveva invocato il suo Patronus! Poi sobbalzò, ricordandosi di una scena famigliare accaduta l’anno prima. Era esattamente in quel punto. E quella stessa cerva era apparsa da dietro dei cespugli. Non sapeva chi era stato ad evocarla. Appena l’aveva accarezzata questa si era dissolta nell’aria. Qualche minuto dopo era arrivato Severus. La cerva le dette un colpetto ad un fianco per chiamarla. Quando la ragazza la guardò il Patronus indicò una direzione con la testa. E stavolta le prese la manica. “Cosa c’è piccola? Vuoi che ti segua?” le chiese. La cerva annuì. “Io…io devo aspettare qui però…Severus potrebbe arrivare e se non mi trova magari poi pensa che mi sia successo qualcosa…” osservò Giulia. Il Patronus la tirò più forte. Così tanto da farle fare qualche passo. La ragazza si guardò intorno e sospirò. Decidendo infine di seguire il cocciuto animale. Si fece guidare attraverso il giardino. Sembrava la stesse conducendo ai confini di Hogwarts. Ed inevitabilmente l’albero si allontanava, fino a sparire del tutto dalla sua visuale. Finalmente, dopo dieci minuti buoni di camminata, la cerva si fermò. Poi la lasciò andare e trottò poco più in la, per arrivare da un uomo famigliare. “Era ora che arrivasse signorina Wyspet, pensavo si fosse persa…” sbottò quasi acido Piton. Il Patronus si fermò davanti a lui. Fece un piccolo inchino e sparì. Proprio come aveva fatto un anno prima. Giulia si avvicinò meravigliata. “Quindi quello era…era il suo Patronus?” chiese stupita. Severus annuì divertito. “Allora era lei anche l’anno scorso…ma…ma perché non me l’ha detto?” esordì ancora la ragazza. Piton la guardò inarcando un sopracciglio. “Dirle…che cosa esattamente?” rispose. Giulia lo raggiunse. “Che abbiamo i Patronus uguali! È…è una cosa bellissima!” spiegò. Il professore sorrise. Allungò una mano e le fece una carezza sulla testa. E dire che credeva di essere oramai arrivato ad odiare quel Patronus. Quello che inizialmente aveva non se lo ricordava nemmeno. Però la cerva era lei: Lily. Eppure come quando guardava negli occhi Harry, gli faceva male. Da quando Giulia gli aveva fatto vedere che anche il suo Patronus era una cerva, qualcosa era scattato in lui. Forse era semplicemente stata condizionata da lui prima del tempo. Oppure era un segno. Di solito a queste cose stupide come segni premonitori o oroscopi Piton non credeva. Ma quella, quella era tutta un’altra storia. “Avanti signorina Wyspet, si avvicini! Dobbiamo andare altrimenti si farà tardi e perderemo lo spettacolo…” la richiamò. Come se fosse stata lei quella che era persa nei pensieri. La ragazza gli trotterellò al fianco. E ancora più felice di prima gli prese il braccio. Poco dopo si trovavano in un vicolo. Non il solito ma un poco più in la. Giulia si sporse subito curiosa. Erano ad un paio di metri più indietro di dove si fermassero di solito. “Il cinema è qui vicino, se fossimo arrivati dalla solita parte avremmo impiegato più tempo ad arrivare…e dato che non sono riuscito a trovare gli orari delle proiezioni credevo fosse più opportuno fermarsi qui…” spiegò Severus. La ragazza lo guardò divertita. Colto e dalla parlata forbita anche fuori dall’ambito scolastico. Un vero gentiluomo. “Credo che tu abbia fatto una buona scelta…” sorrise. Poi lo prese veloce per mano. Prima ancora che l’imbarazzo si facesse vivo in entrambi, la coppia era già fra la folla londinese. Era incredibile quanta gente uscisse ogni sabato sera! E loro si mimetizzavano perfettamente con il resto. Il posto dove era dislocato il cinema era nei pressi della sala giochi. Giulia se lo ricordava bene. Comunque il Centro Commerciale era nella direzione opposta, quindi la gente nella via diminuì. Appena scorta l’insegna luminosa la ragazza trotterellò contenta fino ai tabelloni. Severus aveva proprio avuto ragione: davano Lolita quella sera. Quello del 1997, con Jeremy Irons e Dominique Swan. Il tabellone sotto alla locandina faceva scorrere gli orari. “Ora sono le 21.25…” osservò Piton. Giulia lesse pronta i numeri. “Ce n’è uno alle 21.40…ce la facciamo?” chiese. Il professore sbirciò attraverso le porte scorrevoli del cinema. Non c’era così tanta gente. “Proviamo…” propose. La ragazza strinse la mano ed assieme entrarono. Tutta la folla riunita all’interno era già in fila per lo spettacolo di un altro film, che sarebbe iniziato fra cinque minuti. Erano perlopiù coppiette. “Questo Piccolo Grande Amore…” lesse curiosa Giulia. Era un film girato in Italia e uscito di recente. Mentre era intenta a leggerne la trama si sentì tirare. Severus la chiamava per andare a prendere i biglietti. Questa volta su lui a pagare alla cassa. La ragazza si precipitò a prendere i pop corn e la coca cola. Quando la sala dell’altro film fu chiusa, aprirono quella di Lolita. Loro erano i primi e forse anche gli ultimi ad entrare. Si accomodarono nell’ultima fila, quella più comoda. “A quanto pare questo film non è così popolare…” osservò Piton guardandosi in giro. C’erano solo loro in tutta la sala. Giulia sistemò i pop corn nell’apposito posto fra i sedili e sorrise. “Anarchia cinematografica!” esclamò. Per poi fare il tipico segno a due dita di vittoria. Severus scosse la testa divertito. E si servì di qualche pop corn. Dopo qualche minuto la sala venne chiusa e le lucci spente. Così ebbero la certezza di essere davvero i soli. Le solite pubblicità iniziarono a scorrere sullo schermo. Mobili, auto, materassi per letti, pentole. Tutta roba babbana. Dopo l’ennesimo elogio ad una super automobile rosso fiammante,  la proiezione iniziò a dare i primi segni di film. “Menomale che nei cinema più piccoli saltano i trailer iniziali…” esordì Giulia. Piton si chinò verso di lei ed annuì. “Considerato che questo è anche un film vecchio siamo proprio stati fortunati…” aggiunse. La ragazza sorrise e prese qualche pop corn. Poi fece aprire la bocca al professore, che divertito ubbidì. Finendo per essere imboccato. Finalmente sullo schermo apparvero i titoli di inizio film. Accompagnati dal paesaggio di una prateria americana. Ed una macchina sgangherata che si avvicinava sempre di più. Fino ad un primo piano, che ne rivelò il guidatore. Era un uomo di bell’aspetto, ma sembrava stanco. Le mani al volante. E fra le dita una forcina per capelli. Di quelle semplici, da ragazzina. Poi la sua voce iniziò a parlare. “Era Lo, semplicemente Lo la mattina, ritta nel suo metro e quarantasette con un calzino solo. Era Lola in pantaloni. Era Dolly a scuola…” disse. Giulia lo riconobbe subito. Sapeva quasi a memoria il libro. “…era Dolores sulla linea tratteggiata dei documenti…ma tra le mie braccia era sempre…Lolita…” proseguì l’uomo. E con lui, sottovoce la ragazza. Severus lo notò. Anche lui conosceva quelle strofe. “Luce della mia vita, fuoco dei miei lombi. Mio peccato, anima mia…Lolita.” concluse ancora il guidatore. E con lui stavolta, non solo Giulia, ma anche Piton. “Penso che presto piangerò…” sussurrò poi la ragazza. Il professore scosse la testa e si spostò più verso di lei. Cercando di essere più naturale possibile avvolse le spalle di Giulia e la portò accanto a se. Lei gli sorrise. Poco dopo davvero versò una lacrima. Con la morte del primo vero amore di Humbert, Annabelle. Proseguendo poi con l’arrivo dell’uomo nella sua meta delle vacanze. Finita in fumo letteralmente grazie ad un incendio. Così Humbert fu costretto a recarsi a casa Haze. Ed immancabilmente ci fu l’incontro. Giulia spalancò gli occhi per l’emozione. Le iridi nocciola incollate allo schermo. Severus guardava con lo stesso interesse le immagini e le analizzava. Dire che si rivedeva nel vecchio professor Humbert era un eufemismo. Gli salì quasi un nodo alla gola vedendo il loro incontro. Humbert stava per cambiare idea quando ad un tratto aveva scorto lei: Dolores Haze, la figlia della padrona. Lolita. Sdraiata a terra intenta a sfogliare una rivista. Il vestito bianco bagnato dall’acqua dello spruzzino per l’erba. Poi ad un tratto Dolores si era girata. E gli aveva sorriso, mostrando un apparecchio. Giulia si stava davvero perdendo in quelle immagini. Forse poteva affermare che Lolita fosse il suo libro preferito. In un certo senso si rivedeva in Lolita. Ma di certo non era come lei. Piton intanto si tranquillizzava. Lui non era affatto Humbert. O almeno non del tutto. Aveva saputo razionalizzare la cosa ed era giunto ad un compromesso. Non avrebbe mai trattato quello splendore di ragazza al suo fianco come avrebbe fatto il suo collega professore con la ragazzina nel corso del film. Successivamente una serie di immagini sul soggiorno di Humbert in casa Haze. In tutte appariva Lolita ovviamente. Qualche volta Severus e Giulia si distraevano. Quando entrambi infilavano una mano nel barattolo di pop corn. E le loro dita si incontravano. Tutti e due si guardavano divertiti. Poi arrivò la scena in cui la madre annunciava che la piccola Dolores sarebbe andata in un campo estivo femminile. Dicendo anche che il professore fosse d’accordo. Lolita si arrabbiò con lui. E non gli parò finché non arrivò il giorno della partenza. Quando però lei lo vide. Il suo Humbert, guardarla dalla finestra. Si precipitò fuori dalla macchina ed andò da lui. Gli saltò in braccio e lo baciò. Giulia arrossì. Era stata lei a dare il primo bacio a Severus. L’anno prima, sotto la bianca neve. Così si voltò. Vedendo il volto di Piton illuminato dallo schermo. Si sporse verso di lui. Il professore ebbe il tempo solo di girarsi, che la ragazza lo baciò. Insieme a Lolita e Humbert. Si staccarono dopo di loro. E tornarono a guardare il film. Dopo la partenza di Dolores i fatti scivolarono velocemente. E non appena il misfatto causato dall’amara morte di Charlotte Haze, la madre di Lolita, venne compiuto, le luci si riaccesero. Rivelando così la fine del primo tempo. “È spettacolare…sono senza fiato…” decretò subito Giulia. “Recitazione ottima…Lolita sembra più cresciuta di quello che dovrebbe essere, però lo compensa con il carattere perfettamente identico a quello del libro…” concordò Severus. Entrambi si guardarono divertiti. Iniziarono a parlare del film e di quanto fosse simile al libro. Le scene tagliate ed i personaggi. Fino a che le luci si spensero. Ed ecco che i due si rituffarono nel film. La seconda parte fu quella più malinconica. Lolita e Humbert iniziarono a viaggiare. Lei crebbe e man mano che cresceva diventò più avara e stizzita, seducendo il professore per ottenere ciò che voleva. E il pover’uomo non poteva far altro che accontentarla. Bloccato in un amore talmente perverso, instancabile e passionale da non accorgersi che in quel gioco, stava giocando da solo. I due si trasferirono in un college ma lo lasciarono dopo un po’ di tempo per riprendere un viaggio. Humbert trovò le prove che Lolita lo tradiva ma fece finta di nulla. Ancora immobilizzato nel suo amore morbosamente ingenuo. Fino a quando Dolores lo lasciò. E Humbert rimase da solo per tre anni. Severus si sentì morire. Sarebbe crollato se Giulia avesse fatto lo stesso. La ragazza scosse la testa. Lei non era come Lolita. Lei si sarebbe accorta dell’amore che l’uomo provava per lei. E probabilmente non si sarebbe ribellata. Però era anche vero che lui aveva fatto qualcosa di imperdonabile alla ragazzina. Successivamente Humbert ricevette una lettera dalla Dolores diciottenne. Si era sposata e aspettava un bambino. E le servivano soldi per trasferirsi con suo marito in un luogo dove lui aveva ricevuto proposta di lavoro. Il professore andò dalla ragazza e la vide. Giulia aveva gli occhi lucidi. Lolita era cresciuta. Un paio di occhiali sul naso. I capelli rossi sbiaditi e legati in una coda. Il viso da bambina tramutato in qualcosa di più adulto. Ma non ancora maturo. Humbert cercò di farsi dire chi l’aveva aiutata. Dolores lo confessò. E poi il professore la osservò. “La guardai e la guardai ancora…” iniziò a pensare l’uomo. Giulia era bloccata senza fiato davanti alla scena. “E capii…così chiaro come se avessi saputo di poter morire che la amavo più di ogni cosa non avessi mai visto ed immaginato…lei era solo il morto eco di un’infante di tempo fa…” continuò. Severus vide di sott’occhio la ragazza accanto a se. Gli occhi erano colmi di lacrime che aspettavano solo di scendere. “Ma l’amavo…questa Lolita, pallida, inquinata, grossa e con il bambino di un altro uomo…” proseguì malinconico Humbert. Così Giulia si sciolse in un singhiozzo, commossa fino nel profondo. Piton scosse la testa. Era divertito ma non lo dava a vedere. Si limitò solo a stringere il braccio sulle spalle della ragazza, per portarla contro il suo petto. Lei pianse ancora e lo abbracciò. Era strano versare tante lacrime per un film. Ma Giulia sapeva che cosa volevano veramente dire. Erano gli stessi pensieri che aveva su Severus. Lei lo amava. E sarebbe stato così anche se lui fosse stato più vecchio, non avesse avuto quell’aspetto. Anche se nel corso degli anni lui sarebbe invecchiato prima di lei. Non le importava. Avrebbe amato Piton alla follia. Finchè morte non li avesse separati. Da abile Legilimens quale era, il professore aveva visto tutti quei pensieri. Sollevò veloce il viso prima che la commozione potesse prendere il sopravvento. Nel giro di mezzora il film finì. Quando le luci si riaccesero definitivamente Giulia stava ancora piangendo. Cercò di sistemarsi e appena si alzò. Severus la strinse ancora a se, baciandole la fronte. Rimanendo così poi per qualche minuto. “Andiamo…” sussurrò Piton. La ragazza annuì ed uscirono. Tornando alla fresca aria londinese. Nessuno dei due parlò. Si tennero per mano come erano oramai soliti fare. Poi si fermarono ad una gelateria all’angolo. Giulia prese il solito frappé al cioccolato. Mentre Severus il caro cono di gelato al limone. I due si sedettero in una panchina li affianco. La ragazza teneva il frappé con entrambe le mani e dondolava le gambe. Il professore la osservava facendo finta di essere concentrato sul gelato. Giulia stava d’incanto con quei codini. Di certo non dimostrava i quasi diciassette anni. D’improvviso Piton trasalì impercettibilmente. Fra due settimane sarebbe stato il suo compleanno. Sapeva già cosa fare, ma non ne era pienamente sicuro. Intanto, dalla radio della gelateria, iniziò a risuonare una canzone italiana. Lui non ha più paura di stare insieme a lei, adesso lui lo sa che lei è la sua vita. Giulia tirò su un’ultima sorsata di frappé. “Severus…sai…la…la festa di Ron è stata bella…” iniziò a dire timida. Il professore si voltò. “Anna ed Herm…hanno…hanno detto che me ne organizzeranno una…sarà una cosa davvero fantastica conoscendole…” sorrise ancora la ragazza. “Con la signorina Haliwell di mezzo, chissà cosa ne verrà fuori…una baraonda più totale immagino…” commentò divertito. Lei non ha più paura di lui che se ne andrà, adesso lei lo sa che è lui la sua strada. Giulia annuì. Poi tirò su un’abbondante sorso di frappé. “Ecco…siccome è la festa del mio compleanno…volevo…volevo chiederti se…se…se ti andrebbe di…” cercò di invitarlo. Piton sorrise. Era la stessa scena del ballo di Halloween. “Se…cosa esattamente?” tentò di aiutarla lui. La ragazza sospirò. “Se ti andrebbe di venire…si insomma…alla mia festa…” riuscì a dire infine. Arrossendo smisuratamente. Supereranno i giorni e le difficoltà, si copriranno nelle notti d’inverno. “Dovrei perciò mischiarmi con i miei studenti? Suppongo quindi di dover prendere un’altra volta la pozione…” ragionò Severus. Giulia annuì timidamente. “Solo io so chi sei veramente…e Anna e Herm…nessuno ti ha mai visto da giovane…non ti preoccupare, mi…mi inventerò qualcosa!” promise. Piton sospirò. Lo stava proprio pregando. “Oh Giulia Giulia…” sussurrò. Poi fece il grande errore di voltarsi. E incrociare i suoi occhi neri con quelli nocciola di lei. Era così che ci cadeva sempre. Saranno padre e madre dell’alba che verrà, tra lui e lei sarà per sempre così. Non resisteva a quegli occhioni in attesa solo per lui. Si sentiva sciogliere a contatto con quelle iridi nocciola. La ragazza lo stava guardando in attesa. Il contenitore di frappé oramai vuoto fra le mani. La bocca dischiusa. Severus sospirò ancora. “E va bene, è un’occasione importante…quindi verrò…” concluse. Giulia strabuzzò gli occhi. “Davvero?” chiese innocente. Piton annuì sorridente. Gli occhi della ragazza si riempirono ancora di lacrime. Poi lo abbracciò d’improvviso. Lasciando cadere il contenitore. Lei gli donerà il suo amore, lui col cuore la difenderà. “Grazie Severus…grazie, grazie, grazie!” lo ringraziò Giulia felice. Il professore la strinse divertito. “Direi che è il minimo Giulia, dopotutto…sono il tuo futuro marito…e ti amo…” si lasciò sfuggire. Scatenando un’altra ondata di commozione nella ragazza. Lei gli guarirà il dolore, lui col cuore la proteggerà. Piano Piton le prese il viso fra le mani e le asciugò con dei baci le lacrime. Avvicinando dolce le sue labbra a quelle di lei. Poi le unì, in un delicato bacio. Giulia gli avvolse le braccia al collo. Quando si staccarono rimasero fronte contro fronte. “Anche io ti amo Severus…qualunque cosa accada…” sussurrò. Per poi tornare a baciare l’uomo, che ricambiò. Mentre il suo cuore scalpitava. Per l’unica Lolita che avesse mai voluto avere. Quella per cui avrebbe rischiato la sua vita. E che avrebbe sposato. La proteggerà.

 

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Capitolo 36
*** Are We, We Are ***


Buongiorno/notte?
Eh niente, eccomi qui, quasi un anno dopo ad aggiornare questo piccolo pezzo del mio cuore chiamato Boulevard. Tante cose sono successe, ma dopo più di dieci anni dalla prima pubblicazione io mi ritrovo ancora qui. A correggere i capitoli mentre sorseggio il caffèlatte caldo. A pochi giorni dal compleanno mio, ed anche quello della cara Anna (che coincindenza no?). Mi sono arrivati molti messaggi per un continuo della storia e dato che, nonostante io sia cresciuta e siano cambiate tante cose, ci tengo a portare avanti le avventure delle mie tre bimbe. 
Per cui, vi ringrazio per i messaggi, spero di trovarne altrettanti in risposta al capitolo <3 Vi chiedo scusa se vi ho fatto aspettare la solita eternità.

Avvertenze: OCCtà, una miriade di canzoni, vecchie riapparizioni, discorsi malinconici, canzoni oscene *scappa*:

In questo capitolo troviamo Tocca Qui degli Articolo 31, She's a Rebel dei sempre cari Green Day, Questo Piccolo Grande Amore di Claudio Baglioni (non chiedetemi perchè), Tanz Die Illusion degli Eisleben (di cui non ho la minima idea di traduzione, ma il ritmo ci stava), Why Don't You Do Right di Jessica Rabbitt e Are We The Waiting ancora dei cari Green Day. Vi ricordo che se cercate mimiryuugu su spotify vi apparirà magicamente la playlist dell'intera fic u.u


Con queste premesse, vi lascio al capitolo.
Grazie della pazienza <3



Trentaseiesimo Capitolo

Un venticello fresco iniziò ad soffiare. Era quasi mezzanotte e la luna era brillante e incontaminata nel cielo. Il giardino era avvolto da una coltre di silenzio, perfino la piovra si muoveva lentamente sotto le scure acque del lago. Il castello si stagliava all'orizzonte come un grande animale di pietra, i cui abitanti sembravano tutti dormienti. Invece c’era più vita di quanto si pensasse. Nei sotterranei ad esempio, due ragazzi se ne stavano al caldo sotto le coperte, accompagnati da un bicchiere di buon vino rosso. “Davvero ottimo. Sarebbe stato meglio dell’Assenzio, però mi accontento…” esordì Anna, bevendo un sorso del liquido rosso. Draco scosse la testa divertito, poi si chinò per berne un po’ a sua volta. I due si erano fatti prendere dalla passione ed ora erano tranquilli e beati sotto alle calde coperte verdi scuro. I vestiti ancora sparpagliati a terra. C’era talmente tanta calma che non si erano nemmeno posti il problema di rivestirti. Il biondo era appoggiato con la schiena fra il cuscino e la testiera del letto. La coperta tirata su fino alla pancia. Nello stesso punto in cui era appoggiata la castana, la guancia contro la sua pelle. “Hey Draco…sai tenere un segreto?” gli chiese all’improvviso Anna, alzando la testa. Draco, che aveva appena appoggiato il bicchiere sul comodino, la guardò curioso. “Cioè?” rispose. La castana sorrise. Sembrava quasi una bambina. “Promettimi che non lo dirai a nessuno…ma nessuno nessuno però!” disse subito lei. Il biondo sospirò divertito. Certe volte assomigliava davvero alle sue amiche. “Lo prometto” rispose ancora lui dolce. Anna si tirò un poco su per raggiungere il suo viso. “Hai presente il ragazzo di Giulia? Quello che era con lei ad Halloween?” iniziò a dire. Draco annuì. “Dovrebbe essere di Serpeverde, dell’anno di Mark, ma io sinceramente non l’ho mai visto qui…” commentò poi. La castana ghignò. “Ti sbagli…lo vedi più di quanto tu non immagini…” rimbeccò pronta. Il biondo la guardò dubbioso. “Quello di Halloween era niente di meno che Piton ringiovanito, caro il mio Malfoy!” confessò. Lui scoppiò a ridere. “Sono inebetito dal sesso ma non così stupido Anna! Cerca scherzi più originali da fare…” la rimproverò, scompigliandole i capelli. Anna lo guardò truce. “Non è uno scherzo…Giulia e Piton stanno insieme ed avranno una figlia, esattamente come noi…e sarà il secondo uragano della nuova generazione insieme a Lizzy!” spiegò sicura. Draco si irrigidì, riconoscendo il tono delle parole della ragazza. “No aspetta, fammi capire. Giulia…la Wyspet…e…Piton?!” esclamò stupito. La castana annuì soddisfatta. “E da quanto?” chiese ancora il biondo. Anna si guardò le mani pensierosa. “A Giulia è sempre piaciuto, però quel tonto di pipistrellone non se n’è mai accorto…poi al quarto anno si sono avvicinati, hai presente quando lui ha trovato quel bracciale?” ricominciò a raccontare. Draco annuì. “Ecco…che tu ci creda o no Silente li ha aiutati! Piton finalmente ha capito che lui le piaceva…e hanno deciso che sarebbero stati ufficialmente assieme dopo il diploma di Giulia, ma diciamo che le cose si sono accelerate. Infatti ora sono in una relazione vera a propria: Piton la invita ad uscire ogni sabato sera e lei tutte le sere durante la settimana va nel suo ufficio, ovviamente da studentessa…solo fuori dal castello si comportano da coppia…” concluse Anna. Il biondo era rimasto a bocca aperta. Allora aveva intuito giusto, Piton aveva già qualcuno da proteggere ed era proprio Giulia! Era tentato di chiedere spiegazione alla castana, ma si limitò a guardarla. La ragazza sorrise. “Si, Giulia sa che Piton è un Mangiamorte, come Herm sa che lo è Mark…fra noi tre non ci sono segreti, altrimenti non saremmo i Tre Uragani no?” rispose senza esitazione. Draco annuì e l’abbracciò forte. “Chi l’avrebbe mai detto, Piton innamorato…” commentò. Anna rise. “Direi anche innamorato perso…” precisò. “Però lo nasconde bene a lezione…” osservò ancora il biondo. La castana sospirò divertita. Poi gli schioccò un bacio a fil di labbra e si sciolse dal suo abbraccio. “Fra due settimane è il compleanno di Giulia, il 27…io e Herm facciamo la festa e tu e Mark siete invitati. Probabilmente ci sarà anche un Piton della nostra età!” lo invitò. Draco annuì, cercando di prenderle la mano per farla ritornare a letto. Ma la castana fu più veloce e si allontanò, iniziando poi a vestirsi. “Rimarrai mai a dormire qui?” sospirò un po’ deluso il biondo. Anna saltellò su un piede per infilarsi la bianheria e ghignò compiaciuta. “Tra due settimane, Giulia se ne sta da Piton e io posso rimanere qui…felice?” spiegò. Draco la guardò finto scandalizzato. “Non dirmi mai più una cosa del genere Haliwell! Mi blocchi la crescita!” sbottò. La castana rise. “Guarda caro mio che non solo noi ci diamo da fare nel castello e comunque smettere di crescere non ti fa di certo male…sei già alto abbastanza!” lo prese in giro, finendo di sistemarsi corpetto e gonna. Il biondo ghignò. “Hai ragione, sei tu quella a dover crescere…” soffiò maligno. “Dopo questa te lo scordi che rimango a dormire” rimbeccò Anna finta offesa. Draco scosse la testa. “A domani…buonanotte amore, ti amo…” la salutò poi, togliendo l’incantesimo di blocco dalla serratura. La castana arrivò alla porta della camera. “Notte…ti amo anche io Schiopodo…” sorrise. Poi uscì, lasciando il biondo divertito con la bottiglia di vino, per completare la serata.
Molto più in la, la stessa luna vegliava su una coppia, che ancora stava dolcemente seduta sulla panchina accanto alla gelateria. “Fra due settimane sarai maggiorenne…” precisò Severus. Era la ventesima volta che lui e Giulia lo dicevano. La ragazza annuì divertita. “Incredibile eh? Io non mi sento nemmeno sedicenne e devo già diventare diciassettenne” commentò. Il professore scosse la testa. “Tu non senti di essere diventata più grande, però credimi Giulia, da fuori l’apparenza è un’altra…” osservò. Giulia lo guardò dubbiosa, cimentandosi nella oramai solita imitazione con il sopracciglio alzato. “In quanto tuo insegnante devo confessare che ritengo che tu sia cambiata abbastanza…non solo d’aspetto, cosa normalissima per la tua età. Io ti trovavo una studentessa brillante e sufficientemente adulta già un anno fa, anche se il tuo istinto qualche volta devo ammettere che poteva far credere il contrario…” spiegò Piton. La ragazza sorrise e si strinse a lui. “Lo so che con quella trovata del Ministero ho fatto preoccupare tutti…però se potessi lo rifarei! Ecco, il Crucio di Bellatrix lo eviterei volentieri…” rispose. Severus sospirò e appoggiò la guancia contro la testa di lei. Era incredibile come riuscisse a scherzare anche su un’esperienza come quella. Lui aveva quasi avuto un infarto quando aveva scoperto che Giulia, la sua Giulia, era andata in spedizione al Ministero. Non aveva avuto nemmeno il tempo di infuriarsi che era impallidito. Poi si era riunito in atrio con tutti gli insegnanti. Solo quando la vide entrare trionfante accompagnata dagli Auror tornò a respirare normalmente. I due rimasero li seduti ancora per qualche minuto. Poi il rumore delle saracinesche della gelateria in chiusura li riportò alla realtà. Così la coppia si alzò e si diresse verso il vicolo. Giulia trotterellava felice, mano nella mano con Severus. Quando i due arrivarono a destinazione la ragazza non si lamentò. Si aggrappò al braccio del professore, finendo così catapultata ad Hogwarts poco dopo. “Grazie della serata Severus…e…anche del frappé…” sorrise lei timida. Piton annuì e le rivolse un dolce sorriso. “Grazie a te Giulia…allora, buonanotte…” la salutò. Giulia gli si buttò subito fra le braccia per dargli un ultimo bacio sulle labbra. Severus ricambiò. Così la ragazza potè salutarlo ancora muovendo la mano. Voltandosi e immergendosi nel buio, correndo veloce fra l’erba. Piton come al solito rimase ad osservarla. Senza smettere di esibire quel tanto ricercato sorriso, che lei gli aveva donato.
Hermione era rimasta in attesa delle amiche in dormitorio. Aveva finito i compiti di Rune ed iniziato quelli di Difesa, con la convinzione che avrebbe fatto meglio a filare nei sotterranei da Mark. Dopo l’ennesimo sbuffo sentì dei rumori. E subito la porta si spalancò. Anna e Giulia entrarono assieme. La seconda era trafelata più del solito. “Avete fatto a chi arrivava prima?” chiese divertito il prefetto. La castana si buttò pesantemente sul letto. “In verità mi è caduta addosso in mezzo al corridoio…” raccontò. La ragazza arrossì. Hermione mise via i libri. Mentre le altre due si cambiavano. Quando finalmente furono pronte lei si spostò sul letto di Giulia. “Hey Herm, come mai eri già qui?” le chiese curiosa quest’ultima. Il prefetto alzò le spalle. “Io e Ron passeggiavamo per il corridoio, quando è arrivato Harry. Sembrava abbastanza sconvolto, aveva la camicia allentata e le guance rosse…nemmeno avesse visto un fantasma…” spiegò. Anna la guardò truce. Prese subito il sacchetto di lecca lecca al sangue per affogare la sua irritazione. “Per la precisione non ha visto un fantasma, ma me mezza nuda…più nuda che mezza…” sbottò. Ficcandosi in bocca un lecca lecca. Le amiche la guardarono allibite. “Come prego?!” chiesero in coro. La castana sospirò. “Harry ha raggiunto me e Giulia in corridoio, poi mi ha allegramente pedinato fino al dormitorio Serpeverde…io e Draco stavamo…si insomma…eravamo sul più bello, quando la porta si è spalancata e lui è entrato tutto trionfante blaterando che ci aveva scoperti…” iniziò a dire. Hermione arrossì, mentre Giulia trattenne una risata. “Draco era passabile ma io…Santo Manson non ci credo! Chissà che razza di fantasie si è fatto quello li…appena lo vedo lo crucio!” soffiò nervosa Anna. Stavolta la ragazza scoppiò davvero a ridere. Il prefetto le guardava pietrificata. “In effetti sembrava davvero sconvolto…” riuscì solo a dire. La castana la guardò scettica. “Certo…lui sconvolto, io traumatizzata…benissimo! Draco voleva cavargli gli occhi…” sbuffò spazientita. Giulia si riprese dalla ridarola acuta, facendo un profondo respiro. “Stai attenta ora…Harry potrebbe prendere esempio dagli ormoni Corvonero…” la prese in giro. Anna le tirò un cuscino, che le arrivò diretto sul naso. “A te com’è andata Giulia?” intervenne Hermione. Tutto pur di cambiare argomento. “Bene…il film era stupendo e poi ci siamo fermati a bere un frappé…e…Sev mi ha detto che verrà alla mia festa di compleanno…” sorrise la ragazza. Stavolta il prefetto rischiò che le cadessero gli occhi a terra. La castana alzò un pugno. “Oh yeah!” urlò trionfante. “Naturalmente ringiovanirà, quindi si confonderà fra gli studenti…” aggiunse quasi ovvia Giulia. “Ah dimenticavo…ho detto a Draco di te e Piton, spero che non ti dispiaccia…” confessò quasi pentita Anna. L’amica scosse la testa allegra. “Ma Giulia! Non puoi iniziare a far diffondere la voce! Piton è un professore!” squittì già in panico Hermione. “Zitta cornacchia! Mica l’ho detto a mezzo mondo! Draco li mantiene i segreti!” rimbeccò la castana. Giulia annuì. “Anche tu puoi dirlo a Mark, però sarebbe meglio non precisare a Ron…è amico di Harry e conoscendolo inizierebbe a fare casino…” la pregò. Il prefetto fece un profondo respiro. “Grandioso, una cosa in più da nascondere a Ron. Ne parlerò a Mark appena saremo da soli, però come farai alla festa? Dovrai pure presentarlo no?” chiese non del tutto tranquilla. La ragazza sorrise pacata. Sembrava un ologramma di Luna. “Mi inventerò qualcosa di credibile…tanto non ci saranno altri Serpeverde del settimo oltre a Mark…” ripose. Anna sobbalzò. “A proposito, delle altre Case chi invitiamo?” esordì. La festeggiata alzò le spalle. “Luna, Mark, Draco, e poi anche Sicily!” elencò. Le amiche la guardarono dubbiosa. Poi Hermione annuì. “Quella bambina del secondo di Corvonero! Quella che hai aiutato l’anno scorso!” esclamò. Giulia annuì. Però Anna rimase ad osservarla, fino a che si decise. “E…Josh?” chiese. Il prefetto prese il cuscino che poco prima aveva tirato a Giulia e glielo scagliò contro. “Herm non trattarmi male! Da quanto ho visto alla festa di San Valentino sembravate andare d’accordo…” spiegò la castana. Hermione la fulminò con lo sguardo. “Lei non lo inviterà! Non è vero Giulia? Eh? Vero? E poi c’è Piton! Potrebbe essere geloso…non sa che siete tornati amici!” disse d’un fiato con tono nevrotico. Giulia si voltò. “Herm, io ti voglio bene ma ora calmati, altrimenti mi uccidi i neuroni con quella vocetta…e comunque dire che siamo tornati amici è una parolona…diciamo che siamo tornati conoscenti…non credo che Severus si farà problemi così grossi, può venire anche Josh…” le rispose tranquilla. Anna aprì la bocca per parlare. “…a patto che non porti Keith…” aggiunse la festeggiata, precedendo l’amica. “Per me va bene allora! Tanto se prova a fare il polpo Piton gli stacca la mano…quindi…” concordò ancora la castana. Il prefetto sospirò arresa. “Ora bisogna decidere se farla in Sala Comune o nella Stanza delle Necessità…” esordì poi. Giulia scosse la testa divertita. “Mancano due settimane, quasi tre, c’è ancora tempo!” osservò. Anna e Hermione scossero veloci la testa. “Ci sono tante cose da organizzare!” precisò la seconda. “Tanti alcolici e schifezze da far cucinare!” aggiunse la prima. La ragazza sorrise, quasi commossa dalla buona volontà delle sue amiche. Le tre parlarono ancora un po’ della imminente festa. Poi si buttarono sui soliti dvd. Avendo finito Sex and the City, puntarono sul sempre caro Will e Grace. Facendo così tardi anche quella sera.
Nelle settimane successive Anna ed Hermione si impegnarono per sistemare al meglio ogni piccolo particolare per l’amica. Decisero di rimanere in Sala Comune. Avrebbero sistemato le poltrone più in la come avevano fatto per la festa di Ron; aggiunto tavoli contro il muro, per far spazio a una pista da ballo e a un angolo musica almeno. Giulia dovette solo stare ad aspettare curiosa, precisando l’ora al professore. Il prefetto si occupò degli inviti. E tutti risposero affermativamente. Inoltre rivelò l’identità del misterioso ragazzo della festeggiata a Mark. La sua reazione fu simile a quella di Draco, divertito però dal potersi trovare davanti un Piton della sua stessa età. Vennero anche invitate Mary Kate e Ginny. Per i due sabato sera che seguirono, Severus non portò fuori Giulia, rimanendo così come i vecchi tempi in ufficio. Ma a lei non dispiaceva. Era talmente felice che lui venisse alla festa che nulla la poteva turbare! Anna invece fu sorpresa da qualcuno di inaspettato in corridoio. Era il lunedì della settimana del 27, e lei aveva ancora molto da fare, fra musica, ed ultimi dettagli per la festa. Stava tornando in dormitorio dopo aver accompagnato Hermione a Rune. Giulia era andata in camera ad aprire un pacco arrivatole dalla madre. Così la castana se ne stava tornando in dormitorio, quando qualcuno la bloccò. Era da sola nel corridoio e presa com’era dai mille pensieri non si era accorta di avere compagnia. “Hey Anna…” la chiamò una voce. La castana si voltò e ricambiò lo sguardo di quegli occhi verdi con estremo astio. “Che c’è?” rimbeccò acida. Harry lasciò andare la presa sul braccio, allontanandosi di poco. “Io volevo…ecco…come stai?” esordì. Anna rimase a bocca aperta. “No cioè…è da mesi e mesi che litighiamo, mi hai accusato delle peggiori cose, mi hai dato uno schiaffo, mi hai pedinato…e ora mi vieni a chiedere come sto? Ma vai un po’ a quel paese Harry…e restaci già che ci sei!” rispose irritata, poi si voltò per riprendere la sua strada. Ma il ragazzo la bloccò ancora, mettendole una mano sulla spalla. La castana se la scrollò di dosso. “Io volevo solo…chiederti scusa Anna…mi dispiace per…per quell’incidente… quello dei sotterranei…” precisò lui. Anna sorrise scettica. “Saresti più credibile guardandomi in faccia…e non nella scollatura…” sbottò. Credeva forse che lei fosse stupida? Aveva visto perfettamente i suoi occhi bloccarsi sui bottoni slacciati della camicia. Harry arrossì all’istante. “Non so che idea tu ti sia fatto di me…non mi vergogno di certo di cosa faccio fra le lenzuola con Draco…però ti giuro su Manson che se mi ricapita di vederti piombare così in certi momenti o anche solo guardami come hai fatto ora, finire nelle mani di Tu Sai Chi ti sembrerà una vacanza a confronto…” soffiò la castana. Il ragazzo trasalì. E Anna ricominciò a camminare per la sua strada. Quella sera raccontò l’episodio alle amiche, che capirono perché da quel pomeriggio Harry iniziò a girare alla larga della castana. Così, senza nemmeno accorgersene, arrivò quel venerdì.
Un trillo famigliare si propagò per la stanza. Giulia si rigirò nel letto come al solito. Invece Anna ed Hermione si alzarono subito. Dopo qualche minuto la festeggiata aprì piano gli occhi. Fece per alzarsi, ma nemmeno il tempo di mettere tutti e due i piedi a terra che la castana le si avventò addosso. “Auguri Giulia!!!!” urlò. La ragazza barcollò. Subito le raggiunse il prefetto. “Auguri!” sorrise. “Grazie…” le ringraziò Giulia. Anna iniziò a saltare esagitata. “Che bello sei maggiorenne!” iniziò a dire. “Come ti senti?” le chiese divertita Hermione. La festeggiata sbadigliò. “Ancora assonnata…” rispose solo. Il prefetto annuì e le staccò di dosso la castana. Per permetterle di andare in bagno e cambiarsi. Così Giulia potè sistemarsi. Appena tutte e tre furono pronte uscirono. Già in Sala Comune arrivarono i primi auguri, senza contare quelli in Sala Grande. Si vedeva che tutti attendevano la festa della sera però. Quando la festeggiata si sedette per colazione, il primo sguardo lo riserbò a lui. Piton l’aveva osservata per tutta la sua camminata. Con la solita andatura goffa. Non se ne era dimenticato e forse fu il dolce che gli aveva messo sotto mano Silente in due minuti prima, oppure semplicemente l’affetto che provava per lei, che lo guidarono a fare un mezzo sorriso. La ragazza lo notò. Lo salutò con un cenno felice del capo. “Ah Severus…allora ti piace la torta di pinoli?” esclamò divertito il preside, seduto accanto a lui. Il professore per poco sobbalzò. Si trattenne giusto in tempo. “Non mi piacciono le cose troppo dolci Albus…lo dovresti sapere oramai…” rimbeccò. Allontanando il piatto da davanti a lui. Silente lanciò uno sguardo verso Giulia, che chiacchierava al tavolo Grifondoro con tutta l’allegra combriccola. “No? Io pensavo il contrario…” lo prese in giro. Piton lo guardò alzando un sopracciglio scettico. “A proposito…potresti fare gli auguri a Giulia da parte mia stasera?” gli chiese ancora il preside. Severus fece ancora finta di nulla. “Andiamo Severus, lo so che andrai alla sua festa…e so anche che hai conservato un po’ di pozione di Halloween per occasioni come questa…” commentò divertito Albus. Il professore scosse la testa esasperato. Come diavolo faceva quell’uomo a sapere sempre le sue intenzioni?! Era diventato così previdente? No di certo. In realtà era conscio che il preside oramai lo conoscesse a sufficienza. Inoltre era una delle due persone capaci di leggere tutto di lui soltanto guardandolo negli occhi. E inconsciamente in quel momento Piton stava guardando l’altra. Seduta al suo tavolo lontano, in mezzo agli altri studenti. Silente sorrise. “È il suo compleanno, eppure si è voltata a guardarti già tre volte…questo la dice lunga Severus…” sussurrò. Il professore guardò il piatto davanti a lui riluttante. “Tutto bene Severus? Ti vedo un po’ agitato…” gli chiese poi il preside. L’uomo scosse la testa e riempì una grossa tazza di caffè. Poi ne bevve un sorso, senza aggiungere lo zucchero. “È un po’ triste, non trovi Severus? Quando gli alunni crescono intendo…sai, mi sento come se fossi il padre di ognuno di loro…purtroppo mi ricordo solo dei compleanni di alcuni…” iniziò a dire Albus. Piton continuò a bere il suo caffè il silenzio. “Mi ricordo quando Harry è entrato accompagnato da tutti i suoi amici…il timido Ron, l’intraprendente Anna, l’intelligente Hermione e la coraggiosa Giulia…e ora guardarli…” continuò, con una vena di malinconia. Severus stavolta alzò lo sguardo. Puntandolo ancora su quel tavolo. Giulia rideva. Accanto a lei Hermione ed Anna sembravano battibeccare. Per poi finire in una linguaccia. Ron allontanava ogni oggetto contundente dall’amata. Harry se ne stava in disparte, a fissarli senza dire una parola. “Sono tutti cresciuti, hanno preso delle decisioni, affrontato le loro difficoltà trovando pianto ed amore nella loro vita…hanno incrociato la loro strada con quella di altri…” proseguì Silente. Al tavolo si erano aggiunti Draco e Mark. Avevano fatto gli auguri alla festeggiata, poi si erano seduti. Severus sorseggiò ancora il suo caffè. Ci pensava da molto. Molto tempo oramai. Da un pò aveva iniziato ad odiare la concezione del tempo che passava. Non si era mai interessato al passare dei suoi anni. Lui, che se poteva evitava il suo compleanno. Però da quando l’aveva incontrata, da quando le aveva permesso di entrare nella sua vita. Lo scorrere degli attimi era diventato un peso. Perché sapeva che mentre Giulia sarebbe sbocciata, lui sarebbe appassito. Oramai non c’era più nulla da fare, entrambi erano legati da sentimenti troppo profondi per essere sciolti. E anche se era un pensiero egoistico, Severus non avrebbe mai rinunciato a lei per nessuna cosa al mondo. Avrebbe lottato. Si era già fatto scappare Lily e l’aveva uccisa. Giulia era la sua seconda occasione, quella piccola luce arrivata nel momento in cui il buio sembrava oramai l’unica scelta per lui. Un sospiro di Albus fece estraniare il professore dai suoi pensieri. “Non ti devi crucciare Severus, non puoi fare nulla per alleviare il distacco di tempo che c’è fra voi…però dopotutto, a chi importa? Penso che le cose siano magnifiche così come siano…non trovi? Approfittiamone, fin a quando possono rimanere così…” commentò infine il preside. Piton finì l’ultimo sorso di caffè. E puntò ancora le iridi scure fra quei suoi studenti. Quello che diceva Silente era vero. Però era anche vero che Severus si sentiva un po’ come quei suoi stessi alunni. Anche lui si sentiva come fosse un figlio di Albus. Perché in quegli anni lui l’aveva trattato come tale. Era stato il padre che non c’era quando ne avrebbe avuto più bisogno. Gli aveva insegnato molte cose. Dato un’opportunità, l’aveva assecondato ed aveva creduto il lui. Ed infine l’aveva aiutato più volte con Giulia. Pensandoci un nodo si formò nella gola del professore. Non osò voltarsi verso il preside. Così si limitò a guardare lei. Giulia rideva ancora. E pian piano il nodo scomparve. Poteva quasi sentire la sua risata: cristallina, felice, giovane. Il suo cuore si alleggerì, pensando che quella sera l’avrebbe potuta avere fra le braccia. Sentire il suo dolce profumo di zucchero filato. Silente lo osservò divertito. “Mi pare aver trovato qualcosa di dolce che ti aggrada, dico bene?” commentò. Poi si voltò verso le tavolate. Le pietanze sparirono, decretando la fine della colazione. Gli studenti si alzarono. Piton cercò di rimanere nella sua solita indifferenza. Però doveva ammettere che Albus aveva ragione, come sempre del resto. Giulia intanto guardava il suo professore. Si era accorta che aveva parlato per la maggior parte del tempo con Silente. La ragazza venne strattonata da Anna. Dovevano andare in classe. Così la festeggiata lanciò un ultimo sguardo a Severus, poi seguì le amiche. Quella mattina volò come era successo alle settimane fino quel giorno. E dopo il pranzo successe lo stesso. Quando anche l’ultima campanella suonò, i Tre Uragani erano in defibrillazione. La festa iniziava alle nove e mezza, giusto il tempo per far sistemare gli invitati dopo cena. Le tre andarono subito in Sala Grande. Mangiarono i loro bocconi e poi tornarono in dormitorio. Dovevano ancora decidere come vestirsi. Delle tre la meno agitata era Giulia. Più che altro era felice. Hermione ed Anna invece andavano di qua e di la per la stanza. “Ragazze…” le chiamò divertita la festeggiata. Le due si voltarono. Senza smettere di camminare. Così ci fu una collisione immediata. La festeggiata andò ad aiutare le amiche a rialzarsi. “Ho una sorpresa per voi…” sorrise ancora. Le altre si guardarono stupite. Giulia andò al suo comodino e prese delle cose dal cassetto. “Ecco qua!” esclamò. Poi le passò alla castana ed al prefetto. Erano dei piccoli oggetti sottili. Hermione ed Anna li aprirono e scoprirono essere porta foto. Quello della prima aveva una piatta pietra azzurra sul davanti. Mentre quello della seconda era nero. Dentro c’era spazio per due foto. Solo il lato sinistro era occupato. In bella vista c’era la foto di loro tre la sera della prima volta di Anna, in camicia da notte sul letto. Gli occhi del prefetto si riempirono di lacrime. La castana scosse la testa veloce per non avere lo stesso effetto. “Giulia…sei impossibile…è il tuo compleanno e ti metti a farci regali?” sbottò. Ma la sua voce era tremante. La ragazza alzò le spalle. “Sono fatta così…li ho visti la sera delle bancarelle a Londra e non ho saputo resistere…ne ho preso uno anche per me e Sev…” spiegò. Poi tornò a frugare nel comodino tirando fuori un oggetto identico agli altri. La pietra davanti era viola. Lo passò alle amiche. Queste lo aprirono curiose. A sinistra c’era la loro foto di gruppo. Sulla destra invece l’inconfondibile viso di Piton. La bocca piegata in un sincero sorriso. “Oramai non mi sorprendo più di nulla…” commentò divertita Anna. Hermione aveva ancora i lacrimoni negli occhi. “Se vuoi Herm ho una foto di Ron e una di Mark…puoi metterci quella del rosso davanti e quella dell’altro dietro…” propose ancora Giulia. Il prefetto annuì e si fiondò ad abbracciare l’amica. La castana la seguì a ruota. La ragazza ricambiò forte l’abbraccio. “Siccome la digitale è tornata alla padrona, che ne dite di fare un sacco di foto stasera? Dobbiamo riempire i vostri spazi vuoti!” esordì. Anna ed Hermione sorrisero. Il momento dell’affetto durò ancora qualche minuto. Poi ognuna si tuffò nel proprio baule. Come al solito, la prima ad uscirne subito indenne fu il prefetto. Maglia blu stretta a fascia sul seno, poi libera fino ai fianchi. Spalline e un fiocco sull’attaccatura della spallina di destra e la maglia. Gonna di jeans a pieghe. Calze al ginocchio azzurre e stivali in jeans. Cerchietto a teschietti in onore della festeggiata fra i capelli. Frangia lisciata e boccoli morbidi, con l’aiuto sempre di quest’ultima. La castana fu la seconda. Semplice gonna a pieghe nera. Cintura con le borchie e catena a lato. Corpetto nero con spalline e intrecci di nastro sul davanti in raso. Il regalo per il suo compleanno dalle amiche. Poi calze a rete autoreggenti. E immancabili anfibi. Solito trucco. Rossetto nero sulle labbra. Infine toccò a Giulia. Aveva ritardato perché aveva voluto aiutare Hermione con i capelli. Ed ora eccola li. Finalmente pronta. Gonna viola scuro. Calze viola chiaro fino al ginocchio. Maglia con le spalline arricciate, su cui facevano capolino due bei teschietti che tenevano fermi dei nastri. Scollatura semplice, con fiocco. Altro teschietto. Tutto rigorosamente viola. Cintura con le borchie a tre file. Ed infine le Converse che la accompagnavano da anni oramai. Infine si sistemò il caro fermaglio fra i capelli. Ed ecco che anche il terzo uragano fu pronto. Le tre si guardarono. “Cavolo…sono maggiorenne…” realizzò finalmente la ragazza. Il prefetto iniziò a fare il labbro tremulo. Anna scosse la testa divertita. “Come ti senti?” le chiese. Giulia sorrise. “Come una che da oggi in poi spaccherà il mondo!” esordì. Per poi sfoggiare un ghigno assolutamente degno della castana. “Allora…andiamo!” decantò ripresa Hermione. Le amiche annuirono. Così i Tre Uragani uscirono dalla camera. Ed arrivarono alla Sala Comune. Anna ed il prefetto fecero isolare Giulia in un angolo. Poi presero le bacchette e sistemarono tutto. Le vivande apparirono poco dopo. Hermione fece apparire un tavolo lungo quanto una parete e vi sistemò sopra cibo e bevande. Da una parte gli alcolici, da una quelle normali. La castana sistemò quattro casse su ogni angolo della stanza. In un angolo i tre mp3 collegati assieme. Poi insonorizzò la sala. Subito la musica partì. Tutti i preparativi finirono alle nove e mezza spaccate. Ecco la prima gente arrivare. Ovviamente tutti i Grifondoro. La Sala Comune sembrava perfino più grande. Poco dopo dal ritratto della Signora Grassa entrarono Luna, seguita da Mark, Draco ed anche una bambina dai capelli castani ed occhi azzurrissimi. “Sicily!” la riconobbe Giulia. Andandole incontro. Sicily sorrise. Le fece gli auguri. Rimanendo a parlare per qualche minuto. Poi anche lei si immerse nella folla. Erano passati dieci minuti dall’inizio che già la festeggiata si guardava in giro. “Giuro che se non viene lo ammazzo…” soffiò Anna. Hermione sospirò esasperata. “Massì che verrà…le ha dato la sua parola…” sbottò. “Di chi parlate? Piton?” chiese curioso Mark. Le due annuirono. Nemmeno il tempo di fare una seconda minaccia, che il ritratto si spostò, facendo entrare un ragazzo sui diciassette anni. Capelli neri e lunghi fino alle spalle. Il corpo magro fasciato da un paio di jeans ed una camicia nera. Draco e Mark si guardarono allibiti. Giulia lo vide e per poco il cuore le si bloccò. Era davvero lui. Riconosceva quegli occhi. Gli corse letteralmente incontro. Fiondandosi fra le sua braccia. “Alla buon ora…” ghignò la castana. Il prefetto le diede una gomitata alla costole. La ragazza prese Severus per mano e lo condusse dal gruppetto. Ci fu qualche minuto di disagio iniziale fra i tre Serpeverde. Fino a quando fu il biondo a prendere parola. “Cavolo prof, si mimetizza bene!” esclamò. Hermione sbuffò al limite della sopportazione. Anna gli pestò un piede. “Molte grazie…Draco…” commentò acido Piton. Giulia scosse la testa divertita. “Però in effetti sta bene in abiti più informali…” aggiunse Mark. Cercando di sistemare il danno. Severus si voltò divertito. “Calmati Mark…non ci saranno ripercussioni scolastiche” precisò. Sia lui che Draco fecero un respiro di sollievo. “Hey ragazzi!” esclamò l’ennesima voce. Il gruppetto si voltò. Per trovarsi davanti niente meno che Josh. Il prefetto e la castana rabbrividirono. Giulia sobbalzò un poco. “Ciao…Josh…” lo salutò. Il ragazzo le fece un cenno con la testa, poi squadrò Piton. “Devo dedurre che lui è…il tuo ragazzo?” chiese. Si vedeva che cercava di mantenere un tonok di voce calmo e pacato. Però in effetti non era facile. Era davanti al motivo per cui la sua Giuly l’aveva mollato. “S…si…si è lui! Ecco…lui è…il mio ragazzo…” iniziò a dire. Si era completamente dimenticata di trovare un nome di copertura. Le amiche attendevano con il fiato sospeso. “Lui è…John Preston! Si…” concluse Giulia. Hermione e Anna si guardarono allibite. Draco e Mark ghignarono. Severus mantenne un controllo inimmaginabile. “Bhe piacere John! Io sono…” iniziò a presentarsi Josh. Offrendogli la mano. “…Josh Roberts…si lo so…” soffiò fra i denti l’altro. Accettando la mano. Piton avrebbe voluto spezzare quelle dita ad una a una. Il ragazzo sobbalzò. “Ah…capisco…bhe…il tuo è un nome importante!” si complimentò ancora. La castana ghignò. “Importante vero? Anzi molto di più…oserei dire grande…veramente Big!” tossicchiò. Josh la guardò un poco perplesso. “Io…io vado a bere qualcosa…ancora auguri Giulia…” disse infine. Poi fece per chinarsi e dare due baci sulle guance alla ragazza. Ma si ritrasse e si allontanò verso il tavolo. “John Preston?!” esclamò indignata il prefetto. Giulia tossicchiò. “Però ha fatto la scelta più giusta…mica poteva chiamarlo Aleksandr Petrovsky no?” la difese Anna. Hermione scosse la testa. “Ho bisogno di qualcosa da bere…” sospirò. “Sono arrivato in tempo allora!” intervenne Ron. Apparendo dietro la castana con due bicchieri. Uno lo offrì all’amata. Poi guardò Piton. “Ah scusa Ron! Ad Halloween non tel’ho presentato…lui è il mio ragazzo…John Preston…” esclamò subito Giulia. Severus la guardò divertito. “Piacere amico, io sono Ronald Weasley… comunque ho visto che hai invitato anche Josh…siete tornati amici dopo San Valentino?” chiese curioso. Hermione rimase a bocca aperta paralizzata. Anna si picchiò una mano contro la fronte. “Che dite se ce ne andiamo a ballare e lasciamo i due piccioncini da soli?” propose Mark. Per cercare di sistemare le cose. L’intero gruppetto annuì e si buttò nella mischia. Lasciando i due da soli. Piton cercò di mantenere la calma. “Che cosa ci fa Josh qui?” chiese. Giulia abbassò lo sguardo. “L’ho invitato io…” sussurrò in colpa. “E per quale arcano motivo?” rimbeccò ancora il ragazzo. “Perché…ecco…alla festa di San Valentino abbiamo parlato…abbiamo ballato…però… non è successo nulla…non mi ha fatto nulla…mi ha detto che ha capito i suoi sbagli…” cercò di spiegare. “Sciocchezze…Giulia lo so come sei fatta, so che tendi a vedere la parte buona in tutti ma non è sempre così!” la rimproverò. La ragazza rimase a testa bassa. “Scusa…io…io non pensavo ti desse fastidio…” si scusò. La mani una dentro l’altra strette. “Non sono io Giulia, sei tu! Non voglio che ti succeda nulla!” commentò Severus, poi d’improvviso se ne accorse. Giulia si stava scusando con lui. Ma quello era il suo compleanno. Era lei che decideva chi invitare. E in ogni caso c’era lui a proteggerla. Come non aveva mai potuto fare l’anno prima. Piano il ragazzo si avvicinò a lei. “Che stupido…riesco a rovinarti perfino il tuo compleanno…” si insultò. Poi l’abbracciò piano. La ragazza lo strinse forte a se. “Non stai rovinando nulla Sev…io…io sono felice che tu sia venuto…” sorrise. Piton scosse la testa. E le diede un veloce bacio sulla fronte. “Andiamo a ballare…” disse poi. Prendendola per mano e trascinandola con se. I due raggiunsero il gruppetto. Herm e Anna ballavano vicine. A loro si aggiunse la festeggiata. La canzone cambiò. Giulia e la castana si guardarono e risero. Stessa cosa Mark e Draco. “Ah bene! Art.31 racconta la storia della toccata e fuga, rima confusa, alcolica! Vai J!” esordì il primo. Il biondo annuì. “Quella sera mi si era avvicinata e mi fissava mentre io bevevo una birra chiara, e si era seduta lì vicino a me, ma non me n’ero accorto perché ero un po' storto, allora stufa d’aspettare lei mi dice:” continuò lui. Anna gli si avvicinò con fare divertito. “...J Ax, approvo come interpreti la globalità multimediale della massa attuale, il tuo modo di operare é al di fuori dal commerciale!” esclamò convinta. Draco rubò il bicchiere ad Hermione e fece finta di bere. “La guardo con sospetto, ero fuori di brutto:" Che cazzo hai detto?", le rispondo con un rutto…” recitò tranquillo poi. Giulia scosse la testa divertita. “Prende s’alza e s’allontana, non era mica male questa pu-pulzella: era bella con un cu-curioso taglio di capelli e delle te-te-te-te-tenere espressioni, non si possono sprecare certe occasioni, per non passare da coglione la inseguo, la fermo, mi scuso e dico:” continuò Mark. “Senti, vorrei approfondire i tuoi accorgimenti, io e te si potrebbe scoprire dei punti in comune e se vuoi aprire le ga- le ga- le gabbie in cui rinchiudi i tuoi pensieri più astrusi, i desideri più impuri potremo chia-chia-chiacchierare e scoprire tutti i punti biologici che devi toccare!” concluse ancora il biondo. Il prefetto li guardò alquanto indignata. Severus sospirò. E fu allora che l’intera sala esplose. “Dai tocca qui!! Dai tocca qui!! Dai tocca qui!! Dai tocca qui!! Dai tocca qui!!” dissero all’unisono. Anna, Giulia, Mark, Draco e perfino Ron si unirono al coro. Hermione e Piton si guardarono spaesati. “Tu sai questa canzone?!” chiese la prima al suo migliore amico. Il Serpeverde alzò le spalle. “Non è poi così sconosciuta a quanto pare…” rispose tranquillo. Dopo il ritornello la canzone riprese. “Questa tipa attacca a parlare, io continuavo a bere, facevo finta di ascoltare, dopo circa una mezz’ora di stronzate e paroloni mi mette una mano sopra i pantaloni e dice:” ricominciò Draco. La castana gli mise una mano su una coscia. ...Ho voglia di pene-pene-pene-penetrare all’interno del tuo ego per poterne ricavare l’essenza, la dissidenza, e quel tuo sentimento di reazione violenta...” ghignò. Il prefetto si posò una mano sugli occhi incredula. Severus guardava Giulia. Rideva guardando la scenetta. E così anche lui si lasciò andare. “Le dico:"Senti bella, adesso ti spiego, ho voglia anch’io di penetrare, ma non certo il tuo ego, ma la tua fig-fig-figura di donna inserita nella società moderna. Quali sono i tuoi interessi? Cosa ti piace fare? Quali sono i tuoi progetti per stasera?” continuò Mark. “Per essere sincera avrei un appuntamento, un corso di pittura, non posso mancare, stasera ho proprio voglia di usare un pennello, con un pennello in mano mi posso realizzare!” proseguì stavolta la festeggiata. “Oh no anche tu…” sussurrò disperata Hermione. “Senti bella, potevi anche dirlo che avevi solo voglia di prendere il pennello, il corso di pittura puoi anche lasciarlo a casa io ho un pennello, é lungo, largo, forte e bello, lo uso proprio come fossi un vero artista, e con il mio pennello sono un gran professionista!” disse Mark ammiccante. Il prefetto arrossì. Le amiche invece erano piegate dalle risate. I tre Serpeverde e Ron si guardarono, scuotendo la testa. “Hey mi è venuta sete…” osservò Giulia appena ripresa. Hermione senza pensarci prese lei e Anna e le spinse al tavolo. I maschi le seguirono. La festeggiata si versò un po’ di Malibu nel bicchiere. “Io quello non lo bevo più…” commentò sospetta il prefetto. Mark si servì di Vodka, facendo anche il giro dei bicchieri di Draco e Ron. Poi fece segno a Severus. Questo guardò le varie bevande. In quel lato erano tutte alcoliche. “Avanti si sciolga prof! Ops…John! Avanti!” lo tentò la castana. Il ragazzo sospirò. Finendo per versarsi un po’ di Jack Daniels. Quello che gli faceva compagnia nelle rare serate in cui Lucius rimaneva in dormitorio. E passavano la sera a parlare. Draco guardò curioso Piton. “Vedo che mio padre ti ha contagiato con il Jack…” sorrise. Severus sorseggiò l’alcolico ed annuì. Giulia iniziò a sorseggiare dal suo bicchiere. Anna ghignò. “Giù! Giù! Giù!” iniziò ad intonare. Il biondo si aggiunse al coretto. Poi Mark. Ron. Metà sala si voltò ed iniziò a fare il tifo. La festeggiata si guardò intorno. Per poi fissare il bicchiere. “Non lo devi fare per forza…” la tranquillizzò Hermione. “Avanti! Se non fai follie stasera, quando le fai?” commentò la castana. Intanto il coretto continuava. Il prefetto si voltò verso Piton in segno di supplica. Nemmeno il tempo di aprir bocca che Giulia si avvicinò il bicchiere alle labbra. E accompagnata dal coretto mandò giù d’un fiato tutto il suo Malibu. La sala scoppiò in un applauso. Hermione scosse la testa esasperata. Severus si avvicinò alla ragazza per evitare eventuali barcolli dovuti all’alcool. Ma si stupì nel vedere che rimase tranquillamente in piedi come se nulla fosse. “Balliamo ancora?” propose poi la festeggiata. Il gruppetto concordò e si rituffarono tutti in pista. Piton doveva ammettere che il mondo dei sui studenti non era così male come aveva sempre pensato. Certo, l’alcool non era una cosa buona e sapeva che quei poveri fegati ne avrebbero risentito. Però era la festa di Giulia. E lui intendeva divertirsi con lei. Con i suoi amici. In effetti il fatto che gli avesse parlato di loro senza usare soprannomi l’aveva rincuorato. Voleva dire che veramente non si vergognava di lui. E poi adorava poterle stare vicino. Vederla con le sue amiche, libera. In quel momento lei e Anna stavano facendo volteggiare il prefetto. Per poi tornare a dividersi in coppie. D’improvviso la musica cambiò. Divenne qualcosa di più esplosivo. Giulia si voltò verso le altre due. “She's a rebel, she's a saint, she's salt of the earth and she's dangerous!” cantò la castana. “She's a rebel, vigilante, missing link on the brink of destruction!” continuò Hermione. Poi guardarono la festeggiata. “From Chicago to Toronto, she's the one that they call old whatsername!” dissero all’unisono le due. L’amica le guardava divertita. La castana ed il prefetto intonarono tutta la canzone fino ad arrivare alla fine. “She’s a rebel, she’s a saint, she’s a Wyspet…and she’s dangerous!” conclusero urlando. Saltando facendo più caos possibile. Giulia si buttò letteralmente addosso alle due. I Tre Uragani scoppiarono a ridere. Severus scambiò uno sguardo con gli altri tre. “Sono sempre così?” chiese divertito. Gli altri annuirono. “Anche peggio…vedrai a fine serata…” lo avvertì Draco. Piton scosse la testa. D’improvviso si senti prendere la mano. Giulia era tornata da lui. “Andiamo a bere qualcosa o rimanete a ballare?” chiese. Anna ed il biondo furono sorpassati da Mary Kate e Blaise. La baby Haliwell le fece la linguaccia. “Direi che è ora di riconquistare il titolo…” ghignò la castana. Draco annuì. “Anche noi rimaniamo…” sorrise Hermione. La festeggiata ricambiò il sorriso. Poi lei, Severus e Mark andarono al tavolo. Giulia ebbe solo il tempo di bere un sorso del suo drink per rinfrescarsi che qualcuno arrivò chiedere la sua compagnia. “Hey…” la chiamò Josh. I tre si voltarono. “Ehm…Giulia…ti…ti va di ballare con me?” confessò. La ragazza rimase un po’ spaesata. Aveva ancora la mano stretta in quella di Piton. D’istinto si voltò verso di lui. “Un solo ballo…non te la rubo mica…” commentò divertito il Corvonero. Severus alzò le spalle. “Vai pure Giulia…è la tua festa, puoi ballare con chi vuoi…” sorrise. Forse un po’ troppo tirato. La ragazza annuì. Per poi dargli un dolce bacio. “Torno subito, poi tocca a noi ballare…” promise. Poi si allontanò con Josh verso la pista. Lasciandogli la mano. Piton la seguì con lo sguardo. Mark gli passò un bicchiere riempito del suo Jack. “Tieni e manda giù…è solo un ballo dopotutto…” disse pacato. L’altro rimase zitto accettando il bicchiere. “Da quanto mi ha raccontato Giulia sei messo peggio di me…” osservò poi. Mark fece il solito sorriso sghembo. “Non più oramai…mi sta passando…o almeno spero…” rispose incerto. Poi il silenzio tornò fra i due. Intanto la festeggiata ed il suo accompagnatore erano in pista. La canzone cambiò e si fece più lenta. I due si avvicinarono un po’ impacciati. Quella sua maglietta fina tanto stretta al punto che mi immaginavo tutto. Josh poggiò le mani sui fianchi di Giulia. Lei sistemò le sue sulle sue spalle. “E così…è lui…” sussurrò lui. La ragazza alzò di scatto la testa. “Si, è lui…” confermò timida. “Sembra un tipo ok…” disse ancora il Corvonero, guardando Piton si sottecchi. Aveva una voglia matta di stringere fra le sue braccia Giulia. Baciarla. Davanti agli occhi di quel ragazz, che lui stava odiando come non mai. “Lo è…” sorrise lei. E quell'aria da bambina che non glielo detto mai ma io ci andavo matto. “Lo ami davvero?” le chiese ancora Josh. Giulia si voltò di poco verso Severus. Poi annuì sicura. “Si…lo amo davvero…” rispose. Il Corvonero sorrise. In modo un poco amaro. Lui era ancora innamorato, si vedeva. La ragazza lo guardò. Riusciva a intuire quanto potesse essere triste quella situazione. Piano spostò una mano dalla sua spalla, per poggiarla sulla guancia di Josh. E chiare sere d'estate il mare i giochi e le fate e la paura e la voglia di essere nudi. “Credimi Josh, sei diventato un bravo ragazzo…troverai qualcuna solo per te, che saprà ricambiarti meglio di come ho fatto io…” sussurrò Giulia. Il Corvonero scosse la testa. D’improvviso l’abbracciò. Immergendosi nel suo profumo. La ragazza arrossì. Gli occhi spalancati dallo stupore. “Io non voglio altre ragazze, sono ancora innamorato di te!” rispose Josh. Poi la lasciò andare subito. “S…scusa…mi dispiace…” si scusò dispiaciuto. Aveva perfino gli occhi lucidi. Giulia gli sorrise dolce. Sapeva che quelle non erano lacrime di coccodrillo. Purtroppo però lei non poteva fare più nulla. C’era Severus nel suo cuore. Un bacio a labbra salate il fuoco quattro risate e far l'amore giù al faro, ti amo davvero ti amo lo giuro...ti amo ti amo davvero! Il Corvonero tornò a poggiare le mani sui fianchi di lei. Un nodo terribile alla gola. “Giulia…dimmi solo una cosa…quando ti ho chiesto di uscire…ti piacevo?” le chiese. La ragazza sospirò. “Certo che mi piacevi…altrimenti non ci saremmo messi assieme! Solo che…vedi, Se…John…lui…era nei miei pensieri già da un po’…però sai, pensavo fosse irraggiungibile…poi le cose si sono capovolte…” raccontò. Josh annuì. E lei, lei mi guardava con sospetto poi mi sorrideva e mi teneva stretto stretto. Giulia lo guardò per un attimo. In quei suoi occhi. Ancora lucidi. “Ti devo chiedere scusa…” sussurrò. Il Corvonero la guardò stupito. “Ti ho mollato così bruscamente…io…sono stata una vera stronza…sul serio Josh, è iniziato tutto per colpa mia…avrei dovuto affrontare la cosa in maniera più razionale ed invece mi sono fatta prendere dalle emozioni…” si scusò. Lui sorrise divertito. E piano allungò una mano e le fece una carezza sulla testa. Ed io, io non ho mai capito niente visto che ora mai non me lo levo dalla mente. “Giulia, tu sei fatta così…lo so e l’ho sempre saputo…probabilmente è per lo stesso motivo che piaci anche a lui…” iniziò a dire Josh. Schioccando uno sguardo a Severus. “Avrei dovuto gestire la rottura con più serietà…però alla fine tutti e due ci siamo fatti prendere dal panico…e credimi, me ne pento davvero, ti ho rovinato la vita l’anno scorso con tutti i mie gesti avventati. Se ci ripenso mi viene voglia di prendermi a botte…anche se a ricordarmi le tue mi sento un po’ meglio” scherzò ancora il Corvonero. Giulia arrossì imbarazzata. Che lei, lei era un piccolo grande amore solo un piccolo grande amore niente più di questo niente più! “Mi dispiace di aver fatto innervosire il tuo ragazzo prima comunque…” disse poi Josh. La ragazza scosse la testa. “È solo preoccupato per me” rispose. Il Corvonero annuì. “In effetti lo sarei anche io…e lui com’è con te? Cioè… immagino non ti faccia soffrire come ho fatto io…” le chiese. Giulia sbuffò e gli diede una piccola sberla sulla testa. “Tu non mi hai mai fatto soffrire quando stavamo assieme!” rimbeccò. Josh rise. Mi manca da morire quel suo piccolo grande amore, adesso che saprei cosa dire, adesso che saprei cosa fare, adesso che voglio un piccolo grande amore. “Non so se sia più imbarazzante la situazione o la canzone…” osservò poi. La ragazza sorrise. “Colpa dell’mp3 di Herm…io e Anna dobbiamo decisamente fare un reset completo…” esclamò. Josh annuì. “Anche noi dovremmo fare un reset completo…” commentò. Giulia lo guardò intenerita. “Si può fare” concordò. Il Corvonero la guardò stupito. “Perfetto allora…però tu promettimi che ti troverai una brava ragazza…” precisò poi lei. Lui scosse la testa divertito. “Sarà difficile…la mia ultima ex mi ha fatto diventare esigente…” esordì. Per poi far fare a Giulia una piroetta. Quella camminata strana pure in mezzo a chissacchè l'avrei riconosciuta. “Certo che il ragazzo di Giulia è un bel tipo, mi sembra perfino famigliare…” commentò Ron., stretto alla sua Hermione. “Ovvio che ti è famigliare…l’hai già visto ad Halloween…” rimbeccò subito quest’ultima. “Sarà…chissà quanto deve voler uccidere Josh, sta anche ballando con lei ora…” osservò il rosso. Il prefetto per poco si afflosciò a terra. Non se n’era accorta! Si voltò veloce verso l’amica. E poi al tavolo. In effetti Mark e Piton erano da soli. “Dobbiamo fare qualcosa…” sospirò poi. Mi diceva "sei una frana", ma io questa cosa qui mica l'ho mai creduta. Ron seguì il suo sguardo. “Giulia se la sa cavare da sola…” precisò. Hermione scosse la testa. “Per Mark intendo…non può starsene sempre da solo, mi dispiace…” confessò. Il rosso sorrise. “Potremmo combinargli un appuntamento con la James, quella di Serpeverde del suo anno…” propose. Il prefetto scosse la testa. D’improvviso le venne in mente. “Ho trovato! Pansy!” esclamò. Per poco Ron scoppiò a ridere. “Perché non lo dai direttamente in pasto alla piovra del lago allora?” osservò. Hermione gli tirò un pugno al petto. “Guarda bradipo mio, che è anche merito di Pansy se io e te abbiamo fatto pace…” sbottò. Il rosso impallidì. “Te lo racconto un’altra volta…” lo liquidò subito il prefetto. Ron annuì ancora scosso. E lunghe corse affannate incontro a stelle cadute, e mani sempre più ansiose di cose proibite. Al tavolo intanto i due Serpeverde guardavano la pista. Severus aveva cercato di non fissare in modo maniacale Giulia e Josh. Però non ci era riuscito molto. Aveva visto l’abbraccio. Li aveva visti i sorrisi, le risate. E doveva ammettere di essere abbastanza geloso. Il che era assurdo. Geloso di un suo studente! Una mano sulla sua spalla interruppe i suoi pensieri. “Hey John…vieni a ballare?” ghignò Anna. Piton la guardò scettico. Però questo non bastò. La castana lo prese per la collottola della camicia e se lo portò in pista. Mark scosse la testa divertito. La musica era decisamente cambiata. Era un ritmo rimbombante. Oh bitte bitte, oh bitte bitte, oh bitte bitte tanz, oh bitte bitte tanz, oh bitte bitte tanz, oh bitte bitte tanz, oh bitte bitte. “Anche se ho detto che non ci saranno ripercussioni scolastiche non sei autorizzata a trattarmi come Draco…” soffiò Severus. Anna iniziò a saltellargli intorno. “Avanti, non pretenderai di stare a fare l’avvoltoio incombendo sulle spalle di Josh…” sbottò. Piton la guardò truce. “Non ti fidi nemmeno un po’ di lei?” osservò la castana. Severus alzò un sopracciglio. “Non mi fido di lui, nemmeno un po’…” rispose acido. Tanz die Illusion, tanz die harten Monoton, Wahnsinn kommt und geht. Anna si fermò esattamente davanti a lui. Si avvicinò e ricominciò a ballare. “Giulia ha tutto sotto controllo, stanno solamente risolvendo ciò che hanno in sospeso” disse poi. Piton puntò ancora i suoi occhi scuri sui due. Ridevano. “Scommetto che le chiederai di uscire domani sera vero?” aggiunse divertita la castana. Severus tornò a lei. “Non sono di certo affari tuoi!” rimbeccò secco. Anna rise. Tanz die Illusion, bis zur Degeneration Pech wer überlebt! “Sciogliti un pò…andiamo…è la sua festa, Giulia vorrebbe che ti divertissi…” commentò ancora la castana. Piton sbuffò. Ed iniziò a muoversi. Dopo qualche minuto Anna riprese la parola. “Senti…è strana già di per se questa situazione…sto continuando ad immaginarmi che tu non sia chi so che sei in realtà…” iniziò a dire. Severus sospirò. “A quanto pare funziona…” sbottò. La ragazza annuì divertita. Sie ist so weit und doch so schön und wenn du willst kannst du sie sehn. Mit ihrem traum, mit überschall und schon beginnt der freie Fall. “A questo punto devo davvero chiederti una cosa…” confessò poi. “Non ti stanchi mai di parlare a vanvera Anna?” rimbeccò acido Piton. Anna lo fulminò con lo sguardo. “Sto dicendo sul serio, pipistrellone inacidito che non sei altro!” si lasciò sfuggire. Per poi tapparsi la bocca con una mano. Severus ghignò compiaciuto. “Avanti allora…che cosa avrà mai da dire la signorina Haliwell di così intelligente” la invitò. La castana lo guardò stupita. Ganz leise schleicht sie ins Gehirn, sie nimmt dich mit, will dich verführen. Nimmt dir die Angst vorm Jetzt und Hier, doch du bezahlst zuviel dafür. “Ebbene?” esordì ancora Piton. Dopo qualche minuto di silenzio. Anna si riprese. “Voglio che tu protegga Draco quando la guerra inizierà” disse d’un fiato. L’espressione seria. Severus sorrise ironico. Quella frase non era nuova. “Mi ha confessato tutto…e so che tu, lui e Mark siete sulla stessa barca…come anche me, Giulia e Hermione…” continuò sicura la ragazza. “E perché mai dovrei farlo?” rimbeccò pronto Piton. Anna sostenne il suo sguardo. “In cambio io proteggerò Giulia…” rispose. Il ragazzo la guardò scettico. Oh bitte bitte, oh bitte bitte, oh bitte bitte. “Non ti fidi di me forse…John?” ghignò la castana. Severus alzò un sopracciglio. “Come un agnello del leone…” sbottò secco. Anna rise. In modo acuto e del tutto atono. “Io proteggerei Giulia anche se non mi avessi detto di si…lei ed Herm sono la mia seconda famiglia…e non avrò scrupoli contro quelli che cercheranno di farle del male…” sibilò poi. Piton scosse la testa. “Ho sempre pensato che tu fossi una ragazzina cocciuta, troppo spavalda ed impertinente per i miei gusti…nonostante questo devo ammettere che ho sempre creduto in te Anna e continuerò a farlo. Credo nell’amicizia fra voi tre e a mio malincuore arriverà presto il giorno in cui dovrò davvero affidare Giulia a se stessa…” iniziò a dire. La ragazza sbarrò gli occhi. Tanz die Illusion, tanz die harten Monoton, Wahnsinn kommt und geht. “Giulia non sarà mai lasciata a se stessa…ci saremo io ed Herm con lei! Ce lo siamo promesso, qualunque cosa accada…” sorrise poi Anna. Severus annuì. Non aveva mai visto la castana sotto questo punto di vista. Forse perché cercava sempre di rinchiudere i sentimenti sotto una fredda corazza. La stessa che aveva avuto anche lui. Entrambi si voltarono ancora. E videro Giulia e Josh lasciare la pista, per raggiungere il tavolo. Tanz die Illusion, bis zur Degeneration Pech wer überlebt! Così Anna e Piton decisero di fare lo stesso. “Eccovi!” esclamò stupita Hermione. La castana tornò da Draco. Invece Severus si trovò Giulia fra le braccia. “Sei stato trascinato da Anna a ballare?” chiese divertita. Lui annuì. Poi si guardò intorno. “Josh è tornato in pista…l’ho costretto a ballare con una del terzo anno…” gli spiegò. Poi lo abbracciò forte. Si sollevò in punta di piedi. E rossa in viso gli diede un bacio. “Mi sei mancato Severus…” gli sussurrò all’orecchio appena si staccò. Piton si sciolse in un sorriso. Una canzone dalle note dubbie iniziò a diffondersi nella sala. “Chi è che ha la canzone di Jessica Rabbit nell’mp3?!” esclamò quasi sconvolta Anna. Hermione tossicchiò. Era arrossita. La castana ghignò. “C’è solo una cosa da fare…gara!” soffiò compiaciuta. Il prefetto strabuzzò gli occhi. “Nemmeno per sogno Anna…ti prego…” la implorò. “Gara?” chiese curioso Ron. Anna annuì. Prese a braccetto le amiche. Mentre Draco spinse il rosso e Piton verso la pista. “Io non ci sto! Non lo faccio! Giulia dille qualcosa!” gracchiò disperata Hermione. La ragazza si guardava attorno divertita. Severus, Draco e Ron si erano messi ad una distanza media l’uno dall’altro. L’unico sicuro era il secondo. Che ghignava già trionfante. La castana si posizionò davanti a quest’ultimo. Giulia andò davanti a Piton senza protestare. Mentre il prefetto si piazzò davanti al rosso. Già imbarazzata. “Esattamente che cosa stiamo per fare?” chiese Severus. La compagna si chinò verso di lui. “Lascia fare a me…” sorrise quasi innocente. Dopo qualche minuto Anna diede il via. E le tre iniziarono a muoversi intorno ai tre ragazzi. La sala era voltata divertita in attesa. You had plenty money in nineteen twenty-two, you let other women make a fool of you. La castana iniziò a strusciarsi senza ritegno su Draco. Di certo era la più sicura. Giulia scosse la testa. Era vero che Anna era la più brava a ballare in quel modo. Faceva da anni gare con la sorella. Però era stata anche la loro maestra. Ed essendo il suo compleanno, la ragazza non aveva per nulla voglia di perdere! Dopo l’imbarazzo iniziale cominciò a lasciarsi andare. Piroettando attorno a Severus. Aggrappandosi alle sue spalle con fare disinvolto. Muoversi piano contro di lui. Hermione rimase basita. Non poteva essere l’unica a non saper fare nulla, così si decise. Appiccicò i fianchi a quelli di Ron e iniziò a muoversi sinuosamente. Why don't you do right like some other men do? Get out of here, get me some mon - ey too. L’unico preparato dei tre era Draco. Che assecondava i movimenti della castana con disinvoltura. Sul suo viso si vedeva quando gli piacesse quella gara. Severus invece rimase abbastanza colpito. Aveva visto praticamente la ragazza crescere. Il suo corpo era già una tentazione che era uscita dalla proposta di due mesi prima. Però in quell’ambito era ancora peggio. Giulia era sensuale, lo aveva già notato. Ora glielo sbatteva davvero in faccia! Ron d’altro canto era piacevolmente sorpreso. Non aveva mai visto il prefetto così determinato. Era già stato attratto da lei in quel senso. Però in quel momento il suo cervello si stava nascondendo pian piano. Per fare posto ad un’altra parte del suo corpo. You're sittin' down wonderin' what it's all about, you ain't got no money that will put you out. Anna continuò a muoversi. Sculettando e strusciando. In realtà non le interessava nulla della gara. Voleva solo far ingranare un po’ le sue amiche. E da quello che riusciva a vedere stava funzionando. Sia la faccia di Piton che quella di Ron erano concentrate sulle due. Quest’ultimo aveva le mani rigide sui fianchi. Mentre quelle di Hermione gli passavano sul petto. Il primo assecondava qualche gesto di Giulia. Mentre lei gli si appiccicava addosso. La castana doveva proprio essere fiera delle sue bambine. Why don't you do right like some other men do? Get out of here, get me some mon - ey too. Piano Giulia accarezzò una guancia a Severus. “Scusa…” sillabò senza parlare. Lui scosse la testa al massimo del divertito. Sorridendo poi compiaciuto. La ragazza arrossì e gli piroettò intorno. Hermione iniziò a ballare stringendo il rosso a se. Era tremendamente imbarazzata. Però in effetti se voleva superare il suo blocco mentale doveva fare qualcosa. E forse l’avrebbe aiutata. In caso contrario, avrebbe solo perso la gara. If you had prepared twenty years ago, you wouldn't be wanderin' now from door to door. La sala le guardava incuriosita. Mark ghignò. L’avrebbe rinfacciato ad Hermione per almeno un mese, da bravo migliore amico. Ed invece da studente avrebbe dovuto cancellare quella scena per tornare serio a lezione con Piton. Anche se gli sembrava davvero incredibile. Vederlo li, ringiovanito, e per stare con una sua studentessa! Però il Serpeverde doveva ammettere che lui e Giulia stavano bene assieme. Why don't you do right like some other men do? Get out of here, get me some mon - ey too. Con la conclusione della canzone Anna finì baciando Draco. Hermione si pietrificò all’istante. E Piton provò divertito a far finire in caschè Giulia. La sala esplose in un mare di applausi. Nemmeno il tempo di andare a bere qualcosa, che un’altra canzone iniziò. Stavolta era lenta. La ragazza e Severus si guardarono automaticamente. La castana portò ai due qualcosa da bere giusto in tempo. I due sorseggiarono. E tornarono in pista. La folla fece spazio alla festeggiata. In modo che potesse avere libero movimento. Starry nights city lights coming down over me, skyscrapers and stargazers in my head. Piton le prese delicatamente una mano e la attirò a se. Giulia si appoggiò al suo petto. “Scusa per lo spettacolo di poco fa…è una fissazione di Anna…” si scusò. Lui scosse la testa. “Non fa nulla…” rispose. “Sono ancora la tua ragazza?” chiese ingenua lei. Severus sorrise e le diede un bacio sulla fronte. “Certo…sarei un pazzo a rifiutarti dopo tutto questo…” osservò. Giulia si strinse a lui. Alzando poi la testa per guardare quegli occhi. Are we we are, are we we are the waiting unknown. “È passato più di un anno oramai…” sospirò ancora la ragazza. Piton annuì. “Questa è la canzone che hai cantato la sera della neve…” precisò. Gli occhi nocciola della festeggiata si illuminarono. “Pensavi forse che non me ne ricordassi? Sono vecchio, ma non smemorato…” sbottò acido Severus. Giulia scosse la testa. “Tu non sei vecchio…sei solo più anziano…” lo prese in giro. “Che mocciosa impertinente…potrei anche cambiare idea sai? Farti passare il sabato sera a correggere compiti…” la minacciò Piton. “Tanto lo sai che a me basta stare con te…” rimbeccò pronta la ragazza. This dirty town was burning down in my dreams, lost and found city bound in my dreams. “Non è divertente punirti Giulia…dovresti lamentarti un pò di più!” commentò insoddisfatto il ragazzo. Giulia sobbalzò. Ripercorrendo le parole. “Hai…hai detto che mi lasceresti in ufficio domani? Quindi vuol dire che usciamo?” chiese speranzosa. Severus la guardò con aria di sufficienza. “Domani, alle otto precise al solito posto…vieni a stomaco vuoto…” disse spiccio. Sul viso della ragazza si aprì un enorme sorriso. “Sarà fatto John!” esclamò pronta. Poi lo guardò curiosa. “Dove andiamo?” chiese ancora. Piton alzò un sopracciglio. And screaming, are we we are, are we we are the waiting. “Questo non ti riguarda…” la liquidò. Giulia sbuffò. “Ma è il mio compleanno…” osservò. Severus rise. Sembrava davvero una bambina qualche volta. “Cena e solito giro, nulla di più…” spiegò veloce. Tralasciando la parte più importante. Era già abbastanza in agitazione da solo. Non voleva far agitare lei. “E cerca di non riempirti di dolci domani pomeriggio, ad Hogsmeade…” le raccomandò. La ragazza annuì divertita. And screaming, are we we are, are we we are the waiting. Intanto dal tavolo il resto del gruppetto li guardava. “Sono davvero carini assieme” sospirò sognante Hermione. “Ma se fino a qualche mese fa starnazzavi sempre contraria…” sbottò Anna. Il prefetto la spinse. “Chi l’avrebbe mai detto…Piton innamorato…” ghignò Mark. Hermione trasalì. Poi si accorse che Ron si era allontanato per prendere da bere. “Mi fanno quasi tenerezza…” commentò beato Draco. La castana si voltò truce. “Allora togli la tua mano dal mio sedere magari…così sei più credibile…” soffiò. Il prefetto e l’altro Serpeverde risero. Forget me nots and second thoughts live in isolation, heads or tails and fairytales in my mind. “Sono davvero felice che tu sia venuto stasera Severus…è bello avere attorto tutte le persone a cui voglio bene al mio compleanno…” sorrise Giulia. Con quel’espressione così sincera. Piton la strinse ancora a se. “Devo ammettere che mi sono divertito…” confessò. La ragazza si immerse nel suo profumo. “Sono davvero felice di poter stare con te…questo è stato il mio desiderio per anni…” iniziò a dire. Severus sorrise. “Questa è la canzone del nostro primo vero bacio…” aggiunse poi Giulia. Il ragazzo annuì. “Anche se poi ce ne sono stati altri…” precisò. Are we we are, are we we are the waiting unknown. “Però quello è speciale e sempre lo sarà…” commentò la ragazza. “Dopo almeno due anni che questa storia va avanti non riesco ancora a capacitarmi di come tu possa esserti innamorata di me” si lasciò sfuggire Severus. Giulia lo guardò divertita. Si alzò in punta di piedi. “Per me amarti è come respirare…è una cosa indispensabile…” sussurrò. Le guance rosse. Anche quelle di Piton si colorarono. He rage and love, the story of my life, the Jesus of suburbia is a lie. “Tu non puoi esistere realmente…” osservò ancora. La ragazza sorrise. “Ed invece esisto…e mi dovrai sopportare per tutta la vita…” rispose. “È una minaccia?” obbiettò subito Severus. Giulia rise. And screaming, are we we are, are we we are the waiting. “Sei sicura di volerlo veramente Giulia? Stare tutta la vita con un uomo molto più grande di te?” le chiese ancora Piton. La ragazza scosse la testa. “Io non voglio stare con un uomo molto più grande di me…io voglio stare con te Severus…” commentò. Il ragazzo sospirò. “Sul serio Giulia…puoi stare con qualcuno della tua età…posso capirti…” continuò. Ma in realtà non credeva nemmeno lui in quello che stava dicendo. Giulia lo guardò intenerita. Gli prese piano il viso fra le mani. And screaming, are we we are, are we we are the waiting unknown; are we we are, are we we are the waiting. “Sei davvero testardo Sev, però continuerò a dirtelo e a ripeterlo…io voglio stare solo con te…non avrei potuto trovare un uomo migliore…e ti amo…più di quanto io abbia mai amato…” disse. Era seria. Convinta. E determinata. Piton la guardò in quegli occhi nocciola. Ogni volta che un suo sguardo era rivolto a lui si sentiva importante. And screaming, are we we are, are we we are the waiting unknown. “La prima volta che ci siamo baciati veramente sei stata tu a fare il primo passo…” iniziò a ricordare. La ragazza annuì. “Bene…è ora di rimediare…” sorrise infine Severus. Piano prese le mani di Giulia. Ed incrociò le loro dita. Come lei aveva fatto con lui. Poi si chinò. E le diede un bacio. Dolce. Passionale. Lungo quanto un’eternità. Come avevano deciso di essere loro due. Legati per sempre. Are we we are, are we we are the waiting unknown.

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Capitolo 37
*** Virgin State of Mind ***


Buonanotte!
No, giuro che non sono un miraggio. Dopo una delle mie solite eternità che in realtà poi è un anno, mi ritrovo di nuovo qui ad aggiornare. Sono stati alcuni messaggi di incoraggiamento, alcuni ricordi e delle nuove Converse comprate due settimane fa che mi hano fatto pensare al nostro caro Trio. Mi mancavano le mie tre bimbe combinaguai. Ed in questo periodo, in cui tutto mi sembra così capovolto, ho deciso di crogiolarmi un po' in un posto che per tutti noi sarà effettivamente sempre casa.

Non vi nascondo che un po' mi spiace pubblicare in particolare questo cap così dal nulla dopo secoli, più che altro perchè, se siete qui con me ancora adesso, dopo la festa di compleanno di Giulia dello scorso capitolo una cosa rimane in ballo. Sono molto affezionata a questo capitolo, anche se l'ho scritto per la prima volta undici anni fa e mi batte ancora il cuore come se fossi una mamma apprensiva. Per cui, spero che piaccia anche a voi.
Ma bando alle ciance, che qui s'è fatta una certa e ho un aggiornamento da farvi leggere!

AvvertenzeOCCtà e diabetanza indefinibile (vi lascio l'insulina a fine capitolo).


In questo capitolo troviamo Io Sono di Arisa e Virgin State of Mind (che vi consiglio di ascoltare nel mentre). Vi ricordo che se cercate mimiryuugu su spotify vi apparirà magicamente la playlist dell'intera fic u.u

Con queste premesse, vi lascio all'aggiornamento.
Grazie infinite di essere sempre con me, anche se appaio e scompaio.
Buona lettura <3


Trentasettesimo Capitolo


La festa occupò tutta la serata ed andò avanti fino all’una. Ci fu la torta, musica a tutto volume e alla fine Mark, Draco, Severus e i Tre Uragani si ritrovarono con una Sala Comune da pulire. Tutti con bacchetta in mano, si destreggiavano fra festoni da far sparire e bevande da occultare. “Se permettete, la Vodka ce la prendiamo noi!” ghignò Draco. Prendendo la bottiglia mezza piena. Mark annuì saggio. “Le devo forse ricordare signor Malfoy, che io sono il responsabile di Serpeverde, nonché un professore? Pertanto non tollero alcolici nella mia Sala Comune e tantomeno nei dormitori” esordì Piton, rubandogli la bottiglia. Nonostante fosse ancora in forma adolescenziale superava l’altezza del biondo. “Dillo quando tornerai un vegliardo John!” lo prese in giro Anna, cercando di prendere la bottiglia. Severus ghignò, alzandola ancora più su. “È quello che si dice ‘tenere fuori dalla portata dei bambini’” precisò. La castana sbuffò. “Giulia!! Il tuo ragazzo non mi ridà la Vodka!” si lagnò. La ragazza si voltò, stava aiutando Hermione a sistemare pavimento e festoni. “Avanti Severus, lasciala a Draco e Mark, si sono fermati ad aiutare anche loro…” osservò. Piton guardò Anna scettico, per poi passare la bottiglia a Mark. La castana gli fece la linguaccia e tornò ad ispezionare le bottiglie rimaste. “Hey, voi conoscete la James vero?” chiese d’improvviso il prefetto. Il gruppetto si voltò. “Valentina? Certo! Ci conosciamo praticamente da sempre…” rispose subito il migliore amico. Anna risorse dalla montagna di bottiglie in cui si era tuffata. “Ah bravo, già che ci sei chiedile un rifornimento di Pozioni Anticoncezionali grazie…quelle che ho fregato a Mary Kate sono finite…” lo avvertì. Hermione scosse la testa incredula. Severus si poggiò una mano sulla fronte esasperato. “Dovrò dire alla McGranitt di fare un’ispezione nei vostri dormitori…” sospirò. Giulia sorrise, trotterellò da lui e gli schioccò un bacio sulla guancia. “Ecco brava Giulia…corrompilo!” esclamò convinta la castana. Piton la guardò alzando un sopracciglio. “Le ricordo signorina Haliwell che io sono incorruttibile” precisò rigido. Anna sostenne il suo sguardo, poi si stufò e tornò come se nulla fosse all’alcool. L’orologio della sala iniziò a tintinnare. Segnava l’una e mezza. “Mi sa che ci toccherà prendere la carrozza delle undici domani” sospirò affranta Giulia. “Se continuiamo a questo ritmo non finiremo nemmeno fra tre anni…” sbottò Hermione. Draco fece finta di nulla e finì di sistemare il suo lato del tavolo. Così fecero anche Piton e Mark. Anna sbuffò contrariata. “L’unica bottiglia buona era la Vodka…quelle cavallette si sono fatte fuori tutto ciò che aveva un poco di alcool!” commentò acida, facendo sparire tutte le bottiglie rimaste. Appena il tavolo divenne vuoto il prefetto lo fece sparire. Giulia e Severus risistemarono le poltrone ed i tavolini. Tutto finì nel giro di un quarto d’ora. Le cose si erano velocizzate, portando i tre Serpeverde all’uscita. “Allora buonanotte piccola, non rimanere ancora a far baldoria…in caso ci si vede da Mielandia domani” salutò Mark. Hermione annuì e lo abbracciò forte. Si era convinta di dovergli trovare qualcuna con cui stare, Pansy o la James non faceva differenza. Bastava renderlo felice. “Notte, ti voglio bene” rispose poi. Draco ed Anna si persero in uno dei soliti baci. Mentre Giulia metteva a riposo la bacchetta sistemandola nella cintura della gonna. “Sev, ma la pozione non durava fino a mezzanotte?” gli chiese stupita. Piton allungò una mano e le fece una carezza sulla testa. “Ne ho bevuta di più per precauzione. Probabilmente ora andrò a letto e domani, anzi fra qualche ora, mi risveglierò tornato normale, non preoccuparti…” spiegò. La ragazza annuì. In realtà più Severus la guardava più aveva voglia di portarla via con lui. Sarebbe stato difficile addormentarsi nel letto da solo quella notte, dopo aver trascorso una serata così. La festeggiata prese per mano il ragazzo e andarono dagli altri quattro. “Buonanotte Severus, grazie ancora per stasera…” lo salutò un po’ triste. Piton si chinò e le diede un dolce bacio, cercando di rispondere con indifferenza agli sguardi che il resto del gruppo gli mandava. “Che carino, il prof arrossisce…” ghignò Anna. Hermione le tirò un calcio in una caviglia. “Grazie signorina Granger…ha esattamente espresso quello che stavo per spiegare a parole…” la ringraziò. Il prefetto sorrise. Giulia si avvicinò a Piton di poco e si alzò in punta di piedi. “Ti amo, tanto…” gli sussurrò all’orecchio. La castana cercò di origliare ma Hermione le diede una sberla sulla testa. “Anche io, buonanotte…” rispose Severus sorridendo. “Grazie di essere venuti anche a voi ragazzi…mi ha fatto piacere…ci si vede domani a Hogsmeade allora…” li salutò ancora Giulia. “Era il minimo…alcool e casino gratis…” rispose soddisfatto Draco. Piton lo guardò esasperato. “Andiamo…” esordì infine. Il biondo ebbe il tempo di dare un piccolo bacio ad Anna, per poi essere portato fuori a forza per la collottola da Severus. Una volta rimaste sole, le tre sospirarono. “Ed ora, andiamo anche noi…” commentò esausta il prefetto. Così si avviarono per le scale. Arrivando in dormitorio. Sul letto della neo maggiorenne però c’era qualcosa che spiccava dalle lenzuola rosse e oro. Giulia si avvicinò curiosa: era un pacchetto di media grandezza, la carta era rosa shocking. Le amiche stavano dietro di lei in attesa. La ragazza si sedette sul letto e prese il pacchetto. “Non c’è neanche un biglietto…chissà di chi è…” osservò. Anna ed Hermione trattennero un sorrisone. La maggiorenne aprì veloce la carta, per trovarsi fra le mani altri due pacchetti. Aprì quello più piccolo che si rivelò contenere un cd. A vederlo Giulia spalancò gli occhi. Sulla copertina stavano una coppia stretta in un abbraccio e legata da un bacio. Di sfondo un muro dalle sfumature rosse e gialle, con sotto una scritta gialla. “21St Century Breakdown dei Green Day…” lesse incantata. A vedere la reazione le amiche non riuscirono a trattenersi. Giulia aprì anche il secondo pacchetto: fra le sue mani stava una cornice. Era viola e sugli angoli c’erano le copie della fototessera che aveva anche sulla digitale. Sotto al vetro, c’era una foto con tre ragazze. Lei era in mezzo, faceva l’occhiolino all’obbiettivo, con gli occhiali da sole viola sulla punta del naso. Alla sua destra Anna, con gli occhiali da sole a forma di cuore. Li teneva per una stanghetta stretti fra le labbra, sorrideva. Non un ghigno dei suoi, uno dei rari ma sinceri sorrisi. E alla sinistra ecco Hermione che aveva tentato di far sporgere le labbra a pesce. Però non c’era riuscita e durante lo scatto era stata presa mentre rideva. Era un’immagine bellissima per Giulia, tanto che non riuscì a trattenere le lacrime. Si voltò verso le amiche. Anche il prefetto dava segni di lacrimoni. “Auguri Giulia…” dissero all’unisono. Sulle guance della ragazza iniziarono a scorrere limpide lacrime di commozione. Si gettò fra le loro braccia, facendo finire tutte e tre per terra, strette in un forte abbraccio. Anche Hermione aveva iniziato a piangere. “Vi voglio davvero bene ragazze…vi adoro…non so come farei senza di voi…” sussurrò grata Giulia. Il prefetto singhiozzò. “Santo Manson Herm…non ci allagare!” cercò di sbottare Anna. Ma le era uscita la voce tremula. Stava piangendo anche lei. I Tre Uragani rimasero così per qualche minuto, poi si tirarono su. Quando la maggiorenne vide la castana non potè fare a meno che scoppiare a ridere. Hermione fece lo stesso. Il trucco era colato a tutte e tre. Ma Anna era di certo quella messa peggio. Per vendicarsi quest’ultima iniziò a far volare cuscini. Ed immancabilmente si sfociò in una battaglia di piume. Esattamente come quando erano più piccole. Dopo aver seppellito Giulia ed il prefetto sotto le piume la castana andò in bagno trionfante. Hermione ripulì e sistemò tutto. Piano ognuna andò in bagno e si cambiò. Fino a trovarsi tutte e tre sotto le coperte. Il prefetto programmò la sveglia. Avrebbero avuto mezza giornata di shopping davanti a loro. Non potevano perdere nemmeno un minuto. “Hey Giulia…certo che dicevi tanto che Piton non ama stare in compagnia…però stasera è stato fantastico!” commentò d’improvviso Anna. La ragazza annuì fiera. “Però il ballo con Josh potevi evitarlo, sembravi così felice…Piton invece si preoccupava per te…” la rimproverò Hermione. Giulia sospirò. “Io e Josh abbiamo deciso di ricominciare da zero… ricominceremo a salutarci se ci incontriamo in corridoio ecc…nulla di nuovo…si vedeva che moriva di gelosia per Sev però si è trattenuto, sono fiera di entrambi” spiegò. La castana sorrise. “Anche gli idioti cambiano insomma…” concluse quest’ultima. “Basta vedere Ron…” tossicchiò subito la ragazza. Il prefetto si voltò truce. Giulia si nascose sotto le coperte. “Bambine, non litigate! Dobbiamo svegliarci fra otto ore…” le richiamò Anna. Hermione trasalì. “O Misericordia! Dobbiamo dormire!” squittì. Si sentì una risata da sotto il lenzuolo. La castana le diede la schiena per evitare altre cuscinate e ridacchiò. Il prefetto spense la luce. “Buonanotte! Signora Rottenmeier, maggiorenne in procinto di crescere fisicamente!” esordì ancora Anna. Si sentì una pernacchia nel buio, condita da un sospiro esasperato. Poi finalmente il silenzio, che permise così ai Tre Uragani di abbandonarsi al sonno. Stanche come non mai, però con un dolce sorriso sulle labbra.
Qualche ora dopo, la sveglia sembrò trillare solo per Hermione, che si alzò subito e senza proteste. Andò in bagno e tornò in camera per cambiarsi. Erano passati dieci minuti e nessuna delle altre si era ancora alzata. Scuotendo la testa il prefetto prese la bacchetta ed accese la luce. Le ragazze iniziarono una serie di grugniti intermittenti. Anna si buttò la coperta sulla testa. Giulia si coprì con il cuscino. Hermione sospirò stufa, spense la luce e aprì la finestra per farsi aiutare dai raggi solari. Poi si diresse ai due letti. Tolse le coperte alla castana e rubò il cuscino all’altra. “Che diavolo ti è preso Herm?!” ringhiò Anna, cercando di coprirsi da tutta quella luce. Giulia invece iniziò a stiracchiarsi da sdraiata come un gatto, fino a sbattere la testa sulla testiera in legno del letto. “Avanti! È ora di alzarsi! Abbiamo la carrozza fra un’ora, dobbiamo cambiarci e andare a fare colazione…quindi marsch! Schnell!” ordinò il prefetto. La castana si accucciò richiudendo gli occhi. L’amica la minacciò con il cuscino rubato. “Calma, calma pastore tedesco…sto andando…” sbottò irritata Anna. Per Giulia fu un po’ più difficile. Alla fine Hermione fu costretta a buttarla letteralmente giù dal letto. Così finalmente aprì gli occhi e si trascinò. Nel mentre le due si dividevano il bagno, il prefetto si cambiò. Fuori c’era un sole da spaccare le pietre e sembrava anche fare caldo. Optò dunque per una leggera maglia vestito lunga fino a sotto i fianchi e un paio di jeans stretti. Ai piedi le sue ballerine azzurre con il tacchetto. Sopra giubbotto leggero bianco. Dopotutto erano a fine marzo. Anna si cambiò veloce. Indossò una gonna di tulle, corpetto nero con copri spalle in pizzo, calze a rete autoreggenti, anfibi e lasciando il chiodo a riposare nel baule. Giulia frugò nel suo baule per più di dieci minuti. Cercava la felpa che aveva quasi rischiato la pelle nel combattimento al Ministero un anno prima. Era sicura di averla portata via! Sentendo il fiato del prefetto sul collo, decise di arrendersi e di mettersi la maglia con il mostro ed i compiti. Sopra la cara felpa viola con il cappuccio dalle orecchie di gatto, gonna viola della sera prima, calze viola fino al ginocchio e le Converse tanto amate. Appena furono pronte tutte e tre scesero a colazione. C’era molta più gente di quella che avevano sempre incontrato. Le carrozze fra le undici e l’una erano le più usate dagli studenti. I Tre Uragani mangiarono e si fiondarono in dormitorio a prendere le borse, per poi correre in giardino. Ne volevano una tutta per loro, in modo da poter chiacchierare liberamente. “Dove andiamo per primo?” chiese Giulia. Anna si stiracchiò. “Non abbiamo molta scelta: Armony, Astrid e Mielandia…” commentò. Hermione sospirò, guardandosi in giro. “Piton ti porta a cena, dobbiamo trovare un bel vestito!” osservò. La ragazza sorrise timida. “Senza contare il dopo cena…” ghignò la castana, con annesso oscillamento dubbio di sopracciglia. Il prefetto le diede una gomitata. L’amica arrossì. “Contando che abbiamo appena fatto colazione, io sposterei il pranzo…” propose poi Hermione. Anna alzò le spalle. “Potremmo anche saltarlo…al massimo facciamo uno spuntino oggi pomeriggio…” aggiunse. Il prefetto le sferrò un’occhiata di rimprovero. Giulia alzò lo sguardo verso il cielo. Ancora non ci credeva di essere diventata maggiorenne. “Ragazze…ma è proprio vero che ieri è stato il mio compleanno?” chiese placida. “Certo…e abbiamo anche fatto una festa strafiga in cui è venuto anche Piton…anzi…Preston…” rispose la castana. Le tre si guardarono. E risero. Detta così in effetti non era molto credibile! Il tempo di finire i programmi per la giornata, che le ragazze arrivarono ad Hogsmeade. La cittadina in se non era allegra. Rispecchiava pienamente i tempi bui in cui si stava vivendo. Però gli schiamazzi e i gruppetti di studenti festanti le davano un’atmosfera più tranquilla. Quasi un senso ovattato di quotidianità. Hermione scese cauta dalla carrozza. Doveva riabituarsi alle fragili scarpine al posto degli stivali. Anna saltò giù direttamente senza contare l’altezza, atterrando perfettamente sulle zeppe degli anfibi. Giulia si lascò scivolare giù, per poi andare ad accarezzare i Thestral in segno di ringraziamento. “Avanti andiamo! Dobbiamo iniziare lo shopping!” trillò esagitata il prefetto. La castana saltellò. “La pazza ha ragione!” concordò. Hermione la guardò truce. La ragazza rise e le raggiunse. Così si diressero direttamente al negozio di Armony. Giulia entrò trotterellando felice. Le amiche la seguirono divertite. La prima cosa che notarono furono due persone estremamente famigliari. Dietro al bancone una donna dalla frangetta ed i capelli lunghi davanti e corti dietro stava parlando con un’altra, che aveva i capelli lunghi legati in due codini. La prima li aveva fucsia e verde acceso, la seconda rosso fuoco con la frangia nera. Quest’ultima se ne stava appoggiata al banco con fare annoiato. “Se facevate raduno di alternativi siete state abbastanza antipatiche da non chiamarci…” esordì Anna. Le due donne si voltarono ed un sorrisone fece capolino sui loro visi. “Anna, Giulia, Hermione! Vi stavamo giusto aspettando…” esclamò Armony. Camille le salutò con una mano. “Cambio di colore?” notò Giulia. Le due alzarono le spalle. La castana si avvicinò curiosa. La prima sfoggiava un nuovo particolare nel labbro. “Hey Armony…hai fatto un nuovo percing?” chiese. La donna annuì. “Tutto merito della mia sorellona qui…” sorrise. Indicando la donna vicino a lei. “Ho sempre voluto farmi il percing li…fa male?” domandò Giulia all’improvviso. Hermione strabuzzò gli occhi. Camille scosse la testa. Anna si fece aria con una mano. “Quelli sono i tatuaggi?” notò Armony. La castana ghignò ed annuì. Poi si tolse il copri spalle per far vedere il cuore. “Direi che sono guariti…e Draco, come va con il suo?” ispezionò Camille. Anna si rimise il copri spalle. “Bene bene, i suoi per ora non l’hanno ucciso, anche se sospetto che i miei non saranno così indulgenti…” rispose. Il prefetto intanto si guardava in giro. Tatuaggi e percing non erano esattamente il suo genere. Gli occhi di Hermione si soffermarono a qualcosa dietro la donna con i codini. Sembrava muoversi. Si sporse un poco e vide una coda oscillare sinuosa. Era bianca con qualche striatura nera. Camille la osservò curiosa. “Hai trovato Kira a quanto vedo…” sorrise. Il prefetto la guardò dubbiosa. Poi la donna si spostò e lei si trovò davanti un piccolo gattino, non che il proprietario striato della coda. L’animaletto miagolò e si avvicinò alle tre. Squadrandole con gli occhi azzurri limpidissimi. “Che amore!” esclamò Hermione, allungando una mano. La gattina si strusciò sul dorso. Poi si sdraiò di botto sul bancone ed iniziò a muovere le zampine per prendere le dita della ragazza. “L’ho trovata quest’inverno, era fuori dal negozio ed era sola ed infreddolita…così l’ho presa con me…” spiegò Camille. Giulia accarezzò sulla testa la piccola palla di pelo. “Purtroppo per questioni di igiene non posso tenerla con me di la…quindi Armony la tiene fino alla chiusura…” concluse la donna. La sorella annuì. “È talmente buona che è un piacere averla qui con me e poi mi fa compagnia nei giorni in cui la clientela è scarsa come oggi…” sospirò. I Tre Uragani si guardarono in giro. In effetti non c’era nessuno a parte loro. “Come mai non c’è nessuno?” chiese delusa Giulia. Armony alzò le spalle. “Forse è ancora presto…comunque mi aspettavo che voi arrivaste prima…” rispose divertita. Anna ghignò. “Ieri sera abbiamo fatto festa fino a tardi…Giulia è diventata maggiorenne!” spiegò. Camille e la sorella si guardarono stupite. Per poi subito fare gli auguri. “Ora è meglio che vada…ho un appuntamento fra dieci minuti, è stato un piacere rivedervi! A presto allora…e ancora auguri!” si congedò la prima. Salutò la sorella e la gattina ed uscì dal negozio. “Insomma, oggi compere di compleanno?” chiese curiosa Armony. “Non esattamente…stasera Giulia ha un appuntamento e dobbiamo rifornirci di belle cose…” riassunse la castana. Poi prese la diretta interessata per mano. La donna sorrise complice. “I vestiti sono sempre al solito posto…l’intimo li accanto…” precisò, facendo l’occhiolino. Giulia arrossì smisuratamente. Hermione intanto era ancora presa a giocare con la gattina. Anna prese per mano anche lei. “Andiamo pazza…dobbiamo aiutare Giulia…” la richiamò. Poi trascinò le due fra vestiti e camerini. Tutte e tre iniziarono a guardare per se, fino a quando la ragazza si sarebbe chiusa nello spogliatoio l’avrebbero consigliata. Giulia prese qualche vestito che non le sembrava male e si fiondò a provare. Poco dopo uscì con il primo capo. “Ragazze…” le chiamò. La testa di Anna sbucò dallo scaffale davanti a lei. Il prefetto si sporse da li vicino. La ragazza aveva indossato un vestito lungo, tipico da sera. Viola scuro senza spalline, stretto fino ai fianchi fino ad arrivare ad un’ampia gonna a strascico. “È un incanto!” sospirò Hermione. Anna storse il naso. “Un incanto per andare all’opera con Petrovsky…ma non per andare a cena con Preston…” commentò allusiva. “Per Merlino Anna…le sta benissimo! A John cadranno gli occhi quando la vedrà!” sbottò. Giulia le guardò divertita. “Scusate…ma da quando John Preston è diventato il suo nome? Non era solo una copertura?” osservò. Le due si guardarono. “Se non l’avessi capito ti stiamo auspicando che il pipistrellone sia come Big…se sai cosa intendo…” ghignò maliziosa la castana. Il prefetto sbuffò. “In verità io volevo rinfacciarti quanto sia assurdo questo nome…” precisò. Tornando poi ad analizzare vari cerchietti su uno scaffale. La ragazza scosse la testa e tornò a cambiarsi. Ne uscì qualche minuto dopo con un altro vestito. Le amiche si voltarono ancora. Ora Giulia aveva indosso un altro abito elegante, sempre lungo fino ai piedi, lilla. Davanti aveva un enorme fiocco di tulle, come anche dietro la gonna, fatta interamente di questo materiale. Stavolta Anna la guardò proprio schifata. “Ma l’hai scelto ad occhi chiusi questo?!” commentò d’impulso. Hermione la analizzò meticolosa. “Il vestito fa ribrezzo…però ti sta bene…” osservò. La castana sbuffò. “Giulia starebbe bene anche con un sacco della spazzatura addosso!” precisò. Il prefetto guardò ancora l’amica. “Ti odio…” sbottò acida. Per poi abbassare gli occhi su qualche maglietta appesa. La ragazza rise. “Come dire che tu non stai bene con nulla, eh Herm?” rimbeccò. Hermione la ignorò. “Io ti consiglierei di lasciare stare gonne lunghe e strascichi…” esordì Anna. L’amica sospirò, appoggiandosi al muro del camerino. “John la porterà in un ristorante romantico…hai mai notato come si veste in generale? È un uomo elegante e di buon gusto…non può mica presentarsi in tuta da jogging!” ribatté il prefetto convinto. La castana la guardò scettica. “A Preston non importa come lei si presenterà, gli piace così com’è…quindi Giulia stai tranquilla e scegli il vestito che più ti piace, senza andare ad osare in cose che non ha mai messo e non sono nel tuo genere…” sentenziò saggia. “Io credo che dovrebbe puntare su un look più elegante del solito…è un’occasione speciale…” ripetè sicura Hermione. Giulia si guardò allo specchio del camerino. “Ora si che sono confusa…” sospirò. Rimase qualche minuto a osservarsi. Doveva adattare il suo stile ad un’occasione romantica. “Le sette e già mi alzo, poi mi preparo il pranzo perché non mangio a casa mai…” iniziò a cantare. Le amiche si voltarono. La ragazza tirò la tenda e sparì alla loro vista. Per poi riapparire con un altro abito, stavolta più corto e pieno di fiocchi e fronzoli. “Ed anche il mio ragazzo si sbatte come un pazzo mi dice stai tranquilla e vai…” continuò poco convinta. Anna scosse la testa decisa. Il prefetto sbuffò. E Giulia tornò a cambiarsi. Uscendo con una specie di insieme di tulle e nastri. “Perchè talvolta cedo e a volte non ci credo, mi sembra tutto una bugia…ma credo in certi sogni che sono dei bisogni e riempiono la vita mia…” sospirò ancora più affranta. La castana fece finta di vomitare. Anche Hermione stavolta rabbrividì. La ragazza tornò a nascondersi nel camerino, per poi riuscirne. Era fasciata da un vestito decisamente corto, scollatura pronunciata, che lasciava poco all’immaginazione. “E quando si organizza la serata tra un bicchiere e una risata fatta in compagnia mi rendo conto che mi serve poco, che tutta questa vita è un grande gioco…” proseguì, quasi ridendo. Il prefetto scosse veloce la testa. Anna la analizzò per qualche minuto, per concordare con l’altra. Giulia storse la bocca e tirò ancora la tenda davanti a lei. Ne riuscì qualche minuto dopo. Quando le amiche la videro rimasero senza parole. “Io sono una donna che crede all'amore, che vuole il suo uomo soltanto per sé, voglio essere mamma perché la mia mamma è la cosa più bella che c'è…” sorrise la ragazza timida. Aveva addosso un semplice abito viola chiaro, corto qualche centimetro sul ginocchio. La gonna libera e morbida. Una scollatura a V mediamente profonda, tenuta su da spalline sottili. Dietro aveva una scollatura a barca che le lasciava scoperto un pezzo di schiena. Per poi scendere con fili intrecciati. Si adattava perfettamente alla snella figura di Giulia. E ne risaltava le forme da giovane donna. “Mi piace il natale, domenica al mare, poi alzarsi da tavola verso le tre, perché la famiglia a me mi meraviglia, mi piglia, vorrei farne una da me…” concluse. Le altre due la guardavano ammaliate. Hermione aveva la bocca spalancata. La castana iniziò a saltellare esagitata. “Eccolo! Eccolo!” esclamò. Giulia arrossì. E si voltò verso lo specchio, rimanendo quasi pietrificata. Quella era davvero lei? Doveva ammettere che si era persa un po’ di passaggi della sua crescita fisica. “Mi…mi sta bene?” chiese. Il prefetto annuì con vigore. “Compralo! Ora!” ordinò. “Semplice e facile da togliere…perfetto…” esordì ancora Anna. La ragazza sorrise. “Va…va bene! Lo compro!” decise infine. Le amiche le fecero il tipico segno a pollice all’insù. Poi la aiutarono a rimettere a posto gli altri. Tornando a dare un’occhiata. La castana era ferma ad analizzare scrupolosamente un baby doll nero di raso e semitrasparente da sotto il seno. Lungo fino a metà coscia. Giulia la raggiunse. “Hai visto qualcosa per il tuo Big?” le chiese la prima. La ragazza scosse la testa. Soffermandosi poi su una camicia da notte identica a quella che le aveva fatto indossare Piton la notte del suo compleanno. “Penso che stasera metterò questa a dormire…” si lasciò sfuggire, andando a osservarla da vicino. Anna la guardò divertita. “Che rapidità di scelta…” osservò. Giulia scosse la testa. “Sev me ne ha data una uguale per dormire da lui al suo compleanno…” ricordò. “Probabilmente ti vede già come sua moglie…” intervenne Hermione. La castana lasciò stare il baby doll e le diede un’occhiataccia. “Ferma i propositi matrimoniali Charlotte…Preston voleva solo avere un’anteprima…” commentò secca. “Perché devi vedere tutto sotto una luce sessuale Anna? John non è come Draco…” sbottò irritata il prefetto. “Io credo che abbiate tutte due in parte ragione…Severus mi vede sia come moglie che come amante…e devo dire che la cosa mi rassicura. Spero solo che se davvero succederà qualcosa stasera non si farà prendere dai sensi di colpa…” spiegò la ragazza. A quel pensiero il cuore ebbe un sussulto. “Sensi di colpa?” chiese dubbiosa Hermione. L’amica annuì. “Sev è un uomo complicato…gli anni da Mangiamorte gli hanno lasciato un segno indelebile…ha paura di fare qualcosa di sbagliato e lo capisco…” sospirò. Il prefetto ancora non capì. “Giulia è una ragazza con un’innocenza pari solo a quella dei bambini…come non se ne trovano al giorno d’oggi, da WWF insomma e Preston ha paura di contaminarla…penso si personifichi come il male nel mondo…o paranoie del genere…” provò a semplificare Anna. Hermione finalmente annuì. “Che grande sciocchezza però…non fa mica una cosa contro la tua volontà…” osservò poi. Giulia alzò le spalle. “Tu piuttosto…non è che ti bloccherai appena Preston ti toccherà? Sai…magari con il casino di Josh…” disse ancora preoccupata la castana. La ragazza scosse la testa sicura. “Ora che ci siamo buttati tutto alle spalle non ho più paura…e poi so che è Severus quello con cui sto per fare l’amore…mi fido di lui…” disse timida. Anna la guardò intenerita. E la strinse in un abbraccio. Il prefetto la guardò basita. “Stiamo proprio crescendo…” sospirò poi quest’ultima. La castana si staccò dall’amica facendo finta di nulla. Poi diede una rapida occhiata ai completini intimi poco più in la. “Tu Herm, ancora nulla con il bradipo?” chiese d’improvviso. Hermione sobbalzò. “Eppure sembrava che la gara di ieri sera gli piacesse…” aggiunse Giulia. Il prefetto arrossì a dismisura. “A me…va bene così!” squittì. Anna la guardò divertita. Spingendo poi l’altra verso completini di varie tonalità di viola. La ragazza però li rifiutò. “Stasera sarò solo me stessa…niente aggiunte…solo Giulia Wyspet…” disse spiccia. Hermione annuì d’accordo. “Anche perché poi se inizia ad agghindarsi tanto le verrà ansia…” osservò. La castana la guardò scettica. “E va bene! Sono io che inizierò ad agitarmi…” sbuffò il prefetto. Giulia sorrise. “Io non sono in ansia…lo ero la prima volta che siamo usciti da Hogwarts…ma questa sera è una normale appuntamento per me…” spiegò. Hermione sospirò un po’ delusa. Le tre rimasero a gironzolare per gli scaffali ancora per qualche minuto. Per poi accompagnare Giulia a pagare il vestito. Avevano chiacchierato ancora con Armony fino a quando era tornata Camille, con un po’ di dolcetti avanzati dall’ultimo viaggio da Mielandia. Quando la clientela iniziò ad aumentare, e la tatuatrice dovette tornare al lavoro, i Tre Uragani decisero di continuare il loro giro. Uscirono dal negozio che era oramai l’una e mezza passata. Avendo fatto uno spuntino con i dolcetti non avevano fame. Così optarono per un giro della cittadina. Si poteva benissimo notare che fosse il giorno della visita da Hogwarts. Per le strade si vedevano più studenti che passanti adulti. I negozi però erano aperti e i commessi efficienti come al solito. Le ragazze presero un frappé in uno dei tanti chioschi per strada e tornarono all’ispezione. Si fermarono qualche minuto davanti alla vetrina del negozio di scarpe che avevano quasi svaligiato al compleanno di Anna. Erano arrivati modelli primaverili. Quando capirono che ognuna di loro si stava innamorando di un nuovo paio di scarpe presero la buona decisione di allontanarsi, prima di fare fuori il loro budget. In un momento di noia si sedettero in un bar che esponeva già le sedie ed i tavoli fuori. Così le tre approfittarono e si sedettero. Ordinarono ognuna una pallina di gelato con varie aggiunte e si accomodarono. Videro che dentro ogni tavolino era occupato. “Oggi ci stiamo bruciando tutti i pasti sani che dovremmo fare…” osservò Hermione. Giulia sorrise. “Speriamo che Severus mi porti in un posto non troppo elegante stasera, non mi ci sento a mio agio in mezzo a tutta quella gente che mangia composta…io sono uno scaricatore di porto a confronto…” confessò. “Siamo abituate a mangiare come dei maiali a tavola…tanto i professori non badano a noi e di solito abbiamo una fame che ci uccide…” spiegò Anna quasi ovvia, iniziando giocherellare con il posacenere. Il prefetto la guardò scettica. “Parla per te…io mangio come un essere umano…” precisò. La ragazza sobbalzò. “È vero! Io a tavola a scuola non mi sono mai concentrata particolarmente su come mangiavo…potrei anche aver fatto delle figure immonde e Severus magari mi guardava anche…” esclamò imbarazzata. Tutte e tre si immaginarono Giulia intenta a buttarsi su un pollo in modo disumano. E Piton che la guardava perplesso. La fervida immaginazione provocò uno scoppiò di risate. “Non dovrei ridere…mi sono giocata la mia credibilità coniugale…” osservò ancora la ragazza. Però senza riuscire a smettere di ridere. Prima di riuscire a rispondere però le amiche vennero interrotte dal cameriere. Aveva portato le ordinazioni. Le tre ringraziarono e si fiondarono sui gelati. Anna aveva ordinato una pallina al cioccolato con aggiunta di Smarties. Giulia alla menta con zuccherini colorati sopra. Ed Hermione una alla nocciola con panna. “Ma ragazze ci pensate? Chissà dove saremo fra dieci, o vent’anni…” disse d’improvviso. La castana si voltò con il cucchiaio in una mano a mezz’aria. “E questa da dove ti è uscita Herm?” commentò. Il prefetto alzò le spalle, poi mangiò un’abbondante cucchiaiata di nocciola e panna. “Magari saremo proprio a questo tavolo…mangiando lo stesso gelato, solo che ci racconteremo delle nostre giornate…e forse dei bambini che crescono…” sorrise la ragazza. Mangiando la parte di menta con più zuccherini. Anna sospirò. “Non andiamo così veloce…io non credo ancora di essere cresciuta…immaginarmi con i figli poi…” osservò. Hermione si fermò un attimo. Immaginarsi donna in carriera la gustava assai. Però aggiungerci anche i bambini. Si sentiva vecchia. “Certo che a pensarci bene siamo sfortunate…ci siamo beccati gli anni con più caos sociale magico che ci potessero essere…” esordì poi. Le amiche annuirono. “Giuro che se Scorpius e Lizzy si lamentano di qualcosa li metto in punizione per un mese…sarà la generazione più facile in assoluto la loro! non avranno nulla di cui lagnarsi…” sbottò Anna. Per poi accanirsi sul gelato. “Sempre se la guerra non durerà anni…” la corresse il prefetto pessimista. Giulia sospirò. “Io non credo…e poi, comunque ci sarà un lieto fine…ci sarà sempre!” rispose. Le amiche la guardarono non molto convinte. “Non siamo in una favola…” sbottò cinica Hermione. La castana alzò le spalle. “Perché no? Se ci si crede veramente tutto si avvera…” esordì. Le altre due la guardarono sbigottite. Per poi tornare ai loro gelati. Rimasero a chiacchiere tranquille nel bar per un po’. Decidendo così di tornare con la carrozza delle sei. Hermione ed Anna avrebbero aspettato Giulia e mentre lei avrebbe deviato per il giardino loro sarebbero andate a cena. Così, dopo aver constatato di aver passato sufficiente tempo nel bar, i Tre Uragani pagarono e tornarono a tuffarsi nella folla, Imbucandosi poi a Mielandia. Dopo aver sperperato metà delle paghette in dolci, le tre fecero un’altra passeggiata, Finendo da Astrid. Non furono sorprese di non vedere Mark e Draco in giro. Alla fine sapevano che sarebbero rimasti ad Hogwarts, a progettare le loro cose. Come decretato, le ragazze si trovarono a salire sulla carrozza, ognuna con un sacchetto di dolci. Hermione requisì quello di Giulia per evitare che si rovinasse la cena. Poi fece lo stesso con Anna. Appena arrivate al castello si precipitarono in dormitorio. Gongolarono un po’ nella nullafacenza per circa un’ora. Poi, verso le 19.30, la neo maggiorenne iniziò a prepararsi. Si infilò il vestito nuovo. Si ritoccò il trucco che aveva già messo la mattina. Aggiungendo un tocco di burrocacao al limone. L’aveva comprato da Astrid. Aveva notato che Severus prediligeva il gelato al limone, predeva sempre quel gusto. Così appena aveva visto il burrocacao nel negozio aveva agito d’istinto e l’aveva comprato. Giulia decise di tenersi i capelli sciolti. Se li pettinò esattamente cento volte. Si sistemò il solito fermaglio e il bracciale viola con i teschietti. Anche se forse non stava molto con il vestito, non poteva lasciarlo a casa. Non ci sarebbe nemmeno stata quella serata senza di lui. Le amiche intanto l’aspettavano seduta in attesa sui letti. Si guardavano fra loro. Agitate. Commosse. Sembravano due genitori prima di mandare la figlia la ballo della scuola. La ragazza trotterellò tranquilla nella camera e calzò le ballerine. Quelle che aveva preso al compleanno di Anna. Poi prese una borsetta con un filo argento come tracolla. La borsetta in se era piccola. Però dentro ci stavano comodamente il suo portafoglio, la digitale e il libretto porta foto per Severus. Con come aggiunta il burrocacao. Giulia si infilò il cappotto nero e mise la borsa. Per poi fare una piroetta. “Allora…come sto?” chiese timida. Anna sospirò. Un dolce sorriso sulle labbra. Hermione tirò su con il naso. “Sembri…maggiorenne…” tentò di dire. Prima di scoppiare in lacrime. La castana scosse la testa e la portò a se, abbracciandola. “Andiamo…altrimenti farai tardi alla grande cena…” suggerì. Il prefetto si asciugò gli occhi e annuì. Così il trio fece metà strada per i corridoi. Poi, approfittando del buio, la terza si staccò e trotterellò verso il giardino. “Io stasera non torno a dormire e nemmeno lei…tu vai da Mark?” chiese divertita Anna. Hermione sospirò. “Mi sa che mi toccherà andare a fare un corso intensivo…e poi devo farmi raccontare un po’ di cosucce…” rispose. La castana ghignò maliziosa. Le due continuarono la strada verso la Sala Grande. “Lo so che non è da me…però…sembra tutto così strano senza di lei…” osservò Anna. Qualche minuto dopo essere state inondate dalla luce della sala. Il prefetto scosse la testa divertita. “Infatti è una cosa che direbbe Giulia…ora andiamo a mangiare…” rispose. Per poi spingerla piano verso il tavolo. Anna annuì. Rassegnandosi ad essere un duo almeno per quella sera.
Giulia trotterellava fra l’erba. Sentiva il freddo rimasto dall’inverno punzecchiarle le gambe. Non era stata una buona idea lasciare le calze in dormitorio. D’improvviso guardò l’ora. Mancavano tre minuti alle otto. Poteva prenderla con calma. Così iniziò a camminare tranquilla. Anche se il pomeriggio aveva detto di non essere nervosa il suo cuore batteva a mille. Non sapeva se era emozionata per la cena. O perché era finalmente libera. O perché immaginava in cosa consistesse il dopo cena. Sta di fatto che, così concentrata nei suoi pensieri, per poco la ragazza prese in pieno un albero. Si fermò con il naso a qualche centimetro dal tronco. Poi strabuzzò gli occhi e si allontanò. Quando si voltò vide una sagoma stagliarsi sotto la luna. In quel momento un paio di occhi neri si fissarono su di lei. Severus dovette chiamare tutto il suo autocontrollo per non finire con la bocca aperta in modo poco consono. Quella visione l’aveva lasciato senza fiato. Giulia si avvicinò. Un timido sorriso sul viso. “Buonasera professore…” lo salutò. Le mani dietro la schiena. Piton sbattè veloce le palpebre per tornare in se. “Buonasera signorina Wyspet…” ricambiò. La ragazza lo raggiunse. “Vedo che è tornato normale…” osservò. Il professore annuì. Poi iniziò a camminare all’improvviso. Giulia sobbalzò e lo seguì veloce. Senza mancare di inciampare in qualche buca o radice. Solo quando lui si fermò ai confini lei riuscì a raggiungerlo. Ebbe il tempo di prendergli il braccio. Ed ecco già smaterializzati in un vicolo. La ragazza notò subito che non era il solito. Aveva un odore più sopportabile e anche meno bidoni addossati al muro. Quando poi si sporse verso la strada. Finalmente capì di essere finita in una via diversa da quella delle bancarelle ed i saltimbanchi. Esattamente non sapeva nemmeno dove fossero. “Severus…dove siamo?” chiese curiosa. Piton uscì dal vicolo. “Ho pensato di portarti in un posto adatto ad una nuova signorina come te…” rispose solo. Giulia sorrise e strinse a se il suo braccio. Facendosi così condurre dal professore. Dopo qualche passo i due si fermarono fuori dall’entrata di un ristorante. Non sembrava un posto snob. Elegante e raffinato, ma nemmeno così ricercato. Severus fece un passo per entrare. Però la ragazza lo fermò. “Prima…ecco…devo darti una cosa…” confessò. Il professore la guardò curioso. Lei frugò nella borsa e prese qualcosa. Poi glielo porse. “È il tuo compleanno eppure fai dei regali agli altri? Tipico di te Giulia…” sorrise Piton, accettando l’oggetto. Quando se lo ritrovò fra le mani lo analizzò. Davanti c’era una pietra verde. Lo aprì piano. Era un porta foto. Ne poteva contenere due. Gli spazi erano già occupati. A destra c’era una foto magica. Era quella che lui aveva osservato molto tempo prima. Giulia al mare, che rincorreva un’onda e tornava indietro. Al primo sguardo l’aveva incantato. Quando vide quella di sinistra le sue guance si colorarono. C’erano loro due. Uniti da un dolce bacio. “Quella non mi sono accorta di averla scattata…però…mi sembrava bella…” spiegò la ragazza. Il sorriso di Severus si aprì ancora di più. Non aveva quasi nessuna foto sua. Nessuno aveva mai avuto il desiderio di scattarne con lui. Alzò piano la testa verso Giulia. Che lo guardava in attesa. Svelto allungò il braccio e le prese una mano. Poi la tirò a se. Unendo le loro labbra in un altro bacio. La ragazza non ebbe nemmeno il tempo di chiudere gli occhi. “Devo dedurre che ti piace…” sorrise contenta appena si staccarono. Piton annuì. Il cuore un po’ più leggero. “Ora andiamo…siamo già in ritardo…” disse. Giulia annuì e lo prese per mano. All’entrata il professore si fermò al bancone e chiese del tavolo. Un uomo fasciato da un completo rosso e nero da cameriere li condusse ai loro posti. Infondo alla sala, nell’angolo. Un tavolo rotondo coperto da una candida tovaglia bianca. Al centro una candela. La coppia si tolse i cappotti e li appoggiò sugli schienali delle proprie sedie. Severus si fece coraggio e girò il tavolo per tirare indietro la sedia alla ragazza. Questa lo guardò stupita. Il professore la fece sedere e poi tornò al suo posto. “È davvero bello qui!” commentò lei affascinata. Si guardava intorno come una bambina. La sala aveva delle lunghe tende bianche alle pareti. Le luci erano soffuse. Intorno a loro altre coppie cenavano tranquille. “Volevo trovare un posto che si adattasse a noi…e poi è un’occasione speciale, ci voleva qualcosa di più del frappé…” rispose Piton. Giulia annuì. Subito arrivò il cameriere con i menù. “Quante cose buone…” sorrise lei. Iniziando a leggere le pietanze. Il professore la guardò divertito. “Puoi ordinare quello che vuoi Giulia…stasera offro io…” precisò. La ragazza strabuzzò gli occhi. “Non accetto rifiuti sia chiaro…” aggiunse lui secco. Lei sorrise e si ributtò sul menù. Entrambi optarono per una cena normale. Niente numeri esagerati di portate. Poche ma buone. “Dunque…una tagliata di carne ben cotta, come contorno dell’insalata e da bere una bottiglia di vino rosso…” elencò dalla sua parte Severus. Giulia stava lottando con i suoi istinti. Anche lei avrebbe preso carne. Però i suoi occhi si puntavano sulle patatine fritte come contorno. Non era molto dignitoso. Però lei ne andava matta. Il cameriere si voltò verso di lei. “Ecco…delle scaloppine ai funghi…e…” iniziò a dire. Degli altri contorni nulla le piaceva. L’insalata non la sopportava. Patate lesse da escludere a priori. Piton la guardò curioso, Poi sorrise. “E una porzione di patatine fritte…” completò lui. L’uomo annuì e andò via, portando con se i menù. Giulia sorrise timida. “Volevo evitare di farmi sempre riconoscere…” spiegò. Severus scosse la testa. Poi la ragazza sobbalzò. “Mi sono dimenticata di dirgli la bevanda!” esclamò. Ma il professore ghignò. Lei lo guardò incredula. “Posso bere il vino?” chiese. Piton annuì. “Ovviamente dopo quello che ho visto ieri sera controllerò le dosi…non voglio che tu ci rimetta il tuo fegato, l’alcool di ieri è bastato…” precisò. Giulia battè le mani felice. “Comunque il frappé l’ho già bevuto per oggi…” disse lei poi. Severus sorrise. “Devo dedurre che vi siate divertite ad Hogsmeade…quello è il frutto di uno dei vostri giri?” chiese divertito. Facendo cenno verso il vestito. La ragazza arrossì. “S…si…ne ho provati di diversi ma questo è quello che mi stava meglio…o almeno così hanno detto Anna ed Herm…” rispose. All’improvviso una bottiglia venne poggiata fra loro dal cameriere. Insieme ai due bicchieri. L’uomo la stappò e ne versò fino all’orlo ad ognuno. Poi andò via come era arrivato. Giulia si drizzò sulla sedia in posizione sicura e composta ed portò il bicchiere a se. Iniziando a sorseggiare il vino. Piton la osservò attentamente. Sapeva che cercava di comportarsi da perfetta signorina. Allontanando così il bicchiere per evitare di macchiare la tovaglia bianca. Per la prima volta il professore si soffermò a guardarla nei suoi particolari. Aveva sempre visto la ragazza in una bellezza generale. Però non aveva mai notato certe cose. Come le unghie tenute lunghe. Laccate di smalto viola chiaro. Le mani piccole e delicate. Le braccia scoperte senza particolari ornamenti, a parte quel bracciale. Lui l’aveva riconosciuto. Era quello che due anni prima si era rigirato fra le dita indifferente. Anche Severus iniziò a bere dal suo bicchiere. Piccoli sorsi alternati. Ed intanto continuava la sua esplorazione oculare. Era passato a seguire la linea del braccio. Fino al collo scoperto, da cui pendevano due collane. Le solite. La G dei suoi genitori. E l’altro ciondolo. Immancabilmente i suoi occhi seguirono le collane. Fino ad arrivare alla scollatura. Ma il professore non si scompose. Indugiò soltanto. Appena sentì le guance colorarsi spostò in fretta lo sguardo. Quel vestito avvolgeva Giulia in modo eccellente. Eleganza e sensualità. Nulla di volgare. E lui scoprì che questo lo faceva diventare pazzo. Prima che ricominciasse a fare pensieri poco consoni arrivò il cameriere a portare i piatti. “Hanno un aspetto davvero appetitoso…non mangio da colazione!” esclamò la ragazza. Prese veloce le posate. Ma si bloccò ripensando ai discorsi con le amiche del pomeriggio. Guardando poi il piatto in segno di sfida. Severus scosse la testa divertito. Ed iniziò ad assaporare la sua cena. La ragazza iniziò a tagliare cercando di non fare danni. Per poi finalmente mangiare. Come immaginava tutto era squisito. Perfino le patatine avevano un certo non so che. “Severus…apri la bocca!” esclamò Giulia. Prendendo una patatina fritta dal piatto. Piton la guardò poco convinto. Ma lei spostò gli occhi nocciola su di lui in segno di attesa. Il professore non potè far altro che sospirare. Ed obbedire. Così la ragazza lo imboccò. “Com’è andato il ritorno in dormitorio ieri?” chiese poi curiosa. Severus alzò le spalle, sorseggiando il vino. “Prima che arrivassimo quello sconsiderato di Draco aveva già quasi finito la bottiglia di Vodka…ho dovuto lasciare il compito a Mark di portarlo sano e salvo nel suo letto…” rispose. Giulia rise. In effetti non ce lo vedeva che beveva di straforo per i corridoi. Anche se era un adolescente era sempre Piton. Entrambi ripresero a mangiare. “Severus…spero che ti non ti abbia dato fastidio…che…ecco Mark e Draco sapessero…” esordì ancora la ragazza poco dopo. Il professore scosse la testa. “No…affatto…solo spero che le tue amiche non vadano a gridarlo ai quattro venti…” commentò acido. Giulia sorrise. “Anna ed Herm non lo farebbero mai…l’hanno detto solo a loro…” rispose subito. Per poi inghiottire un grosso boccone di scaloppina e funghi. Ci fu un silenzio di qualche minuto. Ritmato dal rumore delle posate. “Severus…” lo chiamò d’improvviso la ragazza. Piton alzò lo sguardo. “Scusa…per ieri sera…ecco…il ballo con Josh…” si scusò lei. Il professore alzò le spalle. “Se non sbaglio ti avevo detto che non mi dava fastidio…” rimbeccò. Giulia sospirò, per poi bere un po’ del suo vino. “Herm mi ha detto che ti ha visto un po’ sulle spine mentre ballavo con lui…mi dispiace…è solo che Josh voleva parlare un po’…” disse ancora. Severus la guardò inarcando un sopracciglio. “Parlare?” ripetè scettico. La ragazza annuì sicura. “Siamo cresciuti tutti e due…abbiamo ammesso i nostri errori e ci siamo accordati di mettere una pietra sul passato…” spiegò. Il professore fece un profondo respiro. “Mi vuoi far credere che siete tornati…amici…?” chiese. Pronunciando con riluttanza l’ultima parola. Giulia sbuffò. “Non proprio amici…conoscenti…penso sia la decisione migliore. Basta fare i bambini…è ora di crescere…non trovi?” rispose paziente. Severus scosse la testa. “Quello che è successo l’anno scorso non si è trattato di una semplice bravata fra bambini Giulia…ti ha distrutto psicologicamente! Mi ricordo dei discorsi che facevi dopo i suoi attacchi…ha cancellato la fiducia che avevi in te stessa…e se non ce la fossimo cavata sempre al limite chissà che cosa ti avrebbe fatto…come puoi accettare tutto e provare a ricominciare?” sbottò indispettito. La ragazza sorseggiò calma dal bicchiere. “È cambiato Sev, l’ho visto…nei suoi occhi non c’era quell’alone di pazzia, era sincero…e poi anche io sono cambiata. È il suo ultimo anno ad Hogwarts…ci saluteremo per i restanti mesi che rimangono e poi non ci vedremo più…” precisò. Giulia sapeva di cosa Piton avesse realmente paura. Che Josh la portasse via da lui. Che cercasse di riaverla al suo fianco giocando la carta dell’amicizia. Ma lei non era stupida. Josh non era il Claire Quilty che aveva fatto fuggire via da Humbert Lolita. Anche perché lei non l’avrebbe mai lasciato. La ragazza sperava che il professore lo capisse. Dopo quell’affermazione, l’argomento cadde. Severus le chiese ancora della giornata ad Hogsmeade. Poi lei gli chiese il parere dettagliato sulla festa della sera prima. Così la cena si portò avanti fino al dolce. Sorbetto al limone, anche un po’ in onore di Silente. E profitteroles panna e cioccolato. La coppia si gustò tutto con calma. Chiacchierando come se fosse stata una normale serata. Sembrava perfino essere una cena tipica di due novelli sposini. Un’anteprima delle tante che ci sarebbero state in futuro. Erano quasi le undici quando i due uscirono dal ristorante. Immergendosi nell’aria quasi pungente del sabato sera londinese. Giulia iniziò a trotterellare per strada davanti a Piton. Piroettando. Ridendo felice. “When the moon hits you eye like a big pizza pie…that's amore!” iniziò a cantare. Poggiando una mano su un palo della luce e lasciandosi girare intorno. Severus scosse la testa divertito. “When the world seems to shine like you've had too much wine…that's amore!” cantò ancora la ragazza. “Sono dell’opinione che tu abbia bevuto davvero troppo vino…” osservò il professore. Lei gli fece la linguaccia e si fermò. Trotterellando fino a lui. Saltellando allegra. “Bells will ring ting-a-ling-a-ling, ting-a-ling-a-ling and you'll sing ‘Vita bella’…” proseguì Giulia. Piton la guardò scettico. “Se vuoi che ti porti in braccio scordatelo…” commentò maligno. La ragazza gli volteggiò intorno. “Hearts will play tippy-tippy-tay, tippy-tippy-tay like a gay tarantella!” concluse. Per fermarsi dietro di lui e abbracciarlo. Severus sorrise. “Nemmeno ieri sera eri così euforica…devi aver davvero bevuto troppo…” precisò divertito. Giulia scosse veloce la testa. “Non ho bevuto troppo! Sono solo felice…” rispose sincera. Poi scivolò davanti a lui. Si alzò in punta di piedi e gli buttò le braccia al collo. Chiudendo gli occhi. Il professore la strinse a se e la baciò. Sembrava tutto così diverso. Fra quelle lune artificiali di strada che erano i lampioni. Quando si staccarono la ragazza sorrise. “Severus…ora dove andiamo?” chiese curiosa. Il professore si irrigidì. “Andiamo” disse solo. Lei lo liberò dalla sua stretta. E Piton iniziò a camminare. Giulia cercò di seguirlo. Pochi passi e tornarono ad infiltrarsi nel vicolo. Svelto Severus le porse il braccio. La ragazza lo accettò un po’ confusa. Ed in un batter d’occhio i due si smaterializzarono. Quando lei riaprì gli occhi, si ritrovò ai confini di Hogwarts. Giulia si guardò intorno dubbiosa. Il castello si stagliava all’orizzonte. “Torniamo di già?” chiese delusa. Piton scosse la testa divertito. “Vai nel mio ufficio…io arriverò fra dieci minuti…” le ordinò. La ragazza sorrise. Annuì. E si voltò. Dopo aver fatto qualche passò però tornò indietro. Per scoccargli un bacio sulla guancia. Poi tornò a correre verso il castello. Severus la guardò allontanarsi. Sospirò e si passò una mano sugli occhi. “Speriamo che la ragione torni in me…” sussurrò. Quando vide la sagoma di Giulia svanire in lontananza. Iniziò a seguire la sua stessa direzione. Nel mentre lei aveva già percorso il giardino. La curiosità l’aveva fatta aumentare la corsa. Fino a farla diventare quasi una maratona. Entrata nell’atrio non si fermò. Anzi, aumentò ancora la velocità. Nonostante le ballerine. Il ticchettio dei tacchetti la accompagnò fino ai sotterranei. Fino ad arrivare alla meta. La ragazza poggiò una mano sulla maniglia della porta, che si aprì da sola. Stupita entrò. Il caldo dell’ufficio l’avvolse subito. Dopo due passi Giulia faticò a respirare. Si tolse piano il cappotto e lo appoggiò sulla sedia della scrivania. Il cuore aveva iniziato a batterle a mille. Si faceva mille domande. Forse aveva ragione Anna. La ragazza si sporse curiosa verso la camera da letto. Sembrava tutto come al solito. Probabilmente c’era anche il camino acceso. Mentre analizzava la stanza, un particolare attirò la sua attenzione. Si avvicinò piano. Sulle coperte verde scuro del baldacchino stava un pacchetto viola chiaro. La differenza di colore lo rendeva evidente. Giulia entrò nella camera, fino ad arrivare al letto. Mise la borsa sul comodino e si sedette. Prese il motivo d’attenzione e lo portò vicino. Un biglietto pendeva dal fiocco. Il suo nome scritto sopra, con quella grafia elegante. Che poteva appartenere solo a lui. La ragazza si guardò intorno. Iniziò ad aprire il pacchetto con cura. Non voleva strappare il fiocco e la carta. Nel mentre Severus era entrato nell’ufficio. Notò subito il cappotto sulla sua sedia. Con un gesto lasciò li anche il suo. Prese la bacchetta e chiuse la porta a chiave. Completando il tutto insonorizzando gli interi appartamenti. Con passo cadenzato e leggero si avviò alla camera. Quando arrivò sulla soglia vide la scena che si era aspettato. La festeggiata era seduta sul suo letto. Fra le mani la felpa viola. La guardava stupita. Era quella che aveva cercato per almeno dieci minuti quella mattina. Quella che aveva rischiato la pelle con lei al Ministero. Però non aveva più lo squarcio sulla manica. Lo stesso che corrispondeva alla sua ferita. Era perfettamente riparata, ma non era nuova. Giulia sentiva che era la sua vecchia felpa. Veloce si voltò, trovando il professore appoggiato alla porta. Le sorrideva soddisfatto. “S…Severus…come hai…” boccheggiò. Lui si staccò dallo stipite e si avvicinò. “L’ho portata da dei buoni sarti…sapevo che ti dispiaceva buttarla…così ho approfittato della signorina Haliwell per farmela portare mentre tu non c’eri…” spiegò quasi ovvio. La ragazza strinse a se la felpa. Gli occhi le si riempirono di lacrime. Abbassò piano lo sguardo. “Severus…sai perché ci tengo così tanto a questa felpa?” gli chiese. La voce tremula. Piton fece qualche passo. E scosse la testa. “Me l’hanno regalata i miei prima di venire ad Hogwarts…ero una bambina e loro me la presero nel reparto degli adulti…così avrei potuto portarla con me per tutto il tempo in cui sarei cresciuta…sei anni fa mi stava davvero larga…però la mettevo sempre…certe volte quando avevo nostalgia di casa, al primo anno, me la mettevo e andavo a dormire così…” raccontò Giulia. Severus la guardò intenerito. “Ecco perché l’anno scorso non volevi sbarazzartene…” commentò. Lei annuì. L’esile figura colpita da qualche tremolio. “Grazie Severus…grazie…sai sempre come rendermi felice…sai sempre cosa fare per me…” lo ringraziò. Piton avrebbe voluto abbracciarla. Correre da lei e stringerla. Però c’era ancora una cosa da fare. Quando l’aveva vista seduta sul suo letto. Con quell’aria di infinita felicità. Aveva proposto a se stesso di rimanersene zitto. Eppure sapeva che non poteva. Così prese un profondo respiro. “Giulia…in verità quello non è il solo regalo che voglio farti…” iniziò a dire. La ragazza aveva saputo trattenere le lacrime. Erano scomparse da quegli occhi nocciola. Che ora lo stavano guardando stupiti. Severus quasi si bloccò. Non era mai stato così nervoso in vita sua. “Ho pensato che, dopo attenta considerazione, ora sia arrivato il momento giusto per accettare quello che tu stessa mi avevi offerto due mesi fa…” continuò. Giulia arrossì. Il suo cuore batteva così forte che aveva paura che si sentisse. “Sempre se è ancora valido ovvio…se non te la senti posso capirlo benissimo…” disse infine Piton. La ragazza rimase qualche secondo immobile, poi si alzò di scatto. Poggiò la felpa sul comodino, sulla borsa. E lo raggiunse. Mentre un sorriso timido appariva sul suo viso. Quando fu faccia a faccia con lui incatenò con uno sguardo le loro iridi. Il professore rimase con il respiro in sospeso. “È ancora valido…e si, io voglio ancora fare l’amore con te…lo voglio più di ogni altra cosa Severus…” sussurrò. Allungando una mano e facendogli una carezza su una guancia. Severus chiuse gli occhi per un attimo. Godendosi il calore di quella pelle così morbida. Di quelle piccole mani. Il sorriso di Giulia era ancora presente sul suo viso. Il suo cuore batteva così forte che credeva che sarebbe potuto scoppiare. Sentendo pronunciare quelle parole dalla sua stessa voce la situazione era peggiorata. Anna aveva davvero ragione. E lei era nervosa. Ansiosa. Agitata. Ma non perché non credeva nelle sue parole. C’era semplicemente quella paura. Quella che avvolge tutte le ragazze. Quella che aveva preso anche l’amica più sicura e coraggiosa che conoscesse. Piton aprì gli occhi. Si allontanò dal tocco delicato di lei e girò a grandi passi il letto. Si sedette, abbandonando la testa fra le mani. “Che diavolo sto facendo” disse solo. La ragazza lo seguì, fermandosi ancora davanti a lui. “Tutto bene Sev?” gli chiese. Il professore rimase con lo sguardo puntato a terra. “Sei una mia studentessa…sei una ragazzina…io…io non dovrei…” continuò a ragionare. Giulia scosse la testa. “Sono la tua futura moglie…ora sono maggiorenne e ti ricordo che sono stata io a proportelo. Ti amo con tutta me stessa e sarei felice di poterlo fare con te…credimi Severus, non faresti nulla di sbagliato…io lo voglio…” sorrise comprensiva. Severus alzò di poco la testa. “Io sono la tua Lolita…lo sarò per sempre e lo sai…” aggiunse la ragazza. Era seria, ma soprattutto sincera. “Sev, sento che lo desideri quanto lo desidero io e non posso permettere che tu ti faccia ancora del male…” continuò a dire. Piton sorrise amaro. “Dovrei essere io a rassicurarti…ed invece…e se perdessi il controllo? Mi conosco Giulia…non ho mai affrontato una situazione così…è sempre stato sesso, ma qui c’è in gioco di più…” rimbeccò. Giulia lo guardò comprensiva. “Tu non perderai il controllo, non sei un mostro…sei un uomo adulto che affronta una prima volta! L’amore fa paura e lo so…però, perché devi costringerti a rifiutare la felicità?” osservò. Il professore sospirò. “Non voglio farti del male Giulia, ho promesso di proteggerti, non posso permettermi di farti questo…” rispose. “L’hai promesso a me…Severus non mi hai mai fatto del male…ti assicuro che non mi stai forzando…io…io voglio davvero unirmi a te e lo sai che te lo dico con il cuore!” rimbeccò sicura la ragazza. Piton la guardò titubante. Nel vederlo così lei si convinse che doveva fare qualcosa. Doveva assicurargli che andava tutto bene. Così si decise. “Ti amo, per questo sono così sicura, per questo non ho più paura, perché sei tu…e mi fido di te Severus…ti affido me stessa.” disse infine Giulia. Poi mise le mani sulle spalline del suo vestito. E le spostò. Arrossendo a dismisura mentre questo scivolava via da lei, finendo a terra ai suoi piedi. Severus la guardò stupito. Quella era la sua Giulia. Aspettava solo lui. Voleva solo lui. E nonostante fosse imbarazzata al massimo. Se ne stava li davanti. Oramai coperta solo dall’intimo. Il professore le porse una mano e la tirò a se. Appoggiando poi una guancia sulla pancia scoperta. La ragazza gli accarezzò piano la testa, passandogli le dita fra i capelli. “C’è una differenza fra me e Lolita, Severus io non ti lacerò mai, non ti tradirò ne ti abbandonerò…ti sei preso il mio cuore e ora voglio che tu prenda anche quello che lo contiene…” sussurrò. Piton si staccò da lei. La fece sedere vicino a lui. Giulia si tolse con un gesto veloce le ballerine. Quando rialzò la testa Severus la baciò. Un bacio all’inizio dolce. Finendo pian piano come al compleanno. Sempre più passionale. There's a chair in my head on which I used to sit. La ragazza non si oppose. Mentre il professore la indirizzava verso il cuscino. Lei lo assecondò e si sdraiò. Lui le scivolò sopra con delicatezza, come non aveva mai fatto. Giulia si sentiva persa. Il suo corpo aveva iniziato a vagare in una miriade di sensazioni. Non sapeva cosa dover fare. Come dover stare. Allungò timida una mano verso la camicia di Piton. Ma lui la fermò. Le baciò il dorso e tornò a poggiarla sul lenzuolo. Took a pencil and I wrote the following on it. “Stai tranquilla, non devi fare nulla…penserò a tutto io, devi solo rilassarti e se qualcosa non va dimmelo” le disse. La ragazza annuì, lasciandosi avvolgere dalla sua voce calda e sensuale. Veloce il professore si sbottonò la camicia. Abbandonandola accanto al vestito di lei. Giulia non potè fare a meno di far scorrere le mani sul suo dorso nudo. Severus non era un uomo muscoloso o definito, ma questo lo sapeva già. Dei peli neri spiccavano qua e la sul pallido petto. La ragazza accennò ad un sorriso. La testa sul morbido cuscino. Now there's a key where my wonderful mouth used to be. E se lei stava facendo la radiografia al professore, lui stava facendo lo stesso. Era oramai circondato da quel profumo dolce. Zucchero filato. La pelle di Giulia lo attraeva in un modo particolare. Non era mai stato amante di particolari contatti fisici. Però con lei. Diede un’occhiata ancora al corpicino esile che sovrastava. La ragazza non aveva una figura scheletrica, solo forme nei punti giusti. Un seno perfettamente proporzionato, che era coperto da un reggiseno di pizzi. Severus sorrise divertito nel vederne il colore, viola. Così ovvio, così da Giulia. Doveva essere un completino coordinato. Perché anche le mutandine erano fatte con lo stesso motivo di pizzi. Ed un piccolo fiocco di raso sul davanti. A vedersi così osservata la ragazza arrossì ancora di più. A nessuno aveva mai concesso di guardarla così a fondo. Dig it up, throw it at me. Dig it up, throw it at me. Prima di procedere con ulteriori mosse Piton decise di liberarsi dei restanti indumenti, come i pantaloni, scarpe e calzini. Gli impedivano i movimenti e a dirla tutta sentiva già i pantaloni abbastanza stretti. Allungò una mano e prese la bacchetta. Con un gesto si ritrovò in boxer. Giulia si lasciò sfuggire sorriso. In mezzo al rossore generale dell guance. Doveva ammetterlo, Severus non aveva nulla dei ragazzini adolescenti che la circondavano di solito. E questo a lei piaceva. Senza accorgersene la ragazza lasciò vagare la mano dal petto alla schiena. E dalla schiena al sedere del professore. Che si sciolse in una risata. La ragazza arrossì fino al limite del possibile e fece finta di nulla. Where can I run to, where can I hide. Piton si chinò ed iniziò a baciarle il collo. Era proprio come immaginava. La sua pelle era davvero morbida e vellutata. Giulia chiuse gli occhi e sospirò. Mentre la bocca di Severus scendeva. Una mano andò alla schiena. Sulla chiusura del reggiseno. La ragazza si sollevò di poco per permettergli di liberarla anche da quello. Piton aprì il complicato labirinto di gancetti lentamente. Quando lasciò andare sul pavimento anche quello Giulia ebbe la forte tentazione di coprirsi. Non ci era davvero abituata. Piton la guardò intenerito e si chinò per baciarla. Sentire le loro pelli a contatto produsse una sensazione di tranquillità alla ragazza. Who will I turn to now I'm in a virgin state of mind. Appena si staccarono dal bacio Severus tornò a baciarle il collo. Scendendo fino al seno destro. Giulia sospirò. Le guance in fiamme. Chiuse di poco gli occhi. Sentendo una mano del professore toccarle il seno sinistro. Poi la bocca la sostituì. La mano iniziò a scorrere sulla sua pancia, per poi fermarsi sull’orlo delle mutandine. La ragazza si irrigidì un poco. Severus alzò la testa. Giulia piazzò le mani sulle sue spalle, cercando di tranquillizzarsi. “S…Sev…” lo chiamò in un sussulto. “Si piccola?” si lasciò sfuggire lui. “Ti amo...e lo farò per sempre…grazie…grazie di esistere e di stare con me…” rispose la ragazza. Piton appoggiò la fronte sulla sua. “Grazie a te Giulia…tu sei stata la mia luce…sei l’unica cosa che conta davvero per me…” sorrise. Poi si chinò di poco e la baciò. Got a knife to disengage the voids that I can't bear. Così Giulia si rilassò ancora. Dischiuse di poco le gambe per permettere a Severus di continuare. La sua mano si introdusse nelle mutandine. Iniziando ad accarezzare piano la sua femminilità. La ragazza sospirò. Sentiva le guance tornate di un colore quasi naturale. Si stava abituando. To cut out words I've got written on my chair. Quando Piton la penetrò piano con un dito Giulia non fece nulla. Non si irrigidì di nuovo. Non si innervosì. Cercò invece di cogliere tutte le nuove sensazioni che le arrivavano. Strinse di poco le coperte nelle mani. “Ti faccio male?” chiese pronto il professore. La ragazza scosse la testa. Voleva che continuasse. Se ne convinse ancora di più quando Severus aggiunse un altro dito. Like do you think I'm sexy, do you think I really care. Giulia inarcò di poco la schiena. “S…Severus per favore…” lo pregò. Piton si fermò. Col respiro affannato, lei annuì. Lui capì subito. Sfilò la mano e prese la bacchetta. In modo da rendere tutto più pratico. E come aveva fatto con i suoi predecenti indumenti fece sparire gli ultimi che li separavano dal passo finale. Finalmente rimasero tutti e due nudi. Can I burn the mazes I grow, can I, I don't think so. La ragazza si ritrovò a guardare il corpo del suo compagno. E viceversa. Nella sua testa si lasciò scappare un ghigno. Anna non avrebbe più avuto nulla di cui vantarsi delle prestazioni di Draco, perché lei era sicura che Severus lo superasse e di grand lunga anche! Mentre quest’ultimo rimaneva per l’ennesima volta incantato. Perso nella bellezza quasi angelica di Giulia. Non poteva credere che lei fosse sua. Che avesse davvero scelto lui. Era così perfetta. Un fiore sbocciato, solo che meravigliosa. Can I burn the mazes I grow, Can I, I don't think so. I due si guardarono. Lei sorrise, come se si stessero comunicando qualcosa via telepatica. Piton si posizionò fra le sue gambe con delicatezza. “Lo so che mi farà male…sono preparata…” esordì d’improvviso Giulia. Il professore scosse la testa divertito. Nonostante fosse conscio di avere una giovane donna sotto di se, appariva sempre quella vena d’innocenza, che era sicuro non se ne sarebbe mai andata. Where can I run to, where can I hide. Severus entrò piano in lei. La ragazza trattenne il respiro. Tenne le braccia lungo i fianchi. Piton la guardò ancora. E poi si decise, dando una spinta secca. Giulia chiuse gli occhi e strinse il labbro inferiore fra i denti. Le coperte imprigionate fra le mani. Il professore iniziò a muoversi per farla abituare, mentre una lacrima solitaria rigò il viso della ragazza. Who will I turn to now I'm in a virgin state of mind. Severus si chinò e gliela asciugò con un bacio. Poco dopo Giulia schiuse la bocca e si sorpese, nel sentire la sua stessa voce formare piccoli gemiti. Il male era stato un attimo del tutto passabile, in confronto a cosa stava provando ora. La ragazza allargò di più le gambe per assecondare i movimenti di Piton, che oramai l’aveva raggiunta con gli ansimi. Virgin state of mind. Giulia era totalmente persa. Incrociò le mani dietro il collo del professore. Forse l’aveva anche graffiato con le unghie. Non si capacitava più di nulla. Era pervasa dal piacere. Virgin state of mind. Severus non era da meno. Era immerso nelle sensazioni. Non era la prima volta per lui, ma mai era stato così coinvolto, così passionale ed attento. Sapeva anche perché: quello non era il semplice sesso che aveva sempre conosciuto. Era fare l’amore, come diceva lei. Virgin state of mind. Così i due si persero l’uno nell’altro. Dopo essersi uniti nel cuore, lo divennero anche nel corpo. Fondendosi insieme come una perfetta combinazione di elementi. Il nero della notte. Avvolto nel piacevole incanto dello zucchero filato.

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