Se solo fossi arrivato in tempo

di Nami_88
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** primo capitolo ***
Capitolo 2: *** secondo capitolo ***
Capitolo 3: *** terzo capitolo ***
Capitolo 4: *** quarto capitolo ***
Capitolo 5: *** Ultimo capitolo ***



Capitolo 1
*** primo capitolo ***


Sei qui.
Sul ponte con me.
Hai messo il muso.
Conosco bene quell’espressione.
Purtroppo non presagisce nulla di buono.
Almeno per il sottoscritto.
Cerco di chiudere gli occhi.
Li serro con forza.
Un modo come un altro per farti capire che questa volta non ci sto.
Ma non riesco a distogliere più di tanto lo sguardo da te.
Maledetta strega.
Sono seduto sull’erba con le braccia dietro al collo.
Come al solito.
Tu sei sulla tua amata sdraio.
Bevi un succo di arancia.
Giochi con la cannuccia.
La mordi.
Lo fai spesso.
Poi ti volti verso di me.
Sempre quel muso lungo.
Mi chiami.
Il tono preannuncia tempesta.
Io faccio finta di non averti nemmeno sentito.
So bene che questo ti fa alterare ancora di più.
Non aspetto altro in verità.
Ti alzi e in un attimo sei di fronte a me.
Lo capisco perché il sole che prima mi baciava è sparito.
La tua piccola ombra è davanti al mio viso.
Mi urli di svegliarmi una buona volta.
Che sono sempre il solito pigrone.
Apro l’occhio.
“Sei una scocciatrice”.
È questo che ti dico.
Non riesco nemmeno a farmi un pisolino in santa pace.
Ti metti in quella posa che ti piace tanto.
Le mani sui fianchi e le gambe divaricate.
So che adesso me la farai pagare.
Il mio ghigno t’infastidisce.
Me lo dici.
Mi minacci di togliermelo tu stessa.
Sbuffo con aria di sfida.
Ma meglio non provocarti ancora.
Ti chiedo il motivo di quel muso lungo.
“Sei una mocciosa”.
Ti dico poi.
“Sei un ritardatario buono a nulla”.
Rispondi testarda.
Non prima di avermi sferrato un tuo destro micidiale.
Sei una strega ecco cosa.
“Ancora questa storia Nami?”.
Sbotto.
“Ti ho già detto che non avevo altra scelta”.
Non potevo portarti con me.
Ti ripeto questo.
Per l’ennesima volta oggi.
Ma tu sbatti il tacco sul manto erboso della Sunny.
Mi ricordi la mia promessa.
Ti avevo detto che sarei tornato presto a prenderti.
Lo so bene che credi.
“Ed infatti, appena i nemici sono stati battuti sono tornato”.
Ti ripeto scocciato dalla discussione inutile.
Mi spieghi che secondo il tuo parere ho fatto tardi.
Che ti sei annoiata lì tutta sola mentre noi affrontavamo quei nemici.
Mi fai la linguaccia.
Hai avuto paura.
“Non volevo che ti succedesse niente, mocciosa arrogante!”.
Dico con un solo fiato.
Possibile che non lo capisci?!.
È questo che ti sussurro a denti stretti.
Poi sono io a mettere il muso.
Mi esasperi delle volte piccola.
Ti avvicini piano a me ora.
Sei in ginocchio.
Il tuo profumo di mandarino mi arriva diretto alle narici.
Buono…
Chini la testa da un lato.
I tuoi grandi occhi nocciola mi scrutano.
Sussurri il mio nome.
Tremo.
Mi perdo a guardarti.
Sorridi.
Sei bellissima.
Non te l’ho mai detto.
Ma lo sai.
Poi mi baci.
Piano.
Dolcemente.
Un tocco leggero il tuo.
Non smetterò mai di amare questo tuo sapore.
Mi stai ringraziando lo so.
Sai bene che l’ho fatto solo per te.
Per proteggerti.
È strano essere una coppia.
Baciarci così.
Ma è bellissimo.
Sento che stai per staccarti da me.
Non voglio.
Allungo una mano e ti afferro il viso.
Sono veloce.
Sei mia prigioniera ora.
Continuo il nostro contatto.
Le lingue che s’incontrano.
Poi lascio la presa.
Abbiamo bisogno anche di un po’ d’aria.
Ti sorrido.
Anche tu lo fai.
Ma quel sorrisetto lo conosco bene.
Afferri una guancia con due dita e me la tiri forte.
“Mi fai male mocciosa!”.
Ti urlo scansandoti la mano.
“Non sono mica come quel tonto del nostro capitano”.
Io non sono fatto di gomma.
Te lo dico.
Mi tocco dolorante il punto in cui mi hai afferrato.
Come un moccioso.
Ti sei alzata ora.
Te ne stai andando in cucina.
“Sei comunque un ritardatario”.
È questo che mi dici sorridendo.
Non vincerò mai un duello verbale con te.
Mi arrendo.
“Te la farò pagare questa notte mio caro”.
Continui.
La tua è una promessa lo so bene.
Ma il tono che usi mi fa vibrare.
Aspetto con ansia questa tua punizione.
Ghigno al solo pensiero.
Mi lasci su quel manto erboso.
Con una guancia violacea.
Stai dando ordini a tutta la ciurma.
Te la stai prendendo con Rufy ora.
È sempre il solito scemo.
Vuoi cambiare rotta.
Hai percepito del vento, o qualcosa di simile.
Sei la nostra navigatrice dopo tutto.
Il vero capitano.
Mi urli di muovermi e di tirare le cime.
Ma non ti ascolto.
Non ho voglia di sgobbare sotto il sole.
Preferisco stare qui e guardarti.
Nami…
La mia donna.
 

Sono seduto.
I gomiti poggiati sulle gambe.
Fisso le mie mani.
Lo sguardo è vitreo.
Sono pieno di bende.
Pieno.
È tutto offuscato.
All’improvviso la mia visuale è distorta.
Sto piangendo.
Piango come mai prima di ora.
Perché immagino…
Immagino che sarebbe stato questo che mi avresti detto.
Che sarebbe stato questo che avresti fatto.
Che sarebbe stato questo il bacio che mi avresti dato.
Sarebbe stato…questo.
Questo.
Se solo io…
Se solo io fossi arrivato in tempo, Nami…
 
Angolo dell’autrice!
 
Ragaaaaaaaa non vi dico nienteeeee!! Ahahahahahha
Cosa sarà successo?
Ahahahahaha sono perfida!!!
Leggete, commentate ed amatemi!! XD
Bacioni
La sadica Nami_88
 

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Capitolo 2
*** secondo capitolo ***


La ciurma si è divisa.
È stata la sorte a scegliere.
I classici bastoncini che usi sempre.
Ho sperato, te lo confesso.
Fino alla fine ho sperato fossi in squadra con me.
Sospiro.
Faccio fatica a riconoscermi.
Io.
Colui che aspira a diventare il migliore spadaccino.
Sempre sereno ed addirittura felice prima di un duello.
Sempre.
Ero.
Mentre ora non riesco.
Non più come prima almeno.
Non sono mai tranquillo quando dobbiamo affrontare un nemico.
Soprattutto se pericoloso come questo.
Soprattutto se si chiama Kaido.
Per fortuna sei con me.
Sono più sereno.
Per quanto questa situazione possa permetterlo.
Corriamo.
Corriamo tra questa strana foresta.
Io, te e Rufy.
È questa la nostra squadra.
Gli altri li incontreremo alla fine.
Colpire il nemico su più fronti.
È questo il piano.
Sei stata proprio tu a escogitarlo.
La nostra stratega.
Ci fidiamo di te.
Non hai mai sbagliato.
Mai.
Ora stiamo correndo.
Sempre più veloce.
Ad ogni passo un brivido.
Qualcosa mai provato prima.
Ci diamo un’occhiata io e il mio capitano.
Una consapevolezza che ci fa perdere dei respiri.
È paura quella che leggo.
Non per noi.
Ma per te.
Ci stiamo avvicinando al luogo dello scontro.
Lo si può capire facilmente.
I pericoli che stiamo affrontando sono più numerosi.
I nemici più forti.
Più pericolosi.
Corriamo.
Senza mai fermarci.
Affrontiamo gli attacchi velocemente.
Io e Rufy facciamo di tutto per proteggerti.
Siamo forti.
Fortissimi.
Ma abbiamo paura.
Questa strana sensazione alla bocca dello stomaco.
Una fitta.
Peggio di una pugnalata.
Ci stritola le viscere.
Temiamo che questo nemico sia troppo persino per una come te.
I nostri sguardi si rabbuiano.
Malediciamo il giorno in cui non ti abbiamo costretto a restare sulla Sunny.
Mocciosa e cocciuta.
Come sempre.
Poi ad un tratto la nostra corsa si arresta.
All’improvviso.
Sento il tuo respiro affannato per la lunga marcia.
Sei dietro di me.
Io sono fermo.
L’occhio che fissa un punto nella foresta.
Una speranza.
Ecco quello che vedo.
C’è un riparo lì.
Lo indico a Rufy con lo sguardo.
Mi fa cenno con la testa.
Ci intendiamo al volo, come sempre.
Una piccola casetta.
Nel nulla della foresta.
Ci avviciniamo.
Non ti diciamo inizialmente il nostro intento.
Non ci avresti seguita altrimenti.
Lo so bene.
La ispezioniamo accuratamente.
In ogni angolo.
È libera.
Non c’è nessuno all’interno.
Bene.
Riprendo a respirare.
Un sollievo.
Era ciò che ci serviva.
Mi faccio forza.
“Tu resti qui!”.
Ti dico perentorio.
Non accetto repliche.
È meglio che tu lo sappia.
Ma ovviamente ribatti.
Non capisci cosa sta succedendo.
Mi afferri per il braccio con forza.
Vuoi venire con noi.
Vuoi combattere.
Sei diventata forte.
Non vuoi restare in disparte.
Non vuoi sentirti sempre un peso.
Me lo dici con gli occhi gonfi e arrabbiati.
Ma non è così.
Devi credermi.
Anche Rufy ti sta parlando ora.
“Sei troppo importante per noi Nami”.
È questo che ti dice.
“Resta qui ti prego”.
Ti afferra per le spalle.
Gli occhi del nostro capitano sono sinceri.
Li conosci bene.
È lo sguardo del tuo migliore amico.
Seriamente preoccupato per i pericoli del posto.
Per te.
È stato lui a voler affrontare un nemico così forte.
A sfidarlo.
Un imperatore.
Sente come me la responsabilità di proteggerti.
Sente come me la necessità di pensarti al riparo durante questo scontro.
Mi avvicino piano.
Hai il viso chinato.
Le mani strette in due piccoli pugni.
Ti mordi il labbro inferiore.
So quanto stai soffrendo.
Ma cerca di capirmi.
Sono di fronte a te ora.
Allungo il braccio.
Ti voglio affidare una mia spada.
Sai bene quale.
Ma non la vuoi.
Fai un passo indietro.
Volti il viso a sinistra.
Urli di no.
Insisto.
Ti vengo incontro.
Voglio essere certo che tu stia al sicuro.
Lo hai capito.
Il mio occhio ti fissa severo.
Ma sei dannatamente testarda.
Vuoi che la riprenda.
Non indietreggi più.
Mi minacci di seguirci se non faccio come dici.
Un ricatto.
Sei sempre la solita.
È inutile ribattere con te.
Mi arrendo.
In fondo è un luogo sicuro questo.
“Servirà più a te”.
È questo che mi dici.
La giustificazione.
Ti sei calmata ora.
Abbassi lo sguardo.
Solo un secondo.
Poi il tuo viso torna a guardarmi.
Stai sorridendo.
I tuoi occhi sereni.
Dispettosi, come piacciono a me.
Sei veloce.
Mi afferri per lo yukata.
Sono vicino a te.
Ti fisso sorpreso.
Sei sulle punte dei piedi.
Fai forza sul mio abito.
Mi chino poco verso di te.
Le tue labbra sul mio orecchio.
Stai soffiando sensuale.
Tremo ad ascoltare le tue parole.
Mi dici…
Mi dici che mi ami.
Non ce lo siamo mai detto.
Il mio cuore esplode.
Felicità.
Un’emozione così grande.
Ora non voglio lasciarti qui nemmeno io.
Voglio andare via da questo posto con te.
Ora.
Ma non posso.
Sono imbarazzato.
Non so che risponderti.
Sento di arrossire sempre più.
Mi tocco la zazzera.
Me la strofino.
Forte.
Un modo per cercare di calmare lo spirito.
Non riesco a reggere più i tuoi occhi.
Dannazione.
Ma come sempre sei un passo avanti a me.
Capisci il mio stato e scoppi a ridere.
“Tranquillo spadaccino”.
Esclami sorridente.
 “Me lo dirai quando torni”.
Mi spingi via da te.
Ma è l’ultima cosa che voglio ora.
Veloce ritorno sul tuo viso.
Sulle tue labbra morbide.
Il bacio è passionale.
È così che ti dico ti amo.
Senza parole.
Almeno per ora.
Mi stacco, non volentieri devo dire.
“Torno presto. Aspettami qui, chiaro mocciosa?”.
Le mie ultime parole.
È una promessa la mia.
Sei tranquilla.
Sai che mantengo sempre la parola data.
Mi urli di non farti aspettare troppo.
Il tuo sorriso è bellissimo.
Tu lo sei.
Riuscirò a dirtelo prima o poi.
Sono già lontano.
Rufy mi chiama.
Dobbiamo andare ora.
Sono così dannatamente scemo davanti a te.
Mi fermo a guardarti per l’ultima volta.
Aspettami.
Aspettami Nami.
 
L’ultima volta.
Ecco.
 
 
Angolo dell’autrice!
 
Allora sono cattiva??
Mi odiate?!! XD
Ancora non si riesce a capire niente?!…vabbe so perfida lo so!!! T_T
Ma vi giuro che al prossimo capitolo le cose vi saranno più chiare, non sarà una fic lunga quindi non temete!!
Spero che vi piacciaaaaaa!!!
Leggete commentate tesori!!
Bacioni
Nami_88

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Capitolo 3
*** terzo capitolo ***


Il nemico è stato sconfitto.
Abbiamo impiegato più tempo del previsto.
Non è stato semplice.
Ci siamo spinti fino ai nostri limiti.
Sanji ha un piede fratturato.
Rufy è portato in spalla da Franky.
Usopp è completamente bendato.
Non ti piacerà vedere nemmeno i miei tagli.
Già aspetto un tuo rimprovero.       
Sono il solito idiota.
È questo che mi dirai.
Ma devi star tranquilla.
Chopper ha già provveduto a medicarci.
Staremo bene.
Ed è anche grazie a te.
La tua strategia come sempre è stata vittoriosa.
Ci ha permesso di cogliere di sorpresa quel mostro.
E di batterlo.
Ora ci stiamo dirigendo da te.
Ho fatto prima che ho potuto.
Ma sicuramente me la farai pagare.
È Rufy a ricordarmelo.
“Nami non sarà contenta di essere stata lì tutto questo tempo”.
Ride come suo solito.
Da l’impressione di essere così felice della punizione che mi aspetterà.
Anche gli altri scoppiano a ridere.
Maledetti.
Sembrano divertirsi a vedermi vittima dei tuoi pugni micidiali.
Allungo lo sguardo.
Siamo quasi arrivati.
Per non smarrire la strada ho falciato in ogni punto un albero.
È una tattica che mi hai insegnato tu.
Non posso più perdermi ora.
Eccoci.
Scorgiamo la casa.
Sono così felice di rivederti.
Ho una cosa che devo dirti da prima.
“NAMIII”.
Ti chiamiamo.
Sei lì.
Ti affacci.
Sorridi.
“Muoviti esci, dobbiamo andarcene”.
È questo che ti dico.
Tu sorridi.
Ma non ti muovi.
Non dici niente.
Il tuo sguardo è strano però.
“Nami avanti non fare storie esci da lì”.
È questo che esce dalla mia bocca.
“Non abbiamo tempo da perdere”.
Continuo il mio rimprovero.
Ma tu non ti muovi.
Hai deciso di farmela pagare!?
Moccios…
Un attimo.
Quel tuo sguardo…
Ti fisso.
Solo un istante.
Con più attenzione.
Pulendo il sangue che cola sull’occhio.
Mi avvicino ancora più alla casetta.
Qualche metro.
Anche gli altri mi seguono.
È lì che perdo un battito.
Solo uno.
Mi rendo conto che qualcosa non va.
Ce ne accorgiamo tutti ora.
Qualcosa che prima non avevamo notato.
Qualcosa che prima non c’era.
Delle funi.
Ci sono delle corde intorno a te.
Sei legata.
Nami sei legata.
Delle lacrime.
Stai piangendo.
Mentre sorridi.
Cos’è quello sguardo Nami?
Perché quello sguardo rassegnato?!
Stiamo correndo verso di te ora.
Urliamo il tuo nome.
È stato uno scatto il nostro.
Rapido.
Istintivo.
Ma non appena vedi muoverci la tua espressione muta.
Sei spaventata.
Le lacrime non si decidono a smettere di tagliare il tuo viso.
Urli.
Con tutto il fiato che hai in corpo.
Ci urli di non avvicinarci.
Non capisco.
Sei disperata.
I tuoi occhi sono vitrei.
Hai paura.
Noi stiamo venendo da te.
Non temere.
Ma è proprio questo che ti terrorizza…
Piccola resisti.
“FERMIII”.
Continui spaventata tra i singhiozzi.
È stato un secondo.
Un attimo.
Sono a pochi passi da te.
“Zoro…”.
Le tue ultime parole.
Un sussurro.
Il tuo viso.
I tuoi occhi.
Piccola ci sono io.
Allungo la mano.
È un respiro solo a dividerci.
Così poco che riesco a sentire il tuo dolce profumo.
Sono qui Nami.
Resisti.
Eccomi.
Eccomi…
Mi sento morire.
Sorridi.
Poi un boato.
Un rombo assordante.
E più niente.
Forte è il rumore.
Ci scaraventa tutti lontano.
A qualche metro da te.
Quando riapro gli occhi…
La casa è in fiamme.
Non sento nessun rumore intorno.
Ho i timpani lacerati.
I pensieri corrono veloci.
Troppo veloci.
Un’esplosione.
Una bomba.
“NAMIII”.
Urlo il tuo nome come impazzito.
È esteso il mio richiamo.
È continuo.
Spero di vederti uscire da quell’inferno.
Corro.
Non posso credere a quello che vedo.
Corro più in fretta che posso.
Non posso credere che sia tutto vero.
Non m’interessa delle fiamme.
Di morire.
Ti cerco.
Ti chiamo.
NAMI.
NAMI.
NAMI.
NAMI.
Dove sei?
Riuscire a vedere è impresa impossibile.
Ma non mi arrendo.
Ti prego.
Il mio urlo è forte e prolungato quando cercano di tirarmi fuori.
Qualcuno dice che è pericoloso.
Che non c’è più niente da fare.
Sono le voci dei miei amici.
 “LASCIATEMI STARE NAMI è Lì DENTRO”.
È questo che dico.
Sono una furia.
Una belva.
Il demonio.
Ma non è forte la loro presa.
Come me, non hanno il coraggio di arrendersi.
Mi libero e rientro dove sei tu.
Sei lì piccola lo so.
Mi stai aspettando.
Ti ho quasi raggiunto.
Ti vedo.
Ti vedo.
Tra le fiamme.
Il mio occhio è sbarrato.
Lo chiudo più volte.
Il cuore ha smesso di battere.
Per sempre.
Il respiro si fa più veloce.
È come se mi avessero tolto l’aria.
Tremo.
Come una foglia.
Un incubo il mio.
Il peggiore.
Quello che ho sempre temuto di fare.
Non lo avrei sopportato nemmeno nei sogni.
Invece.
Sei qui.
Sei avvolta dalle fiamme.
Il vuoto.
È questo che sento.
Niente più.
Niente ha più senso.
Ti vedo appena varcata la porta.
Sei in terra.
Non riconosco più la tua figura.
Sei tu piccola?
NO.
Ormai non più.
Di te più nessuna traccia.
Nemmeno il tempo di portarti via da qui.
Neanche questo.
Di nuovo un boato.
Un’altra esplosione mi scaraventa nuovamente lontano da te.
MALEDIZIONE.
Mi rialzo.
Sono ferito.
La nuova bomba mi ha colpito in pieno.
Non solo a me.
C’erano anche Rufy e Sanji dentro.
Sono loro ora.
Urlano.
Stanno urlando.
Il nostro capitano è in ginocchio.
La fronte che tocca il terreno.
La sbatte.
Non lo vedo.
Ma sento la violenza con cui si sta ferendo.
Cercano di fermare anche lui.
Sanji vuole morire.
Ascolto il suo lamento.
La sua preghiera.
Non è l’unico.
Le grida dei nostri compagni.
I pianti disperati.
I singhiozzi dei nostri amici.
Ma non voglio sentire niente.
È come se stessi vivendo un incubo.
Non sta succedendo a me…
A noi…
Mi trascino di nuovo verso di te.
Non posso arrendermi.
Io sono qui ora.
Ti sono venuto a prendere piccola.
Sono qui, ora.
In terra.
In ginocchio davanti a quell’inferno di fiamme.
Mi fermo.
Non ho più il respiro.
Mi è stato portato via l’ultimo che avevo.
Sbatto i pugni per terra.
Forte.
Fortissimo.
Lacrime.
Si confondono con il sangue.
Sono disperato.
Un dolore forte al petto.
Insopportabile.
Tale che devo stringermi una mano al torace.
Vorrei strapparmelo dal petto.
Il respiro è veloce.
Sto annaspando.
Siamo tutti fissi a guardare quel rogo.
Urlo con tutto il fiato che ho in gola.
Non capisco.
Non riesco a capire.
Urlo così forte solo perché vorrei svegliarmi.
Basta così vi prego.
Una supplica la mia.
Alzo di nuovo lo sguardo.
Ti hanno trovata.
Un’ombra si dirige verso di me.
Rufy stringe in mano qualcosa che non sei più tu.
Del tuo sorriso nessuna traccia.
Di te nessuna traccia.
Dell’amore della mia vita…nessuna traccia.
Sono arrivato piccola.
Sono venuto a riprenderti.
E tu dove sei?
Dove sei?
La testa mi gira.
Voglio morire qui.
È nero ciò che vedo.
Nella mia mente più nulla.
Riesco a sentire forte solo il rumore del mio cuore.
È assordante.
Un suono orribile.
Bastardo.
Batte.
Cerco la mia spada.
Devo trovarla.
Mi fermano.
Lasciatemi in pace.
Lasciatemi solo.
Li scanso con forza.
Non mettetevi sulla mia strada.
Datemi la mia katana.
È colpa mia…
Piccola.
Ho fatto tardi.
Ti ho lasciata sola.
È colpa mia…
La mia prima promessa spezzata.
La più importante.
Quella a cui tenevo di più.
Se solo fossi arrivato in tempo…
 
Angolo dell’autrice
 
Questa volta non sarò lunga, non c’è molto da dire su questo capitolo, ci tengo davvero molto e ho pianto svariate volte nello scriverlo, quindi spero possa emozionare anche voi!!
Sono riuscita a commuovere anche il mio boy di ghiaccio con questo cap, e come regalo per chi mi sta recensendo ecco a voi una fan art (in aggiunta a quella promessa dell’ultimo capitolo XD) Commentate mi raccomando!
Bacioni
Nami_88

 
 

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Capitolo 4
*** quarto capitolo ***


 
Mi chiamano.
Una voce atona dice che è arrivata l’ora.
Che devo prepararmi.
L’ora di cosa poi?
Non l’ho capito.
È come se stessi in una bolla.
I rumori sono lontani.
Le immagini distorte.
Il respiro pesante.
I movimenti rallentati.
Non vivo più ormai.
Spero ogni sera di svegliarmi morto.
Quelle poche volte che riesco a chiudere occhio…
Ma mi è quasi diventato impossibile.
Nessuno riesce a farlo in verità.
Nelle notti di veglia forzata vedo delle anime perse vagare per la nave.
I compagni di una vita.
Persone irriconoscibili.
Cerchiamo tutti una cosa.
Tregua.
Una pausa.
Ma camminare su questa caravella è quasi più difficile che chiudere per un istante gli occhi.
Sei in ogni angolo.
Sei ovunque.
La tua voce.
Il tuo profumo.
Tutto di te è ancora qui.
È anche questa la nostra punizione.
Vivere ogni giorno in questo posto.
Vivere.
La cosa più disgustosa.
Speriamo di non addormentarci.
Per paura degli incubi.
Di rivedere quella scena.
Rivivere quei minuti.
La vera speranza però, è di non riaprire più gli occhi una volta chiusi.
Un dolore troppo insopportabile.
Una prova a cui non intendo partecipare.
Una vita che non voglio più vivere.
Un respiro che non mi appartiene.
Basta.
Per me non serve chiudere gli occhi.
È scalfito nella mia mente quel dannato pomeriggio.
Il tuo bellissimo viso.
I tuoi dolcissimi occhi.
Sono loro.
Mi torturano.
Mi uccidono.
Sapevi cosa stava per accadere.
Sapevi di stare per morire.
Sapevi bene, piccola, come sarebbe finita.
Tu sai sempre tutto.
Per questo avevi quegli occhi.
Per questo non volevi che ci avvicinassimo.
Ci hai voluto proteggere fino alla fine.
Invece dovevo essere io a farlo.
Io.
Non tu.
Così piccola.
Non tu.
Così buona.
Tu che mi guardavi terrorizzata.
Ed io ero lì.
Ero lì.
Ero lì dannazione.
Ero lì mentre ti strappavano via da me, e non ho potuto farci niente.
Non merito di respirare.
Di vivere.
È colpa mia.
Mia, piccola.
Scusami.
Ti prego perdonami.
Sono stato io a volerti lì.
Tu non volevi.
Ma ho insistito.
Non ti ho lasciato modo di scegliere.
Sono stato egoista.
Perché ho pensato solo al mio bene.
Ero tranquillo sapendoti in quella casa.
Che pericoli potevi correre?
Come immaginare che il nemico sconfitto si vendicasse su te.
Su te che sei tutta la mia vita.
Neanche farlo in mille pezzi è servito poi.
Neanche torturarlo.
Avrei voluto che vivesse di più.
Per ucciderlo ogni istante.
Quel verme.
Se l’è presa con te.
Per colpa mia.
Per la nostra vittoria.
Tu neanche c’eri lì.
Invece quel bastardo ha voluto darci il colpo di grazia nel modo peggiore.
Voleva colpirci tutti.
Tu eri l’esca perfetta.
MALEDETTO.
Ucciderlo non è servito.
Non ha placato per niente la mia ira.
Né quella di Rufy.
Né quella di Sanji.
Né quella degli altri.
Delle bestie.
Ecco cosa eravamo.
Assetate del sangue di quell’imperatore che non avevamo ucciso prima.
Bramanti delle sue urla e delle sua grida di dolore.
Non abbiamo lasciato feriti dietro di noi.
Nessuno.
Quell’isola non esiste più.
Cancellata.
Sono stati richiamati i mostri marini.
È l’haki di Rufy.
L’hanno divorata.
L’inferno in cui l’abbiamo spedito gli sarà sembrato il paradiso.
Credimi.
Non ho mai ucciso nessuno in quel modo.
Non ho mai visto il nostro capitano fare a pezzi qualcuno con le proprie mani.
Demoni.
Nei nostri sguardi non un segno di vita.
Non un’esitazione.
Dovevamo uccidere.
E lo abbiamo fatto nel peggiore dei modi.
Ma alla fine…
Siamo tornati su questa nave.
Macchiati del sangue di quei vermi.
Rosso era il colore dei nostri volti.
Gocce di quel liquido vermiglio colavano dai nostri corpi.
Ma tu non eri lì con noi.
Non è servito a nulla.
Quello che di te è rimasto lo ha portato Robin.
Ma non sei tu.
Io mi sono rifiutato di guardare.
Tu non eri quella cosa.
Tu non sei in quel forziere ora.
Non ci sei.
È bastato mettere un piede sulla Sunny per far cadere tutti nello sconforto più nero.
La rabbia è svanita.
Le lacrime non trovano fine.
Guardo le mie bende e vorrei morire.
Sono solo l’ombra di Zoro Roronoa ora.
Niente senza te.
Dopo due anni finalmente avevamo iniziato una storia.
Eri stata tu a baciarmi per prima la notte del nostro ritrovo alle Sabaody.
Mi dicesti che ti ero mancato troppo.
Che non volevi più aspettarmi.
Che un buzzurro come me non avrebbe mai avuto il coraggio di farlo.
Non potevi sapere che non avevo fatto che pensarti negli ultimi anni.
Non potevi sapere che è dalla prima volta che ti salvai,
che non mi sei più uscita dalla testa.
Da quella sera la mia vita è cambiata.
Era così strano averti tutta per me.
Dormire insieme e poi litigare come sempre.
Eppure sentivo che ero completo.
Sono diventato più protettivo nei tuoi riguardi.
Mai nessuno avrebbe più potuto dividerci di nuovo.
Te lo promisi quella sera…
 
I pensieri si arrestano.
Mi blocco solo un attimo.
Una morsa alla bocca dello stomaco.
Una fitta dolorosa.
Il respiro che torna a mancare.
La seconda promessa a cui non faccio fede.
Una nuova consapevolezza che mi uccide.
Pensarti mi fa male.
Non ci sei più qui con me ora.
Non mi rimprovererai più.
Ne bacerai.
Ne parlerai.
Non potrò più sentire quel tuo dolce profumo.
Il tuo sapore.
Non potrò più guardarti.
Vederti sorridere.
Vederti mentre mi fai la linguaccia.
Passare la vita con te…
Di nuovo il respiro che manca.
Un respiro che inizio ad odiare.
Ti prego scusami.
Stringo forte le mani.
Le ferite si sono aperte.
Il sangue cola sul pavimento della tua camera.
Le lacrime non intendono smettere di scendere.
Il mio corpo si muove da solo.
Mi manchi piccola.
Di nuovo una voce interrompe i miei pensieri.
È Sanji.
Mi alzo.
Siamo arrivati a Coco.                    
 
 
Angolo dell’autrice
 
Ciao a tutti!!
Anche questa volta sarò breve, siamo al penultimo capitolo di questa mini storia!
Il mio boy è particolarmente inspirato da questa fic che ecco a voi un altro meraviglioso disegno :D
Continuate a seguirmi, a leggere e commentare!!
Adoro tutte le vostre recensioni XD
Bacioni
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Capitolo 5
*** Ultimo capitolo ***


 
Sono i singhiozzi a rompere il silenzio di questa nave.
Un relitto.
Non più una caravella.
Sono le urla disperate dei nostri compagni a destarmi dal mio stato.
Sono loro.
Le urla.
I pianti.
Le urla.
Sono fuori dalla tua stanza ora.
Vedo la tua isola.
Siamo tutti sul ponte.
Fissiamo in uno strano silenzio il posto in cui hai vissuto prima di incontrarci.
In cui sei stata schiava per tanto tempo.
Le lacrime non si fermano.
Mai.
Non esce più un respiro dalle nostre bocche.
Non una sola parola.
Non un rumore.
Nessuno parla.
Non si sente nemmeno il rumore delle onde.
Né degli uccelli.
Sembra che anche il mare stia piangendo.
Siamo approdati a Coco.
Un sospiro.
Mettere piede su un’isola non è mai stato così difficile.
La consapevolezza.
È lei.
Sapere di aver concluso l’ultimo viaggio in nave con te.
La presa di coscienza di tutti.
È l’ultima volta che stiamo insieme.
Rufy prende il forziere.
Ci sei tu li.
È arancione.
È d’oro.
Trema.
Inizia a piangere.
Non riesce a trattenersi.
Il cappello gli copre gli occhi.
Ma è impossibile bloccare i suoi singhiozzi.
È troppo.
Troppo per ognuno di noi.
Tutto ciò che rimane di te è in quell’urna.
Il tuo bracciale d’oro e il logpose.
Le uniche cose che quelle fiamme ci hanno restituito insieme alle tue ceneri.
Non ho nemmeno un corpo su cui piangere.
Un corpo da stringere.
Niente.
Non mi è stato concesso niente.
Ci facciamo coraggio.
Stringo i pugni.
Lo sguardo di tutti è basso.
Scendiamo dalla nave.
Il tuo villaggio.
Ci sono tutti.
Ci aspettano.
Ancora questo silenzio.
Si riescono a sentire i pianti di ciascuno.
Il dolore di ognuno di questi uomini.
Genzo si avvicina al nostro capitano.
Il suo passo è incerto.
Sembra non dormire da giorni.
Anche lui.
Come noi.
Piange.
È disperato.
La sua bambina.
Eri la sua piccola.
Una figlia a tutti gli effetti.
L’urna è passata a lui ora.
Non riesce nemmeno a guardarlo Rufy.
È dura per lui.
Non ha mantenuto la promessa.
Mai ti avrebbe fatto perdere il sorriso.
Mai.
Mai lo avrebbe permesso.
A costo della sua stessa vita.
Mai.
Ricordo ancora le sue urla quel giorno.
Disperate.
I suoi occhi.
Terrorizzati.
Eri troppo distante.
Nemmeno le sue lunghe mani sono riuscite a prenderti.
Era con me e Sanji quando siamo entrati tra le fiamme in quella casa.
Non ci abbiamo pensato nemmeno un attimo.
Neanche un istante.
Lì c’eri tu.
Del resto non ci importava.
Saremmo potuti morire in quel rogo.
Forse era proprio questa la nostra speranza.
Ne sono certo.
La nostra speranza.
Morire con te.
Non dover subire tutto questo.
Ogni istante.
Peggio della morte.
Molto peggio.
Una punizione.
Alzo di poco lo sguardo.
C’è tua sorella qui.
Le sua urla.
Sono come un fendente in pieno petto.
È inconsolabile.
Si tocca la fronte.
Piange disperata.
Non riesce ancora a crederci.
Non ha più una famiglia.
Il dottore cerca di sorreggerla.
È lì che ci rendiamo conto.
Nojiko aspetta un bambino.
Si tocca la pancia amorevolmente.
Come se cercasse di consolare quel piccolo che porta in grembo.
Si avvicina incerta al poliziotto.
È lui che ti ha ora.
Ma non riesce a toccare il forziere.
Non sei tu lì dentro.
Di nuovo queste urla strazianti.
Non riusciamo a guardarla.
È troppo.
Mi volto.
Il respiro si fa corto.
Mi sento colpevole.
So di essere io la causa.
Se non ci sei.
È colpa mia.
È questa la mia maledizione piccola.
 
Continuiamo nel nostro silenzio.
Ora stiamo camminando.
I passi sono pesanti.
Una processione quella che ci porta nel tuo posto preferito.
Un dolore al petto.
Sempre la stessa sensazione.
Sto per affogare.
Siamo su un promontorio.
C’è la croce di tua madre.
È qui che lasceremo le tue cose.
Di fronte al mare.
È una cosa che mi ripetevi sempre.
Non ci saresti voluta andare in paradiso se da lì non si fosse riuscito a vedere l’oceano.
La tua vita.
Il tuo sogno.
Stringo forte la mia katana bianca.
Tu dovevi disegnare la cartina del mondo.
E ci saresti riuscita sicuramente.
Di nuovo queste lacrime.
Il battito del cuore che aumenta.
Sento un buon profumo.
Lo riconosco.
Siamo vicini al tuo frutteto.
Non sono l’unico a sentirlo.
Ci voltiamo tutti.
Per un attimo la speranza assurda.
Sei qui.
Sei tu.
È tutto un brutto sogno.
Non sta capitando.
Non sto per seppellire l’amore della mia vita.
Invece sì.
Mi fermo un secondo a guardare i nostri compagni.
I loro volti.
Nami, credimi.
Non esistono più.
Nei loro occhi non c’è la voglia di vivere e di andare avanti.
Piangono.
Piangono tutti.
Inconsolabile.
Tutto questo è inconsolabile.
Il prete inizia la sua solita cerimonia.
Non lo ascolto.
Niente ha più senso.
Anche i miei pensieri sono lenti.
Vuoti.
Come la mia anima.
Mi è stata risucchiata.
Sto vivendo all’inferno.
Perché è questo ciò che merito.
Ho privato il mondo di te.
È solo mia la colpa.
È questo che non faccio che ripetermi.
Se solo fossi arrivato in tempo.
 
Alzo di poco lo sguardo.
Quel forziere che contiene le tue cose è stato posizionato dentro una buca.
Rufy è in ginocchio ora.
Lo trattengono.
Non vuole lasciarti andare.
Urla disperato.
Urla.
Urla così forte.
Io sono qui.
Paralizzato.
Non un muscolo che riesce a muoversi.
Non un motivo per respirare ancora.
Il silenzio è finito.
Di nuovo quelle grida.
I singhiozzi.
La disperazione.
Come poter lasciarti qui da sola.
Con quale coraggio.
Nessuno riesce.
Mettere della terra su di te.
Con quale forza.
Io non riesco a vivere.
Non voglio farlo.
Vedere i nostri compagni in questo stato.
Vuol dire che è tutto vero.
Se ti seppellirò…
Vuol dire che è tutto vero.
Non sto vivendo l’incubo peggiore della mia vita.
Non ho nemmeno la speranza di svegliarmi un giorno.
Piango.
Non ho mai smesso.
Mi volto.
Il nostro capitano si è calmato.
Si è tolto il suo prezioso cappello ora.
Il suo tesoro.
Lo fissa.
Poi s’inginocchia davanti a quelle assi incrociate.
C’è il tuo nome sopra.
China la testa.
Trema.
Allunga una mano.
Quella che serrava il suo cappello di paglia.
Lo poggia sulla tua croce.
Te lo sta affidando.
Come ha fatto così tante volte.
Eri l’unica di cui si fidava.
Lo sei ancora.
È qui che lascerà il suo sogno.
A te lo sta regalando.
Perché lui non ha intenzione di seguirlo.
Non più.
Senza te.
Non smette di piangere Rufy.
Con la mano ancora agganciata alla tua tomba.
Non vuole lasciarti.
Non intende smettere di sperare.
Almeno per qualche altro secondo.
Piange.
Non smette.
Nessuno lo fa.
Io si.
Non piango più piccola.
È vero.
Non ci sei più.
È vero.
Sei morta.
È vero.
È tutto vero.
 
La ciurma di cappello di paglia non esiste più.
Che senso avrebbe?
Chi ne ha la forza?
Ci siamo separati tutti.
Vederci e vivere su questa nave sarebbe stato impossibile.
Verrà bruciata.
La Sunny.
È questo che ha deciso Rufy.
Verrà con te.
Perché tu possa navigare sempre.
Perché tu possa aspettarci e ricominciare da lì.
La nostra avventura.
Di nuovo tutti insieme.
Come deve essere.
Saluto tutti.
Un abbraccio veloce.
Ci rivedremo.
È una promessa.
Una certezza.
Un giorno.
Chissà.
Sicuramente.
So bene dove sto andando.
Questa volta non tarderò.
Sono certo.
Ho preso la mia decisione.
Non ti piacerà.
Ma non intendo farti aspettare oltre.
Non più.
 
Buio.
Non ho sentito niente.
Buio.
È in questo buio che ti cerco.
Eccoti piccola.
Finalmente.
Ti vedo.
La mia luce.
Sei sorpresa.
Non capisci.
Corri verso di me.
Mi avvolgi con le tue braccia.
Non riesci a crederci.
Mi sorridi.
Chiedi spiegazioni.
Ti dico che mi mancavi troppo.
Non distolgo neanche per un istante il mio sguardo su te.
Non sei contenta di quello che ho fatto.
Me lo dici.
Ti allontani di poco.
Le mani sui fianchi.
Mi rimproveri.
Non m’interessa.
Ti riporto vicino.
Ti stringo forte.
Ti accarezzo.
Sei qui.
Sei di nuovo con me.
Il tuo profumo.
Finalmente.
Sei davvero tu mocciosa.
Il resto non conta.
Ti bacio.
Con foga.
Con passione.
È passato troppo tempo.
Scusami.
Scusami.
Mi pizzichi la guancia come fai di solito.
Mi dici che non è colpa mia.
Che sono un idiota patentato.
Che non dovevo raggiungerti così presto.
No piccola.
Ti sbagli.
Era l’unica cosa che potevo fare.
L’unica scelta che avevo.
Ti alzo il mento arrabbiato con la mano.
Hai il muso lungo.
Ma quando incroci il mio occhio non resisti.
Mi stringi forte.
Stai sorridendo.
Ti amo.
È questo che ti dico.
Non ero riuscito a dirtelo quando potevo.
Ma ora sono qui.
Sono venuto a prenderti piccola…
 
Angolo dell’autrice
 
T_T quanto piangooooooooo!!!
Mamma mia questa fic mi ha messo davvero alla prova…è stata dura dover pensare ad una situazione simile, così triste che ho pianto svariate volte durante la stesura di questi capitoli!!
Sono strafelice che questo mio piccolo esperimento alla fine sia piaciuto ed apprezzato, leggere le vostre recensioni è sempre una gioia e una spinta a migliorare ed andare avanti!!
In particolare, come sempre, ci tengo a ringraziare tutti quelli che hanno voluto lasciare un commento: Alu, Kiko, Zonami84, Phoenix (la recensione della sigaretta l’ho ADORATA XD), Yuki31, Vivian 1992  e sua sorella gemella, hika56, huntress_of_artemis, metaldolphin, Hunter95, celiane4ever, lola987 (spero di non aver dimenticato nessuno XD)
Un ringraziamento particolare lo devo fare a colei che mi ha dato la spinta a cimentarmi in qualcosa di diverso, quindi GRAZIE GELIDHA! XD
In ultimo un GRAZIE al mio talentuosissimo ragazzo, che con grande pazienza accoglie sempre ogni mia richiesta di fan art!! (anche se in questa fic io gli avevo commissionato solo una finale XD ma per fortuna, nella lettura dei capitoli è stato talmente ispirato che ci ha regalato altre fanart non in programma!! XD)
In programma altre due fic a capitoli, sicuramente in una rivedremo il mio caro Law…perché esigo una sua fan art XD!! Non mi fermo mai!! XD
Grazie ancora a tutti!!
Leggete e commentate numerosi!!
Bacioniiii
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