White Chocolate

di Nana Kudo
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


White Chocolate
Capitolo 1
*** 

 

 
 
“Quindi, a prepositional phrase is a phrase that starts with a preposition..” continuò a spiegare la lezione di inglese la professoressa alla classe di alunni che la ascoltavano interessati e silenziosi, o che semplicemente si limitavano a fare silenzio ma a vagare con la mente da tutt’altra parte.
E lo stesso, appunto, facevano Shinichi e Ran, seduti l’uno affianco all’altra, entrambi senza proferire parola, ma che allo stesso tempo erano concentrati su cose completamente diverse.
Lei, con gli occhi fissi davanti a sé, che ascoltava concentrata e interessata la lezione che la professoressa stava spiegando in quel momento, cercando di capirne il più possibile in modo da doverla solamente ripassare una volta a casa.
Lui, invece, con il viso poggiato sulla mano destra, lanciava sguardi annoiati fuori la finestra alla sua sinistra, verso quegli uccellini che da qualche giorno, come iniziata la primavera, cinguettavano e volavano nel cielo, ridando vita a quella natura che per tutto l’inverno si era spenta. E con la mente, invece, in quel momento si divertiva a vagare qua e là tra i ricordi, ma soprattutto, al caso appena svolto il giorno prima.
Sorrise soddisfatto al ricordo di se stesso che risolveva quell’indagine complicata, comunicando il nome dell’assassino all’ispettore Megure, e soprattutto, all’idea di esser riuscito a chiudere un caso nei migliori dei modi per l’ennesima volta.
Continuava a vantarsi e pavoneggiarsi, nella sua mente, lasciandosi però sfuggire sorrisetti e risatine, senza nemmeno accorgersene.
Risatine che, non passarono inosservate agli occhi della professoressa; che difatti, interruppe immediatamente la lezione e si voltò verso di lui.
“Kudo, posso sapere cosa c’è di così divertente in quello che sto dicendo?” gli chiese, poggiando i palmi sulla cattedra, e con tono leggermente alterato, leggermente.
L’intera classe si voltò in direzione del detective, aspettando una sua risposta, risposta che però non arrivò.
Continuava a ridersela sotto i baffi, il detective, mentre la donna a pochi metri da lui incominciava a cambiare colorito per la rabbia.
“Shinichi?” cercò di riportarlo alla realtà Ran, prima che accadesse il fini mondo. Il ragazzo non rispose nemmeno quella volta, così si decise a pestargli un piede.
-A mali estremi, estremi rimedi- pensò la karateka.
“Ahia!” imprecò a bassa voce Shinichi, guardando poi di sottecchi l’amica d’infanzia accanto a lui. “Ran ma dico, sei impazzita?!” sbottò stizzito, facendo sbuffare l’altra.
“Io no, ma la prof tra pochi istanti lo diventerà, pazza, se non ti decidi a voltarti” gli sussurrò con guardandolo con espressione seccata.
“Che?” chiese il detective, confuso. Ma appena portò lo sguardo dinanzi a sé, si ritrovò una professoressa rossa in viso e che a momenti sarebbe potuta esplodere come un vulcano.
Deglutì, Shinichi, a quella vista.
“Kudo…”
“Sì?” disse, riuscendo a sembrare il più naturale possibile. Cosa che, fece incavolare ancora di più la donna, ma proprio leggermente.
“Mi sai dire dove mi sono fermata?” domandò, cercando di calmarsi, raddrizzando la schiena e cingendo le braccia al petto, con fare spavaldo, sicura che il ragazzo non avrebbe saputo rispondere alla sua domanda.
Shinichi lanciò uno sguardo veloce alla lavagna dietro di lei, guardando le scritte lasciate su di essa, per poi riportare lo sguardo alla professoressa e rispondere.
“Stava spiegando come si fa a riconoscere un appositive phrase” rispose tranquillamente il detective, lasciando a bocca aperta la donna e, soprattutto, la ragazza accanto a lui.
“Ma come cavolo.. cioè, volevo dire” si ricompose la professoressa d’inglese. “La prossima volta fa meno rumore” disse, voltandosi di spalle e tornando subito dopo a spiegare dal punto esatto in cui si era fermata prima.
Il ragazzo dalle iridi cobalto sospirò, per poi ritornare ad appoggiare il viso sul palmo della mano e guardare fuori dalla finestra, ancora più annoiato di prima.
Ran, accanto a lui invece, continuava a guardarlo spaesata. Come aveva fatto a capire fin dove erano arrivati se non aveva dato la minima importanza a quella lezione?
Provò a pensarci, ma non arrivando a nessuna conclusione, decise di chiederlo direttamente a lui.
“Come facevi a saperlo?” gli chiese, con tono di voce abbastanza basso.
Shinichi si voltò, guardandola interrogativo.
“A sapere cosa?”
“A che punto si era fermata..”
“Ah beh..” riassunse quel suo modo di fare spavaldo, tornando a guardare di fronte a sé. “Di solito i professori quando spiegano scrivono sempre appunti e cose varie attorno a ciò che avevano scritto in precedenza in modo da far intendere meglio il concetto. Io mi sono semplicemente limitato a cercare il primo punto in cui non c’era alcuno scarabocchio ed ecco che sono arrivato a dov’eravate rimasti” le spiegò, con quel solito sorriso a curvargli le labbra e l’espressione soddisfatta che aveva ogni volta che deduceva qualcosa. “Elementare, Watson!” aggiunse infine, facendo sbuffare la karateka che voltò di scatto il volto dall’altra parte, mentre quello si lasciò sfuggire l’ennesima risata in quell’ultima ora.
“Bravo. Ma ora sarebbe meglio se tu ti concentrassi sulla lezione invece, Holmes” gli sussurrò annoiata, facendo sbuffare l’amico che in meno di dieci secondi tornò con lo sguardo fuori dalla finestra.
 

***

 
La campanella, finalmente, suonò, segnando la fine della giornata.
La professoressa, quasi dispiaciuta di non essere riuscita a finire la sua lezione che, fosse stato per lei, avrebbe continuato volentieri, si limitò a un sospiro e a riordinare tutte le sue cose.
“Domani interrogazione, non dimenticatevelo” ripeté per l’ennesima volta, ricevendo degli annoiati accenni di capo dalla classe, prima di lasciare l’aula.
Come la porta scorrevole si chiuse dietro la donna, i ragazzi si alzarono quasi esultando per aver finalmente finito quella tortura, per poi affrettarsi a preparare la cartella in modo da uscire il più presto di lì.
Erano usciti quasi tutti ormai, mentre Shinichi e Ran si avviavano agli armadietti all’entrata chiacchierando e scherzando, facendo ovviamente ingelosire qualche ragazzina fan del detective che lanciava sguardi assassini all’amica di quest’ultimo.
“Non puoi capire quanta emozione ti possa trasmettere, Ran!” disse, per la ventesima volta nel giro di pochi minuti il liceale, alludendo al libro di Conan Doyle letto –riletto, la sera prima, con gli occhi che brillavano al pensiero dell’idolo che risolveva l’ennesimo caso; mentre la karateka, accanto a lui, si limitava a guardarlo seccata.
“Ciò non toglie che hai letto quel libro milioni di volte e che dovresti essertene stancato ormai” ribatté sicura la ragazza, continuando a mantenere quella sua espressione scocciata, allungando intanto un braccio verso le converse all’interno del proprio armadietto.
“Stancarmene? Nah” rispose il detective, tirando fuori anche lui le scarpe dall’armadietto e cominciando a togliere quelle che aveva ai piedi. “Vedi Ran, ogni volta che rileggo qualsiasi libro di Holmes, mi rendo conto di particolari che la volta prima non avevo notato o semplicemente avevo trascurato; particolari che se interpretati nel modo esatto, ti fanno capire chi è il colpevole, capisci? E’ impossibile stancarsi di leggerlo a questo punto” le spiegò, richiudendo l’anta con dentro le scarpe scolastiche, e finendo d’indossare le sue converse.
Ran lo guardò con un sopracciglio alzato, per poi sospirare rassegnata.
-Maniaco di gialli-
Chiuse anche lei l’armadietto, ma quando si girò, facendo per dire qualcosa, l’urlo di qualcuno, la impossibilitò dal farlo.
“SPOSINI!!” urlò Sonoko tutta allegra e sorridente dall’altra parte della stanza, guadagnandosi l’attenzione di tutti i presenti che subito dopo risero, realizzando chi fosse la persona a urlare e a chi fosse riferita la frase, e, soprattutto, i volti scarlatti dei diretti interessati.
“Mi sembrava troppo strano che quella non si era ancora fatta viva” sbottò Shinichi, irritato al solo sentire quella voce stridula della giovane ereditiera, sbuffando e assumendo un’espressione più che stizzita.
Ran, accanto a lui, cercò di abbozzare un finto sorriso con la speranza di calmarlo, inutilmente.
“Hey Ran” la richiamò la bionda, una volta accanto a loro, prendendo l’amica per un braccio. “Indovina?”
“Un idiota ti ha chiesto di uscire? Poverino, non sa a cosa sta andando incontro quel ragazzo” ironizzò il detective, ricevendo di tutta risposta un’occhiataccia truce da parte di Sonoko, che però si ricompose subito dopo.
“No Holmes, ti sbagli” disse con fare superiore. “Inizi a perdere colpi?” continuò a schernirlo poi, mentre l’amica accanto a lei cercava di svincolarsi inutilmente dalla sua presa, e allo stesso tempo, le ripeteva continuamente di smetterla.
Fece per replicare, il ragazzo, quando Ran lo precedette.
“Sonoko, perché non ci dici il motivo per cui sei qui?”
L’ereditiera lanciò un ultimo sguardo assassino al detective, ricambiato da un altrettanto scocciato di lui, per poi voltarsi in direzione dell’amica e sorridere, come se nulla fosse.
“Ma come, te lo sei già dimenticata?” le domandò incredula, lasciando confusa la karateka.
“Dimenticata cosa?”
“Domani è il White Day*!” esultò tutta felice saltellando sul posto, facendo nuovamente sbuffare Shinichi, sempre più scocciato dalla presenza della ragazza.
La brunetta ci mise un po’ a capire di che stava parlando, ma quando lo fece, non poté che assumere un’espressione annoiata al solo ricordo di quante paranoie e storie d’amore si era dovuta sorbire negli ultimi giorni, dove l’amica sognava una possibile risposta alla sua cioccolata del mese prima da parte del capitano della squadra di calcio.
Noia che dopo pochi secondi fu mascherata da un finto sorriso, e un’altrettanta risata.
“Ah già, ora ricordo” disse, mentre la presa sul suo braccio si allentava lentamente.
“Già” sospirò Sonoko, con occhi sognanti. “Neh neh, Kudo-kun” si avvicinò subito dopo al ragazzo, dandogli piccole gomitate nello stomaco, guadagnandosi semplicemente un sonoro sbuffo da parte di quello. “Dì la verità, hai già comprato la cioccolata per la tua mogliettina?” a quelle parole, il viso del detective che fino a quel momento era annoiato, si dipinse all’immediato di una colorazione rosso acceso, che prontamente cercò di nascondere voltando il capo dal lato opposto alle due.
“Ma che ti salta in mente, Suzuki?!” sbottò, mentre quella si lasciava a piccole risate divertite, divertite soprattutto del fatto che anche Ran, nel sentire quella frase, arrossì. “E comunque non è la mia mogliettina” aggiunse, ancora più adirato e rosso di prima.
“A-ha, sì certo, come no” lo schernì l’ereditiera, per poi tornare a stuzzicarlo. “Dai, dì la verità: non vedi l’ora che arrivi domani solo per regalarle della cioccolata bianca, neh?” disse, scoppiando a ridere subito dopo.
Shinichi, ormai al limite della sopportazione, si levò di dosso la ragazza con poca delicatezza e sorpassò l’amica, avviandosi verso l’uscita del liceo.
“Che tipo” sentenziò Sonoko, per poi tornare a ridere.
Ran, intanto, aveva osservato la scena senza fiatare, ancora rossa in viso e con la mente che ripeteva come un disco rotto quegli ultimi attimi, prima che l’amico lasciasse quel posto.
Non l’avrebbe mai ammesso all’amica, né tanto meno al detective ma… forse l’idea di ricevere della cioccolata da Shinichi non le sarebbe dispiaciuta, anzi..
Scosse il capo, nel realizzare fin dove era arrivata con i propri pensieri, cercando così di liberarsene.
-In fondo, perché dovrebbe regalarmi della cioccolata… a me… alla sua amica d’infanzia?- pensò, facendosi poi sfuggire un sorriso amaro.



*Il White day è una festa Giapponese che cade il 14 marzo. In teoria, per chi non lo sapesse, i ragazzi devono rispondere alla cioccolata ricevuta a San Valentino con una bianca, ma di solito se la ragazza gli piace, ecco... 


Nana's Corner:
Minna konnichiwa! :D
Ed eccomi di nuovo qui a rompervi con l'ennesima storia su sti due tonni! xD
No, comunque, tornando seri... che ne pensate di questo primo capitolo?
Vi piace o..? ^^
Any way, questa storia è una mini-long di due capitoli... just saying... *si sente un'idiota perché non sa che dire .-.*
Ok, abbiamo capito che è meglio se me ne vado ^^"
Grazie comunque per essere arrivati fin qui a leggere, spero la storia vi sia piaciuta e, se è così o meno, che ne dite di farmelo sapere con una recensione? :D

XXX,
Nana.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


White Chocolate
Capitolo 2
***

 
 

 
 
 
Vagava svogliatamente per le vie di Beika, Shinichi, con le braccia dietro il capo a sostenere la pesante borsa scura.
Da quando aveva lasciato Ran e Sonoko a scuola e se n’era andato, aveva cominciato a camminare senza una meta precisa per le strade e stradine di quella città, fino ad arrivare al centro di essa, trafficata come sempre e dai palazzi e grattaceli altissimi e maestosi, con un’infinità di manifesti e insegne colorate sparse qua e là, quasi dappertutto.
Passo per passo, quello sguardo perso nel vuoto, e quei pensieri che lentamente cominciavano a colmare la sua mente, annebbiandola da qualsiasi altro pensiero, lo distoglievano dalla realtà, quasi estraniandolo dal mondo intorno a lui, senza nemmeno che lui se ne accorgesse.
-Il White Day..-
Ricordò il discorso della giovane ereditiera, per poi ritrovarsi col volto paonazzo nel ricordare il continuo della discussione fatta qualche decina di minuti prima.
Mogliettina…
Sbuffò.
Odiava quando Sonoko, o chiunque altro, si divertiva a fare battutine su lui e Ran. Erano solo amici, possibile che dovevano per forza complicargli le cose con le loro prese in giro? Che ci guadagnavano poi, non l’aveva certo capito.
Continuò a camminare, imprecando mentalmente contro le persone che, da quella mattina, compresa Sonoko, avevano difatti passato il loro tempo sfottendo i due.
-Tsk, idioti!- pensò, sbuffando, di nuovo.
In quel preciso istante, senza rendersene conto, si scontrò con un ragazzo appena uscito da un negozio, facendo cadere un piccolo pacco color lilla dalle sue mani.
“Oh scusa, non ti avevo visto” si scusò il ragazzo, abbassandosi al marciapiede per raccogliere il pacchetto caduto.
Shinichi lo osservò senza muovere un dito, limitandosi solamente ad abbassare le braccia e tenerle dritte lungo il corpo. Lo guardò meglio in volto, e quando lo riconobbe, non poté che farsi sfuggire una risatina.
“Che hai da ridere?” gli chiese il ragazzo seccato, rimettendosi all’in piedi e fulminandolo con lo sguardo.
“No niente” rispose il detective, proponendosi un po’ di contegno.
-L’ennesima vittima della Suzuki- pensò, sorridendo tra sé e sé, riconoscendo quello sconosciuto come il povero capitano della squadra di calcio della scuola, come il poveretto adocchiato da Sonoko.
Il capitano, lo guardò per qualche istante, con l’impressione di aver già visto quel volto, quegli occhi e quell’espressione scocciata da qualche parte; per poi sorridere nel riconoscere a chi appartenevano.
“Kudo, ma sei tu!” esclamò quello, facendo assumere un’espressione scocciata al ragazzo dalle iridi cobalto.
-No! Ma dai!- ironizzò mentalmente, abbandonandosi in realtà a un semplice sbuffo.
“Che ci fai qui?” gli chiese, ponendo intanto il pacchetto caduto pochi istanti prima nel borsone di calcio. “Ah già, che scemo… sei qui per la Mouri, non è così?” lo schernì, facendo assumere una colorazione scarlatta al detective, che mentalmente, imprecava contro di lui per l’ennesima battutina sulla relazione tra lui e l’amica d’infanzia.
“In realtà stavo semplicemente facendo un giro” si limitò a rispondere Shinichi, cercando di smascherare il rossore che si era impadronito delle sue gote con un’espressione seccata.
“Facevi un semplice giro, eh?” rise l’altro, mentre il detective annuì convinto poco dopo. “E per caso, senza farlo apposta, ti sei ritrovato davanti a una cioccolateria. Sì certo, ‘ste cavolate raccontale a qualcun altro Kudo” lo sfotté il calciatore, continuando a ridere.
Shinichi, che fino a quel momento non aveva dato molto a peso a dove si trovava, si voltò immediatamente verso la vetrina di quel negozio e sentì il viso andare a fuoco, nel realizzare che sì, senza farlo apposta, si era ritrovato davanti alla vetrina di una cioccolateria.
“E-Esatto” disse, distogliendo lo sguardo e puntandolo verso la strada, troppo imbarazzato per guardare attraverso al vetro alla sua destra. Che poi, il motivo di tutto quell’imbarazzo, non l’aveva nemmeno capito.
“Se se” rise il ragazzo, per poi sorpassarlo. “Ci vediamo alla partita di sabato, eh!” gli urlò, cominciando a incamminarsi verso casa.
Il detective lo guardò allontanarsi con sguardo scocciato, per poi voltarsi verso la vetrina accanto a lui e sbuffare.
-Con tutti i negozi che potevo fermarmi, proprio questo dovevo scegliere?!-
Fece per voltarsi, quando, nello spostare lo sguardo da quel negozio, un oggetto in particolare al suo interno catturò i suoi occhi, facendo nascere per la prima volta da quella mattinata un certo pensiero.
Si avvicinò di più alla vetrina, fermandosi a guardare quella piccola scatolina riempita da tanti piccoli cioccolatini bianchi.
Fu in quel momento, che le parole di Sonoko risuonarono nella sua mente, ma con un tono e significato diverso da quello che aveva in realtà.
E se lui l’avrebbe comprata davvero della cioccolata a Ran?
Si fermò un attimo a pensare, a pensare a ciò che sarebbe potuto succedere se avrebbe regalato un pacchetto simile alla migliore amica.
-Magari poi potrei…-
All’immagine di lui e Ran insieme, come una coppia, però, arrossì di colpo, distogliendo lo sguardo da quella vetrina e voltandosi dal lato opposto ad essa.
Scosse il capo bruscamente, cercando di cacciare via quei pensieri dalla sua mente, per poi sospirare riportando intanto le braccia dietro la testa, e ritornare a camminare in direzione di casa sua.
 

***

 
Osservava il suo amico affianco a lei con un’espressione quasi delusa, lasciandosi sfuggire qualche sospiro rassegnato di tanto in tanto; mentre lui si limitava a scarabocchiare cose apparentemente insensate sul proprio banco.
Non le aveva regalato niente. Nulla. Nemmeno un piccolo cioccolatino.
Le doleva ammetterlo, ma sì, era delusa.
Soprattutto perché in torno a lei, la maggior parte delle loro compagne di classe avevano ricevuto dei cioccolatini bianchi o intere barrette, mentre lei nulla, se non un semplice “Hey” da parte sua, quella mattina, nel percorso verso scuola.
Provò a consolarsi pensando che, nonostante tutto, nemmeno Sonoko aveva ricevuto della cioccolata, ma poi cambiava idea subito dopo pensando che forse l’avrebbe ricevuta più tardi, mentre lei si sarebbe dovuta accontentare del “hey” dell’amico d’infanzia.
Distolse lo sguardo da quel viso perfetto, appena notò che il detective si stava voltando verso di lei.
“Ran” la richiamò, fissando i suoi occhi blu in quelli azzurro-lilla dell’amica, facendole perdere un battito.
“S-si?” arrossì, cercando d’inscenare un sorriso, quando in realtà nella sua mente continuava a maledirsi per quell’atteggiamento. E se si fosse accorto che lo stava osservando?
Sentì le guance surriscaldarsi, ma rimase comunque col volto rivolto verso di lui.
Si fermò un attimo ad osservarla, Shinichi, dimenticandosi quasi che doveva chiederle, per poi inscenare qualche colpo di tosse e distogliere gli occhi dai suoi.
“Volevo dirti che... ecco..” la ragazza deglutì, pensando che forse, dato il comportamento dell’amico, il discorso poteva centrare magari con il tema di quella giornata. “Se.. se potresti darmi una gomma”
“Cosa?” rimase quasi spiazzata, Ran, guardandolo con gli occhi ridotti a puntini.
“La gomma ecco…” ripeté il liceale, indicando l’oggetto accanto al braccio dell’amica. “Non c’è più spazio per scrivere qui sopra, e quindi mi servirebbe la gomma per cancellare ciò che c’è già” le spiegò, alludendo agli scarabocchi fatti a matita sul suo banco. “Allora, me la dai?” le chiese di nuovo, assottigliando gli occhi nel notare la figura dell’amica ancora immobile e in silenzio a guardarlo di fronte a sé. “Ran?!”
“Sì ecco, tieni” disse l’amica, come risvegliatasi dallo stato di trans in cui era caduta, passandogli l’oggetto e ostentando un sorriso; sorriso che, per tutta risposta ricevette uno sbuffo da parte del ragazzo.
Aspettò che Shinichi tornasse con lo sguardo rivolto verso la tavola bianca tutta scarabocchiata, prima di lasciarsi all’ennesimo sospiro in quella giornata.
-In fondo, che dovevo aspettarmi da Shinichi?-
 

***

 
La giornata scolastica era finalmente finita. Giornata che Ran passò a chiedersi perché Shinichi non le aveva regalato niente, o semplicemente perché lei, in primo luogo, si era aspettata qualcosa da parte sua sapendo che d’altronde, lui non era il tipo da certe cose.
Si alzò dalla proprio sedia svogliatamente, seguita poco dopo dall’amico che, da quella mattina, era stranamente silenzioso.
“Ran, io ho gli allenamenti adesso, perché non torni a casa da sola?” propose il detective alla karateca, mettendosi in spalla anche il borsone blu, oltre alla cartella.
La ragazza, che sperava almeno di poter passare la giornata con lui, nonostante di cioccolata non ne avesse ricevuta, si rattristò di colpo, facendo scomparire quel finto sorriso che dalla mattina aveva inscenato.
“D’accordo” sussurrò, prendendo la cartella scura tra le mani e abbassando lo sguardo.
Nessuno dei due aggiunse altro e, a quel punto, il detective decise di avviarsi verso il campo da calcio.
Ran, sentendo i passi dell’amico farsi sempre più lontani, si voltò di colpo verso di lui richiamandolo, sperando in cuor suo che il ragazzo si fosse semplicemente dimenticato che era il White Day, e che forse qualcosa gliel’avrebbe regalata, prima di andarsene.
“Aspetta!”
Shinichi, ormai giunto alla porta, si girò, puntando lo sguardo sulla migliore amica che arrossì di colpo abbassandolo alle sue scarpe.
“Beh.. io…” deglutì. Possibile che doveva essere tutto sempre così difficile?
“Allora?” la richiamò l’amico, facendola sussultare.
“Io… non scordarti che sta sera dobbiamo andare a fare la spesa, se non vuoi rimanere a digiuno” sviò il discorso la karateka, sorridendo, mentre l’altro annuì.
“D’accordo. Allora a dopo” disse il detective, salutandola con un accenno di mano e un sorriso, per poi sparire oltre la porta.
Ran si lasciò andare ad un sospiro rassegnato, cominciando anche lei ad avviarsi verso l’uscita di quel posto.
S’incamminò verso i corridoi dell’istituto, notando di tanto in tanto ragazze che scartavano i loro pacchetti di cioccolata tutte sorridenti e allegre accanto al ragazzo che, dedusse, glielo avevano regalato.
Un’espressione triste e delusa si dipinse sul suo viso, mentre scendeva le scale e sempre più coppie le camminavano accanto.
Quando finalmente giunse al suo armadietto, sorrise appena, al pensiero che almeno entro pochi minuti avrebbe lasciato quel posto e, almeno, avrebbe potuto passare la giornata con Shinichi, nonostante tutto.
Allungò il braccio verso il proprio armadietto, quando la voce di una persona in particolare la fece bloccare di colpo.
“RAN!!” la richiamò Sonoko, correndo verso di lei con un sorriso stampato in faccia.
Ran voltò il capo in sua direzione, incurvando le labbra in un sorriso.
“Guarda guarda!” urlò tutta allegra e con un sorriso a trentadue denti stampato in viso, mostrandole intanto un pacchetto rettangolare ricoperto da una carta rosa e un semplice nastro bianco.
Se la bionda era allegra e sorridente, Ran, era l’esatto opposto.
Nel vedere quella barretta di cioccolato tra le mani dell’amica, e le sue vuote, s’incupì di colpo.
Avevano ricevuto tutti qualcosa, solo lei no..
Sentì gli occhi pizzicarle, ma prima ancora che una sola lacrima scendesse, si affrettò ad inscenare una perfetta faccia da Poker sorridendo all’amica e cambiando completamente espressione.
“Sono felice per te” le disse, mentre l’altra continuava ad osservare l’oggetto tra le sue mani con gli occhi ridotti a due cuoricini.
L’ereditiera si voltò in direzione della karateka subito dopo, rispondendo al suo sorriso.
“E dimmi.. te invece? Com’era il pacchetto di Kudo?” chiese ingenuamente, mettendo il suo nella cartella e aprendo l’armadietto per prendere le proprie scarpe.
Ran non rispose, si limitò a curvare le labbra in un sorriso amaro e a voltarsi per prendere anche lei le sue scarpe.
Che avrebbe dovuto dirle, in fondo? Che diversamente da lei, Shinichi non le aveva regalato niente, rovinandole così tutta quella felicità di quel momento?
No, non l’avrebbe fatto; e questo Sonoko però, lo capì comunque.
Capì lo stesso che qualcosa non andava quando vide il viso cupo dell’amica e quel sorriso triste, ma decise comunque di non dirle o chiederle niente.
Ci stava male, e forse, per una volta, risparmiarsi la solita battutina non avrebbe guastato.
Ran aprì l’anta del piccolo armadietto bianco e allungò il braccio in modo da poter tirare fuori le sue converse verdi, quando qualcosa sopra di esse catturò la sua attenzione.
Tirò fuori il piccolo pacchetto rettangolare blu, con un nastro rosso sopra e si fermò ad osservarlo quasi confusa.
“Che c’è, Ran?” le chiese l’amica, notando il suo sguardo concentrato verso qualcosa tra le sue mani, e, quando chiuse l’armadietto liberando la visuale di fronte a sé, sorrise spavaldamente.
“Kudo non si è dimenticato, visto?” la schernì, mentre l’altra continuava a guardare il pacchetto, arrivandoci solo dopo a quello che aveva tra le mani.
“In realtà non c’è scritto nessun nome” sussurrò la karateka, rigirandosi l’oggetto tra le mani.
“COME NESSUN NOME?! Da qua, fammi vedere!” sbottò la bionda, levando il regalo con poca delicatezza dalle mani dell’amica. “Impossibile!” esclamò, dopo aver scrutato ogni minimo angolo ricoperto dalla carta blu ma senza trovare alcun nome.
“Che ti avevo detto?” le disse la brunetta, mentre l’altra le ripassava il pacchetto.
“Mah, che tipo strano, comunque..” sentenziò Sonoko, finendo di mettersi le scarpe. “Lasciare un regalo senza nemmeno scrivere il proprio nome.. tsé!”
La karateka finse un sorriso, tornando a guardare il pacchetto tra le sue mani.
-Chi può avermelo regalato?-
Lo guardò attentamente, ma più lo faceva, e più quel blu che lo ricopriva le ricordava gli occhi dell’amico d’infanzia. Amico che, in cuor suo, sapeva che probabilmente non era stato lui a regalarglielo.
Sospirò affranta, Ran, facendo poi per mettere il piccolo pacchetto nella borsa, quando qualcosa catturò la sua attenzione.
Sul fiocco, c’era scritto qualcosa.
Avvicinò di più la barretta al viso per poterla decifrare, e quando lo fece, non poté che arrossire di colpo.
Una volta eliminato l’impossibile, ciò che rimane, per improbabile che sia, deve essere la verità.
Lesse quella frase più e più volte a mente, con gli occhi spalancati tanta la sorpresa.
Una volta eliminato l’impossibile, ciò che rimane, per improbabile che sia, deve essere la verità.
Una volta eliminato l’impossibile, ciò che rimane, per improbabile che sia…
Si fermò un attimo, facendo nascere un sorriso sincero sul suo volto.
.. Deve essere la verità.
-Shinichi…-
Pensò, lasciandosi poi sfuggire una lieve risata.
“Ran, andiamo?” le urlò Sonoko davanti all’entrata del liceo, distogliendo la ragazza dai propri pensieri.
Si voltò verso di lei, ridendo al suo viso scocciato e annoiato.
“Allora? Io non ce la faccio più! Voglio tornare a casa!” ripeté, sbattendo i piedi come fanno solitamente i bambini dell’asilo.
“Arrivo, arrivo” rise la karateka, chiudendo l’armadietto e correndo verso di lei, tenendo stretta tra le sue mani la cioccolata regalatale dall’amico d’infanzia.

***


Shinichi, osservò l'amica correre fuori dalla scuola con un bellissimo sorriso stampato e il suo regalo per il White Day tra le sue mani dal campo da calcio, mentre si asciugava il sudore con un'asciugamano bianca.
Sorrise, nel vederla contenta, nonostante un lieve rossore gli aveva cominciato a colorare le gote.
"Hey Kudo!" sbuffò, nel sentire il peso del braccio di uno dei compagni di squadra sulla sua spalla. "Alla fine hai comprato della cioccolata alla Mouri, eh? Ma che bravo maritino!" lo schernì, scoppiando a ridere insieme agli altri.
Il detective, che già era rosso d'apprima, in quel momento divenne quasi porpora; ma cercò comunque di nascondere l'imbarazzo sbuffando e levandosi di dosso in modo abbastanza brusco il braccio dell'altro calciatore, per poi incamminarsi verso il campo da calcio.
"Stupidaggini" li urlò facendoli ridere, per poi decidere di ignorarli e prendere un pallone da calcio cominciando a palleggiare.





Nana's Corner:
Konbanwa, people! :D (?)
Seppur con un po' di ritardo, eccomi finalmente qui col secondo e ultimo capitolo di questa mini-long! Bene, a mia discolpa posso dire che, essendo che mi conoscete da un po' ormai, avreste dovuto dedurlo da soli che il mio "pubblico sta sera" significa "pubblico tra tre giorni", il tempismo non è il mio forte ma.. dettagli LOL
Comunque, siccome nell'altro mi sono dimenticata di dirlo, anche se mi sembra ovvio, questa storia viene prima della trasformazione di Shinichi in Conan ;)
Spero il capitolo vi sia piaciuto e che i personaggi non siano OOC... soprattutto Shinichi... .-.
E chiedo scusa a chi a recensito e non ho ancora risporto, ma purtroppo è da ieri che internet qua va e viene -.-"
Vado va...
E voi recensite, mi raccomando! ;D

XXX,
Nana <3

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