Alla Ricerca della Felicità

di Shoen
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Parole ***
Capitolo 2: *** Una Missione Insieme ***
Capitolo 3: *** Una Notte di Pioggia ***
Capitolo 4: *** Lacrime di Pioggia ***
Capitolo 5: *** Senza Risposte ***
Capitolo 6: *** Rancore ***
Capitolo 7: *** Una Persona Accanto a Me ***
Capitolo 8: *** A New Justu ***
Capitolo 9: *** La Memoria del Fuoco ***
Capitolo 10: *** Names and Dreams ***
Capitolo 11: *** Qualcosa da Proteggere ***
Capitolo 12: *** Passato e Futuro ***
Capitolo 13: *** Lontani ***
Capitolo 14: *** La Fine di Tutto ***
Capitolo 15: *** I Due Cuori ***
Capitolo 16: *** Prigioniero ***
Capitolo 17: *** Red Blood and White Snow ***
Capitolo 18: *** Non più 'Noi' ***
Capitolo 19: *** Inateso Incontro ***
Capitolo 20: *** I Want to Know ***
Capitolo 21: *** The Lying Man ***
Capitolo 22: *** The Proposal ***
Capitolo 23: *** Prima Che Sia Troppo Tardi ***
Capitolo 24: *** Ordinaria Amministrazione ***



Capitolo 1
*** Parole ***


ALLA RICERCA DELLA FELICITA’ (titolo provvisorio)

Questa storia racconta le vicende di Kushina Uzumaki e Minato Namikaze, coloro che vengono nominati per la prima volta nel cap. 367 come i genitori di Naruto (anche se questo è tutto da vedere).

Ho scritto questa storia sperando di non venir contraddetta dal nostro Kishimoto-sensei., la storia è stata scritta ascoltando molte canzoni e ogni tanto vi  ne indicherò qualcuna per far crescere l’atmosfera, le troverete ogni tanto con il titolo tra parentesi….

I capitoli non saranno molti, ma strutturati in due parti un nel passato e un'altra in un ipotetico momento della vita di naruto (nella serie shippuuden).

Bene, buona lettura e mi raccomando commentate…

 

 

PROLOGO

(Somewhere Over The Rainbow - Israel Kamakawiwo'ole)

 

Prima che la storia che tutti noi conosciamo iniziasse, c’è ne fu un'altra ne più triste ne più felice o avventurosa, ma soltanto diversa.

Quando Konoha si destreggiava in un tempo di pace e di guerra proprio in un pomeriggio dei tanti di quegli anni , un bambino instancabile, biondo e con splendidi occhi azzurri, stava lanciando delle armi a dei bersagli impagliati.

Per un tempo lunghissimo il bimbo continuò a lanciare e lanciare senza accorgersi che il sole era tramontato e che il cielo si era riempito di nuvole nere.

La pioggia iniziò a cadere proprio nell’istante in cui l’ultimo kunai centrò la testa del bersaglio, il bambino volse il capo al cielo e l’acqua iniziò a cadere fitta nella radura del bosco…un rumore strano attirò la sua attenzione; un respiro profondo tra soffocati colpi di tosse; il piccolo corse nella direzione del suono, sentì un tonfo secco e raggiunse una figura scura sdraiata tra le piante.

Il bambino si avvicinò e sollevò l’esile figura, lunghi capelli rossi coprivano il dolce volto di una bambina sporco di sangue, la piccola aprì gli occhi e li sgranò alla vista nel nuovo arrivato.

“Sta tranquilla” disse il bambino comprendendo lo sguardo,  “Non ti faro niente, ti porterò da chi ti può curare”.

La prese in braccio e con fatica si diresse al villaggio, sotto la pioggia di quel tardo pomeriggio….

 

CHAPTER 1 - Parole

 

“Minato devi andare via, non puoi girare qui!” disse una donna molto bella con lunghi capelli biondi, si accorse che il bambino stava per replicare e lo zittì “Vuoi che la curi o no?” Il bambino abbassò lo sguardo.

“Non ti preoccupare lei starà bene, le ferite non erano troppo profonde. Vai da Jiraya ora, ti sta aspettando da un bel pezzo”

Erano giorni che Minato andava a trovare dal ninja-medico Tsunade, la piccola che aveva trovato nel bosco; gli piaceva stare a guardarla dormire ora tranquilla nel suo letto. La trovava molto bella per essere una bambina!

I giorni passarono e la piccola aprì finalmente gli occhi, ma nessuno sapeva il perché, non aveva mai proferito parola dal suo risveglio.

Si limitava a guardare fuori dalla finestra della sua stanza, la pioggia che incessante cadeva sul villaggio di Konoha.

I medici non sapevano cosa dire, finche Tsunade un giorno chiamò Minato nell’ospedale.

Cosa?” disse incredulo il bambino

“Non ti piaceva quella bambina?” disse scherzosa Tsunade mentre il bambino diventava rosso.

“Allora è deciso, la bambina passerà del tempo con te infondo sembra avere un certo feeling con te…” detto questo si alzò e lasciò lo studio

“Ma…Tsunade-baba” le corse dietro Minato, la donna gli lanciò uno sguardo fulminante a sentire l’appellativo ma continuò per la sua via senza possibilità di replica.

Minato si rassegnò all’idea e andò dal suo maestro, che si sbellicò dalle risate a sentire la notizia…

“Ha Ha Ha Ha, sta cercando di affibbiarti il suo lavoro, non ci posso credere, Ha Ha Ha “ rise Jiraya un uomo dai lunghi capelli d’argento e da strani segni sul viso.

Il bambino sbuffò a sentire il suo maestro ridere di lui, ma continuarono insieme e camminare fino alla stanza della piccola senza voce.

Minato entrò dopo aver salutato Jiraya, la bambina volse lo sguardo inespressivo verso Minato.

“Senti” incominciò imbarazzato “ La vecchia con i capelli biondi, mi ha detto di farti vedere un posto, Verresti con me?”

Minato tese la piccola mano verso di lei e dopo poco la bambina la prese e insieme uscirono dalla stanza.

Il cielo si era schiarito dalle nuvole e adesso rivelava il colore rosso intenso del tramonto; Minato la condusse su per una ripida collina finché si ritrovarono a vedere l’intero villaggio dall’alto.

Il bambino si sedette sul bordo della ripida discesa a guardare il tramonto, poi tese la mano verso la piccola che gli si avvicinò con un sorriso.

“Oh hai sorriso, E’ già un inizio!”disse scherzoso mentre lei sorrideva.

“Sai dove siamo? Queste sono i volti scolpiti nella roccia dei nostri capovillaggio, gli Hokage.

Ma forse tu non li conosci. Avete anche voi degli Hokage? Da dove vieni?” Minato si accorse ancora prima di aver finito al frase, che aveva fatto un grande errore.

La piccola si era portata le ginocchia al petto e aveva incominciato a tremare e qualche lacrima aveva cominciarono a rigare il chiaro viso.

“No, ti prego, calmati. Io non volevo, scusami” pose la sua mano sulla spalla della bambina che piano si calmò.

“Non importa quello che ti chiedono gli altri, quando vorrai, parlerai! Sai anche chi parla troppo è una rottura, il mio maestro è un gran ciarlone continua a parlare e a sogghignare, non lo sopporta più nessuno…”

“Anche mio papà è così..disse la piccola

“Gia!” rise Minato ”Wow!Hai parlato” si accorse

La bambina diventò rossa e strinse ancor di più le gambe al petto.

“Io mi chiamo Minato, e tu?” disse porgendole la mano.

Ku…Kushina” lo aveva detto molto piano.

“Bene Kushina, ti piace questo posto, se vuoi possiamo tornarci domani” la bambina annuì e i due tornarono per il sentiero.

 

(Rain City – Turin Brakes)

 

Il tempo con Kushina non era mai abbastanza per Minato tutto era così candido con lei, tutto detto come in un leggero soffio di vento. Finche un giorno il villaggio subì un brevissimo attaccò da un paese confinante, ma questo basto per terrorizzare Kushina....le piccola scappò nel bosco rendendo difficile  a Minato la sua individuazione, quando al trovò sedeva piangente sull’erba.

“…la volpe…volpe ..il suo fuoco”balbettava insistentemente.

Cosa stai dicendo? “ chiese Minato preoccupato.

“La volpe, Minato siamo stati noi….noi l’abbiamo lasciata..”

Minato guardò incredulo la piccola, come potevano essere stati loro,…la volpe era stata liberata dal paese del vortice, un luogo molto lontano da qui, per combattere contro gli altri paesi che avevano liberato anche loro le proprie reliquie…

“Era troppo forte…troppo…fuoco, c’era tanto fuoco” Minato stava assistendo al racconto della liberazione del Kyuubi.

“L’abbiamo liberata dal tempio, solo lei poteva salvarci…non è stato così…ha bruciato il villaggio…non c’era più nessuno….solo cenere” Kushina cominciò a singhiozzare più insistentemente e il bambino l’abbracciò.

“Ora basta, lei non verrà qui, siamo tanto lontani…lei non c’è”

Rimasero allungo vicini l’uno altra finché la piccola non si addormentò e Minato la riportò nella sua stanza.

Il giorno seguente il bambino raccontò al suo maestro del racconto e insieme andarono dal terzo Hokage.

“Così viene da quel villaggio? Ha fatto molta strada, ci saranno voluti mesi per arrivare fin qui..

“Sarutobi-sensei” lo interruppe Jiraya “Cosa faremo della bambina?” Minato si allarmò alla domanda cercò di intervenire ma l’hokage lo tranquillizzò.

“Non ti preoccupare la piccola rimarrà qua, ma tenetela d’occhio, se lei fa parte di quel villaggio conoscerà sicuramente justu molto potenti leganti al  vento”

Negli ultimi giorni Minato si recò poche volte da Kushina e rimase per lo più molto silenzioso.

Jiraya si accorse dello strano comportamento del piccolo e lo porto con se in una delle sue passeggiate in certa di informazioni!

Minato era parecchio seccato spesso il maestro scorazzava per il villaggio spiando le belle donne e attaccando bottone con tutte.

Il suo motto era “anche morte ma basta che siano calde” Ogni volta che lo ripeteva Minato si chiedeva cosa significasse.

Cosa c’è?” Chiese Jiraya all’allievo taciturno.

Dopo un momento di ostentato silenzio “Perché l’ha…emh…l’hanno liberata?” chiese

“Non confondere ciò che ha fatto il suo villaggio con lei, non è stata Kushina a liberare la volpe; non so quanti villaggi ha distrutto compreso il proprio che doveva proteggere, non ha fatto male solo a noi ma a tutti compresa Kushina. Coloro che hanno sbagliato non ci sono più ma come sempre gli errori di qualcuno ricadono sugli altri che non hanno colpa..

E cosa dobbiamo fare perché questo non succeda?” chiese di nuovo; Jiraya rise della domanda.

“Non fare errori” Minato non era convinto della risposta il Maestro rise dell’ingenuità dell’allievo e rispose “Solo fare del nostro meglio e stare con coloro che soffrono dei nostri sbagli o di quelli di qualcun altro”.

 “Qualche volta sai essere saggio anche tu, Ero-sennin” Minato sorrise e corse via prima che il maestro potesse accorgersi dell’epiteto…”Ehi, aspetta che ti prendo” il bambino sentì la risposta quando ormai era già lontano.

Kushina quella mattina si svegliò di soprassalto, aveva fatto di nuovo lo stesso incubo, la volpe che distruggeva tutto e poi un uomo e una bambino entrambi con lucenti occhi azzurri.

Sapeva che anche quel giorno lo avrebbe passato da sola, Minato non si faceva più vedere, forse era vero che il suo compito era stato solo quello di farla parlare.

La porta improvvisamente si socchiuse e il bel sorriso Minato fece la sua luminosa apparenza nella stanza….

“Dai andiamo, ho tanto lavoro da sbrigare…dai…dai vieni” disse frettoloso

Ma cosa devi fare?” chiese Kushina mentre veniva tirava verso il centro del villaggio.

“Devo dirigere le attività dell’esame dei chunin”disse velocemente

Cosa? Sei un chunin?” chiese sbalordita.

Perché?”

Ma quanti anni hai, io andavo ancora all’accademia”

“Ne ho nove, sono stato un po’veloce…”

“Veloce?! Dovresti uscire tra tre anni..”

Il bambino rise, da quel momento in poi il loro legame si saldò,

Per Kushina il tempo passato con lui non bastava mai, ma le loro ore di giochi erano sempre meno con il passare del tempo e degli anni.

La bambina capì che il piccolo con gli occhi azzurri e dai capelli del color del sole le mancava, le mancava molto….

 

 

Ecco finito il primo capitolo, come vi sembra?

Vi garantisco che gli altri sono decisamente meglio (adesso ho appena finito il terzo). Già dal secondo vedremmo i due prese nella girandola del destino….

 

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Capitolo 2
*** Una Missione Insieme ***


CHAPTER 2

Benvenuti al capitolo 2, molto più divertente(?) e attivo del primo miraccomando commentate, buona visione emh…buona lettura

 

CHAPTER 2 –  Una Missione Insieme

 

(Wind – Akeoshi)

 

Sapeva dove trovarla, l’aveva portava lì lui per la prima volta. Ricordava con gran piacere …

Eccola…corpo lungo e snello, con la pelle molto chiara, sapeva che quando quel volto si sarebbe voltato verso di lui, i lunghi capelli rossi si sarebbero mossi, l’espressione degli occhi verdissimi sarebbe cambiata accentuano le espressioni del viso con qualche piccola lentiggine e le sue labbra rosa si sarebbero curvate in un leggero sorriso divertito.

Il giovane si avvicinò alla ragazza.

“Allora biondo, quanti ne hai fatti fuori oggi?!!!”…ecco il solito tatto della ragazza che sovrastare la dolce visione che incantava…il ragazzo sorrise era proprio lei.

“Guarda che non è un gioco, non si fanno punti più ne fai fuori!!”

“Questo lo dici tu, a proposito..” il ragazzo si maledisse per essere arrivato a quel punto “…mi devi 10.000 Ryous per la scorsa sfida..”

“Ehi, hai alzato il prezzo…l’ultima volta erano 5.000”

“Non hai pagato…..” disse la ragazza in tono serio

“E perciò se ora non pagherai, sai cosa ti aspetta…” disse la giovane maliziosa.

“Chi se tu? Cosa ne hai fatto della dolce Kushina che piangeva tra le mia braccia tanti anni fa…”

La giovane tirò la scodella di Ramen (naturalmente vuota!) che aveva mangiato,  addosso a Minato che prese a correre per la via.

Kushina lo seguì di volata.

“Minato non puoi confrontarti con me, sono più forte di te..” gli gridò dietro

“Ma davvero, sbaglio o ti sei diplomata a 12 anni come tutti…aspetta…io l’ho fatto una tantino prima!!” rise il giovane

La corsa dei due si introdusse sulla strada principale, allora Kushina stanca di correre, attivò il suo justu.

Concentrò il chakra nella mano destra, esso cominciò a girare vorticosamente finche non prese la forma di una piccolissima palla luminosa e trasparente.

“Rasengan “ gridò la ragazza

Minato si accorse dell’imprudenza della giovane, che compieva un justu così complesso in un posto pieno di gente; si girò smettendo si correre, la ragazza gli finì contro il giovane che l’afferrò per i finché insieme andarono a sbattere contro un muro…

Quando Minato ebbe il coraggio di aprire gli occhi non vide nessuna scalfittura sul muro.

“Ma sei scemo, credi che lo avrei usato nella piena potenza, in mezzo alla gente?!” disse Kushina girandosi impettita verso il ragazzo.

“Non hai visto che la sfera era minuscola”

Il ragazzo sorrise imbarazzato e i due presero a camminare per la via principale, appena ebbero svoltato l’angolo sentirono il muro contro cui avevano sbattuto crollare prontamente.

“Ehi voi due, dovete pagare…i danni…la mia casa….la mia casa..” gridò un uomo corso a vedere il disfacimento della propria dimora.

“Kushina?” disse Minato

“Si?” rise la ragazza nervosa distanziandosi dal giovane

“Hai intenzione di pagare?” chiese il ragazzo con un sorriso

“Nooo, non mi costringerai e poi mi devi 10.000 Ryous” urlo

“Bene allora inizia a correre!” ma non ci fu bisogno di dirglielo, la ragazza era gia in fondo alla via.

“Nooo, non mi prenderaiii!”

Un ora dopo Minato aveva catturata Kushina che penitente era stata consegnata al padrone della casa, ma i suoi occhi da cucciolo e la parlantina sconclusionata avevano portato il proprietario a non ricordare più perché stava parlando con quella ragazza.

Alla fine, scomparsa un'altra volta Kushina fu Minato a dover pagare i 10.000 Ryous del muro!!!

Minato ritrovò la ragazza in cima a Konoha, seduta sopra le teste degli Hokage,

“Devo mettermi a correre di nuovo?!” chiese guardandolo.

“Lascia stare” disse sedendosi “Tanto abbiamo capito chi è il più forte!!” le rispose.

La giovane rise e appoggio la testa sulla spalla del ragazzo, era da tanto che non guardavano il tramonto insieme….

Tre bambini, salirono per il sentiero che portava ai ritratti degli Hokage, videro i due appoggiati l’uno all’altra, un bimbo con i capelli neri e gli occhiali e una bambina si misero a sogghignare mentre il terzo con i capelli bianchi cominciò a sbuffare.

Si avvicinarono a Minato e Kushina e quando li videro in viso non seppero trattenersi.

“Non ci posso credere” disse il moro

“Sono peggio di noi” rise la piccola

“Ma insomma. Cosa c’è?” chiese il terzo avvicinandosi

“Va bene, si sveglio io allora…” disse leggermente divertito.

“Noo, Kakashi, noo” gli urlarono i due il più silenziosamente possibile.

La bambina tirò fuori dalla tasca un pennarello nero, e mentre Kakashi sbuffava e li malediva mentalmente, i due pasticciarono il viso del loro maestro che dormiva beatamente con la testa appoggiata a quella di Kushina…

Il pomeriggio seguente

“Maestro, abbiamo finito” disse la bambina respirando affaticata.

“No altre cento, e queste sono per lo scherzo di ieri. Vero Rin e Obito?” disse Minato guardando il bambino moro e la bambina.

“Ma è stato Kakashi, Maestro. Io non centro niente”

Obito la guardò poco convinto poi ci provò anche lui.

“E’ vero Maestro, noi volevamo andare via, ma Kakashi ciò ha costretto con il suo justu, quello che fa un casino tremendo” tentò Obito

“Ah, e come mai se faceva tanto casino io non lo sentito” Obito sapeva più cosa dire.

“Se per questo, non hai sentito neanche che ti pitturavamo….” disse Rin (molto) sottovoce.

“Rin altre cento flessioni per te e Obito”

“E Kakashi? Perché non fa niente?”

Ma prima che potesse rispondere un Jonin arrivò e si chinò al Maestro Minato.

“Signore l’Hokage deve affidarvi una missione molto importante, tra 10 min. al palazzo”

“Kakashi, segui Obito e Rin nell’allenamento e poi tornate tutti a casa” detto questo il maestro sparì nel mezzo del bosco.

Rin sbuffò avere Kakashi come cane da guardia era peggio che il Maestro.

“E così io vi avrei costretto con il mio rumoroso justu .Vero?” disse Kakashi sollevando un sopracciglio.

“Obito?”  disse Rin nervosa

“Si?!” disse l’altro altrettanto nervoso guardando Kakashi che si avvicinava con un’espressione poco ragionevole.

“Corriamoooo” gridarono i bambini già a meta del sentiero per Konoha.

 

-From Yesterday 30 Second to Mars)

 “Bene, ci siete tutti, vero?” disse il terzo Hokage  guardando i  Jonin che si erano radunati nella stanza.

“Il primo dei team capeggiati da Namikaze sarà in prima linea insieme a quello di Uzumaki, mentre in retroguardia ci saranno i ninja medico” ricapitolò l’Hokage

“Perché scelgono sempre te per guidare tutti?” chiese impettita Kushina a Minato e il ragazzo la fulminò con lo sguardo poi annuì all’Hokage confermando la strategia.

“Ci metterete tutta la notte per arrivare mentre al ritorno dovrete proseguire per un’altra strada, sarà più lunga ma meno pericolosa, vi fermerete nel villaggio che incontrerete dopo la fortezza, li ci saranno degli shinobi che aspettano il rotolo.

Ricordate che queste missione deve andare bene, se tutto va come previsto potremo passare alla seconda fase dell’operazione. Ora potete andare, ricordate che la fine della guerra potrebbe essere nelle vostre mani” concluse l’Hokage.

 

Il gruppo dei ninja parti nella notte per la destinazione precisata, arrivarono soltanto l’indomani mattina.

“Kushina seguimi, il tuo gruppo partirà quando vi faremo il segnale dalla torre più alta” disse indicandola e i Jonin annuirono.

Il fulmine giallo di Konoha partì a razzo verso la fortezza insieme a Kushina che sfondò la porta della roccaforte con il rasengan.

“Niente di più facile” disse la giovane ”Potevano impegnarsi un po’ di più, la porta era poco solida ai lati e i cardini tutti…”

“Fai silenzio” le intimò Minato; Kushina sbuffò e segui il biondo per il corridoio buio,

La ragazza si guardava, il suo sguardo venne rapito dagli arazzi sulle pareti, le ricordavano qualcosa quei disegni; mostravano una storia che lei già conosceva, parete per parete, le ostentavano la storia della sua vita…da bambina felice con i suoi genitori, il villaggio, il tempio del sigillo, la volpe…la volpe che distruggeva tutto.

Si lasciò sfuggire un gemito, Minato le fu subito accanto “Cosa c’è?” chiese guardando prima il corridoio buio e poi lei che si teneva le mani sulla bocca spaventata.

“Questi disegni…” disse in un gemito.

“Kushina” disse per tranquillizzarla “Kushina…non c’è niente su quelle pareti…”.

Troppo tardi, i due si accorsero di essere stati presi in un genjustu, guardarono nel buio che ormai li circondava ma non videro nessuno, sentivano soltanto il loro respiro, ma presto al loro se ne aggiunsero altri, molti di più; i ragazzi tentarono, di difendersi, ma colpi da nessun dove arrivavano, a ferirli.

“Rasengan” gridò Kushina esasperata dal buio. La palla luminescente illuminò la stanza; i due si guardarono attorno, ma non vi era nessuno vicino a loro, le loro ferite non c’erano più.

Cominciarono a correre per il corridoio che non finiva mai e non portava da nessuna parte, le porte che vi erano non si aprivano, nulla portava ad una latra stanza o ad un uscita.

Kushina esasperata si fermò, tenendo in mano il rasengan che li illuminava “Non andremo da nessuna parte, così” disse mentre la luce della sua tecnica diventava più fioca

“Non possiamo fermarci, aspettano solo questo”

“E se non ci fosse nessuno, magari è solo un genjustu di protezione.”

“Ti sembrava solo protezione quella di prima? E se anche fosse così evidentemente non gradiscono gli ospiti?”

Sentirono un rumore molto forte venire da fondo del corridoio e dall’inizio, un acuto rimbombo, riempi le loro orecchie, fino alla sopportazione.

Kushina si spazientì, urlò disperata e lanciò il rasengan contro la parete che si crepò e si distrusse come fosse uno specchio.

Si ritrovarono in una piccola stanza buia illuminata da una tiepida luce che illuminava un uomo seduto su una sedia, guardò i due ragazzi, si alzò e uscì dalla stanza, ridendo.

 “Non vi hanno insegnato a non rompere gli specchi, portano sfortuna sapete!?”

 

Ci vediamo nel prossimo capitolo: Una notte di pioggia (secondo me sarà uno dei più belli - nei miei limiti!!!)

Commentateeee!!!!

 

Vi sono piaciute le musiche? Presto scopriremo anche come Kushina conosce il rasengan...Scommetto che non ve ne fregherà niente?!

Noooooooooooo

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** Una Notte di Pioggia ***


CHAPTER 3 -

Ciao a tutti,  questo è il capitolo che preferisco ed è la conclusione dell’altro.

Troverete una parte un po’…emh…nulla di più di quello che si vede in televisione ma chi è sensibile vada un po’ avanti dove la storia prosegue….

Commentate e buona lettura!!!

 

 

CHAPTER 3 – Una Notte di Pioggia

 

(Moon on the water – Beck soundtrack)

La piccola luce si spense e i due rimasero al buio.

Minato cercò di muoversi, ma non ci riuscì si tocco il petto e mugolò di dolore.

“Stai fermo ti sei rotto qualche costola…fammi guardare”

“Siamo al buio!” disse il ragazzo stizzito.

La mano della ragazza cominciò a emettere luce verde.

“Nel mio villaggio tutti sanno usare l’arte curativa”

“Non sapevo che a Konoha fosse così, pensa io non la so usare!” le disse in tono canzonatorio mentre lei apriva delicatamente il giubbotto del giovane, illuminata dalla luce.

“Non sto dicendo che Konoha non sia il mio villaggio ma io vengo molto lontano da dove sei te…”

“Però ora sei qui con me” disse imbarazzato

“E’ vero siamo sempre insieme nei momenti peggiori, forse non dovremmo più vederci…” disse guardando il ragazzo che per un attimo sembrò triste.

Stavo scherzando, non posso lasciarti da solo. Finiresti nei guai!!!” rise la giovane e Minato che arrossì.

Anche alla luce verde si vede che diventi rosso, contieniti!” il giovane avvampò ancora di più mentre lei lo toccava delicatamente.

 “Non posso fare di più di questo, devi accontentarti,”disse chiudendo il giubbotto sedendosi accanto a lui.

“Spero che non ci siamo lesioni interne se non sarai morto prima di domani” scherzò

“Bene da ferito a deceduto, sei sicura di avermi curato bene” le rispose e lei gli tiro una pacca sulla schiena.

Ahiiii” protestò Minato.

“Che cosa staranno facendo gli altri?” domandò

“Spero non quello che stiamo facendo noi” ironizzò Minato

Kushina rise “E noi che cosa stiamo facendo?!” chiese.

“Per il momento c’è ne stiamo qua però usando in modo migliore il tempo potrestiaccendere’ il rasengan, almeno ci guardiamo in torno..”

“Ehi non è una lampadina…”

“Soltanto il tuo pazzo justu…” disse Minato sottovoce

“Vuoi un'altra pacca?” gli domandò, mentre ‘accedeva il rasengan e si alzava in piedi.

La stanza si presentava non molto grande, fatta di pietra grigia, il soffitto era molto alto e a piena luce del rasengan illumino appesa sul soffitto numerosi apparecchi di tortura.

“Temo che ci aspetteranno quelli, fra un po’” disse Minato serio.

“Kushina non fare ciò che stai pensando, questi sono tutti muri portanti, ci crollerà addosso” la ragazza stava per ribattere “..anche se farai un buco piccolo” la zittì Minato.

Dei rumori fuori dalla cella allarmarono i due e Kushina tornò a sedersi disperdendo il Justu.

“Prendete il ragazzo e portatelo di la” gridò un uomo a degli shinobi.

Kushina tentò di fermare i due, ma fu bloccata da un terzo, che le si avvicinò molto di più di quanto lei era disposta a sopportare, tirò un calcio, all’uomo che si piegò urlante; la ragazza corse verso Minato.

“Stai ferma” le gridò lui “O sarà peggio” con uno sguardo del giovane si calmò, e con un altro ulteriore Kushina capì che non era ancora il momento di agire ma presto lo sarebbe stato.

Gli uomini portarono fuori dalla stanza Minato e lasciarono Kushina con quello che lei aveva colpito.

“Oh ti fai comandare a bacchetta da lui..disse l’individuo in tono sprezzate e canzonatorio

Le sia avvicinò ancora, spingendola contro il muro.

“Per colpa tua ora lui soffrirà molto, fra poco lo sentirai…” l’uomo uscì dalla stanza ma non senza prima avere mandato un bacio beffardo alla ragazza; fu così, dopo poco tempo sentì il grido soffocato di Minato a cui ne seguirono molti altri…si maledisse per non averlo ascoltato…e per aver distrutto il corridoio conducendoli lì.

Kushina rimase furiosa nella prigione, finché gli uomini non riportarono il ragazzo nella stanza.

La giovane gli corse incontro, al primo sguardo sembrava non avere niente ma appena aprì il giubbotto vide il petto coperto di sangue.

Perché ti sei fatto fare questo,? Sapevano cosa ti eri fatto” disse guardando il suo torace.

“Ascolta, tra poco verranno a prendere te, non abbiamo molto tempo. Nella stanza dove ti condurranno si vede lo spiazzo prima della porta della fortezza. Per te sarà facile distruggere il muro e uscire di qui. Quando sarai fuori avverti gli altri. Se non ci sono allora torna nella stanza senza entrare dalla porta, sentito il rumore torneranno indietro…”

E Tu?” chiese

“Sto parlando!” disse nel tono più autoritario che gli uscì.

“…Io uscirò dalla stanza e proseguirò per l’latra via…”

La porta si aprì di nuovo.

Gli uomini presero Kushina che prima di uscire sussurrò al ragazzo”Pessima strategia…”

Poco dopo Minato sentì un fracasso enorme venire da fuori, e Kushina che apriva al cella e lo portava fuori di corsa.

“Perché non mi ascolti mai…” disse esasperato

Perché un eroe morto, E’ mortooo” gli rispose.

 Uscirono dalla cella e Kushina portò il ragazzo nel varco che aveva fatto, ma prima di poter saltare gli shinobi della fortezza attaccarono in massa dietro a loro.

“E’ un genjustu?” chiese lei

“Non purtroppo no” gli rispose.

Partirono all’attacco, Kushina in poco tempo aveva fatto sconfitto i quattro uomini che li avevano visitati nella prigione.

Minato nello stesso tempo ne aveva collezionanti altri venti, la ragazza lo guardò impettita ma poi dedicò tutta la sua attenzione all’uomo che si era avvicinato a lei nella prigione.

“Ciao bellezza” gli disse

Negli occhi della ragazza ardeva una stana luce, il rasengan cambiò forma diventato una lucente lama affilata che la giovane conficcò nel petto dell’uomo; Minato distolse lo sguardo incapace di fermarla e di guardarla.

 Kushina si avvicinò al ragazzo e lo sostenne, e insieme saltarono dal foro.

Seguirono il perimetro della fortezza e trovarono i compagni impegnati in una battaglia contro i ninja della fortezza.

Minato si lanciò all’attacco, per salvare una giovane del suo team che stava per esser colpita alle spalle.

“Ben arrivato capo” gli gridò qualcuno dei suoi.

In poco tempo, Kushina e Minato fecero strage degli shinobi che caddero uno dopo l’altro sotto i colpi dei due.

 

(Here with me – Dido)

La pioggia incominciò a cadere, Kushina stava in piedi tra i corpi degli shinobi che respiravano, ancora, ma ha fatica.

Minato, la vide; la pelle chiara del suo viso risaltava tra macchie di sangue del nemico che cadeva a terra come lacrime ad ogni goccia di pioggia che bagnava la sua guancia.

Guardava in alto verso il cielo come a voler lavare ciò che aveva dovuto fare, volse lo sguardo verso Minato che lo sostenne solo per un attimo…

I jonin portarono Minato al campo e i ninja medico curarono velocemente le sue ferite stupendosi della tempra del giovane.

Uno dei ninja portò alla giovane il rotolo che andavano cercando che conteneva importanti informazioni sugli spostamenti dei battaglioni nemici.

Kushina andò da  Minato “Ehi capo, missione compiuta” disse con un sorriso mostrandogli il rotolo.

Il ragazzo la prese il rotolo, sul viso della giovane ancora quelle macchie rosse…

Il capo della fortezza era stato identificato tra gli shinobi che erano stati sconfitti da Minato e  Kushina e così il gruppo dopo qualche ora di riposo riparti per la strada indicatogli dall’hokage.

Erano rimasti nella fortezza una giornata e altre due si prospettavano davanti prima di arrivare al rifugio prestabilito.

Nel due giorni seguenti Minato non parlò con Kushina, si limitò ad annuire ad ogni sua domanda senza aggiungere altro e di questo la ragazza non si diede una spiegazione.

Arrivarono in una sera piovosa ad un villaggio che qualcuno conobbe come quello prestabilito, alcuni shinobi del posto li accompagnarono all’unico posto di rifugio che aveva spazio.

Minato consegnò il rotolo ai due che sparirono tra l’acqua che cadeva.

Il gruppo entrò nella locanda, ognuno si ritirò sfinito nella propria stanza…

“Mi dispiace signore, non ne sono rimaste più” disse il proprietario a Minato.

Il ragazzo sbuffò “Possibile che non c’è ne sia almeno una..”

Bhè c’è ne sarebbe una….sarebbe una doppia, ma l’abbiamo data a quella ragazza laggiù…” disse indicando Kushina che stava salendo le scale.

Minato guardò male l’uomo, e si apprestò a seguire la ragazza.

Cosa ci fai qui?” gli chiese quando se la trovò dietro, sinceramente divertita.

“Non hanno più posto e tu…”

“Vai da qualcun altro…puoi dormire anche per terra”disse chiudendogli in faccia al porta.

Minato si rassegnò e fece per scendere le scale, quando al porta della stanza si aprì e rimase così finché lui non si affacciò all’interno.

L’ambiente era tiepido al punto giusto, un camino illuminava proiettando l’ombra della ragazza che si stava svestendo.

“Allora posso restare?” chiese

 “Si” e si tolse il giubbotto. “Ehi aspetta un attimo almeno”disse lui rosso in viso girandosi.

Dopo che ebbe finito, Kushina rimase in bagno per un po’ finendo tutta l’acqua calda e così Minato dovette farsi una doccia fredda in tutti i sensi.

Quando tornò trovò Kushina a letto che dormiva, Minato si dispose sul pavimento e tentò di dormire.

Kushina si svegliò e mugolo nel sonno di venire a letto che il pavimento era troppo freddo; il ragazzo non se lo fece ripetere due volte e si mise a letto coprendosi.

Perché non mi parli più” gli chiese

Il giovane aprì gli occhi a sospirò “Niente d’importante”

“Allora perché per due giorni non mi hai parlato?” chiese lei sedendosi e avvicinandosi a lui.

Il giovane sentì i lunghi capelli rossi  sfiorarlo delicatamente sulla spalla, guardò la ragazza ma poi si voltò ancora.

Kushina si arrabbiò gli blocco i polsi e lo costrinse a guardarla, Minato sviò ancora lo sguardo.

 

(I’ll remenber YouSophie Zelmani)

 

Non l’aveva mai vista da così vicino, sentiva il suo respiro farsi pesante, c’era uno scintillio rosso nei suoi occhi di giada che brillavano al crepitare del fuoco; le labbra imbronciate le davano un espressione estremamente buffa.

Kushina invece vedeva gli occhi azzurri del giovane guardare da ogni parte pur di non specchiarsi nei suoi occhi, i capelli fini e lisci cadevano umidi sul suo viso chiaro nascondendo la fronte e leggermente il suo sguardo.

Kushina si avvicinò al viso del giovane che finalmente la guardò, ma non ci fu bisogno che facesse altro; il ragazzo alzò la testa e la baciò. Poi sollevandosi all’altezza del suo viso si liberò dalla stretta e le prese delicatamente i polsi.

La faceva scivolare sul letto e incominciava a baciarla, le labbra di un chiaro rosso della ragazza risposero al bacio.

La pioggia che prima scendeva lentamente, diventò più forte…il giovane le tolse la veste bianca,

che rivelò un corpo candido come la neve, la pelle al tatto era calda e morbida, osservò le curve sottili del suo corpo; i capelli rossi profumavano di quella pioggia che cadeva fuori da quella stanza calda, e nascondevano il niveo seno alla sua vista.

Guardò il viso di lei, le lunghe ciglia scure, gli occhi chiusi, la piccole lentiggini che le ornavano il volto….accarezzo il ventre su chi era tatuato il simbolo del suo villaggio: uno spirale.

Kushina passò le mani tra i capelli dorati di Minato, sentirono ognuno il profumo e il respiro dell’altro ed entrambi arrossirono quando i loro sguardi s’incontrarono di nuovo.

La ragazza sentì i muscoli di tutto il corpo del ragazzo contrarsi e poi rilassarsi al suo tocco, quelli forti e ben delineati del torace, quelli delle braccia…passò delicatamente la mano sulla sua schiena dove sentì qualche sottile cicatrice di battaglie ora passate, sfiorò il punto dove era stato ferito…

Socchiuse gli occhi; alla voce di Minato gli riaprì nuovamente e sorrise, sentì il suo corpo venire piacevolmente violato…lo baciò ancora e ancora finché non furono un unico corpo, l’unica cosa importante l’uno per l’altra…

La ragazza lo guardò felice, appoggiò la sua testa sul petto di lui e si addormentò al calore del corpo  dell’amato.

Minato guardò il fuoco crepitare, abbracciata a lui dormiva tranquillamente la ragazza, i suoi capelli rossi sparsi per il cuscino, stava sognando, lo si vedeva dai leggeri movimenti dei suoi occhi, accarezzò il suo viso e la osservò dormire il suo sonno finché non si addormentò.

Si svegliò, il fuoco era ancora acceso e regalava alla stanza un dolce tepore.

Posso sentire i battiti del nostro cuore…sono i tuoi o i miei…amore chiese bisbigliando all’orecchio, la ragazza si mosse leggermente ma non si svegliò, il ragazzo sorrise e si alzò.

 

(WindAkeboshi)

Minato si vestì, mentre lei rimase addormentata, quando si svegliò non vide nessuno al posto del giovane e si spaventò. Ma poi lo vide guardare fuori dalla finestra. Minato si sedette sul letto e lei si sdraiò ancora tirandosi le coperte sopra la testa, leggermente rossa.

“Allora?” le chiese lui

“Allora cosa? Non è colpa mia…io non centro niente…sei stato tu” disse lei balbettando.

Minato si sdraiò sopra le coperte e aprì leggermente il lenzuolo per vedere il viso imbarazzato di lei sotto.

Quindi rinneghi tutto ciò che è stato ieri sera…” disse pensieroso.

“Si, si, si e si” disse lei da sotto il lenzuolo

Minato le tolse il velo bianco di mano e la baciò.

“Rinneghi anche questo!”

“No questo magari no!”gli rispose ridendo e baciandolo.

Il viaggio del ritorno durò un altro giorno, tutto sotto la pioggia che crosciante continuava ancora cadere, i due rimasero vicini come sempre.

“Non siamo mica scemi, è successo qualcosa ieri tra di loro ”sogghignò qualcuno sottovoce dal fondo, piuttosto divertito.

“Ehi, là dietro”intimò Minato mentre il gruppo scoppiava in una sonora risata.

Finalmente arrivarono al villaggio l’Hokage li ricevette, e Minato come capogruppo dovette fare il resoconto di tutta la missione.

Kushina andò a trovare la sua maestra che si trovava nel palazzo.

“Tsunade-sama…” le corse incontro.

O ben arrivati, tutto bene?” chiese

La ragazza fece un debole sorriso, e le raccontò tutto omettendo alcuni particolari che la maestra capì perché dipinti sul viso di lei.

Minato fece capolino nella stanza “Oh Tsunade-baba, come va?” disse il giovane ridacchiando.

“Lo uccido io il tuo fidanzato oppure ci pensi tu?” ghignò la donna

Minato guardò e Kushina fece segno di non aver detto niente.

“Non c’è bisogno che mi diciate le cose, siete due stupidi. Piuttosto annuncerete al mondo che il futuro quarto Hokage e il prossimo capitano degli ANBU stanno insieme?”

I due la guardarono con sguardo interrogativo.

“Ha non lo sapevate, bene bene…” la donna fece per andarsene ma i due la bloccarono e la tempestarono di domande.

“Badate che io non sono d’accordo, dopo questa missione vi dovrebbero retrocedere a genin…siete caduti in un genjustu tanto stupido…”. Prima che i due potessero discolparsi la donna era già sparita, ma da lontano la sentì blaterare di qualcosa a proposito delle costole del giovane..

I ragazzi uscirono dal palazzo chiedendosi se la vecchiaia era cominciata ad arrivare per la maestra.

I due percorsero lentamente la via principale che era ormai quasi vuota, finché le strade delle loro case continuavano per vie diverse.

Kushina fece per andare avanti, ma il giovane le prese e la tirò in un angolo scuro protetto dagli sguardi della poca gente.

Le diede un bacio e poi Kushina scappo via. Minato vide il figura della giovane scomparire nel rosso del tramonto….

 

Allora vi è piaciuto il terzo? Ditemi che avete ascoltato le canzoni mentre leggevate soprattutto I’ll remember you.

La frase che è scritta in corsivo fa parte del testo della canzone, se l’ascoltate la troverete all’inizio…

Ci vediamo al quarto capitolo…

 

P.S. commentateeeee

Shoen

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Capitolo 4
*** Lacrime di Pioggia ***


Bene siamo arrivati al capitolo 4, è la prima volta

Bene siamo arrivati al capitolo 4, è la prima volta!

Pur avendo in mente tante storie mi fermo sempre dopo il primo capitolo, forse ho trovato la Mia storia….potrei diventare la sceneggiatrice del mitico kishi-sensei che ne dice!!!!!!!!!!!!!

Ascoltate le canzoni (ci tengo) mentre leggete!!!!

Buona lettura

 

CHAPTER 4 – Lacrime di Pioggia

 

(Mi Fido di Te - Jovanotti)

La giovane dai capelli rossi, camminava tranquilla tra le vie del villaggio, da un po’ di tempo era di buon umore e tra le mille cose a cui penare l’unica che le importava non si presentava davanti a lei da molto tempo; girovagando sperava di vedere spuntare da un momento all’altro un bel giovane biondo con gli occhi azzurri, di sicuro le si sarebbe avvicinato e l’avrebbe baciata…quando nessuno li avrebbe visti, s’intende!

Kushina si accorse ad un punto che una bambina la stava seguendo e si girò verso di lei.

“Rin, casa ci fai qui…Minato non ti aspetta?” chiese

“D’ora in poi non sarà più lui ha seguirci” disse la piccola

“Perché scusa, e il vostro maestro da anni?”

“Appunto per questo, kakashi ieri è stato promosso a Jonin, ora Obito ed io saremo il suo team” le rispose contenta.

Kushina scoppiò a ridere al pensiero che Obito potesse prendere ordini da Kakashi, senza mettersi a litigare.

“Spero non vi diano missioni complicate o finirete male”.

“Perché? Kakashi è un ottimo ninja” si offese Rin

“Oh scusami, allora è vero che ti piace il piccoletto…. la canzonò la giovane.

Rin diventò rossa “Non è vero!” protestò

“Non ti preoccupare non lo saprà mai” le disse convinta “Ormai sono un esperta nel tenere le cose nascoste” sbuffo la giovane.

“Ma se ormai lo sa tutto il villaggio” soggiunse Rin sottovoce.

“Cosa hai detto?” Kushina guardò la bambina…

“Ora devo andare, ho una cosa da prendere…un regalo per Kakashi…”

Si brava vai dal tuo innamorato, io sarà tanto se vedrò il mio…”

Riprese di nuovo a camminare sconsolata per la strada quando Rin le corse in contro…

E con un sorriso le diede un bigliettino scappando ancora di corsa.

“Dal secondo, non tardare…alle otto…non un minuto di più” ” Kushina lo rigirò da tutte le parti cercando una continuazione del messaggio…

“Che cavolo vuol dire!” esclamò disperata dopo ore che lo riguardava. Alzò gli occhi al cielo, si era tinto di tutte le molteplici varianti del rosso donando un intensa visione di Konoha e dei volti degli Hokage che la guardavano….

“Maledizione, quella maledetta testa…” gridò in mezzo alla gente che consolidò l’idea che la ragazza fosse impazzita..

Corse per tutta konoha finché non arrivò all’inizio del sentiero per il promontorio, corse il più velocemente possibile per i mille gradini che la separavano dalla cima.

Arrivò in cima e si guardò intorno, non c’era nessuno.

Volse lo sguardo verso il villaggio colorato di rosso…forti e delicate braccia le circondarono le spalle.

Si girò Minato la guardava divertito e si apprestò a baciarla, Kushina lo guardò male e gli tirò una leggera pacca in testa.

Ahii” protestò il ragazzo “ E io che volevo fare il romantico”

“Romantico un corno ho passato la giornata a decifrare il tuo stupido messaggio!” sbuffò la giovane

“Sei o non sei il futuro capitano degli ANBU, avresti dovuto capire subito che significava”

le rispose Minato.

Kushina lo guardò ferita e arrabbiata prese la via del sentiero.

“No, no aspetta stavo scherzando” la rincorse Minato.

“Domani devo partire…volevo salutarti” alle parole la ragazza si fermò.

“Cosa c’è?” disse la ragazza “La verità questa volta” gli intimò avendo capito che c’era qualcosa sotto il loro incontro.

I due si sedettero sul promontorio.

“Ho incontrato Rin, prima. Mi ha detto che non sarai più tu a guidare il suo team”

“Non è così, Kakashi è diventato jonin e così da questa missione in poi sarà lui a guidarli” disse tristemente ma poi sorrise “Almeno non gli avremmo più tra i piedi”.

“A me non dispiaceva sono simpatici e poi muoio dalla voglia di vedere la faccia di Kakashi…prima o poi devo riuscire a togliergli quella maschera” s’infiammò Kushina.

Minato rise.

Kushina lo guardò ora seria “Hai paura per loro. Vero?”

“Non credo siano pronti. E’ solo questo”

“E anche se fosse davvero così!” disse  Kushina alzandosi “Basterà che tu li tenga d’occhio da lontano e abbia un po’ più di fiducia in loro” .

Baciò il ragazzo sulla guancia e si apprestò ad andare via.

“Io veramente speravo in qualcosa di più” le gridò il giovane dietro.

“Magari al tuo ritorno…se sarò in vena…ah porta un regalo a Kakashi” gli rispose scherzosa sparendo tra i gradini del sentiero.

Minato restò a rimuginare sul consiglio della ragazza…un regalo a Kakashi e per cosa? si chiese.

“Ma certo per la promozione”esclamò scattando in piedi “…forse è meglio prenderne due tanto Obito si dimenticherà di certo, ma noi imparerà prima o poi” e corse giù in cerca del dono.

 

(Lacrime di pioggia – Antonello Venditti)

La pioggia aveva iniziato ancora a cadere, Kushina entrò in casa e si tolse la divisa nera da ANBU, era tutta bagnata e non desiderava altro che andarsene a letto.

Le missioni con i compagni erano state di una facilità estrema per Kushina, il suo justu che prendeva la forma di ogni arma che le serviva, era parecchio appezzato quando la squadra mascherata era in pericolo.

La giovane sprofondò nel letto, ma sentì qualcuno bussare alla porta della sua casa, scese le scale velocemente pensando di sapere chi fosse; ma quando l’aprì trovò davanti a se una bambina completamente bagnata.

“Cosa è successo?” chiese la giovane spaventata, la piccola guardò Kushina e le si getto in grembo abbracciandola.

“Rin dimmi cosa è successo?” le chiese disperata.

“E’ morto…” le rispose tra i singhiozzi.

Il cuore della ragazza accelerò i battiti e poi di colpo, per qualche istante, sembrò fermarsi, prese il suo viso tra le sue mani.

“Chi è morto, Rin dimmelo!” disse con il terrore di sentire la risposta.

“Obito…” la bambina, detto il nome, scoppiò in un lungo pianto.

Kushina l’abbracciò di nuovo, la morsa che aveva stretto il cuore della ragazza. per qualche momento era sparita, lasciando il posto ad una grande tristezza e nostalgia.

Kushina portò Rin di sopra  asciugò il piccolo corpo, mentre lei si lasciò fare tutto senza dire niente, dopo un po’ di tempo si addormentò nel letto della ragazza.

Kushina guardò fuori dalla finestra, la pioggia continuava a scendere inesorabile come la morte che continuava a portare via le anime delle persone che amava.

Ripensò alle parole che qualche giorno prima aveva detto a Minato….maledizione, si disse.

Indossò qualcosa e uscì dalla casa sotto l’acqua scrosciante, corse per le vie senza fermarsi finché non arrivò boccheggiante dal giovane.

Bussò più volte ma nessuno aprì, urlo al ragazzo che alla fine si decise ad dischiuderla; la stanza era fredda, nessun fuoco acceso per riscaldare l’ambiente.

Minato era seduto ad un tavolo spoglio, che guardava nel vuoto; non si voltò quando la ragazza entrò e neanche rispose alle domande della giovane.

Kushina gli prese la mano e lo costrinse a guardarla, non aveva mai visto la tristezza in quegli occhi blu, lo baciò e il giovane rispose al bacio.

La prese in braccio e la portò di sopra stendendola sul letto, e lei non si oppose; Minato le accarezzò il viso e lei toccò il suo bagnato di lacrime.

Il giovane non voleva più lasciarla andare, voleva che diventasse sua un altra volta, per non poterla perdere più, per non perdere qualcun altro a cui voleva bene…per non essere lasciato da solo ancora….

Le labbra di lui lasciarono le sue, e la ragazza vide lo stesso sguardo triste di prima nei suoi occhi, il giovane si alzò e guardò la ragazza.

“Scusami” balbettò passandosi una mano tra i capelli e allontanandosi il più possibile da lei.

“Ti prego vai via” le disse

La ragazza cerco di rifiutare.

“Vai VIA…vattene ti prego” le gridò

Kushina si spaventò, non l’aveva mai trattata in quel modo; si alzò ma si fermò tra la porta e il giovane.

“Forse non sarei dovuta venire” gli disse sull’orlo delle lacrime.

“Gia, non avresti dovuto” le rispose duro, la ragazza uscì dalla casa e guardò la finestra di Minato, il ragazzo si accorse che la guardava e si nascose in modo che lei non poetesse più scorgerlo.

Kushina iniziò a camminare e lui segui la figura finché non la distinse più tra la pioggia.

 

Come vi  è sembrato?

Effettivamente è un po’ triste ma dopo un parte comica (spero lo sia stata!) ci voleva qualche emozione un po’ diversa..

 

 

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Capitolo 5
*** Senza Risposte ***


Cavolo sono già al 5 non ci posso credere e per giunta sto seguendo al stesura

Cavolo sono già al 5 non ci posso credere e per giunta sto seguendo la stesura….incredibileeeeeeeeeeee!!!!

 

 

CHAPTER 5  - Senza Risposte

 

(Reflection– Christina Aguilera)

La ragazza dai capelli rossi, guardava fuori dalla finestra senza veramente vedere nessuna delle persone che passavano per strada.

Il suo pensiero era lontano, ma pur di non pensare più si vestì e uscì sotto la pioggia diretta al palazzo dell’Hokage.

Gli ANBU, dirigevano lavori al palazzo e pur non essendo compiti di sua giurisdizione andò a controllare; si sedette al riparo dalla pioggia mentre i suoi uomini si preoccupavano del fiume che passava vicino al palazzo e che dava segni di voler allargare il suo territorio da un momento all’altro!

Una ragazza dei suoi uomini la vide e si avvicinò.

“Uzumaki-san, va tutto bene?” le chiese

Kushina si riscosse per un attimo e accennò ad un sorriso, la ragazza si allontanò poco convinta e tornò al suo lavoro.

La giovane decise di andare a trovare una vecchia amica all’interno del palazzo.

“Non dovresti essere al lavoro?” le chiese la donna dai lunghi capelli biondi prima che Kushina potesse dirle qualcosa.

“Non sono compiti miei quelli” le rispose altezzosa “Hai detto anche tu che sarò il prossimo capo degli ANBU” le disse sedendosi tra le pile di documenti che circondavano la scrivania del capo medico.

“Ogni tanto capita anche a me di dire sciocchezze, seguiresti le orme del tuo fidanzato allora?” le rise dietro alla donna.

“Le cose sono cambiate…” disse tristemente.

Tsunade alzò gli occhi dai documenti.

“Mi è dispiaciuto per quel bambino, è la più giovane perdita che abbiamo avuto dall’inizio della guerra; e poi Rin è anche una mia allieva da allora non è più la stessa”

“Niente è più come prima” soggiunse Kushina abbassando lo sguardo.

La donna si alzò e si sedette vicino lei.

“Tsunade-sama io…non so più cosa fare con lui…” disse gravemente. “E’ un mese che è in quello stato, non mi apre quando vado a casa sua; e quando per caso l’incontro per strada non mi rivolge la parola e va via indifferente. E tutto per quello che gli ho detto quel giorno” dall’occhio della ragazza scese una piccola lacrima che lei subito si apprestò ad asciugare.

“Allora la situazione è seria?” disse pensierosa Tsunade.

“Perché è successo qualcos’altro?”

La donna la guardò gravemente.

“Minato ha lasciato il suo lavoro, se così si può chiamare. Ha deciso di partire”

Kushina non poteva credere a quelle parole; ripensò al Minato bambino che sognante diceva che un giorno sarebbe diventato Hokage, a lui che combatteva sperando che la fine della guerra sarebbe arrivata e forse per merito suo...

La ragazza corse verso l’uscita della stanza, ma fu bloccata dalla donna.

“Non sarà facile fargli cambiare idea, soprattutto nello stato in cui ti trovi” disse squadrandola.

‘Possibile che abbia capito tutto’ pensò.

“Devi trovare il modo giusto per trattenerlo qui, noi tutti abbiamo bisogno di lui” concluse Tsunade.

Kushina uscì di corsa andò dai suoi uomini davanti al palazzo, parlò con loro, annuirono tutti e poi continuarono perplessi il lavoro.

Arrivata alla casa di Minato, bussò più volte ma nessuno aprì; accostò l’orecchio alla porta e capì che il ragazzo si trovava in casa e che probabilmente aspettava che lei se n’andasse.

“Starò qui finché non aprirai, puoi giurarci” gridò.

Rimase sotto la pioggia una buona mezzora ma proprio quando stava per gettare la spugna, la porta si aprì lievemente. La ragazza entrò bagnata fradicia nella stanza, dove non c’era nessuno.

Sali le scale tremante e lo trovo sdraiato sul letto che gli girava le spalle; nella stanza c’era un troppo casino per sembrare la sua, tutti i vestiti erano in disordine e sembrava che nessuno avesse pulito o riordinato da tempo.

“Sei in vena di parlare?” gli chiese sarcastica.

“No” mugolò il ragazzo

“Bene allora parlerò io” e si distese sul letto accanto a lui.

Minato era rivolto verso di lei ma continuava ad avere gli occhi chiusi, ma la giovane non si scompose.

“Stai per partire?” chiese.

Il ragazzo non rispose.

“Avevi intenzione di salutarmi?” chiese di nuovo.

Nessuna risposta.

“Mi sarei potuta offendere? Sai dopo essere venuta a letto con te pensavo di valere un pò di più” ironizzò.

Minato si girò dall’altra parte.

“Volevo…solo darti il mio regalo d’addio” disse.

Silenziò.

Kushina si mise a sedere e si avvicinò al ragazzo guardandolo da sopra la schiena, e lui aprì gli occhi.

“Non e nulla di quello che pensi” lo prese in giro.

“Se vieni con me te lo faccio vedere” disse la ragazza e si alzò

Minato si rivoltò nel letto e si mise a pancia in su con un braccio sopra gli occhi.

La ragazza gli tese il braccio, Minato si sedette e la guardò.

“Dai muoviti, non avevi fretta di andartene” gli disse.

“Se sarà il modo per liberarmi di te” le rispose seguendola giù per le scale.

Kushina fece finta di non aver sentito per non aggredirlo: lo guidò per la città, sotto l’acquazzone e lo porto nel bosco.

Il ragazzo completamente bagnato a quel punto al guardò interrogativo.

“Allora?” chiese.

La ragazza concentro tutto il chakra nella mano destra creando il Rasengan.

Minato al guardò sempre più dubbioso.

“Vuoi partire, giusto? Sconfiggimi e ti lascerò partire” disse Kushina.

Minato si girò e riprese la via per casa.

“Non ho detto che puoi andare” gli gridò dura.

“E chi me lo impedirebbe?” disse ironico.

“Io” gli rispose in tono di sfida.

Corse verso di lui, trasformando il rasengan in una lunga lama, il ragazzo riuscì ad evitarlo per un soffio.

“Cosa stai facendo?” le grido

“Potrai andartene solo se mi sconfiggerai, se lo farai non ti starò più fra i piedi e tu continuerai con la tua miserabile vita”.

“Ti do tempo tre giorni per prepararti, poi mi sfiderai, se vincerò resterai”

Minato la guardò duramente mente Kushina sorrideva.

“Non pensare di potertene andare subito, ho dato ordine hai miei uomini di tenerti d’occhio. Neanche tu puoi contrastarli tutti da solo….”.

Il ragazzo sparì tra la pioggia e Kushina sorrise; la prima parte del suo piano stava funzionando e quello sciocco c’era cascato in pieno….

 

(Evenstar - Hollywood Studio Orchestra and Singers)

Minato camminò lentamente verso casa con la strana impressione di essere seguito, si guardò intorno ma non vide nessuno.

Nella sua stanza preparò ogni cosa e in breve tempo la casa fu di nuovo in ordine, ma completamente spoglia.

Uscì nella notte dalla porta del retro e velocemente si addentrò nel bosco dietro la casa; corse il più veloce che poteva ma dovette fermarsi perché un kunai gli attraverso la strada.

Il ragazzo si accorse dell’ombra che lo seguiva e si avvicinò senza che ella se n’accorse, le premette leggermente il kunai vicino alla gola e l’ombra si irrigidì.

Ma appena sentì di averla in pugno qualcuno lo circondò da dietro e una lama affilata premette la sua di gola.

“Come sei prevedibile “ lo canzonò qualcuno dall’alto.

In breve molti guerrieri neri lo circondarono.

La figura sull’albero scese rivelando le curve di una donna , ma con il volto mascherato.

“Minato di dispiacerebbe togliere il kunai dalla gola della tua allieva” gli disse e poi si rivolse all’ANBU che era dietro il ragazzo “ E tu fa lo stesso”

Il ragazzo tolse velocemente il kunai dalla gola e girò la figura che aveva catturo togliendole la maschera.

“Rin, maledizione che ci fai qui?” disse preoccupato alla bambina.

“Volevo…” la piccola abbassò lo sguardo “Sensei io volevo fermarti”.

“Rin, ascoltami la mia decisione non è affare vostro, voi non centrate niente…è solo che…”

“Io non voglio che tu vada via, abbiamo bisogno di te”

“Non sono io quello di cui avete bisogno” disse procedendo per la strada del bosco oltrepassando Kushina che si era anche lei tolta la maschera.

“Vuoi diventare un ninja traditore?” gli chiese

“Ho già detto all’Hokage che volevo andarmene…non hai più niente da fare qui vattene”

“L’Hokage non ti ha dato nessun permesso, sei uno dei ninja più forti del villaggio perderti vorrebbe dire dare al nemico una chance in più per vincere”

Il ragazzo non l’ascoltò e riprese a camminare.

“Ti inseguiremo, e ti uccideremo…” disse la giovane senza nessuna emozione nella voce.

Minato si fermò ancora.

“E’ il destino riservato a quelli che tradiscono. Una volta diventato shinobi non puoi lasciare semplicemente il tuo lavoro… e sparire”

“Pensi di potermi uccidere?” le chiese

 “La questione non è se c’è la farò o meno. Ma come lo farò” ironizzò

La ragazza si avvicinò a Minato che stava in piedi e guardava verso il sentiero che portava lontano dal villaggio, il ragazzo la guardò; nella mano di lei comparì il rasengan che si tramutò facilmente in una lama.

“Potrei tagliarti la gola in modo tanto sottile che non te ne accorgeresti neanche…” avvicinò la lama alla gola del ragazzo.

Rin trasalì; Kushina diede allora un ordine agli ANBU che sparirono, la bambina li guardò un attimo ancora spaventata ma ad un cenno della ragazza sparì anche lei nella notte.

“Oppure fare tutto meno doloroso, colpirti al cuore…”

“Coma hai fatto con l’uomo della torre” le disse gelido.

Kushina, lo guardò stupita. Possibile che si ricordava quell’episodio.

“E’ per quel motivo che non mi hai parlato?” realizzò.

“No, è per questo” le disse avvicinandosi e prendendole il suo braccio mostrandole la lama che aveva creato.

“Tu hai provato piacere quando quell’uomo è morto” Kushina li liberò dalla stretta.

“Cosa stai dicendo?”

“Ho visto il tuo sguardo, non era quello di un guerriero che faceva il suo dovere...”

“Allora perché quella sera…”

“Io ho l’impressione di non conoscerti…alcune volte” disse lui.

Kushina si arrabbiò.

“Mi stai dando dell’assassina?” disse a denti stretti.

Minato non rispose.

Kushina saltò sul ramo dell’albero dove prima lo aveva atteso ancora furiosa.

“Ti darò tutta la notte di vantaggio e poi io e la mai squadra ti seguiremo…ovunque tu sia.”

Il ragazzo non la guardò.

“Se invece decidi di restare presentati domani dall’hokage e poi sfidarmi tra tre giorni a quel punto nessuno più ti inseguirà” detto questo si allontanò.

Minato rimase nel buio del bosco fermo.

‘Cosa le aveva detto?’ pensò, ‘come poteva trattarla così dopo tutto.’

Non volle dare una riposta a quei pensieri e iniziò a correre….oltrepassando la porta del villaggio e  addentrandosi nel territorio del paese del fuoco.

 

 

Che ve ne pare, piuttosto triste vero? Sarà così ancora per un po’….

Commentateeee…tutti…se no nota sul diario….

 

A presto, Shoen

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 6
*** Rancore ***


CHAPTER 6

CHAPTER 6 - Rancore

 

(Porcelain – Red Hot Chili Peppers)

Il sole stava per sorgere, Kushina all’interno del palazzo dell’Hokage guardava le montagne che circondavano il villaggio aspettandosi da un momento all’altro che il sole spuntasse.

Era agitata, camminava nervosa la finestra oppure guardava fuori nel corridoio deserto.

Se Minato non si  fosse presentato all’alba, avrebbe dovuto seguirlo.

Tsunade sedeva vicino alla scrivania della grande stanza aspettava che l’Hokage arrivasse a verificare la situazione.

“Stai calma, non sarà così stupido” disse la donna.

“Non ci giurerei, negli ultimi la stupidità abbonda nel suo cervello; credo che pensi di poter sconfiggere tutti gli ANBU da solo”

“Non è una teoria tanto lontana dalla realtà” le disse il medico.

Kushina si girò altezzosa “Non penserai davvero che ci possa battere tutti?”

“Minato è forte, è candidato a diventare il prossimo Hokage” disse realistica la donna.

Ma certo non credo che possa battere tutti voi della squadra speciale, però con te in quello stato

Kushina gemette, sia per quello che la donna aveva appena detto sia perché il sole era sorto; nei pochi  minuti che seguirono il sole non ancora alto si levò distintamente tra le montagne.

L’Hokage, entrò nella stanza, seguito da Jiraya e dal resto della squadra speciale. E si diresse verso la scrivania dove prese posto.

“Sarutobi-sensei, non può farlo” gridò Jiraya “E’ Minato non può fargli questo..

L’Hokage sospirò.

“Ha fatto tutto da solo. So che è il tuo allievo ma non posso lasciarlo andare via così”

Scrisse qualcosa su un rotolo, e tese poi la mano verso Kushina.

La ragazza sentì un altro tuffo al cuore e guardò esitante il rotolo, su cui c’era scritta la condanna a morte dell’uomo che amava.

“Kushina, prendila” le disse il più dolcemente possibile L’Hokage.

La ragazza scosse la testa e corse verso l’uscita della stanza, corse il più forte che poteva ma non fece molta strada perché andò a sbatter contro qualcuno.

Ma sei impazzita” le grido una voce che ben conosceva, la ragazza aprì gli occhi e s’infuriò; prese il ragazzo che aveva davanti per la collottola e lo portò trascinandolo nella stanza dell’Hokage.

Tutti i presenti guardarono Kushina gettare davanti alla scrivania un ragazzo biondo con gli occhi azzurri.

“Buona pesca” ironizzò L’Hokage, la giovane lo guardò imbarazzata.

Minato si alzò e fulminò la fulminò con lo sguardo.

“Sei in ritardo” disse l’Hokage al ragazzo “La sentenza è gia stata scritta” Minato non si compose.

“Allora devo incominciare a correre” gli rispose.

“Kushina” ordinò il terzo.

La ragazza si fece avanti spaventata.

“Portalo nelle prigioni, magari ritornerà un se” “Rinchiudetelo, ma liberatelo fra tre giorni ” disse l’uomo parzialmente divertito alla ragazza e alla squadra.

“Affronterai Kushina e se vincerai di darò il permesso di partire se non sarà così deciderò in seguito cosa farne di te”

La giovane prese il ragazzo e lo portò fuori seguita dal resto della squadra.

“Maestro Sarutobi, si è divertito?” chiese Jiraya visibilmente sollevato.

“Direi di si. Spero solo che fra tre giorni non distruggeranno il villaggio…forse avrei dovuto rinchiuderli tutti e due, quella ragazza sta facendo un po’ troppo di sua iniziativa”

Disse l’uomo mettendosi a scrivere sul rotolo che aveva teso a Kushina, Jiraya lo guardò perplesso e il Maestro gli sorrise.

“Non avrai pensato che volessi veramente metterlo a morte, non c’era scritto niente” disse sorridendo.

Jiraya e Tsunade si guardarono e sospirarono, il moro vecchio maestro era sempre avanti di un passo.

 

(Cry Me A River – Justin Timberlake)

 

Passarono due giorni, Kushina era tornata alla sua vita, le mancava il ragazzo che si era costretta a non vedere; non poteva pensare a come era cambiata la situazione, tutto era iniziato con la morte di Obito e forse il suo piccolo mondo perfetto era crollato proprio in quel momento.

Dimenticandosi dei suoi buoni propositi la sera prima della sfida decise di andare a vedere il ragazzo.

Camminò nel corridoio deserto delle prigioni che erano tutte vuote e trovò fuor da una cella dei suoi subordinati e si avvicinò a loro; i due la salutarono.

“Uzumaki-sama non possiamo farla entrare” le dissero.

“Potei parlargli da qui fuori” i due annuirono” da sola” completò la ragazza; la lasciarono dopo qualche insistenza.

Minato era sdraiato sulla branda e le dava le spalle.

“Stai dormendo?” gli chiese.

“No” le rispose freddo

Il ragazzo si sedette e la guardò fisso negli occhi.

Kushina abbassò lo sguardo; Minato sorrise e si alzò avvicinandosi alle sbarre, le oltrepasso con le mani e avvicinò il volto della giovane al suo….la baciò.

 “Hai avuto quello che volevi, non me ne andrò via più…” le sussurrò beffardo.

La ragazza, lo colpi al viso e si allontanò terrorizzata.

Cosa ti è successo?” il ragazzo non le rispose.

Cosa ti è SUCCESSO” gli gridò, le due guardie arrivarono.

“Uzumaki-san cosa è accaduto?” chiesero i due.

“Niente” disse la ragazza e senza degnare di uno sguardo Minato andò via.

Cosa le avete fatto Minato-san?” chiese arrabbiato una delle guardie, mentre il giovane si massaggiava la parte colpita. Nessuna risposta anche quella volta.

Kushina non tornò subito a casa, salì le scale del palazzo dell’Hokage e girovagò per i corridoi bui, trovò l’ufficio del capo medico con la luce ancora accesa ma non volle entrare.

“Non stare li, e poi non sono così stupida da non capire che sei lì” le disse la donna alzando lo sguardo dalla pila di documenti.

Cosa c’è?” chiese quando vide l’espressione della ragazza. le lacrime le scesero calde sulle guance, e lei non le fermò.

“Non so più cosa afre con lui…”

“Nessuno ha detto che sarebbe stato facile…quel ragazzo ha perso tutto tanti anni fa”

Ma perché ci ha allontanato, Rin Kakashi, il suo maestro e persino io…” chiese disperata.

La donna si tolse gli occhiali e sospirò.

“Non vuole che lo lasciate…crede che un giorno lo lascerete e che non sarà più capace di andare avanti da solo.”

Ma nessuno ha intenzione di lasciarlo” disse Kushina esasperata.

“A davvero? E Obito?”

“Tsunade-sama, il bambino è morto non è colpa di nessuno”

La donna sospirò ancora “Crede che sia morto per la sua incapacità e che tutti faranno quella fine”

Ma perché allontanarci?”

“Non vuole continuare a nutrire sentimenti e attaccamento per tutti voi. E difficile iniziare ancora quando non si ha più niente” disse la donna triste.

“Certo questo non giustifica il suo comportamento” concluse Kushina.

Nella ragazza la tristezza era sparita e dentro di lei si lasciavano strada tanti sentimenti molto diversi, amore, senso di tradimento, inutilità….rancore.

Kushina si voltò e uscì dalla stanza.

Che intenzioni hai?” chiese.

“Domani lo vedrei” le rispose la ragazza animata da un nuovo sentimento.

La mattina seguente il cielo regalò al villaggio una stupenda giornata di pioggia come succedeva quasi quotidianamente.

Kushina uscì dalla propria casa e si diresse sul terreno della sfida; era una radura all’interno del bosco in cui Jiraya, tanti anni prima era solito allenare i suoi allievi.

Minato si presentò scortato dagli ANBU che lo lasciarono solo alla presenza dell’Hokage anche lui lì per assistere.

“Maestro è davvero sicuro di quello che sta per fare” chiese Jiraya al terzo.

“Si, pur di vedere quel ragazzo combattere per il suo villaggio, si” gli rispose.

Anche se sarà morto alla fine della battaglia?”

“Non dire idiozie, Jiraya. Quella ragazza è innamorata di lui non gli farà troppo male e poi voglio vedere le abilità di questi due. O preferisci affidare il posto di Hokage ad Orochimaru”

Alle parole dell’Hokage, Jiraya si mise  tossire come se qualcosa gli fosse andato di traverso.

Kushina prese posto davanti a Minato che non la guardò neanche.

La squadra degli ANBU e quella medica erano schierati vicino al terzo, Jiraya e Tsunade.

Nascosti tra le foglie vi erano anche Kakashi e Rin che di soppiatto cercavano di vedere l’incontro; Tsunade si accorse della loro presenza e dopo le insistenze dei due permise loro di restare.

La ragazza vestita con la divisa della squadra speciale mentre Minato aveva la solita da Jonin senza però portare nessun coprifronte.

“Mettiti il coprifronte” gli disse

“Non mi servirà a niente non ti accorgerai neanche quando ti avrò battuto”

“Non è per quello, significa che fai ancora parte di questo villaggio”

“Parli proprio tu che con noi non hai niente da spartire” Minato lo disse apposta,  lei s’infiammò e partì a colpirlo, il ragazzo deviò al momento giusto e la giovane finì per terra.

Kushina scattò in alto, prima che Minato le lanciasse una serie di kunai; ora sapeva che il ragazzo faceva sul serio.

 

(Sadness and Sorrow – Toshiro Masuda)

 Accese’ il rasengan e si nascose tra gli alberi, la luce si plasmò in una sottile lama, si guardò intorno e non vide nessuno, il ragazzo però non era nella radura quindi si nascondeva anche lui; per poterlo batter doveva usare la testa altrimenti non c’è l’avrebbe fatta.

Minato sentì il chakra del nemico avvicinarsi, e poi allontanarsi; a quanto pareva la ragazza si era nascosta.

La vide, prese la mira e tirò, il pugnale le feri la guancia e lei sparì già nella radura; Minato aspettò a scendere c’era qualcosa che non andava, era tutto troppo semplice….la lama di luce gli ferì la schiena.

Aveva aspettato un secondo di troppo e la vera Kushina si era avvicinata dietro di lui, non aspettò oltre e con un flick all’indietro scese giu.

Attivò la sua tecnica preferita e si nascose di nuovo, attendendo tra il folto del bosco quando sentì un chakra ad altissima velocità avvicinarsi e si spaventò era il Shunshin no Justu di Minato.

Grazie al justu il ragazzo poteva spostarsi in ogni posto che conosceva a una velocità elevatissima; per contrastarlo il Rasengan cambiò forma e ne prese una indefinita, la ragazza aspettò il momento giusto per colpirlo, sarebbe stata solo una questione di tempo prima che la scoprisse e arrivasse, un fruscio…il fulmine giallo di Konoha era giunto…

Il kunai penetrò violentemente nel ventre della ragazza mentre il rasengan trafisse Minato, mutandosi in una lunga spada.

Il ragazzo scomparse come quando era arrivato, Kushina rimase immobile e ansante; sapeva che lui aspettava solo che lei fosse distratta dal dolore e allora scese nella radura per mettere fine allo scontro.

Minato la vide e sorrise; il sangue scendeva copioso dal ventre della giovane bagnandole i vestiti.

L’attacco aveva raggiunto Kushina in un punto difficile da curare, e sembrava che il rasengan non avesse avuto nessun effetto sul giovane.

“Ora facciamola finita” grido la ragazza.

Il rasengan cambiò forma tornando alla lama che il giovane evitò facilmente.

“Rasseganti Kushina” ebbe il tempo di dirle.

“Mai” gridò

La lama lo mancò ancora, ma la ragazza divise il chakra anche nell’altra mano e creò un'altra lama che ferì il ragazzo profondamente.

La fine era vicina e i due l’avvertirono.

Minato richiamò lo Shunshin che si materializzò al suo fianco mentre il rasengan prese la forma di una sfera vorticante…i tre si scontrarono.

Kushina colpì Minato di striscio e il justu disintegrò i vestiti del ragazzo, che lasciarono intravedere l’enorme ferita che la alma del rasengan aveva creato quando anche la ragazza era stata ferita.; ma lai non se n’accorse.

Il prossimo sarebbe stato l’attacco decisivo; la sfera brillò di una luce potente e il flusso d’energia ruotò come mai prima.

 “Questo per quello che mi hai fatto” gridò e sentì qualcun altro urlare di fermarsi ma ormai era troppo tardi…tutto sembrò rallentare Minato la guardò, senza accennare muoversi…il rasengan lo colpì in pieno petto scaraventandolo a metri di distanza, mentre lo shunshin e il justu della ragazza sparivano ormai senza energia.

Kushina guardò Minato, ma lui non si mosse, corse vicino a lui e lo girò, il ragazzo aprì debolmente gli occhi.

..per…donami” le disse e richiuse gli occhi.

Kushina pose la testa sul suo petto…non respirava più.

Non  riuscì a parlare, voleva gridare ma niente le uscì dalla bocca.

…desiderava vedere cosa stava succedendo gridò il nome dell’amato più volte e si dimenò ma qualcuno la trattenne; si liberò dalla stretta ma cadde subito in ginocchio, il mondo prese a vorticare e tutto piano scomparì…non sentì niente di ciò che le accadeva intorno.

Percepì, invece, le gocce di pioggia scenderle sul volto una dopo l’altra….crollò al suolo e sentì il freddo e bagnato terreno sotto di lei…il cuore…il cuore non batteva più…

 

Finalmente sono riuscita a pubblicare il sesto, poiché poco prima di averlo inserito sul sito, ho avuto la conferma di uno sbaglio sulla tecnica dello ShunShin no Justu sono  stata costretta a cancellarlo.

Il cap. è finito e anche se lungo e triste vi sia piaciuto.

Dalle lamentele (!!) molto apprezzate di qualcuno, ho capito che il genere triste dopo un po’ stanca e forse da questo punto di vista ci sarà una svolta…

Ok, vi sto svelando tutta la storia! Meno male che non sono Bowling se no al secondo libro avrei spifferato la storia di tutti gli altri!!

 

Ci vediamo al settimo capitolo, se sarò sopravvissuta al primo giorno di scuola della quinta…

Aiutoooo!!!

 

 

 

 

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Capitolo 7
*** Una Persona Accanto a Me ***


CHAPTER 7

Bene siamo al sette magnifico, e in me cresce l’ansia che Kishimoto smentisca che Kushina e Minato sino i genitori di Naruto,così manderebbe il mio lavoro nel cestino!!!!! Finché erano due o tre capitolo poteva andare ma qui stiamo parlando di sette scritti fino alle due del mattinooooo!!

Anche se la seconda parte della storia sarà sicuramente smentita vorrei che almeno questa rimanesse possibile, ma non avremo il gusto di sapere nella realtà che fine hanno fatto i genitori di Narutino e perché lui come la solito non sa niente…..

Ti prego Kishi fai il bravo.

Grazie chi ha letto le mie schizofrenie momentanee ma sono un po’ in ansia domani esce il cap. 369 e cosa dirvi…ho pauraaaaaaaaaaaa!!!!!!!

 

 

CHAPTER 7 – Una Persona Accanto a me

 

(All over Again – Justin Timberlake)

Non sapeva dove si trovava, sapeva che la stanza era molto luminosa e che gli occhi non riuscivano ad abituarsi e così li richiuse ancora.

Non ricordava più niente prima di finire li….sentì qualcuno gridare non lontano e qualcun altro urlarle di rimando di fare silenzio….aveva già sentito quelle voci..

Non poteva muoversi, il solo respirare gli provocava fastidio, accorgendosi che aveva una maschera che glielo permetteva.

O maledizione’  pensò.

Sentì dei rumori provenire da fuori la stanza, qualcuno che arrancava vicino al muro…la vide per un attimo…lunghi capelli rossi, una camicia bianca, il viso sofferente.

Anche lei scorse il suo sguardo e tentò di entrare nella stanza ma crollò sulle ginocchia e qualcuno la portò via di peso.

Minato tentò di alzarsi, sentì la gola bruciare terribilmente e per un attimo non riuscì  respirare, le macchine intorno a lui cominciarono a suonare e una donna dai capelli biondi entrò nella stanza con il viso visibilmente preoccupato.

“Stai calmo” gli disse, “Fra poco tornerà tutto come prima” il ragazzo non sapeva se era una consolazione o no.

“Quella ragazza è impazzita, ha una ferita lungo tutto il ventre e vuole camminare” Minato volse lo sguardo lontano da Tsunade.

“Scusa” disse la donna “Non so chi fra voi due è il più matto, ad ogni modo o ti calmi o dovrò fare quello che ho fatto a lei?” gli disse tirando fuori una lunga siringa, era una di quelle volte che Minato aveva paura di Tsunade e rimpianse d’averla presa in giro alcune volte.

“Non avrei mai pensato di vedere il terrore nei tuoi occhi…” rise “Bene, vedo che ci siamo capiti, fra qualche giorno sarai capace di respirare da solo. Ma riuscirai a muoverti bene fra qualche mese” la frase ebbe un effetto negativo sul ragazzo che guardò angosciato la donna “No non posso fare niente per te, te la sei cercata” disse arrabbiata.

“Quando vi sarete rimessi, non aspettatevi che nessuno vi dica niente, dovevate combattere non uccidervi a vicenda vi abbiamo salvato per un soffio tutti e due” concluse ancora più arrabbiata.

Il tempo passò, finalmente i due stavano migliorando ma molto lentamente come se la lontananza reciproca avesse reso la loro anima e il loro corpo incurabili.

Kushina fu in grado di camminare e si avvicinò alla porta del ragazzo più volte senza mai entrare; Minato se n’era accorto ormai da tempo ma non aveva il coraggio di chiederle qualcosa dopo quello che le aveva fatto e detto.

Una sera Rin si presentò nella stanza del proprio maestro; il ragazzo sorrise nel vedere l’allieva e le e lei fece altrettanto avvicinandosi, poi accortasi di aver lasciato qualcosa dietro al porta tornò indietro, tirò per il braccio un ragazzino con i capelli chiari e il volto mascherato.

“Dai, Kakashi” si lagnò la bambina.

“Come stai, Sensei?” chiese

Minato sorrise dolcemente, gli occhi della bambina si riempirono di lacrime e abbracciò il proprio maestro piangendo.

“Rin…Rin” riuscì a balbettare Minato.

La bambina si staccò e guardò l’amico.

“Noi volevamo chiederti scusa” disse Kakashi.

Il ragazzo sembrò non capire.

“Vedi…per quanto riguarda Obito” ….gli occhi del ragazzo diventarono tristi.

“Non è colpa tua Sensei…non è colpa di nessuno se lui ora non c’è più” Minato aveva guardato le sue mani per tutto il tempo e non aveva intenzione di guardare altrove, ma sapeva di dover reagire.

“…vedi Rin” disse saggiando il suono della sua voce.

“Non siete voi che dovete chiedere scusa a me, ma devo io. Quando mi hai raccontato cosa è successo, non sono riuscito a starti vicino come volevo, ho finto che la sua morte non era importante per poter sembrare più forte ma…alla fine è stato tutto inutile…

Ero lì con voi e non vi ho saputo proteggere….forse no sono il maestro adatto per voi”

“Non è vero” salto su Kakashi “Hai salvato la mia vita quando mi ero gettato alla rincorsa di quello shinobi. Se non ci fossi stato tu ora non sarei qui” concluse.

“Sensei quello che volevamo dirti e che ci dispiace che tu abbia litigato con Kushina-san per colpa nostra”

“Rin...quella è solo colpa mia e basta …spe..spetta a me soltanto chiedere scusa”.

“Mi mancano tanto tutte e due…” disse Minato con un fil di voce “Ma per fortuna con una di queste persone posso rimediare sperando di iniziare di nuovo” concluse con un sorriso.

I tre si guardarono “Gli volevo veramente bene e mi manca tanto…” disse Rin in un attimo di tristezza, ma si riscosse subito “Ma forse da qualche parte ci sta guardando” disse guardando le stelle come quella sera sul campo di battaglia.

 

(When there was me and you – High school Musical)

Sembrava che ora che aveva ripreso a parlare, le infermiere facessero a gara per poter vedere come stava e dargli continui aggiornamenti sulla sua condizione, ma per lui l’unica cosa importante stava a pochi metri, ma solo la volontà di e li avrebbe potuti aiutare.

Una sera vide ancora l’ombra della ragazza appostarsi vicino alla porta, con tutto il suo coraggio, la chiamò, ma lei non rispose, chiamò ancora più volte ma l’ombra sparì.

Minato prese uan decisione sarebbe andato lui da lei.

Ma quando Kushina sentì il casino che il ragazzo aveva provocato per alzarsi dal letto tornò indietro e lo vide mentre cercava di reggersi in piedi; la situazione doveva essere molto buffa perché la ragazza incominciò a ridere di gusto.

Minato la guardò sorpreso e fu lei sorreggerlo quando perse l’equilibrio, caddero entrambi sul pavimento.

Kushina seduta accanto a lui lo strinse forte e lui le pose delicatamente il braccio sopra le spalle….

“Ora non ti lascio più” disse la ragazza appoggiata al suo petto.

Kushina lo guardò e lo baciò sulla guancia, il giovane pensò che per ora non poteva aspettarsi di più ma ne fu felice…qualche ora dopo quando i due si erano addormentati uno tra le braccia dell’altro, qualcuno entrò nella stanza.

“Ma si può sapere cosa succede?” chiese Tsunade sbalordita “Cosa ci fate li?”

I due si guardarono e si misero a ridere “ A dire la verità Tsunade-baba, non riusciamo a rialzarci” all’epiteto la donna alzò le sopracciglia.

“Vuoi che tiri fuori ancora la siringa dell’altra volta” il sorriso sparì dalle labbra del ragazzo.

Kushina e Tsunade lo guardarono

“Non ci posso credere abbiamo trovato il punto debole del fulmine giallo di Konoha, eh si che gliene hanno fatte uan mare mentre era incosciente” rise.

Minato sbianco “Non è divertente” protesto.

“Oh si che è divertente” gli disse Kushina.

“Avrei dovuto tirare fuori un ago, nella nostra sfida e non saremmo finiti qui, o almeno io no!” scoppiò a ridere la ragazza mentre lui sbuffava.

Tsunade aiutò la giovane ad uscire dalla stanza, lei lo salutò e poi sparì nel buio del corridoio.

“Addenso arrivo” disse maliziosa Tsunade, il giovane si chiese se dovesse preoccuparsi.

Dormì tranquillo quella notte, perché anche ci sarebbe voluto tempo ora aveva una persona accanto a lui.

 

(Masterplan - Oasis)

Molti giorni dopo, una donna bionda riordinava svogliata la scrivania del suo ufficio, quando un uomo con lunghi capelli bianchi bussò alla porta, la donna fece cenno e Jiraya entrò.

Cosa c’è?” disse stancamente.

“Dimmelo tu, quei ragazzi ormai sono guariti perché li costringi a rimanere qui?”

“Non sono, guariti. Gli organi interni di Minato sono severamente compromessi dato il colpo ricevuto dal rasengan che oltre a questo ha rotto una marea di costole e intaccato le vie respiratorie e  infine la ferita della lama del jutsu non è del tutto guarita…”

Guardò l’amico e ripartì a raffica.

“Kushina, presenta una cicatrizzazione difficile del ventre oltre ad altre ferite superficiali e non…” la donna sospirò e disse voce bassa “Mi chiedo come possa continuare…”

“Di cosa stai parlando?” chiese Jiraya

Tsunade sospirò ancora, l’uomo si avvicinò alle schede che stava riordinando e prese quella della ragazza, la donna non lo fermò.

“Questa sarebbe….” chiese l’uomo titubante

“Si è quello che pensi”

“Dovresti mettere meglio in ordine le cose”

“E’ in ordine” puntualizzò la donna fissandolo negli occhi.

Jiraya crollò sulla sedia con un foglio scuro che in trasparenza mostrava delle figure.

“Non posso farle correre ancora dei rischi, deve smettere subito” disse dura.

Perché?” chiese l’eremita dei rospi.

Rovinerà il loro futuro…non stiamo parlando solo di lei ma anche di Minato. Te ne rendi conto?”

L’uomo sospirò “Si, ma non capisco perché dovrebbe rovinarli?”

“Lei non sarai mai capace…è una ragazzina…non ne è in grado”

Perché non dovrebbe esserlo e una decisione sua questa…” cerco di convincerla l’uomo.

“Lei mi assomiglia molto, farà come le dico” disse Tsunade frenetica.

“Certo ti assomiglierebbe nell’essere una fantastica madre... disse ironico

La donna lo guardo, e Jiraya si pentì di ciò che aveva detto, lo sguardo di lei era ferito nel profondo.

“Scusami, non era mia intenzione, non è colpa tua..

E invece lo è...” gridò lei tra le lacrime.

Jiraya si alzò e abbracciò Tsunade che piangeva come poche volte faceva.

“Io non ne posso avere…”

Rimasero così per un po’ e la donna piano si calmò.

“La scelta riamane loro, noi possiamo solo sperare che facciano la scelta giusta che sia l’una o l’altra delle possibilità…e forse quel bambino ha solo tanta voglia di nascere per questo continua a vivere”

Il sole era tornato a splendere sul villaggio, e due ragazzi se lo godevano sdraiati sull’erba di una collina.

“Dici che ci vedrà?” chiese Kushina turbata.

“Sarà presa dal lavoro…non startene a preoccupare” disse il ragazzo biondo al suo fianco.

Kushina tornò a sdraiarsi preoccupata che il ninja medico li vedesse, perché erano fuggiti dalle loro stanze per godersi la giornata di sole.

“Kushina?”chiese il ragazzo

Mhh?” mugolò lei.

“M’insegneresti il rasengan?” chiese ad un tratto.

La richiesta fece restare la ragazza sbalordita ma ne approfittò per prenderlo in giro.

“Il fulmine Giallo di Konoha che chiede ad una semplice donna come me di insegnarli qualcosa…che grande onore”

“Sai dopo avermi distrutto metà costole…... partì con la descrizione delle ingiurie “Dovresti discolparti con qualcosa”

“A me sembrava che fosse una punizione adeguata per te?” lo punzecchio la giovane.

Minato non rispose, Kushina si alzò sui gomiti e lo guardò da dietro la sua schiena.

“Colpito e affondato?” scherzò lei.

Ok, Ok, non ti chiederò più niente”disse bofonchiando e girandosi con gli occhi chiusi verso di lei.

Kushina gli prese la mano, e descrisse uno spirale al centro della mano del ragazzo, che aprì gli occhi senza capire.

“Inizia a concentrare il chakra nella mano e farlo girare in un senso e se ne sarai capace forse ti dirò altro…inoltre non ho il palloncino per farti iniziare….ricordati anche che ci hai già provato per due anni e non sei riuscito a combinare niente…”

disse lei noncurante.

Ma quello è stato dieci anni fa” protestò lui “Adesso voglio provarci seriamente…” disse guardandosi la mano.

Concentrò il flusso d’energia nella mano e quello si mise a girare in tutte le direzioni possibili disperdendosi: Minato sbuffò era sempre così; ma in fondo chiederle questo significava starle vicino, cosa che era loro difficile dato che le tensioni non si erano ancora attenuate.

“Ecco sono li. Perché?” disse la voce di Kakashi noncurante.

“Grazie, piccolo il tuo maestro ti ringrazierà molto…” sogghignò una voce che entrambi conoscevano bene.

“Possiamo ancora scappare?” disse lei bisbigliando, mentre Minato guardava la donna avanzare con un finto sorriso.

“Non vi conviene” sogghignò lei.

I due si arresero senza tentare avvenante fughe. Minato mandò maledizioni mentali a Kakashi che li guardava da lontano senza capire.

“Ho notizie buone per voi”

“Ci dai da mangiare sta sera, Tsunade-baba?” ironizzò Minato ricordando qualche sera prima in cui la donna li aveva costretti a letto senza cena.

“Siete i peggiori, malati che io conosca….ad ogni modo da domani potrete tornare casa”

“Evvai, siamo stati scagionati” rise Minato abbracciando la ragazza.

Cosa è successo, Tsunade-san?” chiese la ragazza.

“Un amico….a te però devo parlare” disse diventando seria in viso.

Kushina diventò rossa e guardò con aria noncurante il ragazzo che sembrava non capire.

La ragazza, seguì la donna nel suo ufficio e rimasero in silenzio per qualche minuto, imbarazzata.

“….quindi..” tentò di iniziare.

“Come glielo dirai?” chiese Tsunade andando subito al sodo.

Kushina guardò per terra e si mise una mano sul ventre.

“Non posso crederci...” disse piano.

Se non lo vuoi…” disse la donna esitante.

La ragazza la guardò senza capire.

“Non è solo perché potrebbe rovinarvi...”

“Rovinarvi?” chiese Kushina.

“Si, siete due shinobi in carriera e avete una vita davanti per avere bambini, e inoltre non so se sopravvivere a lungo”

Cosa vuoi dire?”

“La ferita che ti ha fatto Minato era molto profonda e potrebbe aver danneggiato inevitabilmente il bambino…disse con un sospiro ”Potrebbe essere solo questione di tempo…oppure potrebbe nascere con delle malformazioni…”

Cosa stai dicendo…ho realizzato solo ora che lui esiste e tu me lo stai già portando via…” disse la ragazza piangendo. Tsunade si avvicinò e l’abbracciò ma lei si divincolò e scappò via.

La donna rimase a guardare la stanza vuota e sospirò.

Kushina corse lontano da quella stanza e andò sulla collina degli Hokage, rimase li per lungo tempo come se quel posto l’aiutasse a riflettere, vedeva quel villaggio pieno di vita e pensava che c’era qualcosa di vivo anche dentro di lei; per la prima volta la sua presenza non portava più morte ma vita, ma forse anche quella piccola luce dentro di lei era destinata  spegnersi.

Il sole scese dietro le montagne che circondavano il villaggio  la sera calò, la luna sorse e donò un lieve pallore a tutto ciò che vedeva.

Scese lentamente il sentiero, e sentì la ferita dolorante per la corsa di prima; tornò lentamente nell’ospedale ma non andò nella stanza che sarebbe stata su per l’ultima volta

Aprì la porta dolcemente e trovò Minato addormentato nel suo letto, illuminato dalla luna.

Si sedette su una sedia accanto al letto, e rimase a guardare il viso dell’amato.

‘Chissà se gli somiglierà” pensò osservando i lineamenti sottili e delicati, il taglio degli occhi e le lunghe ciglia.

‘O magari sarà come me..? si chiese improvvisamente orgogliosa.

Ma non poteva saperlo adesso, mise un mano sul ventre e guardò ancora fuori, chissà se un giorno avrebbero ammirato quella luna tutti e tre insieme….

 

Allora com’è il cap. 7

 

Un misto di comicità e di qualche lieve vena di tristezza….

Ciò che dice Minato a Rin è riferito alle ultime immagini dei quattro capitoli di kakashi Gaiden, quando Obito muore Minato salva i suoi due allievi e quando il bambino si sveglia il maestro lo rassicura.

Personalmente ho trovato molto freddo il suo comportamento nel manga (magari era solo una questione di spazio o forse perché Naruto è destinato ad un pubblico giovane…ma anche qui ho i miei dubbi) e così ne ho dato una mia interpretazione.

 

AH! Per chi interessasse il primo giorno di quinta è passato…(ma che c’è ne frega a noi….ufffffff!!!)

Già probabilmente direte così….

Commentate e alla prossima!!!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 8
*** A New Justu ***


Evvai siamo al cap

Evvai siamo al cap. 8 e anche se nessuno ha commentato (farò una strage!!!) continuerò imperterrita a scrivere almeno finche non finirò la prima parte della storia o Kishimoto non mi contraddica (il terrore continua)!!!!

A questo proposito sembra effettivamente che Kushina e Minato siano i genitori di Naruto dato che anche Wikipedia lo conferma e anche dal cap. 370! Evvai, purtroppo li da entrambi morti(io non ci credo)…..mi chiedo come abbiano certe info….meglio per me!!!!!

In giro ci sono anche le fan art di Kushina personalmente la immagino un mix tra Konan(però con i capelli lunghi) e una delle ragazze della sabbia che accorrono quando Gaara resuscita, quella con la frangetta e i capelli lunghi fino alle spalle….

 

CHAPTER 8 – A New Justu

 

(Are You in Love – from Tre metri sopra il Cielo Soundtrack)

Kushina era appoggiata al davanzale della finestra della sua casa sua, imbambolata guardava le nuvole muoversi nel cielo azzurro, senza pensare a nulla…era quello che negli ultimi giorni le riusciva meglio.

Dato che non le sarebbero state assegnate altre missioni per un po’, trascorreva la maggior parte del tempo con Minato che era nella sua stessa situazione…tentando di insegnarli il rasengan.

Inutile dire che sembrava un’impresa disperata; Kushina però ne era molto divertita.

Anche se ogni tanto era mentalmente assente non le dispiacevano i tentativi a dir poco goffi del ragazzo di riconquistarla.

Ogni volta che lo guardava mentre lui cercava di concentrare i chakra e farlo girare, Minato se n’accorgeva e diventava rosso e lei scoppiava a ridere rotolandosi nell’erba.

Kushina si riscosse dai pensieri e si chiese per quanto poteva tenere ancora nascosto il suo segreto, il ragazzo non era uno stupido, prima o poi lei avrebbe incominciato a stare male e lui se ne sarebbe accorto.

Lasciò la finestra e si sdraiò sul letto mettendosi una mano sul ventre.

Più i giorni avanzavano più cominciava a sentire quell’essere che cresceva dentro di se una cosa che le apparteneva, abituandosi alla sua presenza e non immaginando la sua vita senza di lei.

Minato aprì la porta della casa ed entrò lentamente senza far rumore, salì le scale di soppiatto ed entrò nella stanza dove una ragazza dormiva nel suo letto.

Aveva i lunghi capelli scompigliati sul cuscino, la veste bianca che delineava dolcemente le curve del suo corpo.

Una mano sul ventre e l’altra abbandonata di fianco alla testa, il viso rilassato…

Si avvicinò al lato del letto e alzò la mano in cui c’era un palloncino, l’energia dentro cominciò a vorticare; all’inizio in direzioni diverse poi tutta nella stessa scia, e di colpo il palloncino si ruppe facendo cadere un po’ d’acqua a terra.

La ragazza aprì gli occhi, spaventata, mugugnando, e si rigirò nel letto quando vide Minato…

“Ma cosa stai facendo…?” chiese assonnata con gli occhi chiusi.

“Dai, guardami!” disse lui tutto felice come un cagnolino.

La ragazza si sedette sul letto e lo guardò interrogativa.

Minato ripeté l’operazione ma questa volta senza successo.

Kushina guardò la sfera diventare tutta spigolosa e poi smettere di muoversi afflosciandosi; l’imbarazzo si Minato salì..

“Sembra che tu abbia completato….”

“Evvai” si eccitò; la ragazza lo fulminò con lo sguardo.

“…la prima fase e neanche tutta” terminò lei con un perfido sorriso.

“Stai scherzando vero? E’ da tre settimane che ci provo…”

“Ehi! Stai dimenticando i due anni in cui hai solo tentato di far apparire il chakra…” lo contraddisse lei.

Ok, ok, colpito. Almeno sono a buon punto. Vero? Quante fasi mancano?” chiese.

Kushina sorrise divertita della disperazione del giovane.

“Ancora due…” sogghignò.

Minato cadde sul pavimento e si appoggiò al letto, sbuffando.

La ragazza si sdraiò e lo guardò da sopra, i lunghi capelli di lei sfiorarono le spalle del giovane

“Il grande Minato che sbuffa perché non riesce a far funzionar un justu….” rise lei.

Minato alzò la testa verso di lei e i loro sguardi s’incrociarono…Kushina si tirò indietro una ciocca di capelli, sporse la testa dal bordo del letto e lo baciò sulla bocca, per poi staccarsi ridendo e sdraiandosi a pancia in su nel letto.

Il ragazzo sorrise.

 

(As Long as You Love Me – BacksteetBoys)

“Devo partire per una missione…” disse piano e lei si rabbuiò.

 Ma la ferita non sei ancora nel pieno delle tue forze…” disse sporgendosi ancora.

“Non posso farci niente dovrei dire ‘no mi dispiace sono ferito non posso combattere?”

“Forse dovresti” disse lei dura.

“No, partirò domani” disse alzandosi, la ragazza prese la sua mano e lo tirò a se facendolo cadere nel letto.

Minato era sdraiato e accanto a lui la ragazza si teneva il viso tra le mani, appoggiata al letto con i gomiti.

Cosa c’è?” disse lei.

Minato guardò dall’altra parte.

“Lo sai che il giochetto dello sguardo con me non funziona” disse spostando la testa del giovane verso di lei.

“Dimmi la verità” gli disse sorridendo.

Tentò ancora di togliere lo sguardo dai suo occhi verdi ma essi lo catturarono senza possibilità di fuga.

“Prima sono andato dall’Hokage…” disse piano.

“E?...” gli fece cenno di continuare.

Nonostante il mio comportamento…degli ultimi tempi…”

“Dai!!” lo esortò Kushina curiosa.

“Non mi ricordo più…mhh?” disse lui pensieroso.

Ma smettila” gli gridò divertita tirandogli una legger pacca sulla spalla.

Minato sorrise e sbuffò ancora.

“Credo che l’Hokage andrà presto in pensione…e credo….che oggi abbia dato il posto…”

“A me..concluse non sapendo che reazione avrebbe avuto al ragazza.

L’espressione sbalordita si tramutò in un sorriso.

“Non ci posso credere c’è l’hai fatta” disse lei abbracciandolo e lui sorpreso del suo entusiasmo e la strinse felice.

Kushina lo baciò leggermente.

E questo per cosa era?” chiese lui rosso in viso.

“Per i tuoi goffi tentativi di sedurmi” disse ridendo prima di baciarlo ancora.

 

“Forza Sensei!” gridò Rin eccitata mentre guardava il proprio maestro, seduta sull’erba accanto a Kakashi che aveva tutta l’intenzione di essere da un'altra parte.

Hey, ma sono ancora li?” chiese una voce che proveniva tra gli alberi.

“Jiraya-sama, cosa ci fate qui?” disse Rin.

L’uomo sorrise e si sedette accanto ai due.

“Volevo vedere se quel baka di Minato riesce a mettere a punto il rasengan…” disse scherzoso il maestro.

E voi?” chiese.

“Stessa cosa, ma dubito che il Maestro c’è la farà” disse Kakashi guardando Kushina e Minato che litigavano riguardo a qualcosa.

“Kakashi!” protestò Rin

“Guarda che ti sento…” gridò loro Minato, Kakashi diventò rosso era una delle poche volte che veniva ripreso dal Sensei.

“Allora sei pronto?” disse spazientita Kushina.

Ok, ok” sbuffò lui.

Cominciò a far vorticare il chakra nella mano e la palla di gomma diventò spigolosa e poi con un rumore sordo si bucò.

Kushina cadde a terra disperata.

Ma insomma, deve scoppiareeeeee” gli gridò e Minato sbuffò.

I tre spettatori rimasero a guardarli per tutto il pomeriggio e si fecero delle grandi risate per tutto il tempo; al tramonto quando Kushina era ormai senza speranza, stravaccata per terra tra palle di plastica forate, successe qualcosa.

Sentì un forte botto e si girò spaventata.

Cosa succede?” chiese e vide i pezzi della palla tra le mani del ragazzo.

I due si guadarono..

Siiiiiiiiiiiiii” gridò esasperata correndo ad abbracciarlo e prendendo a saltare in giro.

Jiraya se la ghignò seguendo i due che saltellavano contenti.

E quello sarebbe il nostro futuro Hokage…”

Cosa?” gridarono Rin e Kakashi.

Ops!” si morse la lingua il Sannin.

“Non ditelo a nessuno è un segreto” disse sottovoce ai due.

“Dai, un’ultima volta” chiese Minato.

Ok,” sbuffò Kushina attivando il Rasengan  “Ora che sei alla seconda fase devi creare una sfera di chakra e dentro di essa ci deve avvenire essere il chakra vorticante; proprio come la mia” concluse mostrando il justu a Minato.

Il ragazzo provò ma le correnti d’energia si disperdevano se non inglobate in un palloncino a palla.

“Proviamo così e si sdoppiò.

Perché?” chiese  “Non dirmi che non riesci a controllare bene il chakra?” lo prese in giro.

“Hai mai pensato che forse riesci ad usarla bene perché hai quel simbolo?” disse Minato.

Kushina ci pensò un attimo e poi si toccò il ventre: forse quel tatuaggio….

Il giovane creò una bolla di chakra statica e con i cloni fece apparire i flussi d’energia che immise nella sfera.

Kushina rimase sbalordita dalla velocità con cui Minato era arrivato alla terza fase.

“Come diavolo…” disse lei avvicinandosi.

Il ragazzo sorrise “Adesso proviamola…chi vuole fare da avversario?” ghignò.

Kushina, il sannin e i due allievi si allontanarono.

“Vuoi favorire?” disse alla ragazza

“Smettila e rimani concentrato…” ribatte lei.

Ok, allora proverò li” disse indicando una roccia tra gli alberi…partì di corsa e la colpì con la sfera.; il sasso fu disintegrato alla sola pressione sulla sua superficie del justu, una polvere scura si alzò nel punto dell’impatto.

Il giovane rimase fermo e ansante e venne raggiunto dagli spettatori eccitati.

“Diciamo che ci sei andato vicino” disse Kushina un po’ gelosa.

Il ragazzo si diresse verso di lei.

“Non mi devi qualcosa?” le disse.

“Forse mi devi qualcosa tu, sono qui da ore” ribatte lei.

“Quel che è giusto è giusto…” rise e la baciò all’improvviso…

Rin e Kakashi si guardarono imbarazzati mentre Jiraya si sbellicò dalle risate come dal primo pomeriggio.

Minato si staccò dalle sue labbra.

“Non montarti la testa…sei solo all’inizio” disse lei circondandogli le spalle con il braccio.

“Si, si…” la rassicurò .

Comunque non mi sembrava un pagamento adeguato per il tempo perso con te…io costo un po’ do più…”

“Davvero?”scherzo lui e la baciò di nuovo.

 

Anche il cap. 8 è andato…..non so se essere triste o meno, fra poco la prima parte sarà finita e(se tutto va bene) dovrò passare alla seconda.

Ma se qualcuno commentasse farebbe la mia felicità nei miei giorni grigi da quinta superiore…..

Sigh…domani ho l’esame della patente (speriamo di non mettere qualcuno sotto!!!!!) Aiutooooo!!!!

P.S. un commentino aiuterebbe e l’unica cosa che vi chiedo!!!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 9
*** La Memoria del Fuoco ***


CHAPTER 9

Ringrazio le gentili anime che hanno commentato e che mi hanno reso felice dopo giorni d’astinenza da commenti ed esame della patente(che naturalmente è andato bene. Se no mia mamma mi ammazzava!!!!!)

Glox (dai più antichi) – Thembraalessiaaprettyprincesspp - Body ( ai più recenti!).

Grazie a tutti voi che mi sostenete!!!

Bene, allora…Musica Maestro!!!!

 

CHAPTER 9 -  La Memoria del Fuoco

 

(I’m Not AngelDido)

Minato era nella sua stanza, seduto sul letto e con un’espressione pensierosa sul volto.

Sarebbe partito nel pomeriggio e quella sarebbe stata la sua prima missione dopo la morte di Obito, forse avrebbe perso qualcuno anche in questa battaglia.

Si chiese che reazione avrebbe avuto se questo fosse accaduto, se avrebbe avuto il sangue freddo come da qualche tempo non aveva. Sarebbe diventato Hokage molto presto ma non era per niente certo che fosse la cosa giusta.

‘Chissà se tornerò, in fondo, la missione è difficile…’ pensò.

Ma la risposta gli venne in mente subito sotto forma di un’immagine di una ragazza con lunghi capelli rossi….

 

Era da tre giorni che Minato era partito e la ragazza passava le giornate nell’attesa di qualche notizia. Voleva disperatamente che il ragazzo tornasse ma nello stesso tempo desiderava che il momento del loro incontro non arrivasse mai.

Temeva di dover dire qualcosa che avrebbe rovinato tutto ciò che con fatica avevano costruito con sangue e le lacrime…ma alla fine desiderava solo accarezzare di nuovo quella testa bionda, che tante volte le era sembrata buffa.

Uscì da casa preoccupandosi di coprire il ventre che in pochi giorni le sembrava lievitato a dismisura; si diresse al palazzo dell’Hokage.

“…sono lontani dalla base e non riescono ad avvicinarsi più di così” indicò Tsunade su una cartina geografica appoggiata sulla scrivania dell’Hokage.

Il vecchio guardava attentamente la posizione indicatagli e sopirò.

“Forse dovremmo mandare  qualcuno?” propose Jiraya.

“No” disse deciso il capovillaggio “Non possiamo metterli a rischio, sono un piccolo gruppo che deve avanzare nell’ombra se mandassimo altra membri della squadra speciale potremmo causare un disastro. Questa missione è troppo importante; deve essere fatta nel modo migliore non possiamo permetterci di sbagliare” concluse l’uomo.

Kushina era rimasta nascosta, per ascoltare la discussione, dietro la porta.

Maledizione pensò, doveva fare qualcosa e anche subito ma rimase lì un momento in più per sentite un’altra cosa.

“Sarutobi-sensei…un’ultima cosa, il comandate Namikaze è stato ferito gravemente nel punto dove era stato colpito da Uzumaki-san…”

Il cuore della ragazza fu stretto in una morsa dolorosa.

“Coma diavolo è successo?” chiese scaldandosi Jiraya.

“Sono stati attaccanti improvvisamente durante la prima notte, tre dei loro sono stati presi prigionieri dal nemico e i compagni sono riusciti a liberarli grazie al comandante che li ha fatti scappare mentre lui copriva loro le spalle”

“In che stato si trova?”  chiese l’Hokage.

“Sembra che possa continuare la missione, i ninja medico hanno provveduto a limitare il danno”

I due uomini tirarono un sospiro di sollievo, ma non la ragazza che corse fuori dal palazzo precipitandosi dagli uomini sotto il suo comando..

Poco dopo tutti e cinque gli ANBU che era riuscita a trovare si erano radunati davanti a lei,  sapevano che era una missione di salvataggio non richiesta dall’Hokage, ma tutti avrebbero seguito Kushina ovunque le volesse; partirono prima che i due Sannin e l’Hokage se ne potessero accorgere.

 

(I don’t Want Miss a Thing – Aerosmith)

Per un intero giorno corsero per la terra del Fuoco, cercando ogni possibile traccia che li portasse sulla giusta direzione dato che le coordinate date a Minato era segrete.

Durante la notte si fermarono per poco, la ragazza rimase sveglia a guardare il fuco che crepitava davanti a lei, le ricordava quella notte di tanto tempo fa ma a differenza di allora non c’era quella pioggia e una stanza calda.

Una ragazza si risvegliò e si avvicinò a Kushina che si riscosse spaventata al tocco della giovane.

“Kushina-san dovrebbe riposarsi, non può arrivare in questo stato da Minato-niisan” disse.

La ragazza e fece spazio alla kohai (compagno più giovane - nda)  che la guardò per un attimo.

“Come sta tua sorella?” le chiese

“Bene, è in missione da qualche parte, ma continua a gridare a quattro venti che presto tornerà e si si sposerà”

Kushina fu trionfante del profondo ‘Così quella smorfiosa smetterà di correre dietro a Minato’ pensò;  ma si trattenne dal dirlo.

E con chi?’” chiese

“Con un certo Haruno, l’ho visto qualche volta ma non ci ho mai parlato. Io sinceramente preferivo Minato-san ha un certo non che di nobile…” disse trasognante.

Kushina la guardò male e la ragazza si mise a ridere.

“Stavo solo scherzando Uzumaki-san” rise cogliendo l’espressione della Sempai “Sappiamo tutti che lui è solo vostro”.

La ragazza si alzò stiracchiandosi e raccomandando a Kushina di riposare torno a dormire.

La giovane rimase ancora per un po’ seduta a guardare il fuoco.

Ricordò di una bella bambina con spendenti occhi verdi e corti capelli rosa saltellare intorno ad un bambino biondo; ricordava la parlantina senza fine e le chiacchiere sotto voce con un'altra bambina bionda.

Le era stata sempre un po’ antipatica, con un atteggiamento troppo grande per la sua età, ma poi le venne in mente un episodio…

In un giorno di pioggia mentre lei si trovava da sola sotto l’acqua non venne Minato a consolarla ma con un fiore in mano, accanto lei vi era una bambina con corti capelli rossa; sorrise a quel ricordo e decise di riposarsi.

Il giorno seguente li avrebbero raggiunti.

 

“State attenti” gridò Minato.

Un kunai infuocato arrivò sibilando a pochi centimetri dal viso di uno ninja della foglia;

Minato si arrabbiò, ed esasperato tirò fuori i suoi kunai speciali e li allungò velocemente ai suoi sottoposti.

Alzò la mano e ad un cenno della stessa i ninja lanciarono dall’altra parte della collina le armi, sentirono delle grida che risuonarono forti nella testa di Minato; la compagnia procedette lentamente sulle pendici del colle.

Il ragazzo fu colpito da un brutto presentimento che si realizzo poco dopo.

Appena giunsero sulla sommità dell’altura furono circondati alle spalle e altri shinobi comparvero dagli alberi davanti.

A quanto pareva i suoi kunai avevano eliminato solo degli shinobi con i ruolo di avanscoperta; ma Minato non si diede per vinto e altri membri della sua compagnia comparvero alle spalle degli aggressori e in pochi minuti avevano confitto anche loro.

Il ragazzo si sentiva abbastanza sicuro e partì all’attacco con gli uomini al completo, nonostante gli sforzi i nemici non sembravano diminuire ma qualcuno si aggiunse alla battaglia.

Una figura nera atterrò proprio davanti al ragazzo e parò il colpo che stava per arrivare, Minato la sentì gridare qualcosa e una sfera luminosa comparve nella mano e venne scagliata contro i ninja nemici che stramazzarono a terra.

Il ragazzo prese la mano della figura e la tirò indietro; creò anch’gli il rasengan che colpì l’altra schiera di nemici con una potenza inaudita, scaraventandoli a  metri di distanza.

Kushina si tolse la maschera e guardò stupida il risultato del justu., ma Minato le prese il braccio e la tirò a se con un espressione tutt’altro che felice.

Il gruppo avanzò e si rifugiò nella foresta a sole poche miglia da dove si trovava il loro obbiettivo.

Minato,una volta assicuratosi che tutti stessere bene, si avvicinò minaccioso alla ragazza.

Cosa diavolo ci fai qui?” chiese con un piglio autoritario.

La ragazza non sapeva come  rispondere e assunse un tono ironico “Ti salvo la vita” disse guardando il petto del ragazzo alla ricerca di ferite visibili.

“Come ci avete trovati?” chiese lui sempre più arrabbiato mentre contrastava le mani di lei che lo stavano spogliando.

“Con chi credi di parlare….non sono l’ultima arrivata” gli ripose altezzosa costringendolo a sedersi e a togliere le protezioni.

“Nessuno doveva venire, la missione è segreta” continuò lui.

“Smettila” sibilò lei “Credevi che potessi rimanere a casa aspettando di vederti arrivare a pezzi per una missione” sbottò..

“Forse avresti dovuto, avrai sicuramente fatto di testa tua, nessuno vi avrebbe mandati. Solo te con la tua testa dura. Hai messo da sola in piedi tutto questo” le gridò lui alzandosi.

“Bene, scusami per essermi preoccupata per te. Domani c’è n’andremo” gli urlò di rimando allontanandosi.

Minato la guardò sedersi insieme agli altri ANBU, ma quando chiamò tutti per prepararsi all’azione del giorno seguente lei si era già allontanata.

Kushina sedeva accanto al fuoco, lontana dagli altri, sentiva ciò che il ragazzo ordinava ma non prese parte alla riunione.

Non sapeva più cosa doveva fare, se fosse rimasta al villaggio con la coscienza che lui era lontano e ferito sarebbe impazzita ma anche adesso che lo aveva vicino la sua inquietudine non diminuiva.

Seguì i movimenti delle fiamme finché il buio non giunse un'altra volta, da quel pomeriggio le sembrava che le membra si fossero fatte più pesanti era da un po’ che non riusciva a distinguere distintamente i suoni e ciò che le accadeva intorno.

Sentì qualcuno avvicinarsi ma non lo riconobbe.

“Kushina?” la chiamò il ragazzo

“Ehi?”  la richiamò

Il ragazzo si accorse che qualcosa non andava, le toccò la fronte e la trovò caldissima.

Maledizione imprecò.

Le tolse la parte superiore della divisa e la appoggiò a terra; chiamò i ninja medico che arrivarono subito e al portarono nella tenda più vicina.

Minato camminava avanti e indietro davanti alla tenda finché una dei medici non uscì e lui si avvicinò in attesa.

“Nulla di grave se tutto va bene domani dovrebbe stare bene. Ma forse doveste parlare un po’…”

disse imbarazzata la ragazza.

Il giovane entrò silenziosamente e si sedette accanto, spostò la frangia dal viso umido di lei.

La ragazza aprì gli occhi e lo guardò imbronciata.

“Dai non fare così” scherzò lui accarezzandola.

“Kushina…c’è qualcosa che mi devi dire?” chiese

Gli occhi della giovane si riempirono di terrore e lei per non mostrarlo si girò dall’altra parte.

“Ti prego dimmi cosa non va?”

Quando non sentì nessuna risposta si spostò, e si sdraiò accanto a lei guardandola negli occhi; i suoi si riempirono di lacrime.

Kushina lo abbracciò piangendo.“Non importa se non vuoi dirmelo quando sarai pronta lo farai” disse lui come quella volta tanti anni prima.

La giovane smise di piangere e si accoccolò tra le sue braccia addormentandosi, fu la prima volta che dormirono in tre, anche se a quel tempo non ne erano consapevoli.

 

(HeroEnrique Iglesias)

La giornata iniziò fin troppo presto, appena il sole illuminò la foresta l’intero gruppo si era alzato; tutto era stato disposto per l’ultimo attaccò; Kushina si alzò intontita e le venne ordinato senza possibilità di controbattere di stare in fondo.

Partirono appena possibile, e si fermarono vicino piedi di una montagna; tra le rocce si trovava una piccola fortezza in cui erano si trovavano piani d’invasione e  informazioni decisive sugli spostamenti nemici.

Minato fece un segno e il suo gruppo partì in avanscoperta, salirono per lo stretto sentiero nascondendosi appena possibile tra le rocce.

Videro molti guerrieri che montavano la guardia in cima alla fortezza; il ragazzo fece segno al secondo gruppo di salire, tutto filò liscio.

Minato, grazie allo Shunshin Justu arrivò alle spalle di tutti i soldati che caddero silenziosamente uno dopo l’altro senza che nessuno si accorgesse.

I ninja della foglia entrarono all’interno della fortezza e senza che nessuno dei suoi abitanti si accorse di nulla presero possesso.

Kushina seguiva i movimenti tentando di restare il più lucida possibile, ma questo le costava molta fatica.

La missione era quasi finita dovevano solo tornare indietro prima che l’esercito nemico facesse ritorno.

Ma la ragazza mentre correva tra i corridoi si accorse di alcuni movimenti proveniente dal basso; fermò gli ANBU e si diresse da dove proveniva il rumore, nello stesso momento tutti sentirono i guerrieri tornare; Minato che si trovava all’entrata ingaggiò una furiosa battaglia per non farli entrare nella torre.

Kushina e i suoi si rifugiarono all’interno di una porta, che conduceva nei sotterranei  attraverso una lunga scala; seguirono i gradini finche non si trovarono in corridoio stretto pieno di celle.

La ragazze corse per il corridoio rimanendo inorridita da ciò che trovò all’interno delle prigioni.

Uomini magri e consumati che non avevano nessuna espressione negli occhi; non un di loro alzò lo sguardo per guardare la ragazza che camminava sconcertata.

I suoi uomini aprirono le celle e convinsero in qualche modo i prigionieri ad uscire e salire lungo le scale, ma fu troppo tardi.

L’odore di corpi bruciati invase tutte le segrete e tra i prigionieri che avevano acquistato un barlume di speranza si scatenò il panico.

Kushina ritornò la punto di partenza e guardò i muri del sotterraneo, sapeva ciò doveva fare ma aveva paura di fare un disastro non sapendo quale parete rompere.

Alla fine lasciò decidere al caso.

Attivò il rasengan e con un colpo solo distrusse la parete davanti a lei, il muro franò e si aprì un varco in un'altra segreta che portava direttamente ad un’uscita.

Le fiamme arrivarono presto a coprire tutto il perimetro del corridoio che stavano percorrendo, la ragazza si fermò per far uscire tutti…le fiamme erano sempre di più alte ed erano arrivate all’uscita.

Quando l’ultimo prigioniero fu passato un ANBU le fece segno di passare ma lei lo costrinse ad andare per primo.

Kushina si girò verso le fiamme attivando il rasengan che avrebbe potuto spegnerle, una lingua di fuoco la sfiorò e gridò  di dolore.

L’uscita franò davanti alla ragazza proprio mentre lei cadeva a terra, la temperatura si alzò notevolmente sentì il fuoco crepitare come mai prima….ma no, c’era stata un’altra volta che aveva provato quella sensazione.

Quando il suo villaggio era stato attaccato, aveva ceduto e si era ritrovata a terra aspettando la morte…inerme.

Forse quella era la fine che si addiceva aspettare calmi e senza rancore la morte che avanzava danzante come le fiamme.

La vista si sfuocò e non vide più niente.

Ebbe tempo per un ultimo pensiero, lo rivolse al suo bambino che non era ancora nato e che ora moriva per la sua inadeguatezza….chissà se Minato l’avrebbe mai perdonata…

 

 

Siamo arrivati alla fine del nono capitolo!!!

Avete visto la fine della nostra bella Kushina…chissà cosa farà Minato….

Vi aspetto al prossimo capitolo, spero con la suspense giusta!

 

 

 

 

 

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Capitolo 10
*** Names and Dreams ***


CHAPTER 10

CHAPTER 10 – Names and Dreams

 

(Find Yourself – from Cars Soundtrack)

Due forti braccia raccolsero il corpo magro e sfinito di una ragazza dai capelli color delle fiamme che li circondavano.

Il giovane prese a correre per la via attraverso cui si era fatto strada….Kushina aprì gli occhi e vide il volto dell’amato.

“Minato il bambino…io “ cercò di parlare la ragazza.

“Non ti preoccupare, presto ti starete entrambi meglio…”le sussurrò lui.

La giovane non comprese appieno le sue parole ma sorrise e chiuse gli occhi.

 

“Non dirle niente quando si sveglierà” disse una voce da molto lontano.

“Lo so è la centesima volta che mo lo dici, Tsunade-baba” rispose alterata un'altra voce.

Kushina senti una calda mano sfiorarle il viso e un piccolo sorriso le increspò le labbra.

“Credo che sia ora” disse una delle due voci.

Sentì qualcuno avvicinarsi e chiamarla; la ragazza aprì gli occhi.

“Ben svegliata” la salutò Minato.

La giovane ci mise un po’ a capire cosa stava succedendo e alla fine si ricordò delle parole che aveva bisbigliato al ragazzo, prima di svenire completamente.

Arrossì improvvisamente e si girò dall’altra parte coprendosi con le coperte.

Cosa c’è?” le disse quando fu rimasto da solo con lei nella stanza.

“Niente” farfugliò.

Minato si sedete sul letto e spostò il lenzuolo, Kushina arrossì ancora di più.

“Ti ricordi qualcosa ….emh” disse confusamente.

Il ragazzo fece finta di non capire, e questo alimentò le speranze della giovane che avesse preso le sue parole solo per un delirio momentaneo.

“Ah” le speranze di lei caddero “Una donna delirante mi ha detto una cosa…del tipo che”

Piantala” gli gridò lei imbarazzata e piena di energia, tirandogli un cuscino.

Minato si spostò ridendo.

Quindi questa è una dei fantomatici cambi d’umore della donna incinta” scherzò lui nascondendosi dietro alla porta.

Le parole dell’amato la riportarono alla realtà, guardò verso il basso improvvisamente spenta.

Minato emerse da dietro la porta e si sedette accanto a lei.

“Io..se tu non lo…” bisbigliò ma fu fermata da lui che le appoggiò un dito sulle labbra.

“E’ una decisione che dobbiamo prendere insieme “ sorrise lui.

“Come fai a stare li e sorridere” disse lei arrabbiata.

Minato la guardò stupido “Perché? E’ la cosa più bella che ci sia capitata” le rispose.

Quelle parole la lasciarono a bocca aperta e lo guardò senza capire poi abbassò lo sguardo e scoppiò a piangere

“Ci risiamo” sbuffò divertito lui, abbracciandola.

Tsunade fece capolino dalla porta e li vide; quando il ragazzo si accorse della sua presenza le fece un gran sorriso e la donna li lasciò soli compiaciuta.

 

“Lasciami Minato” gridò la ragazza.

“Non fare casino o sveglierai tutti…la zittì.

 “Attento, attentoooo” gli gridò di nuovo.

Il ragazzo si era ostinato a portarla su per le scale della casa nuova e ora si stava avvicinando sbandando pericolosamente verso il letto con in braccio Kushina che strillava.

Alla fine caddero entrambi sul letto.

“Ti ho fatto male” disse lui precipitoso a pochi centimetri dal viso di lei.

La ragazza sorrise e si sdraiò sul letto appoggiando al testa sul cuscino.

Minato guardò nella libreria poco distante e dopo aver preso un libro si stese al suo fianco.

“Non dormire dobbiamo lavorare”disse lui.

 “Sono stanca è notte, ed è tutto il giorno che sono in giro”

Poi lo guardò un attimo e si rigirò sbuffando comprendendo le intenzioni del ragazzo.

“Ancora con quella storia ….non ne posso più” disse esasperata.

“Fra un po’ nascerà e noi non abbiamo neanche un’idea sul nome….

Kushina si girò verso di lui.

“Minato” il ragazzo la guardò “ Sono al terzo mese!” disse tra il serio e il divertito.

“Guarda che il tempo passa” ribatté lui. “Senti questo, Kohaku...”

Kushina non rispose.

Cosa c’è?“ chiese lui.

La ragazza sospirò “Era il nome di mio padre”

“Non me ne avevi mai parlato…”

“Neanche tu!” gli rispose.

Il ragazzo sembrò non campire.

“Dei tuoi genitori?No?”

Kushina sapeva di aver toccato un argomento difficile per Minato.

Cosa c’è da dire” fece finta di pensare “ Se ne sono andati quando avevo dieci anni e….non li ho mai più rivisti” concluse con un sorriso tra l’ironico e il triste.

La ragazza si sentì un po’ colpevole e lui sembrò capire ciò che lei provava e la rassicurò.

“Con lui voglio solo fare ciò che i miei non hanno fatto con me?

“Per es. darti un nome decente...” scherzò lei.

Minato rise.

Haru?” propose.

La ragazza lo guardò male.

“E’ da femmina ed è orribile” esclamò

Bhè anche il tuo è orribile” le rispose.

Kushina gli tirò il libro in testa.

“Dai chiedo perdono” li disse mimando una preghiera.

 La ragazza sbuffò e prese il libro, e con gli occhi chiusi scelse una pagina.

“Questo” disse convinta

Ma se non l’hai neanche visto” s’imbronciò lui.

Kushina non lo ascolto “Attenzione, anche tu” disse picchiettandosi la pancia come per attirare l’attenzione della piccola creatura “Stiamo per scoprire il nome del nostro ospite…”

Passo il libro a Minato “A te l’onore”.

Il ragazzo sbuffò.

“…..Naruto….” lesse il nome con un orribile espressione.”Stai scherzando vero?”

“La sorte ha deciso…” gli rispose noncurante.

Prese il libro e lo fece cadere dal letto.

E si avvicinò maliziosa a lui.

“Preveduto brutte intenzioni….” sorrise lui, ma poi si ricordo di una cosa.

“Naruto Namikaze?” disse scandendo le lettere.

“Allora basta!” gridò lei.

“Stavo solo pensando…che non ci sta molto bene…” La ragazza ghignò.

 “Non vuoi farti scoprire dall’intero villaggio….  disse malignamente.

 Ma sei impazzita” le rispose

Kushina ghignò ancora appoggiata al petto di lui.

“ Lo so che non vuoi perdere il tuo stuolo di donne...

Il ragazzo non le diede tempo di rispondere, alzò la testa e la baciò.

“L’unica donna che voglio ha lunghi capelli rossi…” le accarezzò i capelli “…la pelle bianca come le neve…” fece cadere la spallina della sua veste, spostando il corpo di lei di lato. Kushina rise e chiuse gli occhi.

“…terribilmente credulona” l ragazzo si era alzato velocemente e correva verso al porta.

Kushina si sedette velocemente sul letto e gli tirò un kushino(questa la dovevo scrivere almeno una volta!), che lo colpi sulla schiena, lo sentì scendere e uscire.

‘Ma dove cavolo era andato a quell’ora di notte

La ragazza appoggiò la testa sul cuscino  guardò nel vuoto per un po’.

Prese alla fine il libro dei nomi e cominciò  a leggere.

 

(Beautiful – James Blunt)

In fondo quel nome strano le piaceva anche se era stato il caso a sceglierlo, in fondo le ricordava un po’ il suo villaggio e il suo stesso nome.

Vicino al suo paese c’erano parecchi fiumi con dei mulinelli “uzumaki” e uno di questi si chiamava “naruto”.

La ragazza scoppiò a ridere, chiamare proprio figlio con il nome di un fiume….chissà cosa ne avrebbe detto Minato quando o avesse scoperto!

Si addormentò e sognò qualcosa di strano…

Una notte di una splendida luna piena…un uomo dai capelli biondi giaceva sul terreno in un pozza di sangue.

Kushina si ritrovò ad essere parte integrante della narrazione.

Corse verso la figura e la veste bianca che indossava s’imbratto di sangue che lei la guardò con orrore, ma questo crebbe a dismisura quando arrivò dal corpo disteso e lo trovò freddo al tatto.

Spostò i capelli chiari dalla fronte e riconobbe il volto pallido e senza vita, gridò disperata scuotendo il ragazzo.

Non vi era più traccia di vita…un pianto.

Senti un pianto di un bambino risuonare forte nella sua testa; voltò il viso rigato dalle lacrime in cerca della fonte del suono.

Si alzò intravedendo qualcosa dall’altra parte della pianura nascosta dagli alberi alla sua vista, spostò le foglie che fitte le sbarravano la via e rimase attonita davanti alla scena che si presentò davanti a lei.

Un bambino su due anni, con folti capelli biondi e gli occhi azzurri stava eretto davanti ad un’enorme volpe…Kushina gridò più volte al bambino di spostarsi, ma lui senza ascoltarla stava li davanti.

La volpe alzò il muso mostrando i denti e ringhiando, il suono rombò per tutta la pianura; fortissimo nelle orecchie della ragazza.

Il demone abbassò velocemente il muso come  per attaccare il bambino, ma pochi centimetri prima che ella toccasse il piccolo egli alzò la mano, la volpe rallentò improvvisamente la sua corsa, il piccino appoggio la tenera mano sulla fronte del demone mentre ella chiudeva li occhi.

Un improvviso silenzio li circondò, la ragazza si avvicinò al bambino che rimase tranquillo nella stessa posizione accarezzando il muso del Kyuubi.

Kushina abbracciò il bimbo assaporando lo stesso profumo del piccolo, dolce come quello di Minato.

Poco dopo il piccolo le fece cenno di appoggiare anche la sua mano vicino alla propria.

La giovane lo guardò e titubante sfiorò il soffice pelo del demone, ma dopo il suo tocco la volpe sparì e sotto forma di piccolo sfere luminose attorniò il bambino per poi scomparire dentro il corpo di lui.

Kushina si chinò verso il bambino e gli sussurrò all’orecchio”Naruto” il bambino rise e le prese per mano e la guidò nel percorso da cui era venuta, ma lei si fermò non voleva ritornare, non voleva vederlo di nuovo.

Il bambino la guardò sorrise, la tirò finché non ritornarono al punto di partenza.

Non c’era nessun sdraiato sull’erba.

Il bambino si fermò e lasciò che lei si avvicinasse nel luogo dove prima giaceva Minato, ma non vi era niente e alla fine Kushina si volse di nuovo verso il piccolo.

Alzò la mano e la salutò….tutto diventò sfuocato e lei si svegliò di soprasalto.

Accanto a lei dormiva beatamente Minato; come per assicurarsi che fosse davvero lui gli strinse la mano.

Il ragazzo aprì leggermente gli occhi e la tirò a se, le sue braccia la circondarono, e si riaddormentò; Kushina sentiva i battiti del cuore del giovane e si addormentò tranquillizzata dal respiro regolare dell’amato.

 

Anche il decimo è andato.

Come passa il tempo….la patente è andata, le verifiche sono iniziate e io mi trascino nelle lunghe giornate!

Spero che abbiate ascoltato le musiche (se non le prendete perché mi costano il doppio di fatica! Lo so, lo so, mi direte quale matta idea mi sia venuta per metterle, la risposta e semplice perché nello scrivere ho per caso ascoltato i medesimi brani e vorrei che provaste le stesse emozioni che ho provato io!).

Allora vi saluto, vado a nanna ma voi restate svegli e commentate se no non metto gli altri capitoli che sono già qui tutti pronti…ha ha ha

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 11
*** Qualcosa da Proteggere ***


Finalmente al capitolo 11, non ci posso credere

Finalmente al capitolo 11, non ci posso credere!!!!

Ultimamente ho riscontrato un calo dei commenti quindi forza ragazzi anche se la scuola vi ha quasi ucciso rimanete con me….le vacanze sono vicine!!!!!

P.S. e se proprio non c’è la fate ogni tanto, mentre la prof. spiega latino, disconnettetevi mentalmente per un attimo!!!!

 

CHAPTER – 11 – Qualcosa da Proteggere

 

(Reflection – Cristina Aguilera from Mulan Soundtrack)

Il sogno che Kushina aveva fatto cominciò a tormentarla ogni notte.

Spesso tremava nel sonno e veniva svegliata da Minato; il ragazzo preoccupato di ciò che le stava accadendo le chiese più volte di andare da Tsunade ma lei continuava a dire che stava bene; era talmente ostinata che se non fosse intervenuto l’Hokage stesso non avrebbe mai lasciato la squadra speciale durante quei mesi.

Passarono giorni e poi mesi e nella casa dei ragazzi crebbe la tensione per il nuovo arrivo; ma poco prima che Kushina arrivasse al nono mese Minato fu richiamato dall’Hokage e i due capirono che un'altra notizia sarebbe presto arrivata.

 

Minato arrivò vicino all’ufficio del capovillaggio, la porta era chiusa e rimase per un po’ di tempo con la mano sulla maniglia…

“Entra, forza” disse Sarutobi in tono pacato dopo un po’.

Minato fece un salto ed entrò teso.

“Non guardarmi in quel modo. Dimmi, hai imparato qualcosa?” l’uomo lo guardò impassibile.

“Le chiedo scusa Hokage-sama, per tutto quello che è successo”

“Scommetto che non gli hai detto niente” disse l’Hokage

“Come avrei potuto. Stranamente non si è accorta è da un po’ che non sta bene”

Il vecchio fece segno a Minato di sedersi.

“Spero che tu abbia capito perché ho fatto ciò che ho fatto?”

Minato non rispose l’Hokage continuò “Ti ho sospeso, ancora, dopo la missione con Kushina perché voglio che tu diventi migliore di me…”

Il ragazzo lo guardò. Ala ritorno della missione in cui Kushina era stata intrappolata nell’incendio, lui era stato sospeso da ogni mansione perché a causa del suo gesto essa era fallita.

“Sensei Sarutobi, riconosco le mie colpe ma rifarei tutto ciò che ho fatto. Non avrei mai potuto lasciarla morire per la missione. disse tutto d’un fiato.

“Silenziò!” intimò il vecchio.

“L’amore per quella ragazza ti ha cambiato molto. Un tempo non avresti risposto così…”

Il tono dell’uomo era di nuovo tranquillo. Minato guardò verso il basso.

Nonostante tutto ciò…” sospirò il vecchio togliendosi il capello e appoggiandolo sul tavolo.

“Voglio che sia tu il mio successore”.

Il ragazzo lo guardò sbalordito.

“Sei il miglior shinobi che io abbia mai visto e inoltre hai superato sia me che il tuo maestro e i ‘vecchi sannin’ ” rise scandendo l’ultima parola.

“Non c’è più motivo che la carica sia mia, ma…rimane da sapere se questo e ciò che vuoi?”

L’Hokage aveva centrato in pieno il punto. Vivere con la ragazza l’aveva cambiato non desiderava più la gloria e l’onore in battaglia voleva solo stare con lei e con il bambino che presto sarebbe nato…il vecchio aveva ragione era cambiato e non se n’era nemmeno accorto.

Il tempo era passato e quella ragazza più d’ogni altra cosa era importante per lui…

“Sensei qual’è la cosa più importante per voi?” disse ponderando bene le parole.

L’uomo sospirò e alzandosi si avvicinò alla finestra.

“La cosa più…importante per me?” si voltò verso il giovane e gli fece cenno d’avvicinarsi.

 “Guarda quella casa mi è sempre piaciuta con quel tetto rosso, avrei voluto abitarci con la mia famiglia…quell’albero è li da quando ero bambino eppure continua a crescere…ogni anno le foglie seccano e poi cadono” guardò Minato “Ma ogni primavera si colora di verde e la vita torna il lui. E’ così da sempre”

“Io amo questo villaggio più di me. E tutte le cose che vi sono all’interno. Perché?”

“Protegge tutto ciò che amo, la mia famiglia, i miei affetti e tutte le persone che vivono qui”

Il vecchio guardò ancora verso Minato e il ragazzo accennò ad andarsene.

“Rifletti bene su quello che vuoi veramente…ma ricordati una cosa, se ciò che più ami sono quella ragazza e il bimbo che deve nascere ricordati che senza questo villaggio loro non saranno sicuri. Difendi Konoha e proteggerai loro. Se accetti la mia proposta presentata domani al tempio altrimenti dovrò sceglier tra il tuo Maestro e la bella Tsunade….chissà che battaglia!!!” sorrise lui.

Il ragazzo guardò ancora una volta l’Hokage che ora gli dava le spalle e uscì.

 

(Go Home – Michael Bublè)

Tornò a casa e senza far rumore aprì la porta della stanza di Kushina.

La ragazza stava in piedi rigida, in mezzo alla stanza e quando lo vide entrare lo guardò di malo modo.

 “Dove sei finito?” gli gridò “Sono ore che ti cerco”.

“Nella stanza da letto?” azzardò lui.

La ragazza gli tirò il libro appagato sul copriletto.

“Spiegami perché questa continua paura che io sparisca” disse sedendosi.

“Lo sai che per il mio lavoro potrei partire in ogni momento”

Ma se sono mesi che non vai in missione” ribatte lei.

Minato rimase sorpreso.

“Credi che sia stupida?” disse mettendosi le mani sui fianchi.

“Ho solo fatto finta di non vedere” disse e poi si addolcì Non volevo che l’incantesimo si spezzasse, era troppo bello averti qui”

Il ragazzo sorrise e si avvicinò a lei abbracciandola.

 “Devo dirti una cosa” disse lui dopo un lungo momento.

“Domani mattina mi devo presentare al tempio…”

Perché? Ora se tu ad non essere chiaro” si riprese Kushina.

Il ragazzo si sdraiò sul letto mentre lei lo guardava in piedi, la veste bianca e donava molto, scendeva delicata sul suo corpo che (a parte il ventre) era rimasto magro e chiaro come sempre.

“Domani ci sarà l’investitura del nuovo Hokage” disse infine.

Kushina lo guardò per un attimo.

Ma?” disse lei.

Come sempre la ragazza aveva trovato con estrema facilità il tasto dolente.

“Non ne sono più sicuro”

La ragazza alzò un sopracciglio.

Se è ciò che vuoi” disse lei noncurante.

Minato la guardò sorpreso che lei non volesse discutere.

“Sbaglio o negli ultimi tempi sei diventata piuttosto sbrigativa”

“Con dieci chili in più devi per forza farlo. Non avrei mai pensato che fosse così difficile portare in grembo questa cosina” sorrise lei.

“Ad ogni modo, per domani, fai quello che ti senti.  la discussione finì con un sorriso complice tra i due.

Quella sera Kushina si addormentò subito e Minato rimase sdraiato a guardare il soffitto ascoltando il respiro ritmico della giovane, alla fine decise di uscire dalla casa  notte fonda tentando di fare più silenzio possibile per non svegliare la ragazza.

Sentì la brezza gelida sulla pelle, tanto tagliente che aveva perso sensibilità sul viso; cominciò a ponderare l’idea di prendersi un mantello: bianco e rosso.

Rise pensando di dover rinunciare alla sua divisa da jonin.

Salì sulla collina degli Hokage e guardò la luna che alta nel cielo illuminava i tetti delle case dove individuò il tetto rosso nominato dall’Hokage e l’enorme quercia al suo fianco.

 

 (Goodbye My Lover – James Blunt)

Non ricordava per quanto tempo era rimasto su quella collina, ma poco prima che il sole sorgesse vide una figura nera che lo guardava dagli alberi del sentiero.

Quando l’ombra si accorse di essere stata avvistata uscì dal sentiero; indossava un lungo mantello nero con il viso coperto.

Si avvicinò a Minato che rimase impassibile anche quando la figura gli diede un bacio sulla guancia.

“Questo me lo dovevi” disse ridendo al voce di una ragazza.

Minato alzò un sopracciglio gli sembrava di aver già sentito quella voce, fece scendere il cappuccio dalla testa e vide il bianco volto di lei sotto la luce della luna.

“Ikaru?” chiese incerto.

La ragazza gli mollò una pacca sulla spalla.

“Non mi vedi da soli tre anni e non mi riconosci gia più?” disse imbronciata.

Il ragazzo rise e si sedette con lei sul bordo della collina.

“Da quanto sei tornata?” chiese.

“Qualche ora fa, ma poi ti ho visto girare qui e ho pensato di farti un po’ di compagnia” disse diventando rossa.

Minato la guardò.

“Kushina è incinta…” disse a bruciapelo dopo un po’..

La ragazza lo guardò.

“E’ di chi?” chiese con finta noncuranza.

Minato la guardò ancora dritta negli occhi.

“Accidenti ti sei dato da fare” rise lei e Minato diventò rosso.

“Mi piacerebbe vedere quella racchia dai capelli rossi” disse lei ricordando i tempi passati in cui lei cercava in ogni momento di stare con Minato e Kushina li seguiva senza troppo preoccuparsi evidentemente aveva capito come sarebbe andata a finire la cosa…

“Ehi!” protestò lui.

“Stavo scherzando. Lo sai che mi è sempre piaciuta quella matta…” ad un’occhiata del ragazzo si corresse “Bhè più o meno” rise.

Sai nell’ultima missione ho guidato tua sorella…”

“Davvero? Non avrei mai voluto che andasse nella squadra speciale è troppo pericoloso per lei…”

Ma se un tempo tu e Kushina vi litigavate il posto di capo” ribatte lui.

Minato si morse la lingua all’occhiata di lei.

“E’ per quello che me ne sono andata” disse lei guardando lontano.

“Diciamo che ha vinto su tutta la linea…” disse lei sorridendo.

“Allora perché sei qui?” chiese lei.

“Domani devo fare una cosa e non so se mi va di farla…” disse lui spicciolo.

Anche per me è così. Come sei cambiato…ai miei tempi non avresti mai detto così, ti saresti limitato a fare ciò che ti veniva detto. Non so se sei meglio così o com’eri un tempo” sogghignò lei.

“Ti ha cambiato molto…molto di più di quanto abbia fatto io quanto stavamo insieme” alle parole sussurrate della ragazza, Minato fu avvolto da un turbine di ricordi.

Li rivide passeggiare per le strade della città mano nella mano…lei che si fermava come un cucciolo felice ad ogni bancarella e poi in una notte di pioggia tutto era finito…

Ikaru completamente bagnata che lo salutava….in quel momento non aveva capito se le gocce sul suo viso erano di pioggia o lacrime.

Perché te ne sei andata?” chiese lui quando fu libero dai ricordi.

“Bisogna andare avanti. Nel tuo cuore non c’è mai stato posto, anche quando stavi con me. Quando l’ho capito era troppo tardi e ho preferito andarmene…” la ragazza lo guardò.

“Adesso…ti chiedo un’ultima cosa..disse lei sottovoce.

Minato non fece tempo a rispondere.

Ikaru aveva preso il suo viso tra le mani e aveva posato le proprie labbra su quelle del giove.

“Ti amo” disse a voce bassa in modo quasi impercettibile.

Quando il ragazzo si staccò lentamente dalle sue labbra la guardò fisso negli occhi.

Tentò di dire qualcosa ma fu interrotto dalla ragazza che posò il suo dito candido sulle sue labbra.

“Non pensare più a niente di tutto ciò…è stato solo il mio ultimo capriccio…domani mi sposo e tu diventerai Hokage e poi padre…. non c’è nulla di meglio” concluse con un sorriso.

Il ragazzo rimase fermo dove era mentre lei si era alzata e voltandosi aveva incominciato a camminare.

Prima o poi me lo devi far conoscere quell’uomo?” disse Minato.

La ragazza si voltò e sorrise, i lunghi capelli rosa si mossero al vento come foglie danzanti, gli occhi di un verde splendente vennero illuminanti dal sole che sorgeva, riflessero la luce chiara del mattino e regalarono un ultimo intenso sguardo al ragazzo.

Ikaru fuggì nella luce chiara del mattino e Minato restò pensare a ciò che lo attendeva.

Guardò a destra e a sinistra dove vi erano le vie che portavano in paese.

Una lo avrebbe condotto alla propria casa mentre l’altra al tempio del villaggio.

Minato prese una delle vie, ma questo non significava non percorrere anche l’altra…

 

Un giovane s’inginocchiò al cospetto di un vecchio.

L’uomo disse alcune parole che solo a lui e ad i suoi avi erano comprensibili.

 “Da questo momento in poi il nostro destino sarà nelle tue mani ma lascia che ti ricorda una cosa”

L’Hokage, come tradizione, alzò la mano e colpì Minato in viso e un lieve fiotto di sangue usci dalle labbra.

“…questo sarà il sangue che sarà versato ad ogni tuo errore”

Il vecchio prese una lunga spada da un baule sorretto da una donna bionda; il viso di Minato si rifletté nella lama, che scese su una spalla e su un’altra.

“Ripeti il tuo nome” disse duro l’Hokage.

Minato lo fece.

“Da questo momento in poi sarai il Quarto Hokage…” disse sorridendo e aiutando il giovane ad alzarsi “…ma ti sarei grato che mi lasciasti il mio capello, ormai ci sono affezionato” disse ridendo il vecchio e consegnandogli la spada che da quel momento apparteneva a lui.

Minato rise insieme alle persone che erano li e abbracciò inaspettatamente il vecchio Hokage e Jiraya che sembrava piuttosto commosso.

Un pianto segnò la mattina di quel giorno, un pianto venuto da una nuova voce che non era mai stata udita in quel mondo…

Minato baciò Kushina sulla testa e guardò il piccolo che dormiva beatamente tra le braccia della madre; il ragazzo mise un dito tra le sue mani e il bimbo aprendo per un attimo gli occhi, lo strinse forte.

“Ciao Naruto…” disse Minato dolcemente.

Il bambino o guardò, sbadigliò e si addormentò.

I due si guardarono e scoppiarono a ridere.

Quale era la cosa che voleva proteggere di più? La bella donna al suo fianco, quel piccolo che teneva fortemente il suo dito e tutte le foglie di Konoha..

 

 

 

Come vi è sembrato…mi sembra naturale che un uomo cambi quando decide di restare con la propria donna (anche se pochi mettono la testa a posto!).

Spero sia stato il più possibile realistico il modo in cui Minato è dubbioso sul suo incarico…

Nel prossimo capitolo avrete molte sorprese!!!!

P.S. ho visto che questa storia è stata lette più di 500 volte e mi sno sentita molto bene quando l’ho visto…quindi vuol dire che più o meno 500 persone NON HANNO COMMENTATO!!!!!!!!!!!!!!

LE PICCHIOOOO…..( emh!…deliro finito…)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 12
*** Passato e Futuro ***


CHAPTER 12

Siamo finalmente arrivati al cap. 11, il primo capitolo dove vedremo Naruto, Minato e Kushina finalmente insieme.

I protagonisti saranno soprattutto i due maschietti e sulla loro relazione…ma che sto facendo vi sto spifferando la storia….

 

P.S. Grazie ai tutti i commentatori, vi farò un ringraziamento adeguato alla fine della prima parte!

Allora buona lettura!

 

CHAPTER 12 – Passato e Futuro

 

(Dawson’s Creek ThemeDido)

Anche nel villaggio della foglia il tempo passò e il quarto Hokage svolgeva perfettamente, ormai da un anno, il suo lavoro.

Mentre Naruto cresceva e assomigliava sempre di più al padre causando il rammarico di Kushina!

Con i corti e fini capelli dorati e gli occhi di un azzurro intenso era una piccola copia dell’Hokage.

Malgrado la verità sul bambino era conosciuta ormai da tutti, nessuno se ne preoccupava più di tanto dal momento che la guerra era arrivata nell’ultima fase, nonostante  la travagliata situazione delle terre la vita a Konoha rimaneva piuttosto tranquilla…

 

“Naruto non toccare!” disse Minato seduto al tavolo della cucina intento a compilare dei documenti mentre il bambino sembrava avere tutta l’intenzione di tagliarsi con uno dei kunai del padre.

Il ragazzo all’ennesimo tentativo del figlio glielo prese di mano e il bambino lo guardò male ma non così male rispetto allo sguardo che gli rivolse il padre, il bimbo spalancò gli occhi e abbassò lo sguardo scoppiando a piangere.

Il giovane se sentì d’un tratto in colpa e lo prese in braccio.

“Dai ti prego non piangere” gli disse in tono convincente “..o tua madre mi ammazza” disse tentando di cullarlo.

Naruto si appoggiò a petto di Minato e si calmò, ma sfortunatamente le grida avevano richiamato l’attenzione di qualcuno.

Kushina scese le scale, bella come al solito, con uno sguardo truce.

Cosa succede. Non lo avrai fatto piangere di nuovo?” disse arrabbiata.

“Io…” cercò di discolparsi il ragazzo.

Tuttavia Kushina alla vista del bambino che dormiva con il dito in bocca tra le sue braccia sbollì la rabbia avvicinandosi e sorridendo.

Minato se lo coccolò per un po’ era così difficile trovare un momento in cui non stava piangendo o tentava di farsi male con le sue armi!

 “Sono stata richiamata dalla squadra speciale…”

L’Hokage si voltò verso di lei e la sua espressione fu inequivocabile.

“E ilcosino’ a chi lo lasci?” chiese tra il divertito e il preoccupato indicando con un dito il bambino.

“Per una volta…insomma…potresti occuparti di tuo figlio …” disse Kushina sperando che Minato assentisse senza replicare troppo.

Minato la guardò male.

“Insomma non l’ho mica fatto da sola!” si arrabbiò tenendosi i fianchi con le mani, irritata.

Il ragazzo stava per replicare…ma proprio in quel momento Naruto si svegliò e guardò il padre assonnato.

Come poteva resistere ad occhi tanto simili ai suoi.

“Va bene” disse infine guardando il piccolo e parlando come se fosse il bimbo ad aver chiesto  qualcosa.

Ma non so dove metterti” gli disse toccandogli il nasino; Naruto lo guardò interrogativo e inclinando al test di lato.

Kushina si avvicinò a Minato e lo baciò sulla guancia.

“Grazie gli sussurrò “Anche se in ogni caso lo avrei lasciato da te al palazzo dell’Hokage!” disse lei correndo su per le scale.

Minato sbuffò era la persona più importante del villaggio ma evidentemente in quella casa la sua opinione era la meno rilevante.

 

Che carinooooo” gridò Rin.

“Silenzio! Ma insomma l’avrai visto una marea di volte” disse Minato alla ragazzina intimandole di fare silenzio.

“Posso tenerlo. Posso?” Rin lo guardò con occhi supplichevoli approfittava dell’assenza di Kushina che non lo faceva toccare a nessuno.

Naruto guardò il padre e poi tese le braccia verso la ragazzina.

“Traditore!” sospirò Minato.

“Guarda Kakashi non lo trovi carino” disse Rin andando dal ragazzino che la guardava terrorizzato.

“Stammi lontano con quel coso” le intimò lui allontanandosi.

“Fate piano, fate pianoooo” gridò loro Minato.

Rin lo guardò in uno strano modo.

“So come trattarli!” protestò lei.

Minato sbuffò e tornò alle sue carte tenendo sempre un occhio ai due con Naruto.

“Sensei qual’è la nostra missione?” chiese Kakashi.

Il Quarto Hokage sorrise perfido.

“E’ questa!”.

Kakashi guardò Rin e poi il piccolo.

“Stai scherzando spero!” disse incredulo.

“No” e fu l’ultima parola che dedicò loro.

Rin e Kakashi passeggiarono lentamente tra le vie del villaggio e si diressero verso il sentiero che portava sulla collina degli Hokage.

La ragazzina si sedette a giocare con il piccolo mentre Kakashi guardava annoiato il cielo del tardo pomeriggio.

“Non ti sembra un po’ troppo tranquillo oggi?” chiese Rin guardando il piccolo che giocava distrattamente con una palla.

“Spero non stia male o Sensei ti uccide” le rispose.

“Forse gli manca sua madre è via da un po’ di giorni, spero stia bene” si preoccupò Rin.

“Quella ha la pellaccia dura…vedrai che non si è fatta niente ha perfino sconfitto il Sensei una volta…” disse ricordando la furiosa battaglia tra i due.

“Chissà se diventerà forte come lei o come suo padre?” si chiese

Naruto alzò gli occhi verso di lei  e sorrise.

Hey, Sembra che abbia capito ciò che ho detto!” disse entusiasta.

“Ha quasi un anno ma non è certo capace di capirti e parlare…”

Ma…ma…mama” formulò con difficoltà guardando verso il sentiero.

I due ragazzi si avvicinarono al bambino che continuò a ripetere indicando con la piccola mano la strada.

Poco dopo uan donna vestita da ANBU e con lunghi capelli rossi sciolti al vento si diresse verso di loro e li salutò e poi si rivolse al bambino.

Ma…ma” disse il piccolo.

Kushina si tolse la maschera e sorrise nel vedere la sorpresa del figlio nel trovare la madre dietro quella maschera dal muso di volpe.

“Kushina-san e da dieci minuti che vi chiama. Eravate nascosta da un po’?” chiese Kakashi.

“No. Sono appena arrivata e sono salita in tutta fretta” gli rispose la ragazza dubbiosa.

“Magari ha un potere speciale” disse sorridendo e prendendo il figlio in braccio.

Il quartetto lasciò la collina e si diresse verso il palazzo dell’Hokage nella speranza di salvare Minato dalla montagna di documenti da firmare.

Naruto imparò presto a camminare per la gioia di Kushina e un po’ meno per quella di Minato a cui il piccolo era abituato a distruggere e rovinare tutto.

 

 

(Beautiful Lie – 30 Second to Mars))

 

Nonostante la nascita del bambino avesse portato un atmosfera frizzante nella loro casa, gli incubi di Kushina continuavano tormentandola ormai ogni notte.

Era sempre lo stesso sogno della volpe che presto si trovò a diventare realtà.

Il Kyuubi che dieci anni prima aveva terrorizzato le varie nazioni, era ricomparsa sulla scena e da un po’ di tempo seminava distruzione tra i villaggi che incontrava.

A Konoha iniziò il fermento per un possibile attacco del demone.

In una notte d’estate il Kyuubi fu avvistato a poche miglia del villaggio; ogni parte di Konoha fu evacuata e tutti ninja furono schierati nella piana poco distante il villaggio.

Minato era in continua agitazione, non poteva pensare ce tutto ciò che aveva costruito potesse finire bruciato dalle fiamme.

Stava ritto davanti al plotone dei ninja della foglia teso come mai prima; Kushina che era al suo fianco gli strinse la mano e lo la guardò tristemente.

“Devi tornare da Naruto” le disse.

“Non posso…” gli rispose.

Cosa ne sarà di lui se ci perderà entrambi?” continuò.

“Non succederà” disse lei con forza aggrappandosi però all’amato più fermamente…

Il demone si mostrò alla loro vista e anche se era ancora moto lontano da loro videro le nove code roteare impazzite causando folate di vento e smottamenti delle rocce vicino a lei.

Ormai solo una fitta boscaglia li separava…ma la volpe inaspettatamente si fermò.

Minato e ninja guardarono increduli la volpe stare immobile davanti a qualcosa la cui vista era loro celata…il ragazzo alla velocità di un fulmine, scattò in avanti grazie allo Shunshin no Justu e in pochi secondi fu in mezzo alla foresta.

Kushina lo seguì di corsa il più velocemente possibile e quando arrivò poco lontana dalla volpe, dove il ragazzo si era fermano, riconobbe il luogo.

Terrorizzata afferrò la mano di Minato e lo trattenne dall’avanzare.

Perché?” le chiese, teso.

“E’ il mio sogno….è esattamente uguale solo che li” indicò un punto sull’erba che ben ricordava “c’eri tu…morto” concluse tra i singhiozzi.

“Kushina non importa. Non posso stare qui” la ragazza cercò di trattenerlo ma poi si ricordò dell’altro personaggio del sogno e corse nella foresta rimanendo senza parole, come spesso le accadeva, alla scena che le si parò davanti.

Il suo bambino stava davanti al Kyuubi stava abbassando pericolosamente il muso all’altezza del bimbo, la volpe si arrestò poco distante dal viso del piccolo.

Kushina e Minato gridarono alla vista della scena e corsero dal figlio, il demone guardò da vicino il piccolo, sbuffò e dopo averlo guardato altezzosa si allontanò tranquilla.

I due allibiti dall’accaduto si avvicinarono ad abbracciare il bambino, felici che non gli fosse accaduto niente.

Minato prese in braccio Naruto e tornò, senza dire una parola, verso la schiera dei suoi uomini: essi esultarono alla vista dell’Hokage tornare vittorioso senza nessun graffio, ma Minato non disse niente e dopo aver dato tutte le disposizioni tornò al palazzo dell’Hokage.

Naruto rimase per tutto il tempo tra le braccia del padre che lo stringeva forte come se non volesse perderlo.

Nella stanza del capovillaggio lo aspettava il terzo Hokage, Jiraya e Tsunade che appena lo videro entrare sciolsero la loro tensione.

Cosa è successo?” disse Sarutobi appena Minato si sedette

Il ragazzo sospirò e guardò Kushina che teneva Naruto.

“E’ stato Naruto” disse alla fine.

Cosa?” ripeterono all’unisono i tre.

“Naruto ha fermato la volpe” disse falsamente calmo.

I tre si guardarono allibiti.

“Ho sognato tante volte quella scena...” s’introdusse Kushina nel discorso.

Tutti la guardarono

“E’ un incubo che mi perseguita da mesi, ma quello che è successo è leggermente diverso da ciò che ho visto…” disse guardando Minato.

Ma cosa è successo?” chiese dolcemente Sarutobi.

“Naruto e la volpe si guardavano” disse incredulo Minato.

I tre lo guardavano ancora più allibiti.

“Forse il suo chakra è così potente da aver attirato la volpe…” azzardò Jiraya.

Ma è solo un bambino!” esclamò Tsunade.

“Non è detto Minato e Kushina sono molto forti, e forse lui ha ereditato il loro potere” ipotizzò il terzo Hokage avvicinandosi al piccolo che sbadigliava senza ritegno.

La riunione che era iniziata senza risposte finì nello stesso modo mentre il villaggio cadeva nel silenzio della notte.

I tre tornarono finalmente a casa; la mattina seguente Kushina guardò sparire Minato e Naruto nella pioggia, coperti da un lungo mantello nero, ma si sentì sempre agitata nel profondo per ciò che era successo.

 

(For Real – from Saiyuki Soundtrack)

Minato lavorò da solo quella mattina mentre il bimbo giocava tranquillo, il padre ansioso lo teneva d’occhio quasi in ogni momento.

Jiraya entrò nella stanza e si mise a parlare con Minato, Naruto accortosi della distrazione del padre n’approfittò per andare dove c’erano le armi e prenderne una…

I due sentirono un gemito provenire dal bambino.

L’Hokage si alzò spaventato e arrabbiato.

Vide il piccolo piangere ma non lo consolò e gli tirò invece uno schiaffo sul viso.

Il ragazzo si pentì subito del gesto che aveva compiuto, e il bimbo, prima di scoppiare definitivamente a piangere lo guardò con uno sguardo misto di paura.

Minato si sentì in colpa, non aveva mai pensato che suo figlio potesse guardarlo in un modo tanto intimorito e ostile.

Tuttavia la tensione degli ultimi giorni e l’accaduto della sera prima lo avevano provato e spaventato all’idea di perdere lui e Kushina.

Minato s’inginocchio arrivando all’altezza del piccolo e gli prese la mano, tirandolo a sé e abbracciandolo.

“Allora ‘cosino’ mi perdoni?” disse sorridendo.

Naruto dopo la prima incertezza gli cinse il collo con le braccia e si fece prendere in braccio.

Quella notte mentre Kushina dormiva, Minato guardava il bambino dormire, nella sua culla..

Il piccolo illuminato dalla luce della luna dormiva respirando ritmicamente e girandosi ogni tanto;

il turbine dei sentimenti che provava lo aveva portato a stare sveglio a guardarlo dormire.

In quei mesi in cui Naruto era entrato nella sua vita aveva provato un amore molto diverso rispetto a quello per Kushina, ne minore ne superiore ma solo diverso; misto di tenerezza e di voglia di tenerlo per sempre con se.

Ma ora aveva un’incredibile paura che quel bambino potesse lasciarlo, insieme a Kushina.

Alcune volte si svegliava nel cuore della notte cercando il corpo dell’amata al suo fianco terrorizzato all’idea che se potessero essersene andati.

Decise che non avrebbe mai lasciato che il bimbo provasse quel che vuol dire essere da soli e abbandonati; e questo significava che in qualche modo doveva superare la sua paura di essere lasciato da solo.

Si avvicinò al figlio gli accarezzò la guancia liscia e lo coprì un po’.

“Non lasciarmi mai” gli sussurrò;  Naruto si strofinò il viso nel sonno e poi tornò quieto.

 

Come vi è sembrato il cap.?

Un po’ chilometrico, Vero? Diciamo che per finire la prima parte della storia al 15 cap. ho dovuto afre un taglia e incolla per mettere tutto insieme.

Se mi fossi svegliata prima non avrei scritto cap. di due pagine per poi tagliare e incollare questi che sono lunghissimi….

Va bhè…alla prossima e commentate come sempre. Anche un piccolo commentino (proprio mini mini!) va bene, rallegrerete di certo la mia giornata!!

 

 

 

 

 

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Capitolo 13
*** Lontani ***


CHAPTER 14

Ci troviamo al terzultimo capitolo della1 serie della mia storia!

Stiamo arrivando al punto cruciale per questo motivo commentate assiduamente (scusate ma se non vi richiamo al vostro diritto/dovere anche quelle brave anime che commentano non scriverebbero niente!)

Allora si dia l’inizio al terzultimo capitolo…

 

CHAPTER 13 – Lontani

 

(Life is Like a boat - Rie Fu)

Minato sedeva alla sua scrivania nel suo ufficio e guardava Naruto che giocava con le matite, seduto sopra la tavolo

Il ragazzo sospirò.

“Mi dici come hai fatto?” chiese al bimbo ripensando a quella notte.

Naruto lo guardò in modo strano e gattonò avvicinandosi pericolosamente al viso di Minato, il giovane non fece tempo a ritrarsi che il bambino aveva attaccato il coprifronte del padre se n’era appropriato.

“Insomma, possibile che ti piaccia tanto” disse Minato sconsolato.

Il bambino prese a giocare con il coprifronte in modo forsennato: lo tirò, lo batté sul tavolo e alla fine lo morse…

“Naruto, nooo” il ragazzo glielo stappò via.

Il bambino lo guardò male. Minato riconobbe la scena e pensò forse meglio ridarglielo prima d’una crisi isterica del piccolo.

“Spero non farai così anche da grande o diventerai insopportabile” sospirò.

“Vedo che te lo porti sempre dietro” disse un uomo dai lunghi capelli bianchi appena entrato nella stanza.

L’uomo si avvicinò a Naruto e gli scompigliò i capelli biondi.

“Ogni giorno diventa sempre più uguale a te, presto avremo un Minato in miniatura scorazzare per Konoha a infrangere i cuori delle donne” sorrise l’uomo.

Minato diventò rosso.

Cosa c’è Sensei?” chiese il ragazzo guadando i documenti che l’uomo teneva in mano.

“Brutte notizie, la volpe si avvicina di nuovo nel giro di una settimana sarà qui” disse consegnando i fogli.

“Ehi piccolino non è che potresti andare ancora a giocare con la volpe” disse Jiraya al bambino.

“Scordatelo, la volpe avrà qualcun altro con cui giocare questa volta..

“Stai scherzando spero?” chiese l’uomo incredulo. “Ti farà a pezzi, non starà di certo a guardare se sei l’Hokage o meno..”

Minato si alzò e guardò fuori dalla finestra.

“ Ci sarà pure un modo per fermarla…”

“No non c’è” disse Jiraya convinto

“Allora secondo la tua teoria dovremmo prendere tutto e scappare?” chiese Minato duro.

“Si”

Il ragazzo si girò.

“Io non me ne andrò, ci deve essere un modo per eliminarla definitivamente. Come avrebbe fatto il villaggio del vortice…”

Ma certo il villaggio di Kushina” esclamò “L’avevano imprigionata dentro un tempio!”

“Minato la volpe è fuggita”

“Kushina mi ha detto che è stato un incidente…se stiamo attenti”

“Vuoi sigillare la volpe nel villaggio” disse sconvolto  Jiraya.

“Hai altre proposte?” chiese.

L’uomo rimase in silenzio.

“Noi si” dissero altre voci che entrarono nella stanza.

Erano i supremi consiglieri del villaggio della foglia, Koharu-san una vecchia signora dall’aspetto distinto con i capelli raccolti in uno chignon e Homura-san un uomo vecchio con i capelli corti e spessi occhiali neri.

Minato s’irrigidì ogni sua decisione se non era approvata anche da una minima parte dal consiglio, di cui i due erano i rappresentanti, non valeva molto; fece un leggero inchino ai due e rimase a sentire cosa avevano da lamentarsi quel giorno.

“Il consiglio degli anziani abbiamo deciso come risolvere il problema del Kyuubi”

Il ragazzo si sedette e rimase distrattamente ad ascoltare il resto dai due consiglieri.

“Abbiamo deciso di sigillarlo dentro un essere umano” l’attenzione di Minato tornò immediatamente dal suo viaggio.

Cosa state dicendo Koharu-sama?”

“Non stiamo scherzando, giovanotto. Non abbiamo certo tempo per questo” s’intromise Homura.

E voi vorreste uccidere una persona questo modo per salvarci” disse incredulo.

“E’ un sacrificio necessario e poi non è detto che l’ospite muoia” rispose il vecchio.

“Nessuno può contenere il chakra della volpe, siete degli sciocchi a pensare che possa funzionare”

saltò in piedi Minato arrabbiato.

“ Un bambino.” disse semplicemente la donna.

Minato la fissò incredulo.

Cosa state blaterando…” inizio il ragazzo.

“Il chakra di un bambino piccolo è instabile e può contenere quello della volpe ” concluse la donna con noncuranza.

Minato scivolò sulla sedia; ormai le sue proteste non sarebbero servite a niente. Tutto era già stato deciso.

“Entro questa sera ti verrà detto chi sarò l’ospite” completò il discorso la vecchia.

“Siete due pazzi” mormorò Minato conscio che i due l’avrebbero sentito, ma i consiglieri si diressero verso la porta, ma il ragazzo scorse un ultimo sguardo di Kohan verso Naruto che giocava tranquillo ignaro di ciò che il destino aveva in serbo per lui.

“Avranno già deciso sarà?” chiese preoccupato a Jiraya quando la stanza fu libera da presenze gradevoli.

“No” un'altra voce si levò nella stanza “Ma credo che abbiano un’idea” disse Tsunade avanzando preoccupata guardando Naruto.

Tutti guardarono il piccolo e Minato sbiancò.

 “Non oseranno, Minato. Devono scegliere il bambino più piccolo del villaggio ma Naruto è nato circa un anno fa . E poi è tuo figlio.” disse Jiraya.

“Jiraya, Naruto è il più piccolo bambino della foglia, la gente in tempo di guerra non si mette a fare bambini è quasi un anno che non ne nasce nessuno. Lo contraddisse tra l’ironico e il serio.

Inoltre è perfetto, possiede un chakra enorme e ha allontanato la volpe senza muovere un dito”

“Quante possibilità ci sono che vengano scelti altri bambini?” chiese sempre più agitato.

“Ci sono solo altri due bambini di età simile a Naruto, ma uno di loro è del Clan Uchiha e nessun sano di mente oserebbe sigillare la volpe dentro uno dei suoi membri, ne uscirebbe un individuo troppo potente”

“Chi è l’altro?” chiese Jiraya.

“Una bambina dovrebbe essere la figlia di uno straniero e di un ex-membro degli ANBU…Haruno…Haruno…Sakura” lesse il nome su un foglio, Minato abbassò lo sguardo, si sentiva colpevole per quello che aveva appena pensato ma sarebbe stato mille volte più semplice consolare Ikaru sul possibile destino della figlia piuttosto che accettare che scegliessero Naruto come contenitore per quel demone.

“Dubito che sceglieranno lei, è la più grande dei tre e anche se la differenza d’età è solo di qualche mese potrebbe non riuscire a contenere il chakra” concluse la donna.

Jiraya e Tsunade guardarono Minato, il silenzio che si creò nella stanza fu rotto solo dal rumore di Naruto che rigirava tra le mani alcuni oggetti della scrivania.

“Tsunade-san prendi Naruto e portalo da Kushina, dille che se vede qualcuno aggirarsi vicino a casa di lasciare tutto e di sparire…lontano da qui” disse lentamente.

“Minato…” iniziò Jiraya.

“Ti prego. Non puoi dirmi che questa volta devo sottostare alle decisioni del consiglio. Sceglieranno lui” disse.

Sollevò Naruto e lo abbracciò poi lo diede alla donna ignorando le proteste del piccolo che tendeva le braccia verso di lui.

Tsunade sparì com’era venuta riportando il silenzio nella stanza.

Minato crollò sulla sedia.

“Lo troveranno. Sai che lo faranno” disse Jiraya. “Non avresti dovuto farlo. Se troveranno Kushina con il bimbo se la prenderanno con lei” cercò di convincerlo.

“Devo almeno provarci” disse lui con fermezza.

 

(Still Loving YouScorpions)

La giornata passò con innaturale lentezza, ogni minuto sembrava non scorrere mai, come se i granelli di sabbia del tempo avessero deciso di non scendere….

Minato era torturato dai rimorsi e dalla convinzione che avesse fatto la cosa giusta…la sera finalmente giunse e il ragazzo si recò a casa trepidante ma senza però mostrare nessuna emozione esteriormente.

Trovò la porta socchiusa ed entro nella cucina della modesta casa.

Vide oggetti sparsi per terra come se qualcuno avesse preparato in tutta fretta qualcosa da portare via…salì le scale continuando a ripetersi che anche se il suo piano fosse andato male; nessuno avrebbe fatto nel male a Kushina o a Naruto.

Non c’erano tracce di sangue ma la stanza era in disordine come il piano sottostante, la finestra aperta lasciava entrare il vento che faceva svolazzare i fogli di carta disseminanti sul letto…la sua attenzione cade su uno piccolo.

sono arrivati…”  vi era scritto solo questo, Minato si guardò intorno spaventato e sentì una lama affilata premere contro la sua gola.

Tuttavia l’avversario non era all’altezza dell’Hokage e venne immediatamente atterrato; grazie allo Shunshin no Justu in pochi secondi tramortì gli shinobi che erano nella stanza e che riconobbe come i suoi uomini.

Uscì dalla casa e corse per le strade deserte del villaggio, alla ricerca di qualsiasi indizio che potessero portare a Kushina.

Si addentrò nel bosco e dietro di lui sentì altri guerrieri seguirlo, si fermò nella radura dove, tempo prima aveva combattuto con Kushina e fu circondato un'altra volta; tra gli tutti quelli che accorsero riconobbe i due consiglieri, Jiraya e Tsunade.

“Non voglio essere seguito” ordinò autoritario  Minato.

“Questa non è una scorta Hokage-sama” disse Kohan “Dov’è il bambino?” chiese nel modo più gentile possibile.

“Non so di cosa state parlando” disse con noncuranza.

Siete arrivato al punto di mentire al consiglio per un bambino e una straniera” rise la donna.

“Quella donna è la madre di mio figlio” gridò il ragazzo, ma non fece altro che divertire di più la vecchia.

“Non c’è nessuno qui che può competere con me, quindi vorrei essere lasciato solo” disse freddo.

Gli shinobi si guardarono tra di loro, ognuno di loro sapeva benissimo che non avrebbero avuto speranze contro l’Hokage…ma un forte grido si levò non troppo lontano da loro.

Il sangue gelò nelle vene di Minato che riconobbe la voce, poco tempo dopo una ventina di shinobi li raggiunse.

Uno di loro portava tra le braccia un bambino biondo terrorizzato e tremante mentre atri due tra cui la sorella di Ikaru sorreggevano Kushina.

Minato ignorando i ninja che lo controllavano corse verso l’amata.

“Minato-sama, l’hanno avvelenata, ha bisogno di cure” sussurrò la ragazza con corti capelli rosa

Kohan rise ancora.

“A quando pare la corsa è finita” sorrise.

Minato ebbe un forte impulso di aggredirla ma un’occhiata di Jiraya lo fermò.

“Portateli via” ordinò Homura. “Tutti e tre”

 

Gli strilli di Naruto accompagnarono il manipolo d’uomini fino al palazzo dell’Hokage dove Kushina fu portata d’urgenza all’ospedale

Il resto degli uomini accompagnarono l’Hokage e Naruto nel suo ufficio, dove fortunatamente li aspettava il terzo Hokage e gli altri membri del consiglio.

Cosa sta succedendo?” sbraitò l’uomo di cattivo umore rivolto a Kohan e Homura.

“Stiamo mettendo in pratica le decisioni del consiglio” dissero i due seri.

“Il consiglio non ha deciso di tentare di uccidere la madre del bambino e aggredire l’Hokage” disse e restanti membri anziani annuirono.

Kohan e Homura per la prima volta in quella giornata rimasero spiazzati e venerò congedati dagli altri.

“Ti chiediamo scusa, Minato. Non era nostra intenzione” disse Sarutobi.

“Allora cosa era vostra intenzione?” chiese arrabbiato andando a prendere Naruto che singhiozzava.

“Minato” lo fermò l’Hokage.

“Il consiglio ha deciso di utilizzare Naruto come ospite per il Kyuubi” disse lentamente il vecchio.

“Non può dire sul serio” si girò disperato.

Il vecchio Hokage guardò negli occhi azzurri del ragazzo; non trovò conforto negli occhi dell’uomo.

“Non ti preoccupare. Non gli faremo del male vogliamo solo controllare se possa contenere il Kyuubi. Tra poche ore lo rivedrai” disse toccandogli la spalla mentre il giovane  ragazzo guardava il bambino, più disperato di lui,  tra le braccia di uno degli uomini.

“Posso tenerlo…per un po’?” chiese.

Il ragazzo strinse il piccolo fino a quando egli non si fu calmato addormentandosi tra le sue braccia, Sarutobi poco dopo glielo tolse e insieme agli altri membri sparì nei vecchi e scuri corridoi del palazzo.

Rimase da solo nel suo ufficio si sedette alla scrivania e rimase a guardare fisso nel vuoto per tutta la notte.

Kushina si svegliò di soprassalto nella sua stanza d’ospedale e superato un paio di guardie corse verso la stanza dell’Hokage.

Si fermò alla porta e vide Minato debolmente illuminato dalla luce del mattino stramata camminò verso di lui e si sedette sulle sue ginocchia scoppiando in una serie di singhiozzi.

Perché deve essere sempre così?” chiese tra le lacrime.”Perché non possiamo essere felici?”

Minato non rispose; si limitò a stringerla ancora più forte fissando il vuoto davanti a lui.

 

Il sole si levò alto ma Kushina e Minato rimasero fermi abbracciati l’un l’altra come la notte precedente, completamente assenti rispetto a ciò che succedeva fuori da quella stanza.

Ormai a metà mattina tsunade entrò nella stanza e cercò di risvegliare i due, ma nessuno dei ragazzi aveva intenzione di rispondere ai suoi richiami limitandosi a guardarla male.

Dopo un po’ rinunciò pure lei.

“Hanno finito con Naruto, se volete potete vederlo” disse la donna prima di uscire dalla stanza.

Il nome del figlio fece riemergere le coscienze dei ragazzi che uscirono dall’apatia immediatamente e la seguirono lungo i bui corridoi delle segrete.

Arrivarono in una stanza molto particolare, grandissima e illuminata solo dalle luci delle candele, le pareti erano coperte di segni che indicavano vari tipi di mantra e jutsu.

Tsunade aprì una porta e li fece entrare in una stanza separata da un'altra grazie ad un vetro.

Le guardie all’interno guardarono sospettosi l?hokage ma ad uno sguardo inequivocabile di Minato i due uscirono velocemente.

Nel frattempo Kushina si era avvicinata al vetro e fissava passiva dall’altra parte.

Minato guardò al di là del vetro e vide il figlio addormentato su un letto; il bimbo raggomitolato teneva i pugni serrati e il volto era ancora rosso dal pianto della sera precedente.

Kushina cominciò a piangere silenziosamente e il ragazzo l’abbracciò.

“Posso andare da lui?” chiese infine tra i singhiozzi ma Tsunade scosse la testa e la ragazza si arrabbiò, e Minato non la trattenne lasciandola gridare contro al vecchia amica.

Naruto alla voce della madre si svegliò e guardò spaventato verso il vetro da cui non vedeva niente ma era visto, il bimbo sembrò percepiva la presenza di qualcuno e si alzò dal letto e camminando titubante verso il vetro.

“Kushina…” la chiamò Minato perché la giovane stava ancora litigando con la donna.

Kushina si girò verso il vetro e corse dove si stava dirigendo il piccolo.

“Ci può vedere?” chiese

“No” disse Tsunade sfinita.

Nonostante tutto il bimbo appoggiò la piccola mano al vetro guardando in un punto indefinito del vetro sorridendo.

La madre sfiorò dall’altra parte del vetro la mano del figlio e sorrise anche lei tra le lacrime.

 

Allora com’era?

Commentate uomini e donne se no vi vengo a prendere!!!

 

 

 

 

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Capitolo 14
*** La Fine di Tutto ***


CHAPTER 15

Siamo arrivati al penultimo capitolo della prima parte della storia…vi lascio alla lettura, terrò i miei ultimi commenti per il gran finale!!

 

CHAPTER 14 – La Fine di Tutto

 

(Revolve – 30 Second to Mars)

Erano tutti riuniti nella sala del consiglio, pronti a parlare della situazione assurda, tuttavia il silenzio regnava nella stanza.

I consiglieri guardavano nervosi verso l’Hokage che non aveva nessuna voglia di parlare; finché fu Kohan esasperata ad alzarsi e prendere parola.

“Siamo qui riuniti” disse solennemente “… per decidere come sigillare il demone dentro il bambino”; i membri del consiglio guardarono spaventati verso Minato, ma il ragazzo non disse niente.

Il terzo Hokage decise di alzarsi e guidare la situazione.

“L’unica tecnica che possiamo utilizzare è quella già usata dal villaggio della sabbia per sigillare Shukaku. Non resta che decidere chi dovrà attivarla”.

“Mi sembra ovvio” intervenne Minato annoiato.

I consiglieri lo guardarono in modo strano e Kohan si alzò di nuovo guardando l’Hokage malignamente.

“Ovviamente il nostro capovillaggio è troppo giovane per poterla conoscere.” disse la donna con finta gentilezza.

“Se c’è qualcosa che devo sapere parlate chiaro Kohan-san. Mio figlio è chiuso in una stanza e vorrei che questa situazione finisse presto” le rispose stizzito Minato.

“Minato” iniziò il terzo “La tecnica per il sigillò è una sola. E prevede la morte di chi la compie”

concluse l’uomo lentamente.

Il ragazzo ebbe un tuffo al cuore per un attimo, ma poi si riprese.

“Questo non è importante” disse con incredibile freddezza.

Hokage-sama non è costretto a fare uan cosa del genere!” dichiarò uno dei consiglieri.

E chi lo sarebbe? Chi ne sarebbe in grado oltre a me?” disse alzandosi e guardando gli anzianii uno per uno negli occhi, altezzoso.

Gli uomini rimasero in silenzio non sapendo cosa rispondere.

“Stupido” sentì una voce da dietro di lui “…tu non sei sacrificabile” disse Sarutobi, e Minato lo guardò senza capite.

Il vecchio Hokage si alzò e lasciò la stanza mentre il consiglio rimase silenzioso senza comprendere le intenzioni del vecchio.

 

“Com’è andata?” chiese Kushina trepidante.

Non è che ci abbia capito molto” disse lui vago.

“Coma fai a non avere capito, sei L’Hokage!” disse Kushina tra l’arrabbiato e il disperato.

 “Mi hanno spiegato che tipo di tecnica utilizzeranno, e poi il vecchio si è alzato dicendo una frase ad effetto ed è uscito” concluse Minato.

“La tecnica dovrebbe essere il sigillo di confinamento che ha utilizzato il mio villaggio…” Kushina alzò gli occhi, terrorizzata”Minato chi sarà ad attivare la tecnica?” disse aggrappandosi a lui.

“Non io…per il momento” le rispose, la ragazza lo abbracciò forte e ringraziò il cielo per la notizia.

Minato pensò un momento alle parole del vecchio e improvvisamente impallidì.

 

“Sei impazzito!” gridò l’Hokage al suo predecessore.

“Ho già preso la mia decisione”

Ma tuo figlio….cosa ne sarà di lui?”

“E’ grande ormai non ha bisogno di un vecchio cialtrone come me” disse l’uomo aspirando dalla pipa.

“Questo non è più il tuo dovere” disse arrabbiato Minato.

“Preferisci morire e lasciarli entrambi” sigillò il vecchio al più giovane.

 “Questo non è più il tuo dovere” ripeté e l’Hokage sospirò stufo.

“L’Hokage deve essere protetto ad ogni costo” disse solenne.

Minato si arrabbiò e fece volare via i documenti sopra la scrivania momentaneamente usurpata dal vecchio Hokage.

“Non fare finta di preoccuparti per. Io ho vissuto molto allungo non ho rimpianti”

E con Asuma?”

“Se ne farà una ragione. E’ grande, e poi ci sono i suoi amici, e suo fratello”

“Non puoi fare loro questo”

“L’ho gia fatto” disse il vecchio con un sorriso malinconico.

 “Tu pensa a preoccuparti di Naruto e della tua ragazza. Non di un vecchio come me” rise con la sua voce roca e con quelle parole fece cenno a Minato di lasciarlo da solo.

Sarutobi girò la poltrona e guardò fuori dalla finestra, la primavera era alle porte, la sua quercia si stava lentamente ricoprendo di piccole foglie verdi.

Si accese la pipa e depose il copricapo sul tavolo; nuvole di fumo nero si levarono e l’uomo sospirò appoggiandosi allo schienale, godendosi il paesaggio di Konoha.

 

(Deep Forest – from Inuyasha Soundtrack)

Un’ombra era appollaiata sopra un ramo, rivolta verso la piana poco distante dal villaggio, poi saltò giù dall’albero e si diresse lentamente nel punto che aveva osservato.

La luce della luna che era stata oscurata da fitte nubi nere, uscì leggermente allo scoperto e illuminò il volto di un ragazzo con sottili capelli biondi che camminava silenzioso tra corpi martoriati di soldati una volta che le nubi si furono diradate il campo di battaglia s’illuminò e il viso del giovane  si scoprì coperto di sangue e da ferite.

Erano tre giorni che la volpe attaccava villaggio senza ritegno ma più che con l’intenzione di distruggerlo sembrava volesse semplicemente giocare con le vite degli shinobi e ci riusciva perfettamente.

Le fiamme che avevano ucciso molti di queI uomini si erano lentamente spente lasciando la desolazione del buio come compagnia alle anime dei morti….

Minato vide alcuni dei suoi medici cercare qualche sopravvissuto tra i corpi, dato che la battaglia si era conclusa solo poche ore prima e le fiamme avevano ricoperto tutto.

Hokage-sama!” gridò uno degli uomini, disperato.

Minato gli corse incontro.

Quando vide il corpo ansimante che il medico aveva tra le mani un terrore primordiale lo agguanto nella sua morsa ora avrebbe dovuto affrontare tutto da solo, nessuno più lo avrebbe protetto.

 

Il palazzo dell’Hokage era pieno di gente che correva frenetica da ogni parte ma quando Minato entrò, tutti fecero silenzio e lo guardarono avanzare sporco di sangue.

Camminò noncurante verso il suo ufficio e appena entrato ci si richiuse dentro sedendosi con la testa tra le mani.

Per la prima volta dopo anni pianse, un pianto egoista, lo sapeva bene, ma non trattenne le lacrime, non avrebbe mai più potuto avere la possibilità di farlo…

Kushina bussò alla porta e dopo aver manipolato la porta che non si apriva diede un colpo forte alla maniglia che gli restò in mano, concedendole l’entrata.

Vide Minato in quello stato e si avvicinò.

Cosa succede?” chiese.

Il ragazzo la guardò assente ma si riprese subito.

“Domani sarà tutto finito. Non ti preoccupare” gli disse accarezzandogli la guancia con la mano.

“Già domani sarà tutto finito” disse lentamente.

La ragazza colse qualcosa di strano in quelle parole come se significassero qualcosa di diverso da quello che lei aveva inteso.

“Come sta Naruto?” chiese Minato.

Kushina abbassò lo sguardo.

“Non sta bene. Voglio che questo finisca il più presto possibile, ho paura…” cercò di trattenere le lacrime

Minato, avvicinandosi, le prese una mano..

“E’ un bambino forte, vedrei c’è la farà. disse per tranquillizzarla.

“Sono contenta che domani sarà Sarutobi-sensei ad eseguire la tecnica. Sono una persona orribile?” chiese sentendosi in colpa per ciò che provava.

Minato le rispose con un sorriso triste e si limitò ad abbracciarla.

 

(Zombie – The Cramberries)

Una donna bionda sedeva al capezzale di un bambino piccolo che si agitava nel sonno.

“Come sta?” chiese Minato sedendosi accanto alla donna.

Lei sospirò e lo guardò.

“Vuoi che ti dica la verità?” gli chiese guardandolo; il silenzio del ragazzo la costrinse e parlare.

“Credo che domani sarà il giorno peggiore per Kushina”

“Non ti ho chiesto di lei. Voglio sapere come sta Naruto!” disse esasperato.

La donna lo guardò.

“Quello che gli hanno fatto i medici in questi pochi giorni l’ha debilitato profondamente…” la rabbia cominciò a riempire il ragazzo “…sarà un vero miracolo se sopravvivrà quando il demone sarà sigillato dentro di lui. Ma ormai nessuno può fare niente per sottrarlo a questo destino se non venisse sigillato, dopo tutti i justu di confinamento che ha subito, avrebbe la stessa sorte…”

 “Promettimi che farai di tutto per salvarlo!” le strinse forte il braccio.

“Lo prometto…ma non penso che non ci siano molte speranze” disse in un soffio.

Minato crollò lentamente sulla sedia vicino al letto del bambino.

Tutto il suo mondo si stava sgretolando molto velocemente.

Sentiva il respiro faticoso del piccolo il bilico tra la vita e la morte, ed era come se fosse il proprio.

“Non hai detto niente a lei, di…”

“No” le rispose lui deciso.

“Non puoi non dirglielo, sarà lo sbaglio più grande che tu abbia mai fatto!” si scaldò la donna.

Minato non rispose; guardava il bambino cercando di registrare nella sua mente ogni singolo particolare del suo corpo, come per tenersi sempre a mente i suoi tratti.

Si chiese se anche nel posto in cui sarebbe andato avrebbe potuto ricordarsi di lui.

“Ti prego lasciami da solo con lui, almeno per oggi” chiese.

La donna si arrese momentaneamente e si alzò lasciando il ragazzo da solo con il piccolo.

 

Fu una lunga giornata; Kushina e Minato rimasero tutto il giorno con Naruto che si svegliò per poco tempo e guardo i genitori con un sorriso malato sul volto.

La sera arrivò Minato uscì dalla stanza: lasciando madre e figlio da soli, li sentì parlare e rider insieme.

Alla fine Minato entrò e prese il bambino tra le traccia che mugolò qualcosa ma sorrise quando si accorse del padre.

Kushina strinse la mano al piccolo e li guardò camminare insieme nei corridoi bui..

Il ragazzo non pensava a niente finché non arrivò in infermiera entrò e mandò fuori tutti i presenti a parte Tsunade e Jiraya.

Il giovane si avvicinò ad un letto dove un uomo anziano giaceva coperto di ferite, diede Naruto a Tsunade e si sedette accanto al letto.

“Perdonami ragazzo” mormorò l’uomo.

Minato sorrise debolmente.

“Non è colpa sua” disse “Era scritto da qualche parte che dovesse finire così. Promettetemi solo che vi prenderete cura di Naruto e Kushina, Sarutobi-sansei” concluse Minato.

Il terzo Hokage sostenne lo sguardo deciso del giovane Hokage e annuì; il ragazzo fece per alzarsi ma una mano lo fermò.

Jiraya si era avvicinato e lo aveva abbracciato; lo sguardo inespressivo nella forte stretta del Maestro.

Tsunade poi abbracciò anch’essa il ragazzo ponendogli delicatamente il bambino tra le braccia.

“Dillo tu a lei, io non ho il coraggio”le disse debolmente e lei annuì.

Detto questo li saluto tutti con un cenno..

 

Una scorta lo accompagnò fuori dal palazzo ma appena si addentrarono nel bosco, qualcuno si fermò davanti a loro impedendo il passaggio.

“Prendete Naruto e recatevi sul posto” ordinò Minato e quando tutti se ne furono andati guardò la figura che avanzando fu illuminata dalla luna.

“Dimmi che non è vero?” chiese tremante la ragazza.

“Non avevo scelta le rispose. Il terzo Hokage è ferito, non può combattere”

Kushina s’avvicinò al ragazzo come a volerlo trattenere a tutti costi, guardandolo terrorizzata negli occhi.

“Tieni” Minato prese una cosa nella tasca e la mise al centro della mano di lei.

Brillò come la luna che li illuminava, un anello sottile con una fila di tre diamanti luccicava nella sua mano.

“Volevo dartelo quando tutto questo sarebbe finito, ti avrei chiesto di sposarmi ma…”

“Non andare ti prego, troveremo un altro modo non...” un bacio di Minato la fermò.

Calde lacrime scesero lungo le sue guance, strinse forte l’anello, Minato lo accarezzò i capelli e si staccò un attimo dalle sue labbra.

“…addio” sussurrò.

Kushina sentì le parole come provenire da lontano, tutto improvvisamente diventò nero, la ragazza cadde priva di sensi tra le braccia dell’amato che l’aveva resa incosciente.

Minato l’appoggiò per terra e parti di corsa guardando il suo viso candido un’ultima volta.

 

La volpe lo guardava altezzosa negli occhi, ma lui non aveva paura, orami non c’era più bisogno di averla.

“Sei sicuro ragazzo di farcela senza di me?” disse un enorme rospo accanto a Minato.

“Per il momento va bene così, tu tieni Naruto. Proteggilo” disse sicuro di se.

Il ragazzo sparì, e la volpe si guardò attorno stizzita.

Ringhiò così forte, e le montagne tremarono al movimento delle sue code.

Vide il ragazzo correre e tentò di colpirlo ma egli sfuggì ad ogni suo tentativo di rispondere.

La volpe livida di rabbia ruggì ancora e questa volta colpì Minato.

Gli uomini dell’Hokage gridarono atterriti all’idea che il capovillaggio un simile colpo costituisse la sua fine; ma giovane che era stato sbalzato a meri di distanza si alzò con difficoltà e capì che era ora di farla finita, salì sulla testa del rospo.

Diede un ultimo sguardo a Konoha e poi prese una pergamena nera dal giubbotto, concentrò il tutto il chakra di cui disponeva dentro di essa.

 

La volpe cominciò ad agitarsi e ruggì più volte aspettando che l’umano che aveva osato attaccarla tentasse di nuovo, ma non avvenne niente, Minato rimase fermo con la pergamena tra le mani…

 Il Kyuubi si spazientì e partì di corsa verso Minato.

La pergamena si dissolse e un’enorme quantità di chakra si concentrò nelle mani del ragazzo sotto forma di energia nera.

Il demone si trovava a poca distanza, nel momento in cui la volpe sarebbe arrivata alla più breve distanza possibile il ragazzo avrebbe attivato il vortice di energia.

Un luce fortissima si sprigionò, il chakra nero iniziò a ruotare velocemente e come un turbine incominciò a risucchiare la volpe al suo interno.

Si disse che i ruggiti del demone durante quella notte, avesse scosso tutta la terra del fuoco…il Kyuubi fu completamente assorbito dalla sfera; le forze cominciarono ad abbandonare Minato che ormai non distingueva più bene ciò che stava succedendo ma ormai gli mancava un ultima cosa da fare…

Si avvicinò lentamente a Naruto che piangeva disperato.

Il vortice  che aveva sigillato la volpe era tornato piccolo e nella mano di Minato; egli appoggiò la propria mano sul ventre del piccolo e l’energia cominciò a fluire nel corpo del bambino..

L’espressione di Naruto non tradiva cosa provava…

In quei lunghi minuti, Minato si maledisse mille volte per quello che stava facendo, ma ormai era troppo tardi per tornare indietro.

Il chakra nero della sfera cominciò a diminuire insieme alla linfa vitale del ragazzo… cadde in ginocchio vicino al figlio.

Vide il piccolo chiudere gli occhi e tremò all’idea che fosse successo qualcosa di irreparabile, ma il bimbo li riaprì subito dopo…

Occhi rossi con pupille sottilissime mentre sottili segni comparvero sulle guance del piccolo; un aura di energia rossa si liberò dal piccolo e avvolse il padre restituendogli la forza di continuare…

Il sigillo di un vortice comparve sul ventre di Naruto…Minato si accasciò accanto al bambino senza quasi più respiro.

Aprì gli occhi debolmente e guardò il bimbo i cui occhi erano ritornati del normale azzurro, gli strinse forte la mano e tutto diventò buio…

Una bambina con i capelli rossi accasciata nel bosco…una giovane donna che gli sorrideva…la madre del suo bambino che stringeva il suo piccolo tra le braccia.

Loro tre insieme…per sempre…

Il nero occupò il posto delle immagini e non sentì ne vide più nulla…

 

Tristissimo penultimo capitolo…

Chissà cosa succederà nell’ultimo?!

Coraggio un ultimo piccolo sforzo per finire la prima parte della storia per poi ripartire carichi con la seconda!!!!!

 

 

 

 

 

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Capitolo 15
*** I Due Cuori ***


CHAPTER 16

Eccomi qui, il capitolo è stato scritto e la prima parte della serie è finita. Cha dire?

Sono ormai due mesi che scrivo e non mi sono ancora stancata.

Non posso credere di essere arrivata a 15 capitolo, dire la verità due mesi fa escludevo a priori la possibilità di arrivare al secondo capitolo, ma forse si cresce e si comincia a prendere anche queste piccole cose sul serio.

Spero con questa storia di avervi regalato qualche emozione anche grazie alle musiche che completano la narrazione…

Sarebbe bello se continuaste a leggere questa fan fic perché non è finita (l’ho detto ormai 100 volte!) ma questo capitolo è la conclusione della parte dedicata interamente a Minato e Kushina nella prossima avremo anche naruto come protagonista…aspettatevene delle belle!!!

 

P.S. Ringraziamenti in fondo!

 

CHAPTER 15 – I Due Cuori

 

 (Try – Nelly furtado) – (importante che finisca nel momento giusto!)

 

Un pianto…chi sta piangendo?

Una bambina con i capelli rossi stava in piedi davanti ad un albero.

“Perché piangi?” disse guardando qualcosa.

“Non sto piangendo!” disse una voce stizzita.

“E’ la prima volta che ti vedo piangere” disse la bambina sogghignando.

“Non sto piangendo ti ho detto!” le rispose la voce ora arrabbiata.

La bambina si sedette per terra con la schiena appoggiata al tronco dell’albero.

“Perché sei triste?” chiese.

“Brutti ricordi” disse la voce fuori campo.

“Non sei il tipo da piangere per questo. Dimmi la verità?”

L’interlocutore sbuffò.

“…oggi se ne sono andati….proprio oggi”

“Chi?” chiese ancora.

“Tanti anni fa se ne sono andati e mi hanno lasciato qui…da solo” disse la voce triste.

“Non sei solo!” esclamò lei “E io chi sono?!” concluse stizzita.

La voce rise.

Kushina si sdraiò per terra.

La visione che prima comprendeva  solo un prato, un albero e lei stessa che parlava circondata da un alone bianco che sapeva di sogno si ampliò e si aggiunse la figura di un bambino biondo.

Il piccolo si sdraiò per terra e la bambina fece altrettanto ma al contrario rispetto a lui, in modo che solo le teste si toccassero.

Guardarono il cielo azzurro di quella giornata,  in silenzio.

Il vento tiepido allontanò i brutti pensieri dalla mente del piccolo che chiuse gli occhi godendosi il tepore del sole e il silenzio della radura nel bosco.

“Prometti che non mi lascerai mai solo?” chiese d’un tratto.

“Tu non ha mai paura di niente, perché mi chiedi questo?” le rispose  lei.

Il bambino non rispose subito, sentiva i lunghi capelli di lei sfiorargli la testa, ma la piccola si decise  andare una vera risposta alla sua domanda.

“Sei tu che mi hai trovata, come potrei lasciarti da solo, Minato!” disse ridendo e forse non comprendendo appieno quanto le sue parole significassero per lui.

Il bambino sorrise, e strinse la mano della piccola…

 

Kushina si svegliò di soprassalto, sentì il freddo terreno sotto di lei…l’angoscia la raggiunse stringendole il cuore.

Corse il più velocemente possibile verso la piana ma non vi trovò nessuno, evidentemente la battaglia era già finita e la volpe era stata sconfitta…non un tremito di scosse…il suo Minato non c’era più.

Il palazzo dell’Hokage brulicava di gente.

Non capì subito cosa fosse successo; alcune persone erano tristi e parlavano sommesse mentre altre con il viso illuminato dalla gioia si trattenevano a stento dal gridare la propria felicità.

Ne dedusse che la guerra era finita, la bestia era stata sconfitta così come tutte le nazioni che avevano messo in campo i demoni per combattere.

Appena si accorsero della presenza di Kushina tutti, senza distinzione, fecero silenzio e chinarono il capo come a volerle a tutti i costi strapparle quella piccola speranza di trovarli ancora vivi.

Incominciò a correre e nella foga di arrivare all’ospedale non guardò i volti di nessuno; per paura di vedere quel barlume di felicità che non avrebbe mai più provato.

Sfrecciò per i corridoi fino all’ospedale, quando Tsunade la vide e impallidì.

La ragazza le corse incontro; la donna la guardò un attimo e poi rivolse lo sguardo dietro Kushina costringendola a voltarsi..

Vide il corpo nell’amato in un letto; il busto nudo e pieno di ferite, il mantello rosso e bianco giaceva su una  sedia lacerato e sporco di sangue.

Minato, collegato ad una serie di macchina, aveva il viso abbandonato da un lato, bianco e illuminato dalla fredda luce della luna; il corpo rilassato come l’espressione del suo volto.

I medici che gli erano intorno guardavano in alto, sopra il letto una segnava una lunga linea piatta…

La giovane si lanciò verso di lui ma Tsunade riuscì a bloccarla.

“Se n’è andato…non possiamo fare più niente” le sussurrò cercando di trattenerle.

 “NO, NOOO”  gridò divincolarsi, un altro strattone e Kushina era accanto al letto di Minato.

I medici avevano iniziato a rianimarlo ma senza successo.

Kushina gli teneva la gelida mano.

Scivolata all’interno del suo dolore non rispondeva a niente; vedeva solo la mano dell’amato e il suo viso.

Uno dei dottori corse nella stanza e chiamò Tsunade.

“Mia signora…il bambino” disse ansimando.

Kushina si girò verso l’uomo riprendendosi all’istante.

La donna bionda seguì il medico uscendo dalla stanza; Kushina guardò un’ultima volta il volto dell’amato e la macchina sopra di lui…un rumore sordo e una linea piatta…

Kushina corse per le stanze finché non trovò un manipolo di medici attorno ad un altro letto.

Riconobbe il corpicino del figlio e le espressioni dei dottori che tentavano inutilmente di farlo respirare…

Il mondo crollò in un secondo.

D’un tratto fu come se le pareti intorno a lei che si fossero rotte come vetri e cadendo a terra infrangendosi.

La ragazza con gli occhi vitrei scomparve tra la moltitudine delle persone che affollavano il corridoio.

Tsunade, seguì la figura tentando di raggiungerla, ma si sbracciò invano perché ella spari.

 

Kushina varcò la porta del villaggio della foglia senza guardare indietro.

Con lo sguardo assente si allontanò dal luogo che per tanti anni aveva chiamato ‘casa’, avanzando lentamente verso nessun dove….

Un passo…tuun tuum…una altro passo e poi un altro…tuum tuum.

Un cuore e poi un altro ritornarono a battere…

 

(For the First Time – VA from 3MSC soundtrack)

 

La luce del mattino penetrò nei suoi occhi, non sentiva niente a parte il calore del sole che penetrava e lo scaldava.

Una luce bianca inondò i suoi occhi costringendolo a richiuderli.

Una mano gli toccò la spalla…’ti prego fa che sia lei’ pensò.

Aprì gli occhi e si trovò davanti uan donna con lunghi capelli biondi, ma non era esattamente come la ricordava: il volto ora era scavato e sbiadito, gli occhi azzurri arrossati e l’espressione stanca.

La donna sorrise e sfinito dal lungo aspettare abbracciò colui che si era appena svegliato.

“Grazie al cielo…Minato” sussurrò tra le lacrime, e il giovane rispose all’abbraccio.

“Dove…?” chiese con difficoltà.

Tsunade si stacco e asciugò le lacrime, sedendosi al alto del letto.

“Dove sono…? Cosa ci faccio qui?” chiese ancora, agitato.

La donna guardò verso il basso.

“Minato quella notte, il destino aveva destina te come vittima, ma qualcosa non è andato per il verso giusto…fortunatamente”

Il ragazzo impallidì.

“Me lo avevi promesso…mi avevi promesso che lui…sarebbe stato bene” disse come un bambino spaventato e deluso.

“Ho fatto il possibile, ma non so per quanto tempo potrà andare avanti così”

Il ragazzo con uno sforzo sovraumano si mise a sedere e, senza sentire ragioni, andò fuori nel corridoio con la donna che lo sosteneva.

Minato non degnò di uno sguardo le persone che lo salutavano entusiaste della sua guarigione.

La stanza dove giaceva il bambino, era piccola e poco illuminata, il bimbo era coricato su un letto e respirava faticosamente.

“Da quanto è così?” chiese.

“Dalla notte ce l’hai sigillato”

“Quanto tempo?” chiese freddo.

“Sono ormai tre mesi” sospirò la donna.

Era passato così tanto tempo e il suo piccolo aveva vissuto da solo….ma dove era lei…dove?

“Lei. Dov’è?”

La donna guardò verso il basso e non rispose.

Minato avvicinò al letto e a Naruto s’illuminò il viso sofferente appena si accorse della presenza paterna.

Il ragazzo si distese sul letto dove giaceva Naruto, così grande per un bambino tanto piccolo, e gli prese la mano.

“Gusci presto, piccolo mio” gli sussurrò “Poi andremo dalla mamma ovunque lei sia”.

 

Ringraziamenti ai commentatori assidui, sperando di non lasciare fuori nessuno!!

Nuvia – Urdi – dragon89 – VidelB (che mi ha messo nei preferitiiiii!!!) – Kaley – Kitsune – Beby Angel – Rose e infine Mina!!!!!

 

Ci vediamo al cap. 16 con la seconda parteeeeee!!!!!

 

 

 

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Capitolo 16
*** Prigioniero ***


Mi appresto ad iniziare la seconda parte della storia che racconto la vicende dei nostri vecchi personaggi e di quelli nuovi

Mi appresto ad iniziare la seconda parte della storia che racconto la vicende dei nostri vecchi personaggi e di quelli nuovi.

Non avrei mai pensato di poter arrivare a questo punto, adire il vero non pensavo di arrivare oltre al primo capitolo, ma inimmaginabilmente c’è l’ho fatta!

Grazie a tutti voi per il sostegno e continuate a leggere anche la seconda parte…così

Si dia l’inizio alle danze…

 

PARTE SECONDA

 

CHAPTER 16 - Prigioniero

 

(When I’m Gone 'Dirty') – Eminem)

Naruto aprì gli occhi tutto era sfuocato ma intravedeva la stanza buia dove si trovava mentre due persone erano al di fuori di essa, si chiese come facesse a vederle dato che non c’era una porta, poi intravide qualche linea sottili e scure…

‘Maledizione” imprecò e capì cosa gli era successo e le conseguenze delle sue azioni…

 

Corti capelli biondi svolazzavano al vento; gli occhi azzurri erano troppo tristi per una giornata così chiara e frizzante e per il viso a cui appartenevano.

L’aria rinfrescata da un acquazzone, riempiva di vita i polmoni….

“Allora mi vuoi aspettare?” gridò una ragazza.

Il ragazzino si fermò e si girò indietro.

“Muoviti, dai” disse con poca convinzione.

La giovane si accostò al biondo e non parlò più per il resto del viaggio, finché non varcarono i confini del villaggio…

 

Una donna con i capelli chiari sedeva ad un tavolo, intenta a scrivere.

All’apertura della porta alzò lo sguardo e vedendo entrare il ragazzo sospirò e si apprestò ad ascoltare.

“Ti vedo felice. Un altro buco nell’acqua?” disse ironica.

Naruto si sedette e sospirò.

Cosa ti è successo alla mano?”chiese guardando la fasciatura di fortuna intorno al suo braccio.

“Non avrai tentato ancora quella tecnica?” si arrabbiò.

Naruto cerco di difendersi ma le parole gli morirono in bocca.

“E’ stata legittima difesa, Tsunade-baba…” mugolò.

La donna s’irrigidì.

“Ho incontrato uno dei membri dell’Akatsuki, ma è risuscito a fuggire prima che lo colpissi. Ma ormai avevo attivato il justu” concluse senza troppo entusiasmo.

Va bene, vai a farti curare, ora. Non mi servi così giù di morale” disse tentenno di farlo sorridere.

“Tornate sta sera, Sakura, tu, e Sai. Mi racconterete tutto.”

Naruto sorrise debolmente e si avvicinò alla porta, ma questa venne aperta da un anziana a signora.

La donna entrò e squadrò il ragazzino dall’alto in basso soffermandosi sul braccio.

Naruto uscì.

“Mi avevi assicurato che non avrebbe fatto brutti incontri” disse Koharu-san una volta avvicinata a Tsunade.

“Da quando ti preoccupi di quel bambino?” chiese Tsunade.

“Da quando il consiglio ed io ti avevamo detto di tenerlo nel villaggio!” le rispose fredda.

Tsunade sbuffo e liquidò la faccenda.

Naruto tornò a casa e si sdraiò sul letto tentando di dormire.

Dopo un’infinità che si rigirava nel letto si alzò, ormai era sera e decise di recasi al palazzo dell’Hokage.

Saltò sui tetti fino ad arrivare a quello dell’ufficio di Tsunade e vedevo che ne Sai ne Sakura erano li, si sedette sul tetto dell’ufficio.

“…abbiamo deciso così. Ti abbiamo dato la tua possibilità e hai fallito”

“Non potete arrivare a questa decisione, in un giorno, per un banale incidente” si scaldò lei.

“Basta!” urlò la voce della vecchia che Naruto aveva incontrato quella mattina.

“Il consiglio ha deciso; da domani Naruto rimarrà all’interno del villaggio fino a nuovo ordine. Se solo tenterà di uscire dovremmo utilizzare le maniere forti. Decidi tu come dirglielo.”concluse fredda Koharu.

Naruto si alzò lentamente e il più silenziosamente possibile si allontanò dal palazzo.

Non potevano fargli questo, non dopo tutto quello che aveva rischiato per il villaggio, ora gli dovevano almeno al possibilità di andare a cercare Sasuke.

Ma dopo quello che aveva sentito, dubitava profondamente che il suo sogno si sarebbe realizzato.

Sasuke sarebbe diventato il corpo di quell’essere e lui avrebbe perso per sempre il suo unico amico.

No…non poteva accettare senza lottare una decisione del genere.

Guardò il bosco e la piana che anche lontana s’intravedeva alla luce della luna.

Naruto si mosse velocemente, in poco tempo avrebbero saputo che era scomparso e lo avrebbero cercato in ogni modo.

Corse velocemente tra il bosco cerando si allontanarsi il più velocemente possibile, ma un kunai gli sfrecciò a pochi centimetri dal volto.

Dove stai andando?” chiese una voce.

Naruto ci mise un po’ per riconoscerla “Yamato-Sensei cosa ci fai qui?” chiese il più naturale possibile.

“Mi hanno mandato a cercarti, Tsunade ti deve parlare” disse.

“Fra un po’ arrivo. Comincia ad andare”

Yamato lo guardò evidentemente aveva capito che qualcosa non andava.

“Naruto andiamo” ordinò ad un tratto.

L’immagine di Sasuke gli balenò nella mente come a volergli ricordare il motivo della sua fuga.

“Yamato-Sensei non posso. Non costringermi a fare ciò che non voglio” il maestro si avvicinò e Naruto partì il più velocemente possibile verso la grande distesa fuori dal villaggio con l’intenzione di attuare una pazzia.

 

“Rasengan” gridò e corse cercando di colpire il ragazzo.

Yamato schivò il colpo con difficoltà.

“Vedo che non hai intenzione di parlare” ironizzò il maestro.

Naruto non rispose, ma si accorse che altri guerrieri si erano avvianti al luogo.

Yamato si distrasse e il ragazzino lo colpi, egli fu scaraventato a metri di distanza.

Il biondo attivò il potere della volpe che a quel punto non poteva essere più fermata; sentì il chakra fluire intorno al corpo come di solito accadeva.

Il flusso bruciava, ma rendeva ogni suo colpo più potente del precedente. In breve tempo si liberò del fastidio di quei guerrieri, senza provare molto rimorso per coloro che forse un tempo erano stati suoi amici.

In quel momento resosi conto di come aveva considerato gli uomini che aveva colpito si accorse che la volpe stava prendendo il sopravvento e l’ultima cosa di cui la sua coscienza si accorse, fu l’arrivo di una ragazza con i capelli rosa e gli occhi verdi.

La volpe sorrise nel guardare il nuovo gruppo che era venuto per fermarla, sicura di ciò che avrebbe fatto.

Si avventò felice di poter combattere di nuovo nel luogo dove era stata sigillata; in breve anche la quarta coda fu liberata.

Un ruggito squarciò la notte.

Il Kyuubi guardò gli uomini del villaggio che cercavano invano di trattenerla, si concentrò verso la ragazza con i capelli rosa e partì all’attacco.

Sakura guardò terrorizzata la morte avanzare senza possibilità di difesa; chiuse gli occhi, terrorizzata aspettando il momento in cui non avrebbe sentito più niente.

Un altro ruggito squarciò la notte; il demone si dimenava urlante intrappolato nella tecnica di Yamato imprigionato in una sorta di sonnambulismo e furia ceca il chakra intorno a Naruto non cessò di fluire e intrappolato per ore nella gabbia di legno tentò in ogni modo di fuggire.

Il demone ad un certo punto fu cosciente che l’energia lo stavano abbandonando e si lasciò andare facendo riemergere la coscienza del ragazzo.

La tecnica si sciolse di sigillo si sciolse e Naruto cadde a terra, stremato.

Sakura corse velocemente nel punto dove giaceva l’amico, lo girò e si spaventò.

Ogni parte del suo corpo era piena di ustioni e bruciature, non osò toccarlo.

Il ragazzo aprì gli occhi.

“Scusami…” balbettò.

La ragazza scosse la testa, l’immagine si sfuocò e l’incoscienza lo agguantò di nuovo.

 

(FlyHilary Duff)

Naruto si riscosse dal lungo viaggiare del suo pensiero.

Ritornò ad essere in quella stanza buia; rinchiuso nei sotterranei del palazzo dell’Hokage.

Tentò di alzarsi ma anche il più piccolo movimento che faceva gli recava in immenso dolore.

Si accorse, inoltre, di avere le braccia e il busto fasciati da delle bende,’almeno lo avevano curato’ pensò.

Tentò di mettersi almeno seduto ma oltre al dolore si accorse che qualcos’altro lo frenava.

Con la mano sentì la liscia  e fredda superficie del ferro circondargli il ventre.

Guadando meglio notò che a causa di una cintola di ferro che lo stringeva ai fianchi percorrendo la vita, non poteva allontanarsi più di qualche centimetro dalla branda su cui giaceva.

Si ributtò giù, demoralizzato dalla situazione.

Era sempre stato maltrattato dal villaggio, ma mai trattato come un criminale.

I due uomini fuori dalla cella, che naturalmente erano guardie si accorsero dei movimenti del ragazzo e uno di loro sparì al piano di sopra.

Naruto sentì dei passi provenire e alzò la testa.

Una donna con lunghi capelli raccolti in due code lo guardava dalle sbarre e sbuffando entrò, ma non prima di aver ordinato ai due uomini di andarsene.

Tsunade entrò nella cella con il suo solito broncio e Naruto deglutì; la donna prese una delle sedie e si sedette accanto a lui.

Il ragazzino la guardò e lei rispose allo sguardo.

“Per quanto dovrò stare qui?” chiese stizzito.

Sei incredibile, sai?  Ti rendi almeno conto di quello che hai fatto” chiese la donna, allibita e profondamente arrabbiata.

“Io…non mi ricordo niente” disse  a bassa voce.

“Non raccontare storie e non dare sempre la colpa a lei di tutto. Sei volontariamente scappato dal villaggio e sempre tu hai iniziato a combattere contro i tuoi compagni il kyuubi ha solo reagito di conseguenza” disse arrabbiata.

Naruto abbassò gli occhi.

“Volevate tenermi rinchiuso nel villaggio!” si arrabbiò Naruto.

“Non mi sembra che adesso sia diverso”

Si ma almeno ho combattuto!”

“Naruto ogni tanto mi stupisco della tua ingenuità o forse stupidità. Credi che sia così facile prendere decisioni che non tengono per niente conto dell’opinione dell’Hokage. Credi che il consiglio avrebbe potuto fare ciò che vuole senza tenermi presente?”

“Ma quello che hai detto quella sera…”

“Sarebbe stato difficile, ma sarei riuscita a limitare il loro volere, stavo solendo prendendo tempo” guardò fisso negli occhi del ragazzino “Ma ora…la mia opinione vale poco più di niente, come la tua del resto”

“Io ho creduto a quello che ho sentito” disse piano Naruto.

“Credo che tu abbia sbagliato su tutta la linea. Ormai non posso più fare niente per te. Ma in fondo sei un ninja, sai cosa significa che la tua vita è nelle mani degli altri.

Ma io devo…”

“Non…provare…a nominare quel nome” lo fulminò con lo sguardo.

“Ho già perso fin troppi uomini per quello stupido, ormai, il tuo amico è definitivamente perso.

Tsunade si alzò “Devi dimenticarlo, Naruto. Dimenticalo e non pensare a niente che non sia il compiacimento del consiglio, forse, se lo farai, avrai una possibilità di uscire da questa situazione.”

Naruto non osò rispondere ma si sentì ferito nel profondo come se la sua disperata ricerca non valesse niente, come se uno come lui non meritasse l’amicizia.

La donna, dopo un sospiro, prese a svolgere le bende del ragazzino, ma non gli permise di allungare la catena che lo costringeva a letto. Gli disse soltanto che doveva vederla come un’ammenda per il casino che aveva combinato; Tsunade si voltò verso l’uscita...

“Tsunade-sama, è successo qualcosa di grave… a qualcuno?” chiese il ragazzo titubante.

L’Hokage sospirò ma non rispose, preferì tenerlo all’oscuro, un po’ per rabbia un po’ per indulgenza, che gran parte dei suoi amici aveva rischiato di morire per lui.

Naruto rimase da solo, un'altra volta…

 

Allora come vi è sembrato il primo capitolo della seconda serie?

Spero che anche le musiche siano più o meno azzeccate; anche se l’accostamento Eminem feat. Hilary Duff è un po’ duro da digerire!!!

Bene, commentate numerosi!!!

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Capitolo 17
*** Red Blood and White Snow ***


Siamo al secondo capito della seconda serie, spero sia iniziata bene e che cont9inuerà nello steso modo

Siamo al secondo capito della seconda serie, spero sia iniziata bene e che continuerà nello steso modo.

E’ stata dura correggere questo capitolo ma più che altro sembra che la voglia se ne stia gradualmente andando…ahhhh

Aiutatemi con i vostri commenti e vi prometto che continuerò imperterrita!!!

Via alla danze

 

CHAPTER 2 – Red Blood and White Snow

 

(Sing for the Moment – Eminem)

 

I giorni nella prigione passarono lentamente e nessuno, di coloro che conosceva, giunse fino alle sbarre di quella cella, e questo queste fece sorgere il dubbio che fosse successo qualcosa di realmente grave a qualcuno di loro.

Oltre a questo il pensiero che la ricerca del suo migliore amico gli sarebbe stata impedita in ogni modo da quel momento in poi non lo faceva riposare, e il ragazzino biondo cominciò a ponderare l’idea di fuggire nuovamente da quella situazione.

 

“Non sei stata un po’ troppo dura con lui?” chiese un uomo con lunghi capelli bianchi ad una donna perennemente imbronciata.

Se l’è meritato. Ha ferito gran parte dei miei uomini e alcuni sono scampati alla morte per un pelo, compresa Sakura, Sai e Kakashi. Per quale motivo avrei dovuto essere indulgente con lui?” chiese stizzita.

“Forse perché è il figlio della tua migliore allieva e amica” disse Jiraya sapendo di toccare un tasto dolente.

Tsunade si rabbuiò.

“Da quando lei se né andata niente è stato più come prima. Dopo la morte di Daiki e Dan volevo andarmene da questo posto, ma vedendo quella bambina abbandonata non ne ho avuto il coraggio”

“Sbaglio o poco dopo la sua partenza te ne sei andata anche tu?” rigirò il dito nella piaga, Jiraya.

“Non avevo più motivo di rimanere qui!” disse guardando l’uomo.

Jiraya si oscurò per un attimo e poi tornò il solito sorriso, un po’ forzato, sul suo volto.

“So che le volevi molto bene. Magari….” Tentò di proporre l’uomo.

“Non se ne parla nemmeno. Lei non sa la verità ed è meglio per tutti così” concluse bocciando la proposta.

 Jiraya sbuffo “Fa come vuoi. Ma non potrai tenerglielo nascosto per sempre, inoltre non è leale sia quello che fa Minato sia quello che fai tu. E non so neanche perché lo fate” disse e uscì dalla porta

“Ci sono ragioni che non puoi capire” sentì la voce di Tsunade da dentro la stanza ma non ebbe tempo di controbattere alle parole.

Un gruppo di uomini della squadra ANBU entrò velocemente e nella stanza.

Cosa succede?” chiese allarmato l’Hokage.

“Signora, il Kyuubi è riuscito a fuggire. Si sta dirigendo verso la porta del villaggio.

Tsunade imprecò e lo stesso fece Jiraya fuori dalla porta.

Che nessuno lo segua. Chiamata Haruno, il comandante Kakashi e Yamato lo seguiremo noi”

gli uomini la guardarono perplessi e non la seguirono quando si precipitò fuori dalla stanza tirandosi dietro Jiraya.

 

Naruto imprecò, era la terza volta che cadeva in ginocchio sulla neve, che si era depositata nella notte; guardò la sottile maglia bianca che aveva indosso e vide che all’altezza del ventre c’era una macchia rossa.

Stava lasciando troppe tracce, sapeva che presto lo avrebbero scoperto poiché il sangue delle ferite aveva iniziato a sgorgare poco fuori dal villaggio.

Continuò a correre nella neve non più immacolata.

Era una delle poche volte che poteva vederla, di solito in quei giorni, stava in casa al caldo e guadava quelli del villaggio affaccendarsi sui cumuli di neve che impedivano loro il lavoro.

Spesso rideva anche della semplicità delle loro giornate, chi vendeva e chi comprava o gestiva le faccende materiali del villaggio.

Nessuno di loro avrebbe dovuto guardarsi alle spalle ogni volta e affrontare una ricerca senza fine di una persona che come unico obbiettivo aveva la vendetta e di fronte a quello non c’era ostacolo insuperabile.

Qualche volta avrebbe voluto lasciare perdere tutto e continuare la sua vita senza più pensare al ragazzo dai capelli scuri come egli stesso gli aveva suggerito.

Perché mai avrebbe dovuto dare tutto per riaverlo quando questi in fondo non lo desiderava?

Spesso si chiedeva queste cose, ma non sarebbe stato se stesso se non avesse almeno provato a portare il suo amico più fidato fuori dall’oscurità più profonda.

Sentì pian piano le forze abbandonarlo, ma non poteva lasciarsi andare proprio adesso; nonostante il dolore al ventre e al freddo che gli gelava le membra coperte solo da leggeri vestiti.

Sentì dei rumori provenire da dietro e si girò, allarmato.

In pochi secondi si trovò circondato.

Un kunai gli premette contro la gola, altri due contro la schiena.

Sakura gli stava davanti con un’espressione corrucciata.

“Cos’hai intenzione di fare?!” gli gridò ad un tratto.

“Allora stai bene!” esclamò per un attimo felice di vederla sana e salva.

Ma sei impazzino, scappare un'altra volta? Se avevi una sola possibilità che ti lasciassero andare ora l’hai perduta!” gli gridò lei arrabbiata..

“Non ci lasceranno trovare Sasuke. Lo capisci?” mormorò lui, piano.

Gli occhi prima accessi di rabbia si riempirono di lacrime; il mondo per la seconda volta dopo la partenza di Sasuke, era crollato ancora.

“Non importa lo troveremo in qualche altro modo” disse asciugandosi il viso.

Naruto scosse la testa; per lui questo non era abbastanza.

Fece un salto e superò Sakura e Sai che gli era dietro.

Naruto li seminò con difficoltà e correndo arrivò alla piana dove aveva combattuto in precedenza ma nella neve si trovò avanti i due sannin.

A quel punto non sapeva più cosa fare, non avrebbe avuto nessuna possibilità contro loro due, forse con un solo, ma non con entrambi.

Sapeva quale era sarebbe stata la sua scelta per poter uscire dalla situazione ma era la stessa in cui ci lo aveva condotto.

Richiamò il chakra della volpe senza pensare un attimo di più.

Cosa ti avevo detto? Ha preso tutto da Kushina” disse Jiraya.

“Non scherzare lei non era così. Era più quello stupido che ogni tanto si lasciava andare” controbatté Tsunade.

Naruto raggiunse velocemente la seconda e poi terza coda, ormai rimaneva veramente poco della sua coscienza umana, colpiva per il gusto di distruggere ciò che gli si prava davanti, la vera coscienza tentava in ogni modo di controllare il suo corpo ma il chakra rosso era troppo forte.

I due sannin nonostante le difficoltà sembravano cavarsela.

Se non ci muoviamo a fermarlo, arriverà alla quarta coda” disse la donna mentre schivava un pugno.

“Non credo è troppo debole. Durerà al massimo ancora un paio di minuti” disse lui.

“E in questi due minuti ci potrebbe fare fuori tutti e due!” gridò la donna.

“Yamato” urlò Tsunade all’uomo che si stava avvicinando.

La volpe si girò ringhiando verso il ragazzo, ormai conoscendo quale pericolo consisteva per lei.

Prima che Yamato potesse mettere a punto il justu, Naruto si era avventato verso il moro, quando ormai il demone si trovava a pochi metri da lui si fermò.

Il ragazzino cadde a terra ansimando.

Le mani affondarono nella fredda e bianca neve, il chakra rosso smise di fuoriuscire dal suo corpo e il giovane tornò velocemente alla seconda e poi prima  finche non rimase traccia della presenza del Kyuubi.

Crollò a terra e si girò.

Vide i sannin Sakura, Sai e Yamato avvicinarsi  a lui e con l’ultimo sforzo riuscì a tirarsi in piedi e a spostarsi, ricadendo però sulle ginocchia senza fiato.

Sakura si allontanò dal gruppo e s’inginocchiò davanti all’amico.

Aprì la camicia bianca, ma non tolse le bende.

Vide un taglio profondo sul ventre e avvicinò la mano per toccarlo.

Naruto prese di scatto la mano sua mano e alzò lo sguardo.

Gli occhi pieni di rancore, gialli e con le pupille ridotte a fessure incontrarono quelli dolci e verdi di lei.

La ragazza non si spaventò dello sguardo e continuò imperterrita la medicazione, liberandosi dalla stretta di Naruto; che rimase docile, senza opporre resistenza.

Si guardò intorno per un attimo valutando possibili scappatoie ma ormai chiaro a tutti che non aveva più possibilità di scappare.

Incontrò lo sguardo di Tsunade che lo fissava; la donna si avvicinò al ragazzino.

“Sei sicura che non possa scappare?” chiese a Sakura.

“Non che non posso…” disse lui stizzito, ansimando, ma allo sguardo dell’Hokage non disse più niente.

“No, Tsunade-sama, ha prosciugato il chakra e inoltre la ferita al ventre è profonda, non può camminare e l’emorragia non si ferma.. Dobbiamo riportarlo indietro subito” espose Sakura.

Tsunade chiamò Jiraya che sollevò Naruto come un bambolotto e se lo mise sulle spalle.

Andiamo, combina guai! Non aspettarti un ritorno felice. E sappi che per colpa tua ho perso per la prima volta una scommessa con Tsunade…il mondo sta andando a rotoli”

L’uomo rise e Naruto sbuffò.

E guardò gli altri seguire lui e il suo maestro.

 

“Tsunade-sama mi avete chiamato?” chiese una ragazza con corti capelli scuri.

La donna che teneva il volto tra le mani si riscosse da lontani pensieri.

“Ah si, Shizune. Manda questa lettera nel luogo sopraindicato” disse porgendogliela.

“Madamigella, ma questo è il luogo dove…” tentò di chiedere.

“Non so più cosa fare con lui. Forse quell’uomo riuscirà a mettergli la testa a posto e poi il sigillo…”

Shizune l’ascoltava interessata ma allo sguardo della donna si affrettò ad andarsene.

 

La donna si alzò e andò verso la scrivania dove tra una serie di libri trovò una foto.

La guardò persa in un turbine di memorie, la foto di un bel ragazzo biodo e di una giovane con lunghi capelli rossi.

E tra le braccia un bimbo paffuto con i capelli chiari e gli occhi azzurri; sorridevano….

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 18
*** Non più 'Noi' ***


CHAPTER –

Ciao ragazzi siamo ancora qui al terzo chapter della seconda serie.

Lasciatemi dire che dovevo essere piuttosto ubriaca (metaforicamente!!) mentre scrivevo perché nel correggerla ho trovato certi erroracci anche se probabilmente era l’una di notte quando l’ha buttavo ( ^-^!)

Miraccomando ascoltate le musiche, questa volta (soprattutto la prima) sono assolutamente azzeccate!!! Vi prego ascoltatele mentre leggete la storia ci ho perso mezzora per metterle!!!

 

CHAPTER – 3 – Non più ‘Noi’

 

(Nessun Rimpianto – Max Pezzali)

 

In una stanza di un lussuoso palazzo mille miglia lontano da Konoha, la luce tiepida della luna entrava sottile attraverso le finestre della stanza stranamente aperte nonostante la brezza ancora fredda della primavera.

Due figure scure si muovevano in un letto leggermente oscurato da un velo nero…

Un uomo dal corpo sottile ma forte accarezzava lentamente i capelli e la testa di una donna, poi si le si avvicinò e la baciò; lei cercò di divincolarsi, ma l’altro la tenne ferma…

“Non mi vuoi questa notte…e l’ultima lo sai?” chiese malizioso.

L’altra non seppe rispondere, guardò un attimo nei suoi occhi, non distingueva il loro colore, ma sapeva che se avesse visto la delicata scintilla azzurra si sarebbe persa e non ne sarebbe stata capace di fuggiremo rispose con violenza e lo bacio spostandosi sopra e sovrastandolo; ormai sarebbe stata l’ultima follia e poi di lui e del loro passato non se ne sarebbe più preoccupata.

Non fu come quella notte di pioggia tanti anni prima, Minato non si era congiunto a lei delicatamente come la loro prima volta e le altre; ma teso, come se fosse frustrato all’idea che sarebbe stata l’ultima volta che potevano essere una cosa sola.

Kushina lo abbracciò forte, sapeva di doverlo lasciare andare ma non poteva farlo…continuarono a muoversi ritmicamente, finché la stanchezza e la tristezza non li colse.

Ognuno dormì il suo sonno e sognò i suoi sogni senza avvicinarsi l’uno l’altra.

 

Il mattino illuminò i corpi chiari dei due.

Minato aprì gli occhi e si protesse dalla luce del sole coprendosi con il leggero lenzuolo, non aveva nessuna voglia di uscire dal letto, ne tanto meno di iniziare a lavorare.

Sentì Kushina muoversi accanto a lui e si avvicinò e la baciò sulla guancia; la ragazza si svegliò e lo guardo…

La magia della notte era finita; ormai non le apparteneva più…

Si allontanò e si alzò dal letto, Kushina sbadigliò e lo guardò tra le lenzuola.

“Non avrei dovuto…” mormorò lui.

“Lascia stare…” disse lei nello stesso mormorio.

“Dove andrai adesso?” chiese lei.

“Non lo so” mentì guardando una lettera sul comodino “Il mio lavoro qui è finito” concluse.

Kushina si sedette lentamente; i lunghi capelli rossi le ricaddero sul petto coprendole in parte anche il volto.

Negli anni non era cambiata per niente, come del resto non lo era lui, sembravano ancora due giovani  sui vent’anni, in realtà da quando entrambi avevano lasciato Konoha erano passati quindici anni e molte cose erano cambiate…

Si senti bussare alla porta, e i due si guardarono…

La porta si aprì di colpo e una giovane entrò nella stanza, inutile dire che fu molto sorpresa nel vedere Minato in piedi vicino al letto.

Diventò rosso e sperò di sparire.

“Kushina-san…tutto bene?” chiese la ragazzina inchinandosi in evidente imbarazzo.

“Non ti preoccupare. Puoi andare” disse la donna.

La giovane fece un altro inchino e si diresse verso la porta.

“Ah… Mayu?!” la richiamò la donna “Acqua in bocca come sempre” disse eloquente.

La ragazza annuì e sparì dietro la porta.

“Credo sia ora di andare” disse Minato e fini di vestirsi.

Kushina rimase sdraiata guardando i veli che scendevano tutti intorno al letto a baldacchino.

La facevano sentire protetta nonostante fossero trasparenti e sottili, ma nello stesso tempo le creavano una divisione tra se il mondo esterno.

Minato scostò uno dei veli e si avvicinò baciandola sulla guancia.

Kushina lo guardò stupita era ormai raro che l’uomo si prodigasse in gesti affettuosi.

“Allora ci vediamo dopo” disse dimenticandosi una lettera sul comodino.

Kushina si ributtò nel letto e tentò disperatamente di dimenticarsi quella notte.

Non era la prima volta che si sentiva in colpa per il tempo trascorso con Minato, si sentiva una traditrice e non aveva ancora trovato una giustificazione che le potesse mettere il cuore in pace per questo.

 

Camminò lentamente verso la sala principale del palazzo; nel percorso tra i corridoi ogni servo che incontrava la salutava con un sorriso e con profondi inchini a cui lei rispondeva.

Finalmente si trovò davanti alla porta, sospirò e spinse il possente portone di legno…la luce della stanza la colpi.

Vide Minato ai alti della sala che parlava con dei guerrieri addetti alla protezione del signore.

Kushina camminò velocemente e sorridendo baciò l’uomo che amava…

 “Come sei affettuosa questa mattina” rise l’uomo.

Egli si alzò e la circondò con le braccia.

I corti capelli neri di lui erano così lisci e morbidi al tatto, il signore la guardò con i ridenti occhi smeraldo e la baciò.

Minato che all’inizio li guardava distrattamente non aveva fatto ancora l’abitudine a quelle scene.

“Allora che cosa hai fatto ieri sera?” chiese il signore curioso tenendole la mano.

Kushina rise nervosa; l’assenza del ragazzo la rendeva sempre debole a certe tentazioni.

“Minato-kun  cosa avete fatto ieri?” chiese curioso.

Minato guardò Kushina agitato e il signore li guardò entrambi facendo finta di non capire le loro occhiate.

“Hiro-sama non so cosa abbia fatto la tua signora. Ero troppo occupato con preparativi…” disse riprendendosi.

Hiro sorrise “Ah, già la festa” disse

“Ma è impossibile che ti dimentichi sempre è fra due giorni” disse Kushina arrabbiata colpendolo leggermente sulla spalla.

Il signore del palazzo rise e portò la sua donna nelle proprie stanze.

Quando furono soli nella penombra della camera la strinse a se e da dietro iniziò e all’orecchio iniziò a sussurrarle.

“Non trattarmi come un ragazzino”

Kushina spalancò gli occhi ma la stretta di Hiro, possente e gentile al tempo stesso la tratteneva.

“Cosa è successo ieri?” chiese baciandola sul collo.

La ragazza non rispose.

Hiro l’abbracciò forte.

“Vuoi proprio che te lo dica” disse lei piano.

 “Sai che sei proprio incredibile” rise Hiro sedendosi sul letto.

“Ma ormai ti conosco, so come sei fatta”

“Io non ho ammesso niente.”

“Non c’è bisogno mi basta un tuo sguardo per capire ciò che pensi. Ma quanto tempo pensi che io possa continuare a sopportarti?” chiese.

Kushina fece finta di pensarci e si avvicinò all’uomo e mise un dito sulle sue labbra.

“Per sempre” disse.

Hiro rise ancora.

“Già, non c’è nessuna come te”

La tiro a se ed entrambi caddero su letto.

Erano sdraiati l’uno accanto all’altro su un fianco.

Hiro la perse la mano.

“Questa è l’ultima volta che ti farò questa domanda…rispondi ciò che senti…ma ti prego questa volta non mentirmi. Fra due giorni ti metterai quel bell’abito tradizionale” Kushina rise “ ti tirerai  i capelli su… e siederai con me al centro della  stanza principale …e diventerai mia moglie” concluse serio accarezzandole i capelli.

Kushina sorrise, e lo baciò delicatamente.

Hiro la guardò negli occhi e lei non abbassò lo sguardo; poi le prese la mano e l’alzò.

“Allora se questa è la tua decisione ridargli questo, ti prego” disse indicando l’anello con le tre pietre.

Kushina si portò la mano vicino e guardò l’anello.

“So di chiederti tanto e che lui è una persona troppo importante per poterla lasciare andare così, ma è ciò che è giusto. Non posso tollerare ancora…”

La donna lo fermò quando annuì convinta.

 

(Alone – Toshiro Masuda from naruto Soundtrak)

 

Il sole riscaldava l’ambiente molto di più di quanto ci si aspettasse dal periodo e Kushina camminava lentamente nel giardino del palazzo che dal giorno seguente sarebbe stato suo; ci aveva messo una giornata dalla richiesta di Hiro, per decidere cosa fare anche se davanti a lui era stata convincente.

La sua richiesta era più che legittima , e poi non avrebbe avuto nessun senso rimanere per forza legata ad un uomo con cui non  avrebbe condivido più niente…tutto ciò che le rimaneva di Minato ormai non era più in vita; il loro mondo si riduceva ad un anello che brillava in ai raggi del sole.

Vide riflessi dell’acqua dello stagno luccicare e si diresse sul ponticello curvo che lo attraversava. Sotto l’acqua galleggiavano ninfee di tutti i colori, dalle larghe foglie verdi.

A Konoha non le aveva mai viste, era ciò che più la piaceva di quel giardino, rimase a guardare il luccichio dell’acqua finche qualcuno dai capelli ancora più caldi del sole non le si avvicinò.

“Allora domani è il gran giorno” disse appoggiandosi con la schiena al corrimano del ponticello.

Kushina si riscosse “Pensi di restare per la cerimonia?” chiese non sapendo che risposta aspettarsi.

“Io sono il capo delle guardie, non vengo invitato a cerimonie nuziali. Soprattutto se la sposa…una volta… era la mia”

Kushina arrossì.

“Parto adesso, ti volevo salutare” disse voltandosi verso di lei.

La ragazza non fece niente e Minato dopo un breve momento si girò per andarsene.

“Aspetta” lo richiamò, un barlume di speranza lo animò per un attimo ma quando girò vide lei che protendeva verso di lui la mano con il loro anello.

Un sorriso lo illuminò tristemente.

“Puoi tenerlo se vuoi” disse lui.

“No” disse fermamente senza guardarlo.

Minato si avvicinò e prese il prezioso oggetto.

“Sai che ci ho messo un anno di stipendio per comprartelo” tentò di sdrammatizzare. E’ per quello che sono diventato Hokage!”

Kushina lo guardò tra l’incredulità e il divertimento.

“Perché altrimenti mi sarei ridotto a dartelo quella notte!”.

Gia, quella notte che aveva cambiato tutto…Kushina lo abbracciò e lui rispose stringendola forte.

“Non sono più l’uomo per te” disse cercando di convincere più se stesso che lei “Ma sono contento che tu abbia trovato la felicità” si staccò e si allontanò.

Lo guardò mentre camminava lontano da lei.

“Minato” gridò e l’uomo si voltò ancora una volta verso di lei.

“E io…io sono ancora la donna per te?” chiese cercando di non piangere come anni prima faceva spesso.

Minato sorrise e non rispose.

Kushina tentò di raggiungerlo ma ormai era scomparso alla sua vista…

 

Allora sorpresi di vedere che fine hanno fatto i due piccioncini dopo quindici anni?!!

Ah…dopo nel capitolo 382 Kishi comincia a smontare pezzo per pezzo la mia storia…(sigh…sigh) a partire dalla scelta del nome di Naruto!

Effettivamente è molto divertente l’idea che sia stato detto da Jiraya mentre mangiava Ramen( consono con il carattere del biondino!) ; speriamo/non speriamo che Kishi me la smonti tutta…(avete visto che carina Kushi!! Non è tanto diversa da come me l’ha immaginavo!!!!)

Comunque faccio il tifo per Ero-sennin. Non mi puoi morire dopo aver detto “never give up” è un controsenso mostruoso!! Fai fuori quel bigolo di Pain e torna a casa. Forza Jirayaaaaa!!!!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 19
*** Inateso Incontro ***


CHAPTER 3 –

Ohhh, finalmente sono riuscita a correggere il chapter. Era già finito da un mese ma la voglia di correggerlo era sotto terra!

Spero vi piaccia in questo finalmente la storia sembra prendere il suo corso che porterà tutto a venire una conclusione (emhh…più o meno…).

 

P.S ho riletto i capitoli della prima serie e mi sono spaventata dell’enorme quantità di errori di battitura ( purtroppo non sono quelli, parole ripetute…frasi che non stanno insieme…urgh!!) che ci sono nonostante le varie correzioni; in poche parole sono rimasta abbastanza disgustata , così sono anche difficili da leggere…puffpuffpuff

Oltre al fatto che le canzoni non coincidono MAI con la fine del pezzo o del capitolo anche se la spiegazione di questo mi rimane ancora nebulosa… mhhmhh

Prometto che cercherò di rimetterli a posto un pochino.

Voi, se riuscite a capire ciò che c’è scritto leggeteli e commentate e magari ditemi anche se c’è qualche errore madornale di grafia o di musica (sempre che qualcuno la ascolti…)  !!!

 

CHAPTER 19 – Inatteso Incontro

 

(Criminal – Eminen)

 

Si svegliò, ma sapeva cosa avrebbe trovato davanti ai suoi occhi; una scura stanza con due uomini alla sua guardia.

Alla fine decise di rendere noto a tutti, il suo risveglio.

Ma quello che si trovò davanti lo turbo ancora di più, non ci aveva fatto caso ma non si trovava disteso in un letto ma seduto su una sedia, con le mani legate dietro alla schiena, la cella che gli si parava davanti era poco illuminata a parte alcune candele alle pareti.

“Vedo che ti svegliato...” disse una voce maschile.

Naruto guardò la sfuocata figura seduta davanti a lui, si tirò su appoggiando la schiena allo schienale e mise a fuoco l’immagine.

“Ibiki-san...ma cosa?..” disse farfugliando tentando ci capire che relazione di potesse essere tra lui e l’uomo…

“Cosa ci fate qui?” chiese.

“Non ricordo. Ti ho parlato del mio lavoro alla prima prova d’esame” gli rispose canzonatorio l’uomo.

Naruto si accorse immediatamente del guaio in cui si era messo; lo guardò ormai lucido.

Ibiki Morino sorrise tranquillamente al ragazzo.

“Avete davvero il coraggio di farmi questo” chiese con voce crespata da rinnovata forza e rabbia.

“Non ti preoccupare, non ti farò niente…. almeno se non sarò costretto” disse con un sorriso ambiguo.

Naruto deglutì.

“Allora perché sono qua?” chiese guardandosi intorno.

“Mi hanno mandato per capire le motivazioni che ti spingono a continuare a sfidare l’Hokage”

Il ragazzino guardò verso il basso.

“Non vi basta sapere che Sasuke era mio amico?” chiese.

“No”

Naruto si arrabbiò.

“L’Hokage mi ha imposto una condizione inaccettabile”

L’uomo sospirò.

“Posso capire i tuoi sentimenti. Ma conosci la situazione delle forze portanti degli atri paesi?”

Naruto non rispose.

“Allora t’informo che la maggior parte delle forze portanti attaccate sono state catturate senza che nessuno del loro villaggio muovesse un dito per salvarli. Ogni obbiettivo che era stato attaccato ha perso. Sono tutti morti”

Naruto lo guardò incredulo.

“Per le altre sopravvissute è solo una questione di tempo. Nonostante tutto, adesso ti trovi qui, sei stato lasciato libero per tutta la tu infanzia”

Il giovane aveva un’espressione inequivocabile.

“E ti sembra accettabile?” urlò.

“Lo so non è certo confortante, né un’adeguata giustificazione , ma questa è la tua condizione e nessuno può farci niente” l’uomo si alzò dalla sedia.

“Prometti di non combinare disastri se ti slego?” chiese.

Naruto sospiro e Ibiki sorrise.

 “Ti consiglio di chiedere al più presto perdono all’Hokage e ai membri del consiglio. Forse avrai una possibilità di venire perdonato” disse ironico.

Il giovane non sapeva cosa dire, si sentiva in colpa per ciò che aver fatto, soprattutto per avere combattuto e ferito la maggior parte dei suoi amici, ma le condizioni di vita che gli erano state imposte erano intollerabili.

“Cercherò di fare del mio meglio” sospirò infine.

Ibiki fece una smorfia poco simile ad un vero sorriso e gli accarezzò la testa uscendo dalla cella.

Naruto rimase in piedi al centro della stanza; le due guardie lo guardarono terrorizzate.

Il ragazzo si avvicinò alle sbarre.

“Fossi in te non lo farei, a meno che tu non voglia finire senza chakra per un paio di giorni” disse una voce dal fondo del corridoio e Naruto si affrettò ad allontanarsi.

Un ragazzo con i capelli neri e una coda alta fece la sua apparizione.

“Shikamaru….” Iniziò il ragazzo ma si accorse del braccio del ragazzo fasciato e tenuto piegato da delle bende.

Naruto guardò verso il basso stringendo i pugni.

“Non ti preoccupare, questo me l’ha fatto mia madre!” disse ridendo.

Il biondo si sedette per terra vicino alle sbarre.

“Non serve che cerchi farmi sentire meglio” disse con rammarico.

“Va bene. Io ci ho provato! Ma non stavo cercando di farti sentire meglio”.

“Allora sei venuto per farmi confessare?” ironizzò Naruto.

Shikamaru rise beffardamente.

“Non credo ci sia bisogno, sei l’unica volpe in circolazione” scherzò, Naruto si rabbuiò.

“Dai non fare quella faccia, sei nella suite del palazzo” il biondo lo guardò ancora peggio.

“Cosa credi che mi faranno?” chiese sperando di non ricevere altre burle come risposta.

“Vuoi la notizia cattiva o quella buona?” chiese, a quanto pareva Shikamaru era in vera di scherzi quella mattina.

Naruto non rispose.

“Allora inizio con quella buona! Credo che per Koharu e Homura-san basterà una pubblica impiccagione tua e dell’Hokage (che ti ha sempre difeso).

Quella cattiva e che per la maggior parte dei consiglieri andrà bene che tu rimanga in questa cella per il resto della vita” concluse con un sorriso.

“Sto ancora aspettando quella buona” disse infastidito.

 “Non puoi aspettarti che ti riaccolgano tutti a braccia aperte” tornò serio “Hai rischiato di far distruggere il villaggio per la seconda volta e oggi non c’è il Quarto Hokage che ci può salvare”

Naruto sentì dentro di se crescere il senso di colpa che era gia al massimo e per non tentare un’altra volta di discolparsi stette zitto.

“Se non si trova una soluzione credo che passerai il resto della tua vita qui dentro spettando che Alba di venga a prendere” disse Shikamaru.

Naruto si distese a terra sulla fredda pietra del pavimento della cella.

“Ma non ti preoccupare, credo che Tsunade-sama abbia trovato una soluzione” gli annunciò.

Naruto si tirò su a sedere di colpo.

“Cha cosa? Non potevi dirlo prima” chiese ansioso.

“Volevo vedere le facce che facevi! Ad ogni modo ne parlavano lei e Shizune-san, qualcosa a proposito di una lettera”

“In che cosa può aiutarmi una lettera?”

“Non lo so…non lo so. Quello di cui sono venuto a conoscenza e che nella lettera c’era la richiesta di aiuto”

Il biondo sospirò, era diventato un pericolo così grande da dover richiedere aiuto?

“Sarà una richiesta alla sabbia. No?” disse sospirando.

“No. E’ stata mandata a nord”.

Naruto non disse niente, non aveva voglia di parlare, ogni volta che lo faceva si trovava a chiedere scusa a tutti e per nessuno era mai abbastanza.

“Se quella lettera non c’entra nulla con me, cosa mi succederà?”.

Shikamaru si chinò e arrivò all’altezza di Naruto cha stava ancora seduto sul pavimento gelido.

Alzò una mano e la fece passare attraverso le sbarre senza che i sigilli reagissero alla sua intrusione.

“Tu pensa a non fare altri casini e noi penseremo al resto” strinse la mano del prigioniero come a sigillare un patto tra i due e poi si alzò.

“Ti do un ultimo consiglio, quando ti chiameranno, sta al loro gioco. Non arrabbiarti, mostrati, per quanto possibile, pentito e non....non parlare più di Sasuke” il recluso alzò gli occhi verso il suo interlocutore.

“Almeno per il momento” sospirò il chunin con un sorriso e detto questo andò via.

Naruto si ritrovò di nuovo solo, in compagnia dei rimorsi e delle poche immagini della furia ceca della volpe che continuavano a susseguirsi nella sua mente senza pace.

Ogni volta che chiudeva gli occhi davanti a lui i visi sfuocati delle sue vittime lo guardavano con occhi terrorizzati, agitando i suoi sogni rendendoli deliri assurdi ma che sortivano l’effetto di tormento sperato.

In una momento di lucidità, in quella notte piena di sogni, vide una figura chiara avvicinarsi a lui e scuoterlo per svegliarlo dall’incubo del momento.

Ma appena riscosso cadeva in un’altro senza possibilità di fuga…senza poter vedere bene colui che lo aveva per un attimo liberato dal rimorso.

 

(Don’t Jump – Tokio Hotel)

 

Sentì il freddo del mattino sulla pelle, e si girò lagnandosi dall’altra parte perché la tiepida luce azzurrognola della mattina trafiggeva i suoi occhi assetati di sonno, quasi rimpiangeva l’oscurità della sua prigione…

Si svegliò di colpo non riuscendo a capire cosa ci facesse fuori dal sotterraneo del palazzo; si guardò intorno e vide Konoha nella fredda nebbiolina mattutina.

“Oh, ti sei svegliato!” parlò una voce dal suono stranamente familiare.

Naruto si voltò velocemente; dietro di lui stava seduto un uomo molto giovanile dai corti capelli biondi, nello stesso modo in cui li teneva lui, e dai chiari occhi azzurri.

L’uomo alzò la mano e lo salutò.

Indossava una divisa nera e nessun coprifronte, tanto che i corti capelli ricadevano sulla sua fronte in fili delicati.

Naruto si guardò intorno spaventato, non era possibile, quell’uomo era identico a lui, solo una versione più adulta e meno nei guai.

“Chi diavolo sei?” chiese sulla difensiva.

L’uomo lo guardò in modo strano e poi sorrise.

“Ti sembra il modo di parlare a colui che ti ha tirato fuori da quella prigione?” disse

 “Bene allora sarai tu che risponderai all’Hokage, non dovevi fare una cosa del genere. Ora non mi lasceranno più andare” disse tra il disperato e l’arrabbiato.

“Si può sapere cosa hai fatto?” chiese l’uomo curioso.

Naruto guardò il basso e poi la vista di Konoha.

“Ho semplicemente messo in pericolo tutto questo” disse piano. Oramai non sentiva nessuna sensazione negativa provenire dall’uomo, ma la tranquillità che si avverte guardando l’acqua scorrere.

Naruto rabbrividì e si accorse solo ora di aver indossa il leggero yukata delle prigioni, infondo era inverno pieno, pensò, ricordando la sua fuga di qualche girono prima tra le neve.

L’uomo avvertendo i pensieri del ragazzo si tolse il giubbotto da jonin che aveva sotto il mantello nero e lo tirò a Naruto che lo prese al volo.

“Non ti preoccupare per il tuo rapimento, ti riporterò indietro appena lo vorrai. Infondo l’Hokage aspettava il mio arrivo e non farà troppe storie!” concluse con un sorriso pensando a Tsunade.

Naruto sentì lo strano impulso di sedersi accanto all’uomo sulla fredda terra e quando gli fu accanto lo guardò bene.

“Perché mi guardi?” chiese lui divertito.

“Perché mi assomigli?!” rispose curioso Naruto.

L’uomo rise.

“Forse sei davvero la mia copia” propose scherzosamente.

Naruto lo guardò perplesso e l’uomo si affrettò a cambiare discorso.

“Allora, dato che questa sembra essere la tua unica ora d’aria, mi piacerebbe sapere, per quale motivo il consiglio si è accanito su ragazzino come te? Non sarai mica uno shinobi traditore” chiese.

Naruto sospirò.

“Probabilmente sarò stato catalogato così” rispose lui.

“La volpe ti ha creato qualche problema” se ne uscì lo sconosciuto come se niente fosse.

Naruto lo guardò sospettoso.

“Tu come fai  saperlo?”

“Sei l’unico bambino del villaggio che ha questi strani segni sul volto e quel simbolo sul ventre: mentre dormivi si è attivato per un attimo. Brutti sogni, eh?!”

“Già” rispose colpevole.

“Allora proprio non mi vuoi dire perché ti trovavi in quella cella?”

Il ragazzo sospirò e non rispose o meglio non fece in tempo.

“Ecco è li” sentì gridare poco lontano, all’interno del sentiero che portava all’altura.

Naruto si alzò in piedi guardandosi in torno come in trappola.

“Credo che sia ora di far valere, la tua autorità” disse allo straniero.

In poco tempo l’intera squadra degli ANBU li aveva circondati.

“Non ti muovere” sussurrò l’uomo al ragazzino.

“Chi siete?” chiese uno degli shinobi.

“Non ha importanza” disse lui “L’importante e che ora ci portiate dall’Hokage, devo parlargli” concluse senza una vena di preoccupazione.

La squadra speciale, lo guardò meglio senza realmente capire come uno straniero poteva permettersi di parlare così.

L’uomo iniziò a spazientirsi, finche uno dei membri più anziani non si avvicinò e lo riconobbe meravigliato.

“Sono costernato che vi abbiamo fatto aspettate…” il ninja guardò per un attimo Naruto e poi L’uomo “Namikaze-sama, ma…” disse e lo straniero si rilasso per un attimo rispetto al nome con cui l’aveva chiamato, ma lo interruppe subito.

“Cosa c’è?” chiese.

“Il Kyuubi e fuggito dalla prigione e bisogna riportarlo indietro” disse.

L’uomo guardò Naruto e poi la guardia.

“Sono stati io a portarlo fuori dalla sua cella, tenete conto di questo. E poi questo   bambino è, per l’appunto, un bambino non confondeteli”

“Ci perdoni” s’inchinò l’uomo “Allora noi…possiamo, riport…” stava per chiedere titubate.

Lo straniero guardò ancora una volta Naruto che rispondeva al suo sguardo tristemente, si maledisse per ciò che avrebbe detto e parlò.

“Fate ciò che dovete fare” sospirò.

Due dei tanti membri circondarono, ansiosi,  il ragazzo e gli portarono le mani dietro per legarle con pesanti catene.

“Quelle non sono necessarie” disse l’uomo.

“Lascia stare…” disse Naruto e si lasciò portare via, con la gioia della sua scorta, senza opporre nessuna resistenza.

 

(Hakkai’s ThemeSaiyuki The Best Collection)

 

“Si può sapere cosa ti è saltato in mente!” gridò una donna bionda ad un altrettanto uomo biondo.

“Ti trovo bene anche io, Tsunade-baba!” le rispose Minato.

“Non osare prendermi in giro. Sai ho fatto carte false per quel cretino di tuo figlio e adesso mi ripagate in questo modo!” gridò ancora.

“La tua voce è soave come sempre, così come sono dolci le sue parole” disse scherzoso l’uomo.

Tsunade era sul punto di esplodere ma si trattenne e si sedette fumante alla scrivania che una volta era stata dell’uomo.

“Sei in vena di scherzi?” chiese una volta ripristinata la calma interiore.

“Non ci vediamo da anni. Volevo ricordarmi la tua faccia arrabbiata. Mi fai ritornate ai vecchi tempi” disse sorridendo.

Tsunade sospirò “Non è un periodo molto felice, Minato. Tuo figlio ha compromesso la stabilità di questo villaggio. Ho fatto di tutto per lui…”

“Ti ringrazio di cuore per questo” disse Minato in un attimo di serietà e Tsunade trasse un sospirò.

“Come ti dicevo, ho perso la mia credibilità e la fiducia del consiglio. Ha paura che ciò che è successo 14 anni fa si possa ripetere…”

“Non succederà, Naruto non è il tipo…”

“E invece ti sbagli. Tu non lo conosci, non sai di ciò che è capace. E’ un bambino con il potere di un mostro nelle mani!”si scaldò.

L’uomo non rispose, ma si limitò a guardare fermamente la donna negli occhi.

“Minato, vogliono trovare una soluzione definitiva al problema…” disse solenne.

“Cosa significa?” chiese incredulo.

“Vogliono farla finita, con i problemi e la sua presenza invadente e pericolosa”

Minato spalancò gli occhi.

“Non staranno pensando di uccidere mio figlio!” s’infuriò.

“E’ per questo che ti ho chiamato. Solo tu puoi fermare il consiglio e risolvere il problema di Naruto in un altro modo”

“Stai dicendo in quel modo…?”

“Si. Puoi farlo?” chiese

L’uomo la guardò “A una condizione”

“Cosa vuoi?”

“Voglio poter passare del tempo con lui prima di….”

“Potrai stare con lui quanto vuoi dopo aver…” lo interruppe lei.

“Non sarà possibile; non è così semplice Tsunade-baba. Non tutto è come noi vorremmo che fosse”

Tsunade lo fissò per un interminabile momento.

“Sei conscio che non potrai recuperare gli anni che hai perso? E anche se gli rivelassi chi sei poi dovresti lasciarlo andare un'altra volta…”

Minato sorrise tristemente.

“Ti chiedo solo questo, un po’ di tempo con lui, solo per poter conservare qualche ricordo, per me.”

La donna dopo un po’ annuì e non fece altre domande, conosceva bene l’espressione triste di quel giovane, ora uomo, che davanti a lei, sfuggiva il suo sguardo.

 

 

 

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Capitolo 20
*** I Want to Know ***


CHAPTER 20

Siamo finalmente arrivati al chapter 20 ( il 20 è un bel numero)!!

Nonostante le innumerevoli difficoltà tra compleanni, litigate, febbre e un insondabile mal di gola!

Regalate un po’ di felicità e commentate numerosi questo capitolo e ascoltate le musiche, scelte appositamente (come sempre del resto!! Ha ha ha !!!).

 

 

CHAPTER 20 – I Want to Know

 

(Speed – from Naruto Original Soundtrack)

 

Naruto aprì gli occhi e questa volta non vide la luce del primo mattino che lo salutava ma la lugubre luce delle candele della sua cella.

“Ciao bella addormentata!” esclamò qualcuno al di la delle sbarre.

Naruto sbuffò e si girò, con non poche difficoltà, dall’altra parte del letto.

“Ehi, sono venuto qui per te! Un minimo di riconoscenza!” parlò ancora la voce.

Naruto ormai sveglio si girò verso la figura.

Ma si può sapere cosa ci fai ancora qui! Mi vuoi mettere ancora nei casini” sbottò.

L’uomo sospirò.

“Va bene allora vado. E pensare che ero venuto per portarti a fare un giro…sarà per un'altra volta” disse iniziando a camminare per il corridoio.

“Lo sai che non posso andare via da qui!” gridò Naruto un po’ in colpa e un po’ esasperato dalla situazione.

Ma io ho il permesso!” sentì la risposta da lontano e dopo un po’ vide l’uomo, cha tanto gli assomigliava, comparire con sguardo divertito davanti alla sua cella.

“Sei sicuro?” chiese Naruto titubante.

Ma si! Dai andiamo…non abbiamo molto tempo” disse Minato lasciandosi scappare qualcosa di troppo.

Naruto lo guardò.

“Per cosa non abbiamo abbastanza tempo?” chiese curioso.

“Allora vuoi rimanere qui o vuoi uscire?” chiese Minato, evadendo il discorso e aprendo la porta della cella e aspettando.

Cosa c’è ancora?” chiese.

Naruto lo guardò ormai convinto della sua deficienza e indicò la catena che gli stringeva la vita; Minato di avvicino e con un colpo ben assestato alla serratura l’aprì.

Il ragazzino senza troppi ringraziamenti uscì dalla cella e oltrepassò con cautela le sbarre coperte di sigilli.

 

Entrarono nella stanza dell’Hokage; Tsunade che era in piedi, girata verso la finestra, appena li sentì entrare si voltò a guardarli.

La donna posò gli occhi severi su Naruto e lo fissò fino all’esasperazione del ragazzo.

“Tsunade-baba smettila” le disse a voce alta dopo un po’.

In meno di un secondo Naruto fu circondato da buona parte degli ANBU del palazzo che portarono i kunai alla sua gola.

“Riportatelo indietro, non ha capito la lezione” disse la donna.

“Ehi aspetta!” s’intromise Minato.

“Cos’hai ancora?” chiese lei infastidita “L’hai visto, no? Perché non ti limiti a fare quello che devi e basta” sbottò.

“Adesso ti rimangi le promesse Tsunade-baba?” la prese in giro l’uomo.

Tsunade vide la risoluzione sul suo viso e con un cenno indicò alla squadra speciale di lasciarlo stare mentre Naruto ricominciava a respirare.

“Allora cos’hai intenzione di fare?” chiese la donna a Minato

“Nulla di particolare, portarlo in giro da qualche parte…” disse vago.

“Lo sai che se succede qualcosa ne saremmo entrambi responsabili?” gli disse.

Minato annuì.

Ma non è solo questo. Se succederà realmente qualcosa, quel bambino, non rivedrà mai più la luce del sole” disse grave.

Naruto si perse mentalmente in quel possibile scenario per poi tornare turbato alla realtà e al battibecco dei due.

L’uomo guardò Naruto e gli scompigliò inaspettatamente i capelli.

“Confido che non combinerà guai. E poi l’ho fermato una volta riu…” s’interruppe all’occhiataccia della donna.

“Va bene, avete la mia benedizione, ora toglietevi dalle scatole” disse Tsunade sbrigativa cacciandoli fuori dall’ufficio e chiudendogli la porta in faccia.

“Ah” l’uscio si riaprì “Non avrai intenzione di andare in giro con lo yukata della prigione, spero?” chiese a Naruto che si guardò imbarazzato.

E per favore Naruto…NON…NON vestirti d’arancione!” disse la donna tra il serio e il  ridicolo richiudendosi la porta alle spalle.

Minato che si era trattenuto dal ridere per un po’ scoppiò in una fragoroso risata.

“Non dirmi che ti vestivi d’arancione!” disse tra scosso da sussulti d’ilarità immaginandoselo nella sua tenuta!

Naruto sospirò dell’idiozia degli adulti e recuperato un completo nero si lanciò fuori dalla porta del palazzo.

Minato sbuffò e lo seguì di corsa superandolo.

 

“Allora dove vuoi andare?” chiese al ragazzo.

“Non lo so, lo conosco come lei mie tasche questo posto!”

I due camminarono per la via principale e non poche persone si voltarono a guardare quei due, così rassomiglianti.

Per fortuna nessuno avanzò l’idea giusta sull’identità dell’uomo, sebbene nel villaggio si cominciava a vociferare qualcosa; Naruto si limitò a guardarlo in silenzio per un po’ finche la strada non si concluse davanti a loro.

 

(Dreams – Jars of Clay from Egypt’s Prince Soundtrack)

 

Il ragazzino corse fino alla porta di una casa e ci si fermò davanti; Minato lo guardò sorpreso.

Perché ti sei fermato qui?” chiese.

“Questa è casa mia” disse semplicemente.

Minato la guardò bene e la riconobbe; tante immagini ormai sbiadite dal tempo gli ritornarono in mente, piccoli momenti di vita quotidiana, profumi colori e la sensazione di una calda presenza accanto a lui.

Che cosa c’è?” lo richiamò alla realtà Naruto ma l’uomo non rispose e lo seguì all’interno della casa.

La casa che era stata accogliente e calda seppur piccola ora si mostrava buia e fredda, Minato esitò un istante davanti alla porta di una stanza.

Dopo un po’ posò delicatamente la mano sulla maniglia e l’aprì; entrò di nuovo nella camera che una volta era stata sua e della donna amata, la stanza era buia come tutta la casa a parte qualche spiraglio di luce che illuminava il letto a due piazze.

Tutto sembrava bloccato al giorno in cui se n’era andato come se niente fosse stato più toccato o usato.

“Hai mai usato questa stanza?” chiese immerso tra i ricordi.

Naruto spuntò sulla soglia.

“No, io vivo da solo non mi serve questa camera forse qui ci vivevano in tre prima che arrivassi io”

“Gia” mormorò Minato.

Perché? Conoscevi il proprietario…” lo fissò Naruto.

“Si.. più o meno”

“Il proprietario era mio padre” disse curioso capendo di aver trovato qualcuno che conosceva qualcosa sul suo passato.

 

Minato lo guardò per un attimo e poi fuggì lo sguardo.

“L’avrò visto qualche volta non è che m’interessasse molto. Era un uomo un po’ strano”

Se non lo conoscevi coma fai a sapere che era strano?”

L’uomo capì di essersi messo ancora di più nei guai e tentò di evitare il discorso.

“Senti…dato che tu stai…” iniziò

“In cella?” fini Naruto ironico.

Emh…si. Non potrei rimanere qui…se possibile…per un po’”

Il ragazzo rimase in silenzio per un attimo

“Fa come vuoi per me non è un problema” disse sospirando e scendendo le scale per arrivare all’uscio.

 

Una volta fuori i due presero a camminare per la strada.

“Tu sei un uomo misterioso” costatò ad un certo punto Naruto.

“Davvero? Perché?”chiese.

“Per esempio è una settimana che ti conosco ma non ho idea del tuo nome mentre tu sembri conoscermi” disse fermandosi.

Minato si girò e sorrise.

“Non ti conosco poi così bene” gli disse

“Voglio sapere chi sei e perché mi aiuti. Che cosa ci guadagni a stare con me?”.

“Quello che ci guadagnava Sasuke Uchiha”

Naruto lo guardò negli occhi, tanto simili ai suoi, e Minato capì che aveva toccato un tasto dolente.

Il ragazzo proseguì senza parlare e lasciandolo indietro ma quando si decise a camminare anche lui Naruto era sparito nel nulla.

“Maledizione” imprecò.

‘Cosa diavolo gli è passato per la testa, andarsene via così’ pensò.

Lo cercò in lungo e in largo per le vie di Konoha sperando che nessuno si accorgesse della sua scomparsa.

Quando ormai aveva perso le speranze pensò a dove Kushina soleva rifugiarsi: in fondo erano molto simili…

 

“Ti ho trovato” disse sorridendo.

Naruto era seduto sul ciglio della collina degli Hokage e non si voltò e sbuffò infastidito.

“Posso sedermi?” chiese senza aspettare nessuna conferma da parte del ragazzo.

Perché sei scappato? Lo sai che se ti avessero trovato prima di me non sarebbe stato così facile tirati fuori dalle segrete” chiese.

Naruto non rispose.

Ok. Allora che dici ricominciamo da capo?” nessuna risposta.

“Allora, mi chiamo Minato Namikaze” disse porgendogli la mano.

Naruto la guardò infastidito ma arresosi alla risolutezza dell’uomo gliela porse.

“Perché ti interessi a me? Nessuno lo ha mai fatto” chiese.

Minato si maledisse interiormente per un’attimo prima di riprendere il controllo di se stesso.

“Credo che sia l’ora di farlo. Non credi?” disse

“Ormai non ho più bisogno di nessuno. Non sono più un bambino”

Ma forse hai bisogno di qualcuno con cui parlare”

Naruto lo guardò.

“Di cosa?” chiese freddo.

“Per esempio di perché eri rinchiuso in una prigione e di perché ti da tanto fastidio parlare di Sasuke”

Naruto lo fulminò con lo sguardo.

“Ecco appunto” disse lui sorridendo.

“Sai già perché ero chiuso li.”

“A me interessa la tua versione, quella di Tsunade e del consiglio la conosco già”

“Allora perché sei scappato?” chiese

Naruto guardò lontano senza però realmente vedere.

 

(Hakkai’s Theme – from Saiyuki the Best Collection)

 

“Mi volevano rinchiudere in questo villaggio per il resto della mai vita” disse.

“Credo che ci siano riusciti” scherzo lui.

Un debole sorriso, stranamente, affiorò sulle labbra del giovane.

“Tre anni fa un mio amico se n’è andato e io volevo solo cercarlo”

“Naruto, da quello che ho sentito, non mi sembrava che Sasuke fosse ansioso di tornare”

Il ragazzino abbassò lo sguardo.

“Tu non lo conosci”

“Allora parlami di lui. Mi piacerebbe conoscere questo Sasuke”

Naruto lo guardò e rimase per un po’ in silenzio.

“Sasuke era il mio migliore amico o meglio per me lo era. Ultimamente ho avuto dei dubbi su questo. ironizzò

“Vedi, non ho mai avuto molti amici, non che lui lo fosse, almeno all’inizio era così. Era il mio nemico in tutto; ma in realtà non c’era mai stata una vera rivalità lui era superiore e alla fine non sono mai riuscito ad avvicinarmi”

“Non è quello che un amico deve fare” disse Minato.

“Aspetta! Questo solo l’inizio. Poi pian piano siamo diventati amici, era colui di cui più mi fidavo. Anche se non glielo mai detto”

“E’ questo che ti da fastidio? Non averglielo mai detto?”

“Non sono cose che si dicono facilmente” sorrise il ragazzo.

E Minato rise; anche lui era un esperto delle cose non dette.

 

(All the good Things – Nelly Furtado)

 

E così il tempo passo, le giornate trascorrevano tranquille.

Naruto passava molto tempo in compagnia di quello strano uomo, che sembrava voler conoscere molte cose di lui senza però rivelargliene altrettante sul proprio conto.

Perché non mi dici mai niente di te?” chiese un giorno Naruto.

“Credimi, tu sei mille volte più interessante!” sorrise l’uomo.

“Tu hai conosciuto mio padre, ma non mi vuoi mai dire niente di lui. Anche se sai poco a me basterebbe lo stesso”

Minato sospirò.

“Eravate amici?” chiese il ragazzino.

L’uomo lo guardò un attimo; in fondo se avesse rigirato le cose avrebbe potuto anche raccontargli qualcosa.

“Allora?” chiese Naruto.

“Diciamo che alcune volte mi sembrava di conoscerlo bene e altre no”

“In che senso?”

“Nel senso che ha fatto delle cose che lo hanno portato ad essere infelice ma riconosciuto dagli altri come un uomo coraggioso. Che ironia…” sospirò.

“Vuoi dire che è ancora vivo?”

Minato sospirò ancora, stava per dire tutta la verità.

“Non ne sono sicuro è da molto che non lo vedo” ritorno vago.

“Se è ancora vivo…credi che tornerà?”

L’uomo sorrise.

“Credo che se potesse sarebbe la prima cosa che farebbe…senza esitazione”

“Senza esitazione. Eh?!” sorrise il ragazzo.

“Sai è da un po’ che volevo dirtelo ma tu mi ricordi qualcuno. Ma non so chi” gli confidò ma non ricevette nessuna risposta a parte un sorriso.

Anche in questa conversazione nulla di Minato era stato rivelato al giovane ma aveva inaspettatamente saputo cose su suo padre.

In quel momento la sensazione che la verità sarebbe venuta svelata provocò il rammarico dell’uomo e l’aspettativa di Naruto.

 

Minato percorse le vie buie della città e arrivò davanti alla casa che una volta era stata sua.

Apri la porta ed entrò.

La sua stanza si presentò come l’aveva lasciata poco prima: buia e polverosa, si stese sul letto e guardò il soffitto; si chiese cosa ci facesse ancora li.

Si ricordò di una cosa che aveva nascosto tra quelle mura tanti anni prima come se avesse voluto preservarla da un futuro buio che era inevitabilmente arrivato.

Si alzò e si avvicinò al muro della stanza, tastò la superficie e riconobbe un punto preciso nella parete...

Si mise d’impegno e dopo un po’ riuscì ad estrarre la mattonella da muro; c’infilò dentro le mani e tirò fuori una scatola di legno.

Si sedette un'altra volta sul letto e l’aprì; sorrise alla vista di oggetti che da ormai quindici anni non vedeva più; la sua attenzione cadde su una foto.

Era mollo carina ed era venuta molto diversa da come era stata progettata.

Naruto poco prima che la volpe attaccasse per la prima volta il villaggio, era in braccio al padre e al posto di stare tranquillo si era preoccupato di tirare, proprio nel momento dello scatto i capelli lunghi della madre e anche quelli che padre con il risultato che l’unico a sorridere era stato il

bambino felice dello scherzo.

Riconobbe i piccoli biglietti che Kushina gli mandava quando era stata lontana con la squadra speciale contravvenendo alle regole…avevano ancora il suo profumo, passo le dita sulla leggera e complessa calligrafia della donna e il pensiero andò a lei ormai nel suo palazzo lussuoso e con un altro uomo al suo fianco.

Mise tutto a posto ma lasciò la foto sulla scrivania della stanza; quella notte tentò di addormentarsi ma le immagini della sua famiglia, molto tempo prima e quella di Kushina insieme a Hiro lo tormentarono per tutta la notte finche ormai all’alba la stanchezza non lo soggiogò.

 

Un  pomeriggio i due rientrarono al palazzo come al solito.

“Era ora! E’ un po’ che vi aspetto cominciavo a preoccuparmi” disse Tsunade guardando Naruto.

“Ancora con questa storia Tsunade-baba” si lamentò il ragazzo.

Che strazio che sei….Tagliategli la testa!” ordinò agli ANBU.

Naruto, guardò senza capire gli shinobi che ricambiarono lo sguardo interrogativi.

“Signora è sicura?” chiese uno titubante.

Minato si mise ridere.

“Sapete, voi della squadra speciale avete un umorismo incredibile” disse l’uomo.

Naruto e gli altri continuarono a guardarli senza capire.

“Ah che strazio che siete! Portate giù il biondino” ordinò realmente.

“Oh Tsunade-sama anche questa sera. Non sono mica un animale notturno, non vado a caccia di notte!” si lagnò.

E se lo fossi chissà di che cosa andresti a caccia…” ipotizzò la donna.

“Uffa ma…” tentò di protestare ancora.

“Ti devo ricordare…”

Ok ok, vado!” la interruppe per non sentire ancora la stessa predica.

Se ci fosse stato il quarto Hokage questo non sarebbe successo” disse divertito Minato a Tsunade.

“E’ vero!” gridò dal corridoio Naruto.

Tsunade guardò male Minato.

Cosa c’è ancora?” chiese

“Ti ricordi la nostra promessa? Il consiglio è ansioso di mettere fine a questa storia tua e di Naruto pretende che tu faccia ciò che devi fare entro la fine della settimana”

 Cosa?” disse sorpreso.

“Non puoi biasimarli è passato un mese da quando sei con lui” disse lei.

E ti sembra un tempo accettabile?! Non ho fatto neanche in tempo a conoscerlo. Mi stai chiedendo di rinunciare a lui solo dopo pochi giorni”

“Minato, tu hai gia rinunciato a lui! Il giorno che te ne sei andato da qui!” gridò lei

 

“Ehi, aspettate ho dimenticato una cosa!” si accorse Naruto “Dobbiamo tornare su”

Le due guardie lo guardarono male.

Naruto-chan non si può, scortatelo” dissero sospirando.

E dai! Cosa vuoi che faccia” disse ma ormai era già corso sul per le scale sfuggendo al loro controllo.

 

“Come osi dire queste cose. Non avrei rinunciato a mio figlio se voi non mi aveste obbligato” le gridò di rimando “Credi che sia stato facile lasciarlo qua” disse con rabbia.

“Non è importante questo, sei stato chiamato per un motivo e devi svolgere il tuo compito” disse fredda.

“Non posso credere che tu mi chieda questo!”

“Io non te lo sto chiedendo. Te lo sto ordinando! Non sei più l’Hokage…hai scelto tu di abbandonarlo, di non essere più suo padre…” Tsunade si fermò attonita e guardò verso la porta alle spalle di Minato.

“Cosa c’è ora..l’uomo si voltò di scatto.

Naruto stava in piedi vicino alla porta, tra le mani ciò che aveva dimenticato.

L’oggetto cadde a terra con un rumore sordo…

 

Come vi è sembrato?

Insomma il momento critico è finalmente è arrivato ora dovrò cominciare ad annodare tutti i fili tessuti per questa storia, chissà che non ne venga fuori un bel tappeto!!!!!!

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Capitolo 21
*** The Lying Man ***


CHAPTER 21

Parto difficile anche questo capitolo scritto mesi fa e corretto oggi (11-04-08!!!).

Ho ancora qualche capitolo da scrivere circa cinque e altri cinque precedenti da correggere…che voglia…e c’è pure al scuola…e c’è pure la palestra….e c’è pure la vita sociale…aspetta io non ho vita sociale…Uff

Che bella introduzione allegra, diciamo che la depressione è il sentimento predominante degli ultimi giorni…uff…tiratemi su il morale con un’infinità di commenti!!!

 

CHAPTER 21 – The Lying Man

 

(Sorry Seems To Be The Hardest – Blue)

 

Naruto guardò in modo strano Minato come se non riconoscesse più l’uomo che aveva davanti.

“Naruto io..tentò di dire l’uomo in evidente difficoltà.

Tsunade spaventata da una possibile reazione del ragazzino gli si avvicinò, ma Naruto la fissò senza sentire niente di ciò che gli stava dicendo.

Alzò lo sguardo ancora una volta verso Minato e poi senza preavviso ritornò sui suoi passi e precedette gli Anbu verso i sotterranei.

Minato crollò su una sedia con le mani che gli nascondevano il viso.

“Non sarei mai dovuto ritornare” mormorò.

La donna rimase un attimo in silenzio.

“No. Hai ragione tu avevi il diritto di conoscerlo nessuno te lo può impedire. Sospirò lei.

Ma ora la situazione è compromessa. Avrà forse ammirato il quarto Hokage ma non di certo suo padre che l’ha lasciato…”

“Hai fatto tutto questo per poter stare un po’ con lui non ti fermerai davanti a questo Hokage-sama!” sorrise la donna ”Domani prova ad andare da lui, forse riuscirete a mettere tutto a posto”

Minato salutò la donna silenziosamente e tornò verso casa.

La donna aveva ragione ma era quelforse’ che lo spaventava; aveva imparato a conoscere un poco suo figlio e una cosa era certa non sarebbe stato facile.

 

Era ormai tardo pomeriggio quando si decise ad uscire dalla casa e ad avvicinarsi al palazzo dell’Hokage.

 Si avviò verso le prigioni e sospirò prima di arrivare alla cella di Naruto; il ragazzo era disteso sul letto girato di spalle e con il ventre circondato da un anello metallico a cui era legata una piccola, ma resistente, catena.

‘Deve avere una libertà di movimento molto limitata’ pensò mentre il cuore gli si stringeva.

Perché…” iniziò diretto alle guardie.

“Ordine dell’Hokage-sama” risposero.

Minato sospirò e fece cenno alle riluttanti guardie di andarsene; quando furono finalmente da soli ebbe un impulso violento di entrare in quella cella e di portarlo via un’altra volta ma ebbe la buona idea di lasciarlo li almeno finché non si fosse calmato.

L’uomo si sedette su una panca poco lontano dalle sbarre e guardò le proprie mani non sapendo come cominciare.

“Lo so perché ti sei arrabbiato…” disse ma non ricevette risposta come non ne avrebbe ricevuto per un po’.

Ma devi capire che era proprio per questa tua reazione che non volevo dirti nulla. Come mi avresti giudicato se dopo avere fatto quello che ho fatto fossi ricomparso dal nulla”

Naruto si mosse leggermente.

“Lo so che mi odi, non sai quanto ho odiato ciò che ho fatto. Se fossi stato migliore o più forte non avrei lasciato che mi condizionassero a sigillare la volpe dentro di te” sospirò.

“Vorrei solo che ascoltassi il perché ti ho lasciato qui. Se dopo non avrai nulla da spartire con me non ti biasimerò e ti prometto che sparirò dalla tua vita e molto probabilmente non ti ricorderai neanche di me”

Minato si alzò e si sedette per terra appoggiando la schiena alle sbarre.

 

(Wherevee You Will Go – The Calling)

 

“Minato…emh Hokage-sama vi siete ripreso” disse rassicurato uno dei membri del consiglio una volta che anche il ragazzo fu entrato nella stanza delle riunioni con una stampella sotto il braccio.

“E’ vero Hokage-sama siete riuscito a sorprenderci anche questa volta” ironizzò Kohan seduto poco lontano da Homura.

“La ringrazio, non sempre si torna vivi da un’esperienza del genere! Magari dovreste imparare a salvare il villaggio anche voi, signora” le rispose per le rime il ragazzo.

La donna sorrise beffarda e rimase silenziosa.

“Allora Minato perché ci hai convocati?” chiese il Terzo Hokage anche lui ormai guarito.

 Il giovane guardò l’uomo negli occhi e sospirò.

“Come sapete Kushina se n’è andata..

“E’ per questo dovrà dare delle spiegazioni” lo interruppe Kohan.

“Deciderò io a chi chiedere delle spiegazioni” la rimbeccò Minato.

La donna stava per rispondere ma il Terzo la fermò.

“Minato perché ci hai richiamato?”

“Ho deciso che la seguirò e la riporterò al villaggio”

Una serie d’opinioni contrarie si levarono dal gruppo.

Ma siete impazzito Hokage? Lasciare il villaggio per seguire quella straniera?” chiese un anziano.

“Quella straniera è la madre di mio figlio” puntualizzo Minato e altre contestazioni si levarono.

Il Terzo però ebbe il buon senso di zittire tutti.

Ragazzo sei cosciente che come Hokage non puoi permetterti di lasciare il villaggio della foglia”

Minato annuì.

“Per il villaggio io sono in coma, nessuno mi ha visto, sono sempre stato con Naruto. Ho il diritto di scegliere se continuare ad essere il capovillaggio”

“E’ una decisione che non si può prendere dall’oggi al domani” continuò il Terzo.

“Non posso più aspettare Kushina sarà già lontana e una volta che Naruto starà meglio sarò pronto per partire”

Si levò una risata tra i dieci membri, era Kohan.

“Forse a voi verrà data la possibilità di partire ma il bambino rimarrà qui”

Cosa?” fece finta di non aver sentito Minato.

Cosa credevi? Che la volpe potesse andarsene in giro per i vari regni indisturbata?”

Il ragazzo continuò a non capire.

“La reliquia della volpe appartiene al villaggio della Foglia, come un tempo era parte del Villaggio del Vortice,  e non si sposterà di qui. Non possiamo permetterci che qualcuno prenda la forza portante”

“Credi che non sia capace di difendere mio figlio?” si scaldò il ragazzo.

Kohan rise.

“Non sei invincibile, sei uno shinobi e dovresti capire anche tu che potreste cadere in trappola di qualcuno. Se solo si venisse a sapere che la reliquia è in quel bambino, ogni villaggio tenterà di rapirlo e di utilizzarlo come arma”

“Mio figlio non è un’arma” gridò Minato.

Si che lo è. Hai visto anche tu la forza che potrebbe acquisire una volta cresciuto” ribatte lei.

“Puoi andartene dove vuoi ma quel bambino rimane qui” concluse dura.

Il giovane si alzò in piedi, furioso, con intenzioni non buone verso la vecchia. Ma venne fermato dal Terzo Hokage.

Sarutobi-sama?” lo guardò incredulo il ragazzo incredulo; non capiva come un uomo come lui potesse schierarsi con la donna.

“Pensaci Minato. Sarete in costante pericolo. Vuoi davvero che cresca in un mondo del genere?”

Ma avrà me e sua madre”

“Non potrete proteggerlo per sempre. Qui c’è ne occuperemo noi fino al vostro ritorno” disse convincente.

Alzò lo sguardo e vide Kohan che sorrideva, anche questa volta era riuscita ad imporre la sua autorità.

Minato uscì dalla stanza seguito dal Terzo e andarono nella camera dove Naruto lottava ancora tra la salute e la malattia.

Il giovane si sedette al lato del letto.

“Promettetemi che lo proteggerete” disse stringendo la mano del piccolo.

“Farò il possibile”

“Ancora una cosa. Non insegnategli ad utilizzare il potere della volpe non voglio che diventi un’arma al servizio di quella gente”

“Come vuoi. Ma un giorno dovrà imparare a controllarla”

“So che con te sarà al sicuro” concluse.

L’anziano uomo sorrise e lasciò da solo con il bambino.

Minato strinse leggermente la mano del bambino che aprì gli occhi malaticci.

“Ciao” lo salutò il padre.

Ao” rispose con difficoltà il bimbo.

“Papà deve andare via. E per un po’ non ci vedremo” disse

Il bambino lo ascoltò e sembrò capire ciò che gli era stato detto cogliendo l’espressione triste di Minato; strinse la mano del padre nella sua piccolissima.

Quando sembrò che Naruto si fosse addormentato il giovane si alzò e gli diede un bacio sulla fronte ma, uscendo dalla stanza, sentì la voce del bambino e si volto.

Pe un po’” stava ancora dormendo e nel sonno bisbigliava queste due parole.

“Già…solo…per un po’” bisbigliò Minato prima di aver dato un ultimo sguardo al piccolo e d’essere uscito.

 

(LonelinessToshiro Masuda)

 

L’uomo alla fine del racconto sospirò come nell’ultimo giorno soleva fare.

“Spero che tu possa capire le ragioni per cui ti ho lasciato. Non avrei mai pensato che il villaggio avrebbe avuto reazioni così negative nei tuoi confronti….io.”.

Non sapeva più come discolparsi, aveva provato in tutti i modi ma il ragazzino rimaneva disteso dandogli le spalle.

Per tutto il racconto non aveva dato cenno di aver ascoltato ciò che Minato aveva detto e questo riempì di tristezza l’uomo; a quel punto Minato si alzò e si avvicinò alle sbarre.

“A questo punto credo che me n’andrò. Ero venuto per conoscerti e grazie a Tsunade ne ho avuto la possibilità…”

Naruto si era girato e con uno strattone aveva staccato la catena che lo costringeva.

Si avvicinò senza espressione alle sbarre con i sigilli.

“Sai perché mi sono arrabbiato?” chiese

“Te lo dico io” lo anticipò il ragazzo “ Non perché tu sia mio padre. Di questo avrei potuto anche farmene una ragione. Ma perché mi hai mentito”

“Hai continuato a mentirmi dal giorno in cui ci siamo incontrati. Mi hai raccontato tante cose su mio padre, mi hai dato consigli e mi hai fatto capire molto ma tutto questo era una frottola.

Ma io…” tentò  di  controbattere.

“Sei tornato solo perché ti sentivi in colpa. Io ti ho detto le cose più intime di me, ti ho parlato di Sasuke del perché volevo andare a cercarlo e tu di vero, cosa mi hai detto? Eh?!”

“Naruto io volevo solo…” tentò di parlare.

“Vattene”disse semplice e cristallino il ragazzo.

“Non è quello che avrei voluto”

“Vattene” ripeté.

“Io..”

“Non voglio più sentire niente da te. Vatteneee!!” gridò il giovane.

Ci fu un lampo di luce e Minato venne sbalzato dall’altra parte del corridoio.

Naruto aveva toccato le sbarre sigillate e ora giaceva sul pavimento incosciente; in poco tempo nei sotterranei comparvero Tsunade e gli Anbu..

La donna chiese arrabbiata cosa era successo.

“Ha toccato le sbarre” disse Minato agitato “devi aiutarlo subito Tsunade ha prosciugato il chakra..

“Stai tranquillo” disse mentre portavano via il ragazzo inerme “Starà così per un po’ di tempo ma poi si riprenderà. Ha tentato di scappare un'altra volta?” chiese

“No. Credo che abbia voluto solo…smettere di ascoltarmi” disse incredulo.

Tsunade appoggiò la mano sulla spalla dell’uomo.

Quando si sveglierò sarà un'altra cosa. Potrete parlarvi ancora prima di…”

Minato la guardò e capì che prima o poi quel momento sarebbe arrivato. Ma allora perché ostinarsi ad andare d’accordo con lui. Perché non fare semplicemente ciò che gli veniva richiesto e poi andarsene…

 

Come vi è sembrato???

Diciamo che sono ancora turbata per l’ultimo capitolo del manga.

A me piace così tanto e tutti a criticarlo brutalmente…bhè forse un po’ di ragione c’è l’hanno ma almeno la storia sta andando avanti e il grande mistero che è Itachi si sta svelando!!

A prestooooooo!

 

 

 

 

 

.

 

 

 

 

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Capitolo 22
*** The Proposal ***


CHAPTER 22

Mamma mia che capitolo!!! Uff ci ho messo ben tre ore per correggerlo (diciamo che l’ho praticamente riscritto! Ogni parola era un errore!) e non sono ancora sicura del risultato.

uff.

A questo punto riscrivo anche l’introduzione visto che risaliva a giugno.

Buona lettura e ascoltate ste benedetta musica che ci metto più a trovare le canzoni giuste che  a scrivere il capitolo….

 

CHAPTER 22 – The Proposal

 

(Lucky Man – The Verve)

 

Per un po’ fece finta di dormire; non aveva voglia di aprire gli occhi e di ritornare alla situazione precedente al suo incidente.

‘Accidenti’ pensò se avesse saputo che quei sigilli avrebbero fatto così male non si sarebbe mai sognato di toccarli apposta.

Ma quell’uomo era divenuto insopportabile; sperò che al suo effettivo risveglio non l’avrebbe più visto

“Non dovresti fare finta di dormire” disse una voce calda che lo riportò a lontani e confusi ricordi.

Naruto si decise ad aprire gli occhi ma prima si occupò di capire in che condizioni era.

Sapeva di avere le mani libere ma qualcosa lo obbligava comunque a letto, molto probabilmente qualcosa di simile all’anello di ferro della sua ‘amata’ cella.

Aprì gli occhi e la luce ancora chiara del pomeriggio lo accecò, quando la vista ritornò alla norma vide distintamente la figura.

Una donna piuttosto giovane gli sorrideva seduta accanto a suo letto; aveva lunghi capelli lisci e rossi e gli occhi a mandorla di un ridente verde.

“Allora come stai?” chiese “Ho sentito da Tsunade-sama che sei un paziente piuttosto difficile!”

“Per lei solo i cadaveri non sono pazienti difficili.” scherzò osservando bene la bella donna.

“Sei una della squadra speciale?” chiese di getto, dopo aver visto la divisa che indossava, un po’ arrabbiato e un po’ amareggiato della costante sorveglianza.

La donna guardò la divisa.

“Una volta lo ero” disse vagamente.

“Allora se non sei una guardia cosa ci fai qui?” chiese.

“Non avevo nulla da fare, la mia vecchia maestra è impegnata e non sono ancora riuscita a parlarle seriamente” sospirò “Probabilmente si arrabbierà del fatto che sono qui…” concluse pensosa.

Naruto guardava la donna parlare e più la osservava più sembrava ricordargli qualcuno.

“Che ne dici se c’è n’andiamo a mangiare una bella scodella di ramen?” propose all’improvviso.

Naruto la fissò sbalordito.

“Ma non vedi come sono messo? Se oso uscire di qui buttano definitivamente via la chiave della cella!”  disse incredulo.

“A proposito come mai sei così sorvegliato?” chiese.

“Qualche piccolo incidente di percorso” le confidò Naruto cominciando a trovare simpatica quella donna.

“Questa è buona” disse alzandosi e con un colpo leggero aprì il laccio che legava Naruto.

“Ma sei impazzita…” tentò di dire il ragazzo.

“Non ti preoccupare me n’occupò io” e uscì dalla stanza.

Poco dopo rientrò con due Anbu al seguito.

‘Ecco l’hanno beccata, lo sapevo’ pensò il giovane ma la donna sorrideva tranquilla.

“Hanno detto che possiamo andare ma non ci dobbiamo fare vedere dall’Hokage” disse lei sorridendo mentre il ragazzino la fissava incredulo e gli Anbu, guardavano il pavimento, imbarazzati dall’essere caduti così facilmente nel gioco dell’ex-comandante.

Considerando la propria fortuna Naruto non escludeva che anche quella volta l’avrebbero scoperto e la situazione sarebbe precipitata un’altra volta ma la sicurezza di quella donna e ciò che sembrava evocare in lui lo portarono a seguirla.

“Io sono Kushina” disse tentando di stringendogli la mano mentre addentava il cibo, facendo ridere Naruto.

“Immagino che tu sappia già chi sono” disse lui.

“Diciamo che mi sono fatta un’idea!” rispose.

“Allora come te la passi qui?” chiese Kushina davanti ad una ciotola di ramen fumante.

“Piuttosto male, direi” disse con un mesto sorriso.

“Dai non può essere così male come sembra. Quando vivevo qui sapevo sempre trovare il modo per divertirmi!” disse lei. Tra una boccata e l’ altra del brodo.

“Non intendevo questo” rise Naruto.”Ma allora vivevi qui?” chiese.

“Tanto tempo fa. Ormai saranno quindici anni che me ne sono andata “ disse guardando il ragazzino di sottecchi.

“E Perché? Sembra piacerti questo posto?”

“Qualche piccolo incidente di percorso” sorrise mesta.

“Non vale rispondere alle domande con le risposte degli altri!” esclamò Naruto.

“E chi l’ha detto !” rise la donna.

 

Durante tutto il tempo che passarono insieme la donna riuscì a mettere di buon umore Naruto che non aveva più paura delle conseguenze della sua uscita.

“Cosa ci fai qui?” Sentì una voce provenire dalle sue spalle.

Il ragazzo s’impietrì, il sentimento di leggerezza scomparì all’instante.

Si girò a fatica e davanti a lui stava l’alleato del diavolo biondo in persona con un’espressione per niente felice.

L’uomo si avvicinò a Naruto e lo prese per la collottola ma non riuscì a sgridarlo perché qualcosa catturò il suo sguardo.

“Jiraya-sama come state?” disse la donna piacevolmente sorpresa.

Il Maestro di Naruto si sciolse in un tenero sorriso.

“Allora aveva ragione quella vecchia strega. Sei tornata!” disse entusiasta l’uomo.

“Avete scelto proprio un momento giusto per venire tutti e due” disse abbracciando la ragazza.

“Di chi state parlando Jiraya-sama. Io sono da sola” fece finta di niente.

“Oh lo credo bene” disse lui “Non potremmo sopportarvi tutti e due insieme” disse sperando che Naruto non cogliesse il doppio senso.

“Di chi stai parlando Ero-sennin?” chiese Naruto liberandosi dalla presa del maestro.

Kushina rise dell’appellativo che le ricordava un altro bel giovane biondo.

“Allora vuoi dire che anche lui è qui?” chiese lei.

“Si, e come al solito non ha fatto che combinare disastri…” sospirò.

Naruto guardò l’uomo più attentamente e quando l’altro si accorse cambiò velocemente discorso.

“Ti tratterai qui per molto?” chiese

Kushina guardo per un attimo il ragazzino e poi si rivolse a Jiraya.

“Dipende da quanto mi sarà permesso. E poi non sono venuta qui per litigare con tu sai chi”

Jiraya sembrò cadere dalle nuvole.

“Vuoi dire che…”

“Si, è da molto tempo che non lo vedo; non mi ha detto che veniva qui l’ho dovuto scoprire con altre vie. Inoltre quando l’ho visto in carne ed ossa, anni fa, venirmi incontro ho capito che le cose fortunatamente non erano andate come io pensavo” sospirò lei.

Tra i tre calò il silenzio.

“Credo proprio che Naruto debba venire con me, adesso” disse lui.

“Lasciaci fare ancora un giro. Poi te lo riporto io” disse lei.

“E io che pensavo mi volessi salvare” rise Naruto ma la donna rispose con un avvilito sorriso alla battuta.

“Allora voglio andare la” indicò con il dito.

“Alle teste?” chiese titubante “A quanto pare era un posto molto in voga ai tuoi tempi”

“Ehi non sono mica vecchia io! Perché dici così?” chiese.

“Ah anche ad un altro tizio piaceva andare l’ha sopra” disse vaga. Kushina si perse per un attimo nei pensieri e non disse nulla finché non furono in cima e vide l’intero villaggio  dall’alto alla luce rosea del tramonto.

 

(Alone – Saiyuki the Best Collection)

 

Jiraya alla fine aveva ceduto costringendoli però a portarselo dietro e ora sedeva ai piedi della scala che portava alle teste degli Hokage appoggiato ad agli scalini; guardava il cielo farsi ormai scuro e pensava alla strana situazione in cui si trovava.

Tutti erano tornati al villaggio e ognuno, nel suo piccolo, combinava guai sempre più pesanti.

‘E quando tutti se ne saranno andati solo uno ci andrà di mezzo e ne soffrirà’; sospirò ma all’improvviso vide una figura camminare lentamente verso di lui, riconobbe la camminata ‘Altri problemi in arrivo’ sbuffò ma poi sorrise.

“Ciao Minato è un po’ che non ti vedo!” disse al vecchio allievo.

Minato rispose al saluto e si sedette accanto al Sensei.

“Che cosa sei venuto a fare?” chiese.

“Non può un vecchio allievo scambiare quattro chiacchiere con un altrettanto vecchio Maestro”

“Questa frase ti sarebbe costata 200 addominali una volta…”

“Una volta non te l’avrei mai detta” costatò.

“E’ vero tendi a peggiorare con gli anni!” rise Jiraya.

“Minato…”

“Si?”

“Non ti piacerà saperlo ma lei…e qui” disse aspettandosi la tempesta.

Minato spalancò per un attimo gli occhi e poi li richiuse sofferente.

“Allora credo che dovrò chiedere scusa a due persone”disse poco dopo alzandosi.

“Da quando sei ritornato non abbiamo mai avuto tempo di parlare, eri troppo impegnato con il piccoletto. Ma volevo comunque chiederti per quale motivo non siete più tornati; una volta ritrovata Kushina tutto sarebbe potuto ricominciare” disse calmo Jiraya.

Minato sospirò e guardò verso la sommità della scala.

“Non glielo detto”

Jiraya lo fissò strabiliato.

“Quando ho ritrovato Kushina è stato circa due anni dopo la sua partenza da Konoha. Si era recata in una località molto lontana da dove ci troviamo ora. E aveva iniziato a lavorare alla corte del signore del luogo. Ma quando l’ho trovata era diventata molto di più per lui”

“Ma avrebbe potuto cambiare idea e tornare qui. Suo figlio era ancora vivo! E lo eri anche tu!”

“Era molto felice aveva trovato con quell’uomo ciò che aveva sempre desiderato, lontana dalla guerra, dai suoi doveri di shinobi, di compagna dell’Hokage. E poi il consiglio non ci avrebbe mai lasciato in pace...”.

Jiraya si alzò a sua volta e dette una piccola pacca sulla spalla dell’allievo.

“Stupido Minato non trovare scuse…si può lasciare un lavoro, un villaggio e persino un marito ma mai un figlio. Questo vale per lei quanto per te.”

“Non era in tuo diritto scegliere per entrambi. Ad ogni modo questa è la tua punizione: Dubito che Naruto vorrà mai perdonarti e anche se lo farà non potrai mai recuperare gli anni che hai perso”

“A me basterebbe…”

“L’hai ingannato abbastanza…non puoi fare altro che far decidere a lui; ormai è diventato grande…nonostante tutto è divenuto grande” disse allontanandosi e inoltrandosi nelle vie ormai buie di Konoha.

 

Minato guardò la scalinata e decise di salire, soppesò il suo corpo ad ogni gradino come se non avesse poi tanta voglia di salire, ma quel posto era il migliore per pensare; aveva dato la soluzione a molti dei suoi problemi sempre nei modi più imprevisti…

 

“Perché sei voluto salire qui?” chiese il ragazzino.

“Ogni tanto ti chiarisce le idee, salire qui” sorrise “E ogni tanto te le complica ancora di più!”

“Conosci da tanto Ero-sennin? Prima sembrava che foste vecchi amici”

“Diciamo che era un vecchio compagno di Tsunade-sama che è stata la mia maestra”

“Eri un allieva di Tsunade-baba?” chiese stupito.

Kushina lo guardò divertita.

“Anche tu la chiami in quel modo si vede proprio che sei…”

Ma Naruto guardava dall’altra parte e il suo sguardo da divertito era diventato furioso e si era alzato in piedi.

“Cosa ci fai qui ti avevo detto di andartene!” gridò prima che Kushina potesse girare la testa.

Minato si era avvicinato con le mani in tasca, stupito di averlo trovato proprio in quel luogo

 “Non avevo…in” tentò di balbettare.

“Ti avevo detto do starmi lontano!” gridò.

L’uomo abbassò un attimo lo sguardo ma lo rialzò velocemente quando si accorse che vicino a Naruto sedeva Kushina con una strana espressione sul viso.

“Naruto potresti asco…” tentò di convincerlo la donna che aveva ascoltato dal giovane qualche informazione su Minato.

“Non ti ci mettere anche tu. Non lo conosci nemmeno” disse.

Minato avanzò verso il figlio come a volerlo calmare.

Naruto si allontanò e poi girandosi si mise a correre verso la scala e discese verso il villaggio.

“Maledizione Minato, arrivi sempre al momento giusto” imprecò Kushina.

“Ma tu non dovevi essere chilometri da qui?” chiese.

La donna lo guardò male e poi prese a correre dietro al figlio.

L’uomo sospirò e la seguì.

 

Naruto correva il più veloce possibile verso la propria casa sperando che questa volta nessuno gli potesse sbarrare la via.

Aprì velocemente la porta ed entrò; dopo qualche minuto aveva preparato il necessario per una terza fuga in piena regola, ma qualcosa catturò la sua attenzione.

La porta della stanza dove per un mese aveva dormito Minato era aperta; la camera era in perfetto ordine molto di più di quanto lo era mai stata quando ci viveva solo lui.

Avanzò verso la scrivania e vide una strana cornice di legno, prese la fotografia e un’altra consapevolezza raggiunse il suo cuore.

Un giovane uomo biondo, una donna dai lunghi capelli rossi sorridevano alle prese con gli scherzi del bambino che avevano in braccio.

La girò e vide scritto in una calligrafia sottile e complessa: Mamma e Papà con Naruto!

Naruto lasciò cadere la fotografia e si allontanò; l’immagine sbatte contro il mobile e poi cadde a terra mandando il vetro in mille pezzi.

Il ragazzino non ci badò molto e uscì dalla casa.

 

 

(The Unforgiven – Metallica)

Corse verso la porta del villaggio e pregò che almeno quella volta qualcuno lo aiutasse a fuggire o almeno a coprire una distanza decente prima di essere scoperto.

Ma anche quella volta non fu così e appena sceso a terra per sorpassare la porta gli si parò davanti una figura.

Un uomo guardava verso l’alto, fissava la luna che gli rischiarava il volto gia di per se chiaro, volse lo sguardo verso Naruto che s’irrigidì all’istante.

Un attimo dopo Minato era sparito alla sua vista e il ragazzino sentì il leggero respiro dell’uomo alle sue spalle un secondo prima per poter fuggire.

Non l’aveva attaccato aveva solo tentato di prenderlo e questo lo fece arrabbiare ancora di più; Naruto richiamò a se il Rasengan e alla sua vista l’uomo prima sbiancò poi sorrise; il giovane partì di corsa pronto a tutto ma appena prima di poter sfiorare l’avversario questi era scomparso per ricomparirgli dietro; Naruto si trovò un braccio di Minato intorno al collo e uno l’altro attorno alla vita.

Ormai completamente immobilizzato ringhiò di rabbia e tentò invano di liberarsi; era come essere rinchiusi in una morsa che non cedeva per quanti tentativi facesse.

“Calmati” disse piano Minato senza lasciare la presa.

Naruto si arrabbiò ancora di più e tentò di richiamare il chakra della volpe ma fu interrotto dall’arrivo di altre tre figure.

Tsunade lo guardò furiosa ma fece cenno a Minato di lasciarlo e la stretta, per sicurezza, lo abbandono molto lentamente.

“Allora siamo a quota tre. Visto che conosci la procedura scegli quella più veloce, per favore. Non fare altre scene” disse tra il sarcastico e l’arrabbiato.

“Da quando mi dai consigli Tsunade-baba?” chiese Naruto ormai senza più possibilità di fuga.

“Ho detto quella più veloce, Naruto, non quella meno dolorosa. E poi baka ho cercato di aiutarti più di tutti ma ora credo che dovrai preparati al peggio” disse la donna con una luce folle negli occhi.

Kushina la fulminò.

“Scusami piccola ma ha fatto tutto da solo…” tentò di scusarsi.

“Naruto ascolta potremmo risolvere la questione…” tentò la donna.

“Come no‘mamma’! Sediamoci accanto al fuoco a raccontare vecchie avventure” la ferì e la donna abbassò lo sguardo; Naruto sentì una leggera fitta al cuore a cui però non badò molto.

“Va bene allora avanzerò una proposta vantaggiosa per entrambi” disse Minato.

Naruto lo ascoltò con un sorriso divertito.

“Ti lasceremo passare; potrai andare dove vuoi, cercare Sasuke andare a salutare Akatsuki oppure rimanere qui…” disse

“Avanti qual è il tranello?”

“Dovrai combattere contro di me se vincerai ti lasceremo andare altrimenti rimarrai qui e sigilleremo il potere della volpe”

“Il vero Minato è tornato allora! Allora eravate tutti d’accordo il vostro unico obbiettivo era questo?”

“Lo stiamo facendo per te. Non riesci a controllarti. Se un giorno la volpe dovesse liberarsi…”

“La volpe non si libererà!” gridò.

“Il sigillo si sta indebolendo, lo sento. Presto la volpe potrebbe prendere possesso di te. Non capisci che potresti distruggere il villaggio senza accorgertene, sarà sotto il tuo controllo ancora per poco”

Naruto lo guardò duro.

“Non ucciderò le persone che amo!” disse.

“Allora affrontaci tutti quanti, in questo momento, oppure me soltanto e vattene. Se sei veramente convinto di questo”

Naruto rimase in silenzio e per un attimo il ricordo del pianto di Sakura alla sua prima fuga attraversò la sua mente ma lo cacciò via subito ‘Non succederà’ si disse convinto.

Sapeva di essere in notevole in svantaggio, poco prima non lo aveva neanche sfiorato come poteva anche solo pensare di mettere fuori combattimento il leggendario Quarto Hokage…ma l’orgoglio era l’unica cosa che gli rimaneva.

“Accetto la sfida” disse e i quattro tirarono un sospiro di sollievo, affrontare una forza portante arrabbiata non era la cosa migliore per una serata.

S’incamminarono verso il palazzo dell’Hokage; Naruto in testa e distante dagli altri.

“Dici che c’è da fidarsi?” disse Jiraya nell’orecchio a Minato.

“E’ arrabbiato come me credo che non veda l’ora di affrontarmi”

“Sei sicuro di poter vincere…e se libera la quarta coda?” chiese.

“Ne ho affrontate nove di code, saprò difendermi da un ragazzino arrabbiato”

Jiraya sospirò e non seppe dire con certezza, mentre osservava i due camminare lontani l’uno dall’altro, quale fosse il più bambino.

Si fermarono davanti al palazzo dell’Hokage.

“Un giorno” disse Minato a Naruto e si allontanò.

“E tu non vieni?” gridò a quel punto Kushina.

La donna guardò titubante Naruto e poi l’uomo.

“Naruto, forse ti arrabbierai, ma vorrei che questa sera ci lasciassi stare nella casa. E magari che venissi anche tu. Ci farebbe molto piacere” chiese speranzosa cercando con gli occhi Tsunade.

L’Hokage guardò Kushina.

“Mi stai chiedendo tanto” disse dura “Ma se mi prometti che domani mattina lo troverò ancora. Potrebbe anche andare…” finì dopo lo sguardo afflitto che Kushina le rivolse.

Tutti squadrarono Naruto che sospirò e seguì alla lontana l’uomo mentre Kushina sorrideva.

Jiraya e Tsunade li guardarono allontanarsi.

“Bene Tsu potresti offrirmi qualcosa nel tuo studio. E’ la serata delle rimpatriate!” disse lui

La donna lo fulminò.

“Già chiamiamo anche Orochimaru…” disse lei.

Jiraya quasi si strozzò, come se avesse bevuto qualcosa, al suono del nome e la seguì tossendo nel palazzo.

 

(Listen With Ypur Hart - Pocahontas)

 

I tre entrarono nella casa che era stata lasciata aperta e in disordine.

Naruto corse di sopra e si rifugiò nella sua stanza appoggiandosi alla porta ma restando in ascolto.

Kushina e Minato nella propria, la donna avanzò lentamente nella camera respirando il profumo del luogo che aveva accolto i momenti più dolci del passato ma qualcosa catturò la sua attenzione.

Vide la fotografia che avevano scattato molti anni prima giacere a terra rotta.

Kushina la raccolse e la strinse al petto come se un prezioso ricordo fosse stato violato.

Naruto, uscito dalla sua stanza, la guardò da una fessura nella porta mentre lei teneva in mano quella foto con un’espressione triste.

Forse proprio come era successo a lui anche alla donna il mondo si era ridotto in pezzi come quella foto…

 

Come vi è sembrato? Commentate numerosi…ma numerosi però!!!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 23
*** Prima Che Sia Troppo Tardi ***


Ciao raga finalmente dopo la pacchia si ritorna con il new chapter che tanto new non è visto che l’ho scritto 5 o 6 mesi fa e che per pigrizia è rimasto a far “sumensa” nel computer.

La nota positiva è che ne ho scritti altri quattro quella negativa è che devo trovare il tempo per correggerli (e la voglia)!!

Uff che lavoro…potreste aiutarmi con qualche commentino in più al posto dei soliti (gentilissimi) quattro uff ci sono storie che al 21 capitolo hanno già 300 e passa commenti e io che ne ho quanti i capitoli uff uff uff…puff puff. Miraccomando la musica come sempre scelte con cura. Mi piacerebbe che qualcuno le commentasse... puff. 

           

CHAPTER 23 – Prima Che Sia Troppo Tardi

 

(Pandemonium – Apocalyptica)

 

Naruto si trovava sdraiato nella sua stanza e guardava il soffitto nell’oscurità su cui si proiettavano strani fasci di luce provenienti dalla strada.

Alzò la mano che si stagliò nera alla sua vista distinguendosi però dal resto della camera.

Non riusciva a realizzare la situazione in cui si trovava, sentiva le voci di un uomo e una donna che parlavano nella stanza accanto sembrava incredibile ma quei due erano…

 

“Insomma Minato non puoi essere un po’ più gentile!” sbottò la donna esasperata.

“Non intralciare il mio lavoro non sono venuto fino a qui per litigare con te!” replicò l’uomo seduto sul letto mentre l’altra era in piedi in una posa minacciosa.

“Piuttosto…ma che diavolo ci fai qui?” chiese.

“Questo non è importante ora voglio sapere esattamente perché sei qui”.

Minato sospirò e prese a girarle intorno.

“So che hai letto la lettera, quella che Tsunade mi ha inviato mesi fa. Ma il suo contenuto non ti ha di certo illuminata. Non fare la vittima, né la madre premurosa, ora. Sapevi da tempo che il bambino era vivo ma non hai fatto nulla”.

La donna si strinse con forza le braccia intorno a se.

“Tu non mi hai mai detto nulla…” incominciò lei.

“E tu non mi hai mai chiesto niente” sbottò lui.

Kushina si girò verso di lui e lo sbatte al muro prendendolo per la maglia.

“Cosa ti avrei dovuto chiedere? Dove era sepolto mio figlio?” disse mentre calde lacrime di rabbia le scendevano sul viso.

“Sapevi che non era morto!”

“Non è vero!” urlò lei tra le lacrime ma lasciando andare l’uomo; appena ripreso un po’ di controllo continuò “Immaginavo nella mia testa, fantasticavo sulla possibilità che fosse ancora vivo ma quando sei arrivato tu alla corte di Hiro da solo mi sono sentita come trafitta; la tua presenza era una prova di ciò che era successo. Chiederti la verità sarebbe stata la definitiva conferma, non sapere niente avrebbe alimentato le mie fantasie… la mia vita ancora per un po’”.

Il silenzio calò nella stanza.

“Quando ho visto quella lettera ho lasciato tutto per venire qui e tentare di ricominciare” disse in un sospiro.

Minato si avvicinò alla donna e le alzò il viso con la mano.

“ E’ troppo tardi” le disse con semplice freddezza.

“Non solo per me è tardi” gli rispose nel medesimo tono lei.

Minato la guardò più intensamente i suoi occhi per un attimo furono velati e poi con un sospiro le parlò alzandole il mento con la mano.

“Se tu avessi aspettato un attimo, quel giorno, tanti anni fa…forse avremmo potuto ricominciare.

Non ci amiamo se non ci facciamo del male a vicenda. Se tu quel giorno fossi tornata da me, se tu non mi avessi ferito così, io ora non ti amerei così tanto…se solo tu non te ne fossi andata”.

Lasciò delicatamente il suo volto e la donna si ritrasse velocemente uscendo dalla stanza.

Minato crollò sul letto.

 ‘Perché dove sempre finire così?’ pensò.

La sua famiglia era li a pochi metri da lui, forse poteva riuscire a metterne insieme almeno una parte ma nonostante tutto ogni suo sforzo lo portava a ferire ciò che amava.

Ma perché poi tentare, una volta sigillato il bambino la sua vita sarebbe ritornata vuota come sempre; Naruto non si sarebbe ricordato ne di lui ne Kushina e lei sarebbe ritornata dall’uomo che amava.

A lui non sarebbe restato che tornare a vivere i suoi opachi giorni lontanamente memori della luce che li illuminava anni prima.

 

(Before It’s Too Late – Goo Goo Dolls)

 

Kushina bussò alla porta della stanza del ragazzino ma entrò senza aspettare risposta.

Naruto si mise a sedere all’improvviso sconcertato da quell’intrusione ma la donna rimase sulla soglia per un po’ senza dire niente.

“Cosa vuoi?” chiese atono.

“Io volevo sapere se desideri qualcosa da mangiare…” disse imbarazzata dalla situazione e dal litigio con Minato.

Naruto la guardò in modo strano nonostante l’irritazione generale, non riusciva proprio a dire qualcosa di cattivo a quella bella donna dai capelli così caldi.

“Sai è un po’ di tempo che non cucino però una volta ero brava…” concluse attorcigliandosi una ciocca di capelli con una mano.

Il giovane sospirò e sorrise.

“Ho la netta impressione che se voglio mangiare dovrò mettermi io a cucinare!” detto questo uscì dalla stanza buia e fece cenno alla donna di seguirlo.

Kushina si avvicinò alla dispensa e frugò attenta per ritrarsi poco dopo indignata.

“Ma non c’è niente! Solo ramen istantaneo!” disse incredula.

“Semplice e veloce!” commentò Naruto con un sorriso tentando di riscaldare i tagliolini.

“Un tempo piaceva anche noi andare a mangiarlo” ricordò ma alla semplice citazione di Minato tra i due calò il silenzio.

Il giovane si affaccendò senza dire niente per un po’.

“Ho sentito una sorta di litigio prima…” incominciò gettando un’occhiata alla donna.

“Nulla di particolare” mentì “Piccoli battibecchi tra due vecchi!” sorrise in modo poco convinto.

Un silenziò imbarazzato calò.

“Allora voi state…mhh, ancora insieme” si sforzò.

“No” rise lei nervosa “Da molto tempo ormai. Lavoriamo solo insieme”

“Ah” commentò lui.

Kushina tentò un gesto azzardato e mise una mano sulla spalla del ragazzo che s’irrigidì un attimo.

“So che deve essere dura per te, ma lo è anche per noi, una situazione piuttosto bizzarra averci qui tutti e due. Forse non siamo neanche i benvenuti ma ti prometto che se ad un certo punto non vorrai più avere a che fare con noi c’è ne andremo immediatamente…”

Naruto non rispose subito.

“Non voglio che tu te ne vada” disse “Mi stai simpatica” concluse burbero.

I due sentirono un rumore provenire dalle scale, Minato apparve nella cucina con una strana espressione che s’illuminò appena vide il ramen pronto.

Naruto si mise davanti alla grande ciotola con ostilità come a volerla proteggere.

“Non ho diritto di mangiare?” chiese.

“Sei un Hokage! Procuratelo da solo!” gli gridò di rimando Naruto che proteggeva la ciotola dal biondo famelico.

“Dai che poi dobbiamo lavorare” disse

Naruto lo guardò nel modo peggiore possibile.

“Io dovrei fare qualcosa con te? “ chiese a dir poco disgustato.

“Abbiamo una sfida si o no?” disse lui “Non volevi partire subito per cercare il tuo amico?”

“E io a che cosa ti servo?” sbotto dopo un po’.

“Nel malcapitato caso che dovessi perdere provvederei a sigillare la volpe immediatamente. Devo vedere il sigillo” spiegò.

Naruto lo guardò male e uscì dalla cucina lasciando il ramen alla portata dei due, e si rinchiuse in camera.

Poco dopo entrò Minato e gli fece segno di seguirlo.

Naruto si sedette sul letto della camera doppia e si tolse la maglietta come gli era stato chiesto senza dimenticare di sbuffare più volte.

“Richiama il chakra” ordinò.

Sospirò e congiunse le mani, i sottili segni sul suo volto divennero più marcati e il sigillo comparve sul suo ventre.

La fredda mano di Minato lo raggiunse e lui trattenne un brivido, l’uomo pressò il ventre e il disegno cambiò ancora diventando più esteso.

Naruto sentì il profumo dell’uomo che lo riportò a lontane sensazioni, dall’alto vedeva i suoi occhi così uguali.

“Non sorprenderti” disse ad un tratto individuando i pensieri del ragazzino “Alla tua età ero uguale a te a parte quelli strani baffi!” Naruto sbuffò e l’uomo sorrise.

Minato disegnò i simboli su un foglio e si mise a fare strani calcoli che incuriosirono molto il ragazzo ma che finse di non accorgersene.

“Hai raggiunto come massimo la terza coda?” chiese.

“Quarta” precisò.

Minato lo guardò in modo strano.

“Immagino che questa follia sia opera di Jiraya…”

“Il grande Hokage ha forse paura? Hai combattuto contro la volpe a nove code e ora ne hai paura di una di sole quattro” ironizzo alzandosi e prendendo la maglietta raggiungendo la porta.

“Appunto ho combattuto contro il Kyuubi completo, cosa vuoi che faccia uno a metà” lo derise senza alzare gli occhi dal foglio.

Naruto uscì dalla stanza sbattendo la porta.

“Non fatevi questo, vi prego” lo raggiunse una voce dal buio.

Kushina emerse dalle scale.

“Non fatevi così del male, almeno voi due” ripeté.

Naruto sospirò e ritornò nella sua camera buttandosi sul letto.

“Ha fatto tutto lui, è colpa sua”

La donna sospirò e uscì dalla stanza “Non è vero è colpa nostra” sussurrò lei ma Naruto la sentì ugualmente.

 

(Lene Marlin – Sitting Down Here)

 

Al risveglio il ragazzino rimase per un po’ inerte lasciandosi abbagliare dalla luce del mattino, non sembrava fosse cambiato niente rispetto a qualche mese prima la casa era silenziosa come al solito e l’unica presenza percepibile era la sua.

Ma in realtà sapeva che non era solo altre due persone giacevano, probabilmente assieme, nella stanza accanto.

Si alzò piano raggiunse la porta della camera grande ed entrò aprendo leggermente la porta.

Kushina dormiva con la testa sprofondata nel cuscino (!) completamente coperta dal lenzuolo; Minato, invece, era rannicchiato di lato e sembrava avere piuttosto freddo dai continui movimenti che faceva, agitato.

Il ragazzino si avvicinò alla donna e guardò il suo viso attentamente.

Era davvero molto bello e ancora giovanile; la pelle chiara e con tante lentiggini sbarazzine, le ciglia di un rosso meno intenso di quello dei folti capelli infuocati.

Kushina si mosse all’improvviso e spalancò i verdi occhi assonnati e alla vista del giovane fece un salto.

“Naruto che ci fai qui?” chiese agitata.

“Oh niente” disse lui atono e si diresse verso l’uscita.

“Aspetta!” lo chiamo lei abbastanza forte da disturbare Minato che mormorò qualcosa senza svegliarsi.

“E’ meglio che andiamo di la” propose alzandosi ma poi si girò e con un sospirò coprì l’uomo con il lenzuolo.

Scesero in cucina e tra un biscotto e l’altro incominciarono a parlare.

“Allora mi vuoi dire che cosa ci facevi li?” chiese curiosa

Naruto giocherello con la tazza “Niente non avevo altro da fare e sono venuto di la”

“Brutti sogni?” chiese divertita.

Il ragazzino la fissò per un attimo finché lei non distolse lo sguardo.

“Immagino che deve essere stato difficile…” incominciò.

Naruto si guardò intorno come spazientito.

“So che non è un discorso da fare con i biscotti! Ma forse può aiutare a rompere il ghiaccio in qualche modo. Che ne dici?” cercò di convincerlo.

 Naruto la guardò negli occhi per un attimo e poi accennò infine un sorriso.

“Avrai notato quanto gli sei simile…” tentò un inizio.

Il ragazzino annuì.

“Sono rimasta veramente sorpresa la prima volta che ti ho visto. Già da piccolo gli eri molto somigliante ma ora…se solo non avesse i capelli più lunghi saresti la sua copia” rise.

“Ah” si ricordò “Forse l’avrai già vista ma è la mia preferita” la donna tirò fuori da un piccolo contenitore un foglio ripiegato e glielo mostrò.

Naruto ebbe un piccolo sussulto nel vedere la fotografia che due giorni prima aveva scaraventato per terra, era piuttosto rovinata e la propria immagine era attraversata da qualche graffio leggero.

“Mi dispiace; sembri tenerci molto” disse lui.

“Credo che ci tenga molto anche Minato è stato lui che l’ha recuperata. A quanto pare l’aveva nascosta da qualche parte nella casa se non l’hai mai trovata” disse lei.

Naruto fece per ridargliela.

“No, ti prego, tienila tu. Io mi ricordo benissimo quel giorno!” sorrise.

Il ragazzino la posò sul tavolo con nuova delicatezza e la lasciò continuare.

“Eri talmente dispettoso. Ci abbiamo messo un’ora per farla, il povero terzo Hokage che l’ha scattata non ne poteva più” cominciò a ridere “Dovevi vederlo urlava di stare fermi ma tu continuavi a fare dispetti finché non si deve essere stancato e alla fine l’ha scatta così”

“E’ molto carina” sorrise anche lui.

“Ti andrebbe di andare a fare un giro?” chiese lei “Non ti preoccupare convincerò io Tsunade. Sono un’esperta ormai” disse entusiasta.

Naruto annuì e lei si precipitò subito per le scale per ricomparire poco dopo.

La giornata passò velocemente come mai prima.

Lei non era giovane solo nell’aspetto ma anche nel modo di fare, era molto lontana dalla madre che si era sempre immaginato; era allegra, simpatica a tratti un vero maschiaccio. La sentiva nello stesso tempo lontana e vicina.

Quella sera continuarono a parlare di tutto come vecchi amici che si ritrovano dopo tanto tempo ma bastò la presenza di Minato a rovinare tutto.

 

(Hakka’s Theme – Saiyuki Soundtrack)

 

L’uomo entrò in modo quasi abusivo, per Naruto,  nell’atmosfera pacifica che si era tra loro creata.

I due si guardarono male per un attimo e poi Minato con un sospiro ritornò su per le scale.

“Domani mattina all’alba” disse piano ma in modo che il ragazzino potesse sentirlo chiaramente.

Naruto sorrise convinto.

“Sei davvero sicuro. Potrebbe finire tutto senza questi metodi in fondo lui vuole solo il tuo bene…”

Naruto la fulminò.

“Eravamo d’accordo a non toccare questo argomento” disse.

Kushina si rattristò per un attimo.

“Dovresti capire tutto quello che ha passato per poter stabilire un contatto con te con la paura di rovinare tutto,”

“Perché lo difendi? Ho sentito quello che vi siete detti l’altra sera!” si arrabbiò.

La donna si alzò dal tavolo  e lo guardò dura.

“Non sono in diritto di dirti ciò che devi fare ma non è solo lui quello che devi odiare” e fece per andarsene.

“Io…non vi odio…ma non vi capisco” disse Naruto e la donna si fermò.

“Dimmi solo una cosa. Anche tu avresti fatto la stessa cosa se non ti avessi scoperto subito?” chiese.

La donna rimase un po’ a pensare.

“Forse è per questo motivo ci siamo trovati già da quando eravamo piccoli. Siamo diversi ma ci sono cose che ci accomunano; siamo molto insicuri e tendiamo ad appoggiarci l’uno all’altro.

Ad ogni modo, come lui, avrei tentato di conoscerti senza svelarti chi ero, nello stesso modo ne sarei rimasta colpita”.

Naruto non volle più tornare sull’argomento ormai concentrato sullo scontro del giorno seguente. Se fosse stato sconfitto avrebbe perso ogni possibilità di ritrovare Sasuke, non ne avrebbe avuto più memoria e questa era un implicita sicurezza per Minato e il villaggio, non sarebbe mai partito alla ricerca di chi non ricordava più.

 

(We Made It – Linkin Park and Busta Rymes)

 

La luce non illuminava ancora Konoha quando si svegliò, si vestì velocemente e scese al piano di sotto.

Kushina sedava al buio al tavolo e si riscosse solo quando arrivò lui; Naruto esordì con un sorriso teso e uscì dalla casa ma la donna lo rincorse.

“Sei veramente sicuro di ciò che fai. Non hai molte possibilità” disse con franchezza.

“Lo so ma non è da me lasciare tutto così com’è. Devo arrivare ad un punto non posso rimanere sempre in questo limbo, indeciso. Ho già fatto questo sbaglio una volta e ora sono stanco di sbagliare...”. uscì dalla porta ma poi si fermò e si voltò indietro sulla soglia di casa stava Kushina.

“Se dovesse andare male ti rivedrò? O sarà come se non fossi mai esistita” chiese.

La donna sorrise “Nessuno mi costringe ad andarmene”.

“Guarda che ci conto” le gridò mentre già correva nell’aria fresca del mattino e sentì lo sguardo della donna seguirlo.

Al palazzo dell’Hokage, fuori dalle porte vi era Tsunade che lo aspettava ansiosa e quando lo vide tiro un sospirò di sollievo.

“Finalmente è dentro che ti aspetta”.

 

Naruto la seguì per lunghi e bui corridoi che si addentravano sempre di più nel palazzo.

Arrivarono alle porte coperte da disegni che richiamavo dei sigilli.

Riconobbe la guarda all’entrate che gli fece un cenno, Tsunade la guardò un po’ male ma poi proseguì.

Entrarono nella stanza e Naruto fu raggiunto da un forte calore che proveniva dall’interno.

Aprì gli occhi e vide che la stanza, enorme e coperta dagli stessi motivi della porta era completamente spoglia a parte numerose candele che illuminavano tremolanti le pareti.

Al centro c’era Minato mentre ai lati intravide Jiraya, Kakashi, alcuni membri del consiglio e Tsunade che lo aveva aspettato; si diresse verso i suoi due maestri.

“Ho qualche possibilità?” chiese scettico ai due.

Jiraya sorrise.

“Una su un milione ma credo che sarebbe meglio puntare su quella” disse ridendo e dando una pacca all’allievo.

Kakashi lo consolò con un sorriso impercettibile; a quel punto Naruto si avvicinò a Minato al centro della stanza.

“In questa stanza” incominciò il biondo “Non puoi utilizzare appieno i tuoi poteri” iniziò  “Nel senso che non potrai arrivare alla nona coda” si affrettò a dire prima di sentire proteste “Ti consiglio comunque di non liberare neanche la quarta coda. Inoltre dubito che l’incontro durerà così tanto da darti questa possibilità”.

“Quando vuole sa essere insopportabile” confabulò Jiraya con Kakashi mentre gli altri due si guardavano in cagnesco.

Naruto lanciò un kunai dritto verso Minato che lo evitò senza problema ma nel frattempo il ragazzino aveva attivato Il Kage Bushin e presto la sala fu invasa da una marea di copie schiamazzanti.

“La cosa migliore da fare in questi casi” disse Minato osservando tutti i cloni “E’ colpire il vero” disse partendo nella direzione di uno in particolare a cui però fu fatto scudo dagli altri.

Il vero Naruto balzò indietro, alle spalle dell’uomo e preparò una piccola sfera d’energia nella mano.

I flussi vorticanti presero a diventare più grandi finché non arrivarono alla massima potenza.

Il giovane partì all’attacco e colpì Minato in centro alla schiena; l’uomo cadde a terra con un tonfo; il ragazzino si avvicinò sospettoso e mosse leggermente il corpo; esso aprì gli occhi e scomparì nel fumo.

L’enorme porta si aprì e comparve una figura in tenuta da ANBU ma aveva penetranti occhi chiari e i capelli color dell’oro.

Minato sorrise della sorpresa del ragazzo e partì all’attacco.

“Ama proprio l’entrate d’effetto” sorrise Jiraya della trovata del vecchio allievo.

L’uomo con un colpo disarmò Naruto ma egli preparò il chakra e richiamò la seconda coda: lo spettacolo della volpe che sia animava in quel ragazzino colpì tutti compreso Minato.

La velocità del giovane aumentò e questa volta riuscì a sfiorare l’uomo al viso scansatosi troppo tardi.

Continuarono così per un po’ schivando e attaccando a turno mentre il chakra di Naruto continuava a crescere sviluppando la terza coda.

Minato si accorse del cambiamento e che il ragazzino aveva cominciato a perdere il controllo dei colpi, ormai colpiva solo per ferire senza seguire una strategia.

Decise che non poteva più continuare, l’energia che scaturiva stava corrodendo in modo vistoso l’esterno del suo corpo.

Schivò un colpo e attivò il Rasengan; aspettò il momento giusto e colpì la volpe in pieno petto scaraventandola dall’altra parte della stanza.

Naruto prese tossire violentemente mentre il mantello d’energia che lo proteggeva scompariva rapidamente lasciando posto agli inutili danni che gli aveva causato.

Si alzò a sedere respirando affannosamente e vide Minato avanzare.

 

(Listen with your Heart – Pocahontas Soundtrack)

 

L’uomo si abbassò al suo livello.

“Sconfitto” concluse beffardo.

Alzò la mano che si avvicinò al ventre di Naruto alzandogli la maglietta e rivelando il sigillo.

Con l’altra mano richiamò una sfera d’energia nera e costrinse Naruto ad alzarsi.

Il ragazzino che non aveva opposto resistenza distolse lo sguardo per un attimo ma l’orgoglio prese il sopravvento alla codardia e si costrinse a guardare Minato negli occhi con i suoi ancora rossi e inumani.

L’uomo rispose allo sguardo e in qualche modo ne fu turbato.

Quello sguardo lo riporto indietro nel tempo a quando il suo bambino lo aveva guardato nello stesso modo in cui ora lo sfidava.

Si riscosse e continuò ad avvicinare la sfera al ventre, Naruto giovane richiuse istintivamente gli occhi ma non sentì nulla…

Li aprì e fu accecato dalla luce dell’alba ormai sorta, quando vi fu abituato si girò e vide l’uomo seduto per terra accanto a lui…

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Capitolo 24
*** Ordinaria Amministrazione ***


CHAPTER 24

Cavolo è una vita che non mando più capitoli, questo è lo scritto mesi fa!!

Purtroppo tra tutti i miei cento sport e la scuola rimane poco tempo da dedicare alla scrittura e a questa fan fiction!!

Eppure mancano solo pochi capitoli…..

 

 

CHAPTER 24 – Ordinaria Amministrazione

 

(October acustic versionEvanescence )

 

Un giovane in piedi e un uomo seduto, molto simili, stavano sopra la collina degli Hokage; sembrava che guardassero il villaggio risvegliarsi ma in realtà nessuno dei due vedeva ciò che si parava loro davanti.

Naruto dopo un po’ cominciò a chiedersi cosa ci facesse li se poco prima si trovava nella stanza dove aveva combattuto con Minato ma l’uomo non accennava la minima intenzione di voler parlare.

 “Prima.. mi hai guardato in un modo strano…” disse vago Minato rompendo il silenzio.

Il giovane si spazientì e salto in piedi.

“Voglio sapere perché ci troviamo qui. Non avevamo un conto in sospeso!” gridò con rinnovata rabbia.

Minato lo guardo severo.

“Io non ho più motivo per litigare con te come un bambino. Se vuoi continuare ti consiglio di farlo da solo” disse convinto “Ma sappi che la farai soffrire molto”.

Naruto abbassò lo sguardo.

“Perché ti sei fermato. Non eri venuto qui per quello? Mi hai preso in giro un mese per poi far finire tutto così?”.

Minato sospirò.

“Prima mi hai guardato in un modo che gia conosco. Un’altra volta mi hai rivolto quello sguardo e come adesso mi hai fatto sentire terribilmente in colpa..”

“Il potente Quarto Hokage che viene messo in crisi da uno sguardo” lo prese in giro.

L’uomo si arrabbiò.

“Stiamo parlando di cose importanti. Cerca almeno d’essere serio in questi momenti” ribatte alterato.

Naruto sbuffò ma cominciò seriamente ad ascoltare sedendosi accanto all’uomo.

“Prima che la sigillassi dentro di te c’è stato un altro attacco della volpe; in realtà non fece nessun danno ma si avvicinò pericolosamente al villaggio e io con altri shinobi partimmo per fronteggiarla.

Io e Kushina ci siamo avvicinati alla volpe e capire perché non accennava ad attaccare e abbiamo visto chi l’aveva fermata...”

 Naruto alzò un sopraciglio “… eri tu. Non me ne capacito ancora ma la volpe era rimasta come un cagnolino dinanzi a te che l’accarezzavi”

Il ragazzino lo guardo in modo strano.

“Strano di solito non è affatto amichevole!”

“Ad ogni modo da quella volta eravamo rimasti tutti e due preoccupati e tu non finivi mai di metterti nei guai” sorrise un attimo al ricordo “ con le armi del mio ufficio.”

“Arriva al punto” intimò.

Bhè una volta mi sono arrabbiato molto e…”

“Diciamo che le ho prese come oggi?” lo anticipò stranamente divertito e Minato sorrise amaramente.

“Insomma quella volta mi hai rivolto uno sguardo terribile per un bambino di un anno. Poco fa non me la sono sentita di concludere così il nostro scontro.”

Naruto rimase in silenzio preparandosi mentalmente la domanda cruciale.

“Se tu e Kushina volevate veramente incontrarmi e costruire con me un rapporto. Perché non siete mai tornati negli anni e quando l’avete fatto siete riusciti solo a mentire.”

Minato lo guardò fisso negli occhi.

“C’è una cosa del processo del sigillo di cui non ti ho parlato. Ho voluto incontrarti prima perché una volta ristabilito il potere del sigillo ti saresti….dimenticato di me.”

“Cosa?” si stupì il ragazzino.

“Il potere della volpe è enorme e necessita una grande energia per poterlo contenere e un grande spazio che tu stai riempiendo con te stesso. La tua anima si è evoluta in questi anni e il posto che è per il demone non è più abbastanza. Il sigillo si è indebolito perché sta cercando di riprenderselo con la forza. Presto prederai il controllo perché lei vorrà il tuo corpo tutto per se.

In questo modo non dovrà preoccuparsi di una tua crescita perché ti avrà annientato mentalmente”

Naruto non sapeva cosa dire non aveva mai immaginato che la presenza all’interno del suo corpo avesse un giorno potuto prendere possesso del suo ospite.

“Perché, invece, non sigillarmi subito e poi tentare di conoscermi?”.

“Contavo di andarmene subito dopo il rito non avresti avuto tempo per me. Probabilmente avresti dovuto ricostruire la tua memoria completamente. E’ come se il processo di sigillo purifichi completamente il tuo corpo eliminando ciò che non serve per bilanciare il tuo potere e quello del Kyuubi.”

“Quindi io non avrei ricordato niente e tu te en saresti andato con Kushina con la coscienza a posto”

“Kushina non era prevista nel piano. So che il mio non è stato un comportamento molto corretto ma quanto ti ho visto per la prima volta e ho interagito con te ho dimenticato la vera motivazione per cui ero venuto e ho pensato che potevo costruire qualcosa come amico piuttosto che come…”

“Come un padre?” propose.

Minato fece un debole sorriso.

“Forse sarebbe stato meglio se avessi fatto come avevo deciso. Potrà sembrare assurdo ma quando eri piccolo noi due stavamo davvero bene insieme mi sono lasciato trasportare un po’ dai ricordo rivolendo indietro ciò che avevo perso“.

L’uomo non sapeva più cosa dire aveva tentato in ogni modo di riuscire a riconciliarsi ma se anche questo ultimo tentativo non sarebbe andato a buon fine ci avrebbe rinunciato completamente.

Naruto sospirò più volte, si alzo e cominciò a camminare nella direzione di casa ma ad un certo punto si girò verso Minato che era rimasto fermo,

“Hai intenzione di venire a casa o preferisci rimanere qui? “ chiese con un mezzo sorriso.

Minato fece un sorriso  largo come quello di un bambino e corse verso Naruto scompigliandogli i capelli una volta raggiunto; una piccola abitudine risvegliatasi...

 

Tsunade camminava avanti e indietro nell’ufficio dell’Hokage senza avere pace per quello che era successo.

A quanto pare padre e figlio avevano lo stesso tempismo per combinare guai; aveva confermato al consiglio che quella sera stessa il problema della reliquia sarebbe stato risolto ma con Minato non si poteva mai essere sicuri di niente e infatti se n’era scappato con Naruto quando mancava pochissimo alla risoluzione del suo problema.

Si sedette con sconforto sulla sua poltrona con la testa appoggiata alle mani ma poco tempo dopo sentì la presenza di qualcuno all’interno della stanza; alzò gli occhi e vide un Minato sorridente che la salutava con la mano.

La prima sensazione fu quella di andare a strozzarlo, ma poi passò in rassegna una serie di tormenti a cui sottomettere l’uomo ma alla fine trovò utile ascoltare ciò che aveva da dire.

Tsunade sospirò.

“Allora qual è l’ultima?” chiese, afflitta.

“Mi occuperò io della protezione di Naruto e di quella del villaggio” disse serio.

“Cosa intendi”?” chiese.

“Ho proposto a Naruto di seguire un allenamento per poter scongiurare la perdita di controllo sulla volpe. Sarà solo in casi estremi che ricorreremo ad un nuovo sigillo”

“Ne sei veramente sicuro? Il consiglio non accetterà una proposta così azzardata” disse.

“Non ti preoccupare” saltò sulla finestra e scese sul tetto “L’hanno già accettata! O meglio sono stati costretti a farlo” le rispose ridacchiando.

“Ma come hai fatto?” chiese allibita.

“Mi dovevano un favore” le rispose mentre scendeva dal palazzo a grandi balzi come solo pochi potevano permettersi.

 

(Sand in my Shoes – Dido)

 

Il giorni passarono tranquilli i tre vivevano nella vecchia casa in un misto di imbarazzo e divertimento per quella nuova situazione.

Intanto nel villaggio la notizia  sulla relazione tra il Quarto Hokage e Naruto erano dominio di tutti…e molti di essi non avevano più la forza di farsi vedere in giro per le ingiustizie e cattiverie che negli anni avevano perpetrato contro Naruto.

“Kushina” incominciò un giorno Naruto “devo incontrare i miei compagni di squadra vorresti venire vorrei presentarsi Sakura… emh…anche Sai” si ricordo.

“Sono invitato anche io” spuntò fuori Minato con un  martello in mano impegnato in qualche lavoro domestico che la donna gli affibbiava.

“No” rispose secco il ragazzino

“Dai Naru-chan è tutto il giorno che lavoro…” si lagnò lui.

“Non ti ho dato il permesso di chiamarmi così” si aizzò.

Daiii….” mugolò.

Il solito battibecco del mattino era incominciato e Kushina si subì ogni battuta e risposta del litigio che finì con a decretare Naruto come vincitore.

“Uffa me ne vado di sopra” incominciò a salire le scale e poi si ricordo di una cosa “ Sono andato a vedere per quella…” guardò Naruto “… cosa, sarà pronta fra una settimana” disse e sparì sopra.

Il ragazzino si accigliò ma si accorse di essere in tremendo ritardo e lasciò perdere, prese la donna per la maglietta e la trascinò fuori.

“Cosa doveva fare..?”

“Chi? Tuo padre” chiese

Il ragazzino la guardò nel modo strano che spesso le riservava e la donna sospirò.

“Te ne avevo già parlato tempo fa io e lui non stiamo più insieme. Non vedo il motivo per vivere tutti insieme”

“Ci sono io”

“Infatti si divorzia dalle mogli non dai figli” scherzò “Fra un po’ dovrai decidere dove andare”

“Ho appena acquistato dei genitori e già si sono divisi” disse incredulo.

“E’ una cosa di molto tempo fa. Siamo capitati qui nello stesso periodo per caso…più o meno… ci siamo organizzati in questo modo solo per un po’. Spero non ti sia fatto delle illusioni” chiese un po’ in colpa.

“Da quando sono bambino che mi faccio delle illusioni ma se due persone stanno insieme nel modo in cui vi ho visto è logico avere dubbi”

“Che intendi?” chiese imbarazzata.

Narutooo” sentirono una voce urlare.

Una bella ragazzina con i capelli rosa lo salutava da  lontano insieme ad un altro con i capelli neri.

Naruto corse verso di loro mentre Kushina fissava sbigottita la ragazza.

“Sakura ti presento Kushina…” guardò la donna “…mia madre” disse il giovane con un sorriso.

La donna lo guardò stupita e lusingata di quell’appellativo che mai aveva sentito venir pronunciato.

“Vuoi dire quella Kushina?” chiese stupita ma poi offrì la mano alla donna che esitò un attimo prima di prenderla.

“Spero non sia un trucco ma a me sembra di averti già visto ma avevi un aspettò molto meno dolce, non sarai quella Sakura…” esclamò.

La giovane rimase un po’ stupita.

“Sei forse la figlia di quella matta di Ikaru? chiese.

La ragazza annuì e Kushina prese a ridere.

Tutti e tre i giovani la guardavano un po’ sbigottiti della reazione.

“Come fai a conoscere la signora Ikaru?” chiese Naruto.

“Ho vissuto qui per molto più tempo di te. Era una mia vecchia rivale per il ruolo della squadra speciale” disse con un sorriso ricordando i bei tempi.

Alla parola Squadra Speciale Sai s’intromise nel discorso e tartassò la donna di domande su di essa dato che era nota per esserne stata, oltre e Minato, Kakashi e Itachi, una dei più grandi comandanti.

Dopo che Sai li ebbe lasciati i tre camminarono per le vie del villaggio ascoltando le storie che Kushina narrava su lei e Ikaru , quando Minato comparì in una via senza accorgersi della loro presenza.

“Cosa ci fai qui?” si arrabbiò Kushina “ Dovevi rimanere a casa a lavorare” disse raggiungendolo e agguantandolo.

I due attirarono subito l’attenzione dei passanti e a quel punto decisero di litigare in una via separata finché la testa di Minato emerse dalla strada con gli occhi fissi su Sakura.

L’uomo sfuggì alla prese della donna e prese a correre per la via.

“Ma dove va?” chiese Naruto a Kushina una volta ritornata.

“Ha detto che deve baciare quella donna” sospirò stizzita.

“Che donna? “chiese lui curioso.

“Una certa signora con i capelli rosa. E’ sempre stata il suo punto debole” sospiro lei, prendendo la via verso casa.

 

 

( Stay with You – Goo Goo Doll)

Minato si nascose bene dietro l’albero e osservò al situazione con attenzione.

Per una raggio di trenta metri tra gli alberi non c’erano ostacoli (manco avesse il Byakugan! Nda) o il bersaglio.

Non aveva voglia di usare lo Shunshin, sarebbe stato troppo facile e non era la cosa che più gli interessava ma quella di rendera l’avversario sempre più nervoso.

Si accorse di un movimento alle sue spalle e partì per schivarlo riducendosi a tornare nella radura; qualche secondo dopo apparì Naruto con il rasengan attivato che venne improvvisamente contrastato da quello di Minato.

Quello dell’uomo era nettamente superiore e dopo poco sbalzò il ragazzino contro un albero; ma egli si rialzò e guardo fisso verso l’uomo, i suoi occhi avevano assunto il colorato rosso tipico del chakra della volpe.

Il giovane attaccò fulmineo ma Minato fece leva sul braccio dell’avversario sbalzandolo dall’altra parte.

L’urto fu abbastanza forte e il ragazzino non si mosse da terra  ma appena l’uomo si era avvicinato questi aveva attaccato alla gola.

Lo sguardo di Naruto era perso nel rosso sembrava che già alla prima coda il suo controllo emotivo fosse minimo.

Naruto, calmati” disse Minato tranquillo contrastando la stretta che gli opprimeva la gola.

Il giovane abbassò la testa e l’energia che fluiva cominciò ad affievolirsi; lasciò la mano che opprimeva la gola della sua vittima e cadde a terra, seduto.

Kushina li guardava accigliata seduta su un tronco con le mani che sostenevano la testa.

Naruto puntò un kunai a terra e si stese sull’erba e li rimase afflitto.

“Sono stufo” mugolò. “E’ un impresa impossibile”.

Minato rise.

“Non sono diventato Hokage per niente. Ho dovuto lavorare. Comunque non è stato poi così male almeno sei durato più di cinque minuti” concluse trattenendosi dal ridere.

“Dai Minato!” lo richiamò Kushina.

 “Sto scherzando non voglio prendere troppo in giro il tuo adorato figlio” le rispose ghignando.

Come risposta Naruto gli tiro, piano, un kunai che lo colpì sulla spalla”.

“Ah biondino! Devi smetter di usare il chakra della volpe, te l’ho detto gia un milione di volte, altrimenti non riuscirai mai  fare a meno di lei” lo gridò.

“Se non utilizzo quel potere non posso contrastare nessuno. Ne te ne tanto meno Sasuke” si demoralizzò.

“Non essere stupido. Sei stato scelto come forza portante perché hai dei requisiti essenziali il tuo chakra ha un potenza fuori dal comune altrimenti non avresti mai potuto utilizzare il potere del Kyuubi. Inoltre hai il Rasengan” gli ricordò e Naruto sospirò.

Kushina si alzò.”Ora tocca a me” disse facendo schioccare le ossa delle braccia e  delle mani.

Naruto la guardò torvo “Non voglio farti del male” disse lui, Kushina sogghignò e poi sparì.

Il ragazzino fece appena in tempo ad accorgersi della sparizione della madre quando sentì qualcosa premergli contro la gola.

L’unica cosa di cui era certo in quel momento era che la lama non era di un metallo comune e si accorse che il tipico rumore del Rasengan proveniva dal pugnale.

“Ci sono tante cosa da imparare Naru-chan, una di queste è la forma mutevole del rasengan” la donna si staccò dal ragazzino e gli mostrò la mano che tratteneva un vero e proprio coltello fatto di energia vorticante.

“Come vedi il Quarto Hokage ha i suoi limiti!” sghignazzò “soprattutto in questa tecnica” aggiunse guardando l’uomo.

Minato sbuffò ricordando le difficoltà per imparare quella tecnica.

 

(Ultimate SecretsToshiro Masuda)

 

Naruto si alzò e preparò la posizione di difesa, anche questa volta sentì appena lo spostamento d’aria del corpo della donna ma riuscì a parare il colpo.

Un attimo dopo e la donna era già sparita; corse il più veloce possibile verso gli alberi per riuscire a colpire almeno al sicuro ma sentì qualcosa arrivare all’improvviso.

Un kunai gli attraversò il fianco e si conficco all’interno.

Naruto cadde a terra, immediatamente stordito; capì subito che qualcosa non andava.

Il mondo cominciò a vorticare sempre più, sentì la testa sbattere pesantemente contro il terreno e ogni piccolo rumore rimbombò come mai prima; gli occhi distinsero una figura avvicinarsi…un sorriso, un forte dolore e poi più niente.

Kushina aspettò per un paio si minuti l’attacco del ragazzino ma non avvenne niente e guardò Minato che ricambiò; egli tirò fuori dalla sacca un kunai con un sigillo e dopo essersi avvicinato alla donna attivò il justu arrivando a dove si trovava il pugnale corrispondente che apparteneva a Naruto…

I due sussultarono quando videro il figlio a terra senza inerte.

Poco distante da lui un uomo con la barba incolta e vestito di stracci li guardò con odio trattenendo tra le mani un pugnale da cui gocciolava una sostanza rossastra.

“…morta finalmente è. Questa stupida volpe” rise….. 

 

 

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