Come Quando Fuori Piove

di M4RT1
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Come ogni notte da quel giorno ***
Capitolo 2: *** Altalena ***
Capitolo 3: *** Incondizionatamente ***
Capitolo 4: *** Per te ***



Capitolo 1
*** Come ogni notte da quel giorno ***


Come ogni notte da quel giorno

(TIMELINE: dopo l'ultima puntata della prima serie, ma prima della prima puntata della seconda)

Spade: negatività, problemi, perdita

 

Anche quella notte Neal Caffrey si svegliò di soprassalto.

Senza sapere come, né tantomeno ricordarsi quando e perchè fosse successo, si ritrovò seduto al centro del letto, perfettamente sveglio e completamente zuppo di sudore freddo.

Tremava.

 

Anche quella notte, come ormai succedeva da quattro o cinque giorni, Neal Caffrey si alzò in piedi e cercò di calmarsi. Camminò avanti e indietro per la cella, respirando.

Inspirare, espirare.

Avanti e indietro.

Indietro e avanti.

 

Anche quella notte, come ogni notte da quel giorno, Neal Caffrey provò l'impulso di piangere. Piangere e urlare e piangere ancora fino allo sfinimento. Piangere e urlare fin quando qualcuno, Moz o Peter o Elizabeth, non l'avesse portato via da lì, a casa, finchè qualcuno non fosse riuscito a calmarlo, ad abbracciarlo, a fargli capire che non era colpa sua e che, per una volta, lui non avrebbe potuto far niente di diverso da quel che aveva fatto.

 

Eppure non aveva avuto il coraggio di chiederlo.

Sarebbe stato così facile, così bello, liberarsi da quel peso spaventosamente enorme che si portava in petto dall'esplosione dell'aereo di Kate.

Sarebbe stato così semplice e, nel contempo, liberatorio, chiedere: "Peter, secondo te ho fatto bene? Oppure c'era un modo per salvarla? Secondo te, Kate è morta per colpa mia?".

 

Ma non lo faceva.

Non lo chiedeva e andava avanti così, nell'indecisione, nel dubbio, nel limbo tra l'essere un assassino o una vittima.

Andava avanti e ricopriva Peter e Moz di sorrisi tremolanti. Sorrisi tirati, finti, sorrisi mirati a nascondere la verità ai suoi amici.

A non far credere loro che si sentisse in colpa. A convincerli che quel "Non è colpa tua, Neal" fosse davvero bastato a colmare un baratro senza fondo di panico, ansia e terrore di essere davvero colpevole.

A fingere di non essere deluso (e deluso era dir poco) che quel cambiamento tanto atteso, quel viaggio di sola andata verso il suo paese delle meraviglie, si fosse concluso col botto. Un botto che, forse, poteva essere di fuochi d'artificio e che invece era stato di dinamite.

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Capitolo 2
*** Altalena ***


Fiori: crescita, lavoro

 

Perchè?

Perchè? Perchè a te?

Te lo chiedi ancora, dopo tanto tempo.

Te lo chiedi e ancora non sai darti una risposta.

 

Sospiri.

 

Le mani tremano un po' troppo forte.

Posi la matita, quasi in trance. Ti fissi le dita.

Ferme. Devono stare ferme, eppure tremano come se fossi di dieci gradi sotto lo zero. Come se avessi davvero freddo, o paura, o entrambe le cose.

E invece non hai niente.

Non hai niente davvero.

 

Nulla in cui credere, nulla per cui lottare. Nulla.

Il vuoto, quello peggiore, quello nero e profondo e spaventoso come se fosse uno di quegli enormi buchi che si aprono nell'universo, ti ha inghiottito.

E ora volteggi tra i ricordi e le speranze. E il dolore, qualche volta.

 

Dondoli tra la malinconia del passato e il crepaccio del futuro. E la tua altalena non è stabile, non lo è affatto. È un'altalena costruita con sostegni deboli, troppo instabili rispetto ai venti che tirano in questo periodo.

 

Moz l'ha chiamato "momento difficile".

 

E in questo avanti e indietro perpetuo, barcamenandoti tra quel che era e quel che avrebbe dovuto essere, tra ciò che è stato e ciò che sarà, c'è Peter.

Peter è sempre lì, anche se non lo da a vedere. È discreto, ti conosce. Sa che non vuoi parlargli di niente. È la tua debolezza, anche se non te l'ha mai detto.

Ma tu già lo sai.

 

Eppure, mai come ora vorresti che arrivasse. Che entrasse con tutta la sua irruenza e ti prendesse per il bavero della giacca, spiaccicandoti contro il muro e obbligandoti a dirgli la verità.

E tu gli faresti delle domande, forse.

Gli chiederesti se puoi restare con lui, sempre.

Se puoi lavorare lì, vivere da June e litigare con Mozzie per il resto della tua vita.

Fermare tutto.

Fermare l'altalena e scendere.

Scendere e uscire da quel giardino, e magari recarsi in ufficio per indagare su qualche stupido truffatore che non resisterà un quarto del tempo in cui tu hai resistito.

E, forse, provare un po' di soddisfazione per essere stato migliore di lui.

Oppure semplicemente sbadigliare e tornare a casa, stanco.

 

Invece no.

Ti aspettano decisioni difficili. Ti aspettano di nuovo decisioni che cambieranno la tua vita.

Come quando sei scappato di casa.

Come quando sei evaso di prigione.

Come quando hai trovato un modo per uscire legalmente.

Come quando volevi scappare con Kate.

E ora, d'improvviso, ora che ti manca poco per poter andartene solo e libero, non vuoi.

E ti accorgi che la tua altalena va avanti da sola, anche senza la tua spinta.

 

E vorresti che Peter fosse lì a fermarla.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** Incondizionatamente ***


Cuori: emozione, condivisione, guarigione

(Timeline: puntata "Una lunga notte" della seconda serie)






Non lo avrebbe mai ammesso, Peter lo sapeva benissimo.

Sapeva che Neal Caffrey era troppo orgoglioso per dirglielo apertamente, e forse a lui andava meglio così, ma quella sera a Peter parve di assistere al ritorno del suo vecchio compagno di squadra.

 

Perchè Neal Caffrey, quella sera, non desiderava altro che essere ascoltato.

Non desiderava altro che parlare, e sfogarsi, e liberarsi da quel veleno che si portava in corpo da tantissimo tempo e che, con la morte di Kate, era diventato ancora più distruttivo.

Un veleno fatto di fughe misteriose, un passato da dimenticare, incontri poco fortunati che avevano reso un giovane promettente un truffatore. Abile, senz'altro, ma pur sempre un truffatore.

 

E così parlarono.

Parlarono tanto, fino all'alba.

Parlò soprattutto Neal. Prima teso, sospettoso, poi sempre più tranquillo, sciolto.

Parlò di Mozzie, di Alex, dei suoi primi giorni a New York.

Parlò della truffa, di quella truffa che lo aveva indirizzato nel mondo della criminalità nel quale si era destreggiato tanto bene per gli anni seguenti.

Parlò vantandosi dei suoi colpi, del suo charme, della sua bravura, di come riusciva ad abbindolare tutti con due semplici parole.

 

Per Peter era sempre stato un tipo vanitoso. A partire dal suo modo di vestirsi, così costoso (completi su misura, cravatte italiane, cappelli), fino ad arrivare alla casa, ai gusti in fatto di cibo, di vini...

Eppure, sentendo quella che ribattezzò "la vera storia di Neal Caffrey", Peter si sorprese di come invece anche per il suo James Bonds ci fosse stato un periodo di jeans e t-shirt. Un periodo normale, da ragazzo normale. Un periodo in cui aveva temuto di indossare un completo, di parlare con una persona importante, di avvicinarsi ad una segretaria dai grandi occhi chiari.

Un tempo in cui avrebbe rinunciato a parecchi milioni di dollari per amore, per giustizia, perchè, forse, non si sentiva tagliato per la truffa.

 

E poi c'era Kate.

Lei, sorrise amaramente Peter, c'era sempre stata. E non perchè gli dispiacesse che Neal avesse amato una persona come lui amava sua moglie, anzi. Ma Kate era stata il motivo.

Il motivo per cui Neal Caffrey aveva compiuto, alla fine, la maggior parte dei furti dei quali era accusato. Il motivo per cui era evaso, a quattro mesi dalla fine della condanna. Il motivo per cui aveva tanto sofferto e, anche se non lo dava a vedere, stava ancora male.

Il motivo per cui, proprio in quel momento, fissava Peter con sguardo implorante.

 

Faceva freddo, ma erano sulla balconata. Neal aveva la testa appoggiata alle sue braccia, sulla ringhiera, e guardava Peter.

Uno sguardo strano, triste, quasi di scuse.

Di scuse e di supplica.

Voleva essere capito, tranquillizzato. Giustificato, in un certo senso.

Voleva davvero quell'immunità, quella che Peter gli aveva così gentilmente concesso. Eppure nel contempo ne desiderava un'altra. Perchè che l'agente Burke non lo denunciasse gli faceva piacere, ma avrebbe voluto che anche il suo amico Peter fosse dalla sua parte.

Avrebbe voluto che l'altro gli sorridesse, benevolo, e gli dicesse: "Ora va tutto bene, Neal. È tutto passato."

Avrebbe voluto sapere che Peter si fidasse di lui. Incondizionatamente.
  

N.d.A.: non sono molto soddisfatta di questo capitolo, ma... beh, ditemi cosa ne pensate >.< 

 

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Capitolo 4
*** Per te ***


                                                                                                                                                                                                                                                                      Quadri: ricompense, successi.

Timeline: ultima puntata della terza serie U_U




Sei davanti a due torte.

 

La prima è piccola, bruttina, con su una scritta: "Congratulazioni, Neal!"; la seconda, invece, è bellissima: è grande, decorata, con su scritto "Tieni duro!".

Tra poco ne mangerai una.

 

Quale?

Non lo sai.

E non ti importa.

 

Non ti importa di essere liberato, perchè resterai comunque qui.

Niente isola deserta, niente tranquillità, niente pensione. Niente di niente.

Solo casa.

Per tutta la tua vita, ora lo sai.

Per tutta la tua vita vuoi restare qui, a New York, tra il traffico e gli uffici dell'FBI.

Per tutta la vita vuoi vedere Mozzie barcamenarsi tra i suoi rebus, i piccoli ricettatori e quegli indovinelli che trova nascosti ovunque.

Per tutta la vita vuoi vedere Peter ed Elizabeth litigare per la lavanderia.

Per tutta la vita vuoi vedere June la mattina, vuoi prendere il caffè con lei e poi con El , mentre Satchmo ti lecca le scarpe e Peter finisce di vestirsi.

 

Ed è strano, davvero, ma bello.

E per la prima volta ti senti felice.

Felice, vivo, sicuro.

 

Non correrai mai più il rischio di soffrire. Non correrai il rischio di restare solo.

Sei in famiglia, vero?

Sì, lo sei. Lo conferma il sorrisetto imbarazzato di Elizabeth, quello un po' annoiato di Peter. Lo conferma la lista di persone che andranno a testimoniare per te.

Per te.

 

Nessuno ha mai fatto nulla per te.

Non senza un tornaconto. Forse solo Moz.

Oggi invece andranno tutti lì, ad appoggiarti e perdonarti.

June, El, Sarah.

 

Sono e saranno sempre lì, con te.

E tu non puoi deluderli, non di nuovo.

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