Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Inutile dire da quanto tempo desideravo
scrivere di Shanks e Makino, perché una cosa che non tutti sanno è che Shanks il rosso è uno dei miei personaggi preferiti!
Beh, dovevo scrivere un capitolo di
un’altra storia e invece mi sono ritrovata a scrivere ciò…un po’ prematuro
forse, ma ho deciso comunque di cominciare a pubblicarla J
Sono sempre un po’ scettica a scrivere
le MissingMomentsperché
ho paura di plagiare qualche storia che magari non conosco nemmeno (in tal
caso, spero che me lo facciate notare!): ma per questa volta è stato
necessario, dato che le circostanze in cui si muovono i due personaggi
nell’opera originale mi sembravano le più consone e appropriate possibili.
Che dire…non si prevedono molti capitoli.
E l’introduzione non mi convince per
niente, spero non me ne vogliate se con l’andare avanti della storia deciderò
di cambiarla xD
Buona lettura!
Nel meriggio d’oro
“Et lessoucisquevouspouvezavoirsontcomme
Deshirondellessur un ciel d’après-midi,
-Chère- par un beau jour de septembreattiédi”
“E le preoccupazioni che potete avere, cara,
Sono delle rondini in volo nel cielo del meriggio
Riscaldato dal sole di un giorno di settembre”
(À une femme, P. Verlaine)
"Makino, quante volte devo dirti di
chiamarmi Shanks e non Capitano?"
"Ancora una volta, capitano, come sempre"
Parole capaci di mandarmi in tilt anche se semplici ed innocenti, parole
che mi facevano tornare in mente quel giorno di qualche settimana precedente,
quando tutto ebbe inizio...
Quante gradazioni del colore rosso conoscete? Io conosco il rosso
scarlatto, il porpora, il vermiglio, il carminio e il cremisi, poi
nessun'altra sfumatura.
Sarà perché i miei genitori non hanno potuto darmi un'istruzione completa
ed elitaria, oppure perché sono sempre stata una frana a dipingere, eppure
avrei giurato che non esistesse nessun altro rosso oltre a quelli sopra
citati.
Insomma, mi ci sarei giocata la testa, ne ero più che sicura: a meno che,
forse, ultimamente non fosse stato inventato qualche altro colore di cui mi
ero persa i dettagli.
Un rosso puro magari, un colore così forte e unico da comprendere tutte
le sfaccettature che gli si potevano attribuire, una sorta d'insieme di tutti
quei diversi punti che, se raggruppati, avrebbero dato vita al più bel colore
di sempre, un qualcosa che i pittori avrebbero voluto a tutti i costi sulla
propria tavolozza: più rosso del sangue, più rosso del vino, più rosso del
rosso stesso.
Può esistere una tonalità del genere? La risposta ovviamente è sì, e mi
arrivò più immediata che mai quando incontrai per la prima volta il
capitano Shanks.
Foosha non era mai stata più assolata: un'estate da
record, dicevano gli esperti, si prevedeva caldo e afa a non finire; per di
più gestire la locanda si faceva sempre più impegnativo a causa della miriade
di pirati che spesso affollava la nostra isola.
"Dovresti comprare un impianto di ventilazione, Makino" mi consigliò spassionatamente il sindaco,
mentre tentava di combattere il sudore soffiandosi con un esile ventaglio
bianco "Dico che incrementerebbe il flusso della clientela"
Sorrisi, pulendo il bancone e offrendogli un'altra pinta "Può
darsi" gli concessi "Ma sa, con queste birre pago a stento
l'affitto"
Scosse la testa "Ah, Makino..."
fece un lungo sorso e si pulì la bocca umida "Un matrimonio vantaggioso,
ecco cosa ti ci vorrebbe!" la sua presunta e fin troppo semplice
soluzione mi fece arrossire lievemente, ma lui continuò "Un bravo
ragazzo che possa comprarti un bel ventilatore, non chiedo altro! Scommetto
che anche tua madre ne sarebbe stata fiera"
"Già" abbassai lo sguardo e presi a servire altri clienti,
leggermente infastidita da quel riferimento: i miei genitori erano morti
quando ero ancora una bambina, eppure il loro ricordo mi faceva sempre un
certo effetto. Insomma, di quella misera porzione di vita vissuta insieme
avevo soltanto un'immagine positiva, nulla di triste o rancoroso o roba
simile, e forse era proprio per questo che mi rabbuiavo quando qualcuno li
nominava: per tanti anni avevo sentito la loro mancanza, così profondamente
ogni singolo giorno che mi sembrava d'averli persi ieri.
"Sembra siano sbarcati dei nuovi pirati in città" il sindaco mi
distrasse ancora una volta dai miei pensieri "Sai, sono strani, non pare
che abbiano cattive intenzioni, anzi..."
"Davvero?" mi finsi interessata, mentre versavo del sakè in un
bicchiere e lo porgevo ad un uomo che si era appena avvicinato
"Forse Rufy è in ritardo perché li
sta osservando da vicino"
"Figuriamoci! Come se fossero un'attrazione da circo!" posò
rumorosamente il bicchiere sul bancone "Ma dal nipote di quel pazzoide
posso aspettarmi davvero qualunque cosa!"
Non nascosi un'espressione divertita "Sì, è vero"
Monkey D. Rufy era
il nipotino del vice ammiraglio Garp, detto
'L'eroe': un bambino vivace, sveglio, qualcuno l'avrebbe definito irrequieto
ma personalmente lo trovavo adorabile e pieno di vita. Quando suo nonno
trascorreva lunghi periodi fuori città, veniva a stare da noi e passava la
maggior parte del suo tempo nella locanda o a giocare per strada: non
riusciva a stare un attimo fermo, era come una trottola, e proprio per questo
mi faceva ridere un sacco.
Ogni tanto tornava con delle scoperte favolose, come il ritrovamento di
uova di struzzo in un cespuglio, oppure l'inseguimento di una donna
arrabbiata per l'imminente furto del suo pranzo, o semplicemente la voglia di
stare in nostra compagnia: se c'era una cosa in cui quel ragazzino non poteva
essere battuto era l'affetto smisurato che provava verso le persone a lui care.
Dopo l'appetito da lupi, naturalmente...
"Makino! Makino!
Devi conoscerlo, è troppo forte!" entrò come una furia nel locale e,
senza farsi troppi problemi, mi prese subito per mano "Avanti,
vieni!"
"Ma di chi stai parlando, Rufy?"
cercai di contenere il suo entusiasmo, impresa praticamente impossibile
"Dove dovrei venire?"
"E' davvero mitico, ha sconfitto un ladro che cercava di
sgraffignare la borsa di una vecchia signora con un solo colpo!" la mia
espressione si fece confusa, ma ormai mi aveva già trascinata fuori dalla
locanda "So che è quasi il tramonto, però..."
"Cosa?" gli chiesi ancora, ripromettendomi di preparargli una
camomilla di lì a poco: per quanto Rufy potesse
divertirmi, alle volte dovevo ammettere che esagerava sul serio, e per quanto
la sua contentezza potesse essere contagiosa, mi preoccupavo sempre che
potesse essere dovuta a qualcosa di estremamente pericoloso.
"Ah, eccoti qui" come a conferma della mia ipotesi, una voce
non familiare mi fece voltare immediatamente a destra.
"Shanks!"
Ciò che vidi mi lasciò senza parole: un gruppo di pirati camminava nella
nostra direzione, le flebili luci serali mi permisero a malapena di
distinguere il capitano, il quale si avvicinò a Rufy e
gli disse con un sorriso "Credevo che te la fossi data a gambe, sai, con
tutto quel trambusto"
Con un istinto piuttosto naturale, cercai di tirare il bambino
leggermente dalla mia parte ma, inutile a dirsi, fece esattamente l'opposto
di ciò che sarebbe stato più consono "Ma che dici?" si liberò della
stretta alla mia mano e gli si piantò di fronte con sguardo vispo "Io
non scappo mai davanti al pericolo!"
Una risata generale partì dalla ciurma di pirati "Però!"
commentò un tipo con una fascia con su scritto 'Yasop',
dopodiché il capitano posò finalmente gli occhi su di me "Oh,
buonasera" farfugliò, lievemente imbarazzato "Mi perdoni, non mi
sono ancora presentato: io sono Shanks"
mi tese la mano e mi sembrò per un attimo che le guance mi andassero in
fiamme.
Ma poi sorrisi anch'io "Io mi chiamo Makino"
ormai avevo fatto l'abitudine ai pirati che simulavano galanteria nei
confronti delle donne, per cui sapevo già che non si sarebbe rivelato tanto
diverso dagli altri anzi, decisi di giocare le sue stesse carte "Spero
che Rufy non vi abbia infastiditi, vi
assicuro che possiamo rimediare ad ogni eventuale danno che..."
"Frena, frena" mosse una mano nell'aria come a volermi zittire,
cominciando a darmi subito del tu "Non ti scusare, questo mocciosetto ci ha aiutati in battaglia"
"Non sono un mocciosetto!"
"Aiutati in battaglia?" fui incredula "Rufy,
che cos'hai combinato questa volta?"
"Sono stato bravissimo, Makino, ho
sferrato un potentissimo pugno al ciccione che tentava di scappare!"
"Makino" il sindaco fu subito fuori
dal locale "C'è qualcosa che non va? Chi sono questi signori?"
"E' così questa è una locanda, eh?" l'uomo con la fascia mise
una mano sulla spalla del suo capitano "Potremmo farci un bicchierino,
che ne dite?"
"Sì!" gli occhi di Rufy s'illuminarono
immediatamente e mi strinse forte le mani "Possono entrare, vero? Non
stavi chiudendo?"
"Beh..." alzai gli occhi su quella ciurma che sembrava
stranamente fatta di persone gentili, ma che nonostante tutto non me la
contava giusta: dopotutto, non ci voleva molto ad entrare nel cuore di Rufy, era un bambino buono e disposto a concedere amore a
chiunque volesse accettarlo. In verità, anche a chi proprio non voleva
sentirne parlare, ed era per questo che malviventi, scrocconi e animali feroci
erano all'ordine del giorno nella sua lista di amici.
Ma c'era qualcosa nei suoi occhi, una nuova richiesta, uno scintillio che
mi supplicava di accontentarlo.
"Immagino si possa fare un'eccezione" conclusi con un
inevitabile sorriso, decisione avventata ma dettata da quei piccoli occhietti
neri ai quali non sapevo proprio dire di no.
A quel punto, i pirati si accomodarono all'interno "Grazie" mi
disse il capitano una volta che fummo dentro, ora potevo guardarlo meglio in
volto, rendendomi conto di quanto fosse profonda la cicatrice che recava
sull'occhio sinistro e di quanto fossero rossi i suoi capelli "E
tranquilla, il tuo piccolo non ci ha intralciati in alcun modo"
"Oh, Rufy non è il mio
piccolo" gli risposi con leggero divertimento "Non sono sua madre"
"Ah" fece lui di rimando, sedendosi al tavolo "Sarò anche
negato con i calcoli, ma eri troppo giovane, in effetti"
"Già" mi portai le mani dietro la schiena e intrecciai le dita,
nervosa.
Già dalla prima volta, Shanks aveva
avuto un effetto devastante su di me: ricordo che dopo avergli servito della
birra e del sakè, avevo dovuto appoggiarmi con i gomiti sul bancone e avevo
tentato con i freddi palmi delle mie mani di spegnere il fuoco sul mio volto.
Ma allora non sapevo che le sue visite alla locanda si sarebbero ben
presto rivelate quotidiane, quasi lo aspettavo con impazienza quando, come
d'abitudine, ci raggiungeva per il pranzo o semplicemente veniva a
trovare Rufy: il bambino gli faceva tutti i
giorni una grande festa e proprio non avrei saputo dire chi tra loro avesse
lo stomaco più grande.
Sia io che il sindaco di Foosha impiegammo
pochissimo tempo per realizzare ciò che Rufy aveva
già appurato da un po': i pirati di Shanks,
per quanto insolito potesse sembrare, erano persone civili, persone che non
si sarebbero mai sognate di saccheggiare il villaggio o di fare del male ai
cittadini, anzi la loro presenza era quasi come una festa, distribuivano
allegria e buonumore a volontà.
Era strano, non sempre i pirati che venivano a farci visita erano di questo
genere: per lo più si trattava di gente da cui stare alla larga, uomini
loschi con cui era di gran lunga meglio non incrociare lo sguardo.
Shanks era diverso: il suo animo era gentile, le sue
risate erano spontanee e libere, il suo modo di giocare con Rufy poi lo rendeva particolarmente incline agli
scherzi (più di quanto in realtà non fosse già), anzi avevo quasi difficoltà
a decidere chi tra i due fosse più infantile, dal momento che si era venuta a
creare un'amicizia così solida e speciale da farli diventare quasi
inseparabili.
La prova schiacciante che l'amicizia, l'amore e tutti i sentimenti simili
non hanno età: li vedevo ridere e darsi di gomito e mi chiedevo se mai mi
sarei stancata di starli a guardare; lui tornava bambino, l'altro giocava a sentirsi
grande e lo ammirava come un esempio da seguire.
"Makino" la voce del diretto
interessato mi riportò alla realtà "Hai capito? Sono Shanks, nient'altro"
I miei occhi si aprirono esageratamente nei suoi e si scontrarono, scuro
contro scuro, mentre mi ricomponevo e gli rivolgevo l'ennesimo sorriso
"Certo, Shanks"
E quello non era altro che un caldo pomeriggio trascorso in sua
compagnia, ma dato che l'ora di punta batteva sulla locanda fino a renderla
una sauna, i pirati si erano presi la libertà di giocare stancamente a carte
tra i tavoli, mentre Rufy si era
appisolato scompostamente su una sedia e Shanks se
ne stava di fronte a me a sorseggiare sakè.
"Il pranzo di oggi era davvero ottimo" si complimentò
improvvisamente.
"Ti ringrazio, sei gentile" forse era per il mio distribuire
sorrisi in continuazione, oppure per la circostanza di per sé, eppure le
guance gli si colorarono leggermente: era buffo starlo a guardare così, senza
mantello, senza cappello, colto in un'azione naturale e giornaliera: veramente
per un istante smetteva di essere un temuto capitano pirata ed era
semplicemente Shanks, nient'altro che Shanks.
Le prime battute sono un evidente
riferimento a ElizabethSwan e Will Turner di “Pirati dei Caraibi”.
Non essendo Makino molto
presente in OnePiece (ma
finalmente ora è almeno nella lista dei personaggi della sezione), non posso
dire quanto sembri OOC o IC: la mia percezione è che sia una ragazza educata,
spiritosa e sempre sorridente anzi, credo fermamente che dietro quei sorrisi
si nasconda in verità un’intraprendenza che non ha nulla a che vedere con
l’imbarazzo di Shanks (ecco che comincia
a fare la pervertita…): infatti secondo me il rosso è un po’ impacciato con
le donne, ma forse mi sbaglio… voi che ne dite? xD
Il titolo della storia è il nome di una
canzone di “Alice nel paese delle meraviglie” (quella che cantano i fiori…sì,
sono una specie di fanatica della Disney) di cui si scoprirà l’intento più in
là.
Se notate errori di vario genere,
grammatica, trama… fatemi un fischio ;)
Erano già volati diversi mesi da quando i pirati di Shanks
avevano stretto amicizia con noi: era piacevole trascorrere le giornate con
loro, ridere, conversare e scherzare; di tanto in tanto gli uomini si
divertivano a far arrabbiare Rufy e a ricordargli di
quanto fosse piccolo per poter sperare di unirsi alla loro ciurma.
Il bambino, dal canto suo, era terribilmente infastidito da quei commenti
sulla sua età e la cosa lo mandava talmente in bestia da farlo diventare rosso
dalla rabbia "Io non sono un moccioso, ho sette anni!" era senz'altro
la frase che ripeteva più spesso.
Tentavo di fargli tornare la calma come meglio potevo, cercando di
trattenere quella risata che voleva a tutti i costi esplodere sul mio viso,
soprattutto quando Shanks lo prendeva in giro con
frasi come "Diventerai senza dubbio un temibile pirata, se mangi tante
acciughe: la dieta perfetta per il capitano più pericoloso del Grande
Blu"
Gli sussurravo un "Grazie" appena accennato: senza il suo aiuto,
probabilmente, Rufy si sarebbe nutrito tutti i giorni
di bistecche a volontà e, tra le tante cose che avevo promesso a Garp, c'era anche un'alimentazione varia e corretta.
L'unico inconveniente era il tono esageratamente enfatizzato e ben poco
convinto con cui lo diceva il rosso, il quale rischiava di farmi scoppiare a
ridere davanti al ragazzino ogni volta "Guarda che ti marco" lo
minacciava "Fino all'ultimo boccone, svelto, altrimenti niente dolce"
Rufy sbuffava a bocca piena, ma sapevo che avrebbe fatto qualsiasi cosa per il
suo eroe, al quale rivolgevo sempre un sorriso eloquente che voleva dirgli
quanto, anche quel giorno, mi avesse fatta divertire e mi avesse aiutata allo
stesso tempo.
I guai si presentarono quando Rufy lo mise
improvvisamente alle strette di fronte ad un piatto di cetrioli bolliti
"Ecco, se fai tanto il saputello, perché non li mangi tu?" ringhiò il
bambino con un tono feroce che avrebbe fatto invidia ad un adulto scontroso.
Io e Shanks ci scambiammo un'occhiata d'intesa,
ma poi lui parlò "E privarti della tua razione quotidiana di pirateria
assicurata? Giammai" scosse la testa con fare teatrale "Tutto per te,
amico! Questa è una garanzia, fidati" gli fece una linguaccia "Cresci
forte e muscoloso" gli posizionò il piatto sotto il naso, facendogli
inalare il pessimo odore delle verdure e provocandogli un moto di disgusto.
"Bleah!" si tappò il naso Rufy.
Mi portai una mano sulla bocca, reprimendo le risate e osservando
compiaciuta la sua espressione corrucciata mentre veniva costretto a portarsi
il cucchiaio colmo alla bocca dallo sguardo vigile del capitano.
"Hey, ragazzi" Lucky Lou attirò d’improvviso la nostra attenzione, non smettendo
di addentare il suo solito cosciotto di pollo "Mi hanno detto che c'è una
spiaggia carina al limite del villaggio, magari potremmo farci un giro"
Yasop scoppiò a ridere, mentre giocava stancamente a carte con gli altri
"Siamo pirati, Lucky, non ragazzine in gonnella"
"Al diavolo, Yasop!" si entusiasmò
invece il capitano "Io ci voglio andare! Dopotutto siamo qui per riposarci,
no?"
"Già, una bella bevuta in riva al mare non me la perdo" aggiunse BennBeckman, facendo un profondo
tiro di sigaretta.
"Posso venire con voi?" chiese speranzoso Rufy.
"Non ci provare, furbetto: solo quando avrai mangiato tutto!" lo
ammonì subito il rosso, dopodiché si voltò in direzione di un membro della sua
ciurma che gli stava chiedendo come arrivare a destinazione.
Il bambino approfittò di quell'attimo di distrazione per infilargli il
cucchiaio pieno di cetrioli in bocca con tutta la forza che aveva nel corpicino
"Così impari!" sentenziò con sdegno.
"Rufy!" lo richiamai con vergogna
"Coraggio, fai il bravo!"
Shanks tossì e sputò la verdura sotto le sonore risate dei suoi compagni
"Quel piccoletto te l'ha fatta, capitano!"
"Piccolo demonio pestifero..." imprecò il rosso, pulendosi la
bocca ma non riuscendo a mascherare un sorriso ammirato: probabilmente, lo
divertiva l'ostinata sfacciataggine di quel ragazzino, la sua audacia, il suo
continuo sognare di diventare uno di loro senza mai esitare "Ora ti faccio
vedere io!"
Quando Rufy gli rispose con una linguaccia verde
a causa del suo pasto poco gradito, Shanks si gettò
su di lui e cominciarono a lottare con foga, ma anche con affetto. Appoggiai un
gomito sul bancone e mi sorressi la testa con la mano: quando si mettevano
d'impegno, quei due erano un vero spasso; potevano farmi passare le giornate
così, in un batter d'occhio.
"Dai, Rufy: finisci di mangiare i tuoi
cetrioli" lo incentivai "Ti prometto che dopo ti offrirò una torta al
cioccolato" gli feci un occhiolino promettente.
Ma il piccolo era così impegnato a darsele di santa ragione con l'altro,
che probabilmente non udì nemmeno la mia voce: improvvisamente, riuscii a
distinguere tra il groviglio di braccia e gambe che si era creato, di nuovo Rufy che imboccava Shanks con una
cucchiaiata verde.
"Aaah, che schifo!" sputò l'uomo,
disgustato "Me l'hai fatta di nuovo, stupido moccioso!" ma mentre il
bambino se la rideva, il rosso piantò inaspettatamente gli occhi nei miei con
fare imbarazzato "Voglio dire, sono le verdure ad essere schifose, tu...tu
le cucini magnificamente"
"Ti ho preso!" Rufy gli si aggrappò al
collo e lo trascinò a terra, costringendolo a riprendere la lotta
"Combatti seriamente, non ti devi risparmiare!"
Un sorriso timido fece capolino tra gli incendi del mio volto, una folata
di vento dello stesso colore dei suoi capelli: acqua fresca, prevenzione,
estintori scarlatti, autosuggestione...come può quest'uomo mandarmi così
facilmente in iperventilazione?
Lasciai il Partys bar alle cure di Woopslap per un momento e accettai l'invito del capitano di
accompagnarli alla spiaggia: quando me l'aveva proposto ero stata restia, ma
poi il sindaco mi aveva pregata di concedermi un po' di svago e mi aveva
promesso che al locale ci avrebbe pensato lui fino al mio ritorno.
In verità la cosa mi aveva turbata non poco, ma tutte le preoccupazioni
sfumarono non appena avvertii l'odore di salsedine e il vento tra i capelli:
quello, in assoluto, era forse uno dei posti che preferivo di Foosha.
Mi parve di notare lo sguardo di Shanks su di me
mentre mi godevo il vento, ma decisi di dissimulare "Siamo arrivati"
esclamai invece, introducendoli in quel luogo caldo e deserto.
"Sììì!!!" Lucky Lou
si buttò a pancia all'aria nella sabbia, era divertente starlo a guardare
mentre rotolava felice e si perdeva ad ammirare il mare immenso "Era
proprio di questo che parlavo!"
"Aaah, sei proprio un maialozzo,
Lucky!" gli si gettò addosso Yasop, ridendo e
cominciando ad affondare le dita nella sua pancia "Guardati, sei diventato
ancora più morbido!"
"La verità è che ti piace toccarmi, stupido cecchino!" gli
rispose a tono l'altro.
"E' molto bello qui" mi disse Shanks
lievemente rosso in volto, ignorando i suoi compagni che prendevano posto sulla
sabbia oppure andavano a bagnarsi in acqua.
"Sì" concordai avvampando, ma mi sforzai per sembrare più loquace
"E se si è con la compagnia giusta, si può anche..."
"CAPITANO AFFERRATO!" urlarono tutt'a un tratto due uomini che
avevano preso Shanks di peso e ora si apprestavano a
trasportarlo verso il mare con una velocità inaudita.
Il rosso scoppiò a ridere "Ottima idea, ragazzi!" poi si rivolse
a me "Tienimi questo" mi affidò il suo cappello di paglia, mentre lo
fissavo confusa e lo guardavo lasciarsi buttare in acqua con gioia, come se non
aspettasse altro.
Libertà, spensieratezza e gioco: tutto si costruiva su castelli di sabbia
destinati a restare indelebili nella mia memoria, nessun'onda avrebbe mai
potuto cancellare quella che per me era vita scoppiettante nei ventricoli
cardiaci, nessun orizzonte avrebbe mai potuto dividere il rosso dal verde come
lo faceva così deliberatamente con l'azzurro del cielo e l'azzurro del mare.
Il tempo scappò via dalla mia presa come vento che sfugge al controllo,
mentre i ragazzi si rinfocillavano con il sakè e si
strizzavano le camicie bagnate: io ero semplicemente intenta a giocherellare
con quel cappello e contemporaneamente un velo di rossore s'impossessava pian
piano delle mie guance nel vedere tutti quegli uomini a torso nudo.
Mi ripromisi di andarmene di lì a poco ma, quando anche Shanks
raggiunse il gruppetto, le mie gambe si rifiutarono di alzarsi: tornava
dall'acqua passandosi una mano tra i capelli rossicci e fradici incollati al
volto, i vestiti zuppi che grondavano gocce a perdita d'occhio "Bevete
senza di me?" afferrò subito una bottiglia di alcool e si sedette accanto
a me.
"E così tu conoscevi questo paradiso e non ci avevi ancora
portati?" mi chiese BennBeckman
con tono affabile.
"Beh, diciamo che aspettavo l'occasione giusta" mi giustificai
stupidamente, continuando a tormentare quel povero capello con le mie dita
nervose "Spero siate rimasti soddisfatti"
"Ma certo" intervenne Yasop,
leggermente brillo "Questi spettacoli non si vedono tutti i giorni lungo
la Rotta Maggiore"
"Che cavolo dici?" lo riprese brusco Shanks,
staccatosi per un attimo dal sakè.
"Sciocchezze!" li rimproverò Lucky Lou
"Si possono ammirare tante altre cose belle e sapete perché?
Perché...perché..." tesi le orecchie per udire meglio il continuo, ma l'uomo
stroncò il suo discorso con un violento morso alla sua inseparabile coscia di
pollo.
Sospirai: uomini ubriachi. In teoria avrei dovuto esserci abituata, eppure
la grandezza e l'originalità delle loro stupidaggini mi sorprendeva sempre.
"E staccati da questa fottuta coscia di pollo!" Yasop cercò di tirargliela, ma con scarsi risultati
"Il prossimo passo sarà dormirci insieme?"
"Ti piacerebbe averne una tutta per te!" gli rinfacciò l'altro,
offeso.
"Perdonali" cercò di scusarsi Beckman
"Quando esagerano con l'alcool, cominciano a litigare per le
futilità"
"Nessun problema" lo rassicurai con un sorriso "Lavoro in
una locanda, so come vanno a finire queste cose"
Prima che potessi aggiungere altro, la testa di Shanks
andò a finire ubriaca sul mio grembo: non riuscii a reprimere un moto di
sorpresa e l'istintivo gesto di alzare le mani, ma poi BennBeckman rise "A quanto pare, anche il nostro
capitano non ha retto"
"A quanto pare no" ripetei meccanicamente, osservando dapprima spaventata,
poi intenerita gli occhi chiusi del capitano e il suo respiro regolare:
evidentemente, il nuovo sakè aveva avuto le sue conseguenze mescolandosi con
quello scolato poco prima alla locanda.
"Posso centrare una formica anche a cento piedi di distanza! Dritto in
mezzo alle sopracciglia, BAM!"
"Ma figuriamoci! Se non sai nemmeno da che parte addentare un
pollo!"
"Lou, diavolo, esistono anche altre cose
oltre ai tuoi stramaledetti polli! C'è mio figlio, anche lui è..."
"Eccolo che ricomincia! Ti ho già detto mille volte che se non si può
cucinare, non ne devi parlare!"
Mi estraniai dalle chiacchiere dei presenti e feci scivolare le mani sul
viso di Shanks: il suo colorito era straordinariamente acceso e la sua fronte
sudata, lo vidi accoccolarsi contro il mio palmo destro, mentre mormorava
sottovoce "Sei tanto buona, Makino...tanto
buona" evitai di soffermarmi troppo, con tutto quell'alcool era il suo
inconscio a parlare, però quella frase mi fece sobbalzare il cuore ugualmente.
La mia espressione si addolcì ulteriormente quando l'ombra di un sorriso
gli increspò le labbra mente accarezzavo premurosa la sua barba, facevo
avanzare i polpastrelli sulle sue palpebre chiuse e andavo a toccare con mano
la grande cicatrice sull'occhio sinistro: mi chiesi chi o cosa gliel'avesse
inflitta...
Bacialo.
Scossi la testa, cercando con tutta la buona volontà di scacciare dalla mia
mente la tentazione di avvicinarmi alle sue labbra. Insomma, le circostanze
erano perfette: lui sbronzo tra le mie braccia, fantasticamente incosciente da
non ricordarsi né il proprio nome né, eventualmente, quel fugace bacio che
tentavo disperatamente di mettere a tacere dentro me.
Bacialo, bacialo, bacialo.
E le mie gote dovettero imporporarsi violentemente, data l'occhiata quasi
preoccupata che mi lanciò Beckman: avrei dovuto dare
una controllata alle mie emozioni. I pirati non la smettevano di sghignazzare
per i motivi più banali, mentre io mi godevo il mio angolo di pace e tenerezza
attraversando delicata i tratti del viso di Shanks:
gli scostai una ciocca di capelli dalla fronte e lo guardai con apprensione,
sperando vivamente che gli altri non si accorgessero delle attenzioni che gli
riservavo.
Ma l'ebbrezza, compagna fedele di allegre genti instancabili, non gli
avrebbe concesso il beneficio della memoria, non quella volta, no. E agognata
libertà d'agire, se tu non fossi così tremendamente lontana dalle mie decorose
consuetudini io so che ti avrei già afferrata al volo, conquistata, avrei colto
la tua occasione momentanea.
Shanks si girò scompostamente sul mio grembo, facendo toccare con leggerezza le
sue labbra socchiuse con l'interno della mia mano: erano ancora umide, intrise
di alcool e acqua di mare, ma non trovai parole adatte per esprimere a me
stessa la sensazione bollente che trasmisero a tutto il mio corpo.
Fu la goccia che fece traboccare il vaso, sentivo di non poterne più,
rischiavo di sbottare da un momento all'altro: così, improvvisamente, mi alzai
e lasciai cadere la sua testa nella sabbia, dicendo più velocemente di quanto
avrei voluto "Adesso devo proprio andare! Si è fatto molto tardi, Woopslap mi starà cercando!"
Il rosso tossì bruscamente, svegliandosi di soprassalto e ingerendo piccoli
granelli di sabbia con aria confusa "Makino...perché
te ne vai?"
"Dai, resta ancora un po'!" mi pregò Yasop
che ancora si ostinava a tenere una bottiglia tra le mani.
"C'è alcool per tutti" provò a motivarmi Lucky Lou, alzando la coscia di pollo nella mia direzione.
"Mi dispiace" farfugliai, imbarazzata e lusingata "Ma ci
vediamo alla locanda. D'accordo? Divertitevi!" e mi affrettai a sparire
dalla circolazione, lasciandoli perplessi e annebbiati dai fasti
dell'ubriachezza.
Perdonate
gli eventuali ritardi con cui pubblicherò questi capitoli, ma il dovere
scolastico chiama L Dunque, ho appena scoperto che Shanks resta la bellezza di un anno intero a Foosha a rinfocillarsi: dopo
essere andata in panico da “Oh mio Dio come farò a scrivere delle vicende che
intercorrono in così tanto tempo?” (contavo di parlare di qualche settimana, ma
niente di più) e dopo essermi sentita ignorante, devo dire che ora sono più
ottimista. Quindi…me la caverò, in un modo o nell’altro xD
Non
ho molto da dire su questo capitolo, se non che sto cercando di rendere il
tutto con una buona dose di semplicità perché è proprio questo che mi ha sempre
ispirato questa coppia. Spero vivamente di non ricadere nel banale!
"Mi dia un bel pesce, signor pescivendolo!" Rufy
si aprì in un sorriso a trentadue denti, al che il venditore non poté resistere
e gli porse l'acquisto in una busta, ridendo.
Gli accarezzai i capelli "Non ti preoccupare, ci penso io" lo presi
per mano e lasciai che mi accompagnasse alle altre bancarelle del mercato
"Ho la lista delle cose da comprare, non c'è pericolo di sbagliarsi"
"Ma potresti sempre tralasciare qualcosa! E' per questo che sono
qui" mi fece notare con precisione, guardandomi dal basso e sorridendomi
con aria innocente.
"Meno male, allora" gli concessi, divertita.
La spesa del sabato mattina era una delle attività preferite del piccolo Rufy: veniva a chiamarmi impaziente ogni volta e mi pregava
di darmi una mossa quando ero in lieve ritardo perché "...altrimenti
le persone potrebbero finire tutte le cose buone e io non voglio restare a
bocca asciutta!".
Così, mi faceva sempre compagnia durante le commissioni settimanali e mi
rendeva il tutto meno noioso con la sua allegria: anche i negozianti avevano
ormai imparato a conoscerlo e a lasciarsi contagiare, alcuni l'avevano preso
talmente a cuore da regalargli persino delle leccornie.
E fu proprio mentre leccava rumorosamente una di queste, che facemmo un
incontro del tutto inaspettato "Ma guarda un po' chi si rivede!"
"Shanks!" s'illuminò subito il bambino,
mostrando i denti colorati di rosa shocking a causa del lecca-lecca alla
fragola "Che ci fai qui?"
Il rosso si sciolse in un'espressione affabile, portandosi una mano in tasca
e una sul cappello "In verità stavo venendo all'osteria, ma dato che vi
trovo qui..."
"Ti piacerebbe fare la spesa con noi?" gli chiese velocemente Rufy, sporgendosi verso di lui con crescente aspettativa e
con occhi luccicanti.
"Sei proprio un piccolo demonio! Dovresti fare un corso accelerato di
buone maniere!" Shanks scoppiò a ridere
"Prima di prenderti certe libertà dovresti chiedere a Makino,
perché..."
"Ti piacerebbe fare la spesa con noi?" mi aggiunsi allora
anch'io, assumendo lo stesso tono veloce e ricco di aspettativa del piccolo e
camuffando il mio imbarazzo nell'infantilismo.
Il capitano restò inizialmente interdetto, ma poi indugiò sul mio sorriso
sincero e capì che non l'avevo fatto solo per Rufy
"D'accordo" accettò finalmente "Ma solo perché me l'ha chiesto Makino!" fece una linguaccia all'altro, facendolo
imbestialire, ma dopo un attimo di irrefrenabile contentezza, l'attenzione di Rufy era già stata catturata da qualcos'altro.
"Wow, Makino!" mi tirò la gonna lunga,
impiastricciandola con lo zucchero del lecca-lecca appena ingurgitato
"Dobbiamo assolutamente comprare quei biscotti!"
Io e Shanks ci voltammo istintivamente nella
direzione indicata dal bambino, ma a quel punto persi anche l'altro "E'
vero, sembrano davvero buoni!" concordò il rosso, facendo sì che il
luccichio dei suoi occhi si confondesse con quello del moro "Mai provati
con il ketchup?"
Arricciai il naso, ma non riuscii a nascondere un leggero divertimento
"Capitano!"
Rufy si entusiasmò a più non posso "COSA? No! E tu ci hai mai messo lo
sciroppo d'acero?"
"Aaah, trucchetti da dilettanti!"
minimizzò l'uomo, sventolando una mano per aria come per sbeffeggiarlo "E
tu devi chiamarmi Shanks!" mi puntò l'indice
contro simulando austerità, ma riuscendo solo a farmi arrossire.
"Va bene" risposi con un sorriso timido, dopodiché continuammo il
nostro giro per le bancarelle tra le suppliche di Rufy
che avrebbe voluto acquistare l'intero mercato e l'appoggio del rosso, al quale
pure avrebbe garbato l'enorme quantità di cibo in esposizione.
"Guarda, Makino!" un altro strattone
sulla gonna "Quell'anguilla si muove ancora nonostante la testa
mozzata!"
"Che forza! Dobbiamo assolutamente comprarla!" si aggiunse Shanks particolarmente esaltato "Con una buona dose di
maionese e sakè ti assicuro che..."
"E guarda quelle bistecche! Dio, solo a pensarci mi viene l'acquolina
in bocca!" afferrai subito la mano del bambino, il quale tentava di
sgusciare dalla mia presa per andare a correre a destra e a manca come se fosse
nel paese dei balocchi "E quelle angurie gigantesche! Ne hai mai mangiate
di così grandi, Shanks?" tentò di prendere per
mano anche lui, ma il rosso si ritirò.
"Hey, ricorda che sono pur sempre un
capitano pirata" ghignò, sistemandosi il cappello sulla testa "Non
puoi mica pretendere che prenda per mano un moccioso davanti a tutti"
"Io non sono un moccioso!" s'impuntò il piccolo "Smettila di
chiamarmi in questo modo!"
"E dai, Rufy" provai a consolarlo con
dolcezza "Il capitano è già stato molto gentile ad accompagnarci"
"Shanks!" mi rinfacciò ancora una volta
il diretto interessato, piantando gli occhi nei miei.
Mi fermai un momento a godere di quella stramba ma piacevole situazione:
guardai a fondo gli occhi di Shanks e ascoltai
deliziata le risate di Rufy, pensando che non avrei
potuto essere più felice di così.
Noi tre soli in una cittadina qualunque, a ridere per una banalità
qualunque, ad immergerci l'uno nell'allegria dell'altro, credevo fermamente che
sarebbe potuto durare per sempre, senza mai stancarci: dopotutto, un'ideale
figura materna e paterna nella vita del piccolo non avrebbe guastato, ci
saremmo divertiti anche noi ad impartirgli lezioni alle quali in fondo non
credevamo, oppure l'avremmo accompagnato al parco giochi e l'avremmo guardato
giocare ridente con i suoi coetanei, dando chissà cosa pur di poter tornare
infanti.
"Oh, guardate quelle mele!" Rufy scappò
improvvisamente dalla mia stretta, riportandomi violentemente alla realtà:
probabilmente, gli occhi di Shanks avevano sortito il
loro effetto afrodisiaco e mi avevano fatta viaggiare un po' troppo con la
fantasia.
"RUFY!" ci ritrovammo a gridare all'unisono, per poi prendere ad
inseguirlo mentre si avviava sbavando copiosamente verso il povero
fruttivendolo.
"Un giorno o l'altro quel piccoletto ti farà passare qualche guaio, cazzarol..." le parole si Shanks
si smorzarono nell'attimo in cui si voltò paonazzo verso di me "Acci...accipicchia!"
Non resistetti più: scoppiai a ridere a crepapelle, dando finalmente sfogo
a quel buonumore che riusciva a trasmettermi Shanks e
sentendomi libera e spensierata, trascinando inevitabilmente nell'ilarità anche
il capitano della Red Force.
E così, proprio così avrei voluto restare per l'eternità: quella complicità
tra noi, quel ridere contagioso che non la smetteva di darci il tormento e
prendersi gioco dei nostri sentimenti già ben celati, avrebbe davvero tutto ciò
rischiato di farmi perdere il controllo davanti a tutti?
"Hey, voi! Cos'avete da ridere?" Rufy si avvicinò a noi mordendo una gustosa mela scarlatta
"E' caduta la busta del pesce" m'informò indifferente, mentre
continuava a sbranare quel frutto con avidità inaudita.
"Sì...certo" mi asciugai una lacrima e mi chinai a raccoglierla,
ma la stessa identica azione fu compiuta da Shanks,
cosa che ci costrinse ad alzare gli occhi imbarazzati non appena le nostre mani
si toccarono "Mi dispiace, io..." farfugliai, mortificata.
"No, figurati" lui dissimulò, portandosi una mano dietro la nuca
e rialzandosi sorridente "Non è niente" arrossì parecchio anche lui.
"Shanks" incalzò tutt'a un tratto Rufy "Mi piace il tuo cappello! Perché non me lo
regali?"
"COSA?" sgranò gli occhi il capitano "Stai scherzando,
vero?"
"Temo sia serio" lo avvisai con un sospiro rassegnato.
"Oh...beh, ecco...vedi..." se lo tolse e lo rigirò tra le mani
"Sai, per me è molto importante. Ci sono terribilmente affezionato"
"A me non sembra tanto speciale" commentò con nonchalance il
bambino.
"Allora perché diavolo mi hai chiesto di regalartelo, stupido
lattante?" s'imbestialì il rosso, ma dopo un attimo tornò serio "Me
l'ha regalato una persona speciale e mi ha accompagnato in tante
avventure" stette a guardarlo pensieroso per un po', poi lo indossò di
nuovo "Ti piacerebbe averlo! Ma non te lo regalerò mai, nemmeno se dovessi
metterti a frignare come una bambina di quattro anni!"
Rufy ringhiò "Sei un adulto sciocco e presuntuoso!"
Shanks gli fece una smorfia "Sì, lo so" e continuarono a bisticciare
per tutta la strana del ritorno, mentre mi aiutavano a trasportare le buste
stracolme di cibarie e a tratti facevano anche a gara a chi raggiungeva per
primo questa o quella bancarella.
"Mi è piaciuta molto questa mattinata!" concluse un Rufy straordinariamente soddisfatto una volta tornati al Partys bar "Dovremo farlo più spesso"
"Sai, piccoletto, non credo proprio che Makino
sia disposta a..."
"Questa mattina è piaciuta molto anche a me" mi affrettai ad
intervenire, sfoderando uno dei miei migliori sorrisi ed ottenendo un rosso
appena accennato sulle sue guance "Ora è meglio che vada a sistemare gli
acquisti" mi defilai immediatamente, dirigendomi a passo svelto verso le
scale che conducevano al piano superiore.
Ero immersa nei miei pensieri sul balcone, i gomiti sulla ringhiera e lo
sguardo verso il mare: quanto quella sensazione mi facesse stare bene non era
esprimibile a parole, in quel momento la realtà circostante si riduceva ad una
sorta di sfondo sbiadito e c'ero soltanto io e il mare e il sole...
"Caz...caspiterina!" un forte rumore mi
fece girare di soprassalto "Perdonami, ero venuto a posare le buste"
si scusò subito Shanks, arrossendo e raccogliendo le
scatole di biscotti che gli erano cadute "Non sapevo fosse il tuo
appartamento, me ne vado subito" si voltò senza soffermarsi sulla mia espressione
sorpresa e fece per andarsene, ma io feci un respiro profondo e lo richiamai
indietro.
"Aspetta" lo fermai con tono quasi implorante "Vieni
qui" lo invitai sul balcone insieme a me con il viso imporporato.
Il rosso avanzò a passi incerti verso la ringhiera, dopodiché si lasciò
andare ad un meraviglioso sorriso "Wow! Che panorama!" lo scrutai
ammirata, tentando disperatamente d'ignorare il cuore che a momenti mi
esplodeva dal petto e concentrando gli occhi sui tratti del suo bel viso, sul
suo corpo e sui suoi capelli.
"Hai comprato la casa con vista, eh, furbacchiona" commentò tra
sé e sé, per poi schiarirsi la voce bruscamente "Volevo dire...persona
molto astuta"
"No" ammisi con un velo d'imbarazzo, nonostante le sue parole avessero
suscitato in me anche un certo divertimento "Veramente sono in
affitto"
"Oh" fece lui, appoggiando i gomiti sulla ringhiera e voltandosi
a guardarmi negli occhi.
Energia fuori dal comune, iridi liquide sciolte nelle mie, asfissia,
battiti accelerati: sei palpabile tensione, sottile equilibro che minaccia
d'infrangere devastante i miei timidi specchi, ho necessità di spostare il
fulcro dell'attenzione.
"In verità ho scelto quest'appartamento per un motivo ben
preciso" confessai improvvisamente, non smettendo di dare il tormento alle
mie dita intrecciate.
"E quale sarebbe?" domandò lui incuriosito, sorridendomi gentile
come solo lui sapeva essere.
Presi coraggio e decisi di vuotare il sacco "Vedi" indicai il
sole "Questa è l'ora in cui ha la posizione più alta nel cielo...non è
bellissimo?"
Annuì raggiante, eppure c'era ancora qualcosa che non tornava "E
quindi?"
"Beh..." abbassai nuovamente lo sguardo, sentendomi i suoi occhi
scuri addosso: evidentemente, il bel capitano era un po' duro di comprendonio
"Mio nonno era un musicista e..."
"Che forza! Davvero?" m'interruppe con fare entusiasmato,
guardandomi poi con occhi interessati come quelli di un bambino che scopre una
magia.
"Sì" affermai con un sorriso intenerito "Una delle sue
composizioni più belle si chiama 'Nel meriggio d'oro' e mia nonna l'ascoltava
sempre quando lui era via, così..."
"Fantastico!" s'illuminò "Fammela ascoltare!"
"Magari la prossima volta" acconsentii con ritrosia, stringendomi
nelle spalle e provando a non guardarlo negli occhi.
"Makino..." il mio nome pronunciato con
quella voce mi provocò un brivido lungo la schiena "Dovresti partire con
me, sai" mi disse deliberatamente, sedendosi a cavalcioni sulla ringhiera
e ammirando estasiato il sole "Ti porterei nel meriggio d'oro"
"Lo faresti sul serio?" mi portai le mani alla bocca
istintivamente, come per contenere la mia prorompente felicità.
"Ma certo" si voltò nella mia direzione e mi fece un occhiolino,
il viso ombreggiato dai raggi solari che mi martellava il cuore.
Lo credi possibile? Io e te per mare? Cosa sarebbero i giorni, perderebbero
la loro durata gli anni, la stessa consistenza la acquisterebbero i sogni.
"Capitano..." feci dopo un istante di esitazione, costringendomi
a distogliere lo sguardo dal suo.
"Shanks" mi corresse immediatamente
lui.
"Shanks..." ripetei in un soffio, come
se avessi quasi timore che pronunciando il suo nome avrei rischiato di
bruciarmi del tutto "Di che colore sono i tuoi capelli?"
"Come sarebbe a dire?" fece perplesso, ma anche compiaciuto:
probabilmente, pensava che fossi daltonica o che avessi qualche problema a
livello cerebrale.
"I tuoi capelli sono..." mi avvicinai a lui quasi senza
accorgermene "…strani..." fui talmente vicina da afferrargli una
ciocca e sfiorarla con le dita, lasciando che quella morbidezza mi solleticasse
i polpastrelli "Ecco, io non ho mai visto un rosso così...rosso" sottolineai
stupidamente, mentre lui pensava forse che avessi battuto la testa salendo le
scale.
"Mia madre aveva i capelli di questo colore" mi spiegò semplicemente,
non nascondendo un'espressione divertita "Immagino si chiami rosso porpora
o cremisi o giù di lì"
"E' proprio questo il punto" m'intestardii con ardore "Io le
conosco bene quelle tonalità e ti assicuro che visti così da vicino non sembrano
rientrare in nessuna di esse" deglutii nervosamente, rendendomi conto del
calore che aveva invaso le mie gote e che ora, magari, s'intonava perfettamente
con la sua chioma.
"Potremmo chiamarlo 'Rosso Shanks', ti
va?" mi propose azzardato.
Scoppiai a ridere "D'accordo" non feci in tempo a chiedergli
altro, perché Woopslap venne ad annunciarci che il
pranzo era servito e che non vedeva l'ora di farci provare la sua cucina.
Maledetta
scuola che m’impegna così tanto da non concedermi nemmeno qualche ora per scrivere!
E odio quando non riesco ad aggiornare nei limiti di tempo che mi ero
prefissata! >.<
Spero,
come sempre, che il ritmo della narrazione non risulti troppo veloce e stavolta
mi è sembrato anche di essere ripetitiva: ho come la sensazione di utilizzare
sempre le stesse parole e gli stessi clichés…ovviamente mi auguro di sbagliarmi
xD
Ho
fatto un conteggio approssimativo dei capitoli e saranno più o meno otto: dal
prossimo cercherò di ridurre quest’atmosfera fluff con Rufy
e vedrò d’inserire più ShanksxMakino, lo
prometto!;) Intanto vi anticipo che il
prossimo aggiornamento sarà quello che tutti state aspettando, quindi ci
sentiamo presto e spero di sentirvi in molti!!!
P.S.
Ho aggiunto una citazione all’inizio del primo capitolo di Verlaine che mi
sembrava appropriatissima alla storia :3
Mi voltai esausta in direzione della voce, non rendendomi conto
inizialmente che si trattasse proprio di lui: Shanks
se ne stava seduto al tavolo in fondo a sinistra a giocherellare col suo cappello
di paglia, il volto in ombra che però mi permise di scorgere ugualmente un
mezzo sorriso sulle sue labbra sottili.
Gli altri avevano già sgomberato il campo a causa dell'ora tarda e della
sonnolenza post sbornia, quindi io mi ero attrezzata con musica e scopa e avevo
cominciato a pulire il pavimento del locale, convintissima di essere rimasta
ormai da sola: quella domanda, infatti, mi fece sussultare spaventosamente.
"Capitano, sei tu? Che ci fai ancora qui?" mi ringraziai
mentalmente per aver provveduto a spegnere le luci e ad illuminare l'ambiente
in maniera soffusa e tranquilla, in modo che le mie guance da peperone non
fossero ben visibili.
"Perdonami" si alzò subito dalla sua postazione e mi venne
incontro "Ero tornato perché nella confusione avevo dimenticato il
cappello sul tavolo, ma poi..." si portò una mano alla nuca, sorridendo
dolcemente "Beh, ti ho sentita cantare e non ho potuto fare a meno di
sedermi ad ascoltarti"
Impugnai con ancora più forza il manico della scopa e ci affondai le unghie,
mentre con ogni probabilità il mio viso s'incendiava completamente "E' da
molto che ci sei?"
"Il tempo di una bella canzone" confessò per nulla dispiaciuto
"Sai, canti davvero bene, dovresti..."
Una mia risata nervosa interruppe il suo discorso "Non c'è bisogno che
ti complimenti, avrei accettato comunque il tuo aiuto" la buttai lì per
cambiare argomento, ma forse peggiorando la situazione. Possibile che fossi
stata così presa dalla musica da non accorgermi della sua presenza?
"Per me è un piacere" riecheggiò la sua voce nel silenzio del
passaggio da una canzone all'altra, mentre afferrava uno straccio e cominciava
a pulire il bancone, volenteroso.
Non potei fare a meno di mordermi un labbro, sulle note iniziali della
canzone successiva: come avevo potuto accettare di fargli pulire la
locanda? Insomma, la mia voglia di passare del tempo con lui non poteva
risolversi in tirannie egoistiche o lavori forzati oppure ingiustificabili
pretese.
Ma per perdermi nei tuoi occhi, capitano, per ridere alle tue battute in un
tempo extra ritagliato solo per noi, per godere della tua compagnia e per
ammirare i tuoi capelli Rosso Shanks, temo che avrei
rischiato persino di schiavizzarti, costringerti a starmi accanto, prenderti in
ostaggio per tutta la vita.
Scacciai quei pensieri oppressivi e feci per aprire la bocca: volevo dirgli
di non preoccuparsi e di lasciar fare a me, ma le sue parole bloccarono le mie.
"Non dovevi farmi ascoltare una certa canzone?" ammiccò con
naturalezza, continuando a passare lo straccio sul legno.
"Ti prometto che prima o poi l'ascolterai" gli sorrisi anch'io,
facendogli capire chiaramente che quello non era proprio il momento adatto.
Seguirono diversi minuti di silenzio, in cui l'unico suono non fu altro che
la musica leggera in sottofondo e lo spostamento delle sedie sui tavoli: mi
preparai a lavare il pavimento sporco di birra, asciugandomi la fronte e
cercando di assumere un atteggiamento disinvolto malgrado la presenza del
rosso.
Lui, d'altra parte, aveva appena finito di canticchiare e di svolgere il
suo compito, quando commentò divertito "Hey,
questo posto è un vero paradiso quando non c'è quella peste logorroica!"
ancora una volta aveva parlato nell'intervallo tra una canzone e l'altra e
ancora una volta la sua voce era risultata alle mie orecchie come la musica più
bella in assoluto.
Non riuscii a trattenere un risolino "Già, forse hai ragione" gli
concessi, nonostante adorassi Rufy più di qualunque
altro bambino.
Improvvisamente, le note della seguente canzone si fecero strada nell'ambiente
e nello stesso istante gli occhi di Shanks si
accesero di una luce che non gli avevo mai visto prima "Cavolo, questa non
possiamo proprio perdercela!"
"Cosa?" chiesi istintivamente, la mia domanda cullata dal ritmo
più incalzante rispetto alla melodia ascoltata fino ad allora, ma in un batter
d'occhio Shanks fu a un palmo dal mio naso.
"Dai" m'incitò, porgendomi una mano "Balliamo"
Inutile dire che dopo quell'invito il mio cuore prese letteralmente il
volo: osservai titubante la mano protesa verso me, poi feci guizzare gli occhi
incerti nei suoi e ci vidi qualcosa che mi diceva che non potevo assolutamente
rifiutare quell'offerta.
Adagiai il palmo sul suo, avvampando violentemente "Possiamo fare un
tentativo" esclamai con un sorriso "Ma non credere che sia
brava"
"Oh, non c'è pericolo" affermò lui di rimando "Per fortuna
hai di fronte a te un esperto maestro" si diede tante arie goffamente,
facendomi scoppiare a ridere all'istante.
E in un momento eccoci lì a suggellare il patto vincolante della danza: la
danza che unisce, la danza che avvicina carnalmente le membra, la danza che
condanna sensualmente le inibizioni, la danza che s'impadronisce delle menti e
ubriaca col suo ritmo coinvolgente, la danza che fa battere i cuori a
trecentosessanta gradi sul pentagramma della passione.
Le note si velocizzarono e il clima si fece movimentato, Shanks mi fece volteggiare tra le sue braccia simulando un
fare esperto, ma non mi ci volle molto per accorgermi che in realtà in quel
frangente era impacciato quanto me: tirai un sospiro di sollievo, almeno per
quello non avrei dovuto preoccuparmi o sentirmi fuori posto.
Le sue mani stringevano le mie e le accompagnavano nei movimenti,
trasmettendomi tutto il suo calore e trasferendolo, probabilmente, sui miei
zigomi: ma tutto ciò non sembrava rappresentare un problema per il rosso anzi,
ormai gli si era dipinta in volto un'espressione gaudente che ben presto
s'identificò con la mia.
Danzammo audaci tra i tavoli del Partys,
sciogliendo sempre di più i nostri gesti e lasciandoci andare persino a franche
risate non appena uno dei due sbagliava: era divertente ballare con Shanks, si poteva dire l'accompagnatore perfetto per un
passo a due piacevole e non troppo serio.
Incrociò le gambe attorno alle mie più volte, non avrei saputo dire se
intenzionalmente o casualmente, ed io roteai altrettante volte guidata da lui,
facendo svolazzare le ciocche verdi nell'aria senza traccia di imbarazzo o
vergogna.
Scoppiai a ridere per l'ennesima volta quando, giunti ormai alla fine della
canzone, tentò di farmi fare un casquet ma rischiò di farmi battere la testa su
una sedia "Che caz...che paura!" si
corresse immediatamente, ma anche lui non poté fare a meno di assumere un tono
divertito.
"Già, c'è mancato poco" dissi ancora affannata, cercando di
calmare l'ilarità tra le sue calde braccia.
La musica era terminata, era il momento del riposo, l'attimo sacro in cui
si rischia grosso, l'istante che prima o poi sarebbe arrivato ma che,
inevitabilmente, ci fa sentire la mancanza di quello appena fuggito.
E io me lo concessi tutto, il riposo, sul suo petto comodo e con gli occhi
chiusi: temetti che nemmeno se fossero arrivati dei banditi a rapinare il
locale mi sarei mossa da quella posizione. La mia guancia sinistra poggiava
sulla pelle lasciata scoperta dalla sua camicia leggermente sbottonata, avvertivo
qualcosa di morbido che contribuiva a farmi rilassare ulteriormente, così
decisi di esplorarlo meglio con le dita: non ebbi il tempo di riprendere
completamente fiato, che un secondo dopo il mio indice e il mio medio si
stavano già muovendo sul petto di Shanks, ad
accarezzare quell'esile peluria che mi aveva solleticato il volto e che ora
rappresentava la scusa infallibile per sfiorare il suo corpo.
Avventata, impaziente, imprudente. Nulla di composto o pudico, il mio
desiderio nei confronti di quell'uomo rasentava o addirittura andava oltre lo
scandaloso.
Affondai nuovamente il viso nel suo indumento bianco, rimproverandomi per
le mie azioni impulsive che forse l'avevano spaventato oppure, nella peggiore
delle ipotesi, l'avevano addirittura fatto ricredere sul mio conto.
Ma la sorpresa arrivò suadente, strisciante, non appena le sue labbra
s'incontrarono con i miei capelli: non riuscii ad evitare di stringergli la
camicia, sperando con tutta me stessa che non potesse sentire il mio cuore che
batteva all'impazzata.
Perché mi baci, dannazione? Inappropriato, intimo, confidenziale contatto
che minaccia seriamente la neutralità delle mie codarde emozioni.
La musica ricominciò ma, come a leggerci nel pensiero, divenne lenta e
stimolante e si rese complice delle nostre intenzioni ormai palesi: Shanks si allontanò dai miei capelli e deglutì,
probabilmente anche lui spaventato dal suo stesso agire, ma io lo incoraggiai
posando le labbra sul pomo d'Adamo e risalendo poi per il mento barbuto.
Che queste note mi siano d'ispirazione, che mi accompagnino nelle
tentazioni e si facciano beffe di un'ingenuità ostentata per troppo tempo.
Finalmente abbassò il viso e premette le labbra contro le mie, aspre e
liquorose labbra da pirata, si modellavano perfettamente con la mia bocca
falsamente innocente e con la mia lingua tremendamente intraprendente.
Gli strinsi i capelli e lo spinsi contro il mio corpo, prolungando quel
bacio già portato allo stremo, assaporando le sfaccettature del suo profumo
inebriante e leccandomi le labbra bagnate dalla sua saliva; lui mi lasciò fare,
consenziente, fece scendere le mani sui miei fianchi e andò a baciarmi il
collo, instancabile, mentre io mi stendevo su un tavolo e lo portavo su di me
tirandolo per la camicia, altrettanto desiderosa.
Mio Capitano, da quant'è che entrambi lo vogliamo? Abbiamo aspettato troppo
tempo, la verità è che sfortunatamente i complessi e i rossori richiedono dei
preliminari più accurati, suggestione psicologica, per poi culminare nella
privazione di tutta la loro pudicizia e nell'appagamento più grande.
Shanks era a torso nudo su di me, gli morsi un lobo, attendendo febbrilmente
d'essere spogliata; lo fece, ero nuda, era nudo, i nostri corpi elettrizzati
l'uno contro l'altro, era fatta; lo invitai tra le mie gambe mentre si prendeva
gioco della mia attesa e tardava un'infinità ad attraversarmi le membra con le
labbra.
Rosso come l'amore, rosso come la follia, rosso come la rivoluzione che sta
avvenendo nei miei ormoni, rosso come l'erotismo, rosso come il sangue che mi ribolle
nelle vene e che rischia d'incendiarmele, rosso come il fuoco e la passione,
rosso come la proibizione e il peccato originale, rosso come il mio viso e i
suoi capelli, rosso come i nostri cuori che s'intrecciano palpitanti tra questo
groviglio di sensazioni…
Voglio una pausa dalla
scuola per dedicarmi interamente
alla scrittura! Chiedo troppo? A parte i miei deliri, spero che il capitolo vi
sia piaciuto e che non vi sembri eccessivamente corto…in effetti avevo perso un
po’ la mano a scrivere con il rating arancione, ad un certo punto mi sono
dovuta fermare xD
Ovviamente lo scandalo a cui si riferisce Makino è scandalo per lei…e anche tutte le fisime mentali
prima di “giungere ai fatti”.
Un’ultima cosa: io ho immaginato che ballassero su
una canzone che i Green Day hanno inserito nel loro
penultimo album, un po’ insolita per il loro genere, ma che io adoro
ugualmente: si chiama “Peacemaker” e se vi va di ascoltarla magari potete
provare ad immaginare la scena come ho fatto io J
Beh, credo sia davvero tutto…spero di poter
aggiornare al più presto!!!
Accecante. Solo questa parola poteva descrivere la luce del tramonto che
penetrava violenta ed energica nelle nostre pupille, quasi si prendeva gioco di
esse, le sfidava, gli danzava davanti come per farle scontrare con i propri
limiti.
Finalmente Rufy era riuscito a convincere i
pirati della Red Force a portarlo con sé al mare,
gita che però aveva incluso automaticamente e senza possibilità di rifiuto
anche la sottoscritta.
"Mi occuperò io della cena" ci aveva praticamente cacciati Woopslap, pericolosamente in vena di sperimentare ancora la
sua nascente passione culinaria.
Così, ci eravamo attrezzati con merende e spuntini vari dietro la massiccia
insistenza del bambino e del capitano, e ci eravamo incamminati verso la
spiaggia tra battute e risate: si prospettava davvero un pomeriggio
interessante per il piccolo Rufy, il quale sprizzava
gioia e buonumore da tutti i pori.
"Si dice che ultimamente questa costa del Mare Orientale sia infestata
dagli squali" tentò di spaventarlo Shanks
"E da mostri marini ancora più grossi da mettere i brividi agli squali
stessi" mi lanciò un'occhiata giocosa, mentre anche gli altri della ciurma
si davano di gomito.
"Non è vero!" gli strillò in faccia Rufy,
cercando con foga di autoconvincersi "E anche se fosse, sarei pronto a
sconfiggerli!"
"Sì, come no" lo derise Lucky Lou,
praticamente in simbiosi con la sua coscia di pollo.
"Dovresti conoscere mio figlio, piccoletto" s'intromise un
nostalgico Yasop "Ti piacerebbe un sacco,
scommetto che andreste molto d'accordo"
Una volta giunti a destinazione, sistemammo immediatamente la scorta di
cibo tanto bramata dai due amici e il più giovane di essi s'illuminò non appena
posò gli occhi sul mare "C'è la bassa marea!" esclamò entusiasta.
In effetti, tra un recipiente e l'altro, notai anch'io l'insolita sabbia
che spuntava dal livello del mare, creando una sorta di passaggio asciutto
bagnato di tanto in tanto dalle lievi increspature che rendevano il tutto
divertente e affascinante.
"C'è la bassa marea, c'è la bassa marea!" continuava a ripetere Rufy al settimo cielo, togliendosi le scarpe e andando
subito a saltellare sulle porzioni di sabbia scoperte dall'acqua e affondandoci
i piedi dentro.
Lo osservai teneramente, ma il mio sguardo si fece divertito non appena
vidi Shanks raggiungerlo a piedi nudi "Oggi ti è
andata bene con i mostri, marmocchio! Ma non credere che te la dia vinta!"
e prese a saltare anche lui assieme al bambino.
BennBeckman fece un tiro di sigaretta "Quei due
non cambieranno mai"
"Per fortuna" mi lasciai sfuggire più velocemente del previsto.
Dalla sera precedente, era come se io e Shanks
avessimo acquistato una nuova complicità: i nostri occhi ora si cercavano
continuamente, le guance s'imporporavano lo stesso ma c'era ardore e desiderio
e voglia di ripetere l'accaduto.
Stupidi sogni a luci rosse, mi tormentate di notte e ora anche nelle ore
diurne, cosa posso fare per mettere a tacere l'irrefrenabile sete che ho del
suo corpo, se questa non è ossessione, a cercare un'efficace cura per i miei
fantasiosi mali?
I ragazzi decisero di tuffarsi in acqua e, dopo un breve ma intenso
sguardo, Shanks mi affidò di nuovo il suo cappello:
lo stetti a guardare incuriosita, tracciando con le dita le rifiniture in
paglia e chiedendomi quanto fosse alto il valore affettivo che gli attribuiva
il suo proprietario.
Cercai di vincere i miei impulsi ma alla fine cedetti e me lo provai,
sperando che al rosso non sarebbe dispiaciuto, avvicinandomi alla riva e
tentando di visualizzare la mia immagine riflessa nello specchio d'acqua, ma la
sua voce arrivò prima...
"Ti sta davvero bene, Makino!" mi gridò
con un occhiolino mentre rincorreva Rufy sulla
spiaggia.
Avvampai all'istante: mi aveva vista, se n'era accorto, forse ero stata
precipitosa a non chiedergli il permesso, dopotutto quello poteva essere un uso
inappropriato del suo adorato compagno d'avventure...eppure non potei non
sorridere, consolandomi al pensiero del suo complimento e convincendomi del
fatto che se aveva deciso di affidarlo a me, un motivo doveva pur esserci.
Trascorsero diverse ore con tremenda velocità: ci fu il momento del picnic
e della bevuta, il momento della distruzione del castello di sabbia più grosso
(con grande arrabbiatura da parte di Rufy, che per
creare il suo aveva proposto a Lucky Lou di farsi
insabbiare), la corsa al gelato più buono e infine, mentre la ciurma se ne
stava comoda a sorseggiare ancora sakè, Shanks e Rufy m'invitarono con loro a fare un giro sugli scogli.
"Guarda quant'è rosso, Makino!" Rufy indicò il sole calante con un gran sorriso, mentre si
divertiva a giocare con le bolle di sapone acquistate al mercato "Sembra
una grossa palla di gelato al cocomero!"
"Non ho mai sentito questo gusto, ad essere sincera" gli risposi
distrattamente, perdendomi ad ammirare le molteplici bolle volare nel cielo
arancione e riflettere le innumerevoli sfumature colorate.
"Esiste soltanto nelle tue fantasie, mangione!" lo rimbeccò Shanks con una linguaccia, aiutandomi a salire su una
roccia.
Il calore delle mani che si avvolgono, quella è la scossa, quello è il
brivido, la spinta per addentrarsi di nuovo nei meandri dell'immaginazione
proibita.
"Oh, è bellissimo..." mormorai con occhi sognanti: di fronte a
noi il tramonto sanguigno rifletteva i suoi bagliori dorati sulla superficie
del mare, le piccole onde che s'infrangevano contro gli scogli e che,
autodistruggendosi, davano vita a miliardi di altre linee curve.
Mi sembrò di scorgere uno sguardo dolce da parte del capitano, ma non ci
badai più di tanto: non seppi effettivamente per quanto tempo restai in
contemplazione dello splendido panorama, non mi accorsi nemmeno di Rufy che si era seduto sulla roccia più prominente per
rinfrescarsi i piedi nell'acqua.
"Chissà cosa si prova a navigargli accanto..." mi lasciai
sfuggire in estasi, avanzando tra gli scogli e tentando stupidamente di
avvicinarmi a quel meraviglioso tramonto.
Il mio sole rosso, realtà ideale, avrei voluto sporgermi e lasciarmi
assorbire, toccarti, viverti, assaporarti, bruciarmi con i tuoi raggi infuocati
se necessario, parte del tuo essere ed inevitabili complicazioni, ma mai e poi
mai ti avrei lasciato andare.
Shanks mi guidò premuroso nel mio goffo cammino, sentivo i suoi occhi scuri
addosso, era come un'ombra protettrice che si assicurava che ogni mio passo
fosse fatto in maniera assolutamente sicura, fino a quando non giungemmo ad un
piccolo precipizio e accadde.
"La risposta ai tuoi dubbi si trova sulla mia nave, Makino" mi strizzò l'occhio "Devi unirti alla mia
ciurma" si sporse a tendermi una mano, ma inciampò e finì rovinosamente in
mare con un sonoro tonfo "Mer...acciderboli!" imprecò educatamente, mentre cercava di
rialzarsi.
Apprezzai lo sforzo, ma non potei evitare di scoppiare a ridere
fragorosamente, rendendo vani i miei tentativi di aiutarlo: quei capelli rossi
bagnati e quella camicia bianca zuppa mi distrassero completamente dal mio
intento e quando Shanks afferrò la mia mano, lo fece
per trascinarmi in acqua insieme a lui "Hey!"
Così, la spensieratezza e la semplicità divennero gli ingredienti perfetti per
la nostra idea di ricetta e gli spruzzi d'acqua che seguirono non fecero altro
che farci tornare bambini per un istante e ridere, ridere di gusto, ridere fino
a star male...
E forse con i miei sorrisi e con le sue follie avremmo davvero potuto
colorare di rosso la realtà circostante: quel rosso che quando ero con Shanks mi faceva sentire libera, libera di poter dare voce
alle mie emozioni più elementari senza essere giudicata, libera di essere me
stessa senza alcuna paura.
"Ero serio sulla proposta di unirti alla mia ciurma" m'inchiodò poi
improvvisamente con lo sguardo e divenni seria anch'io: i suoi occhi parevano
esigenti e ricchi d'aspettativa in quel mare di speranza che infradiciava i
nostri vestiti.
"Capitano, io non posso..." gli risposi arrossendo "Voglio
dire, mi piacerebbe davvero molto, ma..." un grande rumore frenò il mio
discorso.
"Shanks! Mi unisco io alla tua ciurma!"
si offrì con crescente eccitazione Rufy, buttatosi a
capofitto in acqua subito dopo aver sentito la nostra conversazione "Sono coraggioso,
ce la posso fare!" ci schizzò, giocherellone.
Risi "Forse è un po' presto per prendere il largo, non trovi?"
"Dannazione, questi mocciosetti
ficcanaso!" Shanks lo spinse con la testa
sott'acqua "La proposta era per Makino, non per
te! Dicevamo?" simulò indifferenza, facendo finta d'ignorare il dimenarsi
frenetico del piccolo.
Mi portai una mano sulla bocca per trattenere un risolino "Credo non
imparerà mai la lezione"
Il rosso mi guardò perplesso, ma anche esasperato "Ti piacciono i
bambini, Makino?"
"Molto, perché? A te no?"
"Per niente" scandì minuziosamente le due parole, liberando Rufy dalla stretta e prendendo a gareggiare con lui con
spruzzi d'acqua e scherzi vari.
E io so che menti, Mio Capitano: so che anche tu, come me, preferiresti morire
piuttosto che negare un sorriso al piccolo che tanto ti adora, siete fatti
l'uno per l'altro, lui ripone le sue speranze e i suoi sogni in te e tu ti
lasci coinvolgere dalla vitalità dei suoi occhietti fino all'inverosimile.
Shanks sgraffignò l'ultima bottiglia di sakè cercando di non farsi notare dagli
altri e provò a posarci le labbra con circospezione, ma quando tentai di
strappargliela dalle mani, colto in flagrante, lui cominciò a correre verso la
riva più veloce che mai "Non ci provare!" mi ammonì con
un'espressione malandrina che la sapeva lunga, ma non mi lasciai intimidire e
presi a rincorrerlo con un sorriso di sfida.
"Tanto prima o poi ti prendo!" accelerai la corsa, lui accelerò
la fuga, i piedi che s'insabbiavano di tanto in tanto e ne uscivano sempre
vincitori, le nuvole rosse che accompagnavano il sole nel suo inevitabile
declino.
Riuscii a raggiungere il mio bersaglio e mi aggrappai alla sua schiena,
compiaciuta, mentre lui ne approfittava per scolarsi l'alcool tutto d'un fiato
"Hey, non vale!" provai ad impossessarmi
della bottiglia, ma per tutta risposta mi ritrovai scaraventata nella sabbia.
Scoppiai a ridere, lui rise con me ma l'istante successivo eccolo tornare
al suo amato liquore "Non credi di averne bevuto già abbastanza?"
chissà grazie a quale miracolo, riuscii finalmente ad afferrare la famigerata
bottiglia e me la portai alla bocca, disposta ad assaggiare quel liquido aspro
pur di non farlo ubriacare per l'ennesima volta.
"No! Che fai?" gemette sconsolato, ma i suoi occhi si sgranarono
non appena vide con quanta foga bevevo "Vacci piano con quello" mi
consigliò spassionatamente, ma non poté aggiungere altro perché mi ero già
stesa su di lui e gli avevo tappato la bocca con le mie labbra.
Era di nuovo lì, il nostro sapore, l'alchimia di due lingue intrise di sakè
che si cercano, di due corpi che si bramano e delle mani che scendono
implacabili verso il piacere.
Troppo distratta dal bacio per accorgermi di Shanks
che faceva correre le dita lungo il mio braccio per rubarmi la bottiglia, o
forse semplicemente non m'importava più: ormai l'avevo trangugiato fino
all'ultima goccia e non c'era più alcun pericolo.
Così mi posizionai tra le sue braccia calde e feci strisciare la guancia sulla
sua pelle scoperta, immediatamente il mio sguardo catturato dai gabbiani in
volo che portavano nella loro scia la fine della giornata.
Poi lui parlò e mi feci cullare dalla sua morbida voce "Mi piace
davvero tanto Foosha, più di quanto mi sia consentito"
confessò in un impeto di sincerità, accarezzandomi i capelli come solo la sua
mano poteva fare "Ci sei tu, c'è la gente..." continuò con tono
assorto "...e poi c'è quel poppante pestifero che mi fa ammattire"
gli venne da sorridere.
Esitai, ma poi lo incitai "E allora restaci"
"Sono qui, infatti"
"Restaci per sempre"
"Non posso" ammise con amarezza.
La sua affermazione mi lasciò delusa, ma dopotutto Shanks
era un pirata: aveva sete d'avventura, non poteva starsene con le mani in mano
in un'isola a fare un mestiere qualunque, voleva combattere Shanks,
voleva godersi la vita in tutto e per tutto e vivere ogni giorno come se fosse
l'ultimo.
Una realtà con la quale avrei dovuto ben presto fare i conti, ma almeno per
il momento mi lasciavo annegare nel suo profumo e mi crogiolavo nella sua
allegria, non c'era spazio per i pensieri tristi.
Ancora
una volta ho ripreso il concetto di “entrare nel sole”, stavolta ho cercato
d’inserire velatamente anche la figura di Shanks (il
sole rosso) e di racchiudere in una frase la metafora della loro relazione.
Beh, visto che non ho molto da dire su questo capitolo ne approfitto per
ringraziare tutti coloro che hanno recensito finora o che vorranno farlo e chi
ha inserito la storia tra le seguite/preferite/ricordate! Grazie di vero cuore J
La cena preparata da Woopslap fu esattamente come
ce l'aspettavamo: un'alternanza di cibi troppo o poco cotti che venivano
spacciati per prelibatezze, e i complimenti fasulli che gli rivolgevano i
pirati solo per prenderlo in giro.
Il sindaco di Foosha ci aveva veramente messo
l'anima, trascorrendo il pomeriggio ai fornelli e apparecchiando con cura la
tavola, eppure non si poteva certo dire che il risultato fosse dei più
soddisfacenti: come diceva sempre mia nonna, però, l'importante è l'intenzione.
Shanks aveva preso posto
giusto di fronte a me, mentre Rufy mi sedeva accanto
e, nonostante la scarsa qualità degli alimenti disponibili quella sera, il
piccolo continuava comunque ad ingurgitare una quantità smisurata di carne e
fritture.
"Piano, Rufy, non abbiamo nessuna
fretta" cercai di placare la sua voracità senza, però, essere ascoltata.
"Non c'è speranza, ti conviene rassegnarti" mormorò uno
sfiduciato BennBeckman,
accendendo l'ennesima sigaretta.
Ma una volta giunti al dolce, improvvisamente, avvertii qualcosa strisciare
contro il mio polpaccio: divenni rossa all'istante e fulminai Shanks con lo sguardo; ci eravamo scambiati occhiate
divertite e disgustate durante tutte le portate, ma questo era davvero troppo.
Le sue labbra, però, si allargarono in un sorriso compiaciuto ed io non
potei resistere, lasciandolo libero di continuare a sfiorarmi la gamba con il
piede, fino ad insinuarsi sotto la gonna "Capitano, si sta gustando la
torta?" tentai di dissuaderlo con tono tagliente.
"Sì, Shanksse la
sta gustando molto" precisò con enfasi "Spero anche tu" mi
rispose con una nota d'ironia.
"E' buonissima anche secondo me!" s'intromise Rufy
a bocca piena, divorando una fetta dopo l'altra.
Mi venne improvvisamente da ridere all'affermazione ingenua del bambino, ma
evitai di incrociare gli occhi del rosso perché sapevo che stava compiendo uno
sforzo pari al mio per cercare di trattenere le risate: semplicemente, mi
limitai a pestargli i piedi e a fargli capire che non reggevo quella situazione
equivoca.
"Va tutto bene, Makino?" mi chiese con
apprensione il cuoco novello all'altra estremità della tavola imbandita, molto
probabilmente doveva aver notato il mio colorito fantasticamente purpureo.
Immediatamente, tutti i pirati si voltarono verso me e si accorsero dell'imbarazzo
che aleggiava nella mia espressione e nella mia voce "Certo, Woopslap. E' che mi piace molto questa torta di mele"
lanciai una frecciatina al capitano, che aveva smesso per un attimo di darmi il
tormento e mi aveva resa così incauta da insinuare doppi sensi solo per farlo
divertire.
Alla mia esclamazione, infatti, scoppiò a ridere "Sì, signor sindaco,
piace molto anche a me!"
Yasop guardò il suo capitano
inizialmente con aria preoccupata, dopodiché scosse la testa e mormorò qualcosa
di indistinto come "...solito... sempre... niente da fare..."
Ringraziai mentalmente il loro adorato sakè che non ci mise molto a farli
distrarre da noi e dalle nostre battute che stavano decisamente degenerando, e
mi accorsi che anche Rufy si era addormentato
sbavando sulla tovaglia dopo aver riempito lo stomaco.
Passai una mano tra i capelli al nipotino di Garp
e mi preparai ad accompagnarlo a letto, ma la silenziosa proposta di Shanks mi distolse subito dal mio intento: non ci furono
parole, solo un occhiolino furbo e un gesto con la mano, ma accettai senza
pensarci due volte.
I suoi occhi m'invitavano a mollare tutto e tutti, era
pura energia che faceva vacillare le mie più nobili intenzioni: fuori di qui,
scappiamo insieme, perdiamoci nell'ombra della notte e non torniamo mai più...
Entrambi ci piegammo sulle ginocchia dal ridere non appena fummo fuori dal Partys bar "Insomma, smettila di ridere!" lo
rimproverai, non riuscendo però a risuonare autoritaria.
"No, tu smettila di ridere!" mi rimbeccò lui senza fiato, fiato
che contribuii ad accorciare ulteriormente gettandogli le braccia al collo e
baciandolo profondamente.
Mi ero trattenuta per tutta la serata, la tentazione era stata incessante e
ora potevo finalmente godermi un po' del suo sapore senza preoccuparmi degli
altri; Shanks, d'altra parte, mi strinse così forte a
sé da farmi capire quanto ci tenesse anche lui e le nostre labbra festeggiarono
armoniose questo felice ritrovo.
"Non far avvicinare mai più Woopslap alla
cucina" mi fece promettere con tono speranzoso.
"Senz'altro" annuii subito, guadagnandomi un altro lungo bacio.
Foosha di sera era un vero
spettacolo: c'era gente dappertutto, spettacoli in piazza, giocolieri per le
strade e gare pirotecniche che completavano il già vasto assortimento.
Il rosso ne rimase folgorato "Guarda lì!" indicò un punto
luminoso nel cielo, prendendomi per mano e guidandomi attraverso la folla.
"Non correre, non riesco a starti dietro!" lo supplicai con tono
divertito, ma sapevo bene che invece l'avrei seguito con tutte le mie forze
anche se fosse stato veloce come una gazzella.
Sì, perché quando a Shanks piaceva qualcosa, era
capace di andargli incontro estasiato e perderci le ore, aveva questa
particolare dote di riuscire a sorprendersi come un bambino, non si rendeva
conto dell'infantilismo e della dolcezza che metteva nei suoi gesti e di quanto
la sua felicità potesse contagiare chi gli stava attorno, lui era fatto così e
basta e nessuno l'avrebbe mai fatto cambiare.
"Wow!" la sua espressione era l'apice della contentezza "Hai
visto quel fuoco d'artificio? Per un attimo ho creduto che mi venisse addosso,
porca... santi numi!"
Scossi la testa con un sorriso, ma non ebbi il tempo di replicare che mi
aveva già trascinata di nuovo tra le persone, voleva esplorare, non poteva
stare fermo, non si voleva perdere neanche un attimo di quella serata magica.
Era la nostra fuga, eravamo scappati dalle nostre vite
per una notte e in quel momento eravamo immersi nel sogno più totale, la gioia
così intensa da fare male al cuore e il tempo così sfuggente da sentirne la
mancanza nell'attimo stesso: la tua mano ora è l'unica certezza che mi tiene
ancorata a questa realtà...
Sfrecciammo tra le strade chiassose del villaggio addobbate a festa,
assecondare i desideri di Shanks divenne un allettante
piacere, dopodiché ci fermammo in piazza ad ascoltare un gruppo di musicisti
che suonavano una canzone piuttosto movimentata: il rosso sapeva quanto amassi
la musica e stava giocando su quel punto maliziosamente, o forse chissà, non lo
faceva neanche apposta.
"Ti va di..." il suo sorriso tutt'a un tratto sprizzò
incontenibile entusiasmo.
"No" lo fermai prima che potesse terminare la frase, lasciandolo
alquanto deluso: se la nostra danza si fosse evoluta come la volta scorsa, non
avrei proprio saputo cosa fare di fronte a tutta quella gente.
Il capitano Shanks non si trattenne dal ridere
sonoramente "Capisco" mi rivolse uno sguardo provocatorio "In
tal caso, potremmo dedicarci a qualche altra attività" lo scintillio che
vidi nei suoi occhi scuri non prometteva nulla di buono, eppure mi sentivo
attirata verso il suo corpo come un'arrendevole calamita senza via d'uscita.
"Vieni" mi strinse la mano che non aveva smesso un attimo di
tenermi e, guardandosi intorno con circospezione, mi condusse con lui in un
buio vicolo cieco.
"Shanks, cosa..." mi portai l'altra
mano alla bocca, sorpresa di quanto avevo appena pronunciato: l'avevo davvero
chiamato per nome?
"Hey!" rise lui di rimando "Vedo
che facciamo progressi, era ora!"
Feci una risata nervosa anch'io e, portandomi la mano sulla fronte, scossi
la testa con evidente rossore sul volto "A quanto pare..."
Ma una forte spinta contro il muro m'impedì di prolungare la mia ilarità:
era stato veloce, aveva agito prima che me ne accorgessi, ora le sue labbra premevano
con sensualità sulle mie e la sua lingua faceva pressione per essere accolta
nella lieve apertura della mia bocca, le sue mani mi alzarono impazienti la
gonna, ansiose di sfiorare una chiara porzione della mia coscia, e finalmente
la mia lingua invitò la sua ad entrare e sistemarsi come meglio credeva.
D'improvviso, le sue labbra si spostarono sul mio collo e lo inumidirono
con avidità, facendomi stringere i suoi capelli rossi e sospirare senza ritegno
"Shanks, aspetta..." avrei sperato in un
momento di tregua, dannazione, ma il suo desiderio mi spingeva e non potevo
proprio permettermi d'ignorarlo "Shanks…"
L'hai chiamato di nuovo, smettila, i sogni non hanno
nomi propri e molto presto ti ritroverai sveglia e delusa: ma noi due soli nel
buio, ventre contro ventre, era un pensiero che mi dava fin troppo il capogiro,
mi faceva sentire una quattordicenne che trasgredisce un divieto di sua madre,
una ragazzina che salta la scuola per stare con la sua fiamma, mi riportò
all'adolescenza curiosa e desiderosa di apprendere, eravamo così piccoli e così
segretamente innamorati...
Ma il capitano non mi fece perdere a lungo nelle
mie rosee riflessioni, perché un attimo dopo mi stava già baciando di nuovo,
ansante, mentre con le dita ora mi stuzzicava i capezzoli bramosi di sesso: lo
volevo, lui mi voleva, era addirittura capace di eccitarmi in un luogo oscuro
come quello a fare cose proibite che poco si addicevano alla mia indole
decorosa.
Perché voleva farlo proprio lì? Era un pirata, d'accordo, ma per quanto
quella stramba circostanza mi mandasse fuori di testa, si trattava pur sempre
di un luogo pubblico in cui sarebbe potuto entrare chiunque da un momento
all'altro.
Metti in moto i tuoi
pensieri, ragiona nonostante il piacere, sovrasta quest'orgasmo e sforzati per essere razionale: perché mi sento
straordinariamente esposta al pericolo e al tempo stesso magnificamente al
sicuro?
Shanks
si accorse del mio turbamento e si staccò da me immediatamente "Hai ragione"
concluse, guardandomi a fondo negli occhi "Forse non è il massimo del
romanticismo"
Lo guardai di sottecchi, ma poi sorrisi mestamente "Adesso mi legge
anche nella mente, capitano?"
Ricambiò il sorriso e mi prese per mano "Più o meno" mi fece un
occhiolino "Vieni"
Le onde del mare rinfrescavano le mie membra sudate e mi donavano una
sensazione di assoluto benessere, la luna piena irradiava curiosa i suoi
bagliori sulla superficie dell'acqua, la rendeva lucente e rappresentava
l'unica fonte di luce in quell'oscura notte dei sensi.
L'idea di Shanks mi era subito piaciuta: ancora
una volta, giocava con le mie preferenze e adattava le sue abitudini da pirata
alle mie, si mostrava disposto ad accettare i miei tempi, era gentile, suadente
e del tutto irresistibile.
Non avevo mai fatto il bagno a mezzanotte e, come tutte le prime volte,
sentivo che non l'avrei mai dimenticata: la forza del mare che mi trascinava e
mi catturava, le sue braccia forti che mi prendevano e mi attiravano a sé, le
sue gambe che mi bloccavano e facevano sì che fossi totalmente ed irrimediabilmente
sua.
E avrei voluto davvero
essere sua per sempre, sancire quel contratto senza pensare alle conseguenze:
perché, Capitano, mi fai quest'effetto
devastante, vorrei poter reagire ma sono impotente di fronte alla tua rossa
energia annientatrice, trascinami nel baratro della voluttà assieme a te e
anneghiamo insieme in questo mare che si colora del nostro amore segreto.
Poi le nostre fronti a contatto, il suo respiro affannoso sul mio e le
gocce di sudore e salsedine che colavano dai nostri capelli "Vieni via con
me, Makino" i suoi occhi ardenti bruciavano nei
miei, non mi davano pace, mi facevano sentire assorbita dalla sua aurea
conquistatrice.
Un po’ di sano sesso che, a mio parere, non gusta mai ;) ho peccato anche un
po’ di romanticismo, lo so, ma i due personaggi me l’hanno chiesto in ginocchio
(?!).
Ci tenevo a mettere in evidenza un po’ la differenza tra la pirateria di Shanks e la compostezza di Makino,
cosa che finora non avevo ancora fatto venire a galla. Vi prometto che nel
prossimo capitolo darò più spazio ai loro ricordi, cosa che avrei voluto
inserire anche in questo ma che purtroppo non sono riuscita ad infilare xD
Risi "È umanamente impossibile"
La voce di Shanks arrivava come un gradevole sussurro
ai miei timpani assopiti, una dolce ninna nanna prima di addormentarsi, un
leggero soffio sulle labbra socchiuse...
Dopo il bagno di mezzanotte, avevamo raccolto i nostri vestiti sulla spiaggia
ed eravamo tornati a casa, fortunatamente sgombra da sguardi indiscreti che,
forse, erano andati a godersi la festa popolare.
L'avevo invitato a salire nel mio appartamento, ma i propositi di una doccia
per lavare via la sabbia svanirono non appena i suoi occhi furono catturati dal
panorama oltre il balcone: quell'immensa visione del cielo che l'aveva colpito
anche di giorno e che ora lo teneva inchiodato al buio come sotto ipnosi. Ed era bello stare a guardare in silenzio la sua sorpresa, l'entusiasmo
crescente e il conseguente coinvolgimento della persona che gli era più vicina
in quel momento: questo, forse, uno dei lati che più preferivo di lui.
Così, eravamo finiti irrimediabilmente sdraiati sul pavimento con gli occhi
rivolti al cielo, alla miriade di stelle che, prepotenti, c'invogliavano ad
ammirarle in tutta la loro vanità.
"È meraviglioso starti accanto" mi lasciai sfuggire più velocemente
del previsto, prendendogli la mano e perdendomi subito nei miei sogni ad occhi
aperti.
"Tu sei meravigliosa" colse all'istante l'occasione per farmi un
complimento, poi inspiegabilmente scoppiò a ridere "Ricordi del tuo primo
bacio?"
Avvampai violentemente "Cosa? Perché?"
Cercò di ricomporsi "Oh... beh, ecco, le stelle mi hanno fatto tornare in
mente la prima ragazzina che ho baciato e così..."
"Era carina?" chiesi immediatamente con una punta di gelosia: perché
l'aveva tirata in ballo così all'improvviso?
Ma la mia domanda impertinente lo fece ridere ancora "Sì, ed era molto
giovane. Anch'io lo ero, avevo appena compiuto quindici anni" controllò la
mia espressione con un mezzo sorriso "Ma se ti può consolare, l'esperienza
non è stata granché... tu invece?"
"Io?" feci un nervoso colpo di tosse, dopodiché abbassai lo sguardo e
mi tormentai le mani "Non... non me lo ricordo, ecco..."
"E dai!" alzò gli occhi al cielo e sbuffò in modo giocoso "Ti ho
appena dato in pasto uno dei ricordi più tremendi della mia adolescenza: in
verità lei era orrenda e ho dovuto baciarla solo perché avevo perso una stupida
scommessa!"
La sorpresa suscitò ilarità anche in me "Ma dai, non ci credo!" gli
mollai un leggero buffetto sulla spalla "Dici così solo perché muori dalla
voglia di sapere a chi ho dato il mio primo bacio!"
"Potrebbe essere così" inarcò un sopracciglio e il suo sorriso
divenne sghembo, mentre io scuotevo la testa e provavo a cambiare discorso
"Sono qui ad aspettare la tua risposta, Makino"
non mi lasciò scampo, severo "Giuro che non ti lascerò in pace fino a che
non vuoterai il sacco"
A quel punto, mi portai una mano sul volto e confessai, rossa dalla vergogna
"E va bene: avevo quattordici anni e si chiamava Aldo, non ti rivelerò
altro!"
"Però! Sei sbocciata un anno prima di me!" notò con irriverenza
"Sai che questa non te la perdonerò, vero?" mi afferrò le mani che
ancora mi coprivano il viso e adagiò le sue labbra sulle mie, modellandole alla
perfezione con la mia bocca ed insinuandosi in essa con calore e sensualità. E la sua insistenza pareva voler dire: "Rivelati! Vieni fuori! Mostrati
a me, oh timido cuore che non conosce libertà!"
Quando il contatto si sciolse, restammo a fissarci per un tempo interminabile,
occhi negli occhi, respiri su respiri e calore delle mani sulle guance
imbarazzate.
"Com'era la tua vita da bambino?" gli chiesi tutt'a un tratto,
prendendo lentamente a sfiorargli la barba che gli incorniciava il viso. Le stelle ormai non contavano più, era diventato lui il mio panorama ed ora,
con serio interesse, cercavo di esplorare la sua vita passata nella quale putroppo non c'ero stata: spirito d'osservazione, sincero
desiderio, tentazione di tornare indietro nel tempo e vivere con lui tutti gli
attimi a disposizione delle nostre vite ancor prima d'intrecciarsi.
"Non è stata un'infanzia facile..." cominciò pensieroso, lo sguardo
perso in ricordi ed immagini sbiadite che non potevo afferrare "Mia madre
era molto bella. È da lei che ho ereditato i capelli rossi, te l'ho detto,
no?"
Dopo la mia conferma e un fugace sorriso al ricordo del nostro 'Rosso Shanks', proseguì "Vivevamo in una piccola isola del
Mare Orientale e dopo la morte di mio padre, che avvenne per mano di un
ufficiale del governo quando io avevo appena qualche mese, molti uomini la
chiesero in sposa" a quelle parole, si rabbuiò e si voltò a fissare di
nuovo la notte stellata. Come se le stelle potessero spronarlo ad andare avanti, come se riuscissero
ad entrargli dentro e a donargli parte della loro forza per farlo sfogare,
buttare fuori i suoi demoni, fidarsi di me.
"E poi?" lo incitai in un sussurro.
"Poi, un giorno, si risposò veramente... e io decisi di prendere il
mare" mi sorrise, per quanto nostalgico potesse apparirmi ora il suo
buonumore.
"Non ti piaceva lui?" azzardai ancora, dannata curiosità che talvolta
mi rendeva scaltra e inopportuna.
"Certo che mi piaceva! Era proprio questo il punto: finalmente mia madre
aveva trovato qualcuno che potesse prendersi cura di lei, così potei partire ed
inseguire il mio sogno senza rimpianti"
"Oh" annui sorpresa, probabilmente non era proprio il racconto che mi
aspettavo.
"Annoiata?" mi scrutò di sottecchi lui, con un tono che oscillava tra
il deluso e il divertito.
"Assolutamente no" sfoderai uno dei miei migliori sorrisi che parve
farlo vacillare per un attimo, ma poco dopo si riprese e tornò all'attacco.
"Parlami di te, mia bella locandiera" mi rivolse uno di quegli
sguardi ammaliatori che mi riservava solo in rare occasioni e ai quali era
praticamente impossibile resistere: come potevo dirgli di no quando si metteva
a fare il sexy?
"Cosa vuoi che ti dica?" sospirai, tornando a guardare il cielo
"Non sono un'avventuriera e l'unico tesoro che abbia mai conosciuto è
stato la mia famiglia" Eccoli, sul grande carro, i volti dei miei genitori che mi sorridevano
dall'alto: amorevoli, forti e pieni di vita, il destino gli aveva strappato via
la giovinezza troppo velocemente, li aveva travolti e portati via da me, mai
più i baci di mia madre, le carezze, le favole prima di andare a letto e la
protezione incondizionata...
"Fantastico" mormorò improvvisamente Shanks
accanto a me, probabilmente si era accorto che stavo ammirando la costellazione
del grande carro "Foosha non smetterà mai di
sorprendermi" aggiunse poi con una nota di tristezza.
Dopo un attimo di esitazione, mi voltai verso di lui e mi sorressi la testa con
il braccio "I miei nonni si sono baciati qui la prima volta" si girò
e mi guardò a fondo negli occhi "Beh..." m'imbarazzò lievemente
"Voglio dire, si conoscevano già da un po', ma a quei tempi non era così
semplice fare..."
"Hai detto che tuo nonno era un musicista, vero?" chiese con
aspettativa e con tono curioso.
Annuii "Uno dei migliori. Fu proprio quando la tournée toccò Foosha che conobbe la sua amata e quest'ultima decise
d'invitarlo a casa sua approfittando dell'assenza dei genitori" feci un
sospiro da sognatrice "E trascorsero la notte qui su questo terrazzo,
sotto la luce delle stelle e cantando canzoni popolari"
"Fa tanto 'ballata folkloristica'!" commentò con ironia il rosso.
Mi fece sorridere "In effetti è così. Quando decisero di stare insieme,
vennero a vivere in quest'appartamento e qualche mese dopo nacque mia
madre" feci una breve pausa, poi continuai "Il nonno compose una
canzone per sua moglie e lei l'ascoltava sempre quando lui era via per lavoro"
ormai avevo le lacrime agli occhi, malinconica "Avrebbe dovuto sostituirlo
durante la sua assenza, una sorta di 'Perdonami se ti sono vicino così poco,
mia cara'... è stata la colonna sonora della mia infanzia"
"Che ne è stato dei tuoi genitori?" arrivò poi la domanda cruciale,
sapevo che per lui era stato difficile porgermela almeno quanto per me sarebbe
stato rispondergli. E i suoi occhi penetranti scavavano solchi profondi nei miei, mi toccavano
l'anima e insistevano purché uscisse fuori a giocare, quasi le facevano il
solletico e la invitavano a gioire.
"I miei genitori sono morti in un tragico incidente per mare" gli
concessi ad occhi bassi "Sono cresciuta con mia nonna"
Seguì un momento di silenzio in cui Shanks assorbì le
mie parole, dopodiché parlò con un tono straordinariamente risolutivo
"Questa casa non è tua, vero?"
Feci cenno di no con la testa, senza comprendere fino in fondo l'intento della
sua domanda "Ho dovuto venderla per tirare a campare, ma sono in
affitto" ammisi con leggera ritrosia.
Lui si fece pensieroso, poi tutt'a un tratto richiese con un sorriso
"Fammi ascoltare la canzone"
Perplessa, lo guardai di sottecchi ed ero lì per dirgli qualcosa quando quella
voce, quella richiesta e quell'espressione incoraggiante mi convinsero che
anch'io avevo tanta voglia di riascoltarla: mi alzai e portai fuori il
registratore, premendo lentamente il pulsante di avvio mentre mi accomodavo di
nuovo accanto al pirata dai capelli rossi. Benvenuto nel mio mondo, Mio Capitano, questa è la mia vita: ascoltala.
E il pianoforte cominciò a suonare, gli archi riempirono lo spazio vuoto e
l'armonia si fece strada nei nostri timpani: mi accoccolai contro il suo petto,
pensando a troppe cose...
"Makino..." cercò di dire lui dopo un po',
accortosi forse del mio cambiamento d'umore "È bellissima, io..."
"Shhh" riuscii a sibilare tra le lacrime,
stringendomi tra le sue braccia e affondando le mani nei suoi capelli: 'Nel
meriggio d'oro' mi faceva sempre lo stesso effetto,
mi ricordava le persone che più avevo amato al mondo e mi faceva capire quanto
mi mancassero. Ci spetterà davvero la stessa sorte di questi due amanti legati da una
canzone? Sarà questa melodia la colonna sonora del nostro addio? Dovrò cantare
tutti i giorni a squarciagola, disperandomi, o anche solo recitare in un
sussurro le parole, addormentandomi cullata dal ricordo del tuo viso accanto al
mio?
E in quel momento avrei voluto supplicarlo di non partire, di non lasciarmi,
sentivo che non ce l'avrei fatta a riaffrontare la mia vita senza di lui, non
sarebbe più stata la stessa: eppure, d'altra parte, i battiti del suo cuore e
il suo respiro sul mio collo, la sua pelle così vicina alla mia, mi suggerirono
che ci stava riflettendo anche lui.
Così, nelle riflessioni e nel calore, mi addormentai...
Eccomi qui con il settimo (e penultimo)
capitolo!
Vi chiedo scusa se vi ho fatto aspettare, ma ho dovuto formattare il pc e ho avuto vari problemi di connessione... anzi, ne
approfitto per chiedervi se sapete come posso scaricare una versione di Word
decente in modo sicuro e gratuito (sono piuttosto ignorante in materia, avete
notato?) perché sto scrivendo veramente in condizioni pietose.
Spero soltanto che i miei disagi non abbiano influenzato anche il capitolo che,
devo essere sincera, non mi convince fino in fondo :S Mi auguro di tornare in
forma con il prossimo!
A presto!
P.S. Per il romanticismo ormai ho perso le speranze: in questa storia ha vinto!
xD
"Gold Roger?" i miei occhi si
spalancarono esageratamente e non potei mascherare la mia incredulità "Tu
sei stato sulla nave del Re dei Pirati?" ripetei con enfasi, sbattendo le
palpebre ad ogni parola.
"Sconvolta?" Shanks scoppiò a ridere,
attirandomi nuovamente tra le sue braccia e crogiolandosi nelle lenzuola
fresche del mio letto "Ci siamo incontrati in una piccola isola, ero stato
costretto a battermi con un tizio che mi aveva rubato il pane... sai, all'epoca
non avevo molti spiccioli..." si strinse nelle spalle, io persa ancora una
volta nell'inebriante profumo del suo petto nudo "Lui mi vide e mi disse 'Hey, ragazzo! Hai fegato!' e mi propose di entrare nella
sua ciurma" al ricordo, i suoi occhi brillarono "Ovviamente ero solo
un misero mozzo, ma essere sulla Oro Jackson, Makino... quella è una sensazione
che pochi uomini hanno potuto provare nella vita"
Vederlo così pieno d'interesse ed eccitazione non faceva altro che aumentare
notevolmente la mia attrazione nei suoi confronti "Certo, dev'essere stata un'esperienza unica" convenni,
sospirando piano tra i peli sulla sua pelle "Gold
Roger, SilversRayleigh...
accipicchia! Chissà se..."
"Ti sarebbero piaciuti da matti, erano un vero spasso!" m'interruppe
con trepidazione "Questo me l'ha regalato lui" afferrò il suo
cappello di paglia dal comodino e mi sfuggì un moto di sorpresa "Un
giorno, gli altri scesero dalla nave per sbrigare delle commissioni e
lasciarono solo me di guardia..." cominciò a raccontare e io lo ascoltavo
rapita, come se le mie orecchie non volessero sentire altro "Si avvicinò
un equipaggio di malviventi estremamente pericolosi e riuscii a batterli solo
con le mie forze... il loro capo si chiamava Marshall D. Teach
e attualmente è ancora in circolazione" s'indicò l'occhio sinistro
"Mi ha procurato questa"
"Che cosa orribile!" mi portai le mani alla bocca istintivamente,
provando indignazione e dispiacere per qualcosa che, in fondo, era accaduto
molto tempo prima che lo conoscessi.
"Beh, quando Roger fece ritorno si complimentò per ciò che avevo
fatto" continuò Shanks, reprimendo come me la
rabbia verso il perfido uomo che gli aveva causato la cicatrice "Mi regalò
il suo capello" se lo rigirò tra le mani, soddisfatto "Gli era
affezionatissimo e sapevo che non ci avrebbe rinunciato per nulla al mondo. Ora
sono io ad esserci affezionato"
"Certo, è un regalo di Gold Roger!"
concordai con fare ovvio. La sorpresa, lo scintillio nelle sue vivaci pupille, quei ricordi che lo
facevano tornare indietro nel tempo in modo così spensierato e la felicità con
cui ne parlava... smetterà mai tutto questo di tenermi inchiodata a lui?
"Vieni via con me" mi disse improvvisamente, gli occhi insistenti
piantati nei miei e quell'aria supplichevole da bambino.
"La fai facile" mi ritrovai a sospirare, sfiorando quei capelli rossi
come il fuoco e sorridendo di fronte alle sue idee strampalate e
affettuosamente campate in aria "Ma la mia vita è qui e lo sai. Non posso
abbandonare né Rufy né Woopslap"
Storse il naso "Sì, perché senza di te sarebbero persi"
"...e soprattutto, non posso lasciare questa casa" aggiunsi
sovrappensiero.
"Già" strinse le labbra, il suo tono bruscamente mutato "Questa
casa..." E non sai quanto vorrei che questo potesse durare in eterno: la tua testa
morbidamente adagiata sul mio petto, le mie mani svogliate nei tuoi capelli...
immagina, immagina cosa potrebbe essere svegliarsi così tutti i santi giorni,
la salsedine e le onde, il vento e il mare aperto, le avventure e TE.
Ma dovrai compiere questo viaggio senza di me, Mio Capitano: io ti aspetterò,
ascoltando una vecchia canzone che ormai è diventata nostra e sperando nel tuo
ritorno...
Ebbene sì, ancora in corso! Per la vostra gioia ma anche per la mia ;)
Beh, mi sono resa conto che il missing moment
meritava un'attenzione particolare e quindi mi è sembrato più opportuno
dividerlo in due parti: qui l'incontro con Higuma e nel
prossimo la perdita del braccio di Shanks.
Quindi non temete se questo capitolo vi sembra troppo breve perché il prossimo
(e ultimo, ma SUL SERIO stavolta! xD) sarà bello
corposo.
Vi aspetto allora e grazie a tutti!
"Signor sindaco!" annaspai, correndo a più
non posso tra le strade del villaggio "Signor sindaco!" urlai ancora,
spalancando la porta trafelata e rivolgendo al diretto interessato uno sguardo
allarmato.
"Che succede, Makino?"
fece lui in tutta tranquillità, staccando per un istante le labbra dal fidato
boccale di birra "Sei tutta agitata!"
"Si tratta di Rufy!"
buttai subito fuori il rospo con ansia e preoccupazione "Vede, quei
Masnadieri..."
Non mi fece terminare la frase che in un nanosecondo
eravamo già fuori dalla sua casa, nuovamente in corsa verso il luogo dove, con
ogni probabilità, quei malviventi stavano maltrattando il piccolo: non fu un
percorso breve, ma ci parve di aver attraversato l'intera isola.
"Lo sapevo!" sputò a terra Woopslap, seccato "Sapevo che prima o poi avrei dovuto
beccarmi una pallottola in fronte per colpa del nipote di quel megalomane
pazzo!"
"La prego, non sia così pessimista" cercai
di consolare lui e me stessa, prendendo ad avanzare ancora più velocemente.
"RUFY!" gridammo all'unisono non appena
arrivammo, al che tutti gli uomini che circondavano il bambino si voltarono
nella nostra direzione.
"Lascia stare quel bambino, ti prego!" li
implorò subito il sindaco, osservato in modo sdegnoso dai Masnadieri e con
riconoscenza da Monkey D. Rufy
"Non so cos'abbia fatto Rufy ma per favore,
lasciatelo andare" s'inginocchiò "Se volete i soldi, ve li darò"
"Signor sindaco..." mi lasciai sfuggire con
apprensione, dopotutto anche lui ci teneva a quella piccola peste.
"Sai il fatto tuo, vecchio" commentò con
soddisfazione il capo, avvicinandosi a noi "Sai come va il
mondo" constatò con un ghigno malevolo.
L'aspettativa era crescente, ma nessuno ebbe il tempo
di dire altro che udimmo una voce familiare alle nostre spalle "Non è
venuto nessuno al porto, abbiamo subito sospettato che fosse successo
qualcosa"
E nel medesimo attimo che la voce diventa
rassicurazione, pericolo scampato allo stesso tempo, non c'è più da
preoccuparsi, lui è qui: il tempo si ferma, il cuore perde i battiti e il
respiro si mozza.
"Capitano!" mi portai istintivamente le mani
alla bocca.
"Hey, Rufy!" si rivolse immediatamente al suo amico, che al
momento aveva la testa sotto la scarpa del capo dei Masnadieri "Ma il tuo
pugno non era micidiale come una pistola?"
Anche in una situazione come quella, non potei evitare
di sospirare: c'era scherzo sempre e comunque, anche nel pericolo.
"Sta' zitto!" lo rimproverò Rufy, terrorizzato dalla sua possibile sorte.
A quel punto, Shanks
cominciò a muoversi verso di lui, ma fu prontamente minacciato da uno dei
fuorilegge "Fa' un altro passo e ti faccio saltare le cervella,
codardo" lo apostrofò con risentimento.
Il mio nervosisimo cresceva,
ma il rosso non sembrava risentirne "Intendo che questo non è lo strumento
adatto per minacciarmi" rispose affabilmente ad una qualche superflua
domanda, dopodiché LuckyLou
sparò all'uomo in un batter d'occhio.
Ancora una volta, la mia sorpresa e l'indignazione
aumentavano, era ansia e tensione, pressione e apprensione: per chi avrei
dovuto essere più preoccupata? L'imbarazzo della scelta era evidente eppure, di
questo avrei dovuto essere più che convinta, non ce n'era alcun motivo.
"Con chi credevate di avere a che fare?"
scrollò semplicemente le spalle BennBeckman "Siamo dei pirati"
"Bene, ora ascoltatemi" incalzò Shanks con fare sbrigativo, prima che chiunque altro
potesse aprire bocca "Non m'interessa se mi rovesciate la
birra in testa e potrei ridermela anche se mi sputate
addosso" i suoi occhi s'incendiarono e il fuoco delle sue pupille
rispecchiò per un istante quello dei suoi capelli "Ma per nessuna
ragione al mondo perdono chi fa del male ad un mio amico!"
"Shanks..." le
lacrime volevano rompere gli argini degli occhi del piccolo Rufy:
erano proprio quelle le parole che voleva sentire, era rincuorato, il suo
affetto pienamente ricambiato e il suo destino irrimediabilmente nelle mani del
suo imbattibile migliore amico.
BennBeckmansubitò cominciò a battersi con i Masnadieri fino a che, ad
un certo punto, il loro capo sparì in una cortina di fumo imprecando
sonoramente "Dannazione!"
"RUFY!" urlammo di nuovo tutti in coro,
notando con disperazione che il farabutto aveva fatto sparire con sé anche il
piccolo che volevamo con tanto ardore salvare.
"Oh, no!" si fece prendere dall'agitazione
il capitano Shanks "Non mi aspettavo una mossa
del genere! E ora che si fa?" si rivolse con foga al suo equipaggio che,
come me, lo guardava con confusione e aspettativa.
"Sta' calmo, capitano!" cercò di
tranquillizzarlo con flemmatica calma LuckyLou "Se lo cerchiamo tutti insieme, riusciremo di
sicuro a stanarlo!"
Beckman fece un tiro di sigaretta e abbozzò
un sorriso "Non si smentisce mai..." mormorò tra sé e sé.
"Capitano" mi avvicinai a lui e gli tirai la
manica della camicia, prendendolo in disparte "È vero, è stato Rufy a provocare quell'uomo" confessai con gli occhi
lucidi "Ma l'ha fatto solo perché quei farabutti hanno osato sparlare di
voi e mettere in discussione il vostro coraggio"
"Makino" mi afferrò
per le spalle, guardandomi con dolcezza e infondendomi più sicurezza di quanta
ne avrei sperata "Non angosciarti. Salverò quel piccoletto anche a costo
della mia vita"
La sincerità di quelle parole anticipò la terribile
realtà delle sue successive azioni: Shanks che agisce
d'impulso, pirata che non è solito pensare, si è tuffato in mare e ha
mantenuto la sua promessa, ma a che prezzo?
"Oh, mio Dio" e i palmi delle mie mani erano
ormai stanchi di asciugare le mie lacrime insistenti, quasi non si scandalizzavano
più, eppure tutti perdemmo un battito quando davanti ai nostri occhi si parò la
visione di un Rufy piangente ma sano e salvo e del
suo eroe mutilato "Oh, mio Dio" ripetei ancora, sconvolta, urlando
tutto il mio orrore.
"È soltanto un braccio, state tranquilli"
fece spallucce lui, stroncando il teso silenzio creatosi tra gli uomini che, di
tanto in tanto, veniva interrotto solo dai singhiozzi miei e di Rufy.
"Sei stato un incosciente!" lo rimproverai
successivamente, dopo averlo accompagnato a farsi medicare "Poteva andarti
molto peggio!"
"Ma è andata così" minimizzò, misurando la
mia reazione con il suo sguardo vigile "Ciò che conta è che il piccolo
stia bene, non trovi?"
"Ma certo" mi passai una mano tra i capelli,
agitata, ripensando al tenero abbraccio scambiato poco prima con Rufy "Però Shanks,
io..." non riuscivo a trattenere il mio pianto.
"Makino, so che se tu fossi stata al mio posto,
ti saresti comportata ugualmente" ammise con serietà, poi tornò a farsi
giocherellone "Saresti stata meno carina senza un braccio, credo che non
ti avrei più voluta" mi fece una linguaccia.
Sorrisi tra le lacrime "Sei sempre il solito, non
cambierai mai!" gli cinsi la vita e adagiai la testa sul suo petto,
sospirando "Io invece ti voglio sempre"
Sospirò anche lui, come se le mie parole gli avessero
fatto tornare in mente un brutto ricordo "Tra poco me ne andrò"
"No!" affondai il viso nel suo petto,
bagnandolo ancora della mia disperazione.
Tu eroe, tu salvatore di bambini innocenti e donne
innamorate, quante cose hai fatto per noi. Ti prego, non lasciarmi alla mia
vita: non ora, non più, hai bisogno di me più che mai, vorrò essere accanto a
te per curare le tue ferite e risanarle con i miei baci, amore sul dolore,
acqua fresca sul fuoco ardente.
"Shanks, non lasciarmi"
"Credimi, non lo farò mai"
Mi svegliai la mattina successiva scossa e
inspiegabilmente in lacrime, forse perché avevo ascoltato con Shanks la nostra canzone per l'ultima volta: lui se n'era
andato presto, preso com'era dai bagagli e dalle provviste da portare con sé,
lasciandomi sola e malinconica.
Qui le nostre strade si dividono, Mio Capitano, i
nostri stili di vita messi a confronto e contraddittori, lottano tra loro e
sono incompatibili ma così perfettamente in sintonia... quanto avrei sperato di
poter continuare i miei giorni in tua compagnia.
Mi passai una mano tra i capelli sudati e cercai di
calmarmi, ma un attimo dopo mi accorsi di un foglio bianco sul comodino: lo
afferrai e m'impegnai a leggerne il contenuto, accorgendomi subito che si
trattava di un documento.
Sgranai gli occhi "Non è possibile" mi
lasciai sfuggire in un sibilio "Come...
perché..." ripetei in trance, dopodiché udii voci maschili provenire dal
piano inferiore.
"Salperemo tra qualche ora" riconobbi quella
di Shanks.
"Di già?" poi il sindaco Woopslap
"Sicuri di aver preso tutto?"
Il capitano scoppiò a ridere "Ma certo! E poi
siamo rimasti qui anche troppo, signor sindaco, non crede?"
Senza pensarci due volte, piegai con stizza il
documento e mi vestii in quattro e quattr'otto, facendo le scale in tutta furia
e non riuscendo più a trattenere le lacrime: quello era davvero troppo.
"Makino!" esclamò
un Woopslap particolarmente meravigliato non appena
mi vide "Che succede? Perché stai piangendo?"
Ma i miei occhi non incontrarono che quelli di Shanks che, preoccupati e premurosi, mi accolsero e mi
scrutarono con apprensione "Dimmi solo perché!" mi gettai
letteralmente tra le sue braccia senza curarmi degli sguardi altrui e lo baciai
avidamente.
"Makino?" la voce
di Woopslap divenne incredula, ma finalmente riuscii
a sentire anche gli altri pirati che, al contrario di quanto mi aspettassi, non
sembravano affatto imbarazzati.
"Gliel'hanno fatta proprio sotto il naso, signor
sindaco, eh?" sghignazzò Yasop, intanto che
anche il rosso mi stringeva e partecipava con passione al nostro contatto.
"Sono giovani e innamorati!" proruppe LuckyLou a bocca piena, prima di
spingere tutti fuori dal locale e concederci qualche minuto da soli.
Evidentemente mi ero sbagliata: il nostro amore, per
quanto segreto, era ormai un qualcosa di ben visibile all'esterno, lo
sprizzavamo da tutti i pori, eravamo l'uno una sola cosa con l'altra.
Il lungo bacio s'interruppe e finalmente Shanks poté parlare "L'ho fatto per noi" si giustificò,
la sua mano sul mio viso e le sue labbra ancora terribilmente vicine alle mie.
"Avresti comprato la casa di mia nonna per
noi?" feci con enfasi, la cosa mi mandava su tutte le furie: non
sopportavo che qualcuno spendesse soldi per me, né tantomeno che si permettesse
di farmi regali così grandi.
"Sì, Makino" rise lui, non smettendo di
asciugarmi le lacrime "Posso permettermelo, fidati. E poi... francamente,
credevo che ti avrebbe reso felice" aggiunse con una nota di amarezza.
Alzai gli occhi al cielo "Certo che sono felice!
Ma sai, non..." mi bloccò le parole in gola facendo muovere lentamente il
suo indice sulle mie labbra.
"Un giorno verrò a viverci anch'io" concluse
con fare criptico e straordinariamente serio.
"Questo vuol dire che tornerai?" chiesi
speranzosa, il pianto appena superato che tornava a fare capolino e a mettermi
a dura prova.
Shanks esitò per un istante, guardandomi a
fondo negli occhi "Tornerò prima di quanto tu possa sperare"
affermò con tono deciso "E ti porterò nel meriggio d'oro. Te lo
prometto"
"No!" ecco di nuovo la tristezza prendere il
sopravvento e portare questa ragazza fin troppo sensibile di nuovo a
singhiozzare sul petto del suo amato "Ci sono già stata nel meriggio
d'oro: mi ci hai già portata" confessai baciandolo ancora, come se i miei
baci potessero prolungare la sua permanenza e farmi restare addosso la sua
pelle, imprimere nella mia memoria il tocco della sua ruvida barba "Mi hai
già fatto toccare il sole nel suo punto più alto... e anche se ora mi scotterò,
sappi che non m'importa"
Mi sorrise dolcemente e si allontanò, facendo
ondeggiare il suo mantello nero "Attenta: dal meriggio si può soltanto
scendere" mi avvertì con una linguaccia "E mi riavrai tra i piedi in men che non si dica"
Sorrisi anch'io, nostalgica ma già rincuorata
"Non vedo l'ora, capitano"
E una volta rassettata la mia stanza, accorsi anch'io
a salutare i nostri amici al porto: erano venuti quasi tutti gli abitanti di Foosha, coloro che erano stati più vicini ai pirati del
rosso e che con loro avevano trascorso i momenti più divertenti di
quell'indimenticabile anno.
"Mi mancherete" ammise con calore il piccolo
Rufy, in prima linea tra tutti "Ma stavolta ho
intenzione di non chiederti di portarmi con voi: ho deciso che diventerò un
pirata con le mie sole forze!" annunciò trionfante.
"Bene, perché tanto non ti avrei portato
comunque" lo prese in giro il capitano della Red Force,
che non si smentiva mai "Anzi, scommetto che non diventerai mai un
pirata!"
"E invece sì!" lo fece arrabbiare, come al
solito, e gli provocò una reazione esagerata, come al solito "Un giorno
troverò dei compagni più in gamba di voi! Scoverò i tesori più preziosi del
mondo e... diventerò il Re dei Pirati!"
Tutto l'equipaggio sorrise intenerito di fronte alle
ambizioni del bambino e anche io non potei fare a meno di rivolgergli uno
sguardo materno: allora non sapevo che il sogno di Monkey
D. Rufy sarebbe ben presto divenuto realtà e non
potevo neanche lontanamente immaginare con quanta forza e determinazione
l'avrebbe portato avanti.
"E così vorresti superarci?" lo stuzzicò
invece Shanks "Beh, in questo caso..." si
tolse il cappello di paglia che tanto amava e, con immensa sorpresa da parte di
tutti, lo adagiò sulla testa di Rufy "Ti affido
volentieri il mio cappello"
E il miracolo avvenne: i sogni, i desideri e le
aspettative di un futuro roseo non tardarono a farsi sentire, l'animo di Rufy era riconoscente e grato a quell'uomo almeno quanto lo
era il mio.
"Abbine cura" si avviò verso la sua
imbarcazione lasciandosi alle spalle la felicità che avrebbe potuto avere a Foosha e preferendo sempre e comunque la sua vita di mare
"Un giorno verrai a restituirmelo, quando sarai diventato un grande
pirata"
"Shanks..." mi
lasciai sfuggire in un sorriso, sapevo quanto tenesse a quel cappello e
comprendevo perfettamente quanto significativo doveva essere il suo gesto nel
regalarlo a Rufy.
"Spiegate le vele! Levate l'ancora!" e in
attimo la Red Force stava prendendo il largo: quanto,
tutta la ciurma del rosso, sarebbe mancata alla nostra isola!
Presi per mano Rufy e gli
stropicciai una guancia, cercando di arginare il suo pianto e godendo insieme a
lui dell'ultimo sguardo del nostro Shanks: era uno
sguardo d'addio ma pieno di promesse e senza rimpianti.
"E un altro equipaggio di fuorilegge se ne
va" sospirò sconsolato Woopslap, tradendo un
certo tremolio nella sua voce falsamente sollevata.
Tutta la folla scemò mano a mano che la nave procedeva
sempre più lontano, fino a quando non restammo solo io e Rufy
"Makino..." fece tutt'a un tratto quest'ultimo,
ancora la piccola mano nella mia "Secondo te tornerà?"
Il mio sorriso era un mix perfetto di gioia e
tristezza "Ma certo che tornerà. Ne sono più che sicura"
E infatti Shanks tornò,
trionfalmente oserei dire, ma avremmo dovuto aspettare ben dieci anni prima di
vederlo ricomparire e mantenere, così, la sua promessa: la sua promessa di
tornare da me, la sua promessa di beneficiare di questa casa e di godere della
mia compagnia, promessa che ora mi fa accarezzare il ventre rigonfio con dolcezza
e mi fa sperare, ancora una volta, di rivederlo al più presto.
Allora,
comincio subito con le scuse per il ritardo che, come molti di voi già sanno, è
stato causato dagli innumerevoli capricci che fa il mio pc
in quest’ultimo periodo… spero vivamente che l’attesa
sia stata ripagata!
Dunque,
volevo precisare un’imperfezione nel capitolo precedente che mi ha fatto notare
pinklemon91 e che mi sembra giusto
riportare: effettivamente, Shanks appare molte volte
nei flashbacks con il cappello e NON con la
cicatrice, di conseguenza si pensa che se la sia procurata successivamente,
cosa che invece io ho stravolto in questa storia xD
Ma vabbè, ormai il danno è fatto!
Un altro
ringraziamento va senza dubbio a Tokorothx3
che mi ha regalato il bellissimo banner che vedete sopra le note, a celiane4ever (che spero di non aver
deluso con il “misero” accenno alla gravidanza di Makino!),
à mon amie FuneralofHearts, le assidue e
fedelissime magicaemy,namiramie Akemichan, martychanfantasye
tutti coloro che hanno seguito questa storia! Spero di non aver dimenticato
nessuno! Grazie, grazie, grazie!