Nel meriggio d'oro

di Gelidha Oleron
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo Uno ***
Capitolo 2: *** Capitolo Due ***
Capitolo 3: *** Capitolo Tre ***
Capitolo 4: *** Capitolo Quattro ***
Capitolo 5: *** Capitolo Cinque ***
Capitolo 6: *** Capitolo Sei ***
Capitolo 7: *** Capitolo Sette ***
Capitolo 8: *** Capitolo Otto ***
Capitolo 9: *** Capitolo Nove ***



Capitolo 1
*** Capitolo Uno ***


Inutile dire da quanto tempo desideravo scrivere di Shanks e Makino, perché una cosa che non tutti sanno è che Shanks il rosso è uno dei miei personaggi preferiti!

Beh, dovevo scrivere un capitolo di un’altra storia e invece mi sono ritrovata a scrivere ciò…un po’ prematuro forse, ma ho deciso comunque di cominciare a pubblicarla J

Sono sempre un po’ scettica a scrivere le Missing Moments perché ho paura di plagiare qualche storia che magari non conosco nemmeno (in tal caso, spero che me lo facciate notare!): ma per questa volta è stato necessario, dato che le circostanze in cui si muovono i due personaggi nell’opera originale mi sembravano le più consone e appropriate possibili.

Che dire…non si prevedono molti capitoli.

E l’introduzione non mi convince per niente, spero non me ne vogliate se con l’andare avanti della storia deciderò di cambiarla xD

Buona lettura!

 

 

 

Nel meriggio d’oro

 

 

 

“Et les soucis que vous pouvez avoir sont comme

Des hirondelles sur un ciel d’après-midi,

-Chère- par un beau jour de septembre attiédi

 

“E le preoccupazioni che potete avere, cara,

Sono delle rondini in volo nel cielo del meriggio

Riscaldato dal sole di un giorno di settembre”

 

(À une femme, P. Verlaine)

 

 

"Makino, quante volte devo dirti di chiamarmi Shanks e non Capitano?"

"Ancora una volta, capitano, come sempre"

Parole capaci di mandarmi in tilt anche se semplici ed innocenti, parole che mi facevano tornare in mente quel giorno di qualche settimana precedente, quando tutto ebbe inizio...

Quante gradazioni del colore rosso conoscete? Io conosco il rosso scarlatto, il porpora, il vermiglio, il carminio e il cremisi, poi nessun'altra sfumatura.

Sarà perché i miei genitori non hanno potuto darmi un'istruzione completa ed elitaria, oppure perché sono sempre stata una frana a dipingere, eppure avrei giurato che non esistesse nessun altro rosso oltre a quelli sopra citati.

Insomma, mi ci sarei giocata la testa, ne ero più che sicura: a meno che, forse, ultimamente non fosse stato inventato qualche altro colore di cui mi ero persa i dettagli.

Un rosso puro magari, un colore così forte e unico da comprendere tutte le sfaccettature che gli si potevano attribuire, una sorta d'insieme di tutti quei diversi punti che, se raggruppati, avrebbero dato vita al più bel colore di sempre, un qualcosa che i pittori avrebbero voluto a tutti i costi sulla propria tavolozza: più rosso del sangue, più rosso del vino, più rosso del rosso stesso. 

Può esistere una tonalità del genere? La risposta ovviamente è sì, e mi arrivò più immediata che mai quando incontrai per la prima volta il capitano Shanks.

Foosha non era mai stata più assolata: un'estate da record, dicevano gli esperti, si prevedeva caldo e afa a non finire; per di più gestire la locanda si faceva sempre più impegnativo a causa della miriade di pirati che spesso affollava la nostra isola.

"Dovresti comprare un impianto di ventilazione, Makino" mi consigliò spassionatamente il sindaco, mentre tentava di combattere il sudore soffiandosi con un esile ventaglio bianco "Dico che incrementerebbe il flusso della clientela"

Sorrisi, pulendo il bancone e offrendogli un'altra pinta "Può darsi" gli concessi "Ma sa, con queste birre pago a stento l'affitto"

Scosse la testa "Ah, Makino..." fece un lungo sorso e si pulì la bocca umida "Un matrimonio vantaggioso, ecco cosa ti ci vorrebbe!" la sua presunta e fin troppo semplice soluzione mi fece arrossire lievemente, ma lui continuò "Un bravo ragazzo che possa comprarti un bel ventilatore, non chiedo altro! Scommetto che anche tua madre ne sarebbe stata fiera"

"Già" abbassai lo sguardo e presi a servire altri clienti, leggermente infastidita da quel riferimento: i miei genitori erano morti quando ero ancora una bambina, eppure il loro ricordo mi faceva sempre un certo effetto. Insomma, di quella misera porzione di vita vissuta insieme avevo soltanto un'immagine positiva, nulla di triste o rancoroso o roba simile, e forse era proprio per questo che mi rabbuiavo quando qualcuno li nominava: per tanti anni avevo sentito la loro mancanza, così profondamente ogni singolo giorno che mi sembrava d'averli persi ieri.

"Sembra siano sbarcati dei nuovi pirati in città" il sindaco mi distrasse ancora una volta dai miei pensieri "Sai, sono strani, non pare che abbiano cattive intenzioni, anzi..."

"Davvero?" mi finsi interessata, mentre versavo del sakè in un bicchiere e lo porgevo ad un uomo che si era appena avvicinato "Forse Rufy è in ritardo perché li sta osservando da vicino"

"Figuriamoci! Come se fossero un'attrazione da circo!" posò rumorosamente il bicchiere sul bancone "Ma dal nipote di quel pazzoide posso aspettarmi davvero qualunque cosa!"

Non nascosi un'espressione divertita "Sì, è vero"

Monkey D. Rufy era il nipotino del vice ammiraglio Garp, detto 'L'eroe': un bambino vivace, sveglio, qualcuno l'avrebbe definito irrequieto ma personalmente lo trovavo adorabile e pieno di vita. Quando suo nonno trascorreva lunghi periodi fuori città, veniva a stare da noi e passava la maggior parte del suo tempo nella locanda o a giocare per strada: non riusciva a stare un attimo fermo, era come una trottola, e proprio per questo mi faceva ridere un sacco.

Ogni tanto tornava con delle scoperte favolose, come il ritrovamento di uova di struzzo in un cespuglio, oppure l'inseguimento di una donna arrabbiata per l'imminente furto del suo pranzo, o semplicemente la voglia di stare in nostra compagnia: se c'era una cosa in cui quel ragazzino non poteva essere battuto era l'affetto smisurato che provava verso le persone a lui care. Dopo l'appetito da lupi, naturalmente...

"MakinoMakino! Devi conoscerlo, è troppo forte!" entrò come una furia nel locale e, senza farsi troppi problemi, mi prese subito per mano "Avanti, vieni!"

"Ma di chi stai parlando, Rufy?" cercai di contenere il suo entusiasmo, impresa praticamente impossibile "Dove dovrei venire?"

"E' davvero mitico, ha sconfitto un ladro che cercava di sgraffignare la borsa di una vecchia signora con un solo colpo!" la mia espressione si fece confusa, ma ormai mi aveva già trascinata fuori dalla locanda "So che è quasi il tramonto, però..."

"Cosa?" gli chiesi ancora, ripromettendomi di preparargli una camomilla di lì a poco: per quanto Rufy potesse divertirmi, alle volte dovevo ammettere che esagerava sul serio, e per quanto la sua contentezza potesse essere contagiosa, mi preoccupavo sempre che potesse essere dovuta a qualcosa di estremamente pericoloso.

"Ah, eccoti qui" come a conferma della mia ipotesi, una voce non familiare mi fece voltare immediatamente a destra.

"Shanks!"

Ciò che vidi mi lasciò senza parole: un gruppo di pirati camminava nella nostra direzione, le flebili luci serali mi permisero a malapena di distinguere il capitano, il quale si avvicinò a Rufy e gli disse con un sorriso "Credevo che te la fossi data a gambe, sai, con tutto quel trambusto"

Con un istinto piuttosto naturale, cercai di tirare il bambino leggermente dalla mia parte ma, inutile a dirsi, fece esattamente l'opposto di ciò che sarebbe stato più consono "Ma che dici?" si liberò della stretta alla mia mano e gli si piantò di fronte con sguardo vispo "Io non scappo mai davanti al pericolo!"

Una risata generale partì dalla ciurma di pirati "Però!" commentò un tipo con una fascia con su scritto 'Yasop', dopodiché il capitano posò finalmente gli occhi su di me "Oh, buonasera" farfugliò, lievemente imbarazzato "Mi perdoni, non mi sono ancora presentato: io sono Shanks" mi tese la mano e mi sembrò per un attimo che le guance mi andassero in fiamme.

Ma poi sorrisi anch'io "Io mi chiamo Makino" ormai avevo fatto l'abitudine ai pirati che simulavano galanteria nei confronti delle donne, per cui sapevo già che non si sarebbe rivelato tanto diverso dagli altri anzi, decisi di giocare le sue stesse carte "Spero che Rufy non vi abbia infastiditi, vi assicuro che possiamo rimediare ad ogni eventuale danno che..."

"Frena, frena" mosse una mano nell'aria come a volermi zittire, cominciando a darmi subito del tu "Non ti scusare, questo mocciosetto ci ha aiutati in battaglia"

"Non sono un mocciosetto!"

"Aiutati in battaglia?" fui incredula "Rufy, che cos'hai combinato questa volta?"

"Sono stato bravissimo, Makino, ho sferrato un potentissimo pugno al ciccione che tentava di scappare!"

"Makino" il sindaco fu subito fuori dal locale "C'è qualcosa che non va? Chi sono questi signori?"

"E' così questa è una locanda, eh?" l'uomo con la fascia mise una mano sulla spalla del suo capitano "Potremmo farci un bicchierino, che ne dite?"

"Sì!" gli occhi di Rufy s'illuminarono immediatamente e mi strinse forte le mani "Possono entrare, vero? Non stavi chiudendo?"

"Beh..." alzai gli occhi su quella ciurma che sembrava stranamente fatta di persone gentili, ma che nonostante tutto non me la contava giusta: dopotutto, non ci voleva molto ad entrare nel cuore di Rufy, era un bambino buono e disposto a concedere amore a chiunque volesse accettarlo. In verità, anche a chi proprio non voleva sentirne parlare, ed era per questo che malviventi, scrocconi e animali feroci erano all'ordine del giorno nella sua lista di amici.

Ma c'era qualcosa nei suoi occhi, una nuova richiesta, uno scintillio che mi supplicava di accontentarlo.

"Immagino si possa fare un'eccezione" conclusi con un inevitabile sorriso, decisione avventata ma dettata da quei piccoli occhietti neri ai quali non sapevo proprio dire di no.

A quel punto, i pirati si accomodarono all'interno "Grazie" mi disse il capitano una volta che fummo dentro, ora potevo guardarlo meglio in volto, rendendomi conto di quanto fosse profonda la cicatrice che recava sull'occhio sinistro e di quanto fossero rossi i suoi capelli "E tranquilla, il tuo piccolo non ci ha intralciati in alcun modo"

"Oh, Rufy non è il mio piccolo" gli risposi con leggero divertimento "Non sono sua madre"

"Ah" fece lui di rimando, sedendosi al tavolo "Sarò anche negato con i calcoli, ma eri troppo giovane, in effetti"

"Già" mi portai le mani dietro la schiena e intrecciai le dita, nervosa.

Già dalla prima volta, Shanks aveva avuto un effetto devastante su di me: ricordo che dopo avergli servito della birra e del sakè, avevo dovuto appoggiarmi con i gomiti sul bancone e avevo tentato con i freddi palmi delle mie mani di spegnere il fuoco sul mio volto.

Ma allora non sapevo che le sue visite alla locanda si sarebbero ben presto rivelate quotidiane, quasi lo aspettavo con impazienza quando, come d'abitudine, ci raggiungeva per il pranzo o semplicemente veniva a trovare Rufy: il bambino gli faceva tutti i giorni una grande festa e proprio non avrei saputo dire chi tra loro avesse lo stomaco più grande.

Sia io che il sindaco di Foosha impiegammo pochissimo tempo per realizzare ciò che Rufy aveva già appurato da un po': i pirati di Shanks, per quanto insolito potesse sembrare, erano persone civili, persone che non si sarebbero mai sognate di saccheggiare il villaggio o di fare del male ai cittadini, anzi la loro presenza era quasi come una festa, distribuivano allegria e buonumore a volontà.

Era strano, non sempre i pirati che venivano a farci visita erano di questo genere: per lo più si trattava di gente da cui stare alla larga, uomini loschi con cui era di gran lunga meglio non incrociare lo sguardo.

Shanks era diverso: il suo animo era gentile, le sue risate erano spontanee e libere, il suo modo di giocare con Rufy poi lo rendeva particolarmente incline agli scherzi (più di quanto in realtà non fosse già), anzi avevo quasi difficoltà a decidere chi tra i due fosse più infantile, dal momento che si era venuta a creare un'amicizia così solida e speciale da farli diventare quasi inseparabili.

La prova schiacciante che l'amicizia, l'amore e tutti i sentimenti simili non hanno età: li vedevo ridere e darsi di gomito e mi chiedevo se mai mi sarei stancata di starli a guardare; lui tornava bambino, l'altro giocava a sentirsi grande e lo ammirava come un esempio da seguire.

"Makino" la voce del diretto interessato mi riportò alla realtà "Hai capito? Sono Shanks, nient'altro"

I miei occhi si aprirono esageratamente nei suoi e si scontrarono, scuro contro scuro, mentre mi ricomponevo e gli rivolgevo l'ennesimo sorriso "Certo, Shanks"

E quello non era altro che un caldo pomeriggio trascorso in sua compagnia, ma dato che l'ora di punta batteva sulla locanda fino a renderla una sauna, i pirati si erano presi la libertà di giocare stancamente a carte tra i tavoli, mentre Rufy si era appisolato scompostamente su una sedia e Shanks se ne stava di fronte a me a sorseggiare sakè.

"Il pranzo di oggi era davvero ottimo" si complimentò improvvisamente.

"Ti ringrazio, sei gentile" forse era per il mio distribuire sorrisi in continuazione, oppure per la circostanza di per sé, eppure le guance gli si colorarono leggermente: era buffo starlo a guardare così, senza mantello, senza cappello, colto in un'azione naturale e giornaliera: veramente per un istante smetteva di essere un temuto capitano pirata ed era semplicemente Shanks, nient'altro che Shanks.

Dovevo dire che, tra tutti, quello era in assoluto il mio momento preferito: l'attimo in cui gli zigomi divenivano dello stesso colore dei suoi capelli, che non si capiva di che tonalità fossero, era davvero come se le comprendessero tutte e sprigionassero energia rossa a grandi livelli: un'energia dalla quale, molto presto, sarei stata fulminata inevitabilmente. ©

 

 

 

Le prime battute sono un evidente riferimento a Elizabeth Swan e Will Turner di “Pirati dei Caraibi”.

Non essendo Makino molto presente in One Piece (ma finalmente ora è almeno nella lista dei personaggi della sezione), non posso dire quanto sembri OOC o IC: la mia percezione è che sia una ragazza educata, spiritosa e sempre sorridente anzi, credo fermamente che dietro quei sorrisi si nasconda in verità un’intraprendenza che non ha nulla a che vedere con l’imbarazzo di Shanks (ecco che comincia a fare la pervertita…): infatti secondo me il rosso è un po’ impacciato con le donne, ma forse mi sbaglio… voi che ne dite? xD

Il titolo della storia è il nome di una canzone di “Alice nel paese delle meraviglie” (quella che cantano i fiori…sì, sono una specie di fanatica della Disney) di cui si scoprirà l’intento più in là.

Se notate errori di vario genere, grammatica, trama… fatemi un fischio ;)

 

 

 

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Capitolo 2
*** Capitolo Due ***


Erano già volati diversi mesi da quando i pirati di Shanks avevano stretto amicizia con noi: era piacevole trascorrere le giornate con loro, ridere, conversare e scherzare; di tanto in tanto gli uomini si divertivano a far arrabbiare Rufy e a ricordargli di quanto fosse piccolo per poter sperare di unirsi alla loro ciurma.

Il bambino, dal canto suo, era terribilmente infastidito da quei commenti sulla sua età e la cosa lo mandava talmente in bestia da farlo diventare rosso dalla rabbia "Io non sono un moccioso, ho sette anni!" era senz'altro la frase che ripeteva più spesso.

Tentavo di fargli tornare la calma come meglio potevo, cercando di trattenere quella risata che voleva a tutti i costi esplodere sul mio viso, soprattutto quando Shanks lo prendeva in giro con frasi come "Diventerai senza dubbio un temibile pirata, se mangi tante acciughe: la dieta perfetta per il capitano più pericoloso del Grande Blu" 

Gli sussurravo un "Grazie" appena accennato: senza il suo aiuto, probabilmente, Rufy si sarebbe nutrito tutti i giorni di bistecche a volontà e, tra le tante cose che avevo promesso a Garp, c'era anche un'alimentazione varia e corretta.

L'unico inconveniente era il tono esageratamente enfatizzato e ben poco convinto con cui lo diceva il rosso, il quale rischiava di farmi scoppiare a ridere davanti al ragazzino ogni volta "Guarda che ti marco" lo minacciava "Fino all'ultimo boccone, svelto, altrimenti niente dolce"

Rufy sbuffava a bocca piena, ma sapevo che avrebbe fatto qualsiasi cosa per il suo eroe, al quale rivolgevo sempre un sorriso eloquente che voleva dirgli quanto, anche quel giorno, mi avesse fatta divertire e mi avesse aiutata allo stesso tempo.

I guai si presentarono quando Rufy lo mise improvvisamente alle strette di fronte ad un piatto di cetrioli bolliti "Ecco, se fai tanto il saputello, perché non li mangi tu?" ringhiò il bambino con un tono feroce che avrebbe fatto invidia ad un adulto scontroso.

Io e Shanks ci scambiammo un'occhiata d'intesa, ma poi lui parlò "E privarti della tua razione quotidiana di pirateria assicurata? Giammai" scosse la testa con fare teatrale "Tutto per te, amico! Questa è una garanzia, fidati" gli fece una linguaccia "Cresci forte e muscoloso" gli posizionò il piatto sotto il naso, facendogli inalare il pessimo odore delle verdure e provocandogli un moto di disgusto.

"Bleah!" si tappò il naso Rufy.

Mi portai una mano sulla bocca, reprimendo le risate e osservando compiaciuta la sua espressione corrucciata mentre veniva costretto a portarsi il cucchiaio colmo alla bocca dallo sguardo vigile del capitano.

"Hey, ragazzi" Lucky Lou attirò d’improvviso la nostra attenzione, non smettendo di addentare il suo solito cosciotto di pollo "Mi hanno detto che c'è una spiaggia carina al limite del villaggio, magari potremmo farci un giro"

Yasop scoppiò a ridere, mentre giocava stancamente a carte con gli altri "Siamo pirati, Lucky, non ragazzine in gonnella"

"Al diavolo, Yasop!" si entusiasmò invece il capitano "Io ci voglio andare! Dopotutto siamo qui per riposarci, no?"

"Già, una bella bevuta in riva al mare non me la perdo" aggiunse Benn Beckman, facendo un profondo tiro di sigaretta.

"Posso venire con voi?" chiese speranzoso Rufy.

"Non ci provare, furbetto: solo quando avrai mangiato tutto!" lo ammonì subito il rosso, dopodiché si voltò in direzione di un membro della sua ciurma che gli stava chiedendo come arrivare a destinazione.

Il bambino approfittò di quell'attimo di distrazione per infilargli il cucchiaio pieno di cetrioli in bocca con tutta la forza che aveva nel corpicino "Così impari!" sentenziò con sdegno.

"Rufy!" lo richiamai con vergogna "Coraggio, fai il bravo!"

Shanks tossì e sputò la verdura sotto le sonore risate dei suoi compagni "Quel piccoletto te l'ha fatta, capitano!"

"Piccolo demonio pestifero..." imprecò il rosso, pulendosi la bocca ma non riuscendo a mascherare un sorriso ammirato: probabilmente, lo divertiva l'ostinata sfacciataggine di quel ragazzino, la sua audacia, il suo continuo sognare di diventare uno di loro senza mai esitare "Ora ti faccio vedere io!" 

Quando Rufy gli rispose con una linguaccia verde a causa del suo pasto poco gradito, Shanks si gettò su di lui e cominciarono a lottare con foga, ma anche con affetto. Appoggiai un gomito sul bancone e mi sorressi la testa con la mano: quando si mettevano d'impegno, quei due erano un vero spasso; potevano farmi passare le giornate così, in un batter d'occhio.

"Dai, Rufy: finisci di mangiare i tuoi cetrioli" lo incentivai "Ti prometto che dopo ti offrirò una torta al cioccolato" gli feci un occhiolino promettente.

Ma il piccolo era così impegnato a darsele di santa ragione con l'altro, che probabilmente non udì nemmeno la mia voce: improvvisamente, riuscii a distinguere tra il groviglio di braccia e gambe che si era creato, di nuovo Rufy che imboccava Shanks con una cucchiaiata verde.

"Aaah, che schifo!" sputò l'uomo, disgustato "Me l'hai fatta di nuovo, stupido moccioso!" ma mentre il bambino se la rideva, il rosso piantò inaspettatamente gli occhi nei miei con fare imbarazzato "Voglio dire, sono le verdure ad essere schifose, tu...tu le cucini magnificamente"

"Ti ho preso!" Rufy gli si aggrappò al collo e lo trascinò a terra, costringendolo a riprendere la lotta "Combatti seriamente, non ti devi risparmiare!"

Un sorriso timido fece capolino tra gli incendi del mio volto, una folata di vento dello stesso colore dei suoi capelli: acqua fresca, prevenzione, estintori scarlatti, autosuggestione...come può quest'uomo mandarmi così facilmente in iperventilazione? 

 

 

 

 

 

 

 

Lasciai il Partys bar alle cure di Woopslap per un momento e accettai l'invito del capitano di accompagnarli alla spiaggia: quando me l'aveva proposto ero stata restia, ma poi il sindaco mi aveva pregata di concedermi un po' di svago e mi aveva promesso che al locale ci avrebbe pensato lui fino al mio ritorno. 

In verità la cosa mi aveva turbata non poco, ma tutte le preoccupazioni sfumarono non appena avvertii l'odore di salsedine e il vento tra i capelli: quello, in assoluto, era forse uno dei posti che preferivo di Foosha.

Mi parve di notare lo sguardo di Shanks su di me mentre mi godevo il vento, ma decisi di dissimulare "Siamo arrivati" esclamai invece, introducendoli in quel luogo caldo e deserto.

"Sììì!!!" Lucky Lou si buttò a pancia all'aria nella sabbia, era divertente starlo a guardare mentre rotolava felice e si perdeva ad ammirare il mare immenso "Era proprio di questo che parlavo!"

"Aaah, sei proprio un maialozzo, Lucky!" gli si gettò addosso Yasop, ridendo e cominciando ad affondare le dita nella sua pancia "Guardati, sei diventato ancora più morbido!"

"La verità è che ti piace toccarmi, stupido cecchino!" gli rispose a tono l'altro.

"E' molto bello qui" mi disse Shanks lievemente rosso in volto, ignorando i suoi compagni che prendevano posto sulla sabbia oppure andavano a bagnarsi in acqua.

"Sì" concordai avvampando, ma mi sforzai per sembrare più loquace "E se si è con la compagnia giusta, si può anche..."

"CAPITANO AFFERRATO!" urlarono tutt'a un tratto due uomini che avevano preso Shanks di peso e ora si apprestavano a trasportarlo verso il mare con una velocità inaudita.

Il rosso scoppiò a ridere "Ottima idea, ragazzi!" poi si rivolse a me "Tienimi questo" mi affidò il suo cappello di paglia, mentre lo fissavo confusa e lo guardavo lasciarsi buttare in acqua con gioia, come se non aspettasse altro.

Libertà, spensieratezza e gioco: tutto si costruiva su castelli di sabbia destinati a restare indelebili nella mia memoria, nessun'onda avrebbe mai potuto cancellare quella che per me era vita scoppiettante nei ventricoli cardiaci, nessun orizzonte avrebbe mai potuto dividere il rosso dal verde come lo faceva così deliberatamente con l'azzurro del cielo e l'azzurro del mare.

Il tempo scappò via dalla mia presa come vento che sfugge al controllo, mentre i ragazzi si rinfocillavano con il sakè e si strizzavano le camicie bagnate: io ero semplicemente intenta a giocherellare con quel cappello e contemporaneamente un velo di rossore s'impossessava pian piano delle mie guance nel vedere tutti quegli uomini a torso nudo.

Mi ripromisi di andarmene di lì a poco ma, quando anche Shanks raggiunse il gruppetto, le mie gambe si rifiutarono di alzarsi: tornava dall'acqua passandosi una mano tra i capelli rossicci e fradici incollati al volto, i vestiti zuppi che grondavano gocce a perdita d'occhio "Bevete senza di me?" afferrò subito una bottiglia di alcool e si sedette accanto a me.

"E così tu conoscevi questo paradiso e non ci avevi ancora portati?" mi chiese Benn Beckman con tono affabile.

"Beh, diciamo che aspettavo l'occasione giusta" mi giustificai stupidamente, continuando a tormentare quel povero capello con le mie dita nervose "Spero siate rimasti soddisfatti"

"Ma certo" intervenne Yasop, leggermente brillo "Questi spettacoli non si vedono tutti i giorni lungo la Rotta Maggiore"

"Che cavolo dici?" lo riprese brusco Shanks, staccatosi per un attimo dal sakè.

"Sciocchezze!" li rimproverò Lucky Lou "Si possono ammirare tante altre cose belle e sapete perché? Perché...perché..." tesi le orecchie per udire meglio il continuo, ma l'uomo stroncò il suo discorso con un violento morso alla sua inseparabile coscia di pollo.

Sospirai: uomini ubriachi. In teoria avrei dovuto esserci abituata, eppure la grandezza e l'originalità delle loro stupidaggini mi sorprendeva sempre.

"E staccati da questa fottuta coscia di pollo!" Yasop cercò di tirargliela, ma con scarsi risultati "Il prossimo passo sarà dormirci insieme?"

"Ti piacerebbe averne una tutta per te!" gli rinfacciò l'altro, offeso.

"Perdonali" cercò di scusarsi Beckman "Quando esagerano con l'alcool, cominciano a litigare per le futilità"

"Nessun problema" lo rassicurai con un sorriso "Lavoro in una locanda, so come vanno a finire queste cose"

Prima che potessi aggiungere altro, la testa di Shanks andò a finire ubriaca sul mio grembo: non riuscii a reprimere un moto di sorpresa e l'istintivo gesto di alzare le mani, ma poi Benn Beckman rise "A quanto pare, anche il nostro capitano non ha retto"

"A quanto pare no" ripetei meccanicamente, osservando dapprima spaventata, poi intenerita gli occhi chiusi del capitano e il suo respiro regolare: evidentemente, il nuovo sakè aveva avuto le sue conseguenze mescolandosi con quello scolato poco prima alla locanda.

"Posso centrare una formica anche a cento piedi di distanza! Dritto in mezzo alle sopracciglia, BAM!"

"Ma figuriamoci! Se non sai nemmeno da che parte addentare un pollo!"

"Lou, diavolo, esistono anche altre cose oltre ai tuoi stramaledetti polli! C'è mio figlio, anche lui è..."

"Eccolo che ricomincia! Ti ho già detto mille volte che se non si può cucinare, non ne devi parlare!"

Mi estraniai dalle chiacchiere dei presenti e feci scivolare le mani sul viso di Shanks: il suo colorito era straordinariamente acceso e la sua fronte sudata, lo vidi accoccolarsi contro il mio palmo destro, mentre mormorava sottovoce "Sei tanto buona, Makino...tanto buona" evitai di soffermarmi troppo, con tutto quell'alcool era il suo inconscio a parlare, però quella frase mi fece sobbalzare il cuore ugualmente.

La mia espressione si addolcì ulteriormente quando l'ombra di un sorriso gli increspò le labbra mente accarezzavo premurosa la sua barba, facevo avanzare i polpastrelli sulle sue palpebre chiuse e andavo a toccare con mano la grande cicatrice sull'occhio sinistro: mi chiesi chi o cosa gliel'avesse inflitta...

Bacialo.

Scossi la testa, cercando con tutta la buona volontà di scacciare dalla mia mente la tentazione di avvicinarmi alle sue labbra. Insomma, le circostanze erano perfette: lui sbronzo tra le mie braccia, fantasticamente incosciente da non ricordarsi né il proprio nome né, eventualmente, quel fugace bacio che tentavo disperatamente di mettere a tacere dentro me.

Bacialo, bacialo, bacialo.

E le mie gote dovettero imporporarsi violentemente, data l'occhiata quasi preoccupata che mi lanciò Beckman: avrei dovuto dare una controllata alle mie emozioni. I pirati non la smettevano di sghignazzare per i motivi più banali, mentre io mi godevo il mio angolo di pace e tenerezza attraversando delicata i tratti del viso di Shanks: gli scostai una ciocca di capelli dalla fronte e lo guardai con apprensione, sperando vivamente che gli altri non si accorgessero delle attenzioni che gli riservavo.

Ma l'ebbrezza, compagna fedele di allegre genti instancabili, non gli avrebbe concesso il beneficio della memoria, non quella volta, no. E agognata libertà d'agire, se tu non fossi così tremendamente lontana dalle mie decorose consuetudini io so che ti avrei già afferrata al volo, conquistata, avrei colto la tua occasione momentanea.

Shanks si girò scompostamente sul mio grembo, facendo toccare con leggerezza le sue labbra socchiuse con l'interno della mia mano: erano ancora umide, intrise di alcool e acqua di mare, ma non trovai parole adatte per esprimere a me stessa la sensazione bollente che trasmisero a tutto il mio corpo.

Fu la goccia che fece traboccare il vaso, sentivo di non poterne più, rischiavo di sbottare da un momento all'altro: così, improvvisamente, mi alzai e lasciai cadere la sua testa nella sabbia, dicendo più velocemente di quanto avrei voluto "Adesso devo proprio andare! Si è fatto molto tardi, Woopslap mi starà cercando!"

Il rosso tossì bruscamente, svegliandosi di soprassalto e ingerendo piccoli granelli di sabbia con aria confusa "Makino...perché te ne vai?"

"Dai, resta ancora un po'!" mi pregò Yasop che ancora si ostinava a tenere una bottiglia tra le mani.

"C'è alcool per tutti" provò a motivarmi Lucky Lou, alzando la coscia di pollo nella mia direzione.

"Mi dispiace" farfugliai, imbarazzata e lusingata "Ma ci vediamo alla locanda. D'accordo? Divertitevi!" e mi affrettai a sparire dalla circolazione, lasciandoli perplessi e annebbiati dai fasti dell'ubriachezza.

"Makino...perché te ne vai?” ©

 

 

Perdonate gli eventuali ritardi con cui pubblicherò questi capitoli, ma il dovere scolastico chiama L Dunque, ho appena scoperto che Shanks resta la bellezza di un anno intero a Foosha a rinfocillarsi: dopo essere andata in panico da “Oh mio Dio come farò a scrivere delle vicende che intercorrono in così tanto tempo?” (contavo di parlare di qualche settimana, ma niente di più) e dopo essermi sentita ignorante, devo dire che ora sono più ottimista. Quindi…me la caverò, in un modo o nell’altro xD

Non ho molto da dire su questo capitolo, se non che sto cercando di rendere il tutto con una buona dose di semplicità perché è proprio questo che mi ha sempre ispirato questa coppia. Spero vivamente di non ricadere nel banale!

Fatemi sentire se ci siete ;) Kisses

 

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Capitolo 3
*** Capitolo Tre ***


"Mi dia un bel pesce, signor pescivendolo!" Rufy si aprì in un sorriso a trentadue denti, al che il venditore non poté resistere e gli porse l'acquisto in una busta, ridendo.

Gli accarezzai i capelli "Non ti preoccupare, ci penso io" lo presi per mano e lasciai che mi accompagnasse alle altre bancarelle del mercato "Ho la lista delle cose da comprare, non c'è pericolo di sbagliarsi"

"Ma potresti sempre tralasciare qualcosa! E' per questo che sono qui" mi fece notare con precisione, guardandomi dal basso e sorridendomi con aria innocente.

"Meno male, allora" gli concessi, divertita.

La spesa del sabato mattina era una delle attività preferite del piccolo Rufy: veniva a chiamarmi impaziente ogni volta e mi pregava di darmi una mossa quando ero in lieve ritardo perché "...altrimenti le persone potrebbero finire tutte le cose buone e io non voglio restare a bocca asciutta!".

Così, mi faceva sempre compagnia durante le commissioni settimanali e mi rendeva il tutto meno noioso con la sua allegria: anche i negozianti avevano ormai imparato a conoscerlo e a lasciarsi contagiare, alcuni l'avevano preso talmente a cuore da regalargli persino delle leccornie.

E fu proprio mentre leccava rumorosamente una di queste, che facemmo un incontro del tutto inaspettato "Ma guarda un po' chi si rivede!"

"Shanks!" s'illuminò subito il bambino, mostrando i denti colorati di rosa shocking a causa del lecca-lecca alla fragola "Che ci fai qui?"

Il rosso si sciolse in un'espressione affabile, portandosi una mano in tasca e una sul cappello "In verità stavo venendo all'osteria, ma dato che vi trovo qui..."

"Ti piacerebbe fare la spesa con noi?" gli chiese velocemente Rufy, sporgendosi verso di lui con crescente aspettativa e con occhi luccicanti.

"Sei proprio un piccolo demonio! Dovresti fare un corso accelerato di buone maniere!" Shanks scoppiò a ridere "Prima di prenderti certe libertà dovresti chiedere a Makino, perché..."

"Ti piacerebbe fare la spesa con noi?" mi aggiunsi allora anch'io, assumendo lo stesso tono veloce e ricco di aspettativa del piccolo e camuffando il mio imbarazzo nell'infantilismo.

Il capitano restò inizialmente interdetto, ma poi indugiò sul mio sorriso sincero e capì che non l'avevo fatto solo per Rufy "D'accordo" accettò finalmente "Ma solo perché me l'ha chiesto Makino!" fece una linguaccia all'altro, facendolo imbestialire, ma dopo un attimo di irrefrenabile contentezza, l'attenzione di Rufy era già stata catturata da qualcos'altro.

"Wow, Makino!" mi tirò la gonna lunga, impiastricciandola con lo zucchero del lecca-lecca appena ingurgitato "Dobbiamo assolutamente comprare quei biscotti!" 

Io e Shanks ci voltammo istintivamente nella direzione indicata dal bambino, ma a quel punto persi anche l'altro "E' vero, sembrano davvero buoni!" concordò il rosso, facendo sì che il luccichio dei suoi occhi si confondesse con quello del moro "Mai provati con il ketchup?"

Arricciai il naso, ma non riuscii a nascondere un leggero divertimento "Capitano!"

Rufy si entusiasmò a più non posso "COSA? No! E tu ci hai mai messo lo sciroppo d'acero?"

"Aaah, trucchetti da dilettanti!" minimizzò l'uomo, sventolando una mano per aria come per sbeffeggiarlo "E tu devi chiamarmi Shanks!" mi puntò l'indice contro simulando austerità, ma riuscendo solo a farmi arrossire.

"Va bene" risposi con un sorriso timido, dopodiché continuammo il nostro giro per le bancarelle tra le suppliche di Rufy che avrebbe voluto acquistare l'intero mercato e l'appoggio del rosso, al quale pure avrebbe garbato l'enorme quantità di cibo in esposizione.

"Guarda, Makino!" un altro strattone sulla gonna "Quell'anguilla si muove ancora nonostante la testa mozzata!"

"Che forza! Dobbiamo assolutamente comprarla!" si aggiunse Shanks particolarmente esaltato "Con una buona dose di maionese e sakè ti assicuro che..."

"E guarda quelle bistecche! Dio, solo a pensarci mi viene l'acquolina in bocca!" afferrai subito la mano del bambino, il quale tentava di sgusciare dalla mia presa per andare a correre a destra e a manca come se fosse nel paese dei balocchi "E quelle angurie gigantesche! Ne hai mai mangiate di così grandi, Shanks?" tentò di prendere per mano anche lui, ma il rosso si ritirò.

"Hey, ricorda che sono pur sempre un capitano pirata" ghignò, sistemandosi il cappello sulla testa "Non puoi mica pretendere che prenda per mano un moccioso davanti a tutti"

"Io non sono un moccioso!" s'impuntò il piccolo "Smettila di chiamarmi in questo modo!"

"E dai, Rufy" provai a consolarlo con dolcezza "Il capitano è già stato molto gentile ad accompagnarci"

"Shanks!" mi rinfacciò ancora una volta il diretto interessato, piantando gli occhi nei miei.

Mi fermai un momento a godere di quella stramba ma piacevole situazione: guardai a fondo gli occhi di Shanks e ascoltai deliziata le risate di Rufy, pensando che non avrei potuto essere più felice di così. 

Noi tre soli in una cittadina qualunque, a ridere per una banalità qualunque, ad immergerci l'uno nell'allegria dell'altro, credevo fermamente che sarebbe potuto durare per sempre, senza mai stancarci: dopotutto, un'ideale figura materna e paterna nella vita del piccolo non avrebbe guastato, ci saremmo divertiti anche noi ad impartirgli lezioni alle quali in fondo non credevamo, oppure l'avremmo accompagnato al parco giochi e l'avremmo guardato giocare ridente con i suoi coetanei, dando chissà cosa pur di poter tornare infanti.

"Oh, guardate quelle mele!" Rufy scappò improvvisamente dalla mia stretta, riportandomi violentemente alla realtà: probabilmente, gli occhi di Shanks avevano sortito il loro effetto afrodisiaco e mi avevano fatta viaggiare un po' troppo con la fantasia.

"RUFY!" ci ritrovammo a gridare all'unisono, per poi prendere ad inseguirlo mentre si avviava sbavando copiosamente verso il povero fruttivendolo.

"Un giorno o l'altro quel piccoletto ti farà passare qualche guaio, cazzarol..." le parole si Shanks si smorzarono nell'attimo in cui si voltò paonazzo verso di me "Acci...accipicchia!"

Non resistetti più: scoppiai a ridere a crepapelle, dando finalmente sfogo a quel buonumore che riusciva a trasmettermi Shanks e sentendomi libera e spensierata, trascinando inevitabilmente nell'ilarità anche il capitano della Red Force.

E così, proprio così avrei voluto restare per l'eternità: quella complicità tra noi, quel ridere contagioso che non la smetteva di darci il tormento e prendersi gioco dei nostri sentimenti già ben celati, avrebbe davvero tutto ciò rischiato di farmi perdere il controllo davanti a tutti?

"Hey, voi! Cos'avete da ridere?" Rufy si avvicinò a noi mordendo una gustosa mela scarlatta "E' caduta la busta del pesce" m'informò indifferente, mentre continuava a sbranare quel frutto con avidità inaudita.

"Sì...certo" mi asciugai una lacrima e mi chinai a raccoglierla, ma la stessa identica azione fu compiuta da Shanks, cosa che ci costrinse ad alzare gli occhi imbarazzati non appena le nostre mani si toccarono "Mi dispiace, io..." farfugliai, mortificata.

"No, figurati" lui dissimulò, portandosi una mano dietro la nuca e rialzandosi sorridente "Non è niente" arrossì parecchio anche lui.

"Shanks" incalzò tutt'a un tratto Rufy "Mi piace il tuo cappello! Perché non me lo regali?"

"COSA?" sgranò gli occhi il capitano "Stai scherzando, vero?"

"Temo sia serio" lo avvisai con un sospiro rassegnato.

"Oh...beh, ecco...vedi..." se lo tolse e lo rigirò tra le mani "Sai, per me è molto importante. Ci sono terribilmente affezionato"

"A me non sembra tanto speciale" commentò con nonchalance il bambino.

"Allora perché diavolo mi hai chiesto di regalartelo, stupido lattante?" s'imbestialì il rosso, ma dopo un attimo tornò serio "Me l'ha regalato una persona speciale e mi ha accompagnato in tante avventure" stette a guardarlo pensieroso per un po', poi lo indossò di nuovo "Ti piacerebbe averlo! Ma non te lo regalerò mai, nemmeno se dovessi metterti a frignare come una bambina di quattro anni!"

Rufy ringhiò "Sei un adulto sciocco e presuntuoso!"

Shanks gli fece una smorfia "Sì, lo so" e continuarono a bisticciare per tutta la strana del ritorno, mentre mi aiutavano a trasportare le buste stracolme di cibarie e a tratti facevano anche a gara a chi raggiungeva per primo questa o quella bancarella.

"Mi è piaciuta molto questa mattinata!" concluse un Rufy straordinariamente soddisfatto una volta tornati al Partys bar "Dovremo farlo più spesso"

"Sai, piccoletto, non credo proprio che Makino sia disposta a..."

"Questa mattina è piaciuta molto anche a me" mi affrettai ad intervenire, sfoderando uno dei miei migliori sorrisi ed ottenendo un rosso appena accennato sulle sue guance "Ora è meglio che vada a sistemare gli acquisti" mi defilai immediatamente, dirigendomi a passo svelto verso le scale che conducevano al piano superiore. 

 

 

 

 

 

 

Ero immersa nei miei pensieri sul balcone, i gomiti sulla ringhiera e lo sguardo verso il mare: quanto quella sensazione mi facesse stare bene non era esprimibile a parole, in quel momento la realtà circostante si riduceva ad una sorta di sfondo sbiadito e c'ero soltanto io e il mare e il sole...

"Caz...caspiterina!" un forte rumore mi fece girare di soprassalto "Perdonami, ero venuto a posare le buste" si scusò subito Shanks, arrossendo e raccogliendo le scatole di biscotti che gli erano cadute "Non sapevo fosse il tuo appartamento, me ne vado subito" si voltò senza soffermarsi sulla mia espressione sorpresa e fece per andarsene, ma io feci un respiro profondo e lo richiamai indietro.

"Aspetta" lo fermai con tono quasi implorante "Vieni qui" lo invitai sul balcone insieme a me con il viso imporporato.

Il rosso avanzò a passi incerti verso la ringhiera, dopodiché si lasciò andare ad un meraviglioso sorriso "Wow! Che panorama!" lo scrutai ammirata, tentando disperatamente d'ignorare il cuore che a momenti mi esplodeva dal petto e concentrando gli occhi sui tratti del suo bel viso, sul suo corpo e sui suoi capelli.

"Hai comprato la casa con vista, eh, furbacchiona" commentò tra sé e sé, per poi schiarirsi la voce bruscamente "Volevo dire...persona molto astuta"

"No" ammisi con un velo d'imbarazzo, nonostante le sue parole avessero suscitato in me anche un certo divertimento "Veramente sono in affitto"

"Oh" fece lui, appoggiando i gomiti sulla ringhiera e voltandosi a guardarmi negli occhi.

Energia fuori dal comune, iridi liquide sciolte nelle mie, asfissia, battiti accelerati: sei palpabile tensione, sottile equilibro che minaccia d'infrangere devastante i miei timidi specchi, ho necessità di spostare il fulcro dell'attenzione.

"In verità ho scelto quest'appartamento per un motivo ben preciso" confessai improvvisamente, non smettendo di dare il tormento alle mie dita intrecciate.

"E quale sarebbe?" domandò lui incuriosito, sorridendomi gentile come solo lui sapeva essere.

Presi coraggio e decisi di vuotare il sacco "Vedi" indicai il sole "Questa è l'ora in cui ha la posizione più alta nel cielo...non è bellissimo?"

Annuì raggiante, eppure c'era ancora qualcosa che non tornava "E quindi?"

"Beh..." abbassai nuovamente lo sguardo, sentendomi i suoi occhi scuri addosso: evidentemente, il bel capitano era un po' duro di comprendonio "Mio nonno era un musicista e..."

"Che forza! Davvero?" m'interruppe con fare entusiasmato, guardandomi poi con occhi interessati come quelli di un bambino che scopre una magia.

"Sì" affermai con un sorriso intenerito "Una delle sue composizioni più belle si chiama 'Nel meriggio d'oro' e mia nonna l'ascoltava sempre quando lui era via, così..."

"Fantastico!" s'illuminò "Fammela ascoltare!"

"Magari la prossima volta" acconsentii con ritrosia, stringendomi nelle spalle e provando a non guardarlo negli occhi.

"Makino..." il mio nome pronunciato con quella voce mi provocò un brivido lungo la schiena "Dovresti partire con me, sai" mi disse deliberatamente, sedendosi a cavalcioni sulla ringhiera e ammirando estasiato il sole "Ti porterei nel meriggio d'oro"

"Lo faresti sul serio?" mi portai le mani alla bocca istintivamente, come per contenere la mia prorompente felicità.

"Ma certo" si voltò nella mia direzione e mi fece un occhiolino, il viso ombreggiato dai raggi solari che mi martellava il cuore.

Lo credi possibile? Io e te per mare? Cosa sarebbero i giorni, perderebbero la loro durata gli anni, la stessa consistenza la acquisterebbero i sogni.

"Capitano..." feci dopo un istante di esitazione, costringendomi a distogliere lo sguardo dal suo.

"Shanks" mi corresse immediatamente lui.

"Shanks..." ripetei in un soffio, come se avessi quasi timore che pronunciando il suo nome avrei rischiato di bruciarmi del tutto "Di che colore sono i tuoi capelli?"

"Come sarebbe a dire?" fece perplesso, ma anche compiaciuto: probabilmente, pensava che fossi daltonica o che avessi qualche problema a livello cerebrale.

"I tuoi capelli sono..." mi avvicinai a lui quasi senza accorgermene "…strani..." fui talmente vicina da afferrargli una ciocca e sfiorarla con le dita, lasciando che quella morbidezza mi solleticasse i polpastrelli "Ecco, io non ho mai visto un rosso così...rosso" sottolineai stupidamente, mentre lui pensava forse che avessi battuto la testa salendo le scale.

"Mia madre aveva i capelli di questo colore" mi spiegò semplicemente, non nascondendo un'espressione divertita "Immagino si chiami rosso porpora o cremisi o giù di lì"

"E' proprio questo il punto" m'intestardii con ardore "Io le conosco bene quelle tonalità e ti assicuro che visti così da vicino non sembrano rientrare in nessuna di esse" deglutii nervosamente, rendendomi conto del calore che aveva invaso le mie gote e che ora, magari, s'intonava perfettamente con la sua chioma.

"Potremmo chiamarlo 'Rosso Shanks', ti va?" mi propose azzardato.

Scoppiai a ridere "D'accordo" non feci in tempo a chiedergli altro, perché Woopslap venne ad annunciarci che il pranzo era servito e che non vedeva l'ora di farci provare la sua cucina. 

Io e Shanks ci scambiammo un'occhiata preoccupata: di certo, il sindaco di Foosha non era mai stato un campione ai fornelli e ridemmo entrambi, pensando quanto i pirati avrebbero gradito l'imminente notizia. ©

 

 

Maledetta scuola che m’impegna così tanto da non concedermi nemmeno qualche ora per scrivere! E odio quando non riesco ad aggiornare nei limiti di tempo che mi ero prefissata! >.<

Spero, come sempre, che il ritmo della narrazione non risulti troppo veloce e stavolta mi è sembrato anche di essere ripetitiva: ho come la sensazione di utilizzare sempre le stesse parole e gli stessi clichés…ovviamente mi auguro di sbagliarmi xD

Ho fatto un conteggio approssimativo dei capitoli e saranno più o meno otto: dal prossimo cercherò di ridurre quest’atmosfera fluff con Rufy e vedrò d’inserire più ShanksxMakino, lo prometto!  ;) Intanto vi anticipo che il prossimo aggiornamento sarà quello che tutti state aspettando, quindi ci sentiamo presto e spero di sentirvi in molti!!!

P.S. Ho aggiunto una citazione all’inizio del primo capitolo di Verlaine che mi sembrava appropriatissima alla storia :3

 

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Capitolo 4
*** Capitolo Quattro ***


"Hai bisogno di una mano, Makino?" 

Mi voltai esausta in direzione della voce, non rendendomi conto inizialmente che si trattasse proprio di lui: Shanks se ne stava seduto al tavolo in fondo a sinistra a giocherellare col suo cappello di paglia, il volto in ombra che però mi permise di scorgere ugualmente un mezzo sorriso sulle sue labbra sottili.

Gli altri avevano già sgomberato il campo a causa dell'ora tarda e della sonnolenza post sbornia, quindi io mi ero attrezzata con musica e scopa e avevo cominciato a pulire il pavimento del locale, convintissima di essere rimasta ormai da sola: quella domanda, infatti, mi fece sussultare spaventosamente.

"Capitano, sei tu? Che ci fai ancora qui?" mi ringraziai mentalmente per aver provveduto a spegnere le luci e ad illuminare l'ambiente in maniera soffusa e tranquilla, in modo che le mie guance da peperone non fossero ben visibili.

"Perdonami" si alzò subito dalla sua postazione e mi venne incontro "Ero tornato perché nella confusione avevo dimenticato il cappello sul tavolo, ma poi..." si portò una mano alla nuca, sorridendo dolcemente "Beh, ti ho sentita cantare e non ho potuto fare a meno di sedermi ad ascoltarti"

Impugnai con ancora più forza il manico della scopa e ci affondai le unghie, mentre con ogni probabilità il mio viso s'incendiava completamente "E' da molto che ci sei?"

"Il tempo di una bella canzone" confessò per nulla dispiaciuto "Sai, canti davvero bene, dovresti..."

Una mia risata nervosa interruppe il suo discorso "Non c'è bisogno che ti complimenti, avrei accettato comunque il tuo aiuto" la buttai lì per cambiare argomento, ma forse peggiorando la situazione. Possibile che fossi stata così presa dalla musica da non accorgermi della sua presenza?

"Per me è un piacere" riecheggiò la sua voce nel silenzio del passaggio da una canzone all'altra, mentre afferrava uno straccio e cominciava a pulire il bancone, volenteroso.

Non potei fare a meno di mordermi un labbro, sulle note iniziali della canzone successiva: come avevo potuto accettare di fargli pulire la locanda? Insomma, la mia voglia di passare del tempo con lui non poteva risolversi in tirannie egoistiche o lavori forzati oppure ingiustificabili pretese.

Ma per perdermi nei tuoi occhi, capitano, per ridere alle tue battute in un tempo extra ritagliato solo per noi, per godere della tua compagnia e per ammirare i tuoi capelli Rosso Shanks, temo che avrei rischiato persino di schiavizzarti, costringerti a starmi accanto, prenderti in ostaggio per tutta la vita.

Scacciai quei pensieri oppressivi e feci per aprire la bocca: volevo dirgli di non preoccuparsi e di lasciar fare a me, ma le sue parole bloccarono le mie.

"Non dovevi farmi ascoltare una certa canzone?" ammiccò con naturalezza, continuando a passare lo straccio sul legno.

"Ti prometto che prima o poi l'ascolterai" gli sorrisi anch'io, facendogli capire chiaramente che quello non era proprio il momento adatto.

Seguirono diversi minuti di silenzio, in cui l'unico suono non fu altro che la musica leggera in sottofondo e lo spostamento delle sedie sui tavoli: mi preparai a lavare il pavimento sporco di birra, asciugandomi la fronte e cercando di assumere un atteggiamento disinvolto malgrado la presenza del rosso.

Lui, d'altra parte, aveva appena finito di canticchiare e di svolgere il suo compito, quando commentò divertito "Hey, questo posto è un vero paradiso quando non c'è quella peste logorroica!" ancora una volta aveva parlato nell'intervallo tra una canzone e l'altra e ancora una volta la sua voce era risultata alle mie orecchie come la musica più bella in assoluto.

Non riuscii a trattenere un risolino "Già, forse hai ragione" gli concessi, nonostante adorassi Rufy più di qualunque altro bambino.

Improvvisamente, le note della seguente canzone si fecero strada nell'ambiente e nello stesso istante gli occhi di Shanks si accesero di una luce che non gli avevo mai visto prima "Cavolo, questa non possiamo proprio perdercela!" 

"Cosa?" chiesi istintivamente, la mia domanda cullata dal ritmo più incalzante rispetto alla melodia ascoltata fino ad allora, ma in un batter d'occhio Shanks fu a un palmo dal mio naso.

"Dai" m'incitò, porgendomi una mano "Balliamo" 

Inutile dire che dopo quell'invito il mio cuore prese letteralmente il volo: osservai titubante la mano protesa verso me, poi feci guizzare gli occhi incerti nei suoi e ci vidi qualcosa che mi diceva che non potevo assolutamente rifiutare quell'offerta. 

Adagiai il palmo sul suo, avvampando violentemente "Possiamo fare un tentativo" esclamai con un sorriso "Ma non credere che sia brava"

"Oh, non c'è pericolo" affermò lui di rimando "Per fortuna hai di fronte a te un esperto maestro" si diede tante arie goffamente, facendomi scoppiare a ridere all'istante.

E in un momento eccoci lì a suggellare il patto vincolante della danza: la danza che unisce, la danza che avvicina carnalmente le membra, la danza che condanna sensualmente le inibizioni, la danza che s'impadronisce delle menti e ubriaca col suo ritmo coinvolgente, la danza che fa battere i cuori a trecentosessanta gradi sul pentagramma della passione.

Le note si velocizzarono e il clima si fece movimentato, Shanks mi fece volteggiare tra le sue braccia simulando un fare esperto, ma non mi ci volle molto per accorgermi che in realtà in quel frangente era impacciato quanto me: tirai un sospiro di sollievo, almeno per quello non avrei dovuto preoccuparmi o sentirmi fuori posto.

Le sue mani stringevano le mie e le accompagnavano nei movimenti, trasmettendomi tutto il suo calore e trasferendolo, probabilmente, sui miei zigomi: ma tutto ciò non sembrava rappresentare un problema per il rosso anzi, ormai gli si era dipinta in volto un'espressione gaudente che ben presto s'identificò con la mia. 

Danzammo audaci tra i tavoli del Partys, sciogliendo sempre di più i nostri gesti e lasciandoci andare persino a franche risate non appena uno dei due sbagliava: era divertente ballare con Shanks, si poteva dire l'accompagnatore perfetto per un passo a due piacevole e non troppo serio.

Incrociò le gambe attorno alle mie più volte, non avrei saputo dire se intenzionalmente o casualmente, ed io roteai altrettante volte guidata da lui, facendo svolazzare le ciocche verdi nell'aria senza traccia di imbarazzo o vergogna.

Scoppiai a ridere per l'ennesima volta quando, giunti ormai alla fine della canzone, tentò di farmi fare un casquet ma rischiò di farmi battere la testa su una sedia "Che caz...che paura!" si corresse immediatamente, ma anche lui non poté fare a meno di assumere un tono divertito.

"Già, c'è mancato poco" dissi ancora affannata, cercando di calmare l'ilarità tra le sue calde braccia.

La musica era terminata, era il momento del riposo, l'attimo sacro in cui si rischia grosso, l'istante che prima o poi sarebbe arrivato ma che, inevitabilmente, ci fa sentire la mancanza di quello appena fuggito.

E io me lo concessi tutto, il riposo, sul suo petto comodo e con gli occhi chiusi: temetti che nemmeno se fossero arrivati dei banditi a rapinare il locale mi sarei mossa da quella posizione. La mia guancia sinistra poggiava sulla pelle lasciata scoperta dalla sua camicia leggermente sbottonata, avvertivo qualcosa di morbido che contribuiva a farmi rilassare ulteriormente, così decisi di esplorarlo meglio con le dita: non ebbi il tempo di riprendere completamente fiato, che un secondo dopo il mio indice e il mio medio si stavano già muovendo sul petto di Shanks, ad accarezzare quell'esile peluria che mi aveva solleticato il volto e che ora rappresentava la scusa infallibile per sfiorare il suo corpo.

Avventata, impaziente, imprudente. Nulla di composto o pudico, il mio desiderio nei confronti di quell'uomo rasentava o addirittura andava oltre lo scandaloso.

Affondai nuovamente il viso nel suo indumento bianco, rimproverandomi per le mie azioni impulsive che forse l'avevano spaventato oppure, nella peggiore delle ipotesi, l'avevano addirittura fatto ricredere sul mio conto.

Ma la sorpresa arrivò suadente, strisciante, non appena le sue labbra s'incontrarono con i miei capelli: non riuscii ad evitare di stringergli la camicia, sperando con tutta me stessa che non potesse sentire il mio cuore che batteva all'impazzata.

Perché mi baci, dannazione? Inappropriato, intimo, confidenziale contatto che minaccia seriamente la neutralità delle mie codarde emozioni.

La musica ricominciò ma, come a leggerci nel pensiero, divenne lenta e stimolante e si rese complice delle nostre intenzioni ormai palesi: Shanks si allontanò dai miei capelli e deglutì, probabilmente anche lui spaventato dal suo stesso agire, ma io lo incoraggiai posando le labbra sul pomo d'Adamo e risalendo poi per il mento barbuto.

Che queste note mi siano d'ispirazione, che mi accompagnino nelle tentazioni e si facciano beffe di un'ingenuità ostentata per troppo tempo.

Finalmente abbassò il viso e premette le labbra contro le mie, aspre e liquorose labbra da pirata, si modellavano perfettamente con la mia bocca falsamente innocente e con la mia lingua tremendamente intraprendente.

Gli strinsi i capelli e lo spinsi contro il mio corpo, prolungando quel bacio già portato allo stremo, assaporando le sfaccettature del suo profumo inebriante e leccandomi le labbra bagnate dalla sua saliva; lui mi lasciò fare, consenziente, fece scendere le mani sui miei fianchi e andò a baciarmi il collo, instancabile, mentre io mi stendevo su un tavolo e lo portavo su di me tirandolo per la camicia, altrettanto desiderosa.

Mio Capitano, da quant'è che entrambi lo vogliamo? Abbiamo aspettato troppo tempo, la verità è che sfortunatamente i complessi e i rossori richiedono dei preliminari più accurati, suggestione psicologica, per poi culminare nella privazione di tutta la loro pudicizia e nell'appagamento più grande.

Shanks era a torso nudo su di me, gli morsi un lobo, attendendo febbrilmente d'essere spogliata; lo fece, ero nuda, era nudo, i nostri corpi elettrizzati l'uno contro l'altro, era fatta; lo invitai tra le mie gambe mentre si prendeva gioco della mia attesa e tardava un'infinità ad attraversarmi le membra con le labbra.

Rosso come l'amore, rosso come la follia, rosso come la rivoluzione che sta avvenendo nei miei ormoni, rosso come l'erotismo, rosso come il sangue che mi ribolle nelle vene e che rischia d'incendiarmele, rosso come il fuoco e la passione, rosso come la proibizione e il peccato originale, rosso come il mio viso e i suoi capelli, rosso come i nostri cuori che s'intrecciano palpitanti tra questo groviglio di sensazioni…

Mandammo a farsi benedire definitivamente la pulizia della locanda e ci dedicammo interamente a noi, soddisfatti, e la mia felicità, mai come quella notte, raggiunse realmente il suo apice più estremo. ©

 

 

 

 

Voglio una pausa dalla scuola per dedicarmi interamente alla scrittura! Chiedo troppo? A parte i miei deliri, spero che il capitolo vi sia piaciuto e che non vi sembri eccessivamente corto…in effetti avevo perso un po’ la mano a scrivere con il rating arancione, ad un certo punto mi sono dovuta fermare xD

Ovviamente lo scandalo a cui si riferisce Makino è scandalo per lei…e anche tutte le fisime mentali prima di “giungere ai fatti”.

Un’ultima cosa: io ho immaginato che ballassero su una canzone che i Green Day hanno inserito nel loro penultimo album, un po’ insolita per il loro genere, ma che io adoro ugualmente: si chiama “Peacemaker” e se vi va di ascoltarla magari potete provare ad immaginare la scena come ho fatto io J

Beh, credo sia davvero tutto…spero di poter aggiornare al più presto!!!

 

 

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Capitolo 5
*** Capitolo Cinque ***


Accecante. Solo questa parola poteva descrivere la luce del tramonto che penetrava violenta ed energica nelle nostre pupille, quasi si prendeva gioco di esse, le sfidava, gli danzava davanti come per farle scontrare con i propri limiti.

Finalmente Rufy era riuscito a convincere i pirati della Red Force a portarlo con sé al mare, gita che però aveva incluso automaticamente e senza possibilità di rifiuto anche la sottoscritta. 

"Mi occuperò io della cena" ci aveva praticamente cacciati Woopslap, pericolosamente in vena di sperimentare ancora la sua nascente passione culinaria.

Così, ci eravamo attrezzati con merende e spuntini vari dietro la massiccia insistenza del bambino e del capitano, e ci eravamo incamminati verso la spiaggia tra battute e risate: si prospettava davvero un pomeriggio interessante per il piccolo Rufy, il quale sprizzava gioia e buonumore da tutti i pori.

"Si dice che ultimamente questa costa del Mare Orientale sia infestata dagli squali" tentò di spaventarlo Shanks "E da mostri marini ancora più grossi da mettere i brividi agli squali stessi" mi lanciò un'occhiata giocosa, mentre anche gli altri della ciurma si davano di gomito.

"Non è vero!" gli strillò in faccia Rufy, cercando con foga di autoconvincersi "E anche se fosse, sarei pronto a sconfiggerli!"

"Sì, come no" lo derise Lucky Lou, praticamente in simbiosi con la sua coscia di pollo.

"Dovresti conoscere mio figlio, piccoletto" s'intromise un nostalgico Yasop "Ti piacerebbe un sacco, scommetto che andreste molto d'accordo"

Una volta giunti a destinazione, sistemammo immediatamente la scorta di cibo tanto bramata dai due amici e il più giovane di essi s'illuminò non appena posò gli occhi sul mare "C'è la bassa marea!" esclamò entusiasta.

In effetti, tra un recipiente e l'altro, notai anch'io l'insolita sabbia che spuntava dal livello del mare, creando una sorta di passaggio asciutto bagnato di tanto in tanto dalle lievi increspature che rendevano il tutto divertente e affascinante.

"C'è la bassa marea, c'è la bassa marea!" continuava a ripetere Rufy al settimo cielo, togliendosi le scarpe e andando subito a saltellare sulle porzioni di sabbia scoperte dall'acqua e affondandoci i piedi dentro.

Lo osservai teneramente, ma il mio sguardo si fece divertito non appena vidi Shanks raggiungerlo a piedi nudi "Oggi ti è andata bene con i mostri, marmocchio! Ma non credere che te la dia vinta!" e prese a saltare anche lui assieme al bambino.

Benn Beckman fece un tiro di sigaretta "Quei due non cambieranno mai"

"Per fortuna" mi lasciai sfuggire più velocemente del previsto.

Dalla sera precedente, era come se io e Shanks avessimo acquistato una nuova complicità: i nostri occhi ora si cercavano continuamente, le guance s'imporporavano lo stesso ma c'era ardore e desiderio e voglia di ripetere l'accaduto.

Stupidi sogni a luci rosse, mi tormentate di notte e ora anche nelle ore diurne, cosa posso fare per mettere a tacere l'irrefrenabile sete che ho del suo corpo, se questa non è ossessione, a cercare un'efficace cura per i miei fantasiosi mali?

I ragazzi decisero di tuffarsi in acqua e, dopo un breve ma intenso sguardo, Shanks mi affidò di nuovo il suo cappello: lo stetti a guardare incuriosita, tracciando con le dita le rifiniture in paglia e chiedendomi quanto fosse alto il valore affettivo che gli attribuiva il suo proprietario.

Cercai di vincere i miei impulsi ma alla fine cedetti e me lo provai, sperando che al rosso non sarebbe dispiaciuto, avvicinandomi alla riva e tentando di visualizzare la mia immagine riflessa nello specchio d'acqua, ma la sua voce arrivò prima...

"Ti sta davvero bene, Makino!" mi gridò con un occhiolino mentre rincorreva Rufy sulla spiaggia.

Avvampai all'istante: mi aveva vista, se n'era accorto, forse ero stata precipitosa a non chiedergli il permesso, dopotutto quello poteva essere un uso inappropriato del suo adorato compagno d'avventure...eppure non potei non sorridere, consolandomi al pensiero del suo complimento e convincendomi del fatto che se aveva deciso di affidarlo a me, un motivo doveva pur esserci.

Trascorsero diverse ore con tremenda velocità: ci fu il momento del picnic e della bevuta, il momento della distruzione del castello di sabbia più grosso (con grande arrabbiatura da parte di Rufy, che per creare il suo aveva proposto a Lucky Lou di farsi insabbiare), la corsa al gelato più buono e infine, mentre la ciurma se ne stava comoda a sorseggiare ancora sakè, Shanks e Rufy m'invitarono con loro a fare un giro sugli scogli.

"Guarda quant'è rosso, Makino!" Rufy indicò il sole calante con un gran sorriso, mentre si divertiva a giocare con le bolle di sapone acquistate al mercato "Sembra una grossa palla di gelato al cocomero!"

"Non ho mai sentito questo gusto, ad essere sincera" gli risposi distrattamente, perdendomi ad ammirare le molteplici bolle volare nel cielo arancione e riflettere le innumerevoli sfumature colorate.

"Esiste soltanto nelle tue fantasie, mangione!" lo rimbeccò Shanks con una linguaccia, aiutandomi a salire su una roccia.

Il calore delle mani che si avvolgono, quella è la scossa, quello è il brivido, la spinta per addentrarsi di nuovo nei meandri dell'immaginazione proibita.

"Oh, è bellissimo..." mormorai con occhi sognanti: di fronte a noi il tramonto sanguigno rifletteva i suoi bagliori dorati sulla superficie del mare, le piccole onde che s'infrangevano contro gli scogli e che, autodistruggendosi, davano vita a miliardi di altre linee curve.

Mi sembrò di scorgere uno sguardo dolce da parte del capitano, ma non ci badai più di tanto: non seppi effettivamente per quanto tempo restai in contemplazione dello splendido panorama, non mi accorsi nemmeno di Rufy che si era seduto sulla roccia più prominente per rinfrescarsi i piedi nell'acqua.

"Chissà cosa si prova a navigargli accanto..." mi lasciai sfuggire in estasi, avanzando tra gli scogli e tentando stupidamente di avvicinarmi a quel meraviglioso tramonto.

Il mio sole rosso, realtà ideale, avrei voluto sporgermi e lasciarmi assorbire, toccarti, viverti, assaporarti, bruciarmi con i tuoi raggi infuocati se necessario, parte del tuo essere ed inevitabili complicazioni, ma mai e poi mai ti avrei lasciato andare.

Shanks mi guidò premuroso nel mio goffo cammino, sentivo i suoi occhi scuri addosso, era come un'ombra protettrice che si assicurava che ogni mio passo fosse fatto in maniera assolutamente sicura, fino a quando non giungemmo ad un piccolo precipizio e accadde.

"La risposta ai tuoi dubbi si trova sulla mia nave, Makino" mi strizzò l'occhio "Devi unirti alla mia ciurma" si sporse a tendermi una mano, ma inciampò e finì rovinosamente in mare con un sonoro tonfo "Mer...acciderboli!" imprecò educatamente, mentre cercava di rialzarsi.

Apprezzai lo sforzo, ma non potei evitare di scoppiare a ridere fragorosamente, rendendo vani i miei tentativi di aiutarlo: quei capelli rossi bagnati e quella camicia bianca zuppa mi distrassero completamente dal mio intento e quando Shanks afferrò la mia mano, lo fece per trascinarmi in acqua insieme a lui "Hey!"

Così, la spensieratezza e la semplicità divennero gli ingredienti perfetti per la nostra idea di ricetta e gli spruzzi d'acqua che seguirono non fecero altro che farci tornare bambini per un istante e ridere, ridere di gusto, ridere fino a star male...

E forse con i miei sorrisi e con le sue follie avremmo davvero potuto colorare di rosso la realtà circostante: quel rosso che quando ero con Shanks mi faceva sentire libera, libera di poter dare voce alle mie emozioni più elementari senza essere giudicata, libera di essere me stessa senza alcuna paura.

"Ero serio sulla proposta di unirti alla mia ciurma" m'inchiodò poi improvvisamente con lo sguardo e divenni seria anch'io: i suoi occhi parevano esigenti e ricchi d'aspettativa in quel mare di speranza che infradiciava i nostri vestiti.

"Capitano, io non posso..." gli risposi arrossendo "Voglio dire, mi piacerebbe davvero molto, ma..." un grande rumore frenò il mio discorso.

"Shanks! Mi unisco io alla tua ciurma!" si offrì con crescente eccitazione Rufy, buttatosi a capofitto in acqua subito dopo aver sentito la nostra conversazione "Sono coraggioso, ce la posso fare!" ci schizzò, giocherellone.

Risi "Forse è un po' presto per prendere il largo, non trovi?"

"Dannazione, questi mocciosetti ficcanaso!" Shanks lo spinse con la testa sott'acqua "La proposta era per Makino, non per te! Dicevamo?" simulò indifferenza, facendo finta d'ignorare il dimenarsi frenetico del piccolo.

Mi portai una mano sulla bocca per trattenere un risolino "Credo non imparerà mai la lezione"

Il rosso mi guardò perplesso, ma anche esasperato "Ti piacciono i bambini, Makino?"

"Molto, perché? A te no?"

"Per niente" scandì minuziosamente le due parole, liberando Rufy dalla stretta e prendendo a gareggiare con lui con spruzzi d'acqua e scherzi vari.

E io so che menti, Mio Capitano: so che anche tu, come me, preferiresti morire piuttosto che negare un sorriso al piccolo che tanto ti adora, siete fatti l'uno per l'altro, lui ripone le sue speranze e i suoi sogni in te e tu ti lasci coinvolgere dalla vitalità dei suoi occhietti fino all'inverosimile.

 

 

 

 

 

 

Shanks sgraffignò l'ultima bottiglia di sakè cercando di non farsi notare dagli altri e provò a posarci le labbra con circospezione, ma quando tentai di strappargliela dalle mani, colto in flagrante, lui cominciò a correre verso la riva più veloce che mai "Non ci provare!" mi ammonì con un'espressione malandrina che la sapeva lunga, ma non mi lasciai intimidire e presi a rincorrerlo con un sorriso di sfida.

"Tanto prima o poi ti prendo!" accelerai la corsa, lui accelerò la fuga, i piedi che s'insabbiavano di tanto in tanto e ne uscivano sempre vincitori, le nuvole rosse che accompagnavano il sole nel suo inevitabile declino.

Riuscii a raggiungere il mio bersaglio e mi aggrappai alla sua schiena, compiaciuta, mentre lui ne approfittava per scolarsi l'alcool tutto d'un fiato "Hey, non vale!" provai ad impossessarmi della bottiglia, ma per tutta risposta mi ritrovai scaraventata nella sabbia.

Scoppiai a ridere, lui rise con me ma l'istante successivo eccolo tornare al suo amato liquore "Non credi di averne bevuto già abbastanza?" chissà grazie a quale miracolo, riuscii finalmente ad afferrare la famigerata bottiglia e me la portai alla bocca, disposta ad assaggiare quel liquido aspro pur di non farlo ubriacare per l'ennesima volta.

"No! Che fai?" gemette sconsolato, ma i suoi occhi si sgranarono non appena vide con quanta foga bevevo "Vacci piano con quello" mi consigliò spassionatamente, ma non poté aggiungere altro perché mi ero già stesa su di lui e gli avevo tappato la bocca con le mie labbra.

Era di nuovo lì, il nostro sapore, l'alchimia di due lingue intrise di sakè che si cercano, di due corpi che si bramano e delle mani che scendono implacabili verso il piacere.

Troppo distratta dal bacio per accorgermi di Shanks che faceva correre le dita lungo il mio braccio per rubarmi la bottiglia, o forse semplicemente non m'importava più: ormai l'avevo trangugiato fino all'ultima goccia e non c'era più alcun pericolo.

Così mi posizionai tra le sue braccia calde e feci strisciare la guancia sulla sua pelle scoperta, immediatamente il mio sguardo catturato dai gabbiani in volo che portavano nella loro scia la fine della giornata.

Poi lui parlò e mi feci cullare dalla sua morbida voce "Mi piace davvero tanto Foosha, più di quanto mi sia consentito" confessò in un impeto di sincerità, accarezzandomi i capelli come solo la sua mano poteva fare "Ci sei tu, c'è la gente..." continuò con tono assorto "...e poi c'è quel poppante pestifero che mi fa ammattire" gli venne da sorridere.

Esitai, ma poi lo incitai "E allora restaci"

"Sono qui, infatti"

"Restaci per sempre"

"Non posso" ammise con amarezza.

La sua affermazione mi lasciò delusa, ma dopotutto Shanks era un pirata: aveva sete d'avventura, non poteva starsene con le mani in mano in un'isola a fare un mestiere qualunque, voleva combattere Shanks, voleva godersi la vita in tutto e per tutto e vivere ogni giorno come se fosse l'ultimo.

Una realtà con la quale avrei dovuto ben presto fare i conti, ma almeno per il momento mi lasciavo annegare nel suo profumo e mi crogiolavo nella sua allegria, non c'era spazio per i pensieri tristi.

Sospirai...quanto, amore mio, tutto questo mi sarebbe piaciuto. ©

 

 

 

 

 

Ancora una volta ho ripreso il concetto di “entrare nel sole”, stavolta ho cercato d’inserire velatamente anche la figura di Shanks (il sole rosso) e di racchiudere in una frase la metafora della loro relazione. Beh, visto che non ho molto da dire su questo capitolo ne approfitto per ringraziare tutti coloro che hanno recensito finora o che vorranno farlo e chi ha inserito la storia tra le seguite/preferite/ricordate! Grazie di vero cuore J

 

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Capitolo 6
*** Capitolo Sei ***


La cena preparata da Woopslap fu esattamente come ce l'aspettavamo: un'alternanza di cibi troppo o poco cotti che venivano spacciati per prelibatezze, e i complimenti fasulli che gli rivolgevano i pirati solo per prenderlo in giro.

Il sindaco di Foosha ci aveva veramente messo l'anima, trascorrendo il pomeriggio ai fornelli e apparecchiando con cura la tavola, eppure non si poteva certo dire che il risultato fosse dei più soddisfacenti: come diceva sempre mia nonna, però, l'importante è l'intenzione.

Shanks aveva preso posto giusto di fronte a me, mentre Rufy mi sedeva accanto e, nonostante la scarsa qualità degli alimenti disponibili quella sera, il piccolo continuava comunque ad ingurgitare una quantità smisurata di carne e fritture.

"Piano, Rufy, non abbiamo nessuna fretta" cercai di placare la sua voracità senza, però, essere ascoltata.

"Non c'è speranza, ti conviene rassegnarti" mormorò uno sfiduciato Benn Beckman, accendendo l'ennesima sigaretta.

Ma una volta giunti al dolce, improvvisamente, avvertii qualcosa strisciare contro il mio polpaccio: divenni rossa all'istante e fulminai Shanks con lo sguardo; ci eravamo scambiati occhiate divertite e disgustate durante tutte le portate, ma questo era davvero troppo.

Le sue labbra, però, si allargarono in un sorriso compiaciuto ed io non potei resistere, lasciandolo libero di continuare a sfiorarmi la gamba con il piede, fino ad insinuarsi sotto la gonna "Capitano, si sta gustando la torta?" tentai di dissuaderlo con tono tagliente.

"Sì, Shanks se la sta gustando molto" precisò con enfasi "Spero anche tu" mi rispose con una nota d'ironia.

"E' buonissima anche secondo me!" s'intromise Rufy a bocca piena, divorando una fetta dopo l'altra.

Mi venne improvvisamente da ridere all'affermazione ingenua del bambino, ma evitai di incrociare gli occhi del rosso perché sapevo che stava compiendo uno sforzo pari al mio per cercare di trattenere le risate: semplicemente, mi limitai a pestargli i piedi e a fargli capire che non reggevo quella situazione equivoca.

"Va tutto bene, Makino?" mi chiese con apprensione il cuoco novello all'altra estremità della tavola imbandita, molto probabilmente doveva aver notato il mio colorito fantasticamente purpureo.

Immediatamente, tutti i pirati si voltarono verso me e si accorsero dell'imbarazzo che aleggiava nella mia espressione e nella mia voce "Certo, Woopslap. E' che mi piace molto questa torta di mele" lanciai una frecciatina al capitano, che aveva smesso per un attimo di darmi il tormento e mi aveva resa così incauta da insinuare doppi sensi solo per farlo divertire.

Alla mia esclamazione, infatti, scoppiò a ridere "Sì, signor sindaco, piace molto anche a me!" 

Yasop guardò il suo capitano inizialmente con aria preoccupata, dopodiché scosse la testa e mormorò qualcosa di indistinto come "...solito... sempre... niente da fare..."

Ringraziai mentalmente il loro adorato sakè che non ci mise molto a farli distrarre da noi e dalle nostre battute che stavano decisamente degenerando, e mi accorsi che anche Rufy si era addormentato sbavando sulla tovaglia dopo aver riempito lo stomaco.

Passai una mano tra i capelli al nipotino di Garp e mi preparai ad accompagnarlo a letto, ma la silenziosa proposta di Shanks mi distolse subito dal mio intento: non ci furono parole, solo un occhiolino furbo e un gesto con la mano, ma accettai senza pensarci due volte.

I suoi occhi m'invitavano a mollare tutto e tutti, era pura energia che faceva vacillare le mie più nobili intenzioni: fuori di qui, scappiamo insieme, perdiamoci nell'ombra della notte e non torniamo mai più...

Entrambi ci piegammo sulle ginocchia dal ridere non appena fummo fuori dal Partys bar "Insomma, smettila di ridere!" lo rimproverai, non riuscendo però a risuonare autoritaria.

"No, tu smettila di ridere!" mi rimbeccò lui senza fiato, fiato che contribuii ad accorciare ulteriormente gettandogli le braccia al collo e baciandolo profondamente.

Mi ero trattenuta per tutta la serata, la tentazione era stata incessante e ora potevo finalmente godermi un po' del suo sapore senza preoccuparmi degli altri; Shanks, d'altra parte, mi strinse così forte a sé da farmi capire quanto ci tenesse anche lui e le nostre labbra festeggiarono armoniose questo felice ritrovo.

"Non far avvicinare mai più Woopslap alla cucina" mi fece promettere con tono speranzoso.

"Senz'altro" annuii subito, guadagnandomi un altro lungo bacio.

Foosha di sera era un vero spettacolo: c'era gente dappertutto, spettacoli in piazza, giocolieri per le strade e gare pirotecniche che completavano il già vasto assortimento.

Il rosso ne rimase folgorato "Guarda lì!" indicò un punto luminoso nel cielo, prendendomi per mano e guidandomi attraverso la folla.

"Non correre, non riesco a starti dietro!" lo supplicai con tono divertito, ma sapevo bene che invece l'avrei seguito con tutte le mie forze anche se fosse stato veloce come una gazzella.

Sì, perché quando a Shanks piaceva qualcosa, era capace di andargli incontro estasiato e perderci le ore, aveva questa particolare dote di riuscire a sorprendersi come un bambino, non si rendeva conto dell'infantilismo e della dolcezza che metteva nei suoi gesti e di quanto la sua felicità potesse contagiare chi gli stava attorno, lui era fatto così e basta e nessuno l'avrebbe mai fatto cambiare.

"Wow!" la sua espressione era l'apice della contentezza "Hai visto quel fuoco d'artificio? Per un attimo ho creduto che mi venisse addosso, porca... santi numi!" 

Scossi la testa con un sorriso, ma non ebbi il tempo di replicare che mi aveva già trascinata di nuovo tra le persone, voleva esplorare, non poteva stare fermo, non si voleva perdere neanche un attimo di quella serata magica.

Era la nostra fuga, eravamo scappati dalle nostre vite per una notte e in quel momento eravamo immersi nel sogno più totale, la gioia così intensa da fare male al cuore e il tempo così sfuggente da sentirne la mancanza nell'attimo stesso: la tua mano ora è l'unica certezza che mi tiene ancorata a questa realtà...

Sfrecciammo tra le strade chiassose del villaggio addobbate a festa, assecondare i desideri di Shanks divenne un allettante piacere, dopodiché ci fermammo in piazza ad ascoltare un gruppo di musicisti che suonavano una canzone piuttosto movimentata: il rosso sapeva quanto amassi la musica e stava giocando su quel punto maliziosamente, o forse chissà, non lo faceva neanche apposta.

"Ti va di..." il suo sorriso tutt'a un tratto sprizzò incontenibile entusiasmo.

"No" lo fermai prima che potesse terminare la frase, lasciandolo alquanto deluso: se la nostra danza si fosse evoluta come la volta scorsa, non avrei proprio saputo cosa fare di fronte a tutta quella gente.

Il capitano Shanks non si trattenne dal ridere sonoramente "Capisco" mi rivolse uno sguardo provocatorio "In tal caso, potremmo dedicarci a qualche altra attività" lo scintillio che vidi nei suoi occhi scuri non prometteva nulla di buono, eppure mi sentivo attirata verso il suo corpo come un'arrendevole calamita senza via d'uscita.

"Vieni" mi strinse la mano che non aveva smesso un attimo di tenermi e, guardandosi intorno con circospezione, mi condusse con lui in un buio vicolo cieco.

"Shanks, cosa..." mi portai l'altra mano alla bocca, sorpresa di quanto avevo appena pronunciato: l'avevo davvero chiamato per nome?

"Hey!" rise lui di rimando "Vedo che facciamo progressi, era ora!"

Feci una risata nervosa anch'io e, portandomi la mano sulla fronte, scossi la testa con evidente rossore sul volto "A quanto pare..."

Ma una forte spinta contro il muro m'impedì di prolungare la mia ilarità: era stato veloce, aveva agito prima che me ne accorgessi, ora le sue labbra premevano con sensualità sulle mie e la sua lingua faceva pressione per essere accolta nella lieve apertura della mia bocca, le sue mani mi alzarono impazienti la gonna, ansiose di sfiorare una chiara porzione della mia coscia, e finalmente la mia lingua invitò la sua ad entrare e sistemarsi come meglio credeva.

D'improvviso, le sue labbra si spostarono sul mio collo e lo inumidirono con avidità, facendomi stringere i suoi capelli rossi e sospirare senza ritegno "Shanks, aspetta..." avrei sperato in un momento di tregua, dannazione, ma il suo desiderio mi spingeva e non potevo proprio permettermi d'ignorarlo "Shanks…"

L'hai chiamato di nuovo, smettila, i sogni non hanno nomi propri e molto presto ti ritroverai sveglia e delusa: ma noi due soli nel buio, ventre contro ventre, era un pensiero che mi dava fin troppo il capogiro, mi faceva sentire una quattordicenne che trasgredisce un divieto di sua madre, una ragazzina che salta la scuola per stare con la sua fiamma, mi riportò all'adolescenza curiosa e desiderosa di apprendere, eravamo così piccoli e così segretamente innamorati...

Ma il capitano non mi fece perdere a lungo nelle mie rosee riflessioni, perché un attimo dopo mi stava già baciando di nuovo, ansante, mentre con le dita ora mi stuzzicava i capezzoli bramosi di sesso: lo volevo, lui mi voleva, era addirittura capace di eccitarmi in un luogo oscuro come quello a fare cose proibite che poco si addicevano alla mia indole decorosa.

Perché voleva farlo proprio lì? Era un pirata, d'accordo, ma per quanto quella stramba circostanza mi mandasse fuori di testa, si trattava pur sempre di un luogo pubblico in cui sarebbe potuto entrare chiunque da un momento all'altro.

Metti in moto i tuoi pensieri, ragiona nonostante il piacere, sovrasta quest'orgasmo e sforzati per essere razionale: perché mi sento straordinariamente esposta al pericolo e al tempo stesso magnificamente al sicuro?

Shanks si accorse del mio turbamento e si staccò da me immediatamente "Hai ragione" concluse, guardandomi a fondo negli occhi "Forse non è il massimo del romanticismo"

Lo guardai di sottecchi, ma poi sorrisi mestamente "Adesso mi legge anche nella mente, capitano?"

Ricambiò il sorriso e mi prese per mano "Più o meno" mi fece un occhiolino "Vieni"

 

 

 

 

 

Le onde del mare rinfrescavano le mie membra sudate e mi donavano una sensazione di assoluto benessere, la luna piena irradiava curiosa i suoi bagliori sulla superficie dell'acqua, la rendeva lucente e rappresentava l'unica fonte di luce in quell'oscura notte dei sensi.

L'idea di Shanks mi era subito piaciuta: ancora una volta, giocava con le mie preferenze e adattava le sue abitudini da pirata alle mie, si mostrava disposto ad accettare i miei tempi, era gentile, suadente e del tutto irresistibile.

Non avevo mai fatto il bagno a mezzanotte e, come tutte le prime volte, sentivo che non l'avrei mai dimenticata: la forza del mare che mi trascinava e mi catturava, le sue braccia forti che mi prendevano e mi attiravano a sé, le sue gambe che mi bloccavano e facevano sì che fossi totalmente ed irrimediabilmente sua.

E avrei voluto davvero essere sua per sempre, sancire quel contratto senza pensare alle conseguenze: perché, Capitano, mi fai quest'effetto devastante, vorrei poter reagire ma sono impotente di fronte alla tua rossa energia annientatrice, trascinami nel baratro della voluttà assieme a te e anneghiamo insieme in questo mare che si colora del nostro amore segreto.

Poi le nostre fronti a contatto, il suo respiro affannoso sul mio e le gocce di sudore e salsedine che colavano dai nostri capelli "Vieni via con me, Makino" i suoi occhi ardenti bruciavano nei miei, non mi davano pace, mi facevano sentire assorbita dalla sua aurea conquistatrice.

Il sussulto che avvertii al cuore mi fece capire che quella notte avrei seriamente rischiato di dirgli di sì. ©

 

 

 

 

Un po’ di sano sesso che, a mio parere, non gusta mai ;) ho peccato anche un po’ di romanticismo, lo so, ma i due personaggi me l’hanno chiesto in ginocchio (?!).

Ci tenevo a mettere in evidenza un po’ la differenza tra la pirateria di Shanks e la compostezza di Makino, cosa che finora non avevo ancora fatto venire a galla. Vi prometto che nel prossimo capitolo darò più spazio ai loro ricordi, cosa che avrei voluto inserire anche in questo ma che purtroppo non sono riuscita ad infilare xD

¡Hasta la vista!

 

 

 

 

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Capitolo 7
*** Capitolo Sette ***


 

 

incredibile… riesci a contarle? "

Risi "È umanamente impossibile"
La voce di Shanks arrivava come un gradevole sussurro ai miei timpani assopiti, una dolce ninna nanna prima di addormentarsi, un leggero soffio sulle labbra socchiuse...
Dopo il bagno di mezzanotte, avevamo raccolto i nostri vestiti sulla spiaggia ed eravamo tornati a casa, fortunatamente sgombra da sguardi indiscreti che, forse, erano andati a godersi la festa popolare.
L'avevo invitato a salire nel mio appartamento, ma i propositi di una doccia per lavare via la sabbia svanirono non appena i suoi occhi furono catturati dal panorama oltre il balcone: quell'immensa visione del cielo che l'aveva colpito anche di giorno e che ora lo teneva inchiodato al buio come sotto ipnosi.
Ed era bello stare a guardare in silenzio la sua sorpresa, l'entusiasmo crescente e il conseguente coinvolgimento della persona che gli era più vicina in quel momento: questo, forse, uno dei lati che più preferivo di lui.
Così, eravamo finiti irrimediabilmente sdraiati sul pavimento con gli occhi rivolti al cielo, alla miriade di stelle che, prepotenti, c'invogliavano ad ammirarle in tutta la loro vanità.
"È meraviglioso starti accanto" mi lasciai sfuggire più velocemente del previsto, prendendogli la mano e perdendomi subito nei miei sogni ad occhi aperti.
"Tu sei meravigliosa" colse all'istante l'occasione per farmi un complimento, poi inspiegabilmente scoppiò a ridere "Ricordi del tuo primo bacio?"
Avvampai violentemente "Cosa? Perché?"
Cercò di ricomporsi "Oh... beh, ecco, le stelle mi hanno fatto tornare in mente la prima ragazzina che ho baciato e così..."
"Era carina?" chiesi immediatamente con una punta di gelosia: perché l'aveva tirata in ballo così all'improvviso?
Ma la mia domanda impertinente lo fece ridere ancora "Sì, ed era molto giovane. Anch'io lo ero, avevo appena compiuto quindici anni" controllò la mia espressione con un mezzo sorriso "Ma se ti può consolare, l'esperienza non è stata granché... tu invece?"
"Io?" feci un nervoso colpo di tosse, dopodiché abbassai lo sguardo e mi tormentai le mani "Non... non me lo ricordo, ecco..."
"E dai!" alzò gli occhi al cielo e sbuffò in modo giocoso "Ti ho appena dato in pasto uno dei ricordi più tremendi della mia adolescenza: in verità lei era orrenda e ho dovuto baciarla solo perché avevo perso una stupida scommessa!"
La sorpresa suscitò ilarità anche in me "Ma dai, non ci credo!" gli mollai un leggero buffetto sulla spalla "Dici così solo perché muori dalla voglia di sapere a chi ho dato il mio primo bacio!"
"Potrebbe essere così" inarcò un sopracciglio e il suo sorriso divenne sghembo, mentre io scuotevo la testa e provavo a cambiare discorso "Sono qui ad aspettare la tua risposta, Makino" non mi lasciò scampo, severo "Giuro che non ti lascerò in pace fino a che non vuoterai il sacco"
A quel punto, mi portai una mano sul volto e confessai, rossa dalla vergogna "E va bene: avevo quattordici anni e si chiamava Aldo, non ti rivelerò altro!"
"Però! Sei sbocciata un anno prima di me!" notò con irriverenza "Sai che questa non te la perdonerò, vero?" mi afferrò le mani che ancora mi coprivano il viso e adagiò le sue labbra sulle mie, modellandole alla perfezione con la mia bocca ed insinuandosi in essa con calore e sensualità.
E la sua insistenza pareva voler dire: "Rivelati! Vieni fuori! Mostrati a me, oh timido cuore che non conosce libertà!"
Quando il contatto si sciolse, restammo a fissarci per un tempo interminabile, occhi negli occhi, respiri su respiri e calore delle mani sulle guance imbarazzate.
"Com'era la tua vita da bambino?" gli chiesi tutt'a un tratto, prendendo lentamente a sfiorargli la barba che gli incorniciava il viso.
Le stelle ormai non contavano più, era diventato lui il mio panorama ed ora, con serio interesse, cercavo di esplorare la sua vita passata nella quale putroppo non c'ero stata: spirito d'osservazione, sincero desiderio, tentazione di tornare indietro nel tempo e vivere con lui tutti gli attimi a disposizione delle nostre vite ancor prima d'intrecciarsi.
"Non è stata un'infanzia facile..." cominciò pensieroso, lo sguardo perso in ricordi ed immagini sbiadite che non potevo afferrare "Mia madre era molto bella. È da lei che ho ereditato i capelli rossi, te l'ho detto, no?"
Dopo la mia conferma e un fugace sorriso al ricordo del nostro 'Rosso Shanks', proseguì "Vivevamo in una piccola isola del Mare Orientale e dopo la morte di mio padre, che avvenne per mano di un ufficiale del governo quando io avevo appena qualche mese, molti uomini la chiesero in sposa" a quelle parole, si rabbuiò e si voltò a fissare di nuovo la notte stellata.
Come se le stelle potessero spronarlo ad andare avanti, come se riuscissero ad entrargli dentro e a donargli parte della loro forza per farlo sfogare, buttare fuori i suoi demoni, fidarsi di me.
"E poi?" lo incitai in un sussurro.
"Poi, un giorno, si risposò veramente... e io decisi di prendere il mare" mi sorrise, per quanto nostalgico potesse apparirmi ora il suo buonumore.
"Non ti piaceva lui?" azzardai ancora, dannata curiosità che talvolta mi rendeva scaltra e inopportuna.
"Certo che mi piaceva! Era proprio questo il punto: finalmente mia madre aveva trovato qualcuno che potesse prendersi cura di lei, così potei partire ed inseguire il mio sogno senza rimpianti"
"Oh" annui sorpresa, probabilmente non era proprio il racconto che mi aspettavo.
"Annoiata?" mi scrutò di sottecchi lui, con un tono che oscillava tra il deluso e il divertito.
"Assolutamente no" sfoderai uno dei miei migliori sorrisi che parve farlo vacillare per un attimo, ma poco dopo si riprese e tornò all'attacco.
"Parlami di te, mia bella locandiera" mi rivolse uno di quegli sguardi ammaliatori che mi riservava solo in rare occasioni e ai quali era praticamente impossibile resistere: come potevo dirgli di no quando si metteva a fare il sexy?
"Cosa vuoi che ti dica?" sospirai, tornando a guardare il cielo "Non sono un'avventuriera e l'unico tesoro che abbia mai conosciuto è stato la mia famiglia"
Eccoli, sul grande carro, i volti dei miei genitori che mi sorridevano dall'alto: amorevoli, forti e pieni di vita, il destino gli aveva strappato via la giovinezza troppo velocemente, li aveva travolti e portati via da me, mai più i baci di mia madre, le carezze, le favole prima di andare a letto e la protezione incondizionata...
"Fantastico" mormorò improvvisamente Shanks accanto a me, probabilmente si era accorto che stavo ammirando la costellazione del grande carro "Foosha non smetterà mai di sorprendermi" aggiunse poi con una nota di tristezza.
Dopo un attimo di esitazione, mi voltai verso di lui e mi sorressi la testa con il braccio "I miei nonni si sono baciati qui la prima volta" si girò e mi guardò a fondo negli occhi "Beh..." m'imbarazzò lievemente "Voglio dire, si conoscevano già da un po', ma a quei tempi non era così semplice fare..."
"Hai detto che tuo nonno era un musicista, vero?" chiese con aspettativa e con tono curioso.
Annuii "Uno dei migliori. Fu proprio quando la tournée toccò Foosha che conobbe la sua amata e quest'ultima decise d'invitarlo a casa sua approfittando dell'assenza dei genitori" feci un sospiro da sognatrice "E trascorsero la notte qui su questo terrazzo, sotto la luce delle stelle e cantando canzoni popolari"
"Fa tanto 'ballata folkloristica'!" commentò con ironia il rosso.
Mi fece sorridere "In effetti è così. Quando decisero di stare insieme, vennero a vivere in quest'appartamento e qualche mese dopo nacque mia madre" feci una breve pausa, poi continuai "Il nonno compose una canzone per sua moglie e lei l'ascoltava sempre quando lui era via per lavoro" ormai avevo le lacrime agli occhi, malinconica "Avrebbe dovuto sostituirlo durante la sua assenza, una sorta di 'Perdonami se ti sono vicino così poco, mia cara'... è stata la colonna sonora della mia infanzia"
"Che ne è stato dei tuoi genitori?" arrivò poi la domanda cruciale, sapevo che per lui era stato difficile porgermela almeno quanto per me sarebbe stato rispondergli.
E i suoi occhi penetranti scavavano solchi profondi nei miei, mi toccavano l'anima e insistevano purché uscisse fuori a giocare, quasi le facevano il solletico e la invitavano a gioire.
"I miei genitori sono morti in un tragico incidente per mare" gli concessi ad occhi bassi "Sono cresciuta con mia nonna"
Seguì un momento di silenzio in cui Shanks assorbì le mie parole, dopodiché parlò con un tono straordinariamente risolutivo "Questa casa non è tua, vero?"
Feci cenno di no con la testa, senza comprendere fino in fondo l'intento della sua domanda "Ho dovuto venderla per tirare a campare, ma sono in affitto" ammisi con leggera ritrosia.
Lui si fece pensieroso, poi tutt'a un tratto richiese con un sorriso "Fammi ascoltare la canzone"
Perplessa, lo guardai di sottecchi ed ero lì per dirgli qualcosa quando quella voce, quella richiesta e quell'espressione incoraggiante mi convinsero che anch'io avevo tanta voglia di riascoltarla: mi alzai e portai fuori il registratore, premendo lentamente il pulsante di avvio mentre mi accomodavo di nuovo accanto al pirata dai capelli rossi.
Benvenuto nel mio mondo, Mio Capitano, questa è la mia vita: ascoltala.
E il pianoforte cominciò a suonare, gli archi riempirono lo spazio vuoto e l'armonia si fece strada nei nostri timpani: mi accoccolai contro il suo petto, pensando a troppe cose...
"Makino..." cercò di dire lui dopo un po', accortosi forse del mio cambiamento d'umore "È bellissima, io..."
"Shhh" riuscii a sibilare tra le lacrime, stringendomi tra le sue braccia e affondando le mani nei suoi capelli: 'Nel meriggio d'oro' mi faceva sempre lo stesso effetto, mi ricordava le persone che più avevo amato al mondo e mi faceva capire quanto mi mancassero.
Ci spetterà davvero la stessa sorte di questi due amanti legati da una canzone? Sarà questa melodia la colonna sonora del nostro addio? Dovrò cantare tutti i giorni a squarciagola, disperandomi, o anche solo recitare in un sussurro le parole, addormentandomi cullata dal ricordo del tuo viso accanto al mio?
E in quel momento avrei voluto supplicarlo di non partire, di non lasciarmi, sentivo che non ce l'avrei fatta a riaffrontare la mia vita senza di lui, non sarebbe più stata la stessa: eppure, d'altra parte, i battiti del suo cuore e il suo respiro sul mio collo, la sua pelle così vicina alla mia, mi suggerirono che ci stava riflettendo anche lui.
Così, nelle riflessioni e nel calore, mi addormentai...

 

 

 


Riaprii stancamente gli occhi alle prime luci del mattino e mi resi conto di essere nel mio letto: mi rigirai svogliatamente, pensando che forse era stato Shanks a portarmi sotto le coperte, eppure lui non era accanto a me... chissà, forse era semplicemente andato da Yasop e gli altri.
Decisi subito di fare una doccia veloce, dopodiché mi pettinai, mi vestii e scesi a preparare la colazione, ma la sorpresa mi fece sgranare gli occhi non appena vidi il capitano della Red Force trafficare ai fornelli con latte, brioches e cioccolato.
"Cazz..." un recipiente metallico gli cadde dalle mani quando mi vide, ma simulò un sorriso affabile "Buongiorno, Makino"
Repressi un risolino "Che cosa stai facendo?"
"Preparo la colazione" mi rispose con fare ovvio, anche se le ciotole che reggeva sembravano pericolosamente in bilico nelle sue mani, fino a che una di esse non franò a terra con sonoro rumore e mi convinse del tutto che quello, probabilmente, non era proprio uno dei suoi talenti migliori.
"Lascia che ti aiuti" mi avvicinai paziente a lui con un gran sorriso, guadagnandomi uno sguardo dapprima confuso, poi compiaciuto.
"Volevo farti una sorpresa" si giustificò con tono infantile.
M'intenerì "Beh, cucinare insieme sarà una sorpresa altrettanto piacevole"
Così, trascorremmo due ore a preparare da mangiare per gli altri che, orientativamente, sarebbero arrivati di lì a poco, e due ore a cercare d'insegnargli i trucchi del mestiere e a tentare di tenere a bada i suoi movimenti che, almeno in cucina, risultavano essere disastrosamente scoordinati.
Ora la canzone ci aveva uniti ulteriormente, eravamo indissolubili, complementari, non potevamo fare a meno l'uno dell'altra e ci auguravamo che questo legame non potesse spezzarsi mai...
"Hai della panna qui" Shanks mi leccò l'orecchio e cominciò a fare il seduttore, ma quella mattina decisi di stare al suo gioco.
"E tu del cioccolato qui" gli sporcai il collo, dopodiché lo morsi con avidità.
"È una sfida?" mi sussurrò all'orecchio, finendo per sporcarmi di panna anche la maglietta che avevo da poco indossato.
"Potrebbe esserlo" ripresi le sue stesse parole mentre, impaziente, prendevo a togliergli la camicia e a far diventare di cioccolato anche il suo petto.
Finimmo per ridurre la cucina un macello, rotolandoci nella farina e ridendo come matti: quando mi sarei stancata di tutto questo?
E allora glielo ansimai addosso, il piacere che mi faceva provare, la tradussi in passionali baci, la voglia che avevo di lui, la leccai sulla sua pelle dolce e salata, la confusione che avevamo creato in quel piccolo ma adorabile spazio in cui ci denudammo e ci assaporammo, lo presi a morsi, il suo inconfondibile e triste sapore di mare...
"Buongiorno, Makino!" la voce del sindaco di Foosha ci gettò immediatamente nel panico "Makino? Dove sei?"
Dopo l'iniziale spavento, Shanks stava per scoppiare in una delle sue fragorose risate, ma glielo impedii tappandogli la bocca e assassinandolo con lo sguardo "Prova a dire una sola parola e giuro che a pranzo faccio cucinare lui" lo minacciai, non riuscendo però a negargli un sorriso divertito: in effetti, tutta quella situazione sembrava un'autentica barzelletta.
"Makino? È orario di apertura, sai? Dormi ancora?" Woopslap si aggirava per il locale meditabondo e ansioso, aspettando probabilmente di vedermi comparire dal piano superiore.
Guardai ancora una volta gli occhi divertiti di Shanks e decisi in quattro e quattr'otto: mi sarei rivestita velocemente e sarei sbucata da sotto il bancone, dicendo che mi era caduta una forchetta.
"Makino?"
Cominciai a raccogliere la maglietta e la gonna con la mano libera, fino a quando il rosso non iniziò a leccare quella che avevo adagiato sulla sua bocca "Shan..." mi morsi il labbro, cercando di non farmi sentire, ma non facendo altro che farlo ridere ancora di più.
"Makino!"
Una volta presi i vestiti, me li infilai il più frettolosamente possibile e urlai "Eccomi! Arrivo!" pensando ad una qualche scusa che non sarebbe risuonata banale come quella della forchetta "Dammi qualche idea!" supplicai Shanks, il quale però si limitò a prendermi il volto tra le mani e baciarmi appassionatamente.
Fu così, non riuscivo più a staccarmi da lui, lo volevo ancora, avrei mandato al diavolo tutto pur di continuare a stare insieme a lui, non separiamoci, non di già...
"Te la caverai benissimo" mi sussurrò poi.
E dopo un ultimo sguardo, sgusciai fuori dal bancone "Eccomi, Woopslap, perdonami! Come posso esserti utile?" feci il sorriso più falso e imbarazzato del mondo e me la svignai, non curandomi della reazione spaesata del mio interlocutore e provando con tutte le mie forze ad ignorare le sue occhiate preoccupate.
Ma cosa non farei per te, Mio Capitano, cosa non sarei e a cosa non potrei rischiare di rinunciare...
Così, cominciai un'altra lunga di giornata di lavoro sperando che giungesse presto a termine per passare dell'altro tempo con il mio adorabile capitano dai capelli rossi: mai prima di allora la distrazione a lavoro era stata un mio problema ma, si sa, l'amore ha i suoi contrattempi. ©

 

Eccomi qui con il settimo (e penultimo) capitolo!
Vi chiedo scusa se vi ho fatto aspettare, ma ho dovuto formattare il pc e ho avuto vari problemi di connessione... anzi, ne approfitto per chiedervi se sapete come posso scaricare una versione di Word decente in modo sicuro e gratuito (sono piuttosto ignorante in materia, avete notato?) perché sto scrivendo veramente in condizioni pietose.
Spero soltanto che i miei disagi non abbiano influenzato anche il capitolo che, devo essere sincera, non mi convince fino in fondo :S Mi auguro di tornare in forma con il prossimo!
A presto!
P.S. Per il romanticismo ormai ho perso le speranze: in questa storia ha vinto! xD

 

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Capitolo 8
*** Capitolo Otto ***


"Gold Roger?" i miei occhi si spalancarono esageratamente e non potei mascherare la mia incredulità "Tu sei stato sulla nave del Re dei Pirati?" ripetei con enfasi, sbattendo le palpebre ad ogni parola.
"Sconvolta?" Shanks scoppiò a ridere, attirandomi nuovamente tra le sue braccia e crogiolandosi nelle lenzuola fresche del mio letto "Ci siamo incontrati in una piccola isola, ero stato costretto a battermi con un tizio che mi aveva rubato il pane... sai, all'epoca non avevo molti spiccioli..." si strinse nelle spalle, io persa ancora una volta nell'inebriante profumo del suo petto nudo "Lui mi vide e mi disse 'Hey, ragazzo! Hai fegato!' e mi propose di entrare nella sua ciurma" al ricordo, i suoi occhi brillarono "Ovviamente ero solo un misero mozzo, ma essere sulla Oro Jackson, Makino... quella è una sensazione che pochi uomini hanno potuto provare nella vita"
Vederlo così pieno d'interesse ed eccitazione non faceva altro che aumentare notevolmente la mia attrazione nei suoi confronti "Certo, dev'essere stata un'esperienza unica" convenni, sospirando piano tra i peli sulla sua pelle "Gold Roger, Silvers Rayleigh... accipicchia! Chissà se..."
"Ti sarebbero piaciuti da matti, erano un vero spasso!" m'interruppe con trepidazione "Questo me l'ha regalato lui" afferrò il suo cappello di paglia dal comodino e mi sfuggì un moto di sorpresa "Un giorno, gli altri scesero dalla nave per sbrigare delle commissioni e lasciarono solo me di guardia..." cominciò a raccontare e io lo ascoltavo rapita, come se le mie orecchie non volessero sentire altro "Si avvicinò un equipaggio di malviventi estremamente pericolosi e riuscii a batterli solo con le mie forze... il loro capo si chiamava Marshall D. Teach e attualmente è ancora in circolazione" s'indicò l'occhio sinistro "Mi ha procurato questa"
"Che cosa orribile!" mi portai le mani alla bocca istintivamente, provando indignazione e dispiacere per qualcosa che, in fondo, era accaduto molto tempo prima che lo conoscessi.
"Beh, quando Roger fece ritorno si complimentò per ciò che avevo fatto" continuò Shanks, reprimendo come me la rabbia verso il perfido uomo che gli aveva causato la cicatrice "Mi regalò il suo capello" se lo rigirò tra le mani, soddisfatto "Gli era affezionatissimo e sapevo che non ci avrebbe rinunciato per nulla al mondo. Ora sono io ad esserci affezionato"
"Certo, è un regalo di Gold Roger!" concordai con fare ovvio.
La sorpresa, lo scintillio nelle sue vivaci pupille, quei ricordi che lo facevano tornare indietro nel tempo in modo così spensierato e la felicità con cui ne parlava... smetterà mai tutto questo di tenermi inchiodata a lui?
"Vieni via con me" mi disse improvvisamente, gli occhi insistenti piantati nei miei e quell'aria supplichevole da bambino.
"La fai facile" mi ritrovai a sospirare, sfiorando quei capelli rossi come il fuoco e sorridendo di fronte alle sue idee strampalate e affettuosamente campate in aria "Ma la mia vita è qui e lo sai. Non posso abbandonare né RufyWoopslap"
Storse il naso "Sì, perché senza di te sarebbero persi"
"...e soprattutto, non posso lasciare questa casa" aggiunsi sovrappensiero.
"Già" strinse le labbra, il suo tono bruscamente mutato "Questa casa..."
E non sai quanto vorrei che questo potesse durare in eterno: la tua testa morbidamente adagiata sul mio petto, le mie mani svogliate nei tuoi capelli... immagina, immagina cosa potrebbe essere svegliarsi così tutti i santi giorni, la salsedine e le onde, il vento e il mare aperto, le avventure e TE.
Ma dovrai compiere questo viaggio senza di me, Mio Capitano: io ti aspetterò, ascoltando una vecchia canzone che ormai è diventata nostra e sperando nel tuo ritorno...






Mi asciugai il sudore dalla fronte e sospirai pesantemente: servire del sakè a tutti quei pirati poteva diventare un arduo mestiere se avevi trascorso la notte con Shanks il Rosso e dato che ormai non facevamo altro che dormire insieme, anche quella mattina mi sentivo terribilmente stanca.
Ma la mia stanchezza era nulla, niente, vuota, evaporata non appena il mio sguardo incontrava di nuovo il suo nella locanda: sinonimo di un desiderio che non si sarebbe mai placato e di una fame che, nei miei sogni più reconditi, nemmeno un'intera vita insieme sarebbe riuscita a saziare; elettricità, vibrazione, sottilissimo filo teso che minacciava di spezzarsi al più flebile tocco... cosa mi fai e cosa ti faccio.
"Permettimi almeno di venire con te nel prossimo viaggio! Anch'io voglio diventare un grande pirata!"
"Non lo sai che affondare come una palla di cannone è il colmo di ogni pirata?"
Alzai gli occhi al cielo ma non potei fare a meno di sorridere: Shanks e Rufy stavano discutendo per l'ennesima volta.
Quella mattina, infatti, il piccoletto aveva giocato la sua ultima carta per convincere il capitano della Red Force a farlo unire alla sua ciurma: si era infilato un coltello nella guancia, sperando di destare l'interesse dell'equipaggio e di persuaderli con il suo coraggio.
"Un giorno o l'altro questa peste scalmanata ti farà finire nei guai, Makino, te l'ho sempre detto!" me l'aveva riportato al locale Shanks, ed io gli avevo premurosamente curato la piccola ferita intimandogli di non riprovarci mai più.
"Adesso capisci perché non posso abbandonarlo, vero?" avevo scoccato un'occhiata di scuse al capitano, il quale aveva fatto spallucce e aveva sbuffato.
"Non è giusto che le tue attenzioni siano tutte per lui!" si era imbronciato con aria gelosa ma, in fondo, sapevo che era perfettamente in grado di capire.
Scossi la testa e tornai al presente, preoccupandomi di andare a prelevare dell'altro liquore dalla dispensa prima che Yasop e Lucky Lou dessero di matto: quando si mettevano d'impegno, quei due riuscivano a scolare da soli interi barili di birra; non che l'ausilio degli altri non contasse, ma tra tutti erano senza dubbio loro due i più dediti ai fasti dell'alcool, le pecore nere dei pirati del rosso.
"Dai, non te la prendere! Bevi il tuo succo di mirtillo" udii in lontananza la voce di Shanks.
"Wow, grazie!" sentii la risposta di Rufy, dopodiché una risata generale.
"Hey, ragazzi! Guardate come beve il moccioso!" di nuovo la voce del mio bambinone, era incorreggibile: non potei evitare di sorridere, mentre raccoglievo l'ultimo barile e pensavo a quanto l'amassi nonostante le sue inclinazioni infantili.
Ma forse era proprio questo a renderlo speciale, a farmi scuotere la testa e pensare a lui in modo così maledettamente dolce, a rievocare piacevoli immagini della notte appena trascorsa e a sospirare con aria sognante...
Mi resi conto di dovermi dare una mossa e non appena tornai, mi accorsi che i battibecchi tra il capitano e il bambino si erano fatti ancora più animati "Te la stai spassando come al solito, eh, capitano?" presi in giro a mia volta il rosso, il quale si dondolò ridendo sullo sgabello accanto al bancone.
Era casa nostra, stralcio di vita e buonumore, tempo per ridere e scherzare, confidenza, intimità, calore e affetto.
Ma, tutt'a un tratto, qualcuno spalancò la porta del Partys bar rumorosamente "Permesso?" calò il silenzio e tutti ci voltammo verso la voce, mentre un uomo di statura alta e dall'aspetto spregevole si faceva strada all'interno dell'osteria e raggiungeva il bancone sotto lo sguardo muto degli altri uomini "Oh, e così sarebbero questi i pirati: è la prima volta che ne vedo... che facce da idioti" commentò sdegnoso, seguito dalle risatine poco raccomandabili dei suoi seguaci.
Deglutii e feci involontariamente un passo indietro: percepii il veloce sguardo che mi rivolse Shanks, serio, sicuro di sé e rassicurante e ciò bastò a farmi rilassare impercettibilmente.
"Salve, noi siamo una banda di Masnadieri" si presentò l'uomo con un ghigno che non me la contava giusta "Tuttavia, non siamo venuti qui per depredare l'osteria, vogliamo solo della birra. Daccene subito dieci barili" concluse sbrigativo.
L'aspettativa era palpabile nell'atmosfera, gli occhi dei pirati addosso "Mi dispiace, signore" riuscii a dire dopo un attimo di esitazione "Al momento siamo a corto di birra"
Ovviamente, la mia esclamazione non fece altro che irritarlo "A corto?" domandò in modo retorico "Strano! A quanto vedo, i pirati stanno bevendo tutti qualcosa... è per caso acqua?" si avvicinò di un millimetro a Shanks e, anche se non ne avevo alcun motivo, il cuore mi balzò ugualmente in gola.
"No" m'intromisi subito "Ma stanno bevendo quel poco di birra che è rimasta" sperai di salvarli con la gentilezza e le buone maniere.
"Mi dispiace, amico" intervenne Shanks, nell'ambiente ancora asfissiante silenzio "A quanto pare, ci siamo scolati tutte le scorte dell'osteria! Scusaci tanto" afferrò una bottiglia e, con mia grande sorpresa, gliela porse "Se vuoi, però, è rimasta una bottiglia: non è stata ancora aperta"
Fu la goccia che fece traboccare il vaso: l'uomo spaccò la bottiglia nella mano di Shanks, facendo finire i pezzi di vetro sonoramente a terra e bagnando la camicia del capitano e il pavimento della locanda.
Mi portai le mani alla bocca, sconvolta, ma il tipo continuò "Brutto imbecille, sai con chi stai parlando? Non arrivare a prendermi in giro! Una sola bottiglia non serve neanche a bagnarmi il gargarozzo!"
Le mie dita presero a tremare convulsamente sulle labbra scioccate: rabbia, dispiacere, mortificazione, impotenza e frustrazione. Come avevo potuto sperare che i miei modi potessero risolvere la situazione?
"Accidenti, il pavimento è tutto bagnato" mormorò sconsolato il rosso, osservando dispiaciuto il legno sotto di sé "Mi dispiace per la confusione, Makino" si rivolse improvvisamente a me, ignorando le parole che continuavano ad uscire dalla bocca del violento e accovacciandosi a terra "Hai uno straccio?"
"Lascia, faccio io" cercai di stroncare subito la sua iniziativa, ma nello stesso istante un altro grande rumore mi fece stringere gli occhi: l'uomo aveva rotto anche i bicchieri che si trovavano sul bancone, facendo cadere il vetro e il liquido addosso a Shanks.
"Visto che ti piace tanto fare le pulizie... adesso avrai di che divertirti!" lo derise con presunzione "Vi saluto, codardi!" e sparì assieme ai suoi scagnozzi.
Immediatamente, m'inginocchiai accanto al capitano e cominciai a tamponargli il volto con un fazzoletto "Ti sei fatto male?" gli chiesi in preda all'ansia.
"Non preoccuparti, è tutto a posto" mi tranquillizzò lui compostamente, dopotutto eravamo circondati da un bel po' di persone.
"Capitano, sei tutto bagnato! Che vergogna!" proruppero le risate, a cui tutti si unirono fragorosamente eccetto Rufy, che per tutto il tempo se n'era stato muto e spaventato in un angolo.
"Sei un vigliacco!" urlò all'improvviso "Non sei un vero pirata! Un vero uomo avrebbe dovuto combattere!" era arrabbiato, ostinato e fermamente convinto delle sue posizioni.
Shanks lo guardò stranito, poi rispose "Capisco cosa vuoi dire, ma in fin dei conti mi sono solo sporcato di birra" fece un'alzata di spalle come se niente fosse.
"Non c'è nulla di divertente in quello che è appena successo!" s'impuntò l'altro, sbattendo i piedi a terra "Me ne vado! Non voglio più parlare con uno smidollato come te!"
"E dai, non fare così!" cercò di trattenerlo il suo amico, ma non ci fu verso.
Mi passai una mano sulla fronte e decisi di andare a prendere scopa e paletta per pulire il pavimento del locale: qualcosa, dentro me, mi diceva che la faccenda non si sarebbe conclusa tanto presto e il piccolo Rufy non sapeva dove tutta la sua ostinazione l'avrebbe portato... ©







Ebbene sì, ancora in corso! Per la vostra gioia ma anche per la mia ;)
Beh, mi sono resa conto che il missing moment meritava un'attenzione particolare e quindi mi è sembrato più opportuno dividerlo in due parti: qui l'incontro con Higuma e nel prossimo la perdita del braccio di Shanks.
Quindi non temete se questo capitolo vi sembra troppo breve perché il prossimo (e ultimo, ma SUL SERIO stavolta! xD) sarà bello corposo.
Vi aspetto allora e grazie a tutti!

 

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Capitolo 9
*** Capitolo Nove ***


"Signor sindaco!" annaspai, correndo a più non posso tra le strade del villaggio "Signor sindaco!" urlai ancora, spalancando la porta trafelata e rivolgendo al diretto interessato uno sguardo allarmato.

"Che succede, Makino?" fece lui in tutta tranquillità, staccando per un istante le labbra dal fidato boccale di birra "Sei tutta agitata!"

"Si tratta di Rufy!" buttai subito fuori il rospo con ansia e preoccupazione "Vede, quei Masnadieri..."

Non mi fece terminare la frase che in un nanosecondo eravamo già fuori dalla sua casa, nuovamente in corsa verso il luogo dove, con ogni probabilità, quei malviventi stavano maltrattando il piccolo: non fu un percorso breve, ma ci parve di aver attraversato l'intera isola.

"Lo sapevo!" sputò a terra Woopslap, seccato "Sapevo che prima o poi avrei dovuto beccarmi una pallottola in fronte per colpa del nipote di quel megalomane pazzo!"

"La prego, non sia così pessimista" cercai di consolare lui e me stessa, prendendo ad avanzare ancora più velocemente.

"RUFY!" gridammo all'unisono non appena arrivammo, al che tutti gli uomini che circondavano il bambino si voltarono nella nostra direzione.

"Lascia stare quel bambino, ti prego!" li implorò subito il sindaco, osservato in modo sdegnoso dai Masnadieri e con riconoscenza da Monkey D. Rufy "Non so cos'abbia fatto Rufy ma per favore, lasciatelo andare" s'inginocchiò "Se volete i soldi, ve li darò"

"Signor sindaco..." mi lasciai sfuggire con apprensione, dopotutto anche lui ci teneva a quella piccola peste.

"Sai il fatto tuo, vecchio" commentò con soddisfazione il capo, avvicinandosi a noi "Sai come va il mondo" constatò con un ghigno malevolo.

L'aspettativa era crescente, ma nessuno ebbe il tempo di dire altro che udimmo una voce familiare alle nostre spalle "Non è venuto nessuno al porto, abbiamo subito sospettato che fosse successo qualcosa"

E nel medesimo attimo che la voce diventa rassicurazione, pericolo scampato allo stesso tempo, non c'è più da preoccuparsi, lui è qui: il tempo si ferma, il cuore perde i battiti e il respiro si mozza.

"Capitano!" mi portai istintivamente le mani alla bocca.

"Hey, Rufy!" si rivolse immediatamente al suo amico, che al momento aveva la testa sotto la scarpa del capo dei Masnadieri "Ma il tuo pugno non era micidiale come una pistola?"

Anche in una situazione come quella, non potei evitare di sospirare: c'era scherzo sempre e comunque, anche nel pericolo.

"Sta' zitto!" lo rimproverò Rufy, terrorizzato dalla sua possibile sorte.

A quel punto, Shanks cominciò a muoversi verso di lui, ma fu prontamente minacciato da uno dei fuorilegge "Fa' un altro passo e ti faccio saltare le cervella, codardo" lo apostrofò con risentimento.

Il mio nervosisimo cresceva, ma il rosso non sembrava risentirne "Intendo che questo non è lo strumento adatto per minacciarmi" rispose affabilmente ad una qualche superflua domanda, dopodiché Lucky Lou sparò all'uomo in un batter d'occhio.

Ancora una volta, la mia sorpresa e l'indignazione aumentavano, era ansia e tensione, pressione e apprensione: per chi avrei dovuto essere più preoccupata? L'imbarazzo della scelta era evidente eppure, di questo avrei dovuto essere più che convinta, non ce n'era alcun motivo.

"Con chi credevate di avere a che fare?" scrollò semplicemente le spalle Benn Beckman "Siamo dei pirati"

"Bene, ora ascoltatemi" incalzò Shanks con fare sbrigativo, prima che chiunque altro potesse aprire bocca "Non m'interessa se mi rovesciate la birra in testa e potrei ridermela anche se mi sputate addosso" i suoi occhi s'incendiarono e il fuoco delle sue pupille rispecchiò per un istante quello dei suoi capelli "Ma per nessuna ragione al mondo perdono chi fa del male ad un mio amico!"

"Shanks..." le lacrime volevano rompere gli argini degli occhi del piccolo Rufy: erano proprio quelle le parole che voleva sentire, era rincuorato, il suo affetto pienamente ricambiato e il suo destino irrimediabilmente nelle mani del suo imbattibile migliore amico.

Benn Beckman subitò cominciò a battersi con i Masnadieri fino a che, ad un certo punto, il loro capo sparì in una cortina di fumo imprecando sonoramente "Dannazione!"

"RUFY!" urlammo di nuovo tutti in coro, notando con disperazione che il farabutto aveva fatto sparire con sé anche il piccolo che volevamo con tanto ardore salvare.

"Oh, no!" si fece prendere dall'agitazione il capitano Shanks "Non mi aspettavo una mossa del genere! E ora che si fa?" si rivolse con foga al suo equipaggio che, come me, lo guardava con confusione e aspettativa.

"Sta' calmo, capitano!" cercò di tranquillizzarlo con flemmatica calma Lucky Lou "Se lo cerchiamo tutti insieme, riusciremo di sicuro a stanarlo!"

Beckman fece un tiro di sigaretta e abbozzò un sorriso "Non si smentisce mai..." mormorò tra sé e sé.

"Capitano" mi avvicinai a lui e gli tirai la manica della camicia, prendendolo in disparte "È vero, è stato Rufy a provocare quell'uomo" confessai con gli occhi lucidi "Ma l'ha fatto solo perché quei farabutti hanno osato sparlare di voi e mettere in discussione il vostro coraggio"

"Makino" mi afferrò per le spalle, guardandomi con dolcezza e infondendomi più sicurezza di quanta ne avrei sperata "Non angosciarti. Salverò quel piccoletto anche a costo della mia vita"

La sincerità di quelle parole anticipò la terribile realtà delle sue successive azioni: Shanks che agisce d'impulso, pirata che non è solito pensare, si è tuffato in mare e ha mantenuto la sua promessa, ma a che prezzo?

"Oh, mio Dio" e i palmi delle mie mani erano ormai stanchi di asciugare le mie lacrime insistenti, quasi non si scandalizzavano più, eppure tutti perdemmo un battito quando davanti ai nostri occhi si parò la visione di un Rufy piangente ma sano e salvo e del suo eroe mutilato "Oh, mio Dio" ripetei ancora, sconvolta, urlando tutto il mio orrore.

"È soltanto un braccio, state tranquilli" fece spallucce lui, stroncando il teso silenzio creatosi tra gli uomini che, di tanto in tanto, veniva interrotto solo dai singhiozzi miei e di Rufy.

"Sei stato un incosciente!" lo rimproverai successivamente, dopo averlo accompagnato a farsi medicare "Poteva andarti molto peggio!"

"Ma è andata così" minimizzò, misurando la mia reazione con il suo sguardo vigile "Ciò che conta è che il piccolo stia bene, non trovi?"

"Ma certo" mi passai una mano tra i capelli, agitata, ripensando al tenero abbraccio scambiato poco prima con Rufy "Però Shanks, io..." non riuscivo a trattenere il mio pianto.

"Makino, so che se tu fossi stata al mio posto, ti saresti comportata ugualmente" ammise con serietà, poi tornò a farsi giocherellone "Saresti stata meno carina senza un braccio, credo che non ti avrei più voluta" mi fece una linguaccia.

Sorrisi tra le lacrime "Sei sempre il solito, non cambierai mai!" gli cinsi la vita e adagiai la testa sul suo petto, sospirando "Io invece ti voglio sempre"

Sospirò anche lui, come se le mie parole gli avessero fatto tornare in mente un brutto ricordo "Tra poco me ne andrò"

"No!" affondai il viso nel suo petto, bagnandolo ancora della mia disperazione.

Tu eroe, tu salvatore di bambini innocenti e donne innamorate, quante cose hai fatto per noi. Ti prego, non lasciarmi alla mia vita: non ora, non più, hai bisogno di me più che mai, vorrò essere accanto a te per curare le tue ferite e risanarle con i miei baci, amore sul dolore, acqua fresca sul fuoco ardente.

"Shanks, non lasciarmi"

"Credimi, non lo farò mai"

 

 

 

 

 

Mi svegliai la mattina successiva scossa e inspiegabilmente in lacrime, forse perché avevo ascoltato con Shanks la nostra canzone per l'ultima volta: lui se n'era andato presto, preso com'era dai bagagli e dalle provviste da portare con sé, lasciandomi sola e malinconica.

Qui le nostre strade si dividono, Mio Capitano, i nostri stili di vita messi a confronto e contraddittori, lottano tra loro e sono incompatibili ma così perfettamente in sintonia... quanto avrei sperato di poter continuare i miei giorni in tua compagnia.

Mi passai una mano tra i capelli sudati e cercai di calmarmi, ma un attimo dopo mi accorsi di un foglio bianco sul comodino: lo afferrai e m'impegnai a leggerne il contenuto, accorgendomi subito che si trattava di un documento.

Sgranai gli occhi "Non è possibile" mi lasciai sfuggire in un sibilio "Come... perché..." ripetei in trance, dopodiché udii voci maschili provenire dal piano inferiore.

"Salperemo tra qualche ora" riconobbi quella di Shanks.

"Di già?" poi il sindaco Woopslap "Sicuri di aver preso tutto?"

Il capitano scoppiò a ridere "Ma certo! E poi siamo rimasti qui anche troppo, signor sindaco, non crede?"

Senza pensarci due volte, piegai con stizza il documento e mi vestii in quattro e quattr'otto, facendo le scale in tutta furia e non riuscendo più a trattenere le lacrime: quello era davvero troppo.

"Makino!" esclamò un Woopslap particolarmente meravigliato non appena mi vide "Che succede? Perché stai piangendo?"

Ma i miei occhi non incontrarono che quelli di Shanks che, preoccupati e premurosi, mi accolsero e mi scrutarono con apprensione "Dimmi solo perché!" mi gettai letteralmente tra le sue braccia senza curarmi degli sguardi altrui e lo baciai avidamente.

"Makino?" la voce di Woopslap divenne incredula, ma finalmente riuscii a sentire anche gli altri pirati che, al contrario di quanto mi aspettassi, non sembravano affatto imbarazzati.

"Gliel'hanno fatta proprio sotto il naso, signor sindaco, eh?" sghignazzò Yasop, intanto che anche il rosso mi stringeva e partecipava con passione al nostro contatto.

"Sono giovani e innamorati!" proruppe Lucky Lou a bocca piena, prima di spingere tutti fuori dal locale e concederci qualche minuto da soli.

Evidentemente mi ero sbagliata: il nostro amore, per quanto segreto, era ormai un qualcosa di ben visibile all'esterno, lo sprizzavamo da tutti i pori, eravamo l'uno una sola cosa con l'altra.

Il lungo bacio s'interruppe e finalmente Shanks poté parlare "L'ho fatto per noi" si giustificò, la sua mano sul mio viso e le sue labbra ancora terribilmente vicine alle mie.

"Avresti comprato la casa di mia nonna per noi?"  feci con enfasi, la cosa mi mandava su tutte le furie: non sopportavo che qualcuno spendesse soldi per me, né tantomeno che si permettesse di farmi regali così grandi.

"Sì, Makino" rise lui, non smettendo di asciugarmi le lacrime "Posso permettermelo, fidati. E poi... francamente, credevo che ti avrebbe reso felice" aggiunse con una nota di amarezza.

Alzai gli occhi al cielo "Certo che sono felice! Ma sai, non..." mi bloccò le parole in gola facendo muovere lentamente il suo indice sulle mie labbra.

"Un giorno verrò a viverci anch'io" concluse con fare criptico e straordinariamente serio.

"Questo vuol dire che tornerai?" chiesi speranzosa, il pianto appena superato che tornava a fare capolino e a mettermi a dura prova.

Shanks esitò per un istante, guardandomi a fondo negli occhi "Tornerò prima di quanto tu possa sperare" affermò con tono deciso "E ti porterò nel meriggio d'oro. Te lo prometto"

"No!" ecco di nuovo la tristezza prendere il sopravvento e portare questa ragazza fin troppo sensibile di nuovo a singhiozzare sul petto del suo amato "Ci sono già stata nel meriggio d'oro: mi ci hai già portata" confessai baciandolo ancora, come se i miei baci potessero prolungare la sua permanenza e farmi restare addosso la sua pelle, imprimere nella mia memoria il tocco della sua ruvida barba "Mi hai già fatto toccare il sole nel suo punto più alto... e anche se ora mi scotterò, sappi che non m'importa"

Mi sorrise dolcemente e si allontanò, facendo ondeggiare il suo mantello nero "Attenta: dal meriggio si può soltanto scendere" mi avvertì con una linguaccia "E mi riavrai tra i piedi in men che non si dica"

Sorrisi anch'io, nostalgica ma già rincuorata "Non vedo l'ora, capitano"

E una volta rassettata la mia stanza, accorsi anch'io a salutare i nostri amici al porto: erano venuti quasi tutti gli abitanti di Foosha, coloro che erano stati più vicini ai pirati del rosso e che con loro avevano trascorso i momenti più divertenti di quell'indimenticabile anno.

"Mi mancherete" ammise con calore il piccolo Rufy, in prima linea tra tutti "Ma stavolta ho intenzione di non chiederti di portarmi con voi: ho deciso che diventerò un pirata con le mie sole forze!" annunciò trionfante.

"Bene, perché tanto non ti avrei portato comunque" lo prese in giro il capitano della Red Force, che non si smentiva mai "Anzi, scommetto che non diventerai mai un pirata!"

"E invece sì!" lo fece arrabbiare, come al solito, e gli provocò una reazione esagerata, come al solito "Un giorno troverò dei compagni più in gamba di voi! Scoverò i tesori più preziosi del mondo e... diventerò il Re dei Pirati!"

Tutto l'equipaggio sorrise intenerito di fronte alle ambizioni del bambino e anche io non potei fare a meno di rivolgergli uno sguardo materno: allora non sapevo che il sogno di Monkey D. Rufy sarebbe ben presto divenuto realtà e non potevo neanche lontanamente immaginare con quanta forza e determinazione l'avrebbe portato avanti.

"E così vorresti superarci?" lo stuzzicò invece Shanks "Beh, in questo caso..." si tolse il cappello di paglia che tanto amava e, con immensa sorpresa da parte di tutti, lo adagiò sulla testa di Rufy "Ti affido volentieri il mio cappello"

E il miracolo avvenne: i sogni, i desideri e le aspettative di un futuro roseo non tardarono a farsi sentire, l'animo di Rufy era riconoscente e grato a quell'uomo almeno quanto lo era il mio.

"Abbine cura" si avviò verso la sua imbarcazione lasciandosi alle spalle la felicità che avrebbe potuto avere a Foosha e preferendo sempre e comunque la sua vita di mare "Un giorno verrai a restituirmelo, quando sarai diventato un grande pirata"

"Shanks..." mi lasciai sfuggire in un sorriso, sapevo quanto tenesse a quel cappello e comprendevo perfettamente quanto significativo doveva essere il suo gesto nel regalarlo a Rufy.

"Spiegate le vele! Levate l'ancora!" e in attimo la Red Force stava prendendo il largo: quanto, tutta la ciurma del rosso, sarebbe mancata alla nostra isola!

Presi per mano Rufy e gli stropicciai una guancia, cercando di arginare il suo pianto e godendo insieme a lui dell'ultimo sguardo del nostro Shanks: era uno sguardo d'addio ma pieno di promesse e senza rimpianti.

"E un altro equipaggio di fuorilegge se ne va" sospirò sconsolato Woopslap, tradendo un certo tremolio nella sua voce falsamente sollevata.

Tutta la folla scemò mano a mano che la nave procedeva sempre più lontano, fino a quando non restammo solo io e Rufy "Makino..." fece tutt'a un tratto quest'ultimo, ancora la piccola mano nella mia "Secondo te tornerà?"

Il mio sorriso era un mix perfetto di gioia e tristezza "Ma certo che tornerà. Ne sono più che sicura"

E infatti Shanks tornò, trionfalmente oserei dire, ma avremmo dovuto aspettare ben dieci anni prima di vederlo ricomparire e mantenere, così, la sua promessa: la sua promessa di tornare da me, la sua promessa di beneficiare di questa casa e di godere della mia compagnia, promessa che ora mi fa accarezzare il ventre rigonfio con dolcezza e mi fa sperare, ancora una volta, di rivederlo al più presto.

Ma allora tutto questo non potevo saperlo… e così mi limitai ad accompagnare con lo sguardo la Red Force che procedeva imperturbabile verso l'avventura, sferzando le onde del mare e allontanandosi da tutto ciò che era fermo e monotono: così come il suo capitano, anche la nave aveva sete di pericoli e sogni e, nei sogni e nei pericoli, attraversò decisa l'orizzonte e sparì nell'assolato sole rosso e nel meriggio d'oro. ©




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Allora, comincio subito con le scuse per il ritardo che, come molti di voi già sanno, è stato causato dagli innumerevoli capricci che fa il mio pc in quest’ultimo periodo… spero vivamente che l’attesa sia stata ripagata!

Dunque, volevo precisare un’imperfezione nel capitolo precedente che mi ha fatto notare pinklemon91 e che mi sembra giusto riportare: effettivamente, Shanks appare molte volte nei flashbacks con il cappello e NON con la cicatrice, di conseguenza si pensa che se la sia procurata successivamente, cosa che invece io ho stravolto in questa storia xD Ma vabbè, ormai il danno è fatto!

Un altro ringraziamento va senza dubbio a Tokorothx3 che mi ha regalato il bellissimo banner che vedete sopra le note, a celiane4ever (che spero di non aver deluso con il “misero” accenno alla gravidanza di Makino!), à mon amie Funeral of Hearts, le assidue e fedelissime magicaemy, namirami e  Akemichan, martychanfantasy e tutti coloro che hanno seguito questa storia! Spero di non aver dimenticato nessuno! Grazie, grazie, grazie!

 

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