Do you know what love is?

di ApeMaiaRosa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 -Prologo- ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 25 -Epilogo- ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 -Prologo- ***


P.s Prima di cominciare a leggere questa storia vorrei dirvi che questo in realtà più che un capitolo è un prologo e che potrebbe sicuramente risultare noioso,vi chiedo solo di avere un po' di pazienza leggendo i capitoli che seguiranno perchè è in quelli che la storia prenderà pian piano sempre più forma,ok ora vi lascio alla lettura :)




In fondo cos’è l’amore?                                                         
Secondo la Scienza sono le endorfine che il nostro cervello rilascia facendoci credere di “essere innamorati”(*). Ma parlando di sentimenti cos’è davvero l’amore?                    
Forse le notti insonni passate pensando a lui?                                                                        
Il battito accelerato quando mi parla?                                                    
Il respiro affannato quando lo vedo?                                                                         
Le farfalle che si librano in volo nel mio stomaco quando siamo vicini?                                                        
Il totale vuoto che si forma nella mia mente quando siamo soli in una stanza?               
E soprattutto, ma perché cavolo ci sto pensando così tanto?                  
Fino ad un mese fa non mi sarebbe mai saltato in mente di pensare ad una cosa così…..così….strana! Ma fino ad un mese fa non conoscevo lui….Davide…solo il suo nome mi sembra così dolc- em un nome.
Eravamo all’Assemblea D’Istituto quando ci siamo conosciuti. Lui lì, sul fondo dell’aula magna col cappuccio della felpa in testa e le cuffie nelle orecchie. E chi lo avrebbe mai detto che avrei trovato qualcuno come me!
A già, non mi sono ancora presentata. Mi chiamo Elena ed ho 16 anni. Questo vi può bastare come presentazione? Vabbè ho capito, provo a descrivermi. Sono di media statura, capelli lunghi, scalati e castani, occhi del medesimo colore, ho la pelle molto chiara -per non dire che è dello stesso colore del latte- e questo a volte è davvero un grosso problema perché se arrossisco si vede subito. Sono una tipa alquanto stranuccia e sono una maniaca della musica….intendiamoci, amo il Rock e il Punk!
 Ritornando al discorso di prima. Ho incontrato per la prima volta Davide all’Assemblea D’Istituto. Mi ha incuriosita da subito, non solo perché aveva i miei stessi atteggiamenti ma perché vedevo qualcosa di diverso in lui. Tanto per cominciare non mi ha dato l’impressione di un idiota –perché si, i maschi sono tutti degli idioti pervertiti- e secondo ho avuto la sensazione che fosse solo. Ma non quella solitudine di quando non si ha compagnia, quella solitudine di quando hai la certezza di non avere nessuno che ti comprenda, nessuno che possa capire i tuoi stati d’animo. Mentre lo fissavo mi sono accorta che anche lui aveva incominciato a guardare me. La cosa assurda è che abbiamo continuato a farlo senza preoccuparci di rivolgerci la parola. Ad un certo punto ho creduto di essermi imbambolata davvero troppo e che probabilmente lo stavo infastidendo con la mia insistenza. Stavo per scusarmi quando mi ha rivolto un caloroso sorriso. Non un sorriso di circostanza, un sorriso vero e lo si capiva dal fatto che anche i suoi occhi in quel momento sorridevano…oddio i suoi occhi, li avrei guardati all’infinito…per tutto il tempo che ci fissammo mi accorsi solo dopo molto tempo quanto fossero magnifici. Un verde prato a volte tendente allo smeraldo…..due grandi occhi color verde prato che mi sorridevano. E allora perché ci vedevo comunque una vena di malinconia?
Allora non lo sapevo ma quei due occhi e quel ragazzo mi avrebbero causato degli strani effetti.
 
 
 
L’angolo dell’autrice
(*) non so esattamente se questa cosa sia corretta, è una mia ricostruzione del documentario di Piero Angela e quindi non so quanto fidarmi della mia memoria e delle mie capacità rielaborative xD
Bè che dire spero di avervi incuriositi…anche solo poco poco…..chiedo scusa per la misera lunghezza di questo capitolo, prometto che il prossimo sarà un po’ più prolisso!
E giusto per informazione, sappiate che è già pronto e devo solo scriverlo a computer.
Bè cos’altro aggiungere se non chiedervi di farmi sapere cosa ne pensate –commenti positivi o negativi che siano- e sentitevi pure liberi di dirmi dove ho sbagliato o se la storia si sta rivelando noiosa o che i personaggi stanno diventando dei Mary-Sue (non sia mai mi getterò da un ponte se accadrà! >.< )
Ok basta, questo angolo dell’autrice sta diventando più lungo del capitolo stesso LOL
Rage & Love

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Il giorno seguente lo incontrai per caso nei corridoi.
Non credevo si ricordasse di me e invece mi lasciò di sasso quando mi salutò con un cenno delle mano.
E poi quel sorriso…..ancora quel dannato sorriso.
Ma cosa aveva da sorridere?!
Che poi di cosa mi lamento, è il sorriso più bell- è no, adesso basta con questi pensieri!
La cosa assurda è che ricambiai e dovevo pure essere arrossita perché l’ho visto ridere.
Che cazzo aveva da ridere poi, ancora non l’ho capito.
Fanculo la mia pelle chiara!
Lasciando perdere l’incazzatura di quel momento ognuno continuò per la propria strada e non ci incontrammo più se non all’intervallo. 
A questo punto penserete che abbiamo cominciato a parlarci.
Sbagliato.
Ci siamo fissati come all’Assemblea.
Che cosa divertente vero?
Passò così tutta quella settimana.
All’inizio della seconda sarà che forse si era stufato dei nostri campionati di “osservazione dell’altro”  sarà forse che mi voleva dire di piantarla di imbambolarmi a guardarlo, fatto sta che per la prima volta mi rivolse la parola.
Aveva una voce molto calda e profonda per la sua età.
Che poi, ora che ci penso, ve l’ho mai descritto Davide?  Mi sovrasta di circa 15- 20 centimetri, è magrolino ma ha comunque un filo di pancia nient- ooo cazzo, ma allora la mia è proprio una fissa!
Menomale che ero quella che i ragazzi non li guardava dal punto di vista dell’aspetto fisico.
Si lo so, sono una fottuta ipocrita!
Tornando alla panc- emm a Davide. 
Ha il viso rotondo, i capelli lisci e neri con un grosso ciuffo che gli cade sull’occhio destro e, bè, i suoi occhi ve li ho già fatti conoscere…. Verde prato tendente anche allo smeraldo.
Anche lui come me ha 16 anni ed è in una classe che ne dista dalla mia circa 6.
La cosa che però non mi sarei mai aspettata è stata scoprire che avevamo molti insegnanti in comune.
Grazie a questo spesso studiamo insieme.
E per tutti i maliziosi noi Studiamo  per davvero e non “studiamo” come qualcuno potrebbe capire.
Ci tenevo a precisarlo!  
Bè la prima volta che parlammo cominciò tutto con un semplice ‘ciao’.
Banale lo definireste voi, ma quello non era uno ciao che rivolgi ad un perfetto estraneo, era uno ciao che rivolgi ai tuoi più cari amici, a quelli che conosci da una vita.
La conversazione che ne seguì fu la classica conversazione che si fa con un perfetto estraneo su Facebook, contenente le solite domande riguardanti gli interessi personali.
Grazie a questo scoprì che era un patito della musica – ve lo avevo detto che mi somigliava!- e che amava gli anime e i manga e, dopo un mese dalla nostra conoscenza, posso dire che mi ha contagiata con quest’ultima passione!
Tornando alla conversazione.
Persi un battito quando sentì uscire dalla sue labbra  ‘ Senti, ti spiace aspettarmi all’uscita? Ti devo parlare ’.
Sul momento non realizzai quello che in realtà mi aveva detto e smisi completamente d pensare quando un attimo dopo suonò la campanella di fine intervallo e lo vidi dileguarsi in mezzo alla folla di ragazzi che si affrettavano a rientrare nelle classi.
Quando anche io arrivai in classe e mi sedetti dovevo essere più pallida del solito perché Carla, la mia compagna di banco nonché migliore amica, mi chiese se stavo bene.
Non risposi, mi limitai a schiudere le labbra ma le parole non uscivano, era come se mi morissero in gola.
Mi sentii persa per un attimo ma venni riportata alla realtà da Carla che mi abbracciò, senza parlare, senza chiedere spiegazioni e poi con voce dolce e calma mi disse ‘ Lo sai vero che puoi dirmi qualsiasi cosa? Ricordati che ci sarò sempre per te, non te lo scordare mai. ’
Non dissi nulla, mi limitai ad annuire.
Mentalmente ringraziai Carla, sapevo che quello che mi aveva detto era vero.
Già in passato erano successe parecchie cose spiacevoli e lei c’era sempre stata.
L’unica che fosse riuscita a vincere lo scudo di freddezza che mi ero costruita intorno, eludendo tutti i miei pregiudizi sul mondo e sulle persone.
Non che il mio punto di vista sia cambiato poi tanto da allora.
Penso sempre che il mondo, o meglio, le persone che lo abitano, siano sempre piene di pregiudizi, pronti sempre a gettare veleno sulla persona alla quale un momento prima avevano detto ‘Ti voglio bene’.
Sinceramente credo che senza il genere umano probabilmente il mondo sarebbe un posto migliore.
Consideratelo pure sbagliato ma ehi, nessuno vi ha chiesto di pensarla come me!
<< Questa cosa è così sconcertante e sconvolgente che non riesci a dirmela? Cos’è, tuo padre ha di nuovo fatto il cretino con te? >>
Cavoli dovevo proprio essermi imbambolata davvero per molto tempo visto che Carla mi stava chiedendo una cosa così….così….dolorosa! Perché si, mio padre è un grandissimo bastardo e sinceramente avrei preferito essere stata adottata piuttosto che crescere con quel figlio di puttana.
Che sin da quando ero piccola e mia madre era ancora viva abusava di me e di lei…costringendoci al silenzio, a sopportare tutto ciò che ci faceva…e chi mi fa…No, non ce la faccio a raccontarvelo ora.  
So che questo forse è un comportamento vigliacco e immaturo, ma non mi sento pronta ecco tutto…Prometto che prima o poi troverò il coraggio e ve lo racconterò.
Vi racconterò della mia vita e della mia storia.
Ok, momento ‘codarda’ finito, torniamo alla conversazione con Carla.
<< No Carla stai tranquilla, una volta tanto quello stronzo non centra. Anzi, forse è una cosa di cui non dovrei neanche preoccuparmi tanto….Insomma, capita tutti i giorni che le ragazze vengano invitate – Ma si poteva davvero chiamare invito quello?- da un ragazzo >>
<< Tu…cioè….tu e un ragazzo….tu e un ragazzo uscite…. >> la vidi leggermente scioccata ma poi tornò la solita Carla << La mia piccola punkettona ha trovato un fidanzatino! >> mi stritolò in un abbraccio come solo lei sapeva fare.
La smorfia che ne seguì fu di una pucciosità (nda mi concedo la libertà di utilizzare questo termine anche se so perfettamente che in italiano non esiste…vedetela come una licenza d’autore xD ) incredibile ma poiché non sono sicura di riuscire a descrivervela vi dico solo che assomigliava a questa *w* .
Continuò a fissarmi con gli occhi a cuoricino, come fanno le vere otaku quando vedono uno yaoi, fin quando non arrivò l’ultima campanella. Passai tutta l’ultima ora a pensare di cosa avesse dovuto parlarmi.
Insomma, eravamo dei perfetti estranei! Più passavano i minuti e più mi agitavo…..sarò anche punk ma un fottuto cuore ce l’ho anche io! Ultima campana.
Si avvicinava il momento dell’incontro.
Salutai Carla che con uno sguardo che non riuscii a decifrare mi disse “Buona fortuna!”
Buona fortuna?
Ma cosa si era messa in testa quella li?!
Scesi le scale e lo vidi. Come sempre aveva il cappuccio della felpa in testa e le cuffie nelle orecchie.
Mi avvicina e lo salutai.
<< Ciao >>
<< Ehilà! >> si aprì un sorriso sul suo volto.
<< Allora di cosa volevi parlarmi? >> avevo una certa fretta di defilarmi, ma credo che questo si sia capito.
<< A dire il vero non lo so >> il suo sguardo era rivolto verso il cielo.
<< Come sarebbe a dire che non lo sai…uff, e io che spreco il mio tempo qui con te! >>
Feci per andarmene ma mi afferrò il polso costringendomi a girarmi verso di lui.
<< Allora si può sapere che vuoi? >> sputai acida << Perché mi hai chiesto di aspettarti se non sai neanche che dirmi?! >>
Aveva abbassato lo sguardo e il sorriso che prima aleggiava sul suo volto era sparito. Di scatto lo rialzò e il sorriso ritornò.
<< Mi incuriosivi >>
<< TI INCURIOSIVO?! MA PER COSA CAZZO MI HAI PRESA?! UN FOTTUTO FENOMENO DA CIRCO?! >>
Ricordate quando all’inizio vi dissi che non sembrava un idiota? Ecco appunto non SEMBRAVA ma lo era, eccome se lo era!
 



L’angolo dell’autrice.
Visto che il capitolo è stato un po’ più lungo di quello precedente? ^^
Che dite,vi intriga la storia?
Dai fatemelo sapere con un commentino, anche piccolo piccolo……mi sta venendo l’ansia sapendo che nessuno ha recensito ç.ç  
Ok la smetto, al prossimo capitolo ;)
Rage & Love

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Davide  POV
Ehi …si dico a te. Ciao!
Ti starai chiedendo chi sono. Bè mi chiamo Davide ed ho 16 anni. Sono alto circa 1 metro e 80, magro e le ragazze stravedono per il mio petto glabro e morbido. Ho i capelli neri lunghi e lisci con un seducente ciuffo che mi ricade sull’occhio destro. I miei occhi sono di uno splendido verde prato che tende allo smeraldo.
Si, sono un gran pezzo di figo!
Forse la cosa che mi caratterizza di più sono la musica, suonare il basso, guardare anime e leggere manga.
Non so se sarebbe corretto definirmi otaku ma quello che so per certo è che amo i fumetti e gli anime giapponesi.
Per mia sfortuna non ho ancora trovato qualcuno che condivida questa mia passione per gli anime e i manga.
O meglio l’ho trovata e poi l’ho contagiata.
E’ successo circa un mese fa.
Mi stavo rompendo le palle all’Assemblea D’Istituto  e come al solito avevo il cappuccio della felpa in testa, le cuffie nelle orecchie e il mio bellissimo ciuffo- sono un egocentrico narcisista sappiatelo!- davanti all’occhio destro quando la vidi entrare.
Anche lei cappuccio della felpa in testa e cuffie nelle orecchie.
E chi lo avrebbe mai detto che avrei trovato qualcuno come me!
Sul momento la trovai subito molto carina –mai quanto me!- e interessante. Aspetto duro, freddo e distaccato, ma la trovavo comunque  dannatamente attraente. Nei suoi occhi però non leggevo freddezza, leggevo di una persona spaventata dal mondo e incazzata a morte con esso per tutto ciò che le aveva causato.
Sul momento era per me una perfetta estranea ma con l’andar del tempo avrei capito che ci avevo visto giusto su di lei.
Mi accorsi che mi fissava e quindi cominciai a farlo anche io.
Mentre la fissavo pensavo “Carina so di essere bello come un dio, ma se continui così mi sciupi! E poi chi le sente le mia fans!” .
Passò così tutta l’Assemblea D’Istituto.
Non sarei stato io il primo a parlare.
O no, si doveva fare avanti lei. Io non le avrei detto neanche una parola!
Il giorno dopo l’assemblea ci incontrammo e continuai con il mio capriccio, il giorno dopo ancora e ancora.
Fui di parola con me stesso fino all’inizio della seconda settimana.
A qual punto non ce la feci più.
Dovevo parlarci.
E quale momento migliore se non l’intervallo?
La sapete una cosa?
Sono tanto solare ed espansivo con chi mi conosce ma con gli estranei sono un vero asociale.
Non ci credete?
E allora perché secondo voi sto sempre col cappuccio in testa e gli auricolari nelle orecchie?
Il punto è che se non avessi quei due o tre amici con cui di solito bevo un paio di birre – sono perfettamente cosciente di essere minorenne, ma non posso farci nulla se adoro così tanto il sapore del malto!- sarei davvero solo come un cane!
O almeno, non lo sarei all’esterno.
Ma ad essere sinceri credo di non avere nessun vero amico.
Avete presente uno di quelli a cui sai di poter dire le cose più assurde e sai che non ti giudicherà e non lo dirà ai quattro venti?
Ecco, la vita non mi ha mai fornito di uno di quelli.
E in questo il mio aspetto non aiuta.
Sono sempre circondato da galline starnazzanti che si ammazzerebbero purchè io le salutassi.
Patetiche.
Certe volte credo di odiare il genere femminile, capitemi, non è divertente essere costantemente circondati da ragazzine con gli ormoni in circolo e il cui QI non supera le 10 unità!
Fatto sta che trovai il coraggio di parlarle.
Ad essere sinceri non avevo idea da cosa cominciare e quindi optai per una classica conversazione.
Molto anonima come cosa però, poiché sono un egocentrico e il mio tocco ci vuole sempre, le chiesi di aspettarmi all’uscita.
Quando glielo dissi la vidi sconvolta, ma la campanella venne in mio soccorso e quindi me la filai alla svelta.
Ammetto che non avevo idea di cosa dirle e, a dire il vero, non sapevo neanche perché le avevo chiesto di aspettarmi. Ma ormai il dado era tratto, non potevo tornare indietro.
La quarta e la quinta ora abbiamo avuto sostituzione.
Grandioso!
Potevo prepararmi qualcosa da dirle…..Ma voi pensate che il qui presente gnocco possa rimuginare su queste cose?
Tsè, non potevo certo impegnare il mio cervello con cose così futili!
Feci passare quelle due ore nell’unico modo che conoscevo: auricolari nelle orecchie e Sex Pistols a palla.
Due ore spese più che bene!
Mentre si avvicinava l’ora di uscire devo dire che ho percepito qualcosa di simile all’agitazione.
Ma perché dovevo essere agitato?
In fondo le avevo chiesto io di aspettarmi!
Vabbè, scesi con calma le scale e mi accomodai su un gradone che faceva parte della ringhiera.
Aspettai si e no un minuto e poi la vidi arrivare.
Non era cambiata da quando l’avevo vista la mattina.
Ma di che diavolo sto parlando?!
L’avevo vista appena due ore prima.
Bhà, il mio cervello da quando la conosco non funziona più tanto bene.
Comunque.
Scese le scale e mi raggiunse.
<< Ciao >>
<< Ehilà! >> dovevo avere un sorriso da ebete perché la vidi leggermente innervosirsi.
<< Allora di cosa volevi parlarmi? >> no, non era arrabbiata. Aveva fretta.
<< A dire il vero non lo so >> alzai lo sguardo al cielo, quando sono in imbarazzo lo faccio sempre.
<< Come sarebbe a dire che non lo sai?! Uff e io che spreco il mio tempo qui con te! >> si volto per andarsene ma riuscii ad afferrarla e fermarla.
“E’ no bella.
Altre al posto tuo ucciderebbero e tu, che stai ricevendo le mie attenzioni senza far nulla, te ne vuoi andare?! Ora stai un po’ con me!” ecco cosa pensavo in quel momento.
<< Allora si può sapere che vuoi? Perché mi hai chiesto di aspettarti se non sai neanche cosa dirmi?! >>
Se fosse stata un animale in quel momento probabilmente sarebbe stata una vipera.
Rimasi un po’ scosso da quella reazione –non che mi aspettassi qualcosa di diverso- quindi mi dissi che ormai tanto valeva essere sinceri.
<< Mi incuriosivi >> più sincero di così si muore.
<<  TI INCURIOSIVO?! PER COSA CAZZO MI HAI PRESA?! UN FOTTUTO FENOMENO DA CIRCO?! >>
Se solo ci ripenso mi viene da ridere e rabbrividire allo stesso tempo.
Ricordate quando all’inizio vi dissi che nei suoi occhi non ci vedevo freddezza ma paura verso il mondo?
Bè in quel momento tutta quella paura nel suo sguardo era sparita lasciando spazio a odio.
Questa è la vera Elena.
Un’irascibile ragazza di 16 anni che da un mese a questa parte ha cominciato a frequentare la mia vita rendendola, se possibile, più sopportabile di quanto avessi mai sperato.
Che sia questo l’amore?
No macchè, un gran fico come me non può di certo dedicarsi a cose come l’amore. Quello al massimo esiste per le ragazzine e per le checche isteriche.
Non prendetela a male, non sono omofobo. E se non ci credete vi dico solo che sono bisessuale.
Ma sapete che vi dico?
Elena è strana quanto vi pare ma come lei prende in mano la sua vita e la fa andare nel verso giusto nessun altro lo sa fare.
E poi riesce a far star bene chiunque le stia intorno- a meno che non siate un ragazzo e stiate tentando di convincere una ragazza a  fare qualcosa contro la sua volontà. In quel caso meglio starle lontano-
Forse è per questo che mi incuriosisce così tanto….
 
 
 
L’angolo dell’autrice
Alloraaaa, che ne dite di Davide? Ve lo immaginavate così, pensavate fosse più serio? Fatemelo sapere mi raccomando ^^
Ovviamente fatemi pure sapere se la storia vi piace o se fa proprio schifo e se ci sono eventuali errori  u.u
Ok al prossimo capitolo.
Baci.
Rage & Love

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Elena POV
A causa di quell’urlo si girarono tantissime persone, la maggior parte delle quali erano i ragazzi che uscivano da scuola.
Non che la cosa mi fosse nuova, in fondo era sempre quella c he dava spettacolo nei corridoi picchiando i ragazzi che infastidivano le fanciulle.
Non per vantarmi ma sono davvero forte!
Peccato che tutta questa forza sparisca con mio padre….No, non voglio pensarci ora.
Quell’urlo che lanciai mi tolse ogni briciolo di ossigeno che avevo in corpo e in un attimo mi ritrovai incazzata nera, con il fiatone e l’adrenalina in circolo.
Avrei fatto del male a chiunque in quel momento e, come se il mio corpo si muovesse da solo, gli tirai un sonoro ceffone sulla faccia lasciandogli una macchia rossa con 5 dita.
Aveva un espressione scioccata e per  un attimo mi sentii in colpa.
No, non dovevo, se lo era meritato!
Mi girai di spalle e me ne andai.
 
 
Davide POV
Mi tirò un sonoro ceffone e se ne andò come una furia.
Quello schiaffo mi fece male, ma più che a livello fisico a livello spirituale.
Era come se una grosso ferita si fosse aperta all’altezza del petto e avesse cominciato a sanguinare.
Che sia amore questo?
Ma anche no!
L’ho detto e lo ripeto, non sono io che cado ai piedi degli altri ma gli altri che cadono ai miei.
Eppure mi sentivo frustrato, dispiaciuto e anche arrabbiato con me stesso.
Dio se quella ragazza mia ha sconvolto la vita!
Quando tornai a casa non badai neanche a salutare i miei genitori e corsi in camera mia.
Rimasi scioccato nel vedere l’enorme macchia rossa che faceva bella mostra sul mio dolce visino.
Pensai “Quella stronzetta me la pagherà molto cara” .
E per tutto il resto della giornata rimuginai su come vendicarmi.
L’unica cosa che riuscii ad elaborare era che per lei –primo caso da quando sono nato- la mia illustre presenza fosse un fastidio.
Ecco come mi sarei vendicato.
Le sarei stato appiccicato peggio di una cozza su uno scoglio.
Muahahahah! –qui la risata malvagia ci stava- .
 
 
Elena POV
Per tutto il tragitto  di ritorno rimuginai sull’accaduto pensando fra me e me “Cazzo se è irritante quel ragazzo. Mi pento pure di aver pensato che, forse,  ci avrei potuto fare amicizia. Non ne voglio più sapere di lui!” e mentre pensavo ciò arrivai sotto il portone di casa.
Già, stavo per rientrare nella mia squallida vita.
Aprii il portone e con molta lentezza salii le cinque rampe di scale che conducevano al mio appartamento.
O meglio, all’appartamento che condividevo con quella bestia che ancora chiamavo padre.
Non mi andava di prendere l’ascensore, avrebbe significato accorciare di molto i pochi istanti di pace che ancora mi rimanevano.
Arrivai davanti la porta dell’abitazione.
Strinsi i pugni lungo i fianchi, presi un bel respiro e con le chiavi aprii.
Appena entrai un odore di birra e fumo mi pervase le narici provocandomi un conato di vomito.
Aprii frettolosamente tutte le finestre e facendolo mi resi conto che in casa non c’era nessuno.
La mia tranquillità sarebbe durata più del previsto.
Mio padre rientrò soltanto verso le undici –e dai rumori molesti capii anche che era ubriaco e probabilmente anche sotto l’effetto di qualche sostanza- di sera ma a quel punto mi ero già chiusa in camera da un pezzo.
Per tutta quella settimana Davide non fece che starmi intorno tutto il tempo.
Più di una volta sono arrivata a minacciarlo ma ha la testa più dura di…di….qualsiasi cosa dura vi venga in mente! (nda si, mi sono resa conto dell’immenso –è dire poco- doppio senso che c’è in questa frase, solo che non mi andava di cambiarlo, in fondo, Elena è una che di parolacce -e cose sconce, ma si vedrà- ne dirà un’infinità. Ok vi lascio alla lettura  xD).
Verso circa la metà della terza settimana ero finalmente libera da quello scocciatore.
La cosa sembrerà strana , ma mi sentivo terribilmente sola e vuota….non che mi mancassero i suoi scherzi idioti, il suo modo di fare espansivo, i suoi occhi che ti leggono dentro…..OMIODIO NO! Sto facendo di nuovo pensieri dolci su di lui.
IO.STO.IMPAZZENDO!
Perché mi deve sconvolgere in questo modo?
Perché è entrato nella mia vita senza chiedere il permesso?
Perché non ne esce fuori come tutti quelli che vengono a contatto con me?
Perché mi sento legata a lui?
Perché ha fatto cadere tutte le mie convinzioni?
Perché dico io, perché mi è capitato uno come lui?
Piangerei se ricordassi come si fa, già, piangerei per dimenticare il passato, il presente e magari anche per alleviare dolori futuri.
A già, non ho finito di raccontarvi quello che accadde dopo.
Come vi ho detto, verso la metà della terza settimana Davide aveva smesso di tormentarmi con i suoi modi infantili.
Poiché ero finalmente libera pensai di pranzare(*) sul tetto della scuola, però, arrivata verso gli ultimi gradini delle scale trovai la porta socchiusa e dei singhiozzi che provenivano da dietro.
Aprii un po’ esitante e quella che vidi fu forse la scena più triste, dolorosa e comunque maledettamente dolce dei miei 16 anni di vita.
Davide era con le spalle contro il muro perimetrale del tetto, aveva il cappuccio della felpa in testa –c’era un sole boia ma sorvoliamo- le cuffie nelle orecchie –la musica era così forte che si sentiva anche da fuori- e dei grossi lacrimoni che scendevano veloci dai suoi occhi andando ad insinuarsi nel collo della felpa.
Provai il vuoto più totale vedendole.
Non si addicevano a quel viso sfacciato di quel ragazzo sempre sorridente.
Il mio cervello era in tilt, lo stomaco si muoveva dietro il volo di mille farfalle ed i miei muscoli si paralizzarono.
Non so cosa successe, fu un attimo, e poi corsi da lui e lo abbracciai.
Lasciai che le sue lacrime bagnassero anche me, rendendoci un tutt’uno.
Non so cosa avesse e non glielo chiesi, so solo che sentii l’impulso di abbracciarlo e consolarlo –forse perché mi ricordava tanto……me-
Dovevo tergere quelle lacrime che imperlavano il suo viso donandogli nel contempo l’aria di un dolce bimbo e quella di un cucciolo ferito.
Pianse, pianse, pianse ed ancora pianse, fino a non farcela più.
Persi l’ultima ora di lezione, ma non mi importava, quello che aveva la priorità in quel momento per me era Davide.
Lo riaccompagnai a casa ed entrai con lui.
Abitava in una graziosa villetta….quelle tipiche dei ricconi.
In quella casa c’era puzza di pulito, non quel dolce profumo di pulito che aleggia nella casa quando la mamma lava a terra, era proprio una puzza di un ambiente asettico, peggio di un ospedale, in cui si percepiva chiaramente la mano della morte.
Si, aveva un che di inquietante.
Ci accolsero un uomo ed una donna sulla quarantina.
Erano biondi ed avevano degli occhi di ghiaccio penetranti.
Erano molto distinti …insomma, parliamo di due ricconi come potevano essere?!
La donna aveva una chignon alto, una gonna a tubino ed una camicetta bianca leggermente slacciata che mostrava un decoltè  ornato da tre fili di perle.
L’uomo invece, aveva i capelli di media lunghezza e lisci, degli occhiali da professore e un completo grigio con una cravatta rosata.
Quelle due persone mi fecero uno strano effetto.
Era come se fossero vuote , come se il loro cuore avesse smesso di battere e il sangue circolare, ed ora erano li, di fronte a me.
Involucri vuoti e belli solo all’apparenza, come la muta di un serpente…..un guscio vuoto e morto.
Quei due erano gelidi peggio di un iceberg.
Ci scambiammo i convenevoli.
Maria e Gerardo.
Così si chiamavano.
Non so come ma ottenni di rimanere con davide fino all’ora di cena.
Quando lo accompagnai nella sua stanza venni letteralmente aggredita dalle  delle foto.
Lo aiutai a stendersi sul letto –tempo cinque minuti e stava dormendo- e comincia a gironzolare per quelle quattro mura osservando con attenzione le foto disposte su due pareti ed illuminate da alcune lucette.
Ritraevano lui con una bambina che avrà avuto all’incirca cinque anni.
Era molto simile a Davide, stessi occhi verdi, stesso viso rotondo, stessi capelli neri, stesse labbra….insomma era la copia femminile e rimpicciolita di Davide.
Sorrisi all’idea di avere una piccola Davide starmi sempre appiccicata.
In tutte quelle foto erano ritratti nelle pose più strane, ma una in particolare che sbucava da un libro appoggiato sulla scrivania vicino alla finestra attirò la mia attenzione.
Erano in primo piano i volti sorridenti di Davide e della bambina.
Sullo sfondo c’erano un lago e si vedeva tanto verde….se le due figure non avessero avuto i capelli neri e la pelle rosata probabilmente i loro occhi si sarebbero persi in quell’immensa distesa d’erba.
Sembravano entrambi felici.
Mentre osservavo con attenzione la foto sentii dei passi fermarsi alle mie spalle e poi una voce atona.
Davide si era svegliato.
<<  Non è educato impicciarsi delle cose altrui >>.
 
 
 
L’angolo dell’autrice
Ok nulla da dire se non che ringrazio le mie amiche Denise e Stefania e anche mia sorella che continuano a seguire la mia storia, a darmi consigli ed a spronarmi a continuarla. Questa storia la dedico tutta a voi ragazze. ^^
Non vi chiedo di recensire, ormai ho capito che nessuno se ne importa di questa sottospecie di cosa che scrivo. Ma io sono  testarda e quindi continuerò ad aggiornare!
Baci ed al prossimo capitolo.
Rage & Love
                            
p.s (*) Elena e Davide sono in una scuola in cui si rimane a pranzo e si fanno 6 ore 4 giorni su 5,solamente uno di queste giornate non è composta da 6 ore bensì da 5. Inoltre, nella loro scuola il tetto è utilizzabile –come negli anime-  ma poco frequentato poiché i ragazzi,preferendo la compagnia,pranzano o nel cortile o nella mensa.
Ci tenevo solo ad aggiungere questo.
Bye.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Davide POV
La torturai all’infinito con i miei scherzi.
Una volta le misi la colla sulla sedia e sul banco, un’altra le feci una doccia con la bottiglia dell’acqua, un’altra ancora provai all’infinito a baciare la sua amica Carlotta….Carla mi pare si chiami.
Era esilarante vederla incazzarsi e mi sono divertito come un malato a prenderla in giro.
Se c’è una cosa che odia è essere presa in giro!
Però, il mio divertimento fu bruscamente interrotto.
Anzi, più che interrompere il mio divertimento mi è caduto il mondo addosso.
Sarà stata la metà della terza settimana ma non ne sono proprio sicuro, i ricordi di quel giorno sono un po’ sfocati.
Ero riuscito a saltare l’ultima ora di lezione così andai sul tetto della scuola per ascoltare un po’ di musica.
C’era un sole così forte che mi accecava.
Mi sedetti contro il muro perimetrale e misi in riproduzione casuale l’ipod.
Ad un certo punto mi squillò il cellulare.
Lo schermo mostrava il nome ‘Sconosciuto’.
Pensai ad uno scherzo telefonico, a qualcuno che avesse sbagliato numero; infondo  quelli che avevano il mio numero erano più o meno cinque persone.
Risposi, che avevo da perdere?
Lasciai comunque un’auricolare nell’orecchio.
<< Pronto? >> 
<< Davide sono la mamma >>
<< Ah…ciao >>
<< Ti chiamo dall’ospedale >> esitò però dopo un sospiro riprese a parlare << Io, tuo padre e Camilla abbiamo avuto un incidente d’auto >>
Persi un battito nel sentire l’ultimo nome.
Camilla, la mia dolce Camilla.
La mia piccola sorellina, l’unica vera famiglia che mi era rimasta.
Dovevo sapere.
La mia piccola stava male e io non sapevo nulla.
Ne come stava, ne se era ferita……se era morta!
<< Vai avanti >> intimai.
La mia voce risultava piatta e monocorde ma dentro stavo morendo.
<< Noi stiamo bene… Camilla è stata portata d’urgenza in sala operatoria ma….>> tirò su con il naso e si sentirono dei singhiozzi << …. ha perso troppo sangue e…..e…..>> altri singhiozzi << non ce l’ha fatta >> e giù altri lamenti e sospiri.
Stronzi.
Perché lei si e voi?
Perché un’anima innocente invece che di due gelidi individui?
Spalancai la bocca ma non emisi nemmeno un fiato.
Chiusi e silenziosamente cominciai a piangere.
Proprio in quel momento partì nell’ipod  Wake  Me Up When September Ends.
Ora finalmente capivo a fondo quella canzone.
Ora sapevo.
Ora avevo imparato cosa vuol dire perdere una persona a te cara.
Si Billie, anche io so, anche io condivido, anche io provo il tuo dolore.
E con questi pensieri mi spalmai contro il muro continuando a piangere.
Non so quanto tempo passò ma ad un certo punto sentii due braccia sottili ma al contempo forti e sicure che mi avvolgevano.
Era Elena.
Nascosi il volto tra l’incavo del suo collo e la spalla continuando a piangere e impregnando di lacrime anche la sua maglia.
Non avevo mai pianto e se era capitato non mi facevo vedere, non permettevo a nessuno di vedere il mio lato debole.
Io ero per tutti quello che si preoccupava di essere bello, quello sempre seorridente e sfacciato.
Eppure con Elena era diverso.
Mi sentivo protetto tra le sue braccia, sentivo che lei poteva capirmi, che non mi avrebbe giudicato.
Mi accompagnò a casa e poi rimase con me.
Non ricordo molto.
So solo che mi alzai dal letto e la trovai a fissare una foto mia e di Camilla.
Mi appostai silenzioso dietro di lei e poi le dissi <<  Non è educato impicciarsi delle cose altrui >>.
Si girò verso di me con gli occhi spalancati e il viso a pochi centimetri dal mio.
Le tolsi con un gesto rapido la foto dalle mani e mi allontanai.
Non doveva sapere.
Non ancora almeno.
Abbassò il viso e si notava…..rabbia? Tristezza?
Non saprei dirlo….forse era più delusione per non averla coinvolta nella mia vita.
Calò un silenzio imbarazzante e decisi di rompere l’atmosfera che si era creata utilizzando l’unica cosa che sapessi fare davvero bene.
L’idiota.
<< Ooooo andiamo, non fare quella faccina tutta imbronciata…Che dici se mettiamo un po’di musica? >> sono sicuro che mentalmente mi ringraziò infatti la vidi annuire piano e così mi diressi verso la mia pila di cd.
<< Cosa ti metto? Ho un po’ di Green Day, Nirvana, Sex Pistols, Sum 41…. >>
<< Green Day! Green Day! >> aveva la voce di un cucciolo e la faccia tipo *w*
<< Ok, però non mi morire per l’eccitazione! Allora ho Insomniac, Nimrod, Warning e American Idiot, quale metto? >>
<< Nimrod, è il mio preferito! >>
<< Vada per Nimrod >> lo misi nello stereo e partì Nice Guys Finish Last << Mi spieghi che vuol dire Nimrod? >> i Green Day mi piacevano si, ma non ero un loro accanito fan!
<< Coglione >>
<< E ora perché mi dai del coglione? >>
<< Ma che cavolo hai capito?! Coglione è la traduzione, anzi no, lo slang di Nimrod >> Rise. Finalmente c’era un sorriso sincero sul suo viso.
Mi sentii soddisfatto.
<< Che carina che sei >> dissi gongolando come un ebete.
Mi era scappato.
Non volevo dirlo…ma era carina sul serio, soprattutto se rideva.
<< Ma che cavolo dici?! Idiota! >>era arrossita peggio di un peperone.
<< … >>
<< … >>
<< … >>
<< Vabbè lascia perdere. Visto che ti sei ripreso io torno a casa che devo studiare e preparare la cena >>.
Ci rimasi un po’ male quando lo disse e quindi buttai fuori la prima cosa che mi venne in mente.
<< Perché non studiamo insieme? So che abbiamo più o meno gli stessi libri >>
<< E tu come diavolo fai a saperlo? Sei uno stalker? >>
<< No macchè, in classe tua c’è un mio amico…Hai presente Paolo…alto, capelli  biondi col ciuffo sempre alzato? Ecco lui >>
<< Paolo….Paolo….A si! Quello che non fa altro che darmi delle depressa! >>
<< Emmm Si…..Studiamo ora? >>
<< Ma se non ho neanche detto di si! Cosa ti fa credere che io voglia farlo? >>
<< Il fatto che sei ancora qui >>
Mi puntò l’indice contro ed aprì la bocca come a dire qualcosa, ma non proferì parola.
Si avviò verso la mia libreria e cominciò a scegliere dei libri.
 
 
Elena POV
Sgranai gli occhi e poi mi girai verso di lui ritrovandomelo a pochi centimetri dal volto.
Iniziai a sudare.
Non so, mi provoca strane sensazioni averlo accanto, ma non ho ancora capito se siano piacevoli o no.
Mi tolse velocemente la foto dalle mani e rimasi…..delusa? Arrabbiata?
Neanche io saprei spiegare come mi sentivo.
Sembrò capirmi e quindi cambiò argomento per stemperare la tensione che si era creata.
<< Ooooo andiamo, non fare quella faccina tutta imbronciata…Che dici se mettiamo un po’di musica? >>
Annuii piano.
<< Cosa ti metto? Ho un po’ di Green Day, Nirvana, Sex Pistols, Sum 41…. >>
<< Green Day! Green Day! >> mi uscì una voce da cucciolo che mi fece rabbrividire però….era Davide, non si sarebbe fatto problemi.
<< Ok, però non mi morire per l’eccitazione! Allora ho Insomniac, Nimrod, Warning e American Idiot, quale metto? >>
<< Nimrod, è il mio preferito! >>
<< Vada per Nimrod .Mi spieghi che vuol dire Nimrod? >>
<< Coglione >>
<< E ora perché mi dai del coglione? >>
<< Ma che cavolo hai capito?! Coglione è la traduzione, anzi no, lo slang di Nimrod >>.
Senza accorgermene cominciai a ridere.
<< Che carina che sei >>
OMIODIO non poteva averlo detto sul serio!
<< Ma che cavolo dici?! Idiota! >> dovevo essere arrossita perché sentivo un calore immenso alle guance.
<< … >>
<< … >>
<< … >>
<< Vabbè lascia perdere. Visto che ti sei ripreso io torno a casa che devo studiare e preparare la cena >>.
<< Perché non studiamo insieme? So che abbiamo più o meno gli stessi libri >>
<< E tu come diavolo fai a saperlo? Sei uno stalker? >>
<< No macchè, in classe tua c’è un mio amico…Hai presente Paolo…alto, capelli  biondi col ciuffo sempre alzato? Ecco lui >>
<< Paolo….Paolo….A si! Quello che non fa altro che darmi delle depressa! >>
<< Emmm Si…..Studiamo ora? >>
<< Ma se non ho neanche detto di si! Cosa ti fa credere che io voglia farlo? >>
<< Il fatto che sei ancora qui >>
Gli puntai l’indice contro ed aprii la bocca per dirgli qualcosa, sicuramente per sgridarlo, ma la voce non mi usciva, l’aria mi si era bloccata nei polmoni.
Mi ricomposi e andai verso la sua libreria per scegliere i libri.
 
 
L’angolo dell’autrice
Tadaaaaan *parte musichetta*
Nuovo capitolo! :D
Lo so,ci ho messo un’infinità ad aggiornare ed è per questo che il capitolo è lungo il doppio….Inizialmente doveva contenere solo il punto di vista di Davide però poi mi son detta ‘Ma come? Non aggiorni per quasi un mese e te ne torni con una cosa striminzita? Dagli almeno due capitoli in uno!’
E quindi eccoci qui! U.U
Per vostra fortuna(?) i capitoli al passato saranno ancora uno massimo massimo due.
Parliamo al presente fra poco e non vedo l’ora perché è nel presente che si innamorano davvero questi due…però i guai non sono finiti!  u.u
Ok basta spoiler xD
Vi do solo alcune indicazioni…allora …
La canzone che Davide ascolta all’inizio è Wake me up when september ends dei Green Day…Billie è il loro frontman e questa canzone l’ha scritta per il padre che ha perso a causa di un cancro all’età di 10 anni …mi sembrava adatta al momento e vi consiglio di ascoltarla! Mette i brividi! *w*
Ok,come al solito ringrazio le mie amiche Denise, Stefania e mia sorella
Ringrazio inoltre le persone che hanno messo tra le seguite e  tra le ‘da ricordare’ (in totale 2 LOL ) u.u
Recensite che non vi mangio! E se proprio non volete farlo qua fatelo su ask, ecco, questo è il link http://ask.fm/Nimrod99
Vabbene evaporo
Rage & Love

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Elena POV
Storia,  Fisica ed Inglese.
Indovinate un po’?
Odio sia Storia che Fisica e sono un’impedita in queste materie.
A Davide capitarono Fisica, Inglese e Storia.
No, se ve lo state chiedendo non ci eravamo messi d’accordo.
<< Cazzooo Storia e Fisica no! >>
<< Hai difficoltà con queste materie? >>
<< Difficoltà? Mi stai prendendo per il culo? Non ci capisco una beneamata minchia! >>
<< Ti aiuto io se vuoi >>
<< Tu?….idiota sei sicuro di non aver fumato qualcosa? >>
<< Perché avrei dovuto? >>
<< Non so….la tua faccia da demente mi dice che non sei questo gran genio nello studio  >> 
<< Primo, non insultare la mia bellissima faccia; secondo, potresti sorprenderti scoprendo i miei voti >>
<< Primo la tua “bellissima faccia”  mi sa di demente; secondo, non me ne importa un cazzo dei tuoi voti >>
<< La smetti di usa tutte queste parolacce? Sembri uno scaricatore di porto! >>
<< Uso tutte le parolacce che mi pare coglione-faccia da demente…hai ancora intenzione di aiutarmi? >>
<< E secondo te io ora ti aiuto dopo che hai insultato la mia stupenda persona e anche la mia rendita scolastica? >>
<< Si,  altrimenti non mi avresti mai chiesto di studiare con te. Idiota! >>
<< Smettila di chiamarmi idiota! >>
<< Neanche per sogno. Idiota! >>
<< Dillo di nuovo e non rispondo delle mia azioni >>
<< I-D-I-O-T-A >> scandii ogni lettera enfatizzandola, giusto per fargli capire chi è che comanda.
<< Adesso me la paghi >>
Ma non fu una buona idea.
In un attimo mi trovai scaraventata con la schiena sul suo letto e lui messo a quattro zampe sopra di me.
Scena molto ambigua lo riconosco, se non fosse che dopo un po’ cominciò a farmi il solletico.
Peccato per lui che io non lo soffro.
<< Non lo soffro idiota puoi anche smetterla >>
<< Allora potrei farti altro visto che il solletico non lo soffri >> aveva una sguardo perverso.
<< Non oseresti >> assottigliai lo sguardo e lo guardai truce.
<< E chi te lo dice? >>
Ebbi paura, forse più di quando mi trovavo così vicina a mio padre.
Ma come poteva essere?
Quello era Davide, avrebbe potuto sul serio farmi del male?
La mia reazione fu semplice difesa.
Presi tutte le forze che la posizione supina mi consentiva e lo colpii allo stomaco.
<< Brutta stronzetta ora me la paghi >>
Rise.
Però era un sorriso divertito, come quando i bambini giocano a nascondino e appena vengono trovati cominciano a correre urlando e facendo risate isteriche.
Cominciai a ridere anche io e con ciò demmo inizio all’inseguimento per la stanza.
Salii dovunque e lui era sempre dietro di me.
Sono sicura che facemmo una confusione incredibile e che probabilmente ci hanno sentiti anche gli abitanti dell’altra parte del globo.
Non mi importava.
Mi divertii come una pazza, come non facevo da tempo.
Ad un certo punto però guardai l’orologio
<< FEEERMO! >>
<< Che succede? >> mi chiese piuttosto stranito.
<< Ora si studia! >> affermai convinta con non poco dispiacere da parte di Davide.
<< COOOOSA?! Ma ci stavamo tanto divertendo! >>
<< Lo so, ma se non studio quelle cazzo di materie finisce che mi interrogano e prendo 2 >>
<< Va bene, va bene, però mi devi promettere che vieni di nuovo a studiare qui >>
<< E sia….ora cazzo STUDIAMO! >>
<<  Calma! Dimmi solo quello che non capisci e vedrò di spiegartelo >>
Strano ma vero si dimostrò un insegnante eccezionale.
Con lui in un’ora capii molta più Storia e Fisica che in quattro mesi di scuola.
<< Anche in Inglese hai difficoltà? Sappi comunque che non sono proprio brillante in questa materia  quindi ti conviene chiedere a qualcun altro >>
<< Mmmmh mi sa che ricambierò il favore >>
<< Come prego? >>
<< Te lo spiego io l’Inglese >>
<< Fai sul serio? >>
<< Te lo sta dicendo l’alunna con il voto più alto di tutta la classe >>
<< Grazie allora >> e ne seguì un sorriso così dolce e grato che non so come feci a non sciogliermi.
Mi mossi come una macchinetta.
Quel sorriso mi aveva lasciata interdetta e il mio cervello aveva improvvisamente deciso di andarsene in vacanza.
Non una bella situazione insomma.
O almeno, non una per cui sembrassi una persona normale.
Ringraziando il cielo arrivarono presto le 20:00 e corsi via salutando a stento Davide che dalla porta di casa sua mi urlò << CI VEDIAMO DOMANI BELLA! >>
E sono sicura di essere arrossita nella aria fredda di quel mese di gennaio che sarebbe giunto al termine da lì a una settimana circa.
 
Davide POV
Fisica, Storia e Inglese.
Fantastico due su tre di queste materie mi risultavano facilissime, avrei fatto in fretta a studiare.
Caso volle che anche Elena ebbe le mie stesse materie.
<< Cazzooo Storia e Fisica no! >>
<< Hai difficoltà con queste materie? >>
<< Difficoltà? Mi stai prendendo per il culo? Non ci capisco una beneamata minchia! >>
<< Ti aiuto io se vuoi >>
<< Tu?….idiota sei sicuro di non aver fumato qualcosa? >>
<< Perché avrei dovuto? >>
<< Non so….la tua faccia da demente mi dice che non sei questo gran genio nello studio  >> 
<< Primo, non insultare la mia bellissima faccia; secondo, potresti sorprenderti scoprendo i miei voti >>
<< Primo la tua “bellissima faccia”  mi sa di demente; secondo, non me ne importa un cazzo dei tuoi voti >>
<< La smetti di usa tutte queste parolacce? Sembri uno scaricatore di porto! >>
<< Uso tutte le parolacce che mi pare coglione-faccia da demente…hai ancora intenzione di aiutarmi? >>
<< E secondo te io ora ti aiuto dopo che hai insultato la mia stupenda persona e anche la mia rendita scolastica? >>
<< Si,  altrimenti non mi avresti mai chiesto di studiare con te. Idiota! >>
<< Smettila di chiamarmi idiota! >>
<< Neanche per sogno. Idiota! >>
<< Dillo di nuovo e non rispondo delle mia azioni >>
<< I-D-I-O-T-A >>
<< Adesso me la paghi >>
Non fu una mossa saggia.
In poco le fui sopra.
Lei stesa sul mio letto ed io sopra di lei….qualcosa mi solletico l’anticamera del cervello,…come una piccola voce che diceva…’Scopala, scopala, scopala’
La scacciai e presi a farle il solletico.
<< Non lo soffro idiota puoi anche smetterla >>
<< Allora potrei farti altro visto che il solletico non lo soffri >> ecco cosa volevo evitare….però…andiamo…..era invitante vederla così!
<< Non oseresti >>
<< E chi te lo dice? >>
La guardai con lo sguardo sporco di perversione.
Ma lei non fu di questo avviso e mi tirò un pugno nello stomaco.
Dio se faceva male!
<< Brutta stronzetta ora me la paghi >>
Risi.
Cominciammo ad insegurci, lei davanti ed io dietro che la seguivo per acciuffarla.
Era esilarante.
Peccato che ad un certo punto ci fermò.
<< FEEERMO! >>
<< Che succede? >>
<< Ora si studia! >>
<< COOOOSA?! Ma ci stavamo tanto divertendo! >>
<< Lo so, ma se non studio quelle cazzo di materie finisce che mi interrogano e prendo 2 >>
<< Va bene, va bene, però mi devi promettere che vieni di nuovo a studiare qui >>
<< E sia….ora cazzo STUDIAMO! >>
<<  Calma! Dimmi solo quello che non capisci e vedrò di spiegartelo >>
Un’ora e capì tutto alla perfezione.
Davvero intelligente ed attenta devo ammetterlo, mi stupì molto.
<< Anche in Inglese hai difficoltà? Sappi comunque che non sono proprio brillante in questa materia  quindi ti conviene chiedere a qualcun altro >>
<< Mmmmh mi sa che ricambierò il favore >>
<< Come prego? >>
<< Te lo spiego io l’Inglese >>
<< Fai sul serio? >>
<< Te lo sta dicendo l’alunna con il voto più alto di tutta la classe >>
<< Grazie allora >> Le sorrisi pieno di gratitudine, mi sembrava la cosa più giusta da fare.
Però….non so, era come se si fosse improvvisamente paralizzata.
Finimmo di studiare verso le 20:00 e se ne andò di fretta quasi senza salutarmi.
La accompagnai alla porta e mentre si allontanava le urlai<< CI VEDIAMO DOMANI BELLA! >>
Rientrai in casa e chiusi la porta.
 
 
 
 
L’angolo dell’autrice
E di nuovo capitolo due in uno! xD
Credo che continuerò così ma, tranquillizzatevi, quando comincerò a parlare al presente non farò così, bensì farò narrare a parti alternate sempre dai personaggi…se non ci avete capito una mazza state a guardare e capirete LOL
Ok, come al solito ringrazio le mie amiche Denise, Stefania e mia sorella
Ringrazio inoltre le persone che hanno messo tra le seguite e  tra le ‘da ricordare’ u.u
Recensite che non vi mangio! E se proprio non volete farlo qua fatelo su ask, ecco, questo è il link http://ask.fm/Nimrod99
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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Elena POV
E fu così che da quel giorno passammo tutti i pomeriggi insieme.
Studiando –poco- e divertendoci –tanto-.
Strano ma vero andavamo d’amore e d’accordo e fu proprio in uno di questi pomeriggi, prima della fine del mese –ad essere corretti proprio l’ultima settimana- che mi avvicinò a quella che poi è ora tra le mie attuali grandi passioni.
Gli anime.
Eravamo in camera sua a studiare, o meglio, io tentavo di studiare e Davide come suo solito faceva l’idiota.
Ancora mi chiedo come faccia ad essere tra i migliori della sua classe.
Io che mi spacco il culo ogni giorno e ottengo miseri risultati, lui che di voglia di studiare ne ha pari a zero ha tutti voti molto superiori alla sufficienza.
Gli scienziati devono ancora spiegare questa cosa, ma sta di fatto che un giorno scoprirò cosa frulla per quella testa bacata del ragazzo.
Comunque.
Io stavo tentando di studiare quando ad un certo punto Davide accese il computer ed attirò la mia attenzione.
<< O no stupido idiota di un Otani! >>
<< Ehi non dovresti dare dell’idiota alle persone, qui l’unico idiota sei tu! >> dissi prontamente sapendo che ‘idiota’ non era tra i suoi insulti preferiti.
<< Zitta tu >> disse sbuffando e gonfiando le guance come un bambino per poi tornare alla visione di quello che ancora non avevo identificato cosa fosse.
<< Ma che diavolo stai guardando? Video porno? >>
<< … .>>
<< OMIODIO DIMMI CHE NON LO STAI FACENDO SUL SERIO? >>
<< E’? ma che hai da urlare?  >> mi chiese seriamente perplesso girandosi verso di me.
Sul serio non aveva sentito ciò che gli avevo detto.
<< Si può sapere cosa stai guardando di così interessante? >>
<< E’ un anime >>
<< Un che? >>
<< Un anime….sai, un cartone animato tratto dai manga giapponesi…. >>
<< AAAAAA….. e sarebbe? >> chiesi ancora più stranita e curiosa.
<< Uff, certo che sei lenta a capire >>
<< EHI, non ti permettere! >>
<< Certo certo >> disse con nonchalancè poi mi afferrò il polso e mi portò davanti al computer mostrandomi cosa stesse guardando.
Niente video porno per fortuna, solo un cartone con due ragazzini che si amano? Si odiano?
Bhò, il rapporto tra quei due è strano e non l’ho capito a fondo sul momento.
Cominciai a guardarlo con lui e devo dire che mi prese completamente.
Ero davvero curiosa di sapere come andava a finire tra quei due ragazzi.
Risa e Otani.
Lei alta come una montagna, lui basso come pochi.
Stessa scuola, stessa classe, stessi caratteri da mocciosi.
Eppure mi coinvolgeva davvero.
Aveva la dolcezza e la sentimentalità che a me mancano.
Banale dire che nel giro di tre giorni lo avevo visto tutto.
24 puntate di puro divertimento, sentimenti e soprattutto amore.
Cosa dire, quello è stato l’inizio di una lunga serie di anime visti in quel poco lasso di tempo che una volta finito sancì la fine del mese e l’inizio della vera amicizia tra me e Davide.
E già, Gennaio è finito ed ora posso affermare che tra me e Davide c’è davvero amicizia.
Non so come abbia fatto, ma quell’idiota è stato in grado di fare breccia nel mio cuore guadagnandosi la mia fiducia, il mio rispetto e anche tutte le parolacce e le botte  che si merita quando mi fa arrabbiare.
E quindi ora sapete della mia amicizia con Davide e di come ha avuto inizio.
Banale? Stupida? Insignificante?
Bhò, solo il futuro che ancora non so prevedere potrà dirci se questa amicizia durerà o se sarà solo un granello di polvere che al minimo alito di vento volerà via.
Davide POV
E diciamo tanti cari saluti a Gennaio!
E’ già il mese è finito ed ora sapete come abbiamo fatto io e quella squilibrata di ragazza che mi ritrovo come amica a conoscerci.
Di cose in questo mese ne sono successe diverse, ma la mia personale vittoria l’ho avuta quando ho avvicinato(?)  Elena agli anime.
Stavamo studiando –lei studiava, io mi rompevo altamente le palle-
Ad un certo punto decisi che era ora di finirla di girarmi i pollici e così accesi il computer pronto a guardarmi una sana puntata di Lovely Complex .
Ero arrivato alla scena in cui Risa è alla stazione degli autobus e dice ad Otani del loro bacio mentre lui era malato.
E quell’idiota comincia a raccontarle che in realtà non c’era stato nessun bacio e lui voleva soltanto toglierle un chicco di riso dai capelli.
<< O no stupido idiota di un Otani! >> urlai arrabbiato allo schermo.
<< Ehi non dovresti dare dell’idiota alle persone, qui l’unico idiota sei tu! >>
<< Zitta tu >> dissi offeso.
<< Ma che diavolo stai guardando? Video porno? >>
<< … .>>
<< OMIODIO DIMMI CHE NON LO STAI FACENDO SUL SERIO? >>
<< E’? ma che hai da urlare?  >> mi girai verso di lei sorpreso, non l’avevo proprio sentita prima.
<< Si può sapere cosa stai guardando di così interessante? >>
<< E’ un anime >>
<< Un che? >>
<< Un anime….sai, un cartone animato….tratto dai manga giapponesi…. >>
<< AAAAAA….. e sarebbe? >>
<< Uff, certo che sei lenta a capire >>
<< EHI, non ti permettere! >>
<< Certo certo >> le afferrai il polso e la misi davanti al computer rendendola partecipe di quel che stavo guardando.
Risi sotto i baffi quando la trovai completamente assorta nella visione di quell’anime.
Non ci avrei mai creduto se me lo avessero raccontato, ed invece avevo davanti ai miei occhi la dura e fredda Elena che si era incantata davanti ad una cosa sentimentale e incredibilmente romantica.
Non glielo attribuivo quel lato dolce.
Ma è vero che non bisogna mai giudicare il libro dalla copertina.
Ed ora eccola qui quindi, fissata con gli anime da circa una settimana e mezzo e già innamorata persa di questi cartoni da esserne riuscita a vedere tre da 25 puntate –puntata più, puntata meno-  in così poco tempo.
Oltre che innamorata persa è pure otaku adesso.
Povero me, spero non scopra e non guardi mai uno yaoi.
Se ciò succedesse e sapessi che io sono bisessuale probabilmente diventerei la sua fonte di ispirazione -visto e considerato che gran gnocco sono-.
Vabbè per ora il mio problema principale però è pensare a qualcosa di interessante da fare domani.
È Domenica, ciò significa niente scuola e niente compiti  e soprattutto sono libero per una giornata!
O meglio, inviterò –costringerò- Elena ad uscire con me e la farò divertire da morire, al punto che mi pregherà in ginocchio di uscire di nuovo con lei.
OOOO si.
Bene, meglio mandarle un messaggio allora.
“ Weilà cara,ti va di uscire con me domani mattina? <3 ”
Invio e aspetto la risposta –che non tarda ad arrivare-
“ Scusi penso che abbia sbagliato numero ”
“ No no carina, volevo proprio scrivere a te ;D  insomma ti va di uscire con me domani si o no? ”  ti farei accettare comunque anche se rifiuti.
“ Ma chi cazzo sei,non ti conosco neanche! ”
“ Come chi ‘cazzo sono’ tesorino, sono Davide chi altro potrei essere u.ù ”
“ E tu come minchia fai ad avere il mio numero di cellulare? O.O ribadisco,per me sei uno stalker! ”
“ Forse si o forse no, o forse non dovrei buttare il telefono dove capita quando  vieni qua a casa mia u.u ma non era questo quello di cui ti volevo parlare, vuoi uscire con me domani? ”
“ Ancora non ti sei stufato brutto idiota di uno stalker? Ma secondo te sono tutta scema che esco con te? ”
“ Tutta scema no, tutta strana ed interessante si u.u ”
“ La smetti di dire che sono interessante? Alla fine non sai neanche spiegarmi perché dici così! Quindi non lo dire, sono una fottuta persona normale! ”
“ No non sei normale, sei strana forte e interessante. Ci esci con me? ”
“ Ma ti sei fissato O! ma perché vuoi uscire con me? ”
“ Te l’ho detto mi incuriosisci e sei interessante ”
“ Uffa, giuro che se ti avessi qui ora tra le mani ti picchierei tanto tanto, fino a farti implorare di smettere. Ma che razza di risposte dai alla gente? IDIOTA! ”
“Do le risposte  che servono e che sento u.u Esci con me si o no?”
“ OOOOO basta ci rinuncio a farti rinsavire! SI, ci esco con te basta che la pianti con questi messaggi! ”
“Grazie darling! <3 Domani, alle 10:00 fuori casa mia”
“ CHE’? non fai neanche il gentiluomo che viene a prendere fin sotto casa la sua fanciulla? Certo che sei proprio squallido idiota xD ”
“ Modestamente; dovrei prepararmi e rendermi appetibile ”
“ Appetibile? Oddio ma dove hai intenzione di portarmi? In un locale di stript? O.O ”
“ Nulla di tutto ciò cher <3 ”
“ Sarà, per precauzione mi porterò lo spray al peperoncino u.u ”
“ Certo certo, fai come credi ”
“ A domani idiota, buona notte  ”
Chiusi il telefono dopo quella che fu forse tra le più lunghe conversazioni telematiche della mia giovane vita.
E sorrisi.
Strano ma vero da quando la conosco vado  sempre a letto sorridendo.
Sarà che ho finalmente qualcuno con cui sentirmi a mio agio, ma sono davvero felice e anche la perdita di mia sorella sembra più sopportabile con Elena accanto.
Ragazza, se solo sapessi come mi hai sconvolto la vita!
 
 
 
 
 
 
L’angolo dell’autrice
Cosa dire…ZAN ZAN ZAN
Che succederà in questa uscita? Cosa scopriranno l’uno dell’altra?
La me bastarda vi lascia col punto interrogativo fino al prossimo capitolo che non sa quando arriverà buahahaha è.é
Rage & Love
 
p.s Recensite che non vi mangio! E come al solito il mio profilo di ask se non volete recensire qua u.u http://ask.fm/Nimrod99
 

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Capitolo 8
*** Capitolo 9 ***


Era una calda mattina d’estate e Davide stava col suo papà in giardino a giocare con la palla.
Ad un certo punto appare sulla soglia della loro casa la madre del bambino.
Lei è così bella e il piccolo stravede per la sua dolce mamma.
Ha un sorriso a trentadue denti e le corre incontro con le braccia spalancate.
‘Mamma, mamma ’ urla il bimbo prima di fiondarsi sulla donna e abbracciarla forte forte.
Ha un buon profumo.
Un profumo di casa, coccole, caramelle e tante altre cose dolci.
‘Ehi piccolo, ho una bella notizia da darti…Avrai una fratellino o una sorellina’
Non ci poteva credere.
Era la notizia più bella che gli avessero mai dato nei suoi 10  anni di vita.
‘Davvero mamma? Davvero?’ chiese al massimo della felicità.
‘Si tesoro, davvero ‘ disse lei abbracciandolo ancora più forte e lasciando scappare una lacrima coraggiosa.
Si staccò dall’abbraccio e con un grosso sorriso fece capire anche al marito, che aveva assistito a tutta la scena e che era sul punto di piangere, la sua magnifica notizia.
Un altro bambino era ciò che desideravano più di qualunque altra cosa.
Avrebbe reso loro felici e Davide finalmente avrebbe avuto qualcuno con cui stare in compagnia.
 ********************************************************************
 
E così sarebbe stata una sorellina.
Quel piccolo essere che stava crescendo nella pancia della sua adorata mamma sarebbe stata la sua sorellina.
Non la conosceva eppure sentiva già di volerle bene.
Sentiva già un profondo affetto verso colei che da li a qualche mese avrebbe finalmente conosciuto.
Camilla.
Nel momento in cui i suoi genitori gli avevano chiesto come volesse chiamare la sua sorellina non aveva avuto dubbi.
Camilla.
Quel nome gli sembrava così dolce.
Dolce come la sua mamma, come il suo papà, la sua casa e quella piccola che sicuramente sarebbe stata fantastica quanto tutto ciò messo insieme.
Si un nome così non poteva proprio andar male.
Lo sentiva dentro.
Nel suo animo di fanciullo innocente.
********************************************************************
 
Finalmente era nata.
Camilla era nata e non poteva essere più felice.
Avrebbe tanto voluto vederla, ma le regole dell’ospedale glielo impedivano.
Non poteva neanche vedere la sua mamma.
Si a volte il mondo è proprio ingiusto.
Quando finalmente la sua sorellina fu portata a casa non poteva credere a quanto fosse bella.
Quel piccolo fagottino avvolto nella coperta celestina dell’ospedale era davvero grazioso.
Neanche il più bravo pittore avrebbe potuto riprodurre tutta quella bellezza
 
********************************************************************
‘Ma la mamma tornerà presto a casa vero? ’chiese con rassegnazione il bimbo.
‘Certo tesoro, presto starà bene e tornerà da noi ’diceva il padre rispondendo allo sguardo preoccupato del figlio con un sorriso davvero forzato.
Eppure lui non ci credeva più tanto.
Ormai era così tanto tempo che non vedeva la sua mamma.....Quanto tempo era passato da quando era stato l’ultima in quell’ospedale?
Un anno.
E’ già, dopo la nascita di Camilla la madre era già dovuta tornare in ospedale.
Semplici esami post-parto dicevano.
Eppure lui sentiva che c’era qualcosa di più grave sotto, anche se non sapeva bene cosa.
Era certo che la sua mamma non stesse bene, lo sentiva nel profondo.
Perché come una madre sa quando un figlio non sta bene così anche il figlio sa quando la sua mamma sta male, perché c’è un filo invisibile che li lega.
Un filo che né il tempo, né le distanze, né il dolore e le differenze potranno mai spezzare perché fatto di qualcosa di magico che nessuno potrà mai veramente spiegare.
Sapeva che non stava bene ma non aveva mai fatto domande.
O almeno si era trattenuto fin quando non l’aveva trovata svenuta sul pavimento della cucina.
E nessuno sa quante lacrime abbia versato solo in quel momento.
‘MAMMA MAMMA MAMMA’ gridava e nessuno lo sentiva.
Corse al telefono e chiamò il papà che in poco tempo arrivò a casa con al seguito due paramedici.
I due uomini tennero fermo Davide che tentava in tutti i modi di divincolarsi per raggiungere la sua mamma.
E dopo una corsa sfrenata verso l’ospedale solo tanta calma.
Calma irreale che faceva paura.
Eppure tenne duro.
Non avrebbe mostrato ad alcuno il suo dolore.
Doveva farlo per lui, per la sua mamma, il suo papà e la sua sorellina.
Doveva riuscire a rallegrare tutti.
Doveva e Voleva rallegrare tutti.
********************************************************************
Tumore al pancreas.
Che brutte parole.
Che brutta malattia.
Era quella che stava uccidendo la sua mamma e se ancora non volevano dirglielo lui sapeva che era così.
Ormai lei abitava in ospedale e loro con lei.
Non c’era momento che si separassero da lei se non per andare a scuola e a lavoro.
E ogni volta che accadeva a Davide sembrava che fosse sempre l’ultima volta.
*******************************************************************
E alla fine è stata l’ultima volta.
Dopo sei mesi di solo ospedale la sua mamma se ne era andata.
Lo aveva lasciato…eppure lei gli aveva promesso il contrario, che per lui ci sarebbe sempre stata.
Ma evidentemente nessuno mantiene mai le sua promesse……
********************************************************************
Passato circa un anno i due bambini si trovarono fuori casa di zia Maria e zio Gerardo controllati da lontano dal loro dolce papà.
Lui aveva detto ai bambini di dover consegnare quella lettera che gli aveva dato
agli zii.
Davide aveva provato a chiedere di cosa si trattasse ma ottenne come risposta solo un incredibile silenzio.
Prese per mano la sorellina e bussò alla porta.
Era in ansia e non ne conosceva il motivo.
Forse era il suo sesto senso che gli faceva capire che era qualcosa di veramente importante.
In un attimo la porta venne aperta da una donna che indossava un vestito nero con un grembiule bianco sopra.
‘Mi scusi cercavo la zia Maria e lo zio Gerardo ’ disse il piccolo un po’ intimorito.
‘Tu devi essere Davide ’rispose la donna con un sorriso materno in volto ‘I signori aspettavano la tua visita, te li chiamo subito ’ detto questo si congedò.
Aspettò…..tre…quattro…cinque minuti…..e poi comparvero.
Non li aveva visti molto, solo qualche volta, per Natale.
Ma da quando la sua mamma era incinta di Camilla non li aveva più incontrati.
Per la piccola quella era addirittura la prima volta che li vedeva!
Incutevano un po’ di timore e Davide, senza fiatare, consegnò loro la lettera datagli dal padre.
Un attimo dopo si sentì il rombo di un auto che partiva.
********************************************************************
Passato ancora un altro anno.
Davide ormai un ragazzino di dodici anni e Camilla una bimba di tre.
Erano cresciuti e cambiati molto in quell’anno.
Davide aveva imparato a convivere con l’idea che il padre lo avesse lasciato lì, in quella casa senza amore, senza un motivo e senza una spiegazione.
Quel che c’era scritto nella lettera non lo aveva mai saputo.
Semplicemente intuì che aveva a che fare con il passato della sua mamma.
Sin da ragazza infatti non si era mai fatta mettere i piedi in testa, era caparbia e molto testarda, anche ottusa quando ci si metteva.
Si era innamorata, del suo papà.
Insieme si erano dichiarati l’amore reciproco fidanzandosi  e poi avevano deciso di far il grande passo.
Il matrimonio.
Coronamento di un sogno e consolidamento di un amore che sarebbe durato in eterno.
La madre lo aveva presentato ai suoi genitori ma questi si erano fermamente opposti a questo matrimonio perché consideravano quel ragazzo un poco di buono che non avrebbe mai potuto badare alla loro figlia.
La sua mamma scappò, già, scappò col suo amore.
Si sposarono e dopo poco nacque lui…Davide.
Crebbe in una casa ricca di amore nonostante le tensioni che si sentivano sempre quando in nonni li andavano a trovare.
Eppure questo non fu mai un problema per il bambino.
O almeno non lo fu fin quando non fu obbligato a rimanere nella casa di sua zia.
Il problema è che la zia era la sorella di sua madre e che si era sempre schierata dalla parte dei suoi genitori.
In poche parole non sopportava sua sorella e, a suo dire, era colpa sua se i loro genitori le avevano lasciate così presto.
********************************************************************                                                                            
La vita non è mai troppo giusta.
E con Davide ci era andata giù davvero pesante.
Era capitato in una casa dove veniva odiato, perché ne era certo, lo sentiva sulla pelle, quei due lo detestavano.
L’unica vera famiglia che gli era rimasta era Camilla ma anche lei volò via.
Come una foglia secca sospinta dal vento.
Ne basta davvero poco e vola molto lontano.
La vita della sua piccola sorellina era stata spezzata come s fosse il sottile filo di una preziosa collana di perle.
E ora era solo davvero solo.
Non aveva nessuno accanto
 
*******************************************************************
 
 
Elena POV
Ascoltai quella straziante storia trattenendo il fiato per non rovinare quel momento.
Non è possibile che un ragazzo sempre sorridente come lui abbia subito tutto ciò!
Una lacrima solitaria mi rigò il viso.
Quella storia era troppo anche per me.
Gli butto le braccia al collo e poi gli sussurro all’orecchio destro << Tu non sei solo stupido idiota…tu hai me! >> .
Lo sento irrigidirsi ma poi si rilassa ricambiando il mio abbraccio e cominciando a singhiozzare.
<< Shhhhhh va tutto bene, non soffrirai più te lo prometto! >>
Ma sentendo che ancora non si calmava pensai all’unica cosa che forse lo avrebbe fatto sentire sul serio meno solo.
<< Davide… >> lo allontanai leggermente da me, il giusto per guardarlo negli occhi << Ora tocca a me raccontarti della mia storia>>.
 
 
 
 
L’angolo dell’autrice
Questo capitolo è stato un parto! °D°
Mi scuso per il ritardo ma proprio non ho avuto tempo di scrivere e aggiornare. D:
Bè spero che il capitolo sia valso l’attesa!
Spero vi sia piaciuto anche se non sono proprio convinta di aver reso bene la storia di Davide, non sono abbastanza brava per scriverla! :’(
Ringrazio chi ha recensito il capitolo precedente, questo capitolo ve lo dedico tutto! ^^
Alla prossima.
Rage & Love

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


Elena POV
E adesso qualcuno mi deve spiegare perché mi trovo alle 9:55 fuori casa di quel coglione di Davide.
Ma come minchia è possibile che io abbia accettato di uscire con quel celebroleso?!
Mi ha fatto il lavaggio del cervello mentre studiavo Fisica, anzi no, mi ha trasmesso dei messaggi subliminali spiegandomela e così io li ho assimilati ed ora per qualche strana forza superiore controlla la mia mente.
Si, decisamente è più fattibile come cosa.
Altrimenti non si spiega il fatto che non abbia dormito tutta la notte solo a pensarci e che mi sono alzata alle 8.00 per scegliere cosa mettermi.
Decisamente c’è qualcosa che non va in me.
Non mi sono preoccupata di cosa mettermi per la festa con tutti i professori e compagni l’anno scorso, figuriamoci se lo faccio per un appuntamento!
Frena frena frena.
L’ho appena chiamato appuntamento?
Ribadisco, c’è qualcosa di GRAVE che non va in me.
Ma ormai sono qua fuori vestita con una minigonna i cui colori ricordano il kilt, dei collant pesanti a righe bianche e nere orizzontali, una maglia bianca con su una scritta non ben definita e la mia immancabile felpa rossa e le cintura borchiata.
A già, non dimentichiamoci le converse nere e le innumerevoli collane e bracciali che ho al collo e al polso –sia destro che sinistro- .
Che faccio ora, busso o no? E se poi sveglio qualcuno?
Ma certo che bussi idiota se no che cavolo ci fai imbambolata qua fuori, e soprattutto, da quando ti importa se svegli qualcuno bussando alla porta?
Decisamente non è una buona giornata questa.
Busso e mi apre una donna diversa da quella che conobbi l’altra volta.
Questa qui è più bassa ed ha i capelli e gli occhi castani, in più indossa un vestito nero, un grembiule bianco sopra e delle ballerine nere.
Fantastico.
Questi sono così ricchi che hanno pure la cameriera!
Comincio ad odiare sul serio Davide…
Parlando di Davide……Oddio ditemi che non mi sono imbambolata come una cretina qua fuori!
<< Salve, desidera? >>
<< Emh…Sono Elena, sono qui per uscire con Davide>>
<< Davide? A ma lei intende il signorino D’Elia! Glielo chiamo subito, si accomodi!>>
Ahahahahahahahah lo chiama pure signorino.
Mi mordo la guancia per non emettere nemmeno un suono ed entro senza fiatare.
Con questa lo prenderò in giro a vita.
Dopo più o meno quindici minuti lo vedo scendere le scale di fronte l’entrata.
E poi dicono delle donne che fanno attendere!
La vera donna la ho io davanti e si chiama Davide.
 
 
Davide POV
 
Scendo le scale sicuro di me, in questi pantaloni bianchi attillati, nella mia maglia dei Sex Pistols e la mia immancabile felpa verde.
Vedo Elena nell’ingresso che mi guarda con aria assente e gongolo nell’idea di averla lasciata senza parole.
<< Andiamo? >>
<< Direi! Ci hai messo 15 minuti…DICO 15! Per deciderti a scendere! >>
<< Cher come faccio ad essere uno schianto se non perdo un po’ di tempo ad agghindarmi?! >>
<< Sei un montato del cazzo! >>
<< E tu sei adorabile vestita così! >>
<< Idiota! >> abbassa lo sguardo facendo cadere i suoi capelli davanti la faccia impedendomi di vedere la sua espressione. Mi da le spalle e apre la porta per uscire.
<< Andiamo baka* ! >>
La seguo senza fare troppe storie.
Camminiamo lungo l’immenso viale sul quale da la mia casa fino ad arrivare ad un parco.
C’è un bel sole e non c’è neanche un alito di vento; per essere Febbraio l’aria è davvero mite oggi.
Entriamo nel parco.
Ci sono alberi dappertutto, pioppi e querce per lo più, e al centro del parco c’è anche un laghetto con le anatre, i pesci rossi e le tartarughe.
Tante famigliole stanno passeggiando felici insieme ai figli e ci sono anche molte coppie di anziani che stanno seduti sulle panchine ascoltando le voci di sottofondo dei bambini che giocano.
E poi ci siamo io ed Elena.
Stiamo camminando già da un po’ ,forse è il caso di fermarci e riprendere un po’ di fiato.
<< Vieni, andiamo laggiù >> le indico una panchina un po’ più appartata.
Ci sediamo uno accanto all’altra senza fiatare.
Sembra quasi di essere tornati ai primi tempi in cui ci conoscevamo.
Il mutismo assoluto.
Mi sento teso come non mai e questa sensazione mi spaventa.
Non mi è mai capitato di sentirmi così teso stando solo con qualcuno, eppure la situazione non è nuova!
Calma Davide.
Inspira, espira. Inspira, espira.
Ci sarà pur qualcosa che puoi dire no?
<< Bella giornata oggi né? >>
No sul serio cervello, ma chi ti ha detto di fare la valigie e andare in vacanza?
Cristo ritorna da me che mi servi!
<< Ma ci sei o ci fai? >> una voce interrompe le mie elucubrazioni mentali.
<< Come? >>
<< Mh direi entrambe >>
Di nuovo silenzio.
E meno male che l’avevo invitata io ad uscire!
<< Sai ti ho invitata per conoscerci un po’ >>
<< Ribadisco, sei un idiota >> stupida ragazza smettila di mettermi in difficoltà!
<< No dai…Non ti incuriosisce sapere del mio passato…oppure perché quei due che hai conosciuto l’altra volta non mi assomiglino per niente? >>
<< In effetti la seconda mi ha lasciata un po’ perplessa, però penso sia normale per voi ricconi >>
<< Noi…ricconi? >> chiedo leggermente stupito.
<< Si….sai quelli con la casa gigantesca, come la tua, quelli con i camerieri ed i maggiordomi ,come te…da quel che mi è sembrato fai parte di questa ‘cerchia’ >>
<< Mpf, non mi appartiene quel mondo >>
<< E come la spieghi la cameriera che ‘A ma lei cerca il SIGNORINO D’Elia!’ >>
<< Ordini di quei due individui >>
<< ‘quei due individui’? Chiami così i tuoi genitori? >>
<< Non sono i miei veri genitori >>
Silenzio.
Di nuovo questo assordante silenzio.
Mi rendo conto che è una contraddizione esagerata però quando c’è davvero tanto silenzio diventa quasi assordante perché è come se fossi rinchiuso in una bolla ed i tuoi pensieri cominciassero ad uscire e ad urlare il loro contenuto, stordendoti.
<< Ehi senti, non volevo dir-- >>
<< No lascia perdere, in fondo non è colpa tua, non lo sapevi e forse avrei dovuto dirtelo prima…Anzi sai che ti dico? Ti racconterò della mia storia… >>
 
 
 
 
 
 
L’angolo dell’autrice
Baka= scemo
Bhuahahaha vi lascio pieni dubbi fino al prossimo capitolo!  è.é
Si accettano scommesse sul passato di Davide! LOL
Bhè alla prossima.
Baci ^3^
Rage & Love

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


<< Davide… >> lo allontano leggermente da me, il giusto per guardarlo negli occhi << Ora tocca a me raccontarti della mia storia>>.
Sospiro.
Non ci credo che sto per raccontare a qualcuno del mio passato.
Forza e coraggio Elena, ce la puoi fare!
Si tratta di Davide infondo……. Già, Davide.
Chi me lo dice che terrà la bocca chiusa?
Farò bene a fidarmi?
<< Prima giura che non lo dirai a nessuno e non proverai compassione per  me….Avanti! >>
Ok, forse sono stata un tantinello brusca ma, ehi! , la vita è la mia cazzo! Avrò anche il diritto di gestirla come mi pare!
<< Mh >> lo vedo annuire e quindi procedo con il mio racconto.
<< Non che ci sia molto da dire è! Mio padre  e mia madre si conobbero durante il loro terzo anno al liceo. Lei era una vera secchiona che adorava l’arte, lui il classico teppista pianta grane che aspetta gli sfigati nei corridoi per malmenarli. Insomma la classica storia da film. La ragazza brava e gentile che conosce  lo scapestrato di turno e lo riporta sulla retta via. Terminato il liceo i miei si erano ufficialmente fidanzati. Mamma si iscrisse all’Accademia di belle Arti, papà invece abbandonò gli studi e trovò lavoro in un’officina di macchine. Per i prima tempi andò tutto a meraviglia poi però, mia madre cominciò a fare amicizia con i suoi colleghi di corso. La sera uscivano  ed in poco entrarono in confidenza. Diciamo un po’ come me e te. Nulla di impegnativo insomma. Nonostante questo però mio padre divenne immensamente geloso della mamma. Arrivarono ad un passo dal lasciarsi ma mia madre era caparbia e innamorata e quindi lo superarono. Dopo la laurea di mamma si sposarono e comprarono l’appartamento in cui ora vivo. Appena trasferiti nacqui io –e non so se questo sia stato un bene o un male per loro-. Quando cominciai ad andare all’asilo la mamma mi accompagnava tutte le mattine a spesso e volentieri si fermava a chiacchierare con gli altri genitori. Questo fece risvegliare la gelosia di mio padre che, credendo in un tradimento, cominciò a seguirla. La cosa andò avanti per un po’ e mio padre arrivò anche ad alzare le mani su mamma e se provavo a difenderla le prendevo anche io. Non so cosa spingesse mia madre a restare con quell’uomo, forse era la reazione di papà che la spaventava o forse non aveva il coraggio di lasciarlo, forse temeva che io crescessi senza un padre. Ma questo ormai non ha più importanza. Quando cominciai la prima media le cose peggiorarono ancora. Papà perse il lavoro e cominciò a bere e a giocare d’azzardo, inoltre divenne ancora più violento, sia con la mamma che con me. Ringrazio il cielo di aver conosciuto Carla. Fu l’unica che in quel particolare periodo della mia vita mi fu davvero vicino. Faceva il possibile per me sia a scuola che nel privato. Spesso, quando i miei litigavano,  scappavo a casa sua per trovare almeno lì un po’ di pace. Era, ed è tutt’ora, la mia migliore amica, l’unica persona della quale mi fidi ciecamente. Non so cosa farei senza di lei. Se la perdessi per me sarebbe finita ne sono certa.
L’anno dopo persi mia madre.
Stavo giocando a palla con Carla. Erano le cinque del pomeriggio e la strada era abbastanza deserta. Ad un certo punto persi la palla che finì in strada. Corsi per riprenderla senza accertarmi prima che non passassero auto, ma fu davvero una cosa stupida. Mi ritrovai in un attimo faccia a faccia con un camion che correva ad una velocità inaudita. Non mi mossi, non so cosa mi prese, ma i miei riflessi si appesantirono e quindi rimasi imbambolata a guardare il camion che si avvicinava. Un attimo dopo mi sentii spingere con violenza sul marciapiede di fronte. Quando mi girai vidi il copro senza vita di mia madre che era appena stato martoriato dalle ruote del camion. Fu un duro colpo per mio papà. Da quel momento impazzì del tutto. Trascorsi un anno in quella casa ma poi non ce la feci più e andai a vivere dai miei nonni materni. Due anni. In due anni persi anche loro e fui costretta a tornare da mio padre o meglio, dalla persona che insieme ad un’altra mi ha messo al mondo. E’ da molto che non considero più mio padre tale, per me oramai è solo una sgradita presenza della mia vita. Un estraneo insomma. Bhè ecco tutto, ora sai del mio passato. Patetico vero?
In fondo sono anche contenta per mia madre, almeno può evitarsi tutte le sofferenze di questo mondo >> Ghigno.
<< Elena? >> mi guarda negli occhi come se cercasse le parole più adatte ma in fondo ha già sulla punta della lingua << sei assurda! >>.
Ecco, questa ad esempio non me l’aspettavo.
<< Per quale motivo sarei assurda? >>
<< Innanzitutto hai appena affermato che sei contenta che tua madre sia morta così non potrà soffrire, secondo, lo hai detto con un tono agghiacciante…Sicura di essere umana? O semplicemente di avere dei sentimenti d un’anima? >>
Lo guardo allibita….Ma che ho detto di tanto sconcertante?!
<< Semplicemente sono realista e proprio non ce la faccio a stare male per la morte delle persone. Scusa se ti sembro insensibile ma la trovo una cosa di quotidiana amministrazione >>.
Si zittisce e prende a fissarmi, le lacrime che gli solcavano il viso si sono asciugate del tutto.
Se continua a fissarmi con quegli occhioni verdi da cucciolo gli spacco la faccia a pugni.
Aspetta, vai con calma, è ancora illegale picchiare e uccidere qualcuno…meglio contare fino a dieci e provare a calmarsi.
Uno….due…..tre…quattro….
<< La pianti di fissarmi idiota?! >>
<< ma che--- >>risponde interdetto come se si fosse appena svegliato.
Ora dorme in piedi e con gli occhi aperti?
<< Non ti stavo fissando stupida ragazzina >>
<< Ehi a chi hai dato della stupida ragazzina?! Qui l’unica stupida ragazzina sei tu! >>
<< Stavo riflettendo. Pensavo… >>
<< Ehi ma mi ascolti quando parlo? >>
<<…..che io e te siamo degli angeli caduti… >>
<< Angeli caduti? >>
<< Si, hai presente la canzone Fallen Angels dei Black Veil Brides? Come quelli! >>
<< A dire il vero non l’ho mai ascoltata….>>
<< A questo si rimedia! >> tira fuori dalla tasca della sua felpa un ipod e me lo porge.
Parte una canzone che non ho mai ascoltato.
‘Scream! Shout!
 Scream! Shout!
 We Are The Fallen Angels
 (Guitar solo)
 We are here the in between cast down as sons of war.
 Strucked to the Earth like lightning, on this world were torn
 We wont cause the pain of living out their law
 Take joy in who you are
 We know our wings are flawed
 
We’re born to death in heaven
 And down alone in hell
 We only want to be ourselves
 
We scream! (We shout! )
 We are the fallen angels         ‘
<< Caspita! Ma è fantastica! >> grido tutta esaltata.
<< Perché avevi dubbi? Il qui presente figo ha dei gusti musicali davvero invidiabili! >>
O già detto che odio questo ragazzo?
Ma chi me lo ha fatto fare di uscirci!
Stupida, stupida, stupida, stupida e ancora stupida.
<< davide smettila di farti i complimenti o ti gonfio! >>
<< No grazie sto bene così! >>
Ma perché a me? Che ho fatto di male per meritarmi questo idiota!
<< Torniamo a casa va>>
E così come siamo arrivati andiamo via lasciandoci alle spalle quel parco e quella panchina che sono stati i testimoni della reciproca fiducia che ci siamo dimostrati.
 
 
 
 
 
 
 
L’angolo dell’autrice
Scusate il ritardo ma ora che è finita la scuola dovrei riuscire ad aggiornare più spesso (anche se fra una settimana parto per le vacanze LOL) ^^”
Se volete ascoltare la canzone citata nel tasto ecco qui il link http://www.youtube.com/watch?v=VuGzJVKtW6g Ringrazio chi ha recensito il capitolo precedente! ^^
Alla prossima.
Rage & Love
 

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Davide POV
Tititi Tititi .
Tititi Tititi.
Tititi Tititi.
Maldetta sveglia che continui a suonare.
Spegniti!
Cerco con la mano più vicina al comodino questo infernale arnese che mi sta trapanando i timpani per spegnerlo, non apro gli occhi ancora troppo assonato per rendermi conto di quel che mi circonda.
La sveglia continua a suonare e mi sto arrabbiando sul serio.
Basta!
Apro gli occhi di scatto e con una grossa botta faccio terminare il lavoro di questo infernale aggeggio.
Ma guardate  un po’ cosa mi tocca fare appena alzato!
Mi ributto a peso morto con la faccia nel cuscino.
Uffa è diventato anche scomodo.
Mi rialzo contro voglia e comincio a stiracchiarmi un po’ le braccia e la schiena.
Comincio ad accarezzarmi il collo per svegliare i muscoli intorpiditi dal sonno e in tanto mi dirigo verso il bagno.
Non appena la mia figura passa davanti allo specchio mi rendo conto che no, non sono per niente figo in queste condizioni.
I miei capelli sembrano un nido di merli, ho la spalla del pigiama leggermente scesa e i pantaloni a metà sedere e , come se non bastasse,  ho un aspetto da zombi.
Non il massimo della figaggine insomma.
Quindi, dopo essermi dato una lavata –rigorosamente con acqua gelata in modo da svegliarmi- prendo la spazzola e sistemo questa massa incolta di capelli.
Ecco, decisamente meglio.
Sorrido come un ebete al mio riflesso gongolandomi nell’idea che oggi farò come al solito una strage di cuori.
Chissà che anche un’isterica ragazzina di mia conoscenza non mi sorprenda con la sua dichiarazione.
Nhaaaa, non sarebbe da lei.
Se lei si dichiara come minimo prima prende a calci quello che l’ha fatta innamorare, lo lega ad una sedia, comincia ad insultarlo e, dopo una raffica di parolacce, allora, e solo allora, probabilmente si dichiarerebbe.
Si, mi sembra più verosimile così.
Una volta ritornato dalle mie elucubrazioni mentali afferro la matita nera e ne metto una buona quantità sia sulla palpebra superiore che quella inferiore.
Mi risalta davvero lo sguardo, i miei occhi sembrano più profondi.
Come resistermi!
Se potessi mi stuprerei da solo.
Così, dopo aver mandato un bacio volante alla mia immagine torno in camera per mettermi qualcosa addosso.
Si, direi che jeans neri e attillati con sopra una T-Shirt dei Nirvana  e la mia bella felpa verde vanno più che bene.
Infilo in fretta i panni e corro di sotto, passo in cucina afferro al volo un cornetto e scappo fuori di casa senza neanche salutare.
Una volta chiusa la porta di casa alle mi spalle faccio un bel respiro inspirando l’aria fresca della mattina.
Guardo l’ora sul display del mio telefono.
7:45
Dannazione.
Dopo essermi schiaffeggiato mentalmente per il mio clamoroso ritardo sulla tabella di marcia mi infilo gli auricolari nelle orecchie, premo la riproduzione casuale sull’ipod e comincio a correre.
 
 
Elena POV
*contemporaneamente*
Cosa diavolo era quello?
Due braccia che mi stringevano gentili e poi due occhi verdi che mi fissano.
Erano…tristi, sprigionavano una malinconia incredibile.
Delusione, tristezza, malinconia, rabbia  e gelosia.
Un mix letale racchiuso tutto in uno sguardo.
Mi volto per guardare la sveglia e, cavolo se sono in ritardo!
Corro in bagno portandomi dietro i panni necessari per cambiarmi.
Una volta pronta mi precipito fuori di casa.
Grandioso 7:55
Elena complimenti per il tuo nuovo record di ritardo!
Comincio a correre incurante delle persone contro cui vado a sbattere durante il tragitto.
Se non mi sbrigo è la volta buona che mi sospendono dalla lezione.
*dopo 15 minuti*
Ok sono arrivata, ho solo 10 minuti di ritardo.
Me la faranno passare liscia no?
Aspetta, che insegnante ho alla prima ora?
Aloisi.
Cazzo no, letteratura.
Ok, non la passerò liscia.
E quindi, oramai conscia del mio destino, mi avvio verso la mia classe come un condannato a morte che sta per salire sul patibolo.
8:15
Decisamente, finirò in presidenza.
Sento delle urla provenire da dentro la classe.
Che l’arpia non ci sia?
Apro la porta e basta questo gesto a far correre tutti ai propri posti.
Quando mi rendo effettivamente conto che l’insegnante non c’è comincio a saltellare e ad urlare.
<< Cazzo si, quella stronza non c’è! >>
E detto questo apro gli occhi che avevo chiuso troppo intenta per gioire notando come i miei compagni siano rimasti immobili come statue di sale.
Cosa diavolo sta succedendo?
Vedo che guardano nella mia direzione ma non fiatano.
O santissimo cielo non dirmi che…
<< Buongiorno prof  >>
Ma tutte a me devono capitare?
Mi giro in direzione di quella che sarà il mio futuro boia e con un sorriso tiratissimo saluto anche io << G-giorno >>
<< Sentiamo signorina Maripali, com’è che ha ancora addosso lo zaino? >>
<< Bhè vede, me lo hanno tirato fuori dalla porta >> mega palla.
Compagni idioti reggetemi il gioco e non spifferate tutto.
<< A, allora saprà anche spiegarmi perché stava urlando nel corridoio parole così scurrili insultando una persona non presente in aula? >>
Mi sta prendendo per il culo?
Dal suo tono di saccente professoressa deduco che si, mi sta prendendo per il culo, e che ha intenzione di staccarmi la testa a morsi se il suo sguardo sdegnato è indicativo.
Bene, tanti auguri a me!
<< Ma certo mia cara professoressa, stavo urlando nel corridoio perché ero immensamente felice che una cara SIGNORA  come lei si fosse probabilmente schiantata contro una parete mentre era troppo intenta a truccarsi per conquistare un uomo qualunque poiché è vecchia, racchia e pure zitella! >> rispondo come se fosse la cosa più normale del mondo facendo la faccia innocente e copiando il suo tono di presa per il culo.
AAA come sono soddisfatta di me.
<< In presidenza….SUBITO! >> mi urla prima di spingermi fuori dalla classe e chiudermi violentemente la porta alle spalle.
Cazzo se la odio!
Tanto oramai il danno è fatto, mi dirigo quindi in presidenza dove, dopo una lavata di testa dal preside ricevo la sospensione  per quest’ora di lezione insieme ad un rapporto disciplinare.
Vabbè, almeno ho un’ora di ferie.
Scappo in palestra, che a quest’ora dovrebbe essere vuota e durante il tragitto  ripenso allo strano sogno di stanotte.
 
 
Davide POV
*sempre contemporaneamente*
Ok sono le 8:10 forse ce la faccio a non beccare una nota.
Più veloce di un fulmine comincio a correre nel corridoio beccandomi e, automaticamente snobbando, i rimproveri dei bidelli arrivo così in aula.
E’ vuota.
Ma cosa diavolo….a già….la prima ora non c’era lezione oggi, l’insegante è caduta e quindi ci fanno saltare la sua ora entrando più tardi.
Fanculo a me e alla mia poca memoria.
Scacciando dalla mia mente l’ipotesi di prendere a testate il muro vado in palestra, almeno lì ci dovrebbe essere un po’ pace a quest’ora.
Pochi minuti e sono arrivato.
Entro facendo scricchiolare la porta.
Ma perché cavolo non la oleano voglio sapere!
Bhà.
Mi siedo sulle gradinate e mi abbandono con la schiena contro il muro chiudendo gli occhi.
Sento ad un tratto dei rumori e quindi, con passo da pantera pronta a lanciarsi sulla sua preda, scatto dentro allo sgabuzzino degli attrezzi lasciando un po’ di spazio per vedere chi è.
Se mi scoprissero qui mi sospendono come minimo.
Vedo entrare una figura femminile.
Una figura femminile molto familiare…
Bassina, capelli lunghi e castani, felpa rossa….sbaglio o quella è Elena?
Che cavolo ci fa Elena qui a quest’ora di mattina?
Perché non è in classe?
E perché sembra così incazzata?
Forse mi dovrei preoccupare quando non lo è, ma sorvoliamo.
Esco dal mio nascondiglio e la afferro di spalle.
Tenta di tirarmi un calcio ma fa un buco nell’acqua, ritenta con una gomitata nel fianco e fa dannatamente male.
Ma cos’ha al posto delle braccia questa tipa?!
Si gira verso di me e poi sbraita << Davide? Ma cosa cazzo ci fai qui a quest’ora….e poi cosa cavolo ti viene in mente prendere la gente alle spalle?! >>
Credo che tra poco esploda per quanto sembra arrabbiata.
<< Potrei farti la stessa domanda ragazzina…e poi scusa non è colpa mia se ti spaventi per nulla! >> faccio con aria mezza scocciata.
<< e ti pare nulla arrivare alle spalle della gente e afferrarla? Bhà non ti capisco! >>
<< Volevo solo abbracciarti, quanto sei problematica >> sbotto allargando le braccia esasperato da questa conversazione.
<< Volevi solo abbracciarmi? Mi stavi immobilizzando pezzo d’imbecille! La gomitata è stato il minimo! Fallo di nuovo e ti stacco le palle –sempre se le hai- a morsi! >>
<< Certo che le ho, vuoi controllare? >> dico afferrandole la mano e portandola vicino al cavallo dei miei pantaloni.
Premettendo che non volevo fare assolutamente nulla mi ritrovo con un calcio di Elena nelle parti basse e sto pregando tutti gli dei che conosco per evitare di urlare come un animale in agonia.
<<  Ba-bastarda >> balbetto in preda al dolore.
<< Pervertito del cazzo, così impari >>
Ok, tento di calmarmi bevendo un sorso d’acqua  e concentrandomi su tanti prati fioriti.
Ecco, va un po’ meglio.
<< Allora tornando al discorso di prima >> riattacco bottone prima che possa incazzarsi di nuovo per qualche idiozia o semplicemente ricordandosi quello che è successo pochi minuti fa << Com’è che sei qui? >>
<< Ho insultato la professoressa e urlato nel corridoio senza accorgermi che alle mie spalle  c’era l’arpia in persona….sospensione dalla lezione…Te com’è che sei qui? >>
<< La prima ora non c’era lezione, l’insegnate è caduta >>
Benvenuto silenzio!
Cinque….sei….dieci….ok basta devo parlare o mi scoppia il cervello con questo silenzio.
<< Facciamo due tiri a canestro? >>
Dico a caso la prima cosa che mi passa per la mente.
<< E come pensi di farlo genio? Ci scoprono se facciamo rumore! >>
<< O andiamo non dirmi che hai paura, non credevo che la signorina  sono-una-tipa-tosta-che-picchia-tutti-quelli-che-tentano-di-abbracciarmi-da-dietro potesse provare paura! >> rido sotto i baffi per la mia uscita.
<< Non sia mai detto che io abbia paura, facciamo una cosa, ti sfido a pallacanestro, chi perde paga penitenza >>
<< Ci sto…se vinco io farai qualunque cosa io ti chieda >>
<< Che razza di condizione sarebbe questa?! Uff vabbene, ma se vinco io invece, mi lascerai in pace! >>
<< Che la sfida abbia inizio! >>
<< Che la sfida abbia inizio >> ripete lei un po’ più scocciata rispetto a me.
Ritorno nello sgabuzzino degli attrezzi per recuperare un pallone.
Una volta tornato in campo comincio a palleggiare per riscaldarmi e subito dopo diamo inizio alla sfida.
Senza che io me ne accorga mi frega la palla da sotto il naso correndo verso il canestro e tirando.
3 a 0
Ok Davide calma, è tutta fortuna la sua!
Andiamo avanti per un po’ e fortunatamente riesco a recuperare.
Quando smettiamo siamo in perfetta parità, 15 a 15.
<< Mi pare che non ci siano ne vinti ne vincitori >> dichiaro fiero di me.
<< Già >> risponde lei con il fiatone << Non ce la faccio più, mi hai sfiancato! >> continua dopo aver ripreso fiato per poi sedersi a gambe incrociate a terra.
Faccio lo stesso posizionandomi davanti a lei e tirando fuori dalla tasca dei pantaloni il mio ipod.
Caro, carissimo ipod, cosa farei senza di te?
Tolgo le cuffie e lascio che la musica si diffonda per tutta la palestra.
La guardo negli occhi.
Non avevo mai notato quanto fossero vivi, brillano di luce propria.
Il loro colore mi ricorda la nutella.
Sorrido a questo stupido paragone, se sapesse cosa ho pensato mi pesterebbe a sangue ne sono sicuro.
<< Cazzo ridi beota? >>
<< Niente pensavo >>
<< Perché pensi pure? >>
<< Ti stupiresti se sapessi tutto ciò che penso >> e tacciamo di nuovo.
Continuiamo a fissarci mentre la musica continua il suo lento scorrere.
Arriva poi una canzone…With me dei Sum 41.
Provo degli strani brividi ad ascoltarla e in contemporanea guardare Elena negli occhi.
<< Ele….posso fare una cosa senza essere malmenato? >>
<< Dipende da cosa >>
<< Tu prometti solo di non picchiarmi e che appena ti darà fastidio mi spingerai via >>
<< Mi sembra il minimo spingerti via >>
Deglutisco.
Non ci credo che sto per farlo.
Piano mi protendo verso di lei, la gola improvvisamente secca e le labbra che senza tutto il mio autocontrollo tremerebbero da sole.
Allungo il braccio verso di lei con il palmo leggermente aperto.
Delicatamente le poggio la mano sul braccio, quasi in maniera impercettibile.
Faccio la stessa cosa con l’altro.
Mi avvicino ancora un po’ e di nuovo deglutisco.
Non so perché sto facendo così, l’ho fatto tante volte prima di questa, eppure mi sembra così nuovo.
Mi avvicino ancora un po’, ora siamo petto contro petto.
Le mie braccia che dalle sue braccia vanno a posizionarsi dietro la sua schiena.
La stringo forte ma non le faccio del male.
Piano avvicino anche il mio volto.
Non so cosa mi aspetto da questa situazione, ne perché io lo stia facendo.
Semplicemente sento l’impulso di farlo.
Le nostre labbra sono ad un millimetro di distanza.
Sfioro le sue con le mie, ma desisto dal farlo ancora.
Mi scosto dal suo viso ormai completamente rosso  e appoggio la mia fronte sulla sua spalla.
Casa.
Questa ragazza sa di casa.
Sento un grande calore che mi invade il corpo e sorrido.
Lei non mi può vedere, probabilmente se potesse a quest’ora già mi starebbe prendendo a parole.
Rimango così fin quando termina la canzone.
Faccio per staccarmi ma lei mi stringe a se e mormorando al mio orecchio << Ti prego ancora un po’ >>
 
 
 
 
L’angolo dell’autrice
Ok mi meraviglio di me, l’ho scritto a velocità record! °-°
Ok, questo capitolo è di una fluffosità incredibile, perdonatemi per il troppo zucchero alla fina ahahahah xD
A presto!
Rage & Love
 p.s ecco il link della canzone citata http://www.youtube.com/watch?v=g8z-qP34-1Y

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Elena POV
Protende una mano verso di me per afferrarmi.
Dopo  aver preso con la mano sinistra il mio braccio destro fa lo stesso con l’altro, il tutto con una lentezza ed una calma incredibili.
Poi ho come un lampo di genio e finalmente gli occhi del mio sogno trovano un volto solo che…….lo sguardo è diverso.
In questo c’è tensione, dolcezza, paura e….amore?!
Non so, ma sento la voglia di abbracciarlo.
Questa canzone poi non aiuta.
Mi sento tesa al massimo dannazione!
E poi….un attimo.
Ma questo calore proviene dal mio viso?
Se è così sono arrossita, e anche parecchio.
Sento come se il mio sguardo fosse vacuo, perso nei meandri più profondi dei pensieri che affollano la mia mente in questo momento.
Voglio….voglio….neanche io di preciso so cosa voglio.
Eppure sento attrazione verso questo ragazzo tanto…..tanto…..ho finito anche gli aggettivi per insultarlo.
Mi toccherà trovarne di nuovi.
Lo vedo avvicinarsi con estrema lentezza e poi, cogliendomi alla sprovvista, sfiorare le sue labbra con le mie.
Non è un vero e proprio bacio eppure basta per mandarmi ancora di più in tilt.
Sgrano gli occhi a quel gesto e poi nella mia testa sento tanti “FIIIIIIIIIUUUUUUUU BAM” , il rumore dei fuochi d’artificio insomma.
Lo stomaco si è improvvisamente fatto leggerissimo e il corpo ancora più teso di prima.
Non prova più a ‘baciarmi’ però mi abbraccia e poggia la testa tra il collo e la mia spalla destra.
Resta un po’ così e quando prova a staccarsi lo riavvicino a me con le braccia, stringendolo, e sussurrandogli all’orecchio << Ti prego ancora un po’ >>
Perché l’ho fatto?
Mi domando ora.
Mi è piaciuto molto nulla da dire, mi ha provocato un calore che si è espanso per tutto il corpo.
Mai provata sensazione simile in 16 anni di vita.
Come spiegare….E’ come mangiare un grosso boccone di gelato e subito dopo bere un po’ di cioccolata calda.
Mette i brividi ma allo stesso tempo riscalda.
Accappona la pelle ma allo stesso tempo l’accarezza dandole tepore.
Difficile da spiegare eppure tanto facile da vivere.
Solo che…..non rientra nei miei standard farmi coccolare da persone che conosco da appena un mese o poco più!
<< Fottuto imbecille! >> e detto questo gli tiro un pugno con le nocche sulla testa.
<< Ahio, ed ora cosa ho fatto? >> mi chiede con espressione da cucciolo bastonato.
<< Stupido labrador coccolone mi stavi facendo le feste ecco cosa! >> affermo con superiorità.
<< le feste? Ma se hai detto tu di rimanere ancora un po’ abbracciati?! >> esclama seriamente  interdetto.
<< 1- Stavi facendo le feste, 2- Io non ho detto proprio nulla >> sbotto enumerando sulle dita i punti << 3- Fottuta imbecille >> ribadisco convinta.
<< Basta mi arrendo, sei la ragazza più assurda del cosmo >>
<< Lo prendo come un complimento >>
<< Ti prego >> dice mettendosi entrambe le mani sul petto ,appoggiate una sull’altra , in un gesto teatrale  << offenditi >> con aria finta triste e angelica allo stesso tempo.
<< meglio per te se non lo faccio, se no ti castro per davvero, altro che il calcetto di prima! >>
Lo vedo poi alzarsi in piedi, prendere lo zaino, avviarsi verso la porta e prima di uscire dire << Sistema tu ok? >> mostrandomi un bellissimo sorriso da perfetto bastardo e la mano sinistra rivolta con il palmo verso di me e l’indice e il medio a formare una ‘V’.
Dopo di ché, senza attendere risposta, scappa fuori.
Ma tu guarda che razza di idiota mi è capitato!
E così, ormai rassegnata a sistemare la palestra e a picchiare Davide la prossima volta che lo incrocio, mi alzo in piedi, recupero il pallone da noi utilizzato e lo sistemo nella cesta all’interno dello sgabuzzino.
Ripesco la borsa-zaino e mi incammino verso la classe  lasciandomi alle spalle la palestra che è stata spettatrice di questo strano teatrino.
*******
Fantastico, la giornata è finalmente finita!
Ora vado a casa e mi faccio una bella doccia.
Non vedo l’ora di potermi rilassare un po’ sotto il getto caldo dell’acqua e il profumo del bagnoschiuma.
Prendo dallo zaino la bottiglia dell’acqua,  svito il tappo e mi ci attacco come se non bevessi da secoli.
Appena l’acqua è finita riavvito la bottiglia con ancora un sorso in bocco e lo noto.
Un ragazzo sul marciapiede difronte.
Alto, magrolino, con i capelli biondi e lisci che gli arrivano ad altezza collo e un po’ sparati in aria ai lati e dietro.
Occhi grigi come acciaio e….non può essere!
Lui qui?
Che diavolo è venuto a fare?
<< André…>> lo chiamo dopo ingoiato quel poco d’acqua  rischiando anche di strozzarmi.
Lo vedo voltarsi verso di me e sorridermi cordiale alzando una mano a mo’ di saluto.
Attraverso la strada alla velocità della luce e gli salto al collo appena sono dall’altra parte.
Gli do un bacio a stampo sulle labbra per poi dire  << Quanto cavolo mi sei mancato >>
<< Anche tu mi sei mancata, tantissimo, ho passato un inferno senza di te >>
<< Anche io André, anche io >>
 
 
 
L’angolo dell’autrice
SCUSATEEEEEEEEEEEEEEEE! Ç____ Ç
Lo so che sono in un clamoroso ritardo ma sono partita per le vacanze D:
E prima di uccidermi per la misera lunghezza di questo capitolo sappiate che il prossimo è già pronto e arriverà a breve :3 *fa gli occhi da cucciolo per farsi perdonare*
Chi sarà mai questo André? :3
Aperte le scommesse u.u
Baci.
Rage & Love

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Elena POV
<< Quanto cavolo mi sei mancato >>
<< Anche tu mi sei mancata, tantissimo, ho passato un inferno senza di te >>
<< Anche io André, anche io >>
Gli lascio un altro bacetto sulle labbra per poi staccarmi.
Non si scompone a questo mio gesto, al contrario ricambia il bacio sorridendo felice al fatto che ancora ricordi questa nostra piccola “tradizione”.
Gli sorrido anche io.
<< Dimmi un po’ ma che ci fai tu qui? Tutto bene? E con i tuoi? Si sono risolte le liti? Che scuola frequenti? L’hai trovata la tua anima gemella? E la tua bella mamma come sta? Libertina come al solito? >> dico a raffica senza neanche attendere le risposte.
Invece di infastidirsi ridacchia, abituato ai miei sproloqui dovuti alla felicità.
<< Calma, calma, ora ti rispondo; solo, non sarebbe meglio sedersi e parlare davanti ad un muffin ed una cioccolata calda? Sto morendo di fame e  ancora non ho pranzato >> si lamenta portandosi una mano sullo stomaco e facendo per accarezzarlo.
<< Si, perché no! Anche io ho un po’ di fame! >>
<< Tu hai sempre fame, Elena! >> sbuffa divertito.
<< Certo, certo! Ora però andiamo che mi hai fatto venire voglia del muffin! >> detto ciò gli afferro la mano e comincio a trascinarlo verso la caffetteria all’angolo della strada.
***Poco dopo***
<< Allora io prendo…un muffin con le gocce di cioccolata, uno semplice al miele, un altro al cioccolato e anche una cioccolata calda grazie! >>
<< Vacci piano che mi ingrassi piccoletta! >> dice sbuffando e alzando gli occhi al cielo con espressione finta-esasperata.
<< Zitto tu e fammi ingrassare in pace! >> ribatto un poco scocciata e facendogli la linguaccia.
Sbuffa di nuovo, poi ordina un muffin al cioccolato e una cioccolata calda.
Paghiamo, ritiriamo i nostri ordini e poi ci accomodiamo ad un tavolo messo nell’angolo della caffetteria tra i muri che erano due grosse vetrate.
Comincio subito a mangiare il muffin con le gocce di cioccolata, finendolo a velocità record.
Bevo un sorso dalla mia tazza e prima di divorare anche il muffin al miele chiedo ad André << Allora, dicevamo, qual buon vento ti porta qui? >> mentre ha cominciato a rompere piccoli pezzetti dal suo dolcetto per portarseli alla bocca.
Ingoia quel che aveva in bocca aiutandosi con un sorso di bevanda calda.
Lo vedo incupirsi per un attimo per poi tornare a sorridermi.
<< Definiscilo buon vento! Dopo che me ne sono andato mi sono traferito a Parigi con i miei. Li bè, mia madre sai com’è fatta, qualunque occasione è buona per uscire, fare shopping e andare nei locali più In, spesso ubriacandosi anche >>
Sorrido al suo ricordo.
Amanda me la ricordo una donna molto simpatica, alta con i capelli biondi come quelli del figlio, talmente biondi che sembrano quasi bianchi, e gli occhi blu come il cielo quando non ci sono nuvole.
Proprio una bella donna non c’è che dire.
<< Come ben ricordi già quattro anni fa, quando ci conoscemmo, i miei genitori non erano in buoni rapporti. Quando rivelai loro il mio “problemino” le liti aumentarono. Da un lato c’era mia madre che, non so dirti perché, sembrava felice glielo avessi detto. Dall’altro mio padre che voleva buttarmi fuori di casa. Una cosa tira l’altra ed alla fine hanno divorziato ed ora eccomi qui a mangiare questo muffin con te >>
<< Oddio, non ci credo >> dico esaltata, divertita e stupita allo stesso tempo << AHAHAHAHAHAHAH glielo hai detto >> dico contorcendomi dalle risate < < Immagino la faccia dei tuoi quando si son sentiti dire che il loro unico figlio è omosessuale >> aggiungo prima di cedere ad un attacco di ridarella.
<< Mia madre sembrava un pesce lesse talmente aveva gli occhi di fuori e la bocca spalancata. Mio padre ha cominciato a fumare dalle orecchie per la rabbia >> ricorda allegro lasciandosi sfuggire una piccola risata e portandosi  alle labbra un pezzo di muffin.
Finisco anche il secondo pasticcino e bevo un paio di sorsi di cioccolata.
C’è qualcosa che mi sfugge, che gli dovevo chiedere….
Aspetta un attimo vuoi vedere che..
<< André  dimenticavo, lo hai trovato il fidanzatino? >> chiedo con aria innocente ma del tutto interessata alla risposta.
Lo vedo strabuzzare gli occhi e poi tossire per evitare di affogarsi con la cioccolata.
Inclino la testa con aria interrogativa mentre con le guanciotte rosse continua a battersi la mano sul petto per riprendere a respirare normalmente.
<< E da quand’è che ti impicci della mia vita amorosa? >> sbotta imbarazzato arrossendo, se possibile, ancora di più.
<< Da ora tesoro >> esordisco mettendo la bocca a 3 e con espressione allegra.
Spalanca la bocca e poi abbassa lo sguardo facendosi coprire la faccia da una coltre di capelli biondi, poi bisbiglia un ‘no’ appena udibile.
<< Oddio piccolo mio, e ti imbarazza così tanto dirmelo? Dai che ci pensa mamma Elena ad aiutarti! Mi raccomando solo quando lo hai trovato di usare le protezioni quando lo fate >> mi annuisco convinta.
<< Eh?! Ma cosa dici?! >> sbotta ancora più imbarazzato di prima << E poi quale mamma Elena che sono più grande e anche più alto di te! >> e stavolta il tono è un po’ piccato.
<< Io sono la tua mamma perché sembri un pulcino indifeso che ha bisogno d’aiuto >> e detto questo attacco  anche il terzo muffin.
<< A già, un’altra cosa, per la scuola dov’è che vai? >>
<< La tua, mi sono trasferito qui vicino ed oggi ero venuto a fare un sopralluogo >>
<< Uuuuu che bello, così vedrò il mio pulcino tutti i giorni! Mi raccomando impegnati che i prof qui sono dei cagacazzi incredibili >> e roteo gli occhi ripensando all’episodio di questa mattina.
Finisco il muffin e cioccolata seguita poco dopo da lui avviandoci quindi all’uscita.
<< Sono stata felicissima di rivederti André! Non vedo l’ora di dirlo a Carla, sai quanto sarà contenta? >>
<< Anche io Ele, tanto…..ehmehm lei lo sa già….>> dice alzando gli occhi e portandosi un mano ad accarezzarsi il collo.
<< Come lo sa già? >>
Ok sono stupita per davvero.
<< Sono riuscito a trovarla su Facebook e le ho detto del mio trasferimento, le ho chiesto di non dirti nulla perché volevo farti una sorpresa! >>
Questo ragazzo è la cosa più dolce che io conosca.
<< Oddio pulcino mio, ma sei adorabile! >> dico prima di dargli un bacetto sulle labbra ed abbracciandolo forte con le braccia sul suo collo.
Mi stacco per poi dire << Forza andiamo, ti accompagno a casa >>
<< Ma se non sai neanche dov’è?! >> ride scuotendo la testa affranto.
<< Non cambierai mai >>
<< E vabbè che sarà mai, ti faccio compagnia allora >>
<< Va bene , va bene, andiamo! >>
Mi prende per mano accompagnandomi sotto il suo portone che era a cinque minuti di distanza dal bar.
<< Mannaggia  a te, la mattina farai pure presto per arrivare a scuola >>
<< Che vuoi che sia, cavolo quanto ti lamenti piccoletta >> e ridacchia << Su è ora di andare, se no chi lo sente il tuo paparino >>
<< Non chiamarlo in questo modo che fa impressione detto così! >> ribatto con espressione disgustata << Oooook, agli ordini capitano! Me lo dai un altro bacetto prima che me ne vado? >> chiedo portando il labbro inferiore in fuori con espressione finta triste.
<< Tutto quello che vuoi piccolina >> e si abbassa un po’ per darmi l’ennesimo bacetto a stampo << Ora vai, forza >>
<< Va bene! >> mettendomi in posa a mo’ di ‘saluto militare’
<< E fai la brava! >>
<< Qualcos’altro? >>
Fa finta di pensarci per poi dire << No, per ora è tutto, riposo soldato! >>
Ridacchia, apre il portone e poi dice << A domani Elenuccia >>
<< A domani Andreuccio bello >> e gli do le spalle andando via e tornando veramente allegra a casa.
 
 
 
L’angolo dell’autrice
Visto che sono stata veloce ad aggiornare? xD
E giusto per informarvi, il capitolo successivo è già in fase di scrittura è.é
Le vacanze al mare sono state utili si u.u
Lasciate un commentino al capitolo? :3
Dai anche breve breve. C:
Rage & Love

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Davide POV
Piano mi protendo verso di lei.
Le palpitazioni del mio cuore raggiungono una velocità impressionante.
Sempre lentamente socchiudo gli occhi, ormai le nostre labbra sono ad una distanza millimetrica.
Mi avvicino ancora un po’ e……
<< D’Elia ritorni fra noi grazie! >> mi richiama la prof facendomi riprendere dal ricordo di quel che è accaduto appena un’ora prima.
Eppure sento quella sensazione ancora così forte dentro di me.
Quasi quasi chiedo ad Elena di riprovarci, mi era pure piaciuto!
Ehi frena.
Che razza di pensiero era questo?!
Mi è piaciuto?!
Si, indubbiamente.
Voglio rifarlo?
Si, voglio rifarlo.
Lo chiedo ad Elena?
No, altrimenti mi ritrovo castrato.
Ho un bel casino in testa?
Si, senza dubbio si!
So come fare ordine?
No.
E’ una situazione di merda?
Decisamente.
Bene, ora si che tutto è più chiaro.
No, non lo è per niente.
Sbuffo seriamente scocciato a questa mia presa di coscienza.
Passati cinque minuti suona la campanella e butto a casaccio i libri dentro lo zaino per tirare fuori quelli che userò in quest’ora.
Speriamo passi in fretta questa giornata.
***Fine lezioni***
Sono distrutto.
Sarà che è lunedì, sarà che non ho fatto altro che arrovellarmi il cervello per quello che è successo stamattina, ma sono senza forze.
Svelto mi dirigo all’entrata della scuola, attraverso il vialetto che porta sulla strada e vedo Elena.
Comincio a raggiungerla ma la vedo che attraversa la strada, salta al collo di un tizio e…..lo bacia.
NO, ditemi che non è quello che ho visto.
Ci deve essere una logica spiegazione.
Ma certo!
Sono così stanco che ho le allucinazioni, non c’è altra spiegazione.
Elena non bacerebbe mai un ragazzo, lei non li sopporta.
E allora quello cos’era?
La respirazione bocca a bocca?
Calma, non è detto che sia quello che penso no?
E allora cosa?
Lei odia i ragazzi, odia essere abbracciata o sfiorata da me e figuriamoci essere baciata.
Eppure l’ho visto con i miei occhi quel bacio.
Li vedo allontanarsi e decido di fare lo stesso dirigendomi però verso casa mia, che è nella direzione opposta.
Se acchiappo quel biondino lo ammazzo di botte.
Sento una tremenda rabbia che mi monta dentro.
Nessuno deve toccare Elena, tantomeno quel fighetto da strapazzo.
Aspetta un po’…..e da quando sono così protettivo con Elena?
E da quando mi preoccupo di chi frequenta?
Bene, sono decisamente uscito di senno.
Oppure sarà che….ma no, non può essere.
E se invece fosse così?
E se invece, per la prima volta nella mia vita, mi fossi innamorato?
Ma no, non può essere.
Se fossi davvero innamorato proverei a far colpo su di lei, cercherei di conquistarla ed essere sempre gentile e disponibile, inoltre il mio cuore batterebbe all’impazzata in qualunque momento.
E non mi sembra di fare nessuna di queste cose.
Aaaaaaa ma tu guarda che mi metto a pensare!
E’  solo un’amica.
Già, solo un’amica molto speciale, carina, rompiscatole, irascibile, lunatica, divertente e maledettamente…..lei.
Sono davvero un idiota.
***Una volta a casa***
Come al solito entro senza salutare.
Corro nella mia camera e butto lo zaino sulla scrivania vicino alla finestra.
Faccio lo stesso con me, lanciandomi letteralmente a faccia in giù sul letto.
Le gambe penzoloni fuori dal materasso e le braccia lungo il corpo.
Voglio sparire.
Finire tre metri sotto terra e non uscirne più.
Un posto dove non posso pensare ad Elena e a quel maledetto bacio tra lei e quel…quel….beota.
In queste situazioni semplicemente meglio non pensarci.
Mi alzo, apro l’armadio e prendo la custodia del mio basso.
Lo sfilo da dentro, infilo la tracolla e connetto il jack all’amplificatore.
Con le dita scorro veloce sulla tastiera facendo qualche esercizio per sciogliere le dita.
Perfetto sono pronto.
Suono la prima cosa che mi passa per la testa, che si rivela essere Give me Novocaine.
Già, farebbe comodo anche a me prenderne un po’ in questo momento.
Prenderla per dimenticare, per calmarmi e semplicemente non pensare.
Stronzate, dopo starei solo peggio e poi non saprei neanche dove procurarmela.
Calmo Davide, ti serve solo una bella passeggiata rigenerante e vedi che starai meglio.
Quindi poso il basso lasciandolo sul letto.
Afferro telefono, i-pod e chiavi e corro di nuovo fuori nonostante sia arrivato da sole due ore.
***Al parco vicino casa***
Mi stendo su una specie di collinetta che da sulle giostre.
Le mani dietro la testa e lo sguardo rivolto al cielo.
Fa un freddo cane ma non m’importa più di tanto perso come sono nel non pensare.
C’è il sole, ma i suoi raggi non sono abbastanza forti per riscaldare il terreno e il vento che continua a graffiarmi la faccia.
Vedo delle nuvole nere in lontananza, segno che tra un poco pioverà.
Ad un certo punto sento il cellulare squillare.
Lo prendo, guardo il display  e noto che il mittente della chiamata è……Elena!
Ma che cavolo succede?
Ma non era con quello spilungone biondo platino?
E soprattutto, che diavolo vuole da me adesso?
Rifiuto la chiamata anche se sono curioso di rispondere.
Il telefono squilla altre tre volte sempre a causa della stessa persona.
Poi mi arriva un suo messaggio “Tra 20 minuti sono a casa tua”
CHEEEEEEE?!
Faccio di tutto per non pensarla e quella viene da me.
Quando si parla del diavolo….
Sbuffo rimettendomi in piedi e cominciando ad andare a casa.
Le nuvole nere sono sempre più vicine, meglio sbrigarsi.
***A casa di Davide***
Bussano al campanello e prima che apra la domestica lo faccio io.
Ha cominciato a piovere come se dovesse finire il mondo.
Apro la porta e mi ritrovo davanti Elena completamente zuppa.
Nel momento in cui scosto la porta e la vedo si sente un tuono fortissimo.
Ma che diavolo neanche fosse un film romantico di bassa lega!
Mi scosto per farla entrare << Guarda che potevi anche aspettare che smettesse di piovere prima di venire qua >>
<< Sono puntuale io, non mi piace far aspettare la gente >>
<< Certo certo, dillo alla professoressa che ti ha sospeso dalla lezione perché sei arrivata in ritardo e l’hai insultata >>
<< Ehi non è mica colpa mia se quella non ha il senso dell’umorismo! >>
Entra  lasciando cadere tantissima acqua sul pavimento.
<< Aspetta qui  che ti porto un asciugamano, va a finire che mi allaghi la casa! >>
Le porto l’asciugamano e l’accompagno verso il bagno mostrandole dove prendere il phon per asciugarsi i capelli.
<< Se vuoi ti presto una mia felpa  così  ti levi quella maglia tutta bagnata  >>
<< Cos’è un tentativo di seduzione? >> ridacchia da dietro la porta del bagno << Comunque si, grazie >>
Torno in camera e prendo la felpa più piccola che trovo.
<<  Apro la porta, se sei nuda non è un problema mio! >> e infilo dentro la mano con la felpa
<< Ahaha spiritoso, per tua sfortuna sono ancora vestita >>
<< Peccato un po’ ci speravo >>
<< Bravo bravo, ora torna di la che arrivo subito >>
Aspetto comunque dietro la porta che esca, la precedo in camera mia facendo strada, anche se già la conosce.
Apro la porta ed entro.
<< Ma tu suoni il basso! >> dice guardando lo strumento musicale sul mio letto.
<< Già >>
<< E non me lo hai mai detto >>
<< Non me lo hai mai chiesto >> ribatto sbrigativo.
<< Davide che hai, oggi sei strano. Stamattina quello, poi non rispondi al telefono ed infine parli come un dannatissimo automa. Ma che ti prende? >> dice con tono un po’ apprensivo
<< Niente, comunque, perché mi cercavi? >>
<< Prontoooo….studiamo insieme! E poi mi dai ripetizioni di fisica e storia! >>
A già, avevo trascurato questo dettaglio.
<< Ok >>
<< Sei strano >>
<< No >>
<< Ti dico di si, hai qualcosa che non va >>
<< Basta Elena, studiamo e facciamola finita >>
Sbuffa ma ascolta ciò che le dico.
Facciamo più presto del solito, un po’ perché comincia finalmente a capire queste dannate materie un po’ perché non ho tanta voglia di studiare ora come ora.
Quando se ne va mi rintano in camera mia addormentandomi nonostante sia presto per farlo.
*** Il giorno seguente***
Stamattina sono arrivato stranamente presto a scuola, più o meno dieci minuti prima che la campanella suoni.
Cammino per il corridoio in mezzo alla massa di ragazzi e ragazze intenti a parlare tra di loro aspettando il fatidico suono che scandirà l’inizio delle lezioni.
Sono al centro del percorso quando ad un certo punto noto di lato Giulia.
Una ragazza della mia classe che mi muore dietro.
Come biasimarla poverina.
Mi saluta e quindi decido di fermarmi un po’ a parlare con lei.
Almeno diamole l’illusione che so che esiste.
Mentre conversiamo sulle ore di lezione che ci tocca affrontare vedo con la coda dell’occhio Elena che ci guarda.
Sembra arrabbiata ma forse è solo un impressione.
Dico a Giulia di aspettare un attimo e poi saluto Elena.
<< Ciao Lele >>
<< Non affibbiarmi soprannomi, li odio >>
<< Siamo di cattivo umore stamattina o cosa? Dormito male? >>
<< Non fare spirito idiota, non sono in vena >>
<< Non sei mai in vena >> sbuffo.
Poi sentiamo una voce << Elenucciaaaaa >>
E vedo un tornado biondo platino che salta al collo di Elena  abbracciandola.
<< Piccolino mio, chi si rivede >> dice molto più gioviale e allegra.
Un momento.
Ma non era lei che odiava i soprannomi?
Anche lei lo abbraccia di rimando e poi, come se nulla fosse, gli da un bacio.
Questa ragazza è insensibile, lo fa apposta o cosa?
 
 
 
 
 
L’angolo dell’autrice
Rieccomi ^^
Allora, Davide è un idiota patentato, Elena altrettanto e André …bhè lasciamo stare….
Capitolo MOLTO lungo per i miei standard ma spero vi piaccia, anche perché comincia in modo abbastanza piatto e si ha una svolta solo alla fine LOL
Questo è il link della canzone citata nel capitolo http://www.youtube.com/watch?v=ZKAwIwjHwZI
Lasciatemi una recensione per farmi sapere se vi è piaciuto e dove devo migliorare! ^^
Ultima cosa, ma non per importanza, ringrazio di cuore chi ha recensito il capitolo precedente, mi avete spronata a terminare in fretta questo **
Al prossimo capitolo  C:
Rage & Love

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


Davide POV
 
Mi trattengo a fatica dal non intromettermi e spaccare a pugni la faccia ti questo tizio platinato.
Ma tu guarda che razza di sfacciato.
Arriva qui, senza essere interpellato e poi salta al collo della MIA Elena baciandola.
Aspetta.
Da quando la chiamo ‘la mia Elena’?
Perché avanzo queste pretese su di lei?
Ma ovviamente perché è la mia unica vera amica, e quindi è abbastanza normale che io sia così protettivo…vero?
VERO?
Lo ripeto, devo calmarmi o qui do di matto sul serio.
Stringo i pugni per la rabbia e fisso in cagnesco questo……coso biondo, che, dannazione!
È pure più alto di me!
Calmo Davide, inspira, espira, inspira, espira.
Stringo ancora di più i pugni conficcandomi le unghie nel palmo e facendo sbiancare le nocche.
Chiudo con forza gli occhi per non vedere.
Sto letteralmente fumando di rabbia.
Cerco di resistere ma ormai è tutto inutile.
Spintono via da Elena il ragazzo che però non si stacca dal collo della mora e quindi la porta giù con lui.
Almeno ha il buon senso di cadere lui sotto e far atterrare lei sopra.
Ho il respiro affannato per la rabbia e neanche mi accorgo quando Ele si tira su cominciando a sbraitare.
<< MA TI SEI RIMBECILLITO PER DAVVERO RAZZA DI IDIOTA?! >>
Dopo di ché mi tira un pugno nello stomaco e si accovaccia affianco al biondo ed utilizzando un tono di voce dolce e pacato chiede.
<< Ti sei fatto male piccolo? >>
No, perché stai usando quel tono con lui?
Perché non lo picchi come hai fatto con me?
E’ stato lui a trascinarti giù, non io.
Perché non mi spieghi cosa cazzo sta succedendo?
Perché mi urli sempre contro e poi ti sbaciucchi con questo tipo spuntato fuori dal nulla, quando poi dovresti fare così con me visto che ci vediamo sempre?
Non ci sto capendo più nulla.
Aiutami a capire, perché da solo non ci arrivo.
E forse sarò un idiota come dici, ma non è colpa mia se ti ho incontrata.
Se mi sei entrata così dentro, se alla fine sono diventato…..geloso.
Si perché questa non è altro che gelosia, gelosia scaturita da non so che cazzo di legame che ho con te.
Sento gli occhi pizzicarmi e probabilmente sono anche un po’ lucidi.
<< Nono tranquilla, sto benone….Ehi tu…ma che diavolo ti è saltato in testa? >>
Già Davide, che diavolo ti è saltato in testa?
<< Devi starle lontano hai capito? Non devi toccarla! Nessuno deve toccarla, lei è m-- >>
Cosa stavo per dire?!
Mi mordo la lingua per non fiatare.
<< Nessuno deve toccarla? E tu chi diavolo saresti per dire ciò, sentiamo!  >>
<< Un suo amico >>
<< Bhè anche io sono un suo amico, il suo migliore amico, ergo queste cose dovrei dirle io a te >>
Migliore amico?
Ma a chi cavolo vuole darla a bere questo biondino?!
Se era davvero solo un amico non penso che l’avrebbe baciata come se nulla fosse.
Sul serio, spero di imparare a lanciare raggi di fuoco con gli occhi, così potrei incenerirlo.
Elena intanto guarda ad occhi sbarrati la scena ma sono sicuro che appena questo bacchettone smetterà di parlare sarà il suo turno di darmi addosso.
<< Vai al diavolo biondino del cazzo >> e poi mi giro di spalle ritornando da Giulia.
Vengo però interrotto a metà strada dalla voce di Elena
<< Dove pensi di andare brutto idiota? >>
<< Dalla mia ragazza >> dico sparando la prima balla che mi viene in mente, ma a voce non troppo alta in modo che la ragazza in questione non senta.
Elena sgrana ancora di più gli occhi senza ribattere e poi abbassa lo sguardo cominciando a fissare le sue scarpe.
Interrotto quel contatto visivo ritorno da Giulia in tempo perché la campana suoni e, quindi, ci dirigiamo in classe insieme.
 
Elena POV
Spinge via André con violenza, che si aggrappa a me per non cadere, causando solo l’effetto opposto e facendo rovinare al suolo entrambi.
Cazzo che botta!
E dire che sono atterrata su André.
Mi tiro in piedi e poi urlo << MA TI SEI RIMBECILLITO PER DAVVERO RAZZA DI IDIOTA?! >>
Che diavolo gli è preso?
Perché ha spinto André?
Fottuto imbecille!
Gli tiro un pugno per la rabbia e poi ritorno da André accovacciandomi accanto a lui.
<< Ti sei fatto male piccolo? >>
Se mi sono fatta male io per lui è stato davvero un trauma!
<< Nono tranquilla, sto benone….Ehi tu…ma che diavolo ti è saltato in testa? >> dice rivolgendosi a Davide.
In un attimo cominciano a litigare urlandosi reciprocamente addosso.
Non seguo tutte  le battute però c’è una frase che mi ridesta.
Nessuno deve toccarla, lei è m—
COSA STAVA PER DIRE?!
Sgrano ancora di più gli occhi sorpresa a quella frase interrotta fissando solo ed esclusivamente Davide che sta facendo in tutto e per tutto una scenata di gelosia.
Ma per cosa poi?
Bhò, valli a capire i maschi.
Quando sta per andarsene lo blocco a metà strada cercando di capire che diavolo gli sia preso.
<< Dove pensi di andare, brutto idiota? >>
<< Dalla mia ragazza >>
La mia ragazza
La mia ragazza
La mia ragazza
La mia ragazza
La mia ragazza
LA SUA RAGAZZA?
Queste parole mi colpiscono come un proiettile.
La sua ragazza…
Suona la campana e quindi, con lo sguardo basso, mi dirigo in classe.
Cioè mi sta dicendo che ieri ha provato a baciarmi…..ed ha la ragazza?
Ma tu guarda ‘sto stronzo.
Penso arrabbiandomi ancor più di quando l’ho visto con quella sciacquetta dai capelli rossi.
Aspetta un po’, vuoi vedere che è quella la sua ‘cara’ ragazza?
Gli farò del male.
A lui perché è un maledettissimo stronzo.
A lei perché ha una maledettissima aria da sciacquetta-frega-ragazzi.
Non che Davide sia il mio ragazzo…però….
Però cosa?
Non so neanche  io cosa diavolo voglio dire.
Dannazione!
Sto sragionando.
Devo calmarmi o qua finisce male.
Le lezioni passano in fretta e sono così distratta da quel che è successo stamattina che vengo richiamata più di una volta nel corso della stessa ora.
Certo che quel ragazzo è proprio strano.
Prima tenta di baciarmi, poi si comporta in modo anomalo, poi spinge André e infine mi manda velatamente a quel paese tornando ‘dalla sua ragazza’.
O ma mi sentirà, eccome se lo farà.
Gli darò tante di quelle botte che non saprà neanche più distinguere com’è fatto.
Poi gli urlerò in faccia mandandolo al diavolo.
E infine gli chiederò anche spiegazioni.
Si, mi sembra che come programma possa andare.
Aspetto l’ora di pranzo in modo da far fare un giro turistico della scuola ad André e magari chiarire le cose con quell’imbecille di Davide.
Appena suona la campanella scappo fuori dalla classe senza neanche prendere l’assegno che la prof stava “amorevolmente” dando.
Per prima  cosa raggiungo il biondino fuori dalla sua classe, che è al primo piano.
Facciamo un veloce giro dei vari laboratori, gli mostro la biblioteca, la sala conferenze e quella di teatro, la palestra ed infine lo accompagno in mensa.
Per tutto il tempo non spiccica parola e probabilmente non sta prestando neanche attenzione a ciò che gli dico.
Quando gli ho chiesto se per caso non si sentisse bene mi ha detto che era tutto a posto.
Eppure lo vedo che è preoccupato.
Secondo me sta ancora pensando a quel che è successo stamattina.
Come biasimarlo poverino, il primo giorno nella nuova scuola e guarda che accoglienza.
Ma Davide me la pagherà anche per questo.
Lo pianto in mensa davanti al bancone dei dolci e corro via per andare a trovare Davide.
Percorro di fretta il corridoio passando davanti alla mia classe , passo anche davanti a quella di Davide e mi blocco davanti all’entrata quando vedo che dentro ci sono ancora due persone.
Sono sedute all’ultimo banco, una di fronte all’altra.
Un ragazzo con i capelli color dell’inchiostro e i grandi occhi colore di foglia, lei invece ha i capelli ricci e rossi con un sorriso che sa di sono-figa-ma-il-mio-cervello-è-inesistente.
Davide e la tipa di stamattina si sorridono mentre parlano tra di loro e ‘amabilmente’ mangiano qualche boccone dei loro pranzi.
Le cose possibili da fare sono:
  1. Andare via
  2. Nascondersi e origliare
  3. Entrare urlando per interromperli
  4. Chiedere a Davide di venire fuori a parlare con me
  5. Picchiarli a sangue.
  6. Far saltare in aria la classe.
Scarto a priori la prima e l’ultima ipotesi.
Neanche la terza mi sembra fattibile, attirerei l’attenzione di gente indesiderata.
Per la penultima corro il rischio che mi denuncino.
Quindi o origlio o faccio uscire Davide.
Lo faccio uscire, è troppo da codardi ascoltare senza permesso.
<< Scusate se interrompo il bel quadretto, ma dovrei scambiare due parole con l’idiota lì >> dico indicando Davide.
La rossa mi guarda con aria assassina.
Che c’è tesoro, ti ho forse rubato il giocattolino?
Le rivolgo un ghigno che deve sapere di malvagità e sfida, poi guardo Davide con espressione indecifrabile aspettando una risposta.
Si alza e viene verso di me.
<< Non abbiamo nulla da dirci, se non ti spiace io e la mia ragazza staremmo mangiando, arrivederci >>
A quel ‘io e la mia ragazza’ alla rossa s’imporpora il viso e ha un’aria sorpresa, come se non se lo aspettasse.
Guardo Davide in cagnesco.
<< A si? E quel che è successo stamattina per te equivale a ‘Non abbiamo nulla da dirci’? A me non sembra una cosa da così poco >>
<< Semplicemente non ho voglia di parlarne, ora ciao >>
Mi da le spalle e ritorna al banco.
Vado via anche io, scocciata da tutta questa situazione.
Non finisce qui Davide, capirò che diavolo ti è preso e poi avrò la mia vendetta.
E sarà bellissimo.
Ritorno verso la mensa pensando che questa giornata peggio di così proprio non poteva andare.
 
 
 
L’angolo dell’autrice
Oddio Davide, una palla più grossa non la potevi dire? -.-“
Elena sii comprensiva, questo tizio è un povero idiota, però anche tu che ti vai a sbaciucchiare a quattro venti con André è.é
Davide e Elena: Zitta tu!
O.O
Tornando a noi, mi dispiace se ci ho messo molto ad aggiornare, ma questo capitolo è stato una tortura T-T
Le idee non mancavano, era la forma che non mi soddisfaceva….questa è la miglior versione fra tutte secondo me, però ancora non ci siamo a parer mio cwc
Bhò, fatemi sapere se vi piace e se devo sistemare qualcosa D:
Ultima cosa, grazie mille per le recensioni al capitolo precedente, mi hanno fatto davvero molto piacere! ^^
Rage & Love

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


Elena POV
<< Carla apri, sono Elena >>
E’ già passata una settimana da quel fatidico Martedì.
Neanche a dirlo io e Davide ci siamo bellamente ignorati.
Non sono andata più neanche a casa sua per studiare.
Praticamente siamo su due universi differenti, però non ho mai smesso di seguirlo con lo sguardo.
Né la mattina, né a pranzo, né alla fine delle lezioni.
Anche se a pranzo è come se sparisse dalla scuola, forse va sul tetto, ma è solo un ipotesi visto che ho ripreso a pranzare in mensa in compagnia di Carla e André.
Per quest’ultimo le cose non vanno molto meglio.
Oltre al trauma del trasferimento e del primo giorno gli sono capitati dei professori davvero tremendi che assegnano un capitale di roba da studiare.
Poverino,  non lo invidio per niente.
Però non può essere solo questo.
Già, perché da quel famoso giorno lo vedo un po’ perso nei suoi pensieri, come se rimuginasse su qualcosa.
Certo da fuori sembra sempre lo stesso, ma io lo vedo che qualcosa non va.
Si apre il cancello e salgo in fretta le scale arrivando in pochi minuti sul pianerottolo dell’appartamento di Carla.
Busso e subito mi ritrovo il viso sorridente della mia amica davanti.
Mi fa entrare, saluto solo sua madre visto che il padre è a lavoro e andiamo in camera sua.
Appena entro mi investe un buon profumo reso ancora più gradevole dall’aspetto della stanza.
E’ molto spaziosa nonostante ci sia un letto a due piazze sulla parete laterale alla porta, un armadio a due ante alto fino al soffitto posto di fronte ad esso, una scrivania messa sulla parete di fronte alla porta.
Un comodino ad ogni lato del letto  e un po’ più in là un libreria.
Tutto in color bianco.
Sulla poltrona  accanto all’armadio –anch’essa bianca-  sono poggiate delle mezze punte, mentre sul letto c’è un borsone per la palestra e in ordine sparso ci sono vicino diversi tutù che spaziano dal rosa confetto, al bianco, al celestino chiaro.
<< Ma se devi andare a danza guarda che posso tornare un’altra volta! >>
<< Ma cosa dici Ele! Su accomodati >> dice entrando e  sistemandosi il tuppo con le mollettine.
Apre l’armadio che sulla porta interna ha appeso uno specchio molto grande.
<< Dammi un consiglio, quale tutù metto? >>
<< mmmmh…direi quello celeste >> e glielo passo. << Dì un po’, ma di solito balli e vai in palestra con il tutù? >> chiedo stranita in quanto sono andata ad assistere ai suoi saggi.
<< Nono, li stavo provando, la nostra insegnante ci ha detto di  riesumare quelli dello spettacolo di primavera dell’anno scorso per riutilizzarli. >>
<< Spettacolo di primavera? Ma siamo a febbraio! >>
<< Ahahahah lo so, ma lo spettacolo si terrà il 21 marzo quindi…>>
<< E li scegliete da sole? >>
<< In realtà sono tutti uguali, cambia solo il colore…..ma poi che ne so, chiedilo all’insegnante che le prende >>  ridacchia per poi spogliarsi rimanendo solo in intimo.
Si infila il tutù che le ho dato, se lo sistema addosso e poi si ammira nello specchio provando qualche posizione.
<< Allora come mi va? Secondo me sono ingrassata, lo trovo un po’ troppo aderente >>
<< Carla ma tu non sai neanche che vuol dire ingrassare! E poi secondo me sei bellissima, si vede proprio che la danza è il tuo sogno >>
Arrossisce un po’ << Grazie >>
Trona a rimirarsi nello specchio per poi rispogliarsi e prendere il body nero che utilizza per le lezioni.
<< Allora tornando a noi, perché mi hai chiamata? Sembravi preoccupata….successo qualcosa con il moretto dagli occhi verdi? >>
Colpita e affondata.
Ma come cavolo ha fatto con una sola  chiamata e con un ‘Ehi ciao Carla, posso venire da te? voglio parlarti’
A ma dimenticavo che lei è Carla, mi conosce meglio dei passi che le fanno imparare per i saggi.
<< Bhè più o meno si, insomma quel tipo prima mi bacia po- >> ma vengo interrotta dallo strepitare di Carla.
<< HA FATTO COSA?! >> gli occhi di fuori per la sorpresa e un sorrisone sul viso.
<< Ehi calma però….più che un bacio è stato uno sfioramento di labbra, nulla di ché >> dico ridacchiando e guardando in tutte le direzioni fuorché in quella di Carla.
<< Posso continuare o sei troppo impegnata a fangirleggiare  sulla mia vita? >>
<< Vai vai, e non dimenticare i particolari piccanti >>
Ok, è completamente partita, meglio che non le dico che l’ho abbracciato se no non la smetterà più.
<<  Sul serio, non è successo nulla…solo che prima fa quello, poi ignora le mie chiamate, si comporta in modo strano, butta André all’aria facendo cadere anche me fra l’altro, dichiara di avere una ragazza e …basta tutto qui , è una settimana che ci ignoriamo a vicenda >>
<<  E la ragione è? >>
<< Ma che diavolo ne so….io l’ho ignorato perché stava con quella sciacquetta della sua classe, hai presente quella rossa con i capelli ricci…>>
<< Forse si… capelli lunghi, rossi e ricci, bassina,  lentiggini per il viso e sul naso e occhi verdi? >>
<< Si quella >> sbotto ancora più incazzata a sentirla nominare
<< E’ mia cugina Giulia e che io sappia non è fidanzata…però so che ha una cotta  immane per il tuo moroso >> dice alzando gli occhi e portandosi un dito sulle labbra come a ricordare.
<< In effetti mi aveva raccontato che di recente un tipo super figo aveva cominciato a passare del tempo con lei >>
<< il mio moroso? Ma di cosa ti sei fatta? Non è il mio fidanzato! >>
<< Però ti piace >>
<< N-- >>
Avanti, perché non ci riesco?
Sono due lettere neanche troppo difficili da dire.
Perché non riesco a dire questa fottuta parola?
Che diavolo mi prende?
<< Ecco, vedi che avevo ragione? Ti piace >> e poi ridacchia felice di avermi “sgamata”.
Ma sgamata di ché che neanche le ho detto di si?!
Sbuffo scocciata.
<< Comunque non ero qui solo per questo….volevo parlarti André, è da quando è arrivato a scuola che lo vedo strano >>
<< Si hai ragione, ha l’aria un po’ persa…che sia colpa della lite il primo giorno? Oppure…..si è innamorato! >>
<< André innamorato? E di chi? Uno nella sua classe? Uno più grande? >> dico seriamente sorpresa perché non avevo messo in conto l’ipotesi.
<< Bhò…secondo me dobbiamo chiederglielo, ma poiché non parlerà mai escogitiamo prima qualcosa….tipo, qual è la cosa di cui ha più paura?  Oppure la cosa che più in assoluto gli piace? >>
<< Una volta aveva il terrore degli scarafaggi e dei film pieni di sangue, invece amava i muffin, la cioccolata, gli uomini, disegnare…>>
<< Sisi abbiamo capito che gli piacciono tante cose….Senti facciamo così…..>>
 
***Un ora più tardi***
<< Ciao cucciolo! >> Dico saltando al collo del biondino.
<< Ciao Elena >> ricambia il mio abbraccio e mi da un bacetto sulla guancia.
Mi stacco e andiamo in camera di Carla dove prima abbiamo portato la Tv e l’abbiamo sistemata davanti al suo letto.
Aspetto che André entri e mentre saluta Carla entro anche io chiudendo a chiave la porta e mettendomi la chiave in tasca.
Si gira verso di me allo scattare della serratura e gli sorrido malefica.
<< Allooora ti abbiamo convocato perché ti dobbiamo parlare >> esordisco con tono solenne.
<< Già >> interviene Carla con aria da fan di yaoi << E’ un po’ di tempo che ti vediamo distratto, come se pensassi a qualcosa…..o qualcuno…. >> e lascia cadere la frase.
<< Il punto è questo >> continuo io << Sei innamorato André? >>
Mi guarda come se avessi appena parlato in aramaico e capisco che ci abbiamo azzeccato.
<< Ok, sei innamorato,  chi è lui? >> dice Carla senza neanche aspettare una risposta.
<< Ma ma io-- >>
<< Niente Ma André, non esci da qui fin quando non parlerai…e sai che sappiamo essere molto convincenti quando vogliamo >> affermo annuendomi e poi guardandolo con aria di sfida.
<< Ragazze ma di che cavolo parlate…non sono innamorato >> abbassa lo sguardo rosso come un peperone e parlando con voce da cucciolo.
Rido per quell’ennesima conferma indiretta.
Gli vado davanti e con l’aiuto di Carla lo spingo sul letto cominciando a fargli il solletico.
<< Sappi che non ti liberiamo fin quando non parlerai >> parlo continuando però a ridere.
André intanto si contorce sotto di noi ridendo e muovendosi spasmodicamente per i singhiozzi delle risate.
Prova a proteggersi con le mani, ma noi siamo in due e mentre i gli tengo i polsi con le mani e con il mio dolce peso gli blocco le gambe Carla continua la tortura.
Dopo cinque minuti buoni ci stacchiamo ansimanti per le troppe risate.
Inutile dire che mi sto divertendo come non mai.
Prima che si riprenda mando un’occhiata eloquente a Carla che la ricambia per poi mettersi davanti ad André e scrutandolo fisso per metterlo in soggezione.
Alla velocità della luce gli riafferro i polsi  e con il nastro che ci eravamo preparate vicino al letto glieli lego.
Carla lo spinge nella mia direzione appena ho finito e riserva lo stesso trattamento che io ho riservato ai suoi polsi alle caviglie del ragazzo.
Bene, ora è legato come un salame.
Lo rimettiamo a sedere.
<< Poiché con la prima tortura non hai fiatato passiamo alla seconda, mi raccomando presta molta attenzione al video che stiamo per mostrarti >> dico mentre mi metto davanti a lui facendo il giro del letto.
Mettiamo un dvd che abbiamo preparato e lo facciamo partire.
Ringrazio il cielo che la madre di Carla sia andata a fare la spesa poco prima che arrivasse André.
Almeno per un’ora o due stiamo tranquilli.
André ci guarda come se fossimo la cosa più spaventosa nell’universo.
Non capendo proprio cosa ci sia in questo dannato video.
Povero piccolo ignaro André.
Mettiamo in play il video, io e Carla che a stento ci tratteniamo dal ridere a vedere il volto del biondino diventare paonazzo per la scena che ha davanti.
Quello che abbiamo scaricato infatti non è un semplice video, è un hentai.
Ovvero sia, un cartone animato porno.
In questo caso particolare però, dato il soggetto, abbiamo deciso di prendere uno yaoi….in pratica un porno tra due maschi.
Se fosse per me sarei scoppiata a ridere da un bel po’, le espressioni che André sta assumendo sono davvero fantasiose e anche il suo colorito è molto interessante.
Non ci mette molto a cedere e a decidersi a parlare.
<< Basta vi prego, levate questa roba! >>
<< Solo se parlerai! >> è Carla che gli risponde.
<< Tutto quello che volete ma levatelo! >> e chiude gli occhi morto di imbarazzo.
Questo ragazzo è adorabile.
Rido divertita, levo il video prima di traumatizzare tutto il palazzo e poi slego André.
<< Che volete sapere? >>
<< Tutto! >> rispondiamo all’unisono.
Sbuffa arreso.
<< Ha la vostra età, è un ragazzo molto bello che ha al seguito un vero esercito di ragazze e da quel che se è davvero molto bravo a scuola >>
Ma che diavolo di descrizione è?
Qualche particolare in più non guastava mica!
Vabbè gliela do per buona questa volta, l’abbiamo torturato abbastanza.
<< Sappi solo che questa descrizione non mi soddisfa per niente e prima o poi dovrai  dirmi tutto di lui è chiaro? >> dico con tono intimidatorio e puntandogli l’indice contro il naso.
<< Stavolta passi ma guai a te se non ci dici subito tutto intesi? >> e questa è Carla.
Annuisce ma non è troppo convinto secondo me.
Ci abbracciamo e poi afferma sorridendo << Certo che sapete proprio come estorcere informazioni alla gente voi due >>
<< Avevi dubbi? >> dico io scatenando le nostre risate.
Mi stacco dall'abbraccio e apro la porta con la chiave.
Guardo l’orario sul telefono e dico che devo andare perché devo preparare la cena.
<< Dai rimani qui a cena! >> supplica Carla sostenuta dallo sguardo da cucciolo di André.
<< No, lo sai che non posso, poi chi lo sente mio padre se faccio tardi >> sbuffo incazzandomi per quello che sono costretta a fare tutte le sere, cioè preparargli la cena.  
<< Ok, prometti che poi chiami o mandi un messaggio appena arrivi >>
<< Sisi, ciao belli! >> dico prima di avviarmi alla porta.
Ma proprio quando sto per abbassare la maniglia vengo investita da un abbraccio collettivo che quasi mi soffoca.
<< OKOK ho dimenticato i saluti >> sorrido per poi voltarmi e dare un bacio sulla guancia a tutti e due.
Apro la porta ed esco, scendo le scale, esco anche dal palazzo e mi avvio verso casa.
 
 
 
L’angolo dell’autrice
Avanti Elena è così difficile ammettere che lui ti piace? -.-“
Elena: Lui non mi piace!
Invece si è.é
Elena: Invece no e ti conviene stare zitta se non vuoi fare la fine che farò fare a Giulia!
Ma Carla ti ha detto che è sua cugina, vuoi ancora ucciderla? D:
Magari non è neanche tanto cattiva e sciacquetta come credi >.<
Elena : *affila la mannaia* come prego?
Niente niente o.o
 
Carla, sia lodata Carla, se non era per lei e sua cugina –povera rossa, non sa in che guaio è finita grazie a Davide- quando lo capiva quella babbalea di Elena di essere innamorata….ma siamo sicuri che l’abbia capito? D:
E poi….André, ma che mi combini?  ò_ò
Ti sei innamorato? E si può sapere chi è questo qui? Sappi che mi farò tanti bei pensieri su di te e questo tipo innominmato u.u
Emmmh si, tornando a noi, ringrazio di cuore chi ha recensito, chi segue, chi ha messo tra le ricordate e le preferite –aspetto ancora i commenti di voi che ci siete ma non recensite-  e chi ovviamente legge e non si fa vedere. *-*
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, fatemi sapere mi raccomando! ;D
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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


Elena POV
<< Buon giorno gente! >> dico avvicinandomi a Carla ed André
Al mio strepitare si girano verso di me sorridendomi e alzano la mano per salutarmi.
Mi infilo in mezzo a loro ed entriamo a scuola.
Il corridoio è abbastanza affollato, ma ciò non mi stupisce, tra dieci minuti cominciano le lezioni.
Camminiamo tranquillamente fin quando non incrociamo Davide e Giulia che vengono nella direzione opposta alla nostra.
Carla saluta normalmente sua cugina e il moro, André diventa rosso peperone ed io invece comincio a lanciare fulmini dagli occhi.
Aspetta un attimo.
Perché André è diventato rosso?
Ha la febbre?
E per un attimo dimentico anche la mia incazzatura verso quei due che abbiamo di fronte, incazzatura che fa spazio all’apprensione per André.
Porto una mano sulla sua fronte per essere sicura che non gli sia alzata la temperatura.
Bhò, a me sembra freddo.
Forse è colpa dei termosifoni oppure una reazione allergica.
Per un attimo mi guarda con occhi liquidi e poi abbassa lo sguardo.
Ma che gli prende al mio cucciolo?
Intanto i due fidanzatini si allontano, senza neanche darmi il tempo di urlargli contro.
Peccato, ed io che avevo voglia di picchiare qualcuno a prima mattina!
La campana suona e André ne approfitta per correre via.
Intanto Carla mi afferra per un polso e mi porta con lei in aula.
Continuo a non capire che cosa sia capitato ad André.
Le ore passano senza che io me ne accorga perché troppo persa nei miei pensieri.
Non capisco perché abbia reagito così.
Che gli sia venuto in mente qualcosa?
Oppure, che abbia visto qualcuno?
Massì.
Vuoi vedere che
<< HO CAPITO PERCHE’ E’ ARROSSITO! >> urlo scattando in piedi e rendendomi conto di ciò che ho detto solo dopo aver scatenato le risate della classe.
<< Signorina Maripali, vuole coinvolgere anche noi di grazia…?  >>
<< Emh… volevo dire….Renzo amava tanto Giulietta e quindi le scriveva delle  lettere per farle sapere del suo immenso amore verso di lei >>
Rispondo ignorando possibili errori e riesumando qualcosa delle lezioni precedenti.
<< Oou e, mi dica, per caso Romeo e Lucia hanno coronato il loro sogno d’amore? >>
<< Maccerto! Don Rodrigo ha celebrato il loro matrimonio….poi però Romeo ha tradito Lucia con Elena di Sparta  >>
No aspetta….c’è qualcosa che non va in quello che ho detto.
Altra immensa risata da parte della classe.
<< Si sieda! E la prossima volta cerchi di seguire la lezione invece di mettersi a fantasticare nel mondo delle fatine e dei coniglietti parlanti, magari impara qualcosa! E mi sia pure riconoscente se non la mando dal preside con un rapporto! >>
Antipatica.
Ed io che cercavo di non mandarla a fanculo.
Mi risiedo tornando però a distrarmi dopo neanche cinque minuti.
Alle 10:00 suona l’intervallo.
Esco fuori dalla classe e intravedo a qualche  metro di distanza una testa bionda che mi è familiare.
Mi avvicino e noto proprio che è André.
Che diavolo ci fa fuori la classe del demente?
Non mi nota e faccio di tutto affinché non mi veda.
Sta parlando con qualcuno, poco ma sicuro.
Mi sporgo un po’ dal mio nascondiglio, che è composto da una sporgenza del muro.
Un ragazzo un po’ più basso del biondo.
Familiare statura, grandezza, stesse gambe lunghe e magre, stessi capelli color inchiostro.
CHE DIAVOLO STA COMBINANDO ANDRE’ CON DAVIDE?!
Da quando si parlano?
Metto a tacere i miei pensieri  quando li vedo allontanarsi insieme verso il bagno dei maschi.
Aspetto che non guardi nessuno ed entro anche io trovandomi davanti una scena che ha a dir poco dell’incredibile.
Davide con la schiena contro il muro, con gli occhi sbarrati ,una mano contro il petto del ragazzo e una  bloccata in alto dal biondo che è letteralmente spiaccicato sopra al moro mentre lo bacia.
Ha i capelli davanti alla faccia ma non per questo non  riesco a vedere i suoi occhi chiusi e il suo colorito rosso.
Nessuno dei due sembra notarmi, e ringrazio il cielo che il bagno sia desolato.
Sento come una strana sensazione a livello dello stomaco e una lieve incazzatura che mi fa dare un leggero colpo di tosse.
Con l’abilità di un felino André si stacca da Davide guardandomi con aria colpevole.
Il moro invece continua a fissare il vuoto ancora addossato alla parete, completamente in trance.
<< Io…io… >> balbetta il biondo.
<< Non si amoreggia nei bagni >> ed esco arrabbiata, non se sé più con André  o con quel coglione di Davide.
Calma Elena, calma.
 
 
Davide POV
Quando esco dalla classe mi ritrovo davanti un montagna di 180cm con i capelli biondi e gli occhi grigi.
Fantastico, trovo gli amichetti di Elena anche qui!
<< Ti devo parlare >> veloce  diretto e conciso.
<< Non abbiamo nulla da dirci, e poi non parlo con persone di cui non so neanche il nome >>
Ma che diavolo vuole da me questo tipo?
<< Mi chiamo André, ti devo parlare >>
<< Ed io sono Davide, non abbiamo nulla da dirci >>
<< Si invece, si tratta di Elena >>
Che diavolo vuole?
L’ho spinto e allora?
Si stava baciando con Elena davanti ai miei occhi!
Come potevo rimanere calmo?!
<< Fai in fretta, ti ascolto >>
<< Non qui, andiamo in bagno >>
Mi sto irritando.
Annuisco e lo seguo nei bagni alla fine del corridoio, che sono anche quelli meno usati.
Infatti non c’è nessuno.
Entro e si guarda intorno.
<< Allora che dovevi dirmi? >>
In un attimo me lo ritrovo addosso.
Mi spiaccica contro il muro rendendomi impossibile qualunque movimento.
Provo a scansarmi con le mani ma una me l’ha bloccata contro il muro e l’altra la ho contro il suo petto per cercare di liberarmi.
E’ tutto rosso ma nonostante questo spinge le sue labbra contro le mie facendomi sgranare gli occhi e chiudendo i suoi.
CHE CAZZO STA FACENDO?!
Poi sento un colpo di tosse e André si stacca in un nanosecondo lasciandomi spiazzato.
<< Io…io… >> balbetta
<< Non si amoreggia nei bagni >> dice la mora uscendo subito dopo dal bagno.
Cazzo perché a me?
Rimango ancora  in stato catatonico commiserandomi e non calcolando neanche  di striscio il biondino che mi guarda con aria spaesata.
<< Scusa >> abbassa la testa ed esce.
Scusa?!
Scusa un par di palle!
Ma ha idea in che situazione di merda mi ha messo?!
Come se prima non ci fossi già.
Fanculo.
Tiro un pugno al muro facendomi anche male ma in questo momento non me ne può fregare di meno del dolore lancinante alla mano.
Esco di corsa dal bagno per andare a cercare Elena e spiegarle FINALMENTE questa fottuta situazione.
Sul nostro piano non c’è, vado sopra e in cortile.
Corro veloce in palestra, per i laboratori, in mensa, in biblioteca, la sala conferenze e persino quella di teatro.
Nulla da fare non la trovo.
Quando faccio per andare sul tetto –ultimo luogo rimasto in cui cercarla prima di andare a Chi l’ha visto?-  suona la campanella di fine intervallo.
Merda.
Le successive tre ore sembrano non passare mai ma per fortuna è solo un’impressione.
Suona la campanella del pranzo.
Parto spedito verso il tetto, sicuro di trovarla lì.
Salgo di fretta le quattro rampe di scale e trovo la porta del terrazzo socchiusa.
La apro leggermente di più e vi trovo si, Elena, ma non è sola.
Anzi, direi che è molto più che in compagnia.
E’ abbracciata stretta al biondino e dopo minuti che a me sembrano anni gli da un ennesimo bacio sulle labbra.
No.
NO.
NO.
Perché lo stai baciando?
Quello stronzo lo ha appena fatto con me e tu già lo hai perdonato?
Che cazzo sta succedendo?
Elena vaffanculo, sul serio, ti odio, TI ODIO.
Come puoi fare questo?
E senza che me ne accorga mi scivola una lacrima sulla guancia, seguita poi da un singhiozzo.
Un altro singhiozzo, un altro, un altro, un altro ancora.
Prima che me ne renda conto cado in un pianto disperato e i miei tentativi di essere silenzioso vanno a farsi benedire.
Sono sicuro che mi abbiano sentito perché si voltano verso la porta e si staccano.
Però, prima che possano vedermi, corro giù, cercando di recuperare quel poco di orgoglio, dignità e virilità che mi rimane asciugando alla men peggio le lacrime sulla felpa.
Queste maledette però non vogliono saperne di fermarsi.
Senza neanche che me ne renda conto sono nel bagno di stamattina, apro la fontana e ci infilo tutta la testa sotto.
L’acqua è gelata e la sensazione delle lacrime calde contro la mia pelle si accentua.
Non voglio piangere, non voglio farlo.
Ma è come se ciò esulasse dalle mie facoltà.
Chiudo la fontana e mi tiro su, con la testa ormai fradicia, la matita ancora un po’ sbavata ai lati degli occhi.
Mi specchio.
Mio dio sembro proprio una checca.
Non che la cosa sia poi tanto lontana dalla realtà.
Sorrido affranto al mio riflesso, asciugo come posso la faccia e la testa togliendo anche la matita sbavata.
Ho gli occhi rossi per il pianto e, forse per la prima volta nella mia vita, mi vedo davvero orrendo.
Non il figo di sempre, non il bel ragazzo dai grandi occhi verdi e i capelli neri, non il bello e dannato che le ragazzine amano.
Solo un ragazzino con gli occhi rossi, i capelli fradici e la felpa più grande di due taglie che mi fa sembrare ancora più magro.
Un cucciolo sperduto insomma.
A saperlo che sarei stato così male, ci avrei pensato due volte quel giorno a chiedere ad Elena di aspettarmi fuori scuola.
Esco dal bagno ed entro in aula sotto l’occhiata sbigottita di Giulia.
Mi sta chiedendo spiegazioni con gli occhi ma non ho proprio voglia di parlare.
La ignoro e mi vado a sedere al mio posto, incrociando le braccia sul banco e nascondendoci la testa dentro.
Mi chiedo se Elena si renda conto dell’effetto che mi fa.
Penso prima di cadere in un leggero sonno.
 
 
 
 
L’angolo dell’autrice
Ceeeerto Elena, Renzo e Giulietta si scrivono lettere e Romeo e Lucia si sposano grazie a Don Rodrigo ma poi Romeo la tradisce con Elena di Sparta .__.”
Stronzate a parte, qua si mette peggio di minuto in minuto ma che cazzo!
Ed io che sono l’autrice, dovrei vergognarmi per quello che scrivo.
Amo Davide e lo faccio soffrire, amo André e soffre pure lui e Elena sembra una fottuta insensibile.
Mi meraviglio che qualcuno non si sia ancora suicidato o.o
Speriamo in un miracolo e aspettiamo il prossimo capitolo! D:
Rage & Love

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


Elena POV
Calma Elena, calma.
Non  c’è motivo di arrabbiarsi, in fondo lo sai che André è gay, di quel demente di Davide lo sai un po’ meno però…non c’è comunque motivo per arrabbiarsi!
Ti sei sempre reputata una persona aperta di mentalità quindi ora perché ti scaldi tanto?
Ma non è stato il bacio in se per se che mi ha dato fastidio…sono state le persone che vi hanno partecipato a darmene.
Insomma, André è il mio migliore amico!
Poteva dirmelo che si è preso una svista per Davide, non sarebbe mica crollato il mondo!
Però pure dal moro non me l’aspettavo una cosa del genere, ha o non ha una fidanzata?!
Mi sa che informerò pure lei di questa cosa.
Chissà, magari tra loro le cose si complicano ed io mi vendico cogliendo due piccioni con una sola fava.
Aaaaa ma mi sembra il momento di mettermi a pensare a quella …cosa?!
Sto camminando veloce per il corridoio mischiandomi con la folla di ragazzi.
Senza neanche riflettere i miei piedi mi portano sul tetto.
Questo posto è sempre stato terapeutico per me.
Fondamentalmente è desolato, poi c’è sempre luce e vento…bè  a parte quando piove ovvio.
Il panorama, a dispetto di quel che si può pensare, è molto bello, da qui infatti è possibile ammirare un grosso parco posto proprio di fonte la scuola, le abitazioni sono poche e quindi il tutto è molto tranquillo.
Con lentezza studiata mi dirigo verso una panchina in cemento.
Ci rovino sopra rilassando le spalle nonostante la posizione non del tutto comoda.
Sollevo le gambe e le appoggio sulla panchina incrociandole, dopo di ché ci appoggio i gomiti sopra e nascondo la faccia in questo groviglio.
Non accorgendomene neppure comincio a canticchiare una canzone.
Turn out the lights
Close your eyes
Turn up the silence
The heartache of your life
Dance forever
Under the lights
This brutal love
[…]
Old toys
This plastic heart
Loner and fools
Are tearing me apart
Here comes trouble
The uninvited
This brutal love
[…]
Hello stranger
I’m a disaster
This brutal love
Bad Luck
Pities and soda
Anguish and shame
The modern fool
Mad sex
Buy me a train wreck
Something for my trouble
Miiiiind
[…]
Mad love
Kiss me, I’m over it
Something for my troubled
Miiiiind
 
Sono scioccata sul serio, da quando canticchio canzoni d’amore?
Che fine ha fatto la Elena insensibile e cinica di una volta?
Merda.
Strizzo gli occhi per scacciare dalla mente questa canzone, ma più ci provo più i miei tentavi vanno a farsi benedire.
Mi viene la pelle d’oca a pensare questo motivetto insistente che, per quanto dolce, comincia ad irritarmi e  non poco.
Aaaaa Elena, ma ti sembra il caso di arrabbiarti da sola adesso?
Che cazzo mi prende né?
<< Elena sei qui? >> un pigolio mi raggiunge facendomi alzare la testa.
<< André…? >>
Appena mi vede assume un’aria da cucciolo bastonato e comincia a piangere correndomi incontro e abbracciandomi appena mi è vicino.
<< Elena mi dispiace … >> dice continuando a piangere << …non volevo, ti giuro che non volevo ma poi quando siamo stati soli io...ho sentito come …come…>> e comincia di nuovo a singhiozzare.
<< André calmati, non è successo nulla  sono solo un po’….sconvolta! Sapevo che ti piaceva qualcuno, ma non credevo fosse Davide >> lo rassicuro accarezzandogli la testa con movimenti lenti e gentili.
<< Si invece che è successo qualcosa! Innanzitutto l’ho baciato, cazzo ci siamo visti una sola volta e l’ho baciato! Ma cosa più grave, lui piace a te e sempre lui, cara Elena, è innamorato perso di te, ancora non l’hai capito? >>
Davide…..innamorato di me?
Possibile?
Io…innamorata di lui?
Possibile anche questo?
Idiozie.
Me lo avrebbe dimostrato no? Ed io lo avrei dimostrato a lui giusto?
GIUSTO?
Calma.
Inspira espira inspira espira.
<< André ti sei preoccupato per nulla, io non sono innamorata di lui e se lui lo fosse di me non starebbe con quella rossa…. >> ma sarà davvero così?
<< Ed io ti dico di si invece! >> dice continuando a singhiozzare.
<< Si vabbè, senti, per il momento questa non è la priorità… >>
<< Ma- >>
<< Niente ma, adesso l’importante è far sapere a quel demente i tuoi sentimenti…. >>
<< Ma Elena- >>
<< Ho detto niente ma, da ora in poi ti darò una mano per far innamorare di te quel deficiente >>
<< Ele ma sei sicura? >>
<< Certo >>
Dopo questa affermazione sento un fastidio sordo all’altezza del petto, della gola e dello stomaco e capisco quindi che grande bugia sia questa in verità, ma  questo ed altro per il mio André.
Ha la faccia un po’ pensierosa ma mi ringrazia comunque.
Ci alziamo dalla panchina e ci abbracciamo di nuovo stretti uno all’altra.
Ci scambiamo un innocente bacio a stampo.
Quando ci stacchiamo sorrido e affermo << Proprio come allora >>
<< Di che parli? >>
<< Massì, non ti ricordi quando ci conoscemmo in prima media ed i primi tempi non riuscivi ad ambientarti perché tutti ti facevano i dispetti? >>
<< Vagamente…>>
<< Bè, un giorno durante l’ora di ginnastica tornai in classe per bere e ti trovai che piangevi perché ti avevano distrutto il diario e i quaderni, allora per consolarti ti abbracciai e ti insegnai la “magia del bacio” ; è da allora che abbiamo preso l’abitudine a salutarci così >> sorrido ancora.
<< Oddio, ma ti ricordi anche queste cose imbarazzanti? >>
<< Perché imbarazzanti? Eri così carino, sembravi  un pulcino, e poi era il periodo in cui mi piacevi >>
<< Perché ti piacevo? >> chiede sbigottito.
<< Già, quando poi realizzai che era solo istinto protettivo e che eri gay ho capito che ti volevo un gran bene, ma come amica …Forza facciamo presto che tra un po’ finisce l’intervallo >> gli schiocco un altro bacio ma nel momento in cui le nostre labbra si incontrano sentiamo dei rumori provenire da dietro la porta, quindi ci stacchiamo e ci giriamo verso di essa.
Sembravano dei….singhiozzi, e subito dopo il rumore di qualcuno che corre.
André va ad affacciarsi ma non torva nessuno.
Bhò, sarà stata qualche coppietta che si è separata  sulle scale.
Vado incontro al biondo gli afferro la mano sinistra e me lo trascino giù per le scale per raggiungere Carla.
Il pulcino di fianco a me ha ancora gli occhi rossi e l’aria un po’ sconvolta per il pianto ma riusciamo ad eludere le domande della nostra amica; tanto poi le spiffererò tutto io muahahaha.
Tra un rimprovero e l’altro riesco a spiegare quel che è successo a Carla che, con mio sommo sconcerto, mi dice che se voglio aiutare André prima devo fare pace con Davide e chiarirmi con lui.
E questo come potrebbe aiutare André?
Bhà, qui l’esperta è lei.
Mi dice che oggi pomeriggio devo andare da Davide e chiarire.
Eeeee ma che è sta fretta?
Ok che devo far pace con Davide ma si ricorda o no che devo pure vendicarmi?
Ora che mi viene in mente, devo farla pagare pure a sua cugina.
Così, appena arriva l’ora di pranzo corro nella classe del moro per chiarirmi e allo stesso tempo avere la mia vendetta.
Quando entro sono ormai tutti usciti eccetto Giulia.
<< Ehi rossa! >>
<< Prego? >> si volta verso di me presa alla sprovvista.
Povera.
Le farò passare un brutto quarto d’ora.
<< Ciao sono Elena e sono anche un’amica di Davide >>
Al nome del moro spalanca in maniera impercettibile gli occhi, ma lo vedo che è interessata.
<< Non vorrei essere io>> Eccome se voglio essere io! << a darti questa notizia, ma ho visto il tuo fidanzato che si baciava nei bagni con un ragazzo >>
Meglio non specificare che era André a baciare lui e meglio non dire che è André, potrei metterlo nei guai.
<< Il mio ragazzo? >> chiede stranita.
No sul serio, ci è o ci fa?
<< Si, il tuo ragazzo, Davide! >>
Diventa un tutt’uno con il colore dei suoi capelli e poi con voce timida ed incerta dice << Non è il mio ragazzo, però sono innamorata di lui >> e comincia a guardare in qualunque direzione fuorché nella mia.
COOOOOOOSAAAAA?!
Che io abbia sbagliato persona?
Manno!
Sono certa che è lei, ultimamente stanno sempre insieme e l’altra volta mi disse di lasciarlo solo con la sua ragazza.
LA SUA RAGAZZA, testuali parole.
Che diavolo succede?
<< Sai dove posso trovarlo? >>
<< E’ andato a casa poco fa, dopo l’intervallo è tornato in classe con la testa tutta bagnata, si è addormentato con la testa sul banco e gli è salita la febbre >>
Perché diavolo aveva la testa bagnata?
Ringrazio la ragazza, ormai non più né mia acerrima nemica né prostituta e torno in classe per prendere il pranzo e mangiare.
Finite le lezioni andrò da Davide, ha da spiegarmi un po’ cose il tipo.
 
 
 
 
L’angolo dell’autrice
Bhaaaaaaa *piange disperata*
Ho la sensazione che appena si chiariranno la storia terminerà ed io dovrò dire addio a questi due ç____ç
Speriamo almeno siano felici cwc
Vabbè tornando a noi, Giulia involontariamente ha sbloccato la situazione, Carla invece è una fottuta indovina, insomma dice la cosa giusta al momento giusto! è.é
André per quanto io lo ami si è capito ormai che rimane senza dolce metà CwC
Non preoccuparti tesoro, prima o poi scriverò qualcosa per te e anche tu avrai l’happy ending ^^
Grazie mille per le recensioni al capitolo precedente, spero che la storia continuerà a piacervi!
Rage & Love
p.s qui il link della canzone che canta Elena  http://www.youtube.com/watch?v=84VP50arSL8

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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


Davide POV
Mmmmmh mi sento maaaaaleee.
Sto per morire me lo sento.
La domestica mi ha già chiesto tre volte se volessi un medico o almeno un’aspirina.
Risposta sempre negativa.
Dei primi ho una paura fottuta, della seconda mi fa schifo il sapore.
Mi sa che mi tocca stare qui a perire.
Meglio cominciare a scrivere testamento.
Parenti e non, queste sono le mie ultime volontà prima delle quali non potrete lasciare andare il mio spirito.
Voglio che il mio corpo sia imbalsamato e conservato per le generazioni future in modo tale che ne possano studiare la bellezza.
Lascio il mio basso, i miei dischi e tutte le mie maglie di Band ad Elena Maripali che…
Aspetta un attimo.
Non posso lasciare questa terra senza aver chiarito prima con lei!
Almeno devo far pace…e magari dichiarami….
Stupido tarlo, smettila di rosicchiarmi il cervello per un attimo!
Il mal di testa mi sta uccidendo e mi premo i polpastrelli sulle tempie sperando si allevi, ma ottengo solo l’effetto contrario.
Gemo per l’insofferenza ed il dolore.
Se non sto morendo davvero, poco ci manca secondo me.
Bussano alla porta d’entrata e il trillo del campanello funge su di me peggio che un martello pneumatico sull’asfalto.
Per mia fortuna non sono costretto ad aprire io, ma la sensazione spiacevole alla testa persiste.
Mi scosto leggermente il piumone da sopra al naso, visto che me lo ero messo sotto agli occhi e non respiravo un gran che bene.
Mi sento bollente, come se dentro di me ci fosse lava accesa, mi spoglierei e mi strapperei pure la pelle da dosso se fosse possibile.
Con un piccolo sforzo, che mi causa un giramento di testa, prendo la pezza bagnata da sopra al comodino e me la metto sulla fronte tornando a stendermi.
Socchiudo gli occhi il tempo di sentire un assordante e doloroso toc toc alla mia porta.
<< Lasciatemi in pace a morire >> gemo.
<< Cretino che non sei altro! >>
<< Elena?! >>
<< No Babbo Natale! Aprimi la porta coglione! >>
<< Ma è aperta, fai da sola! >>
<< Sono un signora io, e come tale devo essere servita! >>
<< Ma cos--- sono malato! >>
<< Uff quanto la fai lunga per aprire una stupida porta >> ed entra con un sorrisetto sulle labbra.
Sorrisetto che scompare appena mi vede.
La sua espressione è impassibile ma attraverso i suoi occhi lo vedo che è incazzata e….preoccupata (?).
Si avvicina al mio letto ed io mi metto seduto con la schiena contro la testata di esso.
Mi passo una mano tra i capelli per dargli almeno una forma accettabile.
Tutti questi movimenti però mi causano un giramento di testa che mi costringe a chiudere gli occhi per non vederci doppio e il mondo che ondeggia e ruota.
La ragazza affianco a me abbassa la testa e stringe i pugni lungo i fianchi.
<< Allora, perché sei qui? Non credo che tu sia venuta a portarmi ci compiti >>
Se possibile, assume un’aria ancora più arrabbiata stringendo a tal punto i pugni che le nocche le diventano bianche.
Vedendo che non parla la richiamo << Elena…. >>
<< Fottuto imbecille >> sibila, per poi tirarmi un pugno in testa che fa decisamente male e mi provoca l’ennesimo giramento di testa.
Lancio un urletto  che dire poco virile è un eufemismo.
Mi porto le mani sulla testa per massaggiarmi la parte lesa e alleviare il dolore.
<< Ma dico, sei impazzita o cosa? Ti sembra il modo di piombare a casa delle persone e picchiarle quando ti chiamano? >> ed emetto un altro piccolo lamento.
<< E a te ti sembra il modo di provare a baciarmi, poi dire di avere una ragazza e farti trovare mentre baci il mio migliore amico nei bagni?! No dimmelo, perché non ci sto più capendo un cazzo  Davide! >>
Si porta un braccio a coprire gli occhi per poi sospirare forte.
Va bene, qui qualcosa mi sfugge.
OK che provai a darle un bacio, ma non l’ho fatto davvero!
Si vabbè, le ho detto quella palla della ‘mia ragazza’ ma solo perché si sbaciucchiava nei corridoi con quel coso biondo!
E poi….da quando sarei stato io a baciare mister ho-gli-ormoni-in-circolo-peggio-di-una-donna-con-il-ciclo?!
Fino a prova contraria ero io quello bloccato e spiaccicato contro il muro.
<< Dammi cinque minuti e poi FORSE ti parlo in maniera civile >> e detto questo si  va a mettere ai piedi del letto sempre stando in piedi e dandomi le spalle.
Le mani sui fianchi e le gambe divaricate, in un atteggiamento che di femminile ha davvero poco e che invece trasuda virilità.
Dopo un po’ si volta finalmente verso di me, l’aria un po’ più rilassata ma comunque accusatoria e arrabbiata.
<< Tu >> mi punta l’indice contro << sei consapevole del fatto  di essere un coglione patentato si? >>
Ma cosa diavolo….
<< E sei consapevole del fatto che non me ne andrò di qui fin quando non ti avrò fatto la testa come una casa e mi avrai dato spiegazioni si? >>
Succede spesso ma….non la seguo, di che cavolo blatera?
<< Elena…. Di cosa ti sei fatta prim-- >>
<< Zitto, qui le domande le faccio io e per il momento non devi parlare, ascolta. >>
Si schiarisce la voce, si alza i capelli in una coda alta che le arriva un po’ dopo le spalle.
Le mani di nuovo puntate sui fianchi.
<< Partiamo dal principio, tu sei idiota, e questo lo sappiamo entrambi, o forse ancora non te ne  sei accorto tardo come sei…>>
<< Non sono tardo! E non sono un idiota! >>
<< Ti ho detto zitto, non devi interrompere, e poi si che lo sei, ne ho le prove! >>
<< Le prove? >>
<< E taci una buona volta! Dicevo tu sei un idiota tardo e ne ho le prove.
Cominciamo dal fatto che tentasti di baciarmi e alla fine non concludesti nulla perché mi sfiorasti appena e… >>
<< Ma El- >>
<< Zitto cazzo, altrimenti facciamo notte!>> sbuffa seccata << Dicevo, tentasti di baciarmi ma sei stato incapace anche in quello perché, ammettilo, hai una paura fottuta di me e di quel che potrei farti.
Poi quella mattina buttasti all’aria André e me appresso a lui, e no >> mi fa segno di no con il dito quando apro la bocca per parlare << non dire nulla, fami prima finire. Lo spingesti ed entrambi ci facemmo male, da quel giorno André non fu più lo stesso. Divenne chiuso, o almeno, più del solito.
Evitava me e Carla e spesso si perdeva nei suoi pensieri.
Per non parlare del fatto che quella stessa mattina dicesti di dover raggiungere “la tua ragazza”  e anche quello, ho capito alla fine, ha influito sul suo cambiamento.
Perché André, come scoprimmo in seguito io e Carla, si era innamorato.
All’inizio il fantomatico ragazzo è rimasto un mistero ma poi, vedendovi nei bagni, ho realizzato che in realtà fossi tu.
Sappi che André non farebbe mai una  cosa  simile se non fosse certo di provare qualcosa di forte verso una persona, per avere 17 anni è il ragazzo più timido che io conosca.
E sappi, che se lo farai soffrire più del dovuto ti manca poco da vivere perché, dovunque tu ti nasconda io ti troverò, ti farò a cubetti, li cospargerò di benzina e gli darò fuoco.
Dopo di ché ricompongo il tuo corpo e lo prendo a botte finché non diventa una poltiglia, a quel punto ti butto a mare.
E se non ti bastasse sappi che verrò a cercarti nell’oltretomba per continuare a vendicarmi.
Lasciando perdere la cosa di André devi spiegarmi il fatto della rossa.
Non è la tua  ragazza e non lo è mai stata.
E’ solo una della tua classe che ti muore dietro e che è anche la cugina di Carla.
Quando le ho chiesto del “suo ragazzo” si è limitata ad arrossire e a dire che tu le piaci ma non state insieme.
A questo punto spiegami, perché non capisco il senso.
A già ultima cosa, perché’ cazzo avevi la testa bagnata quando sei tornato in classe dopo l’intervallo? >>
Sono ancora vivo?
Mi è venuto un mal di testa ancora più forte per ascoltarla.
Sospiro, ormai alle strette, per trovare le parole adatte da dirle.
<< Non ho paura di te, solo che sei violenta! Qualunque cosa faccio mi insulti e poi mi picchi!
Quel deficiente del tuo amico non mi interessa, sono bisessuale ma lui non mi piace!
E fino a prova contraria era lui a baciare me, dovresti preoccuparti per me.
Potrebbe stuprarmi o che so io.
Per quanto riguarda Giulia, probabilmente se ti dicessi il motivo scapperesti da qua per non incontrarmi mai più, ed è l’ultima cosa che voglio.
A proposito dei capelli bagnati, bè, vale la stessa cosa di Giulia. >> e porto lo sguardo sul pavimento.
Proprio non ce la faccio a guardarla e a dirle quel che sento.
<< NO Davide, questo è il momento di chiarirsi, se poi vorrò fuggire a quel punto saranno fatti miei, ma questo fallo decidere a me e non farti inutili film mentali. >> lo sguardo ammorbidito e la posizione meno rigida.
Sospiro di nuovo e la guardo un po’ preoccupato, ma in fondo che importa?
Peggio di così le cose non potevano andare.
E va bene, vorrà dire che parlerò.
Prendo un grosso respiro per cominciare a parlare.
<< Non so da dove cominciare ad essere sincero. Forse è meglio partire dall’inizio.
Mi sei sempre stata simpatica, mi intrigavi e volevo conoscerti, all’inizio solo per curiosità.
Con il passare del tempo mi sono reso conto di considerarti un’amica e di provare anche un grosso affetto verso di te.
Affetto che è andato rafforzandosi giorno per giorno, fino a diventare un sentimento molto più forte del semplice affetto e dell’amicizia.
E lo capito solo da poco, diciamo da quando è apparso all’improvviso il tuo amico.
Vi avevo visti all’uscita da scuola un po’ di tempo fa.
Ti avevo vista sul marciapiede e volevo raggiungerti per salutari, ma hai attraversato la strada e sei andata tra le braccia di quel tizio e lo hai baciato.
Non ci ho visto più, mi sono arrabbiato da morire, per questo quel pomeriggio rifiutavo le tue chiamate.
Quando poi il giorno dopo avete cominciato a baciarvi davanti a me come se nulla fosse, lì ho sbroccato e l’ho spinto.
La scusa di Giulia l’ho inventata un po’ per togliermi d’impiccio e lasciarvi soli , un po’ per ….non so, forse volevo ti ingelosissi.
Sinceramente non ho ben capito il mio gesto.
Fatto sta che oggi, quel tuo amichetto è venuto a dirmi che mi doveva parlare di te, così siamo andati nei bagni, a quel punto non ho avuto neanche il tempo di reagire che me lo sono ritrovato addosso.
Poi sei arrivata tu, si è staccato ed io avrei voluto spiegarti ma ero immobilizzato.
Sei scappata via come una furia, dopo un po’ lo ha fatto anche lui.
Rimasto solo ho atteso cinque minuti e sono corso a cercarti ma non ti ho trovata.
All’ora di pranzo poi sono salito sul tetto sapendo di trovarti lì.
Ho trovato la porta socchiusa  e mi sono affacciato per trovarmi davanti te e sfigatello che vi abbracciavate e baciavate come due fidanzatini.
Ho cominciato a piangere come un beota e sono scappato in bagno per darmi una sistemata.
Ho infilato la testa sotto l’acqua per sciacquarmi il viso e appena tornato in classe la tensione mi ha fatto addormentare.
Quindi ho preso freddo, mi è salita la febbre ed ora eccomi qui, a rendermi ancora più ridicolo raccontandoti questa serie di sfortunati eventi. >> mantengo lo sguardo puntato su un punto indefinito del letto come a leggerci una soluzione divina.
Elena non parla e non ho voglia di sapere neanche che pensa.
In questo momento vorrei rimanere solo ma so che poi mi sentirei male a non sapere cosa questa ragazza stia producendo in quella sua testolina bacata.
Fa il giro del letto e mi raggiunge.
Sale anche lei sul letto e si mette in ginocchio di fronte a me.
Non posso fare a meno di guardarla negli occhi.
<< Chiudi gli occhi e fammi vedere una cosa >> sussurra come se temesse di essere ascoltata da qualcuno che non sia io.
Lo faccio.
Tutt’al più potrò aspettarmi una sberla o un paio di pugni in faccia.
Aspetto il dolore,  che però non arriva.
Che strano, ma che diavolo sta combinando?
Faccio per aprire gli occhi ma mi ritrovo Elena ad un millimetro dalla mia faccia che continua a fissarmi.
A questo punto spalanco gli occhi, ma non mi ritraggo.
Figurati se lo faccio.
Quando le nostre labbra si incontrano è come se mi esplodessero dei fuochi d’artificio nel corpo.
E’ un contatto veloce perché Elena si ritrae come scottata.
Scappa dalla stanza lasciandomi inebetito e con un grosso casino in testa.
Continuo a fissare il vuoto per un po’ senza capire il motivo di quegli ultimi gesti.
Che si sia pentita e per non illudermi sia corsa via?
Che le abbia fatto schifo e ora mi odi?
E se non vuole più vedermi?
Mi passo le mani nei capelli per scompigliarli e ottenere davvero una qualche illuminazione divina.
Illuminazione che non arriva.
Ritorno sotto le coperte, più triste di prima  e con il doppio delle domande che affollano il mio povero cervello provato dal mal di testa e dagli ultimi avvenimenti.
Maledettissimo universo femminile!
 
 
 
 
 
L’angolo dell’autrice
Solo, mi dispiace per il ritardo con cui aggiorno, ma questo capitolo è stato un po’ complicato da scrivere e poi non ho neanche trovato troppo tempo per farlo T-T
Spero solo che l’attesa sia servita a qualcosa!
Nel  capitolo precedente ho notato che avete commentato addirittura in 3 persone e due di queste erano nuove recensitrici /recensitori! ^^
Spero che la storia continui ad essere di vostro gradimento. :D
P.s mi sa che siamo quasi giunti alla fine, su per giù credo che manchino ancora un paio di capitoli c.c
Che tristezza! ç__ç
Rage & Love

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Capitolo 20
*** Capitolo 20 ***


Elena POV
 
Grazie al cielo le lezioni erano quasi finte quando ho cercato Davide.
Appena è suonata l’ultima campana sono corsa a razzo fuori dalla classe  senza prendere neanche i compiti.
Ho chiesto a Carla di prenderli anche per me.
Come se poi li facessi.
Di corsa percorro la distanza tra la scuola e la casa di Davide battendo un record di 8 minuti.
Quando arrivo davanti la casa  villa  sono in uno stato pietoso.
Le gambe si lamentano per la corsa.
Le scarpe si sono slacciate, mi è uscita la canottiera dai pantaloni, una manica della felpa mi si è spostata di lato scoprendomi di poco la spalla.
Quel poco che basta per sentire il freddo dell’inverno che sta terminando.
Come se non bastasse i miei polmoni vanno a fuoco perché non riesco ad inspirare abbastanza ossigeno.
Ora che ci penso.
Ma chi me lo ha fatto fare di correre?
Tanto ha la febbre, non scappa mica.
Mi concedo cinque minuti di riposo, conscia del fatto che una volta entrata in quella casa molto probabilmente non risponderò delle mie azioni.
Mi ricompongo alla ben e meglio e poi busso.
Uno….
Due….
Tre….
Quattro….
Cinque….
Cinque secondi e la porta si apre mostrandomi la domestica che incontrai tempo fa.
Sembra riconoscermi ma mantiene il suo atteggiamento distaccato e professionale.
<< Desidera? >>
<< Cercavo il signorino D’Elia >> mi scappa da ridere se penso che l’ho chiamato così.
<< Si accomodi, è nella sua stanza a causa della febbre >> fa per accompagnarmi ma la fermo e mi avvio da sola.
Lungo le scale mi viene da sorridere.
Non so perché, forse solo il fatto di poterlo rivedere.
Busso con poca delicatezza e una voce mi giunge all’orecchio.
 << Lasciatemi in pace a morire >>
<< Cretino che non sei altro! >> allargo il sorriso sentendolo così melodrammatico.
<< Elena?! >>
<< No Babbo Natale! Aprimi la porta coglione! >>
<< Ma è aperta, fai da sola! >>
<< Sono un signora io, e come tale devo essere servita! >>
<< Ma cos--- sono malato! >>
<< Uff quanto la fai lunga per aprire una stupida porta >>
Come si può essere così idioti me lo spiegate?
Sbuffo divertita ed entro.
Quando lo vedo nel letto però qualcosa dentro di me si rompe perché sento un distinto crak.
O forse è solo la mia immaginazione.
<< Allora, perché sei qui? Non credo che tu sia venuta a portarmi ci compiti >>
Ha il coraggio di chiedermi perché sono qui è….?
Proprio non ci arriva?
<< Elena…. >> mi richiama.
<< Fottuto imbecille >>  stringendo di più i pugni  che non mi ero accorta di aver stretto.
Mi sento fremere ed in un impulso di rabbia lo colpisco con un pugno in testa.
Emette un  urletto femminile e poi  dice << Ma dico, sei impazzita o cosa? Ti sembra il modo di piombare a casa delle persone e picchiarle quando ti chiamano? >> e si massaggia il punto leso lamentandosi più sommessamente.
<< E a te ti sembra il modo di provare a baciarmi, poi dire di avere una ragazza e farti trovare mentre baci il mio migliore amico nei bagni?! No dimmelo, perché non ci sto più capendo un cazzo  Davide! >>
Urlo un po’ più acida di come vorrei sembrare.
Mi porto un braccio sul viso per coprire la mia espressione dispiaciuta e incazzata ripetendomi nella testa che….
Lo odio.
Lo odio.
Lo odio.
Lo odio.
Fottuto idiota che mi ha sconvolto la vita.
Fottuto idiota.
Stupido imbecille.
Lo odio.
Però in fondo gli voglio bene.
<< Dammi cinque minuti e poi FORSE ti parlo in maniera civile >> e detto questo sono ai piedi del suo letto dandogli le spalle.
Le braccia puntellate sui fianchi e le gambe ben salde a terra.
Una posa in cui cerco di impormi la clama.
Dopo essermi “calmata” torno a guardarlo in viso
<< Tu >> lo indico con l’indice destro << sei consapevole del fatto  di essere un coglione patentato si? >>
E’ spaesato.
Mi chiedo se comprenda  ciò che gli dico.
<< E sei consapevole del fatto che non me ne andrò di qui fin quando non ti avrò fatto la testa come una casa e mi avrai dato spiegazioni si? >>
<< Elena…. Di cosa ti sei fatta prim-- >>
<< Zitto, qui le domande le faccio io e per il momento non devi parlare, ascolta. >>
Mi schiarisco la voce per darle un tono più deciso, alzo in una coda alta i capelli e dopo essermi rimessa la mano sul fianco parlo.
<< Partiamo dal principio, tu sei idiota, e questo lo sappiamo entrambi, o forse ancora non te ne  sei accorto tardo come sei…>>
<< Non sono tardo! E non sono un’idiota! >>
<< Ti ho detto zitto, non devi interrompere, e poi si che lo sei, ne ho le prove! >>
<< Le prove? >>
<< E taci una buona volta! Dicevo tu sei un idiota tardo e ne ho le prove.
Cominciamo dal fatto che tentasti di baciarmi e alla fine non concludesti nulla perché mi sfiorasti appena e… >> comincio ad enumerare le varie cose in testa ma vengo interrotta sul nascere da….
<< Ma El- >>
<< Zitto cazzo, altrimenti facciamo notte!>> sbuffo alterata e per nulla calma << Dicevo, tentasti di baciarmi ma sei stato incapace anche in quello perché, ammettilo, hai una paura fottuta di me e di quel che potrei farti.
Poi quella mattina buttasti all’aria André e me appresso a lui, e no >> quando lo vedo aprire bocca per replicare con il solito indice gli faccio segno che, no, meglio se non parli altrimenti ti strozzo.
<< non dire nulla, fami prima finire. Lo spingesti ed entrambi ci facemmo male, da quel giorno André non fu più lo stesso. Divenne chiuso, o almeno, più del solito.
Evitava me e Carla e spesso si perdeva nei suoi pensieri.
Per non parlare del fatto che quella stessa mattina dicesti di dover raggiungere “la tua ragazza”  e anche quello, ho capito alla fine, ha influito sul suo cambiamento.
Perché André, come scoprimmo in seguito io e Carla, si era innamorato.
All’inizio il fantomatico ragazzo è rimasto un mistero ma poi, vedendovi nei bagni, ho realizzato che in realtà fossi tu.
Sappi che André non farebbe mai una  cosa  simile se non fosse certo di provare qualcosa di forte verso una persona, per avere 17 anni è il ragazzo più timido che io conosca.
E sappi, che se lo farai soffrire più del dovuto ti manca poco da vivere perché, dovunque tu ti nasconda io ti troverò, ti farò a cubetti, li cospargerò di benzina e gli darò fuoco.
Dopo di ché ricompongo il tuo corpo e lo prendo a botte finché non diventa una poltiglia, a quel punto ti butto a mare.
E se non ti bastasse sappi che verrò a cercarti nell’oltretomba per continuare a vendicarmi.
Lasciando perdere la cosa di André devi spiegarmi il fatto della rossa.
Non è la tua  ragazza e non lo è mai stata.
E’ solo una della tua classe che ti muore dietro e che è anche la cugina di Carla.
Quando le ho chiesto del “suo ragazzo” si è limitata ad arrossire e a dire che tu le piaci ma non state insieme.
A questo punto spiegami, perché non capisco il senso.
A già ultima cosa, perché’ cazzo avevi la testa bagnata quando sei tornato in classe dopo l’intervallo? >>  e concludo così il mio monologo.
<< Non ho paura di te, solo che sei violenta! Qualunque cosa faccio mi insulti e poi mi picchi!
Quel deficiente del tuo amico non mi interessa, sono bisessuale ma lui non mi piace!
E fino a prova contraria era lui a baciare me, dovresti preoccuparti per me.
Potrebbe stuprarmi o che so io.
Per quanto riguarda Giulia, probabilmente se ti dicessi il motivo scapperesti da qua per non incontrarmi mai più, ed è l’ultima cosa che voglio.
A proposito dei capelli bagnati, bè, vale la stessa cosa di Giulia. >> abbassa lo sguardo sul pavimento e mi ignora completamente.
<< NO Davide, questo è il momento di chiarirsi, se poi vorrò fuggire a quel punto saranno fatti miei, ma questo fallo decidere a me e non farti inutili film mentali. >> ammorbidisco lo sguardo e cerco di assumere una posa meno severa per metterlo a suo agio.
Prende aria e finalmente da fiato a tutti i suoi pensieri.
<< Non so da dove cominciare ad essere sincero. Forse è meglio partire dall’inizio.
Mi sei sempre stata simpatica, mi intrigavi e volevo conoscerti, all’inizio solo per curiosità.
Con il passare del tempo mi sono reso conto di considerarti un’amica e di provare anche un grosso affetto verso di te.
Affetto che è andato rafforzandosi giorno per giorno, fino a diventare un sentimento molto più forte del semplice affetto e dell’amicizia.
E lo capito solo da poco, diciamo da quando è apparso all’improvviso il tuo amico.
Vi avevo visti all’uscita da scuola un po’ di tempo fa.
Ti avevo vista sul marciapiede e volevo raggiungerti per salutari, ma hai attraversato la strada e sei andata tra le braccia di quel tizio e lo hai baciato.
Non ci ho visto più, mi sono arrabbiato da morire, per questo quel pomeriggio rifiutavo le tue chiamate.
Quando poi il giorno dopo avete cominciato a baciarvi davanti a me come se nulla fosse, lì ho sbroccato e l’ho spinto.
La scusa di Giulia l’ho inventata un po’ per togliermi d’impiccio e lasciarvi soli , un po’ per ….non so, forse volevo ti ingelosissi.
Sinceramente non ho ben capito il mio gesto.
Fatto sta che oggi, quel tuo amichetto è venuto a dirmi che mi doveva parlare di te, così siamo andati nei bagni, a quel punto non ho avuto neanche il tempo di reagire che me lo sono ritrovato addosso.
Poi sei arrivata tu, si è staccato ed io avrei voluto spiegarti ma ero immobilizzato.
Sei scappata via come una furia, dopo un po’ lo ha fatto anche lui.
Rimasto solo ho atteso cinque minuti e sono corso a cercarti ma non ti ho trovata.
All’ora di pranzo poi sono salito sul tetto sapendo di trovarti lì.
Ho trovato la porta socchiusa  e mi sono affacciato per trovarmi davanti te e sfigatello che vi abbracciavate e baciavate come due fidanzatini.
Ho cominciato a piangere come un beota e sono scappato in bagno per darmi una sistemata.
Ho infilato la testa sotto l’acqua per sciacquarmi il viso e appena tornato in classe la tensione mi ha fatto addormentare.
Quindi ho preso freddo, mi è salita la febbre ed ora eccomi qui, a rendermi ancora più ridicolo raccontandoti questa serie di sfortunati eventi. >> continua a fissare il nulla più assoluto, come se stesse parlando al pavimento e non a me.
Per la testa mi balena una malsana idea.
Ma se non ci provo potrei pentirmene, ed io odio pentirmi di cose che non ho fatto ma che al contrario avrei potuto fare
<< Chiudi gli occhi e fammi vedere una cosa >> gli dico abbassando il tono di voce fino a farlo diventare un sussurro.
Quasi quasi speravo non mi sentisse, anche perché le mie palpitazioni sono aumentate a dismisura e sento un calore infernale invadere il mio corpo.
Come se tra noi due la malata fossi io e non lui.
Faccio il giro del letto e ci salgo anche io sopra.
Mi poggio sulle mie ginocchia stando di fronte a lui che ha chiuso gli occhi e aspetta un mio gesto.
Mi avvicino lentamente al suo volto che con quelle gote arrossate e i capelli corvini scompigliati è tremendamente tenero  un volto.
Mando giù un masso che mi si era formato in gola.
Masso che lascia posto all’insofferenza e ad un altro masso ancora più grande.
Stupide funzioni corporee!
Continuo ad avvicinarmi finché non spalanca le palpebre e mi perdo per un istante in quel verde prato che sono i suoi occhi.
Non mi fermo.
Sarebbe inutile farlo.
Faccio incontrare le nostre labbra in un dolce contatto.
Ho un esercito di olandesi che fanno il tiptap con gli zoccoli di legno nel mio stomaco.
Il mio cervello  in terapia intensiva.
Il mio naso sta facendo festa per il magnifico odore che mi ha invaso le narici.
Però, pensavo fosse peggio baciare una persona.
Ma forse è così bello perché questa persona è Davide e---
COSA HO DETTO?!
Mi stacco e corro via lasciandolo nel letto.
Alla velocità della luce esco fuori da questa maledetta casa e corro veloce.
Non so dove ma devo correre.
Mi metto la mano sulle labbra e penso.
Cosa ho fatto?!
COSA HO FATTO?!
COSA HO FATTO?!
Come mi è saltato in mente di baciarlo?!
***circa un’ora  dopo***
Sono stremata.
Forse non avrei dovuto correre come una forsennata da una parte all’altra della città.
Chiedere aiuto per sfogarmi ad André è impossibile.
A lui piace Davide.
Chiedere a Carla equivarrebbe a ritrovarmi a casa di Davide per mettermi con lui dopo ore di ramanzina da parte di Carla e del non ‘Perdere un’occasione quando si presenta’
Bella merda.
Quindi eccomi qui.
Butta sul letto della mia stanza  grondante di sudore, incurante del fatto che potrei imbrattare le coperte, con l’ipod nelle orecchie che spara la musica ad un volume così alto che mi meraviglio non mi abbia ancora  spaccato i timpani.
Non abbastanza alto però.
Riesco ancora a sentire quella vocina dentro di me che da un po’ di tempo a questa parte continua a dirmi  Tu ci tieni a lui.
Solo che questa volta il messaggio è un po’ diverso, stavolta dice Hai sbagliato a lasciarlo lì, lo hai fatto soffrire, gli hai fatto male, tu ci tieni a lui, lo---
E la interrompo cominciando a prendere a pugni il materasso.
Fa male, ma non per questo smetterò.
Mi calmo solo dieci minuti dopo.
La musica che intanto scorre, prima lenta e poi veloce, poi a ritmo sostenuto e poi supersonico.
Rispecchiando i miei cambiamenti di umore e di emozione.
Quando arriva il turno di 2000 Light Years Away mi fermo a riflettere.
Ma io, sento la mancanza di Davide in questo momento?
Sento il bisogno viscerale di averlo accanto a me ora?
Lo sento “duemila anni luce lontano” da me?
E maledetta sia me quando mi accorgo che si, la risposta, è sempre si.
Si, mi manca Davide.
Si, ho un bisogno viscerale di averlo qui e tenerlo vicino.
Si, lo sento a duemila maledettissimi anni luce da me.
Perché senza accorgermene è diventato una presenza costante.
Nonostante i litigi e i periodi in cui non ci siamo parlati lui è sempre stato una costante.
Se c’era, era la mia costante perché passavamo il tempo insieme, se non c’era passavo il tempo a pensarlo.
Sorrido amareggiata dalla mia stupidità.
Poi però la canzone cambia.
Stavolta è molto più dolce, carezzevole, tenera.
Fa venire i brividi lungo la pelle tanto è delicata.
Come un alito di vento in estate quando sei appena uscito dalla doccia e ti colpisce facendo rizzare i peletti sulle braccia.
E’ stupenda, non la riconosco subito eppure comincio a canticchiarla.
I swear that I can go on forever again
Please let me know that my one bad day will end
 […]
Are you afraid of being alone?
Cause I am, I'm lost without you
Are you afraid of leaving tonight?
Cause I am, I'm lost without you
[…]
I'll keep my eyes patiently focused on you
Where are you now I can hear footsteps I'm dreaming
[…]
Are you afraid of being alone?
Cause I am, I'm lost without you
Are you afraid of leaving tonight?
Cause I am, I'm lost without you
Are you afraid of being alone?
Cause I am, I'm lost without you
Are you afraid of leaving tonight?
Cause I am, I'm lost without you
Are you afraid of being alone?
Cause I am, I'm lost without you
Are you afraid of leaving tonight?
Cause I am, I'm lost without you
I'm lost without you
I'm lost without you
 
Un lampo mi attraversa  il corpo.
Mi irrigidisco impercettibilmente ma poi mi rilasso.
E finalmente l’ho capito, sai Davide?
Già, l’ho capito che senza di te….sono persa.
Ti amo.
L’ho capito hai visto?
Ti amo stupido imbecille!
 
 
 
 
 
L’angolo dell’autrice
Lo so, lo so, sembra finita così.
In realtà ho in mente ancora altro per loro due.
Mi sento un po’ stupida perché avevo detto altri due capitoli…ma mi è venuta in mente una cosa e mi sembrava sciocco non inserirla qui piuttosto che farci una ‘What if?’
Al limite se poi non mi piace la dichiaro conclusa xD  -che poi mi deprimerei perché mi ci sono affezzionata ç___ç Coooomunque, ringrazio le quattro fantastiche ragazze che mi hanno recensito il capitolo precedente.
I vostri commenti mi fanno sempre piacere **
AVVISO IMPORTANTE!
Venerdì parto per Roma e starò lì per una decina di giorni, non so se riuscirò ad aggiornare prima di partire –o mentre sono lì-, nel caso ci vediamo verso la fine di agosto.
(e che due pillole! Ed io che speravo di riuscire a concludere prima della fine dell’estate e dell’inizio della scuola c.c)
p.s le canzoni utilizzate sono 2000 Light Years Away dei Green Day (http://www.youtube.com/watch?v=GlQvZkVmSZI) e I’m Lost Without you dei Blink-182 (http://www.youtube.com/watch?v=60kbDBT43r8 )  ;D
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Capitolo 21
*** Capitolo 21 ***


P.s a fine capitolo le risposte alle recensioni.
 
***Una settimana dopo***
 
Davide POV
La dannata febbre è passata, posso finalmente(?)  tornare a scuola.
Da quando Elena è venuta da me ed è scappata non l’ho più sentita.
Non un messaggio, non una chiamata.
Nulla.
Il nulla più totale.
Ed io sono preoccupato che possa esserle accaduto qualcosa.
Oddio e se è davvero così che faccio?
A chi mi rivolgo?
Dove sbatto la testa?
Calma.
Non fasciarti la testa prima di essertela rotta  Davide.
Magari avrà avuto di meglio da fare no?
Oppure mi vuole evitare?
In ogni caso ora lo scoprirò.
Mi chiudo la porta di casa alle spalle e mi ci appoggio leggermente con le spalle.
Alzo gli occhi al cielo che trovo soleggiato soleggiato.
L’aria un po’ più calda rispetto a un mese fa.
La primavera si avvicina.
Mi incammino verso scuola con passo spedito nonostante io sia in largo anticipo.
Voglio incontrare una persona.
Devo incontrare quella persona.
Ho un assoluto bisogno di incontrare quella persona.
Quella persona che incontrai diverso tempo fa.
Quella persona che prima consideravo amica ed ora invece è di più.
Quella persona che prima mi fa credere di piacerle e poi scappa via.
Quella stessa persona che probabilmente non capirò mai a fondo.
Sono un idiota?
Di solito direi di no, ma in questo momento mi sento taaanto stupido.
Perché?
Perché sono innamorato.
Un idiota innamorato.
L’amore oltre a rendere cechi e sordi rende pure stupidi.
Io ne sono la prova.
Arrivo in fretta a scuola.
7:45.
Credo di non essere mai arrivato così presto.
I corridoi sono quasi del tutto vuoti, le classi altrettanto; non si vedono nemmeno i professori in giro.
Ci sono solo quegli antipatici dei bidelli che l’unica cosa che sanno dire è ‘Non correte nei corridoi, lasciate pulite le aule!’
Ma per cosa cazzo vi pagano se noi dobbiamo lasciare pulite le aule?
Farvi fare due chiacchiere come dal parrucchiere?
Bhà.
Cammino ora un po’ più lentamente per il mio corridoio e contro ogni mi aspettativa incontro la persona che non avrei mai pensato di vedere qui a quest’ora.
 
 
Elena POV
Chiudo l’armadietto con il libro di chimica in mano e mi ritrovo la maginifica faccia di Davide ad un metro di distanza.
Mi fissa con gli occhi di fuori ed un espressione da pesce lesso in faccia.
Merda.
Ed io che ero arrivata prima per non incontrarlo.
Chiunque ci sia lassù è ufficiale, mi odia.
Gli do le spalle e con passo svelto mi dirigo verso la classe.
MerdaMerdaMerdaMerdaMerdaMerda.
Che faccio?
Di sicuro vorrà parlarmi, ma io non voglio, non sono pronta.
Faccio per accelerare ancora di più ma questo qui è un fottuto spilungone!
Con tre falcate mi raggiunge, mi afferra il polso e mi fa aderire con le spalle al muro.
Merda.
Sono in trappola  a meno che…
<< Elena guardami! >>
No!
Se fai così come caspita faccio ad ignorarti….?
Non usare quella voce autoritaria e triste, non….non….essere tu maledizione!
Guardo alla mia destra e sono sicura, sono arrossita di botto se il calore alla mia faccia è indicativo.
<< Levami la mani di dosso >> e parte un calcio sul ginocchio visto che le mani me le ha immobilizzate.
Stavolta mi sono trattenuta dal colpirlo nelle parti basse per non so quale arcano motivo.
Arcano motivo che per il momento resterà segreto visto che appena mi ha lasciato i polsi sono corsa via.
Corro al piano superiore e sento che qualcuno mi corre dietro.
Dannazione è lui.
Salgo ancora al piano superiore cercando di essere più veloce possibile e appena ci arrivo mi sposto velocemente in un’aula prima che mi veda.
Socchiudo la porta e lascio uno spiraglio, quel poco che basta affinché io veda Davide correre via.
Uff, scampato pericolo.
Con più calma torno giù e vado in classe.
Appena entro trovo Carla seduta al nostro banco che mi saluta e con un sorriso stentato cerco di risponderle.
Si deve accorgere che qualcosa non va perché prova a parlarmi ma evado la domanda con un generico ‘Nulla’.
Le lezioni trascorrono lente e noiose come al solito e non vedo l’ora che questo strazio finisca.
Quando suona la campanella dell’intervallo rimango in classe, Carla che ancora cerca di capire cosa mi sia preso.
Bè in fondo la capisco, mi preoccuperei anche io se per più di una settimana la mia migliore amica smettesse di parlarmi.
Solo, quel che lei non sa, è che…..è maledettamente inquietante quando comincia a farmi il terzo grado su qualcosa!
Le sbrilluccicano gli occhi per la curiosità –soprattutto se si parla di un mio ipotetico ragazzo-  e assume un’espressione che dire spaventosa è un eufemismo.
Come può una ragazza di sedici anni terrorizzarmi così tanto?

Anche se, non è lei a terrorizzarmi in fondo, mi spaventa di più ciò che io potrei dire –o anche pensare-
Sbuffo di frustrazione e torno a sedermi dopo che anche la campanella di fine intervallo è suonata.
Come direbbero a Napoli : I’ché jurnat ch’è schiarat’*
 
Carla POV (è si, per la prima volta sullo schermo del vostro pc c’è anche il suo punto di  vista xD)
Elena è strana ultimamente.
Non mi parla da una settimana.
UNA SETTIMANA!
Ma che diavolo le prende?
Che io abbia fatto qualcosa?
Non credo, me lo avrebbe sbattuto da subito in faccia.
Si muove peggio di uno zombie ubriaco e mi sembra anche che la sua pelle si sia schiarita ancora di più.
Febbre?
Polmonite?
Calcolo renale?
Virus della papaya?
COSA?
Che cosa diavolo ha la mia piccolina?!
E poi un’idea mi trapassa il cervello.
Aspetta.
Non è che centra il bel moretto dagli occhi verdi?
Ovvio che si!
Che lui le abbia detto qualcosa?
No, è da escludere, se conosco bene Elena, e la conosco abbastanza, direi che si sarebbe già sbizzarrita con le vendette.
Che abbiano litigato?
Da escludere pure questo, se avessero litigato sarebbe la solita orgogliosa e altezzosa Elena e non sarebbe così……spettrale.
Poi mi scappa un sorrisetto trionfale.
E se invece avesse finalmente capito cosa prova?
Si, deve essere così, una cosa del genere l’avrebbe di sicuro spiazzata, e mi sembra proprio il nostro caso.
Brava Carla, un altro caso risolto.
Ora vediamo come far mettere insieme i due piccioncini.
Che cominci il piano ‘Anche i punk s’innamorano’.
Come prima cosa chiamo André.
Senza farmi beccare dalla prof e da Elena gli mando un messaggio che recita
“Appena suona la campana del pranzo convinci Ele a salire sul tetto, ho trovato un modo infallibile per farla tornare normale ;D”
“Sarebbe?”
“La chiudiamo con Davide  sul tetto e aspettiamo”
“Sarebbe questo il piano infallibile?.-. ”
“certo genio, fa come dico, convincila con una scusa e chiudila a chiave la sopra, al resto ci penso io u.ù”
“Ok, ma non sono troppo sicuro c.c”
“Tu fallo e basta!”
So di stargli chiedendo tanto, a lui piace ancora Davide, ma sa bene che lui non ricambia, André è intelligente, se ne farà una ragione.
Suona la campana dell’intervallo, Elena va vicino alla finestra mentre io esco per andare sei classi più in là.
Quando arrivo c’è ancora qualcuno in classe e per fortuna c’è anche il mio esperimento obbiettivo.
Vedo spedita verso di lui, pronta ad utilizzare al meglio questi dieci minuti di intervallo.
<< Cosa è successo fra te e Elena? Esigo saperlo, ORA! >>
<< Ma cos—  a, sei tu, nulla, non è successo nulla. Che c’è, la tu amichetta non ti parla più? >>
Che fa sfotte pure?
Ed io che cerco di aiutare tsk.
<< NO, cretino, è solo che da quando ti è venuta a trovare è diventata un fottuto fantasma zombie. Sono sicura che centri tu in tutto questo e se non me lo dici di tua spontanea volontà te lo estorcerò con la tortura >> sbatto i palmi sul suo banco e lo guardo con sguardo truce e di sfida al tempo stesso.
Mi guarda un po’ stranito, forse si chiederà da quale manicomio io sia scappata, ooo ma questo ora non c’entra.
Deglutisce e gli vedo il pomo d’Adamo alzarsi e abbassarsi per la tensione.
<< E-Ecco…. >> si è deciso a parlare finalmente, non è stato poi così difficile alla fine << Quel giorno venne a casa mia, abbiamo parlato e alla fine…..>> deglutisce di nuovo e poi <<…e alla fine…mi ha baciato…>>
Mi brillano gli occhi, sono sicura.
Questo era tutto ciò che volevo sapere.
<< Per ora mi basta  D’Elia, riceverai mie notizie all’ora di pranzo tieniti pronto, sto preparando una sorpresa sul tetto per te >>
<< U-Una sorpresa? >>
<< Già, devi pazientare però, quando sarà pronta ti ci accompagno, a presto >>
Fase uno del piano completata.
Ora sta tutto nelle mani di André.
 
Elena POV
<< Un pacco sul tetto? Ma sei sicuro? Non è che ti sei impressionato André? >>
<< Ti dico che c’è un pacco sul tetto, da solo non ce la faccio a spostarlo ho bisogno del TUO aiuto! >>
<< Ma perché io? Chiedi a qualcun altro >>
Seriamente, cos’ha André?
Da quando insiste così tanto per qualcosa?
<< Dai Elena…>> dice con quella voce da cucciolo che sa avere sempre effetto su di me.
<< Okkei, andiamo a vedere questo pacco >>
Esco dalla mia classe e lo precedo andando verso le scale.
Saliamo tutte le rampe fino ad andare sul terrazzo.
Apro la porta ed entro, o meglio esco fuori.
Do un’occhiata in giro ma vedo tutto sgombro.
Ma dove  cavolo lo ha visto il pacco questo?
<< André qua non c’è nessun pacco…sicuro che non te lo sei sognato? >>
<< Ti sto dicendo che c’è, è dietro quella specie di casetta in cemento >>
La casetta di cem—aaaa ma lui intende quella costruzione con all’interno i quadri dell’acqua e del riscaldamento.
Mi avvicino, ma appena mi affaccio sento il rumore di una porta che si chiude e subito dopo di una serratura che scatta.
Sgrano gli occhi e corro verso la porta.
Chiusa.
Mi ha chiusa sul tetto!
Non ci credo.
Se è uno scherzo non capisco il senso e il motivo.
<< ANDRE PORCA PUTTANA APRI QUESTA PORTA! ADREEEEEE >> e do un paio di botte al metallo che fa solo un gran rumore.
Perfetto, davvero perfetto.
 
Davide POV
Seguo Carla in silenzio, non troppo convinto di quello che mi ha detto.
Un sorpresa?
Sul tetto?
Per me?
Una sorpresa sul tetto per me?
Ma perché diavolo dovrebbe esserci una sorpresa sul tetto per me?!
Bhà.
Mi chiedo dove Elena l’abbia pescata una tipa così…a già, ma dimentico che si parla di Elena.
Quando arriviamo in cima c’è André che ci guarda…anzi no, guarda me.
Carla si gira verso di me, ora mi fissano entrambi.
Okkei che sono abituato ad essere guardato ma ‘sti due insieme mettono soggezione.
<< La tua sorpresa si trova qua dietro, appena entri fai piano e chiudi la porta, se fai qualche  rumore potrebbe arrabbiarsi >> mi dice Carla guardandomi con una faccia anonima.
E che è un cane?
Una tigre?
Un lupo affamato?
Mi tirano, fanno scattare la serratura e mi buttano dentro, o è meglio dire fuori?
Faccio come mi dicono e accosto silenziosamente la porta sospingendola con la spalle.
Una serratura che scatta.
Provo ad aprirla ma…..Mi hanno chiuso fuori?!
<< Oooo Ehi, non è divertente aprite! >>
Niente.
Nessuna risposta.
Faccio per riprovare ma una voce alle mie spalle mi frena.
<< A, e così alla fine il pacco eri tu >>
Mi volto di scatto verso la figura che ha pronunciato quelle parole.
Elena.
<< pacco? >>
<< A te con quale scusa ti hanno spedito qua sopra? >>
<< Una sorpresa >> dico senza riflettere per nulla.
<< Bè SORPRESA!  Sono io >> dice prima in maniera isterica allargando le braccia e poi facendole ricadere mollemente ai lati del corpo.
<< Sediamoci, tanto non ci apriranno prima di che non avremmo “parlato” >> e mi mostra il suo cellulare in cui Carla le dice che io e lei dobbiamo chiarirci.
Chiarirci….
Chiarirci…
Chiarirci..
Chiarirci.
O merda, vuoi vedere che << Davide per caso le hai detto di quel che è accaduto a casa tua la settimana scorsa? >>
<< Che? …>> la guardo come se fosse un’apparizione della Madonna.
<< Hai capito >>
<< ….ecco…. si, ma questo che cen—Fermi tutti. >> da che avevo lo sguardo abbassato lo alzo di scatto verso di lei con gli occhi sgranati. << Ma….a cosa diavolo serve chiuderci qua sopra?! >>
<< Certo che oltre ad essere idiota sei pure tonto >> mi dice prima di girarsi e darmi le spalle andando verso una panchina.
<< Sediamoci, non serve a nulla stare in piedi >>
Si stende sulla panchina con le mani sulla pancia e le gambe piegate, mentre con lo sguardo scorre da una nuvola all’altra.
Mi metto con le gambe unite e le mani in tasca dalla parte stretta della panchina e poi metto sulla stessa verticale i nostri volti, fissandola negli occhi.
<< Non pensi che potremmo approfittare di questo tempo per…che so….parlare? >> << E a proposito di cosa, di grazia? >> ribatte con aria un po’ stizzita.
<< Bhé…. di…quello >> balbetto dandomi mentalmente dello stupido.
Quello.
Ma come diavolo mi esprimo?
Bacio, Davide, si chiama bacio.
B-A-C-I-O.
<< Genio si chiama bacio! >>
Ma che  fa ora legge pure nella mente.
<< Dettagli >>
<< Ed io sono Batman in gonnella >>
Ed ora spiegatemi perché me la sono immaginata davvero in versione Batman in gonnella.
Con i lunghi capelli legati in una coda alta, un top viola e nero aderente, la minigonna nera e viola con due file di balze che arriva a metà coscia.
Le calze a righe viola e nere, gli anfibi e un mantello viola scuro con il simbolo del pipistrello nero.
E poi, la mascherina nera in volto a celare la sua identità e un rossetto rosso sangue che le evidenzia le labbra carnose e…..
Frena i bollenti spiriti Davide.
Non è il caso di partire per la tangente ora.
<< Che c’è, Cat woman ti ha staccato la lingua? >>
No, sei tu in versione Batman con la gonna ad averla staccata e ad aver acceso altro.
Cancello questa risposta che il mio cervello ha partorito e cerco di uscire da questa situazione indenne.
<< Nooooo, riflettevo su come sarebbe esser figo essere un supereroe…comunque, dobbiamo ancora parlare >>
<< E che due palle! >> e si alza andando verso il cornicione  e mettendosi una mano sul fianco e l’altra in cielo.
<< Che fai, usi i tuoi superpoteri per volare via? >>
<< Cretino, Batman non vola, lui non è neanche un supereroe, è solo uno sfigato qualunque con un po’ di muscoli ed impaccato di soldi >>
Rido per questa sua uscita.
<< E allora che tenti di fare…? >>
<< Chiamare Goku e farmi teletrasportare via da qui…. >>
<<… e perché? >>
<<…. Bhè…>>
<< Allora? >>
<<….perché…>>
<< Perché? >>
<<…. >>
 
Elena POV
Perché…
Perché…
Perché…
Perché non voglio parlare di QUELLO ecco!
Come glielo dico che…che…
Non ce la faccio.
Non ci riesco neanche a pensarla una cosa del genere.
Quando l’ho fatto non ci ho nemmeno pensato, è successo e basta.
Ho seguito l’istinto.
E mi è piaciuto si, ma non dovevo farlo, non dovevo, non dovevo ,NON DOVEVO!
Ma volevo.
La mia vista si appanna per le lacrime che non mi ero accorta di star trattenendo, il respiro si fa un po’ più pesante.
Faccio scendere le braccia lungo il corpo.
<< Elena… >> interrompe così le mie elucubrazioni mentali con voce bassa e pacata << voltati >>
Non posso, non voglio, non deve vedermi così.
Io non piango mai, non l’ho mai fatto.
Perché ora?
Perché per una cosa così stupida?
Perché per lui?
Abbasso la testa e più con un sospiro che con una parola mormoro un ‘No’.
Lo sento avvicinarsi e farsi sempre più vicino.
Con una mano mi mette il cappuccio in testa e la tiene lì, l’altra sulla mia vita.
Perché mi sta abbracciando?
Non ti staccare
Perché ha preso a cullarmi?
Non lasciarmi sola.
Perché ha appoggiato la sua testa sulla mia spalla?
Vieni ancora più vicino
Cosa mi sta sussurrando vicino all’orecchio ora?
<< Non preoccuparti, sfogati pure,nessuno ti vede e nemmeno io, ci sono i capelli e il capuccio a proteggerti >>
Perché sei così gentile con me?
Perché non scappi come gli altri?
Eppure il mio carattere lo conosci.
Sei stupido per caso?
Sei sordo, cieco e insensibile a livello fisico?
Grazie di esserci.
Cosa mi stai dicendo ora?
<< Io ti amo >>
La mia bocca si muove da sola quando, a voce ancor più bassa di lui, rispondo ‘Anche io’
Piano scende, fino a farci sedere a terra, le sue braccia ancora avvolte intorno a me, la sua testa ancora sulla sua spalla.
Dopo un lasso di tempo, che a me pare infinito, mi rigiro nell’abbraccio, trovandoci finalmente faccia a faccia.
Faccio la stessa cosa che lui ha fatto a me.
Gli alzo il cappuccio in testa e poi lo abbraccio.
Ci fissiamo negli occhi.
Poi con la sua mano mi scosta i capelli che, bagnati dalle lacrima, mi si erano appiccicati alla faccia.
Avvicina il suo volto al mio, i nostri nasi si sfiorano, i nostri aliti si mischiano.
In sincrono chiudiamo gli occhi e ci avviciniamo ulteriormente facendo combaciare le nostre labbra.
All’inizio è solo un conoscerci, prendere confidenza con le labbra dell’altro.
Poi però, schiudiamo le labbra rendendo il bacio più profondo e appassionato.
Le nostre lingue si incontrano, i sapori si mischiano.
Una danza che non credevo neanche di conoscere.
Il tempo, le auto, il venticello, tutto intorno a noi si ferma.
Ora ci siamo solo io, Davide e questo bacio che sa di noi, di me e di lui….soprattutto di lui.
Ha un sapore dolce, zuccherino come le caramelle, ma più intenso.
E’ difficile da definire ma sostanzialmente sa di buono.
Noi due soli, sul tetto della scuola, nascosti ad occhi indiscreti con i cappucci delle felpe che creano un ambiente ancora più intimo, mentre ci baciamo.
Se me lo avessero detto qualche mese fa probabilmente li avrei malmenati per l’assurdità di questa cosa.
Ma devo dedurre che non sono la stessa di qualche mese fa…no?
Quando ci stacchiamo lui ha le guanciotte arrossate e gli occhioni verdi languidi.
<< Prima….quando ho detto quella cosa….mi hai sentito? >> mi chiede, non capisco il motivo, un po’ timoroso.
<< Si perché? >>
<< Perché pensavo di essermelo immaginato >> dice poi rompendo il contatto visivo abbassando i suoi occhi, ponderando la situazione.
Quando provo ad aprir bocca per chiedere delucidazioni mi afferra dietro la schiena e pianta le sue labbra sulle mie continuando a fissarmi.
Continua per un po’ e quando si stacca chiedo << e questo che significa? >>
Mi sfioro le labbra con due dita.
<< Che ora sei MIA >>
E sono sicura che dopo ciò, io sia arrossita.
 
 
 
 
 
L’angolo dell’autrice
*traduzione della frase per i non napoletani: Che giornata che è cominciata
 –Oui, sono di Napoli LOL- 
Non ve lo aspettavate questo aggiornamento vero? ;)
E contro ogni mia ipotesi a Roma ho portato il pc e c’è pure il wifi…..che dire, ho avuto un mazzo incredibile xD
Anyway, questo capitolo sembrerebbe la fine.
Insomma, tanto love, tutto zucchero e cuoricini, la situazione che si è calmata MA qualcosa trama la mia mente.
Aspettatevi…..una cosa…..
Basta spoiler u.u
Spero di aver fatto un buon lavoro, questo è in assoluto il capitolo più lungo che io abbia scritto fino ad ora O.O
Mi rendo conto che sia un po’ –moltissimo- stucchevole…ma dovevo far chiarezza sulla loro situazione u.u
Passando alle recensioni….6, ce ne sono ben 6 nello scorso capitolo, un record!
Mi fate commuovere grazie QwQ <3
Poiché non ho avuto tempo di rispondere lascio qua le risposte ;)

Haxeen_ : la tua è in assoluto la recensione più lunga di tutta la mia storia, complimenti xD
L’ho letta con piacere, e sono felice che la trama ti sia piaciuta.
E’ si, il personaggio di Elena è un po’ strano, molto lunatica, ma alla fine piena di soprese ;)
Per quanto riguarda i dialoghi che si ripetono, ti dirò, in certi casi mi sembrava opportuno affrontare la cosa da ambe due i punti di vista dei protagonisti.
Soprattutto se ti riferisci alla parte iniziale, tieni conto che lì sono tutti Flashback e che quella cosa di ripetere i dialoghi serve anche a far vedere come in molte occasioni i due si ritrovino a pensarla alla stessa maniera.
Cercherò comunque di non ripetermi C;
E per mia sfortuna non ho una beta, gli errori di ortografia sono dovuti al fatto che faccio tutto da sola e che quindi, anche rileggendo, a volte non mi accorgo degli errori ç___ç 
Inoltre grazie per la delucidazione sulla parola otaku, in effetti mi sono sempre chiesta di preciso chi fossero, cercherò quindi di non utilizzarla più a sproposito.
Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto ^^

Depadoll: Grazie mille per la recensione e per i complimenti, quando finirà questa storia probabilmente mi deprimerò ahahah è la mia piccolina **
Spero di vederti presto da queste parti.

Iamnotperfect :ti giuro che mentre scrivevo ho pensato a te e a come avresti reagito leggendo quel capitolo, sono felice che abbia sortito l’effetto sperato LOL

RebelVampire: wow sono felice che ti sia piaciuta così tanto e che tu sia riuscita ad immedesimarti in Elena, mi rende davvero contenta perché all’inizio, devo dire la verità, Elena era la mia fotocopia, di carattere, poi però ha cominciato a scostarsi un po’ da come sono, ma in linea generale mi sento rappresentata anche io da lei, quindi sono doppiamente felice di aver trovato qualcuno che si sente come me ;)

Simply Stardust: sono contenta dell’effetto che ti faccia, grazie mille per i complimenti e per la recensione ^^

Sonodolce: sei stata accontentata, ecco a te il nuovo capitolo fresco fresco di giornata.
Spero che anche questo sia di tuo gradimento C:
 
Ok, ho finito, fatemi sapere cosa ne pensate di questo qua ^^
Baci.
Rage & Love

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Capitolo 22
*** Capitolo 22 ***


P.s. Un capitolo un molto cruento, mi scuso se urterà la vostra sensibilità.
***Un mese dopo circa***
 
 
POV di uno sconosciuto (per il momento)
 
Scosto leggermente la tenda dalla finestra e affacciandomi vedo i due ragazzi abbracciati che sotto al portone di casa continuano a baciarsi.
Bastardi.
Non fanno che ricordarmi che anche io tempo fa avevo il mio amore, qui, fra le mie braccia.
Tutto spazzato via.
Tutto distrutto.
Come un castello di carte.
Solo.
Sono rimasto solo.
Da quando Eleonora se n’è andata sento un vuoto dentro.
Vado avanti per inerzia, senza un vero motivo.
Neanche più l’alcool mi aiuta ad annebbiare i sensi per non ricordarmelo.
Per aiutarmi a dimenticare.
E’ per questo che ho sentito il bisogno di provare altro.
Di provare qualcosa di più forte, un qualcosa con cui crearmi un mondo mio e magari stare meglio.
Dolore, solo dolore.
Sento solo questo.
Quanto tempo è passato ormai?
Tre anni?
Quattro anni?
Quanti?
Quanto tempo è che la mia Eleonora se ne è andata lasciandomi solo?
Se ne è andata per difendere quella vita che in un certo senso ha finito per allontanarla definitivamente dalla sua famiglia.
Una vita stupida ed inutile.
Che non fa altro che ricordarmi che una volta anche io amavo.
Che anche io una volta avevo tutto ciò che desideravo.
Un qualcosa che non tornerà più.
Una vita che non merita più di continuare.
Una vita che ora deve necessariamente terminare.
E come era allegra Eleonora quando scegliemmo quel nome per quella figlia che l’ha resa tanto allegra, quelle vita che ora io odio con tutto me stesso.
Elena.
Un nome così simile al suo, anche lei è così simile alla madre, anche per questo la odio così tanto.
Perché me la ricorda sempre.
Stronza.
La mio Eleonora non tornerà mai.
Vedo i due ragazzi staccarsi, la ragazza entra nel palazzo.
Do l’ultimo sorso alla bottiglia di vodka che ho in mano e la butto per terra.
Al tocco del pavimento la bottiglia si frantuma, spargendo vetro rotto su tutto il pavimento.
Dei passi, un rumore di corsa.
Il rumore di chiavi che entrano nella serratura.
Il classico click di quando una porta si apre.
Mi brillano gli occhi.
Bentornata a casa  Elena.
 
 
 
Davide POV
 
<< Andiamo a casa? >> chiedo dolcemente ad Elena.
<< Si >> risponde lei stranamente  dolce.
Le prendo la mano in un gesto automatico e quando stringo di poco la presa lei se ne accorge, comincia a fissarle e poi << Anche la manina no, ti prego >>
Abbasso anche io lo sguardo sulle nostre mani e non nascondo la mia delusione quando dice ciò.
<< Ma perché no? >> cantileno con voce da bambino.
<< Perché è imbarazzante! >>
E a passo svelto supera il cancello della scuola e si dirige verso quella che so essere la strada di casa sua.
La raggiungo in fretta, camminando guardandomi i piedi.
Ma perché non le va mai bene nulla?
Il mio era solo un gesto d’affetto!
A volte mi chiedo se stiamo davvero assieme.
In questo mese ogni volta che provavo a farle capire quanto per me contasse o facevo un gesto d’amore per lei se ne usciva con ‘Ma sei scemo?’ ‘Non qui, che qualcuno ci può vedere!’ ‘Non c’è l’atmosfera’ ‘E’ imbarazzante!’ e la lista potrebbe continuare a lungo.
Cerco di non pensarci, ma più ci provo più nella mia mente si formano domande.
E se non mi ama davvero?
Se si è resa conto che non prova nulla per me e vuole lasciarmi?
E se….
Ed i miei pensieri vengono interrotti da due delle sue dita che afferrano due delle mie.
Guarda avanti ed i capelli le coprono un po’ il  viso, però con la coda dell’occhio lo vedo che è arrossita.
E’ sempre così con lei.
Non ti da mai soddisfazioni, non si lascia mai scalfire, non vuole che le si dimostri nulla e poi è lei a fare il primo passo, anche se minimo.
Piano piano le dita aumentano.
Adesso non ci teniamo solo mano nella mano, adesso le nostre dita sono intrecciate.
Un’altra cosa che ho capito di lei è che le cose  troppo dirette, soprattutto in ambito sentimentale, la spaventano un po’.
E’ maledettamente timida su queste cose anche se a vederla non si direbbe.
Dura fuori e morbida dentro.
Dio…..perché ci vedo un doppio senso incredibile in tutto questo?
Bhà lasciamo perdere.
Un passo dopo l’altro, il sole mite che ci accarezza la pelle, ed in breve siamo sotto casa sua.
Sale i tre gradini che portano al portoncino, io ne salgo solo due.
Il sole decide di illuminarle il volto, facendo apparire la sua pelle ancora più bianca ed esaltando incredibilmente i suoi occhi ed i suoi capelli.
Entrambi infatti, colpiti dal sole diventano più chiari.
I suoi occhi brillano, sono davvero stupendi, starei ore a guardarli, quel loro color nutella al sole diventa un palissandro brillante, sembrano quasi ramati.
Anche i suoi capelli hanno il medesimo cambiamento, solo che, essendo castani chiari, assumono molte sfumature ramate, quasi bronzee.
Insomma, per quanto se ne dica, i suoi occhi ed i suoi capelli non sono per nulla comuni.
Forse ad occhi ignoranti può essere così, ma a me non sfugge.
A me sembrano il coronamento perfetto di un’altrettanta perfetta bellezza.
Un lieve brezza le fa svolazzare i capelli della parte destra.
Esaltandone la lunghezza, la leggerezza e facendomi venir voglia di passare una mano attraverso e tastarne la morbidezza.
Lievemente mi sorride e io sorrido a lei, mi chiedo cosa stia pensando.
Poi, alzandosi sulle punte, mi butta le braccia al collo e mi bacia con trasporto e passione.
Ricambio senza esitare, ormai troppo sicuro di me per sapere di poter sbagliare.
Le mie braccia, a differenza delle sue, si posizionano alla  base della sua schiena, permettendomi di stringermela addosso.
Certi momenti, avrei voglia di stringerla così forte da farla fondere con me e stare uniti in un sol essere.
Cerco di farle capire tramite questo piccolo gesto quanto io la ami e quanto sarei perso senza di lei.
La stringo a me molto forte, forse troppo, ma lei non si lamenta anzi, fa lo stesso con me facendo aderire ancora di più le nostre labbra.
Ci stacchiamo per respirare e poi dice << Allora ci vediamo più tardi per studiare? >>
<< Oui mon cher >> e le sorrido di sbieco.
<< Giuro su quei santi dei Green Day che, se non la smetti di essere così smieloso, ti tiro un calcio la sotto…e fidati, so quanto può far male un mio calcio. >>
Mi stacco da lei a sentire quella minaccia, lo so anch’io quanto fa male un suo calcio.
<< Ma awa! Che ti ho fatto di male? >>
<< Awa? Cos’è adesso fai pure i versi? Io lo dico che sei un labrador giocherellone ma tu non mi dai retta! >> alza gli occhi la cielo con un’aria palesemente scocciata.
<< Forza torna a casa, la strada di casa te l’ho insegnata, ci vediamo alle cinque! >>
Mi da un veloce bacio a stampo ed entra nel palazzo.
Faccio come dice, ma dal momento in cui mi bacia sento una strana sensazione.
Mi sento inquieto, come se dovesse accadere qualcosa.
Già, ma cosa?
Perché mai?
Proprio ora che tutto va come vorrei?
Mannò Davide, vedi che non succede proprio nulla.
E scuoto la testa per scacciare questi pensieri, la sensazione però persiste.
Meglio andare a casa e farsi una bella doccia!
 
 
 
Elena POV
 
Le nostre mani intrecciate sono troppo!
Sento il cuore in petto che va ad una velocità supersonica.
Le sue mani grandi sono morbide, ma si vede che sono quelle di un uomo.
Sono dolci con me, gentili, mi trattano come se fossi fatta di cristallo.
Sono mani curate, con unghie corte per suonare il basso.
Le sue mani sono sempre calde a differenza delle mie sempre ghiacciate.
E’ un contatto molto intimo anche se semplice e non avrei mai creduto che mi sarebbe potuto piacere.
Certo non mi sembra il massimo mettersi a fantasticare sulle mani di qualcuno, però con lui è una sorpresa continua, è come se scoprissi tutto per la prima volta.
Arriviamo sotto casa mia senza neanche che io me ne accorga.
Passiamo un buon quarto d’ora a scambiarci baci,salive e parole sotto il mio portone e quando ci stacchiamo sento già che mi manca.
Buffo da dire vero?
Io che non sento mai la mancanza di nessuno poi.
Lo guardo, il sole che ha deciso di colpire la sua pelle diafana.
Sembra strano, ma con il cambiare del tempo cambia anche il suo aspetto.
Adesso per esempio, i suoi occhi sembrano ancora più verdi del solito, il sole che li colpisce di sbieco.
Sono vivi e allegri.
I suoi capelli corvini che riflettono un po’ la luce, le sue labbra rosee e carnose che mi sorridono, mostrandomi i denti bianchi dietro.
E’ bello il mio ragazzo.
Tanto bello.
E mi meraviglio di non essermene resa conto prima di adesso.
O forse l’ho fatto a livello inconscio?
Altro bacio e poi vado via.
Salgo a due a due le scale del palazzo.
Il sorriso che persiste sulle mie labbra.
Cosa potrebbe andar storto ora?
La mia vita è fantastica!
Apro tutta contenta la porta di casa.
Vicino alla finestra vedo mio padre che non si disturba neanche a salutarmi.
Poco importa, tanto non lo avrei salutato comunque.
Chiudo la porta e muovo dei passi per andare in camera mia ma vengo bloccata da lui che mi afferra il braccio destro.
Si mette davanti a me e comincia a stringere, anzi no, a stritolarlo.
Fa male si, ma non per questo gli do la soddisfazione di sentirmi gemere di dolore.
<< Che vuoi? >> sputo acida verso di lui e guardandolo negli occhi.
Faccio per staccarmi il suo braccio di dosso ma lui mi afferra anche l’altro.
<< EHI! Lasciami! >>
Mi divincolo, ma serve a poco, è più forte di me per quanto mi costi ammetterlo.
Per le braccia tira il mio busto verso di se e poi mi da un potente ginocchiata alla bocca dello stomaco.
Gemo per l’immenso dolore e comincio a tossire e sputare sangue e saliva.
La nausea che comincia a farsi sentire.
Mi accascio a terra, piegata su me stessa per il dolore.
Mi tengo lo stomaco con le mani e continuo a tossire.
Arrivano altri calci, allo stomaco e alle costole.
Respirare sta diventando doloroso.
Sento che ai calci si stanno aggiungendo dei pugni.
Mi colpisce ovunque e poi ne tira uno sullo zigomo destro che si rompe e comincia a sanguinare, come il mio labbro inferiore.
La vista si annebbia, la nausea sale e mi sento svenire.
Con delle forze che non credevo neanche di avere, riesco ad evitare qualche pugno e qualche calcio.
Mi alzo in piedi, ed incurante del sangue  e del dolore cerco di correre verso la mia camera.
Ma sono troppo debole.
Con un calcio dietro la gamba sono di nuovo a terra, i sensi che mi abbandonano.
Sento poi qualcosa di appuntito che mi trafigge il braccio destro ed un qualcosa di caldo che ne fuoriesce.
Apro di poco gli occhi e metto a fuoco che è un pezzo di vetro quello che mi ha tagliato il braccio, provocandomi un taglio abbastanza lungo e profondo.
Merda.
Però potrebbe tornarmi utile.
Provo ad afferrare un pezzo di vetro abbastanza grande ed utilizzarlo come arma, ma i miei arti non rispondo e sono sicura che sono stata anche bloccata a terra da qualcosa….o qualcuno.
Guardo sopra di me, in effetti vedo mio padre che in mano ha un pezzo di vetro e con sguardo sadico mi lascia tanti tagli sullo stomaco e la pancia.
Non urlo di dolore, non ne ho la forza.
Già respirare è complicato, figurarsi sprecare aria per urlare.
Poi quando penso sia finita sento un dolore più forte ed intenso alla gamba destra.
Lo vedo spingere con cattiveria un pezzo di vetro abbastanza gande dentro di essa.
Il jeans ormai lacero è completamente ricoperto di sangue, del mio sangue.
Lancio un urlo muto e spalanco gli occhi per il dolore.
L’aria che non arriva ai polmoni.
La nausea che è aumentata a livelli atroci, il mal di testa che mi perfora il cranio.
Un ultimo colpo allo stomaco e……
 
 
 
Davide POV
 
Sono le sei dannazione!
Eppure lei aveva detto alle cinque!
Al cellulare non risponde.
Sul computer non riesco a contattarla.
E se le è capitato qualcosa?
Senza neanche pensarci corro fuori casa.
Prendo il telefono riprovo a chiamare Elena ma nulla.
L’ansia e la paura che le sia potuto succede qualcosa sale.
A metà strada, mi viene in mente che se arrivo la e trovo la porta chiusa non potrò entrare.
E cosa faccio se è così?
Prendo di nuovo il telefono e chiamo l’unica persona che forse in questo momento può aiutarmi.
 
Carla POV
 
Il cellulare sulla mia scrivania suona.
<< Pronto? >> dico senza aver controllato il mittente della chiamata.
<< Carla sono Davide! >>
<< Davide che hai? La tua voce è  strana…è successo qualcosa? >>
<< Ho paura che sia accaduto qualcosa ad Elena, dovevamo studiare insieme ma non è venuta, al telefono non mi risponde.Ti prego dimmi che ti ha chiamato! >>
<< No non mi ha chiamato. Tu dove sei? >> dico allarmata.
<< Sto andando da lei, ma non so se posso entrare. Tu hai le chiavi? >>
<< Davide comincia ad andare, arrivo subito! >>
E chiudo la chiamata.
Merda!
Vi prego, ditemi che non è quel che penso, ditemi che non è quel che penso, DITEMI CHE NON E’ QUELCHE PENSO!
Corro fuori di casa cercando di essere il più veloce possibile.
Meno male che Elena tempo fa mi diede una copia delle sue chiavi di casa in emergenza.
Spero di fare in tempo, ho una brutta sensazione.
 
 
Davide POV
Quando arrivo vedo Carla che corre nella mia direzione tutta trafelata.
La brutta sensazione di qualche ora fa è diventata insistente.
Ho paura.
Ho una paura fottuta.
Spero sia solo una sensazione ma è troppo forte e reale per essere solo una mia suggestione.
Di fretta Carla apre il portone, prendiamo l’ascensore ed una volta arrivati prendiamo un grosso respiro ed apriamo la porta.
Lo “spettacolo” che si mostra davanti ai nostri occhi è agghiacciante.
C’è vetro sparso ovunque, vetro sporco di sangue.
La borsa di Elena gettata malamente a terra un po’ oltre la porta.
Macchie di sangue ovunque, bottiglie di vetro rotte, altre mezze piene, puzza di fumo.
Una figura piccola priva di sensi accasciata sul pavimento in un lago di sangue.
I miei occhi si riempiono di lacrime nel riconoscere quella figura.
Mi getto sul suo corpo cercando di svegliarla.
Sento il suo lievissimo respiro, il suo cuore sembra immobile ma appoggiandole l’orecchio al petto lo sento il battito.
Debolissimo ma c’è.
Non c’è neanche bisogno che io parli con Carla, sta già chiamando l’ambulanza e subito dopo la polizia.
Resisti Elena ti prego, cosa faccio senza di te poi?
La chiamo, sperando si svegli, ma tutto ciò che ottengo è un mugolio agonizzante ed intriso di dolore.
Carla va in bagno a prendere un asciugamano ed una bacinella per detergerle almeno in parte il sangue.
Si leva un urlo.
<< AAAAAAAAAAAAAAAAAAAA DAVIDEEEEEEE! >>
A mala voglia mi stacco da Elena e corro verso  Carla e quando arrivo sulla porta del bagno vedo un scena raccapricciante.
Un uomo, che avrà avuto sui quarant’anni circa, nella vasca da bagno, ricoperto di sangue, la testa piegata all’indietro e la bocca spalancata per il dolore.
Il braccio fuori dalla vasca con le vene del polso sinistro tagliate.
La lametta per terra che galleggia in un ennesimo bagno di sangue, non di Elena stavolta.
Vorrei urlare ma il fiato mi muore in gola.
Mi limito a coprire gli occhi a Carla e a portarla via piano piano.
Elena ha bisogno di noi.
Con l’asciugamano che Carla è riuscita a prendere faccio delle bende.
Le stringo più che posso attorno alle ferite di Elena per riuscire a rallentare l’emorragia.
Spero che basti, i soccorsi stanno arrivando.
Quando dopo pochi minuti i paramedici arrivano caricano velocemente Elena su una barella e la portano via chiedendo cosa sia successo.
Non lo so non lo so.
E’ tutto troppo….troppo…assurdo.
Perché questo?
Perché ad Elena?
Perché ora che andava tutto bene?
Non ce la faccio più, scoppio in un pianto triste, doloroso e convulso.
Non andare Elena, non lasciarmi solo, non tu, non di nuovo, non di nuovo!
Perché tutti quelli a cui voglio bene prima o poi vanno via?
Perché?
 
 
L’angolo dell’autrice
Sono un cattiva persona.
SONO UNA CATTIVA PERSONA.
SONO.UNA.CATTIVA.PERSONA.
Manco per molto tempo e poi scrivo….questo Q.Q
Avete tutto il diritto di mandarmi a fanculo e odiarmi. T-T
*se ne va per evitare di essere colpita da asce, mazze e oggetti contundenti*
Rage & Love

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Capitolo 23
*** Capitolo 23 ***


Davide POV
 
Il viaggio sull’ambulanza pare interminabile.
I paramedici cercano di tenere almeno semicosciente Elena.
Ha perso molto sangue, hanno detto che se avessimo tardato di qualche altro secondo probabilmente non ce l’avrebbe fatta.
Per l’uomo nella vasca da bagno non c’è stato nulla da fare.
Era già morto quando siamo arrivati.
Si è inferto una ferita mortale.
Bastardo fino in fondo.
Prima la picchia e poi non ha neanche la decenza di farsi sbattere in prigione.
Bastardo, stronzo e pure vigliacco.
Ecco cos’era.
Sono del tutto certo che fosse il padre, da quel che so Elena viveva ancora con lui e spesso l’aveva picchiata.
Non credevo che sarebbe arrivato a tanto.
Ma la cosa più assurda è….come ha potuto farlo?
Insomma è la figlia porca miseria!
LA FIGLIA!
E se fosse stata un’estranea l’avrebbe sventrata  o cosa?
Che poi, con Elena ci è pure andato vicino  visti i numerosi e non insignificanti, tagli sullo stomaco e la pancia.
Stringo la mano  alla mia ragazza che sembra rilassarsi un poco  al contatto.
Dura solo una manciata di secondi però, perché torna a contrarre il viso in una smorfia di dolore puro.
Il mezzo sfreccia veloce fra le auto, con il rumore assordante della sirena blu ad annunciare il suo arrivo.
Al suo passaggio le auto si aprono proprio come se stesse passando un santo.
Ringrazio il cielo di ciò perché, di sicuro, ci farà arrivare prima all’ospedale.
Sento Elena lamentarsi più sommessamente di prima, ma non perché senta meno dolore.
<< Elena? Oi?! Ti prego resta sveglia, non addormentarti ed ascolta la mia voce! >> le do qualche buffetto piccolino sulla guancia, giusto per creare più contatto.
Mugugna ancora, ma non si decide a rispondermi o ad ascoltarmi.
All’improvviso il numero di battiti cardiaci segnalati sul monitor comincia a scendere velocemente.
Un paramedico mi fa allontanare, l’altro prepara le piastre per la defibrillazione.
No Elena, non puoi farmi questo.
Ti prego reagisci.
Elena…cosa faccio senza di te?
Non mi puoi abbandonare!
Non così!
Non in questo modo orribile!
Combatti, non lasciare che quello stronzo l’abbia vinta!
So che ce la puoi fare.
Non eri tu quella che si vantava della sua forza?
Bene, è il momento di metterla in atto!
E mentre penso questo, cercando di trasmetterle i miei pensieri, i paramedici cominciano a defibrillare.
<< Libera! >>
Giù la prima scossa.
Non è servito.
<< Libera! >>
Giù seconda scossa.
La discesa dei battiti continua.
Terza scossa.
La discesa si arresta e ricomincia una lenta salita.
Intanto l’ambulanza frena bruscamente.
Le porte vengono aperte e la barella con Elena sopra viene portata d’urgenza dentro l’ospedale.
Viene annunciata con un codice rosso.
Con un pallone ambu cominciano ad aiutarla con la respirazione.
Data la difficoltà a respirare temono che una costola rotta le abbia potuto forare un polmone.
Spero con tutto me stesso non sia così.
Provo a seguirli, ma non essendo un parente, né tanto meno un addetto autorizzato. mi ritrovo a dover aspettare fuori.
Un’angoscia tutta nuova si fa strada in me.
Porta con se paura, senso di devastazione, spossatezza, vuoto e stanchezza.
Un mix micidiale che mi prosciuga tutte le forze vitali.
Carla arriva poco dopo accompagnata dalla madre.
Ha il fiatone e appena mi è abbastanza vicina per non urlare  chiede allarmata << Lei dov’è? >>
<< Dentro >> dico atono io << Codice rosso >> specifico subito dopo.
La vedo sbiancare e sedersi pesantemente su una sedia della sala d’aspetto.
Non mi sono mai piaciuti gli ospedali.
Men che meno in una situazione del genere.
Non doveva andare così.
Ma perché l’ho lasciata sotto casa e non siamo andati direttamente da me?
E’ colpa mia, se mi fossi offerto di accompagnarla sopra o anche solo qualche altra cosa, tutto ciò non sarebbe successo.
Ed ora mi trovo a dover combattere con questa situazione, che non sono neanche certo di riuscire a sopportare.
Mi sposto dal centro del corridoio in cui sono e mi lascio cadere pesantemente su una delle sedie messe li apposta.
Poggio i gomiti sulle ginocchia, la testa fra le mani e silenziosamente comincio a piangere.
Lacrime amare, lacrime dolorose, semplicemente, lacrime per lei.
Carla mi si siede affianco, sfinita pure lei.
Stoicamente non piange ma anzi prova a rincuorarmi nonostante sia spaventata quanto me.
<< Vedrai che ce la farà, è forte la nostra Elena >> mi dice con voce tremula, come se neanche lei ci credesse più di tanto.
Non rispondo, non ne ho la forza.
Con gli occhi annebbiati dalle lacrime guardo il pavimento sotto di me.
Alcune lacrime cadono per terra, altre sulle guance, altre si insinuano dentro il collo della maglia.
Non ci bado, non m’importa come posso apparire da fuori.
Per una volta nella mia vita il mio aspetto è l’ultima cosa a cui darei importanza.
Tutto ciò che conta è che ora Elena torni da me, magari acciaccata, ma per la miseria!
Deve tornare qui!
Non può andare così, non DEVE andare così!
Dopo tanta fatica per conquistarla, tanta sofferenza perché, diciamocelo, è stata stronza senza volerlo…io più di lei e forse intenzionalmente.
Ora che l’ho trovata non voglio perderla….impazzirei senza di lei!
Una volta mi dissero che non si può parlare di vero amore a 16 anni.
Io dico che è una gran puttanata, il mio stato lo dimostra in pieno.
Se non è amore questo attaccamento quasi morboso verso una persona estranea che fino a neanche quattro mesi fa conoscevo, cosa potrebbe mai essere?
Lascio che i miei pensieri scorrano senza sosta.
Approdano tutti su lidi molto diversi.
Prima ci siamo io ed Elena su una spiaggia dalla sabbia finissima, il mare cristallino, le palme ed un tramonto.
Poi lo scenario cambia, stavolta siamo in montagna.
Neve, bianca e immacolata.
Giochiamo come dei bambini a rincorrerci con gli slittini e poi battaglia con le palle di neve.
Ridiamo e c’è lei che urla ‘Avanti brutto idiota, mira bene!’
Ce la vedo proprio che dice così.
Un piumino bianco addosso, gli scarponi da neve abbinati e la salopette nera.
Quasi sorrido…..quasi.
La neve improvvisamente diventa rossa.
Io corro in contro ad Elena ma lei è sempre più distante e continua a chiamarmi.
Corro fino a quando non sparisce davanti a me, fino a quando non inciampo e la sua figura diventa invisibile.
Troppo lontana per essere raggiunta.
Io in ginocchio sulla neve, solo, in mezzo ad una baita di montagna.
Il freddo vento che mi penetra le ossa.
Piano, calde lacrime escono dai miei occhi, facendomi riprendere da una fantasia che purtroppo non è molto lontana dalla realtà.
Sento l’improvviso bisogno di correre ed urlare e fare a pezzi qualcuno o qualcosa.
Mi alzo di scatto dalla sedia su cui ero crollato prima e corro il più veloce possibile verso un’uscita per prendere un po’ d’aria.
Senza rendermi conto di dove vado, arrivo in un parchetto dietro l’ospedale, messo lì per far prendere una boccata d’aria ai pazienti che non sia solo infetta di farmaci.
La corsa diventa un passo veloce, poi uno regolare ed infine lento, come se sentissi il peso della mia esistenza gravarmi improvvisamente sulle spalle, come se avessi tanti anni di più e non solo sedici.
Le mie mani finiscono nelle tasche della felpa, in un gesto automatico.
Ci trovo dentro l’ipod.
Sorrido.
Sembra strano, ma ogni volta che sto male la musica mi viene in aiuto.
L’ipod si presenta sempre nei momenti più neri.
Sempre pronto a farmi ascoltare qualche nota di conforto che rappresenta appieno il mio stato d’animo.
Metto gli auricolari poi premo il tasto della riproduzione casuale.
La musica mi avvolge.
Una canzone dolce amara che però, stavolta, solo in parte rappresenta il mio stato d’animo.
 

I tear my heart open, I sew myself shut
E ho aperto il mio cuore, l’ho tirato fuori solo per te, ma da solo non posso curare le sue ferrite
My weakness is that I care too much
La debolezza è davvero il mio punto debole, o forse sei tu?
And my scars remind me that the past is real
Le mie ferrite sono invisibili, ma ci sono e mi ricordano costantemente cosa vuol dire essere abbandonati quindi non farlo anche tu…ti prego.
I tear my heart open just to feel
Ho strappato fuori il mio cuore solo per farti  sentire il mio amore.
Per farti sentire che Ti amo.
Drunk and I'm feeling down
Senza di te mi sento giù
And I just wanna be alone
Meglio essere soli che senza di te
I'm pissed cause you came around
All’inizio credevo di non gradire la tua presenza…mi sbagliavo.
Why don't you just go home
Si, che ne dici se torniamo a casa…insieme stavolta.
Cause you channel all your pain
And I can't help you fix yourself
Non posso aiutarti a guarire, non saprei come fare
You're making me insane
Tu non mi farai diventare pazzo, io lo sono già
All I can say is
Ti amo.

 
 
La canzone continua, ma i miei pensieri si sono ormai bloccati.
Sento solo
I'm drunk and I'm feeling down
And I just wanna be alone
You shouldn't ever came around
Why don't you just go home?
Cause you're drowning in the water
And I tried to grab your hand
Se solo non ti avessi incontrata.
Magari ora starei meglio.
Magari non starei come un coglione in mezzo a questo parco, con gli occhi lucidi e il cuore in frantumi a pensare che, dannazione, la persona a cui tengo di più al mondo è al contempo così lontana e così dannatamente vicina!
Maledetto me che mi sono innamorato.
E maledetto sia anche quel coglione che ti ha fatto ciò.
Torno dentro.
Il cielo si è ormai fatto scuro.
Forse tra poco avremo qualche notizia.
 
***Circa un’ora e mezza dopo***
 
E da molto ormai che il mio cervello ha smesso di ascoltare questo baccalà col camice bianco ,gli occhiali tondi e con una stupida cartellina di plastica rigida in mano.
Recepisce solo le parole ‘trauma cranico’ ‘coma’ ‘qualche ora o diversi giorni’ ‘costola rotta’ ‘costole incrinate’ ‘molti punti’ ‘tanto sangue’.
Guardo allibito davanti a me e queste parole vorticano velocemente nella mia testa.
Ditemi che non è vero.
Ditemi che non sta accadendo a me.
<< Posso vederla? >> le parole escono spontaneamente dalla mia bocca.
<< Ma certo ragazzo >>
Entro nella stanzetta riservata ad Elena.
Il dottore rimane alle mie spalle.
<< Può lasciarmi da solo con lei per un po’? >>
<< Va bene, per qualsiasi cosa c’è un tasto vicino al letto, lo prema se le serve aiuto, un infermiere arriverà da lei per qualsiasi cosa >> e va via chiudendo la porta.
Carla e la madre sono fuori che aspettano il loro turno per entrare, entrambe sconvolte.
Vado vicino al letto della mia mora, non bado neanche a sedermi.
Le prendo  un mano con la mia e con l’altra le accarezzo una guancia.
<< Che ti ha fatto quello stronzo? Come ha osato far del male alla mia ragione di vita? Come? >> le sussurro con la voce un po’ rotta dai singhiozzi.
Le accarezzo  col pollice il dorso della mano.
E’ stesa supina nel letto, il battito regolare segnato dalla macchina, una flebo di fisiologica attaccata al suo braccio destro.
Di bende non ne vedo, ma sono certo che ce ne siano, e anche parecchie.
Così stesa, con gli occhi chiusi e il volto calmo –finalmente non più contratto in una smorfia di dolore- sembrerebbe addormentata.
Ma so che non è così.
So che non è come sembra e so che la situazione è più grave del previsto.
E se non dovesse svegliarsi?
Cosa farei dopo?
Nulla.
Ecco cosa farei.
Vivrei per inerzia al massimo, oppure mi suiciderei.
Stringo un po’ di più la sua mano calda, per convincermi che lei c’è ancora, che è viva e che presto tornerà da me.
Perché sarà così, vero?
Mi siedo su una sedia che era li vicino al letto e continuando a stringere la mano di Elena, piango, sfogandomi di tutto il dolore e la sofferenza e scivolando senza accorgermene in un sonno profondo.
 
 
 
 
 
L’angolo dell’autrice
Non ci crederete mai….guardate che ho trovato! –cioè, ha trovato mia sorella maaa….dettagli xD-
Image and video hosting by TinyPicDavide versione anime asdfghjklkjgfds, è fighissimo ora posso morire in pace *w* -no non posso se no poi non saprete mai come andrà a finire tra questi due UwU-
Allooora, la scuola sta per ricominciare –disgrazia ç__ç-
Elena è in coma –disgrazia il ritorno-
Io ci ho messo un’infinità ad aggiornare perché questo capitolo è stato dannatamente difficile CwC –disgrazia la vendetta-
Ho avuto un sacco di dubbi mentre scrivevo e continuavo a chiedermi ‘Ma sarò in grado di descrivere questa situazione?’
La mia risposta ad ora?
No, non ne sono capace e questo capitolo lo dimostra.
Spero solo che sia come minimo credibile :’C
Ringrazio le 7 favolose persone che mi hanno recensito il capitolo precedente…siete adorabili *w*
A presto (si spera)
Rage & Love
p.s stavolta per la mia storia sono andata a disturbare i Papa Roach e la loro Scars  ^^. (ecco il link per ascoltarla http://www.youtube.com/watch?v=qjahYOn7rmQ)

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Capitolo 24
*** Capitolo 24 ***


Davide POV
 
Quando riapro gli occhi è appena mattina.
La luce del sole filtra attraverso le tendine della finestra.
Sono un po’ stordito dal sonno perché non mi rendo subito conto di NON trovarmi in camera mia e della ‘cosa’ calda che stringo tra le mani.
Abbasso gli occhi sulla sopracitata cosa e vedo due mani.
Una mia, l’altra della ragazza stesa sul lettino che dorme e…
La consapevolezza di quel che è accaduto meno di ventiquattro ore prima mi investe con la stessa intensità che avrebbe un camion in piena corsa.
Elena è qui.
In un ospedale, in coma, viva ma in coma.
Tutto a causa di quello stronzo!
Mi alzo di scatto in piedi, lasciando la mano della mora.
Non so che ore sono, non so se l’orario visite è già cominciato, so solo che faccio una gran confusione con la sedia e sento un dolore lancinante alla schiena a causa della scomoda posizione in cui ho dormito.
Non m’importa.
L’importante è che ora Elena si svegli.
Le afferro la spalle e la scuoto chiamandola.
<< Elena….Elena…..Elena dannazione svegliati! >>
L’idea che io le possa causare dolore o altri effetti collaterali non mi sfiora neanche l’anticamera del cervello.
Continuo fin quando non vengo fermato, delicatamente, da ‘una forza di causa maggiore’ conosciuta dal mondo col nome di Carla.
Piano stacca le mie mani dalle spalle dell’amica sussurrando << Non così Davide, rischi solo di farle del male >>
I miei occhi si inumidiscono << Se non così allora come…COME?! Come posso aiutarla? Lei deve tornare non può lasciarmi qui da solo! >>  è l’egoistica frase che esce rotta dai singhiozzi dalla mia bocca.
E’ da egoisti si, ma alla fine è così sbagliato desiderare che la persona amata torni indietro da noi?
Io penso che dopotutto non sia così sbagliato, ma anzi, se quella persona ricambia dobbiamo far tutto ciò che è in nostro potere per farla tornare.
<< Su su, calma, un modo lo troveremo, solo….non così >> e detto questo da un bacio ad Elena ed esce fuori dalla stanza.
Che come me non sia proprio andata a casa la notte scorsa?
Aveva l’aria stanca e scombussolata, triste, di chi ha perso qualcuno di molto caro, indispensabile.
Col volto bagnato di lacrime mi dirigo al piccolo bagno della stanza.
Sciacquo con acqua fredda il mio viso, la matita che da sbavata adesso è completamente scomparsa.
Mi asciugo volto e mani ed esco di nuovo dal bagno.
Controllo l’orologio.
Le 7:45
In teoria potrei anche andare a scuola, da qui a casa mia ci vogliono due minuti e se quei tizi con cui abito non sono ancora a lavoro uno strappo potrebbero darmelo.
Ma non credo riuscirei ad essere attento, non voglio lasciare Elena, soprattutto ora.
Vero anche, che un distrazione non mi farebbe male, ma proprio non ce la faccio.
Non ora almeno.
Forse più in là.
Mi risiedo sulla sedia.
Appoggio le braccia incrociate sul letto di Ele e la testa sopra di esse.
Rimango così, a guardarla.
Ad osservare la bellezza di quel viso tondo e candido che tanto amo e che ora sembra solo addormentato.
Peccato non sia solo un banale sonno.
Sciolgo l’incrocio delle mie braccia, una la tengo appoggiata sul letto in modo da tenervi la testa sopra, l’altra l’allungo al suo viso per saggiare sotto  i polpastrelli la consistenza ed il calore di esso.
E’ così morbido e liscio.
Caldo.
Mi chiedo se senta questo contatto.
 
***Quella stessa sera***
Ho passato la giornata inerme su questa sedia, a cercare in qualche modo di comunicare con Elena.
Accarezzandola, parlandole, accendendo la piccola tv qui in camera.
Inutile dire che non sia servito.
L’ho passata nella più completa solitudine, eccetto quando sono arrivate Carla, la madre e il padre e poi un infermiere venuto a cambiare la flebo di fisiologica che mi hanno chiesto come stessi.
Completamente solo.
Chiudo la finestra ed istintivamente porto le mani alle tasche.
Sorrido, forse per la prima volta nelle ultime ventiquattro ore.
Mi ero dimenticato di averlo in tasca.
Lo scruto un po’…..che abbia il potere di sentire i miei stati d’animo?
Mavvà, guarda che scemenze vado blaterando.
Poi ho un’illuminazione.
Guardo l’ipod spento, guardo Elena ed alterno così il mio sguardo.
Poi, dalla finestra vicino alla quale mi trovo, mi accosto al letto.
Srotolo lentamente le cuffie e le infilo alla mia ragazza.
Accendo l’apparecchio e scorrendo tra le varie canzoni ne trovo una in particolare che trovo perfetta per questo caso.
 
If I keep holding out
Will the light shine through?
Under this broken roof
It's only rain that I feel
I've been wishin' out the days
Oh oh oh
Come back
I have been planning out
All that I'd say to you
Since you slipped away
Know that I still remain true
I've been wishin' out the days
Please say that if you hadn't have gone now
I wouldn't have lost you another way
From wherever you are
Oh oh oh oh
Come back
And these days, they linger on, yeah, yeah
And in the night, I've been waiting for
A real possibility that I may meet you in my dreams
I go to sleep
If I don't fall apart
Will my memory stay clear?
So you had to go
And I had to remain here
But the strangest thing to date
So far away and yet you feel so close
I'm not going to question it any other way
It must be an open door for you
To come back
And the days they linger on, yeah
Every night I'm waiting for
The real possibility that I may need to end my pain
Sometimes you're there and you're talking back to me
Come the morning I could swear you're next to me
And it's ok
It's ok, it's ok
I'll be here
Come back, come back
I'll be here
Come back, come back
I'll be here
Come back, come back
Oooooooo
Oooooooo
Oooooooo
Oooooooo
 
 Sorrido lievemente e con sguardo innamorato verso la figura addormentata.
Spero che il mio messaggio sia arrivato.
 
***Il giorno seguente***
 
<<….. Gliel’ho detto, non sappiamo quando si sveglierà! Il trauma cranico non era grave, ma è comunque difficile stabilire  in quanto si sveglierà e SE si sveglierà >> mi  ripete per le decima volta da stamattina il medico.
Lo sto odiando profondamente.
Non fa che ripetere sempre la stessa cosa!
Possibile che non ci sia un modo per interagire con lei se non parlare e basta?
<< Bisogna provare con stimoli esterni. In diversi casi è successo che se i pazienti in coma venivano a contatto con qualcosa a loro molto gradito si siano risvegliati. Ora se non le spiace devo finire il mio giro di controlli mattutino. >> e detto questo se ne va, lasciandomi di nuovo solo in stanza.
Stimoli esterni?
Tipo?
Ho provato di tutto!
Toccarla, parlare, farle ascoltare della musica!
Sgrano gli occhi e compiaciuto da quel che ho pensato schiocco le dita.
Idea!
Recupero tutti i miei oggetti, do un bacio sulle labbra ad Elena e le sussurro.
<< Aspettami, devo prendere una cosa, torno subito >>  esco dalla stanza chiudendo la porta.
 
Elena POV
Eeeeeeeeehi.
Qualcuno mi sente?
C’è nessuno?
Ma dove cavolo sono!
Perché non riesco a muovermi?!
E’ il mio fottutissimo corpo dannazione!
Aspetta, cos’è questo calore sulle labbra?        
<< Aspettami, devo prendere una cosa, torno subito >>
Davide!
Davide dove cazzo stai andando?
Torna qua brutto imbecille!
Provo a muovermi ma il mio copro non risponde.
Dannazione!
 
***Alcuni minuti dopo***
Davide POV
 
Ma dov’è?
Dove cavolo è quella dannatissima chitarra quando serve?
Eppure ero certo fosse qua in soffitta.
Sposto un paio di scatoloni ed intravedo fra la polvere una sagoma familiare.
L’afferro e corro di nuovo via, con la tracolla in mano stavolta.
Una volta arrivato in ospedale so già cosa fare.
Mi dirigo alla stanza 216, terzo piano.
Appena arrivo la trovo vuota, controllo l’orario….17:30.
Carla deve essere già passata.
Meglio così, almeno avrò un po’ di privacy.
Lei a differenza mia sta continuando ad andare a scuola e a studiare, dice che avere una distrazione l’aiuta.
Appoggio la custodia per terra, sfilo con delicatezza la chitarra acustica da dentro.
Bella come me la ricordavo, ma di certo non è il mio strumento.
Ricordo che prima di imparare a suonare il basso provai con la chitarra, ma non la sentivo mia.
Ecco perché decisi di cambiare strumento.
Accordo con attenzione le corde, riscaldo le dita eseguendo qualche esercizio sulla tastiera e, prima di cominciare a suonare, parlo ad Elena.
<< Senti divoletto, io suonavo la chitarra qualcosa come…. Tre anni fa. Da allora non l’ho più presa in mano. Questa è l’unica canzone che ho imparato a fare per intero, quindi se fa schifo non deridermi. >>
Le do un bacetto sulla guancia e prendo un bel respiro, speriamo bene.
Mi guardo alle spalle per vedere se ho chiuso bene la porta.
Anche la finestra è chiusa.
Procediamo.
Faccio scorrere le dita sullo strumento musicale.
Facendo accordi e pizzicando le corde per produrre il suono.
Alle note si aggiunge poi la mia voce, che tenta di essere il più dolce possibile.
 
I text a postcard, sent to you
Did it go through?
Sending all my love to you.
You are the moonlight of my life every night
Giving all my love to you
My beating heart belongs to you
I walked for miles 'til I found you
I'm here to honor you
If I lose everything in the fire
I'm sending all my love to you.
With every breath that I am worth
Here on Earth
I'm sending all my love to you.
So if you dare to second guess
You can rest assured
That all my love's for you
My beating heart belongs to you
I walked for miles 'til I found you
I'm here to honor you
If I lose everything in the fire
I'm sending all my love to you.
My beating heart belongs to you
I walked for miles 'til I found you
I'm here to honor you
If I lose everything in the fire
Did I ever make it through?
 
 
Una volta terminata guardo Elena, la cui espressione non è cambiata di un millimetro.
Sento la disperazione salirmi a livelli atroci.
Le lacrime che tornano a fare capolino dai miei occhi.
Le asciugo con la manica della felpa e con un sorriso mesto dico << Non è servito è? Peccato, ci avevo sperato….però sei cattiva, non puoi farmi soffrire così >>
Aspetto qualche secondo per poi dire, sempre con voce spezzata da un pianto che non voglio lasciare uscire, << No, non sei cattiva, è solo che sto male a vederti così >>
Asciugo frettolosamente le lacrime che, traditrici, hanno cominciato a bagnarmi le guance.
Gli occhi mi fanno male.
La gola mi fa male.
Lo stomaco mi fa male.
Tutto mi fa male a saperla così inerte su questo letto.
E’ come se anche il mio corpo non volesse lasciarla andare.
Con gentilezza le accarezzo il volto, forse per la centesima volta nella giornata.
Lo sguardo appannato dalle lacrime trattenute.
Mi avvicino al suo orecchio e piano le sussurro  << Just give me a sign, say anything, say anything. Please don't walk away, I know you wanna stay. If you just give me a sign, say anything, say anything……If you just stay with me we can make it through….When will you laugh again?.... I'm fallin down, I'm fallin down >>
Un casto bacio sulle labbra e vado di nuovo via, per posare la chitarra a casa.
Apro la finestra, tracolla in spalla, faccio scattare la serratura e sono fuori.
Cammino con passo lento e sguardo disilluso, non so bene il motivo, ma so che ce l’ho così in questo momento.
Forse, disillusione verso il mondo, per avermi portato via tutto ciò che avevo di più caro.
Mamma, papà, Camilla…..ed ora Elena.
Scuoto la testa.
Ma che diavolo vado a pensare.
Elena è viva, non dovrei parlare come se fosse già morta, dovrei sperare che torni da me solo che……solo che ho paura.
Paura che possa non tornare.
E se il suo risveglio non avvenisse mai io cosa farei?
Cosa ne sarebbe della mia vita?
Andrei avanti?
Proverei a dimenticare?
Proverei a trovare un nuovo amore?
Mi lascerei morire al suo fianco?
Cosa?!
E sono stanco di pensare, di piangere, di soffrire, di farmi domande che non fanno altro che aumentare la mia rabbia e la mia ansia; stanco di ascoltare i dottori che dicono tutti le stesse cose.
Voglio solo stare in un posto che posso chiamare casa, in un luogo in cui posso stringere Elena fra le mie braccia.
E anche se non è propriamente ‘casa’ mi basterebbe vedere ancora una volta quegli occhi colore della nutella sorridermi, o anche arrabbiarsi, lanciarmi lampi inceneritori, qualunque cosa.
Qualunque cosa andrebbe bene pur di rivederla aprire gli occhi e sentirmi urlare ‘Brutto idiota!’ per qualcosa che non ho fatto o che non ho capito.
Già, qualunque cosa.
 
 
 
Elena POV
My beating heart belongs to you.
…..
I'm sending all my love to you.
…..
Ma….questa canzone mi sembra di conoscerla.
E anche questa voce.
Sono familiari, soprattutto la seconda.
Sa di caldo….buono…sa di Casa.
Un momento.
Ma questo è….?!
Questo è Davide!
Lui sta suonando questa canzone a me…per me!
Sento le lacrime salire.
Sorrido intenerita.
Ora più che mai vorrei alzarmi e corre da lui, abbracciarlo e sussurrargli all’orecchio che si, lo amo davvero.
Provo a muovermi e sento che solo un dito risponde al mio controllo.
Si sposta leggermente e….
 
***Terzo giorno dal coma di Elena, circa le 17 di sera***
 
Rientro nella camera 216 dopo essere uscito per quasi due.
Il viscerale bisogno di fuggire almeno per un po’ con la mente da questo incubo.
Mi siedo accanto al letto e scruto un po’ il volto di Elena.
Nulla è cambiato.
Non un singolo capello, non una singola ciglia.
Sembra passato quasi un secolo da quel dannato giorno anziché solo tre.
Dentro è come se avessi un deserto.
Ma non per questo il mio amore per Elena è stato scalfito.
Credo, al contrario, che il mio attaccamento per lei abbia raggiunto livelli altissimi.
Le accarezzo le guance, prendendole il volto fra le mie mani.
Avvicino le nostre fronti e poi le labbra.
Un contatto lungo e dolce.
Piano mi stacco da lei.
Afferro poi il telecomando della piccola tv e l’accendo.
Scorro un po’ di canali, nulla attira la mia attenzione fin quando approdo su un canale di musica.
Quel che mi attira è il suono dolce ed il video.
Semplice.
C’è un uomo con la barba che si sbraccia come un vecchio teatrante.
Il suono del piano mi investe, dolce, fa venire i brividi per quanto è delicato.
Le parole mavvolgono, la musica anche.
Sembra quasi magica per quanto sono poetiche queste parole.
E manco a dirlo sembra stiano parlando di quel che mi è accaduto.
 
Volano le libellule,
sopra gli stagni e le pozzanghere in città,
sembra che se ne freghino,
della ricchezza che ora viene e dopo va,
prendimi non mi concedere,
nessuna replica alle tue fatalità,
eccomi son tutto un fremito ehi.
Passano alcune musiche,
ma quando passano la terra tremerà,
sembrano esplosioni inutili,
ma in certi cuori qualche cosa resterà,
non si sa come si creano,
costellazioni di galassie e di energia,
giocano a dadi gli uomini,
resta sul tavolo un avanzo di magia.
Sono solo stasera senza di te,
mi hai lasciato da solo davanti al cielo
e non so leggere, vienimi a prendere
mi riconosci ho le tasche piene di sassi.
Sono solo stasera senza di te,
mi hai lasciato da solo davanti a scuola,
mi vien da piangere,
arriva subito,
mi riconosci ho le scarpe piene di passi,
la faccia piena di schiaffi,
il cuore pieno di battiti
e gli occhi pieni di te.
Sbocciano i fiori sbocciano,
e danno tutto quel che hanno in libertà,
donano non si interessano,
di ricompense e tutto quello che verrà,
mormora la gente mormora
falla tacere praticando l'allegria,
giocano a dadi gli uomini,
resta sul tavolo un avanzo di magia.
Sono solo stasera senza di te,
mi hai lasciato da solo davanti al cielo
e non so leggere, vienimi a prendere
mi riconosci ho un mantello fatto di stracci.
Sono solo stasera senza di te,
mi hai lasciato da solo davanti a scuola,
mi vien da piangere,
arriva subito,
mi riconosci ho le scarpe piene di passi,
la faccia piena di schiaffi,
il cuore pieno di battiti
e gli occhi pieni di te.
Sono solo stasera senza di te,
mi hai lasciato da solo davanti al cielo
vienimi a prendere
mi vien da piangere,
arriva subito,
mi riconosci ho le scarpe piene di passi,
la faccia piena di schiaffi,
il cuore pieno di battiti
e gli occhi pieni di te.
 
Quando termina, per non rovinare il momento, abbasso a zero il volume della tv e torno a guardare Elena.
C’è qualcosa di diverso in lei come se…si stesse muovendo!
Guardo il dito della sua mano sinistra che si muove lievemente.
La afferro saldamente e poi la chiamo << Elena…?!...Elena se mi senti fai qualcosa! >>
Di nuovo il dito della sua mano si muove.
<< Ma allora ci sei! >> esclamo felice, eccitato e non so cos’altro.
Mi calmo solo quando vedo il suo volto contrarsi lievemente e piano sollevare le palpebre.
Mi guarda  e << Ciao Davide >>
 
 
 
 
 

Fine.

 
 
 
 
L’angolo dell’autrice
Un capitolo pieno di canzoni questo LOL
Nell’ordine ho usato:
-Come back dei Pearl Jam (http://www.youtube.com/watch?v=yx4gSvGK70A )
-Last Night on Earth dei Green Day (http://www.youtube.com/watch?v=bmKZq5iXvwA )
-Say Anything dei Good Charlotte (http://www.youtube.com/watch?v=r9jMpHtFikU)
-Tasche piene di sassi di Jovanotti –la prima ed unica canzone italiana di tutta la storia LOL- (http://www.youtube.com/watch?v=Y4QepFkJQ-s )
 
E l’ho scritto ascoltando Restless Heart Syndrome dei Green Day x3
Ok, finita la parte discografica (si vede che amo la musica? LOL)
Torniamo alla storia.
Che dire.
L’ultimo capitolo, sinceramente non credevo che sarei stata in grado di scriverne addirittura 24!
Ammetto che sono un po’ triste per aver terminato la storia., insomma è la mia piccolina!
Ma a tutto c’è una fine prima o poi giusto?
E per questa storia mi sembra giunto il momento di mettere questa brutta parola.
Spero che leggerla sia piaciuto a voi quanto a me scriverla, spero vi abbia lasciato emozioni e che siate stati entusiasti quanto me nel leggere uno dopo l’altro questi capitoli.
Ringrazio di tutto cuore quelli che hanno deciso di metterla nelle varie liste, magari anche solo leggendo.
Un grazie particolare va a voi che mi avete recensita invece, le vostre parole mi hanno dato l’entusiasmo necessario per continuare ad andare avanti.
Davvero, Grazie con tutto il cuore!
Sono stata fortunata a trovare dei lettori tanto cari, ogni autore ne vorrebbe per se.
So di essere ripetitiva, ma non so che altro dire…ecco, ora mi stanno salendo pure le lacrime dannazione! ç__ç
Vi lascio prima di cadere in pianto disperato e ci vediamo alla prossima con l’epilogo di questa storia.
Un abbraccio a tutti.
Rage & Love
 

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Capitolo 25
*** Capitolo 25 -Epilogo- ***


Do you know what love is?
5 anni dopo

 
 
 
Davide POV
 
Mi lascio andare col sedere sul divano, cadendoci pesantemente.
Appoggio lo scatolone che avevo in mano sul tavolino davanti a me, per poi aprirlo.
Vedo Elena passarmi davanti, anche lei con uno scatolone in mano.
Seguo con lo sguardo il percorso che compie la mora guardando…bé si, il suo culo.
Scuoto un poco la testa e comincio a guardare cosa c’è di così pesante in questa scatola.
Sono quaderni pieni di appunti, documenti vari e sul fondo sono adagiati degli album fotografici.
Con calma sfilo tutto da dentro, non senza sbuffare sonoramente per il gran numero e l’inutilità di questi oggetti.
Quando prendo l’ultimo album di foto da dentro cade una foto.
In un primo momento cade capovolta, non mostrandomi il soggetto.
La sollevo ed incuriosito dalla scritta sul retro, che dice  “La prova del fatto che ti amerò per sempre” ,la volto.
Guardando tutti i vestiti e gli addobbi direi che è stata scattata al ballo dell’ultimo anno.
Andando da sinistra verso destra ci sono Carla abbracciata da un ragazzo alto e prestante, con i capelli corti e castani ed un grande sorriso.
Riccardo, il suo ragazzo, è fasciato in un completo nero con la camicia bianca, una cravatta rossa e nel taschino una rosa rossa.
Carla indossa un tubino che termina con uno strascico, tutto celeste e ricco di brillantini, soprattutto quest’ultimo, ma non stonano per nulla.
Ricordo che i due si erano conosciuti al terzo anno e che poi al quarto era cominciata ufficialmente la loro storia.
Ricordo ancora quanto Elena fu petulante con l’amica, voleva a tutti i costi proteggerla da quel tizio.
Se ci penso mi viene da ridere.
In maniera speculare a Carla e Riccardo ci sono André e Luca.
Il biondino è completamente rosso, gli occhi sgranati e i capelli arruffati.
Anche lui avvolto in uno smoking nero come il suo accompagnatore, non ché fidanzato, non ché persona alla quale è rivolto il suo sguardo imbarazzato.
Al contrario di André, Luca è completamente divertito dall’espressione del biondo e lo guarda con affetto non nascondendo però il grande sorriso.
I suoi capelli neri sono tirati indietro dal gel e la bocca è leggermente schiusa, nell’atto di parlare o forse di ridere.
Al centro poi, vicino a Carla, ci sono io con la testa incassata nelle spalle e gli occhi chiusi e di fianco a me Elena che mi versa un qualche liquido, forse ponch, in testa.
Anche io ero tutto in tiro quella sera, smoking nero, cravatta rossa e una peonia bianca nel taschino.
Poi bè, c’è Elena che, a differenza di tutti gli altri, è vestita come tutti i giorni.
Maglietta nera, camicia viola a quadri sopra, leggins nero e sopra una gonna –o meglio, un pezzo di stoffa visto che è quasi inesistente- dello stesso motivo della camicia.
I capelli sciolti con le punte colorate da poco di un verde acceso e tanta matita ed eyeliner intorno agli occhi.
Sorrido, trovandola nonostante tutto la più bella di tutte.
Ha un’aria sia divertita che arrabbiata.
Chissà che avevo combinato quella volta.
A già…..
 
 
*****************************************************************
 
Fai fermare l’autista e scendi davanti casa di Carla.
Dal giorno in cui avete trovato Elena quasi esangue sul pavimento di casa sua, ha abitato con Carla.
I genitori dell’amica sono stati più che felici di accoglierla, l’avevano sempre considerata come una figlia.
Sgranchisci un pochino le gambe.
Sei agitato.
In fondo è solo uno stupido ballo ma proprio non riesci a non fremere immaginando la tua ragazza agghindata con qualche abito particolare.
Ragazza, o sarebbe meglio dire ex-ragazza?
Già, perché è quasi un mese che avete litigato, o meglio, Elena ha litigato con te perché pensava tu la tradissi, e chiuso la vostra relazione.
Non ci pensi, non ti importa più di tanto.
Lei è tua, e lo sarà per sempre.
Sai che è così.
Bussi e fremi nell’attesa.
La porta si apre e vedi il volto sorridente e truccato di Carla che ti saluta euforica invitandoti ad entrare.
C’è euforia anche in casa.
Lo credi bene, i genitori di Carla stanno per vedere la loro figlioletta diventare una donna.
Padre commosso, mamma commossa, tutti felici e tante inutili lacrime.
Non capirai mai cosa ci sia da piangere in un evento come questo, che dovrebbe essere poi uno svago.
Ti accomodi in salotto, attendendo che le dame finiscano di prepararsi.
Suona il campanello.
E’ Riccardo.
Si accomoda anche lui sul divano accanto a te.
Lo vedi che è felice, non sta nella pelle.
Pochi minuti ancora e la prima a scendere è Carla.
Il vestito le sta d’incanto ed è davvero stupenda, più del solito almeno.
Ma non è lei che ti interessa, non è lei che aspettavi.
Senti dei passi provenienti dal corridoio, questa deve essere Elena.
Ti alzi cercando di non correre per abbracciarla, chiederle scusa e dirle che non la stavi tradendo, ma è stata quella sgualdrina a baciarti come se nulla fosse in mezzo al corridoio.
Quando arriva in sala non nascondi la tua delusione nel vederla vestita normalmente e ti lasci scappare un << Ooooow, ed io che speravo in qualcosa di attillato e scollato  >> scatenando la risata di Riccardo e Carla, non ché dei genitori di quest’ultima e l’incazzatura di Elena.
Arrabbiata sia per la tua presenza sia per il fatto di essere completamente fuori strada con i suoi gusti.
Lo sai bene anche tu che lei odia i tacchi, i vestiti lunghi e le cose impegnative, ma da maschio quale sei, per quanto tu sia razionale, i tuoi desideri vengono comunque a galla, più dettati dagli ormoni che altro.
Lei è così, semplice e sbrigativa, ma in fondo la ami anche per questo.
Ovviamente lei non può lasciarsi scappare l’occasione di punzecchiarti e farti del male e quindi ribatte con un
<< Ooooow, ed io che credevo che fossi da qualche parte ad accoppiarti con quella troia >>
E detto questo esce, precedendo tutti e salendo in macchina.
Ci rimani malissimo.
Questo non doveva dirtelo.
Infondo che ne potevi sapere tu che quella ragazza ti avrebbe baciato così all’improvviso in mezzo al corridoio proprio davanti la classe di Elena?
Sospiri dispiaciuto e anche tu, come Elena, sali in macchina.
Il tragitto da casa di Carla a scuola trascorre in un imbarazzante silenzio.
Elena è seduta vicino al finestrino sinistro, tu vicino a quello destro, in mezzo a voi Riccardo con in braccio Carla che ‘amorevolmente’ limonano a più non posso.
Certe effusioni in pubblico non ti turbano, ma in questo momento spaccheresti volentieri la faccia ad entrambi.
Una volta arrivati Elena non ti degna del minimo sguardo, si limita ad entrare e a saltare subito al collo di André.
Lo invidi in questo momento.
Rimani un attimo interdetto a vedere André, lui si è diplomato l’anno scorso!
Poi ricordi, il suo compagno si diploma quest’anno.
I due si erano conosciuti un anno prima ad una Assemblea D’Istituto.
Che combinazione è?
Proprio come te ed Elena.
Sorridi ripensando al buffo modo in cui, alla fine, è cominciato il vostro rapporto.
La serata passa più o meno indisturbata.
Elena ha continuato ad ignorarti, ma tu proprio non ce la fai a vederla in collera con te.
Dopo l’annuncio del Re e della Regina del ballo decidi di fare tutto ciò che è in tuo potere per farti perdonare dalla tua ragazza, perché si, per te è ancora la tua ragazza.
Disinvolto come tuo solito, ti dirigi verso lo speaker, un ragazzetto bassino, con i capelli corti e rossicci e degli occhiali dalla grande montatura che lo fanno sembrare in tutto e per tutto un nerd.
Con un paio di carinerie e sorrisi a trentadue denti ti concede di salire sul palco e fare il tuo annuncio.
Il tuo bell’aspetto ha fatto centro, e poi eri sicuro che quel piccoletto fosse gay.
Sali e le luci ti investono.
Quando poi richiami l’attenzione del pubblico improvvisamente ti trovi tutti gli occhi e le orecchie puntati contro.
La sicurezza di prima che si va a far benedire.
Si perché, per quanto tu sia spigliato con le persone singolarmente avere un gran numero di persone ad ascoltarti e fissarti ti mette ansia e soggezione.
Mandi giù un groppo in gola e cominci il tuo monologo.
<< Salve ragazzi, mi chiamo Davide D’Elia.
Forse mi conoscete come ‘il punk’ , ‘il drogato’,’l’emo’, ‘il figo’ o quel che vi pare, so solo che stasera sono qui per parlarvi di una cosa che mi sta davvero a cuore.
Dovete sapere che la mia ragazza, la donna più bella di questo mondo e che io amo alla follia, mi ha lasciato da quasi un mese.
Lei crede che io l’abbia tradita perché ha visto me ed una ragazza baciarci davanti alla sua classe.
Quel che lei non sa è che io stavo andando a prenderla per pranzare insieme e all’improvviso mi sono trovato appiccicato alle labbra quella specie di polipo.
Quindi, alla luce del fatto così come è accaduto tu, Elena Maripali >> e detto questo scendi con un balzo dal palco raggiungendola al centro della palestra/sala da ballo accanto ad André, Luca e Carla << Vuoi tornare ad essere la mia ragazza? >> finisci il pensiero sorridendo alla mora.
La sala si riempie di aspettative e di urli di incitamento, tutti gli occhi e i riflettori puntati su di voi.
La fissi negli occhi e dopo qualche istante di suspance ti versa il suo bicchiere di succo in testa e se ne va.
Improvvisamente cala un silenzio imbarazzante che sfocia poi in risate, frasi di conforto o semplici chiacchiere inutili.
I tuoi amici ti guardano desolati lasciandoti poi in compagnia di Luca per andare a cercare Elena.
Pianti in asso anche Luca ed esci fuori per una boccata d’aria e per schiarirti le idee.
Una volta fuori vedi un figura seduta sul marciapiede.
Ti avvicini e, alla fioca luce del lampione, riconosci Elena.
Non alza lo sguardo, non ti degna della sua attenzione.
Sta così, con lo sguardo perso in un punto non ben definito davanti a se.
Che non si sia accorta della tua presenza?
Le sfiori la spalla con la mano e la vedi di scatto alzare lo sguardo verso di te per poi riportarlo al nulla.
<< Perché sei scappata così? >>
<< Perché lo hai detto a tutta la scuola? >>
<< Non si risponde ad una domanda con un’altra domanda >>
<< Non si sbandierano i fatti privati di una persona ai quattro venti >>
Sospiri, questa conversazione sta già diventando astiosa  dopo neanche quattro battute.
<< Ele senti, non voglio litigare, solo ascoltami per piacere. >>
<< Tu non vuoi litigare, io non voglio ascoltare, la conversazione si può considerare conclusa allora. >>
<< Cazzo Elena, almeno fammi spiegare! Io non ho fatto nulla, non la conosco neanche dannazione! Mi è venuta vicino, mi ha salutato, ho risposto e poi mi è saltata addosso! Non puoi avercela con me per una cosa di cui non ho colpa! >> strilli quasi sul punto di piangere.
La vedi sospirare e poi alzarsi.
Ti guarda negli occhi, scrutandoti con i suoi che hanno acquistato di colpo grande intensità.
Deve leggerci verità perché ti bacia  piano, solo sulle labbra.
<< E questo? >>
<< Vuol dire che ti ho perdonato cretino, ma fammi di nuovo una cosa del genere e sei morto! >>
Sorridi a trentadue denti e l’abbracci.
Tornate dentro dove incontrate subito Carla e Riccardo.
André e Luca vi raggiungono dopo costringendovi a fare una foto tutti e sei.
Vi mettete in posa, ma la macchina fotografica del fotografo si scarica.
Vi chiede un minuto per cambiare le pile ed intanto parlottate fra voi.
Carla e Riccardo si dicono le solite cose dolci baciandosi.
Luca sussurra qualcosa ad André del tipo “Non vedo l’ora che sia dopo per poter sfondare quel bel culetto che ti ritrovi” ed il biondo non può far altro che arrossire come un peperone e guardare imbarazzato il suo ragazzo per il suo modo esplicito di parlare.
Poi ci siete tu ed Elena, tu nel pieno di dubbi ed in preda agli ormoni.
<< Ma allora stiamo di nuovo insieme? >>
Elena ti fissa stralunata, si gira, si fa passare un bicchiere di succo dal tavolo vicino.
Intanto il fotografo ha cambiato le pile e vi incita a mettervi in posa.
Con la musica così alta risulta difficile sentirlo e nell’attimo dello scatto vi immortala nelle pose più assurde.
Carla e Riccardo che tutto sommato sono davvero stupendi insieme, André rosso come un pomodoro abbracciato in vita da Luca che sorride divertito e poi bè, ci siete tu ed Elena.
Lei mezza arrabbiata e mezza divertita e tu con gli occhi chiusi che vieni bagnato dal succo.
 

***********************************************************
 
<< Davide…? >> mi chiama la tua ragazza dalla stanza da letto.
<< Davide! >> stavolta esce fuori e mi viene incontro.
Le sorrido venendo distratto dai miei ricordi.
<< Dado che guardi di così interessante? >>
<< O nulla, solo una vecchia foto del ballo della scuola….Eri proprio stupenda! >>
<< Ehi, vorresti dire che ora non lo sono?! >> dice lei fintamente offesa.
<< No, ora sei pure meglio….Allora perché sei venuta a scocciarmi? >>
<< Oooo nulla, volevo solo dirti che la camera da letto è tutta sistemata…la inauguriamo? >> mi chiede maliziosa la mia ragazza.
E altrettanto maliziosamente le rispondo un “Mi sembra un'ottima idea” per poi baciarla con foga, prenderle la mano e portarla in camera da letto.
 
 

The End(?)

 
 
 
 
 
 
 
 
L’angolo dell’autrice.
 
Ed eccoci qui all’epilogo.
L’ultimo angolo autrice, mi mancherà, ma tutto finsice.
Questa storia è stata un cammino tortuoso cominciato nel lontano(?) 15 marzo 2013….ci ho messo sei mesi a scriverla tutta!
Non avrei mai creduto di impegnarmi così tanto e di prenderla così a cuore.
Basta parlare, finirei solo per dire cose che ho già detto nel precedente angolo autrice.
Do solo un’ultima indicazione, quel punto interrogativo alla fine sta a significare che non è certo che non ci sarà un sequel (anche se per ora non credo che ne farò) o anche solo missing moments, one shots o anche spin-off (uno lo ho in mente, ma devo ancora svilupparlo per bene)
Detto questo torno a ringraziare tutti voi cari lettori che mi avete sostenuta.
Avete recensito, messo tra le preferite, seguite, ricordate o anche solo letto in tantissimi, per me questo è fonte di grande orgoglio e soddisfazione.
Grazie, davvero!
Non so come avrei fatto senza di voi!
State pur certi che nel caso io decida di pubblicare qualcosa di minimamente inerente a questa fiction verrete avvisati, se poi non lo volete basta scrivermelo nella recensione o con un messaggio xD
*prende fazzoletto e asciuga lacrimuccia* Ed ora, è con grande dispiacere che vi dico definitivamente Arrivederci!
Rage & Love
 
 
-ApeMaiaRosa
 

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