Alle riprese con la morte

di maddywatsons
(/viewuser.php?uid=355733)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il viaggio ***
Capitolo 2: *** La ricerca. ***
Capitolo 3: *** The man in black. ***
Capitolo 4: *** "Io sono la tua quarta morte". ***



Capitolo 1
*** Il viaggio ***


IL VIAGGIO
Eravamo a scuola, proprio nell'ora in cui tutto avvenne.
Il nostro professore, il signor Walter, aveva assegnato a dei gruppi scelti da lui, un compito.
Quest'ultimo consisteva nel creare "un film" riprendendo con la nostra fantasia, delle scene
horror.
All'inizio ero un pò scosso, in seguito il professore ci ha spiegato meglio.
Dovevamo allestire un "campo" dove dovevano avvenire le riprese. Mettere delle luci
che risaltavano il luogo e i personaggi. Scegliere questi ultimi e utilizzare del sangue finto o degli abiti stracciati.
Ero eccitato all'idea. Non pensavo che il professor Walter sapesse essere così "figo".
I gruppi erano stati assegnati e anche il mio.
Ero con la mia ragazza, Susan e  con il mio migliore amico. Inoltre c'era un'altra ragazza che non conoscevamo, si chiamava Elizabeth.
Prima di uscire dalla classe per andare a pranzo, ho chiesto di più su questo compito.
Volevo essere il migliore, così chiesi al professore se potevo girare il film su una montagna.
La montagna Lerren, più conosciuta come il luogo dove avvenne la morte del protagonista di un film horror.
Il professore rimase allibito dalla mia richiesta,ma nonostante questo, ne fu entusiasto e mi disse di essere prudente.
La mattina seguente, io e i miei compagni ci incontrammo al bar dietro l'angolo di casa mia.
Susan aveva passato la notte da me, pensando a qualche utile idea per il film.
Poi, ci siamo sdraiati sul letto e abbiamo riposato. Non racconto i dettagli, non sarebbe corretto.
Mike, il mio migliore amico ed Elizabeth, si erano conosciuti durante il tragitto in macchina ed avevano scoperto di avere molto in comune.
Ad esempio, il loro attore preferito era colui che morì proprio sulla montagna su cui stavamo andando a girare.
Pensai tra me e me "sarà un'idea mozzafiato, e prenderemo il massimo dei voti"
Mi pareva che Elizabeth fosse un pò in ansia, come a nascondere qualcosa. 
Arrivammo. Io e Mike installammo l'attrezzatura, spruzzando un pò del sangue finto su degli alberi e le ragazze preparavano i costumi.
Io ero il regista, Mike era il protagonista della storia ed Elizabeth era la sua amante, mentre Susan sua moglie.
Rimanemmo sulla montagna per circa cinque ore o sei e mentre stavamo girando la scena nella quale Susan stava per uccidere Mike ed Elizabeth per il tradimento, sentimmo un rumore.
Proveniva dai cespugli di fronte agli alberi che avevamo insanguinato prima.
Io cautamente mi affacciai e non vidi nulla, solo un piccolo foglio bianco.
Sopra vi era scritto con dell'inchiostro rosso, che sembrava sangue: "Andatevene o morirete tutti".
La cosa ci apparve strana. Decidemmo di caricare tutto in macchina e andare sulla montagna di fronte.
Saliti sul veicolo, Mike mise in moto,ma non c'era benzina.
Elizabeth era nel panico. All'improvviso scese dall'auto e cadde a terra, in un attimo.
Susan scese anche lei e si diresse vicino all'altro sportello, dov'era caduta Elizabeth.
Io intanto credevo stesse recitando e presi subito la telecamera, ma arrivato allo sportello, quest'ultima mi cadde di scatto.



nota: Salve ragazzi! amo i gialli, horror e roba così, mi entusiasta e non so perché xD spero che la storia comincia ad interessarvi e spero di riuscire a pubblicare più in fretta possibile altri capitoli.c

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** La ricerca. ***



Elizabeth era completamente sparita.
Per terra trovammo solo i suoi indumenti compresi reggiseno e slip.
Susan ebbe la "geniale" idea di andarla a cercare,ma per quanto volessi andarci, non conoscevamo molto bene il luogo e per giunta avevamo tutto in macchina.
Mike e Susan allora, rimasero vicino al veicolo,mentre io sono andato a cercarla sempre con la mia adorabile telecamera.
L'accesi e anche una torcia che avevo in tasca.Vidi da lontano un uomo con una strana maschera,poi mi cadde la torcia per la paura.
Continuai a camminare riprendendo la torcia, nonostante quel che era appena accaduto. Non avevo nemmeno un cellulare oppure un'altro aggeggio per comunicare o chiedere aiuto.
Arrivai avanti ad una piccola casetta in legno rotta sul tetto e malandata nel resto. Sul retro c'era una signora anziana che russava fortissimo.
Non ci feci molto caso e cercai di entrare dalla finestra.
Non ci passavo. Pensai tra me e me caspita,ma nemmeno la conosco chi me lo fa fare, però poi ho pensato che se fosse stata una finta, sarebbe stato geniale avere il progetto di scuola pronto.
Così cercai di farmi piccolo e vi entrai. Era una casa cupa, con dei poster riguardanti film horror, una sedia senza una gamba e altro che non sto qui a raccontare.
Aprii la porta di una camera. Da fuori, rifletteva una luce di un rosso acceso e, nonostante la luce, la stanza appariva comunque molto cupa.
Vi entrai e, trovai delle chiazze di sangue sul pavimento, sulle pareti e conservate in delle boccette piccole; tipo quelle in cui viene riposto il sangue dopo un prelievo.
La faccenda cominciava a farsi dura, decisi di andarmene.
D'un tratto sentii un urlo provenire da un'altra camera. Aprii la porta: era Elizabeth ed era sdraiata a terra completamente nuda.
Io l'alzai immediatamente e le diedi il giaccone che avevo attorno alle spalle, così da cercare di comprirla.
Uscimmo da quella casa nella quale non sarei mai più tornato,ma Elizabeth inciampò.
-Non pensare a me, va' via!-. All'inizio pensai e ripensai sulla frase che mi aveva detto per circa cinque secondi, poi dissi -Ma non ci penso nemmeno!-
L'alzai dal pavimento e la portai in braccio. All'improvviso, l'uomo con la maschera che vidi prima, ci stava seguendo al di fuori della dimora.
Io cominciai ad avanzare il passo, e sempre di più e ancor di più, fino a quando non mi misi a correre nonostante Elizabeth sulle spalle.
-FERMATI!- gridò l'uomo da dietro. Non sapevo cosa volesse,ma non mi fermai affatto.
Arrivammo vicino la macchina, ma Mike e Susan erano spariti.
Optai per andare a cercarli: ovvio, erano la mia ragazza ed il mio migliore amico,ma Elizabeth non voleva.
-Cosa c'è che non va?- le chiesi e, lei mi rispose che per via del sasso in cui era inciampata, aveva preso una storta e non poteva camminare.
-Vorresti rimanere da sola in macchina con quel pazzo che gironzola qui intorno nel cuore della notte?- le dissi in modo azzardato.
-Si.- Solo questo mi disse,ma non potevo lasciarla sola e non potevo nemmeno non sapere quel che Mike e Susan stavano facendo.
Quindi, presi nuovamente Elizabeth sulle spalle e andammo alla ricerca dei due.
Era come un'ossessione: l'uomo era ancora lì e ci stava inseguendo. Non ci vidi più; mi girai e dissi -Cosa vuoi ancora?-
Lui mi rispose -La ragazza,coglione!-. Non sapevo cosa volesse da Elizabeth poiché mi disse di non conoscere nessuno da questa parti.
-Perché la vorresti?- chiesi di nuovo. -E' mia, e la voglio!-.
Sentivo il tremolio delle gambe di Elizabeth sulla schiena e da questo, capii che non voleva andare con quell'uomo.
Corsi all'impazzata,ma l'uomo era alle nostre costole. Sentii uno squillo.
Non erano le gambe di Elizabeth, ma bensì un cellulare. Risposi. Era Mike che mi diceva di essere su un'altra sponda della montagna con Susan e che avevano allestito già la scena. Ero incredulo. Come mai, dopo tutto quello che era e stava accadendo, loro hanno pensato al film?
-Sembrano le palle- dissi con un tono arrabbiato ad Elizabeth, -Hanno detto di aver costruito la scena per il film mentre noi siamo qui a passare dei guai.
L'uomo non c'era più. Era come dileguatosi, così decisi di ritornare alla macchina e di lasciarvi qui Elizabeth. Era diventato un peso, non solo metaforicamente.
Le dissi di non temere e di aspettarmi e che sarei ritornato entro pochi minuti. Stavo andando a cercare una pompa di benzina o qualcosa che avrebbe permesso alla macchina di ripartire.
Mi incamminai con solo uno zainetto contenente torce,cellulare e due panini nel caso mi venisse un po' di fame.
Nulla. Il niente totale. La foresta era solo un mucchio di erba e cespugli, non c'erano case né persino pompe di benzina; solo una casa, quella che avevo visitato prima.
Cominciai a balbettare qualcosa tra me e me: -Una sola casa?A cosa potrà mai servire?.
Riflettei a lungo e arrivai ad una conclusione. Poster horror, camera insanguinata, sedie rotte e pareti malandate. Dovrebbe essere PER FORZA servita a girare un film, dissi infine.
Corsi alla macchina ed Elizabeth era sul retro della macchina. -Ho trovato!- le dissi. -Cosa?- chiese incerta. -Ho capito a cosa serviva quella casa, e perché ce ne fosse una sola.
Le parlai dei poster, sedie e tutto e le dissi che era l'unica abitazione in circolo,cosa strana,ma così. Le dissi che, secondo una mia ipotesi, quella casa era servita per girare un film horror.
Mi guardò incredula,come a dire -questo è matto-,forse lo ero,ma pensavo fosse l'unica spiegazione "logica".
Il cellulare squillò,risposi. Era Susan questa volta e non aveva un tono molto sereno come quello di Mike prima.
Mi disse di essere andata a prendere una bottiglia di acqua e, tornata, non aveva più visto Mike. Come scomparso,utilizzò dire.
Molto strano: eravamo quasi arrivati al punto del misfatto, quando altre stranezze cominciano a formarsi.
Presi alcuni zaini, cercai di coprire la ferita di Elizabeth con un panno da cucina che stava all'interno di uno degli zaini, e partimmo alla ricerca dei ragazzi.

Ehilà! Ho fatto un nuovo capitolo poiché ho visto che in una recensione mi hanno scritto di voler scoprire il seguito. Quindi eccolo qui ^^. Spero piaccia e alla prossima. Maddy

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** The man in black. ***



Era buio ormai. Credo di aver già raccontato che con il passar del tempo era diventata notte e che io e Elizabeth ancora non avevamo trovato Mike e Susan.
La foresta era fosca: gli alberi avevano perso tutte le foglie, c'era un vento forte e quell'unica casa, dove andai per cercare Elizabeth, era intatta.
Con un vento del genere, almeno quella seggiola, sul retro della dimora, si sarebbe dovuta spostare. Invece no; era ferma e non si era mossa nemmeno di un millimetro.
Io ed Elizabeth continuavamo a camminare nel vuoto poiché non c'era nessuno nei paraggi e non c'era traccia dei ragazzi.
Cercai nello zainetto quel cellulare su cui mi avevano chiamato Mike e Susan, ma non lo trovai.
Pensai: mi sarà caduto da qualche parte in giro per la foresta. Non avevo tutte le certezze,ma doveva essere stato per forza così.
D'un tratto ci trovammo di fronte una pompa di benzina. La faccenda cominciava a parermi strana; prima non avevo trovato nessuna pompa di benzina e adesso, era spuntata come per magia.
Vicino a tale pompa, c'era un uomo. A prima vista, sembrava l'uomo che incontrammo prima con la maschera,ma non lo era.
Mi avvicinai con cautela dicendo ad Elizabeth di non venire. Appena arrivato, quest'uomo mi guardò e mi disse -Hai da accendere?-.
Non sembrava volesse "accendere" una sigaretta dal tono di voce che aveva utilizzato per chiedermelo. Aveva un'aspetto un po' cupo. L'ho saputo descrivere perché si voltò di scatto verso di me.
Era un uomo alto, con la barba folta e nera,ma non troppo lunga. Gli occhi non li seppi riconoscere, perché aveva un paio di occhiali e perché era tutto buio.
Chiesi all'uomo se volesse un accendino,ma lui mi mostrò che lo aveva. Allora cosa poteva volere?
Mi prese la mano e me, accendendo la fiamma dell'accendino, me la collocò al di sopra di esso. -Fa male vero? Dammi la ragazza se vuoi che questa piccola fiamma non si espanda su tutto il tuo corpo-.
Furono le sue ultime parole, poi mi chiuse gli occhi e, appena li riaprii, non c'era più.
Ritornai da Elizabeth e pensai tra me e me: -Se la vuole così tanto, perché non se l'è presa adesso?-.
E' un po' bizzarro che questa parola "presa" sia uscita dalla mia bocca, è una frase che non ha molto senso,ma non sapevo spiegare meglio di così.
-Dimmi una cosa- cominciai a chiedere ad Elizabeth, -Conosci quell'uomo?-. La sua risposta fu un semplice e netto -No-, ma io ero ancora intontito dal perché l'uomo volesse proprio lei.
Ci incamminammo nuovamente. Erano su per giù le tre di notte, e ancora non c'erano tracce del mio migliore amico e della mia ragazza. Cominciavo ad avere attacchi di panico. Avevo paura che potesse essere accaduto qualcosa di grave o che addirittura quell'uomo fosse andato da loro per vendicarsi. E non so perchè utilizzo questa parola, ma sembrava come se l'uomo cupo e barbuto ce l'avesse con me.
Elizabeth mi abbracciò,cercando di rassicurarmi, ma gli attacchi di panico continuavano a crescere e quasi non riuscivo a controllarli.
Caddi a terra. Ero "stordito". Vedevo offuscato, come se ci fosse la nebbia,ma non c'era.
All'improvviso sentimmo una voce. Non penso fosse stata una voce, forse un urlo o semplicemente il vento che aveva fatto cadere quella seggiola sul retro della famosa casa.
Non riuscivo a non pensare a quel "suono", oppure a Mike e Susan, o all'uomo che voleva Elizabeth, o ancora quest'ultima che cercava invano di rassicurarmi.
Dopo un po' mi ripresi e decisi di incamminarmi ancora una volta alla ricerca dei ragazzi.
Corremmo: non avevamo più voglia di fermarci, ormai era tardi e non avevamo pensato nemmeno ad avverire le nostre famiglie.
Diciamo che, in un momento del genere, con tutto quello che stava succedendo, avvertire le famiglie era l'ultima cosa.
Arrivammo ad un fiume. Decisi di chinarmi e bere. L'acqua aveva un sapore diverso e non perché era un fiume, perché già avevo bevuto da una sorgente, ma era qualcos'altro.
Feci per alzarmi e vidi che nel fiume c'era del sangue. Pensai al peggio. A Susan, a Mike oppure a quell'uomo. E sinceramente, non so il vero motivo,ma mi venne in mente.
Mi voltai e Elizabeth era sparita. Potevo solo pensare che quella notte sarebbe stata davvero molto lunga.
Oltre a Mike e Susan, dovevo cercare anche Elizabeth e, gli attacchi di panico si facevano sentire sempre più.
Non sapevo se continuare oppure se ritornare alla pompa di benzina, ricaricare la macchina ed andarmene. Ma pensai che non dovevano essere abbandonati. Per di più, Mike e Susan si erano persi di vista e quindi avrei dovuto cercare uno alla volta.
Il cellulare era scarico, e anche se avessi provato a chiedere aiuto alla polizia, non avrei potuto comunque. D'altronde, non c'era cosa buona che si stava verificando.
Il mio obbiettivo principale era Elizabeth. Avevo lo strano presentimento che quell'uomo barbuto fosse riuscito a prenderla e quindi cercai le sue tracce, o almeno quelle delle scarpe, per così dire.
Non trovai nessuna traccia. Sembrava che non avesse camminato, oppure che avesse coperto, in qualche modo assurdo, le sue pedate.
Ero molto più confuso. Per terra, infatti, riuscii a trovare solo delle "strisce", come se fosse passata una macchina. Ma non vedevo nessun veicolo in giro, tranne una piccola motocicletta accanto ad una baracca.


__Spazio autrice. Ho voluto "descrivere" un po' il luogo e il nuovo personaggio, così suggeritomi da un recensore. Ringrazio quest ultimo dell'utile consiglio e spero di sorprendere tutti andando avanti con la storia. Alla prossima. -Maddy

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** "Io sono la tua quarta morte". ***



Dopo essermi rialzato, decisi di avvicinarmi alla motocicletta accanto alla baracca. Avanzai il passo lentamente,senza causare il minimo rumore,quando dietro di me sentii un soffio: non era un ‘semplice soffio’.Era come quando ti stai per alzare dal letto e tua madre scuote avanti a te la coperta, producendo quel ‘vento.’ Mi girai,ma nulla. Non c’era niente, solo il piccolo laghetto nel quale bevvi poco fa. Decisi di continuare il tragitto verso la motocicletta,ma quando mi girai,come tutta la serata che era andata avanti, era sparita: sembrava come se fossi io a far sparire le cose una volta ‘rigiratomi’.
Ero in un vicolo cieco. Di fronte avevo solo quella stupidissima e insignificante baracca, e dietro quell’inutile laghetto. Intanto,non sapevo cosa stava succedendo ad Elizabeth,tanto meno a Susan e Mike. Poco dopo, mi stesi sull’erba ghiacciata. Era quasi l’alba. Vidi il sole cominciare a spuntare e lì, mi venne un lampo di genio. Forse,con un po’ di fortuna, Elizabeth oppure Susan o Mike, potevano essere andati ad est,dove sorge il sole su quella montagna.
Era ancora abbastanza buio,ma man mano che mi allontanavo verso il sole, questo cominciava a diffondersi sempre più e ad illuminarmi la via. D’un tratto, mentre ero in mezzo alla foresta, questa luce si spense; era come se fosse stato tutto uno scherzo, un effetto speciale,perché tutto ridivenne buio. Era strano poiché erano pressoché le sei del mattino, ed era strano che il sole ancora non fosse sorto. Pensai che l’effetto speciale fosse stato proprio quello di rendere buio l’ambiente,ma proprio tanto buio.
Adesso ero davvero in difficoltà. Il cellulare l’avevo perso,e per di più non sarebbe servito dato che per magia, era pure sparita la linea che c’era sempre stata fino ad allora. Ma,nonostante questo,non mi persi d’animo e decisi di tornare indietro e di entrare in quella baracca: forse lì, avrei potuto trovare qualcosa. C’era un vento incredibile,i cespugli di un verde scuro oscillavano di qua e di là, così facevano anche le chiome degli alberi. Mi ritrovai davanti alla baracca,mi avvicinai e appoggiai la mano fredda sulla porta. La spinsi. Dinanzi a me c’era nuovamente l’uomo mascherato che aveva in mano un cellulare,ovvero il mio e non aveva una buona cera.
Il resto della baracca era insanguinata, c’erano dei poster anche loro ricoperti di sangue, e delle vasche lo stesso anche per loro. Non mi sentii tranquillo,per niente. L’uomo si avvicinò e sussurrò al mio orecchio delle parole, delle quali riuscii a capire solo “la vita è dono di tutti,la morte è d’obbligo”. Non capii il significato vero e proprio,ma non sembrava una cosa molto carina da dire. Detto questo, l’uomo svolazzò nell’aria, non lo vidi, come se mi avesse coperto gli occhi e fosse scappato di scatto. Poi aprii gli occhi e mi trovai per terra,sull’erba gelida.
Davanti a me vidi uno schermo,un grande schermo enorme, e sinceramente, non crebbi come potesse uno schermo stare in mezzo ad una foresta. Lo schermo si accese. Comparvero delle scritte del tipo “io sono il Dio” “io son colui che più temi e temerai” “tu sei la vita, io son la tua morte” e cose del genere. Rabbrividii. Fu strano perché una lacrima mi rigò la guancia di scatto, e non era mai successo. Avevo paura sul serio stavolta. Dopo i titoli, frasi etc.., comparvero dei video, delle immagini sfocate che raffiguravano Susan ed Elizabeth completamente nude, legate ad un letto. Urlai,mi alzai e cercai di rompere lo schermo, dopo averle viste,ma lo schermo non si rompeva. Come se non fosse stato fatto di vetro. Dopodiché, la scena ignuda scomparve ed apparve il mio amico Mike che mi sorrideva, o almeno sorrideva ad una telecamera.
Cercai di rasserenarmi dopo aver visto Mike sorridere,ma d’un tratto,il sorriso del mio amico scomparve in un mare di sangue,cadde morto sull’erba. Dallo schermo, vidi solo l’uomo con la maschera sorridermi dicendomi “tu sei la vita,io sono la tua quarta morte”. Cosa voleva mai dire “quarta”? Perché mai proprio il numero “quattro”?. Lo schermo si spense ed io rimasi fermo,impalato pensando e ripensando a quella strana frase. Ero molto triste. Avevo visto il mio più grande amico morire davanti a me, non potevo davvero crederci. Questo compito era diventato un vero e proprio incubo, nel quale c’erano andati a finire quattro studenti innocenti.
Con precisione, in quel momento non sapevo che ore erano,ma sapevo solo che quell’effetto speciale, se lo era, era continuato per un bel po’ e infatti di luce non se ne vedeva proprio. L’unica cosa che potevo fare era accendermi un focherello e aspettare che quell’uomo fosse ritornato da me, o che quel buio si fosse tolto. Mi accorsi di una cosa; l’uomo aveva lasciato il cellulare per terra,sull’erba, e lo sapevo perché l’avevo appena trovato. Lo accesi e, come per magia, la linea ritornò,ma avevo quasi esaurito la batteria.
Velocemente feci il numero del cellulare di Susan, ma nessuno rispose. Feci quello di Elizabeth,ma ancora una volta, nessuno mi rispose. Ero in preda al panico, una corsa contro il tempo, contro il tempo della batteria del cellulare. Non era mai successo,ma allora come allora, tutto stava succedendo e quindi era molto improbabile che qualcosa fosse andato nel verso giusto.
Provai e riprovai ancora, in cerca di una risposta. Poi, qualcuno dal cellulare di Elizabeth, mi rispose. Aveva una voce cupa,ma femminile, e diceva “se verrai a salvarle, ti ritroverai tu ignudo e legato a un letto”. L’uomo con la maschera non poteva essere,ma davvero non sapevo chi mi aveva parlato in quel modo, e soprattutto, come faceva a sapere che Susan e Elizabeth erano svestite e legate a un letto.
La cosa cominciava ad essere ancora più strana e “misteriosa” per via di quella donna. Non ero molto sicuro fosse una donna, ma con quel che avevo capito lo era. Cominciai a pensare e pensare su dove potessero essere le ragazze, e non so come, avevo voglia di ritrovare anche l’uomo mascherato. Camminai in cerca di qualcosa, qualche indizio che mi potesse aiutare. Poi,mi accorsi che la luce del sole cominciava a spuntare. Quella sensazione di buio era sparita, e potevo proseguire il mio atteso cammino alla ricerca delle ragazze.
Molti pensieri mi turbarono durante il cammino, ad esempio cosa potesse essere successo prima che le ragazze fossero state legate, oppure cosa stesse succedendo su quel letto, o nel luogo in cui si trovavano Dopo aver riflettuto a sufficienza, decisi di correre molto velocemente, perché questi pensieri cominciavano ad assillarmi e non ne potevo più.
Giunsi, dopo un lungo cammino, di fronte a una grande casa, sembrava una villa.
Prima di quest’ultima, c’era un lungo giardino che sembrava un labirinto, ma per arrivare alla grande casa dovevo per forza percorrerlo. Quando ebbi terminato la corsa, arrivai alla porta della villa e velocemente, aprii la porta. Non c’era niente,solo una lunghissima scala a chiocciola che portava,secondo il mio punto di vista, al piano superiore oppure al terrazzo.
Prima di salire, decisi di controllare le stanze del piano inferiore: c’era la camera da pranzo,la cucina e un grande salone molto decorati nei particolari. Sembrava una casa raffinata e ben curata,ma in tutte le stanze c’erano dei poster come quelli della baracca,che raffiguravano dei film horror oppure delle persone insanguinate. Decisi,con passo felpato, di salire al piano di sopra e di perlustrare le stanze. Erano simili a quelle del piano inferiore,ricche di poster, solo che in una stanza, i poster c’erano addirittura per terra. Nel bagno, per esempio, i poster erano tappezzati addirittura nella vasca,nel lavandino e infissi sullo specchio.
Solo dopo, entrai in un’ultima stanza,davvero l’ultima e guardai in alto. Poi, il mio sguardo ritornò frontale e vidi, infine, come una soddisfazione.





_____spazio autrice
Salve giovani lettori. Scusate il ritardo della pubblicazione, ma ho avuto molti impegni in questo periodo.
Spero che la storia continui ad intrigarvi, e voglio solo dirvi che il prossimo capitolo cercherò di farlo a breve,il prima possibile.
Alla prossima, e buona lettura.
Maddy.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1689272