Tornerai a trovarmi?

di lady black
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***



Capitolo 1
*** 1 ***


Presentazione EFP

Tornerai a trovarmi?



-Tornerai a trovarmi Peter?-

-Per ascoltare le storie che parlano di me?- la guardo ancora una volta. Piccola, forse non ha nemmeno la metà degli anni che ho io... io vivo da così tanto tempo...

Volo via. Trilli al mio fianco, come sempre. L'aria mi penetra nelle ossa, fredda più che mai, ora che lei non c'è. Tornerò a trovarla, si... non vedo l'ora. Domani, o forse la prossima settimana.


Solo che... sono passati vent'anni da quando ho lasciato quella finestra. Ed ora mi ritrovo qui davanti, per la prima volta dopo tutto questo tempo. E non so nemmeno perchè sono qui. Anzi, nemmeno ero qui la scorsa volta. Sono davanti alla sua porta, non alla sua finestra.

Perchè?

Perchè ho venticinque anni ora. O meglio... ne sono passati 15 da quando ho lasciato l'Isola Che Non C'è.

E non volo più.

Senza di lei non ho resistito più di quei cinque anni... poi sono venuto quaggiù, ma non da lei... no, non ero pronto per lei. Ero solo un bambino.

Mi feci abilmente adottare da una vecchia fuori Greenwich che non faceva domande. Lavoravo e lei mi foraggiava. Non ho conosciuto coccole nè attenzioni, una scodella di minestra era quanto di più caldo potessi aspettarmi da lei.

Morì una decina di anni fa, da allora lavorai in una fattoria per pagarmi di che vivere. Poi il colpo di fortuna: una misera, ma più che sufficiente eredità, lasciata a me dalla vecchia, in quanto non aveva nessun altro. 1000 sterline. E una casa che è praticamente una catapecchia. Qui a Londra.

Da lei.

E in due mesi che sono qui ho trovato solo ora il coraggio di presentarmi qui davanti.

Non so cosa aspettarmi... so solo che devo vederla. Devo capire chi è lei ora, cos'è stata per me e se potrebbe mai esserlo ancora. Perchè giuro che non c'è stato un solo giorno in cui non abbia voluto poterla veder crescere, diventare quella donna che sicuramente ora è.


Traggo un respiro profondo... suono al campanello.


Dio, cosa le dico? Sono arrivato fin qua e...

-Ciao!!- un bambinetto spalanca la porta e mi saluta quasi inciampando nei miei piedi.

-C-ciao... ehm...-

-Eric! Quante volte ti ho detto di non...- una donna sui trent'anni arriva da dietro al bambino, lo prende in braccio e lo fa rientrare in casa.

Poi si gira verso di me e si socchiude la porta alle spalle -Mi scusi... sa, i bambini..-

-Ah, non si preoccupi...- rimango lì impalato. È lei. Lunghi capelli castani scendono sulle spalle dolci di una donna non bella, bellissima. Almeno, lo è per me.

-Cosa desidera?- mi domanda, guardandomi bieca.

Titubante mi sporgo -Wendy?-

-Beh... si, sono io... Wendy Darling... perchè?-

Qualcosa di strano mi si muove nello stomaco. È qualcosa di terribile ma allo stesso tempo stupendo. E rimango muto, la guardo e poi mi guardo le scarpe.

-Scusi... ha bisogno di qualcosa? Perchè avrei delle cose da fare e...-

-No aspetta...- la blocco mentre fa il gesto di rientrare in casa. Mi guarda strano, le do del tu mentre lei non sa chi sia io. La prendo per un polso.

-Sono Peter-.

Lei su due piedi non fa una piega -Peter chi?-.

Sorrido... e la guardo -Peter, Wendy! Peter Pan.-.


Mezz'ora dopo, davanti ad una tazza di tè, scoppiò a piangere.

Era strano, appena le avevo detto chi ero, senza domandare nulla di più mi aveva fatto entrare in casa, e mi aveva offerto del tè. Non aveva più detto niente, era rimasta muta come un pesce.

Mi alzo e la raggiungo vicino al fornello: -Che ti succede?-

Lei alza le braccia, cerca di liberarsi dal mio abbraccio. Mi molla dei pugni insistenti al petto: -Pensavo non tornassi più!- urla soffocata dal mio maglione grigio -Tu... da quanto tempo sei qui?-

-Quindici anni...- rispondo riluttante

-E non sei mai venuto da me! Dove sei stato- si scansa bruscamente da me guardandomi spaventata

-A Greenwich... da una v...-

-Non me ne fotte un cazzo di dove sei stato!- quasi strilla, Wendy. Poi mi guarda, accenna mezzo sorriso, forse osservando i miei capelli biondi ai quali non ho mai cambiato taglio, indugia un attimo nei miei occhi verdi, e nessuno ha mai saputo guardarmi negli occhi come ha fatto lei. Da sempre, ho amato i suoi occhi castani dal primo momento che li ho visti.

-Tu...- non finisce la frase, mi si lancia addosso e mi abbraccia più forte che mai -Sei una merda, una vera merda Peter- sibila.

La guardo, mentre con un fazzoletto si asciuga gli occhi sorridendo.

-Beh...- le dico -Vedo che sei venuta su più che bene...-

-E tu sei diventato un po' troppo sgaio per i miei gusti...-

-Sgaio?-

-Si, lo dicono gli italiani... sgaio è uno che fa il furbetto con le ragazzine ingenue ed indifese... che si veste bene per poi ingannare chiunque non lo conosca bene-.

-E con questo che vorresti dire?-

-Che sei sei venuto su più che bene... ma non hai segreti per me- mi dice, poi suona il campanello. Wendy sorride, mi si avvicina e mi da un bacio sulla guancia. Un bacio naturale, infantile, quasi ingenuo. Esce dalla stanza e va ad aprire.

La sento parlare con un'altra donna.


-Eric!!-

-...-

-Eeeeric!! C'è la mamma!!-

Sento un tumulto e dei passi pesanti correre nel piccolo ingresso.

-Grazie ancora Wendy...-

-Dora, nemmeno dirlo... mi raccomando, ogni volta che hai bisogno tesoro...-

-Ok... Eric, si saluta!!-

-Ciao Wendina!!-

-Si si, ciao birbante...-

La porta si chiude.

L'aspetto seduto sul tavolo, una gamba che penzola e l'altra sotto la coscia.

Lei entra, mi guarda e ride.

-Che c'è?-

-Le buone maniere forse si rifiutano di essere imparate da te...- replica lei.

-Beh, scusa. Sono rimasto scioccato dal bacio a sorpresa...- la stuzzico io.

-Adesso sai anche il vero nome?-

-Direi di si...- mi gratto la testa -Anche piuttosto bene, oserei dire-.

Forse fa finta di non aver colto l'ironia, o forse semplicemente decide di non darmi soddisfazione, fatto sta che prende una sedia e comincia a sorseggiare il tè, fissandomi.

Ora, potrebbe sembrare stupido, ma quel gesto su di lei aveva qualcosa di incredibilmente sensuale. Le sue labbra carnose si appoggiavano alla fine porcellana increspandosi leggermente.

-Pensavo fossi già preparato ai miei baci-

-Sono passati vent'anni- le dico. E, come una fina cortina di pioggia, mi appare davanti quella scena. Le sue labbra morbide che si posano sulle mie, un bacio innocente ma per niente velato. Quello era un bacio vero, non timido. Non lo considererò mai come un bacio da bambini. Come non riuscirò mai a vedere lei come una cotta.

Perchè lei è la mia Wendy. Ricordo come Uncino fosse riuscito per qualche istante a farmi credere di averla persa. Mi sentii morire. Come nei cinque anni seguenti.

Eppure... era come se non riuscissi a staccarmi dall'Isola. Appartenevo a lei. In qualche modo, le appartengo ancora. Come appartengo a Wendy.

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Capitolo 2
*** 2 ***


fdg

Tornerai a trovarmi?


-Beh raccontami...- disse Peter all'indomani, nella stessa cucina di casa Darling.

-Raccontarti cosa? Che mi hai buttata giù dal letto alle otto per scroccarmi la colazione? O che...-

-E che cazzo! Mi hanno tolto il gas questi bastardi... stanotte non ho nemmeno dormito per il freddo...-

Wendy lo guardò cercando di non ridere, visto che non credeva a una parola di quello che gli aveva detto -Ma povero Peter...-

-Ehi tu...- disse lui sorseggiando il tè -Non mettere in dubbio i miei scopi... -

-Che non sono per niente doppi eh?- lo beffeggiò lei.

Forse senza rendersene conto.

Aveva tirato fuori quel discorso senza pensarci...

Wendy, sei una cazzo di mona. Sei pirla” le sussurrò la sua coscienza. I doppi fini del cazzo.

Lei e Peter.

Che vestito così... le sue dannate camicette... i capelli spettinati di proposito... e quegli incredibili occhi verdi... che aveva sognato anche troppe volte. Ritrovarseli davanti era stato un colpo.

-Beh...- si schiarì velocemente la voce e si girò a sciacquare la sua tazza -Non c'è molto da raccontare... mi sono laureata alla fine... economia, come mio padre... ma sono finita a fare la Baby-Sitter, come hai visto ieri.-.

-Come mai?-

-Robert- fu la sua risposta, sputata fuori con riluttanza. Sentì Peter alzarsi in piedi.

Le arrivò accanto e le dette la sua tazza vuota. Un po' troppo vicino, così caldo, nonostante i -10° che c'erano fuori.

-Robert?-

-Mio...- la donna si rese conto di essere arrossita violentemente.

-Tuo marito.-. Quella di Peter era più un'affermazione che una domanda. Beh almeno qualcosa mitigava la situazione, pensò Wendy -No, il mio ragazzo. Viviamo insieme, ma per ora non abbiamo intenzione di sposarci-

Sentì Peter tornare alla finestra, ma continuò a parlare, quasi a vanvera -Sai, questione di soldi, lui vuole essere sicuro di guadagnare abbastanza da potersi permettere di lasciarmi a casa a badare ai bambini...- rise nervosamente -sempre se ne avremo, ovvio... Lui ne vorrebbe, ma sai... mi sento ancora una ragazzina, non so se sarei pronta a...-

-Wendy...- sussurrò Peter, ma lei non lo sentì nemmeno

-...a impegnarmi insomma, sai... e poi lui... tipo adesso è via per due settimane, ha continui viaggi di lavoro, non so se riuscirei a prendermi cura di una casa e dei bambini e, sai...-

-Wendy- disse lui più forte -Guarda che ti stai giustificando-.

-Giustificando.....? C-come.... ah ti sbagli, dai mi hai chiesto di me, e io ti sto raccontando di me no?-

-Tu mi stai raccontando del tuo fidanzato e di bambini che non esistono neppure... io voglio sapere di te- le si avvicinò -Di cosa...- le prese le mani -...ne pensi-.

-Di cosa ne penso di cosa-

Lui rise sardonicamente -Wendy! Non mi vedevi da una vita! Cioè, io ti capito a casa... mi aspettavo un po' più di considerazione no?-

-Ah, io veramente...- arrossì ancora -Devo smetterla di arrossire...-

Peter la guardò sorridendo -Oh, non credo...sei stupenda quando lo fai-.

Quasi non si accorse di averlo detto.

Maquantoseimona, maquantoseipirla” cantava in quel momento una vocina dentro la sua testa.

Wendy era muta, lui si passò una mano nei capelli, cercando qualcosa da dire ma...

L'unica cosa che gli venne d'istinto fare fu baciarla.

Fugace, veloce, quasi spasmodico... un tocco così leggero che nemmeno se ne sarebbe accorta, se non fosse stato per il fatto che lei era rimasta con gli occhi chiusi.

Completamente rilassata.

Quasi staccata da tutto il resto.

-Mi dispiace- fu la prima cosa che venne in mente a Peter di dirle. -Io non...- ma non fece in tempo a finire la frase che lei lo attirò a sé di nuovo.

Lo baciò.

Un bacio tenero ma... come dire... piuttosto adulto, esperto, in una qualche maniera provocatorio, sensuale all'ennesima potenza.

Gli mordicchiò dolcemente il labbro inferiore accarezzandogli i capelli.

Si sedette sul tavolo attirando il ragazzo a sé con le gambe, baciandolo con foga, ma senza spingersi al violento.

E, dentro di lei... il vuoto.

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Capitolo 3
*** 3 ***


Tornerai a trovarmi?


Lo prese per mano, fecero le scale senza parlare, senza guardare da nessuna parte.

Wendy aprì la porta della sua camera.

Doveva essere la camera dei suoi genitori, pensò Peter. Al centro c'era un enorme letto a baldacchino, aveva le tende rosso cupo, profumava d'estate anche se era pieno inverno.

All'improvviso sentì un colpo di vento venire da destra: la finestra era aperta. Lui sorrise dentro di sé, sapendo infondo che non se l'era semplicemente dimenticata aperta. Una finestra in pieno inverno non rimane spalancata.

Wendy parve non farci caso. Sorrise lievemente, sempre tenendolo per mano lo portò accanto al letto e vi si sedette sopra.

La guardò con una stretta al cuore. Sembrava ancora quella bambina di tanti anni prima, i suoi occhi non avevano perso quell'innocenza che l'aveva fatto innamorare così perdutamente.

Non c'era stata volta in cui non aveva immaginato come potesse essere fare l'amore con lei.


La sua prima volta era stata... come dire... veloce. In effetti, era venuto praticamente subito, in un casolare a qualche chilometro da Greenwich, con una ragazza che avrà avuto tre o quattro anni più di lui. Si ricordava che lei l'aveva preso in giro a sangue per la brevissima prestazione.

Beh, ebbe l'occasione di rifarsi più volte.

Poi c'era stata Beth... la dolce Beth... l'impressionabile Beth.

Beth era una ragazza incredibilmente carina, il tipico fascino inglese sembrava avere il copyright su di lei. Ma era un tantino emotiva. Anzi: terrorizzata. Ora: immaginatevi un ragazzo sui diciott'anni, stofinato di ormoni impazziti fino a scoppiare... immaginatevi adesso una di quelle ragazzine santarelline tutte casa e chiesa che continua a istigarlo “-Peter, ma quando vieni a casa mia...-”oppure “-Ma Peter, come balli bene...-” mentre continuava a strusciarsi su di lui. Vabbè che Peter Pan è sempre Peter Pan... ma nulla gli impedì di portarsela a casa (casa vuota da quando era morta la vecchiaccia) e buttarla sul letto chiudendosi la porta alle spalle.

Inutile dire che la poverina era rimasta scandalizzata all'idea che il suo picci cicci stricci avesse bisogno di sfogare il suo membro dalle esigenze ormai non sottovalutabili.

Sta di fatto che, una volta sbottonatigli i jeans, una volta visto il suo... ehm... coso (fu così che lei lo chiamò) gli tirò fuori una scusa assai poco credibile a proposito del trasloco a Northampton... e non la vide più.

Beh, perso niente...

Poi venne il momento di Natalie... mora, fisico tonico, sedere incredibilmente sodo, seno ovviamente piccolo ma sodo anche quello.

Eh, lei era stata precoce eccome... si, Peter si ricordava che...


Peter...”


Si, erano a casa di lei, stavano guardando un film da un'ora, ma erano stati attenti alla trama grossomodo i primi tre minuti... e...


Terra chiama Peter... Peter...”

Eh?” pensò il ragazzo sentendo una strana voce provenire dalla sua testa.

Peter... non so se hai notato, ma hai Wendy stesa sul letto davanti a te...”

Ah, si... beh e allora? No, un momento... ma chi sei?”

Piacere, sono la tua coscienza...”

Piacere, Peter...”

La coscienza di Peter Pan sentì un crampo di impotenza (ammesso che le coscienze sentano i crampi) “IO MI LICENZIO...” disse “Cioè, tu stai lì a pensare alle troiacce delle tue ex... se non te ne fossi accorto Wendy si sta chiedendo cosa cazzo fai in piedi da un minuto e mezzo a fissare il vuoto”.

Sul serio???”

... se non ti dispiace... ora ti lascio...”, e il ragazzo non sentì più nulla.


Peter guardò Wendy. In effetti lo guardava un po' strana.

-Peter...-

-Mhm?-

-C'è qualcosa che non va?- gli chiese lei, con una voce titubante.

Peter la guardò serio. In realtà stava pensando alla sua coscienza, ma Wendy lo prese come un ripensamento. Fece per alzarsi in piedi, ma lui la bloccò dolcemente, sedendosi accanto a lei.

-No... non c'è niente-

-Peter, io...- cominciò lei, ma il ragazzo le mise due dita sulle labbra: -Shh... basta parole- surrurrò, e le diede un lieve bacio sulla fronte.

Si sdraiò accanto alla donna, ma lei se l'attirò sopra, baciandolo, mordicchiandogli il labbro inferiore.

Gli sfilò il maglione, cominciò a sbottonargli la camicia ridendo per i suoi capelli elettrizzati dalla lana.

Aveva la pelle morbida, color pesca, abbronzata appena.

Lo fece stendere dopo essersi sfilata i jeans e la maglia. Cominciò a baciargli il petto, non troppo muscoloso. Ad ogni tocco della sua lingua sentiva gli addominali tendersi lievemente. Gli vide la pelle d'oca sui fianchi, e provò un moto di tenerezza che la fece arrossire.

Lui si sedette a baciarle il collo. Era incredibilmente bravo, malizioso al punto giusto. Non la succhiava avidamente. Sentiva qualche lieve morso lungo le spalle di tanto in tanto.

Sapeva di vaniglia, di dopobarba, di sigarette. Un miscuglio indimenticabile.

-Ehi, l'hai finita di mordere?- lo rimproverò lei sorridendo permalosa.

-Mi piace il tuo sapore...-

-Perchè, da cosa so?-

-Non lo so...- divenne improvvisamente serio. La baciò profondamente, rotolando per finirle sopra.

Aveva gli occhi leggermente umidi, sembravano ancora più luminosi nella penombra.

Si strusciò malizioso su di lei leccandole il collo, provocandole un lento sospiro tremante.

Sorrise dentro di sé.

Sprofondò nel verde scuro del suo sguardo, lei lo guardò dritto negli occhi, più seria di quanto non l'avesse mai vista. Era bella. Era la sua Wendy.

Lui diede un lieve colpetto a livello del bacino, lei si sollevò subito a posargli un bacio a fior di labbra, e tenendolo per il collo lo trascinò giù con sé, istigandolo dolcemente.

Dopo qualche istante Peter decise: era sua. Lo era sempre stata... questo non avrebbe cambiato lo stato delle cose.

Sentì la punta del suo membro sfiorare la sua entrata, umida, calda.

La sentì gemere piano.

-Peter- sussurrò lei

-Dimmi...-

Lei sospirò -Fallo, ti prego...-


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