Through that dream that was real

di PorcoJared
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Back to school ***
Capitolo 2: *** Not all memories are beautiful ***



Capitolo 1
*** Back to school ***


Entro e vedo quella che da oggi sarà la mia nuova classe. Dopo essere stata bocciata in prima superiore, i miei genitori hanno deciso di ritirarmi dalla scuola pubblica e mandarmi in una scuola lurida e privata che loro chiamano "la scuola migliore in assoluto".
So' benissimo che vogliono solo aiutarmi, per loro questa scuola é l'unica possibilità per darmi una mano, per darmi un futuro.
Ma nessuno ha chiesto a me. La sottoscritta non ha nessuna voglia di vedere della gente, per di piú felice. Ho voglia di fumare. Non fumo da circa 10 giorni, é stato un'ordine dei miei genitori. Mi hanno detto: "Non vorrai mica entrare nella scuola con questo odore di fumo che ti porti dietro".
Guardo i miei nuovi compagni di scuola. Uno ad uno. La metà di loro sono i cosidetti figli di papá. Gli altri sono persone comuni venuti in questa scuola grazie a borse di studio, grazie al loro impegno. Apprendo più di prima, che non sono nell'ambiente giusto. Noto che alcuni sembrano molto piu grandi di me. Avevo fatto alcune ricerche in internet su questa scuola. La maggior parte dicevano: "é come l'ultima sponda se riesci a farti bocciare li, sei senza speranze."
In fondo c'è un banco vuoto. Uno solo. m'incammino verso il banco, senza emettere suono. La professoressa mi presenta alla classe dicendo il mio nome completo. Sembra che nessuno faccia caso a me tutti sono concentrati su altro. É meglio così non sono venuta qui per farmi delle amicizie, sono venuta qui per fare un piacere ai miei genitori, tutto qui.
Le prime due lezioni passano velocemente. Non ascolto, ho la testa altrove. Non m'importa di sapere la data di nascita di Giuseppe Garibaldi, non é uno dei miei progetti. Voglio andarmene.
La terza ora arriva presto, il professore è un uomo sulla 40ina, capelli grigi e non molto alto; insomma un tipo alla George Cloney.
La sua materia è italiano. Amo scrivere e leggere. Quindi cerco di stare attenta.
-Buongiorno sono il signor Helstink il vostro nuovo professore di italiano- fa' una pausa per guardarci uno a uno, poi riprende a parlare.
-Vorrei che durante l'appello, quando sarà detto il vostro nome vi alziate e mi raccontiate un po' di voi, qualunque cosa anche quella piu insignificante-
Inizia a fare l'appello. I ragazzi dicono cose insignificanti come: ciao, ieri mi sono fatta la manicure! -Rose J. Stevens, avanti si presenti alla classe-
Mi alzo in piedi, non ho la minima idea di cosa dire. Sto' tremando. Voglio uscire da questa situazione. Cosa posso dire di me? Che sono una nullità?
In quel momento le uniche parole che mi escono sono le piu stupide che io abbia mai sentito. -Professore potrei andare in bagno?-
La classe si mette a ridere rumorosamente ma viene interrotta dal professore. -Se é così urgente vada pure signorina Stevens-
Mi affretto a uscire. Appena varcata la soglia sento che qualcuno si mette a ridere, imbarazzata corro piu veloce fino a raggiungere quello che sembra il bagno.
Entro, mi lavo la faccia e scoppio in lacrime. Le lacrime scendono veloci, rigano le guance bianche. Non riesco a fermarle. Poi le lacrime si trasformano in singhiozzi e il pianto si fa' sempre più forte.
Ho la faccia tra le mani, seduta per terra appoggiata al muro azzurro, quando sento dei passi morbidi e lenti che si avvicinano.
Alzo gli occhi, è un ragazzo. Ha due grandi occhi azzurri, una pelle candida come la neve e dei capelli biondi che gli fanno illuminare gli occhi. Sul suo viso c'è un sorriso. -Cosa hai da ridere? É così bello vedere qualcuno piangere?- dico con voce tremolante e insicura.
-Niente...No...é solo che..Come dirtelo? Insomma stai piangendo nel bagno dei maschi.-
Mi alzo e, senza voltarmi, mi asciugo il viso dalle lacrime nere. Lui rimane immobile senza muovere un muscolo, io invece me ne torno in classe.
Prima di entrare in classe sento che qualcuno tira un pugno sulla porta del bagno. Mi giro ma non vedo nessuno. Il corridoio bianco è deserto. Mi mette un po' di paura questo posto così vuoto e triste.
-Bentornata signorina, é stata lunga la sua permanenza in bagno?-
Non è il professore a parlare ma un ragazzo della prima fila. Lo guardo, lo guardo male e vado ad accomodarmi nel mio banco. Solo da seduta mi accorgo che il professore non c'è.
-Dai su! Raccontaci cosa hai fatto d'interessante in bagno!!-
-James smettila, cosa t'importa!- a parlare è stata una ragazza dall'aspetto molto californiano.
Occhi azzurri, capelli biondi e con un fisico perfetto. E' nella seconda fila dove si sta' limando accuratamente le unghie.
-Jennifer non sto facendo niente di male, sto solo dialogando con la nostra compagna di classe!-
Mentre loro litigano io ho la testa altrove. Sto' pensando al ragazzo di prima.
-Penso proprio che non gli interessi parlare con il più cretino della classe!!-
-Ehi Jenny! Nessuno ti ha detto d'intervenire, come ha detto il professore dobbiamo imparare a conoscerci e io sto semplicemente parlando con lei!- lo dice sottolineando la parola LEI.
-Non farci caso é uno dei tanti ad avere pochi neuroni che funzionano in testa!!- dice rivolgendosi a me.
-Io non ho mica offes...- James viene interrotto dal professore che entra in classe. -Ma che baccano state facendo. Nessuno vi ha insegnato la buona educazione??-
Tutti si zittirono, nessuno apre bocca nemmeno quell'arrogante di James. Bussano alla porta.
-Avanti- Dice con voce arrabbiata, il professore- oggi sembra che ce l'abbiano tutti con noi!-
Nella classe entra il ragazzo di pochi minuti prima. Ha lo stesso sorriso di prima.
Con una voce calda dice -Mi scusi professore ma dovrei rubarle una ragazza. Sono rimasto senza compagna per il lavoro di cinema e la professoressa Jenkins ha detto che dovrò stare con una ragazza di questa classe- il suo sguardo si gira verso di me. I nostri sguardi si incrociano. I suoi azzurri mi guardano, sono talmente intensi che mi giro.
-Prima che lei arrivasse signorino Jefferson stavo per spiegare proprio questo progetto. Quindi se si vuole accomodare qui mi farebbe un grande piacere- il professore gli porge una sedia e gli dice di accomodarsi vicino a Jennifer.

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Capitolo 2
*** Not all memories are beautiful ***


Il progetto è interessante. Nel giro di tre settimane dobbiamo guardare una serie di film, poi per ognuno fare una recensione e scegliere il nostro preferito.
Naturalmente tutto questo deve essere fatto in coppia. Oh come vorrei farlo da sola ma il professore dice che è assolutamente vietato, sottolineando la parola 'assolutamente'.
Decide lui le coppie. Alcuni ragazzi si lamentano ma il professore non da' corda alle loro richieste e torna a concentrarsi sulle coppie.
Jennifer finisce insieme a James.
-Magari così la piantate di litigare- risponde alle lamentele dei due.
Povera Jennifer, non la invidio affatto. James mi sembra un'essere spregevole, egocentrico e stupido. C'è qualcosa di sbagliato in lui.
Il professore guarda prima me e poi Sam Jefferson.
-Bene signor Jefferson. Io gli affiderei la signorina Stevens. Visto che é nuova, oltre al progetto, potrà farle fare un giro per la scuola-
Voglio sprofondare. Con tutte le persone che potevano capitarmi perché proprio lui? Forse è meglio Jemes...no, James è il peggiore di tutti.
Guardo Sam. Alla fine sembra un tipo simpatico ma non mi fido. Veramente non mi fido di nessuno.
Suona la campanella.
-Ragazzi, le coppie decise da me non potranno essere cambiate. Ci vediamo tra tre settimane. Io non ci sarò si occuperà di voi Kate...ehm..volevo dire la professoressa Jenkins- Il professore diventa letteralmente rosso e si affretta a uscire dalla classe.
Qualcuno ride, altri si limitano ad uscire. Sam mi saluta con un cenno e un sorriso, esce dalla classe e io rimango sola. Finalmente sono sola.
Provo imbarazzo verso Sam. Parlare con le persone dall'aspetto perfetto mi infastidisce.
Nella testa mi frullano tantissimi pensieri, non riesco a controllarli.
Penso a come deve essere bello baciare Sam o semplicemente toccarlo...è difficile credere che io riesca a fare questi pensieri. Di solito sono con i piedi per terra, non immagino cose che non accadranno mai. Perchè una persona come lui non guarda quelle come ME.
Sono una punk imprigionata dentro a dei vestiti che non mi appartengono.
La gonna di jeans e la camicia a pois che mamma mi ha regalato, non sono fatte per me. Preferisco un paio di jeans strappati abbinati ad una maglietta di qualche band che conosco solo io e un bel giubotto di pelle.
Qualcuno sta' agitando una mano davanti ai miei occhi.
Ero talmente presa dai miei pensieri da non sentire che è entrato qualcuno.
-Ma sei viva?- è un ragazzo a parlare.
-ehm...si- rispondo imbarazzata. Davvero ho fatto quei pensieri su quel Jefferson?
-Ti capita spesso?- Cosa mi sta' succedendo, non sono quel tipo di ragazza che si fa le fantasie su un ragazzo.
-Mi sono scopato il tuo cane-
-Ah interessante...- Odio questa scuola, voglio andarmene ora.
Il ragazzo ride. -Perchè ridi?- gli chiedo.
-Ho appena detto di essermi fatto il tuo cane e tu mi hai detto 'interessante'- sorride -sai è maleducazione non ascoltare-
-si hai ragione..devo andare. Ciao- Esco dalla classe, non ricordo nemmeno il viso del ragazzo. Forse era biondo? No, era moro.
L'ha sempre detto mia zia che sono strana, che riesco ad evadere dal mondo con la mente. Adesso che ci penso mi ricordo le mani, erano le classiche mani da musicista, ma tutto qui.
Mi avvio verso i dormitori. Ho voglia di dormire e smettere di pensare.

I dormitori sono deserti.
"Saranno tutti a mangiare" penso tra me e me. Infondo al corridoio c'è una porta, dietro la quale c'è la mia nuova 'casa'.
Inserisco la chiave nella porta ed entro.
La camera è molto piccola. Ha due letti da una piazza messi vicini con appoggiati sopra un lenzuolo, un copri cuscino e un piumino tutti e tre perfettamente piegati con cura. Da parte al letto, sul lato destro c'è un comodino nero con una lampada appoggiata sopra. Difronte alla porta del bagno c'è un'armadio dello stesso colore del comodino e infine un bagno, che non si dovrebbe neanche considerare bagno perché dentro ci sta' a malapena una persona.
Le mie valigie sono già li, vicino al letto. Le disfo, infilo tutto in quel lurido armadio nero e sistemo i pochi trucchi e altre cose comprate da mia madre in bagno.
Guardo fuori dalla finestra sopra il letto. E' pieno inverno e nevica, ormai non si distinguono più gli alberi, le strade, è tutto bianco, tutto perfettamente limpido e pulito.
L'unica cosa non pulita è la mia coscienza. Luke aveva ragione, sono una nullità. Tutto quello che è successo è colpa mia. E' colpa mia se Evan...non c'è più.
Cado di nuovo nel pianto di prima. Il rimanente mascara cade sulle guance e sporca il cuscino bianco.
Mi corico sul letto, prendo il piumino, lo sistemo e mi addormento cullata dal suono della neve che cade e dai singhiozzi che genero io stessa.

Mi sveglio. Qualcuno sta' tirando dei sassi sulla finestra. Non riesco a vedere chi è, vedo solo una sagoma nera che si muove sotto la neve.
Guardo più attentamente il panorama. C'è una specie di bosco. Non l'avevo notato prima. E' buio e la neve è diventata sempre più fitta.
Guardo l'Ipod, sono le 22 passate.
Allora prendo la valigia e prendo il libro.
Ne ho portato solo uno, il mio preferito. Dopo averlo preso, mi corico sul letto e comincio ad assaporare la lettura.

Leggo avidamente quel libro che ormai conosco a memoria, ma che ogni volta, quando lo rileggo, mi sembra di non averlo mai letto.
E' un libro che mio padre mi ha regalato quando avevo circa 13 anni. Era la bozza di un suo caro amico che nessuno editore aveva voluto pubblicare. Lui ha voluto assolutamente avere una copia perché affermava che quello era uno dei migliori libri in circolazione.
E io sono pienamente d'accordo con mio padre. Questo è meglio di ogni altro libro che esista sulla faccia della terra. I protagonisti hanno una vita perfetta, molto diversa dalla mia.
Questo libro mi ricorda Evan, forse è per questo che gli sono così attaccata. Quanto vorrei averlo ancora, avrei voluto dirgli un addio come si deve.
Mi riaddormento sul 13esimo capitolo, verso le 4 di notte.

Alla mattina qualcuno bussa alla porta.
-Apri per favore é urgente!!!- è una voce femminile che mi sembra di aver già sentito, ma a cui non riesco ad abbinargli un viso.
Mi alzo con fatica dal letto, con ancora gli occhi addormentati che rimangono aperti per miracolo e vado ad aprire quella maledetta porta.
Mi ritrovo davanti Jennifer in tutto il suo splendore. I capelli color oro gli scendono sul viso abbronzato e truccato, sembra appena uscita da una sfilata di alta moda, solo che al contrario delle modelle sul suo viso è stampato un sorriso da 1000 denti.
Però quando mi osserva con più attenzione la sua espressione cambia radicalmente.
-Rose ma perché non sei ancora vestita!! Corri presto...e stai su un po' più dritta, se no ti viene la gobba... Dai che ti aiuto io, dove sono i vestiti?-
Stordita gli indico l'armadio. Lei con movimenti delicati si avvicina e lo apre.
-Hai già disfatto tutti i bagagli?- Io rispondo di si, annuendo.
-Ma non ti sei portata niente dietro!! Beh ci penseremo più tardi...ti do dieci secondi per farti una doccia e vestirti! Sbrigati!- prende qualcosa dall'armadio e mi spinge dentro il bagno.
Dopo 5 minuti sono pronta.
Quando usco lei è seduta sul mio letto, con in mano un libro. Corro verso di lei strappandogli il libro dalle mani quando mi accorgo che sta' leggendo QUEL libro.
Lei stupita dalla mia reazione dice: -Ok che sei una che non parla molto, alcune volte sgarbata...insomma una che gli piacerebbe rimanere per il resto della sua vita in solitudine. Però alcune volte stupisci...Perché sei così attaccata a quel maledetto libro?-
-Ma non eravamo in ritardo?-
-Si hai ragione!! Sbrigati!!-
Mi prende per un braccio e si mette a correre, poi però comincia a camminare lentamente.
Girato l'angolo ecco che appare magicamente James. Non me ne ero accorta durante la lezione ma è proprio bello. Sembra quasi la copia al maschile di Jennifer.
-Uh Jen che cattivo esempio dai alle nuove arrivate, farle fugare il primo giorno di scuola non é proprio il massimo-
-Non stiamo fugando. Al contrario tuo -
-Non fare queste affermazioni affrettate...-
-Senti James siamo in ritardo se ti togli dai piedi ci fai un favore!- dice dandogli un leggero colpetto sulla spalla sinistra.
-Uh sei ben nervosa! Datti una calmata!!-
-Lasciaci passare che la prof ci starà aspettando! Appena arriviamo te la saluto va bene?-
-No grazie ho già fatto, visto che mi ha mandato a cercarvi-
-Deve essere proprio disperata per mandare un come te a cercarci! Voglio proprio sapere come ci sei riuscito-
-Gli ho solo detto...Beh ci sono riuscito-
-Veramente non ti credo-
-Dai su Jen datti una mossa che stiamo per partire. Dobbiamo andare in una specie di lago a prendere delle rane e dei campioni d'acqua.... boh non lo so non è che abbia ascoltato molto....-
-Strano di solito sei sempre così attento alle lezioni-
-Si proprio come...- A questo punto intervegoi io. Sono stanca dei loro stupidi battibecchi e li conosco solo da un giorno.
-E se invece di discutere tra voi due andiamo a prendere quel cavolo di pullman?-
-WOW Jen la tua amica sembrava tanto rompiscatole e antipatica ma mi sembra che ha più palle di te- -Beh James di me non ne sono sicura ma di te sicuramente!-
-Ecco che ricominciano- dico tra me e me. -Per favore possiamo andare!!- Urlo.
-Ai suoi ordini signorina!- mi risponde James facendo una specie di inchino.
Jennifer sbuffa e finalmente ci affrettiamo ad andare al pullman guidati da James.

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