Il misterioso caso del giudice scomparso

di Sylvia Ruth
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 25 ***
Capitolo 26: *** Capitolo 26 ***
Capitolo 27: *** Capitolo 27 ***
Capitolo 28: *** Capitolo 28 ***
Capitolo 29: *** Capitolo 29 ***
Capitolo 30: *** Capitolo 30 ***
Capitolo 31: *** Capitolo 31 ***
Capitolo 32: *** Capitolo 32 ***
Capitolo 33: *** Capitolo 33 ***
Capitolo 34: *** Capitolo 34 ***
Capitolo 35: *** Capitolo 35 ***
Capitolo 36: *** Capitolo 36 - Penultimo ***
Capitolo 37: *** Ultimo capitolo ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Il misterioso caso del giudice scomparso


Lo spunto di questa storia è nato da una mia rilettura de I CASI DEL GIUDICE DEE di Robert Van Gulik. I suoi romanzi sono ambientati nella Cina ai tempi del nostro medioevo, la mia in una non meglio specificata nazione europea ai primi del 1800.


Una carrozza trainata da due cavalli percorre una strada che si snoda tra campi coltivati, prati con qualche capo di bestiame e folti gruppi di alberi. Ogni tanto si intravedono le tegole dei tetti di qualche lontana fattoria.

Un uomo alto, con folti capelli biondo-rossicci e che porta un paio di occhiali cerchiati in oro, guarda distrattamente dal finestrino fumando la pipa. La toglie di bocca e si rivolge all'altro passeggero. "Ripetimi ancora una volta perchè siamo qui, su questa scomoda carrozza."

"Perchè ero nauseato di studiare casi di criminologia...sulla carta. " Gli risponde il giovane biondo seduto di fronte a lui, senza sollevare gli occhi dal libro che sta leggendo. " Ero stanco di sprecare il mio tempo fra polverosi pezzi di carta di un archivio."

"E per fare questo dovevi dare un calcio alla tua carriera? Abbandonare la nostra piacevole vita nella capitale? Potevi diventare Primo segretario alla Corte Superiore...Avevi ricevuto la proposta di diventare Musico di Corte..." osserva l'altro.

"Fesserie!" L'interrombe bruscamente. " Come potevo decidere se condannare un uomo alla forca, se non ho mai avuto a che fare con un malfattore ma solo sfogliato un mare di carte? Documenti, documenti e ancora...documenti. Musico di Corte? Solo perchè un mio pezzo è piaciuto ad una stupida donnetta?"

"Stupida...donnetta?? La Contessa..."
"Stupida donnetta!! Credi che solo perchè adesso è nelle grazie del Re..."

"Nel suo letto, vorrai dire."
"...E ha ottenuto un titolo, cambi la sostanza di quello che è e che sarà?"

"Quella stupida donnetta è passata anche dal tuo letto." Gli ricorda l'amico." Poteva mettere una buona parola..."
L'altro sbuffa infastidito. "Voglio fare strada grazie ai MIEI merito e non perchè..."

"Ho capito. Meglio cambiare discorso. Tua madre come l'ha presa?" Gli chiede con un sorriso di scusa.
"Le ho promesso che appena ci saremo sistemati la manderò a chiamare." Guarda il paesaggio." Con calma, molta calma. La tua fidanzata?"

"E' entrata in ritiro spirituale. La nuova moda. Voleva che entrassi nel convento vicino al suo." Dice con un brivido.
"Tu? In convento? Solo se puoi approfittare della loro ben fornita cantina." Ridono insieme. L'uomo biondo riprende a leggere, l'altro a fumare.


"Interessante il tuo libro?"
"Mmm...Insomma...Parla di questa parte della regione. Storia, bellezze naturali, monumenti...Devo documentarmi."

"Fatica inutile. Chissà che confusione troveremo in tribunale. Il fatto che il tuo predecessore sia sparito dall'oggi al domani e con la cassa dice tutto."
"Non è detto che sia stato lui." Usa un dito come segnalibro." E' vero che è sparito misteriosamente, ma chi ti dice che sia stato lui a rubare la cassa? Ne ho sentito parlare bene. Ancora giovane, scapolo, benestante, intelligente e ambizioso. Perchè rovinare tutto...così...d'un tratto?" Richiude il libro con colpo secco.

"Che ci sia una donna di mezzo?" Insinua.
"Ho detto INTELLIGENTE e AMBIZIOSO. Dicono che il fratello abbia tentato il suicidio per la vergogna. Erano profondamente legati. No. La storia non mi convince." Dice pensieroso.
"Perchè dare a noi questo incarico?"

"L'HO RICHIESTO IO. Subito un bel mistero da risolvere. Alcuni colleghi mi hanno sconsigliato, ma inutilmente. Volevo mettermi alla prova. Indagare...cercare indizi...prove. " La sua emozione è tangibile. "Gente vera...non dichiarazioni su pezzi di carta."

"Martin questo non è un bel gioco. Se fallisci rischi di fermarti qui per anni. " Lo avverte preoccupato.
"Poteva andarci peggio. Invece di qualche sperduto angolo dimenticato da Dio una città ricca e prospera. Troverai da divertirti...Con moderazione, mi raccomando. Non farmi fare brutte figlure."
"TU mi raccomandi...moderazione? Da quando?" Si sorprende.

"Da quando sono giudice di distretto. Devo essere d'esempio per la popolazione. Austerità, sobrietà,serietà devono essere le parole che mi ispirano." Recita con voce pomposa. "Istruzioni dei miei superiori."
"Questa voglio proprio vederla."

"Naturalmente in pubblico. Nel privato...occhio non vede..."Dopo una breve pausa continua. " Lo sai che il giudice del distretto vicino è famoso perchè, ad ogni cambio di sede...e cioè all'incirca ogni quattro anni, cambia MOGLIE? Si sa che non si è mai sposato ma tutti fanno finta di non sapere."
" Che razza di ipocriti! Finchè la ragazza non è del posto...perchè preoccuparsi di cosa le capiterà dopo?" Esclama con una smorfia.

" Per fortuna non ho di questi problemi. Niente moglie, niente fidanzata... Solo una madre che ha smesso di rimproverarmi."

L'altro gli lancia uno sguardo malizioso. " Le notti sono lunghe in questa stagione...e, fra qualche mese, saranno piuttosto fredde..."
"Mi sono portato un baule pieno di libri e di spartiti...E poi...Uno dei miei compiti è ...controllare...sorvegliare...determinati ambienti..." Allunga le gambe con aria soddisfatta.

" AMBIENTI? Vuoi dire...case...bordelli...?"
"Mmm. Mmm. Devo evitare litigi, eccessi, scandali...Sono tenuto a sapere chi li frequenta e quante volte. " Gli appare un sorrisetto sardonico. " Sarò costretto a sacrificarmi per il bene comune."

"Sacrificio? Non sai nemmeno come si scrive." La loro risata viene interrotta dal cocchiere.

"Con il vostro permesso vorrei far riposare i cavalli. Saimo ancora lontani e preferirei non viaggiare di notte. Si corre il rischio di fare brutti incontro."
"Ma sì. Facciamo uno spuntino?"

"Andy...E' il terzo da quanto siamo partiti questa mattina!" Gli ricorda Martin.
"Che vuol dire? L'aria di campagna stuzzica l'appetito."

"L'aria di campagna, il viaggio...l'altra scusa qual'era? Non dovevamo sprecare i biscotti della cuoca di mia madre?" Chiede scendendo. Andy bofonchia qualcosa e non si degna di rispondergli.


Un'ora dopo sono placidamente sdraiati all'ombra di un albero. Intorno a loro le tracce del pasto consumato. "Ancora the?" Gli propone alzando la teiera. Martin nega. "Voglio godermi questo bel sole..." Si appoggia alle mani e rivolge il viso al cielo.

"Possiamo unirci a voi?" Una voce proviene dal bosco poco lontano. Due uomini ne stanno uscendo. Sembrano due cacciatori. Andy si guarda attorno come per cercare qualcosa.

"Fate pure. Un po' di compagnia ci fa piacere." Dice Martin con un sorriso. "Andy...del the." Con un'occhiata gli consiglia di mantenere la calma. "Fatta buona caccia?"
" Al momento...discreta." Gli risponde il più alto.

"Grazie." Aggiunge l'altro, un giovane con baffi, pizzetto e lunghi capelli legati da un laccetto di cuoio, prendendo una tazza di metallo dalle mani di Andy. "Inglesi?"
"Noi? No...Veniamo dalla capitale..." Martin li osserva con discrezione.

"Commercianti?" Chiede quello senza barba notando il loro abbigliamento.
" Vi sembriamo dei...bottegai?" Risponde piccato Andy.

"ANDY!...Non siamo commercianti...Solo gente di passaggio."
"Vedo...Quella è una chitarra?" Indica una custodia posata sull'erba vicino a Martin.

"Sì, è la mia."
"Sei bravo?" Accarezza il cuoio con un gesto delicato.

"Me la cavo...Vuoi?" Lo invita.
"No...Potrei rovinarla." Si vede che la tentazione in lui è forte.
"Ne ho un'altra...Fai pure."

"Dai Alan..." L'incoraggia l'amico.

Scuote la testa. "Chitarra...Spartiti? Martin gli allunga dei fogli. " Scritti da poco...Sei un musicista?"

"Anche...Se ne ho voglia..." Andy, perplesso, non capisce dove vogliono arrivare.
"Non troverete molto da portar via."

"Per chi ci hai preso?" Risponde con estrema calma Alan.
"Non siete dei bracconieri...Troppo ben vestiti...e troppo ben armati...I nostri cavalli sono ancora stanchi. Volevate quelli?"
"Forse sì...Forse no." E' l'enigmatica risposta.

"Quelli sono due fioretti? Tuoi?"

"Miei e di Andy. Li usiamo per...tenerci in forma."
Alan si è avvicinato ad una custodia legata ad uno dei bauli. L'apre ed inizia a maneggiarne uno. "Bello...Ben bilanciato...Ti va?" Gli propone.
"Perchè no? Un po' di movimento mi farà smaltire lo...spuntino." Martin si alza togliendosi la giacca. I

niziato a duellare. "Sei bravo."
"Anche tu." Se Martin spera di avere a che fare con un avversario da poco si sbaglia. Alan ribatte colpo su colpo. La differenza di stile è notevole; è evidente chi è uscito da una buona scuola di scherma e chi ha una lunga pratica dalla sua parte.

"Che succede qui? Non sono ammessi duelli." Un piccolo drappello di militare soppraggiunge e li circonda.
"Ci stavamo solo esercitando. Che volete?" Chiede Martin senza scomporsi.

"Le domande le faccio io...bel biondino..." Gli risponde con un ghigno maligno e sarcastico il graduato al comando.

"Sono Martin Lee Gore...Giudice di questo distretto e questi sono il mio segretario e i miei aiutanti. Si può sapere perchè vi siete permessi di disturbarci?" Il suo viso si è fatto severo, la sua voce è diventata secca ed autoritaria.

"Giudice? Un ragazzino?" Fa per aggiungere qualcosa ma Martin lo previene. Sfila dal suo stivale una lettera con un sigillo.

"Questa è la mia nomina. Altre domande...Sergente?"
"NOSSIGNORE!!" Il sergente porta il frustino alla fronte in segno di saluto e ordina agli altri di allontanarsi.

"Vogliamo continuare?"
Alan gli restituisce il fioretto. "Perchè non ci hai denunciato? Quelli cercano gente come noi."

"Non mi piaceva il suo grugno. Non mi interessa perchè vi inseguono...Non ora...Ma siete giovani, robusti, abili. Il nostro paese ha sempre bisogno di gente come voi. Arruolatevi. Potete ricominciare. Esercito, marina..."Si rivolge al giovane con i capelli lunghi." Non fanno domande indiscrete..."

I due ridono. " Grazie per la proposta. Vi conviene allontanarvi. Potreste incontrare qualcuno...meno gentile. Signor Giudice." Lo salutano e in pochi passi sono spariti nel folto degli alberi.

"Fiiiuuu...Ci è andata bene. " Sospira sollevato Andy. " Ladri di strada?"
"Non credo. Briganti nemmeno. Direi...uomini che hanno ricenuto un torto e che sono costretti a nascondersi. Di solito se la prendono con persone ricche o prepotenti...Se incontrano gente in difficolta, l'aiutano...Vorrei sapere che hanno combinato quei due..." Si chiede pensieroso.
"Uno si chiama Alan, l'altro Dave. Ho visto che ha un tatuaggio sul braccio."

"Ho la sensazione che li rivedremo...Spero solo non dall'altra parte della mia cattedra. Forza...Affrettiamoci."

Andy aiuta il cocchiere ad attaccare i cavalli mentre Martin ripone le stoviglie in un cestino e spegne il fuoco versandovi sopra la rimanenza di the. Al tramonto la carrrozza sosta alla postazione militare. I due passeggieri possono pernottare e il cocchiere sostituire i cavalli.


Dopo un buon pasto, Andy versa due calici di vino. Ne porta uno a Martin che è seduto alla finestra e guarda fuori, dove c'è un grande andirivieni di militari.
All'improvviso qualcuno bussa e due persone entrano nella camera.
"I nostri due...cacciatori?"Esclamano attoniti.

I due accennano ad un inchino. Si sono ripuliti, rasati e hanno tagliato i capelli. Indossano due semplici abiti da viaggio marroni.
Il più alto comincia:
"Signor Giudice..."
"Martin..."
"Martin. Oggi hai dichiarato al sergente che eravamo tuoi aiutanti. Ne abbiamo discusso e abbiamo deciso che non vogliamo che ti credano un bugiardo. Se sei d'accordo...da questo momento entramo al tuo servizio."

Andy alza le sopracciglia, Martin sfoggia un sorriso perplesso.

L'altro visitarore aggiunge : " Non conosciamo niente del lavoro di un tribunale, ma sappiamo leggere e scrivere. E siamo disposti ad obbedire ai tuoi ordini. Sapremo renderci utili."
"Accomodatevi. " Li invita gentilmente. "Raccontatemi prima le vostre storie."

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***



I due si siedono ed il più giovane si schiarisce la voce. " Il mio nome è David Gahan, ma tutti mi chiamano Dave. Hai indovinato...Un tempo ero in marina, ma non mi sono mai piaciuti i capitani che si divertono ad usare inutilmente la frusta. Nel mio ultimo viaggio ne ho incontrato uno. Quando ha cercato di fare il prepotente con il nostro mozzo...Un ragazzino di dieci anni...L'ho preso a pugni e me ne sono andato...Senza il suo permesso."

"Marina Militare?" Chiede Andy.

"Civile. Non sono un disertore, se è quello che volevi chiedermi. Ho solo sfilato dalle sue tasche la paga che mi aveva promesso all'ingaggio."

Martin annuisce e guarda interrogativamente l'altro. Un bel ragazzo alto, capelli castani e lineamenti regolari.

" Il mio nome è Alan Charles Wilder e sono nato nella capitale. La mia è una famiglia di musicisti, ma io avevo voglia d'avventura. Ero giovane e abbastanza ingenuo. Allo scoppio della guerra mi sono arruolato. Un alto ufficiale ha mandato volontariamente a morte decine dei miei commilitoni dei quali ero responsabile. Quel maledetto furfante è scomparso e le autorità ai quali ho riferito il fatto si sono sempre rifiutate di cercarlo per processarlo come meritava. Mi sono congedato e da quel giorno giro per tutto il paese nella speranza di rintracciarlo. Ti servirò, ma ad una condizione e cioè che potrò andarmene appena avrò trovato il mio uomo. Perchè ho giurato sulle tombe dei miei compagni che avranno la loro vendetta."

Il giudice osserva attentamente i due uomini e, dopo una pausa, dice:" Accetto la vostra offerta, compresa la condizione di Alan, con l'accordo che, se dovesse trovare quel vigliacco, mi permetterà di tentare di riparare quel torto per vie legali. Potete accompagnarmi a Palme e vedrò come impiegarvi.  Vi presento Andrew Fletcher, mio amico, mio confidente e mio segretario. Dovrete collaborare con lui. Palme è il mio primo incarico e non so ancora come sia organizzato il tribunale di laggiù. Immagino che gli impiegati, gli agenti, le guardie ed il resto del personale siano assunti tra la popolazione, come al solito. Però si sono verificati fatti strani e non mi fido di loro. Dovrete diventare le mie orecchie e i miei occhi. E ora...Andy, altro vino!"


La mattina seguente, quando Martin scende, trova Andy e due nuovi assistenti che lo aspettano pronti a partire. Al crepuscolo sono in vista di Palme. La città sorge su una lunga e stretta penisola.

"Deve essere molto antica." Commenta Dave. " Guardate. E' ancora circondata dalle vecchie mura."

"E' l'unico porto efficiente della regione e la costruzione del canale che lo mette in comunicazione con il fiume ha aumentato notevolmente i suoi commerci. Il fiume è il confine naturale con lo stato confinante. Vi transitano merci provenienti da mezza Europa." Spiega Martin.

La carrozza attraversa gli affollati quartieri commerciali finchè non giungono davanti all'entrata principale del grande complesso di edifici che costituisce la sede del tribunale. Due guardie siedono su una panca e scattano in piedi per salutarli. Dave nota, che alle loro spalle, gli uomini si scambiano strane occhiate. Un agente li accompagna attraveso un grande cortile fino alla cancelleria, dove quattro impiegati si danno da fare con le penne sotto la sorveglianza di un uomo anziano.

"Vostro Onore! Non vi aspettavamo per oggi. Non ho preparato la cena di benvenuto ne i vostri alloggi." Si precipita loro incontro, agitatissimo. "Sono il cancelliere Stone. Al momento sono incaricato dell'amministrazione del distretto."

"Credevo che la postazione militare avesse provveduto ad avvisarvi. Ci sarà stato un malinteso. Intanto che gli agenti scaricano i nostri bagagli sarà meglio visitare il tribunale." Gli risponde gentilmente Martin, cercando di metterlo a suo agio.

Stone prima gli mostra la sala delle udienze e poi, aprendo una porta nascosta da una tenda, il suo ufficio privato.
"Complimenti! E' tutto pulito. Niente polvere. Muri imbiancati da poco...Gli archivi?" Chiede indicando una porta.
"Sì Vostro Onore."
" E qui?" Apre un'altra porta che immette in un secondo cortile, più piccolo.
" La sala di ricevimento. La troverà forse in disordine. Non è più stata usata dalla morte del vostro..."

"MORTO?? Avete trovato il corpo?"
"No e non si troverà mai. E' stato visto il...suo...fantasma..." Mormora spaventato.
"Fantasma?" Martin trattiene una risata. L'uomo è terrorizzato.

"Si. Più di una persona, qui in tribunale, l'ha...incontrato." Stone inizia a tremare. " Bisbigliano che si sia trasformato in un...uomo-lupo..."
"Uomo-lupo? Parla delle leggende sui lupi mannari? Non crederà a quelle sciocchezze?" La sua faccia esprime incredulità.

"NON SONO LEGGENDE. Nei nostri archivi sono documentati molti casi di morti misteriose. Uomini sbranati...Anche in città...I lupi non si avvicinano alle abitazioni." Il suo volto è terreo, i suoi occhi atterriti.

Martin capisce che l'uomo crede veramente a quello che racconta e preferisce cambiare discorso.
"Mi conviene firmare il registro ed assumere ufficialmente la mia carica. Il sigillo?"

Stone con un sospiro di sollievo si toglie dal collo il grande sigillo.
"Facciamo conoscenza con il personale del tribunale e sbrighiamo le prime formalità. In seguito riceverò i...notabili del distretto. Mi mostra i miei alloggi? Vorrei rinfrescarmi e cambiarmi d'abito."

L'uomo sembra imbarazzato. " Il vostro alloggio è in ordine ma, sfortunatamente, i bagagli e gli effetti personali del vostro predecessore sono ancora là. Finora non ho avuto notizie del fratello ed io non so dove spedirli...E non ci sono domestici...Se ne sono andati subito dopo la scoperta della sua scomparsa."
"Allora dove pensava di farmi alloggiare?" Chiede stupefatto.

"Di fronte al tribunale c'è un'ottima locanda Vostro onore. Anch'io vi ho preso alloggio e posso assicurarvi che anche i vostri assistenti..." Comincia ansiosamente.
"Questo è molto irregolare." Lo interrompe Martin. "Sa benissimo che lei dovrebbe abitare all'interno della sede del tribunale."

"In effetti il mio alloggio si trova dietro la sala di ricevimento. " Si affretta a spiegare. " Ma poichè il tetto ha bisogno di riparazioni, ho ritenuto che se mi fossi trasferito, nessuno..."
"Va bene. "Taglia corto. " Ma insisto perchè i miei aiutanti alloggino qui. Fatene preparare uno provvisorio nell'edificio delle guardie."

Stone accenna ad un inchino e si allontana con Dave ed Alan. Andy segue Martin nel suo ufficio privato e gli prepara una tazza di the mentre lui si rinfresca rapidamente.

"Piuttosto nervoso il tipo. Sarà per il nostro arrivo?"
"Penso che sia turbato da qualcosa qui in tribunale. Lo scopriremo a suo tempo."

Dave ed Alan entrano dopo aver bussato. "Ordini?"
"Prima voglio il vostro parere su questo posto."
"Da quel poco che ho visto, le guardie e gli agenti hanno bisogno di un po' di sana disciplina."Risponde Alan.
Dave annuisce. " I loro alloggi sono sporchi e in disordine."

"Ci penserete voi due. Fategli capire che le cose sono cambiate e che tira una brutta aria per gli sfaticati." I due si scambiano un sorriso soddisfatto.

"Che hai in mente?" Andy lo scruta con aria seria.
"Farmi credere un novellino. In fondo lo sono. L'idea me l'ha data quel sergente. RAGAZZINO!! Tzè. " I tre sorridono alla sua smorfa di dispetto. "Hai ancora con te quella montatura senza lenti graduate? "Andy annuisce. " Ne avrò bisogno. Giovane...lo sono. Studioso..." Inforca gli occhiali. " Sarà facile. Ingenuo?...Beh..."

"Quello sarà più difficile. " Mormora l'amico.
"Perchè? Ho l'aria da uomo vissuto?" Martin li osserva con occhi sgranati.
"Se ti comporti come d'abitudine non ci crederanno mai..." Gli risponde con un sogghigno Fletcher. Gli altri commentano la sua uscita con una risata.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3

Dopo che lui ha indossato toga e parrucca i quattro si avviano verso l'aula.

Martin prende posto dietro l'alto banco e con un cenno ordina a Dave ed Alan di mettersi alle sue spalle. Stone gli presenta i quaranta uomini che stanno sull'attenti . Nota che gli impiegati indossano dignitose giacche blu e che le uniformi degli agenti e delle guardie sono in ordine. Pensava peggio.
Come medico legale gli viene presentato il Dott. Guerin, un uomo anziano e dignitoso, con l'aria intelligente. Il cancelliere gli sussurra che si tratta del miglior medico del distretto. Al termine Martin annuncia che Andrew Fletcher è nominato Sergente del Tribunale e si occuperà di tutte le questioni riguardanti la cancelleria. Gahan e Wilder saranno responsabili della disciplina di guardie ed agenti, oltre ad occuparsi dei loro alloggi e della prigione. Tornati nel suo ufficio, ordina che il mattino dopo Dave ed Alan ispezionino corpo di guardia e prigioni.

"Quindi sottoponeteli ad un'esercitazione. Valutate quello che valgono e prendete provvedimenti. Dopo potete visitare la città e farvi un idea di come vanno le cose. Mi piacerebbe venire con voi, ma i prossimi giorni sarò impegnato. Devo familiarizzarmi con questo posto e capire cosa è successo al magistrato che sostituisco. Tornerete in serata per farmi rapporto. Buonanotte."
I due si allontanano. "Dove dormirai?"

"Su quel divano. Mi sembra abbastanza comodo. A domani." Congeda Andy e Stone con un sorriso stanco.
"Cosa pagherei per un bel bagno caldo, ma a quest'ora...è praticamente impossibile. " Mormora stiracchiandosi. "Vediamo di trovare una coperta." Prende uno dei candelieri ed esce.

La porta dell'abitazione del magistrato che si trova sull'altro lato del giardino è socchiusa. La spalanca ed entra nel corridoio. Mentre lo percorre nota due passaggi laterali, ma la luce fioca della candela non gli permette di distinguere dove portano. Improvvisamente si ferma.

La candela ha illuminato una figura che è appena uscita dal passaggio più vicino. L'uomo lo fissa con aria assente. Indossa un abito nero scolorito e il viso è parzialmente in ombra. Mentre Martin apre la bocca per chiedergli chi è lo sconosciuto indietreggia scomparendo nel buio. Un movimento brusco della mano fa spegnere la candela.

"Ehi, tu!" Grida. Nessuno gli risponde. Borbottando una sfilza di insulti al suo indirizzo, Martin retrocede e torna nell'ufficio. "Questa me la paghi. Chiunque tu sia." Una porta che si chiude con uno schianto fragoroso lo fa sobbalzare. " Educati i residenti di questo posto. Domani mi sentiranno!!"


Stone sta mostrando ad Andy dei voluminosi fascicoli quando le vedono arrivare.
"Desidero mettere bene in chiaro che a NESSUNO del personale è concesso aggirarsi nei miei alloggi privati. Ieri sera ho trovato uno screanzato che ci curiosava e non si è nemmeno degnato di scusarsi quando mi ha visto. Trovatelo. Gli farò un certo discorsetto. " Dice indispettito rivolto a Stone.

Il vecchio comincia a tremare e guarda Martin assolutamente atterrito. Questo si sente subito spiacente. In fondo quell'uomo cerca di fare del suo meglio.
Con più calma continua: "Ogni tanto possono capitare certi inconvenienti. Chi è quel tipo? Un guardiano?"
Stone lancia un'occhiata timorosa alla porta aperta dietro le sue spalle. "Indossava...un abito grigio? "Balbetta. " Era alto e magro? Capelli rasati e...niente barba o baffi?"Martin annuisce.

Stone china la testa. Con voce atona risponde. " Si trattava del...defunto magistrato."
" Basta col dire che è morto. Finchè non si trova il suo cadavere per me è vivo. "Gli risponde seccamente. "Non voglio più sentir parlare di...fantasmi."
L'altro si inchina e retrocede.

" Quello ci crede davvero! Caffè?" Gli offre l'amico.
"Grazie. Ci vuole...Che notte!" Si strofina gli occhi. " Già fatto colazione?"
"Un' ora fa. Stone starà ordinando la tua. Preparati. Qui hanno strane idee su cosa mangiare la mattina."

Martin sgrana gli occhi alla vista delle vivande preparate. "Andy, signor Stone..." Li invita a servirsi. "Per me ancora caffè. Tutto a posto?" Indica i fascicoli.
"Quasi. Sono leggermente indietro con le registrazioni dei pagamenti di tasse ed imposte varie, ma in un paio di giorni sistemeremo ogni cosa." Gli risponde Andy con la bocca piena. Stone si inchina come per ringraziarlo.

"Ci sono cause pendenti che devo giudicare?" Chiede continuando a sorseggiare il suo caffè."
"Solo un litigio per dei confini tra due contadini. Mi permetto di farle presente questa mappa di dieci anni fa."
Martin lancia al documento un'occhiata apparentemente distratta. "Grazie per l'aiuto. Nient'altro?"

"No Vostro Onore. La popolazione è pacifica e preferisce rivolgersi al tribunale solo in casi eccezionali."
"Già. Vedo." Brontola." Vogliamo risolvere il problema dei nostri alloggi?" Si alza e gli altri sono costretti a seguirlo.

Percorre il corridoio fino al punto del passaggio laterale in cui si è dileguata l'apparizione. Su entrambi i lati si apre una porta. In quella a destra sono conservati fagotti, bauli e alcune cassette.

"Proprietà del magistrato?" Stone annuisce. Nell'altra alcuni mobili impolverati. Il passaggio termina con una porta finestra chiusa che guarda su un'altra parte del cortile. "In queste due stanze c'è ancora posto. Potete sistemare qui il resto degli effetti del giudice Kessler. Appena avrete notizie dal fratello provvederete al loro invio."
"Sì Vostro Onore." Balbetta Stone.
"E' giorno. I fantasmi preferiscono la notte." Dice scherzando Andy.

Seguono il corridoio principale fino ad una massiccia porta con un ampio buco tappato malamente da alcune assi. Martin rompe la striscia di carta con il sigillo del tribunale. "La biblioteca da cui è sparito? Peccato per la porta."

"Abbiamo dovuto abbatterla. La chiave era all'interno. Il magistrato aveva l'abitudine di passare in questa stanza molte ore. La sera di solito si chiudeva dentro e non voleva essere disturbato." Mormora l'anziano funzionario.

Il locale è un perfetto quadrato. Su due lati le pareti sono occupate da scaffali pieni di libri e da un caminetto in marmo. Nella parete in fondo si apre una porta finestra che guarda in un angolo tranquillo del giardino. Ai lati della porta si trovano due piccoli tavolini identici. Su uno Martin nota parte di un servizio da the, sull'altro un massiccio candeliere.

"Non è stato toccato niente. La stanza è nelle identiche condizioni di quella mattina." Nel centro della stanza un'ampia scrivania ed alcune comode poltrone.

Martin si avvicina alla scrivania e ne apre i cassetti. Vuoti. Si volta a controllare i libri. Passa un dito sui volumi e sorride. Sono coperti da un velo di polvere.
"Sig. Stone fate sgombrare il resto degli alloggi. Imballate ogni cosa con cura per non arrecare danni. Pulite bene ogni ambiente. Per il momento assumete una cuoca, due camerieri e un paio di donne per le pulizie e il bucato. Non appena mia madre arriverà penserà lei ad assumere il resto del personale." Congeda con un gesto l'uomo e si accomoda in poltrona.

"Che razza di idee ti frullano in testa?"
"Qualcuno ha fatto sparire il contenuto dei cassetti della scrivania. Perchè? E chi è stato?" Dice osservandosi intorno.
"Come ha fatto ad entrare? Era tutto chiuso e sigillato." Gli chiede l'altro perplesso.
"Evidentemente un modo c'è. Lo chiederò a Dave e ad Alan. Quei due devono sapere molto bene come aprire le serrature lasciando poche o nessuna traccia."
"Perchè restiamo qui?" Andy si sente a disagio.
"Voglio scoprire che tipo era il defunto magistrato. " Si alza e si avvicina ad uno degli scaffali.

"Defunto?? Allora pensi che sia davvero morto."
"Ucciso per essere precisi. Non hai notato la macchia sul tappeto, vicino alla poltrona?
"Sangue?" Fa un balzo all'indietro.

"No...Direi...the. Se restava qui ORE...Se si chiudeva a chiave e non lasciava entrare nessuno...Dove sono la teiera ed il bricco per scaldare l'acqua? Qui ci sono DUE tazze e TRE piattini. Non è stato portato via niente. Stone non si sarebbe permesso...Per cui..."
"Qualcuno è entrato e ha portato via la tazza..."
" Penso che si sia rotta cadendo per terra...insieme al magistrato. Nella teiera o nel bricco ci potevano essere rimaste tracce del veleno..."
" VELENO?? Ma chi..."
"Bella domanda! Qualcuno...o tanto spaventato da non aver paura delle conseguenze...La condanna a morte è CERTA...Oppure...troppo sicuro di sè. E questo potrebbe aiutarci. Tutti primo o poi commettiamo degli errori..."

"Ma...e il cadavere?"
"Portato via e nascosto. Avrebbero pensato ad una fuga...Soprattutto se hai dei complici tra il personale. Solo loro potevano avvicinarsi alla cassa senza destare sospetti."
"Stone?" Chiede Andy incredulo.
"Troppo vecchio. Uno più giovane e facilmente corruttibile."
"Maledizione!! Potrebbe essere chiunque."

"E' per questo che ho messo te al loro controllo. Con la tua aria da eterno distratto potrai sorvegliarli senza destare sospetti." Si scusa con un sorriso.
"Tu...il ragazzino inesperto. Io...il perfetto imbecille...e due aiutanti...poco raccomandabili...Due bulli... CHE BELLO!!"
"Vedo che mi hai capito...Cominciamo ad ispezionare i libri...Uno scaffale alla volta. Occhio a scoprire se c'è nascosto qualcosa dietro."

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4


Due ore dopo quasi tutti i libri sono stati ispezionati.
"Ora conosco i gusti letterari del giudice. In uno scaffale ci sono solo testi di consultazione. Chiederò al fratello se è disposto a donarli al tribunale. Sono interessanti. Negli altri ci sono romanzi alla moda, volumi di poesia, saggi...Si interressava di enigmi, giochi e...Sorpresa, sorpresa...EROTISMO."
"Pornografia, vuoi dire. Hai visto i suoi disegni?" Ha l'aria divertita.

"Solo perchè disegnava donne nude? Vorrei sapere chi erano le sue modelle..." Si chiede a voce alta.
"Modelle? Più di una?"
"Se guardi bene i corpi ci noterai delle differenze." Martin allarga i fogli sulla scrivania. " Credo di saperlo...Per loro sarà stato un diversivo...Una distrazione..."
"Vuoi...dire...che sono..." Osseva i disegni. "Tutte?"
"Pensaci. Solo loro non si farebbero problemi...vestite o no...Chiederò ai nostri amici di controllare." Ripone i disegni dove li ha trovati. "Andiamo. Mi aspetta la prima udienza. Qui finiremo dopo."

Mentre Andy l'aiuta a prepararsi sentono i tre colpi che annunciano l'immminente apertura della seduta odierna. Percorre il corridoio, oltrepassa il suo ufficio e sale sulla pedana. Mentre prende posto, nota che l'aula è affollata. La popolazione di Palme è curiosa di vedere il nuovo magistrato. Controlla con un'occhiata che il personale si trovi ai posti assegnati.

Martin batte il martelletto e dichiara aperta la seduta. Ascolta le ragioni dei due contadini e con l'aiuto della mappa decide rapidamente. I due lo ringraziano con un inchino e sta per chiudere la seduta quando un uomo elegantemente vestito si fa avanti zoppicando. Dimostra oltre quarant'anni e si appoggia ad un pesante bastone decorato.

"Sono l'armatore Mark Hooker. Sono spiacente di disturbare Vostro Onore proprio alla sua prima seduta. Il fatto è che sono grandemente preoccupato per la strana assenza della mia fidanzata...la signorina Blanche Morse. Vorrei pregarla di aprire un'indagine circa la sua scomparsa."
Martin trattiene un sospiro. "Signor Hooker mi spieghi esattamente i fatti che sono a sua conoscenza. Deciderò in seguito il da farsi."

"La festa per il nostro fidanzamento è avvenuta dieci giorni fa. Il Dott. Morse vive fuori città e non è potuto venire di persona. L'altro ieri la signorina Blanche sarebbe dovuta arrivare alla mia residenza per decidere, insieme a me, quali migliorie portare alle sue stanze. Quando non l'ho vista arrivare ho pensato ad un contrattempo ma nenche ieri si è vista...e le maestranze costano. Ho spedito il mio segretario a chiedere sue notizie. Il padre gli ha riferito che l'altro ieri, di buon mattino, era partita da casa sua. Lungo il ritorno ha chiesto informazioni ma nessuno si ricordava di averla notata. Non vorrei che le fosse successo qualche disgrazia. Chiedo rispettosamente a Vostro Onore di intraprendere delle ricerche." Fruga in tasca e ne estrae un foglio ripiegato. " Ho qui una completa descrizione della mia fidanzata e degli abiti che indossava."

Il capo delle guardie prende la carta e la porge al giudice che dopo una veloce lettura chiede: " Aveva dei gioielli o del denaro con sè?"
"No Vostro Onore." Replica Hooker." Il Dott. Morse ha detto che aveva con sè solo un cesto di dolci che aveva preparato appositamente per me."
Martin annuisce. "Conosce qualcuno che ha del rancore per voi e che potrebbe desiderare di rivalersi sulla vostra futura moglie?"

Mark Hooker scuote il capo con forza. " Sono un uomo che ha un certo successo nella mia professione e questo può far nascere delle invidie. Ma perchè prendersela con una fanciulla indifesa?"
Martin corruga la fronte. "Farò iniziare subito le ricerche. Dite al vostro segretario di presentarsi al mio ufficio per riferire a chi ha chiesto notizie, per evitare un lavoro inutile. Appena avrò notizie vi informerò." Batte con forza il martelletto e dichiara chiusa la seduta.


"Dave ed Alan?" Chiede ad Andy appena rimasti soli.
"Si stanno divertendo con le guardie e gli agenti. Dalle reazioni inviperite direi che ti hanno preso sul serio."
Lui annuisce. "Che ne pensi della scomparsa di quella ragazza?"
"Pensi che potrebbe trattarsi di un rapimento?" Si mostra perplesso.
"O di una fuga per evitare un matrimonio che le è stato imposto...Lei non ha ancora vent'anni e lui? Direi una cinquantina."
"Meglio! Se ne sbarazzerà prima." Esclama convinto.
"Cinico! Se ti sentisse Ginevra cosa ti direbbe?"
" Che non ho torto. Comunque...la storia che ha raccontato non mi convince." Si sistema gli occhiali con la punta dell'indice.

"Perchè?" Martin è incuriosito.
"Perchè suo padre non le permetterebbe MAI di venire DA SOLA a casa mia...anche se abbiamo già fissato la data delle nozze." Brontola.
"Conoscendo il temperamento della tua fidanzata...anch'io non mi fiderei." Gli allunga una scherzosa gomitata.
Andy non nasconde la sua nostalgia. "Mi piacerebbe averla qui."
"Scrivi a mia madre e chiedile di portarla con sè." Gli suggerisce. " I nostri alloggi sono più grandi di quanto credevo. Ci staremo tutti comodamente."
"Grazie. Lo faccio subito."

Stone é di ritorno con dei fascicoli. " Le informazioni che ho trovato nei nostri archivi. Il sig. Hooker è uno dei due più importanti armatori di questo distretto. Entrambi possiedono banchine dove costruiscono e riparano le loro navi. Molte famiglie dipendono da lui. Il Dott. Morse si è ritirato in campagna dopo la morte della moglie e del suo unico figlio maschio. La sua famiglia è originaria di queste regioni e adesso si occupa delle sue proprietà...Mi dicono con scarso successo."

"Andy, occupati del segretario...Fatti dire esattamente a chi e dove ha chiesto notizie della ragazza. Sig. Stone, girano pettegolezzi su di lei?"
" No signore. Nessuno. Si meravigliano solo per la scelta del padre. Credevamo tutti che avrebbe preferito il figlio di qualche vicino."
"Forse a sue figlia era più...simpatico...il sig. Hooker." Andy percepisce la sua incredulità.

Stone lo guarda meravigliato. " Che importanza avrebbero le sue idee? Il padre ha scelto e..."
Martin lascia cadere il pugno sul tavolo. "Lei non POTEVA opporsi?"
"Perchè doveva? I genitori sanno cosa cosa è meglio per i figli..." Si affetta ad allontanarsi vedendo la minaccia nei suoi occhi.

"Povera ragazza." Mormora Andy.
"Stupide tradizioni. IMBECILLI PATENTATI!!" Sbotta Martin furioso.

"Dove vai?" Gli chiede vedendo che si strappa la parrucca e la toga e li butta in un angolo.
"Devo sfogarmi in un modo o l'altro. Partecipo alle ricerche. Ordina che mi sellino un cavallo." Si allontana velocemente seguito dallo sguardo preoccupato dell'amico.

Pochi minuti dopo le guardie lo vedono arrivare. Si è cambiato d'abito.

"Dave. Con me!" Ordina brusco salendo a cavallo.
"Che gli prende?" Chiede Alan ad Andy.
"Tu non mi fare domande...ed io non ti dirò bugie." Gli risponde allontanandosi.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5

Martin e Dave seguiti da quattro uomini escono da una delle porte e si lanciano al galoppo.
"Martin..."Lui si volta appena. "...dove andiamo?"
"Ad interrogare un padre tanto impegnato da non avere tempo per denunciare la scomparsa della sua unica figlia." Dice a denti stretti.

Il tempo necessario per arrivare alla residenza del Dott. Morse e Martin ha riacquistato una parvenza di calma. Si presenta e viene accompagnato alla presenza del padrone di casa. Mezz'ora dopo esce e risale in sella. Con poche parole sparpaglia gli agenti a raccogliere altre informazioni. Lui e Dave si allontanano in direzione della città.

"Brutto asino pomposo!!" Martin si lascia andare." Sua figlia è scomparsa e lui cosa fa? Disquisisce di filosofia e di poesia!"
"Forse è solo una maniera di mascherare la sua ansia." Tenta di calmarlo Dave.
Martin sbuffa." Vorrei crederti ma per me è solo un grande egoista. Cos'è quell'edificio mezzo in rovina e seminascosto da tutti quei rovi?"

"Gli agenti mi hanno spiegato che era di proprietà dell'abbazia. Con l'arrivo di Napoleone i terreni sono stati espropriati e venduti al miglior offerente. I pochi monaci che ci vivevano sono tornati al convento. E' abbandonato da anni. L'unica parte in buone condizioni è quella cappella. Appartiene alla famiglia del Dott. Morse. Ci seppelliscono i loro defunti."
Con stupore lo vede scendere da cavallo e cogliere alcuni frutti.

"Buone! Perchè i contadini non le raccolgono? Io adoro le more."
"Sono convinti che qui ci siano i fantasmi." Gli risponde con un ghigno divertito.
"Anche loro?? Tu ci credi?"
"Ai fantasmi? No. Ma questo è un posto adatto a...fantasmi in carne ed ossa." Martin lo incoraggia con lo sguardo. " Gente come eravamo noi. E' perfetto per nascondersi." Si lascia cadere a terra ed inizia a mangiare anche lui. "Le more sono una scusa?" Chiede a bassa voce.
"Hai mai visto crescere del pizzo in mezzo ai rovi?"
"Dov'è?"
"Sotto il mio piede. Non raccoglierlo. Potrebbero osservarci." L'avverte. Infila una mano in tasca e ne estrae un fazzoletto. Finge di pulirsi le mani e lo lascia cadere. "Andiamo. Torneremo quando tutti dormono." Si china per raccoglierlo. " Ti ho visto parlare con i contadini..." Risalgono in sella.

"Mi hanno ringraziato quando ho sgridato un paio di agenti. Dovevano rimanere sul sentiero e non passare nel campi coltivati. I loro discorsi mi hanno riportato alla mia infanzia. Quando, con gli amici mi divertivo a rubacchiare la frutta sugli alberi." Ricorda divertito.
"E' la più gustosa." Ride Martin. "Un tempo comandavo una banda che spogliava interi alberi...La cosa faceva impazzire mio padre. I frutteti erano i suoi."
"C'era anche il tuo amico?"
"Andy? Si. Lui, Ginevra, la sua fidanzata...e...più tardi..." La sua mano cerca il medaglione che pende dalla catena dell'orologio. Dave lo vede aprirlo e fissare il contenuto con malinconia. Lo richiude con uno scatto. " Se si lamentano con noi vuol dire che i furtarelli sono aumentati. Dave...Se tu fossi un...ragazzo scappato da casa...dove ti nasconderesti?

Lui ci pensa per alcuni secondi. " Nei ruderi, no. Ne avrei paura. Forse nella cappella. Mi sembra di aver visto un vetro rotto. Preferirei un fienile, o una stalla. Ci fa caldo e, se mi sveglio presto, potrei bere del latte appena munto."
"Perchè tu sai come mungere una mucca o una capra...ma...Dipende...se..." Prende rapidamente una decisione. "Domani faremo una bella cavalcata. Noi quattro, insieme. Dobbiano trovare quel ladruncolo, prima che si cacci in guai peggiori."

Ritornano in tribunale alle loro incombenze. Dave a tormentare agenti e guardie, Martin a controllare il resto della biblioteca.

Al tramonto gli agenti tornano ai loro alloggi doloranti e stanchi. "Accidenti a quei due! Ci mancavano solo loro. Prima le esercitazioni con quel fanatico e dopo? Smontare e rimontare mobili e suppellettili. Io, il capo degli agenti, costretto a fare le pulizie!"
"Eh, la vita è dura!" Sospira una guardia." Ed io non ho parenti che mi possono lasciare una piccola, simpatica fattoria!"

"Dove hai trovato questo taccuino?" Fletch da un colpettino sulla copertina nera.
"Era dietro ad alcuni libri sullo scaffale in basso. E' un elenco di date e cifre ma senza una riga di spiegazione. Ci sono pagine e pagine di calcoli complessi. Secondo me il giudice Kessler era l'ultima persona che potesse interessarsi alla matematica. Immagino che lasciasse tutto il lavoro finanziario al Sig. Stone."
"Se ne lamentava poco fa." Conferma Andy
Martin scorre le pagine del taccuino, scuotendo il capo. "Ha dedicato un'enormità di tempo e di fatica per scrivere questi appunti; ha cancellato e corretto piccoli errori.L'unico indizio sono le date; l'ultima risale a due mesi fa. Dovrò cercare di capire a cosa si riferiscono." Con un sospiro torna a nasconderlo.


"La prima cosa da farsi..."Dichiara Dave appena lasciato l'edificio del tribunale. "...è mettere qualcosa nello stomaco. Dirigere quegli smidollati mi ha fatto venir fame."
"E sete." Aggiunge Alan.

Entrano nella prima locanda che incontrano; vengono accolti da un frastuono di molte voci: è affolatissimo. Con difficoltà trovano posto vicino all'alto banco dietro cui un uomo con un braccio solo sta girando la manovella del girarrosto. Alan afferra la manica del cameriere che li sta sorpassando con un vassoio carico di vivende.
"Due porzioni di queste. "Ordina. " E due boccali grandi di birra.
"Più tardi." Gli risponde brusco. "Non vedi che ho da fare?"

Alan prorompe in una lunga serie di imprecazioni. L'uomo con un braccio solo alza gli occhi e lo osserva attentamente. "Esiste solo un uomo capace di usare simili parole. "Dichiara con un sorriso. " Capitano Wilder!"
"Niente capitano. Sono in congedo. Potresti portarci qualcosa da mangiare?"
"Un momento signore." Assicura l'uomo. Scompare in cucina e ne esce seguito da una ragazza che porta un vassoio con due grandi boccali di birra ed un enorme piatto carico di fette d'arrosto freddo, verdure e una forma di pane.
"Così va meglio!" Dichiara Alan soddisfatto. "Siediti con noi."

L'uomo accosta uno sgabello. Mentre i due amici cominciano a mangiare e bere, l'osta racconta che è nato a Palme. Dopo essersi congedato, aveva comprato quella locanda con i suoi risparmi e ora non se la cavava troppo male. Osserva i loro abiti scuri e chiede a bassa voce: "Perchè lavorate al tribunale?"
"Per la tua stessa ragione. "Replica Alan. "Per guadagnarci da vivere!"

L'uomo si guarda attorno, poi sussurra. "State attenti! Qui stanno succedendo cose strane. Non sapete che il magistrato precedente è svanito nell'aria come se fosse fumo? C'entrano senz'altro quei poco di buono."
"Il Giudice Gore è un'ottima persona." Commenta Dave prendendo un lungo sorso dal suo boccale. Alan conferma con un cenno.

"Quello non lo conosco." Insiste ostinato l'uomo. "Ma Stone e Plain sono due brutti ceffi."
"Cosa c'è che non va in quel vecchietto tremolante? " Vuole sapere Alan stupefatto. " Non sarebbe capace di far male ad una mosca!"
"Lo lasci perdere." Sussurra misteriosamente. "E'...diverso!! C'è qualcosa che non funziona in lui." Vuota in fretta il suo bicchiere e si allontana per servire un altro cliente.
"Lo scopriremo da soli." Dave si stringe nelle spalle. "E in quanto a quel Plain ce ne occuperemo in seguito. Le guardie mi hanno detto che dovrebbe tornare a giorni."
"Sarebbe ora!" Borbotta la ragazza che li ha serviti. " Quel prepotente prende soldi da tutti. E' più avido del capo degli agenti. Inoltre...non lascia in pace noi donne e con Stone che lo copre..."
"Beh..." Interviene Alan. " I bei giorni di Plain sono finiti. D'ora in poi dovrà lavorare sotto il controllo mio e dei miei amici. Però si deve essere messo in tasca dei bei soldi. Ho saputo che possiede una piccola fattoria ad ovest della città."
"Ereditata. Ma nessuno con un po' di cervello la vorrebbe. E' troppo vicina a quel posto maledetto."

"Ragazza mia, non puoi parlare in una lingua comprensibile?" Esclama Dave spazientito. "Quale posto maledetto?"
"Conosci quel rudere che apparteneva all'abbazia?" Dave annuisce. " Ci vivevano quattro monaci. Quindici anni fa, alla partenza dei francesi, li hanno trovati morti. Sgozzati. Nessuno ha mai scoperto chi è stato e nessuno li ha voluto sostituire. I contadini raccontano che di notte si vedono delle luci...Sono i loro fantasmi che non trovano pace." Abbassa la voce. "Mio cugino mi ha detto che l'anno scorso ha visto un monaco passeggiare...con la testa sotto il braccio!!"

"Prima quanti di questi aveva bevuto?" Chiede Dave vuotando il suo boccale. Alan scoppia in una risata e si fruga in tasca. L'oste si affretta a posare la mano sul braccio. "Mai signore! Se non fosse stato per lei, io oggi non sarei qui."
"Va bene." Lo interrompe. " Ma se vuoi continuare a vederci, la prossima volta pagheremo in contanti."
L'uomo con un braccio solo cerca di protestare ma lo salutano con un colpetto sulla spalla ed escono.

"Ora che abbiamo mangiato sarebbe bene che ci mettessimo al lavoro. Da dove si comincia?" Chiede Alan.
"Immagino dalla visita di questa città. In cammino." Avanzano tenendosi vicini ai negozi illuminati. Nonostante la nebbia c'è ancora parecchia gente per strada. I due osservano distrattamente le merci esposte e qua e là si informano dei prezzi.

"Accidenti a questa nebbia...Tu sai dove siamo finiti?"
Si trovano in quello che pare un quartiere residenziale. Su entrambi i lati della strada si intravedono i muri di alcune ville. Vi regna una grande tranquillità e la foschia attutisce ogni suono.
"Quello di fronte è un ponte, no?" Indica Dave. "Quello deve essere il canale. Basta che lo seguiamo e ci ritroveremo in qualche strada commerciale."

Attraversano il ponte e cominciano a camminare lungo l'argine. Improvvisamente Dave posa la mano sul braccio di Alan. Addita in silenzio la riva opposta appena visibile. Laggiù si muove un gruppo di uomini che sembrano trasportare una lettiga con un malato, fasciato in un lenzuolo bianco.
"Chi sarà quel poveraccio? Cosa gli sarà successo?"
"Guarda! Si sono fermati."

Un soffio di vento dirada la nebbia. Vedono gli uomini deporre la lettiga e, improvvisamente, colpire il corpo con dei bastoni; poi la nebbia si infittisce nuovamente. Si sente un tonfo nell'acqua. Dave lancia un'imprecazione.

"Al ponte!" Si voltano e corrono indietro lungo il canale. Attraversano il ponte in fretta, poi avanzano con cautela ma tutto pare deserto. Alan si china e tocca il terreno con le dita.
"Ci sono dei segni. E' da qui che devono averlo buttato."
Dave si sveste e si cala nel canale. "Non vedo nessun cadavere." Si sposta più avanti. " Niente da fare. Dobbiamo aver sbagliato posto. Qui ci sono solo grossi blocchi di argilla o pietra. Tirami su." Comincia a piovere a dirotto.

"Ci mancava anche questo!" Borbotta Alan. Corre a ripararsi sotto un porticato con i vestiti e gli stivali di Dave, mentre questo rimane sotto l'acqua per ripulirsi. Poi raggiunge l'altro e si asciuga alla bell'e meglio con la camicia. Quando la pioggia smette si rimettono in cammino.

"Maledizione! Ce li siamo fatti scappare! Domani scopriremo l'identità di quel povero diavolo."
"Alan, non potevamo volare.Brrr...Ho freddo! Cerchiamo un posto caldo dove poter bere qualcosa."

Proseguono finche vedono una luce colorata attraverso la nebbia umida. E' l'entrata laterale di una grande locanda. Quando aprono le doppie porte vedono un salone spazioso pieno di un brusio di voci. Osservando la clientela composta ed elegante, capiscono che è un posto non adatto a loro.

"Andiamocene da un'altra parte." Mormora Dave. Mentre si volta per uscire, un uomo che siede da solo ad un tavolo vicino si alza.
"Fatemi compagnia. Bere da solo mi rende triste." Li guarda con occhi acquosi sotto una massa di capelli castani in disordine. La bocca, nascosta dai folti baffi, è piegata in un malinconico sorriso. I due prendono posto di fronte a lui, che immediatamente ordina un'altra bottiglia di vino.
"Cosa fai per guadagnarti da vivere?" Gli chiede Alan, dopo che il cameriere si è allontanato.

"Sono Jonathan Mills, amministratore dell'armatore Henriksen." Vuota il bicchiere in un sorso, quindi aggiunge orgogliosamente. " Ma la mia vera vocazione è quella di diventare un famoso poeta."
"Povero me! " Esclama Dave. " Come se non mi bastasse dover convivere con due musicisti..." Beve un lungo sorso. Jonathan si affretta a riempirgli il bicchiere. "Raccontatemi qualcosa di divertente. Voi sì che dovete condurre un'esistenza avventurosa."
"Per chi ci hai preso?" Chiede sdegnato Alan. " Attenzione a come parli! Siamo ufficiali del tribunale."

Mills alza le sopracciglia. "Bene, bene; dunque voi siete gli uomini del nuovo giudice. Dovete lavorare con lui da poco. Non avete la solita aria altezzosa e presuntuosa. " Depone con un tonfo il bicchiere. " Ecco l'ultimo verso che cercavo!" Fissa i due. "Con questo ho completato il mio sonetto dedicato alla luna. Volete ascoltarlo?"

"NO!!" Rispondono all'unisono Alan e Dave. Poi vedendo l'espressione ferita dell'altro Dave aggiunge "Non ci piacciono i versi e le poesie."
"Peccato. Forse uno di voi si interessa di teologia?"

"Ma questo vuole litigare?" Chiede Dave.
"E' ubriaco!" Risponde Alan indifferente. " Vuoi farmi credere che sei religioso?"

"Sono un devoto credente. " Ribatte Jonathan compunto. "Visito regolarmente la chiesa del convento. L'abate é un sant'uomo e il priore Kapady fa degli splendidi sermoni. L'altra domenica..."
"Perchè non ordiniamo un'altra bottiglia?" L'interrompe Dave.

Mills gli rivolge un'occhiata di rimprovero. Si alza con un sospiro. "Andiamo a trovare le ragazze."
"Ora sì che parli la nostra lingua. "Esclamano con entusiasmo Alan e Dave. "Conosci un buon posto?"

"Ma certo. Sono o no un poeta?" Ribatte Jonathan. Paga il conto e se ne vanno. La nebbia si è infittita. Li conduce sull'argine e lancia un fischio. La lanterna di una piccola chiatta si avvicina. Mills sale a bordo e ordina al rematore. "Alle barche."
"Ehi!" Gli chiede Dave. "Non avevi parlato di ragazze?"

"Salta su! E tu prendi la scorciatoia. I signori hanno fretta." Gesticola disinvolto. Sguscia sotto il telo che funge da tettoia. Dave ed Alan si accovacciano al suo fianco. Avanzano scivolando sull'acqua attraverso la nebbia; l'unico rumore il tonfo del remo. Dopo un po' non sentono neanche quello. Il batteliere spegne anche la lanterna. La barca è immobile.

"Se è una trappola." Dice Dave posando la sua mano sulla spalla di Jonathan. "Ti rompo il collo."
"Non dire sciocchezze!" Esclama l'altro seccamente. Si sente uno stridio metallico, quindi la barca riprende a muoversi. "Siamo passati sotto la chiusa. Una parte è mobile, ma non raccortarlo troppo in giro." Poco dopo si accostano ad una fila di grandi chiatte. " La seconda, come al solito." Ordina Jonathan. Quando la barca si affianca alla passerella, allunga qualche moneta al barcaiolo e sale seguito da Dave ed Alan.

Bussa alla porta della cabina. Apre una donna alta e magra vestita di nero. "Benvenuti. Accomodatevi di sotto."
"Odio le navi e chi ci vive." Borbotta Dave.
Alan lo guarda divertito. "Vedrai che qui qualcosa che ti piace la trovi!"

Discendono una scaletta e si ritrovano in un vasto locale fiocamente illuminato. Su un grande tavolo sono pronti alcuni bicchieri e una bottiglia di vino. Mentre si versa da bere Jonathan chiede alla donna: "Dov'è il mio collega Sam King?"
"Non è ancora arrivato." Risponde lei. " Ma non vi annoierete." Apre una porta nella parete in fondo e quattro ragazze entrano.

Jonathan le saluta e attira a sè le due più vicine dichiarando: "Io prendo queste due. Solo per essere sicuro che il mio bicchiere sia sempre pieno."
Dave fa cenno a una biondina con un piacevole sorriso di avvicinarsi ed Alan prende a chiacchierare con la quarta. E' molto graziosa, ma sembra di cattivo umore.
"Hai dei capelli bellissimi." Esordisce.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***



Capitolo 6

Lei alza le spalle. "Nel mio paese sono comuni."
"Da dove vieni?" Le chiede versandole del vino.
"A te cosa sembro?"
"Sei...esotica...Capelli nerissimi, pelle ambrata...Mi fai pensare ad un paese caldo, pieno di sole..."
"Vengo da una delle vostre colonie...India."
"Come ti chiami?"
"Qui mi chiamano Jasmine..."

"Non puoi sorridergli quando ti parla?" Scatta la donna in nero.
"Lui non si lamenta, no?" Ribatte la ragazza.
La donna si alza in piedi, pronta a colpirla. "Ti insegno io le buone maniere."
Alan la respinge bruscamente. " Tieni le mani lontano da lei!" Ringhia.

"Saliamo sul ponte." Grida Jonathan. " Sento che è uscita la luna."
"Io resto qui." Dichiara la ragazza indiana.
"Come preferisci." Le risponde lui e segue gli altri.

Una pallida luna rischiara la fila di chiatte ormeggiate. Dave siede su uno sgabello prendendosi sulle ginocchia la biondina.
Jonasthan spinge le sue verso Alan. "Tenetelo allegro. Ora devo dedicarmi alla luna." Rimane in piedi, le mani dietro la schiena, lo sguardo rivolto verso l'alto. Inizia a declamare con voce stridula alcuni versi. Si ferma di colpo. "Ho sentito degli sgradevoli rumori."

"Anch'io." Brontola Dave.
"Mi riferisco a quelli che vengono da basso. Staranno dando una lezione all'amichetta del tuo collega."

Alan balza in piedi e si precipita giù con Dave alle calcagna. La ragazza indiana è stesa sul tavolo. Il cameriere la tiene per le mani ed un altro per le gambe. La donna la sta percuotendo con un lungo giunco.
Alan ne abbatte uno con un pugno alla mascelle. L'altro lascia andare le gambe ed estrae un coltello dalla cintura. Lui volteggia al di sopra del tavolo, mandando la donna a sbattere contro la parete, afferra il polso dell'uomo con il coltello e con una mossa brusca glielo torce. L'uomo cade all'indietro con un urlo di dolore e lo lascia cadere. La ragazza scivola giù dal tavolo e cerca di strapparsi lo straccio che le chiude la bocca. Alan l'aiuta a rialzarsi e la libera dal bavaglio. Il camerire si china per raccogliere il coltello ma Dave gli allunga un calcio che lo spedisce in un angolo.

"Che bella famiglia felice!" Commenta Jonathan dalla scala."
"Chiama gli altri." Ansima la donna rivolgendosi al servitore che stava cercando di rialzarsi.
"Meglio andarci piano. Questi due sono funzionari del tribunale." L'avverte Jonathan.
La donna impallidisce." Vi prego, signori...io volevo solo insegnarle come comportarsi."
"Ti avevo detto di non metterle addosso le tue sudicie mani!" Scatta Alan. Jasmine si è alzata e rimane in piedi, tremante.
"Su Alan, datti da fare! Non vedi che ha bisogno di essere consolata?" Lo esorta Dave. " Ci penso io al tipo con il coltello."

Jasmine si stringe nel suo abito e si dirige alla porta in fondo. Lui la segue nel corridoio. La ragazza apre una porta e lo invita ad entrare. "Torno subito."
Alan si trova in una piccolissima cabina. Sotto l'oblò si trova un letto; gli unici altri mobili sono un piccolo tavolo da toeletta con uno specchio, uno sgabello ed una grande cassapanca. Si siede su questa e aspetta.
Mentre lei inizia a spogliarsi, mormora imbarazzato. " Mi dispiace, è stata tutta colpa mia."
"Non ha importanza." Risponde la ragazza indifferente. Si china sul letto e prende una piccola scatola rotonda dalla mensola sotto l'oblò. Lui non riesce a distorcere gli occhi dalla sua figura aggraziata.
"Meglio che ti vesti." Dice burbero.
"Qui dentro fa caldo." Replica Jasmine imbronciata. Con calma si sta passando l'unguento della scatola sui fianchi. " Per fortuna sei arrivato in tempo. Non mi resteranno i segni."
"Vuoi, PER PIACERE, vestirti ??" Domanda Alan con voce rauca.
"Pensavo volessi saperlo." Comincia a passarsi il pettine nei lunghi capelli.
Alan stringe i pugni. "SENTI UN PO'!!" Sbotta. " Ti hanno appena dato una sonora lezione. Non crederai che sia tanto...ignobile...da pretendere di voler venire a letto con te..ADESSO??"
La ragazza gli lancia un'occhiata maliziosa. Sbadiglia e si stiracchia. " Non so se ti chiamerei...ignobile." Alan si avvicina immediatamente.

Quando ritorna nella cabina principale trova Jonathan addormentato e la donna è seduta di fronte a lui, imbronciata. Alan paga il conto e l'avverte di non permettersi più di maltrattare la ragazza indiana.
"E' solo una schiava!" Protesta. Vedendo la sua espressione si affretta ad aggiungere: "Ma naturalmente questo ed altro per voi, signore!"

Entra Dave con aria soddisfatta. Sveglia Jonathan. "Amico...Se devi dormire è meglio che torni a casa con noi."
Lui solleva la testa. " A voi non piacciono i miei versi. " Risponde altezzosamente. "Preferisco rimanere qui ed aspettare il mio amico."
Dave sbotta in una risata. "Come vuoi." Risale sul ponte e lancia un fischio per chiamare un battello.

Quando rientrano al tribunale trovano Martin ed Andy in loro attesa. "Dalle vostre facce soddisfatte direi che vi siete divertiti. Mi racconterete i particolari dopo. Sono pronto. Andy, tu rimani qui e aspettaci con qualcosa di buono."
" Quando tornerete?" Chiede nervoso.
"Dipende da quello che scopriremo."

Escono dalla città e dopo un ampio giro prendono la strada che porta alla costruzione in rovina. Pochi scalini portano all'ingresso. Alan si avvicina, raccoglie un sasso e lo lancia contro un muro. Ricade rimbalzando sui gradini. Rimane in ascolto. Tutto tranquillo. Sale gli scalini, entra e si ferma con le spalle contro il muro vicino alla porta. Alla debole luce della luna vede che l'interno è vuoto a parte l'altare contro la parete di fondo. Quattro colonne sostengono il tetto. Lancia un fischio modulato e aspetta l'arrivo di Dave e Martin.
"Direi che al momento non c'è nessuno."

Dave accende la lampada che ha con sè. Ispezionano la vasta sala, le celle deserte dei monaci e gli altri ambienti. A parte alcuni topi spaventati dal rumore dei loro passi non trovano nulla.
" Mi sembra di ricordare che spesso c'è una cavità nascosta sotto l'altare. "Dice Martin." Le chiese consacrate ci custodiscono le reliquie...o ci nascondono nei periodi di crisi gli oggetti preziosi donati dai fedeli."
Dave annuisce. "Vediamo se esiste anche qui." Spostano il pesante ripiano di marmo e trovano una nicchia larga e non molto profonda. "Che strano. E' piena di questi...Sembrano...gusci di noci." Ne prende alcuni e li mostra a Martin. "Secondo te cosa possono essere?"
Lui li infila in tasca. "Li esamineremo con calma. C'è altro?"
"Solo dei vecchi pezzi di corda...Piuttosto sottile. Chissà a cosa serviva."
"Rimettete tutto a posto, non si sa mai. Controlliamo anche la cappella." Questa è chiusa da una massiccia porta borchiata.

Dave si issa fino all'unica finestra. "E' stretta ma...forse ci passo." Pochi minuti dopo la porta si apre con un cigolio sinistro. " Direi che è un pezzo che nessuno entra qui. La serratura e i cardini hanno bisogno di olio."
" Ti sbagli. Guarda il pavimento. E' pulito. Niente polvere." Gli indica Martin.

Alan ha trovato un cesto. " E' vuoto."
"Ora sappiamo che la Signorina Blanche si è fermata qui. Ma perchè? Che fine hanno fatto i dolci che il cesto conteneva?"

"Sapete che cosa mi meraviglia di questo posto? Niente fiori o piante. Nemmeno un vaso rinsecchito. La casa è relativamente vicina. Fiori o piante in campagno non mancano...Perchè nessuno ne porta qui?" Si chiede Alan.
Martin riflette. "Mia madre in autunno, quando cominciano a scarseggiare i fiori, ha l'abitudine di preparare composizioni con foglie secche e bacche. Si conservano per mesi. Forse perche non c'è acqua?"
"Ma ci dovrebbe essere." Obietta Dave." Come potevano altrimenti vivere qui i monaci?" Si dividono e cominciano a cercarlo.

"L'ho trovato! Ingegnosi...Se pioveva o quando c'era troppa neve non correvano il rischio di bagnarsi." Alan mostra l'apertura del pozzo. Si trova in una nicchia ricavata nello spessore dei muri. L'accesso all'acqua è stato reso disponibile sia dall'esterno che dall'interno. Ad una prima occhiata si confondeva con le altre grandi acquasantiere.
Martin raccoglie da terra un frammento di intonaco e lo lascia cadere. Restano in ascolto. "Niente acqua." Dice Dave. Con stupore vede l'altro chinarsi per cercare un'altra maceria e lanciarla con più forza.
"Il terreno qui non è sabbioso. Si dovrebbe sentirlo cadere e invece..." Non ha bisogno di aggiungere altro. Dave si allontana e ritorna con una corda. La lega alla lampada e con cautela la cala giù per il pozzo. "Dannazione!"
Tre esclamazioni soffocate. "Uno di noi vada a chiamare gli agenti. Fate avvertire il medico legale. Abbiamo trovato un paio di cadaveri."

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Capitolo 7

"Avrà il suo bel daffare. Due qui e uno in città..." Mormora Dave.
"IN CITTA'??" Esclama Martin.
" Non abbiano avuto tempo per metterti al corrente. Abbiamo visto uccidere un uomo." Dice torvo.
"Dove? Chi?"
"Non lo sappiamo. C'era la nebbia e ci eravamo persi. Vicino al canale. Non posso dirti altro. Forse se fossimo più esperti..." Si mostra dispiaciuto.
" Sono un novellino anch'io." Lo rassicura l'altro. " Impareremo insieme. Con il tempo."

"Hai idea di chi possano essere quei due?" Si lascia cadere a terra, la schiena appoggiata al muro.
"Nessuna. Ho visto solo di sfuggita i loro abiti. Speravo di aver trovato il cadavere del mio collega."
"Quello che è scappato?"
"Quello che è stato ASSASSINATO. Poi hanno fatto sparire il cadavere. " Martin si appoggia al pozzo. " Vorrei sapere che traffici illegali aveva scoperto."
" In una città portuale come questa a me ne viene in mente uno solo. CONTRABBANDO."
" E' anche la mia idea. Ma cosa può valere tanto da rischiare la vita? Si è impiccati se si uccide un magistrato." Gli ricorda.
"Due cose possono valere il rischio...Armi..."
"Per il momento siamo in pace con tutti i nostri vicini e non ci sono problemi interni. Dimentichi che siamo produttori di armi. Noi le VENDIAMO!" Obietta.
"Oro?"
"La fonte di tutti i mali. Devi sapere che prima lavoravo agli archivi. Sono decenni che non ci sono tracce di entrate irregolari di oro. Il personale del Ministero del Tesoro è molto scrupoloso nei suoi controlli. Avrebbero subito denunciato il fatto...Ascolta..."
Entrambi hanno sentito un rumore all'esterno. Corrono fuori. La luna è parzialmente coperta dalle nuvole.

"Cinghiali." Dave ha riconosciuto i loro grugniti. " Direi un grosso maschio...Forse due o tre..."
"Possono diventare pericolosi, se stuzzicati. " Bisbiglia Martin. " Ti potrai divertire a cacciarli. Se fanno danni alle colture è nostro compito abbatterli." Le sue ultime parole vengono coperte da un lungo ululato che fa rabbrividire i due.
"Un...LUPO?" Chiede Martin. "QUI??"
"E' strano. Sono animali che si avvicinano all'uomo solo se sono estremamente affamati...e non siamo in inverno." L'ululato si ripete più vicino. " Eccolo! E' stato troppo veloce...Ho visto solo un'ombra."
"Ci fosse il vecchio Stone ti direbbe che quello che hai visto era un uomo-lupo." Ironizza Martin.

"Ho conosciuto uomini che sono peggio dei lupi." Mormora tra i denti.
"Anch'io. Molto peggio." I due si scambiano una lunga occhiata. Dei cavalli si stanno avvicinando. " Questo è Alan insieme agli agenti."
Grazie al loro aiuto poco dopo i due corpi vengono issati.
" Questo è Rufus Plain!!" Esclama sconvolto uno degli agenti.
"L'impiegato che era in permesso?"
"Sì Vostro Onore."
"Conosci anche l'altro?"
"Sappiamo che si tratta di un monaco. Per me sono tutti uguali." Si scusa impacciato.
" Mi rivolgerò all'abbazia. Fateli trasportare al più presto in tribunale e chiedete al Dott. Guerin di esaminarli." Con un cenno ordina ad Alan e Dave di seguirlo. " La nostra presenza qui non serve. Torniamo." Rimane in silenzio per tutto il tragitto.

"Alan, Dave. Siamo sul retro del tribunale. Voglio tentare un esperimento. E' possibile entrare senza essere visti o sentiti?"
" Vuoi dire scavalcando il muro?" I due studiano l'edificio. " Ci sono troppe abitazioni in giro. C'è sempre qualcuno che soffre d'insonnia..."
"Perchè fare fatica? Qui c'è una porta." Dave indica un punto semi-nascosto dall'edera. Balza giu di sella. "Chiusa...ma non per molto...Vostro Onore..." Con un gesto lo invita ad entrare.
Martin passa le redini ad Alan. "Andiamo avanti."

Andy è comodamente seduto in poltrona. Legge con la pipa in bocca e un bicchiere accanto.
"E' così che ci aspetti?" La voce divertita di Martin alle spalle lo fa sobbalzare.
"Da dove diavolo sei entrato?" Chiede meravigliato.
"Dalla portafinestra che dà sul giardino. Dave mi ha fatto notare i difetti di questo posto. Domani prenderà i provvedimenti necessari."
"E' stato facile?"
"TROPPO. Dave, aiuta Alan con i cavalli e poi venite a riferirmi dell'uomo del ponte."
Lui annuisce ed esce. Quando sono di ritorno sulla scrivania fa bella mostra di se un vassoio con una bottiglia di vino, quattro panciuti bicchieri e alcune appetitose vivande.

Martin sta scorrendo alcune lettere e si lascia sfuggire un lungo gemito. "Oh Dio! Cominciano!!"
"Hai letto gli inviti?" Ghigna Andy.
"Uh uh...Siamo lieti di invitare Le Signorie Vostre al..."
"Signorie...Vostre...?" Chiede Sbigottito Dave.
"Tutte le famiglie con figlie da sistemare sono MOLTO interessate a quattro scapoli appetibili." Spiega Martin.
"Capisco voi due...ma NOI..." Si stupisce Alan.
"Adesso siete funzionari del Governo...Posto fisso...Stipendio garantito...Insomma, una preda succulenta."

"Io sono fuori pericolo. " Sorride Andy. "Appena sapranno che sono fidanzato...ma tu..."
Martin rabbrividisce. " Dio me ne scampi! Dovrò fare la conoscenza di un branco di oche starnazzanti...Per fortuna questa sera ci siamo imbattuti in qualcosa che CI permetterà di fare semplice atto di presenza."
Lo sguardo curioso di Fletch passa da uno all'altro.
"Abbiamo scoperto due cadaveri." Brontola Alan.
"Il giudice?"
Martin scuote la testa. "Rispondi gentilmente a tutti. Ringrazia e declina per il momento i loro inviti."
"Già fatto. Mi basta ricopiare l'indirizzo e firmare con il tuo nome."

"Su, sedetevi. Ricapitoliamo i fatti..." Li esorta Martin.
Dave ed Alan ubbidiscono ma si sentono a disagio. "Ti saremo di poco aiuto. Non ci siamo mai occupati di...indagini."
"Nemmeno io. Però ho studiato per anni gli incartamenti dei migliori giudici del paese. Interrompetemi se non comprendete qualche passaggio... Ormai ho la certezza che il giudice Kessler sia stato avvelenato in questa stanza..."
"Perchè avvelenato? Abbiamo visto che è facile introdursi qui." Lo interrompe Dave.
" Dico avvelenato perchè non vedo altra ragione per portare via il bricco per l'acqua e la teiera che erano SEMPRE in questa stanza. Me l'ha confermato Stone. Ho trovato il the che usava ed è normalissimo. Lo potete comprare in una qualunque bottega ben fornita della città..."

"L'hai...bevuto??" Gli chiede Andy spaventato.
"L'ABBIAMO bevuto. TUTTI." Gli risponde calmo. " Era inutile sprecare un'ottima miscela. Per evitare indagini ufficiali MOLTO approfondite, l'assassino..."
"O gli assassini. Per portare via un corpo ci vogliono due uomini...o uno molto robusto. Chi si sarebbe occupato di far sparire quegli oggetti? O credi che abbiano fatto più di un viaggio?"
"Buona domanda Alan. Io sospetto che abbia o avesse dei complici tra il personale."
"Plain?"
"Probabile. Ma torneremo dopo a lui."
"Perchè hai parlato di indagini ufficiali e..."
"Perchè Dave l'uccisione di un magistrato ha come conseguenza l'immediata applicazione della legge marziale...e i militari non sono famosi per la loro...gentilezza. Io posso fare tutte le domande che voglio ma devo credere o fingere di credere alle risposte che ricevo. Se loro non sono convinti..."
" Ho visto che mezzi usano. "Mormora Alan. " Botte, frustate. Persino torture. Alla fine confessi quello che vogliono sentirsi dire."
Martin annuisce. " Se io giudico colpevole di pena di morte un uomo passano mesi prima della sentenza definitiva. Con loro saresti impiccato il giorno dopo."

" E tu hai duellato con lui?" Dave si volta sconvolto verso l'amico.
" Che ne sapevo?" Si difende Alan.
"Mi sono divertito. Lo dobbiamo rifare...e tu dovrai impegnarti di più. Cambiando discorso...Che strumento musicale preferisci?"
"Il pianoforte. Perchè?"
"Andy, noleggiane uno. Abbiamo trovato il VOLONTARIO per le prime serate di mia madre." I due ridacchiano. Andy mormora all'orecchio di Alan: " Non sai cosa t'aspetta."

"Torniamo a noi e alla sparizione del denaro. Per me si tratta di una manovra per screditare il magistrato. Però hanno fatto sparire anche il contenuto dei cassetti della scrivania e questo è stato un errore. Passava molto tempo in questa stanza. Leggeva e scriveva...Con cosa? Niente penne, niente inchiostro, niente carta."
"Sappiamo che disegnava..." Interviene Andy.
"Non qui. I pochi sfondi non sono di questi ambienti. Ma il materiale che doveva usare...sanguigna, carboncino...carta da disegno...Sparito."
"E' come se avessero avuto paura che lui potesse lasciare un ultimo messaggio."
"Bravo Dave! Non sappiamo che veleno abbiano usato e quanto tempo abbia impiegato a fare effetto. Non poteva scrivere...e non abbiamo trovato altri segni..."

"Martin..." Alan è palesemente imbarazzato. "Non ho avuti il tempo di parlare con te...Vedi...Questa sera...noi..."
"Vai avanti. Non preoccuparti. Se ritieni che sia importante..."
"Dopo la scena del ponte siamo entrati in un locale e lì abbiamo conosciuto un certo Jonathan Mills. Un ubriacone..."
Interviene Dave. " Sembrava ubriaco...Ha subito capito che eravamo prima del SUO incontro." Indica Martin." E sul battello quando picchiavano la tua ragazza..."
"Battello? Ragazza?" Gli altri li guardano.
"E' stato il primo di noi ad accorgersi di quello che stava succedendo."
"Alan, FORZA! Racconta dall'inizio."

"Jonathan Mills è l'amministratore di un armatore. Ci ha offerto da bere e ci ha accompagnato su un battello..."
"Uno dei bordelli subito fuori città? Bel lavoro. Fra qualche giorno vi avrei spedito a fare domande alle ragazze."
"Non sei...scandalizzato?" Mormorano i due.
"Lui? Per così poco?" Ride Andy." Potrei raccontarvene delle belle..."
"Anch'io. Ricordati che adesso sei fidanzato." Lo minaccia scherzosamente Martin.

"Ho conosciuto una delle ragazze. Una...schiava...che viene da una delle nostre colonie..."
"Asiatica, africana o indiana?"
"Indiana. La chiamano Jasmine. Io e Dave abbiamo impedito che la punissero duramente..."
"Povera ragazza."
"Mi ha...ringraziato. Dopo abbiamo parlato. Mi ha chiesto se davvero lavoravo per il tribunale. Per convincerla le ho mostrato il mio lasciapassare. Lei non sa leggere ma ha confrontato il timbro con quello che aveva su..." Si fruga in tasca. "...Questo." Mostra un pacchettino avvolto in carta grigia.

Martin lo prende delicatamente. "E' chiuso con il nostro sigillo ufficiale. Ti ha spiegato come è finito nelle sue mani?
"Mi ha raccontato che conosceva il giudice. Pensavo ad uno scherzo. Che si volesse vantare."
"Andy mostragli i disegni. Guarda se la riconosci."
Alan scorre i fogli. " Potrebbe essere questa che si sta pettinando. I suoi capelli sono neri e molto lunghi. Qui...la testa è solo abbozzata."

"Bella schiena...e belle fossette." Martin ammira il disegno. " Il resto com'è?" Chiede malizioso. Alan non gli risponde, ma abbassa gli occhi. "Adesso abbiamo la conferma che usava le prostitute come modelle. Molto probabilmente si recava sui battelli in incognito. Vediamo cosa contiene." Con cautela apre il pacchetto. " Una tabacchiera? D'argento. Bel pezzo. Senz'altro di valore. Guardate il coperchio. I rami e le foglie dell'edera sono incise e smaltate. Chi l'ha fatta doveva essere un valente artigiano."
"Cosa contiene?" Andy si sporge in avanti seguito da Dave ed Alan.
Martin la apre." Vuota...Sono arrivati prima di noi." Controlla la carta. " Non ci sono segni ma sappiamo tutti come sollevare un sigillo di ceralacca. Io l'ho imparato il primo anno di scuola. La ragazza dove lo nascondeva?"
"Sotto il materasso. Ma la sua cabina non ha serratura."
"Perchè diavolo il giudice si è fidato di lei?" Sbotta Andy.
"Chi di dice che l'abbia fatto?" Gli risponde sibillino Martin." Andiamo avanti."

"Hai idea di chi sia l'assassino?" Gli chiede Alan.
"So solo che è uno che ha molto da perdere. Dovremo essere prudenti e sospettare di tutti." Le sue parole vengono seguite da un lungo silenzio.
"Credi che i due nel pozzo siano collegati al primo caso?"
"Qualcuno ha rubato il denaro custodito qui...e Plain sapeva dove trovare la chiave. Vi hanno detto che estorceva denaro a chi aveva a che fare con il tribunale..."

"Ricordami di scambiare due chiacchiere con il capo degli agenti." Sussurra Dave ad Alan. Lui annuisce. "Conta sul mio aiuto."

Martin continua come se non il avesse notati. " La cameriera di quel locale ha detto che era avido. Bastava affrirgli una bella somma e...Oppure potrebbe aver approfittato dell'agitazione che c'è stata e...Tutti avrebbero sospettato il magistrato. Speriamo che il Dott. Guerin ci possa dire quando e come è morto. Se è stato ucciso il monaco potrebbe essere capitato nelle vicinanze ed essere diventato un testimone pericoloso. Può aver notato una persona sospetta. Qualcuno che non aveva motivo per trovarsi in quella zona. Domani andrò all'abbazia e chiederò al priore di identificarlo. Forse lui mi spiegherà cosa faceva nelle vicinanze di quel rudere. Voi due." Accenna ad Alan e a Dave."...controllate i suoi ultimi movimenti."

"Domani ti aspetta una bella giornata." Dice Andy.
" Ne ho vissute di peggiori." Mormora. La sua mano scivola ad accarezzare il medaglione. Andy chiude gli occhi con un sospiro e poi cambia rapidamente discorso. "Ti sei dimenticato della signorina Morse."
"Spero per lei che i due cadaveri siano finiti nel pozzo prima o dopo la sua fuga."
"Fuga??"
"Ho passato mezz'ora con quel tanghero di suo padre. Per tutto il tempo non ha fatto che cianciare di filosofia e poesia...e lamentarsi di lei. Aveva il coraggio di leggere libri di storia, non rispettava le suo opinioni...ridicole a mio parere...pretenteva di dargli consigli su come gestire le loro finanze..." Elenca con stizza.

"A chi dai ragione?" Chiede divertito Alan.
" A lei. Fra i due è quella più dotata di buon senso. Se avesse qualche anno di più sarebbe una moglie perfetta. Purtroppo non ha ancora vent'anni e alla sua età si spera ancora di trovare...il grande AMORE." Pronuncia l'ultima parola come se fosse un'ingiuria.
" Martin...Sei stanco. Vai a dormire." Gli consiglia Andy con voce alterata.

Alan e Dave guardano i due che sembrano sfidarsi.
"In questo momento ho una gran voglia di uscire a divertirmi."
"Domani devi essere lucido."

Martin in pochi passi è vicino alla porta, la spalanca ed esce senza dire altro.
"Andrew?" Lo interroga Alan.
"Tu ricordi con piacere il tuo passato?"
"No." Sputa secco.
"Nemmeno lui."

"C'entra quel medaglione? E' la seconda volta che lo vedo toccarlo. L'accarezza come se..."
"Prima lo nascondeva. Mi ricordo quando lo portava appeso al collo. Non se ne separa mai. Sedetevi e prendete ancora da bere. Fra poco andrò a controllare che..." Rimane in ascolto. Sentono in lontananza una chitarra. " Suona. Bene. Non esce."
"Tu che lo conosci da molto tempo saprai perchè fa così. Cosa gli è successo?"
"Nessuno lo sa di preciso. Sono ANNI che sua madre cerca di scoprirlo. Nè lui nè suo padre si lasciano sfuggire una sillaba. "Aggiunge tra sè e sè. " Non si confida nemmeno con me."
" Suo padre è ancora vivo? Credevo che...Nomina solo sua madre."

Alla domanda di Dave Andy sorride amaro." Fra loro due i rapporti non sono mai stati buoni. C'era...rispetto...stima...ma nient'altro. Per suo padre lui era ed è L'EREDE. Della proprietà, delle tradizioni. Chi deve portare avanti il nome di famiglia. Chi deve continuare la loro e la sua opera. Tutte cose che a Martin non..."Si stringe nelle spalle. " Si è presto ribellato. Suo padre era orgoglioso delle nuove varietà che sperimentava nelle sue terre? Il giorno dopo...non c'erano che pochi frutti sugli alberi."
" La sua banda..."Mormora Dave.

" Il figlio dell'intendente, cioè io; la figlia del medico condotto, Ginevra; alcuni ragazzi del paese e la più piccola...La nostra mascotte, Lotte, la figlia della governante. " Ricorda con una certa nostalgia. " Quanti regali abbiamo lasciato davanti alle porte dei poveri del paese! A tredici anni ha portato il toro più bello di suo padre nel campo del vicino. L'uomo aveva poche bestie e stava cercando in ogni modo di procurarsi i mezzi per acquistarne delle altre. Quell'anno ha raddoppiato la sua mandria. Senza fatica." I due ridono divertiti.
" Adesso fa ridere, ma all'epoca...Suo padre era furioso perchè aveva corso un brutto rischio. Quel toro era pericoloso. "Ti spedisco in collegio...Rivedrai questa casa solo per Natale."Gli ha urlato. Credeva di spaventarlo. Lui, senza una parola di scusa, è salito in camera ed è sceso con due valige. "Sono pronto. Andiamo?" Io l'ho accompagnato. E' così che ho potuto continuare i miei studi. Tornavamo d'estate e per le vacanze natalizie. Erano bei momenti. Sembrava che tra loro le cose cominciassero a funzionare ed invece...Siamo arrivati al punto che non risponde alle sue poche lettere. Le brucia senza nemmeno aprirle."

"Uno dei due avrà fatto o detto qualcosa..."
Andy interrompe Alan. "Cinque anni è cambiato di colpo. Prima era il figlio che molti sognano e portano come esempio. E' tornano dall'università dove si era laureato con il massimo dei voti. Ha salutato sua madre che stava uscendo con un bacio. Era sereno ed pieno di allegria. E' salito nella sua camera, ci è rimasto pochi minuti e l'hanno sentito scendere di corsa le scale. Ha fatto sellare velocemente un cavallo ed è sparito per DUE GIORNI. Eravamo tutti preoccupati, non capivamo cosa gli fosse preso. Io l'ho visto al ritorno. La povera bestia era sfinita, lui era coperto di fango e aveva le mani piagate; sembrava non dormisse da giorni. Ha sfondato con un calcio la porta dello studio di suo padre ed è entrato. I pochi presenti non si sono avvicinati. Avevano paura di lui. Nessuno sa cosa si sono detti o cosa è successo in quella stanza. Quando è uscito ha lasciato la casa con solo i vestiti che aveva indosso. Non è MAI tornato indietro."

"E sua madre?"
"Ha imparato che è meglio non fargli domande o rimproveri."
"Rimproveri?"
"Vi ho detto che è cambiato. Anche nel modo di vivere e comportarsi." Andy si lascia cadere all'indietro. " Ho raccontato troppo. Colpa dell'ora...del vino...della situazione. Fate finta che non vi abbia detto niente."
Dave ed Alan si alzano e con un cenno di assenso si congedano. Andy soffia sulle candele e lentamente sale nella sua stanza.

"Martin si sta rivelando una vera sorpresa. Pensare che in un primo momento l'avevo scambiato per un damerino di città..."
Alan sorride. " Io conoscevo M.L. Gore come musicista. Non avrei mai immaginato di incontrarlo sotto le vesti di giudice e di finire a lavorare per lui."
"La vita è strana..."
"Già...Andiamo a dormire anche noi. Domani ci aspetta una lunga giornata."

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Capitolo 8


Martin prende posto sullo scranno da giudice e prima di sedersi osserva la folla che si stipa curiosa nell'aula del tribunale. La notizia del ritrovamento dei due cadaveri si è sparsa per la città. Nota perplesso che Andy si è seduto al posto di Stone. Alan si avvicina con una caraffa piena d'acqua e un bicchiere.

"Cos'hai fatto alla mano?" Gli domanda sottovoce.
"Ho fatto capire ad un asino chi comanda." Dalla bocca di Dave esce uno strano verso.
"Singhiozzo Dave?"
"Starnuto Vostro Onore." Risponde ritornando impassibile.
Con voce severa chiede. "Perchè il capo degli agenti non è al suo posto?"

Un giovane agente si fa avanti. "Vostro Onore, il mio superiore si scusa, ma è rimasto vittima di un...improvviso attacco di...reumatismi." Non riesce a trattenere un sorriso. "Credo che abbia intenzione di ritirarsi a vita privata. In campagna."
Dalla folla si alza un brusio compiaciuto. Martin la zittisce con un colpo secco del martelletto ed un occhiata severa. "Chi è il suo vice?"
"Nessuno Vostro Onore."
"Sai leggere e scrivere?" Si sporge per osservarlo meglio.
"Si Vostro Onore."
"Per il momento sei nominato Vicecapo degli agenti. Se ti rivelerai capace e volonteroso la tua promozione sarà definitiva."
L'agente si irrigidisce sull'attenti. "Grazie, Vostro Onore." Fa un passo all'indietro con aria sorpresa e viene accolto dai gesti di congratulazione degli altri.

Martin con un dito richiama i due alle sue spalle. "Spero che non abbiate esagerato con la vostra lezione..." Sussurra.
"Tra un paio di giorni tornerà a camminare come prima." Gli risponde a voce bassissima Dave.

"Chiamate il Dott. Guerin." Ordina a voce alta.
L'anziano medico si siede con un sospiro. " Mi scuso con Vostro onore ma ho terminato pochi minuti fa..."
"Gradisce un caffè o preferisce che sospenda l'udienza?" Risponde con un altro colpo di martelletto al mormorio che è seguito alla sua domanda.

"Gradirei del caffè, se non è di troppo disturbo..." Martin guarda Alan e questo si allontana. "Ho accuratamente esaminato il cadavere di un uomo identificato come Rufus Plain, capo degli impiegati di questo tribunale. Ho scoperto che è stato ucciso da un colpo inferto alla nuca con un corpo contundente. Ho trovato una minuscola scheggia di legno infilata nella ferita. Ho anche esaminato il corpo di un altro uomo identificato da Claus Kapady, priore dell'abbazia, come il monaco Karl Immelman. La salma non presentava ferite, contusioni o altri segni di violenza. Niente indica che gli sia stato somministrato del veleno. Sono propenso ad attribuire la sua morte ad un improvviso attacco cardiaco."
"Attacco cardiaco? Provocato da cosa?" Alan è tornato e ora appoggia vicino al suo braccio una tazza di caffè.

Il dottore lo ringrazia con un sorriso stanco. "Non sono a conoscenza delle condizioni di salute della vittima. Ma dall'aspetto del suo cuore... una qualunque forte emozione... paura, fatica... gli poteva essere fatale..."
Martin picchietta con le dita sul banco. "Ancora una domanda... Secondo lei conosceva la sua infermità?"
L'altro riflette prima di rispondergli. " Vita tranquilla... regime alimentare privo di eccessi... Poteva ignorarlo."
"Grazie dottore. Può andare a riposarsi. C'è altro per oggi?"

Andy scuote la testa. " Dichiaro chiusa questa udienza." Martin si alza. "Alan, Andrew. Dave... nel mio ufficio. Che ci facevi al posto di Stone?"Lo aggredisce appena soli.
"Questa mattina sono passato davanti alla camera mortuaria. C'era Stone ai piedi del cadavere di Plain...Piangeva come un bambino. Gli ho consigliato di tornare a casa...O preferivi che tutta la citta lo vedesse in quello stato?" La risposta è secca.
"Scusami. Ho dormito male." Si sfrega il viso con aria stanca. "Caffè per tutti?" Non aspetta la loro risposta per versarlo. " Ieri sera non abbiamo finito. Dobbiamo trovare il corpo del giudice Kessler... Dare un nome al suo assassino. " Si interrompe." Nessuna denuncia di scomparsa? Nessun cadavere ripescato nel canale?"

"Niente di niente. " Risponde Dave.
"...E per finire...l'omicidio di Plain. Abbiamo due cadaveri...tre omicidi...Tre assassini o...uno solo?"
"Volevi un mistero? Sei stato accontentato!"
Martin sbadiglia. "Che fortuna!!"

"Come possiamo aiutarti?" Si offre Alan.
"Devo interrogare il priore dell'abbazia. Volete andarci al posto mio?" Domanda con un pallido sorriso. Alan e Dave gesticolano animatamente per negare.
"Non è...l'ambiente...adatto a noi due."
"Andy devo chiederti di occuparti del tribunale. Senza Stone..."

"Cercherò tra il personale chi potrebbe eventualmente sostituirlo. Ne approfitterò per studiare i loro fascicoli personali. Stone ha cercato di impedirmelo. Se intendi recarti all'abbazia devi avere chi ti accompagna. Ricordati che...
"Il protocollo! Maledizione!! Mi dispiace Dave, oggi tocca a te." Si scusa con un gesto. "Hai un abito per le feste?" Lui annuisce. "Indossalo. Alan, tu ed un paio di agenti scoprite come Plain ha trascorso i suoi ultimi giorni. Vorrei anche che organizzassi una battuta di caccia al cinghiale. Se si avvicinano alle abitazioni possono costituire un pericolo. " Alan si alza. " Un'ultima cosa. Chiedi se sono aumentati i furtarelli...frutta, uova...I classici dispetti dei ragazzini...Soprattutto nella zona intorno a quei ruderi. Se ci sbrighiamo Dave verrà a darti una mano." Si fruga in tasca. "Cosa?" Estrae alcuni pezzetti di legno e un avanzo di pizzo.
"Quando perderai l'abitudine di infilarti in tasca tutto quello che trovi?" Chiede Andy con un sorriso.
"Queste sono prove. Di cosa non so. I legnetti erano dentro l'altare..."
" Il fondo della cavità ne era pieno."
"...E questo era impigliato tra i rovi." Lo strofina tra le dita. E' piccolo e sfrangiato.
" Pizzo francese e del migliore."

"Come lo sai? E' solo un frammento." Si intromette Alan.
"Fidati. E' un vero esperto di biancheria femminile." Gli risponde ironico Andy.
Martin si ritrova fissato da tre paia di occhi sardonici. "Beh?? Su! Su! Dave cambiati e voi due...Al lavoro!"
"Sì Vostro Onore." Scattano sull' attenti e si voltano di scatto.
"Sono circondato da buffoni." Bofonchia ma gli sfugge un sorriso.


Dave bussa ed apre la porta della camera di Martin. "Adesso sì che sembri un autentico damerino di città."
"Detesto dovermi vestire in questo modo. " Brontola. Scruta serio il suo aspetto." Vieni qui." Con gesti rapidi apporta dei leggeri cambiamenti nell'abbigliamento dell'altro. " Ti manca..." Fruga in un cofanetto e appunta una spilla fermacravatta. " Così sei quasi perfetto."
"Perchè abbiamo dovuto cambiarci'"
"Perchè la mia giurisdizione non comprende i luoghi di culto. Per farla breve...Non mi devo impicciare degli affari di chiese, conventi, eccetera. Sono di competenza del tribunale ecclesiastico. Andremo in visita di cortesia. Sei armato?"
"Nno. Dovev..."
Martin gli lancia una piccola pistola. " Nascondi questa. Io userò quel bastone."
Dave lo studia per qualche secondo e ne estrae una lunga lama. Alza lo sguardo perplesso. "La prudenza non è mai troppa. Ne darò una anche ad Alan."
"E Andrew?"
"Spero non ne abbia bisogno. Resterà in tribunale il più possibile." Inforca gli occhiali e sistema un ricciolo.


"Si trattano bene questi religiosi." Dave osserva ammirato la collina su cui sorge un grande edificio. " Non so come mi devo comportare."
"Orecchie e occhi aperti e la bocca ben chiusa."

Martin porge un suo biglietto da visita all'anziano monaco che gli si è fatto incontro chiedendogli se era possibile incontrare l'abate.
"Sarà contento di avere una visita. Venite, vi accompagno." Apre il cancello e li fa entrare in uno spazioso cortile circondato da un vasto chiostro. Fa loro strada attraverso tre altri cortili, ciascuno ad un livello superiore su per il declivio e collegati da bassi gradini." I primi due sono aperti al pubblico. Gli altri sono riservati a noi monaci. "Spiega orgoglioso." L'ultimo è riservato a chi di noi ha scelto la vita di clausura. In questo modo nessuno può disturbare la loro meditazione e il loro raccoglimento." Martin annuisce. Ad un lato del terzo cortile scorge una lunga terrazza stretta, scavata direttamente sulla roccia coperta di muschio. Si sente uno sciacquio.

"C'è una sorgente?" Chiede Dave.
" E' sgorgata miracolosamente dalla roccia qui sotto quattrocento anni fa, all'arrivo del primo eremita. Con sua grande meraviglia scoprì che, nascosto in quella grotta, c'era uno splendido crocefisso in legno. Ora è diventata una cappella."

Martin si accorge che tra la terrazza e l'alta parete rocciosa c'è una fenditura larga all'incirca un paio di metri. Una stretta passerella che consiste in tre assi di legno porta dall'altra parte, verso una grande caverna. Si affacciano dalla terrazza e abbassano lo sguardo. Una decina di metri più sotto un ruscello impetuoso spumeggia sopra pietre aguzza. All'interno della caverna, sull'altro lato, brillano numerosi punti luminosi.

"La cella dell'abate si trova in fondo al cortile." Li conduce davanti ad una piccola porta. Poco dopo con un cenno invita Martin ad entrare. Dave si siede fuori su una bassa panca di pietra.

Un semplice letto occupa parte delle piccola stanza. "Mi dispiace non accogliervi meglio, ma la mia salute mi permette di alzarmi pochissimo." Un uomo anziano vi è coricato. Con un gesto incerto della mano indica un punto. "Una volta vi era una poltrona. C'è ancora?" Martin passa velocemente una mano davanti ai suoi occhi. "Sono cieco da molti anni."
"Mi scusi. Non lo sapevo. Sì c'è ancora. Grazie."
"Cosa posso fare per lei?" Chiede con voce dolce.
"Saprà che è stato ritrovato il cadavere di uno dei monaci..."Esordisce.
"L'ho sentito dire...Deve chiedere informazioni al nostro priore. L' onere della cura del convento ricade quasi tutto sulle sue spalle. A breve dovremmo sapere chi mi sostituirà. Se lui o un altro. Finalmente potrò tornare ad essere un semplice monaco. La voce mi dice che lei è giovane. Posso toccarle il viso?" Allunga una mano. Martin si sporge e si avvicina. "Sì. Giovane...ma non quanto credevo. " Gli sfiora una guancia. " Figliolo...Lasci uscire le lacrime che tiene chiuse nel suo cuore." Martin indietreggia di scatto. " Prima che sia troppo tardi. Si sentirà più leggero."
"Grazie...per il consiglio." Mormora con voce strozzata.

"Avevo intenzione di venire domani per porgere i miei omaggi. Mi colpisce profondamente il fatto che Vostro Onore ci faccia visita per primo. Il nostro convento non merita tanto onore!" Dice una voce profonda alle sue spalle. Un uomo alto e magro si fa avanti. L'abate lo presenta come Claus Kapady, priore dell'abbazia. Martin mormora alcune cortesi parole circa la vastità e la bellezza del convento. Si congeda dall'abate stringendogli le mani.

Il priore solleva una lunga mano. "Tutto è dovuto alla misericordia di Nostro signore. " Dichiara. " Quattro secoli fa si è manifestato ad un saggio eremita sottoforma di una statua a grandezza naturale di Cristo in croce. Il convento è stato costruito per proteggerlo e costodirlo. Viene venerato in tutta la regione ed è considerato un protettore da tutti i maviganti." Il priore fa scivolare i grani d'argento del suo rosario, quindi riprende. " Mi riproponevo di invitare Vostra Eccellenza ad onorare con la sua presenza una cerimonia che presto si terrà in questo umile convento."
"Lo considero un onore!" Martin si inchina profondamente. " Di che cosa si tratta?"

"L'armatore Mark Hooker, un nostro devoto, si è offerto di far realizzare una copia del nostro Santo Crocefisso, da donare a sua Eminenza il Cardinale. Non ha badato a spese per questa sua opera pia. Ha incaricato il migliore scultore di questa regione. Questi è stato nostro ospite per tre settimane per tracciare i disegni del corpo di Nostro Signore e prendere le più accurate misurazioni. Poi ha lavorato nella residenza del Sig. Hooker, scolpendo la copia nel legno che lui gli ha procurato. Ieri il suo lavoro è terminato e a giorni la statua verrà portata al nostro convento, perchè venga convenientemente preparata per la spedizione. " Il priore sorride contento. " Il comandante della guarnigione ha ottenuto il permesso di farla scortare da un drappello militare. Non mancherò di avvertire Vostra Eccellenza quando la statua verrà esposta al pubblico prima della sua partenza."

Martin torna ad inchianersi. " Non siete stato voi ad identificare quel monato ritrovato nel pozzo?" Chiede con un sorrisetto di scusa.
Il priore abbassa il capo: " Per noi tutto è un assoluto mistero la ragione per cui uno dei nostri elemosinieri si sia recato in quel luogo desolato. La sola spiegazione che mi viene in mente è che sia stato chiamato da uno dei contadino della zona e che si sia fermato in quel luogo per riposarsi. Forse Vostro onore ha degli...indizi?" Chiede scrutandolo.
"Purtroppo no. Appena possibile vi farò restituire il corpo per la sepoltura."

Kapady annuisce: " Vostro Onore ha idea di che fine abbiano fatto i rosari che aveva con sè?"
"Rosari? Non mi sembra di averli notati...Dave?" Lui si avvicina. " Ti ricordi di aver visto dei rosari in fondo al pozzo?"
"Gli agenti hanno controllato. C'erano solo i corpi." Risponde sicuro.
"Desolato. Dovevano esserci?"
"I nostri elemosinieri hanno sempre con sè una serie di rosari benedetti. "Spiega. " Li produciamo noi in varie misure. I più piccoli li regaliamo a chi fa una pur mimima offerta. Gli altri li vendiamo. Non c'e famiglia nei dintorni che non ne possieda più di uno."
"Vuole che li faccia cercare? Sono costruiti con materiali preziosi?"
"Hanno valore solo per i nostri fedeli. La maggior parte sono molto semplici. Rozze perle di legno infilate su pezzi di corda o su semplici catenelle metalliche. Le dimensioni dei grani variano da quelle di un pisello a quelle di una grossa noce. La croce è sempre di semplice legno. Può darsi che li abbia regalati o venduti."
"Potrei comprarne alcuni? Sarebbero ricordi per la mia famiglia."
"Sarà un onore per me farvene gentile omaggio."

Le cerimonie tra i due finiscono. Il priore si allontata e Martin sbuffa. "Se mi inchino un'altra volta, la mia povera schiena si spezza."
Dave sorride ironico e non trattiene uno sbadiglio. " Mi stavo addormentando. L' abate mi piace, ma il priore..." Storce la bocca.

Martin non replica e prende a camminare su e giù per la terrazza. Dave lo vede immobilizzarsi di colpo, fissare l'entrata della caverna e dirigersi rapidamente al ponticello di legno che porta alla sua entrata. Ha fatto pochi passi quando improvvisamente l'asse centrale cede.

"MARTIN!!" Con un balzo Dave afferra la mano tesa di Martin ed evita la sua caduta. Insieme guardano l'asse frantumarsi sulle rocce, dieci metri più sotto. "Stai bene?" Gli chiede spaventato.
"Grazie a te, sì." Si asciuga il sudore con mani tremanti.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Capitolo 9


"Sono profondamente rincresciuto di aver fatto attendere Vostro Onore." Il priore porge un pacco a Dave. Martin gli indica silenziosamente l'asse mancante. " L'ho detto molte volte all'abate..." Dice l'uomo irritato. "...che quelle tavole ammuffite dovevano essere sostituite. Uno di questi giorni questo ponte provocherà un serio incidente!"
"Per poco non è accaduto!" Commenta seccamente Martin. " Avevo sentito delle grida provenire dalla grotta."
"Oh, sono solo i gufi, Vostro Onore. Hanno fatto il nido vicino all'entrata. Posso fare altro per voi?"
"Presentare i miei omaggi all'abate." Si congeda con un ennesimo inchino. Kapady ed un monaco li accompagnano alla carrozza.

"Quell'uomo è un bugiardo!!" Esplode Dave appena fuori dal convento.
"Hai ascoltato quello che ci siamo detti io e l'abate?" Chiede con calma Martin.
"Parlavate a voce troppo bassa. La grotta mi incuriosiva e così sono entrato. Il crocefisso è molto bello, per quel poco che ne posso capire. Ho fatto avanti e indietro su quel ponte e non è successo niente. Quell'asse non era marcia." Afferma con sicurezza.
"Ma guarda, guarda! Ne ha dette di menzogne in pochi minuti il signor priore..." Si lascia andare contro il sedile con un sorriso. "L'abate è vecchio, malato e cieco. Esce pochissimo e ha lasciato la responsabilità del convento quasi tutta nelle mani del priore. Se l'asse non era marcia...e tu sei sicuro che non lo era..."
"Sicurissimo."
"Non sono stati solo i versi dei gufi ad attirarmi. C'era qualcuno nella grotta. Ho visto un'ombra scura muoversi. Non era uno dei monaci, indossava dei pantaloni."
Dave l'ha ascoltato senza interromperlo. " Ma chi può essere stato? Perchè prendersela anche con te?" Gli chiede ansioso.
"Dobbiamo aver fatto qualcosa che li ha insospettiti...Ma cosa?" Si strofina il mento meditabondo.
"Non hai paura? Sei appena sfuggito ad un'attentato!"
Martin solleva appena un angolo della bocca. " I rischi fanno parte della mia...nostra professione." Continua a bassa voce. " La morte cammina al nostro fianco dal giorno che veniamo al mondo. E' lei a decidere quanto durerà il nostro viaggio. C'è chi si ferma presto e c'è chi invece deve continuare ed aspettare...e aspettare..." Guarda fuori dal finestrino. "Io sono stanco di questo mio continuo viaggiare." Ha parlato a voce talmente bassa che Dave si chiede se le parole che ha udito sono reali o sono uno scherzo della sua immaginazione. Martin è seduto di fronte a lui, composto, la mano che tamburella sul ginocchio. I suoi occhi sono limpidi, il suo sorriso aperto come sempre.

Nel cortile interno il personale e alcuni facchini si affacendano freneticamente intorno ad un carro carico di bauli e masserizie. Un cocchiere è intento a staccare due cavalli da una carrozza.
"Che diavolo sta succedendo??" Esclama stupito Dave.
"Questa calma e questo ordine mi rivelano che...è arrivata mia madre. Andiamo! I nostri amici hanno bisogno del nostro soccorso." A rapidi passi attraversano l'aula del tribunale.

Martin spalanca la porta del suo studio e la richiude velocemente con un ampio sorriso. Dave fa tempo ad intravedere Andy coinvolto in un bacio appassionato con una giovane donna.
"Non credo che per il momento gradiscano il tuo aiuto."
"Qui ti sbagli. Andiamo a parlare con mia madre...MAMMA!"

Una donna minuta, ma dall' aria decisa si volta e lo stringe in un affettuoso abbraccio. "Come avete potuto vivere in questo disordine?"
"Siamo appena arrivati. Ci siamo adattati." Con la mano afferra la manica di Dave, che si stava allontanando. "Posso presentarti uno dei miei aiutanti? Lui è Dave Gahan."
"Piacere, Signora Gore." La saluta con un inchino.
Lei lo osserva attentamente con un occhialino. "Bel ragazzo!" Dave arretra di un passo. "Andrew ha finito di sbaciucchiarsi con Ginevra?"
"Ancora no. Dove intendi farla dormire? Non voglio guai con suo padre." Madre e figlio si scambiano un sorriso complice.
"Nella camera vicino alla mia. Quella di fronte alla tua...Fingerò di non sentire se qualcuno entrerà in punta di piedi."
Martin l'abbraccia e la bacia sulla guancia. " Grazie. Ma se non è cambiata la sentirai...uscire. E non in punta di piedi!"

" Chi parlava di loro due? Tu...quante uscite notturne hai fatto?" Lo scruta dall'alto in basso.
"Una. E per lavoro. Lui può testimoniarlo. Se non ti fidi ancora...sta arrivando l'altro. " Indica Alan che si guarda attorno sorpreso. "Alan..." Lo chiama.
Lui affida il cavallo ad uno degli agenti e si avvicina. "Alan, mia madre. Mamma. Alan Wilder."
"Piacere Signora." Si esibisce in un perfetto baciamano.

"Dalla tua faccia devi aver scoperto informazioni interessanti. Nel mio ufficio...Lontano dalle orecchie indiscrete del personale e di mia madre." Le lancia un'occhiata divertita.

La donna si allontana facendo frusciare la gonna. "Mandami Ginevra."
"La fidanzata di Andy." Spiega sottovoce Dave.

Martin lo blocca prima di entrare. "Andy e mia madre non devono sapere che cosa è accaduto su quel ponte." Dave prova ad obiettare. "Nemmeno una parola." Ordina deciso. "Raccontaci cosa hai scoperto."

Alan si siede con un sospiro. " Abbiamo sospettato ingiustamente di Plain. Non penso fosse in combutta con l'assassino. E' uscito di qui e si è recato alla sua fattoria. E' piccola ma è meglio di molte altre in questa zona. Una casetta ben tenuta e pulita. Era il proprietario di un paio di mucche e di parecchi animali da cortile...polli...oche...La donna che se ne occupa guadagna una bella sommetta con la vendita di uova,burro e miele. Plain si occupava personalmente delle arnie. Assumeva due uomini per i lavori pesanti. Stava risparmiando per acquistare un frutteto dal Dott. Morse. E' vicino ai suoi campi."
"Come lo sai?"
"Aveva una relazione con la giovane vedova che si occupa della casa. Progettavano di sposarsi il prossimo anno. Tra il ricavato della fattoria e il suo stipendio se la sarebbero cavata più che discretamente." Conclude.

Martin si alza e fissa un punto fuori della finestra. " Ti ha detto se aveva delle preoccupazioni?"
"Sì, una. Tu." Lui si limita ad annuire. " Aveva paura che con il nuovo magistrato le cose sarebbero cambiate. Temeva di perdere l'incarico. Stava per acquistare un cavallo e contava di usare il suo stipendio. I risparmi della fattoria dovevano servire per il terreno."
"Capisco cosa vuoi dire. " Si appoggia al davanzale. " Se avesse rubato il denaro perchè aspettare? Le hai chiesto cosa ci faceva in quella zona?"
"La fattoria è vicina. Esiste uno stretto sentiero che gli evitava un lungo giro. Una scorciatoia poco usata che sbuca proprio accanto alla cappella. Ci sono passato a stento. Avrebbe bisogno di una sistemata. E' piena di buche e circondata da rovi."

"Provvedi. I contadini sono tenuti a conservare in buono stato strade e sentieri." Dice immerso nei suoi pensieri. "Hai fatto un buon lavoro. Per i cinghiali e i furtarelli?"
"I contadini sono contenti di aiutarci. Avevano già protestato un paio di volte, ma inutilmente. Mi hanno chieso quanto vuoi."
"Per cosa?" Si stupisce Martin.
"Per la battuta ai cinghiali. Sono costretti a pagare un tanto ad animale se vogliono cacciare. Qui si usa così."
"Ma davvero?? Andy?" Si rivolge all'amico.
"Controllerò."

"Da questo momento le cose cambieranno. Manda un agente insieme ad un banditore. Se vogliono cacciare sulle loro terre lepri, fagiani od altro vangano a richiedere un semplice permesso in tribunale. Gratuito. Per i cinghiali è un altro discorso. Puoi comunicare che chi parteciperà potrà dividersi l'intera carcassa, tranne una coscia. La trasformeranno in prosciutto ad uso del tribunale. So che è una specialità della regione. Sono curioso di assaggiarlo."
Andy si alza. "Vado a preparare il bando."

Appena è uscito Dave lo interroga. "Perchè non vuoi che sappia che hanno cercato di ucciderti?" Alan strabuzza gli occhi.
"Dave ti spiegherà. Non voglio spaventarlo. Specialmente con l'arrivo della sua fidanzata e di mia madre." Spiega con calma.
"Fidanzata?" Dave inarca le sopracciglia con aria maliziosa. "Qualcosa di più...Stando alle vostre parole."
Martin sprofonda in una poltrona. "Ci ha messo più di un anno prima di chiedere la sua mano. Voleva essere in grado di offrirle il meglio." Scuote la testa. " Non ha ancora capito che lei aveva già deciso e che niente e nessuno le farà cambiare idea. Aspetterò il momento opportuno. Torniamo ai nostri piccoli dispetti."

"I contadini non hanno notato aumenti nei furtarelli. La vedova si è lamentata che qualcuno è passato vicino a casa. Ha sentito il cane abbaiare e ha trovato delle orme infangate nel fienile. Ha pensato ad un vagabondo." Risponde Alan.
"Il frutteto che Plain intendeva acquistare...Di che alberi si tratta? " Chiede pensieroso Dave.
"Meli soprattutto. Ma anche qualche prugna e delle pere autunnali." Lo guarda perplesso.
"Per cui saranno carichi di frutti maturi o quasi. Scommetto che se sparisse qualche uovo e della panna lei non se ne accorgerebbe. Pensate anche voi quello che penso io?"
"Qualcuno si nasconde vicino alla fattoria Plain. "
"Ho una gran voglia di incontrarmi con quel qualcuno. Che ne dite di una cavalcata? " Con un unico fluido movimento si alza. " Tra mezz'ora in cortile?" Propone.

Dave si slaccia la cravatta. " La tua spilla."
Martin la scosta con la mano. "Tienila." Smorza con un gesto le sue proteste.

"Ma come siamo eleganti!!" Scherza Alan.
Dave sbuffa. "Sapessi che noia. Quante parole inutili... Spero di non aver russato." Fa girare la spilla tra due dita. " Questo stemma lo conosco, ma non ricordo dove..."
"Lo conosci, eh? Ammira." Gli indica una delle bandiere appese.
"Quello nel centro...E' lo stesso!! Vuoi dire che...?" Rimane a fissare la spilla a bocca aperta.
" La spilla è d'argento. Martin è amico del Principe Ereditario. Il Re ne regala una d'oro."
"Spilla che lui ha e non usa." Andy ha ascoltato i loro discorsi. " Lo chiamavano a fare musica con loro."
"Potrebbe..." Alan lo guarda incredulo.
"Potrebbe. Ma non vuole."

"Cos'è che non voglio?"
Andy cambia discorso. " Che io venga con voi. Mi hanno invitato alla vostra cavalcata."
" Buona idea. E' inutile cercare di lavorare. Finche mia madre non avrà finito di mettere tutto sottosopra e sistemare questo posto come piace a lei qui non ci sarà pace."
"Posso?"
Martin conferma con un cenno e un sorriso. Lo vede correre via. " Due occhi in più ci saranno utili."

I contadino al lavoro nei campi salutano con ampi gesti e larghi sorrisi i quattro cavalieri.
"Hanno saputo della tua decisione e ne sono entusiasti. " Dice Andy.
"Qualcuno lo sarà di meno." Mormora Dave.
Martin non risponde, intento ad osservare l'ambiente circostante. " Noi tre andiamo a parlare con la vedova. Dave cerca di scoprire se esite una maniera per tenere d'occhio quel rudere e chi lo frequenta."
"Sono libero di agire come meglio credo?"
"L'importante è il risultato. Come fai...Non mi interessa."

Dave scende da cavallo, porge le redino ad Alan e si toglie giacca e stivali. Con un balzo sparisce fra i rami di una grossa quercia. Solo qualche fruscio e un leggero fremito delle foglie tradiscono il suo passaggio. I tre proseguono al passo. Andy fa notare alcune caratteristiche del territorio.

"I contadini di queste zone dovrebbero aggiornarsi. Dalle nostre parti sono anni che nessuno usa più certe tecniche o colture. Sono superate e poco produttive."
"Credi che le conoscano? Da noi i proprietari studiano, leggono, si scambiano opinioni. Sono costretti a farlo perchè la terra è la loro unica fonte di reddito. Qui si guadagna con il porto e le sue attività." Gli ricorda Martin.

"Troppi guadagnano con le attività. Ci sono personaggi che si sono arricchiti sfruttando gli esseri umani." Alan e Martin si voltano a guardarlo, colpiti dal suo tono disgustato." Dopo quello che ci ha raccontato su Jasmine ho impiegato del tempo a studiare gli incartamenti. Ho scoperto i nomi dei proprietari di quei bordelli. Sono tutte persone ricche e stimate. Ti ricordi di quel conoscente di tuo padre? Tua madre non l'ha più accettato in casa."
"Quando si è saputo di cosa si occupava si è trovato tutte le porte chiuse. E' stato messo al bando. " Notando l'aria perplessa di Alan aggiunge: " Con che coraggio presenteresti a tua moglie e alle tue figlie un proprietario di bordelli? Sono argomenti che si evitano accuratamente...Soprattutto in famiglia." Spiega con pazienza. " Le donne hanno poco potere ma dettano le regole nella cosiddetta Buona Società. Sono loro a decidere chi invitare e quando. Se cominciano a non farlo...è la fine della tua vita pubblica. Forse possiamo cambiare alcuni aspetti di Palme."

Chiaccherando sono in vista della fattoria di Plain. "Bella costruzione. Imposte ridipinte da poco. Fiori alle finestre...Tendine bianche...Niente animali in giro che possono entrare in casa. " E' il commento di Andy.
Sobbalza quando Dave si lascia cadere ai loro piedi dicendo: "Trovato."
"Dave!! Mi hai spaventato. Sei silenzioso come un gatto."
"Scusa. In quella direzione c'è una specie di capanno per cacciatori. Ben nascosto tra i rami. Dal basso non si nota. Al momento è vuoto e ho controllato. Si vede benissimo il rudere e la strada." Dice infilandosi gli stivali.

"Bene, bene! Di chi potrà mai essere?" Si chiede Martin.
Alan e Dave scuotono la testa.
"Penso che appartenga al Dott. Morse. Ho studiato accuratamente le mappe. Le sue terre iniziano proprio in quella zona. " Rivela Andy.
Martin si toglie il cappello e si passa una mano tra i capelli arruffandoli. "Non riesco ad immaginarmi quell'uomo a caccia."

Una giovane donna esce dalla casa sentendoli arrivare. Si asciuga le mani nel grembiule, saluta con un sorriso incerto Alan e aspetta incuriosita. Martin si qualifica e presenta gli altri.
"Abigail Morgan, al vostro servizio." Con grazia accenna ad un inchino. Indossa un abito semplicissimo, con la gonna leggermente rialzata. Al collo un medaglione con il ritratto di un uomo.
"Signora Morgan, le porgo le nostre condoglianze."
"Ringrazio Vostro Onore. Sarei venuta in tribunale nei prossimi giorni. Si sa già chi prenderà il mio posto?" Chiede in tono rassegnato.

"Mi scusi, ma non capisco. Di cosa parla?"
"Della Fattoria. Rufus non aveva parenti ed io non sono sua moglie. Non ho diritto di continuare a vivere in questa casa." L'osserva con occhi lucidi. "Mi mancherà."
"Signora Morgan, continuo a non capire. Se il Signor Plain non aveva eredi la fattoria diventerà un bene della Corona. Ci vorranno mesi prima che sia messa in vendita. Lei può rimanere fino ad allora. E' poco ma potrà continuare a guadagnarsi di che vivere."

Abigail sgrana gli occhi alle sue parole. " Ma...Ma io...credevo...Questo perchè Rufus era un dipendente del tribunale?"
"No. E' una norma di legge. I beni di chiunque muoia senza eredi e senza testamento passano alla Corona. Il Ministero delle Finanze, di solito, concede al tribunale il permesso di metterle all'asta. Chi più offre si aggiudica la proprietà." Le spiega Andy.

"Qui non si è mai fatto. Le proprietà del morto passano alla città. Questo è..."
"L'uso." Conclude con una smorfia Martin. " Lei si attenga a quello che le ha spiegato Andrew. Se qualcuno si fa avanti con delle pretese si rivolga ad uno di noi." Indica gli altri tre." Non è solo il capo degli agenti a dover capire chi comanda adesso." Dice a denti stretti.

"Vi ringrazio." Mormora con voce tremante e occhi lucidi.
"Ero venuto a chiederle se ha notato altre tracce."

Lei nega. "Avevo altro per la mente. Dovevo pensare agli animali. Ho affidato le mucche a uno dei due contadini che lavoravano stagionalmente per noi. Per il pollame non ci sono problemi, ma non so chi si occuperà delle api. Io non ne capisco niente e nemmeno i nostri vicini. Rufus aveva imparato dal padre di uno degli agenti, ma lui non ha posto."

Martin si toglie di tasca un taccuino e scrive rapidamente poche riglie. " Si rivolga a quell'agente. Se suo padre accetta di badare alle arnie può collocarle in uno dei giardini del tribunale. " Le allunga un foglietto. " E' il mio permesso. Un po' di miele ci sarà utile."
Abigail lo fissa incredula. "Vostro onore è molto buono."

Martin risale in sella imitato dagli altri. "Ho fatto solo il mio dovere." Volta il cavallo e si allontana. "Maledetti bastardi!!" Sibila furioso. "Quante proprietà come queste si saranno spartiti?"
"Ma perchè nessuno si è rivolto al tribunale?"
"Chi doveva o poteva farlo? Non c'erano eredi legittimi...I miei colleghi? Avevano fin troppo lavoro e si affidavano al personale locale con fiducia. " Si strofina il viso. "Chissa da quanti anni questa truffa va avanti..."

"Cosa farai?" L'interroga Alan.
"Potrei denunciarli al Ministero delle finanze. ma pagherebbe l'intero distretto. Per ora non farò niente. Ma ti assicuro che prenderò provvedimenti e severi. Li colpirò dove gli farà più male. " Sorride sardonico. " Nelle loro avide tasche. Dov'è quel sentiero?"

"Da questa parte, ma i cavalli non ci passano." Alan fa loro strada. "Attenti alle buche. Ho notato che non perdevi di vista la vedova."
"La sua biancheria è ricamata, niente pizzo."
"Che occhio!" Ride Dave."Uomo fortunato. Si era trovato una bella e brava donnina."

Martin si infila nel passaggio."Plain l'usava spesso?"
"Ogni volta che doveva tornare in città e non pioveva. All'andata usava la strada normale. Probabilmente chiedeva un passaggio a qualche carro." Risponde Alan allontanando un rovo.

Uno strano verso li fa arrestare. Sembra una via di mezzo tra un guaito e un ululato.
"Il nostro lupo?"
"Questo è un cane, non un lupo. Deve essere ferito." Martin si fa strada deciso. Un ringhio sordo lo ferma. "Andy, hai del cibo ?" Allunga una mano.
"Perchè lo chiedi a me?" Si fruga nelle tasche e gli allunga un panino.
"Ti conosco. State indietro; potreste spaventarlo." Mormora.
"Spaventare quello? Ma se è più grosso di una pecora!!" Esclama Dave.

"E' solo un cucciolo. Vero che sei un cuccioletto?" Il cane ha annusato il cibo e non lo perde di vista. Martin gli parla con voce dolce. "Un cucciolo affamato e che ha sete...Cosa ti è successo, piccolo? Hai una zampa imprigionata in un laccio. Se ti muovi fa male..." Estrae un coltellino." Bravo. Vedrai che adesso...Bravo. " Si ritrova seduto a terra con il cane che gli lecca la faccia. "Sei libero." Si rialza e si avvicina agli altri. Il cane scodinzola e lo segue. Martin gli gratta la testa. "Torniamo indietro. E' affamato e assetato."
"Hai trovato un nuovo aiutante." Ironizza Andy.

Abigail si affaccia stupita sentendo il cane abbaiare. "Siamo costretti a disturbarla di nuovo. Avrebbe del cibo per questo povera bestia?"
"Ma certo, Signore." Si affretta a rientrare e poco dopo esce con una ciotola piena di avanzi e un'altra con dell'acqua
.
"Sa a chi potrebbe appartenere? Era preso in un laccio." Spiega Dave aiutandola. Il suo volto si incupisce per un attimo.
" Non è un cane da contadini. E' troppo..."
"Grande?"
"Costoso. Pochi di noi hanno cani di razza e quello sembra esserlo."

Mentre Martin si occupa dell'animale, Abigail rientra ed esce con una brocca e dei bicchieri. " Se gradite...Ho della birra. La preparo personalmente."
Alan ne prende due e si avvicina a Martin. Il cane ringhia mostrandogli i denti aguzzi.

"NO!...Vieni Alan, fatti annusare...E' UN AMICO."
"Non hai paura? Con un morso potrebbe staccarti una mano." Si irrigidisce quando il grosso muso lo sfiora.

"Se avesse voluto attaccarmi l'avrebbe già fatto.Qualcuno l'ha picchiato." Indica i segni." Ma lui è intelligente. Sa che noi siamo suoi amici." Lo accarezza e gli fa annusare gli altri. "Come lo chiamiamo?"
"Intendi tenerlo?" Chiede Andy inarcando le soppraciglia.

"Sai come la penso su chi maltratta gli animali. Per lui ci vuole un nome corto ma importante..."
"Che ne dici di Bach?" Propone per scherzo Alan. Il cane scodinzola.
"Ti piace Bach?" L'animale abbaia. "Dici di sì? E Bach sia. Ringrazia Abigail." La donna si nasconde dietro Dave. Martin convince il cane a porgerle la zampa che la donna accetta con timore.

"Hai un futuro come domatore." Scherza Dave durante il ritorno.
"Lo è stato una volta." Risponde Andy. "Ha organizzato uno spettacolo per raccogliere fondi per la chiesa."
Martin ride. " Avevo dodici anni!!"
"Undici. Ha convinto mezzo paese che il cavallo di suo padre sapeva contare. Alcuni ci credono ancora." Rivela.

Le risate che seguono vengono interrotte dall'improvvisa fuga del cane. Ai richiami lanciati da Martin replica con una serie di latrati. I quattro, incuriositi, lo seguono. Lo trovano sotto un albero, con le zampe appoggiate al tronco.
"Bach, sei un cane! Non ti sai arrampicare."

Dave sorride scrutando l'intrico dei rami. In silenzio indica un punto a Martin.
"Preferisci scendere da solo o vuoi che uno dei miei amici ti aiuti?" Chiede tranquillamente. Vedono spuntare due piedi e poi due gambe. Un esile ragazzo si lascia scivolare a terra. "Come ti chiami?" Silenzio. "Non vuoi rispondere?" Scuote la testa. " Alan hai trovato il nome adatto per il cane...LUI come lo chiameresti?" Lancia un'occhiata ironica ai tre.

"Che ne dici di...Cherubino?" Si mette a fischiettare un motivo con aria divertita.
"Abbiamo avuto la stessa idea..." Canticchia alcune frasi." Salta su." Si china e lo solleva sulla sella. "Bravo Bach! Andiamo." Sprona il cavallo.

"Ha capito?" Chiede Dave a bassa voce.
Alan annuisce. "Mi ha risposto, no?"
"Mozart. Le nozze di Figaro. Una delle sue opere preferite." Aggiunge Andy.

Cherubino si divincola tra le sue braccia quando intuisce che sono diretti in città.
"Smettila! Ti porto a casa mia."
Due agenti scattano sull'attenti. "Vostro Onore."

"Sei il giudice?" Squittisce. " Ma io..."
"Mmm. Mmm. Alan, Dave...siete liberi fino a questa sera. Ceneremo insieme. Andy...Chiedi se Stone si è ripreso...E tu, mio caro Cherubino...Ti occuperai del cane. Gli serve un bel bagno prima di poter entrare in casa." Lo aiuta a scendere e lo trascina con sè, tra le risate dei presenti.

Pochi minuti dopo Bach è immerso nell'acqua mentre il ragazzo, sorvegliato da Martin, lo lava, lo strofina e lo risciacqua. Ci vuole poco perchè sia bagnato dalla testa ai piedi. Il cane completa l'opera scrollandosi e innaffiandoli abbondantemente.

"BACH, NO!!" Martin tenta di fermarlo.
Cherubino si abbandona ad una risata. "Ben ti sta!"
Lui lo indica ed ordina. "Prendilo!"
Il cane lo butta a terra.

"Martin che stai combinando?" Sua madre è apparsa da una finestra.
"Ho assunto un nuovo aiutante. Ti presento Johann Sebastian Bach. Ti piace?"
"Preferisco Alan e Dave. Non è giovane per quel lavoro?"

"E' solo un cucciolo, ma ha già effettuato un arresto." Lo alza di peso. "LUI!"
"Non ho fatto niente." Protesta Cherubino.
"Dimmi il tuo vero nome e perchè ti nascondevi." Scandisce Martin. Lo vede stringere le labbra e negare. "Vediamo...Di cosa ti posso accusare?...Vagabondaggio...Resistenza a quattro funzionari...Furto..." Conta sulle dita.

"Per qualche uovo e un po' di panna?" Sorride.
"...Danneggiamento di proprietà privata..."
"COSA?"
"Bach. Guarda come l'hai ridotto."
"L'HO LAVATO!!"

"Bazzacole. Posso inventarmi tutte le accuse che voglio e tenerti per mesi in una cella. Al freddo, al buio...fra topi e scarafaggi..." Cherubino trema visibilmente. "Oppure..." Martin finge di pensarci seriamente. "Potrei costringerti a LAVORARE. Fammi vedere le mani." Cherubino cerca di nasconderle. " Mani da signorina! Le stalle le renderanno ruvide e callose."

" Perchè non l'affidi a me e Ginevra? Uno sguattero in cucina serve sempre. " Interviene sua madre.
"Come vuoi." Lo trascina verso la cucina.
"Prima lavatevi. Sento la vostra puzza da qui."

In un angolo appartato tre persone hanno assistito a tutta la scena. "Che intenzioni ha?"
"Divertirsi...e farsi dire chi è."
"Ma lo sappiamo!"
"No, Dave. LO SUPPONIAMO. Nel suo lavoro Martin ha bisogno di CERTEZZE. Andate pure. Per oggi non faremo altro."

"Andy, posso chiedere delle informazioni agli impiegati?" Domanda Dave con faccia adesso seria.
"Lavori qui. Consulta personalmente tutti i fascicoli e documenti che vuoi. Ci vediamo a cena." A passi rapidi si dirige verso quella che ora è la loro casa.

" Io vado da Jasmine." Annuncia Alan con un sorriso.
"Ti raggiungo. Ma prima ho un dubbio che mi devo togliere." Si allontana seguito dallo sguardo perplesso dell'amico.

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Capitolo 10


Martin si trascina dietro un Cherubino riluttante fino ad un locale riscaldato da un grande focolare. Alcuni lavatoi si allineano su due pareti opposte.

"Aiutami." Ne riempiono parzialmente due con acqua calda. "Dovrebbe bastare." Inizia a togliersi gli stivali e continua sfilando la camicia dai pantaloni. "Cosa aspetti? L'acqua si raffredda."
Cherubino lo guarda con occhi sbarrati. "Devo..." Deglutisce."...spogliarmi??" Ansima.
"Tu il bagno lo fai vestito?" Martin si toglie la camicia restando a torso nudo.
"Bagno?...CON TE??"
"Sei un tipo strano...Non sarà la prima volta che ti lavi in compagnia."
"SI'!!" Si stringe negli abiti bagnati.
"Quante storie! D'accordo. Da qualche parte ci dovrebbe essere una specie di paravento...Eccolo! Tu di qua, io di là." Martin separa le due vasche. "Ma se tra cinque minuti non vedo i tuoi stracci per terra e non sei nella vasca ti ci butto personalmente." Si lava il viso e le mani e si cambia in pochi minuti. Rimane in ascolto sfoderando un sorriso ironico. Sente sguazzare. " Lavati bene il collo e dietro le orecchie. Io ho finito e ti aspetto fuori."

"Cosa...mi...metto?" Lo sente balbettare.
"Insieme agli asciugamani ci sono dei vestiti. Ti saranno larghi e lunghi, ma al momento non ho altro." Lo aspetta vicino alla porta.

Dal paravento spuntano due piedi ben fatti e due caviglie snelle. "Niente male." Mormora sottovoce. "Proprio niente male." Cherubino esce rimboccandosi le maniche della camicia. "Andiamo." Ordina fingendosi seccato.
"Dove mi porti?"
" Da mia madre. E' lei, che al momento, si occupa della casa. Ti insegnerà come guadagnarti il pane." Allunga il passo costringendolo a corrergli dietro.
"Non sei sposato?"
"Perchè accontentarsi della solita minestra riscaldata? I miei uomini hanno l'ordine di portarmi ogni notte una donna diversa." Ghigna con espressione maligna. "Preferibilmente vergine." Cherubino si blocca inorridito. "MUOVITI! Non ho tempo da perdere con un ragazzino capriccioso. Mamma...lui è Cherubino."

"Cherubino? Che razza di nome!" Nasconde con un colpo di tosse un accenno di risata. "Ma come l'hai conciato?"

" Non vuole dirmi il suo nome e i miei vestiti sono gli unici che possono coprirlo. Quelli di Dave, Alan ed Andy non andrebbero bene. Ma forse..." Si interrompe."...I tuoi o quelli di Ginny sarebbero...più adatti. Non crede...SIGNORINA MORSE?"

" Lo sapeva? TU LO SAPEVI??!!"
"L'abbiamo capito tutti e cinque." Risponde con un sorriso Martin. " Una domanda: Vuole che informi suo padre e il suo fidanzato che è stata ritrovata?"
"No. Per l'amor di Dio...NO!!" Lo implora.

"Non lo farà. Venga povera cara. Restituiamo a mio figlio i suoi abiti e si confidi con me." Le due donne se ne vanno. La signorina Morse si volta per lanciargli uno sguardo attonito.
Martin si abbandona in una risata fragorosa." E uno."


Jasmine è appoggiata alla ringhiera. I lunghi capelli sono raccolti in uno chignon in cui ha infilato un fiore. Alan la raggiunge con occhi pieni di ammirazione. Lei lo saluta con un sorriso raggiante. "Sei tornato!"
"L'avevo promesso."
Si aggiusta il fiore. "Ti piace?" Chiede con una scintilla maliziosa negli occhi.
Alan annuisce. "Sei una delle donne più belle che abbia mai visto."

Lei lo prende per mano e lo conduce fino alla cabina principale. Due lampade la illuminano con luce soffusa e dorata. L'ambiente è occupato per la maggior parte da un grande letto coperto da un copriletto di seta ricamata.
"Per te solo il meglio."
Alan la stringe tra le braccia e la bacia a lungo. "Vorrei rimanere tutta la notte con te."
Gli pone un dito sulle labbra. "Dimmelo quando potrai.".
Alan la solleva tra le braccia e la depone sul letto. La prima volta che sono stati insieme gli era sembrata piuttosto passiva, ma ora è vogliosa quanto lui.


Rimangono sdraiati l'uno vicino all'altro. "Ho portato un regalo per te." Le confida continuando ad accarezzarla.
"Per...me??" Chiede incredula.
"Guarda nelle mie tasche. La grande."

Jasmine si alza sorridente. Sfascia il pacchetto con la golosità di un bambino. "Uno scialle? Di...SETA?? Come mi sta?" Si pavoneggia davanti a lui.
"Ti preferisco senza." Alza la testa. Qualcuno cammina sul ponte.

Jasmine si ammira allo specchio. "E' la prima volta che ricevo un regalo. Grazie. Grazie!" Corre ad abbracciarlo. Le sue braccia di colpo pesano sulle spalle di Alan. I suoi occhi si velano. Dalla sua bocca esce un filo di sangue.
" JASMINE!!"

La corica sul letto e fissa incredulo la macchia di sangue che si allarga. Dalla sua schiena spunta il manico di un coltello.

Un'ombra lo mette in allarme. Un uomo armato si avventa su di lui. Alan gli tira un violento pugno e afferra con entrambe le mani la destra dell'avversario. L'altro cerca di colpirlo, ma lui spinge con forza il coltello verso l'alto e affonda la lama nel petto del rivale. Lo scaraventa contro la parete.
Sente una voce che conosce imprecare violentemente sul ponte. Si precipita su nudo com'è: Dave sta lottando con un robusto barcaiolo. Chiude le braccia attorno alla testa dell'uomo e da un brusco strappo. Mentre questo si affloscia, con un colpo d'anca lo butta in acqua.

"Mi sono sbarazzato di altri due." Ansima Dave. " Il terzo deve essere riuscito a scappare. Ma tu...SEI FERITO!"
Il braccio sinistro di Alan sanguina abbondantemente. "Scendi giù. Mi fascerai."

Il suo avversario è seduto sul pavimento. Il dorso appoggiato alla parte. Vedendo che le sue labbra si muovono Dave si china su di lui e sibila. "Perchè ci avete aggredito?"

L'uomo apre la bocca e ne esce un fiotto di sangue. Tossendo riesce a dire: "O... r... o..." Poi si piega cadendo di lato.
"Morto. Jasmine?"

Alan, senza parlare, gli indica il corpo nudo. Dave solleva un lembo della coperta e la copre.

"Mi dispiace..." Strappa una striscia dal lenzuolo. "Stai perdendo troppo sangue." Comincia a bendargli il braccio. "Come è successo?"
"Mi è saltato addosso e abbiamo lottato. Comincia a farmi male."
"Questo dovrebbe bloccare il sangue." Alan fa una smorfia di dolore mentre Dave stringe la fasciatura. " Ma è meglio che ti veda un medico."

"Quanti erano?"
"Cinque e belli robusti. Uno è scappato. Due li ho buttati in acqua...Tre con il tuo e questo qui. Se non mi fossi fermato in tribunale..." Mormora stizzito.
"Saremmo morti. Jasmine mi ha salvato la vita. Se in quel momento non mi avesse abbracciato quel coltello..."
Dave gli stringe la spalla in segno di conforto. "Dobbiamo chiamare gli agenti e informare Martin."

"Che ne sarà di lei?" Chiede addolorato.
"Pensa che ora è libera da questo schifo." L'aiuta a rivestirsi. "Te la senti di restare qui da solo?"
Alan non gli risponde. Continua a fissare il corpo di Jasmine. Le scopre il viso e le chiude gli occhi. "Troverò chi è stato." Si china a baciarla un'ultima volta.

"Novità?" Martin sporge la testa nell'ufficio di Andy.
"Il signor Stone non si è presentato al lavoro. Sta male. Cherubino?"
"Le spiegazioni rimandiamole a dopo cena."

Un uomo arriva di corsa nel cortile. " Dov'è il giudice? Signor Giudice!" Grida affannato.
"Altri guai."
"Hanno assalito i suoi aiutanti. Uno è ferito." Annuncia.

"Chiama il dott. Guerin e avvisa Ginevra. SUBITO!" Ordina ad Andy. "Dov'è accaduto?"
"Alle chiatte. Ci sono dei morti."
"Dave? Alan?" Chiede afferrandogli le braccia.

"Io sto bene Martin. " Dave entra sorreggendo Alan. " Lui un po' meno."

Andy e Ginny stanno accorrendo.
"Siediti. Puoi fare qualcosa per lui?"
Lei sfascia piano il braccio. "Penso di sì."

"Chi sono i morti?"
" Jasmine e uno degli aggressori. L'assassino l'ha colpita per prima. E' colpa mia se lei è morta."
"Cosa dici?" Protestano.

Martin è furibondo. "ADESSO BASTA!! Facciamo capire con chi hanno a che fare. Andy...fai annunciare che il tribunale terrà una seduta straordinaria. Dave...arma una decina di agenti e collocali ai lati dell'aula. Ginevra, è grave?"

"Meno di quello che sembrava. Gli cambierò la fasciatura due volte al giorno. Se andrà tutto bene tra una decina di giorni sarà come nuovo." Risponde fasciando con abilità il braccio.
" Cerca di fare in modo che invece sembri una ferita grave. Alan, non cambiarti. Il sangue sui tuoi abiti farà sensazione."
"Che hai in mente?"
"Spaventare i probi cittadini di Palme. Hai la lista dei proprietari dei bordelli?" Andy gli porge un foglio. " Guarda. Guarda. Interessante."

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Capitolo 11


L'aula del tribunale è gremito di una folla vociante che si zittisce quando notano gli agenti armati.

Martin entra e con una lunga occhiata tagliente scruta il pubblico. Dietro a lui Dave a braccia conserte.
Un uomo alto ed imponente si fa avanti. "Vostro Onore esigo una spiegazione."
"Lei...ESIGE?" Chiede freddamente.
"Sono l'armatore Henriksen e sono a capo di un comitato costituito dai cittadini più influenti. A Palme non si è mai visto il tribunale convocare in questa maniera i cittardini...e per cosa? Per una rissa tra delinquenti in un bordello?
"Credo che lei sia male informato. " Spiega Martin con tono fintamente affabile. " Non si è trattato di una rissa MA DI UN AGGUATO TESO A DUE MIEI AIUTANTI." La folla rumoreggia.        " SILENZIO!!" Il colpo secco del martelletto fa sobbalzare i presenti. " Ricordo a lei e alla cittandinanza che aggredire un mio collaboratore è come toccare la mia persona e che di conseguenza potrei richiedere l'applicazione IMMEDIATA della legge marziale." L'uomo impallidisce. Non si sente volare una mosca. " Vuole aggiungere altro?"

Dietro di lui la tenda si sposta ed appare Alan. E' pallido, con un braccio al collo e la camicia vistosamente macchiata di sangue.
"Te la senti?"
"Sì, Vostro Onore."
Martin lo fa sedere al suo posto. " Il Capitano Wilder è stato aggredito mentre era a colloquio con una teste."
L'armatore sorride. " In un bordello?"
"La stava interrogando su MIO ordine." Precisa lanciandogli un'occhiataccia." Un uomo ha lanciato un pugnale che ha colpito la povera ragazza alla schiena ed in seguito l'ha aggredito e ferito."
"Posso chiedere dove si trova adesso quell'uomo?"
"Nel nostro obitorio. Mi sono difeso e l'ho ucciso." Risponde Alan a bassa voce ma perfettamente udibile. "Sono risalito sul porte attirato dai rumori e ho visto il mio collega alle prese con un altro assalitore." Henriksen fa per parlare. "Morto anche questo. Il suo cadavere prima o poi riaffiorerà."
"Come sono morti i due che mi hanno attaccato al mio arrivo. " Aggiunge Dave.
La folla commenta con un mormorio.

"Sono sicuro che l'aggressione ai vostri aiutanti sia stato un malaugurato malinteso. I...clienti...di certi ambienti sono spesso gentaglia. Per la morte della testimone... Quelle ragazze si trovano spesso coinvolte in situazioni sgradevoli di ogni genere. Chissa quante di loro muoiono per mano di un violento. Se le autorità dovessero investigare per la morte di ogni donnaccia..."
Alan balza in piedi.
Martin guarda freddamente l'armatore. "Abbiamo un concetto profondamente diverso dei compiti della giustizia. Ho assunto questa carica da pochi giorni e sono DISGUSTATO da quanto ho scoperto su questa città. Signor Henriksen le ORDINO di consegnarmi una lista con i nomi di tutti i componenti, passati e presenti, del COSIDDETTO COMITATO. Organizzazione che da questo momento è dichiarata fuorilegge e sciolta DEFINITIVAMENTE."
"Abbiamo rispiarmiato alle autorita molto lavoro superfluo." Protesta l'uomo.
"Me ne sono accorto!" Osserva seccamente. " TUTTI i componenti dovranno considerarsi agli arresti domiciliari in attesa di ulteriori decisioni."
Henriksen comincia a protestare. Ad un cenno di Dave due agenti lo affiancano. Andy si è avvicinato e sussurra poche parole all'orecchio di Martin.

"E' vero che lei è il proprietario di una schiava indiana dell'età apparente di diciotto-diciannove anni e chiamata Jasmine?"
"Questo cosa c'entra?"
"RISPONDA!!" Ordina in tono duro.
"Ho alcuni schiavi. Credo che tra loro ci sia un' indiana. Non so il suo nome." Risponde rosso in volto. La sua voce trema d'ira repressa.
"Schiava che viveva e lavorava su una chiatta trasformata in casa di piacere. Schiava che ora si trova su uno dei tavoli dell'obitorio. Provvederà alla sua inumazione."
"Perche dovrei?"
Martin con un gesto frena Alan e Dave. " Perchè le INGIUNGO di pagare le spese della cerimonia funebre. Sceglierò personalmente la bara e la lapide. Jasmine avrà il meglio nel suo ultimo viaggio. Non aggiunga una sola sillaba. Potrei cambiare idea sulla sua detenzione. La seduta è terminata."

Il pubblico lentamente abbandona l'aula commentando a bassa voce. Il capo degli agenti si avvicina in attesa di ulteriori istruzioni.
"Quando avrà finito di compilare la lista di nomi, manda un agente in ogni casa a impedire che escano. Devono inoltre bloccare ogni biglietto, lettera o messaggio in uscita o entrata."
"Sì Vostro Onore."
"Un paio di giorni chiusi in casa li renderanno malleabili."
"Ti fidi degli agenti?" Chiede Andy perplesso.
"Parzialmente. Mi affido alla spinta più potente che esiste." Risponde mascherando una smorfia. "L'istinto di sopravvivenza."
"Grazie per Jasmine." Mormora Alan.
"Questa città le deve un funerale dignitoso. Si è già scoperto chi erano quei quattro?"
"Ho dato ordine di ripescare i corpi dei tre buttati in acqua. L'altro è all'obitorio. Il Dott. Guerin lo sta esaminando. " Dave posa un fascicolo sulla scrivania." I risultati delle autopsie di Plain e del monaco."
"Lascialo lì. Le leggerò con comodo. Fai avvisate il priore che può ritirare il corpo del suo confratello. A Plain penserà il tribunale." Si strofina le tempie con aria stanca. "Andiamo a vedere che accoglienza ci ha preparato mia madre."
" Vuoi che mi veda in queste condizioni?" Alan gli indica lo stato dei suoi indumenti.
"Se credi di trovare le tue cose dove le avevi lasciate ti sbagli di grosso."
Lo seguono scambiandosi un'occhiata stupita.

"Buona sera Vostro onore." Un uomo di mezza età, alto e compassato, li saluta al loro arrivo.
"Buonasera. Mia madre?"
"La signora l'attende in camera. Le signorine aspettano nel salottino azzurro. Signor...Wilder?...Signor...Gahan? Mi sono permesso di scegliere i vostri abiti per questa sera."
Andy alza gli occhi al soffitto.
"Signor...?" Interviene Martin.
"Bernard, Vostro Onore."
"Per questa sera passi. Ma in futuro si ricordi che nè io, nè i miei aiutanti abbiamo intenzione di cambiarci per cena."
"Ma...Ma, Vostro Onore..."
"Niente ma. Dobbiamo sempre essere pronti per ogni evenienza o emergenza. Ora ci mostri le nostre stanze."
"Da questa parte." L'uomo li precede." Il signor Wilder è alloggiato qui. Di fronte il Signor Gahan. In mezzo il loro spogliatoio personale."
Martin annuisce brevemente." Che ci sia sempre acqua calda disponibile."
"Naturalmente. Signor Wilder, le mando Marie?"
"Marie??"
"Una delle cameriere. L'aiuterà a lavarsi."
Alan, stupito, interroga Martin che gli risponde con un'alzata di spalle.
"Faccio da solo." Poi aggiunge. " Grazie."

"Il Signor Fletcher..." Bernard apre una porta. "...e questa è la sua." Ne indica un'altra, la più ampia fra quelle mostrate finora.
"Le spiace entrare con me? Suppongo che lei sia il maggiordomo. Che ordini ha ricevuto?"

"La signora mi ha assunto con il compito di badare alla casa. Devo provvedere alle vostre necessità e mantenere la disciplina tra i domestici."
Martin prende un lungo respiro. "Quanti sono?" Butta fuori.
"Quattro camerieri, tre cameriere addette al servizio delle signore, due cuochi e il personale addetto alle cucine, un valletto per la porta, due cocchieri...più vari sguatteri, facchini, stallieri e donne per le pulizie. Inoltre tre ricamatrici o cucitrici, quattro giardinieri, due sarti, un tappezziere e un calzolaio." Elenca orgoglioso.
"Ne licenzi la metà. Non ho intenzione di avere un esercito tra i piedi. Sono sicuro che a Palme non mancano sarti, calzolai, tappezzieri o ricamatrici."
"Come Vostro Onore desidera." Risponde scandalizzato.

Martin si lava e si riveste, poi con un sospiro bussa alla porta della madre. "Mamma, posso parlarti?"
"Quanti ne hai licenziato?" Chiede senza alzare gli occhi dal suo ricamo.
"Mi piacerebbe risponderti TUTTI, ma comprendo che questo posto ha bisogno di personale."
"Sai quante stanze ci sono in tutto l'edificio del tribunale?"
"No."
"Più di cento. Ci sono appartamenti privati grandi e piccoli; tre diversi giardini e vari cortili e cortiletti. Un vero labirinto. Come intendi mantenerli in ordini e puliti?"
"Alcuni sono alloggi per gli impiegati. Ci penseranno le loro famiglie. A proposito...Puoi informare uno dei giardinieri che a giorni avrà a disposizione alcune arnie?"
"Il cane, una ragazza fuggita dalla famiglia... ora le api. Cos'altro porterai a casa?"
Martin l'abbraccia. "Dimentichi Dave ed Alan."
"Come sta? Mi ha detto della sua ferita."
"Era un soldato."
"Ho capito. Non devo fare domande. Mi porgi il braccio?"

Dave ed Alan, Ginevra ed Andy sono seduti ad un grande tavolo, sfarzosamente apparecchiato.
"Manca qualcuno." Constata con un'occhiata.
"Blanche...La signorina Morse...dice che si sentirebbe a disagio. In fondo questa è la prima sera..."
"Ginevra valla a prendere. La interrogherò dopo cena."
"Interrogarla?? MARTIN!!" Protesta sua madre.
"Dopo cena." Dice deciso. " Siamo stanchi e ci serve una pausa."


La cena si svolge in silenzio. Andy, Grainne e Blanche sollevano appena gli occhi dai piatti. Dave ed Alan sbirciano gli altri prima di usare le posate o i bicchieri. Martin mangia taciturno e con la fronte aggrottata, osservato dalla madre.
"Noi ci ritiriamo." Mormora al termine.
"Resta seduta. Spiegami il significato di questa messinscena."
"Di cosa parli?"
"Andy e Ginevra hanno avuto...una discussione. La signorina Morse non riesce a guardarmi e per finire...la cena. Hai fatto preparare escusivamente i miei piatti preferiti."
"Allora?"
"Tu non sopporti la crema di piselli, Ginevra l'arrosto di maiale ed Andy detesta i dolci a base di limone. Eppure li avete mangiati senza fare storie."
Gli altri abbassano gli occhi confusi.
"Martin..."
"Per favore mamma!" Dice spazientito.

"Ho una lettera di tuo padre."
"Siamo alle solite." Allunga una mano. Rimane a fissare il quadrato di carta per poi infilarla in tasca.
"Gli...risponderai?"
"E' inutile. Ci siamo detti quello che pensavamo uno dell'altro cinque anni fa."
"Tuo padre è..."
La interrompe. "Mi vuoi dire che è un uomo diverso? Che è cambiato? Non ti credo."
" PERCHE'?"
"PERCHE' SE FOSSE VERO NON AVREBBE SIGILLATO LA LETTERA! PERCHE SE FOSSE VERO TU NON TENTERESTI QUESTI INUTILI GIOCHETTI!!" Martin esasperato butta il tovagliolo sul tavolo ed esce a passi veloci.

"Noi siamo di troppo. Scusateci." Dave si è alzato, seguito da Alan.
"Grazie Dave. Aspettateci in biblioteca...Anche lei, signorina Morse." Andy è in piedi e fissa furente le due donne. "Quante volte ve lo devo ancora ripetere? Non tentate stupidi espedienti."
"Stupidi...espedienti?"
"Se si accorge dei due quadri che volevate appendere cosa pensate che ne farà? Li butterà nel fuoco come ci getterà quella lettera ancora chiusa. MALEDIZIONE GINEVRA!! TI AVEVO AVVERTITO. Non è la prima volta che giocate, a vuoto, la carta della nostalgia."
"Andrew.." Tenta di calmarlo la fidanzata.
"Capisco che avete buone intenzioni, ma so io come reagisce ogni volta. Da quando ha accettato questo incarico è tornato QUASI il Martin che ricordavamo."
"Vuoi dire che..." La signora Gore si sporge ansiosa verso di lui.
"Lavora...Niente uscite notturne...niente bottiglie vuote il mattino dopo...nessuna relazione passeggera...E' tornato a comporre...La situazione qui è più complicata di quando si aspettasse. Non creategli ulteriori problemi."
"Andrew...è creargli un problema sognare di riavere mio figlio? Volerlo vedere felice come era una volta?"

Andy si inginocchia avvanto a lei. "No signora Gore. Ma trovi un'altra strada...Un' altra maniera per..." Muove una mano." Così non ci riuscirà. Soffrite inutilmente entrambi."
"Non riesco ad accettare che le persone che amo di più non vogliono sentir parlare dell'altro. Martin scatta ogni volta che nomino suo padre...Mio marito...si chiude nel suo maledetto studio e passa ore a fissare il suo ritratto. Una volta l'ho sorpreso a PIANGERE..."
"Beato lui se ha ancora delle lacrime. Io no." Martin la fissa con occhi freddi. "Andy, se hai finito, vieni in biblioteca." Volta le spalle e si allontana.
"Gy..." Si è rialzato.
"Va'. Resto io con lei."

"Chiedo scusa per la cena di questa sera. Non accadrà più."
I tre si guardano e non dicono una parola.

"Non credi di essere stato duro con lei?" Interviene Andy arrivando alle sue spalle. " In fondo ha solo cercato di..."
"Andy, sono...siamo...stanchi. Era pretendere troppo sperare di trovare una normalissima cena? Senza argenteria, senza cristalli...senza la solita noiosa discussione?" Si siede e chiude gli occhi con aria esausta.
L'amico non gli risponde, si avvicina ad uno degli scaffali e prende una bottiglia. "Cognac? Signorina Morse, gradisce un Porto?"
Tre cenni affermativi. Dave si alza per aiutarlo. "Se..." Lui scuote la testa.
"Martin...Per te il solito?"

"Niente. Devo lavorare." Sembra essersi ripreso. " Signorina... Blanche...Mi permette di chiamala per nome?"
" Sì Vostro Onore." Accenna un sorriso timido a Dave che le porge un bicchiere.
"Ci chiami per nome. Io sono Martin, lui Andrew o Andy, Dave ed Alan. Bach lo conosce già." Accenna al cane sdraiato davanti al camino. Blanche saluta tutti con un cenno aggraziato. "Vuole narrarci la sua storia.?"

"Da dove inizio?" Giunge le mani in grembo. " Tre anni fa ho perso mia fratello. Questo ha cambiato mio padre. Vivevamo dignitosamente nella capitale grazie alle rendite delle terre e al suo lavoro..."
"Che cosa faceva?"
" Insegnava filosofia. Era stimato ed apprezzato. Ha voluto trasferirsi a Palme dicendo che avrebbe potuto scrivere. Però dopo poco ha incominciato a lamentarsi. Del cibo, dell'ambiente, dei vicini...di tutto. Forse credeva che i suoi titoli, i suoi beni gli avrebbero aperto molte porte. Non è successo. Questa è una società piuttosto chiusa. Improvvisamente il mese scorso mi ha annunciato che aveva promesso la mia mano. Ero fidanzata..."
"Con il Signor Hooker?"
"Sì. Un uomo che non avevo mai visto ne sentito nominare. L'ho conosciuto alla festa che è seguita. In pubblico è stato gentilissimo...ma..."
"Non le piaceva?"
"Ho notato il suo sguardo quando credeva di non essere osservato. Rapace. Mi studiava come se fossi...un cavallo o una mucca e lui il padrone. Senza volere ho ascoltato i commenti di alcuni invitati. Mi consideravano una...buona...fattrice..." Dice in tono indignato.

Martin accenna ad un sorriso. "Considerata la differenza d'età..."
"Ero pronta ad accettare i commenti malevoli...i pettegolezzi. Non sono stupida. Ad un certo momento..." Arrossisce e beve un sorso per farsi coraggio. " Mi sono trovata sola con lui."
"Ha tentato un...approccio...più...intimo?"
Blanche annuisce. "Credo di aver mascherato male il mio...disagio...E' diventato...sgradevole."
"Violento?"
"Sì..." Ammette a bassa voce. " Mi ha lasciato andare e io sono corsa da mio padre. Non gli è importato. Mi ha comunicato freddamente che la data delle nozze era fissata...Ho tentato in tutti i modi di...guadagnare tempo...Qualche giorno fa l'ho sentito ordinare alla governante di...preparare i miei bagagli. Mi sarei trasferita in casa del Signor Hooker."
"Prima delle nozze?" Chiede Andy con voce strozzata.
" Sì. Ho intuito che...non avrei più avuto...scuse."
"Cosa ha fatto?"
"Ho nascosto un vecchio abito di mio fratello in un cesto e ho rubato la chiave della cappella. Mio padre non ci mette mai piede e non se ne sarebbe accorto. Ho finto di non sapere e mi sono preparata a fuggire." Ricorda a testa bassa.
"Sapeva dove nascondersi o a chi chiedere aiuto?"
Blanche scuote la testa. "Volevo solo scappare." Solleva lo sguardo, negli occhi che la fissano legge simpatia e comprensione.
"E' stata coraggiosa. Suo padre si è giustificato in qualche modo?"
"MIO PADRE MI HA VENDUTA!" Inizia a piangere." Il...Signor Hooker gli ha promesso una forte somma e non avrebbe richiesto la mia dote. Sta progettando di ritornare nella capitale."
Martin si è alzato e le stringe piano una spalla." Si calmi. Se siete d'accordo non riveleremo a nessuno chi lei sia."
"Mi...mi...aiuterete?"
Le rispondono quattro sì decisi.

"Come...ci penseremo domani. Lei ha avuto una giornata piena di sorprese; Alan e Dave riescono a tenere gli occhi aperti con fatica. Andy..." Sorride." C'è chi ti aspetta..."
Gli altri si alzano e posano i bicchieri. "Tu cosa farai?" Andy lo scruta sospettoso.
"Resterò qui ancora qualche minuto. Devo capire meglio qualche idea che mi è venuta."

Due ore dopo Martin è ancora in biblioteca. Sulla scrivania davanti a lui alcuni fogli coperti da parole, schizzi, frecce e punti interrogativi. Bach è seduto accanto a lui. Con il muso pungola il suo fianco. " E' tardi. Hai sonno?" Il cane si avvicina alla porta finestra. " Vuoi uscire?" Sotto un albero riconosce una sagoma scura. "Bravo. Ci penso io." Cerca una bottiglia e due bicchieri. "Cosa bevi?" Chiede scivolando accanto a lui.
Alan risponde senza sollevare la testa. "Non lo so. Era rimasto sulla tavola."

Martin prende la caraffa e la capovolge. E' vuota. " Questo è decisamente meglio." Gli passa un bicchiere. "Cognac invecchiato vent'anni."
"Costoso...come sonnifero." Lo vuota in un lungo sorso.
"Se non ti stende...ti tiene allegro." Si versa un dito di liquore. " Parlo per esperienza personale. Jasmine?" Alan emette un mugolio. "L'ho vista. Sembra dormire in pace. Questo ti dovrebbe essere di conforto." Gli versa un'altra abbondante dose.
"Conforto? Lei è morta...PER ME!?!" Scaglia lontano il bicchiere vuoto. Cerca con la mano la bottiglie e ne beve un lungo sorso.

" Devo ammettere che trovo la tua maniera...spicciativa. Jasmine è morta tra le tue braccia. Sorridente...appagata...Mi sbaglio?"
"No. Era contenta di uno stupido scialle che le avevo comprato. Il suo primo regalo." Gli sfugge un sighiozzo. Alan è chiaramente ubriaco.
"La morte per lei è giunta all'improvviso. Non ha sofferto. La puoi ricordare...felice...C'è chi non ha la tua fortuna. C'è chi sogna la donna amata in lacrime...Disperata...SOLA!!" Martin parla in tono piatto ma i suoi occhi sono pieni di rabbia e dolore.
"Presentamelo. Diventeremo amici." Farfuglia Alan.

"Quando tornerai sobrio... Vai a letto finchè ti reggi in piedi." L'aiuta ad alzarsi.
"Letto? No. Quando si dorme spuntano i...fantasmi...Non lo sai?" Barcolla e si appoggia al tronco.
"Nella tua camera o...nella tua testa?" Martin si passa un suo braccio intorno al collo e sorreggendolo lo accompagna.
"Non posso addormentarmi...Mi cercano..." Sussurra.
"Chi?"
" LORO...Sono furbi. Si nascondono...ma...io li sento...sempre."
Sono arrivati davanti alla sua camera. "Questa notte non li sentirai."
Alan cade supino sul letto. Martin lo spoglia e lo infila sotto le coperte. "Buon riposo Capitano Wilder."

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


"Alan? ALAN!" Dave lo scrolla.
"Lasciami dormire." Geme e cerca di coprirsi la testa con il risvolto del lenzuolo, disturbato dalla luce del giorno.
"Meno arie, signor Wilder! Perchè un giudice ti ha messo a letto non puoi pretendere che ti venga a svegliare." Lo guarda sorridente.

"Martin...? Mi ha...?" Domanda mettendosi seduto con un lamento.
"Ti ha portato in camera...Spogliato...e rimboccato le coperte. Magari hai voluto anche il bacio della buonanotte."
Alan scuote la testa ed emette un lungo gemito. "La mia testa..."
L'altro gli mette sotto il naso un bicchiere pieno di un liquido scuro. "Bevilo. Tutto di seguito."
"Che razza di roba è?" Chiede sospettoso.

"Dice che ti rimetterà in piedi. Si può sapere quanto hai bevuto?"
Non gli risponde, intento ad annusare il contenuto. Assaggia con cautela.
Dave con la mano inclina il bicchiere."Tutto d'un fiato."
Alan scatta in piedi in cerca d'acqua. "DANNAZIONE!! Cosa c'era dentro? Mi ha lasciato un buco nello stomaco e non mi sento più la testa!"

"Andy aveva ragione. Funziona in pochi secondi. Adesso vestiti...Ti stiamo aspettando da più di un'ora."
"Perchè diavolo non mi hai svegliato prima?" Cerca in giro i suoi vestiti.
"Ordini di Martin. E' lui il capo, ricordi?"

In biblioteca Alan trova sedute ad aspettarlo anche la signora Gore e Ginevra.
"Mi scuso per il ritardo." Dice entrando.
"Sono io che le chiedo perdono per ieri sera." Gli risponde gentilmente. "Mio figlio, questa mattina, mi ha messo al corrente."
"Se avete finito con le cerimonie...noi dovremmo lavorare." Martin versa il caffè per tutti. " Credo che lo stomaco di Alan non sopporti altro..."
"Grazie." La pelle del suo viso ha assunto una sfumatura verdastra.

"Cominciamo dalla Signorina Morse...Come la nascondiamo?" Si appoggia alla scrivania in attesa delle loro proposte.
"Potrei...fingere di essere la cameriera personale di sua madre. O la sua dama di compagnia." Suggerisce Blanche." Sono figure a cui nessuno presta attenzione."
"Chi  la conosce in città?" Interviene Dave.

"Il mio...fidanzato, alcuni suoi amici e i nostri abituali fornitori. Ero io che pagavo i conti. Perchè?"
"Noi due sappiamo come nasconderci. Come mimetizzarci per non attirare l'attenzione. A volte, però..." Tutti pendono dalle sue labbra. "...Abbiamo imparato che la gente bada più alle apparenze che alla realtà. Se lei si maschera da cameriera personale o da dama di compagnia della signora cambierebbe qualcosa nel suo modo di vestirsi, di pettinarsi? Per non essere riconosciuta deve trasformarsi completamente."
Blanche sembra non capire.

"So cosa intende Dave." Interviene Ginevra. "Abbiamo conosciuto cameriere più eleganti della padrona. " Sbircia Martin ed Andy, che fingono indifferenza. "Devi diventare una donna diversa. Una persona in vista...ammirata...invidiata...imitata...Sicura di sè."
"IO?? Come è possibile?"
"La signora Gore ha già ricevuto alcuni inviti. " Lei annuisce con un sorriso. "Andrew mi ha detto che voi ne avete declinato altri..."

"NO GY. Toglitelo dalla testa." Martin scuote la testa e nega con le mani. "Non pensarci nemmeno!"
"Perchè no? La tua è una bellissima idea, cara. Dobbiamo escogitare qualche trucco per i suoi capelli. Peccato che se li sia tagliati...Modificheremo alcuni miei abiti. Per i gioielli non ci sono problemi...Il mio nuovo vestito azzurro andrà bene per la prima serata. E' troppo giovanile per me..."

Martin si siede e si prende la testa tra le mani. "E' una pazzia, ve ne rendete conto?" Si lamenta.
"Possiamo capirci qualcosa anche noi?" Andy l'osserva sconcertato, così come Dave ed Alan.
"Avanti Ginevra. Rivela la tua brillante trovata. E' assurdo." Geme.

"Signore e Signori! Ho l'onore di presentarvi...LA FIDANZATA DI SUA ECCELLENZA, il Giudice Gore." Con la mano indica Blanche, che reagisce sbarrando gli occhi.
Gli altri, dopo un attimo di sconcerto, ridono divertiti.

"Ragiona Martin. E' la soluzione migliore. Saresti al riparo da ogni critica o accusa futura." Andy cerca di convincerlo.
"Accusa??" Esclamano tutti.

"Ha dato rifugio ad una fuggitiva. Se lo vengono a sapere i suoi superiori...Addio carriera." Spiega. "Ma se l'hai fatto per amor suo...sarebbero comprensivi. Chiuderebbero un'occhio...o, nel tuo caso, tutti e due."
Martin si ritrova fissato da molte paia di pupille. Chi divertite, chi stupite, chi spaventate.
" Mi dici chi ci crederebbe? Lei non è il tipo di donna..."
"Appunto per questo." Lo interrompe Andy. "Ti conviene accettare quell'invito per questa sera. Ricordati che i domestici hanno la lingua lunga. Mezza città sarà già al corrente della sua presenza in questa casa e si chiederanno chi è e perchè si trova qui. Per fortuna la cena è andata come è andata."
"Dobbiamo trovarle un nome e cognome..."

"Blanche...In italiano Bianca...In spagnolo Blanca. Troppo simili. In latino...Albus, Alba...ALBA!"
"Se mi devo proprio fidanzare...Voglio destare l'invidia dei miei colleghi. Diventerà Alba Eigner, nipote del Conte di Oberkorn, cugina di Joseph Cristian."

Andy sputa il caffè che stava bevendo ed inizia a tossire. La fidanzata interviene bettendogli dei colpetti sulla schiena. "Sei impazzito? Il Conte Joseph Cristian è..." Si copre la bocca.
"L'erede di una lunga e antichissima famiglia che ha donato alla nostra nazione decine di personaggi famosi."
" E' ANCHE LO PSEUDONIMO CON CUI VIAGGIA IL PRINCIPE EREDITARIO...PEZZO DI IMBECILLE!!" Urla sconvolto.

"Lo sappiamo noi due...e pochi altri. " Martin intreccia le mani dietro alla nuca e gongola soddisfatto. "O così o niente."
"Io...nipote di un...Conte? Impossibile!" Esclama Blanche.
"E' più facile di quanto creda. Le basta essere gentile con tutti, ma distante...distratta... Io ed Andy abbiamo vissuto a Corte per quasi due anni. Mia madre e Grainne l'aiuteranno con i vestiti, i cappelli e le prometto che le resterò vicino. Ci riuscirà. "L'incoraggia.
"Si fidi di lui. A volte sa cosa dice. Venga, abbiamo molto lavoro prima di questa sera." La signora Gore e Ginevra la spingono verso la porta.

Alan e Dave hanno ascoltato in silenzio, meravigliati da quanto stanno scoprendo.
Andy controlla che le tre donne siano lontane prima di domandare: "Ho recitato bene? Sono stato abbastanza convincente?"

Martin abbandona la posa rilassata. "Più che bene. Ci sono cascate. Passiamo alle cose serie. Dave, ti sei già trovato una donna?"
"Nno...Perchè?"
"Te n'ho trovato una."

Dave guarda Alan sbalordito. " E chi sarebbe?"
"Abigail Morgan." Lo vede trasalire." Di giorno le farai la corte...Mi raccomando, non essere discreto...Di notte dovrai proteggerla."

Dave inghiotte un paio di volte. "Quello volentieri, ma per il resto...non ho nessuna intenzione di avere a che fare con la signora Morgan."

Martin lo guarda stupito e non comprende il suo rifiuto. "Dimmi chi altro rimane. Alan?" Dave scuote la testa. "Andy? Gli staccherebbe la testa e ci giocherebbe a palla. Io? Mi sono legato mani e piedi per difendere Blanc...Alba. Sì, anche lei potrebbe correre gli stessi rischi della vedova Morgan."
"Che non è vedova." Borbotta Dave. " Suo marito è dato per disperso. Era il capitano di una nave. E' partito più di sei anni fa e non ha mai fatto ritorno. Perchè corrono dei pericoli?"

"Perchè possono essere state notate vicino a quel rudere maledetto." Spiega con calma. " Tutte le morti, le aggressioni hanno quel posto come punto in comune. Plain usava quella scorciatoia? Morto. Il monaco...non sono ancora sicuro. L'attentato a me..."
"ATTENTATO??" Andy gli si avvicina, intedetto e terrorizzato. "Di cosa parli?"

"Durante la mia visita al convento la tavola di una passerella ha ceduto sotto il mio peso. Dave ci era passato, indenne, pochi minuti prima...Ritorniamo a noi. Il mio attentato? Dopo la nostra visita e il ritrovamento dei due cadaveri. L'agguato ad Alan...Quando hai scoperto l'esistenza di quel sentiero eri da solo?"
"Sì. Ma...chi e...perchè??"

"Blanche si nascondeva dei dintorni. Abigail vive lì accanto. L'unica conclusione possibile è che qualcuno tiene d'occhio quel buco...e uccide o tenta di uccidere chi si avvicina troppo. Sul perchè e sul chi..." Apre le braccia. "...Ne so quanto te."

"L'assassino di Jasmine ha mormorato una parola prima di morire. " Rivela Dave. "O...ro..."
"ORO o LORO?"
"Era moribondo, sputava sangue, tossiva. Ho capito solo..O...RO. Perchè devo fingermi interessato ad Abigail? Potrebbe lasciare la..." Si interrompe. " Perchè nemmeno in città sarebbe al sicuro. Hai pensato a come la prenderà la signora Morgan? Plain è morto da pochi giorni."

"Ricordati le voci su di lui. Avete sentito pettegolezzi su loro due? Io no e sono a contatto con gli impiegati tutti i giorni." Interviene Andy.
"Se reagisce male puoi confidarle la verità... Chiedile di fingere...con tutti."
"Seguirò il tuo consiglio." Borbotta riluttante. "Quando devo incominciare?"

"Prima è meglio è." Martin apre l'orologio per controllare l'ora." Andrew dovresti già essere in ufficio a controllare l'opera degli impiegati. Alan ho un incarico anche per te. Il più noioso. Vorrei che accompagnassi mia madre e le...nostre..." Solleva un angolo della bocca. "...fidanzate nelle loro uscite...Controlla se qualcuno le segue o si interessa troppo ai loro movimenti."
"Quante ore hai dormito questa notte?" Alan nota i suoi occhi arrossati e cerchiati.
"Poco...ma ci sono abituato...da anni. Ci vediamo dopo la seduta."

Rimasti soli Alan interroga l'amico. " Ti conosco da non so più quanto. E' la prima volta che ti tiri indietro con una gonnella..."
"Ho i miei buoni motivi." Risponde ingrugnito.
"Che ne dici della cena di ieri?"
"Niente...Ma non vorrei essere Martin."
"Questa notte si è lasciato andare ad una mezza confidenza." Dave lo fissa incuriosito. " Però non sono fatti nostri. Ognuno di noi è libero di avere i suoi segreti. Hai notato che ha tralasciato determinate domande con la signorina Morse?"
"Eigner." Lo corregge Dave. "Credo che le farà al momento opportuno. Coraggio...Devi cambiare la tua fasciatura ed io..."
"Vai a farti bello per la tua vedovella?" Scherza Alan. Dave gli risponde in maniera particolarmente colorita e vivace.

Alan si avvia verso casa alla ricerca di Ginevra. "Scusate se vi disturbo, ma..."
"Sei qui per la medicazione? Togliti la camicia. Prendo il necessario." La ragazza di allontana a passi rapidi.

"Sei brava. Meglio di tanti medici." Dice rivestendosi.
"Mi ha insegnato mio padre. Se fossi stata un maschio avrei potuto studiare." Nella sua voce si percepisce la sua amarezza.
"Ad Andy piaci come sei. " Le mormora all'orecchio per consolarla.
Lei gli artiglia un braccio. " Mi parla pochissimo del suo lavoro. Ieri sera ci ha confidato che avete trovato più difficoltà del previsto...Corre qualche pericolo?"
Alan legge la paura nei suoi occhi. "Se resta in tribunale non credo."
"Grazie per avermi detto la verità." Riflette alcuni secondi." Martin è occupato?"
"Se non è in biblioteca lo trovi nel suo ufficio. Deve prepararsi per la prossima udienza."
Lei esita." Aspetterò il momento adatto."
"Anch'io." Bisbiglia improvvisamente cupo.

"Seduta rapida quest'oggi." Alan osserva le manovre degli agenti dalla finestra.
Martin appende toga e parrucca. "Aperta e chiusa. Il the è per me?" Beve un sorso senza perderlo di vista. " Mi aspettavi?"

Alan appoggia con forza entrambe le mani sul davanzale. "La notte scorsa..."
Martin continua a sorseggiare la sua bevanda studiandolo. "Il tuo stomaco?"
Lo vede sorridere. "Cosa hai messo in quel tuo intruglio infernale?"
"Segreto. Ho imparato a prepararlo in Inghilterra. E' stata la mia colazione per mesi." Si accomoda nella poltrona ed accavalla le gambe." Cosa vuoi chiedermi?"

"Quanto ho bevuto?"
"Abbastanza per dormire fino a questa mattina. Senza sogni."
In due passi lo raggiunge e, mettendo le mani sui braccioli, gli impedisce di alzarsi. "Cosa ho detto?"

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


" Mi hai raccontato di Jasmine." Martin posa con delicatezza la tazza. " Che le avevi regalato uno scialle."
"Altro?" Non nasconde la sua ansia.

"Eri ubriaco! Hai farfugliato qualche parola mentre ti portavo in camera." Alan si allontana sollevato. "Niente che non sapessi già...CAPITANO WILDER."
"Cosa credi di sapere su di me?" Si volta minaccioso.

"So cosa hai dovuto fare." Alan sbianca. Martin si avvicina e lo fa sedere. " Sì. DOVUTO. Eri un soldato e ubbidivi agli ordini dei tuoi superiori. Quanto hai resistito?" Chiede comprensivo.
"Sei mesi...Un'eternità per me. A chi l'hai detto?" Si passa una mano sul viso.
"Lo so io e basta. Manterrò il segreto."
"Perchè lo fai?"
"Perchè ognuno di noi ha commesso degli sbagli."
Alan lo interrompe. "Chiami sbaglio quello schifo?"

"Posso immaginarmelo. Ripeto le tue parole: Botte...frustate...Torture... Eri lì e..."
"Guardavo e trascrivevo le risposte." Stringe le mani ma queste continuano a tremare. "Non puoi immaginarti com'era. Nessuno può. Ho preferito tornare in prima linea."

Martin gli mette una mano sulla spalla. " Sai cosa mi hanno OBBLIGATO a fare subito dopo essere diventato giudice?" Alan alza la testa. " Ho dovuto controfirmare una condanna a morte e il mattino dopo...assistere all'esecuzionde del colpevole. Non mi è piaciuto vedere impiccare un uomo come a te non piaceva presenziare a quegli interrogatori. Aver assistito a quello...spettacolo...fa di me un boia?" Alan nega. " Allora non ti considerare un aguzzino."
"Grazie." Mormora. " Sono molti i giudici come te?"
"Spero proprio di no. Mi auguro che siamo mille volte meglio..." Martin si richiude la porta alle spalle, lasciandolo solo.
"Martin, ti sbagli. Per me sei unico."

Ginevra ride divertita guardando Bach rincorrere un bastone lanciato da Martin.
"Chi si diverte di più?"
"Ha importanza?" Risponde rilanciando il ramo.
"Posso disturbare il Giudice Gore?"

Martin le lancia un'occhiata di sbieco. "Oggi niente Martin?"
"Questa volta no."

Si siede su una panca e le fa segno di accomodarsi.
"Un giudice di distretto può celebrare un matrimonio?"
"L'hai gia detto ad Andy?"
Lo guarda confusa poi diventa scarlatta. "COS' HAI CAPITO?? La mia era solo...curiosità."
"Vi amate. Che male ci sarebbe?"
" Lui sarebbe il primo a cui lo direi. Martin...io non posso più aspettare. Voglio essere la moglie di quel testone. Adesso. Sposaci tu." L'urgenza che trapela nella sua voce spegne il sorriso di Martin.
"Gy, che idee ti sei messa in testa?"

"Ho paura di perderlo. Lui non è come Alan...o Dave."
"Non succederà, te lo prometto. Farò tutto il possibile perchè non corra pericoli."
"Mi sono sempre fidata delle tue promesse e non mi sono mai pentita." Lo ringrazia con un bacio sulla guancia.
"Vai a farti bella. " La sprona. "Questa sera non deve avere occhi che per te."
"Gli conviene; se non vuole dormire da solo...per molto...molto tempo." Risponde decisa.

Martin rimane a guardarla allontanarsi con aria divertita.
"Perchè ti ha baciato?" Andy lo affronta con le mani sui fianchi.
"L'ho consolata. Povera ragazza! Ha un fidanzato che la trascura."
"Io non la..." Si interrompe scorgendo il suo sguardo ironico. "Spiritoso!!"
"Se hai finito con la gelosia...possiamo dedicarci alle cose serie?"

"Certo Vostro Onore. Come vuole lei Vostro Onore. Il dott, Guerin ti ha lasciato il suo rapporto. " Martin lo scorre velocemente. "Non ha toccato Jasmine come gli hai chiesto. Il morto è stato riconosiuto. Era un delinquente che potevi assoldare per pochi soldi. Gli altri non sono ancora stati ripescati. Aspettano che vengano a galla."
"Speriamo in un colpo di fortuna. Ne abbiamo bisogno. Che mi dici dei membri del comitato?"
"Sono un decina. Ho controllato i loro possedimenti e le loro dichiarazioni di reddito. Coincidono."
"Meglio. Se mi cercano sono in biblioteca. Andiamo Bach."

Andy segue le due figure pensoso. Martin attraversa il giardino salutato dai domestici indaffarati.
In biblioteca una donna si inchina. "Ho quasi terminato, signore."

"Continui pure. Non mi disturba. Bach...vai in giardino." Con un sospiro inizia a leggere attentamente i referti delle autopsie. Ogni tanto si alza per consultare uno dei testi e prendere appunti.

"Sono finiti, signore." La voce della domestica lo fa trasalire.
"Che cosa?" Chiede interdetto.
"I biscotti che erano accanto al calamaio. Vuole che ne prenda degli altri in cucina?"
Martin in quel momento si accorge del piattino vuoto. Era tanto concentrato nella lettura che li ha mangiati meccanicamente. "Sì, grazie." Risponde sovrappensiero. "Chi li ha messi qui?"
"Il signor Bernard, dietro suggerimento della signora vostra madre." Risponde la donna ormai sulla porta.

Martin annuisce varie volte. "Ecco come possono aver fatto." Uno schiocco e alcuni scricchiolii gli fanno alzare la testa. Parte di una delle travi che decorano il soffitto lentamente si inclina e con uno schianto cade ai suoi piedi frantumandosi. " MA CHE...??"

"MARTIN!!" Alan ed Andy si affacciano alla porta finestra preoccupati. I domestici accorrono di corsa.
"Sto bene." E' inginocchiato ed esamina i resti.
"Come ha fatto a cadere?" Andy guarda in alto.
"E' una trave finta e non è neanche di legno. Secondo voi di cosa è fatta?"

"All'esterno sembra uguale alle altre. " Alan ne raccoglie un frammento. " E' molto leggera. Non è gesso..."
"Qualcuno controlli che non ve ne siano altre pericolanti e vediamo di scoprire che materiale hanno usato per questa."
Alan e i domestici si affrettano ad obbedirgli.

"Martin..." Sua madre lo accarezza come per accertarsi che tutto in lui vada bene.
"Non è successo niente. Ho la testa dura." Scherza. " Vieni, rassicuriamo le altre."
"Vado io. Resta qui tu. Sono poco vestite."
"Questo per me è un incentivo, lo sai."
"Ooh Martin." Scoppia in lacrime.
"Mamma!" La stringe tra le braccia. "Non fare così."
"Torniamo a casa...Ti prego!"
"Perchè? Ho trovato la mia strada. Qui ho un compito da portare a termine. Laggiù non c'è niente e nessuno che mi interessi...Non più."
Sua madre vorrebbe controbattere, ma con un sospiro ed un'ultima carezza si congeda.

"Usare un po' di tatto? Dimentichi che lei ne è la padrona?" Andy lo fissa quasi con astio.
"Rivedere mia madre è il solo motivo che mi farebbe rimettere piede in quella casa...In quel luogo..." Gli risponde livido.
"Martin!! E' la casa dei Gore da più di cento anni!"
"Appunto! Dei Gore...non la mia." Lo sguardo duro e deciso spaventa l'amico.

"Una volta o l'altra dovrai pure..."
"Spera che quel giorno arrivi il più tardi possibile. Oggi come oggi...potrei decidere di dar fuoco ad ogni cosa con le mie mani." Sibila con odio.
"Non ti capisco. Dov'è finito il ragazzo che amava quel posto e passava ore a sognare e progettare cambiamenti e miglioramenti?"
"Morto! Morto e sepolto con le sue illusioni e le sue speranze."

Andy gli volta le spalle sdegnato ed addolorato. Martin, sfinito, si lascia cadere nella poltrona davanti al caminetto. Con una mano accarezza Bach che ha posato il muso su una coscia e lo guarda con occhi tristi; con l'altra apre il medaglione.
"Aiutami! Dammi la forza di non rivelare il nostro segreto...Sono stanco..." Mormora fissandolo. " Stanco...Di tutto." Lo richiude con un leggero scatto. "Vorrei essere vicino a te...In pace...A casa, finalmente." Rimane a fissare le fiamme con le labbre strette in una linea sottile per impedirne il tremito.

"Giudice? Martin?" Una voce dolce lo scuote. Alza la testa e scorge un visetto triste e due profondi occhi blu.
"Bl...Alba! Ha bisogno d'aiuto?"

"No. Mi hanno concesso un attimo di tregua."
"Non è da loro." Mormora acido.
"Ginevra è impegnata a rimproverare Andrew e tua madre si è chiusa nella sua stanza."
"Povero Andy e povera mamma. Lei si meriterebbe un figlio migliore e lui un vero amico." Il dolore nelle sue parole è così intenso che lei ne prova pietà.

Blanche scivola in ginocchio al suo fianco. "Li ho ascoltati. Sono in pena ma nessuno si è lamentato di te. Ginevra ha preso le tue difese con Andy e lui con lei...Tua madre è orgogliosa di cosa sei diventato grazie alle tue sole forze. Non capisce il motivo, ma rispetta le tue scelte...Vorrei...Avrei voluto che mio padre provasse lo stesso amore per mio fratello...o per me."
Martin la ringrazia con una carezza sulla guancia e un bacio leggero sulla fronte. Qualcuno che si schiarisce la gola li fa voltare.

"Mi scusi, Vostro onore...Non era mia intenzione disturbare lei e la signorina Eigner...Posso avere il permesso di introdurre i falegnami?"
"Tra un attimo." L'uomo retrocede con un inchino. "Crede di aver interrotto uno scambio di tenerezze." Dice beffardo. "Fatti guardare...Mi piaccioni i tuoi nuovi capelli..." Con uno sforzo è tornato quello di sempre.

Blanche si tocca con cautela l'elaborata acconciatura. "Ho paura a muovere la testa...Questa sera appunteranno dei fiori per nascondere le forcine e mascherare le ciocche finte."
Martin le prende la destra. " La tua mano è spoglia. Dobbiamo provvedere, vieni..."
Lei lo segue. " Siamo nella..."
" Mia camera. Scusa per la confusione. L'ordine non è mai stato un mio pregio."

Blanche si guarda attorno con curiosità. Nota subito una chitarra abbandonata accanto alla finestra, due libri aperti su un tavolinetto, uno scrittorio coperto di fogli e spartiti.
Martin si avvicina ad un cofanetto, lo apre e rimane immobile per qualche secondo. Torna con un piccolo astuccio." Provalo." Le ordina.

Lei lo apre. " Non posso. Questo è..." Uno stupendo anello con un grande zaffito circondato da piccoli diamanti fa bella mostra di sè. "Per chi era?" Chiede piena di curiosità.
"L' avevo acquistato..." Gli trema la voce. " Per..." Continua con voce più ferma. "Mettitelo." Blanche obbedisce. " Avevo ragione. E' perfetto sulla tua mano."
Lei lo sfila dal dito. " E' un bellissimo anello, ma...E' un tuo ricordo. Conservalo per la donna che sceglierai."

"Sposarmi?" Un muscolo vibra sulla sua guancia. "Non ne ho la minima intenzione. Nè ora nè mai." Dice categorico. Le chiude l'anello nel pugno. " E' stato per troppo tempo un oggetto...inutile. Questa sera servirà a far capire che la donna che lo indossa è mia...solo mia."
"Alba?" Una voce la chiama.

"Ti lascio alle tue carceriere. Buona fortuna."
Si dilegua velocemente, seguito dagli occhi di Blanche. "Come vorrei che questo fosse davvero per me. Invidio la donna che lo indosserà. Mi domando per chi sarà stato acquistato."
"Alba? Parli da sola?" Ginevra le sfiora una spalla.

"Eh? Cosa?" La fissa disorientata. "Prima ero con...Martin..." Le mostra l'anello. " Mi ha fatto indossare questo."
"Dove l'ha preso?" La signora Gore le afferra la mano.
"E' suo. L'aveva comprato anni fa. Era ancora conservato nel suo astuccio. Mi sembra ci fosse scritto...Wien..."
"Ma...Allora..."
"A chi intendeva...?"

Alba è sconcertata dalle loro reazioni.
"Martin si è laureato a Vienna." Spiega con voce triste la madre. " Quando è ritornato...Ha avuto un violentissimo litigio con suo padre. "Le lacrime bagnano le sue guance. " Per due anni si allontanato anche da me. E' entrato al servizio del Principe Ereditario ed ha viaggiato con lui per mezza Europa. Quando sono tornati è stato nominato giudice. L'ho cercato ed ha accettato di incontrarmi. Adesso mi divido tra casa sua e la nostra residenza. Non ti ha confidato altro?"
"Ha aggiunto che è stato inutile per anni...e che non ha intenzione di usarlo in futuro." Risponde a bassa voce Blanche.

"Ha l'anello con sè. "Riflette a voce alta la signora Gore. " La ragazza non era austriaca. Se si fossero lasciati non l'avrebbe conservato. Ha detto che era inutile...Chi conosciamo che si è sposata quando lui era all'estero?"
"Decine...Cinque anni sono lunghi..." Le risponde Grainne.
"Andrew. Chiedilo ad Andy." La esorta con forza.

"Cosa mi deve chiedere?" Fletch è appena arrivato.
"Di chi era innamorato Martin."
Lui le fissa con stupore. "Chi vi ha messo in testa questa idea? Cosa vi fa pensare che si sia mai innamorato?"

"Guarda questo gioiello. Lo conserva da anni. Viene da Vienna. E' CHIARAMENTE UN ANELLO DI FIDANZAMENTO!!"
"Ha guardato all'interno? Nel mio ho fatto incidere i nostri nomi."
Ginevra sorride e sfiora il suo con le labbra.

La signora Gore legge. " Una...M...e una...C intrecciate. M come Martin, C...?"
"Carole, Claire, Camille, Catherine, Caroline, Charlotte..." Elenca Andy. " Conosce decine di donne. Tra di loro ci sono figlie di vostri vicini o sorelle di nostri ex-compagni di scuola. Però non ricordo che abbia mai manifestato un qualche interesse per nessuna di loro." La fidanzata conferma. " Le ha sempre considerate un branco di stupide oche interessate. Se l'ha comprato a Vienna questo è successo prima del suo rimpatrio. Non ci ha più messo piede. Dovevamo andarci ma il nostro viaggio è stato annullato. Joseph Cristian si è rifiutato di acconsentire al progetto per il suo fidanzamento. Posso vederlo ancora?" Alba gli mostro l'anello. " Deve essergli costato una piccola fortuna. Avrà impegato mesi per raccogliere la cifra necessaria."
"MESI??"

"Dimentica che è scoppiata la guerra pochi giorni dopo la sua partenza? Per cinque anni non c'è stata possibilità di contatti tra voi...Con noi. Nessuna lettera...Niente soldi. Per i libri di testo e le spese universitarie, per fortuna, provvedeva la sua borsa di studio. Ma per il resto? Aveva solo la cifra che si era portata dietro. Sarà bastata per CINQUE ANNI? Non credo. Nemmeno facendo molte economie. Avrà guadagnato dando lezioni ai privati. Può aver insegnato musica o suonato in cambio di denaro...Forse sarà stato costretto ad impegnare qualche oggetto di valore..."
La signora Gore si porta una mano alla bocca. " Non immaginavo..."

"Avrà chiesto del denaro in prestito? O contratto debiti?" Sussurra Ginevra.
Andy nega. "Anche da ragazzo ha sempre preferito pagare in contanti. Se non se lo poteva permettere, rinunciava."

Le tre donne studiano l'anello con differenti stati d'animo. "Perchè darlo a me? Ora?" Mormora Alba stupefatta.
"Blanche...lo indossi! La prego."
"Alba devi metterlo!"
Andy si limita ad annuire con vigore. "Presto. Prima che torni. Ci metteremo meno impegno, ma anche noi vogliamo presentarci al meglio."
La signora spinge Blanche nella sua camera. "Vieni Ginevra?"
"Andrew?" Lui risponde con un cenno d'assenso.

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***




Martin osserva con attenzione i due falegnami intenti ad ispezionare le travi. "Avete capito che materiale hanno impiegato per la realizzazione della trave finta?"
"Credo di saperlo io, signore. "Risponde il più anziano. "Avevo aiutato a montare gli scaffali e ricordo che il soffitto non era decorato in questo modo. Durante l'occupazione francese qui aveva sede il comando. Le modifiche sono loro. Devono aver usato il papì masè."

"Intende dire papier machè ?
L'uomo annuisce. "Abbiamo trovato altre quattro finte travi. In una questi erano al suo interno." Mostra alcune monete e una pistola arrugginita. "Erano nascosti in fondo all'ultima."
"Mi sapete spiegare perchè quella mi è quasi caduta addosso?"
"Ci potrebbe essere stata un'infiltrazione che ha indebolito l'incollaggio."

"Avevo chiesto un colpo di fortuna, ma non direttamente sulla mia testa." Mormora con una smorfia sarcastica. "Già che siete qui, toglietele e guardate se ci sono altre perdite. Signor Bernard? Provveda a riparare il tetto. Qui e nell'alloggio del Sig. Stone per iniziare, in seguito in tutto il complesso. Un'attimo..." Si passa un dito sulla fronte, pensieroso. "S'informi se è possibile aprire degli abbaini e trasformare parte dei solai in abitazioni per il personale domestico e gli agenti del tribunale. Perchè sprecare spazio?"

"Che cos'è il...Papier Machè?" Chiede curioso Andy.
"La chiamano anche cartapesta. E' una pasta di carta e colla. Asciugandosi diventa dura e resistente. E' poco costosa. E' nata in Cina e poi è arrivata qui in Europa. Ho visto mobili, cofanetti, vassoi realizzati con questa tecnica. In Germania a volte la usano addirittura come materiale per i pavimenti."
"Interessante...E' stata colpa mia: Stone ci aveva informato delle condizioni del tetto." Dice continuando a guardare il soffitto.

"Avevi altro a cui pensare...come tutti noi." L'osserva di sbieco. "Non eri andato a prepararti per questa sera?"
"Ti cedo la precedenza. Sei tu quello che guarderanno."
"Mmm...Mmm..." Martin fa dondolare la testa avanti e indietro. "Davvero? Ti ringrazio. " Passandogli vicino lo urta con la spalla. " Lo sai che ti si legge negl'occhi quando menti?" Bisbiglia.

Fletch entra nello spogliatoio di Martin e lo trova immerso nella grande tinozza che usano come vasca. Ha la testa reclinata al'indietro e l'acqua fumante arriva al suo collo. La sua mano stringe un calice di vino posato su un tavolino lì accanto.

"Ti conviene uscire, prima di addormentarti."
"Più di mezz'ora. Sei diventato discreto?" Replica lui con uno sbadiglio.
"Perchè sprecare il mio fiato e il tuo tempo?" Risponde con un sospiro.
"Ad un vero amico!" Martin alza il bicchiere in un brindisi." Fidato e silenzioso quando serve."
Andy glielo toglie di mano. " Questo farà più bene a me che a te." Lo vuota in un sorso. "Vero amico. A volte non so se crederti. Perchè non mi hai mai detto che avevi pensato di fidanzarti?"
"Perchè non è mai avvenuto." Si mette seduto. " Quell'anello non vuole dire niente. Era...semplicemente un...regalo..."

"Per chi?" Prende uno sgabello e si siede.
"Per una donna. " Nota l'aria indispettita dell'altro. " Andy...Ci sono cose che...Di cui mi è difficile parlare. Anche con te."
"Dopo più di...Quanti anni?"
"Dieci...Sono passati dieci anni...E' il primo ricordo che ho acquistato arrivando a Vienna...Il primo e l'ultimo." Ricorda con nostalgia.
"L'hai conservato per tutto questo tempo e...nonostante...tutto?"
"E' stato facile. Mi è bastato lasciarlo nel doppiofondo del mio cofanetto e fingere di aver dimenticato la sua esistenza. Oggi è la prima volta che ne esce."

"PERCHE' BLANCHE??"
"Alba. DEVI CHIAMARLA ALBA!" Gli ricorda. Poi, con esitazione chiede: "L'hai guardata bene? Non ti sembra una persona conosciuta?"
Andy riflette. " Chi dovrebbe ricordarmi?"
"Forse nessuno. Sarà uno scherzo della mia immaginazione. Puoi passarmi quel telo da bagno?"

"Tra noi il discorso è chiuso qui, ma aspettati altre domande." Lo mette in guardia.
"Ormai ci sono abituato. Buon bagno. Secondo te dovrei tagliarmi i capelli?" Gli chiede specchiandosi.
"La tua fidanzata come ti preferisce?" Di nascosto gli indica il cameriere che è appena entrato.
"Pensa alla tua..."

"Mi piace la tua nuova camera." Dave si ferma sulla porta. "Hai bisogno di una mano?"
"Tra poco arriverà il cameriere a radermi. Mi aiuterà lui." Martin è intento a frugare in un armadio.

L'altro si siede in fondo al grande letto a baldacchino. "Mi sono sempre chiesto come si dorme tra cortine di broccato e su materassi..." Lo fa sobbalzare."...di piume?"
"Lana. E' uno dei miglioramenti del giudice Kessler. Per fortuna. Provalo...poi mi dirai."
"Non lo sai?" Si stupisce.
"Preferisco usare il divano del mio ufficio...O la poltrona della biblioteca...Abigail?"

"Sono stato sincero e...Ha accettato." Risponde con una smorfia di dispetto.
"Dave...Se per te è difficile..."
"Come mi hai spiegato: Chi altro resta? Ho pranzato con lei. E' una donna molto dolce. Dalle sue confidenze su Plain è sbucato un uomo diverso da quello che ci hanno descritto." Martin lo ascolta in silenzio." Non sa che fare dei risparmi che avevano in comune. Le ho risposto che è giusto che siano i suoi..."

"Hai fatto bene."
"Mi è sembrata sollevata. Potrà affittare un appartamentino e riprendere la sua professione."
"Cosa faceva?"
"Prima e durante il suo matrimonio se la cavava con lavori d'ago. Cucitrice, sarta, ricamatrice..."
"Consiglierò il suo nome a mia madre e Bernard. In una casa grande come questa c'è sempre qualcosa da cucire."

"Grazie a nome suo. Questa sera uscirò con Alan. Fingeremo una passeggiata a cavallo. Mi intrufolerò non visto..."
"Fai buona guardia. Attento ai vicini."
" E' uno solo. Il..."Lo fissa sgomento. "Vuoi dire che..."

"Sospetto di lui da quando hai scoperto l'esistenza di quel capanno."
"Sua figlia lo sa?"
Martin scuote la testa. "Capisci perchè le ho fatto poche domande? Quando avrà più confidenza potrò farmi raccontare di più."

Dave spalanca gli occhi. "L'idea del fidanzamento...è venuta a TE!! Ecco perchè hai detto Ci sono cascate."
Il suo sorriso si amplia. "Conosco Gy da quando eravamo alti così...e da qualche anno ho imparato come manovrare mia madre. Conosco il loro modo di pensare e prendo le mie precauzioni. Di solito fingo di alterarmi i primi giorni. In questo modo mi lasciano in pace per il resto della permanenza."

"Il tuo scatto alla cena era...una recita?"
"Quella sera no. Ero stanco e...Chissa cosa avevano in mente questa volta."
" Andy ha nascosto due quadri dietro uno scaffale nel suo ufficio."
"Di nuovo i quadri? Che mancanza di fantasia! E' la terza volta che ci provano." Sbuffa annoiato.
"Perchè non acc..." Si interrompe.

Martin con un pugno ha sfasciato il tavolinetto che aveva accanto. "MAI! Non tornerò MAI indietro!! Ho provato ad accontentare le pretese di mio padre per più di vent'anni e cosa ci ho ricavato? DOLORE E LACRIME!! Cos'avete da guardare? " Chiede infuriato alle persone accorse."FUORI!!"

Dave si affretta ad allontanarle. "Andy?"
"Non è il momento." Rischiude piano la porta alle loro spalle. " Lasciamolo in pace. Quando si sarà calmato sarà lui a chiamarci."

"Quante volte l'hai visto in quello stato?" La signora Gore mortalmente pallida ma composta si avvicina.
"Due o tre. Se fossimo a casa...saprei cosa fare. Ma qui..."
"Cosa...Cosa faresti?
"Lo seguirei, come sempre, in una delle sue scorribande notturne. Di solito si finisce dagli tzigani...Vino, musica,liquori e...
"...ragazze..."
Lui annuisce. " Gli piace guardarle ballare. A volte non facciamo altro per il resto della notte."

"Accidenti alla mia boccaccia!" Mormora Dave angustiato.
" Un giorno o l'altro sarebbe scoppiato in ogni caso." Lo consola scambiando una lunga occhiata con la fidanzata.

"Begli aiutanti che si ritrova! Io che mi faccio sorprendere come un...imbecille e poi? Mi piango addosso e mi sbronzo. Almeno tu, Dave, eri al suo fianco nel convento."
"Sai che aiuto!"
"Volete sapere cosa vi direbbe Martin?" Ginevra interviene con un sorriso. "Vi ricordate che questa sera siamo invitati ad un ricevimento? Se avete finito di ciarlare potreste degnarvi di vestirvi e sforzarvi di farmi fare bella figura?"

Alle sue parole scherzose Alan e Dave reagiscono con meraviglia.
"Come...SIAMO??" Si guardano frastornati.

"Loro non vengono." Martin si appoggia allo stipite della porta. A prima vista sembra aver riacquistato la calma, ma ad uno sguardo più approfondito si notano gli occhi lucidi e lo spasmo che contrae la sua guancia. "Dave ha un impegno...più piacevole. Alan, grazie alla sua ferita, sarà costretto a restare di guardia. Ginevra ha ragione...Cominciate a prepararvi. Dov'è il barbiere?"

Un cameriere si affretta ad entrare. Con un occhiata controlla di essere stato ubbidito. "Venite..." Lo seguono in silenzio.
Dave cerca di scusarsi ma l'altro taglia corto. "Andy è un esperto delle mie sfuriate. Alan, come ex militare, vorrei che mi disegnassi una pianta di quella zona. Strade, sentieri, fattorie; ogni dettaglio. Cerca negli archivi. Scova anche qualche curiosità su questo edificio....Dave, fai attenzione. Non essere imprudente. Ci vediamo domani mattina." Li congeda con una pacca sulla spalla.

I due si dividono senza profferire parola. Dave si cambia d'abito e, dopo aver indossato degli indumenti neri, raggiunge il compagno. Salgono in sella e si allontanano.

"Torna pure indietro. Userò gli alberi. Chissà perchè nessuno guarda mai in alto." Gli passa le redini.
"Sei armato?" Alan lo ferma.
"Ho la pistola che mi ha dato Martin e poi...Ho con me il mio...amichetto."Porta una mano al dietro della camicia. Ne estrae un affilato pugnale.
"Sempre sveglio...e i suoi fratellini?"
Dave apre la giacca e gli mostra la tracolla che questa copre. "Pronti ad entrare in azione."
"Credi che lui sappia della tua abilità con..." Li indica. "...i coltelli?"
"Ti ricordi le sue parole? L'importante è il risultato..."
"...Non come l'ottieni. " Conclude Alan. "In bocca al lupo."
"Crepi." La voce soffocata di Dave proviene da un punto sopra la sua testa.

Al suo rientro scorge una carrozza ferma vicino alla porta. Andy e Martin, in abito da sera, aspettano passeggiando. Alan non si vuole perdere la scena.

Per prima arriva la signora Gore, vestita di un elegante abito grigio. La segue Ginevra, più semplice, in blu. Per ultima Alba in azzurro. L'acconciatura è stata decorata da decine di piccoli fiori bianchi.
"Perchè...i mughetti?" Chiede Martin con voce roca e gli occhi spalancati.
"Sono i miei fiori preferiti."
"Permetti?" Con esitazione ne sfila uno, lo fa roteare tra due dita e poi lo infila con cautela nel taschino del panciotto. "Pronti ad assistere allo spettacolo delle scimmie ammaestrate?"
Sua madre e Ginevra lo guardano con aria di rimprovero. "MARTIN!!" Alba con un certo timore.

"Ammirateli! Ipocriti! Pronti a sorriderci e ad inchinarsi..." Mormora mentre fa la sua entrata nel salone con al braccio Blanche. " Cinque minuti fa sparlavano di me. Vedrai come si comporteranno con te."

"Giudice Gore!" Una giunonica signora, vestita di un orribile tonalità di verde, si fa loro incontro.  Che piacere averla qui."
"Grazie a lei per l'invito. Posso presentarle la mia fidanzata? Alba Eigner...Mia Madre...La signorina Ginevra Mullers, fidanzata del mio collaboratore ed amico, Andrew John Fletcher." Il leggero mormorio che segue incurva le sue labbra.

"Oh! Allora vedremo presto delle nozze."
"Purtroppo no. Ginny ed Andy si sposeranno nella chiesetta dove sono stati battezzati. Noi..."Stringe la mano di Alba."...Dobbiamo attendere il consenso di Sua Maestà." Nella sala scende un attimo di silenzio seguito da un brusio eccitato.
"BLAGUEUR!!" Sussurra Andy. (espressione francese. Qui è usata al posto di BUFFONE!)
Le coppie si separano e si mescolano agli invitati.

Martin porge una coppa alla sua dama. "Champagne?"
"Posso? E' la prima volta che l'assaggio." Si bagna le labbra." Martin, non credi di esagerare?"
"Più la bugia è grande e meno domande si faranno." Ricambia i saluti con un cenno del capo. "Hanno già valutato i tuoi gioielli e saprebbero dirti con precisione il costo dell'abito. Scommetto che da domani sarà impossibile trovare altri mughetti." Martin sembra non avere occhi che per lei, ma non si perde un particolare di quanto accade intorno a loro. Nota le occhiate invidiose, ascolta i sussurri e i mormori al loro passaggio. Sua madre è stata attorniata da alcune matrone che la coinvolgono in una fitta conversazione.

"Se vuoi ballare ti cercherò un cavaliere. Sono nato con due piedi sinistri."
"Adoro la musica, ma sono una pessima ballerina e non so suonare nessuno strumento. Perchè continuano a fissarmi? Mi mettono a disagio... Questo vestito è..."
"Perfetto per la tua figura. L'azzurro ti dona. Ti guardano perchè ti trovano bella..."
"Non prendermi in giro!"
"Lo sei...e molto. Dovevi solo imparare come valorizzarti..."

"Martin!!" La mano di Blanche stringe il suo polso." Mark Hooker ci ha visto! Sta venendo verso di noi!"
"Usciamo?" Le propone a voce alta. Escono e s' inoltrano nel giardino. Blanche è impallidita e trema violentemente. "Ci...segue...!"

Martin la stringe coinvolgendola in un lungo bacio. Con la coda dell'occhio vede un' ombra allontanarsi. Viene improvvisamente respinto.
"Tu...Tu mi...Tu mi...hai...baciato...Perchè?"
"Dovevo evitare una crisi isterica. Questo mi è sembrato il modo più... gradevole. Inoltre abbiamo fornito materiale per parecchi pettegolezzi."
Alma rimane interdetta e non riesce a replicare.

"MARTIN! Ti abbiamo trovato." Andy ed Alan si avvicinano di corsa. Ad Alba sembra di udire un suo "Purtroppo" appena sussurato.
"Accompagnala dentro e rimani con loro."
"Il signor Stone è...Ha chiesto di te."
"Andy, tu..."
"Non so niente...E quando mai..." Borbotta contrariato.

Gli invitati li vedono passare a passo rapido.
"Stone?"
"Suicidio...Ha inghiottito del veleno. Non vuole dire nè quando nè quale ha usato."
"Si sa perchè l'ha fatto?"
"Non vuole dire nemmeno questo. Ha solo chiesto di te."

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


Capitolo 15


La locandiera non riesce a trettenere le lacrime alla loro vista. "E' di sopra. Il medico dice che non ne ha per molto."
"Resta qui." Ordina ad Alan mentre sale velocemente i gradini.

Stone giace sul letto, gli occhi chiusi. Martin si siede sulla sponda e lo chiama dolcemente.
L'anziano vedendolo ha un sospiro di sollievo. "Il veleno è più veloce di quanto credevo. Volevo parlarvi dei crimini che ho commesso..."

"Hanno a che fare con il giudice Kessler?"
Stone scuote lentamente il capo. "Vi ho detto tutto quello che sapevo." Risponde." Il mio primo reato risale a molti anni fa. Sono stato un adultero..."
"Se dovessi perseguire tutti quelli che lo commettono, metà della popolazione della Terra sarebbe in carcere."
Stone sospira e sembra rilassarsi. "Da quel mio momento di...passione...è nato un figlio..."
"Rufus Plain?"
"Sì. Sono stato un vigliacco. Potevo riconoscerlo quando sono rimasto vedovo, ma...era troppo tardi. LUI lo aveva scoperto e sono stato costretto ad aiutarli."

" Lui chi?" Martin si sporge ansioso.
"Henriksen...Diceva che era nostro dovere resistere e impedire che i francesi si impadronissero delle nostre terre. Ho contraffatto gli atti di acquisto dei beni di quegli abitanti che morivano senza testamento ed eredi. Credevo davvero che sarebbero stati usati per fare del bene...per aiutare i meno fortunati. Pensavo volesse evitare l'arrivo degli speculatori. Quando i francesi se ne sono andati...ormai era una...pratica consueta. Non ho potuto rifiutarmi di continuare. Le giuro che io non ho mai preso una sola moneta. Nemmeno Rufus. Lui non ne sapeva niente." La sua voce si sta trasformando in un grido.
"Non si agiti. Le credo."

"Vostro Onore...In quel cassetto sono custoditi i miei risparmi. Mi seppellisca...insieme a..." L'uomo lo fissa, sforzandosi di muovere le labbra, ma ne escono solo suoni inarticolati. Mentre Martin si china su di lui per sentire meglio, con un ultimo sforzo Stone riesce a mormorare. "Rufus non sapeva chi ero e perchè lo proteggevo...Mi perdonerà?" Improvvisamente i suoi occhi si fanno vitrei, la mascella ricade e tutto il viso si distende.
Martin si alza, passa la mano sul viso abbassandogli le palpebre e lo copre con la coperta. "Ora riceverà la risposta."

Alan lo vede scendere lentamente a capo chino. " Fai trasportare il suo corpo in tribunale. Nel cassetto del tavolo troverai del denaro. Usane una parte per pagare il conto della locanda. L'altra..." Prende un lungo respiro. "Ci penseremo con calma."
"Perchè l'ha fatto?"
"Domani Alan...Domani."

Martin rientra in tribunale immerso in profondi pensieri. Alan lo segue in silenzio. Bach alza la testa al loro ingresso in biblioteca e poi torna a posarla sulle zampe con un leggero brontolio.
"Cognac?" Senza aspettare la sua risposta riempie due bicchieri.
"Ti piace proprio questa stanza! Punti qui prima che altrove."

Martin si guarda attorno. " E' confortevole. Mi trasmette calma...serenità. E' perfetta per riflettere."
"Nel progetto originario era denominata "L'eremitaggio del vagabondo." E' stata costruita dal primo magistrato più di duecento anni fa. Ogni giudice ha lasciato una traccia in questo edificio." Martin annuisce, ma lui intuisce che non lo ascolta. "Pensi a Stone?"

"Mi chiedo se saprò essere imparziale nel caso in cui quel pover'uomo era coinvolto. Se prima il responsabile mi era cordialmente antipatico, dopo quanto ho saputo questa sera mi è odioso. Mi piacerebbe sbatterlo in una cella e buttare la chiave."
"Hai pietà delle vittime."
"Tecnicamente non si chiamano vittime. Stone sarebbe considerato un...complice. Costretto...ricattato...ma sempre complice."
"Costretto?" La presenza di Alan sembra aiutarlo.

"A causa di un attimo di debolezza avuta trent'anni fa."
"Che male ci sarebbe a volergliela fare pagare?"
"Posso accusarlo di poco. Non ho prove. Solo una confidenza di un moribondo. Dovrei rivelare il loro segreto e non lo farò. Sarà sepolto con Stone."
"Sei una gran brava persona." Esclama.

"Convinci mia madre. Lei mi crede un pessimo elemento perchè ho deciso di vivere ogni giorno come se fosse l'ultimo." La voce è scherzosa ma Alan percepisce una nota malinconica.
"Ragioni come farebbe un soldato al fronte."
"Seguo un precetto di un antico filosofo: CARPE DIEM. " Alan è perplesso. Martin spiega. " E' latino. Vuol dire COGLI L'ATTIMO."

"Non mi sembra adatto come motto per un giudice."
"Motto? Cosa vuoi dire?"
"Stone non ti ha chiesto una frase che ti ispira, che ti rappresenti, da scrivere sotto il tuo nome?"
"No. Sono cominciati i problemi. Era spaventato da questo posto. Penso avesse visto la misteriosa figura che si aggirava qui la prima sera."
"Il...fantasma?" Sorride ironico.
"Un fantasma che non si è più fatto vedere o sentire. Io parlerei di un...curioso."
Alan conferma " Sarebbe un ottimo motivo per organizzare l'operazione Grandi Pulizie." Si scambiano una strizzata d'occhi maliziosa. " Io penso al tribunale e agli alloggi del personale, Tu potresti..."
"Darò carta bianca a quelle due. Loro si divertiranno, noi un po' meno. Torniamo alla frase...Spiegami la faccenda."

"Ogni giudice sceglie una frase...un motto...Un modo semplice per far capire alla popolazione come amministerà il distretto. Aspetta." Torna con poderoso volume rilegato in pelle. "Qui sono elencati i nomi di coloro che ti hanno preceduto. Sotto i nomi e le notizie...Età, provenienza...Vedrai una scritta..."

Martin apre e scorre le pagine. " Alcuni di questi li conosco. Ho studiato le loro sentenze più significative. " Il suo dito sfiora un nome. " Questa è una sorpresa. E' stato anche qui. " Mormora e sorride leggendo le parole che seguono. " Userò la sua. Me la ripeteva spesso. Vedi questo nome? Mi ha spinto lui a diventare giudice. Grazie ai suoi consigli ho vinto la prima borsa di studio ed infine quella più importante...Per l'università. Anche se mio padre non fosse stato d'accordo avrei potuto continuare i miei studi. Scrivi:
Nome: Martin Gore. Trent'anni, non ancora compiuti.
Provenienza: Terra.
Razza o religione: Cosiddetta Umana."

Alan obbedisce ma è visibilmente perplesso.

"Come frase: Scagli la prima pietra chi è senza peccato."
"Sei sicuro?"
Martin sorride. "Mai stato tanto convinto."

"Dovresti aggiungere la residenza della famiglia. Dov' è che..."
"Andy ti fornirà il mio indirizzo nella capitale. Oh...Non è quello che intendono...Angel's Field, Villaggio di Bissell...Aggiungi di rivolgersi al parroco. Lui sarà in grado di aiutarli a trovarla."

"Conosco Bissell. Ci siamo passati. E' un borgo minuscolo sulla costa a Sud." Solleva lo sguardo meravigliato. " Non c'è nessuna residenza , come suppongo sia quella dei Gore. Nemmeno nelle vicinanze."
Martin non risponde subito. Si limita a guardarlo intensamente. "I Gore vivono a molte miglia, nell'interno. Ma è Bissell la mia casa. E' lì che voglio tornare." Risponde a bassa voce.
"Andy e tua madre non devono saperlo." Ha capito quello che è sottinteso.

Martin alza appena un angolo della bocca." Lo sapranno. Lui è il mio notaio e il mio esecutore testamentario. Lei...Spero che lo scopra il più tardi possibile."
Il rumore di ruote sul selciato li fa girare di scatto. Alan sparisce velocemente con il volume.
Martin spalanca la porta. "Già di ritorno?"

"Stavano cominciando a diventare indiscreti." Gli risponde sua madre. "Specialmente con Alba."
"Non ho mai detto tante bugie. Non sapevo cos'altro inventare...Ma devo ammettere che è stato uno spasso..." Ridacchia."...Dovevi vedere le loro facce." Si copre la bocca per trattenere un singhiozzo.
Martin scambia uno sguardo divertito con la madre. "Vedo che ti è piaciuto lo champagne."

"Sìì... Non capisco perchè tua madre non voleva che continuassi a berlo...Tutte quelle belle bollicine...Fanno un buffo solletico al naso." Soffoca uno sbadiglio." Buon riposo...a tutti. Buonanotte Martin. " Gli butta le braccia al collo e lo bacia." Mi piace...essere...la tua...fidanzata."

"Buonanotte Alba. Dormi bene." Replica con un sorriso. "Domani altro che mal di testa! Perchè le avete permesso di bere tanto?" Li rimprovera.
"Non pensavamo che bastasse qualche coppa di champagne per ridurla in quello stato." Si giustifica Ginevra.
"E' la prima volta che lo beveva. Non ditele del bacio. Si sentirà già abbastanza a disagio..."
Annuiscono sorridendo. "Buonanotte. Andiamo a darle una mano..."

Andy si trattiene per chiedergli: "Stone?"
"Dovrai pensare a tre funerali. Jasmine, Plain e Stone. Puoi fare in modo che loro due siano sepolti vicini? A proposito... che fine ha fatto lo scialle di Alan?"
"E' custodito in uno dei miei cassetti. Pensavo di metterlo nella sua bara. Gy mi ha aiutato a sceglierle un bel vestito."
"Un incarico di meno per lui. Ti ringrazio." Con gesti lenti scioglie il papillon e comincia a sbottonare i bottoncini della camicia. "Buonanotte." Sbadiglia.
"Buona notte anche a te." Aspetta di vederlo entrare prima di chiudersi nella sua.

Martin lascia l'abito da sera su una sedia ed indossa un semplice paio di pantaloni e una vecchia camicia. Con cautela apre la porta e rimane in ascolto prima di incamminarsi. Con un sospiro soddisfatto siede sulla poltrona vicino al caminetto ed allunga comodamente le gambe. Bach si distende ai suoi piedi quando lo vede attizzare il fuoco.

"Martin...Ci sei?" Chiede in un sussurro una sagoma scura dalla portafinestra.
"Sono qui Dave." Si riscuote ed alza una mano per indicare la sua posizione.

"Non alzare il lume." Fa segno a qualcuno di entrare e poi chiude imposte e tende. "Meno gente sa che siamo qui..."
"Siamo?"
"Io ed Abigail. Ho dovuto portarla via."

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***



Martin si alza di scatto. "Prego signora Morgan. Si accomodi accanto al fuoco."

"Grazie signore." Si siede allargando appena il mantello scuro che la copre.
"Bevi questo Abby...Sorseggialo piano." Le porge un bicchiere. Svuota l'altro in un sorso." Hai un posto sicuro dove farla dormire? Siamo arrivati passando dai campi."

"Camera mia. La biancheria è pulita. La troverà in disordine, ma il letto credo sia comodo. Usi pure la mia vestaglia e quanto altro le serve. Venga, le mostro la strada."
"Abby...chiuditi a chiave e non aprire se non a uno di noi due." Le ordina Dave.
Lei annuisce e segue Martin.

"Eccoci. In quella brocca ci dovrebbe essere ancora dell'acqua. Spero che sia almeno tiepida. Quella porta immette nello spogliatoio che divido con un amico." Fa scattare il catenaccio.     " Vediamo...Candele, ci sono. Acqua da bere, c'è. Le serve altro?"
La signora Morgan nega." Signore...Perchè sono dovuta scappare?"
"Ne so quanto lei...ora pensi solo a riposare. Ne parleremo domani...Buonanotte."
Prima di allontanarsi aspetta di sentire lo scatto della serratura e il rumore della chiave nella toppa. Ritorna rapidamente sui suoi passi.

Dave è seduto davanti al fuoco. Gambe larghe, spalle curve, testa bassa, gli avambracci posati sulle cosce.
"Cosa è successo?"
Prima di rispondergli beve un lungo sorso. "Ti ho disobbedito." Martin spinge un'altra poltrona accanto alla sua e aspetta. " Ho lasciato Alan e sono arrivato alla fattoria usando gli alberi. Ero sicuro che nessuno mi avrebbe notato. Ho controlllato che Abby...cioè Abigail...Volevo dire la signora Morgan..."
"Va bene Abby."
"...Avesse chiuso le imposte e sbarrato le porte come le avevo raccomandato. Io mi sarei infilato nel fienile. La notte era scura, in quel momento non c'era la luna. Ho notato un lieve chiarore in lontananza e..."
"Sei andato a curiosare."

Dave risponde abbassando la testa. "Sempre passando per aria. Sono arrivato abbastanza vicino a quel rudere da sentire delle voci. Mi sono fermato perchè..."
"Se tu sentivi loro...loro potevano sentire te."
"No. Si credevano al sicuro. Parlavano a voce alta. C'era troppa distanza tra un albero e l'altro. Sono rimasto in ascolto. Uno si lamentava di non poter più usare quel nascondiglio. Gli ha risposto una voce dicendo che oramai era diventato quasi inutile. Ancora pochi giorni e avrebbero lasciato Palme per sempre...RICCHI."
"Maledizione! Hai potuto capire di chi si trattava?"

"Due erano vestiti come monaci, ma dovevi sentire che razza di bestemmie sono uscite dalla loro bocca! Gli altri...voci...ombre scure..."
"Continua."
"Se la sono presa con il vecchio imbecille che ha esagerato. Non so cosa trafficavano all'interno. Ho preferito aspettare e dopo un po' si sono seduti sotto di me. Hanno incominciato a bere e a parlare di noi. Sperano che Alba ti distragga...Ti hanno definito un...ficcanaso."
Martin ride. "Detto da loro è un elogio."
"Poi sono passati a noi...A me. Sapevano del mio...interesse...per Abigail e...Battutine salaci, frecciatine maliziose...sempre più...pesanti. Due hanno detto una frase che mi ha fatto gelare il sangue nelle vene. Se non mi avessi raccomandato di essere prudente avrei..." Stringe i pugni."...Sono corso da lei. L'ho svegliata e siamo scappati."
"Cosa hai sentito?"
"Hanno detto che se la vedovella era...tanto affamata...da buttarsi su di me...come un cane su un osso...Se era così...vogliosa di compagnia maschile... potevano farle una visitina più tardi!!" Afferra con tanta forza il bicchiere da spezzarlo.

"BASTARDI!! Hai fatto bene. Domani non terrò la solita udienza. Tu, io, Alan e qualche agente passeremo quel posto al setaccio. Pezzo per pezzo. Mattone per mattone. Se non troviamo un indizio darò ordine di abbatterlo."
"Cosa pensi di fare per Abigail?"
"Alba ha bisogno di abiti. Lei è sarta. Tu sei uno dei miei aiutanti...Incarica un agente di badare agli animali..."
"Le malelingue si daranno un gran da fare..."
"Abby non ha un'amica o una parente da cui alloggiare?"
Dave non risponde subito. "Sì...mi sembra che abbia accennato ad una cugina..."
"Suggeriscile di chiederle ospitalità. Adesso è meglio se vai nel mio ufficio. Il divano è comodo e nel cassetto in basso della mia scrivania troverai una coperta.
Dave si alza con esitazione. "E tu? Dove..."
"Resto con Bach. Vero, cucciolotto?" La risposta del cane è un sonoro grugnito.


"ANDREW FLETCHER!! Che stai facendo?" Brontola Ginevra incrociando le braccia.
"Ssstt...Mi è sembrato di aver sentito un rumore nella camera di Martin..." Risponde mettendosi seduto." GY...DOVE VAI??"

La donna si è alzata in fretta e furia per indossare la vestaglia. "Sono stufa. Martin a colazione! Martin a pranzo! Martin a cena! NON SAI PARLARE D'ALTRO!! Vado di là...Busso alla sua porta e te lo porto. Se preferisci dormire con lui t' accontento..."
"Vieni qui." Gioca con le nappe della cintura. "Chi può dormire con una bellissima donna accanto?" Le passa le braccia attorno alla vita.
"Ooh...Bellissima donna? Adesso ti riferisci ad Alba..." Si scioglie dal suo abbraccio.
"Alba? Chi è Alba?" Le accarezza una guancia.

"QUELLA CHE HAI GUARDATO TUTTA LA SERA BOCCHEGGIANDO COME UN PESCE FUOR D'ACQUA!!"
Andy ride. " Sei gelosa! Ammiravo la tua opera...e sì...pensavo a Martin..."
"Ancora?" Gli volta le spalle.
Le mani di Fletch sciolgono il nodo. " Stanno bene insieme. Formerebbero una bella copia." Mormora mentre con le labbra sfiora la sua nuca. " Vorrei vederlo felice come me in questo momento...Ho il mondo nelle mie braccia..."
Lei si volta con un sorriso. "Davvero?"
"Devo essermi applicato poco...Rimedierò, se tu me lo permetti."
"Signor Fletcher...Non sono ancora del tutto sicura..."
Andy la solleva tra le braccia e la depone delicatamente sul letto. " Signorina Ginevra...vedo che preferisce l'azione alle parole..."
"Mmm. Chissa se Alan o Dave perdono tanto tempo PARLANDO..." Sussurra pensierosa.
Andy assottiglia gli occhi e con un ringhio scivola accanto a lei. "Ah sì?"
"Vieni qui...testone!"

"Gy?" Lei risponde con un mugolio. "Posso farti una domanda?" Picchietta con le dita lungo la sua schiena.
"Continua...Mi piace."
"Alba...Blanche...L'hai osservata bene?"
"Sì?...Più forte..."
Le massaggia le spalle con una mano. "Ti ricorda una persona che conosciamo?"

"Blanche? Più giù." Mugola di piacere." Ecco! In quel punto...Non credo. Chi mi dovrebbe ricordare? Ancora..."
"Non lo so. Gli ho dato la stessa risposta quando me l'ha chiesto."
"Martin ti ha detto che Blanche gli ricorda qualcuno?"
"Sì."

Si volta e si appoggia al letto. "Prima o dopo la nostra...trasformazione?"
"Che differenza fa?"
"Andrew! E' arrivata vestita da UOMO...Con i capelli CORTI..."
"Sempre più lunghi dei miei..."Brontola sottovoce.

Ginevra passa una mano sulla sua fronte. "A me piacciono così...Mi fanno il solletito quando..." Andy se la stringe al petto. " Se parlava di dopo...Vestita da donna con i capelli raccolti..."
" Ma il viso...la postura...rimangono." Obietta lui.
"L'acconciatura cambia l'aspetto di una persona. Se aggiungi che indossava il corsetto...Vita sottile..."

"Seno bene in evidenza...Ahiah!" Gli ha mollato un pizzicotto." Perchè?" La guarda stupito.
"Pensa al mio di seno...Non a quello delle altre."
Andy abbassa con un dito il lenzuolo. "Niente male. Notevole...direi..."

"Sì, sì. Sempre bravo a cambiare discorso. Blanche ha grandi occhi blu, l'aria dolce, i capelli sono castani e naturalmente mossi..."
"Sono poche le donne che avrebbero il coraggio di scappare vestite da uomo...e senza sapere dove andare."

Ginevra sorride. " Ti ricordi da bambini? Quando eravamo la Banda di Martin? Io mi infilavo i pantaloni per salire sugli alberi..."
"Per me eri bellissima anche allora." Mormora sfiorandola con un bacio. " Gli occhi blu mi hanno fatto venire in mente la madre di due nostri compagni di scuola. Abitavano vicino al collegio e siamo stati loro ospiti in più di una occasione. Una donna estremamente affascinante. " Finge di non notare il suo irrigidimento." E' rimasta vedova pochi giorni prima del nostro rientro. Martin si è precipitato a portarle le nostre condoglianze e ha iniziato a farle visita regolarmente. Anche adesso le scrive molto spesso..."

"E' gentile. Cosa ci trovi di strano?" Gli arruffa i capelli.
"Si danno dei TU e c'è una strana aria di...intimità...fra loro. Come se..."
"Intimità?"
"Sì...Il modo in cui si scambiano delle occhiate...Il fatto che conoscano perfettamente i gusti dell'altro..."

"Andy! E' una donna anziana!" Protesta.
"E' più giovane di sua madre. Aspetta...E' sulla quarantina...Ha quattordici anni più di Martin."
"Questo cosa vuol dire? Saranno amici..."Cerca di farlo ragionare.

"Può darsi..." Borbotta, non del tutto convinto. " Ma non credo si riferisse a lei. Penso che intendesse qualcuno del NOSTRO passato."
Lei continua ad accarezzargli i capelli. "Sono amica di molte ragazze del paese...Poche hanno gli occhi blu...Molte i capelli castani...
"Hai visto come è rimasto colpito dai mughetti? Ne ha infilato uno nel taschino..."

"Gli ricorderanno casa. Vicino al capanno dove giocavamo...La nostra sede...Era pieno di quei fiori...Lotte ne andava pazza. Mughetti e primule erano i suoi fiori preferiti. Ne faceva mazzolini, li disegnava...Li usava nei suoi ricami...
"Mughetti...e...PRIMULE??" Oh PORCA MISERIA!! Sono un cretino!" Andy si alza di scatto facendo cozzare la testa di Ginevra contro la testata del letto.

"ANDREW JOHN FLETCHER! Modera il linguaggio!" Lo sgrida massaggiandosi il capo.
"Scusa amore. Io non ti merito. " Le scocca un rumoroso bacio. " Tu sei un genio ed io un povero cieco...Il ciondolo..."
"Di cosa parli?"

"Il MEDAGLIONE di Martin. Quello che prima portava al collo e adesso è attaccato alla catena del suo orologio..." Lei sembra non capire. " E' decorato con il disegno di una coroncina di fiori. Sono stilizzati ma se li guardi attentamente vedrai...PRIMULE e..."
"MUGHETTI...Pensi a LOTTE??"
"M e C...Martin e Charlotte...Potrebbe essere." Mormora strabiliato.

" Amore...Rifletti prima di partire con delle ipotesi assurde...D'accordo: A Lotte piacciono o piacevano quei fiorellini...Ma le primule piacciono anche a me. Si conoscevano da bambini e lui è sempre stato molto protettivo nei suoi confronti...come lo era e lo è con me. Quel medaglione è spuntato al suo collo a metà del penultimo anno di collegio, cioè quando non aveva ancora compiuto diciotto anni...Lotte ne aveva...quindici?"
Andy annuisce.
"Era la figlia della governante e aiutava in Casa Gore. Con che denaro poteva permettersi di acquistare quel gioiello e la catena a cui era appeso?"
"L'avevo dimenticato." Mormora.

"Altra cosa: dopo la morte di sua madre lei non ha accettato l'aiuto della signora Gore e ha preferito trasferirsi presso una zia. Non mi ricordo dove. Quando è partita c'eri anche tu. Si sono salutati come amici. Lui partiva una settimana dopo, sapendo che sarebbe rimasto lontano per un anno e la lasciava con UN BACIO SULLA GUANCIA? C'è stata la guerra...Quando è ritornato ti ha chiesto sue notizie? Se aveva scritto? Se sapevi dove viveva? L'ha mai cercata?"
Lui nega. "Ricorda il suo passato, ma ne parla poco. Non è Lotte." Mormora deluso.

"Blanche la rammenta un pochino come carattere e forse come...figura. Non ne sono sicura. Il ricordo più vivido che ho di Lotte e che a volte ricordava una bellissima gitana. Specialmente quando scioglieva i capelli...neri...lucidi...lunghissimi. La invidiavo perchè i suoi erano ondulati e i miei lisci..."
" A me piacciono i tuoi...Quando ti coprono...come adesso..." Vi affonda il viso. " Adoro il loro profumo...Adoro tutto di te..." Mormora rauco.
"Dimmelo di nuovo...Più da vicino..."


"Cosa fate fuori dall'ufficio del Giudice? A quest'ora dovreste aver finito con le pulizie e preparato per il caffè." Andy interpella gli impiegati e gli agenti fermi nel corridoio.
"Dorme ancora. Ci stavamo consultando se svegliarlo o aspettare." Risponde un impiegato.
"Martin sarebbe... li dentro...addormentato?" Chiede incredulo.

"Le altre mattine lo trovavamo in piedi." Spiega un altro.
"Buongiorno a tutti." Martin saluta con un sorriso e bussa alla porta.
Dave apre assonnato e spettinato. " 'Giorno..." Sbadiglia,

"Caffè per tutti." Ordina Fletch. "Nero e abbondante. Mi spiegate perchè vi date il cambio su quel divano quando in casa ci sono una decina di letti molto più comodi che vi aspettano?" Chiede appena si sono allontanati.
"Era notte fonda. Rischiavo di svegliare le signore." Borbotta Dave.
"Soffro d'insonnia. " Andy sbuffa contrariato." Vengo qui...scelgo un fascicolo e dopo dieci minuti della sua lettura cado nelle braccia di Morfeo...Ti dispiace andare a controllare se si è svegliata? Proponile di scendere a colazione con noi...tra..." Guarda l'orologio. "...un'ora?" Lo sguardo curioso di Andy scivola da Martin a Dave e da Dave a Martin. "Aspettiamo Alan...e il caffè."

Dave ritorna lavato e sbarbato. " Accetta la tua proposta per la colazione."
Martin ringrazia con un movimento del capo. "Procediamo per gradi...Il Signor Stone é morto  a causa di una dose elevata di laudano. E' quello che scriverò personalmente sul certificato di morte...aggiungendo che si è trattato di una disgrazia..."
"Ma il suo è stato un suicidio!" Obietta Andy.

"Quel poveraccio era disperato e tormentato dai rimorsi. Chi di voi vuole che sia sepolto in terra sconsacrata?" Nessuno apre bocca. "Tutti d'accordo. Andy occupati dei funerali. Scegli un angolo tranquillo...al sole...per tutti loro. Fai preparare tre mazzi di fiori. Usa i più belli del nostro giardino...Sono venuti a ritirare il corpo del monaco?"
"Ieri sera. Ho detto che parteciperai alla cerimonia di sepoltura che avverra tra due giorni."

"Va bene. Scrivi un appunto." L' altro scrive alcune parole su un foglio. " Ora parliamo della nostra ospite misteriosa. Si tratta della Signora Morgan. Racconta Dave." Lui li mette al corrente con poche, concise parole. " Hai dimostrato spirito d'iniziativa e hai saputo mantenere il tuo sangue freddo. Bravo!" Le parole d'elogio di Martin fanno spuntare l'ombra di un sorriso sulle sue labbra. " Voglio essere sicuro che sia protetta giorno e notte. " Con un cenno blocca le proteste di Dave. " Non da te...Ma continuerai a fingere di corteggiarla. L'andrai a prendere la mattina e la riaccompagnerai ogni sera. Sperano che Alba mi distragga? Accontentiamoli...e vediamo se cascano nella trappola..." Si alza per osservare l'andirivieni nel cortile.

"Trappola??"
"Chi di voi due mi accompagna questa sera alla Locanda della Luna Rossa?" Propone.
"Martin...MA SEI IMPAZZITO??" Alan è balzato in piedi.
" Tu...in quel...BUCO??" Esclama Dave. " Non ne uscirai vivo...LI AVRAI TUTTI CONTRO!!"

"Cos'è...la Locanda della Luna Rossa?" chiede Andy preoccupato.
"Studia i fascicoli dell'archivio." Risponde con calma Martin.

"E' il covo di tutti i vagabondi, di tutti i mendicanti della città. Alla sera si radunano e si spartiscono i proventi della giornata. Quando è inverno o in caso di pericolo è un posto caldo e sicuro dove dormire." Spiega Dave.

"E' gestito da un uomo che mantiene la disciplina e fa rispettare le regole che si sono dati...Insomma...Una specie di...giudice della comunità. Mi sembra giusto incontrare un...collega." Gli altri credono ad un suo scherzo, ma lo sguardo accigliato di Martin li convince della realtà delle sue intenzioni.

"Veniamo con te." Propongono avvicinandosi.
"UNO SOLO! Non voglio spaventarli." Li osserva brevemente e decide. "Dave. Alan mi accampagnerà al convento."

"Come ha detto?" Andy interroga sottovoce Alan. "Lui...non vuole...spaventarli?? LUI?"
L'altro lo rassicura. " Li noteranno ad un miglio di distanza. Li lasceranno entrare..."
"Ma li lasceranno USCIRE??"
"Dipende da che cosa vuole da loro." Entrambi si fissano preoccupati.

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


Capitolo 17

"Quest'oggi niente udienza. Noi quattro, bene armati, usciremo insieme a qualche agente. Scegliete i più svegli e i più fidati. Setacceremo quel rudere e i dintorni. DOBBIAMO assolutamente scoprire cosa si nasconde tra quelle pareti. A costo di smantellarlo...pietra su pietra. Coraggio...A colazione. Oggi ci aspetta una lunga giornata."

"Buongiorno mamma." La sfiora con la guancia. "Ginevra... Alba, come ti senti?" le sposta la sedia.
"Bene, grazie Martin."
"Niente mal di testa? Niente nausea?" L'interroga.
"No. Perchè me lo chiedete continuamente?" Gli altri abbassano gli occhi sorridendo.
"Bere champagne a volte crea degli...effetti collaterali il giorno dopo. Meglio per te."

Dave arriva seguito da un'intimidita Abigail. "Questa è la Signora Morgan. Diventerà la tua sarta."
"Buongiorno Signora...Signorine..." Si inchina.
"Sarta? Ma io..."
"Mi piace vederti elegante...come ieri sera." Martin avvolge le sue braccia attorno a lei e le sfiora una guancia con le labbra. " Ti aiuterà a preparare il corredo." Alba arrossisce. " Abigail avrà carta bianca. Chiami i più forniti negozianti e chieda di portarle a vedere quanto hanno di meglio."
" Sì Vostro Onore."
"Martin, per favore. Vostro Onore mi fa sentire...vecchio. Cosa abbiamo di buono oggi? Dave servi tu Abigail? Io penso ad Alba."
Per l'intera durata della colazione è allegro e spiritoso. A Dave ed Alan sembra tornato quello degli inizi. Alba ed Abigail lo guardano affascinate.

"Prima di andare posso scambiare due parole con te mamma?" Gli altri si congedano e li lasciano soli. In un istante Martin abbandona l'aria scanzonata per una faccia cupa.
"Cosa devo fare?"
"Dovresti provvedere a due cose. Primo. Abigail Morgan: tienila occupata più che puoi. Non deve uscire di qui se non in compagnia di uno di noi quattro."
"E' in pericolo?"
"Sono stato precipitoso. Ho incaricato Dave della sua protezione e questo ha attirato su di lei l'interesse di un gruppo di malviventi. Ieri notte è riuscito ad allontanarla dalla sua casa appena in tempo, ma non è detto che questo sia bastato."
"Posso assicurarti che il lavoro non le mancherà." Risponde decisa.

"Secondo. Parla con Alba e Gy. Tutti e ripeto TUTTI...impiegati, agenti, domestici, fornitori, visitatori...devono essere convinti che io...noi due...siamo profondamente innamorati... Comportatevi di conseguenza."
"Ho capito." Dice a bassa voce.

"Oggi sono impegnato, ma nei prossimi giorni le dedichero più tempo. Chiedile se...No. Al mio rientro..."
"Va bene, caro. Fai attenzione."

Martin raggiunge gli altri. Dave ed Alan lo aspettano giù in sella in compagnia di quattro agenti armati. Andy sopraggiunge di corsa e gli consegna una delle due pistole che ha con sè. "Avete pensato a pale e picconi?" Chiede salendo in sella.
"Sissignore." Gli conferma il giovane agente da lui promosso.

"Come procediamo?" Chiede Alan studiando il rudere.
"Mi affido alla vostra competenza. Cominciate a cercare delle tracce...Impronte...rami spezzati...Mettete un agente in quel capanno. Se vede qualcuno avvicinarsi che lo segnali sparando un colpo in aria. Quando voi avrete finito, entreremo lì dentro."

Li guarda scendere da cavallo; Dave ordina ad un agente di seguirlo. Ritorna da solo e, indicando ad Alan un albero, iniziano a girare in cerchi concentrici, uno in una direzione, uno nell'altra. Ogni tanto si fermano per consultari. Gli fanno segno di avvicinarsi. Martin lo fa con cautela.

"Come minimo erano in quattro. Di questo siamo sicuri. Osserva le impronte. Vedi le differenze?"
Lui annuisce. "La lunghezza è diversa...Quelle sono più profonde..."
"Peccato che solo qui il terreno è morbido. Più avanti diventa ghaioso."
"Il segno di quel tacco...è diverso dall'altro...Vuol dire che chi li indossava zoppicava?"

Dave ride. " Ne sa quanto noi...Per me è uno che non ha i soldi per farli risuolare."
"O a cui non importa...Perchè sprecare del tempo per un vecchio paio di stivali...Quando tra qualche giorno..." Si capiscono senza usare parole inutili. "Ispezioniamo l'interno." Salgono i gradini sconnessi seguiti dagli agenti. "Se qualcuno crede alle leggende su questo posto...lo dica subito e lo rimando in tribunale."

Gli agenti rispondono con una risata. " Nessuno di noi da retta a quelle chiacchiere da donnicciole signor giudice."
"Togliete le assi che chiudono porte e finestre...Facciamo luce." Ordina. Qualche picconata ben assestata e i raggi del sole penetrano nel vasto ambiente. "Sembra diverso di giorno." Mormora ricordando quella notte.

"Bell'ambiente...grande...spazioso..." Le parole di Andy rimbombano nel vuoto. " Chissa perchè nessuno l'ha sfruttato."
"E' enorme...per una fattoria. Come abitazione...non è indicato." Risponde Dave che ha sentito le sue parole.

"Cosa dobbiamo cercare, signore?" Chiede un giovanissimo agente.
"Quello che potrebbe essere nascosto. Guardatevi attorno e scoprite l'insolito...Vuoi un esempio? Questo posto è perfetto come rifugio di vagabondi o di gente che si nasconde...Perchè non ci sono segni di accensione di fuochi?"

"Signor Dave! Qui ci sono tracce di cera...e sono fresche!"
Martin corre. "Ha ragione..." Preme con l'unghia. " Quasi trasparente...Morbida...Non hanno badato a spese...Cera di prima qualità...Guardate se portano in una precisa direzione...Non tutti qui dentro! Qualcuno stia di guardia fuori."
Alan fa un segno ed uno degli agenti esce. "Dovevo pensarci io."

Martin è intento a seguire le gocce di cera." Si fermano qui...in questo angolo. Avete un pennello...uno scopino? No? Pazienza." Si inginocchia e con la mano cerca di pulire. " I calcinacci sembrano ammucchiati...Sì...Ci sono tracce di sfregamento sulle lastre del pavimento...Non perdiamo tempo. Sfondate il muro."
Con un paio di picconate una delle pietre viene divelta, rivelando una cavità polverosa. "Vuota. Qualunque cosa ci fosse nascosta, è stata portata via. Dave, Alan...controllate il nascondiglio dell'altare."

""E' sparita ogni cosa...Niente più cordini ne quegli strano gusci. Hanno lasciato solo la polvere." Mostra l'indice sporco." E' stranamente...granulosa."
"Anche quella di quel buco...Dave, tu conosci la casa. Corri alla fattoria. Cerca un setaccio, un paio di pentole e..."
" Un pennello e una paletta." Pochi minuti dopo è di ritorno con quanto richiesto.

"Prima raccogliamo quella della cavità." E' Martin che personalmente si china con pennello e paletta. "C'è qualcosa di incastrato sul fondo. Passami uno dei tuoi coltelli." Dave obbedisce. " Piano... piano..." Una bocchettina di vetro scuro rotola fuori. " Prima pensiamo alla polvere." Con estrema meticolosità rastrella ogni particella. "Vediamo...Sabbia, cenere?...Questi granellini bianchi..." Ne infila un paio in bocca.
"Martin..."Andy cerca di fermargli la mano.
"E'...sale!! Sono...granelli di sale!" Scoppia a ridere. " E bravi i nostri monaci!"

Andy si unisce alla sua risata. "Scommettiamo che rifornivano i contadini di tutto il distretto?"
"Anche di più...Se pensi alle dimensioni di quel buco."
"Rifornivano i contadini di...SALE??" Alan li guarda disorientato.
"Nel nostro Paese adesso il sale è merce di monopolio..."

"Quello che Andy cerca di spiegare è che nel nostro Paese il prezzo del sale è stabilito per legge. Qui siamo vicini al mare e se ne produce in abbondanza...ma pensate all'interno...Per evitare grosse discrepanze si è stabilito che lo Stato è il proprietario delle saline e provvede lui alla distribuzione. Questo però avviene da dopo l'occupazione francese. Prima il prezzo era libero...ma gravato da una tassa."

"I monaci contrabbandavano il sale." Dave è divertito. Alan sempre più perplesso. "Il sale è fondamentale nella conservazione del cibo. Come ex-marinaio lo so bene. Pensa alla pancetta, ai prosciutti, al pesce. Senza sale andrebbero rapidamente a male. Chi li produce ne usa una grande quantità...Più sale si usava...più tasse pagavi." Gli spiega.

"I contadini usano il sale nell'allevamento del bestiame. Qui hanno a disposizione quello scartato dalla vendita. Ma mio padre ne acquista a a sacchi interi." Aggiunge Martin. "Digli come risparmiare e...Nessuno li avrebbe sospettati. I loro elemosinieri giravano di casa in casa...Raccoglievano le ordinazioni e alla visita successiva consegnavano e venivano pagati. Splendida organizzazione." Mormora scuotendo divertito la testa. " Qualcuno che sapeva del nascondiglio lo ha sfruttato per i suoi loschi fini..."

"Nella boccetta cosa c'è?" Andy, curioso, svita il tappo. " Una polverina bianca..." Annusa." Odora...di...aglio..." Ne versa un poco sul palmo , si inumidisce la punta di un dito e...
"Andy NO!!" Martin con una manata gli impedisce l'assaggio." Potrebbe essere arsenico." Lo guardano sconvolti.
"Ar...Arsenico??" Balbetta Andy.

"Ho letto in uno dei testi della biblioteca che a volte l'arsenico si presenta sotto forma di una polvere bianca con un leggero profumo di aglio." Con cautela richiude l'ampolla e la infila in una delle sue tasche. "E' meglio non rischiare."
"Quel veleno...era dei monaci?"

"Non hanno bisogno di quello. Tra le erbe medicinali che coltivano ci sono veleni molto più efficaci...ed insospettabili. Pensate alla belladonna...alla digitale. Potrebbe essere quello usato per il Giudice Kessler...Piccolo errore. Controlliamo l'altro nascondiglio."

Dave imita i suoi precedenti movimenti. "Polvere...Briciole di quei dannati gusci...E questo cos'è?" Mostra il piccolo setaccio. "Vedete qui? Queste scagliette metalliche...Sembra..."
Si guardano in faccia. "Girate immediatamente quel lastrone!" Alan, Dave, Andy ed il giovane Vicecapo ubbidiscono. " Ecco qua...questa striscia...lunga un palmo..."

"E'...quello...che sembra...signore?" Mormora.
Martin annuisce. "ORO...Lo nascondevano qui dentro. Diamo la caccia a dei contrabbandieri d'oro."

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


"Ma...Avevi detto che..."
"Al Ministero delle finanze non risultano entrate illegali...ma qui abbiamo LA PROVA del contrario."

"Avviserai gli uomini del Ministero?"
"Per vedermeli piombare in tribunale? Abbiamo due omicidi e una morte misteriosa da risolvere. L'oro non scappa. Almeno per qualche giorno. Dobbiamo impedire che continuino ad usare questo posto."

"A quest'ora sapranno che siamo qui." Suggerisce Alan." Non ci siamo certo nascosti."
"Comunque lasciamo un paio di agenti di guardia. Pensateci voi. " Sogghigna." Devo andare a farmi notare con la mia fidanzata." Gira sui tacchi e fa per uscire.
Andy gli si para davanti. "Intendi usare quella ragazza come esca?"
"Voglio soltanto far credere che con lei vicino penso meno ai miei doveri. Alba, esattamente come Abigail, Ginevra..."Lo vede trasalire." E mia madre usciranno esclusivamente in compagnia di uno di noi quattro. Questa sera conto di trovare aiuto dagli...invisibili..." Si allontana inseguito dalle domande degli altri. Sale in sella. "Dave...riporta quegli oggetti dove li hai presi. A più tardi."

"Quando fa così mi viene voglia di prenderlo a pugni!" Sbotta Andy. "Maledizione a lui e alla sua cocciutaggine!"
"Hai capito cos'ha in mente?" Gli chiedono.
"Magari! Saprei come aiutarlo. L'unica cosa che so...per esperienza...è che il rischio più grosso lo correrà lui."
"Parli di questa sera? Hai paura?"
Andy scuote la testa. " Mi preoccupo di più quando è da solo. A volte mi viene il sospetto che cerchi apposta il pericolo."
"Come con il toro?" Mormora Dave.
"O come i suoi misteriosi viaggi." Risponde l'altro. "Ogni anno sparisce per una settimana. Non sono mai riuscito a scoprire per dove. Ho provato a seguirlo, ma è stato inutile. All'improvviso svanisce come nebbia al sole."
"Ogni anno? Alla stessa data?" Chiede Alan. " Come se avesse un appuntamento?"
"Si, esattamente. Vorrei sapere dove va e chi incontra."

"Gy, sai dove posso trovare Alba?" Chiede entrando nel salottino.
"E' tornata in camera nostra. Martin? Posso parlarti in privato?"
"Per il tuo matrimonio? Quando vuoi. Servono mezz'ora di tempo e due testimoni."
"No. Di Charlotte." Lo fissa con aria decisa.
"Charlotte? Quale Charlotte?" Martin arretra.

"LOTTE! La nostra compagna di giochi. La figlia della VOSTRA governante. La ragazza che a QUINDICI anni ti ha regalato quel medaglione." Lo incalza con veemenza." Dov'è?"
Martin le stringe con forza un polso. "Chi o cosa ti dice che è SUO??"Sibila livido.

"Andrew mi ha fatto notare l'incisione...Primule e mughetti...L'anello che hai dato a Blanche. M e C intrecciati. MARTIN E CHARLOTTE."
"E allora?
"Martin...mi fai...male!"
" Se ti lasci sfuggire una sola sillaba con Andy o con mia madre GIURO che..."

"MARTIN! Dimmi solo se sai dove si trova in questo momento...TI PREGO." Lo implora in un sussurro. "Sta bene? Non le è successo niente di male?"
A Martin sfugge una strana risatina. " Nel posto in cui si trova non ha niente da temere...NIENTE e NESSUNO può farle del male."
"E'...è...felice?" Qualcosa nel suo sguardo l'inquieta.
"E' serena...e...dorme in pace. Ti basta?" Fissa un punto alle sue spalle.
Ginevra si copre il viso. I suoi occhi si riempiono di lacrime. "Oh....Martin..."

"Signor Giudice è arrivato un corriere con una lettera per lei."
"Va bene. Fatelo attendere. Vengo subito." Aspetta che il domestico abbia richiuso la porta per continuare. " Ti chiedo di non rivelare a NESSUNO quanto mi hai costretto a confessarti."
"Perchè? Nemmeno a...tua madre?
"Soprattutto con lei." Le prende il viso tra le mani." Sono io ora ad implorarti."
"Come vuoi...Capo..." Risponde sottovoce. Martin si congeda con un cenno della testa.

"Sei tu che hai un messaggio per me?" Si rivolge ad un monello scalzo che lo guarda sorpreso.
"Se tu sei il Giudice Martin Gore." Martin annuisce. "Mostrami il tuo orologio." Perplesso lo estrae dal taschino. " Sì. E' come l'ha descritto. Lei mi ha detto che mi avresti dato una moneta d'argento."
"LEI?"
"La bella signora che mi ha dato questa da consegnarti." Gli mostra un foglio piegato e sigillato. " Si è raccomandata Solo nelle sue mani."
Lo vede sorridere e frugarsi in tasca. Ne estrae una moneta.

"Questa è d'argento." La getta in aria. "Aspetta...Se ci sarà una risposta..." La riprende. "... si trasformerà in...oro." Il ragazzo annuisce freneticamente. Martin apre e legge un paio di volte. La prima con attenzione, la seconda addolorato. "Dille...Dille che l'aspetto." Gli lancia una moneta che il monello afferra al volo. "Sei un mozzo?"
"Sì. Sulla ELOISA che è arrivata oggi da Boston."
"Torna a bordo." Gli arruffa i capelli e lo guarda andarsene felice per la moneta che stringe in pugno. "Boston. Robert." Con un sospiro torna nell'abitazione. "Signor Bernard oggi o domani ci raggiungerà un'ospite." Il maggiordomo si inchina. "Scelga la camera più bella. Che dia sul giardino fiorito. In cui il sole brilli per più ore."

"L'unica che corrisponde alla sua descrizione... è quella occupata da Vostro Onore." Replica dubbioso.
"In questo caso sposti i miei effetti nella camera del Signor Fletcher e i suoi in quella accanto. Elimini le cortine di broccato e le sortituisce con un tessuto più chiaro e leggero. Vi collochi una chaise longue e una poltroncina. Appenda quadri...allegri...Niente tappeti e...fiori...fiori ovunque. Che siano freschi ogni giorno."
"Sta bene signore. Provvedo immediatamente con i cambiamenti." Si allontana con un sopracciglio inarcato.

Martin si appoggia con le spalle al muro. Rimane per qualche minuto a testa bassa e con i pugni serrati. "Coraggio Martin. Hai un compito da portare a termine." Bussa alla porta di Blanche. "Cara...Posso entrare?"

"Certo...Tesoro" Alma gli apre con le guance colorite." Mi sembra di...recitare..." Mormora.
"Perchè?"
"Chiamarti tesoro...Dover fingere di...essere innamorata di te. Non so come...agire. Non so come...parlarti. Tua madre mi ha consigliato di imitare Ginevra. Devo litigare con te appena rimaniamo da soli?"

Martin si abbandona ad una lunga risata. " Ne avevo bisogno. Non sai da quanto non rido in questa maniera. " Nota il tremito delle sue labbra e vede le lacrime nei suoi occhi. " Rido di questa situazione. Non di te." La stringe fra le braccia. "Mi dispiace di averti coinvolto in questo pasticcio."
"Non importa."
"Comportati come sempre. Se ti sembra strano usare...parole affettuose...non farlo. Ecco. Rivolgimi uno sguardo simile in pubblico e sarai...perfetta."
Blanche sorride incerta. "Ti accontenti di poco."
"Godo della tua fiducia. E' molto per me." Sospira." Adesso asciugati le lacrime ed indossa un bel cappellino. Ti porto a visitare Palme...Pronta mademoiselle Eigner?"
"Sì...Martin." Si appoggia al suo braccio.

I passanti si inchinano al loro passaggio. Dietro di sè Alba sente sussurri e mormori.
"Per te signorina." Una ragazzina che vende fiori le porge un mazzolino di mughetti, che lei prende con un sorriso. Martin allunga una moneta alla piccola fioraia e le sussurra qualcosa all'orecchio. "Quelli da parte mia, questa da parte di Martin." Sfila un bocciolo di rosa rossa.
"Grazie." I loro occhi si incontrano per un lungo secondo e proseguono la passeggiata. " Non dovevi."

"E' vero che i mughetti sono i tuoi fiori preferiti?" Chiede Martin.
"Mi rammentano mia madre. Li...coltivava in un grande vaso...Quando ero bambina credevo che li facesse nascere solo per me."
"Invece dove vivevo io...spuntavano da soli...In certi posti il terreno ne era ricoperto." Ricorda a testa bassa.
"Perchè dici...era?"
"Qualche anno fa un capanno che sorgeva su quel terreno è stato divorato dalle fiamme...Ora le uniche piante che spuntano sono...ortiche."
"Peccato. Doveva essere un angolo molto bello."

Martin cambia discorso. "Di qui credo si vada al porto. Vuoi cambiare direzione?"
"Possiamo guardare le navi ormeggiate?" Si fermano ad osservare il traffico nel porto. "Hai mai provato il desiderio di salire su una di quelle e andare lontano? "Chiede Alba. "Scoprire cosa c'è dietro la linea dell'orizzonte..."

"Acqua...e un altro paese...Con uomini e donne uguali a quelli che hai lasciato qui. Cambia la lingua o il modo di vestirsi...ma il succo rimane lo stesso." Risponde Martin con una smorfia.
"Se dall'altra parte è come qui...perchè la gente continua a spostarsi?"
"Perchè la spinge la speranza di trovare quello che ha perso. "Il suo sguardo è fisso in un punto lontano. " Un motivo per...vivere. Un incentivo per provare a...cambiare il proprio destino. C'è chi continua a girare in eterno e c'è chi torna indietro."
Alma gli accarezza il braccio. Intuisce la sua tristezza. "Perchè?"
"Perchè dall'altra parte non ha trovato nulla di quello che cercava...Perchè ha capito che la sua vita è qui. Non cambierà il proprio destino ma potrà influenzare in meglio quello degli altri."

"Come con Andrew e Ginevra?"
Riprendono a camminare. "Quei due si amano da quando erano bambini. Avevano bisogno di una...spintarella. E' bastato far nascere un pizzico di gelosia...e le cose si sono sistemate per il meglio. Il tempo che hanno aspettato li ha resi più maturi e determinati...Anche se non si direbbe. Parlo di te. Ti ho osservato in questi giorni. Sei piena di dubbi. Ti stai pentendo della tua fuga. Ti chiedi se hai fatto bene o se era meglio tornare da tuo padre...Questa sera o domani ti presenterò una persona...Una delle tre donne che mi hanno fatto diventare l'uomo che sono."

"Sono solo tre? Credevo di più." Scherza Blanche.
Martin sorride. "Mia madre mi ha cresciuto. Lei ha trasformato il ragazzino incerto e confuso che ero in un giovane determinato a prendere in mano il proprio futuro."
"E la terza?" Lo vede tornare serio ed accarezzare il medaglione che pende dal suo panciotto.
"Ha accettato i miei errori."

"Perchè mi vuoi presentare questa donna?"
"Potrà consigliarti meglio di mia madre." Sospira. "Riconosco il suo tocco speciale."
"Mi hai incuriosito. Parlami di lei."

"E' per metà francese. Si chiama Olympia De Large..."
"La moglie del Generale De Large? L'eroe di guerra?"
" La sua vedova. Ero in collegio con i due figli più piccoli...Robert e Frederick...Sono stato loro ospite innumerevoli volte. Casa sua era sempre aperta per quei ragazzi che vivevano lontano dalle famiglie...Come me e Andy. La prima volta che mi ha incontrato ha capito che ero spaventato e quanta nostalgia di casa avevo. Mi ha preso in simpatia ed in seguito mi ha offerto la sua amicizia. Amicizia che dura ancora oggi. "L'afferra per le spalle. "Vorrei...Vorrei che diventasse anche amica tua."
"Le rivelerai la verità su di me?"

"Con lei non ho segreti." Alba vorrebbe continuare con le domande. " Torniamo. Ti ho imposto la mia presenza anche troppo a lungo."
"Perchè dici questo? Mi è piaciuta la nostra uscita." Abbassa gli occhi e diventa rossa. " Peccato che sia già...finita."
"Allora la rifaremo nei prossimi giorni. Al ricevimento hai detto che ami la musica...Alan, una sera, potrebbe suonare per noi."
"Anche tu suoni..."
"Mi stai chiedendo una...serenata?"Scherza." Guarda che ti accontento...Però dopo non ti lamentare." Intreccia le loro dita e le sfiora con le labbra.

"Signor Bernard?" Dave sporge la testa dallla sua camera.
"Sì Signor Gahan?"
"Credo ci sia stato un errore...Quell'abito non è mio." Indica con la mano il suo letto.
"Nessuno sbaglio. E' uno dei nuovi completi ordinati per lei dal Signor Giudice."
"Per ME?" Per saperne di più bussa alla sua porta.

Gli apre un'anziana domestica." Monsieur...est-ce que je peux vous aider?"
"Cerco il Giudice..." Balbetta Dave.
"Monsieur Martin? C'est en face..."
"Qui Dave...Rien Hortense. Il est pour moi." La donna si inchina e richiude.

"Andy lo sa che adesso dormi in camera sua?"
"E' il primo a cui l'ho detto. Meglio non rischiare visite inopportune. Piaciuti gli abiti nuovi?"
"ABITI? Più di uno?"
"Siete i miei assistenti...Dove vado io...venite voi. Vi ci vuole un guardaroba adatto. Per questa sera ti consiglierei il vestito che avevi quel giorno al convento. Elegante, mi raccomando."
Dave torna in camera instupidito. " Elegante? Per andare...alla Luna Rossa??"

Martin è quasi pronto quando sua madre entra senza bussare. "Posso chiederti perchè ti sei trasferito qui?"
"La camera che avevi scelto è la più bella. Servirà per una mia ospite."
"Chi?"
"Un'amica...di vecchia data." Si aggiusta il complicato nodo della cravatta guardandosi nello specchio.

"Ti chiedo di nuovo...Chi è?" Insiste.
"Ti ho già risposto. Una gradita ospite. Una cara amica." Apre la porta.
"MARTIN!!"
"BUONA NOTTE MAMMA!"

Dave conduce Martin dietro l'albergo in cui alloggiava Stone. Attraversano un vicolo oscuro; l'odore di carne arrostita indica che si trovano dietro le cucine. Più avanti apre un'altra porta; è l'entrata posteriore della grande bottega di vini accando alla locanda. Si fanno strada tra la rumorosa folla di clienti fino all'ingresso principale, poi lo conduce attraverso un intrico di stradine e vicoli, prima a sinistra, poi a destra.

"Per essere la prima volta che vieni a Palme ti sai orientare niente male."
"Leggo i segni." Con il dito sfiora uno strano graffio sul muro.
"Ricorda un simbolo degli zingari." Mormora mentre abbassa la testa per osservarlo più attentamente.
"Si basano su quelli." Lo squadra curioso. " Sai leggere i segnali degli zingari?"

"I più semplici. Ricordi della vita in campagna." Alza la testa e rimane in ascolto. "Ci hanno visto e ci staranno aspettando. Andiamo?"
Dave indica l'unica finestra illuminata all'altro capo del viottolo. "Quella è la Locanda della Luna Rossa."

Si dirigono verso la casa; un vecchio edificio su due piani. Dalla finestra illuminata giungono voci aspre. Quando Dave bussa alla porta, il mormorio all'interno smette bruscamente. Lo spioncino viene aperto ed una voce rauca chiede: "Chi è?"
"Il Giudice Gore ed uno dei suoi aiutanti. " Risponde a voce alta Martin.

Ascoltano il rumore della sbarra che viene tolta. Un uomo avvolto in un grembiale sudicio li fa entrare in una grande sala dal soffitto basso fiocamente illuminata da un' unica lampada. Quattro uomini che stanno giocando a carte li occhieggiano.
"E' proprio il nuovo giudice." Mormorano. Gli altri li osservano in silenzio.

Martin si dirige senza esitazioni verso un uomo alto, il viso magro ed allungato. Davanti a lui un grande piatto da cui proviene un forte odore di aglio.
"Posso sedermi?" Chiede gentilmente. L'uomo gli indica una sedia e continua a mangiare. "Sei tu il Caporale?"

"Cosa te lo fa pensare?"
"Il posto in cui siedi. D'angolo...così hai le spalle coperte e puoi controllare le porte. Permetti che Dave si unisca a noi?"
L'altro annuisce. " A che debbo l'onore della tua presenza in ghingheri?"

"Fra...colleghi...si usa fare una visita di cortesia...Per...presentarsi. Ho deciso di fare io il primo passo." Martin si dondola con la sedia. Dave ascolta stupito.
"Colleghi??" L'altro smette di mangiare.
"Tu mantieni l'ordine nella tua comunità...Io ci provo nella mia."

L'uomo scoppia in una rumorosa risata. " Spassoso. Veramente spassoso. Due porzioni per i miei...nuovi amici."
"Grazie...ma siamo costretti a rifiutare. Les escargots...sono deliziose...Ma non quando due signore ci aspettano."
Il Caporale si sporge in avanti. " Occhi blu è schizzinosa?"
"Chi ha parlato di lei?" Replica Martin con un sorrisetto.
"Allora meglio non farle aspettare. Cosa vuoi?" Chiede spostando il piatto con occhi sospettosi.

Martin si guarda attorno. "Hai messo su una redditizia attività. Peccato che sarai COSTRETTO a chiuderla. I militari non sono teneri con gente come voi."
" I MILITARI? Noi non abbiamo niente a che fare con quella stupida aggressione." Protesta un uomo alle sue spalle.
"Oh quello! Già dimenticato..." Dave annuisce." Parlo di quello che è successo PRIMA e continua a succedere in questo istante...Proprio sotto il tuo naso."

"QUALCUNO DI VOI DISGRAZIATI CAPISCE DI CHE DIAVOLO PARLA??" Urla il Caporale con quando fiato ha in gola. " Sono passato sotto le grinfie di quelle carogne e non ci tengo a ripetere l'esperienza." I presenti si affrettano a negare con veemenza.
"Dubito che ne sappiano più di te. Ma tra loro potrebbero esserci le prossime vittime." Dopo queste parole nel locale regna un pesante silenzio.

"A dormire voi." Ordina deciso il capo. Gli obbediscono docilmente. "Giudice. SPIEGATI."
"Esiste una banda che contrabbanda oro...ed elimina spietatamente chiunque si metta sulla sua strada..."
"Esempio?"
"Il Giudice Kessler, Rufus Plain e...suppongo...alcuni dei tuoi uomini. Come quello che adesso si trova su uno dei tavoli di marmo dell'obitorio."
"Non è uno dei miei...Era un irregolare...Un po' come lui una volta." Indica Dave." Uno di...passaggio."

"Ma ci sono state sparizioni fra i clienti di questo posto. Non pretendo una risposta, sono fatti tuoi. Ti chiedo: Vuoi darmi una mano a fermarli?"
"Niente militari?"
"Niente militari. Niente uomini del Tesoro. " Martin tende la mano.

L'altro la stringe. "Cosa dovo fare?"
"Usare i mendicanti per sorvegliare alcune case e i suoi abitanti." Con la mano gli allunga un foglietto piegato.

"Sei furbo. Nessuno nota i mendicanti. Gli invisibili." Mormora colpito Dave.
"Devono inoltre proteggere la casa in cui vive Abigail Morgan. Se notano qualcuno che si interessa troppo a lei..."
"Scopriranno chi è e dove abita... Che ci guadagno?"
"Farai bella figura con i tuoi clienti e...i miei uomini fingeranno di guardare da un'altra parte...per tre mesi."
"Un anno." Respinge il foglio.
"Potrei non essere più qui...Quattro mesi." Lo rimanda verso l'altro.
"Sei..."

"D'accordo per sei mesi. Ma niente di grave...Nè rapine nè aggressioni." Punta deciso un dito contro il Caporale.
"Niente sangue, niente violenza. Hai la mia parola. Vi apro la porta." Intasca il foglietto.

"Buonasera Caporale."
"Buonanotte Giudice. Dave..."

"Non riesco a crederci. " Scuote la testa e ridacchia." Siamo fuori dalla Luna Rossa...Tutti interi...E abbiamo l'aiuto del Caporale... Ma come ti è venuta in mente l'dea di usare i mendicanti?"
"Un libro di storia...e i ricordi di un vecchio giudice." Ritornano verso il tribunale ma questa volta lungo le strade affolllate di passanti.

"Cosa sono Le...escargò?"
"Volevi assaggiarle? Ordinerò al cuoco di prepararle. Sono lumache cotte in una salsa di aglio e prezzemolo."
"Lumache?? Vuoi dire...quelle che strisciano...con le corna e un guscio?" La sua espressione di disgusto fa sorridere Martin.

" Le ho assaggiate in Francia. Non sono male." Si annusa un braccio. "Saremo costretti a bruciare questi vestiti. Non c'è modo di togliere questa puzza. Il signor Bernard ci starà aspettando con l'acqua calda per il bagno."

Infatti nello stanzone dove ci sono i lavatoi trovano un calderone pieno di acqua bollente, asciugamani e abiti di ricambio. Dopo aver salutato Dave Martin apre la porta della sua camera. Fissa un angolo con un ampio sorriso. "Perchè no?"

Le note di una chitarra che si alzano nel silenzio attirano Ginevra e Blanche alla finestra. Una voce si leva nel buio.
" Questa voce...E' MARTIN! Riconosci la canzone?"
"Sì...E' una ninna nanna..." Mormora. " Ma è diversa da come la ricordavo...e...le parole...E' una...serenata! Per me?"
"Andrew non ha certo di queste idee..." Sospira l'amica. " Lui mi regala dei dolci...che di solito si mangia subito dopo."
"Ma ti ama...Martin finge..." Sussurra sconsolata.
"Ha cantato per te. Sono anni che non lo fa...Nemmeno per sua madre."
"OH!" Rimane a lungo sveglia a porsi mille domande.
Martin riappende la chitarra e si butta sul letto.

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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***



Le tre donne si incontrano a colazione. Sole.

"Signor Bernard sa dove sono andati?"
"Ad una cerimonia funebre, signora. Mi hanno ordinato di servire la colazione dopo il loro rientro." Risponde porgendole rispettosamente la teiera.

"L'ospite di mio figlio...è arrivata?"
"No signora. Sono arrivati parte dei suoi bagagli ieri sera e la sua cameriera personale ha provveduto a sistemarli." Si china verso di lei. " Il signor Giudice questa mattina ha raccolto personalmente i fiori per la camera di Madame De Large." Le bisbiglia.

"Madame De Large...Olympia De Large?"
"Si Signora Gore. Martin mi ha detto che è stato compagno di collegio dei figli." Stranamente si sente riluttante a rivelare il resto della sua conversazione e preferisce tacere.

" Ti ringrazio. Questa mattina doppiamente. Per l'informazione e per...questa notte. Ho risentito la voce di mio figlio. Ha cantato di nuovo...anche se non per me." La donna giocherella con il cibo.
"Non ho fatto niente. Credevo scherzasse quando ha parlato di serenata." Controlla che non ci siano orecchie indiscrete. "Prende sul serio questa finzione...Il nostro...fidanzamento..."
"Credi?"

Nello stesso istante Martin, Alan e gli altri guardano calare la bara di Jasmine.

"Grazie per essere rimasti..." Mormora Alan buttando un fiore nella tomba.
"Nessuno dovrebbe essere lasciato solo in un momento come questo." Martin gli appoggia una mano sulla spalla.
"...e per aver scelto l'iscrizione della lapide." Legge sulla lastra di pietra depositata accanto. "Dolce Gesù ricordatevi della Maddalena. E'...insolita."
"Rimembranze della mia permanenza a Londra. Andiamo...Prendetevi la giornata libera."

"Tutti e tre?" Chiede Dave.
"Anche il personale non strettamente necessario. In memoria del povero Stone e di Rufus Plain." Cerca di trattenere inutilmente uno sbadiglio.

"Qualcuno dovrebbe DORMIRE la notte e non mettersi a cantare..." Lo rimprovera burbero Andy.
"Qualcuno dovrebbe rimettersi a suonare e non limitarsi a regalare dolci. Si mette su peso, sai?" Martin è pronto a rimbeccarlo. Scoppiano entrambi in una risata. Alan e Dave tirano un sospiro di sollievo.

"Quando ho sentito la tua voce...credevo di sognare. Pensavo intendessi smettere."
"Ieri sera mi è tornata la voglia e ho scelto quella ninna nanna perchè...perchè..." Sprofonda le mani nelle tasche. " Non lo so. E' la prima cosa che mi è venuta in mente."

All'improvviso lo vedono affrettare il passo. Una carrozza sta entrando nel cortile. Martin apre lo sportello con un sorriso felice.
"Olympia...Ma chére...Bienvenue!!"
Una donna si sporge verso di lui. Un viso bellissimo; due grandi occhi di un blu intenso, forse un po' tristi; una bocca carnosa socchiusa e lievemente imbronciata. "Martin..."

"Madame...De...Lange??" Andy è rimasto a bocca aperta. Un sorriso ebete fisso sul viso.
Dave gli allunga una gomitata." Ginevra è alla finestra e ti sta guardando."
"Eh? Ah...sì...sì..." Ripete continuando a fissare la donna.
"Andy...GINEVRA" Al grido di Alan si scuote.

"Dove...Dov'è?" Si guarda attorno.
"Era alla finestra. Amico sei nei guai." Gli risponde con una risata. " Chi è quel bocconcino?"
"La madre di due nostri compagni di scuola."
"Avrà trent'anni!!" Esclama Dave.
"Ne ha quarantaquattro. Come lo so? Il suo compleanno cade lo stesso giorno di quello di Martin e ha quattordici anni più di lui. Si scambiano regali e festeggiano insieme."

"Benvenuta a Palme. Ti accompagno nella tua camera?"
"Preferirei visitare il tuo...regno." Risponde con voce calda e sfoggiando un leggero accento. " Credo che prima di tutto dovresti presentarmi parenti e amici. Ricordati le buone maniere, mon petit chou."
"Solo se non ti senti stanca..." Lei gli sfiora il braccio in una muta risposta. " Come vuoi." Si avviano verso casa. "Il primo non ha bisogno di presentazioni..."

" Andrew..." La donna stringe la mano di Fletch. " Felice di rivederti."
"Madame De Large...Olympia..." Quasi balbetta dall'emozione.

"Il mio aiutante e amico più giovane...David Gahan."
"Monsieur Gahan..."
"...e lui è Alan Wilder..."
"Signor Wilder." I due si inchinano.
"Il resto della mia...tribù sono..." Guarda l'orologio. "...Ancora a colazione. Vuoi unirti a noi?"
"Prenderei volentieri una tazza di the."

Quando entrano nella sala le tre donne si alzano in piedi. Olympia è studiata e valutata con un solo colpo d'occhio. Dal vestito blu scuro dall'apparente linea semplicissima che indossa, alla spilla d'oro che chiude discretamente la scollatura.
"Posso presentarvi la Signora Olympia De Large? Mia Madre...Ginevra, la fidanzata di Andrew ed infine..." Martin si interrompe un attimo." La mia fidanzata...Alba Eigner."
"Lieta di fare la vostra conoscenza." Si toglie il cappellino. " Hortense..." La cameriera lo prende con delicatezza e si allontana. Si ravvia i capelli biondi, legati in un semplice e basso chignon.
Martin, nel frattempo, traffica con teiere e tazze. " Il tuo the...Niente zucchero ed un velo di latte."
Lei lo ringrazia con un sorriso. " E tu? Niente caffè? Ma prego...continuate."
Il maggiordomo ed un cameriere servono altre vivande e la colazione ha inizio.

"Come sta Robert? Si trova bene negli Stati Uniti?"
"Benissimo. Ho assistito alle sue nozze."
"A Boston?
"Nella sede della nostra ambasciata... Sua moglie è figlia di uno degli addetti britannici."

"Ormai è un diplomatico fatto e rifinito." Commenta Andy.
"Ha scelto liberamente la sua strada...come Frederick."

"Sa che non riesco ancora a credere che abbia preso i voti? Se ripenso a quello che combinava in collegio..." Andy e Martin ridacchiano.
Olympia scuote la testa divertita. " Ha passato più tempo in punizione che in aula...Gli unici che lasciava in pace eravate voi due."

"Erano pochi quelli che se la prendevano con Martin."
" A te PIACEVA fare a pugni..." Replica l'amico.

"Perchè ti evitavano?" Domanda curiosa sua madre.
" Nessuno litiga con il campione di scherma dell'intero colllegio." Risponde Olympia. " L'unico che ci ha provato è stato Karl."
" Non gli piacevo." Lui e Fletch si scambiano un'occhiata espressiva.
"Erano poche le persone che andavano a genio a mio figlio." Olympia fissa il contenuto della tazza.

" Madame De Large..."
"Chiamatemi Olympia..."
"Posso chiederle quanti figli ha?" Domanda Gy che per tutto il tempo ha fulminato con gli occhi il povero Andy.

" Ne ho avuti tre. Karl...che avrebbe un anno meno di Martin. Frederick, che ne ha ventisette e Robert, di venticinque."
"Karl De Large è stato uno dei nostri primi caduti." Ricorda sottovoce Alan.
Olympia conferma con un cenno. " La dinastia militare dei De Large è finita."
"Per fortuna." Sussurra Martin a testa china. Solo Alan raccoglie le sue parole. "Nella tua lettera non mi hai spiegato perchè sei sbarcata a Palme."

"Per Frederick. Sarà il nuovo abate del convento."
" Frederick QUI?" Martin è impallidito. "Quando?"
"Una settimana...Forse meno. La sua nomina è già ufficiale."

" SIGNOR BERNARD!!" Al suo grido di richiamo risponde un esterefatto maggiordomo. " Prepari un alloggio per il nuovo abate ed il suo seguito. Tu scrivigli che sarà mio ospite." Ordina brusco.
Tra i due avviene un intenso scambio di sguardi. " Va bene." Cede rimissiva.

"Carta e calamaio...Alan porterai il messaggio al distretto militare. E' l'ultima tappa prima di Palme e la riceverà sicuramente...Perchè non me l'hai detto subito? Mi resta poco tempo. Devo fare in fretta." Si alza e si dirige verso il giardino. "Vado nel mio ufficio e non voglio essere disturbato."
"Qualcosa mi dice che...non abbiamo più la giornata libera." Andy si avvicina a Grainne e le bacia la guancia. " Mi dispiace tanto, tesoro."
Anche Dave è in piedi. " Mi conviene andare a prendere Abby."

Olympia li saluta appena, intenta a scrivere. " Sig. Wilder...a lei. Ne ho fatto due copie."
"Grazie Madame...Buona idea. A più tardi...Signore, Signorine."

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Capitolo 20
*** Capitolo 20 ***


Capitolo 20

"Eccoci qua...Un'altra volta da sole. Del the Olympia?"
"Una tazza mi basta signora Gore."
"Pamela...ti prego."
"Pamela. Siamo sicure che le loro non siano...scuse?" Le rispondono con una risata a cui si unisce.
" Sarebbe tipico di quei due mascalzoni." Ammette Ginevra.

"Adesso che siamo solo noi...Posso chiedere ad Alba...Qual'è il tuo vero nome? So per certo che non esiste nessuna Alba Eigner." Olympia si sporge verso Blanche. Con un sorriso le dimostra la sua simpatia. " Quando sono partita si vedeva..." Si porta l'indice alla bocca. "...Con la giovane vedova del suo camiciaio. E poi c'era quella cantante che pretendeva a tutti i costi una nuova aria. No. Lei no. Bella donna, ma un pessimo carattere. " Rabbrividisce.

Le tre donne la fissano a bocca aperta. " Conosco bene la vita privata di Martin. " Spiega sorridente. "Tra noi non ci sono segreti. " Sfiora con la mano un ginocchio di Pamela. " Segreti che resteranno tali."
"Andiamo nel salottino azzurro. Ti spiegheremo ogni cosa."

Quando Dave entra nell'ufficio di Martin lo riconosce a stento. Oltre alla sua scrivania sono stati aggiunti un paio di tavoli, coperti di fogli, e le mappe trovate o disegnate da Alan sono appese ai muri. Martin passa da un foglio all'altro leggendo od annotando poche parole. Andy fa avanti e indietro dagli archivi.

"Dave...giusto te! Accompagnami dove avete assistito a quel delitto."
"Ti abbiamo già raccontato quanto ci ricordavamo..." Fletch scuote la testa e con le labbra sillaba Accontentalo.
"Voglio vedere quei posti con i miei occhi...Siete usciti da qui e dove siete andati?"

Dave lo precede. "Eravamo stanchi ed affamati. Avevamo finito di dare una bella ripassata ad agenti e alle guardie...Siamo entrati in quel locale. Il padrone è un exmilitare che conosce Alan...Abbiamo mangiato, bevuto e ascoltato le sue chiacchiere. Dopo siamo usciti per visitare la città." Ripercorrono la strada di quella sera." Immaginatela con la nebbia...in banchi. Ci siamo persi. Niente negozi, ma muri. Dalla confusione al silenzio quasi assoluto."

Martin si guarda attorno e nota un agente che scatta sull'attenti. "Villa Henriksen. Bella casa."
"Sospetti di lui?"
"Mi piacerebbe. E' arrogante...Usa le persone come marionette...ma non è un assassino. Perderebbe troppo."

Dave guarda con ammirazione l'imponente costruzione. "E'...solida. Adatta ad ospitare una famiglia...Più generazioni della stessa famiglia."
"Petrus Henriksen è il terzo ad occuparsi della costruzione di navi. Prima c'era suo padre e prima ancora suo nonno. Non è il tipo che butta all'aria il lavoro di tre generazioni. Poi?"
"Abbiamo attraversato il ponte e seguito il canale, sperando di intravedere qualche locale illuminato...invece..."

"Con la nebbia e di notte dovevate vedere poco."
"Infatti è stato...come un lampo...La nebbia è sparita di colpo. La scena di quel corpo sulla barella...La violenza di quei colpi...Roba da mettere i brividi." E' impallidito a quel ricordo.
Martin annuisce. "Avete corso verso il ponte e siete arrivati dall'altra parte..."
"Alan ha trovato delle tracce. Io mi sono calato in acqua, ma non c'era niente." Gli mostra il punto.

"Chiudi gli occhi e cerca di rivivere quel momento." Dave esegue. " E' buio...la nebbia ovatta i rumori...Ecco. Si è diradata. Cosa vedi?" Aspetta trepidante.
"Quattro uomini che trasportano una lettiga..."
"Li distingui?"
"Sono confusi...Non ci riesco." Lo guarda dispiaciuto.
"Richiudi gli occhi. Ripensa alla barella...Al malato...Perchè malato?"
"E' un corpo immobile...La sua posizione."
"Lo vedi bene?"
"E' coperto da un lenzuolo...o qualcosa di chiaro."
"Un lenzuolo. Non una coperta?"
"No. Aderiva alle gambe...Ai piedi."
"Hai notato il viso?...Come teneva le braccia...le mani?"
Dave stringe gli occhi e corruga la fronte. "Credo...No...Niente da fare."

"Non importa. Sei sceso in acqua. C'era corrente?" Si china a scrutare le acque torbide del canale.
"Poca. Ma con le chiuse questo non vuol dire...Il fondo in certi punti era viscido. C'erano solo dei blocchi...delle roccie...Delle pietre."
"Come sul fondo di un torrente?"
"Era diverso. Non erano lisce ed arrotondate ma...grezze...ruvide..."
"Blocchi di pietre...Squadrate come quelle delle strade?"
"PIù come...Grossi pezzi di mattoni. " Scuote la testa. Non sa come fargli capire. "Ma non erano mattoni. Di questo sono sicuro."

"Va bene così. Guarda! Quello è il Sig. Hooker."
" Deve essere casa sua. Strano. Mi aspettavo di meglio."
"La sua ricchezza è più recente."
"E' più venuto a chiedere notizie di Blanche?"
"Nè lui nè suo padre. Dopo cosa avete fatto?"

"Si è messo a piovere. Alan si è rifugiato sotto un balcone...un portico...Avevo freddo e siamo entrati in quel locale. Troppo di lusso per come eravamo vestiti. Ci hanno fatto sentire a disagio."
"Vediamo come ci accolgono." Spinge la porta deciso.

Il cameriere li squadra diffidente. " Il locale è al completo." La sala è quasi del tutto vuota. "Ha prenotato...Signor?"
"Gore." Il cameriere si inchina appena." No, non l'ho fatto. Se non avete posto vorrà dire che pranzeremo in un altro ristorante. Vieni Dave."
"E' un onore avere come gradito ospite il nostro magistato...Il ragazzo si è confuso." Il padrone lo spinge via. " Posso permettermi di consigliarvi la specialità del ristorante? Granchi ripieni. Abbiamo anche dell'ottima cacciagione..."
"Un' altra volta." Taglia corto Martin. " Un semplice piatto freddo.Salumi...formaggi... sottaceti e del pane. Da bere della birra. Per due. Dov'eri seduto quella sera?"

"A quel tavolo. Ci ha invitato un certo Jonathan Mills...Un bel tipo."
"Il sig. Mills è un cliente...insolito. Se non fosse l'amministratore del Sig. Henriksen..." Bisbiglia il cameriere servendoli.
"Questo non me l'avevate detto!" Esclama. "Ricordo che, secondo te, non era così ubriaco come sembrava."

"L'avevo dimenticato. Appena entrati ci ha subito presi per quello che eravamo...prima del tuo incontro...E poi...Sulla barca...Ha capito per primo quello che stavano facendo a Jasmine."
"E' lui che vi ha portato su quella chiatta?"
"E' un cliente abituale. Si incontra con un certo...King...Sam King...Mi sembra."

"Ho già letto questo nome." Bisbiglia pensieroso. " Su un documento. Mangiamo. Chiederò ad Andy...e dovrò interrogare Blanche..." Ne sembra dispiaciuto.
Dave lo serve e poi comincia a mangiare. " Ti piace quella ragazza?"
" Tu che ne pensi di Abigail?" Gli risponde.
"Non sono il tipo adatto per lei." E' la sua secca risposta.

"Hortense...S'il vous plait...Appelez Madame Olympia pour moi. En silence." Ordina a bassa voce Martin all'anziana cameriera. Lei si inchina ed entra nel salottine dove le quattro donne sono chiude da ore.

Olympia ne esce quasi subito. "Vedrai come sarà bella la tua Alba con i miei vestiti. Con pochi punti sembreranno fatti su misura."
"Ma chère..ho da chiederti un grande favore...Un sacrificio."
"Per te...tutto."
"Vorrei che le raccontassi la tua vita." I loro occhi si parlano. " Ogni cosa. Dal giorno del tuo primo incontro con Gerard...a quello che successo dopo la nascita di Robert." Lei ondeggia e lui le stringe la mano per incoraggiarla.

"Compresa la parte...su di te?"
"Non credo sia necessario. Potresti avere degli ascoltatori."

"Posso chiederti il perchè? Sai quanto mi costa..." Mormora con voce fievole.
"Conosco la tua forza d'animo. Ti...prego..."
Olympia gli accarezza il viso. "Se per te è importante..."
"Insegnale ad essere forte. Ne avrà bisogno presto...Puoi dirle che l'aspetto, più tardi, in biblioteca?" Le sfiora la mano con un bacio. "Grazie."

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Capitolo 21
*** Capitolo 21 ***


Capitolo 21

"Alba? Puoi accompagnarmi in camera? Vorrei farti provare degli orecchini adatti al vestito blu." Dice aprendole la porta con un sorriso.

"Ti stanno bene. " Alba si ammira lusingata nello specchio. "Sembrano fare coppia con il tuo anello."
"E' di Martin."

"Sapevo della sua esistenza, ma non l'avevo mai visto...Blanche, ti ho portato qui dietro sua precisa richiesta. Siediti vicino a me. Sai quanti anni ho?"
"Me lo sono chiesta...Se il tuo primogenito avrebbe quasi l'età di..."
Olympia l'interrompe. "I prossimi saranno quarantaquattro. Al compimento dei quattordici mi sono sposata e a quello dei quindici ero già madre."
"Qua...Quattordici??"

"Lascia che ti racconti. Come è evidente sono francese. I miei genitori sono stati tra gli ultimi ghigliottinati durante il Terrore. Io fui affidata alla sorella di mio padre, che viveva in questo paese. Per lei...per la sua famiglia ero...un peso e mi hanno rinchiusa in un convento. Non sono stati brutti anni. Le suore erano buone con me. Quando avevo tredici anni hanno chiesto a mia zia come dovevano regolarsi per il mio futuro perchè ritenevano che non fossi adatta alla vita religiosa. Mia zia mi mise...sul mercato."
Blanche, sgomenta, ascolta Olympia che continua con occhi persi.

"Poche settimane dopo mi presentarono un giovane ufficiale. Aveva sedici anni più di me...Gerard De Large...Era alto, aitante, bello...Per farti capire, una via di mezzo tra Dave ed Alan, ma biondo...Era gentile, educato, rispettoso..." Olympia guarda la sua fede. " Sembrava avere tutte le qualità. Ci sposammo. Nove mesi più tardi è nato mio figlio Karl... Volevo chiamarlo Charles, come mio padre, ma...Poche settimane dopo me lo portarono via." Blanche le stringe la mano. "Mia suocera e mio marito mi ritenevano troppo giovane per essere una buona madre...ma non abbastanza per metterne al mondo altri due. Posso...Posso avere un sorso d'acqua? "

Beve dal bicchiere che l'altra le porge.
"Scusa se affronto un argomento scabroso. Tra me e Gerard c'era...poca intimità. Lui..." Esita. "...entrava nel mio letto una volta la settimana. Credevo fosse così per tutte le coppie. Ho scoperto la verità nel modo più orribile. Dopo la nascita di Robert mi ha comunicato freddamente che non intendeva più farlo. Aveva obbedito ad un ordine della sua famiglia: sposare la donna...giusta...Di buona famiglia, con una ricca dote e... Avere da lei dei figli...maschi. Però non mi amava. Non provava NIENTE per me...Aveva un'altra ed era lei che voleva accanto. ME L'HA PORTATA IN CASA!" Nella sua voce Blanche percepisce dolore e rancore. " Era più vecchia, meno bella, meno istruita di me ma era con lei che dormiva tutte le notti. Aveva perfino un altro figlio...più grande del mio Karl."
"Cos'hai fatto? L'hai lasciato?"

"Credi che mi fosse possibile? ERO UNA SUA PROPRIETA'!! E poi dove potevo andare? Da chi? Con che denaro? Mi ha salvato l' orgoglio. Voleva essere libero? Mi stava bene. Io rivolevo i miei figli...Educarli alla mia maniera...Vederli crescere non come dei De Large. Per Karl era troppo tardi. Era già identico a suo padre. Ma esisteva ancora una speranza per Frederick e per il piccolo Robert. Lo costrinsi ad accettare. Ero importante per la sua carriera. Per cinque anni finsi di essere una moglie realizzata, poi...conobbi un uomo. Un giudice in pensione. Mi fece capire che quello non era vivere."
"E' stato il tuo amante?"

Olympia nega con un sorriso. " Si riteneva troppo vecchio ma mi diede la spinta per cambiare. Karl era entrato in un collegio vicino a casa. Spesso incontravo uno dei suoi insegnanti e...mi innamorai. Per la prima volta. Con lui ho scoperto l'amore...sotto ogni aspetto. Anche quello...fisico. Quello che con Gerard era uno sgradevole dovere...con lui era...passione."
"Hai fatto bene."

"Blanche...Blanche...Dopo di lui ci sono stati altri e non sempre ne ero... innamorata. Era la mia maniera di vendicarmi." Le afferra le mani. " Non ti ridurre come me. Io non ho avuto scelta. Ero giovane, ingenua. Non ascoltare chi ti dice che l'amore verrà dopo...Con il tempo... NON E' VERO! Prendi esempio da Ginevra. Se vuoi avere l'uomo che ami e che ti ama...Combatti...Non ti arrendere..."
Blanche è stupita.
"Ricordo come Andy balbettata e arrossiva parlando di lei. Metteva...tenerezza. Perchè tutto questo tempo sprecato? Per la gente e la paura dei pettegolezzi. Lei è figlia di un medico...stimato, facoltoso; mentre il padre di Andy è l'intendente della famiglia Gore...onesto, prudente, economo, ma..."
"Non ricco." Mormora Blanche.
" Martin l'ha chiamato al suo fianco. Gli ha fatto conoscere il mondo. Ora gode di una posizione...potremmo dire...invidiabile e il suo matrimonio..."
"E' accettabile."
"Esatto. Anche da chi le consigliava di scegliere un partito migliore.."
"Pamela...La signora Gore."
"Ha dovuto convenire che la sua è stata una scelta oculata."
"Cosa ne pensi del fatto che non abbiano..."
"Perso tempo? E' una questione che riguarda esclusivamente loro due."

Blanche si toglie gli orecchini. Olympia con la mano le chiude il pugno. "Prendili...A me non servono."
"Olympia...Sai per chi era questo anello? L'hai conosciuta?"
"Sì. So per chi era, ma l'ho conosciuta solo attraverso le sue parole...I suoi ricordi...Vai da lui...Ti aspetta in biblioteca."

La guarda avviarsi incerta e la rincuora con un sorriso. Sorriso che svanisce appena rimasta sola. Artiglia il bracciolo della poltrona con una smorfia di dolore.
"Madame!" Hortense estrae un flaconcino da una tasca della gonna e ne versa poche gocce tra le labbra violacee della sua padrona.


"Avanti." Martin solleva appena gli occhi dal foglio che sta leggendo." Alba...Avevo giusto bisogno di una sosta." Chiude con attenzione porte e finestre. "Blanche devo porti delle domande precise su tuo padre..."

"Sul Dott. Morse. Mio padre è morto il giorno che mi ha ordinato di andare a Casa Hooker...Era questo quello che volevi ottenere facendomi parlare con Olympia?"
"Sì. Accomodati. Tuo...Il Dott. Morse mi ha detto che tu ti occupavi dei conti di casa. Sai esattamente quant'è la sua rendita?"

"Ha una discreta pensione e in più ci sono i proventi dei terreni. Un tempo dava lezioni private. Prima del nostro trasferimento credevo fosse sufficiente. Qui mi sono resa conto che non era così. Mio padre non s'intende di agricoltura. Riusciamo...Riesce appena a mantenere le apparenze."
"Se vendesse parte del terreno..."
"Non può. La proprietà non è frazionabile. E' come..."
"Se l'avesse in prestito. Può vendere solo quello che è stato eventualmente acquistato con i proventi...E' come avere un capitale, ma poter spendere solo gli interessi. Alla sua morte?"
"Passerà ad un cugino."

"Come pensa di vivere in città?"
"Con la pensione e la cifra promessagli da Hooker."
"Tua madre aveva una dote?"
"Sì. Spesa. Restavano alcuni gioielli. Li ho nascosti nella cappella...Hanno poco valore...Ma sono tutto quello che mi è resta di lei."
"Andremo a recuperarli. Te lo prometto...Il capanno costruito sugli alberi. Chi lo usa?"
"Esiste ancora? Nessuno. Ci giocava mio fratello."

"Tuo padre va a caccia?" Martin continua ad annotare le risposte.
"Non riesce neanche a tirare il collo ad una gallina."
"Come passa il tempo allora?"
"Lavora nel suo studio, a cosa non so, e si diverta a passeggiare."
"Usa un bastone o...qualcosa di simile?"
"No. La ritiene roba da...damerini."

"Una curiosità personale...Quando sono andato da lui mi ha ricevuto in quello che ritengo sia il suo studio. Ci sono scaffali simili a questi...ma in maggioranza vuoti. Che fine hanno fatto i libri?"
"Vorrei saperlo. Credo che li abbia venduti. Mi ha detto che una parte erano dal rilegatore...ma non ne è mai tornato indietro nemmeno uno. L'ho visto spedire dei pacchi. Dalla forma e dal peso direi che si trattava appunto di libri."
"Gli hai mai rivolto delle domande?"
"Mi ha risposto che non mi doveva interessare. I libri erano i suoi e ne faceva quello che voleva."
"Dove li spediva?"
"Alla capitale. Conosci il Prof. Morel?"
"L'uomo più distratto di questo mondo. Le spedizioni avvengono ancora?"
"Hai visto gli scaffali. No. E' da qualche mese che il corriere non passa."

"Tuo padre conosceva Rufus Plain?"
"Lo detestava. Specialmente da quando si era permesso di chiedergli di vendergli o affittargli il frutteto accanto alla sua fattoria."
"Un' ultima domanda...Dove ha conosciuto Mark Hooker?"
"Al convento...durante..."
"SI'!! LO SAPEVO!!" Martin l'afferra e le scocca un bacio. " Sei una donna stupenda! Andy, Dave...Ma dove diavolo sono quando mi servono? ANDY...DAVE..." Grida dalla porta finestra.

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Capitolo 22
*** Capitolo 22 ***



Capitolo 22



"Sì Martin?" Dave arriva affannato.
"Dov' è Andy?"
"In archivio. Tra documenti pieni di polvere. Se ascolti bene sentirai i suoi starnuti anche da qui." Infatti ne sentono uno violentissimo.
"Ginevra non mi rivolgerà la parola per settimane. Andiamo a dargli una mano." Si precipita fuori.

"Che gli succede? Non l'ho mai visto agitato."
Blanche allarga le braccia. "Ne so quanto te."
Dave lo insegue.

"Aspetta. Perchè Abby sta insegnando a mia madre ad usare..." Indica con il dito. "Quello strano strumento?"
Dave osserva i movimenti della donna. "Sta insegnando come recuperare gli avanzi delle candele. Prima li ha sciolti in quel pentolino...Deve fare attenzione a che non prendano fuoco...Intanto ha preparato gli stoppini in quegli stampi..." Inizia a spiegargli.
"Stampi?"
"Quei pezzi di legno sono cavi e...verranno riempiti di cera fusa...Quando sarà indurita si aprono e se ne estrae una nuova candela...Come quella che Ginevra ha in mano."

Martin si avvicina per osservare il provedimento.
"Mia madre ne usava uno in gesso...Poteva ricavarci quattro candele per volta. " Sta dicendo Abby.
"Gesso?"
" L'aveva fatto mio padre...Aveva realizzato un...calco...e poi..." Si interrompe e interroga con un'occhiata Dave che alza le spalle perplesso.

"Stampo...Gesso...Calco..." Martin ripete quelle parole due o tre volte concentrato e poi un largo sorriso gli appare sul viso. "Dave?"
"Sono qui." Risponde allarmato dal suo strano comportamento.
"Dai un bacio ad Abigail. Se lo merita." Prosegue verso il suo ufficio lasciandosi dietro due persone trasecolate.

Dave non solleva lo sguardo da terra. "Abby..."
"Signor Gahan...Non dica UNA SOLA PAROLA! So benissimo quanto le costa fingere questa nostra...amicizia. Non vedo l'ora di potermene andare e toglierle questo fastidio." Con un cenno secco si congeda e rientra in casa.
"DAVE! Voi...MASCHI!!" Ginevra lo guarda come se fosse un rifiuto. "Ciechi...Sordi... e...STUPIDI!!" Sbotta furiosa.
" Ma cosa ho fatto adesso??"


Andy sbatte, sollevando una nuvola di polvere, un poderoso volume su uno dei tavoli.
Martin cerca di allontanarla sventolando una mano davanti al viso. "Che roba è?"
"Le notizie sul convento che Vostro Onore mi ha ORDINATO di trovargli. Questo è l'ultimo volume. Risale a cento anni fa. Vuole altro?" Risponde adirato.

Dave arriva pensieroso e a testa bassa.
"Chiedo scusa...a tutti e due." Batte una mano sulla spalle dell'amico. "Vai a darti una ripulita. Prenditi una pausa e poi ritorna per il caffè. Ci aspetta un duro lavoro."
Andy si blocca di colpo. "Hai trovato i colpevoli?"
"Ne ho un'idea. Abbiamo un punto in comune e tra questi libri ne cercheremo altri." Passa la mano sull'elaborata copertina. "Qui ci sono le risposte a molte domande."

Aspettano in silenzio il suo rientro. Quando Andy passa vicino a Dave gli allunga un poderoso scopaccione. " Grazie Dave! GRAZIE TANTE!!"
"Si può sapere che cosa ho combinato? Prima Ginevra e adesso tu."

"Magari lo sapessi. Quando mi ha visto mi ha rifilato un calcio negli stinchi bofonchiando il tuo nome e quello della Povera Abigail."
Martin ride divertito. "Sarà per il bacio che le hai dato."

"NON HO MAI BACIATO ABIGAIL!" Grida l'altro alzandosi in piedi.
"OH!OH! Allora la faccenda è grave. Dovrai chiederle scusa. " Andy conferma con un vigoroso cenno.
"Ma scusa PER COSA?? Non ho fatto NIENTE!" Si difende Dave.

"APPUNTO! Dave...Abby VOLEVA quel bacio."
"NON PUO'!" Dave appare sconvolto. "NON...DA...ME."

Martin con un cenno ordina ad Andy di uscire. "David, perchè non mi spieghi che cosa ti tormenta? Abbiamo capito tutti che lei ti interessa sul serio e, adesso, sappiamo che ti ricambia. E' per via di suo marito?"
Dave cade di schianto su una sedia, prendendosi la testa tra le mani. "Sono io che l'ho ucciso...Ho dovuto...difendermi e..." Mormora.
"Vuoi raccontarmi come sono andate le cose? Se preferisci...allontano Andy con una scusa." Martin si avvicina comprensivo.

"Lascialo entrare. Alan sa qualcosa anche se non tutto. E' il momento che riveli questa brutta storia anche a voi due." Andy è entrato silenziosamente e ora si siede in un angolo. " Allo scoppio di quella dannata guerra ho perso il mio lavoro. Mi sono accontentato di quello che trovavo."
"Sei diventato un traghettatore?"

"NO! Non sono caduto così in basso. I traghettatori eramo marinai o barcaioli che ti promettevano di farti uscire..." Spiega ad Andy.
"...o entrare..." Sussurra Martin.
"...dal paese. Molti di loro, appena giunti al largo, buttavano in mare i passeggieri..."
"...e si dividevano i loro beni." Aggiunge Martin.

"Mi sono imbarcato su una piccola nave, leggera e maneggevole. Adatta al contrabbando." Confessa.
"L'avevamo capito."

"Il capitano, a suo modo, era un brav'uomo. Ogni tanto partivamo per dei viaggi misteriosi. Caricavamo passeggeri o merci che scaricavamo di notte, in posti deserti. Alle nostre domande rispondeva con una frase. " Questa notte lavoriamo per i santi Pietro e Paolo." E si metteva a ridere."

"Sei sicuro che ha parlato proprio dei Santi Pietro e Paolo?" Gli chiede con voce improvvisamente stridula Martin. Si è alzato e non riesce a stare fermo, cammina avanti e indietro come un invasato. "La tua nave si chiamava Jezebel e il suo capitano Miller?"
"Sì...come fai a saperlo?"
"Vai avanti." Lo sollecita.

"Ho lavorato per lui per un paio d'anni, fino a quel malaugurato giorno. E' tornato di notte, agitatissimo. Ci ha promesso paga doppia e ci ha consegnato delle armi. Era la prima volta che lo faceva. Subito dopo sono arrivati tre uomini con una cassa, molto pesante. Dovevamo sbarcarli più vicino possibile al principale porto del nemico. Eravamo a poche miglia dalla nostra destinazione quando un'altra nave si è affiancata. Era sbucata dal nulla...con le vele nere e...ci hanno abbordato. Ci siamo difesi, ma erano più numerosi e meglio armati. Hanno affondato la Jezebel dopo aver quasi ucciso tutti. Io mi sono salvato buttandomi in mare."

"Sai cosa è successo ai tre passeggeri che avevate imbarcato e alla cassa?" Martin è sempre più agitato.
"Si sono buttati su di loro come belve e si sono impossessati della cassa. Uno di loro era il marito di Abigail. L'ho riconosciuto dalla miniatura che porta al collo e dalla sua descrizione. Mi aveva visto e ha cercato di spararmi. Io gli ho lanciato un coltello. E' caduto in mare...morto."

"Dave. E' importante. Hai visto chi dava gli ordini?"
"Il capitano vuoi dire? L'ho intravisto quando ha ucciso il povero Miller."
"Sapresti riconoscerlo?"
"Mi piacerebbe. Ricordo bene solo una strana voglia che aveva su un polso. Ricordava vagamente..."
"Una piccola mano?" Chiede con voce strozzata Martin.
"Esatto."
"Il priore ha una voglia simile. L'ho notata quando ti ha allungato quel pacco." La sorpresa è evidente sul suo viso.

"Ho consegnato la lettera...Che vi succede?" Alan è appena apparso sulla soglia.
"ALAN!... Te la senti di ripartire IMMEDIATAMENTE?" Chiede con urgenza.
"Se devo...ma...perchè?" Martin gli bisbiglia poche parole. Alan si irrigidisce. "Ai tuoi ordini."

L'altro si siede alla scrivania e inizia a scrivere su un foglio. Al termine lo sigilla in più punti. Ne prende un altro e vi scribacchia velocemente poche righe. "Dovrai recarti nella capitale. Con questo sigillo come lasciapassare avrai la precedenza su qualunque altro. Controlla SEMPRE di non essere seguito. Se lo fanno...spara prima ai cavalli e poi, se non basta, anche al cavaliere." I tre sobbalzano. " NESSUNO deve fermarti. Vai nella strada a fianco del Palazzo Reale."

"Al convento dei Cappuccini? Dove sono sepolti i regnanti defunti?"
"Sì. A fianco del fonte battesimale esiste una piccola nicchia con una statua dei santi Pietro e Paolo. Butta il bigliettino nella cassetta delle elemosine ai loro piedi e aspetta."
"Chi e perchè?"
"Lo vedrai. A chi ti chiederà chi ti manda consegna la lettera sigillata e obbedisci ai loro ordini." Alan corre verso le stalle. "Buona fortuna Alan Wilder. Siamo nelle tue mani." Mormora Martin.

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Capitolo 23
*** Capitolo 23 ***


Capitolo 23




"Possiamo capirci qualcosa anche noi?" Andy lo guarda stralunato.
"Grazie a Dave ho risolto un mistero che dura da anni. Dovrebbero darti una medaglia." Dave sgrana tanto d'occhi. "Sedetevi. Altro che caffè. Non usciremo di qui che a notte inoltrata." I due gli ubbidiscono senza fiatare. Intuiscono che il momento è grave. "La tua rivelazione ha cambiato completamente i miei piani. La gente che combattiamo è più pericolosa di quanto immaginavo. Ho bisogno della tua abilità Andrew. Ti lascio carta bianca. Fruga in ogni libro, documento, foglio e trovami ogni informazione possibile sul Priore, il Dott. Morse, Hooker e..."Schiocca le dita."...Come si chiamano...Mills e..."

"King. Sam King e Jonathan Mills. " Gli ricorda Dave.
"Tu darai gli ordini e noi li eseguiremo. Dobbiamo confrontare ogni notizia, ogni riferimento a partire dal penultimo anno di guerra."

"Martin...Vuoi dire...che il Priore è..."
"Il Capitano di quella maledetta nave e un traditore del suo Paese." Conferma a bassa voce.
"Povera Abigail, quando lo saprà." Mormora Dave addolorato.

" Vuoi dirle che l'uomo che aveva sposato era un pirata, un assassino, un traditore e che probabilmente non si chiamava neppure Morgan? Lasciale le sue illusioni. Tra breve lo dichiarerò ufficialmente morto. Avrà la possibilità di rifarsi una vita. Volete sapere cosa c'è sotto? I nostri migliori investigatori si scervellano da anni per sapere che fine abbia fatto la Jezebel e il suo carico...Sarebbe bastato chiedere a dei semplici marinai..."

"Chi erano quei tre e cosa trasportavano in quella cassa?"

"Non conosco i loro nomi e probabilmente non lo sapremo mai. Erano tre coraggiosi. Avevano una missione segreta. Consegnare il contenuto di quella cassa ad un gruppo di patrioti del paese avversario. Personaggi importanti che avrebbero preso il potere e messo fine alle ostilità. La cassa? Era piena di lingotti d'oro purissimo. Si credeva che la nave fosse stata catturata e che l'oro incamerato dallo stato rivale. Si è saputo che non era così, ma...è molto, molto peggio di quanto si supponeva." Martin si sfrega il viso, teso.

"Perchè hai dato quegli ordini ad Alan?"
"Perchè pochi individui a quel tempo sapevano di quella spedizione...Pochissimi...Non ti è sembrato strano che proprio quella notte, vicino al punto di sbarco...passasse per caso quella nave? Adesso sappiamo che era una NOSTRA nave...Il Priore, Morgan, probabilmente il resto dell'equipaggio erano e sono nostri compatrioti..."
"Qualcuno li ha informati di cosa trasportavamo. E' per questo che hanno massacrato quasi tutti e affondato la nave." Dave è balzato in piedi furioso.

"Esatto. E quel qualcuno probabilmente occupa una posizione di rilievo...anche in questo momento. Sono stato costretto a mettere in moto una macchina che nemmeno Sua Maestà puo più fermare."
"CHI?" Chiedono.

"Un gruppo di uomini che niente e nessuno può corrompere. Nella lettera li ho messi al corrente di quello che mi ha raccontato Dave. I tre a bordo probabilmente ne facevano parte. Nel biglietto ho usato la formula per richiedere il loro aiuto: Santi Pietro e Paolo, intercedete per me."
"Come fai a saperlo?"

"I due anni passati come Aiutante di Campo di Joseph Cristian. Tra le altre cose ero responsabile della sua sicurezza. Mi hanno scelto per la mia abilità come schermitore, non per i miei meriti scolastici. Avrei voluto entrare in quell'organizzazione, ma mi hanno scartato."

Andy si avvicina e gli appioppa un sonoro ceffone. "Mi hai mentito per tutti questi anni?? Che razza di amico sei?"

"Uno che ti vuole bene. Io ho poco da perdere...tu sì." Gli risponde calmo.
"POCO da perdere? Sei giovane, ricco, famoso..."
"Famigerato, vuoi dire..."
"Cercati una brava ragazza, sposati e...

Le sue parole esasperano Martin. "Ho amato DUE donne...con tutto il cuore...con tutto me stesso. Una...Il mio primo amore...non era...per me. L'altra...La mia...vita, mi è stata strappata dall'egoismo...Dall'orgoglio malato di..." Si morde le labbra a sangue. "Per colpa mia. Andrew, ti prometto che risolto questa faccenda...mi confiderò...con voi. Saprete tutto di me...e della mia vita."
"Ti voglio credere. Cosa intendi fare? Aspettare o..."

"Decideremo insieme...Sediamoci con una tazza di caffè in mano e ricapitoliamo i fatti a nostra conoscenza. Non abbiamo a che fare con contrabbandieri d'oro, ma con dei...pirati. L'oro della Jezebel è stato portato, non so quando, qui a Palme. In qualche modo il capitano...per meglio dire il pirata è riuscito a diventare Priore del convento. Quel posto è enorme. Facile trovare un nascondiglio. Non credo esistano mappe accurate."

"Non nei nostri archivi. Ma potremmo ricostruirne una imprecisa mettendo insieme i vari schizzi che hanno abbozzato nei secoli." Risponde Andy.
"Incarica un impiegato di cui ti fidi e ordinagli di lavorare da solo e nel tuo ufficio."

"Ma come può un uomo come quello diventare...Priore?" Si domanda Dave.
"Cosa sappiamo di lui? Che a quel tempo comandava quella nave e che è un assassino. Nient'altro. Ti meravigli che adesso sia un religioso? Potrebbe fingere di esserlo. Ricordi i due che tu hai sentito quella notte? Erano vestiti come monaci. Chi ti dice che non lo fossero?"
"Ma...Il loro modo di parlare...i loro gesti..."
"Se io mi metto a citare le Scritture e a predicare questo fa di me un religioso?"

"Potrebbe essere uno spretato o un monaco scappato dal suo Ordine." Suggerisce Andy.

"A questo punto delle indagini non ha importanza. I lingotti erano al sicuro. Quando le autorità hanno smesso con le domande si è posto il problema di come ricavarci del denaro contante. I lingotti d'oro purissimo non li puoi vendere che a qualche fabbrica di gioielli o alla nostra zecca."
"Dove il Ministero dei Tesoro fa buona guardia...Dave...Sei con noi?" Chiede al vicino che da qualche attimo è pensieroso.

"La sera del nostro incontro con quel Mills...ci ha fatto una strana domanda. Credevo avesse voglia di litigare, ma adesso.." Si arruffa i capelli.
"Sputa Dave."
"Ci ha chiesto se uno di noi due si interessava di...teologia e poi ha aggiunto che lui ascoltava sempre i sermoni del Priore."
"Sapeva chi eravate?" Dave si limita ad annuire. " Spicca un mandato d'arresto. Voglio interrogarlo."

Dave si affretta ad obbedire. "Sarà facile rintracciarlo. Ha una particolarità che non può nascondere." Martin lo fissa incuriosito. "I suoi occhi hanno colori diversi. Uno è azzurro l'altro marrone."
"Davvero? Guarda guarda." Si lascia sfuggire un sorrisetto ironico. "Sarà interessante conversare con lui."

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Capitolo 24
*** Capitolo 24 ***


Capitolo 24




"Che vuoi dire?" Andy lo guarda interdetto.
"A tempo debito. Hanno una cassa d'oro e non possono che nasconderla. Tu cosa ne faresti?"
"Facile! Aprirei una fabbrica di gioielli." Risponde Dave.

"Il Ministero del Tesoro controlla entrate e uscite. L'unica possibilità sarebbe fonderlo e trasformarlo in qualcosa di commerciabile. Ogni fabbrica, ogni gioielliere acquista piccole quantità dai privati. Di solito vecchi gioielli, magari rotti e li rifonde per proprio uso...Riparazioni od altro. Quelle piccole quantità non vengono registrate."
"Un'altra possibilità sarebbe quello di rivenderlo all'estero." Suggerisce ancora Dave.

"L'economia del nostro paese è in recessione. L'oro è un bene rifugio."
"Intende dire che la gente converte i propri risparmi in oro e questo ne ha alzato il prezzo." Spiega Andy, notando che l'altro non ha capito. "Secondo te cosa si sono inventati?"
"I gioielli non sono realizzati in oro puro ma da una lega...Con rame o argento. I nostri amici hanno incominciato a fondere pochi lingotti per volta insieme...direi a del rame... e realizzavano..." Martin si concede una pausa d'effetto.

"Cosa?" Chiede Andy impaziente. Dave si sporge in avanti.
"Dave...ricordi quei gusci?"
"Che c'entrano quei legnetti?"

"Non è legno, ma...cartapesta. Lo stesso materiale della finta trave che a momenti prendevo in testa. Come lo so? Ne ho immerso qualche briciola in un avanzo di the...Si sono sciolte  in una poltiglia... Insomma realizzavano delle perle...delle sfere...delle palline di varie dimenzioni. Le ricoprivano con uno strato sottile di carta incollata...che tingevano come se fossero di...legno."
"I rosari!" Esclama Dave. "Quelli fabbricati dai monaci."

Martin annuisce. "Chi fa caso ad un monaco in viaggio con dei rosari? In questo distretto nessuno. Bastava lasciarli in quelle rovine...sotto quel lastrone o nell'altro nascondiglio...Qualcuno passava con comodo e li ritirava. Con una martellata appiattiva le sfere e le spediva nella capitale dove uno o più complici le rivendevano. Un procedimento semplice...ma lungo. Erano troppo sicuri di sè e non hanno calcolato gli imprevisti. In qualche modo devono aver insospettito il giudice Kessler e invece di cercare di depistarlo hanno deciso di..."
"Ucciderlo." Conclude Andy. " Hai capito come hanno fatto?"

"Avanzo un'ipotesi. Il famoso giorno della finta trave stavo leggendo. Ero concentrato e ho distrattamente mangiato dei biscotti che mia madre aveva fatto collocare vicino al calamaio. Non saprei dire che forma o che gusto avevano. Immaginate il giudice qui nella biblioteca...Forse legge, forse dipinge...Accanto alla sua mano una tazza di the...Quanto ci voleva ad un domestico versarci il veleno di nascosto?"

"Potrebbero aver usato un altro metodo..." Mormora pensieroso Andy. "Ti ricordi dello scherzo che Frederick ha combinato ai professori?"
"Ne combinava uno alla settimana."
"Quando ha reso immangiabile la marmellata aggiungendoci del pepe...TANTO pepe..."

Martin si copre gli occhi con la mano aperta. "Ha versato sul fondo delle vaschette in cui la servivano il pepe, macinato finissimo. Vi ha spennellato sopra uno strato di denso sciroppo di zucchero. Ha aspettato che diventasse duro e trasparente e poi ha versato la marmellata."
"La marmellata ha sciolto lo zucchero e si è mescolata al pepe...Dovevi sentire gli urli." Scuotono entrambi la testa con un sorriso.
"Doveva essere un bel tipo da ragazzo il nuovo abate." Dice Dave.

"Faceva scherzi a tutti e nessuno si arrabbiava. E' vero, possono aver usato anche quel metodo. Il veleno è sul fondo, coperto da un velo di zucchero e il the scioglie entrambi. Il giudice è morto. Portano via il cadavere e lo nascondono o lo seppelliscono da qualche parte. Fanno sparire la tazza e la teiera. Il veleno poteva anche essere lì. Il domestico, che non è del tutto stupido, ne approfitta per scappare con il denaro della cassa. Può persino aver adoperato la sua chiave. Il giudice viene accusato del furto e mezzo paese è alla ricerca di un morto. Ma siamo arrivati noi..."

"Con Martin che non crede alla versione del fuggitivo." Soggiunge Andy.
"Esiste un'altra persona che non ci ha creduto...Il nostro curioso fantasma, che un giorno verrà a spiegarsi." Mormora misteriosamente Martin. "L'omicidio del giudice però ha innervosito i complici del Priore e uno ha perso la testa e ha commesso un grosso sbaglio."
"Plain." Mormora Dave.

"Abby ti ha parlato bene di lui, invece credo che gli abitanti di Palme lo abbiano conosciuto per quello che era in realtà. Un essere avido e che approfittava della sua posizione... Immaginatevi un uomo... E' conosciuto e stimato, ma ha poco denaro. Diventa complice della nostra banda che ha bisogno del suo nome. E' lui che ritira l'oro, lo nasconde nei suoi libri e lo spedisce nella capitale ad un indirizzo convenuto...il Prof. Morel. Ben conosciuto per la sua enorme distrazione...Ha quasi finito i libri a sua disposizione e i nostri devono escogitare un altro sistema."
" Tu stai...parlando del...Dott. Morse!"

Martin non gli risponde e continua con le sue supposizioni. "Plain sorprende un monaco in quel rudere...Forse lo ha visto entrare...Forse lo ha notato altre volte e si è incuriosito... L'uomo, che soffre di cuore, muore di spavento e Plain si ritrova tra le braccia un cadavere. Mentre sta decidendo sul da farsi, il nostro complice arriva alle sue spalle e lo riconosce. Se già prima lo detestava ora...lo colpisce con un pezzo di legno...un ramo o qualcosa di simile. Risultato? Due cadaveri da far sparire e che finiscono in quel vecchio pozzo."

"Come ha potuto sbagliarsi in questo modo e per due volte?" Dave si è alzato e percorre la stanza a grandi passi. "Prima Morgan, poi Plain."
"Ognuno di noi è attratto da chi ci...completa e spesso ci illudiamo di averlo trovato. Per lei siete figure...forti...rassicuranti...In fondo non conosceva bene nè uno nè l'altro...Morgan era spasso imbarcato e Plain lavorava qui...Alla fattoria praticamente viveva da sola...Dave, restale vicino. Ha bisogno di te ora più che mai."

Lui annuisce e torna a sedersi. "Quando avrà detto al...Capo...cosa aveva fatto..."
"Il Priore non è chi comanda. Ha commesso errori a volte stupidi...Il giudice, voi due, io...Ha perso la sua lucidità quando gli è arrivata la notizia della prossima nomina di un nuovo abate..."
"E' per questo che hai insistito per avere Frederick come ospite..."
"Potrebbe avere un...incidente. E' un dominicano. Conoscendo la loro fama...è stato inviato dalla diocesi, o dal Cardinale, per fare...pulizia."

"Parlavi di Morse."
"Morse non sarebbe più stato utile alla banda. A suo modo è intelligente e si deve essere reso conto del rischio che correva. La sua fortuna si è chiamata Blanche...Un'associato del Priore si è...incapricciato di lei...e l'ha voluta a tutti costi. In cambio di una bella sommetta e della promessa che non gli avrebbero fatto niente il Dott. Morse ha acconsentito al loro fidanzamento." Martin si sfrega il viso e si passa una mano tra i capelli, estenuato. "Capisci perchè ti ho consigliato di non dirle niente? Tu hai agito per difesa...io, invece, sarò costretto ad emettere la condanna a morte del padre di una persona che mi sta diventando cara...Rovinando per sempre la sua esistenza. Tu puoi offrirle una...speranza. Io nemmeno quella."

Andy lo guarda sconvolto. "Tu...l'ami?"
"Ancora no...Ma mi sarebbe facile volerle bene." Mormora a bassa voce. " Devo...devo prendere una boccata d'aria."

Lo vedono camminare a testa china attraverso il giardino. "Andrew, come possiamo aiutarlo?" Dave rivolge uno sguardo addolorato ad Andy. "Ha fatto tanto per noi. Ci ha dato la possibilità di rifarci una vita."
"A me ha permesso di avere la donna che amo più della mia vita. Non può perdere la sua un'altra volta. NON LO PERMETTERO'!" Dice risoluto. Si siede alla scrivania. "Specie quando forse posso fare qualcosa...Avvisami se ritorna."

"Cosa intendi fare?"
"Scrivere una lettera a suo nome. Ha preteso che la sua fidanzata si chiamasse Alba Eigner? SARA' COSI'! Blanche Morse...sparirà. Devo solo imitare la sua calligrafia e, meglio ancora, la sua firma. All'attenzione di Sua Altezza Joseph Cristian...Io. Martin Lee Gore,..." Bisbiglia mentre scrive. Al termine sigilla il foglio. "Vado a spedirla e...speriamo bene."

"Se si accorge che tu..." Lo guarda disorientato.
"Troppo tardi. Non doveva insegnarmi ad imitare la sua firma. " Sorride. "Non preoccuparti. Joseph Cristian è un amico sincero. Ci darà una mano."

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Capitolo 25
*** Capitolo 25 ***


Capitolo 25


Martin passeggia per il giardino immerso nei suoi pensieri. Bach lo segue lemme lemme a testa bassa. D'un tratto spicca una corsa abbaiando. Alcune farfalle si alzano in volo e sfiorano Blanche che sta cogliendo dei fiori. Lui segue il loro volo e, in seguito, accarezza il cane.
"Potessi essere come te." Mormora.

Ritorna indietro con animo rinfrancato. Andy è immerso nella lettura di alcuni documenti, Dave prende appunti sotto la sua dettatura, "Scoperto qualcosa?"
"Sam King è il segretario ed amministratore di Mark Hooker da quattro anni. Fino ad allora navigava su una delle sue navi. Il Priore, cioè il...Insomma, quello che è....é stato trasferito qui da un piccolo convento in montagna che era stato chiuso a causa della guerra. Jonathan Mills si è trasferito qui da pochi mesi. Abbiamo trovato pochissime notizie su di lui."
"Morse si sa che è qui da circa tre anni." Aggiunge Dave.
"Niente su Mark Hooker?"
"Dammi tempo. Sto controllando i suoi beni. Quell'uomo ha l'abitudine di comprare piccole o piccolissime aziende per il tempo che gli servono. Prendi questa: fabbricava chiodi.  Ha esaurito le scorte che avevano in magazzino sia di merce pronta che di materiale e poi l'ha rimessa in vendita. Il nuovo acquirente ha dovuto rifornirsi di materia prima. Materia prima che gli è arrivata a bordo delle navi di Hooker, ma a caro prezzo."
"Poteva usare quelle di Henriksen." Ribatte Martin.

"Le sue navi trasportano in prevalenza passeggeri o merci pregiate...the, caffè, tabacco, piume, seta." Risponde Dave. "Se navigassi ancora preferirei lavorare per lui. Sarei quasi sicuro di tornare a casa...Se avessi una casa a cui tornare." Mormora malinconico.
"Ti do il cambio." Gli propone Martin. "Vai a spiegarti con Abby."
Dave lo guarda allibito. "Per dirle cosa?"

"La verità...Che lei ti piace davvero...Che non fingi...Ma che per colpa mia e tua ha corso un pericolo...Sarà un nuovo inizio. Forse Morgan e Plain sono stati sinceri e le hanno mostrato il loro lato migliore. Non lo sapremo mai...Datevi una possibilità." Lo vede alzarsi con occhi pieni di speranza.
"Belle parole. Valgono anche per te?" Andy ha smesso di sfogliare un fascicolo.
Martin scuote la testa." Ho imparato a non parlare del futuro."
"Pensavo che..."
"I miei sogni non s'avverano. La prima volta si trattava di...castelli in aria...impossibili. La seconda volta ho sognato per cinque anni. Quando mi sono...svegliato sono piombato in un incubo. Il mio mondo è crollato in pochi minuti ma avevo il progetto di una persona cara da portare a termine...Sono quasi sul punto di vederlo realizzato con successo...e poi..."
"Poi cosa?" Mormora colpito Andy.
"Tornerò a...casa..." Martin sorride e accarezza il medaglione. "...Per sempre..."

"Saranno contenti."
"Al lavoro, Andy...Al lavoro."
"Dimmi cosa dovrei trovare."
"Una fonderia o un negozio di fabbro. Un luogo dove poter fondere l'oro. Un posto che non desti sospetti e che Hooker possiede ancora o ha appena ceduto."

Dave cerca Abigail e la trova in un angolo tranquillo del giardino. "Signora Morgan...Abigail, posso sedermi?" Lei si sposta per fargli posto sulla panchina. " Volevo scusarmi per prima e per questi giorni. Non era mia intenzione..."
"Obbediva a degli ordini." Risponde secca.

"L'ho fatto con piacere. Tu sei una donna...bella...desiderabile...ma..." Abbassa gli occhi.
"Ma?"
"Abby...sono un ex marinaio... un...vagabondo. Lavoro da poco con Martin...Non so come...comportarmi con te. Mi sento in colpa."
"Per cosa?" Chiede sorpresa.
"Dovevo proteggerti e invece...Quella notte... quando siamo scappati...C'erano degli individui che ti volevano...fare del male...perchè...io..."
"Credevano che noi..."
Dave annuisce. "Potresti essere ancora in pericolo."
"Sei in pensiero... per me??"
"Sì. Abby...non sono la persona che credi." Lo dice afferrandole le mani.
"Io credo in quello che vedo. Sei...gentile, educato...non mi giudichi..."
"Come potrei?"
"Conosco chi lo farebbe. Dave...abbiamo capito che...avete molte cose che vi impegnano...Quando...avrai tempo mi...racconterai della tua vita?"
Lui esita poi cede con un sospiro. "Lo farò."
"Mi basta questo. Sarò paziente."
"Anch'io." Le bacia le mani con trasporto. "Anch'io." Ritorna verso gli uffici con animo fiducioso.

"Signor Gahan?" I due agenti che aveva incaricato di arrestare Jonathan Mills sono tornati a mani vuote. "L'uccellino ha preso il volo. Dove alloggia non lo vedono da giorni."

"Passate voce che è ricercato. Qualcuno si farà vivo con sue notizie. Mills si è reso irreperibile." Annuncia entrando.

Martin butta la testa all'indietro e si lascia sfuggire una risatina. "Il fantasma ha colpito ancora. Questa volta sotto che veste apparirà?" I due lo guardano con la fronte corrugata. "Capirete...Al momento giusto. Su! Alla ricerca della fonderia. Non ne hanno più bisogno, ma voglio sapere dov'era."

"Martin. O ci riveli TUTTO o non ti aiuto più." Minaccia Andy. "Dico sul serio." Dave conferma le sue parole con un cenno deciso.

Martin sporge le labbra e li fissa. "Ho quasi la certezza di sapere come vogliono portare via il resto dell'oro. Ma se mi sbaglio avremo quasi tutta la città contro. Spero che Alan arrivi in tempo con gli aiuti richiesti, se no non so come potremo fermarli. Potrei chiedere aiuto ai militari...Quanti ne vivono alla postazione?"
"Fissi una trentina. Di più con quelli in transito." Gli risponde Andy.
"Potessi contare sulla fedeltà degli agenti e delle guardie...No. Meglio non farlo." Mormora tra sè e sè.
"DOV'E' QUELL'ORO MALEDETTO?? VUOI DIRCELO??"

"Riflettete. Avete le mie stesse informazioni..." Non riceve risposta. "Insomma! Sapete dove è stato nascosto per anni. Cos'è che sta per partire...scortato da un piccolo drappello di militari? E che è stato realizzato grazie al denaro di Mark Hooker?" Sospira guardando le facce perplesse dei due. "IL CROCIFISSO!! La riproduzione in grandezza naturale del crocifisso custodito nel convento e venerato nell'intero distretto."

"Ma è di legno!" Esclama Dave. Andy è pensieroso.
"L'originale...Ma...hai visto la copia? Basta coprire l'oro con un leggero strato di gesso colorato..."

"Quando non lo vedranno arrivare però..." Obietta Fletcher.
"Può darsi che una statua in legno si trovi già nella casa di un complice, in attesa della sostituzione. Il Cardinale riceverà quella in legno...L'altra, d'oro, potrà essere frazionata e venduta con tutta calma."

"E' stata Abigail a suggerirti l'idea. Con la cera per le candele..." Dice uno sbalordito Dave.
"Sì. Lo scultore incaricato ha misurato ESATTAMENTE il vero crocifisso...compreso il peso. Tu l'hai visto, com'è grande?" Gli chiede.

"Il corpo? Direi che è alto più o meno come Alan." Chiude gli occhi per ricordare. "E' molto magro. La croce è nera ed ha appeso delle decorazioni che si muovono...Fiori e foglie dorate e argentate. Deve essere pesante."

" Mi hai dato un'altra idea. Se la devozione a quella croce è molto diffusa...E' mai stato portato in processione? Se sì. Cosa usavano? Un carro addobbato a festa o...come abbiamo visto in Italia...dei portatori?"

Andy si affretta a sfogliare un grosso volume. "Qui si parla di un'epidemia scoppiata alla fine del 1600...Peste o chissà quale altra malattia...Descrive processioni con Madonne, Santi...ma niente crocifisso. Però mi ricordo di aver letto da qualche parte..." Sembra sorpreso dalla confusione che regna sui tavoli. " Che i francesi volevano requisirlo ma hanno rinunciato."

"Guarda che il peso non ha la minima importanza." Interviene Dave. "Chi vuoi che lo conosca al giorno d'oggi? Il Priore sceglierà i più giovani e robusti. Lo caricheranno su di un carro e...chi s'è visto s'è visto. Siamo qui da poco ma credo che ti sbagli sui tuoi uomini. Alcuni possono essere poco affidabili, ma non tutti." Si avvicina deciso alla finestra e si affaccia. "Jacob...Il giudice ha bisogno di te."
Il giovane agente che Martin ha promosso si presenta. "Ai vostri ordini."

"Jacob...Se ci fosse una rivolta popolare...da che parte si schiererebbe il personale del tribunale?" Sgrana gli occhi. I tre aspettano impazienti la sua risposta.
"Dipende molto dal motivo, signore. E' un'eventualità azzardata. La popolazione di Palme è sempre stata pacifica." Ammette sinceramente.

"Sospetto che nel monastero si nascondano dei malfattori."
"Ultimamente la gente è...perplessa...nei loro confronti. Si comportano diversamente dal passato. Un tempo si occupavano di noi. Hanno chiuso la scuola gratuita per i più bisognosi. Curavano gli ammalati in cambio...di poco. A volte si accontentavano di un grazie...Adesso si rifiutano di venderci persino le erbe medicinali." Risponde con amarezza. "Nessuno li aiuterà. I ricchi...hanno troppo da perdere. Per i poveri...lei rappresenta una speranza."

"Martin...se ha ragione tra militari, agenti e guardie..."Andy non continua.
"Aggiungi i mendicanti. Il Caporale ti darà una mano." Aggiunge Dave. "Deve regolare qualche conticino."

"Contattalo. Abbiamo bisogno dei suoi migliori borsaioli. Jacob, vaglia tu gli agenti che reputi fidati. Io andrò a parlare con i militari. Dobbiamo essere pronti ad agire per la festa in cui il Priore e Mark Hooker mostreranno la copia alla popolazione." Si lascia sfuggire un lungo sospiro. "Ci aspetta un duro lavoro." Si passa una mano sul viso. Dave ed Andy sospettano a chi stia pensando.

"Un momento... Non puoi sparire all'improvviso. Domani c'è il funerale del monaco e hai promesso di partecipare. " Martin impreca. "Dopo devi tenere la solita udienza. Ci andrò io. Se manco per un giorno chi vuoi che ci faccia caso?"
"Gy." Risponde senza riflettere.
"Dovrà farci l'abitudine. E' il mio mestiere. Con un altro giudice correrei dei rischi. Vado a parlarle mentre scrivi la lettere per il comandante della postazione." La determinazione che si legge nella sua voce, nei suoi occhi convince l'amico.

Le cinque donne consumano la cena in silenzio. Il viso di Ginevr conserva le tracce del suo pianto. "Scusatemi." Mormora alzandosi all'improvviso.
"Cosa è successo?" Blanche la prende per mano. "Un litigio?"
"Il nostro primo vero scontro. Mi ha gridato che non vuole una...bambina capricciosa...ma UNA DONNA!"

Olympia fissa preoccupata la signora Gore che è impallidita. Con un lieve cenno le segnala di non parlare. "Ma petite...Andy lavora molto. Quando si è stanchi, realmente stanchi, ci si lascia trascinare dai nervi..."
"E' partito e non ha voluto dirmi dove andava! Martin si è CHIUSO nel suo studio...Alan è sparito e non trovo nemmeno Dave. HO PAURA!"
"Di cosa?" Cerca di rassicurarla. " Dave ed Alan hanno l'aria di sapersela cavare in ogni occasione..."
"Ma..."
"L'Andy che ho conosciuto era prudente ed assennato. E' cambiato?"
"No ma..."
"Martin ha una ragione importantissima per non correre rischi eccessivi..."
"Quale?" Pamela si sporge ansiosa. Blanche si morde le labbra, Abby silenziosamente si allontana.

"Non posso risponderti. Mi ha fatto giurare sui miei figli che non avrei mai rivelato i suoi segreti."
"SEGRETI? Più di uno?"
Lei annuisce. "Grainne...Andrew ha scelto liberamente la sua professione. Conosce con esattezza i pericoli a cui potrebbe andare incontro. Sono sicura che quando ti ha chiesto di sposarlo te ne ha parlato..."
"Sì..."
"Non hai fiducia in lui?"
"Ne ho tantissima." Si asciuga le lacrime e tenta di sorridere. "In lui e in Martin."
"Allora dormi tranquilla."

Blanche l'accompagna lasciando le altre da sole. "Sei riuscita a calmare lei, ma io sono ancora in ansia. Tu hai tre figli...Come affronti..."
"Ho imparato a conviverci. Il mio primogenito era destinato alla carriera militare dalla nascita... Ho LOTTATO perchè Frederick e Robert fossero liberi di scegliere la loro strada. Siamo lontani fisicamente, ma li ho accanto in spirito. Saperli felici, mi rende felice."
"Vorrei poter dire lo stesso." Mormora a bassa voce.

"Lascialo libero." Le risponde accorata. " Libero dalle tue...dalle vostre aspettative. " Pamela sembra non capire. "Tu lo vorresti vedere come il classico giovane benestante...Che passa il suo tempo dedicandosi esclusivamente alla caccia e alla cura dei suoi cavalli...Ma che non apre MAI un libro? Sposato ad una ragazza della vostra classe sociale...stupida e vuota...Che passa la maggior parte del suo tempo preoccupandosi di vestiti e cappellini? Che a pochi mesi dalle nozze LO ANNOIA?? Ne conosco a centinaia...E' questo che vuoi per lui?"
"No." Abbassa gli occhi con aria colpevole.
"E' quello che gli avete prospettato da quando è nato. Ha cercato di conciliare i vostri sogni con i suoi, ma..." Scuote la testa sconsolata. " Rifletti sulle mie parole. Riflettici MOLTO bene." La lascia immersa in profondi pensieri.

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Capitolo 26
*** Capitolo 26 ***


Capitolo 26

"Madame De Large?" Blanche la sta aspettando impaziente.
"Olympia...Per favore."

"Olympia. Tu conosci meglio di tutte noi Martin..." L'altra intuisce dove vuole andare a parare e mentalmente si prepara.
"Sì. E' così." Sorride con evidente nostalgia.
"Ha...una...compagna? E' lei la ragione per cui è prudente?" Si tormenta le mani.

"Una compagna? Vuoi chiedermi se ha una donna...fissa?No. Le sue...amicizie...spesso durano poche ore o, se va bene, giorni. Mai di più. Blanche sei innamorata di lui?" La vede arrossire.

"Mi...piace e...credo di piacergli. Ha cantato...per me. Credevo scherzasse e invece... Quella notte è stata...incredibile..." Risponde con aria sognante. Si ricorda chi ha di fronte e il suo rossore aumenta.
"Ha una voce molto dolce. Ti commuovi ad ascoltarla. Un tempo lo faceva spesso per me. Blanche ricorda...Se vuoi conquistarti l'amore di Martin devi essere pronta a combattere."

"La donna dell'anello?" Prova una stretta al cuore quando ascolta la sua conferma.
"Lo ha lasciato!" Protesta.
" Non è dipeso dalla sua...dalla LORO volontà. Si amavano profondamente. E' stata la seconda donna della sua vita. La più importante."
"E la prima?"
Olympia agita una mano nell'aria. "Un ricordo del passato...Lontana. Era un ragazzo...Il primo batticuore...Il primo bacio..."

"Lottare contro i ricordi? Come potrei vincere?" Bisbiglia demoralizzata.
" Tu sei reale...Loro sono incorporee...Ombre...Ma prima di ogni cosa devi essere sicura di cosa provi per lui...E lui per te..."

Blanche torna verso la sua camera, pensierosa e a testa bassa.
"Buona fortuna. Ti auguro di vincere...Con tutto il cuore."


"Dormi?" Sussurra entrando.
"Ho lasciato andare via Andrew senza dargli un bacio. Ne sono pentita." La voce esce soffocata. Ginevra ha il viso affondato nei cuscini.
"Com'è...essere innamorata?" Chiede infilandosi sotto le coperte.

"E' bellissimo e allo stesso tempo tremendo. E' sentirti il cuore in gola se ritarda a scriverti. Avere caldo in pieno inverno solo perchè LUI ti tiene la mano. Gelare se lo vedi ammirare un'altra. Avere fame ma solo lui può sfamarti. Avere sete e sapere che lui è la sola acqua che ti disseterà..." Si interrompe e sospira.

"Gy...Credo di amare Martin." Confessa emozionata. "E' la prima persona a cui penso appena sveglia e l'ultima quando mi addormento. Mi batte forte il cuore quando sento la sua voce e se mi guarda..."

L'amica le si siede accanto per lanciarle un avvertimento. "Attenta Blanche! Martin sa rendersi affascinante...ma non si impegna seriamente...Con nessuna."

"Olympia mi ha confidato che ha amato due donne. Il primo amore di ragazzo e la misteriosa donna dell'anello. Qualcuno o qualcosa li ha divisi per sempre."
"Sei sicura di aver capito bene?" Non vuole rivelare quanto sa. Deve rispettare una promessa.
"Ha detto che dovrò lottare contro il loro ricordo...Soprattutto con l'ombra della seconda...La più importante...Si amavano... Non è dipeso da lei...Da loro... Cito le sue parole."
"Devi dirgli cosa provi e vedere come reagisce." Ginevra torna nel suo letto. Per fortuna la camera è buia e l'altra non si accorge del suo stato d'animo.

"Dimentichi che sono fuggita dalla casa di mio padre...Non avrò la minima dote..."
"A Martin questo non interessa, te lo posso assicurare...Quante volte mi ha ripetuto Se lo ami DAVVERO...Rinuncia ai beni di tuo padre e seguilo..Andy è serio, lavoratore...Tu sei una donnina assennata...Costruite la vostra vita INSIEME...Usando solo le vostre forze...Se gli avessi dato retta saremmo sposati da anni. Gli chiederò di...sondare...il terreno con discrezione."
"Grazie, ma non mi sembra il momento adatto."

L'altra non insiste. Rimangono in silenzio, senza muoversi per non disturbare la compagna, immerse in profonde riflessioni. Blanche ripassa mentalmente le frasi che vorrebbe dire a Martin, scartandole una dopo l'altra.
Gy ripensa alle notizie che in pochi giorni ha appreso. La conclusione che ne trae la fa sospirare. **Povero Martin...Povera amica mia.** L'ha implorata di restare in silenzio e lei gli ubbidirà ma si sente in colpa sia con Andy che con la Signora Gore. E' sempre stata sincera con entrambi. Perchè Martin non vuole che sappiano? Perchè?

Dave è andato subito alla ricerca di Abby. La ritrova vicino alla stessa panchina di poche ore prima. "Sono pronto ad accompagnarti a casa."
"Che sta succedendo?" Lui tace. "Prova a ripondermi NIENTE ed io..." Chiede decisa.
"Sappiamo chi ha ucciso Rufus Plain." Le rivela a bassa voce.

"Si tratta di un uomo pericoloso e vi state preparando ad arrestarlo." Conclude lei, che ha intuito la verità.
"Più di uno." Ammette a denti stretti. " Come hai...?"

"Il Sig. Fletcher. Quando ha detto che si aspettava dalla sua fidanzata un comportamento da donna. Morgan mi ripeteva la stessa frase ogni volta che partiva."
Dave digrigna i denti. Sentirla ricordare quel uomo lo riempie di disgusto. "Come hanno reagito?"
"Le più giovani non hanno capito. Le altre sono rimaste in silenzio."
"Meglio così. Sei pronta?"
"Sì..." Lo guarda negli occhi. "Fammi rimanere con te. Non voglio promesse o giuramenti. Solo...Non mandarmi via."
Lui esita, ma poi la prende per mano. "Vieni."

La Signora Gore è inginocchiata davanti ad un piccolo crocifisso e mormora una preghiera. Ascolta i passi di Martin oltrepassare la sua porta e proseguire. Raddoppia il suo fervore. "Signore, proteggi mio figlio."

Con un gemito Martin si lascia cadere sul letto. Ha imparato che in quelle condizioni di spirito nemmeno la stanchezza più pesante riuscirà a fargli prendere sonno. E' inutile recarsi in biblioteca o chiudersi nel suo ufficio. Pensa di rinfrescarsi, ma la brocca dell'acqua è vuota. Spalanca la porta dello spogliatoio.

Una luce filtra da quella di Olympia. Bussa piano. "Ma chere?"
"E' aperto."
La dolcezza della sua voce riesce a farlo sorridere. "Ancora sveglia?"

Olympia è appoggiata ad alcuni cuscini. I lunghi capelli sono sciolti e formano un'aureola dorata intorno al viso e alle spalle. "Come sempre. E tu?"
"Come sempre." Si siede sul bordo del letto. "Come stai?"
"Perchè me lo chiedi se conosci la risposta?" Studia con attenzione il suo volto. "Giornata pesante?" La sua mano, fresca e delicata, si posa sulla guancia.
"Sì...Pesante."

Si sdraia accanto a lei e appoggia la testa sulle sue gambe. La mano di Olympia prende ad accarezzargli i capelli. "Mon petit...Vuoi confidarti?"
"A che serve?" Sospira.
"Quando smetterai di vivere nel passato? Non ti fa bene." Mormora addolorata.

"Ancora un piccolo passo e poi, finalmente...a casa." Si lascia andare ad un sorriso di gioia che la donna ricambia.
"Cosa racconterai ai tuoi...amici?" Martin intuisce a chi realmente si riferisce.

"La verità..." Mormora nascondendosi nel suo grembo. "Lympia?" Solleva gli occhi in una muta richiesta. Tra i due si svolge un intenso ma silenzioso dialogo.

Lo bacia sulla fronte. "Sei stanco. Vai a riposare." E' un congedo. Lui obbedisce ma si ferma per un attimo sulla porta. Il tempo sembra fermarsi. Un sussurro. "Rimani." Martin la richiude e si volta con un sorriso e gli occhi lucidi.

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Capitolo 27
*** Capitolo 27 ***



Le prime luci dell'alba li trovano abbracciati.

Lei passa le dita nei suoi riccioli in disordine. "Mon petit choux... E' mattina." Lui mugola qualcosa di incomprensibile. "Devi andare via."
"Quello che hai sentito non è il verso dell'allodola." Si è svegliato. La citazione li fa ridere.
"Ho sentito un gallo. Vuoi che ti scoprano in camera mia?"
"C'è tempo. Hai riposato qualche ora?" Chiede preoccupato.
"Ho fatto di meglio. Ti ho guardato dormire...Tra le mie braccia...come una volta..."
"Potrebbe accadere ogni mattina." Si inginocchia al suo fianco." Diventa mia moglie..." La supplica.

"Sto morendo..." Martin le stringe le mani tra le sue. "Non voglio la tua pietà." Risponde con voce sorda.
"Pietà? Ti ho amato e ti amerò per il resto della mia vita. Perchè non possiamo avere un attimo di felicità?" Parla a bassa voce ma il suo è un grido di dolore.
"Ti meriti più di un attimo e con una donna migliore di me... C'è chi ti ama. Chiedi a lei." Gli suggerisce con affetto quasi materno.
"Parli di Blanche? Fra qualche giorno mi odierà." Ride con amarezza. "Ho rovinato un'altra vita innocente."

"Non hai mai fatto nulla di male...Se amare è una colpa... sono più colpevole di te." Gli pone il dito sulle labbra bloccando ogni sua protesta. "Segui la voce del tuo cuore..."
"Ti dirà la strada da seguire..." Conclude con un bacio. "Ho seguito il tuo insegnamento e..."
"Continua a metterlo in pratica." Gli consiglia a bassa voce. Si lasciano con un ultimo bacio. "Vivi e torna a credere nell'amore, Martin...Il tuo angelo dalle ali d'argento veglierà su di te."

Il rumore degli zoccoli di un cavallo fa accorrere Ginevra. Salta al collo di Andy appena sceso di sella e ricopre il suo viso di baci."Mi sei mancato...mi sei mancato...tantissimo."
"Per ricevere un'accoglienza tanto calorosa sarei disposto ad arruolarmi in cavalleria." Scherza, rimettendo a posto gli occhiali. "Sai dove posso trovare Dave e Martin?" Prima che possa obiettare aggiunge. "Amore..E' importante! Ho una lettera per lui."

"Stanno facendo colazione in biblioteca...Andrew?"
La zittisce con un bacio. " A dopo...spero." A passi veloci li raggiunge.

"Ti hanno promesso ogni aiuto possibile." Gli consegna un plico e resta in attesa.
"Devi essere andato a spron battuto. Un buon sonno ti rimetterà in sesto." Lo esorta.
"Devo dire che a voi due ha fatto bene. Ieri non avevate quel sorriso."
"Sbrigati ad andare da Gy." Martin lo spinge per le spalle. "Ricordale che oggi abbiamo un appuntamento dopo l'udienza."
"ABBIAMO??"

"VAI!! Ti spiegherà." Rimane fermo con le mani conserte dietro la schiena finchè non lo vede entrare nei loro alloggi. "Pronto a tornare in mezzo ai monaci?"
"Per niente." Brontola sistemandosi l'abito.

In carrozza Martin si rivolge con severità verso di lui. "Spero ti renda conto che Abigail  vive e lavora in questa città..."
"Ho intenzioni serie...se lei mi vorrà." Ribatte deciso. "Sembri un padre inferocito..." Lo guarda di sottecchi per vedere se si è offeso, invece lo sente ridere divertito.
"Anche tu, Dave? Andy mi ha detto le stesse parole quando una mattina ho scoperto Ginevra uscire furtiva dalla sua stanza."
"Farti gli affari tuoi?" Si copre la bocca. Le parole gli sono sfuggite involontariamente.

"Mia madre dormiva nella camera accanto." Si difende stringendosi nelle spalle. "Lei è un'amica sincera. Le voglio molto bene. Ho messo in chiaro alcuni punti. Se l'avessi vista piangere...Se l'avesse fatta soffrire...l'avrebbe pagata molto cara. Vale anche per te." Il lampo nei suoi occhi è una minaccia sufficiente ad intimorirlo. "Odio gli uomini che agiscono male verso una donna."

"Tu ti comporti sempre bene?"
" Almeno sono sincero. Metto subito in chiaro che non intendo impegnarmi e lascio decidere a lei se rispondermi di sì o di no. La stima nei suoi confronti non cambia." Si sfrega un occhio e non maschera uno sbadiglio. "Stiamo arrivando. "Alza l'indice. "Serietà mi raccomando."
"Si Vostro Onore. Come ordina." Si porta due dita alla fronte. "Cercherò di non russare." Bofonchia.

La lunga cerimonia volge al termine. "Ringrazio il Signor Giudice." Il vecchio abate, appoggiato al braccio di un giovane monaco, gli porge esitante la mano.
Martin la stringe con calore. Gli piace quell'umile e gentile vecchietto. "Avete scelto un angolo particolarmente quieto per il vostro cimitero. Un prato fiorito, circondato da alberi e rallegrato dal canto degli uccelli. E' molto bello."
"Sì?" Sembra dubbioso. "Forse ha ragione lei...ma io rimpiango la vecchia cripta...Dove generazioni di miei confratelli riposano insieme come hanno vissuto."
"Cripta?" Martin alza la testa di scatto.

"Si trova sotto il pavimento della chiesa. Abbiamo dovuto trasformarla in ossario. La nuova legge ci impedisce di seppellire i morti nei luoghi di culto...Tra qualche anno riesumeranno fratello Karl e si unirà agli altri." Spiega appoggiandosi al suo braccio. "Lo seguirò tra breve."
"Spero il più tardi possibile." Gli augura con sincerità. "Il nuovo abate avrà bisogno del vostro consiglio."
"Mi hanno riferito che è giovane. Dovrà affrontare un duro lavoro." Martin esita. "Mi sono accorto che la chiesa era mezza vuota. Poca gente si è unita a noi. I miei occhi sono spenti ma le mie orecchie funzionano bene. Avrei dovuto intervenire, ma sono un vecchio...debole..." Mormora abbattuto.
Martin gli batte sulla mano. "Sono certo che non le si può rimproverare nulla." Vede il priore avvicinarsi e si affetta a congedarsi.

Al loro arrivo trovano le donne intente a chiacchierare con un bel giovane biondo vestito di nero. Solo la croce che porta al collo al posto della cravatta rivela la sua identità.
"Freddie!!" I due si abbracciano sotto gli occhi commossi di Olympia. "Ti vedo bene."
Dave nota che uno degli stivali che Frederick indossa ha il tacco rialzato.

"Tu mi sembri sciupato. Alba deve essere molto indulgente." Dice lanciandole un sorriso malandrino.
"Martin lavora troppo." Lo rimprovera sua madre.

"Mi spieghi il perchè di quella lettera?" Chiede appena giunti in biblioteca.
"Se tu mi riveli che ci fai qui."
"In confidenza...Sono arrivate delle strane voci e mi hanno spedito a controllare." Si toglie gli stivali con un sospiro di sollievo. "La gamba mi fa male ma volevo nasconderlo alla mamma."

Martin con un piede spinge una sedia verso di lui. " Che voci?"
"Diciamo che qualche visitatore si è meravigliato. Sembra che QUALCUNO abbia dimenticato la regola del vivere in povertà ed umiltà."
"Il priore...Ho notato il suo rosario...Filigrana d'argento."
"Per non parlare del suo alloggio e dei cibi che si fa servire...Non solo lui, purtroppo." Frederick zoppica verso Bach. "Che bella bestia! Il segretario del Cardinale ne ha uno simile..."

"Giù le grinfie! Bach è ufficialmente uno dei miei aiutanti. Ti conviene metterti seduto e avere pazienza..." L'avverte. "Dave, racconta la tua storia..." Con un occhiata gli ordina di raccontare solo l'essenziale.

Durante la narrazione Frederick fissa intento le fiamme del caminetto. "Non credo sia entrato in convento per espiare i suoi peccati. C'è altro?"
"Sì, ma non posso rivelartelo. Per ora."
"Aspetterò e...pregherò per lui...e per te." Con un lamento calza di nuovo gli stivali. "Vado da maman. Oggi mi sembra più pallida del solito...Buon lavoro." Con gli stivali cammina normalmente. Martin annuisce, la sua bocca sorridente si piega in una smorfia.

"Che ha fatto alla gamba?" Dave è incuriosito dalla figura del giovane religioso.
"Suo padre l'ha portato a una battuta di caccia. Suo fratello...PER ERRORE...gli ha sparato e lo ha reso zoppo."
"Tu credi che non sia stato un incidente." Ha imparato a capire quello che l'altro dice tra le righe.

"Karl De Large era un'autentica carogna! Esattamente come suo padre!" Sbotta Martin. "Prepotente con i piccoli...Orgoglioso fino all'eccesso...Maligno e subdolo con chi gli conveniva lasciare in pace...Non mi ha mai perdonato di averlo sconfitto davanti all'intero collegio...Era lui il campione, prima del mio arrivo...e pensare che a me non era mai interessata particolarmente la scherma...Volevo solo dargli una lezione." Rivela con un sospiro. "Guarda che fine ho fatto. Bando alle malinconie...Ti lascio tornare dalla tua Abby." Non ha ancora concluso la frase che Dave esce di corsa. Si affaccia sul cortile. "Alan...Sbrigati a tornare..."


"Martin, posso entrare?" Blanche reca un vassoio con un bricco ed alcune tazze.
Di colpo diventa terreo e si affretta ad aiutarla. "CHE CI STANNO A FARE I DOMESTICI?? La prossima volta ordina ad uno di loro di aiutarti. HAI CAPITO??" La sgrida con una severità che lei non si aspettava.
"Sì...sì..." Balbetta intimorita.

"Scusami...E' stato...più forte di me." L'invita a sedersi e le versa del caffè. "In cosa posso esserti utile?"
"Puoi ascoltarmi e rispondermi sinceramente. Gy, tua madre e Olympia si divertono a parlare di te. Il ritratto che ne ho ricavato è..."
"Contraddittorio?" Sorride beffardo. **Blanche...No. Ti prego!**

"Conferma l'idea che mi sono fatta sul tuo conto fin dai primi giorni. Ho capito che..." Il suo viso è scarlatto ma continua determinata. "Martin...io ti amo." Aspetta una reazione che non avviene.

Martin non ha battuto ciglio e le risponde, calmo e controllato. "Sei ancora una bambina e non sai di cosa parli...Hai scelto l'uomo sbagliato. Ti farei solo del male...Blanche..." Finalmente un briciolo di emozione traspare dalla sua voce. "Ti è bastato ascoltare delle voci per scatenare la tua fantasia." Lei tenta di difendersi. "Hai creduto alle parole di Ginevra e di mia madre? Ma loro conoscono un Martin che è profondamente diverso da come si...ti...immagini. Una ricorda il compagno di giochi, all'altra piace sognarmi...come, lo sa solo lei. NON SONO COME CREDONO!!"

"Lasciami vedere la realtà."
"E se scoprissi che sono...un mostro? Un...essere abbietto?...Malvagio?"
"Con me sei stato buono..." Mormora in lacrime.
"Torna a ripetermelo tra una settimana...o tra un mese..." Bussano alla porta. "Avanti."

Dave, Gy ed Andy li fissano in silenzio. Il pianto di Blanche rivela cosa è successo tra i due. "Pensavamo fossi...libero..."
"Lo sono, vero Alba?" Lei annuisce e cerca di riprendere il vassoio. "NON TOCCARLO! Pago fior di stipendio alla servitù per questo genere di servizio."

"Perchè hai accettato la sua proposta assurda?" Andy lo interroga stizzito.
"Assurda? Ti voglio ANCORA sposare e hai il coraggio di brontolare?"Ginevra gli rifila una gomitata.
"Tra un mese ci sposeremo nella chiesetta del nostro villaggio, tra parenti ed amici. Perchè farlo qui e..." Schiocca la lingua. "Sono un somaro vestito e calzato."
"E che riesce a camminare su due zampe..."Aggiunge Martin. "Abbiamo bisogno di un testimone. Chiederò a Freddie..."

In meno di mezz'ora i due diventano marito e moglie. Martin ha recitato con commozione gli articoli di legge e conclude. "Può baciare la sposa. Congratulazioni."
Dave e Federick controfirmano gli atti senza nascondere la loro gioia. Andrew e Ginevra sono in un mondo a parte.

Quella notte i due amici si ritrovano da soli, davanti al fuoco, con Bach accucciato ai loro piedi.
"Si sta bene qui. Copierò l'idea, in piccolo, nella cella dell'abate." Sbircia verso Martin, che è assorto nei suoi pensieri. "Sono una bella coppia. Saranno felici."
"Eh? Ah...sì...sì..." Non lo ha ascoltato.
"E tu? Quando metterai la testa a posto?"
"Ho altro per la mente in questo momento."

"Strategie? Andiamo a studiale a tavolino." Lo invita. "Vuoi arrestare il priore e i suoi complici."
"Senza spargimenti di sangue o violenza, se possibile. Il momento migliore e durante la festa che si terrà per la presentazione della copia." Studiano la mappa abbozzata.
"E la mia investitura...Attireremo più curiosi...Più gente ci sarà e più i tuoi uomini potranno intrufolarsi indisturbati."

"Avevo in mente di sguinzagliare i borsaioli...Nella confusione potranno sfilare eventuali armi mascoste. Dovrò escogitare un segno di riconoscimento. Qualcosa che non li metta in allarme." Ribatte meditabondo.
"Calcola anche che se ti presenti da solo..." Non ha bisogno di aggiungere altro.

"Prova a tenerle a casa! E' l'occasione che aspettano per sfoggiare vestiti, cappellini e altri gingilli..."Scuote la testa. "Tua madre non mi perdonerà tanto facilmente per averti rovinato questa memorabile giornata."
"La renderai...indimenticabile." Gli batte la mano sulla spalla. "Capirà. Vado ad augurarle la buonanotte."
"Anche da parte mia." Si siede e continua a studiare la piantina del convento. "Quanti saranno? Mormora.

Il fuoco nel caminetto è quasi spento. Martin si è addormentato alla scrivania. Il tocco di una mano gli fa aprire gli occhi. Davanti a lui il volto stanco di Alan.
"Ti aspettano nel tuo ufficio."

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Capitolo 28
*** Capitolo 28 ***


Lo segue rimettendosi a porto gli abiti. "Com'è andata?"
"Ti racconterò dopo."

Un uomo alto è seduto alla sua scrivania. Solleva appena il capo. "Gore? Si sieda." L'altro, un tipo robusto, gli indica una sedia.
Martin fa segno ad Alan di uscire. "Sveglia gli altri." Ordina a bassa voce.
Lui è ben felice di uscire. Quei due gli mettono i brividi e non sa spiegarsi il perchè.

L'uomo alto, il più anziano, posa per qualche momento i suoi strani occhi grigi su Martin. "Questo è il Giudice Gore. E' al suo primo incarico e non ha ancora risolto un caso...Ma DICE di aver risolto il mistero della Jezebel. Crede forse di essere migliore degli investigatori della Corona o dei nostri uomini?"
"Appena questi giovani funzionari ricevono un minimo incarico fuori dalla capitale diventano presuntuosi." Ironizza freddamente l'altro.

Martin resta in silenzio, Con loro si parla solo quanto è richiesto. Perchè i due uomini sono i Capi del Servizio Segreto. Fieramente leali al proprio Paese. Non alla Corona...Non alla Famiglia Reale...Al NOSTRO PAESE... fanno presente spesso." Del tutto incorruttibili, crudeli e distaccati.
"Bene Martin...Parla. Spiegaci la tua...teoria." Dice fintamente affabile.

Un brivido freddo scivola lungo la sua schiena. Spera di aver ragione, se no..."La Jezebel è stata attaccata da un gruppo di pirati che hanno ucciso i messaggeri, rubato la cassa dell'oro e affondata. Credevano di aver massacrato l'intero equipaggio ma si sono sbagliati. Uno è vivo ed è diventato uno dei miei aiutanti. Ho saputo la storia da lui." Risponde conciso.
"Avevamo ragione. Fortunato sul lavoro...Sfortunato in amore..."

Martin deglutisce. Doveva immaginarselo. Con loro non ci sono segreti che tengano. Si chiede quanto sanno su di lui.
"Potremmo riconsiderare la sua proposta...ma esiste sempre quel piccolo ostacolo... Bissel, vero?"
Il compagno annuisce. "In che modo aveva intenzione di procedere?"

"In un primo momento volevo aspettare il vostro arrivo, ma avrei corso il rischio di non avere prove sufficienti dell'esistenza di quell'oro. Il suo trasporto è imminente." Con poche brevi frasi li mette al corrente del suo piano.
"Brillante idea quella di coinvolgere la congrega dei mendicanti. Buon lavoro Giudice Gore." Si immerge nella lettura di alcuni documenti.
"Posso avere l'onore di ospitarvi?" Chiede esitante. "Sono sicuro che..."
"I nostri uomini hanno già preparato quanto ci serve." Lo congeda bruscamente.

Martin nota nel cortile la solita attività. Niente sembra cambiato, ma lui SA che i loro uomini controllano la città. Infatti nota una figura vestita di grigio seduta al tavolo occupato solitamente da Fletch.
Un uomo, anche lui vestito di grigio, gli apre la porta. "I suoi aiutanti la stanno aspettando in biblioteca. Gli altri dormono ancora." Non è un suggerimento e gli fa strada fino alla porta.

Andy, Dave ed Alan si alzano in piedi alla sua vista.
"Mi scusi..." Chiede gentilmente." Potrebbe mandarmi il maggiordomo o uno dei camerieri con la colazione?" L'altro annuisce.

"Che succede? Perchè ci hanno ordinato di alzarci e di aspettare qui? Perchè non possiamo uscire? Chi sono quegli uomini?" Si affollano intorno a lui ricoprendolo di domande.
"Calma! Uno alla volta!" Si mette comodo ed accavalla le gambe. "Prima ascoltiamo Alan...Ci sono stati problemi?"

"Nessuno all'andata. Ho infilato il bigliettino e ho aspettato. Pochi minuti dopo mi sono sentito puntare una pistola alla nuca e mi hanno incappucciato." Ricorda con un brivido.
Martin ridacchia. "Sempre uguali."
"Quando mi hanno dato il permesso di toglierlo ero in un...ufficio, senza finestre, con quei due che mi fissavano. Si può sapere chi sono?"

"Si fanno chiamare i Santi Pietro e Paolo. Nessuno conosce la loro vera identità. Il nome resta...le persone cambiano. " Spiega. La porta che si apre ed il maggiordomo che comincia a servire la colazione lo zittiscono. "Grazie Sig. Bernard...faremo da soli."

Alan riprende il suo racconto. "Mi hanno chiesto perchè ero li'. Gli ho consegnato la tua lettera. Quello più vecchio...Pietro?" Un cenno affermativo. "...L'ha aperta, letta e passata all'altro. Mi hanno chiesto di rimettermi il cappuccio e mi sono ritrovato su una strada...fuori città. Avevo un cavallo fresco e il...consiglio...di tornare qui. Mi sono presto accorto che avevo compagnia. Un gruppetto che mi precedeva e uno che mi seguiva. Che fare? Ho proseguito. Loro restavano a prudente distanza e inoltre avevo consegnato la tua lettera..."
"Hai fatto bene."
"Quando sono arrivato alle porte di Palme quei due mi aspettavano e mi hanno ordinato di venirti a chiamare."
"Vai a riposarti..." Gli consiglia con un sospiro.
"Toglitelo dalla testa. Voglio sapere che succede." Incrocia le braccia categorico.

"Andy, Dave...pensateci voi. Io devo prepararmi...Ripassare il piano...Calcolare ogni evenienza." Estrae dalla tasca la chiave di un cassetto e prende alcuni fogli coperti da una fitta scrittura. Comincia a leggere. Il silenzio improvviso gli fa alzare gli occhi.
I tre sono in piedi davanti a lui. "Che dobbiamo fare?"

"Fingere che quei due non esistano e prepararci per...la festa. Vi voglio eleganti al massimo, avremo delle signore da accompagnare. Sì. DOBBIAMO." Conferma ad Andy. "Intanto Dave andrà dal Caporale. Digli di lasciare in pace gli uomini che vestono di grigio. Ci sono moltissime cose da fare e pochissimo tempo."


La strada che conduce al monastero è fiancheggiata da lampioni  colorati ed anche il convento stesso è vivacemente illuminato da torce, lampade ad olio ed innumerevoli candele. La carrozza che trasporta Martin ed il suo seguito procede lentamente.
L'ora stabilita per la cerimonia è giunta e la popolazione di Palme si sta raccogliendo all'interno. Le campane smettono di suonare e man mano che si avvicinano ascoltano il monotono salmodiare delle preghiere recitate alternate ai canti dei monaci. Il cortile principale è affollato da una gran massa di spettatori.

Al di sopra della folla, su una terrazza, il nuovo abate, in compagnia della madre, siede al fianco di quello vecchio. Con lui l'armatore Mark Hooker, un capitano in alta uniforme e altri notabili, tra cui si scorge il Dott. Morse.

Di fronte alla terrazza è stata costruita una pedana su cui hanno eretto un piccolo altare decorato con fiori e candele. Lì è stata posta la copia del crocifisso custodita nella grotta. Attorno all'altare siedono una decina di monaci che costituiscono il coro. La piattaforma è circondata da un drappello di soldati. Tutt'attorno si accalca la folla.

Martin scende e porge il braccio ad una pallida Alba. La incoraggia con una stretta di mano. Dietro di lui Andy e Grainne, Alan e sua madre e Dave con Abigail. Sale sulla terrazza e saluta i presenti. Scambia uno sguardo con il capitano, che annuisce brevemente. Esegue un compito baciamano e sussurra un "Sei bellissima" ad una emozionata Olympia.

Una piccola campana comincia a risuonare. Sulla piattaforma il priore, seguito da alcuni monaci, comincia a camminare lentamente attorno all'altare, fra fitte nuvole d'incenso. Tre rintocchi della campana risuonano sulla folla. La cerimonia sta per avere inizio.

Improvvisamente Martin si alza in piedi. Si porta sul bordo della terrazza e passa lentamente lo sguardo sulla folla. La luce delle torce illuminano i suoi capelli biondi facendoli scintillare. Tutti gli occhi sono puntati su di lui.

"Sua Maestà ha graziosamente concesso la sua protezione a questa copia del Santo Crocifisso, ordinando che venga scortata nel suo viaggio. Poichè il sono il magistrato di questo distretto è mio dovere verificare che questa statua sia EFFETTIVAMENTE una copia fedele, scolpita in legno, del vero crocifisso qui custodito."
Un mormorio attonito si leva dai presenti.
Il priore cerca di scendere dalla piattaforma ma viene fermato dalla dichiarazione di Frederick. "Il Giudice Gore ha il mio permesso."

"Ora ordinerò al mio aiutante di controllare l'autenticità di questa statua lignea." Fa un gesto ad Alan che rapidamente sale sulla piattaforma. Spinge da parte i monaci e prende in prestito la baionetta di uno dei militari.

Il priore protesta ad alta voce. "Volete permettere questo gesto sacrilego?" Grida si levano dalla folla, ma nessuno interviene.

Martin alza un braccio. Al suo segnale decine di uomini armati entrano di corsa. Alan si avvicina alla croce e sferra un colpo violento al corpo. La baionetta gli sfugge di mano e cade a terra tintinnando. La statua appare assolutamente intatta.

"Com'è possibile?" Grida l'abate stupito.
La folla ondeggia e i militari devono tenerla a distanza.
Alan balza dalla piattaforma e, grazie ai soldati che gli aprono un varco, riesce a salire di corsa sulla terrazza. Porge a Martin un frammento che la lama aveva fatto saltare.
Levando in alto quella scheggia scintillante in modo che tutti possono vederla Martin grida: "Questa statua non è fatta di legno ma D'ORO! Un gruppo di avidi criminali volevano inviare in questo modo dell'oro di contrabbando per un illecito guadagno! Io accuso di questo delitto il donatore della statua...Mark Hooker e i suoi complici...Il Dott. Morse ed il Priore Kapady e li dichiaro in arresto."
La folla è silenziosa; tutti cominciano a comprendere il significato delle parole del giudice. Sono colpiti dalla sua profonda sincerità e curiosi di saperne di più su quell'inaspettato sviluppo della situazione.

Due agenti afferrano Mark Hooker che è stato colto di sorpresa. Ha il viso cinereo e trema violentemente. "Sono innocente. Non sapevo che la statua fosse d'oro..."
"Stia zitto. Avrà la possibilità di difendersi nella sede opportuna." Martin si volta verso Dave ed Alan. "Prendeteli e portateli in tribunale."

Alan prontamente lega le mani di Hooker dietro la schiena e si allontana con lui, fiancheggiato da due agenti. Dave si incarica di prelevare il Dott.Morse che tenta inutilmente di scappare, con uno scatto lo afferra per il polso e glieli lega dietro.

Martin cerca con gli occhi Blanche e la vede stretta nell'abbraccio consolatorio di Grainne. "Freddie...devo andare. Puoi occuparti di mia madre e...di...Alba?" Cerca di mantenere un tono normale.
Olympia interviene. "Stai tranquillo. Penseremo noi a loro." Nei suoi occhi legge la pena che prova.

Corre fino all'ingresso e monta in sella al primo cavallo che trova. Segue il carro con i prigionieri e ordina che siano condotti nella sala delle udienze.

Gli uomini in grigio l'hanno già preparata. Sullo scranno siedono i due visitatori. "Bel lavoro Gore...Elenchi le accuse nei loro confronti."
Martin obbedisce. "Claus Kapady, se questo è il suo vero nome, è accusato di atti di pirateria." L'uomo ha abbandonato la posa ieratica che sfoggiava ed ora esibisce un ghigno." Comandava la nave che ha assalito la Jezebel, massacrandone l'equipaggio ed impossessandosi del carico d'oro che trasportava. Posso presentare la testimonianza di un sopravvissuto che può riconoscerlo ed inoltre abbiamo recuperato la maggior parte dell'oro trafugato."
"Testimone?" L'altro si guarda attorno meravigliato.

Ad un gesto di Martin Dave si fa avanti. "Ero il nostromo della Jezebel e ho sempre presente la scena dell'uccisione del Capitano Miller. Il suo assassino ha una voglia rossastra su un polso." Martin gli solleva il braccio e mostra il polso con il segno.

"Confesso, ma giuro che io ho agito dietro ordini precisi...Dirò il suo nome e vi mostrerò dove trovare prove certe che vi permetteranno di arrestarlo...Ma solo in cambio della garanzia che ci lascerete andare. In fondo avete poco contro di me. Eravamo in guerra ed io avevo una patente che mi permetteva di assalire le navi degli avversari. La Jezebel non batteva nessuna bandiera. L'oro? Un bottino di guerra come un altro!"

Martin frena con il braccio Dave che cerca di scagliarsi su di lui. "Il trucco di farvi credere un monaco è venuta a voi o al vostro capo?" Chiede esibendo una calma che disorienta i presenti.
"Mia. Sono un ex prete, Avevo visitato in precedenza il convento. Era un posto perfetto come nascondiglio."
"E' una vera disdetta." Esclama Martin. "Mi sarebbe piaciuto vederla affidata ai domenicani. Hanno un concetto molto particolare della disciplina e dell'obbedienza. " Con soddisfazione lo vede impallidire. " So che sono draconiani nelle loro punizioni."

Il misterioso Paolo interviene. "In attesa di una nostra eventuale decisione...Continui pure Giudice Gore."
"Accuso il Dott. Tiberius Morse di complicità. Era lui la persona incaricata di recuperare i finti rosari lasciati nei ruderi vicino alla sua cappella di famiglia. Lo nascondeva poi nella cavità che ricavava dai suoi libri. Libri che provvedeva ad inviare nella capitale all'indirizzo del suo vecchio amico, il Prof. Morel. Naturalmente nessuno di quei libri è finito nelle mani del suddetto professore. Sospetto che un domestico li intercettasse e li recapitasse al vero destinatario." Il dottore abbassa la testa e non nega.

"Accuso l'armatore Mark Hooker di essersi reso complice del sunnominato Kapady. E' lui che provvedeva alla fusione dei lingotti e alla sua trasformazione nelle palline dei rosari...Ed è sempre lui che ha fatto realizzare la copia in oro della croce custodita nel convento."

"Ha finito Giudice Gore?" L'uomo che si fa chiamare Pietro guarda stranamente ironico Martin. Lui continua a guardare il pavimento e si limita ad annuire. "Bene. Sig...Kapady...mi piacerebbe vederla penzolare da una forca in compagnia di questi...gentiluomini...Ma. come lei ha così ben spiegato...il nome del suo capo per me è della massima importanza. Scriva su questo foglio nome, incarico ufficiale ed elenchi le prove a suo carico...ed le garantisco che ce ne andremo lasciando cadere quelle accuse nei vostri confronti." Alza una mano a zittire le proteste di Andy, Alan e Dave. Martin continua a rimanere in silenzio.

Kapady si avvicina con un ampio sorriso e compila il foglio sotto gli occhi adirati dei presenti. "Posso andarmene?"
"Per noi sì." Rispondono i due senza distogliere gli occhi dalla figura a testa china.

"Ma per me NO. ARRESTATELI!!" Ordina deciso Martin. Nei suoi occhi brilla una gioia maligna. "Claus Kapady e Mark Hooker vi arresto con l'accusa di aver progettato e realizzato l'omicidio del Giudice Simon Kessler, magistrato di Palme e di questo distretto. Tiberius Morse l'arresto con l'accusa di aver ucciso Rufus Plain, impiegato di questo tribunale e di aver tentato di nasconderne il corpo nel pozzo asciutto di quel vecchio rudere."
"Abbiamo la vostra promessa!" Gridano insieme.

"Per il caso della Jezebel e il furto dell'oro." Risponde Martin. "Io non ho promesso niente."
"Non ho ucciso il magistrato." Grida Hooker.

"Basta con le bugie! E' stato lo stesso Giudice Kessler a rivelarmi il vostro nome. Vi mostrerò il suo messaggio." Martin estrae dalla tasca la tabacchiera d'argento e ne mostra il coperchio decorato. "Non so come ha scoperto che il giudice aveva affidato un pacchetto contenente questa tabacchiera ad una delle sue modelle. Ne avete fatto rubare il contenuto. Niente di importante, vero? Perchè la prova non era il contenuto...MA IL CONTENITORE! Il ramo intrecciato d'edera. Lo stesso ramo che è inciso e decora il bastone che è il vostro fedele compagno. Ho controllato. E' un pazzo unico, fatto su vostra ordinazione. Non ne esiste uno simile in tutto il distretto."

Hooker lancia un'occhiata smarrita al suo bastone, appoggiato davanti a se.

"Ci sono altri documenti, ben nascosti, che io ho trovato. L'accuso inoltre dell'omicidio della schiava chiamata Jasmine. Quando le hanno riferito della sua amicizia con uno dei miei aiutanti ha avuto paura che il giudice le avesse fatto delle ulteriori confidenze ed ha ordinato al suo amministratore di toglierla di mezzo..."
"BASTARDO!!" Alan gli salta addosso, cercando di strozzarlo. Dave ed Andy riescono a fermarlo.

"Non sporcarti le mani. Lascialo al boia."
"Toglietemeli davanti!" Ordina. "Spero che voi non abbiate niente in contrario."
I due scuotono il capo. "Continuo a dire che lei sarebbe stato un valido acquisto." Dice Paolo.

"Io invece vi ringrazio di avermi scartato." Risponde Martin con l'accenno di un sorriso. "Prima della vostra partenza posso pregare i Santi Pietro e Paolo di intercedere per noi un'ultima volta?"
"Parli!"

"Non credete che Dave ed Alan meritino una piccola ricompensa? Senza di loro non avreste quel nome."
"Ha ragione. Cosa chiedono?"

"Posso rispondere per loro. Due cose: Il nome del Capitano Morgan non deve apparire in nessun documento come un pirata o un membro di quella nave maledetta. Che la sua vedova lo creda una vittima di quella sporca guerra."
"Signor Gahan, è d'accordo con la richiesta appena fatta?"
Dave è ammutolito e si limita a balbettare un "Sì...signore..."
I due si consultano sottovoce, poi Paolo parla per entrambi. "Concediamo inoltre alla Signora Morgan un piccolo vitalizio di cento monete d'oro annuali. Niente ringraziamenti. Per il Sig. Wilder?

"Rivelategli il nome dell'ufficiale responsabile della morte dei suoi compagni...Se non lo farete voi lo farò io. Ma vi giuro che quel nome rimarrà tra di noi e nessun altro lo saprà."
"Parola d'onore?" Chiede Pietro.
Solo Alan risponde a voce alta. "Avete la mia parola d'onore."

"Il Generale Gerard De Large." Gli rispondono.
"MA PERCHE'?" Balbetta sconvolto. "Era il NOSTRO generale. Non ci conosceva nemmeno."

"Uno purtroppo lo conosceva." Gli svela Martin. "Correggetemi se sbaglio...La solita, vecchia storia...Un ufficiale giovane che aveva una bella moglie..."
"Che il generale voleva." Mormora Alan con una smorfia.
"I due si amavano e lei lo ha respinto. Gerard de Large non era abituato a rinunciare a quello che desiderava...Ha pensato che eliminando la causa del rifiuto...
"Ci ha ordinato un'azione disperata ed inutile, sperando che saremmo morti tutti." Alan cade a sedere e si copre il viso con le mani. "Ha mandato a morire trenta uomini PERCHE' UNA DONNA GLI HA DETTO DI NO!?!"

"L'azione non è stata inutile. Il sacrificio di quegli uomini ci ha permesso di salvarne oltre mille." Rivela Pietro. "Gli avevamo chiesto di scegliere un gruppo di uomini senza legami, senza una famiglia e di rivelargli lo scopo della missione. Ha fatto di testa sua."
"E' per questo che i miei appelli per avere giustizia cadevano nel vuoto..."Mormora amareggiato.
"E' ancora un Segreto di Stato Capitano Wilder."

Alan esce senza dire una parola, Dave lo raggiunge pensieroso. Andy li segue dopo un cenno di Martin.

"E per se, Gore, non chiede niente?"
"Ho compiuto il mio dovere." Risponde. "Non merito ricompense. Vi auguro di fare un buon viaggio." Si avvia verso la porta.
"Gore...Non è curioso di sapere chi è l'alto personaggio coinvolto?"
Scrolla le spalle. "Mi basta che sia punito come merita." Richiude piano la porta.

Pietro si rivolge a Paolo. "Ha risolto con intelligenza e discrezione questo intricato mistero. Si merita più di altri un'adeguata ricompensa."

La tenda che copre l'ingresso dell'ufficio privato si sposta. "Ho già provveduto personalmente. Lo scoprirà domani. A voi chiedo una risposta confidenziale...se vi è possibile." I due si inchinano. " Chi o cosa nasconde a Bissell?"

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Capitolo 29
*** Capitolo 29 ***



Mezzanotte è passata da un pezzo quando Martin e gli altri si possono ritirare in quello che è diventato il loro angolo preferito, la biblioteca. Fletch versa quattro abbondanti dosi di liquore.
"Ne abbiamo bisogno. Che giornata!!"

Martin si è seduto come è suo solito nella poltrona davanti al fuoco e fissa le fiamme con occhi vuoti e cupi. Bach gli ha posato il muso in grembo ed ulula sommessamente. Smette quando la sua mano inizia ad accarezzarlo. Gli altri lo sorvegliano allarmati. Ha l'aria abbattuta e si è chiuso in un pesante silenzio. Ha allontanato con un gesto brusco la mano che gli porgeva il bicchiere. Improvvisamente si alza ed esce dalla stanza senza aver detto una sola parola.

"Ci risiamo." Mormora addolorato Andy. "E' di nuovo come tre anni fa. Passerà ore a fissare il fuoco in silenzio. Chiuso in un suo mondo dove noi non esistiamo."
"E' comprensibile. Dovrà pronunciare tre condanne a morte ed uno di loro è il padre della donna per cui prova un affetto sincero." Interviene Dave.
"Martin e...Blanche?" Alan casca dalle nuvole.
Dave conferma. "L'ha quasi ammesso davanti a noi...però sapeva che avrebbe dovuto arrestare suo padre. Che speranze hanno di un futuro insieme?"
"Nel suo mondo? Nessuno." Replica sottovoce Alan. "Un magistrato non sposa la figlia di un condannato a morte."
"Cerchiamo di riposare qualche ora. Domani sarà un'altra lunga giornata." Bisbiglia Andy.
"E chi può dormire dopo oggi?" Borbotta Alan.

Il signor Bernard guarda sconsolato la tavola apparecchiata per la colazione e con un sospiro ordina ai camerieri di portare via le vivande. Nessuno si è seduto quella mattina. La signorina Eigrer è arrivata la sera prima in lacrime, consolata dalla signorina Muller e da madame De Large. La signora Gore sembrava aver visto un fantasma. E gli altri? Questa mattina ha visto solo il sig. Fletcher di sfuggita. I due aiutanti sono occupati nelle solite attività, stranamente silenziosi ed il Giudice Gore si è ritirato in biblioteca. Inutilmente sua madre lo ha chiamato più volte senza ricevere risposta.

Dave ed Alan stanno osservando distrattamente le esercitazioni degli agenti agli ordini di Jacob quando un cavaliere coperto di polvere irrompe nel cortile.
"Dispaccio ufficiale ed urgente per il Giudice."
"Ci mancava questa...Siamo i suoi aiutanti." Replica Alan tendendo la mano.
"E' personale." E' la risposta che riceve.

Lo accompagnano. "Martin...MARTIN!" Dispaccio ufficiale!" Devono bussare a lungo prima di vederlo apparire. Ha profonde occhiaie, un accenno di barba e tutti i segni di chi ha passato una notte agitata.
"Deve aprirlo personalmente davanti a me e firmarmi la ricevuta." Gli comunica il messaggero.
Martin obbedisce, lo scorre velocemente e senza nessuna reazione firma dove indicato. Poi porge il foglio ad Andy, che dopo aver letto poche righe sbianca.
"Non possono averti fatto questo...Non dopo quello che hai..."
"Possono e lo hanno fatto. Leggi le ultime righe...Rimanga in attesa di ulteriori provvedimenti." Risponde indifferente. "Alan, Dave...penso che in futuro non avrò più bisogno dei vostri servizi." Solo verso di loro sembra sinceramente dispiaciuto.
"Perchè? Che succede?" Chiedono sconcertati.
"Hanno revocato la mia nomina. Non sono più il magistrato di questo distretto." Risponde con un mezzo sorriso che sembra una smorfia. Rimangono impietriti. "Inoltre sono confinato qui."

"Ti si chiede, oltre ad occuparti delle questioni di minore importanza, di preparare i fascicoli completi e pronti per il tuo sostituto." Aggiunge Andy che continua a rileggere il dispaccio incredulo.
"Almeno saprò come passare il tempo." Ride sarcastico." Naturalmente tutto questo deve rimanere tra di noi. Continuiamo come sempre. Avrò la soddisfazione di togliermi qualche sassolino dalle scarpe. Dave, Alan...vi raccomanderò al mio successore. Siete stati due validi e capaci collaboratori. Andy, di te non mi preoccupo...Puoi tornare a fare il notaio. Gy ne sarà felice." Dave ed Alan non sanno cosa dirgli. Andy è ammutolito. Non si aspettava da lui questa rassegnazione.

"In un modo o nell'altro noi ce la caveremo...Ma...tu...che farai?" Dave esprime il pensiero di tutti.
"Io? Carpe diem..." Solleva le spalle. "Vado a darmi una ripulita per poi iniziare a compilare i rapporti e le copie per gli archivi...E voi mi darete una mano. Come ogni giorno."
"Carpe...diem? Che intende dire? " Dave lo chiede sottovoce ad Alan.
"Che non si preoccupa del domani." Risponde distrattamente.
"Si comporta come...se lui non avesse un domani!" Andy gli corre dietro e piomba nella sua camera mentre inizia a radersi. "MARTIN!" Afferra il rasoio con mani tremanti. "NO!! Dammelo..." Si trova a specchiarsi neglio occhi calmi e tranquilli, ma pieni di stupore dell'amico.
"Che ti prende?" Si sente chiedere.

"Avevo paura che..." Risponde a testa bassa. Prova vergogna per quello che ha sospettato.
"Credevi che volessi tagliarmi la gola? Per così poco? Ho superato di peggio..." Lo abbraccia." Grazie comunque. Rassicura anche Dave ed Alan...E ordina di preparare abbondante caffè e...dei biscotti. Abbiamo del lavoro da portare a termine."
Andy si gira un paio di volte e lui è sempre sulla porta che lo segue con un sorriso.

"Tutto bene?" Gli chiedono ansiosi.
"Sì. Ma per un...momento...E' stato orribile." Ammette passandosi una mano nei capelli.
"Perchè credi che gli abbiano inviato quel messaggio?"
"Che fine avrà fatto la tua lettera a..."
"Vorrei saperlo. Vorrei proprio saperlo." Con uno sforzo si rianima. "Diamoci da fare. Rimettiamo ogni cosa al suo posto."

Quando Martin arriva, perfettamente rasato e con abiti puliti, il suo ufficio ha l'aspetto ordinato dei giorni precedenti. Su di un tavolinetto accanto alla scrivania lo aspettano caffè fumante e biscotti appena sfornati.
"Che profumino! Intanto che ci rimettiamo alla pari con la corrispondenza dei giorni scorsi godiamoci questo spuntino." Sembra che nessun pensiero lo turbi.

Le buste e i plichi si sono accumulati. Dave li prende uno alla volta, li apre e li passa prima ad Andy che, dopo una rapida scorsa, decide se sono di competenza di qualche ufficio o interessano direttamente Martin che, in quel caso, detta la risposta ad Alan.
"Beh?"Esclama meravigliato Andy. " Perchè questa l'hanno spedita a te? Da quando ti interessa una...scuola?"

Martin con un grido di giubilo afferra la lettera e la rilegge con una risata di gioia. "FINALMENTE!" Torna velocemente in casa e bussa alla porta di Olympia. "Ma chere?" Hortense gli apre e con un inchino si allontana. "Leggi!!"

"Ci sei riuscito! Non credevo di vedere il suo sogno realizzato. Tu lo hai reso possibile e hai ottenuto anche di più. La patente reale!?! Sarà conosciuta in tutto il paese. Il suo nome non sarà dimenticato." Alcune lacrime di commozione brillano nei suoi occhi. "Merci..."
"Gli devo molto...I miei sforzi di questi ultimi anni sono serviti." Sul suo viso si alternano gioia e tristezza. "Come hai passato la notte?"
Lei distoglie lo sguardo. "E' inutile che te lo chieda...Sveglia...In compagnia dei tuoi ricordi...Quante gocce hai preso? Dieci...Venti? O non le conti nemmeno più?"

"Ssstt...Mon petit choux...Perchè assillarti? Ho vissuto la mia vita...Ho amato e sono stata amata...Ho visto i miei figli soddisfatti della loro vita...Felici. " Lo accarezza piano. "Promettimi che d'ora in avanti penserai a te e alla TUA felicità. Quanto tempo sprecato..."Lo guarda addolorata.
"Nemmeno un solo istante e tu lo sai. Non c'è giorno, ora, minuto che il mio pensiero non sia rivolto laggiù." Gli occhi di Martin sono rivolti in un punto lontano, Un sorriso sincero gli illumina il viso. " Ho risolto anche il mistero di questo posto. Appena potrò volerò a casa e niente e nessuno me ne allontanerà. Mai più."
"Potresti..." Gli suggerisce.

"NO! Non cambio idea. Meno gente sa...meglio è...Per tutti." Ripetono gesti e parole consueti. Quante volte hanno discusso? A volte fino alla sfinimento. Martin si è incaponito nella sua decisione e Olympia è esausta per controbattere ancora. "Ti ho fatto stancare e per te è un male. Sono un pessimo padrone di casa. Au revoir, ma chere." Si congeda con un bacio sulla guancia.

Il suo ufficio è vuoto. Sulla scrivania il resto della corrispondenza. Andy è impegnato con gli impiegati in cancelleria. Alan sta insegnando a Jacob. **Lo farà diventare un ottimo Capo per gli agenti.** Pensa guardandoli. Dave arriva in compagnia di Abigail. **Formano una bella coppia. Auguri per la vostra vita insieme.**

Un monaco, con la testa nascosta dal cappuccio, chiede un'informazione ad un agente, che indica dalla sua parte. Dave interviene e, prendendolo sotto il braccio, lo scorta fino da lui.
"Martin, hai visite...Indovina chi è?"
"Il nostro ricercato. Prego signor Kessler, si accomodi." Gli indica cortesemente la poltrona. "Aspettavo da tempo la sua visita." Dave ha sussulto ed esce di corsa.

"L' ho raggiunta appena mi è stato possibile. Il nuovo abate ha un concetto particolare della disciplina." Risponde scoprendosi il viso. "Come ha fatto a identificarmi? Pensavo di doverle spiegare ogni cosa."

"Le notizie negli archivi su suo fratello. Dicevano che aveva un gemello e che l'unica differenza che permetteva ai vostri genitori di distinguervi erano gli occhi...I suoi sono quasi unici...e una cicatrice sul labbro superiore. E' per questo che si è fatto crescere i baffi?" Risponde affabile. Tre persone si affollano sulla porta. Con un gesto le invita ad entrare.

Jonathan Kessler li saluta inclinando il busto. "Poche persone ne sono a conoscenza, ma la prudenza non è mai troppa. Sono venuto a ringraziarvi non appena mi giunta la notizia la notizia dell'arresto dei colpevoli della sua morte. Nonostante le mie indagini non avevo altro che dei vaghi sospetti. Hanno confessato dove...?"
"Non li ho ancora interrogati...Ma ho un'idea ben precisa di dove cercare il suo corpo."
"DOVE??" Si sporge verso di lui come gli altri presenti.
"Nella cripta sotto la chiesa." Risponde alzandosi. " Andy, accompagna il signor Kessler in una delle camere libere e chiedi al maggiordomo di trovargli una abito adatto tra gli effetti di suo fratello. Sperò che vorrà restare mio ospite fino alle esequie. Vi aspetteremo con i cavalli pronti."
Jonathan ed Andy escono velocemente.

"Martin...Hai detto...ASPETTEREMO??" Nessuno dei due nasconde la curiosità che li divora.
"Mi sono mancate le nostre cavalcate insieme. "Confessa con un sorriso.
"E ci spiegherai come...?" Chiede Alan.
"Con comodo...Dopo cena e con un bicchiere in mano." Promette.

Già al loro arrivo al convento Martin e Dave notano i cambiamenti apportati da Frederick. Ad un lato della porta, in un piccolo locale, un monaco dispone vasetti pieni di erbe su alcuni scaffali e un altro serve alcuni acquirenti.
"La farmacia è stata riaperta e, suppongo, anche l'ospedale per i bisognosi."

"E' stato il primo ordine dell' abate Frederick. In questo momento sta visitando i vecchi reparti per decidere quali riparazioni effettuare." Risponde a bassa voce la loro guida. Se a Dave quel luogo era sembrato semi deserto ora lo vede pieno di un'attività febbrile, ma bene organizzata.

"Non vorrei essere nei panni di quei monaci che hanno spalleggiato il priore." Sussurra Martin. "Chi crede la condanna al carcere una dura pena non ha idea di che cosa vuol dire passare sotto le grinfie del dominicani. Quelli che hanno scelto di restare sconteranno anni in punizione." Gli altro lo ascoltano in silenzio. "Ho sentito parlare di uno...Il suo errore era stato quello di essere giovane e sconsiderato...Aveva seguito Napoleone...Per curiosità o fame d'avventura. Era scappano dal suo convento insieme al fratello. Nel primo scontro lo ha visto cadere sotto i suoi occhi. Questo lo ha convinto a tornare indietro. Ha passato ANNI ad eseguire i compiti più umili, faticosi. I lavori più sgradevoli toccavano sempre a lui. Quando è stato consacrato gli è stata affidata una parrocchia nella zona più povera e degradata della capitale. Parrocchia che non ha mai voluto abbandonare e sì che gli sono state offerte chiese più belle e più ricche. Ha rinunciato alla sua nomina come vescovo. E' rimasto con loro fino al suo ultimo giorno."

"Ero uno dei suoi parrocchiani e gli ho fatto da chirichetto. Mi ha insegnato a leggere e a scrivere." Aggiunge commosso il monaco che li accompagna." Come fa a conoscere la sua storia?"
"Frequentavo un suo grande amico. Il Giudice Cranston." Risponde Martin.

"Me lo rammento bene. Un giocherellone. Me ne aveva insegnato uno...Non mi ricordo come lo chiamava...Sasso, carta e..."
"...Forbici? Il sasso vince sulle forbici, le forbici sulla carta..."Continua ridendo.
"E la carta sconfigge il sasso." Si unisce alla sua risata.
"La vecchia morra cinese. Lo ha insegnato anche a me."


Frederick li ha scorti e si avvicina. Sotto la tonaca spuntano gli stivali.
"Qualcosa mi dice che non sei in visita di cortesia. Altri guai?"
Lui annuisce. "Il signor Kessler è il fratello del mio predecessore. Credo che il suo cadavere sia stato nascosto nella vostra cripta."
I due monaci si fanno rapidamente il segno di croce.

"Mi ci mancava un atto sacrilego e poi le ho sentite tutte." Sbotta con rabbia. "Fratello Robert, ci faccia strada e chieda aiuto dei sacrestani."
"Si, Fratello Frederick." Risponde a bassa voce.
"Avremo bisogno dell'incenso?" Chiede a Martin quando sono in chiesa.
"Penso che avrai una sorpresa." Sussurra con aria misteriosa. "Se hanno usato il veleno che immagino..."

"Aprite la cripta." Ordina l'abate ai quattro robusti monaci che si sono avvicinati. Scendono per una scala oscura fino ad una seconda pesante porta chiodata. Con un gesto indica le lampade, che vengono prontamente accese e la porta spalancata. Mentre Martin e Frederick entrano decisi e si dirigono nella parte più buia e lontana, gli altri si guardano spaventati. Lungo le pareti sono accatastate in perfetto ordine file e file di scheletri.

"Qui. Fate luce." Martin guarda davanti ai suoi piedi. Frederick è inginocchiato in preghiera accanto ad un corpo deposto sul pavimento.
"Simon!" Jonathan si avvicina. "Ma...Come è possibile? E'...intatto! Dovrebbe essere..." Mormora sconvolto.

"Una dose abbondante di arsenico ritarda la decomposizione. " Risponde pacatamente Martin. "L'ho scoperto consultando un testo della biblioteca. Se il vecchio abate non mi avesse accennato a questo posto...Nessun documento accennava alla sua esistenza." Lo aiuta ad alzarsi. "Dovrai farmi avere una piantina precisa del convento."
"Ne farò redarre una nuova. Penso che queste vecchie mura abbiano ancora troppi segreti nascosti." Borbotta lui. "Farò deporre il corpo in una bara e lo farò portare in città. E' il minimo che possiamo fare per questa povera anima. Se il signor Kessler me lo concede lo accompagnerò personalmente." Jonathan accetta con un inchino. Poi Frederick spiega a Martin. "Devo annunciare a mia madre che ho deciso di acconsentire alla sua richiesta. Tra qualche settimana riapriremo la scuola. Non mi ha dato pace."

"Bene. La popolazione di Palme ne sarà contenta."
"I ragazzi un po' meno." Bofonchia Frederick. "Hanno finito di divertirsi."
"Ti ringrazieranno da adulti." Lo consola. Ti lasciamo ai tuoi impegni." Tirano un sospiro di sollievo rivedendo la luce del sole.

"Quel sotterraneo mette i brividi." Dice Andy.
"Sono contento che abbiano usato quel tipo di veleno. Gli è stata risparmiata una vista orribile." Mormora Martin con voce sorda.
"Ti esprimi che se tu avessi assistito ad una riesumazione." Alan lo guada con la coda dell'occhio. Un leggero tic fa contrarre un muscolo al lato della bocca.

"Mi è capitato." Ammette guardando il cielo. "Ma allora non c'era questo sole. Era notte e diluviava." Sembra rivedere la scena. "Una notte spaventosa, che rivivo nei miei incubi." Chiude con forza gli occhi.

Andy abbassa la testa con aria colpevole. Lo conosce da quando erano bambini e non ha mai capito fino a quel momento quanta sofferenza tiene chiuso nel suo cuore. Intuisce che le sue serate passate tra eccessi di ogni genere sono una maniera per esorcizzare i suoi ricordi così come le sue bevute solitarie. Lui non gli ha mai nascosto niente mentre invece Martin si è tenuto dentro i suoi segreti. Si chiede ancora una volta cosa lo tormenta e perchè non si fida di lui. Ginevra gli ha parlato di Olympia. Perchè con lei si è confidato? Che legame li unisce?

La voce di Martin lo distoglie dalle sue riflessioni. "Volevate una spiegazione? Solo per voi...Cominciamo con la lettera di questa mattina. Andy, ti ricordi quel vecchio scorbutico di Cranston?"
"Più che scorbutico, direi strambo..." Risponde sorpreso. "Era parente di quel giudice che hai nominato?"

"Era QUEL giudice." Racconta con un lungo sospiro. " Ho fatto la sua conoscenza tramite Olympia. Era uno dei suoi più affezionati amici. E' stato mio insegnante privato e mio maestro di vita...Il padre che avevo sempre sognato..." Confessa con emozione. "Sincero, altruista, generoso...E' morto nel sonno quando io ero all'università in Austria. Lo credevo...eterno...Al mio ritorno ho scoperto che mi aveva lasciato le sue sostanze. Ma a me non servivano; non volevo il suo denaro. Con Olympia abbiamo deciso di realizzare un suo grande sogno...Fondare una scuola per quei ragazzi senza famiglia, senza parenti...Sbandati e che finirebbero su una brutta china. Ho trasformato casa sua in un convitto; ci ho aggiunto laboratori artigianali ed aule. Sono due anni che accoglie piccoli vagabondi, orfani che nessuno reclama. Gli si insegna a leggere, a scrivere ed li si avvia ad una professione. Mancava una cosa sola. I permessi governativi. Con molti sforzi abbiamo ottenuto la patente reale. Da una settimana l'istituto David Cranston è ufficialmente annoverato fra le istituzioni benefiche approvate da l Re. Io sono uno dei dirigenti." Conclude con un sorriso.

"Perchè non mi hai detto niente?"
"Perchè rappresenta una parte della mia vita che era meglio lasciare in ombra." Dice con sogghigno.
"Sembra che ti vergogni di aver agito per una giusta causa." Alan lo guarda perplesso. Altri se ne farebbero vanto.

Martin sospira. "Era una cosa che DOVEVO e VOLEVO fare per ricordare il mio padre spirituale ed un vero, sincero amico."
"MI dici che cosa ti ha fatto di male tuo padre per detestarlo così tanto?" Andy non ne può più e sbotta furioso.

"Cosa mi ha fatto??" Prende un lungo respiro per calmarsi. "Vuoi un esempio?" Si volta verso l'amico. " Ti ricordi quando hai compiuto quindici anni? Tuo padre ha risparmiato per quasi un anno per regalarti il tuo primo orologio..."
"Lo conservo ancora. " Ammette. "Anche se non funziona."

"Il mio non mi ha regalato un orologio...Abbiamo cenato come di consueto con mia madre e poi..." La sua bocca si deforma in una smorfia di disgusto. "Mi ha portato con lui per quella che doveva essere la mia...prima serata da adulto...Ho festeggiato insieme a lui e i suoi amici...NEL BORDELLO DEL PAESE! Il suo regalo? La mia prima volta...Per fortuna non lo era. Avevo avuto già...rapporti...con una donna che amavo e che mi voleva bene. Questo è il bel ricordo che mi ha lasciato del mio quindicesimo compleanno! "Conclude amaro.
Gli altri non sollevano lo sguardo, imbarazzati. Andy è sgomento.

"Tua madre lo sa?" Mentalmente si dà subito dell'idiota per la domanda.
"Avresti avuto il coraggio di confessarle dove eravate stati e che cosa avevi fatto? Corsi nella mia stanza e scrissi una lunga lettera. Mi sfogai per bene e poi...La gettai nel fuoco. Non potevo spedirla."

"A lei? Alla donna..."Andy si interrompe e lo guarda con occhi sgranati. "DONNA?? Era più grande di te!"
"Sì. Era sposata con un mascalzone e aveva dei figli. Ci univa un sentimento sincero... profondo...Ma se si fosse venuto a sapere...ti immagini lo scandalo? Avrebbero sporcato qualcosa di...bello...di pulito..." Mormora trasognato scendendo da cavallo. A passi lenti si dirige verso la biblioteca. Gli altri rispettano la sua voglia di solitudine.

"Sapevi di questa storia?"
Andy nega. "In collegio dividevano la stessa camera e a casa passavamo la maggior parte del tempo insieme. Non mi sono accorto di niente. Se non lo avessi sentito con le mie orecchie ed uscire dalla sua bocca...Avrei potuto giurare che non si era mai innamorato seriamente. Prima del suo litigio era sempre stato un tipo studioso...Immerso nei libri e nella sua musica...Usciva per festeggiare ...ma con distacco...Come, se in fondo, si annoiasse..."
"Già."Dice Alan." Era un passo avanti agli altri. E dopo?"

"Una festa dopo l'altra. Grandi...enormi bevute. Donne...a profusione. Ma sempre il tipo che non presenteresti a tua madre o a tua sorella."

"Io mi chiedo cos' altro gli ha fatto passare." Interviene pensieroso Dave. "Non è mica il solo che è stato...svezzato...in uno di quei posti. Per molti genitori è motivo d'orgoglio accompagnarlo." Nota l'occhiata che i due si scambiano. "Non parlo per me...Avercelo un padre! Ma chiudere del tutto con lui...Bruciare le sue lettere senza aprirle...Arrivare al punto di avere degli scatti d'ira..."

"Deve avere avuto un motivo tremendamente serio per comportasi in quella maniera." Conclude Alan.
"MA QUALE??" Si chiede Andy. "Era appena tornato! I suoi bauli erano ancora nell'atrio."
"Eri lì...cosa è successo durante la sua assenza?"

"Niente di eccezionale. La guerra non si è fatta quasi sentire. La signora Gore si occupava di accogliere e assistere i feriti insieme a Grainne e suo padre. Alcuni residenti avevano ospitato in casa amici e parenti che preferivano vivere lontano dalle città o che erano stati costretti ad abbandonare le loro." Ricorda sovrappensiero." La signora ha interrogato personalmente domestici e personale...Hanno risposto che era salito dicendo che aveva intenzione di cambiarsi ed di andare a salutare gli amici. E' rimasto in camera sua meno di cinque minuti e lo hanno visto uscire di corsa...Nessuno gli ha parlano e lui non ha fatto domande...E' questo che non riusciamo a capire...PERCHE'? Cosa gli è successo in quel breve periodo? Sua madre ha offerto una ricompensa...Chi lo aveva visto e dove andava? Un paio di contadini si sono presentati...Li aveva colpiti quel giovane cavaliere biondo che correva come se fosse inseguito, ma sono stati poco utili...Quella strada si diramava e portava in decine di posti diversi."
"Suo padre come ha reagito?Ha spiegato..."

"Quando Martin è tornato da Vienna era fuori casa e dopo...Si è chiuso in un ostinato mutismo. Ancora oggi se parlano di lui in sua presenza, si alza e se ne va. Mio padre dice che è invecchiato di colpo dopo l'incendio che ha distrutto il vecchio capanno che usavamo come tana da bambini. Lo avevano appiccato di proposito. Una notte, durante un temporale. Lo ha visto arrivare di corsa semisvestito ...Ma ormai restavano pochi resti fumanti. Ha urlato il nome di Martin ed è caduto in ginocchio. Gli è sembrato di sentirlo mormorare Riuscirai mai a perdonarmi? Il suo viso era bagnato...Stava piangendo." Ricorda incredulo." Non riesco ad immaginarmi quell'uomo in ginocchio. Quando sua madre gli ha detto che lo ha visto piangere davanti al suo ritratto Martin le ha risposto "Beato lui se ci riesce. Io no." Non solo detesta suo padre...LO ODIA!"

"Deve aver fatto qualcosa di...atroce per restare a guardare sua moglie piangere e disperarsi e non fornirle la minima giustificazione." Replica Alan. "Povero Martin!...Cambiamo discorso...Sono arrivati l'abate De Large e il nostro Sig. Kessler..."

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Capitolo 30
*** Capitolo 30 ***



Capitolo 30

"Ma senza bara." Nota Dave.

Mentre Frederick entra rapidamente nell'edificio, dopo un veloce saluto, Jonathan si dirige verso di loro.
"Vorrei concludere la mia spiegazione. Dove posso trovare il Giudice?"
"In biblioteca, come sempre."Gli rispondono.
"Quella stanza affascina anche lui? Mio fratello scriveva che solo lì riusciva a pensare." Ricorda con l'accenno di un sorriso. "Posso presentarvi le mie scuse?"
"Comprendiamo la sua posizione. Venga...Siamo curiosi di ascoltarla..."

Martin lo accoglie affabilmente, proponendogli di continuare nel suo ufficio. I tre amici ammirano la sua capacità di accantonare i problemi personali e non lasciar trapelare il suo reale stato d'animo.

"Che decisioni ha preso in merito alle esequie?"
"I monaci stanno celebrando i riti necessari. Appena possibile...lo riporterò a casa. Vicino ai nostri genitori."
"Sa come suo fratello ha avuto i primi sospetti?"

"Simon aveva un'autentica passione per i giochi...Enigmi, rebus, sciarade...Si era meravigliato del poco lavoro che doveva affrontare. Qualche raro litigio, nessun grave scandalo...Contrabbando quasi inesistente...Perfino la malavita non gli dava grattacapi. Palme è un grosso centro portuale. E' praticamente impossibile che fosse così...tranquilla. Era troppo perfetta. Mi ha scritto che avrebbe cercato delle informazioni usando la sua seconda fonte di svago...La pittura..."
"Le sue modelle..."

"Frequentando le prostitute e riuscendo a farci amicizia...Poteva ascoltare le loro chiacchiere su clienti. Si era affezionato ad una di loro. Una giovane schiava indiana..."
"Jasmine." Mormora Alan.

"Sì. Diceva che era una modella nata. Restava per ore immobile, silenziosa, senza lamentarsi come facevano le altre. Sembrava quasi felice. Alcuni giorni dopo la sua ultima lettera ho ricevuto la notizia della sua scomparsa. Era sospettato anche di furto. La somma che avrebbe rubato era ridicola. In pochi giorni potevo mandargli molto di più. Mi finsi abbattuto...Feci credere ad un mio fallito tentativo di suicidio e venni qui per scoprire la verità. Grazie alla mia abilità con le cifre trovai facilmente lavoro presso l'armatore Henriksen. Cominciai a scoprire alcune cosette interessanti...Che intenzioni a con lui?"

"Fargli pagare cara la sua truffa." Risponde con un sorriso. "Lei lavora presso il Ministero delle Finanze, vero?"

"Sezione Imposte per l'esattezza." Riprende a raccontare. "Quando lei è arrivato avrei voluto collaborare, ma questo voleva dire svelare la mia vera identità. Avvicinai i suoi due aiutanti e li portai dove lavorava Jasmine. Speravo di interessarli a quel lestofante di Sam King e alla ragazza. Putroppo credo di esserci riuscito fin troppo bene."Scocca una rapida occhiata ad Alan, che distoglie lo sguardo." Cercai di interessarli anche al convento, ma senza molta fortuna. Alcuni cosiddetti elemosinieri erano clienti abituali di quella chiatta. Non si nascondevano neanche. Devo aver fatto qualche domanda di troppo a Sam King ma non pensavo che avrebbero avuto la disgraziata idea di eliminare quella poveretta e di aggredirli. Ero nascosto sulla chiatta e ho ascoltato l'ultima parola che lui ha pronunciato...ORO. Pensai ad un traffico illegale e capii chi poteva essere implicato. Secondo Henriksen Hooker navigava in cattive acque, ma, stranamente, non affondava. Inoltre era grande amico del Priore. Mi dispiace di non avervi aiutato però ho visto che sapete cavarvela molto bene." Dave ed Alan borbottano qualche parola. "Questi due sono una coppia particolarmente efficiente, anche alcune volte rivelano la loro inesperienza. Sono al vostro servizio permanentemente?"

"Vorrei sperare di sì. Sono amici sinceri che mi dispiacerebbe perdere." Risponde Martin. Dave ed Alan sorridono compiaciuti.

"Ho scelto il travestimento di Jonathan Mills perchè come ubriacone eccentrico potevo vagabondare per la città e non destare sospetti."Continua. " L'ho abbandonata dapo la loro aggressione e mi sono nascosto tra i monaci. Ho assistito alla sua recita e appena possibile mi sono presentato."
"Bella parte e ben recitata!" Si complimenta Martin. "Per questioni di forma sono costretto a trattenerla in stato di fermo per qualche giorno. Fino all'annuncio ufficiale del vostro proscioglimento. Avrò così occasione di approfittare dei suoi consigli. Spero di poterla consultare circa una possibile semplificazione delle tasse sui terreni in questo distretto. Ho notato che le tasse imposte ai piccoli agricoltori sono ingiustamente alte."

"Al suo servizio." Risponde Jonathan. "Non mi è sembrato molto sorpreso di vedermi."

"Quando l'ho incontrata nel corridoio, la notte del mio arrivo..."Replica Martin. "Pensai subito ad un trucco. Non credo ai fantasmi e se pure esistessero...perchè uno avrebbe dovuto aggirarsi tra gli effetti personali di un fuggitivo? Sarebbe stato più logico trovarlo in tribunale o, magari, in questa biblioteca. In seguito pensai ad uno stratagemma dell'assassino per poter cercare altro materiale pericoloso per lui...Alla fine ho ricordato le notizie sul Giudice Kessler. Sapevo di un fratello, conosciuto per l'eccezionale abilità finanziaria e che aveva tentato il suicidio per la vergogna..."Si scambiano un sorriso complice. "Stone aveva accennato ad un fratello che non rispondeva alle sue lettere...Jonathan Mills era giunto qui poco tempo dopo la sparizione del magistrato ed era stato subito assunto come amministratore dal più abile armatore del distretto...Che si vantava del recente acquisto..." Apre un cassetto e ne trae il piccolo taccuino che gli porge. "Ho trovato questo, nascosto dietro alcuni libri. Non ci ho capito niente."

Jonathan lo sfoglia lentamente. "Sono dettagliate registrazioni degli arrivi della ditta Hooker, insieme ai diritti portuali, tasse ed altre imposte. Se sono esatte Hooker avrebbe dovuto dichiarare bancarotta da un bel pezzo. Mio fratello deve essersi accorto che le tasse d'importazione erano così ridotte che non sarebbe riuscito a coprire nemmeno le spese...Mentre risulta che le sue imbarcazioni trasportavano una quantità eccezionale di passeggeri. Ho visto le sue navi. Solo i disperati ci salirebbero. Simon era così. Se qualcosa solleticava la sua curiosità, non risparmiava le energie per trovarne la soluzione. Questo è l'ultimo enigma risolto da mio fratello."

"Grazie!" Esclama Martin. "Lei ha risolto il mio." Si alzano e si scambiano una vigorosa stretta di mano. "Sperò che vorrà unirsi a noi, questa sera, a cena."
"Molto volentieri."
"Così era lui il fantasma che aveva terrorizzato il povero Stone." Dice Andy.
"I veri fantasmi sono quelli che popolano i nostri sogni."Mormora Alan.
"I nostri incubi." Aggiunge Martin.

La porta si spalanca di colpo, sbattendo contro il muro. Il rumore li fa sobbalzare.
"MALEDETTO BASTARDO!!" Frederick si avvicina a Martin e lo colpisce con un violento schiaffo. "Ed io, stupido imbecille, che ti credevo MIO AMICO!"
"Ma sei impazzito?" Gli chiede Andy.

Prima che Dave ed Alan intervengano Martin, con un gesto brusco, immobilizza il suo avversario.
"Io non porgo l'altra guancia...Soprattutto per uno della razza dei De Large." Sibila velenoso a pochi centimetri dal viso dell'altro. Andy lo fissa sbigottito. E' un Martin che non conosce e che gli mette paura. Gli occhi socchiusi, le labbra scoperte a mostrare i denti serrati. "Vuoi soddisfazione? Anche subito." La minaccia è palese.

Hortense arriva trafelata. "Monsieur Martin...Vite...VITE...Madame..." Boccheggia.
"OLYMPIA?!?" Lo lascia andare e corre fuori, inseguito dagli altri che non capiscono la sua improvvisa agitazione. La donna è stesa a terra, immobile.

Con delicatezza le solleva la testa con un braccio. L'altra mano fruga nella tasca del panciotto e ne estrae una fialetta. Con un colpo secco del pollice l'apre e ne versa metà contenuto tra le labbra cianotiche della donna.
"Olympia! Avanti...respira...RESPIRA!" Senza voltarsi ordina secco. "Chiamate il dott. Guerin. Ditegli che Madame sta avendo un'altra crisi...Su...Correte!"

"MAMMA!" Frederick si inginocchia accanto a lui. "Cos'ha? Che le succede?"
"Dopo. Dammi una mano." In due la sollevano e l'adagiano sul letto. Frederick stringe la mano fredda ed inerte di sua madre. Martin appoggia due dita sulla gola. "Batte. Debolmente...ma batte ancora. Ma chere...sono qui e insieme a me c'è il tuo Frederick...Resisti...E tu...Chiamala. Falle sentire che le sei vicino." Lo esorta.

L'altro obbedisce, sempre più spaventato. "Mamma...Maman..."

Il dottore entra e con un cenno della testa li invita ad uscire. Nel corridoio si affollano Alan, Dave ed Andy, insieme a cinque donne sbigottite.

"Cos'ha mia madre? Perchè Hortense, che non la lascia mai, è corsa a chiamare TE? Cosa le hai dato? RISPONDIMI!" Gli afferra le braccia. "Ti...prego..."

Martin si appoggia al muro a testa bassa, stanco. "Tua madre sta morendo." L'altro vacilla e fa un passo indietro." Il cuore...Hortense è venuta da me perchè sono uno dei pochi che sa della sua malattia...Questa è una delle sue tante crisi...Ho imparato come essere pronto ad affrontarle."

"NON TI CREDO!" Un solo sguardo ai suoi occhi addolorati lo convincono della realtà. "Si è confidata con te..." Bisbiglia sconfitto. "Ha preferito il suo amante a suo figlio!"

Martin gli posa una mano sulla spalla. "Me lo ha detto tre anni fa...quando ha rifiutato la mia proposta di matrimonio." Risponde calmo.
I presenti trasecolano. Blanche cerca la mano di Grainne.
"Non credi che questo discorso sia meglio continuarlo in privato? Vieni in biblioteca." Con gentilezza lo spinge davanti a se ed invita i suoi collaboratori ed amici ad andare con loro. Con un'occhiata fulmina sua madre che stava per intervenire. "Questa storia NON  interessa NESSUN altro."

Alan appoggia le spalle alla porta chiusa ed incrocia le braccia. Dave lo imita davanti alla portafinestra. Andy guarda alternativamente i due.
Martin indica una poltrona. "Accomodati...Spiegami come hai saputo di noi due...Hortense si farebbe uccidere piuttosto che rivelare uno dei segreti di tua madre ed io..."Si interrompe. Frederick abbassa gli occhi con aria colpevole. "SEI UN PRETE! Non hai rispettato il segreto del confessionale!?!"
"E' MIA MADRE!"

"Povera Olympia. Si illudeva che avresti capito." Scuote la testa. "Cosa ti ha confessato? Ti ha raccontato di come e perchè ha sposato...tuo...padre? Le bugie con cui l'ha ricoperta? Se non ti fosse abbastanza chiaro...TUO PADRE ERA UNA CAROGNA! MERITA DI BRUCIARE ALL'INFERNO...IN ETERNO!!" Frederick chiude gli occhi, ma Martin non gli da tregua. "L'ha fatta vivere per anni con la sua amante e il vostro fratellastro...SOTTO LO STESSO TETTO! MANGIANDO ALLA STESSA TAVOLA!! Le ha portato via un figlio e gliel'ha restituito CADAVERE! Come ti permetti di giudicarla?"
"NON LA GIUDICO!" Protesta. "Come hai potuto..."

"AMARLA? Perchè lei è stata il mio primo amore...Amore!?!" Solleva un angolo della bocca. "Non sapevo nemmeno cosa fosse...Sapevo solo che il vederla mi rendeva euforico...Il suono della sua voce per me era...musica. Invidiavo te e Robert perchè la potevate avere vicino ogni giorno..."La dolcezza e la nostalgia con cui ne parla li commuovono.
"Quando hai...Quando è...?"

Martin gli si siede accanto e ricorda. "Ero a casa, per le vacanze. Per motivi...personali, che sarebbe lungo spiegare...DOVEVO VEDERLA...PARLARLE...Mi inventai un vostro invito e riuscii a strappare a mio padre il permesso di mettermi in viaggio. Arrivai pochi giorni dopo il tuo ferimento. Olympia ti aveva curato personalmente, giorno e notte, non abbandonando mai il tuo capezzale. La trovai rannicchiata sul pavimento, vicino alla tua porta. Stava piangendo...dalla gioia. Aveva appena appreso che la tua gamba era salva; sarebbe rimasta più corta ma avevano escluso l'amputazione." Frederick sbianca. "Non riuscivo a crederci...ERA SOLA!! Tuo padre...chissà dove e con chi era. Karl, chiuso nelle sue camere...Robert? Troppo piccolo. L'aiutai a rialzarsi e l'accompagnai nel suo salottino. Cercai di confortarla come meglio potevo. Quella sera lei era la bambina ed io l'adulto. Hortense ci portò qualcosa per scaldarci. Invece della solita tazza di cioccolato ci servì latte caldo e cognac. La prima che bevemmo era più latte che cognac...le altre, praticamente solo cognac. Non so se fu il liquore o il sollievo ma cominciò a raccontarmi la sua vita...Il suo matrimonio...Il patto con tuo padre...Il suo primo amante...OGNI COSA! Non mi nascose niente. Mi fece tanta pena. Trovai il coraggio per dirle quello che provavo. Le dissi che l'amavo e la...baciai..." Sorride, ma il suo è un sorriso triste. "Il mio primo bacio...timido, impacciato...Lei si scostò e mi disse Sono vecchia per te mon petit choux... Mi ha sempre chiamato così. Aspetta di trovare quella giusta. Le risposi: "Sei tu quella che amo, perchè aspettare? Se gli altri sono stati una vendetta...Usa anche me." Forse eravamo ubriachi...Forse fu una forma di pazzia..." Si passa una mano sul viso. "Mi risvegliai nel suo letto, tra le sue braccia. Mi disse che aveva commesso un grosso errore...Una debolezza...Che non doveva più ripetersi. Si accusava di avermi sedotto. FUI IO AD INSISTERE per continuare la nostra relazione. Non le diedi pace finche accettò. Restammo uniti per quattro anni...Quattro anni pieni di felicità per me...Voglio sperare con tutto il cuore che lo siano stati anche per lei."

Frederick si prende il viso tra le mani. "Scusami...Cosa devo fare?"
"Tua madre ha bisogno di pace e...serenità. Deve sentirsi amata. Non vuole la pietà di nessuno." Mormora. "Lasciami restare con lei...fino all'ultimo." Lo supplica.
Come risposta Frederick lo abbraccia. "Fino all'ultimo." Ripete.

Due colpi discreti annunciano la presenza del dottore. Alan lo fa entrare. "Giudice..." Si guarda attorno incerto.
"Sanno. Dica pure."
"E' stata una crisi particolarmente violenta, ma l'ha superata. Le ho ordinato di muoversi il meno possibile...Ha chiesto di vederla."
Martin annuisce. "Le dirò che ti ho messo al corrente. Dottore, gli spieghi esattamente cosa deve fare."

"Mia madre è alla fine, vero dottore? Quanto le resta?"
"Non posso darle una risposta precisa...Una settimana, un mese, forse di più."
Le lacrime scorrono sul viso di Frederick. "Per favore..." Non ha bisogno di aggiungere altro. Ripettano il suo dolore e lo lasciano solo.

"Adesso so perchè era in quello stato tre anni fa. "Sussurra Andy. "Lei era finalmente libera...Lui non aveva...Maledetto destino!"
"Per lo meno questa volta potrà restarle accanto. " Alan è rivolto verso un albero del giardino
"Questa...volta??" Esclama con voce strozzata.
"Quando mi sono sbronzato...Là sotto...Mi ha fatto capire che anche lui aveva perso..."
"L'ANELLO!!" Lo vede correre via.

I due si siedono su un basso muretto. Dave è corrucciato. "A che pensi?!" Gli chiede.
"A quante donne ho amato...Dovevo arrivare a Palme e conoscere Martin per capire che mi sono sempre sbagliato. Non voglio far soffrire Abby."
"Prima ti eri mai preoccupato per una di loro?"
"No."
"Direi che questa è la volta buona. Auguri!" Gli allunga una manata. "Io, invece, ho afferrato il significato di alcune sue composizioni. Descrive sia il piacere dell'amore...carnale...sia la sofferenza che si prova per un amore impossibile. Sentimenti che lui conosce bene. Ti immagini cosa l'aspetta? Sua madre non gli darà tregua...E questi chi sono? Guarda quei cavalli...A venderli vivresti da gran signore per alcuni anni..."

"Alan, abbiamo smesso con quella vita...Anche di più..."

Due carrozze si sono fermate nel cortile. Uno dei cocchieri li invita con un gesto imperioso.

"Gente importante, direi. Dalla cortesia che usano..."
"Il giudice Gore?"
"Al momento è impegnato. Non indendiamo disturbarlo. Per nessun motivo." Risponde gelido Alan. Dave conferma con un deciso movimento della testa.

Prima che il cocchiere possa controbattere una mano si sporge dal finestrino per aprire la portiera. "Charles...Gentilmente, per favore." Un giovane ufficiale scende. E' biondo e  non molto alto.

"Joseph Cristian." Si presenta. "Posso aspettare. "Saluta qualcuno alle loro spalle. "Andrew."

Andy è immobile e lo guarda a bocca aperta. "Vostra Altezza." Squittisce accennando ad un inchino.
"Parla piano. Viaggio in incognito." Sussurra. "Martin?"
 

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Capitolo 31
*** Capitolo 31 ***



"E' al capezzale di un'ammalata...Ragazzi...Vi si sloga la mascella..." Dave ed Alan richiudono la bocca di scatto. "Joseph...Posso presentarti Alan e Dave? Nostri compagni in quest'avventura."

"Piacere." Tende la mano che viene solo sfiorata dai due, allibiti.
"Sua madre?" Chiede interessato.
"No. Olympia De Large."

Joseph Cristian annuisce con un mugolio comprensivo. "Potete offrirci ospitalità per qualche giorno?" Dice con un sorriso. "Imbroglione! Devi esercitarti di più. La calligrafia va bene, ma il suo stile è diverso."
Andy ricambia il sorriso. "Sapevo che l'avresti capito. Joseph...ha bisogno di tutto l'aiuto possibile. Siamo seriamente preoccupati per lui." Con poche frasi gli fa un riassunto degli avvenimenti.

"Ho portato con me qualcuno che sarà per Martin un vero toccasana." Dice misterioso. "Però deve essere una sorpresa per lui e voi...Preparatevi ad un autentico terremoto."
"Che intenzioni hai? Forse non hai capito che è il momento meno adatto per presentargli..." Andy è preoccupato.
"E' una sua...vecchia..." Ride di gusto. "..conoscenza...Fai entrare tutti. Assicuratevi che nessuno sbirci. Se gli arriva all'orecchio con chi viaggio...Chi sono andato a prendere...Potrebbe spararmi e per davvero." Aggiunge serio.

"Ti credo. Oggi l'ho visto perdere, per la prima volta, la sua solita calma e mi ha spaventato." Dave ed Alan confermano con un cenno e con pochi ordini fanno rientrare agenti ed impiegati. "Noi adesso andiamo a tener impegnate le signore e i domestici." Gli dicono rientrando.

Solo quando è sicuro che nessuno curiosi si avvicina alla seconda carrozza. Le tendine sono tirate. "Ancora un po' di pazienza e potrai abbracciarlo. Adesso ti aiuto a scendere e poi corriamo a nasconderti."

Andy sta dando istruzioni al maggiordomo. " Preparate tutte le stanze. Ordini ai cuochi una splendida cena. Devono superarsi. Si procuri i i migliori vini disponibili. Niente champagne, lo detesta. Guardi se riesce a trovare qualche bottiglia di Armagnac e...quel liquore scozzese..." Schiocca le dita." Credo che si chiami...Scotch..."
"Whisky? Sarà difficile ma ci proverò. Signore? Posso chiederle chi abbiamo l'onore di ospitare?"
"Il Conte di Oberkorn ed alcuni suoi amici." Risponde distrattamente mentre si affretta a raggiungere Dave ed Alan nel salottino. "Dove diavolo si è cacciata la signora Gore?"

"Andrew! E' andata a parlare con Martin...Andy...Perchè mi guardi in quella maniera?" Ginevra indietreggia.
"Perchè, mia cara SIGNORA FLETCHER, noi due dobbiamo fare i conti. Quante menzogne mi hai propinato?" Ringhia.

Alan si avvicina. "Non è il momento di litigare. Prima pensiamo a Martin."
Dave corre a bussare alla porta di Olympia. Gli apre Frederick. "Signor Gahan..."
"Da quando è uscito il giudice?"
"Una decina di minuti."
"MALEDIZIONE! Grazie Signor Abate." Dopo pochi passi si scontra con Martin che esce dalla stanza di sua madre. Le guance rosse e le mani strette a pugno rivelano la sua irritazione.

"Si può sapere dove correte tutti quanti? Che sta succedendo?" Sbotta.
"Hai visite. Gente di rango."
Martin sbuffa. "Chi diavolo è adesso?"
"Joseph Cristian Eigner, Conte di Oberkorn. E' così che accogli gli amici? Grazie...Dave può andare. E' tutto sotto controllo...Ooohhh...Finalmente sono riuscito a lasciarti a bocca aperta!" Risponde ironico.

Martin lo fissa con occhi sbarrati. "Cristian?!? Che ci fai qui?"
"Ho saputo che ti sei fidanzato con la mia cuginetta preferita e sono venuto a controllare di persona se ti comporti bene. " Risponde serio. " A proposito...Perchè non mi è venuta a salutare? Dove si nasconde?"

Martin spera di sognare. Lo accompagna davanti a una porta. L'altro bussa. "Alba?" Blanche appare, pallida in viso e con gli occhi rossi. Guarda stupita il giovane biondo che le prende la mano e la bacia. "Cuginetta...Stai già piangendo per questo musicista da strapazzo?"
"Alba, lui è Joseph Cristian Eigner...Lei è..."
"Blanche Morse. So tutto." Si affretta a sorreggerla. "Non credevo di fare questo effetto. Nessuna è mai svenuta davanti a me. L'affido alle tue cure. Vado a presentare i miei omaggi a a Madame De Large. Ci vediamo a cena." Con pochi passi si allontana.

Martin si ritrova Blanche tra le braccia, la testa appoggiata alla spalla. "Blanche...Blanche..." La sorregge fino ad una poltrona e la fa sedere. "Vado a chiamare Ginevra."
"No. Martin...Perche mi eviti?" Lui prova a negare. "Ti credevo diverso...Disgusto anche te?" Parla a voce appena udibile.
"Disgustarmi? E perche dovresti...?" Chiede meravigliato. I loro occhi si incontrano. " Non volevo rattristarti con la mia presenza. Ti avrei ricordato ogni momento che sono il responsabile..."

"Era tuo dovere... Se mio padre ha sbagliato è giusto che paghi. Sono la figlia di un criminale e tu...il suo giudice." Dice afflitta.
"Non più. Mi hanno sollevato dal mio incarico." Martin finalmente sorride.
"PERCHE' ??"
Alza una spalla indifferente. "Chi lo sa? Meglio così."
"Per colpa mia? Perchè hai creato Alba Eigner? Si porta una mano alla gola. "Quello di prima era il..."
"Principe Ereditario." Le conferma. "A quanto pare si diverte ad appoggiarmi in questa finzione. Ha qualcosa in mente..." Si ferma sulla porta e si volta. "Ti prego. Non continuare a nasconderti. Qui ti apprezzano tutti."
"Tutti? Anche tu?"
"Io più degli altri...Io più degli altri." Ripete a voce bassa.

Scorge Frederick che cammina avanti e indietro nel corridoio. "Mi ha chiesto di restare a quattrocchi con lei. Ignoravo che maman conoscesse Sua altezza."
"Anch'io."

Esce sorridente. "Signor Abate grazie ancora." Martin intravede Olympia appoggiata a numerosi cuscini che gli sorride. Con uno strattone deciso lo costringe a seguirlo. " Mio caro signor giudice dobbiamo parlare. Mi hanno descritto un localino accogliente. Voglio accertarmene di persona. " Osserva con interessa la biblioteca. "Niente male. Tu, nella poltrona davanti al fuoco, io nell'altra. "Si siede e accavalla le gambe. "Che intenzioni hai?"

"Spaccarti la faccia?" Martin è rimasto in piedi con le mani sui fianchi.
"No. Siediti, grosso esemplare di cucurbitacea. Mi servi." Lo vede appoggiarsi sul bordo.
"Per cosa?" Chiede sospettoso.
"Ho intenzione di sposarmi e tu devi comporre la marcia nunziale. Non voglio una di quelle nenie pompose che si usa di solito. Qualcosa di...dolce. E' un matrimonio! Non un funerale!" Martin chiude per un attimo gli occhi. "So che non è il momento più opportuno, ma avrai dei mesi per pensarci."

"Posso sapere chi è la...fortunata?" Bofonchia.
"Questo non lo so ancora!" Risponde gesticolando. "Papà mi ha ORDINATO di farlo entro l'anno. Sono riuscito a strappargli la concessione di poterla scegliere tra le nobili del Paese. Sono stanco dei viaggi all'estero! Dici che una che mi accetta la trovo?"
A Martin viene da ridere. "Organizza un Ballo di Corte e spera di incontrare la tua Cenerentola."
"Cenerentola non sarebbe adatta. Gli obblighi di una regina sono gravosi." Dice, diventando serio. "Mi auguro di trovare una donna che diventi mia amica e che ami il mio popolo. Ho con me una lista di nomi. Aiutami a restringere la rosa delle candidate."
"Beh...Visto che ho poco da fare..."
"Bravo. Vado a prepararmi per la cena. Ho una fame! Potrò togliermi questa maledetta uniforme. Mi fanno sempre i colletti troppo stretti!" Si lamenta.

Martin, rimasto solo, sprofonda nella poltrona e guarda il soffitto. Un lungo sospiro esce dalle sue labbra. "Una marcia nunziale...E la vuole DA ME!?!" Ride sardonico. **Il suo arrivo ha ritardato un lungo chiarimento e una sgradevole discussione.**Alza le gambe e vi appoggia il mento, le braccia strette intorno alle caviglie. **Frederick avrà capito davvero? Olympia...Ho aspettato troppo tempo...** Si alza di scatto per correre allo scrittoio e scribacchiare alcune righe.
"Jacob." Chiama. "Questa lettera è urgente. Deve essere recapitata a Bissel al più presto."
"Sissignore."
**Altra spiegazione che dovrò dare.** "Andiamo a metterci in ghingheri...Per la...bellissima serata...che mi aspetta."

Il maggiordomo controlla la tavola scintillante di cristalli, porcellane e posate; illuminata da splendidi candelieri in argento. Raddrizza il gambo di uno dei fiori della decorazione centrale.
"Perfetta!" Spalanca le porte e annuncia. "La cena è servita!"

Cristian porge il braccio ad una turbata Blanche. "Mia cara Alba...Posso avere l'onore?" Lei lo sfiora appena. Seguono Martin e sua madre; Andy e Ginevra. Per ultimi Dave, Alan e Jonathan.

"Madame De Large e i miei accompagnatori?"
"Ho servito personalmente la loro cena, Signor Conte."

"La ringrazio, Signor Bernard." Cristian aiuta Blanche ad accomodarsi al suo fianco. "Mentre il tuo gentilissimo maggiordomo ci servirà dei piatti che, sono sicuro, saranno deliziosi...TU, mio caro Martin, ci racconterai come hai brillantemente risolto il mistero della Jezebel."
Fra i due una silenziosa lotta di sguardi. Quello di Cristian sempre più divertito, quello di Martin sempre più freddo.
"Ti sei deciso a mettere le carte in tavola. Dove eri nascosto?" Usa le punte della forchetta per tracciare lunghe righe sulla tovaglia.
"Nel tuo ufficio. Prima di piantare quella forchetta nel tavolo...Riceverai una ricompensa ufficiale."

"Se è come l'ultima..." Brontola Dave.
"Non hai gradito la sospensione della tua carica? Ed io che mi aspettavo dei ringraziamenti!"
Il Principe sta chiaramente prendendo in giro Martin e gli altri se ne chiedono il motivo. Ad alcuni la sua sembra una crudeltà.

Martin accenna ad un sorrisetto. "Tre anni di lontananza mi hanno arrugginito. Mi ero dimenticato il tuo perverso senso dell'umorismo...La Jezebel era una piccola nave che è stata affondata durante la guerra. Trasportava..."
"Un carico...D'ORO!" Jonathan lo interrompe. "Ricordo quel caso...Il Re..." Lancia un'occhiata al presunto Conte.

"Aveva impegnato i gioielli della Corona per procurarselo. " Rivela tranquillo. " Quella dannata guerra era durata anche troppo! E' per questo che quei due mi hanno portato con loro. So che Dave è stato il testimone chiave...Su, coraggio! Dall'inizio."

Martin abbassa la testa e comincia il suo racconto. Il suo arrivo,i primi indizi, le prime prove...Omette solo il coinvolgimento di Blanche..."Questo è tutto."
I commensali hanno ascoltati attenti ed in silenzio. Jonathan si alza per ringraziarlo ancora. Dave, Alan e Fretch sono pensierosi. Sua madre lo fissa con occhi ammirati.

Joseph Cristian batte le mani. "I miei complimenti! Ci sono alcuni punti che per me sono...nebulosi...per esempio: il cadavere della barella...Chi era? Che fine ha fatto?"
"Appunto. Chi era?" Lo chiedono anche gli altri.

"Una copia del crocifisso in gesso...che è servita a realizzare il calco per quella in oro. Quando, con Dave, ho fatto un sopralluogo mi sono accorto che i ponti su quel canale sono molto simili. Con la nebbia, di notte...vi siete confusi. Pensavate di essere ancora vicini al primo ed invece eravate già arrivati al secondo. Nelle vicinanze di casa Hooker. Deve averla ritenuto la notte adatta per sbarazzarsene. L'hanno portato vicino all'acqua e colpito con i bastoni. I pezzi sono finiti in acqua e sono affondati subito. Nessuno di sarebbe mai accorto di nulla." Rivela. "Semplice fortuna."
"Altra cosa. I mendicanti..."
"Dove ho preso l'idea? Dai racconti di un giudice in pensione che mi descriveva i suoi vecchi casi. Spesso si divertiva a vagabondare in incognito, travestito...Come i suoi aiutanti. Uno era specializzato nel mascherarsi da mendicante o venditore ambulante...Nessuno lo notava. Nessuno faceva caso ad un vecchio che, per ore, rimaneva fermo in un punto preciso...Se non quando era troppo tardi."

La cena è quasi terminata. Un giovane in uniforme si avvicina e sussurra poche parole all'orecchio del Principe che controlla il suo orologio. "Ha ragione. E' tardi. Signor Kessler, posso chiederle di ritirarsi? Dobbiamo discutere di questioni private."
"Sempre agli ordini di Vostra Altezza." Jonathan saluta le signore e si dilegua.

Il resto dei commensali resta in attesa. Avvertono che il momento è serio ed importante.
"Martin...Sono io che ho ordinato la tua sospensione...Aspettate. "Smorza le loro proteste con un gesto. " Hai nascosto Blanche Morse rischiando grosso. Adesso che l'ho vista ti capisco. Mia cara, sei una delizia per gli occhi." Blanche arrossisce." Un tuo BUON amico mi ha scritto e sono d'accordo con la sua idea." Estrae un atto pubblico. "Questi sono i documenti ufficiali che attestano che...da questo momento...sei Alba Eigner. Blanche Morse è...sparita. Potrai iniziare una nuova vita. Ti auguro felice." Blanche si siede stringendo i fogli arrotolati che l'altro le porge. "Per i tuoi aiutanti e per Andrew non ho nulla. Ma spero che vorranno seguirti nella tua nuova sede." I tre si guardano stupiti ma visibilmente soddisfatti.

"Dove dovrei andare?" Martin non solleva lo sguardo dalla tavola.
"Deciderà papà con l'aiuto di quei due...Peter& Paul...Visto che non hanno gradito le mie interferenze...Ho deciso che meritavi un ulteriore ricompensa..."
"Cristian...L'ho detto e lo ripeto. Non voglio niente." Obietta deciso.

"Aspetta a vedere che sorpresa ti ho preparato. Ti piacerà. Alzati e seguimi Giudice Gore." Martin butta il tovagliolo sul tavolo. E' costretto ad obbedire. "Rimani qui, sulla porta. Voltati quando te lo dirò...e non sbirciare..." Si inoltra nel corridoio ora completamente al buio. "Puoi girarti."

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Capitolo 32
*** Capitolo 32 ***


Capitolo 32



Gli altri, ancora seduti, possono vedere solo Martin. Lui si gira e, lentamente, cade in ginocchio. Un ampio sorriso felice gli illumina il viso. Spalanca le braccia.
"TESORO!"
Uno scalpiccio di passi in corsa ed un grido. "PAPA' ! PAPA' MIO!!" Una bambina con lunghi e morbidi riccioli biondi lo abbraccia e ricopre il suo viso di baci. Martin la tocca, l'accarezza, la stringe tra le braccia come se volesse accertarsi della realtà della sua presenza.
Joseph Cristian sorride compiaciuto: "Sapevo ti sarebbe piaciuta!"

Martin non gli bada, come non da retta alle reazioni che avvengono alle sue spalle, impegnato com'è a vezzeggiare sua figlia.
"Quanto mi sei mancata! Sei qui da sola?" La prende per la mano e la fa sedere.
"Matty è di là." Indica alle sue spalle. "Ha paura di essere sgridata." Gli rivela a bassa voce. "Papà, sei arrabbiato con lei?" Lo fissa con i suoi occhioni scuri. "Martin scuote la testa. "Vieni a dirglielo." Cerca di trascinarlo con se.
Martin la segue e lancia uno sguardo di avvertimento: niente domande in sua presenza.

"Matty. Matty..."
Una giovane donna, vestita semplicemente, appare su un uscio. "Martin..." Tormenta la gonna. "Mi dispiace. Ma..." Con il mento accenna alla piccola.
"Va bene. Hai fatto la cosa giusta...Signorina, per te si sta facendo tardi." Ha notato che cerca inutilmente di nascondere uno sbadiglio. "Preparati ad andare a letto."
"Ma papà!?!" Prova convincerlo abbracciandolo alla vita.
"A letto, Chotte. Se vuoi, dopo vengo a darti la buonanotte."
"Promesso?"
"Promesso! Lavati, indossa la camicia da notte e poi chiamami." La vede sparire nell'interno. Socchiude la porta. "Matilde...continua."
"Non sapevo che fare..." La ragazza sembra smarrita." L'ha vista!" Bisbiglia controllando la porta.

Martin picchia il pugno nel muro. "L'ha fermata? Le ha parlato?" Chiede a voce bassa.
"No. Ha interrogato il locandiere. Sono corsi ad avvertirmi. Quando hanno bussato alla porta lei era...sai dove...Credevo che...Invece era il tuo amico Cristian. Ho preferito accettare e portarla via." Risponde facendo attenzione.
Martin si stringe la radice del naso e si passa le dita sugli occhi con un sospiro. "Non preoccuparti. Ti avevo scritto di metterti in viaggio perchè c'è una persona che aspetta da tempo di conoscerla..."

"Sono pronta! "
Martin entra con un sorriso e si siede sul suo letto.
La figlia lo abbraccia. "Buona notte."

"Buonanotte tesoro." Le passa leggero il pollice sugli occhi e sulla fronte. "Sogni d'oro." Si china a sussurrare al suo orecchio. "Dov'è?"
"Posso??" Chiede esitante.
"Casa nuova...letto nuovo..."
La bambina scende a piedi nudi e corre a prendere una bambola nascosta tra le coperte del letto vicino. "Bacio." Ordina avvicinandola alle labbra del padre.

"Buonanotte Angel. Nessun altro vuole un bacio?"
"IO! IO!!" Porge la guancia.
Solo allora Martin bacia la figlia.
Matilde si affianca. "Papà è atteso e tu devi dormire."

Martin aspetta di vederla scivolare sotto le coperte per uscire e chiudere piano la porta. "Grazie infinite, Cristian." E' commosso e non lo nasconde.
"Tua figlia è un amore. Mi dà l'idea di essere un bel peperino."Replica con un sorriso.
"Dove si nascondeva?"
"Nella camera di Madame De Large. Frederick ha detto che adesso siete pari." Sembrano accorgersi in quel momento di avere degli spettatori che hanno assistito in silenzio alla scena e che ora aspettano turbati ed inteneriti.

"Aspettatemi in biblioteca. Risponderò ad ogni vostra domanda." Martin strofina le mani sul viso e le tuffa tra i capelli trascinandoli all'indietro.
"Prenditi tutto il tempo che ti occorre." Gli consiglia Cristian prima di seguirli.

Sei persone si affollano nella stanza, ognuna di loro con pensieri diversi che si agitano nella mente. Alan e Dave sono andati a prendere alcune sedie e le hanno disposte vicine al camino. Tutti si girano all'arrivo del Principe. Solo.
"Madame De Large?" Chiede Andy.
"Sì."
Un singhiozzo esce dalle labbra di Pamela Gore. Ginevra le porge un bicchiere.
"Buona idea. Andrew, tu conosci bene i nostri gusti."

Mezz'ora dopo sentono i passi di Martin. "Sono pronto." Annuncia con voce sommessa. Solo un lievito tremito alle mani tradisce l'agitazione che prova.
Ferma Alan e Dave che si stanno avviando verso la portafinestra. "Restate. Siete diventati miei collaboratori. Dimostratemi la vostra amicizia."
I due si siedono in un angolo.
"Cominciate."

Nessuno ha il coraggio di porgli la prima domanda. E' Joseph Cristian ad iniziare. "Perchè la nascondevi a Bissel?"
"Per proteggerla. E' la sua casa, da sempre. I suoi abitanti l'hanno vista nascere. Sono tutti nostri amici..." Martin parla a voce bassa. Sembra ripetere frasi imparate a memoria.
"Quanti anni ha?" Domanda Alba.
"Tra qualche mese ne compirà dieci."
"Che nome...Come si chiama?" Azzarda la signora Gore.
"Come sua madre." Non ottiene di più.
"Martin, cosa ti ho fatto di male? Mi hai nascosto il tuo coinvolgimento con quella donna e lo accetto...Ma TUA FIGLIA !?!"

"Appunto. MIA figlia. " E' la secca risposta. " MIA e di nessun altro."
" E' MIA NIPOTE!!"Grida alzandosi in piedi.
"NO ! E' MIA FIGLIA E BASTA. " Martin non ha alzato la voce, non si è scomposto. Ma le mani che artigliano i braccioli della poltrona rivelano a chi gli è di fronte quanto cerchi di mantenere il controllo.

"E quella Matilde accetta di vivere in questa maniera?"
"Matilde?" Sbatte le palpebre e poi ride. "Matilde si occupa di lei da quando è nata. Non è sua madre!"

"Quando trovi il tempo per vederla? Siamo sempre insieme..." Chiede Andy curioso. I suoi occhi comprensivi rivelano che sa parte della verità.
"Appena ho un attimo libero. A volte per poche ore...a volte per giorni interi. Quando tu ti assentavi, io correvo a Bissel." Replica con un pallido sorriso di scusa.

"I misteriosi appuntamenti." Ricorda Alan.
"Per festeggiare il suo compleanno." Chiarisce Martin. "Non ne voglio perdere altri."

Le sue risposte concise più che chiarire aumentano la voglia di sapere.
"Martin, sono tuo amico e so quanto è difficile per te. "Inteviene ancora una volta Joseph Cristian. "Ma se non ti sbrighi a raccontare la TUA verita...la storia di quella bambina...Lo farò io usando le informazioni che ho estorto a Peter&Paul." Gli stringe la spalla. " Ricordati che sei tra amici, che ti vogliono bene. Non dimenticarlo mai."
Martin annuisce. Sposta la poltrona in modo da poter guardare il fuoco del camino.

"A tredici anni mio padre mi ha spedito in collegio." Inizia con voce fievole. "Credeva di punirmi ed invece mi ha spalancato le porte di un mondo nuovo, favoloso. Non tanto per i compagni o l'ambiente. Libri a profusione...libri ovunque...Potevo leggere TUTTO... Storia, filosofia, poesia...Nessuno che mi rimproverava...Nessuno che me lo impediva dicendo "Non è adatto a te."" Ricorda con emozione. Sua madre abbassa la testa.
"C'è voluto del tempo per ambientarmi e adattarmi alle regole non scritte che vigevano." Andy annuisce. Ricorda bene quel periodo. "Diventai amico di Frederick De Large e mi...ci...invitò. Casa sua era vicina e passava la domenica pomeriggio con la madre. Olympia...bellissima...Ero intimorito, ammirato...Si avvicinò per chiedermi: "Lei è il nuovo amico di mio figlio?" Sono riuscito a stento a balbettare qualcosa che l'ha fatta ridere. Mi chiamò "Mon Petit Choux" e mi baciò sulla guancia.

Sono rimasto tutto il tempo in un angolo a...guardarla. Si era seduta per terra e giocava con Robert. Ad un certo punto mi è venuta vicino e mi ha chiesto se mi annoiavo. Le ho risposto di no e abbiamo cominciato a parlare di cosa mi piaceva e cosa no. Mi hanno invitato molte altre volte. Piano piano ho iniziato a confidarmi. Era diventata per me come una sorella maggiore da cui correre ogni volta che ero triste, a cui chiedere consiglio...Un giorno dovevo sfogarmi, scriverle non mi bastava. Dovevo vederla. Sono riuscito a raggiungerla...

Quella notte sono diventato il suo amante. Tra le sue braccia, per la prima volta in vita mia, mi sono sentito in pace...Felice. Mi ha detto e ripetuto che era stato uno sbaglio che non doveva ripetersi. Sono riuscito a restarle lontano per qualche settimana ma non ne potevo più. Sono corso da lei e l'HO SUPPLICATA di permettermi di amarla. Mi ha rifiutato ripetendomi che era sposata, che aveva quattordici anni più di me...Che aveva tre figli..." Prende un lungo respiro. " Ha accettato solo dopo il mio quindicesimo compleanno. "Per aiutarti a dimenticare."" Martin fissa intensamente le fiamme come se rivivesse quel momento.

Andy bisbiglia qualcosa all'orecchio di Cristian che annuisce.

"Abbiamo passato insieme quattro anni. Mi ha insegnato ad amare. Mi ha aiutato a crescere. Mi ha fatto diventare un giovane uomo con ben chiaro in mente cosa voleva dalla vita. Mi ha incoraggiato. Era orgogliosa per i risultati che ottenevo." Con le dita gioca con la stoffa di un bracciolo. "Un giorno ha notato che da qualche tempo indossavo un ciondolo." Lo cerca con la mano.
"Questo. Mi ha chiesto perchè non lo toglievo mai. Non ho saputo risponderle che: "E' il regalo di un'amica d'infanzia. Ha speso tutti i suoi risparmi per acquistarlo e la catena apparteneva al padre."" Grainne stringe con forza la mano di Andy. "Ha sorriso e ha voluto che le parlassi ancora di lei. Le ho raccontato quello che mi ricordavo...I nostri giochi da bambini...La gioia che provavo a vederla corrermi incontro per essere la prima a salutarmi...La tristezza quando la vedevo sparire in lontananza."Mon Petit choux, sei innamorato!" Non volevo crederle."Amo te... è solo una bambina... "Sono certa che mi ami...ma ami anche lei. Io sono il tuo presente, lei potrebbe essere il tuo futuro. Attento!! Tu sei un uomo mentre lei è ancora...ingenua. Sarebbe facile approfittarne." Avevo capito che cosa voleva dire. Sono tornato a casa e l'ho affrontata.

Era davvero innamorata di me! Nel descrivere quello che provava ha usato stesse parole che avevo detto io ad Olympia quella prima notte. Aveva quindici anni e io poco più di diciotto! Poteva essere la sua rovina. Le confidai che ero l'amante di una donna sposata e che ero felice. Non volevo darle false illusioni. Non ero più lo stesso ragazzo che la portava sul suo cavallo a comprare caramelle. Mi ha sorriso e mi ha detto "Se sei felice...sono felice anch'io." Non ha cambiato il suo atteggiamento, ha continuato a venirmi a salutare. Ma non restavamo più da soli. Il collegio era quasi al termine. Olympia insisteva, insisteva. Doveva finire anche la nostra relazione. Era stato bello, ma io dovevo guardare avanti. "Vai da lei. Vai dal tuo futuro. Vi amate e siete COSI' giovani!!" Mi prese la mano."Quando le racconterai di me...perchè lo farai...Sii gentile con questa vecchia che ti ama tanto..." Ho pianto. Non volevo lasciarla."Vi auguro tanta felicità. Tutta quella che meriti." " Martin si interrompe. Guarda Blanche che ascolta a testa bassa.

"Tornato a casa mi sono buttato sui libri come un disperato. Dovevo rendermi indipendente. Se avessi rivelato cosa provavo per lei, quale sentimento ci univa, ci avrebbero separato con la forza." Sua madre ascolta con occhi piedi lacrime. "Nessuno doveva sospettare. Abbiamo finto di essere semplicemente buoni amici. Sua madre era morta da poco e non volevo che restasse sola. La convinsi a scrivere ad una parente che viveva a Bissel...In attesa della sua risposta passavamo ore a fare progetti. Mi sarei laureato, avrei iniziato la mia carriera da giudice e ci saremmo sposati. Non è andata così. Pochi giorni prima della sua partenza..."Martin si prende il viso tra le mani. "Era il tempo del raccolto e noi aiutavamo. E' scoppiato un violento temporale. In pochi minuti si è scatenata una vera bufera. Tuoni, lampi, pioggia, vento e grandine. Eravamo vicini al capanno dove giocavamo da bambini. Arrivammo bagnati fradici, gli abiti incollati al corpo. Accesi un fuoco e lei cerco qualcosa con cui coprirci...mentre i vestiti si asciugavano...Cattiva, pessima idea...Mettere insieme un ragazzo di quasi vent'anni con una ragazza di diciassette...innamorati...svestiti...Paglia vicino al fuoco." La voce si è fatta stridula. Andy gli versa dell'altro liquore.

" Mi sorprese annunciandomi che mi avrebbe accompagnato per salutarmi. Io avrei continuato e lei sarebbe tornata a Bissel per aspettarmi. "Un anno passa in fretta. Metteremo alla prova il nostro amore." Le diedi ragione e risposi di sì. Man mano che ci avvicinavamo alla frontiera e più militari incontravamo. Mi ci volle poco per capire che si preparava una guerra. Nella città dove soggiornammo le chiese erano piene di coppie in fila. Le chiesi di sposarmi e lei accettò. Usai l' anello con sigillo che portavo al mignolo come fede e cercammo un alloggio. Il mattino seguente salii sulla carrozza che mi avrebbe portato fino a Vienna. Restò a salutarmi fino a che non divenne un puntino. E' l'ultimo ricordo che ho di lei." La voce di Martin si spezza in un singhiozzo, ma dai suoi occhi non spunta una lacrima.

"Appena giunto al Vienna ho comprato l'anello più bello che sono riuscito a trovare. Doveva essere il mio pegno d'amore.
Non l'ha mai indossato. I primi mesi ho ricevuto una o due sue lettere. Mi descriveva Bissell e i suoi abitanti. Gente semplice che l'aveva accolta cordialmente. Mi parlava di sua zia e di Matilde. Aveva pochi anni meno di lei e aiutava la famiglia lavorando per loro come tuttofare. Erano diventate amiche. Nelle belle giornate ricamano o cucivano insieme parlando di me, dei nostri progetti...Poi più niente...Aspettai...Aspettai...e alla fine mi decisi.

Cercai e trovai un uomo. Mi poteva far attraversare la frontiera, in cambio di denaro, molto denaro. Non era un problema. Con me oltre alla somma datami da mio padre avevo metà dei miei risparmi. L' altra metà l'avevo lasciata a lei. Il mattino della partenza mi svegliai all'alba. Il ciondolo non era più al mio collo! Sembrava sparito. Il tempo passava ed io ero come impazzito. Buttai all'aria letto, scaffali, libri. Guardai ovunque. Niente. Il rumore aveva svegliato la padrona di casa..."Cosa cerca?" ed io "Il mio medaglione!!" Me lo indicò "E'  lì!?!Appeso al letto." Mi girai. Pendeva da uno dei pomi d'ottone. Sono sicuro che prima non c'era. Avevo controllato il letto pezzo per pezzo. L'ho infilato, ho preso la valigetta che avevo preparato e sono corso all'appuntamento. Avevo cinque o dieci minuti di ritardo. Non mi aveva aspettato. Era partito senza di me."
"Meglio!" Esclama Dave." Quello era un traghettatore."

"Sì, l'ho saputo dopo. Tornai indietro, rimisi in ordini e mi sedetti con il medaglione stretto nel pugno. Tutta la mia ansia, tutta la mia paura, tutta la mia agitazione sparì di colpo. Ho aperto un libro...Erano giorni che provavo a capirci qualcosa...Mi fu chiaro dopo una lettura. Lezioni che prima studiavo per ore le ricordavo senza sforzo. Mi sono laureato in quattro anni. L'ultimo ho fatto pratica presso un magistrato del posto. Un punteggio in più per la mia carriera. Il primo giorno di pace mi sono messo in viaggio. Scoprì presto che non potevo deviare. Dovevo assolutamente tornare a Casa Gore..."

"Non volevi nemmeno vedermi?"

La voce sofferente di sua madre gli fa sollevare lo sguardo. I suoi occhi sono pieni di dolore, ma ancora asciutti.
"Erano CINQUE che aspettavo di riabbracciare mia moglie...Che sognavo di svegliarmi al suo fianco...Percorsi il viale cercandola...Immaginandomi di vederla spuntare da dietro un albero...o correre giù per i gradini. "Sorride amaro con un angolo della bocca. " Niente era cambiato. Sembrava che fossi partito il giorno prima. Tu stavi uscendo per andare a curare gli ammalati...Mio..." Digrigna i denti." ...padre...in giro per i campi. Cinque anni, una guerra non avevano lasciato segni visibili. Avevo creduto di poter scappare. Inutile. La gabbia era pronta a rinchiudermi di nuovo."

Sua madre singhiozza, consolata da Blanche.

"Sono salito nella mia camera. Avevo voglia di sfasciare quell'ordine perfetto. Mi sono tolto la giacca e l'ho buttata, non ricordo dove. Il rumore di un vassoio che cadeva mi ha fatto girare. Biglietti da vista, inviti, partecipazioni, ritagli di giornale ovunque. Mentre li raccoglievo...Ho visto un quadrato di spessa carta color crema...Ho allungato la mano. L'avevo comprata per lei. Riconobbi la scrittura, il sigillo...Era di Charlotte! La mia Lotte mi aveva scritto...Perchè in quella casa? Perchè la lettera era stata aperta? Perchè era mezzo bruciata? L'ho letta. Era lì da QUATTRO ANNI!! Mi scriveva che si era accorta di essere incinta...Mia moglie aspettava un bambino!"
Guarda sua madre e i suoi vecchi amici.

"DOV'ERA MIO FIGLIO?? Possibile che sapendo NESSUNO l'avesse cercata, aiutata?? Corsi fino a sfiancare il cavallo. Arrivai a Bissell di notte. Dalle sue lettere sapevo come arrivare alla casa. Non un rumore, non un filo di fumo, non una luce. Bussai. Bussai fino a farmi male. Picchiai con i pugni. Presi a calci la porta. Nessuno apriva. Le mogli e le figlie dei pescatori stavano andando in chiesa. Minacciava una burrasca e andavano a pregare per i loro cari in mare. Matilde era una di loro. Passandomi accanto mi domandò: "Martin? Tu sei Martin?" Risposi di sì. Avevo paura di chiederle di Lotte. "Sei tornato, finalmente." "Dov'è...Dove sono?" Diventò pallida e mi indicò la chiesa. Ho risalito la collina. Sembravo non arrivare mai. Attraversai il cimitero e il mio occhio cadde su una piccola croce in un angolo...Una tazza piena di mughetti...lessi il nome...CHARLOTTE GORE R.i.P." Martin cade in ginocchio. E' come si trovasse accanto a quella tomba.

"Non volevo crederci... Era morta OTTO mesi dopo la mia partenza...PERCHE' ??" Il suo grido è straziante.

"Cominciai a scavare con le mani...Il parroco mi aveva sentito, mi sollevo e mi portò nella canonica. Mi spieghò cosa era successo...come era morta...Parlava...parlava...ed io non lo ascoltavo. Ho frugato in tasca alla ricerca della sua lettera. L'ho posata sul tavolo davanti a me...Il sigillo era spezzato...La bruciatura... Alcune ditate sporche mi chiarirono il mistero. La lettera era stata aperta, letta e...gettata nel fuoco..."

"Chi ha potuto?"

"Sapevo chi era il responsabile. Probabilmente non si era dato pena di controllare se avesse preso fuoco. Una domestica l'ha raccolta e posata in quel vassoio. Doveva servire a raccogliere ricordi degli amici...Da leggere al mio ritorno. "

Sua madre annuisce tra le lacrime.

"Ringraziai il parroco. Adesso ero calmo. Estremamente calmo. Mi tolsi i gioielli. Gli anelli, la catena che portavo al collo, il mio orologio, la spilla fermacravatta. Tutto...Tranne il medaglione. Aggiunsi il poco denaro che avevo in tasca. "Vendendo questo potrei spostarla in un altra tomba? Al sole? Lei lo adorava." Mi guardo meravigliato ma mi rispose di sì. "Subito? Per favore." Mi accontentarono. Ho aiutato i becchini. L'ho adagiata nella nuova bara; l'ho coperta dei suoi fiori preferiti e l'ho...messa sotto terra...Le ho detto addio e ho promesso che presto saremmo stati insieme."
Con un grido gli si affollano intorno. Lui li allontana con un gesto. "Ma prima volevo fare giustizia. C'era chi mi doveva una spiegazione. LA PRETENDEVO! ! !"

"Tuo padre non può averti fatto questo...Non può aver cercato di distruggere quella lettera..."

"MIO PADRE SE NE E' V A N T A T O...DAVANTI A ME ! ! Ha avuto il coraggio di dirmi che aveva agito per il MIO BENE! Niente bastardi nella Famiglia Gore. MAI! Nessuna sgualdrina sarebbe entrata nella sua casa! Gli urlai che quella...sgualdrina...era MIA MOGLIE! Che quel...bastardo...era MIO FIGLIO!! Cercò di aggiungere qualcosa ma io avevo le mano strette attorno al suo collo. Lo stavo strozzando. Lo avrei fatto. Ma mi sentì chiamare...pensai che fosse mia madre. Lui mi guardava stringendosi la gola. Potevo vedere i lividi che gli avevo lasciato. Boccheggiava terrorizzato. Mi allontanai di qualche passo. Gli dissi di considerarmi...MORTO...Come la mia famiglia. Non doveva cercarmi...Non doveva mai più farsi vedere...Per me lui non era più mio padre. Sono uscito da quella casa e non ci sono più tornato."

"Come ha potuto? Come ha potuto?" Ripete incessantemente sua madre.

Martin non le risponde. Continua come se niente fosse. Non è in quella stanza, non è con loro. E' lontano...in un altro luogo...in un altro tempo.

"Non si era nemmeno preso la briga di finirla. Se l'avesse fatto avrebbe letto nelle ultime righe..."Non ci credo ancora. Sono la Signora Gore! Guardo e riguardo il tuo anello...Continuo a ripetermelo...Sono la Signora Gore! Sono Charlotte Gore, moglie di Martin Gore...Ti aspetto...Mi manchi..." La voce si incrina. Vuota il bicchiere in un unico sorso.

"Qualche giorno dopo Andy mi rintracciò e mi consegnò una lettera. Mi davano appuntamento davanti a quella statua dei Santi Pietro e Paolo che Alan conosce. Mi fu chiesto di entrare al servizio del Principe Ereditario. Era oggetto di minacce e volevano mettergli al fianco una persona insospettabile, ma in grado di difenderlo. Chi meglio di me? Accettai. Chiesi il permesso di salutare la mia famiglia e mi fu concesso. Tornai a Bissell per controllare se avevano eseguito i miei ordini...La croce di marmo bianco...Coperta da un tappeto di mughetti...In mezzo vidi una tazzina con poche primule.
La presi per guardarle meglio. Mi sentì tirare i pantaloni. "Rimettila giù. Sono della mia mamma!" Abbassai gli occhi. Due occhi scuri che riconobbi con un sussulto. Una massa di riccioli biondi arruffati. Mi accorsi che era a piedi nudi e che indossava solo una camicia da notte. L'avvolsi nella mia giacca e la presi in braccio. L'accompagnai fino alla prima porta.
Mi aprì Matilde. "Martin." Mi salutò. La bimba si lasciò cadere dicendomi: "Anche il mio papà si chiama Martin. Ma lui è più bello!" La mia faccia doveva rivelare quello che stavo passando. La portò da una vicina e mi preparò una tisana. "Dove l'hai trovata? Quella monella mi scappa sempre." Risposi. "Sulla tomba di Lotte. Come è possibile che sia viva? Credevo che..." Si sedette davanti a me e mi rispiegò, nuovamente, cosa era successo.

La gravidanza di Lotte procedeva bene. Non aveva disturbi. Niente nausee, niente capogiri. Matilde si trovava in cucina, la zia in giardino. Lei decise di portarle del the. L'avrebbero preso sotto un albero, insieme. Nessuno ha saputo spiegarsi cosa è successo. Sentirono un grido e il rumore dei cocci che si frantumavano. Era caduta ed era svenuta. Non si è mai ripresa completamente. Entrò in travaglio. Mia figlia nasceva mentre sua madre moriva."

Il silenzio che segue è assordante. Martin stringe le mani fra loro. Il volto impietrito.
"Mi chiese che intendevo fare. "Non lo so." Mormorai. "Non ho una casa. Non ho più una famiglia. Ho accettato un lavoro che mi terrà lontano non so quanto." Dentro di me sapevo di mentire. Era la bambina che...Non riuscivo a guardarla senza ricordarmi che sua madre era morta. I suoi occhi...identici a quelli di Lotte. Credette che fossi spaventato per quella responsabilità. "Lasciala qui, con noi. E' cresciuta in questa casa. Le vogliamo bene. Tu potrai tornare quando vuoi." Salì a cavallo e feci per andarmene. Non ci riuscì. Mi sembrava di rinnegarla...come mio padre...Bussai e le dissi che volevo rivedere mia figlia.

La chiamò." Sai chi è questo signore? Il tuo papà." Invece di corrermi incontro, si nascose dietro le sue gonne. "Devi aver pazienza. Deve imparare a conoscerti." Mi consigliò.
 "Io sono Martin...Come ti chiami? "Ch...Chotte..." Bisbigliò. "Come? Sai, sono vecchio e un po' sordo." Ridacchiò. "Charlotte Olympia Gore." Si presentò con un inchino."
Dalla parte della signora Gore si alza un grido.

"Guardai sconvolto Matilde. "Lotte aveva scritto una lista di nomi." Mi spiegò. " Persone care, importanti per voi due. Ricordo che mi disse: "Senza Olympia non avrei mai potuto sposare Martin." Ho scelto io i nomi. Spero non ti dispiaccia." Scossi la testa. Non riuscivo a spiccicare una parola. Restai con loro un paio di giorni. Charlotte, o come la chiamo, Chotte, piano piano, incominciò a venirmi vicino...A rivolgermi la parola. Al momento di partire mi disse: "Torna presto a trovarmi."

Feci restaurare la casa della zia di Lotte e ci trasferimmo al mio primo ritorno. Quella è adesso la mia...la nostra casa. Solo dopo molti viaggi cominciò a chiamarmi...Papà." Due lacrime cadono dai suoi occhi. Le asciuga con il dorso della mano e sembra sorpreso di vederle. " Anche adesso...Non accetta subito un mio bacio. Devo aspettare...il suo permesso."

Il racconto di Martin è terminato. Alza gli occhi su sua madre.

"Non osare mai più dire che quella bambina è tua nipote." Le parla con voce fredda e astiosa. " NON LO E' E NON LO SARA' MAI! Non voglio che venga cresciuta come sono stato allevato io."
"Martin..." L'implora.

"Mi auguravo che la storia di Grainne e di Andrew ti fosse servita di lezione. Se non ci fossi stata tu e le tue amiche pettegole sarebbero già sposati. Sei tu che le consigliavi di aspettare...ASPETTARE CHI? Chi poteva essere meglio dell'uomo che l'amava e l'aspettava, da anni, in silenzio? IL DENARO! LA DOTE! Solo questo importa nel tuo mondo. Non sei cambiata. Me lo hai dimostrato con Alba. Da quando hai saputo di suo padre non le hai più rivolto la parola." Martin è scosso da un violento tremito.

"Calmati!" Cristian ed Andy lo sorreggono e lo convincono a rimettersi seduto. "E' passato. Pensa solo che adesso siete e resterete insieme."
Grainne e Alba convincono la signora a ritirarsi. Anche Alan e Dave si sono consultati silenziosamente con Andy ed escono in punta di piedi.

Uno gli si siede accanto e l'altro, dopo aver trangugiato in fretta il suo liquore, riempie nuovamente tre bicchieri. "Quella è la verità purgata. Sputa il resto."

"Cosa vuoi che ammetta?" Martin si rannicchia sulla poltrona abbracciandosi le gambe. "Che ho odiato mia figlia? Sì, l'ho fatto. Per un certo periodo le sedevo accanto solo quando dormiva. RIVOLEVO LOTTE! Lei per me era...un'estranea...un'intrusa...Con il tempo abbiamo imparato a conoscerci...Un giorno, passando dal villaggio, avevo appena lasciato il mio cavallo nella solita stalla...La vidi, stava giocando in un angolo; scoppiò un litigio...Roba da bambini...Ma un ragazzo più grande le diede uno spintone e lei si mise a piangere. Corsi a prenderla in braccio. Per la prima volta mi abbracciò chiamandomi PAPA'. In quell'attimo capì che le volevo bene. Era il giorno del suo compleanno. Il primo per me.

Avevo perfino progettato di prenderla e andarcene lontano, in un altro paese. Ricominciare...noi due, soli. Ma viaggiare con Cristian mi ha aperto gli occhi. Tutto il mondo è uguale. Cambia la lingua, il colore della pelle, degli occhi, dei capelli...ma, ovunque trovi la stessa gente gretta, la stessa cattiveria...la stessa ipocrisia. No. Ho deciso che avrei insegnato a mia figlia cosa è davvero importante. L'amicizia disinteressata, la gentilezza d'animo...A Bissell gioca con tutti...Figli di pescatori, di contadini. E' amica con la figlia del locandiere. Una monella in un gruppo di monelli. Non sarà costretta vedere il migliore amico frustato dal padre perchè il tuo gliel'ha ordinato." Solleva uno sguardo colpevole. "Ti chiedo perdono. Era stata interamente colpa mia ma sei stato punito solo tu."

" E' successo tanto, tanto tempo fa. Non lo ricordavo nemmeno più." Andy lo abbraccia. Martin si stringe a lui e, finalmente, le lacrime che tratteneva escono copiose, intramezzate da lunghi singhiozzi. Cristian indietreggia lentamente lasciandoli soli.

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Capitolo 33
*** Capitolo 33 ***


Capitolo 33

"Perchè non mi hai mai detto niente?" Gli chiede quando si è sfogato. "Avrei potuto... Avremmo potuto aiutarti."
"Andy, sei trasparente! Con una sola occhiata ti si legge dentro!" Risponde. "La tua famiglia vive lì. Dipende da lui. Se lo avessi incontrato...saresti riuscito a mascherare i tuoi nuovi sentimenti? Non credo. Era un mio problema. Tu avevi i tuoi da risolvere." Aggiunge con voce soffocata.

"Adesso capisco perchè mi gridavi di svegliarmi e mi consigliavi di non perdere tempo. Di non rimandare a domani..."
"Domani. Una parola che per me vuole dire forse o mai...Oggi le ho dato il bacio della buonanotte domani..."Con la mano fa un gesto vago.

"Ti sveglierai e la sentirai salutarti "Buongiorno papà" Sorride. "Tu...Martin Lee Gore...PAPA' ! Quando si saprà!"
"Un mare di problemi." Si prende la testa tra le mani. "Altre spiegazioni...altre complicazioni...dovrò rivelare...Sono stanco di nascondere i miei segreti...Ma il peso adesso è ancora più pesante..." Mormora. La spossatezza che prova è comprensibile dal modo in cui trascina le parole, dalla lentezza dei suoi gesti. Andy lo accompagna, praticamente lo sostiene, lungo il cammino fino alla sua stanza. Martin cade sul letto farfugliando qualcosa che solo lui capisce. Fletch si prende cura di lui con tenerezza, fino a che un leggero ronfare gli rivela che si è addormentato. Chiude piano la porta e bussa a quella di Olympia.

Gli apre Frederick.
"Volevo dirle che si è addormentato. Mi sembra quasi sereno."
"Anche Maman. A domani."
"A domani." Rimane fermo, immobile, assaporando il silenzio che lo avvolge. Domani ci sarà tempo per le parole. Quella notte deve essere una promessa di pace. Un nuovo inizio, non solo per Martin, ma per tutti loro.

Ginevra lo aspetta, addormentata in una poltrona. "Amore...Svegliati." La vede aprire piano gli occhi.
Occhi pieni di sonno. "Andrew?" Esclama quando lo riconosce. "Volevo..."
La zittisce con un bacio. "Chi altri può chiamarti amore?" Risponde sollevandola tra le braccia. "Non aggiungere altro. Rispettiamo il silenzio di questa notte."

Nella sua stanza Dave osserva teneramente Abby dormire al suo fianco.**Ti amo. Ora so cosa vuole dire. Sei la prima a cui lo confesserò. Ti confiderò ogni cosa di me. Ma non ti dirò mai che conosco il nome del primo uomo che ho ucciso. Non voglio perderti.**


Martin si sveglia d'un tratto. Qualcuno o qualcosa gli sta facendo il solletico. Una risatina sommessa gli rivela di chi si tratta.

"Monella, cosa credi poter fare?"
La piccola Charlotte si mette a saltare sul letto. "Ti sei svegliato! Ti sei svegliato! Papà, lo sai che russi?"

"Belle cose da dire al tuo papà! E poi...IO NON RUSSO! Senti? Sono sveglio e..." Un ronfare sonoro e ritmato viene da un angolo. Bach dorme sdraiato a pancia sotto.
"Che bel cane! Che razza è? Quanti anni ha? E' TUO? Posso toccarlo? Posso giocare con lui? Da quanto è tuo? Come si chiama? Rispondi papa! Rispondimi subito!!" Si lascia cadere su di lui strappandogli un gemito.

"Una domanda alla volta!! Lasciami svegliare. "Guarda il suo orologio. "LE CINQUE?? Torna subito nel tuo letto e lascia riposare i grandi."
Lei mette il broncio. "Ma io non ho più sonno!! Posso restare qui?"

" E va bene..."Sospira. Cede con un sorriso felice. "Però parla a bassa voce. Di là dorme una persona malata. Ha bisogno di pace e tranquillità."
"Mi piace Olympia e mi piace anche Frederick." Risponde infilandosi sotto le coperte. "Papà?"
"Sii?" Dentro di spera che si riaddormenti presto.

"Qui avete una cucina vero?" Martin annuisce. "Avranno del pepe...rosso?" Lo guarda con espressione innocente.
"NO! Niente pepe." Ribatte categorico, Deve ricordarsi di ordinare al maggiordomo che non serva marmellata per qualche mattina." Io e Frederick dobbiamo scambiare due chiacchiere." Aggiunge sottovoce. Chotte si sta riaddormentando. "Se si mette a raccontare la sua infanzia prevedo guai...Guai grossi per me e per Palme." Mormora chiudendo gli occhi.


Il sig. Bernard controlla ancora una volta il tavolo apparecchiato per la prima colazione. Nelle orecchie il suono delle ultime sconvolgenti chiacchiere che girano tra la servitù. La rivelazione che il giovane Conte è...LUI...QUI. In incognito per accompagnare la figlia del giudice Gore!

"Buongiorno! Vedo che sono il primo.." Una voce divertita lo sa girare di scatto.
Cosa fare? Inchinarsi o..."Vostra Altezza...Cioè...Signor conte..." Balbetta.
"Le voci corrono veloci." Mormora con un sospiro. "La prego...Comportatevi normalmente. Sono un ospite come gli altri."
L'uomo esegue un profondo inchino. "Come Vost...Si signore."

"Zio Cristian!!"
"Chotte. Non puoi chiamalo così." Martin rimprovera benevolmente la figlia. " Lui è un principe vero!"
"Macchè principe. E' basso. E dove sono la corona e il mantello?" Lo guarda incredula.

"A casa. Sono scomodi e per ora li usa mio padre." Risponde serio Joseph Cristian. " Inoltre... Mi piace essere chiamato Zio Cristian e ti autorizzo a farlo ogni volta che vuoi. Anche se qualcuno brontola." Aggiunge al suo orecchio.

Nel frattempo stanno sopraggiungendo gli altri scrutati curiosi dalla bambina che si stringe al padre.
"Charlotte, ti posso presentare degli amici? Questo è Andrew...Ti ho parlato di lui...."

"Sei l'amico di papà che ha paura dei ragni?"
"Ssì..."Andy solleva lo sguardo su Martin. "Quando vuoi la lingua ti funziona." Sibila.

"E lei è..."
"Sua moglie. Ginevra." La saluta con un inchino aggraziato.
"Come lo sai?" Chiede stupita.

"Vi tenete per mano. Jack e Mary hanno incominciato a farlo dopo essersi sposati. Prima si nascondevano negli angoli bui sempre appiccicati." Risponde sedendosi.
I due arrossiscono.

Martin apre le braccia. "La voce dell'innocenza. Loro sono Alan e Dave...Alan è anche un pianista." Le rivela. "Potrai continuare le tue lezioni con lui. "Lo interroga con gli occhi e riceve un cenno di assenso.
"Conosci qualche brano allegro? Il parroco suona sempre gli stessi e mi annoio." Chiede speranzosa.
"Credo di ricordarmi qualcosa di meglio." Le risponde con un sorriso.

"Dave, invece, era un marinaio..."
Charlotte batte le mani. "Sai fare i nodi? Jack aveva promesso di insegnarmi ma poi se n' è dimenticato."
"Certo. Quando vuoi. Chi è...Jack?"
"Uno dei fratelli di Matty, Lei ne ha tanti. Una testa calda ma ha trovato chi gli calma i bollori."
"Suppongo che si tratti di quella certa Mary." Bofonchia Dave, trattenendo una risata.

Martin, nel frattempo, ha messo una ciambella davanti a lei ed ora versa del latte nella tazza.
"Papà?"Lo guarda con aria implorante.
"No. Niente caffè questa mattina. Ti sei infilata nel mio letto alle cinque...Posso chiederti come hai fatto a trovare la mia stanza?"
"Frederick..."

Martin alza gli occhi borbottando: "E chi se no?"
"Mi ha fatto entrare un attimo quando tu eri a cena e mi sono ricordata quale porta era."
"Quante volte ti abbiamo detto e ridetto che prima di entrare in una stanza che non è la tua devi bussare ed aspettare la risposta?" La fissa severo.

"Perchè dovevo? Dormi sempre da solo!"
Martin strabuzza gli occhi e quasi si strozza con il boccone che stava masticando. "CHOTTE! ! "

"Cosa ho detto di male? Sapessi quanta gente a Bissell si chiede perchè non ti trovi una che ti tenga compagnia a letto. Dicono che non fa bene alla tua età." La tavolata scoppia in un'allegra risata vedendo Martin prima impallidire poi diventare scarlatto. "Mi spieghi perchè sono vecchia per continuare a dormire con Matty e tu troppo giovane per dormire da solo?"Lo guarda con i suoi occhioni innocenti.

"Charlotte abbiamo già affrontato questo argomento. Matty deve riposare e tu sei abbastanza grande da meritarti una stanza tutta per te. Eravamo d'accordo, giusto?"
La piccola annuisce, ma è chiaramente poco convinta.
Andy mormora in modo udibile. "Adesso ti voglio!"

"A quelle...brave persone...che si chiedono perchè dormo da solo rispondi: perchè vivo con una mocciosetta che entra continuamente nella mia stanza con le scuse più assurde e che...non bussa mai." La fronte di Martin è imperlata di grosse gocce di sudore. Ma la sua tortura quella mattina non è ancora finita,

"Se prometto, croce sul cuore, di bussare...tutte le volte...Mi fai un fratellino?"
La tavolata si zittisce di colpo. Tutti gli occhi sono puntati su Martin che ha gli occhi sgranati e la bocca aperta.
"Un...fratellino?" Balbetta.

"Mi va bene pure una sorellina.Anche se sono delle piagnone. La nuova mamma di Daisy ha avuto un fratellino. "Congiunge le manine." Vedessi com'è carino! Mi ha spiegato che è successo perchè lei ha dormito con il suo papà....Tu potresti dormire con Matty..."

"Non credo che il padre di Matty sarebbe d'accordo." Bisbiglia prima di risponderle. "Tra me e Matty c'è solo amicizia, simpatia." Spiega Martin sempre più in imbarazzo. "Per...avere un fratellino...ci vuole molto, molto di più."
"Se ti trovo la persona adatta ci provi a regalarmi un fratellino?" Si intestardisce.

"Potrei non piacere a quella persona. O lei non piacere a me. E se io non volessi un altro bambino? Se mi bastassi tu?"
"Ma io mi sposerò e tu resterai da solo!"

"E sai già chi sposerai?" Ginevra interviene con un sorriso divertito.
"Jacob, il fratello di Matty... Sa camminare sulle mani fino al villaggio. E' l'unico che ci riesce. E poi me l'ha chiesto! Voleva anche un bacio ma io gli ho dato uno spintone. Puzzava di birra."
"MATILDE!!" Martin esce in fretta e furia.

Andy scoppia in una risata fragorosa seguito dagli altri. "Voglio vederlo tra qualche anno!"

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Capitolo 34
*** Capitolo 34 ***


Capitolo 34


"Andrew? Amore?" Ginevra gli si avvicina con aria particolarmente dolce. "Pensa che anche tu, tra qualche anno, avrai gli stessi problemi." Lo vede inghiottire a vuoto. "Vieni Charlotte. Andiamo a raccogliere dei fiori per lo studio di papà. Sai che io conoscevo la tua mamma?"

Pochi minuti dopo Martin riappare. "Allora? Cosa hai scoperto su questo Jacob?" Cristian lo interroga.

"Ha undici anni e dopo la scuola aiuta il locandiere. Dove sono andate?"
"A cogliere dei fiori per il tuo studio." Alan e Dave si congedano dopo un breve saluto.

"Così potrò ringraziare entrambi per l'aiuto che avete cercato di portarmi. Non sarò io a pronunciare quelle condanne a morte e...lei potrà iniziare una nuova vita... Ma è stato inutile. La mia carriera è al termine. Io e Charlotte torneremo a casa. Potrò restarle accanto e vederla crescere giorno dopo giorno."

"Puoi farlo benissimo qui o in qualsiasi altro posto. Ti ho visto in azione. Sei un bravo magistrato. Accetta la tua nuova destinazione e..."
"Cristian, ho deciso. Non sarai tu a farmi cambiare idea." Afferma caparbio.
L'altro non controbatte. "Come vuoi..."

"Maledetto testardo!" Andy picchia la mano sul tavolo facendo tremare le stoviglie.
"Calma Andrew. Non mi arrendo così facilmente. Dove posso trovare Alba?"

Esce in giardino dove Ginevra è intenta a cogliere i fiori che la bimba le indica. "Posso interrompervi? Vorrei presentare alla piccola mia cugina Alba." Schiaccia l'occhio all'adulta. "Credo che lei sia più che simpatica al tuo papà." Le confida. "Dove la trovo?"
"Nel salottino azzurro." Gli indica la finestra. "Auguri!"

Cristian bussa ai vetri. "Alba, perchè ti sei rinchiusa lì dentro? Guarda che bel sole! Posso presentarti la figlia di Martin? Charlotte?...Alba...Alba?...Charlotte."
"Buongiorno." La piccola accenna ad una leggera riverenza. "Sei una principessa?"

Lei sorridendo scuote la testa. "No. Sono una donna come tante." Le accarezza i capelli. "Come assomigli a tuo padre."
"Me lo dicono tutti." Mentre risponde continua ad osservarla con attenzione.

"Charlotte, ti piacerebbe vedere dove e come lavora tuo padre?" Le propone l'adulto.
"Certo! Però so che non lasciano entrare i bambini..."
"Ti confido un segreto...Davanti a me...Si spalanca qualunque porta...Hai un bel vestito?"

"Papà me ne ha portato uno bellissimo per il mio compleanno." Esclama entusiasta. " Però...è rimasto a casa..." Aggiunge imbronciando le labbra.
"Posso aiutarti. Da quando sono qui ho imparato come trasformare gli abiti e farli apparire diversi." Si offre Alba.

Charlotte interroga con gli occhi Cristian, in cerca di una spiegazione.
"Alba è scappata da un uomo cattivo che la voleva sposare." Alba conferma con un cenno. "Tuo padre ha fatto credere che lei fosse la sua fidanzata..."Risponde.
"PAPA' NON DICE LE BUGIE!!" Protesta quasi sul punto di mettersi a piangere.

"Non ha detto una bugia." Alba cerca di porre rimedio." Mi ha accompagnato ad una festa e si è dimostrato particolarmente gentile. Mi ha preso la mano un paio di volte e durante una passeggiata mi ha offerto dei fiori...Così la gente ha creduto che..."

Charlotte si è rasserenata. "La gente! Matty mi ha raccontato che i primi tempi giravano delle voci su di lei e papà...ma poi lui è andato a parlare con il suo...alla locanda...e si sono fermate subito. Jack mi ha detto che papà ha un bel gancio...Cos'è...un gancio?" Chiede.

"Sarà qualche...attrezzo che usano i giudici." La bocca sorridente di Cristian ha un fremito. "Ma non lasciarti scappare che non ho saputo rispondere ad una domanda. Che razza di principe sarei? Fatevi belle. Verrò a prendervi prima dell'inizio dell'udienza." Lo sentono mormorare. "Un gancio! Bel sistema!" La sua risata riecheggia a lungo nel giardino.

"Cristian è simpatico, vero Alba?"
"Non è come mi aspettavo. Insomma...E' un principe!!" Si capiscono con un'occhiata. "Andiamo a vedere cosa possiamo escogitare..." Le porge la mano che la bimba stringe fiduciosa.

Andy raggiunge la moglie che continua a scegliere i fiori. "Amore?"
"Sìì Andrew?" Risponde con voce flautata.
"Prima...Cosa intendevi dire?"
"Tu cosa hai capito?" Controlla i fiori con un sorriso.

"Beh...Ecco...Tu...Io...Noi..." Le toglie il mazzo dalle mani posandolo su una panchina. "Com'è...possibile??"
"Se non lo sai...Forse dovresti consultare Charlotte..." L'espressione che ha in quel momento la fa ridere di cuore. "Ti spiegherà che se due...dormono...insieme...Può capitare che qualche mese dopo..."

"IO?" Si punta un dito al petto. "TU...Tu...Tu..."Balbetta incoerente.
"Noi avremo un bambino." Scuote la testa e si chiede come farà per i prossimi mesi.

Andy retrocede a bocca aperta poi si blocca di colpo. " Amore...Non ti affaticare...Forse...Forse è meglio se ti stendi...SEI SICURA??"
"Sì Andrew. Sono sicura...e...No. Non sono stanca e non ho nessuna intenzionde di stendermi." Risponde pazientemente.
Lui continua a guardarla impalato. "Sei PROPRIO sicura?"
"SI' ANDREW! SI'!!"Lo spinge via. "Vai a lavorare..papà...Povera me. Avrò a che fare con DUE bambini."

Un Andy in preda a contrastanti emozioni entra trasognato nell'ufficio di Martin che lo sbircia perplesso. "Andrew?"
"Io...Cioè...Noi...Cioè..."Boccheggia. "ASPETTO UN BAMBINO!"

"Congratulazioni!!" Si complimenta con una pacca sulla schiena. "Come si sente? E tu?"
"Dice che sta bene...Io...non riesco a crederci. Non sono pronto a diventare...PADRE!" Nella sua voce si avverte la paura.

"Sei fortunato. Avrai dei mesi per abituarti."
"Martin...Com'è...esserlo...?"
Prima di rispondere ci pensa a lungo. "Aspetta di avere tuo figlio tra le braccia...Aspetta di sentirlo chiamarti PAPA'...con una fiducia sconfinata...Aspetta di vedere i suoi occhi brillare di gioia quando ritorni da un viaggio prima del previsto...Lo saprai. Non si può spiegare a parole. Prenditi cura di tua moglie."

"Cambia idea. Restiamo...insieme." Lo implora.
"Perchè? Avrai la tua famiglia. Dave si sta formando la sua...Alan, forse un giorno...Io vivrò laggiù...con la mia. " Risponde fingendo una serenità che l'amico intuisce falsa.

"Con Alba?" Azzarda timidamente.
"Alba? Che c'entra...Alba?" Evita però il suo sguardo indagatore.
"Ti ama e tu...Il tuo scatto con tua madre...le vuoi bene!" Constata con soddisfazione.

"Bella maniera per dimostrarglielo!" Esclama con amarezza. "Dimentichi che ho causato la rovina di suo padre e che verrà impiccato?"
"Ti ha rimproverato? Ti ha accusato?"
Martin scuote la testa. "Andy, ho una figlia di dieci anni!"

"Credo che se ne sia accorta benissimo. Martin...La tua paura è comprensibile. Perdere Lotte e...Scoprire la verità cinque anni dopo...Io sarei impazzito!! Poi...Olympia...Ma c'è quella bambina. Sta crescendo! L'hai sentita...Vuole un fratellino. E' come se...ti avesse dato il permesso."

"PER COSA? Per soffrire e far soffrire ancora?" Ribatte con voce soffocata. " E' piccola e non si rende conto di quello che mi chiede."
"Ha nominato una certa Daisy..."

"La sua migliore amica. La figlia del locandiere. Si è risposato l'anno scorso con una delle sorelle di Matilde." Spiega asciutto.
"Perchè consideri tua figlia poco intelligente? Lei sa esattamente cosa desidera...UNA FAMIGLIA. Come Daisy...Vuole avere accanto una figura femminile."
"Ha Matilde."

Andy prova la tentazione fortissima di scuoterlo con violenza. "Adesso chi è che si deve svegliare? Matilde è importante...ma non è sufficiente."

"Da quando sei diventato un esperto in questioni familiari?"
"Mi limito a riferirti quello che vedo...E ti do un avvertimento. Non sprecare troppo tempo." Dalla porta si gira. "Potrebbe arrendersi e tu avresti perso l'occasione per essere felice."

Martin si lascia cadere sulla sedia. Davanti a lui un fascicolo pieno di documenti. Inizia a leggere il primo, ma la sua mente rifiuta di concentrarsi. Due leggeri colpi alla porta lo fanno sospirare.
"Avanti. Mamma?"
La signora Gore è vestita da viaggio. "Scusa se ti disturbo. Sono venuta a salutarti."
"Dove vai?"

"Io e tuo padre dobbiamo parlare a lungo e...in privato." Risponde con un pallido sorriso. "Credevo di conoscere i suoi difetti...Vedi, Martin...Quello che voi giovani sembrate ignorare...è che anche noi sappiamo cosa vuol dire...essere innamorati. Ho amato e amo ancora tuo padre...Nonostante tutto. Gli rimprovero il suo silenzio per questi lunghi anni. Non ti chiedo di perdonarlo...o di perdonare me...Il perdono non è una cosa semplice da ottenere. Ricordati che si può sbagliare anche per troppo amore. Sarebbe facile dire...Non sapevo...Se avessi previsto....Se sono rimasta in silenzio con Alba è perchè...mi sentivo in imbarazzo. Avevo tanto insistito perchè riallacciasse i rapporti con suo padre...Ho già chiesto scusa ad Andrew e Ginevra per la mia interferenza. Pensavo di far bene...Mi impicciavo delle questioni delle altre famiglie e non mi accorgevo di quanto soffriva mio figlio." Gli accarezza dolcemente il viso. "Ti voglio bene Martin."
"Anch'io mamma."

"Racconterai di me...di noi...a...quella bambina? Non voglio sentire la tua risposta immediata. Pensaci con calma. Aspetterò una tua...una vostra lettera. " Lo bacia sulla guancia. "Vivi la TUA vita come più ti piace...e sii felice."
Martin rimane a guardarla partire sfiorandosi la guancia che ha ricevuto il bacio.

Il pubblico affolla l'aula del tribunale, incuriosito dalle contrastanti voci che si sono diffuse rapidamente in città. C'è chi sussurra che è arrivato un parente della fidanzata, furioso per la notizia di una figlia segreta del Giudice. Qualcun altro dice che la bambina viaggia con un componente della Famiglia Reale, forse lo stesso Re. Si discute anche su quanto è avvenuto al Monastero. I recenti cambiamenti. La notizia del ritrovamento del corpo del Giudice Kessler.

"Hanno trovato il corpo fatto a pezzi..."
"No, era ancora intatto..."
"Quel priore non me la raccontava giusta..."
"L'avevo detto qualcosa puzzava in quel convento..."

La campana che annuncia l'inizio della sessione li zittisce.
In quel momento preciso un terzetto si fa avanti: Joseph Cristian, in uniforme, tiene per mano Charlotte e porge l'altro braccio ad Alba. Jacob, con un leggero inchino, li fa accomodare in prima fila.

"Hai già visto papà in...tenuta da lavoro?" Chiede con un sorriso e a voce abbastanza alta da essere udito nelle prime file.
"No, zio Cristian...e tu Alba?"
"Nemmeno."
Il leggero mormorio diventa un brusio eccitato.

Quando Martin appare seguito da Dave ed Alan nota subito i tre e l'occhiataccia che lancia a Cristian vale più di molte parole.
"Zio Cristian, è arrabbiato con te." Sussurra la bimba.
"Non è una novità." Risponde in un bisbiglio.

"Procediamo con l'ordine del giorno." Annuncia a voce alta Fletcher.
Per prima cosa Jacon viene ufficialmente nominato Capo deglie agenti. Martin comunica inoltre che negli edifici facenti parte del tribunale verranno realizzati degli alloggi indipendenti per le famiglie del personale e delle camere individuali per quelli non ammogliati.
Invita poi l'armatore Henriksen a presentarsi davanti a lui.

"Spero che questi giorni di riflessione e le ultime novità che vi sono stata senz'altro riportate, abbiano fatto comprendere a lei ed agli altri gli errori in cui siete incorsi."
L'uomo annuisce. "Si Vostro Onore."

"Non è mia intenzione riferire alle autorità competenti quanto qui è successo..." Henriksen tira un sospiro di sollievo. " MA...Ritengo che il distretto abbia diritto a d una qualche forma di...risarcimento..." Martin si concede un leggero ghigno che rivela la sua soddisfazione. "Ne ho discusso il mio vecchio amico, l' Abate De Large e lui si è dichiarato pronto ad accettare la VOSTRA cortese offerta..."

"Posso chiedere a Vostro Onore di quale offerta di tratta?" L'interrompe visibilmente pallido.
"L'abate ha ceduto volentieri i diritti di proprietà di quel grande edificio abbandonato CHE VOI VI SIETE IMPEGNATI a trasformare in scuola per i figli E LE FIGLIE dei contadini della zona. In questo modo il distretto disporrà di due scuole per le famiglie meno abbienti, una presso il convento e l'altra fuori città. Lei e i componenti del comitato sarete responsabili della sua realizzazione e del suo funzionamento...per i prossimi...quindici anni..."
"QUINDICI?" Protesta.

"Ha ragione! Meglio una bella cifra tonda. VENTI...Per le eventuali...imposte...le suggerisco di rivolgersi al Sig. Kessler , che lei ben conosce, fratello del mio predecessore...Si è anche gentilmente offerto di aiutarmi a semplificare e a cercare di ridurre le varie tasse ed imposte che gravano sui contadini ed i piccoli proprietati." Martin zittisce con un gesto le grida di entusiasmo. "Purtroppo questa è la mia ultima udienza...Prossimamente giungerà chi mi sostituirà..." Un mormorio di disappunto accoglie le sue parole. "Doveri di famiglia mi impongono di rinunciare alla mia carica attuale. L'udienza è chiusa."

"Zio Cristian...Papà non è più giudice?" Chiede mortificata.
"No, tesoro...Solo che per qualche mese resterà vicino a te...e a una persona malata che ha bisogno di lui. Che ne dici di andargli a dare un bacio e poi tenere compagnia ad Olympia?"
"Verrà anche Frederick?" Chiede entusiasta.
"Credo più tardi." La vede sfrecciare via in direzione della porta che immette nell'ufficio privato del Giudice.

"Altezza...Perchè illudere quella bambina? Martin ha chiaramente detto che..."
"Chiamami Cristian...Mia cara Alba...Conto sul tuo aiuto per fargli cambiare idea." Risponde con un sorriso malandrino.
"IO? E come posso...?"

"Dicono che l'amore aiuta a smuovere le montagne...Povero Martin! E' circondato..." Alba lo fissa perplessa. " Io, Andrew e i suoi aiutanti da una parte...Madame De Large, Ginevra, tu e Charlotte dall'altra. Non ha via di scampo. Lo faremo cedere, per amore o per forza."

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Capitolo 35
*** Capitolo 35 ***


Capitolo 35


Martin appende con particolare cura la toga, come se gli costasse togliersela. Vi sistema accanto la parrucca con occhi vuoti.

"Papà...Papà...Com'eri bello!!" Il suono di quella voce lo rasserena.
"Davvero? Allora merito un premio." Le schiocca un bacio rumoroso che lei ricambia.
"Lo ha detto anche Alba."

"Ah, sì?" La fa sedere sulle sue ginocchia con un leggero sorriso.
"Cristian invece ti ha trovato buffo." Afferra uno dei biscotti che ha davanti.
"Non avevo dubbi. Buoni?"

"Preferisco quelli della mamma di Matty."
"Ci faremo insegnare la ricetta. Chotte...Ti piacerebbe rimanere qui per un periodo?"
"Con te?" Domanda speranzosa.
"Certo. Con me, Olympia, Frederick...e gli altri."

"Peccato che Alba vada via..." Mangiucchia il terzo biscotto.
"Alba...Intende partire?" La mano di Martin inizia a tracciare scarabocchi su un foglio.

"Ho sentito Zio Cristian proporle di viaggiare insieme. Diceva che ora non corre più pericoli e che lui poteva presentarle persone utili. Utili per cosa?"
"A...trovarle...un...lavoro..." Bofonchia a denti stretti. Le sue dita hanno spezzato la penna con un colpo secco. "Basta biscotti, ti rovini l'appetito."

"Va bene." Risponde docile afferrando l'ultimo rimasto. "Vado a vedere se è arrivato Freddie."
"Frederick." La corregge istintivamente. " Vai...vai...Mi raccomando. Non far agitare Olympia."

"Martin...Ciao Charlotte." Joseph Cristian si scontra con la piccola che corre via. "Che bella età! Sempre pieni di energia. Mi offri un caffè?"
"Perchè non lo ordini al maggiordomo? Lo renderesti felice." Replica asciutto.
"Per offrirgli la tentazione di passare alla storia? No. Del tuo mi fido." Risponde servendosi.

"Ricominci con la storia delle minacce? Non si sono ancora accorti che te le spedivi da solo?" Domanda con uno sbuffo infastidito.
Cristian sospira. "Non ho più gli aiutanti di una volta! Pensa che quello attuale non tocca una goccia di alcool e in quanto alle donne... La mia vita è diventata quella di un monaco!!" Si lamenta.
"Poverino! Hai trovato quello che ti crede!!" Replica con pesante sarcasmo.

"Aciduccio questa mattina...Dormito male?"
"Mai dormito meglio." Ribatte." La tua lista?"

"Con calma, Martin, con calma. Non ho tutta questa premura di ammogliarmi."
"Questa volta di chi si tratta? Chi è?" Martin picchietta con la punta delle dita. Il gesto rivela a Cristian che è esasperato.
"Chi è CHI?" Chiede con aria innocente.

"LEI! Ogni volta che sei vicino a decidere...ti trovi una distrazione...La contessa francese, la nobile siciliana, la moglie del baronetto inglese..." Gli rammenta.
"Semplici...souvenir di viaggio." Le accantona con un gesto distratto. " Mi sposo. Mi sposo. Ma mi devo abituare...piano piano...all'idea. Me la dovrò sorbire per il resto della vita..." Conclude con uno sberleffo.

"Guarda che c'è chi ci spera."
"Gente comune...Borghesucci..." Accantona la questione con aria indifferente. "Non voglio ridurmi come mio padre..."

"Tua madre è stata una splendida Regina." Obietta.
"REGINA." Ammette. "Lei e mio padre si incontravano una volta al mese e, spesso, per pochi minuti. Voglio...Pretendo di più. Non dover aspettare di essere vecchio per trovare la persona giusta." Ha lasciato trapelare troppo. Cambia discorso con un sogghigno. "Ho scoperto che su una cosa potrei essere d'accordo con lui..." Si avvia verso la porta, la via di fuga più vicina.

"Si deve gridare al miracolo? Sentiamo..."
"Le borghesi...sono...MOLTO....interessanti." Commenta schiacciandogli l'occhio.
"CRISTIAN! !" Il grido di Martin, attutito dalla porta prudentemente chiusa, gli strappa un gesto d'entusiasmo.

Il signor Bernard ascolta perplesso gli ordini precisi di Martin. "Come desidera. Posso far presente che..."
"Se al SIGNOR CONTE non va bene, può essere servito a parte." Lo interrompe con decisione. "Intendo godermi mia figlia il più possibile. Non modificherò i suoi abituali orari. In conclusione... Anticipi la cena di un ora e faccia collocare il pianoforte nel salotto accanto alla biblioteca." Gira sui tacchi lasciandosi dietro un uomo trasecolato.

Quella sera la tavola è apparecchiata in modo semplice. Dave ed Alan parlottano sottovoce. Grainne è accudita con premura da un inquieto Andy. Alba guarda distrattamente verso il giardino.

"Scusate il ritardo. Credevo di metterci di meno. Alba, questo è tuo." Tra le mani Martin tiene un cofanetto di cuoio.
"I gioielli di mia madre!" Esclama con gioia.
"Avevo promesso che li avrei recuperati. Domani dovrebbero consegnare in tribunale il resto dei tuoi effetti personali. Mi sono inventato una tua lettera...Ti ho spedito in convento. Finiranno eventuali chiacchiere su dove sei finita."
"Ti ringrazio." Accarezza il cuoio logoro con gesti teneri. Solleva gli occhi pieni di gratitudine, ma lui sembra ignorarla.

"Dove si è cacciata Charlotte?"
"Sono qui papà." La piccola si sforza di aiutare Olympia, che si appoggia al braccio del figlio.
"Ma chere...Perchè questo sforzo?" Si sostituisce alla bimba.
"Questa sera voglio passarla in compagnia."
Uno sguardo a Frederick cancella le sue obiezioni. "Mi fa piacere. Abigail e Matilde non vengono?"

"Abby si rifiuta. E' intimidita." Riferisce Dave. Lascia capire che anche lui, se potesse, preferirebbe andarsene.
"Quella...persona...è un ospite che si è auto invitato. Si deve adattare. Assaggiare un po' di vita reale gli può far solo bene." Il suo seccato commento zittisce i presenti. Andy solleva appena un angolo della bocca.

"Sempre gentile come al solito. Madame De Large, abate...lieto di vedervi. Non fate caso a Martin. Sfoggia l'atteggiamento che ha sempre tenuto con me. Per questo affermo che è il migliore Aiutante di Capo che abbia mai avuto."
"Che strano. Credevo che fosse perchè reggeva l'alcol meglio di te." Andy vorrebbe rimangiarsi le parole che ha appena pronunciato.

Martin si incupisce e si rivolge verso Charlotte che, per fortuna, parla animatamente con Alba e non ha ascoltato.
Cristian si limita a replicare. "Mi batteva sotto molti punti di vista. Quei tempi sono passati. Ricordati che anche TU facevi parte del nostro gruppetto." Nota l'aria inferocita di Grainne. "Marginalmente." Commenta. "Eri il più posato in un gruppo di matti. Ma certo che le signorine possono accomodarsi...Come mi diceva spesso il qui presente giudice Gore..."Cosa hai di speciale? Ti infili i pantaloni una gamba alla volta come ogni altro uomo."

"Veramente ti vestivano. Avevi tre camerieri con quell'incarico." Ricorda Martin con pesante ironia.
"Davvero Zio Cristian?? Ma sei grande!!" Abby e Matilde si presentano con un inchino e occhi bassi. "Matty...Siediti davanti a me."

Alan si alza per aiutarla ad accomodarsi. Abigail siede al fianco di Dave, che le stringe la mano come segno di incoraggiamento.
Le vivande sono presentate in modo semplice e i piatti non sono elaborati. Ogni cosa si svolge come una normale cena familiare.
Alan ha intavolato una conversazione sottovoce con Matilde.

Martin sembra prestare attenzione solo alla figlia, ma con la coda dell'occhio non si perde nessuna delle premure che Cristian rivolge ad Alba e a Olympia. "Che bel vestito. Non ricordo di averlo mai visto."
"Merito di Alba e Abby. Di solito lo uso alla domenica. Ma adesso è diverso. Hanno modificato anche quello di Matilde...Chissà perchè ha preparato un'unica valigia."

"Lotte...Avevamo premura." Spiega pazientemente. "Non potevamo...fare aspettare un Principe."
"Sono sicura che Abby saprà confezionarti degli abiti molto carini. Ho trovato in lei un'ottima sarta." Si complimenta Olympia. Abby ringrazia con un mormorio.

Al termine Frederick si rivolge a Charlotte. " Come passi le tue serate?"
"Quando c'è papà suoniamo insieme. Oppure leggiamo delle storie, vicini vicini. Quando è lontano...corro a casa di Matilde per giocare insieme a Jacob e Jane...e a Daisy, naturalmente. Lei è mia grande amica."

"Mi fai ascoltare cosa suoni di bello?" Propone Alan che ha notato un attimo di esitazione.
"Ma qui non c'è un piano!"
"Era sistemato in un angolo. Non ho ancora avuto modo di provarlo. Vuoi farlo con me?" Gli altri si accomodano in biblioteca, ascoltando la musica che proviene dalla stanza accanto.

"Martin, quando sono arrivate ho ascoltato le strane parole di Matilde. Di chi parlava?" Chiede sottovoce Andy.
"Mio padre. Uno dei suoi amici ha acquistato una piccola tenuta nelle vicinanze del villaggio. L'ha notata e ha chiesto in giro delle informazioni. La famiglia di Matilde conosce la mia storia e cercano di proteggerci da eventuali curiosi." L'altro annuisce comprensivo e torna accanto alla moglie.

Alcuni minuti dopo Olympia si congeda. Martin l'accompagna e rimane assente per una mezz'oretta.
Al suo ritorno trova ancora Charlotte al piano con Alan. "Chotte, augura la buonanotte. Anche per te è ora di ritirarti. Puoi leggere una ventina di minuti e poi spegni la luce." Lei obbediente saluta i presenti e riceve con piacere un bacio dalle due donne.

"Papà, vieni con me?" Tende le braccia e Martin la solleva.
"Ai tuoi ordini, signorina. Perchè questa sera vuoi più...coccole?" Chiede posandola sul letto.
"Mi piace qui. Sai che Grainne avrà un bambino? Alan ha detto che sono brava! A Dave piace Abby. Si sposeranno?"
"Conosco la condizione di Grainne. Sono contento degli elogi di Alan e per ultimo...non lo so. Dipende da loro." Risponde aspettando l'ultima domanda.

"A te piace Alba?"
"E' una cara persona e mi è simpatica."
"A me piace Alba. Tanto."

"D'accordo. Ho capito. Venti minuti e poi Matilde ti tiene compagnia e...niente sorprese a questo povero vecchietto."
"Tu non sei vecchio...per Alba."

"Chotte, adesso basta."
"Notte, papà." Gli porge la guancia.
"Notte, tesoro." la saluta con un bacio. " Se Cristian avesse a che fare con lei...sarebbe già padre." Commenta chiudendo la porta.
 

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Capitolo 36
*** Capitolo 36 - Penultimo ***





Capitolo 36

Matilde prontamente si alza dal fianco di Alan che sta suonando in sordina.
"Rimani ancora. Controllerai che mi ubbidisca. Che te ne sembra? Io sono di parte."
"E' brava. Può migliorare ma per adesso è un'ottima dilettante." Risponde sincero.
"Mi accontento." Sorride con orgoglio.

"Tipica serata in casa Gore?" S'informa Cristian.
"Le poche volte che passiamo insieme. Di solito le trascorre con la famiglia di Matilde."

Passano un oretta insieme chiacchierando del più e del meno, evitando accuratamente argomenti pericolosi. Matilde è la prima a ritirarsi, Martin l'ultimo. Sceglie il suo libro preferito e lo sfoglia, leggendo qualche frase. Conosce a memoria interi brani. Per lui costituisce un rifugio ma nemmeno quello questa sera funziona come distrazione dai suoi pensieri ricorrenti.

Un picchiettio discreto gli fa socchiudere la porta. Spalanca gli occhi. "Bl..Blanche?" Si chiede perchè è ancora alzata a quell'ora di notte.
"Mi fai entrare? "Fa un passo in avanti senza aspettare. "Questo è meglio che lo conservi per Charlotte." Si toglie l'anello dal dito e lo depone nella sua mano, chiudendola a pugno.
Martin si osserva il palmo come se ignorasse di cosa si tratta. "Potrebbe servirti. Mi è stato riferito che...intendi...partire."
"Niente mi trattiene a Palme. Niente e...nessuno." Risponde triste.
"Cosa farai?" Chiede con sforzo.
"Diventerò un'istitutrice o una dama di compagnia. Che altro posso fare?" Martin vorrebbe risponderle Restare qui... ma si morde le labbra. "Sono venuta da te non solo per l'anello. Volevo...Volevo..."
"Cosa?"
"Questo." Si avvicina e appoggia le labbra in cerca di un contatto con la sua bocca. E' un bacio timido, lento e dolcissimo, diverso da quello del ballo.

Martin si ritrova a contraccambiare con passione. Affonda le mani nei folti capelli di Blanche attirandola verso di se.
Con un grande sforzo di volontà si stacca da quelle labbra che sta divorando.
"E' meglio se...torni in camera tua..." Dice con voce strozzata.
"Non mi vuoi?" Domanda con un filo di voce.

"Da impazzire! Ma questa volta...deve essere diverso...Blanche..." Dice in un soffio.
"Ancora...Ripeti il mio nome..."
"Blanche...Blanche...Blanche..." Sembra recitare una preghiera. "Voglio sperare...Voglio sognare...che esisterà un...domani..."
"Perchè rimandare?"
"Blanche..." La trascina in biblioteca. "Devi sapere chi sono in realtà. Hai davanti a te un vigliacco."

"Martin..."
"Ascoltami. Ho condannato mio padre ma il vero colpevole SONO IO! SONO IO IL RESPONSABILE DELLA SUA MORTE!! Potevo sfidare apertamente la mia famiglia. Potevo tornare indietro e metterli davanti al fatto compiuto...dire QUESTA E' MIA MOGLIE! Perchè non l'ho fatta salire al mio fianco? Avevo denaro a sufficienza ... SAPEVO che stava per scoppiare una guerra e L'HO  ABBANDONATA!!"
"Amore mio, perchè ti fai del male?" Cerca di accarezzarlo ma lui si allontana.

"Non ho finito. Sai come mi sono comportato in seguito? Ho pianto...mi sono disperato...Ma una settimana più tardi ero nel letto di una perfetta sconosciuta...Ho imparato che così...riuscivo a prendere sonno. Se non avevo una donna svuotavo una bottiglia...o due...o tre...In quella maniera riuscivo a non pensare...A non sognarla...Ad evitare i miei incubi. Mia figlia cresceva in mezzo a degli estranei e a me importava? NO!! Sono stato un mostro d'egoismo. IO, IO e ancora...IO! C'è voluto uno schiaffo e leggere il disgusto sul viso di Olympia per rientrare in me e provare a cambiare. E' questo l'uomo che ami? E' questo l'uomo che vuoi che ti ami?"

"SI'. SI'. Sei buono. Sei onesto. Non nascondi i tuoi errori...se poi sono stati errori. Eri giovane...Eravate giovani e innamorati... Credevate che il domani sarebbe stato infinitamente meglio dell'oggi...Io lo credo ancora possibile."
"Se è così...NO. Non posso farti questo..." Si prende la testa tra le mani, coprendosi le orecchie come per soffocare in frastuono di mille voci.

"Sei mesi...Devo dimostrare a me stesso che posso...aspettare...Charlotte deve imparare a volerti bene come te ne voglio io..."
"Non t'importa quello che desidero?" Chiede addolorata.
"Moltissimo...Ma devi essere sicura dei tuoi sentimenti ed io dei miei...Per me...per noi...saranno sei mesi lunghissimi...però sarai qui a ricordarmi ogni giorno quello che ci promette il nostro futuro."
"Giurami che avremo un futuro."
"Questa notte non prometto niente. Se ascoltassi la voce che mi parla...ti stringerei tra le braccia e ti amerei con ogni fibra del mio corpo...Torna nella tua camera...Sei una tentazione irresistibile..."
Blanche gli da retta e Martin decide che è meglio trascorrere la notte in biblioteca.

Viene svegliato dal tramestio dei domestici e si stiracchia con soddisfazione. Si rende conto di non aver sognato. Nel pugno stringe ancora l'anello.

"Papà...Papaà...Ti ho trovato!" Charlotte gli butta le braccia al collo con occhi umidi.
"Sono con te e ci resterò...per sempre." Ricambia l'abbraccio. "Ancora in camicia da notte? Vatti a vestire...Che ne diresti se oggi usciamo per una passeggiata?"
"Con Alba? Vengono anche gli altri?" La proposta la riempie di entusiasmo.

"Dobbiamo sentire i loro progetti. Intanto prepariamoci per la colazione. Che ne dici di farla seguire da qualche lezione?"
"Con chi?" Chiede sospettosa.
"Pensavo a Ginevra e ad Alba. Nella biblioteca ci sono molti libri che potreste usare e che puoi leggere..."
"TUTTI? Posso scegliere?" Batte le mani felice.

"Non proprio. Ci sono dei volumi che mi servono per lavoro. Li troveresti noiosi...Chotte? Davvero davvero Alba ti è simpatica?" Sono arrivati davanti alla stanza che al momento divide con Matilde.
"Certo. E' carina, allegra e le piacciono i libri...e la musica...Posso tagliarmi i capelli come i suoi?"
"Quando avrai la sua età." Risponde diplomaticamente. "Fino ad allora dovrai aspettare. Mi piace accarezzarli, quando ti tengo in braccio." Le confida all'orecchio.
"Dirò ad Alba di farli ricrescere." Mormora socchiudendo la porta. "Accontenterà i tuoi gusti."

Durante la colazione nota che Alan e Dave si scambiano sguardi ed occhiate furtive, come per incoraggiarsi reciprocamente. Nel suo ufficio lo affrontano.
" Martin...Ci hai proposto di continuare questo lavoro con il tuo sostituto; noi ci abbiamo riflettuto e ne abbiamo discusso e...
Rifiutiamo. Collaborare con te è un discorso...Con un estraneo, che non sappiamo chi è e come sarà, è un altro paio di maniche..."
Dave annuisce vigorosamente. "Chi ti dice che gradirà il nostro passato? Grazie. Ma noi ce ne andiamo."
"Tornerete alla vita di prima?" Si sente in colpa. Non aveva pensato alla loro situazione.
"No. Mi cercherò un imbarco...Amo veramente Abby e voglio viverle accanto." Risponde calmo e deciso. "Alan..."
"Per iniziare posso dare lezioni di musica...In seguito...vedremo. Girovagare non ha più senso."

"Spero che resterete con me fino al suo arrivo." La loro fedeltà lo ha piacevolmente sorpreso. Riceve due assensi.

"Martin, devo parlarti!" Andy entra deciso e a grandi passi.
"Non vuoi tornare ad essere un notaio." Lo vede spalancare la bocca e socchiudere gli occhi.
"GY! Aveva promesso."

"Non dare la colpa a tua moglie.  Alan e Dave mi hanno appena detto che si cercheranno un altro lavoro."
"Facciamola più semplice. Se qualcuno smette di essere cocciuto come un mulo...e cambia idea..."Joseph Cristian interviene. "Collabora con il tuo collega per il tempo che le resta..."

"E poi?" Pronuncia a voce alta la domanda che da alcuni giorni ricorre nei suoi pensieri.
"Vivrai con tua figlia. Chotte è grande. Bissell rappresenta la sua infanzia. Conoscerà posti nuovi. Nuova gente. Vicina a te. Vicina ai tuoi amici."
"La fai facile. Stravolgerei la sua intera vita."

"Che male c'è? Bissell non si trova in capo al mondo. Tua figlia sa scrivere. Può tornare per periodi più o meno lunghi o farsi raggiungere. La lontananza non sempre cancella le amicizie, a volte le rafforza." Ribatte incrociando le braccia. "Guarda noi due."
"Proprio l'esempio adatto... D'accorso...D'accordo...Prometto di pensarci...Contenti?" Abbassa le spalle con aria sconfitta.
"Al momento ci accontenteremo."

"In quattro contro uno? Al lavoro...Al lavoro..."Li esorta. "E tu...Principe dei miei stivali...Fuori l'elenco delle candidate."
Cristian estrae un foglietto dalla tasca. "Questa è la lista. Che te ne pare?"

Martin legge una lunga sfilza di nomi e di titoli. "Queste te le sconsiglio. Io e Andy abbiamo conosciuto i fratelli."
"Il gruppo di cui faceva parte Karl De Large?" Chiede con una smorfia. "Dio me ne scampi! Cancellale immediatamente. Se i figli erano o sono dei viziati prepotenti, freddi ed orgogliosi...I padri saranno ancora peggio."
"In una volta ti sei liberato di una buona metà delle pretendenti."

"Perfetto."
"Tuo padre ha visionato i nomi?" Chiede improvvisamente sospettoso.

"Ha storto la bocca ma ha ammesso che tra di loro ci sono le più belle ragazze della nobiltà." Cristian sorride in maniera indecifrabile.
"Mmmm...Posso tentare un giochetto? Così...tanto per divertirmi? "Propone Martin. "Io descrivo la donna che vedo bene al tuo fianco e tu mi rispondi se ho ragione ...Giovane ...due o tre anni meno di te..."

"Può andare."
"Bionda. Le tue...distrazioni...lo erano immancabilmente...Occhi chiari...Appassionata di musica...Detesta ricamare...cavalcare e andare a caccia..." Dice tenendo gli occhi socchiusi. Cristian si muove a disagio sulla poltrona.

"Adora i fiori e li coltiva personalmente...Se non ricordo male...I giardini della loro residenza sono tra i più belli del Regno. Devo continuare o smetto e dichiaro nome e titolo?" Punta gli occhi in quelli dell'altro.

"Ho scelto bene?" Lo fissa ansioso in attesa della sua approvazione.
"Sei tu quello che si deve fidanzare ufficialmente. Ti piace?" Cristian annuisce. "Le vuoi bene?"

"Non...lo so. Ci siamo incontrati un paio di volte. In sua compagnia...quando mi sorride...sorrido anche io. Ho incominciato a studiare...botanica...da quando me ne ha parlato..."
"Direi che sei stato colpito...in pieno." Martin sorride. "Auguri."
"Martin...e se mi...risponde di no?"

"Guarda che non la devi sposare il giorno dopo! Comincia con il corteggiarla...Parla sinceramente di come sei...Interessati di lei...dei suoi progetti.."Risponde soprappensiero.
"Ti comporterai allo stesso modo con Alba?"Il sorriso di Cristian si accentua.

"Ci proverò." Martin si accorge di quello che ha appena dichiarato e si copre la bocca.
"Posso andarmene. Tu ti sposerai prima di me. Tra corteggiamento, presentazione a Corte e complicazioni varie...Riuscirò a coronare il mio sogno d'amore tra un anno, se tutto va bene. Sei invitato...Tu, Alba, Chotte e gli altri."

"Andy e Ginevra non potranno. Ci sarà un nuovo componente della famiglia Fletcher."
"Un nuovo suddito? Scrivimi quando nascerà. Spedirò ai genitori felici dei campanellini d'argento. Ricordi quell'alberghetto in Inghilterra? Li avevamo fuori dalla finestra e mi concigliavano il sonno, quando si muovevano con il vento." Si irrigidisce sull'attenti. "Giudice Gore. La saluto."
"Altezza, le auguro un buon viaggio e di vedere realizzati i suoi progetti." Martin si inchina. I due si abbacciano con una risata. "Arrivederci."

Continua a salutarlo mentre la carrozza si mette in moto.

"Nostalgia per la vecchia vita?" Chiede Andy, come sempre al suo fianco.
"Stavo pensando che anche Cristian ha trovato la donna per lui."
"Anche...Cristian?" Il sottinteso è chiarissimo.

"Presto il Paese conoscerà il nome della futura Regina."
"La conosciamo?" Non nasconde la sua curiosità.
"Sì. Ha scelto la persona più adatta."

"Joseph Cristian si è deciso...Martin Lee Gore?"
"Credo...di averlo fatto questa notte." Si strofina una mano nei capelli nascondendo un sorrisetto.
"Come...Credi?"

"Ho promesso a Blan...Ad Alba un futuro...insieme."
"Ginevra deve saperlo subito." Dice elettrizzato.
"Aspetta. Bla...Alba è entrata in camera mia...per restituirmi l'anello...e io...e noi..."
"E?" Insiste.
"Mi...Ci siamo...baciati."
"E..." Lo sguardo di Andy si è fatto freddo e severo.

"ANDY!! Nient'altro. L'ho convinta a tornare in camera sua ed...io ho dormito in biblioteca."
Le spalle dell'altro si rilassano e sulle sue labbra spunta l'ombra di un sorriso. "Adesso mi hai convinto che fai sul serio. Quando ti sposi?"
"Ne riparliamo tra sei mesi...Se saremo ancora sicuri dei nostri sentimenti." Risponde a testa bassa, infilando le mani in tasca.

"Se ha compiuto il passo di...baciarti...in camera tua...E' più che sicura." Ghigna divertito per le sue risposte incerte.
"Non vuol dire. Ci conosciamo da quanto? Un mese? Potrebbe trattarsi di una semplice infatuazione."

Per Andy sta cercando di arrampicarsi sui vetri. "Dopo quello che avete dovuto affrontare? Martin, non vedo il problema. Lei ti ama e te lo ha dimostrato. Tu...E' evidente."
"Non vedi il problema? Io ne vedo un'infinità...Mia figlia...La mia eventuale carriera..." Esprime con queste scarne parola tutta la sua confusione.

"Charlotte ha incominciato ad apprezzare Alba e, come ti ha detto e ridetto, sente l'esigenza di una presenza femminile accanto. La tua carriera? Segui il consiglio del nostro futuro Re...Resta al fianco di Olympia e poi accetta il tuo prossimo incarico. Inizia in una nuova città...con tua figlia e la donna che ami. Insieme a quei tre disgraziati che ti fanno da aiutanti e...alle loro famiglie. Io e Grainne, Dave ed Abigail, Alan e, forse, Matilde." Consiglia divertito.
"Alan e...MATILDE??" Martin si raddrizza di colpo.

"Diciamo che ci siamo accorti che...si stanno scoprendo...interessanti." Gli spiega. "Tu, evidentemente, eri...distratto."
"Povero me! Se Alan non si comporta più che bene...avremo un'intera tribù contro." Ridacchia. "Matilde ha nove tra fratelli e sorelle!"

"NOVE?? Meglio metterlo sull'avviso...Alan...ALAN..."Lo chiama allontanandosi, seguito da Martin che scuote la testa divertito.

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Capitolo 37
*** Ultimo capitolo ***


Ultimo Capitolo

Ginevra si è appartata con Alba in quella che era la loro stanza. "Cosa volevi chiedermi di tanto riservato?"
"Penso di aver commesso una...sciocchezza." Inizia timidamente.
"Sentiamo." L'incoraggia.

"Ho restituito a Martin il suo anello." Le mostra la mano spoglia.  Lei annuisce. "Nella sua...camera...Questa notte..."
"Questa...NOTTE??" Balbetta.
"Io...Io l'ho...baciato!" Si copre il viso con le mani e non nota l'improvviso pallore dell'amica.

"Fammi capire bene. TU...sei andata in camera di Martin...e L'HAI BACIATO??" Alba conferma abbassando due volte la testa. "E...Martin...come...ha...reagito??"
"Ha ricambiato. E' stato un momento bellissimo. Intenso..." Mormora.
"E POI??" E' balzata in piedi, gli occhi fiammeggianti.

"Mi ha trascinato in biblioteca e mi ha confessato che si sente in colpa...Per Lotte...Per la vita che ha condotto dopo la sua morte...Per i suoi eccessi...Mi ha rimandato in camera."
"Non ha fatto...altro?" Si sente sollevata.
"Vuole aspettare sei mesi. Per conoscerci. Per farmi apprezzare da Chotte." Blanche ora piange. "Dice che...mi vuole bene...Ma io..."

Ginevra si abbandona ad una lunga risata. "Volerti bene? Martin é innamorato pazzo!! Il suo comportamento di questa notte lo grida a voce alta."
"Però tu ed Andrew..."
"Alba, cioè Blanche...Martin è MOLTO diverso dal mio Andy. E' vero. Per convincerlo ho dovuto armarmi di tutto il mio coraggio e bussare IO alla sua porta...Ma ero CERTA del nostro amore. Martin vuole dimostrarti che per lui sei speciale...Diversa dalle altre. Dalle sue conquiste...Che non sei una donna per una sola notte..."
"Sei sicura? Veramente...sicura? "La speranza le illumina il viso.
"OH SI'. Più che sicura. Auguri...futura Signora Gore." La stringe tra le braccia. "Promettimi che...E' importante!...Non andrai PIU'...di notte...da sola...nella sua camera."
"...E' che...Mi è...piaciuto..."Confessa arrossendo.

"Lo so, tesoro, lo so molto bene. Ti parlo come farebbe una sorella maggiore. Questo è solo l'inizio, ma devi aver pazienza." Le consiglia accorata. "Un passo alla volta."
"Va bene. Un passo...alla volta." Ripete esitante.
"Iniziamo con il primo. Lezione con Charlotte. Pronta, signorina maestra?" Le porge il braccio.
"Ho un po' di paura. Credi che...le piacerò?" Domanda incerta.

"Direi che hai cominciato bene. Sii te stessa...in ogni occasione." La rassicura.
"Io...Blanche o io...Alba?"
"Martin come ti ha chiamato questa notte?" Sorride.
"Blanche...Lo ripeteva...In modo così...dolce." Chiude gli occhi con aria sognante.
"Chotte ti chiamerà Alba...Lo sei per tutti quelli che incontrerete. Che...Blanche resti il tuo nome nell'intimità...Solo per voi due."

"Andy come ti chiama?" Chiede maliziosa.
"Amore, tesoro..."Bisbiglia. "La...prima volta ha solo...balbettato il mio nome...A ripensarci...suonava ridicolo...Ma era...tenero...Tanto tenero." Si accarezza le labbra.
"Perchè non vai a...rinfrescarti la memoria?" Le suggerisce. "Comincio io e tu mi sostituirai...magari...tra mezz'ora?
"Grazie! A buon rendere!!" Sembra volare via.
"Non correre...mammina!"

In biblioteca la bambina fa scorrere la mano lungo gli scaffali, confusa dal grande numero di titoli.

"Buongiorno Charlotte. Quali, fra questi bei libri, hai già letto?"
"Buongiorno Alba. Pochi."
"Quanti volumi...E' difficile scegliere. Vediamo cosa posso consigliarti...Questi a me sono piaciuti." Ne indica alcuni. "Li leggevo insieme a mio fratello."

"Hai un fratello?" Charlotte si illumina in viso.
"Avevo. E' morto quattro anni fa, cadendo da cavallo." Ricorda con un lieve sospiro.
"Scusa...Non lo sapevo." La bocca si piega triste.

"Non fa male. Sarà sempre vivo nei miei ricordi. Sei gentile. "Le accarezza il viso. "Leggendo questo si era inventato la sua personale isola e mi costringeva di volta in volta a fingere di essere uno dei personaggi."
"Di cosa parla?" Sembra interessata.
"Di una famiglia naufragata su un' isola selvaggia." Abbassa la voce. "Se la sono cavata meglio di Robinson Crusoe... Lo facevo arrabbiare dicendogli che era perchè tra di loro c'erano una donna e una ragazza..."
"Allora voglio leggerlo!"

Alba l'aiuta ad estrarlo. "Passiamo alle cose serie. Mi spieghi come procede la tua maestra? Questa è la mia prima lezione." Rivela con un sorriso.
"Di solito iniziamo con un dettato...Il più delle volte noioso." Si abbandona ad un lungo sospiro.

"Cerchiamo un brano interessante. Che ne dici di uno sui...cani?"
La bambina si siede contenta. "Sì! Tu sei amica di Bach? Io...moltissimo."
"Non ne sono proprio sicura. La prima volta che ci siamo...incontrati... gli ho dovuto fare il bagno. Non credo che l'abbia gradito."
"Racconta. "Posa la penna e mette le mani sotto il mento.
"Prima il dettato. Questa sera chiedi a tuo padre. E' stata una sua...brillante idea."

"Giorno...papà." Ginevra abbraccia il marito. "Ti stai abituando?"
"Lentamente. Riuscirò ad essere un buon padre?"
"Se ti poni questa domanda...sai già la risposta. Hai parlato con Martin?"

"Uh Uh...Ho scoperto che..." Inizia a dire.
"E' innamorato di Alba." Conclude lei. "So tutto. Si è confidata con me poco fa...Martin è andato da Olympia?"
Andy annuisce. "Lui e Frederick si danno il cambio. Sono passato da lei questa mattina, per un saluto. La vedo ogni volta più pallida...più debole. Si sta...arrendendo...ma ha sempre il suo solito sorriso sulle labbra." La commozione gli fa tremare la voce.

"Si sente in pace. Vede i ragazzi che ha amato realizzati. Anche tu sei fra di loro."
"Io?" Chiede sorpreso.
"Eri i frequentatori di casa sua." Ginevra si stringe a lui.
"L'ammiro molto. Specialmente ora che so che razza di mostro aveva sposato." Confessa circondandola con le braccia.

Due colpetti di tosse discreti li fanno voltare. "Se ai signori Fletcher non dispiace essere interrotti...gradirei riunire tutte le...mie truppe." Le parole di Martin sono scherzose ma la sua espressione estremamente seria.
"Madame De Large?" Chiedono allarmati.
Martin si limita a scuotere la testa. Si radunano tutti nel suo ufficio.

"Sedetevi. Sarò breve. Andy, tu e Ginevra partirete appena pronti con i bagagli. Una carrozza vi aspetta." I due si guardano inquieti.

"Siete attesi a casa per celebrare il vostro matrimonio e...non vorrete mancare! Io non ci sarò...e sapete anche il perchè.
Alan, tu accompagnerai Matilde e mia figlia a Bissell. Le aiuterai ad imballare e spedire vestiti ed oggetti preferiti. Porterai inoltre la mia autorizzazione a Jack e Mary...Se non hanno niente in contrario diventeranno i custodi della casa, del giardino e del terreno circostante. La casetta a fianco della nostra è loro. E' un regalo mio e di Charlotte..." Continua rispondendo così alle domande inespresse. "...Io e Dave saremo impegnati in un'attività altamente rischiosa..." Un grido esce dalle loro bocche.

Martin sorride smentendo le sue stesse parole. "Farci accettare come pretendenti da due donne per noi importanti. Se non vi è ancora ben chiaro...Ho deciso di accettare la mia futura nomina e voi siete e resterete i miei fedeli collaboratori."
Gli si affollano intorno per congratularsi, raggianti per la sua scelta. "Se mi lasciate respirare...vado a comunicarlo anche a Charlotte...Ho un incarico delicato per te, Alan...Convincere la famiglia di Matilde a permetterle di seguirci nella nuova destinazione. Buona fortuna!" Gli augura prima di andarsene.

"Quanti hai detto che sono?" Alan è impallidito e ha la fronte coperta da gocce di sudore.
"Nove tra sorelle e fratelli. Aggiungi genitori e parenti acquisiti." Risponde come trasognato. "Pensa a me. Dovrò confessare a... mio... suocero... che ci siamo sposati in incognito e...che lei...E'...Poveri noi. Siamo...spacciati. Grazie Martin, GRAZIE TANTE!! Sei un vero amico!" Si lascia andare ad un gesto particolarmente espressivo.

"Vuoi dire che...?" Alan si guarda dietro le spalle
"Si è preso la sua...piccola rivincita." Ammicca. "Tra lui e Joseph Cristian non so chi è peggio...Prepariamo i bagagli...Qualcosa mi dice che staremo via per un bel pezzo."

"Posso interrompere la vostra lezione?" La testa bionda di Martin sporge da una fessura della porta.
"Papà, vieni a leggere cosa ho scritto nel mio dettato." Gli mostra il foglio su cui ha scritto.

"Dopo tesoro...Dobbiamo parlare molto, molto seriamente noi due. Ormai sei una bambina grande ed è giusto che tu sappia determinate notizie importanti." Martin si interrompere per lanciare uno sguardo espressivo ad Alba. "Ricordi cosa avevo risposto alla tua richiesta a cena?"
"Il fratellino?" Chotte tenta di arrampicarsi tra le sue braccia. Il padre si siede e l'attira sulle sue ginocchia.

"Sì. Daisy è contenta anche di avere una nuova mamma?"
Alba ascolta immobile. L'agitazione le impedisce quasi di respirare.
Chotte li guarda interrogativa. "Abbastanza. Anne le ha spiegato che avrà sempre una mamma sola...Che la deve considerare come una grande, grandissima amica...Come era prima."

"Ho capito." Martin prende un profondo respiro. " Chotte, quando mi hai chiesto se mi piaceva Alba...ti ho risposto di sì. "Chotte ascolta con la testa inclinata. " Questo non è PROPRIO tutta la verità...Lei mi piace molto, moltissimo. La trovo più che...simpatica."
"Dormirai con lei?"

I due arrossiscono e si sorridono."No. Non...dormiremo insieme...Per ora. Io e Alba abbiamo deciso di aspettare sei mesi per essere sicuri che il sentimento che proviamo uno per l'altro sia reale e abbastanza forte...per sposarci. Se tu...mi...ci...dai il permesso...noi vorremmo...fidanzarci."

Restano in attesa, studiandola per vedere la sua reazione.
"Cosa farete come...fidanzati?"
"Per prima cosa lo diremo ai nostri migliori amici...Poi...usciremo insieme per delle passeggiate...Parleremo molto spesso di quello che speriamo succederà nel NOSTRO futuro...E la cosa più importante...Tu ed Alba vi conoscerete meglio e, speriamo, diventerete grandi amiche. Se sei d'accordo continuerà con le lezioni come tua maestra e potrà aiutarti come in questi pochi giorni."

"Spero davvero di essere tua amica...Come Anne per Daisy." Aggiunge Blanche.
Charlotte non risponde subito. Corruga la fronte ed in breve torna a sorridere. "Avete il mio permesso...Ma poi me lo regalate il fratellino?"

"Ci vuole tempo...per quello. Intanto potresti accontentarti del bambino, o della bambina, che avrà Ginevra?"
"Restano con noi?" Esclama battendo le mani.
"Certo, tesoro. Papà tornerà ad essere un giudice e come posso lavorare senza i miei fedeli aiutanti?" Fingendo una calma che non prova continua il suo discorso. " Bambina mia...Ancora una cosa...Io vorrei poterti avere sempre con me, ogni giorno. Poterti augurare la buonanotte ogni sera...Ma per ottenere questo...Dovresti lasciare Bissell." La bocca di Chotte inizia a tremare e le si inumidiscono gli occhi. "Non per sempre. Torneresti, anzi, torneremo a Natale ed in estate...Ogni volta che avrai nostalgia me lo chiederai e io cercherò di accontentarti. Alan accompagnerà te e Matilde per aiutarvi a scegliere vestiti ed oggetti che vi sono cari ed...indispensabili...Al ritorno, potreste avere con voi Daisy. Sempre se i suoi genitori le daranno il permesso."

"Matilde resterà con me?"
"Spero tantissimo di sì. Ho scritto una lunga lettera ai suoi genitori e conto sul tuo aiuto per convincerli." Risponde sincero.
"Vedrai che a me non diranno di no. Adesso mantieni la promessa? Usciamo?"

"Saremo in pochi. Andy e Grainne partono per incontrare i loro genitori...Alan e Matilde devono preparare i vostri bagagli. Che ne dici di una passeggiata a tre?" Le propone.
"Mi compri i canditi?"
"Un pacchetto piccolo. Acquisteremo la scatola più grande che troviamo per i tuoi amici e...cercheremo una bella carta da lettera, in modo che riconoscano subito le tue lettere..."


Charlotte si guarda attorno leggermente intimorita. Persone che camminano veloci, negozi pieni di mercanzie inconsuete, rumori e confusione ovunque intorno a loro.
"Papà?" Gli stringe la mano. " Perchè mi fissano e mi salutano con un sorriso?"
"Avranno sentito parlare della mia bella bambina e adesso sono curiosi." Risponde Martin contraccambiando la stretta. "Rimani sempre accanto a noi. Palme è diversa da Bissell. Potresti facilmente smarrirti."

Un venditore ambulante che passa accanto a loro bisbiglia a voce appena udibile. "La figlia e gli amici del Giudice Gore non corrono di questi rischi...Non finchè il Caporale fa buona guardia." Saluta togliendosi il berretto e svanisce nella folla. Martin ricambia.

"Prima della mia partenza lo andrò a salutare. Devo suggerire al mio sostituto di intrattenere rapporti cordiali con loro. Sanno rendersi utili in molte maniere." Mormora tra se e se. "Allora...Queste belle signorine dove vogliono essere accompagnate?"

"La precedenza a Charlotte." Suggerisce Alba. "Io ho già avuto il piacere di uscire con...te." Usare il tu davanti alla bambina le suona ancora strano.
"Mi piacerebbe...Mi piacerebbe...Trovare un bel regalo per Daisy!" Gli lancia un'occhiata attraverso le lunghe ciglia tenendo gli occhi bassi.
"Vestito? Bambola o altro?" L'interroga Martin.

"Io credo di aver visto un oggetto speciale...Potreste averne una simile entrambe." Alba si dirige verso un negozietto seminascosto e mostra la piccola vetrina. "Quei fermagli a forma di farfalla...Che ne dici? Guarda che belle le ali. Sono decorate con smalti di vari colori...Sembrano essere vere."
La bimba applaude."SI'! Una uguale per noi. Così ci sentiremo vicine...e una diversa...Possiamo papà? Ti prego, ti prego!
"Solo quelle? Che ne dici di aggiungerci quel braccialettino?"
"Grazie papa!"

Quando la stanchezza comincia a farsi sentire ritornano indietro. Trovano due carrozze in attesa. Il momento della partenza è giunto.

"Chotte, mentre caricano i vostri bagagli...Vuoi passare a salutare Olympia? Vedi, piccola mia, Olympia è molto malata...Quando tornerai...potrebbe essere già..." La commozione gli impedisce di continuare.

"In cielo con la mia mamma?" Domanda innocentemente. "Quando mi sono nascosta in camera sua, per farti la sorpresa...Mi ha spiegato che stava per raggiungerla...E che sperava di essere il nostro secondo angelo...Anche lei sa che la mamma è un angelo con le ali d'argento?"

Le labbra di Martin tremano e risponde con voce alterata. "E' stata Olympia la prima a raccontarmi la storia degli angeli dalle ali d'argento...Quelli che hanno deciso di rimanere sempre accanto alle persone a cui hanno voluto tanto tanto bene. Quando la saluti promettimi che le darai un abbraccio fortissimo e un grosso bacio?"

Martin guarda partire le due carrozze con un sorriso triste.
"Saranno di ritorno prima di quanto tu creda." Due braccia calde si avvolgono alla sua vita ed un corpo solido si appoggia alla sua schiena. Improvvisamente si sente sicuro, compreso...amato.

"Grazie...amore." Sussurra. Da quanto non pronunciava più quella parola! "Grazie per essermi vicino...Per il tuo abbraccio..."
"Sono qui...amore mio. Ci resterò per tantissimo tempo...Coraggio...Vai da Olympia. Avete bisogno di passare insieme il tempo che le rimane...Io ho tutto il resto della vita per averti al mio fianco."

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