Angel.

di _muchlovefordrew
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il nostro segreto. ***
Capitolo 2: *** Angeli come loro. ***
Capitolo 3: *** Bello da far male. ***



Capitolo 1
*** Il nostro segreto. ***


VOGLIO COMINCIARE SPECIFICANDO CHE NON E' UNA STORIA DI MIA INVENZIONE,HO SOLO CAMBIATO IL NOME DEI PERSONAGGI E L'AMBIENTAZIONE,IL LIBRO DA CUI HO PRESO SPUNTO E' "ANGEL. L'AMORE E' UN DEMONE". CONTINUATE A LEGGERE I CAPITOLI, PERCHE' E' DAVVERO UNA STORIA D'AMORE MERAVIGLIOSA.


L'ultimo giorno di vacanza non si può passare a casa. E' contro le leggi non scritte dallo studente.
Chiudo il libro e mi butto giù dal letto.
Ravvivo la mia zazzera castana, cercando inutilmente di domare la solita ciocca ribelle.
Butto all'aria un cassetto per trovare il cd dei 30 Seconds to Mars che devo riportare alla mia amica, ma qualche istante dopo rimando temporaneamente l'ardua impresa di scovarlo.
-Non fare tardi- mi raccomanda mia madre quando ho già chiuso la porta alle mie spalle.
Mi getto tra le viuzze del centro, grigie di pietre d peperino, illuminate da una calda luce che le arroventa e le fa luccicare quasi fossero bagnate dall'acqua e non dal sole estivo.
La mia città è una mezza fregatura, penso socchiudendo gli occhi al sole intenso e sbuffando leggermente.
Nel senso che è una città per definizione, ma tecnicamente è poco più che un paesone.
Non ci si conosce tutti personalmente, siamo pur sempre sessantamila anime, ma secondo una teoria accreditata per collegare una persona a qualunque altra nel mondo occorrono solo cinque intermediari, qui da noi ne basta uno, al massimo due se la prima persona è davvero molto riservata.
Come in un paese tutti sanno tutto di tutti, ma come in una metropoli se ne fregano di darti una mano se possono evitarlo. Siamo una città antica, medievale, dicono alcuni..e sbagliano, perchè in realtà le nostre radici affondano in un passato ben più remoto, quando queste terre erano abitate dagli etruschi.
Di quei tempo in cui si vaticinava il futuro e si viveva in case di tufo non è rimasto molto, solo qualche tomba rupestre e qualche affresco difficile da interpretare.
Del Medioevo ci restano invece quartieri lastricati di peperino, piazze colme di fontane di pietra scura, statue di leoni arrampicate su torri e cornici, che ti fissano, ti controllano, con i loro occhi di pietra lavica indurita nei secoli.
Ti guardano arrivare, passare e andare via.
Ci sono rimaste le grandi mura.
Alte, imponenti, costruite in passato per tener fuori i nemici e che oggi, forse, servono a tenere dentro noi.
Per chiuderci dentro e per chiudere fuori.
Perchè la nostra città è chiusa verso tutti e tutto, verso le novità e i nuovi arrivati.
Siamo i discendenti di una popolazione oscura e tuttora poco conosciuta, con le sue necropoli, i suoi sacerdoti e i suoi misteri.
Una popolazione gelosamente i propri segreti di millenni.
Per questo ancora oggi alza gli occhi sospettosa, per questo diffida di chi non conosce.
Leggendo i testi giusti, vedendo i giusti nessi nella storia, il nostro segreto potrebbe addirittura essere svelato o perlomeno intuito.
Ma chi si cura di una piccolissima città arroccata in una valle, nascosta dai monti e dall'ombra lunga del Canada? Stratford vive barricata in se stessa, custodisce gelosamente i propri segreti come ha sempre fatto, ed è soddisfatta così.
La mia famiglia ne è una prova palese. In quale altra parte del mondo potrebbe vivere allo scoperto una comunità di angeli?
Gli abitanti ci rispettano, forse un tempo ci hanno temuti, ma ora onorano il fatto che malgrado la nostra condizione particolare, il nostro sangue e le nostre ali (o quel che ne è rimasto), abbiamo visto nascere questa città, siamo testimoni della loro storia e siamo cresciuti con i loro antenati.
A questi luoghi e a queste persone siamo legati da vincoli millenari di amicizia e rispetto che nessuno ha intenzione di sciogliere.
Ecco perchè questo buco di città, un po' grigia in inverno, un po' stretta se hai sedici anni (e tanta voglia di conoscere il mondo), è l'unico luogo dove quelli come i miei fratelli hanno potuto insediarsi e vivere. Come i miei familiari, sottolineo, ma non come me.
La mia famiglia discende da un'antichissima stirpe di angeli e tutti i suoi componenti, con un'unica eccezione, sono perfetti.
Mio padre è un angelo, mia madre è un angelo, mia sorella Hope è un angelo; tutti belli come pitture rinascimentali, tutti visi botticelliani, tutti biondi come il grano di giugno.
Tutti con le ali.
Tutti tranne me.
Io sono la secondogenita, non go ali e inciampo tre volte in due passi; magari con grazia, per quanto si possa finire a gambe all'aria in modo aggraziato...sempre di ruzzoloni si tratta.
Mia sorella era presente al lieto evento della mia nascita.
Indossava uno di quegli adorabili completini confettosi che i genitori ti infilano a tradimento prima che tu raggiunga l'età della ragione e possa strapparteli via di dosso.
Era presente, quindi, con il suo abitino azzurro caramella e i bei capelli biondi, fili d'oro sciolti sulle spallucce da cui già si affacciavano le prima tenere piumette..
Lei, testimone silente della perfezione genetica ereditata dai nostri genitori.
Immaginate quindi lo stupore quando ho emesso il primo vagito.
Forse un giorno qualcuno riuscirà a spiegarmi cosa è accaduto di preciso, cosa c'era nell'aria oltre alla pioggia sottile. Forse nulla di particolare, in realtà.
Non si sceglie dove, da chi e soprattutto come nascere.
E' strano essere senza ali in una famiglia di angeli.
E' strano essere bruna in una famiglia di chiome dorate.
E' strano essere l'unica rosa rossa sbocciata in un campo di rose bianche.
E' strano come ti guardano le altre rose.
Lo scherzo della natura.
La pecora nera.
Certo le pecorelle bianche del gregge se ne sono dovute fare una ragione, che io sia figlia dei miei genitori è palese: ho gli occhi grandi di mia madre - verdi però, non blu intenso - e lo stesso arco sottile delle sopracciglia di papà.
E le labbra a bocciolo, calco perfetto di quelle di mia sorella Hope.
E' da escludersi quindi un eventuale scambio di neonati in ospedale, a opera di una distratta infermiera esausta dopo un lungo turno di ventiquattro ore.
Forse il resto del candido gregge avrebbe preferito potersi attaccare a questa teoria, o forse no... Non so cosa sia meglio in una piccola città come la mia.

-Ciao Mery.
Una signora mi saluta mentre cammino per lungo le strade del centro storico.
Sembrerebbe di stare ancora nel Medioevo, se non fosse per qualche auto parcheggiata ai margini della viuzze, o per le vetrine illuminate dei negozi che testimoniano l'avvento della modernità.
La gente che incrocio mi saluta, è sempre così da noi: due passi e una parola.

Rimbalzo alla meglio sugli sconnessi e insidiosi sanpietrini con le mie Converse, metto le mani nelle tasche della mia felpa blu, ondeggio, conquisto un brandello di stabilità.
Attraverso la piazza ed eccomi arrivata.


SPAZIO SCRITTRICE.


ciao ragazze, capitolo molto lungo, lo so, lol.

vi consiglio vivamente di leggere questa storia perchè è una magnifica storia d'amore,
grazie per aver letto e lasciate una recenzione.

-@muchlovefordrew

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Capitolo 2
*** Angeli come loro. ***


Justin è il mio migliore amico, siamo cresciuti insieme.
Ci conosciamo da quando io avevo i codini castani e lui già una chioma biondo oro da far invidia al sole.
Suono il citofono. Nessuna risposta.
E' tipico: starà sotto la doccia o magari ad asciugarsi i capelli col phon.
Mi attacco al campanello, con due dita.
Vediamo se ora sente.
Un buon minuto dopo, mi risponde.
-Ciao Mery! Dai, sali.
Stacco le due dita dal pulsante, sa riconoscere la mia scampanellata.
La casa di Justin mi piace, specialmente perchè malgrado abbia una famiglia numerosa, o non c'è mai nessuno o chi c'è ci lascia sempre in pace.
Apre la porta con i cuiffi biondi ancora umidi.
-Scusa, mi stavo asciugando.
Naturalmente.
-Fa niente, lo immaginavo.
Justin è il mio vero fratello, anche se appartiene a un'altra famiglia. 
Considero molto più fratello lui di quanto "senta" Hope mia sorella.
Lui c'è sempre e sempre c'è stato nella mia vita, non ho ricordi che non siano legati a lui, in un modo o nell'altro.
Justin è la parte razionale che mi dice quando esagero e allo stesso tempo è la vena di divertente follia che riesce sempre a tirarmi su il morale.
Non serve neanche parlare troppo: se uno dei due sta male l'altro lo sente, lo vede, chiede e consiglia se necessario, oppure ascolta e basta, sapendo dosare i silenzi.
Questo è il bello tra noi.
Andiamo in camera sua, e mentre lui finisce di prepararsi io mi butto sul puff azzurro.
-Un giorno questo coso mi inghiottirà- dico preoccupata, mentre vengo inglobata dall'imbottitura budinosa della poltrona.
-Si, sto cercando di insegnarglielo, ma non è molto obbediente!
Scoppio a ridere e sprofondo dentro a questa trappola di gommapiuma così straordinariamente comoda.
-Dammi una mano, non riesco più ad uscire!
-La tentazione di lasciarti lì al tuo destino è forte- ribatte lui ridendo.
Mi prende per un braccio e mi tira fuori dal sadico puff.
Quant'è alto rispetto a me, Justin; è proprio l'angelo perfetto: slanciato, biondissimo, occhio chiari tra il verde acqua e l'azzurro.
Ali.
Ora non sono aperte, e in realtà non sono nemmeno chiuse. 
Gli angeli come noi, pardon, come loro (quelli con tutti i pezzi al posto giusto), non se ne vanno in giro con le piume in bella vista.
Anche per questo non è così difficile sembrare "normali" quando ce n'è bisogno.
-Allora, che fai?- mi chiede. -E' l'ultimo giorno di vacanza, dovrebbe essere speciale!
-Lo so, lo so. Qualche idea?
-Potremmo prendere un treno e fare un giro da qualche parte. La città non offre un granchè..
-Andiamo a svegliare Destiny?- propongo.
-Ottima idea.
Destiny è la mia migliore amica, ed è la ragazza di Justin. 
Stanno insieme da quasi due anni ma la situazione è più complicata di quanto dovrebbe essere.
Destiny non è un angelo, è umana.
Questa cosa è stupida, sciocca e arcaica, molto arcaica, ma gli angeli non posso avere relazioni sentimentali con i non-angeli; è una regola.
Destiny e Justin sono coraggiosi e ignorano i commenti poco carini, le occhiate di disapprovazione che a volte ricevono.
Sono molto, molto forti e ammirevoli, tuttavia, anche se tutti sono al corrente della loro relazione, devono fare attenzione a come si muovono.
Mi piange il cuore ogni volta che passeggiamo insieme e vedo le loro dita sfiorarsi appena, desiderose di scringersi, per poi allontanarsi all'improvviso temendo il giudizio di qualche conoscente.

Scendiamo la scalinata interna dell'antico palazzo e incrociamo una coppia di angeli che si baciano appoggiati alla colonna.
Justin li guarda con invidia.
-Sai cosa succederebbe se io e Destiny facessimo una cosa del genere?- chiede, scuotndo la testa mostamente.
-E' probabile che verreste cacciati dal paese.
-Solo? Secondo me ci chiuderebbero in una gabbia e ci appenderebbero in piazza.
Sta scherzando, o meglio, cerca di scherzarci su.
La verità è che ci soffre parecchio, anche se non lo vuole far vedere.
E anche se nessuno si sognerebbe si appenderli in piazza, di certo la cosa non rimarrebbe senza conseguenze.

Usciamo dal portone e veniamo investiti dalla luce del sole.
I raggi dorati si tuffano avidi sulla chioma chiarissima di Justin, ci giocano, si perdono e si inseguono, facendo brillare le ciocche come broccato.
Il quartiere trema, quando il mio amico esce in una giornata di sole, tutta la città trema e io rido, perchè dopo tutti questi anni ancora non si abitua alla sua bellezza abbagliante.
Ma in fondo va bene così, perchè la gente è troppo impegnata a evitare un palo della luce, non fa poi tanto caso alla mia zazzera castana, a cui allo stesso modo non si è ancora abituata.
-Le regole prima o poi cambiano- dico io per rasserenarlo. Lui sa a cosa mi riferisco.
-Già, è quello che spero- sospira, ma senza convinzione.
E' una regola vecchia come queste strade, ma no, di più: come i blocchi di tufo nella necropoli. 
Andiamo in giro con i jeans, il cellulare e l'iPod in tasca e dobbiamo ancora piegarci a questa specie di segrregazione?
E' assurdo.
E poi, soprattutto, visto che questa regola in qualche modo riguarda anche me, quale dobvrebbe essere la mia situazione?
Io, angelo senza ali, con chi potrò mai avere un legame sentimentale? 
Con una scarpiera?
Mistero.
Preferisco non pensarci.
Camminiamo lungo le strade e in pochi minuti giungiamo a destinazione.
Destiny vive in un palazzo nel centro storico con una splendida terrazza in pietra che domina i tetti e la valle circostante.
La veduta giunge fino alla campagna.
Sua madre ci accoglie sulla porta e ci informa che Destiny sta ancora dormendo.
Non è una novità. Anche io sono pigra, molto pigra, ma Destiny mi batte alla grande.
-Andate pure a svegliarla- ci dice sua madre facendoci entrare. -Chissà che voi non riusciate a tirarla giù dal letto.
Da tempo ha smesso di ingegnarsi per trovare il modo di svegliare la figlia a un'ora decente.
Entriamo nella sua stanza, immersa nella penombra. 
Vado verso la finestra e apro le veneziane, molto lentamente.
Faccio entrare due raggi di luce, la stanza si rischiara appena.
Justin si siede sul letto, piano.
Le dà un bacio sulla fronte.
Destiny si muove appena, apre gli occhi al dolce risveglio.
-Amore..- sussurra lei stropicciandosi le palpebre - stavo facendo un sogno assurdo. C'eri tu e..
Il suo sguardo in quel momento si posa su di me.
-..c'era anche Mery..oh cavolo, forse sto ancora sognando.
-No, non stai sognando!- esclamo ridendo -Ma di sicuro stai ancora dormendo.
Anche Justin scoppia a ridere e Destiny si guarda attorno disorientata.
-Io vado in terrazza- dico a quel punto uscendo dalla stanza -Voi raccontati tutti i vostri sogni, vi aspetto fuori.
La terrazza di Destiny è piena di vasi di coccio enormi, colmi di fiori, di piante che si arrampicano lungo il muro anitco, si intrecciano sul pergolato di legno, cadono a goccia, a ghirlande morbide e profumate.
Questo è il nostro giardino privato.
Il nostro ritaglio di verde e di colore in una città bella ma scolpita nella roccia.
Mi lascio cadere sul dondolo di legno e chiudo gli occhi, facendomi cullare dal vento. 
Il profumo dolce dei fiori mi riempie le narici e per un momento mi dimentico di dove sono.
Apro le palpebre e getto uno sguardo al cielo azzuro, pieno, intenso, tipico dell'estate, con poche soffici nuvola bianche come grandi batuffoli di ovatta vaporosa.
Da quassù il cielo sembra molto più vicino che la strada, e non posso fare a meno di chiedermi ancora una volta quale sia il mio posto tra questi due estremi.
-Ciao, angioletto!- Destiny mi saluta dalla finestra del terrazzo.
Mi chiama sempre così, anche se sa che non mi impazzire. Ormai ho messo di farglielo notare.
-Buongiorno, amica in vena di ironia.
Lei ride e mi viene incontro. -Avete già fatto colazione?
-Ma hai visto che ore sono?
Lei controlla l'orologio e splalanca gli occhi stupita.
-Ho dormito un po'..- dice, sorridendo. -Vado a prendere il caffè, torno subito.
Destiny sparisce oltre la tenda di stoffa che copre l'incavo della porta.
Justin si accomoda su una sedia, chiude gli occhi e si fa baciare dal sole ancora estivo, caldo e luminoso, quel sole che tra qualche giorno guarderemo colmi di nostalgia, dalle nostre finestre di scuola.
-A che pensi?- mi domanda.
Non mi ci abituerò mai: è capace di sentire i miei pensieri o le mi tensioni a distanza, anche a occhi chiusi.
-A tante cose..- rispondo piano. Con lo sguardo continuo a inseguire i contorni delle nuvole.
-Ti ci senti mai un po' stretto in questa città?- gli chiedo poi, tirando le fila dei miei pensieri.
-A volte.
Ginevra compare sulla porta del terrazzo con un vassoio tra le mani.
-I miei biscotti però li dovete assaggiare. Li ho fatti ieri sera!
Io e Justin incrociamo lo sguardo per un istante cercando di nascondere lo sconforto.
I biscotti di Destiny, al primo posto tra i suoi "indimenticabili" esperimenti culinari: capaci di essere bruciati fuori e crudi dentro.
Scommetto che se li avesse lasciati in cucina, sul vassoio, si sarebbero buttati nel cestino da soli.
Ne assaggiamo uno ma solo per farla felice.
-Tesoro, lo sai che ti voglio bene..
-Cos'è, non ti piacciono?
-No, no, mi piacciono, è che..
-Ieri ho provato una nuova ricetta, la devo solo perfezionare! - trilla lei contenta. E io non ho il cuore di deluderla.
-Sono ottimi, davvero.
Che danni può fare una piccola bugia?


SPAZIO SCRITTRICE


ci ho messo tre ore a scrivere questo capitolo, spero vi piaccia, lol.
come sempre lasciate una recenzione e continuate a leggere, ne vale la pena!

-@muchlovefordrew

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Capitolo 3
*** Bello da far male. ***


Perchè? Dico io, perchè?
Perchè la vita non scorre mai semplice e tranquilla?
Perchè si deve sempre ingarbugliare?
Non lo capisco, giuro, è più forte di me.
Me ne sto qui, in sella al motorino cercando di non cadere.
Cercando, illusa, di ritrovare il baricentro per non finire spalmata sui sanpietrini della piazza.
Tengo a bada in contemporanea me stessa, il mio mezzo che non collabora, il gas che non riesco a regolare, una fastidiosa nausea dovuta ai biscotti di Destiny e anche un gatto, che si diverte molto a guardarmi in difficoltà, dall'alto di un balcone.
Procedo alla meglio facendo l'equilibrista e maledicendo le carenti doti culinarie della mia amica del cuore, ma procedo per la mia strada.
Quella di sempre: di pietra, insidiosa ma conosciuta...la strada di casa, sempre uguale, un tassello della mia vita.
Non potrei smarrirla nemmeno con una benda sugli occhi.
E proprio dove non sospetterei mai, in un luogo conosciuto e familiare, dove non c'è spazio per le sorprese, qui il destino mi fa uno sgambetto.
E dietro la solita curva, mescola le carte.
Quasi sbando, le ruote stridono, il motorino si inclina e io lo accompagno, cercando di non cadere.
Il manubrio regge, e quasi investo...
Lui.
Avete mai visto il sole nascere sull'acqua?
E' uno spettacolo bellissimo, ogni raggio ti invita a fissare un po' di più di quella luce rossa come il sangue.
Ma se ti ci soffermi più del dovuto, può diventare pericoloso: mentre gli occhi bramano la bellezza sconsiderata di ciò che vedi, la ragione ti avvisa del rischio che lo sguardo bruci in quella luce.
Così è lui.
Seduto a gambe incrociate su una panchina, legge un libro e alza appena la testa, incurante del fatto che una schizzata coi capelli dritti dallo spavento e il suo motorino lo hanno evitato per un soffio.
Si morde il labbro inferiore, impassibile.
Sembra una statua, forse lo è e io sono sotto l'effetto allucinogeno causato dai biscotti di Destiny, dal caldo, dalla paura o da tutte queste cose insieme.
Non si muove di una virgola e neanche io.
Non ride, non urla, ma chi è?
E da dove salta fuori?
Deve essere un turista.
Capelli ricci e marroni, marrone naturale e splendido, non credevo esistesse un colore così.
I tratti del viso sono dolci, delicati, disegnati con un carboncino su tela: gli zigomi scolpiti, le labbra a cuore.
In quel momento i suoi occhi scivolano delicati nei miei.
Sono profondi, pozzi di buio aperti.
Verdi, da far male.
Scappa.
Un imperativo risuona nel mio cervello, neanche fossi di fronte al peggiore degli assassini con un coltello proprio sotto la mia gola e non davanti al ragazzo più bello che abbia mai visto.
Scappa. Subito!
Il turista bello come una rosa del deserto continua a guardarmi.
Solo ora realizzo la situazione.
Io.
Che l'ho quasi investito.
Ferma dietro al motorino rovesciato a terra, il manubrio ancora stretto tra le mani.
Che lo fisso come un'imbecille...
Tiro su il motorino, lo riaccendo e schizzo via in un secondo.
Percorro qualche il chilometro e poi mi fermo.
Anche perchè, presa dall'imbarazzo, ho imboccato la strada sbagliata.
Faccio inversione e torno sui miei passi.
Spero almeno che lui non sia straniero, anche se l'idea di essere insultata in una lingua che non conosco mi sembra più sopportabile.
Torno alla panchina.
Spengo il motore e mi guardo intorno, stupita.
Sparito.
Sulla strada di casa continuo a interrogarmi sull'identità di questo ragazzo misterioso.
Ma sì, penso, sarà un turista.
E chi altro se no?
Oggi pomeriggio risalirà sul suo pullman luccicante insieme alla sua comitiva e non lo rivedrò mai più.
Se ne andrà col suo viso bello da far paura, se ne andrà da qui, come fanno tutti.


SPAZIO SCRITTRICE

finalmente c'è stato l'incontro con il ragazzo, che come avrete capito si tratta di harry, la loro storia sarà sjhd.

spero che il capitolo vi sia piaciuto e, come sempre, lasciate una recensione.

-@muchlovefordrew

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