Friends in Rabanastre capitolo 2
Balthier e Fran, dopo esser rimasti per svariati minuti nella
taverna, decisero di fare un giro a godersi le bellezze della splendida
capitale.
La gente chiacchierava allegra, e camminava serenamente per le
vie del luogo. I due si guardavano in giro, divertiti. Poi un gruppo di bambini
gli passò davanti, correndo. Stavano giocando, e ridevano per la
felicità.
- Mi piacciono i bambini. - disse il ragazzo, evitando appena
una piccolina che gli stava per finire addosso. - E a te, Fran? - chiese
all’amica.
Lei annuì a malapena, continuando ad osservare i marmocchi.
Balthier la guardò a lungo. Era una viera, era diversa da lui. Ma ciò non aveva
impedito che tra i due nascesse un’amicizia molto profonda. Di solito si
capivano con uno sguardo, non c’era neanche il bisogno di parlare. E spesso
neanche di guardarsi, dato che nelle menti di entrambi correvano gli stessi
pensieri.
All’improvviso, un ragazzo finì addosso a Fran, che fu
abbastanza scattante da afferrarlo prima che questo cadesse a terra. Il tipo si
scusò, imbarazzato per essere finito addosso ad una tale signora.
Balthier lo fulminò con lo sguardo, colpito da un improvviso
assillo. Non gli era mai passato per la mente di essere geloso della sua
compagna Fran, ma in quel momento non poteva far altro che arrabbiarsi con il
giovane imbranato che aveva disturbato la sua amica.
- Guarda dove metti i piedi! - gli gridò,
innervosito.
L’altro lo guardò con superiorità, poi si rivolse a
Fran.
- Scusa, tesoro, non volevo… - le disse, con voce ammaliante.
Tutte ci sarebbero cadute. Tutte tranne lei.
La viera si allontanò dal giovane, per mettersi al fianco
dell’amico.
- Lasciaci in pace. - intimò lui, contento per la reazione della
compagna.
- Scusa! - ridacchiò il ragazzo, beffardo. - Non sapevo fossi in
compagnia… - disse, con tono arrogante. - Comunque io sono Zell. - si
presentò.
- Non le interessa. - sibilò l’aviopirata, tornando
irritato.
Il biondo squadrò prima lui, poi lei.
- Perché parla solo lui? - le chiese, rivelando che la sua
ammirazione per Balthier era sotto lo zero.
- Non c’è un motivo... - disse semplicemente la
viera.
I due si allontanarono, lasciando Zell perplesso dai due
stranieri.
- Ciao Rikku! - una persona salutò la ragazza che gli era
passata davanti. Questa si voltò, e sorrise.
- Ciao Penelo! - disse, riconoscendo l’amica.
- Dove stai andando? - chiese l’altra, per curiosità.
- Alla taverna. - rispose. - Rinoa mi ha coperto per un po’. Mio
padre è tornato… - disse, lasciando intendere il seguito. Difatti Penelo
rise.
- E’ di nuovo nei guai? - chiese, continuando a
ridere.
- Si, lo hanno anche seguito! - disse lei.
- E lo hanno già preso? - chiese la ragazza.
- Fortunatamente, si sta nascondendo bene… - mormorò Rikku, in
ansia per il padre. L’uomo era famoso per i suoi furti imperfetti.
Derubava solo i più idioti, per poi dare il bottino alla figlia.
Era in pena per lei, e si pentiva di non averle riservato un infanzia felice in
sua compagnia.
Almeno lui credeva fosse così. In realtà Rikku si era divertita
molto di più di quello che il padre pensava. Le era sempre mancata una mamma,
certo, ma la presenza esuberante del padre l’avevano sempre rallegrata. Ma da un
po’ si era messo in testa di procurare alla figlia quanti più soldi possibili.
Naturalmente rubandoli.
I suoi erano furti imperfetti, perché rubava poco o niente ogni
volta, e lasciava sempre un indizio che lasciasse pensare a lui. Ma era
fortunato, perché finora miracolosamente nessuno lo aveva catturato.
Ma ora era di nuovo in pericolo, minacciato da dei ragazzi
giovani quanto lei.
Penelo salutò, Rikku.
- Devo tornare da Migelo. - disse, sorridendo. - Vaan mi
aspetta. -
L’altra bionda ricambiò il saluto, correndo verso la taverna.
Intanto, Yuna aveva condotto Amalia a casa sua.
- Questa è la tua stanza. - disse, aprendole la porta. Era una
camera abbastanza spaziosa, luminosa e ben tenuta.
La ragazza che doveva dormirci però, non era abituata a certe
cose. Per gentilezza, decise di togliersi il cappuccio che le copriva il
viso.
Levandoselo, mostrò uno splendido viso di carnagione chiara,
contornato da capelli biondo cenere.
- Ti ho già vista da qualche parte? - chiese Yuna, riconoscendo
il volto ma non sapendo a chi abbinarlo.
Amalia negò, leggermente preoccupata.
- Eppure sono sicura… - mormorò la ragazza, sfregandosi il
mento. - Comunque - disse, per cambiare discorso. - La cucina te l’ho mostrata,
il bagno è due porte a destra da qui, la mia camera invece e qua vicino. -
disse, diligente.
Amalia annuì, sorridendo per l’ospitalità.
- Ti lascio sistemare le tue cose. - mormorò Yuna, vedendo che
l’unica borsa che quella ragazza aveva con se era piccola. - Vado in salotto,
ciao! - salutò.
Amalia fece un cenno con la mano, poi la porta si
chiuse.
Sospirando, si sedette sul letto.
Quella ragazza l’aveva vista in faccia, ma per fortuna non
l’aveva riconosciuta. Se avesse saputo chi era in realtà, difficilmente
l’avrebbe trattata come la stava trattando adesso. E difficilmente avrebbe
mantenuto il segreto.
Si sfiorò il viso, contenta per il gesto che imprudentemente
aveva compiuto. Fuggire da quel posto era stata dura, ma lei ce l’aveva fatta.
Ora la città era colma di imperiali, però finché avrebbe continuato a coprirsi
il viso, nessuno l’avrebbe riconosciuta.
D’un tratto Yuna entrò di corsa nella stanza. Sorpresa, Amalia
temette il peggio.
Che arrivò dopo pochi attimi.
- Sei la principessa Ashe! - gridò, sconvolta, tenendo in mano
un manifesto con la foto dell’erede al trono.
- Quando potremmo uscire? - chiese Yuffie, annoiata.
- Guarda che è merito tuo se siamo qui. - la rimbeccò Cloud,
socchiudendo un occhio, fino ad ora chiuso, per guardarla.
Erano seduto ai piedi delle scale che portano al piano
superiore. Le loro schiene posavano sul muro, e godevano di un ottima vista su
un combattimento. Tidus era scomparso, dicendo che doveva andare a parlare con
una specie di capo, per permettere loro di entrare a far parte del clan, così da
poter stare li.
Il palazzo era lussuoso, anche se pieno di gente balorda. Erano
persone a cui l’aspetto e l’igiene non interessavano granché. Ma in fondo erano
cacciatori di taglie, non gli si poteva chiedere più di tanto.
Finalmente Tidus tornò, con un sorriso stampato sul volto. Porse
dei quaderni ai due, che li guardavano straniti, e spiegò la loro
funzione.
- Questi sono i diari del clan. Con questi potete entrare ed
uscire a vostro piacimento da questo posto. In cambio però, dovete subito andare
a catturare un ricercato, così da guadagnarvi fiducia. - spiegò.
Cloud annuì, alzandosi.
- E che ricercato dovremmo catturare? - chiese, senza vero
interesse.
- Pomodoro smarrito. - disse il ragazzo, indicando un volantino
appeso al muro, che ritraeva un pomodoro con un minuscolo corpo. - Si trova nel
deserto est di Dalmasca. - spiegò, allegro. - Era un ricercato affidato a me, ma
ve lo cedo volentieri. - sorrise.
Yuffie ringraziò, per poi seguire Cloud che era già
uscito.
- State attenti! - gridò Tidus, dalla porta. - Quel posto è
pieno di mostri! - avvertì.
- Gli unici che devono stare attenti sono i mostri! - strillò la
ragazza di rimando, ridendo. Poi i due si avviarono verso la stanza delle
porte.
- Questa città è meravigliosa! - esclamò lei, saltellando
dappertutto. - Non trovi? - chiese poi, voltandosi verso il ragazzo.
Cloud annuì. Anche lui apprezzava quel posto, così diverso da
dove abitava. Gli imperiali rovinavano la splendida vista che si poteva avere
delle vie, ma nonostante tutto Rabanastre era stupenda.
Dopo qualche minuto di camminata, arrivarono alla piazza delle
porta, ed uscirono nel deserto est.
La sabbia era soffice, e attutiva il rumore di passi. Yuffie
osservava estasiata lo splendido panorama, che comprendeva anche vari
lupi.
Il deserto era in discesa, ma in mezzo a questa spiccava un
promontorio.
- Vieni, Cloud, andiamo! - strillò Yuffie, euforica, indicando
la sporgenza. Lui la seguì, rassegnato.
Arrivati, la ragazza corse subito verso l’orlo, e fece tre
grandi respiri, riempiendosi i polmoni di aria buona. Poi sorridendo si volse
verso il compagno, che si stava osservando intorno cauto.
- Che te pare, Cloud? - gli chiese.
Lui non ebbe il tempo per rispondere, che qualcosa gli andò
addosso, facendolo cadere a terra.
Sollevando lo sguardo, notò appena qualcosa di rosso.
- Pomodoro smarrito! - gridò, mentre cercava la sua
spada.
Yuffie prese in mano lo shuriken, e fece per prendere la mira,
ma il ricercato era veloce e furbo, e la ragazza non riuscì a colpirlo perché,
con un balzo, il pomodoro l’aveva spinta. Spinta verso la burrone.
Lei strillò, cercando di tenersi in piedi e di non
cadere.
Cloud urlò il suo nome, come se questo potesse salvarla. Il
biondo cercò di avvicinarsi a lei prima che cadesse, ma ormai quando era
arrivato, lei era già finita giù. Con rabbia, Cloud colpì pomodoro smarrito,
facendolo fuori in men che non si dica.
Intanto, Yuffie aveva strillato per tutta la caduta. Si era
preparata al peggio, ormai. Era troppo confusa e distratta per cadere in piedi
come di solito faceva.
Si preparò e sentire l’urto, il suo corpo che si schiantava, le
suo ossa che si rompevano. Ma al posto di tutto ciò, sentì qualcosa di morbido
che la prendeva.
- Ti ho presa… - sussurrò una voce al suo orecchio. Lei si
voltò, e scoprì che il suo salvatore era Reno.
Era sul punto di abbracciarlo, ma era pur sempre un nemico e non
poteva trattarlo con tanta gentilezza. Lui la teneva salda a se, guardandola in
viso. Aveva un espressione strana, un misto di rabbia verso la ragazza, felicità
per averla presa, vanto per essere riuscito a salvarla.
Ma queste svanirono all’istante, rimpiazzate da uno sguardo di
paura.
Un ringhio alle loro spalle li fece immobilizzare.
- Yuffie! - gridò Cloud, scendendo al lato del promontorio.
Quando vide che era in braccio a qualcuno, si tranquillizzò, perché voleva dire
che era salva. Quando vide che era in braccio a Reno, si arrabbiò, volendo
toglierla dalle mani di quel tipo. Quando vide che, dietro ai due ragazzi, un
dinosauro li stava minacciando, si spaventò, fermando subito la sua corsa. -
Presto, muovetevi! - gridò, chiamandoli a se. Dovevano rientrare subito a
Rabanastre, per evitare di essere lo spuntino di un dinosauro.
Reno non aveva tempo di posare a terra Yuffie, perciò si mise a
correre tenendola stretta a se, mentre anche lei si aggrappava al collo di lui,
guardando il dinosauro che li inseguiva.
Non ci avrebbero messo molto ad uccidere un animale de genere,
ma volevano tenere intatta la fauna di quel posto, per evitare di ammazzare
tutti gli animali.
Infatti, molti lupi sbarrarono la strada ai tre ragazzi. Con un
colpo di spada, Cloud riusciva semplicemente a stordirli, ma era quel che
bastava per proseguire la corsa.
Reno non poteva combattere, dato che portava tra le braccia la
ragazza, perciò doveva semplicemente schivare gli attacchi che gli venivano
inflitti. Mentre Yuffie non poteva fare niente.
Era in balia del suo nemico, ma non si era mai sentita più
sicura di così.
- Perché non mi hai detto che la ragazza si era nascosta nel
negozio? - chiese Squall all’amica.
- Perché l’avresti detto a quel tale… - disse Paine,
semplicemente.
Il ragazzo non ribatté, sapeva che era vero, e continuò il suo
discorso.
- Reno è corso via appena ha sentito la voce di quella tipa. -
spiegò, sedendosi su una sedia. - Ha detto che gli aveva fregato soldi, e che
voleva riacciuffarla il prima possibile. -
Paine annuì, senza interesse. Squall la guardò.
- E’ stato gentile che tu l’abbia nascosta, però… - ragionò,
sorpreso dalla cordialità rara dell’amica.
Lei sbuffò, per risposta. Non aveva intenzione di spiegare il
perché aveva aiutato quella ragazza, anche perché non lo sapeva. Le era venuto e
basta. Così lei cambiò discorso.
- Oggi chiudiamo presto. - disse, iniziando a raccogliere le sue
cose.
- Che cosa? - chiese perplesso lui, alzandosi.
- Hai voglia di tenere aperto il negozio da solo? - chiese,
senza voltarsi a guardarlo.
- Beh, no… - disse lui, confuso.
- Allora chiudiamo prima. - ribattè la ragazza.
Squall non ostacolò la scelta dell’amica, e prese velocemente le
sue cose. Uscirono dal palazzo, e chiusero il negozio. Appena furono pronti per
tornare a casa, una ragazza venne incontro ai due, salutandoli. Squall, appena
capito chi fosse, sorrise raggiante.
- Ciao Rinoa! - salutò.
Paine fece un cenno con la testa, per gentilezza.
- Chiudete prima? - chiese la mora, sorridendo al giovane. Lui
disse di si, sorridendole a sua volta.
Stufa delle loro occhiate timide, Paine si allontanò, salutando
il collega. Lui ricambiò, per dedicarsi esclusivamente a Rinoa.
- Ti va di fare qualcosa? - le chiese. Lei annuì,
contenta.
Improvvisamente però, una voce li distrasse.
- Torna qui! - gridò Vaan, inseguendo Zell. Il giovane rideva,
scappando con tutta la velocità e beffeggiando il povero ragazzo che gli correva
dietro.
Zell salutò Rinoa, quando le passò davanti. Le aveva fatto il
filo, poco tempo prima, e lei non l’aveva mai mandato via in malo modo a
differenza di altre ragazze. Per questo erano diventati amici.
Anche Vaan salutò la ragazza, quando la vide. Il ragazzo faceva
anche le consegne alla taverna, e ci passava molto spesso. Incontrava Rinoa, nel
locale, e facevano sempre due chiacchiere. Ed anche loro erano diventati
amici.
Si poteva dire che la ragazza facesse amicizia con chiunque, e
questo infastidiva Squall.
Lui le era molto affezionato, anche se non si era mai
dichiarato, e vedere tanti ragazzi, nonché possibili rivali, intorno alla "sua"
lei, lo irritavano.
- Ti va di fare una passeggiata? - gli chiese Rinoa, d’un
tratto. Lui annuì, sorridendole.
Nabi: ecco a voi
il secondo paragrafo. Grazie a Yuffie18 per i complimenti!
Data la mia bruttissima abitudine di non leggere mai le cose che
scrivo, può essere che involontariamente si siano infiltrati degli errori
grammaticali tra le righe, oppure semplici errori di battitura! Se essi sono
presenti, ve ne prego, scusatemi, e avvertitemi! Ciao, alla prossima!
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