Una piccola e ribelle principessa

di ValeDowney
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una vita fuori dal palazzo - Parte I ***
Capitolo 2: *** Una vita fuori dal palazzo - Parte II ***
Capitolo 3: *** Una vita fuori dal palazzo - Parte III ***
Capitolo 4: *** Un'amicizia da riconquistare - Parte I ***
Capitolo 5: *** Un'amicizia da riconquistare - Parte II ***
Capitolo 6: *** Un'amicizia da riconquistare - Parte III ***
Capitolo 7: *** Alla ricerca dell'acqua - Parte I ***
Capitolo 8: *** Alla ricerca dell'acqua - Parte II ***
Capitolo 9: *** Alla ricerca dell'acqua - Parte III ***
Capitolo 10: *** Alla ricerca dell'acqua - Parte IV ***
Capitolo 11: *** Alla ricerca dell'acqua - Parte V ***
Capitolo 12: *** Alla ricerca dell'acqua - Parte VI ***
Capitolo 13: *** L'Uccello della Pioggia - Parte I ***
Capitolo 14: *** L'Uccello della Pioggia - Parte II ***
Capitolo 15: *** L'Uccello della Pioggia - Parte III ***
Capitolo 16: *** L'Uccello della Pioggia - Parte IV ***
Capitolo 17: *** L'Uccello della Pioggia - Parte V ***
Capitolo 18: *** L'Uccello della Pioggia - Parte VI ***
Capitolo 19: *** Amico o nemico ? - Parte I ***
Capitolo 20: *** Amico o nemico ? - Parte II ***



Capitolo 1
*** Una vita fuori dal palazzo - Parte I ***







    Sono passati quasi 4 anni dal matrimonio di Aladdin e Jasmine e sono successe molte cose, due tra le quali, il ritorno di Cassim, il papà di Aladdin, e di Iago ad Agrabah e la nascita dell’unica figlia di Aladdin e Jasmine, che i due hanno chiamato Casim, in onore del papà di Aladdin. La piccola principessa era coccolata da tutti, ma era anche costantemente sorvegliata dai suoi cosiddetti baby sitter, ovvero il Genio, Iago, Abu e Tappeto; a Casim non piaceva essere sorvegliata 24 ore su 24 e riteneva la sua famiglia troppo protettiva nei suoi confronti; inoltre, non le era permesso di uscire dal palazzo, se non solo per andare nel giardino reale. Casim si annoiava molto e non aveva amici o, almeno, amici della sua età e che non fossero un genio, un pappagallo che parlava troppo, una scimmia ed un tappeto magico. Casim era anche molto brava a cacciarsi in qualsiasi guaio: voleva esplorare e, ogni giorno, cercava sempre un modo per uscire da quella prigione di “quattro mura”, ma i suoi “baby sitter” riuscivano sempre a riportarla dentro. Solo a suo nonno materno riusciva sempre a farla in barba, mentre per quanto riguardava suo nonno paterno, alla quale era più affezionata rispetto agli altri della famiglia, a lui non riusciva mai nascondere nulla; sapeva che, un tempo, suo nonno era il famoso Re dei Ladri e, come allora, anche ora era ancora molto abile. Infatti proprio da suo nonno paterno e da suo padre, aveva ereditato l’abilità di sgattaiolare via in modo silenzioso e senza che nessuno se ne accorgesse, ma contrariamente ad entrambi, soprattutto da suo nonno, dal quale aveva ereditato anche il colore dei capelli e degli occhi, visto che entrambi i genitori avevano gli occhi di colore marrone chiaro, non aveva mai rubato nulla.

    

    Ma ora veniamo alla nostra storia, dove era una mattina come tutte le altre nella città di Agrabah o almeno lo era per Casim, che come sempre, si annoiava. La bambina stava camminando per uno dei tanti corridoi del palazzo, insieme a Rajah, la tigre di sua madre, ed ad Abu, la scimmietta di suo padre: “Che noia; qua non c’è mai niente di bello da fare e se provo ad andare fuori, Genio mi riporta subito dentro e Iago incomincia subito a parlare senza sosta” disse Casim ed Abu, annuì positivamente con la testa. Continuavano a camminare, quando Casim si fermò, per vedere Genio giocare a biliardo contro Tappeto: si fermò a guardarli sorridendo; sapeva che, quando c’era Genio nella vicinanze, c’era sempre divertimento. Genio stava pensando a quale mossa fare, quando, con la stecca, tirò la pallina bianca, facendo fare buca alla pallina rossa; poi disse, rivolto a Tappeto: “ Guarda ed impara dal maestro”. Tappeto prese la mira e, con un solo colpo, mandò tutte le palline a buca; Genio rimase a bocca aperta; letteralmente la bocca gli si aprì: Casim rise sotto i baffi. “Oh, oh, il tappeto mi ha messo a tappeto” disse Genio. “Avanti Genio, non ti abbattere: ti andrà meglio la prossima volta” disse Casim; entrambi la guardarono, anche se per Tappeto non si capiva e Genio disse: “Principessa Casim, che bella vederla”. “Genio, smettila: lo sai che non voglio essere chiamata principessa” disse Casim, andando dai due, insieme a Rajah ed Abu. “Vuoi sfidarmi ? Avanti i giochi sono aperti” disse Genio e si trasformò in un mazziere da sale da poker. “Grazie Genio, ma al momento non ho voglia di giocare” disse Casim, ma sotto di lei comparve un letto e Genio, accanto a lei, trasformato da vecchietta e con in mano un piatto di minestra calda, che disse, con la voce da vecchietta, mentre Abu era stato trasformato in una piccola infermiera: “Su da brava, mangia la minestra, che poi passa tutto” ed avvicinò il cucchiaio con la minestra fumante, a Casim, che invece allontanava la bocca da esso, per poi dire: “Genio, non sto male, dico davvero” e cadde a terra, visto che il letto scomparve improvvisamente sotto di lei; poi Genio si trasformò in un grosso termometro e domandò: “Proviamo la febbre ?”. Casim si rialzò in piedi, rispondendo: “Genio, non ho la febbre: al momento, non ho solo voglia di giocare con voi” e Genio ritornò normale; Tappeto abbassò la parte superiore, cosa che faceva quando era triste; quindi Casim andò da lui e, mettendogli una mano sopra, disse: “Non volevo essere così cattiva Tappeto; ehi, cosa ne dici se ce ne andiamo a fare un giro fuori ?”. Tappeto ritornò di buon umore e, dopo averle girato intorno un paio di volte si mise in orizzontale a mezz’aria; Casim ci saltò su, ma prima di volare via, Genio si mise davanti a loro: “Avanti Genio, spostati” disse Casim. “No, non posso, mi dispiace Cassy” disse Genio. “Suvvia, non succederà nulla: sarà solo un giretto qua intorno” disse Casim e provò a volargli accanto, ma Genio si trasformò in un vigile e, fischiando nel fischietto, le mostrò la paletta con su scritto STOP; Casim alzò gli occhi al cielo. Poi Genio – vigile prese fuori il libretto delle multe e, mentre scriveva, strappava i vari bigliettini, gettandoli a terra, ma nel continuare a gettarli a terra, venne sommerso da essi e Casim ne approfittò per volarsene fuori.

    

    La bambina volava contenta nel cielo e, di tanto in tanto, se ne sfrecciava verso il basso, sfiorando l’erba, ma proprio in uno di questi momenti, davanti a lei comparve Cassim e Tappeto, frenando di colpo, fece cadere Casim, la quale cadde proprio davanti a suo nonno. La bambina alzò lo sguardo, per vedere quello arrabbiato di Cassim, il quale teneva anche le braccia incrociate; Casim sapeva che non era un bel segno, quindi, disse: “Ciao nonnino”. “Ciao Casim” disse Cassim; la bambina si rialzò in piedi; guardò suo nonno e sorrise, ma il suo sorriso scomparve, quando Cassim continuava a guardarla malamente. “Casim, che cosa avevi intenzione di fare ?” chiese Cassim. “Volevo solo farmi un voletto, non è vero Tappeto ?” rispose Casim, guardando Tappeto accanto a lei, il quale annuì, ma lo sguardo di Cassim non cambiò; infatti disse: “Lo sai benissimo che non devi volare con Tappeto”. “Ma non stavamo facendo nulla di male” disse Casim. “Casim, sai le regole: niente volo” disse Cassim. “Odio queste regole !” replicò Casim ed incrociò le braccia. “Queste regole sono state fatte per la tua protezione” disse Cassim. “Protezione ?! Protezione da che cosa ?! Come potrà accadermi qualcosa, se sono sempre rinchiusa qua dentro ?!” replicò domandando Casim. “Non usare questo tono con me, signorinella” replicò Cassim. “Ma perché non posso uscire ? Almeno per una volta, vorrei vedere come è fatta Agrabah” disse Casim. Cassim si abbassò e, mettendole una mano su una guancia, le spiegò: “I tuoi genitori, io ed il Sultano, vogliamo solo che tu te ne stia al sicuro ed in posti dove potrai essere protetta ed osservata. Se uscirai di qua, non avrai più la protezione che hai qua tra le mura del palazzo. Promettimi che non ci riproverai più”; Casim lo guardò; poi sospirando disse: “ Va bene, nonno, te lo prometto”. “Bravo il mio diavoletto” disse Cassim spettinandole i capelli e si rimise in posizione eretta. “Nonnino, visto che tu eri il Re dei Ladri e, che quindi sei stato in molti posti, non potresti convincere mamma e papà a cambiare questa regola ?” chiese Casim. “Mi dispiace piccola, ma anche io sono d’accordo con loro” rispose Cassim; Casim guardò lateralmente, dicendo: “E’ che io vorrei farmi degli amici”. “Ma tu ne hai già di amici” disse Cassim; Casim lo riguardò, dicendo: “ Intendo amici della mia età e non i miei…miei “baby sitter”. Cassim sorrise e, mentre le pizzicava delicatamente una guancia, disse: “ Piccola mia, vedrai che ti divertirai molto anche qua. Verrà un giorno che i tuoi desideri verranno esauditi” e, voltandosi, se ne andò. “E se quel giorno fosse oggi ?” disse sorridendo maliziosamente Casim.

    

    Poco dopo, la bambina si trovava in camera sua, escogitando un piano per poter uscire senza che nessuno la vedesse; camminava avanti ed indietro, mentre Abu la guardava: “E se mettessi del sonnifero nel the ?” propose Casim guardando Abu, il quale però scosse negativamente la testa. “Già, troppo semplice e poi, Genio non si addormenta con del sonnifero; no, ci vuole qualcosa che riesca a tenerli a bada, finché non sarò abbastanza lontana dal palazzo” e riprese a camminare; poi, si fermò ed aggiunse dicendo: “Ci sono: Abu li distrarrai”. Abu stava per annuire, ma poi accorgendosi di ciò che la bambina aveva detto, scosse negativamente la testa: “Oh andiamo Abu: sarà solo per poco” disse Casim, ma Abu si voltò; quindi, Casim aggiunse dicendo: “Neanche per tre banane ?”: Abu si rivoltò e sbavò nel vedere quelle tre magnifiche banane. “Allora, affare fatto ?” domandò sorridendo Casim. Di fatti, poco dopo, Casim, con indosso il mantello che suo nonno le aveva regalato quando era nata, lo stesso mantello che indossa anche lui, stava guardando Abu che veniva rincorsa da Rajah, mentre gli altri cercavano di fermare i due; la bambina sorrise maliziosamente per il compimento del suo piano e, senza farsi vedere, corse velocemente nel giardino; si arrampicò su un albero e, poi, da esso, andò sul muretto: infine, uscì. Corse a più non posso e, finché non fu arrivata un po’ lontana dal palazzo, si fermò a riprendere fiato; si voltò nel vedere il maestoso palazzo: un po’ era triste perché aveva disubbidito ai suoi genitori e ad una promessa che aveva appena fatto a suo nonno; ma d’altra parte era contenta, perché finalmente, avrebbe visto Agrabah; quindi, si rivoltò e si incamminò.



NOTE DELL'AUTRICE: immagine creata da me. Spero che vi piaccia

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Capitolo 2
*** Una vita fuori dal palazzo - Parte II ***


Ogni giorno, ad Agrabah vi era il mercato: Casim si guardava intorno, con curiosità e, di tanto in tanto, si fermava in qualche bancarella a curiosare: “Uao questo posto è fantastico: non capisco perché la mia famiglia non abbia mai voluto che ci venissi” disse Casim, quando davanti a se vide un bambino, che cercava di prendere una mela da una bancarella; quindi si avvicinò a lui; prese la mela e gliela diede: “Ecco e mangiatela con gusto”, ma il bambino scappò, quando dietro a Casim comparve un uomo alto e con la barba. Casim si voltò e l’uomo replicò chiedendole: “Che cosa stavi facendo, mocciosa ?”. “Io…io….niente di male, signore” rispose tremando Casim. “Stavi rubando, non è così ?!” replicò l’uomo. “No, signore” disse Casim. “Lo sai quale è la pena per i bugiardi ?” replicò domandando l’uomo. “Essere rinchiusi in prigione ?” chiese Casim. “Può darsi, ma io ho un’altra pena” rispose l’uomo e, dopo aver preso un bastone, stava per picchiare Casin, quando un’altra bambina si mise in mezzo a loro, dicendo: “Ancora con queste barbarietà ? Credevo avessi smesso, vecchio mio”. “Togliti di mezzo ! Questa mocciosa deve pagare” replicò l’uomo. “Pagare ?! E per cosa ?” domandò la bambina, facendo finta di nulla. “Ha rubato una delle mie mele !” replicò rispondendo l’uomo. “Io non l’ho rubata: l’ho solamente data a quel bambino che stava morendo di fame” spiegò Casim; la bambina si voltò verso di lei, dicendo: “Oh sorellina, questo proprio non dovevi farlo”. “Sorellina ?!” disse stupita Casim e guardandola in un modo altrettanto stupito. “Stai al gioco” le disse la bambina; poi, guardando l’uomo, aggiunse dicendole: “La mia sorellina, ogni tanto, ha dei vuoti di memoria e non si ricorda più chi è: lei crede di essere la nipote del sultano in persona ed è per questo che regala frutta ai bambini poveri; ma visto che non è successo nulla, ce ne andiamo” e le due corsero via e, quando furono abbastanza lontane, si fermarono.

“Ehi, grazie per avermi salvata” disse Casim. “Sei nuova ? Non ti ho mai vista gironzolare qua” chiese la bambina. “No, io sono nata qua” rispose Casim. “Bè, dovresti stare più attenta: con tipi come quello della frutta, non bisogna scherzare” disse la bambina e, mentre si mangiava una mela, che aveva rapito dal banco della frutta, senza che il venditore se ne accorgesse, si incamminò. Casim la seguì, dicendole: “Lo sai che non si ruba ?”. “Conosci un altro modo per sopravvivere ?” domandò la bambina, continuando a camminare. “Se ti dico di sì, mi prometti che smetti di rubare ?” chiese Casim; la bambina si fermò, così come Casim e quindi le domandò: “Davvero sai un altro modo ?”. “Sì: non ci resta che andare dal sultano e chiedergli dei soldi” rispose Casim. La bambina la guardò stranamente e, poi ridendo, si rimise a camminare; ovviamente Casim la seguì, chiedendole: “ Che cosa c’è da ridere ?”. “E’ un’idea sciocca” rispose la bambina. “Io non la trovo affatto sciocca e, poi, il sultano è molto buono: sono sicura che capirà” disse Casim. “Lo hai mai conosciuto di persona ?” domandò la bambina. Casim non sapeva cosa rispondere; non voleva rivelare che lei, in realtà, era proprio la nipote del sultano o, se no, non avrebbe mai avuto degli amici; quindi, le rispose fingendo: “No, anche perché io sono nata qua per strada”. La bambina si fermò, così come Casim e la guardò; quindi Casim le chiese: “Perché mi guardi in quel modo ?”. “Davvero sei nata per strada ?” domandò la bambina. “Certo” rispose Casim. “Ed i tuoi genitori ? Non hai una famiglia ?” chiese la bambina. “No: i miei genitori sono morti uccisi da una tempesta di sabbia, dopo la mia nascita e, così, sono stata cresciuta da quello che vende il pesce” spiegò fingendo Casim; la bambina la guardò stranamente, per poi dire: “Lo conosco quello del pesce e non ha mai avuto figli”. “Oh…è…che lui mi tiene sempre rinchiusa in casa, ed è per questo che non mi hai mai vista in giro: questa è la prima volta che esco” spiegò fingendo Casim. “E questo mantello ? Sembra molto pregiato” domandò la bambina, mentre toccava il mantello. “L’ho rubato ad un ricco pascià” rispose fingendo Casim. “Ummmm….sembri dire la verità….vieni che ti presento gli altri” disse la bambina e si incamminò; Casim sorrise e la seguì.

Intanto, a Palazzo…. “Abu, mi meraviglio di te: dovevi tenerla d’occhio e non stare in combutta con lei !” replicò Aladdin ed Abu abbassò tristemente lo sguardo. “Aladdin, non dare la colpa ad Abu: sappiamo benissimo come è fatta nostra figlia” disse Jasmine, mettendogli una mano sulla spalla. “Ma perché non vuole fare la bambina ubbidiente ? Non le costa nulla” disse Aladdin, guardandola. “Perché evidentemente ha ereditato i geni sbagliati della famiglia” disse Iago. “Casim è solo una bambina piena di vitalità” disse Cassim. “Infatti io mi riferivo a te” disse Iago, guardandolo. “Devo andarla a riprendere e farle una ramanzina” disse Aladdin. “Bravo, così sei sicuro che torna indietro” disse sarcasticamente Iago. “Tesoro, non devi essere cattivo con lei: dopotutto, voleva solo uscire e, come ha detto tuo padre, è una bambina piena di vitalità. Al, anche io, proprio come lei, volevo uscire da questo palazzo e, se non lo avessi fatto, non avrei mai incontrato il mio bel principe” spiegò Jasmine e spostò la mano sulla guancia di Aladdin, il quale le sorrise amorevolmente; poi guardò Abu, dicendogli: “Abu, tu, Tappeto, Iago e Genio andrete a riprenderla, ma mi raccomando, massima disinvoltura”. “Agli ordini capitano: riporteremo il cucciolo alla tana” disse Genio, facendo il saluto militare, cioè mano destra sulla fronte. “Ma cosa centro io ?! Io non c’ero neanche, quando quella peste si è messa in combutta con la scimmia” replicò Iago. “Non c’è bisogno che vadano tutti quanti” disse Cassim. “Grazie, mio salvatore” disse Iago. “Andremo solamente io ed il tacchino” disse Cassim. “Come non detto” disse Iago.

Nello stesso momento, da Casim… le due bambine continuavano a camminare tra i vicoli della città, finché davanti a loro non videro un gruppetto di ragazzini: due maschi ed una femmina. “Ehi, ragazzi” li chiamò la bambina ed i tre si voltarono verso di loro. “Chi è questa bambina ?” chiese uno dei due maschi. “Lei é…é…” iniziò col rispondere la bambina; poi, guardò Casim ed aggiunse domandandole: “Come è che ti chiami ?”. “Oh, io mi chiamo Casim” rispose Casim. “Casim ?! Ma che strano nome” disse stupito l’altro maschio. “Si chiama così mio nonno paterno, solo che lui ha una “s” in più” spiegò Casim. “Ma non avevi detto che la tua famiglia era morta in una tempesta di sabbia, subito dopo la tua nascita ?” chiese la bambina. “Oh…é….sì, è vero: è che a volte, tendo a dimenticare spontaneamente questo ricordo” rispose Casim. “Bè, visto che sei come noi, benvenuta nel gruppo: io mi chiamo Rasha, mentre loro sono Amira, Nabil e Raja” spiegò la bambina che l’aveva accompagnata lì. “Ehi, anche la mia tigre si chiama Raja, solo che è una femmina” disse Casim; i quattro la guardarono stranamente, quindi Casim si corresse dicendo: “Se avessi una tigre, la chiamerei Raja, perché mi piace come nome”. In quel momento, al gruppo si aggiunse un bambino: “Ehi, ma io ti conosco: sei il bambino di prima, al quale ho dato quella mela” disse Casim, guardandolo. “Lui è Izmael ed è il fratellino di Nabil” spiegò Rasha. “Ama andarsene in giro a rubare” disse Nabil, scompigliando i capelli di Izmael, mentre questi si stava mangiando una mela. “A me sembrava che avesse solo fame” disse Casim. “Sei stata bravissima a rubare da quello della frutta: di solito, lui ci sta molto attento al suo prezioso “tesoro” disse Amira. “Ehi, frena, frena, io non ho rubato un bel niente” disse Casim. “Invece sì: hai rubato una mela per Izmael” disse Raja. “Aveva fame ed ho voluto aiutarlo” disse Casim. “Bè, che tu lo voglia o no, quello era rubare e, credimi, te la sei cavata benissimo” disse Rasha. “Non ho mai rubato in vita mia e mai lo farò” replicò Casim. “Ci dici come sei sopravvissuta fino adesso, se non hai mai rubato nulla ?” domandò Nadil. “Emmm…le persone avevano pietà di me e, allora, mi davano qualche spicciolo” rispose fingendo Casim. “Ci insegni ad essere così compassionevole ?” chiese Raja. “Oh ok” rispose Casim, ma quando si voltò, davanti a lei comparve Iago, il quale replicò: “ Eccoti dove eri finita ! Non fare mai più una cosa del genere !”. “Che ci fa qua quel piccione ?” domandò Nadil; Iago volò di fronte a lui, replicando: “Ehi, fatti gli affari e, poi, non sono un piccione ma un pappagallo ! E poi sono qua, perché siamo venuti a riprendere quella peste”. “Siamo ?!” disse stupita Casim; Iago rivoltò davanti a lei, dicendole: “Casim, finalmente ti abbiamo ritrovata: non sai quanto siamo stati in pena e persino la scimmia si è sentita in colpa per quello che ha fatto”. “Iago non ora” disse Casim. “Casim, tu conosci questo piccione ?” chiese Rasha; Casim si voltò verso i ragazzini, rispondendo loro: “ Ma no, che dite ? Io non l’ho mai visto”. “Invece sì che mi ha già visto e ci conosciamo da quattro anni” disse Iago; poi, si rimise di fronte a Casim, praticamente tra lei ed i ragazzini, ed aggiunse dicendole: “ Cassy è meglio ritornare a palazzo, prima che le cose si complichino ancora di più e, credimi, chi è venuto con me, non è dell’umore giusto”. “Chi è che è venuto con te ?” domandò Casim, ma la risposta la ebbe quando i ragazzini incominciarono a tremare e Raja disse, tremando: “No…non può essere lui”. Casim si voltò, per vedere l’ultima persona che avrebbe voluto vedere in quel momento: suo nonno, vestito da Re dei Ladri; ovviamente i quattro ragazzini non sapevano che il Re dei Ladri era suo nonno, quindi si rivoltò verso di loro. “Avevo sentito che era ritornato ad Agrabah, ma pensavo fosse solo una voce” disse Nadil. “Ragazzi, andiamocene prima che ci faccia del male” disse Rasha ed i quattro corsero via, prima che Casim potesse fermarli. “No, ragazzi, voi non capite: lui è…”, ma ormai avevano già voltato l’angolo.

La bambina si rivoltò verso suo nonno, dicendogli: “Nonno, hai rovinato tutto: stava andando benissimo”. “Ehi, noi non abbiamo rovinato un bel niente ! Siamo qua per riportarti a casa !” disse Iago. “E se io non ci volessi ritornare a palazzo ?” disse Casim. “Allora, saranno guai per te” disse Cassim. “Sono scappata di casa di mia spontanea volontà: voglio farmi una vita e non di certo trascorrendola tra quelle quattro mura !” replicò Casim. “Casim, ti prego, ora non ritornare su questo discorso: mi avevi promesso che non saresti più uscita, invece lo hai fatto ! Mi hai disubbidito, piccola: avevo piena fiducia in te, invece mi hai spezzato il cuore” disse Cassim e Casim abbassò tristemente lo sguardo, ma poi lo rialzò, quando Cassim la prese sulla sua spalla, come se fosse stata un sacco di patate: “Mettimi giù ! Non voglio ritornare a palazzo !” replicò Casim, cercando di convincerlo a farla scendere. “Puoi continuare quanto vuoi, ma quando avrai smesso, saremo già a palazzo” disse Cassim, incamminandosi verso il palazzo, seguito da Iago che volava, il quale le disse: “Mi dispiace, principessa, ma queste sono le regole”; Casim lo guardò malamente, non dicendo nulla.

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Capitolo 3
*** Una vita fuori dal palazzo - Parte III ***


I quattro ragazzini, nascosti dietro ad un muro, avevano visto il Re dei Ladri portare via la loro amica: “Dobbiamo assolutamente andare a salvare Casim” disse Rasha. “E come ? Il Re dei Ladri ci farà fuori se lo intercetteremo” chiese Raja. “Semplice: gli impediremo di portare via la nostra amica; dopotutto, ora, Casim fa parte del gruppo, no ?” rispose Rasha e gli altri tre si guardarono preoccupati negli occhi.

Intanto, Cassim, con la nipotina sulla spalla e Iago che volava accanto a lui, continuava a camminare verso il palazzo, quando, qualcuno gli tese una corda: lui vi inciampò, non avendola vista e cadde a terra, facendo cadere anche Casim; la quale domandò: “Nonnino, stai bene ?”. “Oddio, non prevedo nulla di buono” disse Iago, guardandosi da tutte le parti, molto preoccupato, quando qualcuno lo prese, legandolo a testa in giù ad una trave in legno. Comparvero i quattro ragazzini: “Stai bene, Casim ?” le domandò Rasha. “Ragazzi, voi proprio non capite; il Re dei Ladri é…” iniziò col dire Casim, ma proprio in quel momento, Cassim si rialzò ma, prima che potesse rialzarsi del tutto, Nadil gli diede una bastonata in testa, facendogli perdere i sensi. “Su coraggio, andiamocene, intanto che è stordito” ed i quattro se ne andarono. Casim guardò tristemente suo nonno svenuto a terra: “Oh, nonnino, mi dispiace tanto”. “Casim…ci sarei anche io qua; dai su, vieni a liberare il tuo caro “zietto” Iago” disse Iago; Casim lo guardò, ma poi sentì Rasha che la chiamava: “Casim ! Avanti vieni !”. “Scusami Iago: dì al nonno, quando si risveglierà, che mi dispiace tanto” disse Casim e corse via, mentre Iago la richiamava: “Ehi, non ci si comporta così con la tua famiglia ! Questo vuol dire voltarci le spalle !”.

Casim arrivò dai suoi amici: “Ragazzi, siamo stati fantastici: con un solo colpo, abbiamo messo k.o. il Re dei Ladri” disse Nadil. “Se lo raccontiamo in giro, non ci crederà nessuno” disse Raja. Casim continuava a guardasi indietro, quindi Rasha le chiese: “Qualcosa non va ?”. “Credete che il Re dei Ladri stia bene ?” domandò preoccupata Casim. “Certo che se la caverà: non dimentichiamoci che è il Re dei Ladri” rispose Raja. “Però, vorrei andare a vedere se sta meglio” disse Casim. “Sei pazza ?! Ti voleva portare via e tu vuoi ritornare da lui ?!” disse stupito Nadil. “Perché ti preoccupi così tanto per il Re dei Ladri ? Non è che ci stai nascondendo qualcosa ?” chiese Rasha. “Non vi potrei mai nascondere qualcosa: siete i miei amici” rispose Casim, guardandoli. “Allora, non ti devi affatto preoccupare per il Re dei Ladri: finché ci saremo noi, lui non ti porterà mai via” disse Rasha, quando Izmael, il fratellino di Nadil, corse verso di loro, tenendo in mano un sacco di oggetti in oro, inseguito dalle guardie reali: “Oh oh” disse Casim, riconoscendo Razoul, il capo delle guardie, il quale replicò: “Vieni qui, piccolo ladruncolo !”. Izmael passò velocemente accanto a loro: “Andiamocene ragazzi, prima che quelli ci prendano” disse Rasha e tutti, Casim compresa che non voleva essere riconosciuta, corsero dietro ad Izmael.

I cinque ragazzini continuavano a correre, finché qualcuno non mise una mano sulla bocca a Casim, trascinandola dietro ad un muro; rimasero nascosti lì’, finché tutti non furono passati. Quindi Casim alzò lo sguardo, per vedere che era stato suo nonno a nasconderla; poi Cassim tolse la mano da sopra la bocca della nipotina, domandandole: “Stai bene, piccola ?”. “Io sì, ma tu ?” chiese Casim. “Io sto sempre bene; ora, però, sarà meglio che ritorniamo a palazzo, prima che Razoul ci veda” rispose Cassim e si incamminò, seguito da Casim e Iago, il quale replicò, mentre si guardava il piumaggio: “Guarda qua; guarda le mie meravigliose penne ! Mi ci vorrà un sacco di tempo per rimetterle tutte a posto”. “Mi dispiace” disse Casim, guardandolo. “Certo che dovrebbe dispiacerti: mi hanno legato come un salame e tu te ne stavi lì a guardare !” replicò Iago, mentre si rimetteva a posto le penne. “Non avevo altra scelta” disse Casim, riguardando avanti. “Potevi semplicemente raccontare loro la verità” disse Iago. “Non avrebbero dato una bastonata in testa al nonno, se avessi raccontato loro la verità, non credi ?” disse Casim. “E non avrebbero legato me a testa in giù, per poi portarti via in chissà quale parte” aggiunse replicando Iago. “Iago, ora basta; ormai é già successo” disse Cassim. “Credo che le mie penne ne risentiranno per un po’” disse Iago ed arrivarono al palazzo, ma a Casim le aspettò una bella ramanzina da parte dei genitori, i quali la mandarono immediatamente nella sua camera da letto; era sull’enorme balcone a guardare pensierosa la città di Agrabah, quando accanto a lei, arrivò Cassim, il quale le domandò: “Come va ?”.

Casim sospirò, per poi rispondere: “Potrebbe andare meglio”. “Senti, mi dispiace se prima non ti ho difesa, ma i tuoi genitori avevano tutte le ragioni per essere arrabbiati” disse Cassim. “No, hanno fatto bene: dopotutto, sono uscita dal palazzo, contro il loro volere e merito qualunque punizione vogliano darmi” disse Casim, voltandosi; poi guardò Cassim, chiedendogli: “Come va la testa ?”. “Tutto bene; mi sono battuto con avversari ben più peggiori dei tuoi amici” rispose Cassim, guardandola. “Ho mentito, per sembrare chi non ero, solo per farmi degli amici e cosa ho risolto ? Che i miei nuovi amici, credendo che tu mi stessi rapendo, ti hanno dato una bastonata in testa. Scusami, nonno” spiegò Casim. “Non devi affatto scusarti per questo; tu sei esattamente come me: anche io, prima che tu nascessi, ero sempre in giro, non piacendo stare per troppo tempo in un posto. Però, ti devi scusare per quello che hai detto: praticamente hai rinnegato la tua stessa famiglia e questo ci dispiace molto” spiegò Cassim, abbassandosi e mettendole una mano sulla spalla. “Pensavo che, se avessi detto che ero la nipote del sultano, poi loro non mi avrebbero accettata come loro amica” disse Casim. “Anche tuo padre si finse qualcun altro, per conquistare tua madre: non commettere il suo stesso errore” spiegò Cassim, rimettendosi eretto; Casim lo guardò stranamente: lei, in realtà, non sapeva che suo padre, in passato, era stato uno straccione. “Però, ora mamma e papà stanno insieme; cosa significa quello che mi hai detto ?” domandò Casim. “Te lo spiegherò un’altra volta; ora, perché non rientriamo e sentiamo cosa hanno da dirti i tuoi genitori ?” rispose Cassim e, dopo averle messo un braccio intorno al collo, rientrarono all’interno. Camminarono per un lungo corridoio, ma quando arrivarono alla Sala del Trono, si fermarono dietro una colonna, perché davanti a loro, videro Razoul e le guardie, con quattro bambini: gli amici di Casim; la bambina e Cassim si guardarono in modo preoccupato. Come mai gli amici di Casim sono al Palazzo ? Come andrà a finire ?

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Capitolo 4
*** Un'amicizia da riconquistare - Parte I ***


Casim e Cassim si guardarono preoccupati; poi rivoltarono lo sguardo, quando Razoul disse: “Vostra altezza, vi ho portato questi ladruncoli” e li spinse avanti. “Ehi, vacci piano” disse Nadil. “Oh cavolo sono i miei amici” disse sottovoce Casim. “Meglio se prima ascoltiamo del perché sono qua: mai prendere decisioni affrettate” propose Cassim. “Razoul, vorresti spiegarmi del perché hai catturato questi ragazzini ?” domandò il sultano, mentre se ne stava seduto sul suo trono. “Vostra altezza, i suddetti ragazzini, stavano rubando alcuni dei vostri preziosi antefatti giù al mercato; ma io, fortunatamente, sono riuscito a catturarli e portarli qua” spiegò Razoul. “Noi stavamo solo cercando la nostra amica” disse Rasha. “Tutte scuse, per non ammettere le loro vere intenzioni” disse Razoul. “Quanto lo odio” disse a bassa voce Casim. “Già, lo odi così tanto, che anche quando eri più piccola, gli facevi tutti i dispetti più impensabili: pensa che, una volta, gli hai gettato addosso della sabbia mescolata a del miele” spiegò ridendo Cassim ed anche Casim rise; poi quando smisero, Casim disse: “Però se lo era meritato e, poi, anche papà lo odia” e riguardarono avanti. “Se davvero è la verità ciò che dite Razoul, allora dovrei rinchiudere questi ragazzini nelle segrete” disse il sultano. “No” disse Casim; poi, guardò Cassim, ed aggiunse dicendogli: “Nonno, dobbiamo fare qualcosa o i miei amici finiranno incatenati”. “Calma e sangue freddo, piccola: vedrai che le cose si sistemeranno” disse Cassim, stringendola a se. “Non ho altra scelta: rinchiudete questi ragazzini nelle segrete” disse il sultano. “Oppure no” disse Cassim. “Con molto piacere, vostra altezza” disse sorridendo Razoul e, stava per portare via i quattro, quando Casim, si mise tra loro ed il sultano.

“Principessa Casim” disse Razoul. “Principessa ?!” dissero insieme e stupiti i quattro ragazzini; Casim si voltò verso di loro, spiegando: “Sì, sono la nipote del sultano; non vi ho detto chi ero veramente, perché avevo paura che poi voi non mi avreste considerata una vostra amica e non avrei mai pensato che si sarebbe arrivati a questo”. “Nipote mia, conosci questi ragazzini ?” chiese il sultano; Casim lo guardò, rispondendo: “Certo nonno: li ho conosciuti, quando sono fuggita da qua, ma credimi, non sono pericolosi”. “A parte il fatto che mi hanno legato come un salame” aggiunse dicendo Iago, volando nella sala insieme ad Abu, il quale si andò a mettere sulla spalla di Casim. “Ehi, è il piccione” disse Nadil. “Quando lo vuoi capire che sono un pappagallo ?! Sono solo impaperato con i piccioni !” replicò Iago. “Nonno, ti prego, non rinchiuderli nelle segrete: loro sono i miei amici e mi hanno aiutata mentre ero per le vie del mercato. Non meritano di essere incatenati, solo per aver rubato due cosette” disse Casim. “Non erano due cosette, vostra altezza, ma dei cimeli molto preziosi” replicò Razoul. “Scommetto che il venditore non si è accorto di nulla” disse Casim, guardandolo; Razoul la guardò a sua volta, dicendo: “ Però me ne sono accorto io e ciò che hanno fatto non è stato corretto” e, riguardando il sultano, aggiunse dicendo: “Vostra altezza, deve giudicarli per ciò che hanno commesso”. “Mi stavano solo cercando: non mi sembra un reato” disse Casim ed Abu annuì. “Io…io…” disse indeciso il sultano. “Nonno, loro non hanno nessuna colpa: se ora si trovano qua e stanno per essere giudicati per una sciocchezza, è solo per colpa mia. Ti prego, ripensaci”. Il sultano la guardò; poi guardò i quattro ragazzini; infine si alzò dal trono e disse: “Ci penserò su: intanto, Razoul sorveglierà i quattro ragazzi” e se ne andò in un’altra stanza accanto.

Casim guardò Cassim, il quale se ne stava dietro alla colonna, ma poi guardò i quattro: “Perché non ci hai detto nulla ?” domandò Rasha. “Ve l’ho detto il perché: non volevo che, poi, non mi consideraste vostra amica” rispose Casim. “Ah, se posso interrompere questa amabile conversazione tra amici, io consiglierei di dire loro anche quell’altra cosa” disse Iago, mettendosi sulla spalla di Casim, facendo cadere a terra Abu, il quale incrociò le braccia. “Quale altra cosa ?” chiese Casim, guardandolo. “Quella relativa alla botta in testa, ad un certo membro della famiglia” rispose Iago; Casim riguardò gli amici, quando Nadil stupito disse: “Non mi dire che il Re dei Ladri non ti stava rapendo ?!”. “Non proprio rapendo, ma diciamo che mi stava riportando qua a palazzo” rispose Casim e, guardò lateralmente; anche gli altri voltarono lo sguardo, per vedere Cassim camminare verso di loro. “Oh cavolo; lo sapevo che non lo dovevamo intercettare” disse Nadil. “Ci scusi, signor Re dei Ladri: non volevamo darle quella bastonata in testa e, poi, è stato Nadil” disse Raja, inginocchiandosi. “Raja, per favore” disse Amira e, mentre Raja si rialzava, Cassim disse: “Non vi preoccupate, ragazzi: io sto bene e, poi non potevate sapere che mi stavo portando via la mia stessa nipotina”. “Io cercavo di dirvi che il Re dei Ladri era mio nonno, ma voi non mi facevate parlare” disse Casim. “E scusaci piccione, se ti abbiamo legato a testa in giù, ma era per far scappare Casim” disse Nadil. “Quando non mi chiamerai più piccione, accetterò le vostre scuse” disse Iago. “Iago” dissero insieme Casim e Cassim. “Oh e va bene: mi scuso; dopotutto, sono stato solo a testa in giù” disse Iago.

In quel momento, il sultano ritornò; tutti porsero l’attenzione su di lui: “Ebbene, cosa ha deciso, vostra altezza ?” domandò Razoul. “Ho riflettuto bene per la sorte di questi quattro ragazzini, soprattutto dopo le parole di mia nipote; ho deciso di risparmiare loro le segrete: saranno liberi, ma visto ciò che hanno rubato, non dovranno più avvicinarsi al palazzo” spiegò il sultano. Casim li guardò, mentre Razoul toglieva loro le manette, con un’espressione poco contenta, perché i quattro non erano stati rinchiusi; poi replicò: “E ora sparite da qua, ladruncoli”. I quattro guardarono malamente Casim e poi, se ne andarono verso l’uscita; Casim guardò suo nonno il quale le fece cenno di seguirli e, quindi, dopo che Iago se ne volò via dalla spalla, rimanendo a mezz’aria ed accanto a Cassim, corse dietro agli amici, raggiungendoli all’entrata del palazzo: “Che altro vuoi ? Non ci hai già detto abbastanza bugie ?” replicò chiedendo Rasha. “Mi dispiace, d’accordo ? Dovevo dirvi subito la verità, ma non sto qua a ripetervi del perché vi ho mentito” rispose Casim. “Almeno potevi dirci che il Re dei Ladri era tuo nonno” disse Nadil. “Nonno paterno” precisò Casim. “Bè, quello che è; almeno, se ce lo dicevi, evitavo di dargli una bastonata in testa” disse Nadil. “Spero che, anche se è successo tutto questo pasticcio, siamo ancora amici” disse Casim. “Non ne sono più tanto sicura” disse Rasha e, voltandosi, i quattro se ne andarono; Casim li guardò tristemente: ora aveva perso anche gli unici quattro amici che si era appena fatta e, tutto a colpa perché non era stata lei stessa.

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Capitolo 5
*** Un'amicizia da riconquistare - Parte II ***


Venne sera; per punizione, Aladdin e Jasmine, più Aladdin di Jasmine, avevano mandato la figlia a letto senza cena, almeno per quella sera e, ora, Casim si trovava seduta a gambe incrociate sul letto in camera sua, insieme ad Iago, che si stava mangiando dell’uva, disteso sul suo trespolo, Tappeto che giocava con Genio a scacchi ed Abu che anche lui, come Iago, si stava mangiando della frutta. Dopo aver visto che Casim era triste, i suoi “zii” avevano deciso di farle compagnia; la bambina era molto triste, soprattutto dopo che Rasha le aveva detto quella frase – Flashback : “ Spero che, anche se è successo tutto questo pasticcio, siamo ancora amici” disse Casim. “Non ne sono più tanto sicura” disse Rasha – Fine Flashback. “Il nonno aveva ragione: ho rinnegato la mia famiglia, nel mentire ai miei amici” disse Casim. “E’ vero; ti sei comportata in modo molto sbagliato nei nostri confronti” disse Iago e si mangiò un altro grappolo di uva, ma cadde dal trespolo, quando Abu gli lanciò addosso un candelabro.

Casim sorrise: i suoi “zii” riuscivano sempre a tirarla su di morale; poi disse: “Forse sarei dovuta nascere stracciona: almeno, ora, Rasha e gli altri non mi odierebbero”. “Alt, fermi tutti” disse Genio. “E chi si è mosso” disse Iago dal pavimento. Genio volò di fronte a Casim, facendo comparire un telo, mentre accanto a lei fece comparire un proiettore di vecchie bobine da cinema, il quale proiettò, sul telo, dalla nascita di Casim, fino a quel momento e, mentre le immagini scorrevano, Genio le indicava e spiegava con una lunga asta: “Da notare di come mamma, papà e nonni al seguito, siano contenti della tua nascita; successivamente sottolineerei anche la prima parola che hai pronunciato all’età di quasi due anni” e, sul telo, Casim poté vedere lei più piccola, sulle ginocchia di Cassim, dicendogli “Nonno”, ovvero la sua prima parola; Casim sorrise, soprattutto quando Cassim prese in braccio la nipotina, dicendole: “La mia piccolina; sai, mi sono perso l’infanzia del tuo papà, ma con te voglio essere un bravo nonno. Io ci sarò sempre per te”. “Non sapevo che fosse un film sonoro” disse Iago. “Prego osservare le immagini successive, dove la nostra Cassy compie i suoi primi passi, cadendo poi, involontariamente, su un pappagallo di nostra conoscenza” continuò Genio. “Siamo sicuri che fosse involontariamente ?” domandò Iago, andando di fianco ad Abu. “Ecco qua, invece, mentre Cassy, insieme al pappagallo ed alla scimmia, compie scherzi di ogni genere, a Razoul o, involontariamente, ad altri membri della famiglia” spiegò Genio. “Ecco, ora la parola “involontariamente” è corretta da usare” disse Iago. “Non avevo mica fatto apposta, ad incollare il mantello del nonno: lui è arrivato, proprio nel momento sbagliato” disse Casim. “E, per finire, faccio notare di come giusto oggi, la protagonista dei nostri filmati abbia mentito ai suoi amici, dicendo che la sua famiglia era morta in una forte tempesta di sabbia” finì col dire Genio e, nel filmato, si vedeva Casim parlare con i quattro ragazzini: “Ed i tuoi genitori ? Non hai una famiglia ?” chiese Rasha. “No: i miei genitori sono morti uccisi da una tempesta di sabbia, dopo la mia nascita e, così, sono stata cresciuta da quello che vende il pesce” spiegò fingendo Casim e Genio fece sparire il tutto. “Perché mi hai fatto vedere tutto questo ?” chiese Casim, guardando Genio il quale, guardandola a sua volta, le rispose dicendo: “Per farti capire, che tutti noi ti vogliamo bene; invece tu, ci hai completamente voltato le spalle, come se non fossero mai esistiti” e, si fece piccolo, piccolo, finché non sparì con un “poff”. “Sì, sì, ho capito di aver sbagliato ma, è appunto per questo che, ora, voglio rimediare” disse Casim. “Ehi, svegliati; come farai a rimediare, con tutte le bugie che hai detto ai tuoi amici ?” domandò Iago; Casim lo guardò, rispondendogli: “Sono pur sempre i miei amici: vedrai che capiranno e, poi, sono in debito con me”. “Se per non averli fatti rinchiudere per sempre nelle segrete del palazzo, allora non lo chiamerei tanto debito, visto che loro, prima, avevano salvato, in un certo senso, la vita a te, bastonando in testa tuo nonno” spiegò Iago, ma il suo becco venne tappato da una corda, fatta comparire dal Genio. “Non voglio continuare a vivere nel rimorso: devo riconquistare la loro amicizia e lo farò stanotte” disse Casim e, scese dal letto, ma davanti a lei comparì Genio, il quale disse: “ In quale tuo zio e baby sitter, ti consiglio di pensarci bene, prima di uscire nuovamente dal palazzo: vorrei ricordarti che i tuoi genitori sono ancora molto arrabbiati con te”. “Lo so, ed è per questo motivo che, oltre a voi, con me verrà anche qualcun altro” disse Casim. “Sei sotto punizione: io non rischierei così tanto, per quattro ragazzini che vivono per strada” disse Iago, togliendosi la corda dal becco. “Quei quattro ragazzini mi hanno fatto capire che si può vivere la propria vita anche con poco a disposizione” disse Casim. “E, tanto per curiosità, chi sarebbe quest’altra persona che dovrebbe venire con noi ?” chiese Iago e Casim sorrise maliziosamente.

Poco dopo… “No, scordatelo !” replicò Cassim. “Oh, avanti nonnino, che cosa ti costa ? E, poi, se verrai con noi, mamma e papà non potranno arrabbiarsi, perché sono sorvegliata da un altro membro della famiglia” spiegò Casim. “Sai che non dovresti uscire: sei sotto punizione” disse Cassim. “Questo le è già stato detto” disse Iago. “Anche papà è dovuto uscire dal suo palazzo, per venire qua ed incontrare la mamma; tutti escono di tanto in tanto” disse Casim. “Però non escono contro il volere dei suoi genitori” disse Iago, ma venne rinchiuso da Genio, che si era trasformato in una gabbia a cupola, il quale disse: “Lo vedi che anche tu sei imprigionato ?”. “Non ti è bastato ciò che ti hanno detto tua madre e tuo padre ?” domandò Cassim. “Sono disposta anche a rimanere in punizione per un intero mese, pur di rimediare al danno fatto” rispose Casim. “Non lo so, piccola: lo sai che là fuori, non sei protetta come qua dentro” disse Cassim, mettendole una mano sotto il mento. “Ed è appunto per questo, che voglio che anche tu venga con noi: io, con te, mi sento al sicuro più con chiunque altro” spiegò Casim. “Grazie per la fiducia” disse sarcasticamente Iago; Genio si ritrasformò in se stesso, tenendo in mano il pappagallo. Ci fu silenzio; poi Cassim sorridendo disse: “ Va bene; ci sto: verrò con voi, anche perché incominciavo ad annoiarmi”. “Benissimo; allora, andiamo” disse Casim e, dopo essersi messa due dita nella bocca, fischiò: Tappeto arrivò subito accanto a lei; la bambina ci saltò sopra, quando Cassim la fermò, chiedendole: “Dove credi di andare ?”. “Bè…dai miei amici ed anche tu vieni con noi, no ?” rispose Casim. “Non ho la memoria corta, piccola, se è quello a cui pensi, ma ti ci vuole un travestimento” spiegò Cassim, mentre andava verso un armadio. Casim scese da Tappeto e stupita disse: “Un travestimento ?”. “Certo; dopo la tua scappatella di stamattina, chiunque ti riconoscerebbe” disse Cassim, guardandola. “E per non parlare delle guardie che gironzolano sempre di notte” aggiunse dicendo Iago. “Iago ha ragione ed è per questo che ti metterai questo” disse Cassim, mostrandole un vestito. Poco dopo, nonno e nipote si trovavano davanti ad uno specchio e Casim era vestita esattamente come suo nonno, ovvero da Re dei Ladri: “Uao, mi piace un sacco questo vestito ! Ora sembro proprio il Re del Ladri” disse entusiasta Casim; poi, guardò Cassim accanto a se ed aggiunse dicendogli: “Grazie, nonnino”. “Figurati, piccola e, poi, sei la mia adorata nipotina: per me questo è il minimo” disse Cassim. “Ok ora siamo veramente pronti per andare” disse Casim.

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Capitolo 6
*** Un'amicizia da riconquistare - Parte III ***


Nello stesso momento, in una casa come quella che aveva Aladdin quando era ancora uno straccione… “Ancora non ci credo che Casim ci abbia mentito e noi, stupidi, che credevano fosse veramente una stracciona !” replicò Rasha. “E’ vero, ci ha mentito, ma ci ha spiegato il motivo e, per ciò, non credete che siamo stati un po’ troppo cattivi con lei ?” domandò Raja. “Poteva raccontarci la verità, invece ha preferito fingersi qualcun’altra, piuttosto che se stessa” rispose Rasha. “Ed è per questo che mi dispiace” disse, ad un certo punto, Casim comparendo alla finestra della casa, su Tappeto. “Uao, un tappeto magico” disse stupito Nadil; Tappeto entrò e Casim e Cassim scesero da esso, insieme ad Iago ed Abu.

“Che cosa ci sei venuta a fare qua ?” replicò chiedendo Rasha. “Sono venuta per scusarmi o le mie scuse non vi bastano ?” domandò Casim, andando di fronte a lei. “E ti ci voleva la tua famigliola, per fare delle scuse ?” chiese Rasha, guardando gli altri. “Obiezione vostro onore” disse Genio, comparendo improvvisamente tra Casim e Rasha e vestito da avvocato. “Ma è un genio; forte !” disse stupito Raja, rimanendo a bocca aperta. “La mia cliente è del tutto innocente: lei è sincera fino in fondo, quindi chiedo l’annullamento del processo”  finì col dire Genio. “Genio, grazie, ma posso cavarmela anche da sola” disse Casim e Genio ritornò normale; quindi, Casim aggiunse spiegando: “ Non sarei venuta a quest’ora, se non terrei alla nostra amicizia, no ? Ho sbagliato nel mentirvi, ma vi ho spiegato le motivazioni, quindi, se vorrete perdonarmi, va bene se non volete, va bene lo stesso”. “Dico sei impazzita ?! Siamo venuti fuori a quest’ora, rischiando di essere beccati dalla guardie e tu dici che non te ne importa nulla se non ti perdoneranno ?!” replicò Iago. Casim voltò lo sguardo verso di loro, dicendo: “Sì e non voglio obbligarli” e rivoltò lo sguardo verso gli amici. “Davvero ci vuoi come tuoi amici ?” domandò Rasha. “Certo, anche perché voi mi avete fatto capire che anche il poco può essere molto importante. Mentendo, ho rinnegato la mia famiglia, ma io non riuscirei a vivere senza di loro: non esiste tesoro al mondo che possa sostituirli” spiegò Casim e Cassim sorrise.

I quattro ragazzini si guardarono; poi riguardarono Casim e Rasha le disse: “Saremmo degli stupidi se non ti perdonassimo”; Casim sorrise e, poi anche gli altri tre ragazzini si avvicinarono a loro. “Uao, questo tappeto è davvero magico” disse stupito Nadil, mentre guardava Tappeto, il quale lo guardava a sua volta. “Lui è Tappeto: vorresti farci un giro ?” chiese Casim. “Davvero posso ?” domandò stupito Nadil. “Certo, ma sta attento a non farti vedere dalle guardie o se no, scopriranno subito che sono uscita un’altra volta dal palazzo” spiegò Casim; Nadil, allora, saltò su Tappeto, il quale se ne volò fuori. “E tu, invece, sei davvero un genio ?” chiese Raja, guardando Genio, il quale si tolse la parte superiore della testa, come se fosse stata un cappello, per poi rimettersela e rispondendo: “Con tanto di cappello e, se non fossi un genio, non potrei fare questo” e si trasformò in una clessidra e, successivamente fece tantissime altre trasformazioni, mentre Nadil lo guardava incantato e rideva alle sue strambe trasformazioni. Amira guardò Iago ed Abu, dicendo: “Non ho mai visto degli animali così strani e da vicino”. “Ehi, ti sembro strano ? Io sono perfetto” replicò Iago.

Rasha, invece, andò da Casim e Cassim; guardò quest’ultimo, dicendogli: “Ci scusi ancora per quello che le abbiamo fatto, ma noi volevamo solo salvare sua nipote”. “Oh, non c’è nessun problema: si capita di sbagliare” disse Cassim. “E, per quanto riguarda te, Casim, scusaci se oggi pomeriggio non ti abbiamo ascoltata: è che pensavamo ci stessi dicendo altre bugie” disse Rasha. “Ehi, non ci pensare più, chiaro ? Ora siamo amiche, no ?” disse Casim e Rasha sorrise. Si fece tardi e Casim con gli altri, salutò i quattro ragazzini e se ne ritornò a palazzo; fortunatamente, erano tutti a letto e, quindi, Casim poté sgattaiolare in camera sua, dopo aver dato la buonanotte a suo nonno. Si infilò sotto le coperte, felice per aver trovato finalmente degli amici, mentre Iago dormiva disteso sul suo trespolo ed Abu dormiva appeso a testa in giù, attaccato al lampadario per la coda, ma nessuno si sarebbe mai immaginato che cosa avrebbero trovato al loro risveglio. Il mattino seguente, Casim si risvegliò più riposata del solito; sbadigliò; si stiracchiò e, poi scese da letto; si andò a lavare e poi si vestì, ma appena aprì la porta per uscire in corridoio, Iago le volò in faccia, dicendo: “E’ una tragedia ! Una grandissima tragedia !”. “Iago che cosa è che è una tragedia ?” domandò Casim, ancora un po’ assonnata. “Non posso spiegartelo: te lo faccio vedere” rispose Iago e la ritrascinò all’interno della camera da letto e, appena arrivarono sul balcone, Casim rimase a bocca aperta quando vide ciò che le si presentò davanti a se: Agrabah, con tante crepe nel terreno, segno che non era più presente neanche una goccia d’acqua. Cosa sarà successo all’acqua ? Dove sarà finita ?

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Capitolo 7
*** Alla ricerca dell'acqua - Parte I ***


Casim non poteva credere a ciò che vedeva davanti ai suoi occhi: il terreno di tutta Agrabah era completamente pieno di crepe ed il fiume in lontananza era vuoto: non vi era neanche una goccia d’acqua. Si sentivano le lamentele dei paesani, che tiravano su i secchi dai pozzi, pieni di fango: “Dobbiamo andare ad avvertire gli altri” disse Casim ed uscì velocemente dalla camera da letto. “Ehi, aspettami” disse Iago e le volò dietro. La bambina correva a più non posso, quando arrivò nella Sala del Trono, dove trovò tutti i componenti della famiglia che si trovavano davanti ad un enorme ventilatore, che poi era Genio trasformato. Iago le andò a sbattere contro la schiena, visto che volava molto velocemente; poi, si mise sulla sua spalla.

Casim camminò verso i familiari, sedendosi tra suo padre e suo nonno paterno: “Avete visto cosa è successo qua fuori ?” domandò Casim. “Certo, ma intanto godiamoci questo bel venticello” rispose Aladdin. “Ma non pensate ai miei amici qua fuori ? Forse è meglio se vado a vedere come stanno” disse Casim e si alzò in piedi, ma Aladdin la fece risedere, dicendole: “Tu non vai da nessuna parte: rimani qua al fresco”. “Ma papà, i miei amici non sono al fresco” disse Casim. “Ci sarebbero, se il sultano li avesse messi nelle segrete” disse Iago, mentre stava schiena contro schiena con Abu, il quale annuì con la testa. “Non siete divertenti” disse Casim, guardandoli, ma guardò suo padre, quando questi le disse: “Suvvia, tesoro, goditi questo momento di freschezza”. “Piuttosto che godermelo, preferisco andare a vedere come stanno i miei amici” disse Casim e si alzò, ma stavolta fu Cassim a farla risedere, il quale le disse: “Hai sentito cosa ha detto tuo padre ? Rimani qua al fresco”; Casim sbuffò, ma stavolta non obiettò, ma più i minuti passavano e più era preoccupata per i suoi amici; sapeva che la sua famiglia la teneva all’interno del palazzo, per la sua protezione, ma lei voleva vedere i suoi amici e li avrebbe visti con o senza il consenso della famiglia. Quindi si alzò in piedi e se ne andò: “Casim ! Casim, torna qua !” la richiamò Aladdin, ma la bambina, non ascoltando il padre, proseguì per la sua strada. “Casim, ascolta tuo padre e torna immediatamente qua !” la richiamò anche Cassim, ma niente da fare: la cocciuta bambina continuava per la sua strada. “Iago, valla a riprendere !” replicò Casim. “Vacci tu” disse Iago, ma dopo aver visto chi lo aveva detto, si corresse dicendo: “Vado subito !” e se ne volò velocemente dietro Casim, raggiungendola.

“Se sei venuto per fermarmi, sappilo che non torno da mamma e papà” disse Casim. “Ma fuori fa un caldo bestiale: molto meglio starsene rinchiusi dentro al fresco” disse Iago. “Devo uscire ed andare a prendere i miei amici: li porterò qua” disse Casim; Iago si fermò e stupito disse: “Portarli qua ?!” e raggiungendola nuovamente, continuò col dire: “Ma non puoi: il sultano non li vuole più da queste parti”. “Allora vorrà dire che convincerò il nonno, a farli entrare almeno per oggi” disse Casim, fermandosi. “Ma perché vuoi sempre fare tutto l’opposto che ti dice la tua famiglia ?” chiese Iago. “Perché loro vogliono sorvegliarmi 24 ore su 24 ed io non voglio” rispose Casim. “Ma sono la tua famiglia: è loro diritto e dovere non farti accadere nulla” disse Iago. “Lo so e li ringrazio per questo” disse Casim e, dopo essersi messa due dita nelle bocca, fischiò: Tappeto arrivò subito da loro. “Sei proprio sicura di uscire ?” domandò Iago. “Certo e, se riesco, scoprirò anche che fine ha fatto l’acqua” rispose Casim e, dopo essere salita su Tappeto, aggiunse chiedendogli: “Vuoi venire con me ?”. “Avrei da riportarti dalla tua famiglia, ma per un po’ credo che me ne starò lontano da tuo nonno paterno: ho ancora molta voglia di vivere” rispose Iago e, appena si mise sulla spalla di Casim, Tappeto partì a tutta velocità.

NOTE DELL'AUTRICE: capitolo ispirato all'episodio "Il popolo del fango" della prima serie di Aladdin

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Capitolo 8
*** Alla ricerca dell'acqua - Parte II ***


Dall’alto la città sembrava ancora più deserta; bè, era normale che fosse deserta, trovandosi in un deserto, ma si sentiva quanto l’acqua mancasse agli abitanti: “Guarda quanta desolazione: non avevo mai visto Agrabah in queste condizioni” disse tristemente Casim, mentre guardava verso il basso. “Sai cosa ci vorrebbe ? Una bella nevicata e passa tutto” disse Iago. “Iago, non scherzare; ora dobbiamo solo prendere i miei amici e portarli a palazzo” disse Casim, ma appena arrivarono alla “casa” dei quattro ragazzini, di loro non vi era traccia. “Che strano: non è da loro lasciare questo posto” disse Casim, scendendo da Tappeto. “Li conosci solo da un giorno e sai già così tante cose su di loro ? Mi spieghi come ci riesci ?” disse sarcasticamente Iago, mentre se ne stava sulla spalla della bambina. “Deve essere successo qualcosa: qui è tutto troppo silenzioso” disse Casim e, mentre camminava per la “casa”, Tappeto notò qualcosa in un angolo e, quindi cercò di farlo capire agli altri due. “Qui non c’è niente da vedere ed io non voglio annoiarmi di quanto non lo sia già” disse Iago. “Te ne rimanevi a palazzo ed evitavi di annoiarti” disse Casim. “Come ti ho detto, non volevo finire così presto la mia vita” disse Iago. “Ora non esagerare: il nonno è molto buono e non devi aver paura di lui” spiegò Casim. “Sì ma quando si arrabbia, diventa peggio di una belva” disse Iago, quando Tappeto andò davanti a loro, mostrando cosa aveva trovato; Casim prese in mano quell’oggetto, per poi dire: “ E’ il cappellino di Izmael”. “E chi diavolo è Izmael ?” domandò Iago. “E’ il fratellino di Nadil” rispose Casim. “E chi è, ora, questo Nadil ?” chiese Iago. “E’ uno dei miei amici; ma ora basta con le domande: dobbiamo andarli a cercare” rispose Casim e saltò su Tappeto. “Ma non faremmo prima a ritornare a palazzo e chiedere aiuto alla tua famiglia ?” chiese Iago, ma si dovette trattenere bene a Casim, perché Tappeto volò velocemente.

Sorvolarono sopra il fiume privo d’acqua: “Secondo te, dove saranno andati ?” domandò Casim, mentre guardava da tutte le parti. “Non lo so e non lo voglio neanche sapere; forse era meglio se me ne fossi rimasto a palazzo” rispose Iago, quando Tappeto andò verso il basso, fermandosi davanti ad un uomo con un carrettino: “Mi scusi signore, ha per caso visto cinque ragazzini ?” chiese Casim. “Mi pare di sì” rispose l’uomo, guardandola. “Grandioso; e saprebbe dirmi dove sono andati ?” domandò Casim. “Sì: sono andati in quella direzione, ma non credono siano mai tornati indietro ad Agrabah” rispose l’uomo, indicando davanti a se. “E come mai ?” chiese Casim. “Appena mi sono voltato per vedere se stavano proseguendo nella direzione giusta che avevo detto loro, erano spariti nel nulla” spiegò l’uomo. “Cassy, è meglio ritornare al palazzo: non mi sento più tanto sicuro” disse preoccupato Iago. “Grazie signore, è stato molto gentile” disse Casim e se ne volò via. “Mi raccomando, sta attenta” gli disse l’uomo; Iago si voltò indietro guardandolo, per poi dire: “La faccenda incomincia a piacermi sempre meno” e rivoltandosi avanti, aggiunse dicendo: “ Forse è veramente meglio ritornarcene a casa”. “Non prima di aver ritrovato i miei amici; e se fosse successo loro qualcosa di brutto ?” disse Casim. “Vorrà dire che ci penserà il corso della natura” disse Iago. “Iago !” replicò Casim. “Ehi, ci tengo alle mie penne, chiaro ? E non voglio rischiarle per cinque ragazzini che sono andati in cerca di avventure” disse Iago. “E, se magari, sono andati a cercare l’acqua ? Iago sei un genio” disse Casim. “Bè, sì, grazie, ma questo lo sapevo già” disse Iago, quando videro un’oasi; quindi vi atterrarono. “Acqua ! Cara e dolce acqua; quanto mi sei mancata” disse Iago e si tuffò nel laghetto.

“Ehi, allora l’acqua non è del tutto scomparsa; questo significa, che c’è ancora ed è solo intrappolata qua da qualche parte” disse Casim, guardandosi intorno. “E cosa ce ne importa ora ? Godiamoci questo rilassante momento” disse Iago, mentre se ne nuotava a dorso; Casim lo guardava sorridendo, quando le arrivò dell’acqua addosso: era Tappeto che si era tuffato. “Questo posto sembra il paradiso: è tutto quanto molto meraviglioso” disse Casim. “Perché non vieni a farti un bagno anche te ? L’acqua è stupenda ed anche molto fresca” propose Iago e Casim si tuffò, ma la loro quiete durò poco, perché ad un certo punto, al centro del laghetto, si creò un vortice, che trascinò l’acqua verso di sé. Casim voltò lo sguardo, per vedere un grosso vortice, che li stava trascinando sempre di più verso il buco; quindi, disse: “Iago, dobbiamo cercare di andarcene da qua” e nuotò nella direzione opposta, ma la corrente era troppo forte; Iago si accorse solo in quel momento ed anche lui nuotò nella direzione opposta. “Tappeto ! Aiutaci !” gridò Casim e Tappeto volò da loro, prendendo le mani di Casim, cercando di tirare fuori entrambi dall’acqua, visto che Iago si era aggrappato alla schiena della bambina; ma la corrente era troppo forte ed i due vennero risucchiati nel vortice, il quale fece anche sparire tutta l’oasi, della quale ne rimase solamente sabbia. Tappeto atterrò sulla sabbia e la scavò via, cercando di riaprire il buco, ma fu tutto inutile, quando all’improvviso, la terra tremò e tutte le palme adiacenti, sparirono sotto terra: preoccupato, Tappeto se ne volò via.

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Capitolo 9
*** Alla ricerca dell'acqua - Parte III ***


Nello stesso momento, anche ad Agrabah la terra tremò, ma durò pochissimo: “Stai bene Jasmine ?” domandò Aladdin. “Sì, sto bene” rispose Jasmine. “E’ strano: non c’era mai stato un terremoto simile” disse Aladdin; Genio si trasformò in una specie di scienziato, con camice bianco; barba e sopracciglia bianche ed accanto a lui comparì una lavagna, con un grafico a linea che andava su e giù; quindi spiegò con un accento tedesco: “Perché questo non essere stato terremoto, ma solamente un piccolo movimento sismico che essere avvenuto non molto distante da qua” e ritornò normale. “Ma dove si saranno cacciati Casim e Iago ? Giuro che se sono usciti, saranno guai per quella bambina” replicò Aladdin. “La colpa è mia figliolo: ho mandato io Iago a riprendere Casim e riportarla da noi, quando invece ci potevo andare benissimo anche io” disse Cassim. “No, papà, tu non centri; la colpa è solo mia: pensavo di essere un buon padre per Casim, ma a quanto pare quella bambina mi sfugge di mano ogni giorno che passa. Ma dopotutto, ha preso la mia e la tua vitalità e sapevamo che non avremmo potuto rinchiuderla qua dentro, ancora per molto” spiegò Aladdin. “Oh, Aladdin, non dire così: Casim ti vuole molto bene e tu sei un buon padre per lei; vedrai che capirà” disse sorridendo Jasmine; anche Aladdin sorrise, quando, in quel momento, arrivò velocemente Tappeto. “Tappeto, che cosa c’è ?” chiese Aladdin e Tappeto iniziò a mimare tutto ciò che era successo; Genio si avvicinò, cercando di capire.

“Va con più calma, non riusciamo a capirti” disse Aladdin; Genio fece comparire un lettino, sul quale vi mise Tappeto, ed una macchina, dalla quale prese dei fili, che attaccò a Tappeto e, sulla macchina comparirono tante onde, che però erano piatte; quindi Genio disse: “Queste onde celebrali non funzionano”. “Perché Tappeto non ha un cervello” disse Aladdin e Genio fece sparire tutto; Tappeto riprese a mimare ed Aladdin disse: “Ok…ok…ci sono…allora sono in due; due di statura bassa”; Tappeto annuì; poi continuò. “ Volare….stavate volando…poi siete atterrati in un’oasi…acqua…c’era tanta acqua” disse Aladdin. “Un oceano” disse Genio e si trasformò in un comandante della marina. “Genio !” replicarono gli altri e Genio ritornò normale; quindi, riguardarono Tappeto, che continuava a mimare: “ Poi l’acqua è sparita….tutto è sparito e la terra ha tremato” disse Aladdin e Tappeto smise di mimare. “Allora quel terremoto era perché l’oasi era sparita” disse Cassim. “Ma chi è che è sparito, oltre all’oasi ? Chi stava nuotando in quell’acqua ?” domandò Jasmine. “Tappeto ha mimato due di bassa statura” rispose Aladdin. “Ma c’è un sacco di gente di bassa statura” disse Cassim. “Sì ma questi…” iniziò a dire Aladdin e riguardò Tappeto, il quale mimò come erano i due e, quando ebbe finito, Aladdin rimase senza parole. “Aladdin, chi sono ?” chiese Jasmine. “Casim e Iago” rispose Aladdin ed anche gli altri rimasero senza parole. “No, non la nostra bambina” disse Jasmine, non volendo crederci. “Tappeto, portaci subito da loro !” disse Aladdin e tutti, tranne Genio che li seguì volando, salirono su Tappeto, il quale se ne volò fuori.

Tappeto li condusse dove prima vi era l’oasi e, ora, a causa del terremoto successivo, si era creata una voragine; vi entrarono: “Se Casim e Iago sono stati risucchiati, allora devono trovarsi da queste parti” disse Aladdin. “Spero che non sia successo loro qualcosa di brutto” disse preoccupata Jasmine. “Se dovesse essere successo qualcosa a Casim, non potrei mai perdonarmelo: non voglio perderla” disse Cassim. “Pure per me: anche se quella bambina si caccia sempre nei guai, è pur sempre mia figlia e le voglio molto bene” disse Aladdin quando, all’improvviso, qualcosa prese la parte finale di Tappeto e, chi vi era sopra, precipitò verso il basso, ma fortunatamente, caddero sopra Genio che si era trasformato in un grosso materasso. “Grazie Genio” disse Aladdin, mentre aiutava Jasmine a scendere e, dopo che fu sceso anche Cassim, visto che Abu si trovava sulla spalla di Aladdin, Genio ritornò normale, dicendo: “ Di niente, Al”. Tappeto volò da loro e Aladdin disse: “Chissà cosa sarà successo ?”; Abu si guardò intorno, quando i suoi occhi luccicarono nel vedere tantissimi ed altissimi cristalli; quindi, velocemente scese dalla spalla di Aladdin, andando da essi, ma prima che potesse toccarli, Aladdin replicò: “Abu ! Non toccare nulla: non vorrei che si ripetesse la stessa cosa, come quando eravamo nella Caverna delle Meraviglie” ed Abu, imbronciò lo sguardo ed incrociò le braccia. “Stupefacenti ! Chi vive qua sotto, deve essere molto ricco” disse Cassim sorridendo, mentre si vedeva riflesso in uno di quei cristalli. “O potrebbe anche aver catturato Casim e Iago; forza, sarà meglio che ci incamminiamo e ritroviamo quei due, prima che sia troppo tardi” disse Aladdin, passando accanto al padre il quale lo seguì, insieme a Jasmine, Genio, Tappeto e, a chiudere la fila, Abu; ma il gruppo non sapeva di essere osservato e seguito da qualcuno.

Mentre camminavano, lasciarono dietro di se gli enormi cristalli, per poi arrivare a dei funghi altrettanto enormi, ma con una caratteristica: sotto il loro “cappello” vi era della luce. “Luce nei funghi ?! Ora sì che le ho viste proprio tutte….o quasi” disse Cassim. Genio si trasformò in un venditore di case: “No, no, no, questi qua non hanno proprio gusto nel scegliere gli accessori per la casa” e ritornando normale, seguì gli altri, ma all’improvviso, qualcuno comparì dietro di loro e, uno dei due, fece cadere qualcosa sopra Abu, il quale si spaventò e velocemente se ne corse sulla testa di Aladdin, tremando. “Abu ma cosa ti prende ?” chiese Aladdin, quando sentirono dei versi; si voltarono, per vedere due esseri completamente ricoperti di fango. “Ritiro quello che ho detto prima: non è vero che le ho viste proprio tutte” disse Cassim. “Via !” gridò Aladdin e rivoltandosi, incominciarono a correre; Tappeto andò sotto di loro, accelerando la fuga, ma anche i due fatti di fango erano molto veloci nell’inseguirli. Cassim voltò lo sguardo, dicendo: “Ci stanno per raggiungere”; poi, guardando Aladdin, aggiunse domandando: “Non c’è un modo, per far andare più veloce questo scendiletto ?”. “Genio, dacci una mano tu” disse Aladdin. Genio si trasformò in un mini Jet e, mettendosi sotto Tappeto, disse: “Si prega i gentili passeggeri di tenersi ben stretti alle cinture” e, dopo che le cinture furono comparse per Aladdin, Jasmine e Cassim, Genio partì a tutta velocità, incenerendo con i suoi raggi posteriori, i due fatti di fango.

Aladdin voltò lo sguardo, dicendo: “Li abbiamo seminati”. “Allora, faremmo meglio a rallentare, se non vogliamo andare a sbattere” disse Cassim. Aladdin rivoltò lo sguardo in avanti, per vedere davanti a loro un’enorme castello: “Genio, frena !” gridò Aladdin. Genio – Jet spense i motori posteriori, ma non fu sufficiente, perché andavano, lo stesso, ancora molto veloce; quindi, attivò anche due paracadute e, fortunatamente riuscirono a fermarsi, proprio a pochi centimetri dal castello; Genio – Jet atterrò a terra, dicendo: “Spero che i gentili passeggeri abbiano fatto un buon viaggio. Vi auguro una piacevole permanenza nel sottosuolo” e dopo che furono tutti scesi, ritornò normale. Cassim alzò lo sguardo, fino alla cima del castello, dicendo: “ Qui di sicuro non ci vive qualcuno di bassa statura”. “Bè, proviamo a bussare: magari, chi vive qua, è gentile da dirci dove si sono cacciati Casim e Iago” propose Aladdin. “Non ne sarei tanto sicuro” disse Cassim. “Papà, al momento è l’unica cosa che possiamo fare: non mi sembra di vedere altre soluzioni” disse Aladdin, guardandolo. “Diventerò sicuro, solamente se davanti a noi comparirà uno della nostra statura, il che mi sembra quasi impossibile” disse Cassim. Genio si trasformò in un grosso martello e bussò alla porta: tutto tremò. “Genio, era proprio necessario così forte ?” chiese Aladdin, tappandosi le orecchie, come gli altri. “Così, chi è dentro, sente che qualcuno ha bussato” rispose Genio, ritornando normale; quando si sentì la terra tremare; le porte si aprirono e davanti a loro comparì un enorme essere fatto tutto di fango. “Come non detto” disse Cassim.

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Capitolo 10
*** Alla ricerca dell'acqua - Parte IV ***


“Ebbene, che cosa volete, tanto che mi avete scomodato da letto ?” replicò domandando l’enorme creatura di fango. “Ecco…noi…noi…eravamo qua per caso e stavamo giusto per andarcene” rispose titubante Aladdin e si voltò, ma Cassim, mettendogli le mani sulle spalle, lo fece rivoltare, replicando: “Non ce ne andremo, prima di aver ripreso Casim”. “Ma magari non sa nemmeno dove si trovi” disse Aladdin. “Non me ne vado senza la mia nipotina….ed il tacchino” replicò Cassim. Aladdin si schiarì la voce e disse: “Fateci passare ! Dobbiamo controllare una cosa”; l’enorme creatura abbassò lo sguardo, facendo indietreggiare il gruppetto; quindi, chiese: “Come mai così tanta fretta ? E poi a me non piace chi spia in casa mia”. “Lasciaci passare e non ti creeremo fastidio !” replicò Cassim, andando davanti al figlio; l’enorme creatura rise, per poi dire: “Siete proprio dei tipi ridicoli” e, toccò Cassim, sporcandolo tutto di fango; poi, si rimise in posizione eretta e continuò col dire: “ Comunque, non potete entrare, se non avete una valida spiegazione” e dietro il gruppo, comparirono tante altre creature del fango, molto più piccole rispetto a quello che stava nel castello e tutte una accanto all’altra. “La spiegazione ce l’abbiamo ed é….” Iniziò a dire Genio e, dopo essersi trasformato con giacca e cravatta, continuò col dire: “Venditori di aspirapolvere” e nella sua mano destra comparì un aspirapolvere; gli altri si guardarono in modo preoccupato e stupito. “Il nostro motto è: “ Pulisci e lascia pulire” disse Genio e, mettendosi accanto a Cassim, con l’aspirapolvere, gli aspirò via tutto il fango che aveva addosso; quindi continuò con la spiegazione: “ E’ utile su tutte le superfici, soprattutto se esse sono fangose” e, andando dalle guardie di fango, ne aspirò qualcuna e, mentre svolgeva questa funzione, faceva cenno ad Aladdin e gli altri di scappare via, ma il gigante di fango riuscì a prenderli tutti e Genio, tornando normale, disse: “Non le piace il prezzo, vero ?”. “No, ma mi piacerebbe molto avere voi per pranzo” disse il gigante di fango e, appena rientrò nel castello, il grosso portone si chiuse, prima che Tappeto potesse seguirli.

“Ora sì che odio rigorosamente il fango” disse Cassim. “Dobbiamo trovare un modo per andarcene, prima che ci mangi” disse Aladdin. “Scusa se te lo dico figliolo, ma fino a pochi minuti fa, sei stato proprio tu a dire che non avevamo altre soluzioni, se non quella di entrare in questo castello; bè, ora ci siamo e stiamo per finire nella pancia di questo gigante di fango” replicò Cassim. “Anche tu hai detto che non volevi andartene prima di aver ritrovato Casim e Iago” replicò Aladdin. “La mia nipotina è tutto per me, mentre il pennuto è stato mio compagno di viaggio, mentre ero via da Agrabah: non lo posso lasciare abbrustolire” spiegò Cassim. “Anche io tengo a loro due e certo non voglio andarmene prima di averli trovati, ma non c’è motivo di arrabbiarsi così con me” replicò Aladdin. “Voi due, visto che avete tanta voglia di parlare, sarete il mio piatto principale” disse il gigante di fango, guardando i due, quando arrivò in cucina, dove vi era un’enorme pentolone che ribolliva, mentre sulla tavola, vi era tantissime fiale, con dentro animali e persone, ma non erano persone qualunque: erano gli amici di Casim e, in un’altra fiala, vi erano proprio Casim e Iago. “Nonno ! Papà ! Mamma ! Genio ! Abu !” li chiamò Casim; i menzionati voltarono lo sguardo. “E’ la nostra bambina; oh Casim, ma allora sei viva” disse Jasmine, quando lei, insieme ad Abu, venne imprigionata in una fiala accanto a quella dove vi erano gli amici di Casim, la quale disse: “Mamma !”, ma si abbassò, quando il gigante di fango, aprì il tappo della fiala dove si trovava con Iago, per mettere insieme a loro, Aladdin e Cassim; quindi, richiuse la fiala; infine mise Genio in una fialetta ancora più piccola, in modo che non potesse scappare. “Nonno ! Papà !” disse entusiasta Casim e li abbracciò entrambi. “Casim, bambina mia, non sai quanto ci hai fatto preoccupare” disse Aladdin. “Scusami papà; è che volevo ritrovare i miei amici e, invece, io e Iago siamo finiti qua” disse Casim. “Però, abbiamo trovato l’acqua: dovevate vedere che oasi enorme era” disse Iago. “Sarei dovuta rimanere a palazzo e tutto questo non sarebbe successo” disse Casim. “Piccola, se fossi rimasta a palazzo, non saresti la bambina cocciuta che tutti conosciamo; dopotutto hai ereditato più geni da me e tuo padre, che i geni del buon senso da tua madre” spiegò sorridendo Cassim e le scompigliò i capelli.

“Oh magnifico, ora siamo al gran completo” disse Iago; Casim si guardò intorno, per poi domandare: “Dove è Tappeto ?”. “E’ vero non c’è; evidentemente quel gigante non deve essere riuscito a prenderlo” rispose Aladdin. “Allora deve trovarsi ancora qua fuori; bisogna solo raggiungerlo” disse Cassim. “Dobbiamo cercare un modo di distrarre questo gigante di fango; prima le ho provate tutte, ma lui si è messo a letto e non mi ha più dato ascolto” spiegò Casim, mentre guardava il gigante di fango, che stava mettendo i vari ingredienti nell’enorme calderone. “E, quel che è peggio, non abbiamo Genio ad aiutarci” aggiunse dicendo Aladdin, guardando la fialetta nella quale era rinchiuso Genio. “Anche quando eri uno straccione, sei sempre riuscito a cavartela senza i poteri del genio; ora è come prima” spiegò Cassim; Casim lo guardò stranamente: suo padre uno straccione ? Ma quando mai ! pensò. “Prima non ero nessuno; ora sono il marito della figlia del sultano: le cose sono cambiate” disse Aladdin, guardandolo. “Questo lo credi tu, ma devi anche capire che Genio non c’è sempre ad aiutarti: devi riuscirci solamente con le tue sole forze ed intelligenza” spiegò Cassim.

In quel momento, si sentì la terra tremare ed il gigante di fango andò di fronte alla tavola; si abbassò e, guardando le varie fiale, chiese: “Allora chi mangio per primo ?”; poi, fermò lo sguardo sulla fiala dove erano rinchiusi Aladdin, Cassim, Iago e Casim ed aggiunse dicendo: “Ah, sì, avevo detto che voi due sareste stati il piatto principale” ed aprì la fialetta, togliendone il tappo. “Ehi ciccione, perché invece non prendi me al posto loro ? Io sono piccola e verrei digerita meglio” disse Casim. “Casim, ma cosa dici ?” disse Aladdin; poi alzò lo sguardo ed aggiunse dicendo: “Non la stia ad ascoltare: meglio noi due, di lei”. “Ummm…no credo che prenderò la mocciosa; dopotutto, è da quando l’ho catturata, che non fa altro che disturbarmi” disse il gigante di fango e prese Casim, ma Aladdin e Cassim la tenevano ben stretta, quindi il gigante aggiunse dicendo: “Suvvia, non siate così: intanto, fra poco la raggiungerete anche voi” e con uno strattone, fece cadere i due a terra; prese Casim fuori dalla fialetta, che poi richiuse con il tappo; quindi, si avvicinò all’enorme calderone, tenendo nella mano la piccola Casim. “No, Casim ! Ti prego lasciala andare !” gridò Jasmine, mentre batteva contro il vetro della fialetta nella quale era rinchiusa; anche i suoi amici, la guardarono tristemente. “Ti prego, lascia andare mia figlia !” gridò Aladdin. “Figlia ?! E, così, questa mocciosetta sarebbe tua figlia ?” disse stupito il gigante di fango e si mise a ridere. “Ed è anche la mia adorata nipotina ! Lasciala subito andare, se no giuro che dopo ti andrò di traverso !” aggiunse replicando Cassim. “Voi umani siete sempre così sentimentali” disse il gigante di fango. “Prendi noi al suo posto: con lei non ti sazieresti per niente” disse Cassim. “Non ti preoccupare, nanetto: tu sarai il prossimo ad essere mangiato” disse il gigante. “Nanetto a me ?! Io sono di normalissima statura” replicò Cassim e, diede un calcio contro il vetro della fialetta, la quale si rovesciò sulla tavola e su di un lato. “Non credevo di avere così tanta forza interiore” disse Cassim. “Ma hai anche tanta segatura nel cervello ! Guarda ora come siamo messi !” replicò Iago volando da tutte le parti. “Dobbiamo cercare di uscire da qua; coraggio datemi una mano” disse Aladdin e spinse contro il tappo; anche Cassim e Iago gli diedero una mano, ma il tappo non si muoveva di un centimetro.

Il gigante di fango stava per gettare Casim nell’enorme calderone, quando la bambina disse: “Gettami pure nel calderone, ma la tua zuppa non sarà mai buona, senza l’ingrediente segreto”. “Ingrediente segreto ?! Quale ingrediente segreto ?” domandò stupito il gigante, allontanandola dal calderone. “Ma quello della famosa leggenda, dove il Re dei Ladri si avventurò per tutti i 7 deserti, alla sua ricerca” rispose Casim. “Davvero hai fatto questo ?” chiese Iago. “No, Iago: la mia nipotina gli sta solo raccontando una grossa bugia” rispose Cassim. “Spiegami meglio” disse il gigante e la mise sulla tavola. “Bè, si narra che un po’ di anni fa, il sultano fosse stufo della solita zuppa e, così, il Re dei Ladri gli raccontò della portentosa Erba di Makkà: si dice che con essa, ogni piatto diventi il più buono di tutti, come se fosse magico; ma, sfortunatamente, cresce solo in superficie e solo io so dove trovarla…ehi, ci sono… tu mi lasci ritornare in superficie, così la cerco e te la porto, ma solo se lasci andare la mia famiglia ed i miei amici” spiegò Casim. “Ummm…sai, non mi hanno fatto sultano solo perché sono il più alto; andrai solo tu, ma libererò la tua famiglia ed i tuoi amici, solamente quando sarai tornata, ma vedi di non impiegarci troppo tempo, perché il mio stomaco sta brontolando” spiegò il gigante di fango. “Non li lascerò qua !” replicò Casim. “Non ti preoccupare per noi: ce la caveremo” disse Aladdin; Casim si voltò verso di loro, dicendo: “E’ tutta colpa mia; io vi ho trascinato qua giù: se vi avessi ascoltato, quando dovevo, ora non saremmo in questo pasticcio”. “Questo lo hai già detto anche prima, ma ora è meglio non fare troppo insospettire quell’ammasso di fango” replicò Iago. “Ma io non voglio lasciarvi” disse Casim. “Piccola, ascoltami bene; come ti ha appena detto il tuo papà, non ci accadrà nulla. Tu cerca solo di stare attenta, perché non riuscirei più vivere, non sapendo di averti accanto; mi rendi molto orgoglioso, piccola mia” spiegò Cassim; Casim lo guardò con le lacrime agli occhi, ma prima che potesse dire qualcosa, il gigante di fango la riprese in mano, replicando: “Basta con i sentimentalismi ! Ho fame !” e la gettò fuori dalla finestra. “Casim !” gridarono Aladdin, Jasmine, Cassim e gli altri bambini. “Lo sapevo che dovevamo rimanere a palazzo ! Io glielo avevo detto, ma lei non mi ha voluto ascoltare” disse Iago. “No, la mia bambina” disse tristemente Jasmine inginocchiandosi ed Abu, anche lui triste, le diede delle leggere pacche sul ginocchio.

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Capitolo 11
*** Alla ricerca dell'acqua - Parte V ***


Ma a Casim non era successo nulla, perché Tappeto, che proprio come avevano detto Aladdin e Cassim era rimasto fuori, riuscì a prenderla in tempo, prima che cadesse a terra: “Grazie Tappeto; e ora, salviamo famiglia ed amici” e rientrò nel castello. “Oh non siate così tristi; l’ho detto che voi umani avete troppi sentimenti” disse il gigante di fango, quando Casim, con Tappeto, rientrando nel castello, incominciò a giragli intorno; gli altri ritornarono di buon umore, nel rivederla. “Ho sempre odiato le zanzare !” replicò il gigante e, con il cucchiaio, che prese dalla tavola, cercò di colpire Casim, la quale, però, riusciva ad evitarlo con facilità; quindi, il gigante aggiunse dicendo: “Eddai fatti prendere, insetto”. “E, allora, che divertimento ci sarebbe ?” disse Casim e, volando verso il basso, riuscì a prendere la fialetta dove vi era imprigionato Genio, prima che il gigante la potesse schiacciare con un pugno; ma il pugno fu talmente forte, che la fiala dove vi erano Aladdin, Cassim ed Iago, rotolò fino ad arrivare a bordo tavola, per poi cadere da essa. “Genio, salvali !” disse Casim e, dopo che ebbe aperto la fialetta, Genio uscì da essa e, velocemente volò verso il basso: si trasformò in un grosso cuscino e la fialetta cadde su di lui. Casim tirò un sospiro di sollievo, ma dovette riprendere a volarsene da tutte le parti, quando il gigante tentò nuovamente di prenderla.

Genio aprì il tappo della fialetta ed i tre al suo interno uscirono: “Finalmente la libertà” disse Iago. Cassim alzò lo sguardo e disse: “Casim è nei guai: dobbiamo assolutamente aiutarla !”. “Genio, trasformati in qualcosa che possa volare” disse Aladdin e Genio si trasformò in un pollo spennato, dicendo: “Opss, scusatemi” e si ritrasformò, ma stavolta in un pappagallo. “Genio !” replicò Aladdin. “No problem, capo; Genio risolve subito” disse Genio e si trasformò….. “Ehi, come mai siete così alti ? O sono io che mi sono rimpicciolito ?” disse stupito Genio, vedendo che Aladdin e Cassim erano cresciuti decisamente d’altezza, ma non era proprio così, visto che Genio si era trasformato in un pulcino. In quel momento, Casim volò verso di loro, prendendoli su Tappeto: “Avanti fatevi prendere ! Mi sto stancando !” replicò il gigante, cercando di prenderli. “Genio, come mai sei un pulcino ?” domandò Casim, guardandolo. “Forse avrà una crisi di identità” disse Iago; Genio ritornò normale e poi se ne andò dove vi erano gli altri. Arrivò di fronte alla fiala dove vi erano intrappolati Jasmine ed Abu; si sputò nelle mani e, poi provò a sollevarla, ma ovviamente non ci riuscì: “Ma che diavolo sta facendo ?! Usa la magia, imbranato !” replicò Iago. “Grazie del consiglio” disse Genio e, come se avesse avuto in mano una pistola, puntò il dito contro la fiala e, lanciò un incantesimo, ma esso rimbalzò contro il vetro della fialetta, per finire contro Iago, trasformandolo in un ranocchio; gli altri lo guardarono in modo stupito e Iago – ranocchio, guardandoli a sua volta, chiese: “Che c’è ?” e gracidò. Lo stesso Iago rimase stupito dopo aver sentito quel verso; quindi si guardò, per poi replicare: “Io lo ammazzo quel Genio ! Lo so che non si può uccidere, ma troverò un modo per ridurgli la vita ad un inferno !” e saltellò un po’ avanti. “Dobbiamo andare a salvare i miei amici, visto che alla mamma e ad Abu, ci sta già pensando Genio” disse Casim. “Oh, magnifico: sono davvero in ottime mani” disse sarcasticamente Iago, quando venne colpito da un altro incantesimo, ma invece di ritornare normale, divenne un ombrello; quindi aggiunse replicando: “Non lo sopporto più !”.

Tappeto volò verso la tavola, facendo scendere Aladdin, Cassim, Iago – ombrello e Casim; questi corse verso la fiala e, aggrappandosi al tappo, cercò di toglierlo: Cassim e Aladdin la aiutarono. Tiravano con tutta la forza che avevano, quando persero la presa e caddero all’indietro: Aladdin cadde sulla tavola, così come Cassim, mentre Casim cadde addosso a suo nonno. “Non funzionerà mai” disse Casim, poi tutti alzarono lo sguardo quando videro il gigante sopra di loro, replicare: “Ora basta con i giochetti ! Vi mangerò tutti in una volta !” e stava per prenderli, quando Tappeto incominciò a volargli intorno; quindi aggiunse dicendo: “Eh no, ora non ti ci mettere anche tu” e, cercando di prenderlo, si allontanò dalla tavola. “Tappeto ci sta dando solo del tempo: approfittiamone per salvare i miei amici” disse Casim e, alzandosi, stava per andare dagli amici, quando Cassim la prese in braccio, voltandola verso di se; quindi, la bambina replicò dicendo: “Avanti nonno, mettimi giù !”. “Sarebbe tutto inutile, piccola” disse Cassim. “Tutto è possibile, nonno: dobbiamo solo tentare” disse Casim. “E’ vero, ma quanto ancora Tappeto potrà resistere ? Quel gigante di fango, non mi sembra uno con molta pazienza” disse Cassim. “Sono i miei amici: non possiamo lasciarli qua” disse Casim; Cassim la guardò; poi, la strinse a se, dicendo: “E’ che più rimaniamo qua sotto e più ho paura di perderti”. “Tranquillo nonno, non mi perderai” disse Casim, abbracciandolo.

I due si guardarono e, dopo che Cassim ebbe rimesso a terra la nipotina, questi gridò: “Genio, ci serve il tuo aiuto !” e Genio volò subito da loro; Iago, per paura di venire colpito da un altro incantesimo, si andò a nascondere dietro ad Aladdin. “Presente ! Che cosa vuole che faccia, principessa ?” domandò Genio. “Trasformati in qualcosa con cui possiamo tirare via questo tappo” rispose Casim e Genio si trasformò in un grosso cavatappi; Casim, Cassim ed Aladdin lo presero e lo infilarono dentro al tappo; poi, incominciarono a tirare e, finalmente, dopo un po’, il tappo rimase incastrato nella parte finale di Genio. Mentre i bambini uscivano dalla fiala, Genio andò a fare la stessa cosa, con il tappo della fiala dove vi erano intrappolati Jasmine ed Abu. “Grazie, Casim; sei davvero una vera amica” disse Rasha, abbracciando Casim, la quale dopo averla abbracciata a sua volta, la guardò, dicendole: “Anche tu avresti fatto lo stesso per me”. “Sì, come no” disse Iago – ombrello; i bambini lo guardarono e Nadil stupito chiese: “ Ma non avevi un pappagallo ?”. “Diciamo che Genio ha fatto un po’ di pasticci” rispose Casim. “Un po’ troppi pasticci” aggiunse dicendo Iago – ombrello, quando venne colpito da un altro incantesimo e, stavolta, ritornò normale; si guardò ed entusiasta disse: “Mie care amate piume: quanto mi siete mancate” e se le baciò.

Genio ritornò nel gruppo, tenendo tra le braccia Jasmine ed Abu e, appena mise a terra, Jasmine corse da Casim, abbracciandola e dandole tanti baci sulle guancie: “La mia piccola bambina coraggiosa; mi hai fatto tanto preoccupare”. “Mamma sto bene” disse Casim; Jasmine la guardò da cima a piedi, per poi dire: “Non hai nemmeno un graffio: sei solo un po’ sporca di fango, ma per il resto, non hai nulla”. “Sto bene, tranquilla” disse Casim, quando sentirono il gigante ridere e dire: “Finalmente ti ho preso, straccetto !” e si mise in bocca Tappeto. “Tappeto !” gridò Aladdin. “Genio, fallo starnutire !” disse Casim e, Genio, dopo essersi trasformato in una grossa pepiera, andò sopra il naso del gigante, spargendo su di esso, tanto pepe: il gigante starnutì, sputando fuori Tappeto, che ora era tutto pieno di saliva. “Blah, che schifo” disse disgustato Nadil; Genio si trasformò in una lavatrice; con una mano, mise dentro di sé Tappeto e, dopo averlo lavato, lo rigettò fuori; quindi si trasformò in un phon ed asciugò Tappeto; infine ritornò se stesso, dicendo: “ Et voilà, perfetto per i vostri migliori viaggi”. “Presto, dobbiamo andarcene da qua !” disse Aladdin e, dopo che tutti furono saltati sopra Tappeto, volarono velocemente fuori dal castello. “Ehi, questo è da maleducati !” replicò il gigante di fango e li inseguì.

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Capitolo 12
*** Alla ricerca dell'acqua - Parte VI ***


Tappeto volava molto velocemente, destreggiandosi tra i vari cunicoli; Iago si voltò indietro e disse: “Ragazzi, ci sta raggiungendo: meglio che ci sbrighiamo”. “Tappeto, va più veloce; dobbiamo cercare di arrivare in superficie” disse Aladdin. “Sempre se ci arriviamo” disse Iago, ma venne zittito, quando Abu gli tappò il becco con il suo cappellino. Il gigante di fango era sempre più vicino, quando Tappeto uscì in superficie, fino ad atterrare un po’ più in là della voragine: tutti andarono a terra.

Casim corse verso la voragine, ma Cassim riuscì a fermarla: “Sei impazzita ?! Vuoi farti uccidere ?!” replicò Cassim. “Quel gigante non si fermerà proprio adesso che lo abbiamo fatto arrabbiare e saltare il pranzo; dobbiamo trovare un modo per fermarlo una volta per tutte” replicò Casim. “Ma certo, lasciala andare: intanto sono sicuro che una bambina grande quanto una formica per quel gigante, possa fermarlo; ma comunque, sempre meglio lui là sotto, che noi qua sopra con questo sole” disse sarcasticamente Iago. “Ma certo...” iniziò a dire Casim e, alzando lo sguardo, finì col dire: “…il sole” e staccandosi da Cassim, corse verso la voragine, ma si fermò, quando la terra tremò e comparve il gigante di fango. “Scimmia, proteggimi tu” disse Iago e si nascose dietro ad Abu. Il gigante di fango uscì dalla voragine ed incominciò a camminare verso il gruppetto, i quali corsero, ma poi Casim si fermò: “Casim !” la richiamò Cassim. “Ehi, insegui me; sono io quella che ti ha rovinato tutto” disse Casim. “Ti schiaccerò come un insetto !” replicò il gigante di fango e la inseguì. “No ! Lasciala stare !” replicò Cassim e corse dietro ai due. “Papà !” gridò Aladdin e lo seguì. Casim correva a più non posso, finché non si fermò e si voltò, per poi dire: “Deve funzionare”. “Sei spacciata, insetto !” disse il gigante di fango ed alzò un pugno, pronto a schiacciarla. “Casim, spostati da lì !” gridò Cassim, ma il gigante di fango, si solidificò. “Guardate; si sta solidificando” disse Jasmine. “E’ il sole: non è mai uscito in superficie, soprattutto non con questo caldo” spiegò Casim, quando il gigante si sgretolò del tutto e, i pezzi, stavano per cadere addosso alla bambina, quando sia Cassim che Aladdin, arrivarono da lei, coprendola con i loro corpi. “No !” gridò Jasmine.

Calò il silenzio; il gruppetto corse verso i pezzi di roccia: Jasmine ne spostò alcuni velocemente ed anche molto preoccupata, quando alcuni pezzi si mossero; tutti rimasero con il fiato sospeso, finché da essi non comparirono Aladdin e Cassim e, quest’ultimo, teneva in braccio Casim e coperta con il mantello, in moro protettivo: tutti e tre erano molto sporchi di polvere. “Aladdin !” disse Jasmine e corse tra le sua braccia, baciandolo; poi si voltarono verso gli altri due e Jasmine, andando da loro, aggiunse dicendo: “Oh, piccola mia: sei stata molto coraggiosa e la mamma è molto orgogliosa di te” e le accarezzò una guancia. “Lo siamo tutti orgogliosi” disse Aladdin, raggiungendoli, insieme agli altri. “Il merito non è solo mio, ma di tutti; tutti abbiamo contribuito e, se non lo avessimo fatto, ora ci troveremmo nella pancia di quel gigante di fango” spiegò Casim. “Però, il più lo hai fatto tu, piccola” disse Cassim. “E’ vero: tu ci hai salvato” disse Amira. “E sei venuta a cercarci, non sapendo neanche dove fossimo” aggiunse dicendo Rasha. “E’ stato solo un colpo di fortuna” disse Casim. “Ma la fortuna, può girare anche a tuo favore” disse Genio, facendo comparire accanto a se una ruota della fortuna, facendola girare, fermandosi e lampeggiando sul nome di Casim; infine, la fece sparire. “Non mi sembra che io Cassy, abbiamo avuto molto fortuna, visto che stavamo per finire nel pentolone di quell’ammasso di fango ! E se non fosse stato perché la bambina voleva andare a cercare l’acqua ed i suoi amici, forse tutto questo casino non sarebbe mai successo !” replicò Iago. “L’acqua….é vero…me ne ero completamente dimenticata !” disse Casim, scendendo da suo nonno, il quale fino a quel momento, l’aveva tenuta tra le braccia. “E’ una causa persa; dimenticala; ormai, vivremmo nella siccità per sempre” disse Iago. “L’abbiamo vista entrambi quell’oasi, tre con Tappeto: era ricolma d’acqua, quindi deve essere solo trovata” disse Casim, guardandolo. “Ehi, sveglia, ci dici come faremmo a riempire un intero fiume e ridare l’acqua a tutta Agrabah ?” domandò Iago. “Dobbiamo solo cercarla e poi penseremo ad un modo per riportarla ad Agrabah” rispose Casim. “La mia era una domanda retorica: non dovevi neanche rispondere” disse Iago. “L’acqua si può trovare, ne sono certa, ma dobbiamo collaborare, se no la gente di Agrabah morirà e, per gente, intendo anche noi, escludendo Genio e Tappeto, che sono magici” spiegò Casim. “Ma da dove potremmo incominciare con le ricerche ?” chiese Aladdin. “Non lo so, ma prima iniziamo e prima salveremo la gente di Agrabah” rispose Casim. Riusciranno a ritrovare l’acqua ? Dove potrà essere ?

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Capitolo 13
*** L'Uccello della Pioggia - Parte I ***


Agrabah stava passando un brutto periodo di siccità; dopo aver riportato a “casa” i cinque amici di Casim, il gruppetto se ne ritornò a Palazzo, per poi incominciare a pensare ad un modo per ritrovare la preziosa acqua, prima che possa accadere il peggio alla gente della città: “No, così non va; no, non va proprio” disse Casim, mentre se ne stava nell’enorme biblioteca del Palazzo, insieme ad Abu, Tappeto e Genio; quest’ultimo, se ne stava seduto su di una poltrona, vestito molto elegantemente, con occhiali da vista e libro tra le mani: “Essere davvero un bel problema, questo che teniamo per le mani; se acqua non trovare, noi tutti morire” disse Genio, con accento tedesco. “Genio, ti prego, non è il momento di scherzare” disse Casim, guardandolo. Genio ritornò se stesso, dicendo: “Scusami, principessa, ma questo è proprio un bel problema”; Casim sospirò e, mentre camminava verso il mappamondo, disse: “Un giorno, sarò sovrana di Agrabah e, se sarò così, bè allora i paesani sono proprio messi bene” e fece girare il mappamondo. “Bè, ma quel giorno è ancora molto lontano: ora sei ancora una bambina ed hai tutta una vita davanti” disse Genio e, dopo essersi trasformato in una vecchietta, aggiunse dicendo: “Quando sarai vecchia, allora sì che dovremmo preoccuparci” e ritornò normale; Casim lo guardò malamente, ma poi, rivoltò lo sguardo verso il mappamondo e vide che si era fermato nelle due America, per poi dire: “Ehi, mi viene in mente una storia”. “Uhhhhhhhhhh adoro le storie” disse Genio e fece comparire un libro di favole; lo aprì, sfogliandolo velocemente per poi fermarsi su una delle storie, ma dalle pagine ne venne fuori acqua, un granchio ed una coda da sirena: “No, questa no” disse Genio e sfogliò, ma nella storia successiva, appena si fermò su di essa, uscì fuori la testa di un leone, ruggendo: “Decisamente no” aggiunse Genio e sfogliò nuovamente le pagine.

“Il nonno mi ha raccontato spesso questa storia, anche se si può definire più una leggenda: parla di un uccello mitologico, che vive nella foresta pluviale ed è proprio lui a far piovere; se solo esistesse veramente, potremmo andare da lui e chiedergli di portare la pioggia ad Agrabah” spiegò Casim. Genio sfogliò velocemente il libro di favole, per poi dire: “Mi dispiace, ma non trovo nulla di simile in questo libro” e lo fece scomparire. “Forse neanche esiste un uccello così e la gente di Agrabah morirà di sete, compresi noi” disse tristemente Casim; Genio si avvicinò a lei e, mettendole una mano sulla spalla, le disse: “Su, su, non ti disperare, piccina: vedrai che troveremo un modo”. “E come ?” domandò Casim. “Andando a cercare questo uccello mitologico” rispose Genio; Casim lo guardò, dicendo: “Ma è solo una leggenda”. “Anche la mano d’oro di Re Mida era solo una leggenda, eppure tuo padre e tuo nonno l’hanno trovata; suvvia, principessa, rimbocchiamoci le maniche e cerchiamo questo uccello” disse Genio. “I miei genitori non mi lasceranno mai partire per la foresta amazzonica” disse Casim. “Ma è logico che non partirai da sola: verrò io con te…e qualcun altro, ovvio” disse Genio. “Ed io so esattamente chi verrà con noi” disse sorridendo Casim. Poco dopo… “No, no ed ancora no” disse Iago. “Suvvia Iago, non ti costa nulla” disse Casim. “Sono un pappagallo che ama il caldo, essendo anche a sangue caldo” disse Iago. “Ogni uccello è a sangue caldo e, poi, anche nella foresta dell’amazzonia c’è caldo” spiegò Casim. “Invece piove sempre ed io non voglio bagnarmi le mie amate piume; grazie tante per l’offerta, ma preferisco rimanere qua” disse Iago; Casim e Genio si guardarono; poi, riguardarono Iago e Casim gli disse: “ Va bene, fa come vuoi: noi non ti costringeremo a venire, ma mi trovi costretta a dire al nonno, chi qualche giorno fa, gli ha rubato il suo pugnale per utilizzarlo nel tagliare della gustosa frutta, visto che in quel momento, il ladro non trovava niente con cui tagliarla”. “Tu sei una piccola ricattatrice” replicò Iago. “Allora, vieni con noi ?” chiese sorridendo Casim. “Vengo se tu non spifferi nulla a tuo nonno” rispose Iago. “Ho la bocca cucita: non dirò una parola” disse Casim. “Sarebbe meglio, se no mi ritroverò senza piume in un batter d’occhio” disse Iago.

Poco dopo, i tre, più Tappeto, si trovavano nella camera da letto di Casim, la quale stava ripetendo gli oggetti che avrebbero portato con se: “Dunque abbiamo la borraccia, viveri, una tenda, bussola, sacco a pelo….sì, credo che abbiamo tutto”. “Scusa, ma perché dovremmo portarci dietro così tante cose ?” domandò Iago. “Per sopravvivere” rispose Genio, trasformandosi in esploratore e facendo comparire su Iago, tantissime cianfrusaglie da campeggio. In quel momento, le porta della camera si aprirono, ed entrò un Cassim alquanto arrabbiato: “Ciao nonnino”; Cassim camminò verso di loro e, quando vi fu di fronte, chiese: “Qualcuno ha visto il mio pugnale ? L’ho cercato dappertutto, ma non l’ho trovato”. Casim guardò Genio, il quale guardò Iago, anche se il pappagallo non si poteva vedere, visto che si trovava sotto la catasta di roba che aveva fatto comparire Genio; quindi, riguardarono avanti, quando Cassim aggiunse dicendo: “Allora, sto aspettando una risposta”. “Io non centro nulla” disse Iago, tirando fuori un’ala da sotto quella roba. “Come mai Iago ha tutta quella roba sopra di lui ?” domandò Cassim. “Stava facendo ginnastica e gli sono cadute addosso tutte quelle cose” mentì Casim. “Casim, ti abbiamo insegnato a non dire le bugie” disse Cassim. “E va bene nonnino: io, Genio, Tappeto e Iago stavamo partendo per l’Amazzonia” disse Casim. “E cosa ci volevate andare fare là giù ?” chiese stupito Cassim, quando sentì piovere su di lui; alzò lo sguardo per vedere Genio trasformato in nuvoletta grigia, che faceva piovere, per poi rispondere: “A cercare il famoso uccello mitologico della pioggia, che poi non sarà più famoso se non lo troviamo” e ritornò normale, andando accanto a Casim. “Piccola, ascoltami bene: le storie che ti racconto ogni sera per farti addormentare, sono solo storie e non c’è nulla di vero in esse” spiegò Cassim, abbassandosi e mettendo una mano sulla spalla di Casim, la quale disse: “Però, anche la mano d’oro di Re Mida era solo una storia, eppure tu ed il papà l’avete trovata, così come l’Isola Evanescente; perché non dovrebbe esistere anche un uccello capace di far piovere ?”. “Semplice: perché nessuno lo ha mai visto e, per questo motivo, non si può ritenere reale” rispose Cassim, rimettendosi in posizione eretta. “E tu ritenevi reali, per esempio, quelle creature di fango ?” domandò Casim. “Finché non le ho viste con i miei occhi, no” rispose Cassim. “Anche ciò che non si vede, può essere ritenuto reale” disse Casim. “E, questo, chi te lo ha detto ?” chiese Cassim. “Tu” rispose Casim; Cassim guardò da una parte e Casim aggiunse spiegandogli: “Ti prego nonnino: quell’uccello mitologico, è l’unica soluzione per salvare Agrabah; ti prometto, che dopo averlo trovato, non mi caccerò più in nessun guaio”. “Non ascoltarla; è una trappola” disse Iago, uscendo, per metà, da sotto tutti gli oggetti; Genio gli fece una magia ed a Iago gli crebbe il becco lungo, come se fosse stato il naso di Pinocchio.

“Piccola, è che non voglio che ti accada qualcosa; sai che ti voglio molto bene” disse Cassim, guardandola. “Bisogna anche rischiare, per ottenere qualcosa, ma so che con te, il Genio, Tappeto e Iago, riusciremo a salvare Agrabah” disse Casim; Cassim sorrise e, abbassandosi, la abbracciò e, mentre si abbracciavano, Iago, a fatica, riuscì ad uscire da tutte le cianfrusaglie sotto alle quali stava; poi, volò dai due e disse: “Scusate se interrompo questo dolce momento, ma prima ce ne andiamo in Amazzonia e prima i tuoi genitori non si accorgono che non ci sei”. “Tranquillo, Iago: ci sarà Abu a distrarli” disse Casim, guardandolo. “Perfetto, così finisce come l’ultima volta, che spiffera tutto !” replicò Iago. “Allora, potresti sempre rimanerci tu, qua a Palazzo, insieme ad Abu” propose sorridendo Casim. “Giusto, così puoi anche accertarti che la scimmia non spifferi nulla” aggiunse dicendo Cassim. “Voi due, siete dei ricattatori belli e buoni, ma io non me ne rimarrò qua, perché so già che la colpa la prenderò io, quindi preferisco venire con voi e farla prendere alla scimmia” disse Iago; Casim e Cassim si guardarono sorridendo.



NOTE DELL'AUTRICE: questo capitolo è ispirato all'episodio "La Regina della Pioggia" della prima serie di Aladdin

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Capitolo 14
*** L'Uccello della Pioggia - Parte II ***


Poco dopo, i quattro, su Tappeto, erano in viaggio verso la Foresta Amazzonica: “Lo sapevo che era una pessima idea: qui fa un caldo insopportabile” replicò Iago. “Eri proprio tu che mi dicevi che amavi il caldo: ora lo odi” disse Casim. “Amo il caldo, ma non così tanto e tutto in una volta” disse Iago, mentre si faceva vento con un’ala. “Se non ci pensi, non lo sentirai” propose Casim. “Tu non hai caldo con tutta quella roba addosso ?” domandò Iago, guardandola. “Questa roba, come la chiami tu, è ciò che indossa il Re dei Ladri e me l’ha regalata il nonnino e no, non mi tiene caldo, ma serve per mimetizzarsi” rispose Casim. “E come fai, se quel mantello è blu, ma la vegetazione è verde ?” chiese Iago. “Basta essere veloci” rispose Casim ed Iago alzò gli occhi al cielo.

“Non vedo nessuna foresta in avvicinamento” disse Genio, mentre era vestito da esploratore e guardava davanti a se, con un binocolo, standosene seduto su Tappeto. “Ecco, lo sapevo: ci siamo persi ! Ci andiamo sempre a fidare di un grosso coso blu senza il senso dell’orientamento !” replicò Iago, ma venne zittito, quando gli arrivò una saetta nel sedere. “Ehi, hai visto anche tu ?” domandò Casim. “Certo: era una saetta” rispose Cassim. “Questo vuol dire, che siamo vicini e che non ci siamo persi” disse Casim. “Che meraviglia” disse sarcasticamente Iago, massaggiandosi il sedere, quando entrarono in una densa nube nera. “Sì, mi sa che siamo vicini, anzi, molto vicini” disse Cassim. “Non si vede un accidente !” replicò Iago. “Genio, pensa a qualcosa” disse Casim. “Sei andata a chiederlo all’individuo sbagliato” disse Iago, quando vi furono tante saette ed incominciò a piovere. “Che bello, sta piovendo” disse entusiasta Casim. “Sono contento come quando mi fanno un regalo” disse sarcasticamente Iago, quando si alzò anche un forte vento. “Ho sempre odiato i temporali” disse Cassim, mentre si proteggeva con un braccio. “Volevo trovare l’acqua, ma non così tanta e tutta in una volta” disse Casim, cercando di proteggersi anche lei con un braccio, quando Cassim, la avvolse con il suo mantello.

Il vento era sempre più forte e, per non volare via, Iago si era attaccato a Tappeto, il quale, però, non riusciva a volare bene: “Genio !” gridò Casim. “Ho un po’ di problemi” disse Genio, mentre volava, contro vento, trasformato in un piccolo pappagallo blu. “Non sei divertente !” replicò Iago; Genio ritornò normale e Cassim gli disse: “Devi cercare un modo di portarci fuori di qua”. “Ai suoi ordini Capitano” disse Genio e se ne volò in alto, fino ad uscire dall’enorme nube nera, per poi trasformarsi in un grosso ventilatore; azionò le pale alla massima velocità, spazzando via la nube nera ma, nel farlo, spazzò via anche Tappeto e tutti coloro che vi erano sopra. “Genio !” gridò Casim e Genio, andò dietro di loro e, trasformandosi in una barca con una grossa elica a motore, ma non tenendo conto del peso, disse: “Opsss” ed incominciarono a precipitare, finché non finirono chi per terra e chi sulle piante.

Il primo a riprendersi fu Cassim il quale, mentre si toccava la testa, sarcasticamente disse: “Complimenti, Genio; davvero complimenti”. “E’ che non sono mai stato bravo con la scienza” disse Genio, comparendo accanto a lui, con in testa un cappello a punta, con scritto su “Asino”. “Perfetto: ci troviamo nel nulla ed in compagnia di un asino !” replicò Iago, volando da tutte le parti; Cassim si rialzò in piedi e, guardandosi intorno, preoccupato chiese: “Dove è Casim ? Dove è la mia piccolina ?”. “E noi cosa ne sappiamo ? Chiedi al coso blu, che ha avuto la brillante idea di farci volar via” disse Iago, quando Cassim lo prese per il collo e, mentre lo strozzava, replicò: “Non è il momento di pensare a te stesso: dobbiamo subito ritrovare la mia piccolina !”, quando sentirono: “Sono qua” e tutti, Tappeto compreso, alzarono lo sguardo, per vedere Casim sopra il ramo di un albero. Cassim lasciò andare Iago, il quale tossì per la momentanea perdita d’ossigeno, per poi dire: “Piccolina mia, allora stai bene”; guardò Tappeto ed aggiunse dicendogli: “Valla a prendere” e Tappeto volò da lei, ma Casim disse, vedendo, ad un certo punto, qualcosa in lontananza: “Ehi ma quello che cosa è ?” domandò Casim. “Quello cosa ? Io non vedo nulla” chiese Iago. “Sembra…un arcobaleno e si sta avvicinando” rispose Casim; Tappeto arrivò accanto a lei: guardò nella direzione dell’arcobaleno e poi guardò la bambina. Casim lo guardò a sua volta e, poi, dopo esserci saltata sopra, Tappeto ritornò verso il basso, dove Cassim la strinse forte a se, dicendole: “Oh, piccola mia, sei tutta intera; per poco ho creduto di perderti”. “Nonnino, mi stai stritolando; guarda che sto bene” disse Casim e Cassim, allentando un po’ la presa, la guardò, ma guardarono in alto, quando sentirono come gracchiare e videro passare un lungo arcobaleno: “E’ l’arcobaleno che ho visto prima in lontananza” disse Casim, indicandolo. “Che bello: ha tantissimi colori” disse Genio entusiasta come un bambino e diventando di tanti colori e con un cappellino con ventolina in testa. “Di solito gli arcobaleni vengono dopo un temporale” disse Cassim. “E prima, il temporale c’è stato” disse Casim, guardandolo. “E si è sentito bene: le mie amate piume lo ricordano ancora” disse Iago.

Il lungo arcobaleno stava svanendo, quindi Casim disse: “Dobbiamo seguirlo, prima che scompaia del tutto” e lei e Cassim, salirono su Tappeto, mentre Genio e Iago li seguirono in volo. Il lungo arcobaleno andava velocemente sopra ogni nuvola: “Non dobbiamo perderlo” disse Casim e Tappeto volò ancora più veloce. “Ehi aspettatemi: non sono più agile come un tempo” disse Iago, aumentando, anche lui, il volo, anche se ansimava parecchio, quando Genio lo prese tra le mani, raggiungendo Tappeto, il quale, a sua volta, aveva quasi raggiunto quel lungo arcobaleno, quando proprio questo lungo arcobaleno frenò di colpo, facendo frenare, di conseguenza, anche Tappeto e Genio che era attaccato ad esso ma, nel farlo, Iago  fu scaraventato in avanti, cadendo addosso al lungo arcobaleno ed entrambi, caddero verso il basso, fino ad atterrare sul prato. Tappeto, con su Casim e Cassim, e seguiti da Genio, atterarono a terra ed i due scesero; Casim, subito, corse verso Iago e, quel lungo arcobaleno che, effettivamente, era scomparso e, al suo posto, era comparso un grosso uccello, il quale disse: “Oh santo cielo; oh povera me”. “No, povero me” disse Iago, mentre stava sotto il grosso uccello, il quale si alzò e, mentre si puliva le piume, togliendosi lo sporco da esse, disse: “Ora non si può più neanche volare in santa pace; eppure, il cielo è abbastanza grande per tutti”. “Scusaci tanto: non volevamo” disse Casim; il grosso uccello li guardò, dicendo: “Non ti preoccupare: so che non lo avete fatto apposta, o sì ?”. “No, no, per carità; è che stavamo inseguendo un lungo arcobaleno, solo che lo abbiamo perso di vista. Tu, sai per caso che fine possa aver fatto ?” spiegò Casim.

Il grosso uccello rise e, dopo essersi alzato a mezz’aria, disse: “Piccina, quel lungo arcobaleno, non era altri che la mia bellissima coda” e, dal retro, gli comparì una lunghissima coda colorata; poi, abbassò lo sguardo verso Iago, il quale era ancora disteso a terra, replicando: “Solo, che un pennuto imbranato, mi è venuto addosso, facendomela scomparire”. “Per tua informazione, io ero sulla mia rotta di volo: sei stato tu ad intrometterti sulla traiettoria” disse Iago, rialzandosi sulle zampe. “Sono una femmina e mi chiamo Zondra” disse il grosso uccello. “Femmina o maschio, io non ho colpa” disse Iago. “Iago, scusati subito con lei: sappiamo benissimo che sei stato tu ad andare addosso a lei” disse Casim. “E se non mi scuso, cosa succede ?” domandò Iago. “Ti tolgo tutte le piume una ad una e poi ti metto a cuocere come uno spiedino” rispose Cassim; Iago deglutì e poi, guardando Zondra, le disse: “Scusami; la colpa è mia: non volevo venirti addosso”. Zondra atterrò a terra ed andando accanto a lui, disse: “Ma lo sai che, a guardarti meglio, sei proprio un bel pennuto ?”. “Emmmm….ce ne andiamo ?” disse Iago, allontanandosi, leggermente imbarazzato da Zondra e ritornando dal gruppo. “Lo sai che non possiamo, finché non abbiamo trovato l’uccello della pioggia” disse Cassim. “A cosa vi serve ?” chiese Zondra. “Per liberare Agrabah dalla siccità: tutta l’acqua è misteriosamente scomparsa ed io so che esiste l’uccello della pioggia e so anche che si trova qua. Lei potrebbe aiutarci a trovarlo ?” domandò Casim. Zondra sorrise, per poi rispondere: “Ma certo che vi aiuterò a trovarlo, ma mi dovete promettere di non toccare le nuvole”. “Promesso: non le toccheremo” disse Casim. “Va bene, allora potete seguirmi” iniziò col dire Zondra e, dopo essersi avvicinata a Iago, finì col dire: “E tu stammi vicino, piumino adorato” e se ne volò in cielo. “Piumino adorato; oddio, come è mieloso” disse Casim salendo su Tappeto, insieme Cassim, il quale disse: “ Così, sembreresti un cuscino” e nonno e nipote risero. “Sì, sì, ridete pure, ma prima non ridevate tanto quando c’ere quale temporale” disse Iago, quando accanto a lui, comparve Genio trasformato in un cuscino blu con occhi e bocca, il quale disse: “Però, almeno, siamo atterrati sul morbido”. “Non sei divertente” disse Iago e volò dietro a Zondra. “Non ha mai avuto il senso dell’umorismo” disse Casim e Tappeto, insieme a Genio che era ritornato normale, seguì i due volatili.

Volarono sopra l’immensa foresta Amazzonica: “Qui è veramente bello e c’è anche tanta pace: mamma e papà dovrebbero vederlo”. “Se i tuoi genitori vedessero tutto ciò, tuo padre ti direbbe” iniziò col dire Genio e, dopo essersi messo davanti a Casim, la faccia si trasformò in quella di Aladdin, ed aggiunse dicendo, con la voce di Aladdin: “ Casim, mi hai disubbidito un’altra volta ! Starai in camera tua, finché non avrei imparato che non devi disubbidire ai tuoi genitori” e ritornò normale. “Ma mamma e papà, stavolta, non potranno sgridarmi, perché con me c’è il nonno e, inoltre, se siamo venuti qua in Amazzonia, è solo per cercare l’Uccello della Pioggia e chiedergli di venire ad Agrabah per portare, appunto, la pioggia” spiegò Casim. “Bè, direi che è per una buona causa, quindi, una ramanzina ed una punizione non le trovo giuste” disse Cassim. “Grazie, nonnino” disse Casim, quando Tappeto salì ancora più in alto, finché davanti a loro, non videro un’enorme cascata. “Uao, ma è meravigliosa !” disse Casim, con gli occhi pieni di gioia. “Secondo questa mappa, non ci dovrebbe essere una cascata in questo punto, ma dovrebbe essere nel lato opposto” disse Genio, vestito da esploratore, mentre se ne stava seduto dietro a Casim e Cassim, su Tappeto ed a gambe incrociate. “Forse perché stai tenendo la mappa al contrario” gli disse Cassim e gli mise la mappa nel verso giusto. “Oppss, a volte non so proprio dove ho la testa” iniziò col dire Genio e fece scomparire la testa, per poi farla ricomparire davanti ad Iago, finendo col dire: “ Forse la tengo troppo fra le nuvole”. Iago si fermò di colpo e portandosi una mano sul petto, dove ci stava il cuore, replicò: “Ma sei matto ?! Vuoi farmi venire un infarto ?!”. “A te mai” disse la testa di Genio e poi scompari, ritornando sul corpo del proprietario.

Sotto la cascata, passavano, una dopo l’altra, tante nuvole bianche, che divennero nere, dopo aver ottenuto l’acqua dalla stessa cascata; Zondra ed Iago si fermarono sopra una nuvola bianca proprio di fronte alla cascata, mentre Tappeto, con su nonno, nipotina e Genio, si fermò accanto a loro: “Questa è la Cascata della Pioggia ed è da essa che fanno rifornimento tutte le nuvole” spiegò Zondra. “Non hanno avuto molta fantasia con i nomi” disse Iago; Zondra rise e, dopo essersi abbassata ed aver avvicinato la testa a Iago, disse: “Mi corazon, sono stata proprio io a chiamarla in questo modo”. “Questo significa che sei tu l’Uccello della Pioggia” disse Casim; Zondra la guardò, dicendole: “Ma certo, piccina ed è compito mio decidere dove mandare la pioggia”. “Uao, ma è fantastico, così potrai venire ad Agrabah con noi” disse entusiasta Casim. Zondra rise, per poi chiederle: “E questo che cosa te lo fa credere, piccina ?”. “Bè, tu porti la pioggia e sarebbe da codardi non aiutarci” rispose Casim, ma fu un grosso errore, perché lo sguardo di Zondra divenne maligno e, alzandosi a mezz’aria, facendo comparire intorno a loro e sotto loro, nube grigie e con saette, con voce piena di rabbia replicò: “La Regina della Pioggia non esegue gli ordini di nessuno ! Solo io decido ciò che è meglio fare, ma nessuno deve darmi degli ordini, capito ?!”. “Nessuno le darà degli ordini, ma le stiamo solo chiedendo un favore, niente di più e, poi, se verrà, potrà tenersi Iago” spiegò Cassim, mentre si era messo davanti alla nipotina. “Che cosa ?!” disse stupito Iago; le nubi grigie con saette sparirono e Zondra, dopo essere riatterrata sulla nuvola, disse: “Bè, come proposta non è neanche male”. “Considerando anche il fatto, che ve lo cediamo gratis; un affare così non si vedeva dai tempi di Sherazade” disse Genio, trasformandosi in un venditore, con tanto di vestito elegante e valigetta alla mano. “Voi siete pazzi  e non avete cuore per me” disse Iago, volando da loro. “Oh suvvia Iago: direi che è un ottimo affare” disse Cassim. “E dove è finita la nostra amicizia ?! Credevo di esserti amico” replicò Iago, guardandolo. “Bè, gli amici possono essere utili anche a questo, no ? Aiutare il prossimo” disse Cassim, mentre teneva le braccia incrociate e lo guardava a sua volta. “Questo non è aiutare il prossimo: questo è sbarazzarsi di me !” replicò Iago, incrociando le ali e dando loro di spalle. “Guarda che ti verremmo a riprendere” disse Casim. “Sì ed io ci credo; voi non avete nessuna pietà per me. Mi avete chiamato in questo viaggio, solo per trovare il posto adatto dove lasciarmi” disse Iago e scoppiò a piangere. “Oh suvvia, ora non fare il melodrammatico e poi…” iniziò col dire Casim e, dopo essersi abbassata, continuò col dire sottovoce al pappagallo: “…dovrai solo distrarre Zondra”. “Distrarla ?! E da cosa ?” domandò stupito Iago, guardandola. “Vorrai dire da chi: la distrarrai, mentre noi ruberemo qualche nuvola da portare ad Agrabah” rispose Casim. “E’ pura pazzia ! Si arrabbierà e, non solo Agrabah morirà per la siccità, ma verrà anche distrutta” disse Iago. “Fidati che ci riusciremo, anche perché è l’unico modo per riportare l’acqua a casa” disse Casim, rimettendosi in posizione eretta. “Sarebbe più semplice se glielo chiedessi” disse Iago. “Attieniti al piano e, quando avremmo finito, ti verremmo a riprendere” spiegò Casim. “Questo piano diabolico me lo sarei aspettato dal Re dei Ladri in persona e non dalla figlia del futuro sultano” disse Iago. “Bè, non per niente è anche la mia adorata nipotina” disse sorridendo Cassim. “Allora Zondra, Iago ha accettato l’offerta” disse Casim, guardando l’uccello della pioggia, la quale disse: “Molto bene”. “Molto male per me, invece” disse Iago. “Vieni mi corazon, ti mostro la tua futura casa” disse Zondra e si alzò in volo. “La mia futura casa ?!” ripete stupito Iago. “Va con lei: scommetto che vi divertirete moltissimo” disse Casim; Iago li guardò; poi riguardò avanti e mentre seguiva Zondra, replicò: “Poi però ve lo metto in conto a fine giornata”. “Spero che il tuo piano funzioni, piccola o se no, questa volta, rischiamo grosso” disse Cassim. “Funzionerà: lo hai detto tu che ho preso molti più geni da te che da mamma e papà” disse Casim, guardandolo; poi, riguardò avanti ed aggiunse dicendo: “Coraggio, iniziamo con il piano” e, dopo che lei e Cassim furono saliti su Tappeto, insieme a Genio se ne volarono di fronte alla cascata.

“Dobbiamo trovare un modo per prendere una di quelle nuvole e portarla ad Agrabah” disse Casim. “Zondra se ne accorgerà, ne sono sicuro” disse preoccupato Cassim. “Avanti nonnino, dove è finito il tuo spirito d’avventura ? Una volta, avresti preso una di quelle nuvole senza neanche pensarci due volte; ora che cosa ti fa tirare indietro ?” disse Casim, guardandolo. “Il fatto che quell’uccello, possa far del male a tutti gli abitanti di Agrabah” spiegò Cassim. “Non può distruggere un’intera città, solo perché le abbiamo portato via una nuvola” disse Casim. “Tu ti arrabbieresti se qualcuno ti rubasse qualcosa di tuo ?” chiese Cassim. “All’inizio sì, ma poi chiederei il perché e, sicuramente, quando lo diremo a Zondra, sempre se ce lo chiederà, capirà” rispose Casim. “Non lo so piccola e, se poi le cose dovessero prendere una brutta piega ? Gli abitanti di Agrabah ci andrebbero di mezzo solo per colpa nostra” disse preoccupato Cassim. “Ma dobbiamo tentare, se no non sapremmo mai come si metterebbero le cose” disse Casim. “Giusto, la piccola principessa ha ragione: basta solo prendere un lazo ed il gioco è fatto” disse Genio e, dopo essersi trasformato in un cow boy con tanto di lazo, andò verso le nuvole. “Perché la cosa mi preoccupa molto ?” disse Casim, mentre i due guardavano Genio in “groppa” ad una nuvola, per poi guardarsi in modo preoccupato.

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Capitolo 15
*** L'Uccello della Pioggia - Parte III ***


Nel frattempo, Zondra e Iago continuavano a volare: “Proporrei di fare una piccola sosta” disse Iago, con la lingua di fuori ed ansimando; Zondra rise, per poi dire: “Sei già stanco, mi corazon ? Siamo quasi arrivati” ed atterrò su di un ramo di un albero in mezzo alla bellissima foresta amazzonica; Iago, atterrò accanto a lei, appoggiando un’ala contro il tronco dell’albero e riprendendo fiato. “Allora come ti sembra ?” domandò Zondra. “Come mi sembra cosa ?” chiese Iago, continuando ad ansimare. “La mia foresta; non la trovi stupenda ?” domandò Zondra. “La trovo carina” rispose Iago; Zondra lo guardò già con sguardo arrabbiato e, quindi, replicò: “Come scusa ?!”. Iago la guardò a sua volta e, titubante e con paura, disse: “No…no…è che io…io…sai, non l’ho ancora visitata come si vede e, quindi, non posso ancora dare nessun giudizio”; lo sguardo di Zondra sembrò addolcirsi, ma poi chiese: “E di me, cosa ne pensi ?”. “Bè…tu…tu…sei…sei…” disse titubante Iago. “Sì, mi corazon ?” disse Zondra, avvicinandosi con la testa e sbattendo le lunghe ciglia; Iago deglutì e, pensando alle giuste parole, disse: “….sei incantevole: nessun altro uccello dell’amazzonia potrebbe essere più bello di te. Sei davvero la regina di tutto ciò”. “Ohhhhhhhhh, mi corazon , sapevo che eri quello giusto” disse Zondra e lo strinse forte a se, stritolandolo. “Giusto per cosa ?” chiese Iago, con poco fiato. “Per stare sempre con me” rispose Zondra, continuando a stringerlo a se. “Cosa ?!” gridò Iago.

Intanto, davanti alla cascata, Genio cercava ancora di “domare” le nuvole, cavalcandole, come se fossero state dei cavalli, mentre Cassim, Casim e Tappeto lo guardavano standosene su una grossa nuvola bianca. “Ho quasi paura a dirlo, ma se non ci sbrighiamo, qua va a finire che Zondra ritornerà e, se scopre quello che stiamo facendo, siamo fregati” disse Casim. “L’idea è stata tua e, proprio tu, hai detto che, per fare una cosa, bisogna rischiare ed andare fino in fondo” disse Cassim. “Bella rassicurazione che mi dia: praticamente la responsabilità è tutta su di me” disse Casim. “Avanti Genio, sbrigati ! Non abbiamo tutto il tempo da perdere !” gridò Cassim; Genio si fermò e, guardandolo, disse: “Agli ordini, Capitano !” e, dopo essersi trasformato in una governante, aggiunse dicendo: “Oh, no, no, no, ma guardate quanto sporco c’è: meglio dare una pulitina, prima che la padrona di casa ritorni” ed accanto a sé comparve un aspirapolvere; lo accese e cercò di aspirare le nuvole ma, queste, se ne volarono velocemente da tutte le parti. “Genio, non le devi far scappare, ma catturare” disse Cassim, alzandosi in piedi, così come la nipotina.

“Sono macchie molto difficili da togliere” disse Genio / governante; Tappeto, allora, volò velocemente verso le nuvole, cercando di bloccarle; per più volte ci riuscì, ma senza successo, finché una piccola nuvola, forse ancora inesperta, non sapeva dove andare. Tappeto, allora, colse l’occasione e le volò velocemente davanti; la piccola nuvola, gli volò addosso e, quindi, ritornò indietro, ma nel farlo, non solo passò sotto la cascata, diventando nera per l’acqua appena assorbita, entrò anche nell’aspirapolvere di Genio / governante. “Sìììììì, ce l’ha fatta” disse entusiasta Casim; Tappeto e Genio / governante ritornarono da loro: “ Quelle brutte macchie non volevano proprio andarsene, ma ora sono al sicuro qua dentro” disse Genio / governate toccando il contenitore dell’aspirapolvere, che tremava, causa della piccola nuvola al suo interno che, molto probabilmente, aveva paura.

“Ottimo lavoro, Tappeto” disse Cassim e Tappeto fece un piccolo inchino; Genio ritornò normale e disse, come se sembrasse offeso: “Sì, sì, date pure tutto il merito a lui, quando invece il lavoro pesante l’ho dovuto fare io ma, intanto, chi ha prigioniera quella nuvola non è lui, ma io”. “Sei stato bravissimo anche tu, Genio” disse Casim. “Davvero ?! Grazie, principessa, ma non ho fatto nulla di che” disse Genio, ma il suo viso si trasformò in quello di Pinocchio ed il suo naso si allungò. “Basta con i giochi, Genio: ora dobbiamo riprendere il tacchino e ritornarcene ad Agrabah” disse Cassim ed, appena gli spinse il lungo naso indentro, il viso di Genio ritornò normale. “Sempre se Zondra lo lascerà andare: ho il sospetto che quell’uccello si sia preso una cotta per Iago” disse Casim. “Se non lo lascerà andare, allora vorrà dire che lo lasceremo qui con lei” disse Cassim ed i due, salirono su Tappeto e, mentre volavano alla ricerca del pappagallo, Casim disse: “Iago non la prenderà affatto bene, se gli dirai così”. “Allora, vorrà dire che lo torneremo a riprendere quando avremmo salvato Agrabah dalla siccità” disse Cassim. “Secondo me non prenderà bene nemmeno questa proposta” disse Casim.

Si inoltrarono nella foresta, quando su di un ramo, videro Zondra coccolare amorevolmente Iago; Cassim guardò Genio e gli disse: “Sarà meglio che fai sparire quel coso, prima che Zondra sospetti qualcosa”. “Vuoi che metta la spazzatura sotto il tappeto ?” disse Genio, ma dopo aver ricevuto un’occhiataccia da parte di Cassim, aggiunse dicendo: “Provvedo subito” e, con una magia, fece sparire l’aspirapolvere chissà dove. “Dimmi ancora cose romantiche” disse Zondra, rivolta a Iago che, avendo quasi finito il suo repertorio sul romanticismo, non sapeva più cosa dire: “E la luna non splende mai come splendono le tue bellissime piume; persino l’oro non è paragonabile a te” disse Iago, ma poi tra se aggiunse disse: “Dio, quanto sono caduto in basso; almeno, quest’ultima cosa, potevo anche risparmiarmela”. “Come sei romantico, Iago: non avevo mai visto questo tuo lato” disse Cassim; Iago e Zondra li guardarono e Iago gli disse: “E’ che nessuno ha ancora imparato a conoscermi fino in fondo: solo Zondra ci riesce”. “Noto con piacere che, durante il periodo che vi abbiamo lasciati soli, avete instaurato un bel rapporto e, a quanto pare, non solo di amicizia” disse Casim. “Hai ragione, piccina: Iago è perdutamente innamorato di me” disse Zondra e lo strinse a se, quasi soffocandolo. “Mi dispiace molto interrompere questo momento romantico, ma è tempo di ritornare a casa” disse Cassim; per questa notizia, Zondra lasciò andare Iago, che riprese fiato. “Ma non potete andarvene così presto e poi avete ancora molto da vedere qui” disse Zondra. “Mi dispiace, ma i miei genitori saranno molto preoccupati non vedendomi e, poi, loro non sanno neanche che sono qua” spiegò Casim. “Allora vi lascio andare, ma mi dovete promettere che ritornerete a trovarmi” disse Zondra. “Le promettiamo che le riporteremo Iago” disse Cassim. “Adìos mi corazon, ma ci rivedremo molto presto” disse Zondra e, dopo averlo preso con le piume, lo baciò su una guancia, mentre il pappagallo fece una faccia disgustata; poi lo lasciò andare e Iago ritornò dal gruppetto, andandosi a mettere, anche lui, su Tappeto. “Grazie ancora per tutto: anche se non potremmo salvare Agrabah, almeno abbiamo potuto vedere il leggendario Uccello della Pioggia” disse mentendo Casim. “Grazie a voi per essermi venuta a trovare e non preoccupatevi per la pioggia: prima o poi, verrà e Iago… “ iniziò col dire Zondra e, dopo che Iago ebbe voltato lo sguardo verso di lei, continuò col dire: “…mi mancherai tantissimo e non vedo l’ora che tu possa venirmi a trovare il più presto possibile”. “Ma…ma…ma certo; con molto piacere” disse Iago, facendo un finto sorriso e, poi, se ne volarono via, con Genio che li seguiva.

Poco dopo e quando furono abbastanza lontani dalla Foresta Amazzonica… “Genio, dove è la nuvola ?” domandò Casim, guardandosi intorno e non vedendo la nuvola catturata. “Da qualche parte” rispose Genio. “Da qualche parte ?!” disse stupito Iago; poi, andando di fronte a Genio e prendendolo con le ali per il petto, come se stesse prendendo una maglia, aggiunse replicando: “Spero per te, che quella nuvola sia qua con noi, perché non ho nessunissima intenzione di rivedere quella psicopatica !”. “Credevo avessi preso una cotta per lei” disse Casim, guardandolo. “Quella è pazza ! Non faceva altro che stritolarmi e, se non le dicevo cose mielose, mi avrebbe anche fatto incenerire da uno dei suoi temporali” disse Iago, ritornando su Tappeto e mettendosi accanto alla bambina. “Allora Genio, ce l’hai o no questa nuvola ?” chiese Casim, guardando Genio il quale le rispose, guardandola a sua volta: “Tanto di cappello, principessa” e fece riapparire l’aspirapolvere. “Fiuuu meno male che non dobbiamo ritornare in quella foresta umida” disse Iago, tirando un sospiro di sollievo, passandosi un’ala sopra la fronte. Casim guardò il contenitore dell’aspirapolvere che tremava, poi abbassò lo sguardo, quindi Cassim, mettendole una mano sulla spalla, le domandò: “Qualcosa non va, piccola ?”. “E’ che mi sento un po’ in colpa per quello che abbiamo fatto: ho sempre detto che non volevo rubare nulla, eppure ecco che ho rubato qualcosa a qualcuno. Non volevo” rispose Casim. “E’ vero, non volevi, ma lo hai fatto per una giusta causa e tutti ne siamo coinvolti. Se tutto andrà per il meglio, Agrabah si salverà dalla siccità; se invece niente andrà come previsto…” disse Cassim, ma Iago lo interruppe dicendo: “Saremmo tutti morti: quella psicopatica scoprirà che le abbiamo rubato una nuvola e verrà ad ucciderci”. “Ma non può ucciderci, solo perché le abbiamo rubato una nuvola; poi gliela riporteremo indietro” disse Casim, guardandolo. “Riportarla indietro ?!” ripete stupito Iago e, dopo essere andata sulla spalla sinistra di Casim, aggiunse dicendole: “Non possiamo riportargliela indietro: sarebbe una cosa da pazzi ! Vorrebbe dire farci scoprire e fulminare all’istante !”. “E’ solo per essere onesti” disse Casim. “Lo so che tu sei fin troppo onesta, ma qualche volta bisogna anche metterla da parte e non rischiare la propria vita; prendi esempio dal sottoscritto e ti andrà sempre tutto liscio” spiegò Iago. “Iago, non credo che tu sia il modello più adatto, che la mia nipotina debba seguire” disse Cassim. “Allora, per te, quale sarebbe un modello che lei debba seguire ?” chiese Iago, guardandolo. “Ma ovviamente lei sta già seguendo un modello, ovvero me” rispose Cassim, sorridendogli e Iago lo guardò stranamente.

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Capitolo 16
*** L'Uccello della Pioggia - Parte IV ***


Il viaggio continuò, finché finalmente non videro in lontananza il palazzo del sultano: “Ahhhhhhhhhhhh casa dolce casa” disse Iago, ma quando arrivarono sul retro del palazzo, atterrando sul balcone della camera da letto di Casim, sentirono Aladdin gridare: “Appena ritorneranno, saranno guai per quella bambina ! Mi meraviglio di mio padre che l’abbia appoggiata e sia andato con lei”. “Ed io che vi avevo anche detto di non rischiare” disse Iago, rivolto a nonno e nipotina. “Ovviamente ciò riguarda anche Iago e Genio: chissà che avranno architettato” replicò Aladdin e nonno e nipotina guardarono malamente Iago, il quale guardò in alto, fischiettando. “Aladdin, sicuramente avranno avuto un motivo, se sono andati via” disse Jasmine. “Almeno avrebbero potuto dirci qualcosa, invece che sparire nel nulla ! Quando tornano, mi sentono !” replicò Aladdin. “Forse, faremmo meglio ad andarcene da qui per un po’; propongo una bell’oasi nel deserto, lontana da tutti e dall’ira dei tuoi genitori” propose Iago. “No, abbiamo un compito da portare a termine e non possiamo andarcene; forse dopo, ma non ora” disse Casim e se ne andarono nella sala del trono.

Poco dopo, il gruppetto era intorno all’aspirapolvere, ad osservare il contenitore che tremava: “Allora, chi lo apre per primo ?” domandò Casim. “Non contatemi: io mi do come assente” rispose Iago. “Non ricominciare, tacchino: anche tu sei stato presente alla cattura, quindi conti” disse Cassim, guardandolo. “Per tua informazione, siete stati voi a catturare questa nuvola, mentre io ero costretto a rimanere con quella là e non è che mi sia divertito” replicò Iago, guardandolo. “Sarai contento, quando la rivedrai” disse Cassim e riguardò l’aspirapolvere. “Non sei serio, vero ?” chiese Iago, ma non ricevendo nessuna risposta, aggiunse dicendo: “Oh, mamma mia” e, volandosene via, si andò a mettere su uno dei braccioli del trono. “Genio, ci pensi tu ?” domandò Casim, guardando Genio, il quale si mise addosso una maschera che indossano i saldatori, rispondendo: “State attenti: è roba altamente contaminata” ed allungò lentamente una mano. “Ecco che ricomincia” disse Iago alzando gli occhi al soffitto e si mettendosi di schiena; la mano di Genio era sempre più vicina al contenitore: nonno e nipotina guardavano con ansia, mentre a Iago non gliene importava nulla. La mano arrivò al contenitore ed aprì la cerniera e velocemente ne uscì la nuvoletta grigia: “Non deve uscire da qui” disse Casim, guardandola; la nuvoletta si muoveva a destra ed a sinistra, come se stesse “guardando” una possibile via di fuga, quando vide la porta e, quindi, volò velocemente verso di essa. “Non dobbiamo farla scappare !” disse Cassim e corse dietro la nuvoletta. “Un detto dice: “Si prende la nuvoletta, per non farla scappare più in fretta” disse Genio e volando velocemente, passando accanto a Cassim, si andò a mettere davanti alla porta, trasformandosi in un grosso guantone da baseball di colore blu. La nuvoletta continuava a volare velocemente, quando frenò bruscamente, prima che Genio / guantone, potesse prenderla; fece dietro front e, se ne rivolò velocemente via, passando accanto a Cassim, che la guardò andarsene, ma riguardò avanti e, non riuscendo a frenare, andò a sbattere contro Genio /guantone, il quale ritornò normale. “Odio i tuoi detti” disse Cassim, mentre a Genio roteavano gli occhi per la botta appena presa. La nuvoletta si stava dirigendo verso l’altra possibile via di fuga: le finestre poste dietro al trono, quando davanti a lei si misero Casim e Tappeto: “Non riuscirai a scappare da qua: il tuo volo è finito” disse Casim, ma prima che la bambina e Tappeto potessero prenderla, la nuvoletta deviò all’ultimo minuto ma, nel farlo, andò a sbattere contro Iago, che si voltò appena in tempo per vederla contro di lui e, tutti e due, finirono a terra; il gruppetto andò da loro. “Ottimo lavoro, corvo: sei riuscito a fermare la sua corsa” disse Cassim. Iago sbucò con solo il becco da sotto la nuvoletta, replicando: “Tiratemi via questo coso da sopra di me !”. “Ma se siete così dolci insieme” disse Genio, facendo comparire i cuoricini intorno ad Iago ed alla nuvoletta. “Faccio finta di non averti sentito !” replicò Iago e Genio, con una magia, imprigionò la nuvoletta dentro ad un barattolo, con due forellini posti sul tappo, come per farla respirare. “Ok abbiamo la nuvoletta, ma ora dobbiamo pensare ad un modo per far piovere e ritornare l’acqua in tutta Agrabah” disse Casim. “E come facciamo con solo una nuvola e per di più così piccola ?” chiese Iago, guardandoli. “Non lo so” rispose Casim, guardandolo a sua volta. “Forse, se avreste avuto premura prima di pensare a questa cosa, ora non ci troveremmo in questo pasticcio !” replicò Iago. “Scusaci tanto, corvo, se andavamo di fretta ed abbiamo preso la prima nuvola che ci è passata davanti” disse sarcasticamente Cassim. “Eppure ci deve essere, per forza, un modo per far piovere tanto” disse Casim. “Il modo c’era, solo che il suddetto modo, se ne è rimasto nella Foresta Amazzonica e, ora, se volete scusarmi, il sottoscritto se ne va a dormire” replicò Iago e, voltandosi, si librò a mezz’aria. “Ehi, dove pensi di andare ?! Devi rimanere qua con noi, ad aiutarci” replicò Cassim, guardandolo. “La mia parte l’ho già fatta prima: ora tocca a voi” disse Iago e se ne andò.

“Chi ha bisogno di lui ? Possiamo anche farcela da soli” replicò Cassim, riguardando gli altri. “Però Iago ha ragione: questa nuvoletta è davvero piccola e difficilmente potrà far piovere tanto” disse Casim, mentre guardava la nuvoletta all’interno del barattolo che stava tenendo in mano Genio. “Dobbiamo trovare assolutamente una soluzione, prima che i tuoi genitori scoprano qualcosa” disse Cassim, incominciando a camminare avanti ed indietro e mettendosi una mano sotto il mento, mentre pensava. “Io la lascerei anche libera, ma poi sono sicura che scapperà” disse Casim, mentre lo seguiva con lo sguardo. “La faccenda sembra più complicata del previsto; il tacchino aveva ragione: dovevamo prendere una nuvola più grande e sarebbe stato tutto più facile” disse Cassim, continuando a camminare avanti ed indietro. “Ehi, guarda che anche i piccoli hanno delle grandi potenzialità: mai dare tutto per scontato” disse Casim e Cassim la guardò. “Nuvole…nuvole…nuvole… non trovo nuvole, ma solo arcobaleni” disse Genio, mentre stava sfogliando un libro dal titolo “Il Mago di Oz”. “E’ una nuvola magica e, di magico qua, a parte Tappeto, abbiamo anche Genio” disse Casim e Genio, sentendosi nominare, alzò lo sguardo dal libro, domandando: “Sì, cosa c’è ?”, quando il volto di una strega verde uscì ridendo dal libro e Genio, spaventandosi, lo chiuse immediatamente, facendolo scomparire. “Stavo dicendo che, visto che quella nuvola è magica, magari tu potresti farla diventare più grande usando proprio la tua magia” propose Casim, guardandolo. “Errore: non posso farlo” disse Genio, facendo comparire il segno di divieto sul suo petto. “E perché non puoi ? Sei un Genio: lo hai sempre detto che hai tutto il potere dell’universo nelle tue mani” chiese Cassim, guardandolo anche lui. “Perché è già cosparsa della magia di Zondra e la mia magia non avrebbe effetto” spiegò Genio. “Neanche in un modo alternativo ?” domandò Casim. “Sono tutto orecchie” disse Genio, mentre l’orecchio destro gli divenne grosso. “Potresti sempre usare una delle tue tante trasformazioni e mettere involontariamente magia sulla nuvola” rispose Casim. “Involontariamente o no, quella nuvola verrà comunque cosparsa della magia del Genio e lo hai appena sentito quello che ha detto” disse Cassim, guardando la nipotina. “Ma non lo farà in modo diretto: diciamo che utilizzerà dei mezzi nostri” spiegò Casim, guardandolo a sua volta. “Non ci ho capito molto, ma vediamo se ho afferrato il concetto della principessa” disse Genio e si trasformò in una ampolla, con occhi e bocca e con dentro dell’acqua; poi alzò lo sguardo verso i due ed aggiunse chiedendo: “Va bene così ?”. “Io proverei con altro” rispose Casim. “Ed altro sarà, principessa” disse Genio /ampolla e si trasformò in un delfino azzurro, che sputava acqua dalla bocca, ma nonno e nipotina scossero negativamente la testa; quindi si trasformò in una foca azzurra e successivamente in una fontana ed in un elefantino azzurro, dalle grosse orecchie, un cappellino in testa e dalla quale proboscide uscivano bolle di sapone, per poi ritornare se stesso. “Non ci siamo: eppure deve esserci qualcos’altro” disse Casim. “Qualcosa ti frullerà in quella testa, no ?” domandò Cassim. “Ci vuole acqua, molta acqua; quella nuvola è diventata grigia nell’andare sotto ad una cascata e, subito, è cresciuta: non tanto, ma almeno è diventata leggermente più grande” spiegò Casim. “Tanta da far piovere ?” chiese Genio, facendo comparire un ombrello sopra di se. “Bè, è proprio la pioggia quella che ci serve” rispose Casim, guardandolo.

In quel momento, le porte si aprirono sbattendo ed entrarono Aladdin e Jasmine: “Avevo sentito delle voci provenire da questa stanza ed avevo anche intuito bene di chi si potesse trattare” replicò Aladdin, camminando con la moglie, verso gli altri ed Abù che si trovava sulla spalla di lui. “Ciao papà; ciao mamma” disse sorridendo Casim, mentre Genio aveva velocemente nascosto dietro di se, il barattolo con dentro la nuvoletta. “Togliti subito quel sorrisetto, perché non ti salverà” replicò Aladdin, fermandosi con Jasmine, di fronte ai quattro. “Salvarmi da cosa ?” domandò Casim. “Come avete potuto andarvene senza dirci nulla ?! E se vi fosse successo qualcosa ?! E poi perché ve ne siete andati ?” replicò Aladdin. “Al, calmati: come ti ho detto prima, sicuramente avranno avuto un valido motivo se se ne sono andati” disse Jasmine. “Certo che lo abbiamo avuto, ma ora è storia passata e siamo tutti sani e salvi qua, proprio come volevate” disse Cassim, ma dopo aver visto lo sguardo arrabbiato del figlio, aggiunse dicendo: “La storia passata non è poi così passata, ma ci stiamo lavorando”. “In che senso ?” chiese Aladdin, mentre Abù scese dalla sua spalla. “Fa un caldo insopportabile qua dentro: propongo di trovarci un’oasi e farci tutti un bel bagno” disse Cassim, facendosi aria con una mano. “Papà non cambiare discorso e spiegaci su che cosa state lavorando” replicò Aladdin. “Spiegandotela, farò andare nei guai la piccola” disse Cassim. “Intanto nei guai ci siete già e mi meraviglia il fatto di non vedere anche Iago con voi” disse Aladdin. “Anche sulla faccenda pappagallo ci stiamo lavorando” disse Cassim, mentre Abù si avvicinava lentamente a Genio, il quale lo vide e cercò di allontanarlo con una mano. “Papà, sputa la verità” disse Aladdin. “Hai presente l’acqua ? E’ su quella che stiamo lavorando, ma la piccola, lo scendiletto ed il Genio non hanno colpa” disse Cassim. “L’acqua ?! Cosa dovrebbe centrare ora l’acqua ?!” replicò domandando Aladdin. “La…siamo…andati…a cercare” rispose titubante Cassim. “Ma siete impazziti ?! Papà io….” iniziò arrabbiato Aladdin, ma Casim lo interruppe dicendo: “ Papà, la colpa è solo mia: il nonno mi sta coprendo, per prendersi lui la colpa, ma tutto è partito da me. Io ho insistito perché venisse con me e gli altri in Amazzonia per cercare il leggendario Uccello della pioggia, invece avrei dovuto parlarne prima con voi”. Aladdin e Jasmine si guardarono; poi, riguardarono avanti e Jasmine disse: “E’ vero, avreste prima dovuto parlarne con noi, ma quello che avete fatto, lo avete fatto in fin di bene e per Agrabah”. “Quindi non siete più arrabbiati ?” chiese Casim. “Almeno avete ottenuto qualcosa da tutto ciò ? Anche se non mi sembra, visto che c’è ancora siccità” domandò Aladdin, ma la risposta la ebbe, quando Abù prese il barattolo dalle mani di Genio, il quale però lo teneva ben stretto ed i due finirono per tirare uno da una parte ed uno dall’altra, come se stessero tirando una fune. “Ecco quello che abbiamo ottenuto” disse Cassim, guardando i due come gli altri. “Quello è ciò che avete ottenuto ?! Una minuscola nuvola ?!” ripete stupito Aladdin. “Però stiamo pensando ad un modo per farla diventare più grande” disse Casim. “Allora era a questo che stavate lavorando” disse Aladdin, guardando Cassim, il quale disse: “Credimi figliolo: se te lo avessi detto direttamente, ti saresti arrabbiato ancora di più. Ho preferito dirtelo ad acque calme” e riguardarono avanti, quando sia Genio che Abù, caddero a terra ed il barattolo volò in alto; lo seguirono con lo sguardo e Tappeto volò verso di esso, ma non riuscì a prenderlo ed il barattolo cadde a terra, non solo rompendosi in tanti pezzi, ma anche liberando la nuvoletta grigia.

“Oh no e adesso chi la ripiglia più” disse Genio. “Sei un Genio: fa qualcosa di…geniale” disse Cassim. “La farò ritornare subito nel barattolo” e si trasformò in un pompiere, con tanto di idrante accanto a se. “Quale barattolo se si è rotto ?” chiese Casim; Genio la guardò, ma non disse nulla; poi, riguardò la nuvola e disse: “Attenta, che ora uso l’artiglieria pesante” e “caricò” la pompa che teneva in mano, come se fosse stata un fucile: l’aprì ed una gran quantità d’acqua andò addosso alla nuvoletta. “Bravissimo Genio: è proprio quello che cercavo di farti capire prima” disse Casim. “Cioè la proposta della magia indiretta ?” domandò Cassim. “Esatto, proprio quella” rispose Casim. Più le arrivava acqua dalla pompa e più la nuvoletta continuava a crescere, tanto che da essa, ora fuoriuscivano anche delle saette: “Continua così Genio: la nuvoletta sta crescendo e presto sarà pronta per uscire e far piovere su tutta Agrabah” disse Casim. “Prima mi preoccuperei per noi” disse Aladdin e, di fatti, dalla nuvoletta, che ora non era più tanto piccola, incominciò a scendere molta pioggia, che in poco tempo inondò tutto il pavimento. Tutti cercavano di buttare fuori l’acqua dalle finestre: “Ora non ci possiamo lamentare dell’acqua” disse Cassim, mentre buttava fuori l’acqua dalla finestra con un secchio. “E’ vero, anche se sta piovendo solo qua dentro” aggiunse dicendo Aladdin. “Allora perché non portiamo la nuvola fuori ? Così pioverà fuori e smetterà di piovere qua dentro” propose Casim. “E come facciamo a portarla fuori ?” chiese Aladdin, guardandola, ma tutti guardarono Genio, che si era trasformato in un pirata e stava su di un vascello che “navigava” sulla tanta acqua che c’era, dicendo, mentre guardava Aladdin e gli altri con un cannocchiale: “Arrggggh, corpo di mille balene ! Altra gente da reclutare per la mia ciurma” e, con una magia, fece salire il gruppetto sulla nave, vestendoli con vestiti da pirati e con spazzolone in mano. “Forza ciurma: dobbiamo prendere quel tesoro” disse Genio / pirata. “Genio, non è il momento di scherzare: dobbiamo portare fuori questa nuvola, prima che allaghi tutto il palazzo” disse Aladdin. “Nessuno deve obiettare gli ordini del capitano, ovvero io: pulite quel ponte” replicò Genio / pirata. “Questa cosa è assurda !” replicò Cassim, gettando a terra lo spazzolone; Genio / pirata comparve davanti a lui, dicendo: “Chi obietta gli ordini del capitano, verrà punito” e con una magia lo fece sedere su di uno sgabello, con davanti a se un grosso secchio con dentro tante patate. “Starai scherzando, spero” replicò Cassim, guardandolo. “Niente affatto e, se obietterai, ti farò spelare anche le cipolle, marinaio !” replicò Genio / pirata, quando l’acqua crebbe ancora, facendo uscire la barca dalla stanza del trono.

Intanto Iago se ne stava sdraiato sul suo trespolo nella camera di Casim, a mangiarsi dell’uva, ignaro di tutto quello che stava succedendo nel palazzo: “Ahhhhhhhhh, adoro la vita a palazzo: si vive da Re, anzi, direi da sultani, per restare in tema” disse e, dopo aver gettato a terra il rametto ormai privo dei grappoli, mise le piume dietro la testa, chiudendo gli occhi. Ma la sua quiete durò poco, perché sentì dei rumori provenire da fuori la camera; quindi, riaprì gli occhi, replicando: “E adesso che altro succede ?! Uno non è neanche più libero di riposare. Ma tu guarda al giorno d’oggi cosa mi tocca fare !” e volò verso la porta e la aprì, continuando col dire: “Finitela con tutto questo baccano !”, ma un’onda d’acqua lo travolse, portandolo fuori dalla camera. Poco dopo, mentre la corrente lo trascinava, riemerse dall’acqua, gridando: “Aiuto ! Tiratemi fuori da qui !”. “Ehi Iago, non pensavo amassi così tanto l’acqua” disse, ad un certo punto, una voce; Iago alzò lo sguardo, per vedere accanto a se una barca e sopra di esso, vi erano gli altri; quindi replicò: “Molto spiritoso, ma tiratemi fuori da qui !”. “Come vuoi tu Iago” disse Aladdin, che aveva parlato anche prima e, sporgendosi, prese il pappagallo, portandolo sulla barca. Iago, mentre se ne stava seduto, tutto bagnato, sul ponte, sputò fuori acqua dalla bocca, come se fosse stato una fontanella. “Benvenuto a bordo, Iago” disse Casim; Iago la guardò e librandosi in volo, replicò: “Qualcuno mi dice che accidenti sta succedendo ?! Come mai abbiamo un fiume in piena in casa, quando invece dovrebbe stare fuori ?!”. “Ti ricordi della nuvoletta che abbiamo catturato in Amazzonia ? Bè, la tua idea di farla crescere non era tanto male e l’abbiamo usata” spiegò Casim, guardandolo. “Siete degli incompetenti ! Ma dove avevate la testa, quando avete messo in atto questa idea ?! Dovevate pensare anche alle possibili conseguenze, prima di agire !” replicò Iago, volando di fronte a Casim. “Se fossi rimasto anche tu con noi, invece di voltarci le spalle ed andartene a mangiare mele in un’altra stanza, forse a quest’ora non saremmo in questa situazione” replicò Cassim; Iago volò di fronte a lui, dicendogli: “Senti chi parla: il pelatore di patate, quando invece dovrebbe essere il Re dei Ladri e poi stavo mangiando uva, e non mele”. “Non un’altra parola, tacchino e pelerò le tue penne” replicò Cassim e Iago, deglutendo, se ne volò lontano da lui, andandosi ad appoggiare su di un parapetto, accanto ad Abù. “Il mare è in tempesta: non riesco più a controllare la nave” disse Genio / pirata, mentre era al timone, quando sentirono gridare aiuto. “E’ la voce di mio padre” disse preoccupata Jasmine. “Genio, dobbiamo assolutamente trovare il Sultano” disse Aladdin. “Subito Capitano” disse Genio / pirata, ritornando normale. “Ahhhhhh, adesso è diventato lui il capitano; ma bene, siamo in ottime mani” disse sarcasticamente Iago ed Abù alzò gli occhi al soffitto.

La nave continuava a navigare su quel “mare” in burrasca, come lo aveva definito Genio, quando davanti a loro videro il Sultano su di una tavola: “Aiuto ! Aiutatemi !” gridava. “Eccolo là !” disse Jasmine, indicando davanti a se. “Resista Sultano: stiamo arrivando !” gridò Aladdin. “Vi prego, fate presto” disse il Sultano, mentre l’acqua continuava a crescere. “Nonno tieni duro” gridò Casim e la nave arrivò quasi vicino al Sultano, ma a causa delle troppe onde, era molto difficile per il sovrano entrare nella barca; quindi ad Aladdin venne in mente un’idea: prese una corda e se la legò intorno alla vita. “Aladdin che cosa stai facendo ?” domandò Jasmine, guardandolo. “ La nave non riesce ad avvicinarsi ancora di più al Sultano, quindi qualcuno deve andarlo a salvare” rispose Aladdin, finendo di legarsi la corda intorno alla vita. “Ma non puoi: è troppo pericoloso e rischierai di rimetterci la vita !” replicò Cassim, guardandolo anche lui. “Tranquillo: l’ho già fatto altre volte” disse Aladdin, guardandolo; poi riguardò Jasmine, quando questi andò di fronte a lui, dicendogli: “Mi raccomando, amore mio: sta molto attento” e si baciarono. Finito il bacio, Aladdin guardò Casim, la quale aveva lo sguardo abbassato; quindi si inginocchiò con un ginocchio; le mise una mano sotto il mento, alzandole il viso e chiedendole: “Ehi, cos’è questo sguardo triste ?”. “E’ colpa mia se sta succedendo tutto questo; è colpa mia se il palazzo si sta allagando; è colpa mia se il nonno si trova in pericolo. Non volevo che accadesse tutto questo: volevo solo riportare l’acqua ad Agrabah e salvare la gente dalla siccità, invece la sto mettendo in pericolo. Papà, mi dispiace tanto” disse Casim, mentre le lacrime rigarono il suo viso; Aladdin, allora, la abbracciò, dicendole: “Invece tu sei una bambina molto coraggiosa e nessun altro bambino della sua età avrebbe, secondo me, rischiato così tanto per salvare la propria famiglia e la gente di Agrabah. E’ vero, a volte ci disubbidisci, ma io e tua madre non avremmo desiderato un’altra figlia migliore di te” e le mise una mano sulla guancia, tirandole via le lacrime. “Ed io non avrei mai desiderato una famiglia migliore di voi” disse Casim ed Aladdin sorrise; poi si rialzò e guardò davanti a se; prese la rincorsa e saltò oltre il parapetto, tuffandosi in acqua, ma si era dimenticato di un piccolo dettaglio: “Emmm… ma è normale che la corda non sia legata ?” domandò Iago, mentre osservava la corda che stava per finire; Cassim, allora, corse verso di essa: la prese e la legò appena in tempo all’albero maestro, per poi porgere l’attenzione, come gli altri, davanti a se, per vedere Aladdin che nuotava verso il Sultano. Il ragazzo era quasi arrivato: “Che bello vederti, Aladdin” disse il Sultano. “Anche per me è bello rivederla, Sultano ma, ora, faremmo meglio ad uscire da questa situazione. Coraggio, si aggrappi a me” disse Aladdin e si mise di schiena: il Sultano, gettandosi anche lui in acqua, si aggrappò ad essa, ma la corrente era molto forte ed Aladdin faceva fatica a nuotare verso la barca. “Avanti papà, ce la puoi fare” lo incitava Casim, mentre lo guardava stando affacciata al parapetto, tra sua madre e suo nonno, quando ad un certo punto la corda incominciò a rompersi: “La corda !” gridò Jasmine e, corse versa di essa, prendendola poco prima che si staccasse del tutto dall’albero maestro. Ma da sola non ce la poteva fare e, così, Cassim andò dietro di lei e, dopo averle messo le mani intorno alla vita, i due incominciarono a tirare; anche Casim andò a dare una mano, mettendosi dietro a suo nonno, aggrappandosi al mantello, ma anche se i tre tiravano, non riuscivano ad aiutare del tutto Aladdin ed il Sultano. “Le cose qui si stanno mettendo male e se il Sultano dovesse morire, posso anche dire addio a tutto questo lusso” disse Iago; poi, guardando Abù, aggiunse dicendogli: “Scimmia, è venuto il momento di aiutarli” e, alzandosi in volo, prese Abù per le spalle con le zampe e si andarono a mettere sopra la corda e davanti a Jasmine: Abù prese la corda ed entrambi tirarono, ma ancora non era sufficiente. Fu la volta di Tappeto che però, invece di andare dal gruppetto, volò velocemente verso il Sultano ed Aladdin, prendendo quest’ultimo per le mani e tirandolo: “Forza, ce la possiamo fare” disse Jasmine. “Io non mi sento più le ali” disse Iago. “Ci vorrebbe un aiuto in più” disse Casim; Genio, allora, lasciò andare il timone e, indietreggiando, si trasformò nel Capitano Achab, con tanto di arpione, dicendo: “Si va a caccia di balene bianche” e lanciò l’arpione, che finì proprio accanto ad Aladdin; questi lo prese e venne tirato velocemente da Genio e dagli altri, che nel frattempo avevano lasciato la corda e si erano attaccati a Genio. Con uno strattone finale, riuscirono a tirare in salvo sulla barca, Aladdin ed il Sultano: “Oh padre” disse Jasmine inginocchiandosi ed abbracciando il Sultano. “Grazie Genio” disse Aladdin, guardando Genio / Achab, che disse: “La prossima volta, quella balena bianca non mi scapperà” e ritornò normale. “Ma…ma che cosa sta succedendo ? Perché il palazzo è tutto allagato ?” chiese preoccupato il Sultano, alzandosi in piedi così come Jasmine ed Aladdin. “E’ colpa mia, se è allagato” rispose Casim, andando di fronte a lui. “Nipote mia, perché dici così ?” domandò il Sultano, guardandola. “Perché volevo riportare l’acqua ad Agrabah e, nel farlo, io….” iniziò col spiegare Casim, ma Cassim la interruppe dicendo: “ La colpa è anche mia, Sultano che ho proposto, mentre eravamo in Amazzonia, di prendere una nuvola e portarla qua per far piovere su Agrabah. La nostra dolce nipotina ha solo voluto fare un’opera a fin di bene, solo che le cose, poi, si sono complicate”. “Non vi preoccupate: non sono arrabbiato per ciò che avete fatto, ma bisogna rimediare al danno causato, prima che tutta quest’acqua inondi Agrabah” disse il Sultano. “Scusate se vi interrompo, ma ci andremo a schiantare da qualche parte, se qualcuno non ritorna al timone” disse Iago. “Ma al timone ci sono io” disse Genio; gli altri lo guardarono stranamente e Iago, andando di fronte a lui, replicò: “Asino coso blu ! Il timone ce l’hai dietro di te e, ora, per colpa tua, ci andremmo ad ammazzare !”. “Ma suvvia, non è poi la fine del mondo: provvedo subito” disse Genio e, ritornando davanti al timone, lo prese, nel vero senso della parola, ovvero lo prese letteralmente in mano, per poi dire: “Opsss”. “Ecco lo sapevo: siamo fritti; siamo morti: niente più cacce al tesoro; niente tesoro per il sottoscritto; niente…” disse Iago, ma si fermò, quando gli altri lo guardarono malamente, quindi aggiunse dicendo loro: “Ma io mi riferivo al tesoro di famiglia che ho: voi siete il mio tesoro”. “Andremo a sbattere contro quelle porte” disse Aladdin, affacciandosi al parapetto e guardando l’enormi porte d’entrata che si avvicinavano sempre di più; poi guardò gli altri ed aggiunse spiegando: “Che ognuno si aggrappi a qualcosa o qualcuno” e, così, Iago ed Abù si tennero stretti l’uno con l’altro, così come Cassim con Casim, mentre Tappeto si mise sopra il Sultano, come se fosse stato una tenda. Aladdin e Jasmine si tennero ben stretti: “Aladdin, ho molta paura” disse preoccupata Jasmine. “Se rimaniamo uniti, andrà tutto bene” disse Aladdin, stringendola forte a se; Genio, invece, dopo essersi trasformato in un grosso nodo, si era legato ad un albero maestro.

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Capitolo 17
*** L'Uccello della Pioggia - Parte V ***


Le porte erano sempre più vicine: “Scimmia, sappilo che è stato bello conoscerti e scovare tanti tesori con te” disse Iago ed Abù emise dei suoi versetti, quindi Iago aggiunse dicendogli: “Sì, anche tu mi mancherai”, quando la nave sfondò le porte, facendo uscire, di conseguenza, anche tutta l’acqua dal palazzo e facendoli fermare nel giardino. Tutti erano bagnati, ma almeno erano salvi: “State tutti bene ?" chiese Aladdin. “Terra; amata terra. Non dubiterò mai più di te” disse Iago, scendendo dalla nave ed inginocchiandosi a terra, baciandola. Uno dopo l’altro, anche gli altri scesero dalla nave: “Bè, alla fine ce l’abbiamo fatta” disse Aladdin. “Non è ancora finita, visto che sta ancora e solo piovendo dentro il palazzo: Agrabah è ancora in siccità” disse Cassim. “Allora andiamo a prendere quella nuvola e portiamola fuori” disse Casim e, stava per ritornare dentro al palazzo, quando Cassim la fermò, prendendola per il mantello e dicendole: “Tu non vai da nessuna parte; al momento, quella nuvola rimarrà dove si trova”; Casim lo guardò, ma non obiettò. “Io direi di rimetterla in un barattolo e poi gettarla da qualche parte” propose Iago. “Iago !” lo richiamarono gli altri. “Scusate, ma era solo una proposta: almeno io propongo, invece di parlare e parlare come fate voi” disse Iago. “Ora è troppo grossa per rientrare in un barattolo o, almeno, in un barattolo come quello di prima: ci vuole qualcosa di più grosso, che possa contenerla” disse Cassim. “Come ad esempio un grosso scrigno, con dentro tanto tesoro” propose Iago. “Iago !” lo richiamarono nuovamente gli altri. “Va bene, va bene, me ne sto zitto; ho capito” disse Iago. “Che ne dite di un bel pozzo in mezzo al deserto ? Dopotutto, l’idea di Iago non è da scartare” propose Genio. “Oh, meno male che c’è qualcun altro che mi da retta” disse Iago. “Genio, la nuvola ci serve qua, ad Agrabah, dove potrà far piovere e mandare via la siccità” disse Aladdin. “Io direi di ridarla al legittimo proprietario: dopotutto, da ciò che ci avete raccontato, lui non se ne è neanche accorto” propose Jasmine. “Emmm…sorvolerei su questa proposta, almeno finché le cose non si saranno sistemate a dovere” disse Iago, andandosi a mettere sulla spalla di Cassim, il quale disse: “Concordo con il corvo: meglio tenerci la nuvola ancora per un po’ e poi, forse, ridarla al legittimo proprietario”. “Già, concordo anche io” disse Casim. “Come mai questa improvvisa presa di posizione ? Prima eravate in disaccordo con Iago” domandò Jasmine. “E’ che, come ha detto papà, la nuvola ci serve qua” disse Casim. “E poi chi trova, si tiene: lo dicono in molti” aggiunse dicendo Cassim.

All’improvviso si sentì tuonare: “Magnifico, sta per piovere: bè, non poteva andarci che bene” disse Aladdin. “Invece sta arrivando una bufera” disse Iago e si andò a nascondere dietro a Cassim, il quale disse, mentre guardava le grosse nuvole grigie in avvicinamento: “Era troppo bello, perché durasse: c’era da aspettarselo che se ne sarebbe accorta”. “Chi se ne sarebbe accorta ?” chiese Aladdin, guardandoli. “L’Uccello della Pioggia: non è un lui, ma una lei” rispose Casim, guardandolo. “E, evidentemente, deve aver scoperto che le abbiamo rubato una nuvola e ora è venuta qua per vendicarsi, ma non ti preoccupare figliolo, perché la colpa è di Iago” spiegò Cassim. “Mia ?!” disse stupito Iago e, dopo essere volato di fronte a Cassim, aggiunse replicando: “No, ascoltami bene, ma siete stati voi due ad obbligarmi ad andare con lei e distrarla, mentre voi rubavate una nuvola, quindi non darmi la colpa !”. “Avete abusato dei suoi sentimenti ?” domandò stupita Jasmine. “Abusato è una parola troppo grossa da usare: diciamo che dovevamo trovare qualcuno che la distraesse il tempo necessario per rubare una nuvola, senza che lei se ne accorgesse” spiegò Cassim. “Ma, a quanto pare, Zondra si è presa una bella cotta per Iago” disse Casim. “E per questo motivo, ora ci devo andare di mezzo anche io ?! No, non se ne parla: voi avete rubato quella nuvola e voi risolverete la faccenda !” replicò Iago, quando dall’alto si sentì Zondra gridare: “Dov’è ?! Dove si trova quell’uccello ?!” e tante saette uscirono dalla nuvole grigie intorno a lei.

Iago si riandò a nascondere dietro a Cassim. “Mi sa che sta cercando te” disse Genio, allungando il viso verso Iago, il quale si coprì metà corpo con il mantello di Cassim, per poi dire: “Al momento, sono ammalato; magari potrà tornare quando sarò guarito”. “Avete usato i suoi sentimenti, solo per rubare una nuvola: questo è stato molto scorretto nei suoi confronti” disse Jasmine. “Lo so e ci dispiace, ma non avevamo altra scelta in quel momento. Anche voi avreste agito così ?” chiese Casim, guardandola. “Probabile, ma se ci fosse stata un’altra soluzione, avremmo usato quella e, non di certo avremmo ferito i suoi sentimenti. Anche io sarei arrabbiata, se tuo padre facesse una cosa del genere” rispose Jasmine. “Ehi, adesso cosa centro io ?! Ti prego, non mettermi in mezzo, Jasmine” disse stupito Aladdin. “Dovete parlare con lei e probabilmente lascerà stare Iago” disse Jasmine. “Ecco, ottima idea: andate pure a parlare con lei; io vi aspetterò qua” disse Iago. “E’ con te che ce l’ha, mica con noi” disse Cassim, abbassando lo sguardo e guardandolo. “E tu come lo sai ? Mica ha nominato il mio nome” disse Iago, guardandolo a sua volta. “Iago ! Traditore, esci fuori: so che sei qua !” gridò Zondra dall’alto e Cassim sorrise, nell’aver avuto ragione. “Ma perché tocca sempre a me risolvere le cose ?! Se fossi rimasto a casa, dove volevo stare, tutto questo casino non sarebbe successo !” replicò Iago e se ne volò verso Zondra. “Credete che lo fulminerà ?” domandò Casim, mentre guardava, come gli altri, il pappagallo volare verso l’alto. “No, al massimo lo farà arrosto” rispose Cassim.

Iago, dopo un po’ di fatica, arrivò di fronte a Zondra, dicendole: “Zondra, che bella sorpresa vederti da queste parti: cosa ti porta qua ad Agrabah ?”. “Tu” replicò Zondra ed una saetta, sfiorò Iago, colpendo accanto a lui. “Zondra, mia cara, perché non parliamo pacificamente, invece con tutte queste nuvole grigie intorno a noi ?” chiese Iago, mettendosi su di una nuvola, mentre altre nuvole lo circondarono. “Come pensi che possiamo parlare pacificamente, dopo quello che mi hai fatto ?!” replicò Zondra. “E cos’è che avrei fatto ? Scusami, ma ho la memoria corta…a volte” domandò Iago, facendo finta di niente. “Mi hai rubato una nuvola” rispose replicando Zondra e mosse un’ala, creando una forte folata di vento, spazzando Iago, già dalla nuvola; ma fortunatamente, il pappagallo riuscì ad aggrapparsi ad essa e, dopo esservi risalito, spiegò: “Se avessi rubato una tua nuvola, non credi che a quest’ora, invece di trovarmi a parlare qua con te, non sarei volato molto lontano, cercando di evitarti ? Ci tengo alla mia preziosa vita, ma anche alla gente di questa città e, di certo, non ti avrei neanche fatto venire fin qua, se ti avessi rubato una nuvola. Zondra, metti da parte questo odio che non ti appartiene e ritorniamo insieme nella tua amata Foresta Pluviale, dove voleremo fianco a fianco in quel stupendo cielo azzurro come i tuoi bellissimi occhi”. Zondra lo guardò, non sapendo cosa dire: “E’ tutto bello quello che hai detto, mi corazon, ma non posso dimenticare l’oltraggio che hai compiuto: hai ferito i miei sentimenti; tutto ciò che credevo reale, in realtà era solo una falsa. Ma tu, almeno, mi ami veramente ?” disse Zondra. “Io…emmm….ecco…” disse perplesso Iago. “Lo sapevo ! Era tutta una messinscena, per rubare una delle mie nuvole, mentre tu mi distraevi ! Ora vedranno quanto Madre Natura può diventare cattiva !” replicò Zondra; poi, guardando le nuvole grigie, aggiunse ordinando loro: “Sparpagliatevi e portate un forte temporale: voglio che questa gente, abbia paura” e le nuvole grigie si sparpagliarono, colpendo con le saette, sia il terreno, sfiorando gli abitanti che correvano da tutte le parti, sia le case, distruggendole in parte.

“Iago non c’è riuscito” disse Aladdin. “Da cosa lo hai capito: dalla gente che scappa, o che si è quasi sentito odore di pappagallo strinato ?” chiese Genio. “Genio, non è il momento di scherzare !” disse Aladdin, guardandolo; poi, guardò verso Zondra ed aggiunse: “Dobbiamo trovare un modo per fermarla, senza che arrechi altri danni alle case e faccia del male agli abitanti”. “Ma come ? Zondra sembra essere molto potente” domandò Jasmine. “Troveremo un modo, ne sono sicuro” rispose Aladdin, guardandola e prendendo le mani di lei, tra le sue. Casim li guardò; poi guardò gli abitanti che scappavano o si rifugiavano sotto qualcosa, per evitare di essere colpiti dai fulmini; quindi guardò Zondra ed il suo sguardo divenne fiero e convinto e, quindi, corse in direzione dell’uccello. “Casim, torna qua ! Dove stai andando ?” gridò Cassim, guardandola, ma la nipote non rispose, quindi aggiunse dicendo: “ Quella bambina si farà uccidere” e corse dietro di lei. Casim corse a più non posso, mentre passava tra la gente che gridava dalla paura e cercava di sfuggire alle nuvole grigie, che emettevano saette a terra, distruggendo ogni cosa che gli capitava a tiro; continuava a correre, sicura della sua decisione, quando si fermò, per vedere poco distante davanti a se un bambino, molto probabilmente poco più piccolo di lei, che piangeva e chiamava la sua mamma; poi, alzò lo sguardo, per vedere un pezzo di casa, che a causa della saetta che l’aveva appena colpita, si stava crepando, per poi cadere verso il basso, proprio verso il bambino. Casim corse verso il bambino e, nello stesso momento, Cassim si fermò, per vedere la nipotina correre verso il bambino che piangeva e, contemporaneamente, vedere un pezzo di casa cadere verso di loro: “No !” gridò Cassim. Il bambino alzò lo sguardo, ma Casim lo spostò in tempo, poco prima che i pezzi di cemento li colpissero; Cassim, corse da loro. “Stai bene piccolo ?” chiese Casim, mentre era a terra e guardando il bambino, il quale disse, guardandola a sua volta: “Voglio la mia mamma”. “Ora la ritroviamo, tranquillo” disse Casim. “Casim !” gridò Cassim e, inginocchiandosi, abbracciò forte la nipotina, per poi dirle: “Oh, piccola mia: ho avuto tanta paura che ti potesse accadere qualcosa”. “Tranquillo nonno, sto bene: non mi sono fatta nulla” disse Casim; Cassim la guardò, per poi guardarle sotto ad un braccio e vedere che c’era una ferita che sanguinava un po’; quindi, riguardò malamente la nipotina, che gli disse, dopo essersi guardata anche lei la ferita: “Non è niente: è solo una piccola ferita e poi non mi fa neanche male”. “Ma cosa ti è saltato in mente ?! Volevo farti ammazzare ?! Non fare mai più una cosa del genere !” replicò Cassim. “E’ che c’era quel pezzo di casa che stava per cadere su questo bambino: non potevo permettere che gli accadesse qualcosa” disse Casim. “Sarebbe successo a te qualcosa, se non ti fossi spostata in tempo !” replicò Cassim e la prese in braccio e, in quel momento, una donna corse da loro, vedendo il figlioletto: “Salim, sei qua”. “Mammina” disse il bambino e la donna lo prese in braccio; poi guardò nonno e nipote e disse: “Non so cosa possa essere successo, ma grazie per esservi presi cura del mio bambino”. “Non ringrazi me, ma solo la mia nipotina: è lei che ha salvato suo figlio” disse Casim; la donna guardò Casim, dicendole: “Allora, grazie per avergli salvato la vita”. “Si figuri” disse Casim e la donna ed il figlio se ne andarono.

Cassim guardò Casim, dicendole: “E ora ritorniamo dagli altri, prima che ti possa accadere altro” e si diresse verso gli altri, ma Casim gli disse: “Nonno, mettimi giù”. “Se ti metto giù, tu scapperai di nuovo via ed io non voglio rischiare che ti cada addosso un altro pezzo di casa” disse Cassim, continuando a camminare e non mettendo giù la nipotina. “Ma io…” iniziò col dire Casim, ma Cassim la interruppe dicendo: “Casim, niente ma: intanto è inutile e non ti metterò giù, neanche se mi supplichi. Ora ritorniamo subito dai tuoi genitori, dove penseremo ad un modo per sconfiggere Zondra”. Casim non disse nulla, quando passarono accanto ad un palo in legno e si attaccò ad esso; Cassim si bloccò all’improvviso, sentendosi tirare e, voltandosi, vide la nipotina attaccata al palo, quindi replicò: “Casim, staccati !”. “No !” replicò Casim. “Non farmi arrabbiare e staccati !” replicò Cassim e la prese per le gambe, tirandola, ma la bambina si teneva ben stretta a quel palo in legno, non volendo mollare la presa, quindi la lasciò andare. “Mi dici che cosa ti prende ? Fa la brava bambina e staccati da lì” disse Cassim. “Non mi staccherò, finché non mi starai ad ascoltare” disse Casim, guardandolo. “Dobbiamo andarcene subito da qua, prima che qualche fulmine ci colpisca” disse Cassim. “Ce ne andremo…solo dopo che mi avrai ascoltato” disse Casim e, dopo che Cassim ebbe incrociato le braccia, continuò col dire: “Dobbiamo andare da Zondra e parlare con lei”. “E’ questo quello che mi dovevi dire ?” domandò Cassim. “Sì, anche perché è ciò che avevo in mente anche prima che salvassi quel bambino” rispose Casim. “Sei impazzita ?! Parlare con lei, vuol dire farsi fulminare all’istante ! No, non se ne parla” replicò Cassim. “Ma dobbiamo almeno tentare” disse Casim, staccando le mani dal palo. “E’ troppo pericoloso ed io non voglio che ti accada qualcosa” disse Cassim. “Almeno per una volta, metti da parte l’istinto di protezione da nonno e tira fuori il coraggio del Re dei Ladri” disse Casim. “Ma anche il Re dei Ladri vuole proteggerti” disse Cassim. “Nonno, non mi accadrà nulla: devi avere fiducia in me o non ce l’hai più ?” disse Casim. “Certo che ho fiducia in te, ma se ti dovessi mandare là da sola e ti dovesse succedere qualcosa di brutto, avrei la tua morte sulla coscienza per il resto dei miei giorni, per non parlare dell’ira dei tuoi genitori che non mi parleranno mai più, rinfacciandomi sempre questa cosa e del tuo caro nonno sultano che mi rinchiuderà a vita nelle prigioni. No, non posso rischiare tanto” spiegò Cassim. “Allora vieni con me, così mi potrai controllare e non avrai niente da rimpiangere sulla coscienza” propose Casim. “E’ che… “si passò una mano tra i capelli”… non voglio che ti accada qualcosa come prima” disse Cassim. “Se sarai con me, non mi accadrà nulla e ti prometto che ritorneremo dagli altri, non appena le cose peggioreranno” disse Casim; Cassim alzò lo sguardo, vedendo Zondra su di una grossa nuvola grigia, dalla quale fuoriuscivano tante saette; poi, guardò le altre nuvolette grigie che creavano caos tra la gente di Agrabah e, infine, riguardò la nipotina, chiedendole: “E come pensi di parlare con lei da qua giù ?”. “Infatti andremo là su” rispose Casim e, dopo essersi messa due dita in bocca, fischiò e Tappeto fu subito da loro; Casim ci saltò su, mentre Cassim fu un po’ indeciso, quindi la nipotina, guardandolo, gli disse: “Se verrai, non ti sentirai in colpa”. “La testardaggine l’hai presa da me e tuo padre” disse Cassim e, dopo essere saltato su Tappeto, questi volò velocemente verso Zondra

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Capitolo 18
*** L'Uccello della Pioggia - Parte VI ***


Dopo che Tappeto si fu fermato di fronte a Zondra, Casim disse: “Zondra, dobbiamo parlarti”. “Non c’è niente di cui parlare !” replicò Zondra e, con un movimento dell’ala, creò forte vento, che spazzò un po’ via Tappeto, ma poi ritornò davanti a lei e Casim disse: “Ci dispiace se Iago ti ha fatta arrabbiare…a proposito, dov’è ?” e Iago spuntò, con solo la testa, dietro ad una nuvola, dicendo: “Sa…salve”. “Sei una pecora o un pappagallo ? Esci subito da lì !” replicò Cassim. “Magari più tardi, quando l’uccello arrabbiato qua presente si sarà calmato” disse Iago. “Così non ci aiuti affatto” disse Casim. “Anche voi non mi avete affatto aiutato, quando mi avete obbligato a venire qua su” disse Iago. “Ma se eri così intenzionato a salvare la città: tutti ti avrebbero guardato sotto una luce nuova” disse Casim. “Magari alla pari del sultano; non è ciò che vuoi ?” aggiunse dicendo Cassim. “Smettetela ! Intanto non vi ascolto” replicò Iago, uscendo dal suo nascondiglio e, dopo essersi messo sulla nuvola e di schiena a loro, si mise le ali sulle orecchie, coprendosele. “Iago il grande: suona anche bene” disse Cassim. “E magari ti avrebbero anche eretto una grossa statua in centro Agrabah” aggiunse dicendo Casim. “La, la, la, la, intanto non vi ascolto” disse Iago, continuando a dare loro di schiena e tenendosi coperto le orecchie. “Iago…”lo chiamò Casim e, dopo che il pappagallo si fu voltato, togliendosi le ali da sopra le orecchie, continuò col dire: “…se davvero la ami, allora diglielo e non tenerti tutto nascosto”. “E se magari non l’amassi ?” domandò Iago. “Ma tu, invece, l’ami, vero ?” chiese Cassim. “Bè…può darsi…come non può darsi” rispose Iago. “Non puoi essere così indeciso: o l’ami, oppure no. Diglielo !” disse Cassim, ma Iago non disse altro. “Va bene: allora, se tu non vorrai dirle nulla, ci penseremo noi” disse Casim. “Non oserete farlo !” replicò Iago. “Invece sì che oseremo” disse Casim e, con Tappeto se ne volarono un po’ più distante dai due uccelli.

“Casim che cosa hai in mente questa volta ?” le chiese Cassim. “Qualcosa che ci salverà tutti…almeno lo spero” rispose Casim e con Tappeto volò dietro a Zondra, dicendole: “Ehi, non hai una bella mira con quei fulmini; e dici di essere la Regina della Pioggia; ma per piacere. Non riesci nemmeno a colpirci”. Zondra si voltò verso di loro ed arrabbiata replicò: “Come ti permetti, piccola insolente ?! Non puoi rivolgerti a me con quel tono !”. “ Una Regina della Pioggia che non riesce nemmeno a far piovere e colpire chi odia, non può essere ritenuta tale; persino il pappagallo che ti sta a fianco, potrebbe benissimo prendere il tuo posto” disse Casim. “Emm…se non ti dispiace, non vorrei essere preso in considerazione, grazie” disse Iago. “Ora la pagherai per tutto ciò che mi hai detto ! Ti farò vedere tutto il mio potere !” replicò Zondra. “Voglio proprio vederlo, perché fin’ora non ho visto nulla” disse Casim. “Piccola, ti prego, smettila finché sei ancora in tempo e, poi, non credi di star esagerando ?” disse Cassim. “Esagerando ? Dobbiamo aprire gli occhi su come stanno veramente le cose” disse Casim, guardandolo ed entrambi riguardarono avanti, quando Zondra, con sguardo molto arrabbiato, scagliò contro di loro una saetta, ma ovviamente la evitarono. “Avanti, è tutto quello che sai fare ? E la pioggia, dove è finita ?” disse Casim. “Non provocarmi, piccola” replicò Zondra. “E’ che non vuoi ammettere la verità, ovvero che non sei nulla” disse Casim, sorridendo. “Adesso basta !” gridò Zondra; poi, guardando una nuvoletta grigia, aggiunse ordinando: “Falli fuori !” e la nuvoletta grigia, incominciò ad inseguirli. “Ora sì che si ragiona” disse Casim e volarono via dalla nuvoletta che li inseguiva. “Era questo quello che avevi in mente ?” domandò Cassim. “Sì e spero solo che funzioni fino in fondo, se no la vedo brutta per noi” rispose Casim e guardò indietro per vedere la nuvoletta sempre più vicino; quindi riguardò avanti e fece ritornare Tappeto indietro.

Zondra li osservava standosene sulla sua nuvola, mentre Iago andò accanto a lei, chiedendole: “Zondra, non credi di essere un po’ troppo cattiva nei loro confronti ?”. “Devono pagare, per come si sono rivolti a me” rispose Zondra, non guardandolo. “Ma questa non sei tu: la Zondra che conosco, è dolce e gentile con tutti” disse Iago. “Quale Zondra tu conosceresti ?! Tu non mi conosci affatto !” replicò Zondra, guardandolo ed allungando il viso verso di lui. “Già hai ragione ma..ecco..vedi…come ha detto la bambina…io….emmm…è giusto che ti dica quella cosa là suoi sentimenti” disse titubante Iago, incominciando a sudare. “Quali sentimenti ? Quelli che provi per me ? Tu non provi nessun sentimento per me !” replicò Zondra, incrociando le ali. “Ma no, cosa dici Zondra cara ?” iniziò col dire Iago, alzandosi a mezz’aria e, mentre le volava accanto, continuò col dire: “Tutto ciò che è stato detto, era solo un piccolo frainteso”. “Frainteso in senso buono o cattivo ?” domandò Zondra. “Ma ovviamente in senso buono, perché non potrei mai dirti delle cose brutte, non a te che sei la mia adorata regina” rispose Iago; Zondra lo guardò ed il suo sguardo sembrò addolcirsi un po’, ma poi chiese: “E chi mi dice che non mi stia mentendo ancora ?”. “Perché ci ho riflettuto bene ed ho constatato che la bambina ha ragione, ovvero che io….”deglutì”…ecco…io…”deglutì di nuovo”…” disse Iago. “Sì, mi corazon ?” domandò Zondra. “Io…ti amo” rispose Iago; Tappeto si fermò, così come la nuvoletta che lo stava inseguendo. “Ho sentito bene ?! Ha detto veramente che la ama ?!” domandò stupita Casim. “A quanto pare sì, ma potrebbe anche essere no” rispose Cassim. “E sei stato proprio tu a dire ad Iago di essere indeciso: a quanto pare, lo sei anche tu” disse Casim. “Però, da quel tacchino, ci si può aspettare tutto, anche se non proprio questa cosa dell’amore” disse Cassim. “Davvero mi ami ?” chiese incredula Zondra, guardandolo. “Ma certo che ti amo: ti amo più delle mie piume e…e…del tesoro più prezioso” rispose Iago. “Non sei convincente !” replicò Zondra. “Come non sono convincente ?! Lo sono eccome, invece, perché se no, non direi che ti amo più del tesoro più prezioso e, credimi, io adoro molto i tesori” disse Iago. “Se davvero la ami, dovresti provarlo con un gesto di coraggio” disse Casim. “Gesto di coraggio ?! Non se ne parla: io non mi faccio abbrustolire da qualcosa o buttare in qualche vulcano; ho ancora una lunga e serena vita davanti e voglio godermela tutta” disse Iago. “Va bene, ma noi non ti crediamo” disse Casim; poi, guardò Tappeto ed aggiunse dicendogli: “Coraggio Tappeto, la sfida non è ancora finita” ed incominciarono a girare intorno alla nuvola sopra alla quale vi erano Zondra e Iago; quest’ultimo replicò: “Quale sfida ?! Ho detto che non voglio mettere in rischio la mia vita”. “Avanti Iago: sei un pappagallo o un pollo ?” domandò Cassim. “Non sono un pollo ! Non lo sono mai stato !” replicò Iago, mentre li seguiva con lo sguardo. “Allora davvero non rischieresti la vita per amore ?” chiese Casim. “Intanto non mi convincete con i vostri giochetti di parole” rispose Iago. “Fa come vuoi, ma stavolta siamo seri” disse Casim. “Stavolta non ci casco: continuate pure, se volete” disse Iago, quando Casim disse, rivolta alla nuvoletta: “Ehi, sei stanca e non vuoi più inseguirci ? Guarda che poi la tua cara regina ti disintegrerà in tanti pezzi” e la nuvoletta grigia, dopo aver emesso dei fulmini, ricominciò ad inseguirli. Volavano velocemente, quando si misero di fronte a Zondra: “Tappeto, ora !” e Tappeto si scansò all’ultimo minuto, prima che la nuvoletta li colpisse con un fulmine; il problema era, però, che il fulmine, ora, era diretto a Zondra, la quale non avrebbe mai fatto in tempo a spostarsi in tempo, visto la velocità con la quale il fulmine stava andando verso di lei, quando, Iago si mise in mezzo ed il fulmine lo colpì, facendolo cadere privo di sensi, sulla nuvola.

“Oh no, Iago !” gridò Zondra e si abbassò, andando accanto a lui. Tappeto si fermò: “Spero che stia bene” disse preoccupata Casim. “Il tuo piano prevedeva anche questo ? Abbrustolire il nostro pappagallo ?” chiese Cassim. “E’ stata una cosa improvvisata all’ultimo minuto, ma se quello che avevo in mente riuscirà, allora saremmo tutti salvi” spiegò Casim. “Oh, mi corazon, ti prego riprenditi; non volevo che andasse a finire così; non volevo che venissi colpito da uno dei miei fulmini. E’ tutta colpa mia, se ora sei in queste condizioni: avrei dovuto darti ascolto prima” disse Zondra, prendendo Iago tra le ali. Tutti stavano in silenzio, aspettando che il pappagallo si risvegliasse e, persino dalle tante nuvolette grigie, aveva iniziato a piovere: “Che cosa è successo a Iago ? Perché non si risveglia ?” domandò preoccupata Jasmine, mentre insieme ad Aladdin, il Genio, Abù ed il Sultano, guardava gli altri da basso. “Vorrei tanto saperlo anche io” rispose preoccupato Aladdin. Tappeto si avvicinò alla nuvola e Casim disse: “Iago mi dispiace tanto: è solo colpa mia. Non dovevo pensare ad una cosa del genere; volevo solo vedere se provavi veramente qualcosa per Zondra”. “Come se ti credessi” disse una flebile voce e videro Iago aprire debolmente gli occhi. “Tacchino ben tornato tra noi” disse sorridendo Cassim. “Mi eroe” disse Zondra e lo strinse forte a se. “Iago, credimi, non volevo” disse Casim. “Tranquilla, non sono arrabbiato con te” disse Iago, cercando di respirare da quel forte abbraccio; poi Zondra lo lasciò andare dicendogli: “Allora, ci tieni veramente a me”. “Io tengo a cosa e a chi ?” chiese Iago, ancora un po’ stordito dal fulmine di prima. “Tieni a me: mi ami” rispose Zondra. “Oh…bè…ecco…io…” disse titubante Iago, ma non fece in tempo a finire la frase, che Zondra lo riprese tra le piume e, mentre lo stritolava, disse: “Ti sei beccato un fulmine per me, mi eroe: questo vuol dire amarmi molto”. “In effetti sì e te lo avevo detto anche prima” disse Iago e Zondra lo lasciò andare. “Allora, quando ci sarà la luna di miele ?” domandò Cassim. “Ehi, ehi, ora non andare troppo oltre: siamo solo all’inizio e poi, scommetto che Zondra ha tantissimo lavoro da fare” rispose Iago. “Oh che sbadata: ho una tabella di marcia da rispettare e, con tutto quello che è successo, me ne ero completamente dimenticata” disse Zondra e, dopo essersi messa due penne in bocca, fischiò per poi dire: “Tutte indietro: si ritorna a casa” e le nuvole, dopo essere ritornate bianche, se ne volarono indietro; persino la nuvola che stava ancora dentro al palazzo, uscì da esso seguendo le altre. “Un momento, non puoi andartene” disse Casim. “Mi dispiace piccina, ma come ho appena detto, ho una tabella di marcia da rispettare: ci sono tantissimi altri posti, dove le mie nuvole devono andare ed il mondo non è certo piccolo” disse Zondra. “Io avevo invece pensato che lo fosse” disse Genio, facendo comparire una palla con le sembianze della terra, facendola rimbalzare come se fosse stata una palla da basket, per poi farla sparire. “Ma Agrabah ha bisogno della tua acqua: la gente non può morire a causa della siccità e, poi, ci andranno di mezzo anche molti bambini” disse Casim. “Io escluderei te” disse Iago, ma dopo aver ricevuto un’occhiataccia da parte di Casim, non disse altro. Zondra prese fuori un libro e, dopo averlo sfogliato, arrivò alla pagina di Agrabah, per poi dire: “Da quanto c’è scritto qua, ad Agrabah è sempre piovuto raramente, anche perché questo è un posto desertico e, facendo piovere, vuol dire sconvolgere il clima”. “Ti prego, almeno questa volta, potresti fare un’eccezione” disse Casim. “E, in cambio, ti promettiamo che Iago….” iniziò col dire Cassim, ma non fece in tempo a terminare la frase, che Iago gli mise un’ala sulla bocca, bloccandolo e dicendo: “ Non starlo ad ascoltare, ma invece ascolterei la bambina: almeno per questa volta, potresti fare un’eccezione; intanto, non penso che nessuno delle altre parti del mondo se ne accorgerà”. “Vi rendete conto che mi state chiedendo di sconvolgere il vostro clima ? E’ come se facessi apparire sempre il sole al Polo Nord” disse Zondra. “Ce ne rendiamo conto, ma se pioverà abbastanza, Agrabah non sarà più in siccità” disse Casim; ci fu silenzio, ma poi Zondra disse: “E va bene: per questa volta, vi accontenterò e per quanto riguarda la tua proposta, Re dei Ladri, Iago è libero di venirmi a trovare quando vuole”. Iago tolse l’ala da sopra la bocca di Cassim e, guardandolo, replicò: “Ecco, lo vedi che cosa hai combinato ?” e gli diede di schiena.

Zondra prese tra le ali il medaglione che teneva al collo, per poi dire: “Tempeste dei mari del sud, vi ordino di venire qua e far piovere su Agrabah” ed in cielo, comparirono tante nuvole grigie: si sentì tuonare e, poi, iniziò a piovere. “Evviva, sta piovendo” si sentiva dire tra la gente. “Non saremmo più in siccità” era un’altra frase che si sentiva. “Grazie Zondra: non finiremo mai col ringraziarti” disse Casim. “Per così poco, piccina e, poi, bastava solo chiedere, invece di rubare una delle mie nuvole” disse Zondra. “Ok, allora la prossima volta, vorrà dire che te lo chiederemo” disse Casim. “Mi dispiace, ma se mai vi passaste per la testa di rubare un’altra nuvola, non contate sul sottoscritto, perché ne ho già avuto abbastanza di fulmini sulle mie amate piume” disse Iago. “Bè, come si dice, è “scattata la scintilla” disse Cassim e, lui e Casim risero. “Non sei divertente” disse Iago, guardandoli malamente; ma poi guardò Zondra, quando questi gli mise le ali sulle guance e gli disse: “ Adìos mi corazon e se mai vorrai venirmi a trovare, sai dove trovarmi; ma se non verrai, verrò io a prenderti”. Iago deglutì, per poi dire: “Verrò…tranquilla” e Zondra lo baciò sulla testa; poi si alzò in volo, dicendo: “E non dimenticherò mai neanche voi, mi amigos e ricordatevi che siete sempre i benvenuti nella mia Foresta Pluviale” e, se ne volò via, mentre dietro di se, vi fu un lungo arcobaleno, ovvero la sua coda. “Allora Iago, ancora non ne sei innamorato ?” chiese Casim. “Per favore, per un po’ non vorrei più toccare questa storia e, ora, ritorniamocene dentro la palazzo: odio quando le mie piume si bagnano” rispose Iago e si andò a mettere sulla spalla di Cassim, il quale gli disse, mentre lo guardava: “Ma se sei così carino, quando hai tutte le piume arruffate”. “Tu è meglio che te ne stai zitto, visto che stavi quasi per “vendermi” ancora a Zondra” replicò Iago, mentre Tappeto scendeva verso il basso. “Era solo una generosa offerta e, poi, Zondra lo ha capito subito, da quanto hai visto” disse Cassim. “Dimmelo in faccia, se volete sbarazzarvi di me ! Così almeno soffrirò in silenzio” replicò Iago. “Non vogliamo sbarazzarci di te: ti vogliamo bene” disse Casim, mentre Tappeto atterrò a terra e nonno e nipote scesero. “Se mi volete bene, non mi avreste fatto colpire da quel fulmine” disse Iago. “Era solo per dimostrare se amavi veramente Zondra, oppure no” spiegò Casim, guardandolo. “Diciamo, il cosiddetto gesto di coraggio” aggiunse dicendo Cassim. “Bè, allora potevate almeno scegliere un quiz: sarebbe stato tutto molto più semplice” disse Iago. “E’ vero, ma poi Zondra non ti avrebbe mai preso sul serio; invece, facendoti colpire da uno dei suoi fulmini, lei ha subito capito che la ami molto, tanto da rischiare di finire quasi abbrustolito” spiegò Casim. “Detta così, sembra che qualcuno mi voglia cucinare” disse preoccupato Iago, quando comparì Genio vestito da gondoliere, con tanto di gondola, sopra alla quale, vi erano Aladdin, Jasmine, Abù ed il Sultano: “Tutti dentro, che inizia il giro turistico: si prega di tenere mani e piedi dentro all’imbarcazione, grazie” e anche gli altri salirono e Genio / gondoliere, iniziò a far navigare la gondola sulla tanta acqua che era venuta e che aveva un po’ allagato Agrabah. “Sapete, ci siamo dimenticati di dire a Zondra, quanta acqua effettivamente volevamo” disse Casim. “Bè, almeno questa basta per scacciare via tutta la siccità e riempire nuovamente il fiume” disse Aladdin, mentre Jasmine, che stava seduta accanto a lui, aveva la testa appoggiata alla sua spalla sinistra. “Agrabah è salva e grazie a voi: ve ne sarò sempre riconoscente” disse il Sultano, guardando Casim, Cassim e Iago, il quale disse: “A proposito di riconoscenza, proporrei un’adeguata somma di tesoro per un certo pappagallo, che ha quasi rischiato di rimetterci le penne per molte volte e che, per questo motivo, ha diritto ad una ricompensa per aver salvato la città”. “Mi sono dimenticato di dirvi che, se anche avete salvato Agrabah, mi è giunta voce che, per farlo, avete dovuto rubare una nuvola a quell’uccello leggendario e voi sapete benissimo cosa aspetta ai ladri, vero ?” spiegò il Sultano. “Ritiro tutto quello che ho detto: dopotutto, non avrei fatto nulla con quel tesoro, anche se avevo un paio di pensieri per la testa” disse Iago. “Stavo scherzando: come ho detto, è proprio grazie a voi, se la città di Agrabah è salva” disse il Sultano e Iago, rimanendoci male, incrociò le ali.

La gondola continuava a navigare tra le strade di Agrabah, che ora era un po’ inondata dall’acqua che veniva fuori dalle nuvole soprastanti: “Agrabah è romantica anche così; non lo trovi Aladdin ?” domandò Jasmine. “Lo è, perché hanno una bellissima principessa” rispose Aladdin, guardandola; Jasmine lo guardò e poi i due si baciarono. Casim voltò lo sguardo disgustata e Cassim gli disse: “Non fare così: quando sarai più grande, anche tu troverai qualcuno da amare e ti comporterai esattamente come loro”. “Preferisco uscire con un cammello” disse sarcasticamente Casim. Agrabah è finalmente salva dalla siccità, ma tante altre avventure aspettano i nostri amici, ma non sanno che il pericolo è sempre dietro l’angolo.

 
 
 
 
NOTE AUTRICE: finalmente questo capitolo è finito; non ci speravo più, anche perché è durato molto di più degli altri. Bè spero che piaccia ed ho già in mente ciò che potrebbe succede ad Aladdin ed altri nel prossimo episodio: un membro della famiglia verrà coinvolto ed un altro nemico, visto nella serie tv del 1994, farà la sua comparsa. Grazie a tutti coloro che seguono la mia storia e che recensiscono o recensiranno. Al prossimo aggiornamento, Vdopo essersi fermato di fronte a lei, Casim disse: “Zondra, dobbiamo parlarti”. “Non c’è niente di cui parlare !” replicò Zondra e, con un movimento dell’ala, creò forte vento, che spazzò un po’ via Tappeto, ma poi ritornò davanti a lei e Casim disse: “Ci dispiace se Iago ti ha fatta arrabbiare…a proposito, dov’è ?” e Iago spuntò, con solo la testa, dietro ad una nuvola, dicendo: “Sa…salve”. “Sei una pecora o un pappagallo ? Esci subito da lì !” replicò Cassim. “Magari più tardi, quando l’uccello arrabbiato qua presente si sarà calmato” disse Iago. “Così non ci aiuti affatto” disse Casim. “Anche voi non mi avete affatto aiutato, quando mi avete obbligato a venire qua su” disse Iago. “Ma se eri così intenzionato a salvare la città: tutti ti avrebbero guardato sotto una luce nuova” disse Casim. “Magari alla pari del sultano; non è ciò che vuoi ?” aggiunse dicendo Cassim. “Smettetela ! Intanto non vi ascolto” replicò Iago, uscendo dal suo nascondiglio e, dopo essersi messo sulla nuvola e di schiena a loro, si mise le ali sulle orecchie, coprendosele. “Iago il grande: suona anche bene” disse Cassim. “E magari ti avrebbero anche eretto una grossa statua in centro Agrabah” aggiunse dicendo Casim. “La, la, la, la, intanto non vi ascolto” disse Iago, continuando a dare loro di schiena e tenendosi coperto le orecchie. “Iago…”lo chiamò Casim e, dopo che il pappagallo si fu voltato, togliendosi le ali da sopra le orecchie, continuò col dire: “…se davvero la ami, allora diglielo e non tenerti tutto nascosto”. “E se magari non l’amassi ?” domandò Iago. “Ma tu, invece, l’ami, vero ?” chiese Cassim. “Bè…può darsi…come non può darsi” rispose Iago. “Non puoi essere così indeciso: o l’ami, oppure no. Diglielo !” disse Cassim, ma Iago non disse altro. “Va bene: allora, se tu non vorrai dirle nulla, ci penseremo noi” disse Casim. “Non oserete farlo !” replicò Iago. “Invece sì che oseremo” disse Casim e, con Tappeto se ne volarono un po’ più distante dai due uccelli. “Casim che cosa hai in mente questa volta ?” le chiese Cassim. “Qualcosa che ci salverà tutti…almeno lo spero” rispose Casim e con Tappeto volò dietro a Zondra, dicendole: “Ehi, non hai una bella mira con quei fulmini; e dici di essere la Regina della Pioggia; ma per piacere. Non riesci nemmeno a colpirci”. Zondra si voltò verso di loro ed arrabbiata replicò: “Come ti permetti, piccola insolente ?! Non puoi rivolgerti a me con quel tono !”. “ Una Regina della Pioggia che non riesce nemmeno a far piovere e colpire chi odia, non può essere ritenuta tale; persino il pappagallo che ti sta a fianco, potrebbe benissimo prendere il tuo posto” disse Casim. “Emm…se non ti dispiace, non vorrei essere preso in considerazione, grazie” disse Iago. “Ora la pagherai per tutto ciò che mi hai detto ! Ti farò vedere tutto il mio potere !” replicò Zondra. “Voglio proprio vederlo, perché fin’ora non ho visto nulla” disse Casim. “Piccola, ti prego, smettila finché sei ancora in tempo e, poi, non credi di star esagerando ?” disse Cassim. “Esagerando ? Dobbiamo aprire gli occhi su come stanno veramente le cose” disse Casim, guardandolo ed entrambi riguardarono avanti, quando Zondra, con sguardo molto arrabbiato, scagliò contro di loro una saetta, ma ovviamente la evitarono. “Avanti, è tutto quello che sai fare ? E la pioggia, dove è finita ?” disse Casim. “Non provocarmi, piccola” replicò Zondra. “E’ che non vuoi ammettere la verità, ovvero che non sei nulla” disse Casim, sorridendo. “Adesso basta !” gridò Zondra; poi, guardando una nuvoletta grigia, aggiunse ordinando: “Falli fuori !” e la nuvoletta grigia, incominciò ad inseguirli. “Ora sì che si ragiona” disse Casim e volarono via dalla nuvoletta che li inseguiva. “Era questo quello che avevi in mente ?” domandò Cassim. “Sì e spero solo che funzioni fino in fondo, se no la vedo brutta per noi” rispose Casim e guardò indietro per vedere la nuvoletta sempre più vicino; quindi riguardò avanti e fece ritornare Tappeto indietro. Zondra li osservava standosene sulla sua nuvola, mentre Iago andò accanto a lei, chiedendole: “Zondra, non credi di essere un po’ troppo cattiva nei loro confronti ?”. “Devono pagare, per come si sono rivolti a me” rispose Zondra, non guardandolo. “Ma questa non sei tu: la Zondra che conosco, è dolce e gentile con tutti” disse Iago. “Quale Zondra tu conosceresti ?! Tu non mi conosci affatto !” replicò Zondra, guardandolo ed allungando il viso verso di lui. “Già hai ragione ma..ecco..vedi…come ha detto la bambina…io….emmm…è giusto che ti dica quella cosa là suoi sentimenti” disse titubante Iago, incominciando a sudare. “Quali sentimenti ? Quelli che provi per me ? Tu non provi nessun sentimento per me !” replicò Zondra, incrociando le ali. “Ma no, cosa dici Zondra cara ?” iniziò col dire Iago, alzandosi a mezz’aria e, mentre le volava accanto, continuò col dire: “Tutto ciò che è stato detto, era solo un piccolo frainteso”. “Frainteso in senso buono o cattivo ?” domandò Zondra. “Ma ovviamente in senso buono, perché non potrei mai dirti delle cose brutte, non a te che sei la mia adorata regina” rispose Iago; Zondra lo guardò ed il suo sguardo sembrò addolcirsi un po’, ma poi chiese: “E chi mi dice che non mi stia mentendo ancora ?”. “Perché ci ho riflettuto bene ed ho constatato che la bambina ha ragione, ovvero che io….”deglutì”…ecco…io…”deglutì di nuovo”…” disse Iago. “Sì, mi corazon ?” domandò Zondra. “Io…ti amo” rispose Iago; Tappeto si fermò, così come la nuvoletta che lo stava inseguendo. “Ho sentito bene ?! Ha detto veramente che la ama ?!” domandò stupita Casim. “A quanto pare sì, ma potrebbe anche essere no” rispose Cassim. “E sei stato proprio tu a dire ad Iago di essere indeciso: a quanto pare, lo sei anche tu” disse Casim. “Però, da quel tacchino, ci si può aspettare tutto, anche se non proprio questa cosa dell’amore” disse Cassim. “Davvero mi ami ?” chiese incredula Zondra, guardandolo. “Ma certo che ti amo: ti amo più delle mie piume e…e…del tesoro più prezioso” rispose Iago. “Non sei convincente !” replicò Zondra. “Come non sono convincente ?! Lo sono eccome, invece, perché se no, non direi che ti amo più del tesoro più prezioso e, credimi, io adoro molto i tesori” disse Iago. “Se davvero la ami, dovresti provarlo con un gesto di coraggio” disse Casim. “Gesto di coraggio ?! Non se ne parla: io non mi faccio abbrustolire da qualcosa o buttare in qualche vulcano; ho ancora una lunga e serena vita davanti e voglio godermela tutta” disse Iago. “Va bene, ma noi non ti crediamo” disse Casim; poi, guardò Tappeto ed aggiunse dicendogli: “Coraggio Tappeto, la sfida non è ancora finita” ed incominciarono a girare intorno alla nuvola sopra alla quale vi erano Zondra e Iago; quest’ultimo replicò: “Quale sfida ?! Ho detto che non voglio mettere in rischio la mia vita”. “Avanti Iago: sei un pappagallo o un pollo ?” domandò Cassim. “Non sono un pollo ! Non lo sono mai stato !” replicò Iago, mentre li seguiva con lo sguardo. “Allora davvero non rischieresti la vita per amore ?” chiese Casim. “Intanto non mi convincete con i vostri giochetti di parole” rispose Iago. “Fa come vuoi, ma stavolta siamo seri” disse Casim. “Stavolta non ci casco: continuate pure, se volete” disse Iago, quando Casim disse, rivolta alla nuvoletta: “Ehi, sei stanca e non vuoi più inseguirci ? Guarda che poi la tua cara regina ti disintegrerà in tanti pezzi” e la nuvoletta grigia, dopo aver emesso dei fulmini, ricominciò ad inseguirli. Volavano velocemente, quando si misero di fronte a Zondra: “Tappeto, ora !” e Tappeto si scansò all’ultimo minuto, prima che la nuvoletta li colpisse con un fulmine; il problema era, però, che il fulmine, ora, era diretto a Zondra, la quale non avrebbe mai fatto in tempo a spostarsi in tempo, visto la velocità con la quale il fulmine stava andando verso di lei, quando, Iago si mise in mezzo ed il fulmine lo colpì, facendolo cadere privo di sensi, sulla nuvola. “Oh no, Iago !” gridò Zondra e si abbassò, andando accanto a lui. Tappeto si fermò: “Spero che stia bene” disse preoccupata Casim. “Il tuo piano prevedeva anche questo ? Abbrustolire il nostro pappagallo ?” chiese Cassim. “E’ stata una cosa improvvisata all’ultimo minuto, ma se quello che avevo in mente riuscirà, allora saremmo tutti salvi” spiegò Casim. “Oh, mi corazon, ti prego riprenditi; non volevo che andasse a finire così; non volevo che venissi colpito da uno dei miei fulmini. E’ tutta colpa mia, se ora sei in queste condizioni: avrei dovuto darti ascolto prima” disse Zondra, prendendo Iago tra le ali. Tutti stavano in silenzio, aspettando che il pappagallo si risvegliasse e, persino dalle tante nuvolette grigie, aveva iniziato a piovere: “Che cosa è successo a Iago ? Perché non si risveglia ?” domandò preoccupata Jasmine, mentre insieme ad Aladdin, il Genio, Abù ed il Sultano, guardava gli altri da basso. “Vorrei tanto saperlo anche io” rispose preoccupato Aladdin. Tappeto si avvicinò alla nuvola e Casim disse: “Iago mi dispiace tanto: è solo colpa mia. Non dovevo pensare ad una cosa del genere; volevo solo vedere se provavi veramente qualcosa per Zondra”. “Come se ti credessi” disse una flebile voce e videro Iago aprire debolmente gli occhi. “Tacchino ben tornato tra noi” disse sorridendo Cassim. “Mi eroe” disse Zondra e lo strinse forte a se. “Iago, credimi, non volevo” disse Casim. “Tranquilla, non sono arrabbiato con te” disse Iago, cercando di respirare da quel forte abbraccio; poi Zondra lo lasciò andare dicendogli: “Allora, ci tieni veramente a me”. “Io tengo a cosa e a chi ?” chiese Iago, ancora un po’ stordito dal fulmine di prima. “Tieni a me: mi ami” rispose Zondra. “Oh…bè…ecco…io…” disse titubante Iago, ma non fece in tempo a finire la frase, che Zondra lo riprese tra le piume e, mentre lo stritolava, disse: “Ti sei beccato un fulmine per me, mi eroe: questo vuol dire amarmi molto”. “In effetti sì e te lo avevo detto anche prima” disse Iago e Zondra lo lasciò andare. “Allora, quando ci sarà la luna di miele ?” domandò Cassim. “Ehi, ehi, ora non andare troppo oltre: siamo solo all’inizio e poi, scommetto che Zondra ha tantissimo lavoro da fare” rispose Iago. “Oh che sbadata: ho una tabella di marcia da rispettare e, con tutto quello che è successo, me ne ero completamente dimenticata” disse Zondra e, dopo essersi messa due penne in bocca, fischiò per poi dire: “Tutte indietro: si ritorna a casa” e le nuvole, dopo essere ritornate bianche, se ne volarono indietro; persino la nuvola che stava ancora dentro al palazzo, uscì da esso seguendo le altre. “Un momento, non puoi andartene” disse Casim. “Mi dispiace piccina, ma come ho appena detto, ho una tabella di marcia da rispettare: ci sono tantissimi altri posti, dove le mie nuvole devono andare ed il mondo non è certo piccolo” disse Zondra. “Io avevo invece pensato che lo fosse” disse Genio, facendo comparire una palla con le sembianze della terra, facendola rimbalzare come se fosse stata una palla da basket, per poi farla sparire. “Ma Agrabah ha bisogno della tua acqua: la gente non può morire a causa della siccità e, poi, ci andranno di mezzo anche molti bambini” disse Casim. “Io escluderei te” disse Iago, ma dopo aver ricevuto un’occhiataccia da parte di Casim, non disse altro. Zondra prese fuori un libro e, dopo averlo sfogliato, arrivò alla pagina di Agrabah, per poi dire: “Da quanto c’è scritto qua, ad Agrabah è sempre piovuto raramente, anche perché questo è un posto desertico e, facendo piovere, vuol dire sconvolgere il clima”. “Ti prego, almeno questa volta, potresti fare un’eccezione” disse Casim. “E, in cambio, ti promettiamo che Iago….” iniziò col dire Cassim, ma non fece in tempo a terminare la frase, che Iago gli mise un’ala sulla bocca, bloccandolo e dicendo: “ Non starlo ad ascoltare, ma invece ascolterei la bambina: almeno per questa volta, potresti fare un’eccezione; intanto, non penso che nessuno delle altre parti del mondo se ne accorgerà”. “Vi rendete conto che mi state chiedendo di sconvolgere il vostro clima ? E’ come se facessi apparire sempre il sole al Polo Nord” disse Zondra. “Ce ne rendiamo conto, ma se pioverà abbastanza, Agrabah non sarà più in siccità” disse Casim; ci fu silenzio, ma poi Zondra disse: “E va bene: per questa volta, vi accontenterò e per quanto riguarda la tua proposta, Re dei Ladri, Iago è libero di venirmi a trovare quando vuole”. Iago tolse l’ala da sopra la bocca di Cassim e, guardandolo, replicò: “Ecco, lo vedi che cosa hai combinato ?” e gli diede di schiena. Zondra prese tra le ali il medaglione che teneva al collo, per poi dire: “Tempeste dei mari del sud, vi ordino di venire qua e far piovere su Agrabah” ed in cielo, comparirono tante nuvole grigie: si sentì tuonare e, poi, iniziò a piovere. “Evviva, sta piovendo” si sentiva dire tra la gente. “Non saremmo più in siccità” era un’altra frase che si sentiva. “Grazie Zondra: non finiremo mai col ringraziarti” disse Casim. “Per così poco, piccina e, poi, bastava solo chiedere, invece di rubare una delle mie nuvole” disse Zondra. “Ok, allora la prossima volta, vorrà dire che te lo chiederemo” disse Casim. “Mi dispiace, ma se mai vi passaste per la testa di rubare un’altra nuvola, non contate sul sottoscritto, perché ne ho già avuto abbastanza di fulmini sulle mie amate piume” disse Iago. “Bè, come si dice, è “scattata la scintilla” disse Cassim e, lui e Casim risero. “Non sei divertente” disse Iago, guardandoli malamente; ma poi guardò Zondra, quando questi gli mise le ali sulle guance e gli disse: “ Adìos mi corazon e se mai vorrai venirmi a trovare, sai dove trovarmi; ma se non verrai, verrò io a prenderti”. Iago deglutì, per poi dire: “Verrò…tranquilla” e Zondra lo baciò sulla testa; poi si alzò in volo, dicendo: “E non dimenticherò mai neanche voi, mi amigos e ricordatevi che siete sempre i benvenuti nella mia Foresta Pluviale” e, se ne volò via, mentre dietro di se, vi fu un lungo arcobaleno, ovvero la sua coda. “Allora Iago, ancora non ne sei innamorato ?” chiese Casim. “Per favore, per un po’ non vorrei più toccare questa storia e, ora, ritorniamocene dentro la palazzo: odio quando le mie piume si bagnano” rispose Iago e si andò a mettere sulla spalla di Cassim, il quale gli disse, mentre lo guardava: “Ma se sei così carino, quando hai tutte le piume arruffate”. “Tu è meglio che te ne stai zitto, visto che stavi quasi per “vendermi” ancora a Zondra” replicò Iago, mentre Tappeto scendeva verso il basso. “Era solo una generosa offerta e, poi, Zondra lo ha capito subito, da quanto hai visto” disse Cassim. “Dimmelo in faccia, se volete sbarazzarvi di me ! Così almeno soffrirò in silenzio” replicò Iago. “Non vogliamo sbarazzarci di te: ti vogliamo bene” disse Casim, mentre Tappeto atterrò a terra e nonno e nipote scesero. “Se mi volete bene, non mi avreste fatto colpire da quel fulmine” disse Iago. “Era solo per dimostrare se amavi veramente Zondra, oppure no” spiegò Casim, guardandolo. “Diciamo, il cosiddetto gesto di coraggio” aggiunse dicendo Cassim. “Bè, allora potevate almeno scegliere un quiz: sarebbe stato tutto molto più semplice” disse Iago. “E’ vero, ma poi Zondra non ti avrebbe mai preso sul serio; invece, facendoti colpire da uno dei suoi fulmini, lei ha subito capito che la ami molto, tanto da rischiare di finire quasi abbrustolito” spiegò Casim. “Detta così, sembra che qualcuno mi voglia cucinare” disse preoccupato Iago, quando comparì Genio vestito da gondoliere, con tanto di gondola, sopra alla quale, vi erano Aladdin, Jasmine, Abù ed il Sultano: “Tutti dentro, che inizia il giro turistico: si prega di tenere mani e piedi dentro all’imbarcazione, grazie” e anche gli altri salirono e Genio / gondoliere, iniziò a far navigare la gondola sulla tanta acqua che era venuta e che aveva un po’ allagato Agrabah. “Sapete, ci siamo dimenticati di dire a Zondra, quanta acqua effettivamente volevamo” disse Casim. “Bè, almeno questa basta per scacciare via tutta la siccità e riempire nuovamente il fiume” disse Aladdin, mentre Jasmine, che stava seduta accanto a lui, aveva la testa appoggiata alla sua spalla sinistra. “Agrabah è salva e grazie a voi: ve ne sarò sempre riconoscente” disse il Sultano, guardando Casim, Cassim e Iago, il quale disse: “A proposito di riconoscenza, proporrei un’adeguata somma di tesoro per un certo pappagallo, che ha quasi rischiato di rimetterci le penne per molte volte e che, per questo motivo, ha diritto ad una ricompensa per aver salvato la città”. “Mi sono dimenticato di dirvi che, se anche avete salvato Agrabah, mi è giunta voce che, per farlo, avete dovuto rubare una nuvola a quell’uccello leggendario e voi sapete benissimo cosa aspetta ai ladri, vero ?” spiegò il Sultano. “Ritiro tutto quello che ho detto: dopotutto, non avrei fatto nulla con quel tesoro, anche se avevo un paio di pensieri per la testa” disse Iago. “Stavo scherzando: come ho detto, è proprio grazie a voi, se la città di Agrabah è salva” disse il Sultano e Iago, rimanendoci male, incrociò le ali. La gondola continuava a navigare tra le strade di Agrabah, che ora era un po’ inondata dall’acqua che veniva fuori dalle nuvole soprastanti: “Agrabah è romantica anche così; non lo trovi Aladdin ?” domandò Jasmine. “Lo è, perché hanno una bellissima principessa” rispose Aladdin, guardandola; Jasmine lo guardò e poi i due si baciarono. Casim voltò lo sguardo disgustata e Cassim gli disse: “Non fare così: quando sarai più grande, anche tu troverai qualcuno da amare e ti comporterai esattamente come loro”. “Preferisco uscire con un cammello” disse sarcasticamente Casim. Agrabah è finalmente salva dalla siccità, ma tante altre avventure aspettano i nostri amici, ma non sanno che il pericolo è sempre dietro l’angolo.
 
 
 
 
NOTE AUTRICE: finalmente questo capitolo è finito; non ci speravo più, anche perché è durato molto di più degli altri. Bè spero che piaccia ed ho già in mente ciò che potrebbe succede ad Aladdin ed altri nel prossimo episodio: un membro della famiglia verrà coinvolto ed un altro nemico, visto nella serie tv del 1994, farà la sua comparsa. Grazie a tutti coloro che seguono la mia storia e che recensiscono o recensiranno. Al prossimo aggiornamento, Vale

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Capitolo 19
*** Amico o nemico ? - Parte I ***


Passarono le settimane ed Agrabah aveva ormai passato il brutto periodo di siccità; tutti erano ritornati alla loro routine quotidiana, persino gli abitanti del palazzo. Un giorno, la piccola Casim, si trovava nella stanza del Sultano, insieme a quest’ultimo, ed insieme stavano costruendo una piramide di soldatini ed animali: “Piano, piano, non dobbiamo farli cadere” disse il Sultano, mentre stava mettendo una giraffa sopra ad un elefante. “Sta venendo bene, vero nonno ? Speriamo non cada” disse Casim, mentre se ne stava seduta, come il Sultano, accanto alla “struttura”. “Ecco fatto, ora ne manca solo una e…” iniziò col dire il Sultano, mettendo la statuina del pavone su quella della giraffa ma, appena abbassò lo sguardo per prendere l’ultima statuina da mettere, finì col dire: “…ma non c’è ! L’ultima statuina non c’è”. “Come non c’è ?! Ero sicura di averle portate tutte” disse stupita Casim. “Eppure ne manca una: quella del gatto” disse il Sultano. “Allora cerchiamola, così possiamo finire la piramide” disse Casim ma, in quel momento, le porte sbatterono, facendo cadere la struttura ed entrò Razoul molto di fretta: “Vostra altezza, è successa una cosa terribile”. “Razoul, non ti permettere mai più di entrare in quel modo, soprattutto in un momento come questo” replicò il Sultano, alzandosi in piedi e guardandolo. “Ma vostra altezza io…” iniziò col dire Razoul, ma venne interrotto da Casim, che gli domandò, alzandosi anche lei in piedi: “Hai per caso visto un gatto ? Lo stiamo cercando, ma non riusciamo a trovarlo”. “Un gatto ?! Perché abbiamo gatti che girano nel palazzo ?” disse stupito Razoul. “Come vedi, Razoul, siamo impegnati, quindi ti consiglio di…” disse il Sultano, ma non fece in tempo a finire la frase, che si sentì una fortissima esplosione, che fece cadere tutti a terra. “Ma…ma…ma cosa sta succedendo ?” chiese preoccupato il Sultano. “Vostra altezza, era proprio per questo che ero venuto ad avvertirla: sta succedendo il finimondo qua fuori” spiegò Razoul. “Perché non lo hai detto subito ?!” replicò il Sultano ed uscì dalla stanza, seguito prima da Casim e poi da Razoul; camminarono a passo spedito lungo uno dei corridoi, finché non arrivarono al di fuori sul grosso balcone, dove vi erano già Aladdin, Jasmine, Tappeto, Iago ed Abù. Davanti a loro, vi era tanta polvere e non si riusciva a capire da chi fosse creata: “Qualcuno sa cosa sta succedendo ?” domandò il Sultano. “E’ un attacco, ma ancora non sappiamo di chi” rispose Aladdin, guardando davanti a se.

Si sentirono le grida degli abitanti di Agrabah: “Sono in pericolo: dobbiamo andarli a salvare” disse Casim. “Ed ecco che ritorna fuori la tua voglia di aiutare il prossimo, dimenticandoti di pensare alla tua vita ed a quella dei tuoi familiari” disse Iago; Casim lo guardò, dicendogli: “E’ vero che tu pensi sempre a te stesso, ma da quando hai in parte salvato Agrabah dalla siccità, supplicando Zondra, gli abitanti ti vedono con un occhio diverso”. “Diverso come se, l’altro giorno, quello della frutta mi ha lanciato addosso un cocomero ?! Secondo me, se tutti continuano a farsi gli affaracci propri, nessuno ci rimetterebbe le penne e parlo a favore mio” replicò Iago. Si sentirono altre grida e si levò altra polvere: “Aladdin, dobbiamo fare qualcosa, prima che qualcuno ci rimetta la vita” disse preoccupata Jasmine. “Allora escludete, fin da subito, me, perché in passato, ho già rischiato troppo la mia preziosa vita” disse Iago; gli altri lo guardarono malamente e Iago, dopo aver deglutito, aggiunse dicendo: “Ovviamente, in casi eccezionali, sono sempre disponibile per qualsiasi evenienza”. “Dobbiamo aspettare che ritornino il Genio e mio padre e, poi, vedremo come procedere” disse Aladdin. “Hai mandato il nonno e Genio là fuori ?! Ma è da pazzi !” disse stupita Casim, guardandolo. “Tuo nonno si è offerto volontario: non avrei potuto fermarlo” disse Aladdin. “Sì che, invece, avresti potuto, solo che non lo hai fatto” replicò Casim. “Credi che mi piaccia, aspettare in questo modo, senza avere nessuna notizia ?! Se non fosse così cocciuto, lo avrei di sicuro fermato” replicò Aladdin, guardandola. “Anche tu sei cocciuto, quindi ci saresti riuscito” replicò Casim. “Vi prego, smettetela di litigare: non è il momento più adatto” disse Jasmine, mettendosi in mezzo ai due; poi, guardò Aladdin ed aggiunse dicendogli: “Lo so che sei preoccupato per tuo padre, ma come hai detto, si è offerto volontario e, poi, non dimenticarti che, con lui, c’è anche Genio, che sicuramente lo starà aiutando”. “Siamo messi proprio bene” disse sarcasticamente Iago; Jasmine gli lanciò un’occhiataccia, ma poi guardò Casim e le disse: “ Non c’è motivo di arrabbiarsi con tuo padre, ma vedrai che il nonno ritornerà: sai quanto sia in gamba”. “Da quanto è lì fuori ?” domandò Casim. “Ecco…emmm…bè, l’importante è che torni, no ?” rispose titubante Jasmine. “ E’ fuori da tanto e voi ancora non siete andati da lui ?!” disse stupita Casim. “Stavamo aspettando un loro segnale” disse Aladdin. “Potrebbero essere pericolo. E se fosse successo loro qualcosa ? Non vi è passato questo per la testa ?” replicò Casim. “Ora non precipitiamo le cose: dobbiamo stare calmi ed agire nel momento più opportuno” disse Aladdin. “Come si fa a stare calmi in momenti come questi ?! C’è qualche pazzo o qualche strana creatura indemoniata, che sta attaccando Agrabah creando il caos, e tu dici di mantenere la calma ?! Questo non è l’eroe che ha salvato più volte la città e che ho sentito nelle storie della mamma e del nonno; l’eroe di cui ho sempre sentito parlare e che è mio padre, non se ne starebbe qua a dire queste cose, ma se ne andrebbe subito ad aiutare quella gente e la sua famiglia” spiegò Casim. Gli altri la guardarono; poi Aladdin guardò Tappeto e disse: “Tappeto, andiamo” e Tappeto fu subito al suo fianco: ci saltò su, ma vi saltarono su anche Jasmine ed Abù. “E voi dove credete di andare ?” chiese Aladdin, guardando prima la scimmia sulla sua spalla e poi la moglie accanto a se. “Veniamo con te, ovvio” gli rispose Jasmine ed anche Abù annuì con la testa. “Ma vi potrebbe…” iniziò col dire Aladdin, ma Jasmine lo interruppe dicendo: “…accadere qualcosa: stessa frase di sempre, ma sai benissimo che staremmo sempre al tuo fianco ed anche se provi a scacciarci, non ce la farai”. “Va bene, come vuoi” disse sospirando Aladdin; poi guardò i rimasti e domandò: “Iago, tu non vieni ?”. “Se non ti dispiace, io rimarrei ad osservare il tutto da qua: ho sentito dire che i balconi del palazzo sono un ottimo punto di vista per ogni cosa” rispose Iago. “Ok, allora, insieme al Sultano, vi occuperete di Casim” disse Aladdin. “Ma non è giusto: perché anche io non posso venire con voi ?” chiese Casim. “Perché ci sentiamo più al sicuro, se tu te ne rimarrai qua lontana dai guai” rispose Aladdin. “Mi avete sempre fatta venire: perché questa volta dovrebbe essere diverso ?” domandò Casim. “Casim, ti prego, per una buona volta fa la bambina ubbidiente e, poi, vedrai che ritorneremo presto” rispose Jasmine. “Va bene” disse tristemente Casim e Tappeto se ne volò via. “Uffa, è sempre la stessa storia: succede qualcosa ed io sono costretta a rimanere qua; perché la vita è così ingiusta con i piccoli ?” disse Casim, appoggiandosi, con le braccia al parapetto del balcone. “E’ la stessa identica cosa anche con noi pappagalli, solo che io cerco di non farmi questi problemi: basta godermi la vita un giorno alla volta, per sopravvivere più a lungo” disse Iago, andandosi a mettere sulla sua spalla destra. “Spero solo che il nonno stia bene” disse Casim. “Non ti preoccupare, nipote mia; tuo nonno è un uomo forte e valoroso: vedrai che se la sta cavando” disse il Sultano e Casim lo guardò sorridendo.

Tappeto volò molto in basso, raggiungendo le strade della città: la gente correva da tutte le parti, gridando dalla paura e scappando da qualcuno, o qualcosa, che si camuffava nel gran polverone che si era creato. “Sembra che ci sia una guerra” disse Jasmine, mentre passavano in mezzo alla gente. “Non ci resta solo cercare chi sta causando tutto questo e…” disse Aladdin, ma non fece in tempo a finire la frase, che qualcosa li colpì, facendoli cadere a diversi metri di distanza ed a terra. Si sentì una risata quasi malefica: “Questa voce” disse Jasmine. “No, non può essere lui” disse Aladdin. “E perché mai non dovrei essere io ? Dimmi che vi sono mancato” disse la voce tra il polverone. “In effetti, era un po’ che non ti facevi vedere, vero…Mekanikos ?” disse Aladdin, rialzandosi in piedi e si rialzarono in piedi anche Jasmine, Abù e Tappeto. “Vedo che non ti sei dimenticato di me, Aladdin” disse, quello che pareva essere Mekanikos, vecchio nemico di Aladdin e già sconfitto più volte in passato dall’eroe e dai suoi amici. Lo strambo inventore, se ne stava in cima ad un enorme scarabeo dorato gigante, che in realtà altri non era un insetto meccanico: “Almeno potevi mandarci una lettera, avvisandoci del tuo arrivo” disse sarcasticamente Aladdin. “Noto, che sei sempre in vena di scherzare, ma questa volta ho preparato qualcosa di veramente speciale per te ed i tuoi amici” disse Mekanikos e rise. “Sono curioso di vederla, anche se posso già immaginare di cosa possa trattarsi” disse Aladdin. “Sicuramente, sarà uno dei suoi soliti insetti meccanici: ci attacca; noi lo distruggiamo e Mehanikos perde” aggiunse dicendo Jasmine. “Stessa storia di sempre: ormai è diventata di una noia mortale” disse Aladdin. “Adesso basta ! Finitela ! Non siete divertenti !” replicò arrabbiato Mekanikos. “Jasmine, senti per caso qualcuno che si sta arrabbiando ?” chiese Aladdin, facendo finta di nulla. “No, non sento nulla” rispose Jasmine. “E tu Abù ?” domandò Aladdin, guardando la scimmietta, la quale scosse negativamente la testa. Dalla gran rabbia, a Mekanikos fuoriuscì vapore dalle orecchie, come se fosse stato una pentola a pressione: “Che c’è Mekanikos, sei arrabbiato ?” chiese Aladdin. “Smettila di prendermi in giro, straccione che non sei altro !” replicò Mekanikos. “Straccione ?! Ormai, quella storia è passata: fra poco diventerò il nuovo sultano di Agrabah” disse Aladdin. “Addirittura il nuovo sultano: non mi sarei mai aspettato questi “progressi” da parte tua” disse Mekanikos. “Ci sono ancora tante altre cose che non sai di me” disse Aladdin. “Come, per esempio, che da pochi anni, hai appena ritrovato tuo padre ?” domandò Mekanikos; Aladdin e Jasmine rimasero a bocca aperta, ma poi Aladdin, cercando di mantenere la calma, chiese: “E se anche fosse così, a te cosa importerebbe ?”. “Nulla di diverso, di ciò che la mia mente diabolica abbia già pensato” rispose Mekanikos. “Come hai fatto a scoprirlo ?” domandò Jasmine. “A quanto pare, un membro della famiglia non riesce mai a tenere la bocca chiusa” rispose ridendo Mekanikos e, dopo aver azionato qualche leva del suo robot, un lato di metallo si abbassò, rivelando all’interno della “pancia” del robot, Cassim legato ad un palo di ferro con le braccia e, accanto a lui, Genio dentro ad un’ampolla, collegata al robot tramite un tubo. “Papà ! Genio !” gridò Aladdin, guardandoli; poi, guardò Mekanikos ed aggiunse replicando: “E’ con me che ce l’hai, quindi lasciali andare !”. “E perché mai dovrei lasciarli andare ? Mi sto così tanto divertendo a fare il cattivo” disse ridendo Mekanikos ed azionando altre leve, fece muovere lo scarabeo robot, creando caos sotto di se. “Aladdin, dobbiamo liberare tuo padre ed il Genio” disse Jasmine. “Ma prima, però, dobbiamo fermare Mekanikos” disse Aladdin e si guardò intorno, quando vide una corda appesa ad un catenaccio di un muro; quindi riguardò Jasmine, dicendole: “Coraggio, ho un piano” e dopo che Abù fu andato sulla sua spalla, i due saltarono su Tappeto: volarono verso la corda; la presero e poi incominciarono a volare velocemente intorno allo scarabeo robot. “Sei sicuro di sapere quello che stai facendo ?” chiese Jasmine. “Fidati di me” rispose Aladdin e srotolò la corda, finché non fu del tutto lunga; volavano sempre più velocemente e, mano a mano che giravano intorno allo scarabeo robot, Aladdin legava le zampe del robot con la corda.

“Maledetti ! State fermi ! Così non è divertente !” replicò arrabbiato Mekanikos e, azionando un’altra leva, lo scarabeo robot aprì la bocca, cercando di mangiare Aladdin e gli altri. “Figliolo, state attenti !” gridò Cassim. “Non mi scapperete !” replicò Mekanikos e Tappeto venne preso per la parte finale, dalla bocca dello scarabeo robot, facendo cadere a terra Aladdin, Jasmine ed Abù. “Dobbiamo aiutarli” disse Cassim, guardando Genio accanto a se. “Ottima proposta: provvedo subito” disse Genio, ma ogni trasformazione che compiva, non riusciva a farlo uscire da quell’ampolla. “E quello cosa sarebbe ?” domandò Cassim, guardando l’ultima trasformazione del Genio, che riguardava un insieme di un albero (il corpo); di una trombetta (il naso); una scimmia ( la lunga coda) ed una gallina (le zampe). “Io la chiamerei, una trasformazione a sorpresa” rispose Genio, guardandolo; Cassim alzò gli occhi al cielo, per poi guardare dove Aladdin, Jasmine ed Abù erano finiti e dire: “Spero solo che stiano bene”. “Come vedi Aladdin, la fortuna gira anche dalla mia parte” disse Mekanikos. Aladdin; Jasmine ed Abù si ripresero dalla caduta: “Aladdin non ha funzionato” disse Jasmine. “Funzionerà, fidati” disse Aladdin. “Aladdin non puoi nulla contro di me: sei rimasto lo stesso di anni fa. Perderai e dovrai dire addio a tutti coloro che ami” disse Mekanikos. “Allora coso blu ci sei riuscito ?” chiese Cassim, guardando il Genio, che si era trasformato in un cavatappi, rispondendogli: “Scusami capitano, ma proprio non ci riesco” e ritornò normale.  “Ora come faremo a salvare tuo padre ed il Genio ? Tappeto è bloccato” domandò Jasmine e guardarono Tappeto che, per metà, era bloccato sotto ad una pietra, caduta dopo l’attacco di Mekanikos. “Troveremo un modo e li salveremo” disse Aladdin.“Aladdin, preparati ad una dolorosa sconfitta” disse ridendo Mekanikos, ma appena azionò una leva per far muovere lo scarabeo robot, a causa della corda che gli legava le zampe, cadde a terra, con un forte tonfo, alzando altra polvere e causando altre macerie.

“Papà ! Genio !” gridò Aladdin e, insieme a Jasmine ed Abù, corse verso il robot a terra; spostò alcune pietre, per poi vedere Cassim, ancora legato e Genio, ancora dentro l’ampolla. “State bene ?” domandò Aladdin. “Starei meglio slegato da questa cosa” rispose Cassim. “Jasmine slega mio padre: io mi occuperò di liberare Genio” disse Aladdin e, mentre Jasmine slegava Cassim, Aladdin cercò di togliere l’ampolla dal robot. “Al, mi dispiace” disse il Genio. “A dopo con le scuse: dobbiamo andarcene da qua, prima che Mekanikos si riprenda” disse Aladdin e, con un ultimo forte strattone, riuscì a togliere l’ampolla dal robot e, dal buco, Genio uscì e, nello stesso momento, anche Jasmine riuscì a slegare del tutto Cassim, per poi sorreggerlo, visto che aveva un po’ di ferite. “Ok, ora liberiamo Tappeto e ritorniamo al palazzo” disse Aladdin, ma in quel momento, qualcosa si staccò dall’alto del robot: tutti alzarono lo sguardo, per vedere Mekanikos all’interno di uno scarabeo più piccolo di quello che aveva utilizzato fino a quel momento. “Ci rivedremo Aladdin” disse Mekanikos e se ne andò; calò il silenzio. “Che strano” disse Aladdin. “Che cosa che è strano ?” chiese Jasmine. “Se ne è andato, senza attaccarci” rispose Aladdin, guardandola. “E questo che vedi intorno a noi non lo chiami attacco ?! Tantissime case sono state distrutte; le persone erano in preda al panico; io e Genio siamo stati catturati. Questo è stato un attacco !” replicò Cassim. “Ci avrebbe riattaccato: questo non è da Mekanikos” disse Aladdin, guardandolo, ma dopo che Cassim lo guardò a sua volta con poca fiducia, aggiunse dicendogli: “Senti, tu non conosci Mekanikos, come lo conosciamo noi altri: lui non è il tipo da “attacco e fuggi”; quando attacca, lo fa sul serio e va fino alla fine”. “ Proprio come faceva un perfido Visir di nostra conoscenza” disse Genio e la sua faccia si trasformò in quella di Jafar, per poi ritornare normale. “Ritornerà, ne sono sicuro: non ha finito il suo obiettivo” disse Aladdin. “Ed il suo obiettivo saresti tu ?” domandò Cassim. “Sì: vuole uccidermi o, almeno, farmi soffrire: tutti i cattivi che ho sconfitto, lo vogliono” rispose Aladdin. “Bè, ora non importa, perché non sta qua” iniziò col dire Cassim, staccandosi da Jasmine e facendo qualche passo avanti; poi si fermò ed aggiunse chiedendo: “E Casim dove è ? Ho voglia di rivedere la mia dolce nipotina”. “E’ a palazzo: abbiamo deciso di lasciarla con il Sultano e Iago, così da tenerla fuori dai pasticci” rispose Aladdin. Cassim lo guardò, dicendo: “Ancora mi meraviglia il fatto che, almeno per una volta, vi abbia ubbidito e…”, ma non fece in tempo a finire la frase che svenne a terra. “Papà !” gridò Aladdin e, insieme a Jasmine, Abù e Genio fu subito al suo fianco. “Aladdin, ma che cosa ha ?” chiese preoccupata Jasmine; Aladdin mise un orecchio sul petto del padre, per poi dire: “Respira ancora”; poi guardò Genio e disse: “Libera Tappeto: dobbiamo tornare immediatamente a Palazzo” e Genio, dopo essere andato accanto alla roccia che intrappolava Tappeto, si trasformò in un crick e, con una leva, alzò la roccia, liberando Tappeto, il quale volò velocemente verso Aladdin; anche Genio andò da loro e, dopo aver aiutato Aladdin a mettere Cassim su Tappeto, si trasformò in un jet, dentro al quale ci salirono Jasmine ed Abù. “Aladdin, vieni” gli disse Jasmine. “No, vado con mio padre, così mi accerto che non cada, anche se mi fido di Tappeto” disse Aladdin, guardandola e, dopo che fu salito su Tappeto, questi partì a tutta velocità. “Si prega di rimanere sempre seduti durante tutta la durata del viaggio” disse Genio /Jet e partì a tutta velocità, superando Tappeto.





Note dell'autrice: finalmente ecco un nuovo capitolo. Lo so ci ho impiegato un pò a scriverlo, ma almeno come avete letto, la pace ad Agrabah, non è durata molto. Mekanikos, lo strambo scienziato greco, è ritornato per vendicarsi di tutte le sconfitte subite da Aladdin e company e quale modo migliore per vendircarsi se non catturare il papà del nostro eroe ed il Genio ? E chi, ovviamente, dei membri della famiglia, avrà spifferato che Cassim è il papà di Aladdin ? Come mai Cassim è svenuto così all'improvviso ? A causa delle ferite riportate durante la battaglia contro Mekanikos o c'è altro ? Al prossimo aggiornamento; grazie per eventuali recensioni e per chi segue o voglia seguire la mia storia. Qualunque cosa mi fa piacere

Un bacio, Vale

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Capitolo 20
*** Amico o nemico ? - Parte II ***


Intanto a Palazzo… “Mi sto preoccupando: non sono ancora tornati e non ci giungono notizie” disse Casim, mentre insieme al Sultano e Iago si trovava ancora sul balcone. “Stanno benone, vedrai” disse Iago, mentre se ne stava appollaiato sul trono. “E tu come lo sai ? Nessuno sa niente” disse Casim, guardandolo. “Se ancora non dovessero tornare, manderò Razoul e le guardie a controllare” disse il Sultano e Casim sorrise, ma poi voltò lo sguardo verso le arcate, quando sentì uno strano e forte rumore in avvicinamento ed entrò un enorme jet blu, ovvero Genio e, dopo che fu atterrato, aprì l’abitacolo superiore, facendo scendere una scaletta; dal jet uscirono Jasmine ed Abù e, dopo che furono scesi dalla scaletta, Genio ritornò normale. “Mammina” disse Casim e l’abbracciò. “Bambina mia” disse Jasmine, abbracciandola a sua volta. “Ero così preoccupata: non vi vedevo più ritornare. Il nonno stava anche per mandare le guardie” spiegò Casim, guardandola. “Tranquilla, stiamo bene” disse Jasmine, spostandole una ciocca di capelli dalla fronte. “Che cosa è successo ? Chi causava tutto quel trambusto ?” domandò il Sultano andando dalle due. “Si trattava di Mekanikos” rispose Jasmine, guardandolo. “Mekanikos ?! Quell’inventore con quegli enormi insetti robotici ?” disse stupito il Sultano. “Sì, proprio lui; è ritornato per vendicarsi di Aladdin o, almeno, così sembra stato” disse Jasmine. “Ora però è andato via, vero ? Ma il papà ed il nonno dove sono ?” chiese Casim, ma la risposta la ebbe, quando entrò anche Tappeto, trasportando sopra di se Aladdin e Cassim; gli altri li guardarono e la bambina rimase senza parole non appena vide il suo adorato nonno, disteso su Tappeto e privo di sensi. “Razoul !” gridò il Sultano e, dopo che il capo delle guardie arrivò al suo fianco, gli ordinò: “Va subito a chiamare il dottore di corte e digli di venire immediatamente qua”. “Come vuole, vostra altezza” disse Razoul, facendo un piccolo inchino per poi correre fuori; Casim lo guardò andarsene, ma poi riporse lo sguardo su suo padre e Genio, che stavano trasportando Cassim verso un’altra stanza. Senza dire nulla, si affiancò a loro, non distogliendo lo sguardo dal nonno paterno; non si era nemmeno accorta, che alcune lacrime le si erano già formate negli occhi. Camminavano, finché non entrarono nella stanza di Cassim, adagiandolo delicatamente sul suo letto: “Che cosa è successo ? Perché è in queste condizioni ?” domandò il Sultano. “Stava bene quando lo abbiamo salvato, insieme a Genio, da Mekanikos ma, poi, tutto ad un tratto, è svenuto” spiegò Aladdin, continuando a guardare il padre. “Ma si riprenderà, non è vero ?” chiese Casim, guardando gli adulti i quali, però, abbassarono lo sguardo, non sapendo darle una risposta.

Poco dopo, si trovavano tutti fuori dalla stanza, ad aspettare che il dottore di corte, arrivato qualche minuto prima, uscisse per dar loro qualche notizia positiva riguardo le condizioni di Cassim; c’era silenzio, forse fin troppo, quando la porta della camera si aprì ed uscì il dottore: tutti furono subito da lui. “Allora dottore, come sta mio padre ?” domandò preoccupato Aladdin. “Al momento sta bene” rispose il dottore, guardandolo. “Che cosa ha avuto ?” chiese Jasmine. “Probabile un svenimento, visto ciò che è accaduto prima in città; ma quello che mi chiedo è che cosa gli sia veramente successo” rispose il dottore. “Mekanikos lo aveva catturato insieme al Genio” iniziò col spiegare Aladdin. “Non appena l’ho slegato, ho dovuto sorreggerlo, perché gli mancavano delle forze, ma poi si è voluto staccare subito da me” finì col spiegare Jasmine. “Bè, evidentemente non aveva ancora del tutto ripreso le energie, ma ora è sveglio ed ha bisogno di assoluto riposo” spiegò il dottore. “Si riprenderà, vero ?” domandò Aladdin. “Certo: suo padre è un uomo pieno di vitalità; si riprenderà in fretta ma, come vi ho appena detto, ha bisogno di assoluto riposo, quindi non fatelo stancare troppo” spiegò il dottore, guardandolo. “Quindi, il mio nonnino, vivrà ?” chiese Casim; il dottore abbassò lo sguardo e, mettendole una mano sulla testa, le rispose sorridendo: “Sì, vivrà: tuo nonno è in gamba e se la caverà”. “Grazie ancora per essere venuto così in fretta: non oso neanche minimamente pensare di perdere un membro della famiglia a me caro” disse il Sultano. “Vostra altezza, lei non deve far altro che chiamare, che verrò subito” disse il dottore, facendo un inchino. “Verrà generosamente ricompensato per aver prestato immediate cure al padre di mio genero” disse il Sultano. “La sua gentilezza non ha eguali, vostra altezza” disse il dottore. “Razoul !” gridò il Sultano. “Avete chiamato, maestà ?” domandò Razoul, arrivando subito da loro. “Paga il dottore ed accompagnalo all’uscita, ma mi raccomando: non deve essere una paga misera” rispose il Sultano, guardandolo. “Certo, vostra altezza” disse Razoul; poi, guardò il dottore ed aggiunse dicendogli: “Mi segua !” e si incamminò verso l’uscita ed il dottore lo seguì. “Al, devo dirti quella cosa là” disse Genio. “Non è il momento, Genio: ora dobbiamo occuparci di mio padre” disse Aladdin. “Va bene, allora me la annoto che te la devo dire dopo” disse Genio e, dopo aver fatto comparire un taccuino ed una biro, scrisse qualcosa sul taccuino, per poi farlo scomparire. “Al, tuo padre si riprenderà: hai sentito cosa ha detto il dottore, no ?” disse Jasmine, mentre guardava il marito camminare avanti ed indietro. “L’ho sentito, ma quello che mi preoccupa è proprio mio padre” disse Aladdin. “Non ti seguo: spiegati meglio” disse Jasmine. “Quando lo abbiamo salvato, non sembrava affatto preoccupato di ciò che aveva fatto Mekanikos e nemmeno di quando se ne è andato” iniziò col dire Aladdin e, fermandosi, finì col chiedere: “E se ci stesse nascondendo qualcosa ?”. “E che cosa dovrebbe nascondere il nonnino ?” domandò Casim. “Non lo so, ma forse qualcosa che ha detto Mekanikos” rispose Aladdin. “Oh suvvia Aladdin: perché mai tuo padre dovrebbe nascondere qualcosa che gli avrebbe detto Mekanikos ? E poi lui neanche lo conosceva Mekanikos. È il suo comportamento di sempre, solo che ha bisogno di riprendere le energie; e poi, prima che svenisse, aveva voglia di ritornare qua a palazzo, per rivedere Casim” spiegò Jasmine, andando di fronte al marito. “Giusto…Casim” disse Aladdin ed entrambi guardarono la figlia. “Sì, cosa c’è, papà ?” chiese Casim, guardandoli. “Piccola, che ne dici di entrare e far compagnia al nonno ? Sono sicuro che sarà molto contento di rivederti” spiegò Aladdin. “Ma il dottore ha detto che il nonno ha bisogno di molto riposo” disse Casim. “E’ vero, ma non credo che il nonno ti mandi fuori e, poi, sono sicuro che si riprenderà molto più alla svelta, se ci sarai tu al suo fianco” spiegò Aladdin, abbassandosi e mettendole una mano sulla spalla. “Se lo dici tu, papà, allora entro, così poi il nonno, quando si sarà ripreso, potrà ritornare a giocare con me” disse Casim. “Brava bambina e, se dovesse comportarsi in modo strano, tu assecondalo” disse Aladdin, accarezzandola sulla testa. “Che cosa vuol dire assecondarlo ?” domandò Casim. “Che…emmm…ecco… è come se gli dicessi sempre di sì, ma non devi farglielo capire” rispose Aladdin; Casim si grattò in testa, avendoci capito poco, ma poi spostò lo sguardo, quando accanto a suo padre comparve Genio che, trasformandosi in Einstein, con tanto di lavagna accanto, spiegò con accento tedesco: “ Se due più due fare quattro, tu devi fare cinque. Comprendi piccina ?”. “No, no, Genio, così la confondi ancora di più” disse Aladdin e Genio ritornò normale, per poi dire: “Pensavo, invece, di renderle le cose più facili: dopotutto, non deve mai dire di sì di fronte a suo nonno”. “Invece deve sempre dirlo: assecondarlo, vuol dire proprio questo, solo che non deve fargli capire che lo sta assecondando, tutto qui” spiegò Aladdin. “In poche parole, dovrei mentirgli ?” chiese Casim. “Non proprio, ma è solo un modo per capire se sta del tutto bene, oppure no” rispose Aladdin, rialzandosi in piedi. “Ok, se lo dici tu papà, allora lo asseconderò” disse Casim e, dopo che Aladdin ebbe aperto la porta, la bambina entrò, ma Aladdin non chiuse del tutto la porta: infatti, la lasciò di poco scostata. “Aladdin, che cosa stai facendo ? Lo sai che non si spia” domandò Jasmine. “Non li sto spiando: voglio solo capire come si comporta mio padre con Casim” rispose sottovoce Aladdin. “Come vuoi che si comporti con lei: è contento di rivederla, non lo vedi ?” disse Jasmine. “Lo vedo, ma come ti ho detto, non sembrava preoccupato dell’improvvisa partenza di Mekanikos” disse Aladdin. “Stai ancora pensando a quello scienziato ?! Dovresti smetterla” replicò Jasmine. “Shhhh, abbassa la voce: non vorrei che mio padre si accorgesse di noi” disse Aladdin e riguardò suo padre che parlava con Casim. “Un piano davvero diabolico, non c’è che dire, ma non credi di star esagerando ?” domandò Iago, volando da loro e mettendosi a terra. “Era ora che arrivassi: ma dove eri finito ?” chiese Aladdin, guardandolo. “Prima rispondi alla mia domanda e, poi forse, risponderò alla tua” rispose Iago. “Voglio solo constatare che mio padre non sia cambiato” disse Aladdin. “Mi stavo facendo un bellissimo bagno caldo, nelle acque termali del palazzo” disse Iago. “E ti è sembrato il momento adatto per fare quel bagno caldo ? Dopo che mio padre è svenuto ?” replicò Aladdin. “Rilassati: intanto il tuo caro papà sta bene e lo puoi vedere tu stesso proprio ora che sta parlando con tua figlia, quindi, direi che non c’è nulla di cui preoccuparsi” spiegò Iago. Aladdin riguardò dentro la camera, per vedere nonno e nipotina che ridevano; quindi disse: “Non so voi, ma qualcosa di dice che mio padre è cambiato”. “Ma non ne puoi essere sicuro” disse Jasmine. “Meglio stare attenti e tenere gli occhi aperti: sospetto che Mekanikos abbia veramente avuto qualcosa in mente” disse Aladdin.

“Sono contento che, per una buona volta, tu abbia dato ascolto ai tuoi genitori” disse Cassim, mentre se ne stava seduto con la schiena contro il bordo del letto. “Anche se a volte faccio i capricci o qualche dispetto, so anche essere molto ubbidiente” disse Casim, mentre se ne stava seduta sul letto e faceva dondolare avanti ed indietro le gambe. “Se fossi venuta, Mekanikos ti avrebbe fatto del male ed io non me lo sarei mai perdonato” disse Cassim. “Tranquillo nonnino: l’importante, ora, è che tu ti riprenda, così possiamo ritornare a giocare insieme e quel Mekanikos non ci metterà più i bastoni tra le ruote” disse Casim. In quel momento, a Cassim fece molto male la testa, quindi si portò una mano sulla fronte: “Nonnino, cosa c’è ?” domandò preoccupata Casim. “Tutto ad un tratto, mi fa molto male la testa, ma è passeggero: forse, sono ancora un po’ debole per prima, anche se non ho ancora capito come possa essere svenuto” rispose Cassim, togliendosi la mano da sopra la fronte. “Il dottore ha detto che si è solo trattato di uno svenimento a causa della battaglia che hai affrontato contro Mekanikos” spiegò Casim. “Però non si sviene così all’improvviso: non è normale” disse Cassim. “Però ora stai già meglio ed hai bisogno di molto riposo, se vuoi recuperare del tutto le energie” disse Casim, scendendo dal letto. “E ora dove vai ?” chiese Cassim. “Ti lascio riposare, ovvio” rispose Casim. “No, rimani ancora un po’, così possiamo parlare” disse Cassim e, per un attimo, la bambina vide passare nei suoi occhi come una luce diversa; Cassim, ovviamente, si accorse dell’improvviso cambio di espressione della nipotina e, quindi, le domandò: “Qualcosa non va, piccola ?”. “Secondo te, perché Mekanikos se ne è andato senza contro attaccare ?” chiese Casim. “Come mai, ora, sei così interessata a quello scienziato ?” domandò Cassim. “Voglio solo sapere un tuo parere” rispose Casim. “Non è che, invece, è stato tuo padre a chiederti di farmi il terzo grado ?” chiese Cassim; Casim deglutì: suo nonno aveva scoperto tutto, ma lei non glielo doveva far capire. “E, se dovesse comportarsi in modo strano, tu assecondalo” si ricordò ciò che le aveva detto suo padre e, quindi, rispose: “No, è solo una mia curiosità; non posso essere curiosa ?”. Ci fu silenzio, nel quale Casim sperava tanto che suo nonno credesse a quella bugia e, per sua fortuna, così fu; di fatti Cassim disse: “ Non mi importa molto di quello scienziato, visto anche quello che mi ha fatto, ma se mai dovesse ritornare, di certo non mi creerebbe dei problemi”. Casim lo guardò stranamente: quello non era di sicuro suo nonno; non era il suo comportamento. Suo padre aveva ragione nello sospettare qualcosa: che davvero centrasse Mekanikos con ciò ? Suo nonno non avrebbe mai detto una frase del genere: se un nemico fosse ritornato, di sicuro avrebbe cercato di proteggere i suoi cari e la gente di Agrabah e, non se ne sarebbe fregato. Doveva capirci di più; cercare di fargli svelare altro, anche se sarebbe stato molto complicato: Cassim era un uomo molto misterioso, che difficilmente faceva trapelare informazioni sulla sua vita. “Tutto ad un tratto sei diventata taciturna: non è da te, piccola” disse Cassim. “Ma se Mekanikos dovesse ritornare, tu cosa faresti ?” domandò Casim; voleva vederci chiaro ed avrebbe fatto di tutto per far trapelare altre informazioni. “Mekanikos ce l’ha con tuo padre, mica con me, quindi non mi dovrebbe importare nulla di lui” rispose Cassim. “Ma, invece, te ne importa, vero ?” chiese Casim. “Ascoltami piccola: non so del perché, ora, ti interessa così tanto quello scienziato, ma di certo, se mai dovesse ritornare, non mi sporcherò le mani con uno come lui” replicò Cassim, quando gli rifece male la testa, stavolta più forte di prima, tanto che si portò entrambe le mani sulla fronte. “Nonnino, stai bene ?” domandò preoccupata Casim, avvicinandosi un po’ a lui. “E’ di nuovo quel maledetto mal di testa ! Non so cosa abbia” replicò Cassim, ma poi, proprio come prima, il mal di testa cessò e riguardò la nipotina, la quale lo stava guardando con sguardo molto preoccupato e pieno di paura. “Casim, piccola, tranquilla ora sto bene” le disse, ma appena allungò una mano verso di lei, questi indietreggiò, dicendogli: “No, tu non stai affatto bene”. “E’ solo un mal di testa: non appena mi sarò ripreso del tutto, passerà” disse Cassim. “Tu non sei il mio nonnino; tu sei diverso” disse Casim. “Che sciocchezza è mai questa ?! Certo che sono il tuo nonnino; chi mai altri dovrei essere ?” disse stupito Cassim. “Non lo so ma, di sicuro, non sei lui: lui non avrebbe mai detto quelle cose riguardo al papà; lui difenderebbe le persone di Agrabah ed i suoi familiari, invece di darsela a gambe” spiegò Casim. “Mi stai dando del codardo ?! Non ti rendi conto di quello che stai dicendo” replicò Cassim. “No, tu non ti rendi conto di quello che stai dicendo !” replicò Casim e, dopo essersi avvicinata a lui, continuò col dire: “Nonnino, ti prego, cerca di tornare in te”; Casim la guardò in silenzio, ma poi voltò lo sguardo e disse: “Io sono perfettamente me stesso: non so cosa tu mi veda di diverso, ma ti assicuro che non sono cambiato” la guardò aggiungendo. “Sono io, piccola mia: il tuo adorato nonnino”. “No, non lo sei” disse Casim e, voltandosi, uscì di corsa dalla camera, prima che Cassim potesse fermarla: “Piccola, aspetta ! Devi credermi !” e scese da letto ma, ormai era troppo tardi: la nipotina se ne era già andata.

“Ma perché non vuole credermi ? Dopotutto sono sempre suo nonno” disse Cassim e, dopo essere andato davanti allo specchio, guardò la sua immagine riflessa in esso, per poi dire: “Eppure non sono diverso, ma perché allora deve avere paura di me ?”. “Oh, perché quella bambina ha ragione” disse, ad un certo punto, una voce; Cassim si guardò intorno, non capendo da dove provenisse quella voce, quindi disse, portandosi una mano tra i capelli: “Ora, questo mal di testa mi fa pure sentire le voci immaginarie”. “Ma io non sono immaginario: sono molto vivo ed anche tu mi conosci” disse la voce. “Chi sei ? E perché mi stai tormentando ?” chiese Cassim, guardandosi ancora intorno. “Non dirmi che ti sei già dimenticato di me, mio caro Cassim ? Dopotutto, il nostro “amabile” scontro in città, non è avvenuto molto tempo fa” rispose la voce. “Mekanikos ! Dove sei ? Fatti vedere, così ti posso sbattere fuori dal palazzo !” replicò Cassim. “Che “gentilezza”, ma vedrai che cambierai ben presto tono nei miei confronti” disse Mekanikos. “Non lo cambierei, neanche se dovesse finire il mondo” disse Cassim, quando la testa ricominciò a fargli molto male e, quindi, si portò entrambe le mani sulla fronte ma, questa volta, il dolore era ancora più forte e, per ciò, si dovette inginocchiare con un ginocchio. “Lo vedi cosa succede a prendersi gioco di me ? Si finisce con lo stare male” disse Mekanikos. “Ma questo cosa centra con te ? E’ solo un mal di testa” domandò Cassim, ancora in preda al dolore. “Capirai ben presto che non si tratta solo di un mal di testa; vedi, mio caro, poco dopo la tua cattura, ho pensato: sicuramente Aladdin verrà al salvataggio, visto che ho catturato anche il suo amato Genio ma, ecco la ciliegina sulla torta: tu sei il papà di Aladdin e, per questo, devo proprio ringraziare quel Genio da strapazzo che ha spifferato tutto. Credo che gli manderò un bellissimo regalo, per questo suo dolce gesto” spiegò Mekanikos. “La mia famiglia deve restare fuori da tutto questo !” replicò Cassim, con ancora le mani sulla fronte; il mal di testa, questa volta, non voleva proprio smettere. “Starà fuori…se tu collaborerai” disse Mekanikos. “Mai ! Non collaborerò mai con uno come te !” replicò Cassim, rialzandosi in piedi, ma con fatica, quando sentì come pungersi dietro al collo e divenne come immobile davanti allo specchio. “Mi sono dimenticato di dirti, che non hai scelta: collabori e la tua famiglia non morirà; oppure non collabori e morirai con loro. La tua non è una scelta, ma un obbligo che ti impongo io e, da adesso in poi, tu mi servirai, sono stato chiaro ?” spiegò Mekanikos; Cassim si smobilizzò ed i suoi occhi assorbirono una certa aria di malvagità, quindi disse, sorridendo in modo quasi maligno: “Come desideri, mio padrone” ed un’immagine riflessa di Mekanikos che rideva, comparve sullo specchio, accanto alla sua.

 

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