Educazione siberiana

di Fiamma Erin Gaunt
(/viewuser.php?uid=96354)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Cap 1 ***
Capitolo 3: *** Cap 2 ***
Capitolo 4: *** Cap 3 ***
Capitolo 5: *** Cap 4 ***
Capitolo 6: *** Cap 5 ***
Capitolo 7: *** Cap 6 ***
Capitolo 8: *** Cap 7 ***
Capitolo 9: *** Cap 8 ***
Capitolo 10: *** Cap 9 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo













 

 
Laris era seduta lungo il corridoio fuori dall’ufficio del preside, le spalle appoggiate al freddo muro in pietra. Poteva sentire suo padre discutere ad alta voce, scusarsi per il suo comportamento irriguardoso, e poi uscire con un’espressione furente dipinta sul volto dai tratti marcati. Incrociò i suoi occhi azzurri, abbassando automaticamente lo sguardo. L’uomo le fece cenno di alzarsi, incamminandosi con lei verso i dormitori femminili.
- Allora? – esordì, preparandosi mentalmente all’ira del padre.
Gaspard gli rivolse l’ennesimo sguardo adirato.
- Allora? Hai anche il coraggio di rivolgermi la parola? –
Laris incassò la testa tra le spalle, preparandosi al colpo.
La maledizione la centrò in pieno petto; strinse i denti, imponendosi di non urlare, e affondò le unghie nei palmi, ferendoseli a sangue. Andò avanti per quello che le parve un secolo, poi, finalmente, il dolore si attenuò fino a scomparire. Rimase a terra, tremante.
- Imploro perdono, padre – mormorò, rimanendo in ginocchio; le ciocche di un biondo chiaro quanto la neve le ricaddero sul volto dai tratti leggermente affilati, coprendole metà volto e lasciandole libero solo l’occhio sinistro, di un azzurro tanto chiaro da sembrare fatto di ghiaccio.
- Alzati, ce ne andiamo – decretò, degnandola appena di uno sguardo.
La ragazza lo seguì, incespicando leggermente a causa della maledizione Cruciatus che le aveva contratto i muscoli. Passarono davanti ad un gruppo di studenti, tutti del settimo anno che la guardavano con espressioni a metà tra il divertito e il compiaciuto. Uno di loro, Andrej, aveva ancora il volto sporco di sangue.
- Dasvidania, vostra grazia * – le disse, accennando un beffardo inchino.
Laris gli rivolse uno sguardo di fuoco, mentre la mano correva all’impugnatura della bacchetta.
Un’occhiata contrariata del padre la spinse a desistere. Era istintiva e vendicativa, ma non al punto di sorbirsi una nuova sessione di Cruciatus.
Una volta giunti alla carrozza, che li attendeva appena fuori i cancelli della scuola, Gaspard riprese la parola – Si può sapere come ti è venuto in mente di prendertela con Andrej Volkov; lo sai chi è suo padre? –
Sì, lo sapeva bene. Antoniskj Volkov era in lizza per le elezioni come Primo Ministro e, a giudicare dal seguito che aveva, le avrebbe probabilmente vinte.
Era stato un vero e proprio colpo di testa inimicarsi così il figlio, questo almeno agli occhi di suo padre, ma lei aveva le sue ragioni; ragioni che, ben inteso, non avrebbe certo condiviso con lui. Non che Gaspard avrebbe capito, in ogni caso.
 
Laris camminava lungo il corridoio buio, stando attenta a non farsi vedere dal custode o da qualcuno dei professori di ronda. Erano le due del mattino e, francamente, sarebbe stato piuttosto complicato trovare una valida ragione per quella sua passeggiata notturna. Era arrivata a metà strada quando udì un leggero chiacchiericcio. Identificò immediatamente la voce dal timbro più roco: Andrej.
A giudicare dal loro sghignazzare, dovevano essere sgattaiolati nelle cucine e aver rubato del liquore, l’unica cosa in grado di riscaldare un po’ le membra intirizzite dal gelido inverno di Durmstrang. Aveva proseguito lungo la sua strada, sperando che non la notassero. Ovviamente, le sue preghiere non erano state ascoltate.
- Ehi, Andrej, guarda chi c’è: sua altezza la principessa di ghiaccio –
Il ragazzo le aveva tagliato la strada, afferrandola per un polso e costringendola a fermarsi.
- Lasciami, Volkov, non ho tempo da perdere con degli idioti ubriachi –
- Già, perché ti senti superiore a noi, non è vero, Grindelwald? È per questo che non hai accettato il mio invito, no? – aveva replicato, gli occhi scuri che luccicavano di rabbia repressa.
- Ho ferito il tuo orgoglio, Volkov? Che dispiacere… -
Il suo tono ironico aveva fatto infuriare ancora di più il ragazzo, suscitando i borbottii del resto del gruppo.
- Non tirare troppo la corda, ragazzina – aveva sibilato, ad un soffio dal suo volto.
- Non te lo ripeterò un’altra volta: lasciami –
Allungò la mano verso la tasca del mantello, cercando di recuperare la bacchetta, ma la presa del ragazzo le rendeva impossibile il gesto. Un lieve brivido le percorse la schiena, mentre si rendeva conto di essere disarmata e in balia di quattro ragazzi completamente ubriachi.
- Era un brivido di paura, quello? Che c’è, non fai più la spavalda? – aveva riso Andrej, mentre gli amici ridevano di rimando.
- Devi avere le allucinazioni, Volkov; ci vogliono più di quattro falliti per mettermi paura –
- Andrej, non permetterai a questa biondina di parlarti così – era intervenuto Gustav Polikov, con tono indignato.
Il ragazzo per tutta risposta aveva rinserrato la presa, stringendole i polsi al punto che, ne era sicura, avrebbe finito con il lasciarle i lividi.
- Qualcuno dovrebbe insegnarti ad essere più rispettosa –
Detto ciò l’aveva spinta addosso al muro, infilando la mano libera sotto il mantello, scivolando sotto i vestiti fino a trovare la pelle candida. Aveva toccato ogni singola porzione di pelle con bramosa voracità; le aveva sollevato la veste, fin quasi alla vita, e aveva preso ad accarezzarle rudemente le cosce. Era stato allora che Laris era riuscita finalmente a sottrarsi alla sua presa e gli aveva assestato un ceffone. Il ragazzo aveva reagito con un poderoso manrovescio, che le aveva rotto il labbro e riempito la bocca di sangue, mentre i suoi amici lo incitavano a continuare dicendo che doveva pagare per ciò che aveva detto. Con la mano libera, appena una frazione prima che il ragazzo tornasse all’attacco, aveva afferrato la bacchetta.
Uno Schiantesimo preciso e Andrej era finito a cozzare contro il muro. Una Cruciatus, poi un’altra ancora. Rideva sentendo i gemiti del compagno di scuola, rannicchiato sul freddo pavimento in preda al dolore.
Il mattino dopo era stata convocata dal Preside, accusata di aver aggredito Volkov senza alcun motivo apparente. Del resto lei aveva solo un taglio sul labbro, mentre il ragazzo presentava tagli e bruciature da maledizione, senza parlare poi dei testimoni. Quattro contro una era decisamente una proporzione svantaggiosa.
Suo padre era stato convocato e lei aveva capito in quel preciso istante che i suoi guai erano appena iniziati.
 
- Allora, sono stata espulsa? – tentò di nuovo, abbandonando i ricordi della notte precedente e tornando alla realtà.
- No, ho trattato affinchè sul tuo curriculum scolastico risulti un ritiro. Ci hai messo già abbastanza in imbarazzo –
Già, lei veniva quasi violentata e doveva sentirsi dire di aver messo in imbarazzo la famiglia. Tipico.
- Non accadrà più – assicurò.
- Questo è certo. –
- Dove andrò a studiare? – chiese, pregando con tutte le forze di non essere relegata allo studio da privatista. Casa sua era una prigione: studio, rispetto e testa bassa. Un errore, un commento fuori posto e giungeva puntuale la Cruciatus.
- In Inghilterra, ad Hogwarts –
Laris annuì; aveva sentito parlare di quella scuola, suo nonno le aveva più volte raccontato che lì insegnava un suo amico di vecchia data.
- Quando partirò? –
- Immediatamente –
La carrozza rallentò, fino a fermarsi del tutto. Laris sbirciò fuori dal finestrino: si trovavano nel bel mezzo di un bosco, ricoperto da uno spesso manto di neve.
- Prendi questa, i tuoi bagagli ti raggiungeranno – le ordinò, porgendole una vecchia copia di giornale.
Un lieve strappo all’altezza dell’ombelico e tutto intorno a lei cominciò a ruotare. Una Passaporta, realizzò, un attimo prima di atterrare su un prato verde, su cui attaccavano i primi timidi fiocchi di neve.
Alzò lo sguardo, esaminando la costruzione che si trovava davanti. Era un castello dall’aspetto imponente e maestoso, ben diverso dal luogo austero e freddo di Durmstrang.
Osservò affascinata il campo da Quidditch, il Lago Nero e le alte torri che svettavano prepotenti nel cielo del tardo pomeriggio.
E così quella era Hogwarts.

















Spazio autrice:

Ennesima fic con protagonista Tom (ne sto diventando dipendente) scritta in occasione del contest "Se non puoi combatterlo... Contest del banale" la cui sfida è partire da una storia con temi diciamo così "abusati" e renderla originale. Spero di riuscirci. Il titolo è liberamente copiato dal libro e film "Educazione siberiana", che è assolutamente fantastico.
Spero che la storia vi piaccia.
Baci,
           Fiamma Erin Gaunt

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Cap 1 ***


Cap 1













 
Laris avanzò verso il portone in quercia, proprio mentre questo veniva aperto e ne usciva un uomo dalla lunga barba argentea.
- La signorina Grindelwald, presumo – esordì, osservando con aria nostalgica i capelli biondi e gli occhi chiari che tanto gli ricordavano Gellert.
- In carne ed ossa, lei è? –
- Albus Silente, docente di Trasfigurazione – si presentò, accennando un lieve inchino.
La ragazza lo scrutò con aria dubbiosa; dai racconti di suo nonno, non avrebbe mai immaginato che il suo amico avesse un’aria tanto… saggia. Sì, quello era il giusto aggettivo.
- Lasci pure qui i bagagli, verranno trasportati nella sua stanza, ora abbiamo cose più importanti a cui pensare –
Laris lo seguì dentro la scuola e dedicò una manciata di secondi ad osservare l’arredamento del castello. Non deludeva affatto le promesse dell’esterno. Si tolse il mantello foderato di pelliccia d’ermellino, faceva decisamente troppo caldo per un indumento del genere.
- Il professor Dippett, preside della scuola, è già stato informato del suo arrivo; l’attende nel suo studio per lo Smistamento. –
All’occhiata perplessa della ragazza, sorrise benevolmente.
- Non è nulla di cui preoccuparsi, si tratta solo di una cerimonia per l’assegnazione della Casa di appartenenza – le spiegò.
Laris annuì, ne aveva sentito parlare.
S’incamminarono lungo una rampa di scale, giungendo ad una porta sorvegliata da due gargoyle di pietra.
- Draconis –
Le statue scattarono sull’attenti, permettendo loro il passaggio.
All’interno dello studio stavano un uomo, che doveva avere una decina d’anni più di Silente, e un ragazzo, all’incirca della sua età e dall’aria aristocratica, intenti in una fitta conversazione.
L’uomo alzò lo sguardo, invitandoli ad accomodarsi con un cenno del capo.
- Temo che dovremmo proseguire la nostra conversazione in un altro momento, Tom. -
- Signorina Grindelwald, si accomodi su quello sgabello, la Smisteremo immediatamente – aggiunse, recuperando da un armadio un vecchio cappello dall’aria logora. Glielo pose sul capo, incurante dell’espressione disgustata che aveva solcato per un attimo il volto della ragazza.
- Bene bene, abbiamo una Grindelwald. Tuo nonno era un giovane mago molto dotato, ragazza mia, e a quanto pare anche tu non sei da meno. –
Sentendo il copricapo parlare, sussultò leggermente.
- Ebbene sì, parlo. Vediamo un po’ cosa c’è qui dentro – ,proseguì con aria assorta, - Astuzia e un amore per la vendetta, desiderio di emergere e una certa inclinazione al sadismo… ma c’è anche intelligenza e una forte indipendenza. Sì, credo che sia la scelta più giusta per te… Serpeverde! – decretò infine.
Il Preside ripose il Cappello, rivolgendole un lieve sorriso compiaciuto. Non aveva mai sbagliato a classificare uno studente e quella ne era la riprova.
- Tom, il nostro Caposcuola, ti mostrerà la Sala Comune e il Dormitorio; per qualsiasi dubbio o necessità rivolgiti pure a lui – asserì, tornando a sedersi.
Laris lanciò un’occhiata al ragazzo, che nel frattempo si era alzato in piedi e la stava studiando a sua volta. Non aveva esattamente l’aria di uno disposto a stare dietro alle necessità di una ragazza appena arrivata e i suoi occhi grigi non mostravano altro che apatia.
- Non credo che ne avrò bisogno, signore, sono abituata a fare affidamento solo su di me – replicò.
- Bè, nel caso cambiassi idea, lo troverai disponibile. Non è vero, Tom? –
- Assolutamente, signore –
Il tono del ragazzo attirò la sua attenzione; l’adulazione misurata, il sorriso smagliante che tuttavia non si estendeva agli occhi. Quel Tom sapeva come lavorarsi le persone, era evidente.
- Bene, cari ragazzi, credo sia ora per voi di andare – decretò Dippett, congedandoli con un cenno del capo.
Erano usciti da un paio di minuti quando Laris prese la parola, rompendo il silenzio che era sceso tra loro.
- Tanto per essere chiari, non ho bisogno del tuo aiuto –
- Tanto per essere chiari, non avevo alcuna intenzione di farti da balia – la rimbeccò.
- Perfetto, perché non ho alcuna intenzione di avere un leccapiedi intorno per il resto dell’anno –
La fronte del ragazzo si aggrottò, mentre negli occhi lampeggiava una scintilla d’ira. Doveva aver toccato un tasto dolente.
- Siamo arrivati – decretò, fermandosi davanti ad una parete lievemente diversa dalle altre.
- Purosangue – decretò. Il muro si spostò, rivelando un corridoio stretto che conduceva ad un ampio salone, illuminato da una soffusa luce verde.
- Le stanze delle ragazze sono dietro la porta a destra – aggiunse, per poi voltarle le spalle e dirigersi verso le poltrone accanto al camino, su cui erano accomodati due ragazzi.
Laris non gli diede peso e s’incamminò verso la direzione indicatale. Un buon riposo era quello che ci voleva.
 







********
 




- Chi è la nuova arrivata? – chiese Abraxas, studiando con interesse le curve della ragazza, che l’elegante veste nera lasciava intravedere.
- Laris Grindelwald – replicò seccamente Tom, recuperando il libro sul tavolino ed immergendosi nella lettura.
- Interessante. Devo dire che non è proprio niente male –
- Già, ma a te basta che respirino, no Malfoy? – intervenne Walburga, fissandolo con i suoi ardenti occhi neri.
- Se così fosse, mi accontenterei di te, non credi Black? –
La frecciatina andò a segno e la ragazza gli rivolse uno sguardo talmente spaventoso che chiunque con un pizzico di cervello se la sarebbe data a gambe. Certo, c’era da dire che Abraxas Malfoy non brillasse particolarmente per intelligenza.
- Io la trovo decisamente sexy – intervenne Alphard, lanciando un’occhiata in tralice a Tom, - A te non interessa, vero? –
Il ragazzo inarcò un sopracciglio, irritato per essere stato distolto dalla lettura con una domanda tanto insulsa.
- Come non detto, stupido io che te lo chiedo –
Il discorso caddè così, più che altro perché il gruppetto non voleva rischiare di scatenare l’ira di Riddle. Si sapeva che non conveniva distrarlo quando era immerso nella lettura.
Venti minuti più tardi, Tom mise il segno al capitolo a cui era arrivato e chiuse il volume.
- Vado a dormire – annunciò, facendosi strada tra gli studenti che affollavano la Sala Comune e varcando la porta che conduceva alle stanze dei  ragazzi. Indossò il pigiama, sistemando accuratamente gli abiti per la mattina seguente e preparando la borsa in pelle di drago, e si infilò sotto le coperte. Mentre il sonno prendeva possesso di lui, si disse che era curioso il fatto che l’erede di Gellert Grindelwald fosse destinata a vivere sotto lo stesso tetto di quello di Salazar Serpeverde.
















Spazio autrice:

Eccomi con il nuovo capitolo. Ringrazio le ragazze che hanno recensito il primo capitolo, appena ho un attimo di tempo vi risponderò singolarmente.
E così finalmente abbiamo il primo incontro da Tom e Laris, non esattamente un incontro rosa e fiori... ma sappiamo come è fatto Tom, no?
Baci baci,
               Fiamma Erin Gaunt

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Cap 2 ***


Cap 2














 
La mattina seguente Laris trovò ad attenderla Tom, seduto sulla poltrona che aveva occupato la sera precedente. Ebbe la certezza che stesse aspettando proprio lei perché si alzò non appena la vide.
- Mi era sembrato di averti detto che non mi serve il tuo aiuto – gli fece notare, con tono gelido.
- Non credere che io faccia i salti di gioia all’idea di sprecare il mio tempo con una ragazzina –
Ragazzina?! L’aveva davvero appena chiamata in quel modo?
- Ascolta, razza di damerino, non ho né bisogno né desiderio di ricevere il tuo aiuto. È chiaro il concetto? – lo piantò lì, voltandosi, quando ebbe quasi raggiunto l’uscita della Sala, solo per aggiungere – E io non sono una ragazzina! –
Una risata divertita la spinse a voltarsi. Si ritrovò davanti un ragazzo alto e dal fisico longilineo, lisci capelli biondi e occhi verde chiaro.
- Cosa accidenti hai da ridere? – lo aggredì, convinta di essere lei la causa di tanta ilarità.
- Ehi, vacci piano, non sono scortese come il nostro caro Riddle – esclamò, alzando una mano come ad indicare che veniva in pace.
Laris inarcò un sopracciglio, scrutandolo con aria dubbiosa.
- Parola di Abraxas Malfoy – assicurò, rivolgendole un sorriso portentosamente artificioso; era quel genere di sorriso che le persone esibivano quando volevano fare colpo su qualcuno o intendevano fregarlo in qualche modo. Ebbene, lei non era il tipo che si lasciava prendere in giro facilmente e, dopo il suo recente incontro con Andrej, non aveva alcun desiderio di un contatto fisico con il  sesso maschile.
- A quanto ne so, i Malfoy non sono famosi per la loro sincerità – insinuò, mentre il ragazzo sorrideva con aria lievemente imbarazzata.
- Considerami l’eccezione alla regola –
Sì, certo, come no, pensò ironicamente la ragazza, mentre si incamminava verso il piano superiore. Il biondo la seguiva in silenzio, evidentemente attendeva che fosse lei a prendere la parola. Speranza a dir poco vana, visto che Laris non aveva alcuna intenzione di intrattenere una conversazione con lui, anzi, in realtà con chicchessia. Lei era ad Hogwarts per completare gli studi e acquisire quanto più sapere magico possibile, non certo per perdere tempo dietro a relazioni e superflue amicizie.
- Sai, c’è un ballo questa sera, è una sorta di festa pre natalizia – esordì Abraxas, che evidentemente si era reso conto di dover prendere in mano la situazione se desiderava fare della conversazione.
- Ma non mi dire – commentò pacatamente. Non le erano mai interessati quegli eventi mondani e, sicuro come l’inferno, non avrebbero cominciato a farlo ora.
- Lo organizza il direttore della nostra Casa e mi ha chiesto di invitarti, vuole conoscerti – mentì il ragazzo, dicendosi che la Grindelwald non avrebbe certo corso il rischio di scontentare un professore che ancora neanche conosceva.
Bè, questo cambiava tutto, sospirò Laris, maledicendo mentalmente quel docente con la fissa per le feste.
- D’accordo, dimmi a che ora è e mi presenterò a questo stupido ballo –
- È alle otto, ma non puoi certo andarci senza un accompagnatore –
- Non so se l’hai notato, ma non conosco nessuno qui, se escludi Tom “l’insopportabile damerino” Riddle –
- E me. Si da il caso che non abbia ancora invitato nessuna. – la informò, sorridendole con aria d’intesa.
Laris lo osservò dalla testa ai piedi, valutandolo con occhio critico. Tutto sommato era un bel ragazzo, forse non esattamente un tipo sveglissimo, ma era determinato ad ottenere ciò che voleva e lei apprezzava la determinazione. Inoltre, cosa non da poco, poteva vantare la sola conoscenza di lui e Riddle e non ci voleva certo un genio per capire chi dei due sarebbe stato un cavaliere più piacevole.
- D’accordo, Malfoy, alle otto in Sala Comune – decretò.
Abraxas annuì, sorridendo nuovamente, e le tenne aperta la porta della Sala Grande, invitandola a precederlo.
Laris venne immediatamente colpita dalle dimensioni di quella sala: era immensa. La seconda cosa che attirò la sua attenzione fu il tripudio di colori che vi era, e che riprendevano quelli delle quattro Case.
Sondò la tavolata verde argento, indecisa su dove prendere posto, finchè Malfoy non la indirizzò gentilmente verso un gruppo composto da due ragazzi, che dovevano essere fratello e sorella tanto erano simili, e Riddle.
- E così lei è la nuova arrivata – commentò la ragazza, scrutandola attentamente con aria critica. In Laris suscitò un moto istintivo di antipatia.
- Già e tu chi saresti, la Premier Lady? – replicò ironica, accennando al suo modo di sedere, talmente rigido da far pensare che avesse ingoiato un manico di scopa, e a quello sguardo altezzoso che lanciava a chiunque le capitasse a tiro.
- Non fare caso a mia sorella, Walburga è sempre così. Io sono Alphard Black, piacere di conoscerti – intervenne il ragazzo moro, prendendole la mano e depositandovi un lieve bacio.
- Laris Grindelwald – replicò, suo malgrado stupita dall’imprevedibilità di quel gesto. Qualcosa le diceva che Alphard riscuotesse un discreto successo con la popolazione femminile del castello.
- E, prima che tu lo chieda, sappi che andrà al ballo con me – intervenne Malfoy, beccandosi in risposta un’occhiataccia da parte del bel Black.
- Peccato, la sorte stavolta non mi ha favorito, ma posso sperare in un ballo? – chiese, fissandola con una luce speranzosa negli occhi grigio perla.
Laris finse di pensarci su, battendo con un dito sul labbro inferiore.
- Suppongo di sì, mi salverai nel caso in cui Abraxas si riveli una noia mortale –
La risata coinvolse entrambi i Black e Walburga sembrò rivalutarla almeno un po’.
- Temo allora che dovrai danzare con me per tutta la sera – asserì Alphard, beccandosi una gomitata da Malfoy.
Laris sorrise, divertita dai commenti del ragazzo. Aveva sempre sentito dire che i Black erano freddi e altezzosi almeno quanto i Malfoy, ma lui sembrava essere l’eccezione alla regola. Si disse che forse, ma solo forse, avrebbe potuto fare un’eccezione alla sua regola del “niente amici”.
 
 
 










Spazio autrice:

Eccomi con il nuovo capitolo, scusate per l’attesa. Spero che anche questo sia di vostro gradimento, nel frattempo ne approfitto per ringraziare le ragazze che hanno recensito, le 2 che la ricordano, l’1 che la preferisce e le 4 che la seguono. Spero che questi numeri cresceranno J
Al prossimo capitolo.
Baci baci,
               Fiamma Erin Gaunt

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Cap 3 ***


Cap 3


















 
La mattinata era trascorsa rapidamente e Laris aveva scoperto con allegria che era abbondantemente sopra alla media per quanto riguardava il programma di Pozioni e quello di Difesa contro le Arti Oscure; Trasfigurazione e Storia della Magia, invece, avrebbero rappresentato un ostacolo da superare, se desiderava diplomarsi con il massimo dei voti e poter così fare domanda al Ministero della Magia.
Quel pomeriggio, proprio per ovviare alle sue lacune, aveva deciso di saltare il pranzo e recarsi in biblioteca. A Durmstrang, la zona adibita a quel luogo di sapere, era di misere dimensioni e per trovare un tavolo libero bisognava recarsi lì durante l’ora dei pasti; lì, fortunatamente, non era solo immensa, ma anche pressoché deserta.
Recuperò i volumi che l’avrebbero aiutata nel suo intento di mettersi in pari con il resto della classe e scelse il tavolo più lontano, quello situato vicino alla vetrata da cui filtrava la luce del Sole.
Era a metà del primo tomo, “Storia della magia di Bathilda Bath”, quando un discreto tossicchiare la spinse ad alzare lo sguardo.
- Ancora tu! Cos’ è una biblioteca o l’inferno? –
Il ragazzo aggrottò la fronte, in una buffa espressione tra il sorpreso e l’irritato.
Aveva notato che faceva sempre così quando gli si rivolgeva in quel modo; per un attimo si chiese se qualcun altro avesse mai “osato” parlare in quei toni a Tom “sono così perfetto” Riddle.
- Ero solo sorpreso di trovarti qui, di solito a quest’ora sono tutti a pranzo – replicò, in un tono che denotava il suo sforzo di intrattenere una conversazione civile.
- Non proprio tutti, visto che sei qui – obiettò Laris.
Tom annuì, prendendo posto sulla sedia accanto alla sua.
- Ti ho detto che potevi sederti? –
- Non ricominciare, Grindelwald – sibilò.
Laris gli rivolse un sorriso divertito e scrollò le spalle, mentre i capelli le ricadevano sulla schiena in morbide onde dorate.
- D’accordo, forse sono stata un po’ acida. Ricominciamo, ti va? Io sono Laris Grindelwald… e tu sei? –
Con un lieve sorriso, il Caposcuola accettò la mano che la ragazza gli porgeva.
- Tom Riddle. Sei una tipa strana, sai? –
Laris inarcò elegantemente un sopracciglio, in una muta domanda.
- Sei così delicata ed eterea, potresti passare per un cigno, eppure hai il temperamento di una tigre. –
- Non ti hanno insegnato a non giudicare dalle apparenze, Riddle? –
Suo malgrado era colpita dalla considerazione del ragazzo. In effetti era la realtà. Sapeva perfettamente di presentarsi, agli occhi dei più, come una delicata biondina, una ragazza da proteggere non certo da temere; sfruttava questa sua peculiarità fisica per camuffare il suo atteggiamento dominante e spregiudicato e colpire al momento giusto. Gli uomini erano prevedibili: bastavano un paio di occhioni azzurri e un’espressione da bambolina per renderli completamente inoffensivi. Era allora che Laris faceva la sua mossa. Tom Riddle, benché la conoscesse da meno di ventiquattr’ore e non avesse scambiato più di qualche parola con lei, aveva già scorto la sua vera natura. Per certi versi l’aveva capita meglio di chiunque altro, e non sapeva ancora se la cosa le facesse piacere o meno.
- Cosa stai studiando? –
Da quel brusco cambio di argomento, Laris capì che al ragazzo non piacevano quelle conversazioni personali. Doveva essere un cultore dei comportamenti umani, a giudicare da come osservava le persone attorno a sé, ma l’obiettivo di ciò, a quanto pareva, non era la conversazione bensì la distruzione. Studiava chi lo circondava per coglierne i punti deboli e fare leva su di essi. Si ritrovò in lui più di quanto le facesse piacere e si ripromise di non esporsi troppo. C’era molto più di quanto mostrasse dietro quel volto elegante e i modi impeccabili.
- Storia della Magia, una noia mortale –
Tom trattenne una risata, anche lui poco sopportava le ore di lezione di Ruf.
- Se vuoi, posso prestarti i miei appunti, sono perfetti –
- Tu e la modestia non vi siete mai incontrati, vero Riddle? –
La guardò con un’espressione buffa, come se si stesse sforzando di non scoppiare a ridere. A quanto sembrava il suo cervello non era programmato per l’autoironia e il divertimento.
- Allora, li vuoi questi appunti o no? –
Con un sospiro, tese la mano con aria esigente.
- Da qua –
Passarono il resto della pausa pranzo e buona parte del pomeriggio in religioso silenzio, Laris ricopiando gli appunti e Tom immerso nella lettura di un libro dalla copertina in pelle nera e l’aria spettrale.
- Allora, ci vai alla festa di Lumacorno? – le chiese, d’un tratto.
Finì di scrivere l’ultima frase e alzò lo sguardo dal foglio di pergamena.
- Sì, perché? –
- Bè, pensavo che voi ragazze ci metteste ore per prepararvi. Non dovresti tornare in dormitorio? –
La replica fu incerta, come se quello delle feste e dei comportamenti femminili fosse un argomento su cui non era particolarmente ferrato.
Laris scoccò un’occhiata alla pendola nell’angolo: erano le sei.
- In nome di Morgana, è tardissimo! –
Rimise rapidamente le sue cose nella borsa in pelle di drago e gli restituì gli appunti.
- Ci vediamo alla festa? – chiese, mentre si alzava e si risistemava il mantello, che si era sgualcito a causa delle tante ore passate seduta. In realtà aveva posto la domanda per semplice educazione; da un lato sospettava che il ragazzo si sarebbe rifiutato di presenziare ad un evento mondano, in cui sarebbe stato un pesce fuor d’acqua proprio come lei, dall’ altro sapeva che non avrebbe mai scontentato Lumacorno.
- Direi di sì. –
- E chi ci porti? –
Era una domanda indiscreta, se ne rendeva perfettamente conto, ma le era uscita spontanea. Non ce lo vedeva proprio l’algido Tom Riddle abbassarsi a chiedere ad una ragazza di accompagnarlo.
Il volto pallido del ragazzo divenne leggermente rosato, acquistando un colorito decisamente più umano.
- In realtà vado da solo, non amo questi eventi e non ho interesse a sorbirmi le frivole chiacchiere di qualche ragazza. Tu? –
L’ultima domanda sembrò buttata lì quasi per caso.
- Bè sì, in effetti sono stata invitata –
- Un invito il tuo primo giorno di scuola, devi esserne orgogliosa – commentò ironicamente.
- In effetti sì –
Non era la verità, ma il tono ironico del ragazzo l’aveva irritata. Era stato come se insinuasse che anche lei, come la maggior parte delle adolescenti, non facesse altro che cercare di attirare l’attenzione maschile.
- Chi sarebbe il fortunato, se posso saperlo? –
- Abraxas. Abraxas Malfoy – replicò, sfidandolo a replicare.
Aveva avuto modo di constatare che Riddle sembrava conversare solo con lui e i fratelli Black, ragion per cui non doveva reputarlo uno spreco di tempo.
- Naturalmente – commentò Tom, in un tono talmente lieve che la ragazza si domandò se l’avesse davvero detto o se lo fosse solo immaginato.
- Bene, ora devo proprio andare. A più tardi – tagliò corto, voltandogli le spalle e uscendo dalla biblioteca.
Tom la seguì con lo sguardo, replicando lievemente – Sì, a più tardi. –
 
 
 










Spazio autrice:

Eccoci con il nuovo  capitolo, sperando che vi piaccia. Sono veramente contenta delle recensioni e di tutte le persone che leggono, preferiscono, ricordano e seguono la mia storia *l’autrice saltella in giro per la casa con un’espressione ebete*. Sto lavorando ad un video ispirato a questa storia, appena lo finisco lo carico su youtube e lo linko, così chi ha voglia può andarselo a vedere.
Al prossimo capitolo.
Baci baci,
               Fiamma Erin Gaunt
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Cap 4 ***


Cap 4


















 
Erano le otto in punto quando, finalmente, Laris si concesse un’occhiata allo specchio; l’immagine che le venne rimandata era quella di una ragazza dall’aria delicata, con scintillanti capelli d’oro bianco che le ricadevano ad incorniciare il volto in morbide onde, sapientemente acconciate in modo da creare l’illusione di una sottile intessitura, quasi fosse un gioiello più che un’acconciatura. Fece una mezza piroetta, mentre le luci soffuse del dormitorio facevano scintillare il vestito bianco, decorato con una cascata di lustrini che creavano l’illusione di una pioggia di stelle. Soddisfatta, indossò le decolté argentate e si diresse verso la Sala Comune.
Trovò ad attenderla, appoggiato al muro con distratta eleganza, Abraxas Malfoy, perfetto nel suo abito dal taglio che denotava la provenienza da una boutique di sartoria d’alta moda. I capelli biondi, tirati indietro da una generosa dose di gelatina, accentuavano i tratti lievemente spigolosi del viso, mettendo però in risalto gli occhi chiari, che in quanto a bellezza avevano ben pochi rivali.
- Sei stupenda – commentò, con l’aria di chi era più abituato a ricevere complimenti che a farne, e le porse il braccio.
- Anche tu non sei male –
Gli cinse il braccio, saggiando la consistenza del bicipite al di sotto della giacca nera.
Insieme si diressero verso lo studio di Lumacorno, che per l’occasione era stato allargato con un Incanto estensibile e decorato in modo sfarzoso. Un lusso del genere, da dove veniva lei, sarebbe stato considerato come qualcosa di assurdo. Durmstrang era un luogo cupo e rigido, quel tipo di feste ed eventi mondani non era contemplato. Da un lato la cosa non l’aveva mai disturbata, non essendo il tipo di ragazza che amava intrattenere conversazioni di convenienza, dall’altro rimpiangeva di non aver avuto la possibilità di provare l’ebbrezza di un ballo prima di allora. Del resto era una ragazza, un minimo di  vanità era tollerabile, no?
Lasciò vagare lo sguardo per la sala, fino ad individuare Alphard e Walburga, il primo con indosso uno smoking che lo rendeva se possibile ancora più affascinante e la seconda fasciata da un abito nero coperto di brillantini. Li indicò ad Abraxas.
- Vogliamo raggiungerli? –
Il ragazzo annuì, anche se la sua espressione diceva chiaramente che avrebbe volentieri evitato di avvicinarsi così tanto al maggiore dei Black.
- Laris, sembri una nereide – commentò Alphard, chinandosi a farle un lungo baciamano, mentre non perdeva di vista i suoi occhi.
- Ti ringrazio, ma anche voi siete stupendi – asserì, ricevendo in risposta il primo vero sorriso di Walburga.
- Sto andando a prendere da bere, ti porto qualcosa? –
La voce di Abraxas interruppe quello scambio di cortesie e la ragazza gli rivolse un cenno affermativo.
- Un Idromele, grazie –
Approfittando della momentanea lontananza del ragazzo, Alphard le fece un lieve inchino.
- Mi concederebbe l’onore di un ballo, ma belle Laris? –
Laris accettò l’invito, lasciandosi condurre lungo la pista da ballo e rilassandosi tra le braccia del suo cavaliere, che si stava rivelando un eccellente ballerino.
A quel giro di danza ne seguì un altro, dopo il quale venne reclamata da Lumacorno e tornò poi al fianco di Abraxas, sorseggiando il calice che le veniva porto.
Improvvisamente l’aria nella stanza cominciò a farsi pesante, forse a causa dell’alcool o più semplicemente per la quantità di invitati che si accalcavano intorno a lei.
- Credo di aver bisogno di un po’ d’aria – annunciò, rassicurando gli amici che non si trattava di nulla di grave e dirigendosi verso il terrazzino che dava sul Lago Nero.
- Cosa c’è, Abraxas è un cavaliere così noioso da spingerti a fuggire? –
La voce sarcastica le suonò immediatamente familiare. Si voltò, incrociando lo sguardo di Riddle, che stava appoggiato alla balaustra e la guardava con pacato interesse.
- No, in realtà mi sto divertendo molto, ma dentro mi mancava l’aria. Sono un po’ claustrofobica – ammise, mentre con sollievo scopriva che la testa stava smettendo di girarle.
- Ti stai divertendo? –
L’incredulità nella sua voce era talmente ovvia da risultare quasi palpabile.
- Sì, lo trovi così strano? –
- È che non riesco a capire cosa ci sia di divertente –
- E tu non sopporti quando qualcosa va al di là della tua comprensione – concluse.
Il ragazzo annuì, soddisfatto dalla sua capacità di capire il suo punto di vista.
- Non so spiegartelo, suppongo che sia  l’euforia del primo ballo, almeno nel mio caso –
- Non eri mai stata invitata ad un ballo? –
Ecco l’incredulità che tornava a farsi strada.
Scosse la testa, imbarazzata da quel modo insistente che aveva di guardarla.
- È strano – commentò con distacco.
- Perché? –
- Bè, non amo perdere tempo dietro alle ragazze e ai loro sbalzi d’umore, ma ce li ho gli occhi e tu… bè, sei bella. Trovo strano il fatto che nessuno ti abbia mai invitato ad un ballo prima d’ora –
Aveva espresso quel concetto come se fosse un ragionamento scientifico, qualcosa da analizzare attentamente per poi confutarlo.
- In realtà, non mi hanno mai invitato perché a Durmstrang non si organizzavano balli – spiegò, mentre il ragazzo annuiva come a voler dire che condivideva le tradizioni della sua vecchia scuola. Laris si disse che sicuramente si sarebbe trovato a suo agio in quella sottospecie di prigione studentesca.
- Laris, ti senti meglio? –
La voce leggermente roca di Walburga li raggiunse un attimo prima che la ragazza facesse la sua comparsa.
- Sì, sto molto meglio, grazie –
- Bene, allora rientriamo? Se ci sei tu, Malfoy si rivolgerà su di te e la smetterà con i suoi commenti odiosi – la pregò.
Tom rise, attirando l’attenzione su di sé e facendo arrossire Walburga, le cui guance pallide assunsero un colorito tendente al rosso pomodoro.
- Certo, ci vediamo, Riddle –
Il ragazzo le rivolse un cenno del capo e non diede segno di voler rientrare nello studio.
- Di cosa parlavate? –
Walburga aveva un’espressione che era un misto tra la curiosità e l’invidia.
- Dei balli e di quanto Riddle li disprezzi –
La Black annuì, anche se l’invidia non scomparve dal suo sguardo.
- Sai, lui non parla mai con le ragazze, devi essergli simpatica –
Laris sorrise. Ecco dove stava il problema!
- Stai tranquilla, Alby, non mi interessa affatto – la rassicurò, utilizzando il soprannome con cui l’aveva spesso sentita chiamare dal fratello.
La ragazza la fissò dubbiosa, - Perché, vuoi farmi credere che preferisci Malfoy? –
Il tono incredulo che aveva usato la fece scoppiare a ridere. Nessuna sana di mente avrebbe preferito Abraxas Malfoy a Tom Riddle.
- No, in realtà è Alphard che mi incuriosisce – ammise, mentre un sorriso smagliante si dipingeva sul volto dai tratti cesellati della Black.
- Oh, e fai bene, posso assicurarti che mio fratello è un tipo in gamba e anche tu gli piaci. – asserì, anche se non si capiva se la convinzione che aveva messo nella frase fosse dettata da un suo reale pensiero o dalla felicità che provava nell’apprendere di non avere una rivale per il cuore di Riddle.
Laris sorrise, divertita dalla reazione della sua ormai neo amica, e si limitò ad una frase di circostanza.
- Staremo a vedere –
Il resto della serata passò in una relativa tranquillità, alternandosi tra chiacchiere su questo e quell’argomento e giri di danza con Alphard e Abraxas, che sembravano pronti a venire alle mani pur di godere della sua compagnia.
Fu solo a mezzanotte passata che, ormai con i piedi doloranti per i tacchi e il troppo ballare, Laris e Waburga fecero ritorno alla loro stanza, scortate dai due compagni di Casa.
- Buonanotte, ma belle Laris –
- Buonanotte, Alphard – replicò, mentre osservava con un sorriso divertito Malfoy, che sedeva a terra in preda a una sbronza colossale.
Dedicò un ultimo sorriso al bel Black e chiuse dietro di sé la porta che conduceva al dormitorio femminile.
 
 
 










Spazio autrice:
 
Eccoci con il nuovo capitolo, sorprese dalla rivelazione dell’interesse di Laris per Alphard? Pensavo di inaugurare tre team: pro Laris/Alphard; pro Walburga/Tom; pro Laris/Tom.
Voi con chi vi schierate? Fatemi sapere che ne pensate di questo nuovo capitolo.
Al prossimo.Nel frattempo, qui trovate il video: http://www.youtube.com/watch?v=TVRUsf7LzGA
Baci baci,
              Fiamma Erin Gaunt
 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Cap 5 ***


Cap 5

















 
La mattina seguente Laris si svegliò alle otto, giusto una mezz’ora prima dell’inizio delle lezioni, maledicendo Lumacorno, l’Idromele e le feste studentesche. Si trascinò in bagno, uscendone poco dopo lavata e pettinata e, prima di indossare la divisa, si accostò al letto a baldacchino di Walburga, in cui la ragazza dormiva ancora beatamente.
La scosse gentilmente, ma non ottenne risposta; decise allora di passare alle maniere forti e tirò via le coperte verdi, esponendola al freddo e all’umidità dei dormitori di Serpeverde.
- In nome di Salazar, sei forse completamente impazzita? –
- Era l’unico modo per svegliarti, è tardissimo – replicò, scrollando le spalle con eleganza.
- Merlino, perché non lo hai detto subito? –
La osservò divertita, mentre cercava di prepararsi a tempo di record, e le sistemò una ciocca di capelli che le era sfuggita dal severo chignon.
- Ok andiamo –
Non c’era nulla da fare, Walburga e la puntualità erano due cose indivisibili; non importava quanto tardi si fosse svegliata, lei riusciva sempre ad arrivare in aula in perfetto orario.
Scesero in Sala Comune, trovando ad attenderle Abraxas e Alphard, entrambi insonnoliti e con le cravatte annodate alla bene e meglio.
- Aspetta, lascia fare a me –
Si avvicinò al fratello dell’amica, sciolse il maldestro nodo e la sistemò con cura. Ecco fatto, ora si che aveva un’aria abbastanza presentabile, o almeno, non sembrava che qualcuno l’avesse appena tirato giù dal letto.
- È troppo sperare di ricevere lo stesso trattamento? – intervenne Abraxas, con appena una punta di ironia.
- Hai le mani, puoi farlo da solo, no? - 
Il biondo le rivolse la migliore delle sue occhiate indignate e mise una specie di broncio, borbottando qualcosa sul fatto che quella era una vera e propria forma di discriminazione nei suoi confronti.
Uno sbuffo attirò l’attenzione della ragazza verso la poltrona davanti al camino dove, vestito con la consueta precisione, Tom Riddle li guardava con aria sarcastica.
- Buongiorno anche a te, è Riddle – disse, senza preoccuparsi di nascondere il sarcasmo nella voce.
- Come posso dire che sarà una buona giornata se non lo so con certezza? – replicò, scrollando le spalle.
- È semplice educazione, ma forse tu non sai nemmeno cosa sia –
- La conosco, ogni tanto torna utile –
- Immagino – commentò asciutta, voltandogli le spalle con somma noncuranza e prendendo sottobraccio Walburga, che non sembrava intenzionata a lasciare la Sala tanto presto, e trascinandola fuori.
Dopo una colazione lampo, raggiunsero trafelate l’aula di Pozioni. La lezione era cominciata da un paio di minuti, ma Lumacorno non sembrò preoccuparsi del loro ritardo.
- Signorine, ben arrivate, mi stavo giusto chiedendo che fine aveste fatto –
- Ci scusi, professore, la sveglia… - borbottò Walburga, visibilmente imbarazzata, mentre Laris annuiva al suo fianco con decisione.
L’uomo scrollò le spalle, come a dire che la cosa non era un problema per lui, e le invitò a prendere posto e a cominciare a lavorare alla loro Pozione Restringente.
Due ore più tardi, Lumacorno cominciò ad aggirarsi tra i banchi, prendendo appunti ed elargendo commenti sull’operato dei suoi allievi. Sorrise benevolo all’indirizzo di Tom, ma l’espressione gioiosa si cancellò quando posò lo sguardo sul calderone che dividevano Abraxas e Alphard.
- Signor Black, le dispiacerebbe spiegarmi cos’è esattamente questo? –
- Un tentativo di pozione Restringente poco ortodosso? – replicò ironico, sfoderando la faccia tosta tipica dei Black.
La risposta sembrò  divertire l’uomo che, a fatica, trattenne una risata e si limitò a replicare – Bella risposta, signor Black, ma la sfacciataggine non sempre ci salva –
- E lei, signor Malfoy, sarebbe così gentile da spiegarmi come è possibile che due ragazzi non siano  riusciti a completarla? Avete forse difficoltà di lettura di cui non sono a conoscenza? –
Una lieve risata echeggiò nel sotterraneo, mentre il resto degli alunni cercava di mascherare la loro ilarità con sbuffi e colpi di tosse. Abraxas arrossì violentemente, tingendo le guance solitamente alabastrine di un rosso decisamente sgradevole, e sembrò sul punto di lanciare un’ Avada Kedavra all’indirizzo del Direttore della loro Casa.
- Nossignore – sputò tra i denti, con l’aria di chi gli augurava palesemente una morte lenta e dolorosa.
- Allora credo proprio che riuscirete a recarvi in biblioteca e documentarvi sulla sua corretta preparazione. Voglio un tema di trenta centimetri in cui specificate cosa esattamente avete sbagliato. Lo stesso vale per tutti coloro che hanno fallito nel tentativo. Buona giornata. –
L’uomo li congedò con un cenno del capo e sparì dietro alla porta che conduceva al suo studio.
- Stupido tricheco – bofonchiò Alphard, mentre recuperava la sua borsa e affiancava le due ragazze.
Walburga lo guardò con severità, indispettita dal commento del fratello nei riguardi di quello che era il suo professore preferito.
- Non è colpa sua. Se ti impegnassi un po’, invece di studiare tattiche di Quidditch per tutto il tempo, riusciresti a fare una pozione decente –
Alphard alzò gli occhi al cielo, borbottando qualcosa che somigliava tanto a “e poi come facciamo a vincere la Coppa?”
- Non ti rispondo neanche – replicò scocciata.
Evidentemente le sue parole erano state pienamente comprese dalla ragazza.
- Giochi a Quidditch? – intervenne Laris, che ne era da sempre appassionata ed era stata Cacciatrice per un paio di anni  a Durmstrang.
- È il capitano della squadra. Non dirmi che non te l’aveva ancora detto, ne è così orgoglioso – commentò la voce sibilina di Tom, che lasciava chiaramente intendere quanto considerasse lo sport come una perdita di tempo.
- Non puoi fare a meno di intrometterti in discussioni in cui non centri assolutamente nulla, vero? –
- Chiedo scusa, non mi ero accorto che fosse una conversazione privata –
Lo scherno nella sua voce era palpabile e fece andare il sangue al cervello a Laris.
- Sei davvero insopportabile, spero che tu lo sappia – esclamò, allontanandosi a passi svelti.
- Complimenti Tom, tu si che sai come trattare le ragazze – ironizzò Abraxas, mentre Alphard gli rivolgeva un’occhiata di rimprovero.
Il Caposcuola scrollò le spalle, incurante dei rimproveri dei suoi compagni di Casa, e si diresse verso le scale che portavano ai sotterranei.
Ragazze, chi le capiva era bravo. Sempre con le loro uscite melodrammatiche, pronte a strapparsi i capelli quando sentivano parlare di Quidditch e a fare di tutto pur di attirare l’attenzione maschile. Anche lei, la Grindelwald, si illudeva di essere diversa, ma non faceva altro che confermare le sue idee sulla popolazione femminile. L’aveva vista mentre flirtava con Alphard, sia alla festa che quella mattina in Sala Comune, e per qualche strana ragione la cosa lo aveva infastidito più del solito. Quando l’aveva incontrata aveva pensato che finalmente avesse trovato una ragazza simile a lui, che non perdeva tempo dietro a frivolezze come i ragazzi, le feste e i pettegolezzi, invece il suo comportamento aveva smentito le sue aspettative. E a lui, si sapeva, non piaceva essere deluso.
Era giunto nei sotterranei quando, notando una massa di onde bionde, si avvicinò alla panchina accanto ad una delle colonne.
- Cosa vuoi? – gli chiese, lanciandogli un’occhiata gelida. Evidentemente non aveva ancora sbollito l’irritazione.
- Parlare –
- Mi sembra che tu abbia parlato fin troppo con me, visto e considerato che non sprechi tempo dietro alle ragazze, no? –
Sorrise, divertito dalla sua abilità nel rigirare contro di lui le sue stesse affermazioni.
- Giusta osservazione. Mi chiedevo solo perché te la fossi presa in quel modo –
Laris inarcò un sopracciglio, incredula.
- Dai il tormento alle persone e poi ti sorprendi perché ti trovano insopportabile? –
- Non mi è mai importato molto piacere alle persone – ammise, per nulla colpito dall’essere appena stato definito insopportabile.
- L’ho notato. Anche a me non interessa, ma non per questo cerco di farmi odiare da tutti quelli che mi circondano –
- Vivi e lascia vivere? –
- Questo non è un detto Babbano? – domandò incuriosita.
Il volto del ragazzo perse ogni traccia d’espressività, diventando una gelida maschera. Si diede della stupida. Walburga le aveva detto che Tom era orfano e non conosceva le origini della sua famiglia, con quella domanda doveva aver toccato un tasto dolente.
- Scusa, domanda stupida – si affrettò ad aggiungere, arrossendo per l’imbarazzo.
- Non fa niente. Immagino che te l’abbiano già detto – indagò, alludendo visibilmente a chi poteva essere stato ad informarla.
- Sì, ma non Alphard, se ti riferisci a lui –
- Strano –
Lo guardò incuriosita, spingendolo a rispondere a quella muta richiesta di spiegazioni.
- Mi è sembrato piuttosto desideroso di soddisfare ogni tua curiosità e necessità – replicò, condendo l’ultima parola con una sfumatura maliziosa che la fece arrossire ancora di più.
- Come mai ce l’hai tanto con lui, si è forse dimenticato di chiederti il permesso prima di fare o dire qualcosa? – lo rimbeccò, decisa a combattere l’imbarazzo con la sua arma migliore: il sarcasmo.
Tom la guardò come se avesse appena detto qualcosa di inaspettato, la mascella si serrò e una ruga comparve sulla fronte, indurendo i lineamenti eleganti del volto.
- Esattamente, cosa ti ha detto il caro Alphard a proposito del rapporto che c’è tra noi due? –
Laris lo fissò perplessa, non riusciva a capire il senso della domanda.
- Nulla –
- Ne sei sicura, assolutamente sicura? – insistè, avvicinandolesi ancora di più e bloccandola tra il suo petto e il muro. La voce fattasi più bassa e insistente, come se da quella risposta ne andasse della sua stessa vita.
La posizione in cui si trovava, unita al tono del ragazzo, le fece tornare alla mente quella sera a Durmstrang, quando al posto del Serpeverde c’era Andrej.
Rivisse la sensazione di panico che l’aveva attanagliata in quel momento. Anche ora, addossata contro il muro e con il polso bloccato dalla presa di Riddle, era inerme. Facendo appello ad ogni oncia della sua forza di volontà, s’impose di cercare di calmarsi, ma a nulla servì la sua determinazione. Il panico che l’aveva assalita non aveva nulla a che vedere con la forza di  volontà, era nato da una pulsione irrazionale e come tale non sarebbe stato facile da arginare.
Ormai poteva quasi sentire il battito incessante del cuore, che martellava sotto la sua gabbia toracica e spingeva per uscirle dal petto.
- Lasciami. Non toccarmi, non toccarmi! – esclamò, preda del panico che le aveva ottenebrato la mente e non riusciva a farle rendere conto che, in realtà, non stava correndo nessun pericolo.
Tom la fissò stupito, lasciandole il polso. Il volto della ragazza era diventato improvvisamente irriconoscibile; la consueta espressione fredda e altera era stata sostituita da uno sguardo di puro terrore.
- Stai tremando – osservò sconcertato.
- Sto bene… sto bene, sto bene – mormorò, ripetendo quelle due parole come un mantra, quasi volesse auto convincersi di quanto stava dicendo.
Il ragazzo la osservò, esaminando con occhio critico il volto fattosi pallido e gli occhi sgranati, sembrava in preda al panico. Il motivo di quella reazione, però, non riusciva proprio a spiegarselo.
- No che non stai bene, vieni, ti porto in infermeria – la contraddisse, sfiorandole lievemente una spalla.
- Non toccarmi! –
- Scusami, scusami, non volevo – la rassicurò, addolcendo la voce e facendole segno di seguirlo, stando bene attento a non sfiorarla neppure per sbaglio.
Percorsero la strada che li separava dall’infermeria in silenzio, mentre di tanto in tanto Laris veniva scossa da un tremito più forte degli altri ed era costretta a rallentare il passo. Allora Tom si fermava a sua volta e la esortava a continuare a camminare, sforzandosi di non utilizzare il tono di comando con cui le si sarebbe rivolto in condizioni diverse.
Giunti alla porta in legno di noce, il Caposcuola bussò lievemente, venendo immediatamente accolto dall’infermiera, una donna sulla sessantina dall’aspetto e i modi materni.
- Madama Gamp, abbiamo bisogno del suo aiuto – esordì, spostandosi dalla soglia per permetterle di vedere la ragazza dietro di lui.
La donna l’esaminò con occhio esperto, decretando all’istante che doveva trattarsi di un caso di attacco di panico. Fece accomodare la ragazza su uno dei lettini e, dopo averle somministrato una Pozione Tranquillante, chiuse le tende lasciandola riposare.
- Allora, Riddle, spiegami cosa è successo – ordinò, scrutando il ragazzo con aria guardinga. Dall’occhiata che gli rivolse, Tom capì immediatamente che la donna sospettava un suo coinvolgimento di qualche tipo.
- Stavamo parlando, le ho toccato il polso e lei ha cominciato a tremare ed urlare -  spiegò pacatamente, sorvolando sul fatto che in effetti non stavano propriamente parlando, più che altro si trattava di una lieve discussione, ma non credeva che questo facesse una grande differenza.
- Che sintomi ha manifestato? –
- Si è improvvisamente spaventata, anche se non ne aveva motivo, è andata in iperventilazione e mi è sembrata a dir poco fuori di sé, continuava a ripetersi che stava bene –
Madama Gamp annuì: i sintomi confermavano in pieno la sua prima diagnosi.
- La signorina Grindelwald ha avuto un attacco di panico, su questo non ci sono dubbi. Quando si sarà svegliata, cercherò di indagare sulle cause e di capire se ciò si è verificato altre volte. Nel frattempo, Riddle, sei pregato di fare ritorno alla tua Sala Comune – decretò, chiudendogli praticamente la porta in faccia.
Tom tornò sui suoi passi, non potendo fare a meno di domandarsi se fosse stata tutta colpa sua e suo malgrado incuriosito dal motivo che poteva portare una ragazza sicura di sé come Laris a reagire in quel modo.
 
 
 










Spazio autrice:

Dopo tanta attesa, ecco finalmente il nuovo capitolo. Spero che vi sia piaciuto, fatemi sapere che ne pensate. Nel frattempo vi riporto  il conteggio dei tre team:
Laris/Alphard: 0 iscritti
Walburga/Tom: 1 iscritto
LAris/Tom: 1 iscritto
Al prossimo capitolo.
Baci baci,
               Fiamma Erin Gaunt

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Cap 6 ***


Cap 6

 

 

Laris riaprì gli occhi, prendendosi un paio di secondi per rendersi conto di dove si trovasse. Doveva trovarsi nell’infermeria scolastica, ma il motivo per cui si trovava lì le era sconosciuto. Aveva solo vaghi ricordi di quello che era successo; sapeva di aver parlato con Riddle, il resto era avvolto in una specie di nebbia.

Si alzò dal letto, scoprendo di avere i muscoli delle gambe lievemente indolenziti e un mal di testa epocale.

- Dove crede di andare, signorina Grindelwald? –

Madama Gamp giunse con aria minacciosa, stringendo una bottiglia di un liquido perlaceo.

- Nella mia Sala Comune. –

- A fare cosa? I suoi compagni sono a lezione e lei deve riposarsi, ha avuto un brutto crollo. –

Aggrottò la fronte, perplessa. Era già mattina, possibile che avesse dormito per quasi ventiquattr’ore?

- Esattamente, che crollo avrei avuto? –

La donna le infilò a tradimento in bocca un cucchiaio di quella disgustosa pozione. Arricciò il naso, disgustata.

- Ha avuto un attacco di panico, il signor Riddle l’ha accompagnata qui. –

Merda. No, non un’altra volta.

- Ok, ma ora sto bene, vede? Sono sana come un pesce. – esclamò, volteggiando sul posto per farle vedere che era tornata pienamente in sé.

- Certo, ma prima vorrei parlare con lei. Le capita spesso di avere attacchi di questo genere? –

Magnifico, ci mancava solo l’interrogatorio.

- Qualche volta. – replicò cautamente.

- E il motivo? –

- Non è affar suo. – replicò freddamente.

- Mentre la visitavo, ho notato che ha diversi segni sul corpo. C’è qualcosa di cui vorrebbe parlarmi? –

- Senta, Madama, non ho bisogno di una Magipsichiatra, sono perfettamente in grado di badare a me stessa. Ora voglio andarmene. –

L’infermiera aggrottò la fronte, contrariata, ma sapeva di non poterla costringere a parlare se non ne aveva voglia. L’aveva rimessa in sesto, era pronta per tornare alle normali attività scolastiche e non aveva una valida motivazione per trattenerla.

- D’accordo, ma se cambiasse idea… –

- Non succederà. – la interruppe.

Era stufa di tutta quella gente benintenzionata che voleva aiutarla. Nel corso della sua vita ne aveva conosciuti tanti di Medimaghi e infermieri pronti a tenderle la mano nel momento del bisogno, ma cosa diavolo ne sapevano davvero di lei e della sua vita? Nulla.

Uscì dalla stanza, chiudendosi dietro la porta, e fermò il primo studente che gli capitò a tiro; era un Corvonero che, occhio e croce, doveva frequentare il terzo o quarto anno.

- Sai dirmi che ore sono? –

Se era perplesso dalla domanda, non lo diede a vedere.

- Sono le due. – replicò.

Lo ringraziò con un cenno del capo e si diresse verso i sotterranei, aveva bisogno delle sue cose per andare a lezione di Trasfigurazione.

Giunta nella Sala Comune la trovò piuttosto affollata.

- Laris, sei uscita! –

La voce di Walburga, proveniente da una delle poltrone vicino al camino, attirò la sua attenzione.

- Sì, un paio di minuti fa. Come mai non siete a lezione? –

- Silente aveva da fare con Dippett, qualcosa a proposito di una riunione o roba simile. – replicò Alphard, facendole posto accanto a lui.

Laris si sedette, cercando una posizione sufficientemente comoda, e finì con l’acciambellarsi come un gatto e posare la testa sul bracciolo.

- Sei sicura di stare bene? Sei un po’ pallida – le chiese, osservandola con lieve apprensione.

- Sono sempre pallida, è la mia carnagione. – replicò, forse un po’ troppo scorbuticamente di quanto fosse lecito.

Alphard inarcò un sopracciglio, non molto convinto delle sue parole, ma decise saggiamente di lasciar perdere.

- Allora, di cosa parlavate? –

- Nulla d’importante, più che altro ci lamentavamo della montagna di compiti assegnati da Sertorius. Dai un’occhiata. – l’ aggiornò Abraxas, passandole un fascio di fogli di pergamena perfettamente compilati con la sua calligrafia elegante.

- Non dovrebbe copiare. – protestò Walburga, sfoderando la sua solita mania per le regole.

- Lasciala perdere, Alby, è appena uscita dall’infermeria. – intervenne il fratello, mentre la ragazza scuoteva la testa contrariata.

Laris accettò i fogli che le venivano offerti e li scorse con attenzione. Gli appunti erano ben scritti, con un sacco di note a margine che spiegavano ogni strano ragionamento che doveva aver fatto il professore di Antiche Rune durante la lezione.

- Se ti serve una mano, sono a disposizione – intervenne Abraxas, notando la fronte corrugata e i denti che tormentavano il labbro inferiore. Segno che c’era qualcosa che non le quadrava.

- Gli darò un’occhiata più tardi, ma credo che accetterò il tuo aiuto. –

Il biondo annuì e lanciò un’occhiata significativa all’amico.

- Credo sia ora di andare… sai, per quella cosa. –

- Sì, hai ragione. –

Alphard si alzò, stiracchiandosi pigramente e rivolgendo un cenno di saluto alle ragazze. Insieme, uscirono dalla Sala e si diressero verso una meta a loro sconosciuta.

- Dov’è che vanno? – domandò incuriosita.

Walburga scrollò le spalle, facendo intendere che ne sapeva tanto quanto lei.

- Spariscono spesso, ma Alphard non mi racconta mai nulla. –

Laris aggrottò la fronte, pensierosa. Era strano che il ragazzo non si confidasse con sua sorella, a quanto aveva potuto notare, i due erano molto uniti. D’ un tratto le tornò alla mente uno stralcio della conversazione che aveva avuto con Riddle poco prima dell’attacco; le aveva domandato cosa le avesse raccontato Alphard circa il rapporto che c’era tra loro due. Lì per lì non aveva capito a cosa si stesse riferendo, e anche adesso la sua era solo una mera supposizione, ma qualcosa le diceva che quei ragazzi stavano combinando qualcosa.

- Non sei curiosa di scoprire dove vanno e cosa fanno? –

L’amica alzò appena lo sguardo dal tema che stava ricontrollando.

- Per nulla, immagino sarà roba da ragazzi, una delle loro solite cretinate. –

- E coinvolgono Riddle? Non mi sembra esattamente il tipo che si lascia andare a cretinate o chiacchiere da ragazzi. –

La sua constatazione la spinse ad abbandonare la lettura.

- E tu come fai a sapere che c’entra Riddle? – chiese incuriosita.

- Ieri sera mi ha chiesto cosa sapevo dei suoi rapporti con Alphard, ed ora lui e Abraxas spariscono senza dire dove vanno, non ti sembra quantomeno una strana coincidenza? –

Walburga rimase in silenzio per una manciata di secondi, evidentemente stava ponderando il suo ragionamento alla ricerca di una spiegazione logica con cui smentirlo o confutarlo.

- Hai ragione, quei tre stanno sicuramente combinando qualcosa, e voglio sapere di che si tratta. –

Laris si lasciò sfuggire un sorrisetto compiaciuto; era più che certa che l’accenno a Riddle e ad un suo segreto sarebbe stato sufficiente a convincere la Black ad abbandonare lo studio e a seguirla nella sua piccola indagine.

- Allora che stiamo aspettando? Andiamo. – decretò, alzandosi dal divano e attendendo che la raggiungesse.

Percorsero in fretta i sotterranei, alla ricerca di un segno che tradisse il passaggio dei due ragazzi finchè, ormai stufa di quella scena da spionaggio di serie b, Walburga agguantò per un braccio un Tassorosso del terzo anno e gli chiese se avesse visto passare suo fratello. Il ragazzo deglutì nervosamente, sforzandosi di non guardarla negli occhi, e mormorò di averlo visto uscire nel parco in compagnia di Malfoy.

- Tra poco sarà buio, non ha senso uscire ora. – commentò, scrutando la distesa verde alla ricerca dei due.

- Proprio per questo sono usciti ora, non vorranno rischiare di essere visti. –

- Esattamente, Laris, cosa ti aspetti che abbiano intenzione di fare: sacrificare bambini, bere il sangue di unicorni o qualcosa del genere? – replicò ironica.

- No, Alphard e Abraxas non farebbero mai qualcosa di disdicevole, su Riddle invece non ho dubbi. –

La Black sbuffò esasperata, ma continuò a seguirla lungo la sua avanzata verso la Foresta Proibita.

- Non ho intenzione di fare un passo di più; entrare qui dentro è proibito e per di più sta per calare il Sole, non è sicuro. –

- Non credevo che avessi paura. –

- Non è paura la mia, solo puro e semplice istinto di conservazione. – replicò pacatamente, incrociando le braccia con aria risoluta. Quando assumeva quella posa era impossibile farle cambiare idea, perciò Laris non fece neppure un tentativo.

- D’accordo, vorrà dire che ti racconterò a cena cosa ho scoperto. –

Le voltò le spalle e prese ad avanzare verso il margine della Foresta.

- Laris. – la richiamò Walburga.

- Sì? –

- Stai attenta, ok? –

- Certo, non preoccuparti, so badare a me stessa. –

La mora annuì, rivolgendole un cenno del capo e tornando verso il castello.

- E ora vediamo cosa nascondi, Riddle. – mormorò la Grindelwald, accendendo la bacchetta e inoltrandosi nella vegetazione.

 

 

 

 

Spazio autrice:

Dopo un’attesa indegna – colpa della mancanza d’ispirazione – rieccomi con il nuovo capitolo. Spero che vi  sia piaciuto e di avervi messo addosso un po’ di curiosità. Cercherò di aggiornare il prima possibile, potrei addirittura riuscire a postare due o tre capitoli nel corso della settimana entrante, ma non prometto nulla. Detto ciò, a voi la parola: che ne pensate della storia finora?

Al prossimo capitolo.

Baci baci,

                Fiamma Erin Gaunt

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Cap 7 ***


Cap 7

 

Laris si fece largo tra la vegetazione, stando attenta a non ferirsi con i rami più bassi. Fu costretta a fermarsi per un paio di volte a causa dei rovi che le si erano impigliati nei vestiti. Alzò il cappuccio del mantello della divisa e si coprì i capelli. Non aveva nessuna voglia di trovarseli impigliati da qualche parte.

Camminava da circa un quarto d’ora quando sentì delle voci. Si nascose dietro il tronco di un albero, sporgendosi quel tanto che bastava a sbirciare. Riddle, Alphard e Abraxas erano nella radura in compagnia di un gruppetto di Serpeverde del sesto e settimo anno, sembrava si stesse tenendo una specie di riunione segreta. Si sporse un po’ di più per sentire meglio, ma così facendo spezzò un paio dei rametti che si trovavano al suolo.

Riddle si voltò all’istante, la bacchetta puntata nella sua direzione.

- Mostrati! –

Chiunque altro avrebbe pensato a un animale, ma non lui. No, lui aveva dato per scontato che si trattasse di una persona. Paranoico o soltanto maledettamente intuitivo?

- Magari era solo un animale. – intervenne Alphard, avvicinandosi all’amico.

- No, qualcuno ci ha seguiti, lo so. –

Con un sospiro, Laris si fece avanti. Non avrebbero detto o fatto nulla finchè Riddle non fosse stato sicuro di avere ragione, quindi tanto valeva uscire allo scoperto.

Gli si parò davanti, guardandolo al di sotto del cappuccio.

- Sono io. –

Alphard sgranò gli occhi, sorpreso, - Laris, che ci fai nella Foresta Proibita? –

- È evidente, ci spiava. – replicò al suo posto Tom, fissandola con aria dura come sfidandola a negarlo.

- Spiare è un parolone, volevo solo sapere cosa avevate intenzione di fare. –

- Questo è esattamente spiare. – ribattè un Serpeverde di cui non conosceva l’identità, un ragazzone alto dai capelli color dell’oro.

- Andiamo, Maximillien, era solo curiosa. – minimizzò Abraxas.

Era una sua impressione o i suoi amici stavano cercando in tutti i modi di sminuire ciò che aveva fatto? Eppure non aveva visto né sentito nulla di compromettente, perché preoccuparsi?

- Che ne facciamo di lei, Tom? – insistè Maximillien, scrutandola con aria torva.

- Lasciatemi pensare. –

Tacquero tutti, attendendo la decisione del loro capo.

- Vuoi sapere cosa facciamo? Battiti con me e te lo dirò. – decretò infine.

Si levò un mormorio indignato. Ma come, aveva intenzione di ammettere una ragazza nel loro gruppo?

- Coraggio, prima deve batterlo. – commentò qualcuno, suscitando le risate del resto dei ragazzi. Alphard e Abraxas non ridevano, così come Tom.

- D’accordo, ci sto. – acconsentì Laris, abbassando il cappuccio del mantello e sfoderando la bacchetta. Era tempo di dimostrare a quei ragazzi che lei faceva sul serio, non era una di quelle femminucce spaurite.

Si fronteggiarono, inchinandosi lievemente, e al via di Abraxas ebbe inizio il duello.

- Stupeficium. –

L’incantesimo la centrò prima ancora che avesse il tempo di creare un incantesimo di protezione. Andò a cozzare contro il tronco di un albero e si rialzò, furiosa.

- Monstrum! –

- Protego! –

- Petrificus Totalus. –

Tom interruppe l’effetto dell’incantesimo con un movimento della bacchetta e si preparò a colpire nuovamente, ma Laris fu più veloce e, stando attenta a non pronunciare neanche una parola, mimò il movimento di una frusta. Il fascio di luce colpì in pieno Tom che si accasciò al suolo portandosi una mano al petto dolorante. Si riprese quel tanto che bastava per spedirle contro una maledizione. Quella ragazzina gli aveva fatto male sul serio.

- Crucio. –

Laris strinse i denti, determinata a non emettere un solo gemito. Quella non era certo una novità, suo padre l’aveva usata su di lei innumerevoli volte. D’un tratto, rapido come era giunto, il dolore sparì e si ritrovò con il viso premuto contro il fogliame.

- L’incontro è finito. – le spiegò Abraxas, tendendole una mano per aiutarla ad alzarsi. Le sarebbe piaciuto respingerlo e dimostrare che poteva stare in piedi anche da sola, ma non era il momento di fare la dura.

- Posso combattere ancora, non mi sono arresa. – dichiarò, fissando rabbiosamente Tom.

- Non m’interessa, mi hai convinto, ti dirò ciò che facciamo. Si tratta di un gruppo di studio che accoglie i migliori di noi, un modo per studiare ciò che Silente ci impedisce di conoscere. –

- In altre parole la magia Oscura. –

Riddle annuì brevemente, - Sei interessata a unirti a noi? –

Laris scrutò il resto dei ragazzi, sembravano un po’ meno restii ad averla tra loro. Era merito della Maledizione di sua invenzione, ne era sicura.

Ci pensò un po’ su. Voleva davvero immischiarsi in quella storia? Ancora non lo sapeva, ma l’idea di stare tra i piedi di Riddle e di rovinargli i piani non le dispiaceva per nulla, senza contare che non credeva affatto a quella patetica scusa del gruppo di studi. No, doveva esserci sotto qualcos’altro.

- Sì, mi interessa. –

Maximillien si lasciò sfuggire uno sbuffo contrariato, prontamente freddato da un’occhiata di Riddle, e nessuno degli altri osò obiettare qualcosa.

- È ora di andare, Tom, la cena è già cominciata. – lo avvisò Alphard, recuperando il suo mantello e sostituendo Abraxas come appoggio per Laris.

- Ce la faccio a camminare da sola. – protestò.

- Lo so, sei una tipa tosta, ma mi piace l’idea di camminare abbracciato a te. Non vorrai deludermi? – replicò, sfoderando il suo migliore sguardo da cucciolo speranzoso.

Rise, facendo scintillare i denti bianchissimi.

- D’accordo, ma non farci l’abitudine. –

- Oh, io invece spero proprio di sì. –

Si scambiarono un’occhiata intensa finchè Laris non fu costretta a distogliere lo sguardo, imbarazzata.

Si unirono al resto dei loro compagni di Casa e raggiunsero la Sala Grande, separandosi nel momento in cui varcarono l’ingresso. Alphard le sedette accanto, incastrandola tra lui e Walburga, Tom prese posto di fronte a lui e Abraxas si eclissò misteriosamente.

- Non abbiamo perso un certo biondino? – domandò Walburga, cercandolo tra gli studenti verde argento.

- Cosa c’è, Alby, vuoi confessarmi che in realtà ti piace avere intorno Abraxas? – la prese in giro il fratello, ottenendo in risposta un’occhiata sprezzante.

- È laggiù, seduto vicino a quella biondina. A proposito, chi è, una sua nuova fiamma? – lo localizzò Laris.

- Druella Rosier, è al vostro stesso anno, possibile che tu non l’abbia mai notata? Comunque sì, sembra che al nostro Abraxas piaccia parecchio. –

- Povera Rosier, dovrò ricordarmi di porgerle le mie più sentite condoglianze. –

La replica di Walburga li fece ridacchiare, facendo increspare persino le labbra di Tom. Continuarono a cenare in religioso silenzio, finchè Laris non annunciò che era troppo stanca e che sarebbe andata a dormire. La verità era che non si era ancora ripresa dal duello con Riddle, ma non lo avrebbe mai ammesso davanti a lui, non voleva dargli la soddisfazione di capire che era riuscito a farle male sul serio. Alphard scattò in piedi all’istante, dando la buonanotte alla sorella e all’amico e offrendosi di accompagnarla.

Erano arrivati davanti alla porta che conduceva al dormitorio femminile quando la trasse gentilmente a sé, chinandosi su di lei con una lentezza esasperante, come se volesse darle tutto il tempo di tirarsi indietro se l’avesse voluto. Le accarezzò una guancia, rivolgendole il sorriso più dolce che gli avesse mai visto fare.

- Ferma solo un attimo, per favore, voglio provare a fare una cosa. – sussurrò, avvicinandolesi ancora di più e catturando le sue labbra in un bacio a dir poco casto.

Le sorrise nuovamente: - Sì, baciarti è incredibile proprio come pensavo. –

Laris sorrise di rimando e le gote di solito bianche come la neve avvamparono.

- Fallo di nuovo. – mormorò, alzandosi leggermente in punta di piedi per andargli incontro.

Si baciarono ancora, e ancora e ancora. Laris sarebbe potuta rimanere così, a lasciarsi baciare stretta tra le sue braccia, per tutta la notte. Il rumore del muro che si spostava per lasciar passare gli studenti che rientravano dalla cena li spinse a separarsi.

- Credo sia meglio che vada, sono davvero stanca. –

- D’accordo, buonanotte. – replicò, chinandosi a scoccarle un ultimo bacio a fior di labbra.

- Notte. –

Laris si chiuse la porta del dormitorio alle spalle con la consapevolezza che tutti i presenti erano stati testimoni di quel bacio. A quanto pareva lei e Alphard Black erano ormai a tutti gli effetti una coppia.

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Lo so, sono scandalosa e priva di qualsiasi scusante, ma eccomi con il nuovo capitolo e la speranza che non mi odiate troppo. Fatemi sapere che ne pensate e se vi piace come si stanno evolvendo le cose. Al prossimo capitolo.

Baci baci,

               Fiamma Erin Gaunt

 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Cap 8 ***


Cap 8

 

La mattina seguente tutta la scuola sembrava essere al corrente della novità che albergava in casa Serpeverde. C’era chi commentava dicendo che “era stato chiaro fin dal primo istante che tra quei due sarebbe scattato qualcosa”, chi nel caso delle pettegole del fan club del bel Black sostenevano che “Laris Grindelwald era un rigido pezzo di ghiaccio di cui Alphard si sarebbe stancato presto” e chi era del parere che “come al solito Black aveva una fortuna sfacciata”.

- Non dare ascolto a questi pettegoli. – le suggerì saggiamente Walburga, mentre erano intente a fare colazione. Quella mattina sembrava essere di buonumore e il fatto era già di per se strano, a ciò poi si aggiungeva anche la consapevolezza di due ore di Storia della Magia, un inizio di giornata non propriamente brillante.

- Non avevo alcuna intenzione di farlo. –

Smise d’imburrare il  toast solo quando Alphard si materializzò al suo fianco e le catturò le labbra in un lungo bacio che la lasciò senza fiato.

- Bleah, sto mangiando. – protestò Abraxas, storcendo il naso con finto disgusto.

- Buongiorno. – le sussurrò a fior di labbra, incurante del commento dell’amico.

- ‘Giorno. – replicò, ritrovandosi a sorridere involontariamente come un’ebete.

Alphard Black le faceva l’effetto di una droga, bastava un suo solo bacio per farle apparire la prospettiva di una mattinata di lezioni immediatamente più accettabile.

- Che ne diresti se saltassimo le lezioni e passassimo la mattina nell’ozio più totale? –

Laris si mordicchiò il labbro inferiore, ponderando la questione. Da un lato c’era la prospettiva di passare l’intera giornata con Alphard e saltare quella palla mortale di Storia della Magia, ma aveva come la sensazione che Walburga le avrebbe rinfacciato una cosa del genere per il resto della vita.

- Non mi uccidi se salto le lezioni, vero Alby? –

La Black aggrottò la fronte, contrariata, ma la stupì con la sua risposta: - Per questa volta ti lascio fare la piccioncina con mio fratello, ma da domani si torna a studiare. –

Le rivolse un beffardo saluto militare: - Sissignora. –

Finirono di fare colazione in silenzio, poi all’uscita dalla Sala Grande si separarono e, mentre Abraxas raggiungeva l’aula di Incantesimi e Walburga quella di Storia della Magia, la neo coppia tornò verso i sotterranei.

Erano appena entrati nella Sala Comune quando vennero sorpresi dalla sagoma esile di Tom, adagiato con noncuranza sul divano e con un incarnato più pallido del solito.

- Non dovreste essere a lezione, coppia felice? – esordì con fredda ironia, mettendo da parte il volume di Arti Oscure che stava leggendo.

- Cambio di programma, perché non sei in infermeria? – replicò Alphard.

- Voglio prima finire di leggere questo e poi un po’ d’influenza non ha mai ucciso nessuno. –

- Non potresti leggere in camera tua? Non voglio essere contagiata dai tuoi germi. –

Tom le rivolse un’occhiata assassina, - Io non contagio proprio nessuno. – sibilò.

Ok, quel ragazzo rasentava davvero i confini della psicopatia.

- Sicuro di non avere il ciclo invece dell’influenza? Sai, ti comporti come una ragazza in piena sindrome mestruale. –

Alphard tossicchiò, cercando di mascherare un attacco di risate.

Tom si alzò in piedi, il volto dai tratti lievemente affilati trasformato in una maschera di furia, - Grindelwald, non costringermi a metterti ko come ieri. –

- Non mi hai messa ko. – protestò.

- Bè, posso sempre farlo ora. –

- Ragazzi, datevi una calmata. – intervenne Alphard, frapponendosi tra i due e nascondendo Laris dietro di sé.

- Dovresti mettere un guinzaglio alla tua ragazza, Alphard, almeno riusciresti a tenerla sotto controllo. –

Detto ciò, Tom voltò loro le spalle e uscì a passi ampi dalla Sala Comune.

- Lo odio. – decretò Laris, fissando con astio il muro segreto da cui era uscito.

- Ma non mi dire, non lo avevo notato. – ironizzò il ragazzo.

Poi la prese per mano e l’attirò gentilmente verso uno dei divani in pelle nera, sedendosi e facendola accomodare sulle sue gambe. Giocherellò con un boccolo color della neve e le accarezzò lentamente il profilo del collo. Le mani vennero presto sostituite dalle labbra, intente a esplorare ogni centimetro di quella candida pelle morbida; quando giunse all’altezza del lobo lo morse gentilmente e le strappò un sospiro.

- Fallo ancora. – lo pregò, passandogli le braccia intorno al collo e attirandolo più vicino.

Alphard sorrise e l’accontentò immediatamente, procurandole un nuovo sospiro e un brivido che le percorse la colonna vertebrale. Laris affondò le mani nelle scomposte ciocche corvine del ragazzo e lo costrinse a guardarla negli occhi. Amava il grigio perla dei suoi occhi, erano limpidi come specchi e incredibilmente profondi.

Annullò la distanza che separava le loro labbra e lo baciò con impeto, come se ne andasse della sua stessa vita, leccando e mordendo ogni porzione di pelle che la sua bocca riusciva a raggiungere. Continuarono a baciarsi per una ventina di minuti finchè Alphard non intrufolò una mano sotto la camicia della divisa e le accarezzò i fianchi. Fu allora che si separò, a corto di fiato, e le lanciò un’occhiata a metà tra il malizioso e il colpevole.

- Sarà il caso di fermarci, non so per quanto ancora riuscirò a fare il bravo ragazzo. –

Laris emise uno sbuffo scontento, ma si allontanò quanto bastava per permettergli di riacquistare il controllo.

- Sarà strano detto da un ragazzo, specie uno come me, ma voglio andarci piano. Mi piaci, Laris, e parecchio, non voglio affrettare le cose e correre il rischio di rovinare tutto. –

Le sue parole la colsero di sorpresa, facendole sgranare gli occhi. Non si sarebbe mai aspettata un discorso del genere da Alphard Black, colui che aveva stuoli di ragazze che sbavavano letteralmente ai suoi piedi.

- Va bene. Io, credo di essere sorpresa, ma anche contenta di ciò che hai appena detto. Mi sta bene andarci piano. –

Alphard la ricompensò con un sorriso smagliante, tornando a baciarla con un po’ meno impeto di prima.

 

 

 

 

 

 

 

***********

 

Laris e Alphard raggiunsero il resto del gruppo solo all’ora di cena, quando tutti avevano ormai preso posto al loro tavolo, e raggiunsero Walburga e Tom incuranti delle chiacchiere e delle occhiate che li seguivano.

- Abraxas è ancora alle prese con la Rosier? – domandò Alphard, sedendosi accanto a Laris e riempiendole il bicchiere con del succo di zucca.

- Già, sembra che abbia ottenuto qualche risultato. –

Walburga aveva ragione. Druella Rosier, che fino a una settimana prima aveva insistentemente snobbato Abraxas, in quel momento sedeva al fianco del biondo e sembrava molto divertita da quello che le stava dicendo.

- Dite che ce la farà a portarla alla festa di Halloween? – domandò Laris con pacato interesse.

- Credo di sì, la Rosier è abbastanza frivola da accettare le sue avance. – ponderò Walburga, mentre il fratello scuoteva la testa con aria di comica disperazione.

- È inutile, Alby, non riesci proprio a fartela piacere, eh? –

- Ascolta le mie parole, Alphard, il giorno in cui io e Druella Rosier diventeremo amiche sarò pronta per essere ricoverata al reparto di malattie mentali del San Mungo. –

Tom, che aveva assistito al loro scambio di battute in silenzio, rivolse l’attenzione verso il Preside Dippett, che si era diretto allo scranno dorato e sembrava sul punto di fare un annuncio.

- Prima di lasciarvi alla vostra meritata cena, desidero fare un annuncio. Hogwarts è stata scelta come scuola ospite per un programma di scambi culturali con l’Accademia di Durmstrang. Spero che tutti voi accogliate i nostri amici stranieri con la dovuta cortesia. Diamo loro il benvenuto. – esclamò, immediatamente seguito dal rumore dell’ampia porta che veniva aperta.

Gli studenti, con ancora addosso le loro pesanti pellicce, marciarono solennemente fino al centro della Sala.

Lo sguardo di Laris si assottigliò nel momento in cui intravide Andrej tra i suoi ex compagni. Il ragazzo sembrò percepire l’intensità della sua rabbia e si voltò nella sua direzione, rivolgendole un beffardo cenno del capo.

- Chi è quel tipo? – domandò Walburga, notando il loro scambio di sguardi.

- Andrej, il tipo per cui sono stata cacciata da Durmstrang. –

Non aveva raccontato a nessuno le circostanze che avevano preceduto il suo trasferimento, nemmeno all’amica, ma dall’astio nella sua voce era evidente che tra loro due doveva esserci qualcosa di personale, una questione non del tutto risolta.

- Ha l’aria di uno che porta guai. – considerò la Black.

- A me sembra solo un grandissimo stronzo, ma non sarà un problema. – la corresse il fratello. Aveva già deciso che quel bulgaro avrebbe fatto meglio a non incrociare la sua strada.

- È un pezzo grosso, convinto di poter fare ciò che vuole grazie al nome che porta, ma so gestirlo, non ho bisogno del vostro aiuto. – decretò seccamente Laris.

Il tono che aveva usato le ricordò spiacevolmente quello che adottava Tom quando si chiudeva a riccio e si atteggiava a mister invincibile. Proprio il diretto interessato le lanciò un’occhiata penetrante, come se volesse costringerla a svelare il suo segreto con la sola forza del pensiero.

- Resta il fatto che non mi piace, lo terrò d’occhio. – insistè Alphard, osservandolo mentre si avvicinava al loro tavolo in compagnia di un gruppetto di suoi amici.

- Laris, quanto tempo. – esordì Andrej, scrutandola con un’espressione rapace che la inquietò.

- Andrej… idioti. – aggiunse, rivolgendo un cenno distratto al resto della sua cricca.

Tra i ragazzi di Durmstrang serpeggiò una certa agitazione, ma un’occhiata di Andrej bastò a riportare la calma. Aveva notato che la Grindelwald si era fatta degli amici e non era sua intenzione ingaggiare uno scontro contro avversari sconosciuti; il ko contro la ragazza gli bruciava ancora, non voleva un’altra umiliazione.

- Quanta freddezza, non dirmi che ce l’hai ancora con me per quel piccolo incidente. –

- Non spreco il mio tempo portando rancore alle nullità, dovresti saperlo. – replicò, rivolgendogli un sorriso di falsissima cortesia.

- Meglio così, ci tenevo comunque a porgerti le mie scuse, ammetto di aver un po’ esagerato. –

Bugiardo. Schifoso, falso e ipocrita bugiardo.

- D’accordo, ora se hai finito potresti anche sparire. –

Le rivolse un finto sorriso dispiaciuto, - Ma come, non mi presenti i tuoi nuovi amici? –

- Walburga Black e Tom Riddle… -

- E io sono Alphard Black, il suo ragazzo. – aggiunse Alphard, lanciandogli un’occhiata poco amichevole e cingendole le spalle con aria possessiva.

Il sorriso di Andrej vacillò per un attimo mentre scrutava il ragazzo. Altezza media, tratti decisi e arroganti, capelli corvini e occhi grigi… quella ragazzina impertinente della Grindelwald aveva osato preferirgli un tipo come quello, che non aveva assolutamente nulla da invidiargli, era inconcepibile.

- I miei complimenti per riuscire a gestirla, è aggressiva in ogni situazione. – commentò, con una scintilla di malizia che non sfuggì a nessuno dei presenti.

Alpahard irrigidì la mascella, Laris poteva avvertire la sua tensione nella stretta sulla sua spalla che si andava facendo sempre più forte. Gli accarezzò lievemente una coscia al di sotto del tavolo, in un muto invito a mantenere la calma.

- Il trucco è essere alla mia altezza. – replicò, sorridendo sorniona.

Andrej si rabbuiò, perdendo un po’ della sua baldanza. Dannata ragazzina, lo rimetteva sempre al suo posto. Fece per replicare, ma la voce di Dippett invitò gli studenti di Durmstrang a prendere posto e a dare inizio alla cena. Si allontanò, seguito a ruota dalla sua piccola corte, e prese posto dall’altro lato del tavolo.

- Si può sapere cosa intendeva? – le chiese Alphard non appena si fu allontanato.

- Nulla, stava solo cercando di farti innervosire, credo che in qualche suo strano modo contorto mi consideri la sua prossima preda. –

- Congratulazione, Alph, hai un rivale. – decretò Walburga, servendosi una generosa dose di pasticcio e passandolo a Laris.

- Bè, se ti infastidisce dimmelo, sarò felice di rifargli la faccia a suon di pugni. –

Cavalleresco e protettivo Alphard, se solo avesse saputo cosa era successo. Decise di tacere, non valeva la pena farlo preoccupare per un fatto successo a un mese di distanza e dal quale si era saputa difendere da sola.

- Certo. –

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Eccomi con il nuovo capitolo e il ritorno di una nostra vecchia conoscenza (Andrej >.<). Allora, cosa ne pensate del capitolo? Al prossimo.

Baci baci,

              Fiamma Erin Gaunt

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Cap 9 ***


Cap 9

 

 

Finita  la cena Abraxas li raggiunse e si portò via Alphard, borbottando qualcosa a proposito di “discorsi da uomini” che avevano in sospeso.

Walburga sbuffò, alzando gli occhi al cielo, - Conoscendolo, sarà sicuramente una delle sue solite cretinate. –

- Altamente probabile. –

La Black lanciò un’occhiata a Tom, che si stava allontanando dalla tavolata per andare a fare il suo giro di ronda.

- Avrebbe anche potuto farsi sostituire per questa volta, ha un febbrone da cavallo. –

C’era qualcosa nel tono della sua voce che colse di sorpresa Laris. Era una sua impressione o si stava preoccupando per lui?

- E da quando in qua ti preoccupi per come si sente Riddle? – indagò.

Walburga perse quel poco colore che aveva sulle guance, prese un gigantesco sorso d’acqua e replicò: - Non essere ridicola, io non mi preoccupo affatto. Cioè, non più di quanto mi preoccuperei per un altro membro del nostro gruppo. –

Sorvolò sul fatto che “il nostro gruppo” era un concetto a dir poco generoso se si considerava che di fatto lei era in buoni rapporti solo con Laris e suo fratello.

La Grindelwald annuì, inarcando un sopracciglio con aria palesemente ironica, - Certo, non ne ho alcun dubbio. –

- Sul serio. –

- Guarda che ho capito, sta tranquilla. Comunque, non ci sarebbe nulla di grave se ti piacesse Riddle, per essere un sociopatico è piuttosto carino. – aggiunse, mentre un ghigno divertito le si dipingeva sul volto alabastrino.

Walburga emise uno sbuffo.

- Non mi piace Riddle! – Si tappò la bocca con le mani, arrossendo come un pomodoro, - Oh, santo Salazar, l’ho gridato? –

Laris annuì ridacchiando, mentre anche il resto degli studenti nei dintorni si sforzava di non scoppiare a ridere. Prendere in giro Walburga Black era il modo più rapido e doloroso per finire in infermeria.

- Credo che tu abbia appena convinto metà Sala Grande di quanto non ti piaccia neanche lontanamente Riddle. –

L’amica la incenerì con un’occhiataccia, - Ti odio, Grindelwald, lo sai? –

Laris sgranò gli occhioni chiari, fingendosi incredibilmente sorpresa, - Davvero, e come potrò vivere dopo una notizia del genere? –

- Va al diavolo. – replicò Walburga, sforzandosi di rimanere seria. I suoi tentativi però andarono in fumo e dieci secondi più tardi si ritrovò a ridere insieme a lei.

- Perché non fate ridere anche me? – domandò una voce sconosciuta, dal pesante accento straniero.

La Black si accigliò, scrutando il bulgaro dalla testa ai piedi, poi scoccò un’occhiata a Laris. Il messaggio era chiaro: e questo che accidenti voleva, adesso?

La Grindelwald lo scrutò dalla testa ai piedi, soffermandosi sui capelli biondi e gli occhi verdi come quelli di un gatto. Lars Dimitrov, settimo anno, suo ex capitano e Cacciatore della squadra di Quidditch. E, cosa molto più importante, suo migliore amico. Gli saltò al collo, stringendolo in un abbraccio mozzafiato.

- Lars, mi ero completamente dimenticata che ci fossi anche tu. – esclamò.

Il ragazzo aggrottò la fronte, atteggiandosi in un’espressione fintamente offesa, - Bè, grazie Grindelwald, tu sì che sai come far sentire meglio una persona. –

Poi lanciò un’occhiata di sottecchi a Walburga, - E la tua amica? –

- Walburga Black, ti presento Lars Dimitrov, mio ex capitano e migliore amico. Coraggio, Lars, dì ciao. –

Il bulgaro si scompigliò i capelli, come faceva sempre quando entrava in modalità rimorchio, e le rivolse il migliore dei suoi sorrisi accattivanti.

- Avevo sentito dire che i Black fossero di una bellezza incredibile, a quanto pare per una volta le voci erano vere. – mormorò, chinandosi a depositarle un bacio sul dorso della mano.

Walburga arrossì leggermente, mentre un sorriso compiaciuto le si dipingeva sul volto solitamente freddo.

Laris gli assestò un buffetto dietro al collo, - Piantala di fare l’idiota, Lars, e poi la ragazza ha già qualcuno per la testa. –

La mora la fissò con tanto d’occhi, sbuffando contrariata, - Io non ho nessuno per la testa, malgrado ciò che il tuo cervello malato possa pensare. –

Annuì, fingendo di credere alle sue parole.

- Bè, meglio così. Per me, intendo, anche se la concorrenza non mi ha mai spaventato. – rispose serafico Lars.

- Non c’è nessuna concorrenza. – assicurò Walburga, risoluta.

- Allora posso sperare di ricevere una risposta affermativa. Ho sentito che ci sarà un’uscita questo sabato, e ho bisogno di qualcuno che mi mostri un po’ il posto. Quindi, ti andrebbe ti andarci con me? – propose, condendo il tutto con l’ennesimo sorriso.

Walburga soppesò l’offerta, indecisa. Quel ragazzo le ricordava incredibilmente suo fratello Alphard: intrigante, affascinante e dai modi aristocratici. Un perfetto Purosangue e, il fatto che fosse amico di Laris, era una garanzia in più. Però, lei voleva davvero uscirci insieme? Era passato molto tempo dall’ultima volta che aveva avuto un appuntamento, quasi sei mesi, perché i ragazzi della scuola erano per la maggior parte troppo intimoriti da lei per farsi avanti. E poi, le piaceva il modo in cui la guardava, come se non avesse mai visto nulla di più bello. Si sentiva desiderata, apprezzata, qualcosa che Riddle non le aveva mai fatto provare.

- Sì, mi andrebbe. – replicò, ricambiando il sorriso con compostezza.

“Mai mostrarsi troppo entusiaste dopo il primo invito”, le tornarono alla mente le parole di sua madre, “Si da l’impressione di essere pronte a concedere qualsiasi cosa.”

- Fantastico. –

 

 

 

 

 

*****

 

Vennero scortate da Lars fino ai sotterranei, poi Laris si congedò e li lasciò da soli. Forse si era sbagliata, magari a Walburga non piaceva davvero Riddle, quindi perché negarle la possibilità di conoscere meglio un ragazzo carino e gentile come Lars?

Si lasciò cadere distrattamente sulla poltrona davanti al camino, sulla quale era stato sistemato l’arazzo di Serpeverde, e se lo sistemò sulle spalle. Quella Sala Comune era talmente gelida che l’umidità sembrava penetrare sotto pelle e attaccarsi alle ossa. Tese le mani verso il camino, strofinandole tra di loro e beandosi del tepore del fuoco crepitante.

Un rumore di passi le annunciò che qualcun altro aveva appena fatto il suo ingresso. Il nuovo arrivato le sedette accanto, posandole il proprio mantello sulle spalle e cingendola con un braccio.

- Senti molto freddo? – le domandò, premuroso.

Laris si accoccolò contro il suo petto, godendosi le sensazioni che le suscitava la sua vicinanza,  - Un po’. –

Alphard si chinò a baciarla, stringendola ancora di più e facendo combaciare i loro corpi. Sospirò quando i denti della ragazza mordicchiarono gentilmente il suo labbro inferiore. Si allontanò quel tanto che bastava per permettergli di guardarla negli occhi, che ricordavano due profondi laghi ghiacciati. Si sarebbe perso in quello sguardo, non avrebbe potuto chiedere nulla di meglio. Sorrise, quando la udì sbuffare, contrariata dal fatto che si fosse fermato.

Tornò a prendere d’assalto le sue labbra, baciandole finchè non acquistarono un colorito rossastro e furono gonfie per l’intensità e la durata delle loro effusioni. Fu solo allora che le abbandonò per dedicarsi al collo alabastrino, accarezzandolo con le labbra, cercando la pulsazione. La morse delicatamente lì, in corrispondenza della carotide, sorridendo compiaciuto quando sentì il gemito che le era sfuggito e notò come avesse inarcato il corpo contro il suo.

- Va meglio, adesso? – domandò, sorridendole ironico.

Per tutta risposta, Laris lo spinse contro il sedile della poltrona, mettendoglisi a cavalcioni e ondeggiando leggermente i fianchi. Un gemito strozzato lasciò la gola del ragazzo, mentre le mani correvano ad afferrarle i fianchi, dettando un ritmo più cadenzato.

- Ehm, ehm. Scusate davvero, ma preferirei evitare di guardarvi darci dentro sulla poltrona della Sala Comune. – esordì Walburga, in uno strano tono che era un misto di divertimento, compiacimento e una punta d’indignazione.

Si ricomposero in fretta, imbarazzati. Alphard si riprese in fretta e le puntò contro gli occhi grigi, con fare indagatore, - Piuttosto, chi era il biondo con cui stavi parlando? –

Questa volta fu il turno di Walburga di arrossire.

- Un amico di Laris, un ragazzo simpatico. – minimizzò.

- Esce con lui sabato. – aggiunse Laris, ghignando davanti all’occhiataccia dell’amica. Così imparava a interromperli sul più bello.

- Immagino che dovrò farci una chiacchierata, allora. – considerò, ravviandosi distrattamente i capelli scompigliati, in un gesto che ricordava quello del bulgaro.

Laris e Walburga  si scambiarono un’occhiata divertita, per poi replicare, all’unisono: - Oh, fidati, ti piacerà. –

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Dopo un’attesa indegna, eccoci con l’aggiornamento. Allora, spero che il capitolo vi sia piaciuto e che non mi odiate troppo per l’attesa. Vorrei proporvi un piccolo sondaggio: Chi preferite tra i seguenti personaggi e quale non vi piace proprio per niente?

- Laris;

- Walburga;

- Alphard;

- Tom;

- Abraxas;

- Lars;

- Andrej.

Che coppia shippate?

- Laris/Tom;

- Laris/Alphard;

- Laris/Andrej;

- Walburga/Abraxas;

- Walburga/Lars;

- Walburga/Tom.

Fatemi sapere che ne pensate e, come sempre, vi rimando al prossimo capitolo che avrà un colpo di scena piuttosto rilevante nella trama della storia. Alla prossima.

Baci baci,

                Fiamma Erin Gaunt

P.S.

Qualche fotina per darvi modo di dare un volto ai personaggi.

   Laris & Andrej

 Laris & Alphard

 Walburga & Tom

 Walburga & Lars

 Abraxas

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1696749