Le oscure fantasie di Evievve.

di whasting
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Lasciarsi andare. ***
Capitolo 2: *** Che l'amore sia con noi. ***
Capitolo 3: *** Forse è pazzia. ***
Capitolo 4: *** Quando l'amore non è abbastanza. ***
Capitolo 5: *** Ritorno al passato. ***
Capitolo 6: *** Ma tu chiamalo abisso. ***



Capitolo 1
*** Lasciarsi andare. ***


"Evievve non sei più quella di una volta!" Mi urla Marco. Lui sa com'ero una volta, io non me lo ricordo. Ho gli stessi capelli, la stessa voce, gli stessi occhi di sempre. Forse amavo Marco, ma ora non provo più nulla.

"Com'ero una volta? Dimmelo Marco." gli chiedo allora.

"Vuoi saperlo Eve? Vuoi davvero saperlo?"

Urla ancora più forte lui, ed io vorrei dirgli di smetterla. Ho mal di testa Marco, mi bruciano gli occhi, ti prego Marco smettila. Mi guarda e capisce, allora si calma e dice: "Una volta Eve ridevi sempre. Ogni sera facevamo l'amore su quel letto dove spesso, nell'ultimo periodo, ci siamo odiati. Tutto ti divertiva, anche quando non era divertente. Ora cosa sei? Guardati, aggiustati, torna ad essere quella di sempre, perché se non torni tu, vado io."

Evievve dagli occhi gonfi, Evievve dalle unghie mangiucchiate, Evievve che non sa come e quando si è persa. Evievve che non torna.

Mi sento leggera, mi lascio andare e sento solo un forte tonfo. Prima di chiudere definitivamente gli occhi vedo Marco piangere e del sangue scorrere sul pavimento. Che senso ha vivere se non si sa più per cosa si vive?



**

Mentre la vita va avanti io rimango ferma. Vedo Marco seduto su quel divanetto dell'ospedale da più di dodici ore. Non mi riprendo.

Emma continua a piangere ed io cerco Eileen, non c'è. Vago per il corridorio del mio piano per vedere se magari arriva, ma non c'è.

Vorrei piangere, ma non so come diavolo si fa. Sono incastrata in un mondo che non fa per me, in un mondo parallelo, in un mondo che ricambia il mio odio verso lui.

Sono passate due ore ed Eileen sembra non far parte nemmeno più di me. Sono appena passate le due di notte e Marco piange, più forte di Emma, guarda fuori dalla finestra e piange. Marco sono qui, se solo riuscissi a capire come entrare in quel maledetto corpo. Mi stendo accanto a me, mi guardo e piango con Marco. Piango per me, piango per essermi lasciata cadere, piango per Eileen. Perché le persone a cui tieni di più si divertono a farti soffrire?

Ora mi rendo conto che più volte Marco se l'è chiesto. Ma quand'è che ho incominciato a perdermi? Quando ha incominciato a perdersi la mia Evievve? Ha conosciuto un altro? Non mi ama più? E si faceva giorno.

Io quando ho incominciato a perdermi non me lo ricordo proprio. Ricordo che una mattina mi sono svegliata e mi sono sentita vuota, ho dato semplicemente la colpa alla fame.



**

Oggi c'è il sole, e io non posso sentire i suoi raggi su di me.

Sono in un ospedale, fuori dal mio corpo, con gente che mi crede morta accanto a me.

"Non vorrei essere insensibile, ma se entro un mese non si sveglia ci tocca staccare il respiratore artificiale." Dice il medico con qualche incertezza. Non è sicuro nemmeno lui di far morire qualcuno solo perché la vita ritarda a venire.

"Ma come dottore? Si riprenderà!" dice Marco. E qui il dottore inizia a parlare di un testamento, di qualcosa come "ma non ci ha detto se voleva essere attaccata al respiratore o no, per sicurezza la teniamo attaccata, non si sa mai".

Ma come? Se mi staccano quel respiratore non ho più la possibilità di ritornare nel mio corpo, a chi posso chiedere aiuto? Non c'è nessun anima viv... oops.

Il sole è calato, ed io non ho sentito nemmeno un raggio attraversarmi la pelle. La primavera è iniziata ed io non so se mai riuscirò a vedere i fiori sbocciare sugli alberi, la vita sta giocando con me. Ed io non ho mai giocato con la vita, nemmeno una volta. Sempre in regola. Ogni errore l'ho pagato, e quei pochi errori che ho fatto erano insignificanti.

Solo Eileen, sto pagando il nostro errore adesso.

Ma che errore è quando due persone decidono di stare insieme per amore? Puro e semplice am... beh, qualcosa che ci somiglia comunque.

"Ed intanto però, non è venuta a trovarti" mi sussurrà la vita, che è accanto a me, ma non dentro me.

**

Marco è andato a prendersi un caffè, Emma è a scuola e c'è solo Eileen con me.

E' venuta a trovarmi alla fine, sapete?

Non sapeva che stessi male, nessuno gliel'aveva detto. Neanche Marco che faceva tanto la persona per bene. Quello stronzo. Gli dispiace ora. Ma io non lo voglio più qui, voglio che vada a casa e torni al suo lavoro.

Quando tornerò nel mio corpo prenderò le mie cose ed andrò via. Penso di andare a vivere con Eileen, in fondo si può anche essere solo amiche. Sempre se lei è d'accordo.

Vorrei solo che riuscisse a vedermi. Oh accidenti, io non sono su quel letto. Sono qui, seduta sul divanetto, accarezzare quel corpo è come accarezzare un muro. Siediti qui invece, anche se sono un fantasma.

"Evievve so che ci sei, ma non sei qui. So che stai vagando per la stanza in attesa del tuo momento. So che vorresti sapere come tornare, so tutto. Ci sono passata pure io, ora vieni qui, ti prendo la sedia, siediti con me."

Oh, lei lo sa. Ed io mi siedo accanto a lei.

"Da bambina mi era successa la stessa cosa. In un incidente stradale. Sono finita in coma e vagavo per l'ospedale. Tutti pensavano che fossi morta, eppure io potevo osservarli tutti. Mia mamma si disperava e mio papà mi considerava morta prima del previsto. Non capii mai come avessi fatto a tornare in me, so solo che ci tornai. Ed ero cambiata."

E nel frattempo è tornato Marco. Odio Marco, con tutta me stessa, o almeno quello che resta di me. Un corpo visibile solo a me stessa. Ma di che corpo parlo? Io non ce l'ho più un corpo. Non dormo, non mangio, non tocco le cose e contrariamente a come si pensi, non passo attraverso le pareti.

"Grazie Eileen, ora ci sto io, va' a casa."

"Marco, se non ti dà fastidio resto io, sai che le voglio bene."

Le - voglio - bene. Ma a chi vuoi prendere in giro Eileen? Vuoi bene ai tuoi amici, non a me.

"Le voglio bene pure io, per cui ora va' a casa e riposati."

Ma come ho fatto a stare con un individuo simile? Marco va'a casa tu, qua nessuno t'ama.

"Sappi che lei è qui. E' nell'aria che respiri, e ti sta odiando. Non ti ama, non ti ha mai amato. Ci sono sempre stata io. Le mie mani, non le tue. I miei abbracci, non i tuoi. I miei baci, non i tuoi. Il mio letto, non il vostro. I miei cuscini sanno di lei, i tuoi sanno di fumo. E' l'odore di quelle sigarette che fumavi quando lei era con me e ti mancava. Marco, sappi che quando si sveglierà, perché si sveglierà, lei starà con me. Non sperarci troppo. Non cerca le tue mani, non scrive a te, non chiama te, non vuole te. Sappilo Marco, lei ora vorrebbe me, ed invece ci sei tu."

"L'hai appena detto, ci sono io, non tu. Ora va' a casa, riposati, e no, non sono preoccupato su chi possa amare lei. Io l'amo abbastanza. Lei sceglierà la sicurezza. Sceglierà la mia casa, il mio lavoro, la mia vita. Tu cosa puoi offrirle?"

Ed io non so proprio con chi starei se mi svegliassi. Marco è il mio posto sicuro, la mia vita, il denaro con cui compro tutti i libri, la vita che ho sempre sognato. Eileen è la fantasia che supera la realtà, è il sogno, è una mia fantasia oscura.

Le oscure fantasie di Evievve.

**

Ho sempre pensato che quando una persona muore le persone intorno ad essa si disperino. Invece mi sbagliavo.

Sono su un letto d'ospedale e tutti stanno vivendo la loro vita, mentre io non ce l'ho nemmeno più.

Marco sembrava così felice ieri di tornare al lavoro, fa il grafico, guadagna bene. Mentre io lo guardavo e pensavo "sei un pezzo di merda." Quale ragazzo abbandonerebbe mai la persona che ama per andare a vedere le stesse facce di sempre?

"E quale ragazza tradirebbe il suo ragazzo con un'altra ragazza?" mi sussura ancora la vita accanto a me. E' sempre qui, si prende gioco di me, sorride e mi guarda, poi guarda il letto dove c'è il mio corpo e sorride ancora. Si diverte. Ti diverti? E con un altro sorriso sembra dire "sì, mi diverto".

Oh, io so quanto ti diverti. Mi divertivo pure io un tempo. Alle medie mi facevo chiamare Eva. Evievve mi sembrava troppo da persona matura. Eva era veramente una persona cattiva. Ricordo di aver perso la verginità a quattordici anni con un tizio che nemmeno conoscevo. Ero in terza media e c'era una festa, sì insomma, una di quelle feste dove gli adolescenti ballano, si strusciano, si drogano.

In una di queste feste avevo conosciuto un ragazzo, lui vendeva delle pasticchette che ti facevano ballare meglio. Almeno così diceva lui. Ne presi una e poi ricordo solo di essermi ritrovata in un bagno con le mutandine sporche di sangue e l'imene a puttane. Ovviamente non rividi più quel ragazzo, ed io speravo di non essere incinta.

A volte la ruota gira e non rimasi incinta, ma giurai a me stessa di non prendere mai più pasticche simili e di non andare mai più a feste come quelle.

Poi incontrai Marco e scattò la scintilla. O almeno credevo. Perché adesso la scintilla non la vedo manco più. Mi sembra di aver sprecato tutta la mia adolescenza con una persona che è così monotona da avermi reso monotona. Ora sono in coma e altro tempo passa. Vorrei solo vivere diversamente.

Vorrei svegliarmi la mattina e sorridere perché mi aspetta un altro giorno. Tornare a casa e cucinare apposta per veder sorridere l'altra persona. E non so dire di che persona parlo, mi sembra che a dirle troppo le cose, a dire troppo quel nome, poi tutto svanisca.

Zitta Evievve, non dire a nessuno le tue oscure fantasie.

Zitta Evievve, non sta bene dire ad un estraneo cosa provi.

Sai come andrai a finire se continui così? Finirai in un letto d'ospedale.

Ah ah ah, simpatica 'sta vita.

Evievve, mi senti? Sono Marco.

Evievve, mi senti? Guardami.

Evievve? Ci sei?

Per stavolta hai vinto tu Evievve, sei forte.

Evievve?

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Capitolo 2
*** Che l'amore sia con noi. ***


Mi ami, e lo so. Lo sai.
Sei bella. Ti chiudi.
Il guscio.
Lo stesso, da una vita.
Mi scrivi. Ti scrivo.
Progetti-amo.
Siamo noi, quelle di sempre.
Quelle che si odiavano, che si guardavano anche un po' male all'inizio. "Chi è quella stronza?" hai chiesto al tuo amico ed io ero disgustata dalle tue mani. Dai tuoi modi. Dal tuo essere. Dalla tua presenza.
"Portami lontano, io con quella non ci sto." dicevo io al mio amico, ed eri disgustata pure tu.
Più lontano, ed invece di allontanarci ci avvicinavamo.
E a me piacevano le tue mani, cristo se mi piacevano.
Ed i tuoi modi li adoravo, la tua presenza pure.
E a te piacevo io.
Ed ora mi ami.
Ed ora ti amo.
Ed ora ci amiamo.
Ami-amo, tu ed io.

**

Non so cosa provo. Mi sento come se pendessi dalle sue mani.

Marco, Eileen, Emma, io.

Troppa gente da curare. Non so prendermi cura di tre persone contemporaneamente. Tre perché ormai io sono persa.

A volte mi metto la mano sul petto, sento battere e ricordo di essere viva. Altre, invece, appoggio due dita sul collo e sento pulsare ancora. Sì, sono viva, mi dico. Viva. E Marco è lì, accanto a me, vivo anche lui. Capita che spesso lui mi abbracci quando sogna. Parla e m'abbraccia. Ed io vorrei dirgli che mi fa schifo. Che dovrebbe condividere quei sogni con un'altra e forse me ne vado. Ho deciso l'altra sera.

Ero intenta a cucinare ed ho risentito il vuoto, ed io che sono esperta ormai, l'ho riconosciuto. Non era la fame. Non volevo lasciarmi cadere ancora, non ero pronta, non sono pronta.

Ora voglio andarmene, penso che presto lo dirò anche a Marco. Non so dove, so che mi sentirò libera. E' uno di quei vuoti che t'avvisa che tanto bene non stai.

"Stai bene Eve?" vedo Marco dall'altro lato del letto che mi guarda. Chi sa da quanto tempo fa finta di dormire. E' possibile che mi abbia letto nella mente? Oppure credevo di pensare mentre ho urlato? Oppure volevo urlare ed ho solo pensato?

"Non riesco a prendere sonno." no, stavo solo pensando.

"Vuoi fare l'amore, Evievve?" e lo sento già ansimare.

Come fare a dirgli di no? Come dirgli che quelle mani, le sue mani, non me le voglio sentire addosso? Come fare quando una persona t'ama così tanto quanto lui?

Mi avvicino e gli stampo un bacio sulla bocca e poi lui inizia a controllare il gioco.

I pantaloni, la zip, il reggiseno, le mani, le mutandine, gli occhi, i miei, i suoi, le dita, i respiri, le spinte e si libera.

**

Mi sento sporca.

Mi sento vuota.

Mi sento spezzata.

Ho fatto per la prima volta in vita mia sesso.

Abbiamo sempre fatto l'amore. Ho sempre fatto l'amore, anche se chi c'era dall'altra parte non amava. Ed ora mi sento tanto dall'altra parte. Provo compassione.

Provare piacere era inevitabile. Due corpi tanto stretti, che si strattonano, che si toccano, che si abbracciano. Come fare a non essere abbastanza coinvolta da sentirti quasi libera? Libera accanto ad un altro corpo?

So per certo però, che quando ci si stacca, dopo aver fatto sesso, la sensazione di essere liberi, di sentirsi bene passa. Si dissolve e lascia spazio alla amarezza, al vuoto, al senso di colpa. Perché ho fatto sesso? Cosa ci ho guadagnato? Un orgasmo in più?

Quando si fa l'amore invece, cristo se si è liberi. Ci si stacca e ci si sente vivi. Non rischi di sprofondare nel vuoto totale, non piangi sotto la doccia, non ti domandi il perché. Ci pensi, al piacere intendo. Ed ogni volta è come se sentissi le sue mani addosso, ed ogni volta sorridi e senti di aver fatto la cosa giusta. Ne sei certa.

No Marco, io me ne vado. Non voglio cadere ancora.

Tu non lo sai, ma io sono morta. Morta dentro.

Io non volevo farlo, ma sono fatta anche io di carne, ne sento il bisogno quanto te. Sono donna, forse lo sento più di te. Voi uomini credete di mettere al primo posto il sesso, e forse è vero. Noi donne ci mettiamo l'amore, i libri, i profumi, i quaderni su cui scrivere, gli amici e gli orgasmi.

Voi uomini non immaginate quanto una donna abbia bisogno di fare l'amore, e per questo Marco, io me ne vado. Ho bisogno di fare l'amore.

Ho bisogno delle mani, delle sue mani.

Scusa Marco se t'abbandono nella notte, se sono codarda a non guardarti negli occhi mentre mi supplichi di restare.

Scusa Marco se a volte t'ho fatto soffrire e scusa anche per tutti gli apostrofi che metto e le parole che non scrivo per intero.

Spero tu leggerei questa lettera e sorriderai. Spero tu un giorno possa perdonarmi.

Il problema qui non sei tu e non sono le tue parole. Il problema sono io che non ce la faccio, che mi sono persa e non mi trovo.

Ed ora so cosa m'ha fatto perdere, come mi sono persa e come ritornare.

Indovina Marco? Ricordi Eva? La ricordi? L'hai salvata, l'hai messa al riparo tra le tue braccia, le hai baciato la fronte e le hai promesso di esserci.

Ed ora ricordi quando Eva è diventata Eve? Una a che diventa e.

Ricordi di quando mi hai fatto ridere? Quel giorno al parco. Dicevi di essere il mio supereroe ed io ti chiedevo dove fossero le mutande, sai come fa superman, no?

Ecco, ora fissa tutto ciò nella testa, nel cuore, dove vuoi. In modo da non perdere nulla.

Ora ricordi Eve quando ti urlava?

Ricordi quando ti ha sputato e tu l'hai abbracciata? Ricordi quando è scoppiata a piangere e t'ha bagnato la maglietta con le lacrime? E tu dicevi "ma no Eve, vedrai che tutto passerà." Ricordi Eve che è caduta? Ricordi quando hai visto il sangue sul pavimento?

Ecco, ora queste cose dimenticale. Non parlarne con nessuno, nemmeno con te stesso.

Non pensare a me la notte, dormi, che le ore si accumulano e poi ti vengono le occhiaie. Dormi, perché io non farei lo stesso con te.

Scusami ancora per la vigliaccheria, ma io ad andarmene mentre piangi non ce la faccio. E devo fare la cosa che considero meglio per me: essere felice. Senza te. Senza noi.

Scusa anche se non sembra una lettera, sai che non sono brava con le lettere e con le parole.

Buonanotte Marco, che l'amore sia con te, ma pure con me.

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Capitolo 3
*** Forse è pazzia. ***


Foglio bianco, lo straccio, ne ripendo uno nuovo. Va a finire che avanti non vado.
Il foglio mi guarda, diceva Bukowski, ed io guardo il foglio.
Una specie di gioco. Ci guardiamo a vicenda aspettando che uno dei due faccia qualcosa. E sia io, sia il foglio, restiamo bianchi. Lui fuori. Ci sono solo le righe che lo sorregono. Non sono poi così bianco, il foglio dice contandosi le righe. Ed io, bianca. Vuota. Eve.
A volte penso che Eve sia sinonimo di bianco, di vuoto, di solitudine.
Piacere sono bianca.

Sai cosa si dice delle persone che non sanno cosa scrivere, ma vogliono scrivere Ev?
Cosa si dice foglio?
Che hanno così tante cose da dire, che il cervello si confonde, mischia le parole. Amicizia diventa abbandono. Amore diventa odio. Felicità diventa tristezza.
E tu sei lì che cerchi le parole e non le trovi.
Le parole sono lì, eppure tu non riesci a scovarle.
E allora lascia che l'amore ritorni ad essere amore, che l'amicizia ritorni ad essere amicizia e che la felicità diventi felicità ancora.
Hai aspettato mesi prima di scrivere, anni della tua vita passati davanti ad un libro a meravigliarti perché, come, quella persona sapesse scrivere cose così belle, e pensi che aspettare qualche mese ancora ti cambi la vita? Forse sì. Forse un po'. Forse te la cambia. Ma aspetta Ev.

A me non va di parlare della mia vita con Eileen, non va più di parlare di Marco, di Emma, di cui non si sa niente, a me non va più.
Voglio parlare un po' di me.
Voglio restare un po' sull'argomento Eve.

Non so se sia una fortuna o una sfortuna.
L'amore da quando sono partita è sempre stato con me.
E dove sono non lo so ancora. Sto vagando nei ricordi. Passo le notti su una panchina a guardare le stelle.
La mattina mi sveglio presto, torno nell'appartamento di Marcy e poi vado a lavoro.
Chi è Marcy? Una comparsa nella mia vita.

La mia vita è formata da personaggi principale, secondari e comparse.
Più comparse che personaggi.
Marcy è gentile, mi ha aiutato.
Marcy mi ha trovato un lavoro.
Marcy è innamorata.
Di me.
Ed io no.

Dicevo, lavoro in una libreria.
Passo le giornate a vendere libri, a vedere le facce di chi li compra illuminarsi ed a scovare gente che annusa le pagine e sorride.
Sì beh, una vita piena.
Piena di solitudine, sì.

So di aver completamente ribaltato la situazione.
Di aver un po' cambiato la storia.
Ma la storia sono io, Evievve.
La storia gira intorno a me, non alle comparse.
So di ferire cambiando storia, ma se la storia sono io, l'unica a ferirsi sono io.

Sto parlando con un foglio.
Oppure è il foglio che parla a me?
Hai scritto qualcosa Ev, hai visto?
Sì, ho visto.
Ho scritto ciò che non volevo scrivere, però ho scritto.
Forse è un po' troppo corto, ma qua sia l'amore che il foglio pretendono troppo.
Continuo il mio viaggio nei ricordi, sperando di uscirne in qualche modo.

Se mai ne uscirò.

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Capitolo 4
*** Quando l'amore non è abbastanza. ***


Non posso prometterti amore eterno Eileen. A volte smetto di amare me stessa, come potrei promettere una cosa così, troppo, grande?
Posso solo dire, che in questo momento ci sono.
Ti prenderò se cadrai e se mai qualcuno cercherà di farti cadere.
E se sarò io a farti cadere, perché sai che a volte inciampo in me stessa e faccio inciampare anche te, ti prenderò appena prima della fine, prima di cadere, prima di franturmarti il corpo, l'anima, le ossa.
Non posso prometterti niente, posso solo dirti che se casomai ora, in questo momento, domani mattina, tra qualche ora, ti succedesse qualcosa, io ci sarei.

Come potrebbe promettermi tanto se a malapena sta in piedi lei?
Come potrei prometterle tanto se a malapena mi reggo in piedi io?
Se camminiamo in due su un filo e non ci siamo esercitate abbastanza a cadere senza ferirci.
Se camminiamo entrambe con la paura di cadere, perché sotto non c'è l'acqua o qualche cuscino.
Come possiamo prometterci tanto, se poi alla fine cadiamo?
Perché cadremo, perché in due su un filo non si sta.

Vai tu, sono stanca di te.
No, l'ho visto prima io.
Io ti ho salvato una volta, salta tu.
Ti odio, quando meno te lo aspetti sarai lì.
Lì dove?
Lì, a terra.
Non c'è la terra.
C'è qualcosa.
Avevi promesso.
Anche tu.
La vita è breve.
La tua lo è.
La mia lo è.
Si, la nostra lo è.

Sei caduta? Stai bene? Apri gli occhi.
Sono qua, hai fame? Sai, ho visto della frutta lì.
Sei caduta? Ti ho forse spinto io?
Sei caduta?
Ehi Eileen?
Eileen?
Eileen?
Apri gli occhi.
Dove sei?
Cammini e non ti trovi, ti sei persa, ti sei persa, ti sei persa.
Ti sei persa, tra le mie oscure fantasie.
Io non ero forse stata chiara?
Le oscure fantasie di Eviev... di Eileen.

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Capitolo 5
*** Ritorno al passato. ***


Ciao Marco,
è da tempo che volevo scriverti,
solo che non trovavo le parole.
Non so nemmeno se adesso è il momento esatto per cercarle, ma ci provo.

E' passato tanto tempo da quando sono andata via, tu dormivi e non ti ho sentito piangere.
Probabilmente mi avresti abbracciato, poi mi avresti sussurato qualche parola dolce, ed mi avresti lasciato al mio destino.
Eppure io, non me la sono sentita.
Lasciarti andare è stato difficile, ma saperti lì su quel letto, felice, mi ha semplificato la vita.
"Non soffrirà" pensavo "non soffrirà, gli passerà."

Non abbiamo mai fatto molte foto insieme, non eravamo propensi per la macchina fotografica o le altre nuove tecnologie.
Non abbiamo fatto molte foto insieme, però io ricordo tutto. Ogni minimo particolare.
Ora che però, è passato il tempo, comincio a dimenticare.
Aveva gli occhi marroni o verdi?
La sua felpa era blu o grigia?
Quand'è stata l'ultima volta che abbiamo riso?
C'è mai stata una volta?
Perché non riesco a ricordare?
Cosa sta andando storto?

A volte penso che la memoria ricordi solo quello che vuole ricordare.
Non possiedi ricordi, solo frammenti di qualcosa, che la memoria un giorno deciderà di spezzare fino a rendere invisibili.
Dimenticherò la tua risata, le tue mani, i tuoi occhi, tutto. Ti dimenticherai di me.
Andrai a dormire e lentamente smetterai di sorridere per le mie stupide battute.
E non pensare che non sia quello che voglio.
Pensavo solo che sarebbe stato più facile.

Sì, non dovevi dimenticarti di me così.
Dovevi forse, soffrire un po' prima.
Eppure succede a tutti di dimenticare, per fortuna.

Dimentichiamo anche se ci promettiamo amore eterno.
La memoria gioca con te, con i tuoi ricordi, con le tue promesse.
Ti prende in giro, ti spezza, ti ricostruisce.
Il tuo corpo si prende gioco di te.
Lo capirai troppo tardi.
Lo capirai su un letto mentre muori.
Ma non capisci?
La vita ride delle tue disgrazie.
Non c'è nessun Dio, non puoi contare su
nessuno, nessuno può contare su di te.
La vita ha un bell'aspetto, a volte.
La vita è bella, finché tu pensi che lo sia.
La vita ha giocato più volte con me, ed ora ha cambiato personaggio, sono troppo forte anche per lei.

Ha cambiato avversario, vittima.
Sta giocando con Eileen.
E lo sai anche tu che lei non è abbastanza forte da andarle contro.
La vita che gioca con Eileen mi ricorda te.

Tu che mi accarezzi le mani mentre tutti pensavano che stessi per morire.
E poi ancora, tu che menti per tenermi accanto.
Che ti strusci sulle mie gambe e pretendi di fare l'amore.
Mi ricorda te così tanto da sentire la tua mancanza.

Spero che tu non sia arrabbiato con me.
E' stato fatto tutto per farti meno male.
La fuga e la lettera.
Era solo per fare del bene.
Sia a me, che a te.
Non voglio che tu risponda, non pretendo neanche che tu legga fino a questo punto.

Che l'amore sia con te,
non più tua,
Ev.

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Capitolo 6
*** Ma tu chiamalo abisso. ***


"Ma tu lo sai qual è il problema.
Menti a tutti dicendo che la distanza ci ha distrutto, ma sappiamo bene che la distanza ci è stata d'aiuto.
Piangevi al telefono, io c'ero ed eravamo distanti.
Chilometri ci dividevano, ora abissi ci separano.

La distanza di cui parli tu c'è, bisogna solo specificare.
Non la contiamo a chilometri, si tratta di amarsi o no.
Tu dici che la colpa è nostra, ma io non sono d'accordo.
La colpa è tua.
Io sono ancora qui, nonostante il nostro immenso abisso.
Tu sei altrove, e ti porti addosso tutte le bugie che dici per allontanarmi.

L'altro giorno ero al mercato, ed una signora mi ha chiesto di te.
Io volevo dirle che eri morto, ma lei avrebbe capito altro.
Allora ho pensato di dirle, "sa signora, è inutile che mi chieda di lui, siamo morti tempo fa, non so che fine abbia fatto" , però mi sono resa conto che era troppo metaforica per essere compresa da una come lei.
E mi sono limitata a dire che stai bene.
E sì che stai bene, come dovresti stare d'altronde?

Come sto io, invece.
Vorrei tanto sapere se per caso qualche signora ti ferma per strada e ti chiede di me.
Marco, me ne sono andata, è vero.
Però la colpa è tua.
Sei tu che non hai saputo tenermi.
Sono quasi morta e tu eri lì, mi tenevi la mano e piangevi.

Mi hai privato delle mie idee, hai preso tutte le botte che la vita dava a me, le hai prese tutte tu.
Ed io non mi sento di ringraziarti.
Adesso sono fragile, non hai più intenzione di prenderti tutte quelle amare botte.
Adesso, ogni volta che la vita se la prende con me, tu ridi. Sembra quasi che tu l'abbia fatto apposta.

Eve, mi hai detto un giorno, ti starò sempre vicino.
Marco, ti ho risposto io, risparmia le parole.
Hai sbagliato con me, ma l'hai fatto a fin di bene.
Forse è vero, che troppo amore fa male.

No, non ti perdono.
Anche se ti vorrei qui, non ti perdono.
Tra tutte le cose che vorrei in questo momento tu sei la prima, ma no, non posso permettermi di perdonarti.
Spero solo che tu perdoni me.
Per essermene andata un'altra volta e non averti guardato negli occhi.
Perdonami, ma non cercare di farti perdonare."

Spero che Marco riceva questa lettera, gli farà bene soffire un po'.
La nostra corrispondenza deve cessare.

"Ev, dove sei?"
"Eileen sono qua, arrivo."
"Che facevi?"
"Niente, pensavo."
"Prendi il caffè che si fredda."

Lo bevo in un sorso, il caffè raggiunge lo stomaco ed io ritrovo la pace.

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