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di theyremydirection
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Am I asleep, am I awake, or somewhere in between? ***
Capitolo 2: *** Don't even care about the table breaking. ***



Capitolo 1
*** Am I asleep, am I awake, or somewhere in between? ***


L’aereo si fermò bruscamente sulla pista. Il sole di mezzogiorno batteva forte sul finestrino. Presi le mie cose, abbassai gli occhiali da sole sugli occhi e seguii la folla che pian piano stava scendendo. Ritirai i bagagli, chiamai un taxi. Quando finalmente ne trovai uno libero, comunicai all’autista l’indirizzo, quindi poggiai la testa sul sedile, stremata. Ormai era fatta, finalmente ero a Londra.

“Sei sicura?” mi aveva chiesto mia madre. “E’ una decisione difficile, non vuoi pensarci ancora un po’?”
“No, mamma. Ormai ho diciotto anni, e tu lo sai che da sempre il mio sogno è trasferirmi a Londra: voglio studiare lì per l’ultimo anno delle superiori”
Mia mamma mi aveva guardato a lungo, quindi si era lasciata cadere sulla sedia, rassegnata.
“Sai già dove starai?”
“Ho parlato con Susanne, mi ha detto che al college offrono delle camere per gli studenti, potrà stare lì” si era intromesso mio padre.
“Susanne, tua sorella? Ma, Oliver… cosa centra lei?”
“Si è trasferita recentemente a Londra, e le ho chiesto di prendere informazioni per Allison”
Mi ero girata, sorridendogli. Papà era originario dell’Inghilterra, precisamente del Chesire. Per l’università si era  trasferito a Londra, dove aveva studiato architettura. Per lavoro poi era venuto in Italia, aveva incontrato mamma, e, come mi raccontano loro, era stato stato colpo di fulmine e lui aveva deciso di traferirsi lì solo per lei. Ogni volta che mi raccontava della sua giovinezza nella grande capitale inglese, gli si illuminavano gli occhi, ed era stato proprio grazie a lui che era nato il mio sogno di vivere nel Regno Unito. E perciò sosteneva la mia scelta: mi capiva.
“Uhm, capisco…” mamma si era girata di nuovo verso di me. “Allora, devo dedurre che ormai non posso fare più nulla per convincerti”
Avevo scosso la testa.                          
“Dai Laura, Alli è grande e sa prendere le sue decisioni” papà le si era avvicinato e le aveva preso la mano. “Dobbiamo lasciarla andare per la sua strada”
“Hai ragione” mamma gli aveva sorriso, quindi mi aveva fatto cenno di avvicinarmi. Ci eravamo stretti tutti e tre in un abbraccio.
“Vi voglio bene” avevo detto in un sussurro.

E adesso, finalmente ero lì. Il mio sogno si stava finalmente realizzando. Sorrisi involontariamente. Arrivammo a destinazione e scesi dal taxi, dopo aver pagato l’autista. Il rumore dell’auto si faceva sempre più lontano mentre con gli occhi esaminavo il palazzo che avevo davanti. Entrai e mi diressi al quinto piano, come mi aveva detto la segretaria della scuola. Bussai alla porta e mi venne ad aprire la mia futura compagna di stanza. Era alta, magra e bionda, con alcune ciocche color miele. I suoi profondi occhi castani risaltavano sotto il mascara e mi accorsi che aveva un minuscolo piercing sul naso che brillava alla luce del sole. Indossava una canotta e pantaloncini, che mettevano in risalto il suo fisico quasi da modella. In confronto, mi sentivo davvero insignificante.
“Ehm… tu saresti?” mi chiese con un inglese perfetto.
“Tu sei Juliet, giusto?” poggiai a terra le valigie.
“Sì…” annuì, squadrandomi dalla testa ai piedi.
“Io sono Allison, Allison Davies. La tua nuova compagna di stanza” le porsi la mano, ma lei mi si gettò addosso, stringendomi in un lungo abbracciò.
“Finalmente! Sai, temevo non arrivassi più” quando si staccò, il suo sguardo sospettoso era scomparso, lasciando spazio ad un enorme sorriso. “Vieni, entra!”
Presi le valigie e le lasciai sul letto libero. Mi guardai attorno. C’erano due letti, un armadio abbastanza grande, bagno, e una scrivania. Mi affacciai alla piccola finestra accanto al mio letto. Si riusciva a vedere anche un tratto del Tamigi. Ce l’avevo davvero fatta. La voce squillante di Juliet mi distolse dai miei pensieri.
“Ti va una gomma?”
“No grazie”
Mi sedetti sul letto e feci un profondo respiro. Si sedette anche lei, di fronte a me.
“Uhm… tu sei italiana, giusto?” mi chiese, mentre l’odore di menta della sua gomma si spargeva nella stanza.
“Esatto”
“E come mai il nome inglese?”
“Mio padre viene dal Chesire”
“Oh, capisco”
“E tu? Di dove sei?”
“Vengo da un paesino del Nord, e, sai com’è, non mi andava di passare tutta la mia vita lì. E così, eccomi qua!”
“Immagino” le feci un sorriso. “E, dimmi, sei da molto qui?”
“Dalla metà del secondo semestre dello scorso anno, quindi non da tantissimo. Frequenterai anche tu l’ultimo anno, giusto?”
“Sì. Forse staremo in qualche corso insieme!”
“Sicuramente!”
Per un po’, ci fu un silenzio imbarazzante, interrotto solo dal suo continuo masticare. Improvvisamente, però, Juliet si girò di nuovo verso di me.
“Senti, so che domani iniziano i corsi, ma stasera io vado in un locale con qualche amica. Che ne dici di venire anche tu con noi? Dai, così inizi a conoscere la vera vita londinese”
Ci pensai un po’, ma non mi feci pregare a lungo. Andai a farmi una lunga doccia, quindi mi preparai. Misi ciò che di più decente avevo in valigia: un vestitino corto, stretto e nero e un paio di decolleté dorate. Misi molto mascara e infilai il cellulare nella pochette dello stesso colore delle scarpe. Prima, però, mandai un sms a mio padre.
Sono arrivata, tutto bene. Ci sentiamo domani sera. Un bacio, Alli xx
Rimisi il cellulare in borsa, mentre Juliet usciva dal bagno. Era davvero bellissima, con un vestitino argentato e scarpe dello stesso colore.
“Allison, sei uno schianto! Farai cadere ai tuoi piedi un sacco di ragazzi stasera!” si avvicinò e mi abbracciò.
Wow, non ci conoscevamo da neanche due ore ed era già così affettuosa. Risi imbarazzata.
“Anche tu stai benissimo, davvero”
“Grazie, ma ora basta con le smancerie, dobbiamo davvero andare”
Prese le chiavi e ci precipitammo fuori dal palazzo, chiamando un taxi. Una volta dentro, Juliet diede l’indirizzo all’autista mentre io leggevo il messaggio di risposta di papà.
Va bene, tesoro, aspettiamo tue notizie. Sii prudente, papà xx
Senza che me ne rendessi conto, eravamo già arrivate davanti al locale. C’era una fila lunghissima e la musica era talmente forte che si sentiva benissimo anche da fuori. Mi misi ad aspettare dietro gli ultimi della fila, ma Juliet mi guardò stranita.
“Cosa fai?”
“Ehm… mi metto in fila, forse?”
“Non dire stupidaggini, ho le mie conoscenze qui!”
Mi prese la mano e mi trascinò davanti al buttafuori, mentre le persone in fila si lamentavano.
“Hei Bob, come va?”
“Juliet!” si diedero un cinque. “Come stai?”
“Davvero bene, e tu?”
“Bene, anche se stasera è davvero dura.” Il suo sguardo cadde poi su di me. “E lei sarebbe?”
“La mia nuova compagna di stanza. Bob, Allison. Allison, Bob”
“Ehm, salve” risposi intimorita, era davvero un uomo enorme.
“Allora, Bob, ci fai entrare?” riprese Juliet.
“Uhm… ok, ma solo per questa volta”
“Va bene, va bene” rispose Juliet, poi si sporse verso il mio orecchio. “Tanto dice sempre così e poi mi lascia entrare ogni volta” sussurrò, ridacchiando.
Bob ci aprì la porta ed ci trovammo nel corridoio che precedeva l’entrata al locale. Prima di entrare, Juliet si girò verso di me.
“Vedrai, ti divertirai alla grande stasera”
 

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Capitolo 2
*** Don't even care about the table breaking. ***


Contro ogni mia aspettativa, l’interno del locale era poco illuminato, c’erano solo alcune luci fioche che si riflettevano sulle pareti scure. Ai lati, divanetti occupati da ragazzi che bevevano e sghignazzavano. Al centro della sala, un piccolo palco illuminato da un fascio di luce bianca dove alcune ragazze ballavano e si divertivano. Ma, soprattutto, una musica assordante. Appena entrate nel locale, una musica altissima ci aveva accolte, e quasi non riuscivo a parlare. Juliet mi trascinò vicino al bancone del bar, dove alcune ragazze stavano sorseggiando i loro drink.
“Ragazze, questa è Allison, la mia nuova compagna di stanza” poi si rivolse a me. “Alli, loro sono Heather, Christina e Roxy, frequentano l’ultimo anno anche loro”
Salutai timidamente le ragazze, mentre le osservavo. Heather aveva lunghi capelli biondi platino, che scendevano sulla spalla destra in morbidi boccoli, lasciando scoperto il tatuaggio del simbolo dello ying e dello yang sull’altra spalla. Christina portava invece i capelli castani con un taglio a caschetto e il suo eyeliner spesso metteva in risalto gli occhi da cerbiatta. Il taglio di Roxy era quello più particolare, corto e rasato sul lato sinistro, con ciocche rosse che le coprivano in parte i profondi occhi verdi. Le ragazze ricambiarono calorosamente il saluto, mentre Juliet mi fece un occhiolino. La guardai stranita.
“Bene, ragazze. Questa è la prima serata di Allison a Londra, che ne dite di farle vedere come ci divertiamo qui?”
Le ragazze urlarono in coro, ma la musica coprì i loro schiamazzi. Juliet prese cinque bicchierini e ne diede uno a ciascuna. Cicchetti, tipico. Beh, cosa avrebbe potuto farmi un solo bicchiere? Presi un lungo respiro e bevvi tutto d’un sorso, mentre l’alcol mi pizzicava la gola. Prima che me ne rendessi conto, avevo in mano già un secondo bicchiere, e poi un terzo, finchè non persi il conto. Sentivo solo le risate delle ragazze attorno e la musica che mi rimbombava ancora nelle orecchie. Presa da una scarica di adrenalina, mi allontanai da loro e cominciai a girare per il locale, ancora con il mio bicchierino di vodka in mano. La luce soffusa non faceva altro che confondermi e per tre volte rischiai di inciampare nei piedi dei ragazzi seduti ai lati della sala. Mi buttai al centro della pista e iniziai a muovermi a tempo di musica, mentre sentivo l’alcol invadermi completamente e darmi la carica giusta. Improvvisamente sentii qualcuno stringermi da dietro e iniziare a ballare con me. Una voce profonda mi sussurrò qualcosa all’orecchio. Annuii senza neanche capire e una grossa mano strinse la mia, trascinandomi verso il bancone. Mi appoggiai stremata, quando lo sconosciuto mi porse un bicchiere. In un attimo di lucidità pensai che forse non avrei dovuto, il giorno successivo sarebbero iniziati i corsi e di certo quello non era il momento migliore per ubriacarsi. Ma di nuovo l’alcol mi impedì di pensare e presi a bere il mio drink senza alcun senso di colpa. Mi voltai verso il ragazzo per ringraziarlo, ma era sparito. Chissà dove era finito. Decisi di tornare da Juliet e le altre ragazze, ma le deboli luci mi accecavano e la testa mi girava vorticosamente. Appoggiai nuovamente le mani al bancone per non perdere l’equilibrio, ma ormai non capivo più nulla. Mi tolsi le scarpe e cominciai a vagare per la sala finchè non andai a sbattere contro qualcosa. O era qualcuno?

*Liam*

Il drink nella mia mano si rovesciò a terra quando una ragazza mi venne addosso.
“Ma che cosa…?!?” esclamai.
Mi voltai e una ragazza a dir poco ubriaca svenne tra le mie braccia. Niall si avvicinò per capire cosa stesse succedendo.
“Amico, brutta storia” commentò. “Portiamola fuori”
“Già, prima che mi vomiti addosso”
Uscimmo dal retro del locale e la appoggiai al cassettone dell’immondizia. La ragazza aprì piano gli occhi, sbattendo le lunghe ciglia, quindi cominciò a rimettere. Disgustato da quella scena, girai la faccia dall’altro lato. Stavo per tornare nel locale, ma Niall mi bloccò.
“Liam, cosa stai facendo?”
“Forse torno dentro?” ironizzai.
“E vuoi lasciarla qui, in questo stato?”
“Amico, non so neanche chi sia, sinceramente, se ci tieni tanto prenditela tu”
“Sai che non posso, cosa dico a mia mamma? ‘Sì mamma, ho portato una sconosciuta a casa perché stava male e per poco non ha vomitato sulla maglia di quella testa di cazzo di Liam’ ?”
“E io cosa dovrei fare allora?”
“Beh, tu vivi da solo, puoi portarla nel tuo appartamento”
Sbuffai. Non avevo per nulla voglia di caricarmi di questa ragazza. Non sapevo neanche chi fosse, come poteva pensare Niall che l’avrei portata nel mio appartamento? Stavo per tornare dentro quando sentì un tonfo alle mie spalle. Mi girai e vidi che la sconosciuta era svenuta, di nuovo. Alzai lo sguardo e sospirai rassegnato vedendo il sopracciglio alzato di Niall; odiavo quando aveva ragione. Mi aiutò ad alzare la ragazza da terra e con la mano libera presi il cellulare e chiamai un taxi. Una volta arrivato, caricai di peso la tipa nel sedile posteriore, quindi salutai Niall. Dopo una serie infinita di cadute per le scale, riuscii finalmente ad arrivare al piano del mio appartamento. Gettai sul divano la ragazza, che emise una specie di grugnito e si girò dall’altra parte. Scuotendo la testa, andai in cucina e bevvi un po’ di latte dal cartone. Perché mi ero fatto convincere a portare quella ragazza a casa mia? Non sapevo nulla di lei. Tornai in soggiorno e vidi che era caduta a terra. Mi venne quasi da ridere. Quella ragazza non mi avrebbe portato altro che guai.
Il mattino seguente ero in cucina a bere un po’ di caffè, quando sentii un rumore proveniente dal salone. La sconosciuta aveva sbattuto la testa contro la gamba del tavolino e stava lentamente riprendendo i sensi. Mi appoggiai allo stipite della porta ridendo. A sentire la mia risata, la ragazza alzò gli occhi e mi rivolse uno sguardo interrogativo, piegando leggermente la testa di lato.
“E tu… chi sei?” mi chiese con voce roca.
“Il tuo salvatore, dolcezza”
“Salvatore? Ma che significa?”
Mi sedetti sulla poltrona accanto alla finestra e tirai fuori dal pacchetto un sigaretta. La accessi e aspirai una lunga boccata.
“Semplice. Ieri sera eri ubriaca fradicia e ho dovuto portarti qui per evitare che qualche pazzo approfittasse di una povera ingenua come te”
La sentii alzarsi.
“Cazzo” imprecò. Cercò di fare un passo in avanti, ma cadde di peso sul divano. Si prese la testa fra le mani. “Che ore sono?”
Guardai l’orologio sulla parete.
“Uhm, direi che sono le 10:05, senza dubbio”
Scattò in piedi e il suo sguardo divenne terrorizzato.
“Oh cazzo, sono nella merda più totale!”
Iniziò a correre avanti e indietro per la casa, cercando di sistemarsi. Era una scena così divertente che non potei fare a meno di ridere. Improvvisamente si fermò e si avvicinò a me, puntandomi il dito contro.
“E tu, cosa avresti da ridere?” mi chiese, cercando di apparire minacciosa.
“Nulla, nulla” portai le mani avanti ma mi scappò un’altra risata.
Aspirai di nuovo la sigaretta e questa volta soffiai il fumo in faccia alla sconosciuta, che prese a tossire e farsi aria con le mani.
“Hei, ma… sei pazzo!”
“Tesoro, è casa mia e faccio quello che mi pare”
Mi fulminò con lo sguardo. I suoi occhi avevano un non so che di… magnetico.
“E’ meglio che vada” raccolse le sue cose, ma mentre stava per uscire, tornò da me. “A proposito, credo di doverti ringraziare”
“Non c’è bisogno” le soffiai di nuovo il fumo in viso.
“Ah, come preferisci” rispose, con tono arrabbiato. Quindi uscì dall’appartamento, sbattendo la porta con un lungo tonfo.

*Allison*

Cazzo, ero in un ritardo bestiale. Il mio primo corso sarebbe stato alle dieci, ma ero già in ritardo. Non avevo nemmeno idea di dove mi trovassi! Appena uscita dal palazzo, riuscii a fermare subito un tassista, che mi lanciò una strana occhiata per come ero vestita. Gli dissi l’indirizzo del mio appartamento, quindi feci mente locale. Avrei dovuto tornare all’appartamento, cambiarmi, sistemarmi e arrivare a scuola, e tutto questo nel minor tempo possibile. Wow, se ci fossi riuscita avrebbero dovuto darmi un premio. Per fortuna, non c’era traffico, quindi raggiungemmo l’appartamento in poco tempo. Una volta su, mi diedi un’occhiata allo specchio e per poco non trasalii. Avevo due borse orrende sotto gli occhi, e un piccolo livido sulla fronte causato dal tavolino di quello sconosciuto. Ah, che arrogante. Io stavo per ringraziarlo e lui cosa fa? Mi fuma di nuovo in faccia? Odioso. Scossi la testa, tornando alla realtà. Mi diedi una rinfrescata e mi cambiai in fretta. Grazie al cielo, il college non era tanto lontano dagli appartamenti degli studenti, e quando arrivai rimasi a bocca aperta. Un enorme edificio color rovere si estendeva davanti ai miei occhi, circondato da un immenso giardino. A destra c’erano i campi da calcio e pallavolo, mentre a sinistra un altro plesso si ergeva, ospitando probabilmente altre aule. Feci il mio ingresso nella grande struttura, i cui corridoi erano pressoché deserti. Mi avvicinai alla segreteria dove mi accolse una piccola donna. Si sistemò gli occhiali sulla punta del naso e mise a fuoco la mia immagine.
“Salve, sono Allison Davies, sono la nuova studentessa”
Parlai con un inglese un po’ forzato, ero imbarazzatissima.
“Ah sì, quella italiana…” commentò lei, mentre continuava a squadrarmi.
“Esatto. La mia prima lezione cominciava alle dieci e quindi so di essere in un ritardo pazzesco, ma non potrebbe comunque indicarmi l’aula?”
“Uhm, le regole dell’istituto non lo permettono, signorina, deve aspettare la prossima ora di lezione”
La donna tornò a controllare i fogli sul tavolo, ma io non mi arresi.
“La prego! Non posso saltare la prima lezione dell’anno”
Alzò gli occhi e cercai di convincerla. Alla fine, non so se presa da pietà o altro, mi diede la lista dei miei corsi con le relative aule, ma sono convinta di starle già simpatica. Scorsi velocemente la lista. Ore 10, letteratura inglese, aula 9, professor Morris. Bene. Ci misi un po’ a trovare l’aula, quindi bussai piano alla porta.
“Avanti” mi rispose una voce maschile.
Aprii la porta e mi trovai davanti a una ventina di facce che mi fissavano incuriosite. Alla cattedra, un uomo sui trent’anni teneva un libro di Shakespeare in mano, ma i suoi occhi erano posati su di me.
“Ehm… salve, sono Allison Davies”
Il professore diede un’occhiata al registro, annuendo.
“Sì, signorina Davies, la stavamo aspettando” mi indicò con la mano l’unico banco vuoto. “Se si vuole accomodare, così possiamo continuare…”
“Oh, certo”
Mi sedetti al mio posto e, quando mi voltai, notai che accanto a me c’era Juliet. Mi mimò con le labbra un ‘dove eri finita?’ ma le feci cenno che le avrei spiegato dopo. La voce profonda del professor Morris riprese la spiegazione.
“Allora, stavamo parlando delle prime opere di Shakespeare…”









Saaalve!
Lo so, l'altra volta non ho scritto nulla nello spazio autrice perchè sono negata e non sapevo come si faceva ahahah
Ringrazio tutti quelli che hanno recensito il primo capitolo, vi amo davvero :D
By the way, come vedete, Allison incontra per la prima volta Liam, ma tutto deve ancora succedere...
Beh, che dire? Se seguirete la storia, vedrete ;)
Un bacio c:
PS: se volete seguirmi su twitter, sono @belongtoliam :) 

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