A strange lioness queen

di Lily Lucy Howe
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chapter One-Letters from Hogwarts ***
Capitolo 2: *** Chapter Two-A nearly unexpected surprise. ***



Capitolo 1
*** Chapter One-Letters from Hogwarts ***


Chapter one

Letters from Hogwarts

 

Magia.

Quella parola, così semplice e così piena, ma proibita in casa sua.

Era strano pensare che ora, come non mai, facesse parte di un mondo, ed era quasi certa che lo fosse, magico.

Non l'aveva ancora detto hai suoi genitori. Quella lettera, così fiera ed elegante era ancora stretta tra le sue mani, inesplorata da quelle altrui, bagnata da fredde lacrime di gioia. Il sigillo in ceralacca spezzato a metà lasciva spazio alla fantasia.
Solo socchiudendo gli occhi poteva già immaginarsi a cavallo di una scopa, sorvolare quel castello delle favole che la nonna le descriveva quand'era piccola.

Non aveva avuto il coraggio di confessare ai genitori di aver ricevuto una lettera dalla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.

No, non sapeva come fare a informali dell'accaduto.

E se fosse soltanto un sogno? Insomma, la lettera era indirizzata a proprio a lei che faceva parte di una famiglia che odiava ogni minima cosa che potesse essere al di fuori dell'ordinario.

Dolore.

No, nemmeno il pizzicotto che si era data sulla gamba aveva fatto sparire la lettera.

Non era frutto della sua immaginazione, era vero, lei era una strega.

Un sorriso spuntò sul viso della giovane ragazzina di undici anni, che dalla felicità si era lanciata di peso sul letto.

Quello stesso sorriso sparì qualche istante dopo, capendo che i suoi genitore non le avrebbero mai permesso di frequentare una scuola di magia.

Freddo sospiro.

Dopo che la gioia aveva pervaso ogni angolo del suo corpo, sentiva un nuovo sentimento invaderla.

Un sentimento amaro, in grado di gelarle il sangue nelle vene; il frutto della delusione cominciò a farsi strada in lei, sempre più potente.

Quel frutto era proprio la rabbia, la stessa che vedeva nei genitori quando parlava della magia che la nonna le insegnava.

Fu pensando a quello che decise di rivelare tutto alla madre e al padre.

Se anche non fossero stati contenti, se se la fossero presa con lei per il semplice fatto di essere una giovane strega allora non avrebbe dovuto fare altro che rifugiarsi nel tenero abbraccio della nonna.

Prese la lettera, uscì dalla sua piccola camera e scivolò giù per le scale.

I genitori erano seduti al tavolo della cucina mentre seriosamente ascoltavano il telegiornale di metà pomeriggio.

Si schiarì la voce, ottenendo il risultato sperato.

Sua madre si voltò verso di lei subito, mentre il padre aspetto che il servizio terminasse; quando fu certa che entrambi la stessero ascoltando, iniziò a spiegare il motivo dell'improvviso colloquio.

Man mano che procedeva nel raccontare ciò che era successo, i visi dei suoi genitori se facevano sempre più cupi e sorpresi; solo quando mostrò loro la lettera aprirono bocca e non fu per congratularsi.

La rimproverarono per la sua scelleratezza, per la sua mancata educazione.

Con le lacrime agli occhi, abbassò lo sguardo e strinse forte i pugni prima di andarsene dalla stanza e tornare nella sua, più delusa che mai.

Non le restava nient'altro da fare, lo sapeva. Con calma disumana anche per una bambina di 11 anni, cominciò a fare i bagagli.

Nello zaino di scuola inserì più libri che poteva insieme ai suoi giochi e peluche preferiti. Dall'armadio in fondo alla stanza prese poi il borsone che usava per andare a danza e lo riempì con più vestiti che poteva, compreso quelli del balletto.

Dopo qualche ora, aveva preso tutto l'occorrente e l'aveva raccolto in due zaini e una borsa; era pronta.

Fece attenzione a non farsi notare dai genitori, intenti a riposare nella camera di fianco alla sua e scese in punta di piedi le scale.

Il peso delle tre borse la stava soffocando ma non poteva permettersi di riposare neanche un secondo.

Percorse qualche isolato, fino ad arrivare alla fermata dell'autobus; sarebbe passato di li a qualche minuto.

Non pensò ai suoi genitori e a cosa avrebbero pensato, sapeva solo che andare dalla nonna era la cosa migliore da fare.

Una lacrima le rigò il viso, scomparendo poi sulle labbra.

Qualcosa nello zaino che portava sulle spalle si mosse e ne uscì un piccolo furetto color caffè-latte. Le annusò i capelli prima di ritornare tra i libri.

Lei, Leaena Sturgess, insieme alla sua inseparabile Brioches, la cucciola di furetto, cominciavano così una nuova vita.

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L'intricata tela di Lily Lucy

Cari lettori, voglio avvisarvi che questo è solo il prologo della mia storia. L'avevo pubblicata tempo fa ma ho deciso di riscriverla e questo è il risultato. Il prossimo capitolo è già pronto.
Spero di ricevere almeno una piccola recensione, giusto per sapere se la trama interessa oppure no.
Si svolge tutto al primo anno dei malandrini ad Hogwarts, giusto perchè volevo partire dalle origini ^^

Un saluto a tutti voi,
Lily Lucy

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Capitolo 2
*** Chapter Two-A nearly unexpected surprise. ***


Chapter Two

A nearly unexpected surprise.

 

{Londra, Casa Caerpillyan}

Quando i raggi del sole di quella curiosa mattina di agosto invasero la stanza di Leaena, lei era già sveglia, ansiosa di sapere dove l'avrebbe portata la nonna quello stesso giorno.

E' una sorpresa.

Solo questo le aveva detto Amelia Caerpillyan, l'unica della famiglia che davvero tenesse a lei.

Seduta comodamente sul letto, con Brioches accoccolata sulla gamba destra, la ragazzina stava giusto pensando a cosa stessero facendo i suoi genitori, quelli da cui era scappata ormai da tre settimane.

Stranamente, nonostante tutto quello che pensava di loro, non poteva evitare di sentirne un po' la mancanza. D'altronde cos'altro ci si potrebbe aspettare da una bambina di soli 11 anni? Infondo quelli per cui provava abbastanza rancore da cercare di dimenticarli erano sempre i suoi genitori!

Sollevando lentamente il capo, Leaena si sporse oltre il bordo del letto per poter vedere meglio fuori dalla finestra, dove la nonna stava annaffiando le piccole piantine.

La ragazzina posò dolcemente il suo furetto sulle coperte rosse, completamente disfatte; si avvicinò poi velocemente alla finestra. Quando vide la figura femminile china a strappare alcune erbacce ai piedi del sambuco in giardino, un sorriso smagliante le segnò il viso, piegando le labbra in su.

Era così felice di essere li, così entusiasta di essere finalmente in una casa che potesse definirsi tale.

Amelia si era dimostrata così soddisfatta della lettera di Hogwarts da festeggiare per due giorni interi con dolci di ogni tipo. Una sera di qualche settimana prima l'aveva persino portata a fare una scampagnata per i boschi, dove le aveva mostrato i 'segreti della magia', come li chiamava lei.

Semplicemente aveva fatto vedere a Leaena cosa volesse dire essere maghi e le aveva raccontato qualche cosa su Hogwarts. Era stato tutto molto divertente, con la nonna che mimava una specie di spettacolino sulla nascita della scuola di magia più famosa in Inghilterra.

Ora sapeva che si veniva smistati in una delle quattro case: Grifondoro, Serpeverde, Corvonero o Tassorosso.

L'aveva anche informata delle materie scolastiche presenti dal primo anno e quelle facoltative dal terzo. Certo, le sembravano tutte fantastiche e la prospettiva di andare a scuola non l'aveva mai entusiasmata così tanto.

Leaena si sciolse la treccia che aveva fatto la sera prima per tenere in ordine i capelli, che ora le ricadevano morbidi e fluenti sulle spalle. La lunga chioma dorata per la ragazzina non era altro che un enorme fastidio, poiché ogni ciocca andava dove voleva. Risultato? Capelli ovunque. Eppure amava quella sua caratteristica ed era per questo che non li aveva più tagliati, di li a quattro anni.

Passando minuziosamente la mano tra i nodi impervi delle ciocche dorate, Leaena si diresse verso l'armadio e scelse un paio di pantaloni e una maglietta semplice. Velocemente si svestì e indossò i nuovi vestiti, dirigendosi poco dopo in bagno. Il viso riflesso nel vecchio specchio era estremamente dolce, quasi fanciullesco. Il viso rotondo e le guance piene le davano un'aria da bambina cresciuta e gli occhi azzurri con riflessi ambrati la ritraevano proprio come un classico angioletto.

Si sciacquò il viso con l'acqua fresca del rubinetto, rinfrescandosi la pelle e svegliandole la mente. Dopo poco scese al piano di sotto, raggiungendo la nonna che proprio in quell'istante stava rientrando in casa. Vestita con un grosso cappello di paglia e una tuta marrone e verde, un po' sformata sembrava una di quelle vecchie signore che spesso si vedevano nei film. La ragazzina sorrise mesta alla donna, notando i capelli incastrati malamente sotto il copricapo. Un ciocca riccia sfuggiva al mollettone, ricadendo vicino all'occhio. Sbuffando, Amelia cercò di sistemarla al meglio.

-Buongiorno dormigliona. Allora, riposato bene? Sei pronta per la tua sorpresa?- Le disse bonariamente, posando il cestino di paglia e la paletta per il terriccio vicino al portaombrelli.

-Oh, ho dormito più che bene. Quando posso sapere della sorpresa?- Rispose Leaena saltellando verso la nonna. La stritolò in un abbraccio ansioso e curiose, cercando di corromperla con gli occhi dolci.

-Non fare quell'espressione da gattino bagnato, lo scoprirai più tardi. Ora, vai a fare colazione e poi torna di sopra a cambiarti. Troverai sul tuo letto il vestito che ti ho preparato. E' un'occasione importante!- Le svelò la donna, scomparendo poco dopo. La giovane strega non riuscì a trattenere un curioso sospiro, correndo poi in cucina a mangiucchiare qualcosa.

Dal forno prese una delle brioches al cioccolato che la nonna le aveva preparato e fece scaldare un po' di latte sul fornello. Dal mobiletto accanto al lavello prese una delle tovagliette per la colazione, adagiandola sul tavolo.

Scaldato il latte alla giusta temperatura, lo versò nella sua tazza preferita: quella che la nonna le aveva comprato tanti anni addietro, quand'era ancora una bambina. Verde, con sopra decorate delle bellissime ninfee dorate. Ogni volta, prima di accostare le labbra alla fredda ceramica, si soffermava a guardarli immaginando di essere vestita di quegli splendidi fiori aurei.

Dopo essersi seduta a capotavola, addentò un pezzo di brioches carezzando il pelo del suo dolce furetto che, per puro caso, si chiamava proprio come quel dolce. Mentre osservava l'animale sgranocchiare alcune delle crocchette, finì anche lei di far colazione.

-Brioches, oggi devi sbrigarti a mangiare anche tu- il piccolo furetto si voltò verso la ragazza, reclinando la testa di lato, come se volesse asserire.

-Non appena ho finito di vestirmi, vengo a prenderti, va bene?- Le intimò la ragazza, sperando di essersi fatta capire.

Sorridendo, Leaena si alzò e lentamente si diresse verso il piano superiore.

***

{Irlanda, Foresta di Dromore, casa Caedrilla}

Mai più la smaterializzazione congiunta!

Pensò scombussolata la giovane Leaena che, accanto a sua nonna, cercava di riprendersi dopo il traumatico evento. Aveva già provato altre volte la smaterializzazione ma ancora non si era abituata. Ogni volta aveva la sensazione che i suoi organi venissero rimescolati.

Quando si dice avere il cuore in gola...

Con la mano della nonna che la sorreggeva, Leaena alzò lo sguardo e notò finalmente il luogo in cui si erano smaterializzate: la ragazza vedeva tutt'intorno a se alberi, alberi, alberi e...oh, una casetta in legno!

-Ma...nonna, dove siamo? Che posto è? E' davvero tutto così fantastico qui...- esclamò stupita, osservando ogni minimo particolare del luogo che le circondava. Ovunque guardasse non vedeva altro che una enorme distesa di piante di ogni specie dai tronchi bronzei e imponenti sempre pronti a sostenere il fogliame così rigoglioso e vivo. Eppure, mano a mano che lo sguardo si perdeva tra le file di alberi così splendenti, Leaena poteva scorgerne altri sempre più ricurvi su sé stessi come se al margine della foresta vivessero solo quelli più giovani. Era uno spettacolo a dir poco ameno.

A est, proprio dove si poteva vedere il sole sorgere, emergeva in quella che si poteva definire una piccola villetta quasi interamente in pietra e legno. Sembrava quasi di vivere in una favola.

Quando tornò a guardare sua nonna, vide che le sorrideva.

-E' la casa di un caro amico di famiglia, che si da il caso fabbrichi bacchette da moltissimi anni...- si fermò, giusto qualche secondo per permettere a Leaena di spalancare la bocca sorpresa. Ora capiva qual'era la grande sorpresa, quasi inaspettata. Insomma, sapeva perfettamente di doverla ancora comprare, ma aveva pensato di passare da Ollivander, come tutti gli altri ragazzi. Ma lei non era come gli altri; lei era Leaena, la strega con sangue druido.

-E' anche uno dei più anziani druidi che ormai rimangono- finì poi sua nonna. Sembrava immersa nei ricordi, gli occhi ormai persi nel passato.

-Insieme a te, nonna. Anche tu sei un druido anziano, no?- Quella semplice frase ebbe il potere di ridestare la donna dai suoi pensieri. Una risata allegra e spensierata si liberò nell'aria, riempiendo con il suo nobile suono la radura. Qualcosa mosse la chioma di un albero li vicino.

-Oh no, cara, proprio non ci siamo. Lui è molto più esperto di me, molto più anziano e sua moglie gli fa degna compagnia. Ho molto ancora da imparare da loro!- concluse la donna in un misto di ammirazione e paura.

La strinse tra le braccia e amorevolmente si incamminarono insieme verso l'entrata della casetta, circondata da un basso recinto di pietre e introdotta da un sentiero anch'esso in pietra. Era davvero tutto così calmo e rilassante.

Non appena arrivarono davanti alla modesta ma imponente porta di legno, la nonna busso delicatamente. All'interno, dopo il rimbombo provocato dal bussare, si sentirono dei passi leggeri ma decisi avvicinarsi alla porta. Subito dopo, una donna dai capelli completamente bianchi, lisci e lunghi sino alla vita apparve alla porta. Un cipiglio serio e severo le caratterizzava il volto dal portamento nobile, che non appena prese visione delle figure che avevano bussato, si addolcì.

-Finalmente mia cara Amelia, io e Abrues aspettavamo questo momento da anni- esordì ,rivolgendo uno sguardo d'intesa a sua nonna. Poi, spostando l'attenzione sulla figura della ragazzina sorrise dolcemente, invitandole ad entrare.

-Prego, venite pure. Sarà meglio andare in salotto!- le invitò la donna -Tu devi essere la piccola Leaena, vero? Sei cresciuta tanto dall'ultima volta che ti ho visto- finì l'anziana signora, prima di spostare l'attenzione su un punto indefinito della casa. La signora, che dalle successive conversazioni che aveva intrattenuto con la nonna aveva capito chiamarsi Silesia, le condusse sino ad una stanza ampia ed accogliente. Alla parete opposta prendeva posto un camino antico e imponente, sottolineato dalle pietre che ne costituivano il limite. Alle pareti di sinistra, tre grandi e luminose finestre forniva una luce quasi surreale all'intera stanza, che ora notava avere forma circolare. I mobili antichi, in legno, addossati alle pareti forniva quell'aura di maestosa eleganza che anche la signora aveva dimostrato. Al centro della stanza, un tavolino di legno finemente decorato era ricoperto da un numero considerevoli di libri aperti e lunghe pergamene scarabocchiate e corrette. Attorno al tavolo, un lungo divano e due grandi poltrone dall'aspetto morbido e comodo, accoglievano altrettanti tomi e foglio segnati dall'inchiostro. Facendo vagare lo sguardo da una parte all'altra della stanza, Leaena notò un figura ricurva su una delle piantine. Nonostante fosse chino l'uomo, che probabilmente era il marito della signora, sprigionava un'aura di grande potenza e la sua figura sembrava imponente. Sentendo i passi che raggiungevano il salotto, l'uomo si alzò e, voltandosi verso di loro, sorrise. Dal viso pareva decisamente più socievole della donna che le aveva accolte. Improvvisamente, dalle labbra dell'anziano fuoriuscì una voce gentile ma profonda nonostante l'età.

-Oh cara Amelia, ben ritrovata! E questa è la nostra piccola futura druida?- con un inchino che fece sorridere e arrossire Leaena, l'uomo le salutò. La ragazza si limitò a mormorare un veloce buongiorno, prima di rintanarsi tra le braccia della nonna.

-Sei molto cresciuta leonessa. Immagino che tu sia qui per una bacchetta vero? Sarà meglio cominciare subito la ricerca...- concluse il signore.

Poi, senza aspettare risposta, lasciò la stanza e si diresse verso le scale in legno che portavano al piano superiore. Con una leggera spinta, la nonna incoraggiò Leaena a seguire il druido su per le scale. La condusse in un'altra stanza, ancora più disordinata ma accogliente del salotto di prima. Dalla parte opposta all'entrata prendeva posto una larga e massiccia scrivania ricolma di pergamene e boccette varie, contenenti liquidi colorati. In diverse parti della stanza erano accatastati una moltitudine di legnetti di forme e colori diversi.

La mia stanza in confronto è il reame dell'ordine...

Pensò subito la ragazzina, osservando il signore che ora si stava sedendo su una poltrona. Con un movimento leggiadro della mano, la invitò ad avvicinarsi. Solo ora poteva notare com'era veramente il viso dell'uomo.

A giudicare dall'aspetto esteriore, non sembrava tanto più vecchio della nonna: i capelli, insolitamente folti e riccioluti, ormai candidi gli ricadevano a ciocche sul viso in parte nasconde le rughe increspate sulla fronte. La barba, anch'essa bianca come la neve, gli ricopriva il mento fornendogli un'aria da saggio. Ma gli occhio erano qualcosa di unico: di un nero così scuro da sembrar celare qualcosa dietro l'apparenza. Più li fissava e più ne veniva assorbita; la voce dell'uomo ebbe però il potere di ridestarla.

-Ebbene Leaena, mi pare giusto concederti di chiamarmi semplicemente Abreus. Signor Caerpillan, come dovresti, suonerebbe troppo formale per un incontro unico come il nostro...

Bene, cominciamo subito il nostro lavoro- disse tranquillamente l'anziano signore. Nonostante quello che avesse appena affermato, non dava cenno di muoversi da quella sedia. Leaena si torturò le dita finché quello non continuò.

-Vedi quelle montagnette laggiù?- le domandò, indicando le varie piramidi di rametti. Leaena annuì vigorosamente.

-Perfetto! Lasciati guidare dal tuo inconscio e portami tre di quelli con cui ti senti in maggior sintonia-

-Ma signore, a cosa servirà tutto questo?- chiese più che mai confusa. Il vecchio continuò a sorriderle.

-Fidati e lo scoprirai presto-.

Sconsolata, la ragazza cominciò quell'impossibile ricerca.

Ollivander era troppo semplice, vero?

Pensò, cercando di capire perché dovesse fare un così grande lavoro per avere una bacchetta quando gli altri dovevano solo provarne alcune per vedere qual'era quella giusta.

Dopo quasi un'ora di estenuante ricerca, tornò dall'uomo convinta dei rametti che aveva scelto. Quello le sorrise e prese con garbo i tre rametti. Quando ebbe finito quella che a Leaena sembrò una interminabile analisi, le porse il secondo dei tre: quello color cioccolato.

-Ci siamo. Questa sarà la tua nuova bacchetta!- esordì improvvisamente l'uomo.

-Cosa? Abreus, questo è solo un semplice rametto, non può...- Leaena, ancora scioccata, non poté finire la frase che venne interrotta dalla risata profondamente divertita del signore.

-Tranquilla, questa è la base, il legno a te affine.

Ora vai verso quella vetrinetta e scegli la boccetta giusta; ricorda, è importante che tu ti senta appartenere al liquido al suo interno- concluse poi Abreus, strappando un sospiro di sollievo alla giovane.

Più sollevata, si diresse verso il mobile che le era stato indicato e vi si pose davanti; centinaia di boccettine dei diversi colori erano ammassate al suo interno. Stava facendo vagare lo sguardo da destra a sinistra quando un contenitore particolare la incantò; era posto dietro a decine di altre boccette ma lei l'aveva subito notato.

Prese velocemente la boccettina scelta e tornò dal vecchio uomo. Il liquido verde riluceva attraverso il vetro e ammaliava lo sguardo di Leaena.

-Adesso ci siamo. Raggiungi pure il tuo furetto al piano inferiore e di a tua nonna di salire assieme a Silesia, forza!- Le intimò Abreus, facendo scattare la ragazza come una molla. Percorse il più velocemente possibile le scale, raggiungendo il salotto in pochissimo tempo. Riferì tutto alle due donne che salirono con aria soddisfatta.

Mentre lei giocava spensierata con Brioches, mangiucchiando di tanto in tanto qualche biscotto che Silesia le aveva offerto, il lavoro di rifinitura della bacchetta procedeva.
Dopo quasi un'ora, sentì gli adulti scendere le scale. Si alzò in piedi velocemente, rassettandosi il vestito che indossava.
Ecco qui la tua bacchetta, mia cara Leaena.
Amelia le porse con gentilezza un piccolo sacchettino di velluto verde, dentro al quale stava la sua nuova compagna.
Quando la estrasse ne rimase estasiata. Il manico era decorato con un serpente argento e nero con una piccola pietruzza verde a sottolineargli l'occhio. Il resto poi era occupato da una lunga iscrizione runica; una dedica della nonna.

A Leaena la valorosa.
La ragazza alzò lo sguardo felice e gioiosa verso gli altri, che la osservavano con attenzione.
-Legno di Acero, nucleo di Crine di Unicorno, 13 pollici, flessibile- spiegò docilmente Abreus.
-Si, ma perché il serpente? E' perché sono simpatici come quello che sta nel nostro giardino?- chiese ingenuamente Leaena, ricordandosi del piccolo rettile verde chiaro che si aggirava tra i fiori della nonna.
-Oh no piccola, è il simbolo della nostra casata: un serpente che divora il ramo della sapienza. Dovresti saperlo sai?- le rispose la Amelia, appoggiando le mani sui fianchi e osservandola con fare a metà tra l'irritato e il rassegnato.
-Oh, scusa nonna!- aggiunse imbarazzata Leaena, che adesso maneggiava con sicurezza la sua bellissima e nuova bacchetta. Sentiva che l'avrebbe curata con il massimo delle cure, senza mai abbandonarla. Era già metà del suo cuore.

Così, dopo una deliziosa cenetta a casa dei due druidi, Leaena e Amelia rincasarono, felici di quell'incontro più che mai.

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L'intricata tela di Lily Lucy
Benvenuti di nuovo in questa storia. Ho deciso di pubblicare subito il secondo capitolo, giusto per affrettare un po' i tempi. Il prossimo finalmente sarà quello della partenza per Hogwarts, non vedo l'ora di farvelo leggere.
Mi raccomando, fatevi sentire!

Un saluto,
Lily Lucy

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