Broken-hearted

di niall_s juliet
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una madre come te. ***
Capitolo 2: *** Welcome to London. ***



Capitolo 1
*** Una madre come te. ***


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- Non ho intenzione di andare in quella scuola chiaro ? – urlai con tutta la voce che avevo in gola .
- E cosa vuoi che faccia ? Che ti lasci qui a Sidney mentre io vado in Giappone ? Scordatelo Allie – rispose mia madre accompagnando quelle parole con un gesto deciso della testa al quale risposi con una smorfia sdegnata.
Come sempre aveva deciso per me, l’aveva sempre fatto. La mia vita, sin da bambina, era stata sempre condizionata da quel suo dannato lavoro che la portava a trasferirsi ogni anno in una città diversa. Ma alla fine qual’era il suo problema ? Non era lei quella che doveva sempre cambiare abitudini, vita, amici, città perché lei non aveva amici, non aveva una vita, tutto ciò che contava nella sua vita era quel fottuto lavoro.
- Non credi che io sia stufa degli addii ? E’ da quando avevo 6 anni che non facciamo altro che cambiare città ! – cercai di farle cambiare idea , ma dalla sua espressione traspariva tutta la sua decisione.
- E’ proprio per questo che d’ora in poi tu non ti trasferirai più con me. Resterai in questa scuola finchè non prenderai il diploma.
- E che cambia ? Mi manca un solo anno per prendere il diploma, posso prenderlo benissimo lì  - risi divertita anche se in quella situazione non c’era niente di divertente .
- Allie questa è la scuola più prestigiosa di Londra , starai bene – nel suo tono c’era tutta la voglia di giustificare l’ennesimo addio, forse l’ultimo.
- Sai che me ne frega che è la scuola più prestigiosa di Londra, io voglio rimanere qui a Sidney. Non voglio lasciare i miei amici qui, come farò senza Jane e Matt ? Non voglio andarmene, Jane mi ospiterà benissimo, ti prego Grace.–  la supplicai invano trattenendo difficilmente le lacrime.
- Scherzi ? Sai benissimo che non torno mai nelle città in cui sono già stata, quindi che faccio ? Ti lascio vivere in quella casa per il resto della tua vita ? Scordatelo. E non discutere, andrai in quella scuola che ti piaccia o no. Domani mattina ti accompagnerò all’aeroporto, quando arriverai a Londra ci sarà Cassey ad aspettarti per accompagnarti al college. Adesso va a preparare la valigia e non fare storie. – disse con un tono arrogante.
- Non sai quanto mi vergogni ad avere una madre come te, Grace. Egoista e ambiziosa, tutto qui. – scossi la testa in segno di rassegnazione, ero arrabbiata, triste e forse anche delusa.

Andai in camera mia, tirai un lungo sospiro di sollievo come se potesse servire a buttar fuori tutta la tensione e il nervosismo che mi stavano logorando dentro. Io non ero la ragazza dalle lacrime facili ma piuttosto preferivo tenermi tutto dentro essendo pur consapevole del danno. Come avrei spiegato a Jane e Matt che domani mi sarei trasferita a Londra ? Come ? Come sarei riuscita a spiegare loro che non ci saremmo più rivisti ? Come sarei riuscita a spiegare loro l’egoismo di Grace ?
Era proprio a causa del suo egoismo che non riuscivo più a chiamarla mamma . La chiamavo Grace, come se fossi solo una malcapitata che aveva avuto la sfortuna di conoscerla; non la chiamavo mamma da tanto tempo perché nessuna mamma era come lei. Le mamme ti riempiono di affetto, pensano a te prima di tutto e non si mostravano indifferenti davanti a quelle che erano le conseguenze su di me.
Con il cuore in gola, le mani che mi tramavano e gli occhi che bruciavano come infuocati, afferrai il cellulare e digitai il numero di Jane.
- Pronto Allie ! – trillò lei pimpante lasciandomi affondare ancora di più nella peggior sensazione del mondo.
Ehi ehm … Jane hai impegni per oggi pomeriggio ? – le chiesi io con una voce stridula .
- No devo solo studiare storia per domani. Qualcosa non va ?
- Devo parlarti. Te e Matt. Al solito posto.
- Devo preoccuparmi ? 
- A dopo Jane – riattaccai non avendo neanche il coraggio di parlare.

Stamattina era stato il mio ultimo giorno nel mio liceo ed io non avevo neanche salutato gli altri, questo sarebbe stato l’ultimo giorno passato in questa meravigliosa città che amavo con tutta me stessa e quelle ore a seguire sarebbero state le ultime passate con i miei migliori amici.
Afferrai la mia borsa grigia, infilai le cuffiette nelle orecchie e uscii di casa senza degnare di alcun saluto o dettaglio Grace. In fondo non si meritava nulla. Camminai con il gelo di febbraio che rendeva l’arrivo all’appuntamento ancora più difficile; poi finalmente, per così dire, vidi l’entrata del parco e entrandovi mi diressi direttamente alla nostra panchina. Si , perché noi avevamo una panchina, una panchina su cui avevamo scritto di tutto, una panchina su cui ci eravamo giurati amicizia eterna, una panchina che io avrei sgomberato l’indomani .
- Allie tesoro. – mi salutò allegro Matt affiancato da Jane che mi abbracciò. 
- Ciao - sussurrai io affondando il mento nella sciarpa .
- Allie. Al telefono mi sei sembrata triste . Che ti succede ? – mi chiese Jane preoccupata.
- Non è così facile – scossi la testa vigorosamente.
- Dai Allie, non farmi preoccupare – disse Matt poggiando una mano sulla mia spalla.
- Se preferisci ne parliamo domani – mancavano solo le proposte di Jane a rendere quell’annuncio il più pungente di tutti .
Avevo cambiato città tante volte ma non era mai stato così difficile dire “Domani me ne vado , mi trasferisco e non ci vedremo più” .
- Non ci sarà un domani. Io me ne vado – riuscii a sputarlo tutto d’un fiato sentendo la gola infuocata .
- Cosa ? – gridarono Jane e Matt all’unisono .
- Grace è stata trasferita in Giappone, io andrò a studiare a Londra.
- Ma-ma tu non puoi abbandonarmi Allie, io ho bisogno di te. –
mi supplicò Jane cominciando a piangere.
Io e Jane ci amavamo proprio per questo. Eravamo completamente diverse, lei era la sensibile io ero quella forte. Io ero la sua forza, lei la mia coscienza. Come avrei fatto d’ora in poi senza di lei ? Matt ? Matt era semplicemente il mio amore, c’era sempre quando avevo bisogno di qualcuno e c’era sempre quando avevo bisogno di chiarezza nella mia testa .
Jane , Jane ti prego non piangere . Rendi solo tutto più difficile . Questo è il mio ultimo giorno con voi e non voglio lacrime né tristezza , voglio solo divertirmi come non abbiamo mai fatto prima d’ora – li supplicai io .
- Allie tu sei la mia migliore amica, non puoi chiedermi di gioire l’ultimo giorno che passiamo insieme. Non puoi – nella voce di Matt c’era tutta la voglia di giustificare le loro lacrime.
- Vi va un gelato ? Cominciamo così, offro io e sorridete. – mi sforzai ad accennare un sorriso.
Loro si scambiarono uno sguardo complice come se stessero decidendo di assecondarmi o continuare a piangere e disperarsi, decidendo poi alla fine di assecondarmi nei miei finti sorrisi e nel mio finto piano di sventare qualcosa che avrebbe distrutto i cuori di tutti.

***

- Sono a casa – urlai chiudendomi la porta alle spalle e lanciando la mia borsa sul divano.
- Erano le quattro del pomeriggio quando sei uscita, ti rendi conto ? Sono le nove, eri praticamente scomparsa. Che fine avevi fatto eh ? – mi domandò Grace urlando.
- Non ha importanza per te. A te non è mai importato niente di me - urlai puntando i miei occhi infuocati nei suoi. - Se permetti ho voluto passare del tempo con i miei migliori amici dato che tu mi hai strappata dalle loro braccia. Come hai sempre fatto. – continuai stizzita.
- Oh ma smettila con questo inutile vittimismo e fila in camera tua. La tua valigia è pronta, domani mattina la sveglia è alle 4.30.
Ignorandola afferrai velocemente la mia borsa dal divano e mi diressi verso il corridoio. - Che fai ? Non mangi ?
Senza degnarla di alcuna risposta andai in camera mia sbattendo violentemente la porta, indossai il pigiama e mi misi a letto. Come avrei potuto dormire ? Come se avevo incessantemente impressi nella mente i volti rigati dalle lacrime di Jane e Matt ? Il gelato che avevo offerto loro, le nostre ultime risate sulla nostra panchina e la nostra ultima scritta che segnò la fine tra  “Allie e l’avventura in Australia” .
I miei pensieri furono interrotti dalla vibrazione del cellulare sul comodino .“Ti dimenticherai mai di noi ? – Jane e Matt xx”
“Che domande sono ? Non mi dimenticherò mai di voi chiaro ? Mai. Anche se il solo modo per tenervi vicini dovesse essere questo stupido aggeggio elettronico. – Allie xx”
“Ti amo Allie – Jane xx”
“ Anch’io Jane, tanto ; anche te Matt. Non dimenticatevi di me, io non lo farò. Non sono mai stata così bene in una città tanto quanto lo sono stata qui, nella mia Sidney. Tutto questo grazie a voi  – Allie xx”
 
“Tu hai reso tutto più bello. Mi mancherai amore mio, tanto – Jane xx”

Rimasi immobile a fissare lo schermo del cellulare spegnersi mentre gli occhi mi si riempivano di lacrime e mi rannicchiai sotto le coperte abbandonandomi a me stessa. Domani sarebbe stato un nuovo giorno. Da Sidney a Londra. Una nuova casa, che mi avrebbe allontanato per sempre dalla mia vera casa.

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Capitolo 2
*** Welcome to London. ***


Erano solo le 4.30 quando quell’inutile aggeggio molto più comunemente denominato sveglia cominciò a trillare nella mia camera, rendendo quella giornata una bella merda solo al risveglio che diventò subito più piacevole quando la zittii con un colpo secco mettendo fine a quella tortura, dando così sollievo alla mia povera testa che già stava per scoppiare.
Mi stiracchiai e strofinandomi gli occhi mi misi a sedere sul letto, pregando con tutta me stessa che quella mattinata fosse solo un incubo.
Non ero io a dover lasciare Sidney per Londra vero ?
Non ero io che dovevo abbandonare i miei migliori amici vero ?
Sbagliato, stava capitando tutto a me.
Nonostante avessi voluto rimanere a letto e dormire, mi alzai, tirai fuori qualcosa dall'armadio e raggiunsi il bagno, mi feci una doccia. Pronta, mi stravaccai sul letto in attesa di andar via e gettando un occhio sul comodino impugnai il cellulare come se da quel giorno fosse sacro. Sarebbe stato l'unico mezzo che mi avrebbe permesso di ascoltare la voce allegra della mia Jane affiancata da quella calda e rassicurante di Matt .- Hai finito ? Dobbiamo andare dannazione ! 
- Arrivo un attimo.
Afferrai la valigia e trascinandomela dietro mi fermai alla porta della mia camera, solo per osservare per l’ultima volta quella camera che amavo e che avrei dovuto abbandonare. Poi con il cuore a pezzi uscii dalla stanza, chiudendomi la porta le spalle e raggiunsi Grace in cucina.
- Dannazione Allie, era ora ! hai preso tutto ? - mi chiese in attesa di una risposta. - Andiamo su – mi disse lei aprendo la porta di casa e lasciando che il gelo entrasse in casa mentre lei si dirigeva all’auto .
La raggiunsi e durante il tragitto “casa-aeroporto” non disse nulla , si limitava a guidare l’auto con lo stereo acceso come se volesse uccidere quel silenzio che c’era , lasciando che nella macchina si sentisse solo al canzone dei Coldplay che stavano trasmettendo .
- Sono sicura che ti troverai bene in quella scuola – disse fingendosi gentile.
- Sarei stata meglio qui, accanto alle persone che amo. – risposi io acida.
-  Non fare la bambina. Troverai degli amici anche lì.
-  E quindi ? Ma tu sai che cos’è un’amicizia vera ? Di quelle che non dimentichi mai ? Di quelle che ti scaldano il cuore, quando ce l'hai a pezzi ? Mi spieghi come faccio a sostituire Jane e Matt ? Ma alla fine con chi credevo di parlare ? Parlo con te che ti sforzi per fare di tutto per distruggere la vita di tua figlia. Hai reso la mia vita un tremendo incubo cazzo. -  accompagnai quest’ultima frase con un pugno sul cruscotto dell’auto al quale lei sbarrò gli occhi stupita.
- Scendi siamo arrivate, il tuo aereo atterrerà qui tra poco.- disse poi aprendo la portiera per evitare il discorso.
Ormai sola in auto, la seguii afferrando la mia valigia e dirigendomi fino all’entrata dell’aeroporto seguita da Grace che sorrideva entusiasta.

***

“Il volo 534 diretto che parte da Sidney verso Londra atterrerà tra poco, si pregano i gentili passeggeri di avvicinarsi all’uscita dell’aeroporto grazie”

- Oh tesoro, fa attenzione e telefonami non appena arrivi al college okay? – mi abbracciò quasi sforzandosi di piangere come se di me gliene fosse mai fregato qualcosa.
- Okay, ciao. – risposi acida staccandomi dall’abbraccio.
Tirai su il manico della valigia e mi diressi verso l’uscita dell’aeroporto finchè delle urla, dei singhiozzi, dei tonfi simili a dei passi mi fermarono di colpo.
- Allie ! 
Mi voltai e vidi corrermi incontro Matt e Jane che appena mi raggiunsero mi saltarono al collo stringendomi forte e bagnandomi le guancie con le loro lacrime.
- Ragazzi , sapete che soffro d’asma così mi uccidete – risi io commossa.
Non andartene ti prego Allie – mi supplicò Jane con il viso a chiazze nere per il mascara tutto colato .
Siete venuti qui a salutarmi.– sorrisi dolce.
Credevi che ti avremo lasciato andare così ? – mi sorrise Matt.
Allie, devi sbrigarti ! Muoviti ! – urlò Grace strappandomi dalle braccia di Jane.
- Lei. Lei. Che pena che mi fa. Non la perdonerò mai di questo chiaro ? Mi sta portando via la persona più importante della mia vita solo per il suo stupido lavoro, per la sua ambizione – le gridò Matt infuriato.
- Senti ragazzino, portami rispetto. Appena avrai tu un lavoro e dovrai pensare a mantenere tua figlia potrai, solo allora, giudicarmi. E poi andiamo tra qualche mese vi dimenticherete tutti di Allie – rispose Grace arrogante guadagnandosi solo sguardi sdegnati da tutti noi.
- Non ci dimenticheremo mai di Allie, ma di lei sì. Farò tutto ciò che in mio potere per rimuovere dalla mia mente il suo volto. 
- Vi voglio bene ragazzi e vi prego, telefonatemi sempre in qualsiasi momento. – li salutai abbracciandoli forte.

“Ultimo richiamo per il volo 534 diretto che parte da Sidney verso Londra atterrerà tra poco, si pregano i gentili passeggeri di avvicinarsi all’uscita dell’aeroporto grazie”

- Credo di dover andare. Mi mancherete, un sacco. Ciao Matt, ciao Jane. - li salutai per l'ultima volta voltandomi verso l'uscita.
- Allie ! - un grido mi impose di girarmi. - Ci rivedremo vero ?
- E' una promessa Jane. -
sorrisi io voltandomi ancora una volta.
- Ricorda che ti amo. - gridò Matt facendo spuntare sul mio volto un sorriso.

Mi amava. E lo sapevo bene.

***

Finalmente dopo svariate e terribili ore di viaggio atterrai a Londra. Il viaggio era stato terribile, avevo sempre avuto paura degli aerei.
Andai a ritirare la mia valigia per poi cominciare a seguire la mandria di persone che si dirigeva verso l’uscita finchè non vidi una ragazza di bassa statura saltellare per l’aeroporto sbracciando. Era Cassey e non era cambiata per niente.
- Ciao Allie. - mi salutò Cassey abbracciandomi. - Santo cielo, sei cresciuta e sei bellissima.Come stai ? – mi abbracciò Cassey.
- Cassey, diciamo che potrei stare decisamente meglio. – risposi io .
- Vedrai che ti troverai bene qui a Londra, ne sono sicura. Vieni andiamo, ti accompagno al dormitorio del college.
Annuii distrattamente cominciando a camminare fino all’uscita dell’aeroporto e raggiungendo l’auto rossa di Cassey. In macchina restai in silenzio fissando le immagini di Londra scorrere attraverso il finestrino finchè l’auto non si fermò davanti ad una costruzione antica, molto carina, dovevo ammetterlo.
- Ecco questo è il dormitorio – disse Cassey eccitata neanche fosse lei a dover star rinchiusa lì dentro – Adesso entra ci saranno Rachel e Victor che ti mostreranno la tua camera, se dovessi avere bisogno di me chiamami tanto il mio numero ce l’hai.
- E’ quasi vicina all’aeroporto quindi se un giorno dovessi decidere di evadere posso farlo tranquillamente. – risi io prima di salutarla e scendere dall’auto.
Suonai il campanello mentre Cassey andò via; venne ad aprirmi una signora dal viso dolce intorno alla quarantina che mi sorrise sin da subito.
- Oh ciao ! Tu devi essere Allie Jeffrey ! – sorrise lei.
Rachel ? – azzardai io per poi capire di aver azzeccato in risposta al suo sorriso.
- Già mi conosci allora. - ridacchiò lei afferrando la mia valigia.-  Sono la cuoca e la governante di questo posto. Vieni entra, sei la benvenuta qui. – rispose lei sempre allegra facendomi spazio per farmi entrare.
Mi guardai intorno e più che un dormitorio per poveri collegiali mi sembrava un hotel di lusso , era tutto così bello lì dentro , aveva tutto un carattere antico che affascinava .
- Signorina Jeffrey.– rimbombò cupa la voce di un uomo che cominciò a scendere le scale .
- Salve. – risposi io intimorita dalla vista di quel signore sulla cinquantina che in confronto alla casa era davvero terrificante. Era cupo, misterioso e aveva uno sguardo che incuteva paura.
- Venga con me, Rachel vieni con noi e porta la valigia della Jeffrey.
Salimmo al piano di sopra, attraversando un corridoio che sembrava non finisse mai poi si fermò di scatto davanti ad una porta che aprì.
-  Bene questa è la sua camera che condividerà con altre due ragazze che dopo avrà modo di conoscere. Sistemerà tutto dopo adesso le spiego un po’ come funzionano qui le cose. La porta alla destra da’ ingresso alle stanze dei ragazzi, quelle a sinistra come ha visto a quelle delle ragazze, è severamente vietato passare le sere fuori dal proprio territorio. La sveglia è alle 6.00, avrà a disposizione un’ora per lavarsi e prepararsi, alle 7.00 c’è la colazione quindi deve essere presente immediatamente nella sala pranzo, alle 8.00 deve essere già a scuola , le lezioni cominciano alle 8.15 signorina. Il pranzo è alle 12.30 nella mensa della scuola, tornerà al dormitorio intorno alle 16.30 dopo di che avrete del tempo libero. La cena è alle 20.30, il coprifuoco è alle 21.30 ciò significa che alle 22 lei dovrà essere nella sua camera con le luci spente a ronfare, e le conviene essere obbediente perché non tollero ritardi altrimenti...
- Altrimenti cosa ? – chiesi io intimorita .
- Altrimenti questo. – uscì dal taschino della sua giacca uno spazzolino da denti – Credo che non le piacerebbe dover lucidare il parquet. – spiegò lui malefico .
- Direi di no – risi di gusto io per poi smetterla improvvisamente sotto il suo sguardo severo.
Adesso può sistemare le sue cose , tra 30 minuti torneranno i suoi compagni. - a quella notizia abbozzai un sorriso. Era un brutto segno il fatto che volessi già andar via ?
Victor girò i tacchi e si dirise in una stanza che doveva essere il suo studio, lasciando me e Rachel sole. - Fa sempre paura a tutti i nuovi arrivati. Tranquilla è proprio così.
- Dovrò abituarmici ! A dopo. – sorrisi io entrando in camera.

***

Avevo appena finito di sistemare le mie cose, i vestiti nell’armadio, la mia foto con Matt e Jane sul comodino.
- Merda un altro 3 a Biologia, se ne prendo un altro dovrò sentire le noie di mia madre. – sbuffò una ragazza dai capelli rossi entrando in camera seguita da un’altra ragazza mora – E tu chi cavolo sei ? – chiese la rossa accorgendosi della mia presenza.
- Ciao io sono Allie, sono nuova qui, vengo da Sidney. – risposi io cercando di attacare subito bottone.
- Ah si ? – sorrise lei – Chi se ne frega ! – aggiunse tornando seria per poi entrare in camera e buttarsi a peso morto sul letto.
- Oh beh, anche a me fa piacere conoscerti.– risposi io ironica seguita dalle risa della ragazza mora alle sue spalle.

Da considerare un bell'inizio ?
 

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