Heroes

di yolima90
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il signor Matt ***
Capitolo 2: *** Harry Potter, e visita all'orfanotrofio ***
Capitolo 3: *** stanno arrivando ***
Capitolo 4: *** bruce wayne ***
Capitolo 5: *** il signor matt? ***



Capitolo 1
*** Il signor Matt ***


<< E ora?  >> domandò un Harry Potter distrutto mentre si voltava al suo compagno di viaggi
<< Ora? Ora li facciamo fuori per una buona volta >> rispose fiero Tony Stark togliendosi il fango dal’armatura.
 
Tempo addietro.
 
Il signor Matt si svegliava sempre presto, ogni sera prima di andare a letto metteva la sveglia per le sette del mattino se non ancora prima quando il sole non si era ancora alzato .
Ma quella sera non posizionò la sveglia, anzi la staccò proprio e andò a guardare fuori dalla finestra dove macchine e pedoni frecciavano veloci giù lungo la strada.
C’era stato un tempo che in quel luogo era abitato solamente da grandi campi di grano e case vi erano poche se non nessuna.
Il signor Matt di anni ottanta, se li ricordava molto bene quei tempi in cui l’uomo non aveva ancora distrutto del tutto la natura.
Sospirò e come faceva ogni sera da ormai  40 anni, si accese la sigaretta e se la portò alle labbra secche e screpolate, quell’anno l’inverno era arrivato prima e lui era stato preso alla sprovvista costringendolo a rinchiudersi in casa e aspettando la primavera.
Il suo corpo non era fatto per affrontare un inverno così gelido come quell’anno , se fosse uscito sicuramente sarebbe morto immediatamente.
Ma c’era qualcosa che lo costringeva a stare in casa anche se ogni tanto apriva la finestra e si affacciava, ma solo ogni tanto prima che la sua mente gli diceva di richiudere perché poteva essere troppo pericoloso e perché Lei lo poteva trovare .
L’Oscurità.
La signora del male , colei che amministrava gli incubi e ogni paura di ogni essere umano. La Regina che nessuno era riuscito a sconfiggerla fino ad ora.
 
<<  Signor Matt ?  >>
il vecchio uomo sorridente si voltò con la sigaretta tra le dita , indossava un semplice maglione con un orso sul davanti dal naso rosso e dei pantaloni di lino sottili
<< Dimmi cara, come posso esserti d’aiuto ?  >>
una ragazza lo guardava , era bella e slanciata eppure non aveva ancora trovato l’amore . Una cosa triste , pensava il vecchio, perché Judith era davvero bella ..ma forse era per quel motivo che gli uomini scappavano da lei o chiedevano certe cose che a lei non le stava bene , era una ragazza speciale dalla risata facile e dalla compagnia piacevole.
Judith sarebbe diventata una persona importante un giorno.
<< Le volevo dire che Paul ha portato la posta signore, e abbiamo trovato una cartolina che proviene da Toronto, Canada. >> sorrise << Signore  >>
<< Ottimo. Posso vederla ,cara?  >>
La ragazza fece si con la testa e tese una cartolina ingiallita al vecchio che con mani tremanti la prese , la vecchiaia portava anche questo, a ridurti a un vecchio tutto tremante anche in estate ma il signor Matt non si lamentava spesso e accettava con un sospirò le conseguenze che l’avrebbero portato un giorno alla morte.
Gia’ la morte..quando sarebbe arrivata ? Era così stanco e fu ancora più stanco quando lesse la cartolina.
 
<< Notizie brutte signore?  >> domandò incerta la ragazza
<< No cara. Non esistono brutte notizie,ma oscure parole fanciulla mia. Imparalo  >>  passò un dito sulla cartolina e lesse la data
“ 18 novembre 1970”
<< Ha viaggiato molto questa cartolina >>
<< Si. Signore .  >>
Il Signor Matt guardò Judith che si dondolava sulla punta dei piedi nel suo vestito lungo che superava il ginocchio , se avesse avuto 40 anni in meno ci avrebbe provato.
“ come siamo stupidi noi uomini a volte “ si ritrovò a pensare il vecchio.
<< Puoi andare Judith. Hai la serata libera, mia cara .  >>
<< Ne è sicuro? Se vuole posso rimanere qui >>
<< Sicurissimo. Esci Judith, divertiti come i tuoi coetanei.  >>
la ragazza si voltò e uscii chiudendo la porta con un leggero “clic” , poi ci fu di nuovo silenzio.
 
Il signor Matt appoggiò la cartolina sul tavolo e ritornò a guardare fuori, vide delle nuvole minacciose avvicinarsi , erano grosse e cariche d’ira, fulmini scoppiavano entro di esse ad ogni secondo e più si avvicinavano e più si mostravano veramente.
Non erano nuvole normali.
Stava arrivando , chi avrebbe osato questa volta a fermarla?
Sospirò e tirò le tende,  c’era del lavoro da fare e subito.

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Capitolo 2
*** Harry Potter, e visita all'orfanotrofio ***


<< Harry ! Harry!  >>
Era più di un’ora che Hermione Granger la migliore amica di Harry Potter stava cercando di svegliare il bambino sopravvissuto a Voldemort.
Ma era risultato una faticaccia buttarlo giù dal letto e anche se nella sua mente comparivano frasi di possibili magie che poteva fare a quel ragazzo ,lei continuava a scuoterlo con violenza e gridare il suo nome.
Solo al centesimo urlo di lei , finalmente il ragazzo si svegliò.
<< Harry!  >>
<< H – Hermione…ma cosa diamine ? >>
Hermione sbuffò
<< Finalmente! E’ da un ora che ti chiamo, muoviti, cambiati, lavati e seguimi. Silente ha bisogno di parlarti, dice che è urgente e vedendo con che tono me l’ha detto dev’essere qualcosa di grosso.  >>
la ragazza corse via , Harry la sentii scendere le scale della loro nuova casa in Privet Drive numero dieci , comprata solamente da qualche mese dal suo padrino Sirius Black per lui.
Harry Potter era un ragazzo alto e magro, con i capelli tutti arruffati e in fronte aveva una cicatrice a forma di saetta ma voi tutto ciò lo sapete già. Avete letto la sua storia no?
Ebbene allora tralasciamo la descrizione e la sua triste storia e andiamo avanti, prego girate pagina .
 
<<  Harry! Ragazzo mio! Siediti accanto a me , latte?  >>
<< C – cosa? No grazie , signore ..Hermione mi ha detto che mi voleva parlare >>
Erano in cucina e Silente stava facendo colazione con latte e biscotti e un cucchiaio di miele appena comprato al mercato qui vicino.
Silente si sistemò gli occhiali a mezza luna e solo in quel momento Harry Potter si accorse di com’era conciato il Preside della scuola di Hogwarts. Indossava abiti babbani ed era strano vederlo in una luce diversa.
<< Si ho mandato la signorina Granger ha chiamarti, mi ha detto che non è stato facile >> ridacchiò prima di tornare serio << Harry io e tu dobbiamo parlare di cose importanti. >>
<< Voldemort è tornato signore?  >>
Silente girò piano il cucchiaio dentro la sua tazza color rosa
<< Non è di Voldemort che ti voglio parlare ma peggio. >>
Cosa c’era di peggio che superava Voldemort? Si domandò il ragazzo con la cicatrice in fronte, guardò Silente che sembrò invecchiato di dieci anni e più stanco dell’ultima volta che l’aveva visto.
<< Sta’ arrivando una tempesta Harry Potter, e non è come l’ultima volta. Non vede coinvolto solo il mondo della magia ragazzo mio, vedi questa volta è diverso..è qualcosa di più grosso, di più spaventoso e immenso che ci vede coinvolti tutti.  >>
mandò giù qualche sorso di latte e poi ritornò a parlare
<< Hanno bisogno di te. Hanno bisogno sempre di qualcuno che sappia manipolare la magia e tu sei perfetto per questo lavoro. >>
 
Lavoro?
 
<< Ma signore..io non ..Hermione, lei è brava a manipolare la magia.. >>
Silente scosse la testa stanco
<< No, la signorina Granger non è la persona giusta questa volta, sei tu Harry, solo tu.  >>
l’uomo lo fissò con quei occhi celesti  e per un’attimo Harry Potter si sentii minuscolo davanti a quello sguardo
<< Partirai immediatamente, dimentica il tuo ultimo anno scolastico , le tue valigie sono già pronte figliolo. >> gli mise una mano sulla spalla << Non so’ se noi ci rivedremmo..ma se non fosse così..stai molto attento. >>
fece un breve sorriso poi si alzò
<< Ci vediamo Harry Potter. >>
Silente si allontanò da lui a grandi passi , cosa gli aspettava oltre quella porta? Si domandò il ragazzo prima di tornare a guardare la tazza ancora piena di latte lasciata dall’uomo.


 
****


 

 
<< Muoviti. >>  una mano la spinse in avanti rischiando di farla rotolare lungo le scale , non era iniziata bene la giornata per Helena Dickson .
Il direttore dell’orfanotrofio “ Smile” era venuto a svegliarla prima che il sole s’innalzasse e riscaldasse i loro poveri corpi freddi.
<< Muoviti!  >> disse con tono deciso spingendola ancora, la ragazza dai capelli corti rossi continuò a camminare, era stanca e aveva il corpo tutto indolenzito per la notte prima.
Non aveva chiuso occhio dentro a quella cella d’isolamento.
Il giorno prima aveva provato a scappare, Jason, il direttore aveva liberato i suoi cani per cercarla in tutto il bosco e ci erano riusciti a scovarla .
Il ritorno era stato un disastro, con lei che ogni minuto cercava nuovamente di scappare per poi essere riportata e picchiata per bene.
Il risultato? Un’ occhio nero e una spalla (corpo compreso) distrutta.
<< Dentro >>
Lo studio del direttore sapeva sempre di sigaro cubano che si mescolava al sudore del possessore, una cosa da voltastomaco. Ma ormai ,dopo tutti quegli anni passati li  , Helena ci era abituata.
L’odore era entrato in lei e fatta sua .
<< Siediti . >>
la spinse giù su una sedia vecchia e puzzolente di cane bagnato, davanti a lei c’era un’uomo anziano leggermente gobbo , indossava un lungo cappotto nero fatto a mano, e pantaloni curati in ogni minimo dettaglio , Helena lo guardò attentamente..cosa voleva  e soprattutto chi era?
<< Lui è il Signor Matt.  Lo conoscerai sicuramente, è l’uomo più ricco di tutta Londra, possiede due banche e il museo delle Scienze è suo.  E’ una persona importante. >>
il direttore sorrise al Signor Matt che si voltò 
<< Grazie mille, ci potrebbe lasciare soli? Vorrei parlare in privato con la signorina  >>
L’uomo fece scomparire il sorriso dalle sue labbra e lo fissò male
<< Pensavo.. >>
<< Lo so’ cosa pensava, ma è la ragazza che m’interessa. >>
Il preside mandò giù il boccone amaro e fece si con la testa, mentre Helena soffocava una risata vittoriosa, lo stava trattando come lui trattava loro.
Il signor Matt aspettò di parlare finchè non furono veramente soli, guardò la ragazza, era uscito solamente per lui affrontando il freddo e il gelo solamente per vedere Helena.
La guardò, aveva un’occhio nero e sapeva di umidità di cella , provò pena per quella ragazza, ne doveva aver passate tante e chissà quante domande si stava ponendo nella sua bella testolina rossa.
Vide che aveva pure un labbro rotto, una delle tante punizioni all’orfanotrofio.
Ma la cosa che lo lasciò senza parole furono gli occhi.
Occhi color verde – acqua senza speranza, persi nel vuoto, sguardo di chi sa’ che non avrà più niente dalla vita, che nessuno l’amerà più perché è uscita da una relazione tra una puttana e un cliente.
Hanna era una bastarda.
Gettata fuori così e trattata come un problema che nessuno voleva averne tra i piedi e così di nuovo gettata in questo posto dimenticato da dio..tra i suoi simili.
<< Tu devi essere Helena >> Il signor Matt si sedette sulla poltrona che apparteneva al direttore
<< Si signore  >>
<< Per favore..dammi del tu, mi puoi chiamare Matt. >>
la ragazza fece si con la testa, aveva le unghie tutte mangiucchiate
<< Vedo che le presentazioni sono state già fatte, ma io conosco solo il tuo nome, chi sei veramente Helena?  >>
la guardò sorridente, quella ragazza poteva essere sua nipote si disse tra se’ il vecchio dal sorriso buono.
<< Helena signore..Matt.  Ho diciasette anni, tra qualche giorno farò i diciotto anni e lascerò per sempre questo posto >>  abbassò lo sguardo come se avesse detto una grossa bestemmia.
<< Diciotto anni…me li ricordo i miei diciotto anni, erano tempi diversi da oggi ma ricordo perfettamente quella fascia di età, sei ancora ragazzo ma allo stesso tempo stai diventando un uomo. >> sospirò << Sono sempre stato un tipo che non voleva mai crescere. Tipo Peter Pan. >> appoggiò i gomiti sul tavolo <<  E ti dico, sono fiero di aver tenuto il bambino che ero dentro di me. Ti fa vedere certe cose con occhi diversi,dico bene?  >> sorrise
<< Perché mi voleva parlare?  >>
Il signor Matt tossii
<< Ho bisogno di te Helena, ne ho davvero bisogno. So’ che non sei abituata a sentirti dire da qualcuno queste parole, ma io ho un bisogno urgente di te. Tu sarai la protagonista di qualcosa di grande ragazza mia, sarai un eroe . Ricoperto di gloria? Non lo so’, viviamo in un epoca in cui gli Eroi sono visti male dalla gente comune.  Ecco perché sono qui, per il mio eroe. E solo tu puoi fare questa cosa che ti dirò in avanti, solo tu. E non sarai sola, avrai una squadra di professionisti. >>
Helena guardò quello strano uomo dal sorriso facile, cosa stava blaterando? Lei un Eroe? Balle!
Era li’ per prenderla in giro?
O era una prova da parte del direttore?
Si morse piano il labbro inferiore dove il giorno prima l’avevano picchiata , il vecchio le offriva di uscire da quel postaccio di merda?
Eroe…
Bella parola,aveva un bellissimo suono .
<< E se rifiutassi ?  >>
<< Mi offenderesti >>
sospirò,.
Si guardò i piedi che stavano fermi sul pavimento vuoto com’era tutto l’edificio.
<< Signore?  >>
Il Signor Matt alzò lo sguardo su’ di lei china a fissare i suoi piedi
<< Se io vengo con lei..mi promette che farà distruggere questo posto? Dando a tutti una casa?  >>
<< Lo prometto. >>
Non aveva scelte, aveva promesso e qualcosa dentro di lei la spinse ad allungare una mano e stringere la mano del vecchio piena di rughe. Era fatta. Avevano un’accordo.
E se lui avesse mentito?
Ormai non poteva più tornare indietro e Helena si sentii nuovamente sola come non mai in quel momento.
Cosa le attendeva oltre quella porta? 

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Capitolo 3
*** stanno arrivando ***


 
1600, coste dell’Inghilterra.
 
Solomon Kane guardava oltre l’orizzonte.
Non era la prima volta che vedeva quelle nubi che si avvicinavano,  morse una mela prima di gettarla in mare, al villaggio vicino aveva sentito che il diavolo era passato da li’ urlando il suo nome.
“ Solomon Kane “
Il fuggitivo abbassò lo sguardo prima di sorridere al cielo.
Era da mesi che scappava ai suoi demoni, prima o poi lo avrebbero trovato ma non era arrivato quel giorno, si voltò ritornando sui suoi stessi passi dove un cavallo nero come la notte lo attendeva .
 

****

 
<< Cosa ci fai tu qui?  >>
<< Mi avete chiamato. >>
Hellboy avvolto nel suo mantello si era presentato alla base , quel giorno nessun sorriso da cattivo ragazzo usciva  dalle sue labbra mentre fissava un giovane dai capelli scuri tirati indietro
<< Impossibile. Il signor Matt me l’avrebbe detto.. >>
<< Mi hanno chiamato. >>
ripetè il diavolo rosso con un tono deciso mentre masticava con cattiveria una cingomma alla menta , Abe dopo il disastro in città gli aveva regalato una bella scorta per mantenere a bada la sua furia di eroe incompreso.
<< Hellboy!  >>
Judith uscii da una porta e corse verso il demone che la strinse forte a lui , la ragazza e il demone erano grandi amici e ogni volta che s’incontravano finivano sempre per ubriacarsi pesantemente  facendo casino nelle strade fino a notte fonda.
<< Ragazza come sei cresciuta! >>
<< Anche tu non scherzi! Liz come sta’ ? >>
Hellboy lasciò andare la ragazza che fece un passo indietro per guardare meglio negli occhi l’amico
<< Liz sta’ bene, Abe ti manda i suoi più sinceri saluti >>
Judith sorrise e lo prese per mano
<< Vieni , il signor Matt ti attende >>
Hellboy passando accanto al ragazzo gli mostrò la lingua prima di essere richiamato da Judith e sparire con lei oltre la porta.

 
****

 
<<  Pepper hai mica visto il mio panino?L’aveva lasciato qui sul tavolo.. >>
Tony Stark vagava per la sua grande casa in montagna alla ricerca del panino con il prosciutto, eppure era pienamente convinto che l’avesse lasciato sul tavolo di cucina prima di andare a farsi una doccia rilassante.
E ora era sparito.
Si guardò intorno, aveva ben otto stanze da ispezionare e solamente un ora per trovare il suo benedetto panino .
Sospirò e si caricò di tutta la buona pazienza che custodiva all’interno di se’ e iniziò a cercare.
Ora ,stiamo parlando di Tony Stark, il grande scienziato dell’industriae Stark e niente più di meno stiamo parlando dell’uomo che ogni giorno salva l’umanità indossando la sua armatura e diventando così : Iron Man. Quindi perché Tony Stark non chiamava uno dei suoi tanti robot e gli dava l’ordine preciso di trovare il suo panino?
Perché?Perchè Pepper lo aveva portato nell’unica casa dove non vi era una tecnologia sofisticata e questa era la casa di montagna.
Quindi per un mese Iron Man si sarebbe comportato come un’essere umano come tanti.
<< Pepper!Il mio panino! Pepper!  >>
silenzio
<< Dannazione  >> mormorò << Otto stanze!Dico otto! Cazzo! >> continuò a borbottare finchè non andò a scontrarsi con la sua dolce metà che sorridente gli mise in mano il telefono
<< P – Pronto? >>
<< Sto’ parlando con Tony Stark? Il proprietario delle industrie Stark non che meno Iron Man in persona? >>
silenzio, Tony guardò Pepper allontanarsi con un sorriso strano sulle labbra ,poi rispose leggermente confuso da quel fiume di parole appena ascoltate
<< ..Si. Sono Iron Man  >> gonfiò il petto << Con chi ho l’onore di parlare? >>
<< Signor Stark, sono il Signor Matt e le dico che ho  bisogno del suo aiuto immediatamente e per finire non accetto un “no” >>
<<  Arrivo >>
chiuse la telefonata e ritornò sui suoi passi, fanculo al panino pensò, sarebbe morto ,cazzi suoi.
Il signor Matt l’aveva chiamato e voleva un suo aiuto e lui stava correndo da lui senza sapere neanche il perché della chiamata,ma doveva essere qualcosa di grosso se proprio il Capo in persona l’aveva chiamato.
 

****

 
<< Signor Matt? >>
<< Si Judith cara?  >>
Judith entrò in punta di piedi nello studio dell’uomo che guardava fuori ,quel luogo come tutto il palazzo gli metteva paura e angoscia,ma ora non era tempo per farsi prendere dall’ansia
<< Stanno arrivando ,signore  >>
<< Ottimo!  >> squittì l’uomo voltandosi << Per favore, dai l’ordine di preparare Hanna e di’ a tutti di aspettarmi nella sala ovale. >>
<< Certo >>
Judith fece un breve inchino e lasciò l’uomo solo immerso nei suoi pensieri.

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Capitolo 4
*** bruce wayne ***


 
Hanna era distesa su’ un letto  comodo quando la vennero a chiamare, la ragazza stava facendo un bellissimo sogno pieno di colori e di cose buonissime da mangiare , tra le quali un mega dolce ricoperto di glassa.
Ma la cosa più buffa che vi era in quel sogno era un faccione di un gatto dagli occhi verdi acqua che le sorrideva in continuazione e sembrava di non voler smettere.
 
<< Che ore sono?  >> domandò con voce addormentata l’orfana
<< E’ giunto il momento che tu ti presenti ragazza  >> disse una donna mentre appoggiava sulla sedia dei vestiti colorati, per un attimo quei colori le ricordarono il sogno appena infranto.
<< ..Il signor Matt?  >> domandò lei strofinandosi con forza gli occhi ma non ebbe nessuna risposta perché quando li riaprii non c’era nessuno nella stanza,solo lei.
Un giorno.
Da un giorno lei aveva abbandonato definitivamente quella catapecchia dell’orfanotrofio dov’era stata per molti anni.
La stanza che le era stata affidata non era grande, ma profumava di buono. Al centro c’era un letto a due piazze, alla sua sinistra un armadio bianco che si mimetizzava con le pareti e una finestra alla sua destra che dava sul cortile.
Era semplice e forse anche un po’ vuota ma alla ragazza le era piaciuta immediatamente anche perché non aveva mai dormito in un letto a due piazze e poi tutto per se’ , non avrebbe più condiviso il letto con nessuno o con qualche bullo che la prendeva e la faceva dormire sul pavimento freddo del orfanotrofio.
C’era anche un bagno all’interno della stanza, con doccia compresa. La ragazza accese la luce e si guardò allo specchio,era uno straccio. Sul volto aveva ancora quel graffio di due giorni fa causato da Ellis la bella , durante un litigio per un panino.
Ellis la bella continuava a dire che apparteneva a lei in quanto Hanna avesse usato il suo prosciutto senza chiedere il permesso..ma da quando il prosciutto apparteneva a qualcuno?
Ma Ellis la bella non era intelligente, preferiva fare botte che risolvere le cose parlando come due esseri civili e anche Hanna preferiva così e così fu.
 
 
Harry Potter alzò lo sguardo sul grande palazzo in mattoni rossi come il fuoco, quel luogo gli ricordava Oxford e allo stesso tempo un monastero che aveva visto una volta in una foto su una rivista babbana, ai suoi piedi c’erano le valigie e in mano teneva un pezzo di foglio che riportava la firma di Silente.
Il ragazzo dai capelli ribelli si guardò intorno, non c’era nessuno e faceva freddo, in più nel cielo c’erano nuvole minacciose e per niente ambasciatori di buoni consigli , se rimaneva ancora li’ per qualche secondo si sarebbe ritrovato a nuotare come un folle per non affogare.
Sollevò le valigie e si avviò dentro con timore.
 
 
Tony Stark spinse piano la porta d’ingresso e si ritrovò dentro al grande palazzo, alla sua destra c’era un allegro fuoco che scoppiettava in continuazione, il calore lo avvolse e lui stranamente si sentii a casa.
<< Signor Stark  >>
un uomo gli venne incontro tendendo la mano
<< Salve. Ehm..il signor Matt mi ha convocato >> disse ricambiando la stretta
<< Lo sappiamo. Le dò benvenuto Signor Stark, la prego si metta comodo e non si preoccupi per le valigie..ci penseremmo noi.  >>
Tony Stark annui e si andò a sedere mentre altri due uomini vestiti in nero sbucarono dietro l’angolo e presero le valigie per poi risparire dietro l’angolo,  il miliardario li guardò allontanarsi con sguardo preoccupato , dentro quelle valigie aveva un pezzo della sua casa in America, tra cui i suoi dvd preferiti come “ Fight Club” in versione  Cult.
 
 
Hellboy  stava vagando per il cortile quando andò a sbattere contro un’esserino che borbottò qualcosa, abbassò lo sguardo e vide un’essere che non aveva mai visto prima d’ora.
Era grazioso e allo stesso tempo trasparente, ma non era un fantasmino biricchino era qualcosa di più.
<< Guarda dove vai!  >>  brontolo’ l’essere grazioso che non aveva gambe
<<  Perdona amico mio ,ma non ti  avevo proprio visto >>
replicò lui osservandolo ancora più vicino e sentii un leggero calore sul volto prima che quest’ultimo volasse via.
 
Solomon Kane cavalcò veloce lungo il sentiero, alle sue spalle c’erano i demoni che urlavano il suo nome a gran voce ma non era questo che lo faceva spronare in quel modo il suo cavallo. Ma era la lettera che gli era stata consegnata da una giovane fanciulla di nome Lily che l’aveva fatto abbandonare di corsa la taverna dei tre porci senza neanche pagare , forse non erano i demoni a seguirlo questa volta ma il povero albergatore che si era trovato il nulla sul bancone il giorno dopo. Meglio non voltarsi si disse l’uomo, più avanti avrebbe verificato se erano uomini o demoni a seguirlo.
Arrivarono in una vasta prateria e poi vide all’inizio delle montagne: il monastero di padre Frank.
E’ li’ che era partita la lettera e li’ lui sarebbe andato.
Sprono’ ancora per l’ultima volta il povero cavallo che sputò  schiuma dalla bocca prima di sentire nominare tre volte il suo nome.
 
Una Porsche si fermò davanti al cancello, un uomo distinto uscii dalla macchina mentre il cancello si spalancava, raggiunse l’entrata a piedi sotto il cielo minaccioso che emetteva fulmini e qualche brontolio da parte delle nuvole che volevano solamente scoppiare e far piovere per giorni interi per terrorizzare l’essere umano.
Il ragazzo, che ormai non era più ragazzo ma bensì un uomo fatto con barba incorporata sorrise a colui che gli venne incontro, finalmente era arrivato anche lui si disse tra se’ il Signor Matt allungando una mano verso il nuovo ospite
 
<< Sono felice che ha risposto alla chiamata signor Bruce Wayne . >>
 
 
 











P.S. : grazie a chi mi segue :D

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Capitolo 5
*** il signor matt? ***


<<  Sei arrivato.  >>
 
Solomon entrò con la testa china dentro alla piccola chiesa scavata dentro alla montagna, odore di stufato  di cipolle e carne era diffuso per tutto il vecchio luogo sacro, l’uomo annusò l’aria e sorrise
 
<< Perdoni padre se ho tardato. Ma ora sono qui per ascoltarla e ubbidirla .  >>
il vecchio frate si voltò e sorrise all’uomo che rimase immobile sul posto
<<.. è bello rivederti Solomon . >>
<< Anche per me ..Signor Matt.  >> disse con un mezzo ghigno prima di tendere la mano all’uomo che fece lo stesso.
 
 
Hanna con addosso vestiti puliti e profumati mise la testa fuori dalla sua camera e iniziò a vagare lungo i corridoi che sapevano di cioccolato fuso e vaniglia.
I quadri ai lati l’osservavano con un sorriso dipinto sulle labbra e la ragazza le sembrò di vedere muoversi qualcosa all’interno del quadro dalla cornice rossa prima di svoltare e scendere le scale.
Ai piedi delle scale c’era un ragazzo dai capelli spettinati che si guardava intorno, ammirando ogni mattone di quel posto così misterioso.
Bastò un colpo di tosse per avere la sua attenzione e Harry Potter si voltò per vedere la giovane fanciulla dai capelli rossi che scendeva, per un attimo gli ricordò Ginny Weasley e divenne rosso come capitava spesso al suo amico Ron quando era imbarazzato per qualcosa che aveva pensato.
 
<< Ciao >> disse salutandolo con la mano accompagnato da un sorriso mentre il ragazzo ricambiava borbottando un “ciao” poco convinto
<< Io sono Hanna  e tu?  >>
<< H – Harry..Potter!  >>
Hanna lo fissò con gli occhi di un bambino che aveva appena scartato il regalo tanto atteso, la giovane dai capelli rossi rise questa volta scuotendo la testa
<< Mi piace! Bel nome Harry! Da dove arrivi?  >>
<< Hogwarts  , tu?  >>
<< Da un postaccio, sto’ cercando di dimenticarne il nome  >>
i due ragazzi si guardarono per alcuni secondi , Harry aveva tante domande ma non sapeva a chi porle, Hanna era la persona giusta?
 
Tony Stark si versò del rum in un bicchiere, dov’era finito il Signor Matt?
Gli aveva detto di aspettare nel suo studio e se non fosse arrivato in tempo di andare di là e aspettarlo nuovamente che sarebbe arrivato.
L’aveva visto passeggiare insieme a un uomo distinto sui quarant’anni , l’uomo indossava una camicia firmata e dei pantaloni di lino che venivano quanto una sua armatura.
Mandò giù veloce il rum e ne versò un ‘altro senza chiederne il permesso.
 
Hellboy entrò dentro, fuori stava per piovere e lui detestava la pioggia..lo metteva triste, la mancanza di sole lo faceva sentire un uomo qualunque.
Odore di stufato di carne vagava per tutta la casa e il suo stomaco iniziò a brontolare, il ragazzo era una buona forchetta e adorava follemente lo stufato di carne di cinghiale.
Vide due ragazzi chiacchierare vicino alle scale, lei era graziosa e non smetteva di sorridere , il ragazzo di spalle invece era magro come un chiodo e sembrava spaesato visto che non smetteva di guardarsi intorno, ma la cosa che l’aveva incuriosito erano quei capelli che erano terribilmente disordinati .
Pensò di regalarli un pettine un giorno a quello strano ragazzo occhialuto.
 
Continuò a vagare con le mani dietro la schiena fino a quando non arrivò a un giardino interno, dove uccellini cantavano allegramente e gatti vagano senza una meta lungo il muro.
Al centro di esso c’era un ruscello che andava e una panchina sotto un albero di ciliegio appena sfiorito , sopra di esso le nuvole erano minacciose.
L’odore dell’aria era cambiata, ora sapeva di umidità  e di erba appena tagliata, Hellboy si sedette e stette a guardare un gattino rosso che rincorreva qualcosa d’immaginario ai suoi occhi.
 
<< Non ti fa bene stare qui da solo  …>>
Judith sorrise prima di sedersi accanto a lui , gli mise una mano sulla gamba e iniziò a parlare.
<< E’ tempo che tu conosca i tuoi nuovi amici caro  >>
<< Dove sono?  >>
la ragazza accavallò la gamba e assunse un espressione che ricordava il Signor Matt
<< Due li hai già visti  >>
Hellboy la guardò
<< Il ragazzino e la ragazza che non chiude un attimo la bocca?  >>
<< Esatto!  >> rise
<< Si può sapere dov’è il Signor Matt ?  >>
<< Il Signor Matt è andato a prendere un altro membro della futura squadra  >>
Hellboy raddrizzò le orecchie alla parola “ squadra” e volle investigare ancora di più
<< Squadra? Cosa mi stai nascondendo ragazza ?  >>
Judith lo guardò
<< Non posso dire nulla Hellboy, perché neanch’io so’ nulla.  >>
<< Sei così inquietante  >>
Judith scoppiò nuovamente a ridere passandosi questa volta le mani fra i capelli
<< Tu sei inquietante Red!  >>
scosse la testa divertita
<< Dimmi qualcosa Judith e io la prossima volta ti porto la cioccolata svizzera .  >> 
la ragazza lo fissò a lungo prima di darli una risposta, la cioccolata era una cosa buona e sicuramente Judith avrebbe detto di si e avrebbe rivelato il piano inquietante del Signor Matt.
Hellboy sorrise felice tra se’. Judith non poteva rifiutare a tale offerta.
Ma le cose andarono diversamente.
La ragazza si alzò, batté due volte sulla spalla dell’amico e andò via lasciandolo deluso sulla panchina in mezzo ai gatti.
 
<< Oh buonasera  >>
Bruce Wayne era entrato nella stanza dove vi si trovava Tony Stark che continuava tranquillamente a versarsi piccoli sorsi di rum.
Il miliardario si voltò e squadrò l’uomo vestito in modo elegante
 
<< ..e lei sarebbe ?  >>
<< Bruce Wayne.  >>
tese la mano che non venne mai stretta, Tony Stark sorrise divertito e si lasciò cadere sul lussuoso divano rosso
<< Interessante. Bruce..carino come nome, io sono Tony Stark, padrone delle aziende Stark.  >>
<< Mai sentite nominare.. >>
<< Impossibile amico, impossibile  >> si portò il bicchiere alla bocca
<< Non so’ se al Signor Matt faccia piacere che lei finisca tutto il suo rum  >> commentò serioso Bruce Wayne mentre Tony Stark faceva finta di non ascoltarlo e continuava a bere il rum in tutta la tranquillità.
<<  Mi chiedevo…dove fosse finito il Signor Matt..ha detto di attenderlo qui.  >> Bruce Wayne si guardò intorno, la stanza era piena di quadri antichi e libri
<<  Allora attendiamolo ragazzo .  >>
un altro sorso.
 
 

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