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di chinagirl
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** (not) Starry night ***
Capitolo 2: *** Yobuseyo? ***
Capitolo 3: *** rispondimi. ***
Capitolo 4: *** Coffee ***
Capitolo 5: *** mai più. ***
Capitolo 6: *** fine. ***



Capitolo 1
*** (not) Starry night ***


La notte aveva abbracciato tutta Seoul, scivolando dalla punta della Namsan Tower giù per le strade, che si erano riempite di stelle. Erano forse cadute dal cielo tutte quelle luci? Changmin guardò verso il cielo nero e vuoto. Nemmeno una stella gareggiava con i lampioni della via di fronte all’appartamento, e soprattutto anche quella notte non c’era traccia di Cassiopea. La voce stanca di Yunho lo raggiunse dall’interno – Changmin-ah, è inutile che stai lì a prendere freddo, se vuoi vedere le stelle vai in campeggio, qui non se ne sono mai viste e mai se ne ved...-  -Ok.- Il suo hyung aveva ragione, meglio tornare dentro, e comunque era già abbastanza fastidioso che avesse capito per quale motivo da un po’ di tempo ogni sera si metteva sul balcone col naso all’insù.                                          L’appartamento non era esattamente accogliente: dopotutto nessuno dei due lo reputava una sistemazione definitiva perché di certo un giorno si sarebbero sposati e si sarebbero trasferiti in un posto tranquillo, ma per ora era sufficientemente familiare da essere chiamato casa. Si buttarono sul divano in sincrono, effetto collaterale dello stare insieme per così tante ore al giorno (ormai respiravano addirittura allo stesso modo)  e cominciarono a discutere su chi dovesse scegliere il canale (purtroppo invece i loro programmi preferiti erano rimasti completamente e irrimediabilmente diversi) quando la tasca di Changmin, che era quasi riuscito ad imporre un programma sulla cucina tipica italiana, si mise a vibrare a lampeggiare e diffondere una musichetta spaccatimpani in giapponese. –Suoneria discreta.- osservò Yunho alzando un sopracciglio. L’altro gli riservò un perfetto sguardo della morte prima di correre in camera sua. Sdraiato sul letto, chiuse gli occhi e accettò la chiamata. –Pronto…- -Changmin-sshi, sono io!- esclamò una voce dolce come lo zucchero filato dall’altra parte del telefono. Non serviva dirlo, lui aveva già riconosciuto quella voce, meglio del suono delle onde del mare, meglio di un violino solitario, meglio di un canto di sirena. Certo che era lei.
 –GaIn noona…- la sentì ridacchiare dall’altra parte.
 – E così oggi mi chiami noona, eh?-
-Quando mai non l’ho fatto?-  stavolta lei sbuffò. –Beh, lasciamo perdere, non ho voglia di discutere con un dongsaeng.-
Come aveva fatto a non rendersi mai conto di quanto fosse bella prima d’ora? Che gli era successo tutto d’un tratto?                                                                                                          
Quel giorno, guardando i tecnici sistemare le luci che li avrebbero fatto sciogliere dal caldo sul palco, Changmin stava facendo esercizi di respirazione per scacciare l’ansia , come sempre prima di un’esibizione. Era quasi riuscito ad eliminare l’immagine di un kimbap gigante quando un lampo rosso gli fece perdere la concentrazione: GaIn. Due occhi da cerbiatto, evidenziati da una spessa linea di matita, che vagavano senza meta da sotto una frangetta bionda e un po’ scompigliata. La guardò esterrefatto: innanzitutto si chiese come avesse fatto a saltare via come un gatto dalla traiettoria di una coordinoona impazzita e atterrare senza fare una piega sui classici tacchi da 12 centimetri (ma dopo mezza vita passata nella stessa agenzia delle SNSD gambe e tacchi erano il quotidiano per lui) e poi….era kimbap quello che stava mangiando? Solo dopo qualche secondo si accorse che la ragazza lo stava fissando con un mezzo sorriso. –Guarda me o il cibo, Changmin-sshi?- ( pur essendo più grande l’avrebbe sempre chiamato così, formalmente) senza aspettare una risposta gli allungò la scatola di plastica che teneva in mano, piena per metà di rotoli di riso, invitandolo con un cenno ad assaggiare. Cinque minuti dopo mangiavano e ridevano insieme come se non avessero fatto altro negli ultimi venticinque anni. Cinque ore dopo avevano deciso di rivedersi e cinque giorni dopo Changmin aveva sussurrato un imbarazzato “saranghaeyo” all’orecchio di GaIn prima che lei salisse sul palco con Bloom. I netizens convennero che non l’aveva mai cantata in modo così tenero come quel giorno.
-Mi ascolti?- La voce di lei riportò il giovane alla realtà. Non sembrava più divertita ma avvertiva un velo di inquietudine nel suo modo di parlare. –perdonami, non ho sentito- si scusò Changmin.
-Ho detto che devo darti una cosa…ma non credo sia una buona idea parlarne ora, possiamo trovarci a pranzo? Magari domani?-
-mmh…domani no, ho un servizio fotografico, forse la sera.-
-allora credo che diventerà uno spuntino di mezzanotte…non importa, ti manderò un messaggio più tardi, ma tu vedi di presentarti!-
-Certo, per chi mi prend…-
-Zitto un secondo, ti prego. Non devi farne parola con nessuno, intesi?-
-Se me lo chiedi tu noona, lo farò di sicuro-
GaIn rise di nuovo. –Mi domando se la gente mi crederebbe se dicessi che sei un tipo tenero…credo di no! Cerca di dormire bene Changmin-sshi-
-Anche tu, e comunque non sono un tipo tenero!- Disse il ragazzo, anche se la chiamata era già stata terminata. Gettò il telefono da una parte. In generale non era particolarmente curioso ma cosa poteva volergli dare GaIn di tanto segreto e speciale da non poterne parlare con nessuno? Un pensiero gli attraversò la mente e arrossì. –No, non sono cose da pensare!- Esclamò. Yunho si affacciò alla porta. –Yah, non che mi dia fastidio il fatto che tu urli mentre guardo la televisione, ma potresti almeno urlare a bassa voce?- Un altro sguardo della morte lo raggiunse. Seguito da un cuscino.
 
 
Ehm ehm…è mia prima storia e sinceramente non so cosa dire al riguardo o//o comunque spero che vi piaccia il pairing sono i miei due bias in assoluto ^-^ annyeong

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Capitolo 2
*** Yobuseyo? ***


Flash. Flash. Flash. Il fotografo gesticolava, gli faceva segno di concentrarsi, di girarsi, di fare questa o quella faccia. Flash. Poteva continuare quanto voleva, Changmin non si sarebbe scrollato di dosso la preoccupazione come se nulla fosse. Flash. Flash. Flash. Il fotografo si era calmato, in fondo un concept malinconico non era così male. Flash. Flash. D’altronde con “model Changmin” nessun servizio era mai andato male.
–Ok, basta così.- Flash. L’ultimo scatto colse il ragazzo di sorpresa: gli occhi spalancati di un daino abbagliato, la bocca semiaperta…paradossalmente quella foto fu in seguito  scelta per una campagna pubblicitaria. Changmin corse verso il cellulare, ma il manager lo fermò. Sembrava infastidito, arrabbiato e nervoso. Uno scenario favoloso, insomma.
-Changmin-ah, devo parlarti.-
-Hyung?-
-Dimmi la verità ragazzo, stai frequentando qualcuno?-
-Io…beh…io…-
- Una ragazza o un ragazzo?-
Changmin avvampò –Una ragazza hyung! Ovvio che si tratta di una ragazza!- Il manager alzò un sopracciglio. Quel trucchetto stupido funzionava sempre con il presunto genio del ma
-E’ famosa?-
-Sì, è famosa.-
-Credi che sia quella giusta?-
-Ci….ci frequentiamo da poco.-
-Bene. Allora vedi di non metterti nei guai.-
-Certo, sì. Cioè, no.-
Il manager gli assestò una poderosa pacca sulla spalla. –Bravo ragazzo.- Suonava decisamente come un “fine del discorso” e Min si precipitò a controllare i messaggi sullo smartphone: ce n’era uno solo, ma era l’unico di cui gli importasse davvero, quello di GaIn. “Non ho tempo per muovermi, vieni a casa dei miei non appena avrai finito. Tranquillo, sono da sola.” Un sorrisetto spuntò sulle labbra del ragazzo.
 –Hyung, perché ridi?- Alzò gli occhi e si ritrovò davanti una divertita Amber, il tomboy della SM. –Hy…oppa, sai che quando ridi ti si chiude un occhio?- Changmin annuì. –puoi chiamarmi hyung, non è un problema.- disse. La trovava una ragazza simpatica anche se qualche volta gli capitava di scambiarla per Donghae.
–ah, Amber! Come va con la fidanzata?- lei gli strizzò l’occhio.
–Fidanzata? Fidanzato? Fidanzati?- scoppiò a ridere. –Lascia perdere hyung, non ti dirò mai chi è, e comunque non è nemmeno asiatico. O asiatica!- rise di nuovo.
 Sì, era un bel tipo Amber, sembrava in grado di lasciarsi scivolare addosso le cose cattive e di scherzare sui propri problemi ma si preoccupava molto di quelli dei suoi amici. Una sorella perfetta. O fratello. Senza smettere di sorridere Changmin la salutò e si avviò all’uscita. La strada per la casa di famiglia di Gain non era niente di speciale, e il giovane guidò perso nei suoi pensieri…dai quali ogni tanto si risvegliava rosso come un peperone e che non sono adatti ad essere trascritti.
Una volta arrivato gli aprì una GaIn in tuta e senza tacchi, ma anzi con ai piedi dei calzettoni rosa con le orecchie.
 –Noona, ti sei ristretta?!?- esclamò Min con molto tatto,  ricevendo una scarica di pugni nel fianco destro: la faccia era fuori portata, comunque.
–Ouch! Noona mi fai male!- accorgendosi dello sguardo arrabbiato e deluso di lei, l’evil maknae decise di scusarsi a modo suo: la prese in braccio e la depositò in piedi sul divano.
–Vedi? Adesso mi sono rimpicciolito io.- GaIn finse di stringergli il collo tra le mani per poi abbracciarlo. Il suo profumo di fiori rischiò di farlo cadere, tanto era buono.
–Ascoltami Changmin, ora ti  darò ciò di cui ti parlavo ma dopo devi andartene, non va bene che tu rimanga qui troppo a lungo…non fare quella faccia.-
La ragazza saltò giù dal divano appoggiandosi alle spalle di lui e si diresse verso una scrivania in legno dall’altro lato della sala. Dopo aver frugato qualche secondo nei vari cassetti tornò in dietro e si arrampicò di nuovo sul piedistallo improvvisato. Teneva in mano una busta beige e guardava il ragazzo con un’espressione che chiedeva “è giusto quello che sto per fare?” Senza dire nulla gli consegnò la busta e lo congedò con un bacio. Un frastornato Changmin tornò alla macchina, ma appena si riprese aprì la busta, vinto dalla curiosità. All’interno c’era solo un foglietto ripiegato più volte, con scritto sopra un numero di telefono. Lo compose e aspettò. Tuuuuuuuut. Tuuuuuuuut. Tuuuuuuuut. Stava per attaccare, ma qualcuno rispose: -Yobuseyo?- Changmin conosceva quella voce. La conosceva molto bene. Jaejoong…sei tu?
 

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Capitolo 3
*** rispondimi. ***


 
-Yobuseyo?- Changmin si sentiva come se gli avessero fatto bere azoto liquido: congelato, cristallizzato. Qualcosa dentro di lui era esploso. Sembravano passati milleni, era anni luce dall’ultima volta che aveva parlato con Jaejoong. Anzi, quando lo aveva ascoltato per l’ultima volta e poi gli aveva sbattuto la portiera in faccia. Lo hyung gridava, gli chiedeva perché non parlasse, perché non reagisse…Changmin-ah, rispondimi! Credi che tutto questo sia giusto? Di non  meritare di più? Che noi vi stiamo tradendo?Ma se questo è ciò che pensi possiamo discuterne! Parla! Parlami!                                                                                                                                     
 Quella sera era scolpita nella memoria del ragazzo, il dolore nel vedere uno dei suoi migliori amici così sconvolto…per colpa sua? Sì, era stato in silenzio di proposito. Lo aveva fissato nel modo più apatico possibile, aveva sopportato il bruciore in gola dato dal trattenere le lacrime, i brividi di quel piacere meschino che ci investe nel far soffrire un’altra persona: in quel momento si è come dei, un gesto, una parola, possono farla crollare, non è altro che un burattino in balia dei sentimenti. Poi però arrivano il senso di colpa e il rimorso. Comincia la battaglia tra la voglia di scusarsi e l’orgoglio. Il mio orgoglio è prevalso per due anni…Changmin attaccò e si lasciò andare sul sedile. Singhiozzava. Dov’era la voce che faceva urlare le fan? Dov’era la sua forza? In quel momento si sentiva piccolo. Min…Minnie…perdonami…siamo amici vero? Sono ancora il tuo hyung, sono io, puoi parlare con me, puoi….Changmin tu…scusa…cosa devo fare….cosa devo fare Changmin? Jaejoong lo aveva supplicato in tutti i modi quella sera, scosso dalle lacrime, tremante, reduce da un litigio con Yunho, la persona a cui teneva di più al mondo. Fratello…ti prego, ti prego…dimmi qualcosa, anche che mi odi se vuoi, ma parlami… e lui era stato zitto. Parlami, colpiscimi, fa qualcosa… Changmin aveva abbandonato lo sguardo apatico, lo aveva guardato con disperezzo, voleva che Jaejoong sentisse che lo disprezzava. Poi aveva sbattuto la portiera di quella stessa auto e aveva messo in moto, lasciandosi dietro tutto, lasciandosi dietro un uomo che chiamava fratello.                      

  Il telefono squillò. Quasi senza pensare, il ragazzo rispose.

 –Sì?-
-Changmin, sono io. Sono Jaejoong.-

-Come…come sai che sono io?-

-…forse perché non hai cambiato numero di telefono.-

Il più giovane sospirò. Non c’era tutta la tensione che si aspettava, stavolta non avrebbe lasciato che l’orgoglio vincesse sulla sincerità.

-Jae mi dispiace.-

-Sì…anche a me. Scusa.-

-In questi due anni io…non era la stessa cosa senza voi tre.-

-Sì è…è stato doloroso anche per noi.-

-Come stanno Yoochun e Junsu?-

-Alla grande…cioè…stanno bene, sì. Yunho?-

-Il…il solito.-

-Min…-

-Dimmi.-

-Possiamo incontrarci? Ci hai perdonati?-

-Sì. No. Credo…più sì che no. Nemmeno io sono stato corretto.-

-Se hai voglia puoi venire al caffè e chiedere di me.-

-Il caffè?-

-Ti manderò l’indirizzo…Changmin…-

-Eh-

-Vieni per favore.-

-Ci proverò…ora devo andare.-

-Sì, anche io. Ci sentiamo.-

-Suppongo si sì.-

Changmin tenne il cellulare accostato all’orecchiò anche dopo che Jaejoong ebbe riattaccato. Era tutto così surreale…lo avrebbe davvero rivisto dopo così tanto tempo?

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Capitolo 4
*** Coffee ***


Scusate, mi ero un attimo bloccata, non sapevo come cominciare questo capitolo macomunqueeccomiquistoscrivendodinuovo. Bene. Spero che vi piaccia ^-^

Il logo del coffee cojjee si addiceva perfettamente a Jaejoong: una tazza stilizzata a forma di J, semplice e proprio per questo sorprendente. Solitamente la gente immaginava Jae come un ragazzo freddo e distante, a causa del suo aspetto etereo, da bambola di porcellana. In realtà…Changmin rise pensando a quella volta in cui, per tirare su il morale al gruppo dopo uno dei primi concerti andati non troppo bene, lo hyung aveva comprato un costume da fungo ed era tornato in dormitorio vestito così. Anche lui si era travestito quel giorno, ma per non farsi riconoscere. Se fosse stato fotografato in quel caffè Mister Lee non sarebbe stato per niente contento, la gente avrebbe cominciato a parlare di una riunione del gruppo, Yunho si sarebbe risentito, le fan avrebbero sperato invano…qualcosa catturò la sua attenzione: su uno scaffale nero, proprio di fronte a lui, tra altri album, Mirotic. Mirotic. Mirotic. Mirotic. Anche questo, come tanti altri , era un ricordo relegato nel passato, e anche questo scalpitava per essere riportato alla luce. -Mirotic Fighting , Dong Bang Shin Ki fighting!- Junsu saltellava tutto intorno al tavolo.500.000 copie vendute, un successo senza paragone. Yunho abbracciava tutti quelli che gli capitavano a tiro e Changmin cercava di stargli lontano mentre divideva con Yoochun una lattina di Cass. Jaejoong si arrampicò sul tavolo assediato dal Junsu urlante. Il tipico Junsu urlante. –Amici, non credo di essere molto sobrio. Dunque. Apprezzate il fatto che sto mettendo la mia vita in pericolo per parlarvi dall’alto. -Il Junsu urlante divenne improvvisamente un Junsu silenzioso. –Voi siete la mia famiglia. Le cose sono andate male, le cose sono andate bene ma comunque siano andate in questi cinque anni le ho affrontate con voi. Un anno ciascuno. No aspettate non c’entra.- Ridemmo.-Cinque anni dicevo, vi hanno resi la mia famiglia, e non posso immaginare di stare senza voi quattro. Non voglio perdervi e se dovesse succedere…se dovessimo scioglierci come gruppo non importa, ho quattro fratelli: questo non cambierà. Però non sciogliamoci che stiamo vendendo bene.- A questo punto Yunho lo tirò giù dal tavolo aiutato da un Junsu ridacchiante. –Jaejoong-sshi, io come leader ti prometto che farò tutto il possibile perché i Dong Bang Shin Ki  rimangano uniti. Ti voglio bene.- Jaejoong gli appioppò un bacio schioccante sulla bocca. Era decisamente ubriaco.                                                                  
Changmin si sentì grato di essersi coperto il viso con una sciarpa, l’emozione era troppa.  Una donna si sedette di fronte a lui facendolo sobbalzare.

-Babo, non mi riconosci?-

-GaIn noona, ma che…?-

GaIn indossava degli occhiali da sole e da sotto un berretto verde menta spuntavano ciocche di capelli ramati. Tolti i primi due fari verde scuro bistrati di nero corsero ad incontrare gli occhi spalancati di Changmin.

-Noona…che occhi stupendi-

Gain soffiò via la frangetta e sorrise mostrando piccoli denti dritti. Poi protendendosi oltre  il tavolino nero scoprì il viso del ragazzo. La pelle bianca e tesa rivelava una sfumatura di imbarazzo.

-Gomawo, anche tu non sei male-

Changmin si affrettò a rimettere la sciarpa al suo posto.

-Allora tes…ehm noona, come stai?

-Ma tu non eri venuto per cercare Jaejoong?-

-Tu non dovresti saperlo, ma sì.-

-E cosa ci fai qui seduto?-

-Lo aspetto.-

-Tu credi seriamente che Jae passi le sue giornate qui?-

-Jae? E comunque mi ha detto lui di venire al caffè, se non ti dispiace.-

-Mi dispiace dal momento che non lo troverai mai qui.-

Sbuffarono simultaneamente. Si poteva sentire il suono delle loro teste dure cozzare virtualmente. Alla fine GaIn si alzò e si diresse verso il bancone. Ok. Forse lui era abituato alle gambe nude da sempre vivendo in Corea dove una felpa e un vestito sono la stessa cosa, ma quelle di Gain, fasciate da un paio di leggings in pelle scamosciata erano davvero, davvero perfette. Ancora una volta si stupì di quanto quella donna potesse sembrare dolce e provocante allo stesso tempo. La vide chiacchierare e ridere per qualche minuto con il ragazzo al bar (gelosia portami via) , tornare indietro con una strana espressione e lasciarsi andare sulla sedia.

-C’è qualche problema?-

-Credo che non troverai Jaejoong qui.-

-Perché, cos’è successo?-

-Jae si è sentito male. Dovresti andare all’ospedale, lui è lì.-

Changmin impallidì. Jaejoong, il ragazzo di porcellana, in ospedale?

 

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Capitolo 5
*** mai più. ***


Ciao voi, che siete così gentili da leggere la mia ff…credo di dovervi delle scuse , visto che non scrivo da molto tempo. Myaneeeeeee! Ok, detto questo, sappiate che ho falsato un po’ i fatti, spero che non vi disturbi, ma dovevo farlo perché in questi giorni è successa una cosa che una Cassiopeia non può ignorare e ritenevo giusto parlarne…buona lettura…
 
 
L’atrio dell’ospedale era spazioso, il pavimento in legno chiaro era illuminato da quadrati di luce che penetravano dal grande lucernario sovrastante. Alcuni vasi blu con piccole piante carnose dall’aspetto esotico all’interno fungevano da divisori tra la parte dell’accettazione e la sala d’aspetto. Una ragazza minuta e sorridente salutò Changmin da dietro il bancone. Più che un ospedale pubblico sembrava una clinica, in fondo il ricovero di Jaejoong non poteva essere così terribile. Il giovane scostò la sciarpa di seta azzurra dalla bocca e si tolse i Ray-Ban neri per farsi riconoscere, e così accadde. La ragazza- il cartellino appuntato sul petto recitava “infermiera Lee Ji-Hyun” – annuì e senza chiedergli cosa volesse lo scortò fino al secondo piano, poi gli indicò la stanza numero 208 e lo salutò con grazia, poi si voltò e, sfoggiano il sorriso di prima aggiunse: non credo che il paziente Kim la stia aspettando, cerchi di non agitarlo . Min non sapeva se quell’infermiera avesse ricevuto istruzioni da qualcuno perché lo portasse da Jaejoong, ma poco importava dal momento che sembrava abbastanza sveglia da capire da sola cosa implicasse la sua visita all’ospedale. Un vortice di emozioni lo assalì quando appoggiò il palmo contro la porta . Da qualche parte nella sua anima era riuscito ad impigliarsi un filo di rabbia,  e adesso veniva sferzato dalla malinconia e dalla nostalgia…l’orgoglio gli urlava nelle orecchie e l’indecisione gli percuoteva le tempie, ma nessuno nel silenzio pacifico e rassegnato dell’ospedale poteva sentirlo. Un’altra infermiera,  più alta e robusta , gli passò accanto. Aggrappata al braccio dell’infermiera stava una vecchia signora con un vistoso pigiama rosso, che offrì a Changmin un allegro sorriso sdentato. –Ma è il piccolino dei Dong bang Shin Ki!- esclamò la vecchietta buttandosi indietro con tutto il suo peso per fermare la giovane che la stava accompagnando. Il ragazzo la guardò stupefatto. Una fan? Temeva che le guance raggrinzite della signora le si sarebbero incollate alle orecchie se non avesse smesso di sorridere a quel modo. L’infermiera tentò di smuoverla, ma non ci fu verso. La vecchietta ormai quasi saltava dalla gioia. –Massì sei…sei….oh accidenti alla mia età…Juns…no…Yun…no…Changmin! Ah ecco chi sei, sei Changmin! Ma come sei cresciuto alto e forte, sai, anche i miei nipoti…o forse…insomma, sei proprio alto come un modello eh? Sì, sì, però sei magretto, eh? Dovresti perenderti più cura di te stesso eh? Mangiare più uova, eh? Ah, ma non voglio rubarti tempo, anche se devo ammettere che essendo una vostra grande fan mi piacerebbe avere un autografo, per quanto, senza offesa, avrei preferito un autografo di tutti e cinque al completo, o di Yunho, che infatti è un bel ragazzo e somiglia a mio marito da giov..- L’infermiera la interruppe. –Miss Han, forse è il caso che lasci in pace questo ragazzo, sua figlia la sta aspettando in camera.- La vecchia signora annuì. –Bene, credo di dover dire addio ora, è stato un piacere, però mi raccomando, saluta gli altri quattro ragazzi da parte di una vecchia ajhumma!- La donna scoppiò a ridere, e Changmin non potè fare a meno di stringerle la mano e augurarle buon proseguimento ridendo sotto i baffi. Che buffa nonnina. Saluta gli altri quattro ragazzi…probabilmente a causa dell’età si era dimenticata che il gruppo ormai era sciolto. Però in fondo almeno altri due li poteva salutare. Min si decise a spingere la porta e quando vide il suo hyung per poco non scoppiò in una risata degna di Junsu ai tempi.                                                                                                                                                        Jaejoong, steso sul letto, con le guancie arrossate e i capelli leziosamente arruffati e tenuti fermi da una forcina di hello kitty, indossava un pigiamino rosa costellato di faccine di hello kitty e abbracciava un cuscino a forma di hello kitty mentre tentava di scattare una selca con il suo telefono costellato di brillantini. L’immagine della virilità insomma. Changmin non c’era più abituato. Dopo essersi assicurato di aver scattato la foto Jae si voltò vero quella specie di palo della luce infagottato in un piumino nero che era appena entrato in camera sua. Il palo, senza nemmeno salutare, andò a stravaccarsi sulla poltroncina accanto alla porta. –Una vecchia ahjumma ti saluta.- disse.                                                                                                                           Era da tanto tempo che i due non si vedevano, ma le cose non dovevano essere per forza cambiate. Jaejoong poteva sempre essere ossessionato da hello kitty e lui poteva sempre essere irriverente. E bellissimo, ma non c’era bisogno di dirlo. Lo hyung si tirò in piedi, infilò le ciabatte (indovinate di che marca) e sciabattò fino alla poltroncina, per poi lasciarsi cadere sulle ginocchia dell’altro. Imbarazzante. Così Changmin si ritrovò ad abbracciare un Jaejoong quasi-piangente, perché i veri uomini piangono dentro il cuore, e lui nonostante il pigiama era un vero uomo. Anche Min era un vero uomo, ma il suo cuore era pieno di lacrime da scoppiare.                                                    Erano ancora abbracciati quando una voce li raggiunse dal corridoio –Ji Hyun-ah, è sveglio?- Non sentirono la risposta dell’infermiera, ma poco dopo la porta si spalancò e apparve Yoochun. Non sembrava particolarmente contento, e lo fu ancora meno quando vide Jaejoong abbarbicato a Changmin peggio di un’edera. I due lo guaradavano con aria interrogativa, mista ad un pizzico di agitazione e felicità nel caso del più piccolo. Yoochun si decise a parlare
–Innanzitutto sono sorpreso che voi due non stiate ancora facendo a botte… In secondo luogo c’è una cosa che dovreste sapere.- 
-Cosa?-
 -Di cosa si tratta?-
-Il processo di oggi…-
Changmin e jaejoong si scambiarono uno sguardo stupito. Processo? 
-…è stata emessa la sentenza definitiva. I JYJ non fanno più parte della SM, è ufficiale.-
Se in quel momento i poli terrestri si fossero invertiti, se gli oceani si fossero prosciugati e un asteroide avesse spazzato via la vita dal globo, anche allora non ci sarebbe stato un silenzio tanto glaciale. 
-vuoi dire che…abbiamo vinto? – chiese Jaejoong . –Abbiamo vinto.- sospirò Yoochun. Changmin rimase come paralizzato sulla sedia. Se per i suoi compagni questo era il giorno della liberazione, per lui significava che non aveva più senso stare lì, tanto JYJ e TVXQ non sarebbero mai più stati una cosa sola. Mai più.

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Capitolo 6
*** fine. ***


In quello stesso ospedale, due anni prima, Changmin apprendeva la notizia della vittoria dei JYJ contro la SM, la casa discografica alla quale lui apparteneva ancora.
Adesso se ne stava seduto in un corridoio, fissando le pareti chiare. Aspettando una risposta. Le avevano riverniciate o erano sempre state così perfette? Nella Hall non c'era più la stessa ragazza della prima volta, si era sposata. Con Yoochun. Changmin si grattò il naso. Quel posto era...cruciale. Sì, quel posto era stato cruciale per lo sviluppo delle vite di tutti e cinque: Jaejoong, Yunho, Yoochun, Junsu e sè stesso. Anche per Ji-Hyun lo era stato ovviamente; Min si concesse il lusso di ricordare la bellezza della sposa di Chun quando le porte della chiesa si erano aperte.
Niente sala cerimonie per i due innamorati, ma una chiesa minuscola, dove nemmeno le saesang si erano spinte. Ji-Hyun era senza dubbio bellissima, fasciata in un abito color crema molto leggero e svolazzante, con quattro damigelle meravigliose al seguito. Praticamente la metà degli invitati era costituita dai testimoni, ovvero i quattro membri rimanenti dei Dong Bang SHin Ki, e le damigelle:GaIn, la mente dietro tutti gli incontri "casuali" tra i due sposi una volta dimesso Jaejoong (Changmin dovette ammettere di essere stato parecchio distratto dalla sua presenza durante la cerimonia); la sorella minore di Ji-Hyun; Hyoyeon, che avendo saputo del matrimonio da Eunhyuk, migliore amico di Junsu, si era offerta di dare una mano ed era finita per diventare la consigliera più fidata della sposa; e l'impacciatissima fidanzata di Amber, che si era rivelata un'amica di penna e di infanzia dell'ormai moglie di Yoochun. 
Finito il ricevimento, quasi tutti erano scoppiati in lacrime, un po' per la gioia di veder coronato l'amore di una coppia tanto bella e forte, che aveva attraversato l'inferno a causa delle fan e dei giornalisti invadenti ed era resistita dopo la partenza di Chun per ben due anni, un po' perchè sapevano che a causa delle tensioni tra i membri dei JYJ e la casa discografica alla quale appartenevano molti degli invitati, questa sarebbe stata un'occasione difficilmente ripetibile.
"Riunire tutti è stata la cosa più difficile" sussurrò Changmin tra sè e sè. Yoochun, nonostante non fosse particolarmente legato a nessuno degli artisti della SM, e con ciò intendeva che entrambi i suoi migliori amici se ne erano andati con lui, tuttavia aveva compreso che se non avesse agito subito, le cose sarebbero potute peggiorare ulteriormente e aveva deciso di muoversi, in accordo con gli altri quattro.
A dire il vero all'inizio per Yunho essere stato trascinato da Changmin all'ospedale e trovarsi di fronte al suo vecchio compagno era stato difficile. Jaejoong aveva rischiato una crisi ed era scoppiato in lacrime, tanto che l'infermiera era accorsa senza che suonasse il campanello. Quando Junsu aveva riaperto la porta i ruoli erano invertiti e Yunho piangeva tra le braccia di Jae, un'immagine che aveva fatto tirare a tuti un sospiro di sollievo. Compresa l'infermiera. Poi però, come se non fosse passato un giorno dal debutto, Yunho e Changmin avevano cominciato a sgattaiolare dall'appartamento per incontrare gli altri tre e ricostruire passo per passo un'amicizia interrotta troppo bruscamente. Avevano salutato con allegria le dimissioni di Jaejoong e assistito alla timida nascita della relazione tra Yoochun e Ji-Hyun, finchè non era arrivato il momento di diventare ufficialmente testimoni di nozze. A quel punto era stato a Junsu cercare di parlare con Eunhyuk e a Changmin con Kyuhyun per spiegare la situazione ai Super Junior. Le reazioni erano state diverse: Heechul, che non aveva mai smesso di vedere Jaejoong sapeva già tutto e regalò una giarrettiera alla futura sposa, mettendo a rischio tutti i piani diplomatici messi in atto dagli amici; Shindong si rifiutò di incontrare i JYJ finchè la sua fidanzata, forse per empatia nei confronti di JiHyun, lo costrinse ad affrontare i suoi vecchi amici; Donghae, col cuore tenero che si ritrovava fu il primo a precipitarsi da Yoochun per fargli le congratulazioni, trascinandosi dietro Eunhyuk grazie all'aiuto di Junsu e la dolce Hyoyeon; Ryeowook dopo un periodo di incertezza cucinò quelli che GaIn definì "i biscotti della riconciliazione" con i quali convinse tutti i membri a riavvicinarsi ai tre ex-compagni. Anche Yesung e Leeteuk chiamarono per congratularsi. Poi fu la volta delle Soshi, che furono semplicemente messe in riga da Sooyoung, la quale non aveva la minima intenzione di perdersi il matrimonio, e che persero ulteriori ore di sonno per seguire Hyoyeon che collaborava all'organizzazione della cerimonia e del ricevimento. Più difficile fu parlara a SHINee e f(x), con l'eccezione di Amber, che si dimostrò subito entusiasta ma fuggì inorridita quando Jessica le propose di insossare un abito super frivolo per il matrimonio. 
Boa...I pensieri di Changmin furono interrotti dal rumore di una porta che si apriva e la voce di GaIn che diceva "Grazie mille....grazie ancora...arrivederci" , scattò in piedi e corse verso di lei. La strinse forte , senza il coraggio di chiederle nulla. La fece sedere. Inspirò. -Allora?- lei si appoggiò alla sua spalla e chiuse gli occhi. -Allora è confermato.- Changmin la strinse di nuovo, sentiva il proprio cuore battere all'impazzata e le meni che tremavano. Altro che show di fronte a centinaia di fan urlanti, altro che vittora all'Inkigayo, altro che record di vendite: questa era emozione. -Quindi...e quindi...quindi sì. CIoè sì. Aspetti un bambino...- GaIn si tirò su e lo fissò intensamente, gli occhi lucidi e un sorriso preoccupato sbocciato sul suo viso teso. -Sì.- Sorrise anche lui. -Aspetti mio figlio.- Una lacrima incontrò il sorriso di lei, poi un'altra e un'altra ancora  -S..s...sì- ormai singhiozzava, anzi singhiozzavano entrambi.
GaIn prese due fazzoletti dalla borsa - E adesso cosa faremo?-
-Cosa faremo?-
-Dovremo confermarlo alle nostre agenzie...-
-Sì, è chiaro.-
-Credi che..?-
-Qualcosa sanno, ma ultimamente sono stato molto attento.-
-Come la prenderanno?-
-Non importa, io mollo.-
-Cosa?!?-
Lei adesso lo squadrava incredula. -Molli? Ma...il tuo sogno!- -No...no...non per sempre...ma adesso ho un sogno più importante.- Min scivolò giù dalla sedia e si mise a frugare nello zaino in pelle finchè non trovò quello che cercava. -Forse non è il momento giusto, soprattutto avrei preferito che succedesse dopo il servizio militare ma...ma non mi importa, ti amo e avremo un figlio, e anche se non lo avessimo, ti amo comunque, e voglio che tu sia mia per sempre, ma soprattutto io voglio essere tuo per sempre, voglio essere la persona che ti ricorda ogni giorno quanto sei bella e che ti sta vicino quando piangi e quando ridi...Son GaIn, per favore, accettami come tuo marito e rendimi un uom...-
Una mano sottile e una risata cristallina lo zittirono. -Changmin-shhi, Chanchang...sì.-
Il viaggio di ritorno fu un viaggio dritto verso il futuro, le ruote della macchina volavano su un asfalto che sapeva di progetti e speranza, guardando le case e immaginando di comprarne una, facendo attraversare i bambini e pensando ad un nome per il proprio.
Yunho aprì la porta e guardando i visi raggianti dei due amici capì. Li abbracciò e scherzò con loro, sembrava davvero felice, ma tutti e tre sapevano che c'erano molte cose da sistemare. Yunho tirò il suo dongsaeng da una parte: -Te ne andrai vero?- -Hyung io...non lo so ancora.- L'uomo annuì. -Mi dispiace solo sapere che probabilmente non farò in tempo per il parto...ma le cose devono cambiare. Se lasci tu, lasci anche io. Stavolta si fa così.- I due amici si strinsero esattamente come avevano fatto dal 2009 in poi, sicuri di essere insicuri come sempre, ma almeno non da soli.
Fu Yunho a chiamare gli altri. Yoochun era in luna di miele, Junsu e Jaejoong erano insieme e stavano guardando un film. Tutti si dimostrarono molto felici e tutti si preoccuparono constatando che Min avrebbe perso due anni di vita di suo figlio, ma per fargli coraggio gli dissero che c'era tempo, che in un anno la legge poteva cambiare. Lo dissero un po' così, per confortarlo, ma ci speravano davvero. Due minuti dopo fece irruzione nell'appartamento degli HoMin un trafelato Kyuhyun, che aveva deciso di correre da un parcheggio vicino fino a lì nonostante la paura delle fan pazzoidi e nonostante il suo fisico non particolarmente atletico. Quando si trovò di fronte Changmin, già sapeva. Lo aveva sentito dentro, che la SM non era più il posto per lui, che la Kyu-line si sarebbe articolata tra tre agenzie molto presto, ma nei suoi occhi non c'era biasimo, solo molto affetto.
Quella notte nessuno di loro dormì. Il matrimonio di Yoochun aveva dato il via al riallacciarsi di amicizie e aveva riaperto la scatola dei ricordi, costringendoli a sedercisi intorno e tirarli fuori uno ad uno, ma ora, quel bambino che doveva ancora nascere, quell'esserino che non poteva essere molto più grande di un fagiolo aveva preparato una nuova scatola, più grande, più pesante, e nessuno sapeva bene che cosa ci avrebbe trovato, ma erano determinata ad aprirla tutti insieme, come una famiglia.


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