No More Missed Chances

di Bobbieyoung
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Because She's Stubborn ***
Capitolo 2: *** Because She's Annoying ***
Capitolo 3: *** Because She's Blind - PARTE I ***
Capitolo 4: *** Because She's Blind - PARTE II ***
Capitolo 5: *** Because She's Taken ***
Capitolo 6: *** Because She's Unbelievable - PARTE I ***
Capitolo 7: *** Because She's Unbelievable - PARTE II ***
Capitolo 8: *** Because I'm Dysfunctional ***
Capitolo 9: *** Because She's Good ***
Capitolo 10: *** Because She's Mine ***



Capitolo 1
*** Because She's Stubborn ***


Capitolo 1

*Perché è testarda*

 

"Brittany, ne vuoi ancora un po’?" Alzo gli occhi e sorrido a Dave, che mi prende il bicchiere dalle mani, riempendolo con quel dolce cocktail arancione.

"Grazie" Mormoro, prendendone un sorso, sebbene non dovrei, dato che sono venuta qui in macchina. Dave adora creare cocktail. Di solito sono superbuoni, ma credo abbia usato un’intera bottiglia di Vodka per fare questo. Ogni giovedì sera, quando tutti ci riuniamo nel suo giardino, inventa una nuova bevanda, cui da sempre un nome. “Precious Orange” è chiamata quella che sto bevendo ora e che, alla fine, devo posare. Yuk, troppo forte.

"Dovresti chiamarla Precious Vodka, Dave…" commento, passandomi le mani tra i capelli mentre abbandono il mio peso sulla sdraio. Il cielo si sta già scurendo, ma non sento freddo, dato che l’estate è proprio dietro l’angolo. Grazie a Dio. E’ il momento dell’anno che preferisco!

Reprimo uno sbadiglio, dando un’occhiata all’orologio. Le dieci passate… Dovrei davvero andare a casa, visto che domattina dovrò alzarmi presto. L’incontro genitori-insegnanti è alle 7.15. Perché ho accettato di partecipare? E’ colpa mia che la babysitter di Mrs.Holloway sia malata e che perciò lei non possa venire dopo l’orario scolastico?

Oh beh… E’ una donna gentile, quindi non è un problema farle un favore. Anche se, magari, avrei dovuto proporre un'altra mattinata. Il venerdì sono sempre sfatta, a causa dei cocktail di Dave della sera prima. Spero che nessuno dei miei studenti lo noti, anche se sono troppo piccoli per sapere cosa sia un cocktail, quindi… che imparino prima a usare i pastelli!

Lasciando vagare lo sguardo, ascolto alcune delle conversazioni tra i miei amici. Alla mia destra, Dave e Blaine stanno parlando della partita di football dello scorso sabato. Dave è ancora un po’ deluso dalle prestazioni del suo team. Forse non dovrebbe urlargli contro come un pazzo, ma piuttosto adottare la tecnica di Blaine, perché Blaine è il migliore allenatore calcistico che si possa immaginare. Allena la squadra di calcio femminile da ormai due anni, e non ha ancora perso una partita. Non urla mai alle ragazze, e loro fanno sempre del loro meglio per cercare di impressionarlo. Segretamente hanno tutte una cotta per lui, sebbene sia gay e impegnato con Kurt Hummell, insegnante del Glee Club.

Mentre Blaine cerca di spiegare a Dave come relazionarsi meglio con i propri giocatori, Puck, Tina e Rachel stanno discutendo animatamente riguardo uno dei candidati a presidente, e di quanto sarebbero scontenti se lo eleggessero. Sogghigno, vedendo le guance di Rachel arrossarsi nel tentativo di reprimere la rabbia. Diventa sempre rossa quando si arrabbia, oltre a farneticare a voce molto alta. Sono contenta di non essere uno dei suoi studenti del corso di Inglese. Ho sentito che va su tutte le furie quando non è d’accordo con le opinioni di qualcuno.

Guardando oltre il tavolino, i miei occhi incrociano quelli di Santana e non posso che chiedermi se mi stesse guardando già da un po’. Le sorrido mentre sposto lo sguardo, perché, come sempre,  non ricambia mai.

"Karofsky!" La sento gridare, per attirare la sua attenzione. "Dammi quel bicchiere, ho bisogno di un altro po’ di quel tuo schifoso punch."
Mike, seduto vicino a Santana, ride, per poi riempirle il bicchiere con il punch portatogli da Dave.

"Non farlo arrabbiare, Santana…" mormora Mike tra le risa, mentre riempie un bicchiere anche per se stesso. "Si chiama Precious Orange. Dave è già di cattivo umore, non penso possa sopportare che i suoi cocktail vengano insultati."

Mi giro verso destra, per vedere se Dave sta ascoltanto, ma noto che li sta abilmente ignorando, continuando il discorso con Blaine.

"Lo chiamerò  Schifoso Punch perché è quello che è" risponde Santana con ovvietà, prendendo un lungo sorso. "Ma siccome non c’è altro, mi dovrò accontentare."

"O potresti bere dell’acqua " controbatto, con un’alzata di spalle. Santana mi guarda di storto, senza dire niente per una manciata di secondi. Non credo morirebbe di sete se non bevesse il Precious Orange. C’è l’acqua a casa di Dave, dovrebbe solo alzare il suo pigro culo per fare qualche passo.

"Qualcuno ha chiesto la tua opinione?" Mi sfida, senza interrompere il contatto visivo. Faccio schioccare la lingua, sistemandomi meglio sulla sedia.

"Cos’è, fai la stronza perché le tue Cheerios hanno sbagliato una delle tue piramidi?” Le domando a mia volta, prendendo la mia borsa da sotto la sedia. Mi è passata la voglia di stare qui.

"Sai? Tutto questo è piuttosto divertente" Risponde Santana, con un finto sorriso. "Effettivamente hanno fatto degli errori e vuoi sapere perché?"

Piego la testa da un lato, pronta a sentire la patetica spiegazione che mi rifilerà. Probabilmente sarà un’altra ridicola scusa che avrà a che fare con me.

"Perché lasci che i tuoi stupidi bambini dell’asilo giochino di fianco al campo da football e le loro grida insopportabili fanno venire il mal di testa alle mie ragazze. Non riescono a concentrarsi se i tuoi bambini giocano a nascondino e urlano come se fossero in guerra."

Sbuffo scuotendo la testa, incredula.

"Wow… Trovo veramente affascinante come continui a lamentarti del fatto che i miei alunni diano fastidio alle tue Cheerios, quando in realtà sei tu l’unica a non sopportarli. Alle ragazze non cambia niente se ci sono i bambini che giocano."

"Certo che cambia qualcosa. Semplicemente non dicono nulla, perché le ho allenate a stare zitte durante gli allenamenti e ad ascoltare solo quello che dico io. Comunque perché giochi in cortile con i tuoi bambini? Non dovrebbero imparare a disegnare il loro animale preferito o a scrivere il loro nome, prima di andare alle elementari? Tipo… con carta e penna, seduti dietro un banco? Tra quattro mura?"

Alzo gli occhi al cielo, percependo lo sguardo di Mike su di me. Ha ascoltato, senza parole, la discussione tra me e Santana, sorseggiando il suo cocktail, con aria parecchio interessata.

"E’ l’area adibita aigiochi, Santana. E’ forse colpa mia se, quarant’anni fa, l’asilo dove lavoro è stato costruito in prossimità del campo da football del McKinley?" Mi alzo in piedi, sollevando la borsa. Getto un’occhiata a Santana, vedendo come mi sta imitando, ridendo con Mike, pensando di non essere vista. O forse sapendo perfettamente che la riesco a vedere.

Sospirando, poso una mano sulla spalla di Dave, che alza lo sguardo, sorridendo stancamente.

"Vai via?"

"Sì, sono esausta… e domattina devo alzarmi veramente presto, quindi…”

"Perché gli asili aprono alle 5 del mattino." Sento il commento sussurrato di Santana e, lentamente, mi volto.  Mi sta guardando con aria innocente, scrollando le spalle. Attende che io dica qualcosa, ma non ho intenzione di farle questo favore.

Mi avvicino per lasciare un bacio sulla guancia di Dave, ringraziandolo per la serata. Solitamente è molto più divertente stare con i miei amici, ma Santana e il suo umore riescono veramente a rovinarmi le serate.

"Ok, dormi bene Britt." Dice Dave, dandomi una pacca sulla vita. "Ci vediamo sabato, magari? La mia squadra gioca un’altra amichevole e ci piacerebbe avere un po’ di tifo in più. "

Sorrido, sapendo che spera veramente di vincere questa partita.

"Ok, ci sarò. Anche se sono sicura che le Cheerios faranno un gran tifo. Certo, sempre che non sbaglino di nuovo la piramide, cosa altamente probabile, visto che Santana continua a credere di poterle fare alte come un grattacielo, oltre a pensare che vada bene rischiare la vita di un gruppo di diciassettenni."

Non riuscivo a trattenermi e, voltandomi oltre la mia spalla, intercetto lo sguardo infuocato di Santana. Velocemente saluto il resto del gruppo, impedendole così di controbattere e, non appena metto piede fuori dal salotto di Dave, mi lascio sfuggire un singhiozzo.

Riesco ancora a sentire la sua risata, ma sono troppo stanca per chiedermi cosa l’abbia provocata. Voglio solo andare a casa e stendermi a letto.

Dopo una veloce pausa al bagno, esco da casa di Dave, dirigendomi, nel buio, verso la macchina. La strada è vuota e, mentre l’attraverso, porto lo sguardo oltre le mie spalle, giusto in tempo per vedere Santana sbucare da uno degli angoli della casa.

Sollevo gli occhi al cielo, cominciando a cercare le chiavi della macchina all’interno della mia borsa. Non appena percepisco il rumore dei suoi piedi che attraversano la strada, guardo alla mia sinistra, notando che la sua macchina è parcheggiata proprio dietro la mia. Era ovvio…

"Buonanotte" Dice, oltrepassandomi. Tutto ciò che posso fare è esalare un profondo respiro.

"Che c’è? Ora che nessuno ascolta riesci a comportarti civilmente?" Le chiedo, aprendo la portiera al lato del guidatore.

Santana si volta, armeggiando con le chiavi tra le sue mani.

"Non posso augurarti la buonanotte?"

"Certo che puoi. Mi chiedo solo perché te ne preoccupi. Non mi hai rivolto una sola parola gentile a casa di Dave e non appena siamo sole sei tutta-"

"Ok, sai cosa, dimenticatelo. Mi rimangio tutto quello che ho detto, non ti auguro nessuna buonanotte!" Se la sua voce si era ammorbidita, ora è certamente brusca come pochi attimi prima. Mi sto demoralizzando, guardando come osserva il terreno.

"Non essere ridicola" Mormoro.

"Come vuoi. Assicurati solo di non usare il cortile quando alleno le mie Cheerios."

"Sai perfettamente che non lo prenderò neanche in considerazione. I miei bambini amano stare all’aperto tanto quanto le tue ragazze. L’unica che ha un problema qui sei tu!"

Gli occhi di Santana trovano i miei, e sembra che sia rimasta senza parole.

"Ci vediamo" Dico, entrando in macchina senza aspettare la sua risposta.

Quando accendo la macchina, la osservo dallo specchietto retrovisore.

E’ così testarda… Chi cerca di impressionare? Perché non riesce a parlarmi civilmente? Beh… Magari neanch’io sono stata troppo gentile, ma è sempre lei a cominciare.

Spero solo che un giorno riesca a superare il fatto che tra di noi non abbia funzionato.

Beh… Magari avrebbe funzionato, se ci avessimo provato veramente… ma è troppo tardi ormai. Non riusciamo neanche a dirci una frase senza azzannarci l’un l’altra.

E lei è troppo testarda!

Testarda e sexy… ma tutto ciò non ha importanza adesso, perchè presto incontrerà una bella ragazza che la farà innamorare, e lei si dimenticherà di me. Che è una buona cosa, perché io non sono più interessata a lei.

Per niente!
 

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Capitolo 2
*** Because She's Annoying ***


Chapter 2
 *Perché è irritante*
-Santana-
Fergie salta giù dal divano non appena chiudo la porta alle mie spalle, lanciando la borsa in un angolo. All’inizio sembra sorpresa, ma poi corre verso di me scodinzolando tutta eccitata, quando mi chino per accarezzarla.
"Hey piccola" Mormoro, carezzandole la testa, mentre salta sulle mie ginocchia. Fortunatamente è un piccolo chihuahua, che si adatta perfettamente alle dimensioni del mio grembo e che adora starmi in braccio. Mi chiedo come mai, visto che non ho mai molto tempo per stare con lei. Da quando sono diventata la nuova coach delle Cheerios, oltre a insegnare Spagnolo, mi sembra di vivere al McKinley. Non che l’ambiente non mi piaccia. Anzi, mi piace molto. Ma ultimamente è molto stressante, dato l’avvicinarsi dei campionati nazionali.  L’anno scorso ci siamo classificati al secondo posto; la mia capo cheerleader si slogò la caviglia un giorno prima delle gare, così abbiamo dovuto cambiare la coreografia, cosa che ci fece perdere il primo posto.
Beh… Le mie ragazze dovranno lavorare ancora più sodo quest’anno, perché non lascerò che quelle marmocchie californiane ci rubino di nuovo la vittoria.
Mi alzo in piedi, e Fergie mi segue in cucina, come una calamita. Piagnucola dolcemente, mentre mi prendo il mio tempo per prepararle la cena. Non abbaia mai. Effettivamente non credo che possa abbaiare. L’ho adottata un anno fa, e non l’ho sentita abbaiare una singola volta. Il proprietario del negozio di animali mi disse che da cucciola fu maltrattata, e che da allora ha sempre avuto paura di emettere rumori forti. Non volevo neanche prenderla con me, ma quando entrai nel negozio fu amore a prima vista.
Sorrido, poggiando la ciotola sul pavimento e osservando come Fergie inizi subito a mangiare, continuando a scodinzolare.
E’ l’unica che sia riuscita a rubare il mio cuore senza romperlo, quindi mi sono sentita in dovere di offrirle un tetto.
Perché Brittany mi ha aggredita prima? Volevo solo augurarle la buonanotte. E perché sto pensando a lei ora? Per prima cosa, non ne vale la pena e, in secondo luogo, non merita di essere nei miei pensieri. Aggredirmi così, senza motivo… Ok, forse ultimamente non sono stata molto amichevole, ma potrei dire lo stesso di lei.
"Urgh!"
Fergie solleva I suoi grandi occhi verso di me, smettendo di mangiare per un momento.
"Scusa…" Mormoro, osservando come continui a divorare il suo cibo, mentre mi siedo su una delle seggiole della cucina. “Ricordi quella ragazza bionda che veniva qui l’anno scorso? Beh… Non era qui spesso, veramente ci è stata solo un paio di volte.”
Il mio cane non sembra interessato, ma io continuo a parlare comunque. D’altronde, non c’è nessun altro qui con cui possa parlare. E poi mi piace il fatto che Fergie non mi possa rispondere, perché se potesse, probabilmente, mi direbbe che mi sto comportando in maniera infantile.
"Beh, quella bionda che ogni tanto veniva qui, si sta comportanto in maniera molto irritante ultimamente. Benvenuta ignoranza… Le chiedo educatamente di lasciar allenare le mie Cheerio senza venire distratte e lei? Non lo prende nemmeno in considerazione! Oltretutto i bambini cui insegna… tutti dicono sempre che sono carini, ma in realtà sono così… irritanti! Proprio come lei, giusto? Comunque… Ti suggerisco di non prenderti mai una cotta per un tuo collega, perché se non funziona - sei fottuta!”
Fergie si lecca il naso e trotterella fuori dalla cucina, probabilmente per andare a stendersi sul suo cuscino vicino al divano. Dovrei andare a letto anch’io… ma negli ultimi tempi odio andarci.
Qualche volta vorrei parlare con qualcuno, prima di addormentarmi, ma non ho un coinquilino. O nessun altro…
Ma questa è una buona cosa. L’ultima volta che ho cercato di intraprendere una relazione, è stato un completo disastro. Probabilmente non sono fatta per le relazioni, o qualcosa del genere, perché, d’altronde, chi ne ha bisogno? Qualcuno finisce sempre per starci male, poi si inizia a litigare perché a un certo punto non si sopporta più il partner. E quando non si litiga, non ci si parla proprio, perché è imbarazzante. Ecco perché discutere  meglio, secondo me. In questo modo, puoi far capire all’altra persona che l’hai dimenticata....
Perché l’altra chiaramente ti ha dimenticato. Altrimenti non ci proverebbe con qualsiasi essere umano a portata di mano e, senza ombra di dubbio, non sembrerebbe così maledettamente felice e spensierata in ogni momento, con un sorriso che ti ricorda il sole o qualcosa del genere.
Resterebbe calma, nel caso tu ti irritassi perché i suoi alunni giocano vicino al campo da football, perché non le importa se qualcosa ti da fastidio. Semplicemente non le interessa più, e ti ignora…
Ecco perché è un’ottima cosa che io stia andando a letto da sola stanotte.



-Brittany-
L’incontro genitori-insegnanti stamattina non è andato bene… Solitamente la signora Holloway è molto gentile e amichevole, ma deve aver avuto una brutta settimana, o qualche problema a casa e, ovviamente, si sfoga su di me, perché sono la prima persona che trova. Anche il fatto che sua figlia ancora non sappia contare fino a venti è sicuramente colpa mia.
Di solito non lascio che queste cose mi rovinino la giornata, dato che ormai, dopo due anni, ci ho fatto l’abitudine.
Ma ultimamente sono molto più sensibile, credo per colpa dello stress. Alcuni dei miei alunni andranno alle elementari, dopo l’estate, e alcuni dei genitori stanno andando fuori di testa in questo periodo, proprio come la signora Holloway stamattina.
Sono contenta che la giornata sia quasi terminata. Una pausa veloce in aula insegnanti, per controllare la mia cassetta della posta e poi sarò fuori da qui, per godermi il weekend.
A passo veloce raggiungo l’edificio del McKinley, sperando che non ci sia nessun altro in aula insegnanti, in modo da non dover posticipare il mio ritorno a casa. Ancora una volta maledico il fatto che il noi maestri d’asilo non disponiamo di una nostra aula insegnanti. Ma non c’è abbastanza spazio nel nostro edificio, così dobbiamo dividere la stanza con gli insegnanti del McKinley. Ogni tanto ci prendono in giro, quando ci sentono lamentarci per una giornata stressante, credendo, tuttora, che tutto ciò che facciamo sia stare all’aria aperta e giocare tutto il giorno.
Ma io, Sam e Lauren non ci facciamo più di tanto caso, limitandoci a ignorare Puck e Santana, ogni qualvolta facciano una battuta riguardo l’ “insegnare” all’asilo. Non considerano il nostro lavoro come “insegnare”. La odio quando fa così. Come se guidare le Cheerios alla vittoria fosse insegnare. Non è meglio di me. Oltretutto, è arrivata solo seconda l’anno scorso. Ha!
Ugh… parlando del diavolo. La faccia di Santana è la prima cosa che vedo entrando in aula insegnanti e, per un secondo, considero la possibilità di voltarmi e andarmene, ma ho deciso di non farle più avere quest’effetto su di me.
"Hey Britt! Stavamo proprio parlando di te!" Dice Sam, salutandomi, con un sorriso da orecchio a orecchio. E’ seduto vicino a Santana, intorno al tavolo circolare, insieme a Tina e Blaine.
"Oh… perché?" Chiedo confusa, notando solo allora la persona seduta alla destra di Santana. Una giovane bionda, che non avevo mai visto prima di allora, ma che immediatamente mi sembra simpatica e molto carina.
"Stavamo solo nominando tutti gli insegnanti, per vedere se Quinn ne conosce già qualcuno. Quinn, lei è Brittany Pierce, la mia collega di cui ti parlavo. Brittany, ti presento Quinn Fabray. Si è trasferita a Lima il mese scorso ed è appena stata assunta al McKinley."
Sgrano gli occhi, non essendo a conoscenza del fatto che il McKinley avesse “reclutato” altri insegnanti.
"Oh! Ok, grande! Piacere di conoscerti, Quinn. Cosa insegni?"
La bionda sorride caldamente, indicando uno dei libri di fronte a lei.
"Matematica e biologia. Lo so… Noioso, eh?"
"No, per niente! Amavo la biologia, ai tempi del liceo "
Qualcuno emette versi di stizza, e non devo voltarmi per sapere di chi si tratta.
"Non ci credi?" Chiedo a Santana, incrociando le braccia al petto, continuando a stare in piedi a lato del tavolo. Lei sorride, evitando il mio sguardo, mentre alza le spalle.
"Sinceramente pensavo fossi più tipo da storia dell’arte… o economia domestica"
Blaine sorride, sentendo il tono leggermente sarcastico di Santana, per poi ammutolirsi, quando non mostro il minimo accenno di un sorriso.
"Quindi questa è la tua prima settimana, Quinn?” Chiedo, ignorando il commento di Santana. Mentre Quinn comincia a descrivere il suo primo giorno al McKinley, mi volto per dirigermi verso lo scaffale con le cassette per la posta di ciascun insegnante.
La mia è vuota – avrei potuto andare a casa senza neanche passare da qui.
Ormai che sono qui, decido di prepararmi un caffè , magari, parlare un po’ con Tina, visto che raramente abbiamo tempo di farlo dopo l’orario scolastico.
Non appena stringo tra le mani una fumante tazza di caffè, mi siedo accanto a lei, cercando di concentrarmi sulla conversazione che lei, immediatamente, intavola. Per qualche strano motivo, però, i miei occhi continuano a vagare dall’altra parte del tavolo, dove Quinn sta raccontando a Santana e Blaine un aneddoto riguardo il suo vecchio lavoro e quanto orribilmente il suo vecchio preside trattasse le donne.
A un certo punto, Santana poggia la sua mano sul braccio di Quinn, per enfatizzare la sua incredulità.
"Perché non hai detto a quello stronzo di andare a fare in culo, dopo avergli sentito fare battute così offensive nei confronti delle donne?”
"Perché volevo tenermi il lavoro? A quei tempi volevo veramente restarci, ma quando ho sentito che stavano cercando qualcuno al McKinley, mi sono licenziata immediatamente e non vedevo l’ora di mettere piede fuori da lì " Spiega Quinn e io alzo gli occhi al cielo quando Santana si complimenta per il grande passo, dicendole che si troverà benissimo con i nuovi colleghi. E’ il suo ammiccare furtivo, che mi fa infuriosire. Santana sta ovviamente cercando di flirtare con Quinn. Da quanto tempo si conoscono? Dieci secondi?
"E’ meglio che vada ragazzi. Kurt ha organizzato un viaggio a Cincinnati per il weekend, partiamo oggi pomeriggio. Ci vediamo lunedì!" Dice Blaine, eccitato, mandando un bacio a tutti noi, mentre si alza per lasciare la stanza.
"Aspetta, vengo anch’io!" Tina mi sfiora la spalla, seguendo Blaine dopo un veloce saluto.
Guardo nella mia tazza, perché adesso nemmeno io ho più una ragione per restare. A meno che non mi interessi guardare Santana provarci con Quinn.
Assolutamente no!
Quando dico che dovrei andare a casa, Sam mi chiede di aspettare un minuto, iniziando a parlare di come, finalmente, Danny gli abbia parlato, stamattina.
Danny non ha ancora rivolto la parola a nessuno di noi dall’inizio della scuola, e stavo iniziando a preoccuparmi.
"Oh mio Dio, veramente? E’ fantastico! Cos’ha detto?”
"Ha solo detto che gli serviva il bagno, ma è un inizio, no? E’ stato così dolce… A pranzo ho chiamato sua mamma, per dirglielo, non hai idea di quanto fosse sollevata."
"Wow Sam… Non riesco a credere che finalmente stia parlando. Ce ne ha messo di tempo! Sai, la scorsa settimana continuava a fissarmi e io pensavo volesse dire qualcosa, ma non ha detto una parola. Poi ha fatto un favoloso disegno raffigurante lui e suo papà mentre -"
"Veramente? Dovresti dirglielo!"
Voltandomi, i miei occhi incontrano orbite scure. Per i precedenti minuti, Santana e Quinn sono rimaste ad ascoltare me e Sam, ma ora mi interrompe.
"A chi?"
"Alla persona a cui frega qualcosa…" Il suo sopracciglio si solleva, spavaldo e Quinn libera una piccola risata.
"Scusa" Si giustifica Quinn, coprendosi la bocca. "Non volevo ridere"
"Non scusarti… Brittany è una ragazza cresciuta, ormai " Commenta Santana, mentre io sto fumando dentro.
"Sta zitta Santana"
"Oooh… di cattivo umore?"
"Smetti solo di parlare. Non ho voglia di sentire le tue provocazioni." Singhiozzo, sperando che accetti la spiegazione e mi lasci in pace.
"Perché?"
Ok… non l’ha accettata.
"Cosa perché?"
"Perché ti innervosisco così tanto?"
"Ho detto questo?"
"No. Ma lo sento dalla tua voce."
"Beh, allora sei intelligente. Brava."
"Grazie. Ma, seriamente, ti infastidisco così tanto? Penso che dovresti prendere le cose un po’ più alla leggera" Alza di nuovo le spalle, per ribadire il concetto.
"Oh, io non ci do peso. Ma tu dai fastidio a chiunque quando ti comporti come una bambina. Tipo ora."
"Cosa? Sei crudele" Mette il broncio.
"Perfetto. Sto cercando di esserlo"
"Uhm… interagite sempre così?"
"Sì, Quinn. Brittany vuole che sia così."
"No, io non voglio"
"Non vuoi?"
"No…" Alzo gli occhi dalla tazza tra le mie mani per incontrare quelli di Santana, aspettando che risponda. Se ne sta seduta dall’altra parte del tavolo, mordendosi un labbro. E’ divertente come riesca a passare velocemente dall’arroganza all’insicurezza. Effettivamente è quasi dolce, ma ho smesso di guardare Santana come una persona dolce, perché sarebbe solo un’illusione. Non è mai dolce con me. Magari un tempo lo era… Ma non vale neanche la pena parlarne, per quel poco che è durato.
"E allora… cosa vuoi?" Chiede, e io mi accorgo che sta avendo difficoltà a guardarmi negli occhi. Non so perché si preoccupi di chiederlo, ma potrei anche reggere il gioco.
"Non è chiaro?"
"N-no. Cosa vuoi?"
"La tua bocca…" Passa un secondo, e non aspetto che di vedere la sua reazione. "…chiusa"
Il dolore sulla faccia di Santana non ha pari. Non posso credere che ci sia rimasta male. Ma dai, mi stava provocando.
"Scusate se interrompo" Prende la parola Sam, mentre io mi rendo conto di aver quasi dimenticato che lui e Quinn fossero ancora qui. "Sebbene sia interessante sentirvi battibeccare… Dovrei preparare il lavoro per lunedì, cosa che farò nella nostra classe. Quinn, tu vuoi restare? Perché ti potrei far vedere dove lavoriamo io e Brittany. Ti interesserebbe?"
Quinn si alza alla velocità della luce, sembrando quasi sollevata dal fatto che Sam le stia offrendo di lasciare la stanza.
"Sì, certo. Mi ha fatto piacere conoscerti Brittany. Sono sicura che ci incontreremo spesso da adesso in poi." Poi si volta verso Santana. "Noi ci vediamo lunedì per pranzo?"
Osservo come Santana sorride e miagola un "Assolutamente…" prima che i due biondi ci lascino da sole in aula insegnanti.
Ora non ho davvero più la minima ragione di intrattenermi, perché io e Santana non restiamo mai senza gli altri. Non restiamo sole da mesi, perché sarebbe un disastro. Effettivamente credo che potremmo finire per picchiarci prima o poi…
Perché quando mi guarda come fa adesso, mi viene voglia di prenderla a schiaffi. Lo fa sempre. Mi fissa e, non appena ricambio il suo sguardo, finge di guardare il telefono, o l’orologio, o si gratta la fronte, o si schiarisce la gola. Ma non riesce a mantenere il contatto visivo per più di tre secondi.
"Uff… Cosa stai guardando?" Sbuffo, finendo il caffè.
"Niente? Non posso guardare nella tua direzione?"
"Non quando mi spogli con gli occhi"
"COSA?" Risponde risentita, scuotendo la testa. "Cosa te lo fa pensare?"
"La saliva sul tuo mento?"
"Huh? Non c’è…" Si strofina il mento, non trovando niente. "Stronza"
"Comunque mi hai svestita con gli occhi. Pervertita. "
"No che non l’ho fatto!"
"Certo che l’hai fatto. E va bene. Anch’io lo faccio, certe volte"
Santana socchiude gli occhi, piegando la testa da un lato.
"Che – Lo fai?" E’ incredibile quanto sia ingenua, alcune volte.
"Certo"
"Quando è stata l’ultima volta?"
"Uhm… stamattina, nel parcheggio"
"Ma… non eri nemmeno lì. Vieni sempre in bici."
"Oh San…" Sospiro, scuotendo lentamente la testa. "Non stavo parlando di te. Lo stavo facendo a Rachel, nel parcheggio delle bici."
Santana arrossisce dall’imbarazzo e io ottengo quello che voglio; chiude la bocca, osservandosi le mani.
"Che c’è? E’ sexy…" Rispondo, alzandomi dalla sedia. Poso la mia tazza nella lavastoviglie, raccogliendomi i capelli in una coda di cavallo. Sono sicura che Santana mi stia guardando con la coda dell’occhio, immaginandosi me e Rachel che ci baciamo o qualcosa del genere. Cosa che non succederà mai. Assolutamente no.
"Comunque… buona fortuna per l’esibizione di metà partita. Credo che tu ne abbia bisogno, visto che hai avuto così tanti intralci durante gli allenamenti. Mi dispiace veramente che i miei bambini ti abbiano disturbata senza ritegno. La prossima volta, gli tapperò la bocca col nastro adesivo prima di farli uscire,."
Santana dischiude le labbra, e sono sicura che abbia qualche buona risposta, ma prima che possa parlare, qualcuno apre la porta ed entra nella stanza. E’ Dave, che sorride caldamente appena ci vede.
"Hey ragazze… come mai siete ancora qui? Dovreste essere fuori a godervi il weekend! "
"Oh io sono ancora qui perché ho bisogno di parlarti della partita di domani, Dave. Ma non so perché Brittany sia ancora qui… aveva detto di volersene andare venti minuti fa, ma stranamente è ancora qui con me."
Schioccando la lingua prendo la mia borsa, pronta ad andarmene. Però Santana ha ragione. Perché non me ne sono andata? Qualcuno potrebbe pensare che mi piaccia farmi provocare da lei…
Percependo lo sguardo di Santana su di me, le mie guance si colorano di rosso, mentre cerco di mettermi una ciocca di capelli dietro l’orecchio, fallendo. Una strana sensazione mi coglie lo stomaco, quando guardo verso Santana, notando che lei stava facendo lo stesso.
Da quando ho messo piede in questa stanza, sono stata talmente occupata a pensare a cosa dirle per infastidirla, che non ho nemmeno notato che maglietta stesse indossando.
Una volta ho dormito con quella maglietta…
Santana l’aveva comprata durante il nostro primo appuntamento – se così si può chiamare – ed è grigia e morbida. Quella notte sono rimasta a dormire da lei e, siccome non avevo portato il pigiama, ha lasciato che la indossassi per la notte.  Anche se ho dormito sul divano, mi sono sentita molto coccolata e al sicuro, grazie a quella maglietta, e il fatto che oggi la stia indossando lei, fa contrarre il mio cuore dolorosamente.
"Uhm… Devo veramente andare ora. Ci vediamo domani sera. Ciao… “
Non mi volto per vedere se stanno sorridendo, mentre mormorano un ‘ciao’, ma continuo a tenere gli occhi fissi sul pavimento, finché non sono fuori dalla stanza.
Dopo aver fatto un paio di passi e aver messo un po’ di distanza tra me e quella stanza, quel viso… Riesco a respirare di nuovo, e il calore che sentivo in volto svanisce.
Perché provo ancora tutto questo? Ormai sono otto mesi che abbiamo deciso di finire qualsiasi cosa avessimo iniziato. Ancora prima che iniziasse veramente… Non dovrei essere in grado di guardarla come se fosse una persona come le altre? Perché sono ancora così arrabbiata? E perché il mio cuore inizia a battere all’impazzata, ogni volta che so che lei sta facendo di nuovo quella cosa… Fissarmi…
Prendo un profondo respiro, mentre esco dall’edificio, dirigendomi verso il parcheggio delle bici. Le iridi scure non scompariranno dalla mia mente, ed è una cosa che odio. Mi rende debole.
L’aria mi libera dai pensieri, mentre pedalo verso casa il più veloce possibile.
  Ok, Ok,okok



Chapter 2

 *Perché è irritante*

-Santana-

Fergie salta giù dal divano non appena chiudo la porta alle mie spalle, lanciando la borsa in un angolo. All’inizio sembra sorpresa, ma poi corre verso di me scodinzolando tutta eccitata, quando mi chino per accarezzarla.

"Hey piccola" Mormoro, carezzandole la testa, mentre salta sulle mie ginocchia. Fortunatamente è un piccolo chihuahua, che si adatta perfettamente alle dimensioni del mio grembo e che adora starmi in braccio. Mi chiedo come mai, visto che non ho mai molto tempo per stare con lei. Da quando sono diventata la nuova coach delle Cheerios, oltre a insegnare Spagnolo, mi sembra di vivere al McKinley. Non che l’ambiente non mi piaccia. Anzi, mi piace molto. Ma ultimamente è molto stressante, dato l’avvicinarsi dei campionati nazionali.  L’anno scorso ci siamo classificati al secondo posto; la mia capo cheerleader si slogò la caviglia un giorno prima delle gare, così abbiamo dovuto cambiare la coreografia, cosa che ci fece perdere il primo posto.

Beh… Le mie ragazze dovranno lavorare ancora più sodo quest’anno, perché non lascerò che quelle marmocchie californiane ci rubino di nuovo la vittoria.

Mi alzo in piedi, e Fergie mi segue in cucina, come una calamita. Piagnucola dolcemente, mentre mi prendo il mio tempo per prepararle la cena. Non abbaia mai. Effettivamente non credo che possa abbaiare. L’ho adottata un anno fa, e non l’ho sentita abbaiare una singola volta. Il proprietario del negozio di animali mi disse che da cucciola fu maltrattata, e che da allora ha sempre avuto paura di emettere rumori forti. Non volevo neanche prenderla con me, ma quando entrai nel negozio fu amore a prima vista.

Sorrido, poggiando la ciotola sul pavimento e osservando come Fergie inizi subito a mangiare, continuando a scodinzolare.

E’ l’unica che sia riuscita a rubare il mio cuore senza romperlo, quindi mi sono sentita in dovere di offrirle un tetto.

Perché Brittany mi ha aggredita prima? Volevo solo augurarle la buonanotte. E perché sto pensando a lei ora? Per prima cosa, non ne vale la pena e, in secondo luogo, non merita di essere nei miei pensieri. Aggredirmi così, senza motivo… Ok, forse ultimamente non sono stata molto amichevole, ma potrei dire lo stesso di lei.

"Urgh!"

Fergie solleva I suoi grandi occhi verso di me, smettendo di mangiare per un momento.

"Scusa…" Mormoro, osservando come continui a divorare il suo cibo, mentre mi siedo su una delle seggiole della cucina. “Ricordi quella ragazza bionda che veniva qui l’anno scorso? Beh… Non era qui spesso, veramente ci è stata solo un paio di volte.”

Il mio cane non sembra interessato, ma io continuo a parlare comunque. D’altronde, non c’è nessun altro qui con cui possa parlare. E poi mi piace il fatto che Fergie non mi possa rispondere, perché se potesse, probabilmente, mi direbbe che mi sto comportando in maniera infantile.

"Beh, quella bionda che ogni tanto veniva qui, si sta comportanto in maniera molto irritante ultimamente. Benvenuta ignoranza… Le chiedo educatamente di lasciar allenare le mie Cheerio senza venire distratte e lei? Non lo prende nemmeno in considerazione! Oltretutto i bambini cui insegna… tutti dicono sempre che sono carini, ma in realtà sono così… irritanti! Proprio come lei, giusto? Comunque… Ti suggerisco di non prenderti mai una cotta per un tuo collega, perché se non funziona - sei fottuta!”

Fergie si lecca il naso e trotterella fuori dalla cucina, probabilmente per andare a stendersi sul suo cuscino vicino al divano. Dovrei andare a letto anch’io… ma negli ultimi tempi odio andarci.
Qualche volta vorrei parlare con qualcuno, prima di addormentarmi, ma non ho un coinquilino. O nessun altro…

Ma questa è una buona cosa. L’ultima volta che ho cercato di intraprendere una relazione, è stato un completo disastro. Probabilmente non sono fatta per le relazioni, o qualcosa del genere, perché, d’altronde, chi ne ha bisogno? Qualcuno finisce sempre per starci male, poi si inizia a litigare perché a un certo punto non si sopporta più il partner. E quando non si litiga, non ci si parla proprio, perché è imbarazzante. Ecco perché discutere  meglio, secondo me. In questo modo, puoi far capire all’altra persona che l’hai dimenticata....

Perché l’altra chiaramente ti ha dimenticato. Altrimenti non ci proverebbe con qualsiasi essere umano a portata di mano e, senza ombra di dubbio, non sembrerebbe così maledettamente felice e spensierata in ogni momento, con un sorriso che ti ricorda il sole o qualcosa del genere.

Resterebbe calma, nel caso tu ti irritassi perché i suoi alunni giocano vicino al campo da football, perché non le importa se qualcosa ti da fastidio. Semplicemente non le interessa più, e ti ignora…
Ecco perché è un’ottima cosa che io stia andando a letto da sola stanotte.

 


-Brittany-
L’incontro genitori-insegnanti stamattina non è andato bene… Solitamente la signora Holloway è molto gentile e amichevole, ma deve aver avuto una brutta settimana, o qualche problema a casa e, ovviamente, si sfoga su di me, perché sono la prima persona che trova. Anche il fatto che sua figlia ancora non sappia contare fino a venti è sicuramente colpa mia.
Di solito non lascio che queste cose mi rovinino la giornata, dato che ormai, dopo due anni, ci ho fatto l’abitudine.

Ma ultimamente sono molto più sensibile, credo per colpa dello stress. Alcuni dei miei alunni andranno alle elementari, dopo l’estate, e alcuni dei genitori stanno andando fuori di testa in questo periodo, proprio come la signora Holloway stamattina.

Sono contenta che la giornata sia quasi terminata. Una pausa veloce in aula insegnanti, per controllare la mia cassetta della posta e poi sarò fuori da qui, per godermi il weekend.

A passo veloce raggiungo l’edificio del McKinley, sperando che non ci sia nessun altro in aula insegnanti, in modo da non dover posticipare il mio ritorno a casa. Ancora una volta maledico il fatto che il noi maestri d’asilo non disponiamo di una nostra aula insegnanti. Ma non c’è abbastanza spazio nel nostro edificio, così dobbiamo dividere la stanza con gli insegnanti del McKinley. Ogni tanto ci prendono in giro, quando ci sentono lamentarci per una giornata stressante, credendo, tuttora, che tutto ciò che facciamo sia stare all’aria aperta e giocare tutto il giorno.

Ma io, Sam e Lauren non ci facciamo più di tanto caso, limitandoci a ignorare Puck e Santana, ogni qualvolta facciano una battuta riguardo l’ “insegnare” all’asilo. Non considerano il nostro lavoro come “insegnare”. La odio quando fa così. Come se guidare le Cheerios alla vittoria fosse insegnare. Non è meglio di me. Oltretutto, è arrivata solo seconda l’anno scorso. Ha!

Ugh… parlando del diavolo. La faccia di Santana è la prima cosa che vedo entrando in aula insegnanti e, per un secondo, considero la possibilità di voltarmi e andarmene, ma ho deciso di non farle più avere quest’effetto su di me.

"Hey Britt! Stavamo proprio parlando di te!" Dice Sam, salutandomi, con un sorriso da orecchio a orecchio. E’ seduto vicino a Santana, intorno al tavolo circolare, insieme a Tina e Blaine.

"Oh… perché?" Chiedo confusa, notando solo allora la persona seduta alla destra di Santana. Una giovane bionda, che non avevo mai visto prima di allora, ma che immediatamente mi sembra simpatica e molto carina.

"Stavamo solo nominando tutti gli insegnanti, per vedere se Quinn ne conosce già qualcuno. Quinn, lei è Brittany Pierce, la mia collega di cui ti parlavo. Brittany, ti presento Quinn Fabray. Si è trasferita a Lima il mese scorso ed è appena stata assunta al McKinley."

Sgrano gli occhi, non essendo a conoscenza del fatto che il McKinley avesse “reclutato” altri insegnanti.

"Oh! Ok, grande! Piacere di conoscerti, Quinn. Cosa insegni?"

La bionda sorride caldamente, indicando uno dei libri di fronte a lei.

"Matematica e biologia. Lo so… Noioso, eh?"

"No, per niente! Amavo la biologia, ai tempi del liceo "

Qualcuno emette versi di stizza, e non devo voltarmi per sapere di chi si tratta.

"Non ci credi?" Chiedo a Santana, incrociando le braccia al petto, continuando a stare in piedi a lato del tavolo. Lei sorride, evitando il mio sguardo, mentre alza le spalle.

"Sinceramente pensavo fossi più tipo da storia dell’arte… o economia domestica"

Blaine sorride, sentendo il tono leggermente sarcastico di Santana, per poi ammutolirsi, quando non mostro il minimo accenno di un sorriso.

"Quindi questa è la tua prima settimana, Quinn?” Chiedo, ignorando il commento di Santana. Mentre Quinn comincia a descrivere il suo primo giorno al McKinley, mi volto per dirigermi verso lo scaffale con le cassette per la posta di ciascun insegnante.

La mia è vuota – avrei potuto andare a casa senza neanche passare da qui.

Ormai che sono qui, decido di prepararmi un caffè , magari, parlare un po’ con Tina, visto che raramente abbiamo tempo di farlo dopo l’orario scolastico.

Non appena stringo tra le mani una fumante tazza di caffè, mi siedo accanto a lei, cercando di concentrarmi sulla conversazione che lei, immediatamente, intavola. Per qualche strano motivo, però, i miei occhi continuano a vagare dall’altra parte del tavolo, dove Quinn sta raccontando a Santana e Blaine un aneddoto riguardo il suo vecchio lavoro e quanto orribilmente il suo vecchio preside trattasse le donne.

A un certo punto, Santana poggia la sua mano sul braccio di Quinn, per enfatizzare la sua incredulità.

"Perché non hai detto a quello stronzo di andare a fare in culo, dopo avergli sentito fare battute così offensive nei confronti delle donne?”

"Perché volevo tenermi il lavoro? A quei tempi volevo veramente restarci, ma quando ho sentito che stavano cercando qualcuno al McKinley, mi sono licenziata immediatamente e non vedevo l’ora di mettere piede fuori da lì " Spiega Quinn e io alzo gli occhi al cielo quando Santana si complimenta per il grande passo, dicendole che si troverà benissimo con i nuovi colleghi. E’ il suo ammiccare furtivo, che mi fa infuriosire. Santana sta ovviamente cercando di flirtare con Quinn. Da quanto tempo si conoscono? Dieci secondi?

"E’ meglio che vada ragazzi. Kurt ha organizzato un viaggio a Cincinnati per il weekend, partiamo oggi pomeriggio. Ci vediamo lunedì!" Dice Blaine, eccitato, mandando un bacio a tutti noi, mentre si alza per lasciare la stanza.

"Aspetta, vengo anch’io!" Tina mi sfiora la spalla, seguendo Blaine dopo un veloce saluto.

Guardo nella mia tazza, perché adesso nemmeno io ho più una ragione per restare. A meno che non mi interessi guardare Santana provarci con Quinn.
Assolutamente no!

Quando dico che dovrei andare a casa, Sam mi chiede di aspettare un minuto, iniziando a parlare di come, finalmente, Danny gli abbia parlato, stamattina.
Danny non ha ancora rivolto la parola a nessuno di noi dall’inizio della scuola, e stavo iniziando a preoccuparmi.

"Oh mio Dio, veramente? E’ fantastico! Cos’ha detto?”

"Ha solo detto che gli serviva il bagno, ma è un inizio, no? E’ stato così dolce… A pranzo ho chiamato sua mamma, per dirglielo, non hai idea di quanto fosse sollevata."

"Wow Sam… Non riesco a credere che finalmente stia parlando. Ce ne ha messo di tempo! Sai, la scorsa settimana continuava a fissarmi e io pensavo volesse dire qualcosa, ma non ha detto una parola. Poi ha fatto un favoloso disegno raffigurante lui e suo papà mentre -"

"Veramente? Dovresti dirglielo!"

Voltandomi, i miei occhi incontrano orbite scure. Per i precedenti minuti, Santana e Quinn sono rimaste ad ascoltare me e Sam, ma ora mi interrompe.

"A chi?"

"Alla persona a cui frega qualcosa…" Il suo sopracciglio si solleva, spavaldo e Quinn libera una piccola risata.

"Scusa" Si giustifica Quinn, coprendosi la bocca. "Non volevo ridere"

"Non scusarti… Brittany è una ragazza cresciuta, ormai " Commenta Santana, mentre io sto fumando dentro.

"Sta zitta Santana"

"Oooh… di cattivo umore?"

"Smetti solo di parlare. Non ho voglia di sentire le tue provocazioni." Singhiozzo, sperando che accetti la spiegazione e mi lasci in pace.

"Perché?"

Ok… non l’ha accettata.

"Cosa perché?"

"Perché ti innervosisco così tanto?"

"Ho detto questo?"

"No. Ma lo sento dalla tua voce."

"Beh, allora sei intelligente. Brava."

"Grazie. Ma, seriamente, ti infastidisco così tanto? Penso che dovresti prendere le cose un po’ più alla leggera" Alza di nuovo le spalle, per ribadire il concetto.

"Oh, io non ci do peso. Ma tu dai fastidio a chiunque quando ti comporti come una bambina. Tipo ora."

"Cosa? Sei crudele" Mette il broncio.

"Perfetto. Sto cercando di esserlo"

"Uhm… interagite sempre così?"

"Sì, Quinn. Brittany vuole che sia così."

"No, io non voglio"

"Non vuoi?"

"No…"
Alzo gli occhi dalla tazza tra le mie mani per incontrare quelli di Santana, aspettando che risponda. Se ne sta seduta dall’altra parte del tavolo, mordendosi un labbro. E’ divertente come riesca a passare velocemente dall’arroganza all’insicurezza. Effettivamente è quasi dolce, ma ho smesso di guardare Santana come una persona dolce, perché sarebbe solo un’illusione. Non è mai dolce con me. Magari un tempo lo era… Ma non vale neanche la pena parlarne, per quel poco che è durato.

"E allora… cosa vuoi?"

Chiede, e io mi accorgo che sta avendo difficoltà a guardarmi negli occhi. Non so perché si preoccupi di chiederlo, ma potrei anche reggere il gioco.

"Non è chiaro?"

"N-no. Cosa vuoi?"

"La tua bocca…" Passa un secondo, e non aspetto che di vedere la sua reazione. "…chiusa"

Il dolore sulla faccia di Santana è senza pari. Non posso credere che ci sia rimasta male. Ma dai, mi stava provocando.

"Scusate se interrompo" Prende la parola Sam, mentre io mi rendo conto di aver quasi dimenticato che lui e Quinn fossero ancora qui. "Sebbene sia interessante sentirvi battibeccare… Dovrei preparare il lavoro per lunedì, cosa che farò nella nostra classe. Quinn, tu vuoi restare? Perché ti potrei far vedere dove lavoriamo io e Brittany. Ti interesserebbe?"

Quinn si alza alla velocità della luce, sembrando quasi sollevata dal fatto che Sam le stia offrendo di lasciare la stanza.

"Sì, certo. Mi ha fatto piacere conoscerti Brittany. Sono sicura che ci incontreremo spesso da adesso in poi." Poi si volta verso Santana. "Noi ci vediamo lunedì per pranzo?"

Osservo come Santana sorride e miagola un "Assolutamente…" prima che i due biondi ci lascino da sole in aula insegnanti.

Ora non ho davvero più la minima ragione di intrattenermi, perché io e Santana non restiamo mai senza gli altri. Non restiamo sole da mesi, perché sarebbe un disastro. Effettivamente credo che potremmo finire per picchiarci prima o poi…

Perché quando mi guarda come fa adesso, mi viene voglia di prenderla a schiaffi. Lo fa sempre. Mi fissa e, non appena ricambio il suo sguardo, finge di guardare il telefono, o l’orologio, o si gratta la fronte, o si schiarisce la gola. Ma non riesce a mantenere il contatto visivo per più di tre secondi.

"Uff… Cosa stai guardando?" Sbuffo, finendo il caffè.

"Niente? Non posso guardare nella tua direzione?"

"Non quando mi spogli con gli occhi"

"COSA?" Risponde risentita, scuotendo la testa. "Cosa te lo fa pensare?"

"La saliva sul tuo mento?"

"Huh? Non c’è…" Si strofina il mento, non trovando niente. "Stronza"

"Comunque mi hai svestita con gli occhi. Pervertita. "

"No che non l’ho fatto!"

"Certo che l’hai fatto. E va bene. Anch’io lo faccio, certe volte"

Santana socchiude gli occhi, piegando la testa da un lato.

"Che – Lo fai?" E’ incredibile quanto sia ingenua, alcune volte.

"Certo"

"Quando è stata l’ultima volta?"

"Uhm… stamattina, nel parcheggio"

"Ma… non eri nemmeno lì. Vieni sempre in bici."

"Oh San…" Sospiro, scuotendo lentamente la testa. "Non stavo parlando di te. Lo stavo facendo a Rachel, nel parcheggio delle bici."

Santana arrossisce dall’imbarazzo e io ottengo quello che voglio; chiude la bocca, osservandosi le mani.

"Che c’è? E’ sexy…" Rispondo, alzandomi dalla sedia. Poso la mia tazza nella lavastoviglie, raccogliendomi i capelli in una coda di cavallo. Sono sicura che Santana mi stia guardando con la coda dell’occhio, immaginandosi me e Rachel che ci baciamo o qualcosa del genere. Cosa che non succederà mai. Assolutamente no.

"Comunque… buona fortuna per l’esibizione di metà partita. Credo che tu ne abbia bisogno, visto che hai avuto così tanti intralci durante gli allenamenti. Mi dispiace veramente che i miei bambini ti abbiano disturbata senza ritegno. La prossima volta, gli tapperò la bocca col nastro adesivo prima di farli uscire."

Santana dischiude le labbra, e sono sicura che abbia qualche buona risposta, ma prima che possa parlare, qualcuno apre la porta ed entra nella stanza. E’ Dave, che sorride caldamente appena ci vede.
"Hey ragazze… come mai siete ancora qui? Dovreste essere fuori a godervi il weekend! "

"Oh io sono ancora qui perché ho bisogno di parlarti della partita di domani, Dave. Ma non so perché Brittany sia ancora qui… aveva detto di volersene andare venti minuti fa, ma stranamente è ancora qui con me."

Schioccando la lingua prendo la mia borsa, pronta ad andarmene. Però Santana ha ragione. Perché non me ne sono andata? Qualcuno potrebbe pensare che mi piaccia farmi provocare da lei…
Percependo lo sguardo di Santana su di me, le mie guance si colorano di rosso, mentre cerco di mettermi una ciocca di capelli dietro l’orecchio, fallendo. Una strana sensazione mi coglie lo stomaco, quando guardo verso Santana, notando che lei stava facendo lo stesso.

Da quando ho messo piede in questa stanza, sono stata talmente occupata a pensare a cosa dirle per infastidirla, che non ho nemmeno notato che maglietta stesse indossando.

Una volta ho dormito con quella maglietta…

Santana l’aveva comprata durante il nostro primo appuntamento – se così si può chiamare – ed è grigia e morbida. Quella notte sono rimasta a dormire da lei e, siccome non avevo portato il pigiama, ha lasciato che la indossassi per la notte.  Anche se ho dormito sul divano, mi sono sentita molto coccolata e al sicuro, grazie a quella maglietta, e il fatto che oggi la stia indossando lei, fa contrarre il mio cuore dolorosamente.

"Uhm… Devo veramente andare ora. Ci vediamo domani sera. Ciao… “

Non mi volto per vedere se stanno sorridendo, mentre mormorano un ‘ciao’, ma continuo a tenere gli occhi fissi sul pavimento, finché non sono fuori dalla stanza.

Dopo aver fatto un paio di passi e aver messo un po’ di distanza tra me e quella stanza, quel viso… Riesco a respirare di nuovo, e il calore che sentivo in volto svanisce.

Perché provo ancora tutto questo? Ormai sono otto mesi che abbiamo deciso di finire qualsiasi cosa avessimo iniziato. Ancora prima che iniziasse veramente… Non dovrei essere in grado di guardarla come se fosse una persona come le altre? Perché sono ancora così arrabbiata? E perché il mio cuore inizia a battere all’impazzata, ogni volta che so che lei sta facendo di nuovo quella cosa… Fissarmi…

Prendo un profondo respiro, mentre esco dall’edificio, dirigendomi verso il parcheggio delle bici. Le iridi scure non scompariranno dalla mia mente, ed è una cosa che odio. Mi rende debole.

L’aria mi libera dai pensieri, mentre pedalo verso casa il più veloce possibile.
 

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Capitolo 3
*** Because She's Blind - PARTE I ***


Ok, qui si capisce tutto quello che è successo... L'ho diviso in due parti: questo è il POV di Brittany, l'altro è narrato da Santana ed è MOLTO importante. Arriva domani notte o, al massimo, domenica.



Capitolo 3

*Perché è cieca*

-Brittany-
 


Spesso mi chiedo come mai passi così tanto tempo al McKinley, dato che neanche ci lavoro. Ma dividere l’aula insegnanti con i professori del liceo, comporta automaticamente diventare amici, e supportarsi l’un l’altro, andando alle partite di football o alle recite di Natale. Ecco perché oggi sono ancora qui, passate le 7 di sera, che mi dirigo verso il campo di football con Sam, Tina e Blaine.

"Devo ammetterlo… Sono più eccitato per lo spettacolo dell’intervallo, che per la partita in sé. Santana realizza sempre coreografie strepitose.” Dice Blaine, mentre raggiungiamo gli spalti, e io non posso negarlo. Ci dirigiamo verso Mike, che ci ha riservato tre posti. Anche Rachel e la nuova insegnante, Quinn, sono sedute lì. E sembra che Mike stia spiegando loro qualche regola del football.

"Continuo a non capire. Quanti punti vale un touchdown?” Sento chiedere dalla bionda, mentre ci facciamo strada tra le file per sederci accanto a loro. Alzo gli occhi al cielo, perché se uno non sa niente di football, forse dovrebbe semplicemente starsene a casa.

"Ciao ragazzi! Come va? Tutto a posto, Brittany? Sembri di malumore. Giornata difficile all’asilo?" Chiede Rachel toccandomi la spalla, mentre mi siedo al suo fianco.

"Huh? No, sono solo stanca. Io e Sam ci siamo portati molto avanti con il lavoro, finché Blaine non è venuto a prenderci." Rispondo, lasciando che i miei occhi vaghino tra la folla. La squadra di Dave è alle prese con gli ultimi esercizi di riscaldamento, dato che la partita inizierà tra pochi minuti, mentre le Cheerios, con i loro classici pom-pom, stanno già scaldando gli spettatori.

Vedo Santana, sotto le tribune, osservare con fierezza ogni mossa delle sue ragazze. A differenza delle altre allenatrici, non indossa mai tute, né porta il fischietto al collo. Indossa jeans, sneakers e una t-shirt, e ha i capelli raccolti.
Singhiozzo silenziosamente, sentendola ridere per qualcosa detto da Dave. La sua risata è una delle prime cose che mi ha colpita, nel momento stesso in cui ci siamo conosciute, durante il mio primo giorno di lavoro in asilo. Era anche il primo giorno di Santana al McKinley, dato che entrambe abbiamo iniziato a insegnare durante lo stesso anno.

Il Preside Figgins mi accolse nel suo ufficio, mostrandomi, in seguito, l’aula insegnanti, dove ci fermiamo per riposarci o bere una tazza di caffè dopo scuola.

La prima volta che entrai in quella stanza, Santana stava parlando con Noah Puckerman, uno degli insegnanti di ginnastica del McKinley, che doveva aver detto qualcosa di straordinariamente divertente, dato che lei reclinò la testa, mostrando i suoi denti bianchi attraverso la più bella risata. Sorridevo anch’io, avvicinandomi a loro, gli unici all’interno dell’aula, per presentarmi.

Entrambi mi strinsero la mano, dopo esserci presentati e aver sentito come fosse il mio primo giorno in asilo. Quando appresi che anche Santana era una nuova insegnante, fui subito attirata da lei, perché faceva piacere sapere di non essere l’unica nuova arrivata. Parlammo un po’, e Puck addirittura mi offrì un caffè. Finii per confondere il mio con quello di Santana, ma lei non fece che ridere quando portai la tazza sbagliata alle mie labbra, arrossendo non appena realizzai che il quello era zuccherato e, ovviamente, non mio.

"Potresti farti perdonare offrendomi un caffè dopo scuola, un giorno. Sai, per conoscerci meglio." Mi propose, non appena le restituii la sua tazza, scusandomi.

"Solo perché ho bevuto un sorso del tuo caffè pensi di meritare un invito?" Chiesi accigliata, non riuscendo, però, a nascondere un sorriso. Era affascinante, e io avevo il presentimento che le piacessero le ragazze. Non so come mai, dato che praticamente non conoscevamo ancora nulla l’una dell’altra. Ma i suoi occhi ammiccanti e il sorriso seducente sulle sue labbra, fecero sussultare il mio cuore, dopo averle parlato per meno di cinque minuti.

Finimmo per prendere quel caffè al termine della nostra prima settimana e, in quel frangente, appresi dove andò al college, che abitava a solo dieci minuti dal mio appartamento e che stava pensando di insegnare anche Spagnolo, per incrementare lo stipendio.

Si può tranquillamente dire che mi fossi presa una gigantesca cotta per Santana, dopo solo due settimane, dal fatto che Sam continuasse a farmi domande su di lei. Ovviamente negavo tutto, perché, a quei tempi, ero già fidanzata. Ma Sam continuava declamare la chimica tra me e la latina e, anche se lo conoscevo solo da poco tempo, alla fine gli confessai di avere una ragazza, ma anche di avere un debole per Santana. Lui fu molto comprensivo, promettendo di non rivelare a nessuno della mia cotta. Mi sentivo decisamente in colpa nei confronti della mia ragazza, Lana, così parlavo di Santana come di una stupida cotta che sarebbe passata.

Ma, quando Sam mi disse quanto fosse ovvio il fatto che anche Santana avesse una cotta per me, fu sempre più difficile pensare di stare ancora con Lana. Nonostante la relazione funzionasse piuttosto bene, non riuscivo a smettere di pensare alla latina, alla sua risata e al modo in cui cercasse di flirtare, pur sapendo che fossi impegnata.

Per un anno cercai di fare del mio meglio per ignorare i sentimenti nei confronti di Santana, sempre più forti, cercando di essere una buona compagna per Lana. Quando, una notte, mi chiese chi fosse la ragazza che invadeva i miei pensieri, venne fuori che ero stata una fidanzata orribile. Era sicura che ci fosse qualcuno, anche se tra me e Santana non c’era stato niente di fisico.

Ci lasciammo dopo una settimana, e io mi sentii la persona più orribile sulla faccia della terra, perché la verità era che non vedevo l’ora di chiedere a Santana di uscire; il problema era che la gente avrebbe pensato che Lana non avesse mai significato niente per me, e non era vero.

Aspettai un altro mese, quindi, durante la pausa caffè in aula insegnanti, finalmente, chiesi a Santana se fosse libera per cena.

"Ce ne hai messo di tempo…" Mormorò al mio orecchio, prima di sfiorarmi la vita con i polpastrelli. Dopo di ciò abbandonò la stanza, lasciandomi senza risposte, fino a che, tre ore dopo,  non ricevetti un messaggio, tramite il quale mi chiese di vederci al suo ristorante preferito.

Mangiammo un delizioso piatto di pasta, sorseggiando del vino, che Santana riuscì a versarsi sulla maglia. Non so se fosse nervosa o solo goffa, ma fece in modo di non centrare la sua bocca, facendo cadere qualche goccia di vino sul suo maglione.

Dopo cena andammo a comprare una nuova maglia, e io la aiutai a sceglierne una morbidosa. Con la maglia sporca in una mano, passeggiò al mio fianco, mentre camminavamo verso un parco e, quando effettivamente vi entrammo, gentilmente mi prese la mano. Sentii le farfalle nello stomaco, quando rise di me per essere andata a sbattere contro una stupida panchina. La sua risata era così contagiosa che mi ritrovai a ridere con lei, nonostante l’imbarazzo per la mia goffaggine. Ma, dopo l’incidente del vino, eravamo pari e mi ritrovai a trattenere il respiro quando, improvvisamente, smise di camminare, tirandomi verso di sé.

"Appena hai messo piede nel ristorante volevo baciarti, e ora sono stanca di aspettare" Mormorò, con gli occhi fissi sulle mie labbra. Non ebbi il tempo di ribattere, perché due secondi dopo ci stavamo baciando, e a me andava benissimo così.

Non so neanche come ci arrivammo, ma finimmo nel suo appartamento, a baciarci con foga davanti alla porta. Mi offrì di passare la notte da lei, ma ero io ero riluttante, non volendo affrettare le cose. Non volendo neanche andare a casa mia, finii per dormire sul divano, dopo un’altra sessione di baci bollenti nella sua cucina e una sul suo terrazzo.

Mi diede la sua nuova maglia da usare come pigiama e, nonostante sapesse di nuovo, sapeva anche di lei, così la mattina dopo mi svegliai col naso schiacciato contro la manica.

Cominciammo a vederci a casa dell’una o dell’altra, e a lei piaceva cucinare per me. Niente di esagerato, ma stavo bene. Fergie, il suo cane, si accucciava sempre tra i miei piedi quando guardavamo un film, sedute sul divano di Santana.

Ero al settimo cielo, così come lei… Ma io non volevo affrettare le cose, essendo appena uscita da una relazione. A parte Sam, nessuno era a conoscenza di noi due. Mi sembrava di frequentarla segretamente da mesi, anche se in realtà era solo da quattro settimane. Talvolta non riesco ancora a credere che fosse così poco tempo.

Santana voleva renderlo ufficiale, e io non so cosa mi trattenesse… Io e Lana ci eravamo lasciate, ma mi sembrava strano diventare la ragazza di un’altra dopo così poco tempo . Il che mi sembra così stupido, a pensarci adesso…

Ma ciò che mi fa venire veramente voglia di schiaffeggiarmi, ogni volta che ci penso, è il ricordo di un giovedì sera di circa otto mesi fa. Invece di vederci a casa di Dave, come ogni settimana, decidemmo di andare a ballare in un locale fuori città.

Prima ancora che avessi la possibilità di ballare con Santana, incontrai Lana nel bagno delle ragazze, ed era veramente ubriaca… tra tutte le persone possibili, trovai proprio la mia ex ragazza. Aveva la testa sopra il lavandino, presa dai conati di vomito. Sembrava avesse ingoiato una palla di pelo. Non si rese neanche conto di chi fossi, talmente era ubriaca, ma decisi di aiutarla a prendere un taxi per andare a casa.

Credo che Santana mi stesse cercando, perché entrò in bagno, trovando me… con le braccia di Lana intorno al collo e le mie mani sui suoi fianchi.

Fu una di quelle scene talmente surreali, che capitano solo nei film. ‘Non è come sembra’ è la frase più stupida a cui riuscii a pensare, anche se, in quel momento, non vi era niente di più veritiero.

Santana mi lasciò spiegare, non appena riuscii a portare Lana fuori dal locale e a metterla su un taxi. Era arrabbiata, perché non sapeva cosa pensare, dopo avermi trovata in una posizione così compromettente con la mia ex ragazza. Le dissi che volevo stare con lei e non con Lana, e credo che Santana ci abbia creduto. Certo che ci credette... Il modo in cui mi guardò, con occhi supplicanti, prima di dire: “E allora perché non possiamo dirlo a tutti? Lo so che usciamo solo da qualche settimana, ma io provo qualcosa, Brittany…” ne fu la prova.

Invece di dire ‘okay!’, la risposta che volevo darle inizialmente, iniziai a balbettare, ricordandole che volevo fare le cose con calma. Non so veramente- VERAMENTE perché le dissi ciò. Dev’essere stato a causa di un’inconscia auto-protezione, siccome ero spaventata dall’idea di poter rovinare le cose.

Tutto stava andando così bene tra di noi, ma sentivo di non potermi capacitare della mia fortuna, perciò dovetti fare qualcosa per rovinare le cose. Proprio come avevo rovinato la mia relazione con Lana. Ero così brava a rovinare.

Santana rimase profondamente ferita, anche se non lo dimostrò. Il fatto che non volessi rendere le cose ufficiali, deve averle fatto dubitare del legame tra di noi, ma io so quanto fosse forte. Certo, il nostro legame speciale c’era sempre, fui io che non feci altro che sbagliare.

Le feci male più di quanto pensassi, perché non rispose alle mie chiamate per tutto il weekend e, quando la vidi a scuola il lunedì, mi disse che probabilmente avremmo dovuto lasciar perdere. Fui presa così alla sprovvista, perché avevo continuato a sperare di non aver perso la mia chance con lei. Quando, però, propose di chiudere il tutto, seppi di non avere più possibilità. E così dissi ‘ va bene…’, non sapendo cos’altro rispondere.

Oggi so cos’avrei potuto dire per farle cambiare idea, ma tutto ciò non ha importanza, perché non siamo più in quella situazione. Non facciamo altro che litigare…

Perché non appena smettemmo di uscire insieme, e di baciarci in aula insegnanti quando eravamo da sole, Santana cominciò ad ignorarmi completamente. Pensai di darle tempo, così cercai di non parlarle per un po’, continuando a sperare che riuscissimo a trovare un modo per riavvicinarci, passato un po’di tempo.

Che illusione…

Un giovedì sera, Santana si presentò a casa di Dave con Camilla, la sexy supplente che tutti spogliavano con lo sguardo, ogni volta che si presentava in aula insegnanti. Certo, era veramente carina, e ammetto che fosse difficile non fissarla quando si trovava nelle vicinanze, ma, onestamente, per me era solo noiosa. La classica ragazza con un bel viso e un bel corpo, ma niente di più. Non aveva quella bella risata roca, né quegli occhi scuri che mi facevano sentire così persa e così al sicuro allo stesso tempo.

Ma quando la vidi entrare in casa di Dave, quel giovedì di fine autunno, ero gelosa a livelli ridicoli. Perché stava tenendo Santana per mano, e si comportavano in modo così intimo una volta sedute una accanto all’altra sul divano, di fronte a dov’ero seduta io. Camilla continuava a sussurrare chissà cosa all’orecchio di Santana, facendola ridere come un’idiota e, mentre dentro di me ribollivo, fingevo di non interessarmene. Fu quando le loro labbra si sfiorarono per un bacio veloce, e gli occhi di Santana incontrarono i miei, che non riuscii più a trattenermi.

Mi alzai, chiedendo scusa, e dirigendomi verso il bagno, dove cercai di non scoppiare in lacrime. Pensai di scappare dalla finestra, ma, quando bussarono alla porta, mi imposi di non arrampicarmi sulla tavoletta.

"Per quanto ne hai lì dentro? Perché ci sono anche altre persone che devono fare pipì." Era la voce irritata di Santana e quello fu il momento in cui mi lasciai andare.

Aprii la porta, guardando Santana, appoggiata allo stipite con le braccia incrociate. Presi uno dei suoi polsi, tirandola con foga dentro la stanza.

"Che diavolo-"

"Non è necessario che me lo sbatti in faccia, lo sai?" Le urlai contro, incollando i miei occhi ai suoi. Santana rimase in silenzio per qualche secondo, ma riuscii letteralmente a vedere la rabbia farsi strada dentro di lei.

"Perché no? Non credo che ti interessi, o sbaglio?" Abbaiò in risposta, puntando un dito verso di me. “Proprio come non ti interessava di me in passato!”

"Non puoi essere seria, Santana! Ho sempre tenuto a-“

"Oh stai zitta, perché non è vero. Se ti fosse interessato di me, non saresti stata così fottutamente riluttante a rendere ufficiale la nostra relazione."

"Smettila di parlarmi così! Cosa ti è preso?"

Santana chiuse la bocca, abbassando il dito.

"Senti, speravo che potessimo tornare amiche dopo qualche tempo e-“ Non intendevo dire amiche,perché non era ciò che volevo essere per lei. Lo sguardo addolorato sul suo volto, mi fece capire che anche lei pensava la stessa cosa, così mi passai le mani tra i capelli.

"Insomma, speravo che potessimo …" Tentai, ma Santana non mi diede la possibilità di spiegare le mie reali intenzioni.

"Sul serio, sono stufa di tutto questo. E’ ovvio che tu non abbia mai avuto intenzione di stare con me e, onestamente, se vuoi che rimaniamo solo amiche, ci rinuncio… Non sono interessata."
Il mio cuore si contorse dal dolore, quando scrollò le spalle, oltrepassandomi per uscire dal bagno.

Rimasi là per un altro minuto, durante il quale realizzai che le cose erano troppo incasinate per poterle risolvere a parole.

Quando tornai in salotto, per recuperare la mia borsa, vidi Santana e Camilla sparire dalla porta d’ingresso, con le labbra incollate e la mano di Santana che stringeva il sedere dell’altra. La odiai in quel momento, sebbene fossi io quella da biasimare per tutto ciò che era successo.

Quindi, osservando il tutto oggettivamente, e non soggettivamente… Io sono quella che ha causato il tutto, mentre Santana ha solo assecondato le mie scelte, iniziando la storiella con Camilla per farmela pagare.

In ogni caso, questo è il motivo per cui sono ancora arrabbiata con lei, mentre la osservo discutere con la sua capo cheerleader, probabilmente riguardo l’esibizione di metà partita. Sorride fieramente, toccando la spalla della ragazza, che, in seguito, raggiunge le compagne, tutte con i capelli stretti in dolorose code di cavallo.

Quando Santana si volta, e i suoi occhi vagano tra gli spalti, sono troppo lenta nello spostare lo sguardo, e i nostri occhi si incontrano tra la folla. Credo abbia capito che l’ho osservata per i passati sette minuti. Per un secondo sono tentata di salutarla con la mano, ma noi non lo facciamo mai… Lei sa che sono qui, io so che lei è lì – questo è tutto.

Mi spavento quando Blaine inizia a urlare come una ragazzina perché, apparentemente, la partita è appena iniziata, e I McKinley Titans sono spronati dalla folla che mi circonda.

Durante i primi minuti seguo a tutti gli effetti la partita, ed è divertente vedere come Dave si trasforma in un mostruoso coach. Questo è il soprannome che gli diamo, ogni volta che solca il campo da gioco, siccome solitamente è un ragazzo molto dolce, amichevole ed educato. Ma quando è sul campo con lui non si scherza, tantomeno con Santana.

Mi ritrovo con sempre meno interesse, perché il football non è mai stato il mio sport preferito. Ma, non appena inizia lo show delle cheerleader, i miei occhi sono di nuovo fissi sul campo. Le ragazze fanno uno spettacolo favoloso, e la coreografia è così Santana. Piramidi più alte del dovuto, capriole, salti mortali e pom-pom ovunque. E’ brava in ciò che fa, su questo non c’è il minimo dubbio.

Non appena inizia il secondo tempo, io e Sam scendiamo dagli spalti per prendere qualcosa da bere. Siccome neanche a lui piace più di tanto il football, iniziamo a parlare di altre cose, passeggiando sull’erba.

"Hey, hai mai chiamato la ragazza di cui ti ho lasciato il numero?" Mi domanda, alzando gli occhi al cielo quando scuoto la testa. "Britt, sono sicuro che andreste d’accordo. E’ totalmente il tuo tipo."
"E’ quale sarebbe il mio tipo?"

"Uh… bella, femminile, divertente, intelligente… Latina…" Gli colpisco la spalla, perché so a cosa sta pensando. "Giuro che è latina, ma questo non è il motivo per cui cerco di farti uscire con lei. E’ perché una brava ragazza, molto amica di mia sorella, e perché credo che sia ora che tu trovi un po’ di felicità con qualcuno."

"Ma non l’ho mai neanche conosciuta, Sam. Non sono la tipa da appuntamenti al buio. Mi vergognerei a chiamarla per chiederle se le vada un caffè, o qualcosa del genere. E’ da disperati e io non sono disperata."

Sam sbuffa, come se stesse dicendo: 'no, certo…'

"Cosa? Non sono disperata, ok? Solo perché hai adocchiato Rachel, non vuol dire che tu debba trovare qualcuno anche per me, così da poter fare le uscire a quattro." Sam ha un’espressione estremamente sorpresa, mentre ruota la testa verso di me.

"Come hai…"

"Come ho capito che ti piace Rachel? Perché  le occhiate vogliose che vi scambiate in mensa, durante la pausa pranzo, ti distraggono leggermente, quando cerco di parlarti di come uno dei nostri bambini sia migliorato a tagliare linee dritte." Sam sorride timidamente.

"Scusa, Britt… è che non avrei mai pensato di potermi interessare a Rachel, ma ora che abbiamo iniziato a giocare a tennis insieme, non riesco a smettere di pensare a lei. La scorsa settimana mi ha portato in auditorium per cantarmi una canzone, e io sono rimasto a bocca aperta. Non pensavo cantasse…“

"Non sapevi che a Rachel Berry piace cantare? Dove sei stato negli ultimi due anni, Sam? Canticchia costantemente e, quando pensa di essere da sola in aula insegnanti, comincia a cantare una di quelle canzoni di Funny Girl, che mi rimangono in testa per giorni."

Sam sorride, mordendosi un labbro all’idea di Rachel che canta in aula insegnanti.

"Quindi hai intenzione di chiederle di uscire?" Lo sfido.

"Quando tu chiederai a Maria. Ti assicuro che è dolcissima."

"Sam, non ho intenzione di chiederle di uscire solo perché tu possa trovare il coraggio di fare lo stesso!" Rido, mentre guardo come i Titans mettono a segno un touchdown.

"Va bene…" mormora Sam, sorseggiando la sua granita. "Ma devi davvero fare qualcosa per la tua vita amorosa. E’ deprimente …"

Schiocco la lingua, perché non penso sia così deprimente. Sì, non sono stata con nessuno dopo Santana, ma questo non vuol dire che io sia frustrata. Sono solo… Ok, forse sono un po’ frustrata. Ma posso reggere. Non è che a lei stia andando tanto meglio. Eccetto Camilla, la supplente, neanche lei è stata con altre persone, e quanto è durata comunque? Cinque giorni, ma chi li conta.

Certo, non so se stia vedendo qualcuno in segreto o abbia avuto qualche storia da ‘una botta e via’. Ma il mio cuore mi dice di no.

"Vuoi tornare indietro? La partita è quasi finita e sono sicuro che Dave ci rimarrebbe male se non fossimo lì a celebrare la vittoria." Suggerisce Sam, e io annuisco.

Tornando verso gli spalti, mentre il sorriso di Sam si amplia ad ogni passo che ci avvicina ai nostri amici, inclusa Rachel, io ripenso alle sue parole. E’ veramente così ovvio quale sia il mio tipo di ragazza? O, semplicemente, dipende dal fatto che confronti ogni ragazza che vedo per strada con Santana? Succede automaticamente, io non vorrei che accadesse. Ma non ho mai sentito una risata come la sua, né ho mai visto muoversi un corpo come il suo…

Mi sento stupida, nel pensare ancora a lei in questo modo. Abbiamo sprecato la nostra occasione, e ormai dovrei concentrarmi su altre cose. O altre persone. Ma la cosa diventa difficile perché, vedendola costantemente, sono portata a ricordare che abbiamo perso ciò che avevamo.

Vengo separata dai miei pensieri quando Rachel mi spinge in avanti, dirigendomi verso Dave, che ci sta aspettando. Blaine e Sam gli stringono la mano, mentre Rachel si congratula con un abbraccio. Io gli do un bacio sulla guancia, e lui sorride felice, prima di sollevarmi da terra, in un abbraccione.

"Grazie Britt" Mi risponde, quando gli rivelo che penso sia stata una bella partita, e lui lascia il suo braccio poggiato sulla mia spalla, mentre discutiamo della partita e di alcune ingiuste decisioni dell’arbitro. Beh, Dave, Blaine e Tina ne discutono, io mi limito ad ascoltare, fingendo di condividere le loro opinioni, mentre in realtà non ho la minima idea di cosa stiano parlando.

"Santana! L’esibizione è stata magnifica!" Blaine abbraccia Santana, dopo che ha raggiunto il resto del gruppo, sorridendo fieramente. Anche Quinn le fa i complimenti, ma Santana sminuisce il tutto.

"Grazie ragazzi. Ma questo era solo un allenamento per le nazionali” Dice, come se nulla fosse, ma io riesco a intravedere l’orgoglio nascosto tra le sue parole.

I nostri sguardi si incontrano, e i suoi occhi si assottigliano, non appena nota il braccio di Dave sulla mia spalla e il modo in cui sono stretta tra le sue braccia. Realizzo soltanto ora che siamo in una posizione alquanto intima e, tossendo con imbarazzo, mi libero dal suo abbraccio.

“ E’ ora che vada a casa, ma la partita è stata molto bella, Dave." Gli dico con un sorriso, prima di salutare il resto del gruppo. Sam e Tina vengono via con me, allontanandosi dal campo da football, dove gli studenti stanno festeggiando, e le cheerleader stanno flirtando con i giocatori. Voltandomi, noto Santana osservarci, per poi spostare lo sguardo velocemente – come sempre.

Sospiro, per poi concentrarmi su ciò di cui Sam e Tina stanno parlando, mentre raggiungiamo le nostre macchine, nel parcheggio del McKinley.
 

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Capitolo 4
*** Because She's Blind - PARTE II ***



Capitolo 3 - parte II
 

*Perché è cieca*


-Santana-


E’ di nuovo giovedì. E’ folle come, ultimamente, le settimane volino via con facilità. Ho appena finito la mia lezione pomeridiana di spagnolo e, un veloce sguardo all’orologio, mi fa rendere conto che manca solo un’ora all’inizio della serata a casa di Dave, per il nostro ritrovo settimanale. E’ assurdo l’ammontare di tempo che spendo con i miei colleghi. Solo ieri, io, Puck e Quinn, abbiamo passato due ore in aula insegnanti, dove, invece di portarci avanti con il lavoro, abbiamo fatto del sano gossip sugli studenti, bevendo decisamente troppo caffè.

In seguito, ho invitato Quinn per una cena veloce da Breadstix, prima di tornare a casa, ed è venuto fuori che andiamo veramente d’accordo. Abbiamo riso tanto, e sono venuta a conoscenza di nuovi particolari della sua vita. E’ una brava ragazza, ed è bello divertirsi così tanto con una persona appena conosciuta. E’ una boccata d’aria fresca, dato che frequento sempre le stesse persone – che sono le stesse con cui lavoro durante il giorno.

In realtà dovrei andare a casa, per portare Fergie a passeggiare nel parco. La mia povera cagnetta non riceve abbastanza attenzioni da me, ultimamente, ma ho davvero tanto da fare a scuola. I miei alunni del terzo anno hanno una verifica domani e, in realtà, io vorrei anche finire la coreografia per le Nazionali entro stasera, ma credo che dovrò rimandare. Fergie viene prima di tutto.





 





 

Fergie ispeziona ogni singolo filo d’erba, non appena raggiungiamo il parco, scodinzolando felice quando un cane, grosso almeno il doppio di lei, le si avvicina.

Conosco il padrone del cane, ma non sono dell’umore adatto per chiacchierare, perciò continuo a camminare, chiamando Fergie per farmi raggiungere. Si avvicina a me, continuando a guardare in alto, probabilmente perché sente l’odore dei bocconcini che tengo in borsa. Facciamo alcuni giochetti, e devo dire che Fergie è piuttosto intelligente.

Mentre torniamo verso casa, mi chiedo se Quinn sarà da Dave più tardi, siccome non sapeva se avrebbe fatto in tempo. Brittany probabilmente metterà il broncio, vedendo che l’ho invitata alle uscite di gruppo. So che non è molto interessata a conoscere meglio Quinn… Le scintille nei suoi occhi e il modo in cui l’ha squadrata dalla testa ai piedi, il giorno che si sono incontrate in aula insegnanti, erano senza prezzo. Non che mi interessi il giudizio di Brittany, però è divertente vedere le sue reazioni, ogni volta che sfioro un braccio a Quinn, o rido per una sua battuta. E’ davvero interessante da guardare…





 






 

Sono quasi le nove, quando entro dalla porta di casa di Dave, senza suonare il campanello. Ha ripetuto più volte che, il giovedì sera, siamo autorizzati a entrare senza permesso, ma non gli altri giorni della settimana.

Fergie è incollata alla mia caviglia, perché non è mai stata a casa di Dave, ma non potevo lasciarla sola un’altra sera. Mi sarei sentita troppo in colpa. Dave ama i cani, quindi ho pensato di portarla, sperando che l’affollamento non la spaventi, dato che non è abituata a troppo rumore, oltre ad essere sempre stata un po’ paurosa.

La slego dal guinzaglio, indirizzandola, oltrepassando il salotto, verso il grande giardino sul retro, dove tutti sono seduti, inclusa Quinn.

"Oh ciao! Pensavamo che non saresti venuta!" Mi accoglie Mike, porgendomi, come prima cosa, un bicchiere dell’ultimo cocktail di Dave. Mi dicono si chiami semplicemente 'Victory', dal momento che Dave è al settimo cielo da quando, lo scorso sabato, la sua squadra ha vinto la partita.

Mi siedo vicino a Mike, siccome è l’unico posto libero rimasto. Saluto Quinn, che è seduta dall’altra parte del tavolo, ricoperto di bicchieri, patatine e popcorn. Mi sorride, sollevando il suo cocktail, prima di prendere un sorso.

"Oh mio Dio, Fergie! Vieni qui, tesoro!"

Onestamente sono sorpresa dal fatto che sia Brittany la prima a notare Fergie, alzandosi dalla sua sedia, per inginocchiarsi a coccolarla. Ero in procinto di sorseggiare il mio drink, ma me ne dimentico, non appena vedo Fergie saltellare eccitata verso Brittany, leccandole il viso con una dolcezza mai vista.

Brittany ha sempre adorato Fergie, che coccolava per tutta la serata, ogni volta che veniva a casa mia. Mi rattristo un po’ nel vedere come entrambe sono felici di rivedersi, dopo svariati mesi. Beh, mi dispiace per il cane, perché non è stata una sua decisione smettere di vedere Brittany.

Sembra che Fergie non l’abbia dimenticata, dopo tutto questo tempo…

Mi accorgo di sorridere quando, finalmente, mi porto il bicchiere alle labbra, dovendo rilassarle per riuscire a sorseggiare la bevanda. Brittany solleva il cane, stringendola al petto e baciandola ripetutamente sul capo.

"Chi è il cane più bello del mondo?" Chiede con la sua vocina, ridendo quando Fergie le lecca il naso. La loro campana di vetro si rompe nel momento in cui Brittany solleva lo sguardo, incrociando i miei occhi. Poggia Fergie sull’erba, portandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio, imbarazzata.

"Scusa…" Sussurra, ignorando il modo in cui Fergie si strofina su di lei, in cerca di attenzioni.

"No, non c’è problema " Rispondo velocemente, alzando le spalle. Ma Brittany si alza in piedi lo stesso, guardando un’altra volta il mio cane, prima di tornare a sedersi. Ovviamente Fergie la segue, guadagnandosi un paio di “ooooh”, nel momento in cui si siede in braccio a Brittany.

Fisso il mio bicchiere, perché la scena mi risulta troppo familiare, facendomi pentire di aver portato il mio cane.

"Hey Santana e Mike, dovete venire a vedere il mio televisore nuovo. Essendo stati gli ultimi ad arrivare, non l’avete ancora visto." Dave si sfrega le mani, poi ci fa cenno di seguirlo. Non sono molto interessata alla sua nuova TV, ma mi comporto educatamente, visto che lui ci invita a casa sua ogni settimana.

Perciò mi alzo, seguendo Dave all’interno, insieme a Mike. Con la coda dell’occhio riesco a vedere Fergie seguirmi con lo sguardo, ma rimanere tra le braccia di Brittany, che le carezza il pelo, riempiendola di attenzioni e di baci. Stronza fortunata…

Non perché si tratta di Brittany, ma perché è da un bel po’ che non vengo baciata. Urgh, che importa.





 






 

Si sta facendo tardi e io cerco di tenere gli occhi aperti, tentando di seguire la conversazione di Puck e Sam riguardo le air bands. Tutti stanno parlando con qualcuno. Anche Quinn è impegnata a raccontare a Dave e Tina dei suoi primi giorni al McKinley, e così via.

Intravedo qualcosa che attira la mia intenzione, così sollevo lo sguardo, per vedere Brittany rientrare in giardino. Non mi ero neanche accorta che si fosse allontanata, cosa che mi fa realizzare quanto sia stanca e pensare che dovrei andare a casa presto.

"Ho rimesso la torcia nella tua macchina, grazie Dave! Comunque non ne avevo bisogno, dato che le mie supposizioni erano corrette dal principio. Era proprio un pipistrello, su quell’albero… Voi ragazzi non siete proprio capaci a perdere una scommessa." Dichiara, sollevando la mano.

"Al volo!"

E’ troppo buio per vedere cosa sta tirando verso Dave-

"Oh merda!"

Cado all’indietro, sulla mia sedia, coprendomi la guancia sinistra con entrambe le mani. Cosa cazzo era quello?

"Oh mio Dio, stai bene?" Sento la voce preoccupata di Dave, proprio al mio fianco. "Ti è entrato nell’occhio?" Si sporge verso di me, spostandomi una mano, per avere una visuale migliore del mio occhio.
Sento un dolore lancinante, in un posto imprecisato nei dintorni del mio occhio e, quando sento qualcosa sul mio stomaco, capisco che Brittany mi ha appena colpita con qualsiasi cosa stesse cercando di lanciare a Dave. Lo prendo, portandomelo davanti agli occhi, realizzando che sono state le dannatamente affilate chiavi della macchina di Dave a causarmi tutto quel dolore.

"Santana, mi dispiace così tanto. Stai sanguinando?" Non ho bisogno di sollevare lo sguardo, per sapere che è Brittany quella che mi si è avvicinata, e tremo involontariamente alla sensazione della sua mano sulla mia spalla. "Volevo tirare le chiavi a Dave. Stai bene?"

"Ahia. Merda – perché prima non impari a prendere la mira? Credo di essere diventata cieca…" Mormoro e, quando tocco la pelle sotto il mio occhio, la sento bruciare.

Fantastico… Ho sempre desiderato una cicatrice sul viso.

"Hey, non l’ha fatto apposta, giusto Britt?" Ribatte Dave con dolcezza, ma a me non interessa. Mi alzo in piedi, quasi scontrandomi con Brittany, dal momento che mi era incredibilmente vicina. “Scusa” Mormora, facendomi spazio. Attraversando il giardino, per rientrare in casa, la sento chiedere a Dave se possieda una cassetta del pronto soccorso e sono sicura che tutti mi stiano fissando, dato che si è creato un improvviso silenzio.

Con passi veloci raggiungo il bagno di Dave, chiudendo la porta alle mie spalle. Accendo le luci, osservandomi allo specchio. C’è un graffio rossastro sotto il mio occhio, ma mi aspettavo fosse peggio. Di sicuro sento male, come se la mia guancia fosse appena stata tagliata in due.

Prendo un pezzo di carta igienica e la bagno, prima di tamponare la zona interessata.

"Posso entrare?" Sento una voce soffice e il bussare alla porta. Alzo gli occhi al cielo, perché Brittany non è proprio la persona di cui ho bisogno, per prendersi cura di me. Non ho bisogno che nessuno si prenda cura di me, è solo un graffietto.

Non ricevendo risposta, la porta si apre e vedo Brittany avvicinarsi a me, con in mano qualche cremina per curare i tagli e un cerotto.

"Ti fa male?" Chiede con voce sottile, e io realizzo di aver avuto una reazione esagerata. Lo so che non l’ha fatto apposta.

"Un po’. Ma è niente di serio. Non credo che perderò la vista…"

Brittany annuisce, avvicinandosi con la crema.

"Posso?" Mi domanda, prendendomi alla sprovvista. Non mi aspettavo che lo facesse lei. Ma, siccome si sta offrendo volontaria e sembra che si senta molto in colpa, annuisco, ruotando il mio corpo per pormi di fronte a lei.

Si mette un po’ di crema sull’indice, guidandolo verso la mia guancia. Per farlo, si avvicina, cingendomi il volto con l’altra mano, sebbene non mi stia muovendo.

"Ow!" Ok, ora mi sto muovendo, perché il dolore si è diffuso su tutta la guancia.

"Non ti muovere" Mormora, toccandomi con delicatezza la ferita, per spalmarvi la crema.

"Ci stavo provando, ma sei abbastanza impacciata con le dita."

I nostri occhi si incontrano, e lei si schiarisce la gola prima di continuare a prendersi cura della mia guancia. Mentre lo fa, anch’io ho l’occasione di osservare il suo viso. Non ho avuto l’opportunità di avvicinarmi così a lei in mesi, ma la sua pelle è sempre uguale. E’ morbida e pallida, e io sento l’impulso di toccarla.

"Mi stai fissando?"

Sono strappata dalla mia trance momentanea, e noto che Brittany ha finito di spalmare la crema e ora sta armeggiando con il piccolo cerotto.

"Oh, beh, dovevo intrattenermi in qualche modo, visto che qualcuno ci sta mettendo una vita. Non credo di aver bisogno del cerotto, comunque, sembrerei ridicola."

"E allora? Diminuisce il rischio di infezioni."

"Ma il taglio ci metterà di più a guarire, se la mia guancia non viene ossigenata."

Brittany schiocca la lingua, scartando il cerotto. Mi prende nuovamente il viso tra le mani, guardandomi con aria decisa.

"Sono io la responsabile di tutto ciò, perciò tocca a me decidere se metterai il cerotto o no." Ridacchio, guardando come lo sventola davanti ai miei occhi, prima di applicarlo delicatamente sopra la mia ferita.

"E va bene… ma ho l’impressione che tu stia facendo tutto questo per tirarmi su di morale."

Brittany mi osserva, e potrei giurare che stia arrossendo. Non so nemmeno per quale motivo le stia parlando in maniera così insolente, ma l’interesse di Brittany nei miei confronti, in un certo senso, mi provoca.

Improvvisamente mi accorgo che il mio cuore sta battendo più velocemente del solito. Come ho fatto a non notarlo prima? Devo essere stata troppo occupata a fingermi arrabbiata per l’episodio della chiave.

Lo sguardo di Brittany si posa sulle mie labbra e io socchiudo gli occhi, perché vorrei poter leggere tra i suoi pensieri. La sua mano sulla mia mandibola sembra bollente, e deglutisco, quando il suo pollice mi
sfiora il mento. Potrei anche essermi immaginata tutto. Preferirei fosse così, perché i pensieri stanno sfuggendo al mio controllo.

"Ma sai cosa? Non succederà." Dico velocemente, cercando di lanciarle uno sguardo irritato, mentre torno ad essere la vecchia me, costantemente infastidita da qualsiasi cosa Brittany faccia o dica. A cosa stavo pensando? Non è cambiato niente, anche se si è presa cura di me e ha coccolato il mio cane.

Mi allontano da lei, tentando di uscire dal bagno, ma vengo trascinata di nuovo tra le sue braccia, ancora più vicina di prima.

"Perché? Pensi di non riuscire a gestirlo?" Sussurra, e io non riesco a credere che la sua mano vaghi dal mio polso alla mia vita e, da lì, alla base della mia schiena. Che cazzo sta succedendo? Questo non è quello che io e Brittany facciamo. Noi litighiamo, e facciamo le stronze l’una con l’altra; sicuramente non stiamo così vicine, con le mani l’una sul corpo dell’altra. Stranamente, le mie mani sono poggiate sulle sue braccia, e mi chiedo come ciò sia accaduto. Ce le ho messe io lì?

"Perché, se ricordo bene, eri sempre così desiderosa…"

Deglutisco, sentendo le sue parole, e mi prendo un secondo per comprenderle pienamente. Si sta forse riferendo a noi due, alle prese con baci furiosi sul mio divano, finché le cose non si facevano troppo calde?

I nostri corpi sono vicinissimi, e io non posso farci niente. Siamo come calamite, e io non l’avevo assolutamente messo in conto. Quando Brittany è entrata nella stanza, non molto tempo fa, non pensavo minimamente che saremmo finite così vicine.

Qualcosa in Brittany sembra cambiare, perché improvvisamente i suoi occhi si spalancano, mentre toglie le mani dalla mia vita. Cerca di allontanarsi, ma, questa volta, sono io che glielo impedisco. La tiro verso di me, finché i nostri visi distano solo di pochi centimetri. Brittany si lecca le labbra, sporgendosi verso di me, e io penso che questo sia un fottuto scherzo. Cosa c’è di diverso, rispetto a un quarto d’ora fa? Perché dovrebbe volermi baciare improvvisamente?

Non sono in grado di affrontarlo. Seriamente… Così faccio quello che faccio sempre.

"Wow Britt-Britt, ti manca così poco per baciarmi." Rovino il momento, con il mio commento e un sorriso maligno. Perché questo è quello che faccio.

Non riesco a leggere l’espressione sul volto di Brittany. Non so cosa significhi quello sguardo. I suoi occhi sprofondano nei miei, e credo che stia serrando la mandibola, forte. In realtà credo di sapere cosa significhi quello sguardo. E’ amara delusione. L’ho già visto prima d’ora.

"Brittany? Santana? State bene? Ci state mettendo veramente tanto, e vorrei essere sicuro che non vi foste staccate la testa a vicenda." E’ il dannato bocca da trota, fuori dalla porta del bagno, e non so se dovrei maledirlo o ringraziarlo.

Brittany si allontana da me, come se si fosse bruciata, passandosi le mani tra i capelli.

"Arrivo!" Urla, ma la sua voce trema leggermente.

"Ok. Torno in giardino!" Sentiamo la voce di Sam attraverso la porta, e Brittany attende una manciata di secondi, prima di alzare la mano, osservandomi con completa incredulità.

"Cos’è, huh?" Mi domanda, abbassando la mano.

"Cos’è cosa?" Ribatto, con lo sguardo fisso sul pavimento, insicura su cosa lei voglia sentirsi rispondere e non sapendo cosa  dire. Non ne ho la più pallida idea.

"A che gioco stiamo giocando? Ci provochiamo e poi niente?" C’è rabbia nella sua voce, ma anche disperazione, che mi stringe il cuore.

"Beh… Pensavo fosse quello che volevi – niente. Proprio come qualche mese fa."

"Fottiti" Sibila, facendomi spalancare gli occhi.

"Scusami?"

"Sì! Non fai altro che provocarmi!" Esclama Brittany, scrollando le spalle.

Lentamente scuoto la testa, non capendo a cosa si riferisca.

"Mi fissi quando pensi che non me ne accorga e, quando ti sorrido, guardi altrove. Flirti con Quinn per ingelosirmi e, quando cerco di baciarti, mi respingi, facendomi sentire una completa idiota!"

La mia bocca si spalanca: sono senza parole. Veramente la pensa così? Mi sto davvero comportando in quel modo? La provoco? Avevadavvero intenzione di baciarmi?

Gli occhi di Brittany si inumidiscono, e riesco a vedere come si stiano formando lacrime di rabbia. Quando si volta, scuotendo la testa, faccio un passo verso di lei.

"Britt, aspetta un secondo. Non volevo prendermi gioco di te. Ma, andiamo, non avevi veramente intenzione di baciarmi, vero? In–insomma, non facciamo altro che litigare. E tu sei, comunque, sempre arrabbiata con me. Non volevi… Stavi solo cercando prendermi un po’ in giro, giusto?" Esclamo, parlando un po’ troppo velocemente, ma ho bisogno di risposte.

Brittany mi guarda, poco prima che una lacrima si faccia strada sul suo viso. La sto facendo piangere e non ho idea di cosa stia succedendo.

Sorride amaramente, asciugandosi la lacrima con il dorso della mano. Non so cosa sia in procinto di rispondere, ma sento un estremo bisogno di saperlo.

Lei, però, non dice niente. Mi lascia intendere qualcosa, attraverso un sorriso triste, poi si volta, prima di uscire dal bagno. Questa volta non la trattengo e non so come mi sia fermata dal farlo.

Deglutisco, quando sento la porta aprirsi e chiudersi nuovamente, tre secondi dopo. Sono da sola ora, e dovrei cercare di capire cosa sia appena successo e, soprattutto, che cosa significhi.

Dannazione…
 
 




 


 


 

 

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Capitolo 5
*** Because She's Taken ***


Capitolo 4

*Perché è occupata*

-Santana-

Solo una B+? Sono i miei test ad essere troppo difficili, o i miei studenti ad essere troppo stupidi? Dovevano studiare solo un’unità del libro di Spagnolo.

Mi gratto la fronte mentre guardo, sullo schermo del mio computer, la cartella di Excel contenente i risultati dei miei alunni. Ammetto di non essere generosa con i voti, ma ritengo che dare a uno studente un voto più alto di quanto si meriti, non vada a suo beneficio. In realtà , gli fai un favore, ma prima o poi tutti i nodi vengono al pettine.

Questi studenti mi fanno abbastanza incazzare. Perché non capiscono che, certe volte, bisogna effettivamente sedersi con un libro in mano, per poter studiare, invece di uscire con gli amici o aggiornare il proprio blog su internet? Durante i dieci minuti di pausa,  le mie cheerleader controllano sempre i propri telefonini, perché qualcuno ha postato qualcosa su Tumble, o come cavolo si chiama.

Sorrido, realizzando quanto questo mi faccia sentire vecchia.  Mi sento una nonnina, ogni volta che i miei studenti cercano di convincermi a creare un account su Tumble, quando io in realtà non so nemmeno come funzioni.

"Si possono postare gifs o condividere video e, se diventa veramente brava, potrebbe anche arrivare ad avere centinaia o migliaia di followers"  E’ questo ciò che mi dicono, con sorrisi eccitati, e io non posso che scuotere la testa, perché cos’hanno di eccitante le gifs? Gifs su cosa? Non sarebbe raccapricciante se centinaia di persone ti osservassero su internet? I ragazzi d’oggi…

Comunque, sarà il caso di fare una bella  chiacchierata con i miei studenti, mentre gli riconsegno le verifiche. Perché questo non accadrà più. Solo una B+…

Mi alzo e la mia spina dorsale scrocchia favolosamente, quando mi stiracchio la schiena e ruoto la testa prima da un lato e poi dall’altro. Odio stare seduta dietro una cattedra per ore. Allenare le Cheerios è molto più divertente, perché siamo sempre all’aperto.

Attraverso la mia aula, per guardare se il tempo non sia cambiato. Le previsioni dicevano che potrebbe piovere oggi pomeriggio, ma spero che resti sereno fino a stasera, dato che le mie ragazze hanno bisogno di aria fresca durante l’allenamento. Ogni volta che siamo all’interno, tendono a sbagliare le prese più di frequente.

Non appena lascio vagare gli occhi sul campo da football li socchiudo, a causa di ciò che ho visto.

"Mi stai prendendo in giro…" Mormoro, scuotendo la testa. Brittany è nell’area giochi accanto al campo da football, pur sapendo che oggi devo allenare.

Forse non sono stata chiara quando le ho detto che le mie ragazze non riescono a concentrarsi, se sono affiancate da un’orda di bambini urlanti? Sono sicura che lo faccia apposta, perché ieri che non avevamo allenamento, anche Brittany è rimasta all’interno. Ma, ovviamente, oggi è in vena di passare un po’ di tempo in cortile… E’ così prevedibile.

Tutto è tornato alla normalità, come se giovedì scorso fosse mai esistito. C’è ancora un piccolo graffietto sulla mia guancia, a ricordarmi della mira terribile di Brittany, ma, oltre a quello, niente riporta a quanto successo nel bagno di Dave.

E’ corsa fuori con delle cavolo di lacrime agli occhi, e io cos’avrei dovuto fare? Correrle dietro? Ovviamente non avrebbe voluto, visto che quando sono uscita dal bagno e ho raggiunto il giardino, se n’era già andata…

Durante il weekend non l’ho chiamata, dato che ho cancellato il suo numero parecchio tempo fa. Me lo ricordo a memoria, perché non riesco a dimenticarlo, ma non l’ho chiamata comunque. Perché avrei dovuto? Le ho dato l’opportunità di spiegare il suo improvviso tentativo di baciarmi, ma lei è rimasta muta come un pesce. E’ un problema suo se non riesce ad aprire la bocca per dirmi perché diavolo l’ha fatto.

Sì, ok, magari l’ho spinta io di nuovo tra le mie braccia, ma solo per vedere cosa sarebbe accaduto. Volevo metterla alla prova… e il risultato è stato più che disorientante. Ha tentato di baciarmi… come ho fatto a farmi quasi baciare? Perché l’ho fermata? Cioè, ci siamo lasciate da un bel po’, ma non posso negare di aver voluto annullare le distanz – no!

No, non voglio baciare Brittany, perché questo renderebbe le cose ancora più complicate. Non ha funzionato tra di noi, tutto qua. Oltretutto è anche uscita con Dave… Non ci posso credere! Ho sempre saputo che avesse una cotta per lei, perché è più che ovvio. Le fa continuamente complimenti e, ogni volta che lei dice qualcosa, lui pende dalle sue labbra, con un sorriso stupidissimo.

Ho sempre pensato che Brittany non fosse interessata, ma quando ho sentito che Dave voleva chiederle di uscire… sono quasi esplosa. Non è che sia gelosa, è solo che non capisco!

Lunedì, Dave ha raggiunto me e Puck in aula insegnanti e potevo vedere quanto fosse orgoglioso, mentre ci annunciava di avere intenzione di chiedere a Brittany di uscire. Lui non sa assolutamente del passato tra me e Brittany, perciò non ho potuto urlargli quanto fosse stupido.

Oltretutto è un mio amico, perciò non posso essere arrabbiata con lui. Sta semplicemente tentando la fortuna… e apparentemente ha avuto successo, visto che, qualche ora dopo, dirigendomi verso l’aula insegnanti, ho visto bocca da trota raggiungere Brittany in corridoio e chiederle: “Andrai veramente a quell’appuntamento? Ti avevo detto che ti saresti trovata bene!”

Era tutto eccitato, mentre Brittany scuoteva la spalle  con un sorriso. Non sono riusciti a vedermi e io ho dovuto mordermi la lingua per non gridare. Certo, Brittany può vedersi con chi vuole, ma Dave? Un ragazzo? Uno dei nostri più cari amici, che ci invita a casa sua ogni giovedì?  Quanto sarebbe imbarazzante? Non credo che potrei più partecipare alle serate di gruppo. L’immagine di loro due, mano nella mano, che si baciano in giardino è una delle cose più raccapriccianti a cui si possa pensare. Perché sono buoni amici, e i buoni amici non si baciano.

Quando sono tornata in aula insegnanti, dopo aver appreso le scioccanti novità, ho trovato Quinn, seduta da sola. Mi ci è voluto qualche secondo per elaborare il mio piano geniale, ma quando Quinn ha alzato gli occhi, guardandomi con un sorriso, tutto era chiaro.

Perché ho imparato tanto tempo fa di cosa sia capace Brittany… Perciò mi sono seduta di fianco a Quinn, iniziando a parlare di quanto fosse dura la sua giornata e di quanto avessi bisogno di bere qualcosa più tardi. Lei ha accettato e il resto è stato facile… quella sera siamo uscite, passando una bella serata. Abbiamo parlato molto e ci siamo divertite.

Probabilmente non era un vero e proprio appuntamento, ma che cambia? Abbiamo bevuto un po’ e ci siamo fatte tante risate – sarebbe potuto benissimo essere un appuntamento. E non vedo l’ora di far vedere a Brittany quanto poco mi interessi di lei e Dave…


 
 




 
 
 
E’ passata un’ora quando prendo il mio megafono, urlando alle ragazze di aumentare il ritmo di quella cazzo di corsa. Magari non uso quella parola, ma di sicuro la penso, dato che, quando corrono,  sembrano uno sciame di calabroni, mentre io vorrei che fossero delle vespe!*

Scuotendo la testa, mi volto e avanzo di un paio di passi. Sono contenta che l’allenamento sia quasi finito, perché sta cominciando a piovere. Il mio sguardo si sposta verso il cortile dell’asilo, distante meno di 100 metri. Una decina di bambini si stanno rincorrendo, giocano al tiro alla fune oppure a calcio, con quella che sembra una palla da Dodgeball. Brittany è introvabile, e mi chiedo se sia a conoscenza del fatto che un paio di bambini stanno giocando a Star Wars con alcuni bastoni.

"Ok ragazze! Finite questo giro e andate a farvi una doccia, sebbene non ne abbiate bisogno! La prossima volta voglio vedere delle cheerleader che si fanno il culo! A meno che non vogliate saltare le Nazionali…"

Sogghigno, sentendo qualche verso di spavento, mentre le ragazze aumentano il ritmo durante gli ultimi metri, consapevoli del mio sguardo su di loro.

Quando l’ultima ragazza abbandona il campo da football, recupero il megafono e il cronometro, impaziente di andare a casa. Ho in programma di ordinare del fantastico cibo Cinese, giocare con Fergie e magari chiedere a Puck di venire a farmi compagnia. Lui e Mike sono senz’altro quelli con cui vado più d’accordo. Ogni tanto mi chiedo come possa essere avere una migliore amica donna ma, in fondo, anche Puck e Mike vanno bene.

Un forte grido interrompe i miei pensieri, e un pianto disperato mi fa voltare. Solitamente, ignoro i capricci dei bambini di Brittany, perché il più delle volte non è nulla, e loro cercano solo le attenzioni che lei, felicemente, gli da. Ma, questa volta, il pianto sembra diverso e mi fa rabbrividire.

Alcune gocce di pioggia hanno già cominciato a cadermi sulle spalle, mentre faccio due passi, per cercare di capire cosa sia successo nel cortile dell’asilo. C’è un bambino sdraiato per terra, vicino allo scivolo, e io vedo come Brittany spunti da un angolo, dirigendosi di fretta verso di lui. Il terribile pianto diminuisce subito, e io mi convinco che si tratti di una brutta caduta, che non ha danneggiato il bambino.

Mi sto allontanando, quando sento Brittany urlare disperata.

"Santana!"

Mi volto, sollevando una mano, per farle intendere che riesco a sentirla. La sento urlare qualcosa, ma non riesco a capire cosa, visto che un tuono le sovrasta la voce.

"Che c’è?" Le chiedo, cominciando a camminare nella sua direzione.

"Puoi venire subito qui, per favore? Ho bisogno d’aiuto!"

Quando vedo che il piccolo è ancora in terra, piegato sulle ginocchia, con intorno altri bambini, aumento il passo per raggiungerli più velocemente. Brittany non mi ha mai chiesto aiuto, quindi credo si tratti di qualcosa di serio.

Scavalco il piccolo cespuglio, raggiungendo il piccolo parco giochi e Brittany.

"Cos’è successo? Ha battuto la testa?" Chiedo, inginocchiandomi di fianco a lei. Il bambino continua a piangere sommessamente, sfregandosi gli occhi con la mano destra. L’altra è poggiata sulla coscia di Brittany, e io deglutisco quando ne comprendo il motivo. Il suo polsicino è gonfio, e sembra stia diventando blu.

"Oh merda" Mormoro, cercando di capire se si sia fatto male da altre parti.

"E’ caduto dallo scivolo, perché era bagnato, atterrando con il braccio. L’ho visto cadere da dietro la finestra. Stavo solo prendendo delle lenti d’ingrandimento, perché una bambina aveva trovato un insetto e alcuni di loro volevano guardarlo meglio. Santana, credo che si sia rotto il braccio e non so cosa fare. In realtà dovrei lasciare uscire gli altri bambini, così chi deve prendere lo scuolabus non arriverebbe in ritardo."

Sollevo lo sguardo, incrociando i visini scioccati dei cinque bambini lì intorno. Ce ne sono altri che stanno giocando a calcio, o correndo, disinteressati a quanto stia succedendo.

"Erano tutti troppo agitati oggi, ho già avuto problemi stamattina. Potresti raggruppare i bambini e accompagnarli dai loro genitori o verso lo scuolabus? Io devo prendermi cura di Randy, perché il suo braccio è messo parecchio male. So che sua madre lavora fino a tardi e la sua tata è senza patente."

Brittany guarda verso di me, con i suoi occhi blu bagnati di lacrime, e io non mi sono mai sentita così male per lei. Di solito non riesco ad evitare un ghigno malefico, ogni volta che Bittany ci racconta di avere avuto una giornata terribile perché i bambini erano impazziti ma, in questo momento, so che ha bisogno d’aiuto.

"Certo… Devono recuperare le loro cose? Dove devono aspettare lo scuolabus?" Chiedo, alzandomi per cercare di vedere tutti i bambini.

"Digli solo di entrare a prendere le giacche e gli zaini e che oggi non si canta la canzoncina di arrivederci, perché io devo prendermi cura di Randy. Poi gli stringi la mano, in modo che sappiano che possono andarsene, ok? Loro sanno dove aspettare lo scuolabus o i propri genitori. Si trovano tutti di fronte all’edificio." Brittany si alza, tenendo il bambino tra le braccia e ringraziandomi, prima di correre dentro a fare una telefonata.

"Sì, non ti preoccupare. Ho tutto sotto controllo. Bambini! Venite tutti qui, per favore!” Urlo, battendo le mani. Non succede niente… “Uhm ragazzi, potreste raggruppare la vostra roba e mettervi in cerchio, o qualcosa del genere?"

Due bambine si avvicinano a me, prendendosi per mano, ma il resto del gruppo è ancora occupato a giocare, o ha trovato qualche altra interessante occupazione, tipo allacciarsi le scarpe. Alzo gli occhi al cielo, afferrando il megafono, perché se ce l’ho è per un motivo.

"Ascoltate! Tutti i bambini della classe della signorina Pierce devono sbrigarsi e mettersi in cerchio, altrimenti il mostro-megafono mangerà tutti i giochi che avete all’interno!"

Dieci secondi dopo, quindici bambini hanno formato un cerchio intorno a me, guardandomi con gli occhi spalancati, insicuri se il mio megafono possa mangiare i giochi o no.

Cerco di fare del mio meglio per ammorbidire la mia voce, mentre parlo con loro. Gli dico il mio nome, informandoli sull’incidente di Randy e spiegandogli che la signorina Pierce si sta prendendo cura di lui. Gli spiego che questo è il motivo per cui devono aiutarmi, sbrigandosi a mettersi le giacche, in modo che possa andare anch’io ad aiutare il bambino.

Forse sarei dovuta diventare una maestra d’asilo, perché è il mestiere più facile da fare! I bambini ascoltano qualsiasi cosa io dica e, tre minuti dopo, sto stringendo la mano dell’ultima bambina della fila, dopo che tutti gli altri sono usciti. Non ho neanche più dovuto usare il megafono.

Con passi veloci entro nell’asilo, spalancando gli occhi. Non avevo idea che fosse così grande. E così diverso dalla mia classe di Spagnolo. Wow… Dall’esterno sembra vecchissimo ma, all’interno, è come un piccolo paradiso.

Quando Brittany e io ci frequentavamo, non ho mai avuto l’opportunità di vedere dove lavorassero lei e Sam, se non dall’esterno. Lei è lì seduta, dietro la sua cattedra, con Randy sulle ginocchia e il telefono posto tra la spalla e l’orecchio.

Dopo una breve telefonata, attacca il telefono e, con delicatezza, si alza, tenendo Randy tra le braccia. Lui nasconde il suo viso dell’incavo del collo di Brittany, gemendo quando lei gli muove la mano.

"Era la mamma di Randy. Non riesce ad uscire da lavoro per un’altra ora, ma ha detto che verrà in ospedale il prima possibile. Devo portarlo lì." La sua voce trema ancora, ma sembra si sia calmata rispetto a prima.

"E il padre?" Domando, alzando le spalle. Brittany mi rivolge uno sguardo eloquente, che significa: ‘Brutto argomento’, piegando la testa verso Randy.

"Santana, so che è chiedere molto, ma potresti accompagnarci lì? Non te lo chiederei, se ci fosse un’altra soluzione, ma sono venuta in bici e lui ha davvero bisogno di andare subito in ospedale."

"Ti porto, tranquilla. Aspettami fuori, ok? Corro al McKinley, prendo la macchina e torno in un attimo."

Brittany annuisce, sorridendo debolmente, mentre le tengo la porta per farla uscire.

"Grazie" Mormora, mentre io corro più veloce che posso.
 
 
 
 




 


 
 
 

-Brittany-

 

Lascio scorrere le mani tra i miei capelli, scuotendo la testa, mentre chiudo la porta della stanza delle visite dietro di me. Le lacrime mi sgorgano dagli occhi, e il nodo in gola mi fa malissimo. Sta bene ora…  ma perché è dovuto succedere tutto questo?

Appena siamo scesi dall’auto, Santana si è offerta di portare dentro Randy, ma le ho detto che andava bene così. Le braccia mi facevano male, ma non volevo lasciarlo per paura che, muovendolo, potessi fargli ancora più male. Mi ha guidata all’interno dell’ospedale e poi le cose sono accadute velocemente. Sono stata con Randy, mentre il dottore gli visitava l’arto e gli faceva una lastra. Ha detto che non si trattava di una brutta frattura e che sarebbe guarita con un gesso.

Sono quasi scoppiata a piangere, perché non pensavo avessero potuto ingessargli il braccio, impedendogli di giocare e saltellare, come gli altri bambini, per un sacco di tempo. In quel momento sua mamma è entrata nella stanza, urlandomi contro, di fronte a Randy e al dottore. Voleva sapere dove avessi fatto il corso per diventare insegnante d’asilo e se fossi a conoscenza del significato di ‘responsabilità’. Mi sono scusata, balbettando che, certe volte, queste cose succedono, per quanto a me dispiaccia.

La mamma di Randy mi ha incenerita con lo sguardo, dicendomi che potevo andarmene. Con le gambe tremolanti ho lasciato la stanza, per dirigermi verso Santana, ancora seduta in sala d’attesa. Quando mi avvicino, alza lo sguardo, per poi abbassarlo verso la sedia alla sua sinistra.

"Cos’ha detto il dottore? E’ rotto?"

"Sì" Singhiozzo, strofinandomi l’occhio. "Guarirà, ma nel frattempo la madre ci ha raggiunti, urlandomi quanto io sia irresponsabile ed incompetente. Mi odia… e credo che faccia bene. Non sarebbe dovuto succedere."

Santana sbuffa, mormorando qualcosa.

"Dai… poteva capitare a chiunque. Se ci fosse stato Sam oggi, la madre avrebbe urlato a lui, facendolo sentire un idiota. E’ arrabbiata perché suo figlio si è fatto male, ma le passerà."

"Tu non la conosci. E’ un’avvocato, ed è una persona molto severa. Quando pensa di avere ragione, o che tu abbia torto – allora lei ha ragione e tu hai torto. In ogni caso… Odio gli incontri genitori-insegnanti, quando c’è lei. Pensa di sapere tutto meglio di tutti."

Poso la schiena sullo schienale della sedia, guardando verso Santana. Congiunge le sopracciglia e scuote la testa.

"Allora dovresti dimostrarle che stronza ignorante sia, Dovrebbe trattarti con rispetto, perché sei una persona adulta, oltre che un’insegnante. Falle capire che qui sei tu il capo."

"Santana… non posso parlarle così. I genitori con bambini piccoli sono diversi da quelli che hanno i figli al liceo. Io lavoro molto con loro, e devo conquistarmi la loro fiducia. Non è così semplice."

"Lo capisco, ma comunque non può permettersi di parlarti come se fossi anche tu una bambina. Dovrebbe capire quanto sia importante il tuo lavoro e quante cose fantastiche tu faccia fare ai bambini. Non sei il suo antistress…”

Santana scuote la testa, mentre io mi mordo un labbro. Non mi aveva mai detto che il mio lavoro è importante. Lei e Puck mi prendono sempre in giro, pensando che non faccia altro che giocare.

"Quando hai cambiato idea?" Chiedo, convinta che si rimangerà subito tutto, con un commento acido. Ma lei si limita a guardarmi, sollevando le spalle.

"E’ vero, ok? Il tuo lavoro è importante tanto quanto il nostro." Risponde, per poi guardarsi le mani. "Vuoi aspettare che finiscano o possiamo tornare a scuola?"

Studio la sua faccia per una manciata di secondi, per poi alzarmi dalla sedia.

"Andiamo. La mamma di Randy ha specificato più volte che non vuole parlarmi. Proverò a chiamarla domani, ma ora voglio solo andare a casa …"

Anche Santana si alza, annuendo.

"Okay. Hai bisogno di un passaggio o-"

"No, puoi lasciarmi a scuola. Ho lasciato la borsa lì, così come la bici, quindi… Ma grazie."

Seguo Santana, dopo averle sentito rispondere ‘figurati’, e insieme ci avviamo verso il parcheggio.

Quando raggiungiamo il McKinley, Santana inchioda e io dovrei scendere. Vorrei ringraziarla per avermi aiutata, ma non so in che modo farlo. Da giovedì scorso non sono stata in grado di guardarla negli occhi. A parte oggi…

Non so come comportarmi nei suoi confronti. Venerdì abbiamo pranzato allo stesso tavolo, in aula insegnanti, ma non ci siamo rivolte la parola, né io ho osato guardarla. Ero così imbarazzata per gli avvenimenti della sera prima. Non so per quale motivo mi sia avvicinata e l’abbia quasi baciata.

Cioè, l’avrei baciata, se non mi avesse fermata. Non so nemmeno perché mi abbia bloccata… Giuro che le sue mani, intorno ai miei fianchi, stavano tremando e, quando ci siamo guardate negli occhi, c’è stato un momento… Non mi guardava con quegli occhi da mesi… ma poi si è tirata indietro, facendomi dubitare che quell’attimo fosse reale. Credo che veramente non volesse baciami. Altrimenti l’avrebbe fatto.

"Ti sono davvero grata per averci accompagnati in ospedale." Le dico, mentre spegne il motore. "Sono sicura che avessi altri piani, di venerdì dopo l’orario lavorativo. Ma non c’era nessun altro, perciò… grazie mille."

Ruoto la testa, guardando timidamente verso Santana, che, a sua volta, mi sta già osservando.

"Credi che avrei potuto dire di no e farti andare in ospedale in bici? Andiamo Britt, dammi un po’ di fiducia. Ti avrei aiutata anche se ci fosse stato qualcun altro nei dintorni. Il bimbo aveva bisogno d’aiuto, tu ne avevi bisogno… Io ero qui e ti ho aiutata. Non è stato un problema." La sua voce è calma e dolce. Solitamente è acida, quando parla con me.

Mi fa sorridere timidamente, perché continuo a non essere sicura di essere veramente seduta in macchina con lei, mentre parliamo come due persone normali.

"Ok. Ma voglio pagare la benzina. Insomma, non è che l’ospedale sia proprio dietro l’angol-"

"Cosa? Non essere ridicola. Non ti faccio pagare la benzina. Davvero pensi abbia fatto così tanta fatica?"

Apro la bocca per replicare, ma non so cosa dire. Forse sarebbe davvero ridicolo pagare per la benzina, perché si è trattato di un’emergenza, ma comunque…

"Scusa… E’ solo che sto facendo davvero fatica a credere che siamo realmente qui, sedute una accanto all’altra, senza dirci cose cattive a vicenda."

"Perché?" Mi chiede con voce tenue. Sorrido, perché deve saperne il motivo, giusto?

"Uhm perché non lo facciamo mai? Non ci sediamo mai nella tua macchina per chiacchierare. Non ci aiutiamo mai, senza qualche secondo fine. Sinceramente, non siamo state gentili l’un l’altra una singola volta, negli ultimi mesi, e giovedì scorso è stato strano …"

Guardo come Santana si mordicchia il labbro inferiore e, improvvisamente, divento nervosa. Stiamo per parlare di noi due? Di perché ci sia sempre questa tensione? Di sentimenti che potrebbero ancora essere presenti?

"Britt, io…"

Buzzzz…

Sussulto, sentendomi vibrare la tasca e non riesco a credere che qualcuno mi stia chiamando in questo momento. Seriamente… perché?

Inizialmente penso di ignorarlo, per aspettare che Santana continui, ma il rumore ha rovinato tutto ciò che stava per succedere. Santana interrompe il contatto visivo, tornando ad appoggiarsi al suo sedile.

Prendo il mio telefono e sono quasi sicura di essere impallidita, nel vedere chi mi stesse chiamando.

"E’ casa di Randy." Biascico, deglutendo e con il cuore che batte all’impazzata.

"Hai i numeri di casa di tutti i tuoi alunni salvati sul telefono?"

"Sì. I genitori mi chiamano a tutte le ore, e a me piace essere preparata. Come adesso. Ma non credo di poter rispondere. Mi urlerà ancora."

"Non puoi saperlo. Magari vuole scusarsi per come ha reagito. Rispondi."

Chiudo gli occhi per tre secondi, inspirando profondamente. Poi sblocco la tastiera, avvicinandomi il telefono all’orecchio.

"Pronto?"

La speranza che la madre di Randy abbia chiamato per scusarsi svanisce rapidamente, nel momento in cui sento il suo tono di voce. Non mi da nemmeno la possibilità di parlare, continuando a dirmi quando Randy stia soffrendo e che non lo porterà a scuola per almeno una settimana.

Farfuglia qualcosa riguardo l’aver trascurato la mia responsabilità legale di prendermi cura dei bambini, quando sono affidati a me, riferendomi che parlerà con il mio capo e che potrebbero esserci conseguenze.

Prima che possa aprire la bocca, per cercare di difendermi, la chiamata si interrompe. Abbasso la mano, fissando il telefono. Perché alcuni genitori sono così cattivi? Mi fa sentire come se l’avessi fatto cadere io.

"Cos’ha detto la stronza?" Chiede Santana, con un sopracciglio sollevato.

Sento l’impulso di lanciare il telefono dal finestrino, o di tirare un pugno sul cruscotto, il più forte possibile, ma non credo mi sentirei meglio se gli airbag mi colpissero in faccia e mi rompessero il naso.
"Sembra che tu stia per piangere entro i prossimi tre secondi. Cosa ti ha detto?" Insiste Santana, e io perdo il controllo.

"Maledizione! Chi si crede di essere? Non ha idea di cosa significhi avere la responsabilità di più di quindici bambini contemporaneamente! Pensa veramente che tutto ciò sia successo perché io penso agli affari miei? Pensa che l’abbia fatto deliberatemente? I bambini cadono sempre! Sanno benissimo che non devono saltare sullo scivolo e giocare a giochi stupidi, ma sono bambini! Lo fanno lo comunque!"

"Brittany…"

"Cosa? Parlo seriamente! Pensa che io non ponga delle regole, nel mio asilo? Crede che io vada a prendermi un caffè mentre i bambini giocano all’esterno? Non ha idea di quanto sia faticoso questo lavoro!" Le lacrime mi fanno bruciare gli occhi e sento che le guance mi si stanno riscaldando.

"E’ così frustrante! Sai, Randy non è il bambino più facile a cui insegnare, perché è iperattivo. La madre mi dice sempre che esagero, ogni volta che gliene parlo. Pensa che me lo stia inventando, ma non è così! Io faccio del mio meglio per coinvolgere Randy nelle attività, così come gli altri bambini, ma è proprio una palla al piede! Mi dispiace, ma è così! Certe volte distrugge ciò che gli altri bambini hanno costruito con fatica, e non mi ascolta quasi mai! E’ un moccioso viziato, perché la sua baby-sitter gli compra tutte le schifezze che vuole e sono sicura che in quella casa non ci siano regole. Mi sento orribile, nel parlare di lui così, ma mi fa veramente saltare i nervi!"

Devo portarmi una mano sul petto, perché la respirazione si sta facendo difficoltosa.

"Hey, cerca di calmarti, ho paura che tu stia avendo un attacco di panico. Non vale la pena sprecare così tanta energia per arrabbiarsi. Cerca di dimenticare le parole della mamma di Randy. E’ stupida."

Dalla mia bocca esce un singhiozzo, perché non è così facile! Non ho il bottone per il ‘reset’. Calde lacrime scivolano sulle mie guance, e io vorrei uscire da questa macchina e correre via. Santana non dovrebbe vedermi così. Probabilmente starà pensando che sia un disastro emotivo, dopo aver già pianto nel bagno di Dave.

Sento una mano cingermi il polso e, prima che possa realizzarlo, vengo stretta in un abbraccio. Stiamo occupando lo spazio che separa i due sedili e io non ho la forza per sottrarmi, né per stringerla più forte. Lascio semplicemente che Santana mi tenga tra le sue braccia, mentre le lacrime ricadono sulla sua maglia, bagnandone il tessuto.

Il mio cuore minaccia di esplodere, quando percepisco l’odore del profumo di Santana e le sue mani sulla mia schiena. Mi fa sentire così bene… Dopo così tanto tempo…

Il mio pianto si affievolisce, mentre una mano mi accarezza i capelli e, quando Santana, lentamente, si allontana, la prego di aspettare. Non uso le parole, ma la supplico stringendola più forte.

"Brittany…" Sussurra, e io so che vuole interrompere il contatto. Farò la figura dell’idiota se continuo ad aggrapparmi a lei, che cerca solo di essere gentile, pensando che un abbraccio mi faccia sentire meglio. In realtà, mi rende solo più disperata. Disperata per lei, e per tutto quello che rappresenta. Solo che lei non lo sa.

"Britt" Ripete. E io mi sento stupida, per il fatto che me lo debba chiedere due volte. Indietreggio, con l’idea di asciugarmi le lacrime sul viso ma un pollice, non il mio, lo sta già facendo.

Un singhiozzo mi abbandona le labbra, mentre Santana osserva le mie guance umide e, con la mano libera, afferra il retro del mio collo, per avvicinarmi a lei. Siamo così vicine che riesco a vedere la piccola cicatrice sotto il suo occhio, quella che le ho procurato con le chiavi della macchina di Dave, sentendomi uno schifo. La sua pelle è così soffice, e non dovrebbe esserci una cicatrice a rovinarla.

Vengo trascinata verso di lei, che sfrega la sua guancia contro la mia, facendomi sentire come se ci fosse del fuoco tra le nostre facce. La mano che tenevo posata sulla sua spalla, vaga tra i suoi capelli setosi e io chiudo gli occhi quando, improvvisamente, sono gli angoli delle nostre bocce a toccarsi, e non le nostre guance.

Il cuore mi batte all’impazzata. Due minuti fa martellava per la rabbia verso la madre di Randy. Ora perché sono vicinissima a Santana, e non so cosa stia per succedere.

Non riesco a trattenere un gemito soffuso, nel momento in cui le nostre labbra si sfiorano.  La mano di Santana stringe il mio collo con più vigore, ma le nostre labbra rimangono immobili. Si toccano appena, ma siamo comunque unite. La sento esalare un respiro tremolante, e sono così spaventata…

Avrà intenzione di tirarsi indietro e di dirmi che ho perso la testa. Mi dirà che non intraprenderemo di nuovo quella strada. Ecco perché prendo la sua mano libera con la mia, stringendola, mentre arriccio le labbra e le premo contro le sue.

E’ un bacio. Santana non può non sentire il tamburellio del mio cuore. Non può…

Le sue labbra sono così calde, a contatto con le mie, e non riesco a credere di aver quasi dimenticato quanto le adorassi.

Prima che possa propriamente iniziare, tutto finisce. Proprio come la nostra relazione.

Santana fa separare le nostre bocche e, quando non c’è più la minima speranza che possa baciarmi ancora, mi decido ad aprire gli occhi. Sta guardando in basso, verso le nostre mani, e così faccio anch’io.
Passano numerosi secondi, durante i quali vorrei sapere quali siano i suoi pensieri. Ma non so cosa stia succedendo, dietro quegli occhi di cioccolato.

"Dave…" Sussurra.

Spalanco gli occhi, perché mi sembra che abbia appena detto ‘Dave’.

"Cosa?" Le domando, stringendole la mano, perché non voglio che pensi a Dave mentre siamo in questa situazione.

"Probabilmente a Dave non piacerebbe…" Mormora, mentre io cerco intensamente di capire cosa mi sono persa. Perché sta parlando di Dave?

"Di cosa stai parlando?" Chiedo, con un tremolio nella voce. Non possiamo tornare a respirare ognuna l’aria dell’altra?

"Brittany, sai di cosa sto parlando. Tutto questo è strano, visto che tu sei uscita con Dave."

Chiudo gli occhi, nel tentativo di assimilare le sue parole, ma non credo stia funzionando. Come fa a sapere che Dave mi ha chiesto di uscire?

"Santana, io-

"Senti… E’ venuto da me e Puck, e ci ha detto che aveva intenzione di chiederti di uscire.  Non posso biasimarlo… ma, più tardi, ho sentito te e il Biondo parlare nel corridoio." La sua voce è sempre dolce, ma c’è anche tristezza. "Non avrei mai pensato che avresti accettato."

Indietreggio lentamente, cercando lo sguardo di Santana, ma lei è deteterminata nel guardare le nostre mani.

"Non voglio esprimere pareri sui tuoi potenziali partner, è solo che mi ha sorpreso. Credevo che tu e Dave foste buoni amici e-"

"Lo siamo. Siamo buoni amici."

"Esatto. Ecco perché mi è sembrato così strano all’inizio. Ma sai, è una bella cosa." Scuoto la testa, con lentezza, perché non voglio che Santana pensi questo. "Veramente, va bene. Oltretutto potrebbe succedere qualcosa anche tra me e Quinn, perciò…"

Fisso gli occhi sul suo volto, spostando le mani dalle sue.

"C-cosa?" Rantolo e, finalmente, Santana alza lo sguardo.

"Beh… L’ho portata a bere qualcosa, ed è stato molto carino. Probabilmente lo faremo di nuovo. Lei è fantastica, penso che potremmo essere una bella copp-"

"Ho detto no a Dave"

Questa volta è Santana ad essere senza parole. Batte le ciglia ripetutamente, guardando verso di me, come se stesse aspettando che dica che non è vero.

"Cosa?" Sussurra. Io sollevo le spalle, con un peso sul cuore.

"Quando mi ha chiesto di uscire… Gli ho detto di no. Non sono interessata a lui, e gliel’ho chiarito. E’ un mio caro amico, ma niente di più. E quando mi hai sentita parlare con Sam, stavamo discutendo di questa ragazza con cui vuole farmi uscire. Per un minuto ho pensato di farlo, ma poi ho cambiato idea. Sam era arrabbiatissimo quando ha scoperto che le avevo dato buca..."

Riesco letteralmente a vedere il cervello di Santana lavorare ad estrema velocità, mentre lei mi osserva, incapace di proferire parola. Credo che siano troppe informazioni, ma per me è lo stesso.

"Pensavi veramente che sarei uscita con Dave?" Le domando, ma poi mi rendo conto di voler sapere un’altra cosa. Qualcosa che mi farà male. "E tu… veramente Quinn ti piace così tanto?"

Gli occhi di Santana si ingrandiscono leggermente, mentre apre la bocca.

"Uhm beh…"

"Voglio dire, è… fantastico." Mi gratto la fronte, perché non so cosa dovrei dire. Mi ha appena detto che sarebbero una bella coppia. Ouch… "Penso che dovresti fare un tentativo."

Trattengo le lacrime che mi si stanno formando, puntando i miei occhi nei suoi.

"Neanche io ho il diritto di giudicare chi frequenti. E’ una tua scelta." Mi schiarisco la gola, recuperando il telefono, affondato da qualche parte tra la mia coscia e il sedile. "Dovrei proprio andare ora." Ho bisogno di uscire da qui, perché il pensiero di lei con Quinn mi sta uccidendo. Non è fantastico. E’ orribile.

"Oh… ok" Mormora Santana, riappoggiandosi al sedile. Sembra completamente sopraffatta da questa situazione. Senza fiato, addirittura.

Quando afferro la maniglia, mi volto verso di lei e i nostri occhi si scambiano un’occhiata eloquente. E’ passato un po’ di tempo da quando ero capace di interpretare i suoi sguardi, ma questo mi ricorda quello che sfoggia quando desidera qualcosa.

Quando apro la porta per uscire, sono più confusa di quanto sia mai stata.
 
 


 
 
*Non ho capito questa metafora, ma va beh!! Scusate il ritardo, ma il vicino non ha acceso il wifi per giorni :P
 

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Capitolo 6
*** Because She's Unbelievable - PARTE I ***


Ok, capitolo nuovo!! L'ho diviso in due perché era abbartanza lungo. Il prossimo arriva presto e, secondo me, è uno dei più belli. A presto.
 








Capitolo 5 - PARTE I


*Perché è incredibile*



-Santana-


 

Con il cuore che batte dolorosamente veloce e la bocca secca quanto il deserto del Sahara, mi muovo sul sedile, guardando Brittany allontanarsi per poi scomparire dietro un angolo.

Cos’è successo? Seriamente, cosa diavolo è successo?

Mi ha baciata…

Ci siamo baciate.

E adesso non riesco più a sentire le gambe.

Ha detto di no a Dave? Perché ho pensato che stessero parlando di lui nel corridoio? E perché cazzo bocca da trota sta cercando di accoppiare Brittany con qualcuno? Non ne ha bisogno, sono sicura che sia in grado di gestire la sua vita sentimentale. Certo, può frequentare chiunque voglia… ma il pensiero di Brittany con un’altra donna mi fa bollire il sangue nelle vene, perché sono talmente gelosa che non ci sono parole per descriverlo.

Ma perché? Ormai non stiamo più insieme! Ci siamo frequentate solo per uno stupido mese! Non abbiamo neanche avuto il tempo per affezionarci più di tanto, o per conoscere tutto dell’altra. Non so nemmeno quale sia il suo piatto preferito. No, in realtà lo so. E’ pasta con pomodoro e formaggio.

Ma non conosco la sua famiglia. Ok, magari so che ha una sorellina chiamata Hailey e un fratello più grande di nome Ryan. So anche che è cresciuta in una cittadina a circa quaranta minuti da qui e che ha studiato Scienze dell’ educazione a Los Angeles, per poi tornare a vivere qui. Sono rimasta sorpresa nel sentire queste cose, perché Los Angeles è sempre stato uno dei miei più grandi sogni, sin da quando ero piccola. Ho vissuto in Ohio per tutta la vita e credo che non a tutti sia permesso inseguire i propri sogni. Ma va bene, perché il McKinley è un bellissimo posto, in cui ho avuto l’opportunità di conoscere persone favolose, che ora sono i miei più cari amici, e in più prendo un ottimo salario alla fine di ogni mese.

Ma, quando io e Brittany stavamo insieme, una volta abbiamo scherzato riguardo il fuggire insieme a Los Angeles. In realtà io non stavo scherzando… e darei qualsiasi cosa per sapere se Brittany parlasse seriamente o se fosse l’alcool nel suo sangue a parlare, dato che quella sera avevamo bevuto un paio di drink.

Il mio battito non accenna a rallentare e, anzi, addirittura aumenta mentre ripenso alla sensazione delle labbra di Brittany sulle mie. Solo cinque minuti fa…

Che sia stato solo un impulso momentaneo? Che mi abbia baciata solo perché era disperata e confusa per tutto quello che era successo durante il pomeriggio? Probabilmente aveva solo bisogno di un po’ di conforto e io ero lì che la abbracciavo… avrebbe baciato chiunque in una situazione così. Sono sicura che avrebbe baciato anche Dave. Ugh, non posso credere di aver pensato che avesse detto sì all’invito di Dave. Avrei dovuto saperlo, no?

Veramente aveva solo bisogno di conforto o mi ha baciata perché… voleva baciare me?

Tutto ciò che so è che il mio cuore sta martellando e la mia testa sta correndo all’impazzata, mentre esco dalla macchina per dirigermi in aula insegnanti a recuperare la mia roba prima di andare a casa.









Quando entro in aula insegnanti trovo solo Quinn e Tina, perché è venerdì e tutti gli altri si stanno già godendo il weekend. Cosa di cui ho bisogno disperatamente, dopo ciò che è successo oggi.

"Oh ciao Santana! Com’è andato l’allenamento? Hey, stai bene? Sembri leggermente… scossa." Mi da il benvenuto Tina, e io riesco a percepire la preoccupazione nella sua voce.
In questo momento non sono veramente dell’umore giusto per parlare con Tina. In realtà, non lo sono mai. E’ la nostra insegnante di storia ed è... noiosissima. So che lei è Brittany vanno abbastanza d’accordo – perché sto di nuovo parlando di Brittany?

"Sto bene… Devo solo prendere le mie cose." Mormoro, dirigendomi verso il mio angolino, per vedere se ho ricevuto qualche comunicazione.

C’è solo una lettera del preside Figgins, che devono aver ricevuto tutti gli insegnanti, in cui ci ricorda che dovremmo sempre svuotare la lavastoviglie, una volta finito di lavare, prima di infilarci qualche tazza sporca.

Mentre la leggo, sento Tina augurarci un buon weekend per poi salutarci, prima che la porta si apra e si richiuda pochi secondi dopo, ma io sono troppo occupata a ripercorrere nella mia testa i momenti del bacio, per poter rispondere.

"Santana?"

Mi volto lentamente, guardando Quinn lì seduta, osservarmi con uno sguardo strano.

"Sei sicura di stare bene? Me lo chiedo perché prima ti ho vista correre lungo il campo da football, verso l’asilo, sotto la pioggia battente, per poi tornare indietro un paio di minuti più tardi."

"Oh… sì, è perché uhm… Ho portato Brittany e uno dei bambini in ospedale, perché si è rotto il braccio."

"Oh mio Dio, povero piccolo! Sta bene? E Brittany? Dev’essere rimasta molto scossa."

"Sì, no, sta bene. Credo…" Osservo la lettera, ancora tra le mie mani, pensando a come salutare Quinn, perché me ne voglio andare. Continuano ad apparirmi immagini della faccia di Brittany, così vicina alla mia, e sono profondamente confusa.

"Hey Santana, siediti un momento. Sembri pallida e io sono abbastanza preoccupata. Ti vado a prendere un bicchiere d’acqua."

Silenziosamente seguo gli ordini di Quinn, camminando verso il tavolo per sedermi al suo fianco, perché il mio cervello è troppo in panne per fare diversamente. Pochi attimi dopo sto stringendo in mano un bicchiere d’acqua, mentre Quinn mi incoraggia a berne un paio di sorsi, cosa che poi faccio.

"Dev’essere stata dura andare all’ospedale con un bambino ferito. Ma tu hai fatto benissimo ad accompagnarli e ad aiutarla a gestire la situazione."

Scuoto lentamente la testa, perché non è quella la ragione per cui mi sento debole e confusa. Non sono scossa dall’incidente di Randy. Sono shockata per quello che è successo nella mia macchina un’ora dopo.

Stranamente, sento l’impulso di parlarne con qualcuno. Ho bisogno di parlarne, ho bisogno di sentire l’opinione di qualcuno. Brittany aveva solo bisogno di conforto o voleva veramente baciarmi?

"In realtà… non ha niente a che fare con quello."

"Che vuoi dire?"

"Voglio dire che il bambino sta bene e non è stato così spaventoso portarlo all’ospedale, ma… è successo qualcos’altro e ora sono un po’… disorientata."

"Ok" risponde Quinn con dolcezza e, con la coda dell’occhio, riesco a vederla sollevare le spalle. "Vuoi parlarne? Avevo comunque intenzione di rimanere qui per un po’."

Alzo gli occhi e vengo inondata dal caldo sorriso di Quinn. Posso parlarne con lei?

Non parlo mai a nessuno della mia vita amorosa. Mike e Puck sono dei buoni amici, ma non sono molto bravi a parlare di… queste cose. Magari è anche colpa mia. Nemmeno io sono bravissima a fare confidenze. I miei amici sanno che sono gay e nessuno ha mai avuto problemi.

Ma non parlo mai con loro della mia vita sentimentale perché beh… io e Brittany non stavamo insieme ufficialmente, perciò non c’era niente di cui parlare. Lei non voleva farlo sapere in giro e quindi io ho tenuto la bocca chiusa.

E quando ho frequentato la supplente, Camilla, nessuno voleva saperne niente perché o erano gelosi, o semplicemente non erano interessati.

"Santana?" Vengo riportata alla realtà, guardando Quinn con un sorriso che esprimeva le mie scuse per essermi persa nuovamente nei miei pensieri.

"Ecco, è successo qualcosa tra me e… Brittany." Mormoro, mentre le mia guance cominciano a riscaldarsi. "Noi uh… diciamo che abbiamo un passato."

Quinn sgrana gli occhi, ma non sembra shockata, né mostra segno di volermi giudicare. Sembra genuinamente interessata, e questo è il motivo per cui decido di prendere un profondo respiro e raccontarle tutto.

 






 







-Brittany-

 

Tutti si lamentano di quanto sia brutto il lunedì, perché la settimana è solo all’inizio. Ma io amo i lunedì. I bambini sono sempre così contenti e mi raccontano tutte le cose che hanno fatto durante il weekend con i loro genitori o i loro fratelli. Vogliono tutte le mie attenzioni e, per l’eccitazione, mi chiamano con i nomi più buffi: Ms. Piece, Ms. Pace, Ms. Pens, Ms. Pees, Bittny, Brattny... Mamma, Mami, Papà (sì, è capitato una volta), signora... e io non posso fare altro che trovare completamente adorabile il loro modo di dirmi che hanno imparato a nuotare o a scrivere il proprio nome e loro quasi esplodono d’orgoglio, quando gli dico che sono ‘bravissimi!’

Oggi non è andata diversamente. I bambini sono stati energici e loquaci come sempre e io ho cercato di fare del mio meglio per dare loro tutta l’attenzione di cui avessero bisogno ma, alcune volte, è stato difficile concentrarmi, perché la mia mente continuava a riportarmi a venerdì pomeriggio. Lo fa tuttora… specialmente ora che sto andando verso l’aula insegnanti, per vedere se ho ricevuto della posta, prima di andare a casa. E’ altamente possibile che Santana sia ancora lì, visto che gli allenamenti sono durati più del solito.

Non so assolutamente cosa succederà la prossima volta che ci guarderemo negli occhi, perché ci siamo baciate nella sua macchina e, da allora, non sono più stata in grado di pensare ad altro. Ancora una volta sono scappata, sull’orlo delle lacrime, dopo aver saputo che Santana è interessata a Quinn.

Sarà vero? Vuole veramente frequentarla? Cioè, Quinn è molto carina e capisco che Santana possa essere attratta da lei, ma seriamente? Quinn? Almeno è gay?

All’inizio pensavo che Santana flirtasse con lei solo per attirare la mia attenzione e farmi un po’ incazzare, ma in macchina ha detto cose completamente differenti. Ha detto che sarebbero una bella coppia e per me è stato come ricevere un pugno nello stomaco.

Dall’altra parte è una cosa positiva, no? Se Santana intraprenderà una relazione seria, allora io potrò finalmente metterci una pietra sopra. Sarà dura, perché sarei comunque obbligata a vederla tutti i giorni e, quando immagino lei mano nella mano con Quinn, il pensiero di licenziarmi e trasferirmi in Messico diventa estremamente allettante.

Io e Santana abbiamo sprecato la nostra occasione… e lei l’ha chiarito dicendomi che vuole provare a dare una chance a questa cosa con Quinn. Ma è così difficile credere che sia vero. Sembra che Santana si sia inventata tutto per farmela pagare per essere uscita con Dave, anche se non l’ho mai fatto. Come posso fare a scoprire come stiano veramente le cose? Ho bisogno di sapere se Santana fosse seria riguardo Quinn, perché se si è inventata tutto allora… forse potremmo riprovarci?

Non so nemmeno se Santana provi ancora qualcosa per me. Durante gli ultimi mesi ha fatto di tutto per dimostrare il contrario, ma quel bacio mi ha riportata esattamente dove ci trovavamo otto mesi fa. Mi stavo innamorando di lei, perdutamente… ma se lasciassi che succedesse, potremmo farci di nuovo del male. Ne varrebbe la pena?

Quando apro la porta dell’aula insegnanti, trattengo il respiro, perché sono ancora immersa nei miei pensieri, ma eccole lì, a rovinare le mie fantasie. Santana e Quinn sono una di fianco all’altra, vicino alla lavastoviglie, e sembra che abbiano appena preso il caffè insieme. Quinn sfoggia la sua migliore risata.

Non c’è nessun altro nei dintorni e io sento il formarsi di un nodo in gola. Veramente hanno solo bevuto un caffè? Hanno in programma di uscire insieme più tardi?

"Ciao" Mormoro, chiudendo la porta alle mie spalle, mentre la risata di Quinn sfuma. Rideva per una battuta detta da Santana? Oppure perché, per scherzo, le ha toccata il culo? Con me lo faceva sempre.

"Oh, ciao Brittany! Come stai?" Quinn mi sorride guardando velocemente Santana, che prima mi fissa, poi si schiarisce la gola.

Credo che Quinn mi abbia appena chiesto come sto, o qualcosa del genere, ma non so cosa rispondere. Perciò mi limito ad attraversare la stanza, per raggiungere la mensola con la posta. Non c’è nessuna lettera ufficiale per me, solo un post-it di Sam, tramite il quale mi augura un buon weekend e mi ricorda di fargli gli auguri per il suo appuntamento con ‘R’. Deve averlo attaccato venerdì mattina, e la cosa mi provoca un leggero sorriso. Spesso ci lasciamo dei bigliettini, anche se ci vediamo in continuazione. Mi domando se la cosa tra lui e Rachel funzionerà. Sam è dolcissimo, mentre Rachel ha un bel caratterino certe volte. Ma entrambi amano la musica e giocano anche a tennis insieme, quindi dovrebbero trovare alcuni punti in comune.

Voltandomi, vedo Quinn e Santana scambiarsi occhiate fugaci. Serro la mascella. Si stanno scambiando sguardi vogliosi o stanno comunicando mentalmente? Non sapere cosa stia succedendo tra loro mi sta facendo impazzire. Si sono viste durante il weekend? Santana le ha chiesto di uscire? Magari hanno iniziato ufficialmente a frequentarsi dopo che ho baciato Santana nella sua macchina e tutti i miei pensieri sui sentimenti che potrebbero ancora essere lì, sono stati inutili. Ho bisogno di saperlo…

Non c’è nessun altro qui. E’ l’occasione perfetta. Se lo chiedo a Santana di fronte a Quinn, non avrà altra scelta che dire la verità.

"Allora… Uhm…" Inizio, grattandomi la fronte per guadagnare un po’ di tempo. Sia Quinn che Santana mi osservano con aria interessata. O è disagio quello negli occhi dell’ultima? Ora o mai più. Meglio togliermi il prurito velocemente.

"Allora l’ avete reso… insomma…ufficiale?"

L’ultima parola fuoriesce come poco più di un respiro, e riesco a vedere gli occhi di Santana chiudersi per un secondo. Quinn socchiude gli occhi, piegando la testa da un lato. Lancia un’occhiata veloce a Santana, prima di riportare lo sguardo su di me.

"Reso cosa uffic-"

"Sai, te l’ho già detto, Britt." Santana interrompe Quinn, fissando gli occhi nei miei per un paio di secondi. "Vedremo come si evolveranno le cose." Poi rivolge a Quinn un’occhiata eloquente e io sono più che confusa.

Eh? Era un ‘sì’ o un 'no'? Non ho idea di cosa stia succedendo e, dal momento che anche Quinn sembra abbastanza perplessa, pare che nessuno in questa stanza sappia con sicurezza come stia la situazione.

Ho appena dato a Santana l’occasione di chiarire le cose, ma sembra che sia troppo codarda per farlo. Non riesce a dirmi se la cosa con Quinn è seria oppure se se la sia semplicemente inventata. E’ una codarda, e io non ho bisogno di una persona così. Non ho bisogno che mi prenda in giro, anche perché, ovviamente, sta prendendo in giro anche se stessa. Sollevo le spalle, perché non ha senso continuare ad insistere.

"Ci vediamo." Dico, mentre torno verso la porta. Mentre lo faccio, scopro Santana guardarmi un’altra volta, ma questa volta non so a cosa stia pensando. Mi correggo: non lo so mai.

E così esco dalla porta.






 



 




 




-Santana-

 

Nascondo la faccia tra le mani non appena Brittany esce dalla porta, che si chiude alle sue spalle. Sento lo sguardo di Quinn bruciare sulla mia pelle e so che vuole chiedermi cosa diavolo sia appena successo. Come glielo spiego, adesso?

"Uhm… mi sono persa qualcosa?" Quinn chiede con prudenza, mentre io sono imbarazzatissima. "Perché mi è sembrato che Brittany stesse chiedendo se io e te fossimo ufficiali come coppia… cosa sta succedendo?"

Singhiozzo profondamente, scuotendo la testa, perché la situazione mi sta sfuggendo di mano. Non avrei mai pensato che Brittany potesse chiedermi, di fronte a Quinn, se io e lei ci stessimo frequentando.

"Quinn, mi dispiace così tanto…" Sussurro, lasciando cadere le mani. "Ho creato una specie di casino, in cui sei coinvolta anche tu."

"Sì, così sembra. Perché Brittany chiede se io e te stiamo insieme?"

Indico il tavolo, chiedendo a Quinn di sedersi, in modo da potermi spiegare efficacemente.

Venerdì scorso, quando sono tornata qui dopo l’incidente dell’ospedale, ho raccontato a Quinn tutto ciò che era successo tra me e Brittany, perché lei era lì e io avevo disperatamente bisogno di qualcuno con cui parlare. L’ha presa molto bene, limitandosi ad ascoltare i miei lamenti riguardo quanto successo in passato e il motivo tra noi per cui non abbia funzionato. E’ stato così bello poterne parlare con qualcuno, perché fino a quel giorno mi sono sempre tenuta tutto dentro o, al massimo, ne parlavo con Fergie, che però non mi dava mai la sua opinione.

Quinn non riusciva a capire come mai Brittany non volesse ufficializzare la nostra relazione, dato che non c’era nessun motivo per non farlo. Io ho cercato di spiegarle che Brittany non voleva ferire i sentimenti della sua ex e che aveva paura che stessimo facendo tutto troppo in fretta ma, più ne parlavo, più mi arrabbiavo con Brittany, perché io ci sto ancora male. Dovrei lasciarmi tutto alle spalle, ma non è facile. I sentimenti non scompaiono semplicemente, non importa quanto uno abbia sofferto o quanto sia stato deluso.

Ho raccontato tutto questo a Quinn e lei è stata molto comprensiva. Le ho raccontato tutta la storia, tralasciando il fatto di essermi vantata, di fronte a Brittany, di aver trovato un nuovo potenziale interesse amoroso in Quinn. Cosa che, ovviamente, ho detto solo per infastidirla, ma ora si è fatta troppo grossa…

"Hai intenzione di spiegarmi o devo scoprirlo da sola?" Chiede Quinn con un sopracciglio alzato.

Scuoto la testa, andando velocemente a sedermi al suo fianco.

"No, ok senti… ricordi che venerdì ti ho raccontato il motive per cui io e Brittany ci punzecchiamo sempre?"

"Certo che me lo ricordo e ti ho anche detto che avrei mantenuto il segreto, dato che solo Sam sa di voi due. Questo comunque non risponde alla mia domanda."

"Giusto… da quando mi ha quasi baciata nel bagno di Dave, anche da prima di allora, non avevo idea di cosa stesse succedendo tra di noi e ho cercato di capirlo. Per raggiungere il mio obiettivo volevo sapere come avrebbe reagito vedendomi flirtare con qualcun’altro. Volevo vedere se la gelosia avrebbe preso il sopravvento e, quando pensavo che uscisse con Dave, sono andata fuori di testa. Quindi le ho detto che io e te… lo sai… usciamo insieme."

"Cosa?" Quinn mi osserva con un’espressione a metà tra lo shockato e il divertito. "Hai detto a Brittany che io e te ci frequentiamo?"

"Beh non esattamente, ma una cosa del genere! Le ho detto che andiamo molto d’accordo e che la situazione potrebbe trasformarsi in qualcosa di serio."

"Santana! Non sono neanche gay!"

"Lo so! Quinn, mi dispiace da morire. Non volevo trascinarti in tutto questo, ma ero così arrabbiata con Brittany per essere uscita con Dave… Per questo mi sono spostata quando mi ha baciata in macchina. Continuavo a immaginarla con Dave."

"Non è quello che mi hai raccontato venerdì… hai detto di esserti spostata perché eri sopraffatta."

"Lo so. Senti, non ti ho detto tutto venerdì perché avevo paura che scoprissi della mia piccola bugia ma Quinn, è stata l’unica cosa che mi sia venuta in mente! E quando Brittany mi ha detto che c’era stato un equivoco e che noi era mai uscita con Dave, non potevo rimangiarmi le parole e dire che avevo inventato tutto. Avrebbe pensato che fossi pazza."

Quinn mi guarda con la bocca spalancata, incredula. Scuote lentamente la testa, e io sono imbarazzatissima.

"E’ stupido Santana!" Afferma. E io non posso che concordare. "Ma dall’altro lato…" Mormora. Io socchiudo gli occhi, quando si gratta il mento, persa nei suoi pensieri.

"Dall’altro lato cosa?" Chiedo, vedendo un sorriso soddisfatto formarsi sulle labbra di Quinn.

" Dall’altro lato potrebbe essere un buon piano. Il tuo progetto era di farla ingelosire flirtando con me, giusto?"

"Sì?"

"Ok… e se decidessi di partecipare al tuo piano infantile, aiutandoti un po’? Se si ingelosirà, saprai che è ancora interessata a te."

Osservo Quinn per vari minuti, sentendo la mascella spalancarsi. Mi sta proponendo di fingersi la mia ragazza per vedere come reagirà Brittany?

"Stai dicendo… Stai dicendo che non sei arrabbiata con me per essermi inventata tutto quanto, ma vuoi aiutarmi? Perché? Come hai detto tu, non sei neanche gay."

"Vero. Ma tu sei stata la prima ad accogliermi e a farmi sentire parte del gruppo. Se posso aiutarti a chiarire la situazione tra te e Brittany, allora sono felice di farlo. A patto che tu non dica alla gente che abbiamo intenzione di sposarci o cose simili, perché in realtà c’è un ragazzo, che frequento da un po’ di tempo, con cui potrei iniziare qualcosa di serio. Non sarà per sempre, no?"
Scuoto la testa, non riuscendo ancora a credere alle parole di Quinn.

E’ un’idea stupida? In qualche modo non riesco ad evitare di pensare che sia un’idea geniale, ma ultimamente tendo a prendere decisioni sbagliate e a supporre le cose sbagliate.

E allora? Se Brittany non batterà ciglio, una volta scoperto che io e Quinn abbiamo una ‘relazione’, almeno saprò che non devo più sprecare il mio tempo pensando a lei e potrò smettere di chiedermi se la nostra rottura sia stata un gigantesco errore o no…

"Ma Santana?" Quinn interrompe i miei pensieri.

"Sì?"

"Dovresti comunque parlarle. E’ l’unico modo in cui possiate chiarire le cose."

Singhiozzo interiormente, perché credo che Quinn abbia ragione. Certo che ha ragione…

Ma parlare a Brittany sighificherebbe… parlarle. Decisamente non siamo state molto brave in quello, in passato. Non saprei nemmeno da dove iniziare.

  

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Capitolo 7
*** Because She's Unbelievable - PARTE II ***


 Capitolo 5 *Perché è incredibile*



 -Brittany-



 

Lauren è seduta in cucina, con in mano un panino, quando sbatto la porta del nostro appartamento e butto la mia borsa sul pavimento. Non appena vede quanto io sia furiosa, smette di masticare.
"Tutto bene?" Mi domanda mentre entro in cucina con passo veloce, con l’intenzione di bere qualcosa per calmare i miei nervi.

"Ti sembra che stia bene?" La aggredisco, sentendomi subito in colpa verso la mia coinquilina. Ma ci sono momenti in cui vorrei solo che mi lasciasse in pace.

Ogni tanto ci aiuta in asilo e, un paio di mesi fa, si è trasferita da me, visto che aveva bisogno di un posto in cui stare e io avevo bisogno di qualcuno con cui dividere l’affitto. Andiamo veramente d’accordo ma, ogni volta che sono arrabbiata per qualcosa che Santana ha detto o ha fatto, non voglio parlare con nessuno ma solo rimanere un po’ di tempo a sbollire. Sam è l’unico con cui riesca a parlare e che riesca a calmarmi un po’, ma in questo momento sono semplicemente incazzata.

"Mi dispiace." Mi scuso, prendendo una bottiglia d’acqua dal frigo. "Ma non sono dell’umore per parlare…" Mormoro, abbandonando la cucina. Lauren dice qualcosa, ma io ho già chiuso la porta della mia stanza, buttandomi sul letto. Nascondo il viso tra le coperte inalandone il profumo e, prima che me ne accorga, le lacrime mi pungono gli occhi.

Non ho mai guidato verso casa tanto velocemente. E’ un miracolo che sia arrivata illesa. Ho pedalato come una pazza, sperando che la velocità mi schiarisse le idee, ma tutto ciò a cui riuscivo a pensare erano Santana e Quinn in aula insegnanti.

Cosa intendeva Santana dicendo "vedremo", dopo che le ho chiesto se stessero insieme ufficialmente? Non può rispondere sensatamente, per una volta? E’ incredibile!

Forse avrei dovuto dire di sì alla richiesta di Dave, solo per dimostrare a Santana quanto poco mi interessi se lei soffre. Perché questo è quello che sta facendo lei in questo momento!

Quinn… NON PUO’ essere gay. E’ totalmente etero; il peggior gay-radar rileverebbe che non può essere gay. Magari Santana è la sua eccezione? Sono quasi sicura che Santana sarebbe in grado di far contemplare un’eccezione a qualsiasi donna etero, perché è dannatamente attraente…
 
 
 
 

 


 

 
 
 
"Brit, sei pronta per uscire?" Sam sta trasportando una risma di disegni dei bambini. Mentre attraversa la stanza, inciampa in uno dei giochi che i bambini hanno dimenticato di mettere a posto. "Merda…" Mormora, mentre io sopprimo un ghigno malefico.

E’ giovedì e oggi abbiamo lavorato insieme. E’ sempre divertentissimo lavorare con lui. I bambini adorano Sam, perché un insegnante d’asilo maschio è una cosa abbastanza rara, ma lui è così dolce con loro.

Mi appoggio alla sedia, lasciando che i miei occhi vaghino per la stanza. Dalla mia scrivania ho la visuale perfetta per guardare i bambini che giocano all’interno.

"Sì, a parte per quel gioco sul pavimento, tutto sembra a posto e ho anche già chiamato la mamma di Bethany, a pranzo, per parlarle dell’incontro genitori-insegnanti. Non dobbiamo fare altro, quindi… andiamo. Sono sicura che Dave stia aspettando con impazienza, visto che ha detto qualcosa riguardo un nuovo barbeque che vuole usare per la prima volta stasera."

Sam si massaggia lo stomaco, per farmi capire quanto gli venga fame nel nominare il barbeque, poi posa i disegni, prima di raggiungere la mia scrivania.

"Pensi che Santana e Quinn arriveranno insieme?"

Alzo gli occhi al cielo e prendo la mia borsa da sotto il tavolo.

"Ugh…" E’ tutto ciò che ho da dire, perché il pensiero di Quinn e Santana continua a darmi sui nervi. Quando ne ho parlato con Sam, mi ha risposto che Santana si sta comportando in modo ridicolo.

Per tutta la settimana ho evitato l’aula insegnanti il più possibile, ma ieri le ho viste in mensa, perché abbiamo pranzato alla stessa ora. Erano sedute una accanto all’altra, ascoltando Puck e Dave discutere della prossima partita di football.

Io e Sam ci siamo seduti nel tavolo a fianco e, per quanto abbia cercato di evitare di osservarle o di ascoltare i loro discorsi, i miei occhi continuavano a sbirciare verso il tavolo di Santana, e io mi mordevo la lingua ogni volta che succedeva.

Non si tenevano per mano, niente del genere, e tutti gli altri probabilmente avranno pensato che fossero semplicemente due colleghe sedute una accanto all’altra. Ma, ogni volta che Quinn rideva per qualcosa detto da Santana o si guardavano intensamente mentre parlavano, stringevo la forchetta tra le mani, con l’impulso di pugnalare qualcuno. Ero leggermente imbarazzata dal mio tumulto interiore, perché quello che fa Santana continua a non essere affar mio. Potrebbe infilare la lingua in gola a Quinn davanti a tutti e io non potrei dirle di fermarsi.

Sam mi da un colpo sulla spalla, con un sorriso compassionevole, mentre chiudo la porta dopo essere uscita.

"E’ veramente cieca, lo sai?" Mi dice, mentre raggiungiamo la sua macchina.

Mi chiedo a cosa si stia riferendo ma, ancora una volta, lo so. Perché non riesce a vedere che ovviamente non sono interessata a Dave? Ci sono così tante cose che non riesce a vedere. O magari semplicemente sceglie di non vederle…


 
 
 
 


 
 


 
 
Quanto può essere difficile aprire una scatoletta di olive, eh? In realtà è facile, ma le mie dita sembrano avere qualche problema. Non ho nessun motivo per aprire una scatoletta di olive, perché ce ne sono ancora abbastanza sul tavolo in giardino, ma avevo bisogno di una ragione per allontanarmi un paio di minuti.

Santana seduta direttamente di fronte a me, nel giardino di Dave, è semplicemente troppo…

Perché l’ultima sedia libera doveva essere quella di fronte a me? E perché Santana dev’essere l’ultima a sedersi? Almeno Quinn è seduta da tutt’altra parte, anche se resta comunque una tortura. Quando, per errore, ho sfiorato lo stinco di Santana sotto il tavolo, il mio cuore ha perso un battito, perché stranamente sono stata riportata alla sensazione del tocco delle sue labbra, ricordandomi il nostro bacio.

Quando ho scoperto Santana fissarmi, ho rovesciato un po’ dell’acqua che stavo bevendo, cosa abbastanza imbarazzante. E poi la mia voce tremava, mentre rispondevo ad una domanda di Tina. O era di Rachel? La mia voce era insicura, perché sapevo che Santana mi stava osservando mentre parlavo e non sapevo minimamente cosa stesse pensando. Stava pensando a quello che è successo in macchina? O se n’è già dimenticata perché non le interessa o perché ora ha Quinn?

"Hai bisogno d’aiuto?"

Lascio quasi cadere l’apriscatole, quando sento la sua voce alle mie spalle. Tengo gli occhi fissi sulla scatoletta e non posso credere che le mie dita stiano iniziando a tremare.

"Uh, no… grazie" Sussurro, con la speranza che Santana se ne vada. Ha bisogno di prendere qualcosa dalla cucina oppure è entrata perché io sono qui?

"Ma stai ovviamente avendo difficoltà."

"Ce la farò."

"Oppure potresti posarla, perché ci sono ancora abbastanza olive fuori e le tue mani stanno tremando…"

Santana si è avvicinata a me e solo la sua presenza, così ravvicinata, mi sta rendendo difficile respirare. Il realtà non è nemmeno così vicina, ma forse è il fatto che siamo da sole e io non so perché sia qui.

Lentamente ruoto la testa da un lato, trovandola mentre si mordicchia il labbro inferiore e mi osserva.

"Hai bisogno di  qualcosa?" Le chiedo per poi schiarirmi la gola, perché questa frase è uscita pateticamente debole.

"Sì, Dave ha detto che c’è una bottiglia di vino in frigo."

"Oh… ok. Allora prendila."

"Stai… uhm… intralciando il passaggio."

Sollevo le sopracciglia e mi ci vogliono alcuni secondi per realizzare che sono proprio davanti al frigo.

"Giusto" Biascico, spostandomi per permettere a Santana di prendere il vino. Quando sta per uscire dalla cucina, si ferma per un attimo.

"Come sta il bambino?" Mi domanda e, di nuovo, ho bisogno di alcuni momenti per capire di cosa stia parlando. Sono veramente distratta, perché non abbiamo parlato da venerdì scorso e sembra che continueremo a fare finta che quel bacio non ci sia mai stato.

"Randy? Sta… Sta bene. Beh, non benissimo ovviamente, visto che ha il braccio ingessato, ma almeno non ha più male."

"Ottimo. E la madre?"

Singhiozzo perché, sebbene si sia scusata per aver reagito così duramente, la madre di Randy continua a trattarmi come se fossi una principiante, pensando di sapere meglio di me come fare il mio lavoro.

"Mi odia… Ho smesso di darle importanza, però. E’ stata una stronza con me, fin dal primo giorno, perciò ho pensato fosse meglio fregarmene."

Santana sorride, annuendo.

"E questo è il comportamento migliore, secondo me."

"Sono sicurissima che qualsiasi altro insegnante non approverebbe." Rispondo, sogghignando, perché ovviamente ti dovrebbe interessare il parere dei genitori.

I nostri occhi si incontrano e sono sicura che voglia dire qualcosa, ma viene interrotta da una voce femminile che chiama il suo nome. E’ Quinn…

"Scusa" Biascica guardando il pavimento, mentre si volta per uscire.

Mi arrendo e le mie olive finiscono nel lavandino.
 
 
 
 




 
 


 
 

-Santana-

 

"Dove hai imparato a giocare a freccette così?" Domanda Blaine, frastornato dal fatto che stia per vincere la terza partita di fila.

Dopo aver finito di cenare, e dopo che Sam e Rachel si sono offerti di lavare i piatti insieme,  io, Puck, Blaine e Quinn ci siamo intrufolati nel seminterrato, dove Dave ha un tavolo da biliardo e il bersaglio per giocare a freccette.

"Blaine… Sono cresciuta in un posto dove spade e freccette sono i giocattoli dei bambini."

"Vero. Lei dorme con quelli sotto il cuscino, giusto?" Puck mi fa l’occhiolino, ridacchiando quando gli occhi di Blaine si sgranano.

"Figo…" Risponde giocherellando con una freccetta.

"Cosa è figo?" Mi volto e vedo Sam scendere le scale, seguito da Brittany.

"Io sono figa, bocca da trota. Perché il Puckasauro e BubbleBlaine non vinceranno mai se continuano a lanciare come delle femminucce, mentre io… io gioco come i campioni."

Sam ride, mentre io cavalco l’onda del successo, perché ho appena vinto un’altra partita con l’ ultimo tiro. Il mio sorriso vittorioso sparisce quando vedo Brittany osservarmi. E’ in piedi vicino al tavolo da biliardo, che gioca distrattamente con una palla.

Io e Quinn ci scambiamo uno sguardo, tramite il quale riesco a leggerle la mente: inizia il gioco.

Mentre Puck e Blaine preparano le freccette per un’altra partita e Sam spiega le regole del biliardo a Brittany, Quinn mi si avvicina per porgermi un bicchiere colmo del nuovo cocktail di Dave. Si chiama "Good Times" ed è delizioso. Sono sicura che Dave in un’altra vita fosse un barista.

Non è solo delizioso, ma anche piuttosto forte e, dato che è il mio secondo bicchiere, mi sento già abbastanza leggera quando Quinn viene vicino a me, per far scontrare i nostri bicchieri.
"Sta guardando?" Sussurra Quinn. Decido di guardare oltre la sua spalla, per vedere cosa stia facendo Brittany.

Ha una stecca tra le mani e, apparentemente, sta ascoltando ciò che Sam le sta spiegando indicando le palle in mezzo al tavolo. Ma i suoi occhi continuano ad oscillare verso Quinn, in piedi di fronte a me.

"Sì. Sussurrami qualcosa all’orecchio?" Le propongo a denti stretti, bevendo un sorso del mio drink.

Il respiro di Quinn mi solletica la guancia, mentre si avvicina e mi sussurra "hey amico, come ti butta?". Scoppio a ridere, perché pensavo avrebbe detto qualcosa di sexy per fare ingelosire Brittany.
 Ma, siccome lei non ci può sentire non importa e, quando Brittany ci guarda, fingo un’altra risatina. Sono la regina delle risatine.

Mi chiedo cosa passi per la mente di Brittany nel momento in cui poso una mano sul braccio di Quinn, schiaffeggiandola scherzosamente.

"Sta funzionando?" Chiede Quinn, prima di prendere un lungo sorso dal suo bicchiere e guardare verso il tavolo da biliardo.

"Non so ancora, ma decisamente l’ho vista più felice." Sussurro, fingendo di prendere un ciglio caduto sulla guancia di Quinn.

Porto il dito di fronte al suo viso mentre lei, con un sorriso dolce, soffia via il ciglio invisibile.

"Bella mossa. Me la devo ricordare." Sogghigna. E io non posso che essere d’accordo, vedendo come Brittany scuote la testa visibilmente, prima di darci le spalle per cominciare a giocare con Sam.

Sento la voce profonda di Dave urlare qualcosa riguardo il dessert e Puck e Blaine corrono via immediatamente. Questo sì che si chiama tempismo…

"Ma abbiamo appena iniziato a giocare!" Si lamenta Brittany, quando Sam le chiede se anche lei voglia il dessert. "E sono troppo piena per il dolce."

"Possiamo giocare io e Quinn." Offro, guadagnandomi uno sguardo confuso da tutti e tre i biondi.

"In realtà io non posso. Non ho mai giocato prima d’ora …" Rivela Quinn guardando il tavolo. "Oltretutto ho proprio voglia di dolce."

"Andiamo allora! Due giocatori sono sufficienti." Dice Sam, scambiandosi un veloce sguardo con Brittany.

"Ma-"

"Volete giocare, no? Allora giocate!"

Prendendo Quinn per il braccio, la guida verso le scale.

"Mi tieni un pezzo di torta?" Le chiedo spontaneamente e vedo Quinn farmi l’occhiolino.

"Certo piccola" Risponde ghignando, prima di salire insieme ad un annoiato Sam.

E così siamo rimaste solo io e Brittany. Una stecca nella sua mano, una freccetta nella mia. Improvvisamente non sono più sicura che sia stata una buona idea.

"Allora? Vuoi davvero giocare?" Mi chiede Brittany con quella che mi sembra una punta di insicurezza nella voce.

I miei occhi vagano sul tavolo da biliardo, poi alzo la freccetta.

"In realtà ho cambiato idea. Sai come tirare una di queste?" La sfido, indicando il bersaglio.

Brittany mi sbeffeggia, mettendo via la stecca. Alzo il sopracciglio quando si ferma al mio fianco per prendere la freccetta dalle mie mani. I suoi occhi scavano nei miei, mentre compie l’azione, e io deglutisco a vuoto, perché non sembra divertita.

Si avvicina al bersaglio, mettendosi in posizione. Mira e, dopo aver mosso la mano avanti e indietro un paio di volte, lancia la dannata freccetta, che si avvicina ridicolosamente al centro.

Uhm… che cavolo?

"Non è il tuo turno, ora?" Chiede sollevando le spalle e incrociando le braccia al petto. Nessun segno di un sorriso sul suo volto, nessuna scintilla negli occhi. Si limita a guardarmi e ad aspettare.

"Uh… certo." Mi incammino per prendere un’altra freccetta.

Quando torno al suo fianco, Brittany mantiene gli occhi fissi sul bersaglio e io prego la mia mano di stare calma.

Rimane calma, ma non tiro bene quanto Brittany. Perché ho proposto questo stupido gioco?

"Sembra che tu non sia così brava, eh?" Socchiude gli occhi e il suo sguardo soddisfatto mi irrita abbastanza.

"Fortuna del principiante. Si chiama così. Non sarai poi tanto brava la prossima volta."

Alla fine, Brittany gioca ancora meglio. E io no. Mi ha battuta al mio stesso gioco. Che schifo.

"Ne hai abbastanza dei tuoi giochetti ora?" Mi domanda e, quando posa il suo sguardo su di me, so che non si sta riferendo alle freccette.

Cerco di ridacchiare, ma viene fuori solo un suono forzato.

"Torno di sopra…" Mormora Brittany, sconfitta, quando sembra che non voglia rispondere alla sua domanda.

Scuote la testa, facendo un paio di passi, ma esita quando prendo un respiro prima di parlare.

"Perché mi hai baciata?"

Trattengo il fiato quando Brittany si ferma, per poi voltarsi lentamente. Riesco ad intravedere un accenno di colore sulle sue guance e vedo come giochicchia con un lembo della sua maglietta. Potrà essere imbarazzante, ma ho bisogno di saperlo. Voglio saperlo da tutta la settimana, ma non ho mai avuto il coraggio di andare a scuola da lei.

"Beh…" Comincia, lanciandomi un’occhiata fugace.

"Beh?"

"Mi hai abbracciata e…"

"Quindi baci chiunque ti abbracci? E se uno dei tuoi alunni ti abbraccia per salutarti cosa fai? Baci anche lui?"

Brittany schiocca la lingua, mentre il suo momento di vulnerabilità sparisce velocemente.

"Ha davvero importanza? Non credo che ti interessi, no?" Mi domanda, mentre il mio cuore si contrae. Come può pensare che non mi importi? "Non me l’hai chiesto durante tutta la settimana, quindi perché dovresti volerlo sapere ora?"

"Perché magari volevo saperlo, ma ero troppo occupata negli ultimi giorni?"

"Sì, occupata a letto con Quinn?"

"Britt!"

"Che c’è? E’ ovvio che stia andando tutto bene tra voi due. Quindi possiamo dimenticarci di quel bacio. Non è stato nemmeno un vero bacio, se ci pensi. Mi hai consolata e io ti ho ringraziata."

La mascella mi cade a terra, perché seriamente? Non era un bacio?

"Mi hai ringraziata? Che razza di giustificazione è? Certo che era un bacio! Le tue labbra erano contro le mie e questo significa che ci siamo fottutamente baciate!"

"Ok! Cristo…" Brittany si cinge il volto con le mani e sembra che le sue guance siano calde tanto quanto le mie. Oltretutto sto respirando pesantemente, perché sono arrabbiata. "Va bene, ci siamo baciate… ma non ha significato niente, no? Tu hai Quinn ora."

"Non ho Quinn. Non è di mia proprietà."

"Ma c’è qualcosa tra di voi, perché ti ha chiamata piccola e sembrate molto a vostro agio l’una con l’altra. E per me questo significa che il bacio non ha avuto significato per te. Non vorresti che succedesse di nuovo, giusto?"

Apro la bocca per rispondere, ma che cavolo posso dire? Brittany si acciglia per la mia mancanza di parole.

"Sai cosa? dimenticatene. Non lo vorresti comunque. Andresti in paranoia… Effettivamente penso che tu sia una codarda. Sì, quando stavamo insieme ero io la codarda, perché non volevo renderlo ufficiale, ma ora guardati! Ci provi con Quinn davanti ai miei occhi solo per far sì che io ti guardi. Quanto è patetico? Vuoi dimostrare di avermi dimenticata uscendo con un’altra ragazza, ma la verità è che diventi così nervosa quando sei vicina a me. Non sono l’unica che comincia a balbettare e ad arrossire e non sono l’unica che non riesce a non pensare a quello che è successo venerdì! Se solo ti prendessi le tue responsabilità e facessi vedere che ci tieni allora -"

Basta parole…sono i miei ultimi pensieri, prima che faccia quel passo in avanti e prenda la faccia di Brittany. Guarda quanto ci tengo… le sue labbra sono soffici e calde, così come venerdì scorso e otto mesi fa, quando ci baciavamo continuamente.

La sua bocca è semiaperta, perché l’ho colta di sorpresa e le nostre bocche si incontrano per un bacio bagnato, che diventa aggressivo e carico di desiderio nel giro di pochi secondi. Se ricambia il bacio in questo modo, non può essere troppo sorpresa. Scommetto che mi stava provocando per farsi baciare.

Le sue braccia mi cingono la vita mentre la spingo all’indietro, facendola sussultare quando sbattiamo contro il tavolo da biliardo. Non mi preoccupo di pressarla troppo e nemmeno di poterle fare male alla schiena. Non mi importa dei suoi mugolii quando la bacio con foga, né che stia avendo difficoltà a respirare perché ha finito l’ossigeno nei polmoni. Ne ho abbastanza per tutte e due e non riesco a trattenere un gemito, quando le sue mani scendono lungo la mia schiena.

Deve aver superato lo shock iniziale, perché ora ha afferrato il mio sedere, avvicinandomi incredibilmente a lei. Realizzo che ora sono io ad avere problemi di respirazione…

Afferro le sue spalle, perché il modo in cui la sua lingua si fa strada nella mia bocca mi fa tremare le gambe, tanto che vorrei esserci io contro il tavolo, per non rischiare di cadere a terra.

Come se tornassi in superficie dopo vari minuti di apnea, cerco di prendere aria mentre Brittany si allontana, guardandomi confusa.

"Non è una buona idea, visto che stai uscendo con Quinn. Magari dovremmo fermarc-"

"Stai zitta… stai solo zitta per un minuto." La zittisco riportando le mie labbra sulle sue e lasciando che la mia mano si intrufoli tra i suoi capelli. Amo i suoi capelli.

Una mia coscia scivola tra le sue, mentre Brittany riaggiusta le nostre posizioni producendo un gemito che, dalla sua bocca, termina nella mia. Farà qualsiasi cosa io voglia adesso, perché ricordo perfettamente come perdesse il controllo ogni volta che facevo così mentre eravamo stese a baciarci sul mio divano. Lei ama le mie cosce…

Le sue labbra hanno un gusto meraviglioso e, magari è colpa del cocktail, ma il mio cuore batte all’impazzata quando le sue mani tornano sul mio sedere, dimostrandomi quanto mi voglia vicino a lei. Fa dannatamente caldo in questo seminterrato – non dovrebbe fare freddo? Chi cazzo se ne frega, questo è il bacio più bello che abbia ricevuto da… da venerdì scorso.

Sposto le mie labbra dalle sue e, con foga, attacco la sua mascella, perché la mascella di Brittany è una delle cose più sexy che abbia mai visto. I miei fianchi sgroppano quando Brittany esala un respiro tremolante, che io ho bisogno di sentire ancora e ancora.

Diventa un vero  proprio gemito, perché sto stimolando un’area sensibile, e la sento tremare tra le mie braccia quando continuo a succhiarle la pelle. Non riesco a credere di volerla così tanto e  di essere riuscita a resistere a questo desiderio per tutti quei mesi.

Sento una leggera pressione sul mio petto e, inizialmente, penso sia il battito del mio cuore ma, quando le mani di Brittany  sono lì, invece che sul mio sedere, realizzo che mi sta allontanando.

"Whoa… aspetta." Dice, senza fiato, portando le mani sulle mie spalle. Tra i nostri corpi c’è una distanza che non mi piace, e so che Brittany non mi farà riavvicinare. Quindi potrei anche guardarla negli occhi, mentre cerco di regolarizzare il respiro, sperando che tutto questo durasse un po’ di più.

"La situazione ci sta sfuggendo di mano." Sussurra, leccandosi le labbra. Scommetto che ha la gola secca e le labbra doloranti. Proprio come le mie…

"Ma… Pensavo ci stessimo baciando." Mi lamento, osservando le sue guance arrossate. Le mie mani sono posate sue suoi fianchi, e sarebbe così facile riavvicinarla a me. Un sospiro riporta i miei occhi nei suoi, che sembrano più blu che mai.

"Sì, ma ora non più perché c’è Quinn."

"Ma-"

"No. Ok? No. Non so cosa ci sia tra voi due, ma lei ti ha chiamata piccola e ti guarda in un certo modo. Ricordi quando mi hai fermata, nella tua macchina, perché hai pensato a Dave e ti sembrava tutto strano a causa di quello? Beh..." Non c’è bisogno che finisca la frase, perché so cosa voglia dire e so il motivo per cui non ci stiamo più baciando, né facendo altre belle cose.

Arretro con delicatezza e, quando c’è abbastanza spazio tra noi e il tavolo, Brittany si allontana e le mie mani cadono dai suoi fianchi. Chiude gli occhi per un minuto, poi solleva le spalle.

"Non puoi prendere quello che vuoi, ogni volta che vuoi." Mormora, mentre io deglutisco il nodo che mi si sta formando in gola. "E il fatto che tutti siano di sopra, probabilmente aspettando noi… la prossima volta che guarderò Quinn negli occhi credo che diventerò molto aggressiva e… quello che sto dicendo non ha molto senso, ma quello che voglio dire è che non puoi- " Si avvicina, posando una mano sul mio cuore, che perde un battito. "Non puoi volere tutto senza pensare alle conseguenze. Io e te abbiamo delle questioni in sospeso, ma ciò non significa che puoi ributtartici dentro a capofitto. E non posso nemmeno io. Ecco perché adesso tornerò di sopra. Ho bisogno di aria..."

Osserva le mie labbra e io spero che si avvicini un’altra volta. Invece sposta lo sguardo sui miei occhi, per assicurarsi che abbia capito. La mano sulla mia spalla risale lungo il mio collo, finché non sento il suo pollice sfiorarmi il labbro inferiore. Dio…

Incespico dietro di lei, quando si volta per raggiungere le scale, ma ho bisogno di un momento di raccoglimento prima di seguirla. Sento le risate dei miei amici, quando chiedono a Brittany chi abbia vinto la partita.

"Certo che ho vinto… l’ho battuta al suo stesso gioco." Sento la voce soffocata di Brittany e la risata di scherno di Puck quando, con calma, torno al piano superiore.

Questioni in sospeso ha detto? Ha ragione… ha dannatamente ragione.
 

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Capitolo 8
*** Because I'm Dysfunctional ***


Capitolo 6 *Perché sono disfunzionale*


-Santana-





"Fergie… Sono proprio un’idiota. Che c’è che non va in me?"

In qualche modo il mio cane riesce sempre a sapere quando sono triste o giù di morale. Ogni volta che torno a casa o scodinzola subito come una pazza, saltandomi in braccio,  oppure mi si avvicina semplicemente, poggiando la testa sulla mia gamba, quando mi inginocchio per accarezzarla, mostrandomi la sua solidarietà. Poi alza i suoi grandi occhi e sono sicura che chieda ‘Qual è il problema?’
La prendo in braccio e la porto sul divano, dove io mi sdraio e Fergie si appallottola al mio fianco. Continua a lanciarmi sguardi, mentre gioco con il suo pelo e le accarezzo la testa.

"Sul serio… Brittany deve pensare che io sia un’idiota. E ha ragione. Credi che abbia perso l’occasione? Di riprovarci?"

Fergie si lecca il naso e io vorrei sapere cosa significhi. Spero veramente di non aver incasinato tutto. Quel bacio nel seminterrato di Dave, neanche un’ora fa, è stato più di un semplice bacio. Sia fisicamente che emotivamente. E’ stato la prova che Brittany prova ancora qualcosa per me, perché nessuno bacia in quel modo per divertimento.

Spero ci sia ancora una possibilità… ma, per meritarmene una, devo dimostrarle che lo voglio. E il modo in cui l’ho trattata in passato non è esattamente il modo migliore per farlo. Ma io lo voglio…

"Devo parlarle, vero?" Mormoro, anche se Fergie si è già addormentata. Comunque la risposta è chiara. Non c’è altra soluzione…










 

-Brittany-



 

Durante gli ultimi due minuti, Sam non ha fatto altro che fissarmi dalla parte opposta del tavolo, in uno dei nostri bar preferiti. Gli ho appena raccontato ciò che è successo giovedì tra me e Santana e credo che la reazione di Sam significhi che è senza parole.

"Quindi…ti ha baciata? Nel senso che ha iniziato lei?" Mi chiede dopo qualche secondo.

"Praticamente mi ha aggredita con quel bacio. Ok, forse la stavo leggermente provocando, ma solo perché ero stufa di fingere di non sapere cosa stia succedendo."

"Che cosa sta succedendo, Britt?"

Singhiozzo, chiudendo gli occhi per un secondo.

"Sta succedendo che ci siamo prese gioco di noi stesse per otto mesi, perché ci comportavamo come se non potessimo sopportarci, ma in realtà era tutto l’opposto."

"Quindi ha ammesso di essere ancora innamorata di te?"

"Sam… siamo state insieme solo per un mese. Non so neanche se sia mai stata veramente innamorata di me. Lo so che ci siamo dette ‘ti amo’, ma non credi che siamo state insieme troppo poco per provare amore?"

Sam sorride, scuotendo la testa.

"No. Mi basta guardarti. E, oltretutto, non avete cominciato a provare qualcosa l’una per l’altra nel momento in cui avete iniziato a frequentarvi. Andava avanti da molto prima e noi tre lo sappiamo."

Emetto un suono irritato, perché certe volte credo che Sam mi conosca meglio di me stessa. Ovviamente ha ragione. E’ stato così facile innamorarsi di Santana, a prescindere da quanto sia stata corta la relazione. E anche se non siamo state altro che cattive l’una con l’altra, dopo esserci lasciate, i miei sentimenti non si sono che rafforzati. Non è una reazione stupida? Dov’è il mio naturale istinto di autoprotezione?

"Hai ragione… non posso negarlo." Sussurro, bevendo un sorso del mio caffè. "Ma cosa posso farci? Sta con Quinn adesso, anche se io vorrei prenderla a schiaffi per questo. Lo so che lo sta facendo solo per farmela pagare, ma sto cominciando a preoccuparmi. A casa di Dave sembravano molto prese l’una dall’altra. E se le piacesse davvero?"

"Britt… cinque minuti fa mi hai detto che Santana ti ha baciata senza motivo, con sentimento e disperazione. Perché dovrebbe innamorarsi di una come Quinn, ora che sa che tra di voi c’è ancora qualcosa?"

"Ugh non lo so! Sto impazzendo! Un minuto ci stiamo guardando intensamente, quello dopo ci stiamo baciando nel seminterrato. E poi non ci sentiamo durante il weekend, perché nessuna delle due ha la minima idea di cosa significhi tutto questo. Succederà di nuovo? Anche lei starà pensando a me in questo momento? Non so cosa pensare, capisci?"

Sam annuisce, sorridendomi comprensivamente.

"L’amore fa schifo. E’ sempre così. Ma non pensarci troppo, Britt… se è destino, allora tu e Santana troverete un modo per tornare insieme. Se entrambe lo volete, allora è solo una questione di tempo. Sai, prima che realizzi di essere stata una stupida e ammetta che tu sei la cosa migliore che le sia mai capitata."

Il modo schietto in cui Sam pronuncia queste parole mi fa male al cuore, perché vorrei così tanto che succedesse davvero.

Non so quanti angoli ci siano per le strade di Lima, ma io e Sam abbiamo incontrato questa ragazza, Maria, dietro il primo dopo la caffetteria, e credo che alcuni lo chiamerebbero ‘fato’.

Le mie guance si riscaldano per l’imbarazzo, quando la guardo negli occhi per la prima volta e lei realizza che sono la ragazza che le ha dato buca non troppo tempo fa. Mi dispiaceva già prima, perché Sam era molto deluso, ma ora che sono faccia a faccia con la persona con cui avrei dovuto uscire – mi sento orribile.

"Oh, quindi è questo che mi sono persa." Miagola Maria, squadrandomi da capo a piedi. Vorrei scappare, o trasformarmi in aria, in modo che non possa più guardarmi. Mi vergogno tantissimo.

La verità è che Maria è veramente stupenda. E’ alta più o meno quanto me e Sam non ha mentito quando me l’ha descritta. E’ molto carina, latina, con i capelli scuri lunghi fino alle spalle e un corpo mozzafiato. Mi ricorda Santana ma, ancora una volta, è completamente diversa da lei. Sembra più giovane di me, forse ha ventidue anni, e potrebbe essere possibile, visto che Sam mi ha detto che è molto amica di sua sorella.

Sul suo volto spicca un sorriso simpatico e io riprendo a respirare normalmente, perché non sembra che voglia staccarmi la testa.

"Oh ciao" Le rispondo, porgendole la mano. "Sì, sono Brittany e non so neanche da che punto iniziare per spiegarti quanto sia imbarazzata in questo momento. Puoi accettare le mie scuse o è troppo tardi?"

Maria ride, stringendo la mia mano per qualche secondo.

"Non ti preoccupare, non è che tu abbia firmato un contratto per uscire con me. Non è la prima volta che mi danno buca, quindi… sono sopravvissuta."

"Sul serio? Wow, ora mi sento ancora peggio."

Sam mi sfiora la spalla e poi scambia uno sguardo veloce con Maria.

"Ragazze, io avrei un po’ di fretta. Posso lasciarvi sole?"

"Ah si?" Chiedo sospettosa, perché originariamente avevamo deciso di andare al cinema, dopo il caffè. Abbiamo già i biglietti. Sammy Evans!

"Sì, mi sono completamente dimenticato che devo essere in un posto. Ci vediamo!" Mi da un bacio sulla guancia, sorridendo a Maria, prima di correre via. Vorrei prenderlo a calci nel sedere per avermi lasciata sola con questa ragazza con cui non so assolutamente cosa fare.

"Allora che programmi hai?" Mi chiede non appena restiamo sole. Io alzo le spalle, ridacchiando nervosamente.

"Uhm… in realtà io e Sam stavamo per andare al cinema, ma ore lui deve essere da qualche altra parte. Credo che quindi non se ne faccia niente."

"Oh. Avete già comprato i biglietti?"

"Sì, avevamo prenotato perché questo film sembra piuttosto popolare e volevamo essere sicuri che ci fossero posti liberi."

"Che film è?"

"Quello su Biancaneve con l’attrice di Twilight. Sam pensava fosse interessante, quindi ho detto ‘perché no?’."

"Giusto… è un peccato che se ne sia dovuto andare. Tu lo vedi lo stesso, giusto?"

Maria mi sorride ed è facile capire a cosa stia pensando, anche  la conosco solo da tre minuti.

"Beh, non sono mai andata al cinema da sola. E’ abbastanza noioso e… strano."

Ride, incrociando le braccia al petto, mentre mi guarda intensamente.

"Hai ragione, è assolutamente noioso. Ma sarebbe un peccato buttare quei biglietti. Cosa diresti se ti dessi l’opportunità di farti perdonare per quell’appuntamento al buio?"

Mi mordo il labbro spostandomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio, cosa che faccio sempre quando sono nervosa o imbarazzata. Magari è il suo essere così diretta a farmi agitare, ma non in un brutto modo.

"Vuoi dire che vuoi venire al cinema con me?" Le chiedo, facendola annuire con un sorriso tenero. "Quindi non devi essere da nessuna parte per le prossime due ore?"

"No, stavo andando a casa. Ma sarei stata di fronte alla tv. Quindi cosa dici? Ci diamo un’altra opportunità?"

Qualcosa dentro di me fa un po’ male, quando mi fa questa domanda. Voglio avere un’altra opportunità. Ma la latina con cui la voglio ha gli occhi ancora più scuri e una risata che mi colpisce al cuore.

Comunque mi sento malissimo per il modo in cui ho dato buca a Maria senza nemmeno contattarla prima o mandarle un messaggio di scuse. E sarebbe uno spreco buttare quei biglietti…

"Sai una cosa? E’ Sam a perderci, perché questo film sembra fantastico. Andiamo?"

Maria si illumina, sorridendo felice. E così mi ritrovo a camminarle di fianco, mentre ci dirigiamo verso il cinema.










 
Mi ritrovo anche a pagarle da bere e i popcorn perché, ora che noto quanto sia carina e simpatica credo che se li meriti davvero, visto che non mi sono presentata al nostro appuntamento.

Il film è fantastico e ogni dieci minuti lei mi sussurra qualcosa all’orecchio, avvicinandosi a me. I suoi commenti sul film mi fanno ridere, perché è convinta che tra Charlize Theron e Kirsten Stewart ci sia qualcosa.

Quando il film finisce e noi usciamo dal cinema, automaticamente ci dirigiamo verso un parco, perché Maria mi ha detto che ha voglia di fare due passi, quindi penso: ‘perché no?’.

Mi dice che è single da almeno due anni, perché trova difficile trovare qualcuno. E’ una cosa ardua da credere, perché i suoi tratti e il modo in cui si comporta quasi ti obbligano ad essere attratto da lei.

Quando mi chiede della mia vita amorosa resto in silenzio per qualche attimo, perché come cavolo glielo spiego?

"C’è una persona che mi piace, ma ho finto non mi piacesse per gli ultimi otto mesi."

Maria corruga la fronte e mi chiede di approfondire.

"Credo che la nostra relazione, non importa quanto poco sia durata, sia stata una delle cose migliori che mi siano successe nella vita e quando è finita non ci potevo credere. Non ero pronta ad impegnarmi completamente, quindi è stata questa la ragione per cui abbiamo chiuso, ma non riuscivo a credere che fosse finita così facilmente, capisci? E siccome lavoriamo insieme è stato difficile dimenticarla e abbiamo continuato a punzecchiarci a vicenda. Certe volte mi faceva davvero male, ma non volevo farlo vedere perché ero io quella da biasimare. E ultimamente sono successe alcune cose che mi hanno confusa parecchio…"

"Che cose?" Mi chiede Maria, sfiorando la mia mano per incoraggiarmi. Mi sembra un po’ strano, visto che ci siamo appena conosciute, ma sembra interessata.

"Beh, per iniziare ci siamo baciate. In realtà io ho baciato lei perché si è presa cura di me in una brutta situazione e la cosa mi ha sopraffatta così tanto da portarmi a baciarla. Qualche giorno dopo lei ha baciato me e io non ho idea di cosa significhi, visto che è coinvolta anche un’altra ragazza. Voglio dire, non può baciarmi quando c’è un’altra, giusto? Non può averci entrambe."

Maria si inginocchia per raccogliere un fiore dal prato, poi lo guarda per alcuni secondi.

"Hai ragione, è un gioco maligno. Ma tu credi che stia solo giocando con te? Che tipo di bacio vi siete scambiate la seconda volta? Solo un bacetto oppure …"

Sorrido leggermente imbarazzata, perché il ricordo di quanto successo nel seminterrato di Dave mi fa surriscaldare il viso.

"Decisamente non era un semplice bacetto. E non credo che stia giocando con me, perché è stato tutto troppo reale. Mi ha fatto ricordare quanto fossero passionali gli attimi passati insieme e volevo tornare ai quei momenti, ma non potrà mai essere così semplice. Dobbiamo volerlo entrambe e dobbiamo ammetterlo, smettendola con i giochini stupidi."

"Giusto… Ma non avete più fatto sesso da quando vi siete lasciate?"

Guardo di lato, poi verso Maria, perché questa domanda mi ha colta abbastanza di sorpresa.

"No." Prendo un respiro e scuoto la testa. "In realtà non l’abbiamo mai fatto."

"Eh?" Maria sembra confusa e alcune volte anch’io mi chiedo perché non sia mai successo. "Vuoi dire che non avete mai raggiunto la terza base? Perché diavolo non l’avete fatto?"

Mi nascondo la faccia tra le mani perché non sono solo imbarazzata, ma mi sono anche ricordata quanto tempo sia passato dall’ultima volta che ho passato la notte con qualcuno.

"So che sembra strano, ma devi sapere che siamo state insieme solo per un mese. Credimi, non è che non volessi o che non mi sentissi a mio agio con lei, ma in un certo senso mi sentivo bloccata perché ero appena uscita da una relazione e il modo in cui ho sviluppato sentimenti profondi per Santana in così poco tempo mi ha fatto credere che stessimo affrettando le cose. Ora credo di essermi comportata in modo abbastanza stupido, perché ero veramente troppo melodrammatica."

Mentre parlo,  Maria mi ascolta attentamente e io spero di non annoiarla con la mia storia.

"Ma non hai detto che la vostra relazione era molto passionale?"

"Oh, sì, lo era. Solo perché non siamo andate fino in fondo, non vuol dire che ci comportavamo in modo innocente e che non ci siamo spinte piuttosto oltre, alcune volte." Le faccio l’occhiolino e Maria nasconde una risata schiarendosi la gola.

Le racconto i dettagli, ma questo non mi fa smettere di pensarci. Non ero solo io a pensare che stessimo affrettando le cose. Ci comportavamo semplicemente all’antica maniera, perché la notte del nostro primo appuntamento ho dormito sul suo divano, nonostante entrambe sapessimo di volere di più. Durante il secondo appuntamento siamo finite sdraiate sul suo letto, ma non abbiamo fatto altro oltre toccarci le tette da sopra la maglietta e, onestamente, amavo i piccoli passi che facevamo di volta in volta. Hanno reso tutto molto più intenso e speciale.

Non è che riuscissimo sempre a tenere le mani completamente a posto perché, anche se avevo chiarito di voler procedere con calma, le mani di Santana si perdevano velocemente sotto la mia maglietta praticamente tutte le volte che guardavamo un film insieme e lei era seduta dietro di me. Comunque non mi lamentavo. E quello che riusciva a fare con una coscia tra le mie gambe, sdraiata sopra di me, mi faceva decisamente perdere il controllo con facilità…

Eravamo come adolescenti che scoprono il corpo dell’altra con consapevolezza e che si godevano ogni parte del percorso, prima di passare finalmente la notte insieme per la prima volta. Eccetto il fatto che non siamo mai arrivate a quel punto, perché l’abbiamo chiusa prima. Ho passato notti insonni, a chiedermi come sarebbe con Santana e non so perché fosse tutto così speciale. Entrambe abbiamo fatto sesso con altre persone e fatto le nostre esperienze, ma in qualche modo tra di noi era diverso e io volevo assaporare ogni momento, ogni tocco. Santana non si è mai lamentata e so che gli sviluppi fisici della nostra relazione le piacevano tanto quanto a me.

Dopo che abbiamo attraversato il parco e siamo tornate indietro, Maria si offre di camminare con me fino a casa mia. Per gli ultimi metri parliamo del film che abbiamo guardato e di cosa significhi studiare legge, visto che lei è al primo anno e torna qui solo durante i weekend o le vacanze per vedere gli amici e la famiglia. E’ piacevole parlare con lei, perché sembra veramente estroversa e onestamente interessata.

"Senti, mi dispiace un sacco di aver parlato così tanto della mia situazione. Sono sicura che ci fossero tanti altri argomenti interessanti." Mi scuso, non appena raggiungiamo il mio appartamento e stiamo per salutarci.

"Non ti preoccupare, adoro parlare di queste cose. Ma sai, se mai ti andrà di parlare di qualcos’altro potremmo sempre rivederci."

Sorride dolcemente, mentre io prendo le chiavi dalla mia borsa e mi domando se stia suggerendo un appuntamento.

"Cioè, solo se ti va. Staserà tornerò in università, ma presto ci saranno le vacanze estive, quindi… hai ancora il mio numero, giusto?"

Annuisco e mi sento arrossire, quando si avvicina e mi lascia un bacio sulla guancia per salutarmi. Poi posa il fiore che aveva raccolto dietro il mio orecchio e io non riesco a trattenere un sorrisone.
"Ciao Brittany" Dice, sorridendo, mentre di volta per tornare in strada.

"Ciao!" Le urlo, dopo che si è già allontanata di un paio di passi, chiedendomi se prenderà un autobus o se abbia intenzione di camminare fino a casa sua. Con un sorriso decido che mi sono davvero divertita con questa ragazza e che magari Sam aveva ragione quando diceva che ci saremmo trovate bene insieme.

Ma, quando mi volto per aprire la porta, capisco quanto sia sciocco questo pensiero. Perché c’è solo una persona con cui io voglia stare bene. E, anche se Santana non lo capisce, io credo di non volere nessun altro…









 

-Santana-



 

L’espressione sulla faccia di Dave, quando entra in aula insegnanti, mi fa smettere di sorseggiare il mio caffè, perché si vede che sta fumando dalla rabbia. E’ qualcosa che succede solo quando la sua squadra perde una partita, altrimenti è una persona veramente calma. Che diavolo sarà successo?

Puck, seduto di fianco a me, probabilmente sta pensando la stessa cosa, perché mangia silenziosamente la sua ciambella e osserva come Dave esamina la stanza, per poi raggiungere Brittany e Tina che aspettano il caffè in piedi vicino alla macchinetta.

Il sorriso sul volto di Brittany sparisce non appena vede Dave marciare verso di lei.

"Hey che succede?" Chiede amichevolmente, ma Dave solleva una mano.

"Brittany! Uno dei tuoi stupidi bambini mi ha rovinato la macchina! Non ci credo che li lasci giocare vicino al parcheggio!"

Sgrano gli occhi, domandandomi come possa aver fatto uno dei bambini di Brittany a rovinare la macchina di Dave, soprattutto perché so che i suoi alunni non giocanomai vicino al parcheggio.
"Scusa?" Esclama Brittany. La sua voce, però, sembra debole, perché probabilmente è sorpresa almeno quanto tutte le persone in questa stanza. Quinn, Mike e Rachel, anche loro seduti al tavolo, osservano Dave e Brittany senza parole.

"Di che diavolo stai parlando e perché non puoi dirlo con un tono di voce normale?" Domanda Brittany, e io probabilmente avrei reagito allo stesso modo, ma la realtà è che io so perché Dave la aggredisce in quel modo.

Sicuramente c’è qualche problema con la sua macchina, ma oltre a questo Dave non è riuscito a dimenticare il fatto che Brittany non fosse interessata a lui. All’inizio ha cercato di accettarlo e continuare ad essere suo amico. In seguito è venuto a parlarne con me e Puck, dicendo di avere il cuore spezzato perché pensava veramente che Brittany ricambiasse i suoi flirt, quando ci provava.

Sciocco Dave…

"Sto parlando del fatto che uno dei tuoi bambini ha tirato una pietra sul mio SUV! La macchina è nuova e ora c’è un bollo gigante sul tettuccio!"

"Calmati Dave, ti stai comportando da pazzo." Dice Brittany con aria severa, incrociando il mio sguardo per qualche secondo. "Come fai ad essere sicuro che sia stato uno dei miei bambini? Loro non fanno queste cose… sì, tendono ad avere molta energia, ma non tirano pietre sul-"

"Ma li ho visti un fottuto secondo prima! I bambini a quell’età fanno cose stupide, ma non credo sia giusto che tu gliele lasci fare! Per favore, spiega ai tuoi mocciosi dove possono giocare e da cosa devono stare lontani!"

"Dave"

Il modo in cui Brittany è lì, tutta confusa e frastornata, e il modo in cui Dave pensa di poterle parlare è troppo, così intervengo.

"Scusa se ti interrompo, ma che ti prende?" Chiedo, portando Dave a voltarsi verso di me. "Sono usciti da scuola da più di un’ora e ciò che fanno dopo non è responsabilità di Brittany. Anche se lo fosse non sarebbe comunque una buona ragione per essere così aggressivi."

Mi osserva, e io riesco a vedere come stringa i pugni. Poi si volta e sembra realizzare di aver attirato l’attenzione di tutte le persone nella stanza e la sua espressione si ammorbidisce.

Senza dire un’altra parola lancia uno sguardo verso Brittany, prima di uscire dall’aula insegnanti. Puck sospira e posa la sua ciambella.

"Lo seguo, visto che sembra abbia bisogno di qualcuno con cui parlare …" Mormora alzandosi dal tavolo per inseguire Dave.

Io e Brittany ci guardiamo, ma non mi sta sorridendo. Forse è sorpresa che abbia preso le sue difese, o forse pensa che non fosse necessario. Da giovedì abbiamo parlato solo per poco tempo e di cose poco importanti. Si trattava di qualcosa riguardante la scuola, perciò continuo a non sapere cosa stia succedendo dentro di lei e come si senta riguardo il nostro bacio della scorsa settimana.

Ho promesso a Fergie che le avrei parlato, ma devo ancora mantenere quella promessa.

Quando Tina comincia a dire a Brittany quanto il comportamento di Dave fosse immaturo, interrompiamo il contatto visivo e io torno a bere il mio caffè. I miei occhi, però, restano puntati su di lei, con la speranza che questo mi aiuti a pensare a un modo per avvicinarla e parlare di ciò he sta succedendo tra di noi.

Sfortunatamente osservare i suoi capelli biondi e il rossore sulle sue guance non aiuta assolutamente la mia concentrazione.










 
Sono passate tre ore quando io e Fergie ci troviamo sedute nel nostro salotto, con lei che trema d’eccitazione. Ha appena imparato a dare la zampa, guadagnandosi in cambio qualche delizioso pezzo di formaggio. Di solito non mangia niente oltre il suo cibo per cani ed è per questo che scodinzola come una pazza quando gliene do un altro pezzo solo perché è troppo carina.

Un colpo alla porta interrompe il nostro gioioso tempo insieme e mi chiedo chi mai possa volere qualcosa da me alle otto di sera. Prendo Fergie e la trasporto fino all’entrata, perché altrimenti si andrebbe a nascondere da qualche parte sotto il tavolo. Ogni volta che ho un ospite è estremamente scettica. Ma quando apro la porta e Fergie vede chi è, rimaniamo senza parole.

"Sei qui?" Chiedo lentamente, trovandola una domanda stupida subito dopo averla pronunciata. "Voglio dire… ciao."

Brittany sorride debolmente e mugugna un  "hey". I suoi occhi si illuminano non appena vede chi c’è tra le mie braccia.

"Oh ciao!" Dice con dolcezza, accarezzando la testa di Fergie. Il mio cane si sporge verso la sua mano e, se non fossi così confusa dall’apparizione di Brittany, probabilmente mi godrei in silenzio la loro interazione.

"E’ successo qualcosa? Perché sei qui?"

Brittany alza lo sguardo e io mi sento trafiggere quando vedo che sta avendo difficoltà a guardarmi negli occhi.

"Oh uh… Ero più o meno in questa zona e volevo passare un attimo."

"Sei sempre più o meno in questa zona, perché ci vivi."

"Giusto. Posso entrare?"

Annuisco, riposando Fergie sul pavimento dopo aver fatto entrare Brittany e aver chiuso la porta.

Ovviamente adesso Brittany è al centro delle attenzioni di Fergie e io osservo come il mio cane la faccia sorridere, sedendosi sui suoi piedi.

"Sul serio però… come mai sei passata? L’ultima volta che sei passata per farmi visita è stata mesi fa."

Brittany si schiarisce la gola, entrando in salotto. Sta giocando nervosamente con le sue dita e, quando guardo con più attenzione, noto che le sue mani sono macchiate di diversi colori, probabilmente derivati da qualche progetto di arte che ha fatto oggi con i bambini.

"Io… uhm… Sono passata per ringraziarti per quello che hai detto a Dave oggi pomeriggio. Ero così perplessa quando mi ha urlato contro senza motivo. Poi ho pensato che probabilmente era così arrabbiato perché è ancora deluso dal fatto che non sia voluta uscire con lui."

"Sì, ma non è comunque un buon motivo per parlarti in quel modo. Non avevo intenzione di intromettermi in quel modo, ma ho pensato che Dave dovesse sapere che si stava comportando da idiota."

Brittany annuisce, per poi piegarsi perché Fergie si sta spingendo contro una sua gamba. Si inginocchia di fianco a lei e il mio cane lo prende come un invito per saltarle in braccio. La risata che ne segue mi riscalda il cuore e i bacini che Fergie da a Brittany sono adorabili. Perché queste due si amano così tanto? Si sono viste a malapena, in passato, eppure sembrano avere questo legame che non riesco a capire. Beh, non posso biasimare nessuna delle due per amare l’altra.

"Le piaci." Commento quando Brittany bacia la sua testolina. "Però non capisco cosa ci trovi di così speciale in te."

Brittany schiocca la lingua per il mio tono scherzoso, poi mi lancia uno sguardo divertito.

"Mio Dio, è il cane più bello che conosco. Mi manca…"

Alle sue parole deglutisco, spostando gli occhi da loro due. Mi siedo sul mio divano e  non so cosa dovrei dire. Dovrei offrirle qualcosa da bere?

Proprio quando so in quale modo porle la domanda, Brittany alza lo sguardo e il sorriso dolce, causato da Fergie, sparisce. Mi guarda negli occhi con serietà, e io mi domando cosa mi aspetti.

"C’è un’altra cosa in realtà…" Uh oh. Il mio cuore comincia a battere incontrollabilmente veloce.

"Ok?"

"E’… è Quinn."

Premo le mie labbra l’una con l’altra, sentendomi subito un’idiota. Vorrei non aver mai iniziato tutta quella cosa.

"U-huh?"

Brittany prende un profondo respiro e, quando guarda verso di me, riesco a vedere il suo conflitto interiore.

"Non so come dirtelo, ma lei… l’ho vista… oggi, mentre stavo per tornare a casa, sono andata a prendere la mia bici e l’ho vista da lontano con un ragazzo e si stavano… baciando."

Brittany mi guarda e il senso di colpa è dipinto sul suo volto, come se fosse stata lei a fare qualcosa di sbagliato.

"Oh" Sospiro cercando di trovare le parole giuste, ma questa è praticamente l’ultima cosa che mi aspettavo di sentire.

"Cioè, ho sempre pensato che non ci fosse niente di troppo serio tra voi due, perché ero sicurissima che stessi solo cercando di ottenere la mia attenzione. Ma quando ho visto che andate veramente d’accordo e che il vostro flirtare sembrava così reale, sono diventata improvvisamente insicura. Quindi ero ancora più confusa quando ho visto Quinn con questo ragazzo, perché l’ha fatto alle tue spalle e mi sono chiesta se non abbia solo fatto finta che le piacessi, ma perché avrebbe dovuto farlo? Sono confusa e in più credo che mi dispiaccia che stesse baciando un’altra persona… Ho solo pensato che dovessi farti sapere cos’ho visto, perché altrimenti mi sarei sentita strana."

Brittany ha ancora la mano sulla schiena di Fergie, che sembra in procinto di addormentarsi nel giro di pochi minuti. Non pensavo che i miei sensi di colpa per tutta la storia di Quinn potessero peggiorare, ma ecco che arriva Brittany, tutta innocente, per dirmi che ha visto Quinn con qualcun altro. Sicuramente sarà il ragazzo di cui Quinn mi ha parlato, e ora Brittany pensa che lei mi stia ‘tradendo’, E’ ufficiale – sono la più grande idiota della storia dell’umanità. E’ ora di confessare.

"Brittany… sono proprio una stupida. Ti prego, non dare di matto, ma quel ragazzo era il fidanzato di Quinn. O lo sarà presto, perché stanno uscendo insieme da un po’ di tempo. Dio, sembra veramente stupido, ma Quinn non stava facendo niente alle mie spalle, perché noi non abbiamo mai… non c’è mai stato niente tra di noi. Avevi ragione quando pensavi che mi fossi inventata tutto. Lei mi ha solo dato corda."

Brittany socchiude gli occhi e il suo sguardo dolce si tramuta in aggressivo. Sul serio, credo che mi attaccherà nel giro di pochi secondi, staccandomi la testa a morsi. Scuote la testa con lentezza, esalando un respiro.

"Quindi stai ammettendo di aver effettivamente giocato con me flirtando con Quinn e facendomi credere che ti piacesse veramente? Stai dicendo che hai cercato di farmi ingelosire fingendo di essere interessata ad un’altra persona? Quanti anni hai? Dodici?"

Mi alzo, avvicinandomi a Brittany ed inginocchiandomi sul pavimento, in modo da essere alla sua stessa altezza.

"Britt, so che è stato stupido e non so perché non mi sono fermata quando ho visto che non stava funzion-"

"Oh, ma ha funzionato." Mi interrompe Brittany, scrollando le spalle. La sua espressione si inasprisce e il suo sguardo si sposta verso il pavimento. "Non hai idea di quanto fossi gelosa, anche se sentivo che fosse tutta una montatura."

Il cuore mi pulsa violentemente nel petto sentendo l’onestà di Brittany.

"Ma è stato sciocco, non avrei dovuto farlo." Mormoro.

"Vero. E’ stato stupido. E io mi sento un’idiota per averci creduto e perché è così facile per te giocare con i miei sentimenti!"

"Cosa? No!" La sensazione di calore che avevo nel petto viene sostituita dalla disperazione, non appena vedo quando Brittany sia arrabbiata per tutta questa situazione. "No, non avevo nessuna intenzione di giocare con i tuoi sentimenti."

"Ma comunque lo fai con facilità, perché io sono così sensibile quando si tratta di te!" I suoi occhi brillano, rispecchiando la sensazione del nodo nella mia gola. "Vedi, qualsiasi cosa tu faccia mi riguarda in qualche modo. Perché mi chiedo sempre se dici determinate cose solo per attirare la mia attenzione, o se vuoi solamente darmi fastidio. Non ti capisco Santana, perché quando mi hai baciata a casa di Dave ero così sicura che ci fosse ancora qualcosa di forte tra di noi ma poi, il giorno dopo, non mi hai nemmeno guardata e non so se sia perché sei spaventata, oppure perché non vuoi parlare!"

Scuoto la testa vigorosamente, cercando di spiegarle che volevo parlare con lei ma non sapevo come fare, perché perdo ogni facoltà quando lei mi fa sentire così tante cose nello stesso momento.

Si alza in piedi e io le afferro un polso, ma lei si libera dalla mia presa.

"Britt, aspetta, per favore! Voglio spiegarti. Parliamo ora."

"Ma ora sono arrabbiata con te! E nello stesso momento ti voglio baciare – non vedi come mi rendi completamente disfunzionale?" Quelle sono parole mie…

"Io…" Ma non so che cosa dire. "Ti prego, possiamo cercare di parlare…"

Ma Brittany scuote la testa, ignorando Fergie che ci guarda piuttosto confusa.

"In questo momento sono troppo arrabbiata per avere una conversazione appropriata con te, perché non so minimamente cosa dovrei pensare. Voglio essere arrabbiata, ma voglio anche stare vicino a te e le due cose non si combinano bene insieme. Forse dovrei fare due passi o fare qualcosa che mi schiarisca le idee."

Deglutisco, guardando Brittany avvicinarsi alla porta.

"Possiamo… possiamo parlare più tardi?" Le chiedo, sperando fortemente che Brittany dica di sì.

"Tipo stasera?"

"Sì"

"No… parliamo domani."

Annuisco sconfitta, perché non voglio forzarla, ma so che di nuovo stanotte non riuscirò a dormire se non riesco a chiarire le cose.

"Magari dopo scuola possiamo andare da qualche parte?" Propone, e io non posso che accettare.

"Ok"

Gli occhi di Brittany si fissano nei miei, per pochi ma significativi secondi, poi apre la porta ed esce.

Dopo che se n’è andata, mi tiro uno schiaffo sulla fronte, accasciandomi sul pavimento per poi sentire, poco dopo, un naso bagnaticcio premere contro il mio braccio.

"E’ un disastro!" Sospiro, accarezzando la testa di Fergie per evitare che pensi che sia arrabbiata con lei. "Hai sentito? Perché non riusciamo a parlare normalmente? Peggioro sempre le cose!"

Una calda lacrima mi scende sulla guancia e io non mi preoccupo di asciugarla. Come posso aspettare fino a domani? Devo dire a Brittany che anche io volevo baciarla – perché non l’ho detto prima?

"Fergie…" Mormoro, alzandomi in piedi. "Mi dispiace, ma devo almeno provare a sistemare le cose. Tu vai a dormire, io torno più tardi, ok?" Qualche volta mi sembra sciocco continuare a parlare al mio cane come se potesse rispondermi ma, finché nessuno mi guarda, non mi interessa.

"Ciao!" Urlo prendendo le chiavi della macchina, perché se camminassi fino lì ci metterei troppo tempo e io voglio parlare con Brittany il prima possibile.









 

-Brittany-



 

Sono ancora furiosa quando chiudo la porta alle mie spalle. Dio! Perché non riesco a comportarmi come un normale essere umano di fronte a Santana? Perché ha un impatto così grande su di me? Forse ho avuto una reazione esagerata. Ma ne ho tutto il diritto, perché… perché mi fa sentire un ammasso caotico di sentimenti!

"Hey Britt?"

Sento la voce di Lauren e, quando giro la testa, la vedo seduta sul divano mentre guarda la tv. Sono stata in piedi in salotto, senza fare il minimo movimento, chiedendomi come faccia Santana a farmi sentire tutte queste cose?

"Stai bene?"

"Oh. Ciao. Scusa, non ti ho vista. Sì, sto bene, sono solo un po’ …"

"Ehi, non è Santana là fuori?" Chiede Lauren e io giro su me stessa per guardare il punto che sta indicando, oltre la finestra. "E’ Santana che scende dalla sua macchina. Mi chiedo cosa faccia qui…"

Chiudo gli occhi per un momento, perché come mai non sono sorpresa che mi abbia seguita? Mi stringo le braccia intorno al corpo, prima di far sapere a Lauren che Santana è qui per me.

Poi torno alla porta e la apro. Non so cosa mi voglia dire. Ma sento che sarà una lunga serata.
 

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Capitolo 9
*** Because She's Good ***


Chapter 7

*Because she’s good*

-Brittany-


 

Santana è in piedi sul marciapiede di fronte a casa mia e, quando la chiude,  la sua macchina fa un acuto bip. Mi appoggio allo stipite della porta, incrociando le braccia al petto, mentre guardo come controlla che non ci sia nessuno per strada, con l’intento di attraversare.

Non appena vede che la sto già aspettando, si ferma improvvisamente. I nostri occhi si incrociano a distanza e io scuoto lentamente la testa. Quale parte di ‘domani dopo scuola’ non ha capito?

"Sul serio? Vuoi fare a modo tuo nonostante io ti abbia detto di non voler parlare adesso?" Urlo dall’altra parte della strada, e Santana abbassa le spalle. Piega la testa da un lato e io riesco a vedere la sua espressione disperata, nonostante siamo a metri di distanza.

"Prima di tutto" Comincia, mettendosi una mano sul fianco. Ha i capelli legati in una coda disordinata e indossa pantaloni comodi e una maglietta, perché probabilmente non aveva in programma di uscire di casa. " Sei stata tu a presentarti alla mia porta per poi scappare, quindi non è colpa mia se ora sono qui. E, seconda cosa, non dirmi che avevi in programma di andare a letto, chiudere gli occhi e addormentarti, dopo quello che è successo. Saresti rimasta sveglia tutta la notte, proprio come me, quindi puoi ringraziarmi per essere venuta qui a chiarire."

Sono abbastanza sicura che qualsiasi mio vicino, con la finestra aperta, possa seguire la nostra conversazione e, con la coda dell’occhio, riesco a vedere anche la faccia di Lauren dietro il vetro.

"Ok allora" controbatto, con un’alzata di spalle. "Parla"

Se è qui, così determinata a chiarire, allora che lo faccia. Sembra che Santana sia perplessa, perché ora che dovrebbe parlare, quando apre la bocca non esce nessun suono.

"Avanti… cosa vorresti dirmi? Che ne pensi di iniziare spiegandomi esattamente il motivo per cui hai organizzato tutta quella cosa con Quinn? Cosa cercavi di ottenere? Mi hai fatta ingelosire, ma poi? Qual’ era il tuo piano?" Fisso i miei occhi nei suoi e il nostro contatto visivo si interrompe solo per qualche secondo, quando passa una macchina.

Santana rimane lì, completamente indifesa, cercando di farmi impietosire, ma io ho deciso di restare fredda fino a che non saprò per quale motivo sia qui.

"Posso entrare?" Chiede con insicurezza, e io mi prendo un minuto per pensarci.

Se la lascio entrare, non posso garantire niente. Magari urlerò, gridandole contro per essere stata così infantile, forse la afferrerò e la bacerò, continuando per tutta la notte. Provo troppe cose nello stesso momento.

Alla fine decido di arrendermi, perché so che non riusciremmo a parlare, separate da una strada.

"Va bene… se prometti di essere completamente onesta con me." Le rispondo, invitandola ad entrare con un gesto della mano. La faccia di Santana si illumina e, senza guardare né a destra né a sinistra, inizia ad attraversare la strada.

"No, ferma!" Le urlo, facendo un passo avanti, ma è già troppo tardi.

Una ciclista, che ho visto spuntare dall’angolo, cerca di fermarsi in tempo, ma colpisce Santana sul gomito e sul fianco. La velocità e la forza dell’impatto fa perdere ad entrambe l’equilibrio e, con un rumore assordante, la bici si ribalta e Santana e la ciclista cadono sull’asfalto.

Il mio cuore perde almeno tre battiti mentre osservo l’incidente proprio di fronte a me ma, quando vedo che tutte e due si muovono e riesco a sentire un gemito di dolore, corro lì più veloce che posso.

"Oh mio Dio, state bene?" Domando, cercando di capire chi si sia fatta più male.

Santana si è già seduta, ma osserva il suo ginocchio con terrore. Mi avvicino a lei e deglutisco, perché i suoi pantaloni della tuta si sono strappati e c’è sangue su tutto il ginocchio ma, oltre a questo, sembra che stia bene. La donna che l’ha investita si sta rialzando, mentre prende un respiro profondo. Indossa il casco e, quando si volta, posso vedere una sbucciatura sul suo braccio.

"Che diavolo. Sei cieca cazzo?" Urla la donna, spostando lo sguardo verso il basso per guardare Santana. "Dove cazzo hai imparato ad attraversare la strada, eh? Avresti potuto tranquillamente farci morire tutte e due!" La donna è furiosa e non posso biasimarla. Santana ha cercato di attraversare la strada come una bambina incapace.

"Mi dispiace" Mormora, alzando lo sguardo verso la donna. "Non l’ho vista arrivar-"

"Perché non hai neanche guardato! Stronza – ora mi ripaghi la bici!"

"Whoa hey, andiamo. Cerchi di calmarsi." Mi intrometto, alzandomi per avvicinarmi alla donna.

"Prima diamo uno sguardo a tutto quanto. Ha male da qualche parte, oltre alla sbucciatura sul braccio? Fortunatamente indossava il casco, ma da qualche altra parte magari? Le gambe?" Chiedo con voce calma, lasciando vagare i miei occhi sul corpo della donna. Credo abbia più o meno la nostra età e, oltre alla sbucciatura, sembra in forma e in salute.

"No, credo di stare bene." Mi risponde, mentre controlla di non avere contusioni sul corpo. Quando lo fa, controllo che Santana stia bene. Annuisce quando vede il mio sguardo stupito.

"Ok, bene. E la bici? E’ rotta?" Le chiedo, mentre la aiuto a rialzarla. Dopo averla guardata da vicino mi dice che il manubrio è un po’ rovinato ma che, a parte quello, sembra tutto a posto.

Le propongo di segnarsi il mio numero, nel caso ci fosse qualcosa da far aggiustare, ma la donna si è calmata e mi sorride timidamente prima di dire che è tutto a posto.
Mi chiede addirittura se può aiutare Santana a rialzarsi, ma io sono già lì che la aiuto a rimettersi in piedi.

"Mi dispiace veramente, avrei dovuto guardare." Santana mormora imbarazzata, dandomi il permesso di guidare il suo braccio sopra la mia spalla, per assicurarmi che non cada di nuovo.

"Sì beh, spero che il tuo ginocchio non sia ferito gravemente." Risponde la donna, poi mormora un veloce saluto prima di allontanarsi spingendo a mano la bici.

Tengo saldamente il braccio intorno alla vita di Santana, mentre la aiuto a fare due passi.

"Va tutto bene? Credi di avere qualcosa di rotto?" Chiedo con preoccupazione quando la sento mugolare.

"No, no… fa solo male, perché si è tolta un po’ di pelle quando sono caduta sul ginocchio. Hai per caso qualcosa per disinfettare la ferita?"

"Certo. Entriamo."

Santana annuisce e, quando la guardo in volto, riesco a vedere una lacrima nel suo occhio. Non so se sia causata dal dolore o dall’imbarazzo. Forse è anche il fatto che la sto praticamente tenendo tra le mie braccia, mentre la guido dentro casa mia.

Credo che possa essere un mix di tutte le cose.










 
Quando chiudo difficilmente la porta di casa mia, perché sto praticamente trasportando entrambi i nostri corpi, sento la voce di Lauren.

"Porca vacca, è stato così spaventoso." Dice guardando me e Santana, mentre ci segue in cucina. "Quella tipa in bici è apparsa dal nulla! E poi BAM – uomo a terra! E’ stata come una scena di un film d’azione, avreste dovuto vedere le vostre face quando è successo. La donna era tipo ‘meeeerda’ e Brittany era tipo ‘Oh mio Dioooo’, mentre Santana era tipo ‘Che sta succedendo?’ e poi BAM, giusto?"

Le lancio uno sguardo annoiato perché sì, ero lì quando è successo.

"Perché non sei uscita ad aiutarci?" Voglio sapere, mentre aiuto Santana a sedersi su una sedia. Fa una smorfia quando cerca di piegare il ginocchio. "Stai ferma" Le dico, prima di inginocchiarmi di fronte a lei e socchiudere gli occhi per vedere meglio.

"Perché sapevo sareste state capaci di affrontare la situazione. Oltretutto è stato abbastanza figo vedere tutto da dietro la finestra. Quasi come un film d’azione."

Schiocco la lingua e dico a Lauren di stare zitta o di lasciarci sole. Con un ultimo sguardo alla ferita sanguinante di Santana, esce dalla cucina per sparire nella sua stanza.

"Vado a prendere la cassetta del pronto soccorso e un po’ d’acqua, ok? Dobbiamo pulirla prima che si infetti."

Santana annuisce silenziosamente e, quando i nostri occhi si incontrano, non riesco ad evitare di provare pieta per lei. Sembra veramente infelice.

Mi ci vogliono solo due minuti per prendere tutto ma, quando provo a pulire la ferita, vengo bloccata dal tessuto dei suoi pantaloni. Lo squarcio è troppo piccolo e così guardo verso di lei.

"Li potresti togliere?" Le domando, notando un’improvvisa ombra rosa sulle sue guance. Lei si morde il labbro, per poi prendere dalle mie mani il batuffolo di cotone bagnato con l’alcol.

"Va tutto bene, posso farlo io." Mormora, e io accetto. Mi alzo in piedi, voltandomi, per farle fare le sue cose.

Non è una dei miei bambini dell’asilo. Certo che può prendersi cura di se stessa. Prendo un bicchiere dalla credenza, riempiendolo d’acqua, per far passare il tempo. Sento come si abbassa i pantaloni, per poi ansimare subito dopo.

"Stai bene?" Chiedo senza voltarmi.

"Sì. Ma il taglio fa malissimo. I tuoi bambini devono odiarti ogni volta che si fanno male e tu devi disinfettargli le ferite."

Sghignazzo, perché mi odiano veramente per tipo tre minuti, fino a che non passa il dolore.

"Britt?"

Mi volto e i miei occhi si posano automaticamente sulla sua gamba scoperta. Indossa ancora i pantaloni sull’altra gamba e sembra un po’ spersa con il batuffolo insanguinato in mano.

"Hai mica un paio di pantaloncini da prestarmi? Questi sono abbastanza rovinati …"

La osservo, persa tra i pensieri, e vengo riportata alla realtà quando lei si schiarisce la voce.

"Uh, certo! Aspetta, torno subito." Corro fuori dalla cucina per andare in camera mia, dove prendo i miei pantaloncini più comodi.

"Grazie" Sorride quando glieli porgo, poi si toglie i pantaloni e le scarpe per indossare i miei pantaloncini.

Vedere Santana con i miei vestiti rende difficile distogliere lo sguardo.

"Qui c’è dell’acqua. Hai bisogno di qualcos’altro?  Antidolorifici?" Le domando, osservando il modo in cui si mette un cerotto per coprire la ferita.

"No, grazie. Sto bene. Spero solo che stia bene anche la ragazza con la bici. Davvero non l’ho vista arrivare."

Socchiudo le labbra, sorridendo in modo compassionevole quando Santana scrolla le spalle soavemente.

"Credo che sia stata colpa mia, visto che ti ho fatto cenno di entrare." Cerco di farla sentire meglio, ma Santana ride e scuote la testa.

"Nah… Sono solo stata stupida."

Rido anch’io, trattenendo un 'forse un pochino'.

"Allora… vuoi che ti accompagni a casa o qualcosa del genere?" Le chiedo dopo un po’ e Santana mi guarda confusa.

"Ma non abbiamo neanche parlato. Non sono venuta fin qui solo per essere investita da una ciclista. Per favore Britt, possiamo parlare? Io… ne ho bisogno." Il suo tono supplicante mi fa male al cuore, perciò accetto.

"Okay. Ma ho una proposta."

Santana mi guarda incuriosita.

"Che ne dici di andare nella mia stanza e di sederci sul letto mentre parliamo? Puoi riposare la gamba ed è più comodo. Perché potrebbe volerci un po’ di tempo." Non mi ero accorta del tremolio nella mia voce, fino ad ora.

"Ok. Buona idea." Mi incoraggia Santana, alzandosi con cautela. Le faccio strada attraverso il salotto, questa volta senza contatto fisico siccome riesce a camminare da sola.









 

-Santana-

 

"Wow…" Mormoro entrando nella stanza di Brittany, perché era da parecchio tempo che non ci entravo. Spero non mi abbia sentita dire ‘wow’, perché sarebbe abbastanza imbarazzante.

"Vuoi sdraiarti? Posso metterti un cuscino sotto al ginocchio." Dice Brittany dolcemente, indicando il letto.

Ridacchio, sedendomi sul materasso.

"E’ solo un graffio, Britt. Non perderò la gamba." In realtà fa malissimo, ma non voglio fare la bambina.

Brittany sorride con insicurezza, sedendosi dall’altro lato. Siamo passate dal gridare da una parte all’altra della strada a quasi sussurrare da un lato all’altro del suo letto matrimoniale. Tutto perché non ho guardato prima di attraversare.

Il dolore al ginocchio mi distrae per un po’ ma, ora che siamo da sole nella sua stanza, in procinto di parlare, divento nervosa e spaventata. Ho paura che non ci sia più niente da salvare perché è troppo delusa.

"Pensavo che farti ingelosire mi avrebbe fatta notare da te." Comincio a parlare, accarezzando la coperta di Brittany. "Il mio piano era quello di attirare la tua attenzione e farti capire che mi volevi ancora." Mi sento sciocca mentre lo dico, ma andiamo, sono stata travolta da una bici oggi – non credo che possa andar peggio.

"Pensavi che farmi arrabbiare ti avrebbe resa desiderabile? Perché questo è ciò che è successo; mi arrabbiavo tantissimo con te, ogni volta che ti vedevo con Quinn."

"Ma un’ora fa, a casa mia, hai detto che aveva funzionato. Hai detto che eri gelosa."

"Gelosa e arrabbiata, Santana. Ma perché non mi hai parlato? Perché non hai semplicemente chiesto se mi piacevi ancora?"

La guardo con sarcasmo, perché se fosse stato così semplice non avremmo passato otto mesi lontane.

"Sii onesta, Britt… Era praticamente impossibile parlarci normalmente, perché eravamo entrambe ferite. Io ero ancora ferita dal fatto che tu non ti volessi impegnare e tu perché io ho iniziato ad essere cattiva con te."

Brittany singhiozza profondamente, lasciandosi andare sul materasso fino a sdraiarsi sulla schiena. Guardo verso di lei, per poi fare lo stesso. Siamo sdraiate una di fianco all’altra, osservando il soffitto.

"Ma io volevo impegnarmi." Dice con dolcezza, e la speranza comincia a riempirmi il petto. "E’ solo che non ero pronta, a causa di Lana e anche del fatto che tra noi due stesse succedendo tutto così velocemente."

Sussulto internamente quando sento nominare l’ex di Brittany.

"I sentimenti che provavo per te mi hanno sopraffatta e così ho rovinato tutto…"

Ruoto la testa da un lato, così da poterla guardare. Anche se riesco a vedere solo metà della sua faccia, posso riuscire a leggere il rimorso scritto su tutto il suo viso.

"Non sei stata la sola ad aver rovinato tutto. Avrei dovuto essere più comprensiva, invece di smettere di parlarti. Avrei dovuto darti più tempo, ma credo che fossi troppo delusa per il tuo rifiuto di intraprendere una relazione. Sono stata stupida…"

Brittany si volta verso di me e le pulsazioni nel mio petto aumentano.

"Ma certo che volevo una relazione. Semplicemente non era il momento adatto. Non sei stupida, Santana – io lo sono. Perché se non ricordo male sono stata io a chiedere a te di uscire. Avrei dovuto aspettare di essere completamente pronta."

"Ma se avessi aspettato avrei preso io le redini e fatto la prima mossa. Possiamo ammettere di aver fatto entrambe degli errori e di essere state entrambe stupide? E cieche?"

Brittany sorride, annuendo lentamente. E, quando sento una mano sul mio stomaco, per poco non cado dal letto. Cerco di stare calma, nonostante i miei organi interni stiano volando, e mi godo il calore della sua mano.

Ora è sdraiata su di un fianco vicino a me e, se mi girassi anch’io, le nostre labbra potrebbero tranquillamente sfiorarsi. Ma il mio ginocchio mi impedisce di fare grandi movimenti, così rimango sdraiata lì, con la testa voltata da un lato.

"Ho odiato Camilla" Mormora Brittany con tono incolpevole, facendomi sorridere. Perché pensa a Camilla ora? E’ piuttosto dolce, comunque.

"Non ha significato niente." Le rispondo, perché è vero. "E io ho odiato Dave."

Brittany schiocca la lingua, perché sappiamo entrambe che non è successo niente con Dave.

"Non riesco ancora a credere che tu abbia pensato che potessi uscire con lui." Poi distoglie lo sguardo con leggero imbarazzo. "Non sono stata con nessuno."

Mi fa sentire infinitamente colpevole. Da un lato perché, a differenza di Brittany, io ho fatto sesso con altre persone e dall’altro lato perché Brittany merita di essere felice. Merita qualcuno che tenga a lei e che la porti fuori per dei fantastici appuntamenti. Qualcuno che le dia il bacio della buonanotte alla fine di ogni giornata e che le faccia il caffè al mattino. Qualcuno che faccia l’amore con lei per tutta la notte e rispetti ogni centimetro del suo corpo, perché è tutto bellissimo. Il suo corpo è veramente bellissimo. E così sono anche il suo carattere e il modo in cui si comporta con i bambini. E’ una delle maestre brave e i bambini la adorano. Così come me.

"Volevi che fossi completamente onesta, giusto?" Domando, aspettando finché Brittany annuisce cautamente. Prendo un respiro, posando la mia mano su quella di Brittany, che è ancora poggiata sulla mia pancia.

"Mi sento in colpa per questo ma, allo stesso tempo, non posso negare di essere contenta che tu non sia stata con nessuno. Neanch’io avrei dovuto farlo."

Brittany chiude gli occhi, avvicinandosi per baciarmi la spalla. E’ un gesto talmente dolce da farmi quasi piangere. Raccolgo tutto il coraggio di cui ho bisogno e le stringo la mano, prima di aprire la bocca.

"Sono ancora completamente pazza di te, Britt. E se c’è ancora una possibilità per noi, allora faro tutto il possibile per far funzionare le cose." Trattengo il respiro, guardando di lato per non perdermi la reazione di Brittany.

I suoi occhi si spostano tra i miei e le mie labbra e io ho una voglia matta di baciarla, per enfatizzare il mio discorso. Così, delicatamente, ruoto il mio corpo, posizionandomi di fronte a lei.

"Oooh- cazzo!" Sibilo di dolore, chiudendo gli occhi per fermare le lacrime che si formano immediatamente.

"Cosa? Che c’è? Ti ho fatto male al ginocchio? Oh Dio, mi spiace tantissimo!"

"No! Ho scontrato la tua gamba mentre mi sono girata. Merda, fa malissimo." Rantolo, puntando il gomito sul letto per alzarmi e guardare verso il mio ginocchio.

Il cerotto è praticamente fradicio e ci sono già macchie di sangue sulle coperte.

"Oh no, mi dispiace. Non mi sono accorta che stesse ancora sanguinando." Mormoro, mettendomi a sedere.

Brittany si alza dal letto, correndo fuori dalla stanza.

"Non ti preoccupare! Vado a prenderti un cerotto più grande e una benda!"

Ritorna praticamente subito e io lascio che si prenda cura della ferita. Applica un nuovo cerotto, assicurandosi che non possa togliersi mettendoci sopra una fascia. Con le sue dita attente riesco a non sentire dolore durante la procedura e mi limito ad osservare il suo volto concentrato.

"Puoi provare a sdraiarti sull’altro lato? Ho preso del ghiaccio per attutire un po’ il dolore."

Annuisco, girandomi lentamente dall’altro lato. Il dolore mi fa pulsare la gamba e, a questo punto, le farei provare qualsiasi cosa per farlo passare. Brittany gattona sulle coperte per sdraiarsi dietro di me.

L’eccitazione di essere tra le sue braccia in questo modo viene rimpiazzata velocemente da un freddo scioccante sulla mia coscia e qualcosa di simile a un gemito fuoriesce dalle mie labbra, perché non ero preparata.

"Scusa" Sussurra con un sorriso, lasciando scendere il ghiaccio, avvolto in un asciugamano, fino a posarlo gentilmente sul mio ginocchio. Quando lo percepisco chiudo gli occhi, perché era esattamente ciò di cui avevo bisogno.

"Va bene così?" Mi domanda Brittany, e io so che sta guardando oltre la mia spalla per vedere la mia faccia.

"Sì. E’ perfetto." Mormoro, tenendo gli occhi chiusi, mentre il dolore si affievolisce lentamente.

Dopo un po’ percepisco delle labbra calde sulla mia spalla e, così come con il ghiaccio, all’inizio rimango scioccata. Le sue labbra rimangono sulla mia pelle fino a che non riapro gli occhi, per girarmi a guardare verso di lei.

"Pensavi davvero quello che hai detto? Sai… prima di sbattere contro la mia gamba?" Mugola. La sua mano è ancora sulla mia coscia per tenere il ghiaccio e il modo in cui tutto il suo corpo è premuto contro il mio da dietro, unito ai suoi occhi blu, mi rende abbastanza difficile respirare.

"Certo che lo pensavo… perché avrei dovuto inventarmi tutto?"

Brittany ride, piegando la testa da un lato.

"Uh, perché tendi ad inventare cose solo per attirare la mia attenzione."

"Oh"

"Sì"

Credo di non poterlo negare. Ma ho bisogno che Brittany sappia che pensavo veramente tutto ciò che le ho detto prima. Perciò mi sollevo, per posare una mano sulla sua guancia. Probabilmente l’angolazione non lo rende molto comodo, ma a me non interessa quando la attiro verso di me, posando le mie labbra sulle sue. Solo adesso mi rendo conto di quanto abbia voluto baciarla da quando si è presentata a casa mia.

Ma sono contenta che non abbiamo forzato un sexy-arrabbiato bacio mentre stavamo ancora discutendo. Questo è molto meglio. Lei ricambia il bacio immediatamente e le sue labbra avvolgono il mio labbro inferiore. Il calore si diffonde nel mio petto e nel mio stomaco e sono abbastanza sicura che anche il ghiaccio sul mio ginocchio si stia sciogliendo più velocemente adesso.

Un singhiozzo sfugge dalle sue labbra quando si allontana e guarda verso di me. La sua guancia è così calda contro la mia mano e, dal modo in cui il suo viso avvampa, direi che anche il resto del suo corpo è molto caldo.

"Non staccarti subito" Sospiro, alzando la testa nel disperato tentativo di ricevere ancora qualcosa. Ma lei non fa altro che allontanarsi maggiormente, guardando direttamente nei miei occhi.

Poi, iridi blu vagano sul mio volto e io quasi non riesco a sopportare l’attesa. Non voleva baciarmi?

Ruota il viso per baciare il palmo della mia mano, per poi sorridermi.

"Scusa… per un momento non ero sicura che stesse accadendo veramente. Non sai quanto abbia desiderato che questa fosse la realtà, durante le ultime notti. Ma eccoci qui, stese sul letto a baciarci."

Sogghigno, mordendomi il labbro, mentre sollevo lo sguardo per osservarla.

"Beh, non ci stiamo proprio baciando in questo momento. Cioè, lo stavamo facendo ma poi tu ti sei fermata perché non volevi crederci. Ora che sai che sta succedendo veramente… possiamo tornare a farlo?"

Brittany non risponde, invece si avvicina per far scontrare le nostre labbra un’altra volta. Otto mesi senza baciarci… abbiamo perso tante occasioni e dobbiamo rifarci. Questa mi sembra una buona partenza, soprattutto quando Brittany dischiude la bocca, aspettando che io la imiti, prima di assaggiarmi prudentemente con la sua lingua.

Mi sto sciogliendo tra le sue braccia sperando che il ginocchio non mi facesse così male, in modo da poter ribaltare le nostre posizioni, per approfondire il bacio. Ho bisogno sentirla di più e di sentire di più ciò che stiamo facendo.

Sembra che lei abbia in mente la stessa cosa, perché la mano che teneva sul mio ginocchio comincia a salire. E’ fredda perché stava tenendo il ghiaccio, ma le ci vogliono solo un paio di secondi per riscaldarsi. Non riesco a trattenere un leggero gemito quando la sua mano mi stringe un fianco, per poi salire lateralmente lungo mio corpo.

Continua a baciarmi con molta delicatezza e sono sicura che riesca a sentire il battito del mio cuore quando posa nuovamente la sua mano sul mio stomaco. Vorrei non avere la maglietta, perché ricordo che i suoi polpastrelli erano sempre sofficissimi contro la mia pelle. Questo è quello che di solito facevo a lei. Stare semplicemente sdraiata dietro di lei, lasciando che la mia mano sparisse sotto la sua maglietta, per giocare con la sua pelle calda e sentire i muscoli contrarsi sotto il mio tocco.

Il suo respiro si infrange tremolante contro la mia guancia, quando ci distanziamo per prendere aria. La sua mano curiosa continua ad esplorare il mio busto. Potrei continuare così per tutta la notte…

"Mi è mancato tutto questo" Le confesso, sospirando di contentezza quando le sue dita mi solleticano l’ombelico.

"Non dirlo a me." Mormora Brittany, con le labbra contro la mia spalla. "Prima che mi dimentichi: ce n’è una." Aggiunge e io corrugo le sopracciglia, mentre sposto il mio sguardo sul suo viso.

"Una cosa?" Voglio sapere.

"Mi hai chiesto se ci fosse ancora una possibilità per noi… ce n’è una."

Mi perdo nei suoi occhi e non sono in grado di descrivere i sentimenti che mi pervadono quando lei annuisce per enfatizzare le sue parole. A me sembra che questo voglia dire che Brittany vuole provarci di nuovo e sento l’impellenza di abbracciare il mondo intero quando mi rendo conto che è così.

Con infinita delicatezza, per evitare di sanguinare nuovamente, mi sdraio sulla schiena, in modo che il collo smetta di farmi male e così da poter vedere meglio Brittany. La sua mano rimane sotto la mia maglietta e i suoi occhi sono incollati ai miei.

"Facciamo un passo alla volta, ok? Voglio fare le cose per bene questa volta." Le dico, posando la mano sulla parte bassa del suo collo. Lei annuisce, sorridendo dolcemente. "Non sprechiamo più occasioni, Britt…"

Brittany si avvicina per lasciarmi un bacio sul naso.

"Non ne sprecheremo neanche più una, perché otto mesi separate sono troppi."

"Mi sono sembrati anni." Aggiungo drammaticamente e Brittany alza scherzosamente gli occhi al cielo.. "Seriamente però… facciamo in modo di non essere mai più così stupide."
Brittany mi rassicura con un bacio, sorridendo sulle mie labbra.

Forse mi chiederà di passare la notte da lei. Forse le ricorderò che Fergie mi sta aspettando a casa e le chiederò di venire da me. In ogni caso mi assicurerò di usare le ore che ci separano dal mattino per recuperare tutti i baci che ci siamo perse.
 
 

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Capitolo 10
*** Because She's Mine ***


Chiedo umilmente perdono, ma mi si era rotto il pc -.- comunque sono tornata con l'ultimo capitolo. Grazie a chi ha seguito :)


 

 Capitolo 8

 *Perché è mia*

-Brittany-



 

Il cuore mi batte all’impazzata e le dita mi tremano a causa dell’adrenalina che scorre nel mio corpo. Ho paura che qualcuno possa entrare in aula insegnanti in qualsiasi momento, ma non vorrei mai che lei si fermasse.

E’ in piedi tra le mie gambe, mentre io sono seduta sul tavolo, e mi sta baciando furiosamente, mentre una delle sue mani continua a massaggiarmi il seno destro. L’altro braccio è avvolto intorno ai miei fianchi, come per assicurarsi che sia spinta verso di lei nel modo giusto. Non riesco a credere che questa sia la quinta volta, in una settimana, che mi ritrovo seduta sul tavolo dell’aula insegnanti, con le gambe divaricate e il corpo totalmente fuori controllo.

"Sei così sexy in questo momento" Sussurra Santana tra un bacio e l’altro, mentre io metto le braccia intorno alle sue spalle, perché sto praticamente bruciando dal desiderio.

"E tu sei sempre sexy" Rispondo con un gemito che avevo cercato di trattenere dal momento in cui mi ha attaccata, subito dopo che Tina è uscita dalla stanza lasciandoci da sole. "Ma ci dobbiamo fermare, piccola. La campanella è appena suonata e Puck o Rachel o chiunque altro sarà qui da un momento all’altro."

Santana geme di frustrazione e io riesco a sentire come mormori "chi se ne frega?" prima di tornare a baciare le mie labbra. La mano che teneva sul mio seno scende in mezzo ai nostri fianchi e io, proprio prima che tocchi il mio centro, le afferro il polso per fermarla.

"Non qui…" Ansimo, chiudendo gli occhi, quando appoggio la mia fronte sulla sua. Santana accetta e la sua mano si ferma sulla mia coscia.

"Mi stai uccidendo, Britt" Biascica, e io mi sento subito colpevole. Ero io a lanciarle occhiate sensuali mentre Tina cercava di parlare della seconda guerra mondiale e sono stata io a farle piedino sotto il tavolo, lasciando che il mio piede si muovesse su e giù lungo tutta la sua gamba. Praticamente l’ho provocata affinché si avventasse su di me con baci bagnati e tocchi delicati, non appena Tina ci avesse lasciate da sole.

"Posso fermarmi da te stanotte?" Le chiedo, lasciandole un bacio sulle labbra. Osservo come la speranza le solchi il viso, mentre la sua mano stringe gentilmente la mia coscia.

"Vuoi venire a casa mia e passare la notte con me?" Vuole essere sicura che stiamo parlando della stessa cosa.

"Sì. Lo so cos’hai in mente dal momento in cui abbiamo deciso di riprovarci e sarebbe un’enorme bugia se dicessi di non aver pensato la stessa cosa. Ma non voglio avere paura che possano interromperci in qualsiasi momento. Voglio che siamo solo io e te e il tuo letto… e qualche candela e…"

"E Fergie?"

Mi allontano, sollevando un sopracciglio.

"Stavo per dire e un po’ di buona musica, ma se vuoi includere Fergie direi che è una cosa abbastanza malata."

Santana ride ammaliata, scuotendo la testa.

"No, non voglio che Fergie partecipi. Ma sai quanto sia ossessionata da te. Se venissi da noi non ti lascerebbe un secondo e io potrei ingelosirmi un po’ perché è sempre lei a ricevere i tuoi baci e le tue carezze."

"Oh beh, allora dovrò assicurarmi di portarle un giochino nuovo che la distragga mentre io e te ci intrufoliamo in camera tua e chiudiamo la porta."

Santana spalanca gli occhi, mordendosi il labbro timidamente.

"Vuoi dire che sei pronta?"

Poso le mani sulle sue guance, baciandole tutta la faccia.

"Sono stata pronta da quando la settimana scorsa sei venuta a casa mia e sei stata investita da una ciclista." Sussurro, guadagnandomi un sorriso nervoso sul volto di Santana.

"Beh allora… Dovresti decisamente venire da me stanotte."

Ci sorridiamo e io voglio avvicinarmi per un altro bacio, ma poi sentiamo qualcuno aprire la porta. Santana si allontana velocemente e io salto giù dal tavolo, ma lo sguardo di Sam quando entra in aula insegnanti mi fa intendere che sappia perfettamente cos’abbia interrotto.

"Hey ragazze" Dice con un sorriso, andando dritto verso la macchinetta del caffè. "Prendo solo del caffè. Vado via subito."

Santana gira intorno al tavolo per prendere la sua giacca e le tue cose.

"Non ti preoccupare, bocca da trota. Devo correre perché le mie ragazze stanno aspettando in campo." Si mette la borsa sportiva sulle spalle e sorride quando si avvicina a me ancora una volta. "Ci vediamo dopo da Dave?"

"Sì, ci vediamo lì." La sua mano è sul mio fianco quando si avvicina e chiude la distanza tra le nostre labbra per un salutarmi con un bacio. Sorrido, sentendo le farfalle nello stomaco, e la guardo andare via con una sensazione nel petto.

Non appena siamo da soli, Sam lascia uscire un sospiro esagerato e si tocca il petto.

"Se l’amore non è meraviglioso…" Dice con sguardo sognante e io gli do un colpo alla spalla, quando mi si avvicina.

"Lo è. E sono sicura che tu lo sappia, visto che tu e Rachel siete usciti parecchie volte ormai. "

Sam annuisce con gli occhi a cuoricino, mentre ci sediamo al tavolo per sorseggiare i nostri caffè. Il mio è già freddo perché si può dire che sia stata interrotta prima.

"A proposito… Rachel e io ci stavamo chiedendo se tu e Santana voleste uscire con noi una volta?"

"Intendi per un appuntamento a quattro?" Per poco non scoppio a ridere al pensiero, ma riesco a trattenermi. Non è che non voglia uscire con loro, ma già mi vedo la faccia di Santana quando glielo dirò – non le piacerà l’idea di passare un’intera serata con “Labbra da pesce” e l’ “Hobbit”.

"Penso che possa essere divertente. E siccome io e Rachel siamo gli unici a sapere di te e Santana, pensavamo che vi potesse piacere non dover nascondere la vostra relazione di fronte a noi."

Guardo all’interno della mia tazza pensando alle sue parole. Ha ragione. Mi piacerebbe da morire passare una serata con Santana e i nostri amici comportandoci come una coppia. E’ passata solo una settimana da quando abbiamo deciso di riprovarci e, da allora, ne abbiamo parlato sono con Sam e Rachel. Anche Quinn lo sa, perché Santana le ha dovuto spiegare come mai non dovessero più fingere di frequentarsi. Ma tutti gli altri non hanno la minima idea che io e Santana stiamo insieme, né che lo fossimo mai state.

Dirlo ai nostri amici sarà difficile, soprattutto perché so che Dave prova ancora qualcosa per me. E oltretutto non sono neanche sicura che tutti sappiano che sono gay. Una volta ho portato Lana a un evento scolastico, ma non penso che tutti gli altri insegnanti mi abbiano vista con lei.

Ora che io e Santana siamo finalmente tornate insieme, voglio fare tutto nel modo giusto. Quando ci frequentavamo, otto mesi fa, ho fatto l’errore di nascondere la nostra relazione e non ha funzionato. Non posso lasciare che accada di nuovo.

Quando Santana è stata investita dalla ciclista e io, più tardi,  l’ho riportata a casa, mi aveva chiesto di passare la notte da lei e io l’ho fatto. Ci siamo baciate nel suo letto per ore, perse nel nostro piccolo mondo. Abbiamo deciso di prendere le cose con calma, per vedere come ci trovassimo insieme prima di dirlo ai nostri amici.

Ma non voglio aspettare ancora molto…

"Sai cosa, Sam? E’ un’idea fantastica. Chiederò a Santana cosa ne pensi."

Sam sorride soddisfatto e io, con un sorriso felice, finisco il mio caffè.





 






Sono l’ultima ad arrivare da Dave, un paio di ore dopo e, quando entro in giardino, tutti mi salutano con un sorriso. Un mese fa Santana non mi avrebbe nemmeno guardata o mi avrebbe lanciato occhiatacce dalla parte opposta del tavolo, sorseggiando il suo cocktail. Mentre, a quei tempi, quelle occhiate e quegli sguardi d’odio mi avrebbero fatta sentire miserabile, oggi è il suo sorriso colmo d’amore fa aumentare i battiti del mio cuore.

Anche se di solito i giovedì sera salutavo Dave con un bacio sulla guancia, ora mi limito a fargli un gesto con la mano e a sorridere, quando lui annuisce e mi indica l’unica sedia libera, vicino a Blaine e Quinn. Ancora una volta Santana è seduta di fronte a me e mi fa l’occhiolino quando, per scherzo, le tocco il piede sotto il tavolo.

Dopo solo due secondi mi sto già perdendo nei suoi occhi, ma il rumore di Dave che si schiarisce la gola ripetutamente mi riporta alla realtà, così alzo gli occhi. E’ l’unico in piedi vicino al tavolo del suo giardino, e sta tenendo in mano un bicchiere del suo ultimo cocktail.

"Ragazzi, vorrei dire qualcosa. Prima di tutto vorrei ringraziare Puck e Tina per essere venuti prima e avermi aiutato a preparare questa fantastica cena. Di solito ci limitiamo a buttare un pezzo di carne o delle verdure sulla griglia, ma stasera abbiamo cucinato per tutti voi perché sarà l’ultima cena prima delle vacanze estive. Sono sicuro che alcuni di noi si vedranno durante l’estate, ma non tutti torneremo al McKinley l’anno prossimo. Mi dispiace che Blaine se ne vada, ma l’offerta di lavoro che ha ricevuto dall’altra parte del paese è troppo buona per essere rifiutata e sono sicuro di parlare a nome di tutti augurando a te e a Kurt quanto di meglio vi possa accadere in questa nuova svolta della vostra vita."

Guardando alla mia sinistra, vedo Blaine con le lacrime agli occhi. Mi ero quasi dimenticata che questa fosse la sua ultima settimana al McKinley e mi viene un groppo in gola se penso a come le cose stiano cambiando. I miei bambini andranno a scuola dopo l’estate e io avrò bimbi più piccoli come nuovi alunni.

Sono eccitata da cosa potrebbe succedere dopo l’estate ma, quando guardo oltre il tavolo, sono ancora più eccitata per le prossime settimane, perché Santana mi sta scaldando con il suo sorriso più dolce e riesco a sentire le sue gambe contro le mie sotto il tavolo.

"Infine vorrei ringraziare Quinn, che è diventata una nostra buona amica in pochissimo tempo. E, prima di iniziare a mangiare, c’è ancora una cosa.  Faccio i miei migliori auguri a Sam e Rachel, che hanno da poco capito di amarsi e, se posso, vorrei dirvi che siete veramente una coppia adorabile. Alla salute! E ora mangiamo."

Sollevo il mio bicchiere e rido alla vista delle guance arrossate di Sam e al modo in cui stringe Rachel a sé, per lasciarle un bacio sulla tempia.

E’ una serata stupenda e io sono contentissima di passarla con le persone con cui non solo lavoro, ma che sono anche diventati i miei migliori amici. La cena di Dave e il suo cocktail “School is over” sono deliziosi e mi viene da ridere quando sento Quinn raccontare una barzelletta divertente. Non l’avrei mai pensato quando l’ho incontrata, ma ora sono contenta che sia anche mia amica.
Parliamo di dove ognuno di noi trascorrerà le vacanze e quali siano i nostri piani. Gli occhi di Santana si fissano nei miei quando Puck le chiede quali siano le sue intenzioni.

"Non sono ancora sicura. Mi piacerebbe passare qualche giorno in un posto di mare, oppure fare visita alla mia famiglia per fargli vedere cosa ci sia di nuovo nella mia vita." Un’onda di eccitazione mi percorre, perché sembra proprio che voglia presentarmi alla sua famiglia e voleva anche intendere passare qualche giorno al mare con me? Adoro il mare…

Arrivati al dessert, scusandomi, mi alzo per andare in bagno e, con la coda dell’occhio, riesco a vedere come Santana si alzi solo pochi secondi dopo.

"Mi sei mancata" Sussurra al mio orecchio, posizionandosi dietro di me e circondandomi la vita con le braccia, non appena entriamo dentro casa di Dave. Riesco a sentire le risate degli altri in giardino, ma dopo poco ascolto solo il battito del mio cuore e Santana che mi sussurra. "Sei bellissima stasera."

E’ buio nel corridoio tra il salotto e il bagno e io chiudo gli occhi, beandomi delle mani di Santana che si spostano dai miei fianchi al mio stomaco.

"E avevo voglia di baciarti da quando hai messo piede in giardino."

Ruoto leggermente la testa, per scorgere gli occhi di Santana colmi di desiderio. La pelle della sua guancia è calda sotto il mio tocco e lei si morde il labbro.

"Anch’io." Sussurro, tirandola verso di me per far scontrare le nostre labbra. Tutto il suo corpo si schiaccia contro la mia schiena e io vorrei solo che potessimo scappare e guidare fino a casa sua, senza nemmeno salutare gli altri.

Non ho mai avuto tanta voglia di stare con lei quanta ne ho stasera. Ho sempre voluto stare con lei, ma stasera è tutto molto più accentuato. Voglio il suo corpo, i suoi baci e i suoi tocchi. Voglio fare tutte le cose che non abbiamo mai fatto prima e voglio dimostrarle di appartenere a lei e a nessun’altro. Credo che lei stia pensando le stesse cose, perché mi abbraccia con un’intensità infinita, mentre le nostre labbra danzano gentilmente insieme.

"Non posso aspettare che finisca la cena." Dico senza riflettere appena le nostre labbra si separano, poi mi giro nel suo abbraccio finché non mi trovo di fronte a lei.

"Cosa intendi?" Chiede senza fiato, mentre i suoi occhi mi osservano.

Intreccio le braccia dietro la parte superiore del suo collo, nascondendo il mio viso tra il suo collo e la sua spalla, dove lascio baci disperati.

"Ti voglio così tanto…" Le sussurro, imbarazzandomi per il tremore nella mia voce. Come sono diventata così disperata? E’ tutta colpa sua. Per tutta la settimana mi ha provocata con baci proibiti in aula insegnanti o nel parcheggio.

Ieri è venuta a casa mia per cenare con me e Lauren e, dopo poco, sono finita sul divano sopra di lei e abbiamo continuato a baciarci fino a ben dopo la mezzanotte. Poi è dovuta andare a casa perché Fergie non usciva da ore, ma giuro che se avesse passato la notte da me non sarei riuscita a trattenermi ancora per molto.

Sentendo il mio tono implorante, l’espressione di Santana si addolcisce. Poi si volta per guardare oltre la sua spalla.

"Ma gli altri sono ancora là fuori e prima o poi si chiederanno che fine abbiamo fatto."

"Non mi interessa." Rispondo velocemente, non lasciando a Santana altra scelta che portarmi a casa.

"Lasciami andare a dirgli che ce ne andiamo, così non si preoccuperanno. Torno subito." Mi lascia un bacetto sulle labbra e sorride, per poi voltarsi e attraversare di corsa il salotto.

Sento Santana dire ai nostri amici che io non mi sento molto bene e che, perciò, mi accompagnerà a casa.  C’è un “awwww” dispiaciuto e, solitamente, sarei toccata dalla loro solidarietà, ma ora come ora vorrei essere toccata da una sola persona.

"Sei pessima. Lo sai, vero?" Mormora Santana tornando indietro e porgendomi la mia borsa.

"Sì. E non mi dispiace per niente…"

Santana ride con voce rauca, lasciando che la guidi oltre la porta d’ingresso e dall’altra parte della strada, verso la mia macchina. Grazie a Dio Santana era venuta qui con Puckerman, invece che con la sua macchina.

Proprio quando voglio aprire la porta del passeggero al posto suo, un paio di braccia mi fanno voltare con forza e Santana mi spinge all’indietro, finché non colpisco la porta e mi si mozza il respiro. Si avvicina a me, pressando il suo bacino contro il mio.

"Non riesco a credere che tu mi stia facendo perdere la favolosa mousse al cioccolato di Dave solo perché sei troppo vogliosa."

Quando mi bacia la mascella riesco a trattenere un gemito, poi chiudo gli occhi. Effettivamente mi sento un po’ sciocca per aver saltato il dessert ed essermene andata senza salutare.

"Possiamo sempre tornare indietro e dire che mi sento meglio." Mormoro, cercando di scusarmi e di riacquistare un certo contegno. "Non volevo strapparti dai nostri amici o dal dessert -"

"Stavo scherzando." Ridacchia, lasciando un bacio caldo sulle mie labbra. "Davvero credi che preferisca la mousse al cioccolato a te? Sei ridicola… e molto sexy quando sei disperata."

Ansimo, quando preme con più forza la parte inferiore del suo corpo contro il mio. Non so come faccia ad avere così tanto potere su di me, ma credo che farei qualsiasi cosa in questo momento. Proprio qui, in una strada di Lima circondata da case in cui ci sono persone che potrebbero vederci.

"Sali in macchina ora…" Sussurra Santana, lasciandomi un ultimo bacio prima di allontanarsi e io corro intorno al veicolo per fare ciò che mi ha detto.





 






-Santana-



 

 
In qualche modo Brittany riesce a guidare fino a casa mia senza fare incidenti e, quando parcheggia nel mio vialetto, noto come le tremino le dita mentre si toglie la cintura. Il rossore sulle sue guance quando si accorge che la sto guardando è probabilmente la cosa più adorabile che abbia mai visto.

Mi avvicino a lei, prendendo una delle sue mani tra le mie. 

"Stai bene piccola?" Le sussurro, guardando come Brittany annuisca timidamente.

"Sì. Sono solo un po’ nervosa."

"Perché?"

Brittany deglutisce, osservando le nostre mani. Solleva le spalle e in quel momento le lascio un bacio sulla fronte e sulla punta del naso.

"Non esserlo. Sono solo io …"

Sospira contro la mia guancia e a me torna in mente il giorno in cui eravamo sedute nella mia macchina, dopo che quel bimbo si era rotto il braccio. Ma questa volta non la lascerò scappare senza seguirla.

"Ci vediamo davanti alla porta?"

Brittany sorride e annuisce di nuovo, prima di aprire la portiera e uscire dalla macchina. Io faccio la stessa cosa e sono proprio dietro di lei quando raggiungiamo la porta del mio appartamento.

Cerco frettolosamente le chiavi all’interno della mia borsa e, dopo averle trovate, mi vengono strappate di mano e Brittany ci mette solo tre secondi ad aprire la porta e a spingermi dentro.

Subito dopo mi spinge contro un muro, per riempirmi la faccia e il collo di baci. Il mio cervello fa le capriole alla sensazione delle sue labbra calde e al pensiero di quello che accadrà non appena entreremo in camera da letto.

Qualcosa mi sfiora lo stinco e, quando sento un leggero piagnucolio, mi allontano per guardare tra le nostre gambe. Fergie è incollata alla mia caviglia e guarda in su con i suoi occhioni.

"Oh mio Dio, ciao piccolina!" Inizia Brittany, piegandosi sulle ginocchia fin quando si ritrova faccia a faccia con il mio cane. Pensavo non vedesse l’ora di stare con me e le bastano un paio di occhioni da cucciolo per dimenticarselo? "Cosa hai fatto stasera, eh? Dormito come un campione?"

Osservo come Fergie sia tutta adorabile e come Brittany caschi ai suoi piedi, come sempre.

"Scusa" Sussurra al mio orecchio dopo essersi rialzata in piedi, poi si avvicina per baciarmi sulla guancia. "Ma è troppo carina."

Tremo quando sento un naso freddo annusarmi sotto l’orecchio e scoppio a ridere, accorgendomi che Brittany sta tenendo Fergie in braccio, mentre lei mi lecca la mascella.

"Cioè, come si fa a resistere a quegli occhi? Guardala!"

Non riesco a non darle ragione quando Fergie piagnucola piano e Brittany la osserva con occhi innamorati.

"La porto fuori velocemente, ok? Prenditi qualcosa da bere se vuoi e mettiti pure comoda sul divano. O nel mio letto…" Suona molto più sensuale di quanto avessi programmato ma è una cosa positiva, visto che gli azzurri di Brittany si spalancano e la sua attenzione è di nuovo su di me.

"Fai veloce allora." Mormora, passandomi Fergie con un bacio sulle labbra.

Prometto di farlo, mi precipito fuori dall’appartamento e spero che Fergie sappia cosa stia per accadere e faccia la pipì il più velocemente possibile.





 






"Britt?" Chiudo la porta dietro di me, affrettandomi ad andare in cucina per riempire la ciotola di Fergie. Il petto mi si gonfia di eccitazione al pensiero che Brittany mi stia aspettando.

Lancio via le scarpe inciampando in corridoio e, quando raggiungo la porta della mia camera, busso leggermente, nonostante sia stata lasciata socchiusa.

"Stai bussando prima di entrare in camera tua?" Sento la voce di Brittany dall’interno e, con un sorrisetto, entro.

Dal sorriso passo a spalancare completamente la bocca, appena vedo Brittany sdraiata sul mio letto con addosso solo l’intimo. Indossa delle mutandine nere con un reggiseno coordinato e la bocca mi si secca completamente quando si sdraia su un lato e mi sorride maliziosamente.

"Vedo che ti sei messa comoda. Senti caldo oppure perché ti sei tolta i vestiti?" Mi avvicino al bordo del letto e non riesco a credere a quanto sia sexy il corpo di Brittany.

Le sue gambe sono infinite e ha degli addominali per cui morirei. Le sue tette sembrano più grandi ora che è senza maglietta e i suoi capelli non sono più legati in una coda di cavallo, ma ricadono sulle sue spalle leggermente ondulati.

"Sto sognando oppure la donna più attraente del pianeta è distesa sul mio letto?" Per un secondo mi pento di averlo detto ad alta voce, ma quando Brittany mi sogghigna timidamente, mi inginocchio e gattono più vicino a lei.

"Non è un sogno" Mormoro quando le sfioro un polpaccio, poi le mie dita sorpassano il suo ginocchio, per fermarsi sulla sua coscia. In quel punto la pelle e calda e io sento l’impulso di baciarla, ma i miei pensieri vengono interrotti.

"Non hai detto che volevi delle candele e un po’ di buona musica?" Le chiedo, ricordandomi di cosa avesse detto oggi in aula insegnanti.

Con cautela salgo sopra di lei, mettendomi a cavalcioni sulle sue cosce. Il suo petto comincia ad alzarsi e ad abbassarsi più velocemente quando mi piego sul suo corpo, sorreggendomi posando gli avambracci ai lati delle sue spalle. Brittany alza lo sguardo verso di me, osservandomi con occhi colmi di desiderio e forse con un accenno di nervosismo e insicurezza.

"Non ho bisogno delle candele… ora che siamo qui ho tutto quello che voglio." Sussurra, mentre io osservo come si muova la sua gola quando deglutisce.

Mi abbasso per posare le labbra sulla sua spalla scoperta. Una scia di baci segue la linea della sua clavicola e del suo sterno. Posso dire che questo la stia facendo impazzire, perché riesco a sentirla contorcersi lievemente sotto di me e, dopo poco, le sue mani si intrecciano ai miei capelli, tenendo la mia testa vicina alla sua pelle.

"Stai ancora indossando troppi vestiti." Mi fa notare. E io penso che abbia ragione.

"Posso rimediare molto velocemente." Asserisco, tornando a sedermi sulle sue cosce. Raddrizzo la schiena e noto come, mentre mi sfilo la maglietta, gli occhi di Brittany siano incollati al mio petto.

Calde mani si poggiano sul mio stomaco, risalendo fino a posarsi sul mio seno attraverso il reggiseno. Gli occhi mi si chiudono alla sensazione, ma si riaprono non appena sento delle dita tremolanti armeggiare con il bottone dei miei pantaloni. Quando mi abbasso per lasciarle un bacio sulla guancia, sento che il suo viso è bollente e, pochi secondi dopo, inizia ad avere difficoltà a slacciarmi i pantaloni perché i miei baci la distraggono troppo.

Mi abbasso fino a che il mio corpo non copre il suo e la mia coscia scivola tra le sue. I miei pantaloni possono aspettare.

Brittany singhiozza quando mi premo contro di lei per mostrarle cosa sia in procinto di fare. Solleva i fianchi dal materasso per scontrarli contro i miei e afferra la mia faccia, per guardarmi negli occhi. Improvvisamente il mio reggiseno si slaccia e, con un sorriso nascosto male, Brittany lo fa scivolare lungo le mie braccia. Smetto i miei movimenti per permetterle di toglierlo completamente.

Una mano calda mi afferra per la prima volta un seno scoperto e io non riesco a trattenermi dal gemere.

"Non hai idea di quanto abbia voluto tutto questo quando stavamo insieme… perché non l’abbiamo mai fatto?" Chiedo, continuando a muovermi su di lei.

"Dev’esserci sfuggito di mente." Risponde Brittany e, dal modo in cui ansima e rantola ogni volta che la mia coscia tocca il suo centro, sono sicura che non le ci vorrà molto.

L’altra mano di Brittany mi accarezza la schiena e, quando mi graffia con le unghie, quasi perdo il controllo. Non siamo neanche completamente nude, eppure riesco a farla dimenare e ansimare in questo modo. E’ così bella… dovrei dirglielo.

"San… rallenta." Sospira afferrandomi una spalla con disperazione.

"Non credo di riuscirci."

"Ma sto per… mi farai venire se non ti fermi ora." Corruga le sopracciglia e la sua bocca si dischiude leggermente quando, invece di rallentare, aumento le spinte.

Faccio scontrare le nostre labbra in un bacio e questo è tutto ciò di cui Brittany abbia bisogno per lasciarsi andare. Aggrappandosi al mio corpo e nascondendo il viso tra l’insenatura del mio collo, raggiunge l’orgasmo tra le mie braccia e io non credo di aver mai assistito a niente di più sexy. Brittany freme e trema in modo deciso sotto il mio peso, mentre io la cospargo di soffici baci sulle labbra, sulle guance e sulle tempie.

Quando mi allontano per osservare la sua espressione, lei mi sorride timidamente. Sembra completamente rilassata e tutta la tensione che abbiamo accumulato durante le settimane passate abbandona il suo corpo.

"Scusa… è passato un po’ di tempo e tu sei fantastica. Non sono riuscita a trattenermi più a lungo."

"Stai scherzando?" Interrompo il suo tentativo di scusarsi. "E’ stato veramente eccitante."

Sorride leggermente, prima di afferrare il mio viso con entrambe le mani. Quando ci perdiamo l’una negli occhi dell’altra deglutisco, percepisco quanto sia grande la felicità che provo e che sento nel mio petto.

"Puoi decisamente dirlo, lo sai?"

Inarco le sopracciglia, chiedendomi a cosa stia pensando Brittany. O forse può davvero leggermi la mente.

"Dire cosa?" Chiedo sbalordita, mentre Brittany alza gli occhi al cielo scherzosamente.

"Che mi ami."

Sorride vittoriosamente al mio finto sconcerto.

"Cosa ti fa pensare che stessi per dirlo?" Voglio sapere.

"Uh il rossore sulle tue guance-"

"Io non arrossisco."

"Le tue labbra violacee."

"Mi hai baciata troppo forte."

"I tuoi occhi scuri…"

"Sono sempre scuri."

"Stasera sono un po’ più scuri. Dal desiderio."

"Sei abbastanza sicura di te stessa, sbaglio?"

"E’ vero. Perché tu mi ami tantissimo. E io lo so perché in questo momento in tuo cuore sta battendo fortissimo. Giuro di riuscire a sentirlo."

"Sul serio?" Sussurro, abbassandomi per posare le labbra sulla sua mascella.

"Sì"

"Beh allora… Credo che tu abbia ragione." Mi accarezza il fondo della schiena e mi viene da sorridere vedendo la speranza nei suoi occhi. "Ti amo Britt."

Brittany solleva la testa per avvicinare le nostre labbra in un bacio colmo di gioia. Con una forza scaturita dal nulla ribalta le nostre posizioni, sedendosi sui miei fianchi quando atterro sulla schiena.

"Ti amo anch’io" Sussurra al mio orecchio, mentre le nostre dita si intrecciano quando mi prende la mano e la preme contro il cuscino. "Ti ho sempre amata…"

Mi bacia così dolcemente che quasi mi dimentico la persistente sensazione che provo in mezzo alle gambe ma, quando  i suoi baci si spostano sul mio collo e tra i miei seni, non riesco a trattenere il singhiozzo che abbandona i miei polmoni.

Così tante volte sono rimasta sveglia di notte, chiedendomi come mi sarei sentita a stare nuda e sdraiata tra le braccia di Brittany. Tutto ciò che fa è baciare il mio corpo e il resto succede automaticamente.

Mi ritrovo a tremare dal desiderio quando non c’è più tessuto tra noi due e riesco a sentire la sua pelle così soffice e calda contro la mia. Mi sento vicina alle lacrime quando le sue labbra vagano su tutto il mio petto e il mio stomaco e non smettono di scendere. Il cuore mi scoppia quando si posiziona tra le mie gambe e io ricevo i baci più caldi che abbia mai ricevuto nel posto più intimo del mio corpo. Quasi non riesco a reggere l’emozione, ma non vorrei mai che si fermasse.

Sollevandomi su un gomito sposto i capelli dalla sua faccia per vedere chi mi stia facendo sentire così meravigliosa, desiderata e amata. I nostri occhi si incrociano per un’occhiata consapevole e, dopo poco, la forza nel mio braccio mi abbandona, facendomi ricadere sul materasso.

Brittany fa l’amore con me con così tanta devozione e passione che la lacrima che avevo cercato di trattenere mi scivola sulla guancia un secondo prima che io raggiunga l’orgasmo. E, nel momento in cui succede, mi rendo conto che sia la cosa più bella che abbia mai provato. Brittany si assicura che mi senta protetta con lei, risalendo il mio corpo e stringendomi in un caldo abbraccio. Mi lascia tremare e rantolare tra le sue braccia, baciandomi per lunghi minuti, fino a che non riesco a respirare propriamente.

Vengo assalita da sensazioni di felicità e completezza e sono sul punto di scoppiare. Sento le vertigini quando mi tiene tra le sue braccia in questo modo.

"Sai una cosa?" Mormoro una volta che Brittany si è sdraiata al mio fianco e io mi sono raggomitolata contro di lei. Mi bacia la fronte, scuotendo la testa.

"Cosa?"

Ridacchio, lasciando che un dito scorra lunga la pelle della sua schiena.

"Sei adorabile dopo aver fatto sesso. Sembri veramente esausta e felice e le tue guance sono leggermente arrossate."

Brittany brontola dall’imbarazzo, posandosi le mani sulle guance per nasconderlo.

"Sul serio, è una cosa veramente carina e io ne sono già dipendente… sei il mio piccolo pezzetto di adorabile eroina."

Brittany grugnisce dalle risate, avvicinandomi a lei.

"E’ una cosa piuttosto divertente da dire." Sogghigna. "Divertente e molto dolce. Sono quasi sicura di essere anch’io dipendente da te."

Restiamo nella nostra comoda posizione per quelle che sembrano ore. Potrei addormentarmi così, ma il mio piano viene rovinato quando sentiamo piagnucolare dall’altra parte della porta.
"E’ Fergie?" Sussurra Brittany guardando verso la porta.

"Spero sia Fergie e non qualcun altro." Borbotto e singhiozzo quando mi tocca alzarmi per farla entrare. Non smetterebbe di piangere finché non la farei entrare. Piccola rompiscatole… afferro una maglietta e un paio di pantaloncini e, non appena la porta si apre di qualche centimetro, Fergie schizza dentro la stanza e aspetta impazientemente che Brittany la faccia salire sul letto.

"Siamo così cattive, vero? Ti abbiamo lasciata fuori tutta sola!" Dice Brittany con voce da bimba, coccolando Fergie come un peluche. "Ma sai una cosa?…"

Ritorno a letto, sedendomi di fianco alle gambe scoperte di Brittany. Il suo corpo nudo è coperto, per la maggior parte, dalle lenzuola e i suoi capelli sono un disastro.

"Ora che io e la tua mamma  abbiamo fatto pace potrei essere qui molto più spesso… e allora ti coccolerò tuuuutta la notte. Affare fatto?" Chiede Brittany a Fergie, ma io so che sta parlando anche con me.

"Affare fatto" Sussurro e Brittany sorride luminosamente quando solleva lo sguardo. Allarga le braccia per permettermi di unirmi alla loro piccola sessione di coccole, così mi sdraio con loro, guadagnando qualche dolce bacio da Brittany e qualche non dolce ma bagnato bacio da Fergie.

"Quando è stata l’ultima volta che le hai fatto fare una passeggiata bella lunga?" Chiede Brittany dopo un po’.

"Uhm stamattina prima dell’ora di Spagnolo. Perché?"

"Perché avrei proprio voglia di fare due passi."

"Ma è quasi mezzanotte"

"E allora? E’ estate, no? Dai, sarà divertente. Io adoro camminare fuori quando è già buio ma fa ancora caldo. Sono sicura che anche Fergie apprezzerebbe e poi potremmo portarci delle patatine o qualcosa per fare lo spuntino di mezzanotte."

Sorrido all’idea di Brittany che, in realtà, mi sembra piuttosto buona.

"Tutto per le mie due ragazze preferite…" Mormoro baciando velocemente le labbra di Brittany. "Allora vestiti. Oppure vuoi uscire così?" Dico indicando il seno scoperto di Brittany, mentre lei si alza e mi fa la linguaccia.

"Se vuoi puoi prendere un paio di pantaloni e una maglietta. Intanto io prendo qualcosa da mangiare. Ci vediamo davanti alla porta tra cinque minuti?" Propongo e Brittany annuisce con un sorriso.

"Certo"





 






"Sei spaventata?"

"No"

"Sembri un po’ nervosa. Non ti preoccupare San. Abbiamo Fergie che si prende cura di tutte e due."

"Credo che Fergie sia quella più impaurita. Non esce mai quando è buio, perché sai quanto sia facile farla spaventare."

"Già… hey cos’hai ancora da mangiare?"

Lascio andare la mano di Brittany per poter aprire la borsa che ho preparato e le mostro il contenuto.

"Ci sono arachidi, marshmallows, albicocche, un chupa-chups…"

"Prendo un marshmallow." Gliene passo uno prima di mangiarne uno anch’io.

"Oh, prima che mi dimentichi" Esordisce Brittany leccandosi lo zucchero da un dito. "Io e te abbiamo un appuntamento con Sam e Rachel. Nel senso che abbiamo un’uscita a quattro."

Mi fermo improvvisamente, quasi strangolando Fergie. Poi afferro il polso di Brittany per farla voltare.

"Abbiamo cosa?" Le chiedo ingoiando il mio marshmallow.

"Sì, lui ha pensato che sarebbe divertente perché io e te non dovremmo nascondere la nostra relazione, visto che entrambi ne sono a conoscenza."

"Ma…" Chiudo gli occhi per un minuto, poi sorrido comprensivamente a Brittany. "Britt, io non voglio nascondere la nostra relazione da nessuno. Voglio che tutti i nostri amici lo sappiano. Lo so che abbiamo deciso di fare con calma, ma spesso mi chiedo: perché? Se tu sei pronta io sarei felicissima di dirlo a tutti."

Brittany mi si avvicina fino a far sfiorare i nostri corpi, prendendo il mio viso tra le sue mani. Per un secondo mi preoccupo che possa ripetersi quello che è successo otto mesi fa. Ma poi lei sorride.
"Sono più che pronta, Santana. Mi piacerebbe dirlo ai nostri amici e farti conoscere la mia famiglia."

"Anche a me…" Mormoro, posando la mia fronte contro la sua. "Ma non sono sicura che l’uscita a quattro sia una buona idea. Cioè, pensaci." Mi allontano, guardandola seriamente. "Se quei due avessero mai un figlio, quel povero bambino nascerebbe con una bocca enorme! Sarebbe pericoloso uscire con loro, perché cosa succederebbe se il bambino fosse stanco e sbadigliasse? Per sbaglio ti potrebbe ingurgitare interamente!"

Brittany socchiude gli occhi, poi scoppia a ridere. Allaccia le braccia intorno al mio collo e tutta la parte superiore del suo corpo viene scossa dalle risate.

"Sei divertente…" Mormora baciandomi la guancia. "Capisco la tua preoccupazione – potrebbe essere veramente una cosa rischiosa. Ma Sam è il mio migliore amico…  e Rachel non è così irritante, no? Veramente sono io che adesso cerco di farla sembrare meglio di come sia. Certe volte è brutalmente irritante. Ma potrebbe comunque essere divertente, non credi?"

Sulle mie labbra si forma un sorriso non appena scorgo il broncio di Brittany.

"In realtà Sam è abbastanza a posto." Ammetto. Poi riprendiamo a camminare mano nella mano. "Forse dovremmo dargli una possibilità. Ma sono sicura che si tinga i capelli."

Brittany piega la testa da un lato e sembra pensarci su.

"Credi davvero? All’inizio l’ho pensato anch’io, ma ora lo conosco piuttosto bene e lui giura che siano naturali."

"Sì certo, naturali. Io non credo a una parola di quello che esce dalla sua gigante bocca."

"Ora sei cattiva. Le sue labbra saranno anche un po’grandi..."

"Grandi? Sono sicura che i bambini le scambino sempre per giganteschi bruchi-"

Brittany mi zittisce con un soffice bacio e io mi dimentico immediatamente di capelli tinti e uscite a quattro. Queste sono le uniche labbra che mi interessino…
 

 

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