Il cuore fra le nuvole e il sole di PULLA68 (/viewuser.php?uid=133027)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Introduzione ***
Capitolo 2: *** Prologo de Il cuore fra le nuvole e il sole ***
Capitolo 3: *** Una guardia indecisa ***
Capitolo 4: *** Le nuvole si addensano ***
Capitolo 5: *** Il morso di Rebecca ***
Capitolo 6: *** Il legame spezzato ***
Capitolo 7: *** Il mio amico lupo ***
Capitolo 8: *** Addio Nessi ***
Capitolo 9: *** Una festa pericolosa ***
Capitolo 10: *** Il gran giorno ***
Capitolo 11: *** E' giunta l'ora ***
Capitolo 12: *** Adii ***
Capitolo 13: *** Un capitano delle guardie ***
Capitolo 14: *** Incontri ***
Capitolo 15: *** Un potere imbarazzante ***
Capitolo 16: *** Iniziano i problemi ***
Capitolo 17: *** Malik ***
Capitolo 18: *** L'istinto del vampiro ***
Capitolo 19: *** Chiarimenti ***
Capitolo 20: *** In cerca di risposte ***
Capitolo 21: *** Si avvicina la tempesta ***
Capitolo 22: *** La voglia di lottare ***
Capitolo 23: *** Un destino inevitabile ***
Capitolo 24: *** L'ultimo atto ***
Capitolo 25: *** La decisione di Edward ***
Capitolo 26: *** La goccia che fa traboccare il vaso ***
Capitolo 27: *** La fine di Volterra ***
Capitolo 28: *** Una nuova speranza?? ***
Capitolo 29: *** Decisioni e strategie ***
Capitolo 30: *** Le decisioni di Bella ***
Capitolo 31: *** L'inizio della fine ***
Capitolo 32: *** La Battaglia ***
Capitolo 33: *** La resa dei conti ***
Capitolo 34: *** La saggezza di Carlisle ***
Capitolo 35: *** Il sole e la luna ***
Capitolo 36: *** Un altro addio ***
Capitolo 37: *** Ritorno a Volterra ***
Capitolo 38: *** La richiesta di Marcus ***
Capitolo 39: *** Una decisione difficile ***
Capitolo 40: *** Edward Cullen Capitano di Volterra ***
Capitolo 41: *** Il luogo segreto ***
Capitolo 42: *** Una notizia inaspettata ***
Capitolo 43: *** Un nuovo giuramento d'amore ***
Capitolo 44: *** Ritorno a casa ***
Capitolo 45: *** Una nuova famiglia ***
Capitolo 46: *** Epilogo del cuore ***
Capitolo 47: *** Backstage - il cuore fra le nuvole e il sole ***
Capitolo 1 *** Introduzione ***
IL
CUORE FRA LE NUVOLE E IL SOLE
CI
SIAMO !!!!!!
Finalmente
dopo una lunga attesa ecco a voi la terza e ultima parte della
Trilogia delle Nuvole.
Dopo
“Il
Sole dietro le Nuvole” e
“Le Nuvole di Volterra”
arriva
la FF conclusiva, l'ultimo atto della mia storia che come al solito
è già finita e pronta...
“Il
Cuore fra le Nuvole e il Sole ”.
Per
chi non avesse letto le precedenti FF temo sarà arduo
riuscire a
capire cosa stia succedendo ed apprezzare il percorso evolutivo dei
personaggi e di quello che li circonda, malgrado il prologo sia un
breve riassunto della situazione.
Vi
invito pertanto a leggerle prima di affrontare questa storia in
quanto non sono lunghissime e pare che volino veloci …
altrimenti se volete provare chiedetemi pure liberamente se ci fosse
qualche
punto oscuro che non capite durante la storia.
Vi aspetto numerose
e pronte a tutto... perché, come al solito,
succederà di tutto e la tensione sarà la vostra
compagna di viaggio
come per i precedenti racconti ...
Trama.
Ecco
la conclusione della Trilogia delle Nuvole.
Dopo
“Il Sole dietro alle Nuvole” e “Le nuvole
di Volterra” ecco
la terza e ultima FF che è iniziata con il rapimento del
nostro
amatissimo Edward.
Lo
abbiamo lasciato a casa, incerto e insicuro a combattere contro se
stesso.
Adesso
però è il momento di scegliere e di capire chi
vuole essere....
Sceglierà
il Sole di casa Cullen e l'amore di Bella o le Nuvole di Volterra e
l'amore di Rebecca??
Sceglierà
di essere uomo o vampiro??
E
che ne sarà della sua famiglia e di Bella?? Combatteranno
ancora per
lui o lo lasceranno libero di scegliere il proprio destino??
E
infine riuscirà Aro a completare il suo piano e ad avere
tutti i
Cullen ai suoi ordini ??
Decisioni.....decisioni.....decisioni.........
e
la breve anteprima con cui avevo preso congedo.
Lei
si voltò e fissati prima me e poi Carlisle
mormorò “Se lei
mette piede in questa casa, Aro avrà vinto la sua battaglia
e noi
tutti finiremo nelle Guardie, ed io ...ti ucciderò Edward
Cullen”
ringhiò girandosi e sparendo dalla nostra vista.
E
giusto per ripartire subito posterò di seguito subito il
prologo...
un pov Edward nel quale capiremo cosa sta girando nella sua testolina
contorta e nel suo cuore.
E
munitevi nel frattempo di padelle, pomodori oltreché di
fazzoletti, senza dimenticare un ripassino di tutti gli insulti che
conoscete ...
Perché
ciò che vi aspetta è nulla di ciò che
immaginate (spero) … ed io
preparo le valigie...
E
ricordatevi non demordete, anche se all'inizio vi arrabbierete con me
e con Edward , abbiate fede... hihihi
A
presto mie adorate, pazienti , intrepide e soprattutto coraggiose
lettrici e per la pazienza che avete dimostrato nell'avermi seguito
fin qua …Vi lascio una sorpresina … un pensiero
spin-off che
ho anche postato in chiusura delle Nuvole.
Rabbrividendo
mi chiusi la mantella sulle spalle , simbolo della mia appartenenza
alle Guardie Reali di Volterra.
Fra poco
avrei scoperto qual' era il mio destino. Avrei affrontato la punizione
a testa alta qualsiasi essa fosse, qualsiasi cosa loro avessero deciso
di farmi.
Avevo
agito sicura dei miei sentimenti ed ero pronta ad affrontare tutto...
anche la morte... ma non quello che il futuro mi stava per
riservare...perché se lo avessi saputo forse avrei agito
diversamente risparmiando tanto dolore ad entrambi...
“Rebecca...
sei pronta? ” mi chiese Demetri affacciatosi alla porta della
mia stanza nella quale ero rinchiusa da giorni in attesa del loro
giudizio. Io annui e lo guardai mentre abbassava gli occhi per non
incrociare il mio sguardo.
Lui aveva
già pagato duramente per l'amicizia che aveva dimostrato
verso Edward ed ora toccava a me.
Aro non ci
aveva infatti perdonato la nostra disobbedienza e sapevo che con me non
sarebbe stato altrettanto clemente.
Lo avevo
deluso... si era fidato ed io lo avevo tradito.
Un brivido
di paura mi scese lungo la schiena, e con determinazione ingoiai a
vuoto il veleno che aveva invaso la mia bocca.
Avrei
affrontato la punizione a testa alta come una Guardia mi dissi sperando
di essere abbastanza forte.
Alzando il
mento, per mostrare una sicurezza che non avevo, mi avviai con passo
deciso verso la Sala del Trono, con la consapevolezza di non poter
sfuggire al mio destino.
Quando gli
passai vicino, Demetri, con un gesto repentino, mi strinse per un
braccio costringendomi a fermarmi e a guardarlo negli occhi
“Hai la comprensione e la stima di tutte le
Guardie… oltreché la mia.”
mormorò con un filo di voce scrutandomi con i suoi occhi
rossi... e quello che vi lessi mi spaventò a morte ...
Vi
aspetto datemi solo il tempo di postare.... il prologo!!!
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Capitolo 2 *** Prologo de Il cuore fra le nuvole e il sole ***
Giuro
fedeltà al clan dei Volturi
Giuro
di rispettare le sue leggi, di obbedire agli ordini e di proteggere i
suoi membri.
M'impegno
a far rispettare le leggi dei vampiri, a proteggere la mia razza in
ogni parte del mondo, anche a costo della mia stessa vita.
Lego
la mia immortalità a voi e vi chiedo miei signori Aro, Caius
e
Marcus di accettarmi quale membro della Guardia Reale.
Prologo
Edward
Sedici
anni fa Aro con
un sotterfugio mi aveva costretto a giurare fedeltà alle
Guardie di
Volterra.
La
mia famiglia era
riuscita ad ottenere solo la mia parziale libertà.
Ogni
quindici anni dovevo infatti fare ritorno in Italia e restarci per tre
mesi.
E
quando era giunto il
momento, allo scoccare del quindicesimo anno, avevo ubbidito mantenendo
fede all'accordo preso e mi ero recato a Volterra mettendomi al suo
servizio.
Là
Aro mi aveva fatto
legare a Rebecca, una simbionte.
Il
legame avvenuto
attraverso il morso di quella bella vampira aveva fatto si che lei
cambiasse il suo aspetto rendendolo simile al mio.
Avevo
fin da subito
capito quanto forte fosse il potere che esercitava su di me.
Non
potevo infatti
allontanarmi da lei più di cinque o sei metri senza sentirmi
male
fisicamente. Inoltre lei non solo non parlava ed era schermata contro
qualsiasi potere, anche il mio, ma percepiva il mio stato d'animo e
poteva intervenire per lenire le mie sofferenze sia mentali che
fisiche assorbendole dentro di lei.
Quando
ero rimasto ferito
nella battaglia che aveva visto Guardie contro Licantropi lei non
solo mi aveva salvato recuperando il veleno necessario dal licantropo
che mi aveva morso, ma mi aveva baciato per assorbire il dolore. Quel
gesto, frainteso dalla mia famiglia, aveva rischiato di farmi
perdere l'amore della mia Bella convinta che Rebecca fosse diventata
la mia amante.
Purtroppo
Volterra ed Aro
mi avevano cambiato profondamente.
Ero
infatti diventato un
vero vampiro e un assassino con gli occhi rossi.
Per
permettermi di
combattere contro i licantropi avevo ricevuto l'addestramento delle
Guardie imparando a combattere ed uccidere e il risultato era che ero
diventato a tutti gli effetti uno di loro.
Il
mostro dentro di me
era stato risvegliato ed era forte e potente, bramoso di sangue umano
ma soprattutto capace di prendere il sopravvento sul Edward
appartenente alla famiglia Cullen.
Quando
ero tornato a
casa, al termine dei tre mesi e grazie all'intervento di Nessi, avevo
combattuto contro me stesso a lungo per riuscire a imbrigliare
nuovamente il mio istinto ed alimentarmi solo con il sangue animale.
Era
stato un processo
lento e faticoso che avevo superato solo con l'aiuto e l'amore della
mia famiglia e con il sacrificio di non vedere Nessi e Jacob per
diverso tempo.
Avevo
ingannato tutti o
almeno ne ero convinto.
La
mia famiglia e la mia
Bella pensavano che passata la bramosia di sangue umano, tutti i miei
problemi fossero risolti. Che il vampiro dentro di me fosse ormai
sconfitto e legato saldamente da quelle catene che lui aveva
distrutto a Volterra.
Ma
in cuor mio sapevo che
non era vero.
Avevo
paura di quello che
ero diventato, paura che la Guardia prendesse il sopravvento.
Evitavo
così qualsiasi
atteggiamento pericoloso e qualsiasi lotta con i miei fratelli.
Potevo
essere letale.
Avevo
imparato ad
uccidere senza pietà e non volevo correre il rischio di far
loro del
male per errore se il vampiro dentro di me si fosse risvegliato in
tutta la sua potenza prendendo il controllo del mio corpo e della mia
mente.
Mi
sentivo fragile, e
l'autocontrollo era diventato per me una sfida costante ed
estenuante.
Anche
con Bella il mio
rapporto era cambiato.
L'amavo
in una maniera
disperata, quasi ossessiva.
Avevo
bisogno di lei e
del suo contatto fisico.
Quando
lei non era vicino
a me, sentivo il panico strisciare e bussare nella mia testa mentre
s'impadroniva lentamente di me, e la mia mente volava a
Volterra a quei giorni in cui avevo Rebecca sempre al mio fianco,
sempre vicina pronta ad aiutarmi e sostenermi.
Rebecca....
La
cicatrice che mi aveva
lasciato quando mi aveva morso la seconda volta per liberarmi dal suo
potere continuava a bruciare così come il mio animo si
agitava
inquieto al suo ricordo.
Cosa
avevo realmente
provato per lei?
Non
riuscivo a capire a
fare chiarezza nei miei sentimenti.
Era
stata la mia catena e la mia compagnia. La mia prigione e il mio scudo.
Quante
volte mi aveva
protetto, accudito ed aiutato?
Troppe.
Avevo
instaurato un
rapporto di dipendenza fisica e mentale che avrebbe dovuto
sciogliersi quando mi aveva liberato dal suo potere mordendomi
nuovamente.
Ma
così non era stato.
Un
qualcosa ancora si
agitava inquieto dentro di me.
Un
fantasma che ogni
tanto si affacciava nella mia mente con prepotenza.
“Ricordati
di me” mi
aveva chiesto ed io quando nessuno mi guardava mi perdevo nel suo
ricordo.
Solo
la vicinanza di
Bella m'impediva di andarla a cercare, il suo amore infinito e
profondo mi urlava che avrei dovuto dimenticare... ma non ci
riuscivo.
E
mi dibattevo confuso e
incerto, spaventato da quello che ero diventato e che non riuscivo
più ad essere... convinto di essere riuscito a nascondere a
tutti
il mio turbamento.
A
tutti ma non hai miei
genitori che si erano accorti che qualcosa non funzionava come
doveva e che mi aiutavano con discrezione, allo scuro di quello che
in realtà mi succedeva, sperando che il tempo guarisse anche
le
ferite del mio animo.
Ma
più il tempo passava
più stavo capendo che Aro aveva ragione.
Quando
ero andato via mi aveva detto:
“Sia come vuoi
allora, Edward. Vai... ma se non sarai accettato, se ti sentirai fuori
posto... torna pure da noi. Questa in fondo è la tua casa,
l'unica casa che possa avere un vero vampiro”.
Ovviamente
la mia famiglia mi aveva accettato e mi aveva aiutato nella mia
battaglia, ma non era stato sufficente ed io più il tempo
passava più mi sentivo un estraneo fra loro.
Ero rimasto una
Guardia, una Guardia inquieta e preoccupata, confusa persino sui suoi
sentimenti.
E cosi dopo sei mesi dal
mio ritorno a casa presi una decisione che avrebbe turbato la mia
famiglia e forse rovinato per sempre la mia vita.
Ma
lo ritenevo giusto e
non potevo tirarmi indietro.
Dovevo
chiarirmi e
capire... dovevo andare a Volterra per rivedere Rebecca e se
possibile portarla via da lì.
Forse
solo così avrei
finalmente ritrovato la mia pace, forse solo così sarei
riuscito ad
imprigionare la Guardia una volta per tutte.
Preoccupato
dalle
conseguenze e intimorito dalla risposta che avrei ricevuto raccolsi
tutto il mio coraggio e affrontai mio padre da solo, nello studio.
“Carlisle, te la
sentiresti di adottare un'altra figlia?” chiesi con un filo
di
voce.
Per
un attimo pensai che
sarebbe caduto dalla sedia. Probabilmente si aspettava di tutto da
me, ma non certo questo. I suoi pensieri iniziarono a vorticare
furiosamente, incapace di capire a chi mi stessi riferendo.
“Chi?”
chiese alla
fine cercando di riordinare le mille domande che gli assiepavano i
pensieri.
“Rebecca”
risposi
imbarazzato.
Lo
vidi aprire la bocca e
poi richiuderla, riaprirla, scuotere la testa e portarsi le mani sul
viso a lisciare le rughe della fronte che non aveva.
Poi
sospirò e scosse la
testa appoggiandosi alla poltrona
“Ecco
cosa ti sta
tormentando.” asserì alla fine.
Io
mi limitai ad annuire
portandomi la mano sulla sua cicatrice. Un tic e un abitudine che mi
seguivano da quando ero tornato a casa. Un gesto che facevo quando
qualcosa mi preoccupava, come se il contatto con quel morso avesse
potuto infondermi sicurezza.
“Sei
sicuro di quello
che vuoi? Ne hai già parlato con Bella?” mi chiese
scrutandomi
attentamente, cercando di leggere il mio cuore.
“Si
e no. Sono sicuro
che sia la cosa giusta ma prima di parlarne con Bella, volevo sentire
cosa ne pensavi tu.” risposi sedendomi di fronte a lui e
torcendomi
le mani nervosamente alla ricerca di qualcosa a cui aggrapparmi prima
di sprofondare in quella sensazione di panico che sentivo stava
iniziando a farsi strada dentro di me sempre più violenta
per la
lontananza dalla mia Bella.
Lui
scosse la testa,
potevo sentire i suoi pensieri vorticare furiosamente, incoerenti e
confusi.
Mai
prima d'ora avevo
sentito un turbamento così profondo in lui.
Mai
avevo sentito una
così forte riluttanza impadronirsi di lui.
Lo
avevo sempre visto
forte e sicuro pronto ad aiutarmi senza se ne ma.
Eppure
stavolta potevo
sentire la sua indecisione, la sua paura agitarsi inquiete insieme al
profondo desiderio di aiutarmi.
“Non
so Edward... Non
so cosa risponderti... Devo pensarci... Sai bene che la mia
preoccupazione è sempre rivolta alla famiglia e quello che
mi chiedi
potrebbe avere conseguenze pesanti per tutti. E sono convinto,
inoltre, che sia giusto che prima tu ne parli con Bella. Ha
sofferto troppo a causa sua. E non sarebbe giusto da parte mia
forzarla in qualche modo o prendere una decisione senza prima avere
sentito il suo parere.”
Lo
guardai preoccupato.
Avevo
sperato che in
qualche modo mi aiutasse ad affrontare Bella. Mi ero sempre
appoggiato a lui e speravo che potesse aiutarmi in quel compito
così
difficile.
Sarebbe
stato per me più
semplice parlarne con Bella se lui mi avesse già dato il suo
consenso.
Lo
vidi sospirare in
risposta al panico che doveva essere evidente sul mio viso.
“Mi
spiace figliolo. Ma non intendo prendere l'idea in considerazione se
prima lei non dà
il suo benestare. Non me la sento di ferirla ulteriormente. Bella
potrebbe prenderla male e non credo che il sapere che tu ne abbia
discusso prima con me, aiuterebbe la situazione.” poi si
fermò un
attimo mi scrutò e mi chiese “Perché
Edward? … Non capisco”
Gli
sorrisi e scossi la
testa. Non lo sapevo neanch'io, non riuscivo a chiarirmi... a
capirmi. Sapevo solo che mi mancava. Ma quale fosse il sentimento che
mi spingeva verso di lei, quello era ancora un mistero per me.
Ed
ero sicuro che sarei
riuscito a capirlo solo incontrandola nuovamente, solo se avessi
avuto il coraggio di abbandonare la mia famiglia e di tornare a
Volterra.
Avrei
trovato la pace
solo se avessi avuto il coraggio di affrontare le mie paure... tutte
le mie paure, anche quella di baciarla nuovamente.
Demoralizzato
mi alzai e
feci per andarmene. Non ero arrabbiato o offeso. Solo non sapevo cosa
rispondergli.
“Edward...”
mi
chiamò mio padre preoccupato dal mio silenzio ma non ebbe il
tempo
di finire la frase.
Alice
era entrata nello
studio di corsa.
“Ma
sei impazzito!”
Mi apostrofò sbattendomi contro lo stipite della porta.
“Vuoi
distruggere la famiglia?” sibilò mentre un
profondo ringhio le
usciva dalle labbra arricciate sui denti a pochi centimetri dal mio
collo.
Jasper
che la seguiva da
vicino la bloccò. “Calma!! Alice che
succede?” chiese.
Lei
si voltò e fissati
prima me e poi Carlisle mormorò “Se lei
mette piede in
questa casa, Aro avrà vinto la sua battaglia e noi tutti
finiremo
nelle Guardie, ed io... ti ucciderò Edward Cullen”
ringhiò
girandosi e sparendo dalla nostra vista.
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Capitolo 3 *** Una guardia indecisa ***
Ciao a
tutte ed eccomi con il primo capitolo. Immagino e spero siate
curiose e quindi vi auguro solo buona lettura.
Ci risentiamo Martedì.
Infatti come per l'altra FF ("Il destino di una famiglia" se
non l'avete ancora letta e vi piace il mio modo di scrivere venite a
trovarmi!) posterò il Martedì e il
Venerdì.
Saluti a tutte
Capitolo
1 Una Guardia indecisa
Edward
Rimasi
fermo sulla soglia
dello studio di Carlisle e lentamente girai la testa per fissarlo.
Dovetti ingoiare il veleno e ricorrere a tutto l'autocontrollo che
possedevo per non rincorrere Alice con l'intento di ucciderla.
Era
pericoloso
stuzzicarmi e la Guardia dentro di me smaniava alla ricerca della sua
vendetta.
A
farne le spese fu lo
stipite della porta a cui mi attaccai e che andò in frantumi
sotto
le mie mani. Meglio quello che il collo di mia sorella.
Lui
in piedi mi guardava.
Guardava lo stipite in frantumi e guardava la porta dalla quale era
sparita Alice seguita da Jasper che provava a calmarla.
“Ecco
di cosa ho paura
Edward. ” mormorò guardandomi con gli occhi
carichi di tristezza.
Io
annui e mi voltai
allontanandomi di corsa nel corridoio.
Senza
una parola uscii di
casa e mi andai ad arrampicare sulla grande quercia che sovrastava il
giardino della grande Villa nelle Ardenne dove eravamo rimasti.
Avevo
bisogno di
riflettere, di capire e di rinchiudere saldamente il mostro che stava
smaniando.
Ero
pericoloso, al limite
del controllo, ma dovevo trovare la forza di stare da solo.
La
mancanza di Bella mi
bruciava come un ferro.
Non
ero più stato capace
di allontanarmi da lei più di qualche metro e adesso mi
sentivo male
come se mi avessero strappato il cuore dal petto. Ma avevo bisogno
di stare da solo, dovevo riprendere il controllo e volevo pensare.
Sapevo
perfettamente il
rischio che avrebbe corso tutta la mia famiglia, ma sapevo anche che
non potevo girare la testa. Non potevo abbandonare Rebecca al suo
destino, forse aveva bisogno di me, ed io senza dubbio avevo bisogno
di lei.
Cosa
fare dunque?
La
testa mi girava,
mentre dentro di me si stava svolgendo una battaglia pesantissima.
Mi
raggomitolai
stringendomi le ginocchia con le braccia. Posai la testa su di esse e
chiusi gli occhi cercando di dominare l'ansia che mi avvolgeva. Presi
un forte respiro e provai a liberare la mente. Dovevo riuscire a
pensare con lucidità.
Mio
padre mi aveva
chiesto di parlarne con Bella, ma lei avrebbe capito?
Come
uscire da quella
situazione? Non lo sapevo.
Non
me la sentivo di
raccontare le cose come stavano, non volevo ferirla... ma non potevo
neanche dirle una bugia.
Non
potevo dirle che
amavo lei ma che forse amavo e avevo bisogno anche di Rebecca.
A
rompere i miei pensieri
fu un grido proveniente da sotto “Edward, scendi, ti devo
parlare!”
la
voce di Bella non
prometteva niente di buono.
Alice
doveva averle
parlato.
Riusciva
mai a stare
zitta mia sorella, ma perché doveva sempre complicare le
cose?
Veloce
mi lasciai
scivolare a terra, ricadendo agilmente ai suoi piedi.
Lei
mi squadrò severa.
“Cosa
stavi facendo
lassù Edward? Siamo già in ritardo, dobbiamo
accompagnare Nessi e
Jacob a ritirare le partecipazioni per il matrimonio. Non ti
ricordi?” mi rimproverò con il sorriso sulle
labbra.
La
guardai sorpreso.
Avevo calunniato Alice.
Mi
affrettai ad
abbracciarla tirando un sospiro di sollievo. Chiusi gli occhi e
aspirai il suo profumo, strofinando il naso contro i suoi capelli,
poi tirai su la testa e le diedi un bacetto in fronte
“Scusa”
mormorai sorridendole felice di quel contatto che tanto mi era
mancato. Le mi guardò e mi sorrise a sua volta posando le
sue
labbra sulle mie e iniziando un dolce e lento bacio.
Adesso
mi sentivo
completo e sicuro.
Mi
sarei potuto
dimenticare del mondo che ci circondava, di Rebecca, di Volterra e di
tutti i miei problemi. Quando ero con lei, quando l'avevo vicina la
mia mente trovava la pace… ma un colpetto di tosse
interruppe le
nostre effusioni.
Mi
voltai attirato dal
profumo di Alice incenerendola con lo sguardo per aver interrotto
quel momento di pace.
Lei
mi stava fissando
silenziosa ed enigmatica “ La tua idea è
pura follia. Non puoi
farlo Edward, non puoi sconvolgere lei e la nostra famiglia. Non
voglio finire a Volterra, non voglio diventare una Guardia agli
ordini di Aro”
Abbassai
gli occhi addolorato e annui “Non finirà
così Alice” la
tranquillizzai, non sapevo ancora come, ma avrei studiato qualcosa.
“Non
finirà così, cosa? Edward?” mi chiese
Bella inclinando la testa
e tendendo le labbra chiaramente irritata dall'essere stata esclusa
da quella discussione silenziosa con mia sorella.
“Niente
di preoccupante” le dissi dandole un bacetto in fronte e
pregando
in cuor mio che Alice mi tenesse il sacco.
Sapevo
mentire bene, e ancora una volta me ne approfittai. Non era certo
quello il momento di parlare di certe cose.
Mia
sorella sbuffò. “A dopo ragazzi” ci
salutò “Non puoi
continuare a mentirle. E devi spiegarle la tua decisione e le sue
conseguenze. Ti do tempo fino a stasera poi... le parlerò
io”
mi intimò mentalmente.
Strinsi
gli occhi e abbassai appena la testa, eravamo diventati esperti in
discussioni silenziose.
Bella
mi guardò inclinando la testa, aveva capito che c'era
qualcosa di
strano ma contrariamente a quanto mi aspettassi lasciò
cadere il
discorso, limitandosi a tirarmi verso la Volvo che ci aspettava.
La
segui con gli occhi bassi sentendomi ancora una volta un verme mentre
mi domandavo come uscire dal vicolo cieco in cui mi stavo infilando.
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Capitolo 4 *** Le nuvole si addensano ***
Ciao
eccomi qua con un nuovo capitolo. Spero che vi piaccia.
Buona lettura.
Capitolo 2 - Le Nuvole
di addensano
Edward
E
già il matrimonio!!
Non
avevo più scuse per
rinviarlo.
Jacob
si era laureato e adesso che avevo ripreso in apparenza il mio
controllo non c'erano
più impedimenti.
Salimmo
sulla Volvo ed io
mi misi al volante.
Tenevo
gli occhi sulla
strada per evitare di guardare lo specchietto retrovisore nel quale
avrei visto i due colombi sbaciucchiarsi indifferenti alla nostra
presenza.
Quando
sentii un “Ahia”
di Renesmee un sordo ringhio iniziò a uscirmi dal petto
subito messo
a tacere da una carezza di Bella sulla mia guancia. Il suo scudo si
alzò “Edward. Stai calmo, non stanno
facendo nulla di male ...
niente di peggio di quello che facevi tu” mi
trasmise
ridacchiando e coprendo con la sua mano la mia posata sul cambio .
Le
sorrisi e cercai di
pensare a come dirle della mia decisione. Era il modo migliore per
escludere i pensieri urlanti dei due fidanzati.
Arrivammo
e tutta felice
la mia piccola Nessi ci portò nel negozio per farci vedere
le
partecipazioni che aveva scelto con entrambe le mie sorelle.
Bella
non le aveva ancora
viste proprio come me.
Lei
che non aveva voluto
sapere nulla del suo matrimonio aveva dato carta libera alla piccola
Nessi, che invece si era trovata ad accettare suo malgrado l'aiuto
sia di Rosalie che di Alice.
Non
so come facesse il
povero Jacob a subire la tortura di entrambe le mie sorelle, che
stavano impazzando ad organizzare quello che nelle loro menti sarebbe
stato il matrimonio del secolo.
Io
da parte mia, cercavo
di non pensarci.
Non
riuscivo ancora a
digerire l'inevitabilità della cosa e malgrado Jacob si
fosse
rivelato un vero amico ed un alleato fedele era per me difficile
immaginarlo essere il marito della mia bambina. Di quella ragazza che
era mia figlia malgrado all'apparenza potessimo passare per fratelli.
Ero
geloso e non era un
mistero.
L'amore
che provavo per
Nessi era ampiamente ricambiato da lei ma il modo in cui sorrideva a
Jacob apparteneva solo a lui.
Si
sarebbero sposati fra
due mesi esatti il 2 Dicembre quando la neve avrebbe ricoperto tutto
e le giornate corte ci avrebbero dato la possibilità di
muoverci
senza timori in giardino.
A
parte la mia famiglia
al gran completo sarebbero stati presenti molti altri invitati.
Alice
aveva stilato una
lista che sembrava non finire mai.
Sarebbero
stato presente
tutto il Clan di Denali, Zafrina con le sue sorelle ed anche
Benjamin e Tia. Anche tutto il branco avrebbe partecipato oltre agli
amici umani che i novelli sposini si erano fatti in questi lunghi
anni. Senza contare il povero Charlie che aveva accettato tutto senza
più chiedere nulla.
Renee
non sarebbe venuta,
quel giorno per combinazione avrebbe
avuto la febbre.
Per
tutto il giorno Nessi
ci trascinò per negozi felice di poter condividere con i
suoi
genitori le sue scelte e solo nel tardo pomeriggio tornammo a casa.
Quando
posteggiai e scesi
dalla macchina presi Bella per mano e mi avviai verso la sala della
grande casa.
“Bella
puoi venire un
attimo?” la chiamò Rosalie “Voglio farti
vedere il vestito che
ho scelto per il matrimonio”.
Lei
sbuffo appena e
sorridendomi lasciò la mia mano per salire al piano di sopra
incontro a mia sorella.
Rimasi
fermo nel centro
della sala, senza levare gli occhi dal mio amore, in preda a quel
senso di vuoto che mi colpiva quando lei si allontanava da me.
Alice
si avvicinò
velocissima e mi prese per un braccio dandomi così
quell'appiglio
che mi era mancato.
I
suoi occhi erano tristi
mentre mi guardava con un sorrisino appena accennato “Tutto
bene?”
mi chiese ansiosa “Vi sono piaciute le nostre
scelte?”
La
guardai e sentii nei
suoi pensieri che aveva capito “Tranquillo Edward,
adesso torna.
Se vuoi posso chiedere a Jazz di aiutarti”.
Scossi
la testa
imbarazzato, mentre vedevo mia madre avvicinarsi.
Sapevo
che il mio
comportamento era assurdo, che non avrei dovuto reagire
così, ma non
potevo farci nulla, era più forte di me.
Sapere
che Esme e
Carlisle si erano accorti del mio problema era accettabile ma sapere
che anche i miei fratelli ne fossero a conoscenza mi scocciava
parecchio.
“Non
ti agitare
fratellino, sono solo io che ho capito, e se vuoi saperlo l'ho capito
solo oggi quando hai parlato con Carlisle. Gli altri non lo sanno e
nemmeno Bella immagina quello che ti passa per la mente”
mi
tranquillizzò sempre tenendomi stretto per un braccio.
Annui
e mi sporsi a
baciare Esme sulla fronte che era venuta a salutarmi e pronta ad
aiutarmi se Alice mi avesse lasciato andare.
Senza
dirmi nulla Alice
mi prese per mano e si diresse al divano trascinandomi a vedere la
televisione con i miei fratelli. Non credo che le interessasse la
partita di baseball che Emmett e Jasper stavano vedendo, ma lei
rimase li seduta vicino a me con la mano nella mia con estrema
naturalezza.
Vidi
gli occhi di Jasper
guardare le nostre mani e sentii la sua mente registrare quell'atto
come una cosa strana, ma il “fuori campo” della
nazionale lo
distrasse subito.
Per
fortuna Bella scese
presto e come una calamita mi fiondai ad abbracciarla sentendomi
finalmente completo sotto gli occhi sorridenti di Alice ed Esme.
La
serata passò come al
solito giocosa e divertente e quando fu l'ora di ritirarci nelle
nostre stanze i pensieri di Alice penetrarono con forza nella mia
testa “Hai qualcosa da dire a Bella, ricordatelo
Edward”.
Abbassai
la testa
affranto, avevo paura di ferirla, ma Alice aveva ragione, non potevo
rimandare.
E
prendendo Bella per
mano uscii dalla porta dove orecchie indiscrete non ci avrebbero
sentiti.
La
notte era calda e
tiepida malgrado fosse già Settembre. Le stelle brillavano
pulite
nel cielo limpido e la mano di Bella nella mia scaldava il mio
cuore.
Passeggiavamo
silenziosi.
Lei aveva capito che qualcosa non andava, lo doveva aver intuito ma
rimaneva silenziosa, aspettava che io parlassi.
Ed
io, avevo paura.
Sapevo
che era stata
accecata dalla gelosia nei confronti di Rebecca, sapevo che la mia
abilità nel mentirle la rendeva insicura, e mi chiedevo come
avrebbe
reagito.
Non
c'era che un modo per
saperlo.
Parlargli!!!
Mi
fermai e l'abbracciai
stretto iniziando a baciarla con forza e disperazione. Lei
ricambiò
il mio bacio poi si staccò da me e mi fissò con i
suoi occhi caldi
e profondi.
“Non
mi piace quando mi
baci così Edward! Tutte le volte che lo hai fatto sono state
solo
per dirmi addio. Quale è il problema?”
Abbassai
la testa,
disperato. Forse sarebbe stata sul serio l'ultima volta che avrebbe
voluto baciarmi, ma non c'era scampo dovevo parlarle.
“Ho
chiesto a Carlisle
di adottare Rebecca” mormorai senza avere il coraggio di
guardarla
negli occhi, aspettando la sua reazione a quell'affermazione
così
sconvolgente per lei.
Sapevo
che ne era stata
gelosa e sapevo anche che non avrebbe avuto tutti i torti ad esserlo
nuovamente.
Un
silenzio pesantissimo
calò fra noi.
Non
rispose, non mi disse
nulla, non mi urlò contro.
Silenzio,
solo silenzio.
Alzai
la testa e la
guardai negli occhi temendo di vedere il dolore riflesso del suo
cuore ferito.
Lei
mi studiava, stava
pensando. Ma il suo scudo era alzato ed io ero escluso dai suoi
pensieri. Stavo impazzendo per quel silenzio mentale che mi torturava
più che mai e avrei dato entrambe le braccia per capire cosa
le
girava nella testa, ma potevo solo aspettare.
“Perché?”
mi chiese
alla fine guardandomi e ingoiando a vuoto.
“Non
posso abbandonarla
là. Aro la sfrutta, la costringe a legarsi a chiunque decida
e...
lei mi ha aiutato tanto.” Non me la sentivo di dirle tutto.
Non
me la sentivo di
dirle che in qualche modo ero ancora legato a lei.
Lei
mi guardò
chiedendosi, probabilmente, se le stavo dicendo il vero.
“Ti
manca vero?” mi
chiese con un filo di voce “Lei ha preso il tuo
cuore” concluse
con la voce spezzata posando una mano sul mio petto.
“Si,
mi manca. Ma non
nel modo che credi tu. Io sono legato a te, Bella. Ti appartengo. Ma
non posso dimenticarla. Lei è stata parte di me e so che ha
bisogno
di me adesso”
Cercai
di spiegarle. Non
volevo ferirla.
“Ti
amo Edward. Non
posso perderti, ma non sono sicura di poterla accettare…
neanche
come sorella” mi mormorò affranta. “Ma
sono felice che tu me
l'abbia chiesto, anche se tanto farai di testa tua” mormoro
mordendosi le labbra.
Potevo
vedere i suoi
occhi stringersi come per trattenere le lacrime che non sarebbero mai
uscite, e la sua sofferenza scivolare fuori dal suo viso.
“Non
si tratta di
soddisfare un mio capriccio. Si tratta di fare la cosa giusta, di
farmi perdonare per tutto il dolore che le ho inflitto e che
continuerà a subire se resta agli ordini di Aro”
cercai di
spiegarle, di farle comprendere il mio punto di vista.
Lei
annui poi alzò gli
occhi e me li puntò contro “Anche se significa
ferirmi?” mi
chiese senza mollare i miei occhi mentre nei suoi potevo vedere la
speranza brillare.
Non
ebbi il coraggio di
guardarla e mi sottrassi al suo sguardo “Si”
mormorai “perché
sai che lei non potrà essere nulla di più di una
sorella”
affermai con la voce sicura mentre mi stavo chiedendo se fosse la
verità o una menzogna che continuavo a ripetere a me stesso
come a
giustificare quel sentimento che non riuscivo a classificare.
Rimase
in silenzio poi mi
prese entrambe le mani “Cosa ha detto Carlisle, quando glielo
hai chiesto?” mi domandò.
Con
un sospiro le
raccontai tutto quello che era successo compreso la visione di
Alice.
La
vidi aprire la bocca e
portarsi le mani al viso “E malgrado questo vuoi portarla
qua?”
mi chiese preoccupata.
“Non
lo so. Non lo so
più” scossi la testa confuso, non riuscivo a
ragionare, a
decidere. Ero confuso su tutto. Persino sui miei sentimenti.
Lei
mi fece una carezza
sul viso. “Perché non ne riparliamo dopo il
matrimonio. Passeranno
altri due mesi e tu avrai il tempo di chiarirti e magari nel
frattempo avrai modo di ripensare alla tua idea” mi
mormorò.
Annui,
sapevo anche senza
leggerle nei pensieri che sperava di prendere tempo, che io mi
dimenticassi. Ma si sbagliava, ogni giorno di più la mia
coscienza e
il mio rimorso crescevano insieme alla smania di rivederla.
Ma
come potevo
spiegarglielo, come farle capire che non era solo la cicatrice della
spalla che bruciava ma anche quella del mio cuore??
Ma
forse aveva ragione
lei, forse il tempo avrebbe guarito quella ferita. Non potevo
deluderla e ferirla di più di quanto avessi già
fatto.
“Come
vuoi tu.”
mormorai facendole una carezza sul viso sperando che non mi
rifiutasse.
Ma
ancora una volta ebbe
la capacità di stupirmi.
Perché
invece di
allontanarmi mi abbracciò stretto e posò le sue
labbra sulle mie.
“Ti
amo Edward Cullen.
” mormorò baciandomi intensamente.
Restituii
il bacio e mi
scostai leggermente da lei.
“Anch'io...Bella.
Anch'io... ” dissi a testa bassa senza avere il coraggio di
guardarla negli occhi.
Sapevo
di non averle
risposto in maniera diretta, di aver ancora una volta aggirato la
verità.
Non
avevo più avuto il
coraggio di dirle “ti amo”.
Non
era giusto che quelle
due semplici parole uscissero dalle mie labbra e mai più lo
avrei
fatto fino a quando non fossi stato sicuro dei miei sentimenti.
Il
mio cuore era
infatti diviso fra le nuvole di Volterra e il sole della mia
famiglia , così
come nel mio
corpo convivevano a fatica il vampiro e l'umano.
Ma
se riuscivo con molta
difficoltà a imprigionare il mostro dentro di me ancora
assetato di
sangue e morte, il mio cuore era invece completamente alla deriva .
Sapevo di essere ancora innamorato di Bella, di esserle ancora legato
profondamente, avevo bisogno di lei e del suo amore ma dovevo
rivedere Rebecca... dovevo capire quali sentimenti provavo verso di
lei, perché sapevo che non era solo la riconoscenza ad
essersi insinuata nel mio animo.
Jasper
Non
capivo perché Alice
mi avesse voluto trascinare in giardino intimandomi di pensare al suo
corpo nudo.
Era
una tortura.
La
seguivo
silenziosamente, i miei occhi fissi sulle sue forme così
perfette
che non facevano altro che ricordarmi che sarebbe stato meglio andare
in camera da letto.
Mi
stavo concentrando a
pensare come sarebbe stato bello spogliarla e amarla, ma non capivo
bene il perché me lo avesse chiesto.
Intuivo
che altro non era
che un diversivo per tenere Edward lontano dalla mia testa, ma non ne
capivo il motivo e stava diventando una lenta tortura.
Ci
fermammo dietro un
albero e Alice mi abbracciò forte baciandomi sensualmente.
Non
riuscivo quasi a capire più nulla eccitato e inebriato dalla
sua
presenza.
Ma
lei mi mise una mano
sulle labbra e mi sussurrò piano.
“Cosa
senti Jasper?”
La
domanda mi lasciò
sbalordito. Mi concentrai e avvertii subito forte e prepotente il
suo amore per me ma anche la sua ansia.
“Sei
preoccupata
Alice?” le chiesi sempre più confuso.
“Cosa
sta provando
Edward? ” mi chiese baciandomi ancora per impedirsi di
pensare a
lui.
“Amore...”
risposi titubante e stupito dalla sua richiesta mentre sondavo i
sentimenti
di mio fratello negli alberi poco lontano da noi “Un amore
forte e
potente ma anche... disperato” dissi quasi incerto,
“mai lo avevo
sentito così disperatamente innamorato, quasi avesse paura
di
perderla”.
Mi
sorrise scuotendo la
testa scoraggiata e divertita al contempo.
“Si
la ama è vero ma
non ha rinunciato al suo progetto...la visone non è ancora
sparita”
mi spiegò mentre mi trascinava velocemente lontano dove
Edward non
avrebbe potuto sentirci. Poi iniziando a spogliarmi mi
sussurrò “e
noi dovremo trovare il modo di cambiare il futuro”.
Non
ci avevo capito
nulla, ma avrei rimandato le spiegazioni a dopo quando sarei stato
capace di ragionare con lucidità. Adesso non potevo
più resistere
e immerso nell'amore e nel desiderio di Alice mi sdraiai sull'erba
umida del giardino e la feci mia con dolcezza.
|
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Capitolo 5 *** Il morso di Rebecca ***
Ciao
eccomi con il terzo capitolo di questa tormentata storia. E... a tutto
c'è sempre una spiegazione...o quasi.
Baciiii
e grazieeee ♥♥
Capitolo
3 Il morso di Rebecca
Edward
Mancavano
quindici giorni al 2 Dicembre e tutte le donne di casa sembravano
impazzite. Alice alla fine aveva preso il sopravvento e continuava a
dare ordini a tutti.
Io
non ce la facevo più.
Odiavo
quella confusione e più ancora i vari impegni che tenevano
Bella
spesso lontano da me costringendomi a cercare conforto e compagnia
nei miei genitori.
Ma
ancora di più ero angosciato per la mia bambina.
Ero
purtroppo stato consapevole fin dalla sua nascita che questo giorno
sarebbe arrivato presto, ma malgrado questo non riuscivo ad accettare
quello che stava succedendo.
Ero
egoista ed apprensivo in maniera assurda. Sapevo che Jacob non le
avrebbe mai fatto del male, che l'amava profondamente. Ma il mio
istinto di Vampiro si ribellava all'idea che mia figlia finisse in
sposa a un Licantropo.
Se
Bella avesse saputo quello che pensavo mi avrebbe smembrato, ma non
potevo farci nulla. Era più forte di me e l'istinto
risvegliato a
Volterra, mi costringeva ad un autocontrollo ancora maggiore.
Uscii
in giardino. Bella era fuori con tutte le donne di famiglia e i miei
fratelli erano andati a caccia approfittando dell'ennesima giornata
nuvolosa.
Il
senso di panico si stava ingigantendo in maniera tremenda e quando
sentii la mano di mio padre sulla mia spalla tirai un sospiro di
sollievo.
“Tutto
bene Edward?” mi disse sorridendomi.
“Si
grazie, papà” annui.
Dopo
l'accordo preso con Bella gli avevo raccontato della nostra decisione
e non avevamo più parlato del problema.
Forse
anche lui era convinto che con il tempo le cose si sarebbero
aggiustate.
Ma
si sbagliava come si era sbagliata Bella.
Invece
che andare meglio era sempre peggio. E il mostro dentro di me si
agitava inquieto, stuzzicato dalla gelosia verso Jacob.
Sentì
la sua mano stringersi sulle mie spalle, non era un lettore del
pensiero ma sicuramente il suo amore per me gli faceva percepire la
mia inquietudine.
“Edward...
come stai?” mi chiese portandosi vicino a me senza levare il
braccio dalla mia spalla.
Ingoiai
il veleno e scossi la testa.
“Sono
nervoso come tutti... e ho paura di perdere Nessi” aggiunsi a
bassa voce.
Lo
vidi annuire e sorridere. “Su questo ne ero certo”
rispose quasi
divertito “Ma io intendevo con l'altro problema”
aggiunse
cercando i miei occhi.
Evitai
il suo sguardo, mi vergognavo.
“Edward...
ti dispiace venire nel mio studio un attimo... vorrei
parlarti” mi
disse stringendo la presa su di me e spingendomi dolcemente verso le
scale.
Sospirai
e annui. Se mi voleva parlare c'era una ragione precisa, e qualsiasi
cosa mi avrebbe detto, dovevo starlo a sentire.
Eravamo
soli in casa e probabilmente era un po' di tempo che aspettava
quest'occasione.
Sempre
tenendomi per la spalla mi condusse nel suo studio e senza lasciarmi
chiuse la porta dietro di se.
Mi
avviai verso la sedia di fronte alla sua scrivania e mi sedetti.
Entrai veloce nella sua mente, ma vi trovai l'elenco di quello
contenuto nella sua borsa.
Mi
scappò un sorriso e ne uscii veloce.
Invece
di andare a sedersi sulla seggiola si sistemò sul bordo
della
scrivania di fronte a me e la sua mano scivolò sul mio
braccio.
“Va
sempre peggio vero Edward?” disse cercando i miei occhi.
Lo
guardai ingoiando a vuoto e annui.
“Quello
che non capisco è il perché!”
continuò sempre guardandomi “è
da quando ho capito quello che ti succede che ci penso, ma non trovo
una spiegazione.”
Sospirai
“Non riesco a capire neanch'io” mormorai avvilito.
“Mi
vuoi spiegare esattamente cosa ti succede? Magari parlandone
riusciamo a trovare un perché o una soluzione”
continuò risoluto.
“E'
strano. E' come se mi sentissi solo, abbandonato. Per quante persone
ho intorno o vicino ho bisogno di un contatto fisico. E sto male
fisicamente come quando ero lontano da... lei” cercai di
spiegare.
“Quello
che non riesco a capire Edward, è se è un
qualcosa di fisico o di
testa. Quale dei due influenza l'altro?? Hai studiato medicina, non
riesci a capirlo??”
Scossi
la testa, depresso. “Non lo so. So solo che mi viene a
mancare un
qualcosa. E che sono in pensiero per lei. Non posso abbandonarla
là.
Non aveva mai parlato prima e con me l'ha fatto. E mi ha chiesto di
non dimenticarla.” cercai di spiegargli, ma mi rendevo conto
quanto
fosse impossibile dal momento che io stesso non capivo cosa mi stesse
succedendo.
Lui
annui pensieroso poi mi sorrise “Edward, posso vedere ancora
la
cicatrice. Ti fa ancora male il suo morso?” mi chiese
dolcemente.
Lo
guardai un po' stupito poi il suo pensiero mi colpì come un
pugno
nello stomaco.
“Credi
che mi abbia messo un qualcosa dentro?” chiesi stupito dal
suo
pensiero.
“Non
lo so, figliolo. Ma il fatto che continui a farti male non è
normale. Forse se ci do un occhiata più approfondita
riusciamo a
trovare la soluzione al mistero che la circonda” mi disse
sorridendomi.
Forse
aveva ragione, era una possibilità.
Annui
e iniziai a sbottonarmi la camicia.
Lui
scosse la testa. “Siediti sul lettino. E' più
comodo” mi disse
alzandosi.
Lo
imitai e accompagnato da lui mi sedetti sul lettino, poi mi sfilai la
camicia restando a torso nudo.
Lui
si avvicinò e iniziò a studiare la cicatrice con
gli occhi stretti.
“Non
ho mai visto nulla di simile. Sembra quasi risplendere ed è
identica
a quando sei tornato a casa. Avrebbe dovuto sbiadirsi in questi
mesi”
constatò ad alta voce. Non sapevo se parlava con me o con se
stesso,
per cui rimasi in silenzio.
“Se
ti faccio troppo male dimmelo Edward, che mi fermo” mi disse
a
bassa voce mentre le sue mani si portavano sulla mia spalla con un
tocco leggero.
Quando
provò a schiacciare la ferita un gemito mi sfuggì
dalle labbra che
tenevo chiuse perché non volevo ostacolare la sua visita.
Lui
le levò subito permettendomi di prendere nuovamente fiato.
“L'ho
appena sfiorata” constatò pensoso “non
avresti dovuto sentire
male” si giustificò in ansia per me.
“Vai
avanti, posso farcela” sibilai. Volevo andare fino in fondo.
Se mio
padre aveva ragione sarei stato finalmente libero.
Lui
scosse la testa e si avvio a frugare nel suo armadietto.
Io
rimasi lì seduto con la testa bassa e il respiro affannoso.
Fece
in un attimo e la sua mano si posò sul mio braccio.
“Stai
tranquillo Edward. Cerca di rilassarti” mi disse dandomi il
tempo
di calmarmi. Poi mi fece una carezza sui capelli “Sdraiati
sarà
più facile per entrambi” ubbidii.
Avevo
sempre avuto fiducia in lui e dovevo continuare ad averne.
Non
mi avrebbe mai fatto male volontariamente ed era troppo importante
quello che voleva fare.
Lo
vidi prendere quello che sembrava un gel per i capelli e uno strano
apparecchio. “E' una macchina per fare le ecografie molto
particolare e altamente specializzata, l'ultima innovazione, voglio
vedere se dentro la ferita c'è qualche corpo
estraneo” mi spiegò
mentre mi prendeva la mano sinistra e ci versava quel liquido
vischioso. “Mettilo tu sulla ferita così sentirai
meno male”.
Ubbidii
in silenzio. Quando ebbi finito mi porse un asciugamano asciutto per
pulirmi la mano e si avvicino piano. Poi iniziò a passarmi
l'apparecchio sulla cicatrice guardando sul suo monitor i risultati.
Ci
mise pochissimo e mentre lo riponeva mi porse nuovamente
l'asciugamano “Pulisciti . Non c'è nessun corpo
estraneo nella
spalla”
Ubbidii
nuovamente chiedendomi se la cosa fosse un bene oppure no.
A
interrompere i miei pensieri fu di nuovo lui.
“C'è
solo un ultima prova che dovremmo fare” mi disse dandomi la
schiena. Gli entrai veloce in testa e quello che vidi mi
spaventò.
“Mi
vuoi incidere la spalla? Perché?” gli chiesi
consapevole che il
dolore sarebbe stato fortissimo.
“Perché
a questo punto penso che ci sia una sacca di veleno non assorbita
sotto la pelle” mi disse voltandosi e sospirando.
“E' solo una
possibilità ma spiegherebbe il perché ti fa
ancora male dopo tutto
questo tempo e il tuo comportamento anomalo.”
Il
veleno mi salì in bocca, ero preoccupato.
“Ovviamente
non ho antidolorifici come per gli umani e quindi se non vuoi non ti
forzerò. Anche perché... non sono sicuro che la
mia teoria sia
giusta.” continuò facendomi un sorriso tirato.
“Se
credi che ci possa anche solo essere una
possibilità...” lasciai
la frase in sospeso.
Lui
annui “Si , una possibilità c'è, che io
abbia ragione. Vedi è
solo un ipotesi ma in tutto questo tempo ho fatto delle ricerche e
credo che ci possa essere una possibilità
concreta.”.
“Allora
fallo” sospirai
Lui
annui e si voltò a cercare un bisturi affilato. Non gli
chiesi che
cos'era, sapevo benissimo che proveniva da qualche dente di
licantropo.
Presi
fiato e chiusi gli occhi mentre con le mani stringevo il bordo del
lettino.
“Adesso
stai fermo più che puoi” sentii la sua voce calda
e rassicurante.
Cercai
di rilassarmi ma quando la lama incise la cicatrice un urlo
sfuggì
dalle mie labbra. Cercai di mordermi le labbra e il veleno
iniziò a
uscire dalla mia bocca mentre le mie dita stringevano il bordo del
letto che si stava deformando sotto di esse.
Lui
proseguì con l'incisione e poi scostò i due lembi
di carne.
Un
altro ringhio mi sfuggì dalle labbra mentre capivo il
perché avesse
aspettato che la casa fosse vuota.
“Ecco,
guarda” mi disse.
Aprii
gli occhi con difficoltà, avevo un male tremendo e stentavo
a non
urlare mentre vidi dalla cicatrice aperta uscire un liquido
argentato. Il veleno di Rebecca colò sulla spalla come fuoco
liquidò
e un altro gemito mi sfuggì dalle labbra. Vidi Carlisle,
asciugarlo
e quando aprì di nuovo la ferita per fare uscire il resto
chiusi
gli occhi cercando di non pensare a nulla, di fare il vuoto intorno a
me.
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Capitolo 6 *** Il legame spezzato ***
Ciao a
tutte. Immagino che siate curiose di sapere quanto il veleno
di Rebecca stia incidendo nel comportamento di Edward. Non anticipo
nulla se non leggete con vicino un digestivo perchè temo che
ne avrete bisogno.
Un bacione a tutte e grazie a ncora di essere qua!!!
Capitolo 4
Il legame
spezzato
Edward
La
sua voce arrivò calda
e tranquilla “Ecco ho finito. Ti ho fasciato la spalla
Edward. Apri
gli occhi, ragazzo mio” .
Ubbidii
lentamente e mi
trovai il suo viso che mi scrutava ansioso.
“Ti
fa tanto male?”
mi chiese passandomi del cotone intorno alle labbra ad asciugare il
veleno che era fuoriuscito.
Annui.
La spalla
bruciava come il fuoco e la testa mi pulsava dolorosamente.
“Dovresti
andare a
letto. Hai bisogno di riposarti, prima che tornino gli altri. Vedrai
che tra qualche ora sarà tutto finito”
cercò di confortarmi
aiutandomi a mettermi seduto.
“Grazie
papà. Vado in
camera” biascicai ingoiando il veleno che continuava a
impastarmi
la bocca.
Lui
mi sorrise e mi aiutò
ad alzarmi, poi preoccupato per me mi accompagnò e mi fece
sistemare
nel letto.
Quando
mi fui sdraiato
fra le coperte chiusi di nuovo gli occhi per cercare di tenere a
bada il mal di testa che mi stava assalendo. Mi sembrava di essere di
nuovo a Volterra sfinito dal lavoro di Aro.
“Ti
lascio a riposarti.
Vado a pulire e mettere in ordine lo studio. Se hai bisogno chiamami
Edward” mi disse Carlisle sorridendomi e allontanandosi
veloce.
Carlisle
Era
da quando era tornato
che mi chiedevo il perché fosse rimasto così
legato a Rebecca, ma
non ci avevo dato importanza. Speravo che il tempo guarisse le
ferite.
Poi
quando mi aveva
chiesto di adottarla avevo capito che la questione era più
grave di
quanto immaginassi.
Senza
dirgli nulla avevo
iniziato a fare delle ricerche e avevo telefonato ad Eleazar.
Lui
aveva confermato i
miei risultati. Rebecca non era la prima simbionte che avesse
bazzicato i Volturi.
Lui
mi spiegò che a
volte la preda non veniva liberata totalmente.
Ma
cosa restasse per
imbrigliare la vittima nemmeno Eleazar lo sapeva.
A
questo punto mi stavo
domandando se a lasciare la sacca fosse stato un atto volontario o
meno. Se sotto c'era un ordine di Aro oppure no.
Da
quello che raccontava
Edward sembrava di no, ma la conseguenza era che adesso lui voleva
andare volontariamente a Volterra a cercare Rebecca e quello che
sarebbe successo lì era un mistero persino per lui.
E
se l'avesse lasciata
Rebecca di sua iniziativa per costringerlo a tornare da lei?? Forse
lei era innamorata di Edward e lo voleva per se e lui mi sembrava
molto confuso sui suoi sentimenti nei confronti della sua simbionte.
Rimuginavo
e intanto
facevo passare il tempo.
Dopo
venti minuti andai a
trovare Edward. Aprii la porta piano e lo vidi sdraiato con gli occhi
chiusi.
“Come
va?” gli chiesi
sottovoce.
Lui
aprii gli occhi e mi
sorrise. “Un po' meglio anche se fa ancora parecchio male la
spalla e la testa mi brucia come il fuoco”
Annui
comprensivo, me lo
aspettavo “Non intendevo quello.” dissi scrutando i
suoi occhi
alla ricerca del panico e dolore che avrei potuto trovarci per essere
stato da solo così tanto tempo.
Lui
lesse la mia mente e
mi sorrise sereno. “Sto bene. Finalmente sto bene anche da
solo”
confermò “Sei riuscito a guarirmi”
concluse senza levare gli
occhi dai miei.
Io
annui e lo senti
proseguire in risposta ai miei pensieri “Si sto bene, ma
andrò a
Volterra lo stesso. Non posso abbandonarla là”
“Non
mi aspettavo
niente di diverso da te” scossi la testa “Lo sai
vero che è
pericoloso?? Potresti non riuscire a venire più via e
rimanere
imbrigliato là per sempre.” risposi preoccupato
per il suo
progetto.
Lui
fece per rispondermi
quando sentimmo una macchina fermarsi.
Erano
le ragazze tornate
dalle loro commissioni lo informai sbirciando dalla finestra.
“Vado
a spiegargli dove
sei e cosa è successo, prima che si preoccupino troppo. Ne
riparleremo più avanti” gli dissi facendogli una
carezza sulla
testa e uscendo velocissimo.
Mi
fermai ai piedi della
scala. A entrare furono solo Alice ed Esme.
“Dov'è
Edward?? Perché l'hai lasciato solo??” Il tono
spaventato e accusatorio di
Esme mi ferì ma subito scacciai la rabbia. Era preoccupata
per suo
figlio, non potevo rimproverarla per questo.
“E'
su nella sua
camera. Sta riposando.” risposi loro guardando dalla porta e
aspettando di veder entrare Bella e Nessi con Rose.
Alice
ed Esme si
guardarono interrogative. Dovevo spiegare.
“Sta
bene. Ho scoperto
che la cicatrice lasciata da Rebecca non era guarita bene e questo
gli produceva quel senso di abbandono che lo tormentava. Ma adesso
abbiamo risolto il problema, è guarito.” conclusi
certo di vedere
il sorriso sulle loro labbra.
Esme
in effetti mi
sorrise radiosa mentre veniva ad abbracciarmi felice. Alice invece
sgranò gli occhi un attimo poi mi guardò
rabbuiata “Non ha
cambiato idea, però, vuole partire e andare a Volterra a
prendere
Rebecca lo stesso” mi disse scuotendo la testa scoraggiata.
Annui
mentre un sorriso
triste si dipingeva sul mio volto.
Esme
abbassò lo sguardo
e mi disse “Bella, Nessi e Rose torneranno tra un paio d'ore.
Noi
siamo arrivate prima con una scusa, eravamo in pensiero per lui. Ma
bisogna farlo ragionare, non può ritornare là
dopo tutto quello che
è successo. Aro non gli permetterà mai di
realizzare il suo piano.”
Scossi
la testa. “
Credo che sia consapevole dei rischi che correrà ma non
credo che
riuscirà a trovare la pace se resta.” mormorai.
“E'
cambiato Carlisle.
E' così cambiato” sussurro Esme abbracciandomi.
Annui
“Lo so, Esme.
Volterra non si è limitata a risvegliare il vampiro in lui.
Adesso è
diventato una Guardia e credo che lui stesso non sappia bene chi sia
in realtà. Non solo fa fatica a gestirsi come sappiamo fin
troppo
bene tutti ma è confuso anche riguardo ai suoi sentimenti,
purtroppo
” dissi affranto.
“Lui
è Edward Cullen
prima di tutto. Non ci posso credere papà, che si sia
dimenticato di
noi e dell'affetto per la sua famiglia. Non posso credere che nel suo
cuore Rebecca abbia sostituito Bella” scosse la testa Alice
affranta.
“Non
mi sono
dimenticato di voi, Alice, ne ho smesso di amarla. Altrimenti non
sarei qui. Ma ci sono delle cose che devo capire e altre da chiarire.
Ha ragione papà sono confuso e non posso fare finta che non
sia
accaduto nulla. E l'unico modo per tornare ad essere l' Edward di
prima è affrontare i miei dubbi e le mie paure. Se resto qua
Alice
sarò sempre una Guardia in congedo tormentata dal rimorso e
dal
dubbio. Devo andare e capire . E' l'unico modo per trovare finalmente
la pace. E tu più di tutti lo sai, così come sai
che non
riuscirai a farmi cambiare idea.”
Alzai
la testa, Edward
era in piedi con la spalla fasciata sulla porta della stanza. Aveva
sentito e ci aveva risposto costringendoci ad ammettere quello che in
cuor nostro sapevamo già e che Alice continuava a vedere.
“Quando
partirai ?”
gli chiese Esme tremando contro il mio petto.
Ogni
volta che lui si
allontanava da noi per sua mamma era una sofferenza immensa.
“Appena
terminato il
ricevimento. Non voglio che Nessi stia in pena per me” ci
rispose.
“E
Bella, quando
intendi dirglielo?” gli chiese Alice con la voce tagliente.
“Vi
prego di tenere
questa notizia per voi. Bella lo saprà all'ultimo. E'
inutile che io
le rovini questi giorni di festa” ci rispose.
Non
lo capivo più.
Non
mi piaceva la sua
reticenza a parlare con Bella. Potevo capire che il suo amore fosse
in dubbio, che si sentisse attirato da Rebecca ma non poteva trattare
così Bella.
Lui
probabilmente lesse i
miei pensieri perché ancora una volta la Guardia prese il
sopravvento “Quello che provo non sono affari tuoi
Carlisle.”
disse adirato. Poi abbassò lo sguardo e mormoro
“Scusa, non
volevo. Voglio bene a Bella, papà. Anche se può
sembrare strano
ai vostri occhi il legame che sento verso Rebecca. Ma è
proprio per
questo che devo partire perché devo spazzare via le ultime
nuvole
dal mio cuore per poter essere sereno e felice con la mia Bella e
tornare ad essere come ero.”
Forse
aveva ragione,
finché non avesse spezzato il vincolo che lo legava a
Rebecca, fino
a che non avesse finalmente chiarito cosa provava in realtà
per lei, non avrebbe avuto pace.
“Va
bene Edward. Noi
ti aiuteremo in quello che possiamo, sempre e comunque qualsiasi cosa
succeda” dissi convinto.
“Ma
lei non deve venire
qua. Edward” intervenne Alice. “Non ti
permetterò di distruggere
la nostra famiglia” ribadì, poi si girò
uscendo e lasciandoci con
quel triste presagio nel cuore.
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Capitolo 7 *** Il mio amico lupo ***
Ciao eccomi qua. Immagino
che questo Edward vi possa far arrabbiare. Lui è confuso
proprio come voi e quindi vi dico solo abbiate fiducia in me.
E intanto vi auguro buona
lettura e vi ringrazio...
Capitolo
5 Il mio amico lupo
Edward
Era
il primo di Dicembre e domani Renesmee si sarebbe sposata il suo
lupo.
A
Bella e agli altri avevamo raccontato che l'operazione di Carlisle
era servita a curarmi la cicatrice che sapevano mi dava fastidio. Non
avevamo raccontato invece del legame fisico che eravamo riusciti a
sciogliere.
Non
avevo ancora parlato con Bella, della mia imminente partenza, sia
per non rovinarle il matrimonio sia perché non ne avevo
avuto ancora
il coraggio. In fondo non le stavo dicendo delle bugie ma solo
omettendo dei particolari, cercai di consolarmi.
Ero
da solo in camera. Cercavo di evitare il più possibile il
contatto
con tutti. Il mio essere Guardia, la fatica che facevo per gestire il
vampiro in me mi aveva imposto di evitare il più possibile
il
contatto con gli altri.
Per
gli umani era pericoloso perché il loro sangue era ancora
una
tentazione mentre con gli altri vampiri avevo paura si accorgessero
di quanto instabile fossi.
Senza
parlare dei licantropi.
Dopo
la battaglia avuta con loro, il solo odore risvegliava la Guardia in
me, e sordi ringhi mi nascevano spontanei nel petto.
Sospirai
guardando fuori dalla finestra.
Domani
avrei perso la mia bambina, domani avrebbe sposato il suo Jacob.
Quel
ragazzo l'amava profondamente, ne ero certo.
Solo
un grande e profondo amore avrebbe potuto spingerlo ad accettare di
convivere con una famiglia di vampiri.
Solo
un grande e profondo amore avrebbe potuto permettergli di accettare
un suocero Guardia dei Volturi, che si era cibato di umani innocenti
e ucciso dei licantropi.
Per
me era difficile stare vicino a lui, era uno sforzo immenso resistere
all'impulso di morderlo e ucciderlo. Eppure ci ero riuscito in questi
lunghi mesi malgrado alcune volte avessero dovuto intervenire i miei
fratelli per evitare tragedie di cui mi sarei sicuramente pentito
appena ripreso il controllo.
Ero
conscio dell'amore di mia figlia per il suo lupo e dell'amicizia che
aveva dimostrato nei miei confronti rischiando molto per aiutarmi.
Ma
adesso era ancora più difficile perché da
fidanzato tenuto sotto
controllo costantemente sarebbe diventato suo marito.
E
la gelosia era diventata per me una compagna di viaggio.
Eppure
sapevo fin dalla sua nascita che sarebbe andata così e che
domani
sarebbe arrivato prima o poi.
“Bene
ci siamo” dissi a me stesso prendendo fiato e uscendo dalla
camera.
Mentre
uscivo di casa salutando velocemente potei percepire i pensieri dei
presenti. Un sorriso m'increspò le labbra, tutti davano per
scontato
che il mio comportamento anomalo fosse dovuto alla tensione per
l'imminente matrimonio e alla gelosia che erano certi stessi
provando. Non avevano torto anche se ero convinto che nessuno a
parte i miei genitori ed Alice sapessero che con esso sarebbe
arrivato anche l'addio alla mia famiglia.
Mi
diressi in giardino, salutando ed evitando di parlare con gli
invitati vampiri che si erano sistemati in casa nostra in attesa
dell'indomani.
Stavo
cercando una persona in particolare.
Con
l'aiuto dell'olfatto m'inoltrai nel bosco guidato dal suo odore e non
ci volle molto a trovarlo.
Jacob
era in riva al fiume da solo che scagliava sassi cercando di farli
rimbalzare sulla sua superficie.
“Dodici.
Non male per un licantropo” dissi osservando la pietra
affondare
nelle scure acque.
Lui
si girò sorridendomi. “Che ci fai qui Edward?? Sei
scappato dalle
grinfie di Alice?” mi chiese incuriosito.
Mi
scappò una risata mentre mi avvicinavo. Avevo capito cosa
aveva in
passato affascinato Bella: la sua capacità di scherzare su
ogni cosa
e avevo imparato ad apprezzare quella sua dote così rara in
noi
vampiri.
“Anche”
risposi prendendo un sasso e unendomi al suo gioco. “E tu?
Preoccupato?” gli chiesi.
Potevo
sentire i suoi pensieri mescolarsi incoerenti nella sua testa. Mi
sorrise sornione “Undici, non male per un vampiro.”
disse
scegliendo un altra pietra dalla riva “Sono venuto qui per
stare
un po' da solo. Volevo pensare... levarmi dalla confusione. Tanto
Renesmee è stata rapita da Bella e dalle tue
sorelle” concluse
lanciando il sasso e guardandolo rimbalzare sul pelo dell'acqua fino
ad affondare con un leggero plof.
“Solo
cinque. Un po' scadente per un cane” sghignazzai facendo
saltare la
mia pietra una decina di volte. “So che ti manca
Billy” dissi
fermandomi a guardarlo “Mi spiace di non esserci stato quando
avevi
bisogno di me” dissi triste ripensando a quello che era
accaduto.
Sospirò
“Si, mi manca ma adesso acquisterò un altro
padre” disse
ridacchiando e dandomi una spinta giocosa.
Per
un attimo al contatto con la sua pelle calda un ringhio mi
scappò
dalla bocca e lo vidi sgranare gli occhi confuso e preoccupato.
“Scusa Jacob.” mormorai avvilito dal mio
comportamento allontanandomi di qualche metro da lui “Lo sai
che malgrado tu
sia un licantropo impertinente sono felice che sposi Nessi. Sono
convinto che tu l'amerai e la proteggerai per sempre anche se io non
potrò più farlo” dissi abbassando lo
sguardo addolorato.
“Ma
cosa stai dicendo? Lo sai che vivremo qui con voi, tornati dal
viaggio di nozze organizzato dalle tue pazze sorelle”
affermò
fermandosi a guardarmi con gli occhi socchiusi.
Potevo
leggere il suo stupore e le mille domande che avrebbe voluto farmi.
Presi
un sospiro e balzai sedendomi su un alta pietra li vicino.
“Jacob.
Domani dopo che sarete partiti, io tornerò a
Volterra” dissi
stringendomi poi le ginocchia al petto e guardandolo tristemente da
dietro di esse.
Lo
vidi aprire la bocca come per dirmi qualcosa, poi richiuderla e
scuotere la testa come a scacciare quelle parole.
“Ma
cosa stai dicendo?? La prossima volta che sarai obbligato
sarà fra quattordici anni. Perché vuoi tornare
là, adesso??”
Gli
sorrisi. La sua preoccupazione per me era commuovente. Mi voleva bene
ormai era parte integrante della mia famiglia.
Ma
ero io a non esserlo più!
“Vedi
Jacob. E' successo qualcosa che mi ha cambiato. Non riesco
più a
trovare pace qui. Non sono tranquillo, devo tornare. Devo capire chi
sono in realtà”
Lui
scuoteva la testa con gli occhi stretti e il viso preoccupato
“E'
Rebecca vero?? L'ho capito quando ti ho visto baciarla... che lei
era qualcosa di più di una... simbionte”
affermò con la voce
disgustata mentre l'ultima parola gli usciva dalla bocca come se
l'avesse sputata fuori.
Potevo
capirlo. Con chiunque parlassi faceva quell'effetto ma dovevo cercare
di spiegargli e per l'ennesima volta mi ritrovai a spiegare il motivo
della mia partenza.
Lui
mi stette a sentire in silenzio. Poi quando ebbi finito scosse la
testa.
“Perché
mi stai spiegando questo? Perché lo stai dicendo a me,
invece di
parlarne con Bella o Nessi?”
“Bella
sa che prima o poi partirò gli ho già accennato
che non posso
abbandonare Rebecca là. Fa finta di niente ma nel suo cuore
ha
capito. E domani quando sarà tutto finito le
spiegherò tutto prima
di partire. Ma vedi ne parlo anche con te perché non so come
finirà. Non so che cosa mi attende a Volterra. Se e quando
ritornerò. E voglio che tu sappia che ti voglio bene e che
sono
convinto che proteggerai Nessi da ogni pericolo. Ma mi devi
promettere Jacob di non venire mai più a Volterra e di non
portare
mai più Nessi là.
Domani
quando metterò la sua mano nella tua, non sarà un
semplice gesto
simbolico.
Domani
ti affido mia figlia, e voglio che tu la protegga anche da se stessa
e … da me se fosse necessario.”
Conclusi
guardandolo in volto. I suoi occhi si strinsero un attimo e dai suoi
pensieri capii che aveva compreso.
Domani
avrei dato l'addio non solo alla mia famiglia, non solo alla mia
Bella ma anche a Nessi e avevo lasciato a lui il compito di
proteggerla per il futuro.
Mi
sorrise e prese fiato.
“Domani
quando la prenderò in moglie sarà per sempre
Edward. E nessuno e di
nessuna razza e per nessun motivo potrà farle del male. Lo
giuro davanti a te e sulla mia pelle” mi rispose con la
fierezza tipica
del suo popolo.
Annui
ne ero certo. “Anche sulla tua pelliccia Jacob?”
gli chiesi per
stemperare quel momento che era diventato troppo solenne.
Lui
mi guardò e sornione mi rispose “Anche su quella e
sulla pelle
brillante dei vampiri” e con un gesto repentino mi
tirò addosso il
sasso che gli era rimasto in mano.
Lo
schivai agilmente e ridendo balzai giù dalla pietra
abbassandomi per
prendere un sasso a mia volta.
Erano
mesi che non combattevo con nessuno neanche per gioco e la mia
posizione accovacciata provocò un urlo di spavento alle mie
spalle.
“Edaward
No!!”
Mi bloccai e mi
voltai stupito.
Non
avevo alcuna intenzione di attaccare Jacob o di fargli del male,
volevo solo rendergli lo scherzo, ma evidentemente non ero il solo
a temere me stesso.
Vidi
Bella correre verso di noi con il volto tirato e preoccupato.
Doveva
avere frainteso il mio gesto. Aveva immaginato che stessi per
attaccare Jacob, evidentemente.
Io
e Jacob ci guardammo un attimo prima di scoppiare a ridere mentre mi
tiravo su tranquillamente senza toglierle gli occhi da dosso.
“Stavamo
solo giocando Bella” le spiegò Jacob ridacchiando
e scuotendo la
testa.
Era
bellissima e mi sentii il cuore mancare. I capelli lunghi sciolti
sulle spalle incorniciavano il suo stupendo viso sul quale si era
stampato un sorriso imbarazzato e allegro, non si immaginava mai
più
che l'indomani sarei partito dicendole addio forse per sempre.
Abbassai
gli occhi mortificato e addolorato. Odiavo vederla soffrire e odiamo
me stesso per il male che sapevo le avrei fatto. Ingoiai il veleno
che aveva invaso la mia bocca e mi feci forza pronto a perdermi in
quegli occhi così caldi e profondi che con il loro colore mi
ricordavano ogni giorno l'enorme sacrificio che aveva fatto per me.
Con
la mente percepii senza difficoltà i pensieri di Jacob “Io
vado Edward. Penso che tu voglia goderti questi ultimi momenti da
solo con lei”
pensò mentre
dopo averci salutato si allontanava velocemente con
una scusa.
Annui
“Grazie Jacob a dopo” risposi riconoscente
abbracciando e
baciando teneramente il mio amore.
|
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Capitolo 8 *** Addio Nessi ***
Ciao a tutte e grazie tantissimo per i
commenti e l'affetto che mi dimostrate anche solo seguendo la storia.
Il matrimonio e la fatidica ora si sta avvicinando...
Capitolo
6 Addio Nessi
Edward
Quando
Jacob si allontanò baciai teneramente Bella accogliendola
fra le mie
braccia.
Lei
mi guardò sorniona mentre le sue mani scivolavano sul mio
petto
sotto la maglietta che mi ero messo addosso.
Chiusi
gli occhi stringendola più forte a me. Sentivo il suo
profumo
seducente invadermi le narici, il suo corpo aderire perfettamente al
mio, le sue mani accarezzarmi il petto vogliose di me.
Anch'io
avevo voglia di lei. Anch'io desideravo farla mia. Avevo bisogno del
suo corpo e del suo amore come una droga... una droga in grado
anestetizzare il dolore che provavo per il mio comportamento.
Per
un attimo pensai che ero proprio un mostro. Stavo per fare l'amore
con mia moglie e progettavo nel contempo di partire per Volterra a
cercare Rebecca.
Tremai
al pensiero di come avrebbe reagito Bella all'indomani quando le
avrei rivelato le mie intenzioni. Si sarebbe sentita tradita e
abbandonata. L'avrei ferita profondamente e se avesse deciso di non
volermi vedere mai più avrei solo dovuto accettare la sua
decisione.
“Te la sei cercata” avrebbe sentenziato Alice e
probabilmente
avrebbe avuto ragione.
Le
sue mani scesero ad accarezzare il mio membro che era divenuto duro
per l'eccitazione.
Ringhiai
sommessamente di piacere mentre l'attirai vicino a me.
Non
mi sarei tirato indietro avrei fatto l'amore con lei un ultima volta,
mi sarei donato a lei e l'avrei fatta impazzire di piacere.
Qui
sulla riva di questo anonimo fiume avrei fatto l'amore con lei
consapevole di quanto mi sarebbe mancato in futuro.
Qui
fra le sue braccia sarei riuscito finalmente a dimenticare tutti
problemi e gli affanni di questi lunghi mesi, immerso nel suo amore,
avrei ritrovato quella pace che tanto mi mancava.
Qui
sdraiato sulle pietre del greto lentamente la spogliai lasciandole
ricambiare quel dolce gesto d'amore.
Qui
con lentezza e passione facemmo l'amore lontano da tutti e da tutto.
Quando
tornammo a casa dopo diverse ore, andammo a cambiarci in camera
sotto lo sguardo divertito dei nostri ospiti che avevano notato le
tracce di fango sui nostri vestiti.
Una
mia occhiata di fuoco zitti' Emmett che come al solito stava per fare
la sua solita battuta sul sesso.
Quando
fummo pronti uscii dalla stanza e andai a cercare Renesmee.
Era
in camera con Alice e Rosalie che le stavano mettendo dei bigodini
sulla testa.
“Ciao
Principessa” entrai sorridente.
Vidi
Alice sgranare gli occhi un attimo mentre prendeva Rosalie per un
braccio trascinandola fuori dalla stanza. “Vieni Rose, credo
che
Edward voglia parlare con Nessi da solo” spiegò
alla sorella.
Sei
più stupido di quanto pensassi Edward.
Scossi
la testa “Vattene Alice non sono affari tuoi” le
dissi mezzo
ringhiando mentre lei si affrettava ad uscire offesa.
“Che
c'è papà?” mi chiese Nessi ridacchiando
“Vuoi farmi il classico
discorso padre-figlia sulla prima notte di nozze?? Lo sai che mi ha
già parlato mamma... vero?” mi chiese diventando
rossa per
l'imbarazzo.
Ingoiai
il veleno che mi era salito in bocca al vedere il suo viso arrossato.
Scossi
la testa, sorridendole. “No, non sono venuto per
questo” le dissi
guardandola attentamente.
“Lo
sai che sei bellissima??” affermai ancora sorpreso di quanto
fosse meraviglioso quel gioiello nato dall'amore che mi univa a
Bella.
“Grazie
papà.” trillò, e poi si
avvicinò a me sorridendomi e posandomi
la mano sulla guancia.
Chiusi
gli occhi e mi concentrai su quello che voleva farmi vedere.
Mi
rividi abbracciarla alla sua nascita, darle il biberon, correre con
lei, raccontarle le favole, accompagnarla a scuola. Mi
mostrò tutto
l'amore che provava per me e per sua madre. E poi mi mostrò
Jacob
che l'abbracciava e la baciava. Mi mostrò quando le aveva
dato il
braccialetto del suo popolo come pegno del suo amore.
“Ecco
vedi papà. Io ti amo tantissimo ma amo anche Jacob e sono
felice di
sposarlo” mi disse convinta, conscia della mia gelosia.
Annui
“Lo so Renesmee. Lo so piccola mia” dissi con la
voce tagliata
dal dolore.
“Sono
venuto a salutarti. Ad augurarti tanta felicità con il tuo
lupo.
Perché ti amo tantissimo piccola mia e mi mancherai
tantissimo” mormorai emozionato dai miei stessi sentimenti.
“Ma
io resterò sempre qua, con voi... con te” mi disse
passandomi una
mano calda sulla guancia mentre mi sorrideva chiedendosi cosa
volessi dire con quelle parole.
Annui
stringendogli la mano. Volevo salutarla spiegarle che forse al suo
ritorno non mi avrebbe più trovato. Che forse non sarei
più tornato
da Volterra. Ma non ne ebbi il coraggio. Non potevo ferirla. Non
volevo che si rovinasse il giorno più bello della sua vita.
Rimasi
a guardarla un attimo poi dalla tasca levai un brillante a forma di
fiore appeso a una catenina sottile d'oro.
Apparteneva
a mia mamma esattamente come il cuore che avevo donato a Bella tanti
anni prima.
“Questo
era di tua nonna. Elizabeth Masen, la mia vera mamma” le
spiegai
mentre glielo sistemavo intorno al collo.
Lei
divenne rossa dall'imbarazzo e dalla felicità poi senza
dirmi una
parola si buttò fra le mie braccia emozionata mentre due
lacrime
calde scorrevano dai suoi occhi scivolando nel mio colletto.
“Ti
voglio bene. Sono fiera d'indossare qualcosa di tua mamma, della mia
nonna” mi mormorò emozionata stringendomi stretto
a se.
“Lo
so. Ricordati che tu sei la cosa più preziosa che possiedo e
che
resterai per sempre nel mio cuore.” finii chinandomi a
baciarla
sulla guancia dopo averla scostata per guardarla nuovamente con gli
occhi gonfi dall'emozione.
Lei
mi sorrise felice. Non lo avevo più fatto da quando ero
tornato, non
avevo più avuto il coraggio di avvicinarmi così
tanto a lei,
spaventato da me stesso avevo cercato di mantenere le distanze e mi
ero imposto di non fare nulla che potesse risvegliare il vampiro e
metterla in pericolo.
E
adesso mentre mi chinavo a sfiorarle la guancia con le labbra ancora
una volta sentii il sangue scorrere invitante nel suo collo, il suo
profumo stuzzicare il mio appetito, i miei denti stringersi in una
morsa dolorosa e il mostro smaniare dentro di me per rompere le
catene con le quali stavo provando a imbrigliarlo.
La
Guardia che ero diventato mi urlava di cibarmi di lei, di assaggiare
quel dolce nettare mentre la bocca si riempiva di veleno. Ma non
avrebbe vinto ero ancora io il più forte... per ora.
Mi
staccai e veloce mi girai e fuggii dalla stanza inorridito da me
stesso e dalla mia tentazione... ora non potevo far altro che
aspettare il giorno dopo.
Ancora
una volta il vampiro aveva provato ad uscire e ancora una volta era
stato troppo vicino a riuscirci.
Ero
un pericolo per la mia famiglia e questo non ne era che l'ennesima
conferma.
E
con il cuore in gola, un groppo nello stomaco e gli occhi che
pungevano mi allontanai nel bosco.
Da
solo come è giusto che fosse...
|
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Capitolo 9 *** Una festa pericolosa ***
Ciao eccomi
qua.
Scusate se Venerdì non ho postato ma ero fuori con la
famiglia e senza computer nelle vicinanze...
Buona lettura e un bacio a tutte.
Capitolo
7 - Una festa pericolosa
Edward
Avrei
tanto voluto starmene con Bella quella notte a coccolarla e ad amarla
ancora una volta ma sapevo già che non potevo tirarmi
indietro.
Bisognava
festeggiare i due sposini.
Bella
con le mie sorelle, Emily, Sue, Leah e tutte le altre che nel
frattempo si erano fidanzate con i licantropi portarono Renesmee a
festeggiare.
Mia
mamma e mio padre restarono invece a casa con gli ospiti vampiri che
non avevamo coinvolto per evitare problemi con il branco.
Io
invece accompagnato dai miei fratelli ero andato con i licantropi al
gran completo a festeggiare Jacob.
Non
avevano organizzato niente di particolare, solo un gran falò
in
mezzo alle montagne impervie con una gran quantità di roba
da
mangiare, vino e birra a fiumi.
Era
la prima volta che partecipavamo a un loro raduno e tutti e tre
eravamo tesi, non sapevamo infatti cosa aspettarci.
Ci
sedemmo tutti intorno al fuoco che rischiarava la notte buia e
assistemmo al banchetto dei licantropi.
Per
cortesia provarono a offrirci il cibo e ovviamente si trovarono
davanti un nostro chiaro rifiuto.
Sentivo
nei pensieri dei miei fratelli domandarsi come facessero a bere e
mangiare quantità simili di cibo, eravamo abituati a Jacob e
ai suoi
pasti abbondanti ma vederlo fare a tutti insieme ci risultò
alquanto strano.
Esattamente
come era strano stare seduti vicino a quel grosso fuoco.
Ero
nervoso, la loro puzza e l'odore della legna che bruciava rievocava
in me l'ultimo scontro avuto con dei licantropi nel quale avevo
rischiato fortemente di morire.
Il
vampiro in me si agitava inquieto, la Guardia era innervosita dalla
situazione.
Anche
l'odore del cibo e delle bevande era fastidioso e ancora una volta
avrei preferito essere da tutt'altra parte.
Sentivo
invece tranquillità nei pensieri dei miei fratelli che
incuriositi
osservavano il banchetto, sorridendo e scambiandosi battute con i
lupi circa la loro fame insaziabile.
Non
era un caso che fossi seduto fra di loro. Avevo Jasper alla mia
destra ed Emmett alla mia sinistra. Non erano molto tranquilli sul
mio comportamento e si erano sistemati pronti ad intervenire se il
vampiro avesse preso il sopravvento su di me.
Quando
finalmente ebbero finito di mangiare e tutto il cibo fu sparito
iniziarono a raccontare storie e aneddoti sulla vita della loro
tribù.
Ascoltammo
in silenzio rapiti dalle loro leggende e solo quando Sam
raccontò
quella sui freddi un brivido d'odio mi scese
lungo la schiena. Subito sentii la mano di Jasper sulla mia spalla e
la calma entrare nella mia mente.
“Grazie
Jasper” mormorai riconoscente del suo intervento
Tranquillo
Edward. Riprendi il controllo, ci siamo qua noi.
Gli
sorrisi e mi affrettai a distogliere la mente dalle loro leggende. Un
sospiro mi scappò mentre pensavo a quanto ero cambiato e a
quanto
pericoloso e instabile ero diventato.
Volterra
mi aveva trasformato risvegliando il mostro in me e adesso ero
diventato un pericolo per tutti, persino Jasper era ora molto
più
controllato di me.
Ero
perso nei miei ragionamenti quando mi sentii chiamare ad alta voce da
Seth “Edward, dai tocca a te”
Alzai
la testa confuso, non avevo seguito i discorsi e non sapevo a cosa si
riferisse.
“Edward,
ti sei addormentato?” mi chiese Jacob scoppiando a ridere
seguito
da tutti i suoi amici.
Noi
non potevamo dormire...
E'
una battuta Edward mi spiegò mentalmente Seth che
vedeva il mio
volto confuso.
Sorrisi imbarazzato e scossi la testa divertito nel
vedere la loro reazione
esagerata alla battuta di Jacob
“Coraggio
è il tuo turno” mi disse Sam “Vogliamo
vedere per una volta i
vampiri bere la birra. Jasper l'ha già fatto e adesso tocca
a te”
I
suoi movimenti e la sua parlata indicavano chiaramente che non era
molto sobrio e guardandomi in giro notai che i licantropi erano tutti
decisamente alticci.
Jasper
mi passo la bottiglia di birra in mano.
Lo
guardai dubbioso. Noi non potevamo bere e mangiare e Carlisle ci
aveva più di una volta raccomandato di non farlo.
Ho
fatto finta, mi sono solo bagnato le labbra...giusto per farli
contenti mi confermò Jasper.
Annui.
Non potevamo certo rifiutarci e rovinargli la festa.
Presi
la bottiglia e la guardai annusando il suo contenuto.
L'odore
era raccapricciante e una smorfia di disgusto si dipinse sul mio
viso. Al che una selva di risate scroscianti scaturì dalle
gole dei
nostri amici lupi.
Si
stavano divertendo da morire a vedere la nostra reazione.
“Forza
Edward. Chiudi il naso e ingoia, dimostra di essere un vero uomo e
di avere gli attributi al posto giusto! ...Una volta tanto!”
la
voce leggermente impastata di Jacob mi fece scappare un ringhio
sommesso.
Non
fare l'idiota Edward. Fai finta di bere e accontentali mi
suggerì Jasper che aveva percepito la mia rabbia e stava
cercando di
smontarla.
Mi
voltai a guardarlo sornione e alzando la bottiglia a mo' di saluto
verso i licantropi l'avvicinai alle labbra come se quello fosse per
me il gesto più normale che esistesse.
Smisi
di respirare e senza un tentennamento feci scivolare quel liquido
disgustoso nella mia gola.
Fermati,
ma che stai facendo? Il
grido
mentale di Emmett mi riscosse e scostai la bottiglia dalla mia bocca,
poi guardando Jacob e il branco la voltai completamente facendone
cadere solo un paio di gocce a terra.
“Hai
bisogno di altre dimostrazioni?... Cucciolo??” gli chiesi
ironico.
Ci
fu un attimo di silenzio imbarazzante nel quale percepii la
preoccupazione nella mente dei miei fratelli alla bravata che avevo
fatto, la confusione di Jacob e lo stupore del branco al mio gesto
ma soprattutto alle mie parole chiaramente offensive. Poi le risate
e gli applausi dei licantropi m'investirono fragorose smorzando il
clima teso che si era instaurato.
“Adesso
sarà meglio che torniamo tutti a casa, prima che le nostre
mogli ci
massacrino” disse Emmett preoccupato per le conseguenze che
sicuramente ci sarebbero state al mio gesto stupido e infantile
“E
anche tu Jacob, altrimenti domani rischi di addormentarti in
piedi e di lasciare la povera Nessi in bianco alla sua prima notte
di nozze ” finii con una sonora risata che
contagiò tutto il
gruppo.
Non
ricordo bene quello che successe dopo, solo che mi ritrovai, nella
notte fonda, appoggiato a un albero a vomitare quel liquido
schifoso.
Emmett
e Jasper erano vicini a me e li sentivo mugugnare e scuotere la
testa.
“Ogni
tanto giuro che non ti capisco Edward. Si può sapere cosa ti
è
preso?? Lo sai che bere quelle schifezze ci fa solo stare
male.” Jasper mi stava sgridando sorridendo bonario.
Sembrava
proprio il fratello maggiore che rimprovera il più piccino.
Scossi
la testa. “Ho solo un po' di nausea” cercai di
giustificarmi
minimizzando la mia reale situazione fisica.
“Solo
un po' ?” mi rispose ironico Emmett “Sono dieci
minuti che vomiti
e sembra che tu non abbia ancora finito” brontolò
mentre un altro
conato mi squassava il corpo.
Quando
ebbi finito e mi fui finalmente liberato di quello schifoso liquido
mi lasciai scivolare a terra stringendomi lo stomaco.
“Va
meglio?” mi chiese Jasper
sedendosi vicino a me e facendomi una veloce carezza sulla testa
ancora chiaramente preoccupato per la mia salute.
Annui,
finalmente il senso di nausea stava passando.
“Si
credo sia tutto finito” risposi con la bocca finalmente
invasa dal
familiare gusto del veleno.
“Vorrei
sapere cosa ci provano a passare la serata a mangiare, a ubriacarsi e
a raccontare vecchie leggende” disse Emmett sedendosi vicino
a noi.
“E
loro probabilmente si chiederanno perché noi passiamo le
nostre ultime nottate da scapoli a cacciare” rispose Jasper
sogghignando.
Li
guardai e mi resi conto che era l'ultima volta che potevo stare a
scherzare con loro.
Avrei
voluto salutarli e dirgli che mi sarebbero mancati a Volterra, ma non
volevo che sapessero fino all'ultimo. Non potevo rischiare che
quelle due teste calde impedissero la mia partenza.
Così
rimanemmo qualche ora seduti noi tre nel bosco a chiacchierare e
ridere come non succedeva ormai da tanto tempo mentre aspettavamo
che fossi in grado di tornare a casa senza dare spettacolo.
Senza
saperlo mi regalarono un momento meraviglioso che avrei portato con
me nel mio cuore.
Quando
rientrammo erano le prime luci dell'alba del 2 Dicembre e nel
pomeriggio la mia bambina si sarebbe sposata il suo lupo.
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Capitolo 10 *** Il gran giorno ***
Ciao curiose sul
matrimonio?? Finalmente ci siamo. Buona lettura.
Capitolo 8
Il Gran
giorno
Edward
Il
fatidico giorno era
arrivato ed io ero nervoso come non mai.
Mi
stavo sistemando la
cravatta di seta blu in tinta con l'abito per l'ennesima volta quando
Bella si avvicinò da dietro e mi diede un dolce bacio sul
collo.
“Sei
bellissimo Edward
e sei perfetto. Devi andare a prendere Nessi” mi disse
stringendomi
leggermente il braccio.
Feci
un sospiro e mi
voltai a darle un ultimo bacetto. Sarei andato oltre come sempre se
lei non mi avesse allontanato gentilmente.
“No
Edward. Non
possiamo altrimenti stropicciamo i vestiti e chi la sente poi
Alice?”
mi disse ridacchiando e scappando dalla porta con un fruscio di seta.
Era
bellissima. Aveva un
completo attillato color acqua marina che metteva in risalto le sue
linee perfette esaltandone la strabiliante bellezza.
Rimasi
ancora due minuti
in camera davanti allo specchio ad aspettare che il mio corpo si
calmasse.
Non
avrei certo fatto una
bella figura se avessi accompagnato Renesmee all'altare con il
rigonfiamento dei pantaloni visibile.
Poi
mi guardai intorno e
i miei occhi si posarono sull'armadio che conteneva la divisa di
Volterra pronta per essere indossata.
Chiusi
gli occhi
consapevole che quello sarebbe stato il mio ultimo giorno in famiglia
e con un immenso dolore nel cuore m'imposi di dimenticarmi
l'imminente partenza. Dovevo godermi quella giornata di
felicità e
non permettere alle Nuvole di Volterra di oscurarmi il cuore.
Con
calma, cercando di
rilassarmi e non pensare a quello che sarebbe successo da li a poche
ore, uscii e andai in camera di Renesmee.
Era
in piedi vestita e
pronta.
I
suoi capelli lunghi e
ramati erano raccolti in un elaborata acconciatura dalla quale
sembrava scappata qualche ciocca ribelle che le ricadeva sulle spalle
incorniciando il suo viso splendido e coprendo il suo lungo e
delicato collo.
Il
vestito rigorosamente
di seta bianca era di una semplicità e di una eleganza
spettacolare.
Un
lungo strascico di
tulle le partiva dalle spalle come un dolce e delicato mantello
arrivandole alle caviglie.
Rimasi
fermo ad ammirarla
in tutto il suo splendore dimenticandomi di respirare.
“Respira
papà” mi
disse sorridendomi felice nel vedere il mio sguardo rapito.
“Certo...
anche se
sicuramente non sarò l'unico che smetterò di
farlo” le dissi
ridacchiando e prendendola delicatamente per mano.
“Andiamo?”
le chiesi
con la voce rotta dall'emozione mentre percepivo la sua gioia
rimbombare nella mia mente.
“Tranquilla
non
cadrai... non l'ha fatto tua mamma” risposi poi con un
sorriso ai
suoi pensieri preoccupati strappandole una sonora risata.
“Se
ti avesse
sentito...” non terminò la frase ridacchiando e
stringendomi il
braccio.
Ecco
ero pronto a
consegnarla al suo futuro compagno... al suo lupo.
Quando
arrivammo alla
grande sala di casa nostra i suoi occhi si aprirono di meraviglia e
gioia.
Rosalie
iniziò a suonare
la marcia nuziale ed io emozionatissimo come non mai l'accompagnai
dal suo Jacob.
Lui
era lì in piedi che
l'aspettava con un sorriso smagliante e gli occhi gonfi
dall'emozione.
Vestito
in un elegante
frac grigio scuro era raggiante ed elegante come mai l'avevo visto e
continuava a spostare il peso da un piede all'altro nervoso mentre le
mani erano strette intorno al bouquet di orchidee rosa e bianche che
le avrebbe donato al loro incontro.
Quando
fui vicino presi
la mano di Renesmee la portai alla mia bocca e dopo averle dato un
tenero bacio l'appoggiai su quella calda di Jacob.
“Ricordati
la tua
promessa” gli mormorai.
Vidi
gli occhi di mia
figlia scrutarmi stupiti ed enigmatici mentre si chiedeva che cosa
avevamo tramato alle sue spalle. Jacob invece mi sorrise serio
“Non dubitare di me Edward. Manterrò la mia
parola”
Annui
e andai a
raggiungere Bella nella prima fila.
Lei
mi diede la mano e
alzò lo scudo per farmi percepire la sua gioia.
Ingoiai
a vuoto commosso
e nervoso mentre sentivo la mano di mia mamma stringermi il braccio.
Mi
voltai e lei mi
sorrise Andrà tutto bene Edward. Non temere .
Annui
e guardai mio padre e i miei fratelli. Erano tutti felici e
sorridenti. I miei occhi incontrarono quelli di Jasper e una
serenità
immensa mi invase il cuore. “Grazie” mormorai grato
del suo
aiuto ricevendo in risposta una strizzatina d'occhi .
La
cerimonia si svolse senza intoppi e sentii gli occhi gonfiarsi di
quelle lacrime che non potevano uscire quando i due novelli sposi si
baciarono davanti a noi suggellando il loro patto d'amore eterno.
Un
lungo applauso e uno scoppio di urla da parte dei Quileute accolse
quel lungo bacio così a lungo sospirato.
Chiusi
la mente e gli occhi felice che il loro sogno d'amore fosse
finalmente sbocciato.
Con
tutti gli ospiti ci avviammo al banchetto che era stato adibito in
una grossa sala di legno costruita appositamente e decorata con
enormi quantità di fiori.
Non
potevamo certo festeggiare in giardino con la neve, avevamo anche
qualche ospite umano e non potevamo correre il rischio di farli
morire di freddo.
Jacob
e Nessi aprirono le danze. Lei dolcissima sembrava scivolare sul
pavimento con una fluidità invidiabile mentre lui era
chiaramente
impacciato. Un sorriso mi scappò sulle labbra, loro erano
l'esatto
opposto di me e Bella. O almeno di quando Bella era umana visto che
da vampira era diventata una perfetta ballerina. E dopo aver fatto
ballare la mia bambina, iniziai a volteggiare per la pista assieme
al mio amore, grato di poterla stringere ancora a me.
Non
riuscivo a staccarmi da lei e solo malvolentieri concessi un ballo
ad Alice che insistette per tutta la sera fino a che non
l'accontentai.
“Lo
sai che a volte sei proprio pesante?” la rimbrottai
ridacchiando
stringendola a me mentre la conducevo con sicurezza sulla pista da
ballo.
“Lo
sai che mi mancherai vero?? Un ultimo ballo potevi anche concedermelo
no??” mi rispose guardandomi con gli occhi pieni di angoscia.
Non
le risposi e abbassai gli occhi mortificato. “Non ci pensare
Edward. Scusa fratellino” mi mormorò appoggiando
la testa sulla
mia spalla.
Le
sorrisi imbarazzato e la strinsi più forte per trasmetterle
l'affetto che provavo per lei ma finito il ballo invece di cercare
Bella andai da mia madre.
Volevo
sentirmi stringere un ultima volta fra le sue braccia, mi sarebbe
mancato il senso di protezione che provavo sempre quando lei era
vicino a me.
Ballammo
insieme senza una parola. Lei aveva pienamente capito ma non mi disse
nulla, cercando solo di trasmettermi quella serenità che
cercavo e
l'affetto che provava per me.
Conscio
che ormai il tempo stava per scadere tornai dalla mia Bella con
l'intenzione di godermi gli ultimi sprazzi di felicità con
lei cercando ancora una volta di dimenticarmi della partenza e di tutto
quello che mi aspettava.
E
come avevamo supposto tante volte, ridacchiando con i miei fratelli, il
gruppo di licantropi presente non si smentii affatto facendo un
fracasso infernale, fra danze, urli e scherzi ai novelli sposi
mentre il cibo spariva a vista d'occhio rendendo movimentata e
allegra quella splendida serata.
Alla
fine presero prima Renesmee e poi Jacob facendoli volare in aria fra
le urla, le risa e gli applausi degli invitati.
“E
adesso tocca al padre della sposa ” rise Seth venendo assieme
ai
compagni verso di me.
Ma
come la sua mano toccò il mio braccio un sordo ringhio uscii
dalle
mie labbra. Snudai i denti e l'avrei colpito se Jasper non mi avesse
afferrato per le braccia.
“Bravo
Edward...va tutto bene...calmati fratellino” mi
sussurrò mentre il
suo potere entrava nella mia mente come un balsamo.
Seth
spalancò gli occhi stupito e spaventato dalla mia reazione
mentre iniziava a tremare visibilmente, cercando di non trasformarsi
davanti a tutti.
Un
attimo di silenzio imbarazzante scese fra noi e solo la calma di
Carlisle impedì ulteriori problemi.
“Basta
ragazzi. Perché non andiamo tutti a ballare?”
disse prendendo Seth
per una spalla e allontanandolo da me fra le braccia di Sam che era
accorso in aiuto “Jasper porta Edward, a fare due
passi...probabilmente ha fatto qualche brindisi di troppo”
aggiunse
per distrarre gli umani che mi fissavano spaventati.
Lui
annui e mi accompagnò fuori tenendomi stretto per un braccio.
Non
so se fu il vento freddo o il potere di Jasper ma il vampiro si
acquietò subito.
“Sto
bene Jasper. Lasciami” dissi liberandomi dalla sua presa
ferrea.
Lui
mi scrutò un attimo negli occhi, poi qualcosa lo convinse
che poteva
farlo senza problemi.
“Ok
Edward.” disse voltandosi a controllare chi stava arrivando.
Era
Bella che con grazia ed eleganza si portò vicino a me.
“Vai
Jasper, sto qui io con lui” gli disse sorridendogli.
Mio
fratello mi fece un sorriso e visto che ero calmo e che non serviva
più si allontanò velocemente con l'urgenza di
abbracciare Alice
nei suoi pensieri.
“Cosa
ti è successo Edward?” mi chiese Bella mentre si
levava le scarpe
e si rintanava fra le mie braccia.
“
Faccio ancora fatica a controllarmi e quando Seth mi ha
toccato...”
non finii la frase. Mi vergognavo della mia debolezza.
Lei
mi alzò il mento con un dito specchiandosi nei miei occhi
che ora
erano d'ambra.
“Stai
ancora tanto male...vero Edward?” mi chiese senza levare lo
sguardo dal mio.
Io
invece non resistetti e abbassai la testa.
“Si.
Aspettare non è servito a nulla Bella. E adesso devo
partire. Devo
andare là...Qui sono solo un pericolo per tutti
voi” sputai fuori
tremando non certo per colpa del freddo.
Glielo
avevo detto, l'avevo ferita.
Non
sapevo cosa aspettarmi e ancora una volta mi sorprese.
La
sberla mi fece voltare la testa “E allora va da lei se
è questo
quello che vuoi” mi ringhiò contro e senza
aspettare una mia
risposta si precipitò nella grande costruzione lasciandomi
solo nel
giardino buio con i miei sensi di colpa.
Rimasi
lì fermo a vedere scendere la neve con la morte nel cuore.
Ecco alla
fine ce l'avevo fatta...ero riuscito a ferirla. Le avevo promesso che
non l'avrei mai più abbandonata e ancora una volta mi
accingevo a
violare la mia parola.
Ancora
una volta le avevo mentito quando le avevo promesso che saremmo
stati assieme per sempre.
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Capitolo 11 *** E' giunta l'ora ***
Ciao.
Come previsto in molte siete arrabbiate con Edward. E penso
che nei prox due capitoli il vostro nervosismo aumenterà. Ma
non siate troppo severe con lui... devono succedere tante
cose, cose che nessuno, nemmeno Alice può prevedere...
Un bacione e grazie ancora tantissiimo, sono emozionata dal vedere che
dopo 3 FF siete ancora qua in trepida attesa!!!
Ps: Venerdì non posso postare sono in un Tw Raduno. Se
riesco giovedì ma non ve lo garantisco visto che ho
parecchio da fare, mal che vada ci sentiamo martedì prox. Un
abbraccio e buon BD a tutte!!!♥♥
Capitolo 9 E' giunta
l'ora
Edward
Erano partiti.
Renesmee
mi aveva
abbracciato gridandomi nella sua testa un “A presto
papà”,
mentre Jacob
mi aveva stretto
forte la mano guardandomi dritto negli occhi e abbozzando un sorriso
“Ci rivedremo, stai attento
laggiù non ti ficcare nei
guai”.
Senza
fretta aspettai che gli ospiti si allontanassero, che tutti si
distraessero nei saluti di rito e silenzioso mi diressi in camera.
Non
avevo più parlato con Bella.
Avevo
provato ad avvicinarla diverse volte nella serata, ma tutte le volte
con una scusa si era allontanata da me. Avevo potuto vedere nei
suoi occhi la rabbia nei miei confronti e una volta aveva perfino
alzato lo scudo per permettermi di leggere tutto il suo rancore e il
disgusto che provava verso di me.
Mi
feci una doccia, buttai alcuni vestiti in una sacca insieme a qualche
libro e iniziai a mettermi la divisa.
Ero
davanti allo specchio. Mi stavo lisciando la mantellina nera sulle
spalle pensando a quanta importanza dessero le Guardie a
quell'oggetto e a quante volte Rebecca me l'aveva sistemata con cura.
Sarei
andato a Volterra a cercare cosa? Non lo sapevo neanch'io.
Sapevo
di amare Bella eppure dovevo cercare Rebecca e dovevo in qualche modo
ritrovare la pace con me stesso e con il mio istinto.
Aveva
ragione Aro il mio posto non era più con la mia famiglia,
ero
cambiato, anche se mi spiaceva ammetterlo, e forse solo a Volterra
avrei trovato finalmente un equilibrio.
Speravo
che là in mezzo a loro sarei riuscito a imbrigliare
nuovamente il
vampiro e se non ce l'avessi fatta ... Bhe, almeno non avrei fatto
del male a chi mi amava.
Non
potevo continuare ad essere un pericolo per chi mi circondava. Gli
volevo troppo bene per continuare a ferirli con il mio comportamento.
L'incidente
con Seth era solo l'ultimo di una lunga lista, non sfociato nella
tragedia solo grazie al continuo controllo della mia famiglia. Non
potevo continuare a vivere così, prima o poi il vampiro
avrebbe
preso il sopravvento e qualcuno si sarebbe fatto male a causa mia.
Sospirai
e presi il medaglione.
Ecco
il legame tangibile che mi univa ai Signori di Volterra.
Ricordavo
ancora con chiarezza il giorno che Aro me lo aveva legato al collo.
Non
mi aveva solo messo un simbolo ma una vera e propria catena.
Aveva
legato il mio destino al loro.
A
testa bassa immerso nei miei tristi pensieri allungai le mani per
chiudermelo ancora una volta intorno al collo ma me le trovai
bloccate e con stupore, quando alzai gli occhi, mi trovai a fissare
nello specchio il volto sorridente di Bella.
Mi
prese la catena dalle dita e allacciò il medaglione al mio
collo,
poi con dolcezza mi fece girare e mi sorrise. “Ti amo Edward.
Scusami.” mi disse dolcemente posando le sue braccia intono
al
collo.
“Sono
io che devo scusarmi. Non volevo ferirti... ma devo andare”
le dissi
con gli occhi che pungevano per quella nuova separazione.
“Lo
so Edward. Lo capisco. Così come immagino che mi diresti no
se ti
chiedessi di accompagnarti” mi rispose sorniona.
I
miei occhi si accesero per la preoccupazione e con un tono di voce
più forte di quello che volevo esclamai “No
Bella!” poi abbassai
la voce contrito “E' troppo pericoloso per te... ed
è una cosa che... devo fare da solo.” finii.
“Vuoi
portare Rebecca qua?” mi chiese inclinando leggermente la
testa per
studiare meglio la mia espressione.
“Non
lo so Bella. Non so cosa succederà.” mormorai
avvilito.
Lei
annui e mettendosi sulle punte dei piedi mi baciò. Un bacio
dolce e
profondo.
“Ti
amo Edward... cerca di non dimenticarlo” mi disse prima di
voltarsi e scappare lasciandomi immobile a fissare il vuoto.
Non
la meritavo. Non meritavo tutto quest'amore. E con gli occhi gonfi,
la gola stretta andai a recuperare la macchina che mi avrebbe portato
in Italia.
Il
garage era buio e tutto era silenzioso. Assorto nei miei pensieri
non sentii i loro odori e non mi accorsi della loro presenza. E
quando realizzai… ormai era troppo tardi.
Carlisle
Era
chiaro che sarebbe partito dopo la cerimonia. Non aveva cambiato
idea mi confermò Alice durante il ricevimento.
Lei
era triste come lo ero io.
Sapevamo
che Edward era cambiato e lo tenevamo d'occhio con discrezione in
continuazione, ma ci rendevamo tutti conto che non era più
lui.
Dove
era finito il mio ragazzo spensierato e felice?
Volterra
ci aveva restituito l'ombra dell' Edward che conoscevamo e malgrado
fossero passati ormai molti mesi la situazione non era cambiata.
E al
matrimonio ne avemmo l'ennesima conferma.
Era
pronto ad attaccare Seth. Non un licantropo qualsiasi ma il suo amico
Seth! Quel ragazzo per il quale fino a pochi mesi prima, avrebbe
dato la sua vita per difenderlo.
Seth
ero stato il primo ad accettarci e a schierarsi con noi senza
chiedere o pretendere nulla e tutti noi gli volevamo bene. Ma era
soprattutto con Edward che si era instaurato un rapporto bellissimo
durante la gravidanza di Bella.
Ma
adesso Edward era cambiato.
Mi
ero sempre rifiutato con me stesso di ammetterlo, ma aveva ragione.
Finché non si fosse chiarito con i suoi sentimenti,
finché non
avesse dissolto le ultime nuvole del suo cuore e imbrigliato il
vampiro dentro di lui, non avrebbe trovato pace fra di noi.
E
adesso stava partendo.
Avevo
visto Bella evitarlo per quasi tutta la sera e la ragione non poteva
essere che una.
Lui
le aveva parlato.
E con
il cuore in gola presi per mano Esme e insieme andammo ad aspettarlo
per salutarlo un ultima volta.
Non
sarebbe partito come un ladro nella notte.
Non
sarebbe partito prima di aver saputo che l'amavamo ancora e che
avrebbe potuto far ritorno a casa in qualsiasi momento sia da solo
che con ....Rebecca.
Stentavo
a pronunciare quel nome che tanto ci aveva fatto soffrire. Ma sebbene
le conseguenze avrebbero potuto essere nefaste, a sentire Alice,
avrei accolto lo stesso quella vampira in casa nostra.
Non
potevo fare diversamente, non avrei mai permesso a lei o a chiunque
altro di farmi perdere il mio dolce figliolo.
Alice
I due
sposini erano partiti ed io stavo ferma al margine del prato a far
compagnia a una Bella silenziosissima.
Non
ci eravamo parlate, non mi aveva detto nulla ma io sapevo tutto,
così
come sapevo che lei non l'avrebbe lasciato partire senza prima
avergli rammentato un ultima volta il suo amore.
“Bella”
le sussurrai dopo aver avuto la visione su di loro in camera. Lei
alzò gli occhi su di me e mi sorrise appena. Poi prese fiato
e mi
sussurrò “Adesso vado”.
L'abbracciai
stretta a me e poi la segui con lo sguardo allontanarsi. Stava
andando da mio fratello e di questo le sarei stata per sempre grata.
Un
dolce profumo attirò la mia attenzione e vidi Jasper in
compagnia di Emmett e Rosalie venire verso di me.
“Cosa
sta succedendo?” mi chiese Jasper nervoso.
Lui
doveva aver capito che qualcosa non andava, i sentimenti di
disperazione di Edward, quelli di dolore di Bella, di paura e
tristezza dei nostri genitori sicuramente l'avevano investito tutta
la sera esattamente come i miei che avevo cercato di nascondergli.
Per
un attimo non risposi.
Edward
non aveva voluto rivelare loro nulla, forse per paura di ferirli,
forse per paura di essere fermato e indecisa mi chiesi se dovessi
raccontargli o meno la verità.
Ma
non potevo mentire a Jasper ed ero sicura che Edward stesse
sbagliando.
“Edward
sta per partire e tornare a Volterra” dissi loro in un
sussurro
appena udibile.
Il
mio amore e i miei fratelli mi guardarono con gli occhi sbarrati
increduli, mentre raccontavo loro ciò che Edward aveva
nascosto in
questi lunghi mesi e ciò che si preparava a fare.
Non
dissero nulla, non imprecarono, non gli sfuggì una sola
parola di
biasimo verso loro fratello mentre metabolizzavano l'accaduto.
Alla
fine quando calò il silenzio insopportabile vidi Jasper
alzare lo
sguardo verso la finestra illuminata della camera di Edward e
prendermi per mano “Andiamo” disse mentre tutti e
quattro ci
allontanavamo nel buio.
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Capitolo 12 *** Adii ***
Ciao
eccomi qua. Di corsissima ma non volevo saltare l'appuntamento. Credo
che questo capitolo sia un duro colpo, ma personalmente lo adoro
perchè ci sono alcune sfumature che ritorneranno prepotenti
più avanti. Quindi leggetelo con calma e attenzione. Alla
fine della storia capirete il perchè ve l'ho detto!!
Un
bacione a tutte.... e abbiate fede!!
Capitolo 10
Adii
Edward
Erano
tutti lì. I miei
genitori e i miei fratelli erano lì in garage ad aspettarmi.
Rosalie
accese la luce ed io mi riscossi dai miei pensieri. Non mi aspettavo di
trovarli
lì a fissarmi con i loro volti tristi.
Avevo
sperato di riuscire
ad allontanarmi senza salutarli, di riuscire a fuggire nella notte in
silenzio, senza rumore, senza il dolore della separazione.
“Ma
bravo Edward,
volevi andartene senza neanche salutarci?” mi
rimproverò con un
sorriso forzato Emmett.
Rimasi
in silenzio,
frastornato.
Non
era stata una
decisione dettata dalla cattiveria, ma dalla paura di non riuscire a
partire se li avessi salutati.
“Edward.
Non vogliamo
fermarti... Capiamo il perché vuoi partire... Ma non ti
permetteremo di fuggire nella notte come un ladro senza neanche
averci detto addio” disse mia madre dolcemente.
Alzai
gli occhi su Esme e
sentii la gola stringersi.
Rimasi
in silenzio
consapevole che se avessi aperto la bocca sarei scoppiato in
singhiozzi.
Mi
guardai intorno con il
cuore che sentivo stringersi sempre di più in una morsa
dolorosa.
Senza
una parola Emmett
venne verso di me e mi abbracciò stretto.
“A
presto fratellino e
ricordati di non bere più birra” mi disse
facendomi poi una
carezza veloce sulla testa. Aveva cercato di sdrammatizzare come al
suo solito ma i suoi pensieri erano carichi d'angoscia come quelli di
tutti gli altri.
“Ci
vediamo Edward,
torna presto” mi disse Jasper stringendomi la mano e il
braccio. Il
suo sorriso era triste ma deciso. “Veglierò
su Bella non
temere” pensò risoluto strappandomi un
sorriso mesto. Lui più
di tutti stava capendo come mi sentissi straziato nel cuore da quei
saluti.
“Non
ho visto nulla
Edward. Non capisco perché, ma l'ultima visione che ho sei
tu al
cospetto di Aro” mi disse Alice scusandosi. Il suo sguardo
triste
era lo specchio della sua anima.
Annui
stringendola forte
e dopo averla baciata sulla testa, le sussurrai “Non
diventerai mai
una Guardia. Te lo prometto Alice. Ricordati della promessa che mi
hai fatto e ricorda a Jasper la sua.”
Lei
si staccò e annui
sorridendomi appena, triste per la mia partenza e irata dalla
promessa che le avevo estorto.
Anche
Rosalie venne ad
abbracciarmi ma non mi disse nulla limitandosi a tenere gli occhi
bassi come se avesse paura di salutarmi. E forse era proprio
così.
Non voleva dirmi addio. “Sai a cosa sto pensando
vero?” mi
chiese. Annui commosso e mi staccai per abbracciare i miei genitori.
Ancora
una volta levai il
braccialetto di famiglia dal polso e lo porsi a mia madre.
“Non
lo merito mamma.
Forse un giorno verrò a riprendermelo ma quando lo
farò sarà solo
se sarò ritornato l'Edward che avete chiamato figlio per
tanto
tempo” le mormorai tristemente.
Lei
lo strinse forte fra
le sue mani e nascose il volto nel petto di mio padre singhiozzando.
Distolsi
gli occhi
incapace di salutarlo. Gli dovevo tanto, troppo e non volevo sentire
la delusione e il dolore che sapevo stava provando.
Ma
lui mi passò un
braccio dietro al collo e mi attirò a se stringendomi forte
contro
la sua spalla “Ti aspetteremo, come abbiamo sempre fatto. Da
solo o
in compagnia. E
ricordati, Edward,
che tu lo voglia o meno sarai per sempre un Cullen.
” disse
semplicemente.
E
quelle poche e semplici
parole, contenenti tutto il suo amore e tutta la sua fiducia in me, si
conficcarono profondamente nel mio cuore... da dove sarebbero
saltate fuori con tutta la loro forza dirompente al momento
opportuno.
Arretrai
e mi diressi
verso la mia Volvo.
Volevo
fuggire il più
veloce possibile da loro e dal loro amore che potevo quasi percepire
nell'aria e che bruciava nel mio petto come un ferro arroventato.
Posai
la mano sinistra
sulla maniglia della portiera e i miei occhi si posarono sulla fede
che portavo al dito.
Tremai
e veloce me la
sfilai poi mi girai verso Alice e gliela porsi.
“Dalla
a Bella... non me
la merito” mormorai guardando il segno che era rimasto sul
mio
dito.
“No
Edward. Tu devi
dargliela!” mi rispose chiudendo la mia mano intorno ad essa
e
facendomi segno verso l'entrata del box.
Lei
era lì in piedi, che
mi guardava.
Non
resistetti e veloce
mi buttai fra le sue braccia lasciando che mi stringesse stretto se.
La
baciai con ardore,
riempiendomi un ultima volta i polmoni e il naso con il suo profumo,
mentre i singhiozzi uscivano dal mio petto non più
controllati.
Lei
ricambiò il mio
bacio, senza un singulto e mi strinse forte.
“Addio
Edward. Addio
mio unico ed eterno amore”
Mi
scostai tremante e
aprii la sua mano facendole scivolare la vera fra le dita. Lei la
guardò un attimo consapevole del gesto che stavo facendo e
di quello
che significava poi chiuse il pugno stringendola forte.
Senza
una parola, in un silenzio carico di significati, si sfilò
la catenina che portava al
collo con il medaglione raffigurante il nostro stemma di famiglia e
ci fece scivolare il mio anello vicino.
“La
terrò qui, vicina
al mio cuore, aspettando che tu venga a riprenderla” mi
sussurrò
decisa.
Era
troppo.
Arretrai
veloce e senza
più avere il coraggio di guardarli, salii in macchina
ingranando la
marcia e allontanandomi sgommando nella notte.
Bella
L'avevo
seguito
silenziosa e sulla porta del garage lo vidi salutare la sua famiglia.
Era
avvilito e più di
una volta lo vidi cercare di trattenere dei singhiozzi.
Stava
facendo quello che
riteneva giusto ma sapevo anche che era una scelta che gli stava
spezzando il cuore.
Quando
mi mise in mano la
sua vera, mi sentii morire.
Era
come se avesse voluto
lasciarmi libera, rompere il legame che ci univa.
In
un lampo decisi che lo
avrei aspettato qualche tempo poi se non fosse tornato avrei cercato
la morte alla prima occasione. La vita senza di lui non mi
interessava più. Ma questo lui non doveva saperlo, se fosse
tornato
doveva essere perché si era accorto di amarmi ancora non per
qualche
scrupolo assurdo.
Mi
misi la vera al collo
dove sarebbe stata vicino al mio cuore.
E
con gli occhi tristi e
la morte nel cuore lo vidi allontanarsi.
In
un solo giorno avevo
perso la figlia e il marito. Ma mentre ero sicura che Nessi sarebbe
tornata a casa non avevo alcuna certezza sul suo futuro.
Aspettai
che sparisse
nella notte prima di crollare per terra fra i singhiozzi che avevo
trattenuto per tutto il tempo. Non volevo farmi vedere debole da
lui... lui non doveva sapere.
Probabilmente
non avrebbe
trovato il coraggio di partire se mi avesse visto così... ma
lo
doveva fare... lo sapevo e lo avevo accettato.
Loro
non si erano
allontanati e vennero tutti intorno a me per confortarmi.
Esme
mi strinse forte.
“Ritornerà Bella. Lo ha sempre fatto” mi
disse baciandomi fra i
capelli. Avevo bisogno di conforto e quella donna che adesso
consideravo come mia madre doveva saperlo perché mi strinse
forte a
lei per consolarmi come se fossi stata una bambina piccola.
Grata
del suo conforto mi abbandonai singhiozzante fra le sue braccia sotto
gli occhi
tristi dei miei fratelli e di mio padre che assorto guardava nella
notte lungo la strada che aveva inghiottito suo figlio.
Quando
mi fui calmata
grazie anche a Jasper ci avviammo tutti verso casa. Nessuno parlava,
ognuno era chiuso nel proprio dolore.
Stavamo
per varcare la
porta di casa quando qualcosa attirò la mia attenzione.
Fu
un attimo ma per un
momento mi sembrò di vedere in mezzo al bosco che circondava
la
nostra casa due grossi occhi gialli fissarmi nel buio della notte.
|
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Capitolo 13 *** Un capitano delle guardie ***
Ciao a tutte. Edward è partito e
adesso?? Adesso deve affrontare il suo destino...e finalmente capire
chi è e dove si trova il suo cuore... ma la
strada sarà lunga e tortuosa anche perchè molte
sono le cose a cui nessuno ha pensato... ma come alcune hanno notato
aggrappatevi a questa frase: "E quelle poche e semplici
parole, contenenti tutto il suo amore e tutta la sua fiducia in me, si
conficcarono profondamente nel mio cuore... da dove sarebbero saltate
fuori con tutta la loro forza dirompente al momento opportuno."
Un bacione a tutte ♥♥
Capitolo
11 Un Capitano delle Guardie
Edward
Ero
partito. Avevo avuto il coraggio di salutare e dire addio alla mia
famiglia. E adesso sarei tornato a Volterra.
Ma
adesso sarei tornato cosciente di quello che ero.
Adesso
mi sarei presentato come un Capitano delle Guardie e avrei fatto
valere il mio grado all'interno della Rocca.
Avrei
ubbidito ad Aro e mi sarei comportato come una vera Guardia e avrei
cercato Rebecca.
Volevo
parlarle, capire che cosa provavo per lei realmente.
Poi
avrei deciso cosa fare. Non avevo un piano preciso e non sapevo bene
che cosa aspettarmi... sapevo solo di dover chiarirmi con me stesso
se volevo tornare a casa.
Esme
e Carlisle mi avrebbero aspettato. Lo avevano già fatto
altre volte.
Loro perdonavano sempre.
Ma
Bella?? Mi aveva detto che mi avrebbe aspettato ma cosa sarebbe
successo se avessi scoperto di essere innamorato di Rebecca??
Non
lo sapevo e non volevo pensarci.
Se
volevo attuare il mio piano non avevo scelta, dovevo nascondere nella
mia mente e cancellare dal mio cuore i saluti strazianti della mia
famiglia.
Aro
non doveva sapere il perché ero tornato.
Gli
avrei raccontato una mezza verità. Ma il mio piano di
strappare
Rebecca dalle sue grinfie andava nascosto.
Mi
fermai per strada e cacciai nei boschi italiani.
Volevo
presentarmi gonfio di sangue. Avrei così evitato di dovermi
nutrire
di sangue umano, almeno per un po'.
Fu
così che invece d'impiegarci solo tre giorni per raggiungere
Volterra ne impiegai quattro.
Ecco
adesso ero pronto ad affrontare i miei Signori.
Giunto
alla base della Rocca posteggiai la mia Volvo e a piedi mi diressi
all'ingresso della piazza.
Era
notte ovviamente. Non volevo correre rischi. Ma la luna brillava
serena in cielo.
Mi
fermai sulla piazza e fui invaso da una marea di ricordi. Bella che
correva per salvarmi... le uscite con Felix e Demetri... gli incontri
clandestini con la mia famiglia...
Quante
cose erano successe e quanto mi avevano cambiato la vita!
Presi
un sospiro e mi recai all'entrata nel vicolo a fianco alla torre.
Apparentemente
non c'era nessuno ma io sapevo che era sorvegliata e senza indugio
bussai forte.
Il
portone si aprii e due Guardie spuntarono incuriosite.
“Salute
a te Damon. Puoi farmi entrare?” chiesi a quella alta.
Lo
conoscevo bene, non era mai stato molto gentile nei miei confronti ma
aveva partecipato alla battaglia e sapeva quanto forte fossi
diventato e che mi doveva la vita.
L'altro
non lo avevo mai visto, probabilmente era nuovo. Era inquieto e gli
occhi erano rossi fuoco tipici dei neonati nel primo anno.
Mi
ringhiò preoccupato snudando i denti.
Damon
lo zittì subito “Taci e trattieniti
Telemaco.” poi si rivolse a
me “Edward? Che ci fai qui?” mi chiese chiaramente
stupito dalla
mia presenza.
Dovevo
chiarire subito, se volevo realizzare il mio piano era necessario far
valere subito il mio grado.
“Capitano
Edward... Damon” precisai con la voce tagliente mentre
scrutavo con
astio Telemaco.
Damon
spalancò per un attimo gli occhi poi abbassò la
testa in segno di
rispetto “Scusate Capitano. E' che non vi aspettavamo e mi
avete
colto di sorpresa”
Sorrisi
compiaciuto “Capisco Damon. Posso entrare?” risposi
.
Lui
annui e mi fece segno di passare poi chiuse il portone alle mie
spalle.
“Resta
qui Telemaco, ti mando qualcuno a sostituirmi devo accompagnare il
Capitano dal nostro Signore” disse sicuro di se.
Telemaco
si limito ad annuire e a lanciarmi uno sguardo di sottecchi mentre mi
stava studiando attentamente “Chissà chi
è. Non l'ho mai
visto. E' un Capitano... uno di noi... però ha gli occhi
gialli. Mi
domando il perché non l'abbia mai visto prima ” sorrisi
divertito “Vedrai che troverai qualcuno che ti
spiegherà ”
risposi allontanandomi nel corridoio e lasciando Telemaco ancora
più
confuso di prima.
Sicuramente
nei prossimi giorni avrebbero tutti parlato del Vampiro Edward.
Tutti
mi conoscevano o perlomeno conoscevano le storie che mi circondavano.
Ero uno dei pochi che aveva osato, infatti, più di una volta
sfidare i Signori di Volterra.
Il
vampiro dagli occhi gialli che amava passare il suo tempo libero
sugli alberi, che aveva imparato a combattere e che non sottostava
alla disciplina facilmente era ormai al centro dei pettegolezzi delle
Guardie.
All'inizio
mi avevano affibbiato i nomignoli più strani come Vampiro
Triste o
Tarzan ma molti di coloro che mi avevano disprezzato in passato avevano
imparato a rispettarmi dopo la battaglia.
Avevo
dimostrato il mio valore combattendo al loro fianco e avevo
conquistato la loro stima oltreché i gradi di Capitano.
Tutti
tranne Jane ed Alec ovviamente.
Loro
di grado superiore al mio avrebbero continuato a disprezzarmi e a
cercare tutti i modi possibili per colpirmi e ferirmi, ma questa
volta non avrebbero trovato una scusa. Non gli avrei permesso di
trattarmi come in passato, avrei fatto il bravo e rispettato le
regole e se ne avessi avuto l'opportunità mi sarei
vendicato.
Ci
inoltrammo nei lunghi e bui corridoi.
Era
la cosa che odiavo di più di Volterra. Io amante degli
alberi e dei
boschi odiavo sentirmi chiuso e soffocare da quelle alte mura di
pietra.
Sospirai,
mi ci dovevo abituare nuovamente.
Damon
mi fece strada fino allo studio privato di Aro.
Avevamo
incontrato diverse Guardie nel nostro percorso. Alcune le conoscevo,
altre no. E tutte quelle che mi conoscevano spalancarono gli occhi
vedendomi.
Nessuno
si aspettava che tornassi a Volterra così presto. Il mio
obbligo
sarebbe scattato fra quattordici anni e nessuno si sarebbe immaginato
di vedermi camminare fra loro prima di quel termine .
La
mia riluttanza all'arruolamento era famosa.
“Aspettate
qui un attimo, Capitano” mi disse Damon entrando per primo.
Aspettai
solo pochi secondi, quando la porta si aprii nuovamente e lui mi fece
segno di entrare.
Presi
fiato per farmi coraggio ed entrai nello studio di Aro a testa bassa.
Tante
volte ero stato convocato lì e quasi mai ne ero uscito senza
dolore.
Feci
qualche passo e alzai la testa risoluto “Mio Signore
Aro.” dissi
guardando negli occhi quel vampiro che tanto odiavo e che tanto
temevo.
Non
era solo nella stanza.
Con
lui c'erano radunati i Capitani di Volterra.
Jane,
Alec, Felix e Demetri posarono uno sguardo stupito su di me.
“Edward
che piacere vederti qui, non ti aspettavo così
presto” esclamò
Aro compiaciuto dalla mia presenza inaspettata.
“Cosa
sei venuto a fare?” mi chiese Jane sospettosa e rabbiosa.
Non
mi sopportava, tante volte me lo aveva detto e tante volte mi aveva
promesso di uccidermi alla prima occasione. Erano lei e il suo
gemello che dovevo temere di più.
La
guardai con un sorrisetto ironico e poi mi voltai verso il mio
Signore
“Sono
venuto, mio Signore, per chiederti di accettarmi, di nuovo, al tuo
servizio fra le Guardie” gli dissi senza degnare di uno
sguardo
Jane.
Sentii
forte e distinto il suo ringhio echeggiare nella sala.
Aro
si voltò verso di lei infastidito “Jane smettila.
Edward è
tornato fra noi e tu dovresti esserne felice come tutti noi. Il suo
dono è forte e potente ed io a nome anche dei miei fratelli
gli
porgiamo il benvenuto” disse venendo verso di me.
“Inginocchiati
Edward” mi ordinò.
Vidi
il sorriso sul volto di Jane aprirsi compiaciuto. Sapeva quella
sadica vampira quanto odiassi inginocchiarmi ai piedi del mio
Signore e contava evidentemente su un mio rifiuto.
Le
sorrisi divertito e senza dire nulla mi piegai sulle ginocchia
abbassando il capo.
Mi
stava mettendo alla prova, ed io dovevo stare al gioco imbrigliando
il mio orgoglio.
Aro
si avvicinò e posò la mano sulla mia testa.
Io
lessi nei suoi pensieri la gioia di avermi ai suoi piedi e la
soddisfazione di aver vinto.
Si,
il suo piano era riuscito.
Ero
ritornato a Volterra di mia spontanea volontà e mi stavo
mettendo ai
suoi ordini ubbidiente e docile.
E
per un attimo tremai quando lessi nella sua mente l'intenzione di
prendere anche Bella, Alice e Jasper in qualche modo. Era convinto
che una volta caduto io, gli altri mi avrebbero seguito.
Ingoiai
la mia rabbia per il suo piano e rimasi in silenzio, sottomesso e
mansueto.
Lui
levò la mano e m'invitò ad alzarmi.
“Alzati
Edward. Sono felice che tu sia tornato, Capitano della
Guardia.”
affermò rimirando i miei occhi gialli.
“Ma
perché hai deciso di tornare da noi?” mi chiese
poi afferrandomi
la mano.
“Sono
ritornato ad essere un vero vampiro e non c'era più posto
per me.
La
mia famiglia non ha accettato il mio cambiamento ed io non sono stato
capace di ritornare ad essere quello che ero” affermai con la
testa
bassa.”Avevate ragione Mio Signore, io non vado
più bene per loro.
Quello non è più il mio mondo e le sue regole mi
stanno strette.”
E
quest'ultima parte, purtroppo, era la verità.
Mi
aveva trasformato e per quanto mi fossi sforzato, il mostro dentro di
me era sveglio e inquieto.
Lui
annui compiaciuto.
“Benissimo
Edward. Puoi andare nella tua stanza. Domani sera prenderai servizio
presso di me. Prima di allora sei libero di girare indisturbato per
la Rocca. Ma ricordati che non ne puoi uscire senza ordini”
Annui
e mi girai per uscire.
“Edward ci
vediamo più tardi in cortile” il
pensiero di Demetri bussò
allegro nella mia mente. Mi girai e annui impercettibilmente, poi
uscii per recarmi nella mia stanza.
Era
ancora buio e dopo aver posato la sacca decisi di andare in cortile.
Anche
stavolta incontrai diverse Guardie, ma non mi degnai nemmeno di
salutarle.
Quando
misi i piedi sull'erba tirai un sospiro di sollievo. Il vento fresco mi
abbracciò e veloce andai dal mio albero.
Mi
fermai ai suoi piedi e chiudendo gli occhi mi rividi quando per la
prima volta avevo costretto Rebecca a salirci sopra. Un sorriso
apparse sul mio volto mentre le mie mani si posarono su quella ruvida
corteccia.
Dolcemente
iniziai ad accarezzarlo, grato che lui fosse ancora là.
Un
ancora a cui aggrapparsi, un punto fermo dentro il caos del mio cuore
e quasi sobbalzai quando una voce conosciuta mi
chiamo:“Edward!”
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Capitolo 14 *** Incontri ***
Ciao
è il momento di sapere chi ha chiamato Edward. Non vi
anticipo nulla e vi lascio al capitolo. Baci e grazie!!!!
Capitolo
12 Incontri
Edward
Mi
voltai subito e mi trovai a faccia faccia con Ilmi e Kong.
I
due istruttori delle Guardie che mi avevano insegnato a combattere si
avvicinarono sorridenti a me.
“Non
ci volevo credere quando ho sentito dire che la Guardia dagli occhi
Gialli era tornata alla Rocca” disse un divertito Kong.
Io
annui e mi avvicinai stringendogli la mano “Ciao Kong. Sono
contento di rivederti” poi alzai lo sguardo verso il gigante
che
gli era a fianco “Ilmi.” lo salutai inclinando la
testa con
rispetto .
Lui
mi sorrise e ignorando la mia mano mi strinse fra le sue forti
braccia “Siamo felici di rivederti Edward” mi disse
mentre mi
stritolava affettuosamente.
Mi
staccai da lui e sorrisi a quelle due guardie che sapevo si erano
affezionate a me.
“Perché
sei tornato?? Credevo che ci odiassi” mi chiese Kong
facendomi
segno di sederci per terra, ridacchiando.
Ubbidi
e sorridendo gli risposi “Perché mi
mancavate”
Non
si aspettavano una risposta simile ed entrambi socchiusero gli occhi
valutando la mia sincerità.
“Sei
proprio tutto strano” commentò Ilmi scuotendo la
testa.
“Già
di tutte le risposte possibili questa non me l'aspettavo”
confermò
Kong.
“Intendi
restare?” mi chiese nuovamente Ilmi decisamente incuriosito
Scossi
la testa divertito da quello che sembrava un interrogatorio in piena
regola “Non lo so. Ho le idee un po' confuse” dissi
pentendomene
subito.
Per
quanto amici fossero non dovevo dimenticare che erano pur sempre
delle Guardie al servizio di Aro.
Vidi
Ilmi sorridere sornione della mia espressione “Non ha
importanza
Edward. Non temere. Sono solo contento di averti rivisto e non
credevo che saresti tornato di tua volontà. Sembravi troppo
felice
di scappare via da qua, l'ultima volta.”
Ingoiai
a vuoto. Aveva ragione, ovviamente. Eppure a casa non ero stato
capace di essere tranquillo, di dimenticare quello che era successo.
Non
risposi, non sapevo cosa dire.
“Bene
Edward. Oggi pomeriggio abbiamo lezione, perché non ci vieni
a
trovare, se non hai da svolgere incarichi?” mi chiese Kong
alzandosi e dandomi una pacca amichevole sulla schiena.
Annui
“Certamente” risposi. Non avevo nulla da fare e la
loro
compagnia sarebbe stata un ottimo diversivo.
Li
vidi allontanarsi chiacchierando allegramente e quando furono lontani
salii rapidamente sul mio albero.
Non
mi sfuggirono i commenti di alcune nuove Guardie che si trovavano
a passeggiare nel cortile. Il mio udito mi permise di ascoltare i
loro sussurri mentre la loro mente esprimeva tutto il loro stupore
per il mio gesto inaspettato.
Ma
non mi interessava, mentre veloce salivo fino agli ultimi rami e
inspiravo il vento tiepido che portava i profumi della campagna
circostante.
Fu
solo quando il sole si alzò alto nel cielo che Dementri e
Felix mi
vennero a chiamare.
“Ehi
Edward. Che ne diresti di scendere?”
Guardai
di sotto e li vidi sorridenti alla base dell'albero.
Con
pochi balzi atterrai al loro fianco e mi affrettai ad abbracciarli
felice di rivederli.
Non
pensavo che fosse possibile ma mi ero affezionato a quelle due ruvide
Guardie che mi avevano preso sotto la loro ala protettiva.
“Sono
felice di rivedervi” dissi sorridendogli.
Anche
loro sembravano felici e potei sentire la gioia nelle loro menti.
“Bentornato
Edward” confermò un sorridente Felix.
Ci
mettemmo a passeggiare in cortile e loro mi raccontarono quello che
era successo dopo la mia partenza.
Ovviamente
erano stati puniti severamente anche se si rifiutarono di dirmi come.
Titubante
per la prima volta chiesi informazioni sul vero motivo che mi aveva
spinto a Volterra.
“Dov'è
Rebecca?” domandai tranquillo simulando indifferenza.
Vidi
appena Demetri irrigidirsi nervoso mentre Felix sorridendo divertito
spiegò “E' fuori... in missione.”
Annui
chiedendomi se c'era dell'altro ma un sesto senso mi consiglio di
tacere mentre nelle loro menti potei leggere il dispiacere per
quell'allontanamento.
“Le
è successo qualcosa?” chiesi all'improvviso
ansioso colpito dai
loro pensieri.
Felix
mi scrutò di traverso mentre Demetri stringeva lo sguardo
chiedendosi il perché mi interessasse tanto.
“Una
normale missione” rispose evasivo.
“Si
è legata a qualcuno?” insistei troppo spaventato
per accorgermi
che mi stavo avventurando su un terreno pericoloso.
“Non
credo che la cosa ti debba interessare” mi rispose brusco
Demetri
rivolgendo i suoi pensieri al pasto consumato il giorno precedente.
“Già,
è vero” confermai per allontanare il sospetto sul
vero motivo
della mia visita e ritraendo la mia mente dalle loro.
Chissà
perché non mi avevano risposto?? Mi domandai assorto
scocciato dal
sapere che avevano trovato il modo per tenere i loro pensieri al
sicuro.
Dovevo
riuscire a scoprire dov'era e quando sarebbe tornata.
Sospirai
e seguii i miei due amici all'interno della Rocca.
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Capitolo 15 *** Un potere imbarazzante ***
Ciao
vi lascio al nuovo capitolo dove ritroverete un "simpatico"
personaggio. Baci a tutte ♥♥
Capitolo 13 Un potere imbarazzante
Edward
Li
accompagnai fino alla sala del trono e poi mi allontanai.
Non
ci tenevo ad incontrare Aro e Caius.
Il
primo l'avrei visto quella sera e il secondo mi odiava fortemente.
Non
avevo ancora capito cosa gli avessi fatto per meritarmi il suo odio
ma supponevo fosse perché avevo avuto in passato, assieme
alla mia
famiglia, il coraggio di oppormi a loro.
Il
mio Signore Marcus, invece non sapevo bene cosa pensasse di me. Non
mi aveva mai osteggiato apertamente ne tanto meno protetto.
Probabilmente gli ero indifferente come la maggior parte delle
questioni.
Chiuso
nel suo dolore per la perdita della moglie si era isolato da tutto e
da tutti limitandosi a fare presenza e lasciando ai fratelli le
decisioni importanti. Ma sapevo che non gli sfuggiva nulla. Una
presenza silenziosa ma determinante al tempo stesso.
Mi
allontanai nei corridoi rimuginando e salutando le poche Guardie che
mi conoscevano con fare distratto quando un voce stupita mi chiamo
“Edward”.
Mi
voltai e mi vidi venire in contro Pamela.
Rimasi
fermo non sapendo bene come comportarmi. L'ultima volta che l'avevo
vista mi era letteralmente saltata addosso e solo la presenza di
Rubens mi aveva permesso di evitare il suo assalto.
Certo
la colpa era la mia.
L'avevo
sedotta per rubarle la password del computer e lei quando era stata
trasformata per punizione si era illusa di essere un qualcosa di
più
per me.
Quando
poi le avevo spiegato come stavano le cose mi aveva giurato vendetta
e che in un modo o nell'altro sarei stato suo.
Mi
irrigidì pronto a difendermi.
Non
avevo alcuna intenzione di lasciarmi baciare o di avere una qualsiasi
storia con lei.
Oltre
a non piacermi, il mio cuore era già abbastanza lacerato
senza
aggiungere lei alla lista.
Ma
contrariamente a quanto mi aspettassi si avvicinò tranquilla
sorridendomi come se ci fossimo salutati da ottimi amici.
“Ciao
Edward. Sei tornato” mi disse allegra.
Annui
ed entrai nei suoi pensieri. Non mi aspettavo nulla di diverso,
voleva avermi a tutti i costi.
“Rinunciaci
Pamela. Non perdere tempo con me è una battaglia persa la
tua” le
risposi per mettere subito in chiaro cosa pensassi.
Lei
annui e sempre sorridendo si avvicinò di più a me.
“Non
temere Edward. Mi sono fidanzata con Lucio e non provo più
nulla
per te” mi disse.
Restai
in silenzio, sentivo i suoi pensieri vorticare, non era una bugia ma
neanche la verità.
Sospirai.
“Pamela....leggo nei pensieri” le risposi divertito
dalla sua
espressione stupita.
Fece
una smorfia. “Poco male Edward” mi disse allungando
la mano e
posandomela sul petto.
Arretrai
appoggiandomi con la schiena sul muro del corridoio.
“Cosa
stai facendo?” dissi stupito mentre sentivo il mio respiro
diventare veloce.
Scrollai
la testa per riordinare le idee che sembravano essere diventate
improvvisamente confuse mentre sentivo crescere in me il desiderio
di baciarla e i calzoni tirare all'altezza dell'inguine.
“Mi
stai per baciare Edward” mi disse prima di posare le sue
labbra
sulle mie. Avrei voluto ritrarmi da quel contatto ma qualcosa mi
stava spingendo a ricambiare il suo bacio mentre la stringevo a me.
Le
mie labbra si attaccarono alle sue vogliose e impazienti.
Una
sua mano si posò dietro al mio collo iniziando a giocare con
i miei
capelli mentre l'altra scivolava languida sui pantaloni facendomi
tremare dal desiderio.
Non
riuscivo a ragionare con chiarezza, ero preso da una voglia disperata
di toccarla e di liberarmi dai vestiti mentre sentivo il mio membro
pulsare dolorosamente smanioso di possederla. Le mie mani si
posarono sui suoi glutei cercando di farsi strada sulla pelle
liscia del sedere alla ricerca del suo luogo nascosto.
“Pamela
che stai facendo? Staccati subito da lui !!” la voce forte di
Rubens accompagnarono le sue mani che presero Pamela per le spalle
strattonandola via da me.
Sobbalzai
e presi fiato mentre riprendevo, confuso, nuovamente contatto con la
realtà come se mi fossi appena svegliato da un sogno.
Mi
pulii la bocca con il dorso della mano schifato dal contatto avuto
con lei, mentre li fissavo chiedendomi che cosa fosse accaduto in
realtà.
“Sapevo
che ci avresti provato. Avevo ordine di tenerti d'occhio. Vai
subito nella tua stanza e restaci mentre vado a fare rapporto. Non ti
è consentito usare il tuo potere sulle Guardie dovresti
saperlo
ormai” la voce di Rubens non ammetteva repliche mentre Pamela
gli
sorrideva per nulla intimorita.
“Come
vuoi Rubens. A più tardi Edward... magari la prossima volta
non ci
interromperà nessuno” mi sibilò contro
mandandomi un bacio con la
mano mentre si allontanava di corsa.
Guardai
Rubens ancora confuso.
Lui
sospiro e si rivolse a me “Tutto bene Edward?” mi
chiese gentile.
Annui
“Si....adesso si. Ma non capisco cosa mi sia preso”
chiesi ancora
stupito guardandolo e aspettando una spiegazione da lui.
“Pamela
ha sviluppato in questi mesi un potere particolare. Che non riusciamo
a imbrigliare” mi disse scuotendo la testa chiaramente
irritato.
“Non
avremmo dovuto trasformarla e se non sta attenta saremo costretti a
sopprimerla” disse chiaramente infastidito dagli
atteggiamenti
della bella vampira.
“Quale
potere ?” chiesi cercando di capire che cosa mi era successo
mentre
sentivo il mio corpo teso iniziare a rilassarsi
“Non
ti devi far sfiorare da lei, Edward. Perché vedi basta
toccarla o
anche solo sfiorarla che cadi sotto il suo dono” mi disse.
Strinsi
gli occhi cercando di fare chiarezza nei miei ricordi “E
sarebbe?”
chiesi incuriosito.
“Non
ti sei accorto?” mi domandò divertito .
Stetti
in silenzio un attimo ma quello che era appena successo era solo un
vago ricordo coperto da ombre “Temo di no” dissi.
“Stavi per fare
l'amore per lei e se non ti avessi fermato le saresti
saltato addosso nel giro di poco” disse guardandomi
ridacchiando
nel vedermi sgranare gli occhi dalla sorpresa.
“Ma...”
feci per protestare, ma lui mi zittì invitandomi a guardare
i miei
pantaloni.
“Non
essere imbarazzato Edward, l'ha fatto con quasi tutti, ma non
c'è
verso di bloccarla. Anche perché non viene mai
punita” disse fra i
denti irritato.
“E
perché mai ?” gli domandai stupito e irato con me
stesso per
quello che stavo per combinare nel corridoio.
“Perché
è sotto la protezione di Caius. E quindi al massimo viene
solo
rimproverata... nulla di più” disse scuotendo la
testa.
Non
era una bella notizia quella che mi aveva dato, ci mancava solo
Pamela con il suo strano dono a complicare la mia vita.
E
dopo averlo ringraziato, sia per il suo intervento sia per
l'avvertimento, ci salutammo.
Avrei
dovuto stare attento ovviamente, ma almeno avevo scoperto di avere un
altro amico all'interno della Rocca oltre ad una vampira assatanata
che mi dava la caccia e che avrebbe cercato d'insidiarmi in ogni
momento.
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Capitolo 16 *** Iniziano i problemi ***
Ciao vi lascio con un nuovo
capitolo nel quale ritorneremo anche a vedere cosa sta succedendo a
casa Cullen. Buona lettura.
Capitolo 14
Iniziano i
problemi
Edward
Passai
il pomeriggio ad
assistere all'addestramento delle nuove Guardie.
Ilmi
e Kong non davano
loro tregua ed io, che mi ero messo lontano per non disturbare le
lezioni, passai il tempo ad osservarli mentre la mia mente vagava
persa nei ricordi di quando io stesso avevo subito il loro
allenamento.
Alla
fine mi chiamarono e
m'invitarono a combattere per dare una dimostrazione.
Declinai
gentilmente
l'invito, avevo paura di non riuscire a gestire il vampiro dentro di
me che sentivo smaniare dalla voglia di uccidere.
Congedati
gli alunni si
avvicinarono.
“Che
succede Edward, ti
ritieni troppo superiore per noi, adesso?” mi chiese Ilmi a
bruciapelo evidentemente irritato dal mio atteggiamento scostante.
Scossi
la testa
mortificato e gli raccontai la difficoltà che avevo a
gestirmi.
“Questo
non va bene
Edward” sentenziò Kong “non è
normale. Se ogni Guardia che va
in battaglia non fosse in grado di gestirsi al suo ritorno, finiremmo
tutti per azzannarci fra di noi” scuoteva la testa
preoccupato.
“Lo
so. E' per questo
che sono qui. Ero un pericolo per la mia famiglia” spiegai
triste
ripensando a tutto quello che era successo nei mesi precedenti.
“Credo
che l'unica
sarebbe nuovamente combattere sforzandoti di gestire il tuo
istinto” mi disse Kong pensieroso.
“Sono
pericoloso. Non
voglio farvi del male per errore” risposi scuotendo la testa
spaventato alla sola idea di quello che avrei potuto combinare se non
mi fossi riuscito a controllare.
“Non
ti preoccupare”
disse Ilmi sorridendomi divertito “Ci faremo aiutare da
Rubens e
Anna nel gestirti. Loro sono abituati a tenere bravi i neonati... e
quindi non credo che tu possa essere un problema” disse
sorridendomi “Ci vediamo domani pomeriggio qui alle
sei” affermò
poi scambiandosi un segno di assenso con Kong.
“Ma...”
non riuscii a
proseguire perché vidi una Guardia che non conoscevo venire
verso di
noi velocissimo.
“Edward,
il nostro
Signore Aro ti vuole” mi disse tutto d'un fiato. Era un
ragazzo sui
quindici anni, biondo e dai lineamenti delicati. Dal modo di fare
sembrava un neonato e anche gli occhi rossi accesi sembravano darmi
ragione.
“Daniele.
E' un
Capitano ed un tuo superiore e gli devi portare rispetto”
intervenne Kong divertito dal comportamento del ragazzo.
“Perdonami,
mio
Capitano...io...” iniziò a balbettare intimorito.
Non
avevo mai visto un
vampiro così timido e sorridendo lo zittii “E'
tutto a posto
Daniele, accompagnami da lui” lo vidi abbassare la testa e
poi
visto che non lo avevo rimproverato mi fece un largo sorriso e si
avvio. Salutai i due istruttori e mi avviai al cospetto di Aro.
Mi
aspettava una lunga
notte, ma avrei svolto il mio lavoro senza lamentarmi.
Carlisle
Edward
era partito da
pochi giorni e non avevamo più avuto sue notizie. Nemmeno
Alice
diceva di aver avuto visioni su di lui ma sospettavo che stesse
mentendo.
Mi
domandavo il perché
non avesse cercato di comunicare con noi, non riuscivo proprio a
capire quel ragazzo.
Quando
era partito
singhiozzava disperato eppure era partito ugualmente.
Aveva
soffocato il suo
cuore per andare a cercare un qualcosa che neanche lui sapeva.
E
adesso mancava a tutti
quanti tantissimo.
Facevamo
finta di niente
ma ci sembrava che la casa fosse vuota.
Bella
era triste e le sue
sorelle cercavano di coinvolgerla e di non lasciarla sola ma era
evidente la sofferenza sul suo viso e l'apatia che l'aveva avvolta
era preoccupante.
Non
cacciava e non usciva
mai di casa. Se qualcuno dei suoi fratelli o noi non la cercavamo
era capace di passare intere giornate ferma, in piedi davanti alla
finestra a scrutare l'orizzonte.
Forse
sperava di vederlo
comparire all'improvviso o sognava di andare da lui.
Fu
ritornando
dall'ospedale che ebbi il sospetto che qualcosa non andava.
Dopo
aver parcheggiato
scesi dalla macchina e mi girai di scatto.
Avevo
percepito la
vicinanza di qualcosa e con i sensi allerta studiai l'ampio giardino
e il bosco circostante ma solo il profumo di Esme che si stava
avvicinando colpì il mio olfatto.
Scrutai
attentamente, ma
nulla. Forse me lo ero sognato, forse era stato solo un falso
allarme... ma non ero tranquillo e abbracciando la mia dolce Esme mi
affrettai ad entrare a casa.
“Dov'è
Jasper?”
chiesi fra gli sguardi stupiti della mia famiglia. Mancava solo lui.
Jasper
Ero
sull'albero.
Ero
sicuro che gli occhi
gialli che avevo intravisto nel bosco il giorno precedente sarebbero
ritornati e dopo aver raccontato che volevo andare a caccia da solo
mi ero allontanato.
Non
avevo mentito o
perlomeno non del tutto dal momento che ero effettivamente a caccia
anche se non delle solite prede, non per nutrirmi come pensavano. I
miei obiettivi erano ben altri.
Non
mi piaceva quello che
avevo visto nel bosco e avevo bisogno di risposte.
Mi
appostai in alto
nascosto dalle fronde degli alberi, se avevo ragione lui non mi
avrebbe trovato, mente io potevo sorvegliare la mia famiglia pronto a
intervenire se ce ne fosse stato bisogno.
Vidi
Carlisle fermare la
Mercedes e scendere dalla macchina.
Fu
allora che lo vidi
allontanarsi preoccupato di essere stato visto da mio padre.
Un
sorriso maligno si
aprì sul mio volto.
Si
reputavano furbi ma
non lo erano, adesso bisognava solo capire quanti fossero e che
piani avessero.
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Capitolo 17 *** Malik ***
Ciao
a tutte. Vi lascio un nuovo capitolo dove scoprirete cosa ha fatto
promettere Edward ad Alice!!! Un bacione e buona lettura.
Capitolo
15 “Malik!”
Edward
Entrai
e mi inginocchiai ai piedi di Aro.
Lui
si volto a sorridermi poi senza una parola posò la sua mano
sulla
mia testa, mentre il primo vampiro entrava nella Sala del Trono.
Lavorai
tutta la notte e come al solito feci ritorno alla mia camera ancora
stordito.
Questa
volta al mio fianco non c'era Rebecca ad aiutarmi e ci misi un po'
prima di riuscire a rilassare abbastanza la mente per immergermi in
quella specie di torpore che mi permetteva di recuperare le forze.
Erano
le prime ore del pomeriggio quando ancora intontito mi venne a
chiamare Daniele.
“Buongiorno
mio Capitano” mi salutò tutto festoso.
Gli
sorrisi, mi piaceva il modo di fare di quel ragazzo. La sua dolcezza
e allegria erano contagiose senza contare che mi ricordava Alice,
sembrava un folletto perennemente sorridente proprio come la mia
sorellina.
“Il
nostro Signore Aro ti aspetta nel suo studio, appena sei
pronto”
finii allegro prima di uscire come un razzo dalla stanza.
Mi
alzai e mi guardai intorno. Per un attimo cercai Rebecca, poi scossi
la testa sbuffando. Ero solo ovviamente, e mi scocciava ammetterlo...
ma mi mancava.
Avevo
voglia di rivederla, di parlarle di chiarire quello che si agitava
dentro di me.
Ma
lei non c'era e io non sapevo quando sarebbe arrivata.
Incuriosito
mi avviai da Aro, chiedendomi ancora una volta che cosa potesse mai
volere da me.
Quando
arrivai bussai alla porta ed entrai.
Non
era solo, con lui c'era Malik.
“Oh
Edward. Eccoti finalmente” mi disse cordiale il mio Signore.
Annui
e abbassai la testa per salutarlo.
Sul
suo volto si aprii un sorriso allegro . Nella sua mente, ancora una
volta esplose la gioia per avermi lì, sottomesso ai suoi
desideri.
“Oggi
pomeriggio devi accompagnare Malik. Il tuo dono sarà
importante per
svolgere bene il suo lavoro. Ed Edward, mi aspetto che tu gli
ubbidisca” terminò.
Annui
“Come volete Mio Signore” risposi e posai lo
sguardo sul vampiro
al suo fianco.
Lo
conoscevo di vista ma non gli avevo mai parlato. Sapevo che si
occupava della gestione della Rocca ma non sapevo esattamente di
cosa. Apparteneva alla Guardia Reale e la sua mantella bordata di
rosso lo identificava come responsabile dell'amministrazione. Lui mi
stava studiando, chiedendosi se sarei stato effettivamente d'aiuto o
solo un impaccio per la sua missione.
“Dovrai
metterti in borghese e vestito elegante Edward. Ci vediamo tra
quaranta minuti in piazza” mi ordinò.
La
sua voce melodiosa come tutti quelli della mia razza era ferma e
severa proprio come il suo aspetto.
Se
fossimo stati umani avrei potuto scambiarlo per un Professore o il
Dirigente di una grande industria, mentre vedevo i suoi occhi
scrutarmi enigmatici e i suoi pensieri ripassare tutto quello che
sapeva su di me.
“Ci
sarò” gli risposi mentre venivo congedato dal mio
Signore con un
gesto.
Senza
perdere tempo andai in camera e mi vestii con un completo grigio
sopra una camicia azzurrina che trovai nell'armadio. Non sembravo
più
ne una Guardia, ne tanto meno un diciassettenne.
Mi
guardai nello specchio per sistemarmi la cravatta blu a strisce
bianche e rosse e il ricordo del matrimonio di Nessi bussò
nella
mia mente.
“Bella”
mormorai al mio riflesso mentre venivo assalito dai ricordi e la mia
mano si alzava come per farle una carezza.
Ingoiai
a vuoto diverse volte per calmarmi stringendo con violenza i pugni
lungo i fianchi.
Una
ferita del mio animo si era riaperta, ma non potevo permettere al mio
cuore e alla mia mente di pensare a lei. Non sarei tornato da lei
fino a che non fossi diventato sicuro dei miei sentimenti nei suoi
confronti e non fossi riuscito a imbrigliare il mostro dentro di me
una volta per tutte.
Quando
ebbi la forza di riaprire le mani sulla mia pelle erano presenti i
segni lasciati dalle unghie. Mi guardai ancora una volta per
accertarmi di avere tutto in ordine e veloce uscii sulla grande
piazza.
Non
aspettai molto che vidi Malik venirmi incontro.
Anche
lui vestito elegante si fermò vicino a me osservandomi
attentamente.
“Bene
Edward” annui sorridendomi mentre lanciava un veloce sguardo
al mio
abbigliamento trovandolo evidentemente di suo gusto “Aro mi
ha
detto che sei abituato a stare in mezzo agli umani e a comportarti
come tale e questo fa di te un ottimo compagno. Non sono molte le
Guardie capaci di comportarsi normalmente e nessuna ha il tuo
preziosissimo dono” disse scrutandomi di sottecchi.
Scossi
la testa “Da quando mi sono scontrato con i licantropi ho
alcuni
problemi di autocontrollo. Anche se sono in grado di gestirmi
sufficientemente” lo informai scocciato da quella mia
debolezza con
cui avevo imparato a convivere ultimamente.
Lui
mi guardò serio e preoccupato “Questo è
un male Edward. Dovresti
informare Aro.” mi rimproverò aggrottando le
sopracciglia e
chiedendosi se fosse il caso di rimandarmi nella Rocca.
“Non
immaginavo che mi facesse uscire. Ma non ti preoccupare se non
succede nulla sono in grado di controllarmi a sufficienza”
cercai
di rassicurare lui e me stesso.
“Comunque
hai fatto bene ad informarmi. Mi aspetto da te aiuto, ma se fossi in
difficoltà dimmelo, non possiamo comprometterci, in nessun
modo”
mi disse asciutto mentre si avviava con un buon passo umano verso il
centro della Cittadella.
Annui seguendolo,
poi incuriosito gli chiesi “Dove stiamo andando?”
Lui
mi sorrise un attimo poi tornato serio mi rispose “In Banca.
Devo
parlare con il Direttore e tu mi devi aiutare a capire il
perché
certi investimenti sono andati male”
Lo
guardai dubbioso “Investimenti?” gli chiesi poco
sicuro di aver
tradotto bene l'italiano.
Mi
guardò un attimo di traverso fermandosi e bloccandomi per un
braccio.
“Edward. Cosa ne sai
di operazioni finanziarie?” mi chiese a bruciapelo
preoccupato.
“Qualcosa”
gli risposi infastidito dal suo tono.
Scosse
la testa “Mi mancava dover fare la balia a un vampiro
instabile e
per di più che non capisce nulla di economia”
bofonchiò
chiaramente alterato da quello che iniziava a considerare solo un
peso.
Stava
per rimettersi a camminare che lo bloccai io stavolta per un braccio
snudando i denti “Forse non sarò un tecnico del
settore... Malik!
Ma non sono uno scemo... ho tre lauree” affermai offeso dal
suo
comportamento.
Lui
si scrollò la mano e mi guardò assorto un attimo
“Vedremo
Edward...vedremo. Per adesso vieni e cerca di fare del tuo
meglio”
Levai
la mano e lo seguii in silenzio.
Quando
ci presentammo ci fecero accomodare in un piccolo salottino moderno.
Malik
si comportava completamente a suo agio in apparenza ma sentivo i
suoi occhi puntati su di me e il suo nervosismo per la mia presenza
oltreché per la sua missione.
Mi
osservava in continuazione chiedendosi se avrei creato problemi.
Quando
arrivò il Direttore ci diede la mano cordiale mostrando
indifferenza
alla nostra temperatura mentre iniziava a parlare con lui, che
evidentemente conosceva da tempo.
Riuscivo
a seguire tutti i discorsi con facilità e fin da subito
entrai nei
pensieri di quell'uomo.
“Sicuramente
Sig. Malik la grave crisi che ha investito l'America ha coinvolto i
governi vicini e l'Argentina si è trovata in
difficoltà. Non era
prevedibile che le azioni crollassero così di
colpo.” spiego
affabilmente il direttore al mio compagno.
Sorridendo
comprensivo al Direttore e facendo finta di cambiare posizione
sussurrai a Malik “Sta mentendo... lo sapeva da una ventina
di
giorni ma ha fatto finta di niente, per guadagnarci” lo
smascherai.
Ovviamente
il Direttore non sentì quello che avevo sibilato al mio
compagno e
Malik ne approfittò per incastrarlo “Ho fonti
sicure che affermano
che voi ne siete stato informato con venti giorni di anticipo e
questo non piacerà al mio Signore” la sua voce era
pacata e
calma ma nonostante questo il direttore iniziò a sudare
copiosamente.
“Ecco
io...” provò a giustificarsi.
“Non
ha i soldi da restituire... ha paura di te” informai
nuovamente il
mio compagno provando una certa pena per quell'uomo.
“Non
si preoccupi Direttore... sono sicuro che la prossima volta
m'informerà per tempo... e che nel frattempo
cercherà di rimediare
alla perdita del denaro” lo interruppe Malik sorridendo
mellifluo.
Il
tono era apparentemente tranquillo ma il direttore era chiaramente
terrorizzato dal mio compagno. Non sapeva con esattezza chi aveva
davanti, per sua fortuna, ma era cosciente della possibilità
di
perdere la vita se non avesse mantenuto la parola. Era fermamente
convinto fossimo esponenti di spicco della mala vita italiana.
“Si.
Si..cura..men...te” rispose asciugandosi il sudore dalla
fronte
con il fazzoletto.
“Fregherà
un investitore di Milano, per ripianare i conti” sibilai a
Malik leggendo la mente del Direttore. “E' fermamente
convinto che
apparteniamo a qualche organizzazione poco pulita e assai
pericolosa”
riferii ridacchiando all'idea di quanto fosse fuori strada sul tipo
di organizzazione criminale.
Non
eravamo di certo mafiosi ma sicuramente qualcosa di ancora
più
letale. Se non avesse rimediato alla sua mancanza avrebbe potuto
finire come cibo al prossimo banchetto.
“Ne
sono certo. Arrivederci Direttore” lo salutò
cordiale il mio
compagno chiaramente soddisfatto dall'impegno preso da quel
pover'uomo e da quanto gli avevo riferito leggendogli nella mente.
Mi
alzai e salutai imitando Malik sotto gli occhi attenti del
Direttore che si stava chiedendo chi fossi dal momento che era la
prima volta che mi vedeva e che non avevo aperto bocca.
Immaginava
che fossi una guardia del corpo e ancora una volta mi venne da
sorridere all'idea di quanto fosse fuori strada.
Facemmo
ritorno alla Rocca diretti e quando arrivammo davanti all'entrata lui
mi prese per un braccio facendomi fermare.
Mi
ero rilassato e non mi aspettavo la sua presa per cui mi girai e gli
ringhiai snudando i denti.
Lui
sussultò un attimo, poi lasciò il mio braccio
intimorito e stupito
dalla mia reazione.
“Scusa
Edward. Non volevo spaventarti.” mi disse capendo al volo la
situazione.
Io
annui e mi rilassai “Perdonami mi ero distratto.”
“Per
fortuna che non è successo in Banca. Usciremo altre volte
assieme.
Sei molto utile ragazzo ma... stai attento... le tue distrazioni
potrebbero essere pericolose” mi ammonì prima di
entrare e sparire
nei bui corridoi.
Rimasi
indietro un attimo ripensando alle sue parole poi velocemente mi
diressi in camera e mi cambiai rimettendomi la divisa.
Mi
aspettavano per combattere e forse finalmente sarei riuscito ad
imbrigliare il mostro nuovamente.
Ancora
una volta avevo constatato quanto instabile e pericoloso fossi e
decisamente non mi piaceva esserlo.
Alice
Volevo
parlare con Edward prima che partisse e ne avevo approfittato al
matrimonio.
Avevamo
ballato assieme ma non avevo avuto il coraggio di parlargli...ci
avevo provato ma il suo sguardo disperato mi aveva impedito di
proseguire.
Aspettai
che il ricevimento stesse per finire e lasciato Jasper con Emmett,
mi diressi a cercare mio fratello. Non potevo rimandare.
Si
stava guardando in giro, forse stava cercando Bella pensai
osservandolo attentamente.
Poi
lo vidi partire deciso e andare da lei. Si parlarono pochi secondi e
lo vidi abbassare la testa e allontanarsi verso il giardino buio.
Senza
perdere tempo lo seguii e lo raggiunsi velocemente.
Mi
stava dando le spalle “Edward” lo chiamai
dolcemente.
Lui
si voltò guardandomi con gli occhi tristi e ingoiando a
vuoto. Stava
singhiozzando, per questo si era allontanato nel buio del giardino.
Mi
avvicinai e lo abbracciai stretto “L'hai detto a
Bella...vero?”
gli chiesi.
Solo
quello poteva giustificare il suo comportamento.
“Si.”
mi sussurro allontanandosi leggermente da me evidentemente
infastidito dal farsi vedere così debole ai miei occhi.
Lo
sentii prendere fiato per rilassarsi poi calandosi una maschera sul
viso e sul cuore mi disse calmo e freddo “Ti devo chiedere un
favore Alice” .
Rimasi
in silenzio e gli feci cenno di proseguire inclinando la testa e
attendendo la sua richiesta incuriosita.
Mi
stavo domandando cosa avrebbe mai potuto chiedermi quando lo vidi
guardarmi e sorridermi timidamente.
“Quando
sarò via... non cercarmi. L'ultima volta avete sofferto
tutti a
causa mia e delle tue visioni. Non voglio che si ripeta” mi
disse
cercando i miei occhi.
Come
poteva chiedermi questo? Mi domandai allarmata e stupita dalla sua
richiesta.
“No.
Edward. Non chiedermelo e poi lo sai che mi arrivano senza che io lo
voglia. Se non avessi avuto la visione della battaglia saresti morto
sui Monti Urali” ribattei decisa.
Lo
vidi sorridermi, il volto teso, tirato, mentre mi sussurrava
“Forse
sarebbe stato meglio per tutti.”.
Stupido
di un fratello!! Ero arrabbiata con lui, con il suo modo di fare e
di comportarsi. Ma come poteva non capire? Gli afferrai le braccia
per scrollarlo, per svegliarlo da quel suo continuo incolparsi... ma
non feci in tempo... il suo ringhio d'avvertimento mi blocco' mentre
vedevo i suoi occhi farsi neri e i suoi muscoli tendersi in posizione
d'attacco...
“Promettimelo
Alice” mi disse balzando improvvisamente indietro spaventato
da se
stesso.
“Edward...
non posso” ti prego vieni qui, abbracciami.
“Non è
successo nulla” supplicai spaesata e spaventata dalla sua
reazione
e ancora di più da quello che sapevo stava pensando di se
stesso.
Lui
scosse la testa. “Non vuoi proprio capire vero Alice? Non
sono più
lo stesso, sono pericoloso. E tu mi devi promettere che non mi
cercherai mai”
Lo
guardai, era disperato e promisi.
Non
avrei mai cercato le visioni su di lui e se fossero arrivate non le
avrei raccontate agli altri.
Poi
mi voltai e scappai via travolta dal dolore. Lo avevamo perso non
eravamo stati capaci di capirlo ed aiutarlo abbastanza e adesso ci
avrebbe detto addio forse per sempre.
*
* *
La
mia promessa mi pesava e cercavo di evitare di pensare a lui.
Le
poche immagini che mi arrivavano e che non riuscivo a bloccare non
erano allarmanti e cercavo di cancellarle dal mio cuore e dalla mia
mente velocemente, per non turbare nessuno come mi aveva chiesto.
Era
un fardello pesante da portare ma sapevo che era la cosa giusta da
fare.
Dopo
che fu partito, insieme a Rosalie, decidemmo che la cosa migliore da
fare era quella di aiutare Bella.
Non
potevamo aiutare lui, ma almeno avremmo aiutato nostra sorella a non
impazzire e ad uscire da quel dolore che sapevamo la stava
annientando e che stava distruggendo anche noi.
Eravamo
rientrate da poco quando vidi Carlisle entrare e chiedere di Jasper,
mi concentrai su di lui per cercarlo e quello che vidi mi fece
scappare un urlo. Non era possibile...
|
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Capitolo 18 *** L'istinto del vampiro ***
Ciao a tutte. eccomi qua con un nuovo capitolo dove
scoprirete a chi appartengono gli occhi gialli e che cosa ha
visto Alice!!! Contente...spero di sì e buona
lettura !!! Un bacio e ancora grazieee!!!
Capitolo
16 L'Istinto del Vampiro
Edward
Quando
arrivai in cortile li trovai già lì ad aspettarmi.
Ilmi
e Kong stavano spiegando a Rubens ed Anna cosa volevano da loro.
Dai
loro pensieri gli ultimi due sembravano perplessi, soprattutto Anna
mi guardava diffidente.
“Ciao
Edward” mi salutò festoso Kong “con chi
preferisci combattere?”
mi chiese sorridente.
Mi
strinsi nelle spalle, era indifferente ovviamente.
“Allora
inizio io” e senza darmi darmi il tempo di levarmi la
mantella mi
saltò addosso velocissimo.
Mi
spostai di lato ma non riuscii ad evitare l'impatto con lui.
Finimmo
entrambi a terra, e sorridendo mi bloccò per le braccia.
“Sei
distratto ragazzo... credevo te la cavassi meglio. Non ti ricordi
nulla di quello che ti abbiamo insegnato?” mi
canzonò.
Gli
ringhiai e agile come un serpente riusci a sfuggire la sua presa
rovesciandolo per terra “Non ti illudere Kong, mi hai solo
preso di
sorpresa” gli sibilai ridacchiando a mia volta.
Era
tantissimo che non combattevo e l'ultima volta era stato per la mia
sopravvivenza e non certo per giocare.
Iniziammo
a lottare, studiandoci e cercando di sopraffare l'avversario.
Stavo
lottando cercando d'imbrigliare il lato oscuro del mio istinto, di
trattenere il vampiro assetato di morte dentro di me, non volevo
fargli male, e lui invece non si sarebbe accontentato di una resa. Era
una fatica immensa ma ci stavo riuscendo.
Stavo
già gongolando convinto di essere riuscito a controllarmi
pienamente
quando all'improvviso da dietro mi sentii prendere per le spalle e
scaraventare a terra. Mi mossi troppo tardi e inviperito e spaventato
per quell'attacco ingiustificato e soprattutto imprevedibile, persi il
controllo e sentii il mostro ruggire e prendere il
sopravvento su di me. Dimentico di chi ero e cosa stavo facendo,
snudando i denti con un ringhio bestiale, mi avventai su Ilmi con
l'intento di smembrarlo.
Non
stavo più giocando... lui era la mia preda, il vampiro
voleva
vendetta.
L'avrei
senz'altro raggiunto e distrutto dal momento che rimase impietrito
dalla mia reazione violenta e dai miei occhi diventati
all'improvviso neri di rabbia se non fossero intervenuti Rubens e
Anna che capito al volo cosa stava succedendo mi atterrarono dal
dietro.
Mi
ritrovai con la faccia premuta nel terreno, a divincolarmi ruggendo
come un leone, incapace di ragionare e d'imbrigliare il mostro dentro
di me.
Poi
lentamente iniziai a sentire le loro voci “Calmati Edward.
Riprendi il controllo.” mi sussurravano tranquille e dolci
nello
stesso tempo.
Presi
fiato e imbrigliai il mostro dentro di me, rilassando i muscoli e
tacitando il mio ringhio.
“Sto
bene, lasciatemi” dissi lentamente conscio di essere di nuovo
padrone di me stesso.
Sentirono
il mio corpo rilassarsi e le mie parole li convinsero che non c'era
più pericolo.
Come
mi sentii libero mi alzai in piedi aggiustandomi la camicia a testa
bassa. Mi vergognavo ma soprattutto ero dispiaciuto e preoccupato dal
mio comportamento.
“Avevi
ragione Edward. Sei pericoloso” mi confermò Anna
scuotendo la
testa.
“Temevo
peggio” intervenne Ilmi. “Finché non si
è spaventato attaccato
da dietro era padrone di se” concluse guardando Rubens
“Come
i neonati. Devi riuscire a gestire le emozioni. Ma anch'io ero
convinto che fossi messo peggio. Penso che nel giro di poco riuscirai
di nuovo a imbrigliare il tuo mostro, ragazzo” mi sorrise per
incoraggiarmi.
“Ok,
di nuovo Edward. E stavolta faremo di tutto per stuzzicarti,
ragazzo”
mi spintonò Kong “Devi riuscire a dominarti in
qualsiasi
situazione”.
Combattemmo
ancora per alcune ore .
Mi
dovettero bloccare diverse volte, ma Rubens e Anna impedirono al
vampiro di fare del male ai miei due istruttori che facevano di
tutto per stuzzicarmi e mettermi alla prova.
Fu
solo quando il simpatico Daniele venne a chiamarmi per portarmi
nuovamente da Aro che smettemmo.
Ubbidi a malincuore
e dopo aver salutato i miei compagni di gioco ed aver
ricevuto la promessa di continuare l'indomani lo seguii veloce.
Ero
contento.
Mi
stavo levando la paura di non riuscire a gestirmi e più me
la
levavo più mi sentivo forte e controllato.
Presto
sarei riuscito nuovamente a legare il mostro dentro di me in maniera
definitiva.
La
nottata passò come al solito e quando nel primo pomeriggio
mi
ripresi dalla stanchezza mi avviai verso il mio cortile.
Volevo
cercare Felix e Demetri per farmi dire dove era Rebecca.
Smaniavo
all'idea di vederla.
Dovevo
capire dove fosse e quali sentimenti provavo per lei, solo
così
avrei potuto liberare il mio cuore dal dubbio ed essere libero di
ripensare a Bella e alla mia famiglia senza quel dolore che mi
attanagliava al loro ricordo.
Quando
arrivai in cortile non vidi nessuno dei due, e a ben pensarci non
erano presenti neanche quella notte nella Sala del Trono.
Probabilmente
erano in missione.
Scossi
la testa avvilito e mi preparai a saltare sul mio albero.
“Dove
vai Tarzan?” sentii una vocetta conosciuta e odiosa chiamarmi.
Se
non fosse stata mio superiore in grado non mi sarei nemmeno voltato
ma invece lo feci girandomi e guardandola in quegli occhi da bambina.
“Vuoi
qualcosa Jane?” le risposi acido.
Lei
mi sorrise scuotendo la testa “Perché sei tornato?
Cosa speri di
ottenere? Ci stai nascondendo qualcosa! Ne sono sicura.” mi
sibilò
contro.
Nella
sua voce c'era stupore e rabbia. Mi odiava lo sapevo ma non avevo
mai capito il perché.
“Perché
mi odi così tanto Jane?” le chiesi incuriosito.
Lei
mi fulminò con gli occhi “Non sono affari che ti
riguardino.
Vattene Edward. Vattene dalla tua famiglia prima che sia troppo
tardi. Qui nessuno ti vuole, tu disonori solo la nostra razza. Tu non
sei un vero vampiro. ” mi sibilò poi si
voltò e si allontanò
veloce.
Rimasi
fermo stupito. Quello che avevo letto nei suoi pensieri non era solo
invidia, gelosia, odio e superiorità nei miei confronti.
Aveva
cercato di nascondermelo ma c'era un sentimento che stava cercando di
reprimere... un sentimento a lei sconosciuto ma che mi
terrorizzò
più degli altri.
Stavo
ancora pensando spaventato e immobile appoggiato al tronco
dell'albero quando mi sentii chiamare.
“Edward”.
Non
riconobbi la voce. L'avevo sentita una volta sola nella mia vita ma
quando alzai lo sguardo rimasi come fulminato.
Rebecca
mi stava correndo incontro scortata a distanza da Demetri e Felix.
Rimasi
lì fermo, senza sapere cosa dire o fare.
Lei
con i capelli argentati sciolti nel vento si fiondò tra le
mie
braccia.
L'abbracciai
stretta a mia volta. Felice di rivederla.
Si
staccò da me subito e mi prese per le mani guardandomi con
quei suoi occhi particolari che sembravano quasi bianchi.
“Stai
bene?” mi chiese con la sua voce melodiosa e preoccupata.
Stavo
in silenzio e la guardavo. Non me la ricordavo così bella.
Per la
maggior parte del tempo l'avevo vista con i miei occhi, con il mio
sorriso come se fosse una parte di me.
Ma
adesso era libera... era lei stessa.
“Si
Rebecca. Adesso che ti vedo si” le dissi e mi chinai per
baciarla
sulle labbra.
Lei
portò le dita sulla mia bocca “No Edward. E' stato
tutto un
inganno. Ci siamo cascati entrambi lo sai, vero?” mi chiese
titubante.
La
guardai ancora incerto, incapace di capire cosa volesse dirmi con
quelle parole, senza capire il perché mi avesse respinto.
L'avevo
desiderata tanto, avevo desiderato rivederla e abbracciarla. Avevo
bisogno delle sue coccole e delle sue carezze. E adesso non capivo a
cosa alludesse.
Lei
si girò verso le due Guardie che silenziose l'avevano
accompagnata. Entrambi erano stupiti e molto turbati dal mio
comportamento per
loro inspiegabile.
“Lasciateci
soli. Dobbiamo parlare” disse loro e sorridendogli
“Non abbiate paura . Andrà tutto bene”
Loro
la guardarono incerti e poi titubanti si allontanarono, lanciandoci
occhiate preoccupate mentre si chiedevano di cosa mai avremmo dovuto
parlare.
Li
guardai andare via domandandomi il perché si preoccupassero
e scossi
la testa stupito mentre Rebecca mi prendeva per mano “Andiamo
Edward, saliamo sull'albero. Lì potremo parlare senza che
nessuno ci
disturbi”.
L'osservai
e un sorriso si dipinse sulle mie labbra al ricordo di quando l'avevo
trascinata quasi a forza lassù.
Jasper
Seguì
la spia a distanza. La sua puzza era inconfondibile e volevo capire
dove fosse diretto e il perché ci sorvegliava.
Lui
probabilmente non avvertiva il mio odore perché si stava
muovendo
nel nostro bosco dove eravamo soliti cacciare.
Gli
lasciai parecchio spazio e silenzioso come un fantasma iniziai il mio
inseguimento.
Poi
ad un tratto mi fermai. L'odore si era intensificato.
Fiutai
attentamente l'aria e decisi che potevo avvicinarmi senza problemi,
ero infatti sottovento.
Mi
acquattai dietro a un cespuglio non molto lontano e tesi le orecchie.
Con il mio dono cercai di spargere tranquillità in modo da
annullare
qualsiasi sospetto.
“Li
ho trovati. Avevamo ragione. Sono loro” disse una voce.
“In
quanti sono?” chiese una seconda
“Per
ora ne ho contati cinque. Ma gli odori che circolano mi farebbero
pensare che siano di più” confermò la
prima.
“Al
massimo quanti pensi possono essere?” chiese nuovamente la
seconda
che dal tono doveva essere il capo.
“Non
più di dieci” affermò la prima
“Sicuro?”
chiese il capo
“Si.
Non ho dubbi su questo” affermò certo.
“Andiamo
a riferire . Se è così non sarà un
problema annientarli” affermò
deciso il comandante.
Rimasi
fermo paralizzato. Le mie paure si erano avverate.
I
licantropi che avevamo attaccato per salvare Edward sui Monti Urali,
volevano vendicarsi della mia famiglia. Loro erano gli occhi gialli
che ci spiavano dal bosco.
Mi
ero accorto che non tutti erano periti nella battaglia ma mai
più
mi sarei immaginato che i sopravvissuti ci avrebbero cercato per
vendicarsi del nostro intervento.
Non
avevo molta scelta dovevo scoprire quanti erano e quali erano i loro
piani, se volevo salvare la mia Alice e gli altri.
Senza
perdere tempo mi allontanai e preso un biglietto che mi ero portato
in tasca iniziai a scrivere sperando che Alice mi stesse guardando...
|
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Capitolo 19 *** Chiarimenti ***
Ciao
eccomi. Scusate il ritardo ma è stata una giornata caotica.
Ma ecco il capitolo dove finalmente ci saranno un bel pò di
chiarimenti!!! Spero che vi piaccia e nell'attesa di saperlo auguro a
tutte Buona Lettura!! Baci sparsi ♥♥
Capitolo 17 Chiarimenti
Edward
Quando
fummo in cima al
mio albero mi sedetti comodamente fra le sue fronde guardando Rebecca
e domandandomi cosa provassi per lei.
Lei
sinuosa e bellissima
si sedette di fronte a me guardandomi con un sorriso triste sul
volto.
“Mi
spiace Edward. Ti
fa ancora male la spalla vero?” mi chiese allungando il
braccio e
facendomi una carezza sulla guancia come era solita fare quando era
il mio simbionte.
Io
scossi la testa. “Ci
ha messo un po'... ma mio padre ha trovato la sacca di veleno e l'ha
tolta Rebecca” le dissi sorridendole e aprendo la camicia per
farle
vedere la mia spalla.
Appena
visibile era
rimasta una leggera cicatrice sulla mia pelle bianca.
Lei
strabuzzò gli occhi
e mi sorrise enigmatica “Perché sei qui
allora?” mi chiese.
Le
presi la sua mano con
le mie. “Non lo so Rebecca. Non so cosa provo per te... so
solo che
dovevo rivederti... che non potevo abbandonarti qua” le dissi
guardandola negli occhi.
“Mi
dispiace Edward.
Per tutto. Quando mi sono legata a te l'ho fatto per ordini... poi
è
successo un qualcosa... e credevo di essermi innamorata di te. Per
quello ho lasciato una parte di veleno... volevo rivederti, volevo
che tu tornassi da me” mi disse abbassando la testa colpevole
mentre cercavo di capire le sue parole sussurrate nel vento.
Le
alzai il mento e la
costrinsi a guardarmi negli occhi. “Adesso sono qua. Sono
venuto
per te, di mia spontanea volontà non costretto dal tuo
veleno... per
portarti via da questo posto, per impedirti di soffrire ancora a
causa di Aro. Ti porterò via... lontano” le dissi
sorridendole.
Lei
afferrò la mia mano
e la strinse fra le sue “Ma hai lasciato la tua famiglia, tua
moglie, tua figlia.
Non
dovevi farlo... non
per me” disse sfuggendo i miei occhi e guardando in basso.
“E'
vero Rebecca. Ma
l'ho fatto perché ero diventato un peso e un pericolo per
loro. Sono
tornato perché dovevo capire quello che provo per te e per
cercare
d'imbrigliare il mio istinto. Non ero più quello che loro
amavano e
conoscevano. Ero solo un pericolo.” le dissi accarezzandole i
capelli, impacciato e timoroso di scoprire la verità.
“Baciami
Rebecca. Una
volta sola... ti prego” le chiesi con la voce rotta
dall'emozione.
Volevo
capire... dovevo
sapere... levarmi il dubbio che mi aveva attanagliato tutti questi
ultimi mesi.
Lei
mi guardò e sul
volto apparve un espressione decisa. “Ti ho fatto tanto male
Edward. E me ne pento. Ti voglio tanto bene e sono felice di
rivederti... ma non ti amo e neanche tu ami me.
E'
stato tutto un
inganno.” continuò fissandomi con i suoi occhi
argentati densi di
dolore “Il mio potere ti ha convinto del contrario e quello
che
abbiamo passato assieme ha complicato le cose. Ma guarda nel tuo
cuore. Io leggevo i tuoi sentimenti e ti posso dire che tu ami tua
moglie... lo sento …anche adesso... anche se non sono
più il tuo
simbionte... non c'è mai stato nulla fra di noi.
Eri
semplicemente innamorato del tuo Simbionte... non di
Rebecca.” concluse mesta poi si avvicinò e
sfiorò le sue labbra con le mie dandomi un dolce
ma casto bacio prima di lasciarsi cadere fra i rami e correre via.
Rimasi
lì fermo e
imbambolato. Chiedendomi cosa stavo provando. L'avevo baciata come
desideravo ma non avevo provato nulla. O certo era stato bello ma non
era scattata quella molla che mi univa invece a Bella. Era stato un
bacio tenero e dolce ma nulla di più.
Gli
ero affezionato ma
era solo un' amica, una sorella.
Questa
era la verità e
finalmente il velo che mi aveva coperto gli occhi e il cuore fu
squarciato mettendo a nudo i miei veri sentimenti.
Avevo
amato il mio
simbionte in quanto parte di me... non Rebecca.
E
adesso lui non c'era
più ed ero finalmente libero. Le catene del mio cuore erano
state
spezzate.
Ma
non capivo il perché
allora mi avesse lasciato la sacca di veleno nella spalla. Aveva
detto di avermi amato ma cosa era cambiato nel frattempo?
Non
aveva importanza.
Sarei
ritornato a casa e
l'avrei portata via con me.
Ora
che ero certo dei
nostri sentimenti avrei potuto portarla a casa senza problemi e senza
ferire Bella. Sarebbe diventata mia sorella e avrebbe vissuto felice
e libera . Sarebbe diventata una Cullen e nessuno l'avrebbe
più
sfruttata per il suo potere.
Avrei
dimostrato a Bella
che l'amavo ancora e mi sarei fatto perdonare. Con il mostro
imprigionato nuovamente grazie all'addestramento sarei potuto tornare
a testa alta e finalmente sereno.
Mi
ero fatto un bel
quadretto in testa e solo quando mi ricordai della visione di Alice
capii il vero problema dove stava.
Aro
non l'avrebbe mai
lasciata libera e forse adesso non avrebbe lasciato libero nemmeno me
di ritornare a casa.
Sospirai
e chiusi gli
occhi lasciandomi cullare dal vento mentre la mia testa volava a casa
dalla mia famiglia.
Ero
là da pochi giorni e
già la ferita della separazione si era riaperta,
già morivo dalla
voglia di rivederli. Adesso che finalmente avevo capito avrei potuto
tornare a testa alta ed essere felice.
Sapevo
che avrei dovuto
combattere una lunga e difficile battaglia ma adesso finalmente
sapevo per cosa combattere esattamente e quale era il futuro che
desideravo.
Carlisle
Gli
occhi di Alice non
promettevano nulla di buono e quando la vidi iniziare a scrivere mi
domandai cosa mai avesse visto.
Siamo
tutti in
pericolo. I licantropi sono tornati e ci vogliono attaccare. State
uniti e in casa. Non vi allontanate. Cercherò di scoprire
quanti
sono e i loro piani.
Quando
ebbe finito di scrivere i suoi occhi tornarono normali e si posarono
sul foglio gonfiandosi di quelle lacrime che non potevano uscire.
Noi
ci guardavamo tutti consci del pericolo al quale eravamo esposti.
Questa
volta nessuno sarebbe venuto in nostro aiuto e l'unica speranza era
che fossero in pochi.
“Per
fortuna che Nessi e Jacob sono fuori” mormoro Esme
abbracciandomi
forte.
Emmett
invece guardò dalla finestra e con la voce rotta
dall'emozione disse
“Se Edward fosse qui, sarebbe un altro paio di maniche...
speriamo
almeno che Jasper torni presto”
Nessuno
gli rispose, era strano vederlo così preoccupato, e questo
la diceva
lunga sul pericolo a cui tutti eravamo esposti.
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Capitolo 20 *** In cerca di risposte ***
Ciao
a tutti. Questo è un capitolo cortino ma credo che lo
apprezzerete molto per il suo contenuto. Un bacione
e buona lettura perchè qui potreta
andare...
Capitolo 18
In cerca di
risposte
Edward
Passarono
altri quattro
lunghi giorni. Lavorai per Aro tranquillo e ubbidiente. Potevo
sentire la soddisfazione nella sua testa per il mio comportamento.
E
quando mi riprendevo
andavo sul mio albero fino all'ora dell'allenamento.
Ero
soddisfatto, facevo
passi da gigante riuscendo a gestire il mio istinto. Il fatto di
essere sicuro di non poter far male a nessuno mi aiutava a spingermi
nel verificare la mia stretta sul mostro.
Strinsi
ottimi rapporti
con tutti e quattro, sebbene Anna mi trattasse con freddezza.
Non
capivo bene il perché
e così decisi di chiedere a Ilmi se sapeva cosa bloccava
Anna nei
miei confronti.
“Anna
era la compagna
di Sirius” mi spiegò lui scuotendo la testa.
Molti
ricordi mi invasero
la mente. Sirius mi detestava ed era morto nella battaglia contro i
licantropi come molte altre Guardie.
“Mi
spiace. Ho cercato
di avvisarli” spiegai a Ilmi mentre i ricordi affluivano
nitidi
nella mia mente.
Lui
annui “Lo sappiamo
tutti. E anche lei lo sa... altrimenti ti avrebbe ucciso. Ma vedi
è
stato Felix a ucciderlo perché era stato morsicato e tuo
padre non
ha potuto fare l'antidoto.” mi spiegò mentre ci
avviavamo
all'interno della Rocca.
“E
quindi le faccio
rabbia ” conclusi leggendo la sua mente.
“Si,
tu sei
sopravvissuto... lui no” finì la frase.
“Già...
grazie a
Rebecca” dissi abbassando la testa.
Lui
annui. “Non gli hai
più parlato?” mi chiese.
Scossi
la testa. Non
l'avevo più vista. Probabilmente mi evitava.
“Ha
sofferto molto
sai... quando sei andato via. E Aro l'ha fatta punire.” mi
disse
abbassando la voce in un sussurro dispiaciuto.
“Come?”
gli chiesi.
Scosse
la testa. “Devi
chiederlo a lei... ma dubito che te lo racconterà mai.
Nessuno lo sa
con precisione. Ma ci è voluto tanto prima che il sorriso si
affacciasse sul suo volto nuovamente.” mi disse.
“Presto
andrò via.
Tornerò a casa e vorrei portarmi lei...” gli
confidai per vedere
la sua reazione.
Sgranò
gli occhi e poi
scoppiò a ridere.
“Edward
non è più il
tuo Simbionte. Dimenticala... è meglio per tutti,
ragazzo” affermò dandomi una pacca sulla testa e
iniziando a pensare al
prossimo allenamento.
Poi
sempre sghignazzando
si allontanò lasciandomi solo a riflettere sul suo
comportamento
inaspettato. Era chiaro che c'era qualche mistero che non aveva
intenzione di svelarmi.
Quando
entrai in camera
la trovai lì.
Per
un attimo mi fermai
bloccato e indeciso poi mi avvicinai e la salutai sorridendole
“Ciao
Rebecca. Temevo
non volessi più vedermi” le confessai.
Lei
mi sorrise “Edward.
Ho pensato a lungo a quello che hai fatto e a quello che mi hai
detto. E ti voglio bene. Ma sono una Guardia, Edward , e voglio
rimanerlo! Voglio rimanere qua... questo è il mio posto come
la tua
famiglia è il tuo.”
La
fissai assorto. Non ci
avevo pensato. Avevo dato per scontato che sarebbe fuggita con me,
che odiasse Volterra come me. Che stupido ero stato.
“Vattene
Edward. Torna
a casa dalla tua famiglia. Hai una moglie e una figlia. Torna da
loro. Qui sei fuori posto, noi non possiamo darti quello di cui hai
bisogno, quello per cui hai sempre vissuto.
Là
sarai di nuovo felice
Edward e forse un giorno ci rincontreremo”.
Poi
si era avvicinata
sorridendomi “Questo credo sia tuo. L'avevi dimenticato
quando sei
fuggito da qua l'ultima volta” mi disse porgendomi lo
zainetto
rosso di Bella che avevo dimenticato a Volterra.
Si
era avvicinata e mi
aveva fatto una carezza sul braccio poi si era voltata
“Pensaci
Edward. Pensa a quello che ti ho detto” ed era uscita.
Rimasi
lì a fissare la
porta... aveva ragione quella non era la mia casa e la vita che
volevo.
Ma
forse era tardi. Forse
Aro non mi avrebbe lasciato partire. Ero stato uno stupido e adesso
ne avrei pagato le conseguenze.
Sospirai
e mi avviai alla
Sala del Trono, mentre nel mio cuore si riapriva una lunga cicatrice.
Jasper
Li
pedinai a lungo. Erano
entrati in città e si muovevano in piena sicurezza
mischiandosi alle
persone comuni. Ma l'alba stava spuntando ed era un giorno di sole.
M'infilai
in un vicolo
stretto e buio ed aspettai la mia preda.
Carlisle
mi avrebbe
rimproverato duramente se avesse saputo le mie intenzioni, ma non
potevo perdere le loro tracce e non potevo girare tranquillamente
sotto il sole.
Aspettai
paziente
pochissimo e quando vidi la persona giusta... attaccai.
Era
un uomo grosso come
me, ma non era un vampiro e svenne subito quando gli strinsi la gola.
Per
un attimo lo fiutai
affamato e tentato dal suo sangue... poi mi limitai a rubargli il
cappotto, la sciarpa, il cappello e gli occhiali da sole. Quando si
fosse svegliato avrebbe pensato di essere stato derubato... non
avrebbe mai saputo quanto fosse stato fortunato che fossi sazio.
Con
il bavaro alzato, le
mani in tasca, la sciarpa stretta intorno al collo, il suo cappello
e gli occhiali da sole per ripararmi dal mio luminoso nemico ripresi
la mia caccia. Il loro odore era inconfondibile ed io dovevo trovare
delle risposte al più presto se volevo salvare quella che
era
diventata a tutti gli effetti la mia famiglia.
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Capitolo 21 *** Si avvicina la tempesta ***
Ciao
a tutti scusate il ritardo. Ma è un periodo terribile sul
lavoro. Comunque non vi faccio perdere tempo e vi lascio al nuovo
capitolo dove come avete immaginato...
Capitolo 19 Si
avvicina
la tempesta
Edward
Ero
confuso e incerto.
Le
parole di Rebecca mi
risuonavano nella mente senza sosta.
“Torna
a casa Edward”
continuavano ad invitarmi.
Iniziai
così a pensare
su cosa volessi veramente.
Ero
andato là per
scoprire quali erano i miei sentimenti per Rebecca e per portarla via
da quella che ritenevo fosse una vita di sacrifici. Ma lei mi aveva
spiazzato.
Era
felice lì, ed io
avevo scoperto di provare solo amicizia per lei... nulla di
più...
Rivederla,
parlarle
avevano aperto i miei occhi.
Gli
allenamenti poi mi
avevano fatto capire che il mostro in me era libero nella stessa
misura in cui io ne avevo paura.
Più
ero certo di
riuscire a controllarmi più gli stringevo le catene attorno.
Il
saper combattere di
per se non faceva di me un assassino e un essere pericoloso.
E
se non avessi più
assaggiato sangue umano sarei potuto ritornare ad essere Edward
Cullen.
Conscio
di queste
certezze lasciai liberi la mia mente e il mio cuore.
Seduto
sull'albero
iniziai ad annusare l'aria pura e l'odore della pioggia mi
riportò
a casa a quando giocavo con i miei fratelli sul prato. Mi vedevo
ridere e scherzare con loro, prendere in giro Alice per la sua
altezza e battibeccare con Rosalie per il suo aspetto.
Chiusi
gli occhi e sentii
il vento caldo abbracciarmi. Anche Esme mi abbracciava spesso quando
ero in difficoltà, coccolandomi come fossi un bambino
piccolo
riversando su di me quell'istinto materno che la trasformazione in
vampiro non aveva di fatto mai distrutto.
Rivedevo
Carlisle
sorridermi orgoglioso delle mie lauree pronto a sostenermi nei
momenti difficili, quando avevo bisogno di sicurezze, quando i dubbi
mi attanagliavano e rendevano la mia vita ingarbugliata e triste.
Sospirai
e guardai le
verdi colline toscane, i prati, i vigneti che ordinati si allineavano
pigri, la torre di un santuario poco distante e il sole che dietro le
nuvole combatteva per uscire a illuminare il mondo intorno a se.
Si
Bella era stato il mio
sole.
Aveva
illuminato la mia
mezzanotte infinita, aveva portato gioia e felicità nella
mia vita e
uno scopo per viverla.
Ed
io da idiota avevo
rischiato molte volte di perderla, di perdere lei, di perdere il mio
universo.
Sorrisi
amaro, chiusi gli
occhi e ancora una volta volai con la mia mente a dov'era lei.
Rividi
le corse assieme,
le battute di caccia, le risate e il suo viso imbronciato quando la
facevo arrabbiare.
Rividi
le sue carezze, il
suo corpo che nudo faceva vibrare il mio come nessuno aveva mai
fatto. Rividi la nostra complicità e il nostro amore
sprizzare da
ogni poro. La rividi umana e vampira, ragazza innocente e madre
premurosa, fidanzata e moglie.
E
l'amore che avevo
imbavagliato in questi lunghi mesi esplose e mi travolse curando e
ricucendo il mio cuore lacerato.
Mi
misi le mani sul viso
disperato mentre la voce di Reenesmee esplose nella mia testa.
“
Papà io amo Jacob e
lo voglio sposare” mi aveva detto la mia bambina
“ma non temere
ti amerò lo stesso per sempre, tu sei il mio
papà”.
Cosa
avevo mai fatto!!!
Ecco
adesso finalmente
avevo capito...Aro aveva provato a distruggere l'uomo in me, giocando
con le mie paure e la mia insicurezza. Mi aveva costretto ad
affrontare nuovamente il mio istinto ormai assopito rendendomi di
fatto nuovamente un vampiro… ma l'uomo che volevo
disperatamente
essere stava lottando per ritornare tale e avrebbe vinto.
Il
sole nascosto dalle nuvole di Volterra, sarebbe rispuntato portando
una nuova alba nella mia vita.
Non
potevo ritornare ad
essere un umano, ma potevo ritornare ad essere Edward Cullen, potevo
ritornare dalla mia famiglia.
Loro
mi stavano
aspettando con la pazienza che solo l'amore può donare ed io
non li
avrei delusi.
Aspettai
che gli ultimi
raggi del sole sparissero dietro all'orizzonte e mi avviai alla Sala
del Trono.
Ero
partito convinto di
dover lottare per salvare Rebecca e adesso avrei dovuto lottare per
salvare me stesso.
Jasper
Quando
entrai nel
ristorante gli odori provenienti dalla cucina mi diedero la nausea.
Dovetti
usare tutta la
forza che avevo per impedirmi di scappare o di mettermi a vomitare.
Smisi
di respirare e mi
sedetti a un tavolo, prendendo il menu e facendo finta di leggerlo.
Loro
erano là che
stavano mangiando e ridendo come un normalissimo gruppo di umani.
Li
contai velocemente e
presi nota mentalmente di quanti erano.
Un
uomo più anziano
sedeva a capo tavola guardando gli altri ridere e scherzare. Doveva
essere il capo: il Signore della Luna. Al suo fianco una donna della
stessa età circa gli accarezzava la mano.
Erano
innamorati e non
avevo bisogno del mio potere per capirlo.
Gli
altri erano per di
più giovani ragazzi come quelli che avevo seguito. Solo tre
donne
facevano parte del gruppo e stavano incollate a tre baldi giovani.
Se
non fosse stato per la
loro puzza che copriva perfino quella del cibo avrei giurato di
essermi sbagliato. Ma purtroppo era la verità. Erano
molti... troppi
per noi.
La
cameriera si avvicinò
cordiale. “Cosa posso portarle” mi chiese gentile
studiandomi a
fondo con i suoi occhi azzurri.
Mi
riscossi dai miei
pensieri e le sorrisi cercando di tenere a bada il vampiro che aveva
fiutato il sangue dolce. Lui indifferente alla bellezza dell'umana
era attratto dal suo odore e dal calore del suo sangue che vedevo
scorrere nella vena del collo messa in risalto dal vestito scollato.
“Una pasta all'italiana e un hamburger” le chiesi
non sapendo
bene cosa ordinare. Era passato troppo tempo da quando ero entrato in
un luogo simile.
Lei
annui, mi lasciò la
copia dell'ordinazione sul tavolo e con un sorriso radioso si
allontanò ancheggiando verso la cucina.
Provai
a prendere di
nuovo fiato approfittando della sua lontananza ma la nausea mi
assalì
di nuovo. Maledetti licantropi proprio in un ristorante dovevano
riunirsi??
Acuii
l'udito in modo da
sentirli e cercai di spandere tranquillità e buon umore
sperando che
rilassati si mettessero a parlare dei loro piani.
“Sono
una decina... non di più... sarà una
passeggiata... vedrete” attirò la mia
attenzione il ragazzo che avevo seguito
“Anche
se siamo
parecchi di più, sono pericolosi. Lo hanno dimostrato sugli
Urali”
intervenne un altro.
“Là
c'erano le Guardie
di Volterra. La biondina per esempio ha creato grossi problemi con il
suo potere” rispose irato un terzo.
“Hai
ragione Vladimir.
Questi sono di ben altra pasta. Sarà un giochetto farli
fuori” riprese il discorso il primo.
“Non
ci contare. Io
c'ero e ti ricordo che il biondo giovane, arrivato in un secondo
tempo, era un vero leone a combattere.” s'intromise un altro
che
fino ad ora era stato in silenzio.
Mi
scappò un sorriso. Si
un leone. Non aveva torto, se Edward assomigliava a un puma quando
combatteva io ero un leone forte e determinato.
“Si
ma in compenso
l'altro biondo più vecchio sembrava che non volesse
combattere e
anche la bruna con i capelli lunghi non era un gran che. Il biondo
forte l'ha protetta e salvata almeno un paio di volte”
s'intromise
una donna “quella potrei farla fuori io
tranquillamente” concluse
spavalda.
Un
ringhiò mi scappò
dal petto. Non potevano toccare Bella, Edward mi aveva chiesto di
vegliare su di lei prima di partire e io non avrei permesso che le
facessero del male. In quanto a Carlisle ... era un uomo pacifico ma
sapevo quanto forte e determinato sarebbe diventato se c'era da
difendere la sua famiglia e la sua Esme.
“Chi
mi preoccupa è
quello grosso e la bionda. Devono essere compagni perché non
si
sono separati un attimo e insieme sono un bel problema”
riprese il
discorso il ragazzo.
“Ti
sbagli”. L'ho
interruppe un altro. “Basta abbatterne uno dei due e l'altro
si
farà uccidere per difenderlo.” commentò
acido.
Rabbrividii
purtroppo
avevano ragione. Chiunque di noi si sarebbe fatto uccidere per
difendere la compagna ed io avrei difeso Alice con la mia vita anche
se in un combattimento lei era molto temibile.
“Mio
Signore quando
attaccheremo?” chiese una delle ragazze giovani.
Sentii
un brivido
scendere lungo la schiena mentre la cameriera mi stava portando un
piatto fumante.
“Fra
una settimana
esatta. Aspetteremo che si uniscano a noi Petrev e Nina che sono in
ritardo e poi elimineremo questo gruppo di vampiri dalla faccia della
terra e vendicheremo i nostri compagni caduti” rispose quello
che
avevo supposto essere il capo.
Sospirai
e rabbrividii
quando il profumo del piatto entrò con prepotenza nelle mie
narici.
La
cameriera mi guardò
preoccupata.
“Si
sente bene,
signore?” mi chiese sfoderando il suo più caloroso
sorriso.
Scossi
la testa. Certo
che no, come facevo? Ventidue licantropi ne stavano aspettando altri
due e poi avrebbero ucciso me e tutta la mia famiglia senza eccessiva
difficoltà. Eravamo troppi pochi... maledizione!
Mi
alzai trattenendo il
fiato e guardai con disgusto il piatto fumante. Sembravano tanti
vermi rossi attorcigliati ma quello che mi faceva rabbrividire era
l'odore nauseabondo di pesce che ne proveniva fuori.
Presi
trenta dollari
dalla tasca, li misi in mano alla cameriera che mi osservava stupita
e mi affrettai ad uscire.
Il
sole era sparito
dietro alle nuvole e una volta uscito mi affrettai a respirare
veloce per ripulire il mio olfatto dall'odore nauseante del cibo e da
quello invitante della cameriera, mentre mi allontanavo alla massima
velocità concessa dalla vicinanza degli umani.
Che
potevamo fare??
Non
avevamo tempo
abbastanza per contattare i nostri amici vampiri. Molti erano lontani
ed altri non sapevamo neanche dove fossero di preciso.
Stando
attento a non
farmi notare mi arrampicai su un tetto lì vicino e mi
sedetti
nascosto dai camini a guardare l'orizzonte.
“Alice
amore mio, non posso permetterti di morire. Devo trovare una
soluzione... devo riuscire a salvarti e salvare la nostra famiglia.
Quella famiglia a cui devo tanto. Che mi ha accettato ed accolto come
uno di loro. A loro devo la mia felicità, a loro devo la mia
nuova
vita. Ed io lotterò per salvarti e per salvare loro fosse
l'ultima
cosa che faccio nella mia lunga ed eterna vita" lo dissi
sovrapensiero a voce alta.
Lo
avrei voluto gridare al mondo, ma l'unico che sentì il mio
impegno fu
un passerotto che inclinata la testa mi guardò preoccupato
volando
lontano verso quelle nuvole che si erano portati via Edward. Se ci
fosse stato lui avremmo avuto un altro combattente in più
che con il
suo dono avrebbe potuto fare la differenza.
Scossi
la testa
sconsolato... dove sei Edward? Cosa stai combinando adesso? Mi
manchi tanto fratellino mio...
|
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Capitolo 22 *** La voglia di lottare ***
Ciao
a tutte eccomi qua. Innanzitutto vi chiedo perdono per non aver
risposto alle vostre recensioni. Durante le feste provvederò
con
molto piacere a farlo. Ma adesso sono veramente messa malissimo con
il lavoro e non ho un attimo di tregua.
Vi
auguro inoltre un felicissimo e bellissimo
Natale♥♥
I
prossimi giorni saranno ricchi d'impegni e quindi posterò il
prox
capitolo fra il 27 e il 28 dicembre. A gennaio invece
posterò il 3,
per poi riprendere con il nostro ritmo dal 7 in poi.
Un
bacione a tutte e grazie ancora per la passione, l'attaccamento e
l'affetto che mi dimostrate.
Baciiiiiii
e auguriiiiii
Capitolo
20 La voglia di lottare
Edward
Andai
alla Sala del Trono e mi inginocchiai ai piedi del mio signore e
svolsi il mio compito con la solita diligenza. Nascondendo nella mia
mente i miei pensieri.
Per
fortuna lui era tranquillo e si disinteressò completamente
di me
assorto nei pensieri dei suoi ospiti.
Sfinito
fui accompagnato in camera e crollai nel buio per evitare che la
testa mi scoppiasse.
Quando
finalmente mi sentii lucido e riposato mi vestii e mi diressi allo
studio di Aro.
Dovevo
parlargli!
Fuori
dalla porta Damon e Marcello spalancarono gli occhi quando mi
videro arrivare e sentirono il mio desiderio di avere un colloquio con
Aro.
Lui
mi ricevette subito e con il cuore in gola per l'ansia entrai nel suo
studio.
Dentro oltre
all'onnipresente Renata mi accorsi che c'era anche Jane.
Aro
alzò gli occhi e mi guardò interrogativo, si
stava chiedendo cosa
mai mi avesse spinto a chiedergli udienza.
“Mio
Signore. Ho bisogno di parlarvi” gli dissi sperando che
allontanasse Jane, che mi stava fissando con odio e disprezzo.
Lui
annui e mi fece il gesto di continuare senza accennare a mandare via
quella sadica vampira.
Radunai
il coraggio e gli dissi “Mio Signore. Vorrei tornare a
casa” mi
sembrava assurdo dargli tante spiegazioni o girare intorno al mio
desiderio.
Speravo
che mi avrebbe dato il permesso... che avrebbe capito e reso la mia
libertà.
Ero
andato lì di mia volontà quindi... in
teoria… non ero obbligato a
rimanere ma avrei potuto allontanarmi a mio piacimento.
Lo
vidi irrigidirsi mentre i suoi pensieri vorticavano alla ricerca di
una motivazione valida per la mia richiesta che non avrebbe saputo
trovare da solo.
“Sei
appena arrivato Edward. Cosa ti spinge a cambiare idea?” mi
chiese
spiazzato, mentre potevo sentire la rabbia crescere dentro di lui.
“Ho
riflettuto, ho provato ma... la mia famiglia mi manca troppo...
questo non è il mio posto, la mia casa...” cercai
di spiegare
sperando che mi credesse.
La
sua risata sferzante mi fece rabbrividire “Edward, Edward...
questa
è l'unica casa che può avere un vampiro. Carlisle
s'illude e tu sai
che il tuo istinto non può essere messo a tacere. Il tuo
dono è
prezioso per me e per Volterra.
Resterai
qua Edward... che tu lo voglia o meno” e la sua ultima frase
non
era una constatazione ma una minaccia.
“Non
posso mio Signore. Sono venuto di mia spontanea volontà e
adesso ti
chiedo di lasciarmi andare. Mi presenterò alla scadenza del
termine,
come fissato, ubbidirò... hai la mia parola”
provai a rabbonirlo
senza molte speranze.
I
suoi occhi fiammeggiarono mentre si rendeva conto che mi stava
perdendo... ancora una volta rifiutavo il loro stile di vita e le
loro regole.
Ancora
una volta si stava scontrando con il mio rifiuto d'integrarmi, di
diventare una perfetta e ubbidiente Guardia e di comportarmi da vero
vampiro come pensava volessi fare.
“Inginocchiati
Edward” mi sibilò facendo un passo avanti con la
mano tesa.
Voleva
vedere dentro di me, voleva capire cosa mi spingeva a chiedergli
nuovamente la mia libertà, cosa mi aveva fatto cambiare idea.
“Le
mie motivazioni non importano... ” risposi arretrando.
Non
volevo che frugasse nella mia mente non ero sicuro di riuscire a
nascondere le vere motivazioni.
Ma
Jane non aspettava altro e con un sorrisetto sadico mi colpì
leggermente facendomi inginocchiare dal male mentre sul suo viso
appariva un sorriso soddisfatto.
Lui
si avvicinò e posò la sua mano sulla mia testa,
mentre lei ritirava
il suo potere lasciandomi stordito e inginocchiato... inerme di
fronte a lui.
Lo
sentii entrare subito dentro la mia mente con una violenza e una
cattiveria mai provata, mentre, impreparato al suo attacco metteva
a nudo e leggeva tutti i miei pensieri e i miei propositi. Non ci
mise molto ma percepii chiaramente la sua mente penetrare in
profondità come un bisturi e aprire e scardinare tutte le
protezioni
che avevo provato ad erigere in precedenza. Per la prima volta mi
ritrovai completamente alla sua mercé nudo e inerme al suo
potere.
“Ahh!
Ecco cosa ti ha spinto a tornare. Volevi sottrarmi Rebecca! Volevi
indebolire Volterra. ” esclamò disgustato e in
preda all'ira “Ma
il tuo piano è fallito Edward. Lei mi è fedele! E
adesso per
punizione rimarrai qua al mio servizio per almeno tre mesi come
impone la regola. E per ricordarti che sei una Guardia e che sei
tenuto a ubbidire ti farò rinchiudere nella
Gabbia.”
La
sua voce era tagliente e dura e mentre con stizza levava la sua mano
dalla mia testa si rivolse a Jane. “Portalo in Gabbia e
lasciacelo
almeno quattro giorni. E... Jane se si ribella puniscilo senza
pietà” concluse guardandomi ancora rabbioso.
“Prima o poi ti
piegherò Edward. Prima o poi mi chiederai strisciando di
tenerti al
mio servizio. Troverò il modo e tre mesi mi daranno
l'opportunità
che cerco. Tu sei solo uno stupido ragazzo viziato e abituato ad
avere tutto... ti accorgerai presto cosa significa disubbidire al tuo
Signore e quale è il tuo dovere e il tuo posto. ”
mi minacciò
facendo un gesto a Jane ancora completamente fuori di se dalla
rabbia.
E
lei con un sorrisino angelico ancora una volta scatenò il
suo
potere su di me.
“Adesso
basta Jane” disse poi alzando appena la voce sorridendo nel
vedermi
raggomitolato a terra.
“Damon,
Marcello venite” ordinò alzando appena la voce.
Mi
stavo tirando in piedi ancora dolorante che mi sentii afferrare per
le spalle.
“Non
opporre resistenza Edward. Non costringere Jane a farti ancora del
male” mi disse guardandomi irato “Portatelo nella
Gabbia, non lo
voglio più vedere davanti ai miei occhi. Li potrai ripensare
al tuo
giuramento Edward e renderti conto che ormai sei una Guardia e che
ti devi rassegnare. Il tuo cuore, il tuo destino e la tua vita
appartengono a Volterra... appartengono a me.” disse deciso e
furente.
Non
lo avevo mai visto così furibondo e rimasi fermo, spaventato
dalla
sua reazione oltre che sconvolto dal male che mi aveva fatto entrando
così prepotentemente dentro di me. La testa mi bruciava come
il
fuoco e Jane non aveva certo migliorato la mia condizione.
“Edward mentre
starai chiuso li dentro... rifletti su ciò che realmente sei
e su come ti dovrai comportare quando uscirai. Altrimenti
rimpiangerai amaramente il tuo destino. Finora sono stato troppo
bravo e accondiscendente con te... ma adesso basta. Sono stufo di
dover lottare contro il tuo rifiuto d'integrarti. Non
tollererò
altre ribellioni, altri ripensamenti. Rassegnati, ragazzo,
poiché
il tuo destino ormai è deciso” mi
sibilò lui.
Disperato
per il suo rifiuto e spaventato dalle conseguenze e da quello che mi
aspettava nelle prossime settimane, li seguii senza fare opposizione.
Sapevo ormai per esperienza che ad oppormi alla punizione non avrei
ottenuto nulla, solo di far divertire Jane a torturarmi.
Lungo
la strada incontrammo Lucio e Pamela. Lei li guardò
divertita e
gli diede l'ordine di seguirla.
“Dove
state andando?” chiese incuriosito Demetri che stava
chiacchierando con una Guardia nel corridoio.
Jane
gli sorrise cattiva e rispose “Edward, ha disobbedito ad Aro
e deve
essere punito. Un po' di Gabbia gli farà bene. Sono ordini
del
nostro Signore” precisò sapendo che lui avrebbe
cercato di
proteggermi.
Vidi
Demetri inscurirsi in volto “Non hai ancora capito
Edward?” mi
disse scuotendo la testa Mi spiace ragazzo, devi stare
attento “Vi accompagno”
continuò ad alta voce unendosi a noi.
Mentre Jane gli lanciava una occhiata perplessa e preoccupata. Con
lui presente non avrebbe potuto fare pienamente di testa sua, sentii
nei suoi pensieri rabbiosi.
Quando
arrivammo dalla gabbia Jane mi guardo ridacchiando.
“Apri
la bocca Edward, ti mettiamo il morso” mi disse.
Mi
girai e la fulminai con lo sguardo “ Questo non è
un ordine di
Aro” le ricordai spaventato. Il morso faceva parecchio male
oltre
ad essere umiliante portarlo.
“Forse
non hai ancora capito, Edward, che ho un grado superiore al tuo e una
certa autonomia per trattare con le Guardie sottoposte. Fai il bravo
ed apri la bocca o devo intervenire io?” la sua vocetta era
carica
di odio e un ringhio forte mi usci dal petto. L'odiavo profondamente
e l'avrei uccisa volentieri.
Il
suo potere mi fece crollare a terra e mentre ero in balia al dolore,
incapace di muovermi o di difendermi, Lucio e Damiano mi assicurarono
il morso nella bocca.
Demetri
invece stava fermo in disparte con lo sguardo triste sapendo di non
potere far nulla per aiutarmi. In fondo avevo osato ribellarmi ad
Aro e questo era il minimo che potesse capitarmi.
Mi misi in ginocchio ancora dolorante e senza
preavviso mi avventai
su di lei.
Non
potevo morderla ma potevo lo stesso farle del male.
La
feci cadere ma non riuscii a fare altro perché le altre
Guardie
piombarono su di me e mi allontanarono da lei.
“Calmati
Edward. Smettila. Riprendi il controllo.” mi
supplicò Demetri
cercando di tenermi fermo e di farmi ragionare. Sapeva che facendo
così avrei solo peggiorato la punizione.
Lucio
e Damiano mi avevano bloccato per terra con il loro peso e Pamela
guardò Jane.
Lei
sorrise diabolica mentre le fece un cenno affermativo.
Vidi
Pamela avvicinarsi a me e senza problemi strapparmi la camicia e la
mantella lasciandomi a torso nudo. Le sue mani iniziarono a passarmi
sul petto mentre una voglia assurda s'impadroniva del mio corpo.
Iniziai a mugolare e a dimenarmi per liberarmi
dalle loro mani, mentre
impazzivo dal desiderio di prendere Pamela e farla mia.
Non
pensavo ad altro. Avevo solo un disperato bisogno fisico di fare
sesso con lei. Dovevo farla mia, il membro eretto e dritto premeva
contro i pantaloni. Mi dimenavo impazzito mentre lei continuava ad
accarezzarmi facendo aumentare vertiginosamente quel desiderio che
non sarebbe stato appagato mai.
Fu
Demetri a staccarla da me, ringhiandole contro.
“Adesso
basta. Mettetelo dentro” ordinò a Damiano e Lucio.
Jane
sorrise divertita “ Prima legategli le mani dietro la
schiena”
tubò soddisfatta . Ancora stordito ed eccitato dal potere di
Pamela venni spinto nella gabbia con i polsi bloccati per impedirmi di
finire da solo quello che Pamela aveva iniziato.
E
nel buio e nel silenzio che sarebbero diventati i miei compagni e che
mi avrebbero tenuto compagnia nei giorni seguenti, iniziai a
singhiozzare per l'umiliazione e la rabbia che non potevo sfogare
in maniera diversa.
Jasper
Seduto
sul tetto del palazzo pensai a come potevamo tirarci fuori da quella
situazione.
Erano
troppi per affrontarli, e da soli ci avrebbero spazzato via.
Fuggire
era impensabile, ci avevano trovato già una volta e nulla li
avrebbe
fermati dal darci la caccia. Così come sembrava un impresa
impossibile riuscire a trovare chi ci aiutasse in tempo. Mancava
solo una settimana... troppo poco per chiedere aiuto ai nostri
vecchi amici. Non sapevamo dove erano e avremmo perso troppo tempo a
cercarli senza pensare che non potevamo allontanarci. Jacob, Nessi ed
Edward dovevano poterci rintracciare senza problemi. Ma mentre per i
primi due sarebbe bastata una telefonata con Edward comunicare era
quasi impossibile.
Con
un sospiro ripensai al mio passato, a tutte quelle volte che avevo
dovuto combattere per salvarmi la vita.
Mi
avrebbe tanto fatto comodo un esercito come quando ero alla testa
delle truppe di Maria. Allora sì che il destino sarebbe
cambiato!
Ma
loro non c'erano più, erano stati spazzati via da altri
vampiri o
dai Volturi.
La
nostra famiglia reale all'epoca si occupava solo di mantenere la pace
e l'anonimato. La rispettavo e lo scoprire quello che in questi
ultimi anni avevano fatto mi aveva rattristato.
Un
tempo erano i difensori dei vampiri, non dei pazzi assetati di potere
come si erano rivelati.
Rimasi
fermo diverse ore a pensare e a vagliare le diverse
possibilità.
Dovevo
trovare una soluzione e quando infine capii quello che dovevo fare,
mi sentii un brivido freddo scendere lungo la schiena.
Ma
dovevo rischiare... dovevo provare… forse era l'unica strada
possibile... l'unica speranza esistente... l'unica remota
possibilità
di salvezza per il Clan dei Cullen.
E
con determinazione, certo che la mia decisione sarebbe stata vista da
Alice che avrebbe informato gli altri, mi alzai e mi allontanai
incontro al nostro destino.
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Capitolo 23 *** Un destino inevitabile ***
Ciao a tutte
sò che è un capitolo un pò cortino ma
serve per rendere l'idea di quello che sta per accadere, per
focalizzare la situazione!! Anzi come regalo vi
anticipo che sta per succedere un qualcosa che cambiera prepotentemente
l'intera storia che avete seguito... quello che si potrebbe chiamare un
giro di boa a 180 gradi!
E con questo regalino vi
auguro ancora Tanti Auguri e ci sentiamo il 3 Gennaio per
inagurare assieme questo nuovo anno ricco di colpi di scena!!!
Baciiiii ♥♥♥
Capitolo 21 Un destino
inevitabile
Edward
Non
so per quanto tempo
rimasi chiuso in gabbia, ma mi sembrava ogni ora in più
d'impazzire.
Inginocchiato
in quello
spazio angusto non potevo muovere un solo muscolo.
Il
morso mi faceva male.
Ma soprattutto a essere ferito era stato l'orgoglio.
Avrei
voluto uccidere
Pamela e Jane.
Restai
diverse ore a
ripensare all'accaduto eccitato e infuriato contro Aro e tutta
Volterra, poi piano piano mi calmai e riuscii a isolare la mente e
rilassare il corpo.
Quando
la porta si aprii,
Felix mi tirò fuori e mi aiutò a mettermi in
piedi. I muscoli da
troppo tempo fermi mi cedettero e lui aiutato da Rubens mi
aiutò a
sedermi per terra liberandomi le mani.
“Ma
cosa hai combinato
Edward?” mi chiese mentre mi porgeva una camicia intera.
La
presi abbassando la
testa per ringraziarlo.
“Abbassa
la testa che
ti leviamo quel coso dalla bocca” disse scuotendo il capo.
Ubbidii
subito felice di
potermi levare quel fastidio.
Lui
lo sfilò agevolmente stando attento a non ferirmi
ulteriormente “Ecco
fatto”.
“Gra..zie”
gli
mormorai con una certa fatica passandomi la mano sulla bocca ancora
dolorante.
Mi
sorrise e mi aiutò
nuovamente a mettermi in piedi e accompagnato da Rubens mi
accompagnò
nella mia stanza. Qui sfinito e dolorante mi sdraiai sul letto
cercando di rilassare i muscoli e la mente.
Quando
fu l'ora mi venne
a chiamare Daniele e ubbidiente mi presentai da Aro nella Sala del
Trono.
“Eccoti
qua Edward.
Spero che tu abbia riflettuto sui tuoi doveri e che d'ora in poi
ubbidisca agli ordini, senza discutere o ribellarti. Ricordati che
sei una Guardia e che ci devi obbedienza” mi disse
fulminandomi
con i suoi occhi intensi.
Abbassai
la testa
inginocchiandomi al suo fianco.
Tre
mesi... se fossi
stato attento... non erano poi molto tempo. Non potevo combattere...
non avevo la forza per ribellarmi. Non l'avevo mai avuta... riflettei
amaramente.
La
sua mano si posò
sulla mia testa Bravo Edward comportati bene e passeranno
veloci,
disubbidisci e la prossima volta non fermeremo Pamela e Jane si
divertirà a lungo.
Rabbrividii, ancora
una volta mi ero cacciato in un vicolo ceco. Dovevo solo
tenere duro, solo resistere. In fondo me l'ero cercata e adesso
avrei scontato la punizione per aver dubitato dei miei sentimenti per
Bella.
Quando
fossi riuscito a tornare da lei gli avrei offerto il mio dolore quale
pegno d'amore.
La
mia unica consolazione veniva dal fatto che almeno la mia famiglia
era al sicuro ignara della mia sorte e convinta che fossi felice.
Alice
Avevo
visto Jasper prendere la sua decisione e le sue conseguenze. Cercai
di bloccare i singhiozzi che rischiavano di travolgermi e con la voce
calma annunciai alla mia famiglia la nostra morte.
“I
licantropi ci attaccheranno e sono in molti. Ho visto la nostra
morte...” mi bloccai e chiusi gli occhi non volevo vedere i
loro
volti stravolti dal dolore e dalla consapevolezza. Ma facendo
così
rivedevo solo quelle terribili immagini.
“Quando
e dove Alice?” mi chiese Emmett stringendo la mano a Rosalie.
“Fra
una settimana quando la luna sarà piena. Verranno qua
Emmett”
risposi cercando di sorridere, quando invece avrei solo voluto
urlare e scappare.
“Dovete
scappare” ci disse Esme.
La
guardai inclinando la testa non capivo cosa intendesse dire.
“Non
possiamo andare via tutti... ci seguirebbero. Ma tu con Bella, Emmett
e Rose potete andare via... potete salvarvi” ci
spiegò stringendo
la mano a Carlisle “Noi li aspetteremo e li terremo
occupati”.
Lo
vidi annuire e baciarle i capelli “Esme ha ragione
ragazzi”
confermò nostro padre..
“No.
Non ha senso. Se devo morire tanto vale farlo assieme e difendendoci.
Io non scapperò davanti a loro. Siamo una famiglia e se
dobbiamo
morire moriremo come tale.” Emmett era sicuro di se.
“Anche
se scappiamo, mamma. Loro ci cercherebbero e ci ucciderebbero uno per
volta. Non possiamo andarcene. Ci batteremo e si pentiranno della
loro decisione” Rosalie non si sarebbe tirata indietro, se
Emmett
rimaneva lei sarebbe stata la suo fianco.
Vidi
Carlisle scuotere la testa “Non cambierete
idea...vero?” gli
chiese poi già sapendo la risposta si voltò verso
di me “Dov'è
Jasper? Raggiungilo. Voi potrete salvarvi” mi disse.
Scossi
la testa. “Jasper non si arrenderà mai Carlisle.
Tornerà da noi
in tempo per la battaglia. Tornerà a morire con me e con voi
… se
riuscirà a tornare.”
Avevo
visto dove era diretto e un brivido mi scese per la schiena.
“Dobbiamo
dirlo a Bella e tenerla al sicuro. Glielo abbiamo promesso”
continuai pensando ad Edward. Lui sarebbe impazzito fosse successo
qualcosa a lei. Io sapevo, ero convinta che lui non aveva mai smesso
d'amarla, e che prima o poi l'avrebbe capito anche lui.
“Le
chiederemo di allontanarsi... lei ha la responsabilità di
Nessi”
disse Carlisle.
Annui
ma vidi nei loro occhi la certezza che avevo anch'io.
Bella
non sarebbe mai scappata anzi forse sarebbe stata grata di porre fine
alla sua esistenza. Avremmo potuto pregarla quanto volevamo ma lei
non ci avrebbe mai dato retta.
Il
suo cuore era morto quando Edward ci aveva salutati e forse sarebbe
stata contenta di rinunciare per sempre a quella vita che adesso
sentiva fredda e vuota senza di lui.
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Capitolo 24 *** L'ultimo atto ***
Ciao
eccomi qua come promesso. Innanzi tutto ancora tantissimi auguri per un
2013 che spero sarà positivo e ricco di
serenità per tutte voi. E mentre mi preparo al
voletto sulla scopa del 5 notte vi lascio il nuovo capitolo dove
troverete alcune risposte!!!
Ci risentiamo martedì 8 con il solito
ritmo e la solita vitaccia complicata. Un bacione a
tutte grossissimo!!!!!!!!!!
Capitolo
22 L'ultimo atto
Edward
Passarono
due giorni. Lavorai per Aro ubbidiente ma non uscii più in
cortile,
ne mi presentai agli allenamenti. Quando mi riprendevo, rimanevo
nella mia camera, sdraiato sul letto a guardare il soffitto
immaginando il sole e il cielo blu. Era un atteggiamento stupido, lo
sapevo bene, ma era più forte di me. Sapevo che non avrei
potuto
passare tre mesi andando avanti così, ma al momento, non mi
interessava.
Immagini
della mia famiglia, ricordi dei momenti passati assieme, mi
affollavano la mente ricordandomi quanto stupido fossi stato.
Su
tutti ovviamente il ricordo di Bella e di Nessi.
La
loro dolcezza, il loro amore mi cullavano, mi facevano compagnia in
quelle lunghe ore solitarie.
Mi
sentivo straziato dentro ma soprattutto perso. Come se fluttuassi
nell'aria, lasciandomi trascinare dal vento, come se ogni punto di
riferimento mi fosse stato strappato via. Ero come una nave in balia
della tempesta sbattuta dalle onde o un satellite che all'improvviso
aveva perduto la sua traiettoria e incerto si aggirava nello spazio
desideroso di tornare nella sua orbita, ma consapevole dell'infinito
che lo circondava.
Avrei
tanto voluto comunicare con loro, poter correre a casa e
inginocchiato chiedere loro perdono. Avrei voluto cancellare
ciò
che era successo, ritornare indietro e annullare il tempo e
l'accaduto. Ero stato un illuso, un ingenuo o più
semplicemente un
ragazzo di diciassette anni incapace di crescere, bloccato nel
proprio egoismo.
Ancora
una volta mi odiai, rendendomi conto di quanto male avessi fatto loro
e chiedendomi se mai avrebbero potuto perdonarmi.
Ma
ormai non potevo cambiare il passato, potevo solo cercare di
resistere, di non farmi nuovamente avviluppare dalle nuvole di
Volterra anche se iniziavo a non sentirmi più
così estraneo a quel
mondo.
E
questo mi spaventava e destabilizzava ancora di più.
Non
potevo più negarlo a me stesso. Le nuvole erano entrate
dentro di
me, non perché avessi riscoperto cosa significava essere
vampiro o
perché fossi felice di stare agli ordini di Aro.
No...questo
decisamente no!
Ma perché iniziavo a comportarmi da Guardia, a
stringere rapporti che fino a sedici anni prima avrei ritenuto
impossibile avere. Iniziavo a sentirmi... non so neanch'io…
ma mi
rendevo conto che la Rocca e i suoi occupanti erano diventati non
più degli estranei da odiare per la loro
diversità o da temere per
la loro fama sinistra.
Dietro
ai mantelli e alla sete di sangue per loro ingestibile, c'erano
individui pensanti... delle persone a cui mi stavo affezionando e
che in qualche modo erano entrati nel mio cuore minando le mie
certezze e quello in cui avevo sempre creduto.
Un
brivido mi scese lungo la schiena.
La
constatazione di ciò mi terrorizzava e mi lasciava senza
fiato ancora più spaventato dei possibili tranelli che Aro
sicuramente mi
avrebbe teso in questi tre mesi per farmi capitolare ai suoi piedi.
Era
pomeriggio tardi quando la porta si aprii e vidi entrare Ilmi e Kong.
“Ciao
Edward.” la voce forte di Ilmi mi riscosse dai miei pensieri
e mi
misi seduto guardando le due Guardie avanzare verso di me.
“Perché
non sei più venuto?” mi chiese Kong rivolgendomi
uno sguardo
interrogativo mentre si sedeva sul bracciolo del divano.
Non
sapevo bene neanch'io cosa rispondergli e quindi mi limitai a fare
spallucce. Non potevo confessargli che iniziavo ad avere paura della
loro amicizia e di quello che sentivo crescere dentro.
“Sappiamo
che sei stato per alcuni giorni nella gabbia ma pensavamo che una
volta uscito saresti venuto da noi per completare
l'addestramento”
mi disse Ilmi scrutandomi attentamente.
“Mi
sentivo stanco... volevo stare un po' in pace... da solo. Avevo
bisogno di pensare.” risposi sorridendogli, un po' intimidito
dal
loro comportamento così diretto e sincero.
Era
buffo sapere, dalle loro menti, quanto quei due orgogliosi vampiri
fossero preoccupati per me.
“E
vuoi passare tutti i pomeriggi chiuso qui dentro? Cosa credi di
ottenere Edward? Alzati e vieni a prendere una boccata
d'aria”
m'intimò Kong poco conciliante, come era nella sua natura.
Sbuffai
ridacchiando, grato del loro interesse e della loro compagnia e
acconsentii a seguirli, non tanto per l'ordine a cui non ero tenuto
ubbidire, quanto perché forse avevano ragione.
Uscimmo
e mi condussero nel cortile. Il sole stava tramontando e alcune
Guardie chiacchieravano e ridevano in gruppetti. Come entrammo
diverse si voltarono e sentii mentalmente i loro discorsi.
Parlavano
di me, della mia richiesta ad Aro e di come fossi stato punito.
Rabbrividii
al ricordo di come aveva reagito il mio corpo alle carezze di Pamela
e il veleno m' invase la bocca.
Ilmi
mi posò la mano sulla spalla “Tutto bene
Edward?... sembri
nervoso” mi chiese.
Annui
“ Si, Ilmi. Sto bene, nessun problema” sospirai. Il
vampiro era
sotto controllo. Ormai mi sentivo sicuro. Le catene erano nuovamente
solide. Il mio istinto era stato domato.
Ma
era inutile negare che sentire i commenti delle Guardie mi aveva
innervosito.
Kong
e Ilmi mi accompagnarono in un angolo, a ridosso dell'alto
muraglione, e ci sedemmo assieme a chiacchierare sulla fresca erba
ancora umida di pioggia.
Parlarono
loro tutto il tempo raccontandomi aneddoti circa l'addestramento
delle Guardie e distraendomi dai miei cupi pensieri.
Li
stavo a sentire ridacchiando, grato di poter pensare a qualcosa di
diverso che non fosse il mio passato o il mio futuro.
Quando
giunse sera mi salutarono ed io mi avviai alla mia camera.
Un
altro giorno era trascorso e con calma mi preparai ad andare a
svolgere il mio lavoro.
Quella
sera nella Sala del Trono c'erano quasi tutte le Guardie. Tre nuovi
vampiri avevano completato l'addestramento e avrebbero prestato il
loro giuramento di fronte ai miei Signori e all'intero Corpo di
Guardia convocato per l'occasione.
In
silenzio in piedi a fianco ad Aro ascoltai le loro parole
rimbombare nella grande sala “Giuro
fedeltà al clan dei Volturi”
ripeterono uno per volta con solennità “Giuro
di rispettare le sue leggi, di obbedire agli ordini e di proteggere i
suoi membri.
M'impegno
a far rispettare le leggi dei vampiri e a proteggere la mia razza in
ogni parte del mondo, anche a costo della mia stessa vita. Lego la
mia immortalità a voi e vi chiedo miei Signori Aro, Caius e
Marcus di accettarmi quale membro della Guardia.”
terminarono rammentandomi ciò che avevo pronunciato io
quando mi ero
di fatto legato a Volterra e con un brivido di paura e di rabbia
ascoltai la risposta di Aro
“Ed
io, Aro, a nome anche dei miei fratelli, accetto il vostro giuramento e
i vostri servigi. Niente e nessuno potrà infrangere il
vostro giuramento, al quale sarete legati fino a quando non venga
meno la nostra volontà”
Anche loro
erano ormai nelle
mani di Aro e con una profonda tristezza nel cuore abbassai la testa
guardando riflettere le luci sul medaglione che portavo al collo...
lo stesso che Aro stava ponendo sui loro petti.
Il simbolo
tangibile
dell'appartenenza alle Guardie.
Quando
la cerimonia ebbe termine e pensavo già di aver finito,
Lucio entrò
nella sala velocemente e portatosi davanti ai miei Signori gli
annunciò che era appena arrivato un vampiro che chiedeva
udienza.
Aro
annui invitando Lucio a scortare il nuovo venuto.
Io
mi misi in ginocchio ai suoi piedi e abbassai la testa pronto a
svolgere, rassegnato, il mio compito.
Nella
sala scese il silenzio mentre i passi dello sconosciuto entrarono
decisi senza la paura tipica di chi veniva ammesso al cospetto dei
miei Signori.
Quando
i passi si fermarono, alzai la testa di scatto spalancando gli occhi
dalla sorpresa.
“Ciao
Edward” mi
salutò mentalmente mentre la sua voce decisa salutava i miei
signori “Signori di Volterra. Grazie di avermi concesso
udienza”
Non
potevo credere ai miei occhi Jasper era in piedi di fronte a me.
Jasper
Sapevo
che Alice avrebbe avvisato la mia famiglia e sapevo anche che non
sarebbero scappati.
Solo
loro potevano aiutarci. Solo i signori di Volterra avrebbero potuto
intervenire a difenderci.
Loro
era il compito di proteggere i vampiri di tutto il mondo e speravo
che inviassero il loro Corpo di Guardia per difendere la mia
famiglia, per terminare ciò che assieme avevamo iniziato.
Risoluto
mi presentai al loro cospetto.
C'era
il pericolo che mi trattenessero ma non c'era altra
possibilità. Avrei rischiato e avrei implorato il loro
intervento.
Ma
quando mi presentai e vidi Edward accucciato come un cane ai piedi di
Aro capii che la mia visita sarebbe stata inutile.
Per
troppo tempo avevano badato solo a se stessi, per troppo tempo si
erano dimenticati chi fossero in realtà e quale compito noi
tutti
gli avevamo affidato.
Salutai
mentalmente mio fratello con il cuore gonfio dalla tristezza mentre
mi chiedevo come fosse mai possibile per lui vivere lì in
quelle
condizioni...
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Capitolo 25 *** La decisione di Edward ***
Ciao eccomi qua. Le feste sono finite e
finirà anche qualcos'altro con loro!! Vi lascio
questo capitolo a cui tengo in maniera particolare perchè
tutto ciò che è successo nelle tre FF precedenti
porta a questo!! Quello che succederà è
solo la conseguenza di tutto quello che è accaduto, quindi
leggetelo con calma e immedesimatevi nell'ambientazione!!
Un bacione grossissimo e... abbiate fiducia nel...
Capitolo 23 La decisione di
Edward
Edward
Non
potevo credere ai miei occhi. Cosa diavolo mai ci faceva Jasper qui??
Scansai
la mano di Aro ed entrai nei suoi pensieri veloce alla ricerca di
notizie della mia famiglia ma quello che vi trovai mi ferì
profondamente.
C'era
solo stupore e disgusto nei miei confronti.
Lo
guardai negli occhi e vi vidi una profonda tristezza.
Fu
solo un attimo poi il suo sguardo ritornò fiero e con calma
si
rivolse ai miei Signori.
“Sono
venuto a chiedervi aiuto. I licantropi che abbiamo combattuto assieme
sono decisi a vendicarsi sulla mia famiglia e abbiamo bisogno di
aiuto.” disse distogliendo gli occhi da me e guardando i miei
Signori con sguardo fiero.
Ci
misi un attimo a capire le sue parole, poi vidi nella sua mente, il
suo inseguimento e i piani dei licantropi. Un lungo brivido freddo
mi scese per la schiena. Sarebbero stati uccisi tutti.
Terrorizzato
e consapevole che se erano in pericolo era ancora una volta colpa
mia, guardai i miei Signori sperando che dessero l'ordine di partire.
Aro che aveva
nuovamente posato la sua mano sulla mia testa aveva
sicuramente visto le stesse immagini nella mia mente e speravo non
sarebbe rimasto indifferente alla sua richiesta d'aiuto.
Ma
mi sbagliavo e lo capii quando alle parole di mio fratello rispose
solo il silenzio.
Poi un sorriso si
allargò sul volto di Aro mentre i suoi pensieri mi aprirono
una profonda ferita nel cuore.
“E
perché mai dovremmo intervenire a salvare la tua famiglia
mettendo a
rischio le nostre vite...Jasper... Cullen?” chiese
chiaramente
soddisfatto.
I
miei occhi si posarono allora su Jasper che continuava a fissarli
tranquillo e deciso.
“Perché
loro ci cercano per vendicarsi del nostro intervento sui Monti
Urali”
spiegò volgendo lo sguardo sui tre Signori e infine
abbassandoli su
di me “Dove noi abbiamo rischiato la nostra vita per
voi”.
“Come
stai Edward ...a casa sono preoccupati per te. ”.
Ancora
una volta guardai Aro speranzoso convinto che avrebbe dato ordine
subito di prepararsi ma le sue parole mi gelarono.
“Non
possiamo mandare la Guardia... ma se volete potete venire qui
…
sotto la nostra protezione” e nella sua voce c'era tutta la
gioia
dei suoi pensieri.
Tutto
il Clan dei Cullen a Volterra sotto i suoi ordini. Non solo
più io
ma Jasper, Alice, Carlisle, Bella e perché no anche Nessi e
Jacob
... tutti loro nelle Guardie.
Aveva
vinto alla fine ce l'avrebbe fatta a farci suoi.
Vidi
il volto di Jasper farsi vitreo, e i suoi pensieri seguirono le sue
parole.
“No.
Moriremo piuttosto che sottometterci ai vostri ordini” disse
abbassando la testa sconfitto.
“Maledetto,
non diventerò mai una Guardia, non mi metterò mai
in ginocchio ai
tuoi piedi.”
“E
così sia giovane Jasper. Se preferite la morte …
sarete
accontentati. Ma se tu vuoi restare, credo che tuo fratello sarebbe
felice di avere compagnia qui. C'è giunta voce che sei un
abile
combattente.” intervenne Caius con la voce soddisfatta e un
ghigno
sul volto.
Mi
voltai a guardare Jasper e lo vidi sorridere.
Un
sorriso amaro mentre scuotendo la testa rispondeva a Caius
“No
Caius. Ritornerò a casa. Ti ringrazio dell'offerta... ma
avete già
uno di noi. Io tornerò dalla mia famiglia a lottare con loro
e per
loro e a morire con loro se questo sarà il nostro
destino.” disse
“Addio
Edward. Spero che tu sia felice qua. Manchi a tutti fratellino ma come
ti ho promesso difenderò Bella finché mi
sarà possibile, e
se riesco a convincerla la manderò qua da te.”
Mi
sorrise e fece per girarsi.
Lo
stavo guardando andare via quando sentii la risata di Aro rimbombare
nella sala e la sua mente esultare all'idea di aver finalmente
sconfitto chi a lungo aveva temuto. Sperava che Bella alla
fine mi raggiungesse... un altro gioiello per la sua
collezione. In ogni caso avrebbe ottenuto il suo scopo.
La
distruzione del Clan dei Cullen.
Fu
allora che davanti al mio viso apparvero i volti dei miei familiari,
il loro ultimo addio, gli occhi gonfi di Esme, la fiducia di
Carlisle, il sorriso di Emmett, l'orgoglio di Rosalie, la paura di
Alice e la determinazione di Jasper. Ma su tutti il volto triste di
Bella mentre metteva la mia vera al suo collo e l'ultimo sorriso di
Nessi prima di partire con il suo lupo.
E
qualcosa nel mio animo si spezzò.
Qualcosa
che a lungo era stato confinato dai vincoli di obbedienza che mi
aveva imposto Chelsea, dalla paura e dall'insicurezza, venne fuori
in tutta la sua potenza travolgendomi e dandomi una forza che non
sapevo di possedere.
Non
so cosa fu esattamente, se la consapevolezza che potevo fare
qualcosa, che era giusto che provassi a difendere la mia famiglia o
la certezza del loro amore per me e il mio bisogno disperato di
restituire ciò che avevo preso per anni e di saperli vivi e
felici
indipendentemente dalla mia sorte.
Non
mi importava del mio destino, ma non potevo permettere che finisse
così... loro erano troppo importanti per me, loro erano...
la mia
famiglia!
Senza
di loro la mia vita non avrebbe avuto alcun senso, senza di loro il
mio mondo sarebbe stato solo un lungo e profondo vuoto incolmabile.
Mi
sarei trascinato, da solo, nel tempo, insensibile come un fantasma,
sciogliendomi nel dolore ogni giorno e ogni ora, incapace di vivere
veramente, senza speranza o futuro, odiandomi per quello che non
avevo avuto il coraggio di fare, finché una mano pietosa non
avrebbe messo fine al mio tormento.
No
questo non era accettabile. Loro non dovevano morire, loro contavano
più della mia vita.
E con uno scatto mi alzai e mi portai in mezzo alla
sala di fronte ai
miei Signori.
Vidi
Jasper fermarsi e voltarsi a guardarmi stupito e preoccupato.
Ma
non mi importava.
Non
si trattava più di combattere per me, ma di combattere per
loro ...
per
chi mi aveva sempre amato incondizionatamente.
“Mio
Signore Aro. Ti prego permettimi di portare delle Guardie in difesa
della mia famiglia” gli chiesi sperando che mi
ascoltasse… che
per una volta mi ricompensasse dei miei servigi presso di lui.
“Taci
Edward. E torna al tuo posto” mi rispose stupito e scocciato
dalla
mia richiesta posta di fronte all'intero Corpo di Guardia.
“No.
Voi dovete inviare le Guardie. Non possiamo fare finta di
niente…
noi...” risposi ma non feci in tempo a finire la frase.
Jane
a un suo segnale aveva colpito.
Mi
ritrovai piegato per terra ma non volevo dargliela vinta e mi morsi
le labbra per non gemere.
“Adesso
basta Jane, cara. Alzati Edward e riprendi il tuo posto...
Guardia!”
m'intimò sorridendo felice di aver dimostrato la sua forza e
il suo
potere su di me davanti a tutti e a mio fratello.
Mi
alzai con fatica e con la testa bassa guardai Jasper.
Il
suo sguardo era preoccupato e interdetto, gli sorrisi e mi rivolsi di
nuovo ad Aro.
“No.
Sapete benissimo che è nostro dovere intervenire, loro sono
un Clan
di vampiri e il nostro compito è di proteggerli
come...” di nuovo
non riuscii a finire la frase perché mi ritrovai nuovamente
accartocciato per terra a gemere per il dolore.
“Fermati Jane.
Alzati Edward, non farti punire ulteriormente. Loro non sono
veri vampiri, non appartengono alla nostra razza, loro sono come eri
tu… dei rinnegati che pretendono di vivere come gli umani.
Esseri
che hanno rinunciato e disprezzato la loro stessa natura di
vampiro.”
e nelle sue parole c'era tutto il disprezzo che provava verso tutta
la mia famiglia.
Ma sapevo che stava sbagliando... io ne ero la
prova.
E
le ultime parole di mio padre rimbombarono nella mia mente “E
ricordati Edward che tu lo voglia o meno sarai per sempre un
Cullen”
dandomi la forza e il coraggio di cui avevo bisogno.
Mi
alzai e cercai di mettermi dritto, ma facevo fatica. La testa mi
scoppiava e tutti i muscoli erano indolenziti. Guardai Jane snudando
i denti e prendendo fiato ancora una volta gli risposi “Non
ha
importanza la nostra alimentazione, o il colore degli occhi, Volterra
è la nostra casa reale, voi rappresentate la giustizia,
voi...” e
Jane colpì una terza volta.
Stavolta
non riuscii a contenere il dolore e dei lunghi e strazianti gemiti
uscirono dalla mia bocca.
Il
dolore finii e senti la voce di Caius imporsi sul mormorio che era
scoppiato fra le file delle Guardie.
“Silenzio!!! Come
osi ribellarti Edward? Sarai punito severamente Guardia per
le tue parole” disse, mentre il silenzio calava nuovamente
nella
grande sala.
Mi
tirai su a carponi poi con un grande sforzo di volontà mi
misi in
ginocchio.
Con
la voce che tremava per lo sforzo ripresi imperterrito.
Non mi sarei
fermato, tutti dovevano sapere e capire quanto falsi fossero e come
stavano calpestando il nostro giuramento dietro al quale nascondevano
la loro sete di potere.
“Puoi punirmi quanto vuoi Caius. Puoi
chiudermi in gabbia per mesi, puoi lasciarmi nelle mani di Pamela per
ore o affamarmi… ma non puoi negare l'evidenza. Loro sono
vampiri e
le Guardie di Volterra sono nate per proteggere la nostra razza
da...” ancora una volta Jane colpi con una forza inaudita.
Crollai
a terra urlando tutto il dolore che avevo dentro, contorcendomi come
fossi sul rogo, incapace di trattenermi.
E
quando finalmente il male passò usai la poca forza che mi
era
rimasta per tirarmi su. Ma il mio corpo si rifiutava di ubbidire e
riuscii a malapena a mettermi carponi.
Tirai
su la testa e mi voltai verso le Guardie.
C'era
silenzio. Nessuno parlava più.
Guardai
Jasper e vidi che era tenuto fermo da Felix e da Demetri.
Gli
sorrisi e annui. Stavo soffrendo ed ero orgoglioso di farlo per
loro. Perché se era vero che ero una Guardia era anche vero
che prima di tutto ero un Cullen e il vincolo che mi univa a loro era
dettato dall'amore, un legame che nemmeno Chelsea era riuscita a
spezzare.
Poi
i miei occhi si posarono su Felix e Demetri che mi guardavano pieni
d'angoscia consci che stavo sfidando i Signori di Volterra e il mio
destino.
Ma non si fermarono lì, fissarono Ilmi e Kong che tenevano
la testa bassa sconsolati di veder soffrire un amico, Malik che si
stava chiedendo se avessi ragione, Chelsea che si era sempre sentita
in colpa per come mi aveva strappato alla mia famiglia sedici anni
prima, Haidy che portava gli umani come cibo ma che non mi aveva mai
visto partecipare a un banchetto, Rubens e Anna che avevano assistito
a come con tanta determinazione avevo cercato d'imbrigliare il mio
mostro per tornare a casa, Angela che mi aveva somministrato il
veleno per confondermi sotto i loro ordini, e poi Damiano, Damon,
Katia, Daniele, Adamo, Katrina, Renata, Telemaco e tutti gli altri
che mi conoscevano.
Anche
Rebecca mi stava guardando, lei più degli altri mi capiva,
capiva
quanto dolore e determinazione c'era nel mio rifiuto. Lei sapeva che
Aro non mi avrebbe piegato questa volta... che i signori di Volterra
non avrebbero vinto.
Potevo
veder negli occhi di quasi tutte le Guardie quel senso di delusione
che provavano, e nelle loro menti la sensazione di sentirsi traditi.
Di sentire il loro giuramento, i principi per i quali avevano lottato
a lungo e per i quali si erano posti al loro servizio, venire
rinnegati e calpestati dai loro stessi Signori.
“Guardie
di Volterra.” dissi alzando la voce per quanto
possibile, rivolgendomi a loro con tutte le mie forze
residue “Voi sapete che ho ragione. Loro ci stanno
tradendo...
stanno tradendo quello per cui avete a lungo lottato...
noi...”
ancora una volta il potere di Jane mi colpì e ancora una
volta
gridai a quelle volte dorate tutto il dolore che sentivo straziarmi
il corpo, senza ritegno, senza vergogna, incapace di trattenermi,
incapace di lottare contro il suo potere.
“Basta,
ti prego...” mi ritrovai a implorare gemendo mentre sbattevo
con
forza la testa sul duro pavimento incapace di controllare il mio
corpo e i miei muscoli.
Mi
sentivo gli occhi bagnati, le labbra umide, il naso colare e quando
il male cessò avrei voluto rimanere per terra sfinito,
abbandonarmi
al buio e alla pace che il mio corpo reclamava, ma non potevo e
radunando tutte le mie forze residue mi tirai sui gomiti.
Senti
diversi gemiti di orrore provenire dalle Guardie e con fatica mi
portai la mano al viso. Il veleno nero mi macchiò il suo
dorso.
Lacrime di veleno uscivano dai miei occhi impedendomi di vedere con
lucidità, mentre lo sentivo scorrere dal naso e dalle labbra
ferite
dai miei stessi denti.
E
raccogliendo tutto il fiato che avevo mi rivolsi nuovamente a loro
“
A quanti di voi è successo quello che è successo
a me? Quanti di
voi hanno visto il loro clan distrutto... pensavate che fossero dei
giusti... che difendessero la nostra razza e invece... stanno
dimostrando solo di essere dei traditori del loro stesso
giuramento... Non ti interessa nulla di noi Aro... tu vuoi solo
dominarci...tu...vuoi solo il pote...” ma ancora una volta
Jane
scaglio il suo dono su di me impedendomi di finire il mio discorso.
E
quando il male cessò rimasi sdraiato con il volto poggiato
al freddo
pavimento, non avevo neanche più la forza di alzare la
testa. Dalla
mia bocca uscivano solo dei rantoli di dolore.
“Hai
passato il limite Edward. Adesso verrai giustiziato per ribellione e
tradimento. Lucio, Damiano portatelo qua. Lo ucciderò io
stesso,
ora!” tuonò Caius dal trono alzandosi in tutta la
sua potenza con
un sorriso sadico sulle labbra.
Mi
senti sollevare e non opposi resistenza, non avevo più la
forza.
La
mia strada era arrivata alla fine e avrei preceduto la mia famiglia
nella morte come era giusto che accadesse. La colpa era solo la mia e
adesso finalmente avrei pagato per i miei errori.
Il
mio ultimo pensiero cosciente fu per Carlisle e Bella “Adesso
saprò se esiste il paradiso e l'inferno... e se abbiamo o
meno un
anima”... poi fu solo buio.
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Capitolo 26 *** La goccia che fa traboccare il vaso ***
Ciao cosa
succederà adesso? Saranno servite le parole taglienti di
Edward e la sua sofferenza a risvegliare la Guardia? Bhe
nell'avvisarvi che siamo solo a metà FF vi lascio a scoprire
quello che sta succedendo e che forse non tutte si aspettano.
Un bacio e buona lettura.
Capitolo 24 La goccia
che fa traboccare il vaso
Jasper
Pur
temendo che la mia
richiesta sarebbe stata inutile, con coraggio e determinazione chiesi
aiuto ai Signori di Volterra.
E
la loro risposta segnò
la nostra condanna a morte. Non sarebbero intervenuti per proteggere
la mia famiglia ma mi offrirono la loro protezione.
Per
un attimo pensai che
in quelle fredde mura avremmo potuto sopravvivere, ma i miei occhi si
posarono nuovamente su Edward sempre inginocchiato ai loro piedi e un
fremito di rabbia mi percorse per tutto il corpo. La visione di
Alice era a un passo dall'avverarsi.
Ma
conscio del destino
che ci avrebbe atteso, sicuro d'interpretare il volere di tutti, con
decisione rifiutai ciò che mi era stato offerto, loro ed io
stesso avremmo preferito morire piuttosto che perdere la nostra
libertà e inginocchiarci ai loro piedi.
Alla
fine avevano vinto,
il Clan dei Cullen sarebbe stato annientato.
Vidi
sul volto di Edward
passare dapprima la speranza e poi la delusione. Forse si era
aspettato che loro cedessero, che capissero ma la consapevolezza di
quello che sarebbe successo si fece strada anche dentro di lui e la
sua disperazione mi travolse. Era rimasto in silenzio senza reagire
accucciato ubbidiente ai piedi dei suoi Signori permettendo ad Aro di
leggere nei miei pensieri, sperando in quello che era chiaro sarebbe
stato solo un miracolo.
Con il cuore stretto in una tenaglia lo
salutai promettendogli che avrei cercato di mantenere la mia parola e
di salvare Bella come mi aveva chiesto.
E
cercando di
nascondere nella mia mente la mia angoscia mi voltai pronto ad
andare verso il mio destino.
Fu
allora che sentii la
sua voce ferma e determinata rimbombare nella grande sala. Con
immenso stupore mi girai e lo vidi in piedi davanti ai suoi signori.
Stava
dritto con il viso
alto e le sue parole erano piene di speranza. Non finii nemmeno di
parlare che lo vidi crollare sotto il potere di Jane. Un brivido mi
scese lungo la schiena. Non avevo mai provato di persona ma potevo
immaginare quanto male facesse.
Ritornai
sui miei passi ma mi bloccai quando lo vidi tirarsi in piedi e
sorridermi.
Tremai
conscio che dietro
a quel sorriso c'era una volontà di ferro, lui non si
sarebbe
fermato... avrebbe sfidato i suoi Signori.
E
lo vidi cadere un altra
volta e un altra ancora. Con un ringhio cercai di avventarmi su
quella serpe che lo stava torturando. Ma le braccia forti di Felix e
Demetri mi bloccarono. Ero circondato dalle Guardie e per quanto
abile fossi non sarei mai riuscito a fare nulla.
Con
orrore lo vidi
tirarsi su a fatica. Dal naso, dalle labbra che lui stesso si era
ferito e dagli occhi colava il nero veleno rendendolo di fatto una
maschera del terrore. Si voltò a guardarmi e il cuore mi si
strinse
dolorosamente. Quanto aveva patito ogni qualvolta si era ribellato
agli ordini di quei mostri? Quante volte doveva essere stato punito e
umiliato? Mi sentii un verme per aver pensato che si fosse arreso
senza combattere, per averlo sottovalutato e disprezzato.
Chiunque,
anch'io probabilmente mi sarei accucciato ai piedi di Aro per evitare
quella sofferenza immensa.
E
con vergogna finalmente capii che tante cose non ce le aveva mai
raccontate per
non ferirci, che aveva taciuto e nascosto i suoi sentimenti, solo
questo poteva giustificare la sua sottomissione.
E
una rabbia profonda e
cieca iniziò a montare nel mio cuore, come la marea
lentamente
saliva sommergendo il mio cuore di guerriero.
E mentre le sue urla
riempirono la sala un ringhio profondo iniziò a uscirmi dal
petto.
Un ringhio di rabbia e di dolore. Ma lui incapace ormai di muoversi
alzò la testa un ultima volta sfidando ancora i suoi
Signori. E la
preghiera che mormorava durante gli attacchi di Jane risuonò
ancora
un ultima volta ormai quasi inudibile.
Rimasi
lì fermo attonito
quando vidi il suo corpo rimanere immobile per terra. Aveva dato
tutto, aveva fatto tutto quello che poteva ma la voce di Caius
risuonò forte pronunciando la sua condanna a morte per
tradimento.
Tradimento....
pensai con ironia.
Secondo
Caius, Edward aveva tradito i suoi Signori mentre in realtà
erano loro a tradire
il loro stesso ruolo e la loro stessa razza. Mi venne la nausea a
pensare di come ancora una volta avevano sovvertito la
verità per
smania di potere.
E
quando lo vidi
trascinare stordito e indifeso davanti a Caius e vidi le mani di
quel lurido essere alzarsi per staccargli la testa il mio ringhio
esplose violento e con uno strattone mi liberai e mi buttai contro
quell'essere immondo pronto a morire per difendere mio fratello.
Pensavo
che sarei stato
atterrato prima di arrivare, che il mio gesto sarebbe stato inutile e
tardivo ma con mia grande sorpresa nessuno mi fermò e come
una palla
di fucile piombai addosso a Caius travolgendolo con un ringhio
bestiale che echeggiò come un tuono tra le alte mura
affrescate.
Demetri
Guardavo
Edward dimenarsi
per terra chiedendomi cosa lo spingesse a comportarsi così.
Il suo
dolore era evidente e mi colpiva ricordandomi con quanta
determinazione aveva lottato sugli Urali e con quanto coraggio mi
aveva salvato la vita a rischio della sua.
E
adesso la sua famiglia
sarebbe morta.
Stava
usando lo stesso
coraggio e la stessa determinazione per cercare di salvarli, ma
sarebbe stato inutile.
Ricordavo
ancora sua
sorella cucire le Guardie ferite senza chiedere neanche il loro nome,
ricordavo con estrema chiarezza quando suo padre mi aveva cucito il
braccio e mi aveva stretto la mano salutandomi. Quante Guardie
avevano salvato quel giorno?? Se qualcuno era sopravvissuto dovevamo
ringraziare loro, quei vampiri dagli occhi gialli che senza problemi
si erano schierati in nostro aiuto solo perché eravamo in
difficoltà.
Non
si erano limitati a
salvare Edward, ci avevano aiutati senza alcun motivo se non quello
di difendere qualcuno della loro razza. E adesso Aro si rifiutava di
rendere loro il favore e continuava a colpire quel ragazzo che
ubbidiente si era sottomesso al suo volere malgrado fosse stato
ingannato e arruolato contro la sua volontà.
Fermai
Jasper. Era il mio
compito ma al suo ringhio si unì il mio.
E
quando vidi Caius
prepararsi ad eseguire la condanna a morte più ingiusta di
tutta
Volterra capii che Edward aveva ragione.
Non
stavo seguendo la mia
famiglia reale, coloro che avevano il compito di proteggere la mia
razza, ma un branco di assassini avidi di potere che avevano
rinnegato e calpestato il loro stesso giuramento.
Quel
giuramento che avevo
rispettato e che mi ero impegnato a far rispettare ai miei simili e
nel quale credevo ciecamente.
E
al ringhio che sentivo
crescere intorno si unì il mio, il dolore di Edward divenne
il mio
e la mia rabbia esplose in tutta la sua potenza.
Con
un rapido sguardo a
Felix lasciai libero Jasper d'attaccare e lo segui mentre la mia voce
riecheggiava nell'ampio salone “Guardie a me!”.
Rebecca
Vidi
Jasper attaccare
Caius e cadere insieme a lui e al trono per terra. Sapevo che era la
cosa giusta, la punizione che avevo subito per aver lasciato libero
Edward era stata terribile e le sue cicatrici mi avrebbero
accompagnato per sempre.
Ma
il punto era che quel
ragazzo aveva detto solo la verità.
Aveva
ragione... su
tutto. Aro ci aveva usati tutti solo per avidità
nascondendosi
dietro a un giuramento che di fatto calpestava quando gli
interessava. Molti di noi erano stati ingannati o obbligati proprio
come Edward.
Il velo sui nostri occhi
era stato squarciato dallo stesso vampiro che ora stava per essere
ucciso.
E
come vidi Demetri
seguire Jasper capii che era la cosa giusta da fare e con un ringhio
bestiale mi avventai su Lucio decapitando quel vampiro che gongolava
nel vedere Edward ridotto in quello stato. Con la coda dell'occhio
vidi Felix seguire Demetri e un ringhio potentissimo salii
nell'ampia sala e si unì ai nostri, ma non era di un piccolo
gruppo di vampiri ma dell'intero corpo di Guardia che si stava
ribellando ai suoi Signori.
E
mentre intorno a me
scoppiava il caos e una lotta fratricida fra guardie, mi accucciai
sul corpo di Edward esanime per proteggerlo con il mio. Nessuna
guardia avrebbe potuto fargli del male, l'avrei difeso fino alla
morte.
Damon,
rimasto un attimo
stupito, mi sorrise felice, pieno di riconoscenza per aver messo al
sicuro il suo Capitano, poi si avventò su Pamela che in
cerca
della sua vendetta per la morte di Lucio si era avvicinata e si
preparava ad attaccarmi pronta a
finire ciò che Caius non era riuscito a terminare.
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Capitolo 27 *** La fine di Volterra ***
Ciao a
tutte. Le Guardie si sono ribellate ma i destini di alcune
devono ancora essere decisi. Vi lascio con il nuovo capitolo in loro
compagnia a scoprire ...
Capitolo
25 La fine di Volterra
Chelsea
Non potevo
credere a ciò che vedevo.
Mi ricordavo
chiaramente la fatica che avevo fatto e il dolore che avevo
procurato per riuscire a tagliare i legami forti di Edward e
imporgli quelli che lo imbrigliavano a Volterra.
Aveva
cercato di resistere con tutte le sue forze, aveva lottato
disperatamente contro di me e contro il dolore fisico che gli
procuravamo per indebolirgli la mente, ma alla fine complice il
veleno che gli avevo somministrato, era capitolato.
Si era
arreso, alla fine aveva dovuto cedere al mio potere, al volere dei
suoi Signori.
L'avevo
fatto sotto gli ordini di Aro e Jane, felice di ubbidire, convinta di
fare la cosa giusta, ma quel ragazzo mi aveva spiazzato.
Non avevo
più interferito nella sua vita ma avevo visto lentamente nel
corso
del tempo riallacciare i suoi legami come se un chirurgo fosse
intervenuto a cucire e a riunire i fili che lo legavano al suo clan.
Non credevo
che l'amore, quel potente sentimento a me ancora sconosciuto, fosse
in grado di ricostruire con tanta solidità quello che io
avevo
tagliato, né che avesse la forza d' infrangere il vincolo di
ubbidienza che gli avevo imposto.
E adesso che
lo vedevo dibattersi a terra mi sentivo in colpa.
Era stato il
mio potere a ridurlo in quello stato, a metterlo di fronte alla sua
morte.
Le sue
parole, il suo coraggio urlavano il diritto di essere liberi, mi
sbattevano in faccia le mie colpe.
Mi sentivo
in preda alla nausea, ma non per quello che stava succedendo, ma per
quello che mi rendevo conto avevo fatto nel corso del tempo ad altri
sfortunati vampiri.
Avevo negato
loro la libertà di scelta, avevo rubato il loro cuore
avvolgendolo
nella ragnatela di Volterra.
E quando
vidi Caius condannarlo a morte, avrei voluto urlare l'ingiustizia
della situazione. Ma a nulla sarebbe servito, io non ero nessuno. E
così mi allontanai nel buio della sala, colma di vergogna e
rimorso.
Un ringhio
acuto e violento rimbombò nella sala attirando la mia
attenzione.
Alzai gli occhi e vidi il fratello di Edward quel forte e coraggioso
guerriero attaccare, seguito dall'urlo del Capitano Demetri che
chiamava le guardie a sé.
Ringhiai
anch'io ma il mio potere non era di combattere, non era quello il mio
compito.
I due
Capitani erano lì di loro scelta, e lo stesso valeva per
molte
guardie ma alcune erano state legate da me proprio come Edward.
Sapevo
quello che dovevo fare e sedendomi nell'angolo più buio,
chiudendo
gli occhi espansi il mio potere... adesso le guardie erano libere di
scegliere il loro destino, libere dai legami di obbedienza che avevo
loro imposto, libere di seguire e combattere per chi ritenevano
giusto.
Demetri
Sapevo cosa
dovevo fare e mi avventai su Aro. Sapevo che Renata avrebbe potuto
proteggerlo e con mio immenso stupore la vidi spostarsi a protezione
di Marcus.
Anche lei
aveva fatto la sua scelta.
E senza
indugio mi avventai su Aro seguito a ruota da Felix.
Rimase fermo
al suo posto e con voce chiara ci guardò scioccato
“Anche voi
intendete tradirmi?” ci chiese stupito e addolorato.
“Sei tu
che hai tradito noi, il nostro giuramento e la nostra razza”
gli
risposi ponendo fine alla sua vita e al suo dominio su Volterra.
Jasper
Quando mi
avventai su Caius non pensai alle conseguenze o perlomeno sapevo
quelle che sarebbero state. Sarei morto insieme ad Edward per mano
delle Guardie, ma non aveva importanza, dovevo almeno provare a
salvarlo.
Caddi
travolgendo quell'odioso vampiro pieno di boria, trascinando con me
anche il pesante trono. Mi rialzai, presi la sua testa e con un odio
profondo posai le mie labbra sul suo collo decapitandolo.
Poi mi girai
pronto a difendermi fino alla morte ma quello che vidi mi
lasciò a
bocca aperta.
Intorno a
noi era scoppiato il finimondo.
Alcune
Guardie si erano portate in difesa dei loro Signori mentre altre
avevano attaccato le prime.
In tutta la
Sala si combatteva e i ruggiti riempivano l'aria risuonando nella
grande sala.
Vidi Renata che dietro al
trono di Marcus, teneva le sue mani posate sulle spalle
del vampiro che era rimasto seduto tranquillo sul suo trono come se
quello che stava succedendo non lo sfiorasse nemmeno.
Il trono
centrale invece era caduto e le figure di Demetri e Felix
torreggiavano su un corpo disteso a terra.
Nel giro di
pochi attimi la battaglia si consumò e i ringhi cessarono.
Solo dei
lamenti si continuavano ad udire e girai la testa verso quella
direzione stupito.
Jane stava
colpendo con il suo potere una Guardia con la mantella bordata di
rosso che si dimenava sul pavimento mentre a fianco a lei Alec
teneva in scacco i due addestratori.
Con rabbia mi alzai pronto a
colpire quella sadica vampira ma lei veloce spinse
una porta segreta alle sue spalle e scivolò nel corridoio
dandosi
alla fuga.
“Aspetta
Jane” senti urlare al bel gemello che distrattosi non
badò più ai
due istruttori, lasciandoli liberi di agire.
Loro veloci
e micidiali non persero un secondo e gli saltarono addosso
abbattendolo e staccandogli la testa a morsi.
Ancora
scosso da quello che mai più mi sarei aspettato, voltai la
testa
alla ricerca di mio fratello e lo vidi steso per terra fra le braccia
di una vampira dai capelli d'argento. Doveva essere Rebecca dalla
descrizione che Edward ci aveva fatto. Avevo combattuto con lei ma
adesso il suo aspetto era differente. Adesso era libera dal suo
potere e non più il simbionte di mio fratello.
La bella
vampira lo teneva fra le sue braccia e si era strappata una manica
della divisa con la quale stava ripulendo e asciugandogli il volto.
Un ombra
oscurò il mio viso e vidi un giovane vampiro chinarsi verso
di me.
“Il mio
nome è Telemaco. Sono felice che il Capitano Edward si sia
salvato”
mi disse prendendo poi il corpo di Caius e portandolo verso il
grande camino nel quale le Guardie stavano bruciando i resti dei
vampiri che si erano schierati in difesa dei Signori di Volterra.
Mi alzai e
mi avvicinai ad Edward. Aveva gli occhi chiusi e il respiro
affannoso ma sembrava non avesse riportato ferite nello scontro.
“Non ha
nulla di grave. Nessuno gli ha fatto del male” mi disse
Rebecca
sorridendomi “Fra poco si riprenderà... non
temere. Ha solo
bisogno di riprendere le forze.” mi sorrise.
“Grazie
Rebecca” le risposi chiedendomi se era diventata la sua donna.
Doveva
essere molto intuitiva o il mio sguardo molto eloquente,
perché mi
guardò con gli occhi dolci e mi disse “Sono solo
un amica. Nulla
di più. Lui voleva tornare a casa da sua moglie e Aro l'ha
fatto
torturare quando l'ha saputo” mi spiegò abbassando
gli occhi “Sono
contenta sia morto”
Annui e
alzai gli occhi, Demetri e Felix stavano portando il corpo e la testa
di Aro verso il camino.
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Capitolo 28 *** Una nuova speranza?? ***
Ciao eccomi qua e grazie
ancora a tutte per i commenti e la vostra costante presenza, sono
veramente commossa. Ma cosa succederà adesso? Immagino che
vi aspettiate che Edward sia libero di prendere le sue
decisioni ma forse non è proprio così. E poi
ritorneremo a trovare i Cullen perchè ... bhe vi lascio in
compagnia di ...
Capitolo 26 Una nuova
speranza ????
Edward
Qualcosa
mi stava
asciugando il viso e lentamente con fatica aprii gli occhi mentre mi
sentivo chiamare con dolcezza.
“Edward,
Edward. E'
tutto finito sei salvo, apri gli occhi ti prego”
Con
uno sforzo che mi
sembrò titanico misi a fuoco le immagini intorno a me e la
prima
cosa che vidi fu il sorriso di Rebecca e i suoi occhi argentati che
brillavano di gioia.
“Dove
sono? Cosa è
successo?” mormorai confuso cercando ti alzarmi.
“Sei
salvo Edward, le
Guardie hanno decretato la fine del regno di Aro e Caius”
sentii la
voce cristallina di Jasper.
Voltai
la testa e lo vidi
affianco a me sorridente.
Strinsi
gli occhi un
attimo cercando di capire quello che mi aveva detto, poi li spalancai
quando finalmente le sue parole fecero breccia nella mia testa.
Aiutato
da Rebecca e
Jasper mi alzai in piedi traballante e potei finalmente vedere con i
miei occhi la scena surreale che mi si presentò.
Tutte
le Guardie erano in
piedi silenziose al loro posto e mi stavano guardando quasi
attendessero qualcosa.
Felix
e Demetri erano da
soli in piedi di fronte al trono di Marcus e anche loro mi stavano
osservando attentamente.
Ma
i miei occhi si
spalancarono sbalorditi quando si posarono sui troni vuoti e
abbattuti dalla furia della battaglia mentre mi chiedevo ancora una
volta che cosa fosse successo.
“Mio
Capitano Edward,
sono ai vostri ordini. Sono pronto a partire per difendere il vostro
Clan.” la voce cristallina di Demetri risuonò
sicura mentre lo
vedevo abbassare la testa in segno di rispetto e portarsi la mano
destra chiusa sul petto come saluto.
Ancora
stordito mi
guardai intorno, ma ovunque posassi gli occhi vidi le guardie
compiere il medesimo gesto e mormorare le medesime parole.
Per
ultima con un sorriso
smagliante Rebecca abbassò la testa “Mio
Capitano”.
Mi
voltai verso Jasper e
lo vidi sorridere compiaciuto e darmi una pacca sulle spalle
“Non
abbiamo molto tempo Edward. Raduna i tuoi uomini. Se vogliamo
arrivare in tempo per salvare la nostra famiglia dobbiamo
muoverci”.
Ero
ancora scioccato da
quello che avevo visto. Mi voltai verso il camino che avvampava
emettendo nuvole di fumo nero. Chissà quali e quante guardie
erano
morte per me. No mi corressi, erano morte per colpa di Aro e della
sua avidità.
Avevano
combattuto non
solo per me, ma soprattutto per loro stesse, stufe di subire degli
ordini ingiusti e di vedere calpestato quello in cui credevano. Erano
stati Aro e Caius stessi di fatto a decretare la loro morte, io non
ero stato altro che la goccia che fa traboccare il vaso.
Ancora
frastornato mi
portai di fronte al trono di Marcus e mi inginocchiai portando il
pugno sul cuore “Mio Signore... il tuo Capitano Edward ti
chiede il
permesso di poter andare a difendere il Clan dei Cullen che
verrà
attaccato dai licantropi.”
Lui
era il mio Signore e
il Signore di Volterra.
Ed
io volevo solo il
permesso di poter andare a morire con la mia famiglia, speravo che
almeno quello mi fosse concesso.
Lui
mi sorrise sornione con uno strano luccichio negli occhi che fino ad
allora avevo visto
spenti e distanti e annui “Benissimo Capitano Edward, prendi
dieci
Guardie volontarie e recati a difendere la nostra razza e a portare la
giustizia di Volterra. Ma ricordati che sei sempre una Guardia
e che quando avrai finito la tua missione dovrai ritornare qui con
con gli uomini a te affidati e riprendere il tuo posto”
Il
cuore mi si riempì di
gioia. Non ero libero ma potevo provare a salvare la mia famiglia e
felice mi voltai verso Jasper
“Dieci
guardie non
sono molte ma dovrebbero bastare Edward. Ora abbiamo almeno una
speranza”
Carlisle
Alice
ci aveva spiegato che Jasper era andato a Volterra a chiedere aiuto
ai volturi ma io avevo poche speranze che riuscisse nella sua
impresa. Loro sarebbero stati ben felici di vederci annientati. Visto
che era quasi impossibile farci entrare nelle loro file e con quanta
determinazione continuavamo a combattere per la nostra
libertà, ci
avrebbero volentieri uccisi tutti e i licantropi avrebbero fatto il
lavoro sporco al loro posto.
Provammo
a convincere Bella ad allontanarsi e a mettersi in salvo almeno lei ma
ci trovammo davanti a un suo secco rifiuto.
Lei
non avrebbe mai abbandonato la sua famiglia e non sarebbe nemmeno mai
partita per Volterra.
“Siete
pazzi. Ma come potete pretendere che vada là?” ci
aveva risposto
sdegnata, chiudendo così ogni discussione possibile.
Stavo
di nuovo recandomi da lei per cercare di convincerla che vidi Alice
venire verso di me.
“Non
partirà Carlisle. Risparmia il fiato
papà” mi disse con la testa
bassa.
“Cosa
hai visto Alice?” le chiesi titubante
“Ho
visto le sorti della battaglia” mormorò
nascondendo la testa sul
mio petto.
Era
affranta... e non avevo il coraggio di chiederle cosa aveva visto.
Preferivo non sapere quanti e chi di noi sarebbe perito.
Poi
la vidi alzare la testa di scatto, come se avesse ricevuto una scossa
elettrica inaspettata “No!! Non è possibile...
bisogna fermarli,
non possono venire qua” urlò aggrappandosi a me
con gli occhi
dilatati.
“Che
c'è Alice... ti prego dimmelo”. Mormorai
terrorizzato. Forse
Jasper ed Edward erano nuovamente in pericolo...
“La
battaglia... non vedo più nulla.” mi rispose con
gli occhi vitrei
tremando.
Sospirai,
questo significava solo una cosa... e se avessi potuto mi si sarebbe
spezzato il cuore.
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Capitolo 29 *** Decisioni e strategie ***
Ciao scusate il ritardo ma
ho avuto diversi impegni che mi hanno portata lontano dal computer.
Comunque adesso vi lascio alla lettura di questo capitolo che
personalmente adoro anche se mi ha fatto diventare matta scriverlo.
Un bacione e grazieee!!!
Capitolo 27 Decisioni
e Strategie
Edward
Una
fitta pioggerellina
cadeva dal cielo e tutto era avvolto da una densa nebbia
impenetrabile perfino ai nostri acuti occhi. Ero in piedi, sulle
alte mura, fermo come se fossi stato un statua di marmo, mentre cercavo
di scorgere le verdi colline che sapevo circondare la
città. L'acqua ci bagnava inesorabile e scivolava
giù dai nostri
corpi e dai nostri vestiti, formando piccole pozze sulle pietre
lisciate dal tempo, indifferente esattamente come lo eravamo noi,
indifferente come lo scorrere incessante del tempo che era diventato
il nostro padrone e la nostra tortura.
Jasper
vicino a me era
silenzioso mentre insieme attendevamo che le Guardie fossero pronte a
muoversi.
Tutto
era silenzio, come
avvolto da un bianco sudario sembrava che il mondo si fosse fermato,
solo le gocce dell'acqua ticchettavano cadendo ai nostri piedi. Avevo
smesso persino di respirare, aspettavo… non potevo fare
altro.
Avevo
volentieri lasciato
l'incarico a Felix e Demetri di scegliere fra i volontari che ci
avrebbero seguito in battaglia e l'organizzazione del viaggio. Non
volevo essere la causa di altri morti.
Mi
avevano infatti
raccontato che nella battaglia oltre ai miei Signori e alle loro
mogli, trucidate nelle loro stanze, erano periti Alec, Lucio, Pamela
, Beatrice, Damiano e il giovane e simpatico Daniele che avevano
combattuto in quella guerriglia fratricida.
Altre
cinque guardie fra
cui Rubens erano rimaste ferite mentre quella vigliacca di Jane era
scappata per un passaggio segreto mettendosi in salvo dopo aver
colpito Malik con il suo potere.
Demetri
e Felix avevano
insistito per accompagnarmi sostenendo che avevano un conto in
sospeso con i licantropi e felice della loro decisione gli avevo
chiesto di organizzare la partenza.
Ma
adesso fremevo,
conscio che le ore e i minuti stavano passando inesorabili e che il
tempo a nostra disposizione per salvare la mia famiglia stava
scivolando via, assieme alle nostre speranze.
La
nebbia che avvolgeva
tutto pesava sui nostri cuori e bisbigliando per non infrangere quel
muro di silenzio che ci avvolgeva chiesi a Jasper “Arriveremo
in
tempo?”
I
suo pensieri erano
infatti diretti al ricordo di quando aveva conosciuto Alice e
malgrado cercasse di tenerla per se, la sua ansia mi avvolgeva
amplificando la mia.
“Lo
spero Edward... lo
spero. Ma questa nebbia e la pioggia se da un lato ci facilita i
movimenti permettendoci di partire all'alba ci rallenterà
non poco.”
I suoi occhi si posarono sui miei una frazione di secondo poi
tornarono a scrutare la nebbia come se con la forza del pensiero
potesse dissolverla.
Scossi
la testa
sconsolato e impotente di fronte allo scorrere del tempo e al destino
che ci aspettava quando una voce acuta risuonò in quel
silenzio
surreale, interrompendo e squarciando la quiete che ci avvolgeva
“Edward”.
Mi
voltai assieme a
Jasper e dalla nebbia apparve Rebecca seguita a breve distanza da
Felix e Demetri.
Lei
con i capelli
argentati sciolti al vento e vestita con una lunga veste bianca
sembrava un fantasma spuntato dalla nebbia mentre si avvicinava a
noi chiaramente irritata. Potevo vedere i suoi occhi chiari brillare
colmi d'ira e le labbra arricciate in una smorfia che le rovinava il
bel viso. Dietro di lei Felix la seguiva silenzioso sghignazzando
sornione mentre Demetri avanzava spedito chiaramente infastidito ed
arrabbiato a sua volta.
Edward
per favore...
fermala mi senti chiedere dal biondo segugio.
Sorrisi.
Demetri era
l'unica Guardia che aveva imparato a comunicare con me mentalmente,
gli altri erano ancora a disagio con il mio potere.
Jasper
si voltò verso di
me interrogativo, doveva essere stato investito dalla rabbia di
Rebecca e stava cercando di calmarla con il suo dono.
Lei
arrivò di fronte a
me e mi disse decisa indicando le due guardie che la seguivano
imbarazzate “Voglio partire anch'io con voi. Tu puoi
ordinargli di
farmi partecipare alla battaglia”.
“No”
le risposi
semplicemente “non ti do il permesso di unirti a noi. Se loro
non
ti vogliono, io non interferirò.”
Lei
mi guardò furente
“Perché no Edward? Devo ricordarti che so
combattere e che l'ho
già fatto con ottimi risultati? Dovresti saperlo...
” mi rispose
ironica alzando il mento in segno di sfida.
Lei
mi aveva salvato la
vita nello scontro precedente e la sua allusione mi strappò
un
sorriso divertito mentre mi passavo la mano fra i capelli bagnati.
Sospirai
preparandomi mentalmente a scontrarmi con lei.
“Volete
lasciarci soli
per favore?” chiesi alle due Guardie.
Felix
annui “Andiamo
Demetri... sono sicuro che Edward... riuscirà a farla
ragionare”
gli disse strattonandolo e facendomi l'occhiolino. Lui mi
guardò
fissò mai i suoi pensieri erano diretti solo all'orrore
dell'imminente battaglia. Poi entrambi mi diedero la schiena e
parlottando fittamente si allontanarono inghiottiti dalla nebbia.
Come
sparirono dalla mia
vista, mi voltai verso Jasper ma non feci neanche in tempo a parlare
che lui mi anticipò “Vado anch'io
Edward” mi disse Credo che
tu debba vedertela da solo, fratellino. Ormai l'ho abbastanza calmata
da permettervi di parlare tranquillamente.
Lo
vidi allontanarsi a passi decisi, con le mani dietro la schiena e la
testa bassa persa nei pensieri della battaglia, fino a dissolversi nel
bianco che ci avvolgeva.
Ancora
una volta ripensai alla fortuna di averlo come fratello. Lui
silenzioso e discreto era il miglior compagno che potessi avere in
una situazione simile. La sua forza e la sua sicurezza sarebbero
stati determinanti nel compito che ci aspettava, pensai, cercando
d'imbrigliare l'ansia che ancora una volta rischiava di prendere il
sopravvento.
Lei,
ferma la mio fianco, lo osservò andare via incuriosita e poi
mi
sorrise calma e apparentemente tranquilla.
“
Spero che tuo fratello non ti creda ancora innamorato di me”
mi
disse con la voce ridotta a un sussurro dispiaciuto.
“No...”
risposi pensieroso “ Lui è in grado di percepire i
sentimenti e
gli ho raccontato tutto. E' solo preoccupato per me e per la
nostra famiglia. ” finii sorridendole “Si stava
solo domandando
perché sei così ansiosa di seguirmi in battaglia.
Cosa che,
peraltro, mi sto chiedendo anch'io.” mormorai rompendo
nuovamente
il silenzio che ci avvolgeva.
“Non
vedo il perché dovrei rimanere indietro. Non c'è
motivo di
escludermi.” mi rispose gelida cercando i miei occhi con un
chiaro atteggiamento di sfida e con la voce ferma e decisa.
Le
restituii lo sguardo un attimo, sospirando e maledicendo il fatto
che non riuscissi a leggerle la mente, poi mi voltai verso la nebbia
stringendo ancora una volta gli occhi nel tentativo di vedere
qualcosa che non fosse quel denso manto bianco che ricopriva la
città.
“Ho
i miei buoni motivi per non contraddire le loro decisioni. Senza
contare che sanno perfettamente quello che fanno. Loro hanno la mia
completa fiducia.” dissi per chiudere velocemente la
questione. Non
avevo voglia di discutere con lei.
“
Non è che lo fai per proteggermi?” mi chiese
sfidandomi “Edward.
So badare a me stessa. Non ho bisogno della tua protezione. Se tu
glielo ordinassi... ” riprese insistente e infastidita dalla
mia
reticenza.
“Forse
hai ragione... forse no. Non conosco le ragioni della loro scelta ma
so che non ti voglio con me. Non voglio andare contro il loro volere
e poi... non posso portarti con me. ” risposi risoluto
voltandomi
a guardarla in viso.
Nuovamente
avvertii la rabbia nascosta dalle sue parole “Non puoi sempre
pretendere di proteggere tutti, Edward. Io voglio combattere, io devo
combattere, non posso stare qua ad aspettare...” mi disse in
un
sussurro lasciando la frase in sospeso.
Ad
aspettare che cosa? mi chiesi incuriosito un attimo... un
sesto
senso mi trillò un attimo nella mente avvertendomi che c'era
qualcosa di strano nel suo insistere, ma lo scacciai... stavo
sicuramente cercando trappole dove non ce ne erano. Ero tanto
abituato a difendermi a Volterra che adesso qualsiasi cosa mi
metteva in allerta. Dovevo cercare di rilassarmi se avessi
continuato così sarei arrivato alla battaglia troppo nervoso
e
stremato per combattere con lucidità.
“Non
è per proteggerti” le risposi spazientito
più con me stesso che
con lei.
Anche
se l'idea di coinvolgerla nuovamente mi metteva ansia e la
possibilità che venisse ferita nello scontro mi spaventava,
non era
questo il motivo principale della mia decisione “ E'
perché non
posso permettere che la visione di mia sorella si avveri... senza
contare che ci vuole qualcuno che guidi le Guardie che rimarranno.
Non possiamo rischiare di lasciare la Rocca sguarnita e abbandonata a
se stessa. Ci vuole qualcuno che sorvegli la situazione. Qualcuno di
cui le Guardie si fidino e che prenda il comando in nostra assenza.
” le dissi sorridendole triste “So quanto vali e
che il coraggio
non ti manca. Ma è meglio così
...credimi.” aggiunsi per
alleviare la sua rabbia che sentivo investirmi ad ondate mentre le
stringevo un braccio in una muta carezza, cercando di farle capire
quanto importante fosse il suo ruolo.
“Tua
sorella?” mi chiese calmandosi e alzando un sopracciglio
stupita.
“Alice
ha visto che se metti piede in casa nostra tutta la mia famiglia
entrerà nelle Guardie. Ero disposto a rischiare per
liberarti... ma
adesso non avrebbe senso far avverare la visione”
Lei
mi guardò pensosa, stava riflettendo sulle mie parole
“Se le
cose stanno veramente così ubbidirò agli ordini,
Capitano. Non
voglio mettere in pericolo la tua famiglia, so quanto tieni a loro.
Starò qua e veglierò su Volterra.
Controllerò che nessuno osi
alzare la mano sul Nostro Signore Marcus e farò in modo da
tenere
le guardie tranquille nell'attesa del vostro ritorno. Sono sicura che
Malik e Rubens mi aiuteranno. Ma tu devi promettermi che cercherai
di riportare tutte le guardie vive a casa e che non farai
imprudenze. Anche se non ti amo sei un ottimo amico, un fratello per
me e non voglio perderti. E per favore veglia anche su Felix e
Demetri... anche loro sono importanti per Volterra” disse
senza
distogliere gli occhi dai miei.
“Hai
la mia parola. Farò tutto quello che posso. Anch'io gli
voglio
bene...così come voglio bene anche a te come una sorella. Ti
prometto che cercherò di salvare più Guardie
possibili... ” le
dissi risoluto abbassando la testa e portandomi il pugno sul cuore
per suggellare il mio impegno.
La
vidi annuire risoluta e dopo avermi fatta una carezza in viso e
avermi baciato la fronte si girò e senza più una
parola sparì nuovamente nella nebbia.
Avrei
cercato di mantenere il mio impegno con ogni mezzo mi dissi, sperando
di essere all'altezza di quel compito.
Non
avevo mai preso la responsabilità di altri fino ad ora.
Ero
sempre vissuto solo per me... sempre sotto l'ala protettiva di
Carlisle. Era lui che aveva sempre preso le decisioni e la
responsabilità di guidare la nostra famiglia.
E un
brivido di freddo mi scese lungo la schiena mentre mi rendevo conto
di quanto sarebbe dipeso dalle mie decisioni.
Mesto
abbassai la testa e appoggiai le mani sulla balaustra come a
sostenermi mentre un sorriso tirato si apriva sul mio viso. Stavo
per tornare a casa... ma sarebbe ancora stata la mia casa? Era questo
che volevo? Ero pronto a rivedere la mia famiglia e la mia Bella?
Adesso
che ne avevo la possibilità mi resi conto di avere anche
paura...
paura di me stesso e di quello che avrei potuto trovare. Paura di
essere diventato un estraneo fra di loro... paura della Guardia in
cui sapevo essermi trasformato.
Non
ero più il vampiro instabile e tormentato partito da casa a
cercare
al sua strada … ma un Capitano dei volturi con l'incarico di
guidare le Guardie.
Alla
fine malgrado non potesse godere del suo trionfo Aro aveva vinto...
era riuscito a farmi diventare un vero Capitano di Volterra.
Carlisle
Non
c'erano molti preparativi da fare per essere pronti all'imminente
battaglia ma dovevo essere sicuro che tutti sapessero come
comportarsi.
Riunii
pertanto la mia famiglia al completo in sala e mi fermai un attimo ad
osservarli assorto. Loro erano tutti lì ad attendere le mie
parole, ancora una volta erano pronti a seguirmi in silenzio, come se
io sapessi cosa fare, come se io potessi salvarli dal destino che ci
attendeva.
Ancora
una volta la responsabilità della famiglia era sulle mie
spalle, le
mie decisioni potevano cambiare l'esito della battaglia e segnare la
vita o la morte per qualcuno di loro. Persino Bella che silenziosa
se ne stava leggermente in disparte appoggiata allo stipite della
porta mi fissava attendendo che io parlassi.
“Come
sapete i licantropi che andremo ad affrontare sono diversi da Jacob e
i suoi amici. Oltre che ferire con i loro artigli il loro morso
è
velenoso” li vidi annuire, si ricordavano perfettamente
quello che
era successo e quanto avesse sofferto Edward. “Ora
è necessario
che ognuno di noi sia in grado di prendersi cura degli altri”
continuai. “per questo motivo darò a ciascuno di
voi un marsupio
da tenere in vita. Dentro ci sarà il necessario per cucire
le ferite
dei loro artigli e per preparare l'antidoto in caso foste
morsicati.”
Vidi
Esme e gli altri agitarsi inquieti. Non l'avevo detto e non lo avrei
fatto, per non turbarli, ma c'era la possibilità che morissi
nello
scontro e loro dovevano essere in grado di arrangiarsi anche senza di
me.
“Ricordatevi”
continuai imperterrito “Che prima di iniziare a saturare i
tagli dovete bagnare l'ago con il veleno del ferito... se non l'avesse
la
sofferenza sarà maggiore. Per Esme, Emmett e Rosalie il mio
veleno
può funzionare abbastanza bene in sostituzione del loro
mentre per
Bella servirebbe quello di Edward.” abbassai gli occhi triste
“mi
spiace Alice ma non essendo il tuo creatore tu e Jasper....”
non
finii la frase che Alice mi zittii.
“Non
ce ne sarà bisogno papà...tranquillo”
Non
lo ero ma feci finta di niente e andai avanti. “Ricordatevi
inoltre
che serve il veleno di quello specifico licantropo che ha morso.
Quindi se vedete qualcuno di noi venire morsicato abbattete il
licantropo e segnatelo in qualche modo... sarà
così possibile
recuperare il veleno anche in un secondo tempo” spiegai.
Erano
silenziosi e attenti sapevano che dalle mie parole sarebbe dipesa la
loro vita e quella dei loro compagni e fratelli “Dentro al
marsupio
avrete tutti due boccette per raccogliere il veleno e il materiale
già pronto per l'antidoto” finii. “tutto
chiaro??”
Annuirono
silenziosi, sapevano il perché glielo stavo spiegando e
potevo
vedere il terrore nei loro occhi. Esme silenziosamente si
portò
vicino a me e la sua mano venne a stringere la mia cercando in quel
semplice gesto un appiglio per lo sconforto che sapevo stava per
travolgerla.
Ma
c'era dell'altro “E' importante combattere a coppie. Se
stiamo
vicini sarà più facile difenderci. Emmett e
Rosalie saranno una. Io
combatterò con Esme, mentre Alice e Bella potranno
proteggersi a
vicenda.” conclusi sospirando “Spero tanto che
Jasper torni con i
rinforzi ma dobbiamo essere consapevoli che potrebbe arrivare troppo
tardi, per salvarci. Nella mia scrivania c'è già
pronto un
testamento in bianco... potrete così legalmente recuperare i
beni di
famiglia se mi succedesse qualcosa”
“Ma
cosa stai dicendo?” intervenne Esme nascondendo la testa nel
mio
petto per mascherare i singhiozzi che non riusciva più a
trattenere.
“Potrebbe
accadere Esme... potrebbe succedere a ciascuno di noi” finii
la
frase abbassando la testa e poggiandogli le labbra sulla fronte in un
tenero e dolcissimo bacio.
Senza
una parola si fece stringere dalle mie braccia, e cullare dolcemente,
mentre vedevo Rosalie stringere la mano a Emmett come se dovesse
svanire da un momento all'altro. Alice invece sembrava assorta
così come Bella. I loro pensieri dovevano essere rivolti ai
loro amori
così distanti da noi.
Forse
loro si sarebbero salvati. Era una speranza, almeno Edward
probabilmente sarebbe rimasto a Volterra al sicuro.
Stavo
per alzarmi e rompere quel muro di silenzio che pesava su di noi come
un macigno quando la porta di casa si spalancò
all'improvviso.
“
Siamo arrivati. ” la voce decisa e preoccupata ruppe il
silenzio
e tutti alzammo la testa a rimirare i nuovi venuti con il cuore che
si frantumava in mille schegge. Avevamo sperato cambiassero idea ...
invano.
Avevamo
provato a telefonargli, per fermarli, per dissuaderli, per salvare
loro la vita ma sapientemente avevano tenuto il cellulare chiuso per
impedirci di contattarli.
La
loro decisione non era
cambiata e adesso erano qua e questo spiegava la visione di Alice o
perlomeno la sua mancanza di visioni.
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Capitolo 30 *** Le decisioni di Bella ***
Ciao
so che siete impazienti per la battaglia ma è giusto dare la
parola alla nostra Bella, sapere ciò che pensa e come pensa
di comportarsi in battaglia!!
Vi lascio perciò in sua compagnia nella duplice veste di
moglie e madre, figlia e sorella.
Un bacione a tutte!!!
Capitolo
28 Le decisioni di Bella
Bella
Stavo
guardando il vuoto. Non era la prima volta che mi accadeva da quando
Edward era andato via. Spesso mi perdevo a fissare per ore piccoli
particolari mentre la mia mente vagava lontano.
Ero
stata a sentire quello che ci aveva spiegato Carlisle ma non
riuscivo a immaginare la morte della mia famiglia. Era un pensiero
troppo strano, troppo incredibile per comprenderlo ed accettarlo.
Eravamo
sopravvissuti a mille pericoli, a mille problemi, in questi ultimi
anni, ma stavolta forse, sarebbe stato diverso.
Stavolta
non avrei avuto vicino il mio Edward.
Con
la mente ripensai per la milionesima volta al suo ritorno a casa.
Lo
avevo visto ferito e spaventato da quello che era diventato e lo
avevo accettato con tutto l'amore possibile, cercando d'aiutarlo,
d'infondergli quella sicurezza che sembrava essersi smarrita per
strada.
Ma
non era bastato... non era stato sufficiente per colmare il vuoto
che Volterra gli aveva scavato dentro.
Carlisle,
dopo la sua partenza, mi aveva spiegato il legame fisico che lo aveva
torturato per quei lunghi sei mesi nel quale aveva combattuto contro
il suo mostro e contro il bisogno di avere sempre qualcuno vicino a
lui.
Ero
rimasta sconvolta!
Avevo
visto con quanta determinazione mi cercasse, quanto avesse bisogno di
me, ma non immaginavo che la mia lontananza lo ferisse fino a quel
punto.
Come
potevo non essermi accorta del suo malessere? Perché non mi
aveva
mai parlato? Conoscendolo probabilmente aveva avuto paura di
ferirmi, ma la consapevolezza di quanto fossi stata stupida a non
accorgermene mi aveva lacerato il cuore ancora di più.
E
adesso mi domandavo se sarebbe cambiato qualcosa se me ne fossi
accorta e se avessi potuto aiutarlo in qualche modo.
Ma
sapevo in cuor mio di no.
Volterra
mi aveva restituito un Edward, cambiato e in qualche modo distrutto
moralmente e psicologicamente.
Quando
mi aveva detto le sue intenzioni avevo preso tempo cercando di
stargli vicino, sperando che il matrimonio di Nessi lo distraesse ma
mi ero sbagliata.
Aveva
deciso di partire quella sera stessa e malgrado il nostro litigio
sarebbe andato.
Non
potevo permettermi di vederlo partire arrabbiato e sofferente per
causa mia.
Dovevo
farmi forza e credere ancora una volta in lui.
Non
era facile ma quando mi restituii la vera capii che lo avevo perso
forse per sempre.
Da
quel giorno mi ero sentita morire e avevo vissuto lasciandomi andare
alla deriva, persa e smarrita come una foglia nel vento. I primi
tempi avevo sperato che tornasse, poi insieme ai giorni che
scorrevano via, anche le mie speranze erano state trascinate lontano.
E
mentre guardavo incessante dalla finestra mi rendevo conto che non
sarebbe tornato, che il suo destino lo aveva portato lontano da me e
quando mi misero al corrente dell'attacco dei licantropi il mio
cuore per la prima volta da giorni esultò.
Come
lui aveva cercato la morte a Volterra, così io avrei
accettato volentieri la mia ad opera dei licantropi.
Avevo
deciso di non combattere, di lasciarmi semplicemente abbattere e
quando Carlisle mi disse che avrei combattuto in coppia con Alice mi
sentii nuovamente imprigionata nel mio destino.
Sarei
stata costretta a battermi e a difendermi, non potevo permettere che
succedesse qualcosa a lei per causa mia.
Una
mossa abile da parte di mio suocero, pensai, sicura che la sua
decisione non era data solo da motivi pratici ma dal suo volere
proteggermi anche da me stessa.
E
adesso fissavo il vuoto domandandomi se Jasper sarebbe venuto in
tempo e se Edward sarebbe ritornato con lui per difendere la sua
famiglia.
Scossi
la testa sconsolata appoggiandola al muro.
Si
forse sarebbe venuto, non avrebbe lasciato morire i suoi genitori e i
suoi fratelli, ma poi sarebbe ritornato là, dove ormai c'era
la sua
casa e la sua nuova compagna.
Lo
avevo lasciato andare per amore...
Se
era per il suo bene e per la sua felicità non lo avrei
obbligato a
stare qua, non mi sarei mostrata debole di fronte a lui, non lo
avrei supplicato di rimanere, di tornare da me, non avrei fatto leva
sulla sua pietà e sul rimorso che sicuramente lo avrebbero
potuto
far vacillare dalla sua posizione... sempre che entrambi fossimo
sopravvissuti alla battaglia, constati amara.
Le
visioni tristi di Alice erano sparite... e malgrado i tentativi di
fermarli, di avvertirli del pericolo loro arrivarono giusto in tempo
per morire con noi.
Ero
persa nei mie tristi pensieri, domandandomi cosa mai avrei potuto
fare per salvare almeno loro, quando la voce di Renesmee irruppe con
forza in casa.
Era
arrabbiata e preoccupata.
Guardai
Jacob e capii che non solo sapeva dei progetti di Edward ma che
doveva averle detto qualcosa… solo così si
sarebbe giustificata
quella prima e unica domanda accusatoria che fece dopo averci
salutato “Dov'è mio padre?”.
**
Rimanemmo
tutti in silenzio mentre gli occhi di tutta la nostra famiglia si
posavano su di me.
Toccava
a me spiegarle tutto mentre ancora una volta maledicevo la loro
decisione di rientrare prima del previsto.
Sospirai
e mi rivolsi alla mia bambina che ora era di fatto una signora.
“Vieni
Renesmee, andiamo fuori, ci sono tante cose di cui parlare”
le
dissi.
Lei
mi guardò sconcertata poi senza aspettarmi si
avviò alla porta
con passo deciso.
“Perché
siete tornati prima Jacob?” gli chiesi passandogli vicino.
“Mi
è scappato che non avrebbe trovato Edward al nostro ritorno
e a quel
punto... è voluta tornare a tutti i costi per avere notizie
di suo
padre ” si scusò avvilito.
Scossi
la testa. “Carlisle per favore gli racconti in che guaio
siamo?”
chiesi a mio suocero.
Lui
annui ed io uscii in giardino per affrontare mia figlia e metterla al
corrente degli ultimi avvenimenti.
La
raggiunsi e andammo a sederci ai piedi della grande quercia che
sovrastava il nostro giardino delle Ardenne, quella sulla quale
Edward si rifugiava sempre quando era a casa.
“Cosa
è successo mamma. Dov'è papa?” mi
chiese in ansia.
Sospirai
e con calma iniziai a raccontargli tutto quello che sapevo.
Lei
mi guardava con gli occhi sbarrati mentre riuniva tutti gli indizi
che avremmo dovuto capire.
“Dovevo
aspettarmelo” disse amareggiata mentre mi abbracciava stretta
con
le lacrime che uscivano silenziose dai suoi splendidi occhi
così
uguali ai miei da umana.
“Nessuno
di noi l'aveva capito” le dissi per consolarla. “Si
è tenuto
tutto dentro, fino alla fine” spiegai con gli occhi che
pungevano
asciutti per quelle lacrime che avrei voluto versare anch'io.
“Io
e Jacob, dovevamo capirlo invece” mi sussurrò
avvilita.
“A
Volterra dopo che Rebecca l'aveva morso per liberarlo... lui l'ha
baciata” mi mormorò con un filo di voce quasi
inudibile “Non ci
abbiamo dato peso... pensavamo fosse un modo per ringraziarla... e
invece... ” la sua voce si spense lentamente poi avendo paura
che le sue parole non fossero abbastanza chiare appoggiò la
sua mano
sulla mia guancia per farmi vedere quella immagine così
dolorosa.
Sgranai
gli occhi allibita di fronte a quella visione.
Questo
non l'aveva mai raccontato!
Aveva
detto sì del ruolo avuto da quella vampira nella sua
liberazione e
del rapporto di affetto che si era instaurato ma mai aveva accennato
a baci... di nessun tipo!
E
ancora una volta mi domandai quante cose si era tenuto per se e su
quante avesse mentito. Era abile lo sapevo, il suo aggiustarsi
le cose mi aveva fatto arrabbiare già in passato quando ero
ancora
un umana ma questo era veramente troppo.
E
disgustata mi resi conto che forse sarebbe stato molto meglio se non
avesse messo più piede in casa perché non sarei
riuscita a
perdonarlo.
O
almeno il mio orgoglio stava urlando questo mentre il mio cuore
subiva in silenzio pronto a rifarsi vivo al momento opportuno, quando
la rabbia avrebbe lasciato il posto all'amore.
“Spero
almeno che sia felice e al sicuro” le dissi sorridendo e
cercando
d'ingoiare il veleno che avevo in bocca. Dovevo dimostrarmi forte,
non potevo farmi scoraggiare non adesso, non più.
Dovevo
essere forte per lei… per mia figlia. Poi il resto sarebbe
venuto
dopo.
Lei
mi guardò con gli occhi carichi di tristezza e annui.
Pensavo
avesse capito il perché cercassi di rassegnarmi al suo
abbandono ma
m'illudevo e lo intuii quando mi guardò di traverso
“Dovevi combattere mamma. Io non lo lascerei andare il mio
Jacob, se
succedesse una cosa così. Lotterei.” mi
rimproverò velatamente.
Sospirai.
“ E poi? Secondo te avrei dovuto tenerlo legato qua? Il suo
cuore
e la sua mente erano là, e lui non era più lo
stesso. Se sapessi
che andandolo a prendere tornerebbe il mio Edward, sarei già
partita... ma l'amore Nessi significa anche lasciare libera la
persona che si ama” conclusi ripensando a quando si era
offerto di
sparire dalla mia vita se fossi stata più felice con Jacob.
“E
adesso cosa succederà?” mi chiese preoccupata.
“Dobbiamo
lottare per la nostra vita. Speravo che voi foste fuori, che
rimaneste lontani dalla battaglia.” dissi con il cuore
stretto in
una morsa di dolore “Ma ormai è troppo tardi.
Siamo sorvegliati e
se vi allontanaste...” non finii la frase assalita dal
terrore di
perderla di vederla morire sotto i miei occhi.
“Non
temere mamma. Jacob saprà badare a se stesso e a
me” mi disse
sorridendo e tranquilla come se il pericolo non la potesse neanche
sfiorare.
“Hai
ragione piccina” la voce del mio amico licantropo era forte e
decisa. Silenzioso ci aveva raggiunte in giardino.
“Loro
saranno pure velenosi ma io sono di un altra pasta.” disse
baldanzoso e incosciente come solo lui sapeva essere.
“Jacob
puoi promettermi di difenderla?” gli chiesi sperando che mi
desse
retta “Ascolta, amico mio, noi siamo vampiri e abbiamo
già
combattuto. Lei è per metà umana e quindi
più vulnerabile. Con
Carlisle pensavamo che se lei stesse fuori , vicino alla casa,
nascosta nel buio del giardino... forse starebbero lontani da lei
durante lo scontro , e se le cose si mettessero male... sarà
più
facile per voi scappare inosservati ... e se poi tu...”
“Puoi
contarci Bella. Carlisle mi ha già spiegato tutto. Ma come
avete
fatto a sapere che saremmo tornati in tempo per la
battaglia?” mi
chiese.
Lo
guardai stupita. Erano sedici anni che viveva con noi e ancora non si
era abituato ai nostri poteri. “Alice non sa come
finirà”
affermai “La visione è sparita nel momento in cui
avete deciso di
venire qui” dissi tristemente.
“Meglio
così Bella, preferisco non sapere chi e quanti di noi
moriranno”
affermò prendendomi le mani “Ti chiedo solo un
piacere...” mi
disse serio
“Quale?”
gli chiesi incuriosita
“Non
strafare... non cercare la morte. Noi abbiamo bisogno di te.
”
sussurrò poi cambiando improvvisamente tono
affermò ridacchiando “Potrei anche baciarti se
questo servisse per tenerti al sicuro”
Per
un attimo il ricordo del nostro colloquio davanti alla tenda prima
dell'attacco di Victoria riemerse in tutta la sua lucidità
“Non
ci sarà bisogno di baci Jacob. Combatterò per la
mia famiglia e per mia figlia, loro sono un motivo più che
valido per sopravvivere. Non sono così pazza...
io” dissi sorridendo
Lui
inclinò la testa un attimo guardandomi sornione e poi
scoppiò a
ridere contagiando Nessi e me.
Si
Jacob era proprio speciale, il miglior amico che potessi sperare e
il miglior marito che mia figlia potesse avere.
E
se era destino che morissi lo avrei fatto combattendo fino alla fine
per chi amavo anche se il mio cuore era triste e vuoto per la sua
mancanza... per la mancanza del mio amato Edward.
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Capitolo 31 *** L'inizio della fine ***
Ciao eccomi qua con il nuovo capitolo il cui titolo
può essere interpretato in vari modi. Vi lascio
pertanto alla lettura...
Un bacio ancora tutte e grazie!!
Capitolo
29 L'inizio della fine
Edward
Eravamo
partiti. Dieci guardie fra cui Felix, Demetri, Ilmi, e Anna avevano
seguito me e Jasper.
Ero
preoccupato ed ansioso per cui mi misi al volante io.
Ero
molto abile come pilota e volevo andare veloce, avevo fretta di
raggiungere la mia famiglia, ma la nebbia ostacolava la mia guida.
Non
potevamo infatti correre come avremmo voluto, le strade italiane
intasate dal traffico e dalle macchine che andavano lente e
rispettavano i limiti di velocità m'impedivano di sfrecciare
come
ero solito fare, senza contare i soliti lavori incompiuti sulle
autostrade che rallentavano la velocità.
Jasper
al mio fianco cercava con il suo potere di rasserenarmi ma di fatto
sapevo che stavamo perdendo troppo tempo.
Arrivati
in prossimità della casa fermammo le macchine lungo la
strada
principale. Non sapevamo cosa avremmo trovato a casa e insieme a
Jasper decidemmo che era meglio presentarsi a piedi attraverso il
bosco.
Quando
scendemmo mi voltai verso Felix e Demetri per attendere le loro
decisioni sul modo di affrontare la battaglia e con mio enorme
stupore vidi che entrambi mi guardavano aspettando i miei ordini.
“
Edward...
Coraggio... organizzali. Non abbiamo molto tempo” m'
incitò mentalmente Jasper.
Mi
voltai a guardarlo smarrito e preoccupato. Non sapevo cosa fare.
Lui
mi sorrise e si limitò ad annuire. “Non
temere qualsiasi cosa
dirai ti seguiranno... adesso sono i tuoi uomini”
Jasper
la faceva facile, lui era stato nell'esercito, sapeva cosa andava
fatto.
Io
no. Non avevo mai avuto la responsabilità di altri sulle mie
spalle.
La famiglia era guidata da Carlisle ed io mi limitavo a seguire le
decisioni di nostro padre.
Ma
adesso avevo io la responsabilità, adesso ero io di fatto il
Capitano e toccava a me organizzare la spedizione.
Li
guardai in faccia pensando a quanta fiducia dovevano avere per farsi
guidare in battaglia da un ragazzino... ma dovevo prendere il comando
e fare di tutto per far ritornare il maggior numero di Guardie
possibili a casa.
Presi
fiato e parlai mentre ringraziavo con il pensiero Jasper che con il
suo potere mi stava calmando, donandomi, di fatto, quella
lucidità
di cui avevo bisogno:
“Guardie
di Volterra!
Sapete
benissimo perché siete qui!
I
licantropi sono i nostri nemici da sempre. Questa volta dobbiamo
spazzarli via, dobbiamo levare la loro puzza dalla terra. Siete
stati chiamati a combattere per la nostra razza, dovremo tenere alto
il nostro onore e il nome di Volterra affinché tutti
sappiano che
la Guardia non può essere battuta, e portino rispetto al
Nostro
Signore Marcus e al nostro Clan.
L'eco
di questa battaglia giungerà ai vampiri di tutto il mondo e
ora più
che mai dobbiamo dimostrare tutta la nostra forza.
Non
possiamo dimostrarci deboli o ci troveremo ad affrontare battaglie
interne alla razza, molti non aspettano altro che la caduta di
Volterra per prenderne il posto.
Quando
arriveremo probabilmente lo scontro dovrà ancora iniziare e
ci
schiereremo al fianco di quei vampiri che ci hanno salvato sui Monti
Urali. Ma se così non fosse, se la battaglia fosse
già iniziata...
dovremo attaccare senza possibilità di organizzarci
ulteriormente. Sapete benissimo che sono velenosi e se vedete un vostro
compagno
morso, uccidete il licantropo e segnatelo in modo da ritrovarlo in
secondo tempo”
Mi
zittii e li guardai, volevo essere certo che avessero capito.
“Come
facciamo a segnarlo?” mi chiese una giovane Guardia che
conoscevo
appena “Telemaco, ci sono molti modi... puoi staccargli una
zampa,
metterlo in una posizione strana, sedertici sopra... inventa
qualcosa, ma ricordati che ne va della vita del tuo compagno”
conclusi ridacchiando per cercare di stemperare la paura che vedevo
nei suoi occhi.
Potevo
sentire la calma che Jasper stava infondendo su tutti noi e
così
continuai “Un ultima cosa. Dividetevi a coppie e guardatevi
le
spalle a vicenda. Sono forti e pericolosi ma li abbiamo già
battuti una volta e adesso dobbiamo mettere fine alla loro razza per
sempre.” conclusi ringhiando e stringendo i pugni.
Li
vidi annuire mentre un sorriso compiaciuto e soddisfatto spuntava sul
volto di Jasper “Ben detto fratellino” lo
sentii
commentare mentalmente.
“Bene
andiamo... seguitemi!” dissi muovendomi verso il bosco
seguito da
Jasper e dai miei uomini.
Eravamo
quasi arrivati quando la puzza di legno bruciato e quella di
licantropo investii il mio olfatto mentre alle nostre orecchie
arrivò
il suono della battaglia.
Eravamo
arrivati tardi… avevano già attaccato.
Con
un balzo felino e un ruggito di rabbia, spaventato da quello che
avrei potuto trovare, mi lanciai verso la radura “Jasper
seguimi”
gridai mentre la mia velocità mi portava a distanziare tutti.
Quando
giunsi davanti alla casa, come una palla di fucile, il mio cuore
sussultò di dolore, e con ruggito tremendo, senza aspettare
nessuno, mi fiondai a testa bassa in mezzo ai lupi che avevano
attaccato e
stavano distruggendo la mia famiglia.
Carlisle
Eravamo
attenti. Le visioni di Alice sulla battaglia erano sparite con
l'arrivo di Jacob ma lei ci aveva dato una speranza approfittando di
una breve uscita di Jacob.
“Jasper
ed Edward stanno arrivando, e con loro le guardie di
Volterra” ci
aveva annunciato sorridente.
E
adesso aspettavamo con i sensi allerta sperando di ricevere rinforzi.
Ma
i lupi non avevano aspettato il loro arrivo e quella sera li vedemmo
venire verso di noi, con le bocche aperte da cui colava il veleno e
gli occhi gialli dilatati, pronti a balzarci addosso.
“Ci
siamo” dissi a me stesso poi rapido mi rivolsi a Jacob
“Porta via
Nessi, nascondetevi sul retro della casa come abbiamo deciso. Se si
mettesse male... fuggite!” gli intimai. Lui si
voltò fiero per
nulla soddisfatto dal fatto che volessi tenerlo in disparte. Ora che
li vedeva di fronte a se era difficile per lui evitare la battaglia.
“Jacob.
Hai la responsabilità di Nessi, non dimenticarlo.”
gli dissi
guardandolo negli occhi “E cerca di non trasformarti se
puoi”
aggiunsi.
I
suoi occhi si sgranarono dallo stupore “Come faccio a
proteggerla
se non mi trasformo?” mi chiese.
Annui
“Hai ragione, ma se arrivassero le Guardie ti prenderebbero
per
uno di loro...” non finii la frase, non c'era bisogno di
aggiungere
altro.
Lo
vidi inclinare la testa e sorridermi “Sarà la
volta che ucciderò
qualche vampiro invece che esseri della mia stessa razza”
sghignazzo.
Scossi
la testa preoccupato “Non sono della tua razza. Non sono per
nulla
come te, quindi vedi di non farti uccidere per favore” gli
dissi
dandogli una pacca sulla spalla.
“Anche
perché se succede qualcosa a Nessi...ci penserà
Edward a te”
aggiunse Rosalie con un sorrisino angelico.
“Tranquilla
Bionda so badare a me stesso e posso proteggerla senza fatica. Pensa
più che altro al tuo di collo” lo sentii
rispondere.
“E
tu vedi di non farti ammazzare cane...ormai mi ci stavo abituando
alla tua puzza” gli rispose lei.
“Adesso
basta... andate” intervenne Esme.
Jacob
annui, sorrise a Rosalie facendole l'occhiolino, e preso Nessi si
allontanò nel buio sotto gli occhi tristi e preoccupati di
Bella.
Lei
era stata in silenzio, temevo che avrebbe cercato la morte e per
questo le avevo affidato Alice.
Entrambe
avrebbero dovuto tenere duro fino all'arrivo dei rispettivi compagni
e Bella sarebbe stata costretta a difendersi per non mettere a
rischio la vita di sua sorella.
Da
un lato ero contento fosse arrivata Nessi... Bella avrebbe avuto un
altro scopo per cui lottare. Ero infatti sicuro che sarebbe stata
pronta a dare la vita pur di salvare la sua bambina.
Con
un sospiro mi abbassai su Esme, la guardai teneramente in quegli
occhi gialli che dilatati dalla paura mi fissavano senza
tentennamenti carichi di amore e preoccupazione e la baciai
dolcemente sulle labbra.
“Ti
amo” le dissi semplicemente stringendole le mani conscio che
quello poteva essere l'ultimo nostro bacio d'addio.
E
poi mi voltai giusto in tempo per vedere i lupi che con un ruggito
spaventoso si avventavano su di noi, come un onda dell'oceano che
tutto travolge e tutto distrugge.
La
battaglia per la sopravvivenza del Clan dei Cullen era iniziata.
|
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Capitolo 32 *** La Battaglia ***
Ciao
immagino siate tutte ansiose di sapere se e chi
sopravviverà!! Quindi non vi faccio perdere tempo e vi
lascio al nuovo capitolo!!
Buona
lettura e preparatevi ad affrontare...
Capitolo
30 La battaglia
Edward
Quando
arrivai travolsi i
licantropi rimasti indietro senza fermarmi.
Non
volevo attaccare
battaglia con i primi che trovavo, volevo andare a difendere la mia
famiglia.
Non
ci misi molto a
trovarli.
Si
erano divisi e il
combattimento infuriava in piccoli gruppi.
Puntai
dritto verso il
centro e vidi mio padre tenere testa a quattro lupi giganteschi
mentre stava proteggendo qualcuno sdraiato a terra.
I
miei occhi riconobbero
i lunghi capelli caramello di mia madre e con un ruggito spaventoso
mi portai in suo aiuto mentre sentivo la rabbia e la paura crescere
in maniera esponenziale dentro di me.
Mentre
combattevo
intravidi arrivare le Guardie che travolsero i lupi buttandosi nel
combattimento.
Lo
scontro fu
violentissimo e rapidissimo.
I
licantropi non si
aspettavano di essere attaccati alle spalle e le Guardie impattarono
contro di loro con violenza.
Nel
giro di pochi minuti,
ma troppi per i miei gusti, lo scontro terminò.
Avevo
ucciso freddo e
determinato tre dei quattro lupi che stavano attaccando Carlisle e
quando mi alzai con ancora la bocca sporca del loro sangue lo vidi
chino su mia madre.
Mi
avvicinai piano
intimorito e spaventato da quello che avrei potuto trovare e mi
inginocchiai al suo fianco con gli occhi chiusi. Avevo paura di
vedere.
“E'
viva?” gli chiesi
in un sussurro aprendo lentamente gli occhi.
Lei
aveva gli occhi
chiusi e stava immobile mentre Carlisle frugava nel suo marsupio.
Lui
alzò lo sguardo su
di me e mi sorrise “Si Edward. Sei arrivato appena in tempo.
Ma è
stata morsa e devo preparare l'antidoto in fretta, prima che il
veleno si espanda nel suo corpo facendola soffrire troppo”
Annui.
Sapevo benissimo
quanto male facesse.
“Sai
chi è che l'ha
morsa?” gli chiesi timoroso di sentire la risposta sbagliata.
Lo
vidi annuire “Ho
buttato il suo corpo là dietro...ha una zampa in
meno” mi spiegò
sorridendo “ Adesso vado a prendere il veleno. Tu vai a
cercare
Bella... combatteva in coppia con Alice. Io prendo la mamma e la
porto in casa”
Gli
sorrisi e mi alzai
per cercare gli altri componenti della mia famiglia. I miei genitori
erano salvi ma che ne era dei miei fratelli e di mia moglie???
Come
mi guardai attorno rimasi scioccato. Solo tre Guardie erano in piedi e
si guardavano
intorno confuse.
Non
ci misi molto a
individuare Rosalie. La sua lunga chioma bionda era un segnale
inimitabile.
Era
china per terra sopra
ad Emmett e potevo vedere il suo corpo scosso dai singhiozzi.
Le
corsi vicino, ancora
una volta con la paura che mi tagliava il respiro, e mi chinai
affianco a lei.
Non
ci misi molto a
capire quello che era successo.
Le
gambe di Emmett erano
in una posizione innaturale e la maglietta era strappata in
più
punti. Aveva gli occhi chiusi e gemeva piano in preda a forti dolori.
“Rose
stai bene?” le
chiesi accarezzandole dolcemente la schiena.
Lei
alzò gli occhi su di
me e la vidi sobbalzare vedendomi in divisa e sporco del sangue dei
nostri nemici, poi mi sorrise appena e annui “Ho solo un
piccolo
taglio al braccio. Ma non ce la faccio a portare Emmett. Sta male
Edward...sta soffrendo tantissimo...io...” mi disse
guardandolo con
gli occhi pieni d'amore.
“Andiamo
lo porto a
casa. Lì Carlisle si occuperà di lui e di te. Non
è stato morso
vero?” le chiesi.
“No.
Edward... Grazie”
mi disse in un sussurro sorridendomi. “Papà e
mamma stanno bene?”
mi chiese, poi, ansiosa.
Mi
limitai ad annuire
mentre prendendo in braccio, con un certo sforzo, il mio fratellone
correvo verso casa, seguito a ruota da lei.
Mio
padre era sulle scale
che stava venendo a cercarci quando ci vide arrivare.
“Dammelo
ci penso io”
mi disse prendendo il suo corpo fra le braccia e rientrando veloce.
Senza
una parola li
lasciai tutti e tre, precipitandomi fuori.
Dove
erano gli altri??
Dov'erano Alice e Bella? E Jasper?
Vidi
Ilmi venirmi
incontro veloce
“Abbiamo
molti feriti
Edward...che facciamo?”.
Mi
guardai intorno un
attimo. Non potevo perdere tempo.
“Raduna
le Guardie.
Quelle che sono state morse recuperate il veleno... mio padre si
occuperà di loro appena potrà. Gli altri falli
sistemare nel
portico, appena posso vengo.” gli dissi mentre mi guardavo in
giro, stavo ancora finendo di parlare che i miei occhi videro Jasper e
Alice poco più in là sdraiati per terra vicini
accerchiati da
diversi corpi di lupi.
Avevano
combattuto
strenuamente e conoscendo Jasper doveva aver lottato fino alla morte
per salvare la sua piccola Alice.
Il
suo corpo era riverso
su quello di mia sorella nel tentativo di proteggerla.
Veloce
corsi verso di
loro e mi chinai con il cuore in gola mentre la mia mente gridava che
non era possibile. “Non loro” pregai a me stesso.
Il
braccio di Jasper
teneva stretto un lupo e lunghe unghiate avevano aperto il suo
corpo.
“Jasper”
lo chiamai
dolcemente mentre mi chinavo su di lui sperando che non fosse troppo
tardi. Lui aprii gli occhi e cercò di mettermi a fuoco
“Edward...
il lupo, tra le... mie... braccia, ha morso… Alice. Bella
... lupi
… dietro la casa... corri da lei” mi disse con un
sussurro prima
di sprofondare nel buio con un lungo gemito di dolore.
Alzai
la testa e vidi
Rosalie e Carlisle vicino a me.
“Corri
a cercare
Bella...ci pensiamo noi a loro” mi disse mio padre
“Si
salveranno Edward...vai! Qui non servi” m'intimò.
Li
ringraziai e veloce
mi fiondai a cercare Bella dove mi aveva indicato Jasper. Quando
sbucai dietro l'angolo della grossa villa un forte ruggito mi fece
accapponare la pelle e per lo schoc rimasi senza fiato.
Bella
attaccata alla
parete era in posizione di difesa pronta ad attaccare un licantropo
che gli stava di fronte. Altri due giacevano morti nelle vicinanze
mentre a poche decine di passi da lei un lupo stava combattendo
contro altri due in un ammasso di peli, unghie e denti.
Dopo
un primo attimo in
cui rimasi fermo a fissare la scena per me surreale capii cosa era
successo e senza indugi mi avventai sul lupo che minacciava la mia
Bella e mia figlia.
Non
capivo come mai ma
Nessi era tornata a casa e adesso con gli occhi dilatati dal terrore
osservava il combattimento fra i lupi e il suo licantropo.
Anch'io
e Bella eravamo
fermi e non sapevamo come intervenire. Jacob si era trasformato e stava
lottando contro i suoi simili.
“Jacob
abbassati”
urlai mentre mi lanciavo contro un lupo dal pelo scuro che stupito
si era girato verso la mia voce.
Con
un balzo gli fui
addosso travolgendolo e allontanandolo dal mio amico e ormai genero,
poi, dopo averlo annusato per sicurezza, gli tranciai la gola di
netto. Jacob nel frattempo aveva finito il suo avversario distratto
dal mio intervento mentre Bella era rimasta a far da scudo a Nessi.
Quando
mi tirai su con la
manica mi asciugai il veleno che colava dalla mia bocca e rivolsi un
sorriso timido alle due donne che amavo di più al mondo.
“Edward”
sentii
gridare Bella mentre in un soffio di vento me la trovai allacciata al
petto.
“E'
tutto finito Bella.
Sono tutti salvi” gli dissi accarezzandole i capelli
“I lupi sono
morti. Siete al sicuro ormai” le dissi abbracciandola stretta
a mia
volta.
Lei
si stacco
all'improvviso da me e annui “Scusami”
mormorò abbassando gli
occhi timorosa e allontanandosi da me provocandomi una stilettata al
cuore.
Aveva
ragione ad essere
offesa con me e a non volermi più vicino, non potevo darle
torto.
Così
rimasi fermo
impassibile senza dirle nulla, con il cuore lacerato e la mente che
mi urlava “Te lo sei meritato! Cosa pensavi di
ottenere? Credevi
che lei ti avrebbe perdonato?”
Intento a guardarla, a
chiedermi cosa fare persi per un attimo il contatto
con la realtà finché
un
ululato di Jacob mi
richiamò al presente.
“Ho
capito
Jacob...vai” gli dissi.
Poi
mi girai verso Nessi
che guardava Jacob allontanasi con gli occhi dilati dalla paura.
“Se
rimane in forma di
lupo, guarirà molto più in fretta e qui
è pericoloso per lui... ci
sono ancora le Guardie è meglio che si allontani e che torni
in
forma umana quando starà bene” le spiegai
avvicinandomi lentamente
per non spaventarla ulteriormente.
Colmo
di emozione, con la
voglia disperata di abbracciare la mia bambina, mi chinai per
posarle un bacio fra i capelli quando sentii un dolore familiare
scoppiare nella mia testa e avvolgere tutto il mio corpo.
Con
un urlo piombai a
terra mentre la risata di Jane rimbombava intorno a me.
“
Adesso ti ucciderò
Edward. Finalmente morirai per mano mia e vendicherò Alec e
i miei
Signori. Maledetto traditore!” disse piombandomi addosso con
la
bocca aperta per decapitarmi con un unico morso.
Mi
aveva completamente
colto di sorpresa. Ero stato troppo concentrato sulla mia famiglia,
sui miei affetti traditi, per sentire i suoi pensieri e non ero
preparato al suo attacco. Non mi aspettavo di trovarmela qua. Ero
convinto che fosse scappata, che sarebbe sparita dalla mia vita, ma
evidentemente ci aveva seguiti con l'intento di vendicarsi e
adesso mi avrebbe ucciso senza che potessi opporre alcuna resistenza.
Jasper
Vidi
Edward buttarsi
nella battaglia senza neanche controllare che lo stessimo seguendo.
“Edward...
aspetta”
gridai preoccupato per mio fratello.
Ma
lui era più veloce e
scomparse in mezzo al caos che seguì il nostro arrivo.
Non
persi tempo a
combattere con i lupi che vagavano e provavano a scappare avevo in
mente solo una cosa. Salvare la mia piccola Alice e insieme a lei
massacrare quei luridi cani.
Nel
momento in cui
piombai in mezzo alla battaglia senti Alice intimare a Bella di
allontanarsi per andare a proteggere Nessi. I miei occhi la videro
combattere contro tre di quelle orrende bestie. Lei si muoveva agile
e sicura ma non arretrava di un centimetro, voleva impedire il
passaggio a quelle disgustose creature.
Corsi
come un razzo ma
nel momento in cui le arrivai vicino i suoi occhi si dilatarono
“Jasper... no!!”.
Il
suo urlo arrivò
troppo tardi...un lupo mi era piombato addosso dal dietro. Distratta,
un secondo licantropo ne approfittò per morderla alla
coscia. Con un
ruggito di rabbia, mi rigirai incurante della ferita e spezzai il
collo a chi aveva osato colpirmi. Poi mi avventai su quel maledetto
che aveva morso il mio amore.
Il
vampiro che ero, il
vampiro assetato di sangue che aveva combattuto per anni si
risvegliò
e con freddezza indicibile uccisi senza il minimo rimorso quel lupo
puzzolente. Sapevo di doverlo marcare e per non sbagliarmi lo tenni
stretto per il collo mentre con un calcio sfondavo la testa
all'ultima bestia che aveva osato posare gli occhi su di noi.
Ma
non avevo fatto i
conti con un quarto licantropo che sbucato all'improvviso dal fianco
mi saltò sulla schiena aprendola con le sue unghie. Per
fortuna una
Guardia intervenne staccando il lupo da me e uccidendolo all'istante.
Sfinito,
con il dolore
che stava scoppiando dentro come una bomba invadendo e stravolgendo
ogni parte del mio corpo mi trascinai verso Alice che giaceva
riversa per terra e con un ultimo sforzo mi sdraiai su di lei. Gli
avrei fatto da scudo con il mio corpo in modo che nessuno potesse
farle più del male e dopo averle posato un tenero bacio sui
capelli
per farle capire che ero lì con lei, scivolai nel buio
tenendo
sempre stretto tra le mie braccia il licantropo .
Quando
sentii la voce di
Edward chiamarmi aprii gli occhi con uno sforzo immenso.
Lui
doveva sapere...
doveva sapere che Alice aveva bisogno dell'antidoto e che il lupo era
quello fra le mie braccia. Radunando tutta la forza che avevo gli
spiegai l'accaduto e lo mandai a salvare Bella. Gli avevo promesso
che l'avrei protetta in sua assenza...non potevo farlo, ma lui si.
Sapevo che Edward avrebbe non solo salvato Bella ma si sarebbe anche
preso cura di Alice.
Mio
fratello aveva
sbagliato molte cose in questi ultimi anni ma sapevo che l'amore per
la sua famiglia non poteva essere sparito, sapevo e sentivo il suo
cuore battere d'amore e avevo visto cosa aveva passato e quanto aveva
combattuto per ritornare da noi.
Se
i Cullen erano salvi
era in parte anche merito mio pensai soddisfatto e fiero.
Avevo
trovato il modo per
dimostrare loro che ero parte della famiglia e non solo il marito di
Alice.
Ero
un Cullen a tutti gli
effetti e stanco mi lasciai finalmente scivolare nel buio...
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Capitolo 33 *** La resa dei conti ***
Ciao eccomi. E' il momento di capire cosa
è successo e cosa succederà. Di certo
è il momento in cui i nodi si manifesteranno con un,
perdonatemi x l'arroganza, grande Carlisle!!
Un bacio a tutte e grazie.
Ps:
mi ero confusa nel postare, la storia nn è finita mancano
ancora più di dieci capitoli e soprattutto ancora tante
situazioni da chiarire!!
Capitolo
31 La resa dei conti
Edward
Ma
Jane non aveva fatto i conti con il potere di Bella.
Nella
sua rabbia e nella foga di uccidermi si era dimenticata che lei era
uno scudo e che aveva il dono di estenderlo anche agli altri.
Bella
dopo un primo attimo di schoc aveva alzato lo scudo anche su di me e
quando quella sadica vampira mi si avvicinò per uccidermi mi
ritrovai lucido.
“Muori
Edward” sibilò vicino alla mia gola, ma
l'addestramento di Ilmi e
Kong si mostrò utile ancora una volta, mentre agilmente
scivolavo
dalla sua stretta e voltandomi la sbattevo a terra tranciandole il
collo di netto con un unico morso.
Rimasi
un attimo fermo a guardare il suo volto da bambina. Con gli occhi
chiusi e un sorriso sulle labbra sembrava una dolce bambola di
porcellana... ma il suo animo era nero e finalmente avevo avuto la mia
vendetta per tutto il male e le umiliazioni che mi aveva
inflitto.
“Addio
Jane... salutami l'inferno” le dissi alzandomi lentamente.
Un
singhiozzo richiamò la mia attenzione e mi voltai lentamente.
Nessi
abbracciata a sua mamma stava piangendo, il corpo scosso dai
singhiozzi e le lacrime che scendevano bagnandole il dolce viso.
Era
stato troppo per lei... aveva visto troppo.
La
paura per quello che poteva succedere e per quello che era successo
l'aveva sconvolta. Potevo leggere nei suoi pensieri tutto l'orrore a
cui aveva assistito.
“Portala
in casa Bella. Ha già visto troppo ed io ho da occuparmi
delle
Guardie” le dissi “E lei ha bisogno di te... non di
me”
mormorai con un filo di voce udibile solo a me stesso, io ai suoi
occhi, ero solo un padre traditore e un vampiro assassino.
Vidi
Bella annuire e insieme madre e figlia si allontanarono
confortandosi a vicenda.
Raccolsi
allora il corpo di Jane e la sua testa portandole nel falò
che i
lupi avevano acceso.
Appena
ebbi buttato il cadavere vidi Ilmi venirmi incontro.
“E
così è finita sul serio” disse
guardandomi sorridente e posando
una mano sulla mia spalla.
“Si
ma a che prezzo?” gli chiesi sconfortato.
Poi
prendendo coraggio gli feci la domanda che mi stava torturando
“Come
stanno gli altri??” gli chiesi preoccupato.
Lui
mi sorrise orgoglioso “Meglio di quanto credi
Capitano” poi
proseguì “ Solo due guardie sono morte Anna e
Telemaco. Mentre
altre quattro hanno bisogno dell'antidoto. Gli altri hanno solo
alcuni graffi...proprio come te”.
Abbassai
gli occhi sul mio braccio che stava guardando e sospirai.
Avevo
ricevuto un unghiata superficiale, poco più di un graffio,
ma nel
caos che era successo mi ero dimenticato.
“Mi
spiace per Anna” dissi piano ripensando a quanto mi aveva
aiutato
malgrado le stessi antipatico mentre mi fasciavo il braccio con un
pezzo di camicia.
“Non
fartene una colpa Edward. Ha combattuto da pazza. Penso che abbia
cercato la morte... voleva raggiungere Sirius... e c'è l'ha
fatta”
mi consolò stringendomi il nodo.
Annui
e insieme a lui mi diressi verso casa dove c'erano radunate tutte le
Guardie.
Sia
Felix che Demetri erano stati morsi ma per entrambi il veleno era
stato recuperato.
Stavo
ancora guardandomi in giro che vidi Carlisle venire verso di me
“Papà...
ho quattro guardie morse e diversi feriti.” gli dissi.
Lui
mi sorrise. “Porta in casa i morsicati... mi occupo io di
loro.”
mi rispose dandomi una pacca sulle spalle.
Poi
mi porse un ago e del filo “Hai studiato medicina... vai a
curare i
tuoi uomini. Appena Rose ha finito con Jasper te la mando ad
aiutarti”.
Riconoscente
mi fiondai fuori e aiutato da Ilmi portai i corpi degli avvelenati
all'interno.
Poi mi sistemai nel
portico a cucire i miei uomini, e solo alla fine
Rosalie venne ad aiutarmi “Ho aiutato papà con gli
antidoti.
Alcuni oltre al morso avevano lunghi tagli” si
giustificò per il
ritardo.
Le
sorrisi riconoscente e continuai nel mio lavoro.
Quando
ebbi finito, aiutato da Ilmi e da altri tre che avevano ferite di
striscio trascinammo i corpi dei licantropi nel bosco e li
seppellimmo in un enorme buca nel terreno in modo da far sparire ogni
traccia del combattimento.
Quando tornammo
alla casa ero stanco e svuotato da ogni energia fisica e
mentale, mi sedetti da solo sulle scale di casa chiudendo la mente
ai pensieri che aleggiavano intorno a me. Volevo rilassarmi e
pensare... avevo tanto su cui meditare.
Dopo
pochi minuti vidi arrivare Jacob in pantaloncini tutto sorridente
“Grazie Edward. Bentornato fra di noi” mi disse
dandomi una pacca
sulle spalle.
“Sono
io che ti devo ringraziare lupo” gli dissi sorridendo.
Lui
mi guardò serio “Edward... adesso Nessi
è mia moglie e tu e Bella
siete la mia famiglia, senza contare gli altri.” rispose serio
“Già...
mi ci verrà un po' di tempo prima di abituarmici”
risposi.
Lo
vidi annuire “Vado da Nessi. Sarà in pensiero per
me” e prima
che potessi rispondergli qualsiasi cosa si fiondò in casa.
Non
ebbi neanche il tempo di girarmi che vidi mio padre uscire dal
portone e venirmi vicino.
Con
disinvoltura si sedette affianco a me e mi sorrise sospirando stanco.
“Perché
non vai in casa a salutare i tuoi fratelli? Alice ed Emmett mi hanno
chiesto di te. ” mi chiese scrutandomi enigmatico.
Scossi
la testa “Non mi va di entrare” risposi.
Quando
ero entrato per portare i feriti mi ero sentito a disagio…
quasi
un estraneo. Quelle quattro mura non erano più casa mia. Ma
non
glielo spiegai... non avevo voglia di parlare.
Ma
a Carlisle non riuscivo a nascondere nulla. Lui mi sapeva leggere
come nessun' altro. Era il suo dono. Sapeva sempre quello che
provavo, riusciva sempre a capirmi.
“Quelli
sono solo dei muri Edward. La casa è dove si trova il nostro
cuore.
E il tuo dov'è?” mi chiese.
Ingoiai
a vuoto non sapevo cosa rispondergli.
“E'
lì dentro o è a Volterra?”
continuò guardandomi negli occhi.
“Non
lo so” dissi abbassando lo sguardo verso terra.
“Sicuro
di non saperlo?” mi rispose sorridendomi. “Jasper
ci ha
raccontato alcune cosette mentre lo cucivo....”
continuò.
Gli
sorrisi, sentivo i suoi pensieri e sentivo il gelo sciogliersi dentro
di me. Il calore del suo cuore, del suo amore erano evidenti e
intensi nei suoi pensieri.
“Vieni
in casa Edward. Il tuo cuore è lì . E' sempre
stato qui con noi...
hai solo smesso di ascoltarlo. Ma lui sapeva benissimo dove era
giusto stare” mi disse alzandosi ed entrando senza voltarsi a
controllare cosa avrei fatto.
Mi
alzai lentamente. Sapevo che se avessi varcato ancora una volta la
soglia di quella casa, che se avessi rivisto ancora una volta la mia
Bella non avrei più avuto il coraggio di partire, eppure
dovevo
farlo.
Non
ero libero e mai lo sarei più stato.
Mio
padre aveva ragione, il mio cuore era lì ma io non potevo
ascoltarlo, ero diventato una Guardia.
E
con un ruggito di rabbia mi voltai e mi diressi correndo verso il
bosco.
Bella
Mentre
stavo combattendo con Alice avevo visto dei licantropi aggirarsi e
dirigersi sul lato della casa.
“Vai
Bella corri da Nessi... prima che sia troppo tardi” mi aveva
gridato lei.
Veloce
mi ero allontanata mentre con la coda dell'occhio avevo visto
arrivare le Guardie guidate da Jasper.
Ero
arrivata appena in tempo. Jacob si era trasformato e aveva abbattuto
due di quegli esseri immondi ma una terza creatura approfittando che
lui era impegnato a combattere stava per saltare addosso alla mia
Renesmee.
Stavo
per scontrarmi con il licantropo quando ci era piombato addosso
Edward.
Aveva
ucciso veloce e implacabile proprio come un vero vampiro addestrato.
E
quando pensavo che ormai fosse finita era arrivata Jane.
Lo
avevo visto cadere proprio come a Volterra contorcendosi dal dolore.
Così
quando si era avvicinata lo avevo avvolto nello scudo permettendogli di
uccidere quella maledetta.
Veloce
avevo accompagnato Nessi a casa e poi mi ero fermata per aiutare
Carlisle e Rosalie a curare la mia famiglia.
I
feriti continuavano ad arrivare. E anche altre quattro Guardie ebbero
bisogno del nostro aiuto. Erano malmesse e fra di loro riconobbi
Demetri e Felix.
Quando
finalmente sembrò essere arrivata la pace uscii di casa e lo
vidi
chino intento a cucire i suoi uomini.
Lo
osservavo da lontano chiedendomi dove fosse Rebecca e come si sarebbe
comportato adesso.
Quando
ebbe finito si allontanò scortato da tre guardie e
iniziò a
radunare i corpi dei licantropi.
Sospirando
rientrai in casa.
Volevo
parlargli ma avrei aspettato il momento giusto.
Erano
tante le cose da chiarire, tanti i dubbi che attanagliavano il mio
cuore e la mia mente.
Ma
avrei aspettato di trovarlo solo... quello che dovevamo dirci doveva
rimanere solo fra di noi.
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Capitolo 34 *** La saggezza di Carlisle ***
Ciao eccomi qua con un
nuovo capitolo. Scoprirete che Edward non è andato molto
lontano e che Carlisle ancora una una volta dimostrerà tutta
la sua saggezza e l'amore per i suoi figli. Un bacione a
tutte. Buona lettura, ci sentiamo Martedì e grazie
ancora !!!
CAPITOLO 32 La
saggezza di Carlisle
Edward
Mi
allontanai da solo nel
bosco. Camminare mi dava
sollievo.
Sopra
di me la luna
spuntava dalle fronde degli alberi che muti e silenziosi mi facevano
compagnia.
Un vento tiepido portava
con se i profumi del bosco, i profumi di quegli animali che per noi
erano di vitale importanza.
Respirai
a fondo l'aroma
delizioso e mi abbandonai alla caccia.
In
pochi attimi
individuai la mia preda e veloce abbattei il povero alce che stava
pascolando tranquillo.
Non
gli avevo dato
neanche il tempo di accorgersi di quello che succedeva. Nella sua
bocca ormai immobile alcuni fili d'erba pendevano inerti e inutili.
Ingoiai
avidamente il
sangue. Non era buono ma sapevo che mi avrebbe permesso di non
nutrirmi di uomini per qualche tempo. Non sapevo cosa sarebbe
successo al mio ritorno a Volterra. Adesso che era tutto cambiato il
mio destino era in mano a Marcus e non sapevo che cosa aspettarmi.
Si
era sempre tenuto ai
margini lasciando agli altri Signori decidere per lui, aveva sempre
solo guardato ma adesso era lui l'unico Signore di Volterra, era lui
che avrebbe preso in mano il timone e la sorte delle
Guardie... compreso la mia vita.
Alzai
la testa annusando
l'aria in cerca di qualche altra preda, consapevole di dovermi
nutrire più del necessario, quando il suo profumo
penetrò con forza
nella mia mente.
Mi
voltai di scatto e mi
misi in piedi conscio che non potevo più scappare dal mio
destino.
Bella
Lo
avevo visto
allontanarsi da solo dopo aver parlato con Carlisle.
“Cosa
è successo
perché è andato via?” chiesi a
quell'uomo che ormai era un padre
a tutti gli effetti.
Lui
mi sorrise
comprensivo e mi abbracciò stretto.
“Credo
che abbia
bisogno di stare da solo. Ha le idee e il cuore confuso.” mi
sussurrò accarezzandomi le spalle “E' sempre stato
un insicuro, si
è sempre posto mille problemi, mille domande. E ancora
adesso non
riesce a capire e ad accettare che si può sbagliare... che
non
esiste il bianco e il nero ma solo infinite tinte di grigio”
mi
disse mesto.
Lui
conosceva Edward da
molto ormai e lo amava moltissimo. Era stato il suo primo figlio e
sapevo che avrebbe fatto qualsiasi cosa per lui. Qualsiasi cosa per
vederlo felice.
Mi
staccai e lo guardai
negli occhi “Cosa devo fare Carlisle?” gli chiesi.
Ero
combattuta.
Volevo
correre da lui e
abbracciarlo, tenerlo stretto e sentirmi nuovamente amata e completa,
ma nello stesso tempo avevo paura. Paura di sentirmi rifiutata
…
paura di vederlo andarsene un'altra volta. Paura che il suo cuore
fosse ormai chiuso per me.
Lui
mi guardò sereno
“Non posso essere io a dirtelo Bella. Guarda nel tuo
cuore” mi
rispose posando i suoi occhi sulle mani che continuavo a torcere
nervosa.
Cosa
c'era nel mio cuore? Lo sapevo benissimo cosa c'era... la stessa cosa
che avevo provato
quando mi aveva sorriso per la prima volta, la stessa cosa di quando
gli avevo detto si. La rabbia era scomparsa come
nebbia al
sole, il solo rivederlo aveva nuovamente acceso il mio cuore muto,
investendomi, invadendomi rendendomi nuovamente prigioniera di quel
sentimento che mai di fatto era sparito. Dentro di me ora era
rimasto solo amore... un amore immenso... ma lui era in grado di
ricambiarlo? O il suo cuore era ancora a Volterra?
Gli
occhi di Carlisle
continuavano a studiarmi attenti ed enigmatici.
“Ma
posso dire cosa
farei io al posto tuo” mormorò lento con un
sorriso dolce sulle
labbra e gli occhi che gli brillavano di speranza “ Sei
sempre
stata molto forte e cocciuta Bella. Solo il tuo carattere ti ha
permesso di trovare la chiave per aprire il cuore di Edward. E' il
momento di combattere l'ultima battaglia. Io andrei da lui... lo
costringerei a guardarsi dentro ad accettarsi per quello che
è...
per quello che è diventato.
Se
lo conosco bene… non
aspetta altro. Ha solo bisogno di sentirsi dire che lo ami ancora.
Quello
che ha passato
Bella, da quel maledetto giorno in cui Aro lo fece rapire, è
stato
accuratamente nascosto nel suo animo. Ce ne ha mostrato solo una
parte... ma ha nascosto la sofferenza nel suo profondo per non
turbarci, ha celato accuratamente a tutti le sue ferite. Si
è messo
una maschera, ha negato a noi e a se stesso quello che è
successo.
Purtroppo ha cercato solo di dimenticare senza capire, che a volte,
non si può fare finta che non sia accaduto nulla, non si
può
cancellare il passato ma bisogna, invece, sforzarsi di capire, di
accettarsi per quello che si è , per quello che si
è fatto... per
quello che si è diventati. Ora il suo cuore è
lacerato come il suo
animo e solo tu Bella puoi curarlo, solo tu puoi dargli quella pace e
quella serenità di cui ha bisogno. Solo sentendosi accettato
malgrado i suoi errori, malgrado le scelte fatte riuscirà a
trovare
la sua strada... qualsiasi essa sia.”
Un
silenzio pesante
carico di tensione, carico di aspettativa dalla sua parte e di
riflessione dalla mia cadde tra di noi, poi sospirando annui
cercando ancora una volta conforto dalle sue braccia e forza dal suo
sorriso che adesso si era aperto radioso.
Le
sue parole e il suo
sorriso erano pieni di speranza, la stessa speranza di cui io avevo
bisogno per fare quello che andava fatto.
Le
sue labbra si posarono
sulla mia fronte delicate e tenere.
Poi
si staccò e tornò
in casa silenzioso senza voltarsi, senza aggiungere altro.
Avevano
bisogno di lui e
lui ci sarebbe sempre stato per me, per Edward e per tutta la sua
famiglia. Lui era il nostro punto fermo, la nostra ancora di
salvezza, il faro che aveva sempre illuminato il cammino della nostra
strana famiglia fatta d'individui singoli per storia e biologia
eppure uniti indissolubilmente dal sentimento forte dell'amore che
più di una volta Aro e i Signori di Volterra avevano provato
inutilmente a distruggere .
Ora
era il mio turno di
prendere in mano il timone della nostra vita, di combattere per
ciò
che provavo, di lottare per il mio amore.
Avevo
aspettato
passivamente, lo avevo lasciato a combattere da solo troppo a lungo,
ora era il tempo di affrontarlo di fargli capire una volta per tutte
che potevamo affrontare qualsiasi cosa che ero pronta ad amarlo
ancora che non mi interessava nulla di ciò che era successo
e del
perché si fosse presentato a noi come un Capitano delle
Guardie.
E
silenziosa mi
allontanai seguendo la sua traccia.
Carlisle
Sapevo
che Edward si
vergognava per quello che era successo e che se ne sarebbe dato la
colpa. Lo avevo visto cambiato, sicuro di sé prendersi cura
dei suoi
uomini, ma sapevo che la sua anima era tormentata.
Dopo
che tutto era finito
si era rifiutato di entrare in casa, come se quelle mura potessero
imprigionarlo, come se varcare la soglia di quella costruzione
potesse causargli altro dolore.
Avevo
cercato di aprirgli
gli occhi.
Se
le Guardie erano
venute era merito di Jasper ma anche suo.
Suo
fratello mi aveva
raccontato come Edward aveva sfidato i signori di Volterra, come era
stato ferito e umiliato e come aveva di fatto causato la caduta di
Aro e Caius.
Sorrisi.
Non aveva
ancora capito. Ci avrebbe messo un po' ma alla fine ci sarebbe
arrivato.
Ma
il tempo era poco e
quando Bella mi chiese cosa fare non ebbi esitazioni.
Solo
lei, forse, sarebbe
riuscita ad aprirgli gli occhi...solo lei sarebbe riuscita a fargli
accettare la verità ormai evidente ai miei.
La
vidi allontanarsi...
stava andando da lui e da dietro la finestra mi misi a sorridere.
Erano
le creature più
irrazionali e complicate che avessi incontrato ma anche la coppia
più indivisibile che conoscessi.
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Capitolo 35 *** Il sole e la luna ***
Ciao a tutti ecco un
nuovo capitolo a cui tengo tantissimo e che spero amerete anche voi !!!
Volevo pertanto dedicarlo ad Antonella 64... !!!
AVVISO
E' con molto orgoglio che
volevo invitarvi a visitare il mio BLOG contenente tutte le mie storie.
E per chi amasse la serie "La Confraternita del pugnale nero"
troverete una nuovissima ed affascinante FF che per ovvi motivi non
può essere postata qua!!! Vi aspetto tutte
venitemi a trovare!!!
http://lestoriedipulla.blogspot.it/
Il
collegamento diretto lo trovate anche sul mio
profilo.
Capitolo 33
Il sole e
la luna
Bella
Il
bosco è silenzioso.
Troppo silenzioso.
Sorrido
perché so che il
motivo non può che essere uno. Un vampiro si sta aggirando
fra gli
alberi.
Sento
la sua scia, il suo
profumo così dolce e invitante è un richiamo per
me.
Mi
affaccio nella radura
e lo vedo.
Edward
è lì fermo,
immobile, ai suoi piedi giace un povero animale dissanguato.
Mi
dà la schiena. Mi ha
per forza sentito, ma tace. Ho un groppo in gola, non so cosa
dirgli...vorrei correre, abbracciarlo, baciarlo... ma ho paura...
paura delle sue reazioni paura di sentirmi dire di andare via. Di
fronte a lui il mio coraggio sta vacillando... ma non posso mollare
non ora... non più.
Prendo
fiato e cerco di
calmarmi devo aver fiducia in ciò che mi ha detto
Carlisle
ripeto a me
stessa per cercare
una sicurezza che sembra sparita alla sua vista.
“Edward”
sussurro. So
che mi ha sentito, è impossibile che non mi abbia udito...
eppure
tace. “Posso parlarti?” gli chiedo timidamente in
un sussurro
appena accennato.
E
smetto di respirare
aspettando un suo segnale, un suo gesto, una sua risposta...
Dimmi
qualcosa ti
prego...rispondimi. Sto pregando dentro di me, ho paura tanta
paura.
Dei
brividi mi scendono
lungo la schiena mentre torco le mani e mi mordo le labbra... tesa e
nervosa... quasi terrorizzata.
Ma
lui tace, si limita ad
alzare la testa e guardare la luna.
E'
piena ed è sgombra
dalle nuvole.
Mi
sembra quasi di
scorgerci un sorriso o forse è solo la mia immaginazione...
la
ricerca di una speranza che non esiste.
La
sua luce pallida e
forte nel contempo illumina la radura gettando strane ombre intorno
a noi e sono sicura che anche il suo volto stia brillando...
Silenzio...
solo
silenzio.
Un
altro brivido mi fa
tremare come se fossi stata investita da ventata gelida e un
singhiozzo mi sfugge dalle labbra. Probabilmente non ha il coraggio
di dirmi in faccia la realtà.
Non
ha il coraggio di
dirmi che lui ama Rebecca... che ora la sua casa è Volterra.
Edward
Quando
mi sono alzato ho
sentito il suo profumo. Bella, la mia Bella è venuta a
cercarmi.
Devo
parlarle... devo
spiegarle. Il mio cuore trema perché non so cosa dirle, non
so come
spiegarle che l'amo... che l'ho sempre amata... che sono stato uno
sciocco.
Alzo
la testa e guardo la
luna. Vorrei essere come lei... libero di essere quello che voglio,
sicuro che le nuvole prima o poi spariranno e di poter tornare a
brillare nella chiara e limpida notte.
Eppure
sto capendo...
finalmente sto capendo… ma quando ha dovuto soffrire chi mi
amava
per permettermi finalmente di trovare la mia pace... il mio
equilibrio... me stesso?
Forse
Carlisle ha
ragione... mi ha trasformato troppo presto... non sono un adulto e
questo è stato un errore che ha pagato tutta la mia famiglia.
Ma
adesso è diverso...
adesso il mio cuore è finalmente sgombro... ma sono legato a
Volterra.
Certo
ho trasformato
Volterra… Aro e Caius non saranno più una
minaccia per me e la mia
famiglia, ma il merito non è stato mio e le nuvole non si
sono
affatto diradate... sono lì pronte a ricoprire il mio cuore
proprio
come quelle in cielo pronte a nascondere la luna. Basta una bava di
vento, e lei si coprirà nuovamente il volto permettendo alla
notte
di avere il sopravvento.
Sono
perso nei miei
pensieri, torturato nell'indecisione, alla ricerca delle parole
giuste, del modo migliore per farle capire quando sento un
singhiozzo e un veloce fruscio.
Bella
sta andandosene...
il freddo mi scende nel cuore... non posso perderla ancora... non
voglio perderla nuovamente... non posso sopravvivere da solo... non
ne ho la forza.
Mi
volto e in un lampo mi
porto davanti a lei e la stringo fra le mie braccia.
“
Bella... non
scappare... ti prego non fuggire da me.” le mie parole sono
velate
dal dolore.
Abbasso
gli occhi e
guardo i suoi. Mi perdo nelle loro profondità . Mi smarrisco
dentro
di loro.
“Ti
prego Bella... perdonami” le sussurro tremante.
Bella
Mi
sto allontanando da
Lui... sto scappando.
Carlisle
mi ha detto che
devo combattere... ma non ce la faccio. Non posso lottare... l'amore
è libertà ed io lo amo troppo per imprigionarlo.
E'
un fruscio... un
attimo e mi ritrovo fra le sue braccia.
Il
suo profumo invade le
mie narici, il suo corpo perfetto aderisce al mio e la sua voce
è un
caldo vento che mi culla.
“Ti
prego Bella... perdonami” mi sussurra e mi guarda.
Non
riesco a staccare gli
occhi dai suoi... non riesco ad allontanarmi.
Il
mio corpo è scosso
dai singulti non voglio piangere ma non ce la faccio.
Sento
il suo fiato vicino
e le sue labbra a pochi centimetri dalle mie.
“Ti
amo Edward... non
ho mai smesso di amarti” riesco a sussurrare a malapena.
Lui
si stacca e mi
guarda, la sua mano si posa sul mio viso, percorrendolo lentamente come
lo scoprisse per la prima volta.
“Perdonami”
sussurra
ancora.
Non
resisto. Il suo tocco
è come un fuoco e i suoi occhi tristi sono lo specchio del
suo
animo.
Ma
devo sapere... non
posso, non ce la faccio a soffrire ancora.
“E
Rebecca?” la mia
domanda è sussurrata.
Le
sue braccia si
abbassano, il suo corpo si allontana dal mio.
Mi
sta sfuggendo... “No
Edward” grido disperata facendo un passo verso di lui e
tendendo le
braccia come per afferrarlo.
Lui
mi sorride, un
sorriso triste e dolce nello stesso tempo.
“E'
un amica, una
sorella... nulla di più. Ero innamorato di un ombra e di un
pensiero. Di me stesso si potrebbe dire. Il suo potere mi aveva
stregato e confuso. Lei è stata il mio simbionte... nulla di
più.
I sensi di colpa mi tormentavano... Avevo bisogno di vederla per
capire. Di vedere la vera Rebecca … non il mio simbionte.
Ma
adesso ho capito
Bella. Ora il mio cuore è libero dal dubbio e là,
aiutato dalle
Guardie, ho anche imparato a dominare e a imbrigliare nuovamente il
vampiro dentro di me...
Ma
malgrado quello che è
successo… non sono libero. Il giuramento non è
sciolto ed io
sono sempre una Guardia di Volterra e là dovrò
tornare.
Ma
il mio cuore è vuoto
senza di te... senza la mia famiglia.
Perdonami
ancora
Bella... ti prego. Non posso vivere senza sapere che mi ami... non
posso vivere sapendo che tu mi hai dimenticato”
aveva
parlato tutto d'un
fiato... senza interrompersi con la voce roca e tesa.
E
adesso mi guardava e
aspettava.
Come
aveva detto Carlisle
aspettava solo di sentirsi amato ed accettato.
Scossi
la testa
chiedendomi come avrei potuto fargli capire che lo amavo, che non
importava cosa avesse fatto.
Edward
La
vidi scuotere la
testa. E mi vergognai. Come potevo essere stato così stupido
da
sperare nel suo perdono??
Abbassai
la testa
affranto e feci per andarmene. La sua vista mi procurava solo
dolore... il mio cuore muto era morto un altra volta.
Ma
non feci neanche un
passo che me la ritrovai fra le braccia.
“Ma
come puoi pensare
che io non ti ami? Come puoi pensare che io non abbia passato ogni
singolo minuto a pensare a te? Credi forse che il mio amore possa
essere passeggero come delle nuvole trasportate dal vento? No
Edward... tu sei come il sole che brilla nel cielo ed io come la
luna che splende di notte... brillando di luce non propria. Non
possiamo stare divisi. Io ho bisogno di te... come tu hai bisogno di
me. Le nuvole possono oscurarci, possono nasconderci... ma non
distruggono. Basta del vento e torniamo a brillare immutati e
immutabili.” le sue mani si allungarono e afferrarono le mie
con
forza mentre inchiodava i suoi occhi nei miei e la sua voce dolce
diventava dura e decisa
“Ed
io non intendo
rinunciare a te!! Mi hai sposato Edward Cullen malgrado io non
volessi... mi hai trasformato per salvarmi e mi hai preso l'anima...
Shhhh...
silenzio
aspetta.
Hai preso la mia anima
perché io te l'ho donata così come ti ho donato
il mio cuore. Ti
avrei donato anche il sangue se fosse stato necessario...
perché ti
amo Edward.
E
non so più come
dimostrartelo...non so più come dirtelo... hai sempre
creduto di
amarmi di più di me... ma non è vero. Stanotte ho
combattuto per
Alice e per nostra figlia ...altrimenti non fosse stato per loro mi
sarei lasciata morire... perché la mai vita senza di te non
ha
senso...
Quindi
levati quel
sorriso scemo dal volto e baciami! Sciocco di un vampiro!!”
Bella
Ecco
adesso finalmente
ero riuscita a dirgli ciò che avevo dentro e il suo sorriso
sghembo
che mi aveva fatto innamorare era finalmente riapparso sul suo volto.
Ma ciò non mi bastava, avevo bisogno di altro. Avevo bisogno
di
sentirlo nuovamente mio, di sentire le sue labbra sulle mie, il suo
profumo e il suo corpo fondersi con il mio.
Il
tempo delle parole era
finito ora doveva dimostrarmi a fatti quanto mi amasse e senza timori
o remore gli ordinai di baciarmi sperando che non si fermasse
lì.
Edward
Ero
stato a sentirla. Volevo interromperla, dirle che mi spiaceva ma lei mi
aveva zittito
e aveva continuato a spiegarmi quanto mi amasse.
E
più mi parlava più il
mio cuore esultava, più si apriva sul mio volto un sorriso
beato.
Mi
amava!! Lei mi amava
ancora, malgrado la sofferenza che le avevo causato... lei credeva
ancor in me. Mi aveva perdonato!
E
quando la sentii dire
“Quindi levati quel sorriso scemo dal volto e baciami.
Sciocco di
un vampiro!!” rimasi per un attimo a bocca aperta
esterrefatto.
Il
suo tono era
diventato autoritario, non avrebbe mai accettato un rifiuto e felice
l'accontentai.
E
non mi fermai lì...
Solo
gli alberi
silenziosi e la chiara luna furono testimoni del nostro amore...
perché le mie labbra non si fermarono, le mie mani anelavano
il suo
corpo e il mio essere voleva fondersi con il suo per ritornare ad
essere una cosa sola.
Lontano
da tutti e da
tutto, per la prima volta senza ombre o paure che ci avevano
oppresso negli anni ci amammo intensamente, appassionatamente.
Incapaci
di staccarci,
incapaci di fermarci ci abbandonammo travolti dal nostro amore
consapevoli che insieme potevamo superare qualsiasi problema,
qualsiasi cambiamento e che il nostro amore era forte come una diga,
capace di fermare le onde del destino che avevano ancora una volta
provato a travolgerci.
Come
nelle mattine
d'estate, nelle giornate limpide, si possono vedere il sole e la
luna brillare assieme nel cielo azzurro, un osservatore avrebbe visto
me e Bella brillare d'amore in quella verde radura nascosta dal
bosco.
Alice
Aprii
gli occhi. Avevo
male, tanto male. Jasper vicino a me respirava con fatica, il volto
tirato dal dolore.
Mi
aveva salvato, ci
aveva salvato. E anche lui sarebbe sopravvissuto, come tutta la mia
famiglia, malgrado le ferite estese. Il Clan dei Cullen era
sopravvissuto, con fatica, ma ce l'avevamo fatta ancora una volta.
Gli
occhi, ancora stanchi
e annebbiati, si aprirono però in una visione. Bella ed
Edward stavano venendo verso casa tenendosi per mano. Sul loro volto un
sorriso che ormai da anni era scomparso.
“Finalmente”
dissi
con un filo di voce e i miei occhi si chiusero nuovamente troppo
stanchi per riuscire a stare aperti mentre con la mano andavo a
cercare e a stringere quella del mio Jasper sdraiato vicino a me che
con gli occhi appena aperti mi sorrise con un evidente sforzo mentre
assorbiva la mia felicità e mi stringeva a sua volta la mano
con la
sua.
L'amore
di Edward e Bella si stava trasformando in un vento impetuoso, che
presto avrebbe investito ogni ostacolo e spazzato via le ultime nuvole
di Volterra,
pensai, sperando che loro stessi non ne venissero travolti.
Perché
quando certi
meccanismi si mettono in moto, quando gli eventi si scatenano, spesso
non si è capaci di fermarli e si resta imprigionati nelle
onde del destino che noi stessi abbiamo provocato.
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Capitolo 36 *** Un altro addio ***
Ciao ho visto che avete apprezzato il
capitolo scorso. Ma Edw sappiamo che non può
rimanere a casa, Volterra lo attende e quindi è il momento
di ...
Capitolo
34 Un altro addio
Edward
Era
l'ora di tornare a casa. La dura realtà mi stava aspettando
sotto
il portico della mia vecchia casa.
Ero
una Guardia e dovevo riportare i miei uomini a Volterra.
Poi
avrei chiesto a Marcus di terminare i mesi mancanti e di poter
tornare a casa da Bella come mi aveva promesso Aro.
Sarei
stato chiuso in quelle fredde mura ancora due mesi... ma non mi
importava.
Aro
era morto e Jane lo aveva seguito.
Le
Guardie avevano dimostrato di rispettarmi... il tempo sarebbe passato
velocemente anche se Bella mi sarebbe mancata da morire.
Dovevo
solo sperare che Marcus non rigirasse le carte in tavola, che non mi
obbligasse a rimanere lì per sempre.
Tremavo
all'idea ma era un eventualità che non potevo scartare a
priori, una
possibilità fin troppo concreta.
Doveva
affermare il suo comando, la sua autorità e quale gesto
migliore
poteva esserci se non quello di obbligarmi a un futuro che tutti
sapevano odiavo? Impormi la sua volontà gli avrebbe
garantito una
efficace dimostrazione di forza nei confronti di tutte le Guardie.
Ci
alzammo lentamente senza fretta, gustandoci questi ultimi momenti di
serenità assieme malgrado i nostri pensieri fossero
già proiettati
al futuro. Senza dire una parola, timorosi di rompere la nostra
complicità ritrovata ci prendemmo per mano ci avviammo verso
la
grande casa.
Camminavamo
lentamente, gustandoci ogni minuto assieme, e ancora una volta mi
chiesi quali fossero i suoi pensieri.
“Bella...
a cosa stai pensando?” le chiesi timoroso di sentire la
risposta.
“A
Jane. Ha detto che voleva vendicare Aro e Jasper ha accennato a una
rivolta all'interno di Volterra. Cosa è successo di preciso
Edward?” la sua domanda era più che lecita. Doveva
risultarle
strano vedermi comandare le Guardie.
Le
sorrisi, ripensando a quanto la sua natura curiosa non fosse cambiata
con la trasformazione e pacatamente le raccontai quello che era
successo in quei dieci giorni... omisi soltanto la mia ultima
punizione e il potere odioso di Pamela. Non volevo ferirla o
preoccuparla per un qualcosa che era successa e che non sarebbe mai
più accaduto e sarebbe stato troppo umiliante per me
raccontargli
ciò che era avvenuto.
“Allora
adesso è Marcus il signore di Volterra”
esclamò alla fine del mio
racconto mordicchiandosi le labbra.
“Si.
E' lui a comandare adesso. Aro e Caius sono morti. La Volterra che
conoscevamo non c'è più.” le confermai
con un sorriso.
“Meglio
così. Mi faceva troppa paura Aro” disse
guardandomi dal basso in
alto con uno sguardo furbetto che non prometteva nulla di buono.
Mi
immobilizzai spaventato dalle sue parole e dal suo strano sguardo,
costringendola a fermarsi e a guardarmi.
I
miei occhi indagatori si persero nei suoi, cercando tramite loro di
capire cosa le stesse frullando nella sua testolina... che cosa
c'entrava la sua paura?
“Bella...
a cosa stai alludendo?” le chiesi esasperato ancora una volta
dal
suo silenzio mentale.
“Ma
come Edward... è così ovvio. Non crederai per
caso di partire da
solo vero?” mi rispose sorridente.
Se
avessi potuto mi sarebbe venuto un infarto. Il respiro si
mozzò
lasciandomi senza fiato.
Ingoiai
e cercai di ritrovare la calma.
Voleva
venire con me? Era impazzita forse?
Scossi
la testa “Non se ne parla neanche... è troppo
pericoloso” le
dissi risoluto.
I
suoi occhi avvamparono d'ira e m'inchiodarono mentre un ringhio le
usciva dalle sue meravigliose labbra.
“Pericoloso?
Pericoloso?” sibilò infuriata “ Non
è certo più pericoloso di
stare qua ad aspettarti. Aro non c'è più. La
Volterra che
conoscevamo non c'è più. E tu non partirai da
solo! Non questa
volta! Tutte le volte che sei andato là da solo ho rischiato
di
perderti e adesso nulla potrà fermarmi” mi rispose
con la voce
alterata e determinata mentre i suoi occhi lampeggiavano sfidandomi a
contraddirla.
Scossi
la testa. Era una paura irrazionale… lo sapevo.
Ma
non sapevo cosa avrei potuto trovare... forse mi avrebbero imposto di
restare lì a vita e magari avrebbero costretto lei a giurare
fedeltà… a diventare una guardia. Non volevo che
Volterra
diventasse la sua prigione. Era già terribile potesse
diventare la
mia.
“Bella...
non puoi venire. Io non so sé e quando potrò
ritornare. E Nessi
ha bisogno di te. Non puoi partire... io...” non sapevo cosa
dirle,
non volevo ferirla ma non volevo neanche metterla in pericolo.
“Edward.
Adesso basta! Cos'è? Hai paura di portarmi là?
Hai paura che
Rebecca sia gelosa? Quelle che stai accampando sono solo scuse
patetiche. Nessi è grande si è sposata... non ha
più bisogno di me
o perlomeno non ha più bisogno di me di quanto non abbia
bisogno di
te. Ma tu non mi vuoi... vero?? Tu vuoi essere libero... non ti
serve una moglie... chissà quante guardie...” non
finii la frase
abbassando gli occhi e stringendoli piena di rabbia.
Ma
come poteva pensare che non la volessi? Come poteva essere ancora
gelosa di Rebecca? Le avevo detto chiaramente che il mio cuore era
suo che avevo capito che il mio legame era solo quello dettato dal
suo essere simbionte. Per non parlare delle altre Guardie... o certo
qualcuna mi faceva gli occhi dolci e mi inviava pensieri lussuriosi ma
non me ne importava nulla. Io a Volterra lavoravo per Aro e
passavo il mio tempo libero o a combattere o sul mio albero da solo.
Stavo perdendo la pazienza, ma non capiva che lo facevo solo per
lei, per non metterla in pericolo?? Aprii la bocca pronto a dirle
che era una sciocca quando capii e le parole irate morirono in gola.
Le
avevo mentito troppe volte, ero stato un abile bugiardo e le avevo
tenute nascoste troppe verità.
E
lei adesso aveva paura non solo di perdermi ma che le avessi mentito
nuovamente.
Sospirai
e capii che non avevo scelta “E va bene. Andiamo a casa e
preparati... verrai con me” dissi sperando di non pentirmi
della
mia decisione.
Lei
spalancò gli occhi poi mi sorrise felice e mi
saltò fra le
braccia. Mi ritrovai con la schiena appoggiata a un tronco e le sue
labbra incollate alle mie. L'abbracciai stretta... nessuno le
avrebbe fatto del male, se fosse stato necessario avrei combattuto
per lei... sarei morto per lei.
Carlisle
Avevo
visto Bella allontanarsi ed ero felice. Forse le cose si sarebbero
aggiustate, forse finalmente Edward avrebbe trovato la pace che tanto
si meritava.
Ero
seduto sul bordo del letto e tenevo la mano di Esme stretto. Il suo
respiro si era fatto regolare, e lei sembrava una statua. Una
bellissima statua.
Le
spostai una ciocca di capelli che le era scivolato sul viso e mi
chinai a baciarla. Stava guarendo in fretta, l'antidoto stava
facendo passi da gigante. Ero riuscito a intervenire subito limitando
i danni e la mancanza di altre ferite aveva semplificato le cose.
Quando
le sfiorai la guancia aprii lentamente gli occhi e mi sorrise.
“Shhh... Esme. Stai
tranquilla va tutto bene” le dissi “I nostri figli
sono tutti salvi. Jasper ed Edward sono arrivati con le Guardie e ci
hanno salvato” le spiegai felice. Ero sicuro che mi avrebbe
chiesto notizie di loro. Non avrebbe mai accettato di veder un nostro
figlio morire. La famiglia era al centro del suo cuore e i suoi figli
la sua vita.
Un sorriso si
dipinse sul suo volto.
“Edward
è qui?” mi chiese in un sussurro speranzosa.
“Si.
Adesso è fuori a parlare con Bella” le risposi
accarezzandole il
viso dolcemente. Quanto l'amavo... solo il cielo sapeva quanto ero
ancora innamorato di lei.
“Voglio
vederlo... chiamalo” mi chiese.
Scossi
la testa. “Non vuole entrare in casa. Si sente ancora fuori
posto
qua” ammisi affranto “Ma insieme a Jasper
è riuscito a tornare
in tempo. Sembra che adesso sia lui a comandare le Guardie che sono
arrivate in nostro aiuto. E' diventato un vero Capitano di
Volterra”
aggiunsi ancora stupito da quello che Jasper aveva raccontato mentre
lo curavamo.
Lei
scosse la testa “Benissimo se non vuole venire qua...
andrò io da
lui. Qualsiasi cosa sia successa è sempre mio figlio e lo
voglio
salutare.” affermò cercando di tirarsi su.
Scossi
la testa preoccupato “Esme sei troppo debole. Devi stare a
letto
tranquilla” le dissi trattenendola.
“Carlisle...
è mio figlio. Voglio vederlo... voglio salutarlo. Portami da
lui.”
insistette e nei suoi occhi c'era determinazione. Sospirai avrei
fatto qualunque cosa per renderla felice e con una mossa rapida la
presi in braccio e la portai fuori.
Fra
gli sguardi stupiti delle Guardie radunate sotto il portico, passai
in mezzo a loro tenendo Esme fra le mie braccia e mi sedetti sulle
scale di casa sedendola affianco a me e avvolgendola con le mie
braccia in modo che stesse comoda.
“Grazie
Carlisle. Adesso chiudo gli occhi quando arriva, chiamami” mi
sussurrò stanca nascondendo il suo volto nel mio collo.
Rimanemmo
così in attesa fino a che dopo poco li vidi spuntare dal
bosco. Si tenevano per mano e non era necessario Jasper per capire che
avevano ritrovato la pace e la felicità.
Li
vidi bloccarsi stupiti ed Edward staccarsi da Bella e correre verso
di noi. Arrivato a pochi passi s'inginocchiò davanti a sua
madre
nascondendo il suo volto sul petto di Esme.
Lei
aprii gli occhi piano e gli baciò la testa abbracciandolo
stretto.
“Edward...bambino
mio. Coma stai?” gli chiese con un filo di voce. Era stanca,
nel
suo corpo veleno e antidoto stavano ancora combattendo.
“Mamma”
lo sentii sussurrare “Ho avuto paura di perderti”
le rispose
con la voce emozionata.
Io
guardai Bella che stava ferma in piedi a pochi passi da me.
Edward
teneva il volto sempre nascosto nel petto di sua madre mentre lei
lo
accarezzava dolcemente parlandogli sottovoce come se fosse stato un
bambino piccolo.
Distolsi
gli occhi e guardai Bella. Non volevo sentire cosa si stessero
dicendo... sapevo quanto fossero legati fra di loro e di quanto
avessero bisogno l'uno dell'altro.
Volevo
lasciargli tranquilli... avevano bisogno di coccolarsi.
Bella
mi sorrise e annui. Non mi serviva altro.
Il
loro sorriso diceva ciò che volevo sentirmi dire.
“Adesso
basta Edward. E' tutto finito bene. Stai tranquillo figliolo. Tutto
tornerà come prima. Ora sei qui e questo è
l'importante.” gli
disse Esme sollevandogli la testa e baciandolo sulla fronte.
Lo
vidi tremare e ingoiare a vuoto. Aveva gli occhi gonfi e un sorriso
triste si dipinse sulle labbra.
“Devo
tornare a Volterra, mamma. Non sono libero. Non posso restare qui
con voi.” ci disse abbassando lo sguardo senza aver il
coraggio di
guardarci negli occhi come se fosse colpa sua.
Sentii
Esme tremare. Forse lei si aspettava che lui fosse tornato per
restare... le sarebbe pesata questa nuova separazione.
“Non
so quando e se potrò tornare. Ma se mi sarà
concesso ritornerò a
casa. Ve lo prometto.” ci disse cercando di sorridere con
scarsi
risultati.
Annui
triste anch'io. Ogni volta che partiva l'ansia avvolgeva il mio
cuore così come quello di sua madre.
“Ma
non andrà da solo... non questa volta. Io andrò
con lui”
s'intromise Bella allegra.
“Lo
seguirai?” le chiese Esme stupita
“Si
mamma. Non lo lascerò partire da solo. Perdonatemi. So che
potreste non essere d'accordo. Ma non me la sento di lasciarlo andare
nuovamente via da solo.” ci disse lanciando uno sguardo
preoccupato
ad entrambi.
Vidi
Esme sorridere a loro e poi girarsi verso di me “Grazie
Bella” le
disse sorridente “A nome di entrambi” aggiunse
subito dopo aver
avuto un mio cenno d'assenso.
Fra
di noi non servivano le parole... bastava uno sguardo.
Vidi
i loro volti stupiti. Non si aspettavano che saremmo stati contenti
di quella decisione.
Sapevamo
entrambi, infatti, che sarebbero stati insieme ed insieme erano
senz'altro più forti.
“Vieni
Esme. Ti porto in casa. Sei stanca e loro devono partire. Il sole
sta per sorgere ragazzi e questo non è un posto sicuro per
le
Guardie.”
Vidi
Edward sorridermi ed annuire. “A presto” ci disse
con un filo di
voce mentre mi allontanavo con Esme dopo che lei ebbe dato un ultimo
bacio ai suoi figli.
“Ilmi
raduna le Guardie. Partiamo. Si torna a Volterra” la sua voce
divenuta forte e autoritaria risuonò nel portico mentre
abbracciando stretto il mio amore salivo le scale per posarla sul
nostro letto.
“Torneranno
Carlisle. Li vedremo presto. Ne sono sicura” mi disse mentre
l'appoggiavo delicatamente.
“Ne
sono sicuro anch'io Esme” le sussurrai appoggiandole un
ultimo
bacio in fronte mentre cadeva nel buio ristoratore di cui aveva bisogno.
Si ormai ne ero
certo. Edward aveva ritrovato se stesso e aveva capito
quale fosse la sua strada.
Non
s'immaginava lontanamente quanto fosse cambiato e come lo fosse ma
non aveva importanza.
L'unica
cosa che contava è che finalmente aveva ritrovato la sua
pace e la
sua Bella.
Ero
tranquillo e sereno perché non immaginavo neanche
lontanamente
quello che sarebbe successo, ero ben lungi dall'immaginare che
Volterra avrebbe cercato ancora una volta di prendersi entrambi i
miei figli ricoprendoli con le sue nuvole.
Siete passate a trovarmi
nel mio nuovo angolino? Avete letto la serie dei Confratelli del
Pugnale Nero ?? Se non l'avete fatto ve la suggerisco se siete
maggiorenni !! Se invece la conoscete spero che avrete
apprezzato la FF su di loro!! Vi lascio ancora una volta il sito
internet dove la potete trovare e leggere liberamente senza bisogno di
registrazioni...
http://lestoriedipulla.blogspot.it/
oppure
qua nel mio profilo c'è l'accesso diretto
|
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Capitolo 37 *** Ritorno a Volterra ***
Ciao,
innanzitutto grazie e un bacione a tutte. Curiose di cosa
succederà una volta arrivati nella tana dei volturi??
Bhe eccovi qua il...
Capitolo
35 Ritorno a Volterra
Edward
Stavo
guidando nella nera
notte ormai scesa nuovamente. Al mio fianco Bella osservava la lunga
autostrada che si perdeva dritta nel buio.
In
macchina con noi
c'erano Demetri e Ilmi.
Demetri
aveva gli occhi
chiusi e il respiro affannoso. Stava parecchio male, lo sapevo fin
troppo bene, ma ero anche consapevole che sarebbe guarito velocemente
era infatti stato soltanto morso mentre combatteva per salvare
Jasper.
C'era
silenzio
nell'abitacolo.
Ilmi
non parlava perso
nei suoi pensieri e Bella non aveva aperto bocca chiaramente
imbarazzata dalla grande e potente Guardia che stava seduta dietro a
lei.
Levai
gli occhi dalla
strada e le sorrisi. La sua mano posata perennemente sulla mia gamba
si strinse appena in una muta carezza.
La
strada era finalmente dritta e quasi deserta, avevamo infatti
abbandonato le Alpi
inoltrandoci nella pianura italiana, per cui potei lasciare il
cambio e appoggiare la mia mano sulla sua.
Quel
solo e lieve
contatto riempì il mio cuore triste di fiducia. Lei era
lì con me
e mi amava, e questo era molto più di quello che avessi mai
potuto
sperare.
I
nostri occhi
s'incrociarono e lei si sporse verso di me regalandomi un veloce
bacio.
Ovviamente
non potevamo
fare altro e i miei occhi tornarono attenti sulla strada mentre la
mia testa tornava a casa Cullen.
Dopo
aver salutato i miei
genitori, Bella era entrata a salutare i miei fratelli e ne era
tornata con Nessi e Jacob.
Emozionato,
nel rivedere
la mia bambina ormai donna, l'avevo stretta a me malgrado sentissi la
sua reticenza e la rigidità con cui aveva accettato il mio
abbraccio. Con un sorriso tirato sul volto l'affidai nuovamente a
Jacob, che si limitò ad annuire. Lui aveva capito anche
senza
parole.
Con
un sospiro mi girai e
senza più voltarmi mi allontanai seguito da Bella alquanto
perplessa
e dalle Guardie.
Ancora
una volta non ero
riuscito a dare a Nessi spiegazioni sul perché mi accingevo
ad allontanarmi da casa senza la promessa di ritornare. Sapevo dai
suoi pensieri che era offesa e arrabbiata con me ed ero consapevole
che questo nuovo abbandono la stava ferendo nuovamente ma non sapevo
ciò che mi stava aspettando e mi sembrava sciocco farle
promesse
che poi non avrei potuto mantenere.
Speravo
solo che Jacob e
la mia famiglia gli riuscissero a far capire che non potevo fare
diversamente, che non avevo altra possibilità se non
ritornare là e affrontare il mio destino. Inoltre speravo
che lei riuscisse a
capire quanto era importante, per Bella e me, stare assieme anche se
non sapevamo come sarebbe andata a finire.
E
adesso solo la
vicinanza di Bella mi stava dando la forza e la serenità
necessaria
per affrontare il futuro.
Ma
più la macchina mi
avvicinava a Volterra più l'ansia avvolgeva stretto il mio
cuore
quasi soffocandolo in una morsa dolorosa.
Marcus
non mi odiava come
Caius e non aveva l'avidità di Aro, ma era un Signore di
Volterra e
non avrebbe permesso ulteriori ribellioni, e avrebbe fatto di tutto
per rafforzare il suo potere.
Temevo
che per dimostrare
la sua forza e il suo nuovo ruolo mi avrebbe costretto a restare a
Volterra e magari avrebbe obbligato Bella a giurargli
fedeltà.
Finalmente
arrivammo
nell'antica e bellissima cittadina italiana e, dopo essere entrati
nella Rocca, accompagnato da Bella, mi avviai verso la Sala del
Trono per andare a fare rapporto sulla missione compiuta.
La
tenevo per mano e la
conducevo per i lunghi e bui corridoi della Rocca tranquillamente,
indifferente alle Guardie che mi salutavano ossequiose e ai loro
pensieri curiosi.
Lei,
invece, si guardava
intorno spaesata e non era certo necessario Jasper per capire che
era tesa come una molla pronta a scattare. Quell'ambiente per me
diventato familiare era ancora evidentemente ostile nei suoi
pensieri.
L'ultima
volta che c'era
stata era stato quando era venuta a salvarmi e quei ricordi
probabilmente si erano risvegliati con l'ansia e il dolore che li
accompagnavano.
Forse
avrei dovuto
lasciarla nella mia camera ad aspettarmi ma non volevo separarmi da
lei e sapevo che Bella avrebbe voluto stare vicino a me.
Quando
entrai per un
attimo rimasi fermo incapace di muovermi mentre osservavo Marcus
seduto tranquillamente sul trono centrale con dietro Renata. Ai suoi
lati i due troni, adesso in piedi, erano rimasti vuoti a ricordarmi
gli avvenimenti successi pochi giorni prima.
“Bentornato
Edward”
mi disse sorridendomi e facendomi segno di avvicinarmi “Come
è
andata la missione?” chiese tranquillo.
Feci
qualche passo avanti
e abbassai la testa in segno di rispetto portandomi il pugno sul
cuore “Mio Signore.” iniziai “I
licantropi sono stati
annientati e solo due Guardie Anna e Telemaco sono perite
nell'impresa” spiegai “Molte però hanno
riportato ferite e
alcuni necessitano di qualche giorno di riposo”
“Un
gran bel risultato
Capitano. Ma dimmi, se non ricordo male… è Bella
la signora che
hai al tuo fianco?” mi chiese sempre sorridendo.
Annui
preoccupato. Non
potevo nasconderla e nemmeno mentirgli. La sua domanda era strana,
lui poteva percepire il nostro legame senza bisogno di chiedermelo.
Senza contare che l'aveva già conosciuta. Perché
allora quella
domanda?? Cosa mi stava nascondendo, così abilmente nella
sua
mente?? E perché quel sorriso compiaciuto?? Avevo paura...
paura
che la volesse nelle Guardie.
Con
il cuore gonfio mi
sforzai di rispondergli cercando di tenere un tono di voce normale
“Si mio Signore lei è Bella, mia moglie”
confermai trattenendo
il fiato per la tensione accumulata.
“Mi
ricordo di te
Bella. Sono felice che tu sia ritornata a Volterra” disse
Marcus
rivolgendosi a lei.
La
guardai domandandomi
cosa stesse pensando... ma il suo scudo era alzato mentre i pensieri
di Marcus erano volutamente confusi e schizofrenici... mi stava
tenendo lontano dalla sua mente!!!
La
vidi sobbalzare,
probabilmente non si aspettava di venir coinvolta nella discussione
“Anch'io mi ricordo di Voi... Signore di Volterra”
rispose lei
alzando il mento con la voce ferma.
L'invidiai
un attimo...
avrei dovuto pensare che fosse un incosciente o non sapesse a quale
pericolo stessimo andando incontro. Ma conoscendola bene, era
più
probabile che si sentisse sicura e certa di riuscire a venirne fuori
senza problemi. Tante volte mi aveva dimostrato il suo coraggio e
questa non sarebbe stata certo un eccezione.
“Il
tuo dono è
potente... vuoi metterti anche tu al mio servizio?” lo sentii
chiedere mellifluo e una fitta al cuore mi fece tremare le gambe. Le
mie paure si stavano concretizzando... l'avrebbe costretta a fare
il giuramento e saremmo rimasti per sempre entrambi prigionieri di
quelle fredde mura.
“Veramente
mio signore,
ho solo accompagnato mio marito. Sono solo un' ospite e intendo
rimanerlo!” la voce di Bella era decisa. Lo stava sfidando
apertamente.
Le
strinsi la mano, poteva essere pericoloso tenergli testa di fronte a
tutte le Guardie
ma la sua reazione mi sorprese. Una risata aperta e argentina
squillò nella sala mentre sorridendo le rispose
“Come vuoi tu. Il
tempo degli obblighi è passato. Un nuovo corso si
è aperto e le
regole verranno rispettate” disse Marcus alzando la voce
affinché
tutti sentissero e i suoi pensieri divennero finalmente chiari. Non
avrebbe costretto Bella a giurare perché era sicuro che lei
sarebbe rimasta ugualmente a Volterra di sua volontà.
Lo
guardai stupito...
perché Bella avrebbe dovuto scegliere di rimanere qua per
sempre?? Solo una cosa poteva spingerla a quella decisione... la mia
permanenza definitiva.
Ingoiai
a vuoto
preoccupato e spaventato mentre gli occhi di Marcus si posarono sui
miei.
Sapeva
che avevo letto le
sue certezze e mi sorrise oscurando nuovamente la sua mente con un
sorrisino subdolo.
“Benissimo
Capitano. Puoi andare” mi congedò facendomi un
segno con la mano.
Ma
io volevo sapere cosa
aveva in mente e quale sarebbe stato il mio destino. Così
raccolsi
tutto il coraggio che avevo e gli posi la domanda fondamentale
“
Mio Signore. Sapete che non intendo rimanere, che la mia venuta
è
stato uno sbaglio. Vorrei tornare a casa dalla mia famiglia, mi
lascerete libero?”
Ecco
adesso avrei saputo
quali erano i suoi piani... e strinsi la mano a Bella per farmi
coraggio come se quel contatto potesse cambiare il futuro.
Lui
alzò un sopracciglio
“Quanta fretta Edward. Domani ci sarà un Consiglio
e ci saranno
molte decisioni da prendere. Ne riparleremo... per adesso è
prematuro.” e con un gesto perentorio della mano mi
segnalò che il
mio tempo era scaduto. Non aveva pensato apposta
all'eventualità
aggirando così ancora una volta il mio potere.
Senza
una parola, con il
cuore pesante e mille interrogativi per la testa, uscimmo dalla Sala
del Trono.
“Pensi
che ti
lasceranno andare?” mi chiese Bella preoccupata mentre la
conducevo verso la mia stanza.
“Non
so. Non mi è
piaciuta la sua risposta e il suo prendere tempo. Sa come nascondermi
i suoi pensieri, purtroppo” Avrei voluto mentirle dirle di
sì ma
non potevo perché io stesso avevo paura e il fatto che lui
celasse
così abilmente i suoi pensieri m'innervosiva non poco.
In
pochi minuti eravamo
giunti davanti alla mia camera. Mi fermai e la guardai negli occhi.
“Questa
è la mia
stanza” dissi emozionato aprendo la porta.
Lei
fece un paio di passi
dentro e dopo essersi guardata intorno si fermò con gli
occhi
sgranati dallo stupore.
“Sembra
una prigione”
mormorò guardandomi preoccupata e abbracciandomi stretto.
Forse
per la prima volta
si rendeva conto che stare a Volterra chiuso lì dentro non
era
certo una cosa piacevole soprattutto per noi abituati all'aria e alla
libertà.
“Non
c'è mai stata
molta differenza” risposi mesto prendendola per mano e
chiudendo
la porta dietro di noi a chiave. Il mio tono era amaro. Spesso quella
stanza era stata sul serio la mia prigione e più di una
volta
l'avevo odiata e avrei voluto scappare lontano da quelle quattro mura
. Ma non volevo intristirla più di tanto. Avevo lei adesso e
questo
era l'importante.
“Ma
questo non l'ho mai
fatto qui dentro” mormorai soffiando nel suo orecchio mentre
posavo le mie labbra sulle sue felice come un bambino che scarta un
regalo.
Lei
mi sorrise furbetta
“Il letto però è bello grande e sembra
comodo” rispose
guardandomi dal basso in alto con gli occhi che le scintillavano
lussuriosi mentre allacciava le sue mani dietro la mia schiena.
“Pensavo
che prima
volessi farti una doccia mentre vado a cercarti qualche vestito per
cambiarti.” le risposi accarezzandole la sua morbida guancia.
“Abbiamo viaggiato a lungo” aggiunsi sorridendo.
“E'
un idea. Ma c'è
il bagno?” mi chiese dubbiosa guardandosi intorno.
“Certo
mia signora”
le dissi indicandole la porta chiusa con un inchino.
Lei
mi sorrise e dopo
avermi dato un buffetto sulla testa ridacchiando mi rispose
sorridendo “allora ne approfitterò” e
slacciandosi da me si
avviò verso il bagno con gli occhi che scintillavano.
Quando
tornai era
sdraiata sul letto... il suo corpo ricoperto solo dalla biancheria
intima.
Chiusi
nuovamente la
porta a chiave... in fondo Marcus mi aveva detto che la riunione ci
sarebbe stata solo in nottata e noi avevamo tutto il pomeriggio
libero.
Mi
avvicinai e la baciai
sul naso. “Vado a farmi una doccia anch'io”
mormorai sulle sue
labbra.
“Qui
ci sono i
vestiti...”
Non
feci in tempo a
finire la frase “Lasciali li... per ora non mi
servono” sussurrò
allacciando i suoi occhi ai miei come se avesse paura che sparissi
nuovamente.
Corsi
in bagno e mi
sciacquai velocissimo, volevo tornare da lei, volevo stare con lei,
avevo bisogno di lei.
Insieme
avremmo
dimenticato la nostre paure, e cercato di passare quelle lunghe ore
dimenticandoci del futuro, perdendoci in noi stessi.
Mi
sdraiai sul letto al
suo fianco e le cinsi le spalle appoggiandole al mio petto nudo.
“Sono
felice che tu sia
qua, Bella” le soffiai nell'orecchio felice di averla
lì sdraiata
al mio fianco Ero sicuro che assieme avremmo potuto superare
qualsiasi cosa ci riservasse il futuro.
Non
sapevo, però, ciò
che mi stava attendendo alla riunione... mai più mi sarei
aspettato quelle parole da Marcus e la reazione delle Guardie Reali.
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Capitolo 38 *** La richiesta di Marcus ***
Ciao
eccomi qua un grazie ♥ a tutte per le numerose recensioni
che mi
fanno sempre molto piacere.♥
Vi
state chiedendo cosa vuole fare Marcus?? Il perché si
comporti
così?? Bhe posso solo dirvi che lui deve gestire il comando
e che siamo entrati nei giochi di potere di Volterra e quindi non
stupitevi per ...
Capitolo 36 La richiesta di Marcus
Edward
Stavo
baciando nuovamente Bella sulle labbra, perso nelle sue carezze
quando sentii bussare alla porta.
Con
un sospiro mi staccai da lei “Che c'è?”
chiesi scocciato per
quell'interruzione.
“Siete
convocato fra venti minuti nella Sala del Trono , Capitano”
sentii
una voce sconosciuta annunciare, da dietro la porta, quello che
temevo.
Sbuffai
e abbassai gli occhi su Bella “Devo prepararmi”
sussurrai odiando
profondamente il dovermi staccare da lei.
Lei
mi guardò pensosa. Ci eravamo amati in maniera tenera e
dolce ma mi
era sembrata lontana come se la sua testa fosse altrove.
“Cosa
c'è Bella?” le chiesi alzandomi e prendendo le sue
mani fra le
mie “Ti
ho sentito lontana... quasi incerta” mormorai affranto
temendo che
il suo comportamento fosse dovuto a qualche mio errore.
La
sua mano sfiorò il mio viso… una scia dolce e
delicata, una
carezza sensuale eppure timida.
La
sentii sospirare e la vidi mordicchiarsi le labbra, indecisa forse se
dirmi o meno la verità. “Edward...
perché il letto è così
grande?” la sua domanda mi spiazzò
completamente.
Rimasi a
fissarla imbambolato … non potevo certo dirle che era
perché mi ci
riposavo con Rebecca... lei avrebbe frainteso.
Il
mio silenzio però peggiorò la situazione
“Quante volte sei stato
sdraiato qui con Rebecca fra le tue braccia?? Quante volte l'hai
amata come hai fatto con me??”.
Non
era possibile... come potevano mai venirle in mente certe domande??
Eppure potevo capirla... molte volte ero stato geloso di lei a scuola
e quanto lo ero stato di Jacob.
Avrei
voluto mentirle, dirle che Rebecca non aveva mai messo piede
lì
dentro, ma sarebbe stato sbagliato.
Dovevo essere sincero... basta
bugie o mezze-verità. Il mio modo di fare aveva sempre
complicato
le cose... il mio desiderio di proteggerla dalla verità
aveva creato
solo problemi.
E
raccogliendo il coraggio gli raccontai senza veli e bugie il
rapporto che c'era con Rebecca e come riposassi vicino a lei che
aveva il potere di rilassare la mia mente.
La
vidi chiudere gli occhi poi aprirli nuovamente “E' la
verità
Edward?” mi chiese.
Annui
guardandola negli occhi sperando che leggesse la mia
sincerità
nell'anima.
Sul
suo viso apparve un sorriso compiaciuto.
“Allora
non ti ha mai baciato così?” mi chiese appoggiando
le sue labbra
sulle mie e iniziando un dolce e sensuale bacio.
“Certo
che no” le risposi subito ridacchiando felice
“E
neanche accarezzato così?” chiese sfiorandomi con
la mano i miei
pettorali e provocando un brivido di piacere che risvegliò
subito la
voglia di lei e un ringhio profondo di piacere dalla gola.
“Mai”
affermai deciso e sicuro mentre esultavo dentro di me. Le avevo
detto la verità e lei mi aveva creduto.
Ero
pronto a rifare l'amore con lei ad accarezzarla ancora per ore ma
dopo aver risposto al suo bacio con molto dispiacere e con un
sospiro mi staccai da lei.
“Devo
andare. Devo presentarmi alla riunione.” le dissi abbassando
la
testa dispiaciuto e nuovamente preoccupato. La realtà aveva
nuovamente bussato alla nostra porta.
“Hai
ragione. Vestiamoci, altrimenti arriveremo in ritardo” mi
rispose risoluta alzandosi veloce.
Per
un attimo rimasi interdetto. Aveva parlato al plurale??
“Bella...”
iniziai indeciso e preoccupato “Hanno convocato me... non so
se
puoi venire” conclusi guardandola di traverso mentre stava
cercando
la sua biancheria che avevo sfilato con molta destrezza trattenendomi
dal non farla a brandelli.
I
suoi occhi fiammeggiarono un attimo “Certo che vengo. Forse
non
hai ancora capito ma non intendo staccarmi un attimo da te.
Capitano!” concluse mettendo l'accento sull'ultima parola e
tirandomi la camicia della divisa che avevamo buttato sul divano.
“E
se vuoi arrivare puntuale, ti conviene anche vestirti rapidamente prima
che ci ripensi e decida di tenerti prigioniero qua”
scherzò
fissando in maniera sfacciata la mia virilità.
Scossi
la testa e rinunciai a protestare ridacchiando della sua audacia.
Sarebbe stato perfettamente inutile discutere con lei. E a
malincuore mi affrettai a indossare la divisa rimpiangendo di non
poter cedere al suo ricatto.
Stavo
allacciando la mantellina quando lei si avvicinò e me la
lisciò
sulle spalle sistemandola perfettamente “Ecco così
sembri proprio
un Capitano delle Guardie” cercò di scherzare ma i
suoi occhi
rivelavano quella preoccupazione che si era insinuata lentamente e
inesorabilmente nei nostri cuori.
Quando
fummo pronti mi avviai verso lo studio di Aro pensando che la
riunione fosse nella sala circolare ma non facemmo in tempo a fare
dieci passi che vidi Kong venirmi incontro sorridente.
“Edward.
La riunione è nella Sala del Trono. Vieni parteciperanno
tutte le Guardie” mi disse stringendomi
il braccio e abbassando poi la testa verso Bella “E questa
immagino sia la tua Signora ” continuò
sorridendole.
Bella
annui e gli strinse la mano disinvolta “Il mio nome
è Bella”
rispose semplicemente.
A
quel punto dovevo fare le presentazioni “Questo è
Kong.
L'istruttore delle Guardie e un amico” spiegai.
Bella
mi guardò un attimo interdetta poi gli sorrise
“Piacere”
Anche
lui le sorrise “Piacere mio. Il nostro Edward ha scelto
proprio
bene” commentò ridacchiando e dandomi una manata
sulle spalle.
Sospirai
e scossi la testa mentre la porta della Sala del Trono si apriva di
fronte a noi.
“Aspettami
qui... in fondo” le dissi. Non volevo che si facesse
notare... non
sapevo cosa mi aspettava.
Per
una volta la vidi annuire. Stai attento Edward. Ti amo. Le
sue parole entrarono nella mia mente ed io mi voltai a sorriderle.
Aveva alzato un attimo lo scudo per rassicurarmi.
Poi
mi portai avanti e mi misi vicino a Demetri e Felix.
Le
due guardie, come mi videro mi abbracciarono strette, felici di
rivedermi.
Rebecca
era a fianco a Demetri e mi guardava sorridendo soddisfatta.
Le
sorrisi anch'io e le feci un veloce cenno di saluto con la mano
stando ben attento a non avvicinarmi troppo a lei. Non volevo
irritare Bella che sicuramente mi stava osservando.
Marcus
seduto sul trono centrale si alzò in piedi e noi tutti
tacemmo e
rivolgemmo la nostra attenzione al Signore di Volterra.
“Guardie
noi tutti siamo qui riuniti per prendere una decisione importante.
Come
sapete i Signori di Volterra sono sempre stati tre.
E
tre dovranno essere nuovamente.
Ora
è giusto che voi stesse decidiate da chi volete essere
comandate.
Chi
volete Guardie sul trono di Volterra con me?”
Le
sue parole mi avevano preso in contropiede. Non mi aspettavo che
Marcus volesse dividere il suo potere ne tanto meno che chiedesse
alle Guardie da chi volessero essere comandate.
Era
un saggio e ancora una volta lo stava dimostrando.
Aveva
capito come tenere il potere e assicurare stabilità a
Volterra e
alla nostra razza. Se fossero state le Guardie a scegliere non ci
sarebbero state contestazioni future o rivolte e Volterra ne sarebbe
uscita ancora più forte di prima.
Il
silenzio era caduto pesante fino a che la voce potente di Ilmi non
lo spezzò.
“Edward”
si limitò a dire ad alta voce.
Lo
guardai spaventato e disorientato mentre il mio nome rimbombava nella
sala ripetuto ad alta voce dalle Guardie in una lenta e costante
melodia.
Non
riuscivo a crederci...
Le
Guardie volevano che assumessi il potere.
Mi
voltai e i miei occhi smarriti andarono a cercare quelli di Bella
mentre mi domandavo cosa dovessi fare. Era infatti una decisione
importante... una decisione che avrebbe cambiato la mia vita e il mio
futuro nonché quello di chi amavo e della stessa Volterra.
Scegli
ciò che ritieni giusto Edward. Io resterò al tuo
fianco comunque.
Qualunque sia la tua decisione.
Le
sue parole erano arrivate forti e sicure donandomi la certezza che
qualsiasi sarebbe stata la mia scelta lei sarebbe stata al mio
fianco.
E
un sorriso si aprì sul mio volto. Non avevo bisogno di altro
tempo
per riflettere... la mia decisione era stata già presa.
Bella
Avevo
amato Edward in quella stanza perché non ne potevo fare a
meno. Il
suo odore, il suo corpo e la sua anima erano la mia terra e la mia
aria.
Ma
la gelosia era un tarlo che non riuscivo a scacciare del tutto e
mentre stavo distesa fra le sue braccia mi domandavo il
perché
avesse un letto così grande.
Forse
mi aveva mentito, forse aveva fatto l'amore con Rebecca sul quel
letto, in quella stanza.
E
indecisa se parlare o meno gli avevo posto la domanda che mi
torturava. Lo avevo osservato negli occhi mentre mi rispondeva e vi
avevo visto dapprima la paura e poi la sincerità.
E
quando erano venuti a chiamarlo lo avevo voluto seguire. Non lo avrei
più lasciato solo, non fino a che ci fosse stata Rebecca
nelle
vicinanze.
Adesso
finalmente avevo capito quanto l'avevo fatto soffrire con Jacob.
Avevo dovuto provare sulla pelle la stessa insicurezza per poter
comprendere e adesso come aveva fatto lui, io avrei lottato per
tenerlo a fianco a me anche se questo avesse significato smembrare
Rebecca o sfidare Marcus.
Usciti
dalla stanza avevo conosciuto Kong e mi era risultato subito
simpatico. Ero rimasta stupita da come tutti volessero bene al mio
Edward e come tutte le Guardie abbassassero gli occhi al suo
passaggio.
Si
muoveva sicuro nei corridoi indifferente e incosciente dell'effetto
che faceva sugli altri.
Ma
io me ne ero accorta. Aveva conquistato il rispetto e il cuore delle
Guardie di Volterra.
E
quando Marcus chiese da chi volessero essere comandate non mi stupii
affatto di sentire il suo nome.
Lui
sembrava scioccato invece. Probabilmente non se lo aspettava.
Non
si era reso conto di quanto con il suo cuore puro e sincero unito al
suo coraggio avesse conquistato la loro fiducia e il loro rispetto.
Il
suo sguardo smarrito da ragazzino mi faceva tenerezza mentre potevo
immaginare i dubbi assalirlo.
Ancora
una volta si trovava a scegliere se tornare a casa o rimanere
lì.
Ancora
una volta il suo cuore era spezzato a metà mentre si
chiedeva se
essere Edward Cullen o Edward Signore dei Volturi.
Ma
soprattutto se essere un uomo o un vampiro.
Potevo
immaginare la sua lotta interiore mentre si domandava cosa scegliere
e se Volterra con lui a capo avrebbe potuto essere migliore e
più
giusta.
Doveva
essere libero di scegliere il suo destino, doveva sapere che
qualunque esso fosse, io sarei stata lì con lui e certa di
fare la
cosa giusta mi levai lo scudo e gli inviai i miei pensieri mentre i
suoi occhi si specchiavano smarriti nel dubbio dentro i miei.
E
quando ci fu silenzio la sua voce risuonò forte e sicura.
Aveva
deciso. Aveva deciso quale sarebbe stato il nostro futuro!!
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Capitolo 39 *** Una decisione difficile ***
Ciao a tutte. E grazie ancora
tantissimo, siete impagabili♥.
Dai
commenti ho visto che vi siete divise a metà. C'è
chi lo accetterebbe come Signore di Volterra e chi invece lo vuole a
casa dalla sua famiglia. Ad entrambi gli schieramenti dico soltanto di
accettare la sua decisione perchè Edward si trova
davanti ancora una volta ad...
Capitolo 37 Una decisione difficile
Edward
Quando
era calato il silenzio mi ero portato di fronte a Marcus.
Lui
era certo che avrei accettato e sicuro che sarei stato un ottimo
Signore di Volterra. Contrariamente a me era sicuro che le Guardie
mi avrebbero scelto e aveva aspettato il loro verdetto tranquillo e
sereno.
Lo
guardai negli occhi, presi fiato e pronunciai le parole che avrebbero
deciso il mio destino... il nostro destino.
“Mio
Signore Marcus... Guardie di Volterra...
Sono
onorato della fiducia che riponete in me.
Ma
io ho una famiglia e una figlia che aspetta il mio ritorno.
Io
voglio tornare a casa da loro.
Questo
non è il mio posto,
Ho
scoperto di avere degli amici, ho capito quanto sia importante che
Volterra vigili sul nostro mondo ma non è questa la vita che
voglio.
Non
prenderò il potere. Non è quello che desidero e
non è questa la
mia casa.”
Poi
abbassando la testa era tornato indietro fra le Guardie mentre un
forte brusio si era alzato nella sala.
“Silenzio”
tuonò Marcus “Prendiamo atto del tuo volere
Capitano Edward.” aveva detto senza levare gli occhi dai miei
e scuotendo la testa
chiaramente deluso dalla mia decisione.
“Perché
Edward?” mi chiese Demetri al mio fianco.
“Tu
più di tutti lo dovresti sapere Demetri” gli
risposi
sorridendogli. Poi un dolce profumo invase le mie narici e senza
levare gli occhi da Marcus allungai la mano stringendo quella di
Bella che mi aveva raggiunto.
Sei
sicuro Edward? Mi chiese mentalmente.
Mi
voltai sorridendole e posai le mie labbra sulle sue.
“Voglio
solo tornare a casa e godermi l'immortalità al tuo fianco
con vicino
la mia famiglia e mia figlia come era nei nostri progetti” le
sussurrai.
La
guardavo negli occhi tenendola stretta a me, volendo solo dimenticare
dove fossi, quando la voce di Marcus mi riportò alla
realtà
“Guardie
dovete scegliere. Da chi volete essere comandate?”
Mi
ero dimenticato, altri due Signori dovevano essere nominati e da loro
sarebbe dipeso il mio destino e quello di Bella.
Trattenni
il fiato preoccupato e un sorriso si allargò sul mio viso
quando
all'unanimità furono invitati a prendere il comando dapprima
Demetri e poi Malik.
Loro
sorridenti avanzarono e sotto gli occhi lucidi di Rebecca,
soddisfatti di Felix e delle altre Guardie, prestarono nuovamente
giuramento nelle mani di Marcus e si sedettero ai suoi lati.
Con
Demetri a destra e Malik a sinistra, Volterra aveva di nuovo trovato
i suoi Signori al completo e ne era uscita più forte ed
equilibrata
che mai.
Il
silenzio calò nuovamente sulla sala ed entrambi
ringraziarono le
Guardie per la fiducia.
Sorridevo
stringendo a me Bella. Con loro ero certo che la mia famiglia sarebbe
stata al sicuro.
Quando
ci fu di nuovo silenzio Marcus prese la parola.
“Ora
c'è una decisione importante da prendere. Edward vieni
avanti” mi
chiamò con la voce severa.
Lasciai
Bella e mi portai al loro cospetto abbassando la testa in segno di
rispetto.
“CapitanoEdward
hai rifiutato di sedere sul trono affermando che vuoi tornare alla
tua famiglia. Sei sicuro di volere questo?” mi chiese senza
levare
gli occhi dai miei.
Entrai
nella sua testa ma c'era solo il nulla mentre Malik e Demetri avevano
la mente confusa. Erano ancora stupiti di sedere sui troni e
non avvezzi a prendere simili decisioni. Loro erano abituati ad
ubbidire non a comandare. Avrebbero imparato, pensai, ma per ora la
decisione era nelle mani di Marcus.
Mi
limitai ad annuire, nell'attesa di sapere il mio destino.
“Hai
prestato giuramento Edward. E sei un Capitano di Volterra. Il tuo
destino è stato deciso tempo fa quando il nostro medaglione
è stato posto
sul tuo petto. Questo è quello che sei!” disse ed
io mi sentii
morire, non sarei mai stato libero.
E
il medaglione iniziò a pesare e bruciare sul mio petto.
Bella
mi raggiunse stringendo la mia mano.
“Non
vi chiediamo mio Signore di sciogliere il giuramento ma di rispettare
almeno il patto stretto tempo fa” la sentii dire.
La
sua mano tremava come il mio cuore. Avevo rifiutato la
possibilità
di cambiare Volterra, di cambiare le sue Leggi e adesso forse ne
avrei pagato le conseguenze.
Non
sapevo ancora che Volterra mi avrebbe reclamato a essere
testimone di un evento per me inaspettato.
Bella
Edward aveva
rinunciato al potere e ad essere Signore di Volterra.
Ero
felice della sua scelta volevo tornare a casa, volevo stringere
nuovamente fra le mie braccia la mia Renesmee e rivedere la nostra
famiglia.
Sui
troni vuoti avevano preso posizione Demetri e Malik e potevo vedere
nel sorriso di Edward la soddisfazione per la scelta effettuata.
E
tuttavia quando venne chiamato da Marcus ebbi paura.
Cosa
poteva volere ancora da lui?
E
le sue parole bruciarono ogni speranza di libertà.
Marcus
rammentò ad Edward il suo ruolo e il suo giuramento.
A
nessuno importava che lo avesse fatto senza volerlo realmente. E il
medaglione sul suo petto era il simbolo della sua schiavitù.
Veloce
mi portai al suo fianco. Mi ero ripromessa di non lasciarlo
più
solo e adesso era l'ora di combattere per lui.
Così
schiarendomi la voce affrontai i Signori di Volterra reclamando la
nostra libertà.
Non
mi importava delle conseguenze, loro dovevano rispettare i patti.
Ero
decisa, determinata a combattere se ce ne fosse stato bisogno ma la
risposta di Marcus mi prese completamente alla sprovvista.
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Capitolo 40 *** Edward Cullen Capitano di Volterra ***
Capitolo
38 Edward Cullen Capitano di Volterra
Edward
Ero
pronto a tutto ma non a questo.
“Signori
di Volterra” iniziò a parlare Marcus rivolgendosi
alla coppia che
sedeva ai suoi lati “Oggi iniziamo una nuova era per Volterra
e
credo che sia giusto iniziarla prendendo una decisione
importante”
Alzai
lo sguardo su di Lui, chiedendomi dove volesse andare a parare. I
suoi pensieri erano confusi e mi guardava sorridendo soddisfatto di
aver annullato il mio potere.
“Il
Capitano Edward ci chiede di rinnovare i patti stabiliti con la sua
famiglia. Ci chiede di rinnovare il suo congedo temporaneo e il
permesso di tornare a casa con la clausola di ripresentarsi qui fra
quindici anni.” disse guardando le Guardie “Eppure
noi tutti
sappiamo che lui venne qui senza la sua volontà e che il suo
giuramento venne prestato sotto il potere di Chelsea”
continuò alzandosi in piedi “Confermi tu Chelsea
questa versione?” le
chiese.
Mi
voltai a guardarla. Non ci eravamo mai considerati più di
tanto ma
potevo sentire dai suoi pensieri il dispiacere per quello che mi
aveva fatto.
“Si
mio Signore. Avevo ubbidito agli ordini di Aro e Jane ed Edward
quando arrivò e prestò giuramento non era
cosciente di quello che
stava facendo” confermò lei sorridendomi.
Strinsi
la mano a Bella... non capivo dove volesse arrivare Marcus e cosa
volesse ottenere.
“Ottimo!
Grazie Chelsea.
Ti
è stato concesso il congedo temporaneo, eppure il tuo animo
è
irrequieto Edward.
Non
vorresti stare qui con noi, eppure hai onorato la tua parola e il tuo
impegno!
Hai
difeso con onore e sacrificio i tuoi Signori e la tua razza!
Hai
guidato le Guardie con saggezza e hai assunto il più alto
grado a
cui tu potessi aspirare!
Sei
stato addestrato a combattere e ti sei rivelato un ottima Guardia
prestando il tuo potere affinché la giustizia trionfasse e
Volterra
fosse sempre più forte!
Ora
mi domando cosa dobbiamo fare di te?”
Per
un attimo trattenni il fiato… ecco finalmente sarebbe
arrivato al
sodo… finalmente avrebbe deciso del mio destino.
“Signori
e Guardie di Volterra. Io credo che sarebbe giusto
rendere ad
Edward la sua libertà.” concluse guardandomi
sorridente “
Volterra è cambiata e mai nessuno sarà
più obbligato a servirla
senza il suo volere...
Ma... quello che
è stato non può venire
cancellato ed il suo giuramento non può essere
annullato”
concluse.
Mi
sentii sprofondare.
Certo
nessuno sarebbe più stato obbligato a servire Volterra senza
il suo volere, ma per me ormai era troppo tardi e non c'era
più
speranza.
Abbassai
la testa affranto.
Ero una Guardia e lo sarei rimasto, Volterra
avrebbe continuato a reclamarmi.
La mia speranza era morta con quelle
parole.
Sentii
Bella abbracciarmi ma rimasi fermo…
Edward Cullen era
morto un altra
volta.
Bella
Non
potevo crederci tante belle frasi, tanti complimenti e poi... poi
aveva annientato con poche parole la nostra felicità e le
nostre
speranze.
Abbracciai
Edward affranta e mortificata. Aveva lottato per la sua
libertà ma
ancora una volta aveva perso.
Non
potevo sentire i suoi pensieri ma lo abbracciai stretto Non
temere
Edward sono qui con te. Non ci arrenderemo continueremo a lottare
fino a che non sarai libero gli dissi mentalmente sfilando lo
scudo.
Ma
lui scosse la testa piano. “Mi spiace Bella. Non ho
più la forza
di lottare.” mormoro girandosi per allontanarsi.
“Dove
credi di andare Edward” la voce di Marcus si alzò
bloccandolo.
Lo
vidi voltarsi a testa bassa, affranto, gli occhi chiusi per
nascondere la disperazione.
“Resta
Capitano. Non ho ancora finito” riprese Marcus
“Guardami!” gli
ordino poi.
Lo
vidi prender fiato e alzare uno sguardo spento su di lui. Poi i
suoi occhi divennero improvvisamente vispi mentre la sua bocca si
apriva in un sorriso raggiante. Non capivo ma Marcus riprese a
parlare sciogliendo i miei dubbi.
“Il
tuo giuramento è valido e indissolubile, ma visto i tuoi
meriti sul
campo penso sia giusto darti un congedo illimitato.” concluse
sorridente.
Edward
non aspettò neanche che avesse finito di parlare che
giratosi verso
di me si chinò per baciarmi appassionatamente.
Edward
Non
potevo credere a quello che avevo letto nella sua testa. Mi avrebbe
dato il permesso di partire, di liberarmi da quell'odioso vincolo.
E
quando pronunciò le parole ad alta voce non resistetti e
giratomi
baciai la mia Bella.
La
stavo baciando da uomo libero finalmente sciolto dai vincoli di
Volterra.
Le
nuvole erano state spazzate via.
“Aspetta
Capitano” la voce di Marcus arrivò fredda a
bloccare la mia gioia
e a malincuore mi staccai da Bella e mi voltai affranto avevo gioito
troppo presto!
“Il
tuo giuramento è valido e tu resterai un Capitano di
Volterra ma
sarai liberò di tornare a casa e di restarci.
Però sappi che in
caso che Volterra ne abbia bisogno potrai essere richiamato in
servizio e tu dovrai rientrare fra le Guardie immediatamente”
Era
giusto così.
Le
nuvole non erano state dissolte dal mio cuore ma avrebbero convissuto
in esso con il sole.
Sarei
stato un Cullen difensore e Capitano di Volterra.
La
FF non è ovviamente finita anche se mancano soltanto cinque
capitoli + l'epilogo e siccome siete delle lettrici fantastiche vi
regalo uno spoilerino per ringraziarvi:
Dovevo
aver fiducia in Demetri, mi aveva aiutato tanto in passato non poteva
tradirmi, mi dissi, per farmi coraggio.
Girai
la testa e i miei occhi incontrarono quelli di Rebecca che mi sorrise
radiosa.
Ciao
a tutte volevo ricordarvi che
tutte le mie FF sono postate nel mio angolino che troverete cliccando
qua:
http://lestoriedipulla.blogspot.it/
Inoltre se siete appassionate della
saga DEI CONFRATELLI DEL PUGNALE NERO troverete una FF "In nome di
Qhuinn" tutta nuova di cui ho già postato 15
capitoli, all'indirizzo:
http://innomediqhuinn.blogspot.it/
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Capitolo 41 *** Il luogo segreto ***
Ciao a tutte. Non dico
nulla solo buona lettura !!!
Capitolo
39 Il luogo segreto
Edward
Ero
felice e a malincuore mi staccai da Bella
“Vi
ringrazio miei Signori. Stasera tornerò a casa ma sono
pronto a
mettermi ai vostri ordini se avrete bisogno di me” dissi
raggiante. Le loro menti erano serene e felici ma il sorriso si spense
sulle
mie labbra quando Demetri prese la parola.
“Non
avere così tanta fretta Capitano. Ti sarà
concesso di partire solo
fra tre giorni” mi disse inclinando la testa e indirizzando i
suoi
pensieri verso Felix che sogghignava enigmatico.
Uscii
subito dalla sua mente chiedendomi il perché dovessi
rimanere lì
altri tre giorni.
Non
mi piaceva quel prendere tempo... avevo paura che qualche inganno si
celasse nascosto.
Ma
non mi opposi e mi limitai ad abbassare la testa in segno di
obbedienza.
Dovevo
aver fiducia in Demetri mi aveva aiutato tanto in passato non poteva
tradirmi, mi dissi per farmi coraggio.
Girai
la testa e i miei occhi incontrarono quelli di Rebecca che mi sorrise
radiosa.
Quello
sguardo non sfuggì però a Bella che mi
strattonò via, imbronciata,
mentre Marcus scioglieva la riunione.
In
silenzio ci allontanammo e tenendo Bella per mano mi avviai verso il
cortile.
Avevo
voglia di prendere aria e di sentire il vento accarezzarmi la pelle.
Lei
mi seguiva silenziosa, eravamo attorniati dalle Guardie ed entrambi
volevamo poter parlare senza orecchie indiscrete.
Solo
un posto ci avrebbe garantito quell'intimità.
E
come entrammo nel cortile mi diressi verso il mio albero.
“Vieni
Bella ti porto sul mio albero” le dissi fermandomi ai suoi
piedi e
accarezzando ancora una volta la corteccia come ero solito fare.
Lui
era stato testimone silenzioso della mia disperazione e delle mie
speranze e ancora una volta mi avrebbe fornito la sua protezione.
Agilmente
salii senza voltarmi alle spalle. Contrariamente alle altre guardie e
a Rebecca, Bella era abituata come me a salire in alto fra le
fresche fronde.
Quando
arrivammo in cima mi sistemai sul mio ramo e aspettai che lei si
sedesse vicino a me.
“Guarda
Bella... vedi quella collina con sopra quella chiesetta?” le
indicai con il dito l'orizzonte
“Si
. Perché Edward?” mi chiese incuriosita.
“Là
dietro c'è l'agriturismo nel quale vi eravate trasferiti. E
se
invece guardi a Nord oltre i filari di vite e oltre le catene
montuose che si vedono là in fondo, c'è la nostra
casa e la nostra
famiglia che ci aspetta” le spiegai indicandole la direzione.
Lei
guardava l'orizzonte in silenzio persa nei suoi pensieri. Mentre il
vento le scompigliava i capelli donandole un aria misteriosa e il
suo profumo si spargeva tutto intorno a me.
“A
cosa stai pensando?” le chiesi chinandomi a baciarle la
fronte.
“Dimmi
Edward, perché dici che è il tuo
albero?” mi chiese
accarezzandomi una guancia. Era curiosa. Lo era sempre stata e felice
mi affrettai a risponderle. Volevo che mi capisse, che capisse quanto
mi era mancata.
“Perché
quando ero libero dai miei impegni di Guardia venivo quassù
per
cercare un po' d'aria e per guardare dove sapevo che voi eravate...
che c'eri tu ad aspettarmi” le dissi sorridendole.
Lei
scosse la testa ridacchiando. “Il tuo luogo
segreto” mi disse
“Il
mio angolo della speranza” ribattei accarezzandole la guancia
“E
ora sono qui con te” sussurrai abbassandomi a baciarla sulle
labbra.
“Ci
hai mai portato Rebecca?” mi chiese evitando il mio bacio e
lasciandomi disorientato.
Possibile
che fosse gelosa fino a questo punto?
Annui
“Si ma lei mi aspettava generalmente più in basso.
Non le piaceva
stare qua. Ci veniva solo per permettermi di salire. Solo un paio di
volte è salita fin qui quando ero disperato... lei
è venuta per
confortarmi. Ma
con lei non ho mai fatto questo” le dissi prendendola per le
braccia e facendola sedere su di me mentre mi chinavo a baciarla.
Stavolta
non si ritrasse, anzi si appoggiò al mio petto e rispose al
mio
bacio languidamente. Un bacio lento, sensuale, dolce pieno di tutto
l'amore che sentivamo entrambi.
“E
per favore smettila di pensare a lei. Il mio cuore è
tuo” le dissi
staccandomi da lei, con un finto tono autoritario.
“Ne
sei sicuro?” mi rispose seria appoggiando di nuovo le sue
labbra
sulle mie.
Di
nuovo posai le mie labbra sulle sue conscio di non poter far altro
per dimostrarle quanto l'amassi in quanto eravamo pienamente
visibili dalle Guardie che passeggiavano nel cortile.
“Edward, scendi ti
devo parlare” la voce autoritaria di Demetri ruppe quel
momento magico e sbuffando per l'interruzione scendemmo dall'albero.
Ero
una Guardia ed ero tenuto ad ubbidire a un mio superiore...
purtroppo.
Lui
era sotto con affianco Rebecca e ci stavano aspettando.
Come
Bella la vide le sfuggì un ringhio sommesso mentre mi
stringeva un
braccio come a sottolineare che ero suo.
Un
sorriso allegro si dipinse invece sul viso di Rebecca che la guardava
con i suoi occhi argentati come se volesse scrutarle l'animo.
“Bella
credo che sia giunto il momento per noi di parlarci e chiarire una
volta per tutte alcune cosette” disse Rebecca prendendola per
un
braccio.
“Vieni con me.
Laggiù nessuno ci disturberà” concluse
trascinandosi
dietro il mio amore.
Bella
si voltò verso di me preoccupata ed io feci per protestare
quando
Demetri mi zitti “Lasciale andare Edward. Anche noi dobbiamo
parlare e Rebecca non ha alcuna intenzione di farle del male”
Mi
voltai a guardarlo chiedendomi cosa mai volesse da me e
perché aveva
preteso che rimanessi a Volterra ancora tre giorni.
Non
sapevo e non potevo immaginare il perché.
E
la risposta alla mia domanda inespressa mi lasciò
completamente
sbalordito e in difficoltà.
Bella
Eravamo
saliti sul suo albero. E ancora una volta mi chiesi come era stato
possibile per lui vivere chiuso in quelle mura. Il suo unico
conforto era guardare l'orizzonte e sentire il vento fra i capelli.
Rabbrividii
mentre m'immaginavo la tortura morale alla quale era stato sottoposto
in quei lunghi periodi.
Ma
malgrado mi sentissi triste per lui il tarlo della gelosia
bussò
ancora una volta nella mia mente.
Lui
sembrò spaesato e in imbarazzo dalla mia domanda ma la sua
risposta
piena di dolcezza e i suoi baci fugarono ancora una volta il dubbio
dal mio cuore.
Lui
era mio e Rebecca era meglio che girasse al largo da lui.
Quando
lo chiamarono scendemmo subito. Era ancora una Guardia ed era tenuto
ad obbedire agli ordini.
A
fianco a Demetri c'era lei. La sua Rebecca... il suo... simbionte.
La
creatura che aveva provato a rubargli il cuore e a trascinarlo via
dalla sua famiglia e da me.
Un
ringhio mi uscii dalle labbra.
L'odiavo.
Lei era bellissima e misteriosa. I suoi colori così diversi
da tutti
gli altri gli conferivano un qualcosa di affascinate.
Così
strinsi forte a me Edward. Lei doveva sapere che era mio.
E
quando mi chiese di seguirla e mi prese per un braccio ebbi per un
attimo paura di quella bellissima e pericolosissima Guardia.
Cosa
mai poteva volere da me quella vampira???
E
incerta e preoccupata la seguii chiedendomi ancora una volta quale
rapporto la legava ad Edward e che cosa mai doveva dirmi di
così
importante e confidenziale da trascinarmi lontano dal mio amore.
Ciao
a tutte volevo ricordarvi che
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Capitolo 42 *** Una notizia inaspettata ***
Un bacione a tutte e ancora
grazieeee!!!!
E siamo arrivati
al momento di scoprire a che gioco sta giocando la nostra
Rebecca.... di certo sarà...
Capitolo
40 Una notizia inaspettata
Bella
Segui
Rebecca in silenzio chiedendomi cosa mai volesse da me.
Lei
mi portò in un angolo lontano dalle altre Guardie.
Da
lontano potevo veder Edward che parlava con Demetri, si passava
nervosamente la mano fra i capelli e teneva il viso rivolto verso
di noi.
Lei
taceva così mi voltai e la fissai in quegli strani occhi
argentati.
“Cosa
vuoi da me?” le chiesi malamente.
Lei
stava guardando il mio Edward con il sorriso sulle labbra.
Avrei
voluto levarglielo con un bel pugno, come mi aveva insegnato Emmett,
ma presi fiato e cercai di calmarmi.
Edward
era mio e basta!
Un
ringhio sommesso mi scappò dalle labbra e lei si
voltò a fissarmi
enigmatica.
“Sei
innamorata di Edward?” mi chiese inclinando appena la testa
assorta.
Che
domanda stupida.
“Certo.
Sono sua moglie!” le risposi infastidita
Lei
scosse la testa. “Non è un pezzo di carta o un
anello che ci lega
ad un uomo. E tu lo sai bene dal momento che lui non porta
più al
dito il tuo” mi rispose impertinente.
Se
avessi potuto sarei diventata rossa dalla rabbia. Ma non potevo...
così strinsi le mani una dentro l'altra cercando di levare
il
formicolio che sentivo. La tentazione di aggredirla stava crescendo a
dismisura e le sue ultime parole mi avevano colpito duramente, peggio
di un pugno nello stomaco. Mi aveva ricordato il gesto doloroso
che Edward aveva fatto prima di partire. Sentivo il vampiro
dentro di me smaniare
dalla voglia di piantarle le zanne nel collo, mentre la catenina la mio
collo, contenente la vera, aveva iniziato a pesarmi come un macigno.
“Che
cosa vuoi da me... Rebecca?” le chiesi acida quasi sputando
fuori il suo
nome che odiavo quasi quanto lei. Per colpa sua Edward si
era levata la vera rinnegando il nostro legame per
correre da lei.
“Voglio
solo essere sicura che lui sia felice. E' un bravo ragazzo e per un
po' credo di averlo amato. Ma ora non più... ma non posso
permetterti di stargli vicino... senza essere ricambiato dal tuo
amore” mi disse con semplicità come fosse la cosa
più ovvia.
Aprii
la bocca e feci per protestare. Certo che amavo Edward come si
permetteva d'insinuare una cosa diversa?? Ma lei posò una
sua mano
sulle mie labbra zittendomi.
“Ascoltami
ti prego.” mi disse abbassando gli occhi e girandosi di
schiena.
Rimasi
ferma immobile mentre la sua voce melodiosa mi avvolgeva stregandomi.
“A
lui ho già chiesto scusa. Ora lo devo fare anche a
te.” iniziò
sussurrando. Non capivo cosa volesse dire ma rimasi in silenzio
mentre lei continuava a parlarmi e a raccontarmi che cosa
significava essere un simbionte e come alla fine credesse di essersi
innamorata di Edward.
“E
qui ho sbagliato tutto. L'ho liberato per amore ma non l'ho fatto in
pieno. La sacca nella sua spalla assieme al rimorso per la vendetta
che avrei patito da parte di Aro l'ha spinto a tornare.
Ma
vedi Bella, lui credeva di provare qualcosa verso di me. Ma era il
mio potere a confonderlo.
Ora
anche lui ha capito. Il nostro non era amore. Lo rispetto, gli
voglio bene ma non lo amo così come lui non mi ha mai
veramente
amato. E non sono un pericolo o una rivale per te. Lui
è solo un amico, quasi un
fratello per me.
Ma
tu devi sapere ed essere sicura e cosciente che lui ti ama. Io
percepivo i suoi sentimenti e mai ho sentito una persona soffrire per
amore come ha fatto lui. Lontano da te e dalla sua famiglia si
è
disperato ogni giorno e ogni ora e malgrado cercassi di confortarlo
il mio intervento era solo un palliativo leggero e insufficiente.
Gli
voglio bene Bella... e voglio che sia felice e l'unica che
può
renderlo tale sei tu!”
La
sua voce si ruppe mentre girandosi mi guardava con quegli occhi
bellissimi.
“Perché
mi dici tutto questo?” le chiesi titubante sentendo la rabbia
dissolversi
lentamente.
“Perché
sei gelosa di me. Perché ogni volta che lo guardo, tu
soffri. E non
è giusto. Avete sofferto già troppo entrambi per
Volterra.
Abbandona i tuoi dubbi Bella e lasciati amare da lui. Donagli ancora
una volta il tuo cuore. Concedigli nuovamente quella fiducia che
avevi perso. Abbandonati completamente al suo amore e dimentica
ciò
che è successo per causa mia.” mi disse
sorridendomi.
Non
potevo credere alle sue parole. Era così evidente la mia
gelosia?? Probabilmente Si. Abbassai lo sguardo a terra
“Perdonami... è che
ho avuto paura di perderlo troppe volte in questi anni”
cercai di
scusarmi.
Lei
si avvicinò, mi alzò il mento con una mano e si
buttò fra le mie
braccia “Sono felice per te Bella e per Lui.” mi
disse “Siete
una coppia meravigliosa e assieme siete perfetti”
Ero
commossa. Chiusi gli occhi e ricambiai quell'abbraccio sincero
dapprima imbarazzata poi finalmente conscia che non era una rivale
da temere ma un qualcuno che amava Edward in maniera differente.
“Grazie
Rebecca.” sussurrai finalmente rilassata mentre vedevo
Demetri
posare un braccio sulla spalla di Edward.
Chissà
di cosa stavano parlando?
“Bella”
mi disse nuovamente con la voce tremante.
“Si
Rebecca?” le chiesi staccandomi da lei e guardandola con una
luce
nuova.
“Ho
un favore da domandarti” mi disse timidamente prendendomi le
mani.
Io
inclinai la testa dubbiosa. Che favore poteva mai chiedermi? Cosa
poteva mai volere da me?
Ero
perplessa.
Annui
e con un sorriso l'invitai ad andare avanti incuriosita.
Lei
fece un sospiro e prendendo fiato come se dovesse affrontare un
grosso pericolo, mi chiese in un sussurro carico di aspettativa
“Vorrei che Edward fosse il mio testimone di nozze,
acconsentirai?”
Edward
Vedevo
Bella parlare con Rebecca e mi chiedevo che cosa mai potevano dirsi.
Ero in ansia ovviamente. Bella era già gelosa di Rebecca ed
io
speravo che dai loro discorsi non uscisse niente di spiacevole.
Mi
ero già chiarito con Rebecca e la consideravo una sorella.
Speravo
che parlando si chiarissero e che Bella avesse la conferma che non
c'era nulla tra di noi e che la nostra era soltanto amicizia. E
quando le vidi abbracciarsi il mio cuore muto esultò di
felicità.
Demetri
mi parlava dell'organizzazione di Volterra ma io lo stavo a sentire
distrattamente.
“Edward.
Vuoi stare tranquillo?” mi disse notando che i miei occhi
erano
sempre posati su Bella e Rebecca e posandomi il braccio sulla spalla
per richiamare la mia attenzione.
“Scusa
ma è più forte di me” gli risposi
girandomi a guardarlo.
Lui
stava ridacchiando e scuotendo la testa.
“Eccole
che tornano.” mi disse sorridente “Tutto bene
Rebecca?” le
chiese subito ansioso.
All'improvviso
i pensieri di Demetri mi colpirono pesantemente.
“Tu
e Rebecca... volete sposarvi?!” dissi sgranando gli occhi e
posandoli da uno all'altro.
Lui
annui felice abbracciandola e posandole un veloce bacio sulle labbra.
“Si
Edward e vorrei che tu fossi il mio testimone” mi
confermò lei
“Bella mi ha dato il suo permesso per chiedertelo”
aggiunse sorridendomi e abbracciandomi.
Mi
voltai a guardare Bella che sorridente annuiva felice.
“Ma...”
non feci in tempo a finire la frase che Demetri mi abbracciò
felice
“Fra due giorni Edward. Poi sarai libero di
partire” mi disse
facendomi l'occhiolino.
Non
potevo crederci Demetri e Rebecca si sarebbero sposati. Ero felice
per loro e quando Bella mi abbracciò posai le labbra sulle
sue.
“Allora
è tutto chiarito” le dissi sorridente.
“Si...
credo proprio di si” mi rispose baciandomi appassionatamente
“ma
non ti lascerò più un attimo da solo lo
stesso” aggiunse
ridacchiando.
Non
persi tempo a sentire la mente delle altre Guardie nel
cortile…chissà cosa pensavano nel vedere due
coppie felici
sbaciucchiarsi ai piedi della grande quercia... so solo che ci
interrompemmo quando la risata felice di Felix ruppe il silenzio
seguito dall'applauso degli altri vampiri presenti che ci stavano
guardando felici.
Mi
staccai da Bella, le presi le sue mani fra le mie e la guardai
negli occhi.
“Ti
amo Bella” le dissi solenne, con la voce tremante
dall'emozione, consapevole che era la prima volta, da quanto ero
tornato a casa
tanti mesi prima, che finalmente pronunciavo quelle parole tanto
importanti per entrambi.
“Era
l'ora che ti decidessi a dirmelo... iniziava a mancarmi.”
ribatté
lei con gli occhi che le brillarono dalla felicità mentre
posava le
sue labbra sulle mie per suggellare il nostro amore.
Meno
3 + 1
Le mie FF
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"In
Nome di Qhuinn" per gli amanti dei Confratelli del Pugnale Nero
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Capitolo 43 *** Un nuovo giuramento d'amore ***
Ciao a tutte so che in genere
sono sadica ma stavolta spero di strapparvi un sentimento ben diverso.
E' l'ora di uficializzare non uno ma ben due rapporti. Buona
lettura. ♥♥♥
Capitolo
41 Un nuovo giuramento d'amore
Edward
I
tre giorni passarono velocissimi. Non avevo nulla d'importante come
compito a parte qualche turno noiosissimo di guardia che passai in
compagnia di Bella.
Nel
tempo libero le feci visitare tutta la Rocca.
E
quando eravamo stufi e volevamo stare un po' da soli andavamo sul
mio albero o stavamo nella mia stanza.
Non
ero mai stato così felice e rilassato a Volterra come in
questi
ultimi tre giorni.
Il
mio grado e l'affetto delle Guardie contribuirono ad ottenere tutta
la tranquillità che volevo e finalmente giunse il gran
giorno.
Mi
sentivo emozionatissimo e mi sistemai la divisa con molta cura.
Bella
invece aveva un abitino scollato azzurrino con un copri spalle
perlato che le aveva procurato Rebecca. Si era tirata su i capelli
in una coda di cavallo alta trattenuta da un nastro argentato che le
metteva in risalto il collo di cui tanto ero innamorato e che ancora
adesso adoravo annusare. Era bellissima e felice e orgoglioso la
portai nella Sala del Trono dove si sarebbe svolto il matrimonio.
Non
avevo mai assistito ad un evento del genere. Non avevo ben capito
come si celebrassero i matrimoni fra le Guardie ed ero
emozionatissimo.
Sapevo
solo che la loro tradizione era vecchia quanto i vampiri.
Quando
entrai rimasi sorpreso. L'austera Sala del Trono era rimasta
identica e sul trono centrale sedeva solo Marcus.
Sembrava
una riunione qualsiasi, ma il brusio nella grande sala e
l'elettricità che ci regnava pareva smentirmi.
Io
mi andai a sistemare davanti al trono vuoto sulla destra mentre
davanti all'altro c'era un emozionatissimo Felix che mi sorrise
felice quando presi posto.
Bella si
sistemò invece alla mia destra, un passo indietro senza
però
mollare la mia mano. Anche lei era nervosa e tesa, lo potevo
percepire dalla sua stretta.
Quando
tutte le Guardie presero posto... la porta centrale venne aperta e la
Grande sala illuminata da tantissimi faretti che posti sul soffitto
accesero la volta dorata riflettendo la calda luce che andava a
infrangersi sulla nostra pelle risplendendo tutto attorno come in un
gigantesco diamante.
Fu
allora che con solennità Malik avanzò tenendo fra
le sue mani un
calice d'oro finemente lavorato dal quale spuntavano ai suoi lati due
beccucci di cristallo
Alle
sue spalle vestiti in alta uniforme con le mantelle bordate d'oro lui
e d'argento lei entrarono Demetri e Rebecca tenendosi per mano.
Lo
strano corteo arrivò di fronte a Marcus e a parlare fu Malik.
“Io
Malik, Signore di Volterra, ho raccolto la richiesta del Signore di
Volterra Demetri e della Guardia Reale Rebecca di unirsi come
compagni per l'eternità.
Nostro
Signore Marcus vuoi benedire la coppia?”chiese posando il
prezioso
calice su un basso tavolino di legno intarsiato.
Poi si
voltò e con
studiata lentezza si mise di fronte a loro stringendo le sue mani
su quelle dei due sposi a tenerle unite.
Marcus
si alzò in piedi. La sua mantella, nera con ricamato il
simbolo di
Volterra in oro, come quella di Malik, brillava sotto le luci della
grande Sala conferendogli un che di grandioso e misterioso.
“Avete
tutti sentito ciò che da detto il Signore di Volterra Malik.
Nessuna Guardia ha obiezioni a una tale richiesta?” chiese.
Un
silenzio tombale seguì le sue parole e i due sposi si
scambiarono un
sorriso raggiante.
“Felix sei tu
testimone della volontà di Demetri Signore di Volterra
?”
chiese rivolgendosi alla grande Guardia imbarazzatissima.
“Si
mio Signore è sua volontà prendere questa vampira
come compagna”
rispose sorridendo al suo amico.
Poi
Marcus si girò verso di me
“Edward
sei tu testimone della volontà di Rebecca Guardia Reale di
Volterra?” mi chiese
“Si
mio Signore è sua volontà prendere questo vampiro
come compagno”
risposi agitato.
Non
era la prima volta che assistevo a un matrimonio, avevo visto
sposarsi i miei fratelli anche più di una volta, la mia
amata
figliola ed io stesso mi ero sposato. Ma mai avevo assistito a un
matrimonio di Volterra e al rito antichissimo con la quale si
legavano per l'eternità i membri della mia razza da migliaia
d'
anni.
Un
velo di tristezza cadde su di me, e mentre mi guardavo l'anulare
vuoto, Marcus
riprese la parola.
“Bene
ora che i testimoni hanno reso nota la vostra volontà
è giunto il
momento per voi di pronunciare il vostro impegno davanti ai Signori e a
tutte le Guardie di Volterra che saranno testimoni della vostra
unione.” la voce di Marcus era solenne ed io mi voltai verso
Bella
perdendomi nei suoi occhi lucidi per l'emozione.
Fu
a quel punto che sentii la voce di Rebecca alzarsi decisa nella sala
mentre, con un filo di voce, Bella si unì a lei nel
pronunciare il
suo voto mentre mi prendeva le mani stringendole proprio come stavano
facendo i due sposi.
“Io
Rebecca...” iniziò la mia simbionte subito
ripetuto dal mio amore
“Io
Bella m'impegno a unirmi a te per l'eternità. Il mio corpo
sarà il
tuo scudo, il mio veleno la tua difesa, il mio amore il tuo
sostegno.” le sue mani stringevano le mie e i suoi occhi
scrutavano
nei miei pieni di gioia e convinzione e quando ci fu silenzio Rebecca
mise al polso di Demetri un bracciale “Con questo fascia io
mi
lego a te per l'eternità Demetri Signore di
Volterra.” pronunciò
e con mio grande sgomento vidi Bella prendere la mia vera dal suo
collo e mettermela al mio anulare “Con questo anello io mi
lego
nuovamente
a te per
l'eternità Edward Masen Cullen Capitano di Volterra
”. E la sua
voce tremava per l'emozione di quel semplice gesto accompagnato dalle
parole pronunciate poco prima.
I
miei occhi pungevano e avrei voluto abbracciarla ma la cerimonia
andava avanti e toccò a Demetri ripetere le stesse parole e
gli
stessi gesti.
E
come aveva fatto Bella pronunciai anch'io assieme a Demetri il mio
giuramento d'amore e quando fu il momento di mettere l'anello,
poiché
lei già lo indossava, le presi la mano sinistra e
inginocchiandomi
ai suoi piedi, indifferente agli sguardi stupiti delle Guardie, le
baciai la fede che non aveva mai tolto “Con questo anello io
mi
lego nuovamente a te per l'eternità Isabella Swan Cullen e
ti giuro
che mai più niente potrà separarci ne sfilarlo
dalle mie mani”
dissi con la voce rotta dall'emozione.
“Gioite
Guardie perché il Vostro Signore Demetri ha trovato la sua
compagna
” gridò Marcus alle alte volte dorate fra gli
applausi delle
Guardie e voltatosi poi verso di me sorridendomi aggiunse sempre con
la voce alta affinché tutti lo sentissero
“E gioite anche per il Capitano Edward, perché
adesso anche lui è sposato secondo l'antico rito di Volterra
poiché i suoi Signori
e tutte le Guardie sono testimoni dell'amore per la sua Bella”
E
quando il nuovo scroscio di applausi e di grida gioiose mi permise di
parlare mi voltai a guardarlo “Grazie mio Signore”
sussurrai emozionato abbassando la testa e portandomi il pugno chiuso
destro
sul petto in segno di rispetto.
Poi
felice, con gli occhi che bruciavano per le lacrime di gioia che non
potevano uscire, sorrisi a Bella e la strinsi a me riportando
l'attenzione alla cerimonia che continuava.
“Demetri,
Rebecca ora dovete bere dalla sacra coppa a suggellare la vostra
unione ” proclamò Malik e afferrato il calice lo
tenne fra i due
sposini che appoggiate le labbra succhiarono il sangue insieme.
Con
il sorriso sulle labbra, e il cuore che traboccava d'amore mi voltai
verso Bella a perdermi nella profondità dei suoi occhi
mentre lei
sorridendo mi sussurrò timorosa di offendere qualcuno
“Se non ti
spiace questo l'eviterei volentieri”.
Una
risatina sommessa mi scappo dal petto mentre mi abbassavo a baciarla
sulla fronte “Per suggellare il patto e concludere la
cerimonia andremo a fare assieme una bella caccia non appena ci
sarà
possibile” le soffiai nell'orecchio. Poi le mie labbra
scivolarono in basso a cercare le sue in un dolce e tenero bacio
che rispecchiava tutto l'amore che sentivo dentro di me.
“Tu
sei la mia vita e la mia forza. Non posso vivere senza di te.
Bella” le dissi sulle labbra in un sussurro emozionato,
conscio
che la nostra unione adesso era ufficiale non solo per gli umani e
per la mia famiglia ma anche di fronte alla nostra razza e ai nostri
signori di Volterra.
“Che
inizino i festeggiamenti” proclamò Malik e insieme
alle altre
Guardie e agli sposi ci spostammo in una sala attigua dove per la
tutta la notte le Guardie avrebbero ballato e si sarebbero scambiate
baci d'amore fra le diverse coppie. E con mia grande sorpresa vidi
Renata avvicinarsi e baciare Felix che dopo avermi fatto l'occhiolino
ricambiò felice.
Ecco
adesso tutto era finalmente finito nel modo giusto e non mi restava
che tornare a casa dalla mia famiglia e da mia figlia.
Volterra
era finalmente in pace con se stessa e tutte le persone a cui volevo
bene erano felici.
Bella
Stavamo
ballando teneramente abbracciati quando Demetri e Rebecca ci
raggiunsero.
“Volevamo
salutarvi e ringraziarvi” ci dissero.
Edward
era chiaramente troppo emozionato per rispondere e così
presi io
la parola “Grazie a voi.” risposi non sapendo bene
che cos'altro dire.
“Domani
mattina siete liberi di partire. Le previsioni hanno dato pioggia e
so che hai fretta di andare, amico mio” disse Demetri
porgendo la
mano ad Edward “Spero di rivederti un giorno e non per
necessità. Che la benedizione dei Signori di Volterra vi
accompagni e vi
protegga” lo salutò e dopo averlo abbracciato si
allontanò
cercando di nascondere quell'emozione che aveva colpito tutti noi.
“Anch'io
Edward spero di rivederti ma soprattutto spero che finalmente il tuo
sorriso non ti abbandoni più. Troppe volte ti ho visto
triste e
adesso finalmente potrai vivere felice. E tu Bella, non dubitare
più
del suo amore perché esso è forte e
inestinguibile proprio come il
tuo. E non dimenticare che sarai sempre il benvenuto...Capitano
”
aggiunse con un sorriso e dopo averci abbracciati entrambi e avergli
dato un bacio in fronte si allontanò a cercare il suo sposo.
“Sono
felice Edward.” gli dissi “Lo sai vero che ti amo
Capitano?”.
Lui
mi guardò con il suo sorriso sghembo mentre mi prendeva fra
le
braccia. “E' ora di andare a festeggiare a modo nostro
Signora
Cullen” mi disse e la sua voce era dolce e maliziosa.
Una
risata scappò dalle mie labbra. “Speriamo solo che
Alice non stia
guardando” risposi sorniona.
Lui
mi guardò con un espressione furbetta e ridacchiando mi
rispose “La
mia camera è schermata” .
Poi
con un gesto repentino mi sollevò fra le sue braccia posando
nel
contempo le sue dolci labbra sulle mie e veloce, stringendomi a se
con forza e dolcezza, si allontanò dalla grande sala con la
speranza di mai più farci ritorno.
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trovate
tutte le mie FF
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Qhuinn"
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Capitolo 44 *** Ritorno a casa ***
Ciao eccomi qua. Grazie ancora
tantissimo a tutti i lettori e un bacione immenso anche a chi ha
commentato.
Manca
ancora un capitolo e l'epilogo e quindi è proprio giunta
l'ora di fare...
Capitolo
42 Ritorno a casa
Edward
Eravamo tornati a
casa.
Alice
doveva aver visto tutto o quasi perché erano tutti presenti
ad
aspettarci davanti alla porta e nessuno si stupì di vederci
scendere
dalla macchina.
Appena
chiusi la portiera mi fiondai fra le braccia di mia madre.
Lei
mi abbracciò stretto “Bentornato Edward. Lo sapevo
che saresti
ritornato a casa. Mi sei mancato tanto ragazzo mio.” mi disse
e i
suoi pensieri erano così carichi d'amore che non avevo quasi
il
coraggio di staccarmi da lei.
Presi
un sospiro e le mormorai “Grazie mamma, sono felice di essere
qua e
sono finalmente libero di restarci per sempre” mentre mi
allontanavo per poter salutare i miei fratelli.
Ognuno
di loro ci abbracciò felice e per ultimo mio padre mi
strinse al
suo petto.
“Finalmente
Edward. Finalmente ti vedo felice e sereno” mi disse
guardandomi
negli occhi.
Aveva
ragione era la prima volta che tornavo a casa finalmente libero dai
vincoli di Volterra e la mia felicità non aveva confini.
In
disparte appoggiata alla porta di casa Renesmee aveva assistito ai
nostri saluti appoggiata a Jacob.
Mi
avvicinai lentamente con Bella per mano.
Non
sapevo cosa dirle. Ero scappato senza darle spiegazioni, consapevole di
non essere stato capace di dirle addio.
Lei
mi guardava imbronciata, offesa. I suoi pensieri erano lo specchio
dei suoi occhi.
“Perché
non mi hai detto niente. Sono tua figlia! ” sbottò
ributtandomi
addosso le mie colpe “sei scappato senza dirmi nulla,
aspettando
che io fossi via con Jacob” poi continuò sempre
più arrabbiata “E quando sei tornato per la
battaglia sei andato via nuovamente
senza dirmi nulla, senza darmi neanche la speranza di vederti
tornare. E ti sei portato via anche la mamma.”
Abbassai
la testa affranto, il suo risentimento nei miei confronti non solo
era capibile ma anche giusto. Sapevo di aver sbagliato e sapevo anche
il perché lo avevo fatto.
“Non
volevo ferirti ... avrei voluto salutarti prima del matrimonio
…
ma non c'è l'ho fatta. Non volevo rovinarti la tua festa...
non
volevo farti stare in pensiero per me.” dissi piano
“ Sapevo che
saresti stata felice con Jacob, che lui ti avrebbe protetta e
amata” aggiunsi sorridendo appena e guardando il mio amico
licantropo pieno
di gratitudine “ Quando poi la battaglia è finita
avrei voluto spiegarti tutto, chiederti perdono e giurarti che saremmo
tornati presto a casa assieme, ma non volevo mentirti perché
non sapevo
se avrei potuto mantenere la parola. Non sapevo cosa mi stava
aspettando a Volterra e come sarebbero andate le cose. C'era infatti
il rischio di rimanere là per sempre.” cercai di
spiegarle, poi di
fronte al suo sguardo corrucciato continuai “Ho fatto tanti
errori
Nessi. Ho sbagliato tanto. Non fosse stato per tua mamma io... non ti
avrei neanche dato la possibilità di vivere. Ma credimi
quando ti
dico che sarei pronto a morire per te anche adesso e che sei l'unica
cosa buona che ho mai fatto in più di cent'anni di
vita.” mi
fermai aspettando che le mie parole facessero breccia nel suo cuore
poi continuai “ Vedi entrambe le volte che sono andato via,
avevo con me una sola certezza. Tu eri al sicuro, felice e protetta...
e
lo saresti stata per sempre perché non avrei mai permesso a
Volterra
di fare del male a nessuno di voi... ma soprattutto, sapevo che Jacob
è tutto ciò che io non posso essere e ha tutto
ciò che
vorrei avere.”
Lei
mi guardò un attimo poi disse
“Papà.” mentre si buttava nelle
mie braccia “Scusami. Sono stata un egoista. Non ho pensato a
te e
a mamma . A quello che avete passato. Ti prego non dire più
certe
cose. Tu sei il papà migliore che possa avere”
concluse senza
staccarsi dal mio abbraccio.
Scossi
la testa “Ti sbagli se tu il miracolo... non io”
dissi posandole
un bacio fra i capelli.
“La
smettete voi due” c'interruppe Jacob “Se andate
avanti così ci
farete piangere tutti” affermò ridacchiando con la
voce roca.
Mi
scappò da ridere. Jacob era veramente molto più
umano di quanto
volesse ammettere, pensai.
“Ecco
un altra cosa che t'invidio Jacob. Io questo non posso farlo”
dissi
serio “Anche se più di una volta mi sarebbe
piaciuto” finii
amaro ripensando a quante volte i miei occhi avevano punto e avevano
desiderato piangere.
“Ha
ragione Jacob… adesso basta. Finiscila. Mi devi portare a
caccia
Edward me l'hai promesso. Abbiamo una cerimonia da
concludere.” mi
ricordò Bella ridacchiando dello sguardo stupito degli altri
mentre
dava una manata a Jacob sul petto nudo. “E tu vatti a mettere
una
maglietta.” lo sgridò bonariamente mentre mi
prendeva per un
braccio e mi trascinava lontano... nel bosco dopo aver fatto segno ad
Alice di chiudere gli occhi.
Bella
Eravamo
entrambi affamati e come fummo nel bosco ci abbandonammo all'istinto.
Non stavamo molto vicini, il nostro essere vampiro reclamava una
preda e non volevamo correre il rischio di ringhiarci a vicenda.
Avevo
sete, tantissima sete ma rimasi leggermente indietro per vederlo
muoversi e cacciare.
Era
uno spettacolo vederlo così vampiro, così
abbandonato all'istinto.
Si muoveva agile e veloce annusando e muovendo appena la testa per
sentire la scia lasciata dalle nostre prede.
Sospirai,
allontanando da me i pensieri decisamente poco casti che mi stavano
distraendo... dovevo cercarmi una preda.
Iniziai
ad annusare anch'io quando lo vidi scattare deciso addosso a un
grosso alce. Per un attimo l'istinto mi spinse verso di lui, avevo
sete e l'odore del sangue era nell'aria.
Cercai
di trattenermi. Il vampiro non mi avrebbe certo lasciato la preda
facilmente. Se fosse stato sazio sarebbe riuscito a stare in
disparte, ma potevo vedere la sua fame e sentire il suo istinto
libero.
I
vampiri non cacciano mai per un altro vampiro e non mollano mai la
loro preda.
Mi
girai per allontanarmi quando mi sentii chiamare con la voce incerta
“Bella?”
Edward
Avevo
sete. Molta sete e mi abbandonai subito all'istinto. Non ci misi
molto a individuare un alce che era rimasto isolato dal branco. In un
attimo gli fui addosso e affondai i denti nel suo collo per saziarmi
del suo sangue e spegnere il bruciare della gola che era diventato
quasi insopportabile.
Quando
il primo sorso mi macchiò le labbra, avvertii un fruscio e
d'istinto
mi voltai per reclamare la mia preda pronto ad emettere un sordo
ringhio d'avvertimento, ma i miei occhi si posarono su Bella che si
stava allontanando. Ed in un attimo il mio istinto fu messo a tacere
da qualcosa di più profondo.
Il
ricordo di quando avevo ucciso e offerto la preda a Rebecca m' invase
prepotente. Certo la situazione era diversa... lì mentre lei
si
cibava io stavo facendo altrettanto sull'altra vittima ma volevo
dimostrare ancora una volta a Bella quanto l'amassi e quanto avessi
imparato a imbrigliare il Vampiro. Così la chiamai e veloce
saltai
su un ramo basso poco distante. Il vampiro le stava offrendo la sua
preda.
Un
dono raro e prezioso per la nostra specie.
Bella
Mi
voltai e lo vidi allontanarsi e salire su un ramo. Si fermò
lì a
sorridermi beato. Abbassai gli occhi e vidi il rivolino di sangue
uscire dalla ferita appena aperta. Aveva cacciato per me e mi stava
offrendo la sua preda malgrado fosse affamato.
Alzai
gli occhi e lo guardai allibita. Non l'aveva mai fatto.
Mai
aveva cacciato per me!
Veloce
mi avvicinai a lui e gli allungai la mano. Lui mi guardava
interrogativo... non aveva capito. Gli sorrisi e presi la sua. Per
fortuna non era andato tanto lontano e non era salito in alto pensai
mentre lo facevo scendere e lo conducevo vicino a quello che sarebbe
diventato il nostro banchetto nunziale.
Insieme
senza lasciare le mani, e senza distogliere gli occhi l'uno
dall'altro ci chinammo sull'animale e dividemmo il nostro pasto.
Ecco
ora il matrimonio di Volterra era completo!!!.
Edward
La
vidi avvicinarsi e tendermi la mano. Non capivo cosa volesse. Le
avevo offerto la preda e sapevo che aveva sete. Perché non
era corsa
a cibarsi??
Lei
strinse la mia mano e mi costrinse a seguirla. Io non riuscivo a
levare i miei occhi dai suoi. Mi sorrideva e lentamente mi
portò
vicino all'alce poi sempre senza lasciarmi la mano si chinò
sul suo
collo. Gli occhi incatenati nei suoi, la mia mano stretta nella sua
appoggiai la bocca a pochi centimetri dalla sua e insieme ci
saziammo.
E
bevendo così lo stesso sangue sancimmo ufficialmente il
patto
d'amore suggellato dai miei Signori di Volterra.
Cacciammo
solamente. Entrambi avevamo voglia di ritrovarci di unire le nostre
anime e i nostri corpi ma volevamo farlo con calma e nel modo giusto.
Così dopo esserci rifocillati e scambiati un lungo bacio con
le
bocche ancora impregnate del sangue condiviso tornammo a casa dalla
nostra famiglia.
La
serata la passammo con loro raccontando le nostre avventure e i
cambiamenti di Volterra.
“E'
una fortuna che sul trono ci siano loro. Volterra è
fondamentale per
la nostra razza. Ed è un bene che finalmente abbia ripreso
il suo
ruolo originario e che abbia la forza di difenderlo” fu il
commento di Jasper “Se non ci fosse un governo forte ci
troveremmo
fra uno scontro di casate. Molti fra la nostra razza aspirano al
potere .”
Ci
trovammo tutti pienamente d'accordo e finalmente decidemmo che era
l'ora di ritirarci nelle nostre stanze.
“Edward,
Bella potete venire nel mio studio un attimo?” ci chiese
Carlisle.
Non
potevamo certo dirgli di no e incuriositi lo seguimmo assieme ad Esme
che silenziosa si accodò a noi.
Una
strana elettricità pervadeva l'aria, mentre incuriositi e
leggermente preoccupati seguivamo i nostri genitori chiedendoci il
perché ci avessero convocato nello studio.
Infatti
entrambi avevano rivolto i propri pensieri alla serata appena
trascorsa celandomi così i loro propositi.
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Capitolo 45 *** Una nuova famiglia ***
Ciao
eccomi con l'ultimo capitolo. Ma mi raccomando non
scappate perchè c'è ancora l'epilogo.
Un bacio immenso a tutte commentanti e non.
Capitolo
43 Una nuova famiglia
Esme
Ero
finalmente felice. I nostri due ragazzi erano tornati a casa ed
Edward era finalmente libero dai vincoli di Volterra.
Mancava
solo una cosa.
E
con Carlisle decidemmo che era meglio parlargli nello studio, in
privato.
Così
li convocò ed io li seguii.
Ero
emozionata e felice. Il mio Edward era ritornato quello di una volta
e il suo sorriso era contagioso. Jasper si era ritirato con Alice e
immaginavo come avrebbe sfogato la felicità che aveva
immagazzinato
tutta la giornata.
Sapevo
anche che Edward e Bella avevano voglia di stare da soli a coccolarsi
ma prima dovevamo risolvere questa faccenda.
Bella
Mi
domandavo cosa mai potessero volere i nostri genitori e sentivo che
anche Edward era in leggera tensione.
Quando
entrammo Esme chiuse la porta alle nostre spalle e si andò a
mettere
a fianco a Carlisle.
In
piedi di fronte a loro trattenni il fiato mentre Carlisle tirava
fuori dalla scrivania una scatolina di velluto.
“Edward
sono felice che tu sia tornato e finalmente capito quale è
il tuo
posto. Sei un Cullen e noi siamo fieri di essere i tuoi genitori
ma... adesso sei anche qualcosa di diverso. Quello che è
successo in
questi anni non lo potrai mai cancellare e dovrai imparare a
conviverci ed è per questo che ti ho fatto fare questo per
te.”
E con un sorriso
gli passò la scatoletta di velluto blu.
Edward
lo guardava stringendo gli occhi, mentre io coprivo con il mio scudo
le loro menti. “Bella hai lo scudo alzato” mi disse
stupito.
“Credo
vogliano farti una sorpresa... e non è carino
rovinargliela” gli
dissi alzando le spalle.
“Grazie
Bella” mi disse Esme con un gran sorriso mentre Carlisle lo
invitava ad aprire la scatola.
Edward
aprì il pacchettino e sulla sua mano scivolò un
bracciale di cuoio
con sopra infisso uno scudetto d'argento.
“Il
mio bracciale” disse felice sorridendo ai suoi genitori.
“Non
proprio” lo corresse Carlisle “Se noti al tuo ho
fatto aggiungere
un particolare” commentò con uno strano sorriso
compiaciuto che
mai avevo visto fare a mio suocero.
Incuriosita
mi avvicinai sbirciando sopra la spalla di Edward mentre lui lo
scrutava enigmatico. Poi capii a cosa si riferisse Carlisle.
La
mano simbolo della pace era racchiusa in un sole.
“Ecco
questo sei tu Edward e d'ora in poi sarà il simbolo della
tua
famiglia. Il sole rappresenta la tua forza. Hai allontanato le nuvole
dal tuo cuore portando la pace a Volterra” e senza una parola
Esme
mi passò una scatolina uguale alla sua. “Questo
è per te Bella.
Tu sei la sua famiglia” e con stupore all'interno vi trovai
un
medaglione con lo stesso stemma di Edward “Oltre che a essere
il
suo sole e la sua forza” concluse Carlisle.
Li
guardammo emozionati. Era un regalo meraviglioso ma che soprattutto
sanciva il nostro essere famiglia e il nostro appartenerci.
“Grazie
“ mormorammo assieme riconoscenti e felici.
Era
stata una giornata lunghissima e piena di emozioni. L'indomani
avremmo dato un bracciale identico a Jacob e un medaglione con il
nuovo stemma a Renesmee.
Una
costola della famiglia Cullen aveva iniziato a camminare con le
proprie gambe forte dell'amore che l'univa e delle traversie che
insieme aveva superato.
Adesso
avevo voglia solo di stare con lui, da troppo tempo mi mancavano le
sue carezze e i suoi baci ed io non ne sarei mai stata sazia.
Come
chiuse la porta della camera mi fiondai fra le sue braccia e iniziai
ad aprirgli la camicia. Era ancora quella della divisa ma non mi dava
più così fastidio come prima.
Anche
lui iniziò a spogliarmi teneramente. Volevamo gustarci ogni
minuto,
ogni attimo. Fare con calma, senza fretta, beandoci delle sensazioni
che i nostri corpi ci donavano a quei contatti leggeri.
Gli
sfilai la camicia e iniziai ad accarezzargli il petto.
Il
medaglione brillò un attimo sotto i raggi della luna che
entravano
dalla finestra facendo brillare la nostra pelle diafana.
“Adesso
lo levo” mi disse sulle labbra portandosi le mani sulla nuca
per
aprire la chiusura.
“No
Edward. Lascialo” gli dissi.
Lui
mi guardò esterrefatto “Ma...” fece per
protestare ed io gli
sorrisi e portai due dita sulle sue labbra per silenziarlo
“Vedi
fin dall'inizio abbiamo tutti fatto un errore.
Pensavamo di dover
cancellare Volterra dalla nostra vita.
Quando stavi qua ti levavi il
medaglione, quando eri là ti levavi il bracciale.
Come se tu fossi
due persone distinte e nettamente separate.
Ma è sbagliato!
Ha
ragione Carlisle, non si può tornare indietro e che tu lo
voglia o
meno sei diventato anche una Guardia e dobbiamo imparare convivere
con questa realtà. Ormai fa parte di te...è te.
Ma vedi come il
sole e le nuvole convivono assieme nel cielo, tu Edward
Cullen
sei anche un Capitano di Volterra e insieme impareremo a convivere
con questa realtà.”
Lui
mi guardava con gli occhi sgranati ma poi abbassò la testa
“Hai
ragione Bella... come sempre. Sono Edward Cullen Guardia di Volterra
oltre ad essere il vampiro più fortunato di questo
mondo” e detto
ciò appoggiò le sue labbra sulle mie e mi
portò con lui in un
altra dimensione dove il tempo non scorreva e l'amore era l'unica
cosa che importava.
E
ancora una volta i miei occhi si persero sul suo fisico perfetto e la
mia anima esultò assieme alla sua.
Perché
io sono sicura, malgrado lui continui a negarlo, che nell'alto dei
cieli il Signore del Mondo ci sta guardando con un sorriso e ci sta
benedicendo, perché l'amore vince e trionfa su tutto e le
nostre
anime unite sono al sicuro lassù, nelle sue mani, ad
aspettare i
nostri corpi.
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Capitolo 46 *** Epilogo del cuore ***
Ebbene si
è giunta l'ora di salutarci e di salutare Edward,
Bella, la famiglia Cullen e Volterra. Come tutte le belle
cose anche questa avventura è giunta al termine e non poteva
essere diversamente.
Vi
confesso che sono emozionata e grata a tutte voi che mi avete seguito
per così tanto tempo e così tanto affetto. Vi
ringrazio tantissimo, sono veramente commossa.
Se ne
avete voglia martedì trovere il Backstage
anche di questa storia, e potrete levarvi qualche curiosità!!
E se vi
piace come scrivo vi ricordo che sto postando anche "Il destino di una famiglia"
che molte di voi stanno già leggendo e ...
Ritornerò
ad Aprile con una storia nuova totalmente diversa ma anche
quella già conclusa e ancora ambientata nel mondo
di Tw.
Spero di
ritrovarvi ancora tutte altrimenti vi abbaraccio qua e vi mando un
bacio grossissimo. ♥ ♥
GRAZIEEEEE
grazie veramente di essere giunte qua e grazie a chi ha
commentato.
Siete
state delle lettrici stupende x sopportarmi e sopportare tutte le
disavventre che ho inflitto ai personaggi!!!!!!!!!
GRAZIEEEEEE
ANCORA !!!!! ♥ ♥
♥ ♥
Epilogo
Edward
Erano
passati tre mesi dal nostro ritorno a casa e la nostra vita aveva
ripreso a scorrere regolarmente e felicemente come se nulla fosse
successo. Avevamo potuto iniziare finalmente il nostro per
sempre.
Le
paure e le ansie di questi lunghi anni erano sparite come nuvole al
sole e solo il medaglione al mio collo ricordava quello che era
successo.
Era
pomeriggio tardi e presto il sole sarebbe calato dietro le montagne.
Gli
ultimi raggi del sole brillavano sulla nostra pelle mentre io e Bella
stavamo sdraiati sul prato davanti a casa a coccolarci.
Avrei
potuto stare così ancora per ore quando un pensiero
entrò con
forza nella mia mente. Esso urlava ed io mi tirai su a sedere con gli
occhi sbarrati.
Renesmee
stava venendo verso di noi con un sorriso radioso sulle labbra ed io
mi alzai in piedi rapidamente.
“Che
c'è Edward?? Dove stai andando?” mi chiese Bella
stupita dalla mia
reazione.
“Credo
che Renesmee voglia parlare da sola con te” le dissi
sorridendole.
“Ciao
piccola mia... a dopo” sussurrai a quella che sarebbe rimasta
per
sempre la mia bambina e veloce mi allontanai.
Rapido
raggiunsi la grande quercia che sovrastava il giardino e mi
arrampicai fra i suoi rami.
Lì
con il vento che sfiorava il mio viso mi misi a guardare l'orizzonte
seduto comodamente fra le sue fronde accoglienti.
Quella
era l'unica abitudine che mi ero portata dietro da Volterra.
Quando
volevo stare solo o avevo bisogno di pensare mi arrampicavo fra quei
rami annusando l'odore di bosco che il vento portava con se.
Era
un modo semplice per sentirmi libero mentre la mia mente vagava
serena.
Il
mio sguardo si abbassò verso le due donne che amavo
profondamente, e un sorriso beato spuntò sulle mie labbra,
sapevo di cosa stavano
parlando ... lo avevo letto nella mente di Nessi.
Un
dolce profumo mi colpì e girando appena la testa sorrisi a
mio padre
che mi aveva raggiunto .
“Eccoti
qua. Volevo parlarti Edward” mi disse sedendosi sul ramo al
mio
fianco.
Annui
appena invitandolo a proseguire con la testa mentre i miei occhi non
si staccavano da loro.
Carlisle
mi sorrise chiedendosi cosa stava succedendo poi tirò un
sospiro e
iniziò a parlarmi “Vedi Edward è da
quando sei tornato che volevo
dirtelo” iniziò con la voce insicura e nello
stesso tempo solenne.
Mi
girai a guardarlo non riuscivo a capire i suoi pensieri, erano
ingarbugliati e in qualche modo strani. Ero stupito e curioso di
sapere cosa mai gli stesse girando per la mente.
“Quando
ti ho trasformato ti ho condannato ad essere un ragazzo per
sempre”
continuò andando a toccare un tasto per me doloroso.
Ne
ero consapevole. E tanti errori non li avrei commessi se fossi stato
un uomo, ma ero un ragazzo, un eterno ragazzo destinato a non
crescere mai.
“Ma vedi
sei riuscito a cambiare, a crescere, sei
finalmente diventato un uomo” concluse sorridendomi beato.
Lo
guardai stupito, continuavo a non capire.
“Non
mi credi vero?” mi chiese inclinando la testa e studiando la
mia
espressione che indicava il mio stupore e incredulità per le
sue
parole.
Gli
sorrisi e scossi la testa, “No” dissi semplicemente.
“Lo
sai cosa distingue un ragazzo da un uomo?” mi chiese
passandomi un
braccio intorno alle spalle con fare protettivo e dolce.
“La
barba?” gli chiesi ironico sorridendogli a mia volta. Non
avevo
proprio idea di quello di cui stesse parlando.
Lui
si mise a ridere “In questo caso metà della
popolazione della
terra non invecchierebbe mai” sorrise dandomi un buffetto
sulla
testa “No Edward.” proseguì riprendendo
il tono serio “E' che
gli uomini adulti sono capaci di non pensare solo a se stessi ma sono
in grado di pensare agli altri, di prendersi delle
responsabilità
all'interno della comunità. E tu a Volterra hai fatto
questo. Ti
sei caricato sulle spalle il peso di condurre le Guardie in
battaglia, di occuparti di loro e di guidarle nel cambiare Volterra. E
lì hai compiuto la tua trasformazione. Hai sofferto per
ottenere
questo ma solo tramite la tua sofferenza sei potuto maturare. Solo
tramite la sofferenza hai conquistato il loro rispetto e ti sei
elevato al di sopra di loro. Adesso nei tuoi occhi c'è una
sicurezza
che prima non c'era ... ora finalmente sei diventato uomo.
Ora
finalmente sei cosciente che in ognuno di noi non esiste il bianco o
il nero ma solo il grigio.
Ora
finalmente hai capito cosa sei e quale è il tuo posto e hai
trovato
te stesso e la tua pace” terminò facendomi una
carezza sulla
testa.
Un
silenzio carico di aspettativa scese fra di noi mentre stavo
assorbendo e valutando le sue parole.
Poi
con un sorriso beato sul volto tirai un sospiro e gli dissi guardando
Bella e Nessi teneramente abbracciate. “Era ora ...
visto che sto per diventare nonno”
Lui
si voltò a guardarmi con la bocca spalancata
“Nessi ...” non
concluse la frase.
“Si.
Aspetta un bambino da Jacob. Lo ha appena detto a sua mamma”
gli
spiegai raggiante indicandole.
“Ma
è meraviglioso!!! Diventerò bis-nonno. Devo dirlo
subito ad Esme”
disse precipitandosi di sotto.
“Nessi
!!!” l'urlo di Alice ruppe la quiete del pomeriggio, la
nostra
veggente doveva aver visto il lieto annuncio.
Con
un sorriso mi accinsi a scendere dovevo andare ad abbracciare la mia
bambina. Le avevo lasciato la gioia di comunicarlo alla madre da
sola ma adesso dovevo andare a farle i miei complimenti.
Sarei
diventato nonno.
E
un sorriso raggiante si apri sul mio volto mentre ripensavo alle
parole di mio padre.
In
qualche modo ero cresciuto, ero diventato un uomo e Volterra aveva
operato questo miracolo.
Tutta
la sofferenza patita non era stata vana.
Aveva
ragione me lo sentivo nel cuore, me ne accorgevo da come avevo
finalmente accettato me stesso, il mio essere vampiro e il mondo
intorno a me e di come ero diventato consapevole delle mie
capacità
e della mia forza.
E
quando scesi per terra e alzai gli occhi al cielo e vidi le nuvole
grigie ricoprire il sole, sorrisi felice.
Sapevo
che presto il sole sarebbe uscito allontanando le nuvole in un
alternanza infinita.
Temporale
e sereno si scontravano e lottavano perennemente ma nessuno dei
due avrebbe mai vinto perché entrambi convivevano nel cielo
così
come nel mio cuore convivevano finalmente in pace l' uomo e il vampiro.
Le
Nuvole e il sole, il bianco e il nero, il bene e il male, l'uomo e
il vampiro ... la battaglia infinita della vita che non si sarebbe
mai fermata e avrebbe proseguito indisturbata ed eterna per sempre
anche oltre la mia vita … ma ora finalmente avevo capito ed
ero
pronto ad accettarmi per quello che ero, per quello che avevo fatto e a
combattere per me stesso e per chi amavo senza più paura e
cosciente della mia forza e delle mie debolezze.
Il
vampiro dagli occhi gialli Edward Cullen,
Capitano dei
Volturi.
Fine?
No la storia continua...
Centinaia
di anni dopo...
“Stai
scherzando, giusto? Non può essere vero! Mi hanno detto che
è
solo una leggenda la storia che si tramanda qui a Volterra sul
Vampiro dagli Occhi Gialli” affermò stupita la
neonata Solange
al suo istruttore.
“Già
qualcuno ormai la definisce leggenda ma ti posso assicurare che
questa è una storia vera. Quel vampiro capace di conquistare
il
cuore di tutti è esistito veramente... ed io ...ero suo
amico” e
nella voce incrinata dall'emozione di Ilmi c'era un orgoglio mai
sentito prima.
Leggenda
veniva ormai definita la storia di Edward … ma i vecchi
della
razza sapevano che quella non era fantasia ma realtà.
Lui
infatti non solo era esistito realmente ma, malgrado non avesse
più
rimesso piede a Volterra, stava continuando a vivere la sua
immortalità come aveva sempre desiderato, fra gli uomini ,
circondato dalla sua famiglia e dalla donna che amava teneramente.
E
come tutti i grandi eventi, la sua storia, la storia del Vampiro Triste
dagli occhi Gialli, era stata tramandata nel tempo, poiché
la sua venuta aveva segnato un capitolo triste e grandioso nella
storia della potente
Volterra e in quella di tutta la razza dei vampiri.
FINE
de “La trilogia delle Nuvole” di Pulla
Grazie
a tutti per essere arrivati fin qua
Ps:
Vi aspetto con il Backstage . A Martedì
♥♥
|
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Capitolo 47 *** Backstage - il cuore fra le nuvole e il sole ***
Vi
lascio in compagnia del backstage, l'ultimo atto di questa trilogia ...
(lacrima di commozione)
La
trilogia delle Nuvole
Backstage
“Il cuore fra le Nuvole ed il Sole”
Ciao
a tutte. Innanzitutto grazie per essere arrivate fin qua, grazie per
non essere scappate e aver resistito insieme ad Edward.
Quando
ho iniziato a scrivere non credevo che la mia storia potesse piacere
a qualcuno e se questa trilogia è nata è grazie a
voi che state
leggendo in questo momento con un infinita pazienza.
Ci
sono tante cose da dire...
Penso
che sia corretto innanzitutto dirvi che “Il sole dietro alle
nuvole” non doveva essere l'inizio di una trilogia ma come
tutti
racconti avevo lasciato una porta aperta chiedendomi se mai nessuno
avrebbe letto la mia storia.
L'incoraggiamento
determinante delle prime lettrici, l'entusiasmo di chi si è
aggiunto
dopo mi ha dato la voglia di continuare... di portare questa storia
alla fine che avevo immaginato.
E
inizia quindi l'ultima FF dolce e amara e se siete giunte fino a qua
vi è evidentemente piaciuta.
Diverse
persone si sono rifiutate di leggere la trilogia o si sono fermate ai
primi capitoli “del sole”, ritenendo la storia
troppo dura e non
avendo il coraggio di vedere soffrire Edward come ho fatto... altre
invece si sono fermate a metà della seconda per il medesimo
motivo,
altre ancora stanno aspettando la fine per iniziarla dopo aver avuto
la certezza che ci sia il lieto fine … e quindi ancora un
grazie e
un applauso a voi, che siete state forti, determinate e coraggiose.
Ho
voluto creare un percorso evolutivo, un qualcosa che spingesse i
personaggi a cambiare.
Più
di una volta mi sono trovata scritta “non è
l'Edward che
conoscevamo” oppure “Il tuo Edward è
diverso da quello della
zietta”...ed io ne sono stata molto contenta
perché le FF partono
da quell' Edward per arrivare ad un altro. Il cambiamento è
stato
fatto apposta.
La
frase finale sulla crescita detta da Carlisle non è messa
lì a
caso. Edward è cambiato a Volterra e soprattutto ha fatto
cambiare
Volterra.
Questa
è la morale della storia, per amore e attraverso la
sofferenza si
cambia, si cresce e si capiscono tante cose.
Si
cresce quando finalmente ci si rende conto che non esiste il bene
assoluto o il male assoluto ma che siamo un insieme di queste cose e
tocca a noi riuscire a conviverci il meglio possibile, e quando si
smette di pensare a se stessi ma ci si prende delle
responsabilità
nei confronti degli altri. Almeno questo è il mio pensiero.
Se
ricordate all'inizio della trilogia quando è arrivato,
Edward, era
visto dalle guardie con diffidenza e scherno. Lo chiamavano Tarzan o
il Vampiro Triste. Lo guardavano stupiti dai suoi occhi e dalle sue
abitudini e non lo rispettavano.
Nelle
Nuvole lui ha iniziato ad acquistare il rispetto delle Guardie e
soprattutto quello di Demetri e Felix che sono in debito con lui.
Piano
piano si fa conoscere e la sua gentilezza, il suo rispetto verso gli
altri, il suo essere timido e indifeso, l'amore verso ciò
che
crede, la sua umiltà e lealtà, faranno si che le
Guardie imparino
a conoscerlo e a rispettarlo.
Lui
nelle Nuvole diventa uno di loro, spezza la diffidenza che lo
divide dalle Guardie, si fa ferire per difendere i suoi Signori,
impara a combattere e cerca di salvare le Guardie sugli Urali
contestando il piano assurdo di Jane.
Nei
primi capitoli “del Cuore” in cui lui è
a Volterra, lo vediamo
interagire con loro, solidificare i rapporti con le Guardie e
muoversi sicuro e rispettato fra di loro e non solo per il grado che
ha ottenuto, ma perché lui è ormai uno di
loro… è stato
accettato, e lui stesso inizia a pensare e a comportarsi come una
Guardia.
Le
barriere costruite in anni di pregiudizi cadono... come si fa ad
odiare ciò che si conosce e si rispetta?
Il
combattere un nemico comune, l'aiutarsi è quello che fa
crollare definitivamente il muro di ostilità,
perché la conoscenza è la
base di qualsiasi rapporto.
E'
per questo che le Guardie si ribellano ad Aro. Riconoscono nelle sue
parole la verità. Lui riesce a spezzare il velo che copriva
i loro occhi e a metterle di fronte alla falsità di Aro e
alla sua
avidità. Nel momento in cui Aro si rifiuta di difendere i
Cullen, che avevano rischiato la propria vita per le Guardie e che sono
vampiri proprio come loro ( Edward ne è la prova vivente)
rompe di
fatto il giuramento con il quale le teneva in pugno causandone la
ribellione.
Edw
è solo la goccia che fa traboccare il vaso, è le
forbici che
tagliano la benda sugli occhi.
E
l'amore, il rispetto e la devozione che le Guardie provano per quel
vampiro così diverso eppure così simile, dal
cuore puro, dolce e
leale è la scintilla che provoca l'esplosione.
Non
credo in quelle storie che fanno rivoltare le Guardie così
per
motivi futili, volevo che ci fosse un motivo ben preciso, volevo che
le Guardie si rivoltassero per proteggerlo... per proteggere uno di
loro, uno che hanno imparato a rispettare e capire. E' per questo
che Edward ha contatti con tutti nei primi capitoli ( che potevano
sembrare noiosi), per farvi notare come sia diventato uno di loro,
come sia ormai capito e accettato perché tutti per un motivo
o per
l'altro sono conquistati da lui, affascinati dalla sua
personalità
così insolita per loro.
La
seconda parte della storia è stata ispirata da “Il
signore degli
anelli” (ormai credo che l'abbiate capito che sono una
fanatica)
quando tutto è ormai risolto ma i problemi non finiscono e
si
resta con la suspance a guardare cosa succede intorno a noi e come le
cose si sistemeranno.
Gli
viene chiesto di essere un signore di Volterra ma lui rifiuta : la
sua libertà è troppo importante come la sua
famiglia per accettare
quel ruolo.
E
sempre da lì ho preso l'idea del dover aspettare in ansia un
avvenimento che altro poi si rivela il matrimonio fra Demetri e
Rebecca.
Una
volta tanto vi ho tenuto sulle spine per un lieto evento.
E
veniamo a Rebecca.
Lei
è innamorata di Edward o perlomeno crede di esserlo. Lei
liberando
Edward ha attirato l'attenzione di Demetri (nell'introduzione
spoiler) il quale imparando a stimarla per il suo gesto s'innamora.
La
sua punizione non viene mai descritta perché efferata
(costretta a
essere simbionte di qualcuno che abuserà di lei
approfittando del
legame) e durante la sua guarigione Demetri si dichiara.
Quando
Edw arriva a Volterra lei è già la compagna di
Demetri e allontana
Edward cercando di non ferirlo e di fargli capire che è
innamorato di un ombra e un pensiero (frase tratta dal
Signore
degli Anelli) senza però dirgli nulla per paura della sua
reazione. Per questo vuole seguirlo in battaglia e gli fa promettere di
proteggere le Guardie... lei voleva proteggere Demetri oltre ad
Edward ed è per questo che Demetri non la vuole con se.
Felix
invece sa tutto e osserva costantemente divertito la situazione che
si è venuta a creare.
Spero
che il chiarimento tra Bella e Rebecca vi sia piaciuto mi è
venuto
in mente prendendo spunto da “Mondo senza fine”
quando
alla fine 2 rivali in amore si chiariscono finalmente mettendo da
parte la loro gelosia, per il bene dell'uomo che amano.
Adoravo
l'idea di inventare anche il matrimonio di Rebecca e di far sposare
Edward secondo i riti di Volterra che per forza di cose dovevano
essere diversi dai normali matrimoni. La cerimonia mi è
servita
per suggellare la loro unione di fronte anche alle Guardie e per
fargli indossare nuovamente quella vera che mi era rimasta sul
gargarozzo.
Ho
odiato Edward profondamente quando restituisce la vera a Bella ma era
un atto dovuto. Lui di fatto , in quell'occasione, si spoglia di
tutti i simboli (bracciale e vera) che in qualche modo fanno di lui
un Cullen.
Carlisle
dona poi un bracciale simile al suo ad Edward, perché ne
riconosce
l'autonomia e la crescita.
Gli
equilibri sono stati di fatto spostati perché Edward
è maturato e
non è più il bambino di casa. Le sue scelte e le
sue abilità ne
hanno fatto un uomo come dice nell'epilogo.
L'epilogo
riassume quindi l'intera morale della trilogia mentre il raccontino
dopo la fine mette in risalto come le grandi gesta tendano a
trasformarsi in leggende e come Volterra sia rimasta legata e
ammirata da lui.
Ciò
che ha fatto non è stata una meteora ma ha lasciato il segno
nei
cuori dei volturi.
Ma
facciamo un passo indietro. All'inizio della storia.
Il
matrimonio di Jacob.
Quanto
ho odiato questo evento che però era inevitabile. Visto la
tempistica era normale che ci fosse tra i piedi ma non volevo che lui
diventasse il centro dell'attenzione con descrizioni particolari di
vestiti, cerimonia e quant'altro comportasse l'evento.
Non
volevo perdere interi capitoli dietro al matrimonio facendovi
dimenticare il tema principale, rallentando così la storia
che per
me era già fin troppo lenta.
L'ho
così inglobato in un momento particolare della storia,
sfruttando un
occasione leggera per farla diventare frutto di tensione. Devo
confessare che mi sono un po' odiata per questo... e ho odiato Edward
che di fatto rovina il momento a tutta la famiglia con la sua
decisione di partire.
Lui
all'inizio è confuso, ama Bella ma sa che manca qualcosa da
parte
sua e non gli dice mai a Bella che l'ama, glissa (preso da Ghost)
e fa finta di niente perché si sente legato a Rebecca senza
capire
il perché e non vuole mentirle.
Il
legame fisico con Rebecca nasce subito dall'idea dell'abitudine ma
non era un qualcosa che si potesse protrarre, vi immaginate Edward a
Volterra dare la mano a Demetri??? Ecco quindi che nasce l'idea
della sacca di veleno …un qualcosa dalla quale
può guarire e
muoversi tranquillamente.
E
veniamo all'altro personaggio principale Jasper.
Inutile
dire che ci voleva un qualcuno che andasse a Volterra e chi meglio di
lui avrebbe potuto presentarsi ai Signori di Volterra??
La
sua fierezza, il suo essere combattente lo facevano il protagonista
ideale. E la mia dolce figliola innamorata di lui ha fatto il resto.
In
quanto ad Aro.
Lui
sperava che Edward tornasse, si era accorto di aver lasciato una
traccia nell'animo di Edward, sapeva di aver risvegliato il vampiro e
quando lo vede esulta convinto di aver vinto, del tutto all'oscuro
della parte avuta da Rebecca.
La
richiesta di Edward di poter tornare a casa lo lascia di stucco, ma
è pronto a combattere per lavorarselo ancora, convinto che
prima o
poi riuscirà a farlo cedere del tutto.
La
comparsa di Jasper e le notizie che porta lo fanno esultare. I Cullen
o verranno distrutti eliminando la minaccia implicita che sono,
oppure verranno a Volterra sotto la sua
“protezione”. E per
questo che non invia le guardie tradendo il giuramento che recita
“l'impegno a proteggere la razza in ogni parte del
mondo” e
dimenticandosi che i Cullen sono vampiri come gli altri ed Edward lo
ha dimostrato.
E
questo sarà l'errore che lo porterà alla morte.
Renata
infatti fa la sua scelta come le Guardie e salva l'unico che si
comportava da uomo giusto spinta dal rapporto che si
scoprirà avere
con Felix.
Carlisle
ed Esme sono questa volta in secondo piano, malgrado alcuni passaggi
siano nuovamente dedicati a loro che adoro particolarmente. Sappiamo
tutti cosa provano per Bella ed Edward ed era giusto che lasciassero
il posto finalmente alla nostra Bella che avevo trascurato nelle FF
precedenti.
E
veniamo a lei.
Sicuramente
all'inizio vi avrà fatto arrabbiare. Si è
dimostrata ceca ai
problemi di Edward e debole per non aver combattuto per difendere il
suo uomo.
Ma
vedete mi sono divertita a girare la storia che noi tutti conosciamo
bene... la sua altro non è che lo specchio di quella di
Edward nella saga.
Come
Edward per amore avrebbe lasciato libera Bella di andare con Jacob
così lei lo lascia libero di andare da Rebecca pensando che
lui sia
felice.
E
nello stesso tempo medita il suicidio quando si accorge che lui non
torna da lei presto. A salvarla sarà il forte legame con
Alice e il
suo amore di mamma.
Amore
è libertà spiega a Nessi …
E
infine la FF gira ancora in un qualcosa d'insolito dove vediamo
Bella torturata dalla gelosia e un Edward che fa di tutto per farsi
perdonare e donarle sicurezza. Ma ancora una volta sarà
Rebecca
l'ago della bilancia. Sarà lei a dare la certezza a Bella di
essere
la sola nel cuore di Edward.
Mentre
vedremo Bella tenere testa a Marcus ed essere il pilastro di Edward.
Finalmente tirerà fuori gli artigli e si prenderà
la sua fetta di
gloria.
Ci
sarebbero altre cose da dire ma non vorrei stufarvi più di
tanto...
e ringraziandovi ancora una volta per la pazienza che avete avuto non
posso non ringraziare ancora una volta la nostra Lou che non solo
mi ha sopportato creandomi la copertina ma mi ha anche spinto
(praticamente costretto) a postare “Il sole” su Efp
dimostrando
di credere molto nella mia storia con un entusiasmo tutto suo.
E
con tutta franchezza devo anche ammettere che un ruolo
importantissimo ha avuto la mia dolce figliola che non solo mi
sopporta come madre ma interagisce con me come scrittrice, dandomi
idee e suggerimenti e facendo da cavia sui miei capitoli. Poverina...
Un
ultimissima cosa. I titoli!
Come
avrete capito il sole è rappresentato da Edward. Il suo
essere dolce
e “solare”.
Nella
prima lui viene coperto dalle nuvole “Il sole dietro alle
nuvole”
, in quanto viene rapito.
Nella
seconda “Le nuvole di Volterra” le nuvole ricoprono
il suo cuore,
lui diviene una Guardia.
Nel
terzo “Il cuore fra le nuvole e il sole”
c'è la scelta
definitiva che poi si rivelerà non essere una scelta
perché ormai è
impossibile scegliere ma un comprendere che si può essere
entrambi....
Ebbene
si sono proprio giunta alla fine de “La Trilogia delle
Nuvole”
... e quindi con un bacione a tutte e una valanga di lacrime e di
commozione non mi resta che dirvi GRAZIE !!!!!!!!!!
Purtroppo
devo mettere fine alla storia perché è giusto che
sia così, perché
le cose belle prima o poi devono finire per non stufare.
Sono
legatissima alla trilogia e rimarrà nel mio cuore per
sempre,
insieme ai vostri commenti che terrò nella memoria ( oltre
che nelle
pagine stampate) perché mi hanno dato una soddisfazione, un
orgoglio e una sicurezza che mai mi sarei aspettata e che
rimarrà
per sempre con me. Spero un giorno di poter raccontare ai miei
nipotini di come la loro nonna abbia passato un momento magico nella
vita.... grazie a voi.
Un
bacione ancora a tutte!!!!!!!!!!!!!! Grazieeeeeeeee
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Ps: se vi piace
come scrivo preparatevi perché sta per iniziare un
altra avventura completamente diversa ma anch'essa già
finita e
pronta da postare.
Vi
aspetto con BENVENUTI A VOLTERRA una storia molto
particolare.
Pss: Vi ricordo che
tutte le mie storie (soprattutto quelle che nn
posterò su efp) possono anche essere lette nel MIO ANGOLINO
.
Vi aspetto...
Un
bacio a e un abbraccio virtuale a tutte... a presto!!
Vs Pulla alias
Luisa
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