Spazio senza Tempo

di Cielo
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Una vita normale, quasi... ***
Capitolo 3: *** Speranze ***
Capitolo 4: *** Normalità ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Spazio senza Tempo
I personaggi di questa fanfiction purtroppo non sono mie ma appartengono a quel geniaccio di Kishimoto (Che ultimamente sta diventando un pò sadico). Il loro uso è solo a scopo ludico mio e dei lettori e non per guadagnarci qualcosa se non l'interesse del pubblico.

Questa fanfiction parte dallo scontro tra Naruto e Sasuke, ma non vedrà l'allontanamento di quest'ultimo (almeno per il momento non è nei miei piani), si tratta infatti di una "What if...". Non aspettatevi purtroppo aggiornamenti regolari, perchè la scuola quest'anno è una brutta bestia, ma cercherò di fare del mio meglio. E con questo concludo e vi auguro buona lettura.

Prologo

Il rombo dei due colpi, che si scontravano, veva lasciato ben presto il posto al ritmico rumore della pioggia e al suono fluido del fiume, che scorre. La cascata, col suo lento ingrossarsi, sembrava dar voce a quei sentimenti, che avevano imperturbato fino a poco prima nei cuori dei due giovani, che, adesso, giacevano inerti al suolo. Come morti.
Tuttavia, il lento alzarsi ed abbassarsi dei loro petti rivelava che, nei loro corpi, era ancora presente dell'energia vitale, sufficiente almeno a non lasciar che le loro anime vagassero nel nulla più oscuro.
Quando Kakashi giunse alla Valle della Fine, la pioggia aveva lasciato il posto ad un timido sole, che, nonostante le nuvole nere, cercava di far giungere i suoi raggi su i due ragazzi, come a volerli proteggere.
Kakashi si avvicinò, controllando le condizioni fisiche dei due: apparentemente non sembravano esserci ferite mortali, sarebbe bastato attendere l'arrivo della squadra medica, ma c'erano ferite,e lui lo sapeva bene, che, per quanto profonde, non sanguinavano e perciò non guerivano mai; per quelle nessun ninja medico, per quanto in gamba, avrebbe potuto far qualcosa, neanche la grande Tsunade: non esiste cura per le ferite dell'anima, solo il Tempo è un bendaggio abbastanza sicuro da isolarle da agenti esterni; purtroppo esso non fa differenza tra quelli buoni e quelli cattivi, lasciando pian piano morire l'anima per la mancanza di quelle cose che ne permettevano la sopravvivenza, come i sentimenti. Per questo Kakashi riteneva che ormai niente avrebbe potuto ristabilire quel bel rapporto, fatto di amore ed odio, perchè niente avrebbe fermato il Tempo da separare sempre più le loro anime.
Quello, che Kakashi non sapeva, era che esisteva un luogo fuori dal tempo, un luogo fatto per queste anime inquiete,le quali trovano pace solo nell'eterno sonno del loro corpo nel mondo reale e nel continuo rincorrersi dei loro spiriti in questo spazio senza tempo.

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Capitolo 2
*** Una vita normale, quasi... ***


I capitolo
Personaggi non miei (esclusi i gatti)...bla bla... Kishimoto...bla bla... solo ludo...



"Che cos'è allora il tempo? Se nessuno me lo chiede, lo so; se dovessi spiegarlo a chi me lo chiede, non lo so" (S.Agostino)

Stava facendo un sogno molto strano: c'era lui, suo fratello, i suoi amici e perfino Kakashi-sensei, ma non i suoi genitori. Si trovava in u villaggio di ninja, che avevano la capacità di controllare una forza misteriosa chiamata chakra: grazie ad essa potevano fare cose grandiose come camminare sui soffitti, sull'acqua e trasformarla in uno dei quattro elementi. Un mondo fatto di eroi, come quelli dei fumetti, che amava leggere, ma che non potevano certo esistere nella realtà. Ben presto, però, il sogno si trasformò in incubo: suo fratello voleva abbandonare tutto e tutti e, nel tentativo di fermarlo, era scoppiato uno scontro. Sia chiaro, litigavano spesso, anzi, è meglio affermare che ogni singola parola, che si rivolgevano, fosse un insulto, ma da lì a lasciare che se ne andasse per sempre...per poi cosa, non lo aveva capito, ma sentiva che se lo avesse lasciato andare, lui non sarebbe stato più lo stesso. Erano allo stesso livello, nessuno dei due riusciva a prevalere sull'altro. Si sentiva pervadere dalla disperazione e una potente forza iniziò circolargli nelle vene: era un qualcosa d'inimmaginabile, di sconosciuto, di autodistruttivo, ma era pronto a sopportare qualsiasi dolore. Nella sua mano destra si era formata una sfera d'energia.
Ma, l'altro non era rimasto a guardarlo: aveva subito una trasformazione, che lo aveva reso potente quanto mostruoso; la sua mano sinistra si stava preparando a colpirlo, raccogliendo un'energia blu, simile ad un lampo.
Si avvicinavano sempre più; solo la cascata, con quelle due enormi statue, aveva assistito al duello, ma come niente fosse, avrebbe portato questo avvenimento dentro di sè, fino al mare.
Avrebbe voluto fermarsi, ritirare il colpo, ma era troppo tardi e avrebbe finito per ucciderlo, lui, che considerava come il fratello che non aveva mai avuto. Prima che il tutto si concludesse nell'enorme esplosione, che si era immaginato, tornò alla realtà, grazie ad un batuffolo di pelo nero, che gli era saltato sul petto mentre dormiva.
Ci mise un pò a riconoscere le pareti della sua stanza, normalmente non sarebbe stato difficile visto che erano di un asurdo arancione: poi, la sua attenzione si era spostata all'essere sul letto, che si stava allegramente facendo le unghie sul suo piumone preferito, quello con la ricetta del ramen stampata sopra. La gattina, completamente nera se non per le zampine bianche, continuava imperterrita nella sua opera di manicure con una strana luce negli enormi occhi blu: se fosse stata umana, avrebbe senz'altro pensato che ci trovasse un piacere così intenso nel distruggergli il letto rasente al sadismo. Gli venne naturale rifarsela con il padrone di tale bestiaccia porta-sfiga -Sas'keeeeeeeee!!!!!!!!-
Un urlo praticamente identico, sia per intensità che per motivazione, venne dall'altra parte del corridoio -Narutoooooooooo!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!-
I due giovan, diversi come il giorno e la notte, ma della stessa età, vennero a fronteggiarsi nel corridoio, l'uno di fronte all'altro con sguardi truci: entrambi tenevano per la collottola due gattini, che assomigliavano stranamente ai caratteri dei loro padroni. Sasuke teneva nella mano sinistra un gattino dal mantello di un assurdo arancione tigrato e dagli occhi celesti molto vispi e furbetti. Naruto aveva invece la gattina nera, che era altezzosa quanto vispo era il compare. Kurai aveva una sorta di eleganza innata e uno sguardo freddo e distaccato, quasi niente la potesse turbare. Hikari, al contrario, era goffo, vispo e maledettamente idiota, tanto che l'odiato fratello del suo adorato padroncino Naruto doveva tirarlo sempre fuori dai guai. I due gatti, come i due fratelli, erano sempre in competizione, riempiendo la casa dei loro allegri miagolii.
-Ragazzi, vestitevi che la colazione è pronta, avrete tempo dopo per litigare-
Si lanciarono l'ultimo sguardo assassino e poi rientrarono nelle proprie camere con i rispettici gatti per prepararsi per la scuola.
Dopo aver inbdossato la divisa scolastica, Naruto scese le scale per andare in cucina; qui i suoi genitori e suo fratello stavano facendo allegramente colazione insieme. Rimase sulla porta, poichè non se la sentì d'interrompere quell'atmosfera; in quel momento avvertì una sensazione nuova, di benessere, che gli scaldava il petto. Era come la prima volta in cui aveva imparato ad andare in bicicletta: una sensazione di gioia, di libertà, di leggerezza.
Il uo sgardo si spostò dai visi dei suoi genitori a quello di Sasuke: sorrideva allegro e i suoi occhi brillavano. Non capiva il perchè, ma era contento di vedere il suo sguardo finalmente luminoso e sereno.
-Teme, cosa fai lì impalato sulla porta? Muoviti che il ramen ti si fredda! Già è un obrobrio mangiarlo per colazione, se poi non lo mangi neanche caldo!!-
-Stavi sorridendo?!-
-Si, e tu sei una testa quadra. Si può sapere che hai stamani?! Dovrò chiedere a Kurai se per caso ha preso il tuo unico neurone per giocarci un pò-
-Niente, va tutto bene-
E sedendosi accanto al fratello, pensò che non esisteva nient'altro al mondo di meglio, neanche il mondo dei supereroi: e, come se fosse una novità, si sentì finalmente a casa.



-Come sarebbe a dire che stanno bene, anche meglio di me, ma non si risveglieranno?!-
-Mettila un pò così Kakashi, dopo tutto ciò che hanno passato, se tu fossi al loro posto, rinunceresti ad un mondo senza dolore, ma fatto solo di felicità?-
-E non c'è proprio niente che possiamo fare per riportarli indietro?-
-Possiamo solo aver fiducia nel loro senso di giusto e sbagliato.-




Ringrazio tutti quelli che mi hanno letto e per i loro messaggi d'incoraggiamento. Grazie, alla prossima

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Capitolo 3
*** Speranze ***


II capitolo


"Qualsiasi idiota può superare una crisi, è la vita quotidiana che ti logora" (Anton Chekov)

-Gli esseri come noi non hanno sentimenti, siamo al di sopra di tutto; non ti sembra di prenderti la situazione troppo a cuore?-
-Non me la sto prendendo a cuore, semplicemente inizio a chiedermi se si possa ritenere vita quella che vivono le persone che giungono qui-
-Dubbi su quello che devi fare?-
-Più che altro sul perché, e in fondo mi piace quella brodaglia che mi danno da mangiare alla mattina, anche se si tratta di una pura proiezione mentale-
-Sei irrecuperabile, come fai a pensare al cibo in un momento simile!?-
-E' che mi serve qualcosa da mettere sotto ai denti per digerire meglio la palla di pelo che mi trovo nello stomaco!-
-Sei proprio una testa quadra!-
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La strada fino a scuola sembrava essersi allungata senza un motivo ben preciso, o forse era lui ad essere stranamente riflessivo quella mattina: quel sogno lo aveva completamente spiazzato, aveva rimesso in gioco quella che lui considerava la vita perfetta. In lui si era insediato il tarlo del dubbio. Più si guardava indietro, meno le cose erano chiare e tutti i suoi ricordi, dalla prima caduta dal seggiolone al primo giorno di scuola, si facevano sempre più sbiaditi, come se non fossero propriamente suoi. Al contrario, il sogno era vivo, cristallino, netto: il suo cuore lo interpretava come vero.
Naaaaaaa, doveva essere caduto dal letto e aver picchiato il capo. E scoppiò in una fragorosa risata.
-Che eri una testa quadra, l'ho sempre saputo, ma pure matto psicopatico, questo mi mancava- Sasuke aveva alzato gli occhi dagli appunti che stava ripassando per la lezione.
-Io almeno non vado in giro, leggendo per la strada!-
-Perché sai leggere?!-
-Sas'ke, io ti sfido in combattimento, ti dimostrerò di essere più forte e vedrai che un giorno diventerò Hokage!-
-...-
-...-
Entrambi erano rimasti senza parole: Sasuke perché non capiva che fosse preso al fratello, Naruto perché neanche lui capiva cosa gli fosse preso. Solo il suono della campanella proveniente dalla scuola li riscosse e solo la fretta di giungere in classe prima del maestro Kakashi permisero di accantonare la questione. Almeno per il momento.
Ancora si chiedeva perché, tutte le volte che fosse leggermente in ritardo, si affannasse così tanto per giungere in tempo, quando il maestro riusciva a ritardare di ore adducendo banali scuse, quali ho dovuto aiutare una vecchina per la strada, mi ha attraversato un gatto nero... Ed anche quella mattina non fece eccezione, così posò i libri sul suo banco e si avvicinò a Sakura-chan, la ragazza di cui era innamorato: ai suoi occhi era dolce, carina, anzi, di più, meravigliosa; tuttavia, Sas'ke continuava a chiamarla la stupida "Piattola Rosa" e, quando gli chiedeva il motivo, appariva smarrito e non sapeva che rispondere, limitandosi a voltargli le spalle.
-Buongiorno Sakura-chan, bellissima come sempre, anche se quel nastro rosso on si addice troppo ai tuoi stupendi capelli!-
Le aveva fatto un complimento, ma gli venne naturale proteggersi il volto con le mani, come se temesse qualche tipo di percossa.
-Ti ringrazio molto Naruto, ma il rosso mi piace così tanto che Madre Natura mi ha regalato i capelli di una sua sfumatura. Che ne dici di andare a prendere un gelato dopo le lezioni? Dillo pure a Sasuke-kun, vedrai che gli farà piacere-
-Ma devo proprio invitare quel baka?! Ed io che speravo in un appuntamento romantico con te!-
-Non essere sciocco, e poi sembra che ultimamente tuo fratello sia un pò arrugginito per quanto riguarda le amicizie. Allora ci troviamo al cancello della scuola alla fine delle lezioni, d'accordo?-
-Va bene-
Detto ciò, Sakura si diresse verso Sasuke, che, al suo posto, stava ripassando. Il moro alzò lo sguardo verso la giovane, interrogandola con gli occhi: per un attimo Naruto credette di vederli arrossire entrambi. E rimase lì a fissarli, mentre Sakura chiedeva spiegazioni sulla lezione e Sasuke le spiegava: per un istante fu invaso da una strana sensazione, un qualcosa che gli chiudeva lo stomaco; ma, ben presto fu scacciata da un pensiero, che a mente lucida non avrebbe mai accettato: Sakura era innamorata di Sasuke, Sasuke era innamorato di Sakura, lui era il fratello di Sasuke ed era innamorato di Sakura e, come ogni persona, che vuole bene ad un'altra, non desidera altro che la sua felicità. Così volse loro le spalle e si recò al suo posto, dove avrebbe fatto bene a ripassare anche lui. Un sorriso, nell'aver visto felice il fratello, gli spuntò timidamente sul viso, senza che lui se ne accorgesse.
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Se non fosse stata per la presenza delle due macchine, che scandivano il ritmo cardiaco dei due giovani, Sakura avrebbe pensato che fosse uno di quegli stupidi scherzi di quel baka di Naruto: ma a vederlo sdraiato in un letto d'ospedale, pieno di cavi, che gli uscivano da ogni dove, le strinse il cuore e un grosso senso d'impotenza le piovve addosso.
Si volse a guardare l'altro ragazzo nel letto accanto. Non sapeva cosa provare nei suoi confronti, un misto di odio e amore le imperversava il petto: aveva tradito il villaggio per seguire la vendetta, aveva ferito i suoi sentimenti e aveva quasi ucciso il suo compagno di squadra, il suo miglior amico; tuttavia, beh, era ed è pur sempre il suo Sasuke-kun.
Non c'erano certezze nel loro futuro, non sapeva cosa sarebbe successo dopo che si sarebbero svegliati, non sapeva neanche se si sarebbero svegliati un giorno. Cercò il sostegno di Kakashi-sensei, che era appoggiato alla finestra, sfogliando l'immancabile Icha-Icha Paradise.
-Affronteremo tutto insieme, resteremo una squadra, non è vero?-
L'unica cosa, che Kakashi potè fare in quel momento, fu annuire, ma nemmeno lui credeva in quel gesto. Cominciavano a perdere le speranze.

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Capitolo 4
*** Normalità ***


III capitolo Mi scuso per l'enorme ritardo, ma la scuola, oltre alla voglia di vivere, mi toglie soprattutto tempo per scrivere: purtroppo ora come ora questo è il massimo che posso fare, ma confido nella vostra pazienza. Quando l'incubo scolastico sarà finito prometto di fare di meglio, ma soprattutto vi racconterò la deficienza dei professori italiani, che da sentirsi raccontare è da piegarsi in due dal ridere, ma il doverci preparare la maturità è da uscirci di testa. Ringrazio tutti quelli che mi seguono, anche quelli che non lasciano commenti. Spero che continuerete a seguirmi, baci.



"Il cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosce... Io dico che il cuore ama l'essere universale naturalmente e ama sé stesso naturalmente" (Blaise Pascal)


In uno spazio misterioso al di fuori di ogni comprensione umana, si trovavano due esseri a fluttuare in un infinito blu, dove si trovavano delle specie di bolle di cristallo, la cui superficie, invece di essere trasparente, era costituita da un vortice di colori ed immagini, apparentemente senza senso, ma chiarissime per chi sapeva come interpretarli.
E' impossibile orientarsi in questo luogo, non ci sono né pareti né confini: l'unico punto di riferimento era una clessidra, la cui sabbia era però immobile. Nonostante ciò, le due misteriose figure sembravano essere al loro agio: una sfavillante aura li avvolgeva, rendendo praticamente impossibile intravederne l'aspetto.
-Credevo di aver compreso gli umani fino in fondo; in realtà non sono così semplici come appaiono-
-Non tutti, allora, sono egoisti e cercano il massimo della felicità esclusivamente per loro stessi-
-Si tratterà della classica eccezione che conferma la regola, perché farsi troppe domande?-
-Le domande non sono troppo, ne esiste solo una ed è "perché?" Quel comportamento non è normale-
-Come fai a dire se una cosa è normale se noi siamo tutto fuorché normali?-
-Se escludi tutto ciò che siamo, che facciamo, che comprendiamo, quello che resta non può essere altro che la normalità-
-Forse ci stiamo preoccupando troppo, in fondo non avremmo neanche dovuto interferire, invece siamo diventati membri attivi della loro vita-
-Lo so, ma quando li ho visti, ho sentito qualcosa dentro-
-Ma non eri tu che dicevi che gli esseri come noi non hanno sentimenti?-
-E cosa ti fa pensare che sia stato un sentimento?-
-Lo stesso ragionamento per cui tu sai cosa si intende per normalità-
In un lampo sparirono in una delle tante bolle, che, a differenza delle altre, aveva la superficie molto più complessa e turbolenta.
La ragione umana è complicata, il cuore umano è complicato, ma, quando questi si trovano in conflitto, nessuno, neanche un essere superiore, può arrivare a comprenderli.
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L'ingresso del maestro Kakashi, seppur con più di due ore di ritardo, aveva rimesso tutti al loro posto: era incredibile come quello strano individuo, sempre in ritardo e con in mano strane riviste non meglio specificate, riuscisse ad ottenere il rispetto di tutti, persino dai più scalmanati e scavezzacollo. Comunque, era impossibile capire cosa pensasse, era imperturbabile, avrebbe una faccia da poker formidabile se solo essa fosse visibile: l'occhio sinistro era coperto da una fascia e il resto del volto da una specie di mascherina; nessuno aveva mai avuto il coraggio di chiedere direttamente, anche se tutti avevano tentato indagini più o meno discrete, poiché il mistero doveva celare tristi ricordi.
Naruto avrebbe voluto parlare con lui, confidarsi con qualcuno e sentiva di avere con il maestro Kakashi una sorta di rapporto che andava al di là di quello che intercorreva normalmente tra un maestro e il suo allievo: sentiva di potersi fidare, di poter essere ascoltato senza essere giudicato. Aveva quasi preso la sua decisione, che qualcosa interruppe il corso dei suoi pensieri: dalla cartella provenivano degli strani movimenti, che mise ben poco a intuire da che cosa, anzi da chi fossero provocati. I suoi sospetti furono confermati, quando una testina arancione sbucò da un'apertura della cartella e lo fissava con curiosità.
-Miaaaooooooooo-
-E tu cosa diavolo ci fai qui, piccola peste combinaguai! E' la terza volta in un mese che ti intrufoli nella mia cartella senza che io me ne accorga, vorrei sapere proprio come fai-
-Naruto immagino che anche questa volta sia meglio che tu lo porti nella sala professori , lì ci sarà chi se ne occuperà-
-Grazie, professore e mi scuso ancora una volta-
Kakashi aveva ripreso a scrivere alla lavagna e Naruto, per non disturbare ulteriormente la lezione, si avviò pian piano verso la porta, tenendo Hikari per la collottola.
-Ah, Naruto, visto che ci sei porta anche l'altro di là, visto che abitano insieme non si scanneranno-
-Come, scusi?-
-Mi riferisco all'altro gatto che si sta divertendo a farsi le unghie sulla tua cartella-
-Altro gatto?-
E, voltandosi verso il suo banco, vide i suoi timori venire concretizzati: qualcuno, di cui, purtroppo conosceva fin troppo bene gli artigli, si stava più che rilassando, rovinando la sua cartella, che, pur non essendo nè nuova nè bella, era pur sempre la sua. Fu inevitabile che dal profondo del suo io nascesse un moto di stizza che si tarsformò in un desiderio di vendetta.
-Sa'ske, brutto bastardo dì che lo hai fatto apposta... Accidenti a te e a il tuo stupido gattaccio!-
A quello parole, che Kurai sembrò capire fino in fondo, la micia gonfiò il mantello e si avventò sulla testa di Naruto come a volergli impedire di aggiungere altro. Tuttavia, Sasuke, sebbene divertito dal simpatico teatrino che era venuto a creare, non poteva permettere di disturbare ancora la lezione, così afferrò il fratello per il braccio trascinandolo fuori dalla classe, senza però dimenticarsi di chiedere scusa per il disturbo. Una volta usciti, tutto sembrò tornarsene alla normalità nell'aula se non fosse stata per l'improvvisa immobilità che colpì i presenti: nella stanza il tempo parve fermarsi e niente sarebbe stato in grado di farlo ripartire se non le anime in grado di poter percepire quel determinato tempo.
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L'aria nella stanza si era fatta pesante: non dipendeva solo dall'improvvisa calura che aveva colpito Konoha prima del tempo, ma anche dalla tenzione che l'ingresso di Tsunade aveva causato. Lo sguardo non lasciava presagire nulla di buono e quelle poche speranze, che ancora fremevano e lottavano per spingerla ad andare avanti, sembravano essersi improvvisamente immobilizzate ed avere assunto il peso del piombo. Sakura non sapeva come considerare l'arrivo di madamigella Tsunade: da un lato era contenta perchè finalmente avrebbe potuto avere notizie più precise e avrebbe potuto chiederle di poter partecipare più attivamente, invece di passare le sue giornate ad ammuffire su una sedia, guardando le persone a lei più care consumarsi lentamente in un letto, che non era neanche il loro, ma dall'altro una morsa le chiuse lo stomaco e una sensazione sgradevole le invase il petto. Non ci sarebbero state buone notizie, questo lo sapeva, ma sperava che almeno ce ne fossero, perchè non c'era niente di peggio dell'attesa.
Kakashi sembrò intuire il conflitto che si era venuto a creare nella sua allieva, non che ciò richiedesse strabilianti doti empatiche, e decise di smuovere la situazione: si staccò dal muro su cui era appoggiato ormai da ore, chiuse il secondo volume di "Icha Icha Paradise" e pronunciò parole che nessuno aveva avuto il coraggio di pronunciare per paura che potessero divenire reali: -La loro anima è dispersa chi sa dove e non sappiamo neanche se esistino ancora, cosa dobbiamo fare, metterci una pietra sopra e piangerli oppure dobbiame continuare a stare con le mani in mano aspettando non so cosa?- L'unico occhio visibile di Kakashi lasciava intravedere rabbia, impotenza, tristezza e voglia di reagire, di non abbandonarsi alla rassegnazione. Tsunade non potè altro che abbassare la testa e sospirare: -Non c'è niente che possiamo fare-
E quelle parole pesarono più di una condanna a morte.

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