Spazio senza Tempo di Cielo (/viewuser.php?uid=4847)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Una vita normale, quasi... ***
Capitolo 3: *** Speranze ***
Capitolo 4: *** Normalità ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
Spazio senza Tempo
I personaggi di questa
fanfiction purtroppo non sono mie ma appartengono a quel geniaccio di
Kishimoto (Che ultimamente sta diventando un pò sadico). Il
loro uso è solo a scopo ludico mio e dei lettori e non per
guadagnarci qualcosa se non l'interesse del pubblico.
Questa fanfiction parte dallo scontro tra Naruto e Sasuke, ma non
vedrà l'allontanamento di quest'ultimo (almeno per il momento
non è nei miei piani), si tratta infatti di una "What if...".
Non aspettatevi purtroppo aggiornamenti regolari, perchè la
scuola quest'anno è una brutta bestia, ma cercherò di
fare del mio meglio. E con questo concludo e vi auguro buona lettura.
Prologo
Il rombo dei due colpi, che si scontravano, veva lasciato ben presto il
posto al ritmico rumore della pioggia e al suono fluido del fiume, che
scorre. La cascata, col suo lento ingrossarsi, sembrava dar voce a quei
sentimenti, che avevano imperturbato fino a poco prima nei cuori dei
due giovani, che, adesso, giacevano inerti al suolo. Come morti.
Tuttavia, il lento alzarsi ed abbassarsi dei loro petti rivelava che,
nei loro corpi, era ancora presente dell'energia vitale, sufficiente
almeno a non lasciar che le loro anime vagassero nel nulla
più oscuro.
Quando Kakashi giunse alla Valle della Fine, la pioggia aveva lasciato
il posto ad un timido sole, che, nonostante le nuvole nere, cercava di
far giungere i suoi raggi su i due ragazzi, come a volerli proteggere.
Kakashi si avvicinò, controllando le condizioni fisiche dei
due: apparentemente non sembravano esserci ferite mortali, sarebbe
bastato attendere l'arrivo della squadra medica, ma c'erano ferite,e
lui lo sapeva bene, che, per quanto profonde, non sanguinavano e
perciò non guerivano mai; per quelle nessun ninja medico,
per quanto in gamba, avrebbe potuto far qualcosa, neanche la grande
Tsunade: non esiste cura per le ferite dell'anima, solo il Tempo
è un bendaggio abbastanza sicuro da isolarle da agenti
esterni; purtroppo esso non fa differenza tra quelli buoni e quelli
cattivi, lasciando pian piano morire l'anima per la mancanza di quelle
cose che ne permettevano la sopravvivenza, come i sentimenti. Per
questo Kakashi riteneva che ormai niente avrebbe potuto ristabilire
quel bel rapporto, fatto di amore ed odio, perchè niente
avrebbe fermato il Tempo da separare sempre più le loro
anime.
Quello, che Kakashi non sapeva, era che esisteva un luogo fuori dal
tempo, un luogo fatto per queste anime inquiete,le quali trovano pace
solo nell'eterno sonno del loro corpo nel mondo reale e nel continuo
rincorrersi dei loro spiriti in questo spazio senza tempo.
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Capitolo 2 *** Una vita normale, quasi... ***
I capitolo
Personaggi non
miei (esclusi i gatti)...bla bla... Kishimoto...bla bla... solo ludo...
"Che
cos'è allora il tempo? Se nessuno me lo chiede, lo so; se
dovessi spiegarlo a chi me lo chiede, non lo so" (S.Agostino)
Stava
facendo un sogno molto strano: c'era lui, suo fratello, i suoi amici e
perfino Kakashi-sensei, ma non i suoi genitori. Si trovava in u
villaggio di ninja, che avevano la capacità di controllare
una
forza misteriosa chiamata chakra: grazie ad essa potevano fare cose
grandiose come camminare sui soffitti, sull'acqua e trasformarla in uno
dei quattro elementi. Un mondo fatto di eroi, come quelli dei fumetti,
che amava leggere, ma che non potevano certo esistere nella
realtà. Ben presto, però, il sogno si
trasformò in
incubo: suo fratello voleva abbandonare tutto e tutti e, nel tentativo
di fermarlo, era scoppiato uno scontro. Sia chiaro, litigavano spesso,
anzi, è meglio affermare che ogni singola parola, che si
rivolgevano, fosse un insulto, ma da lì a lasciare che se ne
andasse per sempre...per poi cosa, non lo aveva capito, ma sentiva che
se lo avesse lasciato andare, lui non sarebbe stato più lo
stesso. Erano allo stesso livello, nessuno dei due riusciva a prevalere
sull'altro. Si sentiva pervadere dalla disperazione e una potente forza
iniziò circolargli nelle vene: era un qualcosa
d'inimmaginabile,
di sconosciuto, di autodistruttivo, ma era pronto a sopportare
qualsiasi dolore. Nella sua mano destra si era formata una sfera
d'energia.
Ma, l'altro non era rimasto a guardarlo: aveva subito una
trasformazione, che lo aveva reso potente quanto mostruoso; la sua mano
sinistra si stava preparando a colpirlo, raccogliendo un'energia blu,
simile ad un lampo.
Si avvicinavano sempre più; solo la cascata, con quelle due
enormi statue, aveva assistito al duello, ma come niente fosse, avrebbe
portato questo avvenimento dentro di sè, fino al mare.
Avrebbe voluto fermarsi, ritirare il colpo, ma era troppo tardi e
avrebbe finito per ucciderlo, lui, che considerava come il fratello che
non aveva mai avuto. Prima che il tutto si concludesse nell'enorme
esplosione, che si era immaginato, tornò alla
realtà,
grazie ad un batuffolo di pelo nero, che gli era saltato sul petto
mentre dormiva.
Ci mise un pò a riconoscere le pareti della sua stanza,
normalmente non sarebbe stato difficile visto che erano di un asurdo
arancione: poi, la sua attenzione si era spostata all'essere sul letto,
che si stava allegramente facendo le unghie sul suo piumone preferito,
quello con la ricetta del ramen stampata sopra. La gattina,
completamente nera se non per le zampine bianche, continuava
imperterrita nella sua opera di manicure con una strana luce negli
enormi occhi blu: se fosse stata umana, avrebbe senz'altro pensato che
ci trovasse un piacere così intenso nel distruggergli il
letto
rasente al sadismo. Gli venne naturale rifarsela con il padrone di tale
bestiaccia porta-sfiga -Sas'keeeeeeeee!!!!!!!!-
Un urlo praticamente identico, sia per intensità che per
motivazione, venne dall'altra parte del corridoio
-Narutoooooooooo!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!-
I due giovan, diversi come il giorno e la notte, ma della stessa
età, vennero a fronteggiarsi nel corridoio, l'uno di fronte
all'altro con sguardi truci: entrambi tenevano per la collottola due
gattini, che assomigliavano stranamente ai caratteri dei loro padroni.
Sasuke teneva nella mano sinistra un gattino dal mantello di un assurdo
arancione tigrato e dagli occhi celesti molto vispi e furbetti. Naruto
aveva invece la gattina nera, che era altezzosa quanto vispo era il
compare. Kurai aveva una sorta di eleganza innata e uno sguardo freddo
e distaccato, quasi niente la potesse turbare. Hikari, al contrario,
era goffo, vispo e maledettamente idiota, tanto che l'odiato fratello
del suo adorato padroncino Naruto doveva tirarlo sempre fuori dai guai.
I due gatti, come i due fratelli, erano sempre in competizione,
riempiendo la casa dei loro allegri miagolii.
-Ragazzi, vestitevi che la colazione è pronta, avrete tempo
dopo per litigare-
Si lanciarono l'ultimo sguardo assassino e poi rientrarono nelle
proprie camere con i rispettici gatti per prepararsi per la scuola.
Dopo aver inbdossato la divisa scolastica, Naruto scese le scale per
andare in cucina; qui i suoi genitori e suo fratello stavano facendo
allegramente colazione insieme. Rimase sulla porta, poichè
non
se la sentì d'interrompere quell'atmosfera; in quel momento
avvertì una sensazione nuova, di benessere, che gli scaldava
il
petto. Era come la prima volta in cui aveva imparato ad
andare in
bicicletta: una sensazione di gioia, di libertà, di
leggerezza.
Il uo sgardo si spostò dai visi dei suoi genitori a quello
di
Sasuke: sorrideva allegro e i suoi occhi brillavano. Non capiva il
perchè, ma era contento di vedere il suo sguardo finalmente
luminoso e sereno.
-Teme, cosa fai lì impalato sulla porta? Muoviti che il
ramen ti
si fredda! Già è un obrobrio mangiarlo per
colazione, se
poi non lo mangi neanche caldo!!-
-Stavi sorridendo?!-
-Si, e tu sei una testa quadra. Si può sapere che hai
stamani?!
Dovrò chiedere a Kurai se per caso ha preso il tuo unico
neurone
per giocarci un pò-
-Niente, va tutto bene-
E sedendosi accanto al fratello, pensò che non esisteva
nient'altro al mondo di meglio, neanche il mondo dei supereroi: e, come
se fosse una novità, si sentì finalmente a casa.
-Come sarebbe a dire che stanno bene, anche meglio di me, ma non si
risveglieranno?!-
-Mettila un pò così Kakashi, dopo tutto
ciò che
hanno passato, se tu fossi al loro posto, rinunceresti ad un mondo
senza dolore, ma fatto solo di felicità?-
-E non c'è proprio niente che possiamo fare per riportarli
indietro?-
-Possiamo solo aver fiducia nel loro senso di giusto e sbagliato.-
Ringrazio tutti
quelli che mi hanno letto e per i loro messaggi d'incoraggiamento.
Grazie, alla prossima
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Capitolo 3 *** Speranze ***
II capitolo
"Qualsiasi idiota può superare una crisi, è la vita quotidiana che ti logora" (Anton Chekov)
-Gli esseri come noi non hanno sentimenti, siamo al di sopra di tutto; non ti sembra di prenderti la situazione troppo a cuore?-
-Non me la sto prendendo a cuore, semplicemente inizio a chiedermi se
si possa ritenere vita quella che vivono le persone che giungono qui-
-Dubbi su quello che devi fare?-
-Più che altro sul perché, e in fondo mi piace quella
brodaglia che mi danno da mangiare alla mattina, anche se si tratta di
una pura proiezione mentale-
-Sei irrecuperabile, come fai a pensare al cibo in un momento simile!?-
-E' che mi serve qualcosa da mettere sotto ai denti per digerire meglio la palla di pelo che mi trovo nello stomaco!-
-Sei proprio una testa quadra!-
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La strada fino a scuola sembrava essersi allungata senza un motivo ben
preciso, o forse era lui ad essere stranamente riflessivo quella
mattina: quel sogno lo aveva completamente spiazzato, aveva
rimesso in gioco quella che lui considerava la vita perfetta. In lui si
era insediato il tarlo del dubbio. Più si guardava indietro,
meno le cose erano chiare e tutti i suoi ricordi, dalla prima caduta
dal seggiolone al primo giorno di scuola, si facevano sempre più
sbiaditi, come se non fossero propriamente suoi. Al contrario, il sogno
era vivo, cristallino, netto: il suo cuore lo interpretava come vero.
Naaaaaaa, doveva essere caduto dal letto e aver picchiato il capo. E scoppiò in una fragorosa risata.
-Che eri una testa quadra, l'ho sempre saputo, ma pure matto
psicopatico, questo mi mancava- Sasuke aveva alzato gli occhi dagli
appunti che stava ripassando per la lezione.
-Io almeno non vado in giro, leggendo per la strada!-
-Perché sai leggere?!-
-Sas'ke, io ti sfido in combattimento, ti dimostrerò di essere
più forte e vedrai che un giorno diventerò Hokage!-
-...-
-...-
Entrambi erano rimasti senza parole: Sasuke perché non capiva
che fosse preso al fratello, Naruto perché neanche lui capiva
cosa gli fosse preso. Solo il suono della campanella proveniente dalla
scuola li riscosse e solo la fretta di giungere in classe prima del
maestro Kakashi permisero di accantonare la questione. Almeno per il
momento.
Ancora si chiedeva perché, tutte le volte che fosse leggermente
in ritardo, si affannasse così tanto per giungere in tempo,
quando il maestro riusciva a ritardare di ore adducendo banali scuse,
quali ho dovuto aiutare una vecchina per la strada, mi ha attraversato
un gatto nero... Ed anche quella mattina non fece eccezione,
così posò i libri sul suo banco e si avvicinò a
Sakura-chan, la ragazza di cui era innamorato: ai suoi occhi era dolce,
carina, anzi, di più, meravigliosa; tuttavia, Sas'ke continuava
a chiamarla la stupida "Piattola Rosa" e, quando gli chiedeva il
motivo, appariva smarrito e non sapeva che rispondere, limitandosi a
voltargli le spalle.
-Buongiorno Sakura-chan, bellissima come sempre, anche se quel nastro rosso on si addice troppo ai tuoi stupendi capelli!-
Le aveva fatto un complimento, ma gli venne naturale proteggersi il volto con le mani, come se temesse qualche tipo di percossa.
-Ti ringrazio molto Naruto, ma il rosso mi piace così tanto che
Madre Natura mi ha regalato i capelli di una sua sfumatura. Che ne dici
di andare a prendere un gelato dopo le lezioni? Dillo pure a
Sasuke-kun, vedrai che gli farà piacere-
-Ma devo proprio invitare quel baka?! Ed io che speravo in un appuntamento romantico con te!-
-Non essere sciocco, e poi sembra che ultimamente tuo fratello sia un
pò arrugginito per quanto riguarda le amicizie. Allora ci
troviamo al cancello della scuola alla fine delle lezioni, d'accordo?-
-Va bene-
Detto ciò, Sakura si diresse verso Sasuke, che, al suo posto,
stava ripassando. Il moro alzò lo sguardo verso la giovane,
interrogandola con gli occhi: per un attimo Naruto credette di vederli
arrossire entrambi. E rimase lì a fissarli, mentre Sakura
chiedeva spiegazioni sulla lezione e Sasuke le spiegava: per un istante
fu invaso da una strana sensazione, un qualcosa che gli chiudeva lo
stomaco; ma, ben presto fu scacciata da un pensiero, che a mente lucida
non avrebbe mai accettato: Sakura era innamorata di Sasuke, Sasuke era
innamorato di Sakura, lui era il fratello di Sasuke ed era innamorato
di Sakura e, come ogni persona, che vuole bene ad un'altra, non
desidera altro che la sua felicità. Così volse loro le
spalle e si recò al suo posto, dove avrebbe fatto bene a
ripassare anche lui. Un sorriso, nell'aver visto felice il fratello,
gli spuntò timidamente sul viso, senza che lui se ne accorgesse.
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Se non fosse stata per la presenza delle due macchine, che scandivano
il ritmo cardiaco dei due giovani, Sakura avrebbe pensato che fosse uno
di quegli stupidi scherzi di quel baka di Naruto: ma a vederlo sdraiato
in un letto d'ospedale, pieno di cavi, che gli uscivano da ogni dove,
le strinse il cuore e un grosso senso d'impotenza le piovve addosso.
Si volse a guardare l'altro ragazzo nel letto accanto. Non sapeva cosa
provare nei suoi confronti, un misto di odio e amore le imperversava il
petto: aveva tradito il villaggio per seguire la vendetta, aveva ferito
i suoi sentimenti e aveva quasi ucciso il suo compagno di squadra, il
suo miglior amico; tuttavia, beh, era ed è pur sempre il suo
Sasuke-kun.
Non c'erano certezze nel loro futuro, non sapeva cosa sarebbe successo
dopo che si sarebbero svegliati, non sapeva neanche se si sarebbero
svegliati un giorno. Cercò il sostegno di Kakashi-sensei, che
era appoggiato alla finestra, sfogliando l'immancabile Icha-Icha
Paradise.
-Affronteremo tutto insieme, resteremo una squadra, non è vero?-
L'unica cosa, che Kakashi potè fare in quel momento, fu annuire,
ma nemmeno lui credeva in quel gesto. Cominciavano a perdere le
speranze.
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Capitolo 4 *** Normalità ***
III capitolo
Mi
scuso per l'enorme ritardo, ma la scuola, oltre alla voglia di vivere,
mi toglie soprattutto tempo per scrivere: purtroppo ora come ora questo
è il massimo che posso fare, ma confido nella vostra pazienza.
Quando l'incubo scolastico sarà finito prometto di fare di
meglio, ma soprattutto vi racconterò la deficienza dei
professori italiani, che da sentirsi raccontare è da piegarsi in
due dal ridere, ma il doverci preparare la maturità è da
uscirci di testa. Ringrazio tutti quelli che mi seguono, anche quelli
che non lasciano commenti. Spero che continuerete a seguirmi, baci.
"Il
cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosce... Io dico che il
cuore ama l'essere universale naturalmente e ama sé stesso
naturalmente" (Blaise Pascal)
In
uno spazio misterioso al di fuori di ogni comprensione umana, si
trovavano due esseri a fluttuare in un infinito blu, dove si trovavano
delle specie di bolle di cristallo, la cui superficie, invece di essere
trasparente, era costituita da un vortice di colori ed immagini,
apparentemente senza senso, ma chiarissime per chi sapeva come
interpretarli.
E'
impossibile orientarsi in questo luogo, non ci sono né pareti
né confini: l'unico punto di riferimento era una clessidra, la
cui sabbia era però immobile. Nonostante ciò, le due
misteriose figure sembravano essere al loro agio: una sfavillante aura
li avvolgeva, rendendo praticamente impossibile intravederne l'aspetto.
-Credevo di aver compreso gli umani fino in fondo; in realtà non sono così semplici come appaiono-
-Non tutti, allora, sono egoisti e cercano il massimo della felicità esclusivamente per loro stessi-
-Si tratterà della classica eccezione che conferma la regola, perché farsi troppe domande?-
-Le domande non sono troppo, ne esiste solo una ed è "perché?" Quel comportamento non è normale-
-Come fai a dire se una cosa è normale se noi siamo tutto fuorché normali?-
-Se escludi tutto ciò che siamo, che facciamo, che comprendiamo,
quello che resta non può essere altro che la normalità-
-Forse ci stiamo preoccupando troppo, in fondo non avremmo neanche
dovuto interferire, invece siamo diventati membri attivi della loro
vita-
-Lo so, ma quando li ho visti, ho sentito qualcosa dentro-
-Ma non eri tu che dicevi che gli esseri come noi non hanno sentimenti?-
-E cosa ti fa pensare che sia stato un sentimento?-
-Lo stesso ragionamento per cui tu sai cosa si intende per normalità-
In un lampo sparirono in una delle tante bolle, che, a differenza delle
altre, aveva la superficie molto più complessa e turbolenta.
La ragione umana è complicata, il cuore umano è
complicato, ma, quando questi si trovano in conflitto, nessuno, neanche
un essere superiore, può arrivare a comprenderli.
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L'ingresso del maestro Kakashi, seppur con più di due ore di
ritardo, aveva rimesso tutti al loro posto: era incredibile come quello
strano individuo, sempre in ritardo e con in mano strane riviste non
meglio specificate, riuscisse ad ottenere il rispetto di tutti, persino
dai più scalmanati e scavezzacollo. Comunque, era impossibile
capire cosa pensasse, era imperturbabile, avrebbe una faccia da poker
formidabile se solo essa fosse visibile: l'occhio sinistro era coperto
da una fascia e il resto del volto da una specie di mascherina; nessuno
aveva mai avuto il coraggio di chiedere direttamente, anche se tutti
avevano tentato indagini più o meno discrete, poiché il
mistero doveva celare tristi ricordi.
Naruto avrebbe voluto parlare con lui, confidarsi con qualcuno e
sentiva di avere con il maestro Kakashi una sorta di rapporto che
andava al di là di quello che intercorreva normalmente tra un
maestro e il suo allievo: sentiva di potersi fidare, di poter essere
ascoltato senza essere giudicato. Aveva quasi preso la sua decisione,
che qualcosa interruppe il corso dei suoi pensieri: dalla cartella
provenivano degli strani movimenti, che mise ben poco a intuire da che
cosa, anzi da chi fossero provocati. I suoi sospetti furono confermati,
quando una testina arancione sbucò da un'apertura della cartella
e lo fissava con curiosità.
-Miaaaooooooooo-
-E tu cosa diavolo ci fai qui, piccola peste combinaguai! E' la terza
volta in un mese che ti intrufoli nella mia cartella senza che io me ne
accorga, vorrei sapere proprio come fai-
-Naruto immagino che anche questa volta sia meglio che tu lo porti
nella sala professori , lì ci sarà chi se ne
occuperà-
-Grazie, professore e mi scuso ancora una volta-
Kakashi aveva ripreso a scrivere alla lavagna e Naruto, per non
disturbare ulteriormente la lezione, si avviò pian piano
verso la porta, tenendo Hikari per la collottola.
-Ah, Naruto, visto che ci sei porta anche l'altro di là, visto che abitano insieme non si scanneranno-
-Come, scusi?-
-Mi riferisco all'altro gatto che si sta divertendo a farsi le unghie sulla tua cartella-
-Altro gatto?-
E, voltandosi verso il suo banco, vide i suoi timori venire
concretizzati: qualcuno, di cui, purtroppo conosceva fin troppo bene
gli artigli, si stava più che rilassando, rovinando la sua
cartella, che, pur non essendo nè nuova nè bella, era pur
sempre la sua. Fu inevitabile che dal profondo del suo io nascesse un
moto di stizza che si tarsformò in un desiderio di vendetta.
-Sa'ske, brutto bastardo dì che lo hai fatto apposta... Accidenti a te e a il tuo stupido gattaccio!-
A quello parole, che Kurai sembrò capire fino in fondo, la micia
gonfiò il mantello e si avventò sulla testa di Naruto
come a volergli impedire di aggiungere altro. Tuttavia, Sasuke, sebbene
divertito dal simpatico teatrino che era venuto a creare, non poteva
permettere di disturbare ancora la lezione, così afferrò
il fratello per il braccio trascinandolo fuori dalla classe, senza
però dimenticarsi di chiedere scusa per il disturbo. Una volta
usciti, tutto sembrò tornarsene alla normalità nell'aula
se non fosse stata per l'improvvisa immobilità che colpì
i presenti: nella stanza il tempo parve fermarsi e niente sarebbe stato
in grado di farlo ripartire se non le anime in grado di poter percepire
quel determinato tempo.
\\\\\\\\\\\\\\\\\\\
L'aria nella stanza si era fatta pesante: non dipendeva solo
dall'improvvisa calura che aveva colpito Konoha prima del tempo, ma
anche dalla tenzione che l'ingresso di Tsunade aveva causato. Lo
sguardo non lasciava presagire nulla di buono e quelle poche speranze,
che ancora fremevano e lottavano per spingerla ad andare avanti,
sembravano essersi improvvisamente immobilizzate ed avere assunto il
peso del piombo. Sakura non sapeva come considerare l'arrivo di
madamigella Tsunade: da un lato era contenta perchè finalmente
avrebbe potuto avere notizie più precise e avrebbe potuto
chiederle di poter partecipare più attivamente, invece di
passare le sue giornate ad ammuffire su una sedia, guardando le persone
a lei più care consumarsi lentamente in un letto, che non era
neanche il loro, ma dall'altro una morsa le chiuse lo stomaco e una
sensazione sgradevole le invase il petto. Non ci sarebbero state buone
notizie, questo lo sapeva, ma sperava che almeno ce ne fossero,
perchè non c'era niente di peggio dell'attesa.
Kakashi sembrò intuire il conflitto che si era venuto a creare
nella sua allieva, non che ciò richiedesse strabilianti doti
empatiche, e decise di smuovere la situazione: si staccò dal
muro su cui era appoggiato ormai da ore, chiuse il secondo volume di
"Icha Icha Paradise" e pronunciò parole che nessuno aveva avuto
il coraggio di pronunciare per paura che potessero divenire reali: -La
loro anima è dispersa chi sa dove e non sappiamo neanche se
esistino ancora, cosa dobbiamo fare, metterci una pietra sopra e
piangerli oppure dobbiame continuare a stare con le mani in mano
aspettando non so cosa?- L'unico occhio visibile di Kakashi lasciava
intravedere rabbia, impotenza, tristezza e voglia di reagire, di non
abbandonarsi alla rassegnazione. Tsunade non potè altro che
abbassare la testa e sospirare: -Non c'è niente che possiamo
fare-
E quelle parole pesarono più di una condanna a morte.
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