You appear just like a dream to me

di 1D_arms
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** chapter 1 ***
Capitolo 2: *** chapter 2 ***



Capitolo 1
*** chapter 1 ***


«Abbi pazienza. Tra poco finirà tutto» mi disse la rossa con compassione scuotendomi leggermente dal mio stato di trance e riportandomi alla triste realtà che era la scuola. Quinta ed ultima ora: latino. Io annuì sorridendo e Summer ricambiò. Era così bella, soprattutto quando sorrideva. I suoi capelli rossi leggermente mossi, che le arrivavano appena sotto al seno, occhi verde/marrone. Erano davvero strani, ma sorprendentemente belli che cambiavano a seconda del suo umore o del tempo. Fisico perfetto, non troppo magra, alta e aggraziata. In confronto io ero completamente l’opposto: capelli castano chiaro, che d’estate diventavano quasi biondi, occhi azzurri, fisico modesto, normale. Si potrebbe dire che ‘Impacciata’ sia il mio secondo nome. Sono più bassa di Summer di qualche centimetro. Insomma io sono l’amica che non viene mai invitata alle feste, ma puntualmente Summer mi ci trascina. Penso che non sia il mio ambiente, non lo è mai stato e ne mai lo sarà. Non ho neanche i vestiti per quel genere di inviti, me li presta sempre quella santa ragazza che ogni volta viene a casa mia con il suo intero arsenale di abiti di ogni tipo/taglia/colore/lunghezza. A volte mi chiedo davvero dove diamine li abbia comprati e quando. Certo, ogni volta che andiamo mi trascina a fare shopping. Comunque spesso non accetta gli inviti per stare con me.
Il suono della campanella si insinuò nei miei pensieri, facendomi sobbalzare. «Ragazzi, per martedì, dovete leggere il testo a pagina 30 svolgere gli esercizi di pagina 35 e mi raccomando, studiate bene per la verifica di venerdì» disse la donna grassoccia seduta sulla sedia dietro la cattedra, inclinando la testa verso il basso, sbirciando oltre gli occhiali, per osservare meglio la classe, per poi ritornare a scrivere quello che aveva appena enunciato. 
«Verifica? Venerdì? Oddio quando l’ha detto?» chiesi allarmata, sbarrando gli occhi e raddrizzandomi sulla sedia sulla quale, fino a poco prima, ero comodamente sdraiata svaccata, per voltarmi verso Summer.
«Se magari stessi attenta, forse lo sapresti» disse la rossa sospirando e facendo un sorriso divertito.
«Mia cara Summer, dovresti saperlo che il latino non è il mio forte, quindi sbrigati che me ne voglio andare da qui» cercai di zittirla «Oppure me lo dici stasera che ti chiamo. Si, direi che è meglio così me ne vado da questa specie di carcere chiamato scuola» conclusi parlando più con me stessa che con Summer. 
«Va bene, capo» rise alzandosi dalla sedia, trascinandola provocando un rumore assordante, prendendo lo zaino e mettendoselo sulle spalle. La imitai cercando di fare meno rumore possibile e insieme ci dirigemmo fuori dalla scuola, raggiungendo, come sempre, la fermata ad aspettare l’autobus che non tardò ad arrivare. Salimmo e ci aggrappammo ai pali cercando di stare in equilibrio il più possibile, onde evitare di cascare per terra, impresa che si è presto rivelata difficile dopo il mio mini capitombolo (?), su quell’abitacolo impazzito e traballante.
Ad ogni modo, scendemmo entrambe, Summer prima di me e io qualche fermata dopo. Dopo un breve tratto a piedi e dopo aver salito quei pochi gradini che mi separavano dal portone, suonai al campanello aspettando che qualcuno aprisse.
«Chi è?» chiese la voce robotica, dall’altra parte del citofono.
«Mamma, sono io» risposi un tantino seccata.
«Oh, certo tesoro» disse allegramente, dando il tiro. Aprii il portone e lo lasciai chiudersi da solo alle mie spalle, causando un tonfo sordo. Salii le due rampe di scale e trovai mia madre ad aspettarmi sulla soglia della porta. Le passai accanto, dandole un bacio sulla guancia per poi salire le scale che mi separavano dalla mia camera, a posare lo zaino per poi riscendere e andare verso la cucina, sapendo che l'avrei sicuramente trovata indaffarata ai fornelli, intenta a preparare il pranzo. Mi sedetti su una delle quattro sedie, appoggiando i gomiti sulla tavola apparecchiata. Mia madre si voltò sorridente, portando due piatti di pasta e sedendosi di fronte a me.
«Com’è andata a scuola?» mi chiese dopo qualche minuto di silenzio.
«Bene, ho preso 8 nella verifica di scienze» risposi solennemente orgogliosamente. Mia madre si trattenne dallo scoppiare a ridere, affrettandosi a ingoiare l’acqua che aveva appena bevuto e appoggiando il bicchiere sulla tovaglia. 
«Wow, un miracolo!» disse ridacchiando.
«Mamma, dovresti essere orgogliosa di me» replicai piagnucolando.
«AHAHA certo, sei stata bravissima» mi rassicurò sorridendo.
«Ecco, così va meglio» dissi chiudendo gli occhi e alzando le sopracciglia cercando di assumere un aria superiore, ottenendo solamente ulteriori risate da parte della donna. 
Dopo aver finito di pranzare, andai in camera. Presi il cellulare, lo collegai alle casse mettendo la riproduzione casuale. “Stole my heart” fu la prima canzone che partì. Presa dall’emozione di sentire quelle voci, mi misi a cantare e ballare urlare come una pazzoide e saltare per tutta la camera, come un dugongo in calore. 
Passai il resto del pomeriggio su twitter, a inviare tt a Liam, sempre con la musica accesa, canticchiando. Dopo essere andata in limit un paio di volte, arrivai a 200 “please @Real_Liam_Payne follow me. Italian directioners love you so much. And I love you too xx 200 ;)” poi andai un altra volta in limit, così decisi di cambiare il mio nome in “Limit for liam ç_ç” magari mi avrebbe notata, l’avrei impietosito e mi avrebbe seguita. Non fa una piega! Decisi di andare in cucina a frugare nella dispensa alla ricerca di qualcosa da mettere sotto i denti mentre aspettavo che il limit finisse per poi continuare ciò che avevo lasciato in sospeso. Non mi sarei arresa così facilmente. 
Presi ciò che mi occorreva (cucchiaio e un barattolo di Nutella, la risposta ad ogni problema) e ritornai in camera, sedendomi sul letto a gambe incrociate davanti al computer. Aprii Tumblr e cominciai a rebloggare le foto che mi piacevano, mentre chattavo con Summer. Quella povera testolina bacata che mi rompeva sempre le scatole con quell’altrettanto testa bacata di mio fratello Marco. Mi chiedeva sempre come stava, cosa faceva, a che ora mangiava, se usciva con qualcuna, come andava a scuola e cose del genere. TUTTI I SANTI GIORNI. Non la sopportavo più. L’avevo persino minacciata più volte dicendole che l’avrei soppressa, tirato calci, pugni e cose del genere ma, per mia sfortuna, non si arrendeva e io le rispondevo con noncuranza omettendo o inventando cose, tanto non mi avrebbe mai scoperta e io non volevo che quei due citrulli si mettessero insieme. Certo, mi sarebbe piaciuta l’idea di avere come cognata la mia migliore amica, ma viste le circostanze, non mi pareva il caso anche se il mio caro fratellone, in fondo, MOLTO in fondo, era un bravo ragazzo, ma conoscendolo avrei preferito che rimanessero il più lontano possibile. L’idiota andava sempre con puttanelle che trovava alle feste o a scuola. Certo, non era un BRUTTISSIMO ragazzo me essendo sua sorella, ovviamente, ai miei occhi pareva uno sgorbio di prima categoria, stronzo fino al midollo, ma che nonostante tutto, mi sosteneva e mi dava consigli come solo i fratelli maggiori sanno fare. D’altronde a che altro poteva servire quell’impiastro? Ascoltava musica tutto il santo giorno, un po’ come me, ma io il volume lo tenevo basso o, quantomeno, che non si sentisse fino in Uganda. La sua stanza era un enorme casino, puzzolente e sudicia. Mi sono chiesta parecchie volte come facesse a vivere lì dentro, e perché non avessero reso inagibile quella parte della casa. Ovviamente, quando doveva uscire era sempre tutto profumato e “ben” vestito. Per mia fortuna, ha anche un buon senso e non si portava mai le puttanelle in casa, anche perché se l’avesse visto mio padre, penso che l’avrebbe preso a calci nel sedere, fino in Uganda così magari avrebbe chiesto scusa a quelle povere anime pie che si devono subire la sua orripilante musica.
Mentre Summer mi estenuava con le sue continue lamentele, andai su twitter per vedere se il limit era finito anche se l’obbiettivo era principalmente quello di controllare se quel rimbambito mi aveva seguita. Nulla. Il nulla più totale, così continuai imperterrita a rompergli le scatole.
302 furono esattamente tutti i tt che gli inviai prima di andare di nuovo in limit. E non cambiò niente. Erano le sei del pomeriggio quando arrivai a 473. Ormai avevo gli occhi fuori dalle orbite e mia madre era venuta a farmi visita un paio di volte dato che non mi sentiva strillare come una gallina impazzita nonostante le casse continuavano a trasmettere la musica. 
19:07 precise. Sentii dei passi lontani che si avvicinavano man mano sempre di più, fino a spalancare la porta, facendomi sobbalzare dallo spavento. Chi poteva essere il coglione che apriva una porta in quella maniera? 
«Mmh, che tatto che hai, fratellino» dissi ironicamente staccando gli occhi dallo schermo del computer e guardandolo nei suoi occhi marroni.
«Mamma mi ha detto di chiamarti e dirti che è pronta la cena» disse ignorando ciò che avevo detto qualche secondo prima.
«Si, ora scendo» risposi trascinandomi giù dal letto, sotto lo sguardo scioccato di Marco
«Minchia guaddi?» chiesi con nonchalance, seccata dal suo sguardo.
«Niente» fece per andarsene socchiudendo la porta, per poi riaprirla di scatto. «Muoviti» ordinò tornando indietro e andandosene definitivamente.
Scesi le scale dirigendomi al tavolo, e sedendomi al mio posto sotto lo sguardo scioccato dei miei genitori. Che palle, cos’avrò fatto stavolta? 
«Che nei hai fatto dei tuoi bellissimi occhi?» chiese mamma preoccupata.
«Ehm.. Cosa pensi che abbia fatto, sono rimasti al loro posto per tutto il tempo, sai com’è, non si staccano a meno che tu non li faccia saltare via con un cucchiaio, ma poi non credo che andare in giro con una benda sull’occhio, tipo Capitan Uncino sia la cosa migliore. Sto cercando un fidanzato, non credo che ai maschi piacciano le ragazze con le bende sugli occhi» dissi a mo’ di spiegazione facendo sorridere un po’ tutti e cercando di chiudere in bellezza la discussione.
«Cosa stai cercando tu?» chiese mio padre scioccato e non proprio entusiasta.
«Uhm… un ragazzo!?» risposi accigliata.
«Per farci cosa?» disse con gli occhi sbarrati.
«Nel caso non l’avessi notato, sono una ragazza. Mi piacciono i ragazzi. Sai com’è… a meno che non sia lesbica.» dissi gesticolando. «Ah, ma ovviamente non lo sono.» continuai per rassicurare tutti che mi guardavano preoccupati.
«Pensi che rimarrò zitella per il resto della vita?» conclusi divertita e un po’ scocciata. Okay che ti voglio bene, ma io ho le mie necessità e voglio un cazzutissimo fidanzato.
«Beh, ma tu sei ancora piccola, non puoi pensare a queste cose» rispose dopo qualche attimo di silenzio.
«Papà, ho 17 anni. D i c i a s s e t t e, capisci? Non voglio e non rimarrò single. Va bene, sarà un impresa ardua trovare un ragazzo decente con gusti non troppo complicati a cui piaccia anche se non sono il tipo di ragazza con il fisico da modella, bionda e con gli occhi azzurri. Anche se gli occhi azzurri li ho, ma dettagli.. Accipicchia, deve esserci un dannato uomo su questo pianeta a cui piacciano le ragazze normali». Conclusi in tono esasperato sotto lo sguardo scioccato (ancora) della mia famiglia, in particolare di mio padre.
«Sappi che sei la ragazza più bella di questo mondo» disse papà girandosi anche verso mia madre che guardava la scena come se fosse al cinema e che appena incontrò lo sguardo di mio padre, si addolcì sorridendo come un’ebete. «E che troverai un ragazzo “decente”» proseguì mimando della virgolette con le dita «Ma che nel frattempo c’è il tuo paparino che ti vuole tanto bene e te ne vorrà sempre. Sappi che io ci sono per qualsiasi cosa» finì accarezzandomi una guancia, sorridendo. Io gli sorrisi di rimando, mi alzai e gli gettai le braccia al collo abbracciandolo. «Hei, hei, fai piano che mi soffochi» disse divertito.
«Okay, ora che la scenetta è finita, possiamo mangiare?» sbottò Marco parecchio scazzato ma anche divertito.
«E te pareva che non doveva rovinare il momento. Sei un rompiscatole» dissi facendo la linguaccia al CARO fratello. 
Cominciammo a mangiare e io continuai a pensare alle parole che mi aveva appena detto papà. 
«Ma ci sarai anche se arriverò a casa incinta di quattro gemelli?» chiesi scherzosamente ricevendo in cambio un'occhiataccia da parte di mio padre, che diventò bianco come un cencio.
«C-come s-sarebbe a dire?» disse pacatamente, preoccupato. «T-tu n-non sei i-in...c..in..t...a» continuò balbettando, guardandomi sotto shock.
Strabuzzai gli occhi «Ma certo che no, tzè. Ti ho appena detto che non ho un fidanzato, con cosa potrei procreare un bambino, scusa» risposi ovvia «Era per dire, non ti preoccupare». Lo rassicurai.
«Beh.. Certo» disse lui sottovoce per confermare. Schioccai la lingua sotto al palato e mi concentrai a tagliare la fetta di carne che mi era appena stata messa sotto al naso.In tutto questo, Marco non aveva detto una sola parola, se non il commento all'inizio della cena.
«Allora Marcolino, come mai non parli? Il gatto ti ha mangiato la lingua?» dissi pacata, voltandomi verso di lui.
«Ehm... Forse perchè non ho niente da dire?» mi rispose con nonchalance. «E non chiamarmi Marcolino» mi rimproverò, rivolgendomi uno sguardo omicida.
«Va bene Marcolino, come vuoi...» conclusi sorridendo, calcando di più sul suo soprannome, e ritornando con lo sguardo diretto al mio piatto, sentendo uno sbuffo esasperato provenire alla mia destra. 
Finimmo di mangiare e aiutai mamma a sparecchiare, per poi ritornare nella mia amata cameretta a finire di impezzare il mio idolo.
Già, ho puntato su di lui perché solitamente è quello che caga di più noi povere directioners, e anche se ormai non sarà più su Twitter, io continuo imperterrita. La noia a volte gioca brutti scherzi, e questo è uno di quei casi. Mi sono anche posta un obiettivo: 500 tt in un giorno! “Ce la posso fare” dissi a me stessa. 

MYYY SPACEE
Aluurs, innanzitutto grazie per essere arrivata fin qui :D premetto che questa è la prima FF che scrivo, quindi se quella buon anima che ha letto questa cacca (ovvero tu, beleza. crazie tanto) ha la pazienza di aspettare che quella testa bacata dell'autrice (nonchè io .-.) aggiorni, beh... GRAZIEEEE 
volevo aggiungere che non mi veniva in mene un nome decente, quindi scoprirete come si chiama la migliore amica di Summer, nel prossimo capitolo :D
detto questo me ne vado. addio. anzi no, mi vedrete nei paraggi (?) perchè dovrò pur aggionare, no? o fa così tanto schief sta cuuusa (?). orsù, lascia una piccola recencionsina (?) ohw... ho messo tanti (?) HAHAHAHA (?) (?) (?) (?) (?) (?) OuO lol. no vabbè me ne vado!
sciao belezaa
-Giulia <3

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Capitolo 2
*** chapter 2 ***


“Ce la posso fare” dissi a me stessa. “Tanto non manca molto, sono a 473. Altri 27, anzi no, posso anche farne di più” feci il punto della situazione, e poi mi venne in mente che dovevo chiamare Summer per chiederle gli argomenti della verifica”. Presi il telefono e digitai il numero, aspettando che rispondesse.

«Oh, finalmente ti fai viva, stronza.»

«Anche, io sono felice di sentirti.» dissi sarcastica.

«Spara meno cazzate, su.» la sentii ridacchiare.

«Quindi su cos’è la verifica di latino?» chiesi poco entusiasta.

«Versione su Leonida.»

«Tutto qui? Ma tipo, dirmelo in autobus no, eh?»

«Scusa, ma non me l’avevi chiesto, e poi abbiamo parlato e me ne sono dimenticata.» cercò di scusarsi. Scommetto che starà agitando le braccia. La conosco bene e quando cerca di spiegare qualcosa, non può fare a meno di gesticolare.

«Va bene. Se hai qualcosa di importante da aggiungere, fallo ora perché devo finire di fare una cosa importantissima e non sarai tu a fermarmi.» il mio tono era di sfida, ma anche divertito, tanto da far scoppiare a ridere la mia amica dall’altro capo del telefono.

«Quale sarebbe questa cosa così tanto importante?»

«Non credo che tu voglia davvero saperla.» la avvertii.

«Se riguarda quei babbei, allora no. Tantomeno se cerchi di farti seguire da loro.»

«Bene, allora se non hai nient’altro da dire, vado da Liam.»

«La convinzione fotte la gente, tesoro.» disse ridacchiando.

«Intendevo dire che vado a finire di mandare i 27 tweet che mi mancano per arrivare a 500 e forse continuerò finché il sonno non s’impossesserà di me.»

«Se, vabbè.» disse scettica. «Tu sei matta».

«Hai finito di fare la predica?» dissi esasperata.

«Si.»

“Ce la posso fare” dissi a me stessa. “Tanto non manca molto, sono a 473. Altri 27, anzi no, posso anche farne di più” feci il punto della situazione, e poi mi venne in mente che dovevo chiamare Summer per chiederle gli argomenti della verifica”. Presi il telefono e digitai il numero, aspettando che rispondesse.

«Oh, finalmente ti fai viva, stronza.»

«Anche, io sono felice di sentirti.» dissi sarcastica.

«Spara meno cazzate, su.» la sentii ridacchiare.

«Quindi su cos’è la verifica di latino?» chiesi poco entusiasta.

«Versione su Leonida.»

«Tutto qui? Ma tipo, dirmelo in autobus no, eh?»

«Scusa, ma non me l’avevi chiesto, e poi abbiamo parlato e me ne sono dimenticata.» cercò di scusarsi. Scommetto che starà agitando le braccia. La conosco bene e quando cerca di spiegare qualcosa, non può fare a meno di gesticolare.

«Va bene. Se hai qualcosa di importante da aggiungere, fallo ora perché devo finire di fare una cosa importantissima e non sarai tu a fermarmi.» il mio tono era di sfida, ma anche divertito, tanto da far scoppiare a ridere la mia amica dall’altro capo del telefono.

«Quale sarebbe questa cosa così tanto importante?»

«Non credo che tu voglia davvero saperla.» la avvertii.

«Se riguarda quei babbei, allora no. Tantomeno se cerchi di farti seguire da loro.»

«Bene, allora se non hai nient’altro da dire, vado da Liam.»

«La convinzione fotte la gente, tesoro.» disse ridacchiando.

«Intendevo dire che vado a finire di mandare i 27 tweet che mi mancano per arrivare a 500 e forse continuerò finché il sonno non s’impossesserà di me.»

«Se, vabbè.» disse scettica. «Tu sei matta».

«Hai finito di fare la predica?» dissi esasperata.

«Si.»

«Oh, grazie a Dio!» chiusi gli occhi, felice di non dover sentire la sua contrarietà su questa cosa. Per lei era altamente stupido. Ma d’altronde lei non capiva, e io non potevo biasimarla

«Oh, grazie a Dio!» chiusi gli occhi, felice di non dover sentire la sua contrarietà su questa cosa. Per lei era altamente stupido. Ma d’altronde lei non capiva, e io non potevo biasimarla.

«Sei simpatica.» disse sarcastica.

«Lo so.» risposi orgogliosamente.

«Bene, mi fa piacere.» continuò, sempre con una punta di ironia nel tono di voce.

«Sum, mi pigli per il culo?».

«Si, Sunny.»

«NON. CHIAMARMI. SUNNY. Okay Carletta?» Già. Io, Maria Sole, venivo costantemente soprannominata Sunny da quella mongoloide, il cui secondo nome era Carla. Odiavo essere chiamata Sunny, come lei odiava il soprannome Carletta.

«Si, va bene…» la mia dea interiore esultava, vestita con un uniforme da cheerleader, rossa, con i pon-pon in mano. Non era facile far arrendere Summer Carla Venturi così facilmente. Ma potevo aspettarmi di tutto da quell’essere. «… Sunny.» concluse. Avevo parlato troppo presto. Sbuffai.

«Okay, ora posso continuare? O devi ancora rompere la minchia che non ho?»

«Fine la ragazza!»

«Già. Ciao babbea.» tagliai corto.

«Ohw… ma ti voglio bene anch’io e soprattutto: BUONA NOTTE ANCHE A TE!» mi strillò nelle orecchie fingendosi offesa.

«Si, si. Buona notte.» dissi distrattamente, tenendo il telefono tra la spalla e l’orecchio, con la testa inclinata, facendo ‘copia e incolla’ in continuazione, aggiungendo i numeri. Quando non sentii più le proteste di Summer, presi il telefono e mi stiracchiai il collo indolenzito. Vidi che aveva agganciato, così lanciai quell’aggeggio in una parte indefinita del letto.

D’un tratto mi fermai. Il tweet n°499 era rimasto aperto, pronto ad essere inviato. “E se è andato via? Starà sicuramente dormendo ora” pensai cominciando a deprimermi e convincendomi che fosse tutto tempo sprecato, e che il mio lavoro non sarebbe servito a nulla. La mia dea interiore apparve dal nulla, seguita da una nuvoletta di fumo, che scomparve immediatamente. “Cosa cazzo dici? C’è un ora di fuso orario, se è in Inghilterra” cominciò a sbraitare. Incredibile. La mini me, come me la immagino io, mi sta attaccando. Devo essere pazza. “Facendo i calcoli se da noi sono le 21, a Londra o in qualunque luogo sia quel babbeo, purché nel Regno Unito, sono le otto di sera. Quindi non abbatterti e continua. Magari è in linea in incognito!”

«Si, in incognito!» ripetei entusiasta, alzando lo sguardo in direzione del rumore proveniente dalla porta. «Che vuoi.» dissi in tono monocorde rivolgendo nuovamente lo sguardo al computer. Aspettai una risposta ma non udii niente. «CHE. CAZZO. VUOI?» urlai. Forse sarei stata più chiara. Magari era diventato sordo. «No, adesso mi dici che tipo di problemi hai.» dissi pacatamente, intenta a continuare il mio lavoro, più convinta che mai. Sbuffai e poi mi arresi. Lasciando quel beota di mio fratello a fissarmi. Che cosa voleva poi? Bah. I maschi sono strani a volte.

Feci ‘copia e incolla’ per l’ennesima volta. Stavo scrivendo il numero 593. Cliccai su ‘tweet’. “Hai raggiunto il limite giornaliero di tweet” si limitò ad avvisarmi il computer. «Ma vaffanculo a te e al limit.» sbraitai contro il computer. «Qual è il tuo scopo nella vita?» chiesi alzando lo sguardo, incrociano gli occhi del babbeo appoggiato con una spalla allo stipite della porta. «Ma mi vuoi rispondere? Mi stai leggermente rompendo le scatole. Babbeo.» dissi spegnendo il computer.

Non mi rispondeva. Mi chiedo davvero che tipo di problemi abbia quel ragazzo.

Decisi di andare in cucina per chiedere a mia madre se quando Marco era piccolo, l’avesse fatto cadere per terra o se in qualche modo avesse sbattuto la testa da qualche parte. Mi si sarebbe di certo aperto un mondo e magari sarei riuscita a comprendere la sua idiotaggine.

Mi alzai in fretta dal letto, superando Marco sull’uscio della porta, che mi guardava scandalizzato. Che cazzo c’ha da guardare quello, non l’ho ancora capito. Beh, almeno dopo aver chiesto spiegazioni sarebbe stato più chiaro. Scesi di corsa le scale, ritrovandomi mio fratello di pochi passi dietro di me. Mi diressi in cucina. Le luci erano spente e non c’era nessuno. Allora andai il sala. Era buio anche li, se non per la luce proveniente dal televisore. Accesi di scatto la luce, facendo sobbalzare i mie due genitori che si scambiavano effusioni sul divano. «Jerk..» dissi con disgusto. Questo però non mi impedì di piazzarmi davanti alla televisione, coprendo la visuale. Tanto non stavano neppure seguendo il film. Non si sarebbero persi niente comunque.

«Mammina cara» dissi sotto lo sguardo stupito e scandalizzato dei due, non so se per quello che stavano facendo e che io avevo interrotto, o perché mi ero fiondata così velocemente davanti alla tv, accecandoli dopo aver acceso la luce. «Sapresti dirmi se quando l’idiota…» dissi indicandolo «… era piccolo, l’hai fatto cadere accidentalmente, o se ha sbattuto la testa?». La mamma ci pensò su, senza togliere l’espressione stupita dal viso.

«Ehm… non credo. Cioè, non mi ricordo ma sicuramente non con me» sentenziò.

«Papà…?» chiesi puntandogli lo sguardo addosso.

«No» disse quel chiacchierone di mio padre

«Ohw…» dissi con aria delusa.

«Perché?» chiese mamma.

«Allora Marco è nato così» dissi più a me stessa.

«Già…» disse la mamma sorridendomi

Girai i tacchi e me ne andai. Marco mi guardava malissimo ma tanto chissene importa di quel babbeo sottosviluppato. Ritornai in camera mia e, con grande gioia, vidi che anche quell’altro se n’era finalmente andato a fare in culo nella sua “camera”. Lo so, sono fine io. Mi diressi in bagno, per farmi una doccia, lavarmi i denti e andare a dormire.

L’indomani sarei andata a fare shopping con quella svampita di Sum anche se odiavo girare i sabati per le strade di Milano. Era odioso vedere tutti quei cinesi in giro. Erano dappertutto e la cosa mi irritava. Perché non se ne stanno a casa loro? No, devono visitare il Duomo e tutte quelle menate li e ovviamente non possono comprare una mappa della città, ma devono stare a rompere chiedendo informazioni. In cinese.

Per non parlare dei vu cumprà che ti mettono i braccialetti ai polsi, senza preavviso, e poi devi sganciare 1 euro. Mi danno i nervi. Infatti ogni volta gli sbraito dietro e loro si allontanano. È uno spasso.

Mi misi sotto al getto d’acqua calda, mettendo lo shampoo sui capelli e sciacquando. Finii di lavarmi, uscii dalla doccia e mi avvolsi intorno un asciugamano. Mi lavai i denti, già che ero in bagno e andai in camera mia per mettermi il pigiama. Pettinati i miei lunghi capelli, li legai in una coda fatta molto alla cazzo e mi infilai sotto alle coperte. Chiusi gli occhi. “Cazzo, non ho dato la buonanotte. Fanculo” mi maledissi mentalmente, per poi togliermi riluttante le coperte da dosso, infilandomi le ciabatte e andando verso le scale, che scesi per poi andare in sala. Notai con grande gioia che i due erano impegnati a guardare il film e non fare altro. Mi avvicinai di soppiatto, mettendomi ancora una volta davanti al televisore, attirando l’attenzione. Mi guardarono corrucciati, poi mi decisi a parlare

«Vado a letto. Buonanotte»

«Buonanotte tesoro» disse mamma

«Sogni d’oro principessa» sorrisi e poi mi fiondai tra le braccia di mio pare, che mi lasciò un bacio tra i capelli. Mi alzai e diedi un bacio sulla guancia di mia madre, che mi sorrise dolcemente. Tolsi il disturbo, ridirigendomi verso le scale.

«Ah, Sun. Dai la buonanotte anche a tuo fratello.» disse mamma

«Che palle.» protestai, sentendo delle risate alle mie spalle.

«Modera i termini, signorina.» mi ammonii mio padre.

«Si papà» alzai gli occhi al celo, poi salii le scale andando verso la porta della camera dell’idiota. Bussai, non si sa mai. Quello è un porco e non voglio nemmeno immaginare cosa faccia là dentro. Mi venne ad aprire, squadrandomi da capo a piedi.

«Perché mi fissi in quel modo? Sei inquietante. Smettila» ordinai.

«Ew» si limitò a rispondere.

Non feci caso al suo versetto. «Sono venuta a darti la buonanotte» dissi come se fosse ovvio.

Lo vidi illuminarsi. «Buonanotte anche a te, Sunny». Mi stuzzicò.

«Minchia oh. NON. CHIAMARMI. SUNNY.» minacciai. I miei occhi erano come due fessure, e il mio indice era puntato sul suo petto. Mi venne in mente quando risposi a Summer alla stessa maniera. Perché a me il fratello scemo e la migliore amica rincoglionita? Perché? A volte mi chiedevo se avessi mai fatto qualcosa di male.

«uuuuh, che paura» mi prese in giro.

«Pigli per il culo, Marcolino?» gli risposi urlando. Mi guardò rimanendo in silenzio. Odiavo quando non diceva niente e se ne stava zitto. Le cose sono due: o sta zitto tutto il tempo, o parla sempre. Non può pigliare per il culo le persone e poi non proferire parola. È fastidioso. Lui è fastidioso.

«Beh, visto che stai zitto a fissarmi, io me ne vado» mi girai, e feci per andarmene, quando mi sentii presa per una spalla, mi girai e la mia povera guancia andò a sbattere contro la superficie dura del suo petto e delle braccia mi tenevano stretta, accarezzandomi la schiena. «Certo che sei strano forte tu» dissi ridacchiando. Chissà come mai gli vengono ‘sti attacchi. Magari ha una doppia personalità e io non lo sapevo.

«Fratellone..» dissi cercando la sua attenzione.

«Mh…?» di molte parole, vedo…

«Ma non è che sei bipolare?»

Si staccò dall’abbraccio, guardandomi corrucciato. «No.» affermò.

«Ma che cazzo. Ti sprechi molto a parlare.» sbraitai. Stavo perdendo la pazienza.

«Cosa?» disse confuso.

«Oltre che muto, sei anche sordo?»

«No, io parlo e sento benissimo»

«Se vabbe.» dissi poco convinta, schioccando la lingua contro il palato «Buonanotte» conclusi e me ne andai.

«Buonanotte» lo sentii dire alle mie spalle.

Entrai in camera, chiusi la porta e spensi le luci per poi correre verso il letto. La paura del buio mi fece fare un ruzzolone. «Ma che cazz…» sussurrai, con le ginocchia al pavimento. Mi rimisi velocemente in piedi, stavolta camminando più lentamente verso il letto, salendoci sopra e finalmente infilandomi sotto le coperte. Chiusi gli occhi abbandonandomi alle dolci carezze di Morfeo.

 

MYYY SPACEE
Aaaaaaaaaaaaallora. Premettendo che io non faccio latino, ho dovuto chiedere a una mia amica, che va in prima superiore (come me lol) e quindi, se c’è qualcuno che sa qualcosa di latino, e vede che c’è qualcosa di sbagliato o che ne so io, beh… non fateci caso lol. Era la prima materia che mi era venuta in mente, non so perché. Veramente volevo cambiarla ma alla fine mi sono dimenticata. ewe

Poi finalmente mi è venuto un nome decente per la protagonista. A me piace tanto Maria Sole. È xtcfygvkhbjnk.

Chiudendo questo discorso, volevo ringraziare wings_of_dreams per aver messo  la storia nelle seguite e per aver recensito e volevo anche scusarmi per averla fatta aspettare tanto D: xcvbdsjxllJ. Grazie anche ai 102 fantasmini (?) che hanno dato almeno un’occhiata alla storia. VI AMO TUUUUUTTI (?)

Fatemi sapere se piace a qualcuno questa schifezuola (?) anche se sono solo capitoli di passaggio. La storia vera e propria comincerà tra altri due capitoli, credo.

p.s: qualcuno che sia così gentile da lasciare una recensione? Anche piccola piccola, microscopica, piccolerrima (?). O se qualcuno vuole che cambi qualcosa o darmi consigli/suggerimenti. Sono disposta a tutto (?) AHHAHAHAHA :D

Baci. Giulia

Se volete seguirmi su twittah, sono https://twitter.com/secsi1D basta chiedere e se volete ricambio :D (non so se si vede il link D: sono un po' negata in ste cose, abbiate pietà lol)

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