Sole di settembre

di fuxiotta95
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** catene ***
Capitolo 2: *** Manca l'aria ***



Capitolo 1
*** catene ***


Tornare a casa, quella sera, fú la cosa piú difficile di tutta la mia vita…ogni passo aumentava la distanza che si era creata trá me e Genda, ogni respiro mi bruciava in gola come fuoco, avevo urlato con tutta la forza che avevo prima di decidermi ad alzarmi ed incamminarmi verso casa.
Un nuovo anno scolastico era iniziato, l’aria carica della tensione tipica del ritorno trá i banchi, la curiositá di quali novitá si sarebbero presentate. Mi appoggiai al cancello d’ingresso ad aspettare che Narukami arrivasse, iniziai a passarmi le dita nel ciuffo di capelli che mi ricadeva sulla fronte, osservai le dita creare diverse ciocche al loro passaggio, ad un tratto notai che un ragazzo si era fermato a fissarmi, l’osservai attraverso il ciuffo. Aveva un aria furba e scaltra, gli occhi dal taglio elegante mi scrutavano con attenzione rispecchiandomi con le loro iridi blu scuro, la cresta dalle punte bianche che gli ricadeva leggermente da un lato. Stufo mi voltai da un’altra parte e infilai le mani in tasca con fare scocciato dalla situazione, ma con la coda dell’occhio continuai a controllare i movimenti del ragazzo, non mi perdeva di vista, il suo viso ora presentava uno strano ghigno divertito, sbuffai irritato
-“Narukami dove sei?”-
Non potevo aspettare oltre, anche perché quel ragazzo non la smetteva di guardarmi, mi staccai dal portone d’ingresso e con passo spedito entrai nell’edificio, salii le scale incrociando di tanto in tanto altri studenti, mi mossi veloce all’interno dell’edificio fino a giungere alla bacheca dove erano riportati gli elenchi delle varie aule, trovai il mio nome felice di con statere che non ci avevano cambiato d’aula
-Secondo piano, aula 11!-
Una voce alle mie spalle mi fece sussultare, mi voltai incrociando quello sguardo che fino a pochi minuti fá mi tormentava davanti a scuola, feci finta di niente e mi incamminai verso la classe, ma qualcuno mi afferró il polso strattonandomi
-Hei “miele” non vuoi fare la strada insieme?-
Mi voltai fulminandolo con lo sguardo, compresi immediatamente che il nomignolo che mi aveva affibiato derivava dal colore della mia iride
-Che cavolo vuoi?!-
Ringhiai strattonandomi il braccio per intimargli di mollare la presa, ma lui di risposta sghignazzó prima di leccarsi le labbra
-Tu sei Sakuma Jirou giusto? Siamo in classe insieme! Quindi è giusto che tu mi accompagni in aula in quanto sono un nuovo studente-
M’informó indicando sul tabellone un nome nuovo nell’elenco della mia classe, tornai a guardarlo
-Credo che tu sappia leggere le indicazioni Akio Fudo!-
Lo scherni scandendo il suo nome in un ringhió, continuando a tenere lo sguardo puntato nel suo, si leccó le labbra continuando a sorridere come divertito dal mio modo di fare. Non potevo immaginare che quel ghigno in pochi mesi sarebbe diventato il mio incubo privato, il mio inferno…
Successe tutto cosi velocemente, un giorno, dopo la lezione di ginnastica, mentre riponevo gli attrezzi sentii dei passi giungermi alle spalle e poi la porta del magazzino chiudersi, mi voltai di scatto incrociando quello sguardo beffardo che ormai non mi lasciava dall’inizio dell’anno scolastico, sbuffando tornai a riporre i coni dandogli nuovamente le spalle, il mio errore piú grande, in un attimo le sue braccia mi cinsero il ventre togliendomi quasi il respiro, i suoi denti si posarono sull’incavo del mio collo, lasciato scoperto dalla maglietta che usavo per gli allenamenti
-Che cazzo stai facendo Akio?!-
Urlai andando con le mani a fermare le sue che avevano preso ad insinuarsi sotto la mia maglietta, non mi rispose ma prese a sghignazzare, la sua lingua sostituí i denti e prese a disegnare linee immaginarie per tutto il mio collo, cercai di liberarmi dalla sua presa, ma ottenni solamente il risultato di cadere sui materassini di fronte. Iniziai a scalciare sentendo il suo peso sopra il mio corpo, ma ogni tentativo di liberarmi era inutile, ad un tratto sentii la stoffa dai pantaloncini e dei boxer scivolare fino alle caviglie, sbiancai comprendendo cosa voleva fare, iniziai ad urlare a chiedere aiuto, ma mi zittii non appena mi sentii afferrare per i capelli dietro la nuca e tirare
-Zitto “miele” non vorrei essere costretto a farti del male-
Mi sussurró all’orecchio prima di leccarmelo, chiusi gli occhi sentendo la paura crescere in me, con forza strinsi la plastica blu che ricopriva i materassini e morsi il colletto della maglietta cercando di fermare le urla di dolore che mi si accumularono in bocca. Gemetti varie volte, l’aria inizió ad puzzare di sudore e sesso, le mani mi facevano male a forza di chiuderle a pugno intorno alla plastica, il gusto del sangue mi riempii la bocca e lacrime scivolavano lungo le mie gote, le sue mani mi stringevano con prepotenza le cosce, le sue unghie affondarono nella pelle. Duró alcuni minuti, minuti che a me sembrarono un’eternitá, appena ebbe finito mi rivoltó costringendomi a guardarlo, mi sentivo completamente svuotato, violato…mi aveva marchiato come suo, senza chiedermi il permesso…lo guardai senza una vera e propria espressione, mi sentivo morto dentro
-Miele~-
Con forza mi colpí il viso facendomi girare il capo di lato per poi afferrarmi il mento per costringermi a guardarlo nuovamente, con prepotenza mi bació insinuando la sua lingue trá le mie labbra, la sentii scendere quasi fino alla giugulare, l’aria inizió a mancarmi, cercai di allontanarlo da me con tutte le mie forze quando finalmente mi lasció respirare, lo vidi leccarsi le labbra con un’espressione soddisfatta a disegnargli il volto, sghignazzó vedendomi pulirmi il viso
-Sei tropo sexy, Miele-
Mi sussurró avvicinando di nuovo il suo viso al mio e un altro schiaffo mi colpi in pieno volto
-Questo è perché eri giá stato preso…-
Un altro schiaffo
-Questo perché mi hai fatto aspettare…-
Un altro schiaffo
-E questo perché hai cercato di respingermi…-
Mi morse con forza la giugulare facendomi urlare, spalancai gli occhi per il dolore e gli portai le mani sul petto per allontanarlo
-Questo per ricordarti che tu ora sei mio!-
Detto ció si alzó e lanciandomi un ultima occhiata uscí dal magazzino, rimasi diversi minuti steso sul materassino a fissare il soffitto della stanza mentre calde lacrime mi scivolavano lungo le guance bollenti per via degli schiaffi, mi portai una mano al collo e quando la guardai notai una macchia di sangue, mi rannicchiai in posizione fetale, avrei voluto che fosse solo un incubo, ma era tutto vero, il dolore, l’umiliazione…tutto vero…tutto dannatamente vero…
 
Ricordo bene come il mondo mi crolló letteralmente addosso…la scuola era iniziata da alcuni mesi e il fatto di vedere ogni giorno Sakuma non mi aiutava a risorgere dallo stato di depressione in cui ero caduto, ma il peggio doveva solo arrivare… un giorno dimenticai in palestra le scarpe da ginnastica, appena entrai vidi Akio entrare nel ripostiglio dove tenevamo gli attrezzi da ginnastica, non ci diedi peso cosi entrai nello spogliatoio e recuperai le mie calzature, quando uscii notai che la porta del magazzino era semi aperta, mi avvicinai per poterla chiudere, ma udii chiaramente la voce di Sakuma, mi apiatii contro il muro e facendo attenzione guardai dentro il magazzino e ció che vidi mi fermó il cuore, Sakuma, il mi… Sakuma stava venendo preso da quello stronzo di Akio, lo stavano facendo li, nel magazzino della palestra, all’interno della scuola…mi tappai la bocca e mi costrinsi ad andarmene, a distogliere lo sguardo, a dimenticare tutto, in fondo Sakuma non era piú il mio ragazzo, non dovevo intromettermi nella sua vita. Scappai per rifugiarmi in classe dove ad attendermi c’erano Narukami intento ad ascoltare la musica,non si accorse del mio arrivo, e Hinme che svogliatamente cancellava la lavagna, respirai a fondo cercando di rallentare il respiro e mi sedetti al mio banco appoggiandovi la testa, sapevo che il mio amico mi stava fissando, preoccupato dall’espressione che aveva visto sul mio volto non appena avevo varcato la soglia, ma non avevo il coraggio di alzare la testa, non avevo il coraggio di incrociare il suo sguardo, avevo paura che riuscisse a scorgere nelle mie iridi il disgusto, l’odio, la nostalgia…troppe emozioni che erano completamente visibili sul mio viso
-Fermati e chiediti se quello che hai fatto basterá!-
Alzai appena lo sguardo per osservare Narukami che aveva preso a cantare sottovoce, era seduto sul proprio banco, la schiena appoggiata al muro, le ginocchia portate al petto, gli occhi chiusi
-Per dire che hai dato un senso ai giorni tuoi…-
Vidi Henmi guardarmi preoccupato e subito si avvicinó al proprio ragazzo, gli accarezzó la testa attirando la sua attenzione, subito il violetto si tolse le cuffie e prese a guardarlo con fare interrogativo, con il capo Wataru gli indico la mia direzione, il violetto si voltó a guardarmi accortosi solo in quel momento della mia presenza
-Scusa…-
Sussurró pensando che il fatto che cantasse mi desse fastidio, scossi la testa, in realtá era molto intonato
-No, continua pure…-
Mi sorrise rosso in volto, si voltó verso Henmi come a volergli chiedere il permesso
-Peró cambia canzone-
Gli suggerí accarezzandogli nuovamente la chioma scompigliata prima di tornare a cancellare la lavagna, osservai Kenya armeggiare con il nuovo mp3 che si era comprato, ad un tratto sembró trovare ció che cercava e tornó alla propria posizione appoggiando al banco mp3, con le dita inizió a mimare i gesti che compierebbe sulla tastiera di un pianoforte, veloci e delicate, movimenti sicuri, quasi si riesce a vedere la tastiera lucida, la sequenza regolare di tasti bianchi e neri, si riesce quasi a sentire il suono melodioso che ogni tasto produce, non sono movimenti finti che tante volte si possono vedere fare da un ragazzo seduto sul sedile del pullman affianco al proprio, movimenti improvvisati per illudere gli sconosciuti di saper suonare uno degli strumenti piú difficili, ma piú eleganti del mondo… sono movimenti reali, i suoi, movimenti testimoni del suo grande amore per quello strumento. Spostai il mio sguardo su Henmi intento a pulire quella lavagna da troppo tempo, che scusa banale che aveva trovato per poter trascorrere del tempo da solo con il suo Narukami, amava passare il tempo con lui, anche senza toccarsi, senza guardarsi, ma il sapere che lui fosse nella stessa stanza lo faceva sentire bene, una volta, all’inizio dell’anno, mi aveva rivelato che voleva prendere il tempo che aveva perso. Sorrisi tornando a guardare Narukami che aveva portato il suo sguardo sulla figura del proprio amato, si voltó a guardare il muro parallelo a quello a cui era appoggiato
-Vivo per lei anch’io lo sai e tu non esserne geloso, lei e di tutti quelli che hanno un bisogno sempre acceso, come uno stereo in camera di chi è da solo e adesso sa che anche per lui, per questo io vivo per lei-
La voce melodiosa di Kenya riempii la stanza, mi sorpresi di come riusciva a eseguire, senza cercare di imitare la parte maschile e quella femminile, la canzone, non riusciva a tenere le note lunghe solo perché era seduto in una posizione che gli schiacciava i polmoni e il diaframma, ma per il resto riusciva a dare una perfetta intonazione al brano, nascosi nuovamente il viso nelle braccia e mi lasciai cullare da quel canto, cercai di non pensare, mi concentrai sulle parole della canzone
-“ingegnoso creare una canzone dedicata alla musica stessa…”-
Mi costrinsi ad analizzare ogni cosa, ogni frase per poi collegarla ad un’altra piú avanti di strofe, a quanto sia stato strano per Bocelli cantare con qualcuno che canta generi diversi dai suoi, il motivo che li aveva  spinti a scrivere tale canzone, le varie prove che dovevano aver fatto. Inziai a sorridere, un sorriso pieno di rammarico
-Povero idiota…-
Sussurrai trattenendomi dall’urlare, strinsi i pugni mentre alcune lacrime riuscirono a sfuggire dalle mie ciglia per scivolare fino alla punta del naso e cadere sul legno compensato del banco per rimanere li, ferme immobili esattamente come me…
 
…da quel giorno la mia vita divenne un’inferno…certo avrei potuto ribellarmi, pigliare a pugni Akio fino a farlo stramazzare al suolo privo di sensi…che bugiardo…no, non potevo farlo, lo “stare” con lui mi faceva sentire ancora parte del mondo, mi faceva capire che l’amore non mi aveva abbandonato, che io non ero costretto a non amare piú, anche se só perfettamente che quello non era amore, no quello era essere legato a un crudele essere perverso, un essere violento che si eccitava facendo del male.
Eravamo ormai a metá anno scolastico, la primavera era iniziata, gli alberi erano in fioritura e tutto si era magicamente dipinto con i colori pastello. Ero giunto per primo in classe e dopo aver buttato la borsa sul banco mi ero affacciato alla finestra, iniziai ad osservare i vari studenti che attendevano davanti all’istituto l’arrivo dei propri compagni e li tra quella folla riconobbi la capigliatura spettinata di Narukami, sorrisi nel vederlo cercare con impazienza Hinme e appena lo trovó gli corse incontro saltandogli addosso per cingerli il collo con le braccia, ma il mio sorriso sparí non appena vidi vicino a loro Genda, il suo sguardo si puntó alla finestra da cui stavo osservando. Mi voltai appoggiando i gomiti al davanzale, incrociai le caviglie e rimasi fermo con lo sguardo basso ad ascoltare il parlottare che giungeva dai corridoi
-Miele, potevi aspettarmi all’ingresso-
Alzai lo sguardo verso la porta dell’aula incrociando quello dalle iridi blu scuro del mio “carnefice”, sbuffando portai la mia attenzione al cielo primaverile
-Come sei cattivo Miele-
Mi si avvicinó afferrandomi il mento per costringermi a guardarlo e subito dopo mi bació con la solita prepotenza, lo allontanai poggiandogli le mani sul petto e lo guardai con rabbia
-Non ti basta quello che abbiamo fatto ieri sera?-
Gli ringhiai spingendolo con forza, ma come risposta ottenni uno schiaffo in pieno volto, mi portai una mano alla guancia sentendola pulsare, mi afferró i cappelli tirandomi verso di sé, lo guardai negli occhi trovandoci solo desiderio
-Miele, mi sembrava di averti detto che odio essere respinto, non vorrai costringermi a farti piú male?-
Spalancai gli occhi, sapevo che lo avrebbe fatto, anche se eravamo a scuola, anche se tutti avrebbero potuto vedere il mio viso pieno di lividi, lo avrebbe fatto
-N-no…-
Sussurrai scuotendo leggermente la testa, mi avvicinai maggiormente al suo viso per baciarlo, ma prima che le mie labbra si posassero sulle sue mi spinse facendomi cadere e sbattere contro il banco vicino alla finestra, cadetti in ginocchio sentendo un dolore lancinante alla spalla che avevo sbattuto. Alzai lo sguardo aspettando delle spiegazioni per quel gesto
-Ora mi è passata la voglia-
Si giustificó prima di accomodarsi al proprio banco, mi alzai da terra e con passo spedito uscii dalla stanza per rintanarmi nei bagni del piano. Appoggiai le mani al lavello stringendo con forza la ceramica bianca, avrei voluto che quella ceramica fosse il collo di Akio, alzai lo sguardo puntandolo al mio riflesso e subito l’espressione di rabbia che mi disegnava il volto sparí
-“Smettila di mentire Sakuma, non riesci a ribellarti perché hai paura…paura di ricadere di nuovo in quell’oblio…almeno stando con lui sei troppo impegnato a pensare come difenderti invece che pensare a Genda…”-
Confessai toccandomi la guancia che era diventata lievemente rossa, aprii il rubinetto dell’acqua fredda e con un asciugamano usa e getta inumidito mi tamponai il punto dolente. Ad un tratto la porta del bagno si aprii, osservai il suo riflesso nello specchio e vidi entrare Narukami, si chiuse la porta alle spalle prima di avvicinarsi
-Hey…-
Lo guardai attraverso lo specchio
-Hey…-
Da quando avevo iniziato a frequentare Akio avevo smesso di uscire con lui, forse avevo paura che gli succedesse qualcosa, forse temevo che mi avrebbe giudicato, o che avrebbe scoperto tutto e sarebbe andato a raccontarlo a Henmi e Genda, tornai a tamponarmi la guancia puntando di tanto in tanto lo sguardo al suo riflesso
-Cosa ti sei fatto?-
Mi chiese sedendosi sul ripiano in marmo vicino al lavello e appoggiando la schiena all’enorme specchiera costringendomi a guardarlo in faccia, immediatamente cercai una scusa plausibile
-Un ragazzo sulle scale ha mosso la mano e senza farlo apposta mi ha colpito-
Risposi semplicemente lanciando nel cestino l’asciugamano usa e getta, aggrottó le sopracciglia, lo vidi scrutarmi dall’alto in basso, sapevo che non sarei riuscito a nascondere per sempre la cosa a Narukami, era furbo come ragazzo e poi Akio non si faceva problemi a colpirmi in punti visibili
-Perché indossi ancora la divisa invernale?-
Mi chiese osservando attentamente la mia divisa, la risposta era semplice, le mie braccia erano piene di lividi, sul collo era rimasta la cicatrice del morso di quel bastardo
-Perché sí-
Risposi ormai stufo di dovergli dare spiegazioni, mi misi apposto i capelli prima di dirigermi con passo spedito alla porta, ma Narukomi saltó giú dal ripiano e mi afferró il braccio costringendomi a fermarmi, a tale tocco sussultai, ma subito mi calmai e rimasi immobile
-Sakuma che ti prende? Ultimamente non sorridi piú, non parli piú con me, non vieni piú agli allenamenti… e da tanto che non ci vediamo al pomeriggio…-
Digrignai i denti, mi mancava passare le giornate con il mio migliore amico, sentirlo cantare e ridere, ma non potevo dirgli la veritá, mi avrebbe preso per un debole, mi avrebbe dato dell’idiota. Strattonai il braccio costringendolo a lasciarmi
-Non ho piú voglia di uscire con te…-
Risposi freddamente senza voltarmi
-Che cazzo stai dicendo?!-
-Io…-
Ad un tratto la porta si aprii, rimasi immobile, pregai che non fosse lui
-Miele, mi chiedevo dove fossi finito~-
Abbassai lo sguardo e strinsi le mani a pugno, con forza mi morsi il labbro inferiore
-Miele?-
Sentivo gli enormi occhi di Narukami sulla schiena, avrei voluto che il pavimento si aprisse e mi ingoiasse per sempre
-Sakuma, ma che significa?-
Non risposi, non volevo rispondere, non volevo… volevo solo morire, volevo che tutto sparisse e diventasse nero, che di me restasse solo un mucchietto di cenere. Senti Akio ghignare, doveva gioire nel vedermi ridotto in quello stato pietoso, mi afferró il mento facendomi alzare il viso
-Ma bravo Miele, ti nascondi nel bagno con l’amichetto? Credo che tu debba essere punito~-
La sua voce mi dava il voltastomaco, chiusi gli occhi e con il canino mi afferrai nuovamente il labbro
-Narukami…vattene…-
-Ma…Sakuma cosa stá?-
-VATTENE IDIOTA!-
Quelle parole mi bruciarono, ma non poteva restare, ero certo che Akio se la sarebbe presa con lui, o che potesse avere un attacco di panico non appena Akio avrebbe iniziato a “punirmi”, chiusi gli occhi aprendoli solamente quando sentii la porta chiudersi e il mio inferno ebbe inizio…
 
…seduto sulla sedia mi incantai ad osservare la borsa di Sakuma malamente posta sul banco, Henmi seduto di fronte a me armeggiava con l’mp3 che Narukami gli aveva affidato prima di andare ai servizi
-Guarda che se glielo rompi ti uccide-
Gli rammentai senza distogliere lo sguardo da quella borsa, osservai i ciondoli appesi alla linguetta della ciarniera, sorridendo nel constatare che erano tutti pinguini di diversi colori. Ad un tratto dei passi veloci attirarono la mia attenzione e quella di Henmi, ci girammo verso la porta e trovammo Narukami rosso in volto, il respiro accelerato, Wataru subito scattó in piedi fece un passo verso l’amato, ma questo gli si buttó frá le braccia
-Narukami, che succede?-
Gli chiese stringendolo a se nel vano tentativo di farlo calmare
-D…dovete andare in bagno…Sakuma…Sakuma è nei guai…-
Sbiancai nel sentire quella frase pronunciata trá un respiro smorzato e un singhiozzo e subito scattai in piedi, Henmi mi guardó con fare complice, allontanó da se Narukami per seguirmi fino alla porta dell’aula
-Stai qui Naru-
Si raccomandó seguendomi nel corridoio. Iniziai a correre verso il bagno, il cuore mi batteva all’impazzata. appena giungemmo alla nostra meta aprii la porta senza pensarci troppo, osservai la fila di lavandini circondati dal ripiano in marmo, tutto sembrava apposto, entrai nell’enorme bagno controllando attentamente ogni singola cosa, osservai i box, ma non c’era alcun segno della presenza di Sakuma, feci dietro front
-Continua…-
Un sussurro appena percepibile, conoscevo bene quella voce dal tono beffardo, mi voltai ad osservare nuovamente i box e solo all’ora notai che la porta dell’ultimo era chiusa, guardai Henmi che entró nel bagno
-Che cosa-
Mi voltai di scatto sentendo la voce di Narukami, Wataru gli tappó prontamente la bocca e lo fece entrare nel bagno prima di chiudere a chiave la porta, rimanemmo in silenzio, con passo felpato mi avvicinai al box e attesi. Spostai lo sguardo su Henmi che mi fece segno di aspettare, non potevo di certo sfondare la porta senza essere certo che dentro ci fosse Sakuma nei guai, poteva anche trattarsi di un ragazzo che si era nascosto in bagno per parlare al cellulare anche se ero certo che            quella voce appartenesse a quel bastardo di Akio, ad un tatto dei colpi di tosse ruppero il silenzio
-Sbagliato Miele~-
Strinsi i pugni, digrignai i denti e con forza tirai un calcio alla serratura che presentava una linguetta rossa che stava ad indicare che il box era occupato, cedette come niente sotto il mio colpo e la scena che mi mostró mi fece venire la nausea; Sakuma era inginocchiato a terra di fronte a Akio che sghignazzante gli stringeva la chioma azzurrina costringendolo a guardarlo dal basso
-Non ti hanno insegnato a bussare Koujiro?-
Fú la goccia che fece traboccare il vaso, con forza afferrai il braccio di Sakuma tirandolo fuori da quel box, Henmi mi affiancó e comprese immediatamente che desideravo che lo sostenesse, il mio sguardo rimase fisso su Akio che ghignando si era tirato sul la zip dei pantaloni della divisa e con passo sicuro era uscito dal box fermandosi di fronte a me
-Non è carino interrompere-
Constató con il solito ghigno beffardo a disegnargli il volto, con rabbia gli afferrai il bavero della camicia e con forza gli feci sbattere la schiena contro il muro che divideva un box dall’altro
-Figlio di puttana!-
Avrei voluto ammazzarlo li, senza troppe cerimonie, spaccargli la testa contro il muro fino a farla diventare una poltiglia informe, ma la mano di Henmi sulla spalla mi fece fermare
-Tocca ancora Sakuma e io ti uccido!-
Lo minacciai a denti stretti, ad un tratto sentii che la presa che Henmi esercitava sulla mia spalla si era fatta piú ferrea e mi impartiva di voltarmi, per un pó non diedi ascolto a quella richiesta silenziosa essendo troppo preso a guardare con disgusto e rancore quel bastardo che continuava a ghignare come se le mie minacce non lo toccassero minimamente
-Sei patetico Koujiro, ti comporti come se Sakuma fosse il tuo tipo, ma se hai visto bene poco fá me lo stava leccando-
Sghignazó con sguardo beffardo
-FIGLIO DI PUTTANA!-
Caricai il pugno e con forza lo colpii in pieno volto rompendogli il labbro superiore e facendogli sanguinare il naso, lo vidi cadere a terra e tenersi i punti feriti, mi voltai incrociando lo sguardo freddo e distaccato di Sakuma, ma in fondo a quel color miele vidi perfettamente un qualcosa che mi fece agire senza pensare. Gli afferrai il polso e lanciando una veloce occhiata a Akio che con odio mi fissava, feci scattare la serratura e uscii trascinandomi dietro Jirou e dietro di noi Henmi e Narukami.
Dopo alcuni minuti giungemmo in uno dei corridoi che portava all’atrio dove eravamo soliti fare l’intervallo, Sakuma continuava a dimenarsi e sbraitare orinandomi di lasciarlo andare, ma io continuai a camminare sordo alle sue minacce, quando ad un tratto, puntando i piedi riuscí a farmi fermare
-Che cazzo stai facendo?-
Urló cercando di liberare il polso dalla mia presa, rimasi immobile e continuai a dargli le spalle senza rispondergli
-Lasciami andare, idiota!-
Mi morsi il labbro inferiore per poi voltarmi e puntare il mio sguardo nel suo, con forza lo spinti per farlo finire con le spalle al muro, iniziammo a lottare, lui per liberarsi ed io per continuare a tenerlo bloccato contro la parete, gli afferrai diverse volte la stoffa della divisa tirandogliela con prepotenza, il mio sguardo rimase fisso sul suo volto
-Lasciami immediatamente, non avevi diritto di intrometterti!-
Gli posai le mani sulle spalle e lo sbattei contro la parete per tenercelo attaccato, lo osservai chiudere gli occhi per il colpo improvviso, abbassai appena lo sguardo notando che la sua casacca si era aperta a forza di essere strattonata, sbiancai vedendo diversi lividi sul suo collo, senza proferire parola gli aprii i primi bottoni della camicia e rimasi sconvolto nel vedere che non solo il collo presentava tali segni
-Che caffo fai? Lasciami andare!-
Alzai lo sguardo di scatto puntandolo nel suo
-Vuoi tornare a succhiarglielo e lasciargli fare del tuo corpo ció che vuole?-
Gli sbraitai contro, quei segni non erano certo succhiotti, ma feri e propri lividi derivanti da colpi inferti con violenza. Lo vidi abbassare lo sguardo e lentamente portare una mano a nascondere i segni, gli sfiorai una guancia, ma prontamente mi schiaffeggió la mano per poi guardarmi con odio
-Non intrometterti piú nella mia vita!-
Mi ordinó continuando a tenere lo sguardo nel mio, avvicinai maggiormente il mio corpo al suo, stavo per controbattere, ma mi sentii afferrare per la spalla e venir trascinato, mi voltai certo che si trattasse del bastardo invece incrociai lo sguardo serio del professore di informatica, sguardo che dal mio viso si spostó a quello di Sakuma
-Bene signori, credo che la preside sará felice di incontrarvi oggi, cosi potrete dirgli il motivo per cui avete saltato la prima lezione nonostante foste nell’istituto-
Fece con voce pacata, abbassai lo sguardo consono del fatto che la preside non sarebbe stata altrettanto posata nel parlare
-La strada la conoscete!-
Fece infine lasciandomi andare, mi misi apposto la camicia e lanciai una veloce occhiata a Sakuma trovandolo intento a ricomporsi
-Sí, professor Gambero…-
Sussurró Jirou incamminandosi senza degnarmi neanche di uno sguardo, feci per incamminarmi a mia volta ma sentii la mano del professore posarsi nuovamente sulla mia spalla
-Signo Koujirou, le potrei chiedere un favore?-
Anuii voltandomi, il professore sorrise con fare paterno
-I voti del signor Jirou si sono abbassati da quando non vi parlate, anche la sua attenzione in classe è molto calata e il suo modo di relazionarsi agli altri, nei corridoi è sempre apatico, ma ho notato che ora mi sembrava piú tosto sveglio, quindi vi pregherei di fare al piú presto pace con lui, mi dispiacerebbe veder venir bocciato un cosí bravo ragazzo-
Spostai lo sguardo sulla figura di Sakuma che si stava via via allontanando poi tornai con lo sguardo al professore e gli sorrisi
-Certo, prof, ci proveró-
-Ne sono certo signor Koujirou-
Detto questo prese e tornóin classe, iniziai a corere verso Sakuma.
Sapevo che sarebbe stato difficile, che il mio cuore molte volte mi avrebbe bloccato, che la paura mi avrebbe reso muto, ma io volevo vedere di nuovo il suo sorriso, sentire sotto le mani la sua pelle, sulle labbra le sue…avrei fatto di tutto pur di liberarlo dalle catene che Kidou gli aveva messo senza pietá…perché la mia anima ancora bramava la sua…

 
SPAZIO AUTRICE
CHE RITARDO TERRIBILE!!! *nessuno presente* ok ce mi odiate, ma almeno fatevi vedere XD
Ok un applauso al mio professore di informatica CLAP CLAP! Fá paura, ma quando cerca di scherzare è simpatico…
-Come Inghilterra!-
Ha parlato miss simpatia
-We, ricordati che tutti mi adorano, ma come contraddirli il magnificome è fantastico-
Ceeerto come Sealend
-Chi è?-
Appunto XD
Vi mando un bacione ed attendo una vostra recensione, ne approfitto per dirvi che o scritto una sufin con sealend intitolata “Ti amo…” corta, corta quindi se avete piacere di darvi un’occhiata e magari lasciare una recensione :3
Un bacione dalla vostra pazza Fuxiotta95 un bacione alla mia _SakumaxGenda_

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Capitolo 2
*** Manca l'aria ***


Attenzione: Ho messo l’avvertimento Tematiche delicate poiché in un certo punto si scoprirá che in passato uno dei protagonisti è stato violentato, non sará descritto completamente, ma mi sono sentita in obbligo di mettere l’avvertimento. Grazie a tutti
 

Un’altra notte per illusioni
Gente immersa nell’ipocrisia…
Manca ossigeno nell’aria senza TE…

 
Era la nostra ultima notte di libertá prima di ritornare trá i banchi di scuola. Io Kidou avevamo deciso di trascorrerla in piazza insieme agli altri, seduti sulla vecchia fontana, una lattina di birra che passava di mano in mano e un pallone che ogni tanto veniva passato svogliatamente da un piede all’altro e che ogni tanto si allontanava troppo e uno di noi doveva rincorrerlo per poi tirarlo al gruppo. Un’ultima serata di libertá prima che degli adulti che ci frequentavano solamente durante gli orari di lezioni si permettessero di giudicarci in base alla nostra voglia di studiare. Ad un tratto uscí dal vecchio “Mediano”, il bar della piazza, Sakuma seguito a ruota dal suo amichetto Narukami, tutti noi ci zittimmo e iniziammo a osservare coloro che avevano messo piede nel “nostro territorio”
-Guardate le mammine hanno lasciato uscire i bambini!-
Urló con fare canzonatorio Henmi all’udendo al fatto che Narukami avesse in mano un congelato che gli copriva metá volto, ghignai appena osservando il ragazzo dai capelli violacei, che con rabbia puntó lo sguardo sul volto di Henmi che non la smetteva di ridere, fú un attimo, allungai la mano per sfiorare la spalla del mio amico, ma prima che ci riuscissi il cono, che prima era stretto nella mano del violaceo, gli si spiaccicó in faccia, colando lungo il collo fino a finirgli sul colletto della maglietta. Saltai giú dal muretto della fontana e affiancai  Henmi che con gesti seccati si puliva il viso
-Narukami! Questa me la paghi!-
Senza preavviso inizió a correrli incontro con fare minaccioso, ma subito il violetto prese a correre dalla parte opposta nel tentativo di distanziare il mio amico. Tutti iniziarono a ridere tranne Sakuma che seguiva con sguardo preoccupato i due litiganti che continuavano a correre in tondo nella piazza
-Forza Henmi! Spaccagli il culo!-
Lo incitarono gli altri. Narukami si nascose dietro Sakuma nel tentativo di trovare protezione, ma sapevo che Henmi non si sarebbe di certo fermato di fronte a Jirou, infatti senza troppe dolcezze lo spinse a terra, sussultai vedendolo cadere sulla gamba che giá in passato si era infortunato, il viso contratto in una smorfia di dolore, ma subito la mia attenzione fú attratta dalla voce di Henmi
-Hai voluto fare il furbo?!-
Chiese con tono adirato tenendo per il bavero della maglietta la propria vittima, tutti i miei compagni presero a ridacchiare pregustandosi il momento in cui Henmi avrebbe tirato il primo pugno al violetto
-Fermati!-
Mi sorpresi vedendo che Jirou si era alzato e aveva tirato uno schiaffo al mio compagno ordinandogli di fermarsi
-Wo la femminuccia fá la coraggiosa!-
Mi voltai verso il mio compagno che aveva parlato fulminandolo con lo sguardo, con passo spedito mi avvicinai a Henmi appena in tempo per fermarlo prima che colpisse Sakuma
-Avanti, basta, lasciali perdere!-
Gli ordinai strattonandolo per fargli lasciare la presa sulla maglia di Narukami, per mia fortuna mi ascoltó senza fare troppe storie. Mi voltai verso Sakuma accennando ad un lieve sorriso prima di tornare con il mio amico alla fontana, mi voltai un’ultima volta appena in tempo per vede Sakuma andarsene con l’aiuto di Narukami che lo aiutava a camminare tenendolo per la vita e lasciandosi cingere le spalle.
 
Mi feci aiutare da Narukami a lasciare la piazza, camminammo fino al parchetto e li mi sedetti su una delle panche presenti, mi lasciai avvolgere dall’aria di quella ultima serata di vacanza, alzai lo sguardo al cielo e mi persi ad osservare le stelle che avevano preso a brillare e i miei pensieri presero a volare in alto verso quei puntini luminosi unici testimoni di ció che fú
-Stai bene?-
La voce di Narukami mi riportó alla realtá distraendomi dai miei pensieri, lo guardai accennando ad un sorriso
-Sí…stavo solo pensando…-
Risposi tornando a fissare il cielo, il violaceo si sedette al mio fianco prendendo ad osservare le stelle insieme a me, il silenzio che ci circondava valeva piú di mille parole
-Sai mi è sembrato di tornare ai vecchi tempi per un attimo, mentre Henmi aveva preso a rincorrerti…è stato come quando vi rincorrevate sul campo perché tu lo avevi bagnato…-
Proferí ad un tratto senza spostare lo sguardo dallo spettacolo che la natura ci stava offrendo, lo sentii sospirare, sapevo quanto gli mancassero le sue giornate con Henmi, li vedevo prendersi cura l’uno dell’altro, vedevo i loro sorrisi nascosti, cosi come il modo in cui si sfioravano le mani prima di scendere in campo. Gli cinsi le spalle costringendolo ad appoggiarsi alla mia spalla
-Ti manca Genda?-
La sua domanda mi trafí il cuore come una lama bollente
-Sí…-
Risposi in un sussurro prima di sospirare e abbassare lo sguardo di fronte a me e ripensai a ció che ci aveva portato li, a ció che ci aveva separati…
 
…io e Sakuma eravamo sempre stati uniti da qualcosa che entrambi non riuscivamo a spiegare, all’inizio pensavo fosse solo complicitá, poi amicizia…ma pian piano compresi che era molto di piú, ma che entrambi avevamo paura di dichiarare. Ricordo perfettamente che passai due giorni ad evitare il suo sguardo, a cercare una scusa per non dovergli parlare e lui naturalmente se ne accorse, fu la sfida piú grande che dovessi affrontare, dirgli la veritá, dirgli che pensavo di amarlo, ma la sua reazione mi fece battere il cuore a mille, sorrise come non mai, non un sorriso di rammarico, o di paura, un sorriso di felicitá…ricordo le sue braccia intorno al collo, e le sue labbra impacciatamene sulle mie, mi fecero sciogliere. Tutto procedeva alla perfezione, mi sentivo amato, certo io e Sakuma non mostravamo a nessuno ció che eravamo, ma quando eravamo solo noi due ci lasciavamo andare, camminavamo mano nella mano, sorridevamo rossi in volto. Proprio durante una delle nostre uscite ci imbattemmo in Henmi e Narukami, li beccammo mano nella mano e a loro volta loro beccarono noi, rimanemmo parecchi minuti a fissarci incuriositi dalle dita intrecciate e subito dopo iniziammo a ridere e insieme passammo una meravigliosa giornata…
 
…ma ben presto scoprimmo quanto e duro essere una coppia senza poterlo dire agli altri, amarsi di nascosto, doversi trattenere…e ben presto il mio auto controllo crolló. Io e Genda eravamo nello spogliatoio a prepararci per l’alenamento, con fare bambinesco mi avvicinai a lui mentre si metteva la maglietta da portiere e velocemente gli lasciai un fugace bacio sulle labbra, ma come risposta ottenni uno sguardo freddo e distaccato, non riuscí a decifrarlo, almeno fino a che Genda non mi allontanó da sé in malo modo per poi lasciare la stanza, qualcosa aveva iniziato ad incrinarsi, ma il colpo decisivo doveva ancora giungere e con forza distruggere ogni cosa…il destino crudele non tardó a farlo giungere…dopo alcuni minuti che avevamo iniziato una partitella Henmi e Narukami presero a litigare, il difensore laterale sinistro prese ad accusare il centrocampista di non lasciarlo portare a termine un’azione, iniziarono a litigare, a insultarsi, come se aspettassero una scusa per scoppiare e quella scusa era crudelmente giunta, li osservai certo che ben presto Narukami avrebbe messo in mostra una delle sue espressioni buffe facendo scoppiare tutti a ridere, ma prima che ció potesse accadere Henmi commise l’errore piú grande che potesse mai fare, peggiore di un pugno, altri non ci avrebbero dato peso, ma per Narukami quell’aggettivo era il peggiore che potesse esistere
-Sei uno stupido bambino!-
Quelle parole risuonarono intorno a noi, vidi il mio amico sbiancare , abbassó lo sguardo e subito dopo digrignó i denti rabbioso prima di saltare addosso a Henmi per cadere entrambi sull’erba e picchiarsi di santa ragione, mi avvicinai nel tentativo di fermarli, urlando al centrocampista di chiedere immediatamente scusa per ció che aveva fatto, tutti sapevano che non bisognava per nessuna ragione al mondo dare del bambino a Narukami, non sapevamo bene perché odiasse quell’ aggettivo, ma non volevamo dire niente che potesse ferirlo. Continuavo ad urlare cercando di fermarli, ma ogni cosa che dicevo veniva coperta dalle loro urla
-Sakuma, piantala! Henmi ha ragione, Narukami è un bambino! È un difensore e vuole fare il lavoro di un attaccante, non sá stare al suo posto e rispettare gli ordini!-
La voce di Genda mi giunse fredda e distaccata, il modo in cui pronunció il mio nome mi fece gelare il sangue nelle vene, compresi che in realtá quella frase era destinata a qualcun altro…quel “non sá stare al suo posto e rispettare gli ordini” era destinata a qualcuno che non si era riuscito a trattenere, mi voltai di scatto incrociando il suo sguardo distaccato
-Lui vuole solo dare prova delle sue capacitá-
Ribattei facendo finta di non capire il significato celato della sua frase, iniziammo a discutere, all’inizio entrambi difendevamo i nostri rispettivi amici, ma subito i loro nomi sparirono dai nostra botta risposta per essere sostituiti dai nostri, iniziammo ad urlare, ad insultarci…riuscivo a percepire alla perfezione che tutto ció che avevamo costruito stava andando a pezzi
 
…riuscivo a percepire alla perfezione che tutto ció che avevamo costruito stava andando a pezzi…è incredibile come la rabbia prenda il controllo del nostro corpo portandoci a dire e fare cose che non vorremmo. Iniziai a urlare insulti che sorgevano da soli dalla mia mente e prima che riuscissi ad analizzarle uscivano dalla mia bocca sputate con odio
-Sei solo uno a cui piace essere inculato!-
Il silenzio caló intorno a noi, lo vidi spalancare gli occhi e boccheggiare, un leggero mormorio si alzó dal resto della squadra, Henmi mi affiancó mettendomi una mano sulla spalla, lo guardai grato di avere un motivo per cui distogliere lo sguardo da Sakuma, lo guardai attentamente osservando i vari segni rossi che si stavano facendo strada sul suo corpo testimoni del fatto che Narukami quando le prendeva le sapeva dare, la divisa sporca di terra e erba, i capelli di solito tirati indietro ora gli ricadevano sul viso celandogli il taglio sottile degli occhi, spostai nuovamente lo sguardo e vidi Narukami alzarsi e afferrare l’avambraccio di Sakuma, mi guardó con rabbia mentre un rivolo di sangue gli lasciava il taglio che aveva sul labbro per scivolare lungo il mento, i capelli piú spettinati del solito, la divisa logora, le cuffie ora adagiate al collo, con forza strattonó il braccio di colui che amavo e lo costrinse a seguirlo, come una bambola Sakuma si lasció guidare nei movimenti e seguendolo lasciarono il campo…non feci niente, non dissi niente…lasciai che tutto crollasse con un suono stridulo che mi fece male alle orecchie, mille frammenti di cristallo mi si conficcarono nel cuore, ma al posto del sangue ció che sgorgó furono i ricordi di tutti i momenti di gioia che avevo passato con Sakuma, momenti persi per colpa di una stupida frasse, momenti che mi bruciarono dentro come sale buttato sulle ferite aperte, un senso di vuoto m’invase, un peso enorme mi si posó sulla bocca dello stomaco, un peso formato dalla consapevolezza di aver rovinato tutto, dalla consapevolezza di aver distrutto ogni cosa, dalla consapevolezza che niente avrebbe mai aggiustato le cose, consapevolezza che se qualcosa del nostro sentimento era rimasto sarebbe stato celato fino a soffocare… Le ginocchia mi cedettero e cadetti a terra senza respiro, conati di vomito m’invasero…
 
…mi lasciai guidare da Narukami fino agli spogliatoi, mi fece sedere su una panca per poi ripulirsi, rimasi immobile, le braccia molli lungo i fianchi, le mani appoggiate sul legno levigato, i capelli a ricadermi sugli occhi, le labbra appena schiuse. Osservavo le mattonelle bianche che brillavano illuminate dai lampadari al neon che con il loro ronzio rompevano il silenzio che ci avvolgeva, silenzio rotto anche dal rumore dell’acqua e dal respiro affannoso di Narukami, lo sentivo singhiozzare, si stava trattenendo dal piangere, si stava trattenendo dall’urlare, ma io riuscivo ad avvertire il suo dolore, il dolore di un amore distrutto, di un sentimento strappato con forza e calpestato da parole amare che ancora risuonano nella testa e scendono lente nello stomaco facendolo legare su se stesso come un verme tirato fuori dalla calda terra e che messo allo scoperto si contorce su se stesso incapace di reagire alla situazione sconosciuta. Alzai lo sguardo sentendo il rumore dei pomelli del lavello che venivano stretti, Narukami mi si paró di fronte inginocchiandosi a terra per prendere ad accarezzarmi il viso
-Sono io quello che le ha prese…-
Sussurró per poi accennare ad un sorriso d’incoraggiamento, i suoi occhi lucidi mi fecero capire che non era il tempo per piangersi addosso, colui che era stato ferito era lui, era lui che era stato attaccato da due persone, era lui che si era ritrovato a picchiarsi con la persona amata, a sentirsi inferiore a colui che dovrebbe ricordarti quanto vali, dicono che le parole feriscono piú dell’arma…ma se messe insieme e applicate contro di te dalla persona amata…be nessuna delle due prevale, ma entrambe uccidono dentro. Con un gesto rapido gli cinsi il collo con le braccia stringendolo a me, lasciando che il suo corpo iniziasse a tremare scosso da quei gemiti celati per il troppo orgoglio, le sue mani chiuse a pugno iniziarono a colpirmi il petto mentre domande farfugliate trá un urlo di disperazione e l’altro risuonavano nello spogliatoio, lo lasciai sfogare tenendo lo sguardo puntato al muro di fronte a me accarezzandogli la chioma violacea…
-Sakuma?-
La voce di Narukami mi distrasse dai miei ricordi troppo dolorosi, abbassai lo sguardo puntandolo nel suo, senza dire niente ci alzammo e ci incamminammo per tornare a casa.
 
-Genda?-
La voce di Henmi mi distrasse dai miei ricordi, lo guardai con fare interrogativo, gli altri sen’erano giá andati, saltai giú dal bordo della fontana e mi stiracchiai per risvegliare i muscoli
-Andiamo?-
Mi chiese con voce impastata dalla stanchezza, annuí grattandomi dietro la nuca per poi incamminarmi seguito a ruota dal mio amico. Entrambi camminavamo con passo strisciato, compresi immediatamente che anche lui stava pensando al passato, a ció che era con Narukami, a ció che era riuscito a costruire, alla felicitá, all’amore… sospirai e alzai lo sguardo al cielo sperando che il viso di Sakuma sparisse dai mie pensieri cosi come l’ossigeno che lasció i miei polmoni
-Scusami se lo spinto…-
Si scusó senza spostare lo sguardo dalla strada buia di fronte a noi, lo guardai con la coda dell’occhio prima di tornare a fissare un punto impreciso del cielo stellato
-Ti manca mai l’aria?-
Gli chiesi ad un tratto puntando il mio sguardo su di lui, mi fissó con fare interrogativo
-Senza lui…senza Narukami…-
Si voltó nuovamente per evitare il mio sguardo, ma vidi chiaramente come cercó di sorridere per celare il fatto che la ferita infertagli dalla separazione con il suo amato grondava ancora, annuii senza voltarsi a guardarmi
-Tutti i giorni…-
Sussurró asciugandosi di nascosto una lacrima che solitaria aveva preso a scivolargli sulla gota per poi aggrapparsi al mento nel vano tentativo di fermarsi li, ma ben presto cadde sul freddo cemento. Sapevo perfettamente come si sentisse, come gli doleva il ricordo della persona amata, sapevo perfettamente che la notte lo sognava, sognava il suo viso, le sue lacrime…lo sapevo perché io stesso sognavo Sakuma la notte…
Ad un tratto avvertii i suoni di altri passi venire verso di noi, certo non era strano incontrare gente di sera, ma in quei passi c’era qualcosa di troppo famigliare, qualcosa che mi dava un senso di nostalgia, sia io che Henmi ci fermammo sotto un lampione ad aspettare, sospirai quando due figure a me troppo note apparirono sotto la luce del lampione prima del nostro e a loro volta si fermarono rimanendo a fissarci senza proferire parola. Rimanemmo diversi minuti in silenzio fino a che non fú Narukami stesso a prendere parola
-Che hai da guardare brutto muso?!-
Chiese facendo un passo in avanti, sospirai portandomi una mano nei capelli
-Sei tu che non la smetti di fissarmi!-
Sembrava ci fossero solo loro due, botte e risposte riempirono la via, il mio sguardo non lasciava il volto di Sakuma che con attenzione osservava il proprio amico pronto ad intervenire nel caso questo avesse esagerato, peró sorrideva, stranamente stava sorridendo, mossi un passo nella sua direzione, non si voltó, un altro passo, era troppo preso a fissare i due litiganti, un altro passo, un altro e infine con una leggera corsetta lo afferrai stringendolo a me, infilando le dita nei suoi capelli azzurrini, appoggiando le labbra sul suo capo inspirando a fondo il profumo del suo balsamo, respirai quasi affannosamente nel tentativo di catturare ogni suo profumo, quello della crema solare che doveva aver usato durante il pomeriggio per andare in piscina, quello del cloro, quello del bagnoschiuma, quello dello shampoo, quello del profumo messo per uscire, quello dolciastro della granita che deveva aver consumato al bar…
-Genda, lasciami!-
La sua voce soffocata dalla mia maglietta mi riportó alla realtá, subito scattai indietro lasciandolo libero dalla mia presa, il suo sguardo stranito si posó sul mio volto, mi voltai verso Henmi che mi fissava interdetto, mi voltai nuovamente verso Sakuma che aveva abbassato lo sguardo lasciando che i capelli gli ricadessero sugli occhi
-Sakuma?-
Lo chiamó Narukami affiancandolo e poggiandogli una mano sulla spalla, il corpo di Jirou prese a tremare fortemente, le sue mani si chiusero a pugno, Henmi mi affiancó
-Sakuma?-
Lo chiamai preoccupato osservando il suo corpo venire scosso da forti gemiti, sembrava sul punto di scoppiare e forse era proprio cosi, alzó di colpo lo sguardo, stava piangendo, piangeva mentre il viso veniva attraversato dall’odio, con un passo si avvicinó a me e con forza mi tiró uno schiaffo in pieno viso facendomi voltare appena il capo
-Sei un bastardo…-
Il suo sussurro mi giunse come un urlo disperato, Henmi mi posó una mano sulla spalla preoccupato.
 
Il mio corpo aveva smesso di tremare non appena la mia mano aveva colpito il volto di Genda, Narukami mi afferró dolcemente il polso strattonandomi appena per incitarmi ad andarmene, mi voltai, ma appena diedi le spalle a Kojirou mi sentii afferrare per l’avambraccio e mi costrinse a voltarmi per afferrarmi l’altro braccio, cercai di liberarmi dalla sua presa, ma non ci riuscí, continuai a strattonarmi e puntarmi con i piedi, ma Genda non accennava a mollare la presa, ad un tratto un respiro accelerato mi distrasse dal mio tentativo di fuga, mi voltai verso Narukami notando come il suo petto si alzava e abbassava velocemente, la bocca spalancata come in un urlo muto, gli occhi spalancati
-Narukami?-
Lo chiamó Hinme toccandogli una spalla, ma appena lo sfioro il violetto gli colpí la mano
-Lascialo…lascialo…LASCIAMI!-
Urló guardando con odio Genda mentre le lacrime gli rigavano il volto, lentamente Kojirou mi lasció tenendo lo sguardo su Narukami che non  la smetteva di tremare, si portó le mani alle orecchie e cadde in ginocchio serrando gli occhi, inizió ad urlare come un pazzo mentre le lacrime copiose presero a rigargli il volto. Genda mi lasció e subito mi inginocchiai di fronte a Narukami, lo afferrai per le spalle e lo scossi appena cercando di farlo tornare in sé, ma con violenza mi spinse via
-TI PRREGO BASTA! LASCIAMI…NON VOGLIO…-
Osservai preoccupato Narukami farfugliare quelle suppliche continuando a tenersi le mani sulle orecchie, non riuscivo a capire che cosa avesse, non sapevo come farlo calmare. Ad un tratto Henmi gli si inginocchió vicino lo afferró per le spalle incurante del fatto che il mio amico urló piú forte e inizió a tirare pugni nella sua direzione per riuscire ad allontanarlo da sé
-NARUKAMI, CALMATI!-
Gli ordinó scuotendolo appena, incassando vari pugni
-Non sono tuo…non sono il tuo…bambino…-
Sussurró a stento prima di spalancare gli occhi che sembravano guardare qualcosa che noi non potevamo vedere, qualcosa di lontano, un ricordo assopito nella sua memoria. Si piegó in avanti appoggiando le mani al suolo e un conato di vomito uscí dalla sua bocca per riversarsi sul cemento sotto di lui
-…non sono il tuo…bambino…non sono il tuo bambino…-
Continuó a farfugliare quella frase, che a noi suonava senza senso, mentre un rivolo di bava gli scendeva lungo il mento, Henmi prese a frugare nelle tasche della tuta del violetto alla ricerca di qualcosa
-Dové il suo mp3?-
Mi chiese quando constató che ció che cercava non c’era
-Gli è caduto mentre vi inseguivate e si è rotto-
Risposi semplicemente ricordandomi di aver visto Narukami buttarlo dopo vari tentativi di rimetterlo a posto
-Cazzo!-
Con le mani che tremavano prese il proprio cellulare, lo vidi armeggiare sul display tac, afferró il cavetto delle cuffie che il mio amico teneva al collo e lo attaccó al cellulare e riuscí a far mettere le cuffie al violetto. Mi alzai comprendendo che in quel momento non servivo a niente, Genda mi si avvicinó
-Che cosa gli è preso?-
Chiese in un sussurro temendo che il minimo rumore avrebbe potuto far scattare nuovamente Narukami, scossi il capo, non sapevo minimamente cosa potesse esser successo per far reagire in tale modo Narukami, eppure quando Henmi lo aveva afferrato per la maglietta non aveva avuto alcuna reazione del genere, vidi Wataru alzare al massimo la musica prima di voltarsi verso di noi
-Pensavo che tu lo sapessi Sakuma-
Scossi il capo, sospiró prima di tornare a fissare Kenya che ascoltava la musica immobile, le mani sopra le enormi cuffie, gli occhi chiusi, le labbra serrate
-Tu lo sai Henmi?-
chiese Genda, l’amico annuii
-Me lo ha raccontato quando stavamo insieme, la prima notte in cui lo facemmo…appena iniziai a toccarlo prese a tremare violentemente, all’inizio pensavo che fosse la paura essendo che era la nostra prima volta, ma inizió a sussurrare frasi senza senso: “sono un bravo bambino, non mi fare del male”, “faró tutti gli esercizi al piano, ma ti prego lasciami” e via dicendo, cosi mi preoccupai, faticai parecchio per farlo riprendere e farmi dare delle risposte…mi disse che quando era piccolo sua madre assunse un maestro di piano per lui, all’inizio procedeva tutto normalmente, il maestro andava da lui due volte a settimana, ma poi un giorno mentre suonava, il maestro inizió a toccarlo, per lui fú strano, ma l’uomo gli disse che era normale-
Un conato di vomito mi risalí la gola, mi tappai la bocca e mi voltai dall’altra parte
-Per questo reagisce alla parola “bambino”?-
Chiese Genda prima di guardarmi preoccupato, Henmi annuí
-Sí, quel bastardo gli diceva sempre che era un bravo bambino e che doveva mantenere il loro segreto…quel figlio di puttana ha abusato di lui fino a che Narukami non disse ai genitori che il piano non gli piaceva…-
Nella sua voce si riusciva a percepire l’odio che provava verso quell’uomo che aveva osato toccare il suo Narukami, osservai il mio amico che immobile continuava a farsi cullare da quella melodia che solo lui poteva sentire
-E la musica?-
Come se avesse letto i miei pensieri Genda formuló quella domanda
-Mi disse che il suo maestro di piano odiava una canzone Pop che andava di moda a quel tempo, per lui divenne una sorta di rifugio, associava alla canzone l’idea di non poter essere toccato da quel lurido essere, nell’mp3 aveva una cartella con solo quella canzone, cosi gli chiesi di inviarmela, sapevo che mi sarebbe stata utile…credo che il tuo modo di afferrare Sakuma, poco fá, gli abbia riportato alla mente un episodio del passato…-
Concluse sfiorando la guancia di Narukami che a quel lieve tocco aprí gli occhi ancora lucidi, si sfiló lentamente le cuffie osservandoci senza una vera e propria espressione
-Scusatemi…-
Sussurró abbassando lo sguardo, Henmi gli afferró dolcemente il mento costringendolo ad alzare il volto
-Hey, non è colpa tua-
Gli sussurró con un sorriso d’incoraggiamento, vidi il mio amico arrossire e trattenersi dal ricominciare a piangere, ma questa volta per il fatto di aver compreso che Henmi si preoccupava ancora per lui
-Mi dispiace…-
Sussurró Wataru appoggiando la fronte a quella dell’amato, sorrisi nel vedere Kenya cingere con le braccia il collo di colui che non aveva mai lasciato i suoi pensieri, lentamente chiuse gli occhi, sul suo volto si poteva vedere la stanchezza causata dalle notti insonne e da ció che era appena successo, Henmi lo afferró prima che cadesse al suolo e senza problemi lo alzó da terra, subito mi avvicinai a lui preoccupato
-Narukami…-
Non mi rispose, il suo respiro placido mi fece comprendere che si era addormentato
-Tranquillo, Sakuma, lo porto a casa io!-
Mi rassicuró Wataru, salutó con un cenno del capo Genda prima di incamminarsi verso la casa di Narukami, rimasi fermo ad osservarli sparire nel buio della via. Ero ancora interdetto dal racconto di Henmi, mi chiedevo come mai il mio amico non mi avesse mai detto niente, pensandoci bene forse neanche io avrei mai detto niente a nessuno, o meglio, a qualcuno lo avrei detto! Mi voltai verso Genda che come me fisseva un punto indefinito di fronte a noi, spostó il suo sguardo su di me, accennó ad un soriso, ma subito dopo si voltó e fece per incamminarsi, cosa dovevo fare? Lasciarlo andare via? Cercare di non riporre rimedio a tutto ció che era successo? Ma anche se avessi avuto il coraggio di fermarlo sarebbe davvero tornato tutto come prima?
Mi strinsi nelle spalle non riuscendo a trovare una risposta alle innumerevoli domande che mi vorticavano in testa, feci un passo verso di lui
-“Sei solo uno a cui piace essere inculato!”-
Le sue parole mi risuonarono nella testa con la stessa nota lunga prodotta da un triangolo, mi bloccai li, sotto quel lampione, la mano che avevo teso nella sua direzione mi ricadette lungo il fianco, abbassai lo sguardo ormai sconfitto, no…non potevo perdonarlo, niente sarebbe piú tornato come prima…ma all’ora perché una parte di me mi tormentava mostrandomi i momenti felici passati con lui? Perché mi faceva rivivere quei istanti di gioia?
 
Avevo sentito il passo che Sakuma aveva fatto nella mia direzione, ma subito dopo il silenzio
-“Hai fatto la tua scelta Sakuma? Io non ci riesco, grazie per averla fatta tu è di certo quella giusta!”-
Pensai continuando a camminare senza voltarmi indietro, ma se ero cosi certo che fosse quella giusta perché sentivo un enorme dolore al cuore? Perché mi mancava nuovamente l’aria? Perché le lacrime lottavano per uscire? Perché continuavo a darmi dello stupido per ció che dissi quel giorno? Perché? Perché avevo commesso quell’errore? Non pensavo veramente quelle parole, eppure il mio cervello aveva deciso di andarle a pescare da qualche anticamera a me sconosciuta. Mi fermai e rimasi immobile ad aspettare, a sperare che Sakuma facesse un passo nella mia direzione, che mi corresse incontro, anche solo per tirarmi uno schiaffo, per darmi del bastardo, mi sarebbe bastato un suo tocco per sentirmi meglio, una sua parola per riprendere a respirare, anche se era un gesto per provocarmi dolore, una parola per insultarmi non mi avrebbe mai fatto piú male del silenzio stesso. Mi voltai appena vedendo che Sakuma era immobile sotto il lampione, i lunghi capelli azzurrini a ricadergli sulla fronte, le braccia lungo i fianchi, mi guadó sussultando non appena i nostri sguardi si incrociarono…ero davvero cosi codardo da andarmene proprio quando avevo la possibilitá di parlargli dopo tanto tempo? Volevo davvero perdere un’occasione del genere?
-“sei solo uno a cui piace essere inculato!”-
Quelle parole mi risuonavano ancora nella mente forti e chiare, il tono che avevo usato mi faceva male, ma mai quanto come il dolore che doveva aver provato Sakuma, non potevo pretendere che mi perdonasse, come potevo pensare che tutto si sarebbe risolto? ma ogni giorno era tortura, vederlo senza poterlo toccare, ascoltare la sua risata, il suo sorriso rivolto a qualcun altro…ogni suo gesto mi faceva male, mi riportava alla mente le nostre giornate insieme e ogni suo sguardo freddo che mi rivolgeva mi strappava un pezzo d’anima
-Perché? Perché prima mi hai abbracciato?-
Spalancai gli occhi di fronte a quella domanda, neanche io sapevo la risposta, il mio corpo si era mosso da sé voglioso di potersi di nuovo stringere al suo, voglioso di quel calore da troppo tempo perso. Scossi la testa cercando di riordinare le idee che vagavano da troppo tempo senza controllo
-Non lo só…-
Risposi semplicemente spostando l o sguardo altrove non riuscendo a sostenere il suo ulteriormente
-Niente potrá tornare come prima…-
Quel sussurro fú come proiettile che mi perforó da parte a parte, fino a quel momento nessuno dei due aveva osato dire la veritá, nessuno dei due aveva pronunciato quelle parole amare, mi portai una mano al petto stringendo la stoffa della maglietta, avrei voluto che quella stoffa fosse il mio cuore, avrei potuto strapparmelo dal petto per non dover piú soffrire per quel sentimento chiamato amore. Portai di nuovo lo sguardo su quel viso che ormai era il mio tormento, quello sguardo che non si addiceva a quel viso, aprii la bocca come a voler dire qualcosa, ma non uscii niente, non riuscivo a dire niente. Mi voltai e iniziai a correre, dovevo scappare, dovevo andarmene, dovevo sfogarmi, iniziai ad urlare correndo piú velocemente che potevo, nella testa ancora quelle parole, sulla pelle ancora il suo calore, negli occhi ancora il suo viso, nelle orecchie ancora la sua risata…

 
SPAZIO AUTRICE
-…lasciarti con il tipo ti ha fatto molto male…-
Nooo solo che ho voluto utilizzare tutto ció che sentivo per creare qualcosa di magnifico muhahahahaha
-Tu pensi che sia magnifico, ma aspetta le recensioni prima di parlare e poi sono il l’unico magnifico qui!-
Zitto prussiano e lasciami fare gli accorgimenti! *si schiarisce la voce* mooolto bene benvenuti a questa nuova pazzia, premetto per una certa Riku_Akiri che non sará lunghissima, che nasce da alcune idee sorte nell’ora di cucina teoria XD
Vi mando un bacione, uno enorme a Riki_Akiri e a tutti quelli che hanno il coraggio di sopportare la mia pazia! By la vostra pazza Fuxiotta95!!!

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