Aegiptus di Emmy_Cr_ (/viewuser.php?uid=150026)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1- Campo Cheope ***
Capitolo 2: *** 2- Di Sfingi ed elicotteri ***
Capitolo 3: *** 3- Lacrimosa ***
Capitolo 4: *** 4- Destiny Darkness ***
Capitolo 5: *** 5- Battaglia ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1- Campo Cheope ***
Campo Mezzosangue
Un ragazzo stava seduto davanti al lago. Le onde dolcissime gli solleticavano i piedi e gli bagnavano l'orlo dei pantaloni neri che indossava. Una maglietta, anch'essa nera, era posata al suo fianco. I ricci capelli neri venivano sbattuti a destra e a manca dal ve..
- Mamma mia che inizio pesante! - gridò il ragazzo chiudendo di scatto il libro.
- Uno dei soliti libri triti e ritriti! Lui guarda melodrammaticamente la luna mentre il vento gli sbatte i capelli! Il figo di turno che poi si fa la figa di turno!
I ragazzi presenti nella stanza si misero a ridere davanti allo sfogo del loro compagno.
Tutti tranne il centauro che se ne stava davanti al camino.
- Percy Jackson! Se ti ho dato da leggere quel libro è perchè potremmo essere al limite di una potenziale guerra tra dei!
Alla voce imperiosa se ne aggiunse un'altra.
Più ironica e con un cenno di sarcasmo neanche tanto velato:
- Di nuovo? Ma come siamo perspicaci!
Appoggiato con fare strafottente allo stipite della porta, ricci capelli neri gli incorniciavano il volto pallido sul quale campeggiavano due, splendidi, occhi d'ossidiana.
Vestito come solo un ragazzino punk di 17 anni poteva vestire avanzò con calma nella stanza.
Nico Di Angelo sorrideva agli astanti con innocenza e un leggero velo di malizia.
- Giuro che se è Crono un'altra volta il mondo dei vivi non si chiamerà mai più così!
Sospirò una ragazza bionda seduta a gambe incrociate sulla poltrona.
- Annabeth ti prego non ti ci mettere anche tu - sospirò Chirone mettendosi una mano sul viso con fare melodrammatico.
- Ma tipo, dirci come mai ci hai chiamati? Io e Percy eravamo nel bel mezzo di una... discussione.
I ragazzi divennero rossi come peperoni e distolsero lo sguardo.
- Allora la farò semplice: come sapete non ci sono solo gli dei dell'Olimpo, ce ne sono altri.
Tre facce scandalizzate fecero da coro alla frase;
- Ce ne sono altri come gli Egizi, avete presente no?
Silenzio nella stanza, solo il fuoco che crepitava nel camino era un sottofondo udibile.
- Andiamo ragazzi!? Seth? Anubi? Ma siete così shoccati?
Ancora silenzio da parte dei semidei. Chirone sospirò e si accucciò
- Ok, allora, ci sono altri dei. Questi sono gli Egizi e, sempre questi, si comportano esattamente come i vostri genitori cioè.. ehm....
- Rimorchiano? - Nico gli venne in aiuto.
- Si, esatto, e nascono ragazzi come voi solo che anzichè essere greci, studiare il greco antico e combattere mostri della mitologia greca, loro, combattono mostri egizi, studiano i geroglifici e sono, di fatto, egiziani.
In silenzio osservò la stanza: i tre ragazzi lo fissavano con uno sguardo tra l'allucinato e lo spaventato.
- E allora? Quale sarebbe la minaccia?
Fu Nico il primo a riprendersi.
- La minaccia è un qualcosa, o qualcuno, che non è nè egizio nè greco, è un mostro. Un orrendo mostro. Non ve lo so descrivere perchè è impossibile, è tutto quello di cui avete paura, è la paura stessa dell'anima, è la sua vera essenza!
Fece un respiro profondo e continuò
- Se lo guardate vi apparirà come in vostro terrore più profondo e no Nico, non guardarmi così, tutti hanno paura di qualcosa.
Il ragazzo fece per dire qualcosa ma non appena aprì la bocca la richiuse.
- Quello che voglio dirvi è che dobbiamo essere pronti a tutto e soprattutto, qualunque cosa accada, dovete imparare a governare le vostre paure.
Li osservò.
- Se questa è un'impresa la accetto, ma non ho capito cosa c'entra l'altro campo - disse Annabeth alzandosi per la prima volta dalla poltrona in cui era sprofondata.
- Siamo alleati con loro, ci incontreremo con tre dei loro stasera stessa, per questo vi ho convocati. Dovrete partire subito per arrivare li in tempo.
- Arrivare... dove, esattamente? - chiese stranito Percy.
- Mi sembra ovvio: in Egitto e da li noi verremo condotti a stanare il coniglio dalla tana.
- Quindi... dobbiamo chiamarli?
Percy era alquanto stranito.
- Si
Sempre più in crisi.
- Adesso?
- Si!!!!!
Far perdere la pazienza ad un centauro, ad una figlia di Atena e ad un figlio di Ade. Percy lo stava facendo veramente bene.
Chirone fece uscire una dracama (da dove, era e rimane tutt'ora un mistero) e la lanciò in aria.
- Non c'è bisogno di acqua? - chiese, a ragione, Nico.
- Non per contattare un campo che non ha Iride - fu la laconica risposta.
Tempo cinque minuti e cominciò a delinearsi l'immagine di una distesa di sabbia su cui una ventina di ragazzi combattevano ferocemente. In primo piano, invece, ancora leggermente appannata, stava la figura di quello che sembrava un'uomo... con la testa di pennuto.
L'immagine si mise totalmente a fuoco e i sospetti dei ragazzi vennero confermati: il tizio aveva la testa di un falco.
- Mohammed - disse Chirone con un leggero inchino, corrisposto dal falco/uomo.
- Chirone - fece una pausa e li squadrò con quei suoi penetranti occhi neri: - Sono loro i tuoi soldati?
Chirone annuì con una nota d'orgoglio che gli gonfiò il petto.
- Ti manderò tre dei miei ragazzi con l'elicottero.
Tre facce stralunate fecero da parentesi alle parole del tizio
- Mi permetta una domanda, signor Mohammed - intervenne Nico inchinandosi e aspettando un cenno dal falco.
Cenno che non si fece aspettare più di tanto: -Ma lei cosa è?
- Io sono un uomo Horus, sono una creatura al servizio degli dei, sono un servitore fedele del dio Horus e sono l'istruttore di questo Campo.
Squadrò i quattro senza una parole, la sua voce roca e profonda aleggiava ancora nell'aria, e i ragazzi dietro di lui stavano ancora combattendo sotto il sole cocente.
- Adesso basta, i miei ragazzi sono già sulla strada. Arriveranno tra poco.
Detto questo passò una mano sull'immagine.
- I suoi sono i ragazzi e noi siamo i soldati? - chiese Annabeth ancora fumante di rabbia per essere stata definita tale.
- Annabeth non rompere.
- Nico ti rendi conto che.. che ci ha dato di mercenari, di marionette che ubbidiscono ad ordini e basta!
Nico stava per risponderle ma Chirone li fermò:
- Adesso basta! Veloci! Andate a preparare le vostre cose e mi raccomando portatevi anche qualcosa di pesante, fa freddo in Egitto, la notte si scende sotto i -10 a volte**.
I ragazzi annuirono e se ne andarono.
Una volta al sicuro nella sua casa Nico si lanciò sul letto. Sospirò e si mise a guardare le stelle pensando al gioco che faceva con Bianca: giochiamo con le costellazioni.
Vinceva sempre lei, ma perchè era più grande.
Lui ne era convinto.
- Bianca, mi manchi tanto.
Sospirò nuovamente e si alzò per prendere lo zaino. Ci mise dentro il necessario per la sopravvivenza più della cioccolata. Amava il fondente, da sempre, l'amaro che gli si scioglieva sulla lingua era una delle cose più dolci che avesse mai assaggiato e, come la più potente delle droghe, non poteva farne a meno.
In capo a mezz'ora era già pronto, si sdraiò nuovamente sul letto e, dopo aver impostato la sveglia, si addormentò velocemente.
Si svegliò poco tempo dopo, non seppe dire quanto, con la suoneria della sveglia che, a volume spropositatamente alto, si lamentava atrocemente.
E con qualcuno che bussava alla sua porta.
Si alzò e andò ad aprire con la stessa vitalità di uno zombie in coma etilico e si trovò di fronte la faccia di Percy molto simile alla sua.
- Non dirmelo - cominciò Nico: - Annabeth - terminarono insieme e si guardarono sconsolati.
- Stanno per arrivare, sarà meglio darci una sistemata che ne dici?
Stavano per entrare nelle rispettive case quando un razzo biondo li portò alla Casa Grande.
- Tu stai male!
Nico adesso era bello sveglio e guardava la ragazza con sguardo semi omicida.
- No! Io non sto male! Siete voi in ritardo!
Stava per aggiungere altro,ma il suono di un elicottero la precedette.
- Per favore, non parlate se non siete interpellati ok? Ve lo chiedo per favore.
Supplicò Chirone. I ragazzi annuirono.
Tre figure scesero dall'elicottero e avanzarono verso di loro, fermandosi davanti a Chirone e non degnandoli del minimo sguardo.
Si inginocchiarono e la figura a sinistra parlò.
Una voce forte e cristallina, senza la benchè minima ombra di incertezza:
- Io sono Alyssa, e siamo qui sotto ordine di Mohammed, dobbiamo portarvi al Campo Cheope il più velocemente possibile, rischiamo un attacco stanotte stessa.
La ragazza si alzò e piantò i suoi occhi verde smeraldo in quelli marroni del centauro.
- Felice di conoscerti Alyssa, questi sono Perseus Jackson, figlio di Poseidone, Annabeth Chase, figlia di Atena e Nico Di Angelo, figlio di Ade.
Alyssa avanzò e finalmente la potè vedere: lisci capelli rossi le incorniciavano il volto abbronzato, su quale erano incastonati due occhi smeraldini.
Vestiva di una canottiera nera e di un paio di jeans militari che terminavano dentro un paio di anfibi.
-Io come già detto sono Alyssa e loro sono Samyr, figlio di Seth e Isidesh, figlia, come suggerisce il nome, di Iside.
La ragazza indicò i suoi due compagni.
Samyr era un ragazzo alto e con i capelli biondicci. Due occhi color miele campeggiavano in mezzo al volto. Vestiva di un paio di convers, skinny jeans e di una maglia a righe.
Isidesh era vestita in modo più strano, una felpona a chiazze di colore e dei jeans sdruciti con delle scarpe da ginnastica che erano giunte al termine della loro onorata carriera. Una serie notevole di ciondoli circondavano il collo e davano luce al volto abbronzato e agli occhi neri. I capelli erano ricci e intrecciati sapientemente sulle punte.
- Se volete seguirci sull'elicottero partiremo subito per l'Egitto.
I ragazzi si fecero avanti e salirono sul mezzo.
Alyssa aspettò che anche Chirone si muovesse ma, vedendo che il centauro non accennava a muoversi, si avviò per poi fermarsi nuovamente e sospirare.
- Sa Chirone, Mohammed ci terrebbe a parlare con lei, e se ci tiene e non lo ha si arrabbia... e lei non vuole far arrabbiare un uomo horus vero?
Concluse lei girandosi e sorridendogli.
A quel punto il centauro si mosse e, con non poca fatica, salì sull'elicottero.
- Posso azzardarmi a fare una domanda?
Percy alzò la mano come se fossero a scuola e parlò senza attendere la risposta: - Chi guida?
Risposta che tuttavia arrivò: Alyssa si mise al posto di comando, inforcò le cuffie e accese i motori. In breve l'elicottero si sollevò e di Long Island non rimase che una lucina lontana.
- Vi farebbe bene dormire un po', ci vogliono più di cinque ore per arrivare al Campo Cheope.
Disse sorridendo Samyr mentre si sdraiava posando la testa sulle gambe di Isidesh. Gli altri annuirono e si sistemarono: Percy abbracciò Annabeth e si appoggiò alla parete metallica, Chirone si sistemò vicino ai due e chiuse gli occhi mentre Nico si mise a sedere nel sedile vicino a quello dove Alyssa guidava.
Stettero in silenzio: una guidava e l'altro guardava giù, il mare che scorreva sotto di loro.
- Quanto manca esattamente?- chiese, per rompere il ghiaccio, lei gli rivolse un'occhiata stanca e poi fissò il cielo davanti a sè.
- Intorno alle due ore.
Fece una pausa e lo guardò di nascosto da sotto i capelli.
- Sai, dovresti dormire un po', fare come i tuoi compagni.
Nico alzò le spalle come a dire tranquilla, ci sono abituato.
- Alyssa di chi sei figlia?
Lei lo guardò sorridendo prima e ridendo silenziosamente poi.
"Nico, noi siamo più simili di quanto credi" pensò lei sorridendo ancora e facendo vagare lo sguardo sul cielo.
- Anubi. - Rispose infine, - mio padre è Anubi, dio dell'Aldilà.
Lui la guardò per un minuto buono.
- Quello con la testa a cane vero?
Questa volta lei scoppiò a ridere fragorosamente, trascinando ben presto il ragazzo con sè: - Si, si quello... solo che la testa è di sciacallo.
Risero ancora.
Da qualche parte, nel loro cuore, entrambi sentirono il calore di una nuova amicizia, forte e sincera, iniziata nel migliore dei modi.
Percy venne svegliato da una voce squillante di qualcuno, una ragazza che annunciava qualcosa come siamo affondati... no, sarebbe stato strano, erano su un elicottero... siamo affamati, si un certo languorino ce l'aveva ma non era quello... no..
- SIAMO ARRIVATI! PERCY SVEGLIATI!
Annabeth. Era lei che lo svegliava con la solita grazia degna di un cavallo imbizzarrito.
Si alzò con stizza e venne investito dalla luce abbagliante del sole che gli fece chiudere gli occhi.
L'elicottero atterrò con grazia in mezzo ad una pianura arida. Il portellone si aprì e così le loro bocche.
- Signore e signori, ecco a voi il Campo Cheope!
Gridò Samyr cominciando a correre verso l'oggetto dell'ammirazione dei greci.
Una gigantesca oasi, ed intorno ad essa palme, palme da dattero, erba a non finire, papiri e altri alberi non identificati.
In mezzo alla macchia verde sorgeva una copia in piccolo del Ramesseum, una casetta che doveva essere l'infermieria a giudicare dalla croce sulla porta ed una serie di case che dovevano essere gli alloggi dei ragazzi.
- Somiglia al Campo Mezzosangue solo che è... esotico - disse Annabeth stupita.
- Sono le due del pomeriggio, andiamo al Ramesseum prima che il sole ci frigga a dovere!
Esclamò Isidesh cominciando a correre sulla sabbia.
Samyr la guardò sorridendo fino a che una mano non si abbattè sulla sua spalla e una voce non gli sussurrò, in arabo, di seguirla.
- Ish aspettami!
Cominciò a correre anche lui e, in breve, sparirono dentro alla monumentale costruzione.
I restanti cinque si avviarono con più calma verso il luogo ombroso.
Quando entrarono quello che videro li lasciò basiti: geroglifici, geroglifici da ogni parte ci si voltasse, divani bassi zeppi di cuscini, dipinti che raffiguravano gli dei e un sarcofago rivestito interamente in lamine d'oro e intarsiato con argento e bronzo.
Un grande tavolo campeggiava nel bel mezzo dell'immensa sala al quale erano seduti, rispettivamente a destra e a sinistra: Mohammed, una donna bellissima e altri tre uomini altrettanto belli e tre figure a noi ben note: Ade, Poseidone ed Atena.
Isidesh, Samyr ed Alyssa si inchinarono prontamente alle quattro figure al lato destro del tavolo: Osiride, Iside, Anubi e Seth.
- Potremmo parlare con i nostri figli?
La voce di Poseidone si alzò chiara nella stanza.
Annuendo austeri, gli egizi si alzarono e se ne andarono con i rispettivi figli e figliastri.
-Padre.
Alyssa aspettò che fossero soli prima di azzardarsi ad andare vicino al padre che si voltò con uno scatto e l'abbracciò*** stretta, tenendola contro il suo petto caldo ed accogliente.
- Alyssa, hai fatto un ottimo lavoro..
La strinse leggermente più forte e seppellì il viso in quei capelli che tanto somigliavano ai suoi.
- Mi hai fatto preoccupare sai? Pensavo che le sfingi ti avessero catturata. Pensavo addirittura che-
- Che sarei morta? Io secondo te mi faccio uccidere da quelle specie di gatti?
Lo interruppe lei battendogli una mano sul petto.
Anubi era alto e con un fisico statuario.
Due bellissimi occhi verdi campeggiavano sul viso scurito dai millenni passati sotto il sole d'Egitto.
I capelli rossi erano tagliati corti, molto moderni.
Indossava un paio di jeans e una canottiera bianca sulla quale posava uno scarabeo.
- Padre?
Continuavano a stringersi.
- Mhh?
Continuavano a dondolare da un piede all'altro.
- Andiamo a fare una partita a carte?
Anubi scoppiò a ridere fragorosamente e la prese sotto braccio.
- Si, andiamo.
Passeggiavano nel giardino osservando le linci e i gatti selvatici rincorrersi tra loro: Iside e Osiride camminavano mano nella mano mendre Isidesh nei suoi diciassette anni, rincorreva un gattino.
I due erano bellissimi.
Iside, con i capelli lunghi e neri intrecciati dietro la schiena indossava una comoda veste bianco latte mentre le sue braccia erano agghindate con larghi bracciali d'oro puro nei quali erano incastonate gemme preziose; ma le vere "gemme" ( come le chiamava Osiride) erano i suoi occhi, di un azzurro lucente come il cielo inondato dalla luce del Sole.
Il marito, vicino a lei, indossava una camicia bianca e dei pantaloni di un gessato, i capelli leggermente brizzolati erano regolari e corti. Un vero uomo d'affari che passeggia con la sua famiglia nel parco vicino casa.
- Madre, Padre.
Si fermò e si voltò verso di loro con gli occhi pieni di lacrime.
- Deryf avrebbe amato questo cucciolo vero?
Cadde in ginocchio e scoppiò a piangere.
La madre si precipitò verso di lei e la strinse forte al seno, calmandola con dolci parole di conforto.
- Dobbiamo mettere fine a quasta guerra.
Osiride parlò con voce alterata dal dolore: - Ha già mietuto troppe vittime.
Si lasciò cadere in ginocchio vicino alla moglie ed alla figliastra e le strinse entrambe
- Dobbiamo mettere fine a questa guerra per Deryf.
Disse con voce pigolante Isidesh.
La Madre ed il Padre degli dei annuirono stringendosi.
- Tanto vinco io!
- Ma sentitelo! Ah! Il piccolo Samyr è convinto di essere migliore di suo padre!
Seth scoppiò a ridere mentre faceva una partita a biliardino con il figlio. La palla andò in porta e Samyr esultò come un matto. Il padre rimase a guardarlo e poi sorrise.
-Sei migliorato!
Constatazione mirata a sfottere: così la mente di Samyr registrò ciò detto dal padre.
- Sfotti Padre? - sorrise il ragazzo sfoderando un'arma.
- Affatto - ribattè lui lanciandosi all'attacco.
Erano le tre pomeridiane, in Egitto, sotto il sole... Samyr non resistette molto e, dopo mezz'ora, il padre lo riportò in braccio al suo alloggio.
- Vai a farti una doccia oppure Isidesh non ti considera.
Evitò agilmente un comodino e se ne andò, ridendo a crepapelle, a sedersi sul divano vicino al letto mentre il ragazzo si addormentò.
Nella sua canottiera di lino bianco e nei jeans sdruciti, Seth sembrava molto più giovane di quanto in realtà non fosse.
I capelli erano una zazzera scompigliata biondo cenere e gli occhi neri onice brillavano nel volto leggermente abbronzato. Era Seth. Fratello di Osiride.
OOOOOOOOOOOOOOOOOOOK Allora, io sono tornata con questa roba che sinceramente non so come sia venuta... spero che piaccia, seraimente!!
Me la potreste recensire??? vi preeeegoooooooooooooooooooooooooo
Bacioni Emmy!
* battuta presa in prestito ( se credici!) dal film Le 5 Leggende * si inginocchia e ringrazia la Dreamworks*
** lo posso confermare sulla mia pelle, la sera ad El Cairo dormivo con il piumone!! IN UN HOTEL!!
*** so che è inverosimile ma volevo dare ad Anubi una sfumatura paterna solo quando è con Alyssa, poi sarà stronzo come lo raffigurano tutti quanti XD
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Capitolo 2 *** 2- Di Sfingi ed elicotteri ***
Ramesseum
Atena, Ade e Poseidone guardavano, chi sorridendo, chi impassibile i
loro figli.
<< Perseus ti prego di metterti vicino a Nico
così da allontanarti da mia figlia >> disse
Atena con sguardo altero.
<< Suvvia nipote! Mio figlio e tua figlia stanno
così bene insieme! Perchè separarli?
>> tutti si misero a fissare i due che, in risposta,
divennero rossi come pomodori maturi.
<< Patetici >> dissero in coro Nico e Ade,
battendosi poi il cinque.
Atena avrebbe ribattuto ma una voce possente la bloccò:
<< Atena, Ade, Poseidone >> Osiride
entrò nella sala e con lui gli dei egizi che presero posto
al tavolo.
<< Vi chiedo di uscire ragazzi, i vostri genitori devono
disciutere con noi di questa guerra maledetta >>.
<< Guerra? >> chiese Annabeth stralunata
<< Ma io pensavo che fosse stato solo un attacco!
>>.
<< Per voi greci è stato solo un attacco, noi
mandiamo avanti questa guerra da tre lunghi mesi e abbiamo
già perso una considerevole quantità di ragazzi
>> Iside intervenne, con la sua voce dolce, posando una
mano sulla spalla del marito, come a consolarlo.
Annabeth stava per ribattere ma Percy, notando lo sguardo assassino che
Anubi le aveva rivolto, la prese in braccio e la portò via.
<< Che ragazzina petulante! >> il dio
dell'Aldilà si era lasciato andare sulla spalliera
sospirando.
<< Atento a come parli Anubi! >>
<< Altrimenti? >>
<< Bene! Direi anche basta che ne pensate?
>> Seth si mise in mezzo alla discussione e
cercò di calmare gli animi di tutti con scarsi risultati:
una racchetta da tennis gli arrivò in faccia.
<< E questa da dove è uscita? >>
chiese con una faccia stralunata il dio del Caos. Anubi si mise a
ridere e così anche Ade.
<< Possiamo parlare della guerra? Seriamente!
>> Poseidone si alzò in piedi e
sbattè le mani sul tavolo di fronte a lui. Tutti si
zittirono e si sedettero. Osiride prese la parola: << In
questi mesi abbiamo avuto gravi perdite >> fece una pausa
e la mano dolce di Iside si posò sul suo braccio, un
sorriso, anc'esso dolce lo accompagnò: << Io
stesso ho perso mio figlio di sei anni in uno dei numerosi attacchi
>>. Il dolore lo sopraffece e si sedette. Prese parola
suo fratello: Seth.
<< Quello che ha detto Osiride è,
naturalmente, corretto: prima che la guerra cominciasse eravamo
centocinquanta ragazzi, adesso siamo dieci! >>.
Guardò intorno al tavolo, le facce serie delle
divinità:
<< Voi siete forti! Avete risorse e ragazzi sufficienti
per aiutarci a sconfiggere la Minaccia! >> fece un
sorriso sghembo ad Atena ma lei distolse lo sguardo per piantarlo negli
occhi seri di Anubi:
<< Quante possibilità ci sono che vinca Lui?
Quante possibilità abbiamo contro di Lui? Pochissime!
Approssimativamenta intorno al 3%! >> anche lei si
alzò in piedi e andò di fronte a Seth:
<< Non puoi chiederci di sacrificare i nostri, per una
guerra che non ci appartiene! >>.
Il dio del Caos volse lo sguardo sul sarcofago e vi si
avvicinò.
Posò la mano sulla fredda superficie come ad
accarezzarla:
<< Ma diventerà vostra. Lo
diventerà molto presto! >> le andò
incontro e la prese per le spalle: << Avete subito un
attacco anche voi no? Di tre satiri e un ciclope mandati in
ricognizione è tornato solo una capra, e pure malconcia!
>> la scosse leggermente chinandosi per incrociare i suoi
occhi grigi:
<< Se agiamo subito potremo almeno cercare di limitare le
perdite! Pensa alla battaglia contro Crono! Avete agito subito oppure
avete eclissato la minaccia sostendo che, parole di tuo padre: i mostri
hanno da sempre attaccato i semdei? >> la vide abbassare
lo sguardo combattuta ma non del tutto arresa: << e cosa
i avete guadagnato? >>
<< Solo morte e perdite! Certo avete vinto ma, a che
prezzo? >> Anubi si era infiltrato nella conversazione.
<< Abbiamo perso molti dei nostri figli >>
Ade, per la prima volta, aveva preso parola senza nessun tono
sarcastico:
<< Atena, rifletti: se li aiutassimo potremmo limitare le
morti e le stragi! Non dico di inviare tutto il Campo ma almeno altri
due! >> Atena lo guardò con il suo cipiglio
severo ma non disse nulla.
<< Tipo quel tizio/capra come si chiamava? Grover? E
quelli di Ermes! >>
<< Se mai solo il satiro! Non possiamo chiedere aiuto
anche ad Ermes! Gli unici dei d'accordo con l'allearsi con voi siamo
noi tre! E Apollo, ma non aveva sbatta di venire >> Atena
acconsentì velatamente e minacciando, con sguardo omicida,
il sole che in quel momento brillò di più come
se, il dio del Carro, avesse voluto farle marameo.
<< Allora è deciso? Manderò Alyssa
con l'elicottero >> la voce roca di Mohammed fece rendere
conto ai sette che Chirone e l'uomo Horus erano ancora li con loro.
<< Preferirei tu mandassi qualcun altro: desidero stare
con mia figlia per un po', cosa che non accadrà se me la
mandi in America >> Anubi piantò gli occhi
sull'istruttore:
<< di nuovo >>.
Mohammed fece un leggero inchino poi uscì, facendo segno a
Chirone di seguirlo.
Intanto, fuori dal Ramesseum, seduti all'ombra di una macchia di
papiri: Samyr ed Alyssa confabulavano mentre Isidesh leggeva un libro:
<< Ti dico che quei tre non mi piacciono per niente
insomma: quanto possiamo fidarci di tre americani che credono di essere
greci? >>
<< Samyr, loro sono semidei quindi sono per
metà greci! In più hai sentito anche tu la storia
della battaglia contro Crono no? Percy, Annabeth e Nico sono tre eroi!
Ci faranno comodo tre eroi per sconfiggere quel coso! >>.
<< Si certo, se lo dici tu... >>.
Si perse un momento nella contemplazione della ragazza accanto a
sè: i raggi del sole che filtravano attraverso la pianta
creavano fitti arabeschi sui suoi capelli adesso legati in una coda
alta. Le lasciavano scoperta la schiena e la canottiera che indossava
le lasciava scoperta la spalla sinistra sulla quale era tatuato il
simbolo di Anubi: Ankh, il simbolo della vita.
Tutti loro ne avevano uno, compariva sulla loro pelle quando
il dio o la dea decideva di riconoscere il poroprio figlio o figlia
come tale. Ciò accadeva dopo poco tempo dalla nascita del
piccolo, al contrario dei greci, gli dei egizi avevano molto a cuore la
vita della loro progenie semi divina.
<< Samyr ti sei incantato? >>.
Tipico di Isidesh, prendere la palla al balzo.
Sapeva della sua cotta per Alyssa ma non l'aveva mai detto a
nessuno. Loro tre erano migliori amici da quando misero piede al Campo
Cheope per la prima volta.
Stavano imparando a maneggiare le mazze quando a Samyr era sciolata di
mano: il lungo bastone era finito tra i piedi di Isidesh che, per puro
caso, stava passando di là con una spada a forma di falce*;
la spada partì dalle sue mani e si conficcò a tre
millimetri dalla testa di Mohammed, il quale, per lo spavento, era
indietreggiato fino a colpire Alyssa che tramortì, con la
parte legnosa della mazza, il povero Samyr.
Morale della favola: si ritrovarono tutti e tre, fasciati a dovere, in
infermieria. Da quel giorno, ogni volta che Isidesh prende in mano una
spada o che Samyr prende in mano una lancia, Mohammed sparisce dalla
circolazione. Ma questa è un'altra storia.
<< No, no, sto benissimo >> il suo sguardo
spaziò lungo l'oasi fino a che non vide due figure
combattere sulla sabbia.
<< Ma che stanno facendo quei due pazzi? Lesseranno se
continuano a sudare sotto il sole >> Isidesh e Alyssa
alzarono lo sguardo e si tirarono in piedi, pronte ad andare a fermare
i due psicopatici. Arrivati ad una distanza ragionevole distinsero
Percy e Nico che ci davano dentro con la spada.
<< Ehi voi due! Sapete che potreste morire sotto questo
sole, a combattere! >> esordì Alyssa, seguita
a ruota da Isidesh: << Già! Noi siamo
abitutati perchè lo facciamo da quando siamo nati ma voi no!
Sverrete tra tre secondi esatti! >> nessuna risposta
giunse dai due interpellati.
<< Ehi! La volete piantare?! >> come automi
i due continuavano a combattere.
Isidesh prese a guardarsi intorno: << C'è
qualcosa di strano, è tutto calmissimo >>
anche gli altri due se ne accorsero: <> Alyssa si
gurdò intorno per cercare un paio di orecchie e una coda ma
nulla giunse ai suoi occhi.
<< Ragazze anche l'aria è più
pesante del solito non trovate? >>
Entrambe concordarono con quanto detto dal ragazzo.
<< Prendiamo quei due pazzi e... >> Alyssa
si interruppe: i due in questione si erano fermati dal combattere e
adesso guardavano fissi davanti a loro, le mani abbandonate lungo i
fianchi e le spade lasciate cadere a terra.
<< Percy? Nico? >>
Isidesh fece per avvicinarsi ma Samyr la fermò. Le fece
cenno negativo con la testa poi, prendendo sotto braccio la figlia di
Anubi, sussurrò ad entrambe:
<< Non credo che quei due siano Percy e Nico
>>
Con tutto il suo coraggio si avvicinò alle due figure, le
toccò sulle spalle e, come due zombie, questi si girarono.
Non erano Percy e Nico.
Non potevano essere Percy e Nico.
Non potevano per il semplice motivo che nè Percy e
nè Nico avevano gli occhi iniettati di sangue, le zanne
lunge dai trenta centimetri al metro e, soprattutto Percy e Nico
avevano un'ombra: quelle due figure no.
Una di loro lanciò un urlo agghiacciante e avanzò
verso Samyr che, dopo aver gridato incoerentemente qulacosa, aveva
afferrato per i polsi entrambe le ragazze e si era precipitato verso un
tempietto poco distante: l'armeria.
C'erano quasi, la scala dell'edificio distava meno di un passo ma
l'altra figura volò davanti a loro urlando.
Gli occhi rossi sputavano fiamme, i corpo mutò: spuntarono
artigli, pelo e code. Le zanne si allungarono ulteriormente e i ringhi
delle creature si trasformarono in rugguti. Sulla schiena felina
nacquero due larghe ali da pipistrello.
<< Sfingi! >>
Alyssa gridò, riconoscendo le creature.
<< Dobbiamo cercare di arrivare dentro l'armeria!
>>
Isidesh, Samyr ed Alyssa si misero schiena contro schiena per
affrontare su ogni lato le creature.
<< Io faccio da esca >> si offrì
Samyr << Voi entrate dentro e poi fate entrare anche me
ok? >>
Entrambe annuirono.
Le due sfingi, una davanti e l'altra dietro di loro, lanciarono un
grido simultaneamente e si lanciarono all'attacco: Alyssa e Isidesh si
abbassarono mentre Samyr corse verso l'acqua. Come previsto le due
sfingi lo seguirono.
Mentre il ragazzo si tuffava le ragazze entrarono dentro l'edificio e
raccolsero una lancia e una spada a forma di face a testa.
Appena videro Samyr fecero spazio e il ragazzo volò in mezzo
a loro.
Le sfingi, andando alla stessa velocità di un treno, non
riuscirono ad arrestare la loro corsa e si esposero sia alla lancia,
tirata da Isidesh , sia lama ricurva di Alyssa che mozzò il
capo ed una e la zampa destra all'altra.
Quest'ultima si mise ad urlare ancora più forte e
tornò all'attacco ma un secondo colpo di spada le
aprì il ventre mentre, la lancia di lsidesh le
spezzò il cuore. Cadde senza un lamento.
<< Andiamo dentro prima che ne arrivino altre e
soprattutto, andiamo a cercare Percy e Nico non vorrei che per
acquisire le loro sembianze le sfingi li abbiano fatto qualcosa
>> Alyssa e Samyr seguirono la compagna che, mentre
parlava si era già avviata verso il Ramesseum.
Corsero a perdifiato fino ad infilarsi tra le imponenti colonne e
irruppero nella stanza dove le divinità stavano discutendo.
<< Che state facendo? Ma non lo sapete che non potete...
>> Atena venne interrotta da Anubi che si alzò
e si precipitò, con Seth, verso Samyr che, non appena aveva
messo piede nella stanza. era caduto a terra: svenuto.
<< Che è successo? >> chiese con
una nota di preoccupazione Iside andando verso la figlia:
<< S... sfingi >> esalò la
ragazza e poi stette zitta, sconvolta.
<< Non mi sembra strano, le avete combattute molte volte,
come mai siete così sconvolti? >> chiese Anubi
stringendo una tremante Alyssa al petto:
<< Si sono... si sono mutate in Percy e Nico e... e non
sappiamo dove siano quei tre... temo..che...ch.. >>
sospirò per calmarsi e riprese a parlare:
<< Ho paura che li abbiano uccisi per prenderne la forma
e che abbiano preso Annabeth come ostaggio, per farne cosa non lo so
>> piantò i suoi occhi verde giada in quelli
verde bosco del padre, come a chiedere conferma.
Samyr riprese vita e si aggrappò alla mano di Alyssa.
<< Aiutami... >> ricadde tirandosela
addosso, la ragazza fece forza con le gambe e lo tirò su, lo
posò sul divano, tra i cuscini e, in un attimo di pura
follia, gli accarezzò i capelli e gli diede un bacio in
fronte.
<< Ma Samyr non era innamorato di Isidesh?
>> chiese Seth al fratello che guardava con un sorriso
sornione la scena:
<< No, Samyr è innamorato di Alyssa, lui e
Isidesh sono solo migliori amici >>
Seth lo guardò sconvolto:
<< Come fai a sepere tutte queste cose?
>>
Osiride gli rivolse uno sgurdo carico di divertimento:
<< Fratellino, io sono onnipotente >>
Seth gli lanciò un'occhiata che avrebbe fatto
tremare il migliore dei mostri e l'entusiasmo di Osiride si
smorzò:
<< E va bene! Isidesh si confida con Iside che mi
racconta tutto! >>.
<< Osiride! >> Iside rimproverò
il marito.
<< Madre! >> Isidesh guardò la
madre.
Entrambe guardarono Oisiride.
<< Me l'ha chiesto lui! >> si nascose
dietro Seth e lo spinse avanti.
<< Samyr è innamorato di me? >>
Tutti si voltarono verso Alyssa, fu Seth a rispondere:
<< No raggio di sole.. o meglio di buio considerato chi
è tuo padre... >> un ringhio basso lo fece
allontanare dal suddetto dio.
<< Ama Isidesh >> lei lo
guardò male.
<< Ma voi avete... non fa niente, andiamo a cercare
Percy, Nico ed Annabeth >>.
Li cercarono in lungo ed in largo, fecero tre volte il giro dell'oasi,
cercarono nel Ramesseum, mobilitarono gli altri sette ragazzi per
cercarli nelle rispettive case: nulla negli Scorpioni, neanche negli
Sciacalli ( casa contollata da Alyssa ), nulla neanche nei Falchi
nè nei Gatti. Zero assoluto.
<< Che facciamo? >> chiese un bambino sui
tredici anni appena si riunirono davanti alla macchia di acace.
<< Andrò in elicottero e sorvolerò
la zona, se ci sono altre sfingi che hanno rapito Annabeth o tutti e
tre allora non saranno lontani, anche volando ci sono chilometri e
chilometri di deserto a fargli compagnia >> Alyssa si
diresse verso il mezzo senza attendere alcuna risposta. Aprì
il portellone e si ritrovò davanti il ragazzino di prima,
con due grosse cuffie sulle orecchie.
<< Mam che ci fai qui? >> chiese sospirando
leggermente seccata: il piccolo le rivolse un sorrso che gli
illuminò gli occhi e si spostò sul sedile vicino
a quello del pilota.
<< Vabbè, quattro occhi sono meglio di due
>> e salì.
<< Vedi qualcosa Mam? >>
<< Negativo >>
Alyssa strinse le labbra in una linea sottile e virò verso
destra.
"accidenti, devono pur essere da qualche parte! Non possono essere
spariti nel nulla!" pensò accigliata.
<< Mam >> lo chiamò passandogli
un telefono: << chiama papà e digli che non
c'è assolutamente nulla nè ad est, nè
a nord e neanche a sud >> il ragazzino annuì.
Si portò il telefono all'orecchio sinistro e attese che
rispondessero all'altro capo.
<< Padre, abbiamo controllato da tutte le parti tranne
che a ovest, dove ci stiamo dirigendo >>
Il ragazzino attese una risposta che evidentemente arrivò
perchè annuì con vigore: <<
Assolutamente, conosci Alyssa >>
Un sorriso orgoglioso gli affiorò sulle labbra mentre la
ragazza gli scompigliava i capelli rossi:
<< Li troveremo, fidati >>
Dall'altro capo giunse una risata e il ragazzino, imbronciato,
passò il telefono alla ragazza.
<< Pronto? >>
Chiese lei sorridendo, la voce velata di divertimento che tanto stonava
in quel momento:
<< L'ultima volta che Mamose ha detto "fidati" io mi sono
ritrovato rinchiuso dentro alla piramide di Cheope, quindi adesso
dimmi, per favore, che farete di tutto per ritornare qui prima che il
sole cali >>
<< Padre >> Disse lei chiudendo la chiamata
e dando il telefono al ragazzino
<< Nessuno usa più il temine "prima che il
sole cali" >>.
Tornarono in silenzio a guardare a terra sorvolando la zona.
Dopo più di due ore che giravano Mamose parlò:
<< Yss? >> nessuna risposta,
riprovò: << Alyssa? >> stavolta
la ragazza si girò e gli rivolse un'occhiata interrogativa:
<< Cosa cavolo è quella? >> il
rosso indicò qualcosa aldilà del vetro
dell'elicottero.
<> imprecò lei
<< è una tempesta di sabbia >>
prese la radio:
<< Ramhed qui Tebe1112 rispondi. Passo. >>
dall'apparecchio veniva solo un gracchiare rauco: <<
Mohammed, cavolo, mi vuoi rispondere? >>.
La voce che gli rispose non era quella dell'uomo horus,
bensì quella di Isidesh:
<< Alyssa! Torna indietro li abbiamo trovati!
>> la ragazza sospirò di sollievo poi,
guardando fuori si riscosse, virò verso sud e
aumentò la potenza delle eliche.
<< Sarei tornata comunque, tempesta di sabbia
>> Mamose si guardava alle spalle nervoso.
<< Ehm... Yss? Sembra che siano dei tentacoli
>>
<< Cosa? >> si sporse dal finestrino e
imprecò in arabo
<< Leva il sembra >> si staccò
una fascia di cuoio dal braccio e la cintura.
<< Vai dietro e passa un dito sui geroglifici all'interno
di questi >> disse a voce bassa e semi ringhiante.
Il ragazzino fece come ordinato dalla sorella e stupito
osservò il cuoio che diveniva uno scudo alto fino a terra, e
la cintura una spada a forma di falce.
<< C.C rispondete >>.
Stavolta si fece udire la voce di Mohammed:
<< Alyssa? che succede? >>
<< Non lo so! La sabbia! Ci sta inseguendo, è
come se fossero tentacoli! >> Moahmmed tacque.
<< Tornate il prima possibile al Campo >> e
la radio stette zitta.
Da qual momento Mamose fu costretto a tapparsi le orecchie per evitare
di sentire le imprecazioni in arabo.
Quando guardò la sorella e gli sembrò si fosse
calmata si azzardò a chiedere cosa avesse intenzione di
fare.
La ragazza ci pensò un minuto poi azionò una
levetta. L'elicottero sembrò andare più veloce.
"Sarà solo una mia impressione" pensò il bambino.
Guardò dietro di loro sporgendosi dal finestrino. Un brivido
gli attraversò la schiena.
<< Alyssa, ho paura >> lei lo
guardò con tanto d'occhi ma poi si addolcì:
<< Anche io piccolo >>.
Mamose si rilassò felice. Quella sola frase aveva il potere
di calmarlo, non tanto da farlo stare tranquillo ma abbastanza da
sopportare.
Intanto, al Campo, Anubi si era chiuso in un silenzio preoccupato e
preoccupante. Il volto, inespressivo, era puntato verso terra e i
muscoli delle braccia, incrociate sul petto solido.
Seth andava avanti e indietro davanti al divano dove erano seduti i tre
greci.
<< Dove eravate? Che cavolo vi è venuto in
mente? >>
Stavano per rispondere quando il suono dell'elicottero giunse alle loro
orecchie.
Corsero tutti fuori, in cortile, ma si dovettero subito spostare.
L'elicottero, con una colonna di fumo proveniente dall'elica posta
sulla coda, si schiantò a terra, percorrendo in scivolata lo
spiazzo di cinquecento metri e lasciandosi alle spalle fuoco e detriti.
Dopo tre secondi di stupore generale, Seth e Samyr corsero vicino a
ciò che rimaneva del portellone, tirandone fuori due corpi,
insanguinati ma vivi.
Alyssa perdeva sangue dalla testa e dall'addome, il polso destro
pendeva in una strana angolazione; mentre Mamose era, quasi
sicuramente, quello messo paggio: la testa sanguinante e il braccio
rotto erano le minime preoccupazioni. Perdeva sangue dal fianco
sinistro e da una lacerazione sulla spalla, un pezzo di vetro gli aveva
fatto un taglio vicinissimo alla giugulare e, se non richiuso in
fretta, rischiava di fare infezione. Entrambi avevano il volto
tumefatto e sporco ma, con sollievo di tutti, erano vivi.
Anubi prese tra le braccia Mamose e lasciò la ragazza a
Mohammed che però fu preceduto da Nico che, sveltissimo, la
portò in infermieria, sotto lo sguardo stupito di dei e
semidei, e quello alquanto geloso e arrabbiato di Samyr.
Angolo scleri post capitolo
FINALMENTE!!!! Si, ce l'ho fattaaaaa!!! Allora! Che ve ne pare?? Vi
imploro in ginocchio, lasciatemi un commentino!!
Perfavoreeeeeeeevipregoooooooedddaiiiii!!???
Ok basta, scleri finiti, vorrei ringraziare coloro che hanno recensito
il capitolo precedente!
1- Morgana Midnightmare ( l'ho scritto bene vero??? )
2-Elyss
Grazie tante!!
E chi mi ha messo sta roba, nei preferiti:
1. Annabeth28
E chi mi ha messa nelle seguite:
1- Alaxeia
2- Elyss
3- solisoli_17
Grazie e al prossimo capitolo!!!!!!
Bacioni Mail!!
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Capitolo 3 *** 3- Lacrimosa ***
Questo capitolo è
stato ispirato dal grande Mozart.
Colui che mi ha
accompagnata nella mia infanzia.
Il capitolo rende di
più se ascoltate questo splendido Requiem:
Mozart, Dies Irae
http://www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=RKJur8wpfYM
Sicacalli...
La ragazza percorreva in lungo e in largo la stanza di camera sua.
Dei due letti presenti nella casetta, uno era occupato da un ragazzo
che se ne stava bellamente sdraiato a leggere una pergamena, mentre
l'altro era stato preso d'assalto dalla ragazza con i capelli neri.
Isidesh se ne stava seduta composta sul letto di Alyssa e la osservava
fare il suo personale percorso, dettato dalla preoccupazione.
La luna la illuiminava a tratti e le gocce salate sulle sue guance
luccicavano per alcuni secondi fino a che, la mano ricoperta di anelli
non le tergeva via per poi riposarsi lungo il fianco, chiusa a pugno
mentre le lacrime, perfide nemiche, ritornavano a scendere sempre
più copiose.
Nessuno osava parlare, se per referenza a quelle lacrime, che
così poche volte avevano avuto l'onore di vedere, o se per
preoccupazione, sospesa nell'aria come nebbia fredda, impossibile dirlo.
Se ne stavano tutti fermi. Intrappolati nel limbo della preoccupazione
e della paura.
La disperazione, che cominciava a far notare la sua presenza, raggiunse
il picco quando Annabeth spalancò la porta e
guardò il bel volto stravolto di Alyssa.
La bionda aveva gli occhioni grigi inondati di lacrime e la mascella
contratta, ultimo sfoggio della sua glacialità ormai perduta
tra le lacrime.
Una sola occhiata, le bastò una sola occhiata per far capire
la situazione alla rossa, la quale scattò come una gazzella
fuori dalla casa.
Arrivò in meno di un secondo all'infermieria dove Mohammed,
da più di sei ore stava cercando di salvare Mamose.
La accolse solo lo sguardo di suo padre, che cercava di mantenere uno
sguardo fiero e duro, ultimo baluardo della sua divinità.
Gli altri tenevano lo sguardo basso, degli dei greci, nessuna traccia.
Nico le venne incontro ma lei lo scansò, andando diretta dal
Grande Anubi.
<< Padre >> proferì inchinandosi.
Gli occhi, così caldi ed allo stesso tempo glaciali del
genitore la inchiodarono a terra, insieme alla sua mano fredda,
rispetto alla temperatura della ragazza, la quale era squassata da una
forte febbre.
<< Non puoi fare un tentativo e salvarlo? >>
<< Le leggi dei Greci valgono anche per noi, Figlia, non
possiamo intervenire nelle cause della nostra progenie. >>
Gli occhi smeraldini di Alyssa persero ulteriore luce.
<< Ma... >> lasciò perdere il
discorso e abbassò il capo << In che
condizioni è? >>
Anubi sospirò e la trascinò in un'altra stanza.
La fece sedere sul tavolo, unico punto d'appoggio nei nove metri
quadrati racchiusi tra quattro pareti.
Il padre le si mise davanti e le posò le mani sulle
ginocchia. Sospirò e la ragazza chiuse gli occhi
preparandosi all'impatto delle parole che più temeva di
sentire.
<< Alyssa... >>
Ecco la prima, si disse disperata la ragazza.
Ne mancano quattro, e poi potrò suicidarmi.
<< Tuo fratello è... >>
Ti prego, falla breve, non voglio soffrire più del
necessario.
<< In coma. >>
Sollevò la testa di scatto.
Il suo animo come spezzato in due: da una parte sollevato, dall'altra,
sprofondato in un baratro oscuro e senza fondo.
Altre lacrime solcarono la pelle bronzea, raccolte, prima che cadessero
a terra, dalle labbra calde del padre, nel tentativo di condividere con
lei la tristezza.
Nell'altra stanza, il silenzio regnava sovrano, come le tenebre.
Nessuna luce era stata accesa, per rispetto forse.
Mohammed uscì dalla sala operatoria, spingendo una barella,
dove il corpicino di Mamose riposava indisturbato, in bilico tra il
mondo del padre e quello dello zio.*
Alyssa fece per avvicinarsi ma l'uomo Horus, dimostrando un tatto
incredibile, lo portò via.
<< Giovane Alyssa, è meglio se non lo vedi
>>.
La ragazza stette ferma,, incerta sulle sue gambe, con gli occhi
spalancati e lucidi, i capelli in disordine.
Chiunque avesse anche solo voluto avvicinarsi per una pacca sulla
spalla, fu preceduto da Samyr.
Il ragazzo la abbracciò stretta e la cullò sul
posto mentre altre lacrime sgorgavano, impudenti, dagli occhi giada,
inzuppandogli la maglia.
Quando gli sembrò si fosse calmata la prese in braccio e la
portò alla casa a lei assegnata e con lei, steso abbracciato
sia da Alyssa che da Isidesh, attesero il sopraggiungere del sonno, che
non tardò a portarseli via.
Ramesseum
I sei ragazzi erano piegati, in ginocchio, davanti alle
divinità e ascoltavano Osiride parlare.
Alyssa, persa nel suo limbo personale, guardava fisso a terra,
apparentemente ascoltando.
Samyr serio e composto, vicino a lei.
Isidesh, con sguardo da mamma le teneva la mano, capendola.
Percy a capo chino attendeva ordini, così i suoi compagni.
Alyssa si risvegliò solo quando sentì Osiride
annunciare la missione:
<<... per salvare Mamose >>
Alyssa alzò la testa di scatto e lo guardò, con
forza crescente, negli occhi.
<< Ripeto: L'unico modo per farlo uscire dal coma
è andare agli'Inferi e riportare qui la sua anima. Non
è un coma normale, gli è stato imposto dal
Nemico.
Sta cercando di distruggerci dall'interno, lo tiene prigioniero la
sotto. E andare nel tuo regno, fratello mio, è l'unico modo
per salvare Mamose >>
Samyr si alzò di colpo.
<< Allora andiamoci no? >>
A rispondergli fu Isidesh, alzatasi in piedi anche lei, e trascinandosi
dietro un'Alyssa catatonica.
<< Non è così semplice, per prima
cosa: quale dei due Inferi è? Il nostro o quello greco?
>>
La domanda pesò su ognuno di loro.
<< Proprio per questo abbiamo bisogno dei Greci, vi
dividerete in due gruppi, uno andrà negli Inferi greci,
l'altro in quelli Egizi. Nico, Alyssa, non c'è bisogno di
dirvi che voi guiderete la missione.
Però, prima di dividervi, è necessario che
andiate tutti insieme agli Inferi Egizi, per pesarvi >>.
La domanda, ambigua, fece riflettere Percy.
<< Ma non basta una bilancia? >>
Cinque minuti dopo il silenzio stranito che si era venuto a creare,
Annabeth si spiantò una mano sulla fronte mentre Nico
cercava, in tutti i modi possibili ed immaginabili, di trattenere i
feroce scoppio di risa.
La voce, un tempo squillante ed energica, adesso resa roca ed insicura
dal pianto di Alyssa bloccò tutti.
<< Non il corpo. Con pesare si intende l'anima, lo
spirito, il cuore, come volete.
Secondo rito egizio, vi verrà strappato il cuore dal petto e
verrà messo su un piatto della bilancia, mentre
sull'altro verrà posta una piuma.
Se i vostro cuore risulterà più leggero della
piuma, allora siete puri e potrete passare all'Aldilà, se
invece il vostro cuore peserà più della piuma
allora bhe... verrete dati in pasto ad una creatura spaventosa
>>
Tre facce sconvolte fecero da eco alle parole della ragazza.
E lei ghignò.
<< Alyssa stai riprendendo tutta la tua bastardaggine e
cinicità! Brava! Sono fiera di te! >>
Scherzò Isidesh dando un pugno affetttuoso alla spalla della
giovane.
<< Ovviamente >> disse precedendo Percy,
che stava per aprire bocca << Non si conta il peso in kg,
ma, ovviamente, si pesa la quantità di peccati commessi dal
possessore del cuore >>.
Seth battè le mani e invitò tutti ad uscire e
recarsi nelle rispettive case per prepararsi alla missione.
<< Partirete domani mattina all'alba >>
Decretò con convinzione Iside.
A quel punto Mohammed, facendo tintinnare delle chiavi,
domandò sibillino:
<< Allora, chi vuole avere il piacere di guidare?
>>
La risposta arrivò tempestiva.
Isidesh e Alyssa si lanciarono contro Samyr e lo bloccarono a terra e,
mentre la rossa lo teneva fermo, stando a cavalcioni sulla sua, povera
e martoriata, schiena Isidesh agguantò le chiavi e corse
verso la sua casa.
<< Traditrice >>
<< Dovere. Le avevo promesso che sarebbe riuscita a
guidare la jeep, non potevo certo distruggere il suo credo non ti pare?
>>
L'occhiata che le rivolse il ragazzo valeve più di mille
parole.
<< Scusate, esattamente, dove si trova la vostra entrata
per gl'Inferi? >>
Chiese Nico, che se ne era stato zitto fino ad allora, ad osservare i
due che scherzavano.
<< Nella Sfinge, ovvio no? >>
Tre mascelle caddero, con perfetta sincronia.
Mozart, Lacrimosa
http://www.youtube.com/watch?v=Ym8b3bC_Fq4&feature=player_detailpage
Infermieria
Alyssa se ne stava posata vicino al letto del fratello, al quale aveva
messo delle cuffie che riproducevano la dolce musica del Requiem
preferito dei due fratelli.
Le note del violino e le voci del coro si sovrapponevano in un
intricato arabesco pieno di speranza e tristezza. Esattamente come si
sentiva lei.
La borsa da viaggio posta accanto a lei e i capelli sciolti.
Era Nico che la osservava, poggiato allo stipite della porta con le
braccia conserte.
<< Vattene >>
La sua voce gli arrivò chiara ma roca, come lo era da ormai
due giorni.
Il tono però, restava imperioso.
<< Lo vuoi davvero? >>
<< Si >>
La risposta lo lasciò spiazzato. Non avrebbe mai pensato che
gli dicesse di si.
<< Perchè? >>
Parlavano a mormorii, come a non voler interrompere il sonno del
piccolo che dormiva sotto il lenzuolo leggero.
Alyssa si alzò e, dopo aver dato un bacio in fronte al
fratello, e avergli lasciato le cuffie, si parò davanti a
Nico.
Gli posò le mani, gelate, sulle guance e gli diede un bacio
in fronte.
<< Non ti innamorare, ti prego >>
<< Perchè? >>
Un sospiro profondo e lei gli posò le mani sul petto,
aggrappate alla camicia nera che indossava.
<< Perchè siamo troppo simili, non ce le
faremmo mai... >>
Le mani di Nico corsero a quelle della ragazza e le staccarono
dall'indumento, tenendole comunque in una morsa ferrea.
<< Non dire cavolate Alyssa >>
<< Non dico cavolate, rischiamo di morire ogni giorno e
se ciò dovesse succedere? Andremmo in due Inferni diversi,
senza la possibilità di rivedersi al giorno della morte
dell'altro! >>
Un sospiro, stavolta di Nico.
<< Allora, è questo? Mi stai dicendo che, la
figlia del dio Anubi, ha paura di morire? >>
Il corpo di Alyssa sbattè contro il muro, bloccato da quello
di Nico, che le posò la testa sulla spalla.
<< No, non è questo. Ho paura di perdere, di
nuovo, quelcuno di amato. Pensare che ciò potrebbe accadere,
e farmi soffrire già adesso che siamo solo amici
è... >>
<< Shh, dovevamo pensare positivo o no? >>
Lei lo guardò negli occhi e sospirò.
<< Io non ti amo. Lo so, fa male, ma io...
>>
Il bacio, a tradimento, la interruppe. Inizialmente rimase spiazzata
poi, di colpo, spalancò gli occhi e lo spinse via,
spostandosi e andando dietro di lui, che stavolta era al muro.
<< Piantala non voglio farti soffrire! >>
<< Lo stai già facendo! >>
Lo schiaffo arrivò, l'aveva provocata, ne era consapevole,
se lo aspettava, ma era comunque doloroso.
<< Io non sto facendo niente >>
sibilò << Cerca di capirmi, tu arrivi qui, e
scombussoli tutto, io so di chi sono innamorata poi, di colpo ci sei
tu! Con i tuoi cavolo di capelli neri e la determinazione, cavolo,
sembra tu sia in continua competizione con Sammyr! >>
<< Non ti rendi conto che quel... quel... ahh, ti viene
dietro da anni? Non te ne rendi coto vero? Sei troppo occupata dietro
le tue missioni, i tuoi combattimenti, i tuoi demoni interiori!
Ovvio che sono in competizione con lui! Ogni volta che siete vicini tu
splendi, ma non te ne rendi conto!
Ogni volta che scherzate, tu acquisti un po' di luce in più!
Ed è quello che voglio succeda con me! >>
Alyssa non rispose, subito, cercò di metabolizzare le
informazioni e lanciò un'occhiata fuori dalla finestra. Vide
la linea sottile dell'Alba che si svegliava e diede un ultimo bacio a
Mamose.
<< Andiamo, siamo in ritardo >>
Sentendo la porta dell'infermieria chiudersi Nico tirò un
sospiro frustrato e se ne andò, sbattendo la
porta.
Uscita del campo
Quando salì sul sedile anteriore della gigantesca Jeep,
sbattendo la porta talmente forte da far tremare i vetri, Isidesh,
l'unica a bordo, le lanciò uno sguardo in tralice.
Chiuse i finestrini e bloccò le portiere, aprì lo
stereo e mise la musica talmente forte da risvegliare i morti.
Alyssa la guardò sollevata e lei l'abbracciò
stretta. La rossa affondò il viso nel suo petto e pianse,
scaricando la frustrazione e la tensione accumulate in quei giorni.
<< Cosa? >>
<< Lui... io... mi... bacio.. >>
Isidesh la strinse ancora più forte e attese che i
singhiozzi finissero.
<< Ero in infermieria e lui mi ha baciata
>>
<< Samyr? >>
Alyssa scosse la testa.
<< Nico? >>
Annuì.
<< Che gli hai detto? >>
<< Che gli hai detto? >>
<< Che non lo amo, che ho paura nel caso uno dei due
dovesse morire... >>
<< La paura in te non c'è mai stata Alyssa! Di
chi sei innamorata quindi? >>
<< Non te lo posso dire, mi odieresti! >>
<< Ti ricordi cosa facemmo io e te a dieci anni?
>>
<< Ci picchiammo per chi doveva giocare con i
videogiochi? >>
Isidesh sorrise e scosse la chioma nera.
<< No, ci facemmo un taglio sulla mano e ce la
stringemmo, sugellando il patto di dirci sempre il vero
>>.
<< Samyr >>
Silenzio.
Alyssa alzò lo sguardo e vide il sorriso da sfinge della
ragazza.
<< Isidesh? >>
La mora stava per rispondere ma una scarica di pugni al finestrino le
fece sobbalzare.
Mohammed era fuori e stava battendo ritmicamente il pugno sul vetro.
Alyssa si staccò e si pulì il viso, Isidesh
abbassò la musica e sbloccò le porte.
Tutti salirono e, dopo le ultime raccomandazioni, partirono, verso il
Cairo.
*Osiride è il dio del mondo nella mitologia, colui che lo ha
creato.
FINALMENTE CE L'HO
FATTTAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
So che, molto probabilmente, questo capitolo non piacerà
perchè è alquanto triste e, angst,
però è a fini storici!!
Ringrazio tutti quanti quelli che hanno recensito e che hanno messo
questa storia tra le preferite, le seguite e le da ricordare.
Questo capitolo può essere letto con o senza i requiem di
sottofondo, vi ho messo sia i link che i titoli se per caso, dato che
con la tecnologia sono handicappata.
Fate prima a insegnare il latino ad un bradipo... amare i genitori.
Allora, ringrazio soprattutto lei! Che mi ha mandato una mail per
chiedermi, giustamente, dove diamine fossi finita, lei: Reyna Weasley!!!
Recensite mi raccomando!!
Bacioni Mail!
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Capitolo 4 *** 4- Destiny Darkness ***
4- Destiny Darkness
Si erano lasciati il Campo Cheope alle spalle ormai da molte ore ma
Isidesh continuava a voltarsi indietro e a guardare malinconicamente la
polvere che il suv alzava.
Samyr aveva dato il cambio ad Alyssa per guidare e adesso, costeggiando
il Nilo, si stavano dirigendo a gran velocità verso
El-Cairo.
Nico, seduto nei sedili posteriori insieme a Percy e Isidesh, osservava
corrucciato i sedili davanti.
Annabeth invece era seduta nell'ultimo sedile insieme agli zaini.
<< Manca molto ad arrivare? >>
domandò Percy, leggermente assonnato.
<< Solamente due ore >>.
Dopo la risposta di Samyr il silenzio calò nuovamente,
pesante.
<< Una volta nella sfinge... cosa dovremo fare?
>> chiese, con un velo di paura Annabeth.
Alyssa si voltò e le sorrise rassicurante.
<< Niente, non dovrete fare niente. Sarò io a
guidarvi fino alla bocca degli Inferi e poi sarà mio padre a
farvi il test del cuore >>
Stavolta fu il turno di Percy di domandare.
<< Farà male? >>
La ragazza stette in silenzio per qualche secondo poi chiuse gli occhi.
<< Si.
Ho parlato con molte anime di recente, chiedendo se avesse fatto male
ma ognuna di loro mi ha risposto sempre la stessa cosa, hanno visto chi
era senza peccato farsi strappare il cuore con il sorriso e chi ne era
colmo farselo strappare con dolore. >>
Isidesh si voltò stupita.
<< Questa non me l'avevi detta! >>
<< Non la ritenevo importante! >>
<< Non ritenevi importante il fatto che potresti soffrire
le pene dell'inferno se hai commesso qualche peccato? >>
<< Non credo sia così, sono quasi del tutto
certa che non sentiremo dolore se non abbiamo commesso più
di tot peccati, nel senso, è impossibile non commettere
peccati giusto? La rabbia, l'orgoglio, la gelosia... >>
Quest'ultima fu pronunciata con particolare enfasi e con uno sguardo
che avrebbe crepato lo specchietto.
Forse il diretto interessato stava per ribattere, forse Isedesh avrebbe
detto qualcosa, ciò che sarebbe dovuto succedere, comunque,
non successe.
Samyr salvò la situazione.
<< Signori, siamo arrivati, grazie per aver viaggiato con
air Seth, vi auguriamo buona vacanza, grazie a tutti >>
Un coro di risate spezzò la tensione e le porte vennero
chiuse.
Avevano parcheggiato su uno spiazzo davanti ad una costruzione a
mattoni rossa, cicondata da palme e piccole sfingi posate su colonne.
Davanti all'ingresso deserto, una ragazza, dai lunghi capelli neri se
ne stava appoggiata tranquillamente a una delle colonne.
Nel vederla, Nico, ebbe un sussulto.
<< Alyssa, chi è lei? >>
La rossa scosse la testa.
<< Mai vista, nè conosciuta >>
La ragazza sconosciuta si stava avvicinando.
Nico corse avanti e, con uno strano sorriso, aprì le
braccia, come a darle il benvenuto.
<< Che ci fai qui? >> chiese, sempre
sorridendo.
<< Mi ha mandato per aiutarvi >> rispose,
arrestandosi davanti a loro.
La guardavano straniti, come se fosse una creatura uscita da qualche
libro delle fiabe.
I pantaloni jeans, infilati negli alti stivali, stonavano nettamente
con la canottiera bianca.
Sulla spalla destra un tatuaggio faceva bella mostra di sè,
andandosi poi a nascondere lungo il petto.
<< Signore e signori, voglio presentarvi Destiny Darkness
>>
<< Chi? >> chiese Percy, con una punta di
ammirazione nella voce.
<< Sono sua sorella >>
Silenzio.
Solo quello.
Quello e il sottile sghignazzare dei due fratelli, ora abbracciati.
<< Non l'ho mai vista al campo >> disse
Annabeth, incrociando le braccia al petto, con aria saccente.
Due gelidi occhi si posarono su di lei e la guardarono con sufficienza,
facendola trasalire.
Andiamo, sfido chiunque a non spaventarsi vedendo un occhio nero pece,
profondo quanto il Tartaro, e uno verde acqua, scintillante e allegro,
fissarti con un misto di repulsione e fastidio.
<< Perchè io vivo al palazzo di mio padre,
sono Primo Generale dell'esercito di Ade >>
<< E moglie del Giudice Eaco >>
terminò Nico dandole una leggera spinta.
Lei divenne rossa e lo colpì con un pugno amichevole.
<< Non era necessario dirlo >>
Destiny sorrise ai ragazzi e li fece cenno di seguirla.
Anche se leggermente titubanti le andarono dietro e si addentrarono,
senza sapere nè come, nè perchè, nelle
sale del museo egizio di El- Cairo.
<< Allora, Alyssa giusto? >>
La ragazza annuì e si chiese perchè, doveva
essere perseguitata da figli di Ade in continuazione.
<< So che stai cercando tuo fratello, ebbene, prima di
scendere nei tuoi inferi dovrai scendere da noi >>.
Nessuno capiva.
Nè i ragazzi greci, nè quelli egizi.
<< Probabilmente non starete capendo un emerito cavolo di
ciò che sto dicendo vero? >>
Un assenso, inequivocabile, da parte di tutti.
<< Allora, il nemico che state affrontando, è
quanto di più pericoloso abbiate mai incontrato.
Sconosciuto o no, sappiamo che non è solo >>
Attese che la notizia sortisse il suo effetto, che si palesò
come sbiancamento totale del viso, e continuò:
<< Al contrario di ciò che pensava Chirone, e
da cui vi ha messo in guardia, non è un mostro mitologico,
sono due dei.
Due dei gemelli: Hypnos e Thanatos.
Gli dei del sonno e della morte >>
<< Eh? >>
<< Percy, sei sempre il solito >>
Percy guardò risentito la sua ragazza, ancora inviperita per
essere stata zittita da Destiny.
<< Vi spiegherò tutto meglio al palazzo di
Ade. Adesso andiamo, è meglio per tutti >>.
Si ritrovarono in una stanza piena di Ankh, Destiny si
avvicinò ad una parte buia della sala e fece loro cenno di
avvicinari, in un secondo. Un singolo lampo argento passò
vicino a loro e si ritrovarono in cima ad una lunga scalinata.
<< Venite >>
E si avviò verso la leggera luce che si intravedeva in
lontananza.
I ragazzi non seppero quanto camminarono, seppero solo che, appena
misero piede in quelle che, secondo Destiny, erano le Praterie degli
Asfodeli erano stanchi morti e affamati.
Appena arrivarono al grande palazzo d'ossidiana di Ade, videro tre
persone, di cui una che camminava come se fosse in piena crisi.
<< Eaco, farai il solco per terra se continui
così >>
Dichiarò secca Destiny, con un sorriso dolce sulle labbra
fini.
Il ragazzo chiamato Eaco si voltò di colpo e corse, come se
avesse avuto le ali ai piedi, ad abbracciarla e sollevarla, per poi
baciarla dolcemente.
Era un bel ragazzo alto, con le larghe spalle coperte de un chitone
nero, gli occhi dorati e i capelli, neri quanto il chitone, ricadevano
lisci sulle spalle.
<< Posso presentarvi Eaco, Minosse e Radhamante? Loro
sono i tre Giudici infernali >>.
Minos e Radhamante, essendo fratelli, erano molto simili, entrambi con
i capelli biondi e gli occhi color noce, indossavano anche loro un
chitone nero, tranne Minos che, essendo il capo dei giudici,
indossava anche un mantello.
<< Vi assegnerò le stanze e da domani
comincerete l'addestramento, dovete iniziare a combattere contro
qualcuno di granlunga più forte di voi, per arrivare a
ferire un dio dovete essere non preparati al peggio, di più!
>>
Li guardò uno a uno poi, stringendosi più forte
nell'abbraccio di Eaco, li sorrise e li incoraggiò con uno
sguardo veloce.
<< Andiamo, dovrete essere in forma per iniziare gli
allenamenti, riposatevi qualche ora poi vi chiamerò per la
cena >>
<< Perchè? >> chiese Annabeth,
sempre tenendo le braccia incrociate al petto.
<< Perchè cosa? >>
<< Fai questo, tu non ci conosci, noi non ti conosciamo,
a parte Nico si intende.
Perchè dobbiamo fidarci di una che, scusa se te lo dico, non
sappiamo da che parte stia? >>
Percy e Isidesh annuirono e guardarono Samyr e Alyssa che esibivano il
loro miglior sguardo confuso.
<< Perchè questa guerra è anche
nostra. Gli dei inferi, Hipnos e Thanatos, minacciano mio... nostro
padre, e ciò che ci aspettiamo, ormai da mesi, è
un attacco all'interno delle nostre fila, nonostante l'esercito di Ade
sia potente, non può nulla contro due dei >>.
Li guardò uno a uno con aria corrucciata, si
avvicinò ad Annabeth e le posò una mano sulla
spalla.
<< Per questo abbiamo bisogno di voi, del vostro aiuto e
del vostro coraggio >>
Annabeth, piegata ma non sconfitta, alzò gli occhi e li
incastonò in quello verde dell'altra.
<< E dov'eri nella guerra contro Crono? >>
<< Chi pensi abbia guiato l'esercito di morti?
>>
<< Dov'eri quando Percy si è dovuto immergere
nello Stige? >>
<< Chi pensi abbai detto a Nico di suggerirglielo?
>>
<< Dov'eri quando... >>
<< Io ci sono sempre stata, e tu lo sai.
Il fatto che tu non mi abbia mai vista può soltanto
significare che ho svolto bene il mio lavoro >>
Gli occhi grigi della figlia di Atena scintillarono, per una
volta di ammirazione.
<< E quale sarebbe, questo lavoro? >>
<< Mi era stato ordinato d proteggervi >>
Rimasero a fissarsi negli occhi fino a che Eaco non prese, dolcemente,
per i fianchi sua moglie, trascinandola lontano dalla bionda.
<< Dest, forse è meglio accompagnarli nelle
loro stanze, non ti pare? >>.
La ragazza annuì stancamente e sorrise al marito e agli
altri Giudici, si voltò e indicò ai ragazzi di
proseguire per il corridoio che si trovava alle loro spalle.
Camminarono per minuti interminabili, o forse erano ore? Alyssa non se
lo seppe mai dire, seppe solo che sentì, ad un certo punto
della scalinata che stavano percorrendo, un piede messo in fallo e
voltandosi vide Isidesh che stava per cadere all'indietro, fece per
lanciarsi a prenderla quando Nico la precedette.
Riuscì a prendere la ragazza al volo prima che sbattesse la
testa sui duri gradini in pietra.
<< Attenzione Isidesh, io mi ci ruppi un dente su queste
gradinate maledette >>
Le disse, con la parvenza di un sorriso stampato sulle labbra fini. Lei
sorrise e provò a rialzarsi ma la caviglia le cedette e
ripiombò tra le sue braccia.
<< Oh cavolo! Me la sono storta >>
Il giudice Minosse, sfoderando un ghigno, si avvicinò e
osservò con aria critica, sotto gli sguardi divertiti degli
altri due e di Destiny, la gamba della ragazza.
<< Si, tesoro, è proprio storta, Nico, mi sa
che dovrai portarlo in braccio >>.
Lo sguardo che gli rivolse il ragazzo avrebbe gelato un vulcano.
Però non osò parlare, forse memore di tutte le
volte che la sorella lo aveva picchiato, e prese in braccio la ragazza.
Alyssa lo osservò, era quasi sicura che non gli dispiacesse
affatto portare in braccio Isidesh, anche se la sua faccia corrucciata
dimostrava ben altro.
Samyr provò ad avvicinarsi pensandoche al ragazzo desse
fastidio, provò a prendere Isidesh, ma con uno scatto, le
braccia di Nico la portarono fuori dal raggio d'azione dell'egiziano.
Gli occhi della figlia di Anubi incrociarono quelli della figlia di Ade
e uno scintillio passò nell'iride nera.
Alyssa si fermò e attese che gli altri la superassero per
affiancarsi a Destiny.
<< Cosa c'è tra te e Nico? >>
<< Quanto possono vedere i tuoi occhi? >>
Destiny le lanciò un occhiata ammirata e l'occhio verde
scintillò.
<< Quello nero serve a distinguere i morti dai vivi,
serve anche a minacciare, alcune volte >>
<< Come minacciare? >>
Si fermarono e Destiny guardò intensamente Alyssa negli
occhi.
La ragazza all'inizio non capì poi vide l'occhio verde
scurirsi velocemente, perdere la brillantezza e diventare peima marrone
poi nero pece, come l'altro.
Quando Destiny distolse lo sguardo Alyssa era in preda ai tremori, glii
occhi verdi, atterriti guardavano ancora quei pozzi scuri.
La disperazione delle anime, che ci aveva visto dentro, era troppo
anche per lei.
<< Scusa, era troppo difficile da spiegare
>>
Alyssa accennò un sorriso e poi ripresero a camminare.
<< E quello verde cosa fa? >>
<< Ah quello, niente, o almeno, non lo so, Eaco crede che
sia per dare speranza ma a me sa tanto di... solitudine
>>
Continuarono a camminare, incontrando ancelle e guardie scheletro.
<< Sei brava ad eludere le domande, comunque, mi piaci
>>
Si complimentò Destiny battendole su una spalla prima di
annunciare a tutti di fermarsi.
<< Allora, ho messo Isidesh, Alyssa ed Annabeth in questa
stanza >>
Disse dopo aver aperto una porta sulla parte sinistra del corridoio.
Era una stanza bella grande, con tre letti singoli e ben arredata.
Un grande tappeto blu scuro copriva gran parte del pavimento e le
finestre, grandi e circondate da tende dello stesso colore del tappeto,
mostravano un paesaggio innevato.
<< Ma dove siamo? Non dovevamo essere in Egitto?
>> chiese Isidesh sconcertata.
Destiny rise e le posò una mano sulla spalla.
<< Hai idea di quanto abbiamo camminato? Gli Inferi si
snodano sotto tutta la superficie terrestre e adesso, siamo a Los
Angeles, più precisamente nella parte supeficiale del
palazzo di nostro padre >>
<< Ma, ma... quanto è passato da quando
abbiamo messo piede al campo Cheope? >> chiese Percy,
guardando stanito la mora.
<< Tranquillo Percy, non siete in una distorsione spazio
temporale.
Semplicemente Persefone ha deciso di aiutare mio padre ed è
venuta qui, questo ha fatto sì che le stagioni si
invertissero e l'inverno arrivasse prima sulla Terra >>
Stavolta fu l'altro Giudice a parlare, Radhamante, che staccatosi dal
muro cui era poggiato si avvicinò a Destiny e le
posò un braccio sulle spalle, come fanno i vecchi amici.
<< Radhamante, leva quel braccio da mia moglie o te lo
stacco dalla spalla >>
Il Giudice si allontanò in fretta e si avvicinò
al fratello, che se la rideva della grossa.
Una volta usciti dalla stanza delle ragazze, Destiny si
avviò verso una porta sulle parte destra del corridoio.
<< E questa è la vostra stanza
>>
Disse, aprendo la porta, a Nico, Percy e Samyr. Era una stanza come
quella che avevano visto prima solo che il colore dominante qui era il
rosso, fuori dalle finestre la neve continuava a scendere lenta.
<< Bene, vi lascio riposare, vi chiamerò per
la cena ok? >>
Stavano per andare quando Nico richiamò la sorella.
<< Ci sarà anche papà a cena?
>>
Destiny storse il naso.
<< No, non credo, sono giorni che se ne sta chiuso in
camera sua, neanche Persefone riesce a farlo uscire >>
Nico annuì e lasciò andare il polso di Destiny.
<< Dove sarai, se avessi, per caso, bisogno di te?
>>
<< Nella stanza accanto, abbiamo convenuto di sistemarvi
vicino a noi, nel caso aveste avuto bisogno >>.
A quel punto, anche Destiny se ne andò, seguendo i tre
Giudici, lasciandoli soli.
Nella stanza del Signore dei Morti, Persefone stava carezzando
dolcemente i ricci scuri del marito, ascoltandolo parlare.
<< Capisci Persefone? Io come faccio a mandare in guerra
non solo Nico ma anche Destiny >>
E Persefone annuiva comprensiva.
Suo marito l'aveva sì tradita, ben tre volte dopo il patto,
però è anche vero che lei non era una di quelle
dee che portavano rancore verso i figli del marito.
Lei era fiera di Destiny come una madre lo è del prorpio
figlio. Aveva perdonato Ade quando lui era arrivato nel palazzo, con un
fagotto di coperte nere e occhi diversi tra le braccia.
L'aveva vista crescere, aveva giocato con lei e l'aveva abbracciata
orgogliosa quando aveva ricevuto l'investitura a primo generale, dopo
anni di estenuanti allenamenti e sacrifici.
Avea pianto quando aveva detto "si" ad Eaco, ed aveva gioito con lei,
quando le aveva chiesto di aiutarla a scegliere il vestito da sposa.
In ventisette anni era stata madre, amica e sorella di Destiny.
Ma non solo di lei.
Anche Nico e Bianca non meritavano il suo odio.
Non era colpa loro se erano nati, non era colpa di Ade se aveva ceduto.
Nè di Maria se aveva accettato.
Era capitato.
E lei era stata contenta di vedere suo marito chiederle perdono, aveva
accettato di fare da madre anche a loro due e aveva pianto lacrime
amare quando Bianca era morta.
Aveva consolato il suo piccolo Nico e gli aveva dato la forza di andare
avanti.
E adesso, vedendolo entrare negli Inferi, con il cuore in subbuglio e
la mente determinata a portare a termine la missione, non poteva che
essere orgogliosa di ciò che i suoi due bambini erano
diventati.
Ma era anche spaventata di ciò che sarebbe potuto
accadere se...
<< Non pensarci adesso Ade, vedrai che andrà
tutto bene >>
Il marito puntò gli occhi d'ossidiana in quelli della moglie
e si strinse di più contro il suo ventre.
<< Vorrei non poterci pensare, vorrei che i miei figli
passasero una vita felice, senza preoccupazioni o altro, a turbarli
>>.
La regina dell'Inferno sospirò e fece passare altre volte le
ddita tra quei ricci neri, poi si alzò.
<< Vado a controllare che sia tutto in ordine per la
cena, vieni con me? >>
Ebbe solo un grugnito in risposta.
<< Devi esserci stasera a cena >>
Altro mugolio, poco identificato.
<< Ricorda che ti verrò a prendere
>>
Disse prima di chiudersi la porta alle spalle, sentendo benissimo lo
sbuffo scocciato di suo marito
e sorridendo leggermente.
<< Destiny, avanti alzati da quel letto! >>
Un mugolio scocciato fece da risposta ad un Eaco appena uscito dalla
doccia.
<< Ok, va bene, ho capito! >>
Il Giudice infernale si stese nel letto, prendendo tra le braccia sua
moglie e portandola ad appoggiarsi al suo petto.
<< Mi vuoi dire che cosa c'è che non va?
>>
<< Sei freddo e bagnato!! >>
Eaco rise di gusto e la rivoltò sul materasso trovandosi
sopra di lei e affondò il viso nei suoi capelli neri.
<< A parte questo, c'è quelcos'altro?
>>
Destiny sospirò e si strinse di più a lui.
<< Niente, è che vedo Nico che sta crescendo,
ha solo diciassette anni ed ha già affrintato due guerre e
sta per fare la terza, non... >>
Non riuscì a terminare la frase perchè due
labbra, soffici e conosciute si posarono delicate sulle sue.
<< Nico sa cavarsela, lo vedi anche tu, è un
ragazzo forte e pieno di voglia di vivere, anche se non sembra,
lasciagli vivere la sua aventura e tu vivi la tua, ok? >>
Gli occhi di Destiny si socchiusero e una mano fredda andò
ad accarezzare la guancia di Eaco, per poi andarsi a perdere tra i suoi
capelli.
<< A me basta che tu mi stia accanto, poi
potrò fare tutto >>
Il Giudice la baciò profondamente e poi si
avvicinò al suo orecchio.
<< Ti amo >>
La presa sul suo collo si strinse ancora di più e due
labbra, sussurrando la risposta, si congiunsero a quelle dell'altro, in
un altro bacio.
E quel bacio fu il primo di molti altri dati quel pomeriggio, in quella
stanza.
Scusate il ritardo, no davvero, è la cosa più
corta che io abbia mai scritto ma è solo un capitolo di
passaggio.
Considerando che la cara ispirazione, spesso e volentieri, fugge
lontano e NON ritorna...
Grazie Hope Callawai, che mi scrive sempre per sapere che fine ho
fatto...
Bene, il prossimo capitolo, quello vero, deve arrivare a breve.
Grazie a chi deciderà di recensire e a chi
leggerà e basta, grazie di cuore!
Bacioni Katsu!
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Capitolo 5 *** 5- Battaglia ***
5- Battaglia
Palazzo di Ade
- Samyr la guardia alta
- Nico! Attacca più forte!
- Alyssa! La stai tenendo per la lama quella spada! La mano deve essere più alta! Sull'elsa!
- Per la miseria Percy! Ti ho forse dato il permesso di accasciarti per terra? Non mi pare! Alzati e combatti! Lo stesso vale per te Isidesh!
In quelle poche settimane i ragazzi si erano resi conto che, a dispetto delle sembianze di angelo, Eaco era un demonio assetato di sangue e carne di mezzosangue.
Percy sputava sangue ogni sera, Nico era più pallido che mai e Samyr aveva uno strano colorito grigiastro, tendente al verde cavolo marcio.
- Secondo voi... come farà Destiny con quello?- chiese, ansante, Samyr mentre combatteva contro Nico.
- Secondo me...
- Nico? Samyr? Volete anche i pasticcini? Lavorate!
Le ragazze non erano messe meglio, con loro c'era Minosse che bhè... era anche peggio di Eaco, se si contava che sembrava avere un debole per gli allenamenti sfiancanti la cosa diventava leggermente pesante.
- No- non potremmo f-fare una pa-pausa?
Chiese la voce pigolante di Alyssa, piegata in due sulla sua lama a forma di falce.
Meditava il suicidio.
Anzi, l'omicidio suicidio, prima avrebbe fatto una carneficina tra quegli invasati.
Alla domanda rispose la voce squillante di Destiny che apparve nella grossa stanza con un vassoio traboccante di tramezzini e di lattine di coca-cola.
- Ragazzi, merenda!
I sei ragazzi la guardarono come se fosse stata il Messia e le si lanciarono addosso agguantando il vassoio e le lattine e spazzolando ogni cosa nel giro di pochi minuti, sotto lo sguardo incredulo di Destiny e quelli disgustati dei due Giudici.
Eaco la guardò un po' storto e: - Chi ti ha dato il permesso di interrompere i loro allenamenti, mogliettina mia?
Lei lo guardò e, sorridendo teneramente, lo colpì alla spalla.
- In casa i pantaloni li porto io, io ho deciso che dovevano fare una pausa e una pausa faranno.
- Io sono l'uomo, io decido quando fare pausa e adesso non era il momento.
- Non cominciare con questi discorsi da cavernicolo! Stanno sputando gli organi! Ci servono allenati, non morti!
Sembrava una partita di tennis, gli spettatori li stavano osservando scioccati, tranne Minosse, lui rideva come una iena, mentre i contendenti se ne stavano uno di fronte all'altra.
Anche se Destiny era molto più bassa del marito gli teneva testa egregiamente.
- Appunto, ci servono allenati e quindi non possono fare pause!
- Eaco! Contraddicimi ancora e, te lo giuro su mio padre, non faremo sesso per i prossimi cinque mesi!
A quelle parole l'aria si congelò intorno al ragazzo che rimase fermo, a fissare la moglie, per minuti interminabili mentre la sua dolce metà ghignava malignamente.
Si sentirono chiaramente gli ingranaggi nella sua testa girare vorticosamente, cigolando, ed infine scoppiare.
Chiuse gli occhi e sospirò.
- 1 a 0 per te; avete mezz'ora di pausa, non un minuto di più!
Andandosene stizzito non potè fare a meno di lanciare un'occhiataccia a Destiny che ghignava mefistofelicamente.
- Adesso so come fa Destiny con quello...
Nico annuì alle parole, sacrosante e veritiere, di Samyr.
- Allora, dato che, a quanto pare, mio marito è un sadico che sta tentando di uccidervi di fatica, da oggi vi prendo in carica io.
Annunciò la ragazza con un sorriso solare e dolce sulle labbra.
Tutti tirarono un sospiro di sollievo ed esultarono quando videro la mora andare dietro ad Eaco per annunciargli la sua decisione.
Tutti tranne Annabeth.
Lei guardava preoccupata il ghigno che si era stampato sul viso di Minosse.
Si spostò verso Alyssa e, mettendole una mano sulla spalla, le indicò l'uomo, che sembrava avere un'aura oscura intorno a lui.
- Secondo me siamo caduti dalla padella alla brace.
Quella sera, quando rientrarono nelle stanze dopo l'allenamento con Destiny, Nico dovette portare Isidesh in braccio, strisciando per terra il corpo di Percy.
- Ora ho capito perchè quei due si sono sposati.
Lo sguardo stanco di Annabeth incontrò quello verde di Alyssa in una muta richiesta di spiegazioni mentre tenevano Samyr, più morto che vivo per gambe e braccia.
- Tra bastardi ci si intende.
- Già... se dovesse nascere un bambino tra quei due, tenetemelo alla larga.
Ramesseum
Anubi guardava il cielo pensieroso quando una mano si posò sulla sua spalla.
- Anubi.
- Ade.
I due dei si guardarono negli occhi, verde muschio nel nero pece.
- Come stanno andando i ragazzi?
- Bene, mia figlia è perfettamente in grado di allenarli come si deve.
- Non ho dubbi, con un padre come te.
La risata leggera di Ade si perse nei corridoi scuri.
- Secondo me è il suo essere canadese. Ha preso da sua madre.
- Hm... mia figlia come sta?
Si volse verso il collega in affari e gli sorrise appoggiandosi al davanzale.
- Bene, è determinata, tutto pur di salvare suo fratello e....
- E?
Ma Ade non rispose.
Il suo sguardo era puntato a terra, le mani si aprivano e chiudevano ritmicamente come se stesse cercando di impugnare un'arma che non c'era.
- Il palazzo.. lo stanno attaccando!
- Cosa?
- Anubi... stanno attaccando gli Inferi!
Inferi, Palazzo di Ade
- Terzo plotone, a coprire le porte! Secondo a coprire i fossati!
La voce chiara di Destiny si alzava dal cortile principale del castello di Ade.
I mostri, centinaia, erano arrivati in fretta e senza preavviso.
Nella notte avevano interrotto la quiete.
Avevano buttato i ragazzi giù dai letti.
Avevano fatto alzare Eaco, assopito tra i capelli neri della moglie.
Avevano fatto saltare in aria Radamante e Minosse.
La regina Persefone era entrata di colpo nella stanza della figliastra.
- Ci attaccano, mobilita le truppe.
E così si erano ritrovati nel cuore della notte, a combattere sotto i merli del castello oscuro.
Destiny comandava orde di guerrieri scheletro che andavano contro orde di mostri.
Eaco non la perdeva di vista, combattendo contro quelli nella piana davanti al ponte.
Minosse combatteva spalla a spalla con il fratello contro quelli che erano penetrati nel cortile interno.
I ragazzi invece, erano stati lasciati dentro, sotto protezione della regina degli Inferi che con cipiglio fiero, abbatteva qualsiasi cosa tentasse di attaccare i suoi protetti.
Che comunque si difendevano egregiamente, chi usando armi greche, chi usando armi egizie.
- Destiny!
La ragazza si voltò con la spada in alto e la polvere di mostro addosso.
- Nico!? Che ci fai qui? Ti avevo detto di restartene dentro!
La sorella gli faceva paura: il verde cristallino aveva lasciato il posto al nero più cupo e profondo.
Non l'aveva mai vista sul campo di battaglia.
- Mi so difendere dai mostri!
La ragazza tranciò di netto la testa di qualcosa di informe che si dissolse istantaneamente.
- Questi non sono i soliti mostri Nico, questi sono ben diversi, più pericolosi!
- Che differenza c'è?!
Anche Nico si sapeva difendere.
Infilzò una massa di antenne che stava per attaccare Destiny da dietro, metre tentava di rispondergli, con un affondo che le passò ad un centimetro dall'occhio sinistro.
- Destiny!
La ragazza si voltò, le sue truppe stavano ripiegando sotto ordine di Minosse.
- Eaco, che succede!?
Il ragazzo le arrivò accanto, ansimante e sporco di sangue.
- Sono troppi, non ce la facciamo più... Mi dispiace Dest.
La ragazza lo guardò allibita, girò la testa verso la piana e annuì sconfitta.
- Si, ripieghiamo.
Si affacciò ai merli e urlò, con quanto più fiato in gola.
- Ripieghiamo!
Gli scheletri la guardarono dal basso poi cominciarono ad avanzare verso il castello.
Nico guardò la sorella dritto negli occhi, salvo poi abbassare i suoi non riuscendo più a reggere quel nero.
- Che facciamo ora?
Destiny aprì la bocca ma una mano si posò sulla spalla di Nico.
- Ora ci penso io.
Ade, signore degli Inferi, avanzò oltre il grande portone di bronzo del suo palazzo e spalancò le braccia.
- Forse è meglio se non guardiamo che ne pensate?
I tre si voltarono serrando gli occhi.
Una luce bianca, incandescente, si sprigionò dalle mani aperte di Ade.
Colpì la piana, travolse tutto ciò che incontrava.
Dopo che la luce svanì, non restava nulla che si muovesse a parte le anime residenti in quel posto.
Destiny, ancora stretta tra le braccia di Eaco, guardò il padre riconoscente.
- Andiamo a mettere apposto i danni che hanno combinato quei mostri.
Annuirono e rientrarono nel palazzo.
Avevano vinto una battaglia, per la guerra, ci sarebbe voluto altro tempo.
Sooooooonoooo tornataaaaaaaa *musica da Psyco*
No allora, mi scuso con quelle persone, poche tranquilli, che seguono la mia storia, sono stata occupata per tutti questi mesi!
Grazie a chi ha commentato i capitoli precedenti! Sono contenta che questa storia, che per quanto sia mediocre, a qualcuno, oltre a me piaccia!
Davvero, grazie!
Bacionissimi a tutti EM&C!!
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