Vivere è difficile,amare di più

di Sharon xD
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Quando meno te l'aspetti... ***
Capitolo 3: *** Un caffè... ***
Capitolo 4: *** L'ottava meraviglia del mondo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo
Sono Sofia, ho 24 anni e vivo in un’isoletta dell’Italia,Capri : è un’isoletta piccola ma una grande meta turistica però per me è molto di più. Qui ho mia nonna, la donna più importante della mia vita ,mio fratello Ivan e la mia migliore amica Sara. Su quest’ isola ho avuto i miei primi amori, ho conosciuto gente di tantissimi posti diversi e ora dopo essermi diplomata lavoro per aiutare in casa. Insomma qui c’è un pezzo del mio cuore, mi piace la mia quotidianità, mi piace uscire con Sara e andare a divertirmi o al cinema,vedere i pescatori trattare in napoletano, mangiarmi un gelato guardando i faraglioni e nuotare quando non ne posso più perché è proprio quando sono in apnea che riesco a tirare un grosso sospiro di sollievo,ma soprattutto mi piace leggere sdraiata sotto un albero e viaggiare in un mondo parallelo. Sono una ragazza che crede di sapere già quale sarà il suo destino ma probabilmente mi sono sempre sbagliata.
 

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Capitolo 2
*** Quando meno te l'aspetti... ***


Quando meno te l’aspetti… -Ehi!- dissi entrando nella stanza di mio fratello, non aveva ancora finito di studiare (non capivo ancora perché gli insegnanti dessero tutti quei compiti per le vacanze!!) e se ne stava a capo chino sulla scrivania ignaro di tutto. Mio fratello era così, aveva otto anni ma nonostante tutto non riusciva a fare qualcos’altro se prima non completava quello che aveva già iniziato. E infatti : -Ciao – mi rispose tutto concentrato. –Ti do una mano?-chiesi, -ok, porta una sedia- -non serve,già fatto- gli dissi sorridendo mentre appoggiavo la sedia accanto alla sua. Mi guardò stupito poi mi raccontò quello che aveva da fare e ci mettemmo a studiare, erano le quattro e finimmo in un’ora e mezza ,parlammo un po’ e mentre osservavo quegli occhi scuri pensai a quanto mio fratello somigliasse a mio padre,immaginai i miei genitori guardarci crescere da qualche punto nell’universo poi distolsi lo sguardo scacciando quei pensieri malinconici. Continuammo a parlare mangiando un gelato e scherzando con mia nonna. Guardai l’ora :era tardissimo!! Scattai in piedi, salutai mio fratello e mia nonna poi uscì di fretta. Mentre andavo al ristorante dove lavoravo come cameriera lanciavo occhiate sfuggenti ai turisti che cominciavano ad animare la piazza, si sentivano tante lingue, napoletano,inglese, tedesco… mentre camminavo incontrai Sara, era alle prese con una coppia di turisti e gli stava indicando qualcosa. Tutte e due sapevamo parlare molto bene l’inglese,del resto lei era una guida turistica e io lavorando in ristoranti frequentati da tanti stranieri non potevo farne a meno. Dopo aver finito di dare indicazioni si voltò e si accorse che stavo andando verso di lei. Mi sorrise e venne a salutarmi: -stai andando a lavoro?- mi chiese -sì- risposi , -dai,ti accompagno, devo raccontarti un sacco di cose!- Sara era una furia parlava di tutto e di più ed era sempre allegra. Era la mia migliore amica dall’asilo e non ci eravamo più separate da allora. Mi raccontò di com’era trascorsa quella giornata,del ragazzo dagli occhi misteriosi di cui sicuramente si era presa una cotta,poi arrivai all’ entrata del ristorante,la salutai ed entrai. –Ciao Andrea- dissi salutando il ragazzo alla reception- ciao!!buon lavoro!-rispose e io ricambiai con un sorriso,poi mi diressi verso il bagno,mi cambiai ed indossai la mia “uniforme” che era composta da un paio di pantaloni neri,una camicia bianca e dei tacchi dello stesso colore dei pantaloni. Mi diedi una sistemata ai capelli ricci e neri e misi al volo la matita agli occhi ,poi guardai di sfuggita la collana che portavo al collo,c’era raffigurato un delfino. Uscii dal bagno,posai le mie cose nell’armadietto e m diressi verso le sale cominciando ad apparecchiare i tavoli all’esterno. Non ero sola c’erano anche Giovanna e Marco ad aiutarmi quindi ci sbrigammo in poche decine di minuti. Stavano cominciando a entrare i clienti per cui ognuno di noi cominciò a darsi da fare. In pochi minuti il ristorante era pieno. Cominciai a consigliare piatti quando mi veniva richiesto e a servirli. La serata passò velocemente e io mi muovevo dalla cucina alle sale, dalle sale alla cucina che ormai le mie guance erano rosse dal caldo,come se in pieno luglio non ci fosse abbastanza afa!! Stavo per entrare a consegnare i piatti quando mi fermò Luigi, il mio datore di lavoro, e cosa ho combinato adesso? Pensai. – Sofia - mi disse –consegna quei piatti e poi vieni subito da me- -ok- risposi e così feci. Mentre andavo da lui pensavo a cosa mai volesse, il suo tono era stato un po’ agitato ma non arrabbiato. Confusa bussai al suo ufficio ed entrai. –Oh, eccoti finalmente- mi disse. Senti Sofia tu canti vero? Ricordo di aver letto nel tuo curriculum che avevi già cantato in alcuni locali prima di venire qui- -sì sì- risposi –perché?- chiesi curiosa – c’è un cliente di là che vuole qualcuno che canti un po’, è disposto a pagare anche bene quindi non mi aspetto un tuo rifiuto. Là è pronta una chitarra e nella busta c’è un vestito adatto all’occasione. Spero tu abbia in mente un repertorio.- Dicendo ciò capii che per lui il discorso era finito. Ero infastidita da quel suo modo di imporsi e felice al tempo stesso di poter trascorrere una serata cantando. Il canto era il mio modo di esprimermi e in mente avevo già delle canzoni da poter cantare. Mi chiedevo solo se ero in grado di soddisfare quel pubblico. Obbedii incapace di ribattere, forse in fondo non volevo neanche oppormi. Mentre mi vestivo fantasticavo su come avesse fatto Luigi a trovarmi una chitarra e un vestito della mia taglia..Luigi era proprio imprevedibile! Mi vestii e mi truccai velocemente. Il vestito era blu, con uno scollo a V dove cadeva il mio ciondolo col delfino. Per il resto l’abito era lungo, molto semplice e valorizzava molto le curve. Mi chiedevo quale cliente ci fosse dietro quella richiesta per aver indotto il mio capo a farmi indossare un abito del genere, lasciai le scarpe coi tacchi neri che usavo anche per servire i tavoli, del resto non si sarebbero viste. Diedi un’occhiata allo specchio e decisi che sarebbe stato meglio raccogliere i capelli. Presi la forcina che tenevo sempre in tasca e raccolsi la metà superiore dei capelli. Poteva andare bene così. Feci un sospiro perché comunque ero emozionata ed uscì. Salì alla sala superiore,non potevo sbagliarmi sopra c’era solo una sala, quella migliore di tutte dove di solito andavano i ricconi, avevo la chitarra tra le mani. Quando entrai mi diressi subito dal DJ, c’era una tale confusione che non riuscivo a capire niente. Lui capì subito chi ero e mi presentò alle persone in sala, mentre faceva questo vidi tutti voltarsi per prestare attenzione. Quella serata insolita finì presto e mi ritrovai dopo qualche ora sotto la doccia prima e sul mio letto dopo, stanca. L’indomani pomeriggio usci presto di casa e andai a trovare Sara prima di andare al lavoro. Parlammo che si fecero le otto meno un quarto e neanche me ne accorsi. Nooo , questa volta Luigi mi avrebbe licenziato veramente!!! quasi correvo per le strade fino a quando svoltai ad un angolo e mi schiantai contro qualcosa di duro, o meglio qualcuno. Ecco ci mancava solo questa!! - oh mi scusi tanto- dissi, poi vedendo chi era l’uomo che mi guardava arrossi di colpo: per poco non avevo fatto cadere Johnny Depp. Richiesi scusa in inglese vedendo che lui mi osservava con un’ espressione strana che non capivo se divertita o arrabbiata e… continuai a correre verso il ristorante. Avevo appena visto colui che era il mio idolo da quando avevo quattordici anni e avevo praticamente fatto finta di niente. Ma si poteva essere più sceme di così? La risposta era facile,no. Comunque entrai al ristorante con il fiatone e trovai Luigi ad aspettarmi, ma non era arrabbiato- Sofia ma che fine hai fatto? Finalmente sei arrivata. Va a vestirti e poi Sali sopra,da oggi sarai la nostra cantante, ieri hai avuto successo- disse sorridendo. Mi stavano cadendo le braccia a terra dallo shok. Risposi con un semplice –ok- incapace di dire altro. Mi stavo andando a preparare quando feci per voltarmi e vidi che stava entrando lui: l’uomo che adoravo da sempre e che per poco non avevo fatto cadere e che avevo perfettamente ignorato. Mi voltai arrossendo di colpo fino alla punta dei capelli. Andai a prepararmi e trovai nel mio cassetto una busta con ciò che dovevo indossare,poi mi truccai. Questa volta avevo un vestito nero che arrivava fino alle ginocchia,stretto in vita e i soliti tacchi. Mi diressi sopra e.. questa volta tante persone stavano sedute ai tavoli per i fatti propri,non dovevano essere una comitiva. Lo sguardo mi cadde su indovinate chi? Sì c’era anche lui. Imbarazzata mi presentai alle persone in sala e sorridendo cominciai il mio nuovo lavoro, cantavo e pensavo solo a trasmettere quello che provavo io cantando, ora con dolcezza e parole sussurrate ora con grinta. Quasi mi ero dimenticata di Johnny. La serata finì, ringraziai tutti coloro che avevano avuto la santa pazienza di ascoltarmi e aspettai che tutti uscissero mentre mettevo a posto chitarra e microfono. Vidi che la sala si era svuotata eccetto un tavolo. Quello di Johnny, pensai che forse era ora di chiedere scusa in un modo più decente e mi stavo per avvicinare quando vidi che si stava dirigendo verso di me. Intanto il mio cuore batteva sempre di più. – volevo farti i miei complimenti,ehm…Sofia, giusto?- -sì, Sofia. La ringrazio e le chiedo ancora scusa per prima, ma vede stavo venendo qui ed era tardi- -non fa niente- disse sorridendo- e per favore dammi del tu,. Mi fai sentire vecchio così- sorrisi anch’io, poi mi fece- canti da molto?- -da quando ero piccola, i miei genitori mi hanno sempre appoggiato e mi hanno mandato in una scuola di canto- -capisco, beh sei molto brava. Stai andando casa?- mi chiese –grazie ancora, sì sto andando a casa- -va bene se ti accompagno? Così facciamo due chiacchiere e una passeggiata.- - va bene- Camminammo per Capri, seppi che era lì per passare un paio di settimane in tranquillità prima di riprendere la solita routine e parlando del più e del meno cominciai a conoscere un uomo che andava ben oltre i personaggi da lui interpretati, era molto simpatico. Ora che si era rotto il ghiaccio cominciai a parlare anche io,mi sentivo a mio agio… ecco qual era il vero talento di quell’uomo. Arrivammo vicino casa mia e ci salutammo- ti va di prendere un caffè insieme domani?- mi chiese-d’accordo- risposi – a domani allora- e sorridendomi aspettò che entrassi per poi andare via.

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Capitolo 3
*** Un caffè... ***


Vivere è difficile, amare di più

                                                                                         Un caffè…

Era notte fonda e io sdraiata sul letto non facevo altro che pensare a lui,a come mi ero comportata e a quanto ero stata fortunata. Quante volte avevo sognato di stare con Johnny Depp? E ora mi comportavo come un’adolescente alle prime armi, incapace di aprire bocca se non per parlare a monosillabi. Ma era lui che coi suoi occhi magnetici mi faceva perdere la parola, che mi toglieva il respiro se si avvicinava un po’ di più. Mi sentivo imbarazzata per come mi ero comportata e cercavo di trovare sollievo pensando che lui avrebbe capito,ma non era solo quello… per la prima volta non riuscivo a capire come mi sentivo veramente. Con questi pensieri mi rigirai nel letto e chiusi gli occhi,inutilmente.

 

Pov Johnny

Aspettai che Sofia entrasse in casa e poi andai via. Mentre camminavo tra le strade di quell’isola meravigliosa pensai a quella serata. Era cominciato tutto quando una ragazza mi aveva quasi travolto e mi aveva chiesto scusa con in viso quell’espressione dispiaciuta che mi suscitava tenerezza. Non mi aveva dato   neanche il tempo di rispondere che già aveva ripreso a correre. Basito avevo continuato a camminare dirigendomi verso l’albergo e mentre stavo entrando , ecco che la rivedevo. Ma no, sicuramente mi stavo sbagliando, pensai,però avevo ragione. La rividi dopo un po’ su in sala: era bellissima, si muoveva con grazia e si rivolgeva alle persone con gentilezza .Poi aveva cominciato a cantare e nonostante non capissi la lingua i suoi occhi mi raccontavano tutto. Non ero riuscito a resistere e alla fine della serata ero andato da lei e mi ero offerto di accompagnarla a casa. Così, senza un motivo razionale. Durante il tragitto avevo avuto la possibilità di conoscerla un po’ , era una ragazza timida ma che al contempo mi attirava e perciò le avevo chiesto di vederci l’indomani a prendere un caffè. Una scusa banale per rivederci e senza un vero motivo. Ma in quel momento non m’ importava dare spiegazioni ai miei gesti,volevo solo rivederla.

 

Pov Sofia

L’indomani mattina mi svegliai stranamente tranquilla,in casa ero sola perché la nonna e Ivan erano andati a mare. Colsi l’occasione per chiamare Sara. Dovevo assolutamente parlarle…

“Pronto?”                                                                                                                                                                                    “Ehi, sono io”                                                                                                              
“ dimmi” mi rispose con voce assonnata quella poltrona.
“ Ti devo dire una cosa, perché non vieni da me?”                                              
“ Ma..”                                                                                                                       
 
“Ho visto Johnny Depp”                                                                                              
“ Cosa? Sto arrivando!”    

Riattaccò e mi scappò un sorriso mentre immaginavo che faccia doveva aver fatto. Avevamo sempre condiviso questa passione per Johnny Depp,  anche se lei lo stimava più per i suoi film che per la sua persona, io invece ero irrecuperabile. Non passarono neanche cinque minuti che qualcuno bussò alla porta. Andai ad aprire ed eccola entrare in casa come una fionda.

“Ciao, eh” sorrisi                                                                                                    
“ Ciao” mi rispose con tono frettoloso    “ dài, raccontami tutto”   e così iniziai a raccontarle ciò che era successo, alla fine mi disse sorridente:

“Certo che non ti posso lasciare un attimo sola che tu combini qualcosa”                            
“ Oh ma smettila, seriamente, secondo te perché mi ha chiesto di andare a prendere un caffè con lui?”                                      “ Beh, sai, sono cose che accadono tra comuni mortali, invitarsi a bere qualcosa per conoscersi meglio dico” rispose con  aria noncurante.                                       
 
“Sono d’accordo, solo che una cosa è conoscersi con un comune mortale e un’altra conoscersi con Johnny"                                                                                                                                                                                     “Uh, ma guarda, lo chiama anche Johnny,con quell’aria tutta carina…ma sei sicura di avermi raccontato tutto quello che è successo ieri sera?” disse guardandomi maliziosa.                                                                                                                    “ Sì, Sara,sì. Ora invece di prendermi in giro ti dispiacerebbe confortarmi? Non so se hai capito, ma mi sta venendo un infarto.”

Mi rivolse uno sguardo dolce e mi abbracciò, poi mi disse :

“ Stai tranquilla, devi solo essere te stessa. In fondo tu sei sempre stata quella che diceva di voler conoscere il mitico Johnny Depp per quello che era veramente, ora ne hai la possibilità. ”                                                                                             “ Ok, ora va meglio, grazie” sorrisi. Continuammo a parlare ma si era fatto tardi e Sara doveva andare a lavoro, la salutai e mentre lei usciva io mi resi conto che stava succedendo veramente.

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“Ciao” sorrisi quando lo vidi                                                                                       
“Ciao” sorrise anche lui, “ Allora, dove mi porti?”                                                  
“Beh, non so...” risposi, “ Hai già visitato Capri?”                                                             
“ No, sono qui da due giorni, ho preferito riposarmi”                                              
 
“ Ok, allora vieni con me” e prendendomi per il braccio (ebbene sì, ero sulla soglia di un attacco di cuore)si fece condurre alla piazzetta      
“ da là si vede il mare, puoi vedere i faraglioni e c’è il bar migliore del mondo”   
“ok, mi fido” mi disse con quel sorriso stupendo.

Arrivammo alla piazzetta e lo portai a guardare il panorama: il sole si stava alzando ,sempre più alto in cielo, il mare sembrava ricoperto da un manto di diamanti su cui poggiavano i faraglioni, quegli omoni che stanchi del passare del tempo e del tanto girovagare si erano fermati a vegliare sulla mia isola . Mi voltai verso Johnny e vidi il suo sguardo perdersi in quella meraviglia.

“Vedi? Quelli sono i faraglioni, laggiù, nascosta, c’è la grotta azzurra. Il primo faraglione, questo vicino alla costa si chiama Stella, il secondo è il Faraglione di Mezzo e il terzo, quello con la cavità, Faraglione di Fuori, lì ci vive la famosa lucertola azzurra.”
Lui si voltò verso di me e disse“ E’ bellissimo, grazie. Peccato però…”                                                            
“ Perché peccato?”                                                                                                   
 
“ Peccato che non potrò vedere la lucertola azzurra, Capitan Sparrow ne sarebbe stato contento, avrebbe visto l’ottava meraviglia del mondo.” Mi disse con un sorriso disarmante. “ Sì che possiamo vederla, basta prendere in affitto una barca, e poi, non mi va di offendere il Capitano Jack” dissi ridendo, 
poi mi voltai lasciandolo ad ammirare il panorama,mi appoggiai alla ringhiera e chiudendo gli occhi assaporai le delicate carezze che il vento mi lasciava sul viso. Quando li riaprii vidi che Johnny mi stava guardando :                       
“ Oh, scusami.”                                                                                                                      
“ Non devi scusarti perché fai qualcosa che ti piace.”Aveva ragione. 
“Allora, andiamo a prenderci questo famoso caffè?”                         
“Sì, c’è quel bar che ne fa di buonissimi, andiamo lì?”                                              
 
“mmh” acconsentì “però dopo andiamo a vedere l’ottava meraviglia del mondo”


 Feci strada e ci ritrovammo davanti al bar                                                                 
 
“Ti dispiace se entriamo dentro?” mi chiese “sai, non vorrei che qualcuno ci rovinasse la giornata”                                           “ Non ci sono problemi” gli dissi capendo a chi si riferiva. I giornalisti erano sempre in agguato , soprattutto a Capri. Entrammo e ci sedemmo ad un tavolino aspettando che venisse il barista a prendere le ordinazioni.                                                        “ Ehi, ma che ore sono, comincio ad avere fame” mi fece con uno sguardo corrucciato, poi vedendo l’ora:
“ le dodici e mezza, che dici ci prendiamo qualcosa?”                                                                                                              “ Perché non ci prendiamo dei tramezzini?”                                                                  
“ Perfetto”  mi sorrise.

Mentre il barista andava a prendere quello che avevamo ordinato Johnny mi chiese se avevo intenzione di continuare a cantare…. mi spiazzò con quella domanda , quasi mi ero dimenticata che ora facevo quello come mestiere.                                   
“ Io canto perché mi piace,ora che posso farlo come lavoro sono più contenta anche se non ho idea di ciò che farò in futuro”                                                       
“Quindi non hai mai partecipato a concorsi o roba del genere?” continuò addentando un tramezzino,                                                                                                    
“ no, in questi anni ho dovuto lavorare per aiutare a casa,mia nonna non è più in grado di farlo e Ivan ha bisogno di tante cose…” dissi tranquillamente, conoscevo quell’uomo da soli due giorni e già parlavo con lui come se fossimo amici da sempre.                                                                                                                        
“ Capisco…  e Ivan? E’ tuo fratello? “                                                                           
“Sì, è più piccolo di me, una peste ma il mio tesoro”                                                                    
“E i tuoi genitori non possono aiutarti?”                                                                    
 
“ I miei genitori non ci sono più da otto anni” dissi con un velo di tristezza negli occhi. Poi accorgendomi di averlo messo in imbarazzo “ Non preoccuparti, non è successo niente” e sorrisi. Prima di continuare lo sentì sussurrare un timido “scusa”.

Cambiammo velocemente argomento e continuammo a scherzare. Finito di mangiare ordinammo un caffè, poi, dopo che Mr Depp pagò il conto, uscimmo per andare a vedere da vicino i faraglioni.

 

Eravamo sulla barca e stavamo facendo un giro per il mare prima di attraversare la cavità del Faraglione. Ci arrivavano spruzzi d’acqua, io e Johnny continuavamo a ridere

“ ehi, l’hai trovata la lucertola azzurra?’’ chiesi dopo aver attraversato l’arcata        
“no” rispose facendo finta di essere dispiaciuto                                                      
 
“ allora possiamo provare con il Bove marino, laggiù” e indicai il quarto faraglione
“mi piace, andiamo”,
mi avvicinai al conducente e gli chiesi di passare da lì, poi ritornando vicino a Johnny mi diedi uno sguardo intorno prima di soffermarmi su di lui. Sembrava divertirsi veramente, i suoi occhi brillavano, sorrideva e qualche ciocca di capelli gli ricadeva sul viso , i gomiti poggiati sulla gambe e le mani incrociate. Era pieno di tatuaggi ma naturalmente non ne ero stupita perché sapevo che la sua pelle era un sorta di diario segreto. In quel momento si voltò anche lui verso di me, gli sorrisi abbassando lo sguardo.

 La giornata passò così, tra risate e tranquillità. Ora però dovevo andare, il lavoro mi aspettava e così salutai Johnny:

“Allora ciao” dissi “ e grazie per questa giornata bellissima”
“ Grazie a te, ci vediamo stasera” e dicendo questo si avvicinò dandomi un bacio sulle guance per salutarmi. Forse per lui era un gesto normale ma io avevo il cuore che mi batteva a mille e probabilmente anche lui si accorse di avermi messa in imbarazzo perché ero diventata tutta rossa. Ricambiai il saluto ci sorridemmo e lui andò in albergo mentre io a casa per prepararmi ad andare a lavorare. Quel giorno lo avrei ricordato per tutta la vita.

Ciao a tutti :) scusatemi se ho aggiornato così in ritardo ma la scuola ci ruba tanto tempo. Mi scuso anche per la presentazione del primo capitolo ma sto imparando solo ora ad usare il formato html, non succederà più :) Ringrazio Nadim e FIREFREEDOM che lo hanno recensito comunque e spero che continueranno a farlo accompagnate da altre ragazze. Le critiche sono ben accette anche perchè servono a correggermi. Ok, smetto di scocciarvi e alla prossima :)

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Capitolo 4
*** L'ottava meraviglia del mondo ***


                                                                                                            L’ ottava  meraviglia del mondo
 Pov Johnny
Avevo salutato da poco Sofia e ora sentivo il bisogno di riflettere. Iniziai a camminare per le stradine dell’isola e intanto pensai alla bellissima giornata che avevamo trascorso. Quando parlava di ciò che amava , di Capri, della sua famiglia,le brillavano quegli occhi castano scuro  che sembravano diventare dorati e illuminavano tutto ciò su cui si poggiavano.  E il sorriso? Se non fosse stato per l’estate avrei detto come qualcuno a molti noto : il riso è il sole che scaccia l’inverno al volto umano; ed era così, nei momenti in cui sorrideva riusciva a distogliermi da tutti i miei pensieri e mi rendeva felice. Era molto più giovane di me però si dimostrava una donna matura. “Ci vediamo stasera” le avevo detto, ecco per la seconda volta le avevo dato un appuntamento, implicito,ma pur sempre un appuntamento. Avevo cinquant’anni e due figli, possibile che mi comportassi ancora così? Quella ragazza ,però, mi attirava e non era solo attrazione fisica… oggi,ad esempio, era riuscita a rendere la giornata bellissima. Aveva fatto sì che non mi sentissi un estraneo,  che non mi rattristassi per i miei figli chiudendomi in me stesso. Sì, perché  i miei figli mi mancavano davvero tanto, avevo passato con loro una settimana prima di partire ma sentivo comunque il bisogno di vederli. Ora non potevo chiamarli perché da loro, a Los Angeles, erano ancora le nove del mattino e , conoscendo i miei figli, a quell’ ora stavano dormendo alla grande . Sorrisi tra me e me immaginandoli felici circondati dall’ affetto della loro mamma, Vanessa. Ci eravamo lasciati, ma per i nostri figli avevamo deciso di rimanere amici, lei infondo era la donna che mi aveva ridato vita regalandomi quei due bambini. La avevo amata, ma ora entrambi dovevamo guardare avanti. Continuai a camminare per le strade,vidi i bambini che vivevano lì giocare a calcio, due signore parlare davanti ad una porta e sentii profumo di pizza uscire da una finestra aperta e divagare per le strade,tutto dava un’ aria casalinga a quella via. Giunsi in hotel, entrai nella mia camera, una suite molto semplice, che dava una sensazione di freschezza. I mobili erano di un colore scuro, le pareti bianche davano una sensazione di pace. Del resto lo scenario più bello si trovava all’esterno. Il panorama era splendido, specie all’ora del tramonto. Mi affacciai e vidi davanti a me l’immensa distesa di mare circondarmi in un abbraccio e dietro di lei vidi il sole che si stava abbassando,specchiandosi su quella tavola azzurra per un’ultima volta prima di nascondersi. Mi riscossi da quei pensieri e vidi l’ora: le otto. Andai in bagno e mi feci una doccia, così mi rilassai, poi,dopo essermi vestito, mi diressi nella sala da pranzo e mi sedetti ad un tavolo. Aspettavo che Sofia arrivasse e cominciasse a cantare, stupendomi ancora una volta con la sua voce incantevole… perché non facevo altro che pensare a lei? Quell’essere così minuto e dolce stava sconvolgendo la mia vita in soli due giorni, sapevo cosa mi sarebbe successo da lì a poco ma non volevo ammetterlo a me stesso, forse per paura di perderla. Eh già, lei avrebbe ricambiato? Se sì, sarebbe riuscita ad accettare tutte le mie scappatelle passate, le frecciatine dei giornalisti e le loro provocazioni? Lo so, forse stavo correndo un po’ troppo ma nella vita si cresce e si imparano tante cose, avendo delle batoste, ma comunque si imparano. Avevo fatto soffrire troppe persone nella mia vita: basta. Non volevo far soffrire più nessuno, né i miei figli che ne avevano abbastanza di esser importunati né la donna che sarebbe stata accanto a me, chiunque sarebbe stata.  Nessun giornalista avrebbe mai più avuto l’ opportunità di far soffrire non tanto  me ,che me ne infischiavo proprio di quelle sanguisughe ,quanto  chi più amavo.
 
Pov Sofia   
“Sono tornata” esclamai entrando in casa con in volto l’ espressione più felice che si potesse avere.                                                                                            
  “Ciao,tesoro”  mi rispose mia nonna facendo capolino dalla porta della cucina “mhm,che profumino.. e Ivan?” chiesi avvicinandomi a mia nonna che stava preparando da mangiare                                                                                             “E’ andato a mare con Luca” rispose lei indaffarata “sei stata da Sara oggi? "
  Avrei potuto scegliere se mentire o dire la verità, ma in fondo di fronte a me c’era la donna che mi aveva aiutato nelle mie crisi adolescenziali,che mi aveva sorretto affinché non svenissi il giorno del mio primo ciclo mestruale e che quando avevo  avuto la prima relazione seria a diciassette anni mi aveva chiesto,per favore,di prendere precauzioni in caso…  Con lei non potevo provare imbarazzo o timore, era il mio punto di riferimento, avevo bisogno di lei, anche a ventiquattro anni. Così le raccontai di quando il giorno prima mi ero scontrata con Johnny                  ( mi aveva interrotto chiedendomi “ il Johnny quello pirata di Miami?”                     “Pirata dei Caraibi,nonna,dei CA-RA-I-BI,comunque si  lui”risposi sorridendo)                                   
e poi della giornata passata assieme, non raccontai tutto nei minimi dettagli , ma forse lei capì più di quanto avessi compreso io in quella faccenda:                                            
 “ Amore mio, ma non sarà che ti stai prendendo un innamoramento?” mi disse con quel suo italiano misto a dialetto popolare                                                                  
“ Ma no, nonna!”  cercai di sminuire tutto                                                                
“ Sì, sì dite tutti così. Anche io mi comportavo così alla tua età, facevo finta di niente e poi quando si parlava di tuo  nonno mi brillavano gli occhi”                     
“ Ma tu me lo chiedi come se stessi per prendere una malattia!”                               
“ Ed è una malattia, piacevole,che ti fa provare sensazioni nuove e che ti fa crescere. Non c’è bisogno di stare un secolo con una persona per capire se l’ami, sono cose che si afferrano al primo sguardo, al primo tocco. Detto questo io ti dico che ti stai prendendo un bell’innamoramento, più forte dei raffreddori di gennaio!”                                                                                                           Certo che era proprio cocciuta, eh! “ Chissà forse è come dici tu…” dissi sospirando, in fondo la nonna non aveva tutti torti. Lasciammo cadere  il discorso e io andai a farmi una doccia al volo prima di recarmi a lavoro. Dopo essermi preparata salutai mio fratello che era appena tornato                                     
 “Ciao fratellone, ti sei divertito oggi?”                                                                     
 “ Sì” rispose correndomi incontro e abbracciandomi “ ho imparato a fare la capriola sott’ acqua e sono andato dove non si tocca, chissà se sono piaciuto a Jasmine”                                                                                                                               “Oh, e chi sarebbe questa Jasmine?” chiese mia nonna                                              
 “la ragazza più bella del mondo”                                                                                 
 “si sta ammalando anche lui” mi disse la nonna facendomi l’occhiolino,risposi con un sorriso                                                                                                               
 “Beh? Che avete da ridere  voi due?” fece Ivan                                                         
 “ Niente!” ci difendemmo con uno sguardo colpevole                                                                                      
 “Mah, io i grandi non li capisco proprio” e brontolando andò nella sua camera.
 
“Ciao” salutai sorridendo Johnny                                                                                    
“ Ciao” rispose lui ricambiando il sorriso, ebbi il tempo di salutarlo che subito dovetti andare a prepararmi poiché la sala cominciava a riempirsi. Solo a fine serata potemmo parlare un po’:
“Sempre più brava, eh?” mi accolse al suo tavolo facendomi sedere                              
“ E tu sempre con complimenti più belli eh?” risposi sorridendo,                                                 
 rise “ mangiamo qualcosa?” chiese indicandomi il tavolo pieno di prelibatezze che doveva aver ordinato prima che le cucine chiudessero                                           
“ Come, mi hai aspettato?” esclamai sorpresa                                                         
“ Sì, è bellissimo mangiare in compagnia di una bella donzella, sai? Specie se la bella donzella sei tu” disse guardandomi con l’espressione tipica  da pirata che solo lui sapeva sfoggiare nei momenti più adatti.Oh ,no! Non poteva farmi questo, il mio cuore batteva  così forte che avevo paura si sentisse,sorrisi abbassando lo sguardo e cercando di non apparire imbarazzata. Mentre  mangiavamo Johnny mi parlò di tantissime cose e non mancarono gli aneddoti divertenti, ma dove le prendeva queste battute? forse se le sognava di notte…  Mi divertii molto e al contempo riuscii a riposarmi, quell’uomo era veramente speciale.                                                                                   
“Andiamo di là?” mi chiese indicando il balcone alle mie spalle,                             
“Sì” acconsentii
Ci ritrovammo così sulla balconata che mostrava Capri illuminata di notte, e lui , dopo aver ammirato la veduta, si voltò verso di me dicendo:                                   
“ Grazie,mi hai fatto vivere una giornata meravigliosa”                                                
 “ Anche io sono stata bene oggi” risposi voltandomi a mia volta stupita dalle sue parole, insomma stavo parlando con un uomo di grande  fama a cui non mancava nulla che mi stava dicendo che IO, minuscolo essere presente sulla terra, lo avevo reso  felice. Forse però non erano la fama o la ricchezza a rendere felici gli uomini, bensì qualcosa di più dolce e profondo, che ogni persona possiede e che nella vita ognuno di noi decide di donare a tutti coloro che hanno lasciato nella nostra vita un’impronta indelebile. 
“ Mi dispiace solo che tu non abbia potuto vedere l’ottava meraviglia del mondo” continuai
“Ma come, certo che l’ho vista”                                                                                
“Cosa? Davvero? E quando?” chiesi sbalordita                                                                   
“ E’ tutto il giorno che le sto accanto” buttò lì come se niente fosse e avvicinandosi mi cinse i fianchi con il braccio. Vedevo i suoi occhi brillare,due stelle nel cielo blu che ci circondava, e quelle stelle ora stavano osservando me,mentre le sue labbra erano increspate nell’ombra di un sorriso. Allora sorrisi anch’io.


Pov Johnny
Quella sera Sofia era particolarmente splendida, i riccioli le incorniciavano il volto, le guance un po’ rosse le davano un’aria un po’ da bambina, ma bastava guardarla negli occhi per capire che non era una ragazzina bensì una donna, osservandola attentamente infatti, si capiva che non doveva aver vissuto momenti felici nel corso della sua esistenza. Le avevo fatto alcuni complimenti che se qualcuno non mi avesse conosciuto avrebbe detto che ero  il solito dongiovanni, però non era così, con lei ero stato sincero. La attirai a me, avrei potuto baciarla, avrei voluto baciarla, ma qualcosa mi trattenne. Non volevo contaminarla con i miei problemi, i miei difetti, le mie paure… così la strinsi a me e per rompere il silenzio dissi:
“Oggi è la giornata mondiale della differenziata e del riciclaggio”                           
“Oh, interessante” mi rispose lei divertita  e scoppiò a ridere, risi anch’io e insieme ci godemmo quei momenti




Ehi :)  Eh sì,finalmente ho aggiornato. Grazie a tutti voi che leggete silenziosamente senza lasciare traccia e grazie a Nadim che sta continuando ad incoraggiarmi e a darmi consigli. Mi piacerebbe sapere cosa pensate della storia, cosa ve ne pare dei personaggi,altrimenti non capisco se vi piace e devo continuare o se devo fare un passo indietro... grazie comunque della lettura sperando che sia stata piacevole, alla prossima xD

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