§ * You are the music in me * §

di hilaryssj
(/viewuser.php?uid=25690)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'inizio delle vacanze ***
Capitolo 2: *** Luna rossa. ***
Capitolo 3: *** Lacrime e dolore ***
Capitolo 4: *** Lascerà il segno. ***
Capitolo 5: *** Senza te... ***
Capitolo 6: *** Ricominciare... ***
Capitolo 7: *** Niente resta come prima. ***
Capitolo 8: *** L'idea non detta. ***



Capitolo 1
*** L'inizio delle vacanze ***


You are the music in me






L'inizio delle vacanze






Giugno.

Gli ultimi giorni di scuola erano sempre i più pesanti da sopportare, legati alle ultime verifiche e interrogazioni, mentre il caldo soffocante iniziava a farsi sentire nelle aule affollate.
I professori continuavano a spiegare gli ultimi concetti, argomento di studio che gli alunni avrebbero dovuto affrontare il prossimo anno, ma i ragazzi non ascoltavano quasi più. La loro mente vagava oltre le mura dell’edificio in cui si trovavano, immersi già nelle loro prossime vacanze estive, fra uscite con gli amici e tuffi in piscina.
Pochissimi minuti ancora e l’ultima campanella sarebbe suonata. Per tre rilassanti mesi nessuno più l’avrebbe sentita trillare ancora.
Il prof. di matematica continuava a parlare di numeri, scrivere alla lavagna, convinto che qualcuno prendesse davvero appunti. Gli zaini erano già chiusi, i banchi liberi da qualsiasi materiale scolastico, i ragazzi pronti all’ urlo di vittoria.
I secondi scorrevano a rallentatore scandendo i respiri di ognuno.
“Bene … questo è tutto. Non dimenticate di fare le equazioni che vi ho assegnato. Vi auguro buone vacanze e spero che in questi tre mesi non vi scordiate almeno le quattro operazioni di base, anche se è inutile che ve lo dica. Prima che mi dimentichi … questi sono i moduli per gli stage estivi e gli eventuali corsi extrascolastici, se siete interessati.” disse il prof. passando tra i banchi, distribuendo i fogli.
“Chissà se qualcuno di voi ha la buona volontà di fare qualche lavoretto durante l’estate …” continuò sarcastico.
“Figuriamoci … io me ne sto a casa a dormire!” sussurrò un ragazzo della penultima fila al vicino che annuì sbuffando.
“Si dà il caso, signor McDugal, che a questi stage non solo si guadagna un lauto stipendio, ma vengono aggiunti punti al vostro curriculum scolastico … cosa che vi servirà molto agli esami di maturità. Ovviamente, nessuno la obbliga … sempre se ci arriva alla maturità.” riprese l’uomo ancora più acido.
McDugal, umiliato, arrossì e abbassò lo sguardo fissando il modulo sul suo banco.

Driiin …

Il suono stridulo della campanella prese a rimbombare per tutta la scuola di Satan City.
Subito dopo un urlo collettivo riempì le aule, fogli volanti di vecchi appunti si sparsero sul pavimento e un fracasso di sedie scricchiolarono fastidiosamente.
Era finita.
Fuori dalla scuola, nel piazzale, rombi di motorini e clacson impazziti turbavano la quiete del quartiere. Circa un centinaio di studenti, se non di più, stavano sulle scalinate a parlare assaporando a pieno l’inizio definitivo dell’imminente estate.
Due ragazze all’incirca sui diciassette anni si allontanarono dalla bolgia con lo zaino in spalle e un sorriso di chi alla fine aveva vinto.
“Maledetta scuola! Fortuna che è finita … alla faccia della professoressa di chimica, sono riuscita a strappare un sei di media.” esclamò entusiasta la giovane dall’aria latina e una carnagione lievemente più scura del normale, esotica.
“Hai ragione, Kerol. Non ne potevo più di reazioni e miscugli …” concordò l’amica dalla carnagione chiara e i capelli dorati.
“E poi … hai sentito il prof di matematica, all’ultima ora? Stage estivi e corsi extrascolastici … maddai … figurati se ci andiamo a rovinare l’estate in quel modo.”
“Bhè … veramente io …” non finì la frase … venne interrotta.
“Ciao ragazze!” urlò un ragazzo più grande comparendo dietro di loro, al settimo cielo.
“Ciao Kail! Per te è finita definitivamente eh?” scherzò Kerol.
“Puoi dirlo forte! Addio liceo, benvenuta Università!” disse Kail abbracciando la bionda affettuosamente.
“Frena l’entusiasmo, caro fratellino. La maturità non l’hai ancora passata, meno che mai i quadri.” ribattè la ragazza sciogliendosi dalla stretta del fratello maggiore, guardandolo con una smorfia compiaciuta.
“Oh … eddai, Becky … non portare jella! Tuo fratello ce la farà, di che ti preoccupi? Pensa a divertirti! E’ estate!” la riprese la mora.
“E poi …” continuò il fratello, Kail, passando un braccio intorno alla vita di Kerol con un sorriso fiero “so di avere la sufficienza in tutte le materie. Dopo la maturità sarò completamente libero fino a Settembre! Tre mesi di completo ozio totale …” disse sognante “pensando solo al divertimento … e alle ragazze!” concluse fissando malizioso lo sguardo divertito di Kerol, ancora abbracciati.
Becky strabuzzò gli occhi. Non poteva credere che …
“Kail, non provarci con la mia amica!” esclamò quasi scandalizzata.
“Oh … lascialo fare, Becky … non mi dispiace affatto …” intervenne Kerol con tono sensuale.
“Kerol, non provarci con mio fratello! Ma che vi prende a voi due?” urlò, rabbrividendo all’idea di suo fratello e la sua amica che …
“Rilassati, sorellina. Stavamo solo scherzando. Lo sai che punto a prede ben più ardue …” l’occhio gli cadde su una rossa che gli passò accanto in quel momento “ Tipo quella … ci vediamo stasera, Becky! Ciao Kerol!” le salutò con entusiasmo salendo sulla Golf metallizzata degli amici e defilandosi.
“Non dimenticarti della cena pre-diploma … a casa, alle otto! Sei il festeggiato, mi raccomando!” urlò la bionda per farsi sentire.
“Certo! Magari farò un po’ tardi, ma ci sarò … salutami mamma e papà … ciao!” disse distratto.
Becky fece per ribattere, ma l’auto era già sulla strada con il finestrino chiuso.
“Oh … non cambierà mai, quel testone! Mi fa sempre passare un sacco di guai …” sospirò esasperata.
“Forza, Becky … come ho già detto … è finita! Rilassati … hai ancora i nervi troppo tesi …” la consolò la mora.
“Si, forse hai ragione …”
“Bene … per prima cosa … gettiamo via questi moduli per stupidi lavori estivi e vacanze studio … proprio non ci aiutano a goderci questi benedetti tre mesi come si deve!”
Fece per estrarli dallo zaino della bionda e gettarli nella spazzatura, ma venne bloccata …
“Ferma!”
“Perché? Non mi dire che vorrai …”
“Si, esatto! Mi interessa quello del Conservatorio di Briston … gli altri puoi anche gettarli, se vuoi.” disse disinvolta estraendo dalla mano dell’amica l’opuscolo colorato.
“Ma sei matta, Becky? Hai solo novanta giorni per crogiolarti nella tranquillità … e tu che fai? Te ne vai in un’altra scuola?!?”
“Il Conservatorio di Briston è diverso … Nel periodo estivo organizzano corsi di musica, alcuni al mattino altri al pomeriggio, dipende dalla disciplina che scegli … Non è una vera e propria scuola … alla fine avrai solo un voto unico per tutto ciò che hai fatto e, nella prova finale, ti misuri con tutti gli altri ragazzi nell’Accademia con strumenti e vocalità diverse … se vinci ti offrono una borsa di studio per proseguire gli studi di 10’000 Yen. Non è male per un corso estivo, no?”
“Si, ma io credevo di passare con te le giornate in piscina e in giro per negozi … non vorrai abbandonarmi, vero?” disse dispiaciuta la mora.
“Cerca di capire, Kerol … è una grande opportunità per me! Mi piacerebbe davvero molto potermi mettere alla prova …”
“Fammi capire bene … tu vorresti andare a studiare in piena estate in una scuola di musica? A quale scopo? E poi da quando ti interessi a certe cose?” Kerol era davvero amareggiata dall’iniziativa di Becky. Si era preparata molti piani per le giornate di sole, in spiaggia, con la sua migliore amica … non pensava si verificasse un imprevisto di questo genere.
“Non c’è uno scopo. Voglio farlo e basta. E poi … dai … secondo te perché ogni anno mi offro al coro della scuola come voce principale o a comporre nuove strofe con il pianoforte per la canzone di Natale?” era davvero decisa. Avrebbe voluto farlo già l’anno scorso, ma sua madre era stata operata al ginocchio e aveva bisogno di lei. Quest’anno invece niente l’avrebbe fermata.
“Ehm …” Kerol non sapeva neanche cosa rispondere.
“Senti … mi piace la musica e adoro cantare. E’ l’ unica possibilità che ho per prendere un diploma in un Conservatorio famoso come Briston prima del diploma.”
“Ma come farai? Si trova a più di cento chilometri da qui! Rever City è sotto provincia della città dell’Est … sei sicura che i tuoi saranno d’accordo?”
“Devono esserlo. Farò questa scuola ad ogni costo!” rispose sicura Becky. Era convinta, ormai. Cantare era l’unica cosa che amava fare e che le riusciva alla perfezione. La Briston Hillman era la più grande scuola di musica di praticamente mezzo mondo …
“Va bene … tanto non riuscirò a farti cambiare idea. Fammi sapere come và a finire con i tuoi, eh! Ciao!” la salutò Kerol imboccando una viuzza di traversa.
“Contaci! Ciao!” fece Becky proseguendo diritto per la via principale. S’infilò le cuffie dell’I-Pod nelle orecchie e sintonizzò la musica sui preferiti …
Percorreva il viale alberato del suo quartiere, circa venti minuti dopo, sempre con le canzoni dei più grandi artisti che l’accompagnavano nei passi, nei respiri, nella mente …
Era così che si sentiva.
Il mondo si colorava di mille sfumature quando ascoltava la voce di Kathia Ferring, così dolce, melodica, alta, precisa …
La batteria di sottofondo scandiva i suoi passi …
La chitarra dava vitalità al suo stato d’animo …
Le cose davanti a lei si aprivano al suo passaggio, più sicuro … come se il mondo le appartenesse, come se lei e la musica fossero una cosa sola, un unico spirito che viaggia sempre in coppia. Il battito del suo cuore era in sintonia con ogni nota … non sapeva che presto non sarebbe più stato così.

******************


“Mi dispiace, Signor Son … ma, cerchi di capire … lei è all’ultimo anno di Università e non ha ancora abbastanza esperienza per un lavoro come professore di chimica e fisica per recuperi estivi, qui, alla scuola superiore di Satan City.” disse il Preside della scuola osservando interessato le credenziali del ragazzo che aveva di fronte.
“Ma ho conseguito il massimo dei voti l’anno scorso e pensavo potessi essere utile durante l’estate per i ragazzi che hanno bisogno …”
“Certo, certo … noto con piacere che è davvero un ottimo studente, ma come ho già detto, non possiamo offrirle questo lavoro per via della mancata esperienza …” rispose impassibile l’uomo. “Tuttavia … la sua Università è di alto livello, a quanto vedo, e tratta moltissimi argomenti di studio … le sarà difficile stare dietro a così tanto lavoro, Signor Son!”
“Bhè … ho sempre gestito al meglio le mie ore di studio e speravo comunque di guadagnare qualcosa durante il periodo estivo …”
“Capisco. Senta … so che studia anche storia della musica, alla sua Facoltà, e fa anche molta pratica sulla chitarra e il pianoforte, giusto?” chiese il Preside.
“Si … a dire il vero non è una delle mie materie preferite, ma non ho problemi in quel campo. Il pianoforte lo suonavo già da quando avevo otto anni … mia madre mi ha fatto prendere lezioni …”
“Molto bene! Credo che lei sia la persona giusta, allora …” sorrise.
“Che intende dire, Signore?” domandò titubante il moro.
“Conosce, vero, la famosissima scuola di musica Briston Hillman, a Rever City?”
“Certo! Durante le mie lezioni dell’anno scorso ho ricevuto gli insegnamenti dagli stessi professori che d’estate insegnano proprio lì! So bene di quale fama gode quella scuola …”
“Perfetto! Se vuole insegnare con un più che lauto stipendio, stanno cercando alla Briston nuovi insegnanti, per lo più apprendisti insegnanti, i quali impareranno a spiegare le tecniche degli spartiti, eccetera … Lo fanno per portare avanti la vecchia tradizione che vige in quel Conservatorio … Sarà insegnante ai ragazzi che per il primo anno estivo metteranno piede in quella scuola, con tante speranze … So che magari non è ciò che si aspettava, ma farà comunque esperienza e l’anno prossimo potrà aspirare ad insegnare proprio qui. Che ne dice, Signor Son?”
Gohan rimase senza parole. Insegnare in un Conservatorio di musica?! Non era ciò che si aspettava e sicuramente, nemmeno ciò che voleva.
“Ecco … River City è molto lontana e, sa, mi sono appena fidanzato … non vorrei …” prese a balbettare. Non sapeva che fare …
La distanza non era un problema per lui … in volo ci avrebbe messo dieci minuti, se non di meno, ma insegnare musica proprio non voleva … eppure era l’unico modo per avere un minimo di esperienza …
“Capisco, Signor Son … vorrà dire che sarà per il prossimo anno, dopo la laurea …” sentenziò il Preside chiudendo la cartella delle referenze.
“No! Voglio dire … va bene. Insegnerò al Conservatorio di Briston Hillman …” disse con una punta di risentimento.
“Eccellente! Le preparo i moduli che dovrà compilare e spedire …” disse l’uomo alzandosi dalla scrivania “ah … Signor Son … non mi sono dimenticato dei suoi voti quando ancora studiava qui! L’intera scuola è entusiasta di avere un ex allievo così applicato nello studio. Per curiosità … chi è la fortunata?” domandò assumendo un sorriso amichevole.
“Oh … bhé … si ricorda di Videl Satan, vero?”
“La figlia del Campione del mondo!?! Allora è lei il fortunato, Signor Son!” esclamò sorpreso il Preside.
“Eh già … ci sposiamo i primi di Settembre …” confermò felice Gohan.
“I miei più sentiti auguri, a lei e alla giovane Satan! Ve li meritate tutti!”




Continua ...?!?


Sono tornataaaaa!! Vi sono mancata?? Spero di si, perchè a me voi siete mancate tantissimo!!

Bhè ... che dire? Questa è un'altra delle mie enormi cavolate! Spero vi piaccia ...

Io ce l'ho messa tutta ... e se voi amate la musica ... questa fic potrebbe aprirvi il cuore, come lo ha aperto a me nel scriverla!

Ditemi se la devo continuare ...

VVB ...

Mi lasciate un commentino?!? ^_^ Ne sarei molto contenta!!

Grazie! kiss

Ah ... prima che mi dimentico ... questa fic è ispirata al film "Nata per vincere" (Hilary Duff) ...

La fic la dedico a Tara (Anche lei scrive su EFP) !! Lei adora Hilary Duff (come me del resto ^__^). TVTTTB Taralluccina!! hihi

A presto!!

Kisses, Hilaryssj




Dedicate to Tara




Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Luna rossa. ***





Capitolo 2: Luna rossa.








“Mamma, papà … sono a casa!” urlò chiudendo la porta d’ingresso.
Posò lo zaino sulla cassapanca e si diresse in cucina per un abbondante pasto che la madre le preparava ogni giorno dopo la scuola.
“Ciao, tesoro! Com’è andata oggi?” domandò Verisia alle prese con i fornelli.
“Molto bene, mamma … un sacco di compiti per le vacanze e ragazze pon pon acide, come al solito. Niente di speciale.” rispose Becky accomodandosi alla tavola apparecchiata solo per lei e suo fratello.
“Oh, Becky … ti posso capire .. Anche alla mia scuola era un continuo di litigi e pugnalate alle spalle. C’è di buono che ora sei in vacanza! Tre mesi di completo relax e shopping sfrenato!” esclamò entusiasta zia Helen sedendosi accanto alla nipote, rubacchiando dal cesto un panino integrale.
“Helen!” sgridò Verisia “Ozio totale, dici? No! Mia figlia farà i compiti suddivisi per giorno e farà qualche corso estivo di lingua straniera per avere una marcia in più per il College … dico bene, Rebecca?”
Becky sorrise.
Sua zia era la migliore in assoluto!
Era la sorella di suo padre, ma al contrario di lui, Helen aveva un carattere molto spensierato e gioviale … era la sua migliore amica, nonostante la differenza di età, l’adorava.
“Rebecca? Rispondi!”
Sua madre … era un tipetto con un carattere molto forte e combattivo. Molte volte si litigava in casa, per cose anche futili come il colore delle tende da bagno, ma, dopotutto, sapeva essere anche molto dolce.
La zia le fece una smorfia confidenziale. Loro due sapevano capirsi.
“Rebecca!” la riprese la madre.
“Si, mamma … ecco … volevo appunto parlarti di questo. Io pensavo che …”
“Visto, Helen? Becky sa cosa le aspetta nel periodo estivo. Non riempirle la testa di sciocche frivole cose da ragazzina … Piuttosto … Becky, sai dov’è tuo fratello?” domandò.
La ragazza sospirò. Sapeva che non sarebbe stato facile. Dopotutto, nessuno si aspetta che proprio lei, Becky, la studentessa modello, perda tempo con corsi di musica e canto.
Sua zia capì che ci doveva essere qualcosa che non andava. Le fece segno con la mano che ne avrebbero parlato più tardi, da sole, mentre Verisia era girata.
La bionda annuì.
“Ha detto che andava a pranzo con i suoi amici … tornerà stasera, immagino.” rispose alla richiesta.
“Oh … Kail è sempre il solito! Mi fa preparare il pranzo per due quando potrebbe semplicemente avvertirmi prima … ecco, tesoro! Mangia la pasta che ho cucinato … almeno tu, fammi vedere quanto ci tieni a me e alla mia fatica.” sospirò posando il piatto in tavola.
“Certo, mamma! Tu e papà avete mangiato al ristorante, suppongo.”
“Si, come al solito, c’è sempre tanto lavoro … ora lui è là che serve i tavoli. Alle tre vado ad aiutarlo … vieni anche tu?” chiese Verisia.
“No, mamma … almeno oggi, lasciami vivere!” pregò la ragazza.
“Solo oggi perché è un giorno di festa per voi. Dopodichè ci verrai a dare una mano nel locale …”concluse la discussione la madre.

**************

Il sole iniziava a tramontare su Satan City. Le ombre si facevano più lunghe e un leggero venticello, resto della primavera, aleggiava caldo per le vie.
La grandissima casa Satan ergeva imponente, circondata da un giardino curato enorme.
Alla finestra del secondo piano, sulla fiancata del palazzo, dove i raggi luminosi puntavano verso le cinque del pomeriggio, Videl stava salutando il suo fidanzato …
“E’ lontanissimo da qui, Rever City! Perché ti hanno assegnato proprio quel lavoro?” chiese imbronciata.
“Non ci posso fare niente, tesoro. Dovrò fare esperienza da qualche parte, no?! La Briston Hillman è la scuola giusta per iniziare! Tu non hai idea di quanto sia prestigiosa …” si giustificò Gohan.
“Lo so benissimo, ma … oh … andiamo, nemmeno ti piace, dì la verità.”
“Si, è vero … musica è una materia che francamente non mi entusiasma, ma cerca di capire, Videl …”
“Si, ho capito … ma allora vorrà dire che non potremo vederci per tutta l’estate …” disse la mora, dispiaciuta.
“Bhè … non proprio … i corsi inizieranno a Luglio. Questo mese siamo liberi, dopodichè …”
“Gohan, non puoi lasciarmi sola due mesi interi … e con tutti i preparativi da fare ancora …” mugugnò imbronciata.
“E’ per il nostro futuro, amore. Senza quel lavoro non ho abbastanza referenze per fare il salto di qualità, lo sai. E poi … non ti lascio da sola. C’è sempre mia madre e mio padre …” disse il Sayan.
“Si, ma …”
“E … in volo ci metto pochissimo tempo a tornare a casa. Se c’è qualche problema non devi fare altro che chiamarmi. Dopo le cinque sono libero e prometto di venirti a trovare ogni sera.” concluse Gohan malizioso.
Attirò a sé la ragazza e le diede un dolce bacio sotto gli ultimi calori del sole estivo.
“Va meglio adesso?” chiese il ragazzo facendo gli occhi dolci.
“Mhnn” fece finta di pensare “assolutamente si!” esclamò richiedendo ancora quel romantico contatto che non le fu negato.
“Sono solo due mesi. Dopo saremo marito e moglie, te ne rendi conto, Videl?” Gohan era eccitato all’idea di sposarsi con la donna dei suoi sogni.
“Si … non vedo l’ora!”
Si coccolarono ancora per qualche minuto, poi il Sayan spiccò il volo, cullato dallo splendido pensiero del loro imminente matrimonio.

************

Alle nove e mezzo di sera il cielo era già un unico velo blu notte, ancora senza stelle e una luna bassa e rossiccia.
Non capitava spesso di vederla così grande e vicina alla Terra. Becky dalla sua finestra la osservava, rapita da quella visione mistica che l’affascinava.
Non sapeva perché, ma si sentiva strana, come se quella visione spettacolare era comparsa per avvertirla di qualcosa.
Nonostante tutto, era felice di provare quella particolare sensazione perché in un modo o nell’altro le dava l’ispirazione giusta per comporre la canzone a cui stava lavorando da tempo ormai.

It’s funny when you find yourself
Looking from the outside
I'm standing here but all I want
Is to be over there …

L’intonazione non era male. Forse andava cambiare qualche nota sullo spartito e tenere un ritmo più fluido.
Becky afferrò gomma e matita e scribacchiò sul block notes appoggiato sul leggìo del pianoforte.
Terminò soddisfatta, prese un lungo respiro e lasciò che ogni nota scivolasse sotto le sue dita con più continuità …

It’s funny when you find yourself
Looking from the outside
I'm standing here …

Ripensandoci, il ritmo doveva sembrare leggermente più lento, ma marcato, in modo da accompagnarlo meglio con la voce.
Bevve un sorso di thè alla malva abbandonato sul tavolino accanto, si schiarì la gola e ricominciò dando ad ogni tasto il tempo di farsi sentire …

It’s funny when you find yourself
Looking from the outside
I'm standing here but all I want
Is to be over there …

Molto meglio! Il primo pezzo non era male e l’espressione era giusta …
Ora c’era da lavorare sul secondo tempo …

“Lo sapevo! Quel disgraziato ha pure il cellulare spento! Appena rientra a casa lo metto in punizione per tutto il mese …” urlò suo padre dal piano di sotto.
“Un mese, dici? Per tutta l’estate! Sapeva bene che stasera c’era la cena del suo diploma … avrebbe potuto avvertirci come minimo!” concordò sua madre.
“No, no … è un irresponsabile! Fortuna che Rebecca non è come lui! Vorrei tanto sapere dove abbiamo sbagliato …”
“Tesoro, ora non ti arrabbiare che ti fa male alla pressione. Quando tornerà avrà quel che si merita … Ora mangiamo che altrimenti si raffredda!” concluse Verisia.

Becky ascoltò in silenzio la loro discussione. Scosse la testa esasperata …
Possibile che Kail si dovesse comportare sempre così?!
La bionda ci provava, lo riprendeva e lo sgridava, ma lui niente … continuava a fare cavolate insulse come quella …

Toc toc …

“Avanti!” disse Becky.
Zia Helen comparve dalla porta color crema della sua stanza e la richiuse.
“Puff …” sbuffò lasciandosi cadere sul letto della giovane “E’ da minimo mezz’ora che i tuoi litigano per Kail … ma si può sapere dov’è finito?” domandò stanca.
“Non ne ho idea … aveva detto che sarebbe ritornato in tempo per la cena, ma è già in ritardo di un’ora buona …” rispose alzando le spalle.
“Oh … tuo fratello è incorreggibile! Lui se ne sta fuori a divertirsi e noi qui ad aspettarlo con lo stomaco che brontola dalla fame!” sospirò la zia massaggiandosi la pancia modellata da anni di salutare palestra.
“Già …” assecondò la ragazza con tono assente.
Helen si tirò su dal materasso. Prese un elastico dal mobile e la spazzola. Si avvicinò alla nipote e si dilettò a spazzolarle i lunghi capelli dorati.
Ad entrambe piaceva quel momento solidale fra loro. Era uno dei modi migliori per rilassarsi e parlare tranquillamente.
“Allora, signorina 10 e lode … dì cosa ti tormenta a zia Helen …”
Becky sorrise. Nessuno la capiva meglio della sorella di suo padre.
Semplicemente prese l’opuscolo della Briston Hillman e glielo porse.
La donna lo squadrò per qualche secondo …
“Ahh … ho capito. Vuoi seguire il corso di musica ques’estate, giusto?”
Becky annuì, deliziata dal massaggio alla testa che la spazzola le procurava.
“Perché non l’hai detto a tua madre?”
“Oh … andiamo, zia … mia madre già mi rimprovera perché passo ore davanti al pianoforte quando potrei studiare di più … come se i miei voti non andassero bene … credi che sarà felice di lasciarmi andare dall’altra parte del paese per due mesi interi a studiare una materia che lei non vuole? Per non parlare di mio padre poi …” sospirò.
Helen ci riflettè un attimo.
“In qualche modo li convinceremo, allora!” sentenziò alla fine.
“Già … spiegami come! E’ tutto il pomeriggio che cerco un modo …”
“Ti aiuterà la tua fantastica zia! Sai quanto io possa essere convincente a volte … credimi! E inoltre … so che tu ci tieni troppo a questo corso … quindi dovremo mettercela tutta per vincere!”
Era così. Quella donnetta di trent’anni con i capelli color castano e gli occhi verdi. Se voleva una cosa, la otteneva … a costo di raschiare con i denti, vinceva sempre lei. Becky riponeva sempre fiducia nelle sue parole e non ne era mai rimasta delusa.

Drin … drin …

Il telefono squillò e subito Verisia dal piano di sotto si precipitò a rispondere sperando che fosse Kail.
La sua teoria non era del tutto esatta, ma in qualche modo suo figlio c’entrava …

La cornetta le scivolò dalle mani penzolando nel vuoto. Si accasciò a terra per un giramento di testa improvviso.
Tutto intorno alla madre si offuscò. Tutto le sembrò che le crollasse addosso.
Le parole urlate dal ricevitore chiamavano lei, ma nella sua testa ne rimbombavano solo alcune, sconnesse e maligne.

“Suo figlio … incidente … lesioni gravi … subito … ospedale …”






Continua ...






Rieccomi! Spero vi sia piaciuto il capitolo ... ^^ ... a me è piaciuto tantissimo scriverlo!

Ps: Per tutti i fan della coppia Gohan/Videl. Non posso rivelare niente del continuo della fic e di conseguenza non posso dirvi niente della coppia, ma vi prego di fidarvi di me! Giuro, non vi deluderò!

Ringrazio:

- Tara : Tesoroo ... hai visto??? Ti piace la fic? Eheh ... kissà cosa ti ricorda!?! hihi ... tranqui ... è molto diversa dall'originale! tvttttttttb kisskiss

- SweetPrincess : Grazie infinite, cara! Sono felice che ti piaccia, anche se mi sembra esagerato chiamarlo "capolavoro" eheh ... Comunque grazie di cuore! kisskiss

- LinaSayan : Che bello risentirti!! Sono felicissima che il primo cap ti sia piaciuto! Cosa ne pensi di questo? hihi ... tvtttttttb kissskiss

- Ary22 : Ma ciaooo!! Da tantissimo che non ci sentiamo!! Grazie 1000 ... aspetto una tua sentenza per questo cap! hihi kisskiss

- Frullalas : o.o ... è una minaccia??? hihi ... nono ... tranquilla/o (scusa ... non so chi sei e non vorrei fare le mie solite figure, quindi parlo in generale^^) come ho già detto ... non deluderò nessuno, spero! No ... anche io sono una fan di Gohan e Videl e mi dispiacerebbe guastare il loro rapporto ... anche se ... hihi ... me si cuce la bocca! a presto e grazie! kiss

- Ladyultraviolet : A te che ti ringrazio a fare? Tanto non lo leggerai mai! ç_ç ... oh bhè ... fatti sentire eh! (ps: grazie comunque!) kisskiss

- Gokuccia : Devo dire che la tua recensione mi ha lasciata a bocca aperta! o.o Hai definito il mio capitolo "perfetto"? Wowwww ... grazie 1000000000 ... non pensavo facesse questo effetto! Davvero mi ha fatto molto piacere leggere la tua recensione e spero di trovarne altre! kisskiss

- Marisa91 : Ciaooo!! Sono felice di risentirti! Si, in effetti è stato proprio un bruttissimo periodo ... avevo paura di non riuscire più a scrivere, ma poi si è rivelato il contrario! Sono contentissima che ti piaccia ...!! a presto! kisskiss


PPS: A proposito del mio bruttissimo periodo ... Per chi fosse interessato ho scritto una one-shot al riguardo nella sezione "Drammatico" (originali) ... s'intitola "E' tutto finito.". Magari potrà non piacervi. A me ha aiutato molto scrivere quella fic perchè ho scaricato tutto il mio rancore e i miei sentimenti ... Spero possa farvi capire o in parte ciò che ho passato! Grazie.



Al prossimo cap!





Hilaryssj




Dedicate to Tara








     

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Lacrime e dolore ***





Lacrime e dolore.











Era stato orribile.
Sua madre era scoppiata a piangere e quasi non era svenuta.
Suo padre si era precipitato da lei e l’aveva sorretta.
Dopo poche spiegazioni spezzate dai singhiozzi di Verisia, i suoi avevano preso la giacca mentre lei e Helen erano accorse nell’atrio, attirate dalle urla di disperazione.
Suo padre aveva accennato le condizioni gravi di Kail, da come era riuscito a capire, e Becky si era spaventata.
Aveva pregato di poter andare anche lei all’ospedale, ma non le fu permesso.
Non si era data per vinta … sua madre era troppo scossa per significare qualcosa di superficiale.
Aveva cercato di salire in macchina, ma Helen l’aveva tenuta stretta a sé.
La faccenda era grave e lei era troppo piccola per reggere un’atmosfera grigia come quella della sala rianimazione.

Guardava le stelle brillare nel cielo e quella Luna rossa avvolgere l’intera città.
Quella Luna che poco prima l’aveva tanto affascinata, ora le pesava sullo stomaco. Era vero.
Quella notte era stato versato del sangue. Il sangue di suo fratello.
Era destino che il loro satellite fosse così quella sera … e l’aveva avvertita.
Quella sensazione che aveva sentito non era solo semplice indigestione.
Se solo si fosse preoccupata di chiamare Kail quel pomeriggio, forse tutto questo non sarebbe successo …
Lo sguardo le cadde sul pianoforte lì accanto, sullo spartito scritto …
La canzone composta grazie all’ispirazione di quell’avvertimento che ancora le affliggeva il cuore.
Le note accordate sotto il dolore che Kail aveva dovuto subire …
La voce che le era uscita più melodica del solito, merito del sangue versato sull’asfalto …
Si alzò dal davanzale con le lacrime agli occhi, sicura.
Chiuse con veemenza lo sportello dei tasti bianchi e neri, sbattendolo con forza e fece scattare la chiavetta due volte, prima di lanciarla per terra, da qualche parte …
Sull’orlo di un esaurimento, prese il quadernetto dove le parole della canzone si ripetevano, piene di cancellature … lo strappò in mille pezzi e lasciò che la carta le scivolasse dalle mani, lacerata.
Era preoccupata.
Suo fratello era all’ospedale e lottava tra la vita e la morte …
Come poteva ora non essere lì … vicino a lui?
Fargli capire che lei c’era, che non l’avrebbe mai abbandonato al suo destino …
Sua zia era di sotto, a preparare del thè caldo … poteva farlo … doveva farlo.
Scostò la tenda e con attenzione si calò giù per la grondaia.
Appena toccò terra, scavalcò il recinto del giardino e iniziò a correre …
L’ospedale era parecchio lontano da casa sua, ma non riusciva a fermarsi.
La milza le doleva e il fiato le mancava, ma non poteva arrendersi …
Credette quasi che se si fosse fermata, il respiro di Kail si sarebbe arrestato e non poteva accettarlo.
Le lacrime scivolavano sulle guance senza sosta, offuscandole la vista e le persone che passeggiavano felici per il corso sembravano solo ombre indistinte.
Il buio intorno a lei.
Seguiva solo un punto immaginario davanti a sè.
Il resto non contava.
Spintonava e menava gomitate alla gente che le ostruiva il passaggio.
Non le importava.
Kail doveva vivere.
Si scontrò con un ragazzo, appena girato l’angolo …
“Ehi, Becky!” salutò sorpreso, non accortosi dello stato della ragazza.
“Lasciami, lasciami!” urlò furente.
“Ehi, ma … cos’hai?”
“Lasciami andare! Togliti di mezzo!” sbraitò ancora, senza successo.
Sembrava sconvolta. Non sapeva come comportarsi. Nonostante lei si dimenasse, la teneva stretta.
“Becky, che ti succede? Cos’è successo?” chiese ancora.
La giovane si arrese e lasciò che le sue gambe doloranti cedessero alle suppliche.
Il ragazzo la sorresse prima che potesse cadere.
Becky cercava di prendere respiro, piegata in due.
Le girava la testa e aveva la nausea.
Dovette tossire più volte, ma il fiato le mancava …
“Becky, maledizione … respira!” lui era spaventato. Non l’aveva mai vista in quello stato.
Lei non sapeva più cosa fare … Voleva continuare a correre, ma a stento stava in piedi.
La gola era secca e le lacrime le ingoiava con amarezza.
Aveva freddo.
Ancora quella sensazione.
Più forte.
Con le ultime forze che le rimanevano cercò di allontanarlo.
“Ka … Kail … lascia … mi …” disse con tono spezzato.
“Kail? Che centra? Tuo fratello? Dannazione, che è successo, Rebecca?” la scuoteva per ottenere una spiegazione, ma lei continuava a tossire e a piangere.
Becky stava male, lui lo sentiva. Forse aveva corso troppo e il suo organismo richiedeva tregua.
La trascinò dietro l’angolo, più tranquillo e le poggiò una mano sulla fronte.
Non ricordava che lei fosse asmatica …
“Becky, sei pazza! Hai corso da casa tua fino a qui senza fermarti … come diamine hai fatto?”
Poggiò due dita sulle arterie alla base del collo di lei. Il battito era troppo veloce …
“Becky, ascoltami …” disse terrorizzato, prendendole il viso fra le mani “Devi calmarti. Respira profondamente … segui il mio di respiro …” le prese una mano e se la poggiò sul petto.
Dopo alcuni minuti l’ossigeno stavano pian piano tornando e lei respirava con più facilità, mentre la vista si normalizzava.
“Tutto bene?” chiese riprendendole il battito cardiaco dalle arterie.
“S- si” faceva ancora un po’ fatica a respirare, ma almeno la testa le doleva di meno.
“ … Non sapevo fossi asmatica …”
“Non lo sono …” rispose con un lieve sospiro.
Non aveva ancora smesso di piangere. Le gocce continuavano a scendere senza sosta.
“Mi vuoi dire che ti è successo? Perché piangi?”
Becky non rispose nemmeno. Si scostò dal muro senza nemmeno fissarlo e si guardò intorno cercando di orientarsi un attimo.
Le ginocchia non la reggevano più.
Si appoggiò ad un palo della luce con la mano. Non ce la faceva.
I singhiozzi ripresero più forti di prima. Non poteva raggiungere suo fratello.
“Avanti, Becky … qualcuno ti ha fatto del male? Cosa centra tuo fratello?” stava sclerando, non riusciva a capire.
“Becky …” la girò e la fissò dritta negli occhi, arrossati per il pianto “Spiegami, ti prego!”
La ragazza, ormai priva di forze, gli si gettò fra le braccia, sfogando tutto il suo dolore.
Lui non esitò a consolarla. L’angoscia lo sovrastava. Non l’aveva mai vista piazzata così …
Le accarezzò la testa, incapace di fare altro, impotente davanti ad uno sfogo così drammatico.
“Aiutami, ti scongiuro!” pregò lei con il viso nascosto, poggiato sul torace di lui.
La scostò prendendola per le spalle fragili e minute e la fissò dritta negli occhi con uno sguardo serio.
“Becky … spiegami tutto. Dopo potrò aiutarti!”
“E’ … si tratta di Kail … ha … ha fatto un incidente … grave. E’ all’ospedale e … ho paura che …” non ce la fece anche solo pronunciare quella parola. Non poteva credere che …
“Kail?” era esterrefatto. Il suo compagno di classe …
Gli vennero i brividi solo a pensare che fino a poche ore fa ridevano e scherzavano del più e del meno. Avevano progettato di andare in vacanza insieme al mare quell’estate … con i loro amici. Kail aveva fatto un grave incidente …
Chiuse gli occhi cercando di percepirne l’aura.
“Trunks …” supplicò Becky “ti prego … devi aiutarmi …”
Era difficile. Le auree terrestri erano deboli e tutte uguali o quasi.
Si concentrò ancora.
Con la mente vagava per le vie di Satan City, entrava nell’ospedale, girava i reparti … auree in fin di vita gli scorrevano affianco e quasi non se ne accorgeva. Poi una forza conosciuta. Stentava a credere che quello spirito così lieve fosse del suo caro amico.
“Dobbiamo muoverci!” esclamò riaprendo gli occhi.
La prese per il polso e la trascinò per qualche passo. Becky si bloccò.
“Trunks … dimmi che è vivo.”
Il glicine non sapeva cosa rispondere. L’aura di Kail si stava affievolendo sempre più …
“Trunks …” ripetè con gli occhi lucidi.
“Ma certo! Tuo fratello è un ragazzo in gamba … se la caverà. Stai tranquilla.” disse, ma in realtà non era molto sicuro. Le carezzò una guancia rossa cercando di rassicurarla.
“E’ lontano il Satan Hospital da qui … e tu non hai più le forze per andare avanti …” mormorò tra sé. Forse stava sbagliando, ma di Becky si poteva fidare. Non aveva altra scelta.
“Vieni!”

La condusse in un vicolo buio e poco raccomandabile.
“Trunks … dove …”
“Shht …” la zittì lui “E’ l’unico modo per arrivare in un attimo …” la prese in braccio e spiccò il volo.
Becky non riuscì a mettere a fuoco subito la situazione, poi vide Satan City da un’altezza vertiginosa e si spaventò.
“Oddio! Ma che …” Urlò stringendosi al collo del Brief.
“Tranquilla, tranquilla … poi ti spiegherò … adesso dobbiamo raggiungere l’ospedale.” ammiccò imbarazzato, tenendo salda la presa per darle più sicurezza “Devo aumentare la velocità … tieniti più stretta che puoi!”
L’aria gelida, seppur fosse quasi estate, le tagliava il viso e le lacrime sulle gote si congelavano, bruciando all’inverosimile. Tremava dal freddo e dalla paura. Non sapeva chi delle due le procurasse quel malessere … sperava solo non fosse un altro avvertimento.
Trunks se ne accorse ed aumentò la propria aura, avvolgendo la ragazza di un caldo scudo giallino.

Atterrarono davanti al Satan Hospital dopo pochi minuti e si precipitarono dentro, girando per i reparti, in cerca di lui.
Trunks la guidava con la sua percezione, ma era difficile … troppo.
Becky correva affianco a lui, accecata da qualsiasi cosa. Cercava Kail e tutto ciò che non gli riguardava lo trapassava senza preoccuparsene.
Poi … il glicine si bloccò di colpo, trattenendo anche la bionda per un braccio, a testa bassa … terrorizzato.
“Che fai? Avanti … Kail è in pericolo … lasciami!”sbraitò lei.
Non lo sentiva più.
In lontananza, dal corridoio di destra, delle urla di dolore tagliarono l’aria dell’ala est.
Becky le riconobbe. Era sua madre.
Si voltò verso il ragazzo, sconvolta.
Allora capì.






Continua ...





Eccomi tornata! Metto subito le mani avanti e chiedo perdono! So che il capitolo non è dei migliori ...
Premetto che questo è un argomento abbastanza delicato da riprodurre in una storia, ma ho deciso di provare.
Spero di aver riportato decentemente i sentimenti e l'angoscia di Becky nei confronti del fratello ... anche se i capitoli sucessivi saranno ancora più impegnativi, vi prego di darmi una possibilità.

Ps: New Entry della fic!!! Ve l'aspettavate fose Trunks il nuovo arrivato? eheh ... Credevate davvero avrei scritto solo di Gohan e Becky?? U_U ... non si è mai sicuri con me nei paraggi! Spero vi abbia fatto piacere! kiss



Ary22 : Grazie della fiducia!! Non ti deluderò per nessun motivo al mondo! grazie!!! kisskiss

Frulallas : Sei molto gentile! Sono contenta di scrivere in questo modo e sono ancora più felice che ci siano persone come te che la apprezzano! Grazie 1000!! kisskiss

Linasayan : Kail? Oh bè ... lo sai che vado matta per il genere drammatico! ^-^ ... Grazie per la rece! Tu ci sei sempre for me ... e ne sono molto felice! kiss

Ladyultraviolet : Ciao cara! Eh si, ma io lo sapevo! hihi ... grazie per seguire questa fic ... tvtrb!

Tara : Lo sai che lo faccio con piacere! Sono troppo contenta di dedicartela! Sei speciale! Non cambiare mai! baciotti!



Ragazzi e ragazze ... ma a voi non piace la musica? Sembra che questa fic non interessi a nessuno ç_ç!
Sono davvero peggiorata così tanto? Non voglio per forza ricevere delle recensioni per fare numero, ma mi piacerebbe vedere che chi legge e chi segue la mia fic mi sostenga anche!
E' molto importante per me!
Per chi ama la musica ... per chi ama le storie d'amore ... per chi crede nel destino ... ragazzi e ragazze, la vostra passione è la mia stessa ninfa vitale!
Sostenetemi ... ora ne ho bisogno più che mai!
Grazie ...

Siete tutti fantastici!

Un bacione enorme!!

Hilaryssj



Dedicate to Tara















Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Lascerà il segno. ***




Lascerà il segno.



-









“Lasciami! Ti prego, Trunks … voglio andare da Kail … Lasciami!”
Becky urlava e sbraitava tra singhiozzi e lacrime.
Non poteva rassegnarsi. Doveva vederlo. Kail era lì … Kail era vivo … non era morto.
Alcune persone assistevano alla scena con amarezza, dispiaciuti.
Chi varcava la soglia del Satan Hospital gli si chiudeva lo stomaco alla vista di quella povera ragazza che chiedeva di suo fratello.
A Rebecca non importava. Non si preoccupava più di niente. Desiderava solo che il destino le desse una seconda possibilità …
Trunks, invece, non sperava più. L’aura del suo amico era pari a zero.
Non c’era più.
Sul viso del Brief scorrevano piccole gocce silenziose. Non fu in grado di trattenerle.
Non lasciava Becky, le stringeva un braccio. Non voleva vedere altro. Non avrebbe accettato il lenzuolo bianco che ricopriva il corpo di Kail.
La ragazza smise di tirare e si avvicinò a lui.
“Voglio vederlo! Se deve essere l’ultima volta … permettimi di salutarlo, ti prego …” Era seria, con gli occhi gonfi. Nascondeva il dolore che più l’affliggeva.
Aveva ragione.
L’abbracciò. Sapeva che sarebbe stato un trauma, ma in quel momento era l’unica cosa che si poteva fare … Salutarlo.
Raggiunsero la sala rianimazione, a testa bassa, in silenzio … il cuore in gola.
Nessuno dei due sapeva in quale stanza si trovasse Kail. Gettavano una svelta occhiata ad ogni porta per controllare se era lui. Poi un urlo disperato da qualche camera più avanti …
Sua madre.
Sbraitava senza sosta parole sconnesse … rivoleva suo figlio.
Ancora … suo padre offendeva i dottori, incapaci ed inutili, senza una vera ragione … accusava le macchine a cui il corpo di Kail era ancora attaccato, dicendo che fossero difettose …
Becky non ce la fece più. Si precipitò nella stanza 47 … l’orrore la soggiunse come una secchiata di acqua gelida.
Kail era steso sul lettino, pallido, con il viso pieno di lividi e un taglio rosso molto evidente sulla fronte … gli occhi chiusi.
Verisia era piegata su di lui, urlando e piangendo. Becky non l’aveva mai vista piangere.
Suo padre era seduto in disparte su una sedia con le mani nei capelli. Borbottava qualcosa di insensato, ridendo e piangendo allo stesso tempo.
Due dottori prendevano nota sulla cartella clinica e un’infermiera cercava di consolare la madre senza successo.
Aleggiava una strana aria in quel momento, davanti a quella situazione. L’odore della morte era vivido e la disperazione pesava sul cuore di tutti i presenti.
Il fischio continuo della macchina che prende le pulsazioni cardiache era insopportabile quanto quella linea rossa che si susseguiva senza alcuna variazione sul monitor.
Becky non avrebbe mai potuto reggere tutto quello. Cadde a terra con lo sguardo fisso su suo fratello. Mormorò il suo nome, ma nemmeno lei sapeva cosa volesse dire.
Era cresciuta insieme a lui. Avevano giocato, riso scherzato … senza mai lamentarsi l’uno dell’altra. Si volevano bene. Avevano affrontato tanti problemi, tra cui sgridate dei genitori, primi amori, inimicizie varie, sentimenti diversi, adolescenza, crisi … sempre vicini.
La scuola era ciò che un po’ li separava, lei, ottima studentessa, lui, ribelle, ma si erano sempre aiutati, in ogni situazione.
Non sarebbe mai più stato così.
Kail non sarebbe mai potuto andare a quel concerto che tanto avrebbe desiderato ascoltare, non sarebbe mai più potuto uscire con Sara Golbin, non si sarebbe mai sposato, mai laureato, non sarebbe mai diventato un grande giocatore del Football, mai genitore … e lei mai zia.
Fu come se Becky rivivesse in pochi attimi tutta la sua vita e di quante volte Kail le era stato vicino. Con amarezza pensò anche che Kail non ci sarebbe più stato per lei e i suoi ricordi di lui finivano lì … con quella stanza orrendamente bianca e il suo viso rilassato e livido.
Le sembrò di vivere in un altro mondo. Lei era estranea a tutto. Era come vedere la scena da una televisione, con le voci ovattate e le inquadrature della telecamera sui protagonisti. Non le sembrava vero tutto quello. Credette quasi di sognare.
Poi scoppiò in lacrime e i singhiozzi che le mozzavano il fiato purtroppo erano veri.
Rimase lì, incapace di muoversi, ad annegare nel suo stesso dolore, pensando che non sarebbe mai più stato come prima … mai più.
Trunks si accovacciò accanto a lei, in ginocchio. I suoi occhi erano coperti dalla frangia, ma si potevano scorgere ancora rossi e lucidi, reduci del pianto.
Ebbe un tuffo al cuore quando vide il suo amico, compagno di tante marachelle, steso immobile, senza respiro e senza più uno spirito. La morsa allo stomaco era insopportabile e le lacrime premevano di uscire, ma non poteva farlo. In quel momento era l’unico con ancora una leggera lucidità mentale. Sapeva bene quale dolore si prova nel perdere una persona cara. Suo padre era morto in battaglia quando lui aveva solo sette anni ed era stato un duro colpo da incassare, soprattutto per sua madre.
L’unica cosa che poteva fare ora era occuparsi di Becky. Lei era sempre stata molto fragile e suscettibile di fronte alla vita. Il suo carattere era debole e vulnerabile. Lui aveva il dovere di starle vicino, di non lasciarla sola.
La prese con dolcezza e la lasciò sfogare quanto lei avesse voluto. Fra le sue braccia era al sicuro, l’unico sentimento che ancora si poteva sentire … l’unico diverso dalla morte.

*****

Due giorni dopo ci fu il funerale.
Il cimitero era colmo di persone venute a dare l’ultimo saluto ad un ragazzo davvero speciale.
Tutta la scuola volle dare l’ultimo omaggio a Kail.
La madre e il padre erano in prima fila, abbracciati alla figlia minore … in lacrime.
La zia appena dietro di loro teneva una mano appoggiata sulla spalla al fratello per confortarlo.
Amici di tutte le età accerchiavano la bara che piano piano scendeva nella fossa.
Le ultime belle parole dette da chi in quel momento non stava piangendo riempivano il silenzio che incombeva e davano l’addio a un grande amico.
Ragazzi e ragazze, compagni di classe o semplici conoscenti del sabato sera, cercavano di darsi un contegno, ma sotto gli occhiali da sole le lacrime si raggruppavano e il magone stringeva lo stomaco di tutti.
Per terra, vicino alla fossa, c’erano tantissimi fiori e ghirlande colorati, grandi e piccoli … su ognuno vi era un piccolo biglietto.
Trunks era con la sua famiglia. Aveva convinto anche suo padre a presentarsi in abito adeguato e sua madre, al suo fianco, l’aveva aiutato.
Bra, dietro di lui, piangeva in silenzio senza ammettere davvero che i fondo Kail non era solo un gran rompiscatole, ma soprattutto un simpaticissimo ragazzo e un ottimo amico.
Da lontano, Trunks vedeva Becky, sconvolta e troppo fragile per ciò che il destino le aveva presentato, con sguardo assente e qualche lacrime bagnarle il viso tirato.
Sembrava un fantasma, così pallida e smagrita, ed era preoccupato.
Vicino a lui c’era tutta la famiglia Son (tranne Goku, scomparso con il drago Shenron qualche anno fa). Goten usciva spesso con Kail in discoteca e anche lui non aveva saputo reggere la notizia.
La bara era scesa nel buco di terriccio umido ed ora veniva ricoperta.
“Addio, amico mio” sussurrarono gli amici con amarezza.
Le corone di fiori vennero poste accanto alla lapide.
Una era la loro … grande e ben intrecciata con margherite e orchidee, l’omaggio dei compagni di scuola.
Il biglietto diceva:

L’ultimo saluto ti regaliamo,
Prima che la tua anima voli lontano.
Ci hai lasciati e non ritornerai,
Ma nel nostro cuore sempre resterai.

                Gli amici.


La funzione era finita, ma nessuno ebbe il coraggio di allontanarsi.
Rimasero tutti lì ad ammirare le dediche di chi gli voleva bene e il groppo in gola non ne voleva sapere di andarsene.
Dopo una buona mezz’ora la folla iniziò a diradarsi, porgendo le condoglianze alla famiglia.
Con un lungo respiro, Trunks si avvicinò alla lapide di pietra e vide la foto di Kail sorridere dal quadretto …. Come se fosse ancora lì, insieme a loro.
Poggiò il suo regalo accanto alle ghirlande e, a testa bassa, ricordò i bei momenti trascorsi quando ancora lui era vivo.
Il braccialetto fosforescente del gruppo di cantanti preferito di Kail era solo un simbolo, ma ritraeva la giusta essenza di chi era stato quel ragazzo ribelle.
Si avvicinò a Becky con sua madre, Buma, e sua sorella.
Anche loro erano scosse, in certe situazioni non si sa cosa dire … si può solo piangere.
Baciò Rebecca sulla fronte, era fredda, e l’abbracciò senza dire niente.
Le parole non servivano.
Solo conforto le poteva dare.
“Sarà sempre con noi, Becky.” sussurrò.
Lei non rispose. Si limitò a versare qualche lacrima sulla sua giacca nera, ma lo strinse più forte, cercando di non singhiozzare.
“Per qualsiasi cosa, io ci sono sempre. Tu lo sai.” disse ancora, guardandola negli occhi velati dalla malinconia.
La ragazza annuì tirando su con il naso.
Era troppo.
Troppo era il dolore che quella fragile creatura aveva dovuto affrontare.
Il segno sarebbe rimasto su di lei. Indelebile.




Continua...



Ok ... Ribadisco che questo tema è molto delicato da trattare e non so se sono riuscita o meno ad affrontarlo al meglio. Spero di si. Fatemi sapere ...

Pink Videl : Grazie tesoroo!! Sei fantastica! Ti voglio un bene dell'anima! Grazie di tutto! kiss

Miss miyu 91: Hai ragione ... il film è fantastico! Sei davvero troppo gentile a dire lo stesso della mia fanfic! Ti ringrazio di cuore! un bacione!! kiss

Eleonora 94: Meravigliosa? Sono davvero felicissima che ti piaccia così tanto! E' un mio obbiettivo far percepire le sensazioni al lettore di ciò che scrivo! D'altronde è un obbiettivo della scrittura in sè! Grazie davvero! Sei fantastica! kisskiss

Ary22 : Rieccola!! Sempre qui ... sempre a sostenermi! 1000 grazie!! Come farei senza di te?? Sei magnifica! kisskiss

Frulallas : Diciamo che ho aggiunto dopo Trunks ... in realtà mi è venuta dopo l'idea, ma spero ti piaccia comunque! (Gohan ci sarà sempre!! hihi) Grazie grazie grazie!! una mega bacio!

Marisa91 : Bè ... che devo dire? Sono felicissima che ti piaccia! Questo cap è stato difficile da scrivere, ma spero sia uscito bene! grazieeee!! kisskisskiss

Barbycam: Che bello!!!! Sono strafelice che ti piaccia, davvero! Spero continuerai a seguirmi! *-* ... kisskiss



Ragazzi ... uff ... che fatica! Questo capitolo è stato difficilissimo! Chiedo un vostro parere ...

Ce l'ho fatta a riprodurre i sentimenti?

Datemi la vostra opinione!

Grazie a tutti!!

Kisskiss

Hilaryssj




Dedicate to Tara






Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Senza te... ***















 Senza te...












Erano trascorse due settimane dal giorno del funerale.                                                                                                                                                      
Casa Blomwood era immersa nel silenzio più assoluto. Il padre, Paul, lavorava nel suo ristorante dalla mattina presto alla sera tardi. Conduceva la sua vita come al solito, ma nella sua espressione si notava la forte malinconia.
Verisia svolgeva i lavori di casa senza tregua. Forse per lei era un modo per non pensare e distrarsi, ma sotto il rumore dell'aspirapolvere i singhiozzi si sentivano nitidi.
Helen passava tutto il giorno in giro per la città. Magari per distogliersi dal peso di quel silenzio da lutto, o per semplice voglia di fare altro... Anche lei era cambiata.
Becky... Becky non era più lei. Passava ore nella sua stanza, affacciata alla finestra, rintanata nel suo mutismo da giorni instaurato. Le guance rosse, gli occhi gonfi, la gola arsa...
Mangiava pochissimo, beveva giusto lo stretto necessario per sopravvivere...
Quando cercava di dormire, il dolore la assaliva e le lacrime ricominciavano a scorrere senza sosta, soffocate dal cuscino ormai complice del suo malessere.
Il pianoforte era pieno di polvere.
Rebecca se ne stava sempre accucciata sul davanzale, sotto il sole splendente, la mente libera... senza pensieri. Era diventata trasparente.
L'unico rumore che riempiva il vuoto della sua vita era la vibrazione del cellulare di Kail. Sempre vicino a lei, sempre acceso con la cartella dei messaggi piena.
Gli amici inviavano piccole e-mail a quel numero mai dimenticato: un semplice 'ciao', immagini simpatiche, video musicali, registrazioni vocali...          
Per tutti era un modo per sentirsi più vicino a lui, per fargli sapere che nessuno l'avrebbe scordato, nemmeno ora che il suo corpo giaceva sotto terra. Becky li leggeva uno ad uno. Viveva in un mondo di vetro, protetta sotto una bolla di cristallo, esclusa dal mondo.
Alle quattro del pomeriggio di una giornata soleggiata, non diversa dalle altre, un messaggio arrivò inaspettatamente sul cellulare della ragazza...

Ciao, Becky
Sono Trunks... volevo solo sapere
come stavi. Sono preoccupato...
Siamo tutti preoccupati per te... Rx

Becky lesse il messaggio. Il telefono volò a qualche metro di distanza, ai piedi del letto.
Come stava? Non doveva importare a nessuno, dal momento che nessuno poteva capirla...
Qualche minuto dopo il suo cellulare prese a squillare, rompendo la sfera che la rinchiudeva in sè stessa...
Sulla schermata appariva il nome "Trunks5B"...
Schiacciò il tasto rosso e chiuse la chiamata senza nemmeno accettarla. Era persa.
Rivoleva suo fratello più di qualunque altra cosa al mondo. Un desiderio che non sarebbe mai stato colmato.

Il tramonto quel giorno era bellissimo. Il cielo era di una tonalità simile all'arancione che sfumava con il rosa.
Becky seguì il sole con lo sguardo, immobile sul davanzale della camera, finchè anche l'ultimo raggio scomparve dietro le colline.
Aveva bisogno di Kail. Era persa senza di lui. Sentiva che la sua anima stava pian piano morendo dentro di lei, un sonno senza ritorno dal quale nessuno avrebbe più potuto aiutarla. Non parlava più da quel giorno maledetto, ma il suo cuore urlava. Nessuno la sentiva.
Si alzò di scatto e uscì dalla stanza. Voleva sentirlo vicino, almeno per quella notte. Entrò nella camera di suo fratello con una morsa nello stomaco. Tutto era rimasto esattamente come se Kail non se ne fosse mai andato. Il caos regnava come al solito e i vari poster dei cantanti ricoprivano le pareti come fossero carta da parati. Becky avanzò verso la scrivania, facendosi largo tra i vestiti gettati alla rinfusa per terra. Afferrò la boccetta di Cavalli e se la spruzzò addosso. Il profumo di suo fratello lo ricordava perfettamente, come se fosse lì, vicino a lei. Aprì il cassetto ed estrasse quella foto. Lei e lui, abbracciati in spiaggia, felici. Quelli erano ormai tempi lontani, estranei alla realtà di adesso. Piccole gocce salate bagnarono la carta plastificata.
Becky si sentiva vuota. Non ce l'avrebbe mai fatta.
Ripose la foto nel cassetto...
Una siringa?!?  
Polvere bianca!?!
Becky rimase sconcertata. In quel sacchetto c'era di tutto...
Sapeva che Kail era un ribelle, ma non così tanto da drogarsi.
Eppure quella busta rivelava ogni dubbio.
Perchè?
Perchè Kail si era immischiato in quei giri malfamati?
Cosa ne aveva ricavato? La morte...
Eppure Becky non riusciva ad essere in collera con lui. Se solo se ne fosse accorta prima avrebbe potuto salvarlo. Invece era stata così cieca da non vedere...
Guardava l'ago scintillare sotto il riflesso della luce. La sua vita era finita; qualunque cosa avesse fatto non avrebbe cambiato ciò che per sempre avrebbe gravato sul suo cuore.
Era tentata. Cosa aveva da perdere? La mente sragionava e il richiamo di abbandonarsi alla frenesia dell'ago era forte.
Si sedette sul letto. Le sembrò di sentire il calore di Kail avvolgerla. Se stava sbagliando, non le importava.
Infilò l'ago nel tubicino ed estrasse una quantità di liquido.
Se lo poggiò sul braccio, senza paura.
Una stretta improvvisa le bloccò il polso e lanciò la siringa lontano. Non provò nemmeno a dimenarsi, non aveva più le forze...
Un'ombra la obbligò a stendersi sul letto con forza, trattenendole i polsi, ma senza farle male.
"Cosa volevi fare?" sussurrò calda una voce che avrebbe preferito non sentire.
"Stanne fuori, Trunks... non sono affari tuoi!" lo incalzò con rabbia.
"Starne fuori?" sibilò, quasi offeso. La lasciò libera mentre raccoglieva quell'oggetto ignobile dal pavimento. "Ecco cosa succede se mi faccio gli affari miei!" sputò con rancore.
Becky non ebbe neanche il coraggio di guardarlo negli occhi.
"Non rispondi ai miei messaggi, delle mie chiamate non ne parliamo... sono due settimane che non ho tue notizie... per quanto ne sapevo potevi essere morta! Stavo impazzendo... e quando arrivo a casa tua cosa scopro? Che ti droghi!"
"Piantala!" urlò Becky "Tu non sai niente... Non sai quello che sto passando... e di certo non devo rendere conto di quello che faccio a te!"
"No, hai ragione... Io non so niente! Ma qui sono l'unico che cerca di aiutarti a superare questo momento, o sbaglio?"
"Non ho bisogno di aiuto e nemmeno della tua compassione!" urlò lei. Un improvviso giramento di testa la costrinse a sedere con il fiato corto.
"Guardati... non hai neanche la forza per reggerti in piedi." si avvicinò a lei, più calmo "Da quanto tempo va avanti questa storia?" chiese indicando la siringa che appoggiò sulla scrivania.
Si sedette accanto a lei e le prese il viso fra le mani costringendola a guardarlo. "Becky, rispondimi!" esclamò con tono fermo.
"Questa sarebbe stata la prima volta... Sono venuta qui e nel cassetto ho trovato di tutto... tu sapevi che Kail aveva questo problema? Lo sapevi?"
"No... Sapevo che aveva qualche amico poco raccomandabile, ma non sapevo di questo..." mormorò, lasciandola andare.
Becky si alzò mantenedo una maschera impassibile e notò la finestra aperta.
"Come sei arrivato qui?" chiese. Le stelle iniziavano a brillare nel cielo cupo, ma i suoi genitori non erano ancora tornati dal ristorante. Negli ultimi giorni capitava spesso.
"Volando. A questo proposito, Becky..."
"Tranquillo. Non mi interessa sapere il perchè o come fai... Per quanto mi riguarda, non lo dirò a nessuno." disse seria.
Era fredda, distaccata, intangibile. Non era più la Becky che conosceva; la Rebecca divertente e dolce. Quello che era successo l'aveva cambiata per sempre. Si chiese se fosse possibile salvarla dal tugurio in cui era volontariamente entrata, ma non conosceva la risposta.
"Grazie..." riuscì a dire soltanto. "Promettimi che non proverai mai più a fare una cosa del genere, Becky." aggiunse.
Non ottenne risposta.
"Perchè sei venuto qui?"
"Per sapere come stavi..." ammiccò, Trunks. Per qualche ragione, quel motivo gli parse estremamente idiota.
"Come dovrei stare?" mormorò la ragazza senza guardarlo.
Il Sayan si avvicinò a lei e la abbracciò. In quel momento non sapeva cosa fare se non darle conforto.
"Manca a tutti, Becky... l'ultima cosa di cui abbiamo bisogno è di vederti ridotta così. Da quanto non mangi?"
"Non me lo ricordo..." sospirò la bionda cercando di reprimere le lacrime stringendo tra i pugni la maglietta del ragazzo.
"Devi reagire... ti sei allontanata da tutto." le prese il viso fra le mani e la guardò negli occhi "Ti va di uscire stasera?" domandò.
La ragazza scosse la testa.
"Avanti... andiamo in un ristorantino tranquillo. Mangiamo qualcosa e intanto di distrai... è pur sempre estate." continuò lui.
"Non sono dell'umore adatto per uscire..."
"Provaci almeno..." la incalzò ancora.
Becky sospirò ed annuì. Forse uscire le sarebbe davvero servito per dimenticare. Riprendere il contatto con la realtà era il primo passo per ricominciare a vivere.
"Ma solo noi due. Non voglio vedere altre ragazze che mi abbracciano e che mi chiedono come sto..."
"Certo." sorrise, prendendola per mano "Ora ti vai a vestire... io aspetto in salotto e chiamo per prenotare un tavolo al ristorante." disse portandola davanti alla porta della stanza.
"Perchè devi prenotare? Possiamo direttamente andare là e chiedere un tavolo..."
"E' sabato sera... trovare un posto non è facile." rispose Trunks sorridendo.
E' vero. Becky aveva perso anche la percezione del tempo.
Si divisero e lei entrò in camera sua per scegliere i vestiti. Non aveva idea di cosa indossare. Un sabato sera in un ristorante...
Cosa avrebbe dovuto mettersi?
Alla fine optò per dei jeans perlati e una semplice maglietta nera a tre quarti di manica con una scollatura a V non troppo accentuata. Non si sentiva a proprio agio con quella roba, ma il suo armadio prevedeva poca altra scelta.
In qualche modo si sentiva in colpa. Kail, il suo Kail, non c'era più e lei usciva. Non ci doveva pensare. Doveva rassetare pezzo per pezzo la sua vita e prendere atto di non avere più un fratello. Questo faceva male, ma era l'unico modo per continuare a vivere. Senza di lui. Senza suo fratello.




Continua...









___________________________________________________________




Ok ... Stavolta devo scusarmi due volte:

1- Scusate il capitolo corto e schifoso all'inverosimile! Ho cercato di fare del mio meglio... ç_ç

2- Perdonate il tremendo ritardo!

Spiegazione: Ormai mi conoscete. Ho degli sbalzi di umore... non ho scritto per un bel pò prima di riprendere in mano questa storia. Comunque ora sono tornata (per circa l'ennesima volta=) e cmq spero vi interessi ancora!

Pink Videl: Tesoro, quanto tempo!!! Sono felicissima che ti sia piaciuto il cap precedente! Di questo non si può dire lo stesso ... ç_ç ... ti ringrazio di cuore, davvero! kisskiss

Ary22: E rieccola! Come sempre ... a sostenermi!! Sei fantastica! Grazie di tutto! tvb kisskiss

Eleonora 94: Anche se non ti conosco bene ... ti devo ringraziare dal profondo del cuore! E' bello che tu pensi questo di me! Te ne sono riconoscente! Grazie infinite! bacioni!

Linasayan: Amoooreee!! Ma quanto mi sei mancata? Non lo so ... ti voglio un bene dell'anima!! Grazie di tutto! un kiss tutto kissoso!!

Barbycam : Grazieee!! Ti giuro sono troppo contenta che ti piaccia! Ti ringrazio 1000 volte!! kiss

Frulallas: Ehy!! Eccoti! ^^ ... grazie grazie grazie!! Non so che altro dire se non che sono felice che ti piaccia!! Grazie per il tuo sostegno!! un bacio!

Ladyultraviolet: GRAZIE! Per essermi sempre vicino, ti dico solo Grazie! Spero di aver interpretato bene anche questo capitolo! oh bhè ... lo sai ... tv1kdb ... kisskisskisskiss

miss miyu 91: Il "grazie" è troppo banale? Assolutamente si, ma non so che altro dire! Sei magnifica! Grazie di cuore! kisskiss

Sweet GiulySs : Oddio, grazie davvero!! Non pensavo ti fosse piaciuta così tanto! GRAZIEEEE!! ti mando un bacione enorme e un abbraccio da stritolarti! No skerzo! Però è quello il senso! ^^ -.. tvb! kisskiss



Importante: Ringrazio davvero tutti! Non solo chi ha recensito, ai quali mando un grosso bacione, ma anche a voi che avete solo letto! Spero l'abbiate apprezzato. Io davvero ce la metto tutta e la gratitudine che voi mi date anche solo leggendo mi riscalda il cuore! Quindi ringrazio sinceramente tutti coloro che leggono questa fic e che spero, piaccia! 1000 bacioni a tutti! kiss




Hilaryssj







 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Ricominciare... ***





Rincominciare...













Il ristorate era appena fuori dal centro di Satan City. Non era uno di quei soliti posti dove era pieno zeppo di ragazzi che si strafogavano nella birra e ridevano come dei matti. Semplicemente un luogo appartato dove le coppiette potevano mangiare senza troppi soldi una buona pizza.
Trunks l'aveva scelto apposta. Una piccola pizzeria non affollata era il posto giusto per Becky.

Erano arrivati da poco.
Trunks voleva portarla in volo, poi si dovette ricredere quando alla ragazza venne l'angoscia.
Volare le riportava alla mente il dolore che aveva provato quando la prima volta correvano contro il tempo per raggiungere Kail all'ospedale.
Decisero quindi per una passeggiata tranquilla dove nessuno di loro spiccicò parola.

Ora erano seduti al tavolo. Uno ben appartato, in un angolo contro la parete.
"Volete ordinare?" chiese un cameriere sui trent'anni circa, avvicinatosi al tavolo.

"Io prendo una pizza quattro formaggi. Tu, Becky?" chiese il glicine.

"Ehm ... io veramente..." solo il pensiero del cibo la faceva star male.

"Per lei una margherita. Da bere una coca alla spina e una birra media, grazie." concluse Trunks, congedando l'uomo in divisa.

Becky lo guardò torva.

"Perchè mi fissi così?"

"Non volevo la pizza." sentenziò acida.

"Sbaglio o siamo qui per cenare?" rispose impassibile, Trunks.

"Questo non ti da il diritto di dirmi cosa devo o non devo mangiare..." sputò senza espressione lei.

Silenzio.

"Ascolta, Becky..." sospirò facendo una pausa "sto solo cercando di aiutarti. La tua astinenza dal cibo ti sta riducendo ad un cadavere vivente."

"Sono affari miei"

"E adesso, invece, sono diventati anche miei... quindi smettila di fare la sostenuta." disse Trunks con tono di chi la sa lunga.

"Non capisco..." mormorò la bionda distogliendo lo sguardo da lui.

"Cosa?"

"Che te ne importa di me? Di quello che faccio o non faccio? Non ci siamo nemmeno mai parlati a scuola... adesso invece ti comporti come se fossi il mio migliore amico da una vita." riflettè lei.

Un altro sospiro, poi rispose "Io e tuo fratello eravamo molto uniti. Uscivamo quasi tutte le sere. Io, lui e Goten. Ci divertivamo un mondo... nelle discoteche e nei pub. Siamo cresciuti insieme, dalle elementari alle superiori... e dovevamo andare anche al college insieme. Poi ... poi è successo. E da quel giorno mi sono sentito come se mancasse una parte di me... come se non potessi più essere me stesso. All'inizio credevo che la mia vita si sarebbe fermata lì, ma ho lottato giorno dopo giorno. Tu però... sei rimasta indietro. In qualche modo... mi sento come in debito con tuo fratello. Quel giorno maledetto, anche se non te ne sei accorta, ci ha avvicinato e..." dovette riprendere fiato perchè l'angoscia lo sovrastava "... e da quando lui ha chiuso gli occhi per l'ultima volta ho sentito come una voce che mi pregava di prendermi cura di te. Io non lo so cosa significa, ma se quella voce era veramente di Kail... bhè ... allora non posso deluderlo."

A Becky pungevano gli occhi. Non ne poteva più di piangere, ma, per quanti sforzi facesse, non riusciva a smettere. Quella volta però si trattenne quanto meglio poteva.
Era vero. Trunks era l'unico a preoccuparsi per lei. Nemmeno sua zia Helen le era stata vicina dopo la morte di suo nipote.

Non poteva fare altro che vergognarsi per come si era comportata con Trunks in quei giorni. Si era isolata, ma non voleva veramente farlo. Cercava solo protezione. Una sensazione che ora suo fratello non poteva più farle provare. E Trunks questo lo aveva capito.

"Scusa..." mormorò asciugandosi gli occhi.

"Ehi ... non preoccuparti." la rassicurò prendendole una mano "So bene che è difficile... e non pretendo che tu lo superi subito. Non voglio farti dimenticare Kail perchè è e rimarrà sempre una parte di te, ma... voglio solo aiutarti ad andare avanti e vivere la tua vita nel migliore dei modi. Solo... devi volerlo anche tu." disse cercando consenso. "Becky... pensi di potercela fare?"

La ragazza annuì prendendo un lungo respiro. Aveva ragione. Stava buttando la sua vita quando invece avrebbe dovuto reagire.
Represse le lacrime e per la prima volta dopo due settimane riuscì a sorridere.

Trunks le sorrise a sua volta "Bene... vedrai che insieme ce la faremo."

Becky lo guardò intensamente "Trunks?"

"Si?"

"Grazie."

Lui capì e le accarezzò la guacia togliendo l'ultima lacrima che le solcava il viso.
In quel momento arrivarono le pizze.

"Ecco a voi." disse il cameriere appoggiando i piatti davanti ai due giovani. Poco dopo arrivò con i bicchieri, poggiò il conto sul tavolo e se ne andò.

Becky squadrò il piatto davanti a sè. Quella margherita le sembrava enorme. Le veniva la nausea solo guardarla.

"Becky..." la incalzò Trunks. Per ricominciare doveva partire da lì.
Lei prese coltello e forchetta e tagliò una minuscola fetta. Diede il primo morso sotto gli occhi vigili del ragazzo.
Lui non disse niente, ma sorrise iniziando a mangiare come lei.


"Basta... mi viene la nausea." mugugnò Becky dopo la terza fetta.
"Becky non hai mangiato niente..." asserì Trunks con il suo piatto già vuoto.
"Mi gira la testa..."
"Va bene... è meglio se andiamo adesso." Si alzò, imitato dalla ragazza, e si avviarono alla cassa.
Becky tirò fuori dai jeans il suo portafoglio, ma Trunks la fermò.
"Offro io..."
La bionda sorrise e ripose il borsellino della tasca.


Uscirono dal ristorante e si avviarono a piedi verso casa di Becky.
"Trunks..." mormorò lei.
"Dimmi..."
"Non ho voglia di ritornare adesso... non possiamo fare qualcos'altro?"
"Per esempio?" domandò il ragazzo.
"Non lo so ... qualsiasi cosa. Non mi va proprio di rinchiudermi di nuovo in camera mia."
Trunks le prese la mano mentre camminavano. Stava cambiando veramente.
"Che ti va di fare? Discoteca?" buttò lì lui.
Becky lo fulminò con lo sguardo. Scatenarsi sotto le luci intermittenti non era proprio il caso. Se doveva ricominciare a vivere, andare in un posto dove di solito ci si ubriaca fino all'inverosimile non era esattamente il posto adatto.
"Ok ... hai ragione. Allora dove vuoi andare?" chiese a corto di idee.
"Non so..." in realtà un posto ce lo aveva in mente, ma era imbarazzante "Al parco?"
"Al parco?" ripetè lui stupito.
Che importava se, di notte, ci andavano solo le coppie? Becky voleva andarci per un altro motivo...

"Si... è tranquillo e possiamo parlare senza essere disturbati..." asserì lei arrossendo.
Trunks non disse niente, ma notò comunque il suo imbarazzo. Finalmente la vedeva tornare sè stessa. Un pò impacciata come se la ricordava. Semplicemente Becky.
"Va bene... allora giriamo a destra..."
"No... non quello in centro... intendevo, il parco Natura... Sai... quello vicino a casa mia..."
"Quello in Camana Street?"
"Si, quello." concordò lei.
"Perchè proprio quello?" chiese lui.
"Poi te lo spiego..."

Dopo mezz'ora di cammino, arrivarono a destinazione. Il parco Natura era uno dei più grandi di Satan City. Veniva chiamato così per via del verde che ospitava. La città veniva dimenticata lì in mezzo. Al centro c'era un grosso lago artificiale dove solitamente i pescatori andavano ogni domenica.

Trunks e Becky camminarono fino a costeggiare la riva di esso. Le fronde degli alberi erano smosse dal leggero venticello estivo. I capelli della ragazza svolazzavano come sotto l'effetto di una strana magia mistica, liberando i lunghi e morbidi boccoli dorati. Gli occhi, sconvolti dal pianto, luccicavano come smeraldi sotto il chiarore della Luna. Trunks le camminava accanto, spiandola con lo sguardo di tanto in tanto. Gli faceva male vederla così: spenta, smagrita, lacerata nell'anima. Un fiore appassito prematuramente, senza nemmeno aver avuto il tempo di sbocciare.

Becky era la prova tangibile del crollo immediato di un solido rapporto. Quanto dolore può portare il filo sottile che si spezza all'improvviso tra fratello e sorella?

Trunks non lo sapeva. Aveva perso suo padre all'età di sette anni, ma le sfere del drago avevano risistemato tutto. Certo, non poteva dire di aver avuto un buon rapporto con suo padre, Vegeta, nemmeno dalla tenera età, ma tra loro c'era comunque un affetto nascosto.
Il Sayan immaginò sul momento di perdere sua sorella. Non lo percepiva. Non poteva concepire una cosa del genere. Certe cose non si possono immaginare e quando le si prova sulla propria pelle... allora brucia. Scotta come la brace e ghiaccia come la neve. Si sente la terra tremare sotto i piedi e la pressione dell'aria farsi sempre più pesante, fino a perdere completamente le forze e allora l'unica cosa che si può ancora fare è lasciarsi trasportare dall'irrazionalità e da ciò che rimane della propria vita.

Tutto questo Becky l'aveva provato e Trunks, per quanto fosse maturo, non poteva capirlo.

Passeggiava come fosse un'autonoma. Come se dovesse fare solo quello per tutta la vita. Come se percorrere quella stradina ghiaiosa fosse l'unica cosa che ancora poteva fare. Un fantasma che trascinava delle pesanti catene, ecco come la vedeva. Il viso stanco, martoriato dalla giovane età.
Guardava davanti a sè, come solo un'anima in pena sa fare.

All'improvviso la vide scattare in avanti e correre verso una grande quercia centenaria. La seguì subito dopo, lasciandosi dietro i mille pensieri che ancora lo tormentavano.
"Becky... che ti è preso?" ansimò il giovane raggingendola.
Si era gettata ai piedi del tronco e sembrava cercare qualcosa.
"Becky..." la richiamò alla realtà.
La ragazza abbassò la testa, singhiozzando.
Trunks non poteva più sopportare di vederla piangere. Era una tortura.
S'inginocchiò accanto a lei e la strinse fra le braccia.
"Basta, Becky... vederti così fa star male anche me. Hai già versato troppe lacrime e non ce la fai più..." le sussurrò sentendola tremare.
"No, Trunks... non potrò mai guardare avanti senza ricordarmi di lui. Scordarmi del passato mi sembra impossibile... mi rincorre e mi trascina giù..." confessò con voce strozzata.
"Non devi dimenticare, ma solo imparare a conviverci... I ricordi fanno parte di noi, ma non pensare che la tua vita finisca qui. Non è vero..."

Continuava a piangere, sfogando tutto ciò che aveva represso in quelle due settimane. Le lacrime la sfinivano, ma non cessavano mai.
Trunks non se la sentiva di riprenderla ancora. Era inutile. Il dolore non poteva guarire così in fretta. Il tempo avrebbe trascinato via, a poco a poco, tutta quell'amarezza che ancora pesava su quella ragazzina.

La tenne abbracciata fino a quando non la sentì rilassare i muscoli e calmare il respiro.
Becky si riprese con fatica e si asciugò il viso con il dorso della mano.

"Scusami... non avrei dovuto insistere per venire qua." mormorò fissando un punto sulla corteccia dell'albero.
"Invece hai fatto bene... dovevi sfogarti. Tenersi tutto dentro può uccidere..." la rassicurò il ragazzo, non capendo.
Lei sfiorò il legno nascosto appena dall'erba con un leggero fremito. Lo indicò al diciottenne "La vedi questa incisione?"
Lui annuì.
"L'ha fatta Kail con un taglierino quando aveva nove anni..." prese un lungo respiro prima di continuare.
"Venivamo spesso qui. Quasi tutti i pomeriggi, dopo la scuola, correvamo per questi prati... Lanciavamo sassolini nel lago e facevamo gli scherzi ai passanti. Un giorno, lui mi prese per mano e mi portò qui sotto... sotto la Grande Quercia Del Bosco, come l'avevamo soprannominata noi..." si lasciò sfuggire una smorfia divertente, poi tornò seria "Per gioco, proclamammo questo parco di nostra proprietà... il nostro rifugio segreto... e lui incise questa 'B' di 'Blomwood' con le nostre iniziali ai lati 'K' e 'R'... Qui sotto ho passato tanti bei momenti con mio fratello e spesso parlavamo del futuro. Poi ... per lui sono iniziate le superiori e non siamo mai più venuti in questo posto. Per me, invece, è il luogo dove più sento la sua presenza..."

Quanto era difficile aprirsi in quel modo. Ricordare tutto quello che era stato e che non potrà mai più essere...

La Luna risplendeva sopra di loro. Stranamente nel parco non c'era nessuno. Solo il fischio del vento li raggiungeva.

Il silenzio che incombeva tra i due ragazzi non pesava affatto. Non servivano parole. I pensieri e le emozioni si attorcigliavano tra loro e ognuno rifletteva su quello che d'ora in poi avrebbe affrontato.

Era estremamente complicato e doloroso pensare a un domani, mentre ancora si cercava di aggiustare il presente.

Il Sayan era logorato dalla malinconia. Il suo compito era più difficile del preivisto. Salvare Becky era un'impresa troppo grande anche per un guerriero come lui.
 
Perdonami Kail se non riesco a fare di più...

Una mano sottile si posò sulla sua. Rebecca lo fissava... con un sorriso. Un nuovo sorriso.

"Ti ingrazio per quello che stai facendo per me..."

Gli posò un bacio sulla guancia.

"Ho bisogno di te..." gli sussurrò all'orecchio, stringendogli la maglia.

Trunks le accarezzò la testa e vi posò le sue labbra.

"Stai tranquilla. Io non ti lascerò da sola... Mai più."






Continua...






***************************************************************************



Oddio ... ragazzi!!!!! Vi rendete conto? Io che aggiorno due giorni di seguito!! E la stessa fic per di più!!!
Oddio!!!!
Ok ... mi auto proclamo pazza! Devo avere la febbre!!
No, dai ... a parte scherzi ... ho vinto il Nobel!!!!!!!!!!!!!
Bhè ... il Nobel è esagerato, però un premio ci vuole dai!!!

Sono felicissima che vi piaccia la mia storia e bla bla bla bla ...

Fatto sta che ho perso anche quelle povere tre o quattro persone che la leggevano...

Ragazzi e ragazze... non mi lamento delle recensioni! Però ... oh avanti ... ho aggiornato in fretta questa volta e ho scritto anche un capitolo piuttosto lungo...
Una recensione come regalino me la fate??? *-* Pleeeeseeee!!! (Pensate di avere davanti un cane bastonato che ha finalmente capito di doversi sedere dopo il comando "Seduto!"... il biscottino glielo si da per riconoscimento!) Lo fate anche per meeee...
Vi plegoooooooooo.....

E... chissà ...

Ok ...

Seriamente...

VOGLIO sapere a quanti di voi interessa leggere la mia storia...

Motivo?

Ho idea di portarla avanti giornalmente... (un capitolo al giorno) ...

Però se non c'è un cane che la segue... che la posto quotidianamente a fare?!?

Quindi ... dò ufficialmente il via alle votazioni!!!!


Altra cosa... anzi ... due ...   ... ... ...  Anzi ... facciamo tre e non se ne parla più! ^^

Per le vostre domande che non mi avete ancora posto...^-^

1- Che fine ha fatto Gohan?!? O_o

----> Credete che mi sarei scordata di lui?? Ihihihih ... se mi conoscete... sapete la mia perversione!! ahahah ... apparirà quando meno ve lo aspettate!!!

2- Rapporto tra Gohan e Videl a rischio?!?

----> Se ve lo dico... cosa la leggete a fare la fic?? Commento solo che... chi mi conosce, sa che può aspettarsi di tutto!

3- La musica che fine ha fatto?!?

----> Date alla povera Becky il tempo di riprendersi!! Le ho ucciso il fratello... come minimo avrà il diritto di star male, no? SADICA!!! Muhuhuhhahahahahahah... Comunque ... tranquilli!! La musica verrà a fiotte più avanti! (O non l'avrei intitolata così la fic, no? ^^)


Angolino ringraziamenti:

Miss miyu 91: Eccolaaaaa!!! Ciao tesò!!! UUUUU ... grazie grazie grazie!!! TI VOGLIO UN BENE DELL' ANIMA!!! Sei un tesoro!! kisskiss

Videl '95 : Saaaaaaalveeee!! Piacere di conoscerti, straniera! No scherzo! Sono contenta che ti piaccia! Grazie infinite! kisskiss

Ladyultraviolet : Grazie, amore! Che ti devo dire? Sai già tutto! ihih ... Vabbè dai... un megabacione anche a te!! sssssssmmmmmmaaaaaakkkkkkkkkk

aaaaaaaaaaaaaaaaa... O_o : Ok ... ahah ... questo "nome" mi ha fatto ridere appena ho visto la recensione!!! ahahahah ... no dai ... (anonimo era meglio, cmq! ^^) OOOOkkk ... lasciamo perdere le mie idee perverse appena ho letto questo nome!! ihihihi ...
Ti ringrazio tantiximo!! (Non ti doci cos'ho pensato...) Nono ... grazie davvero! Mi hai fatto sorridere due volte... per la rece ... e per il nome! ^^ thank you!! kisskiss




Ok ... per chi invece vorrebbe fare due chiacchiere con me ... conoscermi, parlare di fic, sparare caz***e, e chi più ne ha più ne metta... andate sul mio profilo e troverete il mio contatto di msn!! ^^ (Aperto a tutti! Dal clone perfetto di Tom Kaulitz *-* ... Al clone perfetto di Bill Kaulitz *-* ... ok ... tutti comunque potete contattarmi! VVB)


L'ultima cosa poi mi tolgo dalle pa**e ...

Se vedo che la fic piace... dalla prossima settimana aggiungerò il settimo capitolo e poi ogni giorno posterò... (sempre verso sera) ...
Vojo il regalinoooooooooooo!!!!!!!!!!!!!!!! ^-^


Kiss a tutti!!!!





Danke Shone!!! (Grazie 1000)






Hilaryssj








      

  





Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Niente resta come prima. ***





Niente resta come prima.












Il prato era leggermente umido, ma piacevolmente fresco. I rumori cittadini erano lontani. Il vociare della natura li avvolgeva in una dolce atmosfera.
Erano stesi sull'erba, in silenzio, uno accanto all'altra, e guardavano le stelle.
"Non sarà mai più come prima, vero?" chiese Becky con lo sguardo perso sulla stella più
luminosa, dopo un tempo indefinito.
Trunks trasse un lungo respiro di sconforto. Era dura ammetterlo... ammettere che ormai era tutto finito. Che il dolore d'ora in poi sarebbe sempre stato accanto ad ognuno di loro.
"Niente resta uguale, Becky. Tutto cambia in continuazione... e noi non possiamo impedirlo."
"Ho paura, Trunks... perchè è cambiato tutto? Perchè proprio adesso? Perchè io? Perchè Kail?" disse con un misto di rabbia e frustrazione, strappando una manciata di fili d'erba dalla disperazione.
Il giovane si issò su un gomito e la guardò con occhi pieni di compassione.
"Becky... non sempre il cambiamento è facile da accettare ed ora meno che mai. Tutto adesso ti può sembrare diverso e questo ti irrita, ma... con il tempo starai meglio, vedrai..." le sussurrò spostandole una ciocca di capelli dal viso.
"Non riesco ad immaginarmi di nuovo felice come una volta. I tempi in cui uscivo con le amiche e mi divertivo come una normale adolescente mi sembrano lontani mille anni... Non riesco a pensare nemmeno ad un futuro... mi sento piatta..."
"Ti capisco, Becky. Solo... non devi aggrapparti al passato. Il tempo scorre e noi dobbiamo trovare il modo di andare avanti con lui..."
"E' difficile, Trunks... troppo difficile..." mormorò la ragazza tra i singhiozzi.
"Lo so, Becky... lo so." cercò di calmarla come meglio poteva accarrezzandole la guancia e la testa. "Ricordati che non sei da sola. Ci sono sempre io... non devi piangere e non devi più stare male... credi che Kail sarebbe contento di vederti ridotta così?"
Lei si asciugò le lacrime scuotendo la testa. Sembrava una bambina... fragile, delicata, indifesa. Trunks per la prima volta capì che il suo compito era di gran lunga più importante che consolare una ragazza della 3° C. Era come se lui avesse preso il posto di Kail, ora. Forse non ne era all'altezza, ma Rebecca aveva bisogno di aiuto e lui sembrava fosse l'unico in grado di poterglielo dare.

La giovane si tranquillizzò e si mise a sedere imitata dal Brief. Il lago rifletteva la loro immagine rischiarata da un lampione del parco poco lontano. Tirava una leggera brezza piuttosto tiepida. L'aria tra loro era pesante e carica di sensazioni.
Trunks le prese una mano e gliela strinse, confortandola.
"Promettimi una cosa..." sussurrò lei lievemente, sorridendo appena al contatto con la mano calda di lui.
"Che cosa?"
"Promettimi che non mi abbandonerai mai... che, qualsiasi cosa accada, non te ne andrai senza di me..." disse in un sospiro, guardando nel vuoto davanti a sè.
Trunks esitò un istante prima di rispondere. Becky aveva perso la sua unica figura di riferimento tutto un tratto. Adesso non sapeva più a chi appoggiarsi e sembrava che in qualche modo ora l'avesse inconsciamente trovato.
"Te lo prometto, Becky. Qualsiasi cosa succede io ci sarò."
"Sei il mio migliore amico?" chiese lei, fissandolo negli occhi celesti.
"Si... a meno che tu non preferisca un cane... guarda che io non scodinzolo e non mangio ossi!" scherzò con una punta di ironia.
Becky scoppiò a ridere dandogli una leggera spinta amichevole. "Cretino!" esclamò tra le risate.
Quella era la prima volta che la vedeva ridere. A scuola non la frequentava e il suo sorriso l'aveva notato poche volte di sfuggita. Era bella quando rideva. Era semplice. Era semplicemente lei. Quella risata Trunks la sentì come una liberazione per lei. Come qualcosa che finalmente lavava via le sue frustrazioni. Qualcosa che la rendeva leggera. Lo capì da una lacrima solitaria che le solcava la gote. Una lacrima di felicità.

Si ridistesero sull'erba ad ascoltare i grilli. Era davvero rilassante. Una specie di aromaterapia, con il profumo dei fiori e il silenzio della natura a circondarli.
"Trunks... tu hai già progetti per il futuro?" domandò ad un tratto lei rotolando su un fianco e ritrovandosi a pancia in giù vicino a lui.
"In che senso?"
"Bhè... non so... che Università frequenterai dopo gli esami di maturità?"
"Sul tema 'Università' cè un dibattito aperto a casa mia tra mio nonno e mia madre... Princeton o Yale... una delle due." rispose con un sospiro quasi stressato.
"Mi sembrano entrambe molto prestigiose... tu cosa vorresti fare una volta laureato?" chiese ancora Becky.
"Non saprei... immagino di portare avanti l'azienda di famiglia... sai, la Capsule Corporation e il resto... penso che studierò ingegneria."
"Già... è il lavoro perfetto per te... sei molto in gamba a scuola... e con i numeri..." sorrise lei, d'accordo con la scelta dell'amico.
"E tu?"
"Io cosa?"
"Tu... hai progetti per il futuro?" chiese Trunks improvvisamente curioso.
"Non lo so. Al momento non riesco ad immaginare un mio possibile futuro." ammise con tristezza.
"Dài... ogni ragazza ha un sogno ed è quasi sempre lo stesso" disse alzando gli occhi al cielo "Una grande villa dove vivere con il marito, o pseudonimo del Principe Azzurro, e almeno cinque canaglie di mocciosi che scorrazzano per casa... dimentico qualcosa, forse?" chiese ironizzando.
"Ah-ah... molto divertente. Comunque, per tua informazione, le ragazze non sognano solo QUEL futuro!" ribattè con enfasi.
"Ah no? E cos'altro sognano le ragazze?" domandò, visibilmente divertito.
"Bhè... la maggior parte preferisce diventare una famosissima modella-attrice con un amante per Stato e un figlio clandestino, che ovviamente non rovini la sua immagine. Questo comporta quasi sempre una liposuzione all'anno e una plastica quando si superano i quaranta!" rispose unendosi contemporaneamente alla risata del ragazzo.
"Spero che tu non faccia parte di questa categoria!" enfatizzò Trunks con le lacrime agli occhi per lo sforzo di ridere.
"No, traquillo. La modella rifatta non mi si addice proprio!"
"Buono a sapersi, allora!" disse quasi senza pensare il Brief.
"Cosa?"
"Scherzavo..." disse infine, riaquistando la calma.
Restarono in silenzio per qualche secondo, leggermente imbarazzati. Trunks si rimise a sedere con un sospiro rilassato.
"Qual è il tuo sogno, Becky?" chiese d'un tratto.
"Te l'ho detto... non lo so..." nella sua voce c'era una timida incertezza.
"Si che lo sai... perchè non vuoi dirmelo?" insistette il glicine, fissandola con intensità tanto che Becky dovette distogliere gli occhi e guardare l'erba sotto di sè.
Non rispose.
"Becky?"
"Trunks... io non ho un sogno... non ne ho mai avuti..."
"Non ci credo." la incalzò.
"Ti dico che è così. Per anni io sono sempre stata la ragazza modello. La studentessa migliore. La figlia perfetta. Con i miei voti potrei entrare in qualsiasi College, ma ciò che farò dopo la laurea... non ne ho la più pallida idea." rispose con una punta di malinconia.
"Capisco... d'altronde hai ancora due anni davanti... le idee alla fine ti saranno più chiare, vedrai!" la rassicurò lui.

Tornò il silenzio. Il rombo di una moto si sentì in lontananza riportando l'essenza della città anche in quella radura idilliaca.
"Oh, avanti... avrai pure un hobby, un qualcosa che fai sempre... un qualcosa che ti piace fare, dài..." la incoraggiò ancora una volta.
"Spiacente..." rispose lei scuotendo la testa "Oltre alle equazioni di secondo grado non mi viene in mente nient'altro che possa piacermi." disse sorridendo, con quell'espressione di sfida.
"Ne sei sicura?" sussurrò lui appoggiandosi sui gomiti, lo sguardo penetrante piantato su di lei.
"Io... credo di si..." mormorò abbassando lo sguardo, cercando di sfuggire al suo.
Era imbarazzata. Quel silenzio era pesante e lasciava spazio a tanti pensieri. Non riusciva a capire...
"Va bene..." sospirò lui alzandosi in piedi "Ora sarà meglio che ti accompagni a casa. E' tardi." le disse porgendole la mano per alzarsi.

Ripercorsero la stradina sterrata finchè non si immersero nuovamente nel traffico cittadino. Mentre camminavano sul marciapiede verso casa Blomwood, Becky divenne d'un tratto curiosa.
"Senti, Trunks... mi spieghi come... come fai a..." non sapeva se quella domanda era opportuna o se gli avrebbe dato fastidio.
"A volare?"
"Si..." forse era decisamente inopportuna.
"E' una lunga storia. Diciamo che è un'eredità di famiglia..." rispose,vago.
"In che senso?" domandò sentendo la curiosità aumentare.
"Non è facile da spiegare. Non è solo il fatto di volare... è molto di più." disse sorridendole.
"Intendi dire che c'è dell'altro?"
"Si... ma non preoccuparti... un giorno ti spiegherò ogni cosa."
Forse non era una buona idea. Raccontarle le sue origini, i suoi poteri... Non l'aveva mai fatto con nessuno. Nemmeno con Kail. Era strano, ma dopotutto si fidava di lei. Le avrebbe raccontato ogni cosa, ogni avventura, ogni scontro... Sarebbe stato bello confidarsi con qualcuno, mostrare chi era veramente.

Si guardò intorno, circospetto. Non c'era nessuno per quella strada. A quell'ora erano tutti in discoteca o già a casa.
Si fermò, bloccando la ragazza per un braccio.
"Aggrappati a me..." le disse.
"Perchè?"
"Fidati."
Becky lo guardò stranita. Dopo un istante, si avvicinò a lui con gli occhi bassi. Non voleva ammetterlo, ma tutto ciò era davvero imbarazzante.
Gli circondò il collo con le braccia. I capelli di lui le sfioravano il viso, solleticandole le palpebre e le labbra. Trunks le passò le sue mani intorno alla vita...
"Tieniti forte."
Becky non ebbe neanche il tempo di ribattere che si trovava già a parecchi metri da terra. Avrebbe voluto urlare, ma cercò di inghiottire la paura stringendosi a lui più forte che poteva con gli occhi serrati.
Erano fermi. Galleggiavano per aria come una bolla di sapone. Faceva tanto freddo e il vento ululava come fosse l'unica cosa esistente. I rumori cittadini erano lontani e ovattati. Sembrava tutto così chiuso, protetto, come fosse sotto una boccia di cristallo. A Becky pareva quasi di essersi addormentata.
"Puoi aprire gli occhi, adesso." disse Trunks leggermente divertito, rompendo quel magico silenzio.
La ragazza si fece coraggio. Aprì lentamente un occhi e poi l'altro e quello che vide la lasciò senza fiato.
Sotto di loro c'erano i grattacieli che al confronto sembravano delle casette di cartone. Da lassù si vedeva tutta Satan City. Le numerose luci nel buio si fondevano tra loro facendo sfavillare le strade e le vie del centro. La macchia verde dove erano stati poco prima attenuava il grigio dei palazzi e annegava i colori nel velo blu scuro del lago. Becky non sapeva come definire tutto quello. Era uno spettacolo unico, impensabile. Non aveva mai assistito a niente del genere prima d'ora e tutto le sembrava così...
"Trunks... è meraviglioso..." mormorò rapita da quel contesto.
"Si... proprio come il tuo sorriso." le sussurrò con quel tono basso, ansante, lo stesso con cui stava facendo sciogliere il cuore di Becky.
Lei rimase colpita da quella risposta. Tanto che non riuscì a dire altro, affondando il viso color porpora nel suo vigoroso petto.
Il respiro di lui le scaldava la base del collo. Rebecca stava andando in escandescenza. Non sapeva nemmeno lei se era per l'imbarazzo o per il freddo che le bruciava le ossa.
In quel momento sembrava che tutto si fosse fermato. Anche il suo respiro.
"Se ti fidi di me... allora non avere paura." le sussurrò ancora lui.
"Come... ?!" chiese non avendo capito a cosa Trunks stesse alludendo.
La presa si sciolse d'un tratto. L'aria ghiacciata l'avvolse in un abbraccio pesante che la spingeva verso il basso.
Stava precipitando.
Non riusciva neanche ad urlare. I polmoni sembravano essersi spostati in gola.
E' finita.
La paura sembrava essersi dissolta.
L'ultima cosa che vide prima di chiudere gli occhi fu il sorriso rassicurante di suo fratello.  
Era questione di attimi e ci sarebbe stato l'impatto con il suolo. Becky temeva di aprire gli occhi...
... Poi qualcosa arrestò la sua caduta. Sembrava tornata a galleggiare in aria. Sentiva la pressione sui suoi fianchi.
Si fece coraggio e spalancò le palpebre. La città era ancora sotto di lei. Stava volando!
"Non stai volando!" disse una voce snervante sopra di lei. Sembrava ridere di gusto.
Idiota!
"Trunks... sei un idiota!" urlò evidentemente irritata lei.
Lui fece una mezza capriola senza mollare la presa, finendo con il trovarsi sotto di lei e sorreggiendola con le braccia per vedere la sua faccia rossa di rabbia.
"Ma guarda che è vero... in teoria sono io che sto volando e tu sei solo il peso che mi sono portato dietro..." esclamò ridendo. Becky divenne ancora più adirata.
"Sei un idiota perchè questo peso che ti sei portato dietro rischiava di essere spiaccicato a terra!" urlò rossa in viso, cosa che faceva sbellicare dalle risate il diciottenne.
"Oh, andiamo ... credevi veramente che ti avrei lasciata cadere? L'ho fatto apposta... non è stato divertente?"
"No che non lo è stato, deficente che non sei altro!"
Trunks si mise a ridere più forte mollando di nuovo la presa. Stavolta Becky non trattenne alcun urlo.
L'afferrò al volo come se l'avesse presa in braccio e cercò di far morire quella risata alla vista del colorito blu della ragazza.
"Fossi in te terrei a freno la lingua... Non sei nelle condizioni di insultarmi, ora." affermò solenne e Becky decise di ascoltarlo per evitare ulteriori infarti continuando però ad imprecare nella sua mente.

Mentre volavano verso casa Bloomwood, Becky ammise comunque a sè stessa di essersi divertita. Uscire quella sera le era stato utile. Aveva ritrovato la voglia di vivere, una cosa che ormai aveva dichiarato persa.
Trunks aveva ragione. Niente resta come prima. Becky non aveva comunque intenzione di arrendersi. Sarebbe andata avanti. Era una promessa. Per lei e per suo fratello. E i suoi pensieri in qualche modo riconducevano sempre al ragazzo che in quel momento la stava stringendo a sè per proteggerla dal freddo di quelle altezze.
Gli era grata per quello che stava facendo e non potè fare altro che lasciarsi sfuggire un ultimo sincero "Grazie" prima di scivolare nel sonno. Per la prima volta dalla tragedia senza incubi.





Continua...!?!?







Eccumiiiii!!! Sono tornataaaaa!!! Leggero ritardo, ma sapete com'è ... le feste, il Natale... eheh

AUGUUURRRIIIIII!!!!!!

Buon Natale a tutti! (ritardo, ma sapete come sono fatta hehe)

Già che ci sono colgo l'occasione per augurarvi un felice anno nuovo!

Questo è il mio capitolo-regalo per voi ^^

buon natale

Ho poco tempo quindi nn posso ringraziare uno per uno (scusate):

Videl'95 ; linasayan ; miss miyu 91 ; ladyultraviolet ; Frulallas ; Pink_Videl ; Arianna ; Sweet GiulySS

Grazie davvero ragazze!! Non so come farei senza di voi!


Un ultima cosa ...

Purtroppo non posso aggiornare giorno per giorno come aveva precedentemente detto...

Causa: Nuove fic in lavorazione!

Pensavo di finire questa e poi iniziare con le altre, ma l'istinto mi ha vinto! Eheh ... scusate!

Non preoccupatevi! Comunque aggiornerò più o meno in fretta! Non mi dimentico di questa fic, tranquille! ^^


Ringrazio ancora tutti quanti!

BUONE FESTE

by


Hilaryssj























  

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** L'idea non detta. ***


L’idea non detta

 

Casa Bloomwood era avvolta dal buio della notte. I genitori di Becky non erano ancora rincasati dal loro ristorante nonostante l’ora tarda.
Trunks entrò levitando dalla finestra semiaperta della camera della ragazza, attento a non fare rumore. Becky giaceva addormentata tra le sue braccia, raggomitolata contro il suo petto, troppo esausta per svegliarsi ma ancora troppo irrequieta per non reagire al minimo chiasso.
L’adagiò delicatamente sul letto e la vide rabbrividire al contatto con le lenzuola fredde. Afferrò la leggera coperta di pile piegata con cura ai piedi del materasso e vi avvolse dolcemente la sedicenne infreddolita.
A giudicare dalle occhiaie ben visibili, era parecchio tempo che Becky non dormiva un sonno tranquillo. Finalmente sembrava che gli incubi fossero scomparsi.
Trunks le scostò una leggera ciocca di capelli dorati dal viso e le passò impercettibilmente un dito sulle labbra carnose.
Non seppe perché lo fece, ma ne provò la voglia irresistibile. Era morbida e calda al suo tocco e poteva percepirne la sofferenza scaturire dalla pelle liscia e pallida.

Quelle sensazioni gli provocarono una scossa elettrica in tutto il corpo tanto da obbligarlo a distogliere bruscamente le mani da lei.
Era bella. Nemmeno lui, che di donne ne aveva viste e talvolta assaggiate, poteva negare la naturale bellezza di quella fragile creatura.
Si chiese come aveva fatto a non notarla prima d’ora. Le sue forme stavano sbocciando lasciando all’immaginazione un radioso sviluppo. Trunks l’aveva frequentata pochissimo, tanto da non ricordare neppure la luminosità del viso che emanava ogni volta che accennava un sorriso prima del tragico fato.
Accostò le labbra alla cerea fronte in parte coperta dalla bionda frangetta e vi posò un flebile bacio, rammaricato al pensiero che probabilmente non avrebbe mai più rivisto quell’antico splendore che caratterizzava la piccola Becky.

 
La mia piccola Becky.

 
Al contatto, la sedicenne emise un lieve mugolio e si strise nella coperta.
“Buona notte, Becky” le sussurrò il giovane Sayan.
Girò intorno al letto e, molto lentamente per non svegliarla, le tolse le scarpe e le appoggiò ai piedi del letto.
Solo in quel momento si accorse degli stracci di foglio sparsi su tutto il pavimento.
Nel buio della tarda sera ne raccolse qualche pezzo e li adagiò sulla scrivania dall’altra parte della stanza. Accese la fioca lucetta della lampadina da lettura e ne lesse qualche frammento cercando di coglierne il senso per quanto fosse possibile.

 

 It’s funny when…

I'm standing here but all I want…

 
Looking from the…

 
Erano frasi spezzate, senza senso, scritte in lingua inglese e quasi incomprensibili date le varie cancellature.
Su alcune parole c’erano dei riferimenti, su dei pezzi c’era disegnata la chiave di violino, su altri delle note disegnate che racchiudevano un “mi” o una chiave di “do”.
Con la fronte aggrottata, Trunks lanciò un’occhiata alla ragazza per controllare che stesse ancora dormendo e posò l’ attenzione sul pianoforte alla sua sinistra.
Era pieno di polvere da quanto potesse constatare al buio e sembrava inutilizzato da tempo.
La tastiera era chiusa a chiave.
Solo i numerosi quadernetti che trovò nel cassetto del tavolino lo convinsero del fatto che quel pianoforte non era lì per figura.
Più di una decina di quei fascicoli stampati in pentagramma erano pieni di canzoni, simboli di note musicali e data di realizzazione. A Trunks ci volle circa
una buona mezz’ora per consultarli tutti sino all’ultimo ricostruendo ogni anno.
Alla fine ripose tutto al proprio posto come lo aveva trovato.
E così era questa la passione di Becky…
Aveva scoperto che scriveva canzoni da quando aveva nove anni e che le piaceva anche cantare a giudicare dal microfono che trovò nell’ultimo cassetto in basso.
Non riusciva ad immaginarsela mentre, seduta al piano, dava voce alle sue predilezioni e probabilmente nemmeno lei si poteva più vedere in quel modo.

 
E’ così difficile farti tornare ciò che eri, piccola mia…

 

Passò un dito sul legno del grosso strumento inutilizzato pensando a un modo qualsiasi per tirarla fuori da quel brutto momento che stava passando.
Cos’era che poteva renderla di nuovo felice?
Era la musica ad alimentare la sua vita e le sue speranze o era lei stessa e la sua dispersa vitalità a sostentare la sua passione?
Lanciò uno sguardo disperato alla foto appesa al muro che ritraeva una piccola Rebecca undicenne al suo compleanno: lei davanti alla torta di panna con i capelli biondi che le ricadevano sulle spalle abbaracciata al fratello, Kail, di ancora tredici anni. Erano molto uniti. Kail adorava sua sorella… Trunks non ricordava in nessuna circostanza che lui avesse mai parlato male di Becky; la difendeva sempre se veniva a sapere che qualcuno si era azzardato a chiamarla
secchiona.

 
Kail, amico mio, cosa posso fare?

 
Intravide un depliant sotto una pila di altri fogli che gli parve famigliare.
Ne afferrò un lembo che spuntava e lo estrasse facendo attenzione a non far cadere gli altri documenti.

 

Conservatorio Briston Hillman

 

Scuola di musica e canto di Rever City

 

 

 
Il conservatorio estivo…
Lo conosceva.
Goten gliene aveva parlato; Gohan era stato assunto come professore in quella scuola per migliorare le sue referenze.
Becky aveva deciso di frequentare quei corsi?
Sfogliò il depliant fino all’ultima pagina per confermare la sua teoria.
Come pensava, il foglio per le iscrizioni era ancora bianco e alla data di scadenza mancavano tre giorni.
Quindi aveva deciso di mollare tutto… non poteva tirarsi indietro a quel modo.

 
Grazie, Kail…

 
Si appostò sul balcone, richiuse dolcemente la finestra e spiccò il volo verso casa.
Nella mano destra teneva saldo il depliant e nella sinistra un quadretto che ritraeva Becky seduta al piano all’età di quattordici anni.

 

 

 

 

“Sei sicuro che può ancora entrare?”
“Certo… la scadenza è dopodomani, ma se faccio una telefonata al direttore non credo ci saranno problemi…”
“Grazie, Goahn… sei il migliore!”
“Di nulla, Trunks… ora, toglimi una curiosità… lei lo sa?”
“Ehm… non proprio”
Gohan lo guardò accigliato.
“Ti conviene sbrigarti a farglielo sapere… fra due settimane inizieranno i corsi!”
“Lo so... l’ho chiamata oggi ma non ho avuto il coraggio di spiegaglielo… domani la porto al cinema e le dirò tutto…”
 

… o almeno, spero di riuscirci…

Continua...!?!

Ciao a tutti!! 

Anf...buff... Ke fatica! Scrivere questi capitoli mi sta togliendo la linfa vitale a poco a poco! eheh...

Comunque... ma gente... ma come va??? Da tanto che nn ci sentiamo... 

uhuhuhuh... Probabilmente non ci sarà più nessuno che legge questa fic a parte me stessa! 

Ah bhè... siamo a posto! 

Allora Hilary... come stai? Bene grazie! Ti è piaciuto questo cap? ... ... ... bho... ... ... 

-_-" ... risposta esaudiente! 

Comunque... se c'è ancora qualche buon uomo (o donna, s'intende) che segue questa enorme cavolata triste senza capo nè coda... 

... prego di farsi sentire... sapete ... ci terrei a ringraziare chi mi ha aspettato così tanto! *-*

Uhuhuh ... a parte scherzi... vi è piaciuto questo capitolo (un pò corto a dir la verità)??? Please... recensite! (sigh)

Ringrazio:

Videlina 95 : Grazie 1000!!! Sono felicissima che ti piaccia così tanto a tal punto da reputarla una delle migliori che tu abbia mai letto! Davvero sono contentissima! ... Peccato che piaccia a pochi, però mi fa davvero piacere ricevera la tua opinione. Sai... anche a me piace tanto leggere le ff che adoro di più ed elogio tanto gli autori o autrici che le scrivono... alcune ff le stampo addirittura per leggermele a scuola ogni tanto (ehehe) e nelle recensioni scrivo tutti i miei complimenti. Una mia amica mi aveva dedicato un capitolo e ne fui tanto contenta e in qualche modo ripagata da ciò che leggevo. E' per questo che ho deciso di dedicarti questo cap! ^^ Spero ti faccia piacere! Un bacioniximo! A presto!

Ladyultraviolet: Amica mia!!!! Ke bello risentirti! Sempre qui, sempre al mio fianco! Grazie 1000 per il tuo continuo supporto! sempre accanto a me!! sigh... basta sennò  mi commuovo! kisskisskiss un abbraccione!!!! ^^

miss miyu 91 : Anche tu sempre qui! Sempre al mio fianco! La mia fedelixima missy miyu!!! ke billo! Grazie per la rece e grazie di esserci sempre! kisskisskiss

Dedicate to Videlina 95 (un bacione)

Hilary

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=172368