STILL YOU, ALWAYS YOU

di lynn12
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 19 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


prologo

PROLOGO

Tokyo, Shinjuku, ore 10.12

Io pronuncio il tuo nome in questa notte oscura, e il tuo nome mi suona più lontano che mai. Più lontano di tutte le stelle e più dolente della mite pioggia. (Federico Garcia Lorca)

 

Aprì gli occhi sentendosi come se si fosse addormentato solo pochi attimi prima. In effetti, poté constatare guardando la sua radiosveglia che erano trascorse neanche quattro ore da quando si era coricato. Aveva passato tutta la notte ad ubriacarsi, nella quanto mai vana speranza di dimenticare il giorno che stava per arrivare. Di dimenticare lei. Fece un sorriso amaro. Erano due anni che ci provava e ancora si illudeva di riuscirci…Si passò stancamente una mano sul viso, sentendo la crescente barba pungergli il palmo.

Non aveva voglia di alzarsi. A che pro, poi? Qualsiasi cosa avesse fatto, in qualsiasi luogo fosse andato per cercare di non pensare, i ricordi lo avrebbero rincorso. Tormentandolo, annientandolo. In qualsiasi viso avrebbe visto lei, in qualsiasi profumo riconosciuto il suo, in ogni risata il suono cristallino che tormentava i suoi sogni.

Due anni…Erano trascorsi esattamente due anni dal giorno in cui lei se n’era andata. Certo, si era aspettato che non sarebbe stato semplice, ma quel dolore lacerante al petto…non aveva mai provato nulla di simile nella sua vita. E in tutto quel tempo non si era mai affievolito, lo aveva accompagnato in ogni momento, in ogni secondo della sua giornata. Si sentiva come se il suo cuore e la sua anima gli fossero stati strappati via. Lei era il suo cuore. Lei era la sua anima. Lei glieli aveva restituiti quando il suo intero mondo era governato dal buio e dalla morte. E ora lei se li era ripresi.

E la sola persona che doveva ringraziare per tutto questo era se stesso. Per anni l’aveva respinta, aspettando il momento in cui lei si sarebbe stancata e lo avrebbe lasciato. Perché tutti, prima o poi, lo lasciavano. E alla fine quel momento era arrivato e lei se n’era andata. Avrebbe dovuto sentirsi felice, soddisfatto di aver ottenuto quello che voleva…Allora perché da due anni conviveva con quel dolore straziante? Perché il nome di lei continuava a rimbombargli nella testa?

 

New York, Manhattan, ore 00.12

Lyin' alone in the darkness with a memory in my head. There's a big hole where my heart is and a lonely feeling rolling 'round my bed. And I'm afraid to sleep, cause if I do I'll dream of you and dreams are always deep on the pillow where I'll weep. (Dido – Afraid to sleep)

 

Fissava le luci della città fuori dalla sua finestra da ore ormai. Qualsiasi cosa facesse, per quanto ci provasse, non riusciva ad addormentarsi. No, in realtà, aveva paura di addormentarsi. Perché sapeva che, nel momento stesso in cui i suoi occhi si fossero chiusi, l’immagine di lui sarebbe apparsa nella sua mente. I suoi occhi che brillavano di una luce maliziosa, il suo sorriso ironico, la sua voce profonda…Anche dopo due anni ricordava ogni più piccolo dettaglio. Tutto ciò che lo riguardava era scolpito nella sua mente e nel suo cuore. Quel cuore che aveva lasciato ad un oceano di distanza. E sapeva anche che mai li avrebbe dimenticati. Per quanto disperatamente tentasse di ignorare quel dolore che le lacerava l’anima, questo era ancora vivo e forte anche dopo due anni. Per quanto avesse costruito una barriera di ghiaccio attorno al suo cuore, di notte essa si infrangeva e un fiume in piena di ricordi e sensazioni si riversava nella sua testa. Per quanta distanza avesse potuto mettere tra lui e se stessa, niente era cambiato. Lui era sempre presente, tormentandola, annientandola. Lo vedeva in ogni persona che incontrava, sentiva la sua voce in ogni caldo suono che udiva, vedeva i suoi occhi nel buio della notte…

Da molto tempo aveva rinunciato alla speranza di vederlo comparire davanti a se, eppure il suo cuore non poteva fare a meno di sussultare ogni qualvolta il sentiva il campanello suonare o il telefono squillare, una scarica elettrica le attraversava il corpo ogni qualvolta una voce maschile chiamava il suo nome e il suo corpo rabbrividiva ogni qualvolta vedeva una figura alta e muscolosa tra la folla.

Lui era parte di lei e tutto il suo essere lo chiamava a gran voce, nella speranza di averlo di nuovo accanto a se. Ma questo non sarebbe mai accaduto. Lui aveva fatto la sua scelta quel giorno. E lei aveva fatto la sua. Tuttavia, anche se, materialmente, un oceano di distanza li separava, lei sapeva che, nonostante tutto, lui faceva parte di lei. Lui era dentro di lei e mai se ne sarebbe andato.

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


CAPITOLO 1

-Sveglia, bella addormentata!-

Kaori si svegliò di soprassalto all’improvviso penetrare di quella voce nel suo sonno. Un secondo dopo, sentì il letto sobbalzare sotto il peso del proprietario della voce. Non aveva alcun dubbio sulla sua identità, solo una persona si azzardava a svegliarla in quel modo, correndo il rischio di incorrere nella sua ira.

-A.J., quante volte devo dirti che la chiave che ti ho dato è solo per le emergenze?- gemette Kaori voltandosi a pancia in giù e nascondendo la testa sotto il cuscino

-E io quante volte ti ho detto di non chiamarmi “A.J.”?- replicò lui spostando il cuscino –E poi questa è un’emergenza- continuò stendendosi accanto a lei

-Ah sì? Beh, spero per te che sia un’emergenza molto urgente per avermi svegliato così presto!-

-Tesoro, sono le dieci di mattina…-

Kaori aprì un occhio e sbirciò la sua stanza. Le tapparelle erano abbassate e lasciavano entrare pochissima luce, perciò la camera era in penombra. Tuttavia, la luce brillante che entrava dalla porta rimasta aperta e che proveniva dal soggiorno le diceva che il giorno era iniziato da un bel pezzo.

-In ogni caso, ho dormito poco stanotte, perciò se la tua non è una vera emergenza ti conviene lasciarmi dormire, Aidan- disse voltandosi su un fianco, verso di lui

Il volto di Aidan si addolcì.

-Immagino benissimo perché hai dormito poco, Kai, e scommetto che l’unica cosa che avresti voglia di fare oggi è rintanarti in casa a deprimerti un po’-

-Io non mi deprimo…-

-Beh, l’anno scorso l’hai fatto-

Kaori stava per replicare, ma si rese conto che Aidan aveva ragione, perciò lasciò perdere. E poi era inutile discutere con lui, la conosceva troppo bene. Tra loro c’era stata fin da subito una forte affinità, come tra un fratello e una sorella. Persino Sayuri lo considerava ormai come un membro della famiglia. Quando, un anno e mezzo prima, Kaori aveva intrapreso la sua carriera di scrittrice, Aidan Julian Mackanzie le era stato assegnato come assistente. Lo aveva trovato simpatico fin da subito, quando si era presentato dicendo:“Ciao, io sono Aidan. È meglio che tu sappia fin da subito che sono gay, perciò tutto questo ben di Dio non può essere tuo” Avevano poi scoperto che entrambi amavano tre cose nella vita sopra ogni altra: la cioccolata, Johnny Depp e i film romantici accompagnati da una maxi porzione di pop corn. In quel momento era diventato il suo migliore amico. Era facile parlare e confidarsi con lui, Aidan sapeva ascoltare e darle consigli come poche persone sapevano fare ed era per questo motivo che gli aveva raccontato tutto del suo passato.

-Allora, questa emergenza?- gli chiese con tono rassegnato

-Oggi esce il tuo secondo capolavoro, te ne sei dimenticata, tesoro?- le rispose lui picchiettandole con un dito sulla fronte –Devi andare in libreria a firmare un po’ di copie per i tuoi fan-

-Posso farlo anche domani- replicò Kaori seppellendosi di nuovo sotto le coperte

-No, non puoi, alla libreria ti aspettano per le 12- Aidan prese le coperte e le buttò giù dal letto

-Non sono in vena di firmare libri e distribuire sorrisi-

-Beh, dovrai farlo lo stesso. I tuoi fan sono già in fila che ti aspettano-

Kaori sospirò. Quello era un colpo basso, Aidan sapeva che lei odiava deludere i suoi lettori. Il loro sostegno era la cosa più importante per lei.

-E poi, sento che oggi è il giorno in cui incontrerò la mia anima gemella!- aggiunse il suo assistente con aria sognante

Lei girò gli occhi.

-Questo me lo dici quasi ogni giorno, Aidan-

-Ovvio, perché io sono sempre pronto all’incontro di quello che sarà l’uomo della mia vita!-

Kaori scoppiò a ridere.

-Va bene, va bene, mi alzo. Non fosse altro per non sentire ancora le tue fantasie romantiche!- si alzò e premette il bottone per far salire le tapparelle elettriche

Era una serena giornata di inizio ottobre e le calme acque del fiume Hudson le diedero il buongiorno anche quella mattina.

-La tua è tutta gelosia, Kaori. Lo so che in fondo sei innamorata di me…Come darti torto, d’altronde? Un figo come me non si trova tutti i giorni…- si vantò scherzosamente Aidan

Kaori si avviò verso il bagno scuotendo la testa e con il sorriso sulle labbra. Il suo amico sapeva sempre come farle tornare il sorriso. Ed era veramente un bel ragazzo. Alto, fisico scolpito dalla palestra, corti capelli castani a spazzola, occhi verdi e un sorriso irresistibile, quel sorriso che le ricordava tanto quello di un altro uomo, ancora più affascinante…Scacciò immediatamente quel pensiero. Non importava se quel giorno era l’anniversario della sua partenza da Tokyo, non avrebbe permesso ai ricordi di deprimerla.

Si fece una doccia e indossò un leggero vestito di cotone marrone a piccoli pois rosa con le maniche lunghe e la gonna che le arrivava sopra il ginocchio, a cui abbinò un paio di stivali in pelle marroni. Rifece il letto e si diresse quindi in cucina, dove trovò Aidan intento a prepararle la colazione. Si avvicinò e sbirciò da sopra il bancone che divideva la cucina dal soggiorno.

-Mmh…Frittelle! Le adoro!- esclamò con l’acquolina alla bocca

-Lo so- le sorrise Aidan posandole il piatto di fronte

-Sei il migliore- Kaori gli mandò un bacio

-So anche questo!-

Dopo colazione, si recarono in una delle più grandi librerie di Manhattan, a Greenwich Village. Come ogni volta, Kaori rimase sorpresa dal numero di persone presente, venute solamente per vederla, stringerle la mano e farsi firmare una copia del suo nuovo libro. O meglio, venivano per vedere Kailey Madison, visto che quello era lo pseudonimo che utilizzava per i suoi libri.

Ripensò a come si era ritrovata, praticamente per caso, a fare la scrittrice. Lei amava da sempre scrivere e lo faceva già quando viveva ancora a Tokyo. Scriveva principalmente della sua vita, di quello che le succedeva e del suo lavoro. C’era da dire che la vita che conduceva in Giappone al fianco di Ryo di spunti gliene dava non pochi! Come sempre quando pensava al suo passato, sentì una dolorosa stretta al petto. Quello che era successo due anni prima, dopo l’episodio di Kaibara, era qualcosa a cui tentava disperatamente di non pensare. Per non ricordare il motivo per cui aveva lasciato tutto. Per non soffrire.

Arrivata a New York, era andata a stare per un po’ da sua sorella Sayuri, la seconda persona, oltre ad Aidan, che conosceva il motivo del suo trasferimento a New York. Era stato merito suo se aveva intrapreso la carriera di scrittrice. Un giorno, Kaori aveva dimenticato in soggiorno il quaderno dove annotava tutte le cose che le succedevano e sua sorella lo aveva trovato e letto alcune pagine. Ricordava di come lei non si fosse affatto risentita, ma avesse provato più che altro imbarazzo…Sayuri, invece, entusiasta, le aveva detto che possedeva del talento e le aveva proposto di provare a scrivere qualcosa. Inizialmente, Kaori non era per niente entusiasta dell’idea, ma sua sorella sembrava così sicura delle sue capacità che aveva finito per accettare. Incredibilmente, il suo primo, vero racconto le era uscito con più facilità di quanto avrebbe mai creduto. Le era bastato raccontare uno dei casi che aveva risolto insieme a Ryo, cambiando ovviamente i nomi dei protagonisti, ed in poco tempo era finito.

Sayuri aveva insistito per mandarlo ad una casa editrice, aiutandola a tradurlo in inglese, e Kaori aveva accettato più per farla contenta che altro, sicura che la storia sarebbe finita lì. Una settimana dopo, invece, era stata contattata da Russ Coleman, della Rain Publisher, che le aveva detto che il suo libro era originale e appassionante e le aveva offerto un contratto. Se quello l’aveva sorpresa, la notizia che nel giro di un paio di mesi il suo libro era diventato un Best Seller l’aveva shockata. E così, senza quasi accorgersene, era diventata una scrittrice e il suo secondo thriller sembrava dover avere lo stesso successo del primo. I lettori si erano appassionati alle avventure di Rafe Storm, il detective privato protagonista dei suoi romanzi, le trovavano originali ed emozionanti, ed adoravano lo stile in cui Kaori, o meglio, Kailey, le raccontava, perché sembravano trasportarti dentro alla storia, permettendoti di viverla mentre divoravi le pagine del libro.

Kaori a volte si chiedeva cosa avrebbero pensato se avessero saputo che ciò che loro credevano fantasia non lo era poi così tanto…Nel primo libro, “Silver Eyes”, aveva raccontato quello che era successo con Silver Fox, tralasciando tuttavia il suo ruolo, che nel romanzo non era contemplato. Nel secondo, “The Forgotten Past”, aveva scritto dell’arrivo di Rosemary, facendo conoscere ai lettori qualcosa sul passato del protagonista.

In realtà, scrivere di Ryo era il solo modo per Kaori di sentirlo ancora vicino, di sopperire al doloroso senso di mancanza che sentiva.

-Kailey? Tutto bene?- le chiese Aidan vedendola assorta

Lei si strappò dalle sue fantasticherie.

-Sì, tutto bene non preoccuparti- lo rassicurò

Poi, prese un libro dalla pila di fianco a lei e sorrise al prossimo della fila, una studentessa universitaria che sognava di diventare una scrittrice in gamba come lei. Kaori fu gentile, sorrise e la incoraggiò a perseguire il suo sogno, ma il suo sorriso non riuscì mai ad arrivare ai suoi occhi.

 

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


CAPITOLO 2

-È arrivata un’altra lettera dal tuo ammiratore maniaco-

Kaori mandò un’occhiataccia – che definire “assassina” sarebbe stato gentile – ad Aidan, appoggiato al tavolo e sventolante una busta rossa. Stava tranquillamente facendo colazione con sua sorella nel suo locale preferito sulla 57esima strada, non lontano dalla Rain Publisher dove di lì a poco doveva recarsi, quando il suo assistente era entrato e si era diretto al loro tavolo. Aidan sapeva bene che lei non amava parlare di  quell’argomento davanti a Sayuri, ma sembrava che lui si fosse messo in combutta con sua sorella per convincerla a rivolgersi alla polizia o ad assumere una guardia del corpo. Tutto questo perché da un paio di mesi a quella parte riceveva delle strane lettere da parte di un ammiratore un po’ troppo focoso…Lei reputava tutta quella preoccupazione inutile. Era stata l’assistente di City Hunter, per Dio, non si sarebbe di certo spaventata per una cosa del genere!

-Puoi anche cestinarla, per quello che mi interessa…- disse con noncuranza

-Kaori, perché ti ostini a prendere questa storia alla leggera?- intervenne Sayuri con una nota di preoccupazione nella voce

-Perché non c’è niente di cui preoccuparsi…-

-La settimana scorsa qualcuno è entrato nel tuo appartamento…-

-Non ci sono prove che sia opera sua…Potevano essere semplici ladri-

-Questa è già la terza lettera questa settimana, sono sempre più frequenti- fece Aidan –Io e tua sorella siamo preoccupati per te, Kai-

Kaori girò gli occhi.

-Delle lettere non possono certo farmi del male. E poi…- i suoi occhi divennero tristi –Niente può più ferirmi ormai-

Detto questo, si alzò e uscì dal locale, sotto lo sguardo preoccupato degli altri due.

-A volte non la riconosco più…- mormorò Sayuri –La ragazza che ho conosciuto qualche anno fa era allegra, sensibile ed istintiva, non era capace di nascondere quello che provava…-

-Quella ragazza esiste ancora…- replicò Aidan –Solo che è nascosta dietro un muro di dolore-

-La sto perdendo, ma io non posso fare niente per impedirlo…C’è solo una persona che può restituirmi la mia sorellina…-

 

Ryo premette il tasto del telecomando per la millesima volta nel giro di cinque minuti. Quella sera aveva deciso di rimanere a casa, non aveva voglia di uscire. Non aveva voglia di vedere gente e di fare finta che tutto andasse bene. Niente andava bene, maledizione! Kaori gli mancava così tanto che a volte credeva di impazzire. Aveva anche pensato di cercarla…ma non ne aveva mai avuto il coraggio. Probabilmente lei aveva una nuova casa, dei nuovi amici, si era rifatta una vita…Magari si era persino dimenticata di lui…

Mandò giù un lungo sorso dalla lattina di birra che teneva in mano e ricominciò a fare zapping tra i canali. Tuttavia, i suoi pensieri tornavano inesorabilmente su di lei. Immaginava che Kaori si fosse recata a New York da sua sorella, ma non aveva mai controllato. Non sapeva se per paura di scoprire che lei fosse infelice o se, al contrario, per paura che lei fosse felice anche senza di lui.

In quel momento il telefono cominciò a squillare. Ryo lanciò un’occhiata all’orologio appeso al muro e vide che segnava le 22.12. Chi mai poteva chiamarlo a quell’ora? Forse Miki per sincerarsi che stesse bene… Ultimamente non si era recato più al Cat’s Eye con la stessa frequenza di prima e così la barista ogni tanto lo chiamava, preoccupata per lui. Afferrò il telefono dal tavolino di fronte a lui e rispose.

-Sì?-

-Saeba? Sono Sayuri-

Ryo si irrigidì. Perché la sorella di Kaori lo stava chiamando? Una morsa di preoccupazione gli strinse il cuore.

-Lo so che lì a Tokyo sono le dieci passate, ma si tratta di una cosa urgente- continuò la donna

-Che cosa è successo?- riuscì infine a chiedere lui

-Kaori sta bene, non preoccuparti- lo rassicurò –Tuttavia…ha bisogno di protezione-

-Protezione? Da chi?-

-Ultimamente riceve delle strane lettere…Più che strane direi inquietanti…E la settimana scorsa qualcuno si è introdotto nel suo appartamento. Lei dice che non ci sono prove che sia opera della stessa persona, però…-

-Tu sei preoccupata per lei- terminò Ryo

-Ho una brutta sensazione. Vorrei che venissi qui a New York…per favore- lo pregò Sayuri

-Immagino che Kaori non sappia niente di questa telefonata…-

-No. Lo sai come sa essere testarda…-

-Sì, lo so-

Anche attraverso la linea del telefono, anche ad un oceano di distanza, Sayuri avvertì tutta la tristezza e l’emozione contenute in quelle tre parole.

-Sia chiara una cosa, però. Se accetti di venire qui, deve essere perché vuoi rientrare nella vita di mia sorella… E di non uscirne più. Non reggerebbe nuovamente al dolore. Capisci quello che voglio dire?-

-Sì, capisco- rispose Ryo quasi in un sospiro

-Bene. Perché mia sorella non è più la stessa da due anni a questa parte e tu sei l’unico che può farla tornare quella di un tempo. Rifletti su quanto ti ho detto, il mio indirizzo ce l’hai. Se decidi di non venire, manda Mick, Umibozu o qualsiasi persona tu reputi degna di fiducia-

Detto questo, lo salutò e riattaccò. Ryo fissò il telefono tra le sue mani. Se Sayuri aveva chiesto il suo aiuto, la situazione doveva essere davvero seria. Il suo voltò si oscurò come il mare in tempesta. Sebbene lontana da lui, Kaori era di nuovo in pericolo. Che fosse un segno del destino? Che il fato volesse che lui e Kaori fossero riuniti? Che volesse che fosse ancora lui a proteggerla? Scosse la testa con un sorriso divertito sulle labbra. Adesso si metteva a credere anche a cose come il destino…

Si alzò e si avvicinò alla porta-finestra, osservando il brulicare via vai della Shinjuku-dori sotto di lui. Ripercorse con la mente la conversazione appena avuta con Sayuri. La donna aveva detto che Kaori non era più la stessa…Che cosa voleva dire? Dal tono con cui lo aveva detto sembrava che non fosse solo preoccupata per l’incolumità fisica della sorella…Kaori era cambiata tanto in quei due anni? E perché lui era l’unico che poteva farla tornare quella di un tempo? Aveva sofferto così tanto a causa sua?

Chiuse gli occhi e strinse i pugni fino a farsi male. Certo che aveva sofferto, che domande idiote si faceva! Serbava ancora scolpita a fuoco nella mente l’immagine di Kaori nel giorno in cui se ne era andata. Soprattutto dei suoi occhi…Non aveva mai visto tanto dolore negli occhi di qualcuno. E tanta delusione. Lui l’aveva delusa. Aveva calpestato i suoi sentimenti. E ora con che diritto poteva ripresentarsi di fronte a lei? Con che coraggio poteva andare da lei e chiederle di perdonarlo? Perché di questo si trattava. Ryo voleva il suo perdono. E voleva lei. La voleva con tutto se stesso. Voleva andare da lei, baciarla fino a toglierle il fiato e dirle che l’amava con una forza che a volte lo spaventava. Voleva fare l’amore con lei per giorni interi, fino a conoscere ogni millimetro della sua pelle. E voleva che i suoi magnifici occhi nocciola lo guardassero di nuovo con quella luce calda e avvolgente. Che lo guardassero di nuovo con occhi innamorati.

Non sapeva se tutto ciò era possibile, questa volta forse il perdono non era per lui, ma avrebbe fatto tutto ciò che era possibile per ottenerlo e per riavere Kaori. Tornò sul divano e riprese in mano il telefono, componendo velocemente un numero.

-Mick Angel-

-Mick, sono Ryo-

-Ehi, era da un po’ che non ti facevi sentire, amico!-

-Non ho tempo per i convenevoli, Mick, mi serve un favore. È urgente- lo interruppe Ryo

-Dimmi tutto- Mick si fece tutto orecchi

-Mi servono dei documenti falsi, devo partire per New York-

-New York? E ci vai in aereo?- si stupì l’americano

-No, ci vado a nuoto…- lo prese in giro l’altro –Ovvio che ci vado in aereo, genio-

-Scusa, ma non eri tu quello che aveva il terrore di tutto ciò che poteva volare?-

Ryo sospirò. Forse era meglio spiattellare subito la verità, tanto Mick lo avrebbe torturato fino a saperla.

-Si tratta di Kaori-

-Le è successo qualcosa?- si preoccupò l’amico

-No, sta bene, ma c’è un tizio che la perseguita, sua sorella mi ha chiamato e mi ha chiesto di andare là- rispose Ryo brevemente –E poi…-

-E poi vuoi andare a riprendertela- indovinò Mick

-Sì-

-Era ora, amico! I documenti saranno pronti tra un’ora-

-Bene-

Tre ore dopo, Ryo era a bordo di un aereo che sorvolava l’oceano diretto a New York.

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


CAPITOLO 3

Kaori sbirciò con la coda dell’occhio Ryo seduto accanto a lei che guardava un film alla televisione. Era da mezz’ora che tentava di leggere la rivista che teneva in mano, ma la sua mente non ne voleva sapere di collaborare. Due settimane. Erano trascorse due settimane da quando il Professore l’aveva dimessa dalla sua clinica dopo la ferita in testa che si era fatta sulla nave di Kaibara. Due settimane che Ryo non usciva più la sera, ma rimaneva a casa con lei. E, nonostante questo, due settimane che lui faceva finta di niente, come se quello che era successo su quella nave e durante la notte precedente non fosse nulla di importante. Lei aveva riacquistato la memoria quasi subito, l’amnesia di cui aveva sofferto quando si era risvegliata era in realtà solo una momentanea confusione dovuta ai giorni in cui era rimasta incosciente. Ma ora si ricordava ogni cosa, perfettamente. Ricordava la notte che lei e Ryo avevano trascorso aspettando il sorgere del sole, parlando come non avevano mai fatto, raccontando cose che non avevano mai detto a nessuno. Ricordava quello che era successo sulla nave, di come era stata separata da lui e avesse dovuto seguire Umibozu. Ricordava Mick sotto l’effetto della polvere degli angeli. Ricordava quel vetro che la separava da Ryo e il duello che lui aveva sostenuto contro l’uomo che un tempo chiamava “padre”. Ricordava gli occhi tristi di Ryo e come avesse avuto voglia di abbracciarlo e consolarlo come si fa con un bambino. E ricordava il loro bacio. Quel bacio venuto dal cuore e con il quale lui le prometteva che sarebbe tornato da lei.

Non aveva ancora detto a Ryo che aveva ritrovato la memoria. Aveva atteso, sperando in una sua parola, in un suo gesto…Qualsiasi cosa le dicesse che lui non aveva approfittato della sua amnesia per sfuggire ai suoi sentimenti…Tuttavia, erano trascorse due settimane e per lui era come se nulla fosse successo. No, basta, lei non ce la faceva più. Era ora di fare qualcosa. Abbassò la rivista che teneva in mano, posandola sulle sue ginocchia, e prese un bel respiro.

-Ho riacquistato la memoria- disse tutto d’un fiato

-Eh? Che cosa hai detto?- le chiese Ryo voltandosi verso di lei

-Ho detto che ho riacquistato la memoria- ripeté Kaori più lentamente

Il volto del partner si fece serio. Spense la televisione e appoggiò il telecomando sul tavolino di fronte al divano.

-Da quanto tempo?-

-Da un paio di giorni dopo il mio risveglio. La mia non è stata una vera e propria amnesia, in realtà, è stata più che altro confusione dovuta ai giorni in cui sono stata incosciente-

-Perché non me l’hai detto subito?-

-Perché? Mi chiedi il perché?- Kaori si alzò e cominciò a camminare nervosamente per la stanza –E tu perché non mi hai mai detto niente in queste due settimane? Non ti sei mai offerto di raccontarmi quello che è successo sulla nave per aiutarmi a ricordare, ti sei limitato a comportarti come se non fosse successo nulla… Ma qualcosa è successo, Ryo. Perché non hai mai detto una parola?-

Lui si alzò a sua volta e andò alla finestra. “Ecco, al solito” pensò lei. Faceva sempre così quando un discorso si stava facendo troppo serio per i suoi gusti. Dopo qualche secondo in cui non ottenne risposta, proseguì:

-Va bene, non rispondere, tanto lo so già il perché. La mia amnesia ti ha offerto su un piatto d’argento l’opportunità di defilarti un’altra volta. Stai ancora scappando-

-Qui non si tratta di scappare, Kaori- replicò Ryo voltandosi a guardarla

-Sì, invece, si tratta proprio di questo. La notte prima di partire e poi sulla nave di Kaibara ti sei aperto con me e mi hai mostrato finalmente quello che provi. Ora però hai di nuovo paura e cerchi per l’ennesima volta di fare marcia indietro. Ma stavolta è diverso, Ryo. Noi due ci siamo baciati su quella nave, non puoi fare finta che non sia accaduto-

Kaori poté sentire il suo cuore accelerare i battiti al solo ricordo di quanto era successo e maledì nuovamente  quel vetro che le aveva impedito un contatto diretto con il calore delle labbra dell’uomo che amava.

-Sì che posso- la voce di Ryo la fece tornare bruscamente alla realtà

-Co…cosa?- ferita, lo guardò senza capire -Ma perché?-

-Perché è meglio così, Kaori- fu la sola risposta del suo partner

-Meglio per chi?- la voce di lei cominciò a tremare sotto il peso delle lacrime trattenute –Meglio per me? O, più che altro, meglio per te?-

-Lo faccio per proteggerti-

-Balle!- esplose Kaori con veemenza –Lo fai perché evitare di affrontare la realtà è quello che ti riesce meglio! D’altronde, sono sei anni che lo fai…-

-Non intendo continuare oltre questa conversazione-

Detto questo, Ryo si diresse verso la porta.

-Beh, si da’ il caso che io intenda farlo invece!- esclamò lei con rabbia afferrandogli un braccio e facendolo voltare di nuovo verso di se

-Ho detto che non intendo più parlarne- sibilò lui

Lei lo ignorò e piantò lo sguardo nel suo.

-Negando quello che è successo su quella nave stai negando anche quello che è successo tra noi…E stai calpestando i miei sentimenti per te- Kaori si interruppe, faticando sempre più a trattenere le lacrime –Se ora, guardandomi negli occhi, lo farai di nuovo, giuro che non mi rivedrai mai più, Ryo-

Ci furono alcuni secondi di pesante silenzio, poi Ryo parlò:

-Dimentica quello che è successo, Kaori-

Detto questo, voltò le spalle e se ne andò. Kaori, incredula e ferita, lo guardò uscire sbattendo la porta. Per l’ultima volta.

 

Strofinandosi gli occhi stanchi, Kaori distolse lo sguardo dallo schermo del suo portatile e si mise ad osservare il sole tramontare sulle acque del fiume attraverso le grandi finestre. Non sapeva nemmeno lei perché si era messa a rileggere quelle parole. Nessuno sapeva che aveva scritto un libro su quello che era successo prima della sua partenza da Tokyo. Neanche si spiegava perché lo aveva fatto. Una notte, in preda al dolore per la mancanza di Ryo, si era messa a scrivere e aveva continuato per ore, sfogando la sua sofferenza sui tasti del computer. Aveva raccontato tutto, senza tralasciare nulla, ma al punto in cui lei faceva i bagagli e se ne andava si era fermata. Non era riuscita ad andare oltre. Avrebbe dovuto scrivere di come si era ricostruita una vita a New York, lontano da lui, e di come i loro destini si fossero divisi per sempre…Ma per qualche motivo non ce la faceva. Né tanto meno riusciva a scrivere un finale romantico e felice. Perché sarebbe stata una bugia. Lui non era venuto e prenderla. Non le aveva dichiarato il suo amore e chiesto di tornare da lui. E dubitava che sarebbe mai successo. E finché non fosse riuscita a venire a patti con quella realtà non sarebbe stata in grado di scrivere la parola fine. E aveva il sospetto che quel racconto d’amore incompleto sarebbe rimasto così per sempre.

Riportando lo sguardo sul computer, chiuse il file e spense il portatile, poi si alzò dal divano e si diresse in camera da letto. Anche lì si poteva godere della stessa magnifica vista sul fiume Hudson che si poteva vedere dal soggiorno. Era quello il motivo principale per cui aveva acquistato quell’attico sulla West End Avenue. Si era innamorata di quel panorama da togliere il fiato. Andò in bagno e fece scorrere l’acqua finché non divenne calda, per poi iniziare a riempire la vasca. Ci versò dei sali profumati e un bel po’ di bagnoschiuma al cocco, poi tornò in camera, aprì l’armadio e scelse un paio di comodi pantaloni e una maglia a maniche lunghe di cotone rosa. Aveva tutta l’intenzione di concedersi un po’ di relax quella sera. Dopo il bagno avrebbe acceso il caminetto e ordinato una pizza, poi avrebbe chiamato Aidan chiedendogli se voleva vedere un film con lei. Per quel giorno, basta pensare al passato…E, soprattutto, basta pensare a Ryo.

 

Ryo aprì gli occhi di scatto, confuso per un attimo sul luogo in cui si trovava. Poi si ricordò di essere nella camera degli ospiti di Sayuri. Si strofinò gli occhi, per niente stupito di aver sognato quello che era successo quella sera di due anni prima. La sera in cui, dopo la discussione con Kaori, aveva vagato per ore attraverso le strade di Shinjuku e, al suo ritorno, lei non c’era più. Se n’era andata per sempre. Non credeva che le parole che aveva pronunciato prima che lui uscisse fossero vere, pensava fossero dettate dalla rabbia…E invece ora la camera di Kaori era vuota, i suoi abiti spariti, così come il suo anello e la foto di Maki. Questa volta si era spinto troppo oltre e l’aveva persa. Da quel giorno aveva rivissuto quella scena quasi ogni notte nei suoi sogni. E ogni mattina si svegliava sperando che fosse solo un incubo. Ma poi Kaori non arrivava a svegliarlo e la realtà lo colpiva come uno schiaffo.

Tuttavia, il destino aveva voluto dargli la possibilità di rivederla. Possibilità che non avrebbe sprecato.

Sayuri non aveva detto niente quando lo aveva visto sulla porta, si era limitata a farlo entrare e a preparargli qualcosa da mangiare mentre gli raccontava tutto sul perché lo aveva chiamato e sulla vita che Kaori aveva condotto in quei due anni. La sua piccola Sugar Boy era diventata una scrittrice famosa. Sayuri gli aveva dato una copia dei suoi due libri e ne aveva letto qualche pagina. Non era difficile capire chi fosse in realtà il detective privato Rafe Storm…Kaori aveva descritto lui, il suo lavoro, ma lei in tutto ciò non compariva. Perché? Perché pensava di non fare più parte della sua vita? Oh, ma lei ne faceva parte eccome. Lei era la sua vita.

Si alzò e prese il suo orologio sul comodino per vedere che ore fossero. Erano le otto di mattina, presto per lui, ma considerando che era andato a letto alle nove a causa del lungo viaggio, non c’era molto di cui stupirsi per quella levataccia. Prese un paio di jeans e una maglietta di cotone a maniche lunghe nera dal suo borsone e si vestì, poi uscì dalla camera, attraversò il corridoio e poi il soggiorno per arrivare in cucina, dove trovò Sayuri che preparava la colazione.

-Buongiorno- lo salutò la donna –Ti sei alzato presto-

-Considerando che ho dormito quasi dodici ore non è poi così strano- replicò Ryo

-Il caffè è già pronto se vuoi servirti- indicò la macchinetta per il caffè –Le uova sono quasi cotte. Strapazzate vanno bene?-

-Benissimo, ti ringrazio- fece lui versandosi una tazza del liquido scuro –Mi dispiace per il disturbo. Il tuo fidanzato non ha nulla da ridire sul fatto che abbia dormito qui?-

-Ho spiegato tutta la situazione ad Alex, per cui non c’è nessun problema- gli sorrise Sayuri –E poi, hai detto che ti trasferirai subito da Kaori, no?-

Ryo fece un sorriso ironico.                        

-Sempre se non mi ucciderà appena mi vede-

-Non avrebbe tutti i torti…Ma visto che mi servi vivo farò la mia parte per convincerla-

-Troppo buona- scherzò lui

-Però la parte difficile spetta a te, Saeba. L’hai fatta soffrire molto e non sarà facile rimediare, lo sai, vero?- replicò Sayuri seria

-Lo so- il volto di Ryo si oscurò

La donna gli posò un piatto davanti e lo guardò negli occhi.

-C’è solo una cosa che voglio tu mi prometta, Saeba. Che la farai felice-

Lui alzò lo sguardo su di lei e la determinazione che vi lesse la convinse ancora prima della sua risposta.

-Te lo prometto-

 

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


CAPITOLO 4

I don't know where I'm going, only know where I’ve been, but you move through my soul like a hurricane wind. We've been so lost for so long, I don't know how to get back again and we're drowning in the water that flows under this bridge. When you're fighting the current you forget how to live and I wanted to reach you but I don't know where to begin. And you remain a promise unfulfilled until today.

(Goo goo dolls - Feel the silence)

 

Kaori chiuse la porta del suo appartamento con un tonfo, appoggiandovisi sopra. Finalmente quella giornata era finita! Tra rilasciare interviste ai giornali e registrazioni per apparizioni in programmi televisivi non ne poteva davvero più. Odiava quella parte del suo lavoro, essere al centro dell’attenzione. D’altra parte, per promuovere il suo libro era necessario anche quello. Ripensò a quello che le aveva detto Russ, il suo burbero e perennemente arrabbiato editore. Il suo primo libro, “Silver Eyes”, era appena stato pubblicato anche fuori dagli Stati Uniti e lui voleva che lei facesse un tour promozionale che avrebbe coperto il Sud America, l’Europa e l’Asia. Lei aveva promesso che ci avrebbe pensato, ma solo se il Giappone fosse rimasto fuori dall’itinerario. Russ si era impuntato, aveva protestato e urlato, sostenendo che quella era una delle tappe più importanti, ma alla fine Kaori l’aveva avuta vinta. In fondo quella del suo editore era solo una facciata per nascondere un’indole gentile e generosa, lei l’aveva appurato in più di un’occasione. Inoltre, la conosceva bene ormai e sapeva che non era una di quelle donne che si impuntavano su una cosa per capriccio, se aveva deciso di non voler andare in Giappone doveva avere le sue buone ragioni. E lei ne aveva una ottima.

Dopo una lunga doccia, si avviò verso la cucina per prepararsi la cena, quando il campanello suonò. Chiedendosi chi potesse essere, guardò dallo spioncino e vide che si trattava di Sayuri.

-Ciao, sorellona- la salutò aprendo la porta –Come mai da queste parti?- le chiese poi facendola entrare

-Scusa se non ti ho telefonato prima di venire, ma devo parlarti di una cosa importante- le disse la sorella sedendosi sul divano

-Di che si tratta?- Kaori si accomodò sulla sua poltrona preferita

-Kaori, lo so che ne abbiamo già parlato molte volte, ma io non posso fare a meno di preoccuparmi per te…-

-Sayuri…-

-No, lasciami finire- la interruppe lei –Come giornalista ne ho viste molte di situazioni come queste e persone del genere non sono da prendere sottogamba-

-Lo so, ma io so badare a me stessa. E poi continuo ad andare al poligono…-

Una delle cose che aveva deciso di prendere con se quando se n’era andata da Tokyo, infatti, era la pistola di suo fratello. E in quei due anni aveva continuato ad allenarsi costantemente, migliorando la sua mira. Inoltre, prendeva lezioni di autodifesa. Del resto, maniaci o no, New York era una città pericolosa se non si era prudenti.

-Sei testarda, sorellina- le disse Sayuri –Ma io lo sono di più. E così ho assunto una guardia del corpo-

-Che cosa hai fatto?- esclamò stupita Kaori –Ma sei impazzita? Io non voglio un cane da guardia che mi stia sulle scatole tutto il giorno!-

-E invece dovrai sopportarlo. Anzi, sarà qui a minuti- rispose con la massima calma la sorella maggiore

-Non se ne parla nemmeno! Io non ce lo voglio qui!-

In quel momento suonarono alla porta.

-In questo caso credo che dovrai dirglielo di persona…-

-Nessun problema!-

Con espressione furente, Kaori andò alla porta e la spalancò con impeto. Vedendo chi le stava di fronte, tuttavia, la sua rabbia scemò, lasciando il posto allo stupore e allo shock. Il suo volto impallidì e il suo corpo si irrigidì. No, non può essere…Sayuri non può aver chiamato lui…

-Ciao, Kaori-

La voce di Ryo la riportò alla realtà.

-Co…cosa ci fai tu qui?- chiese lei in un sussurro

-Mi ha fatto venire tua sorella- rispose lui

In un attimo, Kaori assunse la sua espressione più glaciale.

-Beh, mi dispiace che tu abbia fatto un viaggio a vuoto allora, perché io non ho bisogno di protezione-

Detto questo, gli voltò le spalle e tornò in soggiorno. Ryo chiuse la porta e la seguì, pensando che Sayuri non aveva mentito quando gli aveva detto che Kaori non era più la stessa. Chi era quella donna fredda e apparentemente insensibile come il ghiaccio? Dov’era finita la sua Kaori impulsiva e passionale? Eppure, anche se solo per un attimo, aveva visto qualcosa nei suoi occhi…Cosa non lo sapeva bene nemmeno lui. Di una cosa sola era sicuro. Appena l’aveva rivista l’unica cosa che avrebbe voluto davvero fare era prenderla tra le braccia e baciarla. E magari prenderla in braccio e portarla in camera da letto…Tuttavia, per il momento, aveva altro a cui pensare. Come, per esempio, evitare di farsi cacciare da Kaori e farle accettare la sua protezione. Una cosa da niente, insomma!

Dopo aver chiuso la porta dietro di se, Ryo scese i tre scalini che portavano alla zona soggiorno e dove le due sorelle stavano discutendo.

-Si può sapere perché diavolo hai chiamato lui?- stava chiedendo Kaori alla sorella maggiore

-Perché è il migliore e perché anche a lui sta a cuore la tua incolumità- rispose Sayuri senza farsi scomporre dal tono bellicoso dell’altra

-Ci sono guardie del corpo valide anche negli Stati Uniti. È o non è la nazione delle star del cinema? E poi ti ho già detto un miliardo di volte che io non voglio un cane da guardia che mi rompa le scatole!-

-Kaori, non sottovalutare le persone di questo tipo- intervenne Ryo –Solitamente sono psicopatici o comunque persone con gravi problemi mentali. Ossia le più pericolose-

-E tu perché non ti fai gli affari tuoi?- lo aggredì Kaori

-Perché sono preoccupato per te-

-Beh, sei in ritardo di due anni-

Il colpo andò a segno e Ryo si irrigidì. Kaori non aveva intenzione di risparmiargli niente e, anche se sapeva di meritarlo, non toglieva nulla al fatto che la sua ostilità lo feriva.

-Sei in pericolo, Kaori, ed è ora che tu te ne renda conto- disse con tono serio

-Anche se fosse, so cavarmela da sola-

-Non da gente del genere-

Lei odiava quando usava quel tono da presuntuoso! Non era cambiato per niente, era sempre in grado di farla sentire un’incompetente e di farle prendere la pazienza come nessun altro.

-E tu che ne sai? Cosa ne sai di quanto o come mi sono allenata in questi due anni? Che ne sai della mia vita da quando me ne sono andata da Tokyo?!- gridò con rabbia –Io sto cercando di ricostruirmi una vita e tu stavolta non sei compreso! Non ti voglio in casa mia e non ti voglio in questa città! Tornatene a Tokyo e non farti più vedere!-

Detto questo, si avviò verso la sua camera e vi si chiuse dentro, sbattendo la porta con furia. Ryo rimase fermo, in silenzio, a fissare quella porta.

 

Kaori si decise ad uscire dalla sua stanza solo un’ora dopo. Il soggiorno era immerso nel silenzio e nell’oscurità. Sayuri e Ryo se n’erano andati. Fece finta di ignorare lo strano senso di delusione che sentì a quella constatazione. Senza accendere la luce, si diresse verso la cucina per prepararsi una tazza di the, l’appetito le era passato. Sussultò quando la sua voce ruppe il silenzio.

-Finalmente ti sei decisa ad uscire-

Si voltò di scatto e intravide la figura di Ryo in penombra davanti ad una finestra. Aveva socchiuso il vetro per far uscire il fumo della sigaretta che stava fumando.

-Allora sei ancora qui- gli disse irritata

Stranamente, l’irritazione che ostentava in realtà dentro di lei somigliava molto al sollievo.

-Sei testarda, Kaori, in questo non sei cambiata- Ryo aspirò l’ultimo tiro di sigaretta e la gettò fuori dalla finestra, richiudendola –Ma hai dimenticato quanto io sappia essere ostinato quando mi metto in testa una cosa- aggiunse poi mentre le si avvicinava

-Non capisco perché questa cosa ti interessi tanto- replicò lei incrociando le braccia al petto

-Perché mi preoccupo per te-

Kaori distolse lo sguardo, portandolo alla finestra. Per qualche secondo rimase in silenzio, fissando le scure acque del fiume che si confondevano con il cielo notturno, poi tornò a guardarlo.

-E va bene- disse –Visto che non riesco a convincerti ad andartene mi vedo costretta ad accettare il tuo aiuto. Ma risolto il problema con questo tizio che mi perseguita te ne torni a Tokyo, intesi?-

-Di questo parleremo quando tutto sarà sistemato-

Detto questo, Ryo afferrò la sua sacca e si diresse verso la camera degli ospiti, come se conoscesse quella casa come le sue tasche. Evidentemente, da bravo sweeper, mentre lei era in camera aveva preso confidenza con il suo appartamento. Quello che non capiva era il significato di quell’ultima frase e, soprattutto, dello sguardo che le aveva rivolto…Uno sguardo che le aveva fatto scorrere brividi lungo tutto il corpo.

 

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


CAPITOLO 5

La mattina dopo, Kaori, assonnata e stravolta, entrò in cucina e cominciò a fare il caffè. Non era riuscita a dormire per niente quella notte…Tutta colpa di Ryo! Come faceva a dormire sapendo che lui si trovava nella camera di fronte alla sua? Accidenti a lui! Mentre aspettava che il caffè fosse pronto, cercò di pettinare con le dita la massa intricata che erano i suoi capelli alla mattina. In quei due anni li aveva fatti crescere e ora li portava lunghi fino ad oltre le spalle, ma visto che erano mossi non era facile tenerli. Ma non se li sarebbe tagliati di nuovo, le piacevano così. Di solito, dopo una delusione d’amore, molte donne decidevano di tagliarsi i capelli, ma visto che lei li aveva già corti se li era fatti crescere…Logico!

Strofinandosi gli occhi, circumnavigò il bancone della cucina e passò nella zona soggiorno. Accese il televisore e cercò il canale dove sapeva che a quell’ora trasmettevano la replica di una puntata dell’A-team. Era appena cominciata e il colonnello Hannibal Smith era alle prese con uno dei suoi magici travestimenti. Alzò un po’ il volume e tornò in cucina, dove trovò il caffè ormai pronto. Se ne versò una tazza abbondante e si appoggiò al bancone mentre lo sorseggiava.

Qualche secondo dopo, vide comparire dal corridoio che portava alle camere un Ryo non meno assonnato di lei, vestito unicamente di un paio di boxer. Per poco Kaori non si strozzò con il caffè vedendolo. Ok, non era la prima volta che lo vedeva così, ma erano passati due anni, accidenti! E poi era già scombussolata di suo per tutta quella situazione, non occorreva che ci si mettesse pure lui con il suo fisico da infarto!

-Buongiorno- borbottò Ryo strofinandosi gli occhi

-Potresti anche evitare di girare per casa mia mezzo nudo!- lo aggredì quasi Kaori

Lui alzò un sopracciglio con fare interrogativo.

-Io dormo sempre così, lo sai bene- rispose

-Sì, ma…la situazione ora è diversa- replicò lei a disagio

-Non dirmi che ti metto in imbarazzo…-

Sembrava molto felice del suo nervosismo, quel maledetto! Accidenti a lui e al fatto che ancora sapeva capire i suoi comportamenti meglio di chiunque altro!

-Vuoi una tazza di caffè?- gli chiese per sviare l’argomento

Ryo sorrise soddisfatto. Vedere che poteva ancora turbarla gli piacque enormemente. D’altro canto, doveva ammettere che anche Kaori sapeva ancora fargli mancare il respiro al solo vederla. Indossava un pigiama di seta rosa, sottile e impalpabile, con una fila di bottoncini sul davanti che gli faceva venir voglia di aprirli uno ad uno, lentamente, per scoprire piano piano quello che c’era sotto…Oppure, al contrario, strapparli tutti in un colpo solo e saziarsi di lei. Alt! Terreno pericoloso, Saeba!

-Sì, grazie. Un bel caffè forte è proprio quello che ci vuole- rispose

Kaori gli porse la tazza e lui prese a sorseggiarla, guardandosi intorno.

-Mi piace il tuo appartamento. È molto accogliente- le disse dopo qualche secondo

Era molto spazioso, la zona giorno era formata dal soggiorno, nei toni del beige, e dalla cucina in legno chiaro,  ampie vetrate donavano una vista mozzafiato sul fiume Hudson e sulla parte ovest di New York. Un corridoio portava alle camere da letto, ognuna dotata di un bagno privato. Dalla posizione, intuiva che quella di Kaori era affacciata sul fiume come il soggiorno, mentre quella degli ospiti dava sui grattacieli di Manhattan. 

-Grazie. Anche io lo adoro, appena l’ho visto mi sono innamorata della magnifica vista sull’Hudson e ho deciso che questa doveva diventare la mia nuova casa-

Ryo cercò di ignorare la fitta di dolore che provò la pensiero che lei non considerasse più Tokyo come la sua casa.

-E da quando ti piacciono questo genere di telefilm?- le chiese accennando alla tv accesa dove l’A-team stava trasformando un vecchio furgone in un mezzo blindato con qualche tubo e qualche lastra di metallo

-Ho iniziato a guardarli per migliorare il mio inglese…- rispose lei alzando una spalla con noncuranza –E alla fine mi ci sono appassionata-

La loro conversazione fu interrotta dallo squillo del campanello. Kaori andò alla porta e dallo spioncino vide che si trattava di Aidan. Immaginava che sarebbe passato dopo la telefonata della notte prima…Non riuscendo a dormire e sentendo il bisogno di parlare con qualcuno, lo aveva chiamato e gli aveva raccontato tutto quello che era successo. Se fosse stato per lui sarebbe venuto immediatamente, ma Kaori lo aveva dissuaso. Sapeva quanto potesse essere protettivo nei suoi confronti e una complicazione in più non era proprio ciò che le  serviva.

-Ciao- lo salutò –Almeno stavolta non hai usato la chiave-

Aidan le passò un braccio intorno alla vita e le posò un bacio sulla fronte.

-Ci ho provato- disse –Ma non funziona-

-Strano…La mia funziona benissimo- fece Kaori perplessa

-Ho cambiato la serratura stanotte- intervenne una voce dietro di loro

Lei si voltò sorpresa verso Ryo.

-Hai cambiato la serratura? E perché?-

-Ne parleremo dopo. Perché ora non mi presenti il tuo amico?-

Kaori conosceva bene quel tono di voce. Ryo aveva deciso che Aidan non gli stava simpatico, il motivo solo lui lo sapeva.

-Ryo, questo è Aidan, mio caro amico e mio assistente personale- iniziò a fare le presentazioni –Aidan, questo è Ryo Saeba, la mia nuova guardia del corpo-

Ryo tentò di tenere a freno la gelosia. Quel bellimbusto era l’assistente personale di Kaori? E poi cosa significava “caro amico”?! Che stessero insieme?

Kaori percepì la tensione venire da Ryo, ma non ne capì la causa. Una strana idea le balzò in mente. Che fosse geloso di Aidan? No, non poteva essere…Decise comunque di fare una verifica…e magari di prendersi una piccola vendetta per tutti quegli anni di prese in giro. Prese per mano Aidan.

-Ora scusami, ma io e Aidan abbiamo delle cose importanti di cui parlare-

Detto questo, trascinò il suo amico in camera da letto prima che avesse anche solo il tempo di dire una parola.

Ryo strinse così tanto la tazza che teneva in mano che si stupì del fatto che non si rompesse in mille pezzi. La sua donna – sì, perché lei era sua, solo che ancora non lo sapeva - e quel bellimbusto si erano chiusi in camera da letto. Dovette frenare l’impulso di entrare in quella stanza e prendere a pugni quella bella faccia da ragazzo perbene. Quando aveva preso la decisione di venire a New York non aveva messo in conto che Kaori potesse stare insieme a qualcuno…E ora stava pagando il suo errore. Era stato così maledettamente sicuro di se stesso e dell’amore di lei che non aveva neanche pensato alla possibilità che lei non fosse sola. D’altro canto, neanche Sayuri aveva mai anche solo accennato alla presenza di un uomo nella vita della sorella. Anzi, gli aveva chiesto di venire solo a condizione che rendesse felice Kaori una volta per tutte. Forse non era a conoscenza nemmeno lei della storia…

Scuotendo la testa, confuso da tutti quegli interrogativi, Ryo si diresse verso la propria camera per farsi una doccia e schiarirsi le idee sulla prossima mossa da fare. Si fermò per un attimo davanti alla porta di Kaori. Da dentro non si sentiva provenire alcun suono. Questo poteva significare due cose: o stavano parlando a voce bassa…o non stavano parlando affatto. Con uno scatto d’ira, aprì la porta della sua camera e la richiuse con violenza.

 

Kaori fece segno ad Aidan che poteva parlare solo quando sentì la porta della camera degli ospiti richiudersi.

-Che sta succedendo?- le chiese lui perplesso

-Semplicemente non volevo che ci sentisse- rispose lei sedendosi sul letto ancora disfatto

-Stamattina sei davvero strana…Ma con un figo come quello che mi gira per casa mezzo nudo lo sarei pure io!-

-Ecco, per favore, evita questi commenti mentre sei in sua presenza-

-Perché?-

Kaori spostò lo sguardo verso la finestra senza rispondere. Aidan sorrise maliziosamente.

-Forse perché hai notato il suo sguardo omicida mentre ti abbracciavo e adesso vuoi farlo ingelosire…-

Lei si voltò di scatto verso di lui, sorpresa.

-Io non…- tentò di negare, poi però cambiò idea:-Accidenti! Sì, è vero- nascose il viso tra le mani –Tanto lo so che è tutto inutile, non capisco cosa mi è preso! Per lui sono solo la sorella del suo migliore amico, niente di più. Dovrei averlo imparato ormai-

-Tesoro, non credo che qualcuno attraverserebbe l’oceano per aiutare una persona che non vede da due anni se la considerasse solo la sorella del suo amico- replicò Aidan sedendosi affianco a lei

-Abbiamo vissuto insieme per anni…Siamo amici- fece Kaori –E lui farebbe di tutto per un amico, ma non è niente oltre a questo-

-Però ti guarda in un modo che è tutto fuorché amichevole…- ribatté lui –E poi, se la pensi così, perché stai cercando di farlo ingelosire?-

Lei abbassò le mani e lo guardò.

-Non lo so…- ammise –Non ne ho la più pallida idea! La mia capacità di ragionare va sempre a farsi un giro quando Ryo è nei paraggi!-

-Non hai pensato che forse, nel profondo del tuo cuore, tu speri che sia venuto per te?- le chiese Aidan addolcendosi

Kaori si alzò e andò alla finestra. Dopo qualche secondo, rispose:

-Se anche fosse, farei meglio a seppellire questa mia illusione. Ho già sofferto abbastanza, non so se stavolta riuscirei a sopportare un’altra delusione-

 

 

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


CAPITOLO 6 

-Dobbiamo parlare-

Ryo era capitato in camera senza neanche bussare non appena Aidan se ne era andato. Lo guardò con sufficienza.

-Sono ancora in pigiama, se non l’avessi notato. Devo farmi la doccia e vestirmi-

-Ti aspetto in soggiorno- replicò lui senza scomporsi

Detto questo, fece dietrofront e chiuse la porta dietro di se. Kaori gli fece la linguaccia e si diresse verso il bagno. Deliberatamente, restò sotto il getto dell’acqua calda il maggior tempo possibile e si vestì con lentezza.

Quando entrò in soggiorno, Ryo era in piedi davanti alla finestra e batteva il piede con impazienza. Kaori si concesse un piccolo sorriso di soddisfazione. Lui si voltò sentendola entrare e lei tentò di tornare seria.

-Eccomi. Di cosa volevi parlarmi?- disse sedendosi sulla sua poltrona preferita

-Della tua sicurezza- rispose Ryo serio

-Potevamo anche parlarne prima che mi cambiassi la serratura di casa- replicò Kaori ironica –Posso almeno avere la chiave?-

Lui mise la mano in tasca e posò una chiave sul tavolino di fronte a lei.

-Ho bisogno di una lista delle persone che lavorano con te e dei tuoi amici…o amici intimi- fece poi

-Che cosa vorresti dire?-

-Beh, tu e quel…Aidan mi sembrate in rapporti molto stretti-

-Non vedo cosa centri questo con la mia sicurezza- replicò Kaori in tono freddo

-Centra e molto anche. Cosa sai di lui?-

-Molto. So che mi fido ciecamente di lui e che non esiterei ad affidargli la mia vita-

Il pathos e la fiducia con cui parlava di Aidan non piacquero per niente a Ryo, ma quello non era il momento per lasciarsi prendere dalla gelosia. Doveva essere lucido per proteggere al meglio Kaori.

-Hai tenuto le lettere che ti ha mandato il tizio che ti perseguita?- le chiese

-Certamente-

Lei si alzò e si diresse verso la scrivania che si trovava sotto alla finestra. Aprì un cassetto e ne estrasse un plico di lettere, che porse a Ryo. Lo sweeper le aprì e le esaminò. La carta era comunissima ed erano state scritte usano lettere ritagliate dai giornali. Se il loro amico era furbo come pensava, probabilmente non c’erano neanche impronte…

-Non ci sono impronte digitali, le ho già fatte controllare- gli disse Kaori come leggendogli nel pensiero

Ryo alzò lo sguardo su di lei.

-Che c’è? Qualcosa l’ho imparata lavorando con te- fece lei

Eh già, la sua piccola Sugar Boy era cresciuta, ma lui non aveva mai voluto ammetterlo finora.

-E che mi dici della visitina che hai ricevuto la settimana scorsa?- le chiese –Scommetto che non è stata una coincidenza…-

Kaori si irrigidì. Come aveva fatto a capire?

-No- si decise a rispondere –È stato lui. Ho omesso alcuni particolari per non far preoccupare mia sorella-

-Che tipo di particolari?-

-La casa era in ordine quando sono entrata, l’unica stanza in disordine era la mia stanza. Il letto era cosparso di petali di rose dipinti di nero e…la mia biancheria era ovunque-

Kaori dovette reprimere un brivido di repulsione al pensiero che quel pazzo fosse entrato in casa sua e avesse toccato le sue cose. Dopo quell’episodio aveva gettato biancheria e lenzuola e ne aveva comprate di nuove.

Ryo si accorse del suo turbamento, non voleva darlo a vedere ma era spaventata.

-Devi essere sempre sincera con me, Kaori. Se non mi aiuti non posso proteggerti- le disse con dolcezza

-Lo so- rispose lei fissando lo sguardo davanti a se

Ryo si sedette sul divano, alla sua destra.

-Vorrei che da oggi in poi uscissi il meno possibile-

Kaori si voltò di scatto a guardarlo.

-Non se ne parla- replicò, secca

-Kaori, è per il tuo bene…- tentò di convincerla

-No- lo interruppe lei –Il mio lavoro è la cosa più importante per me. Ci sono persone che sono disposte a stare in fila anche per ore solo per starmi davanti qualche minuto e io non ho intenzione di deluderle solo perché un imbecille ha deciso di rompermi le scatole-

Ryo sospirò.

-Va bene. D’altronde non mi aspettavo che avresti accettato-

-Bene. Ho appuntamento con il mio editore, dobbiamo andare-

Kaori si alzò, ma Ryo la fermò prima che si allontanasse.

-Promettimi però che mi resterai vicino. Sempre- le disse serio

-Ho qualche altra scelta?- replicò lei ironica –Se non lo faccio Sayuri è capace di sculacciarmi-

Si sorrisero e, per un attimo, entrambi ebbero l’impressione che quei due anni non fossero mai trascorsi.

 

-Era ora che qualcuno ti mettesse un po’ di sale in zucca-

Fu questo il commento di Russ, il suo editore, quando Kaori gli presentò Ryo e gli spiegò il motivo della sua presenza lì e di come se lo era ritrovato come guardia del corpo. Lei si aspettava un commento del genere, perciò non si diede la pena di replicare.

Ryo, appoggiato alla parete dietro di lei, accennò ad un sorriso. Quel tizio grande e grosso gli piaceva, gli ricordava un po’ Umibozu.

-Allora, posso sapere perché mi hai fatto venire o è un segreto di stato?- chiese in quel momento Kaori

Per quello si meritò uno sguardo truce da parte di Russ.

-Ho pensato che, visto che sei di Tokyo, potresti occuparti tu della traduzione in giapponese del tuo libro- rispose comunque

-Cosa non si fa per risparmiare, eh?- replicò divertita Kaori

-Questo era un sì o un no?-

-Va bene, va bene. E poi quando mai ho avuto la possibilità di dirti di no?-

-Un’altra cosa…- continuò Russ senza badare al suo sarcasmo –Domani hai un altro incontro con i lettori-

-Un altro?- esclamò Kaori –Ne ho già fatti un sacco negli ultimi tempi! Sono stanca!-

-Non fare i capricci, Kaori. Anche questo fa parte del tuo lavoro- replicò l’uomo con la massima calma

-Uff…Ok, a che ora e dove?-

Russ le diede tutte le informazioni necessarie, poi si salutarono e Ryo e Kaori si avviarono verso l’uscita.

-Ehi, tu- prima che varcassero la soglia, l’editore si rivolse allo sweeper

Ryo si voltò verso di lui.

-Tienila d’occhio, mi raccomando-

-Puoi contarci-

Girando gli occhi, Kaori uscì dalla stanza seguita da un Ryo divertito.

La Rain Publisher aveva la propria sede in un palazzo di quattro piani risalente al secolo precedente, sulla 57esima strada, a poche centinaia di metri dall’entrata sud di Central Park.

Ryo dovette ammettere che, anche se Tokyo rimaneva la sua casa, New York gli piaceva molto. Era caotica e rumorosa come ogni grande città, ma c’era qualcosa di speciale nell’aria, qualcosa che non avrebbe saputo ben definire…Era come se in quella città chiunque avrebbe potuto essere chiunque volesse, fare ciò che voleva fare e andare dove voleva andare, senza freni o inibizioni. Si voltò verso Kaori e pensò che forse era per questo che lei l’aveva scelta come sua nuova casa. 

Lei sentì il suo sguardo su di se. Poteva sentire fisicamente quando i suoi occhi color della notte si posavano su di lei. Ma non si voltò. Continuò a godere del calore del sole e del profumo di quella bella giornata d’autunno.

-Ti va una passeggiata?- lo sentì chiederle

Finalmente si voltò verso di lui.

-Cosa?- chiese, sorpresa da quella richiesta

-Ti ho chiesto se ti andrebbe una passeggiata. Central Park dev’essere bello in autunno- rispose Ryo

-Perché vuoi fare una passeggiata?-

Kaori era sempre più stranita. Ryo non le aveva mai chiesto di passeggiare con lei. Al massimo era successo il contrario e lui si limitava ad un cenno indifferente delle spalle.

Ryo la guardò con divertita esasperazione.

-Deve esserci per forza un motivo? Mi va di camminare e se non sbaglio anche a te piace passeggiare, soprattutto in mezzo alla natura-

Il cuore di Kaori accelerò i battiti. Ok, Kaori, calmati. Non occorre andare in iperventilazione solo perché lui si ricorda una sola, piccola, stupidissima cosa che ti riguarda.

-E, se non ricordo male, l’autunno è la tua stagione preferita- continuò Ryo

Va bene, due stupidissime cose...

-Anche se in realtà tutte le stagioni hanno il loro fascino per te- concluse lui

Ok, mi arrendo.

-Se ti va di fare due passi…- rispose Kaori noncurante

Si avviarono verso il grande parco che era il cuore di Manhattan e ben presto si trovarono a camminare in mezzo agli alberi ingialliti e su un folto tappeto di foglie dei colori caldi dell’autunno. Era una giornata serena e il sole li scaldava con i suoi raggi.

-Scommetto che vieni qui spesso- Ryo ruppe il silenzio che li avvolgeva da qualche minuto

-Abbastanza- rispose Kaori tenendo lo sguardo fisso di fronte a se

-Da sola?-

Lei gli lanciò un’occhiata con la cosa dell’occhio.

-E questo cosa vorrebbe significare?- chiese poi

-Niente. Era solo una domanda-

-Quando il tempo lo permette, vengo a pranzare qui con Sayuri, se lei non è impegnata al giornale- fece una pausa –Oppure con Aidan-

Vide il suo sguardo oscurarsi e la sua mascella contrarsi. No, non poteva essere veramente geloso di Aidan… Non era mai stato geloso di lei…Davvero, Kaori? O sei tu che finora non riuscivi a vederlo? Una fastidiosa vocina si insinuò nella sua testa. E perché mai ora avrebbe dovuto riuscirci? Perché erano passati due anni? Perché quel tempo lontano da lui, tutto il dolore provato, l’avevano cambiata? Forse siete cambiati entrambi…

Scacciò quei pensieri insistenti dalla sua testa e tornò a concentrarsi sulla natura circostante. Ma Ryo non aveva nessuna intenzione di far cadere l’argomento.

-Tu e Aidan…insomma…state insieme?- le chiese

Lei si fermò e si voltò a guardarlo.

-Non vedo come questo possa interessarti- rispose fredda

-Beh, devo conoscere la gente che frequenti…-

-Ti ho già detto che mi fido di lui e questo ti deve bastare-

Ryo sospirò. Poi piantò lo sguardo in quello di lei.

-Kaori, perché non possiamo parlare come facevamo una volta?-

-Perché io non sono più quella di una volta-

-Gia…Sei cambiata…E la nuova Kaori non mi piace per niente-

Lei lo guardò, stupita.

-Che cosa vuoi dire?-

-La Kaori che conoscevo io non si nascondeva dietro un muro di freddezza. Era allegra, vitale, impulsiva, testarda…Incapace di controllare i propri sentimenti come invece sta facendo la Kaori di adesso-

Kaori lo guardò in silenzio per qualche secondo, sorpresa, dopo di che scoppiò in una risata amara.

-Sai, è buffo. Una persona fredda, che nasconde i propri sentimenti…Questa è proprio la descrizione che io farei di te, Ryo. Allora, dimmi, come fai a dire che tutto questo non ti piace?-

-Proprio perché io sono…ero così posso dirlo. So cosa vuol dire soffocare quello che hai dentro, so cosa vuol dire fare finta che vada tutto bene anche se ti senti come un leone in gabbia e so che tutto questo alla lunga può rischiare di ucciderti-

Lei fu colpita dal tono accorato con cui Ryo pronunciò quelle parole. Era la prima volta che le parlava in quel modo, che le rivelava anche solo una piccola parte della sua anima. Tuttavia, fu con voce dura che rispose:

-Io non posso morire, Ryo. Perché io sono già morta due anni fa. E sei stato tu ad uccidermi-

 

 

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


CAPITOLO 7

Io non posso morire, Ryo. Perché io sono già morta due anni fa. E sei stato tu ad uccidermi. Quelle parole continuavano a rimbombargli nel cervello da quella mattina. E ogni volta, sentiva una morsa stringergli il cuore dal senso di colpa per tutto il dolore che aveva procurato alla donna che amava più di ogni altra cosa al mondo. Così come non poteva dimenticare che parole che le aveva rivolto due anni prima. Lui e le sue stupide paure avevano rovinato l’unica cosa bella che la vita gli avesse donato. E si malediva per questo, perché forse ora era troppo tardi per loro.

Ryo si alzò dal letto e si avvicinò alla finestra della camera. Il suo sguardo si perse tra i mille grattacieli di Manhattan, ma la sua mente era focalizzata su una sola immagine. No, non poteva arrendersi con Kaori. Non prima di aver fatto anche l’impossibile per riaverla. E qualcosa, nel suo cuore, gli diceva che una minuscola possibilità di riuscirci c’era ancora.

 

La mattina dopo, quando Kaori entrò in soggiorno, assonnata e in pigiama, vi trovò un Ryo fresco, rasato e perfettamente vestito che, a quando sembrava, stava preparando la colazione. Ryo che prepara la colazione? No, forse sto ancora sognando…Si appoggiò al bancone della cucina e sbirciò dall’altra parte per capire cosa stesse cucinando. Uova strapazzate e bacon.

-Buongiorno- la salutò Ryo 

Lei alzò su di lui uno sguardo sospettoso.

-Da quando sai cucinare?- gli chiese

-Beh, cucinare è una parola grossa…So fare le uova strapazzate, questo è tutto- rispose lui con un’alzata di spalle –Sai com’è, mi ero stufato di latte e cereali tutte le mattine-

-L’aspetto sembra buono…ma siamo sicuri che siano commestibili?-

-Io non sono ancora morto…-

-Molto rassicurante detto da uno che sarebbe in grado di digerire anche il piombo…- replicò Kaori sarcastica

Sembrava assolutamente naturale, notò Ryo, come se le cose che gli aveva detto il giorno prima non fossero mai avvenute. Non riusciva a capirla, a sapere quello che pensava con un solo sguardo e questo non gli piaceva per niente.

I suoi pensieri furono interrotti dallo squillo del campanello.

-Vado io, tu fai attenzione alle uova-

Kaori lo vide aprire la porta e firmare qualcosa. Poco dopo tornò con una scatola lunga e bianca in mano.

-È per te- le disse porgendogliela

Kaori si spostò al tavolo da pranzo situato sotto una grande finestra che dava sulla città. Appoggiò la scatola e la aprì. Dentro c’erano alcuni gambi di rose il cui fiore era stato reciso e alcune foto. Foto di lei e Ryo che passeggiavano al parco il giorno precedente. Il fondo della scatola era cosparso di petali di rosa colorati di nero e, sotto di essi, trovò una lettera.

Chi è questo scarafaggio che ti cammina al fianco? Tu sei mia, Kailey, nessuno può osare anche solo sfiorarti tranne me. Chi osa mettersi tra noi due? Chi si intromette nel nostro amore? Se lo vedrò ancora ronzarti intorno lo schiaccerò come un insetto!

Kaori chiuse gli occhi e sospirò. Cominciava ad essere stanca di quella storia. Quel tipo era completamente pazzo e riusciva a spaventarla più dei numerosi criminali che aveva incontrato lavorando con Ryo. Oltretutto ora voleva prendersela anche con lui…Sapeva che lo sweeper era forte e che nessuno finora era mai stato in grado di avere la meglio su di lui, ma Kaori non poteva fare a meno di preoccuparsi. Le persone malate di mente erano le più imprevedibili e per questo le più pericolose.

-Tutto bene?- Ryo le posò una mano sulla spalla con fare rassicurante

Anche lui aveva visto le foto e letto il biglietto.

-Sono solo stanca di tutta questa storia- annuì lei

-Non ti preoccupare, lo prenderò- le promise –Se non altro per il fatto che nessuno può osare chiamare City Hunter “scarafaggio”!- scherzò poi per allentare la tensione

Finalmente Kaori sorrise.

-Vado a vestirmi, sbruffone- gli disse avviandosi verso la sua camera

Ryo la seguì con lo sguardo. Kaori era spaventata e preoccupata, poteva percepirlo. Doveva trovare un modo per mettere le mani su quel bastardo una volta per tutte.

 

Kaori cominciava ad avere i crampi alla mano a forza di firmare copie. Era in quella libreria già da un’ora e la fila invece che diminuire sembrava aumentare! Senza contare che il suo editore si era curiosamente dimenticato di informarla che ci sarebbe stata anche la stampa. Questa Russ gliel’avrebbe pagata, finito di promuovere il libro si sarebbe presa delle meritate ferie! Sperando che Ryo se ne fosse tornato a Tokyo…Non ce la faceva ad averlo intorno, era troppo doloroso. Accidenti, se n’era andata da Tokyo! Se n’era andata dalla sua vita. E proprio quando cominciava a riprendersi ecco che lui le si ripresentava davanti, mandandola in confusione come solo lui sapeva fare. Perché era lì? Perché Ryo aveva accettato quell’incarico da Sayuri? E perché Sayuri aveva chiamato proprio lui? Tante domande a cui non aveva risposta…E per cui aveva paura di chiederne una.

-Sei stanca?- le chiese una voce maschile

Kaori si voltò verso Aidan, sorridendo.

-Un po’. Gli ultimi giorni sono stati un po’ stressanti- disse indicando con un cenno della testa Ryo, a poca distanza da loro

-Non vanno bene le cose tra voi?-

-Sinceramente non so neanch’io come vanno…In alcuni momenti vorrei solo che se ne tornasse a Tokyo, in altri…- …vorrei solo che mi prendesse tra le braccia e non mi lasciasse più.

Aidan le accarezzò i capelli con fare rassicurante.

-Lo sai che se hai bisogno io ci sono…- ad un certo punto si fermò –Ci sta guardando, vero?-

Kaori lanciò un’occhiata a Ryo e vide che effettivamente li stava fissando.

-Sì-

-Accidenti, quel tipo mi fa venire i brividi anche solo guardandomi! Credo che se potesse mi prenderebbe volentieri a pugni- il suo assistente sospirò con fare melodrammatico –E pensare che io lo trovo così affascinante!-

Kaori scoppiò a ridere.

-Mi dispiace, ma credo che il tuo amore non abbia speranze!-

-Eh, lo so…Il nostro bellimbusto ha occhi solo per te!-

E, dopo questa frecciatina, se ne andò facendole l’occhiolino. Lei gli lanciò un’occhiataccia, poi si concentrò sulla fila di fan che aspettava di incontrarla. Si avvicinò un tipo alto, con gli occhiali, dall’aspetto comune. Prese una copia del suo libro dalla pila accanto a lei e l’aprì sulla prima pagina, pronta a firmarla.

-Ciao, tesoro-

Kaori alzò gli occhi sull’uomo di fronte a lei, perplessa.

-Come ha detto, scusi?-

L’uomo si chinò su di lei, i suoi occhi a incontrare quelli di Kaori. Un brivido le percorse la schiena incontrando quello sguardo e, ancora prima che lui parlasse, la consapevolezza si fece strada nella sua mente.

-Sono io, amore. Non mi riconosci?-

Kaori si alzò in piedi di scatto, con l’unico desiderio di scappare, di allontanarsi da lui. Sfortunatamente, le sue gambe sembravano incollate al pavimento, non riusciva a muovere un muscolo.

L’uomo alzò una mano ad accarezzarle il viso.

-Sei ancora più bella di come ti ricordavo, Kailey-

Ebbe appena il tempo di sfiorarla, poi, all’improvviso, un corpo si frappose tra loro. Una mano grande e forte afferrò il braccio dell’uomo e lo tirò, facendolo sbattere con la faccia contro il tavolo. Mentre gli uomini della sicurezza lo bloccavano, Ryo si voltò verso Kaori e l’abbracciò.

-Stai bene?- le chiese

Lei non riuscì a parlare, si limitò a stringersi a lui e a lasciarsi cullare dal calore del suo corpo.

 

Ryo non si era accorto subito di quello che stava succedendo. Non aveva avvertito alcun pericolo. Stava parlando con il proprietario della libreria, dando le spalle a Kaori, e solo quando aveva percepito che lei era turbata e spaventata si era voltato verso di lei. Quando aveva visto quell’essere viscido allungare una mano verso di lei, si era mosso in un attimo.

Ora la stringeva a se, sentendola tremare, cercando di rassicurarla. Tuttavia, era preoccupato. Se non riusciva ad avvertire quando quell’uomo si avvicinava, allora voleva dire che era ancora più pazzo di quanto pensasse. Era così intimamente convinto di amarla e di essere ricambiato da lei che da lui non proveniva alcuna minaccia. Lo guardò mentre la polizia lo ammanettava. Lui continuava a tenere lo sguardo fisso su Ryo che abbracciava Kaori, gli occhi iniettati di odio.

-Lascia la mia Kailey!- gridò in preda alla follia –Lei è mia! Solo mia!-

La stampa non si lasciò sfuggire lo scoop e iniziò a immortalare la scena. I poliziotti trascinarono l’uomo all’esterno e lo caricarono sulla loro auto.

-Ryo, ti prego, portami via- lo supplicò Kaori ancora stretta a lui

Senza esitare, lo sweeper la sollevò tra le braccia e si diresse verso l’uscita, il flash dei fotografi che continuava imperterrito. Adagiò Kaori sul sedile anteriore del SUV con vetri e vernice nera antiproiettile che Mick gli aveva procurato per il suo soggiorno a New York e si mise poi al volante. Un secondo dopo, l’auto partiva sgommando.

 

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


CAPITOLO 8

Ryo continuava a guardare il fuoco davanti a lui, senza però vederlo. Lo aveva accesso per riscaldare ulteriormente il soggiorno e perché a Kaori piaceva molto, ma in realtà quello che continuava a vedere nella sua mente era quell’uomo che accarezzava la guancia di Kaori e l’espressione terrorizzata di lei. E lei non era mai terrorizzata. Nemmeno davanti ai peggiori criminali che avevano incontrato le aveva visto quell’espressione negli occhi. Paura sì, ma mai terrore. Kaori era coraggiosa, non si faceva spaventare tanto facilmente…

Si voltò sentendola entrare nella stanza. Ryo le aveva consigliato di farsi un bagno e ora lei indossava un paio di caldi e comodi pantaloni grigi e una felpa azzurra. Sembrava una ragazzina e lui non l’aveva mai trovata più bella. Aveva raccolto i capelli in una coda, che faceva risaltare i suoi lineamenti delicati, e il suo profumo di magnolia invadeva la stanza. Usava lo stesso bagnoschiuma di allora e a Ryo sembrò di tornare indietro di due anni, a quando si faceva “casualmente” trovare fuori dal bagno nel momento in cui lei ne usciva solo per potersi inebriare di quel profumo.

-Ti senti meglio?- le chiese

Lei annuì, sedendosi sul divano. Ryo si sedette accanto a lei e la prese tra le braccia. Kaori non si oppose. Aveva bisogno di quelle braccia intorno al suo corpo. Aveva bisogno di quel calore. Aveva bisogno di lui accanto a se.

Non sapeva per quanto rimasero lì. Minuti, ore, anni…Non aveva importanza. Ad un certo punto, però, Ryo interruppe il silenzio:

-Vorrei portarti via da qui- disse

Kaori alzò la testa dalla sua spalla.

-Cosa?-

-Voglio portarti via, in un posto sicuro-

-No- fu la semplice risposta di lei

-Kaori…-

-No, Ryo. Non ho intenzione di farmi scombussolare la vita da quell’uomo-

-Quell’uomo è un pazzo, Kaori. È così convinto di amarti e che tu lo ami che io non ho avvertito alcun pericolo provenire da lui!-

-L’hanno arrestato e ci sarà un’ordinanza restrittiva contro di lui- replicò lei

-Credi veramente che questo lo fermerà? Non hanno abbastanza elementi per trattenerlo, fra un paio di giorni sarà libero e verrà a cercarti, lo sai meglio di me-

Kaori si passò una mano sugli occhi con un gesti stanco. Ryo sospirò.

-Kaori, lo so che tutto questo è difficile, ma per proteggerti al meglio devo portarti via-

-Beh, dovrai arrangiarti allora, perché io non ho intenzione di andarmene. Ho del lavoro da fare, dei fan da non deludere e, come ti ho già detto, non ho intenzione di permettere a quell’uomo di sconvolgermi la vita!-

Detto questo, se ne andò e si chiuse in camera sbattendo la porta. Ryo buttò indietro la testa con un sospiro di esasperazione. Ma perché finivano sempre per litigare? Di certo se c’era un aspetto del carattere di Kaori che non era cambiato era la testardaggine…Ma in questo Ryo la batteva. A mali estremi, estremi rimedi. Se non riusciva a convincerla con i metodi gentili, sarebbe passato alle maniere forti.

 

-Questa non è la strada per andare a casa di Sayuri-

Kaori si voltò verso di lui con aria sospettosa. Ryo si limitò a sorridere appena, mantenendo lo sguardo fisso sulla strada. Lei gli mandò un’occhiataccia. Aveva in mente qualcosa, lo sentiva…Un paio d’ore prima era entrato in camera sua dicendo che sua sorella aveva chiamato per invitarli a cena, la cosa l’aveva un po’ stupita perché Sayuri amava fare gli inviti sempre con un certo anticipo, precisa com’era. E poi le aveva detto che negli ultimi giorni lavorava fino a tardi per un’inchiesta importante. Avrebbe dovuto sospettare che Ryo non gliela raccontava giusta…

-Si può sapere dove mi stai portando?- gli chiese incrociando le braccia al petto

-Lo vedrai quando saremo arrivati- si limitò a rispondere lui

Poco dopo lo vide svoltare sulla strada che portava al Queens Midtown Tunnel. Presto si ritrovarono ad attraversare Brooklyn e poi il Queens. Kaori capì che si stava dirigendo verso Long Island, ma ancora non capiva il perché.

-Perché stiamo andando a Long Island?- tentò

Di nuovo, Ryo si limitò a fare un leggero sorriso senza risponderle e senza togliere gli occhi dalla strada. Lei rinunciò e si mise a guardare il panorama notturno fuori dal finestrino. Mano a mano che i chilometri scorrevano, la città lasciava il posto a zone residenziali immerse nel verde e dopo un po’ poterono scorgere il luccichio della luna che si rifletteva sul mare in lontananza.

Dopo circa un’ora di viaggio, Ryo guidò l’auto attraverso le tranquille vie di una zona residenziale vicino al mare, finché non si fermò di fronte al cancello di un’immensa villa bianca in stile coloniale. Spinse il pulsante di un piccolo telecomando e il cancello elettrico si aprì. Risalirono il viale d’accesso e si fermarono di fronte alla grande porta in legno scuro.

-Mi vuoi dire che cosa ci facciamo qui?- chiese Kaori scendendo dal SUV –Chi abita in questa villa?-

-Diciamo che al momento è libera- rispose Ryo mentre apriva il bagagliaio e ne estraeva due borse

Quella risposta e il fatto di riconoscere uno dei due borsoni come suo fecero nascere un sospetto nella mente di lei.

-Non dirmi che…- esclamò sorpresa

-Hai indovinato- lui aveva salito i gradini e aperto la porta con un mazzo di chiavi estratto dalla sua tasca –Io e te resteremo qui per qualche giorno-

Il volto di Kaori si oscurò e un lampo d’ira le attraversò lo sguardo.

-Mi hai portato qui con l’inganno- sibilò

-Era l’unico modo- replicò Ryo posando le due borse all’interno della casa

-Beh, hai fatto male i tuoi conti, mio caro, perché io non resterò qui insieme a te! Puoi scordartelo!-

-Kaori, non fare la bambina. Lo faccio per il tuo bene-

-Non sono una bambina, Ryo, ed è ora che tu lo capisca. Prendo da sola le mie decisioni e ti avevo già detto che non intendevo lasciare la città- Kaori fece una pausa e si passò le mani sugli occhi –Ecco, questa è una cosa di te che non ho mai potuto sopportare! Ti sei sempre arrogato il diritto di decidere anche per me! Se io dovessi essere o meno la tua partner, se dovessi imparare a sparare o no, se io fossi pronta o meno per conoscere la verità su mia sorella…Ci sono decine di occasioni in cui hai preso decisioni che non ti riguardavano, ma questa volta non ti lascerò fare!-

Ryo ridiscese gli scalini e le si parò di fronte.

-Kaori, quello non è un criminale qualsiasi! È un pazzo, un malato di mente! Ieri in libreria non ho avvertito alcun pericolo, te ne rendi conto?-

Kaori cercò di reprimere i brividi di disgusto al pensiero di quell’uomo che allungava una mano verso di lei.

-Me ne rendo conto benissimo, Ryo, ma io non posso permettergli di sconvolgermi la vita! Sarebbe come ammettere che ho paura!-

-Ma tu hai paura, Kaori. Credi che non me ne sia reso conto? Ieri era terrorizzata- lui piantò gli occhi nei suoi

Lei si accigliò. Se ne era accorto, riusciva ancora a capire quello che provava come nessun’altro sapeva fare.

-Ok, lo ammetto, quel tipo mi spaventa, ma questo non cambia niente!- piantò le mani sui fianchi –Io non resterò qui!-

Ryo piegò le labbra in un sorrisetto malizioso. Una luce si accese nel suo sguardo.

-Questo è tutto da vedere-

Detto questo, senza che Kaori avesse nemmeno il tempo di rendersi conto di quello che succedeva, le circondò la vita con le braccia e la sollevò di peso, buttandosela su una spalla. 

-Ehi!- strillò Kaori –Ma che diavolo stai facendo?-

-Cerco di metterti un po’ di sale in zucca- rispose lui salendo gli scalini a due a due incurante dei pugni che gli colpivano la schiena

La mise giù solo quando varcarono la soglia della villa e la porta si fu chiusa dietro di loro.

-Ma chi ti credi di essere, sottospecie di uomo di Neanderthal?!- lo aggredì appena ebbe di nuovo i piedi per terra

-Smettila di strillare e rassegnati- le disse Ryo –Tu resterai qui, punto e basta-

-Non credo proprio!-

Kaori lo spinse via e si diresse verso la porta. Tentò di aprirla, ma inutilmente.

-Perché questa stupida porta non si apre?- esclamò esasperata dopo un po’

-Perché è controllata da un sistema di allarme. Non appena io l’ho chiusa, questo è entrato in funzione. Per aprirla o per aprire una qualsiasi delle finestre serve un codice- Ryo la guardò con scherno –Penso sia superfluo dirti che solo io e il proprietario conosciamo questo codice…-

Lei gli lanciò uno sguardo omicida.

-Questo è giocare sporco-

Lui scrollò le spalle.

-Denunciami-

-Ma si può sapere di chi è questa casa?-

-Di un ex-agente della CIA che ora è in pensione. Lui e sua moglie sono in crociera a festeggiare il loro anniversario di nozze-

-Pensavo che non conoscessi nessuno qui a New York…-

-Infatti. Tutti i contatti che ho sono amici di Mick. Lo sai che non vado mai in un posto che non conosco se non ho le spalle coperte- la guardò –E prima che tu possa anche solo pensarci, ti avverto che Mick non sa il codice per aprire la porta. Inoltre lui e Kazue sono fuori città per il weekend-

Kaori gli lanciò un’altra occhiata nera, poi afferrò la sua borsa.

-E questa chi l’ha preparata?- chiese sospettosa

-Tua sorella- rispose lui –Stamattina, mentre noi eravamo a quell’intervista-

Non gli sembrò il caso di dirle che aveva dato una sbirciatina e che la sua biancheria intima gli aveva quasi fatto venire un infarto.

Nel frattempo, lei si guardò intorno. La villa era enorme e davvero stupenda. Dal grande atrio, sulla sinistra si accedeva al soggiorno, sui toni del panna e con un grande caminetto, al centro un piccolo corridoio portava a quella che doveva essere la cucina e sulla sinistra un’ampia scalinata in legno portava al piano superiore.

Kaori si avviò verso quest’ultima.

-Allora, vuoi mostrarmi dove devo dormire o tutto ciò che mi spetta come prigioniera è un letto di paglia?-

Ryo scosse la testa con un sorriso divertito e la seguì, capendo che almeno per questa volta si era arresa. Uno a zero per me, Kaori. E la partita è appena cominciata…

 

 

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


CAPITOLO 9

And we hurt the ones that we love the most. Why we do only heaven knows. And I don't know why I'm still holding on...holding on. I reach in my heart to see if your love is alive in me, but now I feel alone, my feelings turn to stone, my heart makes no apologies. (Alanis Morissette – No Apologies)

 

Un pugno fendette l’aria, seguito poco dopo da un calcio. Il manichino imbottito ondeggiò sotto la forza di quei colpi. Kaori fece una pausa e si asciugò il sudore dalla fronte con la manica del kimono. Quella villa nascondeva una sorpresa in ogni stanza. Anche se, a dire la verità, una palestra attrezzata anche per le arti marziali nella casa di un ex agente della CIA non era poi una cosa così strana…Per lei comunque era una piacevole sorpresa. Aveva iniziato a praticare il karate arrivata a New York e aveva scoperto di non cavarsela per niente male. Aveva da poco superato l’esame per diventare cintura nera e lo aveva superato senza troppi problemi. Inoltre aveva continuato ad allenarsi al poligono. La pistola di suo fratello era una delle poche cose che aveva portato con se da Tokyo. Niente come combattere o sparare era l’ideale per scaricare la tensione. E Dio solo sapeva quanta ne aveva accumulata in quei giorni…Per non parlare del pensiero di essere chiusa in quella casa insieme a Ryo…Il fatto che si trattasse di una villa immensa non l’aiutava per niente. Anche la Casa Bianca sarebbe stata troppo piccola per loro due soli!

-Non te la cavi niente male…- la voce maschile dietro di lei la fece sussultare

Kaori si girò di scatto e si ritrovò il centro dei suoi pensieri davanti. Vestito di un paio di jeans e di una maglia a maniche lunghe nera, i piedi nudi, le braccia e le gambe incrociate e negligentemente appoggiato alla porta, sembrava la personificazione della calma e della tranquillità. Tutto il contrario di lei, insomma, che si ritrovava a tirare pugni e calci ad un manichino quando era quasi mezzanotte.

-Sai com’è, immaginavo che fosse qualcuno di mia conoscenza…- gli rispose ironica

Ryo sorrise, poi si staccò dallo stipite della porta e si avvicinò.

-Da quanto pratichi il karate?- le chiese

-Da quando sono arrivata a New York, ma sono già cintura nera- rispose con una certa fierezza Kaori

-Niente male!- lui salì sul tappetino –Vediamo quello che sai fare…-

Lei spalancò gli occhi.

-Cosa? Vuoi che ci battiamo?- esclamò stupita

Fare un combattimento corpo a corpo con Ryo? No, decisamente questa non era una buona idea…

-Perché no?-

-Perché tu hai molta più esperienza e pratica di me-

Ryo piegò la testa di lato e le lanciò un sorriso malizioso.

-Non dirmi che hai paura, Kaori…- la sfidò

Lei si accigliò. E così voleva la guerra? Bene, l’avrebbe accontentato. Si mise in posizione di difesa.

-D’accordo allora, fatti sotto-

-Oh no, prima le signore…- replicò lui con un piccolo inchino

Kaori lo studiò per qualche secondo, poi partì all’attacco con un pugno. Ryo lo schivò con apparente facilità, così come il calcio che lo seguì. E fu così anche per i colpi successivi, finché Ryo si decise a controbattere. Bloccò il prossimo pugno che stava per colpirlo allo stomaco, imprigionandole il polso, poi fece lo stesso con un calcio, facendo perdere l’equilibrio a Kaori. Si ritrovarono così entrambi a terra, con Ryo a cavalcioni sopra di lei che le teneva i polsi fermi. Kaori cercò di liberarsi, ma sapeva bene che era tutto inutile. Alla fine rinunciò.

-Lo sapevo che avresti vinto tu…- sbuffò

-Come hai detto tu, è solo questione di esperienza e pratica…- replicò Ryo sorridendole –Ti alleni anche con la pistola…-

Lei lo guardò stupita.

-Sento dei leggeri calli sulle tue mani- le spiegò accarezzandole i palmi con i pollici

Kaori sentì dei brividi serpeggiarle dal braccio attraverso tutto il corpo. E lui avvertì quei brividi. E vedeva come il suo petto si alzava e abbassava al ritmo del suo respiro, lì dove i lembi del suo kimono si incrociavano…Ok, meglio distogliere lo sguardo, Saeba.

-Potresti lasciarmi andare adesso?- gli chiese piccata

-Mmh…Non ne ho molta voglia-

-Ryo!-

-Voglio parlare con te- le disse tornando serio –Ma ogni volta che ci provo tu ti arrabbi e te ne vai-

-Sei tu che mi fai arrabbiare!- replicò lei bellicosa

-Ecco, è proprio questo atteggiamento che impedisce le comunicazioni!-

Kaori sospirò.

-Di che cosa vuoi parlare?- chiese, anche se non aveva nessuna voglia di saperlo

-Non puoi dirmi una cosa come quella dell’altro giorno e poi pretendere che faccia finta di niente-

Ryo la guardava fisso negli occhi, me lei non seppe resistere e distolse lo sguardo.

-Beh, è la verità- replicò ostentando freddezza

-Guardami-

Kaori non si mosse.

-Guardami!- ripeté Ryo con enfasi

Questa volta lei voltò la testa verso di lui.

-Mi dispiace per quello che è successo due anni fa…- le disse guardandola negli occhi –Per quello che ho fatto-

Kaori si stupì di quelle parole. Mai, mai in sei anni di vita con lui l’aveva sentito scusarsi. E il fatto che i suoi occhi esprimessero sincerità e rimorso le fece venire le lacrime agli occhi.

-Ormai…fa parte del passato- rispose con voce rotta

-Non è vero, Kaori, e lo sai anche tu. C’è ancora un legame profondo tra noi-

Lei sentì il suo cuore fermarsi. Cosa stava cercando di dirle Ryo?

Lui non seppe resistere oltre. Abbassò lentamente il capo verso di lei, andando incontro alle sue labbra…

Impietrita, Kaori vide il viso di Ryo avvicinarsi sempre di più. Non poteva essere…lui non poteva essere in procinto di baciarla…Che cosa significava tutto quello? Perché stava succedendo? E, soprattutto, perché ora?

No, non ce la faceva, non ci riusciva…Non poteva fidarsi di lui, donargli il suo cuore ancora una volta…

Quando il viso di Ryo era ormai a pochi centimetri dal suo, Kaori voltò la testa e lo spinse via. Sorpreso, lui la lasciò andare e lei ne approfittò per scappare.

Ferito, Ryo la guardò correre via da lui. Sbatté un pugno sul pavimento. Allora era così…Era davvero tutto finito tra loro? Aveva davvero perso l’occasione per amarla? Il suo cuore si strinse in una morsa di dolore.

 

Kaori chiuse la porta della sua camera e ci si appoggiò contro. Lasciandosi scivolare a terra, diede libero sfogo  ai singhiozzi. Non poteva credere a quello che era successo! Ryo, l’uomo che amava dalla sempre, aveva cercato di baciarla e lei era fuggita! Eppure non aveva potuto fare altro…Il suo cuore le diceva di lasciarsi andare, ma la sua mente non poteva fare a meno di avere paura di uscirne un’altra volta a pezzi. Non riusciva a fidarsi ancora di Ryo. Se poi lui si fosse tirato indietro ancora una volta, lei si sarebbe ripresa.

L’unico modo era resistere finché lui non se ne fosse tornato a Tokyo…Cosa più facile a dirsi che a farsi. Vederlo ogni minuto, sentire la sua presenza accanto a se, il suo profumo aleggiare nell’aria, senza poterlo toccare, accarezzare…baciare, era un dolore che lei pensava di aver abbandonato due anni prima, ma che ora si era ripresentato più acuto che mai.

 

 

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Capitolo 11
*** Capitolo 10 ***


CAPITOLO 10

Kaori chiuse il rubinetto dell’acqua calda, uscì dalla doccia e si avvolse in un morbido e grande asciugamano. Si fermò davanti allo specchio appannato e lo pulì, fermandosi poi a fissare la sua immagine riflessa. Non aveva dormito quasi per nulla quella notte e il suo viso ne portava ora i segni, che la doccia non era servita a cancellare del tutto. Aveva decisamente bisogno di un bel caffè forte, ma il pensiero di uscire e affrontare Ryo non la entusiasmava per niente…Chiuse gli occhi con un sospiro. Mi dispiace per quello che è successo due anni fa…Per quello che ho fatto. Li riaprì di scatto quando la scena della sera prima le si ripresentò davanti agli occhi. Accidenti a Ryo! Perché non se ne era rimasto a Tokyo invece di ripiombare nella sua vita e scombussolarla?

Passò in camera da letto ed estrasse dal suo borsone una comoda tuta grigia. Si legò i capelli e aprì le tende, che ancora erano chiuse per non far entrare la luce del sole. La giornata si preannunciava essere soleggiata, ma anche alquanto ventosa. Fece un respiro profondo e decise che era arrivato il momento di uscire da quella stanza. Socchiuse la porta e spinse fuori la testa. Il corridoio era immerso nel silenzio. Lanciò un’occhiata alla porta della camera di Ryo, di fronte alla sua, ed era chiusa. Con un po’ di fortuna, lui avrebbe potuto essere ancora nel mondo dei sogni…Cercando di essere il più silenziosa possibile – e la morbida moquette che copriva il corridoio l’aiutava non poco – raggiunse le scale e scese al piano di sotto. Anche tutta la casa era immersa nel silenzio. Raggiunse la grande cucina e trovò anch’essa vuota.

Doveva ammettere che di giorno era ancora più bella. In legno chiaro, con un’isola nel mezzo su cui si trovava il piano cottura, era calda e confortevole…L’ideale per una famiglia. Si accorse che c’era del caffè già pronto, perciò Ryo doveva già essersi svegliato. Tuttavia, non era ancora comparso…Che fosse uscito? In effetti, lui poteva, conosceva il codice per aprire le porte. Se n’era andato chissà dove lasciandola rinchiusa lì! Non tentò neanche di uscire anche lei, aveva già tentato di aprire la finestra della sua camera e non ci era riuscita…

Si versò una bella dose di caffè e si appoggiò al bancone. Pensandoci bene, poteva approfittare di quella tranquillità per lavorare un po’ in santa pace, Ryo le aveva messo in borsa anche il portatile…Con tutti gli avvenimenti degli ultimi giorni, non era riuscita ad andare avanti nemmeno un po’ con la traduzione del suo libro. Portò la tazza in salotto e andò a prendere il computer. Armata di caffè e brioches, si mise al lavoro.

Venti minuti dopo era andata avanti di sole cinque righe…Non c’era niente da fare, la sua mente si rifiutava di concentrarsi sul lavoro e andava in un’unica direzione. Ryo. Dov’era? Cosa stava facendo? E pensare che solo mezzora prima aveva paura di uscire dalla sua stanza e affrontarlo!

Aprì la cartella intitolata “Still you, always you”, il racconto incompiuto che parlava di loro due. Era meglio se teneva bene a mente il perché se n’era andata da Tokyo. Aveva passato anni a vederlo negare e calpestare i suoi sentimenti per lui, aveva perso il conto delle volte che aveva pianto per lui, le aveva spezzato il cuore… Questi erano i motivi per cui la sera prima non lo aveva baciato…Anche se lo aveva desiderato con tutta se stessa. Scosse la testa e si immerse nella lettura.

 

Era così concentrata che non si era accorta di lui. Ryo guardava Kaori leggere con attenzione qualcosa nel suo portatile dalla soglia del soggiorno. Era rientrato qualche minuto prima da un giro di controllo nei dintorni e l’aveva trovata là, seduta a gambe incrociate sul divano con il computer in grembo, vestita di una tuta grigia che la faceva sembrare una ragazzina.

Ryo si appoggiò allo stipite del grande arco che dall’atrio della casa portava in salotto e si chiese come si sarebbe comportata Kaori una volta accortasi di lui. Avrebbe fatto finta che quello che era successo la sera prima non fosse mai esistito come al solito? Beh, lui non glielo avrebbe permesso. Era ora che loro due chiarissero un po’ di cose. E, soprattutto, era ora che Kaori sapesse quello che provava per lei.

In quel momento il suo cellulare si mise a suonare nella sua tasca ed entrambi sobbalzarono. Lei si voltò verso di lui, evidentemente sorpresa di trovarlo lì. Senza guardarla, Ryo le voltò le spalle e rispose al cellulare.

-Sì?-

-Ciao, sono Miki- lo salutò la voce squillante della barista –Come vanno le cose lì?-

-Ciao, Miki. Mmh…Diciamo che sono più complicate del previsto…- le rispose

La donna dovette intuire dal suo tono di voce che non stava parlando solo di lavoro, perché non insistette oltre.

-Mi dispiace…Senti, posso parlare con Kaori? Ho provato a chiamarla a casa, ma non risponde e immagino che tu sia lì con lei…-

Ryo non fu sorpreso di sapere che le due amiche avessero mantenuto i contatti per tutto quel tempo. In fondo, Kaori aveva lasciato lui, non il resto del gruppo…

-Sì, te la passo-

Si voltò e tornò in salotto. Si avvicinò al divano e porse il cellulare a Kaori.

-Miki vorrebbe parlarti- le disse

-Oh…Grazie- lei appoggiò il portatile sul tavolino e prese il telefono

Un secondo dopo, era in piedi e diretta verso la cucina alla ricerca di un po’ di privacy.

Ryo si sedette sul divano, dove fino ad un secondo prima c’era lei, e il suo sguardo cadde sul portatile rimasto accesso e sulla schermata. Probabilmente Kaori stava lavorando ad un nuovo libro…Spinto dalla curiosità e sapendo che la telefonata sarebbe durata almeno una mezzora, si sporse e iniziò a leggere. Tuttavia, dopo poche righe, si rese conto che quello che stava leggendo era la sua vita…la loro vita.

 

-Quindi mi stai dicendo che sei rinchiusa in una villa in riva al mare con Saeba?- riassunse Miki

Kaori aveva appena finito di raccontarle quello che era successo negli ultimi giorni.

-Esatto- le confermò

-Una villa in riva al mare…che posto romantico!-

-Miki!-

-Beh, è la verità!-

Kaori sospirò. Inutile cercare del sostegno morale in Miki, lei era la prima a spingerla tra le braccia di Ryo…

-Forse non è il caso di raccontarti quello che è successo ieri sera…- borbottò

-Perché? Cos’è successo?- chiese l’amica grondando curiosità

-Ehm…Mi ha quasi baciato-

-Ti ha quasi baciato?!- breve pausa –E perché quasi?-

-Perché io sono fuggita, ecco perché!-

-E perché?- chiese ancora l’amica

-Perché non ho intenzione di ritrovarmi un’altra volta con il cuore spezzato, Miki-

-Kaori, è venuto fino a New York per te…No, dico, ha persino preso l’aereo!-

-L’ha fatto solo per amicizia, non per amore-

-E ieri sera allora? Per quale motivo secondo te stava per baciarti?-

-E che ne so? Magari sentiva la mancanza di una donna e io ero l’unica disponibile- rispose con amarezza Kaori

-Tesoro, non fare finta di non vedere quello che hai davanti. E non fare finta di non provare niente per lui-

-Ma io non provo più niente per Ryo-

Dio, le sue parole suonavano false persino alle sue orecchie.

-Certo, e gli asini volano!- replicò sarcastica Miki –Se tu non provassi più niente per lui non saresti così turbata dalla situazione in cui vi trovate…-

Come sempre la sua amica aveva fatto centro.

-E va bene, hai ragione…Ma io ho paura, Miki-

-Lo so che hai paura, tesoro, ma in amore più che in ogni altra cosa bisogna saperla affrontare-

 

Ryo non poteva credere a ciò che gli stava davanti agli occhi. Quello che stava leggendo era la sua vita con Kaori: il loro primo incontro, l’inizio della loro convivenza, i loro momenti più importanti…Fino ad arrivare alla discussione che avevano avuto la sera in cui lei se n’era andata. Quelle pagine raccontavano tutto quello e molto di più. Kaori aveva narrato la loro storia in prima persona, facendo trasparire con ogni parola i suoi sentimenti. Felicità, tristezza, rabbia, perdono, amore…Ryo ebbe l’impressione di leggere nell’anima di lei.

Lo colpì il fatto che il racconto non era finito. Era fermo a quella sera di due anni prima. E lui si chiedeva perché non l’avesse terminato…Sapeva che se la sua ex socia aveva messo nero su bianco la loro storia era per esorcizzare il dolore, la conosceva bene. E se non esisteva un “The End” c’era un qualche motivo.

Se Kaori lo aveva realmente dimenticato, la storia avrebbe dovuto avere una fine triste, loro due divisi per sempre. Nel caso contrario, se lei ancora credeva nel loro amore, ci sarebbe dovuto essere un lieto fine. Quel vuoto confermava i suoi sospetti, confermava quello che aveva letto la sera prima negli occhi di Kaori. Paura. Lei provava ancora qualcosa per lui, ma aveva paura di lasciarsi andare, paura di soffrire ancora. Perciò, l’unica cosa che poteva fare Ryo era rassicurarla sui suoi sentimenti per lei. Rassicurarla sul fatto che lui mai più l’avrebbe fatta soffrire.

 

Dopo aver salutato Miki, Kaori ritornò in salotto. Quando vide Ryo seduto di fronte al suo portatile si bloccò, mentre un dubbio le attraversava la mente. Aveva chiuso il file racconto incompiuto prima di andare in cucina? La risposta le si affacciò subito alla mente. No. Oh, cavolo…In poche falcate lo raggiunse e chiuse il portatile con uno scatto. Ryo alzò lo sguardo ad incontrare il suo e in quel momento lei seppe che lo aveva letto…

 

 

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Capitolo 12
*** Capitolo 11 ***


CAPITOLO 11

È facile capire come nel mondo esista sempre qualcuno che attende qualcun altro, che ci si trovi in un deserto o in una grande città. E quando questi due esseri si incontrano e i loro sguardi si incrociano tutto il passato e tutto il futuro non hanno più alcuna importanza. (P. Coelho – L’alchimista)

 

-Non avevi il diritto di leggere nel mio computer…Sono cose private- gli disse Kaori con voce fredda

Ryo la fissò, gli occhi che sembravano volerle leggere dentro.

-Però quella che stavo leggendo era anche la mia vita- rispose alla fine –Che cosa significa quel racconto, Kaori?-

-Non sono affari che ti riguardano-

Kaori gli voltò le spalle e fece per andarsene, ma Ryo si alzò di scatto e le afferrò un polso, facendola voltare nuovamente verso di se.

-Oh, sì che lo sono. Che significato ha quel racconto?- le chiese –E, soprattutto, perché non l’hai terminato?-

Kaori sussultò a quell’ultima domanda. Possibile che lui avesse capito?

-Posso leggere la risposta nei tuoi occhi, Kaori, ma vorrei sentirtela dire- continuò Ryo intuendo i suoi pensieri

-Lasciami andare- lei cercò di liberarsi, inutilmente –Cosa ti importa del perché l’ho scritto o del perché non l’ho terminato?-

-Mi importa. E molto anche. Rispondimi-

Kaori lo fissò con aria di sfida, senza dire una parola. Ryo sorrise.

-Bene, se non vuoi dirlo tu lo farò io. Stavi soffrendo così tanto due anni fa, quando sei arrivata a New York, che hai iniziato a scrivere di noi per esorcizzare il dolore- lei lo guardò stupita, ma lui continuò imperturbabile –E so anche perché non l’hai terminato. Perché nel tuo cuore serbi ancora la speranza che per noi ci possa essere una possibilità-

Kaori scosse la testa, cercando di negare quella verità per lei così scomoda.

-No, non è vero…Ti sbagli…-

-No che non mi sbaglio- la interruppe Ryo –Se tu mi avessi veramente dimenticato, avresti concluso il racconto parlando delle nostre vite ormai separate per sempre. Ma non hai potuto farlo. Non ci riesci, perché il sentimento che hai nel cuore te lo impedisce-

-Smettila…Sono solo sciocchezze…- replicò lei chiudendo gli occhi per lottare contro le lacrime che premevano per uscire

-Se davvero lo sono, guardami negli occhi e dimmi che non mi ami- insistette lui –Guardami, Kaori-

Lei aprì gli occhi e puntò su di lui uno sguardo pieno di lacrime.

-Sì, ho scritto quel racconto per cercare almeno un po’ di lenire il dolore che sentivo lacerarmi dentro. Il dolore che tu mi hai procurato- lo spinse via –Tu hai rinnegato quello che c’era tra noi, hai calpestato i miei sentimenti…Tu mi hai spezzato il cuore e io non ho intenzione di soffrire ancora, perciò questa conversazione è assolutamente inutile-

-No, non lo è- Ryo le si avvicinò e le circondò il viso con le mani, asciugandole le lacrime con i pollici –Perché finalmente ho ritrovato la vera Kaori, quella sensibile e passionale, e queste lacrime ne sono la prova-

Kaori gli scostò le mani dal viso.

-Ne ho versate molte per te, Ryo. Troppe. E non ho intenzione di continuare-

-E non dovrai farlo. Perché da questo momento in poi impegnerò ogni secondo della mia vita a farti felice-

Lei cercò di ignorare il suo stupido cuore e i suoi battiti accelerati.

-Tu non capisci…-

-No, sei tu che non capisci, Kaori. Non capisci che io ti amo-

E qui il suo cuore si fermò. Eccole. Ecco le parole che aveva atteso tutta una vita. Perché arrivavano ora che era troppo tardi? Non riuscì più a trattenere le lacrime, che presero a scorrerle sulle guance.

-Maledizione, Ryo…- scosse la testa e lo guardò –Perché sei venuto a New York? Perché sei ricomparso nella mia vita ora che sto tentando con tutte le mie forze di vivere senza di te?-

-Perché io non ci riesco a vivere senza di te, Kaori- Ryo le prese nuovamente il viso tra le mani e piantò lo sguardo nel suo –Tu mi hai fatto dimenticare la solitudine, mi hai fatto dimenticare come ci si sente soli quando non si ha né una famiglia, né degli amici. E io non voglio ripiombare in quella solitudine mai più-

Kaori chiuse gli occhi. Non ce la faceva. Essere amata da lui era l’unica cosa che avesse mai desiderato dalla vita, non ce la faceva a rinunciare a Ryo. Chinò il capo e poggiò la testa sul suo petto, arrendendosi alla forza del suo amore per lui.

-Da quando in qua sei diventato così bravo con i discorsi?- gli chiese divertita

Ryo sorrise e la strinse a se.

-Da quando ho avuto il terrore di perderti per sempre- lui le alzò il viso –Mi dispiace per tutto il male che ti ho fatto. Ti amo, Kaori-

Lei gli sorrise tra le lacrime.

-Anch’io ti amo-

Dio, da quanto aspettava di sentirglielo dire…Gemendo, Ryo le prese le labbra, esigente e possessivo. Lei piegò la testa sotto quella spinta appassionata e si aggrappò a lui. Finalmente poterono lasciarsi andare, mettere da parte dubbi, paure e incertezze e dare libero sfogo a quell’amore troppo a lungo celato. Il mondo intorno a loro scomparve per lasciare spazio solo ai loro sentimenti e al loro desiderio.

 

Kaori non avrebbe saputo dire come fossero arrivati in camera di Ryo. E neanche le importava. Tutta la sua attenzione era rivolta a lui, alle sue labbra roventi, alle sue mani che la spogliavano e la facevano fremere, al calore del suo corpo che la avvolgeva e la rassicurava. Nient’altro contava.

Ricambiò le avide carezze di Ryo con altrettanta passione, iniziando a spogliarlo a sua volta. Prese confidenza con quel corpo che fino a poco prima le sembrava così distante e inaccessibile. Accarezzò i pettorali scolpiti e la schiena possente, sfiorando con le labbra ogni cicatrice che portava, testimonianza del suo difficile passato.

Ryo quasi non poteva credere che il corpo che sentiva fremere sotto di se fosse di Kaori. Poter baciare quelle labbra morbide, poter accarezzare quel corpo sinuoso era qualcosa che aveva sognato per così tanto tempo…E ancora non si sentiva degno di poterla toccare. Ma lui l’amava e lei amava lui. E nient’altro contava.

Entrò in lei guardandola negli occhi, facendole capire con lo sguardo quanto contasse per lui. Quando trovò l’ostacolo della sua femminilità si fermò. Allora Kaori era ancora pura…Si sentì felice al pensiero che lei fosse solo sua. Si spinse il lei con dolcezza, cercando di non farle male, sentendola stringersi intorno a lui.

Kaori credette di morire di felicità quando lo sentì riempirla. Sentire Ryo dentro di se era la sensazione più bella che avesse mai sperimentato. Mentre lui iniziava a muoversi dentro di lei, andò a cercare le sue labbra, di cui ormai non poteva più fare a meno. Raggiunsero l’apice insieme e Ryo crollò su di lei seppellendo il viso nell’incavo del suo collo. Kaori non resistette alla tentazione di mettersi a giocherellare con i suoi capelli.

-Ti amo, Kaori- sussurrò Ryo dopo un po’

-È già la terza volta che me lo dici stasera, potrei anche abituarmi a tutta questa espansività!- scherzò lei

Lui alzò la testa per guardarla e le sorrise.

-Abituati allora, perché ho intenzione di continuare. E sarei felice di avere anche una risposta…-

Lei rise e gli stampò un bacio sul naso.

-Anch’io ti amo, Ryo-

Lui tornò serio.

-Non mi stancherò mai di sentirtelo dire-

-E io non mi stancherò mai di ripetertelo- rispose Kaori sullo stesso tono

Ryo alzò una mano ad accarezzarle il viso, poi cercò le sue labbra. La notte era ancora lunga e lui non aveva intenzione di sprecare nemmeno un minuto…

 

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Capitolo 13
*** Capitolo 12 ***


CAPITOLO 12

Kaori si svegliò con la sensazione di non aver mai dormito così bene in tutta la sua vita. E quando aprì gli occhi capì il perché. Ryo era al suo fianco e la teneva abbracciata a se. Il suo viso era rilassato e lei si concesse di godersi quei preziosi istanti osservandolo. La fronte spaziosa, il naso diritto, le labbra carnose, i lineamenti scolpiti…Era la cosa più bella che Kaori avesse mai visto. E la notte passata tra le sue braccia era stata la più bella che avesse mai vissuto.

Desiderosa di viziarlo un po’, cercò di alzarsi senza svegliarlo e si diresse in cucina per preparargli la colazione. Canticchiando una canzone di Bon Jovi, entrò in cucina e cominciò a preparare gli utensili e gli ingredienti per le crêpes. La giornata era limpida e il sole brillante illuminava il lieve movimento delle onde del mare. Pensò che le sarebbe piaciuto fare una passeggiata sulla spiaggia con Ryo, mano nella mano, fare un picnic…e magari fare l’amore sulla sabbia morbida. Ridacchiò divertita alle sue idee audaci ed iniziò a preparare la pastella per le crêpes.

 

Ryo fu svegliato da un insistente trillo. Allungò una mano verso l’altro lato del letto. Lo trovò vuoto sebbene ancora caldo. Aprì lentamente un occhio e vide che in effetti Kaori non c’era. Scoprì invece che l’insistente trillo era quello del suo cellulare. Allungò una mano e rispose con un grugnito.

-Saeba? Stavi ancora dormendo?- gli chiese la voce di Sayuri

-Sayuri…Cosa c’è?-

-Volevo sapere come andavano le cose lì…-

Flash della notte appena passata gli attraversarono la mente e Ryo non poté fare a meno di sorridere.

-Direi bene…-

-Mmh…Hai un tono di voce di un gatto che si è appena pappato un canarino…C’è qualcosa che vorresti dirmi per caso?- gli chiese la donna divertita

-Credo che te ne parlerà Kaori…- replicò lui enigmatico

-Capisco…-

-Anche se forse dovrebbe parlare prima con Aidan-

Il pensiero dell’assistente di Kaori gli aveva attraversato la mente, svegliandolo come una doccia fredda. Eppure a quanto pareva quei due non facevano l’amore…C’era qualcosa di strano in quella relazione…

-Con Aidan? Perché?- fece perplessa Sayuri

-Beh, lui e Kaori stanno insieme…- la risata divertita dall’altra parte della linea lo interruppe –Cosa ci trovi di così divertente?-

-Come cavolo ti è venuta questa idea?- gli chiese la sorella di Kaori

-Da come si comportano, da come si guardano e si abbracciano…-

-E hai chiesto conferma a mia sorella di questo tuo sospetto?-

-Sì, ma lei mi ha sempre risposto che non sono affari miei…-

-Credo che la mia sorellina volesse farti ingelosire…- ridacchiò Sayuri

-Si può sapere cosa stai cercando di dirmi?- le chiese Ryo spazientito

-Che Kaori ed Aidan non stanno insieme…Lui è gay-

-Cosa?- lui si alzò a sedere di scatto, ora perfettamente sveglio

-G-A-Y- gli scandì Sayuri divertita –È più facile che possa innamorarsi di te che di Kaori…-

Quella piccola furbetta! Lo aveva preso in giro per bene…

-Sayuri, ti faccio richiamare più tardi, ora devo parlare con tua sorella-

Detto questo, riattaccò senza nemmeno salutare. Scese dal letto e infilò in fretta i jeans, per poi andare in cerca di Kaori. 

La trovò in cucina, intenta a cucinare la colazione mentre muoveva il bacino al ritmo di una canzone di Bon Jovi che stava canticchiando. Si appoggiò allo stipite della porta e incrociò le braccia, cercando di non farsi distrarre dall’invitante visione della sua donna vestita solo della sua maglietta.

-Che stai preparando?- le chiese

Kaori sussultò, sorpresa, e si voltò di scatto.

-Uffi, come mai sei già sveglio? Volevo portarti la colazione a letto!- protestò lei –Sto facendo le crêpes-

-Fantastico. Senti, stavo pensando ad una cosa…-

-Cosa?-

-Dovresti chiamare Aidan-

Ridacchiò dentro di se vedendola irrigidirsi e spalancare gli occhi.

-Ehm…E perché?-

-Beh, dovresti chiudere con lui, non ti pare?-

-Ecco…sì, certo…lo farò più tardi…- balbettò imbarazzata

-Sei una piccola strega bugiarda- Ryo si staccò dallo stipite e avanzò nella cucina

-Eh?-

-Mi ha appena chiamato Sayuri…E indovina cosa è venuto fuori parlando di lui?-

Kaori si fece piccola piccola.

-Ti ha detto che Aidan è gay- mormorò

-Esatto. Ora sarei proprio curioso di sapere per quale oscuro motivo mi hai detto che voi due state insieme…-

-Guarda che io non ti ho mai detto una cosa del genere, sei tu che l’hai pensato- ribatté lei divertita

-Però quando te lo chiedevo direttamente mi rispondevi sempre che non erano affari miei!-

Ryo si appoggiò all’isola al centro della cucina con le braccia, fissandola.

-Beh, era divertente vedere come eri geloso di lui e allora…- Kaori faceva sempre più fatica per trattenersi dal ridere

-E così hai pensato bene di prendermi in giro…-

-Diciamo che mi sono presa una piccola vendetta…E me la sono goduta ogni secondo!-

Lui cominciò ad avanzare verso di lei, il sorriso furbo e lo sguardo malizioso. 

-Ah sì, eh? Vedremo se tra un po’ avrai ancora voglia di ridere…-

Mentre Ryo tentava di afferrarla, Kaori si portò verso l’altro lato dell’isola, riuscendo a sfuggirgli, e corse verso il soggiorno, ridendo come una matta. Ma lui non perse tempo e la raggiunse al tavolo da pranzo, subito fuori dalla cucina. Afferrandola per la vita, la sollevò e la inchiodò al tavolo. Torreggiando sopra di lei, le bloccò le braccia sopra la testa e la guardò trionfante.

-E così hai osato prendere in giro il grande Ryo Saeba…- la stuzzicò divertito

-E devo dire che è stato anche piuttosto facile, se lo venissero a sapere in giro avresti la carriera stroncata, caro il mio sweeper- replicò Kaori maliziosa

-Bene, adesso tocca a me avere la mia vendetta…-

Leccandosi le labbra, Ryo portò una mano sotto la sua maglietta, fino a raggiungere uno dei due seni. Dapprima lo sfiorò solamente con le nocche, sentendo l’immediata reazione del suo capezzolo, per poi passare ad una carezza vera e propria, mentre il pollice giocherellava con la rosea sommità. Il respiro di Kaori si fece affannoso. La mano scese poi al ventre e alla coscia destra di lei, per risalire infine verso l’interno, là dove stava il suo soffice triangolo di riccioli scuri. Anche qui iniziò dapprima con un lento sfiorare, poi approfondì il contatto. Kaori chiuse gli occhi e buttò indietro la testa, gemendo di piacere. A quel punto, Ryo spinse un dito tra le sue umide pieghe, godendo nel vederla inarcare la schiena in preda all’estasi. Non smise di muovere il dito dentro di lei, finché non la sentì stringersi e tremare in preda all’orgasmo. Solo allora prese i lembi della maglietta che lei indossava e li strappò con un gesto secco, poi la prese per i fianchi e, con un ruggito, la penetrò. Kaori gridò e lui si chinò su di lei per catturare le sue labbra. Mentre affondava dentro di lei con poderose spinte, scese con la bocca verso uno dei suoi seni, per baciare e tormentare con la lingua il capezzolo. Mentre Kaori veniva sferzata da un secondo orgasmo, si spinse dentro di lei fino in fondo e con un grido rauco raggiunse anche lui l’apice.

Ryo si abbandonò su di lei, la testa si posò sul suo petto, mentre entrambi aspettavano che il battito furioso dei loro cuori scemasse. Kaori lo tenne stretto a se, mentre tentava di ritrovare l’uso della parola.

-Se avessi saputo che la gelosia ti faceva questo affetto mi sarei trovata un finto fidanzato gay molto prima- disse quando alla fine ci riuscì

-Il tuo finto fidanzato gay è fortunato ad essere ancora tutto intero- replicò Ryo alzando la testa per guardarla

-Povero Aidan, e pensare che tu a lui piaci così tanto…Ti trova molto affascinante- ridacchiò lei

-Questo mi preoccupa ancora di più…-

-Non ti preoccupare, non ti salterà addosso. E poi, ci sono io a proteggerti-

-Non potrei desiderare di meglio come guardia del corpo…-

Sorridendo, Ryo si chinò a baciarla.

-Allora, le vuoi queste crêpes o no?- gli chiese Kaori quando il bacio ebbe fine

-Solo se sono al cioccolato-

-Ma è ovvio!-

-Bene, allora puoi andare, donna!-

-Ti faccio notare, uomo, che hai strappato la mia maglietta…-

-Ad essere precisi era la mia maglietta…-

-Fa lo stesso, potresti almeno andare a prendermene un’altra-

-Ahh, che seccatura queste donne! Dopo i momenti paradisiaci che le ho fatto passare mi tocca anche farle da cameriere…-

Mentre Ryo si allontanava brontolando, Kaori gli lanciò in testa una delle candele che adornavano il tavolo da pranzo…

 

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Capitolo 14
*** Capitolo 13 ***


CAPITOLO 13

-Vorrei tornare indietro nel tempo-

Kaori abbassò il libro che stava leggendo e guardò Ryo. Erano seduti sul pavimento del salotto, lei con la schiena appoggiata al divano e lui con la testa sulle sue gambe. Mentre lei stava leggendo, lui si limitava a fissare il fuoco che scoppiettava nel caminetto. Erano rimasti in silenzio, semplicemente apprezzando la vicinanza dell’altro.

A Ryo piacevano quei momenti, senza parole, semplicemente ascoltando il respiro di Kaori. Erano davvero poche le persone che potevano dire di stare bene insieme anche senza sentire la necessità di parlare e questo gli faceva capire quanto il rapporto con lei fosse profondo. Tuttavia, c’erano delle cose che gli ronzavano in testa e sentiva il bisogno di parlarne con lei.

-Vorresti la macchina del tempo per qualche motivo in particolare o solo per farti un viaggetto così, per divertimento?- gli chiese Kaori divertita

Lui si voltò a guardarla.

-Vorrei tornare indietro di due anni…- mormorò –Anzi, di sei, al momento in cui ho capito che mi stavo innamorando di te, per non commettere gli stessi errori-

Lei tornò seria e lo guardò con intensità.

-Non puoi sapere se le cose sarebbero davvero andate meglio. Sono anche i nostri errori che fanno di noi quello che siamo-

-Lo so, è solo che…Mi sembra di aver sprecato così tanto tempo…tempo in cui avrei potuto amarti- Ryo si alzò a sedere, appoggiando una mano a terra –Tempo in cui avremmo potuto essere felici-

Kaori gli sorrise e gli accarezzò una guancia.

-Io non ho alcun rimpianto, Ryo. Non cambierei nulla degli anni passati insieme a te, perché ogni sorriso, ogni lacrima, ogni dolore mi ha aiutato a conoscerti sempre un po’ di più…E ad amarti sempre un po’ di più-

-Non cambieresti neanche quella sera di due anni fa?- le chiese lui

Lei restò in silenzio qualche istante, poi rispose:

-No, perché evidentemente tu ne avevi bisogno per capire realmente cosa volevi dalla vita e cosa volevi dal nostro rapporto-

-Non ti avrei biasimato se tu non mi avessi perdonato, Kaori. Quella sera ti ho ferito più di quanto avessi mai fatto…- abbassò gli occhi –È solo che…-

-Eri spaventato- terminò lei

Ryo rialzò lo sguardo, per nulla sorpreso che lei avesse capito quello che stava per dire.

-Sì, spaventato. L’intensità dei miei sentimenti, il fatto che tu fossi diventata il centro di tutti i miei pensieri e di tutta la mia vita, il bisogno disperato di te che provavo, il modo in cui ti ho sentito vicino quella notte, prima di andare da Kaibara…Tutto questo mi spaventava. L’unico affetto che avevo mai provato era quello per Kaibara…E lui mi aveva tradito. Mi aveva quasi ucciso. Io, che lo consideravo un padre. Non volevo rischiare un’altra volta…-

Kaori quasi non respirava, sorpresa e commossa che lui si stesse aprendo così tanto con lei. Lo abbracciò e lo strinse a se, trasmettendogli tutto il suo conforto e il suo amore.

-Lo so, Ryo. Ma ti prometto che io non ti lascerò mai. Tutto ciò che voglio è amarti- gli sussurrò all’orecchio

Ryo nascose il viso nell’incavo del suo collo e per qualche minuto rimasero così, abbracciati, cullati dal ritmo dei loro cuori e dei loro respiri.

Poi, lui alzò il viso per cercare le sue labbra. Con lentezza, la fece stendere sul tappeto davanti al caminetto e iniziò a spogliarla. Fecero l’amore in silenzio, lentamente, lasciando parlare le loro mani e i loro corpi.

 

La sabbia era morbida e fredda sotto i piedi nudi. Il mare era scuro e agitato, la brezza che proveniva da esso fresca e sferzante. Mano nella mano con Ryo, Kaori si godeva quello sfoggio della natura, affascinante e ipnotico. Era quasi il tramonto e il sole si stava abbassando sempre di più verso l’orizzonte, bagnando l’oceano dei suoi caldi colori. Kaori sorrise ripensando alle ore appena trascorse. Come aveva sognato quella mattina, avevano fatto un picnic sulla spiaggia, avevano parlato, riso, ascoltato il rumore del mare…E avevano fatto l’amore sulla morbida sabbia.

Ora stavano passeggiando lungo il bagnasciuga, chiacchierando del più del meno e godendosi quel meraviglioso tramonto. L’aria si stava facendo sempre più fredda e lei iniziava a sentire un po’ di freddo, ma non voleva interrompere quel meraviglioso momento. Sperava solo che Ryo non se ne accorgesse…

-Kaori, stai tremando-

Ecco, appunto.

-No, sto bene, non preoccuparti- tentò di rassicurarlo

-Non è vero, vado a prenderti un maglione- insistette Ryo

-Ti assicuro che non occorre…-

Niente da fare, si era già avviato verso la villa. Lei si voltò verso l’oceano e si mise ad osservare il sole sparire all’orizzonte mentre aspettava il suo ritorno.

Il rumore delle onde dell’oceano era così forte, che non sentì i passi che si avvicinavano…

 

Ryo aprì l’armadio e prese il primo maglione che trovò. Passando accanto al letto, vide sul comodino il suo cellulare, che non aveva più guardato dalla telefonata di Sayuri quella mattina. Il telefono si era scaricato e si era spento, perciò decise di metterlo subito a caricare, nel caso qualcuno lo avesse cercato. Appena lo accese, infatti, vide che qualcuno gli aveva lasciato un messaggio in segreteria. Lo ascoltò. Si trattava del detective Lon Richardson, il contatto che Mick gli aveva procurato alla polizia di New York. Il messaggio diceva che Lloyd Clark, il tizio che perseguitava Kaori, era stato rilasciato la sera prima. E, coincidenza, quella notte qualcuno si era introdotto alla Rain Publisher, ma non era stato rubato nulla. Ryo si accigliò, mentre riponeva il cellulare. Oltre alla sorella, l’unica persona ad avere l’indirizzo di quella villa era Russ, l’editore di Kaori. E probabilmente lo teneva nel suo ufficio…

In preda ad un’improvvisa agitazione, Ryo tornò sulla spiaggia in cerca di Kaori. Tuttavia, di lei non c’era traccia.

 

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Capitolo 15
*** Capitolo 14 ***


CAPITOLO 14

Kaori si svegliò non sapendo dove si trovasse. La confusione, tuttavia, ben presto si dissipò e le tornò in mente che qualcuno l’aveva aggredita alle spalle mentre era sulla spiaggia. Ryo…Probabilmente lui si era già accorto della sua scomparsa, perciò doveva solo stare calma e aspettare che arrivasse. Peccato che non sapeva nemmeno lei dove si trovava…

Si guardò intorno e capì di essere in una camera da letto. Anche se definire letto la cosa su cui era sdraiata era un complimento…Era più che altro un vecchio e lacero materasso sopra una rete metallica che aveva visto giorni migliori. Così come l’arredamento e i muri della stanza…Ma dove cavolo era finita?

In quel momento sentì dei passi avvicinarsi alla porta, che poco dopo si aprì. E Lloyd Clark fece il suo ingresso.

Kaori sentì un freddo brivido di terrore serpeggiarle lungo la spina dorsale, come ogni volta che incrociava il suo sguardo. Gli occhi di quell’uomo erano qualcosa di indescrivibile. Freddi come il ghiaccio e lucidi di pazzia allo stato puro. Non aveva mai visto niente di simile, nemmeno tra i peggiori criminali che aveva incontrato durante gli anni trascorsi con Ryo. Nemmeno Shin Kaibara aveva quello sguardo. Nonostante la vena di follia che la guerra in Sudamerica aveva causato alla sua mente, il suo sguardo era sempre stato lucido, attento, intelligente, segno che nonostante tutto era ben consapevole di ciò che faceva.

Quell’uomo invece…Si era costruito un universo tutto suo, dove la realtà non poteva raggiungerlo. Ne era la prova il fatto che finora l’aveva sempre chiamata Kailey, lo pseudonimo che usava per i suoi libri. E lei non sapeva assolutamente come affrontare una situazione del genere…

-Oh, bene, vedo che finalmente ti sei svegliata…- le disse Lloyd sorridendole

-Dove…dove siamo?- chiese esitante Kaori

-A casa nostra- le rispose lui come se fosse una cosa ovvia

-Casa nostra?-

-Certo, la casa dove io e te vivremo da ora in poi, Kailey-

Oh mio Dio…Quell’uomo voleva tenerla in quella casa con se per sempre! Cosa doveva fare? Forse se lo avesse assecondato prima o poi avrebbe trovato il modo di scappare…

-Aspetta, ho un regalo per te- Lloyd sparì in un’altra stanza e poco dopo ne tornò con una scatola di cartone

–Ecco, aprilo-

Kaori sollevò il coperchio con mani tremanti. All’interno c’era un abito bianco. Un abito da sposa.

-Questo è l’abito che indosserai al nostro matrimonio, ti piace?- le chiese l’uomo

-Matrimonio?- chiese shockata Kaori –E quando sarà?-

-Domani. Qui a casa. Sarà una cerimonia intima, solo io e te-

-Ehm…Bene- si sforzò di sorridere –Adesso però avrei un po’ di fame…-

-Ma certo, preparo subito la cena, amore. Vuoi farti un bagno nel frattempo?-

-Certo-

Ti prego, fa’ che in bagno ci sia una finestra abbastanza grande per scappare! Kaori lo seguì fuori dalla camera da letto. Il resto della casa era in condizioni anche peggiori, ma per fortuna era di un solo piano quindi le finestre erano un punto di fuga valido. Il bagno era di fronte alla camera ed inutile dire che era in uno stato pietoso. Kaori non si sarebbe azzardata a farvi un bagno neanche per tutto l’oro del mondo. Tuttavia, il fato sembrava essere dalla sua parte perché la finestra era abbastanza larga perché lei potesse passarci.

-Fai pure con calma, la cena non sarà pronta prima di mezzora, tesoro- Lloyd le accarezzò una guancia e le sorrise

Kaori dovette trattenersi dallo scostarsi bruscamente.

-Grazie…- mormorò

Lui uscì dalla stanza e chiuse la porta dietro di se. Kaori si aspettò di sentire la serratura scattare, ma evidentemente l’uomo, nella sua pazzia, era davvero convinto che lei lo amasse e che fosse disposta a rimanere con lui.

Senza perdere tempo, andò alla finestra, scostò le tende – o meglio, quello che ne rimaneva – e diede un’occhiata all’esterno. Tutto ciò che riuscì a scorgere nel buio della sera fu un prato incolto e pieno d’erbacce e una strada illuminata da qualche sporadico lampione. C’erano altre case, ma sembravano tutte essere nello stesso stato di quella in cui si trovava lei, perciò dubitava che fossero abitate. E se lo erano, non voleva neanche sapere da chi…Probabilmente, anche se avesse trovato qualcuno, sarebbe finita nelle mani di qualche spacciatore o peggio.

Provò ad aprire la finestra e, anche se con un po’ di fatica, ci riuscì. La via era libera, l’unico problema era che non aveva la più pallida idea di dove si trovasse. Non sapeva nemmeno se era a New York o chissà dove. In ogni caso, qualsiasi cosa era meglio di rimanere in quella casa con quell’uomo, anche dover camminare delle ore prima di trovare un’anima viva.

Prima di uscire, Kaori aprì il rubinetto della vasca, in modo che Lloyd la credesse immersa nell’acqua. Poi, si sedette sul bordo della finestra e si calò lentamente a terra.

 

Ryo sorpassò un camion spingendo il SUV ai 180 km/h. Incurante delle proteste del guidatore, continuò a premere sull’acceleratore percorrendo la strada che lo avrebbe riportato a New York. Mentre una mano teneva il volante, l’altra prese il cellulare dalla tasca della sua giacca e compose il numero di Lon Richardson. Il detective gli rispose dopo due squilli.

-Richardson, sono Saeba. Lloyd Clark ha rapito Kaori- Ryo venne subito al sodo

-Merda…Dove sei adesso?- gli chiese l’uomo

-Sto tornando a New York, ma non ho la minima idea di dove cercarla. Ho bisogno del tuo aiuto, cerca nel dossier di Clark se ha qualche casa o appartamento intestato a suo nome-

-C’è l’indirizzo di casa sua, ma non è lì. Ho fatto tenere d’occhio l’appartamento da un paio di uomini e lì non si è visto-

-Nessun’altro posto in cui potrebbe essere andato?-

-Non che io sappia…-

-Cazzo, non può essere sparito nel nulla!- Ryo rifletté per qualche secondo, poi chiese:-Cosa sai dirmi della sua storia personale?-

-Quel tizio non ha avuto una bella infanzia, i suoi genitori e suo fratello sono morti in un incidente d’auto quando lui aveva otto anni. In macchina c’era anche lui, ma si è salvato. Solo che…ha visto i suoi cari morire. È stato messo in orfanotrofio, è stato affidato anche a un paio di famiglie, ma aveva un carattere così difficile che alla fine sono stati costretti a metterlo in un istituto per ragazzi difficili. Ne è uscito a 18 anni e da allora ha condotto una vita apparentemente normale. La sua fedina penale è pulita, neanche una multa per sosta vietata-

-Questo non mi aiuta molto…- disse Ryo nervoso

Dov’è che quel bastardo poteva aver portato Kaori? Non poteva aver scelto un posto a caso, doveva essere un luogo a lui caro, dove si sentiva a suo agio, al sicuro…Dove si sentisse a casa…Un’illuminazione gli attraversò la mente a quell’ultimo pensiero.

-Lon, sai dove abitava Clark quando era bambino con la sua famiglia?-

-Uhm…Fammi controllare…Vivevano ad ovest del Queens, un quartiere che ormai è completamente in rovina-

-Dammi l’indirizzo, poi chiama la S.W.A.T, sono sicuro che Kaori è lì-

Il detective gli diede l’indirizzo esatto e gli promise che gli avrebbe mandato i rinforzi il prima possibile.

Ryo premette ancora di più sull’acceleratore, dirigendosi verso il Queens.

 

 

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Capitolo 16
*** Capitolo 15 ***


CAPITOLO 15

Kaori camminò rasente alla casa fino ad arrivare all’angolo che comunicava con la facciata. Si fermò scorgendo proiettato sull’erba un rettangolo di luce. Doveva essere la finestra della cucina a provocarlo, la stanza dove si trovava Lloyd. Per arrivare alla strada doveva necessariamente passarvi di fronte, rischiando di essere vista. Si guardò intorno per qualche secondo per cercare un’altra soluzione, ma la casa era circondata su tre lati da una siepe, il lato che dava sulla strada era l’unica via di fuga. Si abbassò il più possibile, sperando che l’erba alta e il buio l’aiutassero a non farsi scoprire e sperando che il suo sequestratore in quel momento fosse voltato dall’altra parte rispetto alla finestra. Restò accucciata fino al limitare del giardino, poi, appena arrivata alla strada, si rialzò in piedi e si mise a correre più veloce che poteva. Non aveva la minima idea di che direzione avesse preso, ma in quel momento il suo unico pensiero era mettere più distanza possibile tra se e Lloyd Clark.

Aveva fatto solo pochi metri, che sentì dietro di se dei passi che la inseguivano. Mormorando un’imprecazione, cercò di aumentare l’andatura, ma i passi dietro di lei si avvicinavano inesorabilmente, finché si sentì trascinare a terra. Kaori cadde sull’asfalto, sbattendo leggermente la testa. Stordita, sentì due mani che l’afferravano per le spalle e la giravano sulla schiena. Si ritrovò davanti con la faccia contratta dall’ira di Lloyd ed un brivido di paura le corse lungo la schiena. L’aveva fatto arrabbiare e ora ne temeva le conseguenze.

-Perché? Perché l’hai fatto, Kailey?- l’uomo la scosse con violenza, un pugnale stretto nella mano destra –Non capisci che io ti amo?! Che noi ci apparteniamo?!-

Ancora stordita dalla botta in testa e irrigidita dalla paura, Kaori non disse nulla, lasciando che lui la rimettesse in piedi e la trascinasse nuovamente verso la casa. Tuttavia, non la portò nella stessa stanza in cui l’aveva rinchiusa in precedenza, ma la condusse in quella che doveva essere una specie di cantina. Era immersa nel buio, l’unica luce proveniente dalla porta che riusciva a malapena ad illuminare le scale, ma quando Lloyd accese la luce Kaori desiderò che non lo avesse fatto. Le quattro pareti erano interamente, completamente ricoperte di sue foto. Alcune erano ritagliate da giornali e riviste, ma la maggior parte erano state scattate di nascosto, in vari momenti della sua vita. Kaori si chiese da quanto tempo quell’uomo la stesse seguendo e spiando e una morsa di terrore le strinse la gola.

-Lo vedi ora quanto è grande il mio amore per te?- le chiese Lloyd con disperazione –Io sto cercando di salvarti, Kailey!-

-Salvarmi da cosa?- chiese lei in un sussurro tremante

L’uomo andò verso un tavolo appoggiato alla parete e ne prese alcune riviste.

-Da cosa? Da cosa?! Ecco, da cosa!- urlò gettandogliele ai piedi

Kaori abbassò la testa e si ritrovò a guardare alcune copertine che mostravano la foto di Ryo che la portava via in braccio, scattata il giorno dell’arresto di Lloyd.

-Quest’uomo vuole dividerci, Kailey! Vuole portarti via da me!!-

Kaori chiuse gli occhi, mentre le lacrime le scendevano lungo le guance. Non si era mai trovata in una situazione del genere ed era terrorizzata.

Lloyd l’afferrò per un braccio e la spinse verso una parete. Poi prese delle corde ed iniziò a fissarle ad alcuni tubi.

-No…Ti prego, non farlo…- lo pregò Kaori

-Non mi lasci altra scelta- le rispose lui iniziando a legarle i polsi –Lo faccio per il tuo bene…Per il nostro amore-

Strinse bene i nodi, poi le volse le spalle e risalì le scale, richiudendo la porta dietro di se. In lacrime e tremante, Kaori si lasciò scivolare a terra. Ryo…

 

Ryo fermò l’auto a circa duecento metri dalla casa di Lloyd Clark, dove già si trovavano i furgoni della S.W.A.T., comandati dal detective Richardson. Con un balzo, scese e gli si avvicinò.

-Allora, sono lì dentro?- gli chiese sbrigativo

-Secondo i nostri rilevatori, ci sono due persone all’interno, perciò è alquanto probabile di sì- rispose il detective

-Bene, allora muoviamoci a entrare!-

-Come sarebbe “muoviamoci”? Ufficialmente, tu sei un civile, non posso farti venire con noi-

Ryo si voltò di scatto verso Richardson, puntandogli addosso uno sguardo glaciale.

-Lì dentro c’è la mia donna, perciò io entro, me ne sbatto del suo permesso- sibilò

L’altro sospirò, rassegnato e anche un po’ spaventato dagli occhi dello sweeper.

-D’accordo, andiamo-

Il detective fece segno alla squadra di S.W.A.T., che silenziosamente si mosse verso la casa e la circondò, mettendosi in posizione. Richardson e Ryo si appostarono davanti alla porta d’entrata. Si guardarono negli occhi e, dopo un cenno d’intesa, Ryo posò la mano sulla maniglia e la girò lentamente. La porta si aprì con un leggero cigolio. All’interno, tutto era buio e silenzioso. Tuttavia, Ryo sentiva la presenza di qualcuno, anche se non avrebbe saputo dire dove si trovasse o chi fosse, se Kaori o Lloyd. Fece segno a Richarson che sarebbe entrato e scivolò all’interno, appoggiandosi al muro a destra dell’entrata. Dopo essersi assicurato che non ci fosse nessun pericolo imminente, indicò al detective che la via era libera.

Con cautela, presero a controllare ogni stanza che incontravano nel loro cammino, fino ad arrivare a metà del corridoio. All’improvviso, Ryo fermò Richardson, che stava per aprire l’ennesima porta. Sentiva una presenza all’interno, anche se ancora non riusciva ad identificarla. Gli fece cenno di farsi da parte e girò la maniglia. Fece appena un passo all’interno, che avvertì un pericolo e si piegò su un ginocchio, evitando il pugnale, che vibrò sopra alla sua testa. Questa volta l’istinto omicida di Lloyd Clark era ben percepibile ai sensi dello sweeper. Si rialzò e fece un passo indietro, preparandosi al prossimo attacco. La stanza, come il resto della casa, era immersa nel buio, ma questo per Ryo non costituiva minimamente un problema. I più pericolosi attacchi in Sud America venivano compiuti di notte, perciò i suoi sensi si erano sviluppati per percepire i movimenti dell’avversario anche al buio.

Del resto, Clark non fece molto per nascondere la sua presenza, iniziando a gridare come un ossesso:

-Non me la porterai via! Kailey è mia, hai capito?!- e gli si avventò nuovamente contro brandendo il pugnale

-Numero uno…- iniziò Ryo schivando il suo attacco e colpendolo con un pugno –Il suo nome è Kaori-

Con un grido di rabbia, il suo avversario riprovò nel suo intento.

-E numero due…- continuò colpendolo con un secondo pugno che lo fece volare in corridoio –Lei è mia-

Richardson intervenne ammanettando Clark e affidandolo ad uno degli agenti. Senza aspettare oltre, Ryo aprì l’unica porta che ancora non avevano controllato…

 

Chiusa in cantina, Kaori aveva sentito dei rumori provenire dal piano di sopra e si chiese cosa stesse succedendo. Quando la porta si aprì, trattenne il respiro. Dei passi presero a scendere le scale e, mano a mano che Kaori poteva vedere la persona in questione, il cuore prese a batterle sempre più velocemente. Conosceva quella figura muscolosa e possente. Era la stessa che aveva amato per la maggior parte della sua vita.

-Ryo!- esclamò felice quando finalmente poté vederlo in viso

Lui la raggiunse in poche falcate e la prese tra le braccia.

-Dio, Kaori…Stai bene?- le chiese ricoprendole il viso di baci

-Sì, ma se mi slegassi mi sentirei ancora meglio- rispose lei ridendo

Ryo si affrettò a liberarla e finalmente Kaori poté abbracciarlo e stringersi a lui.

-Portami a casa, ti prego…-

-Sono qui per questo, piccola-

Facendole l’occhiolino, la prese per mano e la condusse fuori, dove li attendeva Lon Richardson. Lloyd Clark era già stato portato via e Kaori pregò dentro di se di non rivederlo mai più.

 

 

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Capitolo 17
*** Capitolo 16 ***


CAPITOLO 16

Stesa sul letto illuminato dai primi bagliori dell’alba, stretta tra le braccia di Ryo, Kaori avrebbe voluto che il tempo si fermasse. Non parlavano, si accontentavano di essere di nuovo insieme, godendosi quel momento di pace ritrovata.

Dopo un po’, alzò gli occhi per vedere se Ryo stesse dormendo, ma lo trovò a guardarla.

-Dovresti dormire un po’, sarai esausta…- le disse lui

-Questo vale anche per te- gli sorrise lei –Comunque è vero, sono stanchissima, però non riesco a dormire-

-Magari un bel bagno caldo ti aiuterebbe a rilassarti…-

-Mmh…È un’ottima idea…Ma solo se mi fai compagnia-

-Con piacere-

Mezz’ora dopo, entrambi erano immersi nell’acqua bollente, adornata di soffice e profumata schiuma bianca. Ryo era dietro a Kaori e la circondava con le braccia, mentre lei aveva posato la testa nell’incavo del collo di lui.

-Fantastico…- sospirò lei chiudendo gli occhi

-Concordo- rispose lui mentre iniziava ad insaponarle le braccia

Le sue mani presero poi a scorrere più in basso, sul suo seno e sulla sua pancia. Kaori sentì che il suo corpo iniziava a rispondere a quelle carezze e il suo respiro accelerava.

-Ryo?-

-Mmh?-

-Così non mi fai rilassare…-

-Ah no? Allora vuoi che smetta?-

-Non provarci neanche-

Mentre lui ridacchiava, Kaori si voltò tra le sue braccia e lo baciò con ardore, facendo scivolare la lingua nella sua bocca. Allacciò le braccia intorno al suo collo e le gambe attorno alla sua vita, sentendo la sua eccitazione sfiorarle l’interno coscia. Ryo l’afferrò per i fianchi e la sollevò, per poi farla scendere lentamente mentre sprofondava con dolcezza dentro di lei. Kaori gemette e, mentre lui iniziava a muoversi dentro di lei, scese con le labbra verso il collo di lui, baciando e leccando le gocce che gli imperlavano la pelle, facendo poi lo stesso sui suoi pettorali.

Ryo grugnì e spostò le mani sul suo fondoschiena, aumentando il ritmo. La sentì stringersi attorno a lui, mentre l’orgasmo la sommergeva. Un’altra spinta e lui la seguì nell’estasi.

 

Era già giorno quando finalmente andarono a dormire e un violento temporale sferzava la città quando si svegliarono, a pomeriggio inoltrato. Poltrirono fino al tramonto, poi Kaori chiamò Sayuri ed Aidan per raccontargli quello che era successo e li invitò a cena.

Trascorsero una serata piacevole, anche se Ryo continuava a lanciare occhiatacce in direzione di Aidan, che continuava a fissarlo come un gatto davanti ad una scatola di sardine. Ad un certo punto, ne ebbe davvero abbastanza e fu realmente tentato di prenderlo a botte, se non che Kaori, stanca di quella situazione, intervenne:

-Tu…- iniziò puntando il dito in direzione di Ryo –Smettila di lanciare occhiatacce al mio migliore amico e stattene buono-

Ryo grugnì.

-E tu…- continuò lei rivolgendosi stavolta ad Aidan –Smettila di sbavare dietro al mio uomo o sarò io a prenderti a botte!-

-Ok, ok, scusa!- rispose l’amico pentito e un po’ spaventato

Sayuri ed Alex, il suo fidanzato, scoppiarono a ridere divertiti e la serata procedette senza altri intoppi.

Gli ospiti se ne andarono quando era quasi l’una e, dopo aver riordinato la sala da pranzo e la cucina, Kaori e Ryo si infilarono finalmente sotto le coperte. Ma Kaori non aveva nessuna intenzione di dormire…Ryo non aveva smesso di stuzzicarla per tutta la sera, accarezzandole la schiena o la coscia, sfiorandone l’interno con le dita, a volte spingendosi sotto l’orlo della corta gonna che indossava, per poi ritrarsi subito dopo, e lei aveva dovuto usare tutto il proprio autocontrollo per non far capire agli altri quello che succedeva sotto il tavolo.

Aveva voglia di lui. Lo desiderava così ardentemente da impazzire. Perciò, appena furono sotto le coperte, Kaori incollò il corpo a quello di lui, iniziando ad accarezzargli il petto.

-Allora, volevi farmi impazzire stasera con quella mano curiosa?- gli disse con finto rimprovero

-Perché? Ha funzionato?- le chiese lui divertito

-Oh, sì-

-Bene, perché anche tu mi hai fatto impazzire con quella gonna cortissima-

Kaori scoppiò a ridere mentre lui si chinava su di lei per catturarle le labbra in un bacio infuocato. Ma questa volta voleva essere lei a condurre il gioco. Perciò, dopo avergli sfilato i boxer, con un colpo d’anca invertì le posizioni e si mise a cavalcioni sopra di lui. Guardandolo negli occhi, si alzò in piedi sul letto, prese i lembi della sua corta camicia da notte e, molto lentamente, se la sfilò. Fece poi la stessa cosa con gli slip, sentendo la pelle infiammarsi sotto lo sguardo infuocato di Ryo, che seguiva i suoi movimenti come una pantera che scruta la sua preda.

Si rimise a cavalcioni sopra di lui e si abbassò per posare le labbra sul suo collo, per poi scendere sul suo petto in una scia di baci. Concentrò la propria attenzione sui suoi capezzoli, baciandoli, leccandoli, mordicchiandoli come lui faceva sempre con quelli di lei, e sfregando il suo centro contro la sua erezione, gratificata dai gemiti che Ryo non riusciva a trattenere.

Tuttavia, non ancora soddisfatta, scese con la bocca lungo i suoi addominali scolpiti, passando per l’ombelico, fino ad arrivare alla meta. Bacio la punta della sua eccitazione, mentre l’accarezzava con mani leggere, e Ryo emise un verso strozzato. Sapere che poteva farlo eccitare in quel modo fece accrescere in Kaori la voglia di sentirlo dentro di se. Si posizionò sopra di lui e, lentamente, lo accolse dentro di se. Gemendo, iniziò a muoversi e Ryo l’afferrò per la vita per assecondarla. Mentre il loro ritmo cresceva d’intensità, lui spostò le mani verso i seni di lei in una lenta carezza. Kaori si inarcò gemendo il suo nome e ben presto entrambi raggiunsero l’apice.

Stremata, Kaori si abbandonò contro di lui e Ryo la circondò con le proprie braccia. Dio, era stata una cosa strabiliante. Lei era sempre stata molto appassionata, ma quella sera aveva superato ogni sua più rosea aspettativa. Aveva dovuto trattenersi con tutte le sue forze per non ribaltare le posizioni e conficcarsi in lei quando lei aveva iniziato a giocare con il suo autocontrollo, ma ne era valsa la pena.

Fare l’amore con Kaori era ogni volta più bello e Ryo era sicuro che a Tokyo, nella loro casa e nel loro letto, lo sarebbe stato ancora di più. La guardò e si accorse che si era addormentata, perciò coprì entrambi con le coperte e si lasciò andare anche lui tra le braccia di Morfeo.

 

 

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Capitolo 18
*** Capitolo 17 ***


CAPITOLO 17

La mattina successiva stava ancora piovendo sulla città di New York. Kaori si svegliò con il soffice ticchettio delle gocce che battevano sul vetro. Si voltò a guardare Ryo, ancora addormentato. Era bellissimo dormire accanto a lui, poter addormentarsi scaldata dal calore del suo corpo, cullata dal battito del suo cuore, e svegliarsi circondata dalle sue braccia. Per anni aveva sognato di vivere quei momenti e ora realizzava che niente era più bello della realtà.

Rimase a fissarlo il volto sereno di lui per qualche minuto, poi scese dal letto e silenziosamente uscì dalla stanza per andare a preparare la colazione.

La cucina era malamente illuminata dalla grigia luce che proveniva dalle grandi finestre e Kaori restò qualche minuto ad osservare New York in quella piovosa mattina di fine ottobre. Le piaceva osservare il temporale scatenarsi e bagnare la città, sentendosi protetta tra le mura del suo appartamento. Era come se lì dentro non potesse succederle nulla di male…Ma, con ogni probabilità, a far nascere quella sensazione era più che altro la presenza dell’uomo che dormiva nel suo letto. Con un sorriso, Kaori si staccò dalla finestra e si avvicinò ai fornelli, mettendosi all’opera.

 

Ryo fu svegliato da un delizioso profumo di caffè e pancetta affumicata. Si infilò solamente i jeans e raggiunse Kaori in cucina. Si fermò a guardarla, appoggiandosi allo stipite della porta. Indossava una corta camicia da notte bianca a fiorellini rosa, che sottolineava le sue forme e che gli fece venir voglia di trascinarla di nuovo a letto. La pioggia battente che imperversava fuori dalle finestre di sicuro non faceva venir voglia di uscire di casa…

-Buongiorno- la salutò staccandosi dallo stipite e avvicinandolesi

Lei si voltò verso di lui, sorridente.

-Buongiorno. Colazione all’americana oggi, uova strapazzate, bacon e pane tostato!-

Ryo si chinò a darle il bacio del buongiorno proprio mentre il tostapane sputava fuori il pane tostato e fragrante. Lo mise su un piatto e prese una tazza di caffè, mentre Kaori finiva di friggere il bacon. Poco dopo, si sedettero entrambi a tavola e cominciarono a fare colazione, chiacchierando del più e del meno.

Ad un certo punto, Ryo intavolò una discussione che gli girava per la mente già dal giorno prima.

-Kaori, che ne diresti di tornare a Tokyo?-

Lei si fermo di colpo nell’atto di dare un morso al suo pane tostato ricoperto di marmellata. Si irrigidì e l’ansia cominciò a strisciarle dallo stomaco fino ad arrivare al cuore, stringendolo in una morsa fredda. Perché? Perché quella sensazione di panico? Perché l’idea di tornare a Tokyo l’atterriva tanto?

-Di già?- rispose con voce tremante

-Sono quasi due settimane che sono qui, Kaori. È ora di tornare, non posso stare via da Shinjuku per molto- le rispose lui serio

-Sì…capisco…City Hunter non può sparire dalla circolazione per troppo tempo- Kaori cercò darsi un tono allegro con scarsi risultati –Senti, perché non ne parliamo più tardi?- aggiunse alzandosi e avviandosi verso la camera da letto

Ryo si accigliò, guardandola uscire dalla stanza velocemente. Che cosa stava succedendo? Perché Kaori aveva quell’aria spaventata? Non voleva tornare a Tokyo con lui? Perplesso, si alzò e la seguì in camera da letto.

-Che cosa sta succedendo?- le chiese

Kaori si stava infilando un paio di jeans e una maglietta verde a maniche lunghe e non lo guardò quando gli rispose:

-Cosa intendi?-

-Ti stai comportando in modo strano…Sembra quasi che tu non voglia tornare a Tokyo-

Lei si irrigidì, poi voltò lentamente la testa per guardarlo.

-Forse è proprio così- gli disse in un sussurro

-Kaori, non capisco…Perché non vuoi tornare a casa con me?-

-Perché qui ho il mio lavoro, ho mia sorella, ho Aidan…-

-Il tuo lavoro puoi farlo anche a Tokyo, Kaori. Tokyo, la città in cui sei nata, dove vivono i tuoi amici, dove è sepolto tuo fratello…La tua casa è là- fece una breve pausa –La nostra casa è là, Kaori-

-Ma io vivo qui da due anni, Ryo, e adesso tu mi chiedi di lasciare tutto così, all’improvviso…-

-Credevo che fosse quello che volevi anche tu, che ritornassimo in Giappone insieme…Kaori, tu puoi scrivere in qualsiasi posto ti trovi, non ho nessuna intenzione di impedirti di fare una cosa che so tu ami, ma io sono uno sweeper-

Ryo afferrò la sua maglietta e se la infilò, capendo che la discussione si stava facendo seria.

-Beh, New York ne ha bisogno quanto Tokyo…- fece Kaori incerta

-A New York ce ne sono già, più d’uno. Chi credi che siano i contatti che mi ha dato Mick? È a Tokyo, a Shinjuku, che c’è bisogno di me. Senza contare che sono entrato negli Stati Uniti con dei documenti falsi…- la guardò con intensità –Kaori, quando ho deciso di fare lo sweeper assieme a tuo fratello ho fatto una promessa…Ho promesso di proteggere la mia città. Fare lo sweeper è parte di me, la parte migliore di me, e non posso rinunciare…Lo capisci?-

-Certo che lo capisco, è solo che…- Kaori si interruppe, confusa

Come faceva a spiegargli le sue motivazioni se non le capiva nemmeno lei? Non sapeva perché, ma l’idea di tornare in Giappone la spaventava…

-Perché non la smetti con queste scuse e non mi dici il vero motivo per cui non vuoi tornare con me?- la voce brusca di lui interruppe le sue riflessioni

Kaori si voltò a guardare il temporale fuori dalla finestra.

-Non sono scuse…Solo che per il momento non ho una spiegazione migliore da darti-

Per qualche secondo rimasero entrambi in silenzio, l’unico rumore era quello della pioggia che batteva sui vetri.

-Perché non dici che hai paura?-

La voce di Ryo le arrivò come una ventata di aria gelida, facendola sussultare e spalancare gli occhi.

-Co…cosa?-

-Hai capito benissimo, Kaori. Tu hai paura di tornare a Tokyo con me.

-È assurdo, di cosa dovrei aver paura?-

-So riconoscere la paura quando la vedo, ne sono stato succube per otto anni prima di riuscire ad ammettere che ti amo. E tu sei terrorizzata. Terrorizzata dall’idea che, quando saremo di nuovo a casa, con i nostri amici, io mi tiri indietro di nuovo…Hai il terrore che tra di noi tutto torni ad essere come prima. Tu non hai fiducia in me…-

-Questo non è vero, io mi fido ciecamente di te!- ribatté lei

-Certo, ti fidi di me se si tratta di affidarmi la tua vita, ma non ti fidi più ad affidarmi il tuo cuore…Tu non hai fiducia in noi- rispose Ryo

Kaori aprì la bocca per parlare, per rispondergli che non era vero, che si fidava totalmente di lui…Ma non ne uscì alcun suono. Improvvisamente, si rese conto che tutto quello che lui aveva detto era la verità. Aveva paura. Paura che tutto quello che avevano ora, quella felicità che le faceva toccare il cielo con un dito, svanisse così com’era venuta. Amava Ryo più di ogni altra cosa al mondo, ma non riusciva a donarsi completamente a lui.

Calde lacrime cominciarono a scorrere dai suoi occhi.

-No…non può essere…Io ti amo…- sussurrò con voce tremante

Ryo la raggiunse e le prese il viso tra le mani, asciugandole le piccole gocce che scorrevano sulle sue guance.

-Lo so che mi ami, Kaori…Ma hai paura di soffrire ancora. Ed io non posso biasimarti per questo. Ti ho fatto del male per anni e ora non posso pretendere di cancellare tutto con un colpo di spugna. E potrei anche stare qui per ore a ripeterti quanto ti amo e che per nulla al mondi ti lascerei sola, ma non servirebbe a niente, lo sappiamo tutti e due- le sfiorò delicatamente le palpebre e poi le labbra con le sue –Devo lasciarti spazio, attendere che tu superi questa cosa da sola come ho fatto io…Perché solo così avremo una possibilità per essere felici-

Detto questo, prima che Kaori potesse anche solo dire o fare qualcosa, Ryo le voltò le spalle e uscì dall’appartamento.

 

 

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Capitolo 19
*** Capitolo 18 ***


CAPITOLO 18

That night is just a memory, but I still feel you standing next to me and when I think I hear your voice all I hear is the rain...(Alanis Morissette – Rain)

 

La mattina dopo, Kaori aprì faticosamente gli occhi, mentre fuori il temporale non sembrava avere intenzione di cessare, sconvolgendo il cielo con lampi e tuoni. Proprio come era stata sconvolta la sua vita…

Non riuscì a trattenere un gemito al ricordo di quello che era successo il giorno prima. Dopo la discussione con Ryo, era rimasta per ore a riflettere su quello che lui le aveva detto, sperando di sentire la porta del suo appartamento aprirsi e vederlo entrare con un sorriso dolce sulle labbra, dicendole che tutto sarebbe andato bene e che avrebbero superato tutto quello insieme. Ma lui non era tornato e all’alba lei si era addormentata ancora vestita sul letto, stremata dal dolore e dalle lacrime.

Si voltò su un fianco e si rannicchiò su se stessa e nel farlo notò un foglio bianco posato sulle coperte di fianco a lei. Una morsa le strinse il petto. Con mani tremanti, lo aprì e iniziò a leggere.

 

Mio piccolo Sugar Boy,

quando leggerai questa lettera probabilmente io sarò già sull’aereo. Sì, ho deciso di prendere il primo volo per Tokyo e tornare a casa…Anche se avrei preferito farlo con te.

Mi dispiace se ieri sono stato un po’ brusco con te, ma anch’io ho paura. Paura di perderti. Paura di non poterti più toccare, baciare, fare l’amore con te…Paura di non poterti più amare.

Ma se vogliamo avere una speranza, devo lasciarti libera, sperando che tu capisca quanto ti amo e che mai e poi mai rinuncerei al tuo amore. Devi superare le tue paure, Kaori, così come ho fatto io venendo a New York per riaverti.

Io ti aspetterò sempre, sperando di rivederti un giorno entrare dalla porta della nostra casa per non uscirne mai più. Prenditi il tempo che ti serve, io sarò là, nel nostro appartamento, a pensare a te e ad amarti anche ad un oceano di distanza. Perché il mio cuore è rimasto con te. Ti appartiene come ti appartengo io.

Ti amerò per sempre.

Ryo

 

Kaori scoppiò in un pianto dirotto. Se n’era andato…Ed era tutta colpa sua. Questa volta era stata lei a rovinare tutto, non poteva biasimare altro che stessa.

Per tutto il giorno, rimase distesa su quel letto, piangendo, soffrendo, ricordando ogni singolo momento in cui lui era con lei…Ricordando quando se lo era ritrovato davanti dopo due anni, bellissimo, con quello sguardo pieno di dolcezza e amore…quello sguardo che aveva sognato di vedersi rivolgere per sei lunghi anni. Ricordando come l’aveva sollevata tra le sue braccia e portata via quando quel pazzo di Lloyd si era presentato in libreria.

Mi dispiace per quello che è successo due anni fa…Per quello che ho fatto. Le sue parole ed il suo sguardo pentito, dopo che avevano combattuto alla casa al mare e Ryo l’aveva immobilizzata. Prima di quel bacio mancato.

No, sei tu che non capisci, Kaori. Non capisci che ti amo. La prima volta che glielo aveva detto. Che aveva pronunciato le parole che lei aspettava da un vita. Quelle parole che avevano abbattuto le sue difese e l’avevano fatta entrare in paradiso.

L’intensità dei miei sentimenti, il fatto che tu fossi diventata il centro di tutti i miei pensieri e di tutta la mia vita, il bisogno disperato di te che provavo, il modo in cui ti ho sentito vicino quella notte, prima di andare da Kaibara…Tutto questo mi spaventava. L’unico affetto che avevo mai provato era quello per Kaibara…E lui mi aveva tradito. Mi aveva quasi ucciso. Io, che lo consideravo un padre. Non volevo rischiare un’altra volta…

Il momento in cui aveva davvero saputo cosa c’era nel cuore di Ryo Saeba, il momento in cui si era aperto con lei come mai aveva fatto. E, in quel momento, anche se non credeva fosse possibile, aveva amato ancora di più quell’uomo dal passato doloroso e dall’anima tormentata.

Ricordando il modo in cui faceva l’amore con lei…Così appassionato e selvaggio, come se non potesse attendere di essere dentro di lei, facendola sentire unica e meravigliosa. E allo stesso tempo in modo tenero e dolce, facendola sentire amata sopra ogni cosa.

Lo so che mi ami, Kaori…Ma hai paura di soffrire ancora. Ed io non posso biasimarti per questo. Ti ho fatto del male per anni e ora non posso pretendere di cancellare tutto con un colpo di spugna. E potrei anche stare qui per ore a ripeterti quanto ti amo e che per nulla al mondi ti lascerei sola, ma non servirebbe a niente, lo sappiamo tutti e due…Devo lasciarti spazio, attendere che tu superi questa cosa da sola come ho fatto io…Perché solo così avremo una possibilità per essere felici.

Le ultime parole prima che lui chiudesse la porta e se ne andasse per sempre. L’ultima volta che aveva potuto guardarlo e toccarlo.

Eppure sapeva che Ryo aveva ragione. Finché lei non fosse riuscita a superare le sue paure da sola, per loro non avrebbe potuto esserci alcun futuro. Lui lo aveva fatto, aveva messo finalmente da parte il suo passato e tutto il suo carico di dolore, era venuto da lei offrendole il suo cuore, pronto a costruire una nuova vita insieme. Pronto ad amarla con tutto se stesso, come non aveva mai fatto, come nessuno aveva fatto con lui. Aveva lottato contro la sua testardaggine, senza mai arrendersi. Aveva lottato per lei e per il legame che li univa indissolubilmente. Ed ora toccava a lei. Toccava a lei lottare per loro, per il loro amore.

 

Al tramonto, quando il campanello del suo appartamento suonò, assurdamente Kaori sperò che fosse Ryo. Che le dicesse che l’amava e che sarebbe rimasto con lei per sempre. Invece era Aidan, che appena la vide in quello stato, scarmigliata e in lacrime, si accigliò, preoccupato.

-Kaori, stai bene? Cosa succede?-

Fece appena in tempo a fare un passo oltre la soglia, che lei gli si gettò al collo, piangendo e stringendosi a lui. Abbracciandola e sussurrandole parole di conforto, l’amico chiuse la porta dietro di se e poi la condusse dolcemente fino al divano.

-Forza, calmati e raccontami quello che è successo-

-Ho rovinato tutto, Aidan. L’ho perso- mormorò Kaori tremante

-Cosa hai rovinato? E chi hai perso?- le chiese lui perplesso

-Ryo…Ryo se n’è andato…Ed è tutta colpa mia-

Kaori gli raccontò tutto, della loro discussione e di quello che Ryo aveva detto.

-Cosa pensi di fare adesso?- le chiese Aidan alla fine

-Non lo so…Non so proprio che fare…Non so come vincere le mie paure- rispose Kaori

-Devi guardare in te stessa, Kaori. Capire se nel tuo cuore è più forte la paura di lasciarti andare o quella di perdere Ryo per sempre. E, quando l’avrai capito, dovrai salire sul primo aereo per Tokyo e convincerlo che per te niente è più importante del vostro amore-

-E come faccio a convincerlo?-

-Non lo so, il modo devi trovarlo da sola. Ma devi farlo, Kaori, perché qui, senza di lui, tu non sei felice. Non lo sei mai stata. Da quando ci conosciamo non ti ho mai vista sorridere come fai quando sei con Ryo. La tua casa è insieme a lui, Kaori-

Lei gli sorrise, più serena, e lo abbracciò.

-Grazie, Aidan. Ti adoro-

-E io adoro te, dolcezza- le rispose lui ricambiando l’abbraccio –Ora che ne dici di andare a farti una bella doccia mentre io ti preparo qualcosa da mangiare?-

-Dico che sei fantastico-

-Eh, lo so. È per questo che tutti gli uomini mi vogliono!-

Quella sera, quando Aidan se ne fu andato, Kaori ripensò alle sue parole. Era vero, lei era felice solo con Ryo, perciò era inutile avere paura. Lui non l’avrebbe mai lasciata, questo lo sapeva, era stata stupida a lasciarsi vincere dal timore di soffrire. Ma aveva bisogno di qualcosa che lo dimostrasse anche a lui, che gli facesse capire che lei credeva nel loro amore completamente, senza remore.

Mentre girava per il soggiorno, lo sguardo le cadde sul suo computer portatile e un’idea le balzò alla mente. Ma certo, ho trovato quello che ci vuole…

 

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Capitolo 20
*** Capitolo 19 ***


CAPITOLO 19

Il futuro è un libro ancora da scrivere, di che cosa parli e per quante pagine a nessuno è dato saperlo, però vorrei che questo foglio bianco raccontasse di noi. (Max Pezzali – Il presente)

 

Due settimane dopo…

Il sole stava tramontando sul quartiere di Shinjuku. Lavoratori, studenti e casalinghe si affrettavano a tornare a casa, mentre baristi, cameriere e intrattenitrici si dirigevano verso i numerosi locali del quartiere a luci rosse. La calda luce dorata del sole stava per essere sostituita dai bagliori delle insegne al neon.

Dentro un taxi, una donna osservava tutto questo con nostalgia. Quando passarono davanti alla stazione, sentì una stretta al cuore. L’auto si fermò di fronte ad un palazzo bianco di sei piani lungo la Shinjuku-dori, la via principale del quartiere. La donna ne scese, pagò il tassista e poi rimase qualche istante ad osservare l’edificio. Prendendo un respiro profondo, estrasse il mazzo di chiavi che non usava da due anni e aprì il portone. Salì i gradini fino al sesto piano con il cuore in gola. Tuttavia, sapeva che lui non era in casa. Aveva chiesto a Miki e Umibozu di invitarlo al locale con una scusa e a Mick di avvisarla quando lui sarebbe uscito di casa.

Quando arrivò davanti alla porta dell’appartamento esitò per un istante, poi aprì la porta. Una calda sensazione la investì quando fece un passo all’interno. Finalmente a casa…Fece il giro di tutte le stanze, trovandole un po’ più disordinate di come le ricordava, ma la cosa non la stupì. Fu sommersa dai ricordi di attimi e sensazioni vissute in quel luogo. Per ultima lasciò quella che un tempo era la sua camera da letto. Aprì la porta e si sentì riportata indietro di due anni. Nulla era cambiato in quella stanza, nemmeno un oggetto era stato spostato e, al contrario del resto della casa, era pulita e perfettamente in ordine. Sentì le lacrime pungerle gli occhi a quella vista.

Tornata in soggiorno, lasciò un pacchetto sul tavolino, in bella vista, poi uscì e salì le scale che portavano al tetto del palazzo…

 

Ryo guidava per le strade di Shinjuku diretto verso casa con i nervi a fior di pelle. Miki e Umibozu lo avevano chiamato alle sei di sera dicendo di andare da loro per una questione urgente. Preoccupato, aveva caricato la sua Python ed era corso al Cat’s Eye…Per scoprire che la così detta “questione urgente” era che Umi aveva bisogno d’aiuto per sistemare l’armeria! Per lo meno di era sbrigato in poco più di un’ora, ma c’era qualcosa che gli puzzava in tutta quella storia. Miki aveva continuato a lanciargli strane occhiate e ancora più strani sorrisi dal primo momento in cui aveva varcato la soglia del locale e quando lei si comportava in quel modo c’era da avere paura. Probabilmente ne stava pensando un’altra delle sue per farlo distrarre.

Ma lui non voleva essere distratto, maledizione! Voleva rintanarsi nel suo guscio e mandare al diavolo il mondo intero! Quel mondo che da due settimane a quella parte gli sembrava vuoto e inutile…Niente aveva senso senza di lei. Lo sapeva che non poteva fare nulla, che doveva solo aspettare e sperare…Ma erano già due settimane che aspettava, sperava e soffriva. Due settimane che non usciva di casa, che passava le sue giornate a letto, ricordando ogni istante con lei, o al poligono, a sfogare la sua insofferenza.

Stare senza di lei lo lacerava e ogni secondo della sua giornata sperava di veder aprirsi la porta dell’appartamento, di vederla entrare, sorridente e bellissima, di sentire di nuovo il suo profumo aleggiare nell’aria…Di sentire ancora le labbra di lei sulle sue, il suo corpo sotto il suo.

E c’erano momenti in cui lo sconforto lo sopraffaceva, che si chiedeva se le sue non fossero solo illusioni, se lei non sarebbe mai tornata…Ma poi il suo cuore gli diceva di continuare a sperare. Sperare in loro, nel loro amore. E allora affrontava un nuovo giorno, aspettando.

Parcheggiò la Mini in garage e salì le scale con lentezza. Arrivato davanti alla porta del suo appartamento si fermò. C’era qualcosa di strano, qualcuno era stato lì mentre lui non c’era, eppure non sentiva alcuna sensazione di pericolo…Aprì comunque la porta con cautela e fu allora che lo sentì. Il profumo di Kaori. Aleggiava nell’aria carico di ricordi, dolce e indimenticabile. Ma dov’era lei? Non sentiva la sua presenza in casa…Poi vide il pacchetto sopra al tavolino. Lo prese e lo scartò. Dentro c’era un libro. Si intitolava “Still you, always you”. Il cuore gli sobbalzò nel petto. Sulla copertina erano raffigurati un uomo e una donna che si baciavano con passione…E somigliavano molto a loro. Aprì il libro e vide che nella prima pagina c’era scritto qualcosa. Era la calligrafia di Kaori.

 

Ho concluso questo libro per dimostrarti che, con esso, ho messo la parola fine anche alle mie paure. Vorrei che leggessi l’ultimo capitolo e mi dicessi se sei d’accordo con la fine che ho scelto…

 

Ryo scorse le pagine fino ad arrivare all’ultimo capitolo. Lo lesse velocemente, mentre davanti ai suoi occhi riviveva di nuovo quello che era successo a New York prima che lui se ne andasse. E poi lesse come Kaori aveva continuato e concluso la storia della loro vita, mentre il cuore gli pompava velocemente nel petto.

Quando ebbe finito, ripose il libro e uscì dall’appartamento, salendo le scale che portavano al tetto quasi di corsa, là dove il libro diceva che l’avrebbe trovata.

Aprì la porta e varcò la soglia, per poi fermarsi. La sera era ormai scesa e Kaori, illuminata fiocamente dalle luci provenienti dalla strada, era appoggiata alla ringhiera e gli dava le spalle. La dettagliò, ammirando le sue lunghe gambe fasciate nei jeans stretti, l’attillato maglioncino verde chiaro che le sottolineava la vita e infine i capelli…Corti come erano stati prima di andarsene.

Kaori si voltò lentamente, fino ad incontrare il suo sguardo bruciante, e sentì il cuore accelerare dalla luce che vi brillava.

-Mi mancava la vista che si gode da quassù- disse, poi, dopo una piccola pausa, chiese:-Hai letto le ultime pagine del libro?-

Lui annuì, senza dire una parola.

-Quella è l’unica copia in cui ci sono i nostri nomi veri, per le altre useranno degli pseudonimi, così non capiranno che sei tu, ma quella è una copia un po’ speciale. È la nostra vita così com’è stata e così come l’ho descritta, ci tenevo che ce l’avessi…-

Lui annuì di nuovo. Kaori alzò gli occhi al cielo. Non le stava rendendo le cose facili…

-Ho pensato molto a quello che mi hai detto, Ryo. E avevi ragione. Nel più profondo del mio cuore avevo ancora paura…Paura che tornati qui tu ti saresti tirato indietro un’altra volta…Che i momenti meravigliosi che abbiamo vissuto a New York sarebbero svaniti nel nulla…È stupido, lo so…So che tu non mi lasceresti. E so che mi ami come io amo te. Ed è per questo che sono qui. Perché qui è la mia casa, perché tu sei la mia casa- fece un passo esitante verso di lui, senza mai lasciare i suoi occhi –Mi dispiace per quello che è successo, sono stata un’egoista…Dopo quello che tu hai fatto per me…per noi…Io ti ho lasciato andare alla prima difficoltà…Ti chiedo perdono. Tuttavia…Se ancora tu lo vuoi, io sono pronta ad andare avanti…con te-

Kaori si fermò e attese la reazione di lui. Ryo camminò verso di lei, lentamente…Così lentamente che a Kaori parvero kilometri quelli che li dividevano. Arrivato di fronte a lei, si fermò, piantando lo sguardo nel suo.

-Bentornata, mio piccolo Sugar Boy- le disse con dolcezza prima di prenderle il viso tra le mani e baciarla con dolcezza

Kaori si aggrappò a lui, approfondendo il bacio. Non si staccarono finché entrambi non rimasero senza fiato.

-Ti amo, Ryo- gli sussurrò lei

-Anch’io ti amo, Kaori-

Detto questo, la prese in braccio e la portò di sotto, in camera da letto. Varcata la soglia, chiuse la porta con un calcio. E da quella porta non uscirono fino al pomeriggio del giorno dopo…

 

THE END

Un grazie per i loro commenti a: Gre_leddy, Gloria85, Annina-chan, Francy, Dragon88, Nayma85, Hatori e Sara_Delfina!

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