The bluest blue ever

di e m m e
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Skyfall ***
Capitolo 2: *** Il meno peggio ***
Capitolo 3: *** Identità ***
Capitolo 4: *** Don't travel alone ***
Capitolo 5: *** I hate apples ***
Capitolo 6: *** I've been feeling foolish ***
Capitolo 7: *** Anacronismi ***
Capitolo 8: *** Accontentarsi ***
Capitolo 9: *** Un mese ***
Capitolo 10: *** The last day of summer ***
Capitolo 11: *** La regola numero 1 ***
Capitolo 12: *** Il suono dell'universo ***
Capitolo 13: *** Nostalgia ***
Capitolo 14: *** Impossibilità ***
Capitolo 15: *** Culla primordiale ***
Capitolo 16: *** Le buone maniere prima di tutto ***



Capitolo 1
*** Skyfall ***


Autore: emme
Fandom:
Doctor Who

Titolo: Skyfall
Personaggi: Amy Pond
Riassunto: Amy guarda il cielo
Rating: G
Word: 209 (W)
Generi: Introspettivo, Malinconico
Avvisi: Post-The angels take Manhattan
Note: Partecipa alla Drabble Night in onore di Geilie, il pacchetto prevedeva: fandom DW, Amy, Skyfall - Adele.
Beta: Nessuno...

 

Skyfall

 

 

Amy guarda il cielo; lo guardava prima di incontrare il Dottore, lo ha guardato per anni insieme a lui, e lo guarda adesso che è bloccata in un tempo per lui irraggiungibile.
Rory si unisce a lei, a volte, sul tetto dell’appartamento che hanno comprato dopo anni di stanze in affitto.
C’è voluto molto tempo prima di tornare a vivere una vita normale, in un epoca che non appartiene loro, con persone che non avrebbero mai dovuto incontrare, se tutto fosse andato come doveva.
Eppure anche correre in eterno con il Dottore a Amy non era mai passato per la testa. Era bello avere una casa dove tornare la sera, cose normali da fare, strade normali da percorrere lungo il corso della propria vita.
Guardare il cielo che cadeva era stato divertente, emozionante, terribile, glorioso. Ma la sua vita, piccola, un sospiro al confronto di quella del Dottore, non aveva bisogno di un’eccitazione eterna. Amy non aveva bisogno di scappare da niente, non quando Rory era con lei.
Eppure, nelle notte più scure, lei e suo marito si trovavano sul tetto a guardare il cielo e a cercare, senza in realtà volerla trovare, quella piccola cabina blu e il sorriso di un uomo solo, che li salutava dalle stelle.

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Capitolo 2
*** Il meno peggio ***


Autore: emme
Fandom:
Doctor Who

Titolo: Il meno peggio
Personaggi: Rose Tyler/(Ten)
Riassunto: Ma amare un riflesso, per quanto ben fatto, per quanto realistico, non faceva per lei.
Rating: G

Word: 312 W
Generi: Introspettivo, Malinconico
Avvisi: Post “Jurney’s End”.
Note: Partecipante alla prima Drabble Night pasquale!
Beta: None...

 

Il meno peggio

 

«Il problema non è il problema» le aveva detto. «Il problema è il tuo atteggiamento riguardo al problema.(1)»

E Rose sapeva che lui aveva ragione. Non che sbagliasse molte volte, il Dottore. Be’, certo non era infallibile e le prove a testimonianza di questa tesi c’erano eccome, ma il fatto era che quello – che faceva colazione con lei la mattina, che giocava con il suo fratellino, che la baciava su uno zigomo mentre passava – quello non era il Dottore.

Ciò che a lei era rimasto era una fotocopia, un riflesso, un gioco di specchi molto ben costruito.

Lo aveva baciato, sulla spiaggia, dopo che lui era riuscito a pronunciare quelle semplici parole che il suo Dottore non era mai stato in grado di dire; aveva lasciato che le sue dita stringessero la propria mano, così come lei aveva stretto la mano del Dottore, correndo insieme a lui.

Aveva sperato di riuscirci davvero.

Ma amare un riflesso, per quanto ben fatto, per quanto realistico, non faceva per lei.

C’erano piccole cose, cose insignificanti per gli altri, che Rose notava perché era lei ad aver aperto la breccia nel cuore del Dottore e a lei spettava il compito doloroso di conoscerlo meglio di chiunque altro.

« Il problema non è il problema» le aveva detto l’uomo che l’amava e che lei non riusciva a ricambiare.

Il problema era che Rose non riusciva a parlare con lui. Il problema era che Rose continuava a sorridere con i suoi denti un po’ storti e gli occhi tristi. Il problema era che Rose pensava ad un altro uomo, quasi identico a quello che aveva al suo fianco, un uomo dalle mille facce e gli occhi antichi come il mondo, un uomo che non avrebbe mai più rivisto e che le aveva insegnato a non accontentarsi del meno peggio, ma di cercare sempre il meglio nella propria vita.

 

 

(1) Citazione da "Pirati dei caraibi", come voleva il prompt.

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Capitolo 3
*** Identità ***


Autore: emme
Fandom:
Doctor Who

Titolo: Identità
Personaggi: Human Ten
Riassunto: Quando dorme sogna l’universo
Rating: G
Word: 251
Generi: Introspettivo, malinconico, fluff
Avvisi: Post “Jurney’s End”
Note: Partecipante alla prima Drabble Night pasquale!
Beta: None...

 

Identità

 

Quando dorme sogna l’universo.

Apre gli occhi nel bel mezzo della notte e davanti a lui scorrono le immagini di una vita passata a correre. Sono colorate, eclettiche, invitanti e lontanissime.

A volte deve ricordare a se stesso di non aver mai davvero vissuto quella vita. Di essere nato appena qualche mese prima: una bizzarra mescolanza di DNA umano e di Time Lord. Un ibrido senza nome.

Strano come avesse impiegato tutta la sua non-altra-vita a tentare di nascondere il proprio nome e adesso all’improvviso si ritrovasse a non averne uno.

Si sente come se si fosse perso in mezzo ad un deserto e attorno a lui non ci fosse altro che sabbia, sabbia a perdita d’occhio: nessun pianeta da esplorare, nessuna civiltà da salvare, nessun nuovo amico da incontrare. Lui, da solo, con il nulla che gli corre accanto.

Allora Rose si muove piano in quel grande letto che hanno comprato per loro due: a volte gli tocca una gamba, a volte si schiaccia contro di lui, altre volte – le più belle – si sveglia e lo bacia gentilmente.

Sono quelli i momenti in cui quel grande vuoto cosmico attorno a lui si restringe, lo schiaccia e lo comprime in una girandola di colori dove il rosa e il giallo la fanno da padroni, dove le dita di Rose gli restituiscono una nuova identità, qualcosa di grande, incomprensibile e incalcolabile, che il suo vecchio io – il vecchio, sciocco Dottore nel suo Tardis – non è mai riuscito ad ottenere per se stesso.

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Capitolo 4
*** Don't travel alone ***


Autore: emme
Fandom: 
Doctor Who

Titolo: Don't travel alone
Personaggi: Eleven
Riassunto: Il foglio ha iniziato a stropicciarsi quando lo ha strappato senza alcun riguardo dal libro a cui apparteneva.

Rating: G
Words: 271 (W)
Generi: Introspettivo, Angst
Avvisi: Post-The angels take Manhattan
Note: Partecipa all'iniziativa Writing Day @ 24hours_of_fun, con il Prompt #1.
Beta: Nope...

 

 

 

Don’t travel alone

 

 

 

Il foglio ha iniziato a stropicciarsi quando lo ha strappato senza alcun riguardo dal libro a cui apparteneva.

 

Non ci ha fatto caso, ovviamente, o meglio, ci ha fatto caso, ma è del tutto naturale che, se strappi un foglio da un libro, questo finisca per stropicciarsi. “Questo” il foglio, non il libro. Anche se forse pure il libro si stropiccia un po’, soprattutto se ha la copertina non rigida.

 

Carina quella copertina, interessante, avvincente, attraente.
Anche se forse “attraente” non è la parola giusta per una copertina, ma non importa.

 

Il foglio ha iniziato a stropicciarsi allora, dunque, e ha continuato a farlo dopo, quando gli sono sfuggite due lacrime – le ricorda come se gli fossero rotolate sulle guance il giorno precedente, e forse era il giorno precedente – ma il Dottore non ha più lacrime, oppure ne ha così tante che quando riesce ad uscirne anche una sola l’evento dovrebbe essere classificato come miracolo.

 

Per i Pond ne ha spese due. Una per i capelli rosso fuoco e il sorriso luminoso della sua Amy, e un’altra per la fedeltà incrollabile e gli occhi gentili del suo Rory.

 

Due lacrime che si sono fuse con la carta stropicciata, stropicciandola ancora di più.
Anche i suoi due cuori sono un po’ stropicciati quando si mette alla guida della TARDIS, e sono entrambi pieni di Amy e di Rory, e lo saranno ancora a lungo.

 

E quel foglio rimane lì, vicino al petto, in attesa che qualcosa venga a reclamarne il posto. Qualcosa di cui sa di avere bisogno, ma di cui anche non vuole più sentire parlare.

 

Non viaggiare da solo, Dottore.

 

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Capitolo 5
*** I hate apples ***


Autore: emme

Fandom: Doctor Who

Titolo: I hate apples

Personaggi: Amy Pond

Riassunto: Una mela al giorno toglie il medico di torno

Rating: G

Words: 220 (W)
Generi: Introspettivo

Avvisi: Nessuno

Note: Partecipa all'iniziativa Writing Day @ 24hours_of_fun, con il Prompt #2.
Beta: Nope...

 

 

 

 

I hate apples

 

 

«Una mela al giorno toglie il medico di torno» le diceva sempre qualcuno.

Ma chi, piccola Amy? Chi te lo diceva?

Oh, non importa, è qualcuno che fa parte dei tuoi sogni, qualcuno che il muro davanti al tuo letto ha ingoiato, qualcuno dimenticato, perduto, finito.

A meno che un matto in una cabina blu non si schianti nel giardino della tua casa e un giorno, assieme ad una te un po’ più adulta e un po’ più fiduciosa, si metta in testa di resettare l’universo, e di regalare a quella te bambina un po’ più impaurita nuovi e splendidi sogni di mondi che hai visto e che non avrai visto, di persone che incontrerai e che non hai mai incontrato, di una cabina blu più blu di qualsiasi altra cosa blu esista nell’universo.

È un uomo un po’ strano, un matto un po’ troppo normale, un Dottore a cui piacciono i bastoncini di pesce e la crema, spesso mescolati, un Dottore che cura le persone anche se queste non vogliono essere curate – ma non lo fanno tutti i dottori? – sì ma questo è speciale.

Perché?

Perché anche quando gli offri una mela e lui la getta via con disgusto per niente celato, poi non si toglie di torno, ma ti prende per mano e ti porta con sé.

 

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Capitolo 6
*** I've been feeling foolish ***


Autore: emme

Fandom: Doctor Who

Titolo: I've been feeling foolish

Personaggi: Amy Pond (Il Dottore e River, nominati)

Riassunto: River arriva come una tempesta, e come una tempesta lascia dietro di sé dei danni più o meno visibili.

Rating:G

Words: 231 (W)
Generi: Introspettivo

Avvisi: Nessuno

Note: Partecipa all'iniziativa Writing Day @ 24hours_of_fun, con il Prompt #4.
Beta: Nope...

 

 

 

 

I’ve been feeling foolish

 

River arriva come una tempesta, e come una tempesta lascia dietro di sé dei danni più o meno visibili.

A volte Amy li vede sul collo del Dottore, quando lui – ben poche volte in effetti – dimentica di chiudere l’ultimo bottone della camicia, e il cravattino è un po’ allentato.

A volte li vede nel suo sorriso: un misto di mestizia, dolore, euforia ed eccitazione.

A volte li vede nel suo abbigliamento, decisamente più elegante del solito, ma decisamente più devastato del solito.

Una volta li ha visti nel Dottore stesso, che è rientrato barcollante nel TARDIS, ubriaco fradicio. Quella volta Amy ha creduto davvero di avere davanti un altro uomo – del tipo “dov’è il mio Dottore?! Che cosa ne hai fatto del corpo?! – e non quell’amico dai baffi di crema gialla al sapore di pesce che tanto aveva imparato ad amare.

River è una tempesta per il Dottore, e forse lo sa anche lei stessa, pensa Amy.

Perché River non rimane mai a lungo, mai per tutto il tempo in cui ci restano i suoi genitori. River viene e va, come il vento che si porta via la sabbia nel deserto e la deposita in riva al mare.

River viene e va, e si porta via i lati malinconici del Dottore, quella parte un po’ triste e pensosa, quei lati che Amy ha sempre visto, ma – forse – mai capito del tutto.

 

 

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Capitolo 7
*** Anacronismi ***


Autore: emme

Fandom: Doctor Who

Titolo: Anacronismi

Personaggi: Il Dottore (per me è Ten, ma può essere un qualsiasi Dottore, in effetti)

Riassunto: Hei, io non sono qui a suonare il piffero per la Rivoluzione

Rating: G

Words: 274 (W)
Generi: Generale

Avvisi: Nessuno

Note: Partecipa all'iniziativa Writing Day @ 24hours_of_fun, con il Prompt #12.

E, suppongo che ci sia qualche leggero accenno di patriottismo. LEGGERO. Seeee.
Beta: Nope...

 

 

 

Anacronismi

 

 

 

«Hei!» dice il Dottore, «Io non sono qui a suonare il piffero per la Rivoluzione!»

 

È una citazione letteraria colta: ha sempre avuto quest’insana passione per la letteratura italiana, perché, andiamo, certi nomi risuonano ancora nelle parti più estreme dell’universo – le Cosmicomiche(1) sono a tutt’oggi considerate le favole della buonanotte migliori nel Quadrante Est della Nebulosa Hacca – ma il mazziniano non lo capisce, visto che si tratta di un anacronismo bello e buono.

 

«Dottò! Ma voi dovet’aiutaccih! C’avete quella scatola blu...» dice il romano, che è lì a Milano(2) non si sa bene perché, a combattere a fianco di uomini di cui nemmeno capisce il dialetto. Ma ce ne sono così tanti: dalla Toscana, dalla Sicilia, persino qualche Sardo dalla lingua talmente incomprensibile che rinunciano tutti a capirlo.

 

«Ragazzi» dice il Dottore. Perché sono ragazzi, alcuni non hanno nemmeno tredici anni, eppure portano moschetti e pistole appese alle cinture, scarpe fangose e lerce, straccetti che non li riparano dal vento gelido che – nonostante sia Marzo – continua ad imperversare, ad infiltrarsi al di là delle barricate. «Ragazzi» dice il Dottore, perché davvero non può fare altro: si tratta di un punto fisso e i punti fissi della storia devono rimanere tali. Quasi sempre.

 

«Ragazzi, vi posso promettere una cosa» alle loro facce scure, i capelli mori, biondi, rossi, gli occhi castani, ma anche celesti e verdi, vivi, fiduciosi, terrorizzati. «Vi prometto che finirà meglio di quanto voi possiate anche solo immaginare, e che tutti, tutti voi sarete meravigliosi.»

 

Ma lui davvero non è lì a suonare il piffero per la Rivoluzione(3). Ci ha già provato una volta (tante tante volte) e sappiamo bene com’è finita.

 

 

 

 

(1) Titolo di un celebre libro di Calvino che consiglio a tutti perché LOL.

(2) Ovviamente l'azione si svolge in una delle famose Cinque giornate di Milano, che porta la liberazione del Regno Lombardo-Veneto dal dominio austriaco.

(3) La frase è stata pronunciata anni e anni dopo da Vittorini, che criticava l'utilizzo della letteratura come mezzo politico. Detto molto in sintesi e brevemente, s'intende.

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Capitolo 8
*** Accontentarsi ***


Autore: emme

Fandom: Doctor Who

Titolo: Accontentarsi

Personaggi: River Song

Riassunto: Non mi piace rubacchiare. Voglio tutto o niente

Rating: G

Words: 224 (W)
Generi: Introspettivo

Avvisi: Nessuno

Note: Partecipa all'iniziativa Writing Day @ 24hours_of_fun, con il Prompt #24.
Beta: Nope...

 

 

 

Accontentarsi

 

 

 

“Non mi piace rubacchiare,” si legge scritto sulla porta del bagno all’università di Nuova Harvard, sulla luna. “voglio tutto o niente” finisce di scrivere la mano ben curata di Melody Pond alias River Song, a quanto pare. Con un sorriso divertito pone le iniziali dell’autore in calce al breve testo e lascia due piccole “x”, come quelle che un’altra lei, un po’ più vecchia e un po’ più saggia, lascerà sulla carta psichica di un uomo che ancora non la conoscerà e che invece già la conosce.

Vuole tutto o niente, River Song e crescendo non cambierà mai. Rimarrà la ragazzaccia che voleva uccidere Hitler e che un bel giorno d’autunno ha graffitato la porta del bagno della sua università pensando all’uomo di cui è innamorata.

Perché anche lui vuole tutto o niente, e anche se sa che quel niente prima o poi arriva, passa la sua vita a fingere di poter realmente avere tutto.

River Song però è un po’ più saggia del Dottore: River Song sa di non poter avere tutto, eppure non si accontenta nemmeno di niente.

In sintesi, bella massima, Charles, davvero splendida, ma se sei innamorata di un essere millenario che – lo sai bene – vivrà altri mille anni dopo che tu sarai diventata polvere, be’, allora ti accontenti anche di rubacchiare quel poco tempo che ti è stato concesso.

 

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Capitolo 9
*** Un mese ***


Autore: emme

Fandom: Doctor Who

Titolo: Un mese

Personaggi: River Song

Riassunto: Il tuo problema è molto più complesso, ma con il Dottore nessuno può aspettarsi niente di semplice.

Rating: G

Words: 382 (W)
Generi: Introspettivo

Avvisi: Nessuno

Note: Partecipa ad un'altra drabble night con prompt "non vedersi per un mese"
Beta: Nope...


Un mese


Non sai mai che cosa stia facendo realmente e abituarsi a questo fatto è abbastanza semplice. Immaginare le avventure in cui si trova invischiato – portandosi suo malgrado dietro il caos o lasciando il caos dietro di sé – diventa quasi una routine, un piacevole passatempo, un modo per ingannare l’attesa.
Non lo vedi da un mese, secondo la tua linea temporale, e un mese è decisamente troppo tempo.
La settimana passata sei uscita con l’occupante della cella numero sette barra venticinque pi greco dodici. Una ragazza simpatica, che ti ha portato ad ubriacarti ad un pub alle propaggini più lontane dell’universo da te conosciuto.
Avete scolato un paio di bicchieri di un liquore rosseggiante, dalle sfumature quasi ambrate, estratto dai frutti dolci e farinosi del pianeta vicino, e avete sparlato dei vostri mariti e di come non vengano a trovarvi così spesso quanto voi vorreste, in prigione.
La tua amica era convinta che il suo uomo si porti a letto altre donne.
Il tuo problema è molto più complesso, ma con il Dottore nessuno può aspettarsi niente di semplice.
Non che tu voglia niente di semplice, intendiamoci: la tua vita è stata abbastanza caotica senza che tu provi adesso a mettere un qualche ordine al castello di follie che la compongono.
Non chiedi mai niente e non pretendi mai niente, certo. Dopotutto chi mai proverebbe a mettere il guinzaglio ad una tempesta? Un pazzo, senza dubbio.
Tu sei pazza, forse, ma sei anche realista e un guinzaglio al tuo Dottore non starebbe affatto bene. Anche se in camera da letto, magari...
Non chiedi mai niente e non pretendi mai niente, ma a volte guardi quell’orologio che segna inesorabile il trascorrere dei giorni e vorresti solo rispedire indietro le lancette perché sai che, se per lui sono passati solo dieci minuti dal vostro ultimo incontro, tu non sarai mai in grado di piegare definitivamente il tempo al tuo volere.
Il mese che tu trascorri chiusa in cella – aspettandolo, concedendoti qualche uscita di straforo, aspettandolo, giocando a scacchi con le guardie, aspettandolo – è quasi peggiore del sorriso da eterno ragazzino imbranato che sfoggerà la prossima volta che ti comparirà davanti. E tu sorriderai di rimando, perché... che diavolo è un mese, se poi ti viene permesso di correre per qualche ora con il tuo Dottore?

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Capitolo 10
*** The last day of summer ***


Autore: emme

Fandom: Doctor Who

Titolo: The last day of summer

Personaggi: Eleven!Depresso

Riassunto: Cammina senza fretta, senza nemmeno guardarsi intorno, senza prestare la minima attenzione a ciò che lo circonda.

Rating: G

Words: 371 (W)
Generi: Introspettivo, angst

Avvisi: Post-Ponds, Pre-Snowmen

Note: Partecipa al Summer Writing Day di 24Hours_of_fun con il prompt #11 The last day of summer - The Cure
Beta: Nope...


The last day of summer

 

All that I have
All that I hold
All that is wrong
All that I feel for or trust in or love
All that is gone

The last day of summer - The Cure

 

Cammina senza fretta, senza nemmeno guardarsi intorno, senza prestare la minima attenzione a ciò che lo circonda.

Se avesse la forza e la voglia di alzare gli occhi dai propri piedi vedrebbe un bambino che tenta di far volare un aquilone tutto da solo, correndo e trascinandolo come un peso morto sulla sabbia. Se non fosse così stanco si chiederebbe dove sono i suoi genitori e perché suo padre non lo stia aiutando in quello che deve essere uno sforzo inumano, dato che sta correndo nella stessa direzione in cui soffia il vento. Quell’aquilone non si solleverà mai e, distrattamente, con estremo distacco, il Dottore pensa che sia una metafora perfetta per il suo stato d’animo.

È un giorno qualsiasi di una qualsiasi mese di settembre in riva ad un qualsiasi mare. Le onde si infrangono nella battigia e raggiungono i piedi del Dottore, macchiandogli di sale le scarpe che non ha nemmeno pensato di sfilarsi.

L’acqua penetra all’interno e gli bagna i piedi: il Dottore rabbrividisce e si infila le mani in tasca, incurvando le spalle come un vecchio cane abbattuto.

Il vento gli porta degli schizzi di mare sul volto, i piedi affondano lentamente nella fanghiglia sassosa e il sole gli carezza le spalle, così leggero che potrebbe benissimo non esserci.

Sta piangendo, il Dottore, e nemmeno se ne accorge. Non gli interessa nemmeno saperlo, a dirla tutta.

Tra le dita può sentire ancora la morbidezza un po’ ruvida dei suoi capelli – in effetti sono passati solo una quarantina di minuti da ché le ha consegnato il cacciavite sonico modificato – per questo si china all’improvviso, come qualcuno che ha notato qualcosa di brillante a terra, e immerge le mani nella sabbia, stringendo con forza tra le dita la poltiglia bagnata della riva.

Lascia che le onde spazzino via il primo strato, ripulendogli la pelle fino in fondo, sperando che la sensazione di averla ancora accanto, viva, calda, sorridente e sfacciata si faccia meno violenta.

Ovviamente non succede e il Dottore rimane lì, l’ultimo giorno di un’estate qualsiasi, a tentare di ricomporre i pezzi dei suoi cuori con le mani immerse dentro alla risacca e le risate di un bambino nelle orecchie.

Lui almeno è riuscivo a farlo volare, quell’aquilone.

 

 

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Capitolo 11
*** La regola numero 1 ***


Autore: emme

Fandom: Doctor Who

Titolo: La regola numero 1

Personaggi: Eleven, Clara e qualche fantasma dal passato

Riassunto: 

Rating: G

Words: 597 (W)
Generi: Introspettivo, angst

Avvisi: Post-Pond, Post-Singing Towers, Post-Snowmen

Note: Partecipa al Summer Writing Day di 24Hours_of_fun con il prompt #15 - Esercizio #2: scrivere una storia di genere drammatico in cui tutto si incentri attorno ad un costume da bagno polveroso
Beta: Nope...


La regola numero 1



Clara sollevò la testa, ridendo e scuotendo i capelli. Sbuffi di polvere le si sollevarono attorno e lei starnutì.

Il Dottore le lanciò uno sguardo e si mise di nuovo a cercare il pezzo di ricambio che sapeva essere da qualche parte nella soffitta della sua TARDIS anche se non sapeva di preciso dove.

«Adoro fare queste cose» disse Clara a quel punto, sollevando un vecchio pupazzo di pezza che il Dottore non aveva mai visto: era scolorito e mangiato dalle tarme. «Sembra quasi una caccia al tesoro!»

Al Dottore sembrava più un percorso ad ostacoli in un riassunto visivo del proprio passato, ma Clara era giovane e ignara di tutto e se sporcarsi le mani di polvere e schiacciare qualche scarafaggio la rendeva felice al Dottore andava più che bene.

«Oddio!» esclamò la ragazza all’improvviso, come se avesse visto qualcosa di meraviglioso. «Un costume da bagno anni trenta!»

 

«Non c’era bisogno di portarmi al mare, se volevi che mi spogliassi, dolcezza.»

River passò le dita sul tessuto di spugna di quel vecchio costume anni trenta, era di un bel rosso bordeaux, senza spalline e lungo quasi fino a metà coscia e solo allora il Dottore pensò che non era stata una buona idea quella di portarla al mare, perché meno vestiti River aveva addosso più cresceva il suo potenziale di flirting. E lui era pur sempre fatto di carne e sangue.

Non succedeva molte volte che il Dottore restasse senza parole, e ancora meno che restasse senza saliva. Pensò che era fortunato ad indossare un paio di occhiali da sole ma poi River aggiunse: «Mi piace quando mi guardi così.»

«Così come?» domandò lui, incrociando le braccia e aspettando che si decidesse a scendere le scale, cosa che lei fece con lentezza e un sorriso birichino stampato sulle labbra. I capelli le ondeggiarono attorno al volto e lui si incantò a fissarli.

(Erano i primi tempi, dopotutto, doveva ancora abituarsi a quell’uragano dentro di sé, a quel ritmo rapido che gli sussurrava RiverRiverRiver quasi costantemente, anche quando pensava a tutt’altro)

«Come qualcuno che mi vuole mangiare» spiegò lei, con il tono con cui si spiega ai bambini che no, il fuoco non è un giocattolo, per quanto possa essere attraente.

Il Dottore si inalberò un poco, più che altro nel drammatico tentativo di nascondere il rossore. «Io guardo tutti in questo modo!» replicò stizzito.

River ormai gli era davanti, si sollevò in punta di piedi e gli circondò la vita con le braccia. Il Dottore si complimentò con se stesso per non aver trasalito nemmeno per un secondo.

Lei gli sorrise ancora di più, con dolcezza e gli posò un bacio sul naso: «Certo che no, se guardassi tutti in questo modo ti prenderebbero per un maniaco sessuale, dolcezza».

 

«Dottore?» lo chiamò Clara, e dal suo tono capì che non era la prima volta che lo faceva. Ma le ferite erano ancora fresche, freschissime e all’improvviso il fatto che la ragazza stesse stringendo tra le mani quel costume da bagno polveroso lo mise in agitazione. Non era gelosia o rabbia, solo la brutta sensazione che nessuno avrebbe dovuto toccarlo, nessuno tranne la proprietaria.

«Dottore, posso provarlo?» domandò ancora Clara, ma nei suoi occhi c’era già la risposta che lui stava per dare.

«No» rispose infatti, dandole le spalle all’improvviso e strappando via una ragnatela con un gesto stanco del braccio.

«È solo un vecchio costume pieno di polvere: ne ho tantissimi altri della tua taglia nel guardaroba.»

E non solo la bugia era fiacca e mal costruita, ma non lo fece sentire meglio nemmeno un pochino.


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Capitolo 12
*** Il suono dell'universo ***


Autore: emme

Fandom: Doctor Who

Titolo: Il suono dell'universo

Personaggi: Eleven, River

Riassunto: Non capitava quasi mai di vedere il Dottore tutto preso nella difficilissima arte del riposo

Rating: G

Words: 597 (W)
Generi: Introspettivo, romantico, fluff

Avvisi: Nope...

Note: Partecipa al Summer Writing Day di 24Hours_of_fun con il prompt #20, canto di cicale
Beta: Nope...


Il suono dell’universo

 

Non capitava quasi mai di vedere il Dottore tutto preso nella difficilissima arte del riposo, ma qualche volta, se si era molto fortunati, era possibile osservarlo con gli occhi chiusi, intento a fare di tutto tranne rimuginare su se stesso e la sua vita o su qualche problema spinoso che rischiava di far saltare in aria l’universo.

Non che dormisse – River l’aveva visto dormire solo una volta e per poche ore, uno spettacolo che avrebbe difficilmente dimenticato – chiudeva semplicemente gli occhi e respirava piano, con tutti i muscoli rilassati e i battiti cardiaci rallentati.

Quel giorno erano in vacanza da qualche parte sul litorale toscano e erano stati colti da quella manciata di ore molto particolari che vanno dal dopo-pranzo alle quattro del pomeriggio, quando tutti chiudono porte e finestre, accendono i ventilatori, si distendono sul letto e conciliano la digestione dormendo o semplicemente godendosi il fresco che all’esterno non riuscirebbero a trovare.

È un lasso di tempo quasi magico, in cui tutti i suoni si zittiscono, persino gli animali sentono che il silenzio è vicino al religioso. Gli unici esseri che vanno avanti imperterriti nel loro canto sono le cicale, gracchianti e immote, si chiamano e si rispondono dalle cime degli alberi ombrosi, incuranti dell’afa del primo pomeriggio, e riempiono l’aria dei loro stridii cacofonici eppure così naturali.

River alzò gli occhi al cielo, scorgendone una piccola porzione in altro, tra i rami dei pini, e tentò di individuare il punto in cui una cicala stava cantando. Ovviamente non vi riuscì e dopo poco riportò l’attenzione sul Dottore, disteso a terra sopra un asciugamano.

Sembrava quasi che dormisse, con le braccia che gli facevano da cuscino, ma River lo conosceva troppo bene per crederci davvero.

Dopo un attimo decise di raggiungerlo a terra e accomodarsi accanto a lui. Il Dottore non aprì gli occhi, ma le sorrise, allargando un braccio in modo che lei potesse posarci la sua testa cespugliosa.

L’aria salmastra li accarezzò, mescolando ciocche dei loro capelli e River si sentì talmente felice che avrebbe potuto mettersi a piangere.

«Lo senti?» le sussurrò il Dottore dopo qualche attimo di stasi. «È il suono dell’universo. Lo senti?»

River ascoltò il respiro dell’uomo che amava, le sue parole trascinate via pigramente dalla leggera brezza che stava soffiando su di loro, poi sorrise e rispose: «Sì, lo sento».

 


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Capitolo 13
*** Nostalgia ***


Autore: emme

Fandom: Doctor Who
Titolo: Nostalgia
Personaggi
: In ordine di apparizione: Amy&Rory, River, Donna, Rose, Sarah Jane, Jack, Martha&Miky
Riassunto
: La nostalgia è più grande all’interno e, come avete sempre fatto, siete tutti pronti a lasciarvi condurre via con lei.
Rating
: G
Words
: 316 (W)
Generi: Malinconico
Avvisi
: Partecipò ad una delle tante drabble night. Il prompt era, di sicuro, “nostalgia”.
Note
: Costruzione corale
Beta
: None…

 

Nostalgia

 

La nostalgia è un sentimento inafferrabile. Non puoi prevenirla, né curarla, e a volte ti riscopri ad attenderla come una vecchia compagna un po’ molesta ma sempre ben accetta.

 

Sorridi, a volte, quando sei costretta a sistemare il farfallino di tuo marito, prima di qualche serata importante. È un sorriso malinconico che vedi riflesso nei suoi occhi.

 

La nostalgia ti coglie impreparata, e nemmeno riesci a capirla, quando tuo figlio si ostina a indossare sempre lo stesso maglione di un blu brillante, un po’ sdrucito. Lo getti in lavatrice quasi senza guardarlo e non sai perché ti senti così.

 

La nostalgia è negli occhi dell’uomo che hai sposato e che stringi a te nelle notti senza stelle. È un rimpianto sussurrato, un desiderio di fuga che vi accomuna e a volte l’unica cosa da fare è guardare il cielo, in silenzio, insieme.

 

Non tenti nemmeno di combatterla, la nostalgia, quando guardi tuo figlio che lucida la schiena del vostro cane di metallo, lui ti sorride sempre, con quel suo sguardo lieto, curioso, vivo, e allora sai che va bene così.

 

La nostalgia è in un bicchiere un po’ troppo pieno, negli occhi di chi ti condurrà nel proprio letto questa sera, la nostalgia è una cravatta ben annodata e un cappotto a falde larghe.

 

La nostalgia sono gli occhi tristi del tuo Dottore, il volto da eterno ragazzino e un singhiozzo trattenuto a stento, un bacio imbarazzato e un sussurro.

 

La nostalgia è un riflesso che vedi dipinto negli occhi dell’uomo con cui combatti le tue battaglie ogni giorno, è un lavoro duro e difficile e vi manca poter saltare sopra la vecchia cabina blu per vivere la bellezza, ma qualcuno deve pur farlo.

 

La nostalgia è più grande all’interno e, come avete sempre fatto, siete tutti pronti a lasciarvi condurre via con lei, perché ne vale la pena. Ogni singola volta, ne vale la pena.




Note finali: spero tanto che si capisca il senso di tutto ciò. XD

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Capitolo 14
*** Impossibilità ***


Autore: emme
Fandom: Doctor Who
Titolo: Impossibilità
Personaggi
: Eleven/(River)
Riassunto
: Con quella particolare impossibilità ha imparato a convivere.
Rating
: G
Words
: 239 (W)
Generi
: Generale, Introspettivo
Avvisi
: Nessuno, a parte l’idiozia di Eleven
Note
: Per una vecchia drabble night della quale non ricordo il prompt
Beta
: None…

 

Impossibilità

 

Per qualcuno che ha compiuto – e superato – il millesimo anno di età ci sono tante cose impossibili da fare.

Una di quelle che ha sempre detestato è il divieto di salire sulle giostre per i minori di diciotto anni. Ma con quella particolare impossibilità ha imparato a convivere.

Un’altra  impossibilità – decisamente triste, alla quale non vuole nemmeno pensare – è il magico processo d’invecchiamento che lo porterebbe a crescere e morire assieme alle persone a cui vuole bene. Ma anche con questa particolare impossibilità ha imparato a convivere.

Ha imparato a convivere con un sacco di cose, il Dottore, e anche con un sacco di sentimenti, ma ogni volta che gli succede quella cosa particolare, quello sconquasso emotivo e ormonale... ecco, con quello non ha proprio imparato.

Per qualcuno che ha compiuto – e superato – il millesimo anno di età, ammettere di essersi innamorato (ma quanto? Ma perché? Ma sul serio? Sei proprio sicuro?) è una delle più grandi impossibilità tra le impossibilità.

Non ci può fare niente quando succede, ma sicuramente può fare in modo di non dirlo a voce alta. E allora le cose si sistemano da sole, di solito.

Perché il Dottore, per quanto ci provi con tutto se stesso, non riesce a dire addio a chi ama e la sofferenza si prolunga per lui, per lei, all’infinito. Quindi rimanere in silenzio, evitare di ammettere l’inevitabile, convivere con un impossibilità impossibile da ignorare, sembra l’unica ed eterna soluzione.

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Capitolo 15
*** Culla primordiale ***


Autore: emme
Fandom: Doctor Who
Titolo: Culla primordiale
Personaggi
: il Dottore (per me è Eleven, ma può essere chiunque) e la TARDIS
Riassunto
: Sei solo con la tua vecchia ragazza che ha bisogno di qualche riparazione.
Rating
: G
Words
: 261 (W)
Generi
: Malinconico, Generale, Introspettivo
Avvisi
: Nessuno
Note
: Per la drabble nhait estemporanea del 3 ottobre, prompt: "Il lavoro allontana tre grandi mali: la noia, il vizio e il bisogno" Voltaire
Beta
: None

 

Culla primordiale

 

Ti sei aggrovigliato tra i suoi ingranaggi con la stessa identica passione con cui ti ci aggrovigliasti tre giorni e quindici viaggi dopo averla presa in prestito.
Stai lì, con il cacciavite sonico piantato tra i denti e un sorriso quieto e mesto che si espande dai tuoi occhi. Nessuno può vederlo, prima di tutto perché indossi un paio di occhialoni dalle lenti scure che ti coprono metà faccia e poi perché, anche volendo, non c’è nessuno con te sulla TARDIS.
Sei solo con la tua vecchia ragazza che ha bisogno di qualche riparazione.
In realtà sono quasi duecento anni che la tua vecchia ragazza ha bisogno di qualche riparazione e non c’è alcuna ragione apparente per cui tu abbia deciso di metterti all’opera proprio adesso, in questo particolare periodo della tua vita vagabonda.
Passi le dita sporche di grasso lungo uno dei tubi del liquido di raffreddamento e sospiri. O meglio, sputacchi fuori un respiro cercando di non far cadere il cacciavite dalle labbra. La TARDIS ride e fa le fusa sopra di te, attorno a te, e allora ti lasci circondare da quel movimento lento che solo tu hai imparato a notare e che mai nessuno degli umani che ti sei portato dietro per anni e anni ha mai compreso fino in fondo.
Sei lì, aggrappato ad un lavoro inutile e superfluo, che ti sei imposto di portare a termine per non pensare, per non vedere, per non desiderare. Sei lì, e la tua vecchia ragazza ti culla come farebbe una madre con un bambino, accompagnandoti nella tua malinconia.

 

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Capitolo 16
*** Le buone maniere prima di tutto ***


Autore: emme
Fandom: Doctor Who
Titolo: Le buone maniere prima di tutto
Personaggi
: Il Tredicesimo (sì, davvero) e un OC casuale.
Riassunto
: «So che questa è una domanda indiscreta, ma lei, per caso, è clinicamente pazzo?»

Rating: G
Words
: 499 (W)
Generi
: Commedia, azione
Avvisi
: Non so bene perché l’ho scritta... non sapevo bene che cosa fare, ecco.
Note
: Per la drabble nhait estemporanea del 3 ottobre con il prompt:So che questa è una domanda indiscreta, ma lei, per caso, è clinicamente pazzo?” Neil Gaiman.
Beta
: None…

 

Le buone maniere prima di tutto



Quando Thomas lo chiede lo fa in modo perfettamente garbato, cortese, proprio come suo padre gli ha insegnato. In effetti – poco prima di domandarlo – Thomas pensa che suo padre sarebbe molto fiero di lui, che è riuscito a mantenere intatto il famigerato aplomb della famiglia Plum, soprattutto nelle attuali circostanze.
In ogni caso lo chiede, perché non può proprio farne a meno, prende un bel respiro, cerca di districarsi dalle corde che lo tengono ben legato alla sedia e che gli segano la gola, e dice: «So che questa è una domanda indiscreta, ma lei, per caso, è clinicamente pazzo?»
L’uomo che sta strisciando sul pavimento, il buffo uomo che tre ore prima è atterrato nel giardino di casa Plum, quell’uomo che continua a farsi chiamare Dottore e che si ostina ad ignorare il fatto che Thomas se ne sta lì, legato come un salame, quell’uomo assurdo e privo di senso alza gli occhi dal pavimento e lo guarda per la prima volta.
Ha una barba che gli copre metà volto, una barba così scura che ancora Thomas non è riuscito a capire se l’ha dipinta con dell’inchiostro nero di ottima qualità oppure se è davvero il suo colore naturale, indossa un paio di pantaloni di quella che sembra tela grezza di colore azzurro e una canottiera di lana pesante, in testa calca un berretto rosso, anch’esso di lana e non dimostra più di quarant’anni.
«Santo cielo, figliolo, certo che sono clinicamente pazzo! Che razza di domande fai in un momento come questo?»
Non accenna nemmeno ad alzarsi dalla posizione china che ha assunto e, dopo un rapido movimento delle folte sopracciglia, torna a scrutare le crepe nel pavimento, come se ne andasse della sua stessa vita.
Thomas non sa cosa dire, e vorrebbe dire tante cose, ma essendo un membro della nobiltà inglese, nato e cresciuto sotto il governo della regina Vittoria, gran parte di quelle cose non può nemmeno pensare di dirle sul serio ad alta voce. Così tace.
Ha la prontezza di spirito di tacere anche quando il pazzo che si fa chiamare Dottore estrae dalla tasca un aggeggio lampeggiante e lo punta in basso, aprendo una voragine sotto di loro in un battito di ciglia e precipitandoli nel ventre della terra.
Ha la prontezza di spirito di tacere anche quando atterrano sul morbido e le pareti che li circondano brillano argentee, e un tizio che chiaramente non appartiene alla razza umana si precipita su di loro brandendo quella che sembra senza dubbio un arma, ma forse, in questo caso, più che prontezza di spirito si tratta di completo e assoluto orrore.
Per fortuna, però, il Dottore pensa bene di puntare l’aggeggio luminoso verso di lui e il legno della sedia a cui è legato, come per magia, si spacca, liberandolo.
«L’ho modificato per il legno!» esclama l’uomo con un sorriso ampio e luminoso che Thomas ritiene essere, del tutto a sproposito, la cosa più strana e bella che ha visto in quelle ultime tre ore.

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