Le parole delle canzoni, a recitarle, fan ridere. Invece, così cantate commuovono, sarebbe stupido riderne.

di zavarix
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'artigliere ***
Capitolo 2: *** Il canto del minatore ***
Capitolo 3: *** Sul ponte di Bassano ***
Capitolo 4: *** Il fiore di Teresina ***
Capitolo 5: *** Girolemin ***
Capitolo 6: *** I lamenti di una fanciulla ***
Capitolo 7: *** Val più un bicchiere di Dalmato ***
Capitolo 8: *** Ama chi t'ama ***
Capitolo 9: *** La sposa morta ***
Capitolo 10: *** Cara mama mi voi Toni ***
Capitolo 11: *** attraverso valli e monti ***
Capitolo 12: *** Le parole delle canzoni, a recitarle, fan ridere. Invece, così cantate commuovono, sarebbe stupido riderne. ***
Capitolo 13: *** L'è tre ore che son chi soto ***



Capitolo 1
*** L'artigliere ***


1) L'artigliere

"N'do nente a magnar? (dove andiamo a mangiare?)", chiese un uomo robusto con baffi e capelli biondi guardando l'orologio. Mezzanotte, aveva fame!
" Basta che ghe sia l’vin (basta che ci sia il vino)" disse un uomo alto dai capelli bianchi. Tutti scoppiarono a ridere, in effetti questo fatto li interessava molto.
"El sa tut el Stefan (sa tutto Stefan)". Quello che aveva parlato alzò le mani come per dire 'non guardate me' " Dai movete! che l'ne stà spetando fora! Dai muovetevi che ci sta aspettando fuori!)". Aprì la porta e fece un passo fuori mandato successivamente un urlo.
" 'sà gh'è, Bepi? (che c’è Bepi?)", chiese uno dei suoi compagni accorrendo.
" Movè!Ciamà l'ambulanza! (muoviti! Chiama l’ambulanza!)” disse invece di rispondere, poi si avvicinò al corpo di Stefan riverso sulla strada. Altri lo seguirono.
"Luigi! Ciama la polizia… (Luigi! Chiama la polizia)” sospirò poi Bepi. Non c’era nulla da fare. ***

 

 

“Come mai così euforico Tony?”, chiese Ziva arrivando alla sua scrivania. “non ti vedevo così dall’ultima volta che hai attaccato le mani di McGee alla sua tastiera”
“oh no! Questo è molto meglio!”, rivelò Tony reprimendo una risata.
“Io vorrei specificare che ha fatto tutto da solo e io non ne centro per niente!”, disse McGee dalla sua scrivania guardando preoccupato Ziva.
“mi volete spiegare cosa sta succedendo?”, chiese allora Ziva intuendo che ne saebbe resultato fuori con lei molto arrabbiata e probabilmente Tony sotto terra.
“Quest’anno hanno organizzato un concorso di bellezza aperto a tutte le ragazze che fanno parte delle forze armate, comprese le varie agenzie governative, e cioè anche noi”, spiegò Tony gongolando.
“Si, ne ho sentito parlare, perchè?”, chiese Ziva cauta.
“Beh, per partecipare bisogna mandare una foto in costume ad un certo sito, poi chi vuole va lì sopra e vota la sua preferita, inutile dire che ci sono un po’ di nerd tipo il nostro Pivello che controllano che le foto non siano truccate”
“Ok, sapevo anche questo, e allora?”, chiese Ziva che incominciava a sospettare qualcosa che sperava per la vita di Tony che non fosse così.
“McGee... fai vedere sullo schermo grande”, disse Tony mentre McGee lo guardava spaventato.
“Ti voglio prima ricordare, Ziva, che io non centro assolutamente nente!”, disse facendo poi come Tony gli aveva detto.
Sullo schermo grande apparve il sito creato per il concorso e ben in grande una foto di Ziva in costume che la classificava come iscritta. Ziva rimase a bocca aperta, si ricordava quando gliela aveva fatta quella foto, come si ricordava anche di un altra cosa.
“McGee! Non ti avevo detto di cancellarle quelle foto”, disse incominciando a scaldarsi.
“Ma...ma io l’ho fatto! Lui! Lui deve essere entrato nel mio computer prima che le cancellassi e le ha copiate! Ti giuro Zee io non centro niente!”, si affrettò a dire McGee, sapeva bene cosa voleva dire aver una della squadra arrabbiata con te, gli venne un brivido al ricordo di Abby quando aveva scoperto che lui si era mangiato la sua goduria cioccolosa.
“Toglila dallo schermo!”disse, o meglio ordinò all’agente più giovane, prima di voltarsi verso Tony.
Proprio in quel momento arrivò Gibbs.
“Rimettila sullo schermo” disse a McGee che dopo un istante di esitazione fece come gli era stato ordinato. Gibbs si fermò un attimo davanti all’imagine.
“Potresti vincere Ziva”, commentò prima di lanciale un mazzzo di chiavi.
“Forza marine morto.” disse senza fermarsi un attimo. Poco prima di lasciare l’open space però rifilò un sonoro scappellotto a Tony.
“Non finisce qui”, sibilò Ziva prima di seguire il loro capo.

 

“Ziva! Puoi giudare un po’ meglio?”, chiese Tony verdognolo, la collega non diede segno di averlo sentito.
“Ziva, ti prego”, mormorò allora anche Tim.
"Come dici McGee?? Andare più piano? Ok!”, disse schiacciando ancora sul pedale dell’acceleratore.
“Ma io che centro?”, disse McGee con una fievole voce.
“Dovevi cancellarle subito quando te l’ho detto quelle foto!” ringhiò Ziva facendo un’ennesima curva a velocità pazzesca.
Frenò in modo brusco che fece quasi soffocare i suoi due colleghi con la cintura e poi scese, fresca come una rosa mentre gli altri due la seguivano incerti sulle gambe.
Gibbs era incredibilmente già sul posto, tanto che Tony e McGee si chiesero se Ziva non avesse allungato apposta il tragitto per farli soffrire di più.
"è il caporale Stefan Rossi", disse Gibbs indicando con la testa il cadavere.
"Italiano!", esclamò Tony incuriosito.
"Che intuito", rispose sarcastica Ziva sorpassandolo con la sua macchina fotografica.
"Sei fregato Tony, Ziva ce l'avrà con te a vita", gli sussurrò McGee. "Grazie McConsolatore"
Gibbs intanto si era allontanato verso un folto numero di persone vestite tutte con una giacca marrone vicini a dei poliziotti.
"Giuseppe Tomasi", disse un uomo dalla barba e i capelli scuri tendendogli la mano che Gibbs strinse.
"Agente Gibbs. Siete stati voi a trovare il cadavere?", chiese Gibbs.
"Si. è stato un brutto colpo"
"Conoscevate il caporale?"
"Si". L'uomo si passo una mano sulla faccia andando poi a grattarsi la barba. "Lo conosco da quando è nato, ero un grande amico di suo padre"
"Cosa è successo ieri notte?"
"Noi ci eravamo appena esibiti e Stefan ci doveva portare a mangiare... Pesavamo fosse fuori e in effetti c'era, solo non come ci aspettavamo..."
"Non avete visto niente quindi? Sentito?"
"No, niente, come le ho detto ci eravamo appena esibiti" Gibbs sospirò, perchè non era mai così semplice?
"Esibiti? Siete un coro?", chiese Gibbs vedendo la quantità di persone.
"
Ha indovinato, anche se ammetto che non è difficile immaginarlo. Siamo il coro della SAT, non credo che ci conosca, mi sa che il pubblico di ieri sera era più che altro italiano o italo-americano". L'uomo, che probabilmente era il direttore sorrise.
"Infatti", ammise Gibbs "Questo è il mio numero nel caso vi ricordiate qualcosa". Gli tese il proprio biglietto da visita.
"Senz'altro". Si strinsero di nuovo la mano e poi Gibbs si allontanò per raggiungere Ducky che si era inginocchiato accanto al cadavere.
"Aven finì ora 'nen! (abbiamo finito, andiamo)” disse il capocoro e Gibbs gli lanciò un'occhiata da dietro le spalle, in che lingua parlava?

"Salve Jethro", lo accolse il medico appena gli si avvicinò.
"Ciao Ducky, che hai per me?" Gibbs si piegò sulle gambe dall'altro capo del cadavere rispetto a Ducky.
"Signor Palmer?" Il suo assistente guardò lo strumento che aveva in mano. "è morto circa alle 21 di ieri dottore"
"Mentre stavano ancora cantando", disse Gibbs ragionando a voce alta.
"Avevo visto giusto allora sono un coro, sapevi Jethro che nella mia giovinezza ho provato a cantare anch'io?"
"Avevi una bella voce, Duck?"
"No, per niente, ma il coro era molto bravo e attirava un sacco di ragazze. Più che altro cantavo in playback", disse smettendo un attimo di controllare il cadavere perdendosi nei ricordi lontani.
"Duck?", lo richiamò al tempo presente Gibbs.
"Eh? Oh si certo scusa". Tornò a focalizzare la sua attenzione al corpo steso davanti a lui. "Ci sono ferite sulle mani, si deve essere difes-" Ducky si interruppe prendendo il braccio, aveva notato qualcosa di strano.
"Ziva", chiamò Gibbs indicando poi il braccio che l'agente fotografò. Fatta la foto Ducky alzò piano la manica, su di esso c'erano delle scritte in nero, controllarono anche l'altro e vi trovarono altre scritte. Gibbs prese le braccia e le guardò intensamente.
"Non sembrano voler dire niente", commentò Ziva. "Sarà in codice", ipotizò scattando un'altra foto.
Gibbs annuì rimettendo a posto le braccia.


Note:

1- Il titolo della long è tratto dal libro "il cavallo rosso" di Eugenio Corti. è un romanzo storico ambientato durante la seconda guerra mondiale. Chiaramente vi consiglio di leggerlo :D
2- I titoli dei capitoli invece saranno i titoli di canzoni popolari in gran parte Trentine cantate dal coro della SAT (che io adoro *-*) In questo caso parla di una ragazza che non vuole far festa perchè il suo moroso è soldato. Lo va a trovare ma egli le fa uno scherzo. Infatti la ragazza gli chiede dove fosse il suo bello e lui le risponde che è morto. La canzone finisce con lui che rivela alla addolorata ragazza di essere lui il suo primo amore dicendole che era per vedere se era sincera nel fare l'amore.
3- Nei primi dialoghi i personaggi parlano in dialetto Trentino
4- I personaggi hanno nomi e cognomi molto diffusi in Trentino e non hanno niente a che vedere con la realtà
5- Cosa ne pensate?? Vi sarei grata davvero se me lo faceste sapere tramite una piccola recensione ;)

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Capitolo 2
*** Il canto del minatore ***


Le parole delle canzoni, a recitarle, fan ridere. Invece, così cantate commuovono, sarebbe stupido riderne.


2- Il canto del minatore


"Casa Foster"
"Signora Foster?"
"Direttore Vance! Buongiorno", disse Kelly trepidante.

"Buongiorno anche a lei. L'ho chiamata per chiederle di venire in ufficio da me domani mattina"
"Si... è per la mia richiesta di lavoro?", chiese Kelly speranzosa.
"Si, venga e le spiegherò tutto" Si salutarono e poi Kelly fece un giro tondo per la felicità, le dispiaceva solo che Stan non fosse con lei a godersi il momento. Lui era in missione in Afghanistan, però riuscivano a sentirsi ogni sera, gli avrebbe detto la meravigliosa notizia alla loro chiamata giornaliera. Quanto era felice! Aveva sempre avuto ragione papà a dire che, pur essendo orgoglioso di lei per essere diventata un marine, aveva più lo spirito da investigatrice, sempre lì a cercare misteri da scoprire. Sorrise nel ricordare che da piccola si era convinta che la vicina era in realtà una agente segreto di uno stato straniero. Gli appostamenti insieme a Stan dalla casetta sull'albero! Che bei momenti! E anche durante la scuola per ufficiali lo attirava sempre in strane investigazioni sui loro insegnanti, quante cose erano riusciti a scoprire! Erano i creatori di pettegolezzi di tutta la scuola. Stan... Se qualcuno le avesse detto come sarebbero andate le cose tra loro avrebbe assolutamente negato, infondo continuavano a bisticciare! Il che gli faceva venire in mente altre due persone... Kelly uscì finalmente dai ricordi che l'avevano sommersa. Tony e Ziva! Forse tra poco sarebbero stati colleghi! Sorrise se possibile ancora di più ripensandoci. Poi si bloccò. Il forno! Corse in cucina giusto in tempo per salvare il pranzo.

***

McGee mese giù il telefono con aria felice.
"Oggi abbiamo conosciuto il coro della SAT! Ve ne rendete conto?" Tony e Ziva guardorono strano il loro collega.
"Cosa?", chiese Ziva non riuscendo a capire.
"Il Coro della SAT! Non sapete cos'è?" gli altri due scossero la testa e McGee sbuffò "è un coro che canta canzoni popolari alpine"
"Ne so quanto prima, McCoro"
"La parola 'alpini' non vi ricorda qualcosa?", chiese McGee ricevendo ancoras una risposta negativa.
"Gli alpini erano il corpo d'armata italiano più valoroso, non ne avete mai sentito parlare studiando la seconda guerra mondiale?" 
"Mi dispiace McStudiosodistoria", disse Tony mentre Ziva ricominciava ad ignorarli.
"Non ne sai proprio niente Tony?", chiese McGee stupito. Tony stava per rispondere quando "Io non so niente, aggiornatemi". Arrivò Gibbs.
"Il Coro della SAT canta canzon... ma non volevi sentire questo", si corresse McGee vedendo l'occhiata di Gibbs, Ziva intervenne appena in tempo per salvare McGee.
"Il caporale Rossi ha ventiquattro anni. Abita a Washington sopra i genitori. Ha il padre italiano e la madre americana", disse raggiungendo Gibbs davanti allo schermo. "Il padre si chiama Giovanni Rossi si è trasferito qui trentacinque anni fa, circa dieci anni prima che nascesse il caporale. è professore di fisica ad una scuola per italiani qui a Washington, tra pochi anni dovrebbe andare in pensione. Si è sposato l'anno dopo essersi trasferito con Rose Wellington, una maestra delle elementari, insegna ancora anche lei. Erano in Italia quando li hanno avvisati perchè la mamma del padre è all'ospedale ma per domani dovrebbero essere tornati" McGee cautamente le prese il telecomando dalla mano e cliccò su uno dei tasti, sullo schermo apparvero una fila di numeri in verde su nero. 
"Queste sono le chiamate fatte e ricevute dal caporale. Nell'ultimo periodo ci sono tante chiamate ricevute e fatte a questo numero che è di Giuseppe Tomasi, che lei ha conosciuto. Gli ho telefonato e mi ha detto che non è affatto strano, infatti Stefan era il loro contatto a Washington, si erano affidati a lui per l'albergo e qualunque altra cosa servisse al coro", spiegò evidenziando il numero interessato, poi, con un altro click evidenziò un'altro numero molto numeroso. "C'è anche un secondo numero. è di una certa Rebecca Stuart, è la fidanzata." Tony gli rubò il telecomando e fece apparire una foto della ragazza bionda di cui stava parlando McGee.
"Rebecca ha ventiquattro anni e sta finendo una laurea in informatica. Vive vicino al teatro dove è stato ucciso il fidanzato ma a quanto pare ieri sera non era in casa, la padrona dell'appartamento non l'ha vista rientrare. Non risponde al cellulare"
"Andate a casa sua, McGee, scopri di più su questa Rebecca", ordinò Gibbs andandosene verso l'ascensore dopo aver buttato il bicchiere di caffè ormai vuoto.

***

"...che vien da le montagne. Quel maazzoliin di fiori, che vien da le montaagne. E varda ben che nol se bagna..."
"Ducky?" Gibbs entrò in quel momento in sala autopsie e il medico smise di cantare.
"Ciao Jethro. Conosci la canzone? Si chiama 'Quel mazzolin di fiori'. Trovo sia proprio incantevole. Sai Tim due anni fa mi ha regalato un cd del coro della SAT, sono proprio bravi. Peccato non capire niente! Sai cantano in dialetto, soprattutto quello trentino...", disse Ducky andando avanti a spiegare come gli fosse proprio piaciuto il regalo e come doveva assolutamente ascoltarlo. 'Ecco come diavolo stava parlando' pensò invece Gibbs ricordando le strane parole del capocoro.
"Duck...", cercando di arginarlo.
"... proprio sentirlo... eh? Oh si certo", gli fece segno d avvicinarsi.
"Il ragazzo si è difeso, strenuamente. Ci sono contusoni e tagli sia sulle braccia che sulle mani. Probabilmente ha anche cercato di dare qualche colpo oltre che difendersi", disse Ducky facendo vedere le mani e le braccia. "Un colpo deve averlo colpito in faccia mandandolo a terra facendolo sbattere sull'asfalto con la testa. Poi se ne devono essere andati e qui incomincia la parte interessante", confidò Ducky.
"In che denso Duck?", chiese Gibbs.
"Ricevendo quel colpo non è morto subito ma trovandosi lì ed essendo notte nessuno l'ha visto ed aiutato, per quanto questo fosse inutile svela alcune particolarità. Di sicuro le scritte non sono state fatte dal caporale perchè sono scritte ugualmente bene da entrambe le parti e questo povero ragazzo non era ambidestro..."
"Quindi lo deve aver fatto l'assalitore o uno degli assalitori oppure qualcun altro che però non ha chiamato aiuto?"
"Proprio così, Jethro"
"Grazie Duck". Gibbs uscì incrociando Palmer che usciva dall'ascensore.

***

"Cos'hai per me Abby?", chiese Gibbs entrando.
"Niente di niente". Gibbs le lanciò un'occhiataccia.
"Mi dispiace per te ma è proprio così! Non puoi mica pretendere che riesca a lavorare così veloce da sapere già tutto quando mi consegnano la roba", disse indicando il tavolo in ferro su cui erano depositate le prove che aveva appena portato Palmer.
"Però hai ragione", disse Abby subito dopo. "Ho qualcosa!". Gibbs non disse niente e così lei continuò. "Ancora non so con cosa sono stati fatti quei segni, anche se posso presumere con una normale biro che trovi ovunque, che poca fantasia! Quello che ti posso dire invece", disse alzando un dito "è che questi due messaggi in verità sono uno solo". Gibbs si mise davanti allo schermo grande mentre Abby apriva le due foto che Ziva aveva fatto delle braccia. 
"Come vedi guardati separamente non sembrano significare niente ma una volta unite le braccia..." Abby lo fece spostando l'immagine con il mause. vennero fuori delle lettere storte che però ancora non aiutavano.
"Cosa dice?", chiese Gibbs.
"Ancora non lo so ma la super Abby lo scoprirà!", disse Abby mentre Gibbs le lasciava un bacio sui capelli prima di uscire.
"Ottimo lavoro Abbs" lasciando all'esperta forense anche un bicchierone di Caf-Pow

***

"Nell'appartamento niente, è pulito, più pulito del salotto di una casalinga maniaca della pulizia, più della macchina nuova di un appassionato d'auto, più-", disse Tony entrando in ufficio seguito da Ziva.
"Abbiamo capito, DiNozzo", lo interruppe Gibbs. "McGee?"
"Niente su Rebecca capo", rispose l'agente più giovane "Come ha detto Tony studia informatica e si sta per laureare. Non sappiamo niente dei genitori, o meglio, conosciamo solo quelli adottivi. Rebecca è stata all'orfanotrofio fino a sei anni. Poi è stata adottata dai signori Miller. Sono morti per un incidente d'auto qualche hanno fa, nell'auto c'era anche Rebecca che si è salvata quasi incolume, non ha avuto una vita facile..."
"Scopri chi sono i genitori biologici", ordinò Gibbs.
"Ma- ma capo, i documenti sono riservati e... Subito capo". Si mise subito all'opera dopo l'occhiataccia che Gibbs gli aveva lanciato.
"Tony, Ziva. Voglio sapere ogni cosa utile sul caporale". Detto questo si mise anche lui a lavorare.

***

"Casa Foster"
"Signora Foster?"
"Si, sono io, chi parla?"
"Tenente Peterson, signora, sono un compagno di suo marito per questa missione". Sentito questo Kelly incominciò a preoccuparsi, che era successo?
"Co-cosa è sucesso? Stan non sarà- non sarà mica m-"
"No signora. Non l'avremo avvertita al telefono". Kelly si rilassò leggermente, però se l'avevano chiamta qualcosa c'era e l'ufficiale sembrava imbarazzato.
"Purtroppo suo marito è rimasto ferito, signora, lo riporteranno in america in aereo, dovrebbe arrivare domani pomeriggio"
"Cosa-cosa è successo?",chiese Kelly ricominciando a temere il peggio.
"Mi dispiace, signora, non posso dirlo..."
"La smetti di chiamarmi signora! Sono Kelly"
"Si, sign- Kelly. La ferita è grave ma dicono che sopravviverà, potrà andarlo a trovare quando arriva, se vuole la informo quando atterrano"
"Si, grazie grazie", disse Kelly tremante.
"Ci risentiamo allora, sig- Kelly", si concedò l'ufficiale correggendosi all'ultimo. 
Dopo aver messo giù Kelly rimase per un momento seduta sul divano con lo sguardo perso nel vuoto. Stan ferito grave!
Guardò il telefono che teneva in mano e formò il numero che conosceva a memoria.
"Kelly?"
"Papà!", chiamò Kelly sull'olro di una crisi, al telefono con quell'ufficiale gentile si era dimostrata calma ma al solo pensiero che Stan, il padre del figlio che aveva in grembo, era ferito la faceva impazzire.
"Kelly! Che succede?", ora anche Gbbs era preoccupato.
"Stan! Stan è rimasto ferito in modo grave e io... io... oh papà!"
"Sono sicuro che andrà tutto bene Kelly! Vengo lì e-"
"No papà, hai un caso, non ti voglio sconcentrare"
"Ma, Kelly, ormai è sera e comunque tra poco..."
"No, papà, ti prego voglio rimanere un po' da sola" Gibbs esitò ma dopo acconsentì.

Note:

1) Eccomi già qua! Sono stata brava ammettetelo ;) Per intanto continuerò così ma non posso promettervi niente quindi... Godetevi questo momento di incredibile velocità :D
2)Il titolo del capitolo è, come ho detto già nel primo capitolo, il titolo di una canzone del coro della SAT. Questa parla di un uomo che ha deciso di fare il minatore anche se sua madre gli consigliava il contrario. Ne paga le conseguenze perchè viene storpiato dallo scoppio di una mina. Il parallelo è con la scelta dei nostri eroi di rischiare la loro vita facendo gli agenti o, come Stan e Kelly, i marine.
3) La canzone cantata da Ducky invece si intola "Quel mazzolin di fiori" e, almeno qui in Trentino, è tra le più conosciute tra le canzoni di montagna
4) Vi pregoooooo RECENSITEEEE!!!!

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Capitolo 3
*** Sul ponte di Bassano ***


3 Sul ponte di Bassano

"Vado da Abby ad aiutarla con il codice". McGee si alzò e prese le scale mentre Tony lo guardava andarsene, non gli sembrava sicuro rimanere da solo con Ziva, era ritornato dalla casa di Rebecca pensando di essere un sopravvissuto.
McGee lo notò e si voltò a sbirciarli finendo così addosso a Gibbs che rovesciò il caffè. La sua bocca si aprì in un silenzioso oh di terrore e gli occhi si splancarono.
"Scusa capo! Tieni ho un fazzoletto... io... ho trovato i-"
"Va a casa McGee", disse Gibbs interrompendolo. McGee si bloccò stupito.
"A casa?", chiese conferma, come poteva essere?
"Sì. Prima però dimmi dei genitori di Rebecca"
"io... Certo capo. Si conosce solo la madre, Angelina Stuart. Diversi precedenti per prostituzione. Non si sa più niente dopo che ha lasciato l'ospedale e Rebecca". McGee riprese fiato "Capo, che è successo?", chiese subito dopo notando come Gibbs fosse preoccupato.
"Stan è ferito" e subito aggiunse " Io non so niente, sapremo tutto domani pomeriggio. Forza vai a casa". Detto questo se ne andò lasciando lì uno stupefatto McGee.

 

Intanto
"Sei ancora arrabbiata?", chiese Tony dandosi subito dello stupido, bisognava anche ricordargli di essere arrabbiata? Ma Ziva non lo guardò neanche. Continuò a lavorare come se non gli importasse.
"Ehi! Zee!". Niente, nessun cambiamento, era come se lui non esistesse.
"è stato uno scherzo molto stupido lo ammetto. Dimmi come posso rimediare", provò allora.
"Dai Zee! Mi sono pentito! Secondo me McNerd sa un modo per toglierti dal concorso!" Si alzò per piazzarsi davanti alla sua scrivaina.
"Ziva??" chiamò ancora vedendo che le parole non sortivano alcun effetto. Sventolò la mano davanti ai suoi occhi ma capì di non aver fatto la mossa più saggia. Infatti Ziva la prese repentinamente e con un fluido movimento gliela torse dietro la schiena.
"Ahi!"
Subito lo lasciò andare tornando a ignorarlo mentre lui si massaggiava il braccio dolente.
"Senti Zee, è tutto il giorno che io ti parlo e tu mi ignori! Tra un po' mi convinco di essere pazzo! Sono pazzo Ziva?", disse Tony mettendosi gli indici sulle tempie e facendo una faccia strana.
"Forse sto parlando da solo! Tu sei nella mia testa!" Tony chiuse gli occhi e poi lì riaprì di scatto.
"Ok, non sei nella mia testa, se no avresti la divisa da ragazza del college, con la gonna a scacchi corta che lascia libere le gambe...". Sbuffò neanche questo riusciva a qualcosa.
"Almeno non sono pazzo", ragionò ad alta voce tornando a posto.
"Ne sei sicuro Tony?", chiese Gibbs arrivando in quel momento.
"Così mi offendi capo!", protestò Tony.
"Andate a casa, si è fatto tardi, non riusciremo a trovare niente per oggi, domani andremo dai genitori de caporale" Tony lo guardò a bocca aperta e anche Ziva alzò lo sguardo stralunata.
"Andare a casa?", ripetè Tony e Gibbs annuì.
"Cosa è successo?", chiese Ziva intuendo che c'era qualcosa sotto.
"Stan, è rimasto ferito gravemente", annunciò Gibbs.
"E come sta adesso?", chiese preoccupata Ziva.
"Non lo so", ammise Gibbs.
"E Kelly?", chiese invece Tony.
"Sarà distrutta", mormorò Ziva che sapeva come si doveva sentire l'amica in quel momento. Nello sconforto generale Tony sentì il cuore gioire perché finalmente Ziva gli aveva risposto! E questo lo turbò, va bene erano colleghi, o meglio amici, ma varie volte  McGee si era arrabbiato così tanto da non parlargli per giorni eppure non si era sentito così felice a sentirlo di nuovo rispondergli. La guardò, cosa provo per te Zee? Si chiese, Ziva ricambiò lo sguardo con quegli occhi scuri e Tony vi lesse il dolore. Probabilmente, pensò Tony, gli è venuta in mente Tali.
"Forza, andate a casa", disse Gibbs,  sembrava un ordine e così i due agenti, senza più replicare presero le loro cose.
Gibbs invece si diresse verso il laboratorio di Abby per mandare a casa anche lei.

 


"Mi dispiace", sussurrò Tony quando le porte dell'ascensore si richiusero riferendosi allo scherzo, Ziva scrollò le spalle, le era passata.
"La prossima volta però dammi un pugno in faccia", scherzò Tony facendola sorridere.
"La prossima volta?", gli chiese lei guardandolo.
"Lo sai come sono fatto! Ormai anche il Pivello lo ha capito!". Tony rise e lo seguì un po' anche Ziva. "Vuoi che ti riaccompagni a casa?", chiese Tony per fare il gentile.
"No grazie Tony", rifiutò Ziva uscendo dall'ascensore visto che si erano aperte le porte.
Tony sospirò e uscì anche lui, perchè diavolo ho fatto quello stupido scherzo? Poi guardò Ziva che gli dava le spalle e raggiungeva la sua macchina. Sbagliava o erano incurvate?
Non credo si colpa mia adesso. Con due passi di corsa la raggiunse e le mise un braccio sulla spalla.
"Se vuoi ne parliamo. Ti offro un drink", le sussurrò all'orecchio facendo intendere che stava parlando di Tali . Lei gli sorrise ma ancora scosse la testa.
"Dai Zee... da quando Gibbs ci lascia liberi così presto? Ti voglio portare in un posto speciale". Ziva lo guardò più intensamente.
Che vuoi fare, Tony? Pensò continuando a guardarlo negli occhi. Poi guardò la sua macchina che aveva aperto con le chiavi che teneva in mano. La richiuse.
"D'accordo", accettò, era ora di aprirsi con qualcuno, con Gibbs l'aveva fatto in parte ma lui era più un padre e hai genitori non si racconta tutto. E Tony cos'è? Le sussurrò una vocina all'orecchio, lei la scacciò scrollando la testa e seguì Tony che sembrava molto più sollevato in quel momento.


Con sua sorpresa non arrivarono in un bar ma in un vecchio edificio.
"Hai sbagliato strada? oppure non è più aperto?", chiese Ziva confusa.
"Aspetta e vedrai" Tony chiuse la macchina e salì i pochi gradini che lo separavano dal portone scomparendo all'interno dopo aver girato una volta la chiave. Ziva lo seguì. Salirono un sacco di scale polverose e dimesse arrivando ad una porta in legno rossa. Con fare teatrale Tony la aprì uscendo all'aria aperta. Sotto gli occhi stupiti di Ziva si aprì la città illuminata dalle luci artificiali come un albero di Natale enorme.
Si avvicinò al parapetto affascinata.
"Bello vero?", Ziva si voltò, Tony era dietro di lei a guardare anche lui lo spettacolo della città. Notò delle luci colorate appese per fare un po' luce, un tavolino e un frigo, alle pareti c'erano incollati anche vari poster di film e attori. Quella pate era coperta da un tettuccio che lo riparava bene dalla pioggia. Ziva tornò a guardare quella specie di cielo pieno di stelle che era diventata la città.
"Benvenuta nel mio rifugio", disse poi Tony, Ziva era sicura che stesse sorridendo. Poi pensò a una cosa che stranamente la infastidiva molto.
"è qui che porti le tue conquiste?", disse Ziva come se stesse scherzando mentre invece provava un sentimento spiacevole che non si spiegava neppure lei.
"No", sussurrò Tony "Come ho detto è il mio rifugio segreto, oltre a me tu sei la prima ad entrarci" Ziva si voltò colpita da quelle parole e sentì il suo cuore incominciò a battere più forte e più velocemente. Che diavolo stai facendo? Sei la prima che porta qui e allora? è Tony! Ma il cuore non la stava a sentire, tanto che Ziva ebbe quasi paura che Tony potesse sentirlo. Si girò di nuovo verso la città come per mascherare le sue emozioni. Tony è solo un amico, si ripetè quasi per autoconvincersi.
"Mi dispiace ma ho solo birra da offrirti", le comunicò Tony dietro di lei, priobabilmente era lì chinato nel frigo che aveva visto prima.
"Va-va bene", disse Ziva ancora intontita da le emozioni forti che la facevano sentire come dopo una lunga corsa.
Tony le si avvicinò di nuovo passandole la botiglia e poi si sedette sul muretto che li riparava dal fare un salto di parecchi metri nel vuoto.
Stettero in silenzio a sorseggiare le loro birre per un po'.
"Tali era fantastica", disse infine Ziva "Era l'amore di mio padre, era dolce e brava a scuola.... Tutti le volevano bene. Potresti pensare che ero gelosa di lei ma non è così" bevve un sorso e poi continuò "Le volevo bene, molto. Lei non vedeva quanto gli altri la ammirassero, non lo notava. Sembrava avere una profonda ammirazione per me, mi seguiva sempre" Sorrise ricordando la sorellina che cercava di starle dietro con le sue gambe più piccole. "Eravamo molto legate. Quel giorno..". Si bloccò, aveva un nodo alla gola "... Quel giorno l'avevo allontanata, mi dovevo vedere con il mio ragazzo, non volevo bambine fra i piedi. Sono salita sul motorino di quel tipo, non ricordo neanche il nome, e l'ho lasciata lì a guardarci andare via. Poi è tornata a casa con quell'autobus. Quel maledetto autobus" Le venivano le lacrime agli occhi "Così è morta", sussurrò "Capisci Tony? Se io non l'avessi cacciata lei non sarebbe morta, io non sarei entrata nel Mossad e neanche Ari avrebbe fatto quello che ha fatto..."
"Ziva, non è colpa tua", le sussurrò Tony "Come puoi pensarlo? Tu non potevi sapere di quella bomba" Scese dal muretto e le passò un braccio sulle spalle, Ziva si lasciò abbracciare accucciandosi sul suo petto.
"Lo so ma io... dovevo... lei.."
"No, Zee", si scostò un attimo ad incontrare i suoi occhi pieni di lacrime "Credo che se fosse qui te lo direbbe anche lei. Non puoi rovinarti così per una colpa che non hai. L'avevi lasciata sola altre volte, non potevi sapere che sarebbe andata così", la strinse di nuovo.
Stettero in quella posizione a lungo poi Ziva si liberò dolcemente.
"Grazie", mormorò guardandolo con gli occhi ancora umidi.
"Non c'è di che", le sussurrò di rimando Tony accarezzandole la guancia con tenerezza. Ziva si lasciò toccare da quel gesto dolce, poi si riscosse. è Tony! pensò per una seconda volta, è un amico! Poi un'altra voce si aggiunse alla prima mentre continuavano a fissarsi negli occhi. Un amico che ti va a salvare in Somalia perchè non può vivere senza di te? Un amico! Insistette l'altra voce. Però... cos'ha detto quel detective? Da quanto temp...
I suoi pensieri si persero quando toccò le labbra di Tony con le proprie. Il bacio durò a lungo e quando si separarono si guardarono ancora negli occhi, come a prolungarlo intracciando i loro sguardi intensi.
"Io... noi... non", mormorò Ziva accogliendo però ancora le labbra di Tony mentre le sue mani si posizionavano sui suoi fianchi.
"Io... No, Tony mi dispiace... non posso", disse allontanandosi senza più guardarlo negli occhi. Prese la sua borsa e se ne andò lasciando lì Tony che piano piano si fece scivolare a terra con la schiena contro il muretto. Sbattè la mano sul pavimento di cemento facendosi male ma non gli importava, ormai sapeva cosa provava per quella collega che all'inizio aveva odiato perchè voleva sostituire Kate. Come ho potuto pensarlo? Perchè poi non l'aveva sostituita, le si era messa a fianco nel suo cuore che non pensava di poter accogliere un'altra persona dopo di lei. Eppure è successo. Kate era ancora lì, nel suo cuore, nel posto che le spettava e che le spetta, ma Ziva... Il suo cuore si era come ingrandito donandole ancora più spazio, e lui non se ne era neanche accorto! Solo adesso... Sprofondò il viso tra le mani, felice per quella scoperta e nello stesso momento triste... Se ne è andata...


Note:
1) Questa volta la canzone parla di due che si baciano sul ponte di Bassano, la canzone poi continua dicendo che per questo succedono tanti guai e che loro si devono abbandonare, però lei lo ama tanto che ha delle catene che le incatenano il cuore e i fianchi e decide di non maritarsi più.
2) I pensieri di Ziva prima del bacio sono riferiti al finale di una puntata della nona stagione (di cui non ricordo il titolo o il nmero >.<) in cui un detective della polizia, parlando con Tony e Ziva, chiede: "Da quanto tempo state insieme?" *-* (Che occhio da vero detective!!)
3) Ringrazio vivamente Fink, LittleG, piccola milla e CCSerena89 per aver recensito i primi capitoli :D GRAZIEEE!!!!!

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Capitolo 4
*** Il fiore di Teresina ***



4 Il fiore di Teresina

Kelly era ancora assonnata e spettinata quando sentì suonare la porta. Ancora troppo addormentata per preoccuparsi di non essere presentabile andò ad aprire.
"Buongiorno", l'accolse suo padre e il profumo proveniente dai due caffè che teneva in mano.
"Papà, non servivaaaw"l'ultima parola fu soffocata da un enorme sbadigio mentre si faceva da parte per lasciarlo entrare.
"Mi sa invece che un buon caffè ti serva. Come stai?", chiese poi premuroso accarezzando anche il pancione.
"Non ho dormito molto"
"Questo lo vedo"
"Non- non so come sto, in fondo non so neanche come sta Stan, non so neanche come sta il padre di mio figlio! Vedi? è proprio questo il mio problema! Non so proprio niente! Se domani sarò ancora felice con il mio Stan, se tu, Ziva, Tony, Tim, ci sarete ancora!", incominciò a camminare per la stanza in un modo che a Gibbs ricordava molto la sua Shannon. "E oggi ho l'incontro con Vance e probabilmente, tra un po' di mesi,  inizierò a lavorare con voi! Incontrerò altra gente e anche loro avranno i vostro, il nostro stesso pericolo! E anche tutti i miei compagni militari! Sempre così, tutte le volte! Quanti non torneranno a casa? Quanti feriti?", fece una pausa fermandosi in mezzo alla stanza con il caffè in mano e gli occhi fissi su suo padre. "Non so se posso continuare così, papà. Però so che è questo che so fare, come te" Gibbs la raggiunse e l'abbracciò.
"Anche un uomo che attraversa la strada può morire investito da un pirata, forse per questo non attraversi mai?", le disse piano "Era quello che mi diceva la mamma quando tornavo a casa con la morte nel cuore e un compagno da ricordare. Me lo ripeteva sempre, quella forte era tua madre. Quando se ne è andata deve avermi trasmesso un po' di quella forza", sorrise al pensiero "Avrà pensato: Come poi crescere una figlia se hai paura anche solo di lasciarla andare al parco?" Stavolta anche Kelly sorrise "Questo immagino te lo ricordi, e devo dire me lo diceva spesso" risero entrambi tornando finalmente ai loro caffè.
"Comunque sono venuto anche per accompagnarti... Nella tua condizione ho pensato fosse meglio. E mi sa che sarei venuto lo stesso, credo di non aver imparato ancora la lezione ". Kelly ora sorrideva, era da quando c'era ancora la mamma che non lo vedeva così spiritoso e loquace. E lo era da quando aveva scoperto che sarebbe diventato nonno! Kelly era contenta di come ne fosse felice.
Non perse altro tempo, finì il caffè in fretta e andò a cambiarsi.

 


***

 

"Kelly! Come stai?", chiese Ziva per tutti.
"Sto bene", disse dando una carezza al pancione come faceva sempre quando le chiedevano come stava. "Non-non so ancora niente di Stan", aggiunse poi "Ora vado, Vance mi aspetta"
"Beh, allora in bocca al lupo, spero proprio diventi la nostra nuova Pivella", esclamò Tony guadagnandosi un'occhiataccia da parte di Gibbs. Kelly invece sorrise e salì le scale di ferro.
"Mcgee, con me, andiamo a trovare i genitori del caporale. Tony e Ziva. Cercate qualunque cosa su i genitori di Stefan e sulla madre di Rebecca"
"Subito capo" esclamarono i suoi agenti, chi prendendo le proprie  cose, chi mettendosi seduto davanti al computer.
Si fermò un attimo ad osservarli con un mezzo sorriso stampato in faccia. Forse non li elogiava molto ma loro sapevano che si fidava di loro, lui che non si fidava di nessuno.
"Su McGee, non abbiamo tutto il tempo del mondo!", lo incitò vedendolo ritardare.
"Arrivo capo", rispose affannato il suo agente più giovane uscendo finalmente dalla sua postazione. Gibbs annuì e si diresse verso gli ascensori.
McGee si girò solo un attimo a guardare i suoi colleghi. Come mai Tony non sembra terrorizzato del fatto di rimanere solo con Ziva? E perchè lei non lo tratta male? Più che altro sembravano quasi ignorarsi a vicenda, ma non con rabbia... McGee confuso entrò nell'ascensore.


Suonarono al campanello e venne ad aprire un uomo sulla sessantina.
"Agente Gibbs, lui è l'agente McGee", si presentò facendo vedere il proprio distintivo mentre McGee faceva lo stesso.
Il signore lo guardò per un attimo come pensieroso e poi gli si illuminarono gli occhi.
"Gibbs? Leroy Jethro Gibbs??" esclamò. "Non mi riconosci? Ma prego entrate". Si spostò per lasciarli entrare. Gibbs non diceva niente, chi era quel tipo?
"Ammetto che non è facile con i chili che ho preso, mentre tu sei rimasto praticamente uguale, anche se devo dire che sei cresciuto molto", si grattò sul collo con una mano mentre Gibbs ancora lo guardava cercando di far funzionare la memoria, quel gesto gli ricordava qualcosa. "Allora avevi solo sette anni credo" concluse sorridendo al ricordo, un sorriso sempre triste però. A quelle parole però anche Gibbs si ricordò.
"Giovanni! Ora ricordo, passasti quasi un anno a casa nostra come ragazzo alla pari" disse mentre l'altro annuiva.
"Chi è arrivato tesoro?", chiese una voce femminile da un'altra stanza.
"Leroy! Ti ricordi che te ne ho parlato?". Da quella che sembrava la cucina uscì una signora sui cinquanta e Giuseppe Tomasi, il capocoro. La signora sembrava distrutta e aveva gli occhi gonfi.
"Il ragazzino impertinente e giocoso che ti prendeva in giro perchè non eri proprio una cima in inglese?", scherzò senza troppa felicità Rose. Tim si girò verso il suo capo... Gibbs bambino? Giocoso e impertinente?
"Si, credo proprio di essere io", disse Gibbs passandosi una mano sui capelli. "Mi dispiace davvero per vostro figlio, vi prometto che faremo di tutto per trovare il responsabile"
"Ne sono convinta. Possiamo offrirvi un po' di caffè?", chiese Rose indicando la stanza che aveva appena lasciato.
"Il caffè lo faccio io", intervenne Giuseppe "Qui in America proprio non sapete farlo", scherzò precedendoli in cucina.
"In questo hai ragione, Bepi. Quello che mi manca di più dell'Italia è il caffè, la pizza e la pasta!"
La stanza era spaziosa, in mezzo c'era un tavolo allungabile dove si sedettero comodamente tutti.
"Vi dobbiamo fare alcune domande", disse loro Gibbs quando la caffettiera fu messa sul fuoco. I due genitori annuirono.
"Ci potreste parlare di Rebecca? La fidanzata di Stefan?"
"Rebecca?", chiese conferma Giovanni "Perchè mi chiedete proprio di lei? è una così brava ragazza!" La moglie annuì vigorosamente.
"A noi risulta che è sparita dalla notte in cui è morto vostro figlio", spiegò McGee.
"Sparita? Cosa pensate? Che sia stata lei? Leroy! Non lo penserete mica? è la ragazza più carina che conosco e amava mio figlio!", Disse con veemenza Giovanni alzandosi.
"Gio... Io non la conosco. Parlamene tu... Da dove viene? Chi sono i suoi genitori?", chiese Gibbs.
"Io... Non lo so, conosco i suoi genitori adottivi e so che è stata adottata però...", ammise Giovanni "Non ha mai parlato molto del suo passato, almeno a noi. Ma non per questo deve per forza avere qualcosa che non va! Si impegna moltissimo nello studio e il resto del tempo lo passava con il nostro Stefan, quando c'era"
Essendo tutti presi dalla quaestione nessuno aveva notato che il caffè era pronto se non quando uscì. Giuseppe andò a subito a spegnere il fuoco scusandosi per la sua disattenzione.
"Orcocai!", lo sentirono sussurrare dandosi da fare per pulire. Tornò con un vassoio con cinque tazze di caffè fumante, il latte e lo zucchero.
"Prego", invitò il padrone di casa indicando il vassoio. "Zucchero? Latte?". Gibbs scosse la testa mentre McGee ne prendeva un pochino.
"Anche il nostro Stefan lo beveva così", commentò Rose.
"Era un marine. Credo sia una nostra caratteristica", rispose Gibbs.
"Allora sei diventato un marine! Non lo avrei mai creduto possibile all'epoca". Giovanni sorrise "Devono averti bastonato parecchio per riuscire a farti obbedire". Anche Gibbs sorrise con quel suo caratteristico sorriso sghembo. Giovanni si stupì di quello strano ghigno. Dov'è finito quel sorriso che da piccolo continuava a sfoggiare?
"Ora è meglio se andiamo, dobbiamo tornare in ufficio", disse Gibbs alzandosi. "Grazie per il caffè, devo dire che è davvero buono"
"Non c'è di che... torna quando vuoi, sono passati un bel po' di anni abbiamo tanto da raccontarci", disse Giovanni alzandosi a sua volta imitato da tutti gli altri.


***


Tony e Ziva incominciarono a lavorare dopo che Gibbs e McGee furono scomparsi nell'ascensore. Alternativamente si scambiarono degli sguardi, senza mai incrociarsi. Finalmente alzarono lo sguardo nello stesso tempo e si fermarono parecchi secondi semplicemente a guardarsi negli occhi.
"Per ieri.. io...", cercò di cominciare Tony.
"Non ti preoccupare, tanto avevo già mezza idea di partecipare, ero arrabbiata solo perchè non avevo ancora deciso", disse Ziva cosciente del fatto che Tony non intedeva quello.
Tony stette in silenzio.
"Io... non intendevo questo...", disse poi Tony non trovando altre parole, strano visto che di solito gli venivano facili sulla lingua.
Ziva abbassò gli occhi. "Lo so", sussurrò. "Ma non so che dirti, Tony", tornò a guardarlo.
Tony non aveva mai smesso. "Io... io credo di...". Ma non continuò, Ziva lo annientava, non sapeva mai come comportarsi con lei. Così entrambi pian piano abbassarono gli occhi e tornarono a lavorare.


***


"Signora Foster, benvenuta", la accolse Vance facendola accomodare su una sedia.
"Buongiorno direttore", lo salutò a sua volta Kelly.
"Ho saputo di suo marito, mi dispiace"
"Questo pomeriggio potrò vederlo", disse semplicemente lei.
"Bene. L'ho fatta venire per dirle che ho accettato la sua proposta di lavoro. Incomincerà quando il piccolo potrà stare senza di lei". Kelly se avesse potuto si sarebbe messa a danzare un ballo africano ma si limitò a sorridere entusiasta.
"Inizierà nella squadra di Richard Sharpe. Complimenti" Vance si alzò in piedi imitato da un esultante Kelly che gli strinse la mano con vigore.
Si salutarono e Kelly uscì, giusto in tempo per assistere all'utlimo scambio di occhiate e battute tra Tony e Ziva. Era abbastanza brava con il labbiale e, anche se vedeva solo Ziva, potè capire più o meno cosa si stavano dicendo. Questo la rattristò leggermente. Era una convinta sostenitrice del fatto che loro due erano una bellissima coppia. Doveva proprio dire a suo padre che quella sua regola 12 era proprio stupida! Scese le scale non riuscendo a capire come si sentiva, era spaventata per Stan, felice per il suo nuovo lavoro, rattristata perchè Tony e Ziva non sembravano accorgersi dei loro sentimenti e infine si sentiva di nuovo felice, ansiosa ma anche preoccupata per quel figlio che portava in grembo.
"Ciao ragazzi", disse facendo comunque un sorriso una volta arrivata alle loro scrivanie e facendo finta di non sapere cosa stesse succedendo tra loro.
"Kelly! Allora? Diventerai la nostra nuova Pivella?", chiese Tony sorridendo nel suo solito modo che però non ingannava Kelly.
"Farò parte della squadra capitanata dall'agente Sharpe", disse Kelly.
"Proprio Sharpe? Povera... è un tipo difficile e dai modi un po' rudi ma se saprai fargli vedere il tuo valore non avrai problemi", disse Ziva cercando anche lei di fare l'allegra.
"Lo conoscete? Da quando ci siamo conosciuti passo qui molto tempo ma non so figurarmelo...", disse Kelly.
" Pieno di cicatrici, di solito a la faccia torva.. e gira sempre con un irlandese molto alto e muscoloso..."
"Oh si! Lui l'ho visto... sembra simpatico", disse allora Kelly ricordando l'imponente figura difficile da non notare.
"Si chiama Harper, e hai ragione, anch'io lo trovo simpatico", disse Ziva. "Il resto della squadra non so esattamente chi è... beh, lo scoprirai"
"Vi disturbo se sto qui? Sono qui con mio padre e mi sa che se me ne vado senza di lui rischio di farlo veramente arrabbiare"
"Niente disturbo non ti preoccupare", disse Tony e così Kelly si andò a sedere alla scrivania di suo padre prendendo fuori dalla borsetta un libro su bambini, cercando di pensare a quello piuttosto che a Stan o ad altro.

 

 


"Nascondono qualcosa, capo", disse McGee quando furono in macchina.
"Lo so", rispose Gibbs asciutto facendola partire. Non andarono lontano, fecero solo il giro dell'isolato. Così videro Giovanni uscire di casa e partire in macchina. Lo seguirono senza farsi notare fino ad un edificio. Lui entrò e loro lo seguirono. Sempre camminando ad una distanza tale da non destare sospetti nè essere riconosciuti arrivarono ad un piaccolo appartamento. Si avvicinarono alla porta appena chiusa ed entrarono.
"Leroy!" Esclamò Giovanni vedendolo sulla porta.
"Immagino che lei sia Rebecca", affermò invece Gibbs avanzando di un passo verso la ragazza con Giovanni che si era messa ad indeietreggiare spaventata
"Lei non ha fatto niente!", urlò Giovanni mettendosi in mezzo.
"Gio...", cercò di rabbonirlo Gibbs.
"No! Non ha fatto niente!", insistè l'uomo più anziano.
"Io non la voglio arrestare Gio... solo le devo porre qualche domanda", disse Gibbs prendendogli le spalle e poi guardando Rebecca che sembrava spaventatissima.
"Perchè ti nascondi Rebecca?", chiese Gibbs ancora guardandola negli occhi spaventati.
"Loro hanno ucciso il mio Ste'!", rispose con un filo di voce lei.
"Chi loro Rebecca?", chiese Gibbs dolce avvicinandosi.
"Loro... Io.. Non so agente io non lo so!", aveva le lacrime agli occhi. Poi si ripiegò su sè stessa piangendo, si era come trasformata in una piccola bambina spaventata.
"Sshh", le sussurò Gibbs prendendola in un abbraccio mentre lei piangeva. McGee stava ancora sulla porta. quando aveva visto il capo così dolce? MAI si rispose sicuro.
 "Andiamo", disse ancora tenendola tra le braccia, McGee e Giovanni li seguirono fino alle macchine e poi alla sede dell'NCIS. Con sorpresa di McGee il capo non si diresse agli uffici ma scese al laboratorio di Abby sempre tenedno con dolcezza la ragazza chiaramente spaventata e sotto shock.
La lasciò prima di andare da Abby in compagnia di McGee che non aveva più detto una parola. La ragazza allora andò a rifugiarsi nelle braccia di Giovanni mentre McGee seguiva il capo dentro il laboratorio.
Dentro, come al solito, li investì la rumorosa musica di Abby.
"Abby", gridò Gibbs sovrastando la musica e facendo segno di spegnere la musica.
"Ciao Gibbs, McGee!", li salutò lei.
"Abby, ho bisogno che ospiti una ragazza qui nel tuo laboratorio, è sicuramente sotto stato di shock", spiegò concisamente prima di fare un segno a McGee di fare entrare Rebecca e Giovanni. La stesero sul divano che inspiegabilmente c'era sempre stato nel laboratorio e Abby le allungò Bert, il suo ippopotamo. Rebecca sorrise, il primo da quando l'avevano vista e, chiusi gli occhi, si addormentò.
Gibbs non aggiunse nient'altro ma fece segno a Giovanni di seguirlo e a McGee di rimanere con Abby.


"Vuoi dirmi che quel tizio ha conosciuto Gibbs quando aveva circa sette anni??", chiese Abby parlando sottovoce per non disturbare Rebecca.
"proprio così! e a quanto pare Gibbs era un bambino impertinente e giocoso! Hanno usato proprio queste parole! E a quanto pare non rispettava molto le regole..."
"Pensare che adesso ne ha cinquantuno! Però è vero che è un po' ribelle. Non è che ascolta molto il direttore...", considerò Abby guardando la ragazza spaventata che stringeva Bert sotto il braccio sinistro.
"Dev'essere davvero scossa", disse McGee seguendo il suo sguardo
"Deve aver assistito all'omicidio del suo ragazzo, lo credo che è spaventata!", convenne Abby. "Gibbs non la sospetta più, vero?",chiese Abby spostando lo sguardo su McGee.
"Non lo so. Gibbs non ha detto niente però secondo me hai ragione", rispose l'agente.


Note:
1) Questa volta, lo ammetto, non sapevo proprio che canzone scegliere per il titolo -.-" ditemi cosa ne pensate: questa che ho scelto parla di una ragazza che scopre che il suo bello è morto e si vuole dare per morta perchè senza di lui non ha più voglia di vivere. Chiaramente è riferita a Rebecca e alla morte di Stefan.. (non preoccupatevi... Stan non è morto ;) ). fatemi sapere!!!
2) Richard Sharpe e Harper sono due personaggi della serie di libri "Le avventure di Sharpe" scritta da Bernard Cornwell. A me è piaciuta tantissimo e così la nuova squadra di Kelly sarà formata da loro e altri due personaggi dei libri in questione :)

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Capitolo 5
*** Girolemin ***


5 Girolemin

 

"Ducky!"
"Ciao Jethro e ciao..."
"Giovanni Rossi, piacere", disse Gio stringendo la mano a Ducky.
"Quindi lei è il padre di..."
"Di Stefan, sì...", ammise lui con la voce incrinata. "Posso...?", chiese spostando lo sguardo da Ducky a Gibbs e viceversa. Gibbs annuì e Ducky gli fece segno di avvicinarsi ai cassettoni alla parete. Ne aprì uno. Gio si avvicinò piano piano e scoprì il volto coperto dal lenzuolo bianco. Gli si poteva vedere la disperazione in faccia nel riconoscere il figlio perduto. Rimise a posto il lenzuolo con le lacrime agli occhi. Gibbs gli pose una mano sulla spalla.
"Mi dispiace Gio", disse pensando a come si era sentito anni fa quando si era svegliato pensando che Kelly fosse stata uccisa.
"Non può essere stata Rebecca, Leroy", disse sottovoce il padre addolorato.
"Lo so, Gio, lo so", rispose Gibbs rivolgendosi poi a Ducky "Va da Abby, in laboratorio c'è una ragazza, si chiama Rebecca. è sotto shock, le puoi parlare?"
"Certo Jethro"
"Vai anche tu, Gio. Credo che possa aiutare Rebecca". L'amico annuì e poi seguì Ducky fuori dalla sala autopsie. " E Ducky?..." Il dottore si riaffacciò nella stanza. "Mandami su McGee".
Gibbs guardò per un momento il corpo coperto di Stefan e poi lo mise a posto chiudendo la porticina.

 

"Ciao papà", disse Kelly vedendo la figura conosciuta avanzare verso le scrivanie.
"Com'è andata?", chiese Gibbs raggiungendola.
"Sarò nella squadra di Sharpe", rispose.
"Un ottimo agente, sono sicuro che ti troverai bene", disse Gibbs. "Cosa avete per me?", chiese poi ai suoi due agenti che erano rimasti lì mentre arrivava anche McGee.
"Giovanni Rossi, come abbiamo detto è un fisico. è stato in America anche quando aveva 17 anni, a Stillwater... Lo conosceva capo?" Tony guardò Gibbs interrogativamente e ricevette come risposta un cenno di assenso.
"Abitava a casa mia, DiNozzo e credo tu lo sappia già, vai avanti". Tony esibì un bellissimo sorriso soddisfatto e proseguì.
"Come sapevamo già prima è ritornato qui 35 anni fa per restarci. In Italia abitava in Trentino. Non schedato. Lui e sua moglie devono essersi conosciuti lì, Rose andava tutti gli anni con la sua famiglia a sciare vicino a dove abitava lui, poi ha deciso di fare un anno all'estero proprio lì. Anche lei non è schedata, proviene da una famiglia benestante, non ha fratelli", concluse Tony. Ziva gli rubò il telecomando e fece apparire una foto di Rebecca.
"Della madre di Rebecca invece non si sa praticamente nulla. Però ho scoperto che ha un'altro figlio illegittimo... con un noto boss criminale, Angus Munro Sr. Il figlio si chiama come il padre. Purtroppo non possiamo essere certi  che sia il padre di Rebecca, infatti è morto circa nove mesi prima della sua nascita... E anche se la polizia gli stava addosso non è mai riuscita a trovare prove contro di lui e così niente DNA per controllare..."
"E il figlio?"
"Angus Munro Jr. Cattivo soggetto come il padre. La polizia pensa che abbia continuato il lavoro di famiglia... anche su di lui niente prove per incriminarlo"
"Giovane per essere di già il capo di un'organizzazione criminale", commentò Gibbs.
"Infatti...", si intromise Tony. "... non lo è. Secondo la polizia ha preso il comando il braccio destro di Munro: Blake Wolton che ha anche adottato Angus Jr". Sullo schermo apparve una foto di Wolton.
"Andate a trovarli. Credo siano invischiati in qualche modo", ordinò Gibbs. "McGee. Scopri se Munro e Wolton sapevano dell'esistenza di Rebecca". Poi si girò verso la figlia. "Kelly, vieni con me. Devo fare una cosa e poi ti porto a mangiare"
"Papà! Non serve, posso-". Gibbs non la lasciò finire dirigendosi verso gli ascensori, sapeva di non poter vincere contro sua figlia e così non le lasciò il tempo di ingaggiare battaglia. Kelly si arrese, sventolò la mano in direzione di McGee e lo seguì.


Tony e Ziva salirono in macchina in silenzio. Il posto non era lontano e Ziva guidò così veloce che in pochi minuti arrivarono, Tony non ebbe nemmeno il tempo di pensare a qualcosa da dire. Suonarono alla porta e venne ad aprire un ragazzo tra i venti e i tren'anni. Portava una giacchietta di pelle dall'aspetto costoso e jeans di marca.
"Angus Munro?", chiese Tony.
"Sono io, chi mi vuole?", chiese il ragazzo sospettoso.
"NCIS, agenti DiNozzo e David", rispose Tony facendo vedere il distintivo.
"E che vuole il servizio investigativo della marina da me?", chiese senza invitarli ad entrare.
"Solo fare qualche domanda", rispose Ziva.
"Chi è Ang?", chiese una voce profonda dall'interno della casa.
"Sbirri della marina!", urlò di rimando il ragazzo. Un uomo alto e massiccio con una barba folta e nera come i capelli lo raggiunse alla porta.
"E che vogliono?", chiese fregandosene dei due agenti sulla porta.
"Fare qualche domanda", rispose il ragazzo.
"Perchè volete fare qualche domanda ad Ang? Che centra la marina con lui?", chiese sulla difensiva l'enorme uomo alla porta.
"Stiamo indagando sull'omicidio di Stefan Rossi", disse Tony facendo vedere la foto.
"Non lo conosco... e tu Ang?" Il giovane scosse la testa.
"Meglio andare", sussurrò Tony all'orecchio di Ziva che annuì.
"Se vi venisse in mente qualcosa", disse Tony dando il proprio biglietto da visita ad Angus, poi se ne andarono.
"Hai visto il ragazzo? Mi sembrava nervoso...", disse Tony una volta arrivati alla macchina, Ziva annuì. Partirono ma non andarono lontano, Ziva parcheggiò in un punto non visibile dalla casa e scese. Furtivamente si avvicinarono. Si mossero uno da una parte e l'altra dall'altra parte per controllare le finestre. Ziva sentì delle voci e si fermò. Sbirciò l'interno e subito si riaccucciò schiacciandosi verso la parete, Angus si era messo a guardare attraverso la finestra che essendo aperta permetteva a Ziva di sentire quello che dicevano
"... Sospettano di qualcosa!", diceva Angus.
"Non hanno prove! Angus, ti devi calmare! Nessuno degli uomini parlerà e di sicuro non possono collegarti direttamente a quel tizio, chiunque sia". Arrivò anche Tony.
"E se trovano Rebecca prima di noi?", chiese agitato Angus.
"Cosa potrà dire lei? Lo sai che è ignara di tutto! No, non può tradirci"
"E che ne dici degli uomini, sono tutti fidati? Sei sicuro anche di quello nuovo? Quel Andrew Wilt-", Ziva non potè più sentire niente, Angus aveva chiuso la finestra. Fecero un cenno di intesa e se ne andarono verso la macchina.

 

Niente musica. Sarebbe parso strano per chi non sapesse che c'era un'ospite. La quale stava parlando con Ducky mentre Giovanni le teneva un braccio sulle spalle con fare protettivo.
Quando i due Gibbs entrarono Ducky si era appena rialzato dopo essere stato piegato su Rebecca per parlarle meglio.
Abby invitò Kelly a seguirla nell'altra stanza mentre Ducky si avvicinava a Gibbs.
"Ha avuto altre situazioni del genere prima che tu sappia?", chiese il dottore.
"Quando aveva sedici anni è rimasta coinvolta nell'incidente stradale che ha ucciso i suoi genitori", confidò Gibbs al suo orecchio e Ducky annuì.
"Probabilmente l'assistere ad un'altra morte di una persona cara l'ha portata a rivivere quella tragedia... Si sta riprendendo ma credo che sia meglio portarla in un posto in cui senta a proprio agio e sicura..."
"Può venire da noi", propose Giovanni che aveva sentito tutto. Gibbs annuì
"Va bene, aspettate DiNozzo però". Detto questo fece segno alla figlia e, salutati tutti, uscì. Kelly, che nel frattempo era riuscita, non si sa come, a  raccontare e a farsi raccontare tutto da Abby, lo seguì.

 


Note.
1) Lo so! Il capitolo è corto e non si sa ancora niente di Stan, ma vi prometto che nel prossimo saprete di più ;)
2) Nel canto si sente un ragazzo che parla del suo lavoro... mi sembrava adatto visto che questo capitolo mi è servito per mandare avanti il caso e quindi ho fatto lavorare la squadra :) Mi sto arrampicando sugli specchi, lo so ma ditemi che ne pensate :)

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Capitolo 6
*** I lamenti di una fanciulla ***


6 I LAMENTI DI UNA FANCIULLA

 

 

"Stan dovrebbe essere già arrivato da un pezzo! Perchè non ci danno notizie?", chiese Kelly tesa.
"Tranquilla, lo staranno visitando per vedere come ha reagito con il viaggio", cercò di calmarla Gibbs che però era al secondo caffè.
"Ma.. ma se gli hanno permesso di tornare vuol dire che sta abbastanza bene vero??", chiese Jessica, la mamma di Stan.
"Jess, è sicuramente così! Vero Jethro?", disse Dylan, il padre di Stan. Il fratello, Justin, non c'era. Sarebbe uscito a momenti da scuola e li avrebbe raggiunti lì.
"Si, quando mi hanno ferito in Quwait hanno aspettato prima di rimpatrarmi", disse Gibbs pensando di prendersi un terzo caffè.
Erano lì da una mezz'ora e sembravano ore. Finalmente si fece avanti un medico.
"Siete i parenti del signor Foster?". Jessica annuì vigorosamente abbracciata al marito. "Ora potete entrare", disse il medico facendo segno di seguirlo.
"Come sta?" "è sveglio?", chiesero contemporaneamente Kelly e Jessica. Intanto però erano arrivati alla stanza di Stan e così non stettero a sentire la risposta ed entrarono trovando Stan addormentato.
"Ha avuto un brutto incidente, così mi hanno detto... Ha subito davi danni alle gambe ma siamo riusciti a salvarle entrambe...", disse il dottore ai due uomini rimasti con lui sulla porta.
"Riuscirà a camminare di nuovo?", chiese con apprensione Dylan mentre Gibbs si limitava a fissare il medico con uno dei suoi sguardi più intensi.
"Questo... dipenderà da lui", rispose l'uomo per poi salutare con un cenno e allontanarsi lasciando ai due il dovere di informare le donne.

 

 

 

"Ci sono altre entrate?", chiese Tony dopo aver ispezionato anche il retro, Giovanni scosse la testa. "Rebecca dove dorme?", chiese poi Tony.
"Al piano di sopra, gli abbiamo dato la stanza di Stefan... lui... lui vorrebbe così. Anche nel periodo in cui Rebecca non poteva stare a casa sua perchè dovevano disinfestarla Ste' le ha ceduto la sua stanza perchè sosteneva che il letto degli ospiti è troppo scomodo per una tale bellezza". Gio sorrise al ricordo.
Anche Tony sorrise ma non fu smagliante come le altre volte. Ritornarono in cucina dove c'era Giuseppe e un'altro cantante del coro alto, robusto con una folta barba castana, che si presentò come Martino Curzel.
"Vado a vedere se Rebecca ha bisogno di qualcosa. Rose arriverà tra poco, oggi a scuola aveva il pomeriggo", disse Gio volendo avere qualcosa da fare.
"Sembri giù di corda giovanotto", commentò Martino con la sua bella voce da basso. In tutta risposta Tony fece un sorriso.
"Tony DiNozzo giù di corda? Impossibile!", affermò mentre gli altri due scuotevano la testa.
"Ti serve un po' di vero caffè! Tino, lì c'è il caffè che ho portato io". Bepi indicò il bancone della cucina su cui si vedeva un barattolo di vetro.
"Non c'è niente di meglio di un po' di vero caffè italiano per rimettere in sesto un cuore spezzato"
"Io non ho nessun cuore spezzato!", protestò Tony "Io sono un DiNozzo!". Sorrise ancora, come se volesse far vedere ai due suoi interlocutori come si sentiva veramente ma loro scossero di nuovo la testa.
"Siamo al mondo da più tempo di te, giovanotto! Non ci inganni", disse ancora Tino alzandosi perchè il caffè incominciava a brontolare.
"Allora, chi è la fortunata?", chiese Bepi quando Tino si risedette portando i tre caffè, il latte e lo zucchero.
"Vi ho detto che...", provò Tony ma i due lo guardarono storto. "Ok, ok. Si chiama Ziva, è israeliana...", disse Tony mettendo lo zucchero nel caffè.
"Israeliana!", commentò Tino. "Devi stare attento, Toni, è gente pericolosa quella"
"Non sai quanto", borbottò Tony per poi prendere un sorso del famoso caffè italiano.
"Ehy Tino! Non ricordi di aver visto una graziosissima ragazza straniera al teatro quando...". Lasciò la frase in sospeso non volendo parlare della morte di Stefan che ancora gli pesava sul cuore.
"Si, è vero! Una delle agenti! Ti sei innamorato di una tua collega giovanotto?", chiese Tino sorridendo.
"Shhh!", li intimò Tony.
"Che hai?", disse Bepi guardandosi intorno pensando che l'agente avesse sentito qualcosa.
"Non dovete dirlo ad alta voce, il mio capo ha una regola in proposito...", confidò Tony.
"Ma lui non c'è qui...", disse Bepi allargando le braccia.
"Questo è quello che pensiamo ma lui riesce a comparire come dal nulla nel momento esatto in cui diciamo qualcosa di compromettente", disse Tony serio facendo ridere i due coristi.
"Allora, fammi capire. Questa tua Ziva è israeliana e una tua collega e c'è una regola del tuo capo che ti impedisce di amarla?", chiese Bepi con un tono divertito, tutta la situazione gli sembrava assurda.
"No! Io... cioè sì, ma no... Non centra niente la regola di Gibbs!", disse Tony capendo di essere stato frainteso "Avrebbe forse creato problemi...", mormorò. Se non ce ne fosse un altro più grande, concluse la frase nella mente.
"Ma quindi qual'è il problema?", chiese Tino. "Hai paura di rivelarti, giovanotto?"
"Un DiNozzo non ha mai paura! Tanto meno in queste cose!", si difese Tony.
"Ma... Allora?", ripetè Tino e Tony allargò le braccia.
"Dovresti dirglielo, giovanotto", concluse Tino finendo il caffè.

 

 

 

Gibbs e Dylan erano a parlare con i dottori e nella stanza erano rimasti solo Kelly, Jessica e Justin quest'ultimi addormentati uno scomodamente seduto sulla sedia e l'altra con le mani chiuse ancora su quella del figlio che non si era ancora svegliato. Kelly era in piedi e guardava fuori dalla finestra senza vedere veramente il paesaggio.
Si girò di nuovo a guardare il marito e, sebbene il futuro non era certamente roseo, si ritrovò a sorridere. L'importante è che sei vivo, pensò avvicinandosi e stringendogli la mano. Con sua sorpresa questa si mosse e il pollice andò ad accarezzarle il palmo. Alzò lo sguardo verso il suo volto trovandolo sveglio a guardarla.
"Ben svegliato amore", gli sussurrò Kelly donandogli un bellissimo sorriso con gli occhi ancora lucidi.
Stan aprì la bocca come per parlare ma Kelly lo bloccò. "No, non parlare... devi riposarti". Stan obbedì, aveva imparato a non contraddire sua moglie senza un ragionata motivazione e anche così non poteva mai essere sicuro di vincere in uno scontro a parole contro di lei, anche se era figlio di avvocati. Kelly gli accarezzò una guancia con tenerezza e Stan, sentendosi cullato da quel gesto si riaddormentò.

 

 

 

 

 

 

 

Quando Tony andò in ufficio trovò solo Ziva. McGee gli aveva dato il cambio a casa di Rebecca e Gibbs era ancora in ospedale.
"Dovresti andare a casa, ormai è tardi", le fece notare prendendo le sue cose.
"Forse hai ragione", rispose Ziva stropicciando gli occhi e spegnendo il computer. Tony si guardò intorno, erano da soli. Il momento giusto per parlare...
"Senti Ziva... io", cominciò ma lei raggiunse l'ascensore e vi si infilò dentro. E no! Ora parliamo! Pensò Tony affrettandosi e riuscendo a salire anche lui all'ultimo.

 

 

Note:

1) Il canto è riferito a Tony ma in verso opposto :) Ascoltatevi la canzone che dice "No, non sai che sia l'amore se dolor non ti costò. Oh! Domandalo al mio core, se nol sai perch'io lo so" Forse non dovrei dirvelo ma nel seguito del canto c'è un lieve spoiler che forse avete già intuito ;) (mi sa che da ora in poi ce l'avrete a morte con me D: Posso solo farvi notare che se mi uccidete non potrò risolvere le cose :D)
2) L'errore nello scrivere Toni invece che Tony quando a parlare è Martino è voluto... Mi sono venute in mente le moltissime canzoni che hanno come soggetto un certo Toni... Da lì l'errore del corista :D
 

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Capitolo 7
*** Val più un bicchiere di Dalmato ***


7) Val più un bicchiere di dalmato

 

 

 

Ziva non sembrava sorpresa quando Tony entrò all'ultimo nell'ascensore, ne quando lui lo bloccò.

"Non abbiamo più avuto occasione di parlare da soli...", disse Tony fronteggiandola.

"Non c'è niente da dire, ho fatto uno sbaglio, non accadrà più", disse lei riattivando l'ascensore mentre Tony la guardava ferito.

"Uno sbaglio?".

"Tony..."

"Voglio sapere perchè Zee... Non è quella stupidissima di Gibbs ne sono sicuro"

"E se fosse così?". Ma Tony la guardò intensamente, sfidandola a negare quello che aveva detto quando si erano baciati.

"Non lo è Ziva, e lo sai". Ziva abbassò lo sguardo per un attimo.

"Tony...", disse cercando di essere più delicata possibile "Io... io sto vedendo qualcuno... Si chiama Charles ed è un avvocato... Ti prego, non ti intromettere...Io amo lui". Tony restò pietrificato, normalmente scopriva sempre queste cose prima. Ziva si rifiutava di guardarlo. Arrivati al garage, senza dirsi una parola si lasciarono per dirigersi ognuno verso la propria macchina.

Entrarono entrambi ma nessuno dei due accese il motore.

Ziva fissava lo sguardo davanti a sè, era davvero sicura di cosa aveva appena detto a Tony? Perchè allora si sentiva così distrutta?

Tony invece teneva le mani sul volante e gli occhi chiusi. Lei lo aveva respinto. Aveva avuto molte donne e varie di queste l'avevano respinto ma nessuna aveva fatto così male. Forse quando Wendy lo aveva abbandonato il giorno prima del matrimonio. No, neanche quello...

Cercando di rilassarsi fecero partire le macchine e se ne andarono.

 

 

 

Gibbs stava lavorando ad una culla con una delle sue solite vecchie magliette da lavoro e la radio che faceva sentire la solita stessa musica da vent'anni. Non alzò la testa quando sentì scricchiolare le scale.

"La-lasci s-sempre la porta aperta, capo. Qu-qualcuno potrebbe e-entrare e rub-rubare qualcosa". A quelle parole Gibbs alzò gli occhi dal suo lavoro.

"Sei ubriaco, Tony?", chiese sapendo già la risposta.

"I-io? N-no!". Barcollò dopo l'ultimo scalino dovendosi appoggiare su Gibbs. "Ok. Fo-forse un pochino", disse alzando il pollice e l'indice all'occhio destro chiudendo l'altro.

Gibbs prese lo sgabello che teneva in cantina e ci fece sedere Tony. Poi ricominciò a lavorare mentre Tony ricominciava a blaterare.

"Cosa strana le donne, eh capo? Pensi di sapere cosa pensano e un attimo dopo ti-ti sorprendono! Cre-credi di fare la cosa giusta e poi sco-scopri che invece non potevi fa-farne una pe-peggiore. Cosa strana le donne! Oh no, capo? E sai una cosa? Hai proprio ra-ragione sugli avvocati. No-non bisogna fidarsi di lo-loro! Proprio una co-cosa strana le donne! Vero capo?". Gibbs stava zitto senza rispondere. "Credi di conoscerla a fo-fondo, sei suo am-amico da tanto tempo e poi... Mi sento come... aspetta, come chi? Che film era?". Stavolta Gibbs interruppe il suo lavoro e lo guardò. Tony che non ricordava una citazione di un film?

"Vieni Tony, hai bisogno di dormire", disse prendendogli un braccio.

"No, no, no. Devo andare a casa di Ziva devo...". Dopo le prime cose di senso compiuto Gibbs non poté comprendere altro... Ziva dunque! Non era sorpreso. Lo portò di sopra trasportandolo quasi di peso e lo lasciò cadere sul divano che di solitogli  fungeva da letto. Appena si fu sdraiato Tony cadde nel sonno parlando ancora tra sé. Gibbs lo coprì con una coperta e si sedette sulla poltrona di fianco e stette per un po' lì a guardarlo pensando a quella sua maledetta regola.

 

 

 

 

Note:

 

1) Non lanciatemi pomodori! Lo so, è terribile questo capitolo -.-" è minuscolo e io mi sento uno schifo a trattare così Tony...

2) La canzone che ha ispirato questo titolo dice che vale più un bicchiere di dalmato (non so cos'è esattamente ma dev'essere qualcosa di alcolico) che la donna amata e che (questo uomo ubriaco e derelitto) non vuol più amare nessuna donna perchè sono false nel fare l'amor, in sostanza perchè non ci si può fidare di loro.

3) Non lanciatemi altri pomodori! Non intendevo dire che Ziva è così :)  

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Capitolo 8
*** Ama chi t'ama ***


8) Ama chi t'ama


 


 

"Ciao Ziva. Forse ho finalmente trovato chi stai cercando.", la accolse McGee quando lei arrivò all'open space. "Il cognome solo parziale ti avrà creato problemi ieri sera ma ho trovato il modo incro... ok non ti interessa come", disse McGee vedendo la faccia di Ziva. "Ecco qui: Andrew Wilteen, svariati precedenti, da poco la polizia lo collega a Munro, o meglio Wolton", spiegò McGee. "Poi ho provato a cercare di più su questo Wilteen... niente. Inizia ad esistere da quando ha commesso il pimo furto e l'unico domicilio segnato è quello dove vive adesso. Niente sui genitori, la scuola che ha frequentato, niente", disse McGee guardandola avvicinarsi.
"Com'è possibile?", chiese Ziva. "Un bambino lascia sempre una traccia!"
"Infatti. Ma, io credo che Wilteen non sia mai stato un bambino"
"McGee... Non siamo in un film fantascientifico, ovvio che è stato un bambino, perfino Gibbs lo è stato!"
"Non dico questo!", si affrettò ad aggiungere McGee.
"Pensi a una identità falsa?", chiese Ziva.
"Non esattamente, se uno si vuole creare una nuova vita pensa anche ad una nuova infanzia", spiegò McGee. "Pensavo ad una copertura"
"Quindi Wilteen, è un poliziotto sotto copertura?"
"Esatto, o almeno credo"
"Verifico questa ipotesi", disse Ziva sistemandosi alla sua scrivania.
"io vado da Abby, mi sembra strano che non abbia ancora decifrato il messaggio..."

 

 


 


 

"AAAAAAAAAHHHHHAAAAAHHHH!!!!". Sentito il grido di Abby Tim si mise a correre ed entrò nel laboratorio con la pistola in mano... Solo per essere investito da una Abby addirittura ancor più agitata del solito.
"McGeeMcGeeMcGeeMcGeeMcGeeMcGeeMcGeeMcGeeMcGeeMcGeeMcGeeMcGeeMcGeeMcGeeeeee!!!", urlò ancora dandogli un bacio sulla guancia che gli lasciò un perfetto stampo delle sue labbra nere.
"A-Abby...", balbettò McGee molto confuso.
"McGee! Che fai con la pistola? Fa lo stesso... per fortuna sei qui! Ce l'ho fatta! Ho finalmente capito! In verità era facilissimo! Era sotto i nostri occhi e non lo abbiamo visto! Forse è per questo! Troppo semplice! Davvero geniale!". Se possibile ora McGee era ancora più confuso. Abby si ferò un attimo.
"McGee? Ci sei??" A queste parole McGee parve svegliarsi.
"Oh, sì, sì certo" si avvicinò al computer mettendo via la pistola. "Hai scoperto cosa dice il messaggio?", chiese McGee.
"Si! Era facilissimo. Le lettere storte bastava scriverle giuste, così", disse Abby mostrandolo a McGee. "Viene fuori: REBECCH SOVHRO MN PERMCTLT HOOENZMTNE BHYOER"
"Ancora non vuol dire niente", le fece otare McGee.
"Mai giocato con la settimana enigmistica? la prima parola è sicuramente Rebecca, quindi l'H è una A", pigiò sui tasti e le H si trasformarono in A.
REBECCA SOVARO MN PERMCTLT AOOENZMTNE BAYOER"
"Rebecca si chiama di cognome Stuart giusto? Quindi le O sono T e le V sono U e viceversa, e quello è sicuramente un IN"
REBECCA STUART IN PERICOLO ATTENZIONE BAYTER
"Anche la Y dovrebbe essere cambiata perchè non la puoi scrivere storta. Stranamente però le lettere mancanti sono due: W e X... dovrete cercare un uomo o una donna che si chiama Bawter o Baxter"
"Grande Abby!", esultò McGee uscendo di corsa.
Abby lo guardò andarsene per metà soddisfatta... McGee si era dimenticato il Caf-Pow!


 


 

"Ziva!", chiamò McGee arrivando nell'open space. "Hai per caso trovato un uomo collegato in qualche modo alla nostra storia di nome Bawter o Baxter?"
"No-", rispose Ziva bloccandosi di colpo. "... Hai detto Baxter?", chiese poi agitata, McGee, confuso per il suo cambio improvviso d'umore annuì.
"Devo andare", disse semplicemente Ziva prendendo le sue cose.
"Ziva! Dove stai andando?", cercò di chiederle McGee ma lei sembrò non ascoltarlo. Entrò nell'ascensore incrociando Tony con degli occhiali scuri. Tony si girò a guardarla mentre lei distoglieva lo sguardo. Stranamente Tony non disse nulla, neanche una parola. Semplicemente si sedette alla sua scrivania tenendosi gli occhiali scuri e accese il computer.
"Ehm... Ciao Tony", disse McGee. "Stai bene?", chiese poi non ricevendo risposta.
"Magnificamente Pivello", rispose sarcastico Tony. "Novità?". McGee intuiva che c'era qualcosa sotto ma sapeva anche che non sarebbe riuscito a farselo dire da Tony.
"Abby ha decifrato il codice... A quanto pare l'istinto di Gibbs aveva ragione... Rebecca è in pericolo"
"Questo è ovvio Pivello", disse Tony. "Dimmi qualcosa che non so"
"La seconda parte del messaggio dice che bisogna fare attenzione ad un certo Baxter, o Bawter. E infine io ho trovato l'uomo che ha nominato Munro... si chiama Andrew Wilteen e credo che sia un poliziotto sotto copertura..."
"Credi McGee?", chiese Tony.
"Ziva stava controllando ma quando gli ho detto che dovevamo cercare un uomo di nome Baxter o Bawter se ne è andata...", spiegò McGee rimanendo sopreso quando Tony si risveglio a quelle parole.
"Davvero, McGee?", chiese Tony alzandosi e andando alla scrivania di Ziva.
"Ehy! Che fai?", chiese McGee vedendo il collega incominciare a frugare tra le cose di Ziva.
"Investigo", spiegò Tony riuscendo finalmente a trovare l'agenda della collega. La sfogliò ma non trovò niente.
"Non è qui! Deve averne un'altra", ragionò Tony a voce alta.
"Il suo cassetto ha un doppio fondo", disse McGee e Tony sib alzò a guardarlo e si tolse gli occhiali svelando due grandi occhi rossi
"E tu come fai a saperlo? McSupercorretto in verità fruga nelle scrivanie dei colleghi?". Poi, come pensando a quello che aveva appena fatto, si rimise gli occhiali.
"Ho visto Ziva metterci qualcosa dentro mentre stavo arrivando...", spiegò McGee "Che ti è successo? Perché quegli occhi rossi?" chiese poi.
"Non sono cose che ti riguardando, McCuriosone... Eccolo!", esclamò alzando un libretto dalla custodia rossa per poi aprirlo sulla scrivania della collega.
Scorse le pagine veloce finché non trovò quello che cercava. Mise a posto tutto e uscì di corsa senza una parola di spiegazione a McGee che non poté fare o dire niente per fermarlo.


 



 

"Bravo McGee", disse Gibbs al telefono "Porta del caf-Pow ad Abby da parte mia", concluse prima di mettere giù mentre Tim si dava dello stupido per essersene dimenticato.
Giovanni lo guardò speranzoso, forse c'erano importanti novità. "Conoscete qualcuno di nome Andrew Wilteen?", chiese Gibbs ma l'altro scosse la testa. "E di cognome Baxter o Bawter?", chiese ancora ma ricevette di nuovo una risposta negativa.
"Mi dispiace Leroy"
"Fa niente Gio, forse li conosce Rebecca", disse Gibbs senza crederci veramente.
"è ancora di sopra, ti accompagno"
Arrivarono alla camera di Stefan, dove era rimasta Rebecca. La trovarono in piedi a guardare le foto che la ritraevano insieme al fidanzato.
"Rebecca...", la chiamò piano Giovanni. Lei si girò a guardarli stando in silenzio.
"Conosci qualcuno di nome Andrew Wilteen?". Rebecca scosse la testa. "E di nome Baxter o Bawter?", chiese ancora Gibbs ma Rebecca la scosse di nuovo.
"Mi dispiace. è importante vero?", disse lei preoccupata e Gibbs, non volendo mentirle annuì.
"Ma non ci aspettavamo che li conoscessi", disse Gibbs.
"Rebecca?", chiamò Rose da il corridoio. "Rebecca cara, mi vorresti aiutare?", chiese entrando nella camera. "Sto preparando dei biscotti", spiegò poi. Rebecca annuì e la seguì in cucina.
"Cerchiamo di tenerla occupata, sembra che si stia riprendendo", disse Gio. "Vieni, ti voglio far vedere una cosa che potrebbe piacerti... Non ti preoccupare, riuscirai a tenere d'occhio anche Rebecca"
Giovanni lo condusse in una stanza vicino alla cucina, tanto che riuscivano a sentire la chiacchera di Rose mentre preparava i biscotti insieme a Rebecca. Questa era adibita a laboratorio da falegname.
"A quanto mi ricordo già all'epoca ti piaceva lavorare il legno e i tuoi agenti mi hanno confermato che anche adesso lo sei... Credo di averti detto che mio padre è uno scultore"
"Si me lo hai detto", confermò Gibbs mentre si fermava a osservare vari lavori finiti.
"E a quanto pare hai ereditato l'abilità", commentò indicando con un sorriso un nano che trasportava un funghetto alto quanto lui.
"Oh, lui è molto più bravo, però sì, devo aver ereditato la passione", disse Giovanni notando ancora una volta come il vecchio amico non sorridesse mai del tutto, almeno non come faceva quando l'aveva conosciuto e da come ne avevano parlato suoi agenti di solito non era così allegro.
"Allora? Finalmente abbiamo un po' di tempo per raccontarci! Di me saprai tutto immagino, so dai telefilm come funziona, avrete frugato anche nella mia vita", iniziò Giovanni. "Non ti preoccupare, lo capisco", aggiunse prima che Gibbs potesse dire qualunque cosa. "Ma parlami di te, come diavolo sei finito a fare il militare e poi a diventare un agente NCIS così serio e professionale?". Gibbs mise giù l'uccellino intagliato nel legno che aveva preso in mano e sospirò.
"Non è corta come storia, meglio andare in soggiorno a sederci". Giovanni annuì facendogli strada.


 


 

 

"Ziva! Non lavoravi oggi? Fa lo stesso, sono contento di vederti", disse un uomo alto con i capelli biondi e gli occhi chiari abbracciandola e dandole un lieve bacio. Tony sentì una fitta al petto nel vederlo ma notò anche che in Ziva c'era qualcosa che rifiutava quel gesto.
"Devo chiederti una cosa, Charles...", disse Ziva staccandosi da lui.
"Chiedimi quello che vuoi, amore". Charles sorrise. Che sorriso odioso, pensò Tony con una smorfia.
"Conosci una certa Rebecca Stuart?", chiese Ziva.
"No!", esclamò Charles. "Chi è? Ziva non dirmi che sei una ragazza gelosa!", disse ancora facendo una faccia triste. Ziva scosse la testa.
"No, non centra la gelosia", lo rassicurò "E non conosci neanche un certo Angus Munro?", chhiese Ziva.
"Angus Munro? No, mai sentito", a quelle parole Ziva si rilassò e si lasciò abbracciare da Charles.
"Grazie. Ora devo andare... ci vediamo 'sta sera", lo salutò Ziva facendogli l'occhiolino, il che fece venire un'altra fitta al petto a Tony, che non poteva sentirli ma aveva un'ottima visuale. Ziva se ne andò mentre Charles si sedeva ad un tavolo e chiamava un cameriere. A quel punto Tony uscì dalla macchina e si avvicinò a sua volta all'uomo.
"Salve avvocato Baxter", lo salutò sedendosi alla sedia libera.
"Ci conosciamo?", chiese il biondo guardandolo con curiosità.
"Amicizie comuni", rispose Tony.
All'avvocato si illuminarono gli occhi "Tu devi essere Tony! Ziva mi ha parlato molto di te"
"Strano, a me non ha parlato di te..."
"Strano davvero... come anche il fatto che arrivi proprio quando lei se ne è appena andata...", commentò Charles.
"Vedi di non fare brutti giochetti... anzi, cerca di non starle troppo vicino."
"è una minaccia signor DiNozzo?"
"Lo prenda come un suggerimento"
"Allora lasci che le dia anch'io un suggerimento", si avvicinò a Tony "Veda di non impicciarsi in fatti che non la riguardano"
"Mi riguardano più di quanto creda, signor Baxter", disse Tony alzandosi. "E se va da lei, stia attento alla sua collezzione di
coltelli, non è solo per bellezza". Detto questo fece 'ciao ciao' con la mano e se ne andò.


 


 

Note:

1) Titolo che parla da sè :D Il testo dice: "Ama chi t'ama e non chi t'abandona, ama quel cor che sempre canta e sona. Se l'abandoni pensa a cosa fai pensa a l'amato o lo piangerai" (altra canzone bellissima :D Forse è inutile che continua a dirlo.. Sono tutte stupende :D)  

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Capitolo 9
*** La sposa morta ***


 

LA SPOSA MORTA

 

 

"Mi sono sposato quattro volte", confessò Gibbs non appena si furono seduti sul divano.

"Quattro volte??", esclamò Giovanni. "Auguri con le quattro ex mogli!"

"Tre...", lo corresse sospirando Gibbs.

"Tre...? ma, Leroy, tu... ", cominciò a dire Giovanni, interrompendosi subito avendo capito. "Oh... Mi dispiace davvero Leroy...", disse stringendogli una spalla.

"Si chiamava Shannon... E mi ha donato una bellissima figlia che adesso aspetta un bambino", disse con un tono molto più allegro. Giovanni spalancò gli occhi.

"Congratulazioni! E quando aspettavi per dirmelo? Diventerai nonno!". Gli diede una pacca sulla spalla. "Non ci posso credere!", commentò poi felice per l'amico. Dove aver amato tantissimo la sua prima moglie... Probabilmente l'amore per la figlia lo ha salvato... Anche se forse non solo questo purtroppo... Pensò guardandolo e ricordando come si era sentito pieno di rabbia appena saputa la morte del figlio e come volesse andare subito a cercare il suo assassino. Non fece domande, il fatto che Leroy avesse subito concentrato l'attenzione sulla figlia era un chiaro invito a non parlarne più.

"Allora, come si chiama questa figlia di cui sei tanto fiero? E non nasconderlo, te lo si vede in faccia che lo sei", chiese invece e Gibbs sorrise.

"Si chiama Kelly, ecco... ti mostro delle foto", disse tirando fuori il portafoglio.

"Queste sono Shannon e Kelly... mentre qui c'è lei al suo diploma... e qui sempre lei con suo marito, Stan. Come vedi sono entrambi nei marine...", disse mostrando tre piccole foto e dandole in mano a Gio.

"Era bella...", commentò Gio riferendosi a Shannon e Gibbs annuì.

"Era bella, intelligente, coraggiosa... fin troppo", rispose Gibbs prendendo in mano la foto e guardandola intensamente.

"Cosa vuoi dire?", chiese l'amico. Gibbs stette un po' in silenzio, tanto che Gio pensava non avrebbe risposto.

"Shannon è stata uccisa perché aveva testimoniato in tribunale contro un uomo, Pedro Hernandez, noto trafficante di droga...", disse Gibbs stringendo un pugno. Gio notò il gesto e capì. Lo capì perché anche lui l'aveva pensato quando l'avevano avvisato della morte di Stefan.

"Non è colpa tua, Leroy...", disse comprensivo Gio. Gibbs lo guardò, quasi con rabbia.

"Tu non ti rendi conto, Gio. Io dovevo essere lì per proteggerla! E invece non c'ero! Ero in missione! Sarei riuscito a convincerla a non testimoniare... Oppure non l'avrei fatta uscire di casa finché non si fosse tutto sistemato!", scattò Gibbs. Gio si sorprese. Ora lo riconosceva per come era un tempo, pronto a scattare, a controbattere, ma da quel che aveva capito non si apriva più così.

"Non avresti potuto fare niente, Leroy! Cosa pensi che abbia pensato io, in Italia? Se fossi stato qui Stefan non avrebbe dovuto curare l'organizzazione dello spettacolo e i bisogni del coro e quindi non si sarebbe trovato in quel posto a quell'ora!", disse Gio e Gibbs si calmò un po'. Non era del tutto convinto. In fondo non puoi cambiare la tua convinzione per anni in pochi minuti, per una sola frase. Però forse avrebbe iniziato ad ascoltare Kelly.

Suonò il campanello mettendo in allerta Gibbs che fece segno a Giovanni di rimanere dov'era e, estraendo la pistola, si avvicinò alla porta. Guardò fuori dallo spioncino e vide due persone. Riconoscendo Giuseppe, il capocoro, aprì la porta.

"Agente Gibbs! Come va? Possiamo entrare?". Gibbs non rispose ma si fece da parte.

"Lui è Martino Curzel, mio grande amico. E lui, Tino, è Leroy Jethro Gibbs, è lui che investiga sul.. sull'omicidio di Stefan", disse Bepi facendo le presentazioni.

"Piacere", disse Gibbs stringendogli la mano.

"Piacere mio. E chiamami pure Tino", disse l'altro mentre Giovanni si avvicinava.

“Ciao ragazzi!”, salutò Giovanni arrivando in quel momento.

“Mettetevi comodi”

“Tua moglie ci ha avvisato che c'erano i biscotti... Gli altri hanno preferito fare un giro in città”

“per fortuna ci siete almeno voi! Se continua così dovremo usarli per i pasti dei prossimi anni”, scherzò Gio.

“Chi è arrivato tesoro?”, chiese Rose arrivando tutta infarinata in salotto dove si erano intanto accomodati.

“Oh, Rose! Ora capisco come fa Giovanni senza montagne! Con una bellezza come te vicino si potrebbe stare al polo nord e non sentire il freddo”, la salutò Tino alzandosi in piedi di scatto mentre Rose arrossiva.

“Sei sempre troppo buono con me Tino”, rispose Rose. “Noi stiamo facendo altri biscotti...”

“Altri biscotti?”, chiese Giovanni fingendosi sgomento. Rose lo ignorò.

“Volevo chiedervi se li preferite al cioccolato o alle mandorle”

“Cioccolato!”, disse con passione Tino.

“Concordo anch'io”, disse Bepi mentre Gio annuiva.

“E tu Leroy? Cioccolato o mandorle?”, chiese a Gibbs, l'unico che non si era espresso.

“Per me è uguale”, rispose Gibbs.

“Va bene, allora farò un po' di biscotti al cioccolato e un po' alle mandorle”. Gibbs saggiamente non disse niente.

Rose sembrò essere sul punto di tornare in cucina ma poi continuò a parlare.

“Mi è venuta un'idea! Voi partite sabato, giusto?”, chiese ai due coristi che annuirono. “Allora venerdì voglio organizzare una festa! Dovrà esserci tutto il coro e anche la sua squadra Leroy!”, disse entusiasta Rose.

“Non si-”. Gibbs non completò la frase vedendo il gesto del suo amico Gio.

“Oh, ma l'avremo fatta comunque perché Stefan stava per...”, Rose si interruppe con le lacrime agli occhi e Gio si alzò per andare ad abbracciarla. Gibbs si ripromise ancora una volta di prendere quel bastardo che aveva ucciso il figlio del suo vecchio amico.

Quando Rose sembrò riprendersi Gio la lasciò andare e con un ultimo saluto lei ritornò ai suoi biscotti.

'Come hai fatto tu a passare tutto questo' avrebbe voluto chiedere Gio a Gibbs ma sapeva che non avrebbe risposto... non aveva ancora passato la morte della sua amatissima moglie, ci conviveva dolorosamente ogni giorno.

 

 

Note:

  1. La sposa morta racconta di un alpino che torna a casa e non trova la sua sposa, che è morta. È chiaramente riferita al racconto di Gibbs che ritorna e non trova più le sue ragazze D':

  2. Anche questo capitolo è cortissimo e mi scuso ma non potevo fare altrimenti :) È, come avete sicuramente notato, un capitolo interamente dedicato alla famiglia Gibbs :)

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Capitolo 10
*** Cara mama mi voi Toni ***


CARA MAMA, MI VOI TONI

 

 

“Avevo ragione”, disse McGee a Ziva che stava entrando in quel momento. Lei lo guardò con aria interrogativa. “Andreew Wilteen... stavi controllando se era davvero un poliziotto come dicevo io, quando te ne sei andata...”, continuò McGee tastando il terreno per vedere se Ziva gli avrebbe rivelato dov'era finita, ma Ziva fece segno di continuare.

“Andreew Wilteen in verità è-”

“Mark Hotchner”, lo interruppe un uomo abbastanza robusto ma non grasso, con i capelli brizzolati e una faccia simpatica. “Sono Benjamin Gibson, il capo di Hotch. Guai a voi se mi chiamate Benjamin”, si presentò stringendo loro la mano.

“Agente Timothy McGee, l'ho chiamata io. Lei invece è l'agente Ziva David”, disse McGee.

“Non sei stato molto chiaro quando mi hai telefonato, agente McGee... Ma scommetto che centra quel povero marine che è morto l'altra sera. Non sbaglio, vero?”

“Non sbaglia, lo riconosce?”, chiese Ziva prendendo il telecomando della tv e facendogli vedere le foto delle braccia di Stefan.

“Oh, si, lo ha lasciato Hotch... E dev'essere controllato strettamente se ha dovuto scriverlo lì...”, commentò l'agente indicando le braccia. “Perfetto, ora il caso lo prendo io”

“Il morto è un marine, caso nostro”, disse Tony arrivando.

“Sentite è da quando Munrno Sr,. Si è messo in attività che seguo questo caso e stiamo arrivando ad una svolta! Hotch è un ottimo agente e tra poco riusciremo a incastrarlo!”

“Anche ventiquattro anni fa eravate convinto di questo... Quando Munro Sr è stato ucciso dal vostro agente sotto copertura di allora...”, disse McGee.

“Come... Quei file sono segretati!”

“Non importa, agente, noi potremo farcela anche senza di voi... Ma siamo magnanimi, le proporremo una collaborazione. Ovviamente comandiamo noi”, disse Tony. Gibson si guardò intorno e poi sospirò.

“E va bene, cosa volete sapere? Il significato di quei segni?”, chiese indicando lo schermo.

“Oh, no. Lo sappiamo già. Ci basta l'ultima parola”, disse Tony.

Gibson fece un sorriso. “Siete stati ingannati dalla lettera in più... La Y diventa una X... W si cambia con una Q”

“Baxter!”, esclamò ziva. “Ne sei sicuro?”, chiese. Ci sono tanti Baxter in città, mi ha detto che lui non centra... sarà così.

“Certo che ne sono sicuro! L'alfabeto l'ha inventato mia figlia... A scuola per lasciarsi i messaggi segreti!”, disse Gibson orgoglioso.

“Hai un modo per contattare il tuo agente?”, chiese invece Tony.

“Certo! Ogni giorno al Jeremy bar. Ho il turno come barista tutti i giorni alla stessa ora... Che tra parentesi è tra neanche mezz'ora... devo andare”

“Veniamo con te”, disse Tony facendo segno a Ziva. “Tu, McGee, avverti il capo”

 

 

 

 

“Ehy Andreew, il solito?”, chiese Gibson-barista. Al ragazzo alto con dei capelli nerissimi che era appena entrato. Lui annuì.

“Come va la vita ragazzo? Spero bene. Ti sei trovato una ragazza? Beh, non sposarla mai! Creano solo guai! La mia ad esempio...”, incominciò Gibson da buon barista chiacchierone. “...si è messa in testa che il nuovo vicino è un poco di buono! Dice che non riesce a capire chi è! E ora ha messo in mezzo una sua amica... che tra parentesi ha un nome, ma un nome! Senti qua: Nicole Caroline Ines Stewart! Pensa a scuola a fare l'appello!”. Hotch-Andreew rise facendo di sì con la testa per far capire a Gibson di aver capito.

“Comunque, se stai cercando qualcuno da abbordare c'è quella signorina lì...”, disse ancora avvicinandosi e parlando a bassa voce e indicando Ziva.

“... Non è lì da molto ma di sicuro non sta aspettando nessuno, fidati di me”, disse facendogli un occhiolino. Hotch sorrise e si alzò dall'alto sgabello.

“Un drink per la bella signorina”, disse Hotch sedendosi vicino a Ziva che si girò a guardarlo.

“Grazie... bel signorino”, rispose Ziva con un sorriso. “Però, sono solita conoscere il nome di ci beve un drink insieme a me...”, disse Ziva sorridendo.

“Allora facciamo un gioco... Dirò un nome e voi dovrete dirmi se è il mio o no...”

“Accetto. Scommetto che indovino entro il quarto”, accettò Ziva sorridendo.

“Incominciamo allora... Mark”. Ziva scosse la testa.

“Benjamin...”. A Gibson sfuggì un colpo di tosse quando sentì il suo nome tanto odiato.

“Mattew...”. Ancora niente.

“Charles”. Ziva ebbe come una scossa.

“Scusa, devo andare... Mi sono appena ricordata di avere un impegno...”, disse Ziva trafelata andandosene.

“Si sarà accorta di quanto sei brutto”, scherzò Gibson e Andreew rise bevendo il suo drink.

 

 

 

“Ti do il cambio”, disse Ziva a mo di saluto. Gibbs annuì facendo segno però di venire con lui un momento.

“Mi ha chiamato Tony...”, incominciò Gibbs mentre Ziva sospirava, sapeva che sarebbe successo.

“Scus-”

“Non chiedere scusa”, l'interruppe Gibbs.

“Allora che devo dirti?”, chiese Ziva più seccamente di quanto avrebbe voluto.

“Non so cosa mi sia preso, ti posso solo promettere che non accadrà più”, continuò più sommessamente.

Gibbs annuì e poi andò a salutare Gio, Rose, Rebecca presentando Ziva.

 

 

 

“Pronto?”, disse Kelly scendendo dalla macchina.

“Ciao Kelly, sono papà”, disse Gibbs dall'altro capo della linea.

“Ciao papà!”

“Come sta Stan?”, chiese Gibbs andando come suo solito subito al sodo.

“Mi ha telefonato Jessica... il dottore dice che deve stare fermo il più possibile”. Gibbs sospirò pensando a quanto sarà difficile per Stan stare fermo.

“Devi stargli molto vicina Kelly...”

“Lo so papà. Potrebbe saltargli in mente che non ha bisogno di aspettare. Sono arrivata adesso all'ospedale”

“Sto arrivando anch'io... o appena finito il turno da Rebecca-”

“No”, lo interruppe Kelly. “Non serve. È tutto il giorno che lavori, devi andare a riposarti. Stasera ci saremo io e Justin”. Gibbs non cercò di farle cambiare idea... Non ci era mai riuscito con sua madre e non ci riusciva neanche con la figlia.

“Va bene allora, passerò domattina prima di andare in ufficio”

“Va bene papà! A domani allora”. Kelly mise giù e raggiunse le porte dell'ospedale e, avute le dovute spiegazioni, raggiunse la stanza di suo marito dove l'aspettavano Jessica e Justin.

 

 

“Allora... tu sei Ziva”, disse Tino dopo che Gibbs se ne fu andato.

“Sai, Tony ci ha detto-”

“Cosa vi ha detto?”, disse Ziva allarmata interrompendo Bepi.

“Oh niente, non ti preoccupare. Ha parlato un po' della squadra ed, escludendo Abby Shuto e Donald Mallard, che a quanto ho capito sono una l'esperta forense e l'altro il medico legale, eri l'unica che mancava”, la rassicurò Bepi sorridendo e capendo che forse era saggio non rivelare la loro conoscenza su cosa provava Tony.

“Quello che mi domando adesso però è... c'è qualcosa per cui ti dovresti allarmare?”

“Come? No, no, niente”, disse Ziva sorridendo.

“Sai, giovinotta, a noi non sfugge niente... quindi dimmi, cosa c'è sotto?”, chiese Tino sottovoce.

Niente”, ripeté Ziva sottovoce. I due coristi si guardarono sconsolati.

Poi Tino incominciò a canticchiare.

Cara mama, mi voi Toni

perchè 'l Toni (Toni) l'è 'l più belo

da 'na banda 'l gh'ha 'l capelo

e da l'altra (l'altra) rose fior.”

Ziva lo guardò confusa. “Cosa stai canticchiando?”, chiese infatti.

“Solo una piccola canzoncina”, le disse Bepi strizzandole l'occhio mentre Tino continuava a canticchiare.

Ziva non capiva le parole essendo in dialetto ma intuiva che i due coristi sapessero più di quanto non dicessero. Non commentò e con la scusa di andare a controllare Rebecca si allontanò. In quel momento arrivò Gio e i due coristi si congedarono dicendo che era tardi e che dovevano andare, rifiutando gentilmente l'offerta di fermarsi a cena.

 

 

 

Note:

1) Il titolo è chiaramente della canzone che canta Tino :) É come se cantasse quelli che crede i pensieri di Ziva, che non conoscendo il dialetto non può comprendere ma avere solo sospetti :) (se cercate il testo lo trovate senza le parole tra parentesi che ci sono invece quando canti)

2) Che ne dite di Gibson e Hotch? (si lo ammetto, mi piace tantissimo Aaron Hotchner interpretato da Thomas Gibson :D ) RECENSITEEEEEE :D

3) Buon anno!!! :D (pubblicata 1.1.13) :D
 

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Capitolo 11
*** attraverso valli e monti ***


 

Attraverso valli e monti

 

 

Stan aprì gli occhi. Era notte fonda e, attorno al suo letto, dormivano la sua amatissima Kelly e suo fratello Justin. Guardò la sua gamba destra, provò a muoverla e non riuscendo si arrabbiò. Suo figlio sarebbe nato tra poco, non poteva rimanere zoppo! Con uno scatto si alzò a sedere, aiutandosi con le braccia mise le gambe fuori dal letto e si aggrappò al trespolo che aveva accanto ad esso.
Si lasciò scivolare avanti finché i piedi non toccarono il suolo. Il pavimento era fresco ma non freddo. Con un ultimo sospiro tentò di mettersi in piedi. Ci riuscì solo in parte, aggrappandosi al trespolo. Guardò i suoi due compagni di stanza profondamente addormentati, felice di non averli svegliati. Poi girò lo sguardo verso il suo obiettivo: il bagno. La porta era aperta e lasciava entrare nella stanza un po' di luce. Dal letto non gli era sembrata così lontana ma lì, in piedi, la distanza sembrava centuplicata.
Si raddrizzò come poté e, aggrappandosi saldamente al trespolo provò a fare qualche passo. La gamba gli faceva malissimo e più che altro la trascinava ma, dopo quel che gli sembrava un bel po', arrivò al bagno. Si appoggiò con tutto il peso sul lavandino e sulla gamba sinistra, sorridendo soddisfatto alla sua immagine nello specchio.
“Che stai facendo??”. La voce del fratello lo spaventò facendolo cadere a terra. Justin accorse subito in suo aiuto mentre Stan cerava di rialzarsi.
“Il dottore ha detto che non devi muoverti!”, esclamò Justin.
“Shh!”, gli intimò Stan mettendosi un dito sulle labbra e lanciando uno sguardo nella stanza dove Kelly, esausta, ancora dormiva. Justin capì ed abbassò la voce.
“Cosa diavolo pensavi di fare?”, gli sussurrò aiutandolo ad alzarsi.
“Io... Non lo so”, ammise Stan mettendogli un braccio dietro le spalle. Justin lo sollevò praticamente da terra e lo depose subito su una sedia lì in bagno.
“Non lo so non è una risposta”, disse Justin incrociando le braccia.
“Da quando sei così premuroso fratellino?”
“Da quando il mio fratellone potrebbe non riuscire più a corrermi dietro se non fa come gli si dice”. Stan alzò la testa e notò che da quel punto riusciva a vedere, dietro le spalle del fratello, Kelly addormentata. Si chiese se anche suo figlio, dentro di lei, dormiva.
“Mio figlio...”, sussurrò. “Io... sto per diventare padre, Justin, e... e...”
“...E hai paura”, concluse per lui Justin.
“No!”, si difese con forza Stan. “Solo...”
“Hai paura!”, ripeté Justin. “È normale fratello! Non devi vergognarti di questo. E soprattutto non devi fare questa pazzie per dimostrare di non avere paura”
“Justin, non puoi capire...”
“Oh sì che capisco invece! È da quando Kelly ha scoperto di essere incinta che tu vai fuori di matto. Ti preoccupi un sacco di ogni piccola cosa che non funziona, eppure non lasci che qualcuno ti aiuti! È come se volessi dimostrare che puoi farcela. E dimostrarlo non a noi, come tu credi, ma a te stesso. Non ti senti adeguato, Stan, per questo hai paura! Quello che TU non capisci è che sarai sempre adeguato per tuo figlio”
“Ma l'hai vista la mia gamba?”, esclamò Stan.
“Primo: saresti un bravissimo padre anche se ti mancassero entrambe le gambe. Secondo: se tu non fai queste cazzate da super-marine-che-può-fare-tutto-da-solo ma ascolti i dottori, la tua gamba non ti darà più problemi o quasi. Devi farti aiutare, fratellone”. Stan rimase in silenzio guardando da sopra la spalla del fratello Kelly che dormiva.
“Dai vieni, ti riporto nel letto. Stavolta non dico niente, ma ti avverto: se lo fai di nuovo lo dico a Kelly e alla mamma, e dovrai vedertela con loro”. Si sorrisero e poi Justin lo prese sotto braccio e, praticamente trasportandolo di peso, lo rimise a letto.
“Non sei più il fratellino piccino che ricordo... Grazie Justin”, sussurrò Stan subito prima di addormentarsi.

 

 

 

A casa Rossi tutti dormivano, compresa Ziva che non aveva resistito a tutte le fatiche della giornata. Ma non era un sogno ristoratore. E non era neanche la prima volta che lo faceva. Era con Tony, si stavano baciando, e Ziva si sentiva benissimo, non avrebbe più voluto smettere. Poi arrivava Charles. La strappava da quell'abbraccio dolcissimo spingendo a terra Tony, lei non opponeva resistenza, si sentiva una traditrice verso Charles, come se ormai fosse sua. Ma Tony si rialzava e cominciava a litigare con Charles. Venivano alle mani e quest'ultimo tirava fuori una pistola e sparava a Tony. Ziva ancora non poteva fare niente mentre veniva trascinata via da Charles e ancora non poteva reagire. La baciava anche lui ma non era come con Tony, solo c'era come qualcosa dentro di lei che le diceva che non poteva abbandonarlo, forse ne aveva mollati troppi e si era stancata di passare da un uomo all'altro...
Ziva si alzò di soprassalto da quel sogno agitato che incominciava già a sbiadire nella sua memoria. Si guardò attorno con sospetto chiedendosi cosa l'avesse svegliata. Poi risentì il rumore e ringraziò mentalmente Gio per aver comprato una casa con il pavimento in legno. Solo se eri leggero e con un addestramento da ninja come lei potevi muoverti senza fare il minimo rumore. Si mosse verso il corridoio che portava alle scale con la pistola tra le mani.
In cima alle scale si vedeva la luce accesa del bagno, e contro di essa Ziva vide la sagoma scura dell'intruso. Aspettò che girasse l'angolo e poi veloce salì le scale. Era inutile cercare di salirle senza fare rumore, era impossibile anche per lei, e così le salì il più velocemente possibile. L'altro ebbe però il tempo di girarsi e aspettarla perché quando lo raggiunse Ziva fu subito aggredita da un calcio che riuscì a schivare solo grazie ai suoi prontissimi riflessi. Si accucciò e poi tirò un calcio alla gamba ancora a terra dell'aggressore facendolo finire sul pavimento. Gli fu subito sopra con la pistola puntata alla sua faccia.
“Non sparare!”, lo supplicò l'uomo a terra. Dalle stanze stavano arrivando Gio, Rose e Rebecca che si erano svegliati per il rumore.
“Chiama Gibbs”, disse Ziva a Gio mentre metteva via la pistola dopo aver disarmato l'uomo.
Lo fece alzare e gli mise le manette, dicendo a Rose e Rebecca che era tutto a posto e che potevano tornare a dormire. Ma ormai tutti era ben svegli e così Rose decise di fare un po' di the per tutti, tanto di biscotti ce n'era finché si voleva.

 

 

 

Gibbs stava dormendo su una asse della sua barca quando lo squillo del cellulare lo svegliò. Si tirò su pian piano per un forte dolore alla schiena che gli ricordò che non era saggio addormentarsi lì sotto.
“Gibbs”
“Qualcuno è entrato in casa!”. La voce allarmata di Gio lo fece svegliare completamente.
“E Rebecca?”, chiese Gibbs andando su di sopra per mettersi una felpa.
“Sta bene, Ziva lo ha fermato”
“Bene, arrivo subito”. Decise che non c'era tempo per sistemarsi meglio e così semplicemente si mise una delle sue felpe e uscì.

 

 

“State tutti bene?”, chiese Gibbs una volta arrivato. Tutti annuirono.
“Rebecca lo ha riconosciuto”, disse Ziva.
“Si, era uno di quelli che ci hanno aggredito...”, confermò Rebecca che, rispetto ai giorni scorsi le era un po' passata.
“La polizia lo ha già portato all'NCIS”, disse infine Ziva.
“Bene, ci andiamo anche noi.. e anche tu”, disse Gibbs indicando Rebecca. “Sarà meglio che ci accompagni al lavoro da adesso in poi, sarà più sicuro... e non puoi più stare qui...Verrai a stare da me”, disse Gibbs per poi fare un cenno agli altri e uscire seguito da Ziva e Rebecca.
“Ziva... Vai a casa che sei stata sveglia tutta la notte...”, disse infine alla sua agente quando ebbero raggiunto le macchine. Lei annuì semplicemente, troppo stanca dopo la notte passata sveglia o facendo incubi e il piccolo scontro con l'aggressore.

 

 

 

“Il sospettato è in sala... yawn.... interrogatori, capo”, disse Tony tra uno sbadiglio e l'altro.
“Si chiama Jacob Johnson. È un piccolo criminale, ha precedenti per furto e vandalismo”, disse invece McGee, ben più sveglio di Tony.
Gibbs annuì e si diresse alla sala interrogatori.
Mentre lui entrava ad interrogare il sospettato Tony e McGee si misero ad osservare la scena da dietro il vetro.
Gibbs non disse niente e si sedette di fronte a Jacob.
“Che c'è?”, chiese questi nervoso sotto lo sguardo penetrante di Gibbs. “Non parlerò finché non potrò chiamare il mio avvocato... Quindi è inutile che mi guarda così”. Gibbs ancora non disse niente limitandosi a guardarlo e a buttare il suo cellulare sul tavolo.
“Non mi fido a farlo con il suo...”
“Non si fida? Sei stato preso con le mani nel sacco... Dovevi finire l'opera vero? Non era abbastanza uccidere Stefan Rossi? Non era lui che il tuo capo voleva, vero?”, disse allora Gibbs aprendo il fascicolo che si era portato dietro e mettendo davanti al sospettato le foto di Stefan morto.
“Io non l'ho ucciso! Non lo conosco neanche!”, protestò l'uomo.
“Certo che non lo conosci! Non doveva trovarsi là vero? Eppure c'era e grazie a lui Rebecca è riuscita a scappare... Il tuo capo non doveva essere contento...”
“Non so di cosa stai parlando! Non lavoro con nessuno... Ero in quella casa per rubare, lo ammetto!”, disse allora Johnson.
“Non è quello che abbiamo scoperto... Sai, da queste parti ci sono persone che riescono a sapere tutto di ogni persona, dove abita, quanto guadagna, e anche con chi parla al telefono! È inutile, che lo nasconde, noi sappiamo già tutto di lei, e in più ci sono testimoni, Johnson, testimoni che l'hanno vista lì quella sera. Io non la accuserò di furto. Sarà condannato per omicidio e tentato omicidio!”. Jacob impallidì e per un po' non riuscì a parlare.
“No-non dirò pi-più una parola se-senza il mio avvocato!”, disse infine incrociando le braccia e cercando di calmarsi, senza troppo successo. Gibbs prese su tutte le carte e uscì incontrando i suoi agenti sul corridoio.

 

 

 

“Buongiorno amore”, disse dolcemente Stan quando Kelly si svegliò.
“Buongiorno”, biascicò lei. “Come va oggi?”
“Meglio”, disse Stan lanciando un'occhiata a suo fratello Justin che li guardava appoggiato alla porta. Da quando si era svegliato non aveva smesso di osservare ogni suo movimento.
In quel momento arrivò il dottore chiedendo a tutti di uscire per poter fare delle analisi. Kelly e Justin si allontanarono.
“Che succede?”, chiese Kelly quando furono sul corridoio.
“Come? Perché lo chiedi?”, chiese Justin.
“Non so... ma guardi Stan in modo strano... Come se ti aspettassi qualche pazzia da lui...”. Justin sorrise.
“È mio fratello, e scommetto che non vede l'ora di alzarsi e camminare... So che non riesce a sopportare di stare fermo...” spiegò senza rivelare della sera prima.
Kelly lo guardò dubbiosa, non perché pensasse che le avesse detto una bugia, piuttosto non tutta la verità.
“Lo so anch'io, non sopporta il fatto di dover aspettare! In questo assomiglia molto a mio padre”, disse Kelly decidendo di lasciare perdere il suo sospetto per il momento.
“Potete rientrare”, disse il dottore raggiungendoli. “Vorrei poterlo tenere qui in osservazione per altri giorni ma l'ospedale è pieno e ci servono tutte le stanze possibili... Potrà andare a casa già questo pomeriggio”, spiegò. Ritornarono da Stan che li accolse con un enorme sorriso, visto che il dottore aveva detto anche a lui la sua imminente uscita.

 

 

 

“Indovina come si chiama l'avvocato di Johnson, capo?”, chiese Tim vedendo il capo arrivare.
“Charles Baxter”, sussurrò Gibbs guardando lo schermo su cui era comparsa una foto dell'avvocato e i suoi dati. “Ed è anche l'avvocato di Munro! McGee... portati...”. Si guardò intorno. Tony stava facendo crollare l'aggressore e Ziva non era ancora arrivata.
“Dorneget!”, chiamò, il giovane agente si girò di scatto e così facendo rovesciò un plico di carte appoggiato su una scrivania.
“S-si, capo?”, chiese imbarazzatissimo. Gibbs non rispose mentre McGee gli faceva segno di venire con lui.

 

 

“Ancora non vedo il mio avvocato... Non lo posso chiamare io?”, chiese Johnson a Tony che tranquillamente si stava pulendo le unghie. Il sospettato sbuffò, per poi spaventarsi quando la porta fu aperta con violenza.
Entrò Gibbs, subito seguito da Rebecca.
“È lui vero?”, chiese Gibbs e Rebecca annuì. Jacob impallidì riconoscendola.
“No! Non è vero! E tu lo sai! Ero lì ma...”
“Quindi eri lì?”, chiese Gibbs interrompendolo, mentre l'uomo si accorgeva dell'errore fatto. Certo di non avere altre chance crollò sul tavolo.
“Se vi dico qualcosa mi ammazzerà!”, implorò Johnson. Gibbs fece segno a Rebecca di uscire e lei lo fece accompagnata da Tony, poi si avvicinò moltissimo al criminale.
“Ho un'altra idea... Potrei rilasciarti facendo sapere in giro che hai spifferato tutto... Credi che ti crederanno se gli negherai tutto...?”, lo minacciò e lui impallidì.
“Oppure potrebbe parlare e tutto questo non succederà”, continuò Gibbs.
Jacob abbassò gli occhi sul tavolo.
“Mi ha chiamato per dirmi che c'era un lavoro per me, mi avrebbe dato dei soldi... Non sapevo che sarebbe morto qualcuno!”
“E a casa dei Rossi?”
“Sempre lo stesso tipo, ma non dovevo uccidere nessuno, lo giuro! Dovevo solo prenderla e portarla da lui”
“Il nome”, disse Gibbs sempre minaccioso.
“Il mio avvocato, Charles Baxter”, confidò Johnson.

 

 

Note:

  1. Attraverso valli e monti è una canzone partigiana molto goliardica. “Attraverso valli e monti eroico avanza il partigian, per scacciare l'invasore all'istante e non doman!” Si riferisce alla volontà di Stan di fare tutto da solo, come gli ribadisce il fratello :D (ok... mi sto come al solito arrampicando sugli specchi -.-”)

  2. Intanto all'NCIS la situazione si surriscalda... Che penserà Ziva? Come agirà? Lo scoprirete il prossimo capitolo ;)

  3. Recensiteeeeee!!! :D

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Capitolo 12
*** Le parole delle canzoni, a recitarle, fan ridere. Invece, così cantate commuovono, sarebbe stupido riderne. ***


 Salve! Piccolo commento pre capitolo ;) Questo è il penultimo e quindi dopo il prossimo vi sarete finalmente liberati di me ;)
A parte gli scherzi... Mi dispiace avervi fatto aspettare tanto per questo capitolo ma spero che vi consolerà sapere che è moolto più lungo del solito. In fondo troverete dei link.... Sono i canti che danno nome ai titoli (non tutti... quelli che ho trovato ;) ) 
Basta... Smetto di annoiarvi ;)
Ci vediamo in fondo! Buona lettura!



Le parole delle canzoni, a recitarle, fan ridere. Invece, così cantate commuovono, sarebbe stupido riderne.




Ziva arrivò davanti alla casa di Baxter furiosa. Appena era arrivata a casa si era ricordata dove aveva già visto l'uomo entrato in casa dei Rossi: con Charles davanti al tribunale! Gli aveva detto che era un suo cliente.

Bussò con forza alla porta e, poiché nessuno rispondeva fece il giro della casa, niente macchina. Non c'è. Tornò alla porta d'ingresso e si sedette sui gradini, avrebbe aspettato anche la fine del mondo che quel.... tornasse a casa.

 

 

“Tony!”. L'agente si voltò nel sentirsi chiamato e così vide BJ arrivare di corsa.
“Capo, questo è Benjamin Gibson”, presentò Tony. “E lui è il capo, Gibbs”
“Hotch. Doveva dirmi. Qualcosa. Ma non. Si è fatto. Vedere. Credo che . Lo abbiano. Preso”, disse Gibson affannato.
“Andiamo a casa dei Munro, Tony, chiama McGee”, ordinò Gibbs mentre prendeva dal cassetto pistola e distintivo.

 

 

 

Quando McGee e Dornegett arrivarono a casa di Baxter Ziva era ancora lì.
“Ziva!”
“Non c'è”, disse semplicemente lei. McGee non ebbe tempo di dire niente perché il suo cellulare squillò.
"Che c'è Tony?”
“Hanno preso Hotch... Voi siete arrivati a casa di Baxter?”
“Qui non c'è nessuno, a parte Ziva...”
“Ziva? Fa lo stesso. Andate tutti a casa di Munro... Probabilmente lo tengono là!”, disse Tony e poi mise giù. L'agente non fece in tempo a dire Munro che Ziva si era già fiondata in macchina e, una volta accesa, sfrecciò a tutta velocità.

 

 

 

Due guardie... Ma il loro giro non va bene, per due minuti non c'è nessuno che controlla questa parte. Pfui, principianti. Pensò Ziva appollaiata e ben nascosta sopra un albero appena fuori le proprietà di Munro. C'era una porta, senz'altro chiusa, ma su quella porta c'era un'entrata per cani abbastanza grandi. Dovevano essere enormi ma non si vedevano in giro.
Ziva aspettò di non vedere più le guardie e con due balzi raggiunse la porta e senza troppa difficoltà entrò attraverso il buco per i cani. Era stata una mossa azzardata e lo sapeva, non poteva sapere se dentro quella porta ci fosse qualcuno. Ma era stata fortunata.
Aguzzò le orecchie, se Hotch era stato catturato ora lo stavano sicuramente “interrogando”, ma non con i modi gentili di Gibbs. Non si era sbagliata, sentì infatti un urlo, ma sembrava lontano. Si accucciò posando lìorecchio a terra. Si veniva da sotto il pavimento. In un attimo trovò le scale e sorrise vedendo che on erano di legno e che finivano in un corridoio buio. Per essere a capo di una importante organizzazione criminale non capisce niente di sicurezza. Questo corridoio dovrebbe essere illuminato a giorno... Meglio per me. Pensò Ziva mentre scendeva silenziosamente. In fondo al corridoio poteva vedere una luce provenire da una stanza. Sbirciò dentro e vide Hotch legato ad una sedia, con il sangue che gli usciva da vari tagli e dal naso, vicino a lui c'erano Munro, Wolton e Baxter. Ziva strinse i pugni fino a far diventare le nocche bianche. Poi notò due scagnozzi armati di mitra. Calcolando bene i tempi forse sarebbe riuscita a metterli fuori combattimento e anche a dedicarsi a quei tre. Ma è un rischio per Hotch. Le disse una vocina nell'orecchio, ma lei preferì non ascoltare. Si concentrò e...
NCIS! SIETE CIRCONDATI!”. Tony! Da fuori si sentiva la voce dell'agente amplificata probabilmente con un megafono.
“I tuoi amici sono venuti a riprenderti”, disse Wolton a Hotch.
“Non sono miei amici”, disse lui a fatica. Charles gli tirò un pugno.
“Non mentirci”, sussurrò Wolton.
“Forse è meglio spostarci da un'altra parte per continuare, probabilmente entreranno da poco”, disse freddamente Munro.
“Giusto. Andate ad aprire il passaggio”, disse Wolton facendo segno ai due scagnozzi che si diressero verso l'uscita, dove c'era Ziva, che sorrise vedendo la fortuna girare dalla sua parte.
Indietreggiò e poi si sollevò sul soffitto grazie a dei tubi che passavano su di esso. Aspettò facendo passare il primo e poi si gettò sul secondo in un attimo questo era a terra svenuto per un violento colpo alla testa provocato dalla pistola di Ziva. La quale puntò poi l'arma contro la schiena del primo scagnozzo che si era appena accorto di quanto era accaduto. Quando voleva Ziva poteva essere molto silenziosa.
“Appoggia l'arma a terra e poi mettiti queste”, gli sussurrò lei passandogli con una mano le manette. L'uomo eseguì saggiamente gli ordini. Quando ebbe finito Ziva sferrò anche a lui un colpo con il manico della pistola sulla nuca, facendolo cadere a terra svenuto.
Ritornò vicino alla porta.
“Dove sono finiti Edd e Greg?”, stava chiedendo Baxter.
“Vado a vedere”, disse Munro avviandosi verso la porta. Stava per entrare nel corridoio quando Ziva lo prese per un braccio e lo fece voltare mettendolo davanti a lei e puntandogli la pistola alla tempia.
“Ziva!”, disse Charles sgomento. “Posso spiegare io...”
“Muto”, lo zittì Ziva senza neanche guardarlo. “Buttate via le armi”, ordinò poi minacciando sempre Munro con la pistola. L'unico ad obbedire fu proprio il ragazzo. Wolton invece si posizionò vicino a Hotch e puntò la sua pistola su di lui.
“Fai qualcosa al ragazzo e io lo uccido”, disse con aria di sfida.

 

 

 

 

“Siamo pronti”, disse il capo della SWATT a Gibbs che annuì.
“Al tre”, disse lui. “1... 2... 3!!!!”. Lui e quelli che lo circondavano scattarono in avanti.
“A tutte le squadre! Tutti dentro!”, gridava il capo SWATT dentro la ricetrasmittente.
Tony entrò di corsa insieme a Gibbs. Si diresse subito verso le prime scale che trovò. Tutti i cattivi dei film tengono i prigionieri nelle segrete. I due agenti scesero abbastanza velocemente e poi, dopo aver guardato al di là degli angoli se ci fosse qualcuno, avanzarono nel corridoio. In un attimo trovarono i due uomini svenuti per terra e poi, più avanti, la porta.

 

 

 

“Ti consiglio di mettere via l'arma... Puoi sentire anche tu che i miei sono arrivati”, disse Ziva.
“I miei uomini li fermeranno!”, disse Wolton.
“I tuoi uomini sono dei codardi”, rispose Ziva.
“Però adesso siamo due contro uno...”
“Di pure uno e mezzo”, disse Ziva senza ancora degnare di un'occhiata Baxter.
“Sempre in maggioranza”
“Io non ne sarei così sicuro”, disse Gibbs arrivando in quel momento dietro le spalle di Ziva, subito seguito da Tony.
Wolton girò lo sguardo da Tony a Gibbs a Ziva e poi abbassò l'arma buttandola a terra, imitato da Baxter.
Ziva allora lasciò Munro e si avvicinò a grandi passi ai due. Prima che qualcuno potesse alzare un dito per fermarla, il naso di Charles era diventato una specie di gelatina rossa. Poi, sempre senza dire una parola uscì.
In quel momento arrivarono altri agenti e presero in custodia i tre uomini, mentre Gibbs e Tony liberavano Hotch. Prestissimo sarebbero arrivati i paramedici che l'avrebbero portato in ospedale.
“Sto qui io... Vai”, disse Gibbs fissando Tony negli occhi, il quale non se lo fece ripetere due volte e uscì a cercare Ziva.
“Rebecca...”, provò a dire Hotch.
“È salva all'NCIS”, disse Gibbs ma l'agente scosse leggermente la testa.
“Rebecca... è sorella di Angus”, riuscì a dire Mark.
“Non credo che voglia saperlo”, rispose Gibbs.
“Ma Angelina è anche mia madre”, rivelò Hotch con estrema fatica. “Mio padre l'ha salvata da quella vita e poi l'ha sposata...”
“Ti sei offerto volontario per questo lavoro”, capì Gibbs.
“Volevo vedere se potevo salvare mio fratello come mio padre aveva salvato mia madre...”
“Hai trovato una sorella”, lo rincuorò Gibbs per poi lasciarlo alle cure dei medici.

 

 

 

Tony trovò Ziva in un parco lì vicino. Si dondolava su un'altalena pigramente, lo sguardo fisso in terra. Ton si sedette nell'altra senza dire niente.
“Mi aveva detto che non c'entrava niente... Sembrava sincero”, disse Ziva senza guardarlo.
“Dovresti averlo imparato da Gibbs a questo punto: mai fidarsi di un avvocato”. Zee abbozzò un sorriso triste, intuendo che il collega voleva provare a tirarla su di morale.
“Lo sai anche tu che neanche lui rispetta molto le sue regole... La Hart...”, rimbeccò Ziva. Tony ridacchiò.
“Io non sono un avvocato... Ci sarò sempre per te...”, le sussurrò dolce dopo un po' di silenzio.
“Tony... Devo... Ho... Sono un po' confusa, ok? Dammi un po' di tempo per pensare...”
“Ok... Ti riaccompagno a casa, Gibbs credo voglia andare con Hotch in ospedale, che probabilmente sarà lo stesso di Stan... Sai che lo fanno andare a casa oggi?.... Comunque sia, sono senza macchina”
“Allora sono io che devo accompagnarti a casa...”
“Ma tu sei scossa quindi guido io... anche perché voglio rimanere vivo un altro giorno”, disse sorridendo. Ma Ziva stavolta non stette al gioco e semplicemente gli lanciò le chiavi per poi seguirlo verso la sua macchina.

 

 

 

 

 

“Ma non voglio andare in carrozzina! Sembrerò uno sfigato che non riesce a stare in piedi!”, protestò Stan.
“Amore... Tu non riesci stare in piedi! Su dai... Fallo per me”, provò Kelly.
“Te lo consiglio, o così o sulle spalle di qualcuno come un sacco di patate”, intervenne Gibbs arrivando in quel momento. “Come va?”
“Molto meglio! Come vedi mi fanno uscire! Quindi un po' posso muovermi”, rispose Stan.
“Ti fanno uscire solo perché non c'è più posto in ospedale!”, lo rimbeccò Kelly mentre Stan roteava gli occhi. “Come posso fare per convincerti senza usare la forza?”
“Tu meglio se non ne usi troppa di forza con quel bel pancione”, disse Stan toccandolo con dolcezza.
“Mi basta uno schiocco di dita per chiamare quell'infermiere bello e muscoloso laggiù”, lo stuzzicò Kelly. Poi fece una smorfia.
“Amore tutto bene?”, chiese Stan tutto ad un tratto preoccupato, ma Kelly fece un sorriso.
“Il nostro piccolo sarà un bel ometto forte come il suo papà”, sussurrò dolce. Stan sorrise di rimando.
“Questo vuol dire che sono abbastanza forte e posso non usare quella carrozzella?”, disse Stan sempre piano.
Kelly fece replicare quando furono interrotti da Gibbs che, senza che nessuno dei due innamorati se ne accorgesse, era sparito per un po'.
“Ti consiglio di fare come dice, Stan... è testarda come sua madre in queste cose”, scherzò Gibbs portando la carrozzina di fianco al letto. “E poi dovete venire a pranzo da me; quindi sbrigatevi che ho fame”, spiegò Gibbs prendendo il cognato per un braccio. Stan sbuffò ma alla fine si decise e, con l'aiuto di Gibbs salì sulla sedia e si fece condurre verso l'uscita.
Uscendo Gibbs si fermò un attimo a guardare nella stanza dove avevano messo Hotch. McGee aveva fatto come gli aveva detto e ora in compagnia dell'agente c'era Rebecca. Sorrise e andò avanti.

 

 

Il giorno dopo c'era il funerale di Stefan, con tutti gli onori. C'era tutta la squadra, il coro e i commilitoni di Stefan. I signori Rossi erano distrutti, proprio come Rebecca che si stringeva all'appena trovato fratello. Avevano subito stretto un legame. Hotch le aveva parlato di sua madre di come non avesse voluto abbandonarla; ma non sapeva ancora cosa avrebbe fatto, sapeva solo che voleva sfuggire a Munro. Avevano anche provato a ritrovarla, sua madre e il papà di Hotch, ma i dati erano segretati e poi “mamma” era convinta che avesse trovato una buona famiglia e che fosse felice.
“Aveva ragione... Ma mi sarebbe piaciuto conoscervi prima”, aveva risposto Rebecca, comunque sollevata dal fatto che sua madre non l'aveva abbandonata perché non le voleva bene. Appena fosse partito il coro sarebbero partiti anche loro, le aveva promesso Hotch, sapendo che la sorellina era divisa tra la voglia di andare a ritrovare sua madre e il dispiacere di partire prima della festa per la partenza del coro organizzata da Rose. La quale si sarebbe svolta sabato, e cioè due giorni dopo il funerale di Stefan.

 

 

 

“Siete sicuri che non vi serva aiuto? Posso dire a Gio che non riesco ad andare”, disse Gibbs a Kelly e Stan.
“No, no! Vai a quella festa, papà! Che ci potrebbe succedere?”
“Lo sai che dovrebbe nascere tra poco... Che farete se accadesse proprio questa sera?”, chiese Gibbs sfiorando il pancione di Kelly. “Con Stan e la sua gamba...”
“Ce la possiamo cavare. Justin abita qui vicino e io...”, disse Stan ma subito Kelly lo interruppe.
“C'è Justin qui vicinissimo e questo ci basta! Tu non ti muoverai da qui senza un aiuto e tu andrai a quella festa a cui so che ci tieni”, disse rivolgendosi prima a uno poi all'altro come se fosse una minaccia. Gibbs alzò le mani.
“Mi arrendo... Ma chiamatemi qualunque cosa accada!”, disse prima di uscire.

 

 

 

 

 

 

 

“Finalmente! Forza, entrate”, disse Gio agli ultimi invitati. Gli altri erano tutti già seduti al lungo tavolo.
Con grande piacere di Gio tutti i gruppi si erano mescolati: il coro, i commilitoni amici di Stefan e la squadra di Gibbs, tra cui spiccava per il suo strano vestito e i codini svolazzanti Abby, seduta vicino al più rigido degli amici di suo figlio e Stefano, un omaccione con una folta barba nera.
Ducky invece aveva già intavolato un'allegra discussione con due coristi, anche se a parlare sembrava fosse solo lui. Tony era stato acchiappato da Tino mentre Ziva doveva aver fatto amicizia con Luigi, un corista alto e magro, il quale scambiò uno sguardo d'intesa con Tino, rivelando così a Gio che ci doveva essere un piano e che in qualche modo c'entravano i due agenti. Tim non si perdeva una parola di Bepi che era seduto tra lui e un amico di Stefan. Gibbs era vicino a Hotch e a Rebecca da una parte e un marines dall'altra, e probabilmente doveva averlo in qualche modo già incontrato visto come parlavano con simpatia. Sua moglie non c'era... Probabilmente era a litigare con il cuoco per la cena. Sorrise vedendola arrivare proprio dalla cucina. Le si avvicinò e poi andarono insieme al loro posto a capotavola.
Picchiò leggermente la forchetta sul suo bicchiere ottenendo silenzio. Lo riempì di vino e poi lo alzò.
“Siamo qui per fare festa! Per fare festa al coro SAT che finalmente è venuto qui a Washington e che adesso riparte per tornare con sollievo tra le rassicuranti e bellissime montagne trentine”, fece una pausa.
“Ma siamo qui anche per ricordare Stefan: un caro amico, un compagno fedele e un figlio straordinario”
“Ma se lo vogliamo davvero ricordare non possiamo farlo meglio che nel far festa, perché il suo animo era festoso, la cosa che più gli dispiaceva era vedere il viso triste di un amico”
“Se fosse qui si aprirebbe in un sorriso e direbbe: Ehi! Che sono quelle facce tristi? Si metterebbe a fare il pagliaccio pur di veder spuntare un sorriso invece che dei musi”
“Brindo a Stefan, che riempiva di letizia le mie giornate, e che da lassù ancora le riempirà!”, disse infine alzando il bicchiere e bevendo il vino, subito imitato dagli altri. La festa ricominciò subito allegra.

 

 

 

Kelly e Stan stavano comodamente sdraiati sul divano, abbracciati stretti sotto una grande coperta. Si stavano guardando un film d'avventura e ricco d'azione, nessuno dei due era molto appassionato a romanzi rosa sdolcinati. Non che prestassero troppa attenzione al film, che avevano anche visto milioni di volte, erano intenti a scherzare e chiacchierare contenti di essere insieme e a casa finalmente.
“Mi è arrivata una lettera stamattina”, disse Stan ad un certo punto, ormai il film era finito e stavano andando i titoli di coda senza che i due sposini se ne accorgessero. Kelly si voltò a guardarlo in faccia.
“E...?”, chiese Kelly.
“Mi hanno proposto di stare qui e fare l'istruttore a Quantico”, rispose Stan sorridendo. “Dicono che nelle mie condizioni non potrei mai tornare a fare missioni ma che il mio grande talento verrebbe sprecato se... off”. Kelly gli aveva tirato una lieve gomitata.
“Non mentirmi! Non ti hanno detto così!”, scherzò lei sorridendo.
“Oh si invece! E hanno aggiunto che sono anche molto intelligente! E sai perché lo dicono?”
“No, perché?”
“Perché ho sposato la donna più bella e intelligente del mondo”, disse Stan prima di darle un bacio.
“Allora forse posso crederti”
“Ah si? Ora puoi credermi?”, scherzò Stan andandole a fare il solletico sul collo.
“Si! Ah! Staaan!”, gridò Kelly cercando di sfuggire alle mani del marito.
“Stan, Stan!”, gridò di nuovo Kelly e lui si fermò, aveva sentito una nota diversa nella voce della moglie.
“Mi sa che mi si sono rotte le acque”, disse Kelly senza preavviso.
“Cosa?”, gridò Stan. “Maledizione!”. D'istinto cercò di alzarsi.
“No, no, non alzarti!”, disse Kelly alzandosi lei. “Te lo proibisco con quella gamba!”
“Ma... Kelly!”
“Niente ma! Tieni, chiama tua fratello, i tuoi genitori... mio padre, chi vuoi ma chiama qualcuno e in fretta!”, disse mentre incominciava a camminare un po' su e giù.
“Justin è qui vicino... Lo chiamo”, disse Stan mettendosi il cellulare all'orecchio.

 

 

 

Bepi si alzò in piedi richiamando l'attenzione della sala.
“Siamo stati molto felici quando Gio e Stefan ci hanno chiesto di venire qui a Washington. Anche se è successo questa tragedia, che ci addolora tutti, siamo tutt'ora felici di essere venuti...”. Fece una pausa. “Abbiamo conosciuto nuove persone e fatto nuovi amici. In particolare vorrei ringraziare Gibbs e la sua squadra che sono riusciti a mettere dietro le sbarre gli uomini che hanno ci hanno tolto un amico, un fratello e un figlio che non dimenticheremo mai. Per questo vorremo dedicare a ciascuno di voi una canzone”. L'ultima frase fu salutata da un gran battito di mani e dalla risposta pronta del coro che si alzò e si mise nella solita posizione a semicerchio.
“Il primo canto lo vorremo dedicare a Gibbs. Di te abbiamo sentito tante cose, anche se credo che molte siano leggende...”, cominciò Bepi guardando fisso Gibbs, che ammiccò. “Quello di cui possiamo essere certi è il tuo affetto per la tua squadra, sei una specie di padre per loro, a volte severo certo.. Ma quale padre non lo è? In più sappiamo che lo sei veramente e addirittura stai per diventarlo doppiamente... Con questo canto volevo anche augurarti buona fortuna da nonno a neo nonno”. Tutti sorrisero e applaudirono, anche Gibbs che, con sorpresa dei suoi agenti, non aveva fatto commenti ma si limitava a sorridere. Subito però i battiti di mani cessarono e il coro poté partire.

(Canto)

 http://www.youtube.com/watch?v=v2i5Oc9uXOU 

 

 

Appena finirono gli applausi si fece di nuovo avanti Bepi.
“Il secondo canto è meno soporifero, ve lo prometto”, scherzò riferendosi al fatto che avevano iniziato con una ninna nanna.
Non poté continuare perché proprio in quel momento squillò il telefono di Gibbs.
“Scusate”, disse lui sorprendendo per l'ennesima volta i suoi colleghi.
“Gibbs”, rispose e nel secondo dopo gli si spalancarono gli occhi. Subito si alzò prendendo la giacca e chiudendo la chiamata con un secco “Arrivo subito”. Alzò gli occhi su tutti i presenti che si erano momentaneamente fermati e poi si aprì in un incredibile sorriso.
“Stai per diventare nonno!”, gli giunse in aiuto Gio, notando che Gibbs non trovava le parole. Si alzò anche lui e in due passi lo raggiunse abbracciandolo mentre la sala scoppiava in un applauso fragoroso e festante.
“Devo andare”, disse semplicemente Gibbs mollando la presa stretta dell'amico.
Salutò tutti con la mano e poi uscì di corsa.
“Scrivici qualunque cosa succede!”, gridò Abby.
“Auguri neo nonno!”, gridò Tony sicuro di guadagnarsi uno scappellotto alla prima occasione ma altrettanto sicuro di non essere mai stato così felice di prenderlo.
Dopo un attimo la sala si quietò di nuovo, o almeno ritrovò quel po' di silenzio che permise a Bepi di riprendere la parola.
“Si sa, i nonni sono famosi per la loro voglia di raccontare storie ai nipotini, spesso incentrate sulle loro fantastiche avventure di quando erano giovani. Anche se non credo che il, o la, nuovo nato/a troverà un nonno particolarmente chiacchierone, sappiamo per sentito dire, e oggi l'abbiamo con gioia confermato, che l'amico del nonno adora gli aneddoti almeno quanto li adoro io”. A queste parole molti sorrisero guardando Ducky a cui si erano illuminati gli occhi.
“Dottor...”
“Ducky”
“Ducky...”, ricominciò Bepi. “vorremo dedicarti questa canzone proprio in virtù de tuo grande dono del raccontare aneddoti e storie. È un canto semplice e breve ma a me piace molto... Sono dei veci, dei vecchi, che raccontano che nell'anno '47 si poteva camminare sul ghiaccio”

(Canto)
 http://www.youtube.com/watch?v=5XkWz0gTOP8 

 

 

“Un'altra persona che abbiamo conosciuto purtroppo solo oggi...”, incominciò Bepi. “...è Abby. Che ci hanno detto essere una goth ma che a dispetto di questo è una scienziata solare ed allegra, che sa trovare in ogni cosa un positivo. La canzone che vorremo dedicarle ha un ritmo danzante e allegro anche se la storia non è molto felice. Narra infatti di un grillo e una formica che si vogliono sposare
ma, ahimè, il grillo è troppo emozionato e cade sbattendo la testa e la povera formica non può fare niente per salvarlo”

(Canto)
 
http://www.youtube.com/watch?v=zw0PV6Mw1fU

 

 

 

“Ma passiamo agli agenti conosciuti!”
“Abbiamo scoperto con gioia che uno di voi è un nostro grande ammiratore e che gli piace anche il nostro amato Trentino... Anche se purtroppo non ci è potuto ancora venire...”, disse Bepi guardando McGee.
“Per questo, Tim, volevamo dedicarti proprio l'inno al Trentino, la nostra amata patria! Sperando che si realizzi presto il tuo sogno e tu ci venga presto a trovare!”

(Canto)
 http://www.youtube.com/watch?v=8aREbSgfCsw

 

 

Con sorpresa di tutti questa volta non fu Bepi a farsi avanti, ma Tino che si aprì in un sorrisone furbo.
“Allora giovanotti! Gli agenti rimasti sono due!”, esordì a suo modo. “C'è la bella israeliana Ziva”, disse indicandola con la mano destra.
“E Tony, di origini italiane”. Lo indicò con la mano sinistra. Solo allora Gio si accorse che i due erano a due alti opposti della lunga tavolata ma che in questo modo si guardavano bene in faccia. In più erano in un certo senso da soli perché durante la cena erano circondati entrambi solo da gente del coro. Capì dunque la mossa di Tino ad inizio serata.
“Abbiamo deciso di dedicare a loro due una canzone un po' speciale... Non perché lo sia di per sé... Ma perché questi due giovanotti lo sono... Insomma! Sanno e non vogliono capire! Io non dico nient'altro... chi ha orecchi per intendere...”. Tino lasciò in sospeso la frase guardando fisso prima Tony, poi Ziva, poi di nuovo Tony e infine tornando a posto.

(Canto)

http://www.youtube.com/watch?v=pXMnXUDTkUw&list=PL8u-Kd6NPCS5osgql8vybN32xXQ8yzIsb&index=9

 

 

Infine si fece di nuovo avanti Bepi.
“L'ultima canzone la vorremo dedicare a Stefan. Il canto è: Il testamento del capitano. Per chi non la conosce il testo potrebbe sembrare un po' strano.. Macabro... Ma basta sentirla e le parole assumono un significato più alto. Le parole delle canzoni, senza musica, non dicono veramente quello che vogliono dire... Perché la musica gli da quel significato in più che le rende uniche. Comunque anche loro sono importanti quindi vi farò un piccolo riassunto di quel che dice la canzone. Il capitano della compagnia chiama i suoi alpini perché sta per morire e vuole dire le sue ultime volontà. Vuole essere diviso in cinque pezzi per poter essere dato alle parti più importanti della sua vita. Le prime vanno al battaglione e alla patria che, in quanto coraggioso alpino gli sono cari e vuole difendere. La terza e la quarta vanno alla mamma e alla bella, perché non lo dimentichino. L'ultima va invece alle amate montagne, perché la riempiano di fiori”


(Canto)
 http://www.youtube.com/watch?v=0JAh5dIo0Dc&list=PL8u-Kd6NPCS5osgql8vybN32xXQ8yzIsb&index=31

 

La canzone finì tra gli applausi e le lacrime di Gio, Rose e Rebecca che andarono poi ad abbracciare Bepi e anche gli altri del coro.
“Grazie...”, disse commosso Gio e Bepi s limitò a sorridere e a dargli una pacca sulla spalla.

 

 

“McGee!! Lo so che loro sono i tuoi idoli e poi se ne vanno, anch'io ci ho fatto amicizia! Sono simpaticissimi! Ma Gibbs!! Gibbs sta per diventare nonno! E Kelly e Stan genitori! Dobbiamo andare lì! Dai salutiamo! E non dirmi di andare che posso andare io e tu resti... Mi hai accompagnata tu se non ti ricordi! Il mio carro funebre è dal meccanico!”. Abby stringeva il braccio a McGee così forte che il giovane agente temette per un po' di perderlo. Perché aveva accettato di accompagnare Abby? Sarà perché così sareste stati da soli soletti nella tua macchina? Perché speravi che ti invitasse a salire a casa per un the? Disse una voce nella sua testa ma Tim la scacciò, ci avevano già provato, e non aveva funzionato...
“Dai Tiiim”, o pregò Abby ancora e così l'agente sospirò e annuì, e insieme si diressero verso Gio, Bepi e gli altri del coro per prendere congedo.
“A proposito... Sai dove sono finiti Tony e Ziva?”, chiese McGee quando finalmente Abby, soddisfatta di averlo fatto cedere, si era azzittita. Alla domanda Abby si guardò intorno con sguardo indagatore ma non li trovò.
“Non li vedo dalla fine della canzone dedicata a Stefan...”, disse McGee.
“Saranno andati a prendere una boccata d'aria...”, disse Abby con un tocco di malizia. Anche Tim sorrise.
“Hai notato anche tu che sta succedendo qualcosa tra i due?”, chiese McGee.
“Sì... Da un po'... E vista la canzone l'hanno capito anche i tuoi coristi”
“Chissà se Gibbs lo sa...”
“McGee! Sei riuscito ad accorgertene tu!”, disse Abby e l'agente non poté replicare perché erano arrivati dal gruppo di Gio, Bepi, Rose e gli altri.
“Tim! Abby!”, li salutò Tino con fare amichevole. “Forse dovevamo dedicare una canzone di coppia anche a loro”, aggiunse sottovoce all'orecchio di Bepi, che annuì sorridendo.
“Immagino che vogliate andare da Gibbs”, disse invece Gio. E i due agenti annuirono.
“Allora salutatemelo e avvertitemi se succede qualcosa.... Se aspetto lui passeranno altri quarant'anni!”. Scoppiarono a ridere e poi si salutarono, con Mcgee che cercava di stringere la mano a tutti quelli del coro ringraziando e facendo complimenti mentre una Abby ormai impaziente cercava di tirarlo via.
“Abby... Lascia che Timothy rimanga qui... Voglio andare anch'io dal neo nonno”, disse Ducky sopraggiungendo. Al sentirlo Mcgee tirò un sospiro di sollievo mentre Abby mollava il suo braccio e si apriva anche lei un sorriso.
“È stato un piacere conoscervi”, disse Ducky stringendo la mano a Gio, Bepi e gli altri.
“Il piacere è stato nostro, dottore”, rispose Bepi.
“E io le faccio la stessa richiesta che ho fatto prima a Tim”, disse Gio strizzando l'occhio.
“Ma certo! Mi ricordo di quella volta in cui-”
“Duck!”, lo richiamò spazientita Abby. Il dottore fece l'occhiolino agli altri e, presa Abby a braccetto si incamminò con lei. Mentre stavano uscendo incrociarono due raggianti Tony e Ziva, e sorrisero a loro. Abby poi incrociò gli occhi di Tony e si toccò le labbra, facendogli l'occhiolino. Tony guardò la strana coppia che si allontanava e poi Ziva. E sia accorse che quella sera aveva messo un bellissimo rossetto rosso. Tirò fuori un fazzoletto e si strofinò le labbra sporcandolo del rossetto di Ziva.
“Questo lo conservo”, le sussurrò facendole vedere la sbavatura. Lei sorrise di rimando ma non commentò.

 

 

Infatti Tony e Ziva erano effettivamente andati a prendere una “boccata d'aria”.

Qualche minuto prima.

“Dimmi la verità”, esordì Ziva. “Hai chiesto tu a Tino di organizzare tutto questo?”
“Io? In verità speravo l'avessi fatto tu... Ma mi sa che l'ha pensato tutto da solo”, rispose Tony abbozzando un sorriso.
“Tino...”, gli scappò una piccola risata.
“La canzone era bella però...”. Ziva lo guardò negli occhi fermandosi davanti a lui sentendolo dire così. “Ho letto il testo... O meglio la traduzione. Forse non è alta poesia, ma cantata dal coro... Era.. Era.. Dolciss-”. Tony non poté continuare perché Ziva gli tappò la bocca con un bacio, che lo lasciò sorpreso, ma solo per un attimo. Rispose con passione, ritrovando le miriadi di emozioni che aveva provato la prima volta nel suo rifugio segreto.
“Hai ragione... Proprio bella”, disse Ziva prima di riprenderlo a baciare. Sentire il coro cantare quella canzone gli aveva come aperto gli occhi. Aveva visto il suo falso amore con Charles, e Tony che le era sempre affianco, sempre pronto a darle una mano, sempre pronto a dubitare dei suoi fidanzati. Ridacchiò tra le sue labbra e Tony sentendolo si staccò.
“Che succede?”, sorridendo a sua volta.
“Mi chiedevo come ho fatto a non accorgermi della tua gelosia”, gli sussurrò lei sulle labbra.
“Se ti può consolare neanch'io sapevo bene di essere geloso”. Ridacchiarono entrambi: della loro cecità davanti a queste cose evidenti, di come i loro due amici coristi l'avessero intuito subito, delle occhiate che lanciava loro McGee, cercando di capire cosa stesse succedendo tra loro quando loro stessi non lo sapevano.
“Torniamo dentro... Si chiederanno dove siamo finiti”, sussurrò Ziva.
“Bene, perché vorrei scambiare due parole con Tino”, sorrise Tony prendendola per una mano e conducendola di nuovo verso la sala.

 

 

 

Quando Ducky e Abby arrivarono in ospedale era ormai tutto finito. Trovarono Stan, Gibbs, Justin e i due genitori di Stan vicino al nido. Stan aveva acconsentito a star seduto su una sedia a rotelle ma stava comunque con la schiena bella dritta a guardare al di là dal vetro con le lacrime agli occhi.
“Auguri neo padre!”, gridò Abby correndo verso Stan ,a fermandosi appena in tempo ricordandosi della sua gamba. Stan si girò per un attimo con un sorrisone sulle labbra a salutare Ducky e Abby e poi si girò di nuovo verso il nido.
“Allora... è maschio o femmina?? Non ho ancora capito perché non lo avete voluto sapere prima”, disse Abby con più calma.
“È un bellissimo maschietto!”, disse Justin agitato al pensiero di diventare zio ma ancora in possesso della parola. Cosa che gli altri sembravano aver perso nella tensione di guardare l'infermiera con in braccio il piccolo bimbo di Stan e Kelly.
Stan lo prese in braccio rilassandosi finalmente sulla sedia.
“Ciao piccolo”, sussurrò. Poi alzò gli occhi su Justin che annuì.
“Subito neo padre”. Fece il saluto militare e poi si mise dietro il fratello per spingere la carrozzina fino alla camera di Kelly.
“Permesso?”, disse entrando. Vedendo gli sguardi che correvano tra i due sposini sorrise e, chiudendo la porta, uscì.
Stan, che Justin aveva posizionato vicino al letto sorrise e depose il piccolo tra le braccia della madre.
Kelly rise guardandolo.
“Sei bellissimo”, sussurrò toccando il capo. Il bimbo dormiva tranquillo.
“Ora dovremo rivelare il nome... Quelli di là scalpitano”, disse Stan e facendo forza sulle braccia si sedette sul letto mentre Kelly gli faceva spazio.
“Ci sarà un esercito li fuori”, disse Kelly con una finta smorfia.
“Un esercito di simpaticoni però”, cercò di rinquorarla Stan, senza smettere di guardare il figlio.
“Li chiamiamo allora?”
“No dai... Facciamoli attendere ancora un po'”, disse Stan mettendosi più comodo e sentendosi l'uomo più fortunato del mondo guardando il figlio sbadigliare e mettersi un ditino in bocca.

 




1) Sì, sono terribile! Come gli altri dovrete aspettare ancora un po' per sapere il nome del figlio di Kelly e Stan ;) Che ve ne pare? Recensite per piacereeee!!!
2) E qui sotto ecco i link promessi all'inizio del capitolo! Trovate il come del canto, il link e poi se è cantato o meno dalla SAT :) 

- Il canto del minatore: http://www.youtube.com/watch?v=ubGujE3y0Jg (00.30) -no SAT-

- Sul ponte di Bassano: http://www.youtube.com/watch?v=__M9Lx5OAtU -no SAT-

- Il fiore di teresina: http://www.youtube.com/watch?v=GOFFna4t6qs -SAT-

- Girolemin: http://www.youtube.com/watch?v=nO54qsTUkpQ -no SAT (ma simile)-

- Val più un bicchiere di Dalmato: http://www.youtube.com/watch?v=3Mw-YPtzBOU -no SAT-

- Ama chi t'ama: http://www.youtube.com/watch?v=V9LelVUvOm8 -coro allievi della SAT-

- La sposa morta: http://www.youtube.com/watch?v=XNjfQwvMYmI -SAT- (errore all'inizio... di Trento, non di Padova!!)

- Cara mama mi voi Toni: http://www.youtube.com/watch?v=QpQ0JN-rr1A -mi sembra il coro SAT, non posso essere sicura-

- Attraverso valli e monti: http://www.youtube.com/watch?v=OUecAJOUQ0o -no SAT-

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Capitolo 13
*** L'è tre ore che son chi soto ***


 

L'è tre ore che son chi soto

 

 

 

 

 

Tutto era pronto.
Ne sei sicuro? Non abbiamo dimenticato qualcosa?”
No, Stai tranquillo!”
Tutto era pronto e stava per iniziare.
Aspetta! Non sono pronto! Devo... Devo..”
Sei pronto, stai calmo”
McGee ormai non sapeva più come trattenere Tony quando gli giunse in aiuto Gibbs dandogli un colpetto sulla nuca.
Grazie capo”, disse Tony riconoscendo di averne bisogno.
Poi arrivò lei e Tony al vederla pensò di svenire. A braccetto di Eli David venia Ziva in un vestito bianco che le stava alla perfezione. Era bellissima!

 

“Ma si chiama come me, zio Duck!”, disse il bambino interrompendo il racconto.
“Sì, ma quello è il cognome per loro, David”, rispose lo “zio”. Il bambino ci rimuginò su un pochino. “Non ti preoccupare Dave, è nato come nome e poi chissà perché è diventato un cognome”, lo rassicurò vedendolo così pensieroso.
“Mi racconti la storia del mio nome?”, chiese allora il bambino. Ducky sorrise, non era proprio tanto interessato al bellissimo abito da sposa di sua “zia”.
“Va bene allora, ti chiami David, che significa l'amato. Il nome viene dall'ebraico, come la zia Ziva a cui tua mamma tiene molto, e così, visto anche il bellissimo significato che ha questo nome ha deciso di chiamarti così.”, concluse zio Duck.
“E anche perché ti amiamo dal primo giorno in cui sei nato e anche da prima, Dave”, aggiunse suo padre arrivando.
“Papà!”, gridò Dave sfuggendo dallo zio e raggiungendo Stan. Lo abbracciò da sinistra, aveva imparato ormai che era meglio abbracciarlo da lì.
Stan si accucciò e lo prese in braccio.
“Ti sei comportato bene con zio Duck?”, chiese poi al bimbo.
“Si è comportato benissimo! Gli stavo appunto raccontando delle storie”, disse il dottore.
“Ad esempio quale?”
“Matrmoieo.... Matr.kcn-”
“Matrimonio di chi?”, disse Stan andandogli in aiuto con quella parola difficile.
“Di zio Tony e zia Ziva!!”, rispose Dave.
“Chi ci chiama?”, chiese Tony sbucando dalla porta d'ingresso che aveva trovata aperta dal rientro di Stan.
“Zio Tony!”, chiamò Dave svincolandosi dalle mani di suo padre.
“Ti abbiamo riportato la tua bella”, disse Ziva a Stan facendo poi entrare Kelly mentre Tiny faceva giocare Dave.
Ora Kelly era ufficialmente nella squadra di Sharpe, era finito il tempo di prova e tornava a casa sempre più contenta del suo lavoro, duro certo ma ricco d soddisfazioni se tutto finiva per il meglio, e con una squadra che lavorava duro come i fucilieri di Sharpe* questi finali c'erano spessissimo. Kelly sorrise al ricordo della sua sorpresa nel sentire definire la squadra così, nessun'altra aveva un nome. Ma poi gli avevano spiegato che tutti, nessuno escluso, erano stati cecchini nell'esercito prima di passare all'NCIS oppure avevano fatto almeno l'addestramento da cecchini. Kelly allora aveva riso dicendo che con un padre come il suo anche lei se la cavava con i fucili di precisione.
“Noi andiamo... Ciao!”, salutarono gli Tony, Ziva e Ducky, lasciando sola la famiglia Foster.

 

 

 

 

“Tu ti ricordi quando mi hai chiesto di sposarti?”, chiese Ziva a Tony che annuì.
“Come potrei dimenticarlo? Credo che tutto il tuo vicinato se lo ricordi”, scherzò lui e Ziva ridacchiò.
Tony per tutta riposta accese la radio e subito si sentì la voce del coro della SAT cantare la canzone in questione, portando i due agenti a qual giorno speciale.

 

 

Sei sicuro che funzionerà?”, chiese Tony.
Certo, giovanotto!”, rispose Tino dall'altro capo del telefono. “le donne adorano le serenate”
Anche le piccole ninja israeliane?”
Fidati, giovanotto, le conosco bene le donne!”, rispose Tino mettendo poi giù senza dare a Tony la possibilità di replicare.

 

Tony con un ultimo sospiro e con un ultimo ricordo di quel dialogo fece partire la radio. Subito da essa uscì la canzone consigliata dall'amico corista: L'è tre ore che so chi soto. Tony non era sicuro di niente, ma ormai si era deciso e con il cuore in gola guardava quella finestra che non si decideva ad aprirsi.
Tony! Che ci fai qui?”, chiese Ziva arrivando in quel momento alle sue spalle in tenuta da jogging. Tony sorpreso si era girato. L'ora di jogging! Pensò mettendosi mentalmente una mano sulla fronte.
I-Io...”, era quasi tentato di rinunciare ma poi prese il coraggio e, fatta ripartire la canzone si inginocchiò davanti a lei.

 

L'è tre ore che son chi soto
con chitara e mandolin
e non so capir nagota
se non te vedo comparir.

 

Si sentì provenire dalla radio e Tony incominciò.
Sono anni che ti aspetto. Forse non con chitarra e mandolino e non sotto la tua finestra ma in un certo senso è così. Per il primo tempo forse neanche io mi accorgevo di starti aspettando. Ma di una cosa sono sicuro, tutto acquistava, e acquista, un senso solo quando ci sei tu intorno a me”, disse mettendo pian piano la mano in tasca mentre intorno a loro incominciava a formarsi un po' di folla.
Ziva David... Mi vuoi sposare?”, disse infine aprendo la scatolina che aveva tenuta nascosta. Dentro un bellissimo anello luccicava. Ziva trattenne il fiato e tutti poterono vedere gli occhi della piccola ninja israeliana diventare umidi.
Sisisissi!!!”, gridò finendogli tra le braccia mentre intorno a loro la folla scoppiava in un applauso.

 

 

“Una cosa ancora mi chiedo... Come sapevi che era la mia canzone preferita?”, chiese Ziva al marito. Tony la guardò e ricordandosi del suo dialogo con Tino sorrise.

 




Fine...




Note:
1) 
BUONA PASQUA A TUTTI!!!!!!!!!

2) * Come ho già precedentemente detto i personaggi della squadra di Kelly sono presi da dei libri di Bernard Cornwell in cui il protagonista è un capitano, ed è un capitano di una compagnia di fucilieri. Infatti uno dei libri si chiama: I fucilieri di Sharpe ;)

3) Ed ecco qui l'ultimo capitolo! Devo essere sincera... Non mi convince per niente -.-” Voi che ne pensate?? Per piacere recensiteeeeeee!!! :D

4) Ringraziamenti:
Ringrazio Fink1987, Giansen, jjk, Eire_ , CCSerena89, LittleG e piccola milla per aver recensito almeno un capitolo! :D 
Ringrazio chi ha inserito la storia tra preferite, ricordate o seguite e anche chi ha letto soltanto :)
Ringrazio di nuovo Eire_ per la mano che mi ha dato con il dialetto che vorrei sapere ma che non so praticamente per niente -.-"
Ringrazio Donald P. Bellisario per aver creato questa bellissima serie TV 
E infine ringrazio il Coro della SAT che tutte le volte che sento cantare mi commuove e mi riempie di gioia! 

 

Zx

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