Dolce Prigionia

di margio
(/viewuser.php?uid=211433)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** prologo ***
Capitolo 2: *** capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** problemucci e figuraccie ***
Capitolo 8: *** capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***



Capitolo 1
*** prologo ***


PROLOGO

 

Finito. Tutto finito. Mi sono autoimposto di ignorarlo. Di non rivolgergli più la parola. Perché?

Perché vivo male, ecco perché. Non riesco a vivere né con lui, né senza di lui. A questo punto preferisco senza, almeno sono certo che anche se ci vorrà un po’, prima o poi passerà. Basta solo ignorare il pensiero forte che si insinua ogni volta nella mia teste: io non voglio che passi.

Sembra che sia questo l’amore. Bella fregatura eh!?

Soprattutto se sei innamorato di un ragazzo. InnamoratO. Di un ragazzO. Etero…

Già, non parla molto di sesso ma credo sia solo per pudore.

Che confusione. Già, la confusione. È per questo che ho deciso di non parlargli più, di non rivolgergli la parola, di fare finta che non ci sia. Stando con lui non riesco a trattenermi e lo abbraccio, gioco e scherzo con lui. Fino a che non mi fa veramente male, a volte anche fisicamente. Lo so che per lui è uno scherzo ma io non la vedo così. Lo sa eppure continua. Proprio non lo sopporto. Allora perché lo amo?

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** capitolo 1 ***


Siamo ad un bar dietro la scuola. Abbiamo preso delle cioccolate calde ed ho mal di pancia, sarà per il pugno che Trunks mi ha appena dato ridendo. Ora invece per sbaglio ha graffiato il braccio di Marron.

Oh guardala poverina, ha un piccolo graffietto e lui subito pronto ad aiutarla…

Ok mi sto letteralmente rompendo le palle, sono cinque minuti che sta strisciando dietro di lei chiedendole scusa, proprio non sopporto più questo clima, tutti ridono, lei fa la preziosa e Trunks gli chiede scusa riempiendola di abbracci.

M alzo ed esco. Subito Bra mi segue e si siede vicino a me in una panchina poco più lontana. Mi consola e mi dice di non fare caso a Trunks perché non si rende conto di essere a volte stronzo.

Lei non sa chiaramente che Trunks mi piace davvero tanto, ma intuisce che io tenga a lui (intuito femminile, bah) ed è vicino a me ogni qualvolta che mi sento solo o ferito da lui. Non che io non voglia la sua compagnia, è simpatica e credo sia la mia migliore amica, ma non provo nulla per lei e sto male pensando che non dovrebbe essere lei a consolarmi e a chiedermi scusa da parte di chi invece è a divertirsi e a non pensare assolutamente a me. Mi usa continuamente e sono stufo. Stufo degli altri che sdrammatizzano e mi fanno inconsciamente stare male. Stufo di lui che insofferente continua recidivo a farmi male dopo ogni abbraccio. Stufo di me. Di me stesso perché sono debole, privo di forza di volontà. Ma ora basta, adesso torno dentro e guai a lui se mi tocca di nuovo. Ad un mio tentativo di “mezzo abbraccio” mi ha scostato malamente dicendomi che ero assillante e che a lui non piacevano troppe smancerie? Bene, che non si azzardasse a sfiorarmi.

Entriamo di nuovo nel bar dopo un accennato sorriso a Bra. Lei mi ha difeso sempre, è andata persino contro suo fratello per me… un sorriso è troppo poco, mi siedo e la abbraccio.

A questo punto Trunks mi guarda.

“Ah, eri uscito? Non dovresti bere cioccolata col mal di pancia…”

Fu tutto quello che disse prima di girarsi e scherzare nuovamente con Marron.

Non ci credo. E pensare che quando siamo soli è un’altra persona.

Una persona calma, tranquilla, che non si vanta e persino affettuosa. Per questo mi confonde, a volte mi dice che non vuole affetto da me e altrettante volte mi si appoggia all’altezza del petto dicendomi che vuole un abbraccio. Dio se ci penso mi tremano le gambe. No, devo essere forte.

Non gli rispondo e mi dirigo dall’altra parte del tavolino, vicino Bra.

Comincio a scherzare con lei fino a che non decidiamo di tornare a casa.

“Ti fermi un po’ a casa mia, come sempre?”

Gli altri se ne sono andati e.... puff! Trunks dolce e premuroso. Sono tentato. Dio se sono tentato dal saltargli addosso dicendogli che con lui ci passerei non solo il pomeriggio, bensì la vita intera, che annuserei il suo profumo dolce per ore, ma resisto.

Solo dio sa quanto stia soffrendo in questo momento.

“No Trunks, ho mal di pancia, vado a casa.”

Il tono della mia voce è freddo e insensibile. Forse avrei dovuto ascoltare mia mamma e iscrivermi al club di teatro perché riesco a mascherare quello che sento dentro in modo a dir poco eccellente.

“No dai ti prego! Fammi compagnia…”

Oh no! No no no no no no ti prego no!!! Ha sfoderato la sua faccia da cucciolo!

“I-io io no, vado”

“Mamma mia! Per un pugnetto! Quanto sei permaloso!”

Grazie. Grazie davvero! Con quelle parole mi ha nuovamente fatto innervosire e posso dirgli con facilità di no!

“Solo un pugnetto… già hai ragione…. Sono proprio un debole, ora devo andare a piangere dalla mammina…”

Con quell’ultima frecciatina ironico-masochista, mi dirigo a casa.

Sono un po’ confuso…. Oh al diavolo non capisco più niente!!! Ho voglia di ... non so, ho come un senso di rimpianto, il mal di pancia è passato e.... mi annoio… ooooh insomma, io voglio andare da Trunks… no, non devo cedere, starò qui e…

TOC! TOC!

Che palle.

 

Mi dirigo al piano di sotto e apro la porta, chi diavolo è che non….

Oh mio dio.

Trunks.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** capitolo 2 ***


“Goten, che ti succede”

Devo ammettere che averlo qui davanti a me è bello e brutto allo stesso tempo… mah… pensa a tutto quello che ti ha fatto, pensa Goten, pensa…

“Niente che ti riguardi…”

SBAM!

Uscita ad effetto, porta in faccia, sì dovrebbe andare bene.

Mi dirigo in camera ignorando le lamentele di Trunks. Devo ammettere che al ‘cucciolo aprimi’ ho avuto un mezzo infarto e sono stato tentato di andargli ad aprire e sbaciucchiarmelo a dovere, ma poi ho pensato a come avrebbe reagito, a quanto labile ed opportunista fosse la sua dolcezza e mi sono convinto a rannicchiarmi sul letto e pensare a tutto questo.

Vorrei riflettere ancora un po’ su come Trunks possa aver preso la mia ermeticità ma il mio cellulare sta suonando, brevissima parentesi sul mio vecchissimo cellulare che ultimamente non ho proprio volgia di cambiare….

Va beh rispondo.

È Bra.

“Ehi Goten!! Allora come va?”

“È stato qui…” Sono chiaro e conciso, forse troppo, dato il silenzio improvviso di Bra.

“Ehmmm…. Cioè l’hai fatto entrare?”

“Assolutamente no, gli ho chiuso la porta in faccia”

e – ed è stato facile?”

ma che razza di domanda… no che non è stato facile, quando mi ha chiamato cucciol….” Mi rendo conto di aver detto troppo.

“COOOOOSA?!? MIO FRATELLO HA CHIAMATO TE CUCCIOLO???”

no, ma che hai capit …”

ho capito esattamente cos’hai detto!! Goten… ecco tu… sei sicuro che insomma voi… non vi piacciate?”

Quest’ultima frase mi ha spiazzato. Certo che Bulma un po’ di genialità poteva tenersela per sé, mi sono fatto un’amica troppo perspicace.

“Goteeeeeen…”

Mi cantilena lei. Rimango in silenzio in cerca di qualcosa da dire.

occheei, ne parliamo un’altra volta, allora, ho chiamato per un motivo, che ne dici stasera di uscire a cena?”

Ma questa ragazza è pagata per farmi morire di infarto? (con ottimi tentativi).

Non potendo rifiutare per via dell’insinuazione (del tutto fondata) sul io orientamento sessuale, accetto (nemmeno poi così tanto controvoglia).

allora alle otto al ristorante…”

La saluto con un breve “a dopo” prima che finisse di parlare, giusto il tempo di sentire il nome del locale, dopodiché butto il telefono sul letto e mi addormento.

Mi sveglio con un tonfo sordo e un dolore acuto al didietro e alla testa.

Apro gli occhi per vedere il comodino imporsi su di me e il letto alla mia sinistra.

Non ci metto molto per realizzare che sono caduto dal letto. È normale, con il sonno agitato che mi perseguita da qualche settimana non mi sorprenderei se avessi distrutto il letto.

Ricordo vagamente di aver sognato… oh no ancora lui! Trunks…

Stiamo passeggiando mano nella mano. Lui mi porta in un vicolo e mi spinge contro un muro, poi mi abbraccia, si distacca un poco e mi afferra il mento con due dita.

‘il mio cuore sta battendo forte anche ora che cerco di ricordare’

Lui avvicina le sue labbra sempre di più, con la mano libera mi afferra per un fianco e mi tiene stretto a lui, poi il paradiso.

Le sue labbra sulle mie, il dolce sapore di Trunks, ma quando sto per aprire di poco la bocca e perdermi nella meravigliosa sensazione che mi pervade tutto il corpo, sento una fitta atroce al fianco, mi ha dato un pugno. La sua faccia è docile ma seguono altri pugni e calci agli stinchi, dopodiché mi fa uno sgambetto e cado di schiena.

Così mi sono svegliato. Caduto di schiena dal letto.

Guardo l’ora. Cazzo! Le otto meno un quarto, sarà meglio che mi prepari.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** capitolo 3 ***


Eccomi di nuovo qui.

A casa, sul letto.

Sono passati più o meno quindici giorni da quando sono uscito con Bra. Niente di speciale, cena al ristorante, solite battutine e risate ma senza togliermi dalla testa lui.

Ora ci sto appunto messaggiando. Abbiamo fatto pace dopo quello che era successo… beh, in realtà è stata solo una tregua perché cinque minuti fa abbiamo iniziato nuovamente a discutere via sms.

“Sai, i miei amici dicono che sembri gay…”

Tutto qui.

Un attimo prima tutto tranquillo, un attimo dopo il putiferio.

Mi arrabbio.

“Veramente ho anche avuto la ragazza prima di te, ma si può sapere che problema hanno?”

“Eh ma quanto sei permaloso, e poi anche io per un periodo l’ho pensato, mi chiedevi addirittura di fare la doccia insieme!”

“Ma eravamo piccoli!! Va beh, ti saluto…”

 

Chiudo così.

Ma è possibile che non me ne vada mai bene una?

E poi… ogni volta che penso di essermi avvicinato a lui se ne esce con queste cose qua, causando rabbia e tristezza in me… insomma! Per un periodo gli ho quindi fatto schifo? Non mi ha detto niente ed ha continuato a considerarmi un ragazzo omos… insomma mi ha scoperto… ok … però… uffa.

E poi non sono gay…. Mi piace solo lui, per il resto adoro tutto ciò che hanno le ragazze, solo che …. Certe cose le provo solo con Trunks…. Uff.. Ma che ho fatto di male per meritarmi una vita così difficile….

Ops è l’una di notte… con Trunks devo messaggiarci sempre cinque o sei ore… fino a che non litighiamo praticamente. Molti (compreso lui) dicono che sembriamo una coppia di anziani sposati che litigano su qualsiasi cosa. Non so se rimanerci male o bene…. Il fatto che anche lui sia d’accordo che sembra che stiamo insieme non mi disturba poi così tanto… bah. Andrò a letto… no, aspetta, prima leggo il messaggio di risposta…

 

“Ok”

Bene, altra rabbia che sale. Di sicuro è in compagnia dei suoi amici. Sarà uscito, magari a bere o fumare qualche canna, perché sì, Trunks brief, il perfettino della capsule corporation di nascosto fa questo!! Signore e signori stupitevi!

Dio che rabbia, scemo io che mi preoccupo… va beh, buona notte Trunks… grrr.

Mi sveglio a malincuore ma un pensiero si insinua subito nella mia testa: evviva è sabato!

Mi aspetta un altro terribile giorno di scuola ma domani è domenica e mi riposerò tutto il giorno!

Mi alzo e mi preparo per la giornata, poi scendo.

“Ciao mamma…”

“Ciao tesoro, ho preparato la colazione, muoviti che tra poco dovrai partire per andare a scuola!”

Uff.. Sempre di fretta. Mangio quasi affogandomi e esco spiccando il volo.

Atterro nel piazzale dietro la scuola, scegliendo come punto di arrivo il solito albero, più alto degli altri, così che nessuno mi veda.

Mi butto nel marasma di ragazzi e ragazze che aspettano di entrare e intravedo, in un gruppetto di ragazzi Trunks. Mi avvicino anche io ma a due metri dal gruppetto, decido di cambiare via e non calcolarlo. Insomma, è possibile che debba sempre essere quello che sopporta tutto?? Per una volta dev’essere lui quello che chiede scusa… ma so già che non lo farà mai.

Mi siedo vicino ad un albero e mi metto a pensare. Sono stufo. Stanco di vivere così. Non voglio allontanarmi da lui, io voglio arrivare a scuola, abbracciarlo e seguirlo in un posto isolato, baciarlo di nascosto per salutarlo e passare la giornata con la consapevolezza di stare insieme a Trunks sotto gli sguardi della gente che non sa. Come un’eterna presa in giro. Una relazione da adulti vissuta in un’innocente menzogna, una bravata da bambino…

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** capitolo 4 ***


Sono in corridoio, devo andare all’armadietto a prendere dei libri.

Mi avvicino alla porta metallica e, facendo attenzione a non farmi vedere, inserisco la combinazione. 3…5…4..8..9..0.

Con un CLICK metallico, l’armadietto mi rivela il suo contenuto, ma la cosa sorprendente succede nell’esatto momento in cui chiudo lo stesso armadietto, apatico.

La faccia di Trunks mi si presenta alla mia sinistra e perdo un battito. Non posso farci nulla, Trunks sarà sempre capace di farmi sentire così, felice e a disagio allo stesso tempo, ma fingo un broncio per coerenza, più per me stesso che per lui…

“Ehi”

Una sola sillaba è bastata per farmi rischiare di cadere per terra, non mi sento pronto a guardarlo negli occhi, visto il tono di voce da diabete, i suoi occhi emaneranno dolcezza in quantità esorbitanti. Mi chiedo perché lo faccia, insomma, ora mi prende in giro e nemmeno si accorge di quanto sa essere stronzo, ora mi tratta come se fossi un vaso prezioso, stando attento a dire le parole giuste (anche se le parole giuste non le azzecca mai perché certe frasi come “mi fai tanta tenerezza” non possono avere che un effetto rincoglionente su di me…).

“Ehi”

Gli rispondo secco continuando a guardare per terra.

Evidentemente si è accorto di questo mio essere restio perché un po’ spazientito e un po’ rincarando la dose di zucchero nei suoi comportamenti, mi prende il mento con due dita e fa in modo che i miei occhi si puntino sui suoi… grandi… azzurri …. Limpidi e incredibilmente, inverosimilmente e pericolosamente teneri.

Mi sento mancare e mi appoggio con la schiena all’armadietto per evitare di cadergli addosso.

Lui continua.

“Ciao piccolo, mi chiedevo se oggi avessi voglia di tornare a casa insieme a me…”

Ok posso morire in pace.

Credo che non mi abituerò mai alle attenzioni di Trunks. Già, mai. Il tono di voce che ha usato per chiamarmi “piccolo”, il fatto di avermi chiamato in quel modo e la timidezza con cui parlava, che ai miei occhi gli conferiva la sua classica aria da cucciolo, innescano in me reazioni incontrollate quali brividi, gambe molli e l’impulso di rispondergli di…

“Sì… cioè … ecco … se proprio ci … ci tieni…”

Oddio perché non riesco nemmeno fingere di fare finta di essere arrabbiato, nemmeno lontanamente?? Uff…

“Davvero?”

Non se lo aspettava? Allora in qualcosa sono riuscito…

“Grazie!” conclude poi e appoggia la sua fronte sulla mia spalla.

No aspetta. COSA? È … è. un abbraccio? Mi sta…? Ok stiamo calmi. TU là sotto rimani al tuo posto e… ooooh ma a chi la voglio dare a bere non riesco a contenermi e appoggio le mie mani sulla sua schiena, incapace di stare fermo a ricevere quelle attenzioni.

Quando si stacca, come da copione, il mio corpo necessita ancora contatto, quindi senza pensarci e pentendomi subito dopo, con un mezzo sorrisetto gli do una pacca sulla spalla che sembra più una carezza e gli sorrido.

Gli sto veramente sorridendo?? Oddio devo essere ammattito, io Goten Son, il più grande conquistatore di ragazze, non sono capace di fingere un altro comportamento che non sia quello del cucciolo innamorato perso… dio… meglio muoversi. Già il fatto di tornare insieme a Trunks mi mette piuttosto in agitazione, non serve sovraccaricarsi si emozioni… che la forza sia con me!

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** capitolo 5 ***


Siamo in volo verso casa e sono abbastanza calmo. Per ora non ci siamo parlati ma non tempo il suo sguardo ora, diciamo che mi sono abituato alla sua vicinanza…

Ad un certo punto si gira e, in tempo per smentire i miei pensieri, il mio cuore comincia ad accelerare il battito. Comincia a raccontarmi di giovedì scorso.

“Sai, sono uscito con Marron, lei è proprio carina! Ed anche simpatica, a parte il fatto che è completamente matta ed imprevedibile… ma anche questo è un aspetto che apprezzo di lei”

Non so cosa di preciso, ma qualcosa nel mio petto ha fatto crack. Cerco di riprendermi per non cadere nel vuoto, dopodiché azzardo con un filo di voce…

“Ma ti piace?” la sua faccia mi dice subito di no e prendo un sospiro di sollievo, ma al suo successivo silenzio mi preoccupo un po’.

“Mah, non lo so… forse un po’, tanto provarci non costa niente no?”

Ecco, sto per dirgli di istinto che costa eccome, il prezzo è il senso delle mie future giornate, il motivo per cui mi alzo la mattina e la cosa che mi spinge ad andare a scuola ed affrontare tutto il marasma della vita tutti i giorni. Ma come sempre sto zitto, tanto, cosa parlo fare, non mi chiede nemmeno scusa se mi fa male correndo, come è successo l’altra volta, quando io rialzandomi constatai di essermi sbucciato e lui

“Ehi, sei un saiyan, cosa vuoi che sia…”, non posso mica pretendere che lasci stare una ragazza per me…

Rimango comunque ferito da quest’ultima sua frase, quindi me ne sto zitto e volo verso casa.

Arriviamo da Trunks e lui scende velocemente urlando “ciao Goten!” … nel giro di cinque secondi è dentro la capsule corporation…

Ci rimango un po’ male, tutta questa freddezza non me l’aspettavo.

Qualche anno fa mi accompagnava fino a davanti casa, dicendo a Chichi “te l’ho riportato!”.

Io mettevo dentro casa lo zaino e uscivo con lui. A prendere un gelato magari, o semplicemente a combattere un po’… non al livello di mio padre e vegeta magari, ma sempre divertendoci e finendo magari l’uno sopra l’altro, lui mi sorrideva e mi accarezzava i capelli. Quelli sono i momenti che mi porterò nel cuore per sempre e non quelli che mi capitano ora, quando gli poggio la mano su una spalla e lui si scansa indispettito… questa è una tortura, dov’è il Trunks ce conosco, dov’è il mio amico dolce e premuroso? Dov’è finito il mio Trunks?

Mi accorgo di essere rimasto a fissare le porte della CC un po’ troppo perché da una finestra spunta Bulma che grida “ehi Goten, vuoi rimanere a pranzo?”

Sarebbe troppo bello ma io volevo che me l’avesse chiesto lui, Trunks, la stessa persona che ora sta uscendo mentre parla al telefono. “Marron arrivo! Haha non vedo l’ora di vederti e…”

Bla. Bla. Bla.

Bulma è evidentemente in difficoltà, conoscendo Trunks, direi che non l’aveva nemmeno avvisata del suo pranzo fuori, quindi declino gentilmente con una scusa banale

“Ehmmm mia madre avrà già preparato e tu sai com’è Chichi quando si arrabbia hehe” mi metto una mano sulla testa come mio padre e lei a quel gesto sembra rilassarsi e rientra dicendo

“Va bene, spero di vederti presto”

“Certo” urlo io per poi andarmene pensando con ironia e amarezza

‘anche se un viaggio a casa come questo non vorrei proprio ripeterlo…’

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** problemucci e figuraccie ***


Mi siedo sul letto chiudendo gli occhi e sperando che tutto quello che sto vivendo svanisca e mi addormenti ma ciò non succede e poco dopo perdo la pazienza e mi alzo. Vado in cucina, mi rassegno a mangiare qualcosa e quando arrivo ad avere mal di pancia (dopo qualche boccone) salgo sopra, questa volta con un accenno di stanchezza. Ne approfitto e mi addormento. Mi sveglio col vibrare del mio cellulare. Un suono delicato e breve, quest’ultimo dettaglio mi suggerisce che è un messaggio e non un chiamata. Lo apro. E di Trunks.

Mi fermo un attimo e rifletto, ma quasi subito mi convinco che tanto non saprei resistere e lo leggo.

‘hey, mia madre ha detto che sei passato e ti chiedevo se domani potrei farmi perdonare della mia assenza uscendo a pranzo con te dopo la scuola. Sempre se ti va eh, rispondi presto J

Non nascondo di aver perso un battito.

Impaziente gli rispondo.

‘ma certo, allora ci vediamo domani a scuola’

Il segnale di poco fa mi arriva nuovamente alle orecchie e mi chiedo perché lui abbia risposto, poi leggo…

‘domani? Perché, non stai per partire? ’

La mia coda dell’occhio si posa sulla mia sveglia che indica 0.00 ad intermittenza.

“Cazzo la luce” impreco ad alta voce e guardo il cellulare riaccendendone lo schermo.

Le otto meno dieci???

Balzo dal letto e corro in bagno a sciacquarmi la faccia, per fortuna sono già vestito, evidentemente non ho dormito poco…

***

Sebbene arrivai a scuola dieci minuti in ritardo nessuno disse niente (o quasi) data la mia fama da ritardatario. Mi sedetti sul banco e inevitabilmente il mio pensiero cadde su di lui, così come il mio sguardo. Quel ragazzo aveva stranamente il potere di calamitare su di se tutte le attenzioni, mie e inevitabilmente anche di qualche ragazza. Qualche ragazza doveva morire. Sono ormai due anni che Marron gli gira attorno molto insistentemente ed io non so se troncare i rapporti con lei (cosa molto inspiegabile ai suoi occhi) oppure continuare così. Senza contare che anche Valese ci ha fatto un pensierino… ma dico io! sono l’unico a rendermi conto che è palese quello che provo per lui?? Figuriamoci che le ragazze parlano con me… di lui!! Questa storia è insopportabile. Rispondo a casaccio un paio di volte al professore, diventato inspiegabilmente prima una professoressa, poi di nuovo un professore più vecchio ed infine un bidello.

“Dovresti andare a casa, qui oramai non c’è più nessuno e sto pulendo, senza contare che credo ci sia un tuo amico impaziente di vederti”

Il mio sguardo si posò sulla figura accanto alla porta che mi faceva cenno di andare. Mi dirigo verso Trunks e ancora imbambolato cerco almeno di ascoltare le sue parole, anche se con il suo profumo nelle mie narici l’impresa è alquanto ardua.

“Hai finito di guardarmi?” mi chiede poi Trunks con un sorrisetto.

“E-eh???” riesco solo a balbettare … perfetto!

“Ho chiesto se hai finito di guardarmi, non sono poi così bello…”

‘oh! Lo sei!!’ mi freno senza frenare però un “sicuro?”

Lui mi guarda stranito ma riprende a sorridere.

Faccio un po’ fatica a stare al passo con lui così mi diletto in una lenta corsetta.

Mi guarda con aria di sfida e comincia a correre più forte che può. Bastardo.

Se vuole giocare farà meglio a prepararsi a perdere perché sto arrivando baby!

Carico di determinazione mi lancio anche io nella gara indotta da Trunks. Risultandone però perdente…

“Caspita voglio la rivincita…” dico io esalando credo gli ultimi respiri della mia breve vita.

“Non ci penare nemmeno, sono distrutto e poi accettalo, ti batterei anche con una gamba rotta!”

“Che??” mi lancio su di lui preso da un istinto competitivo unito alla voglia di giocare come quando eravamo bambini, senza contare però che a diciassette anni un ragazzo che si butta sopra un altro ragazzo mandandolo al tappeto e continuando a fissarlo negli occhi. Molto insistentemente… sia un pochino ambiguo.

“Ora mi bacerai?” chiede divertito.

Ok…. Sento le forze svanire… ma perché deve sempre farmi così?? Quella voce… il tono di scherno unito alla dolcezza che solo con me usa … non resisto… mi accascio su di lui e socchiudo gli occhi.

‘dannazione, dannazione, dannazione!!!! Perché lo sto abbracciando!? È ovviamente la cosa più sbagliata da fare. Non è un bacio quindi non ho ottenuto quello che volevo, ma è un gesto abbastanza intimo per poter permettere a Trunks di rialzarsi infastidito. Dio che casino, devo alzarmi prima di lui. Devo…’

Il mio flusso di pensieri si interrompe quando nel vago tentativo di alzarmi vengo bloccato dalle braccia di Trunks. Mi sta stringendo a lui e in questo momento la mia mente sta evaporando. Mi riabbasso e unisco il battito impazzito del mio cuore con quello poco più lento del suo. Voglio morire, voglio urlare voglio…

“Sai Goten…”

“Eh?!” mi coglie di sorpresa

“Sai, resterei così per sempre…”

Sto forse sognando??

“Ch – che cosa intendi?”

“Haha sei in imbarazzo!!”

“N – non sono in imbarazzo!”

Houston! Abbiamo un problema!

“Sì lo sei!” dice ridendo

“E sei carino.” Aggiunge poi

“Sono!?”

“Carino, sì!” prende ad accarezzarmi i capelli

“Sembra che nonostante gli anni tu resti sempre uguale. Sempre il solito carattere. Solo più disinvolto, credo per catturare qualche ragazza nella tua tela, sbaglio?!”

E ora cosa rispondo??

“Sai, a volte sono quasi geloso dello sciame di ragazzine che hai addosso ogni giorno” continua lui.

“Loro non significano niente per me, lo sai!” cerco vanamente di assumere un tono arrabbiato o quanto meno indispettito.

Purtroppo non riesco a sbottare perché una mano si insinua nei miei capelli e chiudo gli occhi abbandonandomi completamente sul suo petto.

Ora so che esiste il paradiso e lo sto vivendo ora.

“Lo so, lo so!” dice in tono rassicurante.

“So che sono molto più importante io, cucciolo” scherza.

Il mio problema è che vado nel pallone ogni qualvolta lui dice una frase del genere. Dev’essere laureato in frasi di cattivo gusto con master in illusione della persona che ti ronza dietro.

Già… dio sto impazzendo.

“Certo…” lo sfido.

“Ehi, mi vuoi mettere in secondo piano rispetto a quelle gallinelle?!”

La sua mano interrompe il suo lavoro e capisco di aver fatto la cazzata più grande della mia vita.

Alzo lo sguardo con una faccia implorante e mi fissa per un po’, dopodiché…

“Hahahahahahah!!! Dio Goten!!”

Ma che cosa??

“Non sapevo ti facessi questo effetto!”

Eh?? Lassotto mi sembra tutto –quasi– normale…

“Ho parlato per mezz’ora di quanto mi desse fastidio il vederti con una marea di ragazze addosso e tu niente, poi smetto di accarezzarti e ti trovo sconvolto!”

Spiega lui trattenendo le risa.

“Ah quello è che… che...” caspita ha ragione!

Poi, inspiegabilmente comincia a stritolarmi.

“Il mio Goten!”

“Ah, Trunks! Trunks! Mi soffochi!”

La verità è i nostri bacini si stano strusciando pericolosamente ed ho paura che…

“Ehmmm Goten!”

Appunto

“Credo che tu abbia un … problemuccio lassotto”

Dio che casino.

Mi alzo e la prima cosa che mi viene in mente è scappare.

Azzardo un “senti è meglio che vada magari ci vediamo un’altra volta e…”

“Goten”

Mi volto preoccupato di quello che possa dire. Che caspita di figuraccia! Già le lo immagino.

‘forse è melio che non ci vediamo più…’ la frase riecheggia nella mia testa quado lui si avvicina e smentisce le mie preoccupazioni con…

“Fammi sapere quando hai finito”.

Non so se è perché ha alluso alle azioni che sicuramente compirò una volta giunto a casa oppure al fatto che mi sta parlando a due millimetri dal lobo del mio orecchio, fatto sta ce la mia erezione ora è più ingestibile che mai. Spicco un salto e volo via mormorando nel mentre un “ok” balbettato.

 

Per farmi perdonare della mia luuuuuuuuuunga assenza eccomi qui con uno pseudo capitolo fiume per voi… spero di continuare a scrivere perché ho una mezza ideuccia sui prossimi capitoli. L’ispirazione sembra essere definitivamente tornata… chissà.

Non mi aspetto tante recensioni perché so che avete ragione se mai decideste di fare come io faccio con i capitoli: non farmi sentire e scrivere qualcosa ogni tanto, ma gradirei comunque, anche una testata sulla tastiera… bah, vabbè a presto J

M

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** capitolo 7 ***


Come volevasi dimostrare mi diressi a casa e feci… beh ecco quello che dovevo fare…

Mi alzai dal letto e decisi in fine di fare un a bella doccia.

L’acqua scroscia sul mio corpo e decido che dopo un’oretta o quasi sia ora di vestirsi. Sono in camera in accappatoio. È quasi l’una e appena mi abbasso nel cassetto delle mutande sento un lieve ticchettio alla finestra,

‘oh no, oh no…’

“Avanti Goten!!!”

Trunks è lì che mi aspetta e decido quindi di andare ad aprire fucsia in volto… e senza mutande….

“Caspita, volevi l’autorizzazione di mia madre per farmi entrare??”

“Ehm… scusami Trunks è che ero un po’… impegnato”

Sembra che solo ora veda il mio abbigliamento, se così può essere definito un accappatoio in procinto di slacciarsi.

“Oh, scusami, stavi facendo la doc… oh… ma quello è il cassetto delle tue mutande… tu, tu ti stavi…”

“Vestendo…” continuo io sempre più imbarazzato.

 

quindi sei…”

Ecco. Il danno è fatto.

hahahahahahhahaha sei senza mutande!”

Ok mi sto innervosendo.

dio sembra la scena di un porno gay!”

L’ha veramente detto?? Rifletto un attimo e poi decido: ora o mai più!

perché? Li guardi spesso?”

Il mio tono di voce è derisorio e ironicamente curioso al punto giusto da farlo diventare quasi viola in faccia. Evidentemente non se l’aspettava ma ehi! Una volta vorrei tenere le redini anch’io!

c-cosa??? Io.. tu…. Insomma, non che… cioè, non come pensi, ecco vedi… no! Io…”

Mi lasciò sfuggire una risatina che sfocia in una risata di gusto, glie l’ho fatta!

Notando che però l’imbarazzo (ora quasi ingiustificato) persiste non faccio a meno di chiedere perché continua a rimanere di sasso ed al suo indicare verso le mie parti basse capisco… e desidero di non aver mai capito.

 

Le successive ore sono passate in silenzio. Siamo in un chioschetto non troppo lontano da casa mia a mangiare qualcosa e di sicuro non ho intenzione di rompere questo silenzio tanto rassicurante quanto imbarazzante. Lui mi ha… ha…

così ti ho visto il pacco…”

Credo di non essere mai stato più vicino al soffocamento.

Goten, ora stai bene?”

È corso ad aiutarmi e alla fine ho smesso di tossire.

“Perché l’hai detto?” riesco a pronunciare non appena ricomincio a respirare.

“Così, giusto per chiarire che non devi sentirti in imbarazzo, ecco… è normale. Abbiamo fatto tante volte la doccia insieme da piccoli…”

Sono tentato di chiedergli se sta pensando mentre parla… mi sta prendendo in giro??

“E cosa c’entra??” sbotto.

“Abbiamo fatto la doccia insieme, wow, avevamo cinque anni!! Ti sembra minimamente paragonabile a quello che è successo poco fa?? Allora cos’altro potremmo giustificare con ‘lo facevamo anche da piccoli’? Saltarci addosso e riempirci di baci??”

Anche lui si alza.

“Beh, vuoi la verità? Preferirei saltarti addosso e riempirti di baci piuttosto che stare a litigare con il mio migliore amico!”

E voltate le spalle se ne va.

Non so se sono spiazzato a causa del suo scatto o del fatto che ha usato con me un tono da insulto e al contempo mi ha detto le cose più carine che avrei potuto mai immaginare.

Decido di seguirlo.

Ci metto un po’ ma alla fine ho raggiunto la capsule corporation. Se partivo prima forse avrei potuto raggiungerlo ma non importa. Decido di fare un saluto a Bulma.

“Hey, come va!?” mi metto una mano dietro la testa e, forse perché ciò ricorda a tutti mio padre, mi corre in contro e mi saluta calorosamente con un abbraccio. Dopodiché diventa un po’ più seria e preoccupata.

“Cerchi Trunks, non è vero?”

“Beh, sì… ma tu come…”

“A dopo le spiegazioni, è in camera e non credo stia bene, emotivamente. Dovresti parlargli, non l’ho mai visto così…”

Vado di corsa di sopra e busso alla porta.

Nessuna risposta.

Riprovo un po’ più insistentemente.

Sento un frusciare di coperte e dei passi stanchi dirigersi verso la porta.

Infine Trunks comincia a parlare aprendo.

“Mamma ti ho detto che sto be…”

Lo vedo piuttosto sorpreso. Evidentemente non pensava che sarei venuto a chiedere spiegazioni… il grande e intelligente Trunks brief… se…

Mi decido a parlare.

“Ora io e te chiariamo ma prima fammi riposare, sono venuto qui al doppio delle velocità di volo”

E detto questo mi stendo un po’ sul letto, dopodiché faccio cenno anche a lui di salire.

Non mi aspettavo si stendesse di fronte a me guardandomi da così vicino, così mi distraggo… caspita è davvero un bel ragazzo, perfetto, intelligente, gentile… etero.

Era un po’ che non ci pensavo e mi sale un enorme senso di tristezza ora come tutte le volte che penso in modo realista. Caspita, devo parlare o mi prenderà per pazzo.

“Scusami Goten.”

Ancora una volta mi coglie di sorpresa cominciando a parlare per primo.

“Magari ti sei sentito a disagio e ho girato il coltello nella piaga, inoltre sappi che non ho intenzione di… ecco… saltarti addosso, era solo per dire, non nascondo che potrebbe essere imbarazzante anche per…”

Lo zittisco portandogli il mento più in su in modo che possa guardarmi e la tentazione di baciarlo mi sta letteralmente distruggendo ma resisto. Per lui. Per noi.

“Puoi saltarmi addosso tutte le volte che vuoi, baka!”

Ricorro ancora una volta all’ironia per uscire dalle situazioni. Ancora una volta sembra funzionare.

“Ah sì eh!” e dal suo sorrisetto furbo capisco che è tutto passato. Ancora senza discutere direttamente dell’argomento. Rimanderò a quando avrò più coraggio.

“Parole tue Goten!” e detto questo (e come sempre prendendomi assolutamente alla sprovvista) si lanciò contro di me cominciando a mordicchiarmi il collo.

“T – Trunks!! Co – cosa stai f – facendo!?”

Sono nel pallone. Lui nemmeno immagina che potrei infilargli la lingua in bocca in qualsiasi momento se fa così. Evito di pensare alla sua saliva sul mio collo e mi concentro piuttosto ad evitare di ri-fare la figuraccia di poco fa.

Inevitabilmente però succede.

Goten…”

“Dimmi” sussurro con aria sconsolata.

“Di nuovo? Ehi di al tuo soldatino che può riposarsi un po’ di più sai?”

“Eeeeh…” oh bene non riesco a spiccicare parola!

“Oppure sono io a farti questo effetto?”

“Eeeeh?” dio, cervello formula qualche frase che non sia un verso e alla svelta!

non ci credo! Sono così bello??”

Mi prendi in giro eh!?

Trunks, non è come seeeeeeeeeeehh!”

Oh cielo! Mi ha messo la sua mano lì!!!

come Goten?”

Il suo tono di voce non fa che confondermi, inoltre non capisco cosa vuole fare e mi ritrovo lì… in camera di Trunks, sul letto di Trunks, con Trunks davanti a me e la sua mano tra le mie gambe che mi massaggia ciò che ha visto poco più di un’ora prima. Inutile cercare di capire come siamo arrivati a questo punto da una semplice corsa…

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** capitolo 8 ***


CAPITOLO 8

 

Dirò la verità. Mi aspettavo di svegliarmi da un momento all’altro, sudato ed eccitato ma ciò non successe. Ci masturbammo a vicenda e finito il tutto la sua faccia non svanì. La voce di mia madre non irruppe nella stanza che, da quella di Trunks, ogni mattina diventava di colpo la mia portandomi fuori da quei sogni. Nulla che appartenesse alla routine successe. Tutto rimase troppo calmo, troppo uguale al momento precedente. Era successo alla fine. Nulla di speciale, nulla che non avessi già provato ma era successo no? Era abbastanza.

Mi alzai e, dopo essermi riallacciato i pantaloni andai a prendere un bicchier d’acqua. Mi sedetti al tavolo della cucina e rimasi li a sorseggiare. Effettivamente non avrei dovuto sentirmi così, insomma, Trunks mi aveva fatto una sega e io mi sentivo come se avessi appena finito di fare i compiti. Nulla di sbagliato ma nemmeno eclatante. Semplicemente una cosa che è successa e non aveva motivo di non accadere, tutto qua.

Dopo una decina di minuti il senso di vuoto che persisteva cominciò a farmi paura. Quel pomeriggio non tornai di sopra. Aprii la porta e me ne andai.

Rimango a fissare il muro di fronte a me. Ma che ho fatto??

Goten ora è di sotto, o almeno credo. Gli ho fatto una sega e lui ne ha fatta una a me. Da non crederci!

Ora, per la prima volta dopo tanta sicurezza in me stesso, ho paura. Paura della sua reazione, paura del fatto che mentre ero con Goten mi sembrava tutto così dannatamente naturale, come se dovesse succedere da un momento all’altro. Probabilmente ho finito la mia sicurezza qualche minuto fa.

Non ci siamo baciati. È stato più un bisogno fisico che altro. O almeno questo è quello che tento di ripetermi da un po’.

Io avevo voglia e il fatto che per la seconda volta si fosse eccitato ad un millimetro da me, SOTTO di me, ha fatto nascere in me questa strana idea che ho, ancor più stranamente, realizzato. Avrei dovuto sentirmi appagato, almeno come quando mi toccavo da solo, se non di più, ma sembrava che il senso estatico di piacere che succede di solito, l’atto, venisse soffocato da un peso sul petto.

Piansi. Piansi tutte le lacrime che avevo. Piansi fino ad addormentarmi. Mi sveglio alle tre di notte. Strano. Posso rimanere in piedi a vedere l’alba. Francamente tutta questa situazione mi sta mandando al manicomio. Non so, ho la netta sensazione che qualcosa di grande, sconvolgente stia per esplodere ma rimango in questa bolla. Mi sembra di guardare una corsa di macchine a rallentatore. Tutto è calmo, pacato e io continuo ad avere questa punta di irritazione, come a dire “mondo, ma ti vuoi muovere??”.

Non mi ricordo perché al mio ritorno sono scoppiato in lacrime. Ero confuso e allo stesso tempo troppo vigile. Non ricordo nemmeno sforzandomi, il momento in cui ho smesso di piangere e sono caduto tra le braccia di Morfeo.

Rimango sveglio a fissare la finestra. Tra poco è l’alba. Chissà cosa starà facendo Goten? Improvvisamente mi vedo, preso da un familiare impulso, scavalcare la finestra, spiccare il volo, andare da Goten che probabilmente ora starà dormendo, sollevare la finestra e accoccolarmi accanto a lui sotto le coperte. Come a dire “chissenefrega di tutto, il mio posto è qui”, ma quando tutto si dissolve sono ancora in camera mia. Il mio corpo, solito a scattare in momenti come questo, non ne vuole sapere di raggiungere la fonte della mia insonnia. Porterebbe risposte a domande che non voglio pormi e quesiti a cui non saprei rispondere, così mi limito a stare qui. Guardo il sole che nasce e, in qualche modo, mi sento più vicino a Goten, più di quanto non lo sarei stato se mi fossi accoccolato accanto a lui. L’unica pecca è non sentire il suo profumo.

Il sole ha cominciato a nascere. Potrei prepararmi per la scuola, potrei preparare la colazione per tutti, potrei… non lo so nemmeno io. Non ho voglia di fare nulla eppure l’irritazione che mi accompagna da ieri mi rende fastidiosamente iperattivo. Il sole oggi sembra diverso. Rilascia strane luci in tutto il cielo. Mi ricorda qualcuno ma sono troppo, come dire, immobile, sia fisicamente che mentalmente, per portare a termine il mio pensiero. Rimango così. A sentir crescere il senso di familiarità che mi coccola dall’interno. Osservando il cielo tingersi di tante sfumature. Di colore lilla.

 

Francamente vado abbastanza fiero di questo capitolo, quindi lo posto subito!

Non lo so, quello che avevo in mente si trasformava in maniera particolarmente verosimile in parole e la cosa mi ha permesso di risparmiare tanto tempo che avrei impiegato a cercare di pensare e, di fatto, a innervosirmi.

Bene, spero vi sia piaciuto il capitolo, ci vediamo alla prossima!

Recensite in tan…. Va beh, l’importante è che qualcuno recensisce va!

M

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


Capitolo 9

 

NON. DITE. NULLA. Lo so faccio schifo, un anno! Un dannatissimo anno!

Il resto a fine capitolo, soltanto scusatemi e buona lettura…

 

 

Tra poche ore devo andare a scuola ma penso che non ci andrò. Insomma, è troppo imbarazzante! Non voglio vederlo. Non voglio chiarire. Mi serve tempo. Tempo per… per pensare a … non lo so. Tempo per pensare alle cose a cui devo pensare. Ecco.

Soddisfatto dei miei pensieri vado a farmi una doccia. Spero di rinvigorirmi almeno un pochino dal momento che ho dormito davvero poco. Entro nella doccia con un mare di pensieri in testa e appena comincio ad insaponarmi, come a farlo apposta mi viene in mente quello che è successo qualche ora fa. La sua mano sulla mia intimità. Il calore del suo respiro contro il mio collo. ‘Ma dai, che vuoi che sia Goten, è solo per scaricare la tensione’. Convinto di ciò comincio a ripetere gli stessi gesti immaginando che sia Trunks a farmi tutto questo. Dio, solo ora mi rendo conto di quanto mi sia piaciuto. Se non fosse stato per l’imbarazzo iniziale credo che sarei venuto dopo nemmeno trenta secondi. Sto per venire di nuovo. Nella mia testa le immagini scorrono veloci. Trunks, i suoi capelli, la sua faccia sconvolta dal piacere, la sua bocca semichiusa, le sue labbra, i suoi gemiti, la sua dolcezza, il modo in cui mi tratta, come se avessimo ancora sette anni, le sue carezze, i suoi abbracci. La mia mano rallenta fino a fermarsi.

Dio, non sono riuscito a continuare. Sembra che la situazione sia più difficile e complessa di quello che credevo. Non riesco a pensare per qualche minuto a lui sotto quella luce che subito la mia testa prende altre strade che riguardano il mio rapporto con lui… la verità è che il rapporto sincero che avevamo mi manca da morire e non posso fare a meno di attribuirmi parte delle colpe. Spesso mi ritrovo a pensare che sia normale allontanarsi e cominciare ad avere interessi anche divergenti e che il problema sono io, che ho fatto proprio di lui il mio interesse primario. E no, il fatto che sia stato tutto naturale e che non l’abbia fatto apposta non calma il senso di inadeguatezza e colpevolezza che mi attanaglia lo stomaco ogni qualvolta che penso a come ci comportiamo ora.

Nel frattempo esco dalla doccia insoddisfatto e totalmente privo di qualsiasi desiderio fisico, a parte quello di togliermi il peso che ho sullo stomaco. Mi vesto e resto seduto sul letto per minuti interminabili.

“Se non ti asciughi quei capelli ti verrà una bronchite”

Penso che una bronchite sia il giusto pretesto per restare a casa qualche settimana evitando così di vedere…

“TRUNKS???”

“Ssh, fai piano idiota, ancora tutti dormono!” dicendo questo scavalca la finestra che ho aperto per guardare l’alba e che mi sono dimenticato di chiudere, stendendosi sul mio letto.

Sono agitato, non so come comportarmi e il fatto che lui si mostra totalmente sereno contribuisce al disagio.

“Ma è un caso o ti spogli ogni volta che senti la mia aura avvicinarsi?”

Ah. Già. Sono nudo. Ancora.

“Sarà che azzeri l’aura con la speranza che io non ti senta arrivare e rimanga nudo?”

Per un attimo rimane perplesso, come se non si aspettasse una controbattuta, dopoché comincia a ridere di gusto. “Touché! È vero l’ho azzerata, altrimenti che sorpresa ti avrei fatto?”

Non so se sia il suono della sua risata ad imbambolarmi o il fatto che abbia appena citato una mia frase di qualche anno fa, in ogni caso rimango a fissarlo. Spesso mi dico che dovrei dimenticarlo per stare meglio e tuttora non saprei dire se sono a mente lucida o meno ma mi sento totalmente padrone dei miei pensieri e comunque non riesco a concepire di dovermi allontanare da lui. Riesco ad analizzare il suo corpo, il volto e il modo in cui ride e scherza con me arrivando alla conclusione che non c’era altro epilogo per il mio sentimento per lui. Non riuscirò a smettere di amarlo semplicemente perché provo questo per lui da quando sono nato. Lui è il bambino sicuro di sé che tento di imitare da sempre. Lui è il ragazzino intelligente e popolare che ho sempre invidiato. Lui è la persona che tiene le redini delle mie emozioni e che è capace di distruggermi o portarmi al settimo cielo con una semplice azione, come una frase detta al momento giusto.

Ed è per questo che puntualmente faccio figuracce beccandomi il suo sarcasmo pungente. È che ho l’istinto di far cadere ogni barriera con lui, frutto di interminabili anni a raccontarci l’uno all’altro senza riserve. Non so dove abbia acquisito i suoi “nuovi” modi di fare che in pubblico sfodera ma penso sia per proteggersi. Vorrei tanto fargli capire che con me non servono affatto…

“Sarebbe stata comunque una bella sorpresa” è tutto ciò che riesco a dire, semplice, schietto e sincero. Le sue guance si tingono lievemente di rosso. Dio, quant’è carino.

Distoglie lo sguardo e sembra pensare molto di fretta a cosa dire, poi se ne esce con “ovviamente, non sono sicuro che tu ti meriti tutto questo ben di dio tutto per te!” e dicendo questo assume un tono ironico e si indica platealmente.

Alzo un sopracciglio e aspetto che se ne renda conto.

“Cioè, intendo, non tutto per te in senso di… che, insomma…” ora posso scoppiare a ridere.

“Tranquillo play boy, non dico nulla a Marron”. Lo so, mi sono auto pugnalato, lo capisco, è che ogni tanto ho bisogno di catapultarmi alla realtà, altrimenti il castello di cristallo nella mia mente cresce e si erge sempre più maestoso, ferendomi quando lo fa cadere lui. Ecco, il masochismo verbale è il mio di modo per difendermi.

La sua reazione però mi lascia dubbioso.

Si alza a sedere di scatto e mi guarda come se non capisse chi ha davanti.

“Che – che diavolo c’entra quella ora?!” (E lui era mister “non urlare che tutti dormono”?)

Non so che dire, non posso spiegargli i meccanismi del mio cervello omettendo la parte che riguarda lui.

“Niente, era per dire…”

beh non lo dire più.” Il tono poco convinto fa perdere autorità alla frase. “e asciugati quei capelli che se ti ammali sarò costretto a prendermela anche io, perché non ho intenzione di sopportare il prof di chimica senza i tuoi commenti divertenti” La frase accompagnata dal gesto di tirarmi su il cappuccio dell’accappatoio sfregandomi vigorosamente la testa mi fa venire le lacrime agli occhi.

È difficile, davvero molto difficile mantenere il contatto con la realtà quando tutto ciò che vorresti è abbandonarti all’illusione che la vita possa tornare quella di un tempo. Chi se ne importava delle sgridate di mamma o dei giorni in cui papà spariva se c’era Trunks a cui dire tutto e che poi ti consolava regalandoti uno dei suoi giocattoli o con un semplice abbraccio?

Che importanza aveva se il bulletto della classe ti voleva rubare i soldi della merenda se poi arrivava Trunks a difendermi come fossi l’unica persona di cui gli importasse davvero?

Devo perdermi meno nei miei pensieri perché quando mi gira non vedendo in me reazioni di alcun tipo, mi trova con le guance rigate.

Ora sarà un bel problema giustificarmi…

 

Eccomi qua, sono abbastanza sicuro di parlare al nulla dato il tempo che ho impiegato ad aggiornare ma di recente ho voluto continuare a scrivere la storia dopo averla riletta. Mi piace quello che ho creato e voglio portarlo a termine, anche se dovessi postare un capitolo all’anno (e qui partono le minacce hahaha)

 

Spero di non metterci molto a tornare, mi scuso perché so quanto ci voglia per aspettare un capitolo che non arriva mai e a riprendere la lettura quando praticamente non si ha nemmeno più un’idea di dove la trama fosse arrivata. *si inginocchia*

Perdonatemi ancora, spero di finire presto il 10! *sparisce cadendo in una botola e tornando sul libro di letteratura*

M

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1730058