Un nuovo arrivo

di Lady Anya
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un nuovo arrivo ***
Capitolo 2: *** NCIS ***
Capitolo 3: *** Primo interrogatorio ***
Capitolo 4: *** Bugie ***
Capitolo 5: *** Una svolta ***
Capitolo 6: *** Folle ***
Capitolo 7: *** Senza scampo ***
Capitolo 8: *** Un nuovo agente ***



Capitolo 1
*** Un nuovo arrivo ***


UN NUOVO ARRIVO

Un nuovo arrivo

Centrale dell’NCIS. Ore 9.00. Un martedì come gli altri…

- oggi sei arrivata in orario… strano…- stava dicendo Tony a Ziva.

- oggi indossi lo stesso vestito di ieri… strano…- ribattè subito la donna.

- cosa?! No no…- si affrettò a dire Tony - è solo molto simile a quello di ieri…-

- sarà… ma che strano, però… ha anche la stessa macchia sul polsino…-

- aha!- esclamò McGee da dietro la sua scrivania.

- sta zitto “re degli Elfi”!- lo rimbeccò Tony. - vedi… ieri sera sono uscito con una donna bellissima… e oggi sono venuto direttamente da casa sua…- concluse allusivo.

- o forse- cominciò Ziva guardandolo - casa tua era allagata ed hai dormito in macchina…-

Tony s’irrigidì.

- ho indovinato vero?-

- stavi bluffando!- esclamò Tony piccato.

- mai. Solo che i tuoi pantaloni sono zuppi e stropicciati… e a meno che tu non sia andato a pesca…-

Tony mise il broncio e si sedette alla sua scrivania.

- eeeh- disse Ziva - la classe non è acqua…-

- il caffé, agente David, il caffé.- la “corresse” Tony.

- il caffé?- fece la donna stupita. - credevo che fosse l’acqua…-

- sono mesi che vivi qui e ancora non hai imparato questi modi di dire.- esclamò DiNozzo.

- ma Tony…- cominciò McGee, con l’idea di risistemare le cose.

- taci. Pivello…-

Una ragazza si era intanto avvicinata alla scrivania di Tony. Sopra ad un paio di jeans indossava una maglia di stoffa leggera, larga e lunga, bloccata sui fianchi da una cintura. I capelli castani, lisci, che le arrivavano alle spalle, erano tirati su con una fascia. Guardò Tony, poi il resto della squadra e abbozzò un sorriso.

- piacere…- disse - sono Penny Sanders.-

I membri della squadra si guardarono perplessi.

- piacere…- mormorò educatamente McGee.

- Tony DiNozzo,- si presentò l’agente vicino a lei. - ha bisogno di qualcosa?- le domandò facendole gli occhi dolci.

La ragazza esitò, mordendosi un labbro. Fu salvata da Ziva.

- è uno degli Osservatori Esterni, giusto? -

- non più.- tuonò una voce in cima alle scale. - Penny Sanders?-

- l’agente speciale Gibbs, presumo…- esclamò la ragazza scostandosi agilmente da Tony che si avvicinava sempre più. - è un piacere conoscerla finalmente.-

L’uomo, che aveva in mano un bicchiere di caffé, si avvicinò e diede uno scappellotto a Tony.

- ahi!- si lamentò l’agente. -che ho fatto stavolta?-

- da oggi l’agente Sanders farà parte della nostra squadra: è appena uscita dall’accademia e deve finire il suo addestramento. Per questo lavorerà con noi per sei mesi… tutto chiaro?-

La sua squadra annuì.

- meglio così… allora… prendete la vostra roba, abbiamo una chiamata da Norfolk. Un marinaio morto nella sua abitazione. -

I suoi agenti lo guardarono incerti. Il capo sbuffò.

- di solito questo vuol dire che dobbiamo andare a fare il nostro lavoro… McGee in macchina con me. Ziva prendi il furgone insieme a Tony e all’agente Sanders.- concluse lanciando le chiavi alla donna.

- guido io! - esclamò pronto Tony, mentre si infilava nell’ascensore inseguendo la collega. Penny si affrettò a seguirli.

- neanche per sogno!- stava ribattendo Ziva - ho io le chiavi!-

La porta stava per chiudersi, quando McGee la bloccò. Fece passare Gibbs e poi entrò anche lui.

- guida Ziva. - disse Gibbs in tono autoritario.

- ma capo…- protestò debolmente Tony. Sembrava spaventato.

- dobbiamo arrivare a Norfolk in poco tempo, quindi guida Ziva.-

- preferirei arrivarci intero…- borbottò Tony.

- Ziva…- fece Gibbs.

- ah!- esultò la donna dando uno scappellotto a Tony.

- sei andato a pesca DiNozzo?- chiese il capo sorridendo.

Fortunatamente l’ascensore arrivò in fretta a destinazione. Mentre entravano nel garage McGee sussurrò a Penny:

- tieniti forte… e attenta a Tony…-

La ragazza lo guardò perplessa.

***

Dieci minuti dopo, aveva capito il senso delle sue parole. L’agente speciale Ziva David era tutto tranne che una brava autista. O meglio, forse lo sarebbe stata su una strada dove non ci fossero state curve… o regole. Quindi di certo, non negli Stati Uniti. Penny, anche se non aveva mai sofferto il mal d’auto, stava per vomitare e non poteva assolutamente guardare la strada davanti a lei, a meno di non volersi far venire un infarto. In più l’agente DiNozzo, che aveva insistito per essere chiamato solo Tony, abituato, o forse rassegnato, alla guida di Ziva, continuava a farle avances. Penny disperava ormai di arrivare sana e salva a Norfolk, quando il furgone fece una brusca frenata: si erano fermati sul vialetto dell’abitazione. Probabilmente, rifletté la ragazza, se non avessero avuto le cinture di sicurezza, sarebbero stati catapultati direttamente sulla scena del crimine.

Quando scese, la terraferma sotto ai piedi non le sembrò reale. Neanche avesse passato le ultime tre ore in barca. Si guardò intorno. Si trovavano davanti ad una villetta tipica del luogo. Niente sembrava fuori posto, tranne che per le molte persone in divisa che ne entravano e uscivano.

- tutto ok?- le domandò McGee, appena arrivato.

- la prossima volta eviterò di fare colazione…-

- avanti, - disse Gibbs - meno chiacchiere ed entriamo.-

Durante le due settimane da Osservatore Esterno, Penny aveva visitato alcune scene del crimine, ma nessuna era più pulita di quella: ogni superficie splendeva e l’uomo steso sul divano poteva sembrare addormentato, non fosse stato per il petto incredibilmente squarciato.

- … l’assassino ha ripulito tutto!- esclamò la ragazza.

- si, quasi certamente…- le rispose Gibbs.

- togli il quasi, Jethro, con una ferita del genere il sangue sarà schizzato dappertutto.- disse un uomo curvo sul cadavere, alzandosi. - è morto da circa due giorni… non c’è traccia di rigor mortis. Ma - aggiunse scorgendo Penny - vedo che ci sono nuovi arrivi…-

- l’agente Sanders starà con noi per sei mesi per completare l’addestramento, Ducky… mi puoi dire altro?-

- gli manca un occhio… forse perso in guerra… -

- Ducky…-

- l’arma del delitto deve essere un coltello da cucina… molto grande e affilato… e l’assassino non è un chirurgo…-

- beh, forse è un maniaco dell'igiene…- disse Ziva - sembra che abbiano fatto le “pulizie di primavera”…-

- a quanto pare alla fine ce l’hai fatta a imparare un modo di dire- borbottò Tony.

- oh come sei simpatico!-

- smettetela! McGee, sappiamo chi è la vittima?-

- il capitano di corvetta Edward Johnson, congedo con disonore, Capo. Cinquantotto anni, vedovo, una figlia di diciannove anni che vive a Richmond. Ha combattuto in Vietnam-

- chi ha trovato il cadavere?- chiese ancora Gibbs.

Stavolta fu Tony a rispondere.

- la polizia, Capo. I vicini erano preoccupati, perché da due giorni non si faceva vedere…-

- va bene… Tony finisci in fretta con le foto; McGee cerca una possibile arma del delitto tra i coltelli in cucina… con i guanti, McGee…-

- scusi, Capo-

- …Ziva chiedi ai vicini se hanno visto o sentito qualcosa di strano negli ultimi giorni; Sanders, vai con lei.-

- si, Gibbs.-

***

- agente David, posso farle una domanda?-

- dammi pure del tu, Penny…-

- ok… Ziva… che intendeva dire Tony?-

- oh niente, solo che non sono molto brava con i detti… e la maggior parte delle volte li sbaglio… agenti speciali David e Sanders. - disse con voce professionale ad una giovane donna con un bambino in braccio che osservava la villetta dietro le transenne della Polizia. - lei abita vicino al capitano Johnson?-

***

- Ziva, trovato qualcosa?- Gibbs era appena uscito dalla casa, seguito da Tony e McGee che borbottavano animatamente tra loro. Ziva e Penny stavano tornando verso il furgone.

- i vicini non hanno sentito nulla, Gibbs, ma dicono di aver visto la figlia due, tre giorni fa. A quanto pare tra i due non “correva buon sangue”…- s’interruppe perché Tony aveva fatto una specie di gemito - Inoltre - aggiunse lanciando un occhiataccia al collega - la signora Hodge che abita nella villetta sulla destra è rimasta da sua madre a San Francisco per tutto il fine settimana e quindi non sa assolutamente niente.-

Gibbs la guardò sospettoso.

- io ho riferito tutto ciò che i vicini ci hanno detto.- si giustificò lei - Ah,- aggiunse - mi hanno detto anche si ubriacava spesso…-.

- bene… avanti, torniamo alla Centrale.- disse avvicinandosi all’auto. - Sanders vieni con me.-

Penny lo guardò riconoscente, ma McGee e DiNozzo sembrarono terrorizzati.

- ah, Ziva,- aggiunse Gibbs nascondendo a fatica un sorriso perfido - McGee e DiNozzo devono dirti una cosa…- detto questo entrò in macchina e Penny pensò che fosse meglio seguirlo alla svelta.

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Capitolo 2
*** NCIS ***


NCIS

Una volta arrivata alla Centrale dell’NCIS, Penny non ebbe bisogno di chiedere cosa mai avrebbero dovuto dire McGee e Tony a Ziva, perché i tre stavano ancora litigando.

- siete due idioti!- esclamò la donna sbattendo la portiera del posto di guida mentre usciva. Aveva guidato un’altra volta. Per un attimo Penny provò compassione per i due passeggeri, ma solo per un attimo.

- era solo un’innocente scommessina…- si stava difendendo Tony.

- ma su di me!-

- …ma io ho scommesso che ci saresti riuscita!- si scusò McGee.

Penny non aveva visto mai nessuno infuriato come lo era Ziva in quel momento. E pensò che fosse meglio non fare domande… anche se era proprio tanto curiosa. Fortunatamente fu la stessa Ziva a raccontarle tutto, mentre entravano nell’ascensore. Gibbs era ancora in garage per rimproverare con uno scappellotto ciascuno Tony e McGee.

- non ci posso credere!- esclamò la donna appena la porta si chiuse.

- cosa… cosa hanno fatto?- azzardò molto, molto cautamente Penny.

- hanno scommesso venti dollari che non sarei mai riuscita ad indovinare due “modi di dire” di seguito!-

Penny trattenne a stento una risata. Durante il viaggio di ritorno, Gibbs si era raccomandato di non fare mai arrabbiare Ziva. Così osò solo un diplomatico:

- capisco…-

Quando arrivarono nel grande ufficio, Ziva lanciò lo zaino sulla sua scrivania e si sedette al computer sbuffando. Penny si guardò intorno cercando di capire dove potesse mettersi. Gibbs, che era entrato in quel momento, la vide in difficoltà.

- mettiti pure lì.- le disse indicandole una scrivania libera più in là. - allora, - cominciò poi l’uomo -abbiamo un marinaio morto, una casa tirata a lucido e una decina di possibili arma del delitto che ora Abby sta analizzando. Io ora vado giù da lei. McGee, vieni. Voi cercate di scoprire tutto il possibile su Johnson e sulla figlia. Avanti, cominciate!-

Così Penny mise la sua borsa a terra e finalmente si sedette alla sua scrivania. Di colpo la sedia si abbassò. Penny si guardò intorno perplessa, ma nessuno sembrava averla notata. Provò a tirarla su, ma appena si sedeva, quella scese nuovamente. Provò ancora una volta poi lanciò una veloce occhiata ai suoi colleghi: non sembravano dell’umore giusto per preoccuparsi della sua sedia rotta. Sospirò, ma piano. Se ne sarebbe occupata in un altro momento. Decise di mettersi in ginocchio. Lo spazio era poco ma, abbassando anche il monitor del computer, riuscì a trovare la posizione adatta per lavorare, anche se non dignitosa.

Dopo una mezz’ora, l’ascensore si aprì. Penny alzò di scatto la testa. Era Gibbs.

- allora? Cosa avete scoperto?-

- Johnson era stato congedato con disonore per aver ucciso un uomo in una rissa in un bar.- disse Tony sprofondando nella sedia.

- …inoltre quando era ancora in servizio era stato richiamato più volte per condotta disonorevole…- aggiunse Ziva.

- …una volta congedato, non ha più lavorato…- continuò Tony.

- di che viveva?- chiese Gibbs.

- con la pensione d’invalidità della Marina… aveva perso un occhio in Vietnam…-

- lo so!- sbottò irritato Gibbs - altro?-

- ehm…- fece Ziva.

- agente Sanders?- esclamò interrogativo Gibbs voltandosi verso Penny.

- la figlia si chiama Lauren Morris.- rispose in fretta la giovane, mentre Tony faceva apparire l’immagine di una ragazza bionda sul monitor - Era la figlia della moglie.- aggiunse poi in risposta allo sguardo interrogativo del suo capo- inoltre Johnson la picchiava. Sia la moglie che la figlia, in verità. Ha a suo carico più d’una denuncia per percosse.-

- bene.- disse Gibbs. -la figlia dove vive?-

- a Richmond… fa la cameriera in un ristorante. A quanto risulta se n’è andata di casa appena ha potuto. Studia medicina all’università.- rispose Ziva.

- ok. DiNozzo avverti la figlia e…-

- già fatto!-

- bene. Andiamo da Ducky.-

***

L’obitorio era una grande sala bianca con alcuni lettini di metallo; su una parete c’erano dei grandi cassetti, di metallo anch’essi. Dove si trovavano i cadaveri. Penny rabbrividì leggermente. Sul tavolo al centro della sala giaceva il corpo del capitano Johnson. Lo sterno era stato tagliato e la cassa toracica aperta.

- allora Ducky?- fece Gibbs che li stava aspettando.

- l’assassino s’intende di anatomia: ha reciso l’aorta…-

- non può essere stato un colpo fortunato?- chiese Tony lanciando un’occhiata eloquente a Gibbs.

- no no Anthony, è andato a cercarla, vedi ha piantato il coltello qui accanto allo sterno- disse mimando il gesto di infilzare qualcosa -ed è andato alla ricerca dell’arteria principale. L’aorta ha origine direttamente dal cuore... effettua una curva e scende lungo la colonna vertebrale fino alla quarta o quinta vertebra lombare…Come ho detto prima, non è un chirurgo, perché ha fatto un bel macello… è morto dissanguato. Inoltre decisamente la vittima non si è mossa quando lo hanno infilzato…-

- …è stato drogato…- mormorò Penny.

- ottimo agente Sanders! Chiedete ad Abby per l’esame tossicologico.- fece Ducky.

- magari conosceva l’assassino…- disse Ziva.

- dobbiamo assolutamente parlare con la figlia.- concluse Gibbs. Il suo telefono squillò. L’uomo rispose e poi disse:

- Abby ci aspetta in laboratorio. Andiamo.-

***

- Penny!- esclamò Abby correndo ad abbracciare la ragazza.

- quando vi siete conosciute?- chiese curiosa Ziva.

- le ho portato dei reperti, la settimana scorsa…- rispose Penny, quasi soffocando.

- Abby!- la riprese Gibbs con un sorriso - allora qualche progresso?-

- dall’esame tossicologico risulta che il tasso di alcol nel sangue era di 0,15 mg e che avesse ingerito un’abbondante dose di Benzodiazemine.-

- altro? L’arma del delitto?-

- forse qualcosa, Capo…- disse McGee che stava seduto davanti ad un computer. - nessuna impronta, nessun residuo di sangue, ma…-

- …ma un capello intrappolato nel manico di questo!- concluse esultante Abby sventolando un grosso coltello.

- che tipo di capello?- li incalzò Gibbs.

- lungo e biondo… - disse pronta la scienziata - da donna.-

- si può ricavarne il DNA?-

- manca il follicolo…- rispose Abby.

- quindi?- esclamò stizzito Gibbs.

Abby scosse la testa sconsolata e si strinse nelle spalle. Non si poteva.

- Capo,- notò Ziva - la figlia è bionda…-

- Sanders, porta questo coltello da Ducky e chiedi se può andare.-

- si, Gibbs.- disse Penny, mentre prendeva la possibile arma del delitto con i guanti, la metteva in un sacchetto e la chiudeva in una scatola.

- ah, Capo…- aggiunse Abby - ho trovato una goccia di sangue coagulato alla base della lama di un altro coltello… ancora nessun riscontro del DNA… ma continuo le ricerche, mio signore…-

***

- Penelope…- stava dicendo Ducky chino sul cadavere con il coltello sigillato in mano -la moglie dell’eroe greco Ulisse… fedele al marito fino alla fine… famosa è la sua tela che ogni notte disfaceva…-

- si…- rispose Penny un po’ in imbarazzo. Il dottore aveva appena scoperto il suo nome per intero… e lei non era mai troppo felice quando questo accadeva. - Mio padre è un po’ fissato con la mitologia… pensi che mia sorella si chiama Cassandra…-

- la grande veggente. Aveva previsto la fine di Troia, ma nessuno le aveva dato retta…-

- …perchè era stata punita da Apollo, che lei aveva respinto…- concluse un ragazzo in camice.

- signor Palmer continua pure a pulire quel tavolo…- lo rimproverò bonariamente Ducky.

- scusi, dottore…- borbottò lui.

- ecco, cara. Dì a Jethro che molto probabilmente l’arma è questa. E che il non tanto “povero e compianto” capitano Johnson è morto alle dieci e mezzo della sera di venerdì. L’ultima cosa che ha ingerito è stato del whisky scotch…- Ducky la guardò riconsegnandole il coltello - lo sa che lo scotch è whisky scozzese? Non si conosce la prima volta che è stato prodotto. C’è chi afferma addirittura che lo abbiano importato dei monaci missionari di ritorno dall’Irlanda… pensi che lo Scotch Whisky Act proibisce la produzione in Scozia di whisky che non sia Scotch.-

- addirittura?-

- eh, già…-

- la ringrazio dottore…-

- chiamami pure Ducky, Penelope…-

- oh, come preferisce allora.- concordò la ragazza con un sorriso - A più tardi.-

Questo è il secondo capitolo… spero di aver reso bene i personaggi… recensite, please!

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Capitolo 3
*** Primo interrogatorio ***


Primo interrogatorio

Lauren Morris era una ragazza minuta. Aveva l’aria smarrita, ma non sembrava troppo scossa dalla morte del padre.

- lui non era mio padre- aveva infatti specificato non appena Tony, che la stava interrogando, le aveva chiesto da quanto tempo non lo vedeva. - e sono almeno tre anni che non gli parlo… non che ci tenga…-

- i vicini dicono di averla vista sul luogo del delitto, due, tre giorni fa, in pratica poco prima della morte.-

- voglio un avvocato.- rispose la ragazza irrigidendosi.

- per favore signorina Morris… -

- sono in stato di fermo, giusto? Quindi voglio il mio avvocato.-

- lo avrà. Ora… cosa ci faceva a casa di suo padre se erano anni che non aveva contatti con lui?-

- mpfh- sbuffò la ragazza.

Tony lancio uno sguardo implorante alle sue spalle.

***

- incredibile! Una donna che mette a disagio Tony!- stava esclamando McGee

- quella è di ghiaia…- ribattè Ziva con una smorfia.

- nasconde qualcosa…- mormorò Gibbs.

- …di ghiaccio…- bisbigliò McGee.

- mmmh- fece Ziva. Si ricordava ancora della scommessa.

- agente Gibbs…- Penny era appena entrata - Ducky ha confermato che questa è l’arma del delitto…-

- bene… riportalo da Abby… magari ci potrà dire altro…- affermò Gibbs soprappensiero.

- ok…- rispose la giovane - ah- aggiunse - l’ultima cosa che ha bevuto è stato dello scotch-.

Stava per aprire la porta, ma questa si spalancò di colpo.

- ehi, Tony, ti sei arreso?- fece sarcastica Ziva vedendolo entrare. Nessuno si era accorto che era uscito dalla sala interrogatori, distratti dall’arrivo di Penny. L’uomo la fulminò con lo sguardo.

- non parla, Capo…- si giustificò imbarazzato con Gibbs.

- cosa?!- esclamò l’uomo.

- non sono a mio agio…- borbottò grattandosi la testa.

- non sei a tuo agio? - fece sarcastico Gibbs. - è una sospettata, DiNozzo, non ci importa se tu non sei a tuo agio!-

- forse il grande Tony perde botti!- rise Ziva.

- colpi, Ziva!- disse irritato l’agente DiNozzo. - lo sapevo,- continuò poi rivolto a McGee - stamattina hai solo avuto fortuna!-

- colpi, botti! Che differenza fa! E basta con questa storia!- ribattè subito Ziva infuriandosi.

- una scommessa è una scommessa! Non sai perdere!- cominciò all’unisono McGee.

- BASTA!- urlò all’improvviso Gibbs. Tutti si azzittirono all’istante. - così va meglio. Agente Sanders, vai tu ad interrogare la Morris.-

- eh?!- Penny non era sicura di aver capito bene. - interrogare, io?-

- si agente.- rispose asciutto l’uomo. - non mi pare così difficile da capire. Avanti. E non fare stupidaggini.-

Penny si guardò intorno stupita e spaventata insieme. Chiuse gli occhi rassegnata ed uscì.

- ce la farà?- chiese Tony poco convinto.

- vedremo. Sempre meglio di te.- concluse Gibbs guardando oltre il vetro: Penny era appena entrata.

***

Ma cosa era venuto in mente a Gibbs? Lei fare un interrogatorio. Ridicolo. Decisamente ridicolo. Lei non era che una novellina… una pivellina, come aveva notato Tony, mentre cercavano notizie sulla vita del capitano Johnson. E adesso era davanti a quella porta. Come Osservatore Esterno aveva assistito a vari interrogatori, ma poteva solo rimanere dietro il vetro a guardare. E non era sicura di volerne fare uno. Non credeva di avere le qualità richieste. Non aveva autorità. Non incuteva paura e nemmeno timore. Non aveva esperienza. E quella ragazza aveva battuto anche Tony… ed erano anni che lui faceva quel mestiere. Spinse la porta. Lauren Morris non alzò nemmeno la testa. Penny sentì un brivido percorrerle la schiena. Cominciamo bene, pensò. Lanciò uno sguardo al vetro scuro. I suoi colleghi erano lì dietro e la osservavano. Respirò profondamente. Non doveva sbagliare. Prese fiato e finalmente si sedette. Finalmente la ragazza la guardò. Aveva occhi chiari e molto belli, ma freddi, senza emozioni. Penny ignorò deliberatamente un altro brivido e sostenne quegli occhi. Poi Lauren Morris distolse lo sguardo.

- e l’altro agente? Si è arreso?- domandò sarcastica. Ma la voce ebbe un tremito.

- diciamo che l’ha spaventato.- rispose Penny. Aveva deciso di giocare a carte scoperte.

La ragazza sembrò sorpresa dalla schiettezza della risposta.

- spaventato?!- esclamò incredula sgranando gli occhi. Poi si riprese. - è spaventata anche lei?- chiese beffarda.

- sono l’agente Sanders.- rispose invece Penny. Poi rimase in silenzio.

Lauren Morris la guardò sospettosa. Ancora silenzio. Si guardò le unghie, poi lanciò un’occhiata all’agente. Silenzio. Si agitò sulla sedia, a disagio.

***

- ma che sta facendo?- chiese Tony a Gibbs, mentre osservavano lo strano interrogatorio. - ahi! - aveva appena ricevuto uno scappellotto.

- shh!-

***

Penny era ancora immobile e in silenzio. Lauren Morris abbassò lo sguardo. Tamburellò le dita sul tavolo. Penny si diede mentalmente della stupida. Ma cosa stava facendo? Che razza di interrogatorio stava conducendo? Poi miracolosamente Lauren Morris parlò:

- io odiavo quell’uomo.-

***

- ah!- esclamò Ziva dietro il vetro - adesso parlerà!-

***

- lo ha ucciso lei?- chiese Penny.

- lo sa che mi picchiava?- urlò all’improvviso la ragazza alzandosi - e che picchiava mia madre? È stato lui ad ucciderla! Lui!-

- a quanto ci risulta, si è trattato di un incidente.- disse Penny asciutta.

Lauren Morris gemette di rabbia.

- è stato lui, lo so!- urlò ancora. Sostenne lo sguardo di Penny ancora un attimo, poi crollò sulla sedia e scoppiò in lacrime. L’agente sgranò gli occhi, ma si ricompose subito: doveva rimanere fredda.

- lo so…- singhiozzò la ragazza - cinque giorni fa… mi ha chiamato… mi ha chiesto di raggiungerlo… di tornare… doveva dirmi una cosa importante… dopo… dopo tre anni non ne avevo ancora la forza…- cercò di asciugarsi le lacrime. Penny le passò un fazzoletto. - grazie… ne ho parlato con il mio ragazzo e lui mi ha convinto che fosse il momento di provare a riallacciare il rapporto… tre giorni fa mi ha accompagnato a Norfolk… abbiamo preso una camera in un albergo… e mi sono fatta portare alla mia vecchia casa… era come me la ricordavo, sa?- Penny annuì. - beh, - continuò Lauren - lui mi aspettava, sapeva che alla fine sarei andata da lui. Mi ha fatto sedere sul divano. E… mi ha detto che non poteva più vivere nel rimorso, che era cambiato… era un’altra persona... ha detto… ha detto di aver ucciso mia madre…-

Penny lanciò un’occhiata al vetro.

- ha raccontato che quella notte in cui era accaduto… lui aveva bevuto più del solito… avevano litigato…poi lui l’ha picchiata… l’ha.. l’ha violentata…- singhiozzò- poi l’ha spinta giù dalle scale…- Lauren chiuse gli occhi. - ha detto che aveva fatto finta di essersi appena svegliato… aveva raccontato alla polizia che forse mia madre voleva scendere di sotto… e che era inciampata sulle mie scarpe… per anni ho pensato che fosse colpa mia…- mormorò ricominciando a piangere.

Penny le mise una mano sulle sue, la guardò negli occhi e piano, chiese:

- e poi?-

- non l’ho ucciso.- disse scuotendo la testa - ho cominciato ad urlare… non ci ho visto più… ma sono scappata via. Sono tornata in macchina dal mio ragazzo e siamo andati in albergo. Potete chiedere a lui.- concluse risoluta.

***

Quando si chiuse la porta della sala interrogatori alle spalle, Penny tirò un lungo sospiro di sollievo. DiNozzo uscì correndo dalla camera di osservazione. Le rivolse un ampio sorriso e alzò entrambi i pollici. La ragazza lo guardò perplessa voltare l’angolo.

- bella tattica!- esclamò McGee passandole davanti e seguendo Tony.

- era il tuo primo interrogatorio?- le chiese una voce alle sue spalle. Penny si voltò di scatto. Gibbs. La ragazza annuì debolmente.

- ottimo lavoro agente Sanders!- disse allora soddisfatto. - Tony e McGee sono andati a prendere il fidanzato. L’aspettava in macchina… ma dove pensava di averla accompagnata, dal dottore?-

- secondo me dice la verità.- disse Ziva raggiungendoli.- la Morris, dico… non è stata lei… ehi Penny…- aggiunse poi - bell’interrogatorio!-

Salve... terzo capitolo... Penny alla prova... Grazie a tutti quelli che hanno recensito...

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Capitolo 4
*** Bugie ***


Bugie

Il ragazzo, Charles Smith, era molto più disposto a parlare della fidanzata. Tanto che per dieci minuti non fece altro che inveire contro il capitano Johnson. McGee, che doveva interrogarlo, cercava in ogni modo di farlo tacere, ma con scarsi risultati.

- ehm… allora…-

- …la madre di Lauren si è risposata che lei aveva solo dieci anni…

- …mi scusi…-

- …ha passato l’adolescenza terrorizzata da quell’uomo che beveva e la picchiava…-

- …mi scusi…-

- …e alla fine ha trovato il coraggio di andarsene…-

- …ehm… signor Smith…-

- … e quello anche da morto la perseguita!-

- MI SCUSI!- urlò infine McGee.

***

Dietro il vetro, Ziva scoppiò a ridere.

***

Charles Smith era ammutolito.

- bene…- cominciò McGee - allora, la signorina Morris le ha raccontato della chiamata del padre, giusto?-

- esatto.-

- …e le aveva mai parlato del capitano Johnson, prima di allora?-

- quando ci siamo conosciuti… Lauren già lavorava al bar… io avevo appena discusso con i miei perché volevo andare a vivere da solo, magari negli alloggi per gli studenti, mentre loro preferivano che rimanessi a casa… così ero uscito di casa per bere qualcosa… mentre mi serviva mi chiese cosa mi era successo, perché sembravo molto abbattuto… lei mi colpì subito e forse per quello le raccontai tutto…-

- signor Smith…- fece McGee.

- …Lauren scoppiò a ridere e mi disse che c’era di peggio. Poi visto che aveva finito il turno si sedette vicino a me e mi raccontò la sua, di storia. Ecco, agente.-

- visto che conosceva la storia, perché ha convinto la signorina ad incontrare il capitano?-

- non può nemmeno immaginare quanto soffriva… pensavo che se lo avesse incontrato si sarebbe sentita meglio…-

***

- certo, aveva bisogno di riconciliarsi con quello che la picchiava!- esclamò Tony nella stanza accanto.

***

- certo, aveva bisogno di riconciliarsi con quello che la picchiava!- esclamò McGee.

***

Dietro il vetro Gibbs, Ziva e Penny si voltarono verso Tony, che sorrise incerto.

- passa meno tempo col pivello.- gli disse Ziva, riprendendo a guardare l’interrogatorio.

***

- ma era comunque suo padre!- stava rispondendo Smith.

- …adottivo…- gli fece notare McGee. Si fece mentalmente i complimenti.

- è sempre così triste… pensi che sono stato io a convincerla a frequentare l’università… ero convinto che avrebbe potuto ricominciare a vivere, ma niente… quando Johnson l’ha chiamata, ho immaginato che chiarendosi si sarebbe ripresa… credevo che sarebbe stata meglio…-

- e non lo è stata?-

- quando è tornata in macchina era molto scossa… mi ha chiesto di andare subito in albergo… durante il tragitto mi ha raccontato quello che le aveva detto Johnson.-

- poi, cosa avete fatto?-

- niente. In albergo Lauren ha preso un tranquillante e si è messa a dormire.-

- che tipo di tranquillante?-

- Benzodiazemine, quello che usa sempre.-

McGee guardò il vetro dietro di lui. Poi aggiunse:

- e lei?-

- sono rimasto a guardare la televisione, in camera.-

- fino a che ora?-

- quasi mezzanotte, poi sono andato a letto…-

- bene…-

- sono in arresto?-

- no, non si preoccupi… -

- e Lauren?-

- si, la signorina Morris, per adesso, è in arresto.-

- ma non potete! Ve l’ho detto, è rimasta in camera a dormire!-

- aspetti qui, adesso qualcuno la accompagnerà fuori.-

- ma agente- urlò quello alzandosi - voi non capite!-

McGee si chiuse la porta alle spalle. Fuori c’era gran movimento.

- Tim!- lo stava chiamando Penny - Gibbs sta interrogando la Morris nell’altra sala!-

- signorina Morris, cosa ha fatto una volta tornata in albergo?-

La ragazza non rispose.

- signorina, non sono l’agente DiNozzo e non sarà certo lei a farmi sentire a disagio. Allora?-

***

Dietro il vetro Tony sbuffò.

***

- mi sono presa una pasticca di tranquillante e mi sono messa a dormire, agente Gibbs.-

- il Capitano è stato drogato proprio con lo stesso tranquillante.-

- agente, in molti usano quel medicinale…-

- e abbiamo trovato un suo capello sull’arma del delitto.-

- ho abitato in quella casa per anni… e c’ero stata solo poche ore prima… -

- e con ciò?-

- mmh…- fece lei seccata - è probabile che sia rimasto qualche mio capello, ecco tutto.-

- signorina, il capello era incastrato nell’impugnatura di un coltello da cucina. Ha per caso preparato da mangiare, mentre discuteva col capitano Johnson?-

- agente Gibbs, ascolti: siamo tornati in albergo, ho preso il tranquillante, mi sono addormentata. Poi dopo un po’ mi sono svegliata perchè ero troppo nervosa e mi sono accorta che Charlie non c’era più, così sono andata a chiedere alla reception se l’avessero visto e sono torn…- ma fu bloccata da Gibbs.

- Charlie? Perché, non era in camera a guardare la televisione?-

- ehm…- Lauren Morris sembrò impacciata - la TV era accesa, ma Charlie non c’era… mi hanno detto che era uscito venti minuti prima… probabilmente è andato a fare una passeggiata…- concluse speranzosa.

- una passeggiata?!- esclamò sarcastico Gibbs.

- sarà stato un po’ scosso dalla situazione…-

- così scosso che neanche si ricorda di essere uscito. Cosa ha fatto lei dopo?- chiese in tono duro.

- sono tornata nella stanza e ho chiamato il servizio in camera…-

- controlleremo.- disse Gibbs uscendo.

***

- perché non ci ha detto che era uscito?- chiese Ziva a Charles Smith. Era seduta davanti a lui. Gibbs camminava avanti e indietro.

- perché avreste pensato che fossi tornato da Johnson… che l’avessi ucciso io…-

- è esattamente ciò che pensiamo ora.- lo “rassicurò” Ziva.

- ma non fatto niente!-

- dove è andato allora?- esclamò Gibbs sbattendo le mani sul tavolo.

- in giro per la città…-

- dove?- lo incalzò Ziva.

- ehm… non ricordo… vagavo…-

- le ricordo io dove è andato:- disse Gibbs - è tornato a casa del Capitano Johnson, forse per chiedere spiegazioni, forse per discutere. Il Capitano le avrà offerto da bere e lei ne ha approfittato per mettergli nel bicchiere un po’ del tranquillante di Lauren. Sarà svenuto quasi subito, allora lei lo ha ucciso con il coltello più grosso che ha trovato. Ha cercato l’aorta, del resto lei studia medicina. Poi ha ripulito tutto per bene e ha messo un capello di Lauren sull’arma del delitto.-

- non l’ho ucciso io! E in ogni caso io amo Lauren e non potrei mai fare una cosa del genere!-

- non menta!- disse Gibbs.

- agente, non sono stato io, lo giuro… però… sì, sono tornato a casa del Capitano Johnson.-

Ziva e Gibbs si scambiarono una veloce occhiata.

- perché?- chiese soltanto Ziva.

- credevo che, riprendendo i contatti, Lauren sarebbe stata meglio… era sempre così triste… convinta di essere la causa della morte di sua madre… e odiava quell’uomo che l’aveva costretta a stare così spesso fuori casa… dopo che si è addormentata sono rimasto un po’ a guardare la televisione, poi sono uscito… ero deciso a parlare con Johnson…-

- cosa intendeva fare?- chiese Ziva scettica.

- ma, non so… sfogarmi un po’… urlargli contro il mio risentimento verso quel… quell’uomo … si voleva pentire… ma chi voleva fregare…-

- cosa è successo?-

- abbiamo discusso. Mi disse che sapeva che Lauren non era molto brava a scegliere i ragazzi, ma che io ero peggio di quanto potesse immaginare… disse che ero peggio del precedente ragazzo… “quell’idiota d’un marinaio” lo definì…-

- un altro ragazzo?- esclamò sorpresa Ziva.

- sì… Philip Carlyle… il fidanzato di Lauren quando abitava ancora a Norfolk… so che adesso vive a Baltimora… un marinaio che lavor…-

Ma Gibbs era già uscito.

***

Entrò come una furia nella camera di osservazione.

- Sanders, DiNozzo, andate a casa di questo Carlyle. Chiedetegli se la Morris lo ha contattato di recente. Cercate di capire in che rapporti erano.-

- si, Capo!-

- fate in fretta e chiamateci appena sapete qualcosa.- guardò i due agenti che ancora non si erano mossi - in fretta!-

Tony e Penny schizzarono fuori all’istante.

Quarto capitolo… veramente dei passaggi non mi soddisfano pienamente… per favore lasciate un commentino...

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Capitolo 5
*** Una svolta ***


Una svolta

- sei fidanzata?-

Tony guidava molto meglio di Ziva, ma non faceva altro che farle proposte, neanche troppo velate.

- si, felicemente fidanzata.- disse lei un po’ seccata.

- e che lavoro fa il tuo ragazzo?-

- Tony,- cominciò Penny come se stesse parlando ad un bambino - ho ventiquattro anni, l’ultimo “ragazzo” l’ho avuto alla fine del liceo. Adesso ho un “fidanzato”.-

- particolari…- fece lui sbrigativo. - allora?-

- lavora come chirurgo al Bethesda Hospital…-

- un dottore! Interessante!-

- si, interessante, ma non per i motivi che intendi tu.-

- io?- esclamò lui guardandola con lo sguardo innocente. A Penny scappò un sorriso.

- Ziva mi ha raccontato dei tuoi frequenti tentativi di approccio con qualsiasi ragazza ti capiti di incontrare.-

- ah, si?- domandò lui con aria indagatrice.

- già… in verità lei ha usato la parola avvicinamento…-

- tipico di Ziva…-

- cioè? Sbagliare i termini specifici?-

- mettere paura alla concorrenza…-

Penny scoppiò a ridere.

- Ziva?- chiese tra le lacrime.

- che c’è da ridere?- chiese Tony seccato.

- non vi conosco da molto tempo, ma… Ziva? Con te?-

- allora,- cominciò Tony per cambiare discorso - il Dottore?-

Penny sospirò.

- ne sono innamorata e lui lo è di me. Mi dispiace-

- quanti anni ha?-

- Tony, se smettessi di farmi domande imbarazzanti e guardassi la strada, ti accorgeresti che abbiamo appena oltrepassato la casa di Carlyle.- concluse la ragazza, nascondendo un sorriso.

***

- signorina Morris, perché non ci ha parlato del suo ex-ragazzo?- chiese Gibbs.

- perché sono anni che non ho contatti con lui!- esclamò la ragazza stupita. - non credevo di dovervi riferire tutti i nomi di quelli che conosco…-

- che rapporti aveva con lui?-

- beh… era il mio ragazzo… siamo stati insieme quando eravamo al liceo… era più grande di me di un anno…-

- che ne pensava Johnson?-

- che voleva che pensasse? Che fosse un perfetto imbecille! Lo pensava di qualsiasi persona portassi in casa…-

- veniva spesso a casa sua?-

- si, finché c’era la mamma… poi lo incontravo di nascosto… questo fino a quando non si è arruolato nella Marina…-

- perché?-

- grazie a quell’uomo che mia madre ha sposato, odio i marinai. E questo Phil lo sapeva bene… non gliel’ho perdonato: l’ho lasciato l’attimo dopo che me lo ha detto.-

- un po’ drastica…- considerò Gibbs.

- oh, agente, ha avuto anche il coraggio di dirmi che lo aveva sempre voluto fare… forse mio “padre” non aveva proprio torto… eppure mi era sembrato così bravo… pensi che aveva donato un rene a suo fratello…-

***

- una retromarcia degna di Ziva, Tony. Complimenti- esclamò Penny uscendo dall’auto con una smorfia.

- ehi,- fece Tony con un gran sorriso - non offendere!-

- “non offendere”- gli fece il verso lei - piuttosto, togli la suoneria al cellulare… odio quando quello a cui stai per fare una domanda riguardo alla morte di qualcuno ti chiede “chi è?”-

- si, signora!- esclamò Tony abbozzando un saluto militare.

- ahah- fece lei sarcastica.

La casa di Carlyle era una brutta villetta ad un solo piano. L’erba del giardino cresceva rigogliosa, forse erano mesi che qualcuno non la tagliava. Dall’interno arrivava un gran rumore di televisione a tutto volume. Tony bussò. Nessuna risposta. L’agente bussò un po’ più forte, gridando:

- NCIS, guardiamarina Carlyle, apra!-

Bussarono ancora e ancora, finché la porta non si aprì.

- NCIS, agenti speciali DiNozzo e Sanders, il guardiamarina Carlyle?-

- si… che volete?-

- farle alcune domande… possiamo entrare?- disse Penny.

Il ragazzo aprì la porta e voltò loro le spalle. Dentro c’era una gran confusione. Lo stesso Carlyle indossava una tuta informe e scolorita.

- allora? Cosa volete sapere?- domandò buttandosi sul divano.

- che può dirci della signorina Lauren Morris?- cominciò Tony.

Uno strano lampo passò negli occhi del ragazzo.

- che volete sapere?-

- da quanto tempo non ha sue notizie, in che rapporti era con lei… cose del genere.- fece amabilmente Tony.

- non la vedo e non la sento più da quando mi ha lasciato due anni fa, di colpo, quando mi sono arruolato.-

- da quanto tempo stavate insieme?- chiese Tony.

- da tre anni… forse… al liceo, comunque…-

- e dopo tre anni, lei la lascia così di colpo e tutto come prima?- domandò Penny scettica.

- ma… lei era un po’ matta… non amava i soldati… forse era una pacifista.- fece lui alzando le spalle.

- sapeva che il padre la picchiava?-

- era un matto pure lui.-

- e che è stato ucciso?- chiese Tony.

- no!- esclamò il ragazzo mettendosi composto. Un altro lampo passò negli occhi di Carlyle - questa è nuova!-

- non sa chi può essere stato?- chiese ancora Penny.

- forse Lauren?-

- la stiamo interrogando…- disse DiNozzo - cosa ha fatto alla mano?- aggiunse notando una fasciatura, passata, fino a quel momento inosservata.

- ehm… mi sono scottato stirando l’uniforme… non sono molto bravo…-

- la capisco… Grazie per il suo aiuto, guardiamarina.- dichiarò Tony alzandosi - se vuole la terremo informato sul caso.-

- si, per favore.-

- ehm… guardiamarina Carlyle…- cominciò Penny - posso… posso usare il suo bagno?-

- certo, in fondo al corridoio, a destra.-

- grazie.- fece Penny sorridendo imbarazzata a Tony, che l’aveva fulminata con lo sguardo. Poi sparì nel buio del corridoio.

- eh… le donne… se non vanno al bagno ogni ora… svengono!- esclamò Tony.

- mmh…- mugolò Carlyle.

- …già…- continuò l’agente voltando le spalle al guardiamarina e sollevando un soprammobile - molto carino questo!-

- si, molto carino…- fece il marinaio, togliendolo di mano a Tony.

***

- Gibbs Gibbs Gibbs!- Abby entrò come un tornado nella camera di osservazione.

- sta interrogando…- le fece notare McGee - e come ben sai non vuole essere disturbato…-

- ma io ho una notizia stratosferica!- Abby stava letteralmente saltellando. Poi di colpo si fermò - dove sono Tony e Penny?-

- sono andati a parlare con uno che conosceva la Morris- rispose McGee - cos’hai scoperto?-

- ho trovato un riscontro del DNA del sangue trovato nell’impugnatura dell’altro coltello… l’assassino!- esclamò la donna ricominciando a saltellare.

- chi è?- chiese Ziva prendendo il foglio con i risultati che Abby le porgeva.

- forse si è ferito mentre ripuliva tutto e poi non ha ricontrollato!-

Ziva sgranò gli occhi e scappò fuori.

- ma cos…?!- domandò Abby interdetta. McGee scosse la testa, perplesso quanto lei.

***

Ziva intanto era entrata a razzo nella sala interrogatorio.

- agente David!- esclamò Gibbs, infuriandosi all’istante.

- Gibbs.- disse solo Ziva. E gli porse il foglio che le aveva portato Abby.

Gibbs uscì di corsa dalla stanza.

***

- è… pieno di cose… interessanti, qui…- continuò DiNozzo girando su se stesso.

- già.- disse Carlyle. Soppesò il pesante soprammobile. Poi colpì Tony tra la nuca e la scapola. L’agente crollò a terra senza un rumore.

Inizia l'azione... questo capitolo mi piace abbastanza... povero Tony...

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Capitolo 6
*** Folle ***


Folle

Il corridoio era buio e Penny non sapeva dove fosse l’interruttore, così procedette a tastoni. Sentiva Tony blaterare qualcosa riguardo alle donne… la ragazza sorrise… che scemo! Quel guardiamarina però era sospetto… lei aveva notato quella strana luce che gli aveva illuminato gli occhi quando avevano nominato Lauren Morris o quando aveva saputo che Johnson era morto… non la convinceva… non aveva una grande esperienza, ma l’intuito le suggeriva che quel ragazzo sapeva altro. La prima porta a sinistra era uno sgabuzzino. Scope e detersivi… ma dubitava che venissero usati molto spesso. La prima a destra nascondeva la camera da letto… più caotica del resto della casa. La seconda porta a destra, l’ultima, era il bagno. Decise che ci sarebbe entrata alla fine, almeno per tirare lo sciacquone e fare un po’ di scena se tutto fosse stato a posto. Così si voltò verso l’ultima porta a sinistra. Sospirò e la spinse. Quello che vide la lasciò senza fiato.

- mio Dio…-

Tutta la stanza era tappezzata di foto di Lauren Morris. Centinaia e centinaia di foto della ragazza in ogni momento della sua giornata: mentre serviva ad un tavolo, mentre sorrideva ad un cliente, a cena con il ragazzo. Al centro della stanza c’erano dei vestiti sporchi probabilmente di sangue. Penny tirò fuori la pistola e mise il colpo in canna.

- fossi in te, la butterei a terra.-

***

- Abby, in quale archivio hai trovato questo DNA?- chiese Gibbs spalancando la porta della camera di osservazione.

- in un posto insolito… donatori di organi…-

- capo, - cominciò McGee - ma è… è Carlyle?-

- esatto!-

- ma è quello da cui sono andati…-

- avanti, avanti!- esclamò Gibbs - non c’è tempo da perdere! Ziva, McGee andiamo subito a casa di Carlyle. Abby…-

- …contatto subito Tony o Penny per avvertirli!-

- in fretta!-

***

Penny si voltò di scatto. La borsa le cadde a terra. Sollevò la pistola e la puntò verso la voce. Merda! Come aveva potuto non accorgersi che l’aveva seguita! Carlyle era sulla soglia della camera e le puntava a sua volta una pistola contro. Il cellulare nella sua tasca vibrò, ma lei lo ignorò.

- buttala a terra.- ripeté gelido il ragazzo.

- buttala tu.- sibilò Penny altrettanto gelida.

- non sei capace di uccidere un uomo a sangue freddo.- notò lui con un ghigno malevolo.

- dici?-

- altrimenti mi avresti già sparato. Ma io… io sono capace.- negli occhi aveva una luce folle.

- hai ucciso tu Johnson!-

- già. Ma ti racconterò la storia più tardi, adesso butta quella pistola a terra. Anzi, dalla a me.- aggiunse allungando una mano.

- mai.- disse semplicemente Penny. Sostenne lo sguardo di Carlyle e intanto cercava di tenere ferme le gambe che volevano tremare a tutti i costi.

- avanti.-

Penny si ordinò di sparare. Sarebbe stata legittima difesa, nessuno le avrebbe contestato nulla. Ma se era legittima difesa, perché era così difficile premere quel grilletto? Abbassò lo sguardo e gli lanciò l’arma. Lui la prese al volo.

- hai ragione.- disse guardandolo con disprezzo - io non sono come te.-

- molto brava… su, precedimi.- fece lui cedendole il passo.

- ma che uomo galante.- mormorò lei sarcastica.

- cammina!- la redarguì lui, premendole la pistola sulla schiena e stringendole un braccio. La guidò fino al salone. Appena Penny entrò, vide Tony riverso sul pavimento, forse svenuto.

- Tony!- esclamò cercando di liberarsi.

- ferma!- disse trattenendola.

- cosa gli hai fatto?- urlò lei.

- un colpo alla nuca con quel soprammobile che gli piaceva tanto… niente di che…-

- non sarà…?- sussurrò lei.

- in verità non so come sarà quando si risveglierà… sempre se…- sogghignò lui. La girò di spalle, le mise le braccia dietro la schiena e le bloccò con dello scotch da pacchi. Poi la spinse sul divano e le bloccò i piedi. Quando cerco di metterla in piedi, Penny gli sputò in faccia.

- giusto…- disse lui asciugandosi con una manica - dimenticavo…- e le sigillò la bocca con un altro pezzo di scotch.

***

- allora Abby?- ruggì Gibbs al telefono, mentre guidava in modo spericolato. - li hai trovati?-

- il cellulare suona libero… ma niente…-

- maledizione!-

***

Carlyle la sollevò di peso, se la sistemò sulla spalla e uscì nel giardino. Aprì il portabagagli della macchina, ce la mise dentro e chiuse il cofano. Quando rimase al buio, Penny si sentì perduta. Cosa sarebbe successo adesso? Sentì l’auto mettersi in moto e partire sgommando. Sconfortata, cominciò a piangere.

***

Gibbs si fermò davanti casa Carlyle con una frenata stridente. I tre agenti uscirono di corsa e si appostarono intorno alla casa.

- McGee, la porta sul retro. David con me.- bisbigliò Gibbs.

McGee annuì e sparì dietro la casa, mentre Ziva e il Capo si avvicinavano alla porta d’ingresso. Dopo alcuni secondi, McGee tornò.

- niente porta sul retro.- mormorò.

Gibbs imprecò a bassa voce e gli fece cenno di mettersi dietro di lui. Poi con un calcio sfondò la porta e fecero irruzione.

- libero!- gridò Ziva controllando il salone.

- libero!- fece di rimando Gibbs dal corridoio.

- Capo!- esclamò McGee. I due agenti si sporsero verso Tim. E videro Tony.

Ziva emise un gemito.

- come sta?- chiese Gibbs.

McGee prese il polso del collega e stette in silenzio alcuni secondi.

- è svenuto, si riprenderà…-

Gibbs sospirò di sollievo.

- Ziva, - disse - controlla il resto dell’abitazione.-

***

Penny cercò di riprendersi. Doveva reagire. D’un tratto sentì uno strano formicolio sulla gamba. Lì per lì non capì cosa fosse, poi si ricordò del cellulare. La speranza si riaccese. Probabilmente era qualcuno dell’NCIS che cercava di contattarla, forse era Abby… magari la volevano avvertire che Carlyle era pericoloso… le venne da ridere. Si fece forza e cercò di arrivare al cellulare. Fece molta fatica, anche perché nel portabagagli non c’era molto spazio, ma alla fine riuscì a prenderlo tra le mani. Chiuse gli occhi e accettò la chiamata, sperando con tutto il cuore che questo sarebbe servito per aiutarla. Dopo un tempo che le sembrò interminabile, sentì l’auto rallentare e infine fermarsi. Velocemente cercò di nascondere il cellulare da qualche parte. Fece appena in tempo, perché Carlyle aprì il portabagagli.

- sei ancora qui!- considerò sarcastico. - ma già… dove saresti potuta andare?-

Era proprio folle!

La tirò fuori con forza, chiuse il cofano e ce la sbattè sopra. Le puntò la pistola alla fronte e le tolse lo scotch sulla bocca.

Penny si guardò intorno. Si trovavano su una banchina del porto di Baltimora. Erano molto vicini al mare, nero e minaccioso, quella sera.

- che ci facciamo qui?- chiese Penny cercando di mantenere la voce ferma.

- ti ucciderò e ti butterò in mare con qualcosa di molto pesante legato al collo.- rispose lui. - hai paura?-

- già.- considerò lei semplicemente.

Carlyle sembrò turbato dalla risposta. Cominciò a camminare freneticamente avanti e indietro.

- perché hai ucciso il capitano Johnson?-

- Johnson… Johnson… era un bastardo…- cominciò lui continuando a camminare. - mi trattava come un cretino… come un cretino… anche dopo che mi sono arruolato… e Lauren... io l’amavo… si si l’amavo… per anni ho ascoltato i suoi sfoghi… ho consolato i suoi pianti… e lei mi ha lasciato… solo perché mi sono arruolato… perché odiava la Marina… io l’amavo!-

- …e si è arruolato comunque… già- fece la ragazza sarcastica - l’amava…-

In uno scatto d’ira, Carlyle la colpì in pieno volto.

- l’amavo!- ringhiò.

Penny sentì il sapore del sangue in bocca.

- allora, - aggiunse il guardiamarina - vuoi sapere la storia o no?-

La giovane annuì fissandolo.

Sesto capitolo... fino ad ora è il mio preferito... grazie a tutti quelli che mi hanno recensito...

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Capitolo 7
*** Senza scampo ***


Senza scampo

- Gibbs!- chiamò Ziva dalla stanza in fondo a sinistra del corridoio.

- che c’è?- domandò lui entrando - Santo Cielo…- non c’era un angolo della stanza che non fosse tappezzato di fotografie della Morris.

- già…- concordò la donna. - è stato lui ad ammazzare Johnson… sicuro… guarda qui…- disse spostando con il piede uno dei vestiti per terra. - sangue… probabilmente gli abiti che ha usato quando ha ucciso il capitano.- poi indicò una specie di fagotto poco più in là. Gibbs si avvicinò per osservare meglio. La borsa di Penny.

- bastardo.- mormorò.

- deve averla rapita…- disse piano Ziva. - Nessuna notiz…?-

- no, nessuna notizia.- la interruppe brusco Gibbs.

- e Tony?-

- si è appena ripreso. Tim lo sta tenendo d’occhio.-

Poi il cellulare dell’uomo squillò. I due trasalirono. Gibbs rispose.

- allora, Abby?- domandò minaccioso. - cosa?! Ottimo lavoro!- esclamò sollevato. Poi guardò Ziva:

- sappiamo dove l’ha portata.-

***

Carlyle si fermò e guardò Penny negli occhi. Era nuovamente lucido.

- da quando mi ha lasciato medito vendetta… e pochi giorni fa ho avuto la possibilità di metterla in atto.-

- come?-

- devi sapere, agente Sanders, che ho… diciamo che ho mantenuto i contatti con il capitano Johnson… così ho scoperto che aveva chiamato Lauren… e mi sono nascosto nella casa accanto… quella della signora Hodge, che era vuota… e ho sperato che arrivasse… e sono stato accontentato.-

- ma come facevi a sapere che…- cominciò Penny.

- a te la posso dire la verità… non la potrai più svelare a nessuno… sapevo che la casa vicina sarebbe stata libera… non sono finito agli approvvigionamenti per sbaglio, ho falsificato le prove fisiche per poter rimanere qui e… poterlo spiare… e tenere d’occhio tutta la zona.-

Penny era sbigottita.

- e… e poi?-

Carlyle aveva ricominciato a camminare avanti e indietro.

- ho aspettato… ma ad un certo punto mi sono addormentato… mi sono addormentato… assurdo… assurdo… quando mi sono risvegliato era buio e da Johnson c’era quel nuovo ragazzo di Lauren… un idiota… un idiota… preferire lui a me… quando se n’è andato, mi sono introdotto nella casa… il capitano era in bagno… niente di più facile… niente di più facile… ho riempito un bicchiere di scotch… quello adorava lo scotch… lo scotch… la sua fine… e ci ho messo alcune pasticche… poi mi sono nascosto.- si era fermato nuovamente. - quel bastardo lo ha bevuto ed è svenuto subito.- Carlyle sorrise malvagio - mi sono messo i guanti e ho preso il coltello più grande che ho trovato. Mi sono avvicinato e ho affondato il coltello.-

Penny rabbrividì

- ti inquieta, vero?- le chiese. Negli occhi aveva una luce folle. - l’ho affondato e il sangue è schizzato fuori. Non si è neanche mosso. E poi è morto. E adesso morirai anche tu.-

Il ragazzo si avvicinò minacciosamente sollevando la pistola.

- NO!- urlò Penny - aspetta!-

Carlyle si fermò.

- cosa… cosa hai fatto dopo?- gli domandò lei tremante.

- non vuoi proprio morire, eh?- la derise. -ho pulito ogni cosa. Prima di tutto i coltelli. Mi sono tagliato, mentre lo facevo, per questo ho messo la fasciatura. Ho trovato sul divano un capello biondo. Un capello di Lauren. L’ho infilato nell’impugnatura di quello che ho usato. Poi ho ripulito il pavimento, i mobili, tutto. Ho eliminato ogni traccia di me. Ogni piccola, insignificante impronta e anche il sangue che avevo perso io. Sei contenta? E adesso, se vuoi perdonarmi…-

La bloccò contro il cofano, sollevò ancora una volta la pistola e gliela premetta sulla fronte. Penny chiuse gli occhi. Forse ora sarebbe finita veramente.

Poi sentì delle sirene e in pochi istante la banchina buia fu illuminata a giorno.

- metti giù quell’arma e le mani bene in vista!- gridò una voce conosciuta in un punto imprecisato intorno a loro.

***

- metti giù quell’arma e le mani bene in vista!- gridò Gibbs.

Erano arrivati di corsa al porto di Baltimora. Abby era riuscita ad individuare la posizione di Penny. Tony si era ripreso (aveva solo un leggero mal di testa, del tutto comprensibile data la violenza dell’urto con il soprammobile) e aveva deciso di andare anche lui a salvare la collega. Erano arrivati a sirene spiegate, Tony e McGee avevano guidato l’auto alle spalle di Carlyle, Gibbs e Ziva proprio di fronte, e avevano acceso tutti i fari.

Il guardiamarina trascinò Penny davanti a lui, facendosene scudo.

- state lontani o l’ammazzo!- urlò lui brandendo la pistola.

- quattro agenti federali ti tengono sotto tiro e bloccano le vie di fuga! Lasciala andare! Non hai scampo!-

***

Penny non vedeva nulla: i fari delle auto dell’NCIS la accecavano. Avrebbe voluto essere d’aiuto, ma non riusciva a pensare cosa potesse fare con le mani e i piedi legati.

- lasciala andare!- intimò di nuovo Gibbs a Carlyle.

Ma lui avanzò, scrollando la ragazza a destra e a sinistra. Allora Penny ebbe un’idea: cerco di infilare i piedi tra quelli del guardiamarina, il ragazzo perse l’equilibrio e allora la giovane si buttò su di lui con tutto il suo peso, facendolo cadere per terra. In pochi secondi furono circondati dagli agenti federali.

- guardiamarina Philip Carlyle la dichiarò in arresto per omicidio e sequestro di persona.- fece Gibbs tirando su il marinaio, sbattendolo contro l’auto e ammanettandolo. - McGee- aggiunse - leggigli i suoi diritti e portalo in macchina.-

Poi si voltò verso Penny e aiutò Tony a metterla in piedi. Ziva si era intanto avvicinata, tirò fuori il suo pugnale e liberò mani e piedi della ragazza.

- come stai?- chiese a quel punto Gibbs.

- sono stata meglio… ma sto bene.- rispose lei massaggiandosi i polsi.

- perfetto - disse l’uomo compiaciuto e le diede uno scappellotto.

- ehi!- fece Penny sorpresa toccandosi la parte colpita.

- per esserti addentrata in casa di Carlyle da sola.- la rimproverò. Ma non ci mise troppo impegno: era molto sollevato di essere arrivato in tempo per salvarla. - avanti, torniamo all’NCIS.- concluse incamminandosi.

- aspettate!- esclamò la ragazza. Poi corse verso l’auto di Carlyle, sotto gli sguardi perplessi dei suoi colleghi.

***

Penny aprì il cofano e frugò fino a che non trovò quello che cercava: il suo cellulare. Guardandolo meglio vide che qualcuno era ancora in linea.

- Abby?- domandò avvicinando il telefono all’orecchio -si si, sto bene, non ti preoccupare… si, non ti preoccupare… si,- disse sorridendo - stiamo tornando.-

Penultimo capitolo... ormai l'indagine è finita, tutto si è concluso per il meglio... ma per favore arrivate fino alla fine ^^...

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Capitolo 8
*** Un nuovo agente ***


Un nuovo agente

Centrale dell’NCIS. Ore 0.00. Mercoledì…

***

Penny era stanchissima. Il suo primo giorno come agente operativo era stato molto intenso. Era alla sua scrivania, intenta a finire il rapporto. Sedeva comoda sulla sua nuova sedia, perfettamente funzionante. Appena tornati, i suoi colleghi si erano premurati di fargliela cambiare. A quanto pare se l’era pienamente meritata. Cercò di nascondere uno sbadiglio. Sbirciò di sottecchi i suoi compagni di lavoro. Tony era sbracato sulla sua sedia. McGee navigava su internet con evidente interesse. Ziva parlava sottovoce al telefono in una lingua incomprensibile. Ripensò con un sorriso all’abbraccio con cui Abby l’aveva accolta. Si trovava già a suo agio.

Firmò il rapporto e si stiracchiò.

- hai finito?- le chiese Tony.

- mhmh- annuì lei - come ti senti?- gli domandò di rimando. Si sentiva ancora colpevole del colpo che aveva ricevuto. Se non avesse voluto esplorare casa di Carlyle…

- non ti preoccupare, - disse Ziva - ha la testa dura!-

- già - continuò McGee - a forza di scappellotti…-

- a proposito!- esclamò Tony per sviare il discorso - oggi è un giorno da ricordare: oggi hai ricevuto il tuo primo scappellotto! Ora sei ufficialmente dei nostri.-

Penny sorrise. Già… ora era proprio un’agente dell’NCIS.

***

- che te ne pare?- chiese il Direttore Shepard osservando la squadra dalla cima delle scale.

- un ottimo elemento. Sveglia. Buon intuito.- affermò Gibbs senza distogliere lo sguardo da Penny.

- non molto attenta alle regole…-

- mi ricorda qualcuno…- fece lui ammiccando.

- smettila, Jethro.- lo rimproverò Jenny sorridendo - diventerà una brava agente?-

- ne sono certo.-

Salve a tutti! Questa era la conclusione... spero che vi sia piaciuta questa mia prima ff... un enorme grazie a tutti quelli che mi hanno letto e recensito... Lady Anya

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