Sarenée.

di junegenius
(/viewuser.php?uid=353427)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** First chapter. ***
Capitolo 2: *** Second chapter. ***



Capitolo 1
*** First chapter. ***


I

 

In quel momento fui sull’orlo di una crisi di nervi.
«Bella, non posso morderti» mi disse, con i suoi occhi color ambra che mi guardavano assorti come se fossi un puma – che tra l’altro era la sua prede preferita – e che non volevano altro che il mio prezioso sangue.
«Perché no?» lo chiedevo sempre. Ma tanto la risposta la sapevo già. Mi avrebbe risposto che la mia vita era meravigliosa e che non poteva rovinarmela facendomi diventare un mostro e bla, bla, bla…
«Perché non posso mettere fine a tutto questo» mi indicò la vena bluastra che pulsava al solo tocco. In un attimo il mio cuore si fermò.
Stava toccando la mia vena. Stava sentendo il pompare del mio sangue. Stava resistendo in modo atroce alla tentazione di prendermi il polso a morsi. Stava lottando contro il suo istinto predatorio. Forse stava per mordermi. Ma non avevo paura. Per niente.
Eravamo in casa Cullen, Carlisle era all’ospedale, Esme era ad un convegno di beneficienza o qualcosa del genere, Jasper ed Emmett erano usciti, avevano blaterato qualcosa a proposito di selezioni della squadra di football ed erano usciti come furie. Jasper a volte mi metteva veramente soggezione. Era pallido, con quei suoi capelli biondi ed i suoi occhi sempre sbarrati, da quando, il giorno del mio diciottesimo compleanno, aveva tentato di mordermi vedendo il sangue che scendeva dal dito tagliato a causa della lamina argentata del regalo di Alice ed Edward, con me era un’altra persona. Era dolce. Ma allo stesso momento strano. Si interessava a me. Ma cercava di starmi lontano. Era… strano.
Erano successe tante cose strane. Ero incinta. E soffrivo.
Volevo diventare un vampiro. Con tutta me stessa. Volevo diventare un mostro. Con i canini affilati, la bellezza sovrumana, e gli iridi policromi che variano a seconda di come mangi.
«Edward, hai visto il mio cd, quello degli U2?» eccola, lì sulla soglia c’era la donna, anzi vampira, più bella che avessi mai visto. Rosalie. Rosalie, la bellezza vampirizzata. Ma il problema era che lei mi odiava. Mi odiava con tutta se stessa. E desiderava solo che togliessi le mani dal suo fratellino, Edward, perché ero solo un’umana. Ecco, ulteriore motivo per diventare vampiro.
«Ciao, Rosalie,» le dissi, sperando non mi rispondesse male «come stai?».
«Starei meglio se la smettessi di avvinghiarti ad Edward» mi disse, fulminandomi con quello sguardo color ambra che scommetto avesse scatenato l’amore in Emmett.
«Rosalie!» la rimproverò Edward, con un’occhiataccia che mi avrebbe ammutolito, ma alla bionda non fece alcun effetto.
«Non la voglio rivedere, punto. Mi urta. E poi ero venuta con ben altra intenzione, allora, dov’è il mio cd?» non osai aprire bocca.
«Nello stereo» rispose secco Edward che aveva lo sguardo pieno di odio «Ma lo stereo quello nel cassonetto, quello che ho buttato via».
«Cosa?! Hai buttato il mio cd ad edizione limitata degli U2?!» ora era Rosalie ad avere lo sguardo impregnato di odio.
Edward annuì con un leggero sorrisino sotto i baffi.
«Ti odio! Ed odio te!» mi apostrofò e mi sentii più umiliata di quando il parrucchiere mi tinse per sbaglio i capelli di fucsia.
Ed in quel momento desiderai di essere tra le braccia di Jacob.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Second chapter. ***


II

 
Charlie mi riaccolse in casa con un sorriso.
Era davvero preoccupato quando stavo dai Cullen, ed ancora non sapeva della mia gravidanza. Pensavo di dirglielo quando il pancione si fosse accentuato un po’ di più. E temevo di quanto si fosse preoccupato sapendolo, bene, un po’ di ansia supplementare da aggiungere  a quella normale.
«Ciao Bells, bentornata» il sorriso sulla tua bocca si fece sempre più finto «Come sei stata da quelli?».
Ecco, lì non mi contenei.
«Papà, quelli sono i familiari del mio ragazzo!» ero diventata rossa dalla rabbia come un peperone.
«Non scaldarti, Bella» mi toccò un braccio con la mano calda «Non intendevo offendere, sai quanto io stimi Carlisle Cullen».
«Si, scusa. È che a me piace davvero Edward» risposi con una punta di dolcezza nella voce ma allo stesso tempo cercai di rimanere dura e impassibile.
Ci recammo in cucina per la cena. Quella sera non avevo alcuna voglia di cucinare, presi le cosce di pollo avanzate dalla cena con Billy e Jacob, la sera prima, quando loro s’erano fermati a casa per la partita, e scaldai qualche pezzo di lasagna.
«Amo quando cucini così alla svelta» mi disse Charlie, che si notava avesse una fame da lupi, non di certo lupi del calibro di Jacob, insomma, avete capito.
«Io no,» risposi alla svelta «odio la cucina fredda così».
«Eh vabbè… Allora, com’è la casa dei Cullen? Non te l’avevo mai chiesto».
«È semplicemente meravigliosa, già» non volevo parlare dei Cullen perché mi ricordavano troppo Rosalie e il suo odiarmi.
«Ok».
Appena la cena terminò corsi in camera mia e notai che sul letto c’erano due regali. Uno aveva una scatolina marrone e l’altro rosso scarlatto. Aprii quello rosso e trovai una collana, con un cuore rosa lucido all’estremità ed il resto oro brillante, era bellissima. Trovai anche un biglietto, diceva:
 
Bella,
volevo scusarmi del comportamento di mia sorella.
Ti amo tanto,
Edward.
 
Non mi convinceva affatto, mi aspettavo molto di più da lui.
Aprii la scatola marrone, ma ora lessi prima il biglietto che era fuori anziché dentro, come in quello di Edward.
 
Ciao Bella,
ti volevo soltanto dire: lascia Edward.
Sarai anche incinta ma ci sono modi alternativi all’aborto qui da noi che possono essere migliori, la nostra vita insieme potrebbe essere migliore, certamente migliore di quella tua e di Edward.
Ti prego, Bella, torna da me.
Jacob.
 
Le parole mi ferirono perché io in fondo, ma in fondo in fondo, amavo Jacob, ma mai quanto amavo Edward. Però almeno s’era sprecato a scrivermi qualche riga di più.
Misi via la collana e i due biglietti, poi mi apprestai a vedere cosa si celava dietro quella scatola marroncina.
Ci rimasi di sasso.
Jacob mi aveva fatto lo stesso regalo di Edward.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1731951