Io e te insieme? No, è impossibile.

di Geid
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


L’unica cosa che corrisponde agli attori di Glee sono i nomi e i volti. I cognomi sono stati cambiati.
 
 
 
CAPITOLO 1
 
- Mi mancherete!
Disse ancora una volta mia madre stringendomi tra le sue braccia. Era la sesta volta che si ripeteva quella scena e anche se ero stretta tra le braccia riuscii perfettamente a vedere mio fratello alzare gli occhi al cielo.
- Mamma, starete via solo alcuni mesi. Tra la scuola, i miei vari impegni e le vostre chiamate, non mi accorgerò nemmeno della vostra assenza.
Dissi una volta libera dalle sue braccia, cercando di rassicurarla. Se non fosse salita sull’aereo nel giro di due minuti, ce l’avrei messa io a forza.
- Ok, ok, ho capito. Charlie, credo sia ora di andare hanno chiamato il nostro volo già due volte.
Disse rivolta a mio padre, subito dopo si avvicinò a me e mi lasciò un leggero bacio sulla fronte e fu subito seguita da mio padre che mi abbracciò – forse per la terza volta -.
Mamma e papà presero in mano le loro borse e si diressero verso l’entrata del loro volo.
 
Quando ormai erano usciti dalla mia visuale, mi rivolsi verso mio fratello tirando un sospiro di sollievo.
- Finalmente se ne sono andati, sembrava che mamma avesse tutta l’intenzione di rimanere a terra.
Dissi camminando a suo fianco, diretta verso l’uscita dell’aeroporto.
- Lo sai com’è fatta mamma. Sei e rimarrai per sempre la sua piccola Lee Lee e le dispiace da morire dover lasciarti.
Sbuffai, per quanto mi costasse ammetterlo, Justin aveva ragione. Anche se ormai avevo sedici anni per mamma sarai sempre rimasta la sua “Lee Lee”.
In tutta la mia vita avevo sempre odiato quello stupido soprannome affibbiatomi da mia mamma all’età di cinque anni e che continuava a perseguitarmi, probabilmente anche una volta compiti i trent’anni mia mamma avrebbe continuato a chiamarmi in quel modo. 
- Non chiamarmi così, Jus, sai che non sopporto quell’odioso nomignolo.
Justin si lasciò andare ad una sonora risata.
Mio fratello, nonostante avesse diciassette, la maggior parte delle volte si comportava come un ragazzino al primo anno di superiori.
- Certo Lee Lee. Dai, andiamo a casa. Sai, non te l’ho ancora chiesto, ma non sei felice? Voglio dire, staremo a casa da soli per mesi e mesi.
- Oh si, Jus. Non vedi come sto sprizzando gioia da tutti i pori? Sono proprio elettrizzata.
Dissi usando la mia solita dose di sarcasmo. Mi veniva naturale essere sarcastica con lui.
Io e mio fratello eravamo così, un po’ come cane e gatto. Litigavamo per le cose più stupide come per chi dovesse fare per primo la doccia o per chi avesse diritto di mangiare l’ultimo pancake cucinato da mamma ma io gli volevo bene lo stesso. Mio fratello poteva avere tutti i difetti di questo mondo ma se io avevo bisogno, lui per me c’era sempre.
Arrivati alla machina di Justin, salii nel posto del passeggero e mio fratello prese il posto di guida. Inserii le chiavi nel quadrante e accese l’auto.
Mentre Justin guidava verso casa, io ero impegnata a sfogliare i cd che c’erano in quella macchina.
Mentre passavo in rassegna ogni singolo cd di mio fratello non potei che notare che i suoi gusti riguardanti la musica lasciavano alquanto a desiderare.
- Jus, dovresti davvero visitare un negozio di musica. Questi cd sono terribili.
Dissi ridacchiando, rimettendoli a posto e accendendo la radio, di sicuro lì trasmettevano qualcosa di più “ascoltabile”.
- Oh si, certo. Disse la ragazza che ascolta solo canzoni da musical e nient’altro. Comunque ho una cosa importante da chiederti.
L’avevo detto, no, che ci piaceva punzecchiarci a vicenda..
- Dai, spara. Stai già organizzando una festa piena di alcool a casa nostra?
Dissi tirando ad indovinare. Conoscendo mio fratello potevo benissimo immaginare quello che stava tramando: una festa con così tanti invitati da distruggere casa, alcool a fiumi, ragazze e le nostre camere da letto usate da sconosciuti pronti a darsi alla pazza gioia.
- Ma quanto sei scema – disse lui guardandomi per un attimo e io lo fulminai con lo sguardo – Ok, la festa è in programma… Per stasera e pensavo che magari potresti andare a dormire da Dianna.
- Stai scherzando spero? – dissi guardandolo male, ma in quel momento ebbi l’idea del secolo e un sorriso si impossessò del mio volto. - Non ti lascerò mai fare una festa a casa nostra… senza di me. Ti propongo un accordo Anderson.
Non potevo permettermi di perdere quell’opportunità. A scuola non ero proprio una delle ragazze più popolari, anzi per dirla tutta non ero proprio considerata ma mio fratello si. Justin era il capitano della squadra di football, era il tipico ragazzo che quando passa per i corridoi della scuola ogni ragazza si gira a guardarlo e ogni ragazzo vorrebbe essere lui. Si insomma, era il classico ragazzo popolare.
- Sentiamo, Anderson, cos’ha macchinato il tuo cervello malefico? – chiese lui continuando a tenere gli occhi fissi sulla strada.
- Vuoi fare la festa? Ok, puoi fare la festa ma a due condizioni. Uno: io sarò presente e due: anche alcuni miei amici lo saranno.
Dopo la mia frase, in macchina calò il silenzio. Conoscevo troppo bene mio fratello per poter affermare che ci stava pensando.
Presi il cellulare dalla tasca dei miei jeans e scrissi un messaggio a Dianna e Chris, i miei migliori amici.
 
Ragazzi, prevista festa stasera  a casa mia. Sapete cosa vuol dire questo? Ragazzi dell’ultimo anno a casa mia.
Preparatevi i vestiti per la sera, i sacchi a pelo per la notte.
Ci vediamo alle 4 pm da me.
Baci, L.
 
Inviato il messaggio, riposi nuovamente in tasca il telefono. La macchina si fermò e in quel momento capii di essere arrivata a casa.
Aprii la portiera dell’auto e scesi, diretta verso casa e davanti alla porta d’entrata presi le chiavi e le inserii nella serratura.
Lasciai la porta socchiusa in modo che anche Justin, che si trovava ancora in auto, potesse entrare tranquillamente.
Andai diretta verso il tavolo della cucina, presi la sedia e la girai in modo che una volta seduta potevo tranquillamente appoggiare le braccia sullo schienale.
Appena mi sedetti sentii dei passi provenire dal corridoio e la porta d’entrata chiudersi.
- Allora, Jus, ci hai pensato? Non puoi permetterti di annullare una festa.. La tua reputazione colerebbe a picco.
Presi il telefono che stava vibrando e lessi il messaggio era da parte di Dianna.
 
Io e Chris siamo fuori, quando sei pronta apri la porta.
P.s. Fuori c’è anche l’amico figo di tuo fratello.
D.

 
Mentre leggevo il messaggio, Justin aveva preso una sedia e si era seduto nello stesso modo, in modo da potermi guardare negli occhi.
- Ci sto. Ti concedo un massimo di due amici e per favore, non combinare disastri.
- Grazie, Jus. Sono sicura che non te ne pentirai. Ti adoro. – dissi alzandomi dalla sedia e stampandogli un bacio sulla guancia.
A passo veloce, quasi correndo, mi diressi verso la porta. L’aprii non proprio delicatamente e potei vedere Chris sussultare.
- Andiamo ragazzi, dobbiamo prepararci. – dissi prendendoli per mano. – E ciao anche a te, Hudson. – Dissi rivolta al ragazzo che mi guardava con sguardo interrogativo.

Trascinai i miei due migliori amici su per le scale, fino a farli entrare in camera mia. Ero felice… No, di più, ero completamente elettrizzata.
Chiusi la porta alle mie spalle e mi voltai verso i miei amici, rivolsi loro il sorriso più grande che potessi fare.
Non riuscivo a credere di essere riuscita a convincere Justin, quella giornata aveva le basi per terminare nei migliore dei modi.
- Lea? Lea? – Disse Chris, schioccandomi davanti al viso due dita – Tesoro, torna tra noi! Andiamo, dobbiamo prepararci!
- Oh, si, scusate ragazzi mi ero solo persa un attimo nei miei pensieri. – Dissi loro sorridendomi e muovendomi diretta verso il mio armadio.
- Tranquilla, Lea e scusa il tono un po’ scocciato di Chris. Non lo ammetterebbe mai ma è incredibilmente agitato per la festa di questa sera. – Disse la mia migliore amica, beccandosi un’occhiataccia da parte di Chris e, alla visione di quella scenetta, non potei fare a meno che lasciarmi andare ad una risata.
- Oh, ma non dire cavolate. – Disse lui alzando le spalle come se non gli importasse nulla di quello che Dianna aveva appena detta. – Comunque, tesoro, dobbiamo renderti irresistibile. Quindi, allontanati dal tuo armadio… A te ci pensiamo noi, col tuo gusto nel vestire avresti il coraggio di indossare dei jeans stasera.
Sbuffai sonoramente, andandomi a sedere sul mio letto.
- Non capisco proprio a cosa ti riferisci – Dissi a Chris, posizionandomi al centro del letto a gambe incrociate. – Voi fate quello che dovete, io vado a farmi una doccia, ci vediamo tra poco.
Dissi avvicinandomi, lasciando un bacio sulla guancia ad entrambi. Mi alzai dal letto e uscii dalla camera.

Prima di andare in bagno e fare una calda e meritata doccia, decisi di andare a bere qualcosa in cucina.
Mentre scendevo le scale non potei fare a meno di sentire due voci discutere.
- … Non riesco a credere che ti sei fatto fregare da tua sorella – Disse una voce maschile, simile a quella di Cory.
- Ho dovuto, Cory. Insomma, non potevo di certo cancellare la festa e se avessi detto di no, probabilmente avrebbe chiamato mamma e pa…-
- Oh, Jus, hai davvero così poca fiducia in me? – Chiesi ironica scendendo le scale e arrivando a toccare il pavimento del piano terra – Pensi davvero che correrei a chiamare mamma e papà? – Chiesi con sorriso innocente.
Li guardai entrambi sorridendo.
- Dai, sono sicuro che non ci daranno nessun fastidio – Disse mio fratello con voce poco decisa. – Me l’hai promesso. Ricordatelo – Disse poi puntandomi un dito contro.
- Io le mie promesse le mantengo quindi puoi stare tranquillo, fratellone. – Dissi avvicinandomi alla cucina e prendendo un bicchiere d’acqua, per poi tornare in salotto.
- In fondo io e i miei amici vogliamo solo divertirci proprio come voi, non vedo cosa ci sia di male – Dissi vedendo Cory continuando a scuotere la testa. – E smettila di lamentarti Cory. Detto questo, io vado a stasera ragazzi. – Dissi voltando loro le spalle.
Una volta arrivata in cima alle scale potei sentire Cory dire: - Tua sorella è una strega. – e ridendo di quell’affermazione mi chiusi in bagno, pronta a fare quella doccia che da tanto aspettavo.
 
Uscii dal bagno indossando la maglia che avevo preso dalla mia camera prima. Era la maglia dei Kiss di mio fratello. L’adoravo e ormai era diventato il mio pigiama da anni.
Mentre camminavo diretta verso la mia camera, continuavo a cantare la canzone che avevo iniziato prima sotto la doccia.
- Sai hai proprio una bella voce. Ci conosciamo da anni e non me ero mai reso conto – Disse una voce alle mie spalle e per poco non urlai dallo spavento.
Mi voltai e, appoggiato sullo stipite della porta della camera dei miei c’era Cory.
Cory era il migliore amico di Jus. Si conoscevano dalle scuole primarie, erano più o meno cresciuti insieme. I miei genitori lo consideravano uno di famiglia e lo stesso facevano i suoi con Jus.
Era la fotocopia esatta di mio fratello, solo con molti centimetri in più di altezza.
- Ma sei scemo? Vuoi farmi fare un infarto per caso? – Dissi con un tono forse un po’ troppo aggressivo e troppo alto. Presi un lungo sospiro per calmarmi e poi ripresi a parlare. – Scusa, è che mi hai fatto spaventare… - Dissi avvicinandomi e scusandomi per il comportamento che avevo avuto poco prima.
- Allora tu e i tuoi amichetti vi state preparando per la festa? – Chiese indicando con la testa la porta dov’erano chiusi dentro Dianna e Chis.
- Si si. Ammettilo non ti piace proprio l’idea che ci siamo anche noi. – Dissi incrociando le braccia al petto e appoggiandomi allo stipite opposto della stessa porta.
- Tu si che sei un genietto, Anderson. – Disse ridacchiando. – E per questo sappi che ti terrò d’occhio tutta la serata.
- Ci penserà già mio fratello, grazie, non credo di aver bisogno di un altro babysitter. – Dissi sbuffando. – E poi sarai troppo impegnato con le tue cheerleader per tenermi d’occhio.
Frecciatina. Cavolo, mi stavo comportando proprio come una ragazzina.
- Cos’è sei gelosa? – Disse lui facendo un mezzo sorriso.
- Cosa? Gelosa? Chi, io? – Dissi lasciandomi andare ad una risata. – Ma figurati. Lo so che ti piacerebbe, ma mi dispiace deluderti. Non. Sono. Per. Niente. Gelosa. – dissi sillabando ogni singola parola e riprendendo a camminare verso la mia camera.
- Anderson, ancora un cosa. – Disse seguendomi, a quelle parole mi girai e me lo ritrovai a pochi centimetri da me. – La tua maglia mi piace un sacco. A stasera. – Si voltò e scese le scale.
A quelle parole, sentii le guance colorarsi e in quel momento mi sentii decisamente troppo poco vestita.
 
Entrai in camera mia dove Dianna e Chris stavano parlando tranquilli seduti sul mio letto.
- Tesoro, cos’è successo lì fuori? Abbiamo sentito tu e il bel fusto parlare – Disse Chris con uno sguardo un po’ troppo malizioso.
Alzai gli occhi al cielo. Chris chiamava Cory “bel fusto” dalla prima liceo.
- Questa volta Chris ha ragione, Lea sei rossa – Disse Dianna trattenendo una risata.
- Ragazzi smettetela – Dissi maledicendomi per essere diventata rossa. – Su, io devo ancora preparami. Mi date una mano? – Chiesi sperando di placare la loro eccessiva curiosità.
- Mettiamoci al lavoro. – Disse Chris, prendendo in mano un vestito rosso e porgendomelo.
- Stai scherzando vero? Io non mi metterò questo. – Dissi prendendolo in mano – Non capisco se è un vestito decisamente troppo corto o una maglia leggermente lunga – Dissi sarcastica.
- Smettila di lamentarti e vai a vestirti. – Disse Chris. – Con questo vestito il bel fusto non guarderò più le cheerleader.-
- Hai origliato la conversazione. – Dissi sconvolta.
- Vai a vestirti, subito! – Disse Chris non rispondendo alla mia affermazione.
Sapevo bene che quando Chris usava quel tono non ammetteva repliche e senza creare ulteriori discussioni, andai a cambiarmi.
Ritornai da loro e mi posizionai di fronte allo specchio.
- Io sono ancora convinta che sia troppo corto. Jus mi farà cambiare – Dissi divertita immaginando la scena in cui mio fratello mi faceva tornare in camera per cambiarmi.
- Stai benissimo – Dissero i miei migliori amici in coro. Alla fine, gliela davo vinta ogni volta.
- Adesso senza discutere, metti quelle. – Disse indicando un paio di tacchi vertiginosi – e poi vieni qui che dobbiamo finire di sistemarti. –
- Mi scambieranno per una prostituta – Dissi a mezza voce facendo ridere Dianna, che se ne stava seduta sul mio letto, e beccandomi come al solito un’occhiataccia da parte di Chris.
 
- Abbiamo finito. Sono seduta qui da mezz’ora e mi fanno già male ai piedi. – Dissi sbuffando.
- Mi bastano due secondi – Disse Chris impegnato con i miei capelli. – Finito. Adesso chiudi gli occhi e ti alzi. Ti faccio strada io – Disse Chris, facendomi alzare a prendendomi a braccetto.
- Io continuo a pensare che abbiate fatto una cosa esagerata. È solo una festa liceale – Dissi camminando ad occhi chiusi sostenuta da loro.
- E’ la festa più importante dell’anno, Lea – Disse Dianna e a quelle parole sbuffai.
- Ok, adesso puoi aprire gli occhi. – Disse lui mollando la presa sul mio braccio e in quel momento io aprii gli occhi.
Guardai il mio riflesso nello specchio. Non sembravo nemmeno io.
I miei capelli, che tenevo sempre lisci, ricadevano mossi sulle mie spalle. Il trucco fatto da Dianna era perfetto, non troppo esagerato ma molto leggero quasi appena accennato.
Il vestito continuava ad essere decisamente troppo corto per i miei standard ma indossato era davvero bello e le scarpe erano davvero alte e mi facevano raggiungere un’altezza quasi normale.
- Ragazzi avete fatto davvero un lavoro fantastico – Dissi voltandomi verso di loro e abbracciandoli uno a uno. – Vi voglio bene – Dissi sorridendo.
- L’avevo detto io che le sarebbe piaciuto – Disse Chris battendo un cinque con Dianna.
- Si, voi avete sempre ragione – Dissi ridendo – Ma ora andiamo giù, voglio proprio sentire il parere di mio fratello – Dissi sorridendo.
- Solo tuo fratello? Non anche quello del bel fus.. – Disse Chris con la sua solita occhiata maliziosa ma lo fermai prima che potesse finire la frase.
- Oh ma sta zitto! – Dissi fulminandolo con lo sguardo.
Chris era sempre stato convinto che ci fosse qualcosa tra me e Cory. Erano anni che ormai andava avanti e nonostante io continuassi a negare lui continuava ad insistere.

- Dai, Jus, dimmi che ne pensi. – Dissi scendendo le scale ed arrivando in salotto, dove di lì a poco sarebbero arrivati gli ospiti.
- Chi sei tu e cosa ne hai fatto di mia sorella? – Disse Jus guardandomi dall’alto in basso – A quel vestito manca un pezzo di tessuto –
- Te l’avevo detto che non ti saresti pentito di aver accetto l’accordo – Dissi sorridendo. Adoravo vedere mio fratello comportarsi in modo così protettivo.
- Sappi che ti terrò d’occhio tutta la sera – Disse guardandomi un’ultima volta.
- Ehi Jus, ho portato l’ultima scatola di alcool. – Disse Cory entrando dalla porta – Caspita Anderson, hai fatto proprio un bel cambiamento. –
- E’ una festa e avevo bisogno di un modo per mimetizzarmi. – Dissi rivolta verso Cory. Si trovava ancora alle mie spalle ma potevo sentire i suoi occhi sulla mia schiena.
- Adesso, se avete smesso di flirtare, vorrei bere qualcosa. Di forte, possibilmente. – Disse Chris rompendo quel silenzio che si era creato.
- Appoggio in pieno. Lea vuoi qualcosa? – Chiese Dianna, guardandomi sorridendo e facendolo in modo strano.
- Mh? A si, va bene quello che prendete voi. – Dissi senza pensarci su.
Non stavamo flirtando. Non l’avevamo mai fatto. Chris di sicuro aveva detto un’atra delle sue cavolate.
- Aspetta, chi sta flirtando con chi? – Disse mio fratello non capendo il discorso fatto da Chris poco prima.
- Lascia perdere. Sono le solite cavolate che dice Chri, fai come faccio io, non farci caso. – Dissi rossa in viso e a tono alto in modo che anche il mio migliore amico potesse sentire.
- Ho bisogno di bere qualcosa. Ah, ricordatevi che la mia camera è off-limits. – Dissi indicando i due ragazzi. – Lì posso dormirci solo io.
- Ho capito, ho capito. Per favore, non bere tanto. – Disse mio fratello guardandomi dritto negli occhi.
- Fidati Justin, regge più l’alcool di me. – Disse il mio migliore amico mettendosi al mio fianco e porgendomi un bicchiere rosso.
- Oh, ma sta zitto! – Esclamai sperando di sviare quel discorso.
- Io e te dobbiamo parlare. – Disse mio fratello indicandomi. – A quanto pare devi raccontarmi un po’ di cose.
- Questa volta me la paghi, sappilo. – Dissi a bassa voce rivolta verso Chris e iniziando a bere il contenuto del mio bicchiere.
 
Mi spostai dal soggiorno e mi diressi verso la cucina e mi appoggiai al mobile. Scossi la testa decisa e buttai giù in contenuto del bicchiere tutto d’un sorso.
- Oh, tigre, vacci piano con quello. – Disse Cory divertito, sbucando da qualche angolo della sala.
-Mi stai seguendo per caso? Te l’ho già detto non devi tenermi d’occhio. – Dissi scocciata appoggiando il bicchiere vuoto.
- Come sei permalosa. La mia era solo una constatazione amichevole. – Disse lui come per giustificarsi.
- Si, va bene hai ragione tu. – Dissi prendendo il bicchiere e uscendo dalla cucina ma in quel momento venni bloccata per un braccio.
- Sappi che preferisco la maglietta dei Kiss. – Disse a bassa voce. – Buon divertimento.
Sentivo il cuore battere sempre più velocemente e avevo caldo.
Che diavolo mi stava succedendo? Io non ero una di quelle ragazze che si eccitavano solo perchè Cory Hudson le aveva fatto qualche complimento.
Oh andiamo Lea, torna in te!

Quella sarebbe stata una lunga festa, ne ero sicura.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


CAPITOLO 2
 
“Chi diavolo è che chiama a casa la domenica mattina?” Pensai tra me e me sentendo lo squillo del telefono provenire dal piano di sotto.
Mi alzai dal letto, o almeno credo fosse il letto, troppo velocemente  perché subito dopo sentii una fitta alla testa..
Che diavolo era successo ieri sera? Troppo alcool? Si, direi di si, visto che non ricordavo nulla di ciò che era successo.
Lentamente, quasi come se fosse una scena a rallentatore di un qualsiasi film, mi tirai a sedere sul letto e per cercare maggiore stabilità appoggiai le mani sul materasso.
Lanciai un urlo quando la mia mano destra invece di toccare il lenzuolo che copriva il materasso toccò la schiena di qualcuno.
- Cos’hai da urlare, Anderson? – Disse il ragazzo con ancora la voce roca a causa del sonno.
- Che diavolo ci fai qui nel mio letto? Quasi nudo per di più? – Dissi forse in preda ad una crisi di nervi. – Esci subito dalla mia camera. – Urlai di nuovo scaraventandolo giù dal letto poco delicatamente. C’era solo un ragazzo sulla faccia della terra a chiamarmi Anderson.
- Potresti calmarti e magari farmi svegliare un po’? – Chiese lui sbuffando e alzandosi dal pavimento.
- Cosa diavolo ci fai TU nel mio letto, tra l’altro anche mezzo nudo. – Dissi cercando di non fissare il suo torace scoperto. Oh, andiamo che pretendete da me? Sono pur sempre una ragazza.
- Vuol dire che non ti ricordi nulla? Oh, questo è molto avvilente per me. – Disse guardandomi dritta negli occhi.
- Aspetta. Cosa non ricordo? Non vorrai mica dirmi che io e te… abbiamo… - Dissi lasciando la frase in sospeso e indicando prima me e poi lui, che continuava a guardarmi con la faccia interrogativa. – Dai, hai capito cosa voglio dire. –
- Ah. Intendi dire se io e te abbiamo fatto sesso? – Disse con naturalezza continuando a fissarmi. – Già, ci abbiamo dato dentro tutta la notte. Devo dirtelo, Anderson, sei una gattina focosa. – Disse guardandomi con quel sorriso sghembo che, mi scocciava ammetterlo, ma lo rendeva davvero bello.
Sentii le guance avvampare e, improvvisamente cominciai ad avere caldo, e proprio in quel momento scoppiò a ridere.
- Oddio, sei un’idiota. Un grande idiota, Cory. – Dissi prendendo la prima cosa che avevo sotto mano, ovvero un cuscino e lanciandogliela contro.
Era stato uno scherzo di pessimo gusto, ma in fondo, cosa potevo aspettarmi da un ragazzo diciottenne, giocatore della squadra di football e che pensa solo a sedurre cheerleader?
Perché era stato di pessimo gusto? Beh, io ero ancora vergine e, per quel periodo avevo deciso di restarlo. Non mi sarei mai perdonata se avessi perso la mia verginità da ubriaca e con lui. Si, certo, Cory Hudson era un bel ragazzo, nulla da dire, ma io non lo amavo.
Spesso avevo immaginato come sarebbe stata la mia prima volta e me l’ero sempre immaginata con il ragazzo che amavo, in camera mia, tante candele alla vaniglia e tanti petali di rose rosse.
- Era solo uno scherzo, Anderson. – Disse lui mostrando di nuovo quel sorriso. – Insomma non c’era bisogno di fare quella faccia, non sarebbe mica stata la tua prima volta… - Disse lui continuando a sorridere e in quel momento sentii tornare il rossore sulle mie guance.
- Oh, forse no. Sei ancora vergine? – Disse lui guardandomi abbastanza sorpreso.
- Non sono affari tuoi. – Dissi incrociando le braccia sotto al petto.
- Dai, Anderson, siamo amici e gli amici parlano di queste cose. – Disse lui là, immobile e con il suo sorrisino.
- Noi non siamo amici. – Dissi sicura sperando di togliergli quel sorriso dal viso. – E non hai ancora risposto alla mia domanda. Che diavolo ci facevi nel mio letto? – Dissi con un tono deciso e che non ammetteva repliche.
- D’accordo ragazza “sono sessualmente frustrata”. – Disse lui mimandomi le virgolette e io a quelle parole non potei fare almeno che alzare gli occhi al cielo. – Sei stata tu a chiedermelo perché, testuali parole, non volevi dormire da sola. –
- Ok, nemmeno questa è divertente. – Dissi tenendo ancora le braccia incrociate al petto ma dal suo sguardo capivo che non stava scherzando.
Chris me l’aveva sempre detto: “Quando ti ubriachi diventi come quelle donne bisognose d’affetto e ti attacchi a tutti.”
Mi coprì il viso con le mani. Cielo, quella era di sicuro la peggior figura della mia vita.
- Aspetta, tu non ricordi nulla? – Disse lui indicandomi e spegnendo il suo sorriso.
- Te l’ho già detto due minuti fa. Vuoto totale. – Dissi sincera e dispiaciuta. Era stata la più grande festa del secolo e io non ricordavo nulla. Bella fregatura. – Potresti raccontarmi il momento in cui ti ho chiesto di restare? – Chiesi un po’ imbarazzata da quella stessa domanda, il mio era un modo gentile per chiedere come mi ero appiccicata a lui.
- Beh, diciamo che è iniziato tutto con una gara di shottini…
 
Dire che mi sentivo leggera, era solo una minima parte per descrivere come mi sentivo.
- Gara di shottini, chi vuole fare una gara? – Disse mio fratello urlando da sopra il tavolo della cucina.
Abbandonai il mio bicchiere rossa da qualche parte della casa, tanto avrei dovuto pulire io il giorno dopo e mi avvicinai al bancone della cucina pronta a battere tutti a quella stupida gara. Ero una ragazza competitiva, che c’ è di male?
- Avanti, Jus, riempi i bicchierini! – Dissi battendo le mani sul bancone e accorgendomi che di fianco a me si era posizionato Chris..
- Sappi che ti batterò Lea – Disse la voce del ragazzo di fianco a me.
- Oh non ci contare. – Dissi divertita, ero troppo brilla per potermi difendere con qualche battutina. Jus nel frattempo aveva riempito i bicchierini con vodka alla fragola. – Lo sai che perderai, adoro troppo la vodka alla fragola.
Al via di mio fratello, presi il bicchierino e buttai giù tutto il contenuto e appoggiando il bicchierino di nuovo a posto, tutto il più velocemente possibile.
- Ho vinto! – Dissi alzando le braccia in segno di vittoria. – Chris, mi spiace deluderti ma hai perso. Pagherai la scommessa. – Dissi sorridendo e allentandomi verso la pista da ballo, ovvero il centro del salotto.
Arrivata a destinazione, iniziai a muovermi a ritmo della musica cercando di rimanere in piedi su quei trampoli che avevo ai piedi, cadere sarebbe stato troppo imbarazzante.
- Ti muovi bene, per essere completamente ubriaca. – Disse una voce divertita alle mie spalle, sbuffando mi voltai e vidi Cory.
- Io non sono ubriaca. – Dissi continuando a muovermi a ritmo di musica, non curante del fatto che lui fosse pochi passi da me e che ogni mio movimento non faceva che avvicinarci di piì.
- Oh si lo sei e complimenti per la tua vittoria. – Disse divertito e ovviamente  si riferiva alla gara avvenuta poco tempo prima.
- Non comportarti da fratello maggiore protettivo. Ne ho già uno, fidati, basta lui. – Dissi scocciata e fermando il mio ballo. – Stai rovinando la mia festa. –
- È lui che mi manda infatti, credo che per te la festa sia finita. – Disse prendendomi un braccio scoperto e trascinandomi sul sottoscala, completamente deserto. Al contatto con la sua mano, sentii una scossa.
- Lasciami! – Dissi scocciata. – E’ la mia festa, mi sto divertendo. Lasciami stare. – Dissi guardandolo negli occhi. Era la tipica scena da film: io, lui di fronte a me, in un luogo discreto, durante una festa.
- Lo sto facendo per te. – Disse a bassa voce, avvicinandosi al mio viso.
- Domani mattina starò malissimo. – Dissi consapevole di quello che avrei dovuto passare la mattina seguente.
Continuavo a fissare prima le sue labbra e poi tornavo a guardarlo negli occhi.
Che diavolo mi stava succedendo? Ero… Attratta da lui?
“Oh cavolo, Lea! Che diavolo pensi!” Disse una vocina all’interno della mia testa, ero ubriaca di sicuro.
- Oh al diavolo! – Disse lui a bassa voce, come se stesse parlando con se stesso.
- Al diav…- Cominciai a parlare ma non riuscii nemmeno a finire la seconda parola della frase che mi ritrovai le sue labbra sulle mie.
Mi stava baciando. Cory Hudson mi stava baciando. Quel ragazzo era ubriaco, si lo era di sicuro.
Quel bacio era tutt’altro che casto e, la cosa che più mi sconvolse, fu che io non lo allontanai anzi praticamente mi spalmai contro il suo corpo.
Mi allontanai da lui per prima, chiusi gli occhi per un attimo e scontrai le mie labbra tra loro. Presi un bel respiro prima di parlare.
- Sei ubriaco e non avresti dovuto baciare la sorella del tuo migliore amico. – Dissi con un mezzo sorriso. Non ero dispiaciuta di quel bacio. Dio, aveva ragione. Ero completamente ubriaca.
- Beh, la sorella del mio migliore amico è tutto il giorno che flirta con me e mi provoca. – Disse sorridendo e compiaciuto.
- La sorella del tuo migliore amico non ha flirtato con te e adesso è completamente ubriaca. – Dissi stando al gioco e appoggiandomi al muro che avevo alle mie spalle.
- Beh, volevo baciarti e l’ho fatto. – Disse divertito, avvicinandosi a me. L’alcool me lo faceva apparire più sexy del dovuto.
- Sai cosa ti dico? – Dissi facendo un passo verso di lui. – Al diavolo! – Dissi sorridendo e scuotendo la testa. Mi avvicinai a lui, avvolsi le braccia intorno al suo collo e appoggiai le mie labbra sulle sue, socchiudendo leggermente le labbra per far incontrare le nostre lingue.
- Resti con me stanotte? – Chiesi una volta lasciato le sue labbra. Solo in quel momento mi resi conto di quanto sembrasse oscura quella frase. – Solo per dormire, cioè io.. – Dissi cercando di spiegarmi.
- Ehi, tranquilla. – Disse divertito. Cavolo, ma dov’era finito il pallone gonfiato che avevo in giro per casa ventiquattro ore su ventiquattro? – Ok, va bene. – Disse semplicemente mostrandomi quel sorriso sghembo.
- Penso che dovrò vomitare. – Dissi all’improvviso colta dalla nausea e facendolo ridere.
- Ricordati la maglia dei Kiss. – Mi disse seguendomi fuori dal sottoscala ancora ridendo.
 
- … Ti ho portato nel sottoscala e.. – Lo fermai prima che potesse continuare.
- Me lo ricordo e in modo abbastanza vivido. – Lo guardai e scossi la testa. – Faremo finta non sia mai successo. Io e te insieme? Impossibile. Quindi, non è mai successo. – Dissi parlando a macchinetta.
- Come vuoi. – Disse lui guardandomi. Non riuscivo a capire se il suo sguardo era divertito o dispiaciuto.
- Adesso ho bisogno di un caffè. – Dissi superando il mio letto e avvicinandomi verso la porta pronta per uscire dalla camera.
- Aspetta… - Disse di punto in bianco mentre ero ormai con la mano sulla maniglia. Mi voltai e lo vidi di fronte a me. – La vodka alla fragola mia piace molto. – Disse col sorriso sghembo avvicinandosi a me.
Arrossii all’istante e uscii subito da camera mia e da dietro la porta lo sentii ridere sonoramente.
 
- Maledetta quella volta che ho avuto l’idea della festa. – Dissi a me stessa mentre raccoglievo l’ennesimo bicchiere rosso da terra e lo inserivo nel sacchetto della spazzatura.
- Cavolo sono stata così stupida. Si, perché tu Lea devi sempre combinare disastri – Dissi continuando a parlare e chinandomi a raccogliere un bicchiere.
- Non dovresti andare in giro per casa con quella maglia con Cory in giro. – Disse mio fratello alle mie spalle facendomi perdere dieci anni di vita.
- Vuoi farmi morire giovane, per caso? Sai che non devi spuntarmi alle spalle. – Dissi sbuffando mentre continuavo a raccogliere i bicchieri.
Se in quella casa non mi mettevo a sistemare io, nessuno si prendeva la briga di farlo.
- Si, lo so, scusa. Comunque stavo dicendo che non dovresti andare in giro con quella maglia quando Cory è in casa. – Disse appoggiandosi all’angolo del salotto.
- Lo sai che tra me e lui non potrebbe succedere mai nulla. – Dissi cercando di sembrare la solita Lea e non la Lea che aveva baciato Cory alla festa.
- Lo so, ma lui è un ragazzo con gli ormoni a mille e ci prova con qualsiasi cosa abbia due tette e un bel culo. – Disse mio fratello con fare protettivo.
- Stai facendo il fratello geloso? – Dissi addolcita da quella situazione.
Adoravo quando mio fratello si comportava in quel modo. Mi faceva sentire bene, protetta come se non potesse succedermi nulla.
- Sei la mia sorellina e stai crescendo. Sei diventata una bella ragazza e Cory è Cory quindi vai a cambiarti. – Dissi sorridendomi.
Addolcita al massimo, abbandonai il sacco della spazzatura accanto ad una delle sedie della cucina che per qualche strano motivo si trovava in salotto, e mi avvicinai a mio fratello.
- Adoro quando fai il fratello geloso. – Dissi sorridendo e abbracciandolo. – Allora, come è andata la festa per te? – Gli chiesi sorridendo e riprendendo a raccogliere i bicchieri.
- Direi molto bene, mi sono ubriacato e ho conosciuto una certa Naya. Era una gran bella donna, simpatica. Abbiamo parlato e siamo finiti a letto insieme. – Disse guardandomi.
- Stop. Ti prego fermati. – Dissi prima che potesse continuare. – Non mi interessano i dettagli di te che fai sesso con questa ragazza. Sei mio fratello e la cosa mi fa abbastanza schifo, grazie. –
- Ok, come vuoi. – Disse divertito dalla mia reazione. – La tua serata invece? –
Merda. Cioè cosa dovevo raccontargli? Non ero mai stata capace di mentire mio fratello.
Era assurdo, ogni volta che provavo a mentirgli lui lo capiva e addio. Ero costretta a raccontargli la verità.
Stessa cosa era successo a tredici anni quando tornai a casa, dopo aver passato il pomeriggio insieme al mio fidanzatino. Era stato il pomeriggio del mio primo bacio.
 
- Bentornata a casa, LeeLee. – Disse mio fratello appena varcai la soglia di casa.
Uffi! Avevo tredici anni, ormai ero indipendente. Non avevo certo bisogno che mio fratello mi tenesse sotto controllo. Ero una donna.
- Non chiamarmi così. Odio quando la mami lo fa. – Dissi incrociando le braccia al petto.
- Dove sei stata? – Chiese diretto andando diretto al punto.
- Sono uscita con Dianna. Siamo andate al parco a fare un giro, oggi è una bella giornata ed era sprecata da passare chiuse in casa. – Dissi guardandolo e sistemandomi un capello dietro l’orecchio.
Avevo ripetuto quel discorso circa una centinai di volta. L’avevo detto a Dianna, l’avevo ripetuto davanti allo specchio ed ero sicurissima delle mie parole.
Era la prima volta che mentivo a mio fratello, ma in fondo, era per una buona causa e l’avevo fatto a fin di bene.
Non potevo raccontargli che avevo passato tutto il pomeriggio con Jon, al parco ed eravamo stati impegnati a baciarci.
- Mi stai mentendo. – Disse lui spiazzandomi completamente. Cavolo, non ero preparata a una reazione del genere.
- N-non è vero. Sai che io non ti mentirei mai, Jus. – Dissi sfregando le mano tra di esse, stavano iniziando ad essere sudate.
- Dai, non mentirmi. Lo capisco, dimmi dove sei stata. – Disse lui guardandomi dritto negli occhi. Aveva quattordici anni ma si comportava come mio padre.
- Ho passato il pomeriggio con Jon. – Sbottai esasperata e incrociando le braccia al petto.
- Ah, e cosa avreste fatto? – Chiese lui con fare possessivo come se sentire nominare il nome di Jon avesse fatto partire dentro di lui l’istinto del fratello geloso.
- Abbiamo parlato. – Dissi questa volta convinta al cento per cento.
- Si, certo. LeeLee, sono un ragazzo. Lui è un ragazzo e di conseguenza so esattamente cosa gli passa per la testa. – Disse con il tono di voce da filosofo.
- Uhm, ci siamo baciati… Un paio di volte. – Dissi arrabbiata. – Adesso che hai finito di impicciarti nella mia vita privata mi vuoi lasciare in pace? – Dissi arrabbiata e lasciandolo lì da solo in salotto.
Salii le scale sbattendo i piedi su ogni gradino e, chiusami in camera mia, accesi la radio e misi Barbra Streisand al massimo.
 
- Lea? Ci sei? – Chiese mio fratello schioccandomi le dita davanti agli occhi.
- Si, scusa stavo pensando. – Dissi scuotendo la testa e tornando a raccogliere i bicchieri a terra. – Comunque è andata bene solo che ho bevuto troppo. – Dissi sincera.
Dovevo solo estromettere la verità. In fondo quello non era mentire, no?
- Si, ho notato che ci hai dato dentro per bene. Non ti avevo mai vista bere. – Disse sorridendo.
- Se è per questo, non mi hai mai visto nemmeno fumare. – Dissi divertita. – Ma non preoccuparti, questo non lo faccio, l’unica volta che l’ho fatto ho tossito per giorni. –
- Non è successo nient’altro? – Chiese lui sorridendomi. Oh, no. Io lo conoscevo quel sorriso, era il sorriso che mi aveva fregato tanto tempo fa.
- Non è successo nulla. – Dissi sistemandomi un ciuffo di capelli dietro un orecchio.
- Non è vero, mi stai mentendo. – Disse lui incrociando le braccia al petto.
- N-non è vero. Smettila di psicanalizzarmi. – Dissi io dandogli le spalle e continuando il mio lavoro.
- Lea, dovresti averlo capito che io intuisco sempre se menti. – Disse sbuffando. – Lo faccio solo perché non voglio che tu mi menta. – Disse lui.
- Eh, va bene! Ho baciato un ragazzo! – Dissi esasperata e diventando rossa in viso.
- Ah, e chi sarebbe stato il fortunato? – Chiese lui tornando ad essere il fratello protettivo di sempre.
Lea resisti, non dire una parola.
- Non me lo ricordo e anche se fosse sono affari miei. – Dissi io girandomi e guardandolo. – Non voglio ripetere la storia di Jon. –
- Oh, non fare queste scene melodrammatiche. – Disse Jus alzando gli occhi al cielo.
– Finisci tu qui. – Dissi lasciandogli in mano il sacco.
Mi diressi verso le scale e sbattei i piedi per ogni scalino fino ad arrivare alla mia camera.
- Chi sarebbe questo Jon? – chiese una voce alle mie spalle.
- Oh, ma non ti ci mettere anche tu! – Entrai in camera e chiusi a chiave. Accesi la radio al massimo e Barbra Streisand iniziò a cantare “Don’t rain on my parade.”
 
Quella giornata era iniziata male.
 
 
ANGOLO DELL’AUTRICE,
 
Eccomi con un nuovo capitolo. Avevo detto che l’avrei pubblicato intorno a martedì ma l’ho finito in anticipo e visto le recensioni che ho ricevuto non ho resistito a postarlo, è un modo per ringraziarvi. :’3
 
Vorrei ringraziare chi mi ha recensito, chi segue la storia, chi l’ha messa tra i preferiti e quelli che l’hanno solo letta.
Un bacio e alla prossima,
Geid. 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


CAPITOLO 3
 
Ringraziai mentalmente Barbra Streisand per avermi fatto calmare. Avevo cantato ogni canzone del cd, usando una spazzola come microfono. Era il mio piccolo segreto. Imbarazzante, ma pur sempre un mio piccolo segreto.
Presi un bel respiro e, dopo aver appoggiato quel microfono improvvisato sulla scrivania, feci scattare la serratura e uscii dalla mia camera.
Cercando di fare il mio solito sorriso, scesi le scale arrivando in salotto dove Cory e Jus erano seduti in divano, tutti impegnati a guardare una vecchia partita di football.
Prevedibili, oserei dire.
- Come mai è ancora qui? – Chiesi a Jus indicando Cory. In quel momento non mi importava nulla di essere stata sgarbata o altro. Ero tornata la “Lea che non ha baciato Cory alla festa”.
Era il piano che avevo pensato e programmato poco prima nella mia camera. Aveva poche fasi: dimenticare tutto l’accaduto e tornare la solita Lea.
- Starà con noi finchè mamma e papà non tornano. – Disse alzando le spalle come se la cosa fosse poco importante e infilò una mano nella confezione delle patatine, prese almeno una quindicina di patatine e le mise in bocca, iniziando a masticare rumorosamente.
A quella terribile scena, non potei che pensare: primo fatto che mio fratello si comportava come un piccolo maialino d’allevamento e che, secondo ma non poco importante, probabilmente ero stata adottata.
- Credo di aver capito male. – Dissi sconvolta e spegnendo la televisione direttamente dall’apparecchio che avevo di fianco, facendo fare ai ragazzi un coro di “No”.
- I suoi sono partiti oggi e raggiungeranno mamma e papà. – Disse sbrigativo Jus. – Non te l’ho detto per un buon motivo. – Continuò sulla difensiva.
- Oh, e quale sarebbe questo buon motivo? – Chiesi incrociando le braccia al petto e tamburellando le dita della mano destra sul braccio sinistro.
- Credo si stia arrabbiando. – Disse Cory a bassa voce come se io non fossi nemmeno nella stanza.
- No, stai sbagliando. Io non mi sto arrabbiando, io SONO arrabbiata! Furiosa, è il termine che più si avvicina. – Dissi marcando con la voce il ‘sono’ presente nella frase.
- Non farla così tragica, Lee Lee. – Disse mio fratello usando quel nomignolo idiota.
Lui non capiva, certo non era da sorprendersi. Forse si, la stavo facendo più tragica del previsto ma quello poteva solo significare il fallimento totale del mio piano.
Avere lui in giro per casa ventiquattro ore su ventiquattro mi avrebbe fatto continuamente pensare a quello che era successo. La cosa andava male, era una catastrofe naturale.
- Non chiamarmi in quel modo. – Dissi fulminando lo sguardo e usando il mio tono da ragazza isterica.
Lui per tutta risposta, alzò solo le mani, come se quello fosse il modo di scusarsi.
Stavo per ribattere ma in quel momento sentii il telefono squillare nella tasca dei jeans, era un messaggio di Darren.
 
Ragazza, c’è stato un cambio di programma.
Hanno anticipato le prove del musical a oggi, o meglio a dieci minuti fa.
Lo so, è folle.
Solito posto, ti conviene volare.
- D.
 
- Merda. – Dissi tra me e me. Guardai i due ragazzi davanti a me e puntai lo sguardo su mio fratello. – Qualcuno lassù ti sta dando il modo di farti perdonare da me. – Dissi sorridendo.
- Cosa dovrei fare? – Disse lui alzando gli occhi al cielo.
- Portarmi a teatro. Ora. Immediatamente. Adesso. – Dissi io guardandolo e sorridendo. Non avevo ancora la patente e l’unico modo che avevo per andare alle prove era farmi portare da lui.
- Non posso, Lea. Devo incontrarmi con la ragazza della festa. – Disse incrociando le braccia al petto. – Può portarti lui. – Disse indicando Cory, che per tutta risposta stava sorridendo.
- Si, io non ho nulla di meglio da fare. – Disse lui complice.
No, non era possibile.
Io e lui, soli in una macchina. Non era una buona idea. L’ultima volta che eravamo stati soli gli ero, come dire, saltata addosso.
In una qualche vita passata dovevo aver fatto un torto a qualcuno e adesso ne stavo pagando le conseguenze. Karma del cavolo.
- Jus portami tu. – Dissi guardandolo e cercando argomenti che potevo usare a mio favore. – Hai detto, testuali parole: “ma lui è un ragazzo con gli ormoni a mille e ci prova con qualsiasi cosa abbia due tette e un bel culo.” Non credo sia una buona idea lasciarmi sola con lui. – Dissi prendendo le sue stesse parole e usandole a mio favore.
- Oh, amico, hai una grande considerazione di me. – Disse Cory dando un leggero pugno sulla spalla di mio fratello.
- Lee Lee, l’ho detto quando eri mezza nuda per casa. Adesso sei vestita quindi non ci sono problemi. – Disse lui divertito dalla situazione e poi rivolgendosi a Cory. – Ho detto solo la verità. In ogni caso non provarci con lei o ti spezzo le mani. – Disse mio fratello alzandosi dal divano e sparendo.
- Non dire una parola, prendo le mie cose e andiamo. – Dissi andando in camera a prendere il necessario.
 
Il silenzio che c’era in quella macchina mi dava sui nervi. Lui guidava e teneva tranquillamente il volante della sua macchina nera mentre io ero nervosa e continuavo a battere il ritmo delle canzoni del mio musical con la gamba.
- Quindi io sarei un “ragazzo con gli ormoni a mille e ci prova con qualsiasi cosa abbia due tette e un bel culo”? – Disse Cory divertito spezzando quel silenzio.
- Prenditela col tuo compagno del cuore, lui ti ha definito in questo modo. – Dissi io secca e guardando fuori dal finestrino.
- Oggi sei un tantino isterica. – Disse lui sbuffando. – Hai paura che tutto questo tempo insieme ti faccia innamorare di me? – Disse lui scherzando, ovviamente.
- No, non succederebbe mai. – Dissi smorzando il suo entusiasmo. Mi stavo comportando da ragazzina isterica.
- Strano, non la pensavi così alla festa. Visto il modo in cui ti sei attacc… - Disse ritrovando il suo buonumore ma lo fermai prima che potesse finire la frase.
- Chissà perché ho come l’impressione che me lo rinfaccerai a vita. – Dissi staccando gli occhi dal paesaggio cittadino che si intravedeva fuori dal finestrino e guardando lui.
- E’ un’arma perfetta con cui ricattarti. – Disse divertito.
- Stronzo. – Dissi a bassa voce, più tra me e me. – Comunque vedi di accelerare. Darren e gli altri mi aspettano e sono già in ritardo. – Dissi sbuffando.
- Oh, e chi sarebbe questo Darren? – Chiese lui con fare distaccato.
- Non che siano affari tuoi ma è il mio co-protagonista nel musical. – Dissi io tranquilla alzando le spalle come se la cosa fosse poco importante.
- An. – Rispose a monosillabi, distaccato il più possibile. Quel ragazzo era strano, troppi sbalzi d’umore.
- Un’altra cosa. Non dire nulla a Jus di quello che è successo alla festa. – Dissi io guardandolo.
- Tranquilla, non uscirà nulla dalla mia bocca. – Disse lui sorridendo. – E poi mi servono le mie mani e ha minacciato di spezzarle se ci provo con te. – Disse lui fermando la macchina e voltandosi verso di me.
- Siamo arrivati a destinazione, Anderson. – Disse lui tornando a chiamarmi nel solito modo.
- Ok, grazie del passaggio e dopo dì a mio fratello di venirmi a prendere. – Dissi scendendo dalla macchina senza nemmeno salutarlo.
Davanti all’entrata del teatro vidi Darren camminare avanti indietro abbastanza nervoso. Sistemandomi meglio la borsa sulla spalla, camminai verso di lui.
Non capivo il perché, ma era sempre nervoso ogni volta che c’era qualche cambiamento nelle prove o qualche nuova novità da aggiungere. Continuando così avrebbe vomitato sul palco il giorno della prima, per il nervosismo.
- Grazie al cielo sei arrivata. – Disse lui sorridendo e stampandomi un bacio sulla guancia. – Cosa ci fa lui qui? – Chiese indicando qualcosa di fianco a me, abbastanza confuso.
Mi volta e vidi che Cory mi aveva seguito fino all’entrata. – Che diavolo ci fai qui? – Dissi fulminandolo con lo sguardo.
- Sono venuto ad assistere a quello che hai intenzione di fare oggi pomeriggio. Me lo merito dato che sono venuto fin qui per portarti. – Disse lui sorridendo divertito.
- Vattene subito. – Dissi sgarbata e sorpresa.
- Mi dispiace intrometterti, ma Lea siamo in ritardo. Lascia che faccia quello che vuole. – Disse prendendomi il braccio e trascinandomi dentro.
Dietro di noi sentivo i passi di Cory.
Recitare con lui come pubblico mi avrebbe messo ancora più ansia del solito.
 
- Prova fantastica ragazzi! – Disse il regista dalla prima fila centrale dei posti del pubblico facendoci un piccolo applauso. – Per oggi abbiamo finito, ci vediamo tra tre giorni. –
Tirai un sospiro di sollievo, quello non era il modo in cui volevo passare la mia giornata di domenica ma per lo spettacolo avrei fatto di tutto.
Mi ero impegnata tanto per poter prendere parte al musical di “Grease” con il ruolo della protagonista, Sandy.
Avevo visto quel film almeno una decina di volte e conoscevo tutte le canzoni a memoria, era un film incredibile e riuscirlo a metterlo in scena sarebbe stato fantastico.
Il mio co-protagonista, Darren, era davvero bravo. Ci conoscevamo dall’inizio del liceo, frequentavamo lo stesso corso di teatro al di fuori della scuola. Avevamo partecipato a diverse rappresentazioni ma questa era diversa, a quanto pare il regista che ci aveva scelto aveva invitato alcuni rappresentanti di college importanti come la NYADA o la Juliard.
Dopo essere uscita dal camerino, vestita com’ero arrivata, salutai tutto il cast e uscii dal teatro. Cercai Cory, che dopo essere rimasto per tutta la prova, era sparito.
- Sai Anderson, sei stata brava, devo ammetterlo. – Disse una voce alle mie spalle ed io, ovviamente, mi spaventai.
Non sopportavo quando le persone mi spuntavano alle spalle, non ero preparata e il risultato era che mi spaventavo sempre.
- Grazie. Sei la prima persona al di fuori del regista che mi vede recitare i panni di Sandy. – Dissi cercando di non dare peso a quello che aveva fatto poco prima, mi aveva appena fatto un complimento e stavo cercando di comportarmi in maniera non troppo acida.
- Quale onore direi. – Disse divertito. – Ti rendi conto che mi hai fatto passare un intero pomeriggio in teatro? – Disse guardandomi. Sembrava sorpreso lui stesso di quello che aveva fatto.
- Non puoi non essere mai stato a teatro. – Dissi sorridendo sorpresa e lo vidi scuotere la testa. – Non ci credo, non c’eri mai stato prima. – Dissi ridendo.
- Oh, non ridere di me. – Disse mettendosi al mio fianco e guardandomi mentre i continuavo a ridere.
- Mio fratello era uguale, la prima volta è dovuto venire costretto dai nostri genitori. Adesso credo gli piaccia venirmi a vedere mentre recito. – Dissi ridendo.
La prima volta che avevo partecipato come protagonista ad uno spettacolo (era piccolo, ma era pur sempre uno spettacolo.) avevo tredici anni e i miei genitori costrinsero Jus a venire a vedermi.
Da quel giorno, è sempre venuto di sua spontanea volontà. Penso di averlo convertito al mondo dei musical.
Arrivammo alla macchina e salii sul sedile del passeggerò, come all’andata.
- Beh, quando lo fai si vede benissimo che ci metti tutta la passione che hai. – Disse lui come se niente fosse, mettendo in moto la macchina.
- Non avrei mai immaginato che a te potesse piacere il teatro. – Dissi sorpresa sorridendo.
- Se la cosa ti consola, non lo avrei mai immaginato nemmeno io. – Disse lui divertito e partendo.
Ancora divertita da quella situazione, accesi la radio e mi fermai sulla mia stazione preferita. In quel momento stavano trasmettendo “Don’t stop believin’” dei Journey.
- Adoro questa canzone. – Dissi tra me e me e iniziando a canticchiarla.
- Non ti facevo il tipo da ascoltare i Journey. – Disse lui guardandomi mentre continuavo a cantare la canzone.
- Io sono sorpresa che tu sappia solo chi sono. – Dissi per un attimo smettendo di cantare e subito dopo iniziò a cantare a piena voce quella canzone. – Questo mi sorprende ancora di più, tu canti? – Dissi sorpresa ma lui non mi diede nessuna risposta e si limitò a sorridere mentre continuava a cantare.
Divertita, ripresi a cantare la cantare tutta la canzone finchè non finii la melodia e ne iniziò un’altra a me sconosciuta.
- Sai cantare e te la cavi anche bene. – Dissi io divertita dalla situazione.
La verità era diversa. Lui non solo se la cavava, ma era davvero davvero bravo.
- Ci sono tante cose che non sai di me, Lea. – Disse lui guardandomi e io come risposta gli sorrisi e voltai il viso verso il finestrino per guardare il paesaggio.
 
ANGOLO DELL’AUTRICE.
 
Lo so che probabilmente mi odierete lol.
Ci ho messo un sacco a postare il capitolo, il mese di aprile mi ha portato solo che casini ma con maggio cercherò di postare più regolarmente.
Alla prossima, spero.
Geid. <3

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