Don't leave me alone di topazio (/viewuser.php?uid=72915)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Stupida ***
Capitolo 2: *** Il Ritorno ***
Capitolo 3: *** Il Giuramento ***
Capitolo 4: *** Infrazione ***
Capitolo 5: *** Il vuoto ***
Capitolo 6: *** La domanda ***
Capitolo 7: *** Il taglio al passato ***
Capitolo 8: *** In Trappola ***
Capitolo 9: *** Il primo errore ***
Capitolo 10: *** Il cambiamento ***
Capitolo 1 *** Stupida ***
Don’t
leave me alone
Prologo
Stupida
Due
cose sono infinite:
l'universo
e la stupidità umana,
ma
riguardo l'universo ho ancora dei dubbi.
Albert Einstein
opo
anni di sofferenza e di incertezza finalmente potevo affermare di
essere felice.
Konoha stava rimettendo a posto i pezzi che erano andati perduti a
causa della
guerra. Tsunade era stata reintegrata nel ruolo di Hokage, dopo la
breve
parentesi di Danzo. Le ferite stavano cominciando a risanarsi. E
l’equilibrio
si stava ristabilendo. Tutto sembrava essere tornato come un tempo.
Fu
allora che accadde.
Quando
ogni tassello della mia anima sembrava tornare al proprio posto,
qualcosa mi
destabilizzò a tal punto da annullare tutto il lavoro fatto.
Tutti i miei
tentativi andarono perduti.
E
tutto cambiò.
Ogni
aspetto della mia vita quotidiana mutò. E prima che me ne
rendessi conto avevo
già perso tutto. Di nuovo. Un attimo di distrazione, mi era
costato ciò che per
me era più importante, perdendolo per sempre.
Primo
errore.
Mi
ero sempre ritenuta una persona intelligente, ma ben presto mi accorsi
di
quanto fosse smisurata la mia stupidità. E così
nella più assoluta disperazione
commisi un’altra fatalità.
Secondo
errore.
Avrà
imparato la lezione?, vi chiederete. No, certo che no. Così
commisi il terzo
errore.
Ma
forse è meglio cominciare da principio questa storia, la
storia che racconta
come sono caduta nell’abisso, la storia che racconta la mia
disperazione, la
mia gelosia, il mio rancore.
La
mia stupidità.
L'ignoranza
è temporanea,
la stupidità è per sempre.
Anonimo
Eccomi
di nuovo qui. Ve l’avevo detto che sarei tornata. Come sempre
chiedo il vostro
sostegno, per questo ho bisogno di un giudizio sincero sul prologo e su
ciò che
verrà. So che è molto poco quello che vi sto
offrendo per esprimere un
giudizio, ma spero che riuscirete comunque a dirmi se secondo voi
questa ff ha
un futuro. Datemi un parere e valuterò se varrà
la pena di scrivere il seguito.
Qualche
altra informazione: questa storia, come La
scelta di Sakura,
sarà
incentrata sull’eterno triangolo Naruto-Sakura-Sasuke. E, per
quanto mi
disgusta, ci sarà anche un pizzico di NaruHina…
bleah!. È ambientata dopo la
Quarta Guerra Ninja. Parlerà dei questi tre fatidici errori
commessi da Sakura.
Ah! il tema della stupidità sarà piuttosto
ricorrente.
Con
tutto il cuore spero di non
annoiarvi, o sembrare ripetitiva.
Mi
auguro di ottenere lo stesso successo
–di cui non mi stancherò mia di ringraziarvi- che
ha suscitato La
scelta di Sakura.
Un’altra
cosa: questa ff è dedicata a
una mia lettrice affezionata: tOkiOsa,
a cui avevo promesso un triangolo amoroso. Spero quindi di non
averti delusa.
Fatemi
sapere in ogni caso se vale la pena andare avanti. Alla
prossima,
Topazio:)
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Capitolo 2 *** Il Ritorno ***
Don’t
leave me alone
Capitolo
1
Il Ritorno
Nulla
è più facile che illudersi,
perché
ciò che ogni uomo desidera,
crede
anche che sia vero.
Demostene
Correvo.
Correvo
a più non posso per le strade di una
Konoha appena rinata dopo la distruzione che l’aveva quasi
annientata. La folla
intorno a me sembrava non capire l’importanza del mio
passaggio. E in realtà
non ne capivo nemmeno io il significato. Sapevo solo che dovevo
muovermi. In
fretta. Cercai di farmi largo tra la gente ammassata attorno a me in un
morsa
claustrofobica.
Respiravo
affannosamente. Spingevo, correvo e
cercavo di non svenire per lo sforzo. C’ero quasi. Vedevo la
luce. Con uno
sforzo impressionante feci leva sulle gambe indolenzite e arrivai nello
spiazzo.
Fu
allora che lo vidi.
Sasuke.
In
mezzo alla folla. Circondato da ninja pronti
ad attaccare al minimo movimento. Per quanto lo ritenessi imbattibile,
sapevo
che non ce l’avrebbe fatta. Era coperto di ferite.
Sanguinava, gemeva e aveva
la vista appannata. No. Non sarebbe sopravvissuto a
quell’attacco. Cercai di
intervenire in sua difesa, ma le mie gambe non risposero ai miei
comandi. Le
guardai, frustrata, per controllare se fossero al loro posto. Ma quando
rialzai
lo sguardo, la folla era sparita. Niente ninja, niente gente intorno a
me.
Solo
io e lui.
Mi
guardò. Sbattei le palpebre. E in quel
millisecondo, lui si spostò alle mie spalle.
«Sono
tornato» mi sussurrò.
E
poi mi colpì.
Mi
svegliai di soprassalto, in un bagno di sudore. Non ricordavo nemmeno
un
istante di quello che avevo sognato. Meglio, mi dissi, sarà
stato di sicuro un
incubo. Ne avevo avuti parecchi negli ultimi tempi. Dopo la morte dei
miei
genitori, durante la guerra, la situazione era peggiorata. Ma non
ricordavo mai
quello che tormentava le mie notti.
Guardai
la sveglia a forma di rana sul mio comodino. Me l’aveva
regalata Naruto per il
mio compleanno, ma non segnava mai l’ora giusta.
Perché non la butti via?, vi
chiederete. Semplice perché è uno dei regali
più belli che abbia mai ricevuto. Non
funziona, è vero. Ma me l’ha regalata Naruto.
Quindi era un regalo speciale (e
poi era l’unico regalo che avevo ricevuto).
Guardai
fuori dalla finestra e, dall’inclinazione del sole, dovevano
essere circa le
sette. Mi feci una doccia, poi una colazione veloce. Mi vestii in
fretta e mi
diressi verso l’ospedale.
Passai
davanti alla casa di Naruto e, per un attimo, pensai di andare a fargli
visita.
No, starà sicuramente dormendo, mi dissi, tanto poi lo
vedrò a fine turno. Un
sorriso si dipinse sulle mie labbra.
Da
mesi ormai, veniva a prendermi ogni volta che finivo di lavorare
all’ospedale,
e mi riaccompagnava a casa. La prima volta aveva usato una scusa
banalissima,
del tipo: ‘fuori è buoi, e in giro potrebbero
esserci dei malintenzionati’, in
realtà sapeva che potevo difendermi da sola. La cosa
all’inizio mi irritò. Ma
poi compresi l’importanza di quel gesto. Dopo la morte dei
miei genitori, per
la prima volta non mi sentii più così sola.
E,
per ringraziarlo, davanti a casa mia, gli diedi un bacio sulla guancia.
Fu un
gesto che sorprese entrambi: lui, per la spontaneità di quel
gesto; me, per il
mio ‘coraggio’.
E
da allora si presentava costantemente all’ingresso
dell’edificio. Anche quando
finivo di lavorare alle due di notte. Era sempre lì. Era la
mia certezza. Il
mio punto di riferimento. Ciò che mi impediva di annegare
nel mio dolore. Ciò
che, nonostante tutta la morte e la distruzione che c’era
attorno –e dentro- di
me, riusciva ancora a farmi sorridere.
Ogni
volta che veniva a prendermi passeggiavamo l’uno affianco
all’altra. Qualche
volta più vicini, qualche volta più distanti. E
più passava il tempo più mi
rendevo conto che arrivavamo sempre troppo in fretta a destinazione. Ma
davanti
a casa mia avevo dati inizio a un rituale: quel bacio sulla guancia.
Ogni volta
con più affetto.
Ogni
volta più vicino alle sue labbra.
Mi
ero ripromessa che prima o poi sarei riuscita ad arrivare sempre più vicina a..
Per
poco non mi schiantai contro la porta a vetri! Nel pensare a Naruto,
ero
inciampata nel minuscolo gradino all’entrata
dell’ospedale e stavo per
spiaccicarmi contro la porta.
Che
stupida.
***
Passai
il resto della mattinata a cercare di far bene il mio lavoro. Per la
pausa
pranzo mi cambiai, avrei mangiato con Naruto. Ramen, naturalmente.
Stavo per
uscire, quando vidi Ten Ten che mi correva incontro. Sembrava agitata.
E, dopo
aver ripreso fiato, mi disse:
«Ho
incontrato Shikamaru. Devi correre all’ingresso. È
urgente.»
Non
domandai. Cominciai semplicemente a correre. Non sapevo cosa fosse
successo ma,
se Shikamaru aveva chiesto il mio aiuto, allora era grave. Da qualche
tempo
infatti i rapporti tra me e lui si erano.. raffreddati.
Tutto era cominciato quando aveva deciso di rompere con Ino. Aveva
capito di
non amarla più, e le aveva confessato che nel suo cuore
c’era un’altra. Ovviamente
tutti sapevano che si riferiva a Temari. Quella ragazza mi stava
simpatica, era
una tosta. La ammiravo e, sotto sotto, volevo anche assomigliarle un
po’.
Inutile
dire che la mia migliore amica la prese malissimo. Io un po’
me l’aspettavo. Ma
avevo preferito non mettere ‘la pulce
nell’orecchio’. Secondo me Shikamaru
aveva fatto bene a troncare quello che c’era tra loro sul
nascere. Prima che
lei si facesse troppo male. Tuttavia la sua sincerità e la
sua speranza di
rimanere amici si erano rivelati fiato sprecato.
Lei
non voleva sentire ragione. Lo considerava un traditore e, da quando
era
‘esplosa la bomba’, si era rotta
l’armonia all’interno del nostro gruppo. I
ragazzi erano tutto dalla parte di Shikamaru. E anche io, segretamente.
Ammiravo
il suo coraggio, era stato sincero. Ma l’unica cosa che
potevo fare per Ino era
consolarla il più possibile. E cercavo di convincerla a non
saltare addosso a
Temari non appena l’avrebbe vista. Non ricordo più
quante volte avevo cercato
di dirle che doveva farsene una ragione.
Smisi
di correre all’improvviso.
Doveva
farsene una ragione.
Il
ricordo di Sasuke mi colpì all’improvviso. Cercai
di allontanarlo dalla mente. Un
senso di inquietudine si impadronì di me. Stava per
succedere qualcosa. Lo
sentivo. Allontanai anche quel pensiero dalla mente. E ripresi a
correre.
In
prossimità dell’ingresso, mi resi conto che
c’era gente. Tanta gente. O meglio.
Era pieno di ninja, come se tutto l’esercito si fosse riunito
lì. Cercai di
farmi largo tra le folla di curiosi che si era radunata, cercando di
capirne di
più. Provai un senso di de-ja-vu. Cercando con lo sguardo
qualcun che potesse
spiegarmi di più, vidi poco lontano da me una zavorra di
capelli biondi.
Naruto. E poco lontano notai anche la presenza di Tsunade e Shikamaru.
Mi
avvicinai. Quando gli fui accanto, lo guardai.
«Naruto»
dissi «che succede?» Lui non mi guardò,
era teso, lo notavo dalla rigidità
della mascella. Teneva lo sguardo dritto davanti a sé,
fissava un punto
preciso.
«Guarda
tu stessa» La sua voce tradì una qualche forma di
disagio che però non riuscii
a individuare fino in fondo.
Mi
voltai. E, in mezzo allo spiazzo, lo vidi.
Sasuke.
Il
modo migliore per realizzare un sogno
è
quello di svegliarsi.
Paul Valéry
Ecco
a voi il primo capitolo. Spero che vi sia piaciuto e di non aver deluso
le
vostre aspettative mi raccomando fatemi sapere cosa ne pensate ;)
Aggiornerò
il prima possibile!
Topazio:)
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Capitolo 3 *** Il Giuramento ***
A
tOkiOsa.
Don’t
leave me alone
Capitolo
2
Il
giuramento
I
giuramenti sono soltanto parole,
e
le parole soltanto vento.
Samuel
Butler.
asuke.
Nel
momento stesso in cui puntai gli occhi su di lui, Sasuke si
girò nella mia
direzione. Mi fissò per un istante che mi parve eterno. Mi
persi nei suoi
occhi, inespressivi, indifferenti come sempre, anche se diversi da come
li
ricordavo. A staccarmi da quel contatto che mi stava risucchiando era
stato
Naruto che, si era posizionato davanti a me, per farmi scudo. Per
proteggermi,
ancora una volta, da qualsiasi pericolo. Solo vicino a lui mi sentivo
davvero al
sicuro. Ma stavamo parlando di Sasuke. Un ragazzo coperto di ferite non
ancora
risanate, alcune superficiali e altre profonde. Il ragazzo che amavo.
Il
ragazzo che mi aveva quasi uccisa.
Sasuke.
All’improvviso
mi ricordai della promessa che mi ero fatta. Basta essere la patetica
ragazzina
innamorata del ragazzo bello e impossibile. Basta sperare in un
cambiamento che
non avvierà. Basta sognare. Basta illudersi. Basta, basta,
basta. Sul mio volto
si dipinse un’espressione tanto convincente, quanto falsa.
Dignità.
Indifferenza. Orgoglio. Ecco cosa avrei mostrato.
Spostai
Naruto con delicatezza in modo che si trovasse di fianco a me. Lo
guardai. Era diventato
così alto. Mi sentii una stupida per essermene resa conto
solo un quel momento.
Gli sorrisi. Ma il suo volto e il suo sguardo rimanevano tesi. Non era
tranquillo. Poi abbassai gli occhi. Gli presi la mano.
Sorrisi di nuovo. Notai la sorpresa del suo
sguardo. E gli strinsi la mano. Solo allora ricambiò il
sorriso. Lui, solo lui
avrebbe potuto tenermi attaccata per terra. Solo lui ci riusciva. Solo
attraverso quel contatto potevo sperare di non perdere la testa e
riuscire a
mantenere la promessa che mi ero fatta. Lui, Naruto, era la mia unica
fonte di
energia, forza di volontà e vita.
«Allora?
Ti ho fatto una domanda. Cosa ci fai qui?» Chiese Tsunade, la
sua voce rimbombò
all’interno dello spiazzo, dove si era creato un silenzio
tombale.
«Mi
sembra chiaro. Voglio essere riammesso all’interno del
villaggio.» Il fiato mi
si mozzò in gola. Istintivamente stinsi la mano i Naruto e
lui fece lo stesso.
Forse perché si sentiva agitato come me, o forse solo per
farmi capire che era
ancora lì, che potevo contare su di lui.
Lo
sguardo di Sasuke si riposizionò su di noi. Quando
notò le nostre mani che si
stritolavano a vicenda, sembrò sorpreso e il suo sguardo di
indifferenza
vacillò. Solo un attimo. O almeno credo. Poi
tornò a guardare Tsunade, di
fianco a noi.
«Credi
davvero di poter tornare qui, come il figliol prodigo e di venire
accolto e
acclamato come se nulla fosse successo. Ti sei alleato con Orocimaru,
l’uomo
che ha ucciso il Terzo Hokage. Sei diventato un membro
dell’organizzazione
Alba. Hai ucciso il Sesto Hokage. Per non parlare del di quello che hai
fatto
al Summit e con Madara. Devo continuare?» Percepivo bene
tutta la rabbia che
Tsunade stava imprimendo in quelle parole.
«Chiunque
può commettere errori. E io ne ho commesso tanti.»
Ci guardò di nuovo. Come
se.. come se si aspettasse che facessimo qualcosa, che intervenimmo in
suo
aiuto. Poi fissò di nuovo, con sospetto, le nostre mani
intrecciate. Poi..
volli due cose contrapposte. Infatti, per un attimo, desiderai che non
ci
avesse mai visto. Anche se, contemporaneamente, non mi pentii di
essermi fatta
vedere insieme a Naruto in un atteggiamento così.. intimo. Mi sentii un verme. Come se
stessi usando Naruto per far..
cosa? Ingelosire Sasuke? Stavo già infrangendo la mia
promessa? Che fine aveva
fatto il ‘basta sperare, illudersi, eccetera’? La
verità, forse era che non
riuscivo a mentire a me stessa. Provavo ancora qualcosa. Qualcosa che
decisi di
segregare nella camera più oscura e profonda della mia
mente.
«Desideri
davvero essere riammesso all’interno del
villaggio?» chiese Tsunade,
interrompendo il flusso dei miei pensieri.
«Si.»
disse lui, semplicemente.
«Allora
giuralo.» Trattenni il fiato. «Sul tuo
onore» Strinsi la mano di Naruto. «E
sulla tua famiglia.» Tsunade sapeva quello che stava facendo.
Costringerlo a
giurare sul suo onore sarebbe bastato a qualunque ninja. Un giuramento
infatti
valeva più di qualunque altra prova. Era così che
si capiva di chi ci si poteva
fidare. Ma farlo giurare sulla sua famiglia era ben più di
quanto potessi
aspettarmi.
«Giuro
di combattere al servizio dell’Hokage del villaggio del
Foglia e di non nuocere
in alcun modo a Konoha e ai paesi alleati.» Molti tirarono un
sospiro di
sollievo. E i ninja, dopo un gesto di Tsunade, si allontanarono
rincuorati.
«Sasuke,
Naruto, Sakura, Sai e Shikamaru. Con me.» Disse
l’Hokage, girando i tacchi e
dirigendosi verso il suo ufficio. Io e Naruto, mentre le nostre mani
continuavano a essere strette, ci incamminammo dietro a Sasuke insieme
a Sai. Mentre
accanto c’era Shikamaru, la cui ombra si agitava sotto i suoi
piedi, pronta a
scattare in caso di bisogno.
***
rrivati
nell’ufficio, appena ricostruito di Tsunade,
l’Hokage si sedette alla sua
scrivania.
«Perché
sei tornato?» chiese a Sasuke. Ma lui non rispose.
«Sai che ci saranno delle
conseguenze. Gli anziani non si fideranno di te. Non a torto, comunque.
Sei
pronto ad assumerti le responsabilità delle tue
azioni?»
«Si.»
Disse con voce inespressiva. «Sono qui per questo.»
Tsunade sospirò
profondamente.
«
Un giuramento non può cancellare anni di scontri. La gente
ti additerà come un
traditore. Ti gireranno alla larga. Non tornerà tutto come
prima, ne sei
consapevole? Dovrai essere sorvegliato. Dovrò parlare con
gli Anziani e nel
frattempo ti assegnerò a una nuova
squadra…»
«No.»
la interruppe. «Voglio tornare nel Team 7»
Trattenni il fiato. Non poteva
essere vero. Voleva tornare con noi.
«Il
Team 7 non esiste più. Raramente Naruto e Sakura svolgono
missioni con Kakashi.
È stato sostituito infatti dal Capitano Yamato. Inoltre al
tuo posto è
subentrato Sai e..»
«Non
importa, trasferite il ragazzo a un’altra unità. E
non è più necessaria la
sorveglianza di Kakashi.» Mi sorprese la sua freddezza di
Sasuke nell’additare
Sai come ‘il ragazzo’. Non volevo che si
allontanasse da noi. Non dopo tutto il
tempo passato insieme. Naruto stava per intervenire in sua difesa, ma
lo
precedetti. Lasciai la mano di Naruto e mi sentii per un attimo
smarrita. Ma
poi dissi:
«Non
è giusto estromettere Sai dalla nostra squadra. Non dopo
tutto quello che
abbiamo fatto per diventare suoi amici. E poi lavoriamo bene insieme.
Penso che
Sasuke possa lavorare comunque con noi. Perché non possiamo
essere quattro?» Non
avevo ancora finito di parlare che le reazioni dei presenti non
tardarono ad
arrivare. Tsunade e Shikamaru erano sorpresi. Sai mi sorrise,
riconoscente.
Naruto mi guardò orgoglioso. E Sasuke.. Sasuke era sorpreso,
certo, e.. deluso?
«D’accordo»
sospirò Tsunade «Formerete una squadra di quattro
elementi. Ma ora è meglio che
parli con gli anziani. Potete andare. Tu no, Sasuke.
Devi essere presente alla seduta.» Poi
lanciò
uno sguardo significativo a Sai e Shikamaru, qualcosa del tipo
‘tenete gli
occhi aperti’.
Noi
quattro uscimmo. Mi sentivo.. boh, spossata, incredula, stanchissima e
allo
stesso tempo felice. Sasuke era tornato. Prima che potessi scambiare
due parole
con lui, Naruto si allontanò. Feci per seguirlo, ma Sai si
mise in mezzo.
«Grazie
per quello che hai fatto Sakura. So quanto lui conta per te, ed
è proprio per
questo che ti sono così riconoscente.» Mi sorrise
e si allontanò, raggiungendo
Naruto. Volevo andare da lui, ma avevo un’altra cosa
importante da fare.
«Tu
cosa ne pensi?» Chiesi a Shikamaru, mentre fissavo Naruto che
si allontanava.
Volevo sapere la sua opinione, sapeva vedere la cose in modo diverso, e
pensare
fuori dagli schemi.
«Non
mi fido. Forse ha qualcosa in mente, o forse si è pentito
davvero. Altrimenti
non avrebbe giurato sulla sua famiglia. Ma hai visto in che condizioni
era? Riusciva
a stento a tenersi in piedi.» Si, che l’avevo
visto: era coperto di ferite.
Perdeva così tanto sangue che non mi sarei sorpresa se
avessi lasciato le orme.
Annuii. Feci per seguire Naruto, ma lui mi trattenne.
«Lei
come sta?»
Ok,
ok ho interrotto proprio nel mezzo del discorso, ma avrei reso il
capitolo
troppo lungo. Comunque.. di chi sta parlando Shika? È
davvero sincero il
pentimento di Sasuke? O ha qualcosa in mente? Qual è la
vostra opinione al
riguardo? Vi anticipo che nel prossimo capitolo ho intenzione di
inserire
qualche scena NaruSaku XD
Fatemi
sapere, mi raccomando. Per me è molto importante sapere la
vostra opinione.
Topazio:)
P.S.
mi scuso per gli eventuali errori di battitura :)
|
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Capitolo 4 *** Infrazione ***
A tOkiOsa.
Don’t leave me alone
Capitolo
3
Infrazione
Curiosity
killed the
cat.
(La
curiosità uccise il gatto.)
Proverbio inglese.
ei
come sta?» Mi chiese. Sapevo a chi si riferiva. Ino. Spesso
mi chiedeva di lei,
si preoccupava. Non era la prima volta che mi rivolgeva quella domanda.
E io
rispondevo sempre allo stesso modo.
«Prima
o poi lo supererà» dissi. Ma questa volta gli
sorrisi, eravamo soli, quindi
cercai di fargli capire che, nonostante tutto, aveva fatto bene a
troncare se
non sentiva più gli stessi sentimenti per lei. Lui mi
guardò con il suo solito
sguardo annoiato, e poi si allontanò.
Raggiunsi
Sai e Naruto poco dopo, stavano parlando a bassa voce, o meglio,
sembrava che
Sai stesse dicendo qualcosa a Naruto. Ma quando si accorse di me, mi
sorrise e
si allontanò. Lo guardai mentre si allontanava, poi mi
voltai verso Naruto che
continuava a camminare, senza dare l’impressione di volermi
aspettare. Feci per
raggiungerlo, quando un pensiero improvviso mi fece fermare. Mi fermai.
Sasuke.
Sasuke era tornato. Era nel palazzo alle mie spalle. A pochi metri da
me. E continuava
a sanguinare. Inoltre veniva messo, probabilmente, sotto torchio dagli
Anziani,
o chissà chi altri. E io cosa facevo? Continuavo a seguire
Naruto. Perché?
Perché sta male, mi sussurrò una vocina nella mia
testa. Era vero. Si era
allontanato con fare sospetto, non era da lui. Forse Sai aveva capito
cosa lo
tormentava. Confusa decisi di prendere una decisione, senza rifletterci
sopra.
Altrimenti avrei passato lì tutto il giorno. Seguii Naruto.
Lo raggiunsi in
pochi secondi, e mi affiancai a lui.
«Ehi,
Naruto» dissi attirando la sua attenzione. «Che ti
è preso?»
«Di
che parli?» chiese senza incontrare il mio sguardo, mentre
continuava a
camminare.
«Sei
scappato via.» gli feci notare. «Mi vuoi dire
cos’hai?» chiesi. Ma non
accennava a volersi fermare, così gli afferrai la mano, e
una scossa mi
percorse il braccio. Dopo uno strattone, finalmente si
fermò. Poi alzò gli
occhi su di me, e vidi rabbia nel suo sguardo.
«Cos’hai
tu piuttosto.» Lo guardai confusa, che voleva dire?
«Sasuke, quel Sasuke,
è appena tornato. E tu stai
qui a perdere tempo con me. Perché non corri da lui, invece
che scocciare me?» Sc-scocciare?! La
sua frase mi ferì. E mi
vennero le lacrime agli occhi.
«Ma
si può sapere di cosa stai parlando?» dissi mentre
la mia voce si incrinava. «Sono
qui perché voglio stare con te, tanto Sasuke non lo potrei
comunque vedere!
Alla riunione non può partecipare nessun’altro. Ma
se ti da così fastidio la
mia presenza mi tolgo di mezzo.» Aggiunsi a fatica, mentre la
mia voce veniva
rotta da un gemito. Da quando ero diventata così.. fragile? O meglio, da quando una frasi di
Naruto riuscivano a
condizionarmi così tanto? Feci per andarmene, ma lui mi
trattenne. Fui felice
che l’avesse fatto.
Mi
trasse a se, e mi strinse in un abbraccio. Un tempo, erano rari tra di
noi
manifestazioni così esplicite di affetto. Ma da quando ero
rimasta orfana, quei
momenti si erano resi indispensabili per me. Spesso dormivano insieme.
Soprattutto, subito dopo la scomparsa dei miei, lui dormiva a casa mia,
o io a
casa sua. Senza mai programmarlo. Succedeva e basta. A volte guardavamo
un film
insieme (*), e prima della fine, dormivamo vicini, sul mio divano,
stretti in
un abbraccio.
«Scusami.»
disse. «Non dovevo scaricare su di te le mie frustrazioni. Il
fatto è che..
volevo essere io a riportarlo a casa. Per te. Per mantenere la mia
promessa. Così,
sarebbe stato solo grazie a me, se
fossi ritornata a sorridere come un tempo. » Trattenni il
fiato. Non sapevo che
dire. Ma ogni mia parola mi morì in gola, quando guardai
dritta davanti a me.
«Naruto.
La luce, la luce è spenta.» Lui si
allontanò da me, e guardò nella stessa
direzione in cui erano puntati i miei occhi. Mi guardò. E
cominciammo a correre
verso il palazzo dell’Hokage. Sapevamo cosa significava. La
luce della stanza
delle riunioni era stata spenta. Quindi avevano finito la riunione e
una
decisione era stata presa. Paurosamente in fretta.
***
rrivammo
davanti all’ingresso in pochi minuti.
«Ora
che facciamo?» mi chiese. Mi guadai intorno. Poi vidi la
finestra dell’ufficio
di Tsunade. La indicai e lui capì al volo, annuendo. Ci
arrampicammo
sull’albero di fronte alla finestra, la aprimmo ed entrammo.
Ci eravamo
aspettati di trovarvi qualcuno che potesse dirci cosa era stato deciso,
ma la
stanza era vuota.
«Che
strano.. dovrebbe essere già qui..» dissi
più a me stessa che a lui. La cosa
non mi piacque. Forse era successo qualcosa. Ci guardammo attorno. Poi
lui vie
qualcosa sulla scrivania che attirò anche la mia attenzione.
Un rapporto. Ci avvicinammo
alla scrivania di Tsunade. Trattenni il fiato nel momento in cui lessi
il nome
sul fascicolo.
Sasuke
Uchiha.
Ci
guardammo. Poi lui allungò la mano. Io lo trattenni poco
prima che potesse
toccare la carta.
«Non
possiamo farlo. Lo sai.» dissi, poco convinta.
«Sakura,
qui si parla di Sasuke»
«Lo
so, ma non ci è permesso guardare, se venissimo
scoperti...» Lui si guardò
attorno.
«Qui
non c’è nessuno.. » Gli lanciai
un’occhiataccia. «Se non vuoi guardare, allora
allontanati.» Non mi mossi. Lui mi sorrise e
allungò le mani per prendere il
fascicolo. Stava per toccarlo, poi successe quello che temevo: in
lontananza,
sentimmo un rumore di tacchi. Quei
tacchi. Le scarpe di Tsunade! Ma non era sola, qualcuno la
accompagnava,
qualcuno il cui passo era molto più silenzioso e delicato.
Ci
guardammo terrorizzati. Avevamo a disposizione la
possibilità di scappare della
finestra o di aspettare che lei entrasse, sperando che non si
arrabbiasse
troppo per il fatto che ci eravamo introdotti di soppiatto nel suo
ufficio. Ma
facemmo la cosa più stupida che ci saltò in
mente.
Ci
nascondemmo.
Così
corremmo verso lo stanzino in cui Tsunade metteva le pratiche. Non
potevamo
certo immaginare che quella scelta sarebbe stata determinante per gli
avvenimenti che sarebbero seguiti.
(*)
Per chi non lo sapesse, sì, la televisione esiste :)
Eccomi
qua! Cosa ne pensate? Chi sarà la persona che accompagna
Tsunade? Tirate a
indovinare ;) Vorrei porvi un altro interrogativo. Mentre guardavo un
episodio
di Naruto su Italia 1, ho sentito, in mezzo alla confusione che regnava
nella
stanza (-.-), una frase di Sakura. Lei stava ripensando a quanto detto
da Naruto
qualche episodio prima: se lui e Sasuke si fossero scontrati, sarebbero
morti
entrambi. Allora lei si è chiesta: “sei
rimanessero feriti, chi curerei per primo?.”
Secondo voi lei da chi correrebbe?
Recensite
numerosi,
Topazio:)
|
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Capitolo 5 *** Il vuoto ***
A
tOkiOsa.
Don’t
leave me alone
Capitolo
4
Il
vuoto
Finora
ignoravo cosa fosse il terrore: ormai lo
so.
E' come se una mano di ghiaccio si posasse sul cuore.
E' come se il cuore
palpitasse, fino a schiantarsi, in un vuoto abisso.
Oscar Wilde
icini.
Eravamo troppo vicini. E stretti. Quel posto era claustrofobico. La
situazione
era questa: io e Naruto eravamo in trappola. Il fatto che ci fossimo
rifugiati
nello stanzino non faceva che sottileare la nostra colpevolezza. Quando
in
realtà non avevamo toccato niente. Proprio niente! Lo
stanzino veniva di solito
usato da Tsunade come ‘deposito pratiche’. Anche se
a volte ci nascondeva i
liquori. Il posto era grande un metro quadrato e, considerando che
metà dello
spazio era occupato da vecchie pratiche, precariamente appoggiate tra
loro, si
può dedurre che non fossimo proprio comodi.
Io
ero schiacciata contro la porta. Mentre lui mi era sopra, mi sovrastava
in
tutta la sua altezza. Dovette posizionare le mani ai lati della mia
testa per
mantenere l’equilibrio. Il posto per poggiare i piedi era
piuttosto ridotto.
Così io avevo le gambe unite, schiacciate contro la porta,
mentre lui si
posizionò a gambe divaricate. I nostri corpi aderivano
pericolosamente l’uno
all’altro. Risultato? Eravamo completamente appoggiati alla
porta che
rappresentava il nostro unico punto di appoggio. Non osammo sfiorare le
pratiche per paura che ci cadessero addosso, rivelando la nostra
presenza. Pregai
mentalmente che la porta non cedesse sotto il peso dei nostri corpi.
Sentii
Tsunade che entrava seguita da chissà chi.
Nell’oscurità della stanza distinsi appena
i lineamenti di Naruto. Mi chiesi stupidamente se fosse ancora
lì con me. Ma mi
resi conto che non poteva essere da nessun’altra parte.
Sentivo chiaramente il
suo fiato che mi accarezza il collo. Girai il volto per poterlo
guardare negli
occhi. Poi mi resi conto che avevo calcolato male le distanze. Eravamo troppo vicini. I nostri respiri si
confusero tra loro. Entrambi respiravamo affannosamente. E il mio
cuore, già
accelerato per l’agitazione, ora rischiava di uscirmi dal
petto. Sentirlo così vicino,
faceva quasi.. male.
Distolsi lo sguardo, girai il volto.
«Come
ti senti?» chiese Tsunade, al di là della porta.
La sentii avvicinarsi alla
scrivania dove si sedette.
«Meglio.»
Rispose l’interlocutore. Guardai Naruto, nel farlo trattenni
il fiato. Eravamo
vicinissimi. Sapevamo chi era l’interlocutore. Sasuke.
«Come
ti sei procurato quelle ferite?»
Chiese
Tsunade. Ma non ottenne
risposta. Lei sospirò. «Non puoi permetterti di
tacere alle domande che ti
vengono fatte. Non nella posizione in cui ti trovi. Il consiglio
è stato
sospeso su mio preciso ordine, perché vedo quanto dolore
provi per quelle
ferite. Gli anziani non saranno così clementi.»
«Lo
so.»
«Allora
se lo sai, la prossima volta vedi di non svenire nel bel mezzo di una
domanda!»
tuonò l’Hokage. Ecco cos’era successo.
Sasuke si era sentito male durante il
consiglio. Non lo biasimo, era semplicemente incredibile che avesse
resistito
per così tanto tempo al dolore. «Loro non
aspettano che una tua debolezza!» Sospirò
e quando riprese a parlare era più calma. «Ora ti
accompagno in ospedale, devi
essere curato.»
Sentii
che si muovevano verso la porta d’ingresso. Pensai che
fossimo salvi, ancora un
po’ e saremmo riusciti a uscirne indenni. Ma qualcosa li
trattenne.
«Un’ultima
cosa.» disse Tsunade, semplicemente. Poi.. ci fu una serie di
passi veloci e
movimenti repentini. Accadde tutto velocemente. Troppo velocemente.
All’improvviso
sentii il mio unico appoggio ‘sicuro’ sparire. Dove
prima c’era una porta, un secondo
dopo ci fu il.. niente, solo aria che non avrebbe fermato la mia
caduta. E
caddi nel vuoto.
Il
vuoto affascina coloro che non osano
guardarlo in faccia,
vi
si buttano per paura di cadervi.
Georges Bernanos
***
uello
che successe dopo fu troppo rapido perché sul momento mi
rendessi conto di cosa
stava davvero succedendo.
Non
so se siete mai caduti all’indietro, ma è
una sensazione bruttissima. Si ha il terrore di toccare terra e sentire
il
dolore, ma allo stresso tempo non si vede l’ora che accada,
perché l’attesa è
dissanguante. Avrei sbattuto la testa. Ne ero certa.
Non
ho idea di come fece a essere così veloce, ma Naruto
riuscì a spostare la mano
destra dietro la mia nuca, per attutire la botta. Immerse le sue dita
tra i
miei capelli. E contemporaneamente, liberò la mano sinistra
che usò per
appoggiarsi al terreno. Impedendo al suo corpo di schiacciarmi sotto il
suo
peso.
Avevo
impedito alla mia testa di fracassarsi al suolo.
Aveva impedito al suo corpo di schiacciarmi.
Magari riusciva anche a impedire che Tsunade non ci
squartasse vivi.
Tutto
quasi perfetto. No?
No.
Perché
quello che successe dopo cambiò tutto.
Naruto
non aveva calcolato bene le distanze. E nel cadere la solo mano
sinistra non
riuscì a sorreggere da sola tutto il suo peso, aggravato dal
fatto che doveva
aiutare anche me. Così non riuscì a.. tenerci
lontani.
Toccai
terra. Il mio fondo schiena non ne gioì, ma la sua mano
attutì il colpo per la
mia testa. Non ebbi tempo per chiudere gli occhi. Rimasero aperti sempre. Vidi il suo corpo venire contro
il mio, e di nuovo aderirono alla perfezione. Non era riuscito a
impedirlo così
il suo corpo arrestò la sua corsa contro il mio. Ma il suo
viso.. il suo viso
continuò la corsa. Lo vidi sempre più vicino.
E
nessuno dei due riuscì a impedire o voleva
impedire che le nostre labbra
di incontrassero.
Proprio
lì.
Proprio in quel momento.
Proprio davanti a
Sasuke.
Scusate,
scusate, scusate il ritardo! Ma ho avuto un sacco di cosa da fare.
Spero che vi
sia piaciuto e che siate riusciti a capire la dinamica della situazione
;)
fatemi sapere in ogni caso, perché è il vostro
sostegno che fa andare aventi la
storia! Ringrazio tutti quelli che leggono, e che recensiscono :)
Mi
scuso per gli eventuali errori di battitura.
Alla
prossima,
Topazio:)
|
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Capitolo 6 *** La domanda ***
A
tOkiOsa.
Don’t leave me alone
Capitolo 5
La domanda
arebbe
stato tutto perfetto. Estremamente perfetto. Io. Lui. E basta. Ma la
perfezione, si sa, non esiste. Così eravamo io, Lui,
l’altro e, beh, lei. Lei,
che stava per sbranarci vivi.
Il
contatto era durato pochissimo, appena il tempo che Naruto si rendesse
conto
della situazione e facesse leva sulla sua mano sinistra per separarci.
Le
nostre labbra non si sfiorarono. No, aderirono alla perfezione.
Ci guardammo. Sconvolti. Imbarazzati. Ma, dietro la
sorpresa, in entrambi si poteva scorgere un pizzico di
felicità, malamente
celata sotto un velo di imbarazzo. La sua mano continuava a essere
immersa nei
miei capelli e non ricordai un contatto tanto rilassante. Ci scrutammo.
Ancora
e ancora. Per un tempo indefinito, perdendomi nell’immenso
mare azzurro dei
suoi occhi, contai tutte le sue sfumature e, con vergogna, mi resi
conto solo
in quel momento di quanto fossero belli. Avremmo potuto continuare
ancora. Se
non avessimo sentito ehm.. un ringhio.
Lui
alzò lo sguardo. Sgranò gli occhi. E vidi il suo
volto trasformarsi in una
maschera di paura. A quel punto mi mossi anch’io per vedere cosa lo stava terrorizzando. E quando la
vidi, beh, pensai di essere spacciata. Più volte
l’avevo vista arrabbiata, ma
quella volta era inca****a. Di brutto. Naruto si spostò, si
cavò da sopra di me
e, a quattro zampe, indietreggiò velocemente fino alla
parete, dove lo
raggiunsi poco dopo.
«Dove
credete di essere?!» gridò lei, mentre la sua voce
rimbombava nell’edificio.
Cominciammo a sudare freddo. Ci guardammo terrorizzati, poi tornammo a
puntare
gli occhi su di lei. Tsunade. Ma mi resi conto che acquattati contro la
parete,
seduti, lì per terra, le nostre mani si sfioravano.
«Cosa
diavolo facevate nello stanzino?!» gridò.
«Beh,
ecco.. noi..» balbettò lui. Ma prima che Lui
potesse mettere in fila due parole
sensate, lei lo interruppe per quella che doveva sembrare un lunga ramanzina..
«Sasuke,
il vostro amico, che avete inseguito per tanto tempo, è
tornato. E voi che
fate? Vi introducete nel mio
studio.
Mio. Lo studio della più alta carica del paese del Fuoco. E
per far cosa? Sbaciucchiarvi
del mio stanzino privato! Dove sono
conservati documenti più importanti del villaggio. Documenti
segreti. E voi la
dentro avrete fatto chissà quale porcheria! A tutti fa
piacere se finalmente vi
siate svegliati e vi siate dati un mossa, ma come vi siete permessi di
fare
chissà cosa là dentro?! Mi meraviglio di
voi!»
Allora,
prima di tutto io e Naruto ci siamo sbaciucchiati. Secondo, nello
stanzino di
prezioso ci sono solo i suoi liquori, non ‘documenti
segreti’. Tterzo, noi là
dentro non abbiamo fatto proprio niente di male. Quarto, ma cosa si
è scolata?
‘Vi siete svegliati’, ‘vi
siate dati un
mossa’? ma di cosa stava parlando? La cosa più
importante era un’altra.
Perché
stava ingigantendo la cosa fino
all’inverosimile?
Avrei
voluto spiegarle la verità dire a lei e
a
Sasuke che in realtà era stato tutto un incidente.
Stavo per aprire bocca,
ma non riuscii a dire di più di: ‘non è
come sembra’, ma lei mi zittì
immediatamente.
«
Non è come sembra? Non è come sembra?!
» gridò «Ma se vi abbiamo visti tutti
come vi siete baciati proprio qui!» Ma
‘tutti’, chi?
che siamo solo in quattro. «Uscite immediatamente di qui
prima
che scarichi su di voi tutta la mia rabbia.» Non ce lo
facemmo ripetere due
volte. Saltammo in piedi, diretti verso la porta. Ma prima che
potessimo
uscire, lei disse:
«Sakura,
porta Sasuke in ospedale e curalo. Un volta che si sarà
rimesso venite da me.
Vi assegnerò una missione. E ora: FUORI!»
Scappammo in corridoio. Ci chiudemmo
dietro la porta. E nessuno di noi riuscì a scorgere il
sorriso amaro che si
dipinse sulle labbra dell’Hokage.
Camminammo
veloci fino fuori dall’edificio. Solo allora ci fermammo a
riprendere fiato. Io
e Naruto evitammo accuratamente di guardarci negli occhi, come per
paura di
scottarci. Camminammo a rigorosa distanza l’uno
dall’altra, seguiti da Sasuke,
impassibile.
***
pogliati»
gli dissi. Riuscii a controllare il tono della mia voce, che
risultò professionale
e impassibile. Sasuke obbedì, poi si stese sul lettino
dell’ambulatorio. Naruto
si tenne a distanza, ma sentivo costantemente il suo sguardo puntato
sulla mia
schiena. Il petto di Sasuke era segnato da cicatrici più o
meno recenti.
Esaminai velocemente le ferite ancora aperte e iniziai a curare quelle
più
gravi. Mi chiesi come avesse fatto a resistere al dolore per tutto quel
tempo.
«Come
ti sei procurato tutte quelle ferite?» Avrei voluto porre io
quella domanda, ma
Naruto mi precedette. Si avvicinò alla mie spalle, mentre
per tutto il tempo
era rimasto appoggiato alla scrivania dell’ambulatorio.
«Combattendo.»
Grazie, -.- questo l’avevamo notato.
«Basta
reticenze Sasuke, siamo tuoi amici. Non ci devono essere segreti, di
noi puoi
fidarti.» dissi, guardandolo. Ma quando incontrai il suo
sguardo, capii che
qualcosa era cambiato. I suoi occhi. Erano.. diversi.
Nessuna
domanda è più difficile
di
quella la cui risposta è ovvia.
George Bernard Shaw
«D’accordo.
Allora basta segreti. Cominciamo da voi due: c’è
qualcosa tra di voi, o no?» il
noto della sua voce non lasciò trapelare alcuna emozione.
Come se stesse
parlando del meteo. La domanda ci spiazzò. Per un attimo
pensai che l’ avesse
fatta perché era infastidito da quello che era successo. Ma
poi capii. Voleva
metterci in difficoltà. Era una domanda a cui era difficile
rispondere
sinceramente. E lui l’aveva capito. Mi sentii delusa. Ma
forse lui non era
ancora pronto a dirci quello che gli era successo. E cercai di capirlo.
Val
sempre la pena di fare una domanda,
ma
non sempre di darle una risposta.
Oscar Wilde
«Non
c’è mai stato niente tra di noi. Lei non ha mai
pensato a me in quel modo.»
rispose Naruto, sentivo chiaramente la presenza di Naruto alla mia
spalle.
Rispose con voce atona. Quasi con.. sofferenza
e rassegnazione. Mi sentii in colpa, abbassai gli occhi
colpevoli. Era
vero. Non avevo mai pensato a Naruto come a qualcosa in più
di un amico. Ma, da
come aveva pronunciato quella frase, sembrava che lui mi avesse
considerata
qualcosa in più di un’amica. Sentii gli occhi
pizzicare, ma non ne capivo il
motivo.
Così
tornai a concentrarmi su Sasuke, ignorando il resto.
Questa,
del resto, era una delle cose che sapevo fare meglio.
E,
con orrore, compresi che continuavo a farla.
Salve
a tutti ;) Ecco un nuovo capitolo, e spero con tutto il cuore che vi
sia
piaciuto :) Non so se avete visto la puntata di oggi di Naruto, su
Italia 1, ma
lui ha apertamente dichiarato i suoi sentimenti per Sakura ^ - ^
So
che l’episodio non appartiene al manga, ma avevo quasi le
lacrime agli occhi
quando anche Jiraya ha dichiarato di amare una donna che non lo
ricambia, una
donna che ha perso tutto, sì insomma ha dichiarato di amare
Tsunade :)
E,
come lui, anche Naruto sa di non essere ricambiato, ma si accontenta di
restare
al fianco della donna amata, di proteggerla. Perché la cosa
più importante per
loro è che lei sia felice :)
Aggiornerò
il prima possibile, ma voi fatemi sapere cosa ne pensate, mi raccomando!
Vi
voglio dare una piccola anticipazione: durante la missione che
intraprenderanno
Sasuke, Naruto, Sakura e..( indovinate chi!) ci sarà una
scena SasuSaku. Non vi
assicuro che riuscirò a includerla
nel
prossimo capitolo, al massimo ci sarà un accenno alla fine.
Alla
prossima,
Topazio:)
P.S.
mi scuso per gli eventuali errori di battitura -.-
|
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Capitolo 7 *** Il taglio al passato ***
A tOkiOsa.
Don’t
leave me alone
Capitolo
6
Il
taglio al passato
Oltrepassiamo
i nostri ponti dopo
esserci
arrivati
e ce li bruciamo alle spalle,
e
niente mostra il cammino percorso,
tranne
il ricordo dell'odore del fumo
e la sensazione che una volta i nostri occhi hanno lacrimato.
Tom Stoppard
i
guardai intorno
nel tentativo di trovare Lee. Lo vidi posizionato davanti
all’ingresso del
villaggio e agitava le mani in segno di saluto. A me, Naruto, Sasuke e
Lee era
stata assegnata la missione di raccogliere erbe medicinali rare in una
radura,
a un giorno e mezzo di viaggio dal villaggio. Una missione piuttosto
semplice
per una squadra di quattro ninja, soprattutto se si considera che
Naruto,
Sasuke e Lee ne facevano parte. In realtà gli Anziani volevo
assicurarsi che
nel caso Sasuke avesse avuto qualcosa in mente, ci fossero stati ninja
in grado
di contrastarlo.
Tsunade
ci aveva
convocati e, nell’imbarazzo generale per
l’avvenimento del giorno precedente,
ci aveva imposto questa missione. Quando io e Naruto ci eravamo opposti
alla
sua decisione di portare con noi Lee e non Sai, l’Hokage
aveva freddamente
risposto:
«Sai
incentivava un po’ troppo
il legame tra noi due, per
questo l’ho assegnato a un’altra
missione.» E detto questo ci aveva
praticamente cacciato fuori dal suo ufficio. Sbattendoci la porta in
faccia.
Raggiungemmo
silenziosi Rock Lee che ci sorrise. Dopo qualche attimo ci avviammo.
Corremmo
spediti sugli alberi per un po’, ma mi fermai quando vivi
qualcosa che mi
sconvolse.
Ino.
Stava ferma,
sola, seduta sulla riva di un laghetto appena fuori Konoha. E fin qui,
era
tutto normale. Ma poi estrasse un kunai. Il mio cuore saltò
un battito. Mi
fermai. E cominciai a correre verso di lei, in preda al panico. Gridai.
Gridai,
mentre le correvo incontro. Gridai, fino a che la mia gola non
cominciò a
dolermi per lo sforzo. Sapevo che non sarei mai arrivata in tempo.
Avrebbe
commesso una sciocchezza, e io non sarei riuscita a fermarla. Sentivo
che però
non ero sola in quella lotta disperata. Naruto era dietro di me.
Come
sempre, lui
c’era.
Lei
mi guardò,
sorpresa. Poi con movimenti leggiadri si sciolse i lunghi capelli
sempre
legati. Con la mano sinistra li raccolse nuovamente, anche se molte
ciocche, in
disordine, non erano state afferrate dalla mano. La destra che
impugnava il
kunai si mosse verso le sue spalle.
Trattenni
il fiato. Ora avevo capito. Non
voleva compiere la sciocchezza che avevo pensato. Non voleva
suicidarsi. Il
panico diminuì. Con un movimento privo di esitazioni mosse
il kunai che,
affilato, tagliò senza pietà i capelli dalla base
delle nuca, recidendoli
irrimediabilmente. Decine e decine di ciocche bionde venivano mosse dal
vento
per posarsi poi a terra. La raggiunsi. Ci guardammo. Avevamo il fiatone
entrambe, ma per motivi diversi. Quel gesto doveva esserle costato
moltissimo.
I
suoi capelli. I suoi bellissimi capelli
biondi. Una delle cose a cui teneva di più. Il suoi lunghi
capelli biondi. Ora
non c’erano più. Lasciò cadere a terra
il kunai. Mi avvicinai e l’abbracciai.
Lentamente tutta la paura di perdere la mia migliore amica
diminuì.
Non
le chiesi perché l’avesse fatto.
Lo sapevo già.
Non
le chiesi per chi l’avesse
fatto.
Lo sapevo già.
Non
le chiesi nemmeno se stava bene.
Sapevo già anche quello.
Lei
non stava affatto bene. Stava meglio, ma
non ancora bene. Solo il tempo avrebbe guarito le sue ferite.
L’aveva fatto per
Shikamaru. Si era tagliata i capelli perché..
«Perché
Ino?» chiese indiscreto Lee, avrei
voluto gridargli di tacere, di non parlare, di lasciarla stare. Ma Ino
lo
guardò e sorrise.
«Non
lo capisci? Per dare un taglio al
passato.» Poi guardò me, sorrise di nuovo.
«Puoi darmi una sistemata ai
capelli?» Annuii. Lei si inginocchiò, e io mi misi
alle sue spalle. Che strano,
solo qualche anno prima la situazione era capovolta. Rimasi spiazzata
nel
vedere la differenza di lunghezza tra le ciocche tagliate, lunghe solo
pochissimi centimetri, e quelle fuggite alla lama, che scendevano lungo
la
schiena. Alla base della nuca erano cortissimi, presi il kunai e
tagliai le
poche ciocche lunghe rimaste.
«Falli
più corti che puoi.» disse, rimasi
spiazzata da questa richiesta, amava i suoi lunghi capelli come li
avevo amati
io, ma voleva liberarsene disperatamente. Ma ciò che mi
sconvolse è che lei
piangeva. Piangeva in silenzio e con una dignità mai vista
prima su un volto
rigato dalle lacrime.
C'è
qualcosa di sacro nelle lacrime.
Non sono un segno di debolezza, ma di potere.
Sono messaggeri di
dolore travolgente
e
di amore indescrivibile.
Whashington
Irvin
Non
avevo intenzione di rasarla, così cercai di
dare una forma al taglio, lasciando ciocche più lunghe sul
davanti. Mentre per
la nuca non potevo fare molto. Erano troppo corti. Finito il taglio,
osservai
il mio lavoro. Ero stata brava. Ora aveva un look sbatazzino, che
mettava in
risalto il viso e gli occhi.
«Io
continuo a non capire..» disse Lee. Ino
sorrise di nuovo, passandosi una mano tra i corti capelli.
«Per
dimostrare a me stessa e al mondo che
posso andare avanti. I miei cappelli lunghi sono il simbolo del
passato.
Tagliandoli, chiudo simbolicamente con il passato. Può
sembrarti una
sciocchezza..» ora si rivolse a Sasuke «ma questo
è lo stesso motivo per cui lei non
ha fatto ricrescere i suoi di
cappelli.» Oh-oh, pensai. Stava parlando di me,
a Sasuke! così, tanto
per sottolineare quanto sono debole. E invece..
«Questo
è per dirti che lei non è più la
ragazzina che ti correva dietro. Questa è capace di romperti
la mschella con
una carezza. E se non lo fa lei,ci penso io.» Fece un sorriso
piuttosto inquietante.
Poi disse: «Ora vi saluto, vi lascio alla vostra
missione.» Corse via prima che
potessi dirle niente.
Ci
avviammo verso la nostra destinazione.
Procedemmo in silenzio, parlammo solo per spiegare a Sasuke il
significato di
un manifesto appeso a un albero: era per l'annuale festa di Konoha.
Tutto il
villaggio era in festa, c'erano balli, banchetti e molti posti
appartati... Io
e Naruto avevamo progettato di andarci insieme già da
settimane, così quando
sentii quello che Lee stava per dire..
«Ehi
Sakura, che ne dici se..» Non esitai a
trovare una scappatoia. Lui voleva invitarmi alla festa, io non volevo
rifiutare il suo invito perché l'avrei ferito, ma non volevo
neppure accettare!
Così..
«Più
avanti c’è una locanda, che ne dite di
passare lì la notte?» Lo interruppi. Prima ancora
che riuscissero a rispondermi,
ero già partita in quarta diretta verso la nostra meta.
Ancora non sapevo che
quella mia scelta sarebbe stata nefasta. Perché avrebbe
determinato il
succedersi degli eventi
No,
non sono
scomparsa.
E
si, c’è una
spiegazione per questo vergognoso ritardo.
Il
mio computer,
compagno di mille avventure, ha deciso di morire (pace
all’anima sua), con
tutti i file delle mie storie all’interno. Prima mi sono
lasciata andare allo
sconforto. Poi ho aspettato pazientemente che tornasse in vita (cosa
che
tutt’ora non è successa), poi ho deciso che dovevo
superare la perdita. Ho
riscritto questo capitolo, modificandolo completamente. E nel frattempo
ho
delineato gli avvenimenti dell’intera storia, cosa che prima
non avevo fatto.
Finita
la
spiegazione, vi faccio le mie scuse per il ritardo che non è
dipeso da me,
anche perché questo capitolo era pronto, ma il computer ha
deciso di prendersi
una vacanza permanente.
Ho
voluto dare più
spazio a Ino, e più spettacolarità a un gesto
che, nella versione precedente
del capitolo, non veniva fatto davanti a Sakura. Spero che vi sia
piaciuto, in
ogni caso recensite, perché la vostra opinione non
è importante, è
importantissima ;)
Aggiornerò
presto(almeno
spero),
alla
prossima,
Topazio:)
|
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Capitolo 8 *** In Trappola ***
Attenzione!!!
Zona altamente SasuSaku!!!
Lettore
avvisato, mezzo
salvato.
A tOkiOsa.
Don’t
leave me alone
Capitolo
7
In
trappola
La
vita è una trappola cui è possibile sfuggire
gettandovisi dentro.
Giovanni
Soriano
akura!!!
Sakura
dove sei finita?!» Le grida di Lee riuscivano a raggiungere
ogni angolo della
locanda dove eravamo alloggiati. Sapevo cosa voleva. Invitarmi alla
festa. Non
volevo rifiutare il suo invito, ma nemmeno accettare! Così,
da buona vigliacca
quale sono, cercavo ogni buco per nascondermi. Naruto era andato a
mangiare, di
nuovo, al piano di sotto. Mentre Sasuke, beh, era sparito. Ma non me ne
preoccupai, avevo ben altri problemi, io. Forse era andato a fare una
passeggiata..
«Sakuraaaa!»
la
voce di Lee si fece pericolosamente vicina, così uscii dalla
mia camera, visto
che sarebbe stato il primo posto che avrebbe controllato, nella sua
ricerca.
Guardai il corridoio davanti a me. Vuoto. Bene. Lo percorsi in fretta,
arrivai
a un bivio e svoltai a sinistra. Durante la mia
‘fuga’ non seguivo un ordine
logico, pensavo solo ad allontanarmi il più possibile dalla
voce di Rock Lee. Mi
catapultai in un corridoio, apparentemente uguale al pretendente. Ma
commisi un
errore. Non avevo vie d’uscita. Potevo sempre fare marcia
indietro e prendere
il corridoio di destra, ma..
«Sakuraa!»
Sussultai. La voce proveniva dalle mie spalle. Mi voltai. In fondo,
c’era una
rampa di scale. Scale che Lee stava salendo urlando come un ossesso.
Non sarei
stata abbastanza veloce per tornare indietro senza farmi vedere,
così entrai
nella prima stanza di quel corridoio senza uscita.
Chiusi
la porta
senza fare rumore. Nonostante fosse sera, e la stanza non fosse
illuminata,
capii dov’ero. In bagno. Già, perché
quella locanda non aveva i servizi in
camera, ma nel corridoio. Una vera scocciatura. Che però
forse mi avrebbe
salvato! Pensai un attimo di chiudere la porta a chiave, ma
così avrei fatto
rumore. Meglio evitare.
Cos’è
la prima
cosa che si fa quando ci si nasconde in un bagno? Infilarsi nella
doccia! Mi
venne spontaneo, così ci entrai e, silenziosamente, tirai la
tendina. Fuori
sentii un vorticare confuso di passi. Avrei giurato che Lee avesse
svoltato,
evitando di andare dritto e finire nel famoso corridoio di sinistra,
che mi
aveva incastrato.
Pensai
di essere
salva.
Pensai di averlo evitato.
Pensai che nessuno si stesse
dirigendo verso il
corridoio di sinistra.
Pensai
male.
Proprio
quando
stavo per fare un sospiro di sollievo, sentii qualcosa che mi fece
gelare il
sangue nelle vene. La maniglia. Qualcuno
stava girando la maniglia. Non mi ero accorta del suo arrivo, possibile
che
fosse Lee? Possibile che riuscisse a essere così silenzioso?
No. Trattenni il
respiro. Accese la luce, che illuminava appena la stanza. Non volevo
che si
accorgesse di me, che urlasse, o attirasse l’attenzione di
Lee che, comunque,
non doveva essere tanto lontano.
Quello
che sentii
dopo fu anche peggio. Il rumore di un lento sfrusciare di abiti
riempì la
stanza silenziosa. Oddio, si stava spogliando. No, no, no!! Questo
significava
che doveva farsi la doccia che, guarda cosa, era proprio il luogo in
cui mi ero
nascosta! Possibile che capitassero tutte a me?! Che cosa avrei potuto
fare?
Uscire prima che si spogliasse del tutto? Ma che figura ci facevo?!
Provai a
muovermi, ma le mie gambe non risposero agli stimoli.
Ero
bloccata in
bagno. Dentro la doccia. Mentre uno sconosciuto aldilà di
una tendina si stava
spogliando. Grandioso Sakura, complimenti, bella trovata. Poi si
fermò, ormai
doveva aver finito di spogliarsi. Iniziai ad avere una carenza di
ossigeno. Ah,
sì, perché avevo spesso di respirare
già da un po’. Cercai di resistere.
Ma
poi, una mano
dalla pelle diafana spuntò fuori dalla tendina, dentro la
doccia, in cerca del
rubinetto. Solo una persona aveva pelle così bianca.
Sasuke.
***
n
getto di acqua
fredda mi colpì all’improvviso, facendomi
sussultare. O merda! Se non si era
accorto prima della mia presenza, ora ero sicuramente spacciata. Il
freddo
pungente dell’acqua mi fece rabbrividire, silenziosamente.
Con un unico gesto
fulmineo, Sasuke spostò la tendina che ci separava,
rivelando l’intruso ai suoi
occhi.
Avrebbe
potuto
sbattermi fuori dalla porta, infuriato.
Avrebbe potuto fare domande imbarazzanti, del tipo cosa ci
fai lì.
Avrebbe
dovuto guardarmi, arrossire, e coprirsi le nudità.
Ma non sarebbe
stato Sasuke.
Ma
lui non si
infuriò, era calmo.
Non mi sbatté fuori, mi voleva proprio
lì.
Non mi fece domande, sapeva già tutto, o forse
non voleva sapere proprio
niente.
Non arrossì,
perché lui era sempre Sasuke, non era mai imbarazzato.
Non si
coprì, perché lui era Sasuke, e non si vergognava
mai.
Lui era Sasuke e non
gliene importava proprio niente.
Entrò
nella doccia
e tirò la tendina con un solo e veloce gesto. Continuavo a
non respirare e
cominciai ad aver seriamente bisogno di ossigeno.
Non smise di guardarmi
nemmeno per un secondo, il suo sguardo magnetico mi aveva catturata, e
non
sembrava che avesse intenzione di lasciarmi andare.
Posizionò le mani contro il
muro, all’altezza della mia testa. Bloccandomi ogni via di
fuga. Certo, avrei
potuto scivolare in basso, e passare sotto le sue braccia e poi
scappare, ma..
era nudo! Con che coraggio potevo abbassarmi?! Non sarei riuscita a non
guardare!
«Respira.»
Mi
sussurrò. La sua voce era bassa, roca e.. maledettamente
sexy. E io obbedii.
Permisi all’aria di inondarmi nuovamente i polmoni. Avevo il
fiatone. Il mio petto
si alzava e abbassava velocemente. Avevo il respiro e il battito
accelerato. E
non era solo colpa della mancata respirazione. E sicuramente era anche
arrossita. Grandioso.
Si
avvicinò.
Volevo indietreggiare, intimorita, ma era un tantino difficile cercare
di
attraversare il muro. Da quando l’acqua era diventata calda?
Non me n’ero
accorta, e forse era solo una mia impressione. Continuava a tenere il
suo
sguardo incollato a me, e io non potevo fare altro che ammirare i suoi
occhi,
ero come ipnotizzata. Occhi diversi, ma che mandavano lo stesso tipo di
sguardo. Non avevo nessuna via di fuga, ero in trappola. E poi.. una
speranza
di salvezza arrivò proprio dalla persona da cui meno me
l’aspettavo. La persona
da cui stavo scappando: Rock Lee. Sentirlo bussare alla porta mi
riportò alla
realtà. Questo riuscì a far distogliere lo
sguardo di Sasuke abbastanza a lungo
da farmi capire che Lee non doveva trovarmi lì dentro.
«Sakura,
sei lì
dentro?» Chiese. Sasuke tornò a guardarmi. Panico.
Sgranai gli occhi. Lo
guardai, mi portai un dito alle labbra per indicare il silenzio e
scossi la
testa per fargli capire che non dovevo essere lì. Lui
sorrise. Si, sorrise. Ma
il suo sorriso non arrivò fino agli occhi.
«Rock
Lee, pensi
davvero che Sakura si trovi qui?» disse, pacato, ma si
leggeva nel tono di voce
una cerca scocciatura. Con quella semplice frase era riuscito a non
mentire.
«No,
certo che no.
È solo che non la trovo. Scusa il disturbo.»
rispose. Aspettammo fino a che non
sentimmo più il rumore dei suoi passi. Tirai un sospiro di
sollievo. Lee era
sistemato, almeno per un po’. Ora dovevo riuscire a uscire di
lì. L’acqua
continuava a scendere su di noi, facendomi sentire stranamente
rilassata. Non sapevo
che fare così dissi ciò che mi venne
più spontaneo.
«Gra..»
..zie. Non
completai mai quella parola. Perché il suono di quelle
lettere mi morì in gola.
Poteva succedere di tutto, certo. Ma mai e poi mai mi sarei aspettata
questo. Sasuke
annullò la distanza che ci divideva posizionando le sue
labbra sulle mie.
Il
silenzio più eloquente: quello di due bocche
che si baciano.
Anonimo
La
mia bocca era
semi aperta, quindi la sua lingua non trovò ostacoli e si
intrufolò facilmente.
Panico. E ora? Beh, spensi il cervello. Mi lasciai andare. Chiusi gli
occhi.
Lasciai che il mio cuore continuasse a battere all’impazzata,
che le mie mani
si staccassero dal muro e che andassero a immergersi tra i suoi
capelli. Le
nostre lingue si incontrarono e cominciarono a muoversi stuzzicandosi a
vicenda. Sentii le sue mani accarezzarmi la schiena e intrufolarsi
sotto la
maglietta che mi si era appiccicata alla pelle.
Persi
la
cognizione del tempo. Potevano essere passati solo pochi istanti o
secoli
interi. Non faceva differenza. In quel momento c’eravamo solo
noi due. Non
esisteva alcun passato o futuro. C’era solo
quell’attimo, vissuto alla massima
potenza. Non c’era nient’altro. L’acqua
della doccia. Il bagno. Lee. L’intero
edificio. E persino Naruto. Tutto in quel momento aveva smesso di
esistere.
Persino
Naruto.
Che
cos’è un bacio se non il linguaggio del
cuore?
Anonimo
Poi
tutto finì.
Lui si staccò da me, veloce così come mi si era
avvicinato. E tornai alla
realtà. Confusa, frastornata. E, forse, persino ferita dal
suo brusco
cambiamento. Nessuno dei due riusciva a mascherare il fiatone.
«Vai.»
disse.
Freddo e distaccato come sempre. Obbedii. Come sempre. Ma il mio volto
non
lasciò trasparire alcuna emozione. Per la prima volta. Uscii
fuori. Girai
l’angolo e andai a sbattere contro l’ultima persona
che avrei voluto incontrare
in quel momento.
Così
cominciò la
mia discesa nel baratro.
Ecco
a voi il capitolo
tutto SasuSaku:)che ne pensate? Spero di non aver deluso le vostre
aspettative,
in ogni caso fatemi sapere. Chi avrà mai incontrato Sakura
uscendo dal bagno?
Mi
scuso per gli
eventuali errori grammaticali.
Alla
prossima,
Topazio:)
|
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Capitolo 9 *** Il primo errore ***
A tOkiOsa.
Don’t
leave me alone
Capitolo
8
Il
primo errore
Tutte
le passioni ci fanno commettere errori,
ma
l'amore ci induce a fare i più ridicoli.
François de La Rochefoucauld
a-naruto»
sussurrai. La botta che avevo ricevuto andandogli addosso mi aveva
fatto finire
per terra. Dal basso guardai il suo volto sorpreso e confuso. Mi tese
le mano e
mi aiutò ad alzami. Una volta in piedi lo guardai e lui
guardò me. Errore. Vidi
la confusione nei suoi occhi. E ne conoscevo il motivo. Ero fradicia,
completamente bagnata. Lui passò gli occhi su di me come se
stesse facendo un
esame accurato. Si soffermò più del dovuto sulla
mia maglietta bagnata, che mi
si era appiccicata alla pelle. Poi, resosi conto dello sbaglio
commesso,
distolse velocemente lo sguardo, arrossendo.
«Come..
come mai sei bagnata?»
mi
chiese, ma non attese la mia risposta e continuò a parlare
in maniera
incontrollata, come faceva ogni volta che si sentiva in imbarazzo, per
mia
fortuna perché non avrei saputo come rispondere alla sua
domanda. «Si, perché
ho appena visto Lee.. e mi ha detto che ti stava cercando e beh.. non
ti
trovava. Ha detto anche che c’era Sasuke in bagno, che ha
sentito lo scorrere
dell’acqua e.. »
Poi
il suo sguardo
da imbarazzato si fece più serio come se avesse appena
capito qualcosa.. ci fu
un momento di impiegabile silenzio. All’inizio non capii il
motivo di tale
pausa, ma poi compresi. Stava ascoltando. E non era difficile intuire cosa stesse ascoltando.
L’acqua. Il
lento frusciare dell’acqua era l’unico rumore di un
qualche interesse.
Fu
allora che il
suo volto da assorto e pensieroso divenne deluso e amareggiato. Non
dimenticherò mai quell’immagine. Vedere la
dilagante delusione sul suo volto e
nei suoi occhi e sapere di essere io la causa del dolore che vedevo
impresso su
di lui, fece ancora più male di qualsiasi altra ferita io
abbia mai subito. Gli
occhi cominciarono a pizzicarmi.
Quando
riprese a
parlare nella sua voce traspariva il dolore e l’amarezza che
provava, ma anche
l’incredulità di fronte a tale scoperta.
«Tu.»
Strinse i
pugni, vidi la sua mascella irrigidirsi. La sua voce faceva emergere
una chiara
accusa nei miei confronti « Tu eri nel bagno mentre Sasuke si
faceva la
doccia.» Non era una domanda. Lui sapeva. E non potevo
negare. Così cercai di
alleviare l’immenso senso di colpa, che minacciava di
schiacciarmi, nell’unico
modo che sapevo: inventare una scusa. E cosa si dice in questi casi?
«Non..
non è come
sembra..» Sussurrai con voce rotta dal pianto che minacciava
di fare la sua
pietosa comparsa.
«Ormai
non importa
più.» Disse, un attimo prima di voltarsi e
allontanarsi. Ma la sua voce era
cambiata, non era più debole e ferita. Ora era animata da
una sorta di ringhio
che mi fece rabbrividire. Alzai la mano, nel disperato tentativo di
riuscire a
fermare il suo allontanamento che stava provocando il disfacimento
della mia
anima. Non sapevo che solo qualche ora dopo avrei compiuto lo stesso
gesto per
cercare di limitare il vortice di dolore che si aprì nel mio
petto.
Una
voragine che
minacciava di inghiottirmi.
***
questa?
Questa va
bene vero?» la voce di Lee mi distrasse ancora una volta
dalla mia ricerca. Mi
voltai e diedi una rapida occhiata alla pianta malmessa che teneva in
mano. Sospirai.
Aveva sbagliato ancora una volta. Erano solo poche ore che avevamo
iniziato a
cercare quelle erbe mediche, e Lee non era ancora riuscito a
identificarle da
solo. Sasuke mi aveva chiesto un solo parere sulle piantine trovate, e
non
aveva più avuto bisogno che lo aiutassi a capire se era
l’erba medica che stavamo
cercando. Mentre Rock Lee non aveva trovato ancora nulla. Tra me e
Naruto,
invece, era sceso il ghiaccio.
«No,
Lee. Le
foglie sono troppo grosse. Ti ha dato il libro così potevi
confrontarti con
l’illustrazione della pianta.» dissi. Fredda,
scocciata. Non volevo
rispondergli male ma non
riusciva a
riconoscere un’erba così semplice! Lavoravamo gli
uni lontani dagli altri. Gattonavamo
per terra come bambini. In un silenzio tanto innaturale quanto
imbarazzante.
L’unico che non ne capiva la causa era il povero Lee, che
aveva cercato più
volte di intavolare una conversazione, ma che aveva ricevuto in risposa
solo
freddi monosillabi.
Mi
alzai in piedi
e mi spostai più lontano possibile dagli altri. Una volta
inginocchiata,
ripresi a cercare le erbe medicinali. Non volevo compagnia. Volevo solo
concentrarmi sul mio lavoro. Così non avrei dovuto pensare a
nient’altro.
Dovevo ancora trovare una soluzione a quello che avevo combinato la
sera
precedente. Non potevo permettere che Naruto mi odiasse.. non sarei
riuscita a
sopportarlo. Sentivo un immenso groppo
alla gola. Facevo fatica a tenere il tono di voce sotto controllo.
Dopo
quello che
era successo la sera precedente, mi ero rintanata in camera. E, sul
letto,
avvolta nella coperta, mi ero lasciata andare a un pianto liberatorio e
isterico. Ma
nonostante le tante lacrime
versate, ce n’erano ancora tante che rischiavano di uscirmi
da un momento
all’altro, proprio davanti a loro
due.
Non volevo mostrarmi debole davanti a loro, così forti,
così perfetti. Così
invulnerabili.
«Sakura.»
Mi
fermai, e mi voltai. La luce del sole alle sue spalle lo
circondò con
un’aureola di luce. Sembrava un angelo. Teneva qualcosa in
mano. E lo tendeva
verso di me. Non capii. Non era il quello che stavamo cercando. Non
volevo
parlare con lui lì, e non di piante. Soprattutto se mi aveva
portato un fiore
che non centrava niente con la pianta cercata.
«No.
Naruto,
questo fiore non centra niente con quello che stiamo
cercando.» Cercai di
misurare le mie parole e la mia voce il più possibile. Lui
scosse la testa. Si
piegò arrivando giù, fino al mio livello,
restando in equilibrio sui piedi.
Continuava a tendere verso di me quel fiore. Guardai Naruto, confusa.
Non
capivo. Lui, inaspettatamente sorrise. Oh, è così
bello quando sorride. E suo
cuore è così grande. E stavo per riceverne la
prova.
«So
che questo non
è la pianta che stiamo cercando. Questo.. questo
è per te.» Arrossì e si
passò
una mano tra i capelli. Era così vicino. «Volevo
scusarmi. Per ieri sera.»
C-cosa?!
«Mi
sono comportato
male. E non te lo meritavi. Non ho alcun diritto di giudicarti. So
quello che
provi per Sasuke e io devo solo essere felice per quello che
è successo.» Gli
occhi cominciarono a pizzicarmi pericolosamente. Lui si scusava? Lui si
era
comportato male? Sentii l’immediato dovere di giustificarmi.
Lui doveva sapere
la verità.
«No..
no.»
balbettai, confusa. «Io stavo solo scappando da Lee. Mi sono
infilata nel bagno
e poi è entrato Sasuke, ha aperto l’acqua e mi
sono infradiciata. Poi lui mi ha
coperto con Lee. E..» La mia voce si affievolì.
«E basta.» dissi. Mentivo.
Sentii un groppo alla gola. Avevo la pretesa che una riappacificazione
si
fondasse su una menzogna. Così commisi il mio primo errore.
«Quindi
non è successo
niente tra di voi?» chiese, aspettandosi una risposta
negativa. Mi fissò con il
sorriso sulle labbra. La speranza negli occhi. Il fiore in mano. Lo
guardai.
Non potevo continuare a mentire, sarei scoppiata. Non si meritava il
mare di
menzogne che mi stavo inventando solo per proteggere me stessa.
Perché
funzionava sempre così: mentivo, poi veniva l’ora
della verità e mentivo
nuovamente per proteggere me stessa. Mi sentii un schifo. Da una parte
sapevo
che non avrei dovuto mentirgli ancora, ma dall’altra avevo
paura. Paura che
scoprisse la verità, che mi odiasse a morte. Avevo paura di
perderlo.
Ma
lui si
aspettava una risposta. Una risposta che non arrivò. Esitai.
E quel ritardo fu
fatale.
Il ritardo
è la forma più pericolosa
di rifiuto.
C.
Northcote Parkinson
Rimai
zitta.
Rimasi
zitta mentre il suo sorriso spariva dalle sue labbra.
Rimasi zitta mentre vedevo la delusione che, ancora una
volta si faceva
largo sul suo volto.
Rimasi zitta mentre i alzava e si allontanava.
E
rimasi zitta mentre lasciò cadere il fiore che teneva in
mano, calpestandolo.
Proprio
come io
avevo calpestato la nostra amicizia mentendogli. Alzai la mano,
cercando di
fermare il suo allontanamento. Era deluso. Io,
l’avevo deluso. Abbassai il capo, guardai il fiore calpestato
davanti a me.
Stavo per scoppiare a piangere. Non m’importava se mi
avessero vista. Ma versai
una sola lacrima, che rigò il mio volto, riassumendo tutto
il dolore che
provavo in quel momento. Lacrima che non passò inosservata.
Sasuke. Vidi il suo
sguardo su di me. Ma non disse niente. Lo ignorai, come lui
ignorò me.
Cercai
di riprendere il controllo del mio respiro, mentre mi mordevo il labbro
fino a
farlo sanguinare. Non sapevo se Naruto fosse più deluso dal
fatto che sapeva
che tra me e Sasuke era successo qualcosa, o per il fatto che gli
avessi
mentito così spudoratamente. Strinsi i pugni. Avevo
sbagliato. Gli avevo
mentito. Ero stata così stupida. Ma la cosa peggiore era che
gli avevo fatto
male, lo avevo ferito.
Ma
questo era solo l’inizio.
Scusate
il ritardo, ma non ho avuto tempo di aggiornare prima. Spero che mi
perdoniate.
Fatemi sapere che ne pensate, mi raccomando. Anche se immagino che
siate infuriati
con me, per quello che è successo al povero Naruto..
Mi
scuso per gli errori di distrazione.
Alla
prossima,
Topazio:)
|
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Capitolo 10 *** Il cambiamento ***
A tOkiOsa.
Don’t leave me alone
Capitolo
9
Il
cambiamento
sunade
ci congedò con un gesto della mano. Dopo un breve colloquio,
riguardante la
missione appena conclusa, ci invitò a uscire. Era rimasta
soddisfatta
dall’impresa per diversi motivi, che però non
esplicitò a alta voce: Sasuke
aveva collaborato (molto più di Lee), Sasuke non era
scappato e Sasuke non
aveva tentato di uccidere nessuno. Naruto uscì per primo, e
poi Sasuke, seguito
a ruota da me. Il povero Lee era rimasto in fondo, ancora confuso per
il nostro
strano atteggiamento. Mentre Naruto ci aveva già
distanziati, io raggiunsi
Sasuke. Dovevo parlargli. Quando gli fui accanto gli poggiai
delicatamente la mano
sul braccio per spingerlo a guardarmi.
«Ho
bisogno che tu faccia una cosa per me.» dissi, guardandolo
seriamente negli
occhi.
«Perché
dovrei farlo?» chiese, con sguardo indifferente. Me
l’aspettavo. Che stronzo.
Lo stavo praticamente supplicando!
«Ti
prego. È davvero importante.» Lui mi
guardò e vide la mia disperazione, la sua
indifferenza sembrò vacillare, finché non
crollò.
«Cosa
dovrei fare?» Disse. Gli sorrisi, grata della sua
disponibilità.
«Ho
bisogno che tu parli con Naruto. Devi dirgli come stanno le cose:
ovvero che
tra me e te non c’è niente. » Mi fermai
un attimo. «Lo farai?» dissi quasi
supplicandolo. Con la tipica faccia da cucciolo bastonato. Lui
roteò gli occhi,
come se avesse capito che stavo solo fingendo. Ma sapeva che
l’avrei assillato
per il resto dei suoi giorni se non l’avesse fatto.
«D’accordo.
Gli farò capire come stanno le cose.» Un ghigno
sinistro gli apparve sul volto.
Non disse altro. Mi superò e allungò il passo per
raggiungere Naruto,
dall’altra parte del piazzale, il quale non sembrava avesse
voglia di fermare
la sua camminata sostenuta. Forse voleva solo allontanarsi il
più possibile da
me. E non potevo biasimarlo. Prima ancora che potessi avere il tempo di
compiacermi per essere riuscita a convincere Sasuke ad aiutarmi, sentii
la voce
di Rock Lee che mi chiamava.
«Senti
Sakura, che ne dici se..» cominciò lui, una volta
che mi raggiunse. Io intanto
stavo guardando da lontano Naruto che parlava con Sasuke. Non avevo
tempo da
perdere con Rock Lee!
«Scusa
Lee, ma non ho davvero tempo. Non posso venire alla festa con te,
perché non ci
andrò affatto.» Forse ero stata troppo dura, ma in
quel momento avevo ben altro
per la testa. Lo superai in fretta e prestai poco attenzione al suo
volto
ferito e confuso. Ebbi un attimo di rimorso. Non dovevo trattarlo
così.
Una
volta che arrivai vicina a Sasuke, Naruto si stava allontanando. Aveva
i pugni
stretti, lo sguardo furente e ferito. Non era questa la reazione che mi
aspettavo. Lui mi guardò un solo secondo, ma non riuscii a
capire cosa
quell’occhiata cercasse di comunicarmi. Sembrava un misto di
incredulità, rabbia
e rancore. Confusa, mi rivolsi a Sasuke.
«Non
è questa la reazione che mi aspettavo. Gli hai parlato di
quello che ti ho
detto?» disse.
«Gli
ho fato capire come stanno realmente le cose.» rispose,
criptico.
***
aruto
si fermò non appena lo chiamai. Quando gli dissi che dovevo
parlargli di
Sakura, non si mostrò sorpreso. Non avevo molto tempo, lei
sarebbe arrivata da
un momento all’altro, quindi dovevo sbrigarmi.
«Voglio
che tu le stia lontano.» dissi, serio. Lui mi
guardò confuso, stava per chiedere
spiegazioni, quando lo anticipai.
«Devi
capire un cosa Naruto: per quanto tu ci provi o ci speri, tu non potrai
mai
essere come me. Sarò sempre un passo avanti a te, e
sarò sempre pronto. Per
quanto tu possa allenarti e diventare forte, sappi che
c’è qualcosa che tu non
potrai mai avere, una cosa in cui sarò sempre il
primo.»
«Ovvero?»
chiese, sospettoso. Povero ingenuo, come se pensasse di potermi
eguagliare in
tutto.
«Sakura.»
dissi. Mi zittii un attimo per vedere la crescente sconfitta dipingersi
sul suo
viso. Sapeva che avevo ragione. Così continuai.
«Per quanto tu possa sforzarti,
lei sceglierà sempre me. E se mai dovesse venire da te,
sappi che sarai sempre
un ripiego. Lei è mia, lo è sempre
stata.» Sibilai, vicino al suo viso
sconvolto. Attese un attimo prima di parlare.
«Se
sei tu quello che vuole, io lo devo accettare. Perché a differenza tua, io voglio solo il
meglio per lei, voglio solo che
sia felice.» disse. Si allontanò mostrandomi tutto
il dolore che provava in
quel momento. Sorrisi, nel vederlo così. E per un attimo, solo un attimo mi chiesi
perché stavo facendo tutto questo.
***
asuke
si allontanò da me appena ebbe finito di pronunciare quella
frase. No, non
poteva fuggire così. Mi doveva delle risposte. E io le
volevo subito. Gli
intimai di aspettarmi, mi visto che non si fermò lo
raggiunsi e cominciai a
camminare accanto a lui. «Perché mi ha
baciata?» chiesi, tutto d’un fiato. Lui
si fermò all’istante e mi guardò. Il
suo sguardo era impassibile come sempre.
Poi ghignò.
«Perché?
Perché ne ho avuto l’occasione e l’ho
colta. Niente di più.» disse, con fare
derisorio. Tacque un attimo per vedere la mia reazione. Poi disse:
«Non ti dirò
che l’ho fatto perché mi piaci. Solo
perché mi andava. Sei sempre la solita stupida
che continua a illudersi.» Fece per voltarsi, ma lo fermai.
«Qui
l’unico stupido sei tu.» dissi, con il massimo di
rabbia che riuscii a
imprimere nella mia voce. «Sei tu il primo che si illude. Sei
stato via anni, e
al tuo ritorno credi di trovare tutto uguale a prima? Non ti sei reso
conto che
tutto è cambiato. Le
persone, i
sentimenti. Io sono
cambiata.»
Aggiunsi, come se fosse qualcosa di logico. Vidi un lampo di rabbia
attraversare i suoi occhi.
"Alcuni
cambiamenti sono così lenti che
non te ne accorgi,
altri
sono così veloci che non si accorgono di te"
Ashleigh
Brilliant
«Ti
sbagli. Tu sei sempre la stessa.» sibilò a pochi
centimetri dal mio viso. Stavo
per dirgli che era lui l’unico a sbagliarsi, ma mi
anticipò dicendo:
«E
ora te lo dimostro.»
Prima
che me ne accorgessi, lui si avvicinò a me. E fece
nuovamente combaciare le
nostre labbra.
Senza
che io potessi fare niente per impedirglielo.
Sono
in ritardo, lo so. E non ho neppure risposto alle recensioni. Ma lo
farò.
Appena avrò un po’ di tempo. Comunque fatemi
sapere. Alla prossima,
Topazio:)
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