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Lista capitoli: Capitolo 1: *** She was standing there, with brown eyes and long blonde hair *** Capitolo 2: *** I laughed the loudest, who'd have known? *** Capitolo 3: *** Don't let her pull you down! *** Capitolo 4: *** Vive la mia parola, e in lei sei vivo. *** Capitolo 5: *** Tutte le nostre piccole cose. *** Capitolo 6: *** Painkiller *** Capitolo 7: *** Skye seems so clear *** Capitolo 8: *** Ovunque tu sarai *** Capitolo 9: *** I'll write you once a week, she said ***
Capitolo 1 *** She was standing there, with brown eyes and long blonde hair ***
La band
era al top, mi pagavano per passare il tempo con i miei amici a dire stronzate
, avevamo un nuovo batterista che era formidabile e… e io ero single, ecco.
Certo, non era una catastrofe, però vedere come Tom si sentisse capito e fosse
felice al fianco di Jennifer certe volte oltre a farmi venire voglia di
rimettere tutto il taco bell del mondo mi faceva anche sentire parecchio solo.
Incompleto più che altro, perché la solitudine la colmavano i migliori amici
che potessi mai avere.
Avevo bisogno di sentirmi compreso, di qualcuno a cui dedicare tutto me stesso,
in fondo stavo crescendo, non ero solo scoregge e stronzate al sabato sera con
Tom o nel backstage. Prima mi bastava, ma prima eravamo io e Tom, eravamo
adolescenti, ci bastava qualcuna che ci apprezzasse per una notte, perché era
giusto così.
Adesso avrei voluto qualcuna a cui scrivere canzoni, una ragazza con cui avere
i miei momenti sdolcinati; avrei voluto sinceramente foto pessime fatte alle
macchinette che lei avrebbe tenuto nel diario in cui ci sarebbero state tutte
le frasi romantiche da bigliettini di S. Valentino usate da me nei momenti
adatti. Anche se Travis diceva che era come se io stessi con Thomas -e ammetto
che se fosse stata una donna probabilmente sarebbe stato così- alla fine questo
amore platonico non avrebbe mai potuto essere concretizzato tra di noi. Tom è
probabilmente la persona che ho sempre sentito più vicina a me, quell’amico che
più come un fratello è sempre stato come me in un altro corpo, ma questo non
sempre può bastare. Avevo bisogno della mia persona.
Mentre questo vortice di pensieri mi affliggeva proprio lui mi diede uno
scossone, pronto a scendere dal pullman per registrare il nostro nuovo
videoclip per la canzone di All The Small Things. Per l’appunto. La canzone più
dolce che Thomas avesse scritto, dedicata a Jennifer, probabilmente per farsi
perdonare da quel “I need a girl that I can train” che tanto li aveva fatti
discutere.
Ecco, avrei voluto qualcuno che coincidesse con “Going Away To College”. A cui
dire che nonostante il mondo crollasse intorno e sembrasse tutto ciò che di
malvagio poteva esistere, lei c’era ed era bellissima.
Comunque adesso dovevo solo pensare a registrare il video. Tom aveva scritto
una canzone impeccabile e così dolce e io avrei rovinato tutto correndo in
mutande, fingendo orgasmi e toccandomi i capezzoli. Però restava un’idea
geniale.
“ Provo a indovinare, ti stai ancora deprimendo. “
Tom mi conosceva troppo bene per potergli mentire e nonostante tutti potessero
pensare che fosse una persona superficiale e che potesse contenere solo
scoregge io sapevo che era un ragazzo sensibile, perché noi due eravamo uguali
e io potevo dire di conoscerlo quanto me stesso. Sotto la commedia si celavano
dei sentimenti. Ne eravamo dotati anche noi, tuttavia eravamo in grado di
celarli ben bene sotto una massiccia scorza di ironia mescolata a idiozia allo
stato puro.
“Sì,
Tom, purtroppo sì.” Mi venne spontaneo sospirare mentre rispondevo.
Ricevetti una pacca sulla spalla e un semi abbraccio, spuntò un sorriso sulle
mie labbra, ma per quanto affetto potesse darmi lui il problema sussisteva. “Ancora
a farsi problemi per la sua vita da single, vero?” arrivò anche lui, Travis,
ovviamente a petto nudo, e ovviamente con in mano le bacchette, avrebbe suonato
sui nostri cervelli se avesse potuto. E l’avrebbe fatto maledettamente bene.
“Scusate ragazzi, oggi mi divertirò e basta, siamo qui per fare il video più
demenziale della storia in fondo!”, li presi entrambi sotto le mie braccia e ci
stavamo avviando verso la location, ma sentii Tom scivolare via e quando mi
voltai stava stringendo tra le braccia Jennifer.
“ Scusa amico, ma la mia donna preferita è arrivata! ”, si schioccarono un
bacio stampo e dio, vedere come si guardavano quei due, avrei pagato oro perché
qualcuno mi guardasse così. Sorrisi e con un cenno dissi che lo capivo, così si
allontanarono e rimasi solo con Travis, che seduto su uno sgabello tamburellava
su una sedia di fronte.
“ Sei nervoso?”
Parlare con lui era facile. Tutti pensavano fosse di poche parole, ma ne ha
sempre avute a fiumi con i suoi amici, e io ero uno di quelli che poteva dire
di aver avuto l’onore di conoscerlo meglio. Infatti sapevo che non sarebbe
stato così a suo agio come me e Tom a fare il coglione di fronte ad una
telecamera e, se le cose fossero andate come il video precedente, mezzo
mondo.
“ Un po’.. cioè, sai che so essere anche io idiota quando mi ci metto, ma
davanti a tutti.. beh, è diverso.”
“ Pensa che ti stia riprendendo un nostro amico! E poi di fianco a me e Tom non
ti sentirai mai più idiota di noi ”
“ Beh, questo è proprio vero.. oh, ecco che parli d’idioti e arriva il re! ”
Mi voltai e un Tom in mutande abbracciava un salvagente improvvisando un
balletto su non sapevo quale canzone che canticchiava con la sua strana voce.
Ma non fu quello a colpirmi. La vidi. Lei era là, come diceva una canzone del
mio ultimo album, con i suoi capelli biondi, sorrideva ad una collega guardando
l’idiota di Tom. E a differenza della canzone, sapevo che indossava le mutande,
era molto professionale, e non fu affatto il suo seno a colpirmi, perché devo
ammetterlo, non è che sia mai stata generosa in quel campo, ma era il suo modo
di ridere, i gesti che faceva, il fatto che si muovesse con così tanta eleganza
da sembrare irreale.
Non riuscirò mai a spiegare la sensazione che provai, eppure probabilmente già
in quel momento sapevo che l’avrei amata come nessuna prima d’ora.
n/a: questa è la mia prima ff sulla
mia band preferita, o meglio ancora, la coppia canon della mia band preferita!
Spero di poter proseguire al più presto, che vi sia piaciuta ovviamente e di
ricevere qualche parere positivo c:
Capitolo 2 *** I laughed the loudest, who'd have known? ***
I minuti
che seguirono si possono riassumere in: il fallimento.
Tom notò subito il mio sguardo sognante e si avvicinò scherzandomi,
probabilmente immaginando che io stessi guardando lui appositamente così. Ma
poi se ne accorse, eccome se ne accorse.
“ Ti piace quella tipa o sbaglio? Oh sìsì, grande, grande! ” e presto lo vidi
accanto a lei, che bonfonchiava qualcosa ridendo. Avevo più paura a sapere che
cosa le stesse dicendo che ad ascoltare sul serio, eppure così come se n’era
andato tornò, e mi trovai faccia a faccia con quella ragazza.
“ Skye, lui è Mark. Ti andrebbe di uscire con lui? Gli sto cercando una
ragazza, è single da parecchio tempo. “
Doveva essere completamente fuori di testa. Non che non lo sapessi già.
Eppure bastava dare un’occhiata per capire l’incompatibilità: lei era un’executive
di Mtv e io ero… io. Un ventisettenne che girava nudo sugli schermi di tutto il
mondo, che aveva lasciato perdere il college e l’insegnamento per andare a
suonare il basso e fare skate con il suo migliore amico, e che adesso l’aveva
appena guardato gongolarsi in mutande mentre si limonava un salvagente a ritmo
di una canzone conosciuta solo a lui e l’aveva trovato dannatamente divertente.
C’era un però. Io ci speravo. Speravo che una persona mi accettasse anche per
quelle cose, soprattutto per quelle, e che mi amasse nonostante a volte fossi
irritante, altre noioso, altre così nerd da portare all’esaurimento.
“ No, sinceramente non sono interessata a impegnarmi con un mutandaro..” lo
disse sorridendo, come se pensasse che fosse uno scherzo, come se ad un tratto
avremmo dovuto metterci tutti e tre a ridere.
E così fece Tom, e così feci io.
Iniziai a ridere convulsivamente per non lasciar spazio nemmeno a un
microgrammo di tristezza di invadermi, risi così forte che lo stomaco iniziò a
farmi male e il respiro mi si bloccò. Nella mia mente pensavo solamente che
questo l’avrebbe fatta andare via. Via per sempre, quella brutta giornata
sarebbe sparita dalla mia vita assieme a lei e presto mi sarei scordato di come
quella ragazza avesse pensato che un “mutandaro” come me non potesse avere un
briciolo di sensibilità.
Tom aveva smesso da un pezzo e mi guardava senza capire, mentre lei si
allontanava con uno strano ghigno sul viso e scuotendo la testa.
Tutti mi guardavano come se fossi un fenomeno da baraccone, io ripresi fiato e
iniziai a calmarmi sebbene dentro di me fossi un turbine di impulsi diversi.
Skye, mi ripeteva il mio cervello. Skye. Un colpo al cuore. Skye. Un altro
colpo al cuore. Skye. E ancora bum.
Non poteva avere un nome brutto? No, doveva avere oltretutto un nome così
raffinato. D’altrocanto lo era anche lei. Era un angelo, non c’erano dubbi, e
questo era solo un mio brutto sogno.
“ Che diavolo pensavi di fare? ” le parole di Tom mi schiacciarono con il peso
di tutta la loro realtà.
“ Io.. ha detto mutandaro, era divertente, e io… ” indicai dove lei stava poco
prima. Appena un attimo fa la donna della mia vita era lì davanti e io l’avevo
investita di risate tanto da farla scappare. Se anche solo avessi avuto un
briciolo di possibilità di essere credibile come persona, ora avevo mandato
tutto all’aria.
“ Oddio, che ho fatto Tom? ”
Più ripensavo alla scena e più avrei voluto prendere il salvagente e ingoiarlo
per soffocarmi. Questo pensiero non mi aiutò dato che iniziai a ridere ancora
un po’, ma lui mi prese strattonandomi e mi guardò negli occhi.
“ Amico, fare il coglione con le ragazze va bene. Lo dico io, guardami. Va
bene. Ma poi non venire da me a piangere come una ragazzina dicendo che non hai
la ragazza.
Va bene farlo se non ti frega, ma io so cosa vuoi, e anche tu lo sai. Guardi me
e Jennifer con quella faccia così sconsolata che ormai lei si sente in
imbarazzo a stare con me quando ci sei anche tu. Va beh, si sente in imbarazzo
anche perché di solito finisce che siamo ubriachi sul pavimento a dire che mia
madre ha il pene più grande della tua, ma questa è un’altra cosa.
Fai un favore a te stesso, sii meno coglione. Sii coglione nel giusto, ecco.
Non è un rimprovero, solo che… lo sai. ” e dopo una pacca sul petto, lo vidi
sparire per rimettersi i vestiti probabilmente.
Tom mi voleva bene, l’avevo capito dietro a quel lo sai, e cercava solo di
aiutarmi, nonostante questo non mi si poteva chiedere di non essere me stesso.
Se non fossi stato me stesso non avrei scritto una canzone dove canto che
nessuno deve impormi di comportarmi da persona matura. Perciò in quel momento l’impulso
mi diceva di mandare a quel paese le ragazze snob e di continuare a fare come
avevo sempre fatto: paranoie infinite coperte dalla mia simpatia e ironia. Chi
l’avesse meritato avrebbe scoperto anche il me meno conosciuto, quello che aveva
pianto chiamando sua madre quando viveva da solo o che a volte non riusciva a
convivere con la mancanza di sua sorella quando aveva deciso di trasferirsi
assieme suo padre.
Confortato dalle mie decisioni pensai che questa prima giornata di lavoro
sarebbe stata solo positiva, avrei girato un bel video, visto tante belle
ragazze e suonato il mio basso. Non volevo altro dalla vita.
Ci
portarono in una stanza a provare dei vestiti che avremmo usato per il
videoclip e io trovai questi buffi occhiali rossi e giganteschi, così davanti
alle telecamere iniziai a fare le mie solite scenette, mentre Tom aveva trovato
un fantastico cappello con cui si divertiva un sacco.
Mentre facevamo del nostro meglio nell’essere nient’altro che noi stessi per la
buona riuscita del “documentario”, la vidi che controllava se tutto si stesse svolgendo
al meglio e forse mi sorrise quando notò che la guardavo. Quel sorriso mi dette
qualche falsa speranza che smorzai subito. Non dovevo crederci.
E poi io ero Mark Hoppus. Mark Hoppus. Era lei che doveva corteggiare me, non
il contrario. Se qualcuno dei due meritava attenzioni ero io, io ero quello
famoso che era l’idolo di molte ragazze. Lei avrebbe anche potuto attrarre
molti uomini ma niente aveva la meglio su una folla di migliaia di ragazze
pronte a saltarti addosso. Niente.
Eppure giusto per chiamarlo tempismo, rovinò tutta questa trafila di pensieri
pronunciando il mio nome.
“ Mark “
“ Skye, giusto? “
La mia tattica ‘non-ricordo-il-tuo-nome’ speravo funzionasse per coprire il
rumore della mia pancia.
“ Sì, ma Skye con la e finale! “
Fu quella la prima di una serie di volte in cui mi arresi di fronte al suo
sorriso.
“ Certo, non ti ho mica presa per un hippie. Dimmi Skye con la e finale “
“ Tu sembri il più grande di questo trio di.. dei blink. Perciò dovresti anche
teoricamente essere il più maturo, quindi chiedo a te se avete effettivamente
imparato la coreografia. “
“ Oh, certo, io e Tom non abbiamo fatto altro durante il week-end! Ma se devi
rivolgerti a qualcuno di maturo è meglio che chiedi a Travis, io sono quello
sbagliato! ”
Sentii improvvisamente freddo alle gambe e prima che potessi accorgermene ero
in mutande. Grazie Thomas Matthew DeLonge, proprio al momento giusto.
“ Hey, SkyeKye, sei tornata a riscuotere? Hai visto adesso cosa c’è sotto ai
pantaloni? Ti piace? “ e prese a fare gesti senza senso e cose che l’operatore
evitò di riprendere.
Allontanai maldestramente Tom e cercai di sembrare meno imbarazzato di quanto
fossi, probabilmente se prima ci considerava poco intelligenti adesso eravamo i
re dei deficienti.
“ Beh, c’è sempre chi è peggio di me, non credi? “
“ Effettivamente non c’è limite al peggio… comunque appena siete pronti fammi
chiamare. Io controllo se di là è tutto pronto. E magari se ti rimettessi i
pantaloni, dato che ti vedrò mezzo nudo per tutte le riprese, è meglio! “
In fretta e furia mi risistemai e sfoderai il più bel sorriso che riuscissi a
fare, non so se la convinse. Non lo so ancora adesso. Ma forse a qualcosa
servì.
“ La prossima volta che mi vedrai senza braghe fuori dal set sarà per altri
motivi, promesso! “
Perché Mark? Questa battuta, in quel momento, era la rovina di tutta la
conversazione. Non mi avrebbe mai più rivolto parola. Avrebbe preso foto di me
per bruciarle e farci riti sacrificali. Avrebbe ucciso innocenti per diffamare
il mio nome. Ovviamente stavo esagerando anche con il filo logico dei miei
pensieri.
Ma tutto si stravolse quando lei rise. Stavolta rise e non potei evitare di
notare le fossette che le si creavano sulle guance. Come le si scostassero bene
i capelli anche se erano arruffati. Come si portò la mano alla bocca risultando
più dolce che buffa.
“ Ci conto allora. “
Appena sparì cercai di inspirare ed espirare per mantenere il controllo, ma il
suo odore non serviva a calmarmi e dovetti per forza uscire a bere qualcosa.
n/a: Il
secondo capitolo è stato davvero lungo, spero possiate scusarmi, ma mi sono
fatta prendere e ciao hahahah
ovviamente la mia fantasia l’ha chiamato come un pezzo di Adam’s Song.
spero che vi piaccia
quanto il primo e che continuiate a seguire la storia! A presto c:
Quando Tom uscì e mi sorprese a sorseggiare una lattina di birra
compresi immediatamente il suo stupore
Quando
Tom uscì e mi sorprese a sorseggiare una lattina di birra compresi
immediatamente il suo stupore. Si avvicinò e si sedette accanto a me, cercò la
sua lattina sapendo che gliene avevo procurata una e
dopo quel gesto nessuno dei due emise un suono.
Nel
momento in cui vidi che stava per aprire bocca lo
zittii con un dito davanti alla mia e senza capire bene che cosa intendessi si
ammutolì. Iniziai a guardarmi bene intorno e così fece lui.
Dopo
una serie interminabile di momenti in cui lo ammonii con i gesti suggerendogli
di non iniziare a parlare ecco che prese il sopravvento.
“ So
come ti senti! E smettila di zittirmi! Sei solo, sfinito dal fatto che non
riesci ad avere qualcosa di stabile perché quando non siamo in tour siamo in sala di registrazione e quando non stiamo
facendo quello siamo in giro a promuovere il cd o a fare qualche vide clip,
appunto. Perciò è normale, sii paziente e aspetta che le cose facciano il suo
corso. Se no nemmeno saresti come e dove sei adesso. Oggi. “
Mi
venne naturale scuotere la testa accennando un sorriso, era una delle poche
volte in cui anche lui non riusciva a comprendermi, perciò aveva bisogno di
spiegazioni; e poi tanto il silenzio era già stato rotto. Bevvi con fatica
l’ultimo goccio di quella bevanda che tanto detestavo e lanciai la lattina
verso un cestino mancando inesorabilmente il canestro.
“
Credi davvero che se fossimo rimasti a guardare il corso degli eventi senza
muovere il culo saremmo qui, Thomas? “– quando lo
chiamavo così nei discorsi seri spesso s’irritava –
“No. Certo che no. E comunque guarda, guardati
intorno. Il mondo va avanti così velocemente. Le persone sono in continuo
movimento, mutamento. Io sono sempre
statico. Una parte di me non accetta di crescere mentre l’altra si rifiuta di pensare
che le donne come.. quelle più mature, non mi vogliano
prendere in considerazione perché mi vedono come un bambinone. Ma non è un problema solo di ragazze, ma anche di persone.
Se una persona mi vorrà bene, se mi amerà, dovrà farlo con il pacchetto
completo, e dovrà esserne felice. Il problema è che le persone frenetiche,
loro, non hanno proprio tempo di stare lì a conoscerti. ” detto questo mi alzai e iniziai a stiracchiarmi per bene, sapendo
che avremmo presto iniziato le riprese ufficiali.
Il mio
amico era nel pieno silenzio dei suoi pensieri e aspettai invano la sua
risposta che tardava ad arrivare perché probabilmente l’avevo non poco
scombussolato, o quantomeno colpito.
“ Beh,
vederti bere una birra era già un chiaro segno.. ma
amico.. Mark Allan Hoppus ” – la vendetta di averlo
chiamato Thomas non si fece attendere a lungo – “ tu sei nel pieno di una crisi
adolescenziale. Il guaio è che hai quasi trent’anni! Un po’ tardi è? “
“
Parla quello con la voce da uomo maturo. Quando avrai avuto la pubertà chiamami, Thomas “
Nonostante
avesse ben tre anni in meno di me mi sovrastava, e a
quell’ennesima frecciatina mi prese sottobraccio il collo e iniziò a sfregarmi
la testa con tanta forza che credevo mi andasse a fuoco il cervello a momenti.
Imprecai che mi lasciasse e dopo poco lo sentii mugugnarsi con qualcuno. Alzai
la testa e anche lui si massaggiava la sua, ma per opera del terzo: Travis.
Prontamente con le sue bacchette era arrivato a sistemare Tom e probabilmente
mi risparmiò perché io ero già stato afflitto alla mia pena.
“
Peggio di cane e gatto! Che dico… Marito e moglie! “
Lui
era l’anello di congiunzione che ci mancava, un po’ come la scimmia con l’homo
sapiens. Solo che lui era quello intelligente e io e
Tom eravamo i gorilla. Era l’elemento perfetto che facesse da intermediario e
sbollentasse gli spiriti vivaci tra noi due. Serviva proprio qualcuno che
parlasse poco e in modo sensato.
“ La
biondina sexy ha detto di muoverci che lei non ha intenzione di starvi appresso
tutto il giorno tutti i giorni! E
altre cose e blabla che non ricordo… ”
“ La
biondina sexy? ”
Pensavo
di essere stato l’unico a notarla, eppure sapevo che anche tutto il resto del
genere umano possedeva due paia di occhi in grado di giudicare.
“ Ahi ahiahi, se habla de Skye! Sono bravo o no? “
Tom si
pavoneggiava della sua padronanza delle lingue mentre io cercavo di non
mostrare fastidio, alla fine quella di Travis era più una battuta che altro; e
dopotutto nemmeno conoscevo bene quella persona, anzi,
per niente.
“ Non
ho idea di come si chiami, ma direi che è il mio tipo… forse ho parlato troppo.
Dobbiamo andare a registrare comunque, ragazzi. “
Ci
avviammo verso le nostre postazioni, per fortuna si iniziava
con qualcosa di semplice che era per l’appunto la parte in cui suonavamo e
cantavamo. Era come stare su un palco solo con la telecamera fissa addosso e
persone che ti guardavano suggerendoti di fare determinati sguardi, dove
rivolgerti, come suonare.. come se non sapessimo fare
il nostro mestiere. Dopo aver registrato in questa sala con il pavimento in parquet ci toccò però la parte peggiore, ossia indossare dei
fantastici costumi e eseguire parte delle coreografie come se fossimo a delle
prove. Penso fosse una delle parodie da fare, ma sinceramente non ricordavo
quale tra le tante.
Fatto
sta che ci bardarono con pantaloni militari e una strana casacca sulle spalle
che conteneva qualche peso probabilmente, così saremmo
risultati davvero sudati dai piccoli sforzi fisici eseguiti per fare gli pseudo-balletti. Tom si divertiva come un matto a
sculettare a destra e a sinistra e a mostrare quanto fosse poco eterosessuale,
mentre io durante le solite riprese di Mtv finsi una
chiamata a mia madre – che poi finta non era – in lacrime in cui le dicevo che
ero incapace di ballare e per questo volevo tornare a casa.
Probabilmente
si trattava del Behind The
Scene più demenziale di tutta la storia di Mtv, ma
parevano tutti soddisfatti, perciò continuammo su questa strada e il primo
giorno di riprese arrivò al termine.
Non la
vidi tutto il giorno perché era troppo impegnata a comandare o dirigere chissà
quante persone e i più potenti sono sempre quelli più invisibili a noi comuni
mortali. Ma non ero né triste né sconsolato, sapevo
che avevo sempre l’asso nella manica.
Difatti
avremmo pernottato in un albergo vicino alla spiaggia, troupe e operatori
compresi, per ritrovarci il giorno dopo a filmare gli spezzoni in cui io
rincorro il mio cane, Tom gira come se fosse una Britney imbottita di ormoni
maschili a culo scoperto e Travis… Travis ovviamente
doveva essere quello che si rotolava sulla spiaggia sbaciucchiandosi la modella
super sexy.
Le mie
aspettative furono appagate quando arrivammo in
camera. Corsi subito in corridoio per accertarmi o cercare d’incontrare per
caso Skye che entrava nella sua stanza, occasione per
parlarle o agganciarla come solo io sapevo fare. Proprio mentre passeggiavo
giocando con una pallina di carta su cui Tom aveva disegnato tanti peni e cose
strane mentre Travis vi aveva aggiunto dei tatuaggi, mi scontrai contro una
valigia.
Una
mano dal tocco delicato e con unghie dipinte di celeste raccolse il mio unico
divertimento e quando lo aprì vidi i suoi occhi
perplessiall’inizio non cogliere gli
strani schizzi, ma ci volle poco perché passassero dallo stupore ed infine al
divertito.
“ E’
così che vi divertite? “
Ovviamente
l’avevo riconosciuta dal millesimo di secondo in cui avevo intravisto il
mignolo, ma la sua voce mi colpì ugualmente.
“ E’
Thomas.. come vedi è molto fantasioso! “ mentre
analizzava per bene gli squallidi disegni le strappai
di mano un pezzo del foglio nel tentativo di riprendermelo.
“ Beh,
da qualche parte deve pur aver preso ispirazione, no? “
Mi
diede un’attenta occhiata e tra l’ironico e il malizioso se ne uscì con questa
frase:
“ Ma io in mutande ti ho già visto e non ho notato niente di così
evidente, quindi di sicuro si tratterà di quello basso, Travis. Interessante. “ e mi riconsegnò il pezzo di carta.
“ Le
mutande possono trarre in inganno, sai? “
Mi
fermai un attimo a pensare e conclusi che con lei non
ero riuscito a fare un discorso serio, senza che non fossi in imbarazzo
oltretutto. Sempre per colpa del mio simpatico migliore amico che aveva la
puntualità e l’accortezza meno affidabili di questo
pianeta.
“ Ma
comunque volevo solo sapere perché mi hai chiesto
della coreografia! Tu sei di Mtv, devi solo filmare
il dietro le quinte, che ti frega del video? “
Forse
suonava un po’ rude, ed in fondo era pur sempre uno
dei miei capi in questo momento, ma non trovai argomentazione più interessante
di questa. Avevo davvero poche risorse.
“
Semplice curiosità. Non ve la siete cavata male. Anzi.
Vi… ti donavano quei pantaloni
militari! E poi a me piacciono le cose divertenti, o nemmeno avrei accettato… e
voi siete dannata…anzi, con te posso tranquillamente
dire fottutamente divertenti! “
Mai
avrei più sentito in vita mia dire una parolaccia in modo così meraviglioso.
Anche se mi avesse insultato l’avrei trovata perfetta.
Ero davvero finito in un bel casino, e questo era solo il primo giorno.
Shapespace:
spero
che anche questo capitolo vi siapiaciuto e che continuiate a seguire la
storia (: Mi sto divertendo e appassionando molto a scrivere questa ff, quindi probabilmente se ne vedranno delle belle
soprattutto dal prossimo capitolo!
Ringrazio
tutti quelli che hanno recensito la storia finora, e spero di averne presto
altre, se ne avete sono ben accettati anche i consigli
c:
ps il titolo del capitolo è una
canzone dei New FoundGlory. Non chiedetemi perché uso sempre canzoni, mami vengono sempre da
lì i titoli azzeccati!
Capitolo 4 *** Vive la mia parola, e in lei sei vivo. ***
Nuvole
Nuvole.
Sabbia. La brezza leggera e sottile s’infilava sotto la felpa e si districava
tra i nei e qualche brivido. Proprio una giornata perfetta per andare in
spiaggia. Guardavo il cielo sperando che un raggio di sole facesse la sua
comparsa, ma sentivo che al massimo sarebbe arrivato un bell’acquazzone.
Ero
sceso prima degli altri, volevo godermi un po’ di tranquillità in spiaggia, le
colazioni nei grandi alberghi oltretutto mi irritavano,
tutte quelle false cortesie tra persone che nemmeno si conoscevano e pensavano
di aver accesso al paradiso perché ti lasciavano l’ultimo pan cake rimasto nel piatto. E Tom che metteva il sale nei
caffè, questo era da aggiungere all’elenco di cose cui avrei fatto volentieri
meno.
La
notte prima era stata davvero strana. Bella.
Inusuale. Stringevo tra le mani ancora quel buffo
portachiavi e mi venne spontaneo sorridere.
“ Ci assomigli non credi? A me ricorda i tuoi
capelli nel video di Josie. Ho curiosato tra gli
archivi, un po’ su internet, e insomma.. mi sono fatta
un po’ di cultura su di voi! Bel colore comunque, approvo! ”
Ancora adesso riuscivo a vedere come si scostò i
capelli per concentrarsi e staccandolo delicatamente ma non con fatica – trovai
decisamente adorabile la sua faccia mentre si sforzava –dalle chiavi me lo porse sul palmo della
mano. “Tieni, te lo regalo, trattalo
bene. Così ti ricorderai per sempre di quella stronza che ti disse di no sul
set di All The Small Things. “
Sapere
che fosse andata a fare ricerche su di me e che mi associasse a questo buffo
pupazzetto viola – che non era altro ché una palla di
pelo arruffata con due occhi – bastò per elettrizzarmi per almeno un’ora.
Non
volevo ripensarci troppo. Mi sentivo davvero come un adolescente alla prima
cotta in questa situazione, ed evitavo con tutte le mie forze di comportarmi da
tale. L’avevo conosciuta da ventiquattr’ore soltanto
e guarda come mi ritrovavo: a fare l’emo su una
spiaggia dal clima incerto e da solo. Mancava che sotto partisse una ballata
tristissima e sarei stato il non plus ultra degli emo.
Eppure… con lei ero riuscito a sentirmi me stesso come con poche persone. Ero
stato serio, divertente, buffone, cinico, dolce. Tutto questo in una sola
notte. Forse per questo mi girava la testa solo al pensiero. O forse perché
avevo dormito solo due ore senza nemmeno fare colazione e avevo davanti a me
una giornata tosta.
Proprio
in quell’istante sentii odore di caffè e una mano mi arruffò i capelli.
Diavolo, Thomas mi aveva trovato. La sua tempistica incominciava ad irritarmi.
Sentii
un flebile ciao e quando mi voltai presi un colpo.
“
Anche tu in piedi presto questa mattina? Ti ho visto dalla mia finestra e ho
pensato che avessi bisogno di uno di questi. Niente sale dentro, tranquillo. “
Ero
ancora in fase di estasi e incredulità che senza accorgermene mi ritrovai a
sorseggiare quel caffè di fianco a lei, in silenzio, di fronte a noi le onde
che si inseguivano e strati di nuvole che vorticavano
in cielo per decidere se dovesse piovere o uscire il sole. Lei era Skye, ovviamente.
“
Grazie. “
La mia
voce mi risuonò strana, anche il suo sorriso e quel brindisi improvvisato con i
bicchieri di cartone. Tutto era troppo strano, surreale. Stavo sognando?
“ In realtà non capisco se son sveglio o sto ancora dormendo, sai? “
“ E’
tutto reale. Tutto reale, Markey. Proprio come
stanotte. Come mi disse qualcuno, non dimenticarti mai di stanotte. “
Markey. L’aveva sentito per caso in
uno dei miei racconti e aveva deciso di usarlo quando e come le pareva.
Ovviamente al sottoscritto non dispiaceva, proprio per niente. L’ultima persona
che me l’aveva detto aveva un pene, era decisamente
una situazione migliore.
“ E’
così che tratti i regali? No, ma fai con comodo, gettalo pure in mezzo alla
sabbia! “
Tra i
miei piedi giaceva il portachiavi che mi era scivolato di mano dallo stupore di
averla di fianco a me. Mi ci rividi, solo, sporco,
perso in una coltre, ma di sabbia.
E poi
le lo raccolse e me lo rimise in tasca. Fu un chiaro segno di ciò che volevo:
che lei raccogliesse me. Sospirai.
“ Ti
senti meglio? “
Avrei
voluto dirle tutto ciò che mi passava per la mente. Avrei davvero voluto dirle
che aveva scombussolato la mia testa in un solo giorno, che queste son cose che
ti capitano quando hai diciassette anni, non ventisette.
Avrei voluto abbracciarla. Avrei anche voluto mandarla via. Avrei voluto tante
cose. No, non stavo meglio, ero ancorato ai fatti della sera prima e volevo
sbarazzarmene, altro che ricordarmene per sempre.
“ Sì,
il caffè mi ha risollevato, oggi sarà una giornata epica! “
Mi
alzai per stiracchiarmi un po’ e buttai il contenitore del caffè ormai vuoto
lontano.
“ Decisamente. Non vedo l’ora di vederti rincorso da un cane a essere sincera! “
“ Io
non vedo l’ora di vedereBritney-Tom!
”
“ La
tua donna ideale! “
Le
porsi la mano per aiutarla ad alzarsi e presto la ritrovai vicino al mio mento.
Si tenne in equilibrio un attimo sul mio petto e presto si staccò, raccogliendo
il suo cartone e buttandolo in un cestino. Rimproverato dal suo sguardo feci lo stesso, lagnandomi un po’ e prendendola in
giro.
“
Bacchettona! “
“ Se
fossi in grado di fare un, e dico un canestro! “
“ Le
mie doti sono altre. Io ce l’ho lungo sai? “
Scosse
la testa e iniziammo a riavviarci verso l’albergo, mantenendo la distanza
giusta per non perderci e punzecchiarci al momento giusto.
“ Ma che cosa hai capito? E’ ovvio che parlo
del basso! Sempre a pensar male voi donne. “
“ Poi
una non deve pensar male quando ha elementi del genere di fianco che se ne
escono con queste battute… Dovresti vergognarti! ”
“ Ne
ho fatte di peggiori e di fronte a me avevo anche ventimila persone, se non di
più, pensi che uno come me si vergogni? “
Ripercorrendo
quella strada mi saltò alla mente un particolare della sera prima e le guardai
la felpa: con orgoglio constatai che era la mia.
L’aveva usata per dormire per caso? Mi piacque immaginare che fosse così.
“
Forse di caffè ce ne volevano due “
Sbadigliai
e mi stropicciai gli occhi. Non capii bene come mi guardò eppure mi parve una
faccia dolce. Tuttavia alla fine lo attribuii alla mia mente poco lucida.
“ Fammi un favore… separiamoci agli ascensori. Come hai proprio detto tu ieri, il tuo
amico potrebbe subito pensare chissà che cosa a vederci rientrare insieme. “
Mi
dispiacque un po’, ma sapevo che aveva ragione, Tom avrebbe sparso ovunque in
giro che mi ero fatto una di Mtv assieme a dettagli
imbarazzanti inventati da lui. La cosa mi avrebbe fatto imbestialire oltre che
a imbarazzare entrambi. E avrei anche dovuto faticare a smentire tutto,
purtroppo.
“ Oh, certo, non c’è problema! Ti devo dare ragione, Tom è proprio una testa
di cazzo quando ci si mette. O forse dovrei dire stupido, per essere più in
linea con il tuo modo di esprimerti, signorina Everly.
“
“ Hey, guarda che le dico anch’io le parolacce, coglione! “
Oltre
al danno pure la beffa, dato che mi arrivò un pugno
ben assestato ma che non produsse molto. Però ne
approfittai e mi accasciai a terra come se mi avesse accoltellato con una
katana.
“
Cazzo… che botta. Porca puttana… allontanati. Via. “
Presto
impallidì e iniziò a emettere frasi sconnesse. Tentò di avvicinarsi, ma
spaventata iniziò ad arretrare e corse via. Non appena fece
il primo scatto la ripresi e mentre correvo la sorpassai urlandole un “Ti ho
fregata! “
La sua
espressione fu impareggiabile, riuscì con mio stupore a raggiungermi e mi prese
per il cappuccio della felpa. Mi arrivò un bel ceffone, ma la mia espressione
sfacciata non sparì dalla faccia. Constatai che
entrambi avevamo il fiatone.
“ Non
è mica colpa mia se sei sensibile! E ingenua. “
Iniziai
a ridere, e non so se lei mi riempì di pugni più deboli di quello di prima perché era arrabbiata o per non scoppiare anche lei
in una sonora risata. Le concessi qualche colpo e dopo
un po’ le bloccai i polsi. Si liberò dalla mia presa con aria di sfida e mi
spinse via.
“ Oh
mia Everly, potrò mai farmi perdonare? “
La
distanziavo di tre passi per arrivare davanti a lei inginocchiandomi. Doveva
essere davvero una scena buffa da vedere da fuori.
Per
migliorare il mio repertorio portai alla mia memoria Shakespeare, tornava
sempre utile con le ragazze, anche se in questo caso si trattava di uno
scherzo. Chissà se avevo ancora buoni ricordi dalle superiori… mi concentrai.
“ Ma è la mia dama, oh,
è il mio amore! Se solo sapesse di esserlo! Parla
eppure non dice nulla. “
Si bloccò come stupita. Forse nessuno si aspettava
che uno che di solito tra le citazioni aveva ‘ orgasmi ‘ o ‘ passo le notti con
il padre di Thomas, ce l’ha molto duro ‘ riuscisse a
recitare Shakespeare.
“ Continua. “
Stava lì a braccia incrociate, mordendosi ogni
tanto le labbra e con una espressione imbronciata che
andava sciogliendosi sempre di più.
Mi schiarii la voce. In realtà non ricordavo bene
i passaggi e improvvisai.
“ Ma parla! Oh,
dì ancora qualcosa, angelo splendente, così glorioso in questa notte, lassù,
sopra la mia testa, come un messaggero alato del cielo quando abbaglia gli
occhi stupiti dei mortali… “
Mi tese la sua mano per alzarmi, anche se al contrario di lei non ne avevo bisogno. La presi solo perché
volevo stringerla.
“Anche se tu mi dai tanta gioia, non provo gioia
per il giuramento di stanotte: è troppo avventato, affrettato, improvviso,
troppo simile al lampo, che svanisce prima che uno possa dire: 'eccolo, guarda'. “
Che cosa stavamo facendo? Non si trattava più di
un gioco. Attraverso sottili citazioni ognuno recitava ciò che la bocca non
avrebbe mai osato dire. E lei aveva ragione: tutto era stato troppo avventato.
Doveva finire.
Come due anime vuote e spente, a testa bassa e un
po’ impacciati entrammo nell’hotel.
“ Beh dai, pensavo di cavarmela peggio dato che son passati dieci anni dal liceo… “
“ Devi revisionare un
po’, ma ci sei. Shakespeare, eh? “
“ Shakespeare. “
Giunti all’ascensore sentii
un peso sullo stomaco. In parte non volevo separarmi da lei mentre d’altro
canto pensavo che ormai c’era talmente tanto imbarazzo
nell’aria da non lasciar spazio ad altro. Chiamò l’ascensore e
io feci per stringerle la mano in segno di saluto ma non appena le porte furono
sul punto di aprirsi mi schioccò un bacio sulla guancia e salì. Bloccò
l’ascensore e mi guardò.
“ Ai miei occhi sembra un diamante tra pezzi di
vetro. “
Proprio mentre in mezzo alla confusione mentale
creata da quell’ennesima citazione tentai di entrare
nell’ascensore, quello ripartì e la vidi sparire tra le porte con aria
compiaciuta.
Quando arrivai al nostro piano ovviamente lei si era già rifugiata nella sua camera, così entrai nella
mia, trovandola vuota, e mi appisolai. L’ultimo mio
pensiero fu rivolto a lei. Sognai la notte che avevamo passato insieme.
Shapespace: Bene, direi che siamo giunti ad
un buon punto di svolta! Sto cercando di scrivere a più non posso e di prendere
per buona qualsiasi idea o ispirazione riesca a giungermi durante la giornata
c: Come si vede oggi sono stata presa da Shakespeare hahah la ff conteneva parecchie
citazioni tra le sue opere e ovviamente anche il titolo è ispirato da lui.
Spero vi abbia soddisfatto questo capitolo e di riuscire a pubblicare il quinto il più presto possibile!
n/a: Le parti scritte in corsivo fanno parte del sogno di Mark
n/a: Le parti scritte
in corsivo fanno parte del sogno di Mark.
Ho preferito differenziare. Buona lettura C:
Me
ne stavo andando con le speranze che crollavano per l’ennesima volta quando lei
mi raggiunse dal fondo del corridoio. Si era levata i tacchi e li teneva in
mano, mi tirò per la felpa e presto fummo nella hall.
« Che diavolo sta facendo? » mi venne spontaneo pensare tra me e me. Niente al mondo mi
avrebbe fermato dal seguirla, in ogni caso. Ci
trovammo all’ingresso, di fronte alla reception dove
uno strano ometto calvo ci guardava curioso.
“
Non ho mai visitato questa città, sai? “
Non
era stata una bella giornata ma avevano deciso che avremmo girato ugualmente il
video il giorno dopo. Avevo bisogno di dormire, non di fare scorribande. E
oltretutto proprio a causa del maltempo tirava una brezza fastidiosa e da non
sottovalutare.
“ Skye, sei a piedi nudi, hai lasciato la valigia in mezzo al
corridoio, con la tua giacchetta. Non mi pare proprio il caso. “ Questo non l’aveva
totalmente convinta ma dopo una piccola pausa mentre osservavamo il cielo in
cerca di segni di miglioramento o di temporale, le dissi: “ E poi cosa dovrei
fare io? Nemmeno ci conosciamo. “
Fece
più male a me a dirlo che lei a sentirlo, forse. Anzi, sicuramente. Eravamo due
mezzi sconosciuti in una città ancora più ignota che volevano stravolgere la
notte? Una pazzia, mi venne spontaneo concludere.
Eppure non era da me rifiutare questo genere di cose.
Corrugai
la fronte per un po’ e la guardai di sottecchi.
“
Così tu vorresti passare questa notte con me? “ fu spontaneo
ridacchiare un po’.
“
Sì. Ma non come pensi tu. “
Mi
addito e mi diede un bel buffetto sulla fronte, voleva farmi rinsavire
probabilmente, ma non c’era speranza.
“
Va bene. Prendiamocela. La notte è nostra. Da domani, niente. Non sarà successo
niente. Come se nulla fosse. “
Le
allungai la mano come per suggellare un accordo solenne. Non so se fosse così
sicura della cosa, mi venne successivamente in mente che
poteva avere idee diverse, ma così decisi e così fu. E così lei accettò
stringendomi la mano con non poca forza.
“
Complimenti per la stretta di mano. “
“ Una executive deve stringere molte mani. “
“
Solo quelle? ”
Sorvolò
sulla mia battuta abbastanza scontata e sospirando iniziò a passeggiare a piedi
scalzi. La trovai bellissima. I capelli chiari mossi dal vento, quel passo un
po’ strisciato per la stanchezza, gli occhi che si soffermavano più sulle
persone che sulle vetrine. Si girò e tendendo la sua mano mi intimò
di raggiungerla. Corsi verso di lei e l’afferrai.
Passeggiammo
così, senza dirci niente, non saprei mai dire per
quanto tempo. Di certo iniziai a pensare che non sarebbe mai bastato.
Si
fermò e mi indicò un chiosco di dolci ancora aperto.
Ci prendemmo due belle crêpes, e la
ordinazione fu la prima della lunga serie di parole che pronunciammo
durante questa piccola fuga.
Mentre
eravamo seduti a mangiare sentivo la mancanza della sua mano e ogni tanto
inconsciamente la lasciavo andare e mangiavo solo con la sinistra. Sentii a
volte la sua raggiungermi, eppure mi sfuggiva subito. Era un continuo
rincorrerla.
“
Così… stanotte sono la signora Hoppus. “
Interruppe
così il silenzio, appena finì di saziarsi, come se nulla fosse.
“ SkyeHoppus. Non male. Ma ovviamente Mark Hoppus rimane
indiscutibilmente il più figo. L’originale non
si smente mai. “
Io
ancora masticavo. Ero sempre stato un po’ lento a mangiare i dolci, non mi
entusiasmavano.
E
lo zucchero a velo mi dava i nervi dato che ogni volta
che mi avvicinavo per addentare finiva che per un flebile respiro mi si
cospargesse tutto addosso.
Probabilmente
l’avevo appena rifatto dato che prese un fazzoletto e
iniziò a pulirmi la faccia ridendo.
“
Sei un disastro. Sarei ottima come moglie per un disastro di proporzioni
cosmiche come te! ”
Moglie.
Io
in realtà non avevamo mai pensato al matrimonio. A
tutti questi riti religiosi. Questi convenevoli. Lo vedevo come una meta
lontana nel tempo, come una decisione da ‘grandi’.
Ci
pensai in quell’istante e la trovai sempre una faccenda troppo assurda per uno
come me, qualsiasi fosse l’età in cui avrei raggiunto questo traguardo.
“
Io non mi sposerò mai. “
“
Non sei credente? “
“
No, anzi. Prego tutte le sere, o almeno quando mi ricordo. Lo diresti? “
Fu
piacevolmente sorpresa perché sorrise e senza parlare fece cenno di andare
avanti, avvicinandosi un poco. Nel frattempo mi ero sbarazzato della crêpes per non masticare più e conversare quanto volevo.
“
Beh, non la vedo come una cosa per me. Mi spaventa forse. E’ troppo…
importante. Nessuna accetterà mai di sposare uno come me. “
“
Se sei riuscito ad arrivare fin qua perché smettere di sognare? Di sperare. Ti
vedo sfiduciato, te lo leggo negli occhi. “
Non
era semplice capirmi al volo. Ero sempre stato pragmatico e poco emotivo, più
intento a divertirmi e far credere di essere felice, che auto commiserarmi. In
quella fase mi ritrovavo meno sereno nel dover fingere che tutto andasse bene,
quindi me l’aveva letto in faccia.
O
semplicemente – e la cosa mi spaventava a morte – riusciva a capirmi con uno
sguardo.
“
Sì. E’ dovuto più al mio lato sentimentale che altro…
Mi chiedo perché sono arrivato fin qui, ho costruito tutto questo, ma non sono
mai riuscito a costruire un rapporto che durasse? “
“
La band ne valeva la pena. “
Non
capii bene la sua frase, anche se dovevo darle ragione.
“
Sì, certo, avrei dato, ho dato e sto dando tutto. Ho
mollato il college. Ma questo che c’entra? “
“
Loro non ne valevano la pena. O lei. Non so quante tu ne abbia avute, ma se fossero
anche solo state la metà capaci di smuoverti un attimo
quanto sia riuscita a fare la musica… adesso sarebbero le signore Hoppus. “
Se
ne stava lì, appoggiata con il mento al suo ginocchio e tenendosi stretta la
gamba con le braccia, rannicchiata per scaldarsi. Quasi certamente aveva freddo, tuttavia non si rassegnava a battere i denti o
lagnarsi per avere la mia giacca. E in tutto questo, contrastando le intemperie
senza emettere verso riusciva anche a fare centro lì
dove tante altre persone nemmeno si erano avvicinate. Aveva osato ciò che non
doveva, ciò che le mie orecchie non erano pronte a sopportare. Era la verità e
nessuno sa il modo in cui rispondere quando te la scaraventano addosso come
fosse un carro armato.
“ Ma vedi, non è così difficile. Se non fossi riuscita a
smuoverti ora non saresti qua con me. Non avrei
l’onore di chiamarmi signora Hoppus. “
Si
aspettava forse una risposta, ma avevo la gola secca e il fiato a metà, per non
aggiungere un fischio nelle orecchie e una voce nella testa che mi suggeriva di
correre via. Ero stato fin troppe volte codardo nella
mia vita e mi inchiodai al suolo con tutta la forza di volontà che potessi
avere. Nonostante questo non avevo la risposta.
“ In quanto tale stanotte ti farò vedere che se vuoi, puoi avere
anche quei sentimenti di cui tanto ti preoccupi. Sono quelli di cui sei
terrorizzato, non del matrimonio. “
Ci
trovavamo in una sala giochi, finalmente al caldo. Aveva la mia felpa addosso,
io giravo con la giacca sopra la maglietta, e stavo bene così. Ci tenevamo
ancora per mano, e nonostante mi avesse detto di non conoscere la città il cassiere la salutò amichevolmente e le diede ‘ il
solito ‘, ossia due gettoni.
Giocò
la sua moneta e pescò un pupazzetto insignificante. Era viola, lo attaccò al
portachiavi, che era composto più da pupazzi e souvenir che da chiavi.
Pensai
che volesse ritentare la sorte quando vidi che mi aprì il palmo della mano e mi
diede la moneta.
“
Adesso è tua. Tu decidi cosa farci. Tu giochi la tua sorte. “
La
guardai attentamente e poi fissai la moneta. Per un attimo mi
immaginai vincere uno di quei montepremi da capogiro che, francamente,
per come si prospettavano le cose adesso non mi avrebbe cambiato la vita. Presi
la mia decisione.
“
La tengo. “
“
Cosa? “
“
La tengo. Magari mi porterà fortuna. “
La infilai in tasca e cingendo la sua mano
portai fuori Skye. Volevo decidere io qualcosa
adesso, e sapevo bene che cosa.
“
E’ proprio necessario? Non ce la farò mai. “
Da
due quarti d’ora era su quella tavola e non si degnava di fare un mezzo
tentativo, mentre io l’avevo rincorsa e assecondata per tutte le sue strane
manie.
“
Forza, è solo un holly. E’ facile. “
Le
mie rassicurazioni erano vane dato che appena mi
allontanavo un po’ mi pregava di tornare a tenerla prima che precipitasse dalla
rampa.
“
Guarda che se ti lascio andare vai semplicemente con il culo
per aria. Sai quante volte capitò a me! Tom quasi perse
un occhio una volta”
Mi
fulminò con lo sguardo. La mia provocazione era ben riuscita. Il mio scopo era
di farla sentire impotente almeno quasi quanto mi ero sentito io con lei
finora.
“
Sei confortante, davvero. Posso scendere? “
Scossi
la testa e le diedi un baciò sulla fronte. Mi guardò
terrorizzata quando capì e la lasciai andare. Schizzò via che fu un piacere, e
alla fine in discesa nemmeno perse l’equilibrio. Cadde quando si arrestò perché
lo skate le scivolo da sotto i piedi.
Pensai
che iniziassead
urlare, che fosse meglio darsela presto a gambe, che mi saltasse alla giugulare
e mi uccidesse. E invece rise. Addirittura direi tanto, e proprio di gusto.
Quando smise tornò su e mi guardò bene negli occhi
sussurrando “ Mai più. “
Presi
la tavola e dopo qualche ricordo dei vecchi tempi con dei salti niente male e
delle cadute altrettanto belle, ce ne andammo e rimisi
la tavola nel retro di una casa incustodita. Il proprietario era stato
fortunato ad avere due ladri così gentili.
Notammo
che si erano già fatte le tre e mezza e mancava poco
allo scadere della nostra notte.
Cenerentola
presto sarebbe fuggita senza entrambe le scarpe e il suo principe azzurro
avrebbe perso la memoria all’alba. La cosa mi rattristò e così mi venne voglia dimilkshake. Era una cosa insana,
io in aggiunta detestavo la maggior parte dei dolci, il giorno dopo alle
riprese sarei arrivato in uno stato catatonico e probabilmente con un
piacevolissimo attacco intestinale che tutti mi avrebbero rinfacciato per molto
tempo.
Pensando
alle prese in giro mi venne in mente Tom. Se ci avesse visti
insieme, soprattutto rientrare all’alba, avrebbe tratto le sbagliate
conclusioni.
“
E’ meglio che quando arriviamo in albergo facciamo
strade diverse. “
“
Perché? “
Thomas. “
Bastò
questo a farle capire tutto e fece segno di sì.
Camminavamo
come due zombie, sembravamo reduci da un rave party
devastante o sotto l’effetto di chissà quale sostanza. La guardai con i capelli
scompigliati che andava un po’ a zonzo, m restituì lo sguardo e il mio aspetto
doveva essere simile dato che scoppiammo a ridere.
“
Adesso ho voglia di milkshake. “
Era
una piccola tavola calda con la solita cameriera pettegola e scortese che ci
guardò male sia quando prese l’ordinazione sia mentre ce la portò. Pensai che
fosse abituata più a servire caffè, bistecche e ciambelle ai poliziotti che
queste schifezze.
“
Sai, Tom spesso quando facciamo colazione sostituisce il sale con lo zucchero e
lo fa non solo a me, ma a tutto lo staff. Il bello è che per rendere tutto più
veritiero e far si che tutti si versino quello stesso
zucchero, se lo versa anche lui. Ovviamente ha imparato a berlo senza avere la
minima reazione. “
“
Gli vuoi molto bene, non è vero? “
Non
mi andava di rispondere. Quando si trattava di me e lui ci sentivamo
sempre troppo gay ad ammettere quanto l’uno fosse indispensabile per l’altro.
Eppure era così, e ognuno dei due lo sapeva.
Mi
limitai a fare spallucce.
“
Si vede da come ne parli, da come vi comportate. Non riesci a non metterlo
almeno in una conversazione. E’ con te anche quando non c’è. E’ una cosa molto
bella. “
Ciò
che aveva detto era effettivo. Dal primo giorno in cui c’incontrammo
capimmo che non sarebbe stata un’amicizia normale. Da allora Tom c’era sempre
stato, era come un fratello, anzi, era di più, era come se avessero preso una
persona e l’avessero divisa in due corpi diversi.
“
O una cosa molto gay! “
Skye si limitò a sorridere e bere il suo milkshake. Aveva tirato fuori il suo famoso portachiavi,
che avrei osato definire più un porta cianfrusaglie.
Lo guardai bene e compresi che il pupazzetto non era stato vinto per sfortuna
ma per suo volere.
“ Ci assomigli non credi? A me ricorda i tuoi
capelli nel video di Josie. Ho curiosato tra gli
archivi, un po’ su internet, e insomma.. mi sono fatta
un po’ di cultura su di voi! Bel colore comunque, approvo! ”
Non riuscii a capacitarmi bene
di ciò che aveva detto per un attimo.
Si era informata sulla nostra
band. Su di me. Per quale motivo, osavo domandarmi. Non conoscevo la risposta o
forse non volevo credere che fosse sotto ai miei
occhi.
Si riprese il
porta chiavi e iniziò con affanni a tirar via lo strano fantoccio viola. Quando
si riuscì si poté leggere la soddisfazione sul suo
volto.
“Tieni, te lo regalo, trattalo bene. Così ti
ricorderai per sempre di quella stronza che ti disse di no sul set di All The
Small Things. “
Soddisfatto guardai il mini-Mark di stoffa e dopo
averlo accarezzato un po’ me lo infilai in tasca senza tanti complimenti.
“ Lo chiamerò Markey. “
“ Markey?
Ti chiamerò io così d’ora in poi! E’ deciso! Quando mi gira aspettati un Markey. “
Entrambi avevamo finito e iniziavamo
a sentire i primi segni di stanchezza. Sebbene entrambi conoscessimo la nostra sorte chiacchierammo ancora per una buona ora. Cose stupide.
Cose serie sulla nostra famiglia. Mi fece persino ammettere di tenere davvero
tanto a quello zuccone di Tom. Mi fece sentire debole a parlare di mio padre,
di mia sorella. Mi fece sentire vivo quando le espressi la mia felicità nel
fare musica.
Mi sentii semplicemente
completo.
La cameriera, che ormai capii
fosse la proprietaria, iniziò a scocciarsi visibilmente di noi perciò pagammo
il conto e levammo le tende. La destinazione più dura ci attendeva: si tornava
alla vita reale.
Ci trovavamo davanti
all’ingresso ed entrambi pompavamo dentro di noi idee di una fuga istantanea.
Ne sparavamo una al secondo, mentendo a noi stessi,
sapendo che il domani era alle porte e ci chiamava.
Mi strinse la mano, forse
sarebbe stata l’ultima volta.
“ Se vuoi
puoi cambiare idea, sai? “
“ Su che cosa? “
“ Se ne avessi bisogno, se il
mondo reale ti facesse paura, se volessi ritrovare un po’ di… questo. Puoi
ricordare. Non scordarti mai di questa notte Skylee.
Mai. Io non lo farò. “
Abbassò la testa. Forse si era
commossa. Forse stava prendendo una decisione. Non lo sapevo, ma mi venne
spontaneo cantarle due strofe che considerai giuste per ‘
divorziare ‘, se così si potesse dire.
“ This world’s un ugly place but you’re so beautiful Skylee.
“
Mi sorrise e abbracciò
calorosamente. La vidi entrare nell’androne, poco prima di svoltare l’angolo
verso gli ascensori si voltò e mi salutò con un cenno della mano. La sentivo
ancora nella mia e capii che non avrei mai voluto che quella notte finisse.
Mi
svegliai di soprassalto e con il fiatone. Ero sudatissimo, e sapevo bene
perché. Avevo rivissuto la notte precedente. Certo, alcuni dettagli come il
fatto che avessi fatto skate dopo così tanti anni senza commettere errori
clamorosi erano cose di pura fantasia, ma tutto il resto era accaduto.
Mi stesi per rielaborare meglio i pensieri e calmare un po’ il mio
umore sottosopra.
In
quel momento sentii dei passi e delle voci nella stanza. Erano troppo
famigliari per confonderle con altre.
“
Buongiorno bell’addormentato! “
Tom
entrò masticando dei pancakes che si era portato via
e immediatamente aprì le tende.
“ No,
ma grazie! “
Mi
coprii la faccia e tentai di riassestarmi. Non c’era
il sole, stesso tempo incerto di ieri. E ci aspettavamo altre riprese,
aggiungendo che avevo dormito soltanto due ore. Davvero fantastico.
“ Dove
sei stato stanotte? Te la vai a spassare e non mi dici niente. Oggi morirai di
sonno! Caffè? ”
Quasi
fui sul punto di accettarlo ma mi ricordai del solito scherzetto, per di più
Travis mi fece cenno di no e capii.
“ No,
bevitelo tu il sale. “
Mi
alzai, notai che ero andato a dormire con la giacca perciò mi svestii e presi
dalla valigia dei vestiti a caso. Non c’era nessun imbarazzo tra di noi nel
fare queste cose.
Mentre
mi sistemavo i capelli Tom tentava di convincermi che
fosse caffè “sano” bevendolo, ma non ci cascai e ignorai ogni sua protesta,
così alla fine rassegnato lo versò nel lavandino.
“
Bell’alzabandiera, comunque! “
Mi
stavo cambiando i pantaloni e indicò il punto critico in mezzo alle mie
mutande.
“
Potrei tamburellarci sopra “
Quando
ci si aggiungeva anche Travis era giunta la fine.
“ E’
quella Skye? Diglielo anche tu! Siamo venuti in
stanza e non facevi altro che blaterare ‘Skye, Skye, Skye. Oh sì Skye, più forte! ‘ “
Lo
ammutolii tappandogli la bocca ma lui continuava a fare i suoi stupidi versi e
mi leccò la mano per liberarsi.
“ Sì.
Cioè, NO! Non in quel senso, sicuramente non ho detto quelle cose… Vero? ”
“Allora
è proprio vero, eri con lei la scorsa notte! “
Raccontare
a Tom quella notte non sarebbe servito a niente, in questo momento era troppo su
di giri perché stavamo girando e perché anche lui doveva aver dormito poco,
dato che Jennifer era in viaggio con noi.
“ No,
sono solo andato a fare un giro. E’ normale che succeda al mattino, tu lo sai
meglio di me! “
“ Sì,
ma hai pur sempre ripetuto Skye tutta la notte! “
Non
sapevo cosa rispondere, e forse nemmeno dovevo farlo, arrendermi al fatto che
Tom pensasse quel che volesse era la soluzione giusta, ero troppo stanco per
parlare.
Quando
finii di prepararmi ci avviamo sul set dove già
stavano allestendo.
Girammo
delle scene dove ballavamo un po’ cantando tutti e tre
insieme, come al solito Travis si sentì imbarazzatissimo ma si comportò come se
niente fosse.
Ad
un certo punto Tom strappò un fiore e me lo passò, io lo mangiai. I suoi denti
durante la ripresa successiva erano meravigliosi e quando baciò quel
cannocchiale tutti scoppiammo a ridere. La troupe si
divertì forse più di noi, osai pensare.
“ A
riposo? “
Sentii
una scossa violenta percorrermi il corpo intero e sobbalzai sulla sedia su cui
mi ero seduto da poco. Si sedette di fianco a me e mi porse
una tazza di caffè. Per l’ennesima volta il caffè ci univa in una
chiacchierata.
“ Sì,
hanno visto come ballo e hanno preferito Tom “
Sorseggiai.
Ormai mi sentivo a mio agio, tranquillo. Nessuna pressione, ero rilassato. Come
se ci conoscessimo da molto più tempo.
Finalmente
riuscivo ad essere quel Mark bonario, sicuro e un po’
giocherellone che tutti conoscevano anche con lei, senza che l’imbarazzo mi
travolgesse.
“ In effetti tu non avresti avuto lo stesso fascino a baciare
quel cannocchiale. “
“
Guarda che lui è fidanzato! “
“ Lo
so, e lei è molto carina ”
La mia
vulnerabilità riaffiorò pensando ad una plausibile
uscita a quattro. O a sei, se si fosse contato Travis. Cacciai subito
quell’assurda fantasticheria dalla mente e tornai a godermi il gusto della mia
bevanda. Sapeva anche quanto zucchero metterci… mi domandai come faceva.
Le
riprese erano finite e il mio amico si mise a guardarmi con una particolare
smorfia divertita che avrei voluto cavargli dalla faccia a suon di sberle.
“
Gliel’hai detto? “
“ Non
proprio. “
“
Okay, avrà fatto tutto da solo suppongo.. “
“ Più o meno. “
“ Queste risposte criptiche mi danno il voltastomaco perciò ti
lascio al tuo momento di soliloquio. Non farti troppe paranoie assurde, tra poco avrai un
cane che ti morderà il culo! “, e se
ne andò abbandonando addirittura lì il suo cartone.
Sorrisi.
Meditai
su tutte le vicissitudini dei giorni scorsi: a come avevamo passato la nottata,
a come era venuta in spiaggia, alle parole nell’ascensore,
pensai anche a quello che non era ancora successo. In questa
occasione nemmeno il futuro mi spaventava.
Ogni
volta che pensavo a tutte le nostre
piccole cose non avevo nessuna ricordo bieco. Ero
felice, semplicemente felice.
Shapespace: questo capitolo prende il nome dal titolo all the small things, tradotto in italiano -con l'aggiunta di nostre-, e sono felice finalmente di averlo utilizzato! E' durato più
del solito e spero non vi abbia annoiato la lettura uwu -ne sono terrorizzata a dirla tutta-
Potevo anche non specificare
di aver differenziato le parti o non differenziarle affatto,
ma ho preferito così, so haters gonna hate \m/
Mi piace come si sta
sviluppando il tutto nella mia testa, forse perché Mark e Skye
mi piacciono sul serio /fangirl mode on/
A parte questo, come al solito ringrazio chi ha ancora la costanza di seguire la
storia e chi ha lasciato recensioni e quant’altro. Fa sempre piacere sapere i
vostri pareri e non esitate a dare consigli! C:
Dovrei ringraziare molte
persone per essere la mia fonte inesauribile di idee
ma sarebbe una lista troppo lunga, quindi auguro solo pace e amore a tutti ♥
Era
l’ultimo giorno di registrazioni. Non riuscivo a concentrarmi, qualsiasi cosa
su cui si posasse il mio sguardo spento era una ragione per ricordarmi ciò che
già la mia mente metabolizzava con scarsi risultati da giorni: come avrei fatto
a rivederla?
Non
c’erano neppure più state occasioni per stare da soli: lei era troppo presa dal
suo lavoro e io anche. Avrei almeno voluto dirle un
arrivederci, regalarle un bel ricordo, fare qualcosa di sensato insomma.
Stringevo tra le mani il mini-me e riflettevo su tutte
queste cose che mi affliggevano quando mi suonò il cellulare.
“
Pronto? “
“ Markey. “
Era
mia sorella. Anne, lei mi faceva sentire sempre meglio e sembrava nata apposta
per soccorrermi.
La
prima volta che la vidi ero attaccato ad un vetro del
reparto maternità, in punta di piedi scrutavo tutti quei neonati così uguali e
non riuscivo a scorgere un viso familiare che mi potesse far pensare ad una
sorella. Improvvisamente sentii una risata: una bimba con già qualche capello
biondo e i miei stessi occhi celesti mi scrutava e
rideva, agitando le manine. Sembrava stesse componendo
una melodia, era così piccola.
Mio
padre arrivò e mi prese in braccio, mi domandò se avessi indovinato chi fosse
Anne. Io risposi che era la bambina con la risata che cantava, era lei mia
sorella.
“ Anne.
Come mai questa chiamata? “
“ Sono
in giro da queste parti e mi chiedevo se avessi finito con il video. “
Sentii
che con i denti mordicchiava qualcosa: sicuramente le sue unghie.
“ Mmm quasi, siamo a buon punto… “
“ Non
sembri tanto felice. Qualcosa che non va? “
Mugugnai
tra i denti un ‘forse’ e immediatamente mi diede
appuntamento ad un café a me sconosciuto, di cui mi
fornì appunto l’indirizzo.
“ Alle
quattro, pensi di farcela? “
“ Sì,
dai. Sì. Però aspettami se faccio tardi. “
“ Non
esageratamente tardi, almeno avvertimi, ‘kay? A dopo. E non portare Tom. “
Quando
Anne mi presentò Tom, anche se a quei tempi lei era fidanzata, aveva questa
infatuazione adolescenziale per lui che mi preoccupava molto all’epoca. La vidi
molto presa, e anche se mai lo ammise e mai lo farà, aveva una sorta di
adorazione per lui. Non so quando smise, forse perché non corrisposta o semplicemente
si accorse che lui era un idiota, ma fui semplicemente felice di non vedermela
gironzolare intorno ogni qualvolta che ‘ Thomas è venuto a trovarti ‘.
In
ogni caso l’imbarazzo dei vecchi sentimenti la portava a volte ad evitarlo in mia presenza, dato che la loro chiarezza
arrivò anche agli occhi di Tom che più volte mi chiese se potesse uscire con
mia sorella. Ovviamente non ottenne mai niente.
Inoltre
non lo voleva all’appuntamento perché ci considerava fastidiosi
insieme.
“
Chiaro. A dopo. “
Chiusi
la conversazione e misi la testa tra le braccia, appoggiandomi al tavolo. Mia
sorella mi avrebbe semplicemente dato del cretino per tutta questa sciocca
situazione e mi avrebbe preso in giro con le sue amiche.
Non avevo voglia di pensare anche a questo, perciò mi
alzai e presi le chiavi della stanza.
A colazione mi sedetti con Tom e Travis, uno non
mangiava quasi niente, mentre l’altro si rimpinzava di schifezze già dalle
prime ore del mattino.
“ Ti do massimo dieci anni, dopodiché sarai un pallone
aerostatico. “
Gli presi da sotto il naso una
fetta di pan cake e succo d’acero, rischiai di farmi
amputare una mano ma soddisfatto conquistai la mia preda.
Era molto possessivo con il cibo, una volta mi infilzò una mano con una forchetta e da lì ogni volta
divenne una sfida sempre più ardua.
“ Ha parlato quello magro! E comunque sono sempre stato
in forma, non penso proprio! “
“ Per me lieviterai. Invece lui sparirà, diventerà
grasso come una bacchetta “
Misi sotto il naso dell’altro un po’ del mio uovo con
pancetta e lui arretrò schifato. Non c’era verso di fargli mangiare cose
normali.
In compenso Tom fece spallucce
e addentò al posto suo commentando: “ Non sai cosa ti perdi! “
“ Oggi che si fa allora? “
“ Penso scene di sesso con tutte le persone presenti. Cosparsi di succo d’acero e caramello. Ti piace? “
“ Moltissimo, ma Travis non
parteciperà, è troppo vegano per queste cose! “
“ Hai ragione, useranno come comparsa un attore porno
super dotato per quelle scene, e mio padre per le altre. “
“ Anche mentre facciamo
colazione… Voi due non vi fermate mai! E comunque ha ragione lui, tu con tutte quelle
calorie esploderai. “
Tom si alzò platealmente in piedi sbattendo ciò che
stava addentando nel piatto. Tutti si voltarono. Iniziò a urlare con una voce
da donnina isterica che Travis non lo considerava come donna, che doveva
trattarla con più riguardo e che quando l’aveva sposata il suo ‘ sederone grasso ‘ lo eccitava. Detto questo, mentre noi
ridevamo a crepapelle, lasciò la sala fingendo un pianto da attacco isterico e
con una camminata poco mascolina.
Tornò dopo dieci minuti chiedendo se avesse vinto
l’Oscar e si risedette con noi.
“ Comunque oggi facciamo le
scene d’addio e quelle da sex simbol, tipo al cesso,
o tu sotto la doccia del tipo che pulisce il bus. Credo che poi gireranno gli
spezzoni che mancano e qui abbiamo finito… su le mani! ”
Ci prese le mani sollevandole e intanto masticava una
fetta di toast.
“ Volete vedere un incidente in galleria? “
“ No Tom, no. “
Travis prese un hot dog che non si sa come era nel piatto e glielo ficcò in bocca.
“ Questo è un tir che si schianta sull’incidente! “
Lui iniziò a sputare e a bere più succo di frutta e
latte possibile, arrivò a macchiare tutta la tovaglia ed anche la sua
maglietta. Visto il disastro si pulì la bocca con
quella e soddisfatto ruttò, chiedendo successivamente scusa.
“ Il mio lavoro è compiuto. Andiamo a prepararci? “
“ Va bene, filiamocela prima che ci buttino fuori. “
Mentre lasciavamo velocemente la sala
vidi che Skye faceva colazione con qualche collega e
rideva.
Aveva lo sguardo rivolto verso di me mentre tutti gli
altri suoi colleghi mi davano le spalle.
“ Non la saluti? “
In realtà non sapevo bene come agire, in fondo era con
i suoi colleghi e non le avrei dato tutti i torti se avesse preferito non
ricambiare. Invece scorsi impercettibilmente che dopo essersi messa i capelli
da un lato si voltò e mi fece un occhiolino, poi tornò
a mangiare. Il mio cenno di ricambio fu visto dato che
mi osservò sorridendo mentre annuiva alla sua amica di fronte a lei.
Me ne andai rincuorato eppure sempre confuso.
“ Bene Mark, mettiti un po’ più a destra e guarda bene
la telecamera. Poi fai quello che sai fare! L’acqua
sarà un po’ fredda… ma resisti! “
La canzone partì e l’acqua mi investì,
ma cercai di stringere i denti. Il punto è che sullo sfondo c’era lei con
quelli di Mtv che riprendevano la scena per vedere la
mia reazione successiva e l’impeto fu quello di nascondermi:
avevo questa camicia rigorosamente bianca aperta e dei pantaloni da surf
azzurri. Mi concentrai sul pensiero che solo una cosa sarei riuscito a fare
bene perché era ciò che sapevo fare meglio: farla
ridere.
Diedi il meglio di me e il risultato finale piacque ai
presenti.
Ripensandoci alla fine non mi ero sconcertato a fare le
scene in mutande, perché dovevo lagnarmi di questa? Sorrisi soddisfatto e
mentre me lo facevano rivedere approvai totalmente.
“ Mtv, mtv!
Quello ero io, io in un video fichissimo che scalerà
tutte le classifiche! “
Mi pavoneggiai davanti alle telecamere mentre vedevo
gli altri che registravano le loro ultime scene.
Alla fine tutti scoppiammo in un applauso, io
abbracciai Tom, poi Travis e un sacco di altra gente. Finalmente avevamo finito
e si tornava a casa.
Tornammo tutti in albergo e riposammo un paio di ore.
Dopodiché iniziai a fare la mia valigia. Mentre sistemavo le cose
mi accorsi che mancava ancora la mia felpa, ma non avevo alcuna intenzione di
riprendermela, volevo che se la tenesse.
Svuotai le tasche e per l’ennesima volta saltò fuori il
pupazzino. Lo buttai in valigia ma vedendolo lì nella
confusione ci ripensai e alla fine lo attaccai alle mie chiavi, facendolo
diventare il mio unico portachiavi.
Tom era la persona più disordinata del mondo e ci mise
più del doppio del mio tempo a resettare tutte le sue cose, mentre Travis come
sempre era già pronto da prima di me.
Aprimmo le finestre per aerare la stanza, dato che non eravamo di certo tre persone sempre linde e
profumate. Dopodiché uscimmo da quella camera con i nostri bagagli per l’ultima
volta.
“ Vado a prendere Jen, al
massimo voi andate avanti, vi raggiungo. “
Io e Travis rispondemmo all’unisono e iniziammo ad
avviarci, quando dei passi dal fondo ci raggiunsero. Doveva aver dimenticato
qualcosa.
Fui sorpreso quando mi voltai e vidi Skye. Il mio amico con discrezione mi fece capire che mi
avrebbe aspettato giù e se ne andò.
Aspettavo impaziente che mi dicesse qualcosa. Si grattò
la testa e tirò fuori la mia felpa.
“ Te la saresti dimenticata. “
Sembrava impacciata, forse non era abituata agli addii,
o arrivederci, qualsivoglia si volesse chiamare. Io
ero cresciuto avvezzo a questo tipo di situazioni tuttavia questa volta mi
costava caro.
Presi la felpa e senza nemmeno darle il tempo di capire
gliela infilai sopra la maglietta.
“ Tienila. Oltretutto oggi non fa proprio caldo. “
“ Ma… “
“ Tienila. “
Le scostai le ciocche che aveva sul volto e mi
avvicinai, sollevandole il viso verso il mio.
Sembrava fosse il momento perfetto, lei non appariva
neanche intenzionata a scappare, ciò nonostante preferii darle un bacio sulla
fronte e dopodiché mi girai andandomene. Alzai una
mano per salutarla senza voltarmi indietro.
Mi trovavo nei pressi della caffetteria e mi fermai.
Appena entrai mia sorella sembrò scocciata.
“ Lui che ci fa qui? “
“ Sono con Jen, tranquilla,
non avevo proprio voglia di rivederti nemmeno io! “
Si allontanarono in un tavolo un po’ distante da noi,
mentre io mi sedetti di fronte a lei e ordinammo due tazze di caffè, io forte e
lei macchiato.
Appena arrivarono le ordinazioni
andrai dritto al punto: “ Ho perso la testa per una ragazza. “
“ Era anche ora! Da quanto? “
Probabilmente lei pensava fosse una cosa che mi portavo
dietro da un bel po’ di tempo e che si trattasse di qualcuna che lei
conoscesse, ma si sbagliava di grosso.
“ E’ successo nel giro di una settimana, neanche. “
“ Che cosa?!“
“ Eh. Appunto. Sai quanto è
difficile per me che accada, ed invece… “
“ Forse sei troppo affrettato. “
Le venne quella riga sulla fronte che le spunta solo
quando è innervosita o preoccupata. In questo caso forse entrambe le cose, non
avrei saputo dire.
“ Sentiamo com’è successo. “
Le raccontai per filo e per segno tutto ciò che era
accaduto in quei pochi giorni e mi accorsi che era molto più di quanto avessi
previsto. Fui stupito io stesso, e mentre ascoltava notai che si addolciva sempre di più ma non lo esprimeva.
Dopo una lunga pausa finì il suo caffè parecchio tempo
dopo di me e posò la tazza decisa.
“ Ed è successo tutto questo in pochi giorni? “
Annuii.
“ Ti verrà a cercare. Deve farlo. Oltretutto ha la
felpa. Deve farlo. Con una scusa ti verrà a cercare. “
“ E se non lo farà? “
“ E’ una stupida e ti ha solo
preso un po’ in giro. Un po’ tanto! “
Prese il portachiavi tra le mani e sorrise, ci giocò un
po’.
“ Oltretutto nessuno a parte me
e la tua mogliettina laggiù – indicò Thomas con lo sguardo – ha il diritto di
chiamarti Markey. Solo per questo deve rifarsi viva e
darsi da fare per ottenere il permesso di dirlo. “
Adesso fui io a sorridere. Ne avevo fatte passare di
tutti i colori a quella giovane donna che stava davanti ai miei occhi e mi dava
consigli sull’amore. Ma avevamo avuto anche i nostri
bei momenti. Per parecchio tempo avevamo vissuto anche divisi, un periodo che
preferivamo non citare spesso. Eppure a pochissime persone volevo così bene.
Poche persone mi avevano visto così come Anne mi aveva visto.
Sospirai.
“ Ti ricordi quando eri in terza media e dissi a Rick
che gli andavi dietro? “
Alzò lo sguardo e mi fulminò: non avrebbe mai
dimenticato.
“ Alla fine siete stati insieme per parecchio tempo
dai! “
“ Mi stai chiedendo di dire a Skye
‘ oh il mio fratellino è innamorato di te! ‘ “
“ Uno: fratello. Due: non sono innamorato. “
“ Ne sei davvero sicuro? “
Deglutii e francamente non trovai la risposta adatta.
Sapevo solo che qualcosa mi girava nello stomaco. Ma
non osavo chiamarlo amore, non l’avevo probabilmente mai provato realmente e
non mi azzardavo a pensare di aver imboccato quella via tortuosa dopo aver
visto una persona solo poche volte. Mi sentivo spaesato forse, perché non era
il mio territorio, ma di sicuro non volevo affrettare le cose.
“ No, non credo proprio. “
“ Allora sei ancora in tempo per salvarti. Ad ogni modo
penso che si rifarà viva.. Te lo dico io. “
“ Mah. “
Mi passai una mano tra i capelli e sbadigliai.
“ Vedo che sei stanco e che il tuo amico è impaziente
di levare le tende, perciò ti lascerò andare. “
“ Non riesci proprio a vedere
Tom per più di mezz’ora che già inizia a farti troppi effetti, vero? “
Mi diede un calcio al ginocchio e sorrise. Ci alzammo,
la sovrastavo di parecchio, così si alzò in punta di piedi e mi abbracciò a lungo.
“ Fatti vivo qualche volta. “
Le scompigliai i capelli e dopo un fugace bacio sulla
guancia me ne andai assieme a Tom e Jen; lui girata
quest’ultima fece un gestaccio a mia sorella, ricevendone uno in risposta e una sberla in testa dal sottoscritto.
Giunto a casa dopo due ore e mezza
di viaggio, lanciai la valigia nell’armadio aperto e mi buttai sul letto. Io,
Tom e Travis vivevamo piuttosto vicini ed era solito
frequentarci assiduamente, ma adesso mi sentivo in vena di starmene per conto
mio. Proprio mentre questo pensiero mi passava per la mente
sentii suonare il campanello.
Scesi le scale in calzoncini, qui faceva piuttosto
caldo, e aprii la porta mentre m’infilavo la maglietta. Appena tirai fuori la testa rimasi a bocca aperta.
Mia sorella aveva ragione anche questa volta.
“ Spero di non disturbarti. “
Ero ancora perplesso e stupito, niente sembrava potesse
togliermi dalla faccia quell’espressione da ebete.
La feci accomodare e le indicai
il salotto. Chiusi la porta e appoggiai le chiavi sul mobiletto. Notò il
portachiavi e le sfuggì un sorriso.
Ci accomodammo sul divano e tirò fuori delle ciambelle
dalla borsa.
“ Tu. “
“ Ehm… Già. “
“ Esattamente… “ cercai di formulare bene la frase e
non farmi sopraffare dai pensieri. “Esattamente perché sei qui? E come diavolo
mi hai trovato? “
“ Beh, innanzitutto sai che ruolo copro
e che quindi è stato facile avere il tuo indirizzo. E la risposta alla prima
domanda è semplice. “
“ Cioè? “
Mi passò una ciambella con la glassa al cioccolato e
aspettando la risposta iniziai a mangiare.
“ Volevo rivederti. E poi mi sembra che tu abbia
lasciato qualcosa in sospeso. “
Volevo parlare ma avevo la bocca impastata di
cioccolato, e probabilmente anche le mie labbra erano sporche.
Dapprima mi pulì con il fazzoletto, dopodiché la vidi
avvicinarsi. Fu un attimo e mi ritrovai con gli occhi chiusi. La ciambella mi
cadde di mano e le sue labbra morbide si congiunsero alle mie. Sapeva di
qualcosa di buono, non avrei saputo dire cosa.
Appena il tempo di riflettere e si staccò.
“ Questo? “
“ Direi. “
Lei era in imbarazzo quanto me, chissà quanto le era
costato quel gesto così difficile da compiere. Per parecchio tempo rimanemmo
seduti a passarci da mangiare e da bere.
Tuttavia fu inevitabile rompere il silenzio.
“ Ti va di vedere un film? “
Mi guardò come se si fosse appena ripresa da una sorta
di catalessi e scossa annuì, anche se tornò subito tra la sua nube di pensieri.
«E se se ne
fosse pentita?»fu la prima idea che
mi balenò in testa. Misi su il primo film che mi capitò tra le mani e tornai a
sedermi.
Pian piano cercai di avvicinarmi a lei e dopo una buona
mezz’ora la tenevo sottobraccio e ci abbracciavamo continuando a mangiare e
scambiandoci battute sugli attori.
Ci addormentammo a metà film, o almeno io lo feci, e
credo che lei mi seguì perché quando mi svegliai era in
un sonno profondo. Lo schermo della tv era nero e la stanza buia.
La chiamai delicatamente e si svegliò stiracchiandosi.
Nel frattempo misi un canale a caso per avere un minimo di luce. Mi guardò, era
adagiata su di me, tra le mie braccia, con la coperta sulla testa e qualche
capello fuori posto.
“ Bel film. “
“ Sul serio… sono le otto passate e abbiamo praticamente cenato con tutte quelle ciambelle. “
“ E’ meglio che me ne torni a casa prima che sia troppo
tardi. “
Mi venne spontaneo domandarmi dove vivesse in effetti.
“ Dove vivi? “
“ Sono originaria di Orange Country
e ho casa anche lì, ma ora ho tutto a Los Angeles praticamente.
“
“ Fammi capire bene… potevi fermarti a venti minuti da
Santa Monica e sei venuta fino a qui? “
Arrossì e non rispose alla domanda. Si alzò e buttò
tutte le cartacce, diede anche una sistemata al salotto e tornò dalla cucina
guardandomi incerta sul da farsi.
“ Per me puoi anche restare… “
“ Nono, devo scappare a casa. “
S’infilò il cappotto e l’accompagnai
alla porta. Non sapevo bene che cosa dovevo fare. Avevo il permesso di
baciarla? Dovevo limitarmi ad una stretta di mano?
Potevo abbracciarla?
Decisi di non pormi più problemi quando vidi che
aspettava solo la mia mossa, così la strinsi a me e le diedi un lungo bacio. Si
toccò le labbra quasi per assicurarsi che fosse vero e
dopo averle aperto la porta la ripresi e gliene diedi un altro. Sorrise nel mentre e la trovai dolcissima.
“ A presto allora. “
“ A presto Mark Hoppus. “
Salì sulla sua enorme macchina nera e dopo avermi salutato si allontanò. Rimasi sulla porta per un po’.
Quando rientrai respirai a
pieni polmoni e non riuscii a fare una mossa senza ritrovarmi a pensare a lei.
Era tutto così perfetto che stentavo a crederci. Avvisai mia sorella e Tom con
un messaggio. M’infilai a letto alle nove passate, sfinito ma con il sorriso
sulle labbra.
Shapespace: siamo giunti ad un nuovo capitolo, l’agognato capitolo del bacio. Finalmente
sono felici e avrete pensato volessi chiudere qua la
storia, ma no, non è così o
Ho bene in mente con che
scena concluderla, ma non quanto possa durare tutto
questo. Spero di non dilungarmi troppo e di non risultare
noiosa o scontata.
A me ha soddisfatto il
capitolo perché proprio così immaginavo la scena del primo bacio e sono
riuscita a creare - - credo - una linea temporale sensata.
Il titolo mi è venuto dalla
nuova canzone BoxingDay
uscita proprio ieri CWC
Mi piaceva come pronuncia e perché mi sembrava avere senso per la storia. Potevo
anche non citarvi la fonte, ma ci tenevo uwu
La mattina seguente mi alzai con una telefonata di mia sorella
La mattina seguente mi alzai con una telefonata di mia
sorella. Mi spaccò i timpani e mi rinfacciò per un bel po’ di avere sempre
ragione, l’assecondai e riuscii a riattaccare solo
dopo svariati tentativi e urlandole addosso che dovevo staccare.
Mi sciacquai la faccia e lavai per bene i denti, era
uno dei miei momenti preferiti della giornata perché mi venivano in mente
sempre nuove lyrics o ricordavo bei momenti. Mentre
mi vestivo sentii qualcuno bussare alla porta. Urlai un sonoro “ Arrivo! “ e dopo cinque
minuti scesi le scale. In realtà speravo un po’ che fosse lei, eppure
desideravo non fosse così pazza da tornare per colazione. Quando aprii la porta fui più sorpreso del giorno prima.
“ Jennifer? “
Mi ritrovai davanti la ragazza
di Tom che un po’ spaesata mi fissava chiedendosi se poteva accomodarsi. Doveva
essersi appena svegliata anche lei perché aveva un’espressione stanca, gli
stessi vestiti del giorno precedente e non aveva nemmeno fatto in tempo a
truccarsi. Sinceramente non so bene cosa ci trovasse Tom in lei. A volte, come
queste mattinate, la trovavo addirittura bruttina, ma non avevo mai osato
dirglielo.
“ Entra pure! “
Le feci strada in cucina e iniziai a preparare la
colazione per due.
“ Perciò… “
“ Scusa se ho fatto irruzione così in casa tua! “
Si tirava continuamente le
maniche su fino ai polsi, era nervosa. Iniziò anche a scostarsi i capelli
dietro le orecchie. Era come Tom: non poteva fare a meno di gesticolare.
“ Non preoccuparti. Mangi i toast? “
“ Oh sì, grazie! Comunque… “
Le versai il caffè e mi sedetti di fronte a lei,
allungandole lo zucchero.
Tirò fuori dalle sue tasche il cellulare di Tom.
“ Vedi, ho letto il messaggio. Scusa. Pensavo fosse il
solito messaggio di appuntamento per lavoro o che ne so, uno scherzo. Lo giuro, mi dispiace… “
“ Non preoccuparti! Sei tu, mi fido. “
Sorrise amichevolmente e capii solo in quel momento
perché piacesse tanto a lui: erano in quei pochi impercettibili momenti e
conoscendola a fondo che si riusciva a scorgere quanto fosse carina. Non ero
mai stato in sua compagnia da solo così faccia a faccia
e così a lungo, forse per questo non me n’ero mai accorto.
“ Bene. Ti sembrerà strano ma… sono proprio felice! “
Sì, mi suonò veramente strana come cosa, tuttavia
passando così tanto tempo a stretto contatto anche con
me ormai doveva aver iniziato a nutrire una sorta di affetto. E forse un po’ di
compassione dato che mi aveva visto impegnato con una
ragazza per periodi brevissimi e solitamente totalmente disinteressato.
“ Anche io sono felice, anche se
non so ancora bene cosa sia, o… “
“ E’ una bravissima ragazza, non ti prenderà in giro. “
Mise le sue mani sopra le mie come per rassicurarmi e
sorridemmo all’unisono. Vidi che però guardò oltre la mia spalla e scoppiò a
ridere.
“ Ma cosa? Oh merda, i toast! “
Li tirai fuori ed erano totalmente bruciati,
maleodoranti e con una nube di fumo attorno. Finirono nel cestino e aprii la
finestra. Lei si alzò e ne mise su altri, inserendo il timer.
Dopodiché si appoggiò al bancone con il suo caffè in
mano.
“ Però farai cucinare lei. “
“ Per ora abbiamo solo mangiato insieme ciambelle e milkshake. E bevuto tanti caffè. “
“ Dovresti rimediare… “
Il suo sguardo d’intesa mi fece capire che presto avrei
dovuto invitare Skye a cena, o comunque portarla in
un posto decente.
“ La chiamer…… io non ho
nemmeno il suo numero. “
Come diavolo potevo essermi
scordato di chiederle una cosa così importante? Probabilmente lei avrebbe avuto
il mio facilmente, sempre se non ce l’avesse già,
mentre se avessi provato a chiedere io sarei parso un maniaco che tentava di
finire a letto con una di Mtv per aumentare la sua
visibilità. Il mio curriculum di corse nudo non aiutava in queste cose.
“ E’ per questo che esisto io.
“
Aprì il suo telefono e mi mostrò la rubrica: eccolo lì,
il suo nome.
Mi passò il telefono e velocemente me lo appuntai sul
mio cellulare.
“ Io se fossi in te guarderei nei messaggi ricevuti “
La guardai e lei noncurante preparava i toast con la
marmellata e altri con le banane e lo zucchero.
Scorsi lungo la lista di messaggi e cliccai sul suo
nome.
Skye (MTV) 05.26
E’ davvero super
carinissimo! (-: Dico Mark. Mi ha portata
in giro per Santa Monica.
Scusa se in
questi giorni ti ho un po’ stressata senza che nemmeno ci conoscessimo così bene
ma ho tutti colleghi uomini e le altre ragazze si fanno tutte i fatti loro :-c Grazie per la comprensione.
Domani ti
racconterò meglio.
Ps: Amo i suoi occhi eppure con
me abbassa sempre lo sguardo… okay, necessito di
dormire. Buonanotte, si fa per dire, Jen!
Skye (MTV) 17. 08
Ti sembrerò pazza
ma invece di rincasare sto tirando dritto per San
Diego. Carpe diem.
Bloccalo in casa.
Augurami buona fortuna!
A presto amica
mia (-:
A parte che pensai di doverle insegnare a non usare il
naso nelle faccine perché era odioso, mi passarono per la mente mille teorie e
nemmeno una riusciva ad avere un senso. Le restituii il telefono e rimasi in
silenzio.
Ci risedemmo a mangiare i toast.
“ Ora lo sai anche tu. Non ti
prende in giro “
Addentò soddisfatta il suo pezzo e si pulì la bocca dai
residui di briciole, zucchero e banane. Ridacchiava a bocca chiusa e io la guardavo paralizzato.
“ Quindi… “
“ Quindi appena esco di qui tu
la chiami e le dici di venire a cena da te. “
La conversazione finì con Jen
che mi diede delle ricette facili ma gustose per la
serata e il numero di un take-away giapponese buonissimo in caso bruciassi la
cucina. Ci salutammo per la prima volta con un abbraccio e appena se ne andò
composi il fatidico numero.
Era libero. Ad ogni squillo
sentivo un tamburo nel petto, e man mano si velocizzava.
“ Markey. “
La sua voce mi tranquillizzò e riuscii a sedermi.
“ Ci scommettevo che avevi già il mio numero! “
“ Sono peggio della CIA. E tu
come hai fatto ad averlo? “
“ Ho i miei informatori. Senti… “
Feci una pausa fin troppo lunga. Alla fine non le stavo
mica proponendo di sposarmi, semplicemente di venire a cena.
“ Dimmi! “
“ Ehm… ti andrebbe di cenare insieme? “
“ Stasera? “
Ecco. Lo sapevo. Aveva probabilmente già altri mille
impegni, come giusto che fosse. Nella mia testa risuonavano le parole ‘ she’ssosmart
and independent,
I don’t thinksheneeds me ‘.
“ Se non è un problema… “
“ Va bene, sì! “
Un peso mi si levò dallo stomaco e sentii i miei
polmoni più leggeri, come se respirassi per la prima volta.
“ Però arriverò alle otto, non prima… sai che il
traffico è bestiale in settimana purtroppo… “
“ Non c’è problema, non c’è problema!
Preferisci take-away cinese o qualcosa cucinato da me? “
Pregavo con tutto me stesso che il sushi vincesse sulla
pasta e il filetto.
“ Sarei tentata a dirti il sushi perché è il mio piatto
preferito, ma sono troppo curiosa di vederti ai fornelli! “
“ Sei una stronza. “
Rise e la immaginai che si scostava il ciuffo dietro
l’orecchio come avevo fatto io la sera prima.
“ Mi farò perdonare.. “
“ Rimani anche a colazione! “
“ Vedremo… Ora devo attaccare, magari ci sentiamo più
tardi, se no aspettami, okay? “
“ Va bene, a dopo. “
Riattaccò e pensai subito di iniziare a preparare la
cena, maldestro com’ero più tempo mi prendevo e meglio
era. Innanzitutto dovevo fare la spesa, in casa avevo tre redbull
e un pacchetto di toast con le banane e le marmellate.
Fare la spesa non era una cosa che facevo spesso perché
vivevo da solo e solitamente mangiavo con Travis o in qualche ristorante con
altri amici. Oppure semplicemente chiamavo qualsiasi ristorante o pizzeria a
domicilio e ordinavo.
Sicuramente andando al supermercato e tornando sarei
stato fermato una trentina di volte, se non di più, ma poco m’importava.
Chiamai Thomas, ormai doveva essersi svegliato.
“ Cazzo vuoi? “
“ Devo andare al supermarket, accompagnami. “
“ Che cazzo hai detto? Al supermercato? Tu te lo
scordi, sai quanta gente! “
“ Sì, ma è mattina presto e nessuno ci romperà più di
tanto… Alzati. “
Sbuffò e sentii che sotto qualcuno – probabilmente Jen – apriva le finestre.
“ Appunto, mattina presto. “
“ Per una volta. Leggi l’ultimo messaggio che ti ho
inviato e capirai perché. “
“ Ma che cazz…
“
Riattaccai e accesi la tv per ammazzare il tempo.
“ Così sei fidanzato? “
Passeggiavamo per il centro di San Diego e ci sentivamo
degli dei ogni volta che qualcuno ci chiedeva un autografo. A Tom piaceva
moltissimo fare le foto, mettersi in pose stravaganti o fare espressioni
assurde. Io cercavo di chiacchierare molto, far capire che eravamo persone
normali.
Ci sentivamo ugualmente importanti perché tutto sommato era solamente dal successo di What’sMyAgeAgain? che questo accadeva e
ancora non eravamo abituati.
“ No. Non so ancora cosa sia, ma… “
“ Ma stasera ci darai dentro. “
“ No. Non lo so. Lo spero! Cioè, no,
è lo stesso “
“ Ammettilo, lo so che ci hai pensato! “
“ Certo che ci ho pensa… hey, sì, certo. Tom, scatta la foto. “
Una fan poco più che quindicenne ci aveva avvicinati proprio mentre entravamo al Wall
Market.
Chiacchierammo un po’ con lei, pregò la madre di
ospitarci a pranzo ma rifiutammo spiegandole che avevamo troppi impegni. Se ne
andò comunque felice dell’incontro.
“ Dicevo che ci ho pensato, è
ovvio, ma non m’importa ora come ora. “
“ Ora come ora”, sottolineò
lui.
Ridacchiammo un po’ su dei nomi assurdi e su delle
vecchiette che ogni tanto ci additavano, solo dopo una
buon ora riuscimmo a pagare e uscire da lì.
Un giovane fotografo iniziò a scattarci qualche foto in
lontananza e io salutai all’obbiettivo. Tom fece uno
dei suoi soliti gesti cordiali, dopodiché montammo in macchina e arrivammo a
casa.
Sul cofano pensai di avere una multa invece il
biglietto diceva “ thankyou
blink-182, really “. Sorrisi e me lo misi in tasca.
“ Che cos’era? “
“ Niente. “
Entrammo in casa e sistemai la spesa, guardandola senza
nemmeno sapere dove andasse o che cosa farne.
“ Scusa ma non potevi ordinare da un merdoso ristorante
nei dintorni? “
“ Ha deciso lei. E la tua signora. “
“ Jen? Che? “
Gli spiegai della visita mattutina, evitando di dirgli
che solo allora avevo capito che fosse carina a modo suo, e vidi che nel
profondo ne fu ancora più orgoglioso.
“ Che donna. “
“ La ami? “
“ Mi mostra le tette, il culo,
tutto… è ovvio! “
Approvai ma scossi la testa e gli diedi uno spintone.
“ La amo fottutamente, già. Sarei
perso senza di lei “
Sapevo a cosa stava pensando: dopo un po’ di tempo
insieme Jen si lamentò di non avere canzoni dedicate
a lei e finirono con il litigare. Tom nel frattempo aveva già scritto Dumpweed e lei si arrabbiò terribilmente, corsero il
rischio di lasciarsi realmente. A quel punto capì di dover prendere la cosa sul
serio per farsi perdonare e compose All The Small Things.
Fu l’unica volta in cui rischiarono di mollarsi e non
avevo mai visto il mio migliore amico così disperato per una ragazza.
“ Bene, io adesso me ne torno a casa e ti lascio alle
tue fatiche da massaia “
“ Ci sentiamo… “
“ Fammi sapere, eh “
Annuii e lo vidi sparire, poco dopo udii sbattere la porta
e scese il silenzio.
Passai la mattinata a ordinare la casa, cercando di
farla apparire più decorosa del solito. Era una faticaccia perché non era
esattamente minuscola e di solito non ero io a dover fare queste cose.
In tutto questo caos mi raggiunse il pensiero che
Travis non aveva saputo niente. Controllai il telefono e mi accorsi con
soddisfazione che involontariamente avevo mandato anche a lui lo stesso
messaggio inviato a Anne e a Tom la sera prima. Era
facile che dormisse ancora e avrebbe letto in
giornata.
Finite le faccende mi stesi sul divano e dormii per due
ore profonde.
Mi svegliai che era pomeriggio e con il telefono che
squillava.
“ Hey. “
Biascicai un saluto e mi strofinai gli occhi appannati:
erano le tre e mezza.
“ Dormivi? “
“ Abbastanza… “
“ Scusa… comunque ho staccato prima, se vuoi riesco a raggiungerti anche per le sette. “
“ Va bene, va bene. “
“ Così magari ti do una mano in cucina… “
Purtroppo parlarmi appena sveglio era come avere una
discussione a senso unico, con qualche ritorno composto da
monosillabi o parole sconnesse.
“ Mmm… “
“ Ho capito, ti lascio riprendere… Svegliati per l’ora
di cena, almeno. A dopo “
Mi mandò un bacio e sentii cadere la linea. Mi ristesi
per riprendere conoscenza e successivamente andai in
cucina. Fui un attimo perplesso aprendo il frigo: avevo comprato un sacco di
cose.
Iniziai a darmi da fare per la cena, chiamando ogni
tanto Jennifer – chiamavo Tom e me la facevo passare,
con le sue lamentele che riecheggiavano sotto – per farmi dare consigli o chiederle
se stessi facendo la cosa giusta.
Alle sette e venti sentii suonare il campanello. Avevo
indossato i jeans lunghi e una felpa semi-elegante con sotto una camicia –
scomoda – : era il massimo di raffinatezza che mi si
potesse chiedere in casa mia.
Corsi verso la porta e non appena aprii me la ritrovai
tra le braccia. Mi diede un lungo bacio e chiusi la porta.
Io ancora non ci credevo, ma non volevo che la mia
testa mi sopraffacesse.
Lei era semplice ma deliziosa: una felpa grigia – la
mia felpa – stava sopra a questa semplice magliettina nera e sotto aveva degli
shorts eleganti abbinati a delle calze nere un po’ pesanti e ad
un paio di scarpe sportive.
“ Non dovevo mettermi in tiro, spero… “
“ Ti sembra che io sia elegante? “
“ Rispetto al solito… “
La presi per mano e la feci
sedere per terra in salotto.
“ Dato che volevi il sushi e
io è già tanto se so tagliarmi una banana ho pensato bene di cimentarmi – e
ascolta bene il parolone cimentarmi – con riso e pollo, con contorno
d’insalata. “
Si mise a ridere e tentò di alzarsi, ma la bloccai e le
portai da mangiare sulla tavola apparecchiata.
“ Dato che i cinesi mangiano
seduti allora anche noi mangeremo seduti. “
Accesi delle candele, le versai il vino e mi sedetti anche io. Preferii non accendere la tv, non volevo bloccarmi
a seguire uno stupido programma.
“ Com’è andata la giornata? “
“ Mmm,
devo dire che è buono, mannaggia! Comunque bene, bene “
Con un dito mi pulì la guancia e si mangiò
i chicchi di riso che aveva raccolto.
Questo momento era così perfetto che mi
si contorceva lo stomaco dall’emozione e non sapevo bene come
comportarmi. Non ero solito fare queste cose. Mai per nessuna avevo preparato
una cena, mai nessuna mi aveva pulito la guancia. E soprattutto mai nessuna mi
aveva neanche una volta sentito parlare di mia sorella o mio padre nel modo in
cui a lei avevo parlato.
“ Tu invece di sei dilettato a fare la spesa, ho visto… “
“ Visto? “
“ E’ passato su una radio, quindi più che altro ho
sentito… “
Chiacchierammo del più e del meno della giornata, a
volte ci baciammo, fu una cosa molto naturale e presto ci catapultammo sul
divano, sdaraiati a fare zapping tra i canali e
commentare i vari attori o attrici che vedevamo di sfuggita.
“ Però Nicholas Cage non ti
piace eh “
“ Senti, vuoi mettere a confronto con Antonio Banderas?
Dai. “
“ Catherine Zeta Jones… eh beh, eh beh.. “
Finii su un canale musicale che stava proprio passando
in quel momento il video di What’sMyAgeAgain?
“ Anche quel tipo lì è proprio
bello. “, commentai.
“ Quello con il braccio tatuato. O quellobassino? “
“ Nono, quell’altro. Non vedi come sminuisce gli altri?
“
“ Hai ragione. Dicono che abbia anche una fidanzata proprio fica “
Mi alzai e per forza di cose si alzò anche lei. La
guardai e spensi la tele innervosito dalla mia stessa voce che cantava “ nobodylikesyou “. Io non piacevo a nessuno, esattamente.
“ Scusa? “
“ Cosa? Oh, okay, Catherine è meglio, ma accontentati… “
Le tappai la bocca.
“ Hai detto ‘ una fidanzata ‘, lo sai? “
“ Sì… se a te sta bene. “
Fece spallucce in quella felpa che le stava enorme e
forse fu l’emozione a farla diventare più bella del solito, ma la baciai con
più convinzione e trasporto di quanto non avessi fatto fino a quel momento.
Finalmente potevo dire di avere una persona per me. Soltanto per me.
Finimmo la serata a vedere la tv e a dispetto delle
previsioni di Tom – e successivamente Travis che mi
scrisse un messaggio che diceva “dacci
dentro amico “ – lei dormì sì a casa mia, tuttavia non successe niente.
Per la prima volta anche io
volevo solo dormire con una persona, non mi disturbava il pensiero di non
concludere. Semplicemente volevo sentirla vicino a me almeno per quella notte.
Mi chiese se avessi almeno un’altra felpa che le
potesse fare da pigiama e gliene diedi una ancora più
grande di quella che indossava così avrebbe avuto le gambe un po’ più coperte.
Si svestì come se fosse la cosa più naturale del mondo e
io rimasi impietrito.
“ Ti infastidisce? “
Scossi velocemente la testa e mi girai fingendo di
cercare qualcosa.
“ Mark… guarda che puoi girarti. “
Pensando avesse finito mi
rigirai ed era ancora lì, in mutande e maglietta. Si avvicinò delicatamente e
mi parlò a quattr’occhi.
“ Vedi, da quella notte credo di aver condiviso più
cose con te che con qualsiasi persona prima d’ora. E’ più imbarazzante
svestirsi dei propri pensieri che di una felpa e dei pantaloni, io credo…
quindi non farti questi problemi. “
Mi passò la mano tra i capelli e mi baciò, dopodiché
con un gesto naturale mi levò felpa e sbottonò la camicia. Si allontanò e si infilò sotto le coperte.
“ Io dormo in mutande. “
Non obbiettò, così mi svestii e la raggiunsi a letto.
“ Bella maglietta, comunque. “
“ Oggi per strada c’era questo negozio
dove vendevano il vostro merchandising e non ho resistito a fermarmi. “
“ Bisogna supportarsi. “
“ Ti sopporterò. “
Mise le sue gambe tra le mie e dopo esserci scambiati
una serie di baci mi diede la buonanotte e si rigirò
dall’altra parte.
Qualche raggio di luna entrava e scorgevo i suoi
capelli perfetti, profumati. Casa mia non mi era mai sembrata così familiare e
calda come prima d’ora.
Shapespace: gutentag!
Capitolo…sette. Sì, sette. Siamo al culmine del diabete e questo capitolo è
servito più come intermezzo per avviare effettivamente la relazione, vedere
personaggi nascosti come Jennifer sotto un’altra luce, delineare
la storia e sbloccare la situazione per bene – l’ho già detto ma lo ripeto con
altre parole perché sono fica.
Come al
solito, ormai da tre capitoli, è durato un’eternità. Io amo, amo e stra-amo descrivere, spero non vi annoi, ma è la parte che
mi delizia, più dei dialoghi. Troppi dialoghi non riescono a formare per bene
un racconto, secondo me c:
A parte questo, credo che ci
stiamo avviando verso la fine *piange*
Oddio, non proprio così
vicino, ma siamo in cammino, ecco. *piange ancora*
Ringrazio ancora per le
recensioni, per quelli che hanno avuto la costanza di leggere fino a qui e
anche per tutti i complimenti sulla pagina!
Quando notate errori di
battitura o verbi non azzeccati – io li ho notati – comunicatemelo! Purtroppo
scrivo sempre la sera tardi e spesso anche dopo due-tre
riletture non colgo certi erroracci T^T
Il titolo del capitolo è
ispirato dai Box CarRacer,
ovviamente cambiando sky in Skye(:
Recensite se avete da recensire, sono ben accetti
anche consigli, quelli sono più utili del resto! Non credo di dover aggiungere
altro, se non Marverly/Maverly,
come preferite, (l’ho inventato io il nome, sì) forevah!
<3
Le relazioni a distanza non erano di certo note per essere le più
facili, ma sembrava che io e Skye fossimo nati per questo
Le relazioni a distanza non erano di certo note per
essere le più facili, ma sembrava che io e Skye
fossimo nati per questo.
Avevamo deciso di vederci ogni week-end. Lei ogni
venerdì sera arrivava a casa mia e il lunedì mattina entrambi ci svegliavamo alle quattro per far si che arrivasse giusto in
tempo al lavoro. In realtà non voleva che io mi alzassi, ma io non accettavo
che se ne andasse senza che ci salutassimo ed una
buona colazione per rinfrancarla dall’idea del viaggio.
Tutte le volte che non avevo impegni invece io
percorrevo la superautostrada e mi fiondavo da lei, rimanendo anche fino al martedì o mercoledì mattina e permettendole di riposare
un po’.
Quest’oggi era un martedì sereno,
nonostante patissi la sua mancanza l’avevo appena sentita mentre pranzava e mi
dirigevo dal mio manager assieme agli altri due.
Arrivammo di fronte a questo grande edificio scuro, con
il sole che scaldava le nostre teste, e appena varcammo la soglia percepimmo la
notevole differenza di temperatura. Tirai un sospiro di
sollievo e iniziai ad arieggiarmi con la maglietta.
“ Buongiorno “, esordì Thomas
alla receptionist. Lei gli fece un cenno e dopo le solite procedure
burocratiche salimmo in ascensore e raggiungemmo il tredicesimo piano. Tom lo
considerava da sempre un segno, gli piaceva il tredici perché era nato quel
giorno.
Bussammo alla porta e una voce ci ordinò di
accomodarci.
Faceva sempre un certo effetto sedersi a quella
scrivania.
“ Miei cari giovanotti, come state? “
Tutti commentammo con un ‘
bene ‘, ovviamente.
“ Bene. Siamo qui per parlare di una cosa importante. “
Anche se Tom era sempre stato quello più sciolto e meno
preoccupato da queste formalità, lo sentii chiaramente deglutire. Dall’altro
lato percepivo nella calma fredda di Travis e nello sguardo che mi scambiò una
sorta di nervosismo sopito. Dal canto mio iniziai ad avvertire fin troppo
freddo.
“ Dobbiamo discutere del tour mondiale. “
Tirammo tutti e tre un gran sospiro
di sollievo.
“ Cosa farai perciò? “, mi passò delle patatine che rifiutai. Travis fumava una
sigaretta e la tentazione di prenderne una di quelle che mi offrì dal pacchetto fu tanta, ma con un gesto declinai.
“ Lo sapete cosa farò io: verrò in tour. Piuttosto è…
cosa farà lei? “
Iniziai a grattarmi la testa. Non ero preoccupato, piuttosto
ero deluso. La situazione aveva iniziato a girare per il verso giusto e questo avvenimento rischiava di compromettere tutto.
“ Vedrai che andrà tutto bene. “
Assentii e andammo verso la mia macchina. Feci guidare
Tom, io avevo bisogno di riflettere, così appoggiai la mia testa al finestrino
e iniziai a osservare l’asfalto che scorreva veloce.
Accese la radio e cercò una stazione decente. Si fermò
quando sentì qualcosa di familiare.
«To die by your side is such an heavenly way to
die…», cantava quella voce. Erano
gli Smiths, una delle due band che più mi avevano
colpito al primo ascolto. Gli altri erano i Cure. Loro erano le mie band
preferite, nonostante io alla fine facessi tutt’altro
genere. Tom ascoltava solo punk-rock e punk oldschool, da questo lato mi sentivo più affine a Travis che
non disdegnava niente. Però stavolta lui sembrò
volermi consolare lasciando che una delle mie canzoni preferite risuonasse
nelle mie orecchie.
“ Gliene parlerai al telefono? “, abbassò
il volume.
“ No… aspetterò venerdì. “
Approvò e rialzò lo stereo, tornando a concentrarsi
sulla strada. Arrivammo a casa mia e decisero di fermarsi per cena.
Appena aprii la porta di casa
sussultai: sentii flebilmente il suo profumo. I miei sensi di colpa, un po’
debilitati dal viaggio, si assodarono definitivamente.
“ Si vede che hai una donna ora… guarda che ordine. “
Travis strisciò un dito su un mobile che un tempo
avrebbe sollevato più polvere di una tramontana in un deserto e osservandolo
neanche un granello si poggiava sul suo indice, infatti
ce lo mostrò soddisfatto.
“ E’ un po’ maniacale con le
pulizie “, aggiunsi mentre per l’appunto versandomi da bere rovesciai il
liquido sul tavolo e senza pensarci su lasciai lì tutto, bottiglia compresa.
Ci sedemmo in salotto, io e Tom
su di un divano e Travis spaparanzato pacificamente sull’altro.
Mi sembrava di vederci, la prima volta che eravamo
stati soli in una stanza. La magia si percepì dal primo istante, e non credo
che niente avrebbe mai potuto spegnerla.
“ To die by your side… is such an heavenly way
to die.. Skyeeeee! “, sorrisi mentre Tom mi punzecchiava le guance
con un dito e canticchiava la melodia degli Smiths
aggiungendoci il suo tocco di classe con una voce aggraziata e da donna.
Non che normalmente cantasse in modo poi tanto virile.
“ Lascialo in pace, ora è nel suo periodo emo e ha bisogno di deprimersi con tutto se stesso. Se no ce lo porteremo in tour che sarà ancora depresso! “
“ Non ce lo porteremo… ce lo
portiamo e basta. Questo fino a che non torna a casa piangerà come una
femminuccia tutte le notti. Vero Markey? “
Diedi una spinta a Thomas e
mandai a quel paese Travis. Non stavo male. Per niente. Era il periodo migliore
della mia vita. Semplicemente non trovavo una soluzione e mi vedevo già ad imbarcarmi sapendo che non l’avrei trovata al mio
ritorno.
Era rassegnazione. E delusione.
“ Parlando seriamente, vedrai che non succederà niente.. “
Guardai il mio amico di fianco a me che mi pareva sereno. Non capivo come potesse passare così
facilmente da un atteggiamento all’altro. Poteva incazzarsi e dopo due secondi
girarsi per dirti una battuta così come piangere quando meno te lo fossi
aspettato.
“ Beh, insomma. Lei ha delle
responsabilità, lo sappiamo tutti che non avrà tempo di seguirmi in tour…“,
sospirai. “ Alla fine sono qui a rammaricarmi per niente. E’ lei che ha
tutto in mano e proprio per questo scoprirò tutto venerdì. “
Il fatidico giorno arrivò. Ero più che nervoso. Non
sapevo neanche quando iniziare a parlarne, se dovessi farlo all’improvviso o
creare un’atmosfera apposita.
Sentii la serratura scattare e corsi all’ingresso prima
che potesse aprire.
Si sorprese di trovarmi sul ciglio.
“ Bon jour “
La cinsi in vita prendendola in braccio e mollò la
borsa dalla sorpresa, si avvinghiò al mio collo e le diedi un lungo bacio.
Nella mia testa sperai di non dover rinunciare a cose come questa.
“ Wow “, disse quando la rimisi a terra. “ Ti devo
essere parecchio mancata a quanto pare… “
“ Come sempre. “
Posò la borsa a mano in cui teneva tutte le cose per il
week-end in corridoio e appese il giubbotto all’appendino
sull’ingresso. Ormai sapeva bene come muoversi ed era un po’ come casa sua. O
almeno speravo.
Cenammo in cucina, preparò una pasta di verdure e
formaggio al volo che trovai squisita. Mi chiese come al
solito come avessi passato la settimana, ma preferii che prima mi raccontasse
della sua così da ritardare il fatidico discorso.
“ Ora però dimmi tu. “, si alzò
per sparecchiare ma la trattenni a tavola. Capì subito che c’era
qualcosa che non andava, si vide dal modo in cui mi guardò, le
si spense anche il sorriso e ammutolì.
“ Ecco…”
“ Se hai qualcosa da dirmi
dimmelo subito, per favore. “, si divincolò dalla mia presa e
andò a poggiare i piatti nel lavello. Si versò
un bicchiere di vino e attese che parlassi.
Era più facile non averla lì seduta
di fronte a me, così presi coraggio.
“ Abbiamo parlato del nuovo tour “, feci una pausa per
vedere la sua reazione ma non trapelava niente. “ E… faremo un tour mondiale.
Un luuuungo tour mondiale. “
Poggiò il bicchiere e si avvicinò. Ritornò a sorridere,
stranamente. Mi sentii sollevato anch’io per essermi tolto quel peso e perché
sembrava aver retto il colpo.
“ Oh, grazie al cielo! Pensavo ti
fossi già stufato… ”
“ Cosa? “, dissi
sconvolto. Come aveva potuto pensare una cosa del genere? L’adoravo come mai avevo adorato nessuno. Anzi. Era più che
adorare.
“ Io non potrei mai stufarmi. Mai. “
Le guardai quegli occhi luminosi e ne fui sicuro, non
c’era ombra di bugia nella mia affermazione.
“ Non c’è problema… Ti verrò a trovare appena posso e
ci sentiremo il più possibile. Sarà come se fossi qui, quasi… Sarà come se
fossi al college, ecco! “
“ Dici sul serio? “
Stavolta ero proprio spiazzato: mai mi sarei immaginato
una proposta del genere. Avrei già esultato se si fosse concessa di promettermi
di aspettarmi, ma addirittura propormi di venirmi a trovare… no, non me lo
aspettavo.
“ Certo che dico sul serio. “, e con
uno dei suoi movimenti delicati e posati mi raggiunse le labbra imprimendo un piccolo
bacio.
“ Tu sei… sensazionale. “
Affiorò un sorriso sulle labbra e diventò un po’ rossa.
“ Anche tu Mark Hoppus, anche tu. “
Quella notte fare l’amore fu più intenso del solito. Sentii che l’uno si diede all’altra completamente, non solo
fisicamente, ma anche spiritualmente. Come se ormai fossimo
un tutt’uno e niente potesse scalfire il nostro legame.
Mi sembrò più bella del solito, coricata sotto le
coperte, mentre aspettava che tornassi a letto.
“ Peccato, ti sei rivestita… “
“ Oh, su, ho messo solo l’intimo. Per quel che costa
fammelo tenere su almeno un po’. “
Passai delicatamente la mia mano sul suo collo e lei
repentinamente la intrecciò con la sua. La cinsi a me.
“ Davvero allora verrai a trovarmi? “
“ Ovunque tu sarai. “
Mi fece sentire invincibile. Le baciai i capelli
profumati e si appoggiò sulla mia spalla per addormentarsi.
Erano passati quasi tre mesi e niente era riuscito a
cancellare dalla mia mente ciò che pensai la prima volta di lei: che l’avrei
amata come nessuna. Non mi sbagliavo.
“ Ti amo,SkyeEverly. “
Sentii un leggero sussultò, fu impercettibile, ma ci
fu. Rimase immobile e silenziosa per un po’; non era turbata, ne ero certo,
semplicemente voleva trovare la risposta più adeguata. Una donna di quel
calibro non ti diceva un semplice ‘anch’io’. Non tardò molto a ragionarci su.
“ Lo so Mark Hoppus, lo so.
Ovunque tu sarai, giusto? “
“ Sì. “
Shapespace: vi vedo, tutti lì a fare “aaaawn” con
gli occhi sbrilluccicosi. Sìsì,
vi vedo!
Ora Markey partirà e perciò vi preannuncio che siamo sempre più vicini alla conclusione. Per
fortuna adesso ho un’altra long sui blinka cui pensare o sarei andata nel panico… :’3
Comunque sono soddisfatta di essere riuscita a tornare a scrivere
un capitolo breve! Mi mancavano.
Vi ringrazio tutti per essere arrivati fino a qui e aver avuto
tutta la pazienza di questo mondo nel seguire la storia Ilove u c:
Capitolo 9 *** I'll write you once a week, she said ***
Avevo già affrontato un tour lontano da
casa ma c’era una sottile differenza: ero sempre stato single. Stavolta la
mancanza del mio paese natale si faceva sentire pesantemente, tuttavia cercavo
di godermi città che non tutti hanno la possibilità di vedere e di svagarmi con
i miei amici.
Non volevo passare tutto quel tempo
rattristandomi, era il mio lavoro e ne ero grato, volevo guadagnarmi tutto ciò
che la gente mi regalava semplicemente supportando la band.
Infine avevo la fortuna di avere accanto
una persona paziente, così tanto da superare miglia di volo e il famoso jetlag pur di vedermi.
Mi trovavo a Manchester, una delle più
belle città inglesi, e mentre guardavo i palazzi mi domandavo come fossi
riuscito ad arrivare fino a lì.
Io e i ragazzi eravamo in giro a
rilassarci dopo delle estenuanti prove, ovviamente al nostro seguito avevamo il
manager e due amici. Ogni tanto aprivo il cellulare e guardavo l’ora, pensavo
al fuso orario, speravo non mi chiamasse proprio mentre ero pronto per
esibirmi.
“ Il cielo
oggi è proprio limpido “
“ Ha-ha,
divertente Tom! “
Per lui era facile, Jen
era come una fedele cagnolina, lo seguiva ovunque potesse andare, sembrava non
le importasse sacrificare la propria vita, probabilmente l’avrebbe fatto per
quell’idiota se qualcuno gliel’avesse chiesto.
Entrammo in un pub che sembrava lontano
da occhi indiscreti e iniziammo a fare qualche giro di bevuta.
“ Tom sarà ridotto malissimo entro
stasera! “
“ Ci puoi scommettere Chris.. “, buttai
giù un sorso di vino e mi abbandonai sulla sedia.
“ Se non la smetti di controllare quel
cellulare te lo metto nel culo. E poi ti andrà nell’intestino. Sarai incinta di
me, e avremo uno splendido cellfiglio, ovviamente
solo se assomiglierà a me, altrim…”
Scoppiai a ridere, da dove partoriva
quelle idee? “Tom Tom Tom, per favore…
basta “, gli tirai via il boccale di birra e approfittai del cameriere che
passava per consegnarglielo al più presto. “ Per favore, non servitelo più… “
“ Ma ha pagato per altri sei giri… “
“ Ti pago il doppio se non lo servi più.
“
Il cameriere tese la mano e mi strappò i
soldi così velocemente che fui sicuro di aver rotto una banconota.
“ Bastardo, seeei
un bastardo “, mi si avvicinò, puzzando di birra, e iniziò a toccarmi la faccia.
Probabilmente dovevano essere dei buffetti ma parevano più carezze.
“ E tu sei ubriaco “, risi, mi alzai e
presi il mio amico sotto braccio, lo aiutai ad uscire pian piano.
“ Ora andiamo a vomitare, vero Mark? “,
sbatté la testa contro la porta mentre uscivamo ma nemmeno sembrò rendersene
conto.
“ Sì, come sempre Thomas “, scossi la
testa ridacchiando un pochino e lo stesi per terra sul retro del bar.
Mi voltai mentre rimetteva anche ciò che
aveva mangiato sei mesi prima. Per fortuna non eravamo delle ragazze, o dei
metallari, avrei detestato stare lì a guardare mentre gli tenevo i capelli.
“ Pensa quei froci dei metallari con i
loro capelli lunghi… quando vomitano devono tenersi
la testa a vicenda come delle fottute femminucce “
“ Stavo pensando la stessa cosa… forse sono ubriaco anch’io “, mi sedetti contro il
muro di fianco a lui, dalla parte opposta alla pozzanghera di vomito. Ci
sorridemmo a vicenda.
Era sempre così, come il primo giorno.
“ No, è che…
oh, come sono ubriaco, sto per dire una cosa così gay…
“
“ Tu sei gay! “
Passò cinque minuti a fare versi osceni
fingendo di masturbarsi, cosa che faceva anche da sobrio purtroppo. E cosa che
facevo anche io.
“ Sai Mark, stavo per dire quella cosa
così gay ma mi sono dimenticato… “
“ Meglio così, ce ne ricorderemo più
avanti. Vuoi restare ancora un po’ qui al freddo? “
“ Sì. Sai, a volte non mi sento sempre
così capito dagli altri. Ma poi arrivi tu e allora io mi sento meno solo. Nonostante
tutto alla fine siamo sempre io e te, anche fra vent’anni ci saremo solo io e
te, ne sono sicuro. E’ per questo che poco fa pensavamo la stessa cosa, io e te… siamo la stessa persona. E io sono felice di essere
Mark Hoppus “
Forse queste cose mai me le avrebbe
dette da sobrio, si limitava a importunarmi o al massimo a sussurrarmi un ‘ti
voglio bene’ nei momenti più duri, tuttavia sapevo che quanto stava dicendo era
l’assoluta verità. Se avessi dovuto scommettere su una persona che fosse
rimasta fino alla fine quella sarebbe stato lui.
“ Anche io sono felice di essere Tom DeLonge “, gli passai una mano tra i capelli, dopodiché
vidi che stava per crollare.
“ Andiamo in hotel, devi assolutamente
farti passare tutto questo per stasera, spugna! “
Lo risollevai e poco dopo uscirono gli
altri, che mi diedero una mano.
Per fortuna nessuno ci riconobbe per
strada, o avremmo rischiato di ricevere dei bei titoli in prima pagina. Già
correvamo nudi e cantavamo di qualsiasi cosa fosse il male secondo la società,
se avessero anche avuto la prova che ci ubriacavamo come se non ci fosse un
domani allora sarebbe giunta la fine dei blink-182.
“ Come va? “
Gli lanciai un asciugamano in faccia e
mugugnò tirandoselo via.
“ Bene, solito mal di testa, appena
saremo sul palco sarà passato “
Mi passai una mano fra i capelli e
guardai il panorama fuori dalla finestra dell’hotel: quanto avrei voluto vedere
San Diego. Quanto avrei voluto vedere lei.
Scrollai la testa per non pensarci.
“ Jen ti ha
fatto la ramanzina? “
“ Ovviamente “, si mise a guardare la
tv, anche se non sembrava molto interessato.
“ Avete litigato…
“
“ Ovviamente “
“ E stai fingendo di ascoltarmi.. “
“ No, ti sto ascoltando…
“
“ E Jen è una
rompicoglioni “
Mi fulminò con lo sguardo e con voce
alterata disse “ Tu sei un rompicoglioni!”
“ Oh, allora ascoltavi seriamente “
Presi posto anch’io sul divano e dopo
avermi assestato un calcio ci eclissammo ognuno assorto nei propri pensieri,
fingendo di guardare quei programmi.
Dopo momenti di silenzio interminabili
se ne uscì dicendo: “ Hai mai litigato con Skye? “
Mi voltai per guardare se fosse serio.
Incredibilmente lo era.
“ Certo.. sì, credo di sì… Non lo so! Che razza di domande fai? “
“ Boh, era così per chiedere, si è una vera coppia solo dopo aver litigato
seriamente! ”
Provai a pensare a qualche litigio ma
non ne intravedevo nemmeno un vago ricordo.
“ Ma che diavolo dici poi… Allora tu e Jen siete
destinati all’amore eterno se è così “
“ Infatti, abbiamo litigato anche al
primo appuntamento “
Scrollai la testa e feci finta di
tornare a guardare la tv, mentre quel pensiero mi torturava come un tarlo nella
testa.
Io e Skye
avevamo sempre trovato le soluzioni, i compromessi per essere d’accordo su
qualsiasi frangente. Ed era andata benissimo così. Fino ad ora. Purtroppo Tom
aveva inseminato un’idea e non me ne sarei liberato tanto facilmente.
Davvero una donna aveva bisogno di fare
qualche scenata ogni tanto per sentirsi appagata dal proprio uomo? Che
necessità c’era di litigare? Forse per sciogliere i nervi? Perché trovare nel
prossimo, che oltretutto ti ama, una valvola di sfogo? Avevo sempre pensato che
i litigi futili in una coppia portassero solo ad una cosa: il divorzio.
Io ci ero cresciuto, non avevo bisogno
di dimostrazioni. E non volevo gridare, scalpitare, lanciare piatti, inveire o
fare paura alla donna che amavo. Io volevo solo mostrarle il meglio di me.
Non capivo quella stupida idea e mi
affrettai ad alzarmi per lasciare la stanza.
“ Dove diavolo vai? “
Chiusi la porta senza rispondere.
“ Mark, dove diavolo sei finito amico?
Tra un’ora abbiamo un concerto! Rispondi, stronzo. “
La mia segreteria telefonica era piena
di messaggi del genere. Il manager continuava a inviarmi messaggi minatori.
Ma la chiamata che desideravo dov’era?
Mi ero allontanato dalla città in
macchina, una macchina non mia oltretutto.
Guidavo da ore e non sapevo nemmeno
dov’ero.
Mi fermai in un pub lungo la strada,
avevo intenzione di bere qualcosa per tornare indietro e salire sul palco
completamente inconsapevole di quello che avrei fatto.
Entrai e al bancone ordinai il cocktail
della casa.
Io odiavo fare tour in Europa. Era una
cosa che non sopportavo. Il jetlag, gli spostamenti,
il caos, i meet ‘n greet
organizzati da settimane di cui ci avvisavano tre quarti d’ora prima, la
lontananza da casa, lo stress… e tutto questo poteva
durare anche mesi. Amavo il mio lavoro, ma forse allora non riuscivo a
comprendere che quello faceva parte del mestiere e dovevo accettarlo.
Mentre gustavo quello strano drink
dolciastro qualcuno si sedette di fianco a me.
“ Prendo la stessa cosa che ha preso lui
“
Riconobbi quella voce subito e mi voltai
spalancando gli occhi, incredulo rovesciai il mio bicchiere.
“ Tu? “
Si avvicino e mi diede un bacio.
“ Buonasera mr.
Hoppus “
Ero ancora lì a bocca spalancata.
Sentivo la puzza dello zampino di Tom, eppure non poteva aver fatto niente.
“ Skye? “
“ Oh, sì, volevo farti una sorpresa e
non ti ho detto niente. Poi mi ha chiamato Tom e mi ha spiegato della tua
‘scomparsa’… che diavolo stai facendo? “
“ Ehm… “
Già, che diavolo stavo combinando?
Mi prese la mano e, dopo aver pagato, mi
fece un cenno d’intesa e mi portò fuori.
Tirò fuori dalla tasca della sua giacca
una sigaretta e me la porse.
“ Credo che tu ne abbia bisogno oggi “
Scossi la testa ma lei mi guardò con
sguardo insistente e quindi misi la sigaretta in bocca. Mentre mi accorgevo di
non averne uno mi passò l’accendino e già alla prima boccata mi sentii meglio.
“ Qual è il problema? E non dirmi che
non ce n’è… “
Me ne stetti zitto a fissarla, con il
fumo che mi avvolgeva e mi annebbiava un po’ la vista.
“ Mark…
troveremo una soluzione, qualsiasi cosa sia “
“ E’ questo il problema! “, sbottai
esausto.
“ Che cosa? “, lei manteneva la calma
nonostante tutto, anche se le si leggeva in faccia il nervosismo.
“ Troviamo sempre una soluzione. Va sempre tutto bene. Sempre. Sempre,
maledettamente sempre! “
“ Che… che
cavolo di problema sarebbe? Se per te una relazione stabile è un problema
allora abbiamo due modi diversi di vedere le cose. E non saresti normale,
sinceramente! “
Mi sentii il mondo crollare addosso:
cosa stava succedendo? Mi ero fatto persuadere da due chiacchiere con Tom e
compromettevo tutto solo perché la sua relazione funzionava a meraviglia tra
qualche insulto e qualche pianto. Eravamo due persone simili, ma fino ad un
certo punto.
“ Io… Io sono
un idiota. “
“ Questo lo sapevo dal primo giorno. Ma
perché? “
Feci un cenno per dirle di lasciar
perdere e mi allontanai verso la macchina.
“ Ho un concerto che mi aspetta, vieni o
no? “
“ Ho la mia macchina…
“
“
La farò venire a prendere. Ma tu vieni con me. “
Tornai indietro, la presi di peso e la
misi in macchina mentre lei protestava.
Partii a tutta velocità un po’ perché
rischiavo di arrivare in ritardo e un po’ perché la situazione mi divertiva.
“ Ho i miei documenti là dentro, il mio
cellulare! “
“ Primo: se sei la fidanzata di Mark Hoppus non ti servono documenti. Secondo: io sono qui, chi
hai bisogno di chiamare? “
Tentava di apparire ancora arrabbiata e
nervosa ma vidi un timido sorriso affievolirle sulle labbra.
Il resto del tragitto lo passammo in
silenzio, ogni tanto mi giravo con l’intenzione di iniziare una conversazione
ma la trovavo sempre assorta a guardare fuori dal finestrino.
Arrivammo sul retro di un grande
edificio in cemento. Lei scese e si guardò attorno timorosa, la presi per mano
ma mi scansò, così avanzai teso verso l’uscita posteriore. Il nostro manager
uscì con una faccia scura proprio in quel momento e quando mi vide quasi ebbe
un collasso.
“ MARK. Dove. Cazzo. Eri. “
Quattro semplici parole, scandite per
bene, uscirono dalle sue labbra mentre un’altra voce stridula compariva e
m’insultava a raffica: era Thomas.
Non riuscii ad aprire bocca per due
buoni minuti, poi improvvisamente si voltò.
“ Tu? Skye?
Cosa ci fai…io… “
“ Ero in aeroporto quando mi hai
chiamata, volevo fargli una sorpresa, perché io lo amo tanto – il cuore mi andò
in gola, non le avevo mai sentito dire quelleparole – ma a quanto pare è stato tempo perso… “
Detto questo scansò Tom e si fece strada
tra il backstage senza nemmeno sapere dove andasse.
“ Ma che diavolo….
“
“ E’… è colpa tua! ”
Spinsi Tom mentre lui cercava di capirne
qualcosa e iniziai a correre per raggiungere Skye.
La vidi che chiacchierava con Jennifer,
sembrava tranquillissima, eppure scorsi un’occhiataccia quando notò la mia
faccia familiare sullo sfondo.
Jen si allontanò e Skye venne verso di me, con le mani nella tasca del
giubbotto e lo sguardo deciso.
“ Allora? “
“ Mi dispi… “
“ A che cosa serve dire ti dispiace? Sei
un cretino. “
“ Lo so… “
“ Che cosa è stato? Era un modo carino
per scaricarmi? “
“ No! “
“ E allora che cos’è? “, scrollò le
spalle e tentai di avvicinarmi, ma lei mi fece segno di no e arretrò di un
passo.
Muoveva una gamba nervosa e aspettava
una risposta. Deglutii.
“ E’ che…io… io non ho mai amato nessuna così tanto. Anzi, se
l’amore effettivamente fosse questo allora significherebbe che io non ho mai
amato prima d’ora. “
Spalancò gli occhi per due secondi ma
poi abbassò lo sguardo e guardò di lato, per non farmi scorgere le sue guancie
arrossate. Mi avvicinai e stavolta rimase lì, con una mano le alzai il volto e
la baciai delicatamente.
“ Io ti amo Skye
Leigh Everly “
Scongiurai tutti i santi per far sì che
mi rispondesse ma semplicemente mi baciò e si allontanò, sparendo dalla stessa
parte in cui si era diretta Jennifer.
Scoraggiato raggiunsi il camerino e
buttai sul divanetto le cose che avevo in tasca, mentre iniziavo a fare
stretching per riscaldarmi.
All’improvviso sentii il telefono
squillare e lessi il messaggio:
“ Io
ti amo di più. “
Sorrisi e scossi la testa.
“ Skye, perché
non puoi dirmelo, perché non ci riesci? “, dissi tra me e me.
Mi lavai i denti e fui pronto a salire
sul palco, ma mentre percorrevo il corridoio vidi il mio amplificatore e mi
venne un’idea.
Tutto era completamente buio, il
pubblico fremeva, sentivo una scarica di adrenalina pazzesca, ed ecco che
partimmo: Dumpweed riecheggiava per tutto l’edificio
e la folla era impazzita. Saltavo a più non posso e Tom suonava alla sua solita
maniera, con la chitarra quasi sotto alle ginocchia, mentre faceva smorfie
strane.
Mentre camminavo – più che altro
saltellavo – qua e là davo delle occhiate in giro per scorgerla eppure lei non
c’era mai. Jennifer neppure, odiava Dumpweed e
casualmente ogni volta che lo show iniziava preferiva prendersela comoda.
Presto mi dimenticai di ciò che avevo
alle spalle, anche se la gente guardava incuriosita il mio amplificatore. Il
palco mi faceva sempre scordare tutto, era il mio antidolorifico.
Arrivò una delle pause tra le canzoni e
presentai quella successiva, quella che speravo servisse a fare il miracolo.
“ La… la
prossima canzone parla d’amore “
“ Mark è innamorato “, ovviamente Tom
doveva cogliere l’occasione per prendermi in giro, e io a mia volta dovevo
coglierla per fare uno dei tanti dickjokes.
“ Sì, è vero, l’altra notte io e lei
abbiamo passato una notte stupenda. Ce l’aveva più duro di me “
“
Era Travis “, aggiunse Thomas.
Il pubblico rise e fece qualche urlo,
anche Travis ridacchiò alle nostre spalle.
“ No, seriamente, la canzone parla
d’amore, perciò… ecco che arriva! “
Ai primissimi accordi vidi di sfuggita
una testa bionda comparire sul mio lato destro, stava dietro le quinte con le
braccia incrociate.
Mi voltai, vidi che indicò
l’amplificatore e lesse scuotendo la testa.
Avevo fatto scrivere “ I luv u more
“. Le sorrisi, dopodiché ripresi a fare qualche piccolo salto, mi avvicinai al
microfono e la guardai.
“ This
world is an ugly place, but you’re so beautiful Skylee!
“
Mi svegliai, il profumo dei suoi capelli
inondò le mie narici e mi ritrovai un sorriso soddisfatto sulle labbra. Le baciai
la fronte e si girò verso di me.
“ Buongiorno. “
“ Lo è? “
Le diedi un buffetto e cacciai fuori una
faccia dispiaciuta. Mi baciò e sorrise, scuotendo il capo.
“ Cosa? “
“ Hai fatto tutto quello, io sono ancora
incredula… “
“ Anche io, non avevo mai fatto niente
del genere prima d’ora. Sono gay? “
Alzò le coperte e si controllò.
“ Non penso.. anche se ieri sul palco
hai detto che ce l’avevo più duro di te. “
“ Era Travis!
“
“Ah, certo.. ci si può confondere, in
effetti ci assomigliamo parecchio, ho così tanti bei tatuaggi.. “
“ Probabilmente la tua vagina è un
tatuaggio e ce l’avevi davvero duro.. e.. mmm.. io ho
sempre sbagliato buco. Uno si confonde. “
Ci guardammo e scoppiammo a ridere.
Si avvicinò mettendosi tra le mie
braccia e sentii un brivido lungo la schiena. Si mise a scorrere le sue esili
dita sul mio petto.
“ Nemmeno per Tom hai fatto una cosa
così? “
“ No, mai. Anche se una volta gli ho per
sbaglio mandato un messaggio spinto che era per una ragazza e lui mi aveva
salvato sotto Rebecca, perciò ci si è masturbato sopra e mi ha risposto con una
foto… “
“ Romantico “
“ Troppo “
Si alzò e si infilò la mia maglietta e
le sue mutande. Prima che la coprisse osservai la sua schiena nuda e perfetta,
il suo collo sottile e le sue spalle minute: niente era fuori posto.
Si voltò e sorrise, aveva più l’aria di
una che si stava preparando ad uscire piuttosto che di una persona appena
sveglia.
Mi alzai anch’io e infilai i miei boxer,
la raggiunsi in bagno mentre si lavava i denti e la imitai.
“ Aloapahe ‘atta? “
“ ‘osa? “
Sputai nel lavandino e tolsi lo
spazzolino dalla bocca.
“ Pace? “
Sputò anche lei e mi guardò. “ Stiamo scatarrando
dentifricio e saliva a più non posso nello stesso lavandino e ci stiamo lavando
i denti assieme… direi di sì. “
Sorrisi e controllai di aver pulito a
fondo digrignando i denti allo specchio.
“ Neanche questo l’avevo mai fatto in effetti… “
Si sistemò i capelli e si tolse un po’
di trucco colato dal viso.
Fece per uscire dal bagno ma poi si
voltò e guardò il mio riflesso nello specchio. Ricambiai lo sguardo.
“ Cosa? “
“ Io ti amo più di quanto Mark Hoppus ami me “, e detto questo se ne uscì lasciandomi
imbambolato con lo sguardo perso nel punto in cui prima si trovava la sua
figura.
Shapespace:
eccoci
di nuovo con Mark e Skye!
Finalmente sono riuscita ad
aggiornare (: questo capitolo non mi entusiasma molto, spero vi piaccia
comunque!