You're so beautiful Skylee

di shapeshifter
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** She was standing there, with brown eyes and long blonde hair ***
Capitolo 2: *** I laughed the loudest, who'd have known? ***
Capitolo 3: *** Don't let her pull you down! ***
Capitolo 4: *** Vive la mia parola, e in lei sei vivo. ***
Capitolo 5: *** Tutte le nostre piccole cose. ***
Capitolo 6: *** Painkiller ***
Capitolo 7: *** Skye seems so clear ***
Capitolo 8: *** Ovunque tu sarai ***
Capitolo 9: *** I'll write you once a week, she said ***



Capitolo 1
*** She was standing there, with brown eyes and long blonde hair ***


La band era al top, mi pagavano per passare il tempo con i miei amici a dire stronzate , avevamo un nuovo batterista che era formidabile e… e io ero single, ecco.
Certo, non era una catastrofe, però vedere come Tom si sentisse capito e fosse felice al fianco di Jennifer certe volte oltre a farmi venire voglia di rimettere tutto il taco bell del mondo mi faceva anche sentire parecchio solo. Incompleto più che altro, perché la solitudine la colmavano i migliori amici che potessi mai avere.
Avevo bisogno di sentirmi compreso, di qualcuno a cui dedicare tutto me stesso, in fondo stavo crescendo, non ero solo scoregge e stronzate al sabato sera con Tom o nel backstage. Prima mi bastava, ma prima eravamo io e Tom, eravamo adolescenti, ci bastava qualcuna che ci apprezzasse per una notte, perché era giusto così.
Adesso avrei voluto qualcuna a cui scrivere canzoni, una ragazza con cui avere i miei momenti sdolcinati; avrei voluto sinceramente foto pessime fatte alle macchinette che lei avrebbe tenuto nel diario in cui ci sarebbero state tutte le frasi romantiche da bigliettini di S. Valentino usate da me nei momenti adatti. Anche se Travis diceva che era come se io stessi con Thomas -e ammetto che se fosse stata una donna probabilmente sarebbe stato così- alla fine questo amore platonico non avrebbe mai potuto essere concretizzato tra di noi. Tom è probabilmente la persona che ho sempre sentito più vicina a me, quell’amico che più come un fratello è sempre stato come me in un altro corpo, ma questo non sempre può bastare. Avevo bisogno della mia persona.
Mentre questo vortice di pensieri mi affliggeva proprio lui mi diede uno scossone, pronto a scendere dal pullman per registrare il nostro nuovo videoclip per la canzone di All The Small Things. Per l’appunto. La canzone più dolce che Thomas avesse scritto, dedicata a Jennifer, probabilmente per farsi perdonare da quel “I need a girl that I can train” che tanto li aveva fatti discutere.
Ecco, avrei voluto qualcuno che coincidesse con “Going Away To College”. A cui dire che nonostante il mondo crollasse intorno e sembrasse tutto ciò che di malvagio poteva esistere, lei c’era ed era bellissima.
Comunque adesso dovevo solo pensare a registrare il video. Tom aveva scritto una canzone impeccabile e così dolce e io avrei rovinato tutto correndo in mutande, fingendo orgasmi e toccandomi i capezzoli. Però restava un’idea geniale.
“ Provo a indovinare, ti stai ancora deprimendo. “
Tom mi conosceva troppo bene per potergli mentire e nonostante tutti potessero pensare che fosse una persona superficiale e che potesse contenere solo scoregge io sapevo che era un ragazzo sensibile, perché noi due eravamo uguali e io potevo dire di conoscerlo quanto me stesso. Sotto la commedia si celavano dei sentimenti. Ne eravamo dotati anche noi, tuttavia eravamo in grado di celarli ben bene sotto una massiccia scorza di ironia mescolata a idiozia allo stato puro.

“Sì, Tom, purtroppo sì.” Mi venne spontaneo sospirare mentre rispondevo.
Ricevetti una pacca sulla spalla e un semi abbraccio, spuntò un sorriso sulle mie labbra, ma per quanto affetto potesse darmi lui il problema sussisteva. “Ancora a farsi problemi per la sua vita da single, vero?” arrivò anche lui, Travis, ovviamente a petto nudo, e ovviamente con in mano le bacchette, avrebbe suonato sui nostri cervelli se avesse potuto. E l’avrebbe fatto maledettamente bene.
“Scusate ragazzi, oggi mi divertirò e basta, siamo qui per fare il video più demenziale della storia in fondo!”, li presi entrambi sotto le mie braccia e ci stavamo avviando verso la location, ma sentii Tom scivolare via e quando mi voltai stava stringendo tra le braccia Jennifer.
“ Scusa amico, ma la mia donna preferita è arrivata! ”, si schioccarono un bacio stampo e dio, vedere come si guardavano quei due, avrei pagato oro perché qualcuno mi guardasse così. Sorrisi e con un cenno dissi che lo capivo, così si allontanarono e rimasi solo con Travis, che seduto su uno sgabello tamburellava su una sedia di fronte.
“ Sei nervoso?”
Parlare con lui era facile. Tutti pensavano fosse di poche parole, ma ne ha sempre avute a fiumi con i suoi amici, e io ero uno di quelli che poteva dire di aver avuto l’onore di conoscerlo meglio. Infatti sapevo che non sarebbe stato così a suo agio come me e Tom a fare il coglione di fronte ad una telecamera e, se le cose fossero andate come il video precedente, mezzo mondo.
“ Un po’.. cioè, sai che so essere anche io idiota quando mi ci metto, ma davanti a tutti.. beh, è diverso.”
“ Pensa che ti stia riprendendo un nostro amico! E poi di fianco a me e Tom non ti sentirai mai più idiota di noi ”
“ Beh, questo è proprio vero.. oh, ecco che parli d’idioti e arriva il re! ”
Mi voltai e un Tom in mutande abbracciava un salvagente improvvisando un balletto su non sapevo quale canzone che canticchiava con la sua strana voce.
Ma non fu quello a colpirmi. La vidi. Lei era là, come diceva una canzone del mio ultimo album, con i suoi capelli biondi, sorrideva ad una collega guardando l’idiota di Tom. E a differenza della canzone, sapevo che indossava le mutande, era molto professionale, e non fu affatto il suo seno a colpirmi, perché devo ammetterlo, non è che sia mai stata generosa in quel campo, ma era il suo modo di ridere, i gesti che faceva, il fatto che si muovesse con così tanta eleganza da sembrare irreale.
Non riuscirò mai a spiegare la sensazione che provai, eppure probabilmente già in quel momento sapevo che l’avrei amata come nessuna prima d’ora.

 

 

 

 

 

 

 

 

n/a: questa è la mia prima ff sulla mia band preferita, o meglio ancora, la coppia canon della mia band preferita! Spero di poter proseguire al più presto, che vi sia piaciuta ovviamente e di ricevere qualche parere positivo c:

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Capitolo 2
*** I laughed the loudest, who'd have known? ***


I minuti che seguirono si possono riassumere in: il fallimento.
Tom notò subito il mio sguardo sognante e si avvicinò scherzandomi, probabilmente immaginando che io stessi guardando lui appositamente così. Ma poi se ne accorse, eccome se ne accorse.
“ Ti piace quella tipa o sbaglio? Oh sìsì, grande, grande! ” e presto lo vidi accanto a lei, che bonfonchiava qualcosa ridendo. Avevo più paura a sapere che cosa le stesse dicendo che ad ascoltare sul serio, eppure così come se n’era andato tornò, e mi trovai faccia a faccia con quella ragazza.
“ Skye, lui è Mark. Ti andrebbe di uscire con lui? Gli sto cercando una ragazza, è single da parecchio tempo. “
Doveva essere completamente fuori di testa. Non che non lo sapessi già.
Eppure bastava dare un’occhiata per capire l’incompatibilità: lei era un’executive di Mtv e io ero… io. Un ventisettenne che girava nudo sugli schermi di tutto il mondo, che aveva lasciato perdere il college e l’insegnamento per andare a suonare il basso e fare skate con il suo migliore amico, e che adesso l’aveva appena guardato gongolarsi in mutande mentre si limonava un salvagente a ritmo di una canzone conosciuta solo a lui e l’aveva trovato dannatamente divertente.
C’era un però. Io ci speravo. Speravo che una persona mi accettasse anche per quelle cose, soprattutto per quelle, e che mi amasse nonostante a volte fossi irritante, altre noioso, altre così nerd da portare all’esaurimento.
“ No, sinceramente non sono interessata a impegnarmi con un mutandaro..” lo disse sorridendo, come se pensasse che fosse uno scherzo, come se ad un tratto avremmo dovuto metterci tutti e tre a ridere.
E così fece Tom, e così feci io.
Iniziai a ridere convulsivamente per non lasciar spazio nemmeno a un microgrammo di tristezza di invadermi, risi così forte che lo stomaco iniziò a farmi male e il respiro mi si bloccò. Nella mia mente pensavo solamente che questo l’avrebbe fatta andare via. Via per sempre, quella brutta giornata sarebbe sparita dalla mia vita assieme a lei e presto mi sarei scordato di come quella ragazza avesse pensato che un “mutandaro” come me non potesse avere un briciolo di sensibilità.
Tom aveva smesso da un pezzo e mi guardava senza capire, mentre lei si allontanava con uno strano ghigno sul viso e scuotendo la testa.
Tutti mi guardavano come se fossi un fenomeno da baraccone, io ripresi fiato e iniziai a calmarmi sebbene dentro di me fossi un turbine di impulsi diversi. Skye, mi ripeteva il mio cervello. Skye. Un colpo al cuore. Skye. Un altro colpo al cuore. Skye. E ancora bum.
Non poteva avere un nome brutto? No, doveva avere oltretutto un nome così raffinato. D’altrocanto lo era anche lei. Era un angelo, non c’erano dubbi, e questo era solo un mio brutto sogno.
“ Che diavolo pensavi di fare? ” le parole di Tom mi schiacciarono con il peso di tutta la loro realtà.
“ Io.. ha detto mutandaro, era divertente, e io… ” indicai dove lei stava poco prima. Appena un attimo fa la donna della mia vita era lì davanti e io l’avevo investita di risate tanto da farla scappare. Se anche solo avessi avuto un briciolo di possibilità di essere credibile come persona, ora avevo mandato tutto all’aria.
“ Oddio, che ho fatto Tom? ”
Più ripensavo alla scena e più avrei voluto prendere il salvagente e ingoiarlo per soffocarmi. Questo pensiero non mi aiutò dato che iniziai a ridere ancora un po’, ma lui mi prese strattonandomi e mi guardò negli occhi.
“ Amico, fare il coglione con le ragazze va bene. Lo dico io, guardami. Va bene. Ma poi non venire da me a piangere come una ragazzina dicendo che non hai la ragazza.
Va bene farlo se non ti frega, ma io so cosa vuoi, e anche tu lo sai. Guardi me e Jennifer con quella faccia così sconsolata che ormai lei si sente in imbarazzo a stare con me quando ci sei anche tu. Va beh, si sente in imbarazzo anche perché di solito finisce che siamo ubriachi sul pavimento a dire che mia madre ha il pene più grande della tua, ma questa è un’altra cosa.
Fai un favore a te stesso, sii meno coglione. Sii coglione nel giusto, ecco. Non è un rimprovero, solo che… lo sai. ” e dopo una pacca sul petto, lo vidi sparire per rimettersi i vestiti probabilmente.
Tom mi voleva bene, l’avevo capito dietro a quel lo sai, e cercava solo di aiutarmi, nonostante questo non mi si poteva chiedere di non essere me stesso.
Se non fossi stato me stesso non avrei scritto una canzone dove canto che nessuno deve impormi di comportarmi da persona matura. Perciò in quel momento l’impulso mi diceva di mandare a quel paese le ragazze snob e di continuare a fare come avevo sempre fatto: paranoie infinite coperte dalla mia simpatia e ironia. Chi l’avesse meritato avrebbe scoperto anche il me meno conosciuto, quello che aveva pianto chiamando sua madre quando viveva da solo o che a volte non riusciva a convivere con la mancanza di sua sorella quando aveva deciso di trasferirsi assieme suo padre.
Confortato dalle mie decisioni pensai che questa prima giornata di lavoro sarebbe stata solo positiva, avrei girato un bel video, visto tante belle ragazze e suonato il mio basso. Non volevo altro dalla vita.

Ci portarono in una stanza a provare dei vestiti che avremmo usato per il videoclip e io trovai questi buffi occhiali rossi e giganteschi, così davanti alle telecamere iniziai a fare le mie solite scenette, mentre Tom aveva trovato un fantastico cappello con cui si divertiva un sacco.
Mentre facevamo del nostro meglio nell’essere nient’altro che noi stessi per la buona riuscita del “documentario”, la vidi che controllava se tutto si stesse svolgendo al meglio e forse mi sorrise quando notò che la guardavo. Quel sorriso mi dette qualche falsa speranza che smorzai subito. Non dovevo crederci.
E poi io ero Mark Hoppus. Mark Hoppus. Era lei che doveva corteggiare me, non il contrario. Se qualcuno dei due meritava attenzioni ero io, io ero quello famoso che era l’idolo di molte ragazze. Lei avrebbe anche potuto attrarre molti uomini ma niente aveva la meglio su una folla di migliaia di ragazze pronte a saltarti addosso. Niente.
Eppure giusto per chiamarlo tempismo, rovinò tutta questa trafila di pensieri pronunciando il mio nome.
“ Mark “
“ Skye, giusto? “
La mia tattica ‘non-ricordo-il-tuo-nome’ speravo funzionasse per coprire il rumore della mia pancia.
“ Sì, ma Skye con la e finale! “
Fu quella la prima di una serie di volte in cui mi arresi di fronte al suo sorriso.
“ Certo, non ti ho mica presa per un hippie. Dimmi Skye con la e finale “
“ Tu sembri il più grande di questo trio di.. dei blink. Perciò dovresti anche teoricamente essere il più maturo, quindi chiedo a te se avete effettivamente imparato la coreografia. “
“ Oh, certo, io e Tom non abbiamo fatto altro durante il week-end! Ma se devi rivolgerti a qualcuno di maturo è meglio che chiedi a Travis, io sono quello sbagliato! ”
Sentii improvvisamente freddo alle gambe e prima che potessi accorgermene ero in mutande. Grazie Thomas Matthew DeLonge, proprio al momento giusto.
“ Hey, SkyeKye, sei tornata a riscuotere? Hai visto adesso cosa c’è sotto ai pantaloni? Ti piace? “ e prese a fare gesti senza senso e cose che l’operatore evitò di riprendere.
Allontanai maldestramente Tom e cercai di sembrare meno imbarazzato di quanto fossi, probabilmente se prima ci considerava poco intelligenti adesso eravamo i re dei deficienti.
“ Beh, c’è sempre chi è peggio di me, non credi? “
“ Effettivamente non c’è limite al peggio… comunque appena siete pronti fammi chiamare. Io controllo se di là è tutto pronto. E magari se ti rimettessi i pantaloni, dato che ti vedrò mezzo nudo per tutte le riprese, è meglio! “
In fretta e furia mi risistemai e sfoderai il più bel sorriso che riuscissi a fare, non so se la convinse. Non lo so ancora adesso. Ma forse a qualcosa servì.
“ La prossima volta che mi vedrai senza braghe fuori dal set sarà per altri motivi, promesso! “
Perché Mark? Questa battuta, in quel momento, era la rovina di tutta la conversazione. Non mi avrebbe mai più rivolto parola. Avrebbe preso foto di me per bruciarle e farci riti sacrificali. Avrebbe ucciso innocenti per diffamare il mio nome. Ovviamente stavo esagerando anche con il filo logico dei miei pensieri.
Ma tutto si stravolse quando lei rise. Stavolta rise e non potei evitare di notare le fossette che le si creavano sulle guance. Come le si scostassero bene i capelli anche se erano arruffati. Come si portò la mano alla bocca risultando più dolce che buffa.
“ Ci conto allora. “
Appena sparì cercai di inspirare ed espirare per mantenere il controllo, ma il suo odore non serviva a calmarmi e dovetti per forza uscire a bere qualcosa.

 

 

 

 

 

 

 

n/a: Il secondo capitolo è stato davvero lungo, spero possiate scusarmi, ma mi sono fatta prendere e ciao hahahah
ovviamente la mia fantasia l’ha chiamato come un pezzo di Adam’s Song.

spero che vi piaccia quanto il primo e che continuiate a seguire la storia! A presto c:

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Capitolo 3
*** Don't let her pull you down! ***


Quando Tom uscì e mi sorprese a sorseggiare una lattina di birra compresi immediatamente il suo stupore

Quando Tom uscì e mi sorprese a sorseggiare una lattina di birra compresi immediatamente il suo stupore. Si avvicinò e si sedette accanto a me, cercò la sua lattina sapendo che gliene avevo procurata una e dopo quel gesto nessuno dei due emise un suono.

Nel momento in cui vidi che stava per aprire bocca lo zittii con un dito davanti alla mia e senza capire bene che cosa intendessi si ammutolì. Iniziai a guardarmi bene intorno e così fece lui.

Dopo una serie interminabile di momenti in cui lo ammonii con i gesti suggerendogli di non iniziare a parlare ecco che prese il sopravvento.

“ So come ti senti! E smettila di zittirmi! Sei solo, sfinito dal fatto che non riesci ad avere qualcosa di stabile perché quando non siamo in tour siamo in sala di registrazione e quando non stiamo facendo quello siamo in giro a promuovere il cd o a fare qualche vide clip, appunto. Perciò è normale, sii paziente e aspetta che le cose facciano il suo corso. Se no nemmeno saresti come e dove sei adesso. Oggi.

Mi venne naturale scuotere la testa accennando un sorriso, era una delle poche volte in cui anche lui non riusciva a comprendermi, perciò aveva bisogno di spiegazioni; e poi tanto il silenzio era già stato rotto. Bevvi con fatica l’ultimo goccio di quella bevanda che tanto detestavo e lanciai la lattina verso un cestino mancando inesorabilmente il canestro.

“ Credi davvero che se fossimo rimasti a guardare il corso degli eventi senza muovere il culo saremmo qui, Thomas? “– quando lo chiamavo così nei discorsi seri spesso s’irritava – “No. Certo che no. E comunque guarda, guardati intorno. Il mondo va avanti così velocemente. Le persone sono in continuo movimento, mutamento. Io sono sempre statico. Una parte di me non accetta di crescere mentre l’altra si rifiuta di pensare che le donne come.. quelle più mature, non mi vogliano prendere in considerazione perché mi vedono come un bambinone. Ma non è un problema solo di ragazze, ma anche di persone. Se una persona mi vorrà bene, se mi amerà, dovrà farlo con il pacchetto completo, e dovrà esserne felice. Il problema è che le persone frenetiche, loro, non hanno proprio tempo di stare lì a conoscerti. ” detto questo mi alzai e iniziai a stiracchiarmi per bene, sapendo che avremmo presto iniziato le riprese ufficiali.

Il mio amico era nel pieno silenzio dei suoi pensieri e aspettai invano la sua risposta che tardava ad arrivare perché probabilmente l’avevo non poco scombussolato, o quantomeno colpito.

“ Beh, vederti bere una birra era già un chiaro segno.. ma amico.. Mark Allan Hoppus ” – la vendetta di averlo chiamato Thomas non si fece attendere a lungo – “ tu sei nel pieno di una crisi adolescenziale. Il guaio è che hai quasi trent’anni! Un po’ tardi è?

“ Parla quello con la voce da uomo maturo. Quando avrai avuto la pubertà chiamami, Thomas

Nonostante avesse ben tre anni in meno di me mi sovrastava, e a quell’ennesima frecciatina mi prese sottobraccio il collo e iniziò a sfregarmi la testa con tanta forza che credevo mi andasse a fuoco il cervello a momenti. Imprecai che mi lasciasse e dopo poco lo sentii mugugnarsi con qualcuno. Alzai la testa e anche lui si massaggiava la sua, ma per opera del terzo: Travis. Prontamente con le sue bacchette era arrivato a sistemare Tom e probabilmente mi risparmiò perché io ero già stato afflitto alla mia pena.

“ Peggio di cane e gatto! Che dico… Marito e moglie!

Lui era l’anello di congiunzione che ci mancava, un po’ come la scimmia con l’homo sapiens. Solo che lui era quello intelligente e io e Tom eravamo i gorilla. Era l’elemento perfetto che facesse da intermediario e sbollentasse gli spiriti vivaci tra noi due. Serviva proprio qualcuno che parlasse poco e in modo sensato.

“ La biondina sexy ha detto di muoverci che lei non ha intenzione di starvi appresso tutto il giorno tutti i giorni! E altre cose e blabla che non ricordo… ”

“ La biondina sexy? ”

Pensavo di essere stato l’unico a notarla, eppure sapevo che anche tutto il resto del genere umano possedeva due paia di occhi in grado di giudicare.

“ Ahi ahi ahi, se habla de Skye! Sono bravo o no?

Tom si pavoneggiava della sua padronanza delle lingue mentre io cercavo di non mostrare fastidio, alla fine quella di Travis era più una battuta che altro; e dopotutto nemmeno conoscevo bene quella persona, anzi, per niente.

“ Non ho idea di come si chiami, ma direi che è il mio tipo… forse ho parlato troppo. Dobbiamo andare a registrare comunque, ragazzi.

Ci avviammo verso le nostre postazioni, per fortuna si iniziava con qualcosa di semplice che era per l’appunto la parte in cui suonavamo e cantavamo. Era come stare su un palco solo con la telecamera fissa addosso e persone che ti guardavano suggerendoti di fare determinati sguardi, dove rivolgerti, come suonare.. come se non sapessimo fare il nostro mestiere. Dopo aver registrato in questa sala con il pavimento in parquet ci toccò però la parte peggiore, ossia indossare dei fantastici costumi e eseguire parte delle coreografie come se fossimo a delle prove. Penso fosse una delle parodie da fare, ma sinceramente non ricordavo quale tra le tante.

Fatto sta che ci bardarono con pantaloni militari e una strana casacca sulle spalle che conteneva qualche peso probabilmente, così saremmo risultati davvero sudati dai piccoli sforzi fisici eseguiti per fare gli pseudo-balletti. Tom si divertiva come un matto a sculettare a destra e a sinistra e a mostrare quanto fosse poco eterosessuale, mentre io durante le solite riprese di Mtv finsi una chiamata a mia madre – che poi finta non era – in lacrime in cui le dicevo che ero incapace di ballare e per questo volevo tornare a casa.

Probabilmente si trattava del Behind The Scene più demenziale di tutta la storia di Mtv, ma parevano tutti soddisfatti, perciò continuammo su questa strada e il primo giorno di riprese arrivò al termine.

Non la vidi tutto il giorno perché era troppo impegnata a comandare o dirigere chissà quante persone e i più potenti sono sempre quelli più invisibili a noi comuni mortali. Ma non ero né triste né sconsolato, sapevo che avevo sempre l’asso nella manica.

Difatti avremmo pernottato in un albergo vicino alla spiaggia, troupe e operatori compresi, per ritrovarci il giorno dopo a filmare gli spezzoni in cui io rincorro il mio cane, Tom gira come se fosse una Britney imbottita di ormoni maschili a culo scoperto e Travis… Travis ovviamente doveva essere quello che si rotolava sulla spiaggia sbaciucchiandosi la modella super sexy.

 

Le mie aspettative furono appagate quando arrivammo in camera. Corsi subito in corridoio per accertarmi o cercare d’incontrare per caso Skye che entrava nella sua stanza, occasione per parlarle o agganciarla come solo io sapevo fare. Proprio mentre passeggiavo giocando con una pallina di carta su cui Tom aveva disegnato tanti peni e cose strane mentre Travis vi aveva aggiunto dei tatuaggi, mi scontrai contro una valigia.

Una mano dal tocco delicato e con unghie dipinte di celeste raccolse il mio unico divertimento e quando lo aprì vidi i suoi occhi perplessi  all’inizio non cogliere gli strani schizzi, ma ci volle poco perché passassero dallo stupore ed infine al divertito.

“ E’ così che vi divertite?

Ovviamente l’avevo riconosciuta dal millesimo di secondo in cui avevo intravisto il mignolo, ma la sua voce mi colpì ugualmente.

“ E’ Thomas.. come vedi è molto fantasioso! “ mentre analizzava per bene gli squallidi disegni le strappai di mano un pezzo del foglio nel tentativo di riprendermelo.

“ Beh, da qualche parte deve pur aver preso ispirazione, no?

Mi diede un’attenta occhiata e tra l’ironico e il malizioso se ne uscì con questa frase:

“ Ma io in mutande ti ho già visto e non ho notato niente di così evidente, quindi di sicuro si tratterà di quello basso, Travis. Interessante. “ e mi riconsegnò il pezzo di carta.

“ Le mutande possono trarre in inganno, sai?

Mi fermai un attimo a pensare e conclusi che con lei non ero riuscito a fare un discorso serio, senza che non fossi in imbarazzo oltretutto. Sempre per colpa del mio simpatico migliore amico che aveva la puntualità e l’accortezza meno affidabili di questo pianeta.

“ Ma comunque volevo solo sapere perché mi hai chiesto della coreografia! Tu sei di Mtv, devi solo filmare il dietro le quinte, che ti frega del video?

Forse suonava un po’ rude, ed in fondo era pur sempre uno dei miei capi in questo momento, ma non trovai argomentazione più interessante di questa. Avevo davvero poche risorse.

“ Semplice curiosità. Non ve la siete cavata male. Anzi. Vi… ti donavano quei pantaloni militari! E poi a me piacciono le cose divertenti, o nemmeno avrei accettato… e voi siete dannata…anzi, con te posso tranquillamente dire fottutamente divertenti!

Mai avrei più sentito in vita mia dire una parolaccia in modo così meraviglioso. Anche se mi avesse insultato l’avrei trovata perfetta. Ero davvero finito in un bel casino, e questo era solo il primo giorno.

 

 

 

 

 

 

Shapespace: spero che anche questo capitolo vi sia  piaciuto e che continuiate a seguire la storia (: Mi sto divertendo e appassionando molto a scrivere questa ff, quindi probabilmente se ne vedranno delle belle soprattutto dal prossimo capitolo!

Ringrazio tutti quelli che hanno recensito la storia finora, e spero di averne presto altre, se ne avete sono ben accettati anche i consigli c:

ps il titolo del capitolo è una canzone  dei New Found Glory. Non chiedetemi perché uso sempre canzoni, ma  mi vengono sempre da lì i titoli azzeccati!

 

Alla prossima!

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Capitolo 4
*** Vive la mia parola, e in lei sei vivo. ***


Nuvole

Nuvole. Sabbia. La brezza leggera e sottile s’infilava sotto la felpa e si districava tra i nei e qualche brivido. Proprio una giornata perfetta per andare in spiaggia. Guardavo il cielo sperando che un raggio di sole facesse la sua comparsa, ma sentivo che al massimo sarebbe arrivato un bell’acquazzone.

Ero sceso prima degli altri, volevo godermi un po’ di tranquillità in spiaggia, le colazioni nei grandi alberghi oltretutto mi irritavano, tutte quelle false cortesie tra persone che nemmeno si conoscevano e pensavano di aver accesso al paradiso perché ti lasciavano l’ultimo pan cake rimasto nel piatto. E Tom che metteva il sale nei caffè, questo era da aggiungere all’elenco di cose cui avrei fatto volentieri meno.

La notte prima era stata davvero strana. Bella. Inusuale. Stringevo tra le mani ancora quel buffo portachiavi e mi venne spontaneo sorridere.

Ci assomigli non credi? A me ricorda i tuoi capelli nel video di Josie. Ho curiosato tra gli archivi, un po’ su internet, e insomma.. mi sono fatta un po’ di cultura su di voi! Bel colore comunque, approvo! ”  
Ancora adesso riuscivo a vedere come si scostò i capelli per concentrarsi e staccandolo delicatamente ma non con fatica – trovai decisamente adorabile la sua faccia mentre si sforzava ­–  dalle chiavi me lo porse sul palmo della mano. “Tieni, te lo regalo, trattalo bene. Così ti ricorderai per sempre di quella stronza che ti disse di no sul set di All The Small Things.

Sapere che fosse andata a fare ricerche su di me e che mi associasse a questo buffo pupazzetto viola – che non era altro ché una palla di pelo arruffata con due occhi – bastò per elettrizzarmi per almeno un’ora.

Non volevo ripensarci troppo. Mi sentivo davvero come un adolescente alla prima cotta in questa situazione, ed evitavo con tutte le mie forze di comportarmi da tale. L’avevo conosciuta da ventiquattr’ore soltanto e guarda come mi ritrovavo: a fare l’emo su una spiaggia dal clima incerto e da solo. Mancava che sotto partisse una ballata tristissima e sarei stato il non plus ultra degli emo. Eppure… con lei ero riuscito a sentirmi me stesso come con poche persone. Ero stato serio, divertente, buffone, cinico, dolce. Tutto questo in una sola notte. Forse per questo mi girava la testa solo al pensiero. O forse perché avevo dormito solo due ore senza nemmeno fare colazione e avevo davanti a me una giornata tosta.

Proprio in quell’istante sentii odore di caffè e una mano mi arruffò i capelli. Diavolo, Thomas mi aveva trovato. La sua tempistica incominciava ad irritarmi.

Sentii un flebile ciao e quando mi voltai presi un colpo.

“ Anche tu in piedi presto questa mattina? Ti ho visto dalla mia finestra e ho pensato che avessi bisogno di uno di questi. Niente sale dentro, tranquillo.

Ero ancora in fase di estasi e incredulità che senza accorgermene mi ritrovai a sorseggiare quel caffè di fianco a lei, in silenzio, di fronte a noi le onde che si inseguivano e strati di nuvole che vorticavano in cielo per decidere se dovesse piovere o uscire il sole. Lei era Skye, ovviamente.

“ Grazie.

La mia voce mi risuonò strana, anche il suo sorriso e quel brindisi improvvisato con i bicchieri di cartone. Tutto era troppo strano, surreale. Stavo sognando?

“ In realtà non capisco se son sveglio o sto ancora dormendo, sai?

“ E’ tutto reale. Tutto reale, Markey. Proprio come stanotte. Come mi disse qualcuno, non dimenticarti mai di stanotte.

Markey. L’aveva sentito per caso in uno dei miei racconti e aveva deciso di usarlo quando e come le pareva. Ovviamente al sottoscritto non dispiaceva, proprio per niente. L’ultima persona che me l’aveva detto aveva un pene, era decisamente una situazione migliore.

“ E’ così che tratti i regali? No, ma fai con comodo, gettalo pure in mezzo alla sabbia!

Tra i miei piedi giaceva il portachiavi che mi era scivolato di mano dallo stupore di averla di fianco a me. Mi ci rividi, solo, sporco, perso in una coltre, ma di sabbia.

E poi le lo raccolse e me lo rimise in tasca. Fu un chiaro segno di ciò che volevo: che lei raccogliesse me. Sospirai.

“ Ti senti meglio?

Avrei voluto dirle tutto ciò che mi passava per la mente. Avrei davvero voluto dirle che aveva scombussolato la mia testa in un solo giorno, che queste son cose che ti capitano quando hai diciassette anni, non ventisette. Avrei voluto abbracciarla. Avrei anche voluto mandarla via. Avrei voluto tante cose. No, non stavo meglio, ero ancorato ai fatti della sera prima e volevo sbarazzarmene, altro che ricordarmene per sempre.

“ Sì, il caffè mi ha risollevato, oggi sarà una giornata epica!

Mi alzai per stiracchiarmi un po’ e buttai il contenitore del caffè ormai vuoto lontano.

Decisamente. Non vedo l’ora di vederti rincorso da un cane a essere sincera!

“ Io non vedo l’ora di vedere Britney-Tom!

“ La tua donna ideale!

Le porsi la mano per aiutarla ad alzarsi e presto la ritrovai vicino al mio mento. Si tenne in equilibrio un attimo sul mio petto e presto si staccò, raccogliendo il suo cartone e buttandolo in un cestino. Rimproverato dal suo sguardo feci lo stesso, lagnandomi un po’ e prendendola in giro.

“ Bacchettona! “

“ Se fossi in grado di fare un, e dico un canestro!

“ Le mie doti sono altre. Io ce l’ho lungo sai?

Scosse la testa e iniziammo a riavviarci verso l’albergo, mantenendo la distanza giusta per non perderci e punzecchiarci al momento giusto.

Ma che cosa hai capito? E’ ovvio che parlo del basso! Sempre a pensar male voi donne.

“ Poi una non deve pensar male quando ha elementi del genere di fianco che se ne escono con queste battute… Dovresti vergognarti! ”

“ Ne ho fatte di peggiori e di fronte a me avevo anche ventimila persone, se non di più, pensi che uno come me si vergogni?

Ripercorrendo quella strada mi saltò alla mente un particolare della sera prima e le guardai la felpa: con orgoglio constatai che era la mia. L’aveva usata per dormire per caso? Mi piacque immaginare che fosse così.

“ Forse di caffè ce ne volevano due “

Sbadigliai e mi stropicciai gli occhi. Non capii bene come mi guardò eppure mi parve una faccia dolce. Tuttavia alla fine lo attribuii alla mia mente poco lucida.

“ Fammi un favore… separiamoci agli ascensori. Come hai proprio detto tu ieri, il tuo amico potrebbe subito pensare chissà che cosa a vederci rientrare insieme.

Mi dispiacque un po’, ma sapevo che aveva ragione, Tom avrebbe sparso ovunque in giro che mi ero fatto una di Mtv assieme a dettagli imbarazzanti inventati da lui. La cosa mi avrebbe fatto imbestialire oltre che a imbarazzare entrambi. E avrei anche dovuto faticare a smentire tutto, purtroppo.

“ Oh, certo, non c’è problema! Ti devo dare ragione, Tom è proprio una testa di cazzo quando ci si mette. O forse dovrei dire stupido, per essere più in linea con il tuo modo di esprimerti, signorina Everly.

Hey, guarda che le dico anch’io le parolacce, coglione!

Oltre al danno pure la beffa, dato che mi arrivò un pugno ben assestato ma che non produsse molto. Però ne approfittai e mi accasciai a terra come se mi avesse accoltellato con una katana.

“ Cazzo… che botta. Porca puttana… allontanati. Via. “

Presto impallidì e iniziò a emettere frasi sconnesse. Tentò di avvicinarsi, ma spaventata iniziò ad arretrare e corse via. Non appena fece il primo scatto la ripresi e mentre correvo la sorpassai urlandole un “Ti ho fregata!

La sua espressione fu impareggiabile, riuscì con mio stupore a raggiungermi e mi prese per il cappuccio della felpa. Mi arrivò un bel ceffone, ma la mia espressione sfacciata non sparì dalla faccia. Constatai che entrambi avevamo il fiatone.

“ Non è mica colpa mia se sei sensibile! E ingenua. “

Iniziai a ridere, e non so se lei mi riempì di pugni più deboli di quello di prima perché era arrabbiata o per non scoppiare anche lei in una sonora risata. Le concessi qualche colpo e dopo un po’ le bloccai i polsi. Si liberò dalla mia presa con aria di sfida e mi spinse via.

“ Oh mia Everly, potrò mai farmi perdonare?

La distanziavo di tre passi per arrivare davanti a lei inginocchiandomi. Doveva essere davvero una scena buffa da vedere da fuori.

Per migliorare il mio repertorio portai alla mia memoria Shakespeare, tornava sempre utile con le ragazze, anche se in questo caso si trattava di uno scherzo. Chissà se avevo ancora buoni ricordi dalle superiori… mi concentrai.

Ma è la mia dama, oh, è il mio amore! Se solo sapesse di esserlo! Parla eppure non dice nulla.

Si bloccò come stupita. Forse nessuno si aspettava che uno che di solito tra le citazioni aveva ‘ orgasmi ‘ o ‘ passo le notti con il padre di Thomas, ce l’ha molto duro ‘ riuscisse a recitare Shakespeare.

“ Continua.

Stava lì a braccia incrociate, mordendosi ogni tanto le labbra e con una espressione imbronciata che andava sciogliendosi sempre di più.

Mi schiarii la voce. In realtà non ricordavo bene i passaggi e improvvisai.

“ Ma parla! Oh, dì ancora qualcosa, angelo splendente, così glorioso in questa notte, lassù, sopra la mia testa, come un messaggero alato del cielo quando abbaglia gli occhi stupiti dei mortali…

Mi tese la sua mano per alzarmi, anche se al contrario di lei non ne avevo bisogno. La presi solo perché volevo stringerla.

“Anche se tu mi dai tanta gioia, non provo gioia per il giuramento di stanotte: è troppo avventato, affrettato, improvviso, troppo simile al lampo, che svanisce prima che uno possa dire: 'eccolo, guarda'. “

Che cosa stavamo facendo? Non si trattava più di un gioco. Attraverso sottili citazioni ognuno recitava ciò che la bocca non avrebbe mai osato dire. E lei aveva ragione: tutto era stato troppo avventato. Doveva finire.

Come due anime vuote e spente, a testa bassa e un po’ impacciati entrammo nell’hotel.

“ Beh dai, pensavo di cavarmela peggio dato che son passati dieci anni dal liceo… “

“ Devi revisionare un po’, ma ci sei. Shakespeare, eh?

“ Shakespeare.

Giunti all’ascensore sentii un peso sullo stomaco. In parte non volevo separarmi da lei mentre d’altro canto pensavo che ormai c’era talmente tanto imbarazzo nell’aria da non lasciar spazio ad altro. Chiamò l’ascensore e io feci per stringerle la mano in segno di saluto ma non appena le porte furono sul punto di aprirsi mi schioccò un bacio sulla guancia e salì. Bloccò l’ascensore e mi guardò.

“ Ai miei occhi sembra un diamante tra pezzi di vetro.

Proprio mentre in mezzo alla confusione mentale creata da quell’ennesima citazione tentai di entrare nell’ascensore, quello ripartì e la vidi sparire tra le porte con aria compiaciuta.

Quando arrivai al nostro piano ovviamente lei si era già rifugiata nella sua camera, così entrai nella mia, trovandola vuota, e mi appisolai. L’ultimo mio pensiero fu rivolto a lei. Sognai la notte che avevamo passato insieme.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Shapespace: Bene, direi che siamo giunti ad un buon punto di svolta! Sto cercando di scrivere a più non posso e di prendere per buona qualsiasi idea o ispirazione riesca a giungermi durante la giornata c: Come si vede oggi sono stata presa da Shakespeare hahah la ff conteneva parecchie citazioni tra le sue opere e ovviamente anche il titolo è ispirato da lui.

Spero vi abbia soddisfatto questo capitolo e di riuscire a pubblicare il quinto il più presto possibile!

A presto c:

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Capitolo 5
*** Tutte le nostre piccole cose. ***


n/a: Le parti scritte in corsivo fanno parte del sogno di Mark

n/a: Le parti scritte in corsivo fanno parte del sogno di Mark.

Ho preferito differenziare. Buona lettura C:

 

 

 

 

Me ne stavo andando con le speranze che crollavano per l’ennesima volta quando lei mi raggiunse dal fondo del corridoio. Si era levata i tacchi e li teneva in mano, mi tirò per la felpa e presto fummo nella hall.

« Che diavolo sta facendo? » mi venne spontaneo pensare tra me e me. Niente al mondo mi avrebbe fermato dal seguirla, in ogni caso. Ci trovammo all’ingresso, di fronte alla reception dove uno strano ometto calvo ci guardava curioso.

“ Non ho mai visitato questa città, sai?

Non era stata una bella giornata ma avevano deciso che avremmo girato ugualmente il video il giorno dopo. Avevo bisogno di dormire, non di fare scorribande. E oltretutto proprio a causa del maltempo tirava una brezza fastidiosa e da non sottovalutare.

Skye, sei a piedi nudi, hai lasciato la valigia in mezzo al corridoio, con la tua giacchetta. Non mi pare proprio il caso. “ Questo non l’aveva totalmente convinta ma dopo una piccola pausa mentre osservavamo il cielo in cerca di segni di miglioramento o di temporale, le dissi: “ E poi cosa dovrei fare io? Nemmeno ci conosciamo.

Fece più male a me a dirlo che lei a sentirlo, forse. Anzi, sicuramente. Eravamo due mezzi sconosciuti in una città ancora più ignota che volevano stravolgere la notte? Una pazzia, mi venne spontaneo concludere. Eppure non era da me rifiutare questo genere di cose.

Corrugai la fronte per un po’ e la guardai di sottecchi.

“ Così tu vorresti passare questa notte con me? “ fu spontaneo ridacchiare un po’.

“ Sì. Ma non come pensi tu.

Mi addito e mi diede un bel buffetto sulla fronte, voleva farmi rinsavire probabilmente, ma non c’era speranza.

“ Va bene. Prendiamocela. La notte è nostra. Da domani, niente. Non sarà successo niente. Come se nulla fosse.

Le allungai la mano come per suggellare un accordo solenne. Non so se fosse così sicura della cosa, mi venne successivamente in mente che poteva avere idee diverse, ma così decisi e così fu. E così lei accettò stringendomi la mano con non poca forza.

“ Complimenti per la stretta di mano. “

Una executive deve stringere molte mani.

“ Solo quelle?

Sorvolò sulla mia battuta abbastanza scontata e sospirando iniziò a passeggiare a piedi scalzi. La trovai bellissima. I capelli chiari mossi dal vento, quel passo un po’ strisciato per la stanchezza, gli occhi che si soffermavano più sulle persone che sulle vetrine. Si girò e tendendo la sua mano mi intimò di raggiungerla. Corsi verso di lei e l’afferrai.

Passeggiammo così, senza dirci niente, non saprei mai dire per quanto tempo. Di certo iniziai a pensare che non sarebbe mai bastato.

Si fermò e mi indicò un chiosco di dolci ancora aperto. Ci prendemmo due belle crêpes, e la ordinazione fu la prima della lunga serie di parole che pronunciammo durante questa piccola fuga.

Mentre eravamo seduti a mangiare sentivo la mancanza della sua mano e ogni tanto inconsciamente la lasciavo andare e mangiavo solo con la sinistra. Sentii a volte la sua raggiungermi, eppure mi sfuggiva subito. Era un continuo rincorrerla.

“ Così… stanotte sono la signora Hoppus.

Interruppe così il silenzio, appena finì di saziarsi, come se nulla fosse.

Skye Hoppus. Non male. Ma ovviamente Mark Hoppus rimane indiscutibilmente il più figo. L’originale non si smente mai.

Io ancora masticavo. Ero sempre stato un po’ lento a mangiare i dolci, non mi entusiasmavano.

E lo zucchero a velo mi dava i nervi dato che ogni volta che mi avvicinavo per addentare finiva che per un flebile respiro mi si cospargesse tutto addosso.

Probabilmente l’avevo appena rifatto dato che prese un fazzoletto e iniziò a pulirmi la faccia ridendo.

“ Sei un disastro. Sarei ottima come moglie per un disastro di proporzioni cosmiche come te!

Moglie.

Io in realtà non avevamo mai pensato al matrimonio. A tutti questi riti religiosi. Questi convenevoli. Lo vedevo come una meta lontana nel tempo, come una decisione da ‘grandi’.

Ci pensai in quell’istante e la trovai sempre una faccenda troppo assurda per uno come me, qualsiasi fosse l’età in cui avrei raggiunto questo traguardo.

“ Io non mi sposerò mai. “

“ Non sei credente?

“ No, anzi. Prego tutte le sere, o almeno quando mi ricordo. Lo diresti? “

Fu piacevolmente sorpresa perché sorrise e senza parlare fece cenno di andare avanti, avvicinandosi un poco. Nel frattempo mi ero sbarazzato della crêpes per non masticare più e conversare quanto volevo.

“ Beh, non la vedo come una cosa per me. Mi spaventa forse. E’ troppo… importante. Nessuna accetterà mai di sposare uno come me.

“ Se sei riuscito ad arrivare fin qua perché smettere di sognare? Di sperare. Ti vedo sfiduciato, te lo leggo negli occhi. “

Non era semplice capirmi al volo. Ero sempre stato pragmatico e poco emotivo, più intento a divertirmi e far credere di essere felice, che auto commiserarmi. In quella fase mi ritrovavo meno sereno nel dover fingere che tutto andasse bene, quindi me l’aveva letto in faccia.

O semplicemente – e la cosa mi spaventava a morte – riusciva a capirmi con uno sguardo.

“ Sì. E’ dovuto più al mio lato sentimentale che altro… Mi chiedo perché sono arrivato fin qui, ho costruito tutto questo, ma non sono mai riuscito a costruire un rapporto che durasse?

“ La band ne valeva la pena.

Non capii bene la sua frase, anche se dovevo darle ragione.

“ Sì, certo, avrei dato, ho dato e sto dando tutto. Ho mollato il college. Ma questo che c’entra?

“ Loro non ne valevano la pena. O lei. Non so quante tu ne abbia avute, ma se fossero anche solo state la metà capaci di smuoverti un attimo quanto sia riuscita a fare la musica… adesso sarebbero le signore Hoppus.

Se ne stava lì, appoggiata con il mento al suo ginocchio e tenendosi stretta la gamba con le braccia, rannicchiata per scaldarsi. Quasi certamente aveva freddo, tuttavia non si rassegnava a battere i denti o lagnarsi per avere la mia giacca. E in tutto questo, contrastando le intemperie senza emettere verso riusciva anche a fare centro lì dove tante altre persone nemmeno si erano avvicinate. Aveva osato ciò che non doveva, ciò che le mie orecchie non erano pronte a sopportare. Era la verità e nessuno sa il modo in cui rispondere quando te la scaraventano addosso come fosse un carro armato.

Ma vedi, non è così difficile. Se non fossi riuscita a smuoverti ora non saresti qua con me. Non avrei l’onore di chiamarmi signora Hoppus.

Si aspettava forse una risposta, ma avevo la gola secca e il fiato a metà, per non aggiungere un fischio nelle orecchie e una voce nella testa che mi suggeriva di correre via. Ero stato fin troppe volte codardo nella mia vita e mi inchiodai al suolo con tutta la forza di volontà che potessi avere. Nonostante questo non avevo la risposta.

In quanto tale stanotte ti farò vedere che se vuoi, puoi avere anche quei sentimenti di cui tanto ti preoccupi. Sono quelli di cui sei terrorizzato, non del matrimonio.

 

Ci trovavamo in una sala giochi, finalmente al caldo. Aveva la mia felpa addosso, io giravo con la giacca sopra la maglietta, e stavo bene così. Ci tenevamo ancora per mano, e nonostante mi avesse detto di non conoscere la città il cassiere la salutò amichevolmente e le diede ‘ il solito ‘, ossia due gettoni.

Giocò la sua moneta e pescò un pupazzetto insignificante. Era viola, lo attaccò al portachiavi, che era composto più da pupazzi e souvenir che da chiavi.

Pensai che volesse ritentare la sorte quando vidi che mi aprì il palmo della mano e mi diede la moneta.

“ Adesso è tua. Tu decidi cosa farci. Tu giochi la tua sorte.

La guardai attentamente e poi fissai la moneta. Per un attimo mi immaginai vincere uno di quei montepremi da capogiro che, francamente, per come si prospettavano le cose adesso non mi avrebbe cambiato la vita. Presi la mia decisione.

“ La tengo. “

“ Cosa?

“ La tengo. Magari mi porterà fortuna.

 La infilai in tasca e cingendo la sua mano portai fuori Skye. Volevo decidere io qualcosa adesso, e sapevo bene che cosa.

 

“ E’ proprio necessario? Non ce la farò mai.

Da due quarti d’ora era su quella tavola e non si degnava di fare un mezzo tentativo, mentre io l’avevo rincorsa e assecondata per tutte le sue strane manie.

“ Forza, è solo un holly. E’ facile. “

Le mie rassicurazioni erano vane dato che appena mi allontanavo un po’ mi pregava di tornare a tenerla prima che precipitasse dalla rampa.

“ Guarda che se ti lascio andare vai semplicemente con il culo per aria. Sai quante volte capitò a me! Tom quasi perse un occhio una volta”

Mi fulminò con lo sguardo. La mia provocazione era ben riuscita. Il mio scopo era di farla sentire impotente almeno quasi quanto mi ero sentito io con lei finora.

“ Sei confortante, davvero. Posso scendere?

Scossi la testa e le diedi un baciò sulla fronte. Mi guardò terrorizzata quando capì e la lasciai andare. Schizzò via che fu un piacere, e alla fine in discesa nemmeno perse l’equilibrio. Cadde quando si arrestò perché lo skate le scivolo da sotto i piedi.

Pensai che iniziasse  ad urlare, che fosse meglio darsela presto a gambe, che mi saltasse alla giugulare e mi uccidesse. E invece rise. Addirittura direi tanto, e proprio di gusto. Quando smise tornò su e mi guardò bene negli occhi sussurrando “ Mai più.

Presi la tavola e dopo qualche ricordo dei vecchi tempi con dei salti niente male e delle cadute altrettanto belle, ce ne andammo e rimisi la tavola nel retro di una casa incustodita. Il proprietario era stato fortunato ad avere due ladri così gentili.

 

Notammo che si erano già fatte le tre e mezza e mancava poco allo scadere della nostra notte.

Cenerentola presto sarebbe fuggita senza entrambe le scarpe e il suo principe azzurro avrebbe perso la memoria all’alba. La cosa mi rattristò e così mi venne voglia di milkshake. Era una cosa insana, io in aggiunta detestavo la maggior parte dei dolci, il giorno dopo alle riprese sarei arrivato in uno stato catatonico e probabilmente con un piacevolissimo attacco intestinale che tutti mi avrebbero rinfacciato per molto tempo.

Pensando alle prese in giro mi venne in mente Tom. Se ci avesse visti insieme, soprattutto rientrare all’alba, avrebbe tratto le sbagliate conclusioni.

“ E’ meglio che quando arriviamo in albergo facciamo strade diverse.

“ Perché? “

“ Thomas.

Bastò questo a farle capire tutto e fece segno di sì.

Camminavamo come due zombie, sembravamo reduci da un rave party devastante o sotto l’effetto di chissà quale sostanza. La guardai con i capelli scompigliati che andava un po’ a zonzo, m restituì lo sguardo e il mio aspetto doveva essere simile dato che scoppiammo a ridere.

“ Adesso ho voglia di milkshake. “

 

Era una piccola tavola calda con la solita cameriera pettegola e scortese che ci guardò male sia quando prese l’ordinazione sia mentre ce la portò. Pensai che fosse abituata più a servire caffè, bistecche e ciambelle ai poliziotti che queste schifezze.

“ Sai, Tom spesso quando facciamo colazione sostituisce il sale con lo zucchero e lo fa non solo a me, ma a tutto lo staff. Il bello è che per rendere tutto più veritiero e far si che tutti si versino quello stesso zucchero, se lo versa anche lui. Ovviamente ha imparato a berlo senza avere la minima reazione.

“ Gli vuoi molto bene, non è vero?

Non mi andava di rispondere. Quando si trattava di me e lui ci sentivamo sempre troppo gay ad ammettere quanto l’uno fosse indispensabile per l’altro. Eppure era così, e ognuno dei due lo sapeva.

Mi limitai a fare spallucce.

“ Si vede da come ne parli, da come vi comportate. Non riesci a non metterlo almeno in una conversazione. E’ con te anche quando non c’è. E’ una cosa molto bella.

Ciò che aveva detto era effettivo. Dal primo giorno in cui c’incontrammo capimmo che non sarebbe stata un’amicizia normale. Da allora Tom c’era sempre stato, era come un fratello, anzi, era di più, era come se avessero preso una persona e l’avessero divisa in due corpi diversi.

“ O una cosa molto gay!

Skye si limitò a sorridere e bere il suo milkshake. Aveva tirato fuori il suo famoso portachiavi, che avrei osato definire più un porta cianfrusaglie. Lo guardai bene e compresi che il pupazzetto non era stato vinto per sfortuna ma per suo volere.

Ci assomigli non credi? A me ricorda i tuoi capelli nel video di Josie. Ho curiosato tra gli archivi, un po’ su internet, e insomma.. mi sono fatta un po’ di cultura su di voi! Bel colore comunque, approvo!

Non riuscii a capacitarmi bene di ciò che aveva detto per un attimo.

Si era informata sulla nostra band. Su di me. Per quale motivo, osavo domandarmi. Non conoscevo la risposta o forse non volevo credere che fosse sotto ai miei occhi.

Si riprese il porta chiavi e iniziò con affanni a tirar via lo strano fantoccio viola. Quando si riuscì si poté leggere la soddisfazione sul suo volto.

Tieni, te lo regalo, trattalo bene. Così ti ricorderai per sempre di quella stronza che ti disse di no sul set di All The Small Things. “

Soddisfatto guardai il mini-Mark di stoffa e dopo averlo accarezzato un po’ me lo infilai in tasca senza tanti complimenti.

“ Lo chiamerò Markey. “

Markey? Ti chiamerò io così d’ora in poi! E’ deciso! Quando mi gira aspettati un Markey.

Entrambi avevamo finito e iniziavamo a sentire i primi segni di stanchezza. Sebbene entrambi conoscessimo la nostra sorte chiacchierammo ancora per una buona ora. Cose stupide. Cose serie sulla nostra famiglia. Mi fece persino ammettere di tenere davvero tanto a quello zuccone di Tom. Mi fece sentire debole a parlare di mio padre, di mia sorella. Mi fece sentire vivo quando le espressi la mia felicità nel fare musica.

Mi sentii semplicemente completo.

La cameriera, che ormai capii fosse la proprietaria, iniziò a scocciarsi visibilmente di noi perciò pagammo il conto e levammo le tende. La destinazione più dura ci attendeva: si tornava alla vita reale.

 

Ci trovavamo davanti all’ingresso ed entrambi pompavamo dentro di noi idee di una fuga istantanea. Ne sparavamo una al secondo, mentendo a noi stessi, sapendo che il domani era alle porte e ci chiamava.

Mi strinse la mano, forse sarebbe stata l’ultima volta.

“ Se vuoi puoi cambiare idea, sai?

“ Su che cosa? “

“ Se ne avessi bisogno, se il mondo reale ti facesse paura, se volessi ritrovare un po’ di… questo. Puoi ricordare. Non scordarti mai di questa notte Skylee. Mai. Io non lo farò.

Abbassò la testa. Forse si era commossa. Forse stava prendendo una decisione. Non lo sapevo, ma mi venne spontaneo cantarle due strofe che considerai giuste per divorziare ‘, se così si potesse dire.

“ This world’s un ugly place but you’re so beautiful Skylee.

Mi sorrise e abbracciò calorosamente. La vidi entrare nell’androne, poco prima di svoltare l’angolo verso gli ascensori si voltò e mi salutò con un cenno della mano. La sentivo ancora nella mia e capii che non avrei mai voluto che quella notte finisse.

 

Mi svegliai di soprassalto e con il fiatone. Ero sudatissimo, e sapevo bene perché. Avevo rivissuto la notte precedente. Certo, alcuni dettagli come il fatto che avessi fatto skate dopo così tanti anni senza commettere errori clamorosi erano cose di pura fantasia, ma tutto il resto era accaduto.

Mi stesi per rielaborare meglio i pensieri e calmare un po’ il mio umore sottosopra.

In quel momento sentii dei passi e delle voci nella stanza. Erano troppo famigliari per confonderle con altre.

“ Buongiorno bell’addormentato!

Tom entrò masticando dei pancakes che si era portato via e immediatamente aprì le tende.

“ No, ma grazie!

Mi coprii la faccia e tentai di riassestarmi. Non c’era il sole, stesso tempo incerto di ieri. E ci aspettavamo altre riprese, aggiungendo che avevo dormito soltanto due ore. Davvero fantastico.

“ Dove sei stato stanotte? Te la vai a spassare e non mi dici niente. Oggi morirai di sonno! Caffè?

Quasi fui sul punto di accettarlo ma mi ricordai del solito scherzetto, per di più Travis mi fece cenno di no e capii.

“ No, bevitelo tu il sale.

Mi alzai, notai che ero andato a dormire con la giacca perciò mi svestii e presi dalla valigia dei vestiti a caso. Non c’era nessun imbarazzo tra di noi nel fare queste cose.

Mentre mi sistemavo i capelli Tom tentava di convincermi che fosse caffè “sano” bevendolo, ma non ci cascai e ignorai ogni sua protesta, così alla fine rassegnato lo versò nel lavandino.

“ Bell’alzabandiera, comunque!

Mi stavo cambiando i pantaloni e indicò il punto critico in mezzo alle mie mutande.

“ Potrei tamburellarci sopra

Quando ci si aggiungeva anche Travis era giunta la fine.

“ E’ quella Skye? Diglielo anche tu! Siamo venuti in stanza e non facevi altro che blaterare ‘Skye, Skye, Skye. Oh sì Skye, più forte! ‘ “

Lo ammutolii tappandogli la bocca ma lui continuava a fare i suoi stupidi versi e mi leccò la mano per liberarsi.

“ Sì. Cioè, NO! Non in quel senso, sicuramente non ho detto quelle cose… Vero?

“Allora è proprio vero, eri con lei la scorsa notte!

Raccontare a Tom quella notte non sarebbe servito a niente, in questo momento era troppo su di giri perché stavamo girando e perché anche lui doveva aver dormito poco, dato che Jennifer era in viaggio con noi.

“ No, sono solo andato a fare un giro. E’ normale che succeda al mattino, tu lo sai meglio di me!

“ Sì, ma hai pur sempre ripetuto Skye tutta la notte!

Non sapevo cosa rispondere, e forse nemmeno dovevo farlo, arrendermi al fatto che Tom pensasse quel che volesse era la soluzione giusta, ero troppo stanco per parlare.

Quando finii di prepararmi ci avviamo sul set dove già stavano allestendo.

Girammo delle scene dove ballavamo un po’ cantando tutti e tre insieme, come al solito Travis si sentì imbarazzatissimo ma si comportò come se niente fosse.

Ad un certo punto Tom strappò un fiore e me lo passò, io lo mangiai. I suoi denti durante la ripresa successiva erano meravigliosi e quando baciò quel cannocchiale tutti scoppiammo a ridere. La troupe si divertì forse più di noi, osai pensare.

“ A riposo?

Sentii una scossa violenta percorrermi il corpo intero e sobbalzai sulla sedia su cui mi ero seduto da poco. Si sedette di fianco a me e mi porse una tazza di caffè. Per l’ennesima volta il caffè ci univa in una chiacchierata.

“ Sì, hanno visto come ballo e hanno preferito Tom

Sorseggiai. Ormai mi sentivo a mio agio, tranquillo. Nessuna pressione, ero rilassato. Come se ci conoscessimo da molto più tempo.

Finalmente riuscivo ad essere quel Mark bonario, sicuro e un po’ giocherellone che tutti conoscevano anche con lei, senza che l’imbarazzo mi travolgesse.

In effetti tu non avresti avuto lo stesso fascino a baciare quel cannocchiale.

“ Guarda che lui è fidanzato! “

“ Lo so, e lei è molto carina ”

La mia vulnerabilità riaffiorò pensando ad una plausibile uscita a quattro. O a sei, se si fosse contato Travis. Cacciai subito quell’assurda fantasticheria dalla mente e tornai a godermi il gusto della mia bevanda. Sapeva anche quanto zucchero metterci… mi domandai come faceva.

Le riprese erano finite e il mio amico si mise a guardarmi con una particolare smorfia divertita che avrei voluto cavargli dalla faccia a suon di sberle.

“ Gliel’hai detto?

“ Non proprio. “

“ Okay, avrà fatto tutto da solo suppongo..

Più o meno.

“ Queste risposte criptiche mi danno il voltastomaco perciò ti lascio al tuo momento di soliloquio. Non farti troppe paranoie assurde, tra poco avrai un cane che ti morderà il culo! “, e se ne andò abbandonando addirittura lì il suo cartone.

Sorrisi.

Meditai su tutte le vicissitudini dei giorni scorsi: a come avevamo passato la nottata, a come era venuta in spiaggia, alle parole nell’ascensore, pensai anche a quello che non era ancora successo. In questa occasione nemmeno il futuro mi spaventava.

Ogni volta che pensavo a tutte le nostre piccole cose non avevo nessuna ricordo bieco. Ero felice, semplicemente felice.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Shapespace: questo capitolo prende il nome dal titolo all the small things, tradotto in italiano -con l'aggiunta di nostre-, e sono felice finalmente di averlo utilizzato! E' durato più del solito e spero non vi abbia annoiato la lettura uwu -ne sono terrorizzata a dirla tutta-

Potevo anche non specificare di aver differenziato le parti o non differenziarle affatto, ma ho preferito così, so haters gonna hate \m/

Mi piace come si sta sviluppando il tutto nella mia testa, forse perché Mark e Skye mi piacciono sul serio /fangirl mode on/

A parte questo, come al solito ringrazio chi ha ancora la costanza di seguire la storia e chi ha lasciato recensioni e quant’altro. Fa sempre piacere sapere i vostri pareri e non esitate a dare consigli! C:

Dovrei ringraziare molte persone per essere la mia fonte inesauribile di idee ma sarebbe una lista troppo lunga, quindi auguro solo pace e amore a tutti  

~Al prossimo capitolo~

 

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Capitolo 6
*** Painkiller ***


Era l’ultimo giorno di registrazioni

Era l’ultimo giorno di registrazioni. Non riuscivo a concentrarmi, qualsiasi cosa su cui si posasse il mio sguardo spento era una ragione per ricordarmi ciò che già la mia mente metabolizzava con scarsi risultati da giorni: come avrei fatto a rivederla?

Non c’erano neppure più state occasioni per stare da soli: lei era troppo presa dal suo lavoro e io anche. Avrei almeno voluto dirle un arrivederci, regalarle un bel ricordo, fare qualcosa di sensato insomma. Stringevo tra le mani il mini-me e riflettevo su tutte queste cose che mi affliggevano quando mi suonò il cellulare.

“ Pronto? “

Markey.

Era mia sorella. Anne, lei mi faceva sentire sempre meglio e sembrava nata apposta per soccorrermi.

La prima volta che la vidi ero attaccato ad un vetro del reparto maternità, in punta di piedi scrutavo tutti quei neonati così uguali e non riuscivo a scorgere un viso familiare che mi potesse far pensare ad una sorella. Improvvisamente sentii una risata: una bimba con già qualche capello biondo e i miei stessi occhi celesti mi scrutava e rideva, agitando le manine. Sembrava stesse componendo una melodia, era così piccola.

Mio padre arrivò e mi prese in braccio, mi domandò se avessi indovinato chi fosse Anne. Io risposi che era la bambina con la risata che cantava, era lei mia sorella.

“ Anne. Come mai questa chiamata?

“ Sono in giro da queste parti e mi chiedevo se avessi finito con il video.

Sentii che con i denti mordicchiava qualcosa: sicuramente le sue unghie.

Mmm quasi, siamo a buon punto… “

“ Non sembri tanto felice. Qualcosa che non va?

Mugugnai tra i denti un ‘forse’ e immediatamente mi diede appuntamento ad un café a me sconosciuto, di cui mi fornì appunto l’indirizzo.

“ Alle quattro, pensi di farcela? “

“ Sì, dai. Sì. Però aspettami se faccio tardi.

“ Non esageratamente tardi, almeno avvertimi,kay? A dopo. E non portare Tom.

Quando Anne mi presentò Tom, anche se a quei tempi lei era fidanzata, aveva questa infatuazione adolescenziale per lui che mi preoccupava molto all’epoca. La vidi molto presa, e anche se mai lo ammise e mai lo farà, aveva una sorta di adorazione per lui. Non so quando smise, forse perché non corrisposta o semplicemente si accorse che lui era un idiota, ma fui semplicemente felice di non vedermela gironzolare intorno ogni qualvolta che ‘ Thomas è venuto a trovarti ‘.

In ogni caso l’imbarazzo dei vecchi sentimenti la portava a volte ad evitarlo in mia presenza, dato che la loro chiarezza arrivò anche agli occhi di Tom che più volte mi chiese se potesse uscire con mia sorella. Ovviamente non ottenne mai niente.

Inoltre non lo voleva all’appuntamento perché ci considerava fastidiosi insieme.

“ Chiaro. A dopo.

Chiusi la conversazione e misi la testa tra le braccia, appoggiandomi al tavolo. Mia sorella mi avrebbe semplicemente dato del cretino per tutta questa sciocca situazione e mi avrebbe preso in giro con le sue amiche.

Non avevo voglia di pensare anche a questo, perciò mi alzai e presi le chiavi della stanza.

 

A colazione mi sedetti con Tom e Travis, uno non mangiava quasi niente, mentre l’altro si rimpinzava di schifezze già dalle prime ore del mattino.

“ Ti do massimo dieci anni, dopodiché sarai un pallone aerostatico.

Gli presi da sotto il naso una fetta di pan cake e succo d’acero, rischiai di farmi amputare una mano ma soddisfatto conquistai la mia preda.

Era molto possessivo con il cibo, una volta mi infilzò una mano con una forchetta e da lì ogni volta divenne una sfida sempre più ardua.

“ Ha parlato quello magro! E comunque sono sempre stato in forma, non penso proprio!

“ Per me lieviterai. Invece lui sparirà, diventerà grasso come una bacchetta

Misi sotto il naso dell’altro un po’ del mio uovo con pancetta e lui arretrò schifato. Non c’era verso di fargli mangiare cose normali.

In compenso Tom fece spallucce e addentò al posto suo commentando: “ Non sai cosa ti perdi!

“ Oggi che si fa allora? “

“ Penso scene di sesso con tutte le persone presenti. Cosparsi di succo d’acero e caramello. Ti piace?

Moltissimo, ma Travis non parteciperà, è troppo vegano per queste cose!

“ Hai ragione, useranno come comparsa un attore porno super dotato per quelle scene, e mio padre per le altre. “

“ Anche mentre facciamo colazione… Voi due non vi fermate mai! E comunque ha ragione lui, tu con tutte quelle calorie esploderai.

Tom si alzò platealmente in piedi sbattendo ciò che stava addentando nel piatto. Tutti si voltarono. Iniziò a urlare con una voce da donnina isterica che Travis non lo considerava come donna, che doveva trattarla con più riguardo e che quando l’aveva sposata il suo ‘ sederone grasso ‘ lo eccitava. Detto questo, mentre noi ridevamo a crepapelle, lasciò la sala fingendo un pianto da attacco isterico e con una camminata poco mascolina.

Tornò dopo dieci minuti chiedendo se avesse vinto l’Oscar e si risedette con noi.

“ Comunque oggi facciamo le scene d’addio e quelle da sex simbol, tipo al cesso, o tu sotto la doccia del tipo che pulisce il bus. Credo che poi gireranno gli spezzoni che mancano e qui abbiamo finito… su le mani!

Ci prese le mani sollevandole e intanto masticava una fetta di toast.

“ Volete vedere un incidente in galleria? “

“ No Tom, no.

Travis prese un hot dog che non si sa come era nel piatto e glielo ficcò in bocca.

“ Questo è un tir che si schianta sull’incidente!

Lui iniziò a sputare e a bere più succo di frutta e latte possibile, arrivò a macchiare tutta la tovaglia ed anche la sua maglietta. Visto il disastro si pulì la bocca con quella e soddisfatto ruttò, chiedendo successivamente scusa.

“ Il mio lavoro è compiuto. Andiamo a prepararci?

“ Va bene, filiamocela prima che ci buttino fuori.

Mentre lasciavamo velocemente la sala vidi che Skye faceva colazione con qualche collega e rideva.

Aveva lo sguardo rivolto verso di me mentre tutti gli altri suoi colleghi mi davano le spalle.

“ Non la saluti?

In realtà non sapevo bene come agire, in fondo era con i suoi colleghi e non le avrei dato tutti i torti se avesse preferito non ricambiare. Invece scorsi impercettibilmente che dopo essersi messa i capelli da un lato si voltò e mi fece un occhiolino, poi tornò a mangiare. Il mio cenno di ricambio fu visto dato che mi osservò sorridendo mentre annuiva alla sua amica di fronte a lei.

Me ne andai rincuorato eppure sempre confuso.

 

“ Bene Mark, mettiti un po’ più a destra e guarda bene la telecamera. Poi fai quello che sai fare! L’acqua sarà un po’ fredda… ma resisti!

La canzone partì e l’acqua mi investì, ma cercai di stringere i denti. Il punto è che sullo sfondo c’era lei con quelli di Mtv che riprendevano la scena per vedere la mia reazione successiva e l’impeto fu quello di nascondermi: avevo questa camicia rigorosamente bianca aperta e dei pantaloni da surf azzurri. Mi concentrai sul pensiero che solo una cosa sarei riuscito a fare bene perché era ciò che sapevo fare meglio: farla ridere.

Diedi il meglio di me e il risultato finale piacque ai presenti.

Ripensandoci alla fine non mi ero sconcertato a fare le scene in mutande, perché dovevo lagnarmi di questa? Sorrisi soddisfatto e mentre me lo facevano rivedere approvai totalmente.

Mtv, mtv! Quello ero io, io in un video fichissimo che scalerà tutte le classifiche!

Mi pavoneggiai davanti alle telecamere mentre vedevo gli altri che registravano le loro ultime scene.

Alla fine tutti scoppiammo in un applauso, io abbracciai Tom, poi Travis e un sacco di altra gente. Finalmente avevamo finito e si tornava a casa.

Tornammo tutti in albergo e riposammo un paio di ore. Dopodiché iniziai a fare la mia valigia. Mentre sistemavo le cose mi accorsi che mancava ancora la mia felpa, ma non avevo alcuna intenzione di riprendermela, volevo che se la tenesse.

Svuotai le tasche e per l’ennesima volta saltò fuori il pupazzino. Lo buttai in valigia ma vedendolo lì nella confusione ci ripensai e alla fine lo attaccai alle mie chiavi, facendolo diventare il mio unico portachiavi.

Tom era la persona più disordinata del mondo e ci mise più del doppio del mio tempo a resettare tutte le sue cose, mentre Travis come sempre era già pronto da prima di me.

Aprimmo le finestre per aerare la stanza, dato che non eravamo di certo tre persone sempre linde e profumate. Dopodiché uscimmo da quella camera con i nostri bagagli per l’ultima volta.

“ Vado a prendere Jen, al massimo voi andate avanti, vi raggiungo.

Io e Travis rispondemmo all’unisono e iniziammo ad avviarci, quando dei passi dal fondo ci raggiunsero. Doveva aver dimenticato qualcosa.

Fui sorpreso quando mi voltai e vidi Skye. Il mio amico con discrezione mi fece capire che mi avrebbe aspettato giù e se ne andò.

Aspettavo impaziente che mi dicesse qualcosa. Si grattò la testa e tirò fuori la mia felpa.

“ Te la saresti dimenticata.

Sembrava impacciata, forse non era abituata agli addii, o arrivederci, qualsivoglia si volesse chiamare. Io ero cresciuto avvezzo a questo tipo di situazioni tuttavia questa volta mi costava caro.

Presi la felpa e senza nemmeno darle il tempo di capire gliela infilai sopra la maglietta.

“ Tienila. Oltretutto oggi non fa proprio caldo.

Ma… “

“ Tienila.

Le scostai le ciocche che aveva sul volto e mi avvicinai, sollevandole il viso verso il mio.

Sembrava fosse il momento perfetto, lei non appariva neanche intenzionata a scappare, ciò nonostante preferii darle un bacio sulla fronte e dopodiché mi girai andandomene. Alzai una mano per salutarla senza voltarmi indietro.

 

 

 

 

Mi trovavo nei pressi della caffetteria e mi fermai. Appena entrai mia sorella sembrò scocciata.

“ Lui che ci fa qui?

“ Sono con Jen, tranquilla, non avevo proprio voglia di rivederti nemmeno io!

Si allontanarono in un tavolo un po’ distante da noi, mentre io mi sedetti di fronte a lei e ordinammo due tazze di caffè, io forte e lei macchiato.

Appena arrivarono le ordinazioni andrai dritto al punto: “ Ho perso la testa per una ragazza.

“ Era anche ora! Da quanto? “

Probabilmente lei pensava fosse una cosa che mi portavo dietro da un bel po’ di tempo e che si trattasse di qualcuna che lei conoscesse, ma si sbagliava di grosso.

“ E’ successo nel giro di una settimana, neanche. “

“ Che cosa?!

Eh. Appunto. Sai quanto è difficile per me che accada, ed invece… “

“ Forse sei troppo affrettato.

Le venne quella riga sulla fronte che le spunta solo quando è innervosita o preoccupata. In questo caso forse entrambe le cose, non avrei saputo dire.

“ Sentiamo com’è successo.

Le raccontai per filo e per segno tutto ciò che era accaduto in quei pochi giorni e mi accorsi che era molto più di quanto avessi previsto. Fui stupito io stesso, e mentre ascoltava notai che si addolciva sempre di più ma non lo esprimeva.

Dopo una lunga pausa finì il suo caffè parecchio tempo dopo di me e posò la tazza decisa.

“ Ed è successo tutto questo in pochi giorni?

Annuii.

“ Ti verrà a cercare. Deve farlo. Oltretutto ha la felpa. Deve farlo. Con una scusa ti verrà a cercare.

“ E se non lo farà? “

“ E’ una stupida e ti ha solo preso un po’ in giro. Un po’ tanto!

Prese il portachiavi tra le mani e sorrise, ci giocò un po’.

“ Oltretutto nessuno a parte me e la tua mogliettina laggiù – indicò Thomas con lo sguardo – ha il diritto di chiamarti Markey. Solo per questo deve rifarsi viva e darsi da fare per ottenere il permesso di dirlo.

Adesso fui io a sorridere. Ne avevo fatte passare di tutti i colori a quella giovane donna che stava davanti ai miei occhi e mi dava consigli sull’amore. Ma avevamo avuto anche i nostri bei momenti. Per parecchio tempo avevamo vissuto anche divisi, un periodo che preferivamo non citare spesso. Eppure a pochissime persone volevo così bene. Poche persone mi avevano visto così come Anne mi aveva visto.
Sospirai.

“ Ti ricordi quando eri in terza media e dissi a Rick che gli andavi dietro?

Alzò lo sguardo e mi fulminò: non avrebbe mai dimenticato.

“ Alla fine siete stati insieme per parecchio tempo dai! “

“ Mi stai chiedendo di dire a Skye ‘ oh il mio fratellino è innamorato di te! ‘ “

“ Uno: fratello. Due: non sono innamorato.

“ Ne sei davvero sicuro?

Deglutii e francamente non trovai la risposta adatta. Sapevo solo che qualcosa mi girava nello stomaco. Ma non osavo chiamarlo amore, non l’avevo probabilmente mai provato realmente e non mi azzardavo a pensare di aver imboccato quella via tortuosa dopo aver visto una persona solo poche volte. Mi sentivo spaesato forse, perché non era il mio territorio, ma di sicuro non volevo affrettare le cose.

“ No, non credo proprio. “

“ Allora sei ancora in tempo per salvarti. Ad ogni modo penso che si rifarà viva.. Te lo dico io.

“ Mah.

Mi passai una mano tra i capelli e sbadigliai.

“ Vedo che sei stanco e che il tuo amico è impaziente di levare le tende, perciò ti lascerò andare. “

“ Non riesci proprio a vedere Tom per più di mezz’ora che già inizia a farti troppi effetti, vero?

Mi diede un calcio al ginocchio e sorrise. Ci alzammo, la sovrastavo di parecchio, così si alzò in punta di piedi e mi abbracciò a lungo.

“ Fatti vivo qualche volta.

Le scompigliai i capelli e dopo un fugace bacio sulla guancia me ne andai assieme a Tom e Jen; lui girata quest’ultima fece un gestaccio a mia sorella, ricevendone uno in risposta e una sberla in testa dal sottoscritto.

 

Giunto a casa dopo due ore e mezza di viaggio, lanciai la valigia nell’armadio aperto e mi buttai sul letto. Io, Tom e Travis vivevamo piuttosto vicini ed era solito frequentarci assiduamente, ma adesso mi sentivo in vena di starmene per conto mio. Proprio mentre questo pensiero mi passava per la mente sentii suonare il campanello.

Scesi le scale in calzoncini, qui faceva piuttosto caldo, e aprii la porta mentre m’infilavo la maglietta. Appena tirai fuori la testa rimasi a bocca aperta.

Mia sorella aveva ragione anche questa volta.

“ Spero di non disturbarti.

Ero ancora perplesso e stupito, niente sembrava potesse togliermi dalla faccia quell’espressione da ebete.

“ Ehm… potresti salutarmi. Farmi entrare. Cacciarmi via. Sputarmi in faccia!

La feci accomodare e le indicai il salotto. Chiusi la porta e appoggiai le chiavi sul mobiletto. Notò il portachiavi e le sfuggì un sorriso.

Ci accomodammo sul divano e tirò fuori delle ciambelle dalla borsa.

“ Tu. “

“ Ehm… Già.

“ Esattamente… “ cercai di formulare bene la frase e non farmi sopraffare dai pensieri. “Esattamente perché sei qui? E come diavolo mi hai trovato?

“ Beh, innanzitutto sai che ruolo copro e che quindi è stato facile avere il tuo indirizzo. E la risposta alla prima domanda è semplice.

“ Cioè?

Mi passò una ciambella con la glassa al cioccolato e aspettando la risposta iniziai a mangiare.

“ Volevo rivederti. E poi mi sembra che tu abbia lasciato qualcosa in sospeso.

Volevo parlare ma avevo la bocca impastata di cioccolato, e probabilmente anche le mie labbra erano sporche.

Dapprima mi pulì con il fazzoletto, dopodiché la vidi avvicinarsi. Fu un attimo e mi ritrovai con gli occhi chiusi. La ciambella mi cadde di mano e le sue labbra morbide si congiunsero alle mie. Sapeva di qualcosa di buono, non avrei saputo dire cosa.

Appena il tempo di riflettere e si staccò.

“ Questo? “

“ Direi.

Lei era in imbarazzo quanto me, chissà quanto le era costato quel gesto così difficile da compiere. Per parecchio tempo rimanemmo seduti a passarci da mangiare e da bere.

Tuttavia fu inevitabile rompere il silenzio.

“ Ti va di vedere un film?

Mi guardò come se si fosse appena ripresa da una sorta di catalessi e scossa annuì, anche se tornò subito tra la sua nube di pensieri. «E se se ne fosse pentita?»  fu la prima idea che mi balenò in testa. Misi su il primo film che mi capitò tra le mani e tornai a sedermi.

Pian piano cercai di avvicinarmi a lei e dopo una buona mezz’ora la tenevo sottobraccio e ci abbracciavamo continuando a mangiare e scambiandoci battute sugli attori.

Ci addormentammo a metà film, o almeno io lo feci, e credo che lei mi seguì perché quando mi svegliai era in un sonno profondo. Lo schermo della tv era nero e la stanza buia.

La chiamai delicatamente e si svegliò stiracchiandosi. Nel frattempo misi un canale a caso per avere un minimo di luce. Mi guardò, era adagiata su di me, tra le mie braccia, con la coperta sulla testa e qualche capello fuori posto.

“ Bel film. “

“ Sul serio… sono le otto passate e abbiamo praticamente cenato con tutte quelle ciambelle.

“ E’ meglio che me ne torni a casa prima che sia troppo tardi.

Mi venne spontaneo domandarmi dove vivesse in effetti.

“ Dove vivi? “

“ Sono originaria di Orange Country e ho casa anche lì, ma ora ho tutto a Los Angeles praticamente.

“ Fammi capire bene… potevi fermarti a venti minuti da Santa Monica e sei venuta fino a qui?

Arrossì e non rispose alla domanda. Si alzò e buttò tutte le cartacce, diede anche una sistemata al salotto e tornò dalla cucina guardandomi incerta sul da farsi.

“ Per me puoi anche restare… “

“ Nono, devo scappare a casa.

S’infilò il cappotto e l’accompagnai alla porta. Non sapevo bene che cosa dovevo fare. Avevo il permesso di baciarla? Dovevo limitarmi ad una stretta di mano? Potevo abbracciarla?

Decisi di non pormi più problemi quando vidi che aspettava solo la mia mossa, così la strinsi a me e le diedi un lungo bacio. Si toccò le labbra quasi per assicurarsi che fosse vero e dopo averle aperto la porta la ripresi e gliene diedi un altro. Sorrise nel mentre e la trovai dolcissima.

“ A presto allora.

“ A presto Mark Hoppus.

Salì sulla sua enorme macchina nera e dopo avermi salutato si allontanò. Rimasi sulla porta per un po’.

Quando rientrai respirai a pieni polmoni e non riuscii a fare una mossa senza ritrovarmi a pensare a lei. Era tutto così perfetto che stentavo a crederci. Avvisai mia sorella e Tom con un messaggio. M’infilai a letto alle nove passate, sfinito ma con il sorriso sulle labbra.

 

 

 

Shapespace: siamo giunti ad un nuovo capitolo, l’agognato capitolo del bacio. Finalmente sono felici e avrete pensato volessi chiudere qua la storia, ma no, non è così o

Ho bene in mente con che scena concluderla, ma non quanto possa durare tutto questo. Spero di non dilungarmi troppo e di non risultare noiosa o scontata.

A me ha soddisfatto il capitolo perché proprio così immaginavo la scena del primo bacio e sono riuscita a creare - - credo - una linea temporale sensata.

Il titolo mi è venuto dalla nuova canzone Boxing Day uscita proprio ieri CWC
Mi piaceva come pronuncia e perché mi sembrava avere senso per la storia. Potevo anche non citarvi la fonte, ma ci tenevo uwu

~Alla prossima c: ~

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Capitolo 7
*** Skye seems so clear ***


La mattina seguente mi alzai con una telefonata di mia sorella

La mattina seguente mi alzai con una telefonata di mia sorella. Mi spaccò i timpani e mi rinfacciò per un bel po’ di avere sempre ragione, l’assecondai e riuscii a riattaccare solo dopo svariati tentativi e urlandole addosso che dovevo staccare.

Mi sciacquai la faccia e lavai per bene i denti, era uno dei miei momenti preferiti della giornata perché mi venivano in mente sempre nuove lyrics o ricordavo bei momenti. Mentre mi vestivo sentii qualcuno bussare alla porta. Urlai un sonoro “ Arrivo! “ e dopo cinque minuti scesi le scale. In realtà speravo un po’ che fosse lei, eppure desideravo non fosse così pazza da tornare per colazione. Quando aprii la porta fui più sorpreso del giorno prima.

“ Jennifer?

Mi ritrovai davanti la ragazza di Tom che un po’ spaesata mi fissava chiedendosi se poteva accomodarsi. Doveva essersi appena svegliata anche lei perché aveva un’espressione stanca, gli stessi vestiti del giorno precedente e non aveva nemmeno fatto in tempo a truccarsi. Sinceramente non so bene cosa ci trovasse Tom in lei. A volte, come queste mattinate, la trovavo addirittura bruttina, ma non avevo mai osato dirglielo.

“ Entra pure!

Le feci strada in cucina e iniziai a preparare la colazione per due.

“ Perciò… “

“ Scusa se ho fatto irruzione così in casa tua!

Si tirava continuamente le maniche su fino ai polsi, era nervosa. Iniziò anche a scostarsi i capelli dietro le orecchie. Era come Tom: non poteva fare a meno di gesticolare.

“ Non preoccuparti. Mangi i toast?

“ Oh sì, grazie! Comunque… “

Le versai il caffè e mi sedetti di fronte a lei, allungandole lo zucchero.

Tirò fuori dalle sue tasche il cellulare di Tom.

“ Vedi, ho letto il messaggio. Scusa. Pensavo fosse il solito messaggio di appuntamento per lavoro o che ne so, uno scherzo. Lo giuro, mi dispiace… “

“ Non preoccuparti! Sei tu, mi fido. “

Sorrise amichevolmente e capii solo in quel momento perché piacesse tanto a lui: erano in quei pochi impercettibili momenti e conoscendola a fondo che si riusciva a scorgere quanto fosse carina. Non ero mai stato in sua compagnia da solo così faccia a faccia e così a lungo, forse per questo non me n’ero mai accorto.

“ Bene. Ti sembrerà strano ma… sono proprio felice! “

Sì, mi suonò veramente strana come cosa, tuttavia passando così tanto tempo a stretto contatto anche con me ormai doveva aver iniziato a nutrire una sorta di affetto. E forse un po’ di compassione dato che mi aveva visto impegnato con una ragazza per periodi brevissimi e solitamente totalmente disinteressato.

Anche io sono felice, anche se non so ancora bene cosa sia, o… “

“ E’ una bravissima ragazza, non ti prenderà in giro.

Mise le sue mani sopra le mie come per rassicurarmi e sorridemmo all’unisono. Vidi che però guardò oltre la mia spalla e scoppiò a ridere.

“ Ma cosa? Oh merda, i toast!

Li tirai fuori ed erano totalmente bruciati, maleodoranti e con una nube di fumo attorno. Finirono nel cestino e aprii la finestra. Lei si alzò e ne mise su altri, inserendo il timer.

Dopodiché si appoggiò al bancone con il suo caffè in mano.

Però farai cucinare lei.

“ Per ora abbiamo solo mangiato insieme ciambelle e milkshake. E bevuto tanti caffè.

“ Dovresti rimediare… “

Il suo sguardo d’intesa mi fece capire che presto avrei dovuto invitare Skye a cena, o comunque portarla in un posto decente.

“ La chiamer…… io non ho nemmeno il suo numero.

Come diavolo potevo essermi scordato di chiederle una cosa così importante? Probabilmente lei avrebbe avuto il mio facilmente, sempre se non ce l’avesse già, mentre se avessi provato a chiedere io sarei parso un maniaco che tentava di finire a letto con una di Mtv per aumentare la sua visibilità. Il mio curriculum di corse nudo non aiutava in queste cose.

E’ per questo che esisto io.

Aprì il suo telefono e mi mostrò la rubrica: eccolo lì, il suo nome.

Mi passò il telefono e velocemente me lo appuntai sul mio cellulare.

“ Io se fossi in te guarderei nei messaggi ricevuti

La guardai e lei noncurante preparava i toast con la marmellata e altri con le banane e lo zucchero.

Scorsi lungo la lista di messaggi e cliccai sul suo nome.

Skye (MTV) 05.26

E’ davvero super carinissimo! (-: Dico Mark. Mi ha portata in giro per Santa Monica.

Scusa se in questi giorni ti ho un po’ stressata senza che nemmeno ci conoscessimo così bene ma ho tutti colleghi uomini e le altre ragazze si fanno tutte i fatti loro :-c Grazie per la comprensione.

Domani ti racconterò meglio.

Ps: Amo i suoi occhi eppure con me abbassa sempre lo sguardo… okay, necessito di dormire. Buonanotte, si fa per dire, Jen!

 

 

Skye (MTV) 17. 08

Ti sembrerò pazza ma invece di rincasare sto tirando dritto per San Diego. Carpe diem.

Bloccalo in casa. Augurami buona fortuna!

A presto amica mia (-:

 

 

 

A parte che pensai di doverle insegnare a non usare il naso nelle faccine perché era odioso, mi passarono per la mente mille teorie e nemmeno una riusciva ad avere un senso. Le restituii il telefono e rimasi in silenzio.

Ci risedemmo a mangiare i toast.

“ Ora lo sai anche tu. Non ti prende in giro “

Addentò soddisfatta il suo pezzo e si pulì la bocca dai residui di briciole, zucchero e banane. Ridacchiava a bocca chiusa e io la guardavo paralizzato.

Quindi… “

“ Quindi appena esco di qui tu la chiami e le dici di venire a cena da te.

La conversazione finì con Jen che mi diede delle ricette facili ma gustose per la serata e il numero di un take-away giapponese buonissimo in caso bruciassi la cucina. Ci salutammo per la prima volta con un abbraccio e appena se ne andò composi il fatidico numero.

Era libero. Ad ogni squillo sentivo un tamburo nel petto, e man mano si velocizzava.

Markey.

La sua voce mi tranquillizzò e riuscii a sedermi.

“ Ci scommettevo che avevi già il mio numero! “

“ Sono peggio della CIA. E tu come hai fatto ad averlo?

“ Ho i miei informatori. Senti… “

Feci una pausa fin troppo lunga. Alla fine non le stavo mica proponendo di sposarmi, semplicemente di venire a cena.

“ Dimmi!

“ Ehm… ti andrebbe di cenare insieme? “

“ Stasera?

Ecco. Lo sapevo. Aveva probabilmente già altri mille impegni, come giusto che fosse. Nella mia testa risuonavano le parole ‘ she’s so smart and independent, I don’t think she needs me ‘.

“ Se non è un problema… “

“ Va bene, sì!

Un peso mi si levò dallo stomaco e sentii i miei polmoni più leggeri, come se respirassi per la prima volta.

“ Però arriverò alle otto, non prima… sai che il traffico è bestiale in settimana purtroppo…

“ Non c’è problema, non c’è problema! Preferisci take-away cinese o qualcosa cucinato da me?

Pregavo con tutto me stesso che il sushi vincesse sulla pasta e il filetto.

“ Sarei tentata a dirti il sushi perché è il mio piatto preferito, ma sono troppo curiosa di vederti ai fornelli! “

“ Sei una stronza.

Rise e la immaginai che si scostava il ciuffo dietro l’orecchio come avevo fatto io la sera prima.

“ Mi farò perdonare..

“ Rimani anche a colazione! “

“ Vedremo… Ora devo attaccare, magari ci sentiamo più tardi, se no aspettami, okay?

“ Va bene, a dopo.

Riattaccò e pensai subito di iniziare a preparare la cena, maldestro com’ero più tempo mi prendevo e meglio era. Innanzitutto dovevo fare la spesa, in casa avevo tre redbull e un pacchetto di toast con le banane e le marmellate.

Fare la spesa non era una cosa che facevo spesso perché vivevo da solo e solitamente mangiavo con Travis o in qualche ristorante con altri amici. Oppure semplicemente chiamavo qualsiasi ristorante o pizzeria a domicilio e ordinavo.

Sicuramente andando al supermercato e tornando sarei stato fermato una trentina di volte, se non di più, ma poco m’importava.

Chiamai Thomas, ormai doveva essersi svegliato.

“ Cazzo vuoi?

“ Devo andare al supermarket, accompagnami. “

“ Che cazzo hai detto? Al supermercato? Tu te lo scordi, sai quanta gente!

“ Sì, ma è mattina presto e nessuno ci romperà più di tanto… Alzati.

Sbuffò e sentii che sotto qualcuno – probabilmente Jen – apriva le finestre.

“ Appunto, mattina presto. “

“ Per una volta. Leggi l’ultimo messaggio che ti ho inviato e capirai perché.

Ma che cazz… “

Riattaccai e accesi la tv per ammazzare il tempo.

 

“ Così sei fidanzato?

Passeggiavamo per il centro di San Diego e ci sentivamo degli dei ogni volta che qualcuno ci chiedeva un autografo. A Tom piaceva moltissimo fare le foto, mettersi in pose stravaganti o fare espressioni assurde. Io cercavo di chiacchierare molto, far capire che eravamo persone normali.

Ci sentivamo ugualmente importanti perché tutto sommato era solamente dal successo di What’s My Age Again? che questo accadeva e ancora non eravamo abituati.

“ No. Non so ancora cosa sia, ma… “

Ma stasera ci darai dentro.

“ No. Non lo so. Lo spero! Cioè, no, è lo stesso “

“ Ammettilo, lo so che ci hai pensato! “

“ Certo che ci ho pensa… hey, sì, certo. Tom, scatta la foto.

Una fan poco più che quindicenne ci aveva avvicinati proprio mentre entravamo al Wall Market.

Chiacchierammo un po’ con lei, pregò la madre di ospitarci a pranzo ma rifiutammo spiegandole che avevamo troppi impegni. Se ne andò comunque felice dell’incontro.

“ Dicevo che ci ho pensato, è ovvio, ma non m’importa ora come ora.

“ Ora come ora”, sottolineò lui.

Ridacchiammo un po’ su dei nomi assurdi e su delle vecchiette che ogni tanto ci additavano, solo dopo una buon ora riuscimmo a pagare e uscire da lì.

Un giovane fotografo iniziò a scattarci qualche foto in lontananza e io salutai all’obbiettivo. Tom fece uno dei suoi soliti gesti cordiali, dopodiché montammo in macchina e arrivammo a casa.

Sul cofano pensai di avere una multa invece il biglietto diceva “ thank you blink-182, really “. Sorrisi e me lo misi in tasca.

“ Che cos’era?

“ Niente.

Entrammo in casa e sistemai la spesa, guardandola senza nemmeno sapere dove andasse o che cosa farne.

“ Scusa ma non potevi ordinare da un merdoso ristorante nei dintorni? “

“ Ha deciso lei. E la tua signora.

Jen? Che? “

Gli spiegai della visita mattutina, evitando di dirgli che solo allora avevo capito che fosse carina a modo suo, e vidi che nel profondo ne fu ancora più orgoglioso.

“ Che donna. “

“ La ami?

“ Mi mostra le tette, il culo, tutto… è ovvio!

Approvai ma scossi la testa e gli diedi uno spintone.

“ La amo fottutamente, già. Sarei perso senza di lei “

Sapevo a cosa stava pensando: dopo un po’ di tempo insieme Jen si lamentò di non avere canzoni dedicate a lei e finirono con il litigare. Tom nel frattempo aveva già scritto Dumpweed e lei si arrabbiò terribilmente, corsero il rischio di lasciarsi realmente. A quel punto capì di dover prendere la cosa sul serio per farsi perdonare e compose All The Small Things.

Fu l’unica volta in cui rischiarono di mollarsi e non avevo mai visto il mio migliore amico così disperato per una ragazza.

“ Bene, io adesso me ne torno a casa e ti lascio alle tue fatiche da massaia

“ Ci sentiamo… “

“ Fammi sapere, eh “

Annuii e lo vidi sparire, poco dopo udii sbattere la porta e scese il silenzio.

Passai la mattinata a ordinare la casa, cercando di farla apparire più decorosa del solito. Era una faticaccia perché non era esattamente minuscola e di solito non ero io a dover fare queste cose.

In tutto questo caos mi raggiunse il pensiero che Travis non aveva saputo niente. Controllai il telefono e mi accorsi con soddisfazione che involontariamente avevo mandato anche a lui lo stesso messaggio inviato a Anne e a Tom la sera prima. Era facile che dormisse ancora e avrebbe letto in giornata.

Finite le faccende mi stesi sul divano e dormii per due ore profonde.

Mi svegliai che era pomeriggio e con il telefono che squillava.

Hey.

Biascicai un saluto e mi strofinai gli occhi appannati: erano le tre e mezza.

“ Dormivi? “

“ Abbastanza… “

“ Scusa… comunque ho staccato prima, se vuoi riesco a raggiungerti anche per le sette.

“ Va bene, va bene.

“ Così magari ti do una mano in cucina… “

Purtroppo parlarmi appena sveglio era come avere una discussione a senso unico, con qualche ritorno composto da monosillabi o parole sconnesse.

Mmm… “

“ Ho capito, ti lascio riprendere… Svegliati per l’ora di cena, almeno. A dopo “

Mi mandò un bacio e sentii cadere la linea. Mi ristesi per riprendere conoscenza e successivamente andai in cucina. Fui un attimo perplesso aprendo il frigo: avevo comprato un sacco di cose.

Iniziai a darmi da fare per la cena, chiamando ogni tanto Jennifer – chiamavo Tom e me la facevo passare, con le sue lamentele che riecheggiavano sotto – per farmi dare consigli o chiederle se stessi facendo la cosa giusta.

 

Alle sette e venti sentii suonare il campanello. Avevo indossato i jeans lunghi e una felpa semi-elegante con sotto una camicia – scomoda – : era il massimo di raffinatezza che mi si potesse chiedere in casa mia.

Corsi verso la porta e non appena aprii me la ritrovai tra le braccia. Mi diede un lungo bacio e chiusi la porta.

Io ancora non ci credevo, ma non volevo che la mia testa mi sopraffacesse.

Lei era semplice ma deliziosa: una felpa grigia – la mia felpa – stava sopra a questa semplice magliettina nera e sotto aveva degli shorts eleganti abbinati a delle calze nere un po’ pesanti e ad un paio di scarpe sportive.

“ Non dovevo mettermi in tiro, spero… “

“ Ti sembra che io sia elegante? “

“ Rispetto al solito… “

La presi per mano e la feci sedere per terra in salotto.

Dato che volevi il sushi e io è già tanto se so tagliarmi una banana ho pensato bene di cimentarmi – e ascolta bene il parolone cimentarmi – con riso e pollo, con contorno d’insalata.

Si mise a ridere e tentò di alzarsi, ma la bloccai e le portai da mangiare sulla tavola apparecchiata.

Dato che i cinesi mangiano seduti allora anche noi mangeremo seduti.

Accesi delle candele, le versai il vino e mi sedetti anche io. Preferii non accendere la tv, non volevo bloccarmi a seguire uno stupido programma.

“ Com’è andata la giornata? “

Mmm, devo dire che è buono, mannaggia! Comunque bene, bene “

Con un dito mi pulì la guancia e si mangiò i chicchi di riso che aveva raccolto.

Questo momento era così perfetto che mi si contorceva lo stomaco dall’emozione e non sapevo bene come comportarmi. Non ero solito fare queste cose. Mai per nessuna avevo preparato una cena, mai nessuna mi aveva pulito la guancia. E soprattutto mai nessuna mi aveva neanche una volta sentito parlare di mia sorella o mio padre nel modo in cui a lei avevo parlato.

“ Tu invece di sei dilettato a fare la spesa, ho visto… “

“ Visto? “

“ E’ passato su una radio, quindi più che altro ho sentito…

Chiacchierammo del più e del meno della giornata, a volte ci baciammo, fu una cosa molto naturale e presto ci catapultammo sul divano, sdaraiati a fare zapping tra i canali e commentare i vari attori o attrici che vedevamo di sfuggita.

Però Nicholas Cage non ti piace eh “

“ Senti, vuoi mettere a confronto con Antonio Banderas? Dai.

“ Catherine Zeta Jones… eh beh, eh beh..

Finii su un canale musicale che stava proprio passando in quel momento il video di What’s My Age Again?

“ Anche quel tipo lì è proprio bello. “, commentai.

“ Quello con il braccio tatuato. O quello bassino?

“ Nono, quell’altro. Non vedi come sminuisce gli altri?

“ Hai ragione. Dicono che abbia anche una fidanzata proprio fica “

Mi alzai e per forza di cose si alzò anche lei. La guardai e spensi la tele innervosito dalla mia stessa voce che cantava “ nobody likes you “. Io non piacevo a nessuno, esattamente.

“ Scusa?

“ Cosa? Oh, okay, Catherine è meglio, ma accontentati…

Le tappai la bocca.

“ Hai detto ‘ una fidanzata ‘, lo sai? “

“ Sì… se a te sta bene.

Fece spallucce in quella felpa che le stava enorme e forse fu l’emozione a farla diventare più bella del solito, ma la baciai con più convinzione e trasporto di quanto non avessi fatto fino a quel momento. Finalmente potevo dire di avere una persona per me. Soltanto per me.

Finimmo la serata a vedere la tv e a dispetto delle previsioni di Tom – e successivamente Travis che mi scrisse un messaggio che diceva “dacci dentro amico “ – lei dormì sì a casa mia, tuttavia non successe niente.

Per la prima volta anche io volevo solo dormire con una persona, non mi disturbava il pensiero di non concludere. Semplicemente volevo sentirla vicino a me almeno per quella notte.

Mi chiese se avessi almeno un’altra felpa che le potesse fare da pigiama e gliene diedi una ancora più grande di quella che indossava così avrebbe avuto le gambe un po’ più coperte. Si svestì come se fosse la cosa più naturale del mondo e io rimasi impietrito.

Ti infastidisce?

Scossi velocemente la testa e mi girai fingendo di cercare qualcosa.

“ Mark… guarda che puoi girarti.

Pensando avesse finito mi rigirai ed era ancora lì, in mutande e maglietta. Si avvicinò delicatamente e mi parlò a quattr’occhi.

“ Vedi, da quella notte credo di aver condiviso più cose con te che con qualsiasi persona prima d’ora. E’ più imbarazzante svestirsi dei propri pensieri che di una felpa e dei pantaloni, io credo… quindi non farti questi problemi. “

Mi passò la mano tra i capelli e mi baciò, dopodiché con un gesto naturale mi levò felpa e sbottonò la camicia. Si allontanò e si infilò sotto le coperte.

“ Io dormo in mutande.

Non obbiettò, così mi svestii e la raggiunsi a letto.

“ Bella maglietta, comunque. “

“ Oggi per strada c’era questo negozio dove vendevano il vostro merchandising e non ho resistito a fermarmi.

“ Bisogna supportarsi. “

“ Ti sopporterò.

Mise le sue gambe tra le mie e dopo esserci scambiati una serie di baci mi diede la buonanotte e si rigirò dall’altra parte.

Qualche raggio di luna entrava e scorgevo i suoi capelli perfetti, profumati. Casa mia non mi era mai sembrata così familiare e calda come prima d’ora.

 

 

 

 

 

 

 

 

Shapespace: guten tag! Capitolo…sette. Sì, sette. Siamo al culmine del diabete e questo capitolo è servito più come intermezzo per avviare effettivamente la relazione, vedere personaggi nascosti come Jennifer sotto un’altra luce, delineare la storia e sbloccare la situazione per bene – l’ho già detto ma lo ripeto con altre parole perché sono fica.

Come al solito, ormai da tre capitoli, è durato un’eternità. Io amo, amo e stra-amo descrivere, spero non vi annoi, ma è la parte che mi delizia, più dei dialoghi. Troppi dialoghi non riescono a formare per bene un racconto, secondo me c:

A parte questo, credo che ci stiamo avviando verso la fine *piange*

Oddio, non proprio così vicino, ma siamo in cammino, ecco. *piange ancora*

Ringrazio ancora per le recensioni, per quelli che hanno avuto la costanza di leggere fino a qui e anche per tutti i complimenti sulla pagina!

Quando notate errori di battitura o verbi non azzeccati – io li ho notati – comunicatemelo! Purtroppo scrivo sempre la sera tardi e spesso anche dopo due-tre riletture non colgo certi erroracci T^T

Il titolo del capitolo è ispirato dai Box Car Racer, ovviamente cambiando sky in Skye (:
Recensite se avete da recensire, sono ben accetti anche consigli, quelli sono più utili del resto! Non credo di dover aggiungere altro, se non Marverly/Maverly, come preferite, (l’ho inventato io il nome, sì) forevah! <3

~See you soon~

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Capitolo 8
*** Ovunque tu sarai ***


Le relazioni a distanza non erano di certo note per essere le più facili, ma sembrava che io e Skye fossimo nati per questo

Le relazioni a distanza non erano di certo note per essere le più facili, ma sembrava che io e Skye fossimo nati per questo.

Avevamo deciso di vederci ogni week-end. Lei ogni venerdì sera arrivava a casa mia e il lunedì mattina entrambi ci svegliavamo alle quattro per far si che arrivasse giusto in tempo al lavoro. In realtà non voleva che io mi alzassi, ma io non accettavo che se ne andasse senza che ci salutassimo ed una buona colazione per rinfrancarla dall’idea del viaggio.

Tutte le volte che non avevo impegni invece io percorrevo la superautostrada e mi fiondavo da lei, rimanendo anche fino al martedì o mercoledì mattina e permettendole di riposare un po’.

Quest’oggi era un martedì sereno, nonostante patissi la sua mancanza l’avevo appena sentita mentre pranzava e mi dirigevo dal mio manager assieme agli altri due.

Arrivammo di fronte a questo grande edificio scuro, con il sole che scaldava le nostre teste, e appena varcammo la soglia percepimmo la notevole differenza di temperatura. Tirai un sospiro di sollievo e iniziai ad arieggiarmi con la maglietta.

“ Buongiorno “, esordì Thomas alla receptionist. Lei gli fece un cenno e dopo le solite procedure burocratiche salimmo in ascensore e raggiungemmo il tredicesimo piano. Tom lo considerava da sempre un segno, gli piaceva il tredici perché era nato quel giorno.

Bussammo alla porta e una voce ci ordinò di accomodarci.

Faceva sempre un certo effetto sedersi a quella scrivania.

“ Miei cari giovanotti, come state?

Tutti commentammo con un bene ‘, ovviamente.

“ Bene. Siamo qui per parlare di una cosa importante. “

Anche se Tom era sempre stato quello più sciolto e meno preoccupato da queste formalità, lo sentii chiaramente deglutire. Dall’altro lato percepivo nella calma fredda di Travis e nello sguardo che mi scambiò una sorta di nervosismo sopito. Dal canto mio iniziai ad avvertire fin troppo freddo.

“ Dobbiamo discutere del tour mondiale.

Tirammo tutti e tre un gran sospiro di sollievo.

 

Cosa farai perciò? “, mi passò delle patatine che rifiutai. Travis fumava una sigaretta e la tentazione di prenderne una di quelle che mi offrì dal pacchetto fu tanta, ma con un gesto declinai.

“ Lo sapete cosa farò io: verrò in tour. Piuttosto è… cosa farà lei? “

Iniziai a grattarmi la testa. Non ero preoccupato, piuttosto ero deluso. La situazione aveva iniziato a girare per il verso giusto e questo avvenimento rischiava di compromettere tutto.

“ Vedrai che andrà tutto bene.

Assentii e andammo verso la mia macchina. Feci guidare Tom, io avevo bisogno di riflettere, così appoggiai la mia testa al finestrino e iniziai a osservare l’asfalto che scorreva veloce.

Accese la radio e cercò una stazione decente. Si fermò quando sentì qualcosa di familiare.

«To die by your side is such an heavenly way to die…», cantava quella voce. Erano gli Smiths, una delle due band che più mi avevano colpito al primo ascolto. Gli altri erano i Cure. Loro erano le mie band preferite, nonostante io alla fine facessi tutt’altro genere. Tom ascoltava solo punk-rock e punk old school, da questo lato mi sentivo più affine a Travis che non disdegnava niente. Però stavolta lui sembrò volermi consolare lasciando che una delle mie canzoni preferite risuonasse nelle mie orecchie.

“ Gliene parlerai al telefono? “, abbassò il volume.

“ No… aspetterò venerdì.

Approvò e rialzò lo stereo, tornando a concentrarsi sulla strada. Arrivammo a casa mia e decisero di fermarsi per cena.

Appena aprii la porta di casa sussultai: sentii flebilmente il suo profumo. I miei sensi di colpa, un po’ debilitati dal viaggio, si assodarono definitivamente.

“ Si vede che hai una donna ora… guarda che ordine.

Travis strisciò un dito su un mobile che un tempo avrebbe sollevato più polvere di una tramontana in un deserto e osservandolo neanche un granello si poggiava sul suo indice, infatti ce lo mostrò soddisfatto.

“ E’ un po’ maniacale con le pulizie “, aggiunsi mentre per l’appunto versandomi da bere rovesciai il liquido sul tavolo e senza pensarci su lasciai lì tutto, bottiglia compresa.

Ci sedemmo in salotto, io e Tom su di un divano e Travis spaparanzato pacificamente sull’altro.

Mi sembrava di vederci, la prima volta che eravamo stati soli in una stanza. La magia si percepì dal primo istante, e non credo che niente avrebbe mai potuto spegnerla.

“ To die by your side… is such an heavenly way to die.. Skyeeeee! “, sorrisi mentre Tom mi punzecchiava le guance con un dito e canticchiava la melodia degli Smiths aggiungendoci il suo tocco di classe con una voce aggraziata e da donna. Non che normalmente cantasse in modo poi tanto virile.

“ Lascialo in pace, ora è nel suo periodo emo e ha bisogno di deprimersi con tutto se stesso. Se no ce lo porteremo in tour che sarà ancora depresso!

“ Non ce lo porteremo… ce lo portiamo e basta. Questo fino a che non torna a casa piangerà come una femminuccia tutte le notti. Vero Markey?

Diedi una spinta a Thomas e mandai a quel paese Travis. Non stavo male. Per niente. Era il periodo migliore della mia vita. Semplicemente non trovavo una soluzione e mi vedevo già ad imbarcarmi sapendo che non l’avrei trovata al mio ritorno.

Era rassegnazione. E delusione.

“ Parlando seriamente, vedrai che non succederà niente..

Guardai il mio amico di fianco a me che mi pareva sereno. Non capivo come potesse passare così facilmente da un atteggiamento all’altro. Poteva incazzarsi e dopo due secondi girarsi per dirti una battuta così come piangere quando meno te lo fossi aspettato.

“ Beh, insomma. Lei ha delle responsabilità, lo sappiamo tutti che non avrà tempo di seguirmi in tour…“, sospirai. “ Alla fine sono qui a rammaricarmi per niente. E’ lei che ha tutto in mano e proprio per questo scoprirò tutto venerdì.

 

Il fatidico giorno arrivò. Ero più che nervoso. Non sapevo neanche quando iniziare a parlarne, se dovessi farlo all’improvviso o creare un’atmosfera apposita.

Sentii la serratura scattare e corsi all’ingresso prima che potesse aprire.

Si sorprese di trovarmi sul ciglio.

“ Bon jour “

La cinsi in vita prendendola in braccio e mollò la borsa dalla sorpresa, si avvinghiò al mio collo e le diedi un lungo bacio. Nella mia testa sperai di non dover rinunciare a cose come questa.

“ Wow “, disse quando la rimisi a terra. “ Ti devo essere parecchio mancata a quanto pare…

“ Come sempre.

Posò la borsa a mano in cui teneva tutte le cose per il week-end in corridoio e appese il giubbotto all’appendino sull’ingresso. Ormai sapeva bene come muoversi ed era un po’ come casa sua. O almeno speravo.

Cenammo in cucina, preparò una pasta di verdure e formaggio al volo che trovai squisita. Mi chiese come al solito come avessi passato la settimana, ma preferii che prima mi raccontasse della sua così da ritardare il fatidico discorso.

“ Ora però dimmi tu. “, si alzò per sparecchiare ma la trattenni a tavola. Capì subito che c’era qualcosa che non andava, si vide dal modo in cui mi guardò, le si spense anche il sorriso e ammutolì.

“ Ecco…”

“ Se hai qualcosa da dirmi dimmelo subito, per favore. “, si divincolò dalla mia presa e andò a poggiare i piatti nel lavello. Si versò un bicchiere di vino e attese che parlassi.

Era più facile non averla lì seduta di fronte a me, così presi coraggio.

“ Abbiamo parlato del nuovo tour “, feci una pausa per vedere la sua reazione ma non trapelava niente. “ E… faremo un tour mondiale. Un luuuungo tour mondiale.

Poggiò il bicchiere e si avvicinò. Ritornò a sorridere, stranamente. Mi sentii sollevato anch’io per essermi tolto quel peso e perché sembrava aver retto il colpo.

“ Oh, grazie al cielo! Pensavo ti fossi già stufato… ”

“ Cosa? “, dissi sconvolto. Come aveva potuto pensare una cosa del genere? L’adoravo come mai avevo adorato nessuno. Anzi. Era più che adorare.

“ Io non potrei mai stufarmi. Mai. “

Le guardai quegli occhi luminosi e ne fui sicuro, non c’era ombra di bugia nella mia affermazione.

“ Non c’è problema… Ti verrò a trovare appena posso e ci sentiremo il più possibile. Sarà come se fossi qui, quasi… Sarà come se fossi al college, ecco!

“ Dici sul serio?

Stavolta ero proprio spiazzato: mai mi sarei immaginato una proposta del genere. Avrei già esultato se si fosse concessa di promettermi di aspettarmi, ma addirittura propormi di venirmi a trovare… no, non me lo aspettavo.

“ Certo che dico sul serio. “, e con uno dei suoi movimenti delicati e posati mi raggiunse le labbra imprimendo un piccolo bacio.

“ Tu sei… sensazionale. “

Affiorò un sorriso sulle labbra e diventò un po’ rossa. “ Anche tu Mark Hoppus, anche tu.

Quella notte fare l’amore fu più intenso del solito. Sentii che l’uno si diede all’altra completamente, non solo fisicamente, ma anche spiritualmente. Come se ormai fossimo un tutt’uno e niente potesse scalfire il nostro legame.

Mi sembrò più bella del solito, coricata sotto le coperte, mentre aspettava che tornassi a letto.

“ Peccato, ti sei rivestita… “

“ Oh, su, ho messo solo l’intimo. Per quel che costa fammelo tenere su almeno un po’.

Passai delicatamente la mia mano sul suo collo e lei repentinamente la intrecciò con la sua. La cinsi a me.

“ Davvero allora verrai a trovarmi? “

“ Ovunque tu sarai.

Mi fece sentire invincibile. Le baciai i capelli profumati e si appoggiò sulla mia spalla per addormentarsi.

Erano passati quasi tre mesi e niente era riuscito a cancellare dalla mia mente ciò che pensai la prima volta di lei: che l’avrei amata come nessuna. Non mi sbagliavo.

“ Ti amo, Skye Everly.

Sentii un leggero sussultò, fu impercettibile, ma ci fu. Rimase immobile e silenziosa per un po’; non era turbata, ne ero certo, semplicemente voleva trovare la risposta più adeguata. Una donna di quel calibro non ti diceva un semplice ‘anch’io’. Non tardò molto a ragionarci su.

“ Lo so Mark Hoppus, lo so. Ovunque tu sarai, giusto? “

“ Sì.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Shapespace: vi vedo, tutti lì a fare “aaaawn” con gli occhi sbrilluccicosi. Sìsì, vi vedo!

Ora Markey partirà e perciò vi preannuncio che siamo sempre più vicini alla conclusione. Per fortuna adesso ho un’altra long sui blink a cui pensare o sarei andata nel panico… :’3

Comunque sono soddisfatta di essere riuscita a tornare a scrivere un capitolo breve! Mi mancavano.

Vi ringrazio tutti per essere arrivati fino a qui e aver avuto tutta la pazienza di questo mondo nel seguire la storia I love u c:

~See ya around~

 

 

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Capitolo 9
*** I'll write you once a week, she said ***


Avevo già affrontato un tour lontano da casa ma c’era una sottile differenza: ero sempre stato single. Stavolta la mancanza del mio paese natale si faceva sentire pesantemente, tuttavia cercavo di godermi città che non tutti hanno la possibilità di vedere e di svagarmi con i miei amici.

Non volevo passare tutto quel tempo rattristandomi, era il mio lavoro e ne ero grato, volevo guadagnarmi tutto ciò che la gente mi regalava semplicemente supportando la band.

Infine avevo la fortuna di avere accanto una persona paziente, così tanto da superare miglia di volo e il famoso jetlag pur di vedermi.

Mi trovavo a Manchester, una delle più belle città inglesi, e mentre guardavo i palazzi mi domandavo come fossi riuscito ad arrivare fino a lì.

Io e i ragazzi eravamo in giro a rilassarci dopo delle estenuanti prove, ovviamente al nostro seguito avevamo il manager e due amici. Ogni tanto aprivo il cellulare e guardavo l’ora, pensavo al fuso orario, speravo non mi chiamasse proprio mentre ero pronto per esibirmi.

“ Il cielo oggi è proprio limpido “

Ha-ha, divertente Tom! “

Per lui era facile, Jen era come una fedele cagnolina, lo seguiva ovunque potesse andare, sembrava non le importasse sacrificare la propria vita, probabilmente l’avrebbe fatto per quell’idiota se qualcuno gliel’avesse chiesto.

Entrammo in un pub che sembrava lontano da occhi indiscreti e iniziammo a fare qualche giro di bevuta.

“ Tom sarà ridotto malissimo entro stasera! “

“ Ci puoi scommettere Chris.. “, buttai giù un sorso di vino e mi abbandonai sulla sedia.

“ Se non la smetti di controllare quel cellulare te lo metto nel culo. E poi ti andrà nell’intestino. Sarai incinta di me, e avremo uno splendido cellfiglio, ovviamente solo se assomiglierà a me, altrim…

Scoppiai a ridere, da dove partoriva quelle idee? “Tom Tom Tom, per favore… basta “, gli tirai via il boccale di birra e approfittai del cameriere che passava per consegnarglielo al più presto. “ Per favore, non servitelo più…

“ Ma ha pagato per altri sei giri…

“ Ti pago il doppio se non lo servi più. “

Il cameriere tese la mano e mi strappò i soldi così velocemente che fui sicuro di aver rotto una banconota.

“ Bastardo, seeei un bastardo “, mi si avvicinò, puzzando di birra, e iniziò a toccarmi la faccia. Probabilmente dovevano essere dei buffetti ma parevano più carezze.

“ E tu sei ubriaco “, risi, mi alzai e presi il mio amico sotto braccio, lo aiutai ad uscire pian piano.

“ Ora andiamo a vomitare, vero Mark? “, sbatté la testa contro la porta mentre uscivamo ma nemmeno sembrò rendersene conto.

“ Sì, come sempre Thomas “, scossi la testa ridacchiando un pochino e lo stesi per terra sul retro del bar.

Mi voltai mentre rimetteva anche ciò che aveva mangiato sei mesi prima. Per fortuna non eravamo delle ragazze, o dei metallari, avrei detestato stare lì a guardare mentre gli tenevo i capelli.

“ Pensa quei froci dei metallari con i loro capelli lunghi… quando vomitano devono tenersi la testa a vicenda come delle fottute femminucce “

“ Stavo pensando la stessa cosa… forse sono ubriaco anch’io “, mi sedetti contro il muro di fianco a lui, dalla parte opposta alla pozzanghera di vomito. Ci sorridemmo a vicenda.

Era sempre così, come il primo giorno.

“ No, è che… oh, come sono ubriaco, sto per dire una cosa così gay…

“ Tu sei gay! “

Passò cinque minuti a fare versi osceni fingendo di masturbarsi, cosa che faceva anche da sobrio purtroppo. E cosa che facevo anche io.

“ Sai Mark, stavo per dire quella cosa così gay ma mi sono dimenticato…

“ Meglio così, ce ne ricorderemo più avanti. Vuoi restare ancora un po’ qui al freddo? “

“ Sì. Sai, a volte non mi sento sempre così capito dagli altri. Ma poi arrivi tu e allora io mi sento meno solo. Nonostante tutto alla fine siamo sempre io e te, anche fra vent’anni ci saremo solo io e te, ne sono sicuro. E’ per questo che poco fa pensavamo la stessa cosa, io e te… siamo la stessa persona. E io sono felice di essere Mark Hoppus

Forse queste cose mai me le avrebbe dette da sobrio, si limitava a importunarmi o al massimo a sussurrarmi un ‘ti voglio bene’ nei momenti più duri, tuttavia sapevo che quanto stava dicendo era l’assoluta verità. Se avessi dovuto scommettere su una persona che fosse rimasta fino alla fine quella sarebbe stato lui.

“ Anche io sono felice di essere Tom DeLonge “, gli passai una mano tra i capelli, dopodiché vidi che stava per crollare.

“ Andiamo in hotel, devi assolutamente farti passare tutto questo per stasera, spugna! “

Lo risollevai e poco dopo uscirono gli altri, che mi diedero una mano.

Per fortuna nessuno ci riconobbe per strada, o avremmo rischiato di ricevere dei bei titoli in prima pagina. Già correvamo nudi e cantavamo di qualsiasi cosa fosse il male secondo la società, se avessero anche avuto la prova che ci ubriacavamo come se non ci fosse un domani allora sarebbe giunta la fine dei blink-182.

 

“ Come va? “

Gli lanciai un asciugamano in faccia e mugugnò tirandoselo via.

“ Bene, solito mal di testa, appena saremo sul palco sarà passato “

Mi passai una mano fra i capelli e guardai il panorama fuori dalla finestra dell’hotel: quanto avrei voluto vedere San Diego. Quanto avrei voluto vedere lei.

Scrollai la testa per non pensarci.

Jen ti ha fatto la ramanzina? “

“ Ovviamente “, si mise a guardare la tv, anche se non sembrava molto interessato.

“ Avete litigato…

“ Ovviamente “

“ E stai fingendo di ascoltarmi.. “

“ No, ti sto ascoltando…

“ E Jen è una rompicoglioni “

Mi fulminò con lo sguardo e con voce alterata disse “ Tu sei un rompicoglioni!”

“ Oh, allora ascoltavi seriamente “

Presi posto anch’io sul divano e dopo avermi assestato un calcio ci eclissammo ognuno assorto nei propri pensieri, fingendo di guardare quei programmi.

Dopo momenti di silenzio interminabili se ne uscì dicendo: “ Hai mai litigato con Skye? “

Mi voltai per guardare se fosse serio. Incredibilmente lo era.

“ Certo.. sì, credo di sì… Non lo so! Che razza di domande fai? “

“ Boh, era così per chiedere, si è una vera coppia solo dopo aver litigato seriamente! ”

Provai a pensare a qualche litigio ma non ne intravedevo nemmeno un vago ricordo.

“ Ma che diavolo dici poi… Allora tu e Jen siete destinati all’amore eterno se è così “

“ Infatti, abbiamo litigato anche al primo appuntamento “

Scrollai la testa e feci finta di tornare a guardare la tv, mentre quel pensiero mi torturava come un tarlo nella testa.

Io e Skye avevamo sempre trovato le soluzioni, i compromessi per essere d’accordo su qualsiasi frangente. Ed era andata benissimo così. Fino ad ora. Purtroppo Tom aveva inseminato un’idea e non me ne sarei liberato tanto facilmente.

Davvero una donna aveva bisogno di fare qualche scenata ogni tanto per sentirsi appagata dal proprio uomo? Che necessità c’era di litigare? Forse per sciogliere i nervi? Perché trovare nel prossimo, che oltretutto ti ama, una valvola di sfogo? Avevo sempre pensato che i litigi futili in una coppia portassero solo ad una cosa: il divorzio.

Io ci ero cresciuto, non avevo bisogno di dimostrazioni. E non volevo gridare, scalpitare, lanciare piatti, inveire o fare paura alla donna che amavo. Io volevo solo mostrarle il meglio di me.

Non capivo quella stupida idea e mi affrettai ad alzarmi per lasciare la stanza.

“ Dove diavolo vai? “

Chiusi la porta senza rispondere.

 

“ Mark, dove diavolo sei finito amico? Tra un’ora abbiamo un concerto! Rispondi, stronzo. “

La mia segreteria telefonica era piena di messaggi del genere. Il manager continuava a inviarmi messaggi minatori.

Ma la chiamata che desideravo dov’era?

Mi ero allontanato dalla città in macchina, una macchina non mia oltretutto.

Guidavo da ore e non sapevo nemmeno dov’ero.

Mi fermai in un pub lungo la strada, avevo intenzione di bere qualcosa per tornare indietro e salire sul palco completamente inconsapevole di quello che avrei fatto.

Entrai e al bancone ordinai il cocktail della casa.

Io odiavo fare tour in Europa. Era una cosa che non sopportavo. Il jetlag, gli spostamenti, il caos, i meet ‘n greet organizzati da settimane di cui ci avvisavano tre quarti d’ora prima, la lontananza da casa, lo stress… e tutto questo poteva durare anche mesi. Amavo il mio lavoro, ma forse allora non riuscivo a comprendere che quello faceva parte del mestiere e dovevo accettarlo.

Mentre gustavo quello strano drink dolciastro qualcuno si sedette di fianco a me.

“ Prendo la stessa cosa che ha preso lui “

Riconobbi quella voce subito e mi voltai spalancando gli occhi, incredulo rovesciai il mio bicchiere.

“ Tu? “

Si avvicino e mi diede un bacio.

“ Buonasera mr. Hoppus

Ero ancora lì a bocca spalancata. Sentivo la puzza dello zampino di Tom, eppure non poteva aver fatto niente.

Skye? “

“ Oh, sì, volevo farti una sorpresa e non ti ho detto niente. Poi mi ha chiamato Tom e mi ha spiegato della tua ‘scomparsa’… che diavolo stai facendo? “

Ehm…

Già, che diavolo stavo combinando?

Mi prese la mano e, dopo aver pagato, mi fece un cenno d’intesa e mi portò fuori.

Tirò fuori dalla tasca della sua giacca una sigaretta e me la porse.

“ Credo che tu ne abbia bisogno oggi “

Scossi la testa ma lei mi guardò con sguardo insistente e quindi misi la sigaretta in bocca. Mentre mi accorgevo di non averne uno mi passò l’accendino e già alla prima boccata mi sentii meglio.

“ Qual è il problema? E non dirmi che non ce n’è…

Me ne stetti zitto a fissarla, con il fumo che mi avvolgeva e mi annebbiava un po’ la vista.

Mark… troveremo una soluzione, qualsiasi cosa sia “

“ E’ questo il problema! “, sbottai esausto.

“ Che cosa? “, lei manteneva la calma nonostante tutto, anche se le si leggeva in faccia il nervosismo.

“ Troviamo sempre una soluzione. Va sempre tutto bene. Sempre. Sempre, maledettamente sempre! “

Che… che cavolo di problema sarebbe? Se per te una relazione stabile è un problema allora abbiamo due modi diversi di vedere le cose. E non saresti normale, sinceramente! “

Mi sentii il mondo crollare addosso: cosa stava succedendo? Mi ero fatto persuadere da due chiacchiere con Tom e compromettevo tutto solo perché la sua relazione funzionava a meraviglia tra qualche insulto e qualche pianto. Eravamo due persone simili, ma fino ad un certo punto.

Io… Io sono un idiota. “

“ Questo lo sapevo dal primo giorno. Ma perché? “

Feci un cenno per dirle di lasciar perdere e mi allontanai verso la macchina.

“ Ho un concerto che mi aspetta, vieni o no? “

“ Ho la mia macchina…

 “ La farò venire a prendere. Ma tu vieni con me. “

Tornai indietro, la presi di peso e la misi in macchina mentre lei protestava.

Partii a tutta velocità un po’ perché rischiavo di arrivare in ritardo e un po’ perché la situazione mi divertiva.

“ Ho i miei documenti là dentro, il mio cellulare! “

“ Primo: se sei la fidanzata di Mark Hoppus non ti servono documenti. Secondo: io sono qui, chi hai bisogno di chiamare? “

Tentava di apparire ancora arrabbiata e nervosa ma vidi un timido sorriso affievolirle sulle labbra.

Il resto del tragitto lo passammo in silenzio, ogni tanto mi giravo con l’intenzione di iniziare una conversazione ma la trovavo sempre assorta a guardare fuori dal finestrino.

Arrivammo sul retro di un grande edificio in cemento. Lei scese e si guardò attorno timorosa, la presi per mano ma mi scansò, così avanzai teso verso l’uscita posteriore. Il nostro manager uscì con una faccia scura proprio in quel momento e quando mi vide quasi ebbe un collasso.

“ MARK. Dove. Cazzo. Eri. “

Quattro semplici parole, scandite per bene, uscirono dalle sue labbra mentre un’altra voce stridula compariva e m’insultava a raffica: era Thomas.

Non riuscii ad aprire bocca per due buoni minuti, poi improvvisamente si voltò.

“ Tu? Skye? Cosa ci fai… io…

“ Ero in aeroporto quando mi hai chiamata, volevo fargli una sorpresa, perché io lo amo tanto – il cuore mi andò in gola, non le avevo mai sentito dire quelle  parole – ma a quanto pare è stato tempo perso…

Detto questo scansò Tom e si fece strada tra il backstage senza nemmeno sapere dove andasse.

“ Ma che diavolo…. “

“ E’… è colpa tua! ”

Spinsi Tom mentre lui cercava di capirne qualcosa e iniziai a correre per raggiungere Skye.

La vidi che chiacchierava con Jennifer, sembrava tranquillissima, eppure scorsi un’occhiataccia quando notò la mia faccia familiare sullo sfondo.

Jen si allontanò e Skye venne verso di me, con le mani nella tasca del giubbotto e lo sguardo deciso.

“ Allora? “

“ Mi dispi…

“ A che cosa serve dire ti dispiace? Sei un cretino. “

“ Lo so…

“ Che cosa è stato? Era un modo carino per scaricarmi? “

“ No! “

“ E allora che cos’è? “, scrollò le spalle e tentai di avvicinarmi, ma lei mi fece segno di no e arretrò di un passo.

Muoveva una gamba nervosa e aspettava una risposta. Deglutii.

“ E’ che… io… io non ho mai amato nessuna così tanto. Anzi, se l’amore effettivamente fosse questo allora significherebbe che io non ho mai amato prima d’ora. “

Spalancò gli occhi per due secondi ma poi abbassò lo sguardo e guardò di lato, per non farmi scorgere le sue guancie arrossate. Mi avvicinai e stavolta rimase lì, con una mano le alzai il volto e la baciai delicatamente.

“ Io ti amo Skye Leigh Everly

Scongiurai tutti i santi per far sì che mi rispondesse ma semplicemente mi baciò e si allontanò, sparendo dalla stessa parte in cui si era diretta Jennifer.

Scoraggiato raggiunsi il camerino e buttai sul divanetto le cose che avevo in tasca, mentre iniziavo a fare stretching per riscaldarmi.

All’improvviso sentii il telefono squillare e lessi il messaggio:

Io ti amo di più.

Sorrisi e scossi la testa.

Skye, perché non puoi dirmelo, perché non ci riesci? “, dissi tra me e me.

Mi lavai i denti e fui pronto a salire sul palco, ma mentre percorrevo il corridoio vidi il mio amplificatore e mi venne un’idea.

 

Tutto era completamente buio, il pubblico fremeva, sentivo una scarica di adrenalina pazzesca, ed ecco che partimmo: Dumpweed riecheggiava per tutto l’edificio e la folla era impazzita. Saltavo a più non posso e Tom suonava alla sua solita maniera, con la chitarra quasi sotto alle ginocchia, mentre faceva smorfie strane.

Mentre camminavo – più che altro saltellavo – qua e là davo delle occhiate in giro per scorgerla eppure lei non c’era mai. Jennifer neppure, odiava Dumpweed e casualmente ogni volta che lo show iniziava preferiva prendersela comoda.

Presto mi dimenticai di ciò che avevo alle spalle, anche se la gente guardava incuriosita il mio amplificatore. Il palco mi faceva sempre scordare tutto, era il mio antidolorifico.

Arrivò una delle pause tra le canzoni e presentai quella successiva, quella che speravo servisse a fare il miracolo.

La… la prossima canzone parla d’amore “

“ Mark è innamorato “, ovviamente Tom doveva cogliere l’occasione per prendermi in giro, e io a mia volta dovevo coglierla per fare uno dei tanti dick jokes.

“ Sì, è vero, l’altra notte io e lei abbiamo passato una notte stupenda. Ce l’aveva più duro di me “

 “ Era Travis “, aggiunse Thomas.

Il pubblico rise e fece qualche urlo, anche Travis ridacchiò alle nostre spalle.

“ No, seriamente, la canzone parla d’amore, perciò… ecco che arriva! “

Ai primissimi accordi vidi di sfuggita una testa bionda comparire sul mio lato destro, stava dietro le quinte con le braccia incrociate.

Mi voltai, vidi che indicò l’amplificatore e lesse scuotendo la testa.

Avevo fatto scrivere “ I luv u more “. Le sorrisi, dopodiché ripresi a fare qualche piccolo salto, mi avvicinai al microfono e la guardai.

“ This world is an ugly place, but you’re so beautiful Skylee!

 

Mi svegliai, il profumo dei suoi capelli inondò le mie narici e mi ritrovai un sorriso soddisfatto sulle labbra. Le baciai la fronte e si girò verso di me.

“ Buongiorno. “

“ Lo è? “

Le diedi un buffetto e cacciai fuori una faccia dispiaciuta. Mi baciò e sorrise, scuotendo il capo.

“ Cosa? “

“ Hai fatto tutto quello, io sono ancora incredula…

“ Anche io, non avevo mai fatto niente del genere prima d’ora. Sono gay? “

Alzò le coperte e si controllò.

“ Non penso.. anche se ieri sul palco hai detto che ce l’avevo più duro di te. “

“ Era Travis! “

“Ah, certo.. ci si può confondere, in effetti ci assomigliamo parecchio, ho così tanti bei tatuaggi.. “

“ Probabilmente la tua vagina è un tatuaggio e ce l’avevi davvero duro.. e.. mmm.. io ho sempre sbagliato buco. Uno si confonde. “

Ci guardammo e scoppiammo a ridere.

Si avvicinò mettendosi tra le mie braccia e sentii un brivido lungo la schiena. Si mise a scorrere le sue esili dita sul mio petto.

“ Nemmeno per Tom hai fatto una cosa così? “

“ No, mai. Anche se una volta gli ho per sbaglio mandato un messaggio spinto che era per una ragazza e lui mi aveva salvato sotto Rebecca, perciò ci si è masturbato sopra e mi ha risposto con una foto…

“ Romantico “

“ Troppo “

Si alzò e si infilò la mia maglietta e le sue mutande. Prima che la coprisse osservai la sua schiena nuda e perfetta, il suo collo sottile e le sue spalle minute: niente era fuori posto.

Si voltò e sorrise, aveva più l’aria di una che si stava preparando ad uscire piuttosto che di una persona appena sveglia.

Mi alzai anch’io e infilai i miei boxer, la raggiunsi in bagno mentre si lavava i denti e la imitai.

Aloa pahe ‘atta? “

“ ‘osa? “

Sputai nel lavandino e tolsi lo spazzolino dalla bocca.

“ Pace? “

Sputò anche lei e mi guardò. “ Stiamo scatarrando dentifricio e saliva a più non posso nello stesso lavandino e ci stiamo lavando i denti assieme… direi di sì. “

Sorrisi e controllai di aver pulito a fondo digrignando i denti allo specchio.

“ Neanche questo l’avevo mai fatto in effetti…

Si sistemò i capelli e si tolse un po’ di trucco colato dal viso.

Fece per uscire dal bagno ma poi si voltò e guardò il mio riflesso nello specchio. Ricambiai lo sguardo.

“ Cosa? “

“ Io ti amo più di quanto Mark Hoppus ami me “, e detto questo se ne uscì lasciandomi imbambolato con lo sguardo perso nel punto in cui prima si trovava la sua figura.

 

 

 

 

 

Shapespace: eccoci di nuovo con Mark e Skye!

Finalmente sono riuscita ad aggiornare (: questo capitolo non mi entusiasma molto, spero vi piaccia comunque!

~A presto, lasciate pure delle recensioni!

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