Truly, Madly, Deeply.

di simoblabla
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Normality ***
Capitolo 2: *** Change ***
Capitolo 3: *** Ellie ***
Capitolo 4: *** Kisses ***
Capitolo 5: *** Trouble ***
Capitolo 6: *** Strangers ***
Capitolo 7: *** Rescue ***



Capitolo 1
*** Normality ***


banner creato da taemotional, grazie! ♥

Normality.



 

Alla scuola superiore di Stamford Hill tutti sapevano dell’amore non corrisposto di Liam per Elisabeth, o meglio Ellie, come lei preferiva essere chiamata. Il ragazzo le faceva la corte dalle elementari, senza aver mai ottenenuto grandi risultati; Ellie era infatti una ragazza molto riservata, non le erano mai piaciute le scenate, e Liam di scenate ne aveva fatte, tra serenate sotto casa sua e musical improvvisati nella mensa della scuola per esprimerle il suo amore “grande grande graaaande”, come lui stesso lo aveva definito in una delle sue tante dichiarazioni. Ormai i compagni di Ellie ci erano abituati, in realtà tutta la scuola ci era abituata e persino i professori non si stupivano più nel vedere Liam correrle dietro. Letteralmente.

Ellie’s POV:

“Liam, piantala!” gli strillai di nuovo contro mentre mi rifugiavo nel bagno delle ragazze.

“E dai Ellie, perché non vuoi darmi un bacio? Non ti ho mica chiesto chissà cosa!”, Liam continuava a piagnucolare e bussare alla porta. Che palle. Poi il silenzio, se n’era andato?

“Ellie!”, strillò all’improvviso Liam, “C’è tua madre, dice che devi uscire subito!”
Cosa? Mia madre? Qui a scuola? Mi diressi velocemente fuori dal bagno, ma improvvisamente venni afferrata per i polsi e messa con le spalle al muro da… Liam. Casseruola. Dovevo immaginarmelo.

“Presa! Ora me lo dai un bacio?”
Cominciai a dimenarmi, cercando invano di liberarmi dalla sua stretta che man mano si faceva sempre più salda e il suo viso sempre più vicino. Solo quando il suo respiro mi stava sul collo sentii una voce che costrinse Liam a fermarsi, e grazie a Dio.

“Hey, non vedi che non vuole? Lasciala.” Una figura alta apparve nel corridoio e si avvicinò, fermandosi proprio di fronte a noi. Liam lo guardò prima divertito, poi si fece più serio.
“E tu chi saresti? Anzi, non m’ importa chi sei, vattene. Non vedi che siamo sul più bello?”

Mi lasciai sfuggire un lamento a causa della stretta di Liam, e subito quel ragazzo sconosciuto afferrò la sua spalla, allontanandolo da me con uno strattone. Allora lo guardai per la prima volta, mettendolo a fuoco. Era alto, riccio, pelle chiara, occhi grandi, verdi e vomitevolmente belli. Una bambola insomma. Probabilmente si accorse della mia radiografia, perché mi lanciò uno sguardo annoiato prima di rivolgersi di nuovo a Liam. La sua voce era un qualcosa di basso e rassicurante. “Dov’è l’ufficio del preside?”

Liam ribolliva di rabbia, glielo si leggeva in faccia. “Ma si può sapere chi sei? Perché non ti compri un navigatore o qualcosa del genere invece di venire qui a rompere? Eh?” Il ragazzo decise di ignorarlo e posò il suo sguardo su di me, incastrandosi con i miei occhi di un verde sicuramente meno vomitevole dei suoi. Mi sentivo in debito con lui, perciò decisi di aiutarlo e senza farmi vedere da Liam, gli indicai l’ufficio con il dito; lui, capita la direzione, girò i tacchi e se ne andò senza dire una parola.

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Capitolo 2
*** Change ***


 

Change.



Il suo nome era Harry Styles, o come preferivo chiamarlo io, “occhi vomitevoli”.
Si era appena trasferito da una piccola cittadina di provincia e nel giro di tre giorni era diventato l'idolo di tutte le ragazze della scuola. Ero letteralmente sconvolta dall’effetto che provocava loro quella palla di ricci, vedevo ragazzine quasi svenirgli davanti non appena ammiccava verso di loro; bastava un sorriso e ‘bum’, fuori un’altra (prima o poi avrebbero dovuto assumere un bidello extra solo per raccoglierle).

Ma la cosa che più mi sconvolse fu quello che vidi due giorni dopo il nostro primo incontro.
Era quasi ora di pranzo e mi stavo avvicinando al mio armadietto quando li vidi. Harry e Liam, in piedi davanti ai bagni dei ragazzi, chiacchieravano amichevolmente e si scambiavano pacche sulla spalla. Ma era proprio lui? Sì, non c’era dubbio, era Liam, sì insomma, quel Liam. Liam Payne. Il Liam che fino a due giorni prima stava per picchiarlo a sangue.
Arrivai al mio armadietto e subito Liam mi notò, assumendo un’espressione da “cane felice che rivede il padrone”. Salutò velocemente palla di ricci e mi venne incontro quasi trottando. Perfetto, ora fa anche il cavallo. Notai tuttavia che Harry era rimasto fermo lì, e ci fissava.

“Hey baby! Come sta oggi il mio fiorellino preferito? Dopo pranziamo insieme, no? ” attaccò lui, senza nemmeno darmi il tempo di salutarlo. Lo guardai annoiata, non mi andava proprio di stare con quello, mi avrebbe di nuovo messa in imbarazzo davanti a tutta la scuola.

“Beh, ecco, v-veramente ho promesso ad una mia amica di stare con lei oggi, è il suo c-compleanno e volevamo farle una... una piccola festicciola…” m’inventai, balbettando. Poi mi accorsi che occhi vomitevoli si era avvicinato di qualche metro e, appoggiato al muro, mi guardava in modo strano. Quando pronunciai quelle parole evidentemente si era accorto della mia bugia, perché si mise a ridere piano. Lo fulminai con lo sguardo. Ecco, adesso ci manca anche cespuglio-boy e la sua perspicacia, speriamo solo che Liam non se ne sia accorto.

Ma capii quasi subito che Liam non lo aveva sentito, perché mi sorrise e aggiunse: “Bene, allora vengo anche io! Anzi, se me lo avessi detto prima avrei potuto chiedere a Styles di portare il dolce!”

“Styles? Chi è Sty-… Ah.” Aggiunsi in fretta, puntando gli occhi sul riccio, il quale probabilmente mi sentì e si avvicinò con uno sguardo da sbruffone. Era leggermente diverso da come lo ricordavo. Sembrava quasi che i suoi occhi fossero più accesi, più vivi. Non mi ero mai accorta di quanto effettivamente fosse attraente.

“Chi osa pronunciare il mio nome?” quasi gridò con voce potente, facendo scoppiare Liam a ridere. Lo guardai attonita, ma è scemo o ci fa? Beh, per essere amico di Liam in effetti doveva essere scemo, molto scemo.

Forzai una risata, la più finta che riuscissi a fare, ed Harry mi trafisse coi suoi occhi enormemente vomitevoli, poi scoppiò a ridere. “Liam ha ragione, Ellie,”Eh? Come fa a sapere il mio nome? "se avessi saputo che oggi avevi un ‘c-compleanno’,” e qui mimò delle virgolette con le dita “ti avrei portato una buonissima torta, fatta proprio dal sottoscritto!” esclamò con aria fiera, spostandosi dei ricci ribelli dalla fronte in quella che sarebbe dovuta essere una mossa sexy. Sentii un tonfo alle mie spalle ma non vi badai troppo.

“Ma non dirmi,” aggiunsi in tono ironico “Harry Styles un pasticciere? Questa sì che è bella! Spero solo che quando fai una torta ti metta almeno una retina in testa, nessuno vorrebbe un dolce al gusto di ricci.”

“Non provocarmi, Elisabeth Wood.” disse in tono serio. Ah ecco, pure il mio cognome sa.

Il suo sguardo rimase severo e fisso su di me; per un attimo un brivido mi percorse la schiena e mi domandai mentalmente se non stessi per beccarmi un raffreddore; dopotutto potrei io, ragazza sana di mente, avere dei brividi per occhi vomitevoli? Risi dei miei pensieri.

“Ah, ti fa ridere eh, Wood?” La vuoi piantare di dire il mio cognome? “Vediamo se ti fa ridere questo!” Non feci in tempo a mettere a fuoco le sue parole che un pugno mi sfiorò il volto e finì dritto sull’armadietto alle mie spalle. Rimasi paralizzata. Ma è matto questo?

Liam, che per tutto il tempo era rimasto lì a guardarsi in torno e a giocherellare con il suo zaino, si voltò di scatto e, visto cos’era successo, allontanò Harry con un braccio.

“Harry, sei impazzito?!” disse ad alta voce, attirando ancora di più l’attenzione della gente già rivolta su di noi per il rimbombo del suo pugno.

“Tranquillo Liam, stavamo solo scherzando un po’!” rispose subito Harry, ridendo rumorosamente. La gente allora tornò ai propri affari, e così fece Liam, annuendo e sorridendogli come uno stupido. Occhi vomitevoli invece tornò a fissarmi a mo' di sfida. Mi faceva uno strano effetto il suo sguardo, sembrava quasi che riuscisse a leggermi dentro.
Tutte paranoie, ripetei a me stessa. La campanella allora suonò, permettendomi di liberare i miei occhi dai suoi. Mi voltai, aprii l’armadietto che si era ovviamente richiuso e, presi dei libri, salutai Liam, ignorando palesemente il riccio. Poi, velocemente, mi diressi verso la mia classe. Prima di entrare mi voltai brevemente verso Harry e, avrei potuto giurarlo, mi stava facendo la linguaccia.

 

simo's corner:

Beh, che dire, grazie a tutti quelli che hanno letto questi due capitoli. E' la prima ff che scrivo quindi siate buoni!
Ovviamente voglio ringraziare particolarmente quelle persone che hanno recensito la storia e quelle che l'hanno messa tra le seguite o preferite,
graaaazie mille milioni di miliardi! ♥
Scusate se ho aggiornato tardi ma tra la scuola e tutto il resto non ho avuto tempo.
Se il capitolo vi è piaciuto lasciate una recensione pleeease?
Fa sempre piacere sapere cosa ne pensate! 
Se volete contattarmi, su twitter sono @dracowannasmush, e wohoo su ask! c:

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Capitolo 3
*** Ellie ***



 

Ellie.


Mi svegliai presto quella mattina e, stranamente, a Londra era sbucato il sole. C’erano delle nuvole, però c’era anche il sole ed era lì, fuori dalla finestra, che mi guardava e mi sorrideva. Era una bella giornata. Mi tirai su dal letto, infilandomi un paio di jeans e una maglietta larga, forse troppo larga, per coprire il ventre non proprio piatto. Scesi le scale lentamente, rendendomi conto di essere sola in casa: i miei genitori erano a lavoro e mio fratello era uscito chissà dove. Meglio così, sarei stata più tranquilla. Mi diressi in cucina e mi preparai un cappuccino, vi ci inzuppai dei biscotti e mangiai con calma. Ero in anticipo e la scuola non sarebbe cominciata prima di un’ora. Finito di fare colazione mi diressi in bagno, mi lavai i denti accuratamente e mi misi un filo di trucco: mascara e burro cacao, niente di che. Sono sempre stata una ragazza semplice, occhi verdi, capelli castano chiari e un viso non troppo particolare. Non ero né troppo bella né troppo brutta, ero normale.  E normale era l’aggettivo che accompagnava la mia normalissima vita. Ero nata e cresciuta dove abitavo e la mia casa era in periferia, lontana dal caos della città. Anche la mia famiglia era normale: mia mamma era dolce e apprensiva, la tipica mamma da telefilm e tutti dicevano che le assomigliavo molto, mio padre era un po’ più severo, ma sempre fantastico, e poi c’era mio fratello maggiore,  John, il tipico ragazzo figo e stronzo. Nessuna delle sue spasimanti sapeva però che in realtà era un piagnucolone rompipalle. Avevo inoltre un normale gruppo di amiche, nessuna troppo stretta, con il quale passavo gran parte delle mie giornate. Non ero mai riuscita a sentirmi completamente a mio agio con loro: sono sempre stata troppo diversa, troppo poco adolescente. Le feste non facevano per me, preferivo starmene a casa davanti ad un buon libro o al mio portatile, e passavo le giornate a leggere o a scrivere storie immaginarie, dove una principessa in fin di vita veniva salvata da un principe azzurro.

Ed eccolo lì, l’unico elemento che forse mancava alla mia normale vita: il principe. Non m’importava nemmeno che fosse azzurro, verde, giallo o rosa, a me bastava un principe. Ovviamente anche su questo le mie amiche avevano da ridire, criticando il fatto che non potevo lamentarmi di non avere un ragazzo se non andavo mai ad una festa.
Ma poi c’era Liam, l’unico coglione che mi fosse mai venuto dietro. Perché? Già, perché?
Un giorno glielo avevo chiesto, ma ricevetti solo un bacio sulla guancia come risposta, seguito da una fuga super-rapida. Liam era un ragazzo vivace, allegro, solare ed enormemente bello. In effetti era uno dei ragazzi più adorati nella mia scuola, da entrambi i sessi. Quando mi si dichiarò per la prima volta, nella mensa della scuola, oltre a procurarmi una gran bella figura di merda, mi mise contro metà delle ragazze della scuola. Per più di cinque mesi fui oggetto di bullismo, e fu a causa di quella paura che presi le distanze da Liam. Le ragazze mi facevano gli sgambetti, dandomi spinte e facendomi cadere spesso i libri dalle mani. Mi chiamavano ‘cicciona’ e ‘stronza’, per una cosa che ovviamente non dipendeva da me. Non potevo di certo avere una vita normale stando con lui, perciò decisi di tenermelo lontano. Invano.

Uscii di fretta da casa, mi ero messa sul prato a godermi un po’ di quell’insolito sole e non notai l’orario, sarei sicuramente arrivata in ritardo. D’un tratto un cupo ‘bip’ mi fece voltare e notai una moto dietro di me che accostava, avvicinandosi sempre di più. L’anonima figura si tolse il casco e un cespuglio di ricci gli ricadde in testa. Styles?! Occhi vomitevoli si aprì in un ghigno.

“Hey Wood, non è un po’ tardi per decidere di fare una passeggiata fino a scuola?” Si tolse anche i guanti e scese dalla moto, avvicinandosi a me fino a sovrastarmi con la sua figura. Ma quanto cavolo è alto questo qui?

“Hai qualche problema con quello che faccio?” risposi per niente intimorita.
I suoi occhi a quel punto assunsero l’espressione dura del giorno prima, causando lungo la mia schiena altri brividi. Che strano, eppure è abbastanza caldo oggi.

“Io no, ma te sicuramente sì se continui ad andare così lentamente.” Il suo viso si riaprì in un sorriso, per niente dolce. “Ci si vede a scuola, baby!” Si allontanò da me con una lunga falcata, rimontando in sella e infilandosi il casco. Si alzò la visiera e mi fece l’occhiolino, poi con un gran rombo schizzò via. Bastardo, poteva almeno offrirmi un passaggio. L’ha fatto apposta.

Raggiunsi la mia classe appena in tempo per il suono della campanella. Ancora col fiato corto posai lo zaino vicino al banco e, senza badare alla gente che entrava in classe, puntai gli occhi fuori dalla finestra. Andavo bene a scuola e la mia media era abbastanza alta, però quel giorno c’era religione alla prima ora e il professor Grant era solito sedersi alla cattedra e farci fare i fatti nostri. Niente di troppo impegnativo insomma. All’ingresso del professore furono in pochi quelli ad alzarsi, me inclusa, e poi la classe sprofondò nella confusione generale. Cacciai fuori un quaderno e l’i-pod, scarabocchiando qua e là e muovendo la testa a ritmo di musica. Occhi vomitevoli mi si parò davanti con una sfacciataggine assurda, afferrando la sua sedia e mettendola davanti al mio banco. Lo guardai e la sua bocca cominciò a muoversi senza emettere suoni, o per lo meno io non li sentivo. Io amo la musica.

Una mano si allungò e mi strappò via le cuffiette, “Diamine Wood, mi vuoi ascoltare?” disse infine, arrabbiato. Io lo guardai interrogativa e lui, con uno sbuffo, ricominciò.

“Stasera organizzo una festa a casa mia, ho invitato tutti. Beh, tutti tranne te ovviamente, ma Liam mi ha costretto a chiedertelo quindi …” Harry e Liam? Ah, giusto. Mi ero dimenticata della loro improvvisa e inspiegabile amicizia.

“Ma com’è che tu e Liam siete diventati così amici?” chiesi, evitando di rispondere al suo invito. Harry mi guardò di sbieco, senza capire il motivo di quella domanda. Allora insistetti.
“Beh sì, il primo giorno ecco che vi sbranate nel corridoio …” Una risata sonora interruppe la mia frase. “Ah, Wood, Wood!” disse cantilenando. “Voi ragazze non capite proprio niente. Tra ragazzi è così, ci si conosce meglio e si diventa amici. E poi come biasimarlo, l’ho interrotto mentre cercava di dare un bacio a te, probabilmente mi è diventato amico perché l’ho salvato da una così grande mostruosità.” Aggiunse infine con lo sguardo rivolto verso l’alto e una mano alzata al cielo.

“O forse ti è diventato amico perché si è reso conto che tu sei anche più stupido di lui, così per una volta può sentirsi superiore a qualcuno.” Gli dissi di tutta risposta fissandolo con rabbia. Ero abituata ad essere presa in giro, però ero anche abituata a difendermi. E devo dire che lo facevo con una certa classe.

“Oh, allora vuoi davvero provocarmi, Elisabeth.” Disse avvicinandosi al mio viso. Qualcosa nei suoi occhi mi fece pentire della mia risposta, ma non lo diedi a vedere.

“Certo Harold, non ci dormo la notte per pensare a come provocarti.” Aggiunsi, fissandolo di rimando.

“Quindi mi pensi anche la notte? Sei disgustosa!” disse sgranando gli occhi. “Questo spiega tutto, il tuo è amore. E io che credevo mi odiassi” rise fiero della sua conclusione. A quel punto mi diressi verso la finestra e la spalancai.

“Wood, ma che fai?” chiese occhi vomitevoli, alzandosi.

“Faccio uscire l’abnorme cazzata che hai appena sparato, Styles.”






Simo's corner:

heeeey bella gente! innanzitutto volevo ringraziare le persone che hanno recensito lo scorso capitolo e che hanno messo la storia tra le preferite/seguite. GRAZIE MILLE!
Poi, per quanto riguarda questo capitolo, ho voluto descrivere meglio la protagonista, spero che ora la sua figura sia più chiara. Se questo capitolo vi è piaciuto lasciatemi una recensione, ok? Mi fa davvero piacere sapere cosa ne pensate! 

Se volete contattarmi, su twitter sono @dracowannasmush, e wohoo su ask! c:

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Capitolo 4
*** Kisses ***



Kisses.



Harry mi si avvicinò velocemente, chiuse la finestra con un gesto secco e puntò i suoi occhi ‘bleah’ nei miei, i nostri visi a pochi centimetri, rabbrividii impercettibilmente. Da quando Harry era arrivato nella mia scuola, quasi una settimana ormai, avevo sempre provato un certo interesse nei suoi confronti. Insomma, non è esattamente quel tipo di persona che passa inosservata. A volte mi ritrovavo semplicemente a cercarlo con lo sguardo. Mi piaceva vederlo scherzare con i suoi amici; non che mi piacesse lui, però il suo sorriso era davvero luminoso. Mi piaceva anche quando, all’improvviso, si tirava indietro un ciuffo ribelle di ricci dalla fronte, ma solo perché il movimento che compiva era buffo. E mi piaceva osservarlo mentre rifiutava tutte le miriadi di ragazzine che gli si dichiaravano nei corridoi. Non che mi piacesse seguirlo o cosa, ovviamente, è solo che odiavo tutte le ragazze della mia scuola a causa di vecchi ricordi, e non mi dispiaceva vederle smontarsi davanti a tutti.

“Che c’è? Non parli più ora?” soffiò.
Non so per quanto tempo restammo così vicini, minuti o forse solamente secondi. Poi un braccio mi afferrò per la vita e mi tirò via da quella vicinanza così pericolosa. Infondo io, Elisabeth Wood, mi ero ripromessa di non innamorarmi, di non cedere al fascino di nessun ragazzo. Perché l’amore fa male, tremendamente, ed io avevo già sofferto abbastanza. Da quando chiesi esplicitamente a Liam di lasciarmi stare, ottenendo scarsi risultati, mi posi davanti al cuore un cartello con un grosso divieto di accesso impresso sopra. E stop.

“Hey Harry, non puoi starle così vicino!” ringhiò Liam, come fosse un leone che ha appena visto un altro leone avvicinarsi alla sua preda. “Ah, non posso? E chi me lo vieta?” Chiese il riccio guardandolo male. Io, che mi sentivo alquanto ignorata, alzai una mano in segno di protesta e mi rivolsi a Liam. “Alt! Primo: io non sono assolutamente di tua proprietà!” poi mi girai e fissai Harry, con lo sguardo più minaccioso che riuscissi a dare ai miei occhi “Secondo: Liam per una volta ha ragione, vedi di starmi lontano.”

I suoi ricci sobbalzarono quando lui mi si avvicinò di nuovo togliendomi dalla stretta di Liam, mi trascinò fuori dalla classe correndo, fermandosi nel cortile. Per tutto il tragitto cercai di liberarmi, ma la sua mano stringeva troppo forte la mia, rendendo inutili i miei sforzi. Arrivati fuori si voltò, alla ricerca di un Liam sicuramente arrabbiatissimo e, sentendo un grido dalle scale, mi spinse in uno dei ripostigli per gli attrezzi sportivi. Quando alzai la testa per osservarlo stava ridendo, aveva uno di quei sorrisi che hanno i bambini quando fanno uno scherzo ai genitori, o quando semplicemente giocano a nascondino e sono fieri del posto scelto.

Ancora col fiatone voltò la testa per guardarmi “Stavolta Liam mi ammazza eh?” disse, e intanto con una mano spostò una ciocca di capelli che mi era ricaduta sul viso. Sentii un altro brivido, stavolta più forte del primo, percorrermi tutta. Dovevo andarmene di lì, al più presto. Mi imposi di non guardarlo, ma lui continuava a fissarmi.

“Styles piantala di fissarmi. Inoltre-” mi mise un dito sulle labbra, costringendo i miei occhi ad incatenarsi nuovamente con i suoi. “Ssh, o ci sentirà” mi sussurrò senza smettere di guardarmi. Calò il silenzio su di noi, e irruppe il caos nella mia mente. Perché cavolo non mi ribellavo? Sarei potuta uscire di lì senza troppi problemi, mi sarebbe bastato gridare e Liam ci avrebbe trovati. Ma restai zitta, muta, immobile. Fu allora che mi accorsi del buon profumo che aveva, era un misto tra miele e dopobarba, però non era troppo dolce. Era estremamente gradevole, forse anche troppo. Mi portai istintivamente le dita al naso, per tapparmelo, e serrai anche gli occhi.
 
 


“Ellie, ecco… devo chiederti una cosa” mi disse Liam, guardandomi esitante. In tutti quegli anni non lo avevo mai visto così serio e insicuro, di solito mi si presentava davanti e cominciava ad urlare che mi amava, che ero la sua ragazza, e io finivo col dargli una gomitata sul fianco. Quel giorno era estate e faceva caldo, lui mi aveva invitata ai giardini. Gli feci cenno con gli occhi di andare avanti. Infondo, molto infondo, era bello stare con lui ed anche se a volte faceva delle battute non troppo intelligenti, Liam era un ragazzo davvero dolce. Ancora non riuscivo a capacitarmi del perché un ragazzo bello e popolare come lui mi venisse dietro. “Beh vedi, è da un po’ che volevo dirtelo e… - mi prese una mano e io lo guardai sorpresa – Elisabeth Wood, vorresti essere la mia ragazza?” disse le ultime cinque parole velocemente, permettendomi a malapena di capire. Lo guardai dapprima stralunata, poi capii che non stava minimamente scherzando e indietreggiai di un passo. Ero stupita, ma anche contenta. Liam non mi aveva mai chiesto se volessi essere la sua ragazza, si era sempre limitato a chiedermi dei baci, degli abbracci, ma mai era stato così diretto. Lo guardai. Quei suoi occhi marroni mi trasmettevano una tranquillità incredibile, quasi promettendomi che, se avessi accettato, lui stesso mi avrebbe protetta da tutte le cattiverie che le mie compagne di scuola mi avrebbero inflitto, una volta saputa la notizia del nostro fidanzamento. Ma dentro di me sapevo che nemmeno Liam sarebbe stato in grado di difendermi, di impedire a quelle ragazze di farmi del male. Liberai la mia mano dalla sua presa e abbassai lo sguardo, scuotendo la testa. Delle lacrime mi velarono gli occhi, desiderose di uscire e bagnarmi la guancia. Liam mi alzò il mento con una mano e mi fissò. Di nuovo sentii la calma inondarmi la mente. Il suo viso si fece sempre più vicino, fino a far sfiorare i nostri nasi l’uno con l’altro, poi delle labbra morbide entrarono in contatto con le mie in un bacio dolce e innocente.
 
 

 
Chiusi gli occhi e mi lasciai inondare dal suo profumo di miele e dopobarba, un riccio cadde a sfiorarmi la guancia. Non mi ero nemmeno resa conto del suo movimento, tanto era stato veloce. Mi aveva tolto la mano dal viso e mi si era avvicinato incredibilmente, fino a far sfiorare le sue labbra con le mie. Avevo riaperto gli occhi, ma il suo bacio me li aveva fatti richiudere. Era diverso da quello avuto con Liam, non fu esattamente ‘dolce e innocente’ come il mio primo bacio. Dopo alcuni attimi infatti mi costrinse a schiudere le labbra, rendendo il bacio più violento e infilando nella mia bocca la sua lingua, la quale cominciò a cercare disperatamente l'altra. Quel contatto mi risvegliò dallo stato di trance nel quale ero sprofondata, dandomi la forza di staccarmi da lui. Lo guardai. La sua espressione era indecifrabile, come se nemmeno lui avesse capito cosa fosse appena successo.

“ELLIE!” un grido fuori dal ripostiglio mi riportò alla mente Liam. Aprii di scatto la porta e mi catapultai fuori, cominciando a correre. Styles mi ha baciata.

“Ellie! Dov’eri finita?” un braccio mi afferrò al volo, facendomi voltare. Alzai lo sguardo e incontrai due occhi marroni, sembravano preoccupati. Ciò non fece altro che peggiorare la situazione. Mi sentii in colpa. Sapevo che Liam non era il mio ragazzo, sapevo che non avevo assolutamente nessun obbligo nei suoi confronti, ma sapevo anche che se quei due occhi avessero visto la scena di poco prima, ci sarebbero rimasti sicuramente male. Troppo male.

“Liam! Io… ehm… Styles mi ha portata via solo per farti uno scherzo! Ora devo proprio scappare comunque, scusami-” dissi ridendo e mandando giù il groppo che improvvisamente mi era salito alla gola. Lui ignorò il mio tentativo di fuga e mi strinse in un abbraccio.

“Eh no, Elisabeth, ora che ti ho trovata non mi scappi!” riecco quell’aria da bambino. Liam non era di certo un tipo da definire ‘maturo’ e i suoi scherzi, i suoi modi di parlare , di atteggiarsi, ne erano la prova. Sentii d’un tratto la testa pizzicare e la voltai quanto più possibile. Vidi due occhi vomitevoli fissarmi dall’altra parte del cortile con aria contrariata, quasi delusa. Non ditemi che Harry sonofigo Styles è geloso!

Mi staccai dalla presa di Liam e mi voltai completamente verso il riccio, facendogli la linguaccia. Mi aspettavo un dito medio alzato, com’era solito accadere tra di noi, ma l’unica cosa che fece fu storcere la bocca, e rientrare nella scuola a testa bassa. Okay, Harry sonofigo Styles è decisamente geloso!

Finite le lezioni mi avviai a piedi verso casa e nella mia mente cominciarono a farsi strada quelle domande che avevo cercato di reprimere fino ad allora. Perché Harry Styles mi aveva baciata? E, anche accettando questo alquanto sconcertante fatto, perché aveva reagito in quel modo nel cortile? Era praticamente impossibile che io gli piacessi, ed era altrettanto impossibile che fosse geloso di me. Voleva forse fare un dispetto a Liam? Ma allora perché mi avrebbe baciata in un ripostiglio? Poteva farlo prima, di fronte a lui. O magari-
“Aaaargh!” nel pensare a tutte queste cose non badai a dove misi i piedi, finendo addosso ad un armadio. Anzi, addosso ad Harry l’armadio Styles. Che culo.

“Oh, ehm, scusami.” Feci per andarmene ma mi afferrò la maglietta, costringendomi a voltarmi di nuovo verso di lui. Rimasi pietrificata dalla troppa vicinanza dei nostri visi. Mi guardò in modo strano, assumendo di nuovo un’aria delusa. Non avevo mai visto Harry comportarsi così.

“Spiegami perché. Perché Liam può abbracciarti e io no?” quelle parole mi lasciarono spiazzata. Che fine aveva fatto quell’Harry sempre spavaldo e sicuro di sé?

“L-Liam non può abbracciarmi!” balbettai, ancora incredula.

“Eppure vi ho visti, giù in cortile.” Continuò lui, senza smettere di avvicinarsi. Lo fermai appoggiando le mani contro il suo petto. Era fastidiosamente duro.

“Io… io non me lo aspettavo. Altrimenti non glielo avrei permesso.”

“Quindi se io ti baciassi all’improvviso, me lo lasceresti fare?” continuò lui, ignorando i miei tentativi di allontanarlo.

“Veramente lo hai già fatto!” dissi bloccandomi. Senza rendermene conto i miei occhi erano scesi a fissare le sue labbra. Quelle labbra che poco prima mi avevano baciata. Non era stato affatto male e quel ricordo mi fece improvvisamente sentire il bisogno di ripetere il contatto. Mi avvicinai di poco, ma lui fu più veloce. Mi baciò di nuovo, stavolta con più sicurezza, e la sua lingua si infilò sicura alla ricerca della mia. Si toccarono e stavolta compirono una danza nuova, i movimenti erano più sciolti, come se le nostre lingue avessero imparato a conoscersi e fossero entrate in sintonia. Quando mi staccai da quel contatto, stavolta più lungo del primo, Harry mi guardò sorridente. Era felice. E il mio cuore lo era assieme a lui. Felice, sì. Perché finalmente aveva ricominciato a battere velocemente. Stavo facendo la cosa giusta? Non ci pensai. Lasciai perdere tutto e gli sorrisi.

Mi ero dimenticata di quanto fosse piacevole sentirsi bene.




simo's corner:

saalve ragazzuoli, allora tanto per cominciare ringrazio quelle poche persone che hanno recensito i capitoli precedenti, meglio pochi ma buoni! Poi volevo dirvi che questo capitolo mi gusta assai, e vediamo per la prima volta il bacio tra Ellie e Liam. Non ve lo aspettavate eh? Povera Ellie, lei ci teneva a Liam ma quello che le è successo l'ha costretta a lasciarlo perdere. Ora finalmente si rende conto dell'interesse verso Harry e BAM. Ci scappano ben due baci. Sono tenerissimi, lo so. Ora vi lascio, mi raccomando lasciatemi una recensione per farmi sapere cosa ne pensate! adios!


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Capitolo 5
*** Trouble ***



Trouble.

 

Il giorno dopo mi svegliai col sorriso sulle labbra. 
Harry Styles mi ha baciata. Due volte. E mi ha sorriso. Chissà che faccia farebbe Jane se le raccontassi una cosa del genere, probabilmente mi torturerebbe fino alla morte per sapere tutti i dettagli … 

Jane Payne era la sorella maggiore di Liam Payne. Poiché era stata rimandata un paio di volte frequentava ancora il liceo. Era una ragazza davvero bella, alta, magra e con i capelli biondo miele lunghissimi. Eravamo amiche dalle elementari; abitando abbastanza vicine giocavamo spesso insieme e lei era sempre stata come una sorella per me. Con mio fratello non ero mai andata troppo d’accordo e quindi Jane era stata come una salvezza, una persona con cui condividere tutti i miei segreti; aveva reso la mia infanzia migliore e le dovevo moltissimo. Decisi di non mandarle un messaggio, le avrei raccontato tutto appena arrivata a scuola, sperando che Liam non mi avrebbe trascinata via come suo solito. Arrivata davanti al cancello la vidi che parlava allegramente con alcuni ragazzi. Beata lei, sempre circondata da fighi assurdi.
Quando mi vide alzò un braccio in segno di saluto e quei tizi si voltarono a guardarmi, curiosi. Mi avvicinai tenendo lo sguardo basso. Sii naturale, cammina in linea retta ed evita di finire a gambe all’aria.
“Ragazzi,” esordì Jane “lei è Ellie Wood.”E con un gesto mi indicò loro con la mano. Quei ragazzi mi guardarono sbalorditi e delusi allo stesso tempo. “Wow, mi aspettavo di meglio sinceramente. Styles deve aver abbassato i suoi standard.” Disse uno di loro, il più alto, facendomi una radiografia dalla testa ai piedi, per poi tornare su a fissarmi il viso. Lo guardai, “Come scusa?” Gli altri risero e, ignorando la mia domanda, se ne andarono sghignazzando. Mi voltai verso Jane, mi stava fissando con aria di disapprovazione. Feci un due più due veloce e capii. Tutta la scuola doveva essere a conoscenza di cosa era successo ieri.
Ovviamente, ciò che riguarda il più figo della scuola riguarda tutti.  

“Non dirmi che-“ cominciai prima di essere interrotta da lei: “Sì, Ellie. Lo sanno tutti, e io mi aspettavo di saperlo prima di loro, ma probabilmente eri troppo impegnata a pensare a quel riccio per avvertirmi. Non importa, comunque.” Era parecchio offesa. “Jane, ti prego. Te lo avrei detto stamattina, anzi, stavo proprio per dirtelo. Non pensavo che ti saresti arrabbiata in questo modo...” Lei mi guardò con aria di sfida, poi però addolcì lo sguardo. Non eravamo mai riuscite ad essere arrabbiate l’una con l’altra per più di un’ora.

Mi si avvicinò. “Perché l’hai baciato, Ellie?” mi chiese ora con aria preoccupata. Come biasimarla: non era possibile che Jane Wood, quella che aveva sempre evitato i ragazzi, era caduta nella trappola di occhi vomitevoli. “I-io non lo so. Eravamo in un ripostiglio ed è successo tutto velocemente e-“ mi interruppe di nuovo “In un ripostiglio? Ma non eravate sul marciapiede davanti alla scuola?” Mi guardò interrogativa e dall’espressione che seguì sul suo volto capii che anche lei sapeva fare una somma. “Ti ha baciata DUE VOLTE?” chiese sgranando gli occhi e salendo di qualche ottava nel pronunciare le ultime due parole. Mi limitai ad annuire. Lei mi prese le spalle e mi scrollò delicatamente. “Ellie, ma che combini?! Non lo sai che Styles è un Don Giovanni? Ti farai solo del male se ti innamori di lui!” La guardai stupita. “Woah, Jane! Non puoi mettere Styles e ‘innamorare’ nello stesso periodo! E poi ci siamo solo baciati, niente di che” La mia voce, all’inizio sicura, andò incrinandosi verso la fine. 
Giusto Ellie, vi siete solo baciati. Niente di che. Non significa niente né per lui né per te. No?
Jane sbuffò rumorosamente, poi mi prese sotto braccio e ci avviammo in silenzio verso l’edificio. Doveva aver capito che era meglio smettere di parlarne per il momento. Una volta dentro non mi stupii affatto nel vedere tutte le ragazze mandarmi occhiate di fuoco, anche se rimasi perplessa nel veder partecipare anche un ragazzo. Liam.

Jane, che lo notò insieme a me, si fece scappare un ‘ora sei morta’ prima di dileguarsi alla velocità della luce. Lui intanto mi si era fatto più vicino, fermandosi ad un paio di metri di distanza da me. Mi guardava tranquillo, troppo tranquillo. “E così te la fai con Styles, EH?!” disse fissandomi e gridando alla fine. “M-me la faccio con-? Ma che diavolo vai dicendo! Ci siamo solo baciati!” quasi gli strillai di rimando ma lui rimase impassibile. “Non da quello che ho sentito, non credo che un ragazzo inviti una ragazza in casa sua solo per baciarla” Lo fissai con la bocca aperta. Odio questa scuola.

“Liam, non è vero! E’ tutto un pettegolezzo! Non vorrai mica-“ non finii la frase che se ne andò con passo spedito verso un’aula, lasciandomi impalata in mezzo al corridoio sotto lo sguardo derisorio di tutti. Odiavo anche lui, riusciva sempre a farmi sentire in colpa senza mai esserlo davvero. Perché non mi lasciava in pace? Decisi di non pensarci, infondo non dovevo spiegare proprio un bel niente a lui. Mi diressi velocemente in classe, pronta per una noiosissima ora di storia.

Non prestai minimamente attenzione alla lezione, troppo preoccupata ad impormi di non guardare Harry. Era rimasto per tutto il tempo in fondo alla stanza a fissare fuori dalla finestra, senza degnarmi di uno sguardo né all’inizio né alla fine della lezione, quando mi passò a due centimetri di distanza. Che mi stesse ignorando? Sicuramente. Che si fosse pentito di avermi baciata? Probabile. Eppure non me la sentivo di ignorare anche questo, così gli andai dietro. Una volta raggiunto mi piazzai davanti a quegli occhi estremamente vomitevoli, fissando bene i piedi in terra. Avevo bisogno di spiegazioni e le avrei avute, in qualche modo. “Styles.” Cominciai, ma lui mi prese per un braccio e mi portò fuori, lontano da sguardi indiscreti. Non feci in tempo a riprendere il mio discorso che mi anticipò con voce dura.

“E’ stato uno sbaglio, non avrei dovuto baciarti. Tu non mi piaci.” Poi fece una breve pausa, senza cambiare di un millimetro la sua espressione, “E’ meglio se fingiamo di non conoscerci.”

Se ne andò lasciandomi lì con la bocca leggermente aperta, interrotta dal chiedere spiegazioni che erano arrivate troppo velocemente, troppo violentemente. Avrei giurato di sentire un piccolo ‘crack’ nella parte sinistra del petto, ma non gli diedi troppa importanza.
Cercai di ricompormi, catturando con la mano una lacrima che mi era scivolata accidentalmente dagli occhi.






simo's corner:


buondì cari! scusate per il super mega ritardo ma sono stata davvero impegnata in questi giorni e non ho trovato il tempo per scrivere. Per prima cosa volevo ringraziare le persone che hanno recensito i capitoli precedenti, vi adoro! Grazie anche a quelli che hanno aggiunto la storia tra le preferite/seguite/ricordate, siete i best! Grazie mille millissimo a tutti quelli che hanno letto questi capitoli, spero di riuscire ad aggiornare presto, anche perché questo capitolo è un po' cortino. Spero comunque che vi piaccia. Che ne pensate di ciò che è successo? Fatemelo sapere in una recensione, okkkkaaaay? Okay. Al prossimo capitolo allora!

Se volete contattarmi, su twitter sono @dracowannasmush, e wohoo su ask! c:

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Capitolo 6
*** Strangers ***





Strangers.

 

“Ellie! Dov’eri finita? Ti stavo aspettando fuori dall’aula di storia- Hey aspetta, ma stai piangendo?” Jane mi alzò il volto con una mano, facendo incontrare i nostri occhi. Chissà che aspetto avevo, sentivo gli occhi gonfi e la faccia rossa a forza di sfregarmi le guance. Patetica.
Abbassai subito lo sguardo e mi lascia guidare dal suo tocco premuroso fino in bagno. Mi specchiai e, come immaginavo, sembravo davvero patetica.
“Fortuna che mi porto sempre i trucchi dietro” Jane aveva tirato fuori un piccolo astuccio dallo zaino e cominciò a ristrutturarmi il trucco con cura. Dopo circa cinque minuti ripose tutti i trucchi nel contenitore e, sospirando, mi fece voltare verso lo specchio, “Come faresti senza di me? Eh?”
Ora stavo decisamente meglio, niente mascara scolato e niente guance arrossate, anche se gli occhi erano ancora un po’ rossi.
“Allora,” disse poi fissandomi con uno sguardo indagatore “ora vuoi dirmi cosa ti è successo?”
Mi misi una mano sul petto, sopra al cuore. Lo sentivo che batteva lentamente.
“Io… sono stata una stupida, Jane. Avevi ragione.” Per un momento vidi i suoi occhi cantilenarmi un ‘te lo avevo detto io’, ma il suo corpo si limitò ad abbracciarmi.
“E’ colpa di quello Styles, vero? Ah, Ellie, mi dispiace così tanto!” Quell’abbraccio risultò davvero confortante e, come ogni volta, la sua sola presenza riuscì a calmarmi. Jane era sempre stata una amica formidabile e io le volevo un mondo di bene. “Grazie Jane, ma non importa. Infondo è solo un ragazzo, niente drammi.” “Però mi pare che tu abbia pianto non poco.” Mi staccai da quel contatto.
“Beh, suppongo di esserci rimasta un po’ male.” Un po’ tanto forse.
“Cosa ti ha fatto?” chiese stavolta Jane, con un tono quasi arrabbiato. Cosa dovevo fare? Dirle la verità? Dirle che Harry mi aveva baciata e poi ignorata, spezzata? Potevo davvero permettermi di essere triste per un sentimento nato solo il giorno prima? Sarei sembrata una stupida?
“M-mi ha detto che sono grassa.” Pronunciai quelle parole tutte d’un fiato, sentendomi incredibilmente in colpa. Stavo mentendo a Jane, la mia migliore amica. Ma d’altronde cosa avrei dovuto fare? Mi vergognavo troppo dei miei sentimenti. Mi sentivo un’ochetta che stava male per il superfigo della scuola. Ma io non ero un’ochetta.
“E beh, ecco, sai come sono fatta. All’inizio ho finto di fregarmene ma poi sono scoppiata a piangere.” Vidi i suoi occhi affilarsi e il suo corpo sbilanciarsi in avanti, pronto a partire alla ricerca del riccio. “Ma non importa, davvero! Ora sto bene. Ci sono abituata infondo.” La tenni ferma con le braccia. “Sul serio”
Jane a quel punto si rilassò. “Mi dispiace davvero Ellie. Sappi solo che sono tutte cazzate, okay? Sei perfetta, capito?” Sorrisi. “Sì, capito” Il suono della campanella ci fece realizzare che era finita la ricreazione.
“Allora, io devo andare a biologia, tu?” “Chimica, a dopo!” la salutai con la mano e mi incamminai verso l’aula. Entrai e mi sedetti in fondo, vicino alla finestra.
Avevo in mente di passare l’ora a guardare fuori, mi sarei distratta un po’ senza pensare a nulla. Entrò il professore e ci salutò, poi cominciò la lezione.
Passati circa dieci minuti la spiegazione fu improvvisamente interrotta da un ritardatario che bussò sonoramente alla porta. Un secco ‘Avanti!’ precedette quello che fu per me un colpo al cuore. Occhi vomitevoli si affacciò con aria di scuse, inchinando brevemente il capo e andando a sedersi all’unico posto rimasto. Quello vicino a me. Fantastico.
“Bene signor Styles, vedo che abbiamo l’orologio rotto. Che non accada più, intesi?” Harry stava ancora in piedi, indeciso. Guardava la sedia vuota e poi me e poi il resto della classe. “Perché non ti ficchi nell’armadietto?” sibilai a denti stretti, troppo piano per farmi sentire dagli altri ma abbastanza forte da raggiungere le sue orecchie. “Sarebbe sicuramente meglio che sedermi vicino a te.” Disse di rimando sistemando lo zaino in terra e allontanandosi il più possibile con la sedia. Bene. Perfetto.

“Ah, per quanto riguarda il progetto di chimica, pensavo di farvelo fare a coppie. Quindi ragazzi, avvicinatevi e pescate un bigliettino. Leggerete su di esso il nome del compagno col quale dovrete lavorare. Tutto chiaro?” Un chiacchiericcio animato accompagnò lo strisciare delle sedie sul pavimento. Tutti si diressero verso la cattedra per pescare. Tutti tranne Harry ovviamente.
Mi avvicinai alla scatola sul tavolo, allungando la mano al suo interno per vedere il fortunato che avrebbe potuto lavorare con una fantastica A+ quale modestamente ero. La tirai fuori e lessi il pezzo di carta.
“Harry St…yles” mi bloccai a metà, concludendo poi velocemente e alzando gli occhi al cielo. Non avevo il coraggio di guardare verso il fondo dell’aula. Cos’è questa? Una punizione? Devo aver combinato qualcosa di davvero orribile nella mia vita precedente.
“Bene, Wood e Styles dovrete occuparvi di questo aspetto.” Il professore mi diede dei fogli sui quali avremmo dovuto svolgere il progetto. Annuii e tornai al posto, poggiando i fogli davanti all’essere animato che -purtroppo- mi stava accanto. “Non ho intenzione di fare il progetto anche per te, quindi vedi di collaborare.” Parlai a bassa voce e con lo sguardo rivolto fuori dalla finestra, ma sapevo che mi stava ascoltando. Non rispose e, al suono della campanella, si limitò ad uscire dall’aula senza degnarmi di uno sguardo. Mi catapultai fuori dall’aula alla ricerca di Jane. Mi sarei lamentata con lei della mia sfortuna, con la speranza di sentirmi un po’ meglio. Jane mi confortò, dicendomi che non ero obbligata e che avrei potuto trovare una soluzione.  Ma sapevamo entrambe che non c’era via di scampo.

Quella mattinata apparentemente infinita giunse al termine col suono dell’ultima campanella. Andai al mio armadietto e, con mia sorpresa, vi trovai un biglietto incastrato nella fessura. Lo presi e lo dispiegai per leggerlo.



Vieni a casa mia oggi alle 4 e vedi di essere puntuale.
Se sei impegnata sono affari tuoi, liberati.
                                                                                                                                   

             (Brick Lane n.1O)                                                                                                                                                                                                                                                                 

                                              -Harry                                                                                                                                                        


Richiusi l’armadietto, sbattendolo. Poteva andare peggio di così?








 


simo's corner:

Allooooora, comincio subito col ringraziare quelli che hanno recensito i capitoli precedenti e anche quelli che hanno aggiunto la storia tra le preferite/seguite/ricordate, siete fantastici e vi adoro! Scusate se ho pubblicato il capitolo in ritardo ma ho torvato del tempo solo oggi, mi perdonerete? Comunque è un po' corto, lo so, ma spero vi piaccia lo stesso! Fatemi sapere che ne pensate lasciando una recensione magari? GRAZIE DUEMILA!

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Capitolo 7
*** Rescue ***




 

Rescue.


Uscii dalla scuola a passo svelto, furiosa. Divertente come una giornata all’inizio perfetta si fosse ridotta ad un vero e proprio inferno. Pescai il telefono dalla borsa, avrei dovuto chiamare i miei per avvertirli che sarei andata a casa di un compagno di classe (ha!) per un progetto di chimica. Niente di che. Dopo averli avvertiti mi resi conto di non sapere minimamente dove Brick Lane fosse. Di bene in meglio.
Raggiunsi un piccolo pub e mi ci infilai dentro con la speranza di ricavare qualche indicazione. Mi avvicinai al bancone e notai che il locale era pieno zeppo di uomini dall’aria non troppo amichevole. Maledissi immediatamente la mia grande trovata di esserci entrata. Quando uno sconosciuto mi squadrò dalla testa ai piedi avvertii un brivido di paura lungo la schiena. “Hey piccola, sei qui da sola? Posso offrirti qualcosa?” Mi voltai di scatto, sobbalzando. Un omone alto e muscoloso mi si avvicinò con aria da strafottente, facendomi anche lui una radiografia completa. Sgranai gli occhi, ero terrorizzata. “E-ehm, no grazie. S-sono con un… un amico, veramente.” Cercai di essere convincente, forse la scusa dell’amico avrebbe funzionato a tenerlo alla larga. O così credevo. “O beh, e dov’è questo tuo amico?” sorrise beffardo. “Mentre lo aspetti potremmo fare due chiacchiere, che ne dici? Anche io ho un ‘amico’ che vorrebbe conoscerti” e, detto questo, si indicò in modo poco fine il basso ventre. Wow Ellie, è la tua giornata fortunata.
Finsi una risata, che risultò forzatissima. “Beh, ecco, veramente credo proprio che sia già uscito. Forse non mi ha vista, c’è una gran confusione qui. Allora, ci si vede!” Feci per andarmene, soddisfatta di come me la fossi cavata con un tono abbastanza naturale, ma venni bloccata quasi subito. “Non così in fretta, piccola.” Mi voltai e con mia non troppa sorpresa vi trovai lo stesso uomo muscoloso, circondato ora da altri quattro o cinque armadi baffuti. Mi stava stringendo il polso abbastanza stretto da farmi male, lanciai un gridolino quando mi strattonò verso di lui. Mi sentivo in trappola. Ero in trappola. Quegli uomini mi guardavano con una luce negli occhi che non diceva proprio niente di buono. E’ tutta colpa di quello stupido riccio.
Proprio mentre il più alto di quelli stava per allungare le sue luride mani su di me, vidi una luce. La porta del pub si spalancò e superman fece il suo ingresso. “Dannazione Ellie, sapevo che ti eri cacciata in qualche guaio!” Harry gridò queste parole dall’ingresso, bloccando per mia fortuna i movimenti di quegli uomini. Mi voltai. Occhi vomitevoli si avvicinò al mio nuovo gruppo di amici e, giunto di fronte a me, mi resi conto di quanto fosse alto e muscoloso. Poteva benissimo competere contro quei tipi che mi stavano accerchiando, con la differenza che almeno lui era bello. No, aspetta, ho appena pensato che lui è bello? Nah, non dicevo sul serio!
Rimasi in silenzio, non sapendo se attaccare a piangere e gettarmi tra le sue braccia ringraziandolo fino allo sfinimento o semplicemente fare finta di nulla e ignorarlo. Infondo era quello che mi aveva espressamente chiesto di fare. Optai per una via di mezzo, così da togliermi da quel casino. “H-hey Harry, ti stavo cercando quando ho incontrato questi… ragazzi qui.” Cespuglio-boy mi lanciò uno sguardo complice, di certo approvava la mia tattica fingi-naturalezza-e-tutto-andrà-bene. “Oh, capisco. Grazie per averle tenuto compagnia, allora! Ora dobbiamo proprio andare” Diede un tono più cupo alle ultime parole, assumendo un’espressione dura. Poi mi strappò dalle grinfie di quell’uomo, ancora scossa lo guardai con riconoscimento. Poi si avvicinò al mio orecchio e un tipo diverso di brividi da quelli avuti prima mi percorse tutta. “Corri.” Sentii le gambe sollevarsi da terra nel momento in cui pronunciò quell’unica parola, trascinandomi fuori dalla puzza di alcool e fumo. Udii delle grida dietro di noi, quegli uomini facevano sul serio. Continuammo a correre per altri 100 o 200 metri ancora, senza guardare indietro. Poi, sicuro di essere fuori pericolo, Harry si fermò, facendomi finire sopra di lui e facendo cadere entrambi a terra. Ancora col fiatone, cercai di rialzarmi da sopra al riccio, sicura di avergli rotto qualcosa. “S-scusami tanto! E’ che ti sei fermato all’improvviso e-” Mi bloccai, nel tirarmi su mi ero ritrovata a poche spanne dal suo volto, dal suo bellissimo volto. Okay Ellie, torna in te.
Harry cominciò a ridere di cuore, facendosi quasi venire le lacrime agli occhi. Poi, finito di sbattere mani e piedi a terra come uno scemo, si fece tutto serio e mi guardò. Anzi, mi fissò. No, meglio ancora, mi entrò dentro con lo sguardo, facendomi avvertire uno strano calore nella parte sinistra del petto. Aveva i capelli ancora spettinati dalla corsa e la maglia un po’ sgualcita dalla caduta. Era tremendamente attraente. “Come stai?” mi disse dolcemente, prendendomi alla sprovvista. Poi con una mano mi carezzò il braccio. Rimasi pietrificata, il mio cuore non sarebbe stato in grado di reggere quella tensione un minuto di più. Mi alzai di scatto. “B-bene. Benissimo. Tu, piuttosto, niente di rotto?” Mi guardò spaesato. “Cosa? Rotto? Perché dovrei avere qualcosa di rotto?” Fece una breve pausa, poi capì. “Ellie, non dirai sul serio. Pensi davvero che venendomi sopra possa rompermi qualcosa? Uno, sono molto resistente. Due, con il tuo peso non puoi di certo rompermi niente.” Distolsi lo sguardo dai suoi pettorali che risaltarono particolarmente nel momento in cui si alzò da terra, sovrastandomi con la sua altezza. “Oh, certo. Secondo me ti ho fatto male ma non vuoi ammetterlo. Voi ragazzi siete così orgogliosi. E’ tutto okay comunque, so di non essere una piuma.” Sentii uno strattone al polso e mi ritrovai in braccio a Harry in meno di un secondo. Nella rapidità del movimento avevo chiuso gli occhi, sorpresa, e quando li riaprii il mio viso era finito di nuovo ad un centimetro dal suo. Mi soffiò leggermente contro, facendomi chiudere gli occhi. Poi le sentii di nuovo, quelle labbra calde e soffici contro le mie. Aprii gli occhi, incredula. Con un movimento secco mi staccai (a malincuore) da quel contatto inaspettato, fissandolo. “P-perché lo hai fatto?” pronunciai quelle parole senza pensarci e lui trattenne il respiro per una frazione di secondo. Mi mise giù lentamente, in silenzio. “I-io… perdonami. E’ solo che, beh. Non lo so.” Le sue sopracciglia si corrugarono in un espressione confusa. Lo guardai, un sorriso amaro mi spuntò sulle labbra. “Ah, certo.” enfatizzai la prima parola, allontanandomi di un passo da lui. “Mi dimentico sempre che tu sei Harry-il figo-Styles e che puoi andare in giro a baciare le ragazze senza dover avere per forza un motivo.” Mi misi poi una mano sul petto “Colpa mia.”
Lo vidi sbilanciarsi un po’ in avanti, pronto a ribattere, ma lo anticipai. “No, non preoccuparti. Al progetto ci penso io. Mi inventerò qualcosa. Al professore diremo di averlo fatto insieme, tranquillo.” Poi mi voltai, incamminandomi verso la strada principale. Nello scappare eravamo finiti in un piccolo vicolo cieco. Devo farmi una doccia, dopotutto non è il massimo dell’igiene cadere su certe strade.
Nel pensare questo non mi accorsi che una lacrima aveva cominciato a solcarmi la guancia, non feci in tempo a bloccarla che Harry mi anticipò, parandomisi davanti e asciugandola con il pollice, delicatamente. “Ellie, mi dispiace. Davvero.” Mi guardò dall’alto, infondendomi un estremo senso di sicurezza. Ciò non fece altro che alimentare la rabbia che cominciò a montarsi dentro di me. Avrei voluto gridare, e così feci. “Io non capisco perché-” la mia voce però si ruppe e un singhiozzo mi uscì dalle labbra, scuotendomi. Feci una breve pausa, Harry mi stava fissando. Ripresi con più calma. “Io non capisco perché, ogni volta che mi sei accanto, sento questo… questo calore. Questa sicurezza.” Chiusi gli occhi, troppo imbarazzata per guardarlo in faccia. “Con te mi sento al sicuro.” Ero fottuta, mi sentivo debole, inerme, nuda.
“Non lo capisco neanche io.” A quelle parole riaprii gli occhi, non sicura se fossero davvero uscite dalla bocca di cespuglio-boy. Lo aveva quasi sussurrato. “C-che vuoi dire?” lo esortai a continuare, non poteva di certo cavarsela così. Mi prese la mano e la alzò intrecciandola con la sua. “Ecco, insomma… Non credevo di poter sentire qualcosa di diverso da una semplice-” fece una pausa, fissando le nostre mani unite “attrazione fisica.” Poi mi guardò negli occhi. “Ho sempre pensato che tutte le ragazze sarebbero cadute ai miei piedi, senza nessuno sforzo. Ma poi sei arrivata te, Ellie. Non facevi altro che resistermi. Lo hai sempre fatto. E ho cominciato a interessarmi a te. Poi Liam con le sue manie protettive nei tuoi confronti mi ha fatto ingelosire, alimentando il mio desiderio di averti. Di stringerti tra le braccia. Di baciarti.” Si fermò, avvicinandosi pericolosamente alle mie labbra. Subito dopo si riallontanò. “Ma d’un tratto mi sono spaventato. Quando ti ho baciata per la prima volta nel ripostiglio ho sentito qualcosa. Qualcosa di nuovo, di piacevole. Ebbi paura e cercai di allontanarmi da te.” Si portò la mano libera alla testa, arricciando i suoi capelli intorno alle dita. Per tutto quel tempo ero rimasta a fissarlo, la bocca leggermente aperta e le guance arrossate. Non lo avevo mai visto così vulnerabile. “I-io…” mi bloccai brevemente, respirando a fondo. “Con questo che vorresti dire?” Trattenni il respiro. Sapevo che la sua risposta avrebbe significato o la mia eterna gioia o la mia eterna tristezza. La mia ennesima crepa al cuore. Harry mi cinse i fianchi con le braccia, avvicinandomi al suo petto.

“Che mi piaci, Elisabeth Wood.”








simo's corner:

Allooooora, voglio ringraziare quelli che hanno recensito i capitoli precedenti e anche quelli che hanno aggiunto la storia tra le preferite/seguite/ricordate, siete supermega fighissimi! Ho pubblicato il capitolo in ritardissimo ma non ho mai avuto un po' di tempo per farlo prima! Mi farete sapere cosa ne pensate lasciando una recensione? Grazie mille milioni se lo fate!

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